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<strong>Luigi</strong> <strong>Gedda</strong><br />

SPIRITUALITA’ GETSEMANICA<br />

Collana "Compagni <strong>di</strong> Viaggio" N. 48 – E<strong>di</strong>trice MASSIMO, luglio 1992<br />

per gentile concessione <strong>di</strong> Marcel<strong>lo</strong> Mannella OdC (www.societaoperaia.org).<br />

PREFAZIONE<br />

«Tu sei Pietro e su questa pietra e<strong>di</strong>ficherò la mia Chiesa». Parole <strong>di</strong> Cristo solenni e anche profetiche<br />

perché espresse al futuro. Il Salvatore fonda la sua Chiesa non so<strong>lo</strong> in quel tempo e in quel luogo, ma la<br />

fonderà in ogni tempo dell'avvenire e in ogni parte del mondo.<br />

La fondazione della sua Chiesa non sarà soltanto un atto giuri<strong>di</strong>co, ma una progressiva<br />

estensione cogn<strong>it</strong>iva del suo Vange<strong>lo</strong>, della Ver<strong>it</strong>à che il peccato d'origine ha ottenebrato, dei profon<strong>di</strong><br />

misteri che riguardano la sua v<strong>it</strong>a <strong>di</strong> Dio-Uomo.<br />

Fa parte <strong>di</strong> questi futuribili la me<strong>di</strong>tazione del Getsemani che Gesù ha proposto a Santa<br />

Margher<strong>it</strong>a Maria Alacoque tre secoli or sono per far conoscere le meraviglie del suo amore e che<br />

ripropone all'uman<strong>it</strong>à <strong>di</strong> oggi perché gli uomini <strong>di</strong> questo mondo sovrappopolato <strong>di</strong> uomini, <strong>di</strong><br />

problemi e <strong>di</strong> angosce sappia r<strong>it</strong>rovare la strada della salvezza.<br />

Ormai da cinquant'anni la «Società Operaia» si è fermata nel Getsemani a me<strong>di</strong>tare con Gesù la<br />

Vo<strong>lo</strong>ntà <strong>di</strong> Dio, ha respirato in questo moderno uliveto il profumo della spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à getsemanica ed ora<br />

sente il dovere <strong>di</strong> renderne conto non so<strong>lo</strong> agli Operai <strong>di</strong> Cristo del presente e del futuro, ma a quanti<br />

avvertono il bisogno <strong>di</strong> attingere a questa fonte.<br />

L'insegnamento ovviamente non è nostro, ma del Cristo. Perciò ogni cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> viene rifer<strong>it</strong>o a<br />

brani dei quattro Vangeli che precedono e inquadrano ciascuna me<strong>di</strong>tazione. [1]<br />

[Nota 1- La «Società Operaia» è sorta a Roma nel settembre del 1942 e nel 1981 è stata <strong>di</strong>chiarata <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>r<strong>it</strong>to pontificio. Essa, che si ispira al Getsemani ed alla voluntas Dei, impegna i laici ad essere<br />

consapevoli del <strong>lo</strong>ro <strong>di</strong>r<strong>it</strong>to e dovere <strong>di</strong> essere "operai del Vange<strong>lo</strong>", operando in conform<strong>it</strong>à per<br />

far conoscere il Cristo ed il suo messaggio <strong>di</strong> salvezza. La "Società Operaia", comprende "operai"<br />

e "operaie", raccolti in Reparti <strong>di</strong>ocesani].<br />

Cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> I<br />

LA PREGHIERA DI GESU’<br />

AL PADRE PRIMA DEL GETSEMANI<br />

Gv 17, 1 - «Padre [...] "<br />

13 - ora io vengo a te e <strong>di</strong>co queste cose mentre sono ancora nel mondo perché abbiano in se stessi la pienezza<br />

della mia gioia.<br />

14 - Io ho dato a <strong>lo</strong>ro la tua parola e il mondo li ha o<strong>di</strong>ati perché essi non sono del mondo, come io non sono del<br />

mondo.<br />

15 - Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custo<strong>di</strong>sca dal maligno.<br />

16 - Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.<br />

17 - Consacrali nella ver<strong>it</strong>à. La tua parola è ver<strong>it</strong>à.<br />

18 - Come tu mi hai mandato nel mondo, anch'io li ho mandati nel mondo;<br />

19 - per <strong>lo</strong>ro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella ver<strong>it</strong>à.<br />

20 - Non prego so<strong>lo</strong> per questi, ma anche per quelli che per la <strong>lo</strong>ro parola crederanno in me;<br />

21 - perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola,<br />

perché il mondo creda che tu mi hai mandato.<br />

22 - E la g<strong>lo</strong>ria che tu hai dato a me, io l'ho data a <strong>lo</strong>ro, perché siano come noi una cosa sola.<br />

23 - Io in <strong>lo</strong>ro e tu in me, perché siano perfetti nell'un<strong>it</strong>à e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati<br />

come hai amato me.<br />

1


24 - Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato, siano con me dove sono io, perché contemplino la mia g<strong>lo</strong>ria,<br />

quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo.<br />

25 - Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato.<br />

26 - E io ho fatto conoscere <strong>lo</strong>ro il tuo nome e <strong>lo</strong> farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in<br />

essi e io in <strong>lo</strong>ro» (Giovanni 17, 13-26).<br />

Gv 18, 1 - «Detto questo, Gesù uscì con i suoi <strong>di</strong>scepoli e andò <strong>di</strong> là dal torrente Cèdron, dove c'era un giar<strong>di</strong>no<br />

nel quale entrò con i suoi <strong>di</strong>scepoli»<br />

Il Getsemani è un podere ai margini dell'antica Gerusalemme, sul fondo <strong>di</strong> una valle nella quale<br />

scorreva il torrente Cedron, podere coltivato a olivi dove Gesù quando si trovava nella cap<strong>it</strong>ale si<br />

r<strong>it</strong>irava per riposare e pregare.<br />

L'ultima volta del suo r<strong>it</strong>iro nel Getsemani ha luogo con i <strong>di</strong>scepoli dopo la celebrazione della<br />

Pasqua nel Cenaco<strong>lo</strong>, in c<strong>it</strong>tà, e dopo che Giuda, consumato il pasto dell'agnel<strong>lo</strong>, si era al<strong>lo</strong>ntanato per<br />

consumare il suo tra<strong>di</strong>mento.<br />

Fu al<strong>lo</strong>ra che Gesù ist<strong>it</strong>uì l'Eucaristia intesa a rendere permanente la sua presenza fra gli uomini<br />

e approf<strong>it</strong>tò della circostanza per pronunciare un importante <strong>di</strong>scorso inteso a dare luce e conforto a<br />

Pietro e agli altri <strong>di</strong>eci che <strong>di</strong>venteranno, come apostoli, i fondatori della Chiesa Universale.<br />

Ultimato tale <strong>di</strong>scorso, Gesù si rivolge al Padre con una preghiera che ha una fondamentale<br />

importanza in quanto precede la sua usc<strong>it</strong>a dal Cenaco<strong>lo</strong> nel buio della notte per andare al Getsemani e<br />

riflette il pensiero <strong>di</strong> Gesù come Dio, ma anche <strong>lo</strong> sgomento <strong>di</strong> Gesù come uomo il quale ben sapeva<br />

che dove sarebbe andato avrebbe dovuto affrontare la notte dell'agonia, l'arresto e l'inizio alla sua<br />

passione.<br />

Perciò questa preghiera che è sublime ma anche complessa e conc<strong>it</strong>ata esprime efficacemente <strong>lo</strong><br />

stato d'animo dell'Uomo-Dio nell'imminenza del Getsemani e può essere defin<strong>it</strong>a la preghiera pregetsemanica<br />

<strong>di</strong> Gesù.<br />

Cercheremo <strong>di</strong> ricostruire il fi<strong>lo</strong> <strong>lo</strong>gico <strong>di</strong> questa preghiera che è per un lato quasi il testamento<br />

<strong>di</strong> Gesù, per l'altro una ricap<strong>it</strong>olazione della storia sua e della intera uman<strong>it</strong>à dalla creazione ad oggi.<br />

Per facil<strong>it</strong>are questa ricostruzione, abbiamo messo i numeri all'inizio dei versetti del testo del<br />

Vange<strong>lo</strong> <strong>di</strong> San Giovanni che abbiamo riportato, al quale riman<strong>di</strong>amo nel corso della esposizione <strong>di</strong><br />

questo cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong>.<br />

In questo modo possiamo partire dalla fine del versetto 24, leggendo le parole che Gesù rivolge<br />

al Padre: «Tu mi hai amato prima della creazione del mondo».<br />

Nel «Credo» che si rec<strong>it</strong>a durante la Messa si esprime con un maggior numero <strong>di</strong> parole questo<br />

medesimo concetto: «Gesù Cristo [...] unigen<strong>it</strong>o figlio <strong>di</strong> Dio, nato dal Padre prima <strong>di</strong> tutti i secoli, Dio<br />

da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato, della stessa sostanza del padre».<br />

Mentre Gesù è il figlio naturale <strong>di</strong> Dio Padre, noi uomini siamo figli adottivi creati lungo la<br />

catena delle generazioni che parte da Adamo ed Eva, catena che Dio Padre ha voluto e previsto. Gesù<br />

vuole parlare al Padre <strong>di</strong> questi figli adottivi: «Io ho dato a <strong>lo</strong>ro la tua parola, (cfr. versetto 14) [...] tu [...]<br />

li hai amati come hai amato me (cfr. versetto 23)». Questo sentirci amati come Dio Padre ama il suo<br />

figlio unigen<strong>it</strong>o Gesù Cristo ci conferisce una <strong>di</strong>gn<strong>it</strong>à immensa che non dobbiamo mai <strong>di</strong>menticare.<br />

Siamo stati creati da Dio Padre con <strong>lo</strong> stesso infin<strong>it</strong>o amore con il quale ha generato, prima che il<br />

tempo fosse, il figlio unigen<strong>it</strong>o.<br />

Con queste parole la preghiera <strong>di</strong> Gesù ci riporta al Para<strong>di</strong>so terrestre quando Dio Padre si<br />

intratteneva con Adamo ed Eva che aveva creato intelligenti e liberi a sua immagine e somiglianza. Il<br />

peccato originale alterò il rapporto <strong>di</strong> amore che riguardava anche potenzialmente ciascuno <strong>di</strong> noi e<br />

procurò all'uomo la severa condanna che leggiamo nella Bibbia: «Poiché hai ascoltato la voce <strong>di</strong> tua<br />

moglie e hai mangiato dell'albero <strong>di</strong> cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il<br />

suo<strong>lo</strong> per causa tua! Con do<strong>lo</strong>re ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua v<strong>it</strong>a. [...] Con sudore del tuo<br />

volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in<br />

polvere tornerai!» (Gn 3, 17-19).<br />

2


Però l'amore <strong>di</strong> Dio per le sue creature non cambia benché rimanga nascosto, e si manifesta con<br />

un progetto misterioso e sublime scegliendo nella terra <strong>di</strong> Ur, in Caldea, una famiglia, quella <strong>di</strong> Abramo,<br />

che avrebbe dato al mondo, come uomo, il suo figlio naturale: Gesù Cristo.<br />

Attraverso le successive generazioni <strong>di</strong> questo «popo<strong>lo</strong> eletto» si giunse a Mosé al quale Dio<br />

Padre esprime la sua vo<strong>lo</strong>ntà rivelando i <strong>di</strong>eci comandamenti, ai quali Gesù aggiunge l'un<strong>di</strong>cesimo nel<br />

<strong>di</strong>scorso rivolto dopo la cena pasquale ai <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong>cendo: «Vi dò un comandamento nuovo: che vi<br />

amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato» (Gv. 13,34) e, poco oltre, soggiunse: «Questo ho detto<br />

perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv. 15,11).<br />

Ciò che ha detto ai <strong>di</strong>scepoli Gesù ora <strong>lo</strong> ripete al Padre a propos<strong>it</strong>o dei suoi <strong>di</strong>scepoli, come si<br />

legge al versetto 13: «Ora io vengo a te e <strong>di</strong>co queste cose mentre sono ancora nel mondo perché<br />

abbiano in sé stessi la pienezza della mia gioia».<br />

Evidentemente, anche se il Getsemani sarà per Gesù e per i <strong>di</strong>scepoli una severa prova <strong>di</strong><br />

fedeltà al volere <strong>di</strong> Dio, il Getsemani è un passaggio che porta alla gioia.<br />

In altri termini, il Getsemani ha <strong>lo</strong> scopo <strong>di</strong> trasformare la tristezza in gioia perché ci permette <strong>di</strong> vivere<br />

nel tempo, e certamente <strong>di</strong> vivere nell'etern<strong>it</strong>à con Lui, come vive Lui.<br />

Passiamo ora alla seconda parte della preghiera <strong>di</strong> Gesù al Padre trasferendo la nostra lettura al versetto<br />

19 dove Egli parla del suo rapporto con i <strong>di</strong>scepoli: «Per <strong>lo</strong>ro io consacro me stesso, perché siano<br />

anch'essi consacrati nella ver<strong>it</strong>à».<br />

Queste fortissime parole che al<strong>lo</strong>ra riguardavano i <strong>di</strong>scepoli, oggi riguardano tutti i cristiani<br />

perché <strong>di</strong>ventino «operai <strong>di</strong> Cristo».<br />

Non si tratta <strong>di</strong> un legame romantico ma <strong>di</strong> una concreta <strong>di</strong>sponibil<strong>it</strong>à, cioè <strong>di</strong> una<br />

consacrazione reciproca. Il Cristo si consacra al suo «Operaio» in quanto il suo Operaio si consacra a<br />

Lui.<br />

Parlando a suo Padre, Gesù scolpisce le final<strong>it</strong>à per cui ha scelto quei suoi <strong>di</strong>scepoli; leggiamo<br />

questa sua vo<strong>lo</strong>ntà al versetto 18: «Come tu mi hai mandato nel mondo anch'io li ho mandati nel<br />

mondo». La missione dei <strong>di</strong>scepoli è dunque quella <strong>di</strong> annunziare Lui agli uomini, <strong>di</strong> farli credere in Lui,<br />

in altre parole <strong>di</strong> evangelizzare il mondo.<br />

Infatti la parola Vange<strong>lo</strong>, che deriva dal greco, significa «buon messaggio». Però l'incarico non si<br />

lim<strong>it</strong>a a quegli un<strong>di</strong>ci ma si estende fino al presente, in quanto Gesù continua la sua preghiera al Padre<br />

<strong>di</strong>cendo: «Non prego so<strong>lo</strong> per questi, ma anche per quelli che per la <strong>lo</strong>ro parola crederanno in me» (cfr.<br />

versetto 20).<br />

L'incarico, in questo modo, giunge agli Operai <strong>di</strong> Cristo che hanno ricevuto dalla parola <strong>di</strong><br />

quegli un<strong>di</strong>ci, e cioè dalla Chiesa, il messaggio che devono trasmettere, <strong>di</strong>ventando degli evangelizzatori<br />

del mondo il quale oggi ha bisogno, come ripete ogni giorno Giovanni Pao<strong>lo</strong> II, <strong>di</strong> una «nuova<br />

evangelizzazione».<br />

Mentre la popolazione della terra ha oltrepassato i cinque miliar<strong>di</strong>, quella dei cristiani raggiunge<br />

a malapena un miliardo che i mezzi della tecnica moderna <strong>lo</strong>gorano e terrestrizzano.<br />

Dunque il mandato dell'evangelizzazione è oggi un impegno in<strong>di</strong>viduale preciso e in<strong>di</strong>fferibile anche se<br />

arduo.<br />

Gesù <strong>lo</strong> riconosce e <strong>lo</strong> <strong>di</strong>chiara nella preghiera che rivolge al Padre (cfr. versetto 14 e 15). Egli<br />

<strong>di</strong>ce: «Io ho dato a <strong>lo</strong>ro la tua parola e il mondo li ha o<strong>di</strong>ati perché essi non sono del mondo, come io<br />

non sono del mondo. Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custo<strong>di</strong>sca dal maligno».<br />

La sua preghiera è certamente accolta dal Padre. Ciononostante egli la ripete (cfr. versetto 16)<br />

<strong>di</strong>mostrando così la sua preoccupazione per la sproporzione <strong>di</strong> numero e <strong>di</strong> cultura umana fra quanti<br />

credono in Lui e quanti non credono e o<strong>di</strong>ano i credenti.<br />

Perciò Gesù raccomanda al Padre quella povera gente <strong>di</strong> Galilea che in quel momento è con Lui<br />

e anche quella poca gente che la Chiesa raccoglierà nel futuro <strong>di</strong> fronte alla subentrante eccessiva e<br />

proliferante popolazione del pianeta.<br />

Questa ripetizione «essi non sono del mondo» (cfr. versetto 16) è molto significativa anche<br />

perché include la <strong>di</strong>chiarazione che i cristiani, non essendo del mondo, appartengono in quanto tali e<br />

fino d'ora al regno <strong>di</strong> Dio.<br />

3


Questa appartenenza è tanto importante che Gesù intende farne oggetto della sua preghiera al<br />

Padre. Difatti è possibile in<strong>di</strong>viduare una terza parte della sua complessa e appassionata preghiera<br />

de<strong>di</strong>cata a questo fine che si può leggere ai versetti 21, 22, 24.<br />

«Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola. [...] Padre, voglio che<br />

anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia g<strong>lo</strong>ria, quella che<br />

mi hai dato».<br />

Con questa preghiera Gesù intende preparare sé stesso e i suoi <strong>di</strong>scepoli al Getsemani<br />

imminente. Le sue parole oltrepassano il tempo e ipotecano l'etern<strong>it</strong>à. I <strong>di</strong>scepoli le ricordano come<br />

<strong>di</strong>mostra la memoria <strong>di</strong> Giovanni che le ha riportate nel suo Vange<strong>lo</strong>. Ma sul momento non sono in<br />

grado <strong>di</strong> capirle non avendo ancora ricevuto <strong>lo</strong> Spir<strong>it</strong>o Santo. Difatti nel Getsemani i <strong>di</strong>scepoli non<br />

vegliano e non pregano come avrebbero dovuto.<br />

Noi invece possiamo e dobbiamo attingere da questa preghiera pregetsemanica <strong>di</strong> Gesù tutta la<br />

forza che essa esprime per trovarci all’altezza <strong>di</strong> affrontare il Getsemani come <strong>lo</strong> ha affrontato Gesù.<br />

Pensando che il Getsemani è il giar<strong>di</strong>no nel quale ogni uomo deve passare, per r<strong>it</strong>ornare nell'amore<br />

ricambiato con Dio Creatore, come quel<strong>lo</strong> che regnava nel Para<strong>di</strong>so Terrestre e, più ancora, come<br />

quel<strong>lo</strong> che regnerà nel Para<strong>di</strong>so Celeste.<br />

La final<strong>it</strong>à del Getsemani è <strong>di</strong> portarci da quella che viene chiamata l'immanenza nella quale il<br />

mondo è confinato, a livel<strong>lo</strong> della trascendenza secondo un grado che supera il livel<strong>lo</strong> conosciuto da<br />

Adamo ed Eva, perché il Getsemani, vissuto con noi e per noi da Gesù, ci permette <strong>di</strong> raggiungere<br />

un'intima unione con Lui e con il Padre.<br />

Gli Operai <strong>di</strong> Cristo devono fin da ora vivere nella trascendenza e il Vange<strong>lo</strong> ci <strong>di</strong>mostra che<br />

questo può avvenire per azione del<strong>lo</strong> Spir<strong>it</strong>o Santo. Come è Lui che transubstanzia il pane e il vino nel<br />

corpo e nel sangue <strong>di</strong> Cristo, così è Lui che ha trasformato i <strong>di</strong>scepoli in apostoli, così è Lui che può<br />

trasformare gli Operai <strong>di</strong> Cristo in evangelizzatori facendoli capaci <strong>di</strong> capire <strong>lo</strong> spir<strong>it</strong>o con il quale Gesù<br />

uscì dal Cenaco<strong>lo</strong> e andò al <strong>di</strong> là del torrente Cedron, «dove c'era un giar<strong>di</strong>no nel quale entrò con i suoi<br />

<strong>di</strong>scepoli».<br />

4


Cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> II<br />

IL PUNTO FOCALE DELLA SPIRITUALITA' GETSEMANICA<br />

(Luca, 22, 42)<br />

II punto focale della Spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à Getsemanica consiste nelle parole pronunciate da Gesù nella<br />

notte dell'uliveto, a conclusione del col<strong>lo</strong>quio con Dio suo Padre: «Non la mia vo<strong>lo</strong>ntà, o Padre, ma la<br />

tua sia fatta».<br />

Da questa solenne affermazione, come da una sorgente, scaturisce la Spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à Getsemanica.<br />

Le parole <strong>di</strong> Gesù ricordano anz<strong>it</strong>utto che la Vo<strong>lo</strong>ntà <strong>di</strong>vina ha creato l'universo, <strong>lo</strong> sorregge e<br />

<strong>lo</strong> finalizza tenendo conto della v<strong>it</strong>a <strong>di</strong> ogni uomo che nel piano <strong>di</strong>vino ha uno scopo, ossia un comp<strong>it</strong>o<br />

che richiede <strong>di</strong> essere conosciuto e portato a termine.<br />

Giovanni Pao<strong>lo</strong> II, nel messaggio che ha rivolto il 15 agosto 1990 ai giovani per la VI giornata<br />

mon<strong>di</strong>ale della gioventù, che ebbe luogo nell'anno successivo a Czestochowa, ha <strong>scr<strong>it</strong>to</strong> testualmente:<br />

«La sant<strong>it</strong>à è l'essenziale ere<strong>di</strong>tà dei figli <strong>di</strong> Dio». Cristo <strong>di</strong>ce: «Siate perfetti come è<br />

perfetto il Padre vostro» (Mt 5,48). Essa consiste nel compiere la Vo<strong>lo</strong>ntà del Padre in ogni circostanza<br />

della v<strong>it</strong>a. E la strada maestra che Gesù stesso ci ha in<strong>di</strong>cato: «Non chiunque mi <strong>di</strong>ce: Signore, Signore,<br />

entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la Vo<strong>lo</strong>ntà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7,21).<br />

La Vo<strong>lo</strong>ntà <strong>di</strong> Dio ha confer<strong>it</strong>o alla v<strong>it</strong>a dell'uomo un va<strong>lo</strong>re inestimabile, in quanto ha infuso in<br />

Adamo e nei suoi <strong>di</strong>scendenti l'anima, componente spir<strong>it</strong>uale che rende l'uomo, a Sua somiglianza,<br />

intelligente, libero e immortale.<br />

Il significato della v<strong>it</strong>a umana <strong>di</strong>pende da questa sua col<strong>lo</strong>cazione nel piano <strong>di</strong>vino e perciò ogni<br />

v<strong>it</strong>a è sacra e richiede <strong>di</strong> essere rispettata e <strong>di</strong>fesa a qualunque livel<strong>lo</strong> sociale appartenga e in ogni<br />

momento della sua esistenza.<br />

Dio onora l'intelligenza e la libertà dell'uomo in quanto attende che egli ricerchi la sua Vo<strong>lo</strong>ntà e<br />

aderisca ad essa con piena coscienza e leale comportamento.<br />

Gesù nel Getsemani ci offre l'esempio del rispetto che l'uomo deve avere per la Vo<strong>lo</strong>ntà <strong>di</strong> Dio<br />

Creatore.<br />

Questo rispetto si esprime in due mo<strong>di</strong> fondamentali, ossia nell'accettazione della Vo<strong>lo</strong>ntà <strong>di</strong> Dio<br />

quando questa si manifesta negli avvenimenti a prescindere dalla nostra scelta, sia tale Vo<strong>lo</strong>ntà<br />

gradevole, o misteriosa, oppure amara come fu quella che Gesù accettò nel Getsemani.<br />

Il secondo rispetto che l'uomo deve alla Vo<strong>lo</strong>ntà <strong>di</strong> Dio è quel<strong>lo</strong> della ricerca per <strong>di</strong>rigere i suoi<br />

pensieri e la sua condotta conforme ad essa.<br />

La ricerca attiva della Vo<strong>lo</strong>ntà <strong>di</strong> Dio è doverosa e possibile perché Dio Padre, prima ancora<br />

della nasc<strong>it</strong>a <strong>di</strong> Gesù, ha rivelato il suo Volere me<strong>di</strong>ante il Deca<strong>lo</strong>go dettato a Mosé sul monte Sinai.<br />

Infatti il peccato d'origine aveva talmente sconvolto l'intelligenza e la vo<strong>lo</strong>ntà dell'uomo da render<strong>lo</strong><br />

incapace <strong>di</strong> conoscere e praticare la Vo<strong>lo</strong>ntà del Creatore.<br />

Nella pienezza dei tempi, circa duemila anni fa, Dio Padre affidò a suo figlio Gesù il comp<strong>it</strong>o <strong>di</strong><br />

confermare, esemplificare e integrare i <strong>di</strong>eci comandamenti e <strong>di</strong> re<strong>di</strong>mere l'uomo con il suo sangue.<br />

Dopo la Resurrezione <strong>di</strong> Gesù, <strong>lo</strong> Spir<strong>it</strong>o Santo assiste la Chiesa e me<strong>di</strong>ante Pietro e i suoi<br />

successori la rende infallibile. Perciò è sempre possibile all'uomo <strong>di</strong> conoscere e compiere la Vo<strong>lo</strong>ntà <strong>di</strong><br />

Dio.<br />

L'insegnamento del Getsemani esprime l'adesione dell'Uomo-Dio non genericamente alla<br />

Vo<strong>lo</strong>ntà <strong>di</strong> suo Padre ma anche e specialmente alla sua Vo<strong>lo</strong>ntà salvatrice. Questo aspetto della Vo<strong>lo</strong>ntà<br />

<strong>di</strong> Dio non permette al cristiano <strong>di</strong> pensare so<strong>lo</strong> alla sua personale salvezza, ma gli impone <strong>di</strong> essere<br />

salvatore <strong>di</strong> altri, <strong>di</strong> molti altri.<br />

Per questo motivo il Getsemani accende la vocazione operaia, anticipata dalle parole <strong>di</strong> Gesù<br />

riportate dall'evangelista Luca (10,1-2): «II Signore designò altri settantadue <strong>di</strong>scepoli e li inviò a due a<br />

due avanti a sé in ogni c<strong>it</strong>tà e luogo dove stava per recarsi. Diceva <strong>lo</strong>ro: "La messe è molta, ma gli<br />

operai sono pochi. Pregate dunque il Padrone della messe perché man<strong>di</strong> operai per la sua messe". In<br />

rapporto a queste parole è nata la «Società Operaia».<br />

5


La sacral<strong>it</strong>à della v<strong>it</strong>a umana riguarda non so<strong>lo</strong> l'in<strong>di</strong>viduo, la sua personale esistenza e il suo<br />

apostolato ma anche la funzione che gli è stata affidata prima del peccato <strong>di</strong> origine, quando Dio <strong>di</strong>sse<br />

ad Adamo ed Eva: «Siate fecon<strong>di</strong> e moltiplicatevi, riemp<strong>it</strong>e la terra» (Gn 1,28). Si tratta della<br />

«riproduzione», comp<strong>it</strong>o formidabile perché l'uomo <strong>di</strong>venta in questo modo responsabile della<br />

concreazione, cioè <strong>di</strong> continuare nel tempo l'atto creativo <strong>di</strong> Dio.<br />

Basti questo accenno per <strong>di</strong>re quanto sia <strong>di</strong>ssacrante la condotta dell'uomo <strong>di</strong> oggi che, essendo<br />

riusc<strong>it</strong>o a scoprire qualche segreto della riproduzione, ne abusa con i meto<strong>di</strong> della contraccezione,<br />

dell'aborto e altri, cioè della sessual<strong>it</strong>à fine a sé stessa, scorporata dal fenomeno riproduttivo.<br />

Creando l'uomo e la donna e affidando ad essi la funzione della riproduzione, Dio compì un<br />

atto <strong>di</strong> estrema fiducia e perciò, in modo supremo, sacro e inviolabile.<br />

Ripetiamo dunque che il centro focale della Spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à Getsemanica consiste nell'insegnamento<br />

che la personale vo<strong>lo</strong>ntà dell'uomo deve sottoporsi filialmente alla suprema Vo<strong>lo</strong>ntà <strong>di</strong> Dio.<br />

Per concludere, leggiamo le parole che il 22 luglio 1990 Giovanni Pao<strong>lo</strong> II rivolgeva ai pellegrini<br />

presenti celebrando la Santa Messa nella Villa <strong>di</strong> Castel Gandolfo, parole che si adattano molto bene ad<br />

approfon<strong>di</strong>re il tema fondamentale della Spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à Getsemanica.<br />

Osserva il Papa: «La parabola del buon grano e della zizzania, che Gesù stesso ha voluto<br />

spiegare, esprime il vero e unico significato della storia umana. Gesù afferma apertamente che<br />

purtroppo, esistono gli "operatori <strong>di</strong> iniqu<strong>it</strong>à", i "figli del maligno" che seminano la zizzania nel corso<br />

del tempo: questa semina drammatica e terribile è sotto i nostri occhi, come <strong>lo</strong> è stato nel passato.<br />

Indubbiamente, la libertà è un va<strong>lo</strong>re pos<strong>it</strong>ivo, che dà alla persona umana la sua <strong>di</strong>gn<strong>it</strong>à, essendo creata<br />

ad immagine e somiglianza <strong>di</strong> Dio, e perciò è data per conoscere, amare, servire Dio e il prossimo,<br />

mer<strong>it</strong>ando così la felic<strong>it</strong>à eterna e infin<strong>it</strong>a. Dall'uso negativo della libertà nasce la zizzania, che non può<br />

essere estirpata dal campo, perché non può essere eliminata la libertà. Qui sta veramente il dramma.<br />

Qui sta anche il mistero della storia umana! Dio ha creato l'uomo libero per render<strong>lo</strong> degno della sua<br />

natura e della sua felic<strong>it</strong>à eterna. Nel campo della storia dobbiamo essere il "buon grano", usando la<br />

libertà in modo pos<strong>it</strong>ivo e costruttivo, secondo i <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Dio Creatore e le <strong>di</strong>rettive salvifiche della<br />

legge morale; [...] la parabola del buon grano e della zizzania, mette in evidenza il dramma e il mistero<br />

della storia, in cui agisce l'uomo, agisce la libera Vo<strong>lo</strong>ntà creatrice e redentrice <strong>di</strong> Dio, agisce la libera<br />

vo<strong>lo</strong>ntà dell'uomo».<br />

6


Cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> III<br />

L’ANGOSCIA DI GESU’<br />

E IL DOLORE DEL CRISTIANO<br />

(Luca, 22,42)<br />

Agonia (da agone) significa combattimento e certamente l'angoscia <strong>di</strong> Gesù nel Getsemani può<br />

essere defin<strong>it</strong>a una lunga e straziante «Agonia spir<strong>it</strong>uale». A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> tre ore sul Calvario<br />

che fu specialmente un'agonia fisica. Ma quali sono le cause?<br />

Anz<strong>it</strong>utto il programma che <strong>lo</strong> attendeva per il domani, che lui conosceva e che avrebbe potuto<br />

ev<strong>it</strong>are fuggendo. Ma la Vo<strong>lo</strong>ntà del Padre <strong>lo</strong> costringeva ad attendere nel Getsemani finché fossero<br />

venuti ad arrestar<strong>lo</strong>. Il tribunale <strong>di</strong> Caifa, <strong>di</strong> Anna e <strong>di</strong> Pilato, la flagellazione e l'incoronazione <strong>di</strong> spine,<br />

il carico della croce, i chio<strong>di</strong> che avrebbero traf<strong>it</strong>to le sue mani e i suoi pie<strong>di</strong>...<br />

In secondo luogo, il tra<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> uno dei suoi, Giuda Iscariota. Che il tra<strong>di</strong>mento gli fosse<br />

noto e che pesasse terribilmente sul suo cuore <strong>lo</strong> aveva detto, poche ore prima, nel Cenaco<strong>lo</strong> durante<br />

l'ultima cena: «Uno <strong>di</strong> voi mi tra<strong>di</strong>rà» (Mt 26,21) e a Giuda aveva soggiunto: «Fai svelto quel<strong>lo</strong> che devi<br />

fare». Forse (perché no?) era quel<strong>lo</strong> un inv<strong>it</strong>o a <strong>di</strong>ssociarsi dal patto scellerato dei trenta denari che<br />

aveva trattato con il Sinedrio, ossia desiderio <strong>di</strong> salvare Giuda che può essere letto anche in quelle<br />

parole pronunciate nel Getsemani, prima dell'alba, quando Giuda vi giunse con i soldati e <strong>lo</strong> baciò.<br />

Gesù gli <strong>di</strong>sse: «Con un bacio tu tra<strong>di</strong>sci il Figlio dell'Uomo?». Forse continuava a sperare che Giuda si<br />

ravvedesse, ma l'angoscia aumentava perché ben sapeva che uno dei suoi continuava a tessere il<br />

tra<strong>di</strong>mento.<br />

Di tra<strong>di</strong>mento si trattava, non so<strong>lo</strong> <strong>di</strong> un <strong>di</strong>scepo<strong>lo</strong>, ma del tra<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> tutto un popo<strong>lo</strong> che<br />

suo Padre aveva scelto per essere <strong>lo</strong> strumento <strong>di</strong> salvezza dell'uman<strong>it</strong>à e aveva coltivato per secoli<br />

me<strong>di</strong>ante i Profeti, popo<strong>lo</strong> al quale aveva rivelato il deca<strong>lo</strong>go e nel quale aveva voluto che l'Incarnazione<br />

<strong>di</strong> suo Figlio avesse luogo, <strong>di</strong> un popo<strong>lo</strong> che Egli stesso, Gesù <strong>di</strong> Nazareth, aveva evangelizzato,<br />

sinagoga per sinagoga, casa per casa.<br />

Il tra<strong>di</strong>mento è un frutto velenoso, insulto per chi ne soffre, vergogna per chi <strong>lo</strong> compie. Il più<br />

grande tra<strong>di</strong>mento della storia era in atto e questo riempiva <strong>di</strong> angoscia il Cuore <strong>di</strong> Gesù che in quella<br />

notte era tra<strong>di</strong>to.<br />

Il do<strong>lo</strong>re <strong>di</strong> Gesù aveva certamente altre cause fra cui i tra<strong>di</strong>menti che avrebbero avuto luogo in<br />

futuro e che la sua <strong>di</strong>vin<strong>it</strong>à gli consentiva <strong>di</strong> prevedere ed anche, fra questi, i tra<strong>di</strong>menti nostri e del<br />

nostro tempo.<br />

Ma una terza fonte <strong>di</strong> angoscia, la più intima e umana, penso che derivasse dall'assenza <strong>di</strong> Maria<br />

Santissima, sua Madre che <strong>lo</strong> aveva accolto con il fiat dell'Annunciazione e avrebbe potuto aiutar<strong>lo</strong> in<br />

quel momento nel quale veniva richiesto, anche da lui, un grande fiat.<br />

Colei che intuiva il suo spir<strong>it</strong>o <strong>di</strong> obbe<strong>di</strong>enza come seppe intuir<strong>lo</strong> a Cana, quando <strong>di</strong>sse ai serv<strong>it</strong>ori del<br />

banchetto nuziale: «fate quel<strong>lo</strong> che vi <strong>di</strong>rà», avrebbe intu<strong>it</strong>o e facil<strong>it</strong>ato il suo passaggio, in quella notte,<br />

dal transeat al fiat.<br />

Ma sua Madre, che sarà presente sul Calvario, nella notte del Getsemani non c'era e Gesù<br />

sentiva in questo il peso del suo comp<strong>it</strong>o <strong>di</strong> Redentore che doveva essere totale e del comp<strong>it</strong>o <strong>di</strong><br />

Corredentrice affidato a sua Madre Immacolata, che certamente altrove soffriva come Lui perché<br />

<strong>lo</strong>ntana da Lui, affinché il do<strong>lo</strong>re <strong>di</strong> entrambi fosse il più grande che un uomo e una donna potessero<br />

offrire a Dio.<br />

La somma <strong>di</strong> questi do<strong>lo</strong>ri è dunque enorme e trova la sua espressione nell'inizio della preghiera<br />

che Gesù rivolge a suo Padre, come viene riportata dai Vangeli: Pater si possibile est tolle a me calix iste che<br />

<strong>di</strong> sol<strong>it</strong>o viene tradotto: «Padre, se è possibile passi da me questo calice». Però la traduzione <strong>di</strong> tolle con<br />

«passi» è debole. Tolle più veri<strong>di</strong>camente potrebbe essere tradotto con questo calice <strong>di</strong><br />

sofferenza.<br />

Se pensiamo che Gesù nella sua v<strong>it</strong>a pubblica aveva insegnato la preghiera del Pater Noster nella<br />

quale ripetiamo fiat voluntas tua, il suo transeat a me calix iste potrebbe sembrare una contrad<strong>di</strong>zione se non<br />

7


fosse imme<strong>di</strong>atamente segu<strong>it</strong>o dal fiat. Ma contrad<strong>di</strong>zione non è. Si tratta <strong>di</strong> un insegnamento <strong>di</strong> umiltà<br />

sul quale Gesù vuole documentarci la sua con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> uomo. Più ancora con la <strong>di</strong>stanza tra il transeat e<br />

il fiat <strong>di</strong> Gesù, il Getsemani ci offre una misura dell'angoscia che <strong>di</strong>vorerà Gesù in quella notte. Tale<br />

<strong>di</strong>stanza, in metafora, è quasi un compasso per misurare il do<strong>lo</strong>re che il Cristo accettava per salvare le<br />

nostre anime.<br />

Il Getsemani è una grande scuola nella quale Gesù insegna il va<strong>lo</strong>re redentivo del do<strong>lo</strong>re che<br />

impreziosisce la v<strong>it</strong>a del cristiano. Non c'è v<strong>it</strong>a senza do<strong>lo</strong>re e infelici sono co<strong>lo</strong>ro che si illudono <strong>di</strong><br />

ev<strong>it</strong>ar<strong>lo</strong> o <strong>di</strong> sopprimer<strong>lo</strong> con l'alcool, la droga, l'eutanasia, il del<strong>it</strong>to <strong>di</strong> chi si ven<strong>di</strong>ca, oppure l'o<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

chi non può fare altro per cercare <strong>di</strong> non soffrire.<br />

Di questa sofferenza <strong>di</strong> non capire il do<strong>lo</strong>re soffre, senza saper<strong>lo</strong> e senza evaderne, l'uomo <strong>di</strong><br />

oggi. Il Getsemani presenta il model<strong>lo</strong> Gesù che sa il prezzo del suo do<strong>lo</strong>re <strong>di</strong> fronte al Padre, non <strong>lo</strong><br />

ricerca ma <strong>lo</strong> accetta. Il do<strong>lo</strong>re infatti non è il prodotto <strong>di</strong> un destino ignoto e inutile, ma la permissione<br />

<strong>di</strong> un Padre che ama e che salva.<br />

Passando dalla me<strong>di</strong>tazione alla teo<strong>lo</strong>gia, dobbiamo ricordare un Padre della Chiesa, San<br />

Massimo confessore, nato a Costantinopoli nel 580 e morto in esilio nel 662. La lista delle sue molte<br />

opere non comprende un trattato sintetico, ma tutto il suo pensiero si raccoglie attorno alla cristo<strong>lo</strong>gia<br />

perché egli era in forte polemica con i monofis<strong>it</strong>i, cioè contro gli eretici che sostenevano la sola «natura<br />

umana» <strong>di</strong> Cristo. L'argomento più importante sul quale egli fonda il dualismo della vo<strong>lo</strong>ntà e<br />

dell'azione <strong>di</strong> Gesù Cristo consiste appunto in ciò che il Getsemani ci permette <strong>di</strong> conoscere e cioè nella<br />

vo<strong>lo</strong>ntà dell'uomo Gesù che non vorrebbe bere il calice della sua passione e nella vo<strong>lo</strong>ntà <strong>di</strong> Cristo<br />

figlio <strong>di</strong> Dio incarnato e Dio lui stesso, che accetta la vo<strong>lo</strong>ntà del Padre. In questo modo il Getsemani<br />

<strong>di</strong>mostra l'un<strong>it</strong>à ipostatica <strong>di</strong> Cristo, le sue due nature e due vo<strong>lo</strong>ntà.<br />

Conclu<strong>di</strong>amo questo cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> con le parole che Giovanni Pao<strong>lo</strong> II rivolgeva il 29 luglio 1990<br />

agli orchestrali in partenza per Assisi dove erano attesi per ricordare me<strong>di</strong>ante la musica «misteriosa<br />

consolatrice degli animi» il 45° anniversario della <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> Hiroshima e Nagasaki me<strong>di</strong>ante la<br />

bomba atomica:<br />

«Questo seco<strong>lo</strong> ventesimo, ricco <strong>di</strong> mirabili scoperte scientifiche e <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nario progresso<br />

civile e sociale, sembra avere il suo più tragico simbo<strong>lo</strong> in Hiroshima e Nagasaki, che voi commemorate<br />

ad Assisi a 45 anni da quel <strong>di</strong>sastro atomico. La risposta a quegli interrogativi assillanti e strazianti della<br />

ragione sta nella stessa natura umana: se essa è ta<strong>lo</strong>ra aggressiva e violenta, orgogliosa ed egoista, so<strong>lo</strong> la<br />

fede in Dio creatore e signore, e la grazia santificante ed elevante <strong>di</strong> Cristo possono frenarla, guidarla,<br />

sublimarla, perché tante lacrime siano asciugate e me<strong>di</strong>ante l'amore <strong>di</strong> Cristo si trasformano in fiduciosa<br />

certezza, perché come scriveva San Pao<strong>lo</strong> ai Romani: "Lo Spir<strong>it</strong>o stesso attesta al nostro spir<strong>it</strong>o che<br />

siamo figli <strong>di</strong> Dio [...]. Ere<strong>di</strong> <strong>di</strong> Dio, coere<strong>di</strong> <strong>di</strong> Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per<br />

partecipare anche alla sua g<strong>lo</strong>ria [...]. Infatti le sofferenze del momento presente non sono paragonabili<br />

alla g<strong>lo</strong>ria futura (cfr. Rm 8,16)"».<br />

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Cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> IV<br />

L’APPARIZIONE DI UN ANGELO<br />

«Usc<strong>it</strong>o se ne andò, come al sol<strong>it</strong>o, al Monte degli Ulivi; anche i <strong>di</strong>scepoli <strong>lo</strong> seguirono. Giunto sul luogo, <strong>di</strong>sse<br />

<strong>lo</strong>ro: "Pregate, per non entrare in tentazione". Poi si al<strong>lo</strong>ntanò da <strong>lo</strong>ro quasi un tiro <strong>di</strong> sasso e inginocchiatosi pregava:<br />

"Padre, se vuoi al<strong>lo</strong>ntana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua vo<strong>lo</strong>ntà ". Gli apparve al<strong>lo</strong>ra un<br />

Ange<strong>lo</strong> dal cie<strong>lo</strong> a confortar<strong>lo</strong>».<br />

(Luca 22, 39-43)<br />

L'inizio del «Credo» formulato nei Concili Ecumenici <strong>di</strong> Nicea e <strong>di</strong> Costantinopoli (325 e 381) è<br />

così solenne che, rec<strong>it</strong>ando<strong>lo</strong> durante la Messa, il fedele non si ferma quanto sarebbe necessario per<br />

me<strong>di</strong>tare sull'ultima parola della prima frase. Approf<strong>it</strong>tiamo <strong>di</strong> questa me<strong>di</strong>tazione per assaporare questa<br />

parola.<br />

«Credo in un so<strong>lo</strong> Dio, Padre onnipotente, creatore del cie<strong>lo</strong> e della terra, <strong>di</strong> tutte le cose visibili<br />

e invisibili».<br />

Contrariamente agli uomini terrestrizzati <strong>di</strong> oggi che fermano le <strong>lo</strong>ro certezze su ciò che colpisce i <strong>lo</strong>ro<br />

sensi, noi cre<strong>di</strong>amo che Dio abbia creato degli esseri che non si vedono ma pure esistono, come gli<br />

Angeli; e il Getsemani ce ne fornisce una prova.<br />

San Luca, l'evangelista me<strong>di</strong>co che, per la sua obiettiv<strong>it</strong>à professionale, non avrebbe osato<br />

scrivere qualcosa che non fosse ver<strong>it</strong>à, è il testimone tanto del sudore e del sangue sofferto da Gesù nel<br />

Getsemani, quanto <strong>di</strong> quella creatura celeste, sol<strong>it</strong>amente invisibile, che «apparve al<strong>lo</strong>ra (a Gesù) dal<br />

cie<strong>lo</strong> a confortar<strong>lo</strong>».<br />

Questa testimonianza, che non sarebbe stata resa da Luca se egli non l'avesse raccolta da fonte<br />

assolutamente degna <strong>di</strong> fede, ci mette <strong>di</strong> fronte a una domanda: chi era questo ange<strong>lo</strong> accorso a<br />

consolare Gesù? Quando <strong>lo</strong> stesso Luca ci ha informato che fu Gabriele l'Ange<strong>lo</strong> che annunziò a<br />

Zaccaria la nasc<strong>it</strong>a <strong>di</strong> suo figlio Giovanni il Battista e a Maria SS. la nasc<strong>it</strong>a <strong>di</strong> Gesù, certamente si<br />

trattava <strong>di</strong> un altro Ange<strong>lo</strong>, ma quale?<br />

In questa incertezza possiamo avanzare un'ipotesi.<br />

Dato che la suprema angoscia <strong>di</strong> Gesù nel Getsemani è una lunga prova probante della<br />

incarnazione, ossia del fatto che Dio Figlio aveva assunto la natura umana, perché non possiamo<br />

pensare che Egli non avesse, come ciascun uomo ha, un Ange<strong>lo</strong> Custode?<br />

In ogni caso questa ipotesi è quanto mai favorevole perché ogni Operaio <strong>di</strong> Cristo sia indotto a<br />

pensare, come forse non ha fatto finora, che un Ange<strong>lo</strong> è al suo fianco per custo<strong>di</strong>r<strong>lo</strong>, per informar<strong>lo</strong>,<br />

per orientar<strong>lo</strong> e, nelle ore del suo Getsemani, per confortar<strong>lo</strong>.<br />

Con il proprio Ange<strong>lo</strong> Custode bisogna stabilire una intim<strong>it</strong>à basata anche questa sulla «Vo<strong>lo</strong>ntà<br />

<strong>di</strong> Dio». Molte volte infatti il problema che il cristiano deve affrontare non è quel<strong>lo</strong> <strong>di</strong> accettare o<br />

compiere la Vo<strong>lo</strong>ntà <strong>di</strong> Dio, ma quel<strong>lo</strong> <strong>di</strong> conoscere quale sia la Vo<strong>lo</strong>ntà <strong>di</strong> Dio. La propria coscienza è<br />

il banco <strong>di</strong> prova ed al<strong>lo</strong>ra bisogna rivolgersi all'Ange<strong>lo</strong> Custode che può in<strong>di</strong>carci la strada giusta e, se<br />

questa è <strong>di</strong>fficile, può aiutarci ad affrontarla. La Chiesa, a questo fine, ci ha insegnato una preghiera:<br />

«Ange<strong>lo</strong> <strong>di</strong> Dio che sei il mio Custode, illumina, custo<strong>di</strong>sci, reggi e governa me che ti fui affidato dalla<br />

pietà <strong>di</strong>vina».<br />

Per meglio informare sulla presenza degli Angeli nell'economia della Salvezza, riporto quanto<br />

riferisce il Dizionario encic<strong>lo</strong>pe<strong>di</strong>co della Bibbia e del mondo biblico [Nota 1 - A cura <strong>di</strong> L. Grollenberg, W.<br />

Corswant, E. Galbiati e altri, Massimo, Milano 1986.]<br />

«Nell'Antico Testamento sono molto frequenti le apparizioni e gli interventi dell'Ange<strong>lo</strong> <strong>di</strong><br />

Jahvè. Basti ricordare le più importanti. L'"ange<strong>lo</strong> del Signore" interviene a fermare Abramo mentre sta<br />

per sacrificare il figlio Isacco (Gn 22,11), parla a Giacobbe nel sonno (Gn 31,11), appare a Mosè vicino<br />

al roveto ardente (Es 3,2), guida il popo<strong>lo</strong> eletto attraverso il deserto (Es 14,19; 23,20; 33,2; Nm 20,16),<br />

appare a Gedeone (Gdc 6,11 ss.), a David (2 Sam 24; 16ss.), a Elia (1 Re 19,7).<br />

«Anche nel Nuovo Testamento appaiono spesso gli Angeli. Essi annunciano a Giuseppe la<br />

prossima nasc<strong>it</strong>a <strong>di</strong> Gesù (Mt 1,20), l'Ange<strong>lo</strong> Gabriele annuncia la nasc<strong>it</strong>a <strong>di</strong> Giovanni Battista e <strong>di</strong> Gesù<br />

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(Lc 1,11,26), l'Ange<strong>lo</strong> del Signore annuncia la nasc<strong>it</strong>a <strong>di</strong> Gesù ai pastori (Lc 2,9), gli Angeli assistono<br />

Gesù nelle sue tentazioni (Mt 4,11; Mc 1,13); <strong>lo</strong> confortano (Lc 22,43), appaiono alla sua resurrezione<br />

(Mt 28,2); Lc 24,23; Gv 20,12), radunano i peccatori per il giu<strong>di</strong>zio finale (Mt 13,41,49) e radunano gli<br />

eletti (Mt 24,31; Mc, 13,27)».<br />

A questo propos<strong>it</strong>o, amo ricordare che fino a qualche tempo fa, al termine della Messa celebrata in<br />

latino, il Sacerdote rec<strong>it</strong>ava una preghiera a San Michele arcange<strong>lo</strong> perché <strong>di</strong>fendesse la Chiesa dalle<br />

malvag<strong>it</strong>à e insi<strong>di</strong>e del <strong>di</strong>avo<strong>lo</strong> («che Dio <strong>lo</strong> soggioghi») e <strong>lo</strong> inv<strong>it</strong>ava, come capo del celeste eserc<strong>it</strong>o<br />

degli angeli, a cacciare nell'inferno Satana e gli altri spir<strong>it</strong>i maligni che si aggirano nel mondo per la<br />

rovina delle anime.<br />

Questa forte preghiera fu composta da Leone XIII, il Papa della Rerum novarum, che in questo<br />

modo si <strong>di</strong>mostra attento ai fenomeni invisibili prodotti dagli angeli fedeli e dagli angeli ribelli, ribelli<br />

non meno dei fenomeni sociali resi visibili nell"800 con <strong>lo</strong> sviluppo dell'industria.<br />

Anche noi dobbiamo renderci conto <strong>di</strong> questa battaglia che si svolge nell'invisibile, rinnovando ogni<br />

giorno per ogni persona umana la tentazione che condusse Adamo ed Eva al peccato originale<br />

La nasc<strong>it</strong>a del Figlio <strong>di</strong> Dio salvatore annunziata da un Ange<strong>lo</strong> a Maria Santissima e la sua v<strong>it</strong>a<br />

costellata <strong>di</strong> interventi angelici, l'ultimo dei quali verificatosi nel Getsemani, deve inserirsi<br />

organicamente nella v<strong>it</strong>a dell'Operaio <strong>di</strong> Cristo con quella incisiv<strong>it</strong>à con la quale Pio XII <strong>di</strong>chiarava San<br />

Michele protettore degli Attivisti del Com<strong>it</strong>ato Civico.<br />

Perché gli Operai <strong>di</strong> Cristo possano attingere da questa <strong>di</strong>sposizione del Pontefice che reggeva<br />

la Chiesa quando la Società Operaia ebbe inizio, riportiamo il testo dell'autografo <strong>di</strong> questo grande<br />

Pontefice.<br />

Quando io chiesi a Pio XII <strong>di</strong> concedere agli Attivisti del Com<strong>it</strong>ato Civico come protettore San<br />

Michele Arcange<strong>lo</strong> egli volle rec<strong>it</strong>are con noi l'Angelus a ricordo dell'Annunciazione a Maria SS. del suo<br />

<strong>di</strong>vino concepimento operata dall'Arcange<strong>lo</strong> San Gabriele e vi aggiunse le parole che riporto<br />

dall'autografo che volle donarci, parole che terminano con l'in<strong>di</strong>cazione della «materna egida» <strong>di</strong> Maria<br />

SS. e del «tetragono usbergo» <strong>di</strong> S. Michele Arcange<strong>lo</strong>.<br />

«Prima <strong>di</strong> rec<strong>it</strong>are la dolce preghiera dell'Angelus e <strong>di</strong> impartirvi l'Apostolica Bene<strong>di</strong>zione, auspice<br />

dei celesti favori per ognuno <strong>di</strong> voi, <strong>di</strong>lettissimi giovani, desideriamo <strong>di</strong> esprimervi la Nostra ferma<br />

fiducia nell'opera illuminata ed assidua, che intendete <strong>di</strong> svolgere fra i vostri fratelli per risvegliare ed<br />

accendere nelle <strong>lo</strong>ro coscienze la persuasione salda e fattiva, che non vi è altra via, veramente <strong>di</strong>r<strong>it</strong>ta ed<br />

agevole, la quale valga ad assicurare stabilmente ad un popo<strong>lo</strong> l'or<strong>di</strong>ne, il benessere, il progresso, anche<br />

materiale, se non quella in<strong>di</strong>cata da Cristo e dalla Chiesa.<br />

«Affinché questo vostro propos<strong>it</strong>o si adempia, ponete<strong>lo</strong> sotto la materna egida della Vergine Maria e il<br />

tetragono usbergo dell'Arcange<strong>lo</strong> S. Michele e degli Angeli tutti».<br />

Questo documento serva come preziosa testimonianza con la quale la Chiesa pratica il culto<br />

degli Angeli.<br />

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Cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> V<br />

IL SUDORE DI SANGUE<br />

(Luca 22, 44)<br />

La preghiera <strong>di</strong> Gesù, accompagnata da sudore e sangue, continuò per lungo tempo, da<br />

mezzanotte, quando arrivò al Getsemani con i suoi <strong>di</strong>scepoli, sino a quando vi giunsero i soldati del<br />

tempio con armi e fiaccole e perciò quando ancora era notte, prima che il gal<strong>lo</strong> cantasse.<br />

Durante questo tempo non breve, il do<strong>lo</strong>re <strong>di</strong> Gesù cancellò il conforto che aveva desiderato e<br />

vissuto celebrando la Pasqua con i <strong>di</strong>scepoli e durante la quale aveva ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o il sacramento<br />

dell'Eucaristia, il sacramento dell'Or<strong>di</strong>ne, e aveva conversato con i suoi paragonandoli ai tralci <strong>di</strong> una<br />

v<strong>it</strong>e e cioè <strong>di</strong> Lui stesso che avrebbe alimentato i tralci. Questo alimento ha luogo anche e specialmente,<br />

nel Getsemani. L'ingresso nell'orto degli ulivi <strong>lo</strong> mise <strong>di</strong> fronte alla realtà <strong>di</strong> un'attesa senza via <strong>di</strong><br />

scampo, ma so<strong>lo</strong> della cattura <strong>di</strong> un uomo condannato a morte.<br />

Durante quell'attesa la sofferenza, prevista ma non ancora sofferta, provocò una s<strong>it</strong>uazione <strong>di</strong><br />

stress che andò aumentando, <strong>di</strong> ora in ora, segnata nel corpo <strong>di</strong> Gesù da quella molto rara ma ben nota<br />

sindrome che la me<strong>di</strong>cina chiama «ematoidrosi» e cioè della rottura dei capillari che alimentano le<br />

ghiandole sudoripare provocando l'emissione <strong>di</strong> sudore misto a sangue. Si tratta <strong>di</strong> una reazione psicosomatica<br />

all'angoscia spir<strong>it</strong>uale <strong>di</strong> cui Gesù soffriva. Se ora pensiamo che sotto l'epidermide c'è il derma<br />

e che in ogni centimetro quadrato del derma si affollano un centinaio <strong>di</strong> ghiandole sudoripare ci<br />

ren<strong>di</strong>amo conto della trasformazione sub<strong>it</strong>a dal volto <strong>di</strong> Gesù e dal restante amb<strong>it</strong>o del suo corpo. Ne<br />

parla l'evangelista Luca, che era me<strong>di</strong>co, con queste parole: Et factus in agonia, prolixius orabat. Et factus est<br />

sudor eius guttae sanguinis decurrentis in terram («In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo<br />

sudore <strong>di</strong>ventò come gocce <strong>di</strong> sangue che cadevano a terra»).<br />

Il dettaglio del sudore ematico che scendeva sulla terra <strong>di</strong>mostra l'imponenza del fenomeno<br />

psicosomatico e ci permette <strong>di</strong> pensare che anche la Sindone ne renda testimonianza. La Sindone<br />

infatti, oltre alle impronte a stampo dovute alle colature <strong>di</strong> sangue provocate dalla flagellazione,<br />

coronazione, crocifissione e colpo <strong>di</strong> lancia al costato, porta anche delle impronte <strong>di</strong>ffuse che <strong>di</strong>segnano<br />

il corpo <strong>di</strong> Gesù, dovute - io penso - alla effusione <strong>di</strong> sudore e sangue avvenuta nel Getsemani.<br />

L'intens<strong>it</strong>à del do<strong>lo</strong>re sofferto da Gesù nella notte del Getsemani viene descr<strong>it</strong>ta anche nella<br />

Lettera agli Ebrei con queste parole: «Egli nei giorni della sua v<strong>it</strong>a terrena offrì preghiere e suppliche con<br />

forti grida e lacrime a colui che poteva liberar<strong>lo</strong> dalla morte» (5,7). Per bene intendere questa<br />

testimonianza ascoltiamo il commento che ne ha fatto don Coiazzi: «I Vangeli non parlano <strong>di</strong> lagrime<br />

versate dal Cristo quando <strong>di</strong>sse: "Passi da me questo calice". L'Aposto<strong>lo</strong> <strong>lo</strong> seppe da altre fonti, oppure<br />

da <strong>di</strong>retta rivelazione. Il Cristo fu esau<strong>di</strong>to, nel senso che dopo tre giorni fu risusc<strong>it</strong>ato dal Padre» [Nota<br />

1 - Antonio Coiazzi, L'autobiografia e le lettere <strong>di</strong> S. Pao<strong>lo</strong>. Interpretazione del testo originale greco,<br />

S.E.I., Torino 1962.]<br />

Durante questo periodo <strong>di</strong> agonia spir<strong>it</strong>uale, Gesù tre volte lasciò la pietra sulla quale si era<br />

accasciato e raggiunse Pietro, Giacomo e Giovanni che aveva voluto più vicino a sé mentre gli altri<br />

nove dormivano in una grotta all'ingresso del podere.<br />

Aveva lasciato quei tre <strong>di</strong>cendo <strong>lo</strong>ro: «Vegliate e pregate». Volendo controllare se veramente<br />

fossero svegli e in preghiera, li raggiunse, ma li trovò addormentati o sonnacchiosi e <strong>di</strong>sse <strong>lo</strong>ro <strong>di</strong><br />

nuovo, con tono <strong>di</strong> rimprovero: «Vegliate e pregate».<br />

Sbaglia chi pensa che il Getsemani sia un episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> passiv<strong>it</strong>à operativa. L'accettazione della<br />

Vo<strong>lo</strong>ntà del Padre è anz<strong>it</strong>utto <strong>di</strong> Gesù, perché necessaria, determinante, fortemente impegnata a bere<br />

fino alla feccia il calice dell'agonia. Il do<strong>lo</strong>re non è un narcotico ma una me<strong>di</strong>cina amara che bisogna<br />

usare per <strong>di</strong>struggere il male. Questa funzione mer<strong>it</strong>oria <strong>di</strong> Cristo continua nel tempo perché è suo il<br />

sacrificio che sfonda il muro del peccato. Però i cristiani, che vengono salvati dal sangue <strong>di</strong> Gesù, non<br />

possono essere <strong>di</strong>stratti o dormienti. Essi hanno il dovere <strong>di</strong> «corre<strong>di</strong>mere», cioè <strong>di</strong> fronteggiare<br />

anch'essi il male e <strong>di</strong> procurare il bene.<br />

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In quella notte il «Vegliate» <strong>di</strong> Gesù aveva il va<strong>lo</strong>re che ebbero <strong>di</strong>ciannove secoli dopo le parole<br />

<strong>di</strong> Mario Fani ai Soci del Circo<strong>lo</strong> Santa Rosa <strong>di</strong> V<strong>it</strong>erbo: «Bisogna Agire!» contro i laicisti che volevano<br />

fabbricare un'Italia massonica, antireligiosa. Scelgo questo esempio perché ci riguarda, fra infin<strong>it</strong>i altri<br />

che la Chiesa ha ripetuto nel corso dei secoli!<br />

Nel Getsemani si trattava <strong>di</strong> agire vegliando perché il Sinedrio avrebbe potuto raggiungere il<br />

Maestro e offender<strong>lo</strong>. Gesù voleva che i suoi partecipassero del perico<strong>lo</strong> che incombeva su <strong>di</strong> Lui - ben<br />

sapendo che non avrebbero potuto ev<strong>it</strong>are l'inev<strong>it</strong>abile - perché il gruppo dei suoi <strong>di</strong>scepoli fosse<br />

presente con la <strong>di</strong>gn<strong>it</strong>à <strong>di</strong> figli <strong>di</strong> Dio all'inizio della sua passione.<br />

Invece no. Quei tre erano quelli del Tabor e, ricordando la trasfigurazione g<strong>lo</strong>riosa, avrebbero<br />

dovuto rimanere svegli se non altro perché impressionati dalla Trasfigurazione do<strong>lo</strong>rosa <strong>di</strong> Gesù nel<br />

Getsemani. Invece essi ci presentano un desolante spettaco<strong>lo</strong> <strong>di</strong> incomprensione e <strong>di</strong> acci<strong>di</strong>a. Pertanto il<br />

vigilate rimbalza su <strong>di</strong> noi, Operai <strong>di</strong> Cristo, che dobbiamo passare imme<strong>di</strong>atamente dalla vigilanza<br />

all'azione, in quanto la vigilanza non è fine a sé stessa ma richiede l'opera che prevenga, contrasti e<br />

<strong>di</strong>strugga il perico<strong>lo</strong> che minaccia Gesù e la Sua opera salvatrice, il Suo Vange<strong>lo</strong>, la Sua Chiesa.<br />

Se nella spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à del Getsemani vogliamo trovare un dettaglio che rappresenti, per così <strong>di</strong>re,<br />

<strong>lo</strong> «Statuto Operativo» che la Chiesa ha dato alla «Società Operaia», questo è racchiuso nella parola<br />

«Vegliate» per scoprire i nemici del Redentore e superarli, aprendo nuove strade all'evangelizzazione,<br />

corrispondenti alle necess<strong>it</strong>à socio-culturali <strong>di</strong> oggi.<br />

Il programma della vigilanza operosa riguarda tutti i cristiani consapevoli, perché la Ver<strong>it</strong>à non<br />

ammette la <strong>di</strong>soccupazione apostolica. Ogni cristiano ha il dovere <strong>di</strong> r<strong>it</strong>rasmettere il messaggio che ha<br />

ricevuto. Come per la v<strong>it</strong>a fisica, così per la salvezza Dio Padre ha stabil<strong>it</strong>o una catena <strong>di</strong> montaggio che<br />

passa da una generazione all'altra, da una amicizia all'altra, da una conoscenza ricercata o fortu<strong>it</strong>a<br />

all'altra, da persona a persona. Specialmente oggi, che la società in genere e la Chiesa soffrono <strong>di</strong> una<br />

frammentazione organizzativa, l'evangelizzazione deve essere vigilante perché siano ev<strong>it</strong>ate le<br />

<strong>di</strong>spersioni e le opere non siano sogni astratti ma scelte concrete e convergenti.<br />

Un dettaglio etimo<strong>lo</strong>gico può esserci utile. I romani usavano la parola vigilia per in<strong>di</strong>care le ore<br />

notturne e la «volgata» [Nota 2 - Con la parola volgata si intende il testo latino della traduzione della<br />

Bibbia curata da San Girolamo verso la fine del IV seco<strong>lo</strong>] adopera questa ra<strong>di</strong>ce verbale per in<strong>di</strong>care<br />

quelle ore del Getsemani che, appunto, trascorsero nella notte. Dunque la vigilanza che Gesù<br />

raccomanda ai suoi <strong>di</strong>scepoli, ed a noi, è tanto più necessaria oggi che la notte del peccato ottenebra il<br />

mondo.<br />

Ecco due frasi <strong>di</strong> Pascal che l'Operaio <strong>di</strong> Cristo deve ricordare:<br />

«Gesù, vedendo tutti i suoi amici dormire e tutti i suoi nemici vegliare, si rimette interamente a suo<br />

Padre».<br />

«Io pensavo a te nella mia agonia: certe gocce <strong>di</strong> sangue le ho versate per te».<br />

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Cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> VI<br />

VEGLIATE E PREGATE<br />

«Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spir<strong>it</strong>o è pronto, ma la carne è debole» (Matteo 26,41).<br />

«Tornato in<strong>di</strong>etro, li trovò addormentati e <strong>di</strong>sse a Pietro: "Simone, dormi? Non sei riusc<strong>it</strong>o a vegliare un'ora<br />

sola? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione; <strong>lo</strong> spir<strong>it</strong>o è pronto, ma la carne è debole"» (Marco14, 37-38).<br />

«Pregate per non cadere in tentazione» (Luca 22,40).<br />

«Perché dorm<strong>it</strong>e? Alzatevi e pregate ,per non entrare in tentazione» (Luca 22,46).<br />

Le vicende <strong>di</strong> quella notte getsemanica raccontate dai quattro evangelisti sembrano, a prima<br />

vista, dei racconti identici. Ma una lettura più attenta e approfon<strong>di</strong>ta rivela dei notevoli particolari<br />

<strong>di</strong>versificati che si integrano. Siamo tenuti a conoscerli e a me<strong>di</strong>tarli. Uno <strong>di</strong> questi riguarda la<br />

raccomandazione <strong>di</strong> Gesù ai <strong>di</strong>scepoli a propos<strong>it</strong>o della preghiera.<br />

Luca ne parla due volte al principio della narrazione così da far pensare che l'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> pregare<br />

fosse rivolto a tutti gli un<strong>di</strong>ci <strong>di</strong>scepoli che avevano oltrepassato con Gesù il torrente Cedron ed<br />

avevano raggiunto il Getsemani. La seconda menzione fatta da Luca delle parole riguardanti la<br />

preghiera è quando Gesù r<strong>it</strong>orna per la terza volta a verificare il comportamento <strong>di</strong> Pietro, Giacomo e<br />

Giovanni nell'imminenza dell'arrivo <strong>di</strong> Giuda e dei soldati che <strong>lo</strong> avrebbero arrestato. Nelle due volte<br />

l'or<strong>di</strong>ne è motivato dal fatto che l'orazione avrebbe impe<strong>di</strong>to che essi fossero v<strong>it</strong>time della tentazione <strong>di</strong><br />

Satana; la seconda volta però l'or<strong>di</strong>ne è più severo perché accompagnato dalla parola surg<strong>it</strong>e, cioè<br />

«alzatevi».<br />

Anche Matteo e Marco riferiscono l'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> pregare ma rivolto in entrambi ai tre <strong>di</strong>scepoli che<br />

Gesù aveva <strong>di</strong>staccato dal gruppo degli un<strong>di</strong>ci perché fossero, in quella notte, più vicini a Lui. Anche in<br />

questi, come in Luca, la preghiera è raccomandata perché i <strong>di</strong>scepoli non siano v<strong>it</strong>time della tentazione<br />

<strong>di</strong> Satana, ma la c<strong>it</strong>azione è più ampia in quanto Gesù spiega che si deve temere la tentazione perché <strong>lo</strong><br />

spir<strong>it</strong>o è pronto, ma la carne è ammalata, cioè il corpo porta le conseguenze del peccato <strong>di</strong> origine.<br />

Quanto al tempo al quale i testi <strong>di</strong> Matteo, Marco e Luca si riferiscono, è per Matteo e Marco dopo il<br />

primo periodo <strong>di</strong> preghiera <strong>di</strong> Gesù, mentre il secondo testo <strong>di</strong> Luca si riferisce a dopo la terza orazione<br />

<strong>di</strong> Gesù; infatti per tre volte Egli interruppe la sua preghiera al Padre per controllare il comportamento<br />

dei tre <strong>di</strong>scepoli.<br />

Ciò che deve anz<strong>it</strong>utto essere rilevato nelle parole del Salvatore è la premura e l'intens<strong>it</strong>à del<br />

precetto <strong>di</strong> pregare. All'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> vigilare viene imme<strong>di</strong>atamente soggiunto quel<strong>lo</strong> <strong>di</strong> pregare, come per<br />

far capire ai <strong>di</strong>scepoli che neppure la vigilanza è possibile per chi non prega.<br />

Le motivazioni della preghiera nelle parole <strong>di</strong> Gesù sono due. La prima è quella che la preghiera<br />

ev<strong>it</strong>a a chi la pratica <strong>di</strong> essere v<strong>it</strong>tima della tentazione. I <strong>di</strong>scepoli erano certo al corrente che Gesù<br />

prima della pre<strong>di</strong>cazione aveva vissuto per quaranta giorni nel deserto serv<strong>it</strong>o dagli Angeli, ma tentato<br />

da Satana per tre volte e senza successo perché la sua <strong>di</strong>vin<strong>it</strong>à <strong>lo</strong> rendeva incorruttibile; ma l'esperienza<br />

<strong>di</strong> Gesù era tale da far pensare a Pietro, Giacomo e Giovanni che Satana era in agguato anche presso <strong>di</strong><br />

<strong>lo</strong>ro. E la car<strong>it</strong>à <strong>di</strong> Cristo fu tale che non so<strong>lo</strong> denunciò il perico<strong>lo</strong> ma volle spiegarne la grav<strong>it</strong>a con la<br />

seconda motivazione. La preghiera è necessaria, egli spiega ai <strong>di</strong>scepoli, perché la <strong>lo</strong>ro carne è inferma,<br />

esposta a subire la tentazione e a cadere in peccato.<br />

Se ora ci chie<strong>di</strong>amo perché la spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à getsemanica è così fortemente orientata verso la<br />

preghiera possiamo approfon<strong>di</strong>re la nostra me<strong>di</strong>tazione verso alcune <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> primaria importanza.<br />

Il model<strong>lo</strong> <strong>di</strong> preghiera che Gesù in altra occasione in<strong>di</strong>cò ai suoi <strong>di</strong>scepoli è quel<strong>lo</strong> del Pater Noster e in<br />

questo fondamentale model<strong>lo</strong> ogni altra preghiera dell'Operaio non può che essere un dettaglio, un<br />

riflesso, una parafrasi.<br />

Da ciò risulta che ogni preghiera ci pone <strong>di</strong>nanzi a Dio come figli <strong>di</strong> fronte a un Padre.<br />

Dunque la preghiera è anz<strong>it</strong>utto una col<strong>lo</strong>cazione del cristiano sul piano misterioso della<br />

trascendenza, ossia della Vo<strong>lo</strong>ntà <strong>di</strong> Dio Creatore e Redentore.<br />

13


In secondo luogo, il rapporto «<strong>di</strong> famiglia» stabil<strong>it</strong>o dalla preghiera è essenziale perché ci<br />

qualifica come fratelli <strong>di</strong> Gesù che possono in nome <strong>di</strong> Lui chiedere ogni grazia al Padre e ottenerla<br />

come Gesù stesso assicurò ai suoi <strong>di</strong>scepoli (Gv 16,23).<br />

In terzo luogo, la preghiera, che la raccomandazione <strong>di</strong> Gesù collega così imme<strong>di</strong>atamente alla<br />

vigilanza e cioè all'azione, estende alla vigilanza il suo profumo, ossia trasforma l'azione stessa in<br />

preghiera, non articolata ma vissuta.<br />

L'Operaio, dunque, deve col<strong>lo</strong>care la preghiera come pietra angolare della sua v<strong>it</strong>a. La Santa<br />

Comunione che produce la nostra immedesimazione con il Cristo - che, nell'imminenza del Getsemani,<br />

aveva celebrato la prima messa <strong>di</strong>cendo <strong>di</strong> sé stesso: «Prendete e .mangiate», «Prendete e bevete» -<br />

rappresenta il fastigio della nostra preghiera quoti<strong>di</strong>ana.<br />

Inoltre, il Picco<strong>lo</strong> Ufficio della Beata Vergine Maria [Nota 1 - Ve<strong>di</strong> Picco<strong>lo</strong> Ufficio della Beata Vergine<br />

Maria, tratto dalla «L<strong>it</strong>urgia delle ore» e pubblicato «ad experimentum» da Ed. Massimo, Milano] è destinato a<br />

collegarci ogni giorno con la Beata Vergine, che Gesù ha voluto fosse considerata madre <strong>di</strong> ogni singo<strong>lo</strong><br />

uomo. Questo rapporto con Maria SS. si ripete nella rec<strong>it</strong>a del Santo Rosario e delle altre molte<br />

preghiere che sono fior<strong>it</strong>e nel giar<strong>di</strong>no della «Società Operaia». Ricordo specialmente la rec<strong>it</strong>a del<br />

Magnificat, del «Simbo<strong>lo</strong>» e la preghiera per la conversione del fratel<strong>lo</strong> <strong>lo</strong>ntano.<br />

La preghiera, come tale, deve occupare almeno due ore nella giornata dell'Operaio.<br />

A guisa <strong>di</strong> esempio, conferma e conclusione <strong>di</strong> quanto abbiamo me<strong>di</strong>tato, fermiamoci ora a<br />

considerare le stupende parole che Sua Sant<strong>it</strong>à Giovanni Pao<strong>lo</strong> II ha de<strong>di</strong>cato all'importanza della<br />

preghiera nella prospettiva del Getsemani.<br />

Nella catechesi del 21 luglio 1990 l'attuale Pontefice ha detto:<br />

«Gesù stesso un giorno ammonirà i suoi <strong>di</strong>scepoli sulla necess<strong>it</strong>à della preghiera e del <strong>di</strong>giuno<br />

per scacciare gli "spir<strong>it</strong>i immon<strong>di</strong>" (cfr. Mc 9,29) e nella tensione della sol<strong>it</strong>aria orazione nel Getsemani<br />

raccomanderà agli apostoli presenti: "Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; <strong>lo</strong> spir<strong>it</strong>o è<br />

pronto, ma la carne è debole"» (Mc 14,38).<br />

Nella successiva u<strong>di</strong>enza del 25 luglio il Santo Padre r<strong>it</strong>orna sull'argomento osservando:<br />

«Pur immerso tra la folla, Gesù resta profondamente de<strong>di</strong>to alla preghiera».<br />

Luca ci informa che Egli «si r<strong>it</strong>irava in luoghi sol<strong>it</strong>ari a pregare» (Lc 5,16). Era la traduzione<br />

scr<strong>it</strong>ta in atti eminentemente religiosi della con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> permanente <strong>di</strong>a<strong>lo</strong>go col Padre in cui Egli<br />

viveva. I suoi «tempi <strong>di</strong> orazione» duravano a volte tutta la notte (Lc 6,12). Alcuni <strong>di</strong> questi momenti<br />

sono messi in particolare rilievo dagli evangelisti: così la preghiera che ha preceduto la trasfigurazione<br />

sul Tabor (Lc 9,29) e quella durante l'agonia del Getsemani, dove l'avvicinamento e l'unione filiale al<br />

Padre nel<strong>lo</strong> Spir<strong>it</strong>o Santo raggiungono una espressione sublime in quelle parole: «Abbà, Padre! Tutto è<br />

possibile a te, al<strong>lo</strong>ntana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu» (Mc 14,36).<br />

14


Cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> VII<br />

<br />

«Disse <strong>lo</strong>ro: "La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me"»<br />

(Matteo 26,38).<br />

«Non siete stati capaci <strong>di</strong> vegliare un'ora sola con me?» (Matteo 26,40).<br />

Le parole del Getsemani sono contate come le lettere <strong>di</strong> una formula algebrica. Ciascuna <strong>di</strong> esse<br />

ha il suo va<strong>lo</strong>re e si integra con le altre. Ciò è vero specialmente per una parola <strong>di</strong> Gesù riportata<br />

soltanto dall'evangelista Matteo a segu<strong>it</strong>o della parola vigilate, che anche Marco e Luca riportano, ma<br />

senza l'aggiunta <strong>di</strong> questa ultima parola che nel latino della volgata è mecum e in <strong>it</strong>aliano viene tradotta:<br />

«con me». Dunque Gesù ha detto: .<br />

La vigilanza e la preghiera richieste sono finalizzate. Gesù vuole che siano per Lui e con Lui.<br />

Egli infatti era venuto non so<strong>lo</strong> per confermare la legge che Dio suo Padre aveva dato a Mosè<br />

sul Sinai, ma anche per rivelare un comandamento nuovo del quale non era so<strong>lo</strong> il legislatore ma il<br />

model<strong>lo</strong>: «Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato» (Gv<br />

13,34).<br />

Nel Getsemani Gesù attende <strong>di</strong> essere non so<strong>lo</strong> l'autore e il model<strong>lo</strong> del comandamento nuovo,<br />

ma anche l'oggetto. Attende <strong>di</strong> essere amato in quanto anche Lui è uomo ed anche Lui ha bisogno <strong>di</strong><br />

amore e <strong>lo</strong> chiede ai suoi.<br />

I tre recepiscono il suono ma non il contenuto delle sue parole.<br />

Noi, invece, alla <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> venti secoli, abbiamo la possibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re questa specifica<br />

domanda <strong>di</strong> amore non so<strong>lo</strong> perché molti Santi dai primi secoli della Chiesa in poi ne hanno parlato, ma<br />

soprattutto perché Gesù stesso ha voluto ripetere la sua domanda a una Suora <strong>di</strong> Paray-le Monial: Santa<br />

Margher<strong>it</strong>a Maria Alacoque (1647-1690).<br />

Il 27 <strong>di</strong>cembre,1673 Gesù con il suo Cuore apparve alla Suora <strong>di</strong>nanzi all'altare del SS.<br />

Sacramento e le <strong>di</strong>sse: «Questo è il Cuore che ha tanto amato gli uomini e non è amato». A sua volta la<br />

suora scrive nella sua autobiografìa: «Il Signore mi fece riposare molto a lungo sul suo petto <strong>di</strong>vino,<br />

dove mi rivelò le meraviglie del suo amore e i segreti inspiegabili del suo Sacro Cuore che mi aveva<br />

sempre tenuti nascosti, finché al<strong>lo</strong>ra me <strong>lo</strong> aprì per la prima volta». Le apparizioni continuarono fino al<br />

2 luglio 1688.<br />

Secondo la narrazione della Suora, ecco cosa avvenne nel corso <strong>di</strong> una apparizione:<br />

«Considerando attentamente il mio Salvatore nel Giar<strong>di</strong>no degli Ulivi, in una delle mie preghiere, immerso nella tristezza<br />

e nell'agonia <strong>di</strong> un do<strong>lo</strong>re rigorosamente amoroso, e sentendomi profondamente spinta dal desiderio <strong>di</strong> partecipare alle sue<br />

angosce do<strong>lo</strong>rose, egli mi <strong>di</strong>sse amorevolmente:<br />

"È qui dove ho sofferto più che in tutto il resto della mia Passione. Vedendomi in un abbandono generale del cie<strong>lo</strong> e della<br />

terra, caricato <strong>di</strong> tutti i peccati degli uomini, sono comparso <strong>di</strong>nanzi alla sant<strong>it</strong>à <strong>di</strong> Dio, che, senza riguardo per la mia<br />

innocenza, mi ha colp<strong>it</strong>o nel suo furore facendomi bere il calice che conteneva tutto il fiele e l'amarezza della sua giusta<br />

in<strong>di</strong>gnazione, e, come se egli avesse <strong>di</strong>menticato il nome <strong>di</strong> Padre, sacrificandomi alla sua giusta collera. Non c'è creatura<br />

che possa comprendere la grandezza dei tormenti che soffrii al<strong>lo</strong>ra. È <strong>lo</strong> stesso do<strong>lo</strong>re che l'anima criminale sente quando,<br />

essendosi presentata davanti al tribunale della sant<strong>it</strong>à <strong>di</strong>vina che si appesantisce su <strong>di</strong> lei, la percuote e la opprime e<br />

l'inabissa nella sua giusta collera.<br />

«Io sarò la tua forza - mi <strong>di</strong>sse, - non temere <strong>di</strong> nulla, ma sii attenta alla mia voce e a quanto ti domando per <strong>di</strong>sporti al<br />

compimento dei miei <strong>di</strong>segni.<br />

«In primo luogo tu mi riceverai nell'Eucaristia tutte le volte che l'obbe<strong>di</strong>enza te <strong>lo</strong> permetterà, qualunque mortificazione o<br />

umiliazione te ne possa venire: queste tu le devi ricevere come pegni del mio amore. Ti comunicherai inoltre ogni primo<br />

venerdì del mese e tutte le notti dal giovedì al venerdì ti renderò partecipe <strong>di</strong> quella mortale tristezza che io volli provare nel<br />

Giar<strong>di</strong>no degli Ulivi, e tale tristezza ti ridurrà, senza che tu <strong>lo</strong> possa comprendere, a una specie <strong>di</strong> agonia più <strong>di</strong>fficile a<br />

sopportarsi che la morte. Per tenermi compagnia in quest'umile preghiera che io presentai al<strong>lo</strong>ra a mio Padre fra tutte le<br />

mie angosce, tu ti alzerai tra le un<strong>di</strong>ci e mezzanotte, per prostrarti tanto per rappacificare la collera <strong>di</strong>vina, domandando<br />

15


misericor<strong>di</strong>a per i peccatori, quanto per addolcire in qualche modo l'amarezza che io provai per l'abbandono dei miei<br />

Apostoli, che mi obbligò a rimproverarli per non aver potuto vegliare un'ora con me, e durante quest'ora tu farai quel<strong>lo</strong><br />

che io t'insegnerò».<br />

Con una singolare imprevista grazia, il Signore ha premiato la nostra fedeltà al Getsemani.<br />

Me<strong>di</strong>ante una <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> Giovanni Pao<strong>lo</strong> II, la Via Crucis al Co<strong>lo</strong>sseo del Venerdì Santo del 1991,<br />

da lui presieduta, nella «Prima Stazione» ha adorato «Gesù nell'Orto degli Ulivi».<br />

L'avvenimento è così importante per la nostra spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à che r<strong>it</strong>engo doveroso riportare il testo della<br />

«me<strong>di</strong>tazione» e dell'«orazione» offerta ai fedeli fissandone la data: 29 marzo 1991.<br />

Prima Stazione della Via Crucis al Co<strong>lo</strong>sseo<br />

GESU’ NELL’ORTO DEGLI ULIVI<br />

Me<strong>di</strong>tazione<br />

Gesù è là, so<strong>lo</strong>, nel giar<strong>di</strong>no che odora <strong>di</strong> ulivo. Si è gettato a terra e ha allargato le braccia per unire i<br />

due estremi, <strong>di</strong>stanti un abisso, della <strong>di</strong>sperazione e della speranza.<br />

Getsemani, ora della paura e dell'angoscia, della tristezza e del sudore <strong>di</strong> sangue, degli amici che si<br />

addormentano e non comprendono.<br />

Getsemani, ora della tentazione suprema: riprendersi sub<strong>it</strong>o la g<strong>lo</strong>ria <strong>di</strong>vina del Figlio e abbandonare la<br />

causa dell'uomo.<br />

Getsemani, ora della preghiera intensa e del <strong>di</strong>a<strong>lo</strong>go filiale, della accettazione, nell'amore, del calice<br />

amaro.<br />

Per l'agonia del Getsemani si riapre - testimoni gli ulivi - la porta dell'antico giar<strong>di</strong>no e trabocca <strong>di</strong><br />

speranza il calice della passione dell'uomo.<br />

Orazione<br />

O Amico degli uomini, che nel giar<strong>di</strong>no degli ulivi sei la speranza oltre ogni speranza: a te la nostra<br />

riconoscenza e la nostra supplica.<br />

O Amico degli uomini, il tuo abbandono alla vo<strong>lo</strong>ntà del Padre incoraggia le nostre scelte evangeliche<br />

tra le <strong>di</strong>fficoltà della v<strong>it</strong>a.<br />

O Amico degli uomini, ren<strong>di</strong>ci forti nel cammino della fede, intrepi<strong>di</strong> nel donare la v<strong>it</strong>a per amore della<br />

V<strong>it</strong>a.<br />

G<strong>lo</strong>ria e <strong>lo</strong>de a te, o Cristo, fedele nella prova, sorgente <strong>di</strong> speranza e <strong>di</strong> riconciliazione per ogni vivente.<br />

Amen.<br />

16


Cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> VIII<br />

PAURA E DISGUSTO<br />

«Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Gesù <strong>di</strong>sse <strong>lo</strong>ro: "La mia anima<br />

è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate» (Marco 14,33-34)<br />

Come l'analisi del testo <strong>di</strong> Matteo ci ha permesso <strong>di</strong> mettere in evidenza il bisogno d'amore che<br />

Gesù ha provato nella notte del Getsemani, così ora una me<strong>di</strong>tazione sul testo <strong>di</strong> Marco apre la nostra<br />

conoscenza su altri aspetti dell'agonia <strong>di</strong> Gesù.<br />

Il testo <strong>di</strong> Marco riportato nella introduzione del cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> richiede <strong>di</strong> essere confrontato con<br />

quel<strong>lo</strong> <strong>di</strong> Matteo me<strong>di</strong>tato nel cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> precedente, che ora ripresento abbreviando<strong>lo</strong>. Matteo racconta<br />

che Gesù «cominciò a provare tristezza e angoscia». Disse <strong>lo</strong>ro: «La mia anima è triste fino alla morte»<br />

(Mt 26,37-38).<br />

Queste parole messe a confronto con quelle <strong>di</strong> Matteo: «Cominciò a provare tristezza e<br />

angoscia», ci permettono <strong>di</strong> passare dall'effetto alla causa, cioè al motivo per cui l'anima <strong>di</strong> Gesù prova<br />

tristezza e mestizia <strong>di</strong> grado mortale. Le cause in<strong>di</strong>cate da Marco son la paura e l'angoscia.<br />

Il suo prossimo arresto, la condanna e la morte in croce provocano nell'uomo Gesù un abisso <strong>di</strong><br />

paura. La paura è un fenomeno emotivo incontenibile quando il pensiero dell'uomo anticipa la certezza<br />

<strong>di</strong> eventi carichi <strong>di</strong> sofferenza. I più recenti stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> neuro<strong>lo</strong>gia informano che in questa anticipazione<br />

del futuro imme<strong>di</strong>ato, dalle cellule dei centri nervosi partono delle sostanze chiamate neurotrasmett<strong>it</strong>ori<br />

che possono bersagliare e recare danno ai tessuti <strong>di</strong> svariati organi del corpo umano. Queste<br />

acquisizioni ci permettono <strong>di</strong> pensare che nel corpo <strong>di</strong> Gesù fossero appunto dei neurotrasmett<strong>it</strong>ori a<br />

colpire i capillari delle ghiandole sudoripare, provocando il fenomeno della ematoidrosi de<strong>scr<strong>it</strong>to</strong> in un<br />

cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> precedente.<br />

Per quanto riguarda il te<strong>di</strong>o, <strong>di</strong> cui pure riferisce l'evangelista Marco, giova ricordare il commento che<br />

Giovanni Pao<strong>lo</strong> II ha fatto al dettaglio <strong>di</strong> una lettera <strong>di</strong> San Pao<strong>lo</strong> (Fil 2,7), osservando che «Cristo Gesù<br />

incarnandosi ha scelto la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> schiavo, <strong>di</strong> emarginato e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sprezzato. [Nota 1 - Cfr.<br />

L’Osservatore Romano, 15 novembre 1990].<br />

Nella notte del Getsemani, sapendosi o<strong>di</strong>ato a morte dalle autor<strong>it</strong>à pol<strong>it</strong>iche e culturali <strong>di</strong><br />

Gerusalemme, tra<strong>di</strong>to da Giuda e segu<strong>it</strong>o con sentimento <strong>di</strong> amicizia, ma <strong>di</strong> scarsa comprensione dagli<br />

altri <strong>di</strong>scepoli, Gesù è invaso da un gravissimo sentimento <strong>di</strong> te<strong>di</strong>o, che significa noia insopportabile e<br />

<strong>di</strong>sgusto.<br />

I dettagli che San Marco ci fornisce, rappresentano un importante contributo per la conoscenza<br />

dei processi mentali <strong>di</strong> Gesù anche perché egli fu a lungo <strong>di</strong>scepo<strong>lo</strong> e collaboratore <strong>di</strong> San Pietro e<br />

probabilmente riferisce i ricor<strong>di</strong> del primo Papa che fu testimone oculare dell'agonia <strong>di</strong> Gesù.<br />

Lo stato d'animo <strong>di</strong> Gesù Cristo secondo il racconto <strong>di</strong> Matteo e <strong>di</strong> Marco (bisogno d'amore,<br />

paura, <strong>di</strong>sgusto) possiamo ora collegar<strong>lo</strong> con il brano della Lettera agli Ebrei che abbiamo c<strong>it</strong>ato nel<br />

cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> V che descrive il transfert della s<strong>it</strong>uazione psico<strong>lo</strong>gica del Salvatore nelle reazioni somatiche e<br />

comportamentali che ogni uomo prova in s<strong>it</strong>uazioni consimili, certamente meno tragiche <strong>di</strong> quella che<br />

stiamo considerando: «Egli, nei giorni nei quali si fece carne, offrendo preghiere e suppliche con forti<br />

grida e lagrime a colui che avrebbe potuto salvar<strong>lo</strong>, per la sua obbe<strong>di</strong>enza fu esau<strong>di</strong>to».<br />

La tristezza mortale, la paura, il <strong>di</strong>sgusto, il sudore <strong>di</strong> sangue sono prove dell'angoscia sofferta<br />

nell'anima e nel corpo da Gesù e <strong>di</strong>mostrano la sua natura umana. La narrazione dei Vangeli dalla<br />

nasc<strong>it</strong>a in Betlemme alla morte sul Golgota sono una continua <strong>di</strong>versificata prova <strong>di</strong> questa natura<br />

umana che a noi preme <strong>di</strong> rilevare per quanto avvenne nell'orto degli ulivi.<br />

Sul significato della sofferenza <strong>di</strong> Gesù e <strong>di</strong> ogni uomo tratta Giovanni Pao<strong>lo</strong> II nella Enciclica Salvifici<br />

do<strong>lo</strong>ris, firmata l’11 febbraio 1984;<br />

ne trascrivo il brano che si riferisce al Getsemani:<br />

«Molti luoghi, molti <strong>di</strong>scorsi durante l'insegnamento pubblico <strong>di</strong> Cristo testimoniano come egli<br />

accetti sin dall'inizio questa sofferenza, che è la vo<strong>lo</strong>ntà del Padre per la salvezza del mondo. Tuttavia,<br />

un punto defin<strong>it</strong>ivo <strong>di</strong>venta qui la preghiera nel Getsemani. Le parole: "Padre mio, se è possibile, passi<br />

17


da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!" (Mt 26, 39) e in segu<strong>it</strong>o: "Padre mio,<br />

se questo calice non può passare da me senza che io <strong>lo</strong> beva, sia fatta la tua vo<strong>lo</strong>ntà" (Mt 26,42), hanno<br />

una multiforme e<strong>lo</strong>quenza. Esse provano la ver<strong>it</strong>à <strong>di</strong> quell'amore, che il Figlio unigen<strong>it</strong>o dà al Padre<br />

nella sua obbe<strong>di</strong>enza. Al tempo stesso, attestano la ver<strong>it</strong>à della sua sofferenza. Le parole della preghiera<br />

<strong>di</strong> Cristo al Getsemani provano la ver<strong>it</strong>à dell'amore me<strong>di</strong>ante la ver<strong>it</strong>à della sofferenza. Le parole <strong>di</strong> Cristo<br />

confermano con tutta semplic<strong>it</strong>à questa umana ver<strong>it</strong>à della sofferenza, fino in fondo: la sofferenza è un<br />

subire il male, davanti al quale l'uomo rabbrivi<strong>di</strong>sce. Egli <strong>di</strong>ce: "passi da me", proprio così, come <strong>di</strong>ce<br />

Cristo nel Getsemani.<br />

Le sue parole attestano insieme questa unica ed incomparabile profon<strong>di</strong>tà ed intens<strong>it</strong>à della sofferenza,<br />

che potè sperimentare solamente l'uomo che è il Figlio unigen<strong>it</strong>o. Esse attestano quella profon<strong>di</strong>tà ed<br />

intens<strong>it</strong>à, che le parole profetiche sopra riportate aiutano, a <strong>lo</strong>ro modo, a capire: non certo fino in<br />

fondo (per questo si dovrebbe penetrare il mistero <strong>di</strong>vino-umano del Soggetto), ma almeno a percepire<br />

quella <strong>di</strong>fferenza (e somiglianza insieme) che si verifica tra ogni possibile sofferenza dell'uomo e quella<br />

del Dio-Uomo. Il Getsemani è il luogo nel quale appunto questa sofferenza [....] si è rivelata.<br />

[Nota 2 - Giovanni Pao<strong>lo</strong> II, Enciclica Salvifici do<strong>lo</strong>ris, n.18].<br />

18


1,38).<br />

Cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> IX<br />

IL DI MARIA SANTISSIMA<br />

. (Luca<br />

So<strong>lo</strong> una persona avrebbe potuto confortare umanamente Gesù per la sol<strong>it</strong>u<strong>di</strong>ne nella quale i<br />

<strong>di</strong>scepoli <strong>lo</strong> lasciarono nella notte del Getsemani, questa persona era sua madre Maria Santissima.<br />

Quale fosse il legame <strong>di</strong> Maria con suo Figlio possiamo rapidamente ricostruir<strong>lo</strong> rileggendo<br />

l'episo<strong>di</strong>o avvenuto circa vent'anni prima, quando Giuseppe e Maria, in occasione <strong>di</strong> un pellegrinaggio a<br />

Gerusalemme, smarrirono Gesù che aveva al<strong>lo</strong>ra 12 anni. «Credendo<strong>lo</strong> nella carovana - narra<br />

l'evangelista - fecero una giornata <strong>di</strong> viaggio e poi si misero a cercar<strong>lo</strong> tra i parenti e i conoscenti; non<br />

avendo<strong>lo</strong> trovato, tornarono in cerca <strong>di</strong> lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni <strong>lo</strong> trovarono nel tempio,<br />

seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'u<strong>di</strong>vano erano pieni <strong>di</strong><br />

stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al veder<strong>lo</strong> restarono stup<strong>it</strong>i e sua madre gli <strong>di</strong>sse:<br />

«Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose: «Perché<br />

mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero<br />

le sue parole. Partì dunque con <strong>lo</strong>ro e tornò a Nazaret e stava <strong>lo</strong>ro sottomesso. Sua madre serbava tutte<br />

queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini (Lc<br />

2,44-52).<br />

Maria «serbava tutte queste cose nel suo cuore». Colleghiamo queste parole a quelle che il medesimo<br />

San Luca scrisse <strong>di</strong> Maria quando Gesù nacque a Betlemme e i pastori <strong>lo</strong> vis<strong>it</strong>arono: «Maria, da parte<br />

sua, serbava tutte queste cose me<strong>di</strong>tandole nel suo cuore» (Lc 2,19). Ricor<strong>di</strong>amo prima ancora quale fu<br />

la domanda che Maria pose all'Ange<strong>lo</strong> Gabriele quando questi le <strong>di</strong>sse: «Ecco concepirai un figlio» (Lc<br />

1,31) Maria rispose: «Come è possibile? Non conosco uomo» (Lc, 1,34).<br />

Questi episo<strong>di</strong>, ciascuno a suo modo, <strong>di</strong>mostrano la vivace intelligenza <strong>di</strong> Maria e il suo desiderio <strong>di</strong><br />

non fermarsi alla superficie degli avvenimenti, ma <strong>di</strong> capirne il significato e la natura.<br />

Un'altra breve indagine nella psiche <strong>di</strong> Maria possiamo ricavarla dal racconto <strong>di</strong> ciò che avvenne<br />

alle nozze <strong>di</strong> Cana, quando Gesù si <strong>di</strong>mostrò riluttante a occuparsi del vino nel banchetto e sua madre,<br />

nonostante questa riluttanza, <strong>di</strong>ce ai servi: «Fate quel<strong>lo</strong> che vi <strong>di</strong>rà» e Gesù <strong>di</strong>sse <strong>lo</strong>ro: «Riemp<strong>it</strong>e <strong>di</strong><br />

acqua le giare» e le riempirono fino all'or<strong>lo</strong>. Disse <strong>lo</strong>ro <strong>di</strong> nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro<br />

<strong>di</strong> tavola» (Gv 2,5-8). Episo<strong>di</strong>o toccante che <strong>di</strong>mostra il potere che Maria sapeva <strong>di</strong> avere sopra il<br />

comportamento <strong>di</strong> suo Figlio; questi, a sua volta, sapeva quale fosse il suo dovere verso la madre.<br />

Data questa intelligenza molto viva, intu<strong>it</strong>iva e responsabile della madre <strong>di</strong> Gesù, perché lei non è<br />

presente nel Getsemani nel momento dell'angoscia <strong>di</strong> suo Figlio e della sua cattura?<br />

Questa domanda è quella che si pone chi me<strong>di</strong>ta il Getsemani e si collega a un'altra più misteriosa<br />

domanda: perché Maria non ha partecipato nel Cenaco<strong>lo</strong> all'ultima Pasqua <strong>di</strong> Gesù? Se infatti avesse<br />

preso parte a quel r<strong>it</strong>o sarebbe scesa anch'essa nell'Orto del Getsemani e avrebbe potuto assistere suo<br />

Figlio come gli fu vicina sul Calvario ai pie<strong>di</strong> della Croce.<br />

Per cercare <strong>di</strong> spiegarci questa assenza, ricor<strong>di</strong>amo che Gesù aveva programmato con esattezza<br />

la celebrazione della sua ultima Pasqua come risulta dalla narrazione dell'evangelista: «Il primo giorno<br />

degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi <strong>di</strong>scepoli gli <strong>di</strong>ssero: "Dove vuoi che an<strong>di</strong>amo a<br />

preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?" Al<strong>lo</strong>ra mandò due dei suoi <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong>cendo <strong>lo</strong>ro:<br />

"Andate in c<strong>it</strong>tà e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; segu<strong>it</strong>e<strong>lo</strong> e là dove entrerà <strong>di</strong>te al<br />

padrone <strong>di</strong> casa: Il Maestro <strong>di</strong>ce: dov'è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei<br />

<strong>di</strong>scepoli? Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, già pronta; là preparate per<br />

noi". I <strong>di</strong>scepoli andarono e entrati in c<strong>it</strong>tà, trovarono come aveva detto <strong>lo</strong>ro e prepararono per la<br />

Pasqua» (Mc 14,12-16).<br />

Nel suo programma Gesù intendeva utilizzare la Pasqua per ist<strong>it</strong>uire due sacramenti: l'eucaristia<br />

e il sacerdozio. Non risulta che egli abbia previsto la presenza <strong>di</strong> Maria in questa circostanza. Maria, in<br />

altro modo, aveva ricevuto dal<strong>lo</strong> Spir<strong>it</strong>o Santo la carne e il sangue <strong>di</strong> Gesù il giorno nel quale ebbe<br />

19


luogo l'Incarnazione ed era <strong>di</strong>ventata sacerdotessa il giorno nel quale aveva partor<strong>it</strong>o il Figlio <strong>di</strong> Dio<br />

fatto uomo.<br />

Certamente Maria, dovunque fosse nella notte del Getsemani, rispettava il volere <strong>di</strong> Gesù ed<br />

anche in questa occasione ripeteva, nella sua essenza, la risposta data a Gabriele: Ecce ancilla Domini, fiat<br />

mihi secundum verbum tuum. L'antico fiat <strong>di</strong> Maria si univa al fiat che suo Figlio pronunciava nel Getsemani.<br />

Per questo motivo la presenza <strong>di</strong> Maria nel Getsemani è reale ma spir<strong>it</strong>uale perché<br />

contrassegnata dalla sua assenza fisica, la quale permette alla passione <strong>di</strong> Gesù <strong>di</strong> raggiungere il suo<br />

vertice, quel<strong>lo</strong> <strong>di</strong> una sol<strong>it</strong>u<strong>di</strong>ne assoluta, <strong>di</strong> una espiazione totale, <strong>di</strong> una uman<strong>it</strong>à così umiliata da non<br />

trovare neppure il conforto <strong>di</strong> una madre; anzi <strong>di</strong> maggiormente soffrire al pensiero <strong>di</strong> lei <strong>lo</strong>ntana e<br />

anch'essa, per intelligenza e intuizione, v<strong>it</strong>tima dell'angoscia.<br />

Per questi motivi la «Società Operaia», dalle sue origini, si è sent<strong>it</strong>a in dovere <strong>di</strong> rivolgersi a<br />

Maria con quelle forti parole del Simbo<strong>lo</strong> Operaio che <strong>di</strong>cono: «Noi cre<strong>di</strong>amo in Maria nella sua<br />

onnipotente intercessione e le chie<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> poter conoscere e fare la vo<strong>lo</strong>ntà <strong>di</strong> Dio per confortare i<br />

do<strong>lo</strong>ri <strong>di</strong> Gesù nel Getsemani, le chie<strong>di</strong>amo inoltre <strong>di</strong> servire la Chiesa e il Papa con il cuore ardente dei<br />

primi cristiani, secondo i bisogni dell'ora che volge».<br />

Il ricorso a Maria non è so<strong>lo</strong> un sentimento che ripetiamo nel Simbo<strong>lo</strong>, ma un atto doveroso<br />

che l'Operaio rinnova ogni giorno con la rec<strong>it</strong>a del Santo Rosario e del Picco<strong>lo</strong> Ufficio della B.V. Maria.<br />

Sarebbe bene che l'Operaio/a rec<strong>it</strong>asse ogni domenica con il Papa l'Angelus <strong>di</strong> mezzogiorno, ricordando<br />

che ebbe inizio nel 1954 con le seguenti parole <strong>di</strong> introduzione:<br />

«Qui la Ra<strong>di</strong>o Vaticana in collegamento con la Ra<strong>di</strong>otelevisione Italiana. Trasmettiamo dalla<br />

residenza estiva <strong>di</strong> Castel Gandolfo la preghiera dell'Angelus che il Santo Padre Pio XII rec<strong>it</strong>erà tra<br />

qualche istante in occasione della solenn<strong>it</strong>à dell'Assunta nell'anno Mariano, annuendo così<br />

benignamente alle suppliche dell'Azione Cattolica <strong>it</strong>aliana, che con tutti gli altri fedeli desiderano unirsi<br />

alla preghiera del Papa».<br />

Se poi l'Operaio avesse la possibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> recarsi in pellegrinaggio a Gerusalemme e al Getsemani<br />

storico, gli consiglierei <strong>di</strong> trattenersi sulle soglie del podere custo<strong>di</strong>to dall'Or<strong>di</strong>ne dei Frati Minori per<br />

vis<strong>it</strong>are il Santuario, custo<strong>di</strong>to da Monaci ortodossi, che consiste in una grotta chiamata «La tomba della<br />

Vergine». Se la tra<strong>di</strong>zione toponomastica fosse atten<strong>di</strong>bile (l'archeo<strong>lo</strong>go P. Bagazzi O.F.M. la r<strong>it</strong>iene<br />

sicura al 90%), è là, sul lim<strong>it</strong>are del Getsemani, che gli Apostoli avrebbero pensato <strong>di</strong> seppellire la<br />

Madre <strong>di</strong> Gesù e da quella tomba può aver avuto luogo l'Assunzione <strong>di</strong> Maria SS. al cie<strong>lo</strong>.<br />

L'Assunzione è un dogma, mentre «la tomba della Vergine» è so<strong>lo</strong> una tra<strong>di</strong>zione <strong>lo</strong>cale. Però fa<br />

pensare alla me<strong>di</strong>tazione che anche la Chiesa nascente può aver fatto sulla presenza spir<strong>it</strong>uale <strong>di</strong> Maria<br />

SS. nel Getsemani del suo Gesù, collegando in questo modo i due fiat che hanno salvato l'uman<strong>it</strong>à.<br />

20


Cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> X<br />

GIUDA, UNO DEI DODICI<br />

«Ecco arrivare Giuda, uno dei Do<strong>di</strong>ci, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi<br />

sacerdoti e dagli anziani del popo<strong>lo</strong>. Il tra<strong>di</strong>tore aveva dato <strong>lo</strong>ro questo segnale <strong>di</strong>cendo: "Quel<strong>lo</strong> che bacerò, è Lui;<br />

arrestate<strong>lo</strong>!". E sub<strong>it</strong>o si avvicinò a Gesù e <strong>di</strong>sse: "Salve, Rabbi!". E <strong>lo</strong> baciò. E Gesù gli <strong>di</strong>sse: "Amico, per questo sei<br />

qui!". Al<strong>lo</strong>ra si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e <strong>lo</strong> arrestarono». (Mt 26, 47- 50).<br />

Infine compare nel Getsemani un personaggio che non compie la vo<strong>lo</strong>ntà del Padre, ma quella<br />

<strong>di</strong> Satana. <strong>Leggi</strong>amo infatti nel Vange<strong>lo</strong> <strong>di</strong> Luca: «Si avvicinava la festa degli Azzimi, chiamata Pasqua e i<br />

sommi sacerdoti e gli scribi cercavano come toglier<strong>lo</strong> <strong>di</strong> mezzo, poiché temevano il popo<strong>lo</strong>. Al<strong>lo</strong>ra<br />

Satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Do<strong>di</strong>ci. Ed egli andò a <strong>di</strong>scutere con i sommi<br />

sacerdoti e i capi delle guar<strong>di</strong>e sul modo <strong>di</strong> consegnar<strong>lo</strong> nelle <strong>lo</strong>ro mani. Essi si rallegrarono e si<br />

accordarono <strong>di</strong> dargli del denaro. Egli fu d'accordo e cercava l'occasione propizia per consegnar<strong>lo</strong> <strong>lo</strong>ro<br />

<strong>di</strong> nascosto dalla folla» (Lc, 22, 1-6).<br />

Che Giuda fosse posseduto da Satana, che <strong>lo</strong> adoperava quando era necessario per uccidere<br />

Gesù, <strong>lo</strong> conferma l'evangelista Giovanni il quale, durante l'ultima cena, chiese a Gesù chi fosse colui<br />

che <strong>lo</strong> avrebbe tra<strong>di</strong>to. Rispose al<strong>lo</strong>ra Gesù: «È colui per il quale intingerò un boccone e glie<strong>lo</strong> darò».<br />

Poi, intinto un pezzetto <strong>di</strong> pane, <strong>lo</strong> <strong>di</strong>ede a Giuda <strong>di</strong> Simone Iscariote. E, intinto, il boccone, [...] satana<br />

entrò in lui [...]. Preso il boccone egli sub<strong>it</strong>o uscì. Ed era notte» (Gv 13, 26-30).<br />

Era quella la notte del Getsemani ed ecco cosa avvenne al termine <strong>di</strong> essa, secondo il racconto<br />

dell'Evangelista Matteo: «Ecco arrivare Giuda, uno dei Do<strong>di</strong>ci, e con lui una gran folla con spade e<br />

bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popo<strong>lo</strong> [...]. Il tra<strong>di</strong>tore aveva dato <strong>lo</strong>ro questo<br />

segnale <strong>di</strong>cendo: "Quel<strong>lo</strong> che bacerò è lui, arrestate<strong>lo</strong>!". E sub<strong>it</strong>o si avvicinò a Gesù e <strong>di</strong>sse: "Salve,<br />

Rabbi!". E <strong>lo</strong> baciò. E Gesù gli <strong>di</strong>sse: "Amico, per questo sei qui!"» (Mt 26,47-50).<br />

Molto si potrebbe <strong>di</strong>re <strong>di</strong> Giuda: che era il tesoriere del gruppo apostolico, che si era<br />

scandalizzato il giorno nel quale la Maddalena aveva lavato con le sue lacrime i pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> Cristo e li aveva<br />

profumati con preziosi unguenti, delle parole usate da lui per dep<strong>lo</strong>rare l'accaduto: «Perché quest'olio<br />

profumato non si è venduto per 300 denari per poi darli ai poveri?» e del commento <strong>di</strong> queste parole<br />

fatto da Giovanni: «Questo, egli <strong>di</strong>sse, non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e,<br />

siccome teneva la cassa, prendeva quel<strong>lo</strong> che vi mettevano dentro» (Gv 12,2-6).<br />

Ma ora mi preme <strong>di</strong> fermare l'attenzione <strong>di</strong> chi legge sopra due dettagli, quel<strong>lo</strong> rifer<strong>it</strong>o da Luca e da<br />

Matteo che Giuda era «uno dei Do<strong>di</strong>ci» e quel<strong>lo</strong> rifer<strong>it</strong>o da Luca e da Giovanni che «Satana entrò in<br />

Giuda».<br />

Che Giuda fosse «uno dei Do<strong>di</strong>ci» tutti <strong>lo</strong> sapevano, tantoché Giovanni, ultimo in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> tempo a<br />

scrivere il Vange<strong>lo</strong>, neppure <strong>lo</strong> ricorda. Perciò questa precisazione <strong>di</strong> Matteo e <strong>di</strong> Luca ha un sapore<br />

speciale. A me sembra che significhi l'enorm<strong>it</strong>à che uno dei do<strong>di</strong>ci prescelti da Cristo abbia potuto<br />

tra<strong>di</strong>re. Giuda aveva accettato la vocazione <strong>di</strong>vina e questa, dopo tre anni, <strong>di</strong>mostrava <strong>di</strong> essere fall<strong>it</strong>a.<br />

La vocazione <strong>di</strong> Giuda era <strong>di</strong> essere, sotto la guida <strong>di</strong> Pietro, uno dei fondatori della Chiesa Universale.<br />

Il fallimento della vocazione <strong>lo</strong> aveva portato dall'eroismo <strong>di</strong> chi pratica e pre<strong>di</strong>ca il Vange<strong>lo</strong> all'egoismo<br />

<strong>di</strong> chi ruba nella borsa comune, da chi è inv<strong>it</strong>ato a perseguire un ideale celeste a chi cerca vantaggi dalla<br />

pol<strong>it</strong>ica terrestre, dal furto alla menzogna, da questa al tra<strong>di</strong>mento.<br />

Con il tra<strong>di</strong>mento Satana entra in possesso <strong>di</strong> Giuda.<br />

Il servizio reso a Satana ottenebra la mente <strong>di</strong> Giuda, il quale non capisce che la denuncia <strong>di</strong><br />

Cristo nell'ultima cena: «Uno <strong>di</strong> voi mi tra<strong>di</strong>rà» e il boccone <strong>di</strong> pane intinto che riceve da Cristo sono<br />

tentativi <strong>di</strong> fargli capire che il Divino Maestro è al corrente del suo progetto e cerca <strong>di</strong> ricuperare la sua<br />

anima. Il possesso <strong>di</strong> Satana non gli permette neppure <strong>di</strong> capire che la risposta <strong>di</strong> Gesù al suo bacio:<br />

«Amico, per questo sei qui!» è il tentativo ultimo <strong>di</strong> salvar<strong>lo</strong>.<br />

Satana <strong>lo</strong> adopera e poi <strong>lo</strong> abbandona alla <strong>di</strong>sperazione e al suici<strong>di</strong>o.<br />

Satana, dunque, raggiunge il Getsemani me<strong>di</strong>ante Giuda e questa duplice presenza ci insegna<br />

che tanto più le anime sono chiamate a seguire una vocazione, tanto più sono oggetto <strong>di</strong> tentazioni<br />

21


<strong>di</strong>aboliche. Anche San Pietro nel suo primo <strong>di</strong>scorso nota l'alto grado della vocazione <strong>di</strong> Giuda con<br />

queste puntuali parole: «Giuda, che fece da guida a quelli che arrestarono Gesù [...] era stato del nostro<br />

numero e aveva avuto in sorte <strong>lo</strong> stesso nostro ministero» (At 1, 16-17).<br />

L'appartenenza alla Società Operaia è anch'essa una chiamata <strong>di</strong> Dio. Dico a me ed a voi:<br />

<strong>di</strong>fen<strong>di</strong>amo ogni giorno e ad ogni costo la nostra vocazione!<br />

Nel Getsemani, per altro, aleggia il ricordo <strong>di</strong> una presenza che si contrappone decisamente a<br />

quella <strong>di</strong> Giuda.<br />

È la presenza <strong>di</strong> cui ci parla Giovanni: «C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, un capo<br />

dei Giudei. Egli andò da Gesù, <strong>di</strong> notte...» (Gv 3, 1-2).<br />

Per questo gli esegeti pensano che la vis<strong>it</strong>a <strong>di</strong> Nicodemo sia avvenuta nel Getsemani dove Gesù<br />

si r<strong>it</strong>irava <strong>di</strong> notte quando si trovava a Gerusalemme e anche perché sembra che il col<strong>lo</strong>quio abbia<br />

avuto luogo all'aperto, come si può desumere da queste parole che Gesù adopera per insegnare a<br />

Nicodemo come opera misteriosamente la vo<strong>lo</strong>ntà <strong>di</strong> Dio: «Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce;<br />

ma non sai <strong>di</strong> dove viene e dove va: così è <strong>di</strong> chiunque è nato dal<strong>lo</strong> Spir<strong>it</strong>o» (Gv 3,8).<br />

E parlando <strong>di</strong> sé stesso, Gesù prosegue: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio<br />

Unigen<strong>it</strong>o, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la v<strong>it</strong>a eterna» (Gv 3,16).<br />

L'andata <strong>di</strong> Nicodemo nel Getsemani corrisponde a una vocazione che Nicodemo raccoglie ed a cui<br />

aderisce. Infatti Giovanni narra che, dopo la morte <strong>di</strong> Gesù, quando Giuseppe d'Arimatea ottenne da<br />

Pilato <strong>di</strong> poter seppellirne il corpo, «vi andò anche Nicodemo, quel<strong>lo</strong> che in precedenza era andato da<br />

lui <strong>di</strong> notte, e portò una mistura <strong>di</strong> mirra e <strong>di</strong> a<strong>lo</strong>e <strong>di</strong> circa cento libbre. Essi presero al<strong>lo</strong>ra il corpo <strong>di</strong><br />

Gesù e <strong>lo</strong> avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei» (Gv 19,<br />

39-40).<br />

Il col<strong>lo</strong>quio nel Getsemani aveva convert<strong>it</strong>o Nicodemo e <strong>lo</strong> aveva trasformato in Operaio <strong>di</strong><br />

Cristo che contribuisce con il suo intervento a<br />

determinare le impronte a stampo del corpo e della morte <strong>di</strong> Cristo nella Sacra Sindone.<br />

Terminiamo riportando me<strong>di</strong>tazione e orazione della seconda stazione della Via Crucis del 29<br />

marzo 1991.<br />

Seconda Stazione della Via Crucis al Co<strong>lo</strong>sseo<br />

GESÙ, TRADITO DA GIUDA, È ARRESTATO<br />

Me<strong>di</strong>tazione<br />

Era notte quando Giuda abbandonò la stanza alta della Cena e si immerse nel buio del tra<strong>di</strong>mento.<br />

La violenza <strong>di</strong> spade e bastoni e il bacio dell'inganno avvolgono il Figlio dell'uomo, il maestro<br />

dell'amore più grande e della ver<strong>it</strong>à che conduce alla v<strong>it</strong>a.<br />

Egli si consegna per adempiere le Scr<strong>it</strong>ture; si consegna per prolungare il dono della Cena.<br />

Nel cuore del tra<strong>di</strong>mento si rivela il paradosso <strong>di</strong> Dio, il <strong>di</strong>segno supremo del suo amore.<br />

Come sta <strong>scr<strong>it</strong>to</strong>: «Forte come la morte è l'amore, tenace come gli inferi è la ge<strong>lo</strong>sia» (Ct 8,6).<br />

È quando il nemico e la violenza sembrano prevalere, la v<strong>it</strong>a donata per amore <strong>di</strong>venta seme <strong>di</strong> salvezza<br />

e <strong>di</strong> rinnovata speranza<br />

Orazione<br />

Tu sei, Gesù, maestro <strong>di</strong> v<strong>it</strong>a anche <strong>di</strong> fronte al tra<strong>di</strong>mento e al sopruso, maestro <strong>di</strong> compassione, sicuro<br />

della fedeltà del Padre, malgrado l'inganno e l'o<strong>di</strong>o umano.<br />

Il Getsemani del mondo si illumina della tua fortezza e nuovo vigore riprende il cuore pavido e<br />

vacillante.<br />

Sostienici con il tuo Spir<strong>it</strong>o: smaschera il mistero <strong>di</strong> Giuda che portiamo nella nostra carne e<br />

perpetuiamo nella nostra storia; donaci la certezza che so<strong>lo</strong> amore e gratu<strong>it</strong>à liberano e salvano.<br />

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Cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> XI<br />

“SONO IO”<br />

«Poi si avvicinò ai <strong>di</strong>scepoli e <strong>di</strong>sse <strong>lo</strong>ro: "Dorm<strong>it</strong>e ormai e riposate! Ecco è giunta l'ora nella quale il figlio<br />

dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, an<strong>di</strong>amo: ecco colui che mi tra<strong>di</strong>sce si avvicina"» (Matteo 26,<br />

45-46).<br />

«Venne la terza volta e <strong>di</strong>sse <strong>lo</strong>ro: "Dorm<strong>it</strong>e ormai e riposatevi: Basta, è venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo<br />

viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, an<strong>di</strong>amo! Ecco colui che mi tra<strong>di</strong>sce è vicino"» (Marco 14,41-42).<br />

«Giuda, dunque, preso un <strong>di</strong>staccamento <strong>di</strong> soldati e delle guar<strong>di</strong>e forn<strong>it</strong>e dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò<br />

là con lanterne, torce e armi. Gesù al<strong>lo</strong>ra, conoscendo tutto quel<strong>lo</strong> che gli doveva accadere, si fece innanzi e <strong>di</strong>sse <strong>lo</strong>ro: "Chi<br />

cercate?". Gli risposero: "Gesù, il Nazareno". Disse <strong>lo</strong>ro Gesù: "Sono io!". Vi era là con <strong>lo</strong>ro anche Giuda, il tra<strong>di</strong>tore.<br />

Appena <strong>di</strong>sse: "Sono io", in<strong>di</strong>etreggiarono e caddero a terra» (Giovanni 18,3-6)<br />

La terza volta che Gesù scuote dal Sonno Pietro, Giacomo e Giovanni <strong>di</strong>ce <strong>lo</strong>ro secondo il<br />

racconto <strong>di</strong> Matteo: «Alzatevi, an<strong>di</strong>amo» e secondo il racconto <strong>di</strong> Marco: «È giunta l'ora». Le parole <strong>di</strong><br />

Marco si integrano con quelle <strong>di</strong> Matteo e stabiliscono che è giunta l'ora <strong>di</strong> un avvenimento misterioso e<br />

solenne.<br />

È l'ora nella quale <strong>lo</strong> scenario del Getsemani improvvisamente cambia.<br />

Il cambiamento della scena corrisponde anz<strong>it</strong>utto all'irruzione, nel silenzio della notte, <strong>di</strong> quella<br />

turba capeggiata da Giuda che voleva arrestare Gesù. Ma un altro più grande cambiamento avviene. Lo<br />

descrive un testimone oculare, l'evangelista Giovanni con queste parole: «Gesù [...] si fece innanzi e<br />

<strong>di</strong>sse <strong>lo</strong>ro: «Chi cercate?» Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse <strong>lo</strong>ro Gesù: «Sono io!» [...]<br />

in<strong>di</strong>etreggiarono e caddero a terra».<br />

All'immagine <strong>di</strong> Gesù all'estremo delle forze fisiche, angosciato, perché tra<strong>di</strong>to e <strong>di</strong>sgustato per i<br />

peccati degli uomini, colmo <strong>di</strong> paura perché prossimo alla condanna e alla morte si sost<strong>it</strong>uisce<br />

l'immagine <strong>di</strong> Gesù padrone <strong>di</strong> sé, protagonista della scena che avanza verso i suoi nemici e <strong>di</strong>ce <strong>lo</strong>ro<br />

con fermo accento: «Sono io». La trasfigurazione <strong>di</strong> Gesù è completa perché dalla sua persona emana<br />

una forza misteriosa e mirata che abbatte sul terreno Giuda, i soldati romani e i serv<strong>it</strong>ori del tempio, ma<br />

non Pietro, Giacomo e Giovanni che rimangono in pie<strong>di</strong>, atton<strong>it</strong>i e desiderosi <strong>di</strong> intervenire per<br />

<strong>di</strong>fendere Gesù.<br />

Per capire il profondo significato <strong>di</strong> questo improvviso cambiamento <strong>di</strong> scena possiamo riferirci<br />

ad un avvenimento, <strong>di</strong> qualche tempo anteriore, narrato da Matteo che riporto perché appartiene,<br />

seppure in<strong>di</strong>rettamente, al Getsemani:<br />

«Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratel<strong>lo</strong> e li condusse in <strong>di</strong>sparte, su un alto<br />

monte. E fu trasfigurato davanti a <strong>lo</strong>ro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti <strong>di</strong>vennero can<strong>di</strong>de<br />

come la neve. Ed ecco apparvero <strong>lo</strong>ro Mosé ed Elia, che conversavano con lui. Pietro prese al<strong>lo</strong>ra la<br />

parola e <strong>di</strong>sse a Gesù: "Signore, è bel<strong>lo</strong> per noi restare qui; se vuoi farò qui tre tende, una per te, una per<br />

Mosè e una per Elia". Egli stava ancor parlando quando una nube luminosa li avvolse con la sua ombra.<br />

«Ed ecco una voce <strong>di</strong>ceva: "Questo è il Figlio mio pre<strong>di</strong>letto, nel quale mi sono compiaciuto.<br />

Ascoltate<strong>lo</strong>". All'u<strong>di</strong>re ciò i <strong>di</strong>scepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore, ma<br />

Gesù si avvicinò e, toccatili, <strong>di</strong>sse: "Alzatevi e non temete". Sollevando gli occhi non videro più<br />

nessuno, se non Gesù so<strong>lo</strong>» (Mt 17, 1-8).<br />

Questo avvenimento, a quanto sembra, avvenne sul Monte Tabor e la sua ana<strong>lo</strong>gia con<br />

l'episo<strong>di</strong>o del Getsemani consiste nella scelta da parte <strong>di</strong> Gesù delle medesime persone (Pietro,<br />

Giacomo, Giovanni), nella voce misteriosa, molto significativa, che riempie <strong>di</strong> timore i <strong>di</strong>scepoli i quali<br />

cadono con la faccia a terra e nel cambiamento <strong>di</strong> Gesù il quale <strong>di</strong>ce a <strong>lo</strong>ro <strong>di</strong> alzarsi e <strong>di</strong> non temere. La<br />

<strong>di</strong>fferenza consiste nel fatto che la voce che costringe i <strong>di</strong>scepoli ad abbattersi sul terreno non è quella<br />

<strong>di</strong> Cristo, ma quella <strong>di</strong> suo Padre. Nei due casi si tratta <strong>di</strong> una voce <strong>di</strong>vina che <strong>di</strong>mostra la sua potenza<br />

inarrestabile e calcolata. Nel calco<strong>lo</strong> del Padre vi era probabilmente il desiderio <strong>di</strong> premunire quei tre<br />

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<strong>di</strong>scepoli dalla delusione che avrebbero provato nel Getsemani <strong>di</strong> fronte a Gesù trasfigurato non <strong>di</strong><br />

g<strong>lo</strong>ria ma <strong>di</strong> angoscia, non <strong>di</strong> luce ma <strong>di</strong> tenebre.<br />

R<strong>it</strong>orniamo nel Getsemani dove, in un primo tempo, l'angoscia, il sudore <strong>di</strong> sangue e le lagrime<br />

<strong>di</strong>mostrano la natura umana <strong>di</strong> Gesù, mentre, si <strong>di</strong>mostra ora, con l'effetto provocato dalle parole Ego<br />

sum, la natura <strong>di</strong>vina <strong>di</strong> Gesù.<br />

Questa <strong>di</strong>mostrazione arricchisce la spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à dell'Operaio per due motivi. Anz<strong>it</strong>utto perché<br />

l'Operaio non potrà mai <strong>di</strong>menticare che la persona <strong>di</strong> Cristo, che soffre le più atroci sofferenze fisiche,<br />

mentali e chiede amore ai suoi <strong>di</strong>scepoli, questa medesima persona possiede una forza <strong>di</strong>vina che<br />

potrebbe annientare i suoi nemici se non fosse nascosto nel mistero dell'Incarnazione il progetto che<br />

Dio Figlio avrebbe dovuto morire come un uomo peccatore per salvare il genere umano. L'Operaio<br />

considera il Tabernaco<strong>lo</strong> come un Getsemani permanente nel quale Gesù rimane per <strong>lo</strong> più so<strong>lo</strong>,<br />

<strong>di</strong>satteso anche dai fedeli ed emarginato da quanti ignorano la sua presenza nell'Eucaristia; questo Gesù<br />

nascosto nel buio <strong>di</strong> un ab<strong>it</strong>aco<strong>lo</strong> possiede la forza <strong>di</strong>vina che ha <strong>di</strong>mostrato nel Getsemani e può usarla<br />

per chiarire, risolvere i problemi <strong>di</strong> chi <strong>lo</strong> vis<strong>it</strong>a.<br />

Per questo motivo sulla porticina del Tabernaco<strong>lo</strong> nei Santuari <strong>di</strong> Casale Corte Cerro (Novara) e<br />

<strong>di</strong> Paestum (Salerno), de<strong>di</strong>cati a Gesù nel Getsemani, sta <strong>scr<strong>it</strong>to</strong>, come ricordo e mon<strong>it</strong>o: «Ego sum».<br />

Il secondo arricchimento è <strong>di</strong> cultura teo<strong>lo</strong>gica perché la presenza <strong>di</strong> due nature nella persona <strong>di</strong><br />

Cristo ha rappresentato nella Chiesa un problema che ha prodotto delle eresie nel V-VI seco<strong>lo</strong>, le quali<br />

persistono anche oggi in alcune chiese orientali. Si tratta della eresia cosiddetta del monofisismo e cioè<br />

dell'unica natura <strong>di</strong> Cristo, condannata dal Sinodo <strong>di</strong> Costantinopoli (448), da Papa Leone Magno, dal<br />

Concilio <strong>di</strong> Calcedonia (451) e dal Concilio <strong>di</strong> Costantinopoli (553). Infatti quando rec<strong>it</strong>iamo il Credo,<br />

affermando «Dio vero da Dio vero» e «per opera del<strong>lo</strong> Spir<strong>it</strong>o Santo si è incarnato nel seno della<br />

Vergine Maria e si è fatto uomo», affermiamo l'autentico pensiero della Chiesa, ossia le due nature <strong>di</strong><br />

Cristo. Ma ancor prima l'episo<strong>di</strong>o del Getsemani <strong>di</strong>mostra la duplice natura, <strong>di</strong>vina e umana, nell'unica<br />

persona <strong>di</strong> Gesù Cristo.<br />

Veramente arcani, i <strong>di</strong>segni della Provvidenza che hanno sugger<strong>it</strong>o a Giovanni Pao<strong>lo</strong> II <strong>di</strong><br />

r<strong>it</strong>occare la Via Crucis in modo che la me<strong>di</strong>tazione della Passione <strong>di</strong> Gesù possa avere inizio nell'orto del<br />

Getsemani con due stazioni: la prima de<strong>di</strong>cata all'agonia spir<strong>it</strong>uale <strong>di</strong> Gesù, contrassegnata dal sudore<br />

ematico espressione della sua natura umana, la seconda de<strong>di</strong>cata alla sua cattura nella quale risuona la<br />

sua natura <strong>di</strong>vina nell'Ego sum e nel ricordo dei suoi effetti inarrestabili.<br />

Se gli Operai sapranno essere, come devono, il fermento del laicato cattolico, avranno così<br />

modo <strong>di</strong> chiarire a sé stessi e al popo<strong>lo</strong> che la spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à del Getsemani presenta molti aspetti, ma<br />

specialmente due: quel<strong>lo</strong> della sublimazione del do<strong>lo</strong>re come sorgente <strong>di</strong> salvezza e quel<strong>lo</strong> della<br />

onnipotenza <strong>di</strong> Dio a <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> ogni creatura che Lo invoca con fede e amore.<br />

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Cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> XII<br />

VI FU PERO’ UN GIOVANE…<br />

«Al<strong>lo</strong>ra si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e <strong>lo</strong> arrestarono. Ed ecco, uno <strong>di</strong> quelli che erano con<br />

Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. Al<strong>lo</strong>ra Gesù gli<br />

<strong>di</strong>sse: "Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada, periranno <strong>di</strong> spada. Pensi forse che io<br />

non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe sub<strong>it</strong>o più <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci Legioni <strong>di</strong> Angeli? Ma come al<strong>lo</strong>ra si adempirebbero<br />

le Scr<strong>it</strong>ture, secondo le quali così deve avvenire?"» (Matteo 26,50-54).<br />

«Essi gli misero addosso le mani e <strong>lo</strong> arrestarono. Uno dei presenti, estratta la spada, colpì il servo del sommo<br />

sacerdote e gli recise l'orecchio». (Marco 14,46-47).<br />

«Al<strong>lo</strong>ra quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, <strong>di</strong>ssero: "Signore, dobbiamo colpire con la<br />

spada?". E uno <strong>di</strong> <strong>lo</strong>ro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l'orecchio destro. Ma Gesù intervenne <strong>di</strong>cendo:<br />

"Lasciate, basta così!". E toccandogli l'orecchio, <strong>lo</strong> guarì» (Luca 22,49-51)<br />

«Al<strong>lo</strong>ra Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò<br />

l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù al<strong>lo</strong>ra <strong>di</strong>sse a Pietro: "Rimetti la tua spada nel fodero; non devo<br />

forse bere il calice che il padre mi ha dato?"»- (Giovanni 18,10-11).<br />

«Tutti al<strong>lo</strong>ra, abbandonando<strong>lo</strong>, fuggirono. Un giovanetto però <strong>lo</strong> seguiva, rivest<strong>it</strong>o soltanto <strong>di</strong> un lenzuo<strong>lo</strong> e <strong>lo</strong><br />

fermarono. Ma egli, lasciato il lenzuo<strong>lo</strong>, fuggì via nudo» (Marco 14, 50-52)<br />

Dopo il secondo «Sono io» che Gesù esprime non più come Dio, ma come quell'uomo<br />

nazareno che viene ricercato, gli mettono le mani addosso e <strong>lo</strong> catturano. Scatta in quel momento nel<br />

pensiero dei tre <strong>di</strong>scepoli il dovere <strong>di</strong> opporsi a quella infamia e, fra questi, Pietro che aveva con sé una<br />

spada, la sfodera e cerca <strong>di</strong> colpire la testa <strong>di</strong> Malco, servo del grande sacerdote, ma gli riesce soltanto <strong>di</strong><br />

mozzargli un orecchio, quel<strong>lo</strong> destro come riferiscono Luca e Giovanni. La reazione armata <strong>di</strong> Pietro<br />

provocò un momento <strong>di</strong> arresto nel proce<strong>di</strong>mento della cattura e permise a Gesù <strong>di</strong> parlare a Pietro<br />

<strong>di</strong>cendogli: «Rimetti la spada nel fodero, perché quelli che mettono mano alla spada, periranno <strong>di</strong><br />

spada» (Mt 26,52) e Gesù «toccando l'orecchio [<strong>di</strong> Malco] <strong>lo</strong> guarì» (Lc 22,51). Si tratta <strong>di</strong> un miraco<strong>lo</strong><br />

che <strong>di</strong>mostra nuovamente la natura <strong>di</strong>vina <strong>di</strong> Gesù e che avrebbe dovuto ricordare a Pietro, Giacomo e<br />

Giovanni l'episo<strong>di</strong>o della figlia <strong>di</strong> Giairo, quando Gesù li volle con sé perché fossero testimoni <strong>di</strong> quella<br />

guarigione (Mc 5,21-43).<br />

Racconta l'evangelista Marco: «Al<strong>lo</strong>ra, abbandonando<strong>lo</strong>, tutti fuggirono. Un giovanetto però <strong>lo</strong><br />

seguiva, rivest<strong>it</strong>o soltanto <strong>di</strong> un lenzuo<strong>lo</strong> e <strong>lo</strong> fermarono. Ma egli, lasciato il lenzuo<strong>lo</strong>, fuggì via nudo».<br />

Molti pensano che questo giovane, forse parente del proprietario del Getsemani e guar<strong>di</strong>ano del luogo,<br />

fosse <strong>lo</strong> stesso evangelista Marco. Certo è che i <strong>di</strong>scepoli, quegli otto che Gesù aveva lasciato<br />

all'ingresso del Getsemani e i tre che Gesù aveva preso con sé, «tutti» i <strong>di</strong>scepoli fuggirono, come Gesù<br />

stesso aveva predetto <strong>di</strong>cendo a <strong>lo</strong>ro nel Cenaco<strong>lo</strong>: «Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa<br />

notte» (Mt 26,31).<br />

Fra i «tutti» Pietro, che però segue la turba che ha catturato Gesù fino al tribunale <strong>di</strong> Caifa dove,<br />

alle <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> una serva che <strong>lo</strong> riconosce come un galileo <strong>di</strong>scepo<strong>lo</strong> <strong>di</strong> Gesù, egli <strong>di</strong>chiara per tre<br />

volte <strong>di</strong> non conoscer<strong>lo</strong>.<br />

Come spiegare questo comportamento <strong>di</strong> Pietro così confuso, contrad<strong>di</strong>ttorio, irrazionale?<br />

Certamente ricordando che non so<strong>lo</strong> lui ma anche Giacomo e Giovanni, invece <strong>di</strong> vegliare e pregare<br />

come Gesù per tre volte li aveva sollec<strong>it</strong>ati, avevano ceduto al sonno e lasciato so<strong>lo</strong> il Maestro nella sua<br />

angoscia. E al<strong>lo</strong>ra, come e perché quei <strong>di</strong>scepoli che Gesù aveva prescelto in varie occasioni e,<br />

specialmente Pietro, non seppero guardare gli avvenimenti nell'ottica <strong>di</strong> Gesù, manifestando tale<br />

insipienza, ignoranza, debolezza e incapac<strong>it</strong>à? Questo comportamento assurdo e dep<strong>lo</strong>revole è un<br />

25


importante documento che la spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à del Getsemani ci conduce a me<strong>di</strong>tare: i tre <strong>di</strong>scepoli non<br />

avevano ancora ricevuto <strong>lo</strong> Spir<strong>it</strong>o Santo.<br />

Quaranta giorni dopo «venne all'improvviso dal cie<strong>lo</strong> un rombo, come <strong>di</strong> vento che si abbatte<br />

gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero <strong>lo</strong>ro lingue come <strong>di</strong> fuoco che si<br />

<strong>di</strong>videvano e si posarono su ciascuno <strong>di</strong> <strong>lo</strong>ro; ed essi furono tutti pieni <strong>di</strong> Spir<strong>it</strong>o Santo e cominciarono<br />

a parlare in altre lingue come <strong>lo</strong> Spir<strong>it</strong>o dava <strong>lo</strong>ro il potere d'esprimersi.<br />

«Si trovavano al<strong>lo</strong>ra in Gerusalemme Giudei osservanti <strong>di</strong> ogni nazione che è sotto il cic<strong>lo</strong>.<br />

Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigott<strong>it</strong>a perché ciascuno li sentiva parlare la propria<br />

lingua. Erano stupefatti e fuori <strong>di</strong> sé per <strong>lo</strong> stupore <strong>di</strong>cevano: "Costoro che parlano non sono forse tutti<br />

Galilei? E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? [...]. Che significa questo?".<br />

«Al<strong>lo</strong>ra Pietro levatosi in pie<strong>di</strong> con gli altri Un<strong>di</strong>ci, parlò a voce alta così: "Uomini <strong>di</strong> Giudea, e voi tutti<br />

che vi trovate a Gerusalemme [...] fate attenzione alle mie parole: [...]. Questo Gesù Dio l'ha risusc<strong>it</strong>ato<br />

[...] e dopo aver ricevuto dal Padre <strong>lo</strong> Spir<strong>it</strong>o Santo che egli aveva promesso, <strong>lo</strong> ha effuso, come voi<br />

stessi potete vedere e u<strong>di</strong>re"» (At 2,2-33).<br />

Successivamente Pietro, pregato da uno storpio che gli facesse l'elemosina, rispose: «Non possiedo né<br />

argento né oro, ma quel<strong>lo</strong> che ho te <strong>lo</strong> dò: nel nome <strong>di</strong> Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!» Così risanò<br />

miraco<strong>lo</strong>samente <strong>lo</strong> storpio e al popo<strong>lo</strong> che si raccoglieva pieno <strong>di</strong> stupore Pietro <strong>di</strong>sse: «Uomini<br />

d'Israele, perché vi meravigliate <strong>di</strong> questo [...] voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, avete<br />

chiesto che vi fosse graziato un assassino e avete ucciso l'autore della v<strong>it</strong>a. Ma Dio l'ha risusc<strong>it</strong>ato dai<br />

morti e <strong>di</strong> questo noi siamo testimoni. Proprio per la fede riposta in lui il nome <strong>di</strong> Gesù ha dato vigore<br />

a quest'uomo che voi vedete e conoscete; la fede in lui ha dato a quest'uomo la perfetta guarigione alla<br />

presenza <strong>di</strong> tutti voi» (At 3,12-16).<br />

Il miraco<strong>lo</strong> operato da Pietro e l'effetto delle sue parole furono così gran<strong>di</strong> che Pietro e<br />

Giovanni furono imprigionati dal Sinedrio e poi interrogati: «"Con quale potere o in nome <strong>di</strong> chi avete<br />

fatto questo?" Al<strong>lo</strong>ra Pietro, pieno <strong>di</strong> Spir<strong>it</strong>o Santo, <strong>di</strong>sse <strong>lo</strong>ro: "Capi del popo<strong>lo</strong> e anziani, visto che<br />

oggi veniamo interrogati sul beneficio recato ad un uomo infermo e in qual modo egli abbia ottenuto la<br />

salute, la cosa sia nota a tutti voi e a tutto il popo<strong>lo</strong> d'Israele: nel nome <strong>di</strong> Gesù Cristo il Nazareno, che<br />

voi avete crocifisso e che Dio ha risusc<strong>it</strong>ato dai morti". [...] [I capi del -Sinedrio] vedendo la franchezza<br />

<strong>di</strong> Pietro e <strong>di</strong> Giovanni e considerando che erano senza istruzione e popolani, rimanevano stupefatti<br />

riconoscendoli per co<strong>lo</strong>ro che erano stati con Gesù» (At. 4,7-13).<br />

Paragonate questo Pietro sicuro <strong>di</strong> sé, operatore <strong>di</strong> un miraco<strong>lo</strong> e intrepido testimone <strong>di</strong> Cristo a<br />

quel<strong>lo</strong> che avete conosciuto nel Getsemani sonnacchioso, operatore del <strong>di</strong>stacco dell'orecchio <strong>di</strong> Malco,<br />

e per tre volte negatore <strong>di</strong> Cristo prima che il gal<strong>lo</strong> cantasse (Gv 18,27). Sembra trattarsi <strong>di</strong> un altro<br />

uomo. Effettivamente Pietro è trasformato e autore della sua trasformazione è <strong>lo</strong> Spir<strong>it</strong>o Santo che gli<br />

conferisce i suoi doni i quali gli permettono <strong>di</strong> essere tale e, inoltre, <strong>di</strong> godere <strong>di</strong> quella permanente gioia<br />

<strong>di</strong> cui ci ha parlato Giovanni Pao<strong>lo</strong> II con queste incisive parole:<br />

«Ai <strong>di</strong>scepoli Gesù rivolge l'inv<strong>it</strong>o a rallegrarsi, a vincere la tentazione della tristezza per la partenza del<br />

Maestro, perché questa partenza è con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>sposta nel <strong>di</strong>segno <strong>di</strong>vino per la venuta del<strong>lo</strong> Spir<strong>it</strong>o<br />

Santo: "È bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado non verrà a voi il consolatore; ma<br />

quando me ne sarò andato, ve <strong>lo</strong> manderò" (Gv 16,7). Sarà il dono del<strong>lo</strong> Spir<strong>it</strong>o Santo a procurare ai<br />

<strong>di</strong>scepoli una gioia grande, anzi la pienezza della gioia, secondo l'intenzione espressa da Gesù. Il<br />

Salvatore, infatti, dopo aver inv<strong>it</strong>ato i <strong>di</strong>scepoli a rimanere nel suo amore, aveva detto: "Questo vi ho<br />

detto perché la mia gioia sia con voi e la vostra gioia sia piena" (Gv 15,11; cfr. 17,13). È <strong>lo</strong> Spir<strong>it</strong>o Santo<br />

a mettere nel cuore dei <strong>di</strong>scepoli la stessa<br />

gioia <strong>di</strong> Gesù, gioia della fedeltà all'amore che viene dal Padre».[Nota 1 -Giovanni Pao<strong>lo</strong> II, U<strong>di</strong>enza<br />

generale del 19 giugno 1991].<br />

26


DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II<br />

SUL GETSEMANI<br />

Si pensava che la Spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à del Getsemani potesse offrire l'essenziale del suo insegnamento attraverso<br />

le do<strong>di</strong>ci me<strong>di</strong>tazioni per la «Società Operaia», quando, per una provvidenziale coincidenza, il 9 aprile<br />

1992 intervenne il Papa a dettarci un nuovo insegnamento getsemanico.<br />

Si tratta del <strong>di</strong>scorso che Giovanni Pao<strong>lo</strong> II tenne ai giovani che avevano partecipato alla veglia<br />

<strong>di</strong> preghiera in preparazione della VII Giornata Mon<strong>di</strong>ale della Gioventù.<br />

Una caratteristica <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>scorso, secondo quanto riferisce L'Osservatore Romano del 10.4.1992 è<br />

quella <strong>di</strong> essere «improvvisato» e con ciò si <strong>di</strong>mostra quanto sia ab<strong>it</strong>uale e profonda la riflessione del<br />

Papa sul mistero del Getsemani.<br />

Riportiamo integralmente le parole del Papa, che definisce il Getsemani come il «defin<strong>it</strong>ivo<br />

confronto fra il Padre e il Figlio» e come la veglia fosse «necessaria per mostrare nella <strong>di</strong>mensione<br />

umana che il Figlio conosce il Padre, che è deciso a rivelare il Padre attraverso la Croce».<br />

È molto importante che questo <strong>di</strong>scorso sia stato rivolto a giovani che il Papa inv<strong>it</strong>a a riparare<br />

alla «veglia mancata» dei <strong>di</strong>scepoli con la veglia e la preghiera per la nuova evangelizzazione del mondo<br />

<strong>di</strong> oggi.<br />

Carissimi,<br />

abbiamo incominciato questa veglia con l'entrata della Croce: la Croce della Giornata dei Giovani e <strong>di</strong> ogni giornata.<br />

Questa Croce è entrata <strong>di</strong> nuovo tra noi portata, sulle spalle, dai giovani.<br />

La Croce e la veglia. La Croce è entrata defin<strong>it</strong>ivamente nella v<strong>it</strong>a messianica <strong>di</strong> Gesù Cristo durante una<br />

veglia; sì, una veglia <strong>di</strong> preghiera. È entrata, questa Croce, nell'orto del Getsemani, benché in senso defin<strong>it</strong>ivo, a poca<br />

<strong>di</strong>stanza dalla defin<strong>it</strong>iva realtà della crocifissione. Durante la veglia - molte volte vegliava - Gesù passava le notti in<br />

preghiera.<br />

Ma, questa, è una notte ultima, è la veglia defin<strong>it</strong>iva. La Croce, Gesù la preannunciava. Era pronto da tanto<br />

tempo; era venuto per questa «Ora», si preparava a bere il calice fino infondo: «Non devo forse bere il calice che il Padre<br />

mi ha dato?» (cfr. Gv 18,11).<br />

Tutto era pronto, ma ci voleva quell'«Ora» del Getsemani, quella veglia, quella sol<strong>it</strong>aria preghiera del Signore. Ci voleva<br />

un ultimo e defin<strong>it</strong>ivo confronto fra il Figlio e il Padre: «Nessuno conosce il Figlio, se non il Padre e nessuno conosce il<br />

Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio <strong>lo</strong> voglia rivelare» (cfr. Mt 11,27; Lc 10,21-22).<br />

Si tratta quin<strong>di</strong> del defin<strong>it</strong>ivo confronto fra il Padre e il Figlio, il Figlio unigen<strong>it</strong>o, il Figlio consustanziale, Dio<br />

da Dio, generato e non creato.<br />

Questa veglia <strong>di</strong> defin<strong>it</strong>ivo confronto era necessaria per mostrare nella <strong>di</strong>mensione umana che il Figlio conosce il<br />

Padre, che è deciso a rivelare il Padre attraverso la Croce.<br />

La veglia <strong>di</strong> Cristo al Getsemani: il suo «sì» ultimo, defin<strong>it</strong>ivo e incon<strong>di</strong>zionato. E poi la Croce si avvicina nella<br />

sua realtà drammatica, brutale, crudele; si avvicina rapidamente. Fra poco Gesù sarà davanti al Sinedrio; passerà la<br />

notte in preghiera, <strong>di</strong> nuovo la mattina davanti al Sinedrio, poi davanti al tribunale romano, davanti a Pilato, davanti ad<br />

Erode, poi davanti alla folla che domanda in modo categorico: «Via, via, crocifiggi<strong>lo</strong>!» (cfr. Gv 19,15). E il giu<strong>di</strong>ce cede.<br />

E, da questo momento, Cristo flagellato, coronato <strong>di</strong> spine, incontra, abbraccia questa Croce come una realtà<br />

concreta, la Croce <strong>di</strong> un condannato a morte, la morte più umiliante; poi viene crocifisso e durante le ore della sua agonia<br />

arriva a <strong>di</strong>re: Consummatum est (cfr. Gv 19,30), e a offrire, a dare al Padre pienamente e defin<strong>it</strong>ivamente se stesso.<br />

Avete introdotto questa celebrazione della VII Giornata Mon<strong>di</strong>ale della Gioventù con la veglia, come in tutte le<br />

Giornate precedenti: ultimamente a Czestochowa, prima a Santiago de Compostela, prima ancora a Buenos Aires e poi<br />

in tanti, <strong>di</strong>versi posti dove si celebra, nelle <strong>di</strong>ocesi, nelle parrocchie, nelle comun<strong>it</strong>à, questa veglia.<br />

Bene avete introdotto questa veglia della celebrazione della prossima Domenica delle Palme a Roma, perché, quando<br />

Cristo ha vissuto la sua veglia nel Getsemani, era con lui la Chiesa, già è stata anticipata questa Chiesa che doveva<br />

nascere dalla Croce, doveva rivelarsi nel giorno della Pentecoste, ma era già anticipata sacramentalmente nel Cenaco<strong>lo</strong> e gli<br />

apostoli che Gesù portava con sé nel Getsemani hanno già vissuto l'Eucaristia, la prima Eucaristia celebrata da Lui.<br />

L'Eucaristia che fa la Chiesa.<br />

27


Al<strong>lo</strong>ra era presente in questa veglia <strong>di</strong> Gesù la Chiesa, era anche inv<strong>it</strong>ata a prendere parte a questa sua veglia<br />

defin<strong>it</strong>iva. Tutti insieme i Do<strong>di</strong>ci, un<strong>di</strong>ci senza il tra<strong>di</strong>tore, condotti nell'orto del Getsemani e poi i tre avvicinati <strong>di</strong> più<br />

con una parola d'incoraggiamento: «Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione» (cfr. Mt 26,41).<br />

Ecco questa veglia detta Chiesa nascente, detta Chiesa anticipata nell'Eucaristia nel Cenaco<strong>lo</strong>, questa veglia era<br />

in qualche senso una veglia mancata. Gesù <strong>lo</strong> ha constatato poco dopo, e questi tre privilegiati non vegliano con Lui. La<br />

fatica era più forte, forse la commozione della giornata era più forte, forse anche mancava qualche altro aposto<strong>lo</strong> e li ha<br />

trovati dormienti nel posto dove li aveva lasciati e al<strong>lo</strong>ra li incoraggiò <strong>di</strong> nuovo: «Vegliate e pregate per non cadere in<br />

tentazione» (Mt 26,41).<br />

È molto significativa la s<strong>it</strong>uazione, significativa per la veglia mancata degli apostoli e della Chiesa che<br />

abbandona il suo maestro, il suo Messia, il suo Cristo, nel momento decisivo della nostra redenzione.<br />

Avete fatto bene introducendo nella vostra celebrazione della Giornata Mon<strong>di</strong>ale della Gioventù una veglia. Ci<br />

vuole una risposta a questa veglia mancata. La Chiesa deve vegliare e pregare ed ha imparato, attraverso l'esperienza<br />

mancata del Getsemani, che deve sempre vegliare, essere sempre pronta a partecipare al mistero <strong>di</strong> Cristo, mistero della<br />

nostra redenzione.<br />

La Chiesa <strong>di</strong> Roma, la Chiesa dappertutto, nel mondo. Cristo, dopo questa sua esperienza piuttosto negativa<br />

con la Chiesa e con gli Apostoli, non li abbandona, non li al<strong>lo</strong>ntana, nonostante le mancanze ulteriori: gli Apostoli sono<br />

fugg<strong>it</strong>i, Pietro ha negato il Maestro, per non parlare <strong>di</strong> Giuda; nonostante tutto questo, Cristo non li ha scre<strong>di</strong>tati. Dopo<br />

la sua Risurrezione sub<strong>it</strong>o è tra <strong>lo</strong>ro e conferma la <strong>lo</strong>ro missione: «Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi»<br />

(cfr. Gv 20,21).<br />

Dopo questa prima parola del Risorto viene l'ultima parola del Risorto che, alla soglia della sua assunzione,<br />

<strong>di</strong>ce: «Andate dunque ed ammaestrate tutte le nazioni» (cfr. Mt 28,19). Al<strong>lo</strong>ra ha confermato tutti gli Apostoli, ha<br />

confermato Pietro. Al<strong>lo</strong>ra una veglia mancata tanto più deve cambiarsi in una veglia continuata. La Chiesa che ha<br />

ricevuto questa missione <strong>di</strong> testimoniare: «Sarete miei testimoni», questa Chiesa non può mai mancare nella veglia, non<br />

può mai venir meno alla sua vocazione, <strong>di</strong> Chiesa.<br />

La Chiesa siamo noi tutti, i Do<strong>di</strong>ci rappresentano non solamente i <strong>lo</strong>ro successori, il munus episcopale,<br />

rappresentano tutto Israele, tutta la comun<strong>it</strong>à della Chiesa, tutto il popo<strong>lo</strong> <strong>di</strong> Dio, rappresentano non solamente questa<br />

specifica missione, vocazione al sacerdozio, al ministero episcopale, ma rappresentano tutte le vocazioni cristiane.<br />

E se Gesù <strong>di</strong>ce <strong>lo</strong>ro e se la Chiesa <strong>di</strong>ce oggi a voi, Gesù <strong>di</strong>ce a voi: «Andate dunque e ammaestrate tutte le<br />

nazioni» (cfr. Mt 28,19), <strong>di</strong>ce che dovete essere in una veglia continua, ascoltare la sua Parola. Dove, Signore, devo<br />

andare, qual è la mia strada, il mio cammino, cosa vuoi da me? «Eccomi, eccomi» avete sent<strong>it</strong>o cantare tante volte:<br />

«Eccomi».<br />

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- PREFAZIONE<br />

INDICE<br />

Cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> I - LA PREGHIERA DI GESU’ AL PADRE PRIMA DEL GETSEMANI<br />

Cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> II - IL PUNTO FOCALE DELLA SPIRITUALITA' GETSEMANICA<br />

Cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> III - L’ANGOSCIA DI GESU’ E IL DOLORE DEL CRISTIANO<br />

Cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> IV - L’APPARIZIONE DI UN ANGELO<br />

Cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> V - IL SUDORE DI SANGUE<br />

Cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> VI - VEGLIATE E PREGATE<br />

Cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> VII - VEGLIATE CON ME<br />

Cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> VIII - PAURA E DISGUSTO<br />

Cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> IX - IL DI MARIA SANTISSIMA<br />

Cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> X - GIUDA, UNO DEI DODICI<br />

Cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> XI - “SONO IO”<br />

Cap<strong>it</strong>o<strong>lo</strong> XII - VI FU PERO’ UN GIOVANE…<br />

- DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II SUL GETSEMANI<br />

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