Capitolo 9 – L'Italia Fascista
Capitolo 9 – L'Italia Fascista
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[apparato industriale<br />
si riorganizza<br />
e aumenta<br />
la dipendenza<br />
dalle banche<br />
<strong>Capitolo</strong> 9, TItalia fascista<br />
rienza politica propria di paesi che hanno<br />
conosciuto un processo di modernizzazione<br />
dotato di caratteri specifici.<br />
Il fascismo quindi non è stato soltanto<br />
l'artefice di un determinato processo<br />
di modernizzazione, ma è stato anche il<br />
frutto di un modello di modernizzazione<br />
di lunga durata che ha caratterizzato la<br />
storia degli stati-nazione nei quali quel<br />
sistema politico si è imposto.<br />
• Che cos'è la modernizzazione<br />
Per cogliere appieno quest'ultima<br />
questione è necessario confrontarsi con<br />
le molteplici implicazioni del concetto di<br />
modernizzazione. Con questo termine<br />
infatti si intendono sintetizzare i caratteri<br />
e la direzione del mutamento sociale al-<br />
economico. Ne fecero le spese i settori più dinamici dell'agricoltura, con il tracollo delle<br />
produzioni olearie e vinicole meridionali, della zootecnia padana, delle colture specializzate<br />
ortofrutticole, a vantaggio della cerealicoltura estensiva a bassa produttività<br />
favorita dal regime protezionistico promosso dal governo. Assistito dai finanziamenti<br />
pubblici previsti dal piano della bonifica integrale, il settore agricolo non riuscì a modernizzare<br />
le sue tecniche produttive. Molti dei lavori pubblici previsti si limitarono a<br />
promuovere interventi a vantaggio della grande proprietà tradizionale e si verificò piuttosto<br />
un ritorno a forme economiche arretrate, spesso basate sull'autoconsumo. La piccola<br />
proprietà diretto-coltivatrice, oberata dai debiti e svantaggiata da una caduta dei<br />
prezzi delle derrate agricole molto superiore a quella dei prezzi industriali, venne travolta<br />
dalla crisi o sopravvisse solo grazie alla contrazione dei consumi delle famiglie<br />
contadine.<br />
Dallo stato regolatore della vita economica<br />
allo stato imprenditore e banchiere<br />
Gli effetti sul sistema industriale di questo ripiegamento strategico verso il mercato interno<br />
furono molto più complessi. Nei settori più legati ai consumi privati - l'agroalimentare,<br />
il tessile e il meccanico - si verificò una riorganizzazione produttiva che<br />
marginalizzò produzioni di grande tradizione, come quella della seta o delle paste alimentari,<br />
mentre irrobustì quelle che avevano conosciuto una più intensa innovazione<br />
tecnologica, come quella cotoniera e delle fibre artificiali.<br />
Parallelamente la crisi accentuò la dipendenza della grande industria dall'erogazione<br />
dei prestiti delle banche, che rapidamente si trovarono a dover risolvere il grave problema<br />
di immobilizzi di capitale giganteschi, confluiti nei finanziamenti alla grande industria.<br />
Le dimensioni inusitate della crisi industriale, infatti, resero impraticabile la<br />
consueta strategia di salvataggio, consistente nella "pubblicizzazione" delle perdite, ossia<br />
nell'assunzione dei debiti delle imprese da parte dello stato.<br />
In questo quadro il tradizionale intervento dello stato nella vita economica, che il fascismo<br />
aveva ereditato dallo stato liberale e che aveva potenziato negli anni venti, si trasformò<br />
in una vera e propria svolta dirigista, che modificava radicalmente i rapporti e<br />
le relazioni tra stato, imprese e sistema bancario.<br />
l'interno di un determinato paese nella<br />
fase di passaggio tra una società tradizionale<br />
e una pienamente moderna. Gli<br />
elementi salienti del processo chiamano<br />
in causa non soltanto fenomeni di ordine<br />
economico, che pure sono compresi - e<br />
per questo non è sinonimo di sviluppo o<br />
di crescita -, ma si dispiegano a misurare<br />
e valutare l'intreccio tra la crescita economica,<br />
il miglioramento delle condizioni<br />
generali di esistenza della popolazione<br />
e le capacità del sistema politico e delle<br />
istituzioni statali di recepire i mutamenti<br />
strutturali sul piano del funzionamento<br />
della macchina amministrativa e su quello<br />
dei meccanismi e dei canali della partecipazione<br />
politica. Da ciò deriva il fatto<br />
che gli indicatori solitamente utilizzati<br />
per analizzare i processi di modernizzazione<br />
afferiscano non solo all'economia<br />
(prodotto interno lordo, reddito pro capite,<br />
produttività, distribuzione delle forze<br />
di lavoro nei settori produttivi), ma anche<br />
ad ambiti sociali (scolarizzazione, livelli<br />
della mortalità e dinamiche demografiche,<br />
speranza di vita alla nascita, grado<br />
di urbanizzazione, tipologie alimentari) e<br />
politici (livelli di centralizzazione dell'amministrazione,<br />
grado e forme della<br />
partecipazione politica, dimensioni e natura<br />
dei fenomeni associativi).<br />
Dalla combinazione di questa somma<br />
di variabili quantitative e qualitative discende<br />
la possibilità di superare<br />
ogni ottica economicista nella valutazione<br />
degli stadi dello sviluppo<br />
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