Diodi-BJT-Operazionali
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GIUNZIONE P-N, STRUTTURA FISICA E FUNZIONAMENO DEL DIODO<br />
Fig 1 Fig.2<br />
Fig.3: Drogaggio tipo P Fig.4: Drogaggio tipo N<br />
genera una lacuna libera, siamo nel caso di zona di tipo P. (fig.3)<br />
Si consideri un cristallo di silicio<br />
puro, esso ha 4 elettroni di<br />
valenza (Fig.1). In esso per<br />
mezzo della energia termica,<br />
anche a temperatura ambiente,<br />
alcuni elettroni possono rompere<br />
il legame covalente e passare<br />
alla banda di conduzione. In<br />
questo modi si crea un elettrone<br />
libero ● e una lacuna. ○ (Fig.2)<br />
Se ad esso tramite processi<br />
fisico-chimici si introducono atomi<br />
accettori, (3 atomi di valenza) ad<br />
esempio Boro otteniamo un<br />
semiconduttore drogato in cui i<br />
tre atomi di valenza del boro si<br />
legano con tre atomi di valenza<br />
del silicio; in queste condizioni<br />
l’atomo di Boro diventa uno ione<br />
fisso negativo e la mancanza di<br />
un elettrone per formare l’ottetto<br />
In maniera analoga al silicio puro immettiamo (droghiamo) con atomi di Fosforo (Donatore, Pentavalente),<br />
in questo modo 4 elettroni di valenza del fosforo legheranno con i 4 atomi di valenza del Silicio, il quinto,<br />
Elettrone libero, sarà libero di muoversi per agitazione termica. L’atomo di fosforo sarà complessivamente<br />
Fig.5: Giunzione<br />
positivo: ione fisso positivo. (Fig.4)<br />
Ora pensiamo di unire le due zone di un semiconduttore. La<br />
zona di confine dei due materiali drogati diversamente é<br />
detta Giunzione. (Fig.5).<br />
Ne dispositivo si genererà una corrente di Drift data dal<br />
passaggio delle lacune verso la zona N e degli elettroni verso<br />
la zona P. In prossimità della giunzione lacune e elettroni<br />
liberi si ricombineranno, per cui esisterà una Zona di<br />
Svuotamento in cui saranno presenti soltanto ioni fissi e<br />
NON saranno presenti cariche mobili. E’ appunto la presenza<br />
dei ioni fissi ad arrestare la ricombinazione delle cariche<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.1<br />
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mobili, in quanto, le cariche fisse in prossimità della zona di svuotameno generano un campo elettrico che<br />
tende a fermare questo processo migratorio delle cariche mobili. In questo modo si é creato un DIODO.<br />
POLARIZZAZIONE DI UNA GIUNZIONE P-N<br />
Polarizzare una giunzione P-N significa applicare a, terminali metallici del diodo una d.d.p.<br />
La giunzione può essere polarizzata direttamente o inversamente; è polarizzata direttamente quando il +<br />
della batteria è collegato alla zona P del diodo; è polarizzata inversamente quando il + della batteria é<br />
collegato alla zona N del diodo.<br />
Fig. 6: Polarizzazione inversa. Fig. 7: Polarizzazione Diretta.<br />
Nella Polarizzazione inversa, si nota un aumento dello spessore della zona di svuotamento e quindi della<br />
“barriera di potenziale” prodotta dalle cariche fisse. In queste condizioni la “corrente di diffusione” non<br />
può circolare, il diodo risulta interdetto. Circola tuttavia la “corrente di drift” prodotta dalle cariche<br />
minoritarie, (elettroni nella zona P e lacune nella zona N), che sono facilitate nel loro moto dal campo<br />
elettrico prodotto dalle cariche fisse nella zona di svuotamento. Tale corrente, detta “corrente inversa”<br />
non dipende dalla tensione inversa applicata al diodo ma dalla temperatura di funzionamento del diodo<br />
(fenomeno dell’agitazione termica). Per diodi al silicio tale corrente è dell'ordine dei nA, per quelli al<br />
germanio e dell'ordine dei micro-Ampere.<br />
Quando la giunzione è polarizzata direttamente, le lacune libere della zona P e gli elettroni liberi della<br />
zona N vengono sospinti verso la giunzione dal campo elettrico della batteria. La configurazione assunta è<br />
quella di figura 7. Si nota una diminuzione dello spessore della zona di svuotamento e quindi della “barriera<br />
di potenziale” prodotta dalle cariche fisse. E’ sufficiente vincere completamente la barriera di potenziale<br />
prodotta dalle cariche fisse (con una d.d.p. esterna di 0,2 - 0,3 V nel caso di Germanio e di 0,5 – 0,8 V nel<br />
caso di Silicio) per ridurre a zero lo spessore della zona di svuotamento. In queste condizioni attraverso la<br />
giunzione circola la “corrente di diffusione” essa è molto intensa tanto che è necessario limitarla a valori<br />
ragionevoli ponendo in serie al circuito di polarizzazione una resistenza R di valore opportuno altrimenti la<br />
giunzione potrebbe anche distruggersi.<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.2<br />
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Caratteristica del Diodo<br />
La caratteristica V-I di un diodo rappresenta in forma grafica la variazione della corrente transitante nel<br />
diodo al variare della tensione applicata sul diodo stesso.<br />
Come già detto, sappiamo che un diodo in polarizzazione inversa non lascia passare corrente, invece in<br />
polarizzazione diretta, superata la tensione di soglia la corrente cresce in maniera molto veloce.<br />
Questo andamento si può schematizzare in forma circuitale dal circuito equivalente del diodo (in<br />
polarizzazione diretta), e in forma grafica da una curva che rappresenta l’andamento sperimentale della<br />
corrente e della tensione di un diodo.<br />
Caratteristica del diodo in polarizzazione diretta Circuito equivalente del diodo in polarizz. diretta<br />
Dove il valore di VS ( che rappresenta la tensione di soglia) per idiodi al silicio vale circa 0,7V, e la<br />
resistenza diretta RD vale intorno alla decina di Ohm.<br />
Un metodo di risoluzione delle reti con diodo molto usato consiste nell’uso della retta di carico.<br />
Il concetto di retta di carico.<br />
Retta di carico Circuito considerato<br />
Si consideri il circuito di figura la corrente che scorre nel circuito è legata alla tensione fornita dal<br />
generatore e a quella ai capi del diodo dall’equazione della maglia. Inoltre la tensione ai capi del diodo e la<br />
corrente che scorre in esso sono legate dalla caratteristica del diodo.<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.3<br />
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L’equazione della maglia é rappresentata da: D D V I R V + ⋅<br />
= con ID e VD corrente e tensione del diodo.<br />
Questa equazione nel piano ID ; VD rappresenta una retta, la retta di carico, che si può tracciare tramite i<br />
due punti:<br />
⎧<br />
⎪ D =<br />
⎨<br />
⎪⎩ VD = V<br />
R<br />
V<br />
I<br />
per VD<br />
per I<br />
D<br />
= 0<br />
= 0<br />
Il punto di intersezione fra la retta di carico e la caratteristica del diodo rappresenta la coppia di valori con ID<br />
e VD di funzionamento del diodo stesso.<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.4<br />
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Raddizzatori a diodo a semplice semionda<br />
In elettrotecnica ed elettronica un raddrizzatore o rettificatore è un dispositivo usato per trasformare la<br />
corrente alternata in corrente continua.<br />
Il metodo più semplice per raddrizzare una corrente è l'impiego di un diodo a semiconduttore. In questo<br />
caso viene lasciata passare una sola semionda positiva di tensione, mentre quando è presente la<br />
semionda negativa il diodo entra in interdizione e non si ha passaggio di corrente.<br />
Questa soluzione genera una corrente molto difficile da livellare fino ad ottenere una corrente costante ed è<br />
causa di notevole rumore elettrico (per rumore si intende l'insieme di segnali in tensione o corrente elettrica<br />
indesiderati che si sovrappongono al segnale utile). In generale il rumore è un segnale di disturbo rispetto<br />
all'informazione trasmessa in un sistema.<br />
Ne caso di un diodo ideale avremo:<br />
Il circuito raddrizzatore<br />
normale, che abbiamo<br />
considerato, non è adatto<br />
per raddrizzare piccoli<br />
segnali, in quanto esiste la<br />
tensione di soglia VD che da<br />
un lato non fa rilevare le<br />
piccole tensioni e dall'altro<br />
altera i valori alle tensioni<br />
più alte, in quanto<br />
occorre sempre detrarre da ogni valore di tensione il valore della tensione di soglia VD ; di conseguenza la<br />
caratteristica di trasferimento non è lineare. Si avranno quindi una tensione più piccola di quella erogata dal<br />
generatore.<br />
Quando il segnale in ingresso è molto elevato questi inconvenienti risultano trascurabili, in caso contrario<br />
bisogna tenere conto della tensione di soglia del diodo.<br />
Un grosso inconveniente di questo circuito é dato dal fatto che il segnale in uscita é presente solo per una<br />
semionda.<br />
Raddrizzatore a singola semionda Forme d’onda del raddrizzatore<br />
RADDRIZZATORE A DOPPIA SEMIONDA (A PONTE DI GRAETZ)<br />
Il raddrizzatore a ponte di diodi o a ponte di graetz ha il compito di trasformare la corrente alternata in<br />
corrente continua attraverso 4 diodi.<br />
Ponte di Graetz Forme d’onda.<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.5<br />
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1) SEMIONDA POSITIVA<br />
Semionda positiva Semionda negativa<br />
Durante la semionda positiva la corrente esce dal generatore, passa dal diodo D1, attraversa la resistenza<br />
R (intesa come carico) ed infine passa dal diodo D3 per rientrare nel generatore. I diodi D2 e D4 sono<br />
interdetti e si comportano come interruttori aperti. La caduta di tensione della resistenza sarà data dalla<br />
legge alle maglie VR = V-VD3-VD1.<br />
2) SEMIONDA NEGATIVA<br />
Durante la semionda negativa la corrente esce dal generatore dal polo opposto a prima, passa dal diodo<br />
D2, attraversa la resistenza R (intesa come carico) ed infine passa dal diodo D4 per rientrare nel<br />
generatore. I diodi D1 e D3 sono interdetti e si comportano come interruttori aperti. La caduta di tensione<br />
della resistenza sarà data dalla legge alle maglie VR = V-VD2-VD4.<br />
Raddrizzatore a filtro capacitivo<br />
Una tensione livellata si può ottenere inserendo in parallelo alla resistenza di carico una capacità.<br />
Dalla differenza delle costanti di tempo di carica e scarica della capacità riusciremo a livellare la tensione in<br />
uscita.<br />
Circuito a filtro capacitivo Forme d’onda del filtro capacitivo<br />
Infatti quando il diodo é polarizzato direttamente esso si caricherà con una costante di tempo pari a circa:<br />
τ CARICA = C ⋅ rD<br />
con D<br />
r resistenza in diretta del diodo.<br />
Dato che r D é dell’ordine della decina di Ohm questa costante di tempo sarà talmente piccola che la<br />
tensione ai capi della capacità segue la tensione VA.<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.6<br />
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Ma appena VA é minore di VB il diodo é in inversa e quindi non conduce. In questo caso la costante di<br />
tempo di scarica sarà: τ = C ⋅ R che essendo molto grande porta ad una scarica lenta della<br />
SCARICA<br />
capacità ottenendo un livellamento della tensione di uscita.<br />
Si definisce RIPPLE il rapporto:<br />
V<br />
r<br />
V<br />
Δ<br />
= esso é un indice della bontà del circuito, in quanto più piccolo é il<br />
P<br />
ripple maggiore sarà stabilizzato e vicino ad un segnale in continua il segnale di uscita.<br />
Si potrebbe dimostrare che :<br />
r =<br />
4 ⋅<br />
circuito per ottenere il ripple desiderato.<br />
1<br />
3 ⋅ f ⋅C<br />
⋅ R<br />
quindi da questa formula é possibile dimensionare il<br />
Un discorso analogo si può fare per il raddrizzatore a doppia semionda, dove ricordando che in un periodo<br />
abbiamo due semionde (e non una come nel caso del raddrizzatore a singola semionda ) il ripple sarà<br />
esattamente la metà:<br />
r =<br />
2⋅<br />
1<br />
3 ⋅ f ⋅C<br />
⋅ R<br />
DIODO ZENER<br />
V Z<br />
V Z<br />
polarizzazione inversa<br />
+<br />
V Z<br />
ripple per ponte a doppia semionda.<br />
r d<br />
I Z<br />
+<br />
V = V Z + r d I Z<br />
Fig.5.34: Modelli di diodi zener<br />
I<br />
Zona di funzionamento del diodo zener e suo simbolo circuitale.<br />
V<br />
V<br />
Il diodo Zener viene usato in<br />
polarizzazione inversa. I modelli usabili<br />
per il diodo zener sono riportati nella fig.<br />
5.34, a seconda che si tenga conto,<br />
oppure no, della pendenza della<br />
caratteristica nella zona a polarizzazione<br />
inversa. Lo scopo dei diodi zener è<br />
quello di fornire dei riferimenti di<br />
tensione.<br />
I parametri caratteristici sono il valore di tensione di zener Vz, il<br />
valore minimo e massimo della corrente di zener Iz, la resistenza<br />
differenziale Rz in zona zener; la potenza dissipabile.<br />
.<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.7<br />
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+<br />
-
I a<br />
Regolatore di tensione<br />
Supponiamo che la tensione di alimentazione vari nel tempo.<br />
Scopo del circuito è quello di produrre una tensione Vu che<br />
non risenta delle variazioni di Va.<br />
Se Va è comunque tale da portare lo zener nella zona di<br />
funzionamento, Vu resta agganciato al valore di VZ. Naturalmente Va non deve crescere troppo, perché<br />
non si superino valori pericolosi di potenza dissipata.<br />
Per il circuito vale:<br />
V<br />
R =<br />
I<br />
a<br />
Z<br />
Problema<br />
−V<br />
+ I<br />
Z<br />
U<br />
Con riferimento al circuito di figura 5.39, di quanto varia Vu a causa delle variazioni di Va? Il carico può<br />
variare da aperto a 500 Ω.<br />
I a<br />
V a<br />
8÷10V<br />
220 Ω<br />
I Z<br />
V Z=5 V<br />
r d =3Ω<br />
Fig.5.39: Esempio di circuito regolatore<br />
Soluzione:<br />
1) Verifica che il diodo opera in zona zener.<br />
La corrente Iz deve superare una soglia minima. La<br />
situazione peggiore si ha quindi per il valore più basso di Va<br />
(8V). La corrente che circola nella resistenza è data da (fig.<br />
VA<br />
−VZ<br />
5.40) I a = = 13,<br />
6mA<br />
. Questa corrente si ripartisce fra lo zener e il carico. La situazione peggiore<br />
220Ω<br />
è quella in cui il carico è più alto (resistenza più bassa, 500 Ω). In questa situazione la corrente nel carico è<br />
5V<br />
Il<br />
= = 10mA<br />
data da 500Ω<br />
. Rimangono quindi 3,6 mA a disposizione per il funzionamento del diodo<br />
zener: è necessario controllare sulle caratteristiche dello specifico diodo che siano sufficienti.<br />
I a<br />
8V<br />
V a<br />
R<br />
220 Ω<br />
I Z<br />
∞÷500 Ω<br />
5 V<br />
Fig.5.40: Esempio di circuito<br />
regolatore: calcolo corrente minima.<br />
I u<br />
R L<br />
I u<br />
V u<br />
V u<br />
2) Massima potenza<br />
Il diodo dissipa la massima potenza quando la tensione di ingresso è<br />
massima e la corrente nel diodo è massima, cioè quando il carico assorbe<br />
la corrente minima (RL massima).<br />
V V<br />
Ia<br />
mA<br />
=<br />
10 − 5<br />
= 23<br />
220Ω<br />
Il valore massimo di RL è ∞ (aperto), quindi tutti i 23 mA devono poter<br />
passare nello zener. La potenza dissipata è quindi 23 mA . 5V =115 mW,<br />
che si ritiene accettabile.<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.8<br />
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3) Coefficiente di regolazione.<br />
Occorre analizzare il circuito equivalente per le variazioni (fig.5.41).<br />
∼<br />
ΔV a<br />
R<br />
Esercizio<br />
r d<br />
R L<br />
ΔV u<br />
Fig.5.41: Circuito equivalente alle variazioni<br />
del circuito regolatore di tensione.<br />
Δ<br />
Si ricava:<br />
Δ Va Ru<br />
Δ Va<br />
Vu<br />
= ≅<br />
Δ Va<br />
R + Ru<br />
+ =<br />
3<br />
0013 ,<br />
220 3<br />
avendo indicato con Ru il parallelo di RL e rd. Osserviamo che, al<br />
limite di rd = 0, ΔVu= 0: in dB si ha :<br />
ΔVu<br />
= −38dB<br />
ΔVa<br />
.<br />
Con riferimento al circuito di fig.5.42, determinare R in modo che lo zener non dissipi più di 1 W.<br />
Determinare la minima resistenza di carico per la quale il circuito continua a regolare.<br />
I a<br />
R<br />
I Z<br />
V a<br />
8÷10V V Z=5 V<br />
Fig.5.42: Circuito regolatore<br />
120<br />
I Z >5<br />
5 V<br />
Fig.5.43: Calcolo RL minima<br />
I u<br />
R L<br />
I u 25 Ω.<br />
2) Minima resistenza di carico.<br />
IZ deve essere superiore a un valore minimo che si ottiene per Va =8V e<br />
RL minimo. R è stato ricavato e vale 25 Ω.<br />
Va −VZ<br />
3<br />
Ia<br />
= = = 120mA<br />
25 25<br />
è la corrente che circola in R. Questa<br />
corrente si deve ripartire tra lo zener e RL in modo che nello zener passi<br />
una corrente superiore alla IZ minima (che fissiamo = 5 mA). Quindi la<br />
5V<br />
RL<br />
≥ = 40Ω<br />
situazione, rappresentata nella fig.5.43 dà 115mA<br />
.<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.9<br />
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IL TRANSISTOR BIPOLARE (<strong>BJT</strong>)<br />
Struttura e principio di funzionamento.<br />
Tre regioni adiacenti di semiconduttore drogate alternativamente di tipo P e di tipo N costituiscono, sotto<br />
certe condizioni, un transistor <strong>BJT</strong>. Questa struttura è rappresentata in forma schematica in fig. 1 nelle due<br />
possibili versioni: pnp e npn, con i simboli grafici corrispondenti. La parte centrale viene chiamata base e<br />
le due zone laterali emettitore e collettore. Il dispositivo presenta dunque due giunzioni, base-emettitore<br />
e base-collettore, che indicheremo in seguito rispettivamente con JE e JC . La simmetria dei modelli di fig.<br />
1 è convenzionale; in realtà le giunzioni JE e JC hanno aree diverse, come risulta pure diversa l’intensità<br />
del drogaggio dell’emettitore e del collettore. Ne consegue che i terminali E e C non sono intercambiabili. Il<br />
verso della freccia nel simbolo è quello della corrente di Ie nel caso in cui la giunzione sia polarizzata<br />
direttamente. Due particolarità costruttive sono veramente essenziali per il funzionamento del <strong>BJT</strong>: 1) la<br />
regione di base deve essere molto sottile (pochi µm); 2) la stessa regione deve essere poco drogata<br />
rispetto a quella di emettitore.<br />
Fig.1: Modello fisico e sombolo grafico del Bjt Fig.2: Polarizzazione del Bjt<br />
Il <strong>BJT</strong> può lavorare come dispositivo lineare (amplificatore di segnali) o come dispositivo a due stati, ON-<br />
OFF (interruttore elettronico). Nel funzionamento lineare la corretta polarizzazione delle giunzioni<br />
prevede JE polarizzata direttamente e JC polarizzata inversamente (fig. 2).<br />
La fig. 3 illustra il processo di conduzione all’interno di un transistore npn evidenziando le varie componenti<br />
della corrente. La polarizzazione diretta di JE, giunzione B-E dà luogo ad una corrente dovuta<br />
prevalentemente agli elettroni liberi che dall’emettitore si dirigono verso la base (In-E) e, in misura alquanto<br />
minore per il debole drogaggio della base, da lacune che da B vanno verso E (Ip-E). Giunti nella base, gli<br />
elettroni liberi hanno poche probabilità di ricombinarsi con le lacune relativamente scarse e, vista la<br />
sottigliezza della regione di base, arrivano rapidamente nelle vicinanze di JC, giunzione B-C , che<br />
attraversano sotto l’effetto del campo elettrico favorevole dato dalla Vcb (InC). A titolo indicativo si può<br />
pensare che un solo elettrone su cento si ricombini nella base. Le ricombinazioni danno luogo alla<br />
componente InE - InC , mentre gli elettroni che hanno proseguito il loro cammino attraverso JC , danno<br />
origine alla componente principale InC di IC IE . Con Icbo è stata indicata la corrente inversa di saturazione<br />
di JC, dovuta ai portatori minoritari. Si noti il verso delle correnti, convenzionalmente contrario a quello degli<br />
elettroni. Naturalmente nel caso di transistor pnp le considerazioni saranno analoghe, con la differenza che<br />
avremo correnti di verso opposto e andrà invertito il ruolo di elettroni e lacune.<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.10<br />
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Fig.3: Correnti nel Bjt Fig.4: processo di conduzione<br />
Equazioni e parametri fondamentali. Con riferimento alla fig. 3 e 4 si ha, per il primo principio di<br />
Kirchhoff,<br />
Ie = Ic + Ib. Se il transistor è correttamente polarizzato, ed è quindi valida l’analisi delle correnti esposta<br />
precedentemente, si ha: Ic = α IE + ICBo che, trascurando ICBo (corrente di saturazione inversa), diventa<br />
Ic = α Ie. Dato che IE = IC /α, sostituendo tale espressione nella si ha IC /α = IC + IB dalla quale si ottiene<br />
Ic=( α/( α-1))x Ib, dove ß, avendo trascurato ICbo , coincide con il parametro indicato dai costruttori HFE ,<br />
guadagno di corrente in continua. Valori tipici sono α = 0,99 e ß = 100.<br />
Caratteristiche ad emettitore comune<br />
Fig.5: configurazione CE Fig.6: Caratteristica di Ingresso Fig.7: Caratteristica di Uscita<br />
Caratteristica di ingresso. Rappresenta l’andamento di Ib al variare di Vbe. Tale andamento risulta in<br />
pratica indipendente da VCE. La caratteristica, riportata in fig. 6, è in tutto simile a quella di un diodo. In<br />
pratica se la giunzione BE è in conduzione possiamo assumere Vbe costante, pari a circa 0,7 V.<br />
Caratteristiche di uscita. Le caratteristiche di uscita rappresentano l’andamento di Ic al variare di Vce per<br />
valori costanti di Ib e fanno riferimento al circuito di fig. 5. Poniamo di avere un transistor per il quale<br />
HFE = 100. Possiamo regolare Vbb in maniera tale da avere, ad es., Ib = 40 µA e Ic = HFE∙Ib = 4 mA.<br />
Ammettiamo di aver regolato Vcc in modo tale da avere, ad es., VCE = 4 V (punto A in fig. 7). Se ora<br />
aumentiamo Vcc aumenterà Vce ma avremo sempre Ic = 4 mA dato che la corrente Ic è fissata dalla<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.11<br />
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corrente Ib (ci spostiamo a destra di A). Diminuendo Vcc e quindi Vce ci sposteremo a sinistra di A. Avremo<br />
ancora<br />
Ic = 4 mA finché il valore troppo basso di Vce non farà si che la giunzione BC non sarà più polarizzata<br />
inversamente. Da questo punto, in cui inizia la zona di saturazione, non si avrà più Ic = HFE∙IB e<br />
diminuendo ulteriormente Vce anche la corrente Ic comincerà a scendere fino al punto in cui avrà Vce = 0 e<br />
Ic = 0. Ripetendo le medesime operazioni, avendo prima diminuito Vbb in modo tale da avere ad es. Ib =<br />
20 µA, si avrà una curva simile alla prima ma con Ic = HFE∙IB = 2 mA nel tratto al di fuori della zona di<br />
saturazione. Diminuendo ulteriormente Vbb ad un certo punto si avrà che la giunzione BE non sarà più in<br />
conduzione e si avrà IB = 0 e IC 0 (zona di interdizione). Riassumendo, si hanno le seguenti tre situazioni<br />
giunz. BE<br />
giunz. BC<br />
Zona Lineare Polarizzata direttamente (in conduzione) Polarizzata Inversamente SI<br />
Saturazione Polarizzata direttamente (in conduzione) Polarizzata Direttamente NO<br />
Interdizione Polarizzata inversamete (non in conduzione) Polarizzata Inversamente NO<br />
E’ necessario osservare che Ic non si mantiene perfettamente costante, ma aumenta leggermente<br />
Ic = HFE∙Ib<br />
Ib=0; Ic=0<br />
all’aumentare di Vce. Tale variazione può essere spiegata in questo modo: l’aumento di Vce e quindi della<br />
polarizzazione inversa della giunzione BC, provoca l’estensione della zona di svuotamento all’interno della<br />
base; la larghezza della base, utile per le ricombinazioni, risulta di fatto ridotta e ne consegue un aumento<br />
di Ic (effetto Early).<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.12<br />
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Polarizzazione e stabilizzazione dei <strong>BJT</strong><br />
Polarizzare un <strong>BJT</strong> significa fare in modo che le tensioni e le correnti del Punto di riposo, (Ib, Ic, Vce, Vbe)<br />
siano quelle volute dal progettista. La polarizzazione é ottenuta tramite particolari reti elettriche che sono<br />
dette reti di polarizzazione.<br />
In un <strong>BJT</strong> i fattori che influenzano il punto di lavoro o punto di riposo sono principalmente:<br />
l'invecchiamento dei dispositivi e la forte dispersione delle caratteristiche, ovvero la forte variabilità delle<br />
caratteristiche da <strong>BJT</strong> a <strong>BJT</strong>, anche se nominalmente sono dello stesso tipo. Dal motivo che il punto di<br />
riposo può variare nasce la necessità di stabilizzare il punto di riposo. Le reti di polarizzazione devono<br />
garantire che il punto di riposo si sposi il meno possibile e comunque entro limiti prefissati.<br />
Fra i coefficienti di stabilizzazione si elenca: il coefficiente di stabilità in corrente: S<br />
≈<br />
ΔI<br />
esso<br />
C<br />
I ΔI<br />
CB0<br />
rappresenta la variazione della corrente Ic dovuta alla Icbo. Icbo varia al variare della temperatura.<br />
Zone di funzionamento del <strong>BJT</strong><br />
In estrema sintesi il <strong>BJT</strong> puo operare in tre diverse regioni di funzionamento:<br />
- Regione attiva, in cui il <strong>BJT</strong> si comporta da amplificatore di corrente, ossia in cui la corrente di uscita, Ic,<br />
e proporzionale alla corrente d'ingresso, Ib.<br />
- Regione di saturazione, in cui il <strong>BJT</strong> si comporta come un interruttore chiuso i cui estremi sono collettore<br />
ed emettitore.<br />
- Regione di interdizione, in cui il <strong>BJT</strong> si comporta come un interruttore aperto i cui estremi sono collettore<br />
ed emettitore.<br />
Amplificatore a <strong>BJT</strong>: generalità<br />
Interessandoci gli amplificatori e evidente che il <strong>BJT</strong> dovrà essere innanzitutto polarizzato in regione attiva<br />
e per far ciò sarà necessario ricorrere ad un opportuno circuito di polarizzazione.<br />
Si dovrà anche garantire che il punto di lavoro del <strong>BJT</strong> rimanga il più possibile fisso nella posizione imposta<br />
dal<br />
progettista, per evitare che spostandosi si posizioni in una zona in cui il <strong>BJT</strong> non opera più da amplificatore.<br />
B<br />
R1<br />
R2<br />
RC<br />
RE<br />
Q<br />
Fig.3 rete di autopolar.<br />
Rb<br />
Vb<br />
Rc<br />
Re<br />
Fig.4 circuito equivalen.<br />
con conseguente diminuzione della Ic.<br />
Circuito di polarizzazione automatica a partitore di<br />
tensione<br />
Tra i vari circuiti di polarizzazione adottati, il più usato nei<br />
circuiti a componenti discreti e il circuito di polarizzazione<br />
automatica a partitore di tensione, la cui struttura si può<br />
vedere in Fig. 3. L'effetto di stabilizzazione del punto di<br />
lavoro e prevalentemente dovuto alla resistenza Re<br />
presente sull'emettitore. Infatti si supponga un aumento<br />
della corrente di collettore Ic, di conseguenza aumenterà<br />
la tensione VRE; ma dato che il nodo B é potenziale fisso<br />
(dato dal partitore R1-R2) la VBE tenderà a diminuire. Una<br />
diminuzione della VBE porterà ad una diminuzione della Ib<br />
Applicando il teorema di Thevenin fra la base del bjt e la massa il circuito diventa quello di Fig.4, in cui:<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.13<br />
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⎧<br />
R2<br />
⎪Vb<br />
= Vcc ⋅<br />
⎨<br />
R1<br />
+ R2<br />
R1⋅<br />
R2<br />
⎪ Rb =<br />
⎩ R1<br />
+ R2<br />
RETTA DI CARICO<br />
⎩ ⎨⎧<br />
Vb = Rb⋅<br />
Ib + Vbe + Re⋅<br />
Ie<br />
Vcc = Rc ⋅ Ic + Vce + Re⋅<br />
Ie<br />
1<br />
Re<br />
Rb<br />
= +<br />
Si dice retta di carico la retta che ha come equazione l'equazione della maglia di uscita, cioè<br />
Vcc = Rc ⋅ Ic + Vce + Re ⋅ Ie . Per rappresentarla sulle caratteristiche di uscita, occorre prendere due punti.<br />
Quando IB = 0 e IC = 0 dalla equazione della retta di carico si ottiene che VCE = VCC; quindi un punto sarà<br />
quello sull'asse orizzontale, avente coordinate ( Vcc ; 0).<br />
Supponendo invece che la VCE sia nulla dalla equazione della retta di carico otteniamo VCC = RC IC + RE<br />
IE; e trascurando IB rispetto a IC otteniamo il secondo punto ICMAX = VCC/ (RC + RE);<br />
quindi il secondo punto ha coordinate (0; VCC/ (RC + RE)); unendo i due punti otteniamo la retta di carico.<br />
Icc= Vcc<br />
Rc+Re<br />
Esempio<br />
Retta di Carico<br />
Vce=Vcc<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.14<br />
S I<br />
PROGETTO DI UN CIRCUITO DI<br />
POLARIZZAZIONE<br />
In sede di progetto del circuito di<br />
polarizzazione si usano i seguenti<br />
criteri pratici. Per la VCE si fissa un<br />
valore all'incirca uguale a VCC/2;<br />
per la caduta di tensione ai capi di<br />
RE, cioè VE, si fissa un valore uguale<br />
a VCC/10; per la corrente del partitore<br />
IP si fissa una corrente uguale a<br />
IP=20Ib. Con l'aiuto delle<br />
caratteristiche e delle equazioni della<br />
maglia di uscita e della maglia di<br />
ingresso si calcolano i valori di tutti i<br />
resistori.<br />
Dato il <strong>BJT</strong> BCW82, in base alle caratteristiche di uscita fissiamo una VCC = 2,0 V; fissiamo una VCE =<br />
VCC/2 = 2/2 = 1 V; fissiamo VE = VCC/10 = 2/10 = 0,2 V ;<br />
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Dalle caratteristiche di uscita scegliamo una caratteristica che sia centrale, per esempio quella di IB =15<br />
uA; dalla lettura della caratteristica leggiamo IC = 4,6 mA; quindi<br />
IE = IC + IB = 4,6 mA +15 m A = 4,615 mA<br />
Quindi RE = VE/IE = 0,2/0,004615 = 43 Ω<br />
Dall'equazione della retta di carico ci calcoliamo RC;<br />
RC = (VCC - VCE - VE)/IC = (2 - 1 - 0,2) /0,0046 = 0,8/0,0046 = 173 Ω<br />
Controlliamo ICMAX = VCC/ (RC + RE) = 2/( 173 + 43) = 9,25 mA; mentre sul diagramma delle<br />
caratteristiche di uscita leggiamo 9 mA; i due valori, a parte gli errori grafici, sono attendibili.<br />
Per calcolare il partitore, dalla caratteristica di ingresso ci ricaviamo una VBE = 0,8 V; quindi: R2 I2 = VBE<br />
+ VE = 0,8 + 0,2 = 1 V<br />
Essendo I2 = IP = IC/10 = 4,6 /10 mA = 0,46 mA, otteniamo:<br />
R2 = 1/0,00046 = 2174 Ω<br />
Per R1 essendo<br />
R1 I1 = VCC - R2 I2 = 2 - 1 = 1 V<br />
Ed essendo<br />
I1 = IP + IB = 0,46 ma + 15 m A = 0,475 mA<br />
Otteniamo: R1 = 1/ 0,000475 = 2105 Ω<br />
Naturalmente si sceglieranno i valori commerciali vicini a quelli teorici.<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.15<br />
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IL TRANSISTOR COME INTERRUTTORE<br />
Il transistor, opportunamente polarizzato, può essere utilizzato come un interruttore che può essere aperto<br />
o chiuso, regolando la corrente di base. Consideriamo il seguente circuito:<br />
Quando l'interruttore si trova verso il basso, la tensione VBE = 0; la corrente di base IB = 0; la IC = 0; il<br />
transistor è interdetto, non conduce e si comporta come un circuito aperto. La tensione di uscita sul<br />
collettore assume il massimo valore Vu = VCC.<br />
Quando, invece, spostiamo verso l'alto l'interruttore, la base del transistor è polarizzata direttamente, il<br />
transistor va in saturazione, la IC assume il massimo valore, il transistor si comporta da circuito chiuso. La<br />
tensione di uscita assume il valore Vu = 0.<br />
Se consideriamo le caratteristiche di uscita del <strong>BJT</strong>:<br />
Possiamo considerare tre zone:<br />
Zona di saturazione: è la zona in cui il transistor conduce, IC raggiunge il massimo valore, VCE assume<br />
valori molto bassi.<br />
Zona attiva: è la zona centrale delle caratteristiche, in tale zona viene utilizzato come amplificatore,<br />
avendo un comportamento abbastanza lineare.<br />
Zona di interdizione: è la zona in cui il transistor si comporta da circuito aperto, IC assume valori molto<br />
bassi, VCE valori molto alti.<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.16<br />
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Amplificatori: studio a parametri “h” alle frequenze medie.<br />
Se si vuole studiare in maniera quantitativa il funzionamento e le prestazioni di un amplificatore a <strong>BJT</strong>,<br />
dobbiamo essere in grado di descrive o modellare in maniera semplice il comportamento del <strong>BJT</strong>, usato<br />
come amplificatore, nei riguardi delle sole variazioni delle tensioni e delle correnti rispetto al punto di lavoro.<br />
In altre parole dobbiamo avere a disposizione un modello che descriva in maniera semplice il<br />
comportamento del transistore bipolare nei confronti delle variazioni di tensione e di corrente ai terminali<br />
del dispositivo, cioè nei confronti dei segnali di tensione e di corrente nel dispositivo. Il <strong>BJT</strong> è un dispositivo<br />
dalle caratteristiche decisamente non lineari, per cui il problema della formulazione di un modello valido per<br />
i soli spostamenti delle grandezze elettriche rispetto al punto di lavoro scelto risulta grandemente<br />
semplificato se si considera una linearizzazione delle caratteristiche del transistore intorno al punto di<br />
lavoro stesso, cioè se tali caratteristiche possono essere convenientemente approssimate utilizzando la<br />
retta tangente alle caratteristiche stesse nel punto di lavoro. Tale approssimazione ovviamente sarà tanto<br />
più efficace e valida quanto più gli spostamenti rispetto al punto di lavoro saranno piccoli, per cui il modello<br />
che costruiremo nel seguito sarà un modello lineare per piccoli segnali del transistore bipolare.<br />
Per poter effettuare lo studio dell'amplificatore, è necessario poter rappresentare in modo approssimato il<br />
comportamento del transistore nei confronti dei piccoli segnali con un circuito lineare, comunemente<br />
chiamato circuito equivalente per i piccoli segnali a parametri H.<br />
Per i <strong>BJT</strong> esistono numerosi circuiti equivalenti, ciascuno particolarmente adatto a schematizzare il<br />
comportamento del <strong>BJT</strong> in varie situazioni (basse frequenza, alte frequenze, etc..), in questi appunti ci si<br />
limiterà a considerarne il più utilizzato per le frequenze audio: il circuito equivalente a parametri ibridi, il<br />
cui schema e riportato in Fig. 7.<br />
Normalmente i parametri hoe e hre sono molto piccoli, spesso, per semplicità , si considerano nulli.<br />
Si ricorda, per l'ennesima volta, che il circuito equivalente a parametri ibridi descrive in modo approssimato<br />
il<br />
Parametro Definizione campo di<br />
comportamento del <strong>BJT</strong>, solo ed esclusivamente per i segnali variabili (quindi non e utilizzabile per la<br />
continua), l'errore commesso e tanto più piccolo quanto più piccoli sono i segnali.<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.17<br />
Hie<br />
hfe<br />
hoe<br />
hre<br />
h<br />
h<br />
h<br />
ie<br />
fe<br />
oe<br />
re<br />
ΔVbe<br />
=<br />
ΔIb<br />
ΔIc<br />
=<br />
ΔIb<br />
ΔIc<br />
=<br />
ΔVce<br />
ΔVbe<br />
=<br />
ΔVce<br />
VCE = Cost<br />
VCE = Cost<br />
Ib=<br />
Cost<br />
Ib=<br />
Cost<br />
Fig.7: Circuito a parametri H Fig.8: valori tipici dei parametri H<br />
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h<br />
valori<br />
Resistenza<br />
KΩ<br />
Da 50<br />
a 500<br />
Da 5 μS<br />
A 50 μS<br />
Da 10 -4<br />
A 10 -7<br />
Note<br />
Resistenza<br />
di ingresso<br />
Guadagno di<br />
corrente<br />
Conduttanza<br />
di uscita<br />
Reazione di<br />
tensione<br />
(trascurabile)
Amplificatore a Emettitore Comune (CE)<br />
Vogliamo realizzare un circuito che sia in grado di polarizzare un <strong>BJT</strong> e che sia in grado di “condurre” il<br />
segnale di ingresso Vs alla base del transistore e di “portare” il segnale amplificato dal <strong>BJT</strong> verso il carico<br />
RL, in poche parole abbiamo bisogno di un circuito che renda insensibile al punto di riposo le eventuali<br />
variazioni del circuito di ingresso Vs-Rs e del carico Rl. Il circuito cercato é rappresentato in fig. 5, in esso<br />
le capacità Ca1 e Ca2 , dette di accoppiamento, avendo reattanza infinita per f = 0, hanno il compito di<br />
evitare che la sorgente e il carico siano percorsi dalla corrente continua presente nella rete di<br />
polarizzazione, in modo da evitare che il posizionamento del punto di riposo dipenda da Rs e RL (se ad es.<br />
non ci fosse Ca1 la resistenza tra base e massa divente-rebbe R2//Rs). La capacità CE , detta di by-pass,<br />
ha la funzione di cortocircuitare, nel circuito dinami-co, la resistenza Re.<br />
Si ottiene cosı lo schema completo di Fig. 5 noto sotto il nome di amplificatore emettitore comune (o<br />
semplicemente E.C.).<br />
Fig. 5 Amplificatore a <strong>BJT</strong> ad emettitore comune (Ca1<br />
e Ca2 sono le capacita di accoppiamento, CE e la<br />
capacita di bypass).<br />
Nello studio ora considerato consideriamo il range di frequenza in cui le capacità di by-pass si possono<br />
considerare dei corto circuiti, ed le capacità parassite del transistore si possono considerare trascurabile<br />
(dei tasti aperti). Questo range di frequenza viene detto range delle medie frequenza.<br />
Circuito Dinamico: E’ il circuito per le variazioni rispetto alla situazione di riposo e riguarda quindi<br />
esclusivamente il segnale. Viene ricavato da quello di fig. 5 cortocircuitando Ca1 , Ca2, CE e la Vcc, che<br />
devono essere di valore sufficientemente elevato da rendere trascurabile la loro reattanza XC = 1/(2πfC)<br />
alle frequenze di lavoro, e non considerando la f.e.m. continua di alimentazione, che non introduce<br />
variazioni.<br />
Studio dinamico<br />
Si considerino presenti i soli segnali alternati o variabili ed inoltre si operare a frequenze sufficientemente<br />
elevate (frequenze di centro banda o frequenze medie) da poter ritenere le capacità di accoppiamento e<br />
bypass cortocircuiti.<br />
Si ridisegnare il circuito dell'amplificatore considerando:<br />
Fig. 6 Circuito Dinamico<br />
· nulle le tensioni e correnti continue erogate dai generatori eventualmente presenti (in questo caso si<br />
sostituisce Vcc con la massa, si cortocircuititano Ca1, Ca2, CE. Si ottiene cosı il circuito dinamico.<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.18<br />
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Fig. 10 Circuito equivalente a parametri h<br />
Resistenza di uscita<br />
Guadagno di corrente parziale Aip<br />
Ic<br />
Aip =<br />
Ib<br />
Ic = hfe⋅<br />
ib + i<br />
i = Vu ⋅hoe<br />
con Vu = −Rp<br />
⋅ic<br />
ed Rp=Rc//RL<br />
sostituendo:<br />
ic = hfe⋅<br />
ib − hoe⋅<br />
Rp⋅<br />
ic<br />
Ic hfe<br />
da cui Aip = =<br />
Ib 1+<br />
hoe ⋅ Rp<br />
Resistenza di ingresso<br />
Trascurando il parametro hre:<br />
Rip=hie, ed Ri=Rb//hie.<br />
Guadagno di tensione<br />
Vu − Rp ⋅ic<br />
Rp<br />
Av = = = ⋅ Aip<br />
Vbe Rip ⋅ib<br />
Rip<br />
Per definizione la resistenza di uscita Ro è la resistenza che si vede ai morsetti di uscita dell'amplificatore<br />
posto di aver annullato tutti i generatori indipendenti presenti, nel caso in questione l'unico generatore<br />
indipendente presente e il generatore d'ingresso Vs.<br />
1<br />
Trascurando il parametro hre, si ottiene: Ro = // Rc<br />
hoe<br />
Valori tipici dei parametri h<br />
Configurazione hi [Ω] hf hr 1/ho[KΩ]<br />
CE 1.000 100 2∙10 -4<br />
40<br />
CC 1.000 -101 0 40<br />
CB 10 -0,99 5∙10 -5 4.000<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.19<br />
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Amplificatori alle alte frequenza: Circuito di Giacoletto<br />
Alle alte frequenze non è più valido il modello a parametri ibridi del transistor a causa della dipendenza dei<br />
parametri hie ed hfe dalla frequenza. Si ricorre quindi ad un altro modello del <strong>BJT</strong> denominato circuito<br />
equivalente a P-greca o circuito di Giacoletto. In altre parole alle alte frequenze le capacità di giunzione<br />
Cbe; Cce; Cbc del <strong>BJT</strong>, per quanto piccole (dell’ordine del pico Faraday) non possono essere più<br />
trascurate.<br />
Un modello che tiene conto delle capacità parassite del transistore, é come già detto, il modello di<br />
Giacoletto.<br />
Fig. 1 Circuito a P-greca o circuito di Giacoletto<br />
In questo caso i parametri sono resistivi ed indipendenti dalla frequenza, inoltre variano in funzione del<br />
punto di lavoro e, in misura minore, dalla temperatura. La resistenza rbb' del circuito di base, di valore<br />
tipicamente compreso tra 10 e 200 W. Esistono delle relazioni molto semplici fra i parametri h ed il modello<br />
del transistore a P-Greca.<br />
Simbolo Descrizione Valore tipico Formula<br />
’ ’<br />
rbb Resistenza della regione di base. 50-300 Ω Hie- rb e<br />
’<br />
rb e<br />
’<br />
rb<br />
Resistenza che tiene conto del fatto che un aumento della<br />
tensione vbe genera un aumento della ricombinazione dei<br />
portatori di maggioranza<br />
1000-3000 Ω hfe/gm<br />
’<br />
c Tiene conto della reazione ingresso-uscita 1 MΩ rb e /hre<br />
rce Rappresenta la resistenza collettore-emettitiore (10-50) KΩ 1/hoe<br />
GmVb’e<br />
Tiene conto che variazione della Vb’e generano<br />
variazione della corrente di uscita<br />
10-100 Ico/0,026 [mA]<br />
’<br />
Cb e<br />
’<br />
Cb c<br />
Capacita della giunzione b-e più la capacità di diffusione<br />
Capacità della giunzione di collettore. E’ indicata con Cob<br />
pF<br />
pF<br />
gm / 2πfT<br />
Datasheet<br />
C Capacita della giunzione c-e. E’ indicata con Cib Pf Datasheet<br />
ce<br />
Trascurando rb'c e applicando il teorema di Miller alla capacità Cb'c , si arriva al seguente schema<br />
equivalente:<br />
Rb<br />
Vs<br />
Rs<br />
Rb<br />
Rb’b<br />
gmVb’e<br />
Alle alte frequenze, i gruppi RC del circuito equivalente semplificato della figura precedente introducono<br />
due poli all'interno della risposta in frequenza del <strong>BJT</strong> (diagramma di Bode del guadagno in funzione della<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.20<br />
Rb’e<br />
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C1<br />
gmVb’e<br />
C2<br />
Rp<br />
Rp
frequenza), uno (fi) relativo alla maglia di ingresso e l'altro (fu) relativo alla maglia di uscita. Da una<br />
semplice analisi si ricava:<br />
Req1=[(Rs//Rb)+rb’b] // rb’e<br />
C1= Cb’e+Cb’c(1+gmVb’e)<br />
C2=Cb’c<br />
τ 1=Req1∙C1<br />
τ 2 =Rp∙C2<br />
2<br />
La frequenza di taglio superiore sarà: τ = τ + τ 2<br />
Frequenza di Transizione:<br />
2<br />
1<br />
La frequenza di transizione é definita come quel valore di frequenza tale che |hfe|=1 ( o in db |hfe|=0db.<br />
Si può dimostrare che: fT=hfeo∙ft, ovvero che il prodotto guadagno hfeo per larghezza di banda ft é<br />
costante.<br />
20Log|hfe|<br />
20Log|hfeo|<br />
0 f_t f T<br />
Il valore di frequenza di transizione é detto Figura di merito del transistore.<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.21<br />
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Frequenza di taglio inferiore<br />
Come al solito bisogna inizialmente calcolare la resistenza equivalente di Thevenin vista dalla capacità C1<br />
e dalla C2. Si ricorda che per il calcolo della resistenza equivalente di Thevenin si annullano i generatori di<br />
tensione (si cortocircuitano quelli di tensione, e si aprono quelli di corrente) e si calcola la resistenza ai<br />
morsetti delle capacità.<br />
Per il calcolo di τ1 cortocircuitando Vs avremo:<br />
R = R + ( R // h ) , quindi τ<br />
eq1<br />
s B ie<br />
1<br />
= ⇒ f<br />
C1 ⋅ Req<br />
1<br />
analogamente per il calcolo di τ 2 aprendo hfe ib avremo<br />
1<br />
R eq2<br />
= RL<br />
+ ( // Rc<br />
) quindi τ<br />
h<br />
oe<br />
2<br />
= ⇒ f<br />
C2 ⋅ Req<br />
2<br />
la frequenza di taglio inferiore sarà data dalla:<br />
20 log(<br />
Av)<br />
20Db/dec<br />
Basse Freq.<br />
1<br />
f t _ inf<br />
1<br />
=<br />
2 ⋅π<br />
⋅τ<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.22<br />
2<br />
=<br />
1<br />
1<br />
=<br />
2 ⋅π<br />
⋅τ<br />
1<br />
2 ⋅π<br />
Medie Frequenze.<br />
⋅<br />
2<br />
⎛ 1 ⎞<br />
⎜<br />
⎟<br />
⎝τ<br />
1 ⎠<br />
2<br />
⎛ 1 ⎞<br />
+ ⎜<br />
⎟<br />
⎝τ<br />
2 ⎠<br />
Freq_taglio_inf Freq_taglio_Sup<br />
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2<br />
-20Db/dec<br />
Alte Freq.<br />
frequenza
AMPLIFICATORE OPERAZIONALE<br />
L'amplificatore operazionale come circuito integrato è uno dei circuiti lineari maggiormente usati.<br />
L'amplificatore operazionale è un amplificatore in continua: ciò significa che esiste una continuità elettrica<br />
fra ingresso e uscita; il nome di "operazionale" è dovuto all'uso per cui era nato tale amplificatore, e cioè il<br />
funzionamento all'interno di elaboratori analogici per l'esecuzione di operazioni matematiche.<br />
Nella sua forma più semplice (figura 1), un amplificatore operazionale è composto essenzialmente da uno<br />
stadio d'ingresso, da un secondo stadio amplificatore differenziale e da uno stadio di uscita in classe AB,<br />
del tipo "emitter follower" L’amplificatore operazionale è usato largamente negli elaboratori analogici per<br />
effettuare somme, moltiplicazioni, integrazioni e derivazioni, ecc.... Per i principali campi di applicazione si<br />
possono citare l’elaborazione dei segnale, la conversione A/D e la generazione di forme d’onda. Un<br />
amplificatore operazionale è rappresentato dal seguente schema:<br />
FIG 1.1 Modello generale dell’amplificatore operazionale<br />
Dal punto di vista del segnale l’amplificatore operazionale ha due terminali di ingresso( ingresso<br />
invertente “-“ così detto in quanto l’uscita é in opposizione di fase rispetto al segnale presente in questo<br />
ingresso; ingresso non invertente “+”, così detto in quanto l’uscita é in fase rispetto al segnale presente<br />
in questo ingresso e un terminale di uscita.<br />
Modello ideale<br />
Nella tabella seguente viene posto un confronto fra un opam ideale e uno reale.<br />
Modello ideale uA741<br />
Guadagno di tensione a catena aperta A OL<br />
200.000<br />
Resistenza d’ingresso I R<br />
2MΩ<br />
Resistenza di uscita R O<br />
0 75Ω<br />
Larghezza di banda BW<br />
CMMR (rapporto di reiezione di modo comune)<br />
1MHz<br />
10.000<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.23<br />
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Note sui valori dell’amplificatore operazionale.<br />
Si vuole far notare l’importanza di avere una resistenza di ingressi R I = ∞ ed Ru=0.<br />
Si consideri lo stadio di ingresso di un<br />
amplificatore in esso il valore della<br />
amplificazione di tensione totale sarà dato<br />
vu<br />
da: AvT<br />
=<br />
v<br />
vu<br />
vi<br />
= ⋅<br />
v v<br />
= Av⋅α<br />
con<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.24<br />
S<br />
i<br />
S<br />
R<br />
R + R<br />
i<br />
i α = coefficiente di attenuazione in<br />
ingresso. Il valore R I = ∞ implica che<br />
Circuito di ingresso Circuito di Uscita<br />
α = 1 per cui AvT = Av, ovvero tutto il<br />
segnale erogato dal generatore vs passa<br />
all’ingresso dell’amplificatore per poter<br />
essere amplificato.<br />
In uscita si può fare un discorso analogo:<br />
RL<br />
v U = Av ⋅v<br />
S ⋅<br />
RO<br />
⋅ RL<br />
RL<br />
= Av ⋅v<br />
S ⋅ β con β =<br />
RO<br />
+ RL<br />
coefficiente di attenuazione in uscita. Se Ro=0<br />
questo coefficiente vale uno, quindi tutto il segnale in uscita dell’amplificatore va a finire sul carico.<br />
Funzionamento a catena aperta<br />
Il nostro opam sarà detto funzionante a catena aperta quando non c’é nessuna rete di retroazione fra<br />
ingresso e uscita. La relazione che lega la tensione di uscita con la tensione d’ingresso è la seguente:<br />
in cui A OL é il guadagno a catena aperta cioè l’amplificazione che si ottiene senza nessuna rete di<br />
retroazione collegata all’operazionale; il segnale ( ) d<br />
v v v = − 1 2 é detto segnale differenza.<br />
Schema elettrico dell’Opam Caratteristica ingresso - uscita<br />
Dal fatto che il guadagno di tensione a catena aperta A = ∞ , si deduce che per ogni valore di<br />
( ) d v v v = − 2<br />
1 diverso da zero il valore di tensione di uscita tende ad infinito, ovvero nella realtà circuitale<br />
v va al valore di saturazione cioè al valore della batteria di alimentazione (meno una soglia vbe).<br />
O<br />
Il tratto rettilineo tra questi due valori della caratteristica ingresso-uscita, dove in genere si preferisce<br />
lavorare, è detto "zona lineare" e la cui pendenza, (90° nel caso ideale, quasi 90° nel caso reale),<br />
corrisponde proprio al guadagno Aol, (infinito nel caso ideale,molto elevato nel caso reale) di questo<br />
dispositivo. In questo tratto di caratteristica Vd è nulla. Tutto questo perché, essendo Vu = Aol × Vd ed<br />
essendo Aol infinito e Vu compresa tra i valori +Vcc e -Vcc, quindi limitata, dalla relazione: Vd =Vu/Aol; si<br />
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OL<br />
S
deduce che: vd = 0. Questa relazione indica che tra l'ingresso non invertente(+) e quello invertente (-) c'è<br />
un "corto circuito virtuale" per contraddistinguerlo dal corto circuito "elettrico", in quanto, in questo caso,<br />
non c'è passaggio di corrente tra i terminali (+) e (-). Il valore vd rappresenta la soglia (valore dell’ordine<br />
dei µV) del segnale d’ingresso superata la quale l’amplificatore va in saturazione.<br />
Pertanto l’amplificatore operazionale ad anello aperto non può essere utilizzato in applicazioni lineari, cioè<br />
in applicazioni dove esista una relazione lineare tra ingressi e uscita (amplificatore, derivatore, sommatore,<br />
ecc...), ma in applicazioni non lineari come, ad esempio, per la realizzazione di un comparatore. (Un<br />
comparatore è un circuito che ha il compito di rilevare se un determinato segnale vs superi o no un certo<br />
valore detto soglia di comparazione che indicheremo con vc) . E’ facile constatare dalla caratteristica dalla<br />
figura seguente che l’amplificatore ad anello aperto si comporta come un comparatore con soglia di<br />
comparazione (rivelatore di passaggio per lo zero). Infatti, se la tensione è maggiore di zero,<br />
l’uscita è pari a mentre se è minore di zero l’uscita è pari a .<br />
Funzionamento ad anello chiuso<br />
Per avere un comportamento lineare anche per valori relativamente ampi del segnale in ingresso bisogna<br />
utilizzare un circuito in controreazione in cui è presente almeno un collegamento elettrico tra l’uscita e uno<br />
dei due ingressi. Questa tecnica si basa sulla teoria dei sistemi ad anello chiuso e permette di realizzare<br />
circuiti ad amplificatori operazionali con guadagno stabile, riducendo i fenomeni di non linearità. Di seguito<br />
analizziamo diverse circuiti in controreazione.<br />
Amplificatore Invertente<br />
In questo circuito l’uscita è collegata all’ingresso invertente tramite una resistenza mentre il generatore<br />
di segnale è collegato all’ingresso non invertente tramite la resistenza R. L’ingresso non invertente è<br />
collegato a massa. Si chiama amplificatore invertente perché il guadagno ha segno negativo, cioè l’uscita<br />
avrà segno opposto rispetto alla tensione d’ingresso. Inoltre il guadagno dipende dai valori delle resistenze<br />
esterne all’amplificatore operazionale e non dal guadagno . Nella figura seguente è rappresentato il<br />
circuito in esame<br />
Essendo l’ingresso non invertente collegato a<br />
massa e assumendo che la tensione di uscita sia<br />
finita, diremo che l’ingresso invertente è collegato a<br />
massa virtuale, cioè la tensione differenziale sia<br />
prossima a zero, poiché il guadagno<br />
dell’amplificatore operazionale è elevato. La<br />
seguente uguaglianza dimostra tale definizione:<br />
Parliamo anche di “corto circuito virtuale” tra i terminali d’ingresso. La parola virtuale deve essere<br />
sottolineata, e non si deve commettere l’errore di cortocircuitare fisicamente i terminali + e - nell’analisi di<br />
un circuito.<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.25<br />
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Applicando la legge di ohm calcoliamo la corrente che attraversa R:<br />
i<br />
R<br />
vR<br />
vs<br />
− v<br />
= =<br />
R R<br />
Tale corrente non può entrare nell’amplificatore operazionale, poiché la sua resistenza d’ingresso é infinita,<br />
vO<br />
ma scorre per , quindi: vO = −iR<br />
⋅ R f ⇒ iR<br />
= − .<br />
R<br />
Uguagliando per iR avremo:<br />
vO<br />
v<br />
= − ⇒ A =<br />
R R v<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.26<br />
f<br />
R<br />
vS O f<br />
= −<br />
f<br />
S<br />
R<br />
−<br />
vs<br />
=<br />
R<br />
La relazione precedente evidenzia che l’amplificazione invertente dipende solo dalle resistenze del<br />
circuito e non dipende dai valori intrinseci (AOL, RIN, ecc…), anzi proprio il valore di AOL, tendente ad infinito<br />
permette di ottenere questo risultato per mezzo della massa virtuale. Il segno negativo dimostra che la<br />
polarità di uscita è invertita rispetto alla tensione di ingresso. E’ utile ricordare che la corrente che gli<br />
amplificatori operazionali erogano in uscita ad un carico resistivo è limitata a valori intorno a 5÷10 mA,<br />
quindi bisogna scegliere opportuni valori di , ed per non superare questo limite.<br />
Amplificatore Non invertente<br />
Nella figura seguente è illustrato lo schema di un amplificatore non invertente che fornisce in uscita un<br />
segnale amplificato in fase rispetto al segnale in<br />
ingresso. L’ingresso è quello non invertente,<br />
mentre la rete di reazione è sempre collegata<br />
all’ingresso invertente ed è costituita dalle<br />
resistenze e : in particolare la resistenza<br />
riporta l’uscita sull’ingresso invertente in modo tale<br />
che la reazione risulti negativa.<br />
Assumendo che l’amplificatore operazionale sia<br />
ideale con guadagno infinito, tra i suoi terminali di ingresso è presente un corto circuito virtuale.<br />
Quindi la tensione sul terminale di ingresso invertente sarà uguale a quella sul terminale di ingresso non<br />
invertente, che è la tensione applicata . La corrente che scorre in si può determinare mediante il<br />
rapporto . A causa dell’impedenza di ingresso infinita dell’amplificatore operazionale, questa corrente<br />
scorrerà in , quindi la tensione di uscita si può determinare da<br />
Quindi:<br />
Come volevasi dimostrare, il guadagno dell’amplificatore non invertente è positivo e<br />
dipende solamente dalle resistenze della rete di reazione.<br />
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Segnali di un amplificatore invertente Segnali di un amplificatore non invertente Comparatore a soglia nulla<br />
Sommatore invertente<br />
Sommatore invertente<br />
Applicazioni lineari dell’Amplificatore Operazionale.<br />
d’ingresso quindi, per la legge di Ohm, le correnti , sono pari a:<br />
Un’altra configurazione invertente è il circuito<br />
mostrato nella figura seguente.<br />
E’ presente una resistenza nell’anello di<br />
controreazione negativa e, inoltre, abbiamo più<br />
segnali d’ingresso , applicati alle<br />
rispettive resistenze , che sono connessi<br />
al terminale invertente dell’amplificatore<br />
operazionale. Dalla precedente discussione<br />
l’amplificatore operazionale ideale presenta una<br />
massa virtuale al suo terminale invertente<br />
Tutte queste correnti si sommano per generare la corrente , cioè la corrente che scorre in :<br />
Applicando nuovamente la legge di Ohm possiamo calcolare la tensione di uscita (tenendo sempre in<br />
mente il concetto di massa virtuale.:<br />
Cioè la tensione di uscita è una somma pesata dei segnali d’ingresso , ma di segno opposto. Si noti<br />
che ciascun coefficiente della somma può essere regolato indipendentemente mediante il corrispondente<br />
resistore di ingresso e<br />
Sommatore non invertente<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.27<br />
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Si può quindi scrivere che:<br />
⎛ R f ⎞<br />
v = ⎜ + ⎟<br />
u v+<br />
1<br />
⎝ R ⎠<br />
Questo sommatore è simile al sommatore invertente, tranne<br />
che non compare il segno (-) nell'espressione di Vu. Anche qui<br />
la Vu è funzione della somma di due (o più) ingressi. Si può<br />
notare che in pratica il circuito è costituito da un amplificatore<br />
non invertente il cui guadagno è 1 + Rf/R, come già visto, con i<br />
segnali, V1 e V2, applicati all'ingresso non invertente, tramite le<br />
due resistenze R', uguali.<br />
Ma V+ è data dal contributo di V1 e V2 e con la sovrapposizione degli effetti si ha:<br />
v1<br />
v2<br />
v + = +<br />
2 2<br />
per cui si ha, sostituendo che:<br />
v<br />
u<br />
⎛ v ⎞⎛<br />
R ⎞<br />
1 v2<br />
f<br />
= ⎜ + ⎟ ⎜<br />
⎜1+<br />
⎟<br />
⎝ 2 2 ⎠⎝<br />
R ⎠<br />
Buffers (o inseguitore di tensione)<br />
L’inseguitore di tensione é un amplificatore non invertente.<br />
L’inseguitore di tensione è un amplificatore operazionale in cui<br />
l’uscita è collegata all’ingresso invertente mentre la tensione<br />
d’ingresso è applicata all’ingresso non invertente. L’inseguitore si<br />
chiama tale perché la tensione in uscita segue la tensione<br />
d’ingresso, cioè entrambi assumono lo stesso valore. Esso viene<br />
utilizzato per disaccoppiare i circuiti presenti a monte e a valle dell’amplificatore eliminando così il<br />
cosiddetto effetto “carico” (ovvero un eccessivo assorbimento di corrente dal generatore di segnale) che<br />
potrebbe compromettere il corretto funzionamento dei circuiti. Bisogna ricordare che la tensione in ingresso<br />
dovrà essere inferiore alla tensione di alimentazione.<br />
Analiticamente, dato che si tratta di un amplificatore invertente il valore della tensione di uscita sarà dato<br />
dalla nota equazione:<br />
Amplificatore differenziale<br />
ma nel nostro caso R f = 0 ed R = ∞ per cui avremo v O = vS<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.28<br />
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Spesso è necessario disporre della differenza,<br />
eventualmente amplificata, fra due segnali, ad<br />
esempio quando si voglia eliminare una componente<br />
comune ad entrambi. Il circuito illustrato in figura<br />
presenta questa funzionalità, ovvero<br />
R f<br />
=<br />
R<br />
( v − v )<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.29<br />
v<br />
O<br />
1<br />
2<br />
Per verificare tale relazione si può applicare il<br />
principio di sovrapposizione degli effetti,<br />
considerando il generatore v2, cortocircuitato, si ha<br />
considera solo il generatore v1 che siamo in<br />
presenza di un amplificatore non invertente con il segnale di ingresso dato dal partitore R-Rf:<br />
R f<br />
v+<br />
= vS<br />
quindi il segnale di uscita “figlio” del generatore v1 sarà:<br />
R + R<br />
'<br />
v<br />
f<br />
⎛ R f ⎞ R f ⎛ R f ⎞<br />
v<br />
⎜<br />
⎜1<br />
+ v1<br />
1 = v<br />
R ⎟ = ⋅<br />
R f R ⎜ +<br />
R ⎟<br />
⎝ ⎠ + ⎝ ⎠<br />
O = +<br />
1<br />
R<br />
f<br />
R<br />
Ora considerando il generatore v1 a massa, e funzionante il generatore v2 siamo in presenza di un<br />
amplificatore invertente, quindi avremo:<br />
v<br />
v<br />
''<br />
O<br />
o<br />
Amplificatore Differenziale<br />
R f<br />
= −v2<br />
⋅ , applicando il principio di sovrapposizione degli effetti:<br />
R<br />
' ''<br />
R f<br />
= v + vO<br />
= ( v1<br />
− v2<br />
) .<br />
O R<br />
La presente dice che l’uscita é proporzionale alla differenza dei segnali di ingresso.<br />
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AMPLIFICATORE OPERAZIONALE REALE<br />
Corrente di polarizzazione e corrente di offset in ingresso.<br />
L'operazionale reale presenta un certo numero di parametri che lo differenziano da quello ideale che<br />
verranno descritti in seguito.<br />
Corrente di polarizzazione di ingresso<br />
L'operazionale reale, a differenza di quello ideale, assorbe<br />
all'ingresso una corrente, necessaria per poter polarizzare i<br />
dispositivi (<strong>BJT</strong> o FET) presenti all'ingresso. L'ordine di queste<br />
correnti è di 500 nA per i <strong>BJT</strong> e 50 pA per i FET. Se indichiamo con<br />
IB+ la corrente che scorre all'ingresso non invertente e IB- quella<br />
che scorre all'ingresso invertente, definiamo<br />
Corrente di Polarizzazione di ingresso la media artimetrica di<br />
queste due correnti:<br />
IB + + IB −<br />
=<br />
2<br />
Per valutare l'errore causato da IB, se Vi = 0 (Rc = R//Rf = 0), si nota che IB+ si chiude direttamente a<br />
massa e V+ = 0 e anche V- è nulla. IB- scorre solo su Rf perché sulla R non scorre corrente essendo la sua<br />
ddp nulla, determinando una tensione di uscita pari a: Vu = -Rf× IB-. Se R è molto elevata (es. 1Mohm) e<br />
IB- = 500 nA, anche se Vi e nullo si ha che Vu = -0,5V.<br />
Questo valore può essere intollerabile; per ridurre tale effetto la tecnica più usata consiste nel fare in modo<br />
che le resistenze viste dai due terminali di ingresso verso massa coincidano. Si ottiene ciò inserendo tra il<br />
terminale non invertente e massa una resistenza di compensazione di valore Rc = R//Rf. Questo solo se le<br />
due correnti sono uguali, ma per la inevitabile dissimmetria dello stadio di ingresso esiste una differenza tra<br />
le due correnti di polarizzazione.<br />
Si definisce Corrente di Offset di ingresso definita come: IOS = | IB+ - IB- |, la differenza fra le correnti di<br />
ingresso quando la tensione di uscita é nulla.<br />
Questa corrente è dell'ordine di 200 nA per i <strong>BJT</strong> e 10 pA per i FET. e produce un errore pari a: Vu = Rf×<br />
IOS e, per minimizzarlo bisogna usare un valore di Rf non troppo elevato.<br />
Tensione di offset in ingresso<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.30<br />
I B<br />
Applicando all'ingresso di un operazionale reale un segnale nullo,<br />
all'uscita ci sarà, a differenza dell'operazionale ideale, una<br />
tensione diversa da zero, anche adottando gli accorgimenti visti<br />
nel precedente paragrafo, tutto ciò è dovuto alle inevitabili<br />
dissimetrie interne dell'operazionale stesso. L'effetto che ne viene<br />
fuori nella configurazione ad anello aperto può portare alla<br />
saturazione del dispositivo senza che in ingresso vi sia nessun<br />
segnale.<br />
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Questo effetto può essere quantificato con una tensione detta Tensione di offset di ingresso (VOS)<br />
definita come il valore di tensione continua di correzione da applicare<br />
⎛ R f ⎞<br />
all'ingresso al fine di annullare la Vu. Se il segnale di ingresso Vi è nullo si avrà che: VU = ⎜<br />
⎜1<br />
+ ⋅VOS<br />
R ⎟<br />
⎝ ⎠<br />
CMMR (Common Mode Rejection Ratio) – Rapporto di Reiezione di Modo Comune<br />
In un amplificatore operazionale reale, impiegato come amplificatore differenziale, la tensione di uscita non<br />
é solo funzione della differenza delle tensioni sui due ingressi, ma anche dal valore medio dei livelli dei due<br />
segnali. Si ha:<br />
⎛ V2<br />
+ V1<br />
⎞<br />
U = Ad<br />
( V2<br />
−V1<br />
) + A ⎜ ⎟ con:<br />
⎝ 2 ⎠<br />
V C<br />
- Segnale di modo comune:<br />
V C<br />
V<br />
=<br />
- Segnale differenziale: 2 1 V V Vd − =<br />
2<br />
2<br />
V +<br />
1<br />
Si definisce CMMR il valore assoluto del rapporto del segnale differenza rispetto a quello di modo comune:<br />
A<br />
A<br />
d<br />
CMMR = , valori tipici sono dell’ordine di 100dB.<br />
c<br />
Guadagno a catena aperta e risposta in frequenza<br />
Il guadagno ad anello aperto Aol non è infinito come nel caso ideale e soprattutto é dipendente dalla<br />
frequenza.<br />
AOL in funzione della frequenza<br />
Per il noto µA741 il guadagno ad anello aperto vale<br />
circa 200.000 a frequenza zero, per poi scendere<br />
subito dopo qualche Hertz.<br />
In genere per ogni operazionale viene dato il<br />
parametro GBW (guadagno per larghezza di banda),<br />
che nel caso del µA741 è di 1 MHz, questo significa<br />
che per questo operazionale il GBW è in ogni caso<br />
uguale ad 1 MHz. Se il guadagno nella particolare<br />
configurazione è unitario allora la larghezza di banda è<br />
di 1 MHz; mentre se il guadagno è superiore all'unità,<br />
ad esempio 10, allora la larghezza di banda diminuisce<br />
e per un guadagno di 10 sarà 1MHz/10, cioè 100 KHz.<br />
Slew Rate: Si definisce Slew Rate la rapidità con cui varia nel tempo la tensione di uscita in presenza di<br />
segnali ampi e della rete di reazione esterna. Esso é dell’ordine dei V/μA.<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.31<br />
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Convertitori I/V e V/I<br />
In alcune applicazioni circuitali, la grandezza di ingresso è rappresentata da un generatore di corrente<br />
oppure si richiede in uscita una corrente proporzionale ad una tensione o ad una corrente di ingresso.<br />
Utilizzando amplificatori operazionali si possono realizzare strutture circuitali che, pur con le limitazioni<br />
imposte dalla dinamica di uscita dei dispositivi, rispondono in buona misura a queste esigenze. Si<br />
esaminano qui le principali configurazioni<br />
Convertitori I/V<br />
Il convertitore corrente-tensione (I/V), chiamato anche<br />
generatore di tensione controllato in corrente o<br />
amplificatore a transresistenza, idealmente è in grado di<br />
fornire una tensione v, proporzionale alla corrente di<br />
ingresso i, indipendentemente dalla resistenza interna<br />
Rs, del generatore di ingresso e dalla resistenza di<br />
carico R,. Esso presenta quindi resistenze di ingresso e<br />
di uscita uguali a zero. Le caratteristiche<br />
dell'amplificatore operazionale consentono, almeno da<br />
un punto di vista ideale, di ottenere le prestazioni<br />
richieste. Il circuito di figura rappresenta la struttura più semplice. Poiché l'ingresso invertente (-) costituisce<br />
una massa virtuale, la corrente che scorre in Rs, è nulla e i, fluisce interamente attraverso la resistenza Rf.<br />
La tensione di uscita vale pertanto:<br />
v ⋅<br />
O = −i<br />
f R f dove si vede che la tensione di uscita O<br />
resistenza R f .<br />
Convertitori V/I<br />
v é proporzionale alla corrente i f tramite la<br />
Il convertitore tensione-corrente è chiamato anche generatore di corrente controllato tensione. Idealmente<br />
fornisce ad un carico R, una corrente proporzionale alla tensione di ingresso, indipendentemente da<br />
variazioni del carico stesso, e presenta quindi resistenze di ingresso e di. Le configurazioni circuitali<br />
possibili basate su amplificatori operazionali sono varie e dipendono soprattutto dalle modalità di<br />
connessione del carico.<br />
Convertitore V/I con carico flottante<br />
Se l'elemento di carico ZL non ha terminali a massa; ossia è flottante, le strutture circuitali sono assai<br />
semplici e derivano direttamente dagli amplificatori di tensione invertente e non invertente esaminati<br />
precedentemente. Come si vede figura seguente, è sufficiente inserire l'elemento di carico, indicato con ZL,<br />
nell'anello di reazione. Considerando il circuito “a” nella figura seguente, grazie alla massa virtuale presente<br />
all'ingresso<br />
Convertitore I/V<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.32<br />
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i<br />
L<br />
vS<br />
= ii<br />
= in cui vede che il valore della corrente attraversante il carico ZL dipende dalla resistenza R,<br />
R<br />
dal generatore di ingresso vs ma non dipende dal carico flottante ZL.<br />
Ovviamente il funzionamento è lineare fino a che vO = −vL<br />
= −i<br />
L ⋅ Z L é minore tella tensione di<br />
saturazione. Un altro inconveniente del circuito “a” é il valore della resistenza vista dal generatore vs che<br />
non é infinita, ma bensì, R.<br />
Nel circuito di figura “b”, per il quale vale ancora la relazione i<br />
vS<br />
= ii<br />
= , la resistenza di ingresso è<br />
R<br />
idealmente infinita e la corrente i, non deve essere fornita dal generatore. Tuttavia esso presenta un'altra<br />
limitazione dovuta alla dinamica di uscita dell'operazionale. Poiché infatti v O = −vL<br />
+ vS<br />
il funzionamento è<br />
lineare solo per valori di v L compresi fra:<br />
− V − v < v < V + v<br />
cioè questo circuito rispetto al precedente ha una dinamica minore del precedente.<br />
SAT<br />
Integratori<br />
Integratore Ideale<br />
Dalla configurazione invertente sostituendo al posto della Rf una capacità si ottiene un integratore.<br />
Integratore Ideale<br />
s<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.33<br />
L<br />
L<br />
SAT<br />
s<br />
L'uscita di questo circuito ci fornisce un segnale Vu<br />
proporzionale all'integrale del segnale di ingresso Vi, come si<br />
può vedere nella figura a lato. Si può notare che la corrente che<br />
scorre nella R è la stessa che scorre nella C (essendo<br />
l'operazionale ideale), cioè IR = IC, e ricordando che, nel<br />
condensatore vale:<br />
il potenziale V- é un potenziale nullo a causa della massa virtuale. Quindi:<br />
V I<br />
I<br />
R<br />
δVC VR<br />
δVC<br />
VI<br />
− δVU<br />
= IC<br />
= C ⋅ = = C ⋅ = = C ⋅ dato che<br />
δt<br />
R δt<br />
R δt<br />
I δVU<br />
δVU<br />
V<br />
= −C<br />
⋅ → = − , passando ad integrare sia il primo che il secondo membro:<br />
R δt<br />
δt<br />
R ⋅C<br />
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δV<br />
VI<br />
1<br />
∫ δt<br />
= − δt<br />
VU<br />
δt<br />
∫ → = −<br />
R ⋅C<br />
R ⋅C<br />
U<br />
VIδ<br />
un’integrazione del segnale di ingressi Vi.<br />
∫<br />
t<br />
che mostra che la tensione di uscita é ottenuta tramite<br />
Se applichiamo all'ingresso, al posto della Vi un segnale a gradino di ampiezza V si ottiene in uscita una<br />
1<br />
rampa negativa, la cui equazione é VU = − ⋅VI<br />
⋅t<br />
, la rampa è negativa perché l'ingresso è applicato<br />
R ⋅C<br />
al terminale invertente.<br />
Nell'istante t = t0 viene applicato un gradino di<br />
ampiezza V, dalla relazione che lega la Vu alla Vi,<br />
sostituendo alla Vi il valore del gradino si ottiene una<br />
rampa negativa di equazione Vu=-(V/RC)× t con<br />
pendenza -V/RC, questo fino ad arrivare alla<br />
saturazione (negativa) dell'operazionale (- Um), oltre<br />
questo valore, la Vu rimane costante.<br />
Questo circuito h però un inconveniente: se vs, = 0. vu,<br />
Forme d’onda dei segnali di ingresso e uscita non rimane a 0; ciò è dovuto alla corrente di<br />
polarizzazione e alla tensione di offset di ingresso, presenti negli operazionali reali, che portano il<br />
condensatore a caricarsi anche in assenza di tensione applicata. Se V, è un segnale, sinusoidale o non,<br />
nominalmente a valor medio nullo, il circuito si comporta solo teoricamente come un integratore. Infatti la<br />
presenza anche solo di un leggero offset nel segnale di ingresso, o degli offset intrinseci all'operazionale<br />
stesso, tende a caricare il condensatore, in un verso o nell'altro, portando ben presto Vu, ai valori di<br />
1<br />
saturazione e facendo così venir meno la relazione VU = − ⋅VI<br />
⋅t<br />
.<br />
R ⋅C<br />
Integratore Reale<br />
Una soluzione al problema precedente consiste semplicemente ad inserire in parallelo alla capacità C una<br />
resistenza R’.<br />
Se Vs, è un gradino di tensione di ampiezza V, il parallelo<br />
R'C sarà sottoposto ad una corrente costante I = V/R e<br />
pertanto il condensatore si caricherà esponenzialmente<br />
tendendo a VR'/R con costante di tempo t = R'C e<br />
andamento espresso dalla relazione<br />
Z 1 R'<br />
1 R'<br />
Vu ( s)<br />
= − VI<br />
( s)<br />
= VI<br />
( s)<br />
= ⋅<br />
VI<br />
( s)<br />
R R 1+<br />
sR'C<br />
R ⎛ 1 ⎞<br />
R'C⎜<br />
+ s⎟<br />
⎝ R'C<br />
⎠<br />
Integratore Reale<br />
se il segnali Vi(t) e un gradino di tensione u(t), Vi(s)=1/s<br />
quindi<br />
t<br />
R'<br />
⎛ − ⎞<br />
nel domino del tempo: Vu<br />
t ⎜ τ<br />
( ) = 1−<br />
e ⎟ ⋅V<br />
. SI ricorda che:<br />
R ⎜ ⎟<br />
⎝ ⎠<br />
1 1'<br />
1<br />
( s)<br />
= ⋅<br />
⋅ dove anti-trasformando<br />
R ⎛ 1 ⎞ s<br />
C⎜<br />
+ s⎟<br />
⎝ R'C<br />
⎠<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.34<br />
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V u
s<br />
1<br />
( s + a)<br />
laplace<br />
1<br />
=<br />
a<br />
−a⋅t<br />
( 1−<br />
e )<br />
tempo<br />
dove per t
Rilevatore di zero<br />
APPLICAZIONI DELL’OPAM NON LINEARI<br />
In questa applicazione e nelle successive, non si ricorre all'uso della retroazione negativa, questo per<br />
sfruttare meglio il tratto verticale della transcaratteristica, in modo da avere in uscita un passaggio netto tra<br />
uno stato e l'altro, la mancanza della retroazione negativa o addirittura l'uso della reazione positiva,<br />
consente di dire che non vale più la relazione Vd = 0, perché non si lavora più in zona lineare e l'uscita Vu<br />
ammette solo due valori: +Um o -Um, come si può facilmente intuire dalla transcaratteristica.<br />
Come si può vedere in figura, questo circuito rileva il passaggio per lo zero della Vi. Essendo il segnale di<br />
ingresso applicato al terminale (-), l'uscita Vu sarà uguale a +Um se Vi è maggiore di zero e -Um se minore<br />
di zero.<br />
Se invece voglio che la Vu risulti uguale a -Um per Vi>0 e +Um per Vi
Trigger di Schmitt – (Comparatore con Isteresi)<br />
Nei rivelatori di zero e nei comparatori già visti esiste il problema dei disturbi sovrapposti al segnale di<br />
ingresso.<br />
Esempio di disturbo di commutazione<br />
Quando il segnale di ingresso passa per lo zero (o per<br />
una tensione di riferimento), ed é presente un disturbo<br />
sovrapposto al segnale di ingresso stesso, si possono<br />
verificare all'uscita delle commutazioni indesiderate.<br />
Queste commutazioni indesiderate non ci permettono<br />
di stabilire univocamente il momento in cui si ha il<br />
passaggio per lo zero (o per la tensione di riferimento).<br />
Per risolvere questo problema si ricorre all'uso del<br />
comparatore con isteresi che in pratica deriva dal<br />
comparatore già visto prima, dove però viene usata la<br />
retroazione positiva, cioè viene riportata parte della tensione di uscita all'ingresso non invertente.<br />
Comparatore con isteresi Segnali del comparatore con isteresi<br />
Quando Vu si trova a +Vsat, L’ingresso invertente (+) si trova alla tensione imposta dal partitore:<br />
R2<br />
VA = ⋅V<br />
R + R<br />
1<br />
2<br />
SAT<br />
Quando Vu si trova a -Vsat, L’ingresso invertente (+) si trova alla tensione imposta dal partitore:<br />
R2<br />
VB = − ⋅V<br />
R + R<br />
1<br />
2<br />
SAT<br />
Partiamo dalla condizione in cui l'uscita vale +Vsat cioè l'operazionale si trova in saturazione positiva.<br />
In questo caso l'ingresso non invertente si trova al potenziale VA. Non appena Vi, crescendo, supera<br />
questa tensione, che è la soglia positiva, l'operazionale commuta, la Vu si porta a –Vsat più rapidamente<br />
che senza retroazione positiva (si ricorda che la reazione positiva aumenta l’instabilità del sistema) e,<br />
questo perché nell'attimo in cui Vi raggiunge la tensione al terminale non invertente, l'uscita si porta a –<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.37<br />
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Vsat, come si rileva dalla caratteristica dell'operazionale ideale e, questa Vu negativa, forza l'operazionale a<br />
commutare più rapidamente perché adesso la tensione all'ingresso non invertente è diventata negativa ed<br />
è a maggior ragione più bassa di quella presente nell'istante in cui si ha la commutazione.<br />
Adesso il terminale non invertente si trova al valore VB, che è la soglia negativa, e per avere una<br />
successiva commutazione è necessario che la Vi scenda sotto di questa. Raggiunto questo valore,<br />
l'operazionale commuta e la Vu si riporta a +Vsat e quindi anche la tensione al terminale non invertente<br />
ritorna ad essere positiva e uguale alla soglia positiva vista prima, forzando l'operazionale, come già visto,<br />
ad una commutazione più rapida.<br />
Da notare (importante) che con le due soglie si riduce il problema delle false commutazioni. Infatti se il<br />
rumore non supera le soglie VA e VB esso non può produrre false commutazioni.<br />
Ad esempio, supponendo R1=9R2 e VSAT= ±10V si ricava VA=1V e VB=1V. All'interno di queste due soglie,<br />
uguali in modulo, ma di segno opposto, il dispositivo non risente di eventuali disturbi presenti all'ingresso,<br />
sempre che l'ampiezza di questo non supera il valore di una delle soglie.<br />
Come si nota in figura ora la commutazione dell'uscita non<br />
avviene più in corrispondenza dello zero ma avviene in<br />
corrispondenza di una delle due soglie, per cui l'eventuale<br />
disturbo sovrapposto al segnale di ingresso Vi, non<br />
influenzerà l'uscita.<br />
Come mostrato in figura, l'uscita di questo circuito<br />
cambia stato quando l'ingresso supera una delle due<br />
soglie (negativa o positiva), ma per ottenere la<br />
successiva commutazione dell'uscita è necessario<br />
superare l'altra soglia. L'intervallo Vt+ - Vt- = VH è detto<br />
isteresi e dipende dal partitore. Vediamo di analizzare il<br />
tutto usando la caratteristica ingresso uscita detta anche<br />
"caratteristica di trasferimento".<br />
Come si può vedere dalla figura, se la Vi si trova al di<br />
sotto della soglia negativa (Vt-) e cresce, la oltrepassa<br />
senza che l'uscita cambia stato; questo fino a quando arriva in corrispondenza della soglia positiva. In<br />
corrispondenza di questa si ha la commutazione, tornando indietro invece la commutazione si ha in<br />
corrispondenza della soglia negativa.<br />
L'intervallo tra le due soglie si chiama "isteresi" in cui il valore medio (Vt+ + Vt-)/2 vale zero, cioè la finestra<br />
è centrata nell'origine.<br />
Transicaratteristica<br />
Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.38<br />
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Appunti di elettronica Rev. 1.0, Pag.39<br />
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