L'Albania racconta - Comune di Piana degli Albanesi

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Fatmir Koçi, invece, con uno stile ironico e allegorico di gusto felliniano, ambienta nel Medioevo la singolare storia di un monumento equestre costruito senza pancia. Il film dalla trama insolita, ma molto accattivante, riscuote grande successo 34 . Questa autopsia storica 35 compiuta dal regista serve a compiere la catarsi della vita. Nel 1996 cominciano a comparire i primi segnali incoraggianti, infatti, per la prima volta nella storia della cinematografia albanese, un film concorre alla nomination del Premio Oscar come miglior film straniero. Kujtim Çashku con il suo Kolonel Bunker 36 (Colonnello bunker) sdogana il cinema albanese e lo conduce direttamente alla mecca del cinema mondiale: Hollywood. Çashku racconta l’Albania del 1974, quando Enver Hoxha realizzò il programma di difesa chiamato bunkerizzazione. Il regista, noto per le sue continue scomposizioni figurative e l’alta tensione drammatica dei suoi personaggi, entra nella vita dei militari e nella tragica esistenza di una pianista polacca, Ana Nehrebecka, che per motivi politici è stata costretta a lasciare il proprio marito. Il film vince premi in Francia, Turchia, Grecia, Danimarca, Belgio e Germania, ma non l’ambito premio Oscar. Nello stesso anno Artan Minarolli con Plumdi prej plasteline (La pallottola giocattolo) denuncia la nascente società capitalista albanese e il clima di violenza che si diffonde in quegli anni. Il film riporta la vita d’una giovane coppia e del loro figlio, che si diverte con armi giocattolo. Un giorno trova l’arma vera del padre e per gioco lo uccide. Nel 1997 è la volta del Bolero di Besnik Bisha che descrive una delle nuove piaghe del Paese: la prostituzione. La trama, altamente drammatica, racconta di un padre impossibilitato a lavorare per un grave incidente, della moglie dedita alle sue cure e della figlia costretta a prostituirsi per portare avanti la famiglia. Nello stesso anno il maestro Dhimitër Anagnosti ricostruisce il Qendra Kombetare e Kinematografise (Centro Nazionale di Cinema), un’istituzione statale deputata ad occuparsi dello sviluppo e della tutela del settore cinematografico. Il film simbolo che esprime i forti stimoli di grande libertà creativa è Dasma e Sakos (Le nozze di Sako) di Vladimir Prifti, che racconta la vita di una ricca coppia degli anni Trenta e la loro relazione con un servo. I personaggi, con la loro forte caratterizzazione umana e tragica, danno vita a una commovente metafora sulla dittatura e sulla dignità umana: il contadino costretto a subire i desideri della padrona e il marito che per vendetta lo sevizia lasciandolo in fin di vita. L’autore presta molta attenzione alla costruzione delle scene e dei rapporti umani e con sagace maestria rivela mezzo secolo di storia albanese. Gli anni ‘90 si concludono con un successo internazionale alla Mostra di Venezia, Funeral Business, un cortometraggio del regista Gjergji Xhuvani che ottiene importanti riscontri anche dalla critica. Il dolore e la tragedia che derivano dalla distruzione del rigido sistema politico, sono sapientemente raccontati da Xhuvani il quale, par- 34 Film premiato al Montreal World Film Festival nel 1996. 35 ABDURRAHIM MYFTIU, Filmi në kapërcyell të shekullit – Film artistik shqiptar pas vitit 1990 -, Akademia e Shkencave e Sqipërisë, Qendra e studimeve të artit, Tirana, 2004, p. 50. 36 Frutto di una produzione francese, polacca e albanese. 136
tendo dalla storia di un uomo che vive rubando casse da morto 37 , sostiene che il cambiamento sociale porta al cambiamento speculativo, rendendo la realtà più grottesca di quanto non lo sia. Il cinema albanese, finalmente libero da vincoli e condizionamenti nella rappresentazione della vita sociale, da questo momento è pronto a lanciarsi verso nuovi e più aperti scenari. I riconoscimenti internazionali degli anni ‘90 provocano un’ondata di ottimismo nella produzione cinematografica. Il Paese adesso gode di un discreto equilibrio politico e l’arrivo di capitali stranieri, soprattutto francesi, permette la produzione e la circolazione di opere albanesi nei diversi festival cinematografici internazionali. Il nuovo millennio si apre con Slogans del regista Gjergji Xhuvani, tratto dal romanzo di Ylljet Aliçka Parrullat me gurë (Motti con le pietre). Il film, un efficace presa in giro dell’ideologia comunista albanese, è stato un successo in patria e all’estero tanto da aggiudicarsi nel 2001 il primo premio nella sezione “nuove proposte” al Film Festival di Cannes e il premio come miglior film straniero al Festival Cinematografico Internazionale di Tokyo. La storia è ambientata alla fine degli anni ‘70 in una scuola elementare di un remoto villaggio nelle Alpi albanesi. L’insegnante di biologia André – Artur Gorishti – ha una relazione amorosa con la collega insegnante di francese Diana – Luiza Xhuvani – ma il loro legame è mal visto dal direttore della scuola. Durante una lezione che prevedeva la costruzione di slogan patriottici con delle pietre sui fianchi di una collina, l’insegnante viene accusato di attività sovversiva e condannato ai lavori forzati. È una commedia agrodolce che ben riflette le assurdità politiche del regime hoxhiano e dei suoi metodi propagandistici. Nell’ottobre del 2001 compare un film dal sapore rosselliniano, Tirana vitin zero/Tirana year zero (Tirana anno zero) di Fatmir Koçi, di produzione francese. Il film ha avuto un’ottima accoglienza in Albania ma nelle comunità albanesi all’estero ha provocato numerose polemiche poiché mostra un paese ormai al tracollo, lontano dall’immaginario comune. Nonostante ciò nel 2001 l’opera, già in concorso nella sezione Cinema del Presente, per il Leone a Venezia, vince nello stesso anno il Festival di Salonicco. La storia è ambientata a Tirana dopo i tragici eventi del 1997. Niku – il giovane attore Nevin Mecaj - vive in un piccolo appartamento con il padre che spesso finge di morire per attirare l’attenzione dei familiari. Niku, autista di un vecchio furgone cinese vuole rimanere in Albania e si rifiuta di emigrare, invece Klara, la sua fidanzata, sogna un futuro in Francia e decide quindi di trasferirsi a Parigi con Tare, uno scultore, per diventare una modella. A Tirana Niku incontra Gunter, un tedesco ossessionato da tutto ciò che è comunista, e lo accompagna nel sud dell’Albania, fino a quando non scopre i loschi affari in cui il tedesco è coinvolto. Dopo tante finzioni, il padre di Niku muore sul serio e la madre decide di vendere tutto e di fuggire col figlio negli Stati Uniti. Intanto Niku rivede lo scultore, da cui apprende che Klara si 37 Il cortometraggio racconta l’Albania del grande tracollo economico. In un clima di violenza e di tensioni sociali, un uomo vive rubando casse da morto, finché un giorno viene ucciso e la figlia scopre l’insolito business in cui il padre è coinvolto. 137
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