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L'Albania racconta - Comune di Piana degli Albanesi

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Nicola Scalici Schirò 1<br />

CIAK:<br />

L’Albania <strong>racconta</strong><br />

Nell’immaginario comune dell’occidente europeo l’Albania, piccolo paese balcanico,<br />

è un luogo dalle connotazioni estremamente negative.<br />

Ma esiste un’altra Albania, quella multiculturale, multietnica e multireligiosa,<br />

che con impegno e fatica cresce e si evolve per cercare <strong>di</strong> entrare nella “Casa Europea”.<br />

Il mio interesse per il Paese delle Aquile 2 mi ha spinto a ricostruire la sua cinematografia,<br />

senza trascurare gli eventi storici che l’hanno segnata. É innegabile, che si<br />

tratti <strong>di</strong> un’impresa complessa ma la storia dell’Albania si intreccia con la storia del<br />

suo cinema e i loro confini si fondono più che in qualsiasi altro luogo. È più che mai<br />

fuori dubbio, che la cinematografia albanese non possa essere compresa se non si<br />

conosce la storia e la cultura del suo popolo e se non inten<strong>di</strong>amo la stessa cinematografia<br />

come prodotto della storia; <strong>di</strong>staccarla, quin<strong>di</strong>, da questo legame naturale significherebbe<br />

<strong>di</strong>struggere un tessuto unitario.<br />

La vita <strong>degli</strong> albanesi – e dei popoli balcanici in generale – procede lentamente<br />

e la stessa cosa succede per il cinema, che ha una vita propria, segue lo spirito del<br />

tempo, adattandovisi. Storia del passato, lontano e vicino, tra<strong>di</strong>zioni, fiabe, miti della<br />

patria, letteratura, amori, dolori, guerre e violenza sono gli elementi essenziali che<br />

rendono la cinematografia albanese un organismo attivo. Il cinema dunque non è solo<br />

oggetto della sapienza e della cultura, ma è lo specchio <strong>di</strong> un intero popolo.<br />

Stu<strong>di</strong>are la settima arte albanese mi ha permesso <strong>di</strong> prendere in considerazione un<br />

altro aspetto importante e imprescin<strong>di</strong>bile per la valutazione della sua storia, cioè i<br />

profon<strong>di</strong> legami culturali che accostano l’Albania agli altri paesi; poiché la storia del<br />

cinema albanese è la somma, l’unione, lo scambio <strong>di</strong> esperienze e <strong>di</strong> storie provenienti<br />

da altri popoli.<br />

Il primo contatto con la “pro<strong>di</strong>giosa invenzione” risale al settembre del 1912 –<br />

anno dell’in<strong>di</strong>pendenza politica albanese – in un contratto stipulato dal pittore albanese<br />

Kolë Idromeno con l’austriaco Josef Strauber, dove il pittore prendeva in affitto<br />

un apparato cinematografico, al fine <strong>di</strong> trasmettere immagini in movimento presso la<br />

sua abitazione a Scutari.<br />

Coloro i quali hanno dato un grande contributo alla nascita e alla <strong>di</strong>ffusione<br />

della cinematografia nei Balcani furono i fratelli Manaki 3 , al punto che anche la Grecia<br />

1 Il contributo è tratto da SCALICI SCHIRÒ NICOLA, Storie <strong>di</strong> cinema dal Paese delle Aquile, tesi <strong>di</strong> laurea, Facoltà<br />

<strong>di</strong> Lettere e Filosofia, Università <strong>di</strong> Palermo, AA 2007-2008.<br />

2 Venne così chiamato per la prima volta dalla principessa Anna Comnena, figlia dell’imperatore <strong>di</strong> Bisanzio,<br />

Alessio I, in una sua relazione sulla conquista <strong>di</strong> Durazzo da parte dei Normanni.<br />

3 NINOS FENECK MIKELIDES, Il Cinema Greco, in GIAN PIERO BRUNETTA (a cura <strong>di</strong>), Storia del cinema mon<strong>di</strong>ale,<br />

III, t. 2, Einau<strong>di</strong>, Torino, 2001, p. 1285.<br />

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iven<strong>di</strong>ca una sorta <strong>di</strong> paternità spirituale nei loro confronti, tanto da spingere, nel<br />

1995, il regista greco Theo Anghelopulos, ad omaggiarli nel film Lo sguardo <strong>di</strong> Ulisse 4 .<br />

Janaq e Milto Manaki nacquero nel villaggio valacco ad Avdala 5 , il primo nel<br />

1878 e l’altro nel 1882; ebbero un’educazione umanistica, si nutrirono <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zioni<br />

popolari e del rispetto per gli uomini leggendari.<br />

Milto Manaki, molto vicino ai circoli patriottici e culturali, era un grande appassionato<br />

dell’arte fotografica e, insieme al fratello minore, lavorò e si impegnò per migliorare<br />

questa “passione”. I due fratelli <strong>di</strong>vennero presto celebri negli ambienti<br />

mondani europei, tanto da stringere legami con Charles Urban, abile uomo d’affari e<br />

proprietario della Charles Urban Company che <strong>di</strong>stribuiva nell’area albanese e macedone<br />

i film del mago del cinema George Méliès 6 . Il cineasta inglese insegnò loro l’uso della<br />

cinepresa e nel 1904 i fratelli Manaki si trasferirono a Monastir, dove aprirono un laboratorio<br />

fotografico e fondarono un comitato che si batteva, clandestinamente, per<br />

l’in<strong>di</strong>pendenza albanese.<br />

Verso la fine dello stesso anno Janaqi acquistava dalla società inglese una cinepresa<br />

bioscop camera 300 7 con cui Milto cominciava subito a filmare e a creare i primi<br />

documentari. Il loro primo lavoro Tjerrëset (Le filatrici), è considerata la prima pellicola<br />

girata in Albania da operatori albanesi, quin<strong>di</strong> Milto è il primo cineasta dei Balcani.<br />

Questa pellicola ambientata nel loro paese natìo, composta da più inquadrature, mostrava<br />

la nonna <strong>di</strong> 107 anni che fila la lana con altre donne del villaggio: un vero e<br />

proprio documento etnografico alla maniera <strong>di</strong> Felix Lucius Regnault 8 .<br />

Nel periodo tra le due guerre mon<strong>di</strong>ali, l’Albania <strong>di</strong>viene tema <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi cinegiornali<br />

e documentari da parte dell’Istituto Nazionale LUCE; la demagogia fascista<br />

si impone prepotentemente in tutti gli organi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> informazione albanesi<br />

camuffata dalla fratellanza storica tra i due Paesi. Tali strategie <strong>di</strong> comunicazione serviranno<br />

a far guadagnare le simpatie del re Zogu I e delle classi <strong>di</strong>rigenti e a facilitare<br />

l’annessione dell’Albania al Regno d’Italia.<br />

Nel 1927, Scutari <strong>di</strong>venta il set <strong>di</strong> un film muto, altamente artistico, Kushërira<br />

nga Shqipëri del regista italiano Amleto Palermi, interpretato dall’avvenente Enrica<br />

4 To vlemma tu O<strong>di</strong>ssea (Lo sguardo <strong>di</strong> Ulisse) <strong>di</strong> Theo Anghelopulos , porta il protagonista in viaggio nei<br />

Balcani, sulle tracce <strong>di</strong> film realizzati dai pionieri del cinema Janaq e Milto Manaki.<br />

5 Piccola località nei pressi <strong>di</strong> Greneva (Macedonia greca), antico luogo storico albanese.<br />

6 George Méliès era un illusionista e proprietario del Théâtre Robert-Hou<strong>di</strong>n, dal nome del più famoso<br />

prestigiatore francese. Dopo aver visto il cinematografo dei fratelli Lumière nel 1895 decise <strong>di</strong> arricchire<br />

il suo programma con dei film. Méliès girò film <strong>di</strong> tutti i generi in voga a quei tempi, uno dei suoi<br />

film più famosi è Le Voyage dans la lune del 1902.<br />

7 Un altro dei primi sistemi per realizzare e proiettare film, inventato in Germania da Max ed Emil<br />

Skladanowsky. Il loro bioskop conteneva due nastri <strong>di</strong> pellicola larghi 53 mm che scorrevano da una<br />

parte all’altra dell’apparecchio dove i fotogrammi venivano proiettati alternativamente. I fratelli Skladanowsky<br />

presentarono il 1 novembre del 1895 uno spettacolo <strong>di</strong> quin<strong>di</strong>ci minuti in un grande teatro<br />

berlinese, con circa due mesi <strong>di</strong> anticipo rispetto alla famigerata proiezione dei fratelli Lumière. Il sistema<br />

del bioskop era però troppo ingombrante e i fratelli Skladanowsky finirono per adottare un solo<br />

nastro <strong>di</strong> pellicola 35mm come gli altri inventori.<br />

8 Felix Lucius Regnaul fisico anatomopatologo interessato a stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> antropologia. Nella primavera del<br />

1895 filmò, per mezzo del cronofotografo <strong>di</strong> Jules Étienne Marey, in occasione dell’Esposizione Etnografica<br />

dell’Africa Occidentale, una donna Wolof intenta a fabbricare un manufatto <strong>di</strong> argilla: era la<br />

prima volta che una attività quoti<strong>di</strong>ana legata alla manualità veniva ad essere documentata con immagini<br />

in movimento.<br />

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Fantis 9 nel ruolo della protagonista. Il film viene proiettato presso il cine-teatro Nacional<br />

<strong>di</strong> Tirana il 29 ottobre del 1930, la pellicola arriva anche in Italia con il titolo<br />

Nanu, la cugina d’Albania.<br />

Un nome legato a questo particolare periodo storico, in cui la cinematografia<br />

albanese comincia a compiere i suoi primi, timi<strong>di</strong> passi è quello <strong>di</strong> Mihallaq Mone,<br />

che tra gli anni 1940-43 girò alcuni documentari turistico-culturali per l’Istituto Nazionale<br />

LUCE, insieme al cineoperatore italiano Alfredo Cecchetti. Tra i più conosciuti<br />

ricor<strong>di</strong>amo Martesa në Narte (Matrimonio a Narte), Ari i zi (L’oro nero) che parla<br />

dei pozzi petroliferi <strong>di</strong> Kuçovë, Gjahu në Karaburun (La caccia a Karaburi) e il cortometraggio<br />

del 1941 Bijtë e shqipes së Skënderbeut (I figli dell’Aquila <strong>di</strong> Skanderbeg) che<br />

debutta al cinema Savoja <strong>di</strong> Tirana aggiu<strong>di</strong>candosi il terzo premio in una manifestazione<br />

culturale a Firenze 10 .<br />

Con l’occupazione italiana dell’Albania, perfezionata con la proclamazione<br />

dell’Unione Personale delle Due Corone - una assemblea costituente convocata dagli<br />

italiani il 16 aprile del 1939, nella quale si chiese a Vittorio Emanuele III <strong>di</strong> accettare<br />

la corona <strong>di</strong> Skanderbeg - cessa ufficialmente l’in<strong>di</strong>pendenza dell’Albania.<br />

Il 18 maggio del 1938 vengono proiettati nel cine-teatro Nacional <strong>di</strong> Tirana due<br />

documentari L’occupazione dell’Albania (Okupacioni i Shqipërisë) e Con le truppe italiane<br />

in Albania (Me trupat italiane në Shqipëri), per informare la popolazione sugli ultimi<br />

eventi che avevano sconvolto il Paese. In questi filmati si parla dell’eroico sbarco delle<br />

truppe italiane nei porti <strong>di</strong> Durazzo e <strong>di</strong> Saranda – non si accenna alla resistenza<br />

dei patrioti albanesi, dei soldati italiani morti i cui corpi venivano occultati – e un<br />

pomposo ingresso dell’esercito fascista a Tirana.<br />

Nonostante lo scoppio della Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale, il cinema continua a<br />

vivere e nel settembre del ‘42 si costituisce la società italo-albanese 11 Tomorri-Film che<br />

realizza il cortometraggio Takimi në liqeni (Incontro al lago) girato sul lago <strong>di</strong> Pogradec<br />

(Ocrida) in cui recitavano Merita Sokoli, Kristaq Antoniu e le sorelle Xhaçka <strong>di</strong>rette<br />

dall’ormai celebre regista Mihallaq Mone 12 . Non si sa dove la pellicola sia stata<br />

proiettata né dove sia attualmente custo<strong>di</strong>ta, attraverso la stampa dell’epoca sappiamo<br />

che la Tomorri-Film organizzò dei provini per la selezione <strong>di</strong> giovani attori e attrici<br />

albanesi e a testimoniare ciò vi sono anche delle cronache realizzate dall’Istituto Nazionale<br />

LUCE 13 .<br />

Il secondo conflitto bellico porta con sé morte e violenza, lasciando tracce indelebili<br />

nella memoria albanese. Durante la ricostruzione dell’Albania, guidata da Enver<br />

Hoxha e dalla sua politica marxista-lenista, alla cinematografia viene affidato<br />

l’incarico <strong>di</strong> affermare la propria identità culturale, valorizzando la produzione e la<br />

creatività dei suoi artisti. Ci si rende subito conto che il cinema è uno strumento rivoluzionario<br />

destinato a servire e ad acculturare le masse.<br />

9 Attrice italo-albanese, presente in altri film <strong>di</strong> Amleto Palermi tra cui Gli ultimi giorni <strong>di</strong> Pompei, del<br />

1926.<br />

10 ABAZ T. HOXHA, Enciklope<strong>di</strong> e Kinematografisë Shqiptare, Botimet Toena, Tirana, 2002, p. 274.<br />

11 Società voluta dal conte Ciano e dallo stesso Mussolini con l’appoggio dei fascisti albanesi.<br />

12 ABAZ T. HOXHA, Enciclope<strong>di</strong> e Kinematografisë Shqiptare, cit., p. 273<br />

13 NATASHA LAKO, Il Cinema Albanese, in GIAN PIERO BRUNETTA (a cura <strong>di</strong>), Storia del cinema mon<strong>di</strong>ale, III, t.<br />

2, Einau<strong>di</strong>, Torino, 2001, p. 1175.<br />

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Il cinema sovietico <strong>di</strong> quei tempi, e <strong>di</strong> conseguenza della nuova cinematografia<br />

albanese, partiva dal concetto che bisognava or<strong>di</strong>nare il materiale secondo l’ideologia<br />

che si vuole servire, definendo un cinema materialistico e <strong>di</strong>sorpellato da ogni artefatto<br />

classico e borghese.<br />

Tra il settembre e l’ottobre del 1947 Man<strong>di</strong> Koçi 14 realizza il primo documentario<br />

albanese <strong>di</strong> prima generazione Komandanti viziton Shqipërinë e mesme dhe të jugut (Il<br />

comandante visita l’Albania del centro e del sud) sulla visita <strong>di</strong> Enver Hoxha in quei<br />

luoghi; il documentario arriva nelle sale albanesi nel maggio 1948.<br />

Gli anni Cinquanta si aprono con un evento storico per la nazione: l’inaugurazione<br />

del complesso cinematografico statale <strong>di</strong> produzione Kinostu<strong>di</strong>o Shqipëria e Re <strong>di</strong> Tirana (10<br />

giugno 1953). La quale non si sarebbe dovuta occupare soltanto della produzione <strong>di</strong><br />

film, ma anche della <strong>di</strong>stribuzione, dell’archivio cinematografico e della cooperazione<br />

con gli istituti cinematografici cechi, ungheresi e sovietici.<br />

A Tirana, il 28 novembre del 1953, si svolge, frutto della collaborazione tra la<br />

Mosfilm <strong>di</strong> Mosca e la Kinostu<strong>di</strong>o albanese, la prima del film Luftëtari i madh i Shqipërisë<br />

– Skenderbeu (Scanderbeg, l’eroe albanese 15 ) del regista russo Sergej Iosifovic<br />

Jutkevic 16 che sarebbe stato poi premiato a Cannes nel 1954. Al film parteciparono<br />

attori del teatro nazionale <strong>di</strong> Tirana e maestranze albanesi. La saga dell’eroe del<br />

Moti i Madh, interpretato dall’attore russo Akaki Horava, emoziona il pubblico orgoglioso<br />

del proprio pala<strong>di</strong>no. Di particolare rilievo cinematografico sono le scene <strong>di</strong><br />

massa e la rappresentazione del legame sentimentale tra il protagonista e la sua sposa<br />

Donika, interpretata dall’attrice albanese Besa Imami.<br />

Questi sono anche gli anni in cui i primi giovani studenti <strong>di</strong> cinematografia partono<br />

alla volta dei paesi dell’Europa dell’Est per approfon<strong>di</strong>re gli stu<strong>di</strong>. Il primo a rientrare<br />

in patria dalla Cecoslovacchia (oggi Repubblica Ceca) è Hysen Hakani 17 che<br />

nel 1957 presentò al pubblico albanese il suo cortometraggio Fëmijët e saj (I suoi figli)<br />

che <strong>racconta</strong> <strong>di</strong> una povera madre – l’attrice Maria Logoraci – cui muore un figlio<br />

malato - perché morso da un cane randagio - e piuttosto che farlo curare da un me<strong>di</strong>co,<br />

la donna, si rivolge alla maga del paese. La vicenda, <strong>di</strong> or<strong>di</strong>naria quoti<strong>di</strong>anità albanese<br />

è narrata secondo il punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> un giovane maestro – l’attore Naim Frasheri.<br />

Il regista <strong>racconta</strong> in modo critico e con note drammatiche, la vita arretrata dei<br />

14 Man<strong>di</strong> Koçi (Korça 1912-Mosca 1980).<br />

15 Film storico sulla vita e le imprese <strong>di</strong> Giorgio Castriota (1403-68) il quale, allevato come ostaggio<br />

alla corte del sultano turco Murad II, ricevette il nome <strong>di</strong> Iskander (Alessandro) e il titolo <strong>di</strong> “beg” (il<br />

Grande), <strong>di</strong>venne musulmano e generale delle forze ottomane contro serbi e ungheresi. Nel 1443 riprese<br />

la fede cristiana e iniziò il moto <strong>di</strong> riscossa dell’Albania al comando per venticinque anni dei vari<br />

clan e combattendo vittoriosamente fino alla sua morte contro gli eserciti <strong>di</strong> Murad II e Maometto II<br />

che dominavano le coste dell’adriatico.<br />

16 Sergej Iosifovic Jutkevic (1904-1985) regista cinematografico russo, attivo sin dall’epoca del muto,<br />

attraversò in modo personale il passaggio dalle ricerche dell’avanguar<strong>di</strong>a <strong>degli</strong> anni Venti ai dettami<br />

estetico -ideologici del realismo socialista, non abbandonando mai l’impegno per una continua rielaborazione<br />

teorica e pratica del linguaggio filmico. Ottenne <strong>di</strong>versi riconoscimenti in patria e all’estero, tra<br />

cui Leone d’oro alla carriera alla Mostra del Cinema <strong>di</strong> Venezia nel 1982.<br />

17 Tra i più conosciuti registi e sceneggiatori albanesi, nato a Berat nel 1932, <strong>di</strong>plomato nel 1956 presso<br />

la facoltà <strong>di</strong> cinematografia FAMU <strong>di</strong> Praga.<br />

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villaggi riuscendo, fuori dai canoni del realismo socialista 18 , a sfuggire alla rigida censura<br />

in vigore in quegli anni.<br />

Nel 1957 è la volta del film storico Furtuna (Tempesta) del regista russo Juri<br />

Ozerov 19 , esito della seconda ed ultima collaborazione sovietico-albanese. Si <strong>racconta</strong><br />

la storia <strong>di</strong> Arben, un partigiano ferito, che sfugge all’inseguimento <strong>di</strong> una pattuglia<br />

tedesca mettendosi vicino ad una sposa, Zana, che per caso si trova lì; egli per salvarsi<br />

si finge suo sposo. Un forte spirito d’azione e una devota propaganda <strong>degli</strong> aiuti<br />

umanitari e militari sovietici caratterizza il film che, nonostante la banalità della trama<br />

20 , fu un successo in entrambi i Paesi.<br />

Il regista Kristaq Dhamo, appena rientrato dai suoi stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> regia a Budapest,<br />

realizza nel 1958 Tana, il primo lungometraggio interamente albanese. Tratto da una<br />

storia vera 21 , la pellicola narra <strong>di</strong> come una ragazza mostri apertamente il suo libero<br />

amore, suscitando grande stupore per il suo comportamento spregiu<strong>di</strong>cato col quale<br />

riesce a convincere l’anziano nonno a permetterle <strong>di</strong> andare a vivere insieme a Stefan<br />

– Naim Frashëri – pur non essendo sposati. Il film non arrivò al pubblico nella versione<br />

integrale, poiché subì nel corso <strong>degli</strong> anni numerose censure (l’ultima risale al<br />

1962) per offesa al pubblico decoro; in tanto si assisteva al primo bacio albanese sul<br />

grande schermo.<br />

La morte <strong>di</strong> Stalin nel 1953, il soffocamento della rivoluzione ungherese del<br />

1956 e la linea politica <strong>di</strong> apertura avviata da Kruscev non influiscono nell’evoluzione<br />

sociale dell’Albania. All’interno del partito comunista non si avvertono e non si manifestano<br />

idee revisionistiche, piuttosto si parla <strong>di</strong> un paese “orfano” <strong>di</strong> Stalin.<br />

L’intolleranza ideologica e la chiusura verso l’esterno sono gli elementi essenziali per<br />

la conservazione del potere da parte dell’ “oligarchia” e, soprattutto, del suo leader.<br />

18 Il dogma centrale del realismo socialista era la patiinost – <strong>di</strong>sposizione per il partito- gli artisti erano<br />

tenuti a propagare le politiche e l’ideologia del Partito comunista. I modelli in questo senso erano i<br />

romanzieri francesi dell’Europa dell’Ottocento anche se, a <strong>di</strong>fferenza <strong>degli</strong> autori come Balzac e Stendhal<br />

che avevano criticato la società borghese, ai loro omologhi sovietici non era permesso criticare<br />

quella socialista. A <strong>di</strong>fferenza del realismo critico, quello sovietico si basava su un secondo dogma: narodnost<br />

– centralità del popolo – che in sostanza si risolveva nell’indurre gli artisti a scrivere in modo<br />

positivo la vita della gente comune. Le opere del realismo socialista dovevano astenersi dal formalismo<br />

o sperimentazioni stilistiche troppo complesse che rendessero <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile comprensione la visione,<br />

pertanto escludendo lo stile della scuola del montaggio <strong>degli</strong> anni Venti. Per servire il partito e il popolo,<br />

l’arte doveva educare ed offrire un modello da seguire. Il concetto <strong>di</strong> realismo si basava in parte<br />

sull’equazione <strong>di</strong> Friedrich Engels, tra verità e riproduzione <strong>di</strong> personaggi tipici in particolari circostanze.<br />

Per gli stalinisti “tipico” non in<strong>di</strong>cava tanto la realtà delle cose, quanto tratti associati agli ideali<br />

comunisti; molte opere del realismo socialista davano, quin<strong>di</strong>, della società sovietica un’immagine ottimistica<br />

e idealizzata, ben lontana dalla realtà del regime <strong>di</strong> Stalin. Col mutare, negli anni, <strong>degli</strong> obiettivi<br />

del partito, anche il realismo socialista cambiò e i meto<strong>di</strong> artistici più appropriati furono oggetto <strong>di</strong><br />

infiniti <strong>di</strong>battiti. Il primo film ad incarnare questo modello fu Ciapaiev (Capaev, <strong>di</strong> Sergej e Georgij Vasil’ev)<br />

del 1934.<br />

19Jurij Ozerov, regista vicino al potere del Cremlino. Grande estimatore del neorealismo italiano dal<br />

quale copia i principi strutturali, ma al contempo lo supera per la crudezza dell’intonazione generale e<br />

per le <strong>di</strong>mensioni delle scene <strong>di</strong> battaglia. Tra le opere più conosciute, il kolossal <strong>di</strong> otto ore La grande<br />

battaglia (1968-71).<br />

20 Il film arriverà nelle sale albanesi soltanto nel novembre del 1959.<br />

21 L’attrice Tinka Kurti incontrò effettivamente la vera Tana, la ragazza da lei interpretata sul grande<br />

schermo.<br />

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L’Albania rimane una nazione povera e con insistenza continua a chiedere aiuti<br />

economici ai successori <strong>di</strong> Stalin; ma i tempi sono cambiati e Mosca non è <strong>di</strong>sposta a<br />

<strong>di</strong>stribuire finanziamenti ai suoi alleati. Questo atteggiamento viene giu<strong>di</strong>cato incomprensibile<br />

dal governo <strong>di</strong> Tirana e la situazione precipita col “revisionismo kruscioviano”.<br />

Senza eccessivi problemi e con grande in<strong>di</strong>fferenza nei confronti del potente<br />

alleato, Hoxha espelle i suoi avversari con l’accusa <strong>di</strong> sovversivismo. Si arriva, così, a<br />

quello che molti storici definiscono lo scisma d’Albania che provoca la rottura delle relazioni<br />

<strong>di</strong>plomatiche col Cremlino a favore <strong>di</strong> quelle con la Cina, che sosteneva, a quel<br />

tempo, tutti quei paesi comunisti europei in rotta con la Russia. Questo strappo politico<br />

ha pesanti influenze sulla vita della popolazione, viene proibito, fra l’altro, qualsiasi contatto<br />

o ad<strong>di</strong>rittura qualsiasi tipo <strong>di</strong> legame affettivo con stranieri.<br />

Per tutti gli anni Sessanta, la politica albanese si ispira al modello cinese fino al<br />

punto <strong>di</strong> importare, tra il 1966 e il 1969, la cosiddetta “rivoluzione culturale” 22 che nel<br />

Grande Paese rappresentò un momento cruciale per la sua economia. Ma l’Albania che<br />

muta con la “sua rivoluzione culturale” non incontra le stesse <strong>di</strong>fficoltà della Cina,<br />

per via della sua piccola estensione geografica e per i suoi spietati meto<strong>di</strong> repressivi<br />

che mantengono la soli<strong>di</strong>tà del regime. La campagna atea venne riproposta con maggiore<br />

decisione fino ad assumere aspetti risibili come quello del <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> utilizzare<br />

nomi <strong>di</strong> provenienza religiosa. Nel 1967, inoltre, vengono vietate tutte le pratiche <strong>di</strong><br />

culto e i luoghi sacri saranno utilizzati per manifestazioni laiche, statali o, ancora peggio,<br />

<strong>di</strong>strutti. L’anno successivo, in modo pretestuoso, gli incresciosi eventi della Primavera<br />

<strong>di</strong> Praga sanciscono il definitivo allontanamento dalla comunità dei paesi socialisti<br />

con l’uscita dell’Albania dal Patto <strong>di</strong> Varsavia.<br />

Malgrado i problemi economici e il clima <strong>di</strong> perenne tensione, i film realizzati<br />

in questi anni sono il frutto <strong>di</strong> un grande fervore creativo. I temi restano ancora la<br />

lotta <strong>di</strong> classe, l’ideologia proletaria, il benessere derivante dal socialismo e<br />

l’ottimismo delle masse rivoluzionarie. A questi si affiancano quelli storici e quelli<br />

della lotta, ancora viva nella memoria del popolo, contro il fascismo e il nazismo durante<br />

la Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale.<br />

La critica comincia a registrare le prime <strong>di</strong>fferenziazioni <strong>di</strong> generi tra i vari cineasti,<br />

l’attenzione si sposta verso il neorealismo italiano, la nouvelle vague francese e le<br />

nuove tendenze che affiorano in Cecoslovacchia e in Ungheria.<br />

Nel 1966 in Komisari i dritës (Il commissario della luce) si <strong>racconta</strong> <strong>di</strong> Dritan<br />

Shkaba, che subito dopo la guerra, viene incaricato <strong>di</strong> aprire una scuola in un piccolo<br />

centro sperduto tra le montagne. Ma l’inesperto insegnante dovrà confrontarsi con<br />

una realtà ostile e violenta, che lo porterà alla morte. La macchina da presa dei giovani<br />

Dhimitër Anagnosti e Viktor Gjika, porta il cinema albanese alla piena maturazione<br />

della costruzione dell’immagine filmica.<br />

Nella seconda metà <strong>degli</strong> anni Sessanta ritornano da Praga due giovani registi,<br />

Piro Milkani e Gëzim Erebara, che nel 1967 lavorano insieme ad un film che sarà un<br />

cult <strong>di</strong> quegli anni: Ngadhënjim mbi vdekjen (Il trionfo sui morti). La pellicola si riferisce<br />

22 Movimento politico sociale sviluppatosi in Cina tra il 1966 e il 1969. Ispirata alla teoria della continuazione<br />

della lotta <strong>di</strong> classe anche dopo l’instaurazione del socialismo, fu avviata da Mao Tse-Tung<br />

contro la burocratizzazione del sistema comunista e i programmi <strong>di</strong> industrializzazione forzata proposti<br />

dalla sua maggioranza. Ebbe come protagonisti soprattutto le giovani “guar<strong>di</strong>e rosse” e l’esercito.<br />

130


all’impiccagione, da parte dei nazisti, <strong>di</strong> due giovani donne, magistralmente interpretate<br />

da E<strong>di</strong> Luarasi nel ruolo <strong>di</strong> Afër<strong>di</strong>ta e da Eglantina Kume in quello <strong>di</strong> Mira Korani<br />

23 .<br />

Nel 1969 la Kinostu<strong>di</strong>o realizza tre film <strong>di</strong> altrettanti registi emergenti, che in<br />

seguito si riveleranno tra i più produttivi: Njësiti Guerril 24 (Squadra <strong>di</strong> guerriglia) <strong>di</strong><br />

Hysen Hakani, Plagë të vjetra 25 (Un’antica ferita) <strong>di</strong> Dhimitër Anagnosti e Përse bie kjo<br />

daulle? (Perché suona quel tamburo?) <strong>di</strong> Piro Milkani, tratto dal romanzo Dasma 26 (Le<br />

nozze) <strong>di</strong> Ismail Kadare 27 .<br />

L’armonia, che per circa un decennio aveva caratterizzato i rapporti con la potenza<br />

asiatica, andò scemando nel 1976 quando Deng Xiao Ping, salito al potere, voleva<br />

imporre le sue aperture al capitalismo 28 anche all’Albania, che rifiutò senza troppi<br />

indugi determinando, nel 1978, l’interruzione <strong>degli</strong> aiuti economici e il ritiro <strong>degli</strong> esperti<br />

militari inviati per organizzare l’esercito albanese.<br />

Con la fine della politica cinese si conclude anche la seconda fase della cinematografia<br />

albanese. I <strong>di</strong>rigenti politici fecero il possibile per alimentare la mitologia del<br />

sistema, creando <strong>degli</strong> eroi positivi, che verranno visti come esempi da seguire, tuttavia<br />

essi saranno così “forzati” da snaturarsi e perdere veri<strong>di</strong>cità. I film <strong>di</strong> quegli anni,<br />

infatti, sono prevalentemente film storici, <strong>di</strong> spionaggio o sui miti della patria.<br />

Nella stampa si accende una furia ideologica iconoclasta contro l’arte cinematografica<br />

mon<strong>di</strong>ale, inclusa quella sovietica, giustificata dalla saturazione <strong>degli</strong> albanesi<br />

nei confronti delle opere straniere: comincia anche in questo campo il lungo isolamento<br />

albanese.<br />

Per controbilanciare la mancanza <strong>di</strong> pellicole estere, viene sollecitata la realizzazione<br />

<strong>di</strong> opere nazionali: una vera esplosione pirotecnica <strong>di</strong> celluloide. In breve tempo<br />

la produzione <strong>di</strong> film verrà triplicata e salirà enormemente anche il numero <strong>degli</strong><br />

schemi fissi e mobili, che attireranno sempre più spettatori.<br />

Grande successo avranno i film drammatici, preferiti dal pubblico, come Dimri<br />

i fun<strong>di</strong>t (L’ultimo inverno) <strong>di</strong> Ibrahim Muçaj e Kristaq Mitro e le comme<strong>di</strong>e come Kapedani<br />

(Il capitano) <strong>di</strong> Femi Hoshafi e Muharrem Fejzo, tutte opere prime <strong>di</strong> giovani e<br />

23 Il Film si ispira a un fatto realmente accaduto ed è un omaggio alle due eroine Bule Naipi e<br />

Persefoni Kokëdhima.<br />

24 Njësiti Guerril, film <strong>di</strong> spionaggio ambientato durante l’occupazione fascista in Albania.<br />

25 Plagë të vjetra segna in un certo modo il confine tra i due decenni e approfon<strong>di</strong>sce in maniera minuziosa<br />

il carattere del montanaro malato, interpretato da Ndrek Luca, cui non va <strong>di</strong> essere operato da<br />

una donna me<strong>di</strong>co. Il successo della pellicola, che non sfugge a uno <strong>degli</strong> schemi più comuni della narrativa<br />

cinematografica socialista: subor<strong>di</strong>nare i propri desideri al bene del popolo, deriva dall’aver affidato<br />

il ruolo della dottoressa Vera a una delle più belle attrici albanesi, Roza Anagnosti.<br />

26 Katerina e Xhavit sono due giovani volontari che lavorano alla costruzione della ferrovia. I due si<br />

innamorano, ma il padre <strong>di</strong> lei, un vecchio montanaro, non accetta questa relazione perché lei è promessa<br />

sposa ad un giovane del paese. Il padre pur <strong>di</strong> mantenere la besa – la parola data – è <strong>di</strong>sposto a<br />

uccidere la propria figlia.<br />

27 Ismail Kadare è romanziere, poeta, critico letterario e sceneggiatore. Nato ad Argirocastro, si è laureato<br />

in lettere presso l’Università <strong>di</strong> Tirana, ha poi stu<strong>di</strong>ato nell’Istituto Gorky <strong>di</strong> Mosca, fino al 1960.<br />

Attualmente vive a Parigi. La sua fama internazionale è legata soprattutto alla sua opera in prosa, in<br />

particolare ai romanzi storici.<br />

28 Le così dette quattro modernizzazioni ideate da Deng Xiao Ping sono alla base della clamorosa apertura<br />

e sviluppo dell’economia cinese.<br />

131


talentuosi registi dell’Istituto Statale del Cinema <strong>di</strong> Tirana, che approfittano <strong>di</strong> questo<br />

fervore creativo per emergere.<br />

Tra il 5 e l’11 aprile del 1976 nella capitale ha luogo il primo Festivali të Filmit<br />

Shqiptar (Festival del Film Albanese) vinto dalla regista Xhanfize Keko con il film<br />

Beni ecën vetë (Beni cammina solo) 29 . La pellicola narra del piccolo Beni - Herion Mustafaraj<br />

– il quale vive protetto dalle mura domestiche senza nessun contatto col<br />

mondo. Un giorno suo zio lo porta con sé nel suo villaggio per trascorrervi le vacanze<br />

estive, qui Beni imparerà a vivere senza l’aiuto dei genitori, e scoprirà<br />

l’importanza dell’amicizia e il contatto con la natura. Keko con questa storia porta<br />

agli albanesi il cinema per bambini. Agli eroi della guerra e al lavoro dei campi, la<br />

prima donna regista d’Albania contrappone il mondo dei piccoli fatto <strong>di</strong> spontaneità<br />

e <strong>di</strong> spensieratezza. Beni rimane uno dei personaggi più vivi della storia della cinematografia<br />

albanese, insieme all’in<strong>di</strong>menticabile Sulo del film <strong>di</strong> Dhimitër Anagnosti del<br />

1977 Lulëkuqet mbi mure 30 (Papaveri sul muro).<br />

Nel 1978 riscuote un grande successo Koncert në vitin 1936 (Concerto<br />

nell’anno 1936) <strong>di</strong> Sajmir Kumbaro: una pianista e una cantante lirica – Manushaqe<br />

Qinami e Margarita Xhepa – partono per una tournée nelle arretrate province<br />

dell’Albania, dove si scontreranno con il gelo e una amministrazione anacronistica.<br />

Negli anni ‘80 il Governo decide <strong>di</strong> rilanciare la produzione cinematografica<br />

investendo fortemente sull’ammodernamento tecnologico della Kinostu<strong>di</strong>o Shqipëria e<br />

re. L’Albania si ritrova ad essere il centro cinematografico più all’avanguar<strong>di</strong>a<br />

dell’Europa dell’Est, pronta a fare concorrenza ai paesi capitalisti, nonostante la sua<br />

pesante politicizzazione. I cineasti albanesi cercarono <strong>di</strong> attuare delle innovazioni nella<br />

drammaturgia delle proprie opere. I film <strong>di</strong> guerra, o piuttosto quelli storici <strong>degli</strong><br />

anni Cinquanta, tratteggiavano aspetti tra l’in<strong>di</strong>viduale e l’universale, ricorrendo<br />

all’esempio <strong>di</strong> tragici destini d’eccezione. Gli spettatori, adesso, avevano la necessità<br />

<strong>di</strong> identificarsi nelle storie e nei personaggi; una maniera, forse, per esorcizzare le<br />

proprie paure.<br />

Amore, educazione dei figli e sfera familiare sono, in questi anni, il campo<br />

d’azione per gli addetti ai lavori; la vita pubblica viene esaminata in base ai criteri <strong>di</strong><br />

quella privata, poiché il privato non è esposto a severi controlli come il pubblico. Il<br />

film, finalmente, offre alle persone l’impressione <strong>di</strong> essere testimoni, <strong>di</strong> riconoscere se<br />

stesse e le proprie con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita, il che suscita confidenza e un nuovo rapporto<br />

fiduciario con quanto è rappresentato sullo schermo. Questa fiducia si realizzava innanzitutto<br />

sulle esperienze <strong>di</strong> vita da <strong>racconta</strong>re, poi sul piano dell’immagine. Scrittori,<br />

intellettuali e artisti <strong>di</strong> ogni genere guardano al cinema come a un mezzo <strong>di</strong> espressione<br />

privilegiato, adatto ad esprimere apertamente i <strong>di</strong>lemmi comuni. Il capostipite<br />

<strong>di</strong> questa nuova ondata è Dora e ngrohtë (La mano calda) <strong>di</strong> Kujtimi Çashku che nel<br />

1983 si rivela un vero e proprio successo. Besimi, un giovane uscito dal carcere, cerca<br />

<strong>di</strong> reintegrarsi nella società, ma tutti, per vigliaccheria, gli voltano le spalle.<br />

29 Il film vinse numerosi premi sia in Albania che all’estero, tra cui il premio per il miglior<br />

film al Giffoni Film Festival per ragazzi del 1978.<br />

30 Storia <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> bambini che viveva in un orfanotrofio, durante la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale.<br />

132


Questi anni furono considerati d’oro per la cinematografia albanese, soprattutto<br />

per i giovani, così come <strong>racconta</strong> Ilir Butka, regista e <strong>di</strong>rettore del Tirana International<br />

Film Festival 31<br />

Ogni autore, infatti, era obbligato a realizzare un film all’anno, e questa era una<br />

regola che valeva per tutti, sia per quelli che lavoravano ai lungometraggi che<br />

per chi lavorava nel cortometraggio o film d’animazione. Nessuno badava alle<br />

finanze perché lo Stato garantiva tutto. Si trattava in effetti <strong>di</strong> un privilegio. […]<br />

C’era però il problema della censura, che spesso si trasformava in autocensura.<br />

Ma la sfida era interessante, perché una mente sveglia cercava <strong>di</strong> trovare le vie<br />

possibili per dribblare la censura soffocante. In quel tempo infatti sono state<br />

prodotte anche opere <strong>di</strong> qualità che sono sopravvissute al tempo e al sistema 32.<br />

Nel 1985 sempre Kujtimi Çashku <strong>di</strong>rige Të paftuar (I non invitati) tratto dal romanzo<br />

<strong>di</strong> Ismail Kadare Prilli i Thyer (L’aprile spezzato). Diana e Besnik partono dalla<br />

capitale per il loro viaggio <strong>di</strong> nozze sulle montagne del nord, nei cosiddetti territori<br />

della morte, perché vi vige l’uso della vendetta secondo le antiche regole del Kanun. I<br />

due sposini considerano questa antica pratica in maniera <strong>di</strong>versa, lei come una usanza<br />

barbara che porta alla violenza e alla morte, lui invece come qualcosa <strong>di</strong> esotico. Queste<br />

<strong>di</strong>verse posizioni li porteranno alla rottura della loro storia e alla morte.<br />

Nel 1987 è la volta <strong>di</strong> Vrasje në gjeti (Assassinio durante la battuta <strong>di</strong> caccia)<br />

sempre del regista Çashku. Un gruppo <strong>di</strong> amici decide <strong>di</strong> andare a caccia e durante la<br />

battuta uno <strong>di</strong> loro verrà ucciso accidentalmente; allora tutti, d’accordo, manterranno<br />

il segreto per non avere problemi con la polizia, ma il senso <strong>di</strong> colpa non darà loro<br />

pace. Oltre che sui rimorsi <strong>di</strong> coscienza e al senso <strong>di</strong> colpa, lo sguardo della cinepresa<br />

denuncia una società malata ed egoista.<br />

In tutte queste opere, il pathos melodrammatico perde d’intensità, facilitando<br />

così l’identificazione dello spettatore con i personaggi dello schermo.<br />

Del 1987 è Përrallë nga e kaluara (Fiaba dal passato), un altro classico cinematografico<br />

albanese, <strong>di</strong> Dhimitër Anagnosti, tratto dalla comme<strong>di</strong>a teatrale scritta negli<br />

anni ‘30 da A. Z. Çajupi 14vjeçar dhëndër (Quattor<strong>di</strong>cenne sposo). I genitori del piccolo<br />

Gjino – Admirr Sorra – gli trovano una sposa, la bella Marigoja – Elvira Diamanti –<br />

che i suoceri accettano solo per farle svolgere le faccende <strong>di</strong> casa. Marigoja si ven<strong>di</strong>ca<br />

alimentando la gelosia della suocera e i dubbi sulla sua falsa gravidanza. Il film riesce<br />

a sfuggire alla censura e ai temi della propaganda, in quanto è una storia fuori dal<br />

tempo.<br />

Nel 1988 arrivarono nelle sale cinematografiche due film che oggi fanno parte<br />

della memoria collettiva del Paese 33 : Flutura në kabinën time (Flutura – nome proprio <strong>di</strong><br />

persona, ma anche farfalla – nella mia cabina) <strong>di</strong> Vla<strong>di</strong>mir Prifti e Pranvera s’erdhi vetëm<br />

(La primavera non è arrivata da sola) <strong>di</strong> Piro Milkani.<br />

31 Il TIFF, nato nel 2003, è il primo Festival Internazionale <strong>di</strong> Cinema a tenersi in Albania.<br />

32 Tratto dall’intervista <strong>di</strong> Artan Puto a Ilir Butka per il dossier Storie <strong>di</strong> Cinema: l’industria cinematografica<br />

nei balcani per l’Osservatorio dei Balcani, 20/12/2007 www.osservatoriobalcani.org<br />

33 All’VIII Festival del Film Albanese le due interpreti si contesero il premio come migliore attrice. Il<br />

riconoscimento fu assegnato a Luiza Xhuvani mentre Pranvera s’erdhi vetëm vinse il premio come miglior<br />

film della stagione.<br />

133


Flutura në kabinën time <strong>racconta</strong> <strong>di</strong> Flutura, una bella e ingenua maestra <strong>di</strong> un<br />

piccolo villaggio <strong>di</strong> montagna - Luiza Xhuvani - che accetta <strong>di</strong> salire sul camion <strong>di</strong><br />

Toma, un uomo rude, violento, tenuto a <strong>di</strong>stanza da tutti – Ndriçim Xhepa – che si<br />

innamora della donna e con l’inganno prova più volte a violentarla ma Flutura riesce<br />

a fuggire lanciandosi dal camion in movimento. Il film punta sul tema dell’educazione<br />

e sulla fiducia verso il prossimo.<br />

In Pranvera s’erdhi vetëm, film altamente drammatico, invece, una splen<strong>di</strong>da Anisa<br />

Markarian è Irena, una giovane scienziata fidanzata con Ilir – Kristaq Skrami – alla<br />

quale viene <strong>di</strong>agnosticata una forma rara <strong>di</strong> leucemia. Sapendo <strong>di</strong> dover morire comincia<br />

ad apprezzare ogni secondo della sua vita accettando saggiamente la sua triste<br />

situazione.<br />

Un capolavoro <strong>di</strong> genere storico del 1979 è Ballë për ballë (Faccia a faccia) <strong>di</strong> Piro<br />

Milkani e Kujtim Çashku, tratto dal romanzo <strong>di</strong> Ismail Kadare Dimri i vetmisë së madhe<br />

(L’inverno della grande solitu<strong>di</strong>ne). Il film narra della rottura delle relazioni sovietico-albanesi<br />

e del conflitto per le basi militari nelle coste <strong>di</strong> Valona negli anni Sessanta.<br />

Tema drammatico alla luce della paura dei carri armati russi dopo le vicende<br />

della Primavera <strong>di</strong> Praga. Con grande libertà, i due registi, mostrano il degrado morale,<br />

la caduta dei valori umani e l’arroganza russa.<br />

Altro film storico tratto da un altro romanzo <strong>di</strong> Ismail Kadare è Kthimi i ushtrisë<br />

së vdekur (Il ritorno dell’armata morta) prodotto nel 1989 dalla Kinostu<strong>di</strong>o e <strong>di</strong>retto da<br />

Dhimitër Anagnosti con Bujar Lako, nelle vesti del generale italiano, e Guliem Radoja,<br />

in quelli del sacerdote, e con la partecipazione straor<strong>di</strong>naria <strong>di</strong> Roza Anagnosti nel<br />

ruolo dell’anziana Nicë. La trama, intensa e commovente, <strong>racconta</strong> <strong>di</strong> un generale italiano<br />

inviato in Albania per recuperare i corpi <strong>di</strong> alcuni soldati uccisi durante la seconda<br />

guerra mon<strong>di</strong>ale. Con lui c’è un enigmatico prete che, insieme ad altri misteriosi<br />

personaggi, lo aiuterà a scavare nella sua memoria e nel suo passato. Anagnosti, da<br />

bravo regista qual è, ricrea perfettamente la stessa atmosfera <strong>di</strong> lutto che si respira tra<br />

le pagine del romanzo e mette in evidenza la psicologia <strong>di</strong> ogni singolo personaggio,<br />

rendendo il film un successo in patria e all’estero.<br />

Per una singolare coincidenza la morte <strong>di</strong> Enver Hoxha, nel 1985, coincise con<br />

l’elezione del giovane politico Michail Gorbaciov a segretario del Partito Comunista<br />

dell’Unione Sovietica. Dopo un lungo periodo <strong>di</strong> lutto nazionale subentrò ad Hoxha,<br />

il suo delfino, Ramiz Alia. Il neopresidente intraprese caute aperture verso l’estero,<br />

non potendo ignorare i ra<strong>di</strong>cali cambiamenti in corso nel campo socialista, ma non<br />

riuscì ad avviare reali e ra<strong>di</strong>cali trasformazioni interne per paura del capitalismo.<br />

Lo scenario politico e sociale cambia e ancora una volta il cinema procede in<br />

parallelo con la vita sociale. In seguito ad una ondata <strong>di</strong> rabbia popolare vengono <strong>di</strong>strutti<br />

e saccheggiati uffici pubblici, teatri <strong>di</strong> posa, scuole e caserme e le emittenti televisive<br />

straniere, non autorizzate, inviano immagini <strong>di</strong> un mondo spesso sognato, ma<br />

proibito. Gli albanesi si rendono conto che erano stati isolati troppo a lungo e vogliono<br />

scoprire cosa c’è al <strong>di</strong> là dei propri confini.<br />

Nel 1992 il complesso Kinostu<strong>di</strong>o Shqipëria e Re, privatizzato con il nome <strong>di</strong> Albafilm<br />

Stu<strong>di</strong>o, comincia una modesta produzione cinematografica e televisiva. Senza aiuti<br />

economici statali e senza finanziatori privati stranieri – a causa dei conflitti che hanno<br />

investito il Paese – il cinema albanese entra in crisi. La produzione precipita alla me-<br />

134


<strong>di</strong>a <strong>di</strong> un film all’anno, mentre quasi tutte le sale cinematografiche furono chiuse o<br />

trasformate in bar o in sale da gioco.<br />

Un gran numero <strong>di</strong> artisti del cinema, senza occupazione e senza un’industria<br />

<strong>di</strong> riferimento, emigrano verso “occidente” alla ricerca <strong>di</strong> quella fortuna che molto<br />

spesso non trovano. Chi rimane in patria, a parte il <strong>di</strong>sorientamento, viene coinvolto<br />

da un forte entusiasmo creativo, dovuto a una maggiore attenzione verso la cinematografia<br />

mon<strong>di</strong>ale, soprattutto verso quella statunitense.<br />

I giovani registi cresciuti nei set della Kinostu<strong>di</strong>o durante gli anni ‘80 , con infinite<br />

<strong>di</strong>fficoltà, cominciano a produrre i loro primi lavori, il risultato è un cinema nuovo,<br />

soprattutto nello stile. Le problematiche della vita quoti<strong>di</strong>ana, l’osservazione <strong>di</strong><br />

fatti, per la maggior parte drammatici, <strong>di</strong>ventano importanti da narrare. Questa nuova<br />

generazione <strong>di</strong> cineasti percepisce questi dettagli in netto contrasto con gli impressionanti<br />

allestimenti <strong>degli</strong> anni passati.<br />

Le armoniose composizioni <strong>di</strong> immagine, gli attori e le attrici perfettamente<br />

truccati, le abitazioni dalle stanze spaziose e riccamente ammobiliate, l’atmosfera <strong>di</strong><br />

eterna festa e gli splen<strong>di</strong><strong>di</strong> colori <strong>di</strong> quei film, ora vengono percepiti come menzogna<br />

e sostituiti con il loro opposto. Strade polverose o fangose, abiti cenciosi e volti<br />

struccati acquistarono un significato autonomo, le inquadrature non danno più<br />

l’impressione <strong>di</strong> essere costruite, si utilizza la luce naturale e si ricorre a una drammaturgia<br />

lenta, con <strong>di</strong>aloghi rozzi, scene <strong>di</strong> sesso e <strong>di</strong> violenza. Non c’è più l’ideologia e<br />

non è più necessario trasmettere nessuna morale <strong>di</strong> partito. Lo stile non viene recepito<br />

come gesto retorico, bensì come realtà priva <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione cinematografica: occorre<br />

cogliere i cambiamenti, vedere le trasformazioni e analizzare il <strong>di</strong>sfacimento sociale.<br />

Il film più inatteso e in sintonia con i tempi può essere considerato Vdekja e kalit<br />

(La morte del cavallo) <strong>di</strong> Saimir Kumbaro del 1992. La storia ambientata negli anni<br />

Settanta, riporta un immaginario episo<strong>di</strong>o relativo ad un’opera <strong>di</strong> pulizia delle strutture<br />

statali, cui farà seguito una condanna a morte per attività sovversive non solo per<br />

un noto generale dell’esercito albanese, ma anche per il suo cavallo. È una “favola”<br />

sarcastica che scava e vive da tempo nell’inconscio della gente e che, finalmente, può<br />

emergere durante la delicata transizione politica. È il primo e autentico film <strong>di</strong> denuncia,<br />

prodotto subito la caduta del regime senza sovvenzioni statali.<br />

Dopo una pausa carica d’ansia, la produzione cinematografica riprende, e nel<br />

1993 Besnik Bisha realizza Zëmbra e nënës (Cuore <strong>di</strong> madre) con una commovente e<br />

intensa Tina Kurti. Una donna al tramonto della sua vita, abbandonata dai figli e dagli<br />

amici più cari, vive in una casa piena <strong>di</strong> bambole sulle quali riversa tutto il suo amore<br />

e le sue paure. Fu un successo e si aggiu<strong>di</strong>cò il premio <strong>di</strong> miglior film al X Festival del<br />

Film d’Arte <strong>di</strong> Tirana del 1995.<br />

Nel 1994 arrivarono nelle poche sale albanesi due film <strong>di</strong> altrettanti giovani cineasti:<br />

Dashuria e fun<strong>di</strong>t (L’ultimo amore) <strong>di</strong> Gjergji Xhuvani e Nekrologji (Necrologia)<br />

<strong>di</strong> Fatmir Koçi.<br />

Con Dashuria e fun<strong>di</strong>t Xhuvani propone il nuovo volto della società albanese attraverso<br />

la storia <strong>di</strong> un uomo <strong>di</strong> mezza età che, tornato in patria dopo una lunga emigrazione<br />

all’estero, rimane vittima <strong>di</strong> un mafioso il quale vuole trarre profitto dal suo<br />

ultimo amore con una prostituta.<br />

135


Fatmir Koçi, invece, con uno stile ironico e allegorico <strong>di</strong> gusto felliniano, ambienta<br />

nel Me<strong>di</strong>oevo la singolare storia <strong>di</strong> un monumento equestre costruito senza<br />

pancia. Il film dalla trama insolita, ma molto accattivante, riscuote grande successo 34 .<br />

Questa autopsia storica 35 compiuta dal regista serve a compiere la catarsi della vita.<br />

Nel 1996 cominciano a comparire i primi segnali incoraggianti, infatti, per la<br />

prima volta nella storia della cinematografia albanese, un film concorre alla<br />

nomination del Premio Oscar come miglior film straniero. Kujtim Çashku con il suo<br />

Kolonel Bunker 36 (Colonnello bunker) sdogana il cinema albanese e lo conduce <strong>di</strong>rettamente<br />

alla mecca del cinema mon<strong>di</strong>ale: Hollywood. Çashku <strong>racconta</strong> l’Albania del<br />

1974, quando Enver Hoxha realizzò il programma <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa chiamato bunkerizzazione.<br />

Il regista, noto per le sue continue scomposizioni figurative e l’alta tensione drammatica<br />

dei suoi personaggi, entra nella vita dei militari e nella tragica esistenza <strong>di</strong> una<br />

pianista polacca, Ana Nehrebecka, che per motivi politici è stata costretta a lasciare il<br />

proprio marito. Il film vince premi in Francia, Turchia, Grecia, Danimarca, Belgio e<br />

Germania, ma non l’ambito premio Oscar.<br />

Nello stesso anno Artan Minarolli con Plum<strong>di</strong> prej plasteline (La pallottola giocattolo)<br />

denuncia la nascente società capitalista albanese e il clima <strong>di</strong> violenza che si <strong>di</strong>ffonde<br />

in quegli anni. Il film riporta la vita d’una giovane coppia e del loro figlio, che<br />

si <strong>di</strong>verte con armi giocattolo. Un giorno trova l’arma vera del padre e per gioco lo<br />

uccide.<br />

Nel 1997 è la volta del Bolero <strong>di</strong> Besnik Bisha che descrive una delle nuove piaghe<br />

del Paese: la prostituzione. La trama, altamente drammatica, <strong>racconta</strong> <strong>di</strong> un padre<br />

impossibilitato a lavorare per un grave incidente, della moglie de<strong>di</strong>ta alle sue cure e<br />

della figlia costretta a prostituirsi per portare avanti la famiglia.<br />

Nello stesso anno il maestro Dhimitër Anagnosti ricostruisce il Qendra Kombetare<br />

e Kinematografise (Centro Nazionale <strong>di</strong> Cinema), un’istituzione statale deputata ad<br />

occuparsi dello sviluppo e della tutela del settore cinematografico.<br />

Il film simbolo che esprime i forti stimoli <strong>di</strong> grande libertà creativa è Dasma e Sakos<br />

(Le nozze <strong>di</strong> Sako) <strong>di</strong> Vla<strong>di</strong>mir Prifti, che <strong>racconta</strong> la vita <strong>di</strong> una ricca coppia <strong>degli</strong> anni<br />

Trenta e la loro relazione con un servo. I personaggi, con la loro forte caratterizzazione<br />

umana e tragica, danno vita a una commovente metafora sulla <strong>di</strong>ttatura e sulla <strong>di</strong>gnità<br />

umana: il conta<strong>di</strong>no costretto a subire i desideri della padrona e il marito che per<br />

vendetta lo sevizia lasciandolo in fin <strong>di</strong> vita. L’autore presta molta attenzione alla costruzione<br />

delle scene e dei rapporti umani e con sagace maestria rivela mezzo secolo<br />

<strong>di</strong> storia albanese.<br />

Gli anni ‘90 si concludono con un successo internazionale alla Mostra <strong>di</strong> Venezia,<br />

Funeral Business, un cortometraggio del regista Gjergji Xhuvani che ottiene importanti<br />

riscontri anche dalla critica. Il dolore e la trage<strong>di</strong>a che derivano dalla <strong>di</strong>struzione<br />

del rigido sistema politico, sono sapientemente <strong>racconta</strong>ti da Xhuvani il quale, par-<br />

34 Film premiato al Montreal World Film Festival nel 1996.<br />

35 ABDURRAHIM MYFTIU, Filmi në kapërcyell të shekullit – Film artistik shqiptar pas vitit 1990 -, Akademia e<br />

Shkencave e Sqipërisë, Qendra e stu<strong>di</strong>meve të artit, Tirana, 2004, p. 50.<br />

36 Frutto <strong>di</strong> una produzione francese, polacca e albanese.<br />

136


tendo dalla storia <strong>di</strong> un uomo che vive rubando casse da morto 37 , sostiene che il cambiamento<br />

sociale porta al cambiamento speculativo, rendendo la realtà più grottesca<br />

<strong>di</strong> quanto non lo sia.<br />

Il cinema albanese, finalmente libero da vincoli e con<strong>di</strong>zionamenti nella rappresentazione<br />

della vita sociale, da questo momento è pronto a lanciarsi verso nuovi e<br />

più aperti scenari.<br />

I riconoscimenti internazionali <strong>degli</strong> anni ‘90 provocano un’ondata <strong>di</strong> ottimismo<br />

nella produzione cinematografica. Il Paese adesso gode <strong>di</strong> un <strong>di</strong>screto equilibrio<br />

politico e l’arrivo <strong>di</strong> capitali stranieri, soprattutto francesi, permette la produzione e la<br />

circolazione <strong>di</strong> opere albanesi nei <strong>di</strong>versi festival cinematografici internazionali.<br />

Il nuovo millennio si apre con Slogans del regista Gjergji Xhuvani, tratto dal<br />

romanzo <strong>di</strong> Ylljet Aliçka Parrullat me gurë (Motti con le pietre). Il film, un efficace presa<br />

in giro dell’ideologia comunista albanese, è stato un successo in patria e all’estero<br />

tanto da aggiu<strong>di</strong>carsi nel 2001 il primo premio nella sezione “nuove proposte” al<br />

Film Festival <strong>di</strong> Cannes e il premio come miglior film straniero al Festival Cinematografico<br />

Internazionale <strong>di</strong> Tokyo.<br />

La storia è ambientata alla fine <strong>degli</strong> anni ‘70 in una scuola elementare <strong>di</strong> un<br />

remoto villaggio nelle Alpi albanesi. L’insegnante <strong>di</strong> biologia André – Artur Gorishti<br />

– ha una relazione amorosa con la collega insegnante <strong>di</strong> francese Diana – Luiza Xhuvani<br />

– ma il loro legame è mal visto dal <strong>di</strong>rettore della scuola. Durante una lezione<br />

che prevedeva la costruzione <strong>di</strong> slogan patriottici con delle pietre sui fianchi <strong>di</strong> una<br />

collina, l’insegnante viene accusato <strong>di</strong> attività sovversiva e condannato ai lavori forzati.<br />

È una comme<strong>di</strong>a agrodolce che ben riflette le assur<strong>di</strong>tà politiche del regime hoxhiano<br />

e dei suoi meto<strong>di</strong> propagan<strong>di</strong>stici.<br />

Nell’ottobre del 2001 compare un film dal sapore rosselliniano, Tirana vitin zero/Tirana<br />

year zero (Tirana anno zero) <strong>di</strong> Fatmir Koçi, <strong>di</strong> produzione francese. Il film<br />

ha avuto un’ottima accoglienza in Albania ma nelle comunità albanesi all’estero ha<br />

provocato numerose polemiche poiché mostra un paese ormai al tracollo, lontano<br />

dall’immaginario comune. Nonostante ciò nel 2001 l’opera, già in concorso nella sezione<br />

Cinema del Presente, per il Leone a Venezia, vince nello stesso anno il Festival<br />

<strong>di</strong> Salonicco.<br />

La storia è ambientata a Tirana dopo i tragici eventi del 1997. Niku – il giovane<br />

attore Nevin Mecaj - vive in un piccolo appartamento con il padre che spesso finge<br />

<strong>di</strong> morire per attirare l’attenzione dei familiari. Niku, autista <strong>di</strong> un vecchio furgone<br />

cinese vuole rimanere in Albania e si rifiuta <strong>di</strong> emigrare, invece Klara, la sua fidanzata,<br />

sogna un futuro in Francia e decide quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> trasferirsi a Parigi con Tare, uno<br />

scultore, per <strong>di</strong>ventare una modella. A Tirana Niku incontra Gunter, un tedesco ossessionato<br />

da tutto ciò che è comunista, e lo accompagna nel sud dell’Albania, fino a<br />

quando non scopre i loschi affari in cui il tedesco è coinvolto. Dopo tante finzioni, il<br />

padre <strong>di</strong> Niku muore sul serio e la madre decide <strong>di</strong> vendere tutto e <strong>di</strong> fuggire col figlio<br />

negli Stati Uniti. Intanto Niku rivede lo scultore, da cui apprende che Klara si<br />

37 Il cortometraggio <strong>racconta</strong> l’Albania del grande tracollo economico. In un clima <strong>di</strong> violenza e <strong>di</strong> tensioni<br />

sociali, un uomo vive rubando casse da morto, finché un giorno viene ucciso e la figlia scopre<br />

l’insolito business in cui il padre è coinvolto.<br />

137


trova a New York. I due si rincontrano nel caos e nella incertezza sul loro futuro, ma<br />

questa volta nel Nuovo Mondo.<br />

Nel 2003 Mevlan Shanaj presenta Lule të kuqe, lule të zeza (Fiori rossi, fiori neri)<br />

un film onirico sulle drammatiche relazioni amorose, la solitu<strong>di</strong>ne e gli incubi <strong>di</strong> una<br />

madre e <strong>di</strong> una figlia che sono le uniche abitanti <strong>di</strong> un minuscolo villaggio sperduto<br />

tra le montagne.<br />

Nello stesso anno nasce a Tirana il TIFF 38 il primo Festival Internazionale <strong>di</strong><br />

Cinema organizzato in Albania sotto la <strong>di</strong>rezione del regista Ilir Butka.<br />

Nel 2004 Gjergji Xhuvani con una produzione franco-albanese e carico del successo<br />

<strong>di</strong> Slogans, presenta il film Dear Enemy/I Dashur Armik (Caro nemico). Ancora una volta la<br />

storia è ambientata nel passato, precisamente nel 1943 durante gli anni della resistenza<br />

albanese, e <strong>racconta</strong> <strong>di</strong> una coppia in crisi – Ndriçim Xhepa e Luiza Xhuvani - che<br />

dà ospitalità a due soldati, un italiano – l’attore Rinaldo Rocco - e un tedesco –<br />

l’attore Peter Lohmayer. I personaggi culturalmente <strong>di</strong>versi, si scopriranno molto simili.<br />

È una comme<strong>di</strong>a pacifista e un esempio concreto sull’amicizia che riesce a superare<br />

le barriere ideologiche e culturali. La pellicola è stata premiata negli Stati Uniti<br />

per la migliore sceneggiatura europea al Sundance Film Festival 2004.<br />

Nel maggio del 2008 arriva nelle sale albanesi, e non solo, Trishtimi i zonjes Shnajder<br />

(Il dolore della signora Shnajder) <strong>di</strong> Piro Milkani che denuncia il dramma <strong>di</strong> centinaia<br />

<strong>di</strong> albanesi costretti a rinunciare ai propri sogni per rimpatriare nell’Albania<br />

comunista dopo la rottura dei rapporti con l’ URSS.<br />

La vicenda si svolge nel villaggio <strong>di</strong> Ceski Stermberk, dove tre studenti della<br />

prestigiosa facoltà <strong>di</strong> cinema, la FAMU, si recano per le riprese <strong>di</strong> un film sulla fabbrica<br />

dei motori ESO. Nella stazione ferroviaria i tre studenti, <strong>di</strong> cui uno albanese <strong>di</strong><br />

nome Lek – l’attore Nik Xhelilaj - incrociano Jana, la moglie del capo della polizia locale<br />

e la seguono fino a quando non sparirà. Lek la ritrova e vivrà con lei il primo<br />

amore della sua vita. In patria, intanto, si verificano i primi incidenti <strong>di</strong>plomatici con<br />

l’Unione Sovietica e il ragazzo è indeciso se rimanere a Ceski Sterneberk o tornare<br />

dalla sua famiglia. Davanti a questo <strong>di</strong>lemma chiederà il parere <strong>di</strong> un conte, l’attore<br />

italiano Michele Placido 39 , che gli consiglia <strong>di</strong> tornare in patria poiché se fosse rimasto<br />

in Cecoslovacchia i suoi familiari avrebbero subito gravi conseguenze. Il giovane studente,<br />

quin<strong>di</strong>, decide <strong>di</strong> abbandonare Jana e <strong>di</strong> partire per Tirana. La storia d’amore<br />

tra Lek e Jana <strong>di</strong>venta il simbolo <strong>di</strong> tutti coloro che erano vissuti in quel rigido sistema<br />

politico capace <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggere tutto ciò che vibrava dentro le persone.<br />

Alla prima del film l’eminente scrittore Ismail Kadare ha detto al regista:<br />

Hai reso omaggio a quei quattromila studenti albanesi che hanno interrotto gli<br />

stu<strong>di</strong> nelle università dell’Europa dell’Est, nel momento della rottura<br />

dell’Albania <strong>di</strong> Hoxha con l’Unione Sovietica 40<br />

Da qualche mese è stato presentato a Tirana l’ultimo film <strong>di</strong> Gjergji Xhuvani,<br />

Lindje-perën<strong>di</strong>m-lindje (Est-ovest-est), una coproduzione che unisce Italia, Albania e In-<br />

38 Tirana Intern ational Film Festival.<br />

39 Michele Placido è l’attore italiano più amato in Albania, ricordato soprattutto per il ruolo del co mmissario<br />

<strong>di</strong> polizia Corrado Cattani, nello sceneggiato televisivo RAI la Piovra <strong>di</strong> Damiano Damiani.<br />

40 MARIOLA RUKAJ in Il dolore della signora Shnajder articolo scritto per Osservatorio sui Balcani,<br />

31/03/2008, www.osservatoriobalcani.org<br />

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ghilterra. Il film esplora i giorni che hanno cambiato la storia albanese nel 1990, dal<br />

punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> alcuni cicloamatori capeggiati da un ex campione <strong>di</strong> nome Ilo –<br />

l’attore Ndricim Xhepa –, che partecipano a un evento sportivo in Francia. Il gruppo<br />

viene <strong>di</strong>menticato a Trieste mentre in Albania è scoppiato il caos. I ciclisti <strong>di</strong>lettanti<br />

rappresentano gli albanesi <strong>di</strong> quegli anni che affrontano per la prima volta l’estero<br />

sconosciuto, fiduciosi della possibilità <strong>di</strong> veder realizzati i propri sogni, ma che si trovano<br />

a dover affrontare <strong>di</strong>fficoltà insormontabili.<br />

Nonostante il successo, la qualità dei film e le leggi <strong>di</strong> tutela, volute dall’ex ministro<br />

alla cultura, il regista Dhimitër Anagnosti, il cinema albanese segue il destino<br />

del lento sviluppo economico del paese.<br />

La maggior parte dei film prodotti, infatti, sono coproduzioni straniere che non<br />

sono in grado <strong>di</strong> competere con la concorrenza hollywoo<strong>di</strong>ana; senza parlare del<br />

problema delle sale da cinema 41 e del prezzo dei biglietti. Se negli anni della <strong>di</strong>ttatura<br />

c’era una forte censura, oggi nella nuova società albanese “occidentale” ne esiste<br />

un’altra: la censura del denaro. Moltissimi artisti <strong>di</strong> talento non hanno la possibilità <strong>di</strong><br />

esprimersi per mancanza <strong>di</strong> mezzi, nonostante la rivoluzione <strong>di</strong>gitale.<br />

Tra la censura economica e quella ideologica risulta <strong>di</strong>fficile stabilire quale sia la<br />

più grave se entrambe concorrono, quasi in egual misura, a negare la libertà <strong>di</strong> espressione.<br />

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41 La costruzione <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> sale moderne, il cui primo esempio è il Millennium <strong>di</strong> Tirana, risale al<br />

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