La festa dei morti
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Ognissanti e <strong>festa</strong> <strong>dei</strong> Morti.<br />
Nel calendario celtico, l'anno incomincia il 1° novembre e in<br />
questo giorno, la mentalità primitiva immagina che ritornino sulla<br />
terra tutti gli esseri dell’al di là. <strong>La</strong> <strong>festa</strong> di Ognissanti ,1°<br />
novembre, è stata istituita da Papa Gregorio II, nelI 'VIII secolo, al<br />
posto di una precedente <strong>festa</strong> pagana; la <strong>festa</strong> <strong>dei</strong> <strong>morti</strong> è stata<br />
istituita nel 998 da Odilo abate di Cluny.;<br />
2 NOVEMBRE:<strong>La</strong> FESTA DEI MORTI<br />
E' tradizione siciliana “ festeggiare” i defunti. E una <strong>festa</strong> <strong>dei</strong><br />
sapori,di colori di gioia,per i piccoli,un modo felice di ricordari i<br />
propri carii.<br />
Affonda le sue radici nella storia antica: egiziana e romana. In<br />
Egitto i <strong>morti</strong> vivevano nella tomba e a Roma erano i protettori del<br />
focolare domestico..<br />
grandi.<br />
Noi diciamo la <strong>festa</strong> <strong>dei</strong> <strong>morti</strong> e non la commemorazione <strong>dei</strong><br />
defunti, quindi non è un giorno di lutto, ma una giornata felice: i<br />
cimiteri si riempiono di fiori,soprattutto crisantemi, e di gente che si<br />
1
ferma persino a pranzare e a parlare con il caro estinto.<br />
Il giorno della "<strong>festa</strong> <strong>dei</strong> <strong>morti</strong>" le tavole e le credenze di ogni casa,<br />
si riempiono<br />
di ceste piene<br />
di frutta di<br />
martorana<br />
tutta<br />
colorata,<br />
di<br />
mandorle,<br />
dolci,<br />
cioccolato,<br />
caramelle e<br />
non può<br />
mancare il<br />
"Pupo di<br />
Zucchero" e<br />
“Le ossa <strong>dei</strong><br />
<strong>morti</strong>”.<br />
È una <strong>festa</strong> soprattutto di sapori e di colori,<br />
le pasticcerie si riempiono di colori e tutti<br />
comprano la frutta di martorana, ma c'è<br />
anche chi la prepara in casa e tutta la<br />
famiglia collabora, grandi e piccini.<br />
Per la “<strong>festa</strong> <strong>dei</strong> <strong>morti</strong>”, i genitori regalano<br />
ai bambini dolci e giocattoli, dicendo loro<br />
che sonostati portati in dono dalle anime <strong>dei</strong><br />
parenti defunti. perciò essi la sera<br />
appendevano alla finestra o al letto una scarpetta<br />
o un cestello,<br />
recitando una preghiera alle anime sante Di solito per i maschietti<br />
sono armi: pistole a tamburo. Per le bimbe: bambole ricciolute,<br />
passeggini, assi da stiro,<br />
fornelli e pentolame. I più<br />
facoltosi regalano tricicli e<br />
biciclette fiammanti. Al mattino,<br />
miracolo! Bisogna trovare<br />
il<br />
regalo nascosto in un punto<br />
insolito della casa, nella notte<br />
tra l'1 e il 2 novembre. <strong>La</strong> sera<br />
prima si nasconde la grattugia<br />
2
perché si pensa che i defunti, a chi si fosse comportato male,<br />
sarebbero andati a grattare i piedi !!!<br />
Per questa <strong>festa</strong> si allestiscono anche le fiere: la fiera <strong>dei</strong><br />
<strong>morti</strong><br />
<strong>La</strong> <strong>festa</strong> ha un origine e un significato che si collegano certamente<br />
ad antichi culti pagani e al banchetto funebre, un tempo comune a<br />
tutti i popoli indo-europei, di cui si ha ancora un ricordo nel<br />
"consulu siciliano" (era il pranzo che i vicini di casa offrivano,<br />
dopo<br />
che il defunto era stato tumulato, ai parenti che avevano<br />
trascorso).<br />
E' stato osservato che il significato della strenna <strong>dei</strong> <strong>morti</strong> è<br />
duplice: offerta alimentare alle anime <strong>dei</strong> defunti e offerta<br />
simbolica, nei dolci a forma umana, come assicurazione alle anime<br />
<strong>dei</strong> defunti in maniera che, cibandosi di essi, è come se ci si cibasse<br />
<strong>dei</strong> trapassati stessi.<br />
E' da tener presente che in Sicilia, fino a qualche anno, fa non<br />
esisteva ancora l'usanza di scambiarsi doni in occasioni delle feste<br />
di Natale, per cui questa tradizione si è mantenuta viva. Per noi<br />
siciliani la <strong>festa</strong> <strong>dei</strong> <strong>morti</strong> è più importante del Natale perché è nata<br />
in Sicilia e non è stata importata dal nord Europa come il Natale<br />
3
11 Novembre: San Martino<br />
<strong>La</strong> leggenda<br />
Era l'11 novembre: il cielo era<br />
coperto, piovigginava e tirava un<br />
ventaccio che penetrava nelle ossa;<br />
per questo il cavaliere era avvolto<br />
nel suo ampio mantello da guerriero<br />
. Ma ecco che lungo la strada c'è un<br />
povero vecchio coperto soltanto di<br />
pochi stracci, spinto dal vento,<br />
barcollante e tremante per il freddo.<br />
Martino lo guarda e sente una<br />
stretta al cuore. "Poveretto, - pensa<br />
- morirà per il gelo!" E pensa come<br />
fare per dargli un po' di sollievo.<br />
Basterebbe una coperta, ma non ne ha. Sarebbe sufficiente del<br />
denaro, con il quale il povero potrebbe comprarsi una coperta o un<br />
vestito; ma per caso il cavaliere non ha con sé nemmeno uno<br />
spicciolo.<br />
E allora cosa fare? Ha quel pesante mantello che lo copre tutto. Gli<br />
viene un'idea e, poiché gli appare buona, non ci pensa due volte. Si<br />
toglie il mantello, lo taglia in due con la spada e ne dà una metà al<br />
poveretto.<br />
"Dio ve ne renda merito!", balbetta il mendicante, e sparisce.<br />
San Martino, contento di avere fatto la carità, sprona il cavallo e se<br />
ne va sotto la pioggia, che comincia a cadere più forte che mai,<br />
mentre un ventaccio rabbioso pare che voglia portargli via anche la<br />
parte di mantello che lo ricopre a malapena. Ma fatti pochi passi<br />
ecco che smette di piovere, il vento si calma. Di lì a poco le nubi si<br />
diradano e se ne vanno. Il cielo diventa sereno, l'aria si fa mite.<br />
Il sole comincia a riscaldare la terra obbligando il cavaliere a levarsi<br />
anche il mezzo mantello. Ecco l'estate di San Martino, che si<br />
rinnova ogni anno per festeggiare un bell'atto di carità ed anche per<br />
ricordarci che la carità verso i poveri è il dono più gradito a Dio. Ma<br />
la storia di San Martino non finisce qui. Durante la notte, infatti,<br />
4
Martino sognò Gesù che lo ringraziava mostrandogli la metà del<br />
mantello, quasi per fargli capire che il mendicante incontrato era<br />
proprio lui in persona.<br />
San Martino avea un mantello<br />
Ne donò metà al poverello<br />
Ora freddo non c’è più<br />
Per volere di Gesù<br />
In particolare, in Sicilia, il fatto che tale <strong>festa</strong><br />
cada nel periodo della svinatura, dette luogo,<br />
con la massima "A San Martino spilla la botte e<br />
assaggia il vino", a tutto un rituale tra i<br />
contadini, i quali scambievolmente, una volta,<br />
si recavano nelle case vicine per confrontare i<br />
prodotti delle cantine, centellinando il vino,<br />
corroborato da pane casereccio, fette di<br />
salame o salsiccia e pezzi di formaggio.<br />
Un tempo gli ospiti trovavano, accanto al ciocco del focolare, la<br />
pignatta di coccio, in cui cuocevano le castagne, altro frutto di<br />
stagione. Le "caldarroste" ben si accoppiavano al vino nuovo, e<br />
prolungavano in allegria le fredde serate d'autunno.<br />
5<br />
A Pachino la Sagra di S.<br />
Martino è una tipica <strong>festa</strong><br />
popolare del gusto, ove è<br />
possibile degustare<br />
specialità locali in<br />
un'atmosfera calda e<br />
divertente. Gli stand<br />
allestiti nella Piazza<br />
offrono le tipiche<br />
"crispelle" e la salsiccia<br />
arrostita, mentre il vino è<br />
rigorosamente il "Nero<br />
d'Avola".
6<br />
A scuola<br />
lo<br />
festeggi<br />
amo<br />
così:
Dall’Agricoltura –all’Intercultura<br />
PACHINO – NUCET parlano la stessa lingua<br />
Tradizioni natalizie<br />
All’inizio fu il verbo. Questo è il modo per spiegare il<br />
termine”Natale”<br />
Per i linguisti,questa<br />
parola, amata e familiare,è un<br />
termine oscuro.<br />
Qualcuno sostiene che<br />
derivi dal latino “creationem”<br />
“ cretie-nastere”<br />
Altri sostengono che si<br />
tratta di un’altra parola molto<br />
antica “tracia”, prima del processo di romanizzazione della<br />
Dacia. Altri dicono che è un termine slavo. Il termine<br />
“Natale” ha ,in lingua romena, più di 8 significati.<br />
Nelle varie località della Romania esistono modi propri<br />
di aspettare e di festeggiare il Natale. In una zona la<br />
Vigilia di Natale i bravi lavoratori riprendono i soldi<br />
prestati. In Mehedinti il giorno di Natale i genitori mettono<br />
i soldi nelle tasche <strong>dei</strong> ragazzi come augurio di ricchezza.<br />
In tale periodo si mette il<br />
pane sotto il tavolo per<br />
portare fortuna e sotto la<br />
tovaglia si pone il grano come<br />
prosperità.<br />
In ogni luogo della<br />
Romania il Natale comincia<br />
con il “postul”che dura 6<br />
settimane : dal 15 novembre<br />
fino al 24 dicembre. Il “postul”<br />
consiste nel non mangiare carne,<br />
uova e latte che i nonni chiamano<br />
“dolci”.<br />
Osservare il posto significa non<br />
fare l’amore,non bere alcolici,non fare<br />
debiti nè crediti. Nei villaggi, durante<br />
il postul, non si ascolta né la radio ne<br />
la televisione né si festeggia.Il postul termina la notte di<br />
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Dall’Agricoltura –all’Intercultura<br />
PACHINO – NUCET parlano la stessa lingua<br />
Natale dopo le Litanie. Dal 15 novembre fin quando<br />
termina il “postul” dopo le messe e le “vecernie” nei<br />
villaggi romeni si inizia a cantare le “Colinde”.<br />
In una parte del paese esiste una tradizione chiamata<br />
“Viaggio con l’icona” che significa la nascita di Gesù. Nel<br />
nord della Moldavia si prepara il pranzo un giorno prima di<br />
Natale con il cibo consentito per il ”postul”.<br />
Nessuno può vedere la tavola imbandita, prima<br />
dell’arrivo del prete.<br />
Il prete benedice la tavola, assaggia per primo i cibi e<br />
dopo iniziano a mangiare gli altri. Quando si ammazza il<br />
maiale,il giorno “del l’Ignat”, c’è un’abitudine romena, che<br />
risale alla cristianizzazione durante il medioevo.<br />
Esistono leggende che spiegano queste tradizioni.<br />
<strong>La</strong> leggenda di Ignat dice che un ragazzo, di nome<br />
Ignat, quando cercò di sacrificare un maiale, per sbaglio<br />
uccise suo padre con un colpo di scure in testa.<br />
Ajunul Craciunului incepe cu:<br />
Buna Ne dati, ne Buna dimineata Am venit si noi<br />
dimineata <strong>La</strong> dati, Ne dati <strong>La</strong> Mos Ajun Ne odata <strong>La</strong> un an cu<br />
Mos Ajun, <strong>La</strong> ori nu ne dati ori nu ne sanatate, Domnul<br />
Mos Ajun dati, Ne dati, dati, Ne dati ori sus sa ne ajute <strong>La</strong><br />
ne dati, Ne nu ne dati. covrigi si la nuci<br />
dati ori nu ne<br />
multe.<br />
dati.<br />
L’arivo del Natale incomincia con:<br />
Buon giorno,Natale è arrivato<br />
Il Natale è arrivato<br />
Dateci, dateci,<br />
Ce li date o non ce li<br />
date,dateci dateci<br />
Ce li date o non celi date<br />
Buon giorno,Natale è arrivato<br />
Ce li date o non ce li date<br />
Ce li date o non ce li date<br />
Siamo venuti e abbiamo ascoltato…..<br />
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Dall’Agricoltura –all’Intercultura<br />
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Il vecchio è morto, è<br />
stato seppellito, e il<br />
figlio, sconvolto dagli<br />
eventi, è rimasto<br />
in balia di nessuno<br />
Secondo gli altri,<br />
Ignat è la divinità<br />
solare che ha ripreso<br />
il nome e la data<br />
della celebrazione<br />
del Santo<br />
Ignatie Teofanul. <strong>La</strong> <strong>festa</strong> di Ignat è il 20 dicembre.In<br />
questo giorno la gente, in cucina, non può fare niente<br />
altro che tagliare e preparare il maiale.<strong>La</strong> tradizione dice<br />
che i poveri, se non hanno maiale, devono tagliare un<br />
altro animale. Gli anziani credono chela notte prima del<br />
giorno di Ignat, il maiale sogna il suo coltello.Quelli che<br />
hanno pietà non devono partecipare all’ucicsione del<br />
maiale, perchè così il maiale muore difficilmente e la carne<br />
non è buona. Il giorno di Ignat i bambini sono segnati in<br />
fronte col sangue dell’animale. Di solito i nonni fanno il<br />
segno della croce sulla fronte <strong>dei</strong> bambini perchè questi<br />
siano sani. Il giorno di Ignat è dedicato alla preparazione<br />
e alla conservazione della<br />
carne.Le donne e gli uomini<br />
cominciano a tagliare e<br />
preparare il lardo, la<br />
salsiccia. In alcuni luoghi,<br />
come a Nucet, una grande<br />
parte della carne si frigge e<br />
si mette il sale e poi si<br />
conserva in burro sciolto.<br />
Adesso cominciano le<br />
preparazioni per la cena di<br />
Natale. Le donne di casa<br />
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mettono da una parte la carne per sarmale, quella per<br />
l’arrosto e quello che serve per fare i dolci.<br />
Tutto è quasi pronto per Natale. Una<br />
volta si davano ai bambini covrigi (<br />
cimbelline di pane salato econ<br />
sesamo), noci e mele. Oggi...oggi<br />
soldi e dolci. Per la vigilia,nei piccoli<br />
villaggi, i bambini e gli adulti vanno a<br />
cantare le colinde.<strong>La</strong> sera prima di<br />
Natale , le case sono decorate e<br />
prefettamente pulite e ricevonoi<br />
“colindatori”.<strong>La</strong> Colinda è un rituale<br />
composto da testi cerimo niali,<br />
formule magiche, balli e gesti. Le<br />
colinde trasmettono auguri di salute, richezza, desideri per<br />
il nuovo anno. <strong>La</strong> colina è la più difusa e rispettata<br />
tradizione romena. In Ardeal, nell’attesa delle colinde le<br />
tavole sono colme di cibo. I cantatori di<br />
colinde iniziano all’alba e finisconoal<br />
tramonto. In Maramures i colindatori<br />
chiedono: “Desiderate una colinda?” Dop o<br />
aver cantato nel giardino due o tre canzoni<br />
si termina con gli auguri, i giovani sono<br />
invitati ad entrare, e ricevono cibo e bibite.<br />
Il giorno<br />
della vigilia<br />
è per i<br />
romeni una<br />
buona occasione per<br />
visitare gli amici , i parenti<br />
e vicini. Dopo aver v isitato<br />
i parenti, gli amici, i romeni<br />
ricevono dal prete il<br />
permesso di poter bere<br />
tuica di prugne, vino e<br />
mangiare cozonac.<br />
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IL PRESEPE<br />
Il presepe, rappresentazione con statue della natività di Gesù, che<br />
viene allestita secondo le usanze in occasione del Natale e viene<br />
mantenuta sino all'Epifania ,.è una tradizione molto seguita, non<br />
c’è famiglia che non allestisce il presepe nella propria abitazione<br />
.L’origine di tale tradizione si fa risalire a Francesco d'Assisi, che<br />
realizzò un presepe a Greccio nel 223.Elementi tipici del presepe<br />
sono la grotta o capanna in cui venne alla luce il Messia, e al suo<br />
interno il Bimbo nella mangiatoia, la Vergine con san Giuseppe, il<br />
bue e l'asino che scaldarono l'aria col tepore <strong>dei</strong> loro aliti, i pastori<br />
adoranti, gli angeli osannanti e la cometa che indicò la via ai Magi<br />
d'Oriente; i personaggi raffiguranti i tre re vengono aggiunti alla<br />
scena soltanto il giorno dell'Epifania.<br />
11
<strong>La</strong> realizzazione di presepi e <strong>dei</strong> loro singoli componenti –<br />
personaggi scenari – costituisce uno <strong>dei</strong> settori più ricchi dell'arte<br />
popolare<br />
italiana,<br />
rapprese<br />
ntato da<br />
una<br />
vasta tipologia di oggetti e<br />
allestimenti, dai presepi in legno<br />
intagliato dell'Alto Adige a quelli in<br />
ceramica, in particolare napoletani, ai<br />
grandiosi presepi animati, perlopiù<br />
itineranti. Tipica di molte località è la<br />
rappresentazione natalizia del presepe<br />
vivente.<br />
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Dall’Agricoltura –all’Intercultura<br />
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DA SAN NICOLA A BABBO NATALE<br />
STORIA E LEGGENDA<br />
Per i bambini romeni “Mos<br />
Craciun”<br />
viene dal<br />
lontano<br />
nord e<br />
porta i<br />
regali a chi<br />
è stato<br />
bravo. I<br />
regali che si<br />
mettono<br />
sotto<br />
l’albero di<br />
natale.<br />
<strong>La</strong> figura<br />
di “Mos Cracium” si rifà a San<br />
Nicola(270-310 a.C.) protettore <strong>dei</strong><br />
bambini. A 30 anni divenne episcopo<br />
di Myra, una città porto sul mar<br />
mediterraneo, che adesso fa parte<br />
del l’attuale Turchia. San Nicola<br />
apparteneva ad una ricca famiglia<br />
ed era conosciuto per l’aiuto che<br />
dava ai più bisognosi. Si vedeva vestito quasi sempre di<br />
rosso e bianco con i vestiti da vescovo, sopra un asino<br />
che distribuiva doni ai bambini.<br />
Nel medioevo molte chiese furono costruite in onore di<br />
San Nicola. Nel secolo XI le sue reliquie furono portate a<br />
Bari.<br />
Si racconta che i primi crociati visitarono la città di Bari e<br />
portarono con loro i racconti sulla vita di Nicola.<br />
L’anniversario della sua morte, il 6 dicembre, è diventato<br />
il giorno in cui si fanno i regali.<br />
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Dall’Agricoltura –all’Intercultura<br />
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Ai tempi della riforma protestante, Martin Lutero cercò di<br />
fermare il culto di venerazione <strong>dei</strong> Santi, cosicché la <strong>festa</strong><br />
di San Nicola fu abolita in alcuni stati europei.<br />
Chi porta i regali è chiamato anche con altri nomi.<br />
In Germania è diventato “ Der Weinachtsmann” in Francia<br />
“ Pier Noel” In Gran Bretagna e nelle colonie “Santa Claus.<br />
I danesi ,così come i romeni e i francesi hanno conservato<br />
l’abitudine di festeggiare San Nicola il 6 dicembre.<br />
I bambini danesi chiamano San Nicola “Sinter Klaas”. I<br />
danesi , guidati da Peter Stuyvesand hanno fondato New<br />
York chiamata inizialmente Nuova Amsterdam. Con loro<br />
portarono la <strong>festa</strong> di Sinter Klass- Santa Claus con la<br />
pronuncia americana. Così è nato il nome con cui il mondo<br />
anglosassone chiama di Babbo Natale.<br />
Nel 1773 “St. Clauss” fu menzionato dalla stampa<br />
americana.<br />
Nel 1809 Washington Irving, autore di Storie della<br />
caverna che dorme,scrisse riguardo Sinter Klaas in “Una<br />
storia di New York” .<br />
Irving descrisse Sinter Klass come un ometto grassoncello<br />
con un costume tipico danese,stivali fino alle ginocchia e<br />
un cappello con grandi bon bon, che esce a cavallo la<br />
notte di San Nicola.<br />
Nel 1822 Clement Clark Moore, poeta e professore<br />
teologia pubblicò il poema “Visita di San Nicola”<br />
conosciuto anche come “Notte prima di Natale”.Per Moore<br />
Babbo Natale è un vecchio spiritoso e<br />
allegro che vola su una slitta in<br />
miniatura con 8 minuscole renne<br />
Moore diede il nome alle rene con cui<br />
sono ancora oggi conosciute ed il<br />
metodo con<br />
il quale<br />
Babbo<br />
Natale entra<br />
nelle case<br />
dal<br />
comignolo.<br />
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Conosci l'origine della storia di<br />
San Valentino?<br />
Il tentativo della Chiesa cattolica di porre termine ad un popolare<br />
rito pagano per la fertilità ,è all’origine di questa <strong>festa</strong> degli<br />
innamorati .<br />
Fin dal IV secolo A.C. i romani pagani rendevano omaggio,con<br />
singolare rito annuale, al Dio Lupercus. I nomi delle donne e degli<br />
uomini che adoravano questo Dio venivano messi in un’urna<br />
opportunamente mescolati, quindi un bambino sceglieva a caso<br />
alcune coppie che per un intero anno avrebbero vissuto in intimità<br />
affinchè il rito della fertilità fosse concluso.<br />
L’anno successivo sarebbe poi ricominciato nuovamente con altre<br />
coppie.<br />
Determinati a metter fine a questa primordiale vecchia pratica,i<br />
padri precursori della Chiesa cercarono un “ Santo degli innamorati”<br />
da sostituire a Lupercus.<br />
Così trovarono il sostituto in San Valentino,un vescovo che era<br />
stato martirizzato duecento ani prima.<br />
<strong>La</strong> legenda narra dell'abitudine di San Valentino di regalare, ai<br />
ragazzi ed alle ragazze che attraversavano il suo giardino, qualche<br />
fiore. Fu così che due giovani s'innamorarono e vissero una felice<br />
vita matrimoniale.<br />
Da allora, accadde spesso che le coppie in procinto di sposarsi ed i<br />
fidanzati si recassero dal Santo, tanto che egli fu ben presto<br />
costretto a riservare una giornata dell'anno per la benedizione<br />
nuziale generale. Ma è per aver celebrato il matrimonio tra una<br />
giovane cristiana ed un legionario pagano che divenne il protettore<br />
degli innamorati. Il giorno stabilito fu il 14 febbraio, poiché, si narra<br />
che in quel giorno egli si recò in Paradiso, per celebrare le sue<br />
nozze. Inizialmente il 14 di ogni mese venne riservato a questa<br />
celebrazione, ma con il passare del tempo, si è ristretta al solo 14<br />
di febbraio questa ricorrenza.<br />
<strong>La</strong> leggenda si diffuse in tutto il mondo allora abitato, ed il 14<br />
febbraio divenne una delle feste più amate dell'anno.<br />
15
Si accompagnò poi, al rito religioso, anche l'usanza di scambiarsi<br />
bigliettini, fiori e doni. <strong>La</strong> storia racconta che a Roma, nel 270 D.C.<br />
il vescovo Valentino di Interamma,(Terni),amico <strong>dei</strong> giovani amanti,<br />
fu invitato dall’imperatore pazzo Claudio II e questi tentò di<br />
persuaderlo a convertirsi nuovamente al paganesimo.San<br />
Valentino, con dignità, rifiutò e,imprudentemente, tentò di<br />
convertire ClaudioII al Cristianesimo.IL 24 febbraio 270 , Valentino<br />
fu lapidato e poi decapitato. <strong>La</strong> storia inoltre sostiene che, mentre<br />
era in prigione in attesa dell’esecuzione, si fosse innamorato della<br />
figlia cieca del guardiano,Asterius,e che con la sua fede avesse<br />
ridato miracolosamente la vista alla fanciulla e che, in seguito, le<br />
avesse mandato il seguente messaggio di addio “Dal Vostro<br />
Valentino”,una frase che visse lungamente anche dopo la morte del<br />
suo autore.<br />
16
DRAGOBETE<br />
Il figlio di Baba Dochia,<br />
Dragobete era festeggiato il 24<br />
febbraio.<strong>La</strong> <strong>festa</strong> di Dragobete<br />
e’ l’equivalente romeno della<br />
<strong>festa</strong> di San Valentino, la <strong>festa</strong><br />
dell’amore. Probabilmente il 24<br />
febbraio significava per l’uomo<br />
arcaico l’inizio della primavera,<br />
il giorno quando la natura si<br />
sveglia, l’orso esce dalla sua<br />
tana, gli uccelli cercano i loro<br />
nidi, e l’uomo doveva<br />
partecipare anche lui alla gioia della natura.<br />
Entità mitologica simile a Eros o Cupido, il Dragobete si differenzia dalla<br />
tradizione di San Valentino della tradizione cattolica, essendo un uomo<br />
bello, inquieto e impetuoso. Ripreso dagli antichi daci, per i quali Dragobete<br />
era un ricco protettore degli animali, i romeni hanno trasformato il<br />
Dragobete nel protettore dell’amore, per coloro che si incontrano il giorno<br />
di Dragobete, l’amore che durerà tutto l’anno, così come gli uccelli si<br />
“fidanzano” in questo giorno.<br />
In questo giorno i paesi romeni risuonavano della gioia <strong>dei</strong> giovani e dal<br />
detto: Il Dragobete bacia le ragazze. Sono tante le credenze popolari con<br />
riferimento al Dragobete. Per cui si diceva che chi partecipava a questa <strong>festa</strong><br />
era protetto dalle malattie dell’anno e sopratutto dalla febbre e che il<br />
Dragobete aiutava la gente ad avere un anno ricco. Vestiti a <strong>festa</strong>, le ragazze<br />
e i ragazzi si incontravano davanti alla chiesa e andavano a cercare nelle<br />
foreste e colline fiori di primavera. Nel sud<br />
della Romania ( Mehedinti) , le ragazze<br />
tornavano nel paese correndo, tradizione<br />
chiamata “zburatorit”, ognuna seguita da<br />
un ragazzo a cui lei piaceva. Se il ragazzo<br />
era veloce e arrivava da lei e alla ragazza<br />
piaceva, lo baciava davanti a tutti. Questo<br />
bacio significava il fidanzamento <strong>dei</strong> due<br />
per un anno o forse di più, il Dragobete era<br />
17
un modo per la comunità per sapere i<br />
matrimoni che si preparavano per l’autunno.<br />
Nemmeno gli anziani stavano inattivi, il giorno<br />
del Dragobete essendo il giorno in cui<br />
dovevano avere cura dell’orto, ma anche degli<br />
uccelli del cielo. In questo giorno non si<br />
sacrificavano animali perchè cosi si sarebbe<br />
rovinato lo scopo degli accoppiamenti. Le<br />
donne usavano di toccare un uomo di un altro<br />
paese, per essere amate tutto l’anno. Le ragazze<br />
vergini raccoglievano la sera gli ultimi resti di<br />
neve, chiamata la neve delle fate, e l’acqua<br />
sciolta dalla neve era usata durante<br />
l’anno per abbellimento e per togliere<br />
il malocchio d’amore.<br />
Un’altra tradizione dice che il<br />
Dragobete era stato trasformato in<br />
mal’erba, chiamata Navalnic, dalla<br />
Madre Immacolata, dopo che aveva<br />
osato di ingarbugliare anche le sue<br />
strade.<br />
Dragobete la <strong>festa</strong> della gioventu e dell’amore!<br />
Quando si cellebra il Dragobete?<br />
Una volta, il 1 marzo, spesso il 24 febbraio, la gente teneva o faceva il<br />
Dragobete ( Il giorno degl’Innamorati, Capo di Primavera, Il Fidanzamento<br />
degli Uccelli).Probabilmente il mese di febbraio era considerato il mese<br />
della primavera e il giorno di 24 era l’inizio dell’anno agricolo ( a volte il<br />
giorno dell’uscita dell’orso dalla tana).E’ il momento in cui la natura si<br />
sveglia, gli uccelli cercano i loro nidi e la gente, specialmente i giovani,<br />
entrano anche loro in sintonia con essa.<br />
18
Chi e’ il Dragobete?<br />
Divinita’ mitologica<br />
simile a Eros e<br />
Cupidon, il Dragobete<br />
era considerato il figlio<br />
di Baba Dochia, era<br />
immaginato come un<br />
giovane bravo, forte,<br />
bello e grande<br />
amante,si poteva<br />
incontrare nei boschi;<br />
se qualche ragazza e<br />
donna voleva essere<br />
punita da Dragobete, quel giorno lavorava e poi si dirigeva<br />
verso il bosco e lì era “obbligate” a lasciarsi amare dal<br />
Dragobete.Anche se qualche volta “puniva” le donne, si<br />
pensava che il Dragobete portasse fortuna agli innamorati,<br />
ai giovani in generale, essendo considerato un vero Cupido<br />
romeno.<br />
Non temperato come San Valentino, ma impulsivo, egli era<br />
per i daci il dio che, come un “padrino cosmico”, officiava nel<br />
cielo, all’inizio della primavera, il matrimonio di tutti gli<br />
animali. Durante gli anni questa tradizione si è estesa anche<br />
agli uomini. Così che, a Dragobete, le ragazze e i ragazzi si<br />
incontrano perchè il loro amore duri tutto l’anno, come<br />
quello degli uccelli che si “fidanzano” in questo giorno. <strong>La</strong><br />
motivazione della ripresa di questo costume degli uccelli era<br />
profonda, dato che gli uccelli erano visti come messaggeri<br />
degli <strong>dei</strong>, la parola greca “pasare” significando proprio<br />
“messaggio del cielo”. Il Dragobete è anche un dio della<br />
buona disposizione, nel suo giorno si festeggia ( senza le<br />
indecenze di oggi ) e da là iniziavano spesso i futuri<br />
matrimoni……<br />
19
Che tradizioni ci sono di Dragobete?<br />
Prima dell’ evento dappertutto nel villaggio si sente il detto:<br />
“ Il Dragobete bacia le ragazze!”<br />
<strong>La</strong> credenza popolare romena dice che quelli che partecipano<br />
al Dragobete saranno protetti dalle malattie tutto l’anno. Per<br />
cui : il mattino , vestiti nei loro più bei vestiti, i giovani si<br />
incontravano nel centro del villaggio o di fronte alla chiesa.<br />
Se il tempo era favorevole, partivano cantando in gruppi<br />
verso la foresta o le colline nella ricerca di bucaneve e altre<br />
piante favolose,( usate per i malocchi di amore, se il tempo<br />
era brutto si incontravano nelle case e ballavano e<br />
raccontavano favole.<br />
Per il Dragobete si facevano<br />
fidanzamenti simbolici per l’ anno<br />
successivo,a volte seguivano<br />
fidanzamenti veri o le ragazze e i<br />
ragazzi facevano fratellanze di<br />
sangue.Nel bosco, intorno ai fuochi<br />
accesi, i giovani ragazzi e ragazze<br />
stavano a chiacchierare. Le ragazze raccoglievano violette<br />
che mettevano alle icone sacre, essendo usate poi per<br />
togliere il malocchio di amore. In alcuni posti, c’era il<br />
costume che le ragazze vergini raccogliessero l’acqua dalla<br />
neve sciolta o dai fiori.Questa acqua era conservata con<br />
grande cura perche’ aveva proprietà magiche ( si diceva che<br />
fosse “ nata dal sorriso delle fate”) e poteva fare le raggazze<br />
più belle e più’ desiderate. Se non c’erano neve e ghiaccio<br />
raccoglievano l’acqua dalla pioggia (per lavare i cappelli) o<br />
l’acqua di sorgente quando il Dragobete veniva celebrato nel<br />
mese di marzo.<br />
A ora di pranzo, le ragazze cominciavano a scendere nel<br />
villaggio correndo, nel sud della Romania questa fuga era<br />
chiamata “zburatorit”.Ogni ragazzo seguiva una ragazza che<br />
gli piaceva. Se il ragazzo era veloce e piaceva alla ragazza<br />
allora c’era un bacio più lungo tra di loro davanti a tutta la<br />
gente. Il pomeriggio c’era la <strong>festa</strong>, dove tutta la gente, in<br />
coppia o no, ballava, cantava, si sentiva bene perchè si<br />
20
diceva che i giovani che non festeggiavano il Dragobete o<br />
quelli che non avevano visto nemmeno una persona di sesso<br />
opposto non avrebbero trovato l’anima gemella per tutto<br />
l’anno.Le donne usavano di toccare un uomo di un altro<br />
villaggio nel giorno di Dragobete per essere amate tutto<br />
l’anno e avevano grande cura di dare di mangiare agli uccelli<br />
da cortile, agli uccelli del cielo, nessun essere doveva essere<br />
sacrificato a Dragobete.Spesse volte, I giovani festeggiavano<br />
in pieno il Dragobete anche nei villaggi vicini, perché<br />
andasse bene l’estate. L’origine di questa <strong>festa</strong> è nei cicli<br />
della natura, soprattutto nel mondo degli uccelli. Non<br />
casualmente, l’uccello è considerato una delle più antiche<br />
dinività della natura e dell’amore. Quindi, i romeni<br />
chiamavano la <strong>festa</strong> Il Dragobete o il Fidanzato degli Uccelli,<br />
dicendo che adesso questi si accoppiano e fanno il loro nido,<br />
dagli uccelli deve essere preso il costume anche dagli<br />
uomini. Per tutti, la <strong>festa</strong> dell’amore era considerate di buon<br />
augurio anche per le piccole cose, non solo per le grandi.<br />
Infatti si credeva che il Dragobete aiutasse i contadini ad<br />
avere un anno migliore rispetto agli altri, nel giorno di<br />
Dragobete la gente non lavorava, così come nei giorni delle<br />
feste religiose, pulivano solo le case. Quelle che lavoravano<br />
erano le ragazze coraggiose che volevano veramente essere<br />
“punite” da Dragobete. In fine una domanda e un augurio.<br />
<strong>La</strong> domanda:”Perche’ non troviamo<br />
nel filo delle nostre feste il luogo<br />
adatto anche al Dragobete,<br />
piuttosto che imitare, la forma<br />
occidentale della stessa <strong>festa</strong>?<br />
L’augurio:ricordarci più spesso<br />
degli uccelli,degli animali e <strong>dei</strong><br />
fiori e fare ai nostri giorni la <strong>festa</strong><br />
dell’amore!Tanto più quando una<br />
delle funzioni essenziali delle feste<br />
tradizionali era la ritrovata armonia<br />
dell’uomo, della comunità con Dio e<br />
con l’Universo.<br />
21
MARTISOR<br />
Tradizione<br />
multimillenaria<br />
Facendo una ricerca su<br />
internet riguardo la <strong>festa</strong> del 1<br />
Marzo e martisor, avremo circa lo<br />
stesso risultato. Fra altre le cose, ci<br />
direbbe che i nostri antenati romani<br />
festeggiavano l’Anno Nuovo il 1<br />
Marzo, cosa che hanno fatto più<br />
tardi anche i daci.<br />
Niente di più falso. Esistono date storiche, fatti, documenti<br />
scritti, ecc. che dicono, senza alcun dubbio che i romani<br />
festeggiavano l’Anno Nuovo il 1 Gennaio, cominciando<br />
dall’anno 153 prima di Cristo e con il calendario attuale, con<br />
la celebrazione del anno nuovo il 1 gennaio è stato adottato<br />
dai tempi di Cesare, nell’ anno 46 prima di Cristo.<br />
Non è vero quindi che i romani nel 106, quando<br />
conquistarono la Dacia, festeggiavano l’Anno Nuovo il 1<br />
MarzoDopo aver risolto questo problema, cerchiamo di<br />
trovare le origini antiche di martisor…<br />
Si accetta di solito l’idea che martisor sia il diminutive di<br />
Marzo o forse del più vecchio “mart”. Dal punto di vista<br />
etimologico, troviamo due errori.<br />
Ecco cosa dice il DEX ’98 per la parola marzo:” Marzo s.m.<br />
invariabile: il terzo mese dell’anno, che viene dopo febbraio;<br />
martisor, mart [Var: (inv. E pop.) mart, (pop.) marte s.m.<br />
invar.] – dal sl. Marti”. A questa parola si attribuisce una<br />
origine slava, dopo che menziona tra le parentesi la versione<br />
vecchia e popolare “mart” e quella popolare “marte”. Il DEX<br />
“ripara” in qualche modo lo sbaglio fatto alla parola “mart”<br />
(marzo, martisor), dicendo che viene dal latino “martis<br />
(mensis), cioè (il mese di) Marte.<br />
23
Siamo arrivati ora al Dio Marte, si crede che i daci<br />
l’abbiano preso dai romani.<br />
Di nuovo sbagliato. Una leggenda antica dice che il dio <strong>dei</strong><br />
traci (poi greco) Ares sia nato sul territorio dago-geto.<br />
Gli etimologi attribuiscono al nome Ares una origine tracodacica.<br />
Lo spirito guerriero <strong>dei</strong> daci è noto. Meno nota è la crudeltà<br />
<strong>dei</strong> daci verso i prigionieri di guerra e che per loro il dio della<br />
guerra era importantissimo. Lo storico Iordanes ci dice che<br />
costoro “lo hanno idolatrato sempre con un culto<br />
selvaggio,per calmare l’ira del dio , infatti i nemici venivano<br />
uccisi ed appesi agli alberi.<br />
Si sa che la mitologia romana somiglia a quella greca.<br />
Ares dai greci (preso dai traci) diventò Mars (Marte) a Roma.<br />
Ma il 1 Marzo non ha niente in comune con il dio Marte ;<br />
forse solo il nome. I daci hanno continuato a idolatrare il loro<br />
dio ma con un altro nome.<br />
Che le cose stiano così lo dimostra il fatto che i romani<br />
cambiarono la <strong>festa</strong> dell’anno nuovo il 1 gennaio – data in<br />
cui si insediavano i nuovi consoli, occasione che fu<br />
accompagnata da feste popolari e feste dedicate al dio sole<br />
Mitra – mentre i daco-geti continuarono a festeggiare l’anno<br />
nuovo il 1 marzo come la vecchia tradizione precedente<br />
l’occupazione romana.<br />
E vero, anche i romani, come tutti<br />
i popoli dell’antichità<br />
festeggiavano il nuovo anno in<br />
primavera, secondo il calendario<br />
lunare.Però dal momento della<br />
conquista della Dacia, la <strong>festa</strong> del<br />
1 gennaio era già presente da<br />
circa 260 anni.<br />
Per la popolazione autoctona,<br />
tuttavia 1 Marzo è stato per molto tempo la <strong>festa</strong> più<br />
importante dell’anno, anche durante il periodo<br />
dell’occupazione romana, con auguri, canzoni, giochi, feste e<br />
regali, mani<strong>festa</strong>ndo la gioia, la fiducia nel nuovo anno, la<br />
24
inascita della natura, la speranza per la ricchezza e la<br />
fortuna.<br />
Ritorniamo al martisor... <strong>La</strong> Tradizione popolare dice che<br />
dopo aver portato<br />
per tutto il mese di<br />
marzo il martisor,<br />
quest’ultimo deve<br />
ritornare alla natura<br />
e deve essere appeso<br />
ad un albero.<br />
Non ricorda un<br />
atteggiamento <strong>dei</strong><br />
daci per calmare il<br />
dio della guerra?<br />
Quasi tutti<br />
riconoscono che<br />
prima il martisorul<br />
era un amuleto antichissimo ( si dice che e abbia più di<br />
8000anni e che inizialmente erano pietre di fiume colorate<br />
di rosso e bianco).<br />
Inseguito vennero attribuiti al martisor poteri augurali di<br />
fertilità e di buon auspicio per le coppie ( il rosso<br />
rappresentava la bellezza femminile ed il bianco l’intelligenza<br />
maschile)in seguiti fu utilizzato per i riti agrari e per le feste<br />
della primavera e per l’inizio dell’anno nuovo ed anche nei<br />
riti per il dio Marte: dio della primavera, della fertilità,<br />
protettore <strong>dei</strong> campi e degli animali.<br />
E’ possibile che prima di avere significati agrari/erotici,<br />
questo amuleto abbia avuto un ruolo legato ai rituali per il<br />
dio della guerra.<br />
<strong>La</strong> moneta significa fondamentalmente un valore materiale,<br />
che poteva prendere il posto delle prede sacrificate al dio.<br />
In seguito il martisorul divenne una moneta legata con un<br />
cordoncino bianco-rosso (bianco simboleggiava la pace qui e<br />
il rosso il sangue e la guerra). Perchè rinunciare al significato<br />
iniziale, legato al regalo portato al dio traco della guerra,<br />
specialmente chè proprio il nome dell’amuleto rimandava a<br />
Marte il nuovo nome imposto dai romani sotto i quali i daco-<br />
25
geti idolatravano il loro dio? Ecco: la tradizione del martisor<br />
è nostra, autoctona, molto più<br />
profonda di quanto si creda e i<br />
romani, al di fuori del nome imposto<br />
ai daci, non hanno niente in comune<br />
con ciò, nemmeno con la data – 1<br />
Marzo, come giorno dell’Anno Nuovo<br />
romano, preso dai daci?! – nemmeno<br />
per quanto riguarda la tradizione<br />
legata al dio della guerra.Il fatto ad un certo punto questa<br />
tradizione sia divenuta trans-balcanica, da una partesi può<br />
spiegare con la maggiore diffusione <strong>dei</strong> daco-geti di una<br />
volta, rispetto alla Romania attuale e d’altra parte perchè<br />
no? con un prestito fatto ai popoli balcanici.<br />
Come è un prestito la <strong>festa</strong> di Sa Valentino, che sembra<br />
aver “ucciso” per sempre il Dragobete autoctono ... Che una<br />
<strong>festa</strong> straniera per la primavera ci ruberà un giorno il nostro<br />
martisor? Il giorno del Santo Monan, scozzese?<br />
Il Giorno del <strong>La</strong>voro, australiano? Il Giorno della Birra,<br />
irlandese? Il Giorno in quale Nebraska è diventato il 37essimo,<br />
Ohio il 17-essimo stato americano?<br />
Ogni giorno sempre più globalizzati, festegiamo Valentino, e<br />
Haloween, dimenticando che parlando di tradizioni, noi, i<br />
romeni, possiamo<br />
insegnare ad altri popoli<br />
che hanno dimenticato le<br />
loro radici, che hanno<br />
preso le feste da altri o<br />
che hanno creato feste<br />
artificiali, alcune non più<br />
vecchie di 500 anni. Per<br />
fortuna, il nostro Martisor<br />
è ancora vivo, una<br />
tradizione multi millenaria.<br />
Come sarebbe se festeggiassimo con lo stesso vigore<br />
Dragobete, Rusalii, Arminden? le nostre feste .... Perchè<br />
dimentichiamo le tradizioni da cui il nostro popolo romeno<br />
ha preso la sua forza e ha creato la sua identità<br />
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