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Kongur La cresta oltre le nubi

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Momenti di Alpinismo Momenti di Alpinismo<br />

più complicato prendere il volo per<br />

Urumchi, che ci deve portare fino a<br />

Kashgar. Renato Moro ci ha spiegato un<br />

po’ tutto, l’unica grana è che in aeroporto<br />

entrano solo i passeggeri, e anche qui<br />

dobbiamo contrattare il prezzo del<br />

soprappeso, con dei cinesi incasinati<br />

come noi. Perché adesso abbiamo tutto<br />

al seguito: <strong>oltre</strong> al bagaglio si è aggiunto<br />

il cargo spedito in precedenza, più tende<br />

e sacco iperbarico che ci ha affidato<br />

l’agenzia ATP, che lavora per Focus.<br />

Insomma, abbiamo quasi una tonnellata<br />

di roba, che ci scarrozziamo avanti<br />

indietro, che stress. Tutti si danno da<br />

fare, tranne Armando, che si sente poco<br />

bene, in effetti ha la faccia coperta di<br />

strane pusto<strong>le</strong>, come da al<strong>le</strong>rgia alimentare<br />

o da… no, non ci possiamo credere,<br />

è proprio varicella... A Kashgar i cinesi<br />

non fanno una piega, forse non hanno<br />

mai visto un occidenta<strong>le</strong> di mezza età<br />

con una strana acne giovani<strong>le</strong>, sicuramente<br />

controllano bene chi esce a<br />

proteggersi da eventuali critiche internazionali<br />

sull’esportazione di virus, è altrettanto<br />

sicuro che non temono affatto<br />

quello che possono importare.<br />

Fare la varicella a 50 anni non è il<br />

massimo. Anche se quella di Armando è<br />

una forma lieve, comunque qualche bel<br />

giorno di febbre, guarda caso in salita<br />

verso il campo base, deve proprio<br />

sorbirselo. Per la prima settimana quindi<br />

ci dimentichiamo un po’ di lui, che<br />

ritroviamo solo la sera a tavola, sempre<br />

più rilassati nel constatare che l’appetito<br />

gli sta ritornando davvero più in fretta.<br />

Donatella<br />

Donatella si deve così dar da fare subito.<br />

Già, perché stavolta abbiamo anche un<br />

medico. Ed avendo un medico non ce la<br />

siamo sentiti di privarlo dei mezzi<br />

indispensabili per esercitare la sua<br />

funzione. Per cui abbiamo con noi un bel<br />

bidone di medicinali, persino la Gamow<br />

Bag (il sacco iperbarico), ci siamo solo<br />

opposti ad acquistare del<strong>le</strong> docce per <strong>le</strong><br />

fratture. Ma non abbiamo osato rifiutare<br />

l’offerta di un satellitare. Accettiamo l’idea<br />

che siamo nel XXI secolo, e che in caso<br />

di prob<strong>le</strong>mi, in mancanza di satellitare il<br />

commento sarebbe uno solo – idioti.<br />

Il nostro medico è una persona<br />

particolare. È’ estremamente indipendente<br />

ma anche determinata, insomma dà<br />

l’idea di sapere quello che vuo<strong>le</strong>, e non è<br />

strano, parlando di un chirurgo biel<strong>le</strong>se<br />

che esercita in Gal<strong>le</strong>s e vive in Abruzzo,<br />

ma ha fatto in modo di potersi permettere<br />

almeno 6 mesi di tempo libero all’anno<br />

che l’hanno portata sull’Aconcagua a<br />

gennaio. Peraltro il tempo restante lo<br />

passa a lavorare di continuo e quindi non<br />

è che in questo momento sia particolarmente<br />

in forma. Va bene, tanto in salita<br />

deve seguire <strong>le</strong> orme febbricitanti di<br />

Armando.<br />

Nella vallata, a circa 3000 metri c’è un<br />

albero, l’unico albero al di sopra dell’oasi<br />

di Gez. E’ un albero particolare, dalla<br />

chioma densa e scura, dove i pastori<br />

Kirghisi appendono trofei di caccia in<br />

offerta agli dei della buona sorte, contrabbandati<br />

da un lontano passato.<br />

C’è un po’ di tutto sui rami dell’albero, ora<br />

anche una targhetta di identificazione<br />

bagaglio, lasciata da Donatella, un obolo<br />

ai sovrani della montagna considerato<br />

adatto. Obolo che è però evidentemente<br />

ritenuto inadeguato – va confrontato con<br />

un palco di stambecco, non sempre il<br />

pensiero è sufficiente – dal momento che<br />

la sfiga comincia quasi subito ad<br />

accanirsi contro il nostro medico, di cui<br />

gli dei ora hanno nome, cognome ed<br />

indirizzo…<br />

Il campo base è un posto rilassante, un<br />

prato fiorito idea<strong>le</strong> per riprendersi dallo<br />

stress dell’alta quota. Siamo in mezzo a<br />

pareti ripide e impressionanti, a due<br />

passi dal ghiacciaio, ma ancora sull’erba,<br />

circondati dal<strong>le</strong> marmotte e facilmente<br />

raggiungibili da capre, cavalli e pastori…<br />

mancano solo i cammelli per dare quel<br />

non so che di Asia centra<strong>le</strong> che ci ha<br />

accompagnato in salita… insomma ci<br />

siamo fermati in mezzo alla vita e non su<br />

di una pietraia. Peccato che così siamo<br />

bassi, terribilmente bassi per una<br />

montagna che è ancora infinitamente<br />

lontana, 4000 metri più alta e soprattutto<br />

sempre misteriosa. L’abbiamo vista da<br />

Kashgar, la nostra <strong>cresta</strong>, e fa paura…<br />

<strong>oltre</strong> ad ogni aspettativa.<br />

Per esorcizzare la paura l’unica è agire.<br />

Per cui subito partiamo, nella nebbia, e<br />

quindi un po’ a casaccio. Alla fine capiamo<br />

di essere sulla strada giusta, ma che<br />

tempaccio. Comunque meglio il brutto<br />

tempo che il caldo esagerato che ti<br />

scarica addosso la montagna: la strada<br />

per il campo I è particolarmente battuta,<br />

nel pomeriggio. I ripidi canali che la<br />

sovrastano scaricano “picco<strong>le</strong>” slavine di<br />

Carla sul<strong>le</strong> creste verso il campo II<br />

Panorama dal col<strong>le</strong> a 5800 metri

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