Numero 2 - 2011 Primavera - Cooperativa Agricola di Legnaia

Mensile Anno XX - numero 2 primavera 2011 - € 0,52 - Poste Italiane SpA - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Firenze 2
L’UOMO LA TERRA I SUOI FRUTTI
Notizie in onda
Il martedì alle 10,40
su Radio Toscana FM 104.75
filo diretto con Simone Tofani,
resp. area tecnica della Coop.
Agricola di Legnaia
All’interno
LE OFFERTE
per Soci e Amici di Legnaia
2 0 1 1
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primavera

precedente1
sommario editoriale
4 Orticoltura
Il Carciofo, un ortaggio mediterraneo
di Guido Monaci
8 Oliviticoltura
Legnaia, comunicazione e marketing
di Maurizio Santoni
10 Tecnica e agricoltura
La pratica del sovescio
di Fabrizio Feci
12 Le piante grasse
di A. Masseti e D. Nelli
14 Tre impieghi, un prodotto
di Alessandro Gruppo
16 Ambiente
Lotta biologica
di Stefano Foschi
18 Cultura
Crisi Finanziaria. Come uscirne?
di Franco Spinelli
19 La Cooperativa di Legnaia entra
nel Gotha dell’imprenditoria nazionale
di Stefano Bandinelli
20 Attualità
Continuiamo a seminare...
di Simone Tofani
22 La forza della tradizione
Sicar Stile e Cooperativa di Legnaia
di Sauro Masini
24 Progetto Tanzania
di Gabriele Maneo
25 Zootecnia
Latte ad Itigi
di Riccardo Bozzi
26 Un allevamento speciale in Mugello
di Francesca Falcini
Rubriche
29 Alimentazione e salute
Coltivare che passione
30 Notizie dalle Coop. di Legnaia
31 Elenco dei prodotti in offerta
dal 22 marzo al 7 aprile
Direttore responsabile
Simone Tofani
Direttore
David Bocciolini
Condirettore
Stefano Meli
Comitato di redazione
Alberto Lanzi, Guido Monaci, Fabrizio Feci,
Gabriele Maneo, Maurizio Santoni, Patrizia Borgi
Editore
Edimedia S.r.l. via Volturno, 10-12a 50019 Sesto F.no - FI
tel. 055340811 - fax 055340814 - info@edimedia-fi.it
Stampa
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trattati, anche tramite la società Edimedia srl, per le attività
di informazione, promozione e iniziative commerciali inerenti i nostri
prodotti e servizi (periodico Coltivare Insieme, Newsletter).
Ancora voglia di ottimismo
2011 anno della svolta
Scrivo queste righe il 27 febbraio, il
giorno dopo l’inaugurazione ufficiale
del nuovo centro di produzione ortoflorovivaistico
di Sollicciano. Una serra di
oltre 4000 mq. attrezzata con le più
moderne tecnologie, con annessa una
struttura per la semina, la germinazione
e il trapianto di milioni di piantine
in primo luogo orticole, destinate ad
essere coltivate dai nostri Soci e dagli
agricoltori di tutta l’area fiorentina.
La cerimonia ha visto la presenza del
3
Vescovo Ausiliare di Firenze Monsignor
Claudio Maniago, del Sindaco
di Firenze Matteo Renzi e dell’Assessore
all’Agricoltura della Provincia di
Firenze Pietro Roselli, oltre ad altre Autorità
e a tanti Soci e Amici di Legnaia.
Sempre sabato, nel contesto del progetto
“Le fattorie Toscane” finalizzato
alla vendita dei prodotti dei Soci al
di fuori della Toscana e in particolare
sui mercati esteri, è terminata la fiera
di Belgrado, cui abbiamo partecipato
incontrando grande interesse per i prodotti
della nostra regione. Stiamo organizzando
la nostra presenza alla fiera
di Zagabria e al Vinitaly di Verona.
Nell’anno 2010 - forse il peggiore e
speriamo l’ultimo della grave crisi che
ha colpito l’economia - nel nostro piccolo
abbiamo cercato di lavorare positivamente
investendo in nuovi progetti e
nel nuovo punto vendita di Prato, oltre
2 milioni di euro.
Ci aspetta adesso un 2011 nel quale
ci auguriamo di iniziare a raccogliere i
frutti delle tante iniziative che abbiamo
sviluppato in questi anni.
Un 2011 che sembra dare qualche timido
segnale di ripresa. È la speranza di
tutti e il nostro augurio va a tutta l’economia
italiana per un anno di svolta.
Noi come sempre ce la metteremo tutta.
David Bocciolini
presidente della Società Cooperativa Agricola di Legnaia
successiva4

orticoltura
Il carciofo, un ortaggio mediterraneo
di Guido Monaci
Responsabile Centro produzione piantine ortofloricole Legnaia Vivai - Società Agricola a.r.l.
Se curata in maniera
adeguata, la carciofaia,
si può sfruttare
per diversi anni
Uno degli ortaggi conosciuti e coltivati
sin dall’antichità più remota è senza
dubbio il carciofo, di origine probabilmente
africana, o comunque di quella
zona chiamata “mezzaluna fertile”,
culla delle antiche civiltà. Consumato e
coltivato in tutti i paesi del nord Africa
e dell’Europa meridionale, particolarmente
in Italia, in testa per produzione
e consumi. Si tratta, in effetti, di un
ortaggio di grande valore alimentare
- oltre al gusto, indubbiamente squisito
precedente3
- apporta una buona quantità di ferro,
sali minerali e varie sostanze polifenoliche,
utili a combattere i radicali liberi
nell’organismo; l’elevato contenuto di
fibra e la presenza di sostanze digestive
lo rendono un complemento ideale
al pasto. Due piccoli nei: non è facile
abbinare i vini alle pietanze a base di
carciofo, se consumato crudo; inoltre è
sconsigliato durante l’allattamento.
È parente stretto sia del cardo coltivato,
che del cardo selvatico. Secondo
le più recenti classificazioni botaniche,
tutti e tre sono varietà diverse della stessa
specie (Cynara cardunculus), appartenente
alle Composite, in pratica
la stessa famiglia cui appartengono le
cicorie selvatiche e non, le lattughe, le
margherite, il girasole; in questa famiglia,
quello che comunemente chiamiamo
fiore è in realtà un’infiorescenza,
detta “capolino”, ovvero minuscoli fiori
raggruppati su un ricettacolo carnoso.
È questo anche il caso del carciofo, di
cui consumiamo l’infiorescenza ancora
chiusa e immatura, portata in cima ad
un fusto piuttosto alto, più o meno ramificato,
con grandi foglie alla base.
La radice, un robusto fittone che tende
a formare ramificazioni laterali che
ingrossando sviluppano rizomi dalle
cui gemme origineranno i “carducci”,
praticamente nuove piante a formare
la cosiddetta “ceppaia”, che nelle
normali operazioni colturali richiede di
essere diradata nell’autunno, consen-
Cardo
tendo così di produrre nuove piante; la
riproduzione per seme, infatti, a causa
dell’elevata variabilità genetica, da in
genere scarsi risultati, se non si utilizza
seme ibrido, molto costoso.
Per le sue origini, di cui si è detto, richiede
climi abbastanza miti, ma anche
buone disponibilità di acqua, per
cui, dove le temperature lo consentono,
e utilizzando le varietà adatte, si può
ottenere il prodotto in autunno e in primavera,
mentre in climi relativamente
più rigidi, come nella nostra zona, le
piante sono in grado di produrre solo
nel periodo primaverile.
Per quanto riguarda l’impianto della
carciofaia, occorre tener conto che,
nelle migliori condizioni, potremo
sfruttarla per diversi anni, se sapremo
curarla in maniera adeguata. Il terreno
dovrà essere preparato con cura,
lavorando in profondità, curando bene
lo scolo delle acque; seguirà una buona
concimazione di fondo, con stallatico
e concimi organici, da reintegrare
negli anni successivi. Se si utilizzano
i carducci, l’impianto si fa in autunno,
perché è quello il momento di eseguire
il diradamento; nel caso, invece, di
carciofo ottenuto da seme, l’impianto si
fa in primavera; nel periodo estivo, si
possono piantare porzioni di rizoma,
nelle quali la gemma sarà già evidente.
In questo caso però, il risultato è
più incerto, a meno di irrigare spesso.
Le piante, viste le dimensioni, vanno
distanziate opportunamente, con file
distanti 1,80-2 metri e un metro o più
sulla fila.
La primavera successiva all’impianto
ha inizio la produzione, con un capolino
di dimensioni maggiori sul fusto
principale, e altri 4-5, o più, di minori
dimensioni, che si sviluppano dai getti
ascellari. Occorre fare attenzione
a raccogliere il capolino al momento
giusto, per evitare che inizino a differenziare
le strutture fiorali all’interno,
creando la cosiddetta “barba”.
La cura della carciofaia comprende
necessariamente un adeguato controllo
delle erbe infestanti, maggiormente
presenti se le irrigazioni sono abbondanti.
A fine inverno si reintegrano gli
elementi nutritivi, apportando la dose
necessaria di fosforo e potassio, mentre
la distribuzione dell’azoto, se non
si ricorre a concimi a lenta cessione,
deve essere frazionata nel corso della
stagione vegetativa, per evitare squilibri
che comportano un’eccessiva produzione
di foglia, a scapito del prodotto.
All’inizio dell’estate, il ceppo che
ha prodotto inizia a seccare, e va rimosso.
Questa operazione stimola lo
sviluppo dei carducci, che in autunno
vanno diradati, lasciandone due-tre
per cespo, secondo la fertilità del terreno,
la distanza d’impianto, la vigoria
del carduccio.
Non sono poche le avversità cui può
andare incontro la carciofaia: fra le
malattie fungine, temibili quelle del
piede, quali Sclerotinia e Rhizoctonia,
difficilmente controllabili se lo sgrondo
delle acque risulta insufficiente. Abbastanza
frequenti, ma più facilmente
controllabili i funghi che attaccano la
parte aerea, come Oidio e Peronospo-
4 5
ra. Molti i parassiti animali; nottua e
depressaria sono i più comuni lepidotteri
le cui larve si nutrono a spese del
capolino; fusti e foglie sono spesso attaccate
da varie specie di afidi, mentre
l’apparato radicale è attaccato da vari
insetti terricoli, ma anche dalle arvicole
(topi di campagna), che danneggiano
seriamente i rizomi.
successiva6

PROFESSIONAL SEED
0602 RINALDO F.1
Varietà dalla forma tondeggiante, simile al Romanesco ma con colorazione
antocianica più accentuata e forma leggermente più ovale.
Il primo frutto è la classica Mammola che, una volta raccota, permette
alla pianta di produrre molti altri capolini sempre teneri e gustosi, e per
un lungo periodo. I trapianti nelle colture da reddito vanno eseguiti dal
20 giugno al 20 luglio al sud e anticipati tardo inverno/inizio primavera
al nord. Per gli orti familiari i trapianti si possono effettuare in periodi
diversi. Adatto per il mercato fresco e l’esportazione.
0604 AMOS F.1
precedente5
Ibrido di carciofo che si distingue per le speciali caratteristiche organolettiche
e morfologiche, e per la bellezza del frutto, che si colora di un classico
violetto anche nelle condizioni atmosferiche più critiche.
La sua tenerezza e la veloce cottura, oltre al gradevole gusto e alla quasi
totale assenza di spine, lo rendono particolarmente apprezzato in cucina.
La pianta è robusta ed accestisce abbondantemente, arrivando a produrre
nelle migliori condizioni oltre 10-15 frutti.
I trapianti nelle colture da reddito vanno eseguiti dal 20 giugno al 20
luglio al sud ed anticipati in aprile e maggio al nord per una raccolta di
tardo inverno/inizio primavera.
Per gli orti familiari i trapianti si possono effettuare in periodi diversi.
DOMANDA DI BREVETTO VEGETALE N° 2009/0529 IN CORSO
0605 NAPOLEONE F.1
Ibrido di carciofo violetto di media precocità, dalla forma leggermente
allungata. La vigoria della pianta la rende molto produttiva, con attraenti
capolini, teneri e saporiti.
I frutti presentano alcune piccolissime spine nella parte superire delle
brattee, molto apprezzate nelle zone dove esistono gli ecotipo locali
con queste caratteristiche.
I trapianti nelle colture da reddito vanno eseguiti dal 20 giugno al 20
luglio al sud mentre si possono anticipare in aprile e maggio al nord. Per
gli orti familiari i trapianti si possono effettuare in tempi diversi.
Si inizia a raccogliere a fine inverno/inizio primavera. Adatto per il mercato
interno e l’esportazione.
DOMANDA DI BREVETTO VEGETALE N° 2009/0528 IN CORSO
PROFESSIONAL SEED
Focus sulla selezione varietale di ecotipi locali
Four da anni basa la sua crescita ed il suo sviluppo sulla messa a punto
di nuove varietà, atte ad anticipare e soddisfare le esigenze di un mercato
in continua e rapida evoluzione. Un’ attività svolta da una squadra specializzata
di tecnici di elevato livello professionale che si dedicano alla
ricerca ed alla sperimentazione.
La ricerca: attraverso lo studio della genetica volta al miglioramento delle
produzioni, nel rispetto dei cicli naturali, è un’ attività indispensabile per
un’Azienda che come Four voglia garantirsi una posizione di primo piano
nel settore specialistico delle sementi.
I campi sperimentali sono laboratori a cielo aperto, luoghi chiave ove ha
inizio la vita dei prodotti Four e dove viene svolta una lunga e complessa
attività di ricerca dalla quale solo i migliori progetti passano alla fase
esecutiva. Four opera in 4 aree sperimentali, dislocate nelle zone geografiche
rappresentative di tutte le realtà climatiche italiane, per consentire
lo studio e lo sviluppo delle varietà locali più tipiche.
L’attività di controllo sia in laboratorio che in campo, accompagna le sementi
Four durante e dopo la produzione, nelle varie fasi di lavorazione:
selezione, calibratura e pillolatura e durante tutto il periodo di stoccaggio
in magazzino. Il controllo qualità riveste un ruolo strategico e prevede un
rigido protocollo di prove sul seme: germinabilità, purezza, vigore germinativo,
effettuate sia nei laboratori interni, che presso Istituti Scientifici di
Ricerca italiani ed esteri di primaria importanza.
Il confezionamento è effettuato presso un nuovissimo stabilimento di
8.000 mq, tra i più moderni d’Europa nel settore. L’efficienza della logistica
supportata da un sistema informatico all’avanguardia, consente una
rapidissima evasione degli ordini per ogni destinazione.
La rete di vendita altamente qualificata e capillarmente presente sul territorio
nazionale, offre un elevatissimo supporto tecnico di consulenza
ed assistenza pre- e post-vendita, in grado di soddisfare la clientela più
esigente.
La forza di Four si basa su ecotipi locali, sull’Italianità dei prodotti e
sull’attenzione e vicinanza al cliente.
Il risultato finale di tutto ciò è il raggiungimento di una posizione di eccellenza
dei prodotti Four nel comparto delle sementi orticole ad uso professionale
tale da conferire al marchio un elevatissimo livello di notorietà, a
garanzia di un grande successo.
6 7
FOUR
Via Carlo Strinati, 7/9 • Loc. Le Mose • 29122 Piacenza Tel. 0523.573205/6 • Fax 0523.573298/7 • www.foursementi.it
successiva8

oliviticoltura
Legnaia, comunicazione e marketing
di Maurizio Santoni
vice responsabile Area Tecnica Cooperativa Agricola di Legnaia
Ampliata l’offerta
sui mercati internazionali
dei prodotti agroalimentari
della Cooperativa
di Legnaia
In questi ultimi mesi di attività il progetto
le Fattorie Toscane ha assunto una
connotazione più ampia soprattutto
in merito all’offerta.
Nei nostri canali internazionali che da
mesi stiamo sviluppando in tutto il mondo,
in concomitanza con la realizzazione
delle prime vendite export nella
storia di Legnaia (Belgio, Regno Unito,
Romania, Thailandia), da alcune settimane
a questa parte abbiamo ampliato
significativamente l’offerta, estendendola
a molti dei prodotti agroalimentari
dei nostri Soci.
Non più solo vino ma anche olio
extra vergine di oliva, miele, pasta,
caffè, sott’oli, condimenti e altro afferisce
all’area Food dei mercati internazionali.
I nostri listini oggi attraverso le fiere che
ci hanno visto e ci vedranno protagonisti
in aree diverse del territorio nazionale
(Rimini, Verona Vinitaly) ed internazionale
(Belgrado, Zagabria) oggi
propongono una gamma articolata e
precedente7
complessa che ha l’obiettivo principale
di fornire un importante servizio in “output”
verso i nostri clienti e ci auguriamo
di “input” attraverso il soddisfacimento
delle aspettative dei nostri Soci.
Alla fine del 2010 proprio a questo
scopo 2 nuovi marchi sono stati registrati
con l’obiettivo di differenziare la
gamma proposta.
Tuscan Wineries Selection
e Le Fattorie Toscane
I marchi si sa hanno un ruolo comunicativo
importante nel mondo in cui viviamo
e noi, per questo, abbiamo voluto
lanciare un messaggio più internazionale
possibile per quanto riguarda i
vini da noi “selezionati” (da qui l’utilizzo
del termine selection).
Il logo Le Fattorie Toscane rappresenta
invece il nostro biglietto da visita per
tutti quei prodotti alimentari che fanno
della “toscanità” la loro anima e il loro
punto di forza.
La riflessione fatta e l’ampliamento della
nostra offerta non significano semplicemente
sviluppare listini più lunghi e
completi.
Il marketing agroalimentare deve essere
considerato al tempo stesso come
mentalità e come azione.
Mentalità perché in grado di pensare
orientare tutta la dinamica aziendale.
Azione come insieme di operatività
legate alle diverse componenti del
marketing: intervento sul mercato, sul
prodotto, sul consumatore, sul prezzo,
sul tipo di presenza, sulla distribuzione,
vendita, comunicazione e promozione.
Anche una realtà come la nostra, che
comunque non è strutturalmente un produttore
di 1° livello, non può esimersi
da un’approfondita analisi del tipo di
prodotto che i mercati scelti possono
o non possono recepire; le domande
che ci siamo posti e che ci poniamo
quotidianamente nel momento in cui
andiamo a proporre un nuovo prodotto
su un nuovo mercato sono sempre le
stesse, ma assolutamente strategiche:
• Esiste una richiesta del mercato per
quel prodotto da noi scelto?
• Quali accorgimenti sono necessari
per rispondere alla domanda dei
consumatori di quel paese?
• A che prezzo il prodotto può o deve
essere proposto?
• Sono state esaminati gli aspetti legislativi
sanitari, fiscali, doganali e
commerciali che assicurano la migliore
diffusione del prodotto?
• Sono stati analizzati il “labelling”, il
“packaging” e le diciture conformi
alle esigenze del mercato prescelto?
Possono sembrare domande banali o
talvolta superflue ma comunque la regola
principale, a mio avviso, è quella
di affrontare determinate questioni
prima di aggredire un mercato e non
quando si arriva al cuore di una trattativa,
col rischio che una scelta sbagliata
da un punto di vista normativo o di immagine
faccia saltare il lavoro di mesi
o nella migliore delle ipotesi portare a
risultati al di sotto delle aspettative.
Altro aspetto tecnico commerciale assolutamente
da non sottovalutare è
l’analisi dei nostri Competitors presenti
sul mercato, ovvero la comprensione
approfondita di qual è la nostra concorrenza.
Bisogna conoscere tutti i Concorrenti in
particolar modo quelli che mostrano un
certo dinamismo soprattutto se compensati
dal raggiungimento di interessanti
quote di mercato.
Non è un lavoro semplice anche perché
moltiplicato per gli “n” paesi cui ci
stiamo rivolgendo rischia di diventare
un esercizio accademico e addirittura
faraonico; basti pensare che in questi
mesi attraverso fiere, e attraverso la
nostra rete commerciale in embrione,
abbiamo sviluppato contatti con ben
40 paesi dei vari continenti (principalmente
Europa e Asia).
È impensabile fare analisi così approfondite
su tutto il mondo però, ad esempio,
laddove siamo andati a chiudere
contratti di Agenzia per la distribuzione
dei nostri prodotti, allora l’analisi del
mercato diventa strumento imprescindibile
anche per porre i nostri partner in
condizioni di lavorare.
Penso a tutta l’area balcanica (ex-
Jugoslavia) dove negli ultimi giorni del
2010 abbiamo chiuso un contratto di
agenzia attraverso una società slovena
che proporrà in esclusiva tutti i prodotti
agroalimentari dei nostri Soci. Riportando
la riflessione su un piano più generale
è evidente che lo stravolgimento
dello scenario economico mondiale
degli ultimi anni ci impone profonde
riflessioni; l’economia globale è stata
ampiamente ridisegnata con ripercussioni
rilevanti sul modo di fare impresa
e rapportarsi ai mercati esteri.
Gli attori in gioco sullo scenario mondiale
sono sempre più numerosi e
aggressivi obbedendo a logiche non
sempre uniformi e comprensibili ad un
primo sguardo. La fase di apertura ai
mercati esteri richiede un’evoluzione
che passa attraverso l’apertura a un’ottica
interdisciplinare necessaria per
superare gli steccati delle conoscenze
settoriali.
L’attuale crisi economica si sa è sulla
bocca di tutti, ma una lezione
importante non ci deve sfuggire se
vogliamo concepire i nostri obiettivi
imprenditoriali in maniera vincente:
a mio avviso infatti, si impone oggi
l’esigenza di adottare una visione
strategica di lungo termine. L’era della
prospettiva a breve termine e dei
facili guadagni pare definitivamente
tramontata, visti i risultati catastrofici
indotti da una pericolosa cultura del
rischio.
Chi come noi si affaccia ai mercati
esteri deve analizzare i paesi di
riferimento non solo da un punto di
vista tecnico ma anche geopolitico;
il pensiero strategico partirà necessariamente
dalla conoscenza approfondita
degli equilibri non solo del paese
di riferimento, ma di tutta l’area.
Può sembrare banale ad esempio
dire che la regione del Mediterraneo
si differenzia rispetto ai paesi dell’est
non solo dal punto di vista economico
e politico, ma anche sociale e
culturale. Meno banale è adattare le
dinamiche dell’impresa in funzione
del modello di business più efficace e
mirato ai diversi mercati di interesse.
Alcuni strumenti che la tecnologia
multimediale ci mette a disposizione
oggi ci possono comunque aiutare in
qualunque contesto internazionale; in
questo senso Legnaia ha prodotto il
massimo sforzo per sviluppare all’in-
8 9
terno del progetto quell’area “web
marketing” indispensabile nella comunicazione
del Terzo Millennio.
Oggi infatti gli utenti della rete non
solo possono accedere ad un ampio
ed esaustivo sito “istituzionale” (www.
legnaia.it) ma anche ad altre importanti
2 pagine web:
http://shop.legnaia.it attraverso
cui è possibile acquistare on-line e ricevere
comodamente a casa vini, olio e
miele a marchio Legnaia.
http://b2b.legnaia.it dove è
possibile ricevere informazioni sul
progetto Tuscan Wineries Selection
e visualizzare video in Italiano e
Inglese che illustrano le caratteristiche
dei nostri vini con preziosi suggerimenti
sul loro servizio e abbinamenti
culinari.
La presenza di Legnaia su altri strumenti
di comunicazione importantissimi
come YouTube e Facebook
completa la nostra carta d’identità
mediatica proiettandola verso un futuro
cui è impossibile sottrarsi non solo
per necessità, ma anche per l’enorme
fascino che suscita in tutti noi.
successiva10

tecnica e agricoltura
La pratica del sovescio
dr. Fabrizio Feci
Uffcio tecnico Cooperativa Agricola di Legnaia
Si tratta della semina
di un miscuglio di essenze
in grado di aumentare
la fertilità del terreno
In questi ultimi anni, vuoi per una maggior
attenzione alle problematiche ambientali,
o per una riduzione sui costi
di acquisto dei fertilizzanti, sempre
maggior importanza viene data alla
pratica del sovescio. La cui definizione
più comune è la seguente: “La semina
di un erbaio costituito da un miscuglio
di essenze che dopo aver raggiunto un
certo grado di sviluppo viene trinciato
e dopo qualche giorno interrato nel terreno
in cui è cresciuto per renderlo più
fertile”. Tale semina viene effettuata solitamente
a filari alterni su terreno rippato,
dopo la semina il seme va ricoperto
in maniera leggera, l’interramento successivo
dei residui di trinciatura deve
essere superficiale non più di 10 cm
di profondità. Dalla definizione sopra
riportata vanno evidenziati 2 punti fondamentali:
trinciatura e fertilità.
Trinciatura
Per quanto riguarda il primo punto
precedente9
l’importanza della trinciatura è dovuta,
a livello generale, al fatto che per la
degradazione della sostanza organica
molto importante è la dimensione dei
residui, più piccoli sono e meglio aderiranno
al terreno offrendo ai microrganismi
una più ampia superficie d’attacco.
È quindi erroneo l’utilizzo delle vangatrici
che interrano residui troppo grossi.
In certi casi la trinciatura di Brassicacee
quali Rafano olifero, Senape Bianca e
Brassica Juncea può essere utilizzata
per disinfettare i terreni (ad esempio
l’anno prima di un nuovo impianto di
vigneto o frutteto) tramite la biofumigazione.
Dalla degradazione dei residui di queste
essenze vengono prodotti glucosinolati
(isotiocianati, fenoli ecc.), un gruppo
di composti presenti negli organi vegetativi
delle Brassicacee che, in presenza
di acqua e grazie all’enzima specifico
mirosinasi, vengono idrolizzati, con formazione
di sostanze ad elevata attività
biocida, nei confronti di un’ampia gamma
di funghi e nematodi.
Prendiamo ora in considerazione il
secondo punto della definizione di Sovescio
che poi ne è lo scopo fondamentale
e cioè l’aumento di fertilità del
terreno.
Fertilità
La fertilità del terreno è condizione
di un suolo ricco di humus in cui la
crescita delle piante procede rapidamente,
senza ostacoli ed efficientemente,
il termine implica quindi abbondanza,
alta qualità e resistenza
alle malattie. Fattore intrinseco della
fertilità del suolo è quindi l’humus;
un prodotto stabile ottenuto dalla
degradazione della sostanza organica
attraverso processi di polimerizzazione
dei cataboliti e dei residui
di decomposizione, l’humus è un
colloide con grande superficie specifica,
elevata capacità di assorbire
acqua, di chelare microelementi,
inoltre determina la struttura, macro
e microporosità, del terreno.
Da questo si capisce che la pratica
del sovescio non deve essere intesa
come la semplice coltivazione ed interramento
di leguminose per fornire
azoto alle colture bensì con tale pratica
si devono raggiungere risultati
ben più importanti:
1 L’aumento dell’humus nel suolo
che si ottiene utilizzando miscugli
di leguminose che forniscano azoto
(proteine e azoto fissazione) e gra-
minacee che forniscano carbonio
(molta fibra).
I residui della trinciatura di questi
miscugli creano sostanza organica
con un rapporto C/N tale da fornire
humus con diversi gradi di stabilità a
seconda del maggior o minor quantitativo
di Carbonio presente dipendente
sia dalle essenze scelte che
dal momento del taglio. La maggior
presenza di graminacee produrrà humus
più stabile con conseguente lenta
mineralizzazione della sostanza
organica, la stessa cosa la otterremo
con una trinciatura tardiva (effettuata
alla fioritura delle graminacee) del
miscuglio; mentre con una trinciatura
precoce del miscuglio (fioritura delle
leguminose) o con un miscuglio di
molte leguminose avremo meno fibra
e più azoto quindi un humus meno
stabile ed una mineralizzazione più
veloce della sostanza organica.
2 Il miglioramento della struttura
e porosità del terreno che avviene
grazie all’effetto degli apparati radicali
che lavorando a diverse profondità
consentono di arieggiare il
terreno e di riportare in superficie
microelementi “effetto ponte” che
negli anni possono aver raggiunto
strati non esplorati dalle radici delle
viti. Questo effetto si ottiene impiegando
mix di graminacee (apparato
radicale fascicolato e superficiale),
leguminose (apparato radicale profondo
che se trinciate a fine fioritura
può diventare fittonante) e crucifere
(apparato radicale fittonante in certi
casi capace di rompere la soletta di
lavorazione).
3 Il miglior controllo delle malerbe
con l’utilizzo di specie molto rinettanti
quali avena, orzo, senape può essere
una strategia da utilizzare per un
miglior controllo delle erbe infestanti.
4 Il miglioramento nella disponibilità
dei micronutrienti che è ottenuto sia
dal potere chelante delle sostanze
umiche sia, in casi particolare quali
ad es. ferro in terreni calcarei, che
con l’utilizzo di graminacee (Orzo,
Festuca Rubra e Festuca Ovina le
più produttive) che emettono essudati
radicali contenenti fito-siderofori,
molecole capaci di chelare il ferro
e renderlo disponibile alle piante vicine.
L’incremento dell’evapotraspirazione,
inoltre, dovuto alla copertura
erbacea consente un maggior
movimento della soluzione circolante
del terreno con una conseguente
maggior possibilità d’impatto con le
radici.
Oltre a queste effetti migliorativi generali
nel sistema vigneto il sovescio
può portare altri aspetti importanti.
Nel vigneto la competizione idricominerale
dell’erba spesso è una
bene, almeno fino a primavera inoltrata,
in quanto è utile a frenare l’eccessiva
spinta vegetativa della piante
portando quindi ad una maggior
sanità della cultura. Altro effetto della
copertura vegetale, almeno nelle
10 11
prime fasi vegetative del vigneto è
quello di ostacolare la proiezione
delle spore di peronospora dal terreno
alle foglie del vigneto; se la
trinciatura viene eseguita troppo tardivamente
si può però avere l’effetto
opposto eccesso di umidità e quindi
maggior rischio di malattie fungine
(peronospora e oidio).
Specie utilizzate
Le specie utilizzate nella pratica del
sovescio sono varie, non è nostra intenzione
elencarle proprio perché da
quanto detto precedentemente l’importanza
del sovescio non dipende solo
dalle specie utilizzate ma anche dal
loro grado di sviluppo al momento
della trinciatura e dalla percentuale
di loro all’interno del miscuglio, è sbagliato
quindi pensare ad un miscuglio
preconfezionato in quanto ogni realtà
aziendale necessita di interventi diversi
a seconda dei fini che devono essere
raggiunti. L’invito è quindi quello di
confrontarsi sempre con un tecnico per
poter ottenere i risultati migliori dall’utilizzo
di tale pratica.
successiva12

tecnica e agricoltura
Le piante grasse
di Alessandro Masseti e Daniela Nelli
Soci Cooperativa Agricola di Legnaia
Per le succulente
irrefrenabile passione
ed attrazione fatale
Solo in tempi piuttosto recenti un numero
considerevole di persone si dedica
per hobby alla coltivazione delle piante
grasse. La spiegazione di questa
“moda” è senz’altro da attribuirsi al
fatto che queste piante non richiedono
cure particolari, non hanno problemi
fitopatologici di grossa rilevanza e
tutto sommato sono decisamente ornamentali
nel senso estetico. Originariamente
provengono da luoghi dove per
la maggior parte dell’anno le precipitazioni
piovose sono piuttosto scarse:
proprio per adattarsi a queste condizioni
naturali sfavorevoli alla vita hanno
sviluppato meccanismi e strutture di
conservazione di quella poca acqua
che viene messa a loro disposizione.
Così si spiega il perché del nome loro
attribuito: piante grasse ovvero vegetali
che si presentano con aspetto carnoso
poiché i loro organi immagazzinano
l’acqua dei pochi periodi piovosi.
Ovviamente si tratta di una definizione
popolare che trova nel termine “succulente”
un inquadramento morfologico
scientificamente più preciso.
Distribuzione geografica
e habitat
In linea di massima tutte le specie conosciute
vengono divise in tre grandi
precedente11
gruppi dalla diversa provenienza ambientale.
Il primo gruppo comprende le
succulente che provengono dai luoghi
freddi e montuosi dove a causa del clima
si assiste ad un lungo periodo di
riposo.
Il secondo quelle che invece occupano
areali aridi e siccitosi dove il ciclo
vegetativo è condizionato da forte irradiazione
solare, temperature elevate,
notevole escursione termica fra il giorno
e la notte e scarse precipitazioni
piovose (fascia subdesertica).
Il terzo gruppo è costituito dalle piante
grasse che vivono nelle foreste equatoriali
dove crescono in situazioni
precarie di poca terra o addirittura
radicate sugli alberi (epifite). Il secondo
è il gruppo che più ci interessa e
che comprende un numero notevole di
specie diverse. Le famiglie botaniche
più numerose di questo gruppo sono
rappresentate dalle Cactacee tutte originarie
delle Americhe, dalle Mesembrantemacee
provenienti dal SudAfrica
e dalle Crassulacee ed Euphorbiacee
di provenienza cosmopolita.
Tecniche di sopravvivenza
Oltre alla forma (sferica, ovoidale, a
botte, cilindrica) e consistenza succulenta
derivata dalla riserva idrica, le
piante grasse adottano altre forme di
protezione per sopravvivere in ambienti
naturali decisamente ostili. Spesso
sono caratterizzate da pelosità e setole
che proteggono l’epidermide dal
freddo (si pensi ad alcuni cactus che
spingono il loro areali sino a 400 metri
di altitudine sugli altipiani andini) e
dalla forte irradiazione ultravioletta del
sole. Alcuni particolari rivestimenti cerosi
(pruine) fanno apparire le piante
di un colore biancastro e le aiutano a
limitare ancora di più la traspirazione,
ulteriormente ridotta anche per merito
della scomparsa delle foglie tradizionali,
sostituite da organi come le spine,
che consentono un notevole risparmio
idrico.
Come per tutte le altre piante anche
nelle succulente si svolgono due fondamentali
funzioni vitali attraverso i gas
contenuti nell’aria. Infatti la respirazione
vegetale utilizza ossigeno e libera
anidride carbonica e la funzione clorofilliana
(fotosintesi) utilizza anidride carbonica
e acqua per formare zuccheri
liberando ossigeno. Questa reazione
biochimica estremamente raffinata è
possibile grazie alla presenza della
clorofilla usando come fonte di energia
i raggi solari.
Entrambi le funzioni esigono tuttavia
importanti scambi gassosi che comportano
perdite d’acqua. Per limitare
questa perdita le succulente respirano
essenzialmente di notte quando l’aria
è relativamente fresca e contemporaneamente
fissano anidride carbonica nei
loro tessuti sottoforma di acidi organici
diversi. Questi acidi vengono poi utilizzati
durante il giorno per la fotosintesi
clorofilliana.
Strategie sessuali
Oggi sappiamo che il regno delle
piante ha inventato il sesso. Alcuni dei
metodi vegetali d’espressione sessuale
sono talmente particolari che ben poche
forme di vita animale avrebbero
l’immaginazione e l’attrezzatura per
seguirne l’esempio. Pertanto anche nel
mondo delle succulente si osservano
tecniche di riproduzione veramente curiose
e bizzarre.
In linea generale l’impollinazione dei
fiori delle nostre è affidata ad una
gamma infinita di insetti, uccelli e pipistrelli.
Api, calabroni e vespe sono
attratti dalla forma e dai colori pastello
dei fiori, ma anche dal loro odore o
da nettari molto dolci. In alcune specie
di succulente i fiori si schiudono solo di
notte e sono così fecondati dalle farfalle
notturne, capaci di restare in volo
ferme sul posto e di introdurre le loro
lunghe trombe nel più profondo delle
corolle. Negli uccelli i piccoli colibrì
svolgono la funzione di fecondatori
di certe specie di cactacee; essi sono
poco sensibili agli odori ma attratti dai
colori intensi del rosso, giallo e arancio
dei fiori. In una sola notte, a titolo di curiosità,
a Honolulu nelle isole Hawaii si
schiudono più di diecimila fiori giganti
di Selenicereus grandiflorus in un tripudio
di odori e profumi vanigliati tanto
da far meritare a questo cactus il titolo
di “Regina della notte”. In ogni caso i
più strani agenti fecondatori sono rappresentati
dai pipistrelli che per mezzo
della loro lunga lingua leccano il
nettare nel fondo dei calici e a differenza
degli uccelli hanno un odorato
molto sensibile tanto da essere attratti
da odori a noi per niente gradevoli
(aglio). I fiori delle stapelie sudafricane
emanano un forte odore di carne putrescente
tanto da essere impollinate dalle
mosche necrofile che vivono nelle zone
dove crescono queste piante.
È evidente dunque che l’esigenza di difendersi
dai predatori e di sopravvivere
ad ambienti naturali molto ostili dove la
vita vegetale sarebbe piuttosto improbabile
ha dotato le succulente di caratteristiche
morfologiche e fisiologiche
da permettere loro l’utilizzo di strategie
raffinate di mimetismo, di riproduzione
e straordinarie capacità di adattamento
impensabili in altre forme viventi.
Coltivazione amatoriale
e cure stagionali
Primavera
A seconda della località e della loro
collocazione a marzo molte succulente
danno i primi segni di risveglio vegetativo.
Questo non ci deve autorizzare ad
innaffiarle per il fatto che potrebbero
marcire e che le loro riserve idriche garantiscono
ugualmente un’abbondante
fioritura. Le piante andranno sistemate
in buona luce in modo da abituarle
progressivamente ai raggi del sole.
Spesso abbiamo notato delle “seggiole
di suocera” (il dorato Echinocactus
grusonii messicano e molto spinoso)
ustionate da una repentina esposizione
di raggi solari diretti.
Febbraio e marzo sono i mesi più indicati
per i rinvasi e per diradare le
semine dell’anno precedente. Per que-
sta operazione utilizziamo un terriccio
composto da un terzo di lava rossa o
3/5 millimetri, un terzo di pomice o
2/4 mm. e un terzo di terra d’erica
o terriccio per acidofile, garantendo
così una miscela molto drenata alla
quale aggiungiamo un fertilizzante a
lenta cessione come il Nitrophoska
Gold in ragione di 2-3 chilogrammi
al metro cubo di substrato. Successivamente
durante il periodo vegetativo
somministriamo concimazioni liquide
con microelementi. Durante i rinvasi si
andrà alla ricerca di eventuali parassiti
presenti nelle radici o sul corpo delle
piante come la cocciniglia e il ragnetto
rosso. Questi parassiti andranno trattati
come prodotti antiparassitari adeguati.
Alla fine di aprile si possono cominciare
annaffiature regolari facendo attenzione
che il terriccio asciughi bene tra
una somministrazione d’acqua e l’altra.
Estate
Le piante sono per la maggior parte
in attività vegetativa e vanno innaffiate
la sera quando la temperatura si
abbassa. Ricordiamoci che quando il
termometro raggiunge i trenta gradi il
processo della fotosintesi clorofilliana si
arresta e si assiste quindi ad una forma
di quiescenza o riposo vegetativo tanto
che si consiglia di ridurre drasticamente
le annaffiature privilegiando eventuali
spruzzature sulle chiome delle piante
per simulare un effetto rugiada.
Autunno
All’inizio di ottobre le piante si predispongono
al riposo invernale. Anche
se molti mesembriantemi sudafricani
iniziano a fiorire conviene sospendere
le concimazioni e limitare le annaffiature.
Dobbiamo cominciare a riportare le
grasse in serra facendo attenzione alla
presenza di lumache nascoste sotto ai
vasi. Consigliamo di trattarle preventivamente
con dei buoni prodotti anticrittogamici
e antiparassitari per garantire
loro una salubre permanenza in serra
durante l’inverno. Una raccomandazione:
per i trattamenti sanitari indossate
sempre dispositivi di protezione individuale
(D.P.I.).
Inverno
Alla fine di ottobre con l’abbassamento
delle temperature si sospendono
definitivamente le annaffiature, la terra
si asciuga e le piante vanno in riposo.
Noi garantiamo alle nostre piante minime
notturne di 5/7 gradi centigradi che
soddisfano le esigenze di buona parte
12 13
delle succulente. Da tenere sotto controllo
è il tasso di umidità ambientale che
va ridotto al massimo utilizzando anche
un ventilatore. Chi non possiede una
serra può sistemare le piante in locali
non riscaldati come un garage, soffitta
o ballatoio. Se la temperatura dovesse
scendere drasticamente verso lo zero si
possono proteggere i vasi con carta di
giornale o con tessuto non tessuto. È preferibile
sistemarle in un locale luminoso,
ma se le piante sono in completo riposo
e completamente asciutte la poca luce
non sarà per loro dannosa.
E per ultimo attenzione ai marciumi che
rappresentano la causa più frequente di
morte delle piante grasse. Sono causati
da funghi e batteri presenti nel terreno.
Colpiscono le radici e il colletto delle
piante trasmettendosi rapidamente e uccidendole
in poco tempo. A volte le succulente
colpite possono essere salvate tagliando
via le parti malate. Per prevenire
i marciumi ancora una volta vi consigliamo
tutte le buone regole di coltivazione e
trattamenti preventivi con efficaci prodotti
fungicidi reperibili in commercio.
Conclusione
La coltivazione delle piante grasse rappresenta
da sempre per noi un’irrefrenabile
passione ed attrazione fatale,
condivise da tanti amici collezionisti e
produttori. In Italia esistono due associazioni
amatoriali di succulente: abbiamo
contribuito alla loro nascita e diffusione
certi che il mondo delle grasse merita di
essere conosciuto per la loro straordinaria
capacità di adattamento, pioniere e
portatrici di vita in una natura estrema
come quella dei deserti.
successiva14

tecnica e agricoltura
Tre impieghi, un prodotto
dr. Alessandro Gruppo
Isagro Italia
La nuova soluzione
nel segmento degli erbicidi
per il 2011
AFFINITY ® è il nuovo prodotto a base
di carfentrazone che si caratterizza
per un impiego differenziato su tre
specifici campi di impiego: erbicida,
spollonante, disseccante pre-raccolta
patata.
Il prodotto agisce sulle infestanti inibendo
l’enzima protoporfirinogeno
ossidasi, con conseguente distruzione
della membrana cellulare. AFFINI-
TY ® viene assorbito per via fogliare
e non presenta attività residuale. Nel
terreno viene rapidamente degradato
nel giro di qualche ora. L’assorbimento
fogliare è molto rapido e provoca
un imbrunimento e disseccamento
dei tessuti colpiti, indipendentemente
dalla temperatura in fase di applicazione.
Questa nuova formulazione in emulsione
olio/acqua risulta registrata su
numerose colture (vite, melo, pero,
kiwi, pesco, susino, agrumi, nocciolo)
con attività spollonante, con
dei dosaggi di impiego di 0,3 litri
di prodotto ogni 100 litri di acqua
avendo cura di effettuare un’adeguata
bagnatura (in genere 250-300 litri
di acqua ad ettaro).
AFFINITY® viene anche normalmente
utilizzato in miscela con erbicidi
(totali, sistemici o di contatto) che ne
completano lo spettro d’azione ed è
attivo nei confronti di alcune importanti
infestanti che non sono adeguatamente
controllate dai prodotti
tradizionali (glifosate), quali Vilucchio
(Convolvolus arvensis), Malva (Malva
sylvestris), Porcellana (Portulaca oleracea),
Acetosella (Oxalis), Menta
(Mentha piperita), Erba morella (Solanum
nigrum), Ortica (Urtica dioica).
In questo caso i dosaggi sono di soli
0,3 litri/ha in miscela con prodotti
sistemici, e non solo, che ne completino
lo spettro d’azione (glifosate,
graminicidi ecc.).
Ultima ma non meno importante l’attività
di disseccamento patata in preraccolta.
L’elevata attività, l’assenza di residui,
precedente13
la qualità dei tuberi e la favorevole
classificazione tossicologica rendono
AFFINITY® il prodotto ideale per tutta
la filiera produttiva.
Il dosaggio di impiego per il disseccamento
patata è di 1 litro/ha con
300-500 litri di acqua.
Molto importante risulta rispettare
quelle che sono delle corrette modalità
di applicazione.
AFFINITY è un prodotto di contatto
pertanto risulta indispensabile utilizzare
tutti gli accorgimenti necessari
per evitare i fenomeni di deriva che
possono danneggiare la vegetazione
non interessata al trattamento.
CONSIGLI DI IMPIEGO
• Basse pressioni (1,5–2 bar)
• Ugelli a specchio o antideriva
• Attrezzature schermate
• Basse velocità di avanzamento
(4-6 km/h)
• Produrre gocce
grosse
• L’aggiunta di
Silwet VELONEX
(0,2 litri/ha)
aiuta la “spalmatura”
della
soluzione
sulla superficie
fogliare
• Bagnare
bene, volumi
adeguati
• Non trattare
alla sera,
meglio al
mattino, in
assenza di
vento
Grazie alla sua
grande efficacia,
alle basse
dosi di impiego
e alla favorevoleclassificazione
tossicologica
il prodotto si
presenta come
un protagonista
assoluto della
prossima campagna.
SCHEDA TECNICA
Nome commerciale
AFFINITY ® PLUS
Composizione
Carfentrazone-etile puro
g. 6,45 (=60 g/L)
Formulazione
Emulsione olio/acqua
Classificazione
tossicologica
Xi, N-Irritante, Pericoloso
per l’ambiente
Numero e data
di registrazione
14980 del 25.01.2011 AF-
FINITY ® è distribuito da
Isagro Italia e Siapa. Seguire
attentamente le indicazioni
riportate sull’etichetta
del prodotto.
Tempo di carenza
7 giorni su melo, pero,
kiwi, pesco, susino, olivo,
agrumi, nocciolo, vite;
3 giorni su patata
Confezione
1 – 5 litri
AFFINITY ® è un marchio
registrato FMC Corporation, USA.
14 15
successiva16

ambiente
Lotta biologica
dr. Stefano Foschi
Bioplanet
Insetti ed acari
utili per difendersi
dai fitofagi
Quando si parla di lotta biologica
con insetti utili, i cosiddetti ausiliari,
ci si riferisce convenzionalmente a
macro organismi che comprendono
acari ed insetti predatori, imenotteri
parassitoidi e nematodi entomopatogeni.
Le numerose specie, entrate
nell’uso comune negli ultimi 20 anni,
soddisfano, come nessun altro metodo
di controllo, i requisiti che sono
alla base di qualsiasi definizione di
lotta integrata (Integrated pest management–Ipm).
Basti citare la specificità rispetto
al target, la massima compatibilità
ecologica ed ambientale ed il totale
rispetto della salute degli operatori e
dei consumatori.
Le tecniche di impiego hanno ormai
assunto un ruolo ben consolidato.
Si tratta di un insieme di metodologie
che offrono soluzioni a portata
di mano e che trovano il loro utilizzo
in contesti di agricoltura biologica
ma soprattutto nell’ambito di strategie
di lotta integrata.
precedente15
Risultati soddisfacenti
Gli insetti ed acari utili attualmente
a disposizione degli agricoltori rappresentano
senz’altro un sistema di
facile applicazione che può fornire
dei risultati molto soddisfacenti, in
particolare su colture orticole ma anche
su floricole e frutticole.
I maggiori vantaggi dell’uso degli
organismi utili riguardano:
• facilità di applicazione e manipolazione
del prodotto commerciale;
• tossicità zero per gli operatori e
per i consumatori;
• effetto che si protrae nel medio e
lungo periodo;
• potenziamento delle capacità di
risposta dell’ambiente;
• nessun tempo di carenza da rispettare;
• nessun problema di fitotossicità;
• nessun rischio di insorgenza di fenomeni
di resistenza.
Le specie di organismi utili impiegate
nelle tecniche di lotta biologica
sono numerose ma le più conosciute
e commercializzate sono probabilmente
quelle deputate al contenimento
di fitofagi chiave quali tripidi,
Bombo
Phytoselulus persimillis
aleurodidi e ragnetto rosso. Il controllo
dei tripidi, con particolare riferimento
a Frankliniella occidentalis è
legato fondamentalmente all’antocoride
predatore Orius laevigatus, applicato
su vasta scala nelle colture
di peperone, fragola e melanzana,
mentre su cucurbitacee e floricole la
lotta al tripide si basa essenzialmente
sull’acaro predatore Ambliseius
cucumeris.
La lotta agli aleurodidi è storicamente
impostata sull’azione di parassitoidi
quali Encarsia formosa ed Eretmocerus
mundus, quest’ultima specie
specifica per Bemisia tabaci.
Da diversi anni però, su pomodoro
si è sviluppato l’impiego dei miridi
Macrolophus caliginosus e Nesidiocoris
tenuis, predatori di mosca bianca
che tuttavia esercitano un’ottima
azione di contenimento anche nei
confronti del lepidottero Tuta absoluta,
vero flagello in questi ultimi anni
di coltivazione della solanacea.
Una certezza nella lotta biologica
ed integrata è sicuramente la lotta
al ragnetto rosso Tetranychus urticae
con il fitoseide Phytoseiulus persimilis,
da anni applicato su diverse
colture orticole ed ornamentali sia in
coltura protetta sia in pieno campo:
fragola, peperone, melanzana, melone,
cetriolo, cocomero, gerbera,
rosa ed altre ornamentali.
Da ricordare infine l’impiego crescente
dei bombi (Bombus terrestris)
nell’impollinazione, un tempo prerogativa
della coltivazione di pomodoro
ed oggi largamente impiegati anche
su colture frutticole (pero, melo,
susino, albicocco, piccoli frutti), fragola
ed orticole diverse (melanzana
e peperone ma anche cetriolo e zucchino).
L’impiego dei bombi infatti, assicura
miglioramenti produttivi evidenti sia
in termini di quantità, sia in termini di
pezzatura, forma del frutto e quindi
qualità.
In conclusione, le tecniche di lotta
biologica con l’impiego di organismi
utili comportano diversi vantaggi,
in primo luogo per gli operatori
agricoli dal punto di vista sanitario.
Inoltre, nel medio e lungo periodo si
ottiene una migliore stabilità ecologica,
ovvero le fluttuazioni di popolazione,
responsabili delle infestazioni
più pericolose per le colture agrarie,
sono di gran lunga smorzate ed il
controllo del fitofago diviene di anno
in anno più facile.
Un corretto impiego
Per un corretto impiego degli organismi
utili occorre valutare attentamente
le caratteristiche del fitofago,
il suo livello di presenza e lo svolgimento
del ciclo biologico così da
organizzare al meglio l’introduzione
del suo nemico naturale, sia in termini
qualitativi che quantitativi.
È importante sottolineare che i “lanci”
possono essere affiancati dall’impiego
di altre tecniche, in una strategia
di lotta integrata: trattamenti
chimici “compatibili” con l’attività
degli ausiliari introdotti e mezzi di
controllo ad azione fisica (trappole
per la cattura massale ed esempio).
Chiaramente questo diviene possibile
in un contesto di assistenza
tecnica capace di far convivere le
diverse possibilità di intervento, impostando
di base la lotta sui mezzi
biologici ma non escludendo a priori
la possibilità di interventi chimici
mirati e compatibili con le tecniche
biologiche adottate.
Salta all’occhio che per distribuire
Orius laevigatus
organismi viventi o per valorizzarli
al meglio occorre conoscere in prima
istanza le condizioni climatiche
in cui si lavora. Due fattori assumono
allora particolare importanza: la conoscenza
dell’andamento climatico
dell’area di coltura quando si lavora
in pieno campo e la scelta delle
giuste caratteristiche strutturali delle
serre per le colture protette.
È anche vero che è possibile ovvia-
Lancio Miride
re a condizioni non ottimali con interventi
agronomici per correggere
storture specifiche o temporanee;
pensiamo ad esempio alla possibilità
di intervenire con bagnature
od ombreggiamenti delle serre per
favorire l’attività dei fitoseidi (preferiscono
temperature miti ed elevata
UR) quando le condizioni ambientali
sono caratterizzate da clima caldosecco
favorevole al ragnetto rosso.
16 17 successiva18

cultura
Crisi Finanziaria. Come uscirne?
dr. Franco Spinelli
Presidente e fondatore della Società di consulenza manageriale Spinelli&Associati
Sul mondo agricolo pesa
la riduzione di spesa
dei consumatori,
quella dei margini
di guadagno
e gli aumenti di combustibile
e delle materie prime
La maggior parte delle aziende, oggi,
sono afflitte da problemi di liquidità.
Tecnicamente si parla di crisi finanziaria:
ovvero di difficoltà a far fronte ai
propri impegni di brevissimo e di breve
periodo, per carenza di denaro. Le
ragioni che possono provocare questa
situazione sono tante. Nel mondo agricolo,
per esempio, possiamo ricordare
i seguenti fattori: la minor propensione
dei consumatori a spendere, la riduzione
dei margini di guadagno, l’aumento
del costo dei combustibili, l’aumento
delle materie prime…
Spesso l’imprenditore si concentra ad
analizzare i fattori esterni, tralasciando
il fattore fondamentale che resta lui
stesso! Di fronte a situazioni di crisi, infatti,
l’imprenditore dovrebbe chiedersi:
come sto gestendo questa particolare
fase di vita della mia azienda? Ho
cambiato metodo o mi comporto come
se l’azienda andasse a gonfie vele?
Gli imprenditori agricoli sanno bene
che non esiste una coltura per tutte le
stagioni. D’inverno non si potranno coltivare
piante che richiedono il caldo e
d’estate non si potranno coltivare piante
che richiedono il freddo.
Allo stesso modo delle colture, si dovranno
mettere in testa che anche la
gestione di un’azienda risente delle
“stagioni”: ovvero della particolare
precedente17
fase che stanno affrontando. Il vero
problema è che di solito l’imprenditore
pensa che aziende in fase di crescita
e aziende in fase di crisi si gestiscano
allo stesso modo. In realtà è vero il contrario:
cambiano, infatti, i problemi, le
misure da prendere e soprattutto cambia
la mentalità di chi deve gestire la
situazione.
Non si può pensare di uscire fuori da
una situazione di crisi se si continua a
comportarsi nello stesso modo con cui
ci siamo finiti dentro! L’imprenditore,
quindi, quando si trova di fronte una
carenza di liquidità, deve innanzitutto
cambiare il criterio di concepire
l’azienda. Essa non va più considerata
in termini di patrimonio, di valore dei
suoi beni, ma va considerata in termini
elusivamente di cassa. In momenti del
genere può essere un “affare” anche
svendere perché la liquidità ottenuta ci
permette comunque di sopravvivere e
nel frattempo di continuare nell’opera
di ristrutturazione aziendale.
Ecco che vorrei, in questo spazio a me
riservato, consigliarvi in sintesi alcune
mosse da mettere in atto.
Prima mossa
Prendete a grandi linee coscienza della
situazione. Quali impegni finanziari
e quali risorse avete in un arco temporale
non superiore a 5 mesi.
Seconda mossa
Costruite un prospetto per visualizzare
a sezioni contrapposte (entrate e uscite)
il flusso di cassa prospettico a 13
settimane. Sarebbe bene predisporlo
settimanalmente, meglio ancora se lo
fate quotidianamente.
Terza mossa
Analizzate il vostro capitale circolante
netto operativo (magazzino, crediti
commerciali e debiti commerciali) e
individuate le leve da utilizzare per aumentare
la cassa.
Quarta mossa
Analizzate quali aree assorbono cassa
e quali aree la generano, a prescindere
dalla loro redditività economica.
Quinta mossa
Valutate la possibilità di monetizzare
asset che al momento non risultano
strategici.
Evidentemente i suddetti passi operativi
devono essere inquadrati in un progetto
di ristrutturazione aziendale che
prenda atto anche delle future capacità
reddituali dell’impresa e poi, come
sempre, occorre che l’imprenditore ci
metta il coraggio e la voglia di cambiare,
affrontando la difficoltà con spirito
ottimistico.
Ora non vi resta che mettervi all’opera!!
www.spinelliassociati.it
cultura
La Cooperativa di Legnaia entra
nel Gotha dell’imprenditoria nazionale
di Stefano Bandinelli
La storia del mondo è raccontata questa
volta dalle antiche aziende fiorentine.
Nella classifica planetaria stilata
da Family Business delle dieci ditte più
longeve spicca infatti la presenza di
ben due realtà della nostra provincia
e una della vicina provincia di Siena.
Dietro all’Houshi Onsen, l’albergostruttura
termale giapponese guidato
dalla stessa famiglia dal 718, quando
fu fondato, secondo la leggenda, da
un monaco buddista nel luogo indicato
dal dio del Monte Hakusan, c’è infatti
il barone Ricasoli storico produttore di
vino nel Chianti senese fin dal 1141.
In ottava posizione c’è la Torrini, l’impresa
fiorentina produttrice di gioielli
fondata dal capostipite Jacopo nel
1369. Nono posto per un altro produttore
di vino, Antinori, marchio attivo
dal 1385.
Ebbene, sulla scia di questa tradizione
e con l’obiettivo anche di celebrare il
150° anniversario dell’Unità d’Italia,
Unioncamere ha lanciato un’iniziativa
nazionale che porterà a raccontare (e
premiare) tante realtà che sono diventate
pagine di storia di un pezzo d’Italia
dove prosperano da almeno cent’anni.
Nella nostra regione a rilanciare
l’iniziativa è stata l’Unione Imprese
Storiche Toscane presieduta da Franco
Torrini che ha invitato tutte le aziende
proprie associate a partecipare alla
manifestazione e amplificato l’eco
dell’iniziativa a tutte le realtà presenti
sul territorio. L’invito è rivolto a tutte le
imprese di qualsiasi forma giuridica
operanti in qualsiasi settore economico,
iscritte nel Registro delle imprese e
attive, con esercizio ininterrotto dell’attività
nell’ambito del medesimo settore
merceologico per un periodo non inferiore
a 100 anni. Tale requisito temporale
deve essere maturato al 31 dicembre
di ciascun anno.
Chi ha aderito entro il 28 febbraio partecipa
anche ad una “gara” che vedrà
premiate le ditte valutate più meritevoli
per il loro profilo storico. A consegnare
i riconoscimenti dovrebbe essere addirittura
il Presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano. Tra le aziende
partecipanti c’è anche la Cooperativa
Agricola di Legnaia.
La Cooperativa Agricola di Legnaia
è la più antica cooperativa agricola
toscana fondata a Legnaia nel 1903
18 19
da un gruppo di agricoltori della zona
e aderisce alla Associazione Fedagri
Confcooperative. Il Gruppo Legnaia è
costituito da più entità: Società Cooperativa
Agricola di Legnaia, la capogruppo
con 9 punti vendita sul territorio
fiorentino e provincia (presente anche
a Prato); Legnaia Vivai che si occupa
di produzione e commercializzazione
piante; Legnaia Ortofrutta, vendita al
dettaglio di frutta e verdura; Legnaia
Pistoiese specializzato in meccanica
agricola professionale e non.
Sabato 26 febbraio, il Gruppo Legnaia
ha inaugurato un nuovo vivaio
di 4.000 metri quadrati particolarmente
all’avanguardia per le tecniche
di gestione e di coltivazione. Si tratta
del nuovo centro di produzione ortoflorovivaistico
della Cooperativa e si
trova in via Baccio da Montelupo a
Firenze. Dunque, la nota e apprezzata
Cooperativa fiorentina entra nel Gotha
dell’imprenditoria nazionale. Con
la speranza di raccogliere anche una
soddisfazione in più: ricevere un premio
direttamente dalle mani della prima
carica dello Stato proprio nell’anno
del 150° dell’Unità d’Italia.
Bandi PSR Fase IV
Annualità 2011
Anche quest’anno, la Regione Toscana, ha riaperto dei bandi a favore degli
operatori del settore agricolo. I bandi, previsti da Piano di Sviluppo Rurale
(PSR), per l’annualità 2011, interessano diverse tipologie d’investimento.
Sono previste contribuzioni a fondo perduto variabili tra il 20 e il 100%,
dei costi sostenuti dalle imprese.
Gli aiuti regionali sono rivolti a favorire operazioni di vario tipo:
• ammodernamento e miglioramento delle aziende agricole e forestali;
• potenziamento delle strutture agroindustriali e forestali operanti la trasformazione
e la commercializzazione dei prodotti;
• miglioramento delle superfici e delle strutture forestali;
• realizzazione di impianti da arboricoltura da legno;
• valorizzazione della multifunzionalità dei boschi periurbani;
• potenziamento della filiera corta;
• diversificazione delle attività rurali.
Questi bandi regionali sono una concreta opportunità per gli agricoltori toscani,
ed in alcuni casi, per tutti coloro che operano nel nostro paesaggio
rurale. La maggioranza di loro hanno una chiusura prevista per il 31 marzo
2011.
dr. Stefano Grazzini
successiva20

attualità
Continuiamo a seminare …
dr. Agr. Simone Tofani
responsabile Area Tecnica Cooperativa Agricola di Legnaia
Di strada ne abbiamo fatta,
ma ne dobbiamo percorrere
ancora
I prodotti di stagione
Ormai è risaputo come la stagionalità
delle produzioni sia un argomento
a noi caro, direi quasi un’ossessione:
d’altra parte siamo convinti che la conoscenza
delle realtà produttive agroalimentari
da parte dei consumatori sia
una necessità imprescindibile.
Un tempo tutti conoscevano i bioritmi di
animali e piante, oggi non è più così:
questa affermazione deriva non da una
nostalgica e patetica visione del passato,
ma dalla conoscenza del presente.
Le nuove generazioni sono le più indifese,
da questo punto di vista, proprio
loro che sono e saranno i gestori ed i
fruitori dell’ambiente di domani e verso
le quali abbiamo dei profondi doveri,
dal momento che oggi la gestione ambientale
e la loro formazione culturale
(intesa come conoscenza alimentare/
agricola) passa (la prima) attraverso
chi oggi detiene il potere politico e (la
seconda) attraverso chi oggi detiene la
conoscenza dei cicli stagionali. Noi
siamo fra questi ultimi e riteniamo fondamentale
parlare nuovamente di questo
argomento anche se lo abbiamo
affrontato di recente (dicembre 2010),
dopo alcuni anni di silenzio.
precedente19
Il mercato globale
Come cittadino del mondo, come amo
definirmi, e come professionista non
posso che apprezzare le opportunità
che offre il mercato globale, d’altra
parte è indubbio che il trasporto a distanze
sempre maggiori dalle zone di
produzione in tempi brevissimi e l’offerta
sempre più ampia abbia, di fatto,
eliminato la possibilità di riconoscere i
prodotti di stagione rispetto agli altri.
In ogni periodo dell’anno si trovano in
vendita, infatti, prodotti ortofrutticoli di
ogni genere, provenienti dagli angoli
più disparati del mondo. Tutto ciò crea
indubbiamente confusione portando il
consumatore a non apprezzare più la
“primizia”, né la produzione locale.
In altre parole c’è il rischio concreto
che non si abbia più la percezione del
concetto di stagionalità delle produzioni,
che, invece, è fondamentale conoscere
per poter apprezzare il prodotto
locale fresco, con tutte le sue caratteristiche
peculiari positive, anche da un
punto di vista nutrizionale e salutistico,
come illustri medici, anche sulle nostre
pagine, hanno più volete affermato.
I cicli stagionali
Si celebra in questi giorni il 150° anno
dell’Unità d’Italia e per oltre 100 anni
il nostro è stato un Paese prevalentemente
contadino e fino a quando sono
rimasti forti legami con la tradizione
agricola (nonni o genitori che erano
stati agricoltori) che cosa si intendesse
con il termine stagionalità era chiaro a
tutti, anche i bambini sapevano che il
cavolfiore ed il cavolo nero si consuma
d’autunno e d’inverno, che le fragole si
gustano a maggio e che le pesche si
raccolgono dalla fine di giugno fino a
fine settembre, per limitarsi solo ad alcuni
esempi; poi con la fuga dall’agricoltura,
con l’urbanizzazione delle
campagne e con la proliferazione della
Grande Distribuzione Organizzata,
che in ogni periodo dell’anno propone
frutta e verdura di ogni tipo ed in
qualunque periodo dell’anno, perché
proveniente da altre parti del Mondo,
questa sensibilità, è andata perduta,
così come sono andati perduti certi
piatti tipici della tradizione contadina
toscana, cucinati con ingredienti poveri
e di stagione, ma particolarmente
appetitosi ed apprezzati anche da chi
non aveva legami con il mondo agricolo:
minestra di pane con fagioli (secchi)
e cavolo nero; “buglione” di zucchine;
fagioli serpenti in umido; frittata di pomodori
verdi; frittata di porri, tanto per
citare alcuni esempi.
Riscoprire o scoprire il ciclo delle produzioni
agricole legate alle stagioni,
riteniamo sia particolarmente importante
per poter apprezzare pienamente i
prodotti della terra ed il lavoro di chi
la coltiva, troppo spesso sotto remunerato.
I prodotti locali
e la filiera corta
Il prodotto locale ha oggettivamente
caratteristiche peculiari positive che
possiamo sintetizzare essenzialmente
in due aspetti: arriva particolarmente
fresco sui mercati perché raccolto da
zone di produzione molto vicine e
quindi mantiene inalterato il gusto e le
qualità organolettiche ed è “pulito” da
residui di agrofarmaci, come testimoniano
le numerose analisi, commissionate
anche dal Ministero della Salute,
effettuate nel corso degli anni da vari
istituti di ricerca. A tal proposito, anticipiamo
in questa sede, come le analisi
effettuate nel corso del 2010 sui prodotti
ortofrutticoli dei soci della Cooperativa
di Legnaia abbiamo evidenziato
assenza di residui di farmaci nel
100% dei casi. Un risultato eccezionale,
raggiunto grazie all’uso corretto
di farmaci ed alla corretta pratica della
“difesa integrata” che agricoltori e tecnici
hanno messo in campo.
Il prodotto locale permette anche di accorciare
il numero degli intermediari
commerciali o come si dice, di accorciare
la filiera: filiera corta e cooperazione
sono due elementi che possono
dare un contributo importante a sostenere
l’agricoltura di un territorio e da
tempo la Cooperativa di Legnaia rappresenta
la sintesi di tutto questo, con
i suoi oltre 600 soci che producono e
poi commercializzano attraverso la Cooperativa
stessa le proprie produzioni.
Siamo ben consapevoli, d’altra parte,
che sarebbero ingiuste, obsolete e
antieconomiche barriere doganali ed
anzi, il libero mercato mondiale può
essere un motore in più per la nostra
agricoltura sofferente: dobbiamo essere
bravi, però, ad evidenziare i prodotti
che sono locali o, per dirla alla to-
20 21
scana “nostrani”, e lasciare alla libertà
di “consumatori consapevoli” la libera
scelta.
Rimandiamo ad altri articoli sull’argomento
(notiziario di Coltivare Insieme
dicembre 2010) la nostra posizione
su quest’argomento, mi preme però
solo rimarcare anche in questo articolo
come l’unica strada, a nostro parere,
sia quella della conoscenza e della
riconoscibilità, mettere cioè in grado
il consumatore di riconoscere le produzioni
agroalimentari con la certezza
della loro provenienza e renderlo
cosciente della loro qualità, così che
possa scegliere, in modo consapevole,
che cosa acquistare, anche a prezzi
più alti rispetto ai prodotti che provengono
da altre parti del globo.
Tanta strada è strada fatta, ma ancora
altrettanta ne manca e noi, da buoni
agricoltori, continuiamo a seminare,
certi che qualcuno raccoglierà sicuramente
i frutti del nostro appassionante
lavoro.
successiva22

attualità
La forza della tradizione
Sicar Stile e Cooperativa di Legnaia
di Sauro Masini
Sicar Stile S.p.a.
Da oltre 40 anni Sicar S.p.A
è al servizio della città
e della provincia di Firenze
con passione
e professionalità
Sicar nasce oltre 40 anni fa nella città
di Firenze come Concessionaria di
automobili che subito si è distinta per
l’attaccamento al territorio e per l’alta
professionalità profusa nella propria
attività, sempre volta alla completa
soddisfazione della propria clientela.
Nel corso degli anni SICAR ha rappresentato
per la città di Firenze e
per tutta la provincia i marchi francesi
più blasonati, come Simca e Talbot
passando per Peugeot ed arrivando
nel 2008 a CITROEN, marchio che
unisce la garanzia di 90 anni di storia
ad una visione dell’auto proiettata
al futuro ed al rispetto dell’ambiente.
Citroen infatti già 10 anni fa produceva
vetture munite di FAP (filtro antiparticolato)
che rendeva le proprie
motorizzazioni diesel le più pulite al
mondo.
Con l’inizio di questo decennio Citroen
ha raccolto la sfida dei tempi ed
ha progettato e realizzato un motore
totalmente elettrico di ultima generazione
montato sulla vettura “C –Zero”
ed un motore a gasolio “micro-ibrido”
denominato E-HDI che oltre a garan-
precedente21
tire risparmi del 15% di carburante
riduce a livelli non misurabili le emissioni
di polveri sottili, il fattore più
pericoloso dell’inquinamento urbano.
Ma l’impegno di Citroen sul fronte
dell’ambiente non si ferma solo a
questo, infatti Citroen fa parte del
progetto europeo “European Clean
Transport Facility” che ha come
scopo la riduzione delle emissioni di
CO2 in tutta Europa.
È stato quindi abbastanza naturale
che SICAR STILE Concessionaria CI-
TROEN e la Cooperativa Agricola di
Legnaia, realtà fortemente radicate al
territorio, condividessero questi valori
che in qualche modo li accomunano
ed iniziassero una collaborazione
per veicolare “La forza della tradizione”.
Questa collaborazione vuole infatti
essere un modo per preservare dei
valori preziosi come la salvaguardia
dell’ambiente e la tutela del territorio
anche attraverso la diffusione di
prodotti automobilistici di eccellenza
come quelli prodotti da CITROEN.
In un progetto di questo tipo non potevano
non essere al centro dell’attenzione
tutti i Soci e gli “Amici di
Legnaia” che potranno recarsi nei
punti vendita Sicar Stile in via del
Cantone, 94 – Osmannoro (tel. 055
342361), via Toselli 101 (tel. 055
364384), viale de Amicis, 181 (tel.
055 6540520) per scoprire le condizioni
eccezionali a loro dedicate
ma soprattutto per ricevere al momento
dell’acquisto di una autovettura un
buono acquisto di 150 euro da poter
spendere in tutti i punti vendita della
Cooperativa.
Inoltre tutti i Soci e gli Amici di Legnaia
che diverranno clienti di SICAR potranno
contare su sconti fino al 30%
su tutti gli interventi in officina e per
tutti gli acquisti nel magazzino ricambi
della Concessionaria Sicar.
22 23
successiva24

attualità
Progetto Tanzania
dr. Gabriele Maneo
Ufficio tecnico Cooperativa Agricola di Legnaia
Lo stato dell’arte
e programmi futuri
In Tanzania stiamo andando verso la
fine della stagione delle piogge e la
maggior parte delle colture è prossima
alla raccolta.
In questa stagione, a differenza di
quella del 2009-2010, nella quale
avevamo diretto le sperimentazioni per
individuare le varietà più idonee alle
condizioni locali, abbiamo allargato
le prove alla gestione della fertilità del
suolo.
Le sperimentazioni sono state impostate
su mais e girasole, le principali colture
nella zona, per osservare la risposta
delle piante e la convenienza di diverse
fertilizzazioni. Le tesi comprendono
varie dosi di concimi minerali complessi
reperibili in loco (NPK 20-10-10),
letame e varie combinazioni. L’analisi
dei risultati produttivi ottenuti con le diverse
tesi ci permetterà di capire quali
sono i metodi di fertilizzazione più
idonei nella zona e quelli che possono
fornire un maggior ritorno economico.
Altre prove in corso riguardano l’adattabilità
di alcuni cereali come frumento,
avena, orzo, farro e riso alle condizioni
ambientali della zona di Itigi.
Un problema sul quale ci stiamo focalizzando
nell’ultimo periodo riguarda la
precedente23
conservazione delle derrate alimentari.
Nella zona le granaglie sono spesso
stoccate troppo umide e in locali non
idonei, entrambi fattori che favoriscono
la diffusione di patologie fungine e
gli attacchi da parte di insetti e roditori.
Le notevoli perdite che si hanno
nello stoccaggio portano i coltivatori a
non accumulare scorte e a vendere le
proprie produzioni nel periodo immediatamente
successivo alla raccolta. In
questo modo si verifica una forte concentrazione
dell’offerta, i prezzi pagati
ai coltivatori sono molto bassi, mentre
nei periodi più lontani dalla raccolta i
consumatori si trovano ad acquistare
gli stessi prodotti da altre regioni; in
questi periodi il prezzo può avere incrementi
anche del 50% e molte famiglie
rischiano di non potersi permettere
gli alimenti di base.
Il Dipartimento di Ingegneria della
Facoltà di Agraria di Firenze sta progettando
dei silos da realizzare in Tanzania,
utilizzando tecniche semplici e
materiali locali reperibili a basso costo.
Tali strutture saranno testate con le produzioni
ottenute dai campi sperimentali
dell’Ospedale; le strutture e i metodi di
stoccaggio che risulteranno più efficaci
saranno poi promossi e diffusi nella
comunità locale in modo da favorire
l’accumulo di scorte alimentari per far
fronte a periodi difficili, per rendere
meno volatile il prezzo degli alimenti di
base nel corse dell’anno e per permettere
maggiori guadagni ai coltivatori.
Nel periodo della raccolta saranno
inoltre effettuati dei campionamenti sulle
produzioni realizzate dai coltivatori
locali e sarà determinata l’umidità della
granella. In questo modo potremmo
dare indicazioni ai coltivatori sulla durata
e sul metodo di essiccazione che
potrà permettere una maggior conservabilità
delle derrate.
Nella stalla e nell’orto,
ottimi risultati
Il passaggio a stabulazione libera ed
un’adeguata alimentazione e disponibilità
di acqua hanno permesso di
ottenere nella stalla dell’Ospedale produzioni
medie di latte doppie rispetto
a quanto si aveva prima dell’avvio del
progetto e il toro di razza Frisona, acquistato
ancora giovane lo scorso anno
per portare avanti l’opera di miglioramento
genetico, ha già fatto i primi salti.
La razza migliorata che si formerà
nella stalla dell’Ospedale potrà poi essere
diffusa nella comunità locale.
Infine l’orto che è in continua espansione.
Fino allo scorso anno dall’Ospedale
di Itigi partiva almeno una volta
al mese una macchina per andare ad
acquistare frutta e verdura a Dodoma,
percorrendo circa 340 Km tra andata
e ritorno. Dalla fine del 2010, con il
nuovo orto a pieno regime e grazie
ad un motocoltivatore donato dalla
Grillo, la situazione si è ribaltata. I
viaggi vengono comunque effettuati,
ma per portare gli ortaggi alle altre
missioni.
I lavori proseguono anche sugli altri
fronti, è stata allargata la piantagione
di Jatropha, una pianta dal cui
seme si estrae un olio utilizzabile
come combustibile nei motori diesel;
sono stati impiantati nuovi frutteti e
recuperati i vecchi e sempre più coltivatori
locali sono coinvolti nel progetto.
Vengono effettuate consulenze
e l’Ospedale di Itigi inizia ad essere
riconosciuto nella zona come una realtà
di notevole interesse per l’agricoltura
locale.
zootecnia
Latte ad Itigi
Prof. Riccardo Bozzi
DIBA – Sezione Scienze Animali – Università di Firenze
Con il progetto Tanzania
si incrementa la produzione
di latte
Il progetto Tanzania della Cooperativa
di Legnaia ha, tra gli altri obiettivi,
l’incremento della produzione di latte
nella stalla situata ad Itigi. Tale realtà
zootecnica è costituita da un allevamento
di bovine da latte di chiara derivazione
Holstein (Frisona americana)
incrociate con animali locali. La consistenza
iniziale della stalla, all’inizio del
progetto, era intorno ai 20 capi adulti,
di cui meno della metà in produzione
e di un numero notevole di animali giovani.
Fino dalla prima visita alla stalla era
stato possibile individuare i punti critici
della gestione e su questi si è cercato
di intervenire in prima istanza senza
peraltro dimenticare l’obiettivo finale
del miglioramento globale dell’allevamento.
Il primo intervento ipotizzato
era la creazione di un registro di stalla
per il monitoraggio dell’attività sia
riproduttiva sia produttiva; al tempo
stesso sono state individuate, in base
alle condizioni climatiche della zona,
essenze e varietà foraggere che potevano
adattarsi bene in tale ambiente.
L’alimentazione, come prevedibile, era
uno dei punti deboli del sistema e oltre
ad individuare essenze per pascolo
e/o sfalcio si è provveduto ad individuare
piante che, sfruttando le aree
marginali dell’azienda, potessero fornire
alimento per il bestiame nei periodi
di ridotta disponibilità o funzionassero
comunque come “riserva di proteina”.
Si è poi ipotizzato un sistema di raccolta
e immagazzinamento degli alimenti
(fieno) adeguato ad un successivo sfruttamento
nel corso dell’annata.
Altro settore di intervento è stata la gestione
giornaliera degli animali, con il
passaggio da un sistema misto “stallino
notturno/pascolo diurno” ad un sistema
di stabulazione libera durante la
notte e pascolo diurno permettendo al
tempo stesso il libero accesso all’acqua
di abbeverata durante tutte le ore
della giornata.
Il passaggio a stabulazione libera, oltre
agli indubbi vantaggi, ha richiesto
una separazione dei soggetti maschi
(non adibiti alla riproduzione) dalla
mandria e si è posto quindi il problema
di una rapida utilizzazione di questi
soggetti, il cui mantenimento in stalla
nelle condizioni attuali rappresenta un
costo più elevato di quanto possa essere
poi il ricavo al momento dell’eventuale
vendita.
Infine, in una visione di più ampio respiro,
è stato pensato di sostituire il toro
aziendale con un nuovo torello, proveniente
dall’allevamento del Villaggio
della Speranza di Dodoma sempre
della CPPS; in tale allevamento infatti
è attivo da qualche anno un piano
di miglioramento genetico utilizzando
genealogia di razza Frisona italiana
scegliendo, tra i migliori riproduttori
disponibili, quelli che mostravano indice
genetico positivo per la facilità di
parto.
Tutto questo era stato deciso dopo una
prima missione compiuta nel marzo del
2009 e qui di seguito vengono riportati
i risultati essenziali conseguiti fino
ad oggi. È adesso presente un registro
di stalla che riporta i dati anagrafici di
ciascun animale, la carriera riproduttiva
e le produzioni di latte. Il censimento
aziendale ha registrato un totale di
32 soggetti di cui 19 femmine, 7 non
ancora in produzione. È stato stilato un
piano di sviluppo della stalla che dovrebbe
portare nel 2015 ad avere 25
capi in totale di cui 24 femmine con
una produzione media stimata giornaliera
di oltre 100 litri e con un’ipotesi di
produzione media giornaliera a capo
di 7 litri (rispetto ai valori di inizio ricerca
che oscillavano tra i 30 ed i 60 litri
di latte al giorno). La riduzione prevista
interessa soprattutto i soggetti maschi
che, come ricordato, rappresentano un
costo, ma anche di alcune femmine in
modo da avere a parità di produzione
di latte un carico animale ridotto e di
conseguenza minori spese. Le minori
spese riguardano ovviamente l’alimentazione,
composta da crusca di mais
e panello di girasole oltre che fieno
ad libitum, che nel corso della speri-
24 25
mentazione è stata modificata sia bilanciando
diversamente gli ingredienti
sia aumentando le quantità giornaliere.
La dieta è stata inoltre diversificata per
le categorie produttive ed attualmente
sono presenti 3 differenti tipi di razione:
vacche in lattazione, manze e toro,
vitellame.
Per ciò che concerne le aree a pascolo
state create delle parcelle sperimentali
con consociazioni tra graminacee e
leguminose (Chloris gayana/Centrosema
spp. o Clitoria ternata). Durante
il primo anno di test, purtroppo, si è
assistito a un’ampia presenza di infestanti
ma la coltivazione sarà ripetuta
in questa annata agraria.
Il piano di sviluppo della stalla ha previsto
inoltre il passaggio alla stabulazione
libera e, ad oggi, è stato realizzato
il recinto in cui gli animali possono
muoversi liberamente durante le ore in
cui non sono portati a pascolare avendo
al tempo stesso sempre a disposizione
l’acqua di bevanda.
Per ciò che concerne le piante da utilizzare
per l’alimentazione di soccorso
o come riserva proteica, sia le superfici
aziendali non utilizzate sia le tare di
coltivazione sono state impiegate per
mettere a dimora piante di Fico d’India
(Opuntia ficus-indica varietà senza
spine), Gelso (Morus spp.) e Leucena
(Leucaena leucocephala) che saranno
indispensabili nei momenti di ridotta
disponibilità alimentare.
La sperimentazione procede e le informazioni
che costantemente arrivano
dalla pratica aziendale sono integrate
nel piano di sviluppo della stalla; la
prossima missione di verifica sarà il momento
per fare il punto della situazione
e per decidere le azioni da intraprendere
in futuro.
successiva26

zootecnia
Un allevamento speciale in Mugello
di Francesca Falcini
Tecnico esperto in Allevamento e Gestione della Fauna Selvatica
L’esperienza positiva
dell’allevamento della lepre
in Mugello
La lepre, una delle specie selvatiche
autoctone principe del territorio Toscano,
è oggi oggetto di problematiche
inerenti alla tutela, all’incremento delle
popolazioni naturali e alla regolamentazione
della caccia.
È ben noto come lo sviluppo economico
e sociale verificatosi negli ultimi
50 anni, in tutta Italia, abbia prodotto
drastici cambiamenti ambientali che si
sono ripercossi anche sulla fauna selvatica
determinandone un declino numerico
generalizzato. Le cause sfavorevoli
che hanno portato a queste profonde
trasformazioni sono molteplici e possono
essere imputabili sia alle pratiche
colturali intensive che all’utilizzo di
sostanze chimiche inquinanti che hanno
distrutto gli ecosistemi più ricchi e
complessi modificando l’habitat. Oltre
ai fattori ambientali però un’altra causa
sfavorevole al mantenimento e allo sviluppo
delle popolazioni di lepre è da
attribuirsi alla, spesso errata, gestione
del territorio, data dalle difficoltà di ripopolamento
(spesso fatta con soggetti
non idonei), da un errato controllo dei
predatori naturali (volpi e rapaci diurni)
e opportunisti (cinghiale e corvidi) che
sono aumentati con il moltiplicarsi delle
discariche a cielo aperto, nonché da
una pressione venatoria eccessiva e
non pianificata.
Tutti gli anni, sul territorio regionale,
vengono effettuate immissioni con soggetti
provenienti da allevamenti di fauna
selvatica a scopo di ripopolamento,
regolamentati dalla legge n. 157 del
’92, per cercare di ricostituire popolazioni
ridotte in tempi brevi ma non sempre
i risultati ottenuti sono quelli sperati.
Per tale motivo, negli ultimi anni, in
buona parte del territorio Toscano è
andato sempre più crescendo l’interesse
verso tecniche di allevamento della
lepre, alternative al solo allevamento
in gabbia, in grado di fornire soggetti
capaci non soltanto di adattarsi
all’ambiente selvatico ma soprattutto
di sopravviverci e di riprodursi. Diverse
sono le strutture, dai centri pubblici
di selvaggina agli allevamenti privati,
presenti nelle varie province Toscane,
che utilizzano metodi di allevamento
qualitativamente buoni. Naturalmente
l’ambiente e la sua gestione hanno un
ruolo fondamentale sulla sopravvivenza
della lepre sul nostro territorio.
La lepre è una specie molto sociale che
può arrivare anche a densità di 40-
100 soggetti/km² negli ambienti idonei;
nonostante si adatti ad una grande
varietà di luoghi, preferisce quei territori
caratterizzati da un clima secco e
tendenzialmente continentale, con ampie
aree aperte alternate a cespugli
sparsi, coltivi e bosco. Le sue esigenze
alimentari (consuma principalmente
granaglie) la portano ad utilizzare in
ampia misura le coltivazioni cerealicole,
soprattutto i cereali autunno vernini,
che le assicurano l’essenziale delle risorse
da ottobre a maggio. Da maggio
a settembre mostra una preferenza
per le leguminose e per diverse piante
erbacee (Compositae, Cruciferae etc.)
e arbustive (Fabaceae, Rosaceae etc.)
delle quali utilizza principalmente i bottoni
fiorali e le infiorescenze.
Dalla conoscenza delle esigenze ecobiologiche
della lepre, ottenuta dai
diversi studi effettuati negli ultimi anni
sia sui soggetti in allevamento che sui
soggetti in libertà, è oggi possibile allevare
animali che hanno performance
riproduttive e di adattamento equiparabili
a quelli selvatici.
Realtà fiorentina
Dall’inizio degli anni ‘90 ad oggi la
realtà della lepre nel territorio della
provincia di Firenze ha subito notevoli
cambiamenti. In quegli anni, attraverso
i censimenti effettuati in territorio,
passammo da una densità medio-alta
della lepre (circa 180 lepri censite solo
nel territorio libero del comune di Vicchio
del Mugello) ad una densità irrisoria
(36 lepri nella stessa area censita)
con un notevole incremento della fauna
ungulata, soprattutto del cinghiale.
Questo trend negativo fece preoccupare
molto sia le amministrazioni, che i
cacciatori, che gli organi preposti alla
gestione del territorio portandoli ad effettuare
scelte nuove e coraggiose che
invertissero la situazione dell’epoca.
Un esempio
qualitativamente valido
Alla fine degli anni ’90, per ovviare alla
problematica della diminuzione della lepre
e per cercare un’alternativa al ripopolamento
del nostro territorio con lepri
provenienti da un mercato, spesso estero
e comunque, non più in grado di fornire
reali garanzie sulla qualità, la salute
e la prolificità dei soggetti acquistati, in
provincia di Firenze nasce l’allevamento
“Poggio Mulino”. Fu l’Associazione cacciatori
di Vicchio, formata da un cospicuo
numero di cacciatori appartenenti alla
Federazione Italiana della Caccia che
nel 1998, avendo individuato nel territorio
di Vicchio un ambiente certamente favorevole
all’allevamento della lepre, con
l’aiuto della FIDC fiorentina acquistò in
questa zona un terreno di circa 10 ettari,
dando l’avvio a questo progetto. Ancora
oggi a distanza di 20 anni sono le stesse
persone che gestiscono l’intero allevamento.
L’allevamento è partito con l’acquisto,
presso un allevamento amatoriale
sito alle pendici dell’Appennino mugellano,
di 12 esemplari di lepre autoctona,
8 femmine e 4 maschi; oggi è dotato di
40 gabbie di riproduttori e 80 gabbie
di stazionamento per i giovani nati, con
una produzione media annuale di circa
150 soggetti. L’area collinare dove ha
sede l’Allevamento è caratterizzata da
una bassa densità di insediamenti abitativi
e produttivi non agricoli ed è sita
proprio nel cuore del Mugello. L’habitat
è quello maggiormente adatto alla vita
della lepre, che vi trova buone possibilità
di approvvigionamento alimentare quasi
tutto l’anno, per la presenza di una vegetazione
ricca di essenze.
Di queste caratteristiche ambientali ha tenuto
conto l’allevamento durante la fase
di iniziale di progettazione dell’impianto,
mantenendole inalterate e comunque
prevedendo di integrarle nel tempo, per
un miglior approvvigionamento alimentare
dentro i recinti di ambientamento, con
interventi agronomici molto modesti (arature
leggere o fresature) e colturali idonei
(semine di miscugli), con il ripristino di
aree cespugliate e il mantenimento delle
zone boscate, coerentemente con quelli
che erano gli scopi prefissati. Infatti, lo
scopo principale della nascita dell’allevamento
“Poggio Mulino” è stato quello
di allevare la lepre allo stato seminaturale
ossia di produrre soggetti perfettamente
ambientati e con caratteri di selvaticità
tali da poter essere immesse con esito
positivo sul territorio libero della provincia
di Firenze.
Le strutture dell’allevamento occupano
un’area complessiva di 10 ettari, completamente
recintata. Nella costruzione
dell’impianto particolare attenzione è
stata dedicata ai sistemi di difesa e di
tranquillità degli animali. La recinzione
perimetrale alta due metri è caratterizzata
da elementi che non consentono l’ingresso
di predatori terrestri dall’esterno,
con una doppia rete basale interrata un
metro, integrata con fili elettrici a diverse
altezze, che impedisce il passaggio ai
predatori anche molto piccoli. La parte
alta della recinzione è provvista di una
rete “antigatto” ricurva verso l’esterno con
angolatura di 45°(209).
Le tre aree
dell’allevamento
La prima area, che si trova entrando
nell’allevamento, è un recinto di ambientamento
che ha la superficie di 3
ettari. All’interno di quest’area è collocato
un annesso agricolo che funge da
rimessa per gli attrezzi e da magazzino
e da ufficio. Il resto del terreno,
adibito all’ambientamento delle lepri a
terra, è costituito da una parte boscata
e da una zona aperta che è stata predisposta,
mediante modesti interventi
di ripristino ambientale, mantenendo
gli appezzamenti che vi ricadono con
vegetazione spontanea e cespugli, alternati
ad aree di 1-2 ettari coltivate
con essenze in grado di soddisfare le
esigenze alimentari della lepre soprattutto
in periodo invernale.
La seconda area misura circa 4 ettari
ed è suddivisa in due zone: quella dei
parchetti dei riproduttori e quella dei
parchetti di stazionamento dei giovani.
La zona dove si trovano i parchetti dei
riproduttori è composta da 3 gruppi di
gabbie; i gruppi sono disposti ad una
distanza di circa 30 metri l’uno dall’altro
e ciascun gruppo è esposto frontalmente
verso Est, al riparo dai venti. Ogni gruppo
ospita soggetti con linee di sangue
diverse ossia soggetti che provengono
da allevamenti situati in zone diverse tra
loro. Sono tre le linee di sangue presenti
in allevamento e provengono rispettivamente
da un allevamento dell’alto Mugello,
da un allevamento di Grosseto e
da un allevamento di Perugia. Le gabbie
sono disposte su file ed ospitano
ciascuna una coppia di riproduttori. La
zona dove vengono stazionati i giovani
è localizzata poco sotto quella dei ri-
produttori. Anch’essa è composta da 3
gruppi di gabbie stabiliti sempre in base
alla linea di sangue. I piccoli vengono
trasferiti nelle gabbie di stazionamento
intorno ai 25 giorni di età, terminato lo
svezzamento, dove restano fino a circa
la fine di Novembre dopo di che vengono
rilasciati nei recinti di ambientamento.
Ogni gabbia di stazionamento
ospita 2 piccoli, fratelli nati dalla stessa
covata. Tale accorgimento permette di
evitare aggressività eccessive causate
da soprannumero, in quanto la lepre è
un animale facilmente stressabile. Inoltre,
tenendoli separati si evita che i soggetti
più grandi, ossia nati nei primi mesi
dell’anno, possano prevaricare su quei
soggetti nati in periodi più tardivi; infatti,
i piccoli di lepre nascono generalmente
da Gennaio a Settembre per cui all’interno
delle gabbie di stazionamento si
trovano soggetti di diverse età.
La terza area è utilizzata per l’ambientamento
delle lepri. Misura circa 3 ettari
e come l’altra è stata predisposta in maniera
tale da consentire il massimo utilizzo
dell’ambiente dai soggetti immessi
sia per quanto riguarda l’alimentazione
naturale che come punti rifugio per fuggire
ai predatori aerei (poiane e falchetti),
ampiamente presenti nella zona.
Per poter permettere ai soggetti immessi
nei recinti di ambientamento di
abituarsi gradualmente ad un’alimentazione
di tipo naturale e quindi per
non incorrere in problemi sanitari come
patologie gastroenteriche, le 2 aree di
ambientamento sono state disposte sia
di punti d’acqua che di alimentatori.
Nelle aree di ambientamento vengono
quindi immessi soggetti di diverse età,
tutti giovani nati dell’anno, all’interno
delle quali rimangono per un periodo
di circa 3 mesi dalla fine di novembre
fino circa alla fine di febbraio. In questo
periodo vengono effettuate le catture,
senza l’utilizzo dei cani che possono
essere notevole fonte di stress per
le lepri, dopodiché le lepri vengono
finalmente liberate in territorio libero.
Il numero degli animali prodotti dall’allevamento
e immessi ogni anno nelle
2 aree di ambientamento risulta essere
compreso tra 130 e i 160 soggetti in
totale ma può essere molto suscettibile;
inverni troppo piovosi o estati particolarmente
torride possono influire molto
sulla produttività delle lepri.
La rimonta interna, consente di tenere i
riproduttori in gabbia per circa 3 stagioni
riproduttive, a seconda delle caratteristiche
di prolificità dei soggetti, dopodiché
una volta trascorso un sufficiente
periodo di permanenza nei recinti di
ambientamento, vengono anch’essi liberati
nel territorio, ancora in ottime con-
dizioni per riprodursi in ambiente libero.
L’allevamento è costantemente monitorato
dal Dipartimento Zooprofilattico
dell’Università di Perugia per quanto
riguarda le dinamiche sanitarie dei soggetti
presenti in sito. Tutte le lepri presenti
nell’allevamento sono trattate con
farmaci anticoccidici che vengono somministrati
direttamente miscelati all’alimentazione.
Ai giovani nati dopo il 60°
giorno di vita viene somministrato il vaccino
per l’EBHS, ripetuto dopo 6 mesi
sui soggetti ancora presenti nei parchetti
di stazionamento mentre ai riproduttori
in gabbia il vaccino viene somministrato
costantemente ogni 6 mesi fino alla fine
della carriera riproduttiva. Ultimamente
l’allevamento ha stabilito un accordo
anche con il Dipartimento di Produzione
Animali dell’Università di Pisa per cominciare
un progetto di riproduzione a terra
da effettuare in un’altra area, appena
acquisita e delle dimensioni di 2 ettari,
limitrofa all’Allevamento stesso, al fine di
poter ancora di più migliorare la selvaticità
e le performance degli animali immessi
in territorio libero. Quello dell’Allevamento
“Poggio Mulino” è l’esempio
di una piccola realtà che si è andata
sviluppando negli anni sul territorio fiorentino;
una realtà nata dalla volontà,
dall’esperienza diretta con gli animali,
dalla collaborazione fra singoli cacciatori,
enti di gestione e mondo scientifico;
una realtà che è riuscita davvero ad
ottenere risultati qualitativamente positivi
sui soggetti allevati e poi rilasciati; una
realtà da prendere come esempio.
Conclusione
Attraverso le analisi dei dati a disposizione
della Provincia di Firenze, relativi
sia ai prelievi sia alla presenza della
specie nei vari Istituti faunistici, è possibile
affermare che la Lepre, dopo il
declino numerico culminato nei primi
anni ’90 stia recuperando sia in termini
di distribuzione omogenea sul territorio
sia in termini di densità. Un dato effettivo
capace di dimostrare l’incremento
che ha avuto la lepre nel contesto del
territorio Mugellano è dato anche dalla
nascita, in questo territorio, di un notevole
numero di Aziende faunistiche
Venatorie che hanno come specie di
indirizzo proprio la lepre. I motivi della
buona presenza di questo selvatico
dipendono quindi da una corretta gestione
incentrata sullo sviluppo ed il miglioramento
delle Zone di Protezione e
del territorio agro-forestale nonché sulla
progressiva immissione in territorio di
soli soggetti di cattura o provenienti da
allevamenti di qualità come quello di
“Poggio Mulino”.
26 27
precedente25 successiva28

alimentazione e salute
Verdura e frutta
di stagione
a cura Ufficio tecnico Cooperativa Agricola di Legnaia
Il tempo delle primizie
Settembre ed ottobre, almeno fino alle prime gelate, rimangono il
periodo di maggior abbondanza di raccolti perché nei nostri campi
si trovano in contemporanea gli ortaggi estivi, anche se ormai a fine
ciclo (pomodori, melanzane, peperoni, zucchine, cetrioli, fagioli,
fagiolini, ravanelli, insalate, radicchi a taglio, basilico, erbe aromatiche)
e quelle di inizio autunno (cavolfiori e broccoli, spinaci,
finocchi, porri, bietola, cavoli verza e cappuccio); fra la frutta è in
raccolta quella più gustosa, che ha in incamerato tutto il sole estivo
ed impiegato tutta l’estate per maturare: le pesche tardive (tra cui
le famose e ottime cotogne a polpa gialla e la “regina di Londa” a
polpa bianca); le susine President e le Stanley (prugne); i fichi (che
“spariranno” appena incomincerà a piovere più intensamente); le
pere (abate, kaiser); tutti i tipi di mele e le noci.
Ma la regina del periodo è certamente l’uva, sia da mensa che da
vino. Come ormai sappiamo la produzione locale di uva da tavola
è praticamente assente, ma a “Legnaia” possiamo trovare l’uva dei
soci dell’Italia meridionale, già presente da alcune settimane. Le varietà
più precoci dell’uva da vino sono ormai raccolte, mentre le tradizionali
(Sangiovese e Trebbiano) lo saranno ai primi di ottobre.
Ad ottobre fra la frutta, ormai terminate anche le ultime pesche
tardive ed i fichi troviamo inoltre diosperi, melagrane, mele (stark,
golden, fuji) e pere (abate, conference e kaiser), che ci accompagneranno
anche nei prossimi mesi invernali.
S.T.
* non cumulabile allo sconto del 4%
presente su tutti gli altri prodotti
precedente27
Prodotti
ortofrutticoli
di stagione
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LO N G S
In offerta per Soci e Amici di Legnaia
TUTTI I GIORNI
Carne
con sconto 10% S
ricetta
Cavolfiore al velluto
Ingredienti per 4 persone
1 cavolfiore
4 patate
50 g di burro
1 tazza di brodo di carne
formaggio parmigiano grattugiato
1 cucchiaio di prezzemolo tritato
sale
Preparazione
Lessare le patate, pelarle, passarle al passaverdura e
metterle sul fuoco con metà burro, lavorandole con il
mestolo e aggiungendo il brodo, in modo da ottenere
una salsa sul tipo della besciamella.
Unire 1 cucchiaiata di prezzemolo tritato.
Far lessare il cavolfiore in acqua salata in ebollizione
e ritirarlo piuttosto al dente.
Metterlo in 1 pirofila imburrata e coprirlo con la salsa.
Aggiungere il resto del burro a fiocchetti, il parmigiano
e far gratinare in forno.
Pesce
Tutti i giorni
IN PROMOZIONE
S
Coltivare che passione!
a cura Ufficio tecnico Cooperativa Agricola di Legnaia
Orto
e frutteto
Nei mesi di
settembre ed ottobre
e fino alle
prime gelate
sono ancora
in raccolta
moltissimi ortaggi
estivi e, stanno
per iniziare le raccolte
di ortaggi tipicamente autunnali,
in modo particolare porri, cavolo fiore
precoce, cavolo verza, cavolo broccolo
e bietola. In questo periodo si possono
ancora trapiantare gli ultimi radicchi (di
Chioggia, di Verona, Pan di zucchero)
ed insalate invernali e seminare gli spinaci
e le bietole di varietà invernali, che
riescono a crescere anche con basse
temperature e giorno corto, per raccoglierli
a durante la stagione fredda.
In posizione riparata o in struttura protetta
si possono iniziare a trapiantare le prime
lattughe da serra, da raccogliere fra novembre
e dicembre.
È il momento giusto per iniziare a preparare
il terreno per le prime semine di fave
e piselli che faremo nei prossimi mesi,
concimandolo abbondantemente con
sostanza organica utilizzando stallatici
o pollina.
Le patologie più frequenti nei mesi autunnali
riguardano generalmente i porri,
con probabili attacchi di peronospora e
tignola, i cavoli con attacchi di batteriosi
e le lattughe, soprattutto quelle di serra,
con attacchi di bremia (peronospora) e
sclerotinia.
A tal proposito si raccomanda di consultare
sempre i tecnici della Cooperativa
per poter utilizzare i farmaci più adatti
alla loro prevenzione.
Nel frutteto sono in raccolta le ultime
susine delle varietà europee e sta per
iniziare la fase fenologica cosiddetta di
“caduta foglie”. Si ricorda a tal proposito
come sia necessario, in quello stadio, effettuare
i primi trattamenti per le piante di
pesco con prodotti a base di rame o di
bitertanolo+dodina (proclaim combi)
Sono anche i mesi dei trapianti di nuove
piante, sia fruttiferi che olivi e viti e delle
prime operazioni di potatura.
Giardino
In giardino il mese di settembre è il periodo
di passaggio fra fioriture estive,
ormai alla fine e quelle autunnali, che
stanno per iniziare; nei primi giorni di
ottobre si possono iniziare i trapianti
delle bulbose autunnali (tulipani,
giacinti, amarillis) che fioriranno nella
prossima primavera (2011) e quelli
di molte essenze arbustive come alloro,
lauroceraso, photinia e viburno:
ricordiamo infatti che, se la stagione
lo consente, il trapianto autunnale offre
ampie garanzie di successo, a volte
maggiori di quello primaverile. È anche
il periodo giusto per trapiantare le
classiche viole del pensiero (pansé) e
le pratoline, che ci accompagneranno
invece per tutto l’inverno.
Prima di effettuare i trapianti o le semine
è buona norma concimare sempre
con sostanza organica e preparare
un drenaggio adeguato in fondo alla
buca per evitare i ristagni idrici, che
comprometterebbero la vita futura delle
piante.
A fine ottobre le piante di agrumi presenti
vanno riposte in luogo riparato
dal freddo (serra o limonaia) per evitare
danni a volte irreparabili non solo ai
frutti presenti, ma alla pianta stessa.
28 29
Tulipano
Casa
e terrazza
I mesi di tarda estate ed inizio autunno
sono un periodo più di mantenimento
che di interventi. Se vogliamo, però,
continuare a goderci ancora le nostre
piante in terrazza ed in appartamento
è necessario continuare a concimarle e
seguirle con attenzione. Le regole per le
irrigazioni, che con le temperature più
basse dovranno ridursi, sono le stesse: i
terricci devono rimanere umidi, ma deve
essere sempre evitato il ristagno di acqua
nei sottovasi, per evitare gli ormai arcinoti
marciumi radicali. È importante anche
ripulire regolarmente le piante da foglie
e fiori secchi.
Le patologie più temibili in questo periodo
sono le fisiopatie, che non sono vere e
proprie malattie derivanti da attacchi di
patogeni animali o vegetali, ma problemi
che derivano da piccoli errori agronomici,
quali ad esempio il cattivo posizionamento
delle piante in ambiente chiuso (ad
esempio al buio o vicino ad una corrente
d’aria) ed il già ricordato ristagno idrico,
che possono provocare cadute di foglie
(tipiche quelle del ficus benjamin e del
ficus elastica) e macchie nerastre sulle
foglie stesse (particolarmente presenti su
pothos e kentia).
I concimi da utilizzare devono essere ricchi
di azoto, fosforo e potassio per ridare
nuovo slancio alle piante e per preparare
l’apparato radicale per i mesi invernali.
In questo mese si possono “travasare” le
piante che mostrano segni di insofferenza
perché costrette in recipienti troppo piccoli,
raccomandando di utilizzare a questo
scopo vasi soltanto di una misura (2 cm)
superiore al vecchio contenitore.
A fine ottobre è necessario predisporre
le strutture (piccole serre in polietilene ad
esempio) per il ricovero invernale delle
piante “estive” da terrazzo come gerani,
solanum e surfinie.
S.T.
successiva30

notizie dalla coop di Legnaia
Gita a Verona sabato 28 maggio
Sabato 9 aprile alla “Legnaia Pistoiese”
(via del Redolone, località Pontestella)
e sabato 16 aprile nella sede
di Borgo San Lorenzo della Cooperativa
di Legnaia (viale della Resistenza
50) si terrà una GIORNATA CLIENTI
JOhN DEERE. Saranno presentate
macchine agricole e da fienagione e
in particolare la nuova serie 5000 dei
trattori gommati JOhN DEERE.
Inoltre chi acquisterà un trattore
John Deere della serie 6000
avrà la garanzia di 5 anni gratuita.
I nostri link
Il nostro Sito, studiato in collaborazione
con John Deere, propone
anche una serie di servizi correlati
all’esserne concessionari. Vi si accede
direttamente dal link http://concessionario-jd.it/legnaia/
sopra o
dal bottone “Meccanica Professionale”
dell’home page del nostro portale
www.legnaia.it, linkando dall’immagine
(come dall’esempio allegato).
precedente29
La Gita di primavera per Soci e Amici
della Cooperativa di Legnaia questo
anno sarà a Verona, città che è stata
dichiarata patrimonio dell’umanità
dall’UNESCO per la sua struttura urbana
e per la sua architettura. Grazie alle
preziose spiegazioni di una guida non
mancheremo di visitare, oltre al Ponte
Romano sul fiume Adige, la bellissima
Arena e la famosa casa di Giulietta.
Per avere informazioni più dettagliate
telefonare all’ufficio Marketing della
Cooperativa di Legnaia dalle ore
9.00 alle ore 13.00 al numero 055
7358297.
Costo della gita 125,00 euro
Compreso nella quota: viaggio A/R in
Giornata clienti
MACCHINE AGRICOLE
Oltre alla visualizzazione dell’usato
interno alla concessionaria stessa il
sito offre anche altri servizi del mondo
John Deere. Interessante servizio
è la possibilità di ordinare i ricambi
direttamente in concessionaria comodamente
seduti da casa attraverso il
servizio JD Parts (e non solo ricambi
John Deere).
pullman Gran Turismo, pranzo in ristorante
(bevande incluse), guida turistica
per l’intera giornata, polizza assicurativa.
La gita verrà effettuata al raggiungimento
di almeno 35 partecipanti.
Iscrizioni entro il 25 aprile.
Corsi
VINITALY
VENERDÌ 8 APRILE
La Cooperativa Agricola di Legnaia
organizza un pullman per visitare
la manifestazione.
Informazioni, dettagli e costi
presso il centralino 055 73581
mercoledì 16 mArZo
23 mArZo e 30 mArZo
conosci l’olio
extravergine
di oliva di qualità?
In collaborazione con la Camera
di Commercio di Firenze
e del personale del laboratorio
iscritto all’elenco dei tecnici assaggiatori
di olio.
Ore 17.30-19.00 presso il salone
dell’assemblee via Baccio
da Montelupo 180.
Prenotazione allo 05573581
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Offerte valide
dal 22 marzo al 7 aprile
Per merce in magazzino, fino ad esaurimento scorte. I quantitativi massimi acquistabili devono essere in relazione al consumo aziendale per i prodotti professionali e a quello familiare per gli altri - Prezzi I.V.A. inclusa Le promozioni sono riservate esclusivamente ai Soci e Amici di Legnaia
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Quadruccini di carne
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Tortellini
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Pomodori secchi
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Boscaiola condimento
Legnaia gr. 70
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3,08 2, 46
Pesto rosso
Portofino - Perla gr. 130
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2,53 1, 90
Pesto
Portofino - Perla gr. 130
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3,42 2, 91
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Carta Igienica
Sensitive 4 rotoli 3 veli
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3,50 2, 80
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G N P S V
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Asciugamano
Rotolo singolo - Perfetta mt. 100
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3,50 2, 80
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18%
SCONTO
22%
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20%
SCONTO
15%
SCONTO
27,58
% SCONTO
30%
SCONTO
17,85
% SCONTO
30%
SCONTO
VITA IN CAMPAGNA
Miglior cane
professional Morando kg. 1,250
per soci e amici
1,25 1, 03
B F G N P S V
Miglior gatto
I Deliziosi - Morando gr. 85
per soci e amici
0,80 0, 62
B F G N P
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Mangime gatti
croccantino - Lechat Monge kg. 1,5
per soci e amici
3,70 2, 96
B F G N P
Mangime cani
special dog croccantino - Monge kr. 4
per soci e amici
7,90 6, 72
B F G N P
Bortrac
150 lt. 1
per soci e amici
14,50 10, 50
B F G N P
Concime Compo
Piante verdi lt. 1
per soci e amici
6,50 4, 55
B F G N P
Pasta Caffaro
N.C. lt. 3,5
per soci e amici
28,00 23, 00
B F G N P
S V
S V
S V
S V
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Cupravit blu
W - Bayer gr. 100
per soci e amici
7,10 4, 97
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per soci e amici
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TUTTI I GIORNI
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presente su tutti gli altri prodotti
I prodotti sono disponibili nei punti vendita indicati dal cerchietto Legenda punti vendita: B =Borgo San Lorenzo - viale della Resistenza; F =Figline Valdarno - via Roma; G =Ghiberti - via della Mattonaia (FI); LO =Legnaia Ortofrutta;
N =Novoli - via Lippi e Macia (FI); LV = Legnaia Vivai; S =Sollicciano - via Baccio da Montelupo (FI); V =Villamagna - via Villamagna (FI) ; LP = Legnaia Pistoiese - Pistoia; P =Prato - viale Marconi, Mezzana
25%
SCONTO
25%
SCONTO
30%
SCONTO
30%
SCONTO
25%
SCONTO
25%
SCONTO
30%
SCONTO
22,22
%SCONTO
Silos compostaggio
Termoquick 680 - Stocker
per soci e amici
134,00 100, 50
B F G N P S V
B F G N P S V
Terriccio lattuga
e ortaggi - Vigorplant lt. 20
per soci e amici
2,30 1, 61
B F G N P
S V
Terriccio pomodoro
melanzane, peperoni - Vigorplant lt. 20
per soci e amici
2,30 1, 61
B F G N P S V
Cesoia
P126-22-F - Bahco
per soci e amici
24,90 18, 68
B F G N P S V
Segaccio agricolo
4212-14-6T - Bahco
per soci e amici
25,50 19, 13
B F G N P S V
Disco acciaio
4 S. D.255x1,4 per decespugliatore
per soci e amici
7,75 5, 43
B F G N P S V
Mesembriantemo
vaso dametro cm. 14
per soci e amici
4,50 3, 50
B F G N P S V
LV
25%
SCONTO
25%
SCONTO
13%
SCONTO
20% 21,42
%SCONTO SCONTO
25%
SCONTO
Fioriera legno
Trolly cm. 55
per soci e amici
30,60 22, 95
B F G N P S V
Fioriera legno
Trolly cm. 65
per soci e amici
32,70 24, 53
B F G N P S V
per Soci
ed Amici
di Legnaia
Motosega
MT2600 1/4 - Efco
per soci e amici
331,00 288, 00
B F N P S V
Piantina pomodoro
vaso diametro cm. 8
per soci e amici
0,70 0, 55
B F G N P S V
Lauroceraso
altezza cm. 100
per soci e amici
4,00 3, 00
LV
B F G N P S V LV
successiva32

SEDE CENTRALE
Firenze
via di Sollicciano, 13a - tel. 0557358214
PUNTO VENDITA E OFFICINA
Serravalle P.se
loc. Pontestella
via del Redolone
tel. 0573528473
FIRENZE
via Baccio da Montelupo, 180 - tel. 05573581
via Villamagna, 146 - tel. 0556530330
via Lippi e Macia, 49 - tel. 055416160
via della Mattonaia, 5r - tel. 055243114
Mercato Ortofrutticolo di Novoli
tel. 055435812
BORGO SAN LORENZO
viale della Resistenza, 50 - tel. 0558494014
SEDE CENTRALE
Firenze
via Baccio da Montelupo, 180
tel. 05573581
CENTRO ORTOFLOROVIVAISTICO
Scandicci
via Baccio da Montelupo, 180
tel. 0557358232
FIGLINE VALDARNO
via Roma, 169 - tel. 055 9154157
PRATO
viale Marconi, 16 Mezzana - tel. 0574593787
AREA TECNICA
via di Sollicciano 13 - tel. 0557358204
MECCANICA AGRARIA PROFESSIONALE
via di Sollicciano, 13 - tel. 0557358241
SEDE CENTRALE
Firenze
via Baccio da Montelupo, 180
tel. 0557358415
PUNTI VENDITA
Pontassieve (FI)
via F.lli Cervi, 43/45
tel. 0558368684
Figline Valdarno (FI)
corso Matteotti, 28/32 - tel. 0559155774
Loc. Matassino
via F.lli Rosselli, 35/37 - tel. 055958799
San Giovanni Valdarno (FI)
piazza della Libertà, 22 - tel. 0559122706
Incisa Valdarno
piazza Santa Lucia, 1 - tel. 0558336883
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