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Numero 2 - 2011 Primavera - Cooperativa Agricola di Legnaia

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zootecnia<br />

Un allevamento speciale in Mugello<br />

<strong>di</strong> Francesca Falcini<br />

Tecnico esperto in Allevamento e Gestione della Fauna Selvatica<br />

L’esperienza positiva<br />

dell’allevamento della lepre<br />

in Mugello<br />

La lepre, una delle specie selvatiche<br />

autoctone principe del territorio Toscano,<br />

è oggi oggetto <strong>di</strong> problematiche<br />

inerenti alla tutela, all’incremento delle<br />

popolazioni naturali e alla regolamentazione<br />

della caccia.<br />

È ben noto come lo sviluppo economico<br />

e sociale verificatosi negli ultimi<br />

50 anni, in tutta Italia, abbia prodotto<br />

drastici cambiamenti ambientali che si<br />

sono ripercossi anche sulla fauna selvatica<br />

determinandone un declino numerico<br />

generalizzato. Le cause sfavorevoli<br />

che hanno portato a queste profonde<br />

trasformazioni sono molteplici e possono<br />

essere imputabili sia alle pratiche<br />

colturali intensive che all’utilizzo <strong>di</strong><br />

sostanze chimiche inquinanti che hanno<br />

<strong>di</strong>strutto gli ecosistemi più ricchi e<br />

complessi mo<strong>di</strong>ficando l’habitat. Oltre<br />

ai fattori ambientali però un’altra causa<br />

sfavorevole al mantenimento e allo sviluppo<br />

delle popolazioni <strong>di</strong> lepre è da<br />

attribuirsi alla, spesso errata, gestione<br />

del territorio, data dalle <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> ripopolamento<br />

(spesso fatta con soggetti<br />

non idonei), da un errato controllo dei<br />

predatori naturali (volpi e rapaci <strong>di</strong>urni)<br />

e opportunisti (cinghiale e corvi<strong>di</strong>) che<br />

sono aumentati con il moltiplicarsi delle<br />

<strong>di</strong>scariche a cielo aperto, nonché da<br />

una pressione venatoria eccessiva e<br />

non pianificata.<br />

Tutti gli anni, sul territorio regionale,<br />

vengono effettuate immissioni con soggetti<br />

provenienti da allevamenti <strong>di</strong> fauna<br />

selvatica a scopo <strong>di</strong> ripopolamento,<br />

regolamentati dalla legge n. 157 del<br />

’92, per cercare <strong>di</strong> ricostituire popolazioni<br />

ridotte in tempi brevi ma non sempre<br />

i risultati ottenuti sono quelli sperati.<br />

Per tale motivo, negli ultimi anni, in<br />

buona parte del territorio Toscano è<br />

andato sempre più crescendo l’interesse<br />

verso tecniche <strong>di</strong> allevamento della<br />

lepre, alternative al solo allevamento<br />

in gabbia, in grado <strong>di</strong> fornire soggetti<br />

capaci non soltanto <strong>di</strong> adattarsi<br />

all’ambiente selvatico ma soprattutto<br />

<strong>di</strong> sopravviverci e <strong>di</strong> riprodursi. Diverse<br />

sono le strutture, dai centri pubblici<br />

<strong>di</strong> selvaggina agli allevamenti privati,<br />

presenti nelle varie province Toscane,<br />

che utilizzano meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> allevamento<br />

qualitativamente buoni. Naturalmente<br />

l’ambiente e la sua gestione hanno un<br />

ruolo fondamentale sulla sopravvivenza<br />

della lepre sul nostro territorio.<br />

La lepre è una specie molto sociale che<br />

può arrivare anche a densità <strong>di</strong> 40-<br />

100 soggetti/km² negli ambienti idonei;<br />

nonostante si adatti ad una grande<br />

varietà <strong>di</strong> luoghi, preferisce quei territori<br />

caratterizzati da un clima secco e<br />

tendenzialmente continentale, con ampie<br />

aree aperte alternate a cespugli<br />

sparsi, coltivi e bosco. Le sue esigenze<br />

alimentari (consuma principalmente<br />

granaglie) la portano ad utilizzare in<br />

ampia misura le coltivazioni cerealicole,<br />

soprattutto i cereali autunno vernini,<br />

che le assicurano l’essenziale delle risorse<br />

da ottobre a maggio. Da maggio<br />

a settembre mostra una preferenza<br />

per le leguminose e per <strong>di</strong>verse piante<br />

erbacee (Compositae, Cruciferae etc.)<br />

e arbustive (Fabaceae, Rosaceae etc.)<br />

delle quali utilizza principalmente i bottoni<br />

fiorali e le infiorescenze.<br />

Dalla conoscenza delle esigenze ecobiologiche<br />

della lepre, ottenuta dai<br />

<strong>di</strong>versi stu<strong>di</strong> effettuati negli ultimi anni<br />

sia sui soggetti in allevamento che sui<br />

soggetti in libertà, è oggi possibile allevare<br />

animali che hanno performance<br />

riproduttive e <strong>di</strong> adattamento equiparabili<br />

a quelli selvatici.<br />

Realtà fiorentina<br />

Dall’inizio degli anni ‘90 ad oggi la<br />

realtà della lepre nel territorio della<br />

provincia <strong>di</strong> Firenze ha subito notevoli<br />

cambiamenti. In quegli anni, attraverso<br />

i censimenti effettuati in territorio,<br />

passammo da una densità me<strong>di</strong>o-alta<br />

della lepre (circa 180 lepri censite solo<br />

nel territorio libero del comune <strong>di</strong> Vicchio<br />

del Mugello) ad una densità irrisoria<br />

(36 lepri nella stessa area censita)<br />

con un notevole incremento della fauna<br />

ungulata, soprattutto del cinghiale.<br />

Questo trend negativo fece preoccupare<br />

molto sia le amministrazioni, che i<br />

cacciatori, che gli organi preposti alla<br />

gestione del territorio portandoli ad effettuare<br />

scelte nuove e coraggiose che<br />

invertissero la situazione dell’epoca.<br />

Un esempio<br />

qualitativamente valido<br />

Alla fine degli anni ’90, per ovviare alla<br />

problematica della <strong>di</strong>minuzione della lepre<br />

e per cercare un’alternativa al ripopolamento<br />

del nostro territorio con lepri<br />

provenienti da un mercato, spesso estero<br />

e comunque, non più in grado <strong>di</strong> fornire<br />

reali garanzie sulla qualità, la salute<br />

e la prolificità dei soggetti acquistati, in<br />

provincia <strong>di</strong> Firenze nasce l’allevamento<br />

“Poggio Mulino”. Fu l’Associazione cacciatori<br />

<strong>di</strong> Vicchio, formata da un cospicuo<br />

numero <strong>di</strong> cacciatori appartenenti alla<br />

Federazione Italiana della Caccia che<br />

nel 1998, avendo in<strong>di</strong>viduato nel territorio<br />

<strong>di</strong> Vicchio un ambiente certamente favorevole<br />

all’allevamento della lepre, con<br />

l’aiuto della FIDC fiorentina acquistò in<br />

questa zona un terreno <strong>di</strong> circa 10 ettari,<br />

dando l’avvio a questo progetto. Ancora<br />

oggi a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 20 anni sono le stesse<br />

persone che gestiscono l’intero allevamento.<br />

L’allevamento è partito con l’acquisto,<br />

presso un allevamento amatoriale<br />

sito alle pen<strong>di</strong>ci dell’Appennino mugellano,<br />

<strong>di</strong> 12 esemplari <strong>di</strong> lepre autoctona,<br />

8 femmine e 4 maschi; oggi è dotato <strong>di</strong><br />

40 gabbie <strong>di</strong> riproduttori e 80 gabbie<br />

<strong>di</strong> stazionamento per i giovani nati, con<br />

una produzione me<strong>di</strong>a annuale <strong>di</strong> circa<br />

150 soggetti. L’area collinare dove ha<br />

sede l’Allevamento è caratterizzata da<br />

una bassa densità <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amenti abitativi<br />

e produttivi non agricoli ed è sita<br />

proprio nel cuore del Mugello. L’habitat<br />

è quello maggiormente adatto alla vita<br />

della lepre, che vi trova buone possibilità<br />

<strong>di</strong> approvvigionamento alimentare quasi<br />

tutto l’anno, per la presenza <strong>di</strong> una vegetazione<br />

ricca <strong>di</strong> essenze.<br />

Di queste caratteristiche ambientali ha tenuto<br />

conto l’allevamento durante la fase<br />

<strong>di</strong> iniziale <strong>di</strong> progettazione dell’impianto,<br />

mantenendole inalterate e comunque<br />

prevedendo <strong>di</strong> integrarle nel tempo, per<br />

un miglior approvvigionamento alimentare<br />

dentro i recinti <strong>di</strong> ambientamento, con<br />

interventi agronomici molto modesti (arature<br />

leggere o fresature) e colturali idonei<br />

(semine <strong>di</strong> miscugli), con il ripristino <strong>di</strong><br />

aree cespugliate e il mantenimento delle<br />

zone boscate, coerentemente con quelli<br />

che erano gli scopi prefissati. Infatti, lo<br />

scopo principale della nascita dell’allevamento<br />

“Poggio Mulino” è stato quello<br />

<strong>di</strong> allevare la lepre allo stato seminaturale<br />

ossia <strong>di</strong> produrre soggetti perfettamente<br />

ambientati e con caratteri <strong>di</strong> selvaticità<br />

tali da poter essere immesse con esito<br />

positivo sul territorio libero della provincia<br />

<strong>di</strong> Firenze.<br />

Le strutture dell’allevamento occupano<br />

un’area complessiva <strong>di</strong> 10 ettari, completamente<br />

recintata. Nella costruzione<br />

dell’impianto particolare attenzione è<br />

stata de<strong>di</strong>cata ai sistemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa e <strong>di</strong><br />

tranquillità degli animali. La recinzione<br />

perimetrale alta due metri è caratterizzata<br />

da elementi che non consentono l’ingresso<br />

<strong>di</strong> predatori terrestri dall’esterno,<br />

con una doppia rete basale interrata un<br />

metro, integrata con fili elettrici a <strong>di</strong>verse<br />

altezze, che impe<strong>di</strong>sce il passaggio ai<br />

predatori anche molto piccoli. La parte<br />

alta della recinzione è provvista <strong>di</strong> una<br />

rete “antigatto” ricurva verso l’esterno con<br />

angolatura <strong>di</strong> 45°(209).<br />

Le tre aree<br />

dell’allevamento<br />

La prima area, che si trova entrando<br />

nell’allevamento, è un recinto <strong>di</strong> ambientamento<br />

che ha la superficie <strong>di</strong> 3<br />

ettari. All’interno <strong>di</strong> quest’area è collocato<br />

un annesso agricolo che funge da<br />

rimessa per gli attrezzi e da magazzino<br />

e da ufficio. Il resto del terreno,<br />

a<strong>di</strong>bito all’ambientamento delle lepri a<br />

terra, è costituito da una parte boscata<br />

e da una zona aperta che è stata pre<strong>di</strong>sposta,<br />

me<strong>di</strong>ante modesti interventi<br />

<strong>di</strong> ripristino ambientale, mantenendo<br />

gli appezzamenti che vi ricadono con<br />

vegetazione spontanea e cespugli, alternati<br />

ad aree <strong>di</strong> 1-2 ettari coltivate<br />

con essenze in grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare le<br />

esigenze alimentari della lepre soprattutto<br />

in periodo invernale.<br />

La seconda area misura circa 4 ettari<br />

ed è sud<strong>di</strong>visa in due zone: quella dei<br />

parchetti dei riproduttori e quella dei<br />

parchetti <strong>di</strong> stazionamento dei giovani.<br />

La zona dove si trovano i parchetti dei<br />

riproduttori è composta da 3 gruppi <strong>di</strong><br />

gabbie; i gruppi sono <strong>di</strong>sposti ad una<br />

<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> circa 30 metri l’uno dall’altro<br />

e ciascun gruppo è esposto frontalmente<br />

verso Est, al riparo dai venti. Ogni gruppo<br />

ospita soggetti con linee <strong>di</strong> sangue<br />

<strong>di</strong>verse ossia soggetti che provengono<br />

da allevamenti situati in zone <strong>di</strong>verse tra<br />

loro. Sono tre le linee <strong>di</strong> sangue presenti<br />

in allevamento e provengono rispettivamente<br />

da un allevamento dell’alto Mugello,<br />

da un allevamento <strong>di</strong> Grosseto e<br />

da un allevamento <strong>di</strong> Perugia. Le gabbie<br />

sono <strong>di</strong>sposte su file ed ospitano<br />

ciascuna una coppia <strong>di</strong> riproduttori. La<br />

zona dove vengono stazionati i giovani<br />

è localizzata poco sotto quella dei ri-<br />

produttori. Anch’essa è composta da 3<br />

gruppi <strong>di</strong> gabbie stabiliti sempre in base<br />

alla linea <strong>di</strong> sangue. I piccoli vengono<br />

trasferiti nelle gabbie <strong>di</strong> stazionamento<br />

intorno ai 25 giorni <strong>di</strong> età, terminato lo<br />

svezzamento, dove restano fino a circa<br />

la fine <strong>di</strong> Novembre dopo <strong>di</strong> che vengono<br />

rilasciati nei recinti <strong>di</strong> ambientamento.<br />

Ogni gabbia <strong>di</strong> stazionamento<br />

ospita 2 piccoli, fratelli nati dalla stessa<br />

covata. Tale accorgimento permette <strong>di</strong><br />

evitare aggressività eccessive causate<br />

da soprannumero, in quanto la lepre è<br />

un animale facilmente stressabile. Inoltre,<br />

tenendoli separati si evita che i soggetti<br />

più gran<strong>di</strong>, ossia nati nei primi mesi<br />

dell’anno, possano prevaricare su quei<br />

soggetti nati in perio<strong>di</strong> più tar<strong>di</strong>vi; infatti,<br />

i piccoli <strong>di</strong> lepre nascono generalmente<br />

da Gennaio a Settembre per cui all’interno<br />

delle gabbie <strong>di</strong> stazionamento si<br />

trovano soggetti <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse età.<br />

La terza area è utilizzata per l’ambientamento<br />

delle lepri. Misura circa 3 ettari<br />

e come l’altra è stata pre<strong>di</strong>sposta in maniera<br />

tale da consentire il massimo utilizzo<br />

dell’ambiente dai soggetti immessi<br />

sia per quanto riguarda l’alimentazione<br />

naturale che come punti rifugio per fuggire<br />

ai predatori aerei (poiane e falchetti),<br />

ampiamente presenti nella zona.<br />

Per poter permettere ai soggetti immessi<br />

nei recinti <strong>di</strong> ambientamento <strong>di</strong><br />

abituarsi gradualmente ad un’alimentazione<br />

<strong>di</strong> tipo naturale e quin<strong>di</strong> per<br />

non incorrere in problemi sanitari come<br />

patologie gastroenteriche, le 2 aree <strong>di</strong><br />

ambientamento sono state <strong>di</strong>sposte sia<br />

<strong>di</strong> punti d’acqua che <strong>di</strong> alimentatori.<br />

Nelle aree <strong>di</strong> ambientamento vengono<br />

quin<strong>di</strong> immessi soggetti <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse età,<br />

tutti giovani nati dell’anno, all’interno<br />

delle quali rimangono per un periodo<br />

<strong>di</strong> circa 3 mesi dalla fine <strong>di</strong> novembre<br />

fino circa alla fine <strong>di</strong> febbraio. In questo<br />

periodo vengono effettuate le catture,<br />

senza l’utilizzo dei cani che possono<br />

essere notevole fonte <strong>di</strong> stress per<br />

le lepri, dopo<strong>di</strong>ché le lepri vengono<br />

finalmente liberate in territorio libero.<br />

Il numero degli animali prodotti dall’allevamento<br />

e immessi ogni anno nelle<br />

2 aree <strong>di</strong> ambientamento risulta essere<br />

compreso tra 130 e i 160 soggetti in<br />

totale ma può essere molto suscettibile;<br />

inverni troppo piovosi o estati particolarmente<br />

torride possono influire molto<br />

sulla produttività delle lepri.<br />

La rimonta interna, consente <strong>di</strong> tenere i<br />

riproduttori in gabbia per circa 3 stagioni<br />

riproduttive, a seconda delle caratteristiche<br />

<strong>di</strong> prolificità dei soggetti, dopo<strong>di</strong>ché<br />

una volta trascorso un sufficiente<br />

periodo <strong>di</strong> permanenza nei recinti <strong>di</strong><br />

ambientamento, vengono anch’essi liberati<br />

nel territorio, ancora in ottime con-<br />

<strong>di</strong>zioni per riprodursi in ambiente libero.<br />

L’allevamento è costantemente monitorato<br />

dal Dipartimento Zooprofilattico<br />

dell’Università <strong>di</strong> Perugia per quanto<br />

riguarda le <strong>di</strong>namiche sanitarie dei soggetti<br />

presenti in sito. Tutte le lepri presenti<br />

nell’allevamento sono trattate con<br />

farmaci anticocci<strong>di</strong>ci che vengono somministrati<br />

<strong>di</strong>rettamente miscelati all’alimentazione.<br />

Ai giovani nati dopo il 60°<br />

giorno <strong>di</strong> vita viene somministrato il vaccino<br />

per l’EBHS, ripetuto dopo 6 mesi<br />

sui soggetti ancora presenti nei parchetti<br />

<strong>di</strong> stazionamento mentre ai riproduttori<br />

in gabbia il vaccino viene somministrato<br />

costantemente ogni 6 mesi fino alla fine<br />

della carriera riproduttiva. Ultimamente<br />

l’allevamento ha stabilito un accordo<br />

anche con il Dipartimento <strong>di</strong> Produzione<br />

Animali dell’Università <strong>di</strong> Pisa per cominciare<br />

un progetto <strong>di</strong> riproduzione a terra<br />

da effettuare in un’altra area, appena<br />

acquisita e delle <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> 2 ettari,<br />

limitrofa all’Allevamento stesso, al fine <strong>di</strong><br />

poter ancora <strong>di</strong> più migliorare la selvaticità<br />

e le performance degli animali immessi<br />

in territorio libero. Quello dell’Allevamento<br />

“Poggio Mulino” è l’esempio<br />

<strong>di</strong> una piccola realtà che si è andata<br />

sviluppando negli anni sul territorio fiorentino;<br />

una realtà nata dalla volontà,<br />

dall’esperienza <strong>di</strong>retta con gli animali,<br />

dalla collaborazione fra singoli cacciatori,<br />

enti <strong>di</strong> gestione e mondo scientifico;<br />

una realtà che è riuscita davvero ad<br />

ottenere risultati qualitativamente positivi<br />

sui soggetti allevati e poi rilasciati; una<br />

realtà da prendere come esempio.<br />

Conclusione<br />

Attraverso le analisi dei dati a <strong>di</strong>sposizione<br />

della Provincia <strong>di</strong> Firenze, relativi<br />

sia ai prelievi sia alla presenza della<br />

specie nei vari Istituti faunistici, è possibile<br />

affermare che la Lepre, dopo il<br />

declino numerico culminato nei primi<br />

anni ’90 stia recuperando sia in termini<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione omogenea sul territorio<br />

sia in termini <strong>di</strong> densità. Un dato effettivo<br />

capace <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare l’incremento<br />

che ha avuto la lepre nel contesto del<br />

territorio Mugellano è dato anche dalla<br />

nascita, in questo territorio, <strong>di</strong> un notevole<br />

numero <strong>di</strong> Aziende faunistiche<br />

Venatorie che hanno come specie <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>rizzo proprio la lepre. I motivi della<br />

buona presenza <strong>di</strong> questo selvatico<br />

<strong>di</strong>pendono quin<strong>di</strong> da una corretta gestione<br />

incentrata sullo sviluppo ed il miglioramento<br />

delle Zone <strong>di</strong> Protezione e<br />

del territorio agro-forestale nonché sulla<br />

progressiva immissione in territorio <strong>di</strong><br />

soli soggetti <strong>di</strong> cattura o provenienti da<br />

allevamenti <strong>di</strong> qualità come quello <strong>di</strong><br />

“Poggio Mulino”.<br />

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