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Numero 2 - 2011 Primavera - Cooperativa Agricola di Legnaia

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orticoltura<br />

Il carciofo, un ortaggio me<strong>di</strong>terraneo<br />

<strong>di</strong> Guido Monaci<br />

Responsabile Centro produzione piantine ortofloricole <strong>Legnaia</strong> Vivai - Società <strong>Agricola</strong> a.r.l.<br />

Se curata in maniera<br />

adeguata, la carciofaia,<br />

si può sfruttare<br />

per <strong>di</strong>versi anni<br />

Uno degli ortaggi conosciuti e coltivati<br />

sin dall’antichità più remota è senza<br />

dubbio il carciofo, <strong>di</strong> origine probabilmente<br />

africana, o comunque <strong>di</strong> quella<br />

zona chiamata “mezzaluna fertile”,<br />

culla delle antiche civiltà. Consumato e<br />

coltivato in tutti i paesi del nord Africa<br />

e dell’Europa meri<strong>di</strong>onale, particolarmente<br />

in Italia, in testa per produzione<br />

e consumi. Si tratta, in effetti, <strong>di</strong> un<br />

ortaggio <strong>di</strong> grande valore alimentare<br />

- oltre al gusto, indubbiamente squisito<br />

precedente3<br />

- apporta una buona quantità <strong>di</strong> ferro,<br />

sali minerali e varie sostanze polifenoliche,<br />

utili a combattere i ra<strong>di</strong>cali liberi<br />

nell’organismo; l’elevato contenuto <strong>di</strong><br />

fibra e la presenza <strong>di</strong> sostanze <strong>di</strong>gestive<br />

lo rendono un complemento ideale<br />

al pasto. Due piccoli nei: non è facile<br />

abbinare i vini alle pietanze a base <strong>di</strong><br />

carciofo, se consumato crudo; inoltre è<br />

sconsigliato durante l’allattamento.<br />

È parente stretto sia del cardo coltivato,<br />

che del cardo selvatico. Secondo<br />

le più recenti classificazioni botaniche,<br />

tutti e tre sono varietà <strong>di</strong>verse della stessa<br />

specie (Cynara cardunculus), appartenente<br />

alle Composite, in pratica<br />

la stessa famiglia cui appartengono le<br />

cicorie selvatiche e non, le lattughe, le<br />

margherite, il girasole; in questa famiglia,<br />

quello che comunemente chiamiamo<br />

fiore è in realtà un’infiorescenza,<br />

detta “capolino”, ovvero minuscoli fiori<br />

raggruppati su un ricettacolo carnoso.<br />

È questo anche il caso del carciofo, <strong>di</strong><br />

cui consumiamo l’infiorescenza ancora<br />

chiusa e immatura, portata in cima ad<br />

un fusto piuttosto alto, più o meno ramificato,<br />

con gran<strong>di</strong> foglie alla base.<br />

La ra<strong>di</strong>ce, un robusto fittone che tende<br />

a formare ramificazioni laterali che<br />

ingrossando sviluppano rizomi dalle<br />

cui gemme origineranno i “carducci”,<br />

praticamente nuove piante a formare<br />

la cosiddetta “ceppaia”, che nelle<br />

normali operazioni colturali richiede <strong>di</strong><br />

essere <strong>di</strong>radata nell’autunno, consen-<br />

Cardo<br />

tendo così <strong>di</strong> produrre nuove piante; la<br />

riproduzione per seme, infatti, a causa<br />

dell’elevata variabilità genetica, da in<br />

genere scarsi risultati, se non si utilizza<br />

seme ibrido, molto costoso.<br />

Per le sue origini, <strong>di</strong> cui si è detto, richiede<br />

climi abbastanza miti, ma anche<br />

buone <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> acqua, per<br />

cui, dove le temperature lo consentono,<br />

e utilizzando le varietà adatte, si può<br />

ottenere il prodotto in autunno e in primavera,<br />

mentre in climi relativamente<br />

più rigi<strong>di</strong>, come nella nostra zona, le<br />

piante sono in grado <strong>di</strong> produrre solo<br />

nel periodo primaverile.<br />

Per quanto riguarda l’impianto della<br />

carciofaia, occorre tener conto che,<br />

nelle migliori con<strong>di</strong>zioni, potremo<br />

sfruttarla per <strong>di</strong>versi anni, se sapremo<br />

curarla in maniera adeguata. Il terreno<br />

dovrà essere preparato con cura,<br />

lavorando in profon<strong>di</strong>tà, curando bene<br />

lo scolo delle acque; seguirà una buona<br />

concimazione <strong>di</strong> fondo, con stallatico<br />

e concimi organici, da reintegrare<br />

negli anni successivi. Se si utilizzano<br />

i carducci, l’impianto si fa in autunno,<br />

perché è quello il momento <strong>di</strong> eseguire<br />

il <strong>di</strong>radamento; nel caso, invece, <strong>di</strong><br />

carciofo ottenuto da seme, l’impianto si<br />

fa in primavera; nel periodo estivo, si<br />

possono piantare porzioni <strong>di</strong> rizoma,<br />

nelle quali la gemma sarà già evidente.<br />

In questo caso però, il risultato è<br />

più incerto, a meno <strong>di</strong> irrigare spesso.<br />

Le piante, viste le <strong>di</strong>mensioni, vanno<br />

<strong>di</strong>stanziate opportunamente, con file<br />

<strong>di</strong>stanti 1,80-2 metri e un metro o più<br />

sulla fila.<br />

La primavera successiva all’impianto<br />

ha inizio la produzione, con un capolino<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni maggiori sul fusto<br />

principale, e altri 4-5, o più, <strong>di</strong> minori<br />

<strong>di</strong>mensioni, che si sviluppano dai getti<br />

ascellari. Occorre fare attenzione<br />

a raccogliere il capolino al momento<br />

giusto, per evitare che inizino a <strong>di</strong>fferenziare<br />

le strutture fiorali all’interno,<br />

creando la cosiddetta “barba”.<br />

La cura della carciofaia comprende<br />

necessariamente un adeguato controllo<br />

delle erbe infestanti, maggiormente<br />

presenti se le irrigazioni sono abbondanti.<br />

A fine inverno si reintegrano gli<br />

elementi nutritivi, apportando la dose<br />

necessaria <strong>di</strong> fosforo e potassio, mentre<br />

la <strong>di</strong>stribuzione dell’azoto, se non<br />

si ricorre a concimi a lenta cessione,<br />

deve essere frazionata nel corso della<br />

stagione vegetativa, per evitare squilibri<br />

che comportano un’eccessiva produzione<br />

<strong>di</strong> foglia, a scapito del prodotto.<br />

All’inizio dell’estate, il ceppo che<br />

ha prodotto inizia a seccare, e va rimosso.<br />

Questa operazione stimola lo<br />

sviluppo dei carducci, che in autunno<br />

vanno <strong>di</strong>radati, lasciandone due-tre<br />

per cespo, secondo la fertilità del terreno,<br />

la <strong>di</strong>stanza d’impianto, la vigoria<br />

del carduccio.<br />

Non sono poche le avversità cui può<br />

andare incontro la carciofaia: fra le<br />

malattie fungine, temibili quelle del<br />

piede, quali Sclerotinia e Rhizoctonia,<br />

<strong>di</strong>fficilmente controllabili se lo sgrondo<br />

delle acque risulta insufficiente. Abbastanza<br />

frequenti, ma più facilmente<br />

controllabili i funghi che attaccano la<br />

parte aerea, come Oi<strong>di</strong>o e Peronospo-<br />

4 5<br />

ra. Molti i parassiti animali; nottua e<br />

depressaria sono i più comuni lepidotteri<br />

le cui larve si nutrono a spese del<br />

capolino; fusti e foglie sono spesso attaccate<br />

da varie specie <strong>di</strong> afi<strong>di</strong>, mentre<br />

l’apparato ra<strong>di</strong>cale è attaccato da vari<br />

insetti terricoli, ma anche dalle arvicole<br />

(topi <strong>di</strong> campagna), che danneggiano<br />

seriamente i rizomi.<br />

successiva6

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