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Maurizio Carletti

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“Where do you come from?”<br />

“Beh, ecco...”<br />

Two suitcases<br />

(<strong>Maurizio</strong> <strong>Carletti</strong>)<br />

"Where you come from!" replicò, alzando la voce di due toni e<br />

marcando il "from" quasi volesse schiaffeggiare la ragazza<br />

avvinghiata al borsone della Q8 semi diroccato. In effetti, aveva<br />

impallato la fila, occupata soprattutto da odiosi turisti low cost, in<br />

uscita a New York, aeroporto "F. H. La Guardia”.<br />

We come from Italy. Here’s the passport. Thanks for your patience.”<br />

“Ok”, aveva sorriso il grassone nero, sicuro mangiatore di hamburger<br />

corrette alla senape. Mostrando un’invidiabile sfilza di denti da<br />

pubblicità di dentifricio, finalmente, aveva sbloccato il cancelletto in<br />

metallo.<br />

"Grazie, per il tuo intervento. Io non so nemmeno una parola<br />

d'inglese e..."<br />

"Me ne sono accorta; a momenti ti spara, il poliziotto. Ma nemmeno<br />

I am a girl o You are a boy? Sei messa così male con l'inglese?"<br />

"Conosco il testo delle canzoni di Madonna e, di qualcuna di queste,<br />

anche la traduzione...”.<br />

"Però! Poteva anche andar peggio..." concluse sorridendo la<br />

salvatrice, poi aggiunse:<br />

<strong>Maurizio</strong> <strong>Carletti</strong> - Two suitcases 1


"Comunque, cara sconosciuta, io mi chiamo Federica, Fede per gli<br />

amici, anche se penso che ormai me ne siano rimasti pochini. E tu ce<br />

l'hai un nome?"<br />

" Io mi chiamo Deborah, con un’acca ed una bi e, se la ordini tu, mi<br />

posso sdebitare con una Coca-Cola. Andiamo a sederci, ti prego, mi<br />

sono stancata di portare in giro questo baule, appena trovo un buco<br />

dove stare butto tutto!"<br />

"Ma che te lo sei portato dietro a fare?"<br />

"Volevo portarmi dietro un pezzo d’Italia, ma appena l'aereo ha<br />

toccato terra ho scoperto che meno cosa avevo, che mi ricordassero<br />

l'Italia, e meglio mi sentivo".<br />

"Anche per me è così, per fortuna ho sentito questa voglia prima di te<br />

e sono partita solo con questa" disse indicando una borsa più da mare<br />

che da viaggio.<br />

Scoppiarono insieme in una risata della stessa tonalità e questo<br />

contribuiva a renderle simili. L’abbigliamento, così diverso eppure<br />

così uguale, le inseriva, senza possibilità di equivoci nel girone dei<br />

“giovani d’oggi”.<br />

“Senti un po’, Deborah con l’acca e con una bi, capisco l’acca, ma la<br />

bi…tu hai mai visto Deborah scritto con due bi?”<br />

“Qualche volta, sulle solite cartoline da Riccione, inviate dagli amici<br />

di scuola che, prima del ritorno cercano di rinfrescarmi la memoria!<br />

L’inverno è lungo anche per quegli scavicchiati che trascorrono tutti<br />

i sabati pomeriggio a discutere su cosa fare il sabato sera, che finisce<br />

2<br />

<strong>Maurizio</strong> <strong>Carletti</strong> - Two suitcases


sempre nello stesso modo: discoteca quasi polacca oppure, se la<br />

benzina basta, a Campo di Fiori, bevendo birra e cenando con crêpes<br />

alla Nutella. Certo, dopo una serata passata al centro di Roma, il<br />

ritorno a Fiumicino è sempre quello che è. Per fortuna che quando si<br />

rientra è ancora notte, sennò lo shock sarebbe troppo forte!”<br />

“Abiti a Fiumicino?” domandò Fede, interrompendo il fiume di<br />

parole di Deborah con l’acca.<br />

“Quasi.”<br />

“Come quasi?”<br />

“Quasi perché abito proprio in fondo a Fiumicino, quasi due<br />

chilometri dopo il capolinea del caimano barrato. Più giù non era<br />

possibile perché c’era il mare!”<br />

Ancora una volta scoppiarono all’unisono in una risata fragorosa.<br />

“E tu, dove abiti?” chiese incuriosita Deborah<br />

“Io abito in Via Massimi, alla Balduina, conosci?”<br />

“E’ vicino a S. Pietro?”<br />

“Beh, stanno tutte e due a Roma!” ancora un’altra risata, rese distesa<br />

l’atmosfera aeroportuale, fatta come al solito di trolley stracarichi e<br />

nazionalità assortite.<br />

“Allora questa Coca-Cola” era un’offerta vera o, per usare un<br />

termine tipicamente romano, una sòla?”<br />

“Tranquilla, reggo fino a tre dollari, che ne dici di quel carrettino là<br />

in fondo. Però parli tu, eh?”<br />

<strong>Maurizio</strong> <strong>Carletti</strong> - Two suitcases 3


“Va bene, ma come hai intenzione di sopravvivere a New York: a<br />

gesti?”<br />

“Ma non parlano italiano a Brooklin?”<br />

“Cara Deborah, non ho ancora capito se ci fai o ci sei….Debbo<br />

dedurre che è la prima volta che visiti New York. Ma come ci sei<br />

arrivata quaggiù…?”<br />

Vagarono insieme per la città fino ad arrivare ai moli, appoggiati sul<br />

fiume Hudson, finendo per osservare in silenzio il susseguirsi delle<br />

navi, ora turistiche ora da trasporto. Deborah, con l'acca e una sola<br />

bi, si accucciò a ridosso del muretto, poggiando la testa sul borsone<br />

sdrucito. I pensieri si accavallavano, interrotti e riordinati dal<br />

ripetersi dell'ululato delle sirene navali. Come era arrivata lì? Si,<br />

certo, grazie alla colletta degli amici, arrivata a poter consentire<br />

l'acquisto di un Roma-New York solo andata, col volo più low-cost<br />

del mondo. Più andava indietro con i pensieri e meno questi le<br />

piacevano. La morte di suo padre, la disperazione della madre<br />

tramutatasi ben presto in rassegnazione, la fine della scuola<br />

professionale e l'affiancamento momentaneo, ormai da tre anni, nella<br />

squadra della "Splendente", specializzata nella pulizia di uffici.<br />

Era lì che sua madre aveva conosciuto Renato, che ben presto si era<br />

accasato con sua madre, simulando, malamente, il ruolo di vicepadre.<br />

Renato, aveva subito mollato il posto alle "Splendente" adducendo<br />

che "alle cinque di mattina si alzano i fornai e i cojoni, e io sono né<br />

uno né l’altro". Passava la sua giornata tra il Punto Snai di Fiumicino<br />

4<br />

<strong>Maurizio</strong> <strong>Carletti</strong> - Two suitcases


e Tor di Valle. Non era raro, in primavera, quando lei e sua madre<br />

tornavano intorno a mezzogiorno, sorprenderlo a radersi sul<br />

balconcino edificato a sangue e calce da suo padre.<br />

Poggiava uno specchietto da trucco in equilibrio instabile sul filo dei<br />

panni e si insaponava con cura, annegando il pennello in una stinta<br />

catinella gialla.<br />

"Ahò" diceva, "a me piace famme la barba e guardà er mare, e da qui<br />

se vede bene. Se nun ce fossero i sorci e sta' puzza de fogna, me<br />

sembrerebbe de sta' a Miami!"<br />

Altro che Miami, pensava Deborah, che Miami l'aveva solo intravista<br />

attraverso i telefilm. Non sapeva come potesse essere, certo, però non<br />

poteva assomigliare a quell'accozzaglia di famiglie abbarbicate alla<br />

punta del faro vecchio, arrostite d'estate e allagate d'inverno.<br />

Lei, Renato, cercava di ignorarlo il più possibile, soprattutto evitava<br />

lo sguardo di lui, che si posavano, dopo uno svolazzamento<br />

genericamente ambientale, insolentemente sul suo posteriore.<br />

A sua madre, Renato piaceva. Piaceva come quei collezionisti che<br />

tengono con cura un oggetto destinato ad essere ammirato solo da<br />

pochi prescelti e solamente in certe occasioni. Certo, non era un<br />

soggetto distinto, né tanto meno una persona malleabile ma per sua<br />

madre, che tutti avevano ormai dato per vedova a vita, era un grosso<br />

risultato essere accompagnata sottobraccio alle comunioni dei nipoti<br />

o ai funerali dei parenti. Aveva, insomma, la sensazione di aver<br />

<strong>Maurizio</strong> <strong>Carletti</strong> - Two suitcases 5


icostituito una famiglia. Poco importava che Renato non lavorasse<br />

che un mese all’anno e che, più di qualche volta, fosse lungo di mani.<br />

“Ragazzì”, le diceva sua madre, “quando sarai grande capirai i<br />

sacrifici che deve fare una donna per mantenersi un uomo accanto.”<br />

Ma forse perché ancora non era diventata grande, o forse perché già<br />

da allora la pensava diversamente, ancora non aveva capito quale<br />

fosse il vantaggio, da parte di sua madre, di campare dentro casa sua<br />

un Renato qualsiasi.<br />

Tutto questo fino al diciannove settembre del duemilacinque.<br />

Uscita dagli uffici della ditta di Telecomunicazioni che puliva dalle<br />

sette alle dieci di ogni mattina, temporaneamente, da tre anni, aveva<br />

scroccato un passaggio in moto dal caposquadra che non perdeva<br />

occasione per dimostrarsi gentile, di una gentilezza distorta come<br />

tutti quelli che hanno un secondo fine fin troppo evidente e non<br />

riescono a dissimularlo che parzialmente. Era scesa, dallo scooterone<br />

senza scampare al bacetto e si era incamminato lungo il marciapiede<br />

che costeggiava i casamenti popolari semiarrugginiti, le cui sommità<br />

ricordano la lama di un coltello da pane. Svoltato l’angolo iniziava la<br />

piccola cittadella “dell’edilizia spontanea”, come i politici sempre<br />

attenti a non scartare anche un semplice voto, l’avevano definita<br />

qualche anno prima. Deborah riconosceva la sua casa dal luccichio di<br />

un catino zincato, appartenuto alla nonna, che un tempo era servito<br />

per il suo bagnetto e che ora, per la serie “nulla si crea e nulla di<br />

distrugge”, simulava un’aiuola poveramente fiorita.<br />

6<br />

<strong>Maurizio</strong> <strong>Carletti</strong> - Two suitcases


Il “bello al sole” era là, dinamicamente inattivo come sempre, si era<br />

appena sbarbato e l’aveva salutata strizzandole l’occhiolino, segno<br />

che lei aveva scrupolosamente ignorato.<br />

Poi era entrata in casa, tracannato a cannella mezzo litro d’acqua<br />

minerale e si era infilata silenziosamente in camera sua.<br />

“Una doccia” ripeté a voce alta Deborah, rivolgendosi al poster di<br />

Madonna appiccicato al muro, sopra al letto, “che farei se non<br />

avessero inventato la doccia?”. Il tempo di gettare la maglietta sudata<br />

in terra e sfilarsi i jeans, che due braccia forti e pelose l’avevano<br />

agguantata.<br />

“Allora lo vedi che c’avevo acchiappato! Ammazza quanto stai bene,<br />

sotto i panni…”<br />

“Renato, ma che sei scemo? Che te sei fumato oltre al cervello?”<br />

aveva urlato scalpitando come un puledro alla prima doma.<br />

“E dai, che tua madre è andata a fare la spesa, ci metterà una<br />

mezz’oretta e noi con una mezz’oretta abbiamo già bello che<br />

concluso..”<br />

Mentre pronunciava queste parole, con tono viscidamente suadente,<br />

le torceva il braccio e la baciava sul collo abbrancandola da dietro.<br />

“Ma sei proprio diventato scemo. Mamma. Mamma!!!”<br />

“E quando te sente. Quella sta ancora a metà strada. E famme<br />

contento, ma che te costa? Non so un bel fustaccio, che te può<br />

sempre insegnà qualcosa?”<br />

“Che le vorresti insegnà, Renà?”<br />

<strong>Maurizio</strong> <strong>Carletti</strong> - Two suitcases 7


La porta si era spalancata senza rumore e all’ingresso era apparsa<br />

come un fantasma Nella, che sembrava ancora più vecchia dei suoi<br />

anni trascorsi alternando un dolore e una rinuncia.<br />

“E tu vatti a rivestire, zozza!”<br />

“Ma come zozza, mamma. É stato lui a saltarmi addosso!”<br />

“Se avessi girato meno a culo nudo, non ti sarebbe successo niente.”<br />

Girò le spalle e se andò, svelta, in direzione della cucina, dove stava<br />

per mettere a bollire un pentolone di cicoria. Renato, che svelto<br />

svelto la seguiva, aveva impresso sul viso un sorriso indecifrabile.<br />

Prima di uscire dalla stanza, non aveva mancato di sussurrarle:<br />

“Io e te ci rincontreremo, la partita non è ancora chiusa e a me non<br />

piace perdere.”.<br />

Quella sera stessa aveva riempito il borsone, lo stesso che era lì a<br />

New York, e si era trasferita “per qualche giorno” aveva detto a sua<br />

madre, da zia Lidia, la sorella di suo padre, che abitava a<br />

Torrevecchia. Durante il viaggio in pullman, aveva pianto come una<br />

fontana pensando che, se avesse pianto tutte le lacrime possibili non<br />

ne avrebbe avute altre per piangere ancora davanti a sua zia. Questo<br />

le avrebbe evitato una sequela di domande, destinate a rimanere, per<br />

carità di patria, senza risposta. E anche da lì se ne era andata, con la<br />

colletta delle amiche che le avevano aiutata a racimolare il costo del<br />

biglietto e raccogliere il coraggio per interporre tra lei e Fiumicino,<br />

con tutto quello che rappresentava, un oceano di migliaia di miglia<br />

marine.<br />

8<br />

<strong>Maurizio</strong> <strong>Carletti</strong> - Two suitcases


Federica fumava lentamente, una sigaretta scroccata ad un ragazzetto<br />

nero ancora in bermuda, che l’aveva occhieggiata. Di solito Fede non<br />

fumava, anzi si infastidiva se qualcuno accendeva una sigaretta in<br />

auto ma l’occasione, la skyline all’orizzonte e l’atmosfera rarefatta,<br />

carica di un silenzio irreale, sembrava non consentire altro.<br />

Appoggiata ad una inferriata impeccabilmente riverniciata<br />

riepilogava mentalmente che cosa l’avesse condotta a seimila miglia<br />

da casa, dove si immaginavano una figlia impegnata nello studio<br />

dell’inglese e non una donna alla ricerca di una vita diversa da quella<br />

da cui era stata sgambettata in area di rigore. Eppure la fine<br />

dell’estate a S. Marinella non era così lontana da quel primo autunno<br />

newyorkese, che sapeva di umido e si tingeva di colori dalle tonalità<br />

tenui tonalità come il color castagna degli alberi o violente come il<br />

grigio acciaio dei ponti sul fiume Hudson. Fede premeva il rewind<br />

dei suoi pensieri e si posizionava all’inizio di quella serata<br />

settembrina allo Sporting dove aveva ballato felice e scatenata, tra i<br />

suoi soliti amici estivi e qualche tamarro imbucato, come d’uso.<br />

Poi la comitiva si era improvvisamente dissolta e lei era rimasta con<br />

Andrea, rampante figlio del quotato padre Avv. Vasselli, con l’algido<br />

e bellissimo Marcolino Cantini, della dinastia Cantini famosa in tutta<br />

Europa per il nome delle sue imprese e, ultimo e stavolta meno<br />

importante, Schizzo l’imbucato, sottoposto normalmente ad una<br />

coglionella strisciante. Quella sera, era stato tollerato perché aveva<br />

<strong>Maurizio</strong> <strong>Carletti</strong> - Two suitcases 9


omaggiato agli “amici” un po’ di quell’impalpabile accessorio,<br />

necessario per movimentare la serata.<br />

E proprio con l’auto del tamarro, una Volvo 480 Turbo da manuale<br />

del coatto fuoricorso, avevano raggiunto il belvedere di S. Marinella,<br />

uno spiazzo deserto che dominava il mare.<br />

“Adesso ci sdraiamo e vince chi vede per primo una stella cadente”<br />

propose Andrea.<br />

“Ma sei proprio fuori come un citofono”, disse sorridendo Fede<br />

“Le stelle cadono la notte di S. Lorenzo non oggi, che è passato quasi<br />

un mese!”<br />

“Ti sbagli” la interruppe con voce strana Andrea “la stella ce<br />

l’abbiamo e sei tu. Ma sei una stella che normalmente sta troppo in<br />

alto. Adesso si tratta solo di farla cadere”.<br />

Senza altre parole la abbrancò alzandola da terra e la spinse di forza<br />

all’interno dell’auto. Fede dapprima pensò ad uno scherzo mal<br />

riuscito poi, quando senti lo sportello schiantarsi sulla carrozzeria e<br />

una mano infilarsi sotto la gonna capì che lo scherzo non era più tale.<br />

“Ma sei impazzito, Andrea, che cazzo fai, fermati…fermati!”<br />

“Tranquilla signorina, che non lo diciamo a nessuno. E poi non eri tu<br />

quella cui piacevano i ragazzi con i riccetti e mori?”<br />

“Fermo, ti prego, fermati!!!!!”<br />

Ma non si era fermato. Mulinando lingua e mani aveva portato a<br />

termine l’impresa richiamando, a esito raggiunto, l’attenzione di<br />

Marcolino Cantini.<br />

10<br />

<strong>Maurizio</strong> <strong>Carletti</strong> - Two suitcases


“Ah, esse-esse”, così era soprannominato per la sua somiglianza agli<br />

ufficiali tedeschi il Cantini, “fai onore al Reich!” Era così lo aveva<br />

ammonito Andrea invitandolo, dopo aver spalancato lo sportello, a<br />

salire in auto.<br />

Marcolino, a dispetto del nome che richiamava alla memoria pargoli<br />

paffuti e tate al loro inseguimento, fu fedele alla sua personalità.<br />

Concluse il tutto brevemente e in silenzio.<br />

E Fede?<br />

Federica non aveva neppure più urlato, né pianto. Mentre i due, uno<br />

dopo l’altro si errano arrampicati sul suo corpo aveva cercato di<br />

rimanere immobile ed inseguire i momenti più sereni della sua vita.<br />

Mentre lasciava in ostaggio la sua persona fisica alla furia<br />

astutamente contenuta dei due bravi ragazzi ripensava a sua nonna,<br />

che l’aveva salutata un anno prima. Rivedeva le passeggiate con lei<br />

presso la casa di Sabaudia, immersa tra i pini e con vista sulle dune, i<br />

compleanni in famiglia che finivano regolarmente con una<br />

scorpacciata di Millefoglie, tassativamente acquistato nella<br />

pasticceria Mondi, immortalate in un book fotografico all’anno.<br />

“Clack” aveva fatto lo sportello quando Marcolino era uscito per far<br />

entrare Schizzo.<br />

“E vai Schizzo, levati la soddisfazione che mi sa che non ti ricapiterà<br />

tanto presto!”<br />

Andrea lo aveva quasi spinto all’interno dell’auto quasi fosse<br />

orgoglioso di aver omaggiato al cane fedele un osso di tutto rispetto.<br />

<strong>Maurizio</strong> <strong>Carletti</strong> - Two suitcases 11


Schizzo si era adagiato in silenzio sul corpo privo di abiti di Fede e le<br />

aveva sussurrato: “Se giuri che ti stai zitta, non ti faccio niente!”.<br />

E così era stato. Era rimasto muto accucciato sopra di lei per cinque<br />

minuti poi, sempre senza dire una parola, era sceso fingendo di<br />

rinfilarsi i pantaloni.<br />

Poi tutti erano risaliti in auto e l’avevano scaricata vicino alle<br />

palafitte, davanti alle quali Fede si era seduta e, finalmente, aveva<br />

cominciato a piangere.<br />

Si era persa nell'osservare il mare illuminato da una luna post-estiva,<br />

accarezzare quietamente gli scogli e si era raccomandata ad esso di<br />

accarezzare anche lei.<br />

Poi, ticchète e tacchète, si era diretta verso casa.<br />

All'ingresso in giardino era stata accolta da Bughi che, ignaro l'aveva<br />

coccolata causando un brevissimo replay di lacrime.<br />

Aveva poi svegliato suo padre, collassato davanti alla tv e sua madre<br />

impegnata in un solitario e, senza interruzioni ed omissioni aveva<br />

raccontato di un fiato l'accaduto. Suo padre aveva urlato epipeti<br />

irripetibili e sconnessi e, rosso in volto, si era rivestito per una corsa<br />

dai Carabinieri. Sua madre, invece, l'aveva dapprima coccolata poi<br />

convinta a fare per prima cosa una doccia e, subito dopo, una bella<br />

dormita. L'indomani avrebbero fatto quanto necessario.<br />

Come avrebbe fatto un automa aveva obbedito ai desideri materni<br />

poi si era infilata nel letto, non riuscendo neanche a socchiudere un<br />

occhio. Allora si era rialzata in cerca di conforto e si era imbattuta in<br />

12<br />

<strong>Maurizio</strong> <strong>Carletti</strong> - Two suitcases


una concitata discussione silenziata, messa in scena nel tinello.<br />

"Ma perchè aspettiamo tanto? Quei disgraziati la devono pagare" era<br />

la voce di suo padre che, come di norma stava per essere zittita e<br />

surclassata da quella di sua madre Elsa.<br />

"Come al solito ti comporti da miope, quale sei. Vuoi essere per una<br />

volta dalla mia parte! Vuoi che tua figlia sia per tutta la "violentata" e<br />

io e te "quei disgraziati dei genitori che facevano meglio a tenersela<br />

in casa?"<br />

Sai che i genitori di Andrea sono gente che non perdona, hanno le<br />

mani in pasta con tutta la Roma che conta e non permetteranno di<br />

veder rovinato il loro figlio".<br />

"Sono io che non permetterò ..."<br />

"Zitto. Tu permetterai quello che dirò io di permettere e farai quello<br />

che io penserò essere la scelta migliore, per tua figlia e per noi."<br />

Il tono di voce, che non ammetteva repliche, usciva da quel corpo<br />

secco stecchito, infilato in due o tre griffe differenti.<br />

Fede, intanto, ascoltava senza muovere un muscolo. Chissà perchè le<br />

tornò in mente, quando sua madre costrinse, suo padre ad acquistare<br />

un motore marino da almeno 50 cv "per non farci ridere dietro" e<br />

invece tutti risero nel vederlo prima impennare la barchetta<br />

inadeguata a tanta potenza assistendo, come in un teatro,<br />

all’inabissarsi di essa di fronte allo stabilimento Angeletto.<br />

Ma che cavolo c'entravano questi pensieri?<br />

<strong>Maurizio</strong> <strong>Carletti</strong> - Two suitcases 13


"Dai, Franco, io voglio bene a nostra figlia almeno quanto te. Oggi ci<br />

sembra la fine del mondo poi, piano piano questo brutto episodio si<br />

allontanerà. Nessuno ne parlerà più. Lei dimenticherà e tutti<br />

dimenticheranno. E anche per Federica tutto ritornerà come prima,<br />

come se questa brutta serata non fosse esistita. Non sei d'accordo?"<br />

Franco non rispose, ma girò le spalle senza difendere la propria<br />

opinione e soprattutto sua figlia.<br />

"Che schifo" pensò Federica,“da quell'ussaro travestito da donna<br />

c'era da aspettarselo ma papà, papà perché anche tu…?"<br />

Aveva risalito le scale, si era infilata nel letto e nel silenzio di quella<br />

notte, aveva cominciato ad elaborare con freddezza il piano, studiano<br />

nei minimi dettagli, che senza scosse apparenti, l'aveva portata a<br />

New York, a poggiare le sue spalle magre ad una balaustra di ferro<br />

sul Pier Seventeen.<br />

Si girò lentamente e vide la schiena di Deborah, anche lei persa nei<br />

suoi pensieri. Fede le si avvicinò e le disse senza tanti giri di parole:<br />

"Io non so a cosa tu stia pensando ma credo che sia qualcosa di<br />

doloroso. Qualcosa che ci ha fatto fuggire dalle nostre case senza<br />

alcuna voglia di tornarci e che oggi, curiosamente, ci ha fatto<br />

incontrare qui. Che ne dici di unire queste due nostre valige: two<br />

suitcases, si direbbe in inglese e di farci tanto coraggio e magari un<br />

po’ di compagnia?”<br />

14<br />

<strong>Maurizio</strong> <strong>Carletti</strong> - Two suitcases


Deborah abbracciò forte Fede quindi, senza dire una parola, si scostò<br />

facendo un passo indietro e, simulando un’espressione seria,<br />

proclamò:<br />

“Due valige,Two suitcases. Hai detto che si dice così, vero?”<br />

(Roma, 10 Maggio 2006)<br />

<strong>Maurizio</strong> <strong>Carletti</strong> - Two suitcases 15

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