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OFTALMOLOGIA DOMANI n. 1/2013 - Jaka Congressi Srl

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La qualità di vita del<br />

paziente come guida per la<br />

scelta delle terapie di<br />

seconda linea nel glaucoma<br />

di Lucia Tanga, Francesca Berardo, Manuela Ferrazza, Francesco Oddone<br />

IRCCS - Fondazione G.B. Bietti, Roma<br />

il glaucoma è una malattia cronico-degenerativa caratterizzata<br />

da una progressiva perdita di cellule ganglionari<br />

retiniche e dei loro assoni associata a corrispondenti<br />

deficit funzionali sotto forma di comparsa<br />

ed espansione di scotomi, prima relativi e poi assoluti,<br />

nel campo visivo. Il glaucoma in assenza di trattamento<br />

porta alla cecità e secondo stime recenti sarebbero più<br />

di 60 milioni le persone nel mondo affette dalla malattia<br />

di cui 8 milioni già bilateralmente cieche.<br />

L’unica strategia terapeutica che è stata dimostrata efficace<br />

nel ridurre sia il rischio che la velocità di peggioramento<br />

del glaucoma è rappresentata dalla riduzione della pressione<br />

intraoculare che può essere ottenuta con mezzi<br />

medici, parachirurgici o chirurgici tanto che sembra esserci<br />

una relazione diretta tra entità della riduzione pressoria<br />

e prognosi visiva a lungo termine. Le linee guida<br />

della Società Europea del Glaucoma (EGS) suggeriscono,<br />

nel glaucoma di prima diagnosi, di iniziare la gestione<br />

terapeutica con una monoterapia a scelta tra quelle di<br />

prima linea disponibili, ovvero tra quelle approvate dagli<br />

enti regolatori per il trattamento iniziale del glaucoma<br />

e dell’ipertensione oculare. Tuttavia in base ai risultati<br />

di studi pubblicati negli ultimi anni, ed in particolare<br />

in base ai dati riportati dal Collaborative Initial Glaucoma<br />

Treatment Study (CIGTS), a due anni dalla prima<br />

prescrizione, fino al 75% dei pazienti che hanno iniziato<br />

il trattamento per il glaucoma con una monoterapia necessitano<br />

della combinazione di più di un farmaco per<br />

controllare la malattia.<br />

Il processo di associazione di due principi attivi tuttavia<br />

presenta alcune criticità che devono essere tenute in considerazione<br />

dall’oftalmologo per massimizzare le proba-<br />

bilità di successo terapeutico, criticità che riguardano da<br />

un lato la complementarietà del meccanismo d’azione<br />

dei farmaci che vengono associati e quindi l’additività<br />

della loro efficacia e dall’altro l’incremento del numero<br />

di colliri e somministrazioni giornaliere che il paziente<br />

si trova a dover gestire unitamente alla tollerabilità globale<br />

della terapia che viene prescritta (con possibile influenza<br />

di questi ultimi due punti sull’aderenza alla terapia da<br />

parte del paziente e quindi sull’efficacia finale del trattamento).<br />

Tra le classi di agenti ipotensivi oculari oggi disponibili<br />

HIGHLIGHTS<br />

• Secondo i dati del Collaborative Initial Glaucoma<br />

Treatment Study (CIGTS), a due anni dalla prima<br />

prescrizione, fino al 75% dei pazienti che hanno<br />

iniziato il trattamento per il glaucoma con una monoterapia<br />

necessitano della combinazione di più di<br />

un farmaco per controllare la malattia.<br />

• I fattori da considerare nella scelta dei farmaci da<br />

associare sono: complementarietà del meccanismo<br />

d’azione (produzione/deflusso), additività dell’efficacia,<br />

posologia giornaliera richiesta, tollerabilità<br />

globale.<br />

• Combinare un analogo prostaglandinico, che agisce<br />

aumentando il deflusso dell’umore acqueo, con un<br />

beta-bloccante, che ne riduce la produzione, rappresenta<br />

quindi una scelta razionale sia per quanto<br />

riguarda la complematarietà del meccanismo d’azione<br />

sia per quanto rigurda l’efficacia.<br />

oftalmologiadomani - N. 1 - Anno <strong>2013</strong><br />

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