64 Proposte per riconnessione tra centro storico e prima espansione Il Sistema ambientale ai margini del centro storico Progetti del recupero dello spazio pubblico nella zona <strong>di</strong> nuova espansione Proposte <strong>di</strong> intervento su e<strong>di</strong>fici del centro storico
Laura Daglio Nuovo suolo: riuso e recupero delle superfici in quota <strong>degli</strong> e<strong>di</strong>fici per spazi pubblici o nuove costruzioni Alcuni recenti progetti, perlopiù internazionali, ma anche italiani, ci mostrano la realizzazione <strong>di</strong> ine<strong>di</strong>te volumetrie sulla copertura <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici urbani, delle più varie epoche e destinazioni funzionali, spesso in <strong>di</strong>scontinuità stilistica con la preesistenza. Si tratta soprattutto <strong>di</strong> nuove unità abitative, che propongono non solo una riarticolazione e ricomposizione delle falde esistenti, ma anche nuove architetture adagiate sui tetti piani, una modalità <strong>di</strong> intervento che generalmente viene in<strong>di</strong>cata come rooftop architecture. L’abitare in copertura, destinato agli strati più bassi della gerarchia sociale fino al XIX secolo, grazie ad un processo <strong>di</strong> democratizzazione e <strong>di</strong> acquisizione <strong>di</strong> valore dell’idea <strong>di</strong> panorama dall’alto, si trasforma in soluzione per elite, come <strong>di</strong>mostra il fenomeno delle Penthouse Art Deco della New York <strong>degli</strong> Anni Venti e Trenta, esteso e <strong>di</strong>ffuso anche in Europa. La villa in copertura <strong>di</strong>venta uno dei temi compositivi dei nuovi e<strong>di</strong>fici residenziali borghesi, attraverso cui rapidamente si espandono le gran<strong>di</strong> città, ampliandosi <strong>di</strong> nuovi significati e potenzialità, grazie a contributi come il toit terrasse <strong>di</strong> Le Corbusier. Obiettivo del presente intervento è quello <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re, molto sinteticamente, i presupposti culturali del concetto <strong>di</strong> nuovo suolo, ricondurre manifestazioni, apparentemente autonome, in filoni riconoscibili all’interno delle forme <strong>di</strong> riconfigurazione della città, per far emergere alcuni modelli <strong>di</strong> comportamento e delineare possibili in<strong>di</strong>rizzi futuri <strong>di</strong> ricerca, sia teorici che progettuali, alla scala urbana. Pensare la città per stratificazioni successive, <strong>di</strong>sponendo le funzioni in verticale anziché in orizzontale, ha ra<strong>di</strong>ci antiche in ipotesi che oscillano fra soluzioni ingegneristiche per massimizzare l’efficienza infrastrutturale e vere e proprie utopie; il riferimento è <strong>di</strong>retto alla città verticale da Leonardo a Ludwig Hilberseimer, al manifesto futurista <strong>di</strong> Antonio Sant’Elia o ai <strong>di</strong>segni visionari <strong>di</strong> Hugh Ferriss, suggestioni che si ripropongono nella storia dell’architettura contemporanea, come in La Ville Spatiale <strong>di</strong> Yona Friedman o nel progetto City Edge per Berlino <strong>di</strong> Daniel Libeskind. Ne costituiscono varianti e <strong>di</strong>fferenti declinazioni il concetto <strong>di</strong> grattacielo orizzontale, che dal Wolkenbügel <strong>di</strong> El Lissitzky ha subito molte interpretazioni anche <strong>di</strong> grande attualità, ad esempio nel lavoro <strong>di</strong> Steven Holl o <strong>di</strong> MVRDV o la possibilità <strong>di</strong> sfruttare il suolo occupato da infrastrutture come l’idea <strong>di</strong> ponte abitato, che vanta una lunga tra<strong>di</strong>zione storica e numerose rie<strong>di</strong>zioni moderne. Si tratta solo <strong>di</strong> brevi cenni ad un tema che presenta manifestazioni <strong>di</strong> grande varietà e complessità, interessando sia la città esistente che nuove tipologie inse<strong>di</strong>ative; tuttavia è forse possibile in<strong>di</strong>viduare almeno due modelli <strong>di</strong> comportamento. Una prima strategia della giustapposizione comporta la ripetizione in altezza <strong>di</strong> funzioni ed attività <strong>di</strong>verse nella struttura portante <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio, che può essere esibita nella sua regolarità, a garanzia dell’omogeneità della composizione finale, articolandosi quin<strong>di</strong> intorno ad un principio or<strong>di</strong>natore; altrimenti può essere celata, dando maggior peso alle variazioni del trattamento <strong>di</strong> involucro, che sottolineano e accentuano fortemente il tema della stratificazione <strong>di</strong> tipi <strong>di</strong>somogenei. Rivelano un atteggiamento <strong>di</strong>verso gli interventi che procedono per ad<strong>di</strong>zioni puntuali, più vicini alle recenti operazioni sulle coperture, che, nonostante l’apparente novità, rimangono invece nella tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> una pratica storica <strong>di</strong> trasformazione del costruito, che non indugia in una mimesi acritica dell’esistente, ma ne propone una rilettura semantica e funzionale, introducendo scarti <strong>di</strong> forma e <strong>di</strong> significato, non solo alla scala dell’e<strong>di</strong>ficio ma anche urbana. Una valutazione delle potenzialità applicative <strong>di</strong> tali ipotesi <strong>di</strong> crescita della città su se stessa sembra risultare positiva, in quanto in qualche modo rispondente ai temi della contemporaneità. A fronte, infatti, <strong>di</strong> una esigenza <strong>di</strong> densificazione delle aree urbane, quale reazione alle crescenti stime circa la futura popolazione urbanizzata, con l’obiettivo <strong>di</strong> una riduzione al minimo del consumo <strong>di</strong> territorio, l’utilizzo del- 65
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