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D o p p e l g a e n g e r<br />

fashion E-<strong>zine</strong><br />

E-ZINE #2/2010


fashion E-<strong>zine</strong><br />

Suggerita o alimentata dagli specchi,<br />

dall’acqua e dai fratelli gemelli, l’idea del<br />

doppio è comune a molti paesi. E verosim<strong>il</strong>e<br />

supporre che massime come <strong>di</strong><br />

Pitagora, o <strong>il</strong> platonico, si siano ispirate<br />

a tale concetto. In Germania fu chiamato <strong>Doppelganger</strong>;<br />

in Scozia fetch, perché viene a prendere (fetch) gli<br />

uomini per condurli alla morte. Incontrare se stessi è <strong>di</strong><br />

conseguenza funesto; la tragica ballata Ticonderonga<br />

<strong>di</strong> Robert Louis Stevenson racconta una leggenda su<br />

questo tema. Ricor<strong>di</strong>amo anche lo strano quadro How<br />

They Met Themselves <strong>di</strong> Rossetti: due amanti incontrano<br />

se stessi, nel crepuscolo <strong>di</strong> un bosco. Si potrebbero<br />

citare esempi analoghi <strong>di</strong> Hawthorne, Dostoevskij e Alfred<br />

de Musset. Per gli ebrei, invece, la comparsa del<br />

doppio non era presagio <strong>di</strong> morte imminente. Era la certezza<br />

<strong>di</strong> aver raggiunto lo stato profetico. Così spiega<br />

Gershom Scholem. Una tra<strong>di</strong>zione raccolta dal Talmud<br />

narra <strong>il</strong> caso <strong>di</strong> un uomo che, cercando Dio, incontrò se<br />

stesso.<br />

Nel racconto W<strong>il</strong>liam W<strong>il</strong>son <strong>di</strong> Poe, <strong>il</strong> doppio è la coscienza<br />

dell’eroe. Questi lo uccide e muore. Nella poesia<br />

<strong>di</strong> Yeats, <strong>il</strong> doppio è <strong>il</strong> nostro inverso, <strong>il</strong> nostro contario,<br />

quello che ci completa, quel che non siamo e non saremo<br />

mai.<br />

Plutarco scrive che i greci dettero <strong>il</strong> nome <strong>di</strong> all’ambasciatore<br />

<strong>di</strong> un re.<br />

da IL LIBRO DEGLI ESSERI IMMAGINARI<br />

<strong>di</strong> Jorge Luis Borges


SOMMARIO<br />

4<br />

6<br />

8<br />

10<br />

14<br />

Moda E artE coME oppostI INscINdIbIlI<br />

NIcolas GhEsquIèrE la passIoNE pEr GlI oppostI<br />

abItI E MusIca. la MaNIpolaZIoNE dEI sENsI<br />

ElENa rapa E uN IMMaGINarIo surrEalE<br />

“NoN sEMprE avErE a chE farE<br />

coN Il Nostro doppIo è NEGatIvo”<br />

16<br />

20<br />

24<br />

26<br />

38<br />

48<br />

58<br />

68<br />

76<br />

altrE artI NoN sEGNatE<br />

EMIdIo aNtocI: uN artIsta daNNato<br />

MIss fraNcE: Il MIstEro dElla rElatIvItà<br />

bIpolarIty<br />

EvIdENcE of a doublE ExIstENcE<br />

thE swEEt dark sIdE of ME<br />

ENtItà<br />

thE shadows<br />

dIrEctory<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


MOdA E ARtE<br />

cOME OppOStI<br />

InScIndIbIlI<br />

<strong>di</strong> Chiara Martellucci<br />

La moda veste l’uomo, mentre l’arte mette a nudo la sua anima”<br />

Ach<strong>il</strong>le Bonito Oliva. E’ così che <strong>il</strong> critico racconta la sua visione<br />

<strong>di</strong> dualismo, <strong>di</strong> eterna battaglia tra ciò che si è e ciò che si appare.<br />

Una frase colma <strong>di</strong> significati, dove l’in<strong>di</strong>viduo è spettacolo e<br />

spettatore <strong>di</strong> se stesso e dove ognuno ha <strong>il</strong> potere <strong>di</strong> cambiare<br />

ogni qualvolta si gira la testa e si scoprono nuovi volti. Partendo da questa<br />

frase, è imprescin<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e chiedersi se sia veramente così; se la moda non sia<br />

fondamentale nel riconoscere la propria anima riflessa in uno specchio e<br />

se l’abito sia veramente solo un oggetto o al contrario un enciclope<strong>di</strong>a del<br />

proprio essere.<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


In tanti hanno trattato l’argomento con spessore e con<br />

forte senso critico, arrovellandosi sulla questione “la<br />

moda può consideransi un arte?” oppure “ la moda<br />

e l’arte sono sue forme espressive in collisione?”; ma<br />

questa non vuole essere una critica, piuttosto una riflessione,<br />

incipit che ci porti a riflettere su quanto la nostra<br />

immagine sia legata con un nodo alla nostra anima.<br />

Andando avanti in questo senso è inevitab<strong>il</strong>e citare un’<br />

artista che della propria apparenza contrapposta ad<br />

un identità evanescente, ne ha fatto un testamento. Si<br />

tratta <strong>di</strong> Janieta Eyre, fotografa anglo-canadese che<br />

racconta <strong>di</strong> essere nata con <strong>il</strong> retro del cranio unito a<br />

quello <strong>di</strong> sua sorella Sara, da cui fu separata all’età <strong>di</strong> sei<br />

mesi. Da allora non si è mai allontanata da “lei” che viene<br />

riflessa in ogni sua opera, come ricerca del proprio io, <strong>di</strong><br />

un identità gemella, frutto <strong>di</strong> una copia virtuale <strong>di</strong> se. La<br />

perfezione scenica è quasi agghiacciante. Per l’artista<br />

la “facciata” <strong>di</strong> ogni persona, vestita <strong>di</strong> abiti meravigliosi,<br />

viaggia insieme all’anima, che <strong>di</strong>venta “scheletro” <strong>di</strong><br />

ogni foto.<br />

Gli abiti, per la Eyre, ci “travestono” e ci aiutano a interpretare<br />

<strong>il</strong> nostro ruolo nel quoti<strong>di</strong>ano. Ogni immagine è<br />

una sorta <strong>di</strong> ritratto coinvolto in un panorama grottesco<br />

nel quale gli unici soggetti umani, due gemelle, con indosso<br />

originali costumi d’epoca, ci guardano con uno<br />

sguardo assente. Un viaggio perciò nel mondo <strong>di</strong> un artista<br />

al limite della follia, che grazie ad una struttura “artificiale”,<br />

sprigiona <strong>il</strong> suo “doppelgaenger”, doppio- che<br />

se ne va, o piuttosto che non è mai esistito veramente.<br />

Continuando a percorrere questa strada, sorge spontaneo<br />

chiedersi se allo stesso modo,anche per <strong>il</strong> “fashion<br />

system”, esistano st<strong>il</strong>isti autentici che nel <strong>di</strong>segnare<br />

modelli, <strong>di</strong>segnano in realtà loro stessi; che mettono la<br />

moda in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> viaggiare in corsia <strong>di</strong> sorpasso e<br />

non in quella d’emergenza e che <strong>di</strong> fronte a un nuovo<br />

designer ne riconoscono l’anima, a prescindere dal gusto<br />

personale. Viene in mente a questo punto una legione<br />

<strong>di</strong> st<strong>il</strong>isti, tutti usciti dalla Royal Academy of Fine Arts<br />

<strong>di</strong> Anversa, un istituto con secoli <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione alle spalle<br />

la cui parola d’or<strong>di</strong>ne era “moda sì, ma con una f<strong>il</strong>osofia”.<br />

Dopo <strong>il</strong> massimalismo ridondante degli anni Ottanta,<br />

ritorniamo con un balzo finalmente in avanti, al fascino<br />

del bianco e nero, all’assenza <strong>di</strong> fronzoli e ad un’ eleganza<br />

pura. St<strong>il</strong>isti invisib<strong>il</strong>i che camminano su cemento<br />

accompagnati da musica industriale, e che nonostante<br />

la scarsa presenza in pubblico e <strong>il</strong> mancato atteggiamento<br />

“iconico”, portano avanti con fierezza un incomunicab<strong>il</strong>ità<br />

quasi ostentata. Non si tratta <strong>di</strong> mancanza<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo o <strong>di</strong> incomprensione; si preferisce mandare<br />

avanti la creatività; che parli lei al loro<br />

posto e che sia lei a farsi conoscere<br />

come prima vera anima dell’ artista.<br />

Si tratta <strong>di</strong> Ann Demeulemeester,<br />

<strong>il</strong> quale senso <strong>di</strong> isolamento viene<br />

spezzato dal rumore dei tacchi delle<br />

pesanti scarpe nere indossate<br />

da es<strong>il</strong>i e androgine modelle; ancora<br />

Martin Margiela, maestro del<br />

riciclaggio e della destrutturazione<br />

dell’abito, la sua etichetta è un<br />

semplice pezzo <strong>di</strong> stoffa bianca; e<br />

andando avanti Dirk Bikkembergs,<br />

Thimister e Dries Van Noten.<br />

In conclusione, la cosa fondamentale<br />

è che l’ idea è l’anima che muove<br />

questi artisti, che non c’è, come<br />

per la Eyre contrapposizione tra essere<br />

ed apparire, dualismo o lotta,<br />

ma solo un profondo legame inscin<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e.<br />

Senza questo legame tutto si<br />

scioglierebbe come un ghiacciolo<br />

al sole e nulla avrebbe più senso.<br />

E’ questo <strong>il</strong> mezzo che permette<br />

<strong>di</strong> infischiarsene dell’essere “up to<br />

date”, o fuori dal business. E’ qui<br />

che l’arte <strong>di</strong>venta moda e la moda<br />

<strong>di</strong>venta arte. E’ in questi casi che le<br />

<strong>di</strong>scipline che esaltano <strong>il</strong> bello, non<br />

fut<strong>il</strong>e, ma dell’idea si miscelano e<br />

ne esce una pozione vincente. Ed è<br />

sempre qui che <strong>il</strong> “doppio” <strong>di</strong>venta<br />

unico e non c’è alter ego che tenga.<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


nIcOlAS GhESquIèRE,<br />

lA pASSIOnE<br />

pER GlI OppOStI<br />

fashion E-<strong>zine</strong><br />

<strong>di</strong> Veronica Magliocchetti


Parigi, salone delle Aqu<strong>il</strong>e all’Hotel de Cr<strong>il</strong>lon. Collezione Balen-<br />

ciaga autunno-inverno 2010/11 e <strong>il</strong> cuore ha un sussulto. La<br />

nostalgia scatta in avanti e <strong>il</strong> pensiero corre in<strong>di</strong>etro nel tempo,<br />

desideroso <strong>di</strong> rivivere le suggestioni emotive suscitate dal capolavoro<br />

<strong>di</strong> Kubrick “2001: O<strong>di</strong>ssea nello spazio”.<br />

Lo spettacolo ha inizio: nello show tutto concorre alla rievocazione del celebre<br />

f<strong>il</strong>m che, per primo, ha fuso l’uomo con <strong>il</strong> tempo e lo spazio. Il pavimento<br />

luminoso in versione fantascientifica ospita eroine androgine che avanzano<br />

su altissimi e insoliti mocassini. Modelle come miti dello spazio interstellare,<br />

rischiarate dai colori tenui delle galassie, con larghe spalle a suggerire un’armatura<br />

cosmica.<br />

Pensate a un incontro tra una maison nob<strong>il</strong>e ma decaduta e un giovane<br />

st<strong>il</strong>ista capace <strong>di</strong> entusiasmare le folle attraverso una visione pseudo–industriale<br />

della moda: è <strong>il</strong> successo della casa <strong>di</strong> moda <strong>di</strong> Cristobal Balenciaga<br />

attualmente governata da Nicolas Ghesquière, creatore <strong>di</strong> sinergie sapienti<br />

tra tessuti classici e materiali ine<strong>di</strong>ti d’effetto <strong>di</strong>rompente, capaci <strong>di</strong> catturare<br />

la comunità della moda e <strong>di</strong> risollevare le sorti della maison.<br />

Lo st<strong>il</strong>ista, appassionato testimone degli orientamenti e delle propensioni<br />

del secolo scorso, si muove in perfetto st<strong>il</strong>e steampunk, sperimentando innesti<br />

<strong>di</strong> elementi futuristici su modelli che rievocano gli anni ottanta. È un go<strong>di</strong>mento<br />

per gli occhi lo spettacolo <strong>di</strong> ta<strong>il</strong>leur dalla linea geometrica e severa,<br />

realizzati con materiali high-tech e ammorbi<strong>di</strong>ti da complementi <strong>di</strong> pelliccia.<br />

Altrettanto affascinante è assistere allo stravolgimento della s<strong>il</strong>houette tra<strong>di</strong>zionale<br />

della figura femmin<strong>il</strong>e attraverso l’intrusione sofisticata <strong>di</strong> elementi<br />

del tutto inusuali. Su tutto irrompe la stampa, un trionfo <strong>di</strong> tessuti su cui campeggiano<br />

parole in libertà, forse a testimoniare l’importanza attribuita alla<br />

carta stampata.<br />

Il suo è un amore sviscerato per gli opposti, la geometria lineare contro l’irregolare<br />

eccentricità, che tende a legare la tra<strong>di</strong>zione della celebre maison<br />

spagnola al futurismo puro. L’ aspetto finale è una combinazione raffinatissima<br />

<strong>di</strong> epoche, con l’introduzione <strong>di</strong> una tecnologia iperfuturista all’interno<br />

<strong>di</strong> una specifica ambientazione storica. Tutto <strong>il</strong> suo lavoro sfida le categorizzazioni<br />

scontate; <strong>il</strong> suo percorso, lungi dall’essere preve<strong>di</strong>b<strong>il</strong>mente futurib<strong>il</strong>e,<br />

coniuga la moda parisienne chic con materiali sintetici, corposi e plasmab<strong>il</strong>i,<br />

rivelando un desiderio costante <strong>di</strong> stupire.<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


AbItI E MuSIcA.<br />

lA MAnIpOlAzIOnE<br />

dEI SEnSI<br />

<strong>di</strong> Francesca Lancia<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


Iris Van Herpen, riconferma con la collezione Synesthesia<br />

<strong>il</strong> suo metodo atipico <strong>di</strong> accostarsi al mondo della moda,<br />

un mondo per lei fatto <strong>di</strong> suoni e percezioni visive, che ha<br />

catturato l’attenzione del suo pubblico durante la London<br />

<strong>Fashion</strong> Week.<br />

Laureatasi in Olanda presso la scuola d’arte <strong>di</strong> Artez, questa giovane designer-<br />

artista, inizia la sua carriera collaborando al fianco <strong>di</strong> due tra i più gran<strong>di</strong><br />

ed eccentrici nomi della moda, Alexander McQueen e Viktor&Rolf , fino al<br />

2007, quando lancia la prima collezione firmata con <strong>il</strong> proprio nome.<br />

Fin da subito, ci ha abituato a cogliere nelle sue creazioni una visione surreale<br />

che va oltre i soliti schemi della moda. Attraverso la sperimentazione <strong>di</strong><br />

nuove tecniche e la manipolazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi materiali, ci accompagna ogni<br />

volta alla scoperta <strong>di</strong> veri e propri mon<strong>di</strong> .<br />

Ma è con la collezione per l’autunno/inverno 2010 intitolata Synesthesia, che<br />

l’artista decide <strong>di</strong> osare, ispirandosi al fenomeno “Cross”, ovvero dell’ascolto<br />

colorato, meglio conosciuto come sinestesia sonoro-visiva.<br />

Qui musica e moda si coalizzano per colpire i sensi più nascosti e assopiti<br />

degli spettatori e per dar vita ad uno spettacolo, che come uno elettroshock<br />

ci conduce in una <strong>di</strong>mensione quasi paranormale, in cui ogni sensazione è<br />

strettamente e intimamente collegata alle altre. Ogni suono dunque riporta<br />

a un immagine e un immagine a un colore, per sconvolgere e intrappolare<br />

chi osserva, in un effetto domino che a catena cattura ogni particella del<br />

suo cervello.<br />

Un viaggio sensoriale attraverso materiali innovativi che si sovrappongono<br />

al corpo, sv<strong>il</strong>uppando reali sculture: una doppia pelle fatta <strong>di</strong> fibre hi-tech,<br />

f<strong>il</strong>ati industriali, pvc, metallo e chi più ne ha più ne metta.<br />

Una visione della moda futuristica quella dell’artista, che ai soliti mo<strong>di</strong> convenzionali,<br />

pred<strong>il</strong>ige puntare su qualcosa <strong>di</strong> più intimo e nascosto, dando<br />

a ogni sua creazione una doppia valenza che osc<strong>il</strong>la tra la precisione della<br />

sartoria e dei dettagli, all’impatto visivo associato alla musica. Una sorta <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mensione mistica dove ogni elemento è fortemente legato agli altri.<br />

Vincitrice nel 2009 del Dutch <strong>Fashion</strong> Me<strong>di</strong>a Awards, Iris Van Herpen, ha<br />

riconfermato la sua vena creativa suscitando sicuramente una curiosità e<br />

un’aspettativa che verranno sod<strong>di</strong>sfatte nella prossima collezione…per la<br />

serie…più è strano meglio è!<br />

Che sia per la noia o perché ormai <strong>di</strong> creatività se ne vede ben poca, qualsiasi<br />

metodo che porti a una nuova interpretazione dell’abito, è sicuramente<br />

ben accetta.<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


ElEnA RApA<br />

E un IMMAGInARIO<br />

SuRREAlE<br />

1. Puoi presentarti, descrivere <strong>il</strong> tuo percorso?<br />

Nell’arco della mia adolescenza grazie alla casualità <strong>di</strong> aver fatto certe scuole,<br />

come l’accademia, ho incontrato molte persone che mi hanno stimolato<br />

ad affrontare <strong>il</strong> mondo dell’arte visiva come fumetto, <strong>il</strong>lustrazione, grafica,<br />

pittura. Il mio percorso è stato influenzato dalla fortuna <strong>di</strong> avere conosciuto<br />

molte persone interessanti, a partire da Macerata, dove ho iniziato la mia<br />

formazione accademica, fino a Roma. Passando anche da Bologna dove<br />

vinsi una borsa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> progettista grafico. Credo che sia soprattutto<br />

attraverso i rapporti umani che si è creato l’orientamento del mio lavoro.<br />

Cerco <strong>di</strong> creare linguaggi autonomi, a Roma e a Bologna negli anni 2000<br />

v’era una tendenza, che ora sta rinascendo, legata al fumetto e mi sono<br />

avvicinata a quello tramite <strong>il</strong> linguaggio dell’<strong>il</strong>lustrazione. Nel caso in cui fossi<br />

rimasta a Macerata probab<strong>il</strong>mente, questo non sarebbe successo. Lego<br />

sempre <strong>il</strong> binomio percorso formativo e quello umano, le scuole statali in Italia,<br />

soprattutto legate all’arte, non danno tanto. Sono le persone che danno<br />

molto. Ho fatto <strong>il</strong> pedagogico quin<strong>di</strong> sarei maestra. Avendo fatto <strong>il</strong> Cobaslid<br />

sarei ab<strong>il</strong>itata nell’insegnamento <strong>di</strong> storia dell’arte e <strong>di</strong>segno geometrico.<br />

Purtroppo con le nuove riforme avere una cattedra è impossib<strong>il</strong>e. Personalmente<br />

<strong>il</strong> percorso <strong>di</strong>dattico sarebbe stato complementare a quello artistico<br />

fashion E-<strong>zine</strong><br />

<strong>di</strong> Diane Orlando


perchè facendo arte non relazionale, par-<br />

lando dei miei sentimenti piuttosto che della<br />

società, mi è venuta a mancare la capacità <strong>di</strong><br />

andare verso l’esterno e insegnare mi avrebbe<br />

veramente completato. Sfortunatamente<br />

la scuola non dà la possib<strong>il</strong>ità alle nuove generazioni<br />

<strong>di</strong> lavorare. Ho la fortuna <strong>di</strong> vivere<br />

con la pittura e mi ritengo una priv<strong>il</strong>egiata.<br />

2. Com’è nata la tua passione per<br />

<strong>il</strong> <strong>di</strong>segno, e soprattutto per questi<br />

personaggi fantastici?<br />

È un semplice fatto <strong>di</strong> corsia <strong>di</strong> favore, personalmente<br />

penso che <strong>il</strong> <strong>di</strong>segno sia alla base<br />

<strong>di</strong> tutta l’arte visiva, andando per co<strong>di</strong>ci dalla<br />

pittura a quelli dell’architettura. La mia ricerca<br />

è quin<strong>di</strong> molto classica: mano, matita, colore.<br />

I personaggi che popolano i miei quadri<br />

partono e tornano dal mondo della realtà<br />

quoti<strong>di</strong>ana, nelle tele c’è la libertà <strong>di</strong> essere<br />

ciò che io voglio, che siano e farli muovere e<br />

poi ritornano ad essere i miei vicini <strong>di</strong> casa, le<br />

persone a cui voglio bene o che o<strong>di</strong>o….semplicemente<br />

guardo dal mio balcone e parto<br />

per la tangente.<br />

“... chiederei all’osservatore<br />

cosa apprezza<br />

e cosa lo <strong>di</strong>sgusta”<br />

3. Ogni <strong>di</strong>segno cela un racconto ben particolare e intrigante,<br />

puoi spiegarci quale sono le tue fonti d’ispirazione?<br />

Il quoti<strong>di</strong>ano da una parte, soprattutto <strong>il</strong> mondo ragionato per micro-cosmi.<br />

Poi i punti <strong>di</strong> riferimento culturali come i libri, i f<strong>il</strong>m, la musica: James Elroy,<br />

Charles Burnes, Braian The Brain <strong>di</strong> Miguel Angel Martin, Un posto al sole,<br />

tutto David Linch, Bergman e Fassbinder, Cronaca Vera, American Beauty,<br />

American History X, Fai la Cosa Giusta, Tuxedomoon, Ly<strong>di</strong>a Lunch, Nick<br />

Cave and the Bad Seeds.<br />

4. Come definiresti <strong>il</strong> tuo genere?<br />

Il mio genere … c’è <strong>il</strong> surreale e non <strong>il</strong> Surrealismo, e tutta la pittura classica <strong>di</strong><br />

questo genere, la temporalità dei libri <strong>di</strong> <strong>il</strong>lustrazione e la cromia dei cartoon..<br />

non mi piacciono “pecette” come pop-surrealismo o underground, penso<br />

che ogni periodo ha una connotazione a se, questi riferimenti potrebbero<br />

definire <strong>il</strong> mio st<strong>il</strong>e, ma sono tanti…..quin<strong>di</strong> più che una definizione chiederei<br />

all’osservatore cosa apprezza e cosa lo <strong>di</strong>sgusta.<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


5. Vivi e lavori oramai a M<strong>il</strong>ano da tanti anni, andresti<br />

all’estero per nuove sperimentazioni?<br />

Non vivo più a M<strong>il</strong>ano perchè non mi ci trovavo troppo<br />

come città, preferisco gli spazi più piccoli e domestici,<br />

sono tornata a vivere a Lucrezia un paese vicino a Pesaro,<br />

assolutamente orrib<strong>il</strong>e dal punto <strong>di</strong> vista architettonico<br />

o meglio degli abusi ed<strong>il</strong>i sul paesaggio ma ancora<br />

profumato e tranqu<strong>il</strong>lo come tutti i paesini <strong>di</strong> queste<br />

zone. A M<strong>il</strong>ano ci torno spesso per lavoro e p sporto<br />

sarà mezzo elitario non so quanto riuscirò a muovermi,<br />

sono ottusamente spaventata dall’aereo, dai <strong>di</strong>sastri incombenti<br />

e mi muovo solo nel recinto geografico che mi<br />

sono involontariamente preposta, tra le Alpi ed Il Mare<br />

Me<strong>di</strong>terraneo. Magari se mi capitasse delle proposte<br />

lavorative, potrei provare ad avere più energia per affrontare<br />

<strong>il</strong> volo…<br />

6. Hai realizzato copertine per un gruppo musicale,<br />

com’è nata questa collaborazione?<br />

Tutte le collaborazioni sono nate da rapporti <strong>di</strong> amicizia<br />

che sono poi confluiti in cooperazioni, come con i Neo<br />

e l’ambito Fromscratch prima e Megasound dopo. Si è<br />

creata una sinergia forte umanamente molto bella perchè<br />

sincera.<br />

Ho curato allo stesso modo con de<strong>di</strong>zione e piacere,<br />

vari progetti grafici <strong>di</strong> cover collaborando con simpatici<br />

musicisti e bravi ragazzi come Miranda, Udus, Farina-<br />

Zeregan-Pup<strong>il</strong>lo tutti sotto FromScratch inoltre con<br />

Christian Rainer, Psikofagaist, DavidStarr e KiddyCar.<br />

“Stu<strong>di</strong>are<br />

senza pregiu<strong>di</strong>zi<br />

tutto ciò che può<br />

capitarti casualmente<br />

tra le mani, la selezione<br />

personale avviene<br />

più tar<strong>di</strong> in modo<br />

spontaneo, e più tar<strong>di</strong><br />

arriva più si è liberi”<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


7. Tra tutti i tuoi lavori, a quale opera ti senti<br />

più legata e perché?<br />

Adesso non è proprio un mio lavoro bensì un progetto<br />

che porto avanti con Laura Giar<strong>di</strong>no e Adriano Pasquale<br />

chiamato Graffa. Graffa è una piccola fan<strong>zine</strong> monografica<br />

e interattiva che si accompagna sempre ad una<br />

mostra presso Piscina Comunale <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano. Il concept <strong>di</strong><br />

Piscina Comunale è quello che io stessa sostengo, serietà<br />

e correttezza, collaborazione, fantasia e vino. E’ un<br />

onore lavorare assieme ai miei amici Laura ed Adriano<br />

e collaborare con <strong>il</strong>lustratori che ammiro quali Dast, Zattera,<br />

Nicoz, Giacon, Pace, e tutti coloro che ci aiutano a<br />

realizzare Graffa. cfr.: http://graffa.blogspot.com/<br />

8. Quali consigli consegneresti ad un giovane<br />

<strong>di</strong>segnatore che volesse intraprendere questo<br />

lavoro?<br />

Stu<strong>di</strong>are senza pregiu<strong>di</strong>zi tutto ciò che può capitarti casualmente<br />

tra le mani, la selezione personale avviene più<br />

tar<strong>di</strong> in modo spontaneo, e più tar<strong>di</strong> arriva più si è liberi. E<br />

soprattutto <strong>di</strong>segnare <strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e.<br />

9. Quali sono i tuoi progetti in corso?<br />

Graffa e i Festival estivi… e poi mostre, prossimamente<br />

sarò a M<strong>il</strong>ano presso Galleria Colombo per una collettiva<br />

Forward_Rewind e <strong>il</strong> mese dopo sempre li in un progetto<br />

chiamato Little Circus , un piccolo spazio dove artisti<br />

non della Galleria hanno la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> presentarsi a un<br />

certo tipo <strong>di</strong> pubblico.<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


nOn SEMpRE<br />

AvERE A chE fARE<br />

cOn Il nOStRO<br />

dOppIO<br />

è nEGAtIvO<br />

<strong>di</strong> Federica Zanni<br />

Nata a Cagliari, Francesca Ran<strong>di</strong>, è un’artista con un immagi-<br />

nario fortemente surreale; attualmente lavora nella sua città<br />

natale come fotografa e grafica. Il suo approccio con la fotografia<br />

è da lei considerato “un colpo <strong>di</strong> testa e <strong>di</strong> fulmine” e<br />

allora è corsa ad acquistare la sua prima macchina fotografica,<br />

con la voglia sfrenata <strong>di</strong> raccontare le sue storie attraverso la creazione<br />

<strong>di</strong> immagini.<br />

Nessuna scuola d’arte: “sono auto<strong>di</strong>datta, ho imparato osservando i gran<strong>di</strong><br />

pittori e fotografi del passato e sprecando una marea <strong>di</strong> rullini”, <strong>di</strong>ce Francesca<br />

Ran<strong>di</strong>, perché quando ha iniziato a lavorare con la fotografia non esisteva<br />

ancora <strong>il</strong> <strong>di</strong>gitale.<br />

Uno st<strong>il</strong>e malinconico, a volte duro e allo stesso tempo surreale, come quello<br />

del Doppelgaenger, <strong>il</strong> doppio, l’altra parte dell’io, affrontato nel 2009 con<br />

le do<strong>di</strong>ci opere esposte a Cagliari. “Questa è una delle tematiche che mi<br />

ossessionava da tempo”. “Tutti abbiamo subito dei traumi, delle ferite che a<br />

volte ci portano ad una sorta <strong>di</strong> sdoppiamento dalla realtà che ci circonda”.<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


Questa giovane e talentuosa donna sarda, attraverso queste opere, mette<br />

in scena l’altra parte dell’io, che non è visib<strong>il</strong>e alla maggior parte <strong>di</strong> noi, ma<br />

che irrazionalmente esiste e riflette l’immagine <strong>di</strong> giovani donne e bambine,<br />

fotografate dalla Ran<strong>di</strong>, portando lo spettatore al <strong>di</strong>sorientamento totale.<br />

Nella tua fotografia si denota un forte st<strong>il</strong>e personale. I tuoi scatti sono frutto<br />

<strong>di</strong> un impulso, oppure c’è una preparazione precedente?<br />

“Parte tutto da una certa ossessione verso un argomento specifico, poi c’è<br />

uno stu<strong>di</strong>o preciso su chi dovrà posare per quel determinato scatto, sulla<br />

location, gli abiti e gli oggetti che faranno parte del lavoro fotografico”.<br />

Hai qualche personaggio <strong>di</strong> riferimento nel mondo dell’arte?<br />

“Sono tanti, ad esempio i pittori fiamminghi, Caravaggio o <strong>il</strong> fotografo Robert<br />

Doisneau e tantissimi registi cinematografici come Kubrick, Tarantino, Tim<br />

Burton e i neorealisti italiani. Ho anche i miei f<strong>il</strong>m feticcio, quelli che guardo<br />

m<strong>il</strong>le volte e non mi stufano mai, come Shining, Picnic ad Hanging Rock,<br />

Piano piano dolce Carlotta, Miriam si sveglia a mezzanotte, Donnie Darko,<br />

Blow Up, ecc ecc…”<br />

Nelle do<strong>di</strong>ci opere esposte a Cagliari, hai affrontato <strong>il</strong> tema<br />

del Doppelgaenger, fenomeno che rappresenta l’altra parte<br />

dell’io, “la quale dopo tanto tempo si rivela come un fantasma<br />

del passato alla nostra coscienza”. Perché <strong>il</strong> Doppelgaenger?<br />

Quale è stato <strong>il</strong> percorso che ti ha portato ad affrontare questo<br />

fenomeno? Quali le influenze?<br />

“Questa è una delle tematiche che mi ossessionava da tempo, e prima o poi<br />

dovevo tramutarla in immagini. Doppelgaenger è una parola tedesca che si<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


iferisce ad una leggenda, secondo la quale ognuno <strong>di</strong> noi avrebbe un dop-<br />

pio o sosia. Se per sventura dovessero incontrarsi, uno dei due dovrebbe<br />

morire per mano dell’altro. Il fenomeno del doppio è stato inizialmente stu<strong>di</strong>ato<br />

da Freud. Ho letto tanto sull’argomento, tutto <strong>il</strong> progetto è incentrato<br />

sul concetto <strong>di</strong> Perturbante. Freud nel suo saggio <strong>di</strong>ce che: “Il perturbante,<br />

ciò che porta angoscia, è un non-fam<strong>il</strong>iare, qualcosa che assomiglia al nostro<br />

ambiente domestico ma che in realtà cela in sé un qualcosa <strong>di</strong> straniero,<br />

sconosciuto, enigmatico. Il perturbante che si sperimenta <strong>di</strong>rettamente<br />

si verifica quando complessi infant<strong>il</strong>i rimossi sono richiamati in vita da un’impressione”.<br />

In psichiatria <strong>il</strong> doppio rivela tutta una serie <strong>di</strong> patologie, come la<br />

schizofrenia, <strong>di</strong>sturbo bipolare e borderline, ma anche semplici traumi che<br />

la nostra mente inizialmente rimuove e che riaffiorano quando meno ce lo<br />

aspettiamo, creando forti stati <strong>di</strong> angoscia. In passato tantissimi artisti hanno<br />

affrontato questo argomento, ma soltanto due hanno colpito in modo<br />

particolare la mia attenzione, come ad esempio Kubrick e la scrittrice Anais<br />

Nin. Questi due artisti erano ossessionati dal doppio”.<br />

Ti è mai capitato <strong>di</strong> vivere in prima persona questo fenomeno<br />

<strong>di</strong>ssociativo? Sia che sia stato positivo o negativo.<br />

“Credo che ciascuno <strong>di</strong> noi abbia provato una cosa sim<strong>il</strong>e. È proprio questo<br />

che mi affascina dell’argomento, senza arrivare a patologie gravi come la<br />

schizofrenia. Tutti abbiamo subito dei traumi, delle ferite che a volte ci portano<br />

ad una sorta <strong>di</strong> sdoppiamento dalla realtà che ci circonda. Ci sono dei<br />

traumi che affiorano all’improvviso, magari nell’età adulta, e ci fanno stare<br />

male, all’inizio non capiamo perché, poi però dobbiamo affrontare la situazione<br />

e quella parte <strong>di</strong> noi che non pensavamo nemmeno lontanamente<br />

<strong>di</strong> avere. Ricor<strong>di</strong>amoci però che non sempre avere a che fare con <strong>il</strong> nostro<br />

“doppio” è una cosa negativa, infatti se da una parte può operare ai danni<br />

del soggetto, dall’altra può invece realizzare i suoi desideri più segreti,<br />

agendo come <strong>il</strong> soggetto o la sua coscienza non oserebbe mai. Liberandoci<br />

quin<strong>di</strong> da sovrastrutture che l’educazione, la società e a volte noi stessi ci<br />

siamo imposti”.<br />

Secondo te qual è la <strong>di</strong>fferenza tra moda e st<strong>il</strong>e?<br />

“Spesso gli st<strong>il</strong>isti ci incanalano in determinati clichè, che le donne purtroppo<br />

seguono stagione dopo stagione. Da questo punto <strong>di</strong> vista a volte si esagera,<br />

tutto questo è un po’ schizofrenico. Per me indossare un abito equivale<br />

ad indossare uno stato d’animo, ci si deve ascoltare, capire e seguire <strong>il</strong> proprio<br />

st<strong>il</strong>e. Non amo i modaioli a tutti i costi, quelli che come pecore seguono<br />

la corrente del momento. Con la moda si deve giocare, fino ad arrivare a uno<br />

st<strong>il</strong>e personale, che non deve limitare quello <strong>di</strong> nessun altro”.<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


Potresti trarre ispirazione da qualche fotografo <strong>di</strong> moda? o<br />

l’hai già fatto?<br />

“I fotografi <strong>di</strong> moda che più riescono a stupirmi, sono quelli che creano magia<br />

e fiaba, che riescono a raccontarmi una storia. Te ne cito uno su tutti,<br />

proprio perché lo sento molto vicino a me e al mio modo <strong>di</strong> concepire le foto<br />

<strong>di</strong> moda: Tim Walker, assolutamente fantastico! Per <strong>il</strong> resto <strong>di</strong> solito traggo<br />

ispirazione da una marea <strong>di</strong> cose che la mia mente macina ogni giorno, f<strong>il</strong>m,<br />

romanzi, saggi, immagini <strong>di</strong> ogni tipo, impressioni e macino, macino sino a<br />

quando tutto prende forma”.<br />

Si potrebbe parlare <strong>di</strong> moda applicandola a questo fenomeno?<br />

“Ogni volta che indossiamo un abito ci creiamo volutamente o inconsciamente<br />

un determinato ruolo o personaggio. La moda in questo senso aiuta<br />

tantissimo, oggi più che in passato. Esiste un abito per ogni situazione, circostanza<br />

o personaggio si voglia creare, ci si può trasformare in qualsiasi<br />

momento; tutti noi lo abbiamo fatto almeno una volta nella vita”.<br />

Quale st<strong>il</strong>ista secondo te potrebbe rappresentare al meglio <strong>il</strong><br />

Doppelgaenger?<br />

“Abbiamo l’ere<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> tutta la moda del passato e se ci pensi è magnifico!<br />

Amando tantissimo cinema e teatro, gli st<strong>il</strong>isti che mi hanno incuriosito maggiormente<br />

sono quelli che più sapientemente riuniscono epoche e st<strong>il</strong>i, creando<br />

degli abiti spettacolari e originali, fiabeschi e gotici allo stesso tempo.<br />

Mi vengono in mente Vivienne Westwood, Kenzo e Alexander McQueen”.<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


Secondo quali criteri scegli gli abiti dei tuoi scatti?<br />

“Dipende dall’argomento che sto trattando. Per esempio, per Doppelgaenger,<br />

cercavo qualcosa che avesse un sapore antico, d’altri tempi, perché<br />

le location scelte per ciascuno scatto sono tutti complessi industriali in <strong>di</strong>suso<br />

ormai da anni. Adoro l’archeologia industriale, evoca m<strong>il</strong>le cose; a me<br />

personalmente ricorda una società post-atomica come quella del famoso<br />

cartoon che ha segnato la mia infanzia: Canon. Mi piaceva immaginare una<br />

società ormai <strong>di</strong>strutta, dove le industrie in <strong>di</strong>suso giacevano addormentate<br />

ai pie<strong>di</strong> delle ragazze-bambine e del loro doppio”.<br />

Che rapporto hai con lo specchio? (Come oggetto <strong>di</strong> sdoppiamento<br />

figurativo)<br />

“Lo specchio è un oggetto che adoro. L’ho ut<strong>il</strong>izzato per vari lavori. È una<br />

porta spazio-temporale che ci porta a scoprire un altro sé. Lo specchio amplifica<br />

e moltiplica l’immagine e gioca a confondere realtà e artefatto.”<br />

Tra i tuoi lavori qual è quello che più ti è piaciuto realizzare?<br />

Quali sono le emozioni che provi realizzando le tue opere?<br />

“Provo sempre un’emozione gran<strong>di</strong>ssima nell’iniziare un nuovo lavoro. È una<br />

vertigine indescrivib<strong>il</strong>e perché c’è sempre un elemento d’impreve<strong>di</strong>b<strong>il</strong>ità che<br />

subentra quando inizio a scattare che ti cambia tutto improvvisamente. A<br />

volte <strong>il</strong> solo spostamento delle nuvole sopra <strong>il</strong> sole, o <strong>il</strong> cambio d’espressione<br />

<strong>di</strong> una modella creava quel momento imprevisto che però dava alla foto<br />

un’atmosfera incre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e.”


EMIdIO<br />

AntOcI:<br />

un ARtIStA<br />

dAnnAtO<br />

Emi<strong>di</strong>o Antoci: un artista dannato<br />

fashion E-<strong>zine</strong><br />

<strong>di</strong> Cam<strong>il</strong>la Martorano and Tommaso Matano


Nel cuore <strong>di</strong> Trasteve-<br />

re, prima <strong>di</strong> piazza<br />

S.Maria, vi è un’altra<br />

piazzetta con un ristorante,<br />

due bar e<br />

gente che si gode <strong>il</strong> clima primaver<strong>il</strong>e.<br />

Ma questo, è ciò che succede<br />

a terra.<br />

Se si alza lo sguardo verso l’ultima<br />

finestrella del palazzo, si avverte la<br />

presenza <strong>di</strong> uno strambo personaggio.<br />

Il pittore, l’artista Emi<strong>di</strong>o che fino<br />

a poco tempo fa teneva in finestra<br />

bambole, pupazzi, giocattoli appesi<br />

per i capelli o per le braccia, visib<strong>il</strong>i a<br />

tutti i passanti. Se si guardano con<br />

ansia sembrano sull’orlo del suici<strong>di</strong>o,<br />

se si guardano con fanciullezza<br />

non sono altro che pupazzi stesi ad<br />

asciugare.<br />

Il nonnetto si affaccia e mugugna<br />

qualcosa <strong>di</strong> incomprensib<strong>il</strong>e, ma<br />

alla fine ci apre <strong>il</strong> portone. Forse un<br />

po’ incoscienti ad entrare in casa <strong>di</strong><br />

un folle sconosciuto, veniamo catapultate<br />

nella prima sala ove non<br />

si identificano bene gli oggetti data<br />

una penombra scurissima. Ciò che<br />

arriva dritto al cervello è un odore<br />

stantio e un pulviscolo <strong>di</strong> germi e<br />

batteri. Emi<strong>di</strong>o ci accoglie seduto<br />

sul letto e comincia a parlare in maniera<br />

vaga, ma con una scioltezza<br />

che lascia pensare sia solito intrattenere<br />

persone colloquiando. In ef-<br />

fetti è proprio così; c’è una quantità <strong>di</strong> oggetti, ninnoli,<br />

cianfrusaglie e doni da ubriacare la vista.<br />

Poco si sa <strong>di</strong> lui, data anche la scarsa atten<strong>di</strong>b<strong>il</strong>ità delle<br />

sue parole. Ciò che conta è che è <strong>di</strong>venuto un pittore<br />

per un “veto fatto dalla zia”, ed egli è assolutamente<br />

consapevole <strong>di</strong> non aver alcuna vocazione artistica definendosi,<br />

anzi, un dannato. “Nella mia vita ha commesso<br />

molti errori e <strong>il</strong> Signore mi sta punendo tenendomi<br />

all’inferno, in questa casa”, da cui non esce da anni, data<br />

anche la sua cecità. Della sua arte,nessuna traccia, ad<br />

eccezione <strong>di</strong> un quadro raffigurante una Madonna, dalla<br />

dubbia autenticità.<br />

Emerge <strong>il</strong> ritratto <strong>di</strong> un uomo solo, triste, pazzo, che si è<br />

lasciato andare e che non vuole parlare molto né della<br />

sua famiglia (a detta sua, i fam<strong>il</strong>iari sono quasi tutti morti,<br />

e i figli non li vede), né dei suoi quadri (<strong>di</strong> cui non vi è<br />

prova tangib<strong>il</strong>e perché venduti tutti). Si <strong>di</strong>ce andasse in<br />

giro con due paia <strong>di</strong> occhiali e due cravatte, quest’ultime<br />

ancora ben visib<strong>il</strong>i, polverose e appese sopra <strong>il</strong> letto,<br />

ma le cose che lasciano senza parole, oltre alla quantità<br />

<strong>di</strong> oggetti che farebbe impazzire un mercataro <strong>di</strong><br />

Portaportese, sono le scritte che coprono tutti i muri .<br />

“Emi<strong>di</strong>o poeta dell’arte!”. Segni <strong>di</strong> amici? ci <strong>di</strong>ce che non<br />

ne ha più, ma possiamo affermare quasi con certezza<br />

che tutte quelle parole sui muri sono la testimonianza <strong>di</strong><br />

chi, come noi, era curioso <strong>di</strong> conoscere “<strong>il</strong> matto pittore<br />

trasteverino”.<br />

Dopo un’ora <strong>di</strong> chiacchiere (sempre le stesse, data qualche<br />

rotella fuori posto del nostro interlocutore) ci esorta<br />

ad andarcene per non stancarci, mica scemo! Ci chiede<br />

<strong>di</strong> fare un miracolo per lui, con la consapevolezza che<br />

in verità non si possa fare niente per la sua “dannata<br />

esistenza”. Uscendo ci cade lo sguardo su una scritta<br />

colorata “la stanza dei pensieri”. Mai nessuna scritta fu<br />

più azzeccata.<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


Il mio cervello comincia a compiere voli pindarici, circa la vera esistenza<br />

<strong>di</strong> quest’ometto, quanto <strong>di</strong> vero c’è nelle sue parole, e quante altre storie<br />

invece avrebbe potuto raccontarci. Fatto sta, che io ci tornerò, mi sono<br />

ripromessa <strong>di</strong> farlo uscire <strong>di</strong> casa, ma probab<strong>il</strong>mente non si ricorderà neanche<br />

chi sono. Una volta fuori infatti, due ragazzi salgono dandoci <strong>il</strong> cambio;<br />

chissà questa volta Emi<strong>di</strong>o cosa racconterà ai suoi nuovi amici.<br />

fashion E-<strong>zine</strong><br />

OrizzOnti.<br />

Chi è? Che cosa volete? Non potete portare via le mie bambine, avete capito?<br />

Lasciateci stare, vi prego. Lasciateci stare. No, no, siete angeli dovete<br />

venire qui allora. Non potreste fare un miracolo? Voglio la pace, nel cuore e<br />

nell’anima, guardatemi, voi dovete fare un miracolo angeli miei, ascoltate,<br />

la male<strong>di</strong>zione è in me, in queste mie mani, sotto queste unghie sporche<br />

<strong>di</strong> vernice, grattatela via, io sarò la vostra tela, cancellate ciò che è inciso<br />

nelle mie rughe, e nel mio sguardo, datemi una seconda possib<strong>il</strong>ità. Bisognerebbe<br />

nascere due volte, prima solo per prova, poi per vivere davvero,<br />

impareremmo <strong>di</strong> più.<br />

Io non vorrei, io non volevo sbagliare tutto. Ma non posso rime<strong>di</strong>are, solo voi


potete, voi, creature stupende, datemi la redenzione.<br />

Non sentite la puzza <strong>di</strong> bruciato che è in questo luogo<br />

maledetto, <strong>di</strong>temi, angeli miei, non sentite <strong>il</strong> calore asfissiante<br />

del fuoco, <strong>il</strong> fumo che sale a intridervi i polmoni col<br />

puzzo <strong>di</strong> morte, voi che conoscete <strong>il</strong> miracolo <strong>di</strong>temi la<br />

verità, non vi si bruciano le ali, in questo Inferno?<br />

Volate via, prima che sia troppo tar<strong>di</strong>. Il sole è fuori da<br />

qui, alto, stupendo, non posso <strong>di</strong>pingerlo, altrimenti<br />

saprei spiegarvelo meglio, io e le parole non an<strong>di</strong>amo<br />

molto d’accordo, mi piacciono le immagini, i pennelli,<br />

posso <strong>di</strong>pingervi mentre prendete fuoco in questo Inferno,<br />

angeli miei?, andate via c’è <strong>il</strong> sole là fuori volate<br />

verso <strong>di</strong> lui, non lo temete, vero Dedalo, non avete paura<br />

<strong>di</strong> lui ma solo dell’Inferno, che ne <strong>di</strong>ci, Icaro, ricorda un<br />

po’ <strong>il</strong> vostro labirinto questo orrore che gli umani hanno<br />

dentro <strong>di</strong> loro?<br />

Andate via da qui, se non potete salvarmi, fuori c’è<br />

un sole bellissimo che non mi appartiene perché non<br />

posso rappresentarlo, non ho più quadri, né speranze,<br />

angeli, mi restano solo le mie bambine e voi non le porterete<br />

via, è chiaro? Ogni giorno le lascio stare sospese<br />

sul mondo, i pie<strong>di</strong> che ballano nell’aria. Voglio che vivano.<br />

Io ero un morto ambulante in cerca d’emozioni. Che<br />

almeno le mie bambole si salvino dall’eterna angoscia<br />

che è in questa casa, volete portarle via con voi, angeli<br />

miei?, portatele sul sole, lì è tutto più bello, non è così?<br />

Lì la fine arriva, prima o poi, non si muore come qui, respiro<br />

dopo respiro.<br />

Andate via, angeli.<br />

Lasciatemi da solo con le mie bambole.<br />

Io vivo fuori dal tempo, e sono un pittore, ma quando<br />

ero ancora vivo –vivo per davvero- ho visto l’orizzonte,<br />

quella linea ultima in cui <strong>il</strong> mare e <strong>il</strong> cielo si incontrano<br />

davvero, per sempre, e ho capito che è quella la verità,<br />

la verità che l’arte dovrebbe ricercare, perché è <strong>il</strong><br />

modo che ha la natura per descrivere l’eterno, col suo<br />

inchiostro, l’orizzonte, angeli miei, quell’orizzonte che le<br />

mie bambole fissano ogni giorno appese alla finestra, lo<br />

cercano senza trovarlo –sì, ecco cosa fanno tutto <strong>il</strong> giorno<br />

sospese sul mondo- e ora vi faccio una domanda,<br />

angeli, una domanda cruciale cui non so rispondere ma<br />

dalla quale <strong>di</strong>pende tutto la mia vita cristallizzata in questo<br />

limbo infernale che è la casa buia in cui vivo senza<br />

più un quadro, senza più una passione, senza più la <strong>di</strong>gnità<br />

<strong>di</strong> chi ha dalla sua ancora la ragione, una semplice<br />

domanda, angeli profani che non sanno <strong>il</strong> miracolo: può<br />

un pittore scrivere l’orizzonte sulla sua tela?<br />

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MISS fRAncE:<br />

Il MIStERO<br />

dEllA RElAtIvItà<br />

<strong>di</strong> Maurizia Mezza<br />

fashion E-<strong>zine</strong><br />

Bipolarismo, doppelgaenger, doppio, mi-<br />

stero, occulto, relatività. Non sono i clas-<br />

sici sostantivi da accostare ad un nego-<br />

zio <strong>di</strong> moda, eppure già sbirciando nella<br />

vetrina <strong>di</strong> “Miss France” ci si rende conto<br />

che non è un negozio come gli altri: lì accadono cose<br />

strane, infatti è proprio lei, Miss France, a spiegarci “se<br />

lo fai bene questo lavoro escono cose belle”.<br />

In via della Scrofa, tra i vicoletti del centro storico <strong>di</strong> Roma,<br />

esiste dagli anni ’60 un piccolo negozio estremamente<br />

affascinante. E’ la testimonianza della relatività dello spazio<br />

e del tempo. Si chiama Miss France, in quanto la proprietaria,<br />

Maryse Fabre, è stata eletta Miss Francia nel<br />

1956, ed è aperto solo la notte, dalle 22 alle 3.<br />

Il negozio è molto piccolo ma al suo interno sono conservati<br />

almeno 40 anni <strong>di</strong> storia della moda, da Chanel<br />

ad Hermès passando per Max Mara e le scarpe originali<br />

<strong>di</strong> “Ballando con le stelle” (pop contemporaneo?). La relatività<br />

spazio-temporale emerge subito.<br />

Varcando la porta <strong>di</strong> questa “boutique d’essay” ci si ritrova<br />

in un universo parallelo dove <strong>il</strong> tempo si è fermato<br />

e <strong>il</strong> comune senso dello spazio non è più così ovvio. In<br />

pochi metri quadrati convivono, in un armonioso caos,<br />

centinaia <strong>di</strong> vestiti e accessori da donna, uomo e bambino.<br />

Ed è proprio sul bambino che Maryse si è concentrata<br />

ultimamente, ci tiene infatti a sottolineare che<br />

ha moltissimi capi firmati, da Cacharel a Replay, a costo<br />

bassissimo.


“Questo non è un negozio dell’usato, è vintage scelto<br />

e seminuovo, troverai cose incre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>i ed autentiche” ci<br />

racconta con orgoglio Miss France, ed è assolutamente<br />

vero. Dalla vetrina ad oblò sbucano timidamente, tra<br />

borse, tazze, giochi da tavolo, gonne e bretelle, un meraviglioso<br />

costume da bagno Yves Saint Laurent degli<br />

anni ’70, cravatte <strong>di</strong> seta Christian Dior e un portafogli<br />

Fen<strong>di</strong>.<br />

È un luogo misterioso questo, dove ci si potrebbe perdere<br />

per giornate intere a scavare tra le montagne <strong>di</strong><br />

oggetti e a farsi affascinare dalla gent<strong>il</strong>e e simpatica<br />

proprietaria, che infine, nel salutarci, ci mostra delle bizzarre<br />

salopette <strong>di</strong> jeans e ridendo commenta: “chi le ha<br />

fatte era strano”.<br />

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fashion E-<strong>zine</strong>


BIPOLARITY<br />

BIPOLARITY<br />

Photographer: Manuela Morgia<br />

Model: Carla Barrucci<br />

Stylist: Francesca Lancia<br />

Hair & make up: Clau<strong>di</strong>o Furini<br />

Special thanks for clothes: Hippy Chic<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


canotta grigia: man<strong>il</strong>a grace<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


fashion E-<strong>zine</strong>


tubino nero a balze: doralice<br />

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abito a pipistrello grigio: doralice<br />

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abito <strong>di</strong> maglia marrone: man<strong>il</strong>a grace<br />

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fashion E-<strong>zine</strong>


giacca in pelle: space


fashion E-<strong>zine</strong>


EvidEncE<br />

of a doublE<br />

ExistEncE<br />

Photographer: Michele Del Manzo<br />

Model: Flavia Serafini Pozzi<br />

Stylist: Francesca Zuco<br />

Hair: F<strong>il</strong>ippo Costantino, Massimo Formiconi @ Vertigine<br />

Make-Up: Charlotte Hardy<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


fashion E-<strong>zine</strong><br />

vestito: le<strong>il</strong>a hatzi


camicia: na<strong>di</strong>r // vestito: lavinia turra<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


fashion E-<strong>zine</strong><br />

maglia: massimo crivellli


fashion E-<strong>zine</strong>


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fashion E-<strong>zine</strong><br />

vestito: martin alnares // scarpe: stylist own


trench: eugenio vazzano // scarpe: steve madden<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


giacca: sofie d’hoore<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


fashion E-<strong>zine</strong><br />

vestito: massimo crivelli


fashion E-<strong>zine</strong><br />

The sweet dark side of me


soprabito: tina sondergaard<br />

sp<strong>il</strong>la: vintage<br />

Photographer: Ivona Chrzastek<br />

Model: Sarah@Icon Model Management Roma<br />

Stylist: Maurizia Mezza<br />

Hair: Le<strong>il</strong>a Soula<br />

Make-Up: Paolo Panczyk@stu<strong>di</strong>o13roma<br />

Special Thanks for clothes to:<br />

Creje <strong>di</strong> Salvatore Castigliola<br />

Lotorchisco, Ianua,<br />

Misty Beethoven,<br />

Patrizia Greco Handmade,<br />

Tina Sondergaard,<br />

Edo city,<br />

Molly Bloom,<br />

XX XY<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


camicia: vintage // pantaloncini: mass<br />

parigine:top shop // calzini: stylist’s own<br />

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fashion E-<strong>zine</strong><br />

spolverino: na<strong>di</strong>r<br />

vestito: misty beeethoven<br />

occhiali: vintage


fashion E-<strong>zine</strong>


giacca: lavinia turra<br />

anelli: danae roma // cappello: stylist’s own<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


fashion E-<strong>zine</strong><br />

gorgiera: xy // collana: danae roma


fashion E-<strong>zine</strong>


fashion E-<strong>zine</strong>


trench: edo city // vestito grigio: tensione inn<br />

cappello: archivio antica manifattura cappelli<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


Photographer: Paolo Mancini<br />

Model: Asya @ Icon Model Management<br />

Stylist: Emanuela Paolacci & Francesca Massera<br />

Hair & Make-Up: Clau<strong>di</strong>o Furini<br />

Special thanks to:<br />

Paraphernalia,<br />

Edo City by Alessandra Giannetti,<br />

Lol<br />

giacca: alessandra giannetti<br />

entità<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


fashion E-<strong>zine</strong>


camicia e gonna: alessandra giannetti<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


fashion E-<strong>zine</strong>


fashion E-<strong>zine</strong>


giacca e pantaloni: alessandra giannetti // bracciali: anna sacconi<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


giacca: laura urbinati // leggins: pinko vintage<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


fashion E-<strong>zine</strong>


giacca pelle: wood wood<br />

pantaloni: wood wood<br />

bretelle: forte_forte<br />

maglia: stylist own<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


fashion E-<strong>zine</strong>


Photographer: Chiara Spaghetti Kurtovic<br />

Model: Mirian Ajaùro@Icon Model Management Roma<br />

Stylist: Diane Orlando<br />

The Shado<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


wS<br />

fashion E-<strong>zine</strong><br />

vestiti: kokoro // scarpe: xti


fashion E-<strong>zine</strong><br />

vestiti: kokoro // scarpe: xti


fashion E-<strong>zine</strong><br />

vestiti: kokoro // scarpe: replay


fashion E-<strong>zine</strong>


fashion E-<strong>zine</strong>


vestiti: kokoro // scarpe: xti<br />

fashion E-<strong>zine</strong>


fashion E-<strong>zine</strong>


dIREctORy<br />

STORE<br />

Creje <strong>di</strong> Salvatore Castigliola Lotorchisco<br />

Via del Boschetto, 5/a - Roma - [t] +39 0648905227<br />

Edo city<br />

Via Leonina, 78/79 - Roma - [t] +39 0648930405<br />

Hippy Chic<br />

Via Flaminia Vecchia, 639/639a - Roma<br />

[t] 06.3337197<br />

Ianua<br />

Via dei Serpenti, 127 - Roma - [t] +39 06489<strong>02</strong>548<br />

Kokoro<br />

Via del Boschetto, 75 - Roma - [e] store@kokoroshop.it<br />

Lol<br />

Piazza degli Zingari, 11 - Roma - [t] +39 064814160<br />

Misty Beethoven<br />

Via degli Zingari, 12 - Roma - [t] +39 064881878<br />

Molly Bloom<br />

Via dei Giubbonari, 27 - Roma - [t] +39 066869362<br />

Paraphernalia<br />

Via Leonina 6 Roma - Roma - [t/f] +39 064745888<br />

[e] paraphernalia6@hotma<strong>il</strong>.com<br />

Patrizia Greco Handmade<br />

Via degli Zingari, 51 - Roma - [t] +39 0689010<strong>02</strong>5<br />

Tina Sondergaard<br />

Via del Boschetto, 1/d - Roma<br />

XX-XY<br />

Via degli Zingari, 31/b - Roma - [t] +39 0648907206<br />

BEAUTY<br />

Clau<strong>di</strong>o Furini<br />

Hair stylist & Make up<br />

Roberto d’Antonio<br />

Via <strong>di</strong> Pietra, 90/91 - Roma - [t] +39 066793197<br />

Stu<strong>di</strong>o 13<br />

Piazza Cavour, 13 - Roma - [t] +39 0668803977<br />

Vertigine<br />

Via San Francesco a Ripa, 6 - Roma<br />

[t] +39 0658335084 - [e] vertigine.sas@libero.it<br />

fashion E-<strong>zine</strong><br />

#2/2010<br />

Questo impaginato è la versione over paper<br />

<strong>di</strong> <strong>Fashion</strong> E-<strong>zine</strong>, la sezione moda <strong>di</strong><br />

Perio<strong>di</strong>co telematico <strong>di</strong> cultura<br />

ed informazione<br />

Autorizzazione del Tribunale <strong>di</strong> Roma<br />

n. 630/99 del 24 Dicembre 1999<br />

P.le Medaglie D’Oro, 49 - 00136 Roma<br />

Redazione<br />

Via Gregorio VII, 466 - 00165 Roma<br />

[t] +39 0666044995 - [f] +39 0666044993<br />

[e] fashion@e-<strong>zine</strong>.it<br />

Direttore Responsab<strong>il</strong>e<br />

Fabrizio Manzione<br />

Direttore E<strong>di</strong>toriale<br />

Massim<strong>il</strong>iano Padovan<br />

Collaboratori<br />

Gianverà Bertè<br />

Susanna Boccolucci<br />

Francesca Lancia<br />

Veronica Magliocchetti<br />

Federica Mandrici<br />

Chiara Martellucci<br />

Cam<strong>il</strong>la Martorano<br />

Francesca Massera<br />

Maurizia Mezza<br />

Diane Orlando<br />

Emanuela Paolacci<br />

Matteo Testa<br />

Federica Zanni<br />

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