28.05.2013 Views

dispensa 2 PERSONALISMO CRISTIANO - Istituto Superiore di ...

dispensa 2 PERSONALISMO CRISTIANO - Istituto Superiore di ...

dispensa 2 PERSONALISMO CRISTIANO - Istituto Superiore di ...

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

<strong>PERSONALISMO</strong><br />

GLI ANNI '30<br />

<strong>Istituto</strong> <strong>Superiore</strong> <strong>di</strong> Scienze Religiose<br />

“S. Apollinare” in Forlì<br />

collegato con la Facoltà Teologica dell’Emilia-­‐Romagna<br />

CORSO DI TEOLOGIA MORALE FONDAMENTALE<br />

Palazzi D. Marcello<br />

Anno 2010-2011<br />

E' soprattutto a partire dalla prima metà <strong>di</strong> questo secolo, che si andata via delineando la<br />

corrente <strong>di</strong> pensiero personalista. Rilevante, infatti il tentativo che alcuni gruppi e movimenti<br />

cattolici fecero in questi anni, fermentando il laicato, cercando una via praticabile tra le ideologie<br />

apparente mente esclusive del capitalismo e del socialismo.<br />

"I maggiori esponenti dell'in<strong>di</strong>rizzo sono pensatori francesi (E. Mounier, G. Marcel, M. Nedoncelle,<br />

per certi aspetti J. Maritain, pi— avanti nella stagione anche P. Ricoeur), italiani (A. Carlini, L.<br />

Stefanini, L. Pareyson) e tedeschi (P. L. Landsberg, M. Scheler, per certi aspetti R. Guar<strong>di</strong>ni)".<br />

Come fenomeno storico, il personalismo nasce in Francia con E. Mounier e la rivista da lui<br />

fondata "Esprit", quale risposta da dare alla grande crisi mon<strong>di</strong>ale intorno agli anni '30.<br />

Il primo numero <strong>di</strong> "Esprit" dell'ottobre '32 ed un messaggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssenso e <strong>di</strong> liberazione che<br />

derivava da una proposta <strong>di</strong> soluzione alla evidente crisi <strong>di</strong> cultura e <strong>di</strong> civiltà, che era alla base<br />

dell'allora tracollo economico e dello smarrimento politico. Il nuovo messaggio <strong>di</strong> "Esprit" la<br />

persona, ed attorno ad essa si profila il nuovo tipo <strong>di</strong> socialità, in<strong>di</strong>viduata nella "comunità <strong>di</strong><br />

persone", da raggiungersi attraverso una <strong>di</strong>ffusa "rivoluzione personalistica e comunitaria".<br />

Nelle prime pagine <strong>di</strong> "Le personnalisme", Mounier si richiama a C. Renouvier come a colui<br />

che usò per primo il termine personalismo. Nel 1903, infatti questo autore, pubblicava un saggio dal<br />

titolo: "Le personnalisme". Di entrambi gli autori, fa notare Rigobello, si deve ricordare il rifiuto <strong>di</strong><br />

una metafisica <strong>di</strong> tipo classico ed anche l'estraneit… agli ambienti accademici. Un'altro autore<br />

influenzato da questa concezione William James, il quale la introdusse nella filosofia<br />

nordamericana, determinando la nascita in essa <strong>di</strong> un movimento personalista, organizzato intorno<br />

alla rivista "The Personalist"(1919).<br />

"...Nel bene e nel male, l'ere<strong>di</strong>tà alla quale nel successivo cinquantennio la coscienza<br />

europea si alimentata, affonda le sue ra<strong>di</strong>ci nello "spirito degli anni '30". Furono infatti questi gli<br />

anni della "caduta delle gran<strong>di</strong> illusioni illuministiche e scientifiche sulla linearità e<br />

consequenzialità del processo che la guerra 1914-1918 aveva determinato, si traduceva nel piano<br />

sociale in una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> fiducia nelle capacità dell'uomo <strong>di</strong> guidare e orientare il proprio destino, e<br />

dunque nel tentativo <strong>di</strong> cercare altrove un più sicuro punto <strong>di</strong> riferimento. Nascevano cos¨, quasi<br />

contemporaneamente, gli anti-personalismi ed i personalismi". E anche se "non possiamo <strong>di</strong>re che il<br />

secolo XX sia il secolo della persona, possiamo comunque <strong>di</strong>re che la filosofia del XX secolo in<strong>di</strong>ca<br />

come, pur con tutte le sue <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> definizione teoretica, la persona rappresenti il punto <strong>di</strong><br />

riferimento essenziale, senza <strong>di</strong> cui la spinta che porta alla centralità del soggetto destinata a<br />

<strong>di</strong>sperdersi, come <strong>di</strong> fatto si <strong>di</strong>spersa, nelle più valide ed impensate <strong>di</strong>rezioni". Rigobello continua<br />

la sua analisi affermando che: "la filosofia dei primi decenni del dopoguerra ha efficacemente<br />

espresso questa linea <strong>di</strong> pensiero personalistico e comunitario anche al <strong>di</strong> fuori dell'ambito dei<br />

1


teorici dell'impegno personalistico quali Maritain e Mounier; basti pensare a Marcel (...). La<br />

posizione si ritrova pure in Bloch".<br />

Ma fra i vari tentativi <strong>di</strong> dare una risposta personalista all'evolvere delle situazioni, il<br />

personalismo comunitario la più coerente ed organica formulazione negli anni '30, una corrente <strong>di</strong><br />

pensiero che attraversa tutta la cultura europea del novecento. Ma l'aggettivo "comunitario",<br />

aggiunto al termine personalismo, fa riferimento alla stagione <strong>di</strong> pensiero che si svolse nel<br />

ventennio 1930-50 e i cui punti rispettivamente iniziale e terminale potrebbero essere considerati il<br />

primo numero della rivista <strong>di</strong> Mounier, "Esprit"(1932) e "L'uomo e lo stato"(1951) <strong>di</strong> J. Maritain.<br />

Tutto ciò scaturisce anche come risposta cristiana alle sfide degli anni '30: in ambito istituzionale,<br />

economico, sociale e spirituale.<br />

"Ciò che alla fine, fa apparire più simili fra loro questi vari e pur <strong>di</strong>versi personalismi la<br />

<strong>di</strong>scriminante rappresentata, in negativo, dalle filosofie e dai movimenti storici, negatori dell'uomo.<br />

Di fronte all'emergere dei totalitarismi, Mounier e La Pira, la Weil e Bonhoefer, Maritain e<br />

Capograssi finiscono per trovarsi tutti dalla stessa parte, dalla parte dove si <strong>di</strong>fende l'uomo".<br />

Possiamo allora constatare, che il personalismo scaturito soprattutto come reazione agli<br />

errori dell'in<strong>di</strong>vidualismo, insieme ad all'affermazione della concezione totalitaria della societ…, a<br />

tutto questo viene opposta l'idea della sovranità della persona umana impegnata nella società.<br />

In definitiva con la parola personalismo, si pu• in<strong>di</strong>care una filosofia che fa della persona il<br />

suo centro teoretico, oppure anche in<strong>di</strong>care una filosofia ove la persona trova un suo riconoscimento<br />

teoretico ed etico <strong>di</strong> grande rilievo. Abbiamo, nel primo caso, un personalismo in senso stretto, nel<br />

quale il <strong>di</strong>scorso filosofico inizia come chiarimento dell'esperienza originaria-personale, mentre per<br />

il personalismo in senso lato, l'inizio del filosofare un <strong>di</strong>scorso intorno all'essere. La prospettiva <strong>di</strong><br />

Mounier in Francia e <strong>di</strong> L. Stefanini in Italia appartengono al primo tipo <strong>di</strong> personalismo, mentre la<br />

dottrina <strong>di</strong> Maritain e quella <strong>di</strong> M. F. Sciacca alla seconda accezione.<br />

Tutta questa produzione culturale, troverà la sua espressione pi— alta ed anche la sua<br />

legittimazione soltanto alle soglie del Concilio Vaticano II. E' proprio in questo Concilio e<br />

soprattutto nella costituzione GS., che sono presenti tracce profonde <strong>di</strong> questa ispirazione<br />

personalista, fatta propria dalla Chiesa, anche per merito <strong>di</strong> alcuni Padri e collaboratori conciliari,<br />

che <strong>di</strong> essa si erano nutriti.<br />

Afferma J.D. Durand: "tracce della presenza del personalismo si trovano almeno in tre<br />

<strong>di</strong>rezioni: nella evoluzione dei cristiani e della chiesa, nella costruzione dell'Europa e<br />

nell'organizzazione dello stato. Maritain certamente uno <strong>di</strong> coloro che hanno consentito e<br />

preparato l'in<strong>di</strong>rizzo del Vaticano II. (...) D'altronde l'influenza ed il prestigio <strong>di</strong> uomini legati al<br />

personalismo come i car<strong>di</strong>nali H. De Lubac e J. Danilou, i padri M. D. Chenu e Y. Congar, sono<br />

stati decisivi per la trasformazione della mentalità religiosa e per l'affermazione <strong>di</strong> una spiritualit…<br />

che in nome del personalismo comunitario ha fatto molto per sostituire la vecchia nozione<br />

in<strong>di</strong>vidualista della preghiera con quella dell'impegno generoso".<br />

H E R B E R T D O M S<br />

In campo teologico determinante, anche se per <strong>di</strong>verso tempo non accolto con favore, il<br />

contributo che H. Doms ha introdotto circa l'impostazione personalista in campo matrimoniale e<br />

familiare. E' per mezzo del concetto personalista, che i due aspetti tra<strong>di</strong>zionali del matrimonio:<br />

1) la comunità basata sulla <strong>di</strong>fferenza dei sessi e or<strong>di</strong>nata alla procreazione;<br />

2) il matrimonio in quanto comunione spirituale <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> amore;<br />

non sono più sovrapposti, ma intimamente legati fra loro.<br />

2


"Questo autore, prima <strong>di</strong> farsi prete e <strong>di</strong> ottenere il titolo <strong>di</strong> dottore in filosofia e in teologia,<br />

si era specializzato in biologia.<br />

S. Alberto Magno, il più versato in scienze naturali tra gli scolastici, era stato il primo ad affermare<br />

che l'atto coniugale più un atto personale che un atto <strong>di</strong> natura. Le conoscenze biologiche<br />

condussero ugualmente Doms, che dopo tanti secoli rivalutava l'apporto <strong>di</strong> quel Santo, a capire che<br />

la sessualità umana <strong>di</strong>fferisce talmente da quella degli animali che, per le persone umane, il fine<br />

biologico non può essere considerato come il fine principale. Per lui l'atto coniugale, per il suo<br />

stesso significato intrinseco, essenzialmente sempre l'espressione <strong>di</strong> una unione interpersonale<br />

nell'amore. La finalità biologica non può essere la prima".<br />

Doms, il più significativo rappresentante del nuovo corso, iniziatore <strong>di</strong>scusso e censurato<br />

dell'orientamento personalista all'interno della teologia morale cattolica, introduce nel mondo<br />

teologico questa concezione con la sua opera del 1935.<br />

Come espressamente in<strong>di</strong>ca il titolo stesso dell'opera, egli <strong>di</strong>stingue tra significato e fine del<br />

matrimonio. Il significato ciò che primo nell'intenzione dell'uomo e della donna: non perché‚ più<br />

degno, ma perchè emerge prima alla coscienza dei coniugi.<br />

Il progresso della conoscenza biologica delinea molto chiaramente la <strong>di</strong>fferenza tra la sessualità<br />

umana e quella degli animali circa l'attrazione sessuale, in questi ultimi delimitata solo in alcuni<br />

perio<strong>di</strong> fecon<strong>di</strong> e peraltro solo in funzione della procreazione.<br />

Pertanto non si può più parlare, al livello dell'uomo, <strong>di</strong> un legame naturale-biologico tra ogni atto<br />

sessuale in<strong>di</strong>viduale e la procreazione, alla luce dell'o<strong>di</strong>erna antropologia la quale afferma che la<br />

sessualità umana non solo svolge una funzione procreatrice, ma anche relazionale.<br />

Con questa angolatura personalista egli comprese che l'atto coniugale, anzitutto un'espressione<br />

specifica dell'unione d'amore dei coniugi, un'incarnazione dell'amore coniugale. Senz'altro la<br />

visione personalista <strong>di</strong> Doms chiarisce, molto meglio della impostazione tra<strong>di</strong>zionale, il significato<br />

profondo dei rapporti sessuali anche nei matrimoni sterili, durante la gravidanza, dopo la<br />

menopausa ed in definitiva anche in tutti quelli non necessari alla procreazione.<br />

E' evidente, allora, che questa nuova veduta rende superflua l'argomentazione circa il fine primario<br />

ed il fine secondario, in quanto tutti i rapporti sessuali sono nella loro essenza atti <strong>di</strong> amore<br />

coniugale <strong>di</strong> cui il figlio sarà il frutto naturale.<br />

L'accoglienza dell'opera <strong>di</strong> Doms da parte dei teologi, non fu in generale favorevole.<br />

"Tuttavia le vedute <strong>di</strong> Doms ispirarono <strong>di</strong>rettamente N. Rocholl e B. Krempel. Contro la nuova<br />

tendenza, Pio XII proclamò con particolare insistenza l'or<strong>di</strong>ne gerarchico e la connessione dei fini<br />

primario e secondario del matrimonio. Il primo aprile 1944, il Sant'Uffizio si pronunciò in favore<br />

della concezione antica".<br />

Pio XII, nell'Allocuzione alle ostetriche del 29/10/1951, aveva accennato alle nuove teorie<br />

sul matrimonio imperniate sui "valori della persona", giu<strong>di</strong>candole severamente.<br />

Egli aveva detto : "I valori della persona e la necessità <strong>di</strong> rispettarli un tema che da due decenni<br />

occupa sempre più gli scrittori. In molte loro elucubrazioni anche l'atto specificamente sessuale ha il<br />

suo posto assegnato per farlo servire alla persona dei coniugi. Il senso proprio e più profondo<br />

dell'esercizio del <strong>di</strong>ritto coniugale dovrebbe consistere in ciò che l'unione dei corpi l'espressione e<br />

l'attuazione dell'unione personale e affettiva(...). Se da questo dono reciproco dei coniugi sorge una<br />

vita nuova, essa non il risultato che essa resta al <strong>di</strong> fuori o al massimo come nella periferia dei<br />

"valori della persona"; risultato che non si nega, ma non si vuole che sia come al centro dei rapporti<br />

coniugali(...). Qui si tratta <strong>di</strong> una grave inversione dell'or<strong>di</strong>ne dei valori e dei fini posti dallo stesso<br />

Creatore. Ci troviamo <strong>di</strong>nanzi alla propagazione <strong>di</strong> un complesso <strong>di</strong> idee e <strong>di</strong> affetti, <strong>di</strong>rettamente<br />

opposti alla chiarezza, alla profon<strong>di</strong>tà e alla serietà del pensiero cristiano".<br />

3


Le nuove teorie a cui PIO XII allude, come sopra accennato, avevano trovato la loro<br />

formulazione più completa in H. Doms. "Quest'autore, pur non spingendosi alle esagerazioni <strong>di</strong><br />

altri, partendo da una analisi fenomenologica dell'esperienza vissuta dell'amore coniugale, scriveva<br />

che il senso obiettivo, il fine prossimo del matrimonio l'unità a due degli sposi, il loro reciproco<br />

perfezionamento, mentre la prole il fine remoto, o meglio, il frutto del matrimonio".<br />

Queste opinioni <strong>di</strong> Doms e <strong>di</strong> altri autori furono respinte dal Sant'Uffizio col Decreto del 29<br />

marzo-1 aprile 1944. Veniva posto questo quesito: "Si può ammettere l'opinione <strong>di</strong> alcuni recenti<br />

scrittori, i quali negano che il fine primario del matrimonio la generazione e l'educazione della<br />

prole, o insegnano che i fini secondari non sono essenzialmente subor<strong>di</strong>nati al fine primario, ma<br />

sono ugualmente principali ed in<strong>di</strong>pendenti?".<br />

La risposta, negativa, affermava che il fine primario del matrimonio, nelle "elucubrazioni" <strong>di</strong> questi<br />

autori era descritto come: perfezione personale e completamento dei coniugi me<strong>di</strong>ante la piena<br />

comunione <strong>di</strong> vita e azione; mutuo amore e mutua unione dei coniugi da favorire e perfezionare<br />

me<strong>di</strong>ante il dono psichico e fisico della propria persona. Si lamentava inoltre, il travisamento si<br />

significato <strong>di</strong> alcune parole in uso nei documenti della Chiesa; poi aggiungeva che "questo nuovo<br />

modo <strong>di</strong> pensare e <strong>di</strong> parlare fatto per favorire errori ed incertezze".<br />

"Quali erano gli "errori e le incertezze" che il Sant'Uffizio temeva che fossero favoriti da<br />

queste nuove idee sul senso e sul fine del matrimonio?<br />

L'errore principale consisteva nel non ammettere, se non a parole, che il fine primario del<br />

matrimonio era la procreazione e l'educazione della prole, cioè nel togliere alla prole la sua<br />

funzione regolatrice preponderante nella moralità del matrimonio e dei rapporti coniugali e<br />

nell'affidare, invece, tale funzione al raggiungimento dell'unità a due: ciò che poteva indurre<br />

qualcuno a giustificare pratiche onaniste o l'uso <strong>di</strong> strumenti e mezzi anticoncezionali, quando ciò<br />

fosse richiesto dalla necessità <strong>di</strong> alimentare l'amore coniugale.<br />

Ma c'erano altri errori che il Sant'Uffizio temeva: per esempio, l'eccessiva esaltazione della<br />

sessualità nel matrimonio e del momento sessuale nell'unità a due dei coniugi".<br />

Ambigua, in Doms, l'argomentazione che sottolinea come il figlio concorra al<br />

perfezionamento personale dei coniugi. Questa linea, se per un lato suggerisce un significato<br />

"personale" e non solo "biologico" della generazione, presenta il grave inconveniente <strong>di</strong> insinuare<br />

l'idea che il figlio sia un complemento dei genitori.<br />

Egli afferma infatti che "lo schiudersi dei figli, in ragione del loro rapporto ontologico con l'unità a<br />

due dei genitori, anche una felicità per questi ultimi. Mettendosi al servizio della procreazione e<br />

della educazione dei figli, i genitori realizzano dunque necessariamente, in virtù della loro unità<br />

coniugale, il complemento delle loro persone. In questo senso il figlio necessariamente un mezzo in<br />

rapporto alla perfezione dei genitori, e questo il fine. Ma, da un'altro punto <strong>di</strong> vista, il matrimonio<br />

or<strong>di</strong>nato alla procreazione e, ulteriormente all'educazione dei figli. Biologicamente a questo che<br />

tende...".<br />

Applicando così quel modello antropologico che immagina il processo dell'esistenza umana<br />

come processo <strong>di</strong> "completamento della persona", o anche della realizzazione <strong>di</strong> Doms, rischia <strong>di</strong><br />

considerare il figlio e il matrimonio stesso, non come un dono ed un compito attraverso i quali<br />

spendere la propria vita, ma come strumenti in funzione del "proprio sviluppo" e del "proprio<br />

compimento".<br />

Questa visione deviante, peraltro molto <strong>di</strong>ffusa nella cultura moderna, così incline<br />

all'in<strong>di</strong>vidualismo ed al tentativo "<strong>di</strong> salvare la propria vita" nella logica mondana denunciata da<br />

Gesù.<br />

Molti anni più tar<strong>di</strong>, Doms, riba<strong>di</strong>rà il suo intento circa la rivalutazione dell'unione<br />

coniugale, troppo a lungo sbilanciata sul versante della procreazione e dell'educazione della prole.<br />

4


Ed eliminando ogni equivoco, circa il suo intento "equilibratrice", così definisce il matrimonio: "E'<br />

sempre un totale, reciproco mettersi a <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> due persone, sessualmente <strong>di</strong>verse, in vista <strong>di</strong><br />

una comunione vitale fino alla morte, legato dal <strong>di</strong>ritto reciproco all'atto <strong>di</strong> unione che attua<br />

totalmente ambedue le persone l'una per l'altra. Ciò non significa solo che, per una considerazione<br />

generale, la "procreatio et educatio prolis" , come tale, fine immanente del matrimonio, ma anche<br />

che "l'intima formazione reciproca degli sposi, il tenace impegno <strong>di</strong> portarsi reciprocamente alla<br />

completezza", pure un fine immanente del matrimonio". Ed in un altro brano dello stesso<br />

contributo, afferma "che la reciproca relazione dei sessi, la quale, assieme alle <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>sposizioni<br />

corporali, abilita e globalmente anche impegna uomo e donna, da una parte ad un reciproco<br />

personale completamento dell'intera persona, dall'altra alla procreazione e all'educazione della<br />

prole".<br />

L'USO DELLA CONCEZIONE PERSONALISTICA IN TEOLOGIA MORALE<br />

La visione personalista, che il Concilio ha consacrato, e come sopra ricordato inaugurata da<br />

Doms, stata <strong>di</strong>fesa e sostenuta, nel corso degli ultimi anni, da un numero sempre crescente <strong>di</strong><br />

moralisti. Finalmente viene sottolineato come la <strong>di</strong>gnità etica della generazione non sia dedotta<br />

dalla "natura" dell'atto singolo, ma dall'idea <strong>di</strong> matrimonio come rapporto personale complessivo.<br />

Nell'uso della concezione personalista in teologia morale, si deve peraltro constatare la<br />

presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>versità, non solo nelle conclusioni in cui le <strong>di</strong>verse tendenze giungono, ed anche nel<br />

modo stesso <strong>di</strong> concepire la persona e il personalismo. Causa <strong>di</strong> ciò appare la fondamentale<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong>alettica che si pone a livello dell'antropologia sottostante alle <strong>di</strong>verse teorie<br />

personalistiche.<br />

In uno stu<strong>di</strong>o approfon<strong>di</strong>to, Bresciani A. ha messo in parallelo due casi emblematici nel<br />

<strong>di</strong>verso uso del personalismo: quello <strong>di</strong> Kosnik A. e quello <strong>di</strong> Wojtyla K..<br />

Egli afferma che "se da una parte necessario il personalismo in teologia morale sessuale ed<br />

ben fondata la possibilità del suo uso, dall'altra parte necessario che venga superato un<br />

personalismo soggettivistico, che chiude la persona su se stessa anziché aprirla alla relazione con<br />

l'altro. (...)L'analisi del personalismo condotta in gran parte con l'aiuto della psicologia ci ha portato<br />

a <strong>di</strong>stinguere nettamente due <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> personalismo e a scoprire le origini <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>stinzione.<br />

Uno <strong>di</strong>vide la persona in quanto la mette in conflitto insanabile con se stessa. E' questo un<br />

personalismo che, mentre esige che la persona sia in relazione, chiude la persona in se stessa.<br />

L'altro tipo <strong>di</strong> personalismo, certo pi— esigente e impegnativo, cerca <strong>di</strong> mantenere l'unit… della<br />

persona e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> rendere possibile una relazione intima e reale con l'altro. Questi due tipi <strong>di</strong><br />

personalismo si manifestano in modo pi— evidente nelle loro conclusioni quando vengono applicati<br />

al problema della contraccezione, e all'uso della sessualità genitale in generale. (...)Giustamente,<br />

sottolinea Ratzinger, tra essi esiste un abisso antropologico, che proprio in quanto tale un abisso<br />

morale".<br />

Nella visione <strong>di</strong> Kosnik, riportata della pubblicazione "La sessualità umana", il compito<br />

primario del soggetto quello <strong>di</strong> dare attuazione all'aspetto unitivo, per cui qualsiasi altra<br />

<strong>di</strong>mensione può essere responsabilmente or<strong>di</strong>nata in vista della primarietà dell'aspetto unitivo. Ne<br />

consegue che quando la sessualità favorisce una maggiore unit… <strong>di</strong> coppia o sia in grado <strong>di</strong><br />

approfon<strong>di</strong>re il rapporto interpersonale, anche omosessuale, l'attuazione genitale <strong>di</strong> essa giu<strong>di</strong>cata<br />

5


possibile. In altri termini si pu• <strong>di</strong>re, che in questa linea personalistica, l'attuazione sessuale genitale<br />

esige che l'attenzione venga rivolta prevalentemente verso il compito <strong>di</strong> creare unione tra i partners.<br />

La sessualità afferma Kosnik, una intelligente trovata <strong>di</strong> Dio, per stimolare gli uomini ad uscire<br />

continuamente da se stessi e relazionarsi agli altri. Egli rigettando giustamente l'opinione secondo la<br />

quale non esiste un contenuto oggettivo circa la condotta sessuale, e quin<strong>di</strong> non accettando questa<br />

opinione perchè riduce la moralità all'unica motivazione dell'amore, riba<strong>di</strong>sce che un personalismo<br />

in<strong>di</strong>vidualista e puramente soggettivo non valgono per un comportamento sessuale retto.<br />

Come soluzione a questo e affinchè l'in<strong>di</strong>viduo non rimanga un soggetto isolato ma si apra alla<br />

relazione, alla comunione, all'incontro interpersonale con l'altro, deve servirsi della propria<br />

corporalità Il nostro modo <strong>di</strong> conoscere e <strong>di</strong> rapportarci alla realtà legato alla corporalità e precede<br />

il momento razionale. In base a questa visione, essendo la soggettività incarnata in un corpo <strong>di</strong> sesso<br />

maschile o femminile, l'incontro interpersonale fra due persone, si può verificare tanto nel rapporto<br />

omosessuale quanto in quello eterosessuale.<br />

Ma come afferma il Prof. Domenico Capone al termine della sua analisi sintetica circa<br />

questa posizione, "non basta il relazionarsi secondo questa "logica del corpo" per uscire dal<br />

personalismo soggettivo in<strong>di</strong>vidualistico e approdare a norme <strong>di</strong> comportamento sessuale oggettivo.<br />

Il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Dio non consiste in questa "intelligente trovata <strong>di</strong> Dio", per stimolare gli uomini a<br />

uscire continuamente da se stessi e relazionarsi agli altri così¨".<br />

"Se il personalismo preferisce sottolineare l'aspetto relazionale e intenzionale del<br />

comportamento morale dell'uomo, e quin<strong>di</strong> porta ad una maggiore attenzione alla soggettività non<br />

può <strong>di</strong>menticare che, se non si vuole finire nel soggettivismo, la relazione non deve fondarsi<br />

solamente sull'autenticità soggettiva del vissuto <strong>di</strong>stogliendosi dagli elementi oggettivi dell'attività<br />

dall'oggetto d'azione e dall'atto stesso. Il <strong>di</strong>venire dell'uomo non può essere obbiettivizzato<br />

unicamente sulla base della coscienza, ma sul fondamento dell'uomo in quanto essere cosciente e<br />

libero.<br />

Rilevante in questo campo, il contributo che K. Wojtyla ha apportato circa il personalismo.<br />

E' "<strong>di</strong> grande interesse l'analisi del suo modo <strong>di</strong> introdurre il personalismo in morale sessuale, non<br />

tanto perchè venga dalla GS, quanto perchè in qualche misura ha portato alla GS e poi perchè nei<br />

successivi interventi ha sempre sostenuto il personalismo della GS".<br />

K. Wojtyla nella sua opera "Amore e responsabilità, morale sessuale e vita interpersonale",<br />

critica ogni forma <strong>di</strong> utilitarismo che riduce inevitabilmente la persona ad un oggetto <strong>di</strong> go<strong>di</strong>mento,<br />

sovvertendo il principio personalista.<br />

L'utilitarismo in tutte le sue forme, <strong>di</strong>rettamente in contrasto con l'esigenza <strong>di</strong> mettere la persona in<br />

primo piano e come principio assolutamente universale <strong>di</strong> ogni morale.<br />

Con questa impostazione, la persona non sta più al primo posto nell'or<strong>di</strong>ne dei valori, ma<br />

subor<strong>di</strong>nata alla sua utilità rispetto al piacere e alla capacità <strong>di</strong> produrre emozioni piacevoli.<br />

Di qui l'esigenza del rispetto e della non strumentalizzazione del bene oggettivo primario che la<br />

persona umana, ciò impone <strong>di</strong> liberare la condotta da ogni carattere utilitario, mettendo alla base<br />

l'amore, perché solo esso esclude l'utilizzazione <strong>di</strong> una persona da parte <strong>di</strong> un'altra.<br />

Wojtyla, in<strong>di</strong>ca chiaramente che l'attuazione sessuale genitale, all'interno della coppia<br />

matrimoniale ha un importante significato unitivo: "gli atti sessuali hanno un significato specifico,<br />

perchè con<strong>di</strong>zionano in modo particolare lo sviluppo dell'amore fra l'uomo e la donna"; ma devono<br />

tener conto, per poterci essere unione <strong>di</strong> persone nel matrimonio, "della conformità dei rapporti<br />

coniugali alle esigenze oggettive della norma personalistica. Infatti "escludendo determinatamente<br />

dai loro rapporti la possibilità <strong>di</strong> procreazione, l'uomo e la donna li fanno inevitabilmente slittare<br />

verso il solo go<strong>di</strong>mento sessuale. Il go<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>venta il contenuto dell'atto, mentre dovrebbe<br />

esserlo l'amore".<br />

Si manifesta così chiaramente, la <strong>di</strong>vergenza con la posizione <strong>di</strong> Kosnik. "Mentre dal suo<br />

punto <strong>di</strong> vista personalistico Kosnik, vede la separabilità del significato unitivo dal significato<br />

6


procreativo all'interno del singolo atto genitale, Wojtyla vede come esigenza personalistica<br />

l'assoluta "inscin<strong>di</strong>bilità dei due significati all'interno del singolo atto sessuale genitale, poichè "per<br />

principio l'amore e la procreazione sono in<strong>di</strong>ssolubili".<br />

7

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!