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Mons. Giuseppe Marinoni - Atma-o-Jibon

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PADRE E GUIDA DI MISSIONARI


STORIA E VITA MISSIONARIA<br />

Collana diretta da P. Piero Gheddo<br />

Ufficio Storico del Pime - Via F.D. Guerrazzi, 11<br />

00152 Roma - Tel. 06.58.39.151<br />

1 - Piero Gheddo, Missione Brasile. I 50 anni del Pime nella Terra di Santa Croce<br />

(1946-1996), pagg. 384 + 32 fotografiche, € 12,91<br />

2 -Paolo Manna, Virtù apostoliche, pagg. 460, € 15,49<br />

3 -Piero Gheddo, Dai nostri inviati speciali. 125 anni di giornalismo missionario da<br />

Le Missioni Cattoliche a Mondo e Missione (1872-1997), pagg. 124, € 5,68<br />

4 -Piero Gheddo, Missione Amazzonia. I 50 anni del Pime nel Nord Brasile (1948-<br />

1998), pagg. 484 + 32 fotografiche, € 15,49<br />

5 -<strong>Giuseppe</strong> Butturini, Le missioni cattoliche in Cina tra le due guerre mondiali,<br />

pagg. 334, € 15,49<br />

6 -Piero Gheddo, Missione America. I 50 anni del Pime negli Stati Uniti, Canada e<br />

Messico (1947-1997), pp. 176 + 16 fotografiche, € 9,30<br />

7 -Piero Gheddo, Missione Bissau. I 50 anni del Pime in Guinea-Bissau (1947-<br />

1997), pag. 464 + 32 fotografiche, € 15,49<br />

8 -Amelio Crotti, Noè Tacconi (1873-1942), il primo Vescovo di Kaifeng (Cina),<br />

pag. 368, € 14,46<br />

9 -Mauro Colombo, Aristide Pirovano (1915-1997), il Vescovo dei due mondi, pag.<br />

384 + 32 fotografiche, € 12,91<br />

10 - Piero Gheddo, Pime, 150 anni di missione (1850-2000), pagg. 1230, € 25,82<br />

11 - Domenico Colombo (a cura), Pime (1850-2000). Documenti di fondazione,<br />

pagg. 462, € 15,49<br />

12 - Piero Gheddo, Il santo col martello: Felice Tantardini, 70 anni di Birmania,<br />

pagg. 240 + 16 fotografiche, € 10,33<br />

13 - Angelo Montonati, Angelo Ramazzotti Fondatore del PIME (1800-1861), pagg.<br />

224 + 8 fotografiche, € 10,33<br />

14 - Piero Gheddo, Paolo Manna (1872-1952), Fondatore della Pontificia Unione<br />

Missionaria, pagg. 400 + 4 fotografiche, € 14,46<br />

15 - Pino Cazzaniga, Giappone missione difficile. I 50 anni del Pime nel Paese del Sol<br />

Levante, pagg. 304 + 16 fotografiche, € 13,00<br />

16 - Amelio Crotti, Gaetano Pollio (1911-1991), Arcivescovo di Kaifeng (Cina), pagg.<br />

186 + 32 fotografiche, € 13,00<br />

17 - Piero Gheddo, Carlo Salerio, Missionario in Oceania e Fondatore delle Suore<br />

della Riparazione (1827-1870), pagg. 288, € 12,00<br />

18 - AA.VV., Le missioni estere di Angelo Ramazzotti. Radici storiche e spirituali,<br />

pagg. 192, € 10,00<br />

19 -Domenico Colombo (a cura), Un pastore secondo il cuore di Dio. Lettere del Servo<br />

di Dio mons. Angelo Ramazzotti (1850-1861), pagg. 592, € 20,00<br />

20 - Piero Gheddo (a cura), Alfredo Cremonesi (1902-1953). Un martire per il nostro<br />

tempo, pagg. 240 + 8 fotografiche, € 12,00<br />

21 -Domenico Colombo (a cura), Un pastore secondo il cuore di Dio. Testimonianze sul<br />

Servo di Dio mons. Angelo Ramazzotti, pagg. 416, € 16,00<br />

22 - Piero Gheddo, Cesare Pesce. Una vita in Bengala (1919-2002), pagg. 208, € 10,00<br />

23 - Piero Gheddo (a cura), Clemente Vismara. Il santo dei bambini, pagg. 160,<br />

€ 10,00<br />

24 - Domenico Colombo (a cura), Padre e guida di missionari. Lettere di <strong>Mons</strong>. <strong>Giuseppe</strong><br />

<strong>Marinoni</strong> Primo Direttore del Pontificio Istituto Missioni Estere 1850-1891, pagg. 560,<br />

€ 20,00


DOMENICO COLOMBO<br />

(a cura)<br />

PADRE E GUIDA<br />

DI MISSIONARI<br />

Lettere di <strong>Mons</strong>. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Primo Direttore del<br />

PONTIFICIO ISTITUTO MISSIONI ESTERE<br />

1850 – 1891<br />

EDITRICE MISSIONARIA ITALIANA


Copertina di BRUNO MAGGI<br />

© 2005 EMI della Coop. SERMIS<br />

Via di Corticella, 181 - 40128 Bologna<br />

Tel. 051/32.60.27 - Fax 051/32.75.52<br />

e-mail: sermis@emi.it<br />

web: http://www.emi.it<br />

N.A. 2163<br />

ISBN 88-307-1446-1<br />

Finito di stampare nel mese di settembre 2005 dalle Grafiche Universal<br />

per conto della GESP - Città di Castello (PG)


PREFAZIONE<br />

Siamo lieti di presentare ai confratelli e al largo pubblico questo<br />

volume di lettere di mons. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>, primo Direttore<br />

del Seminario Lombardo per le Estere Missioni, che unitosi<br />

poi col Seminario simile di Roma ha preso il nome di Pontificio<br />

Istituto Missioni Estere, PIME.<br />

Dopo la pubblicazione dei due libri (Lettere e Testimonianze)<br />

riguardanti il nostro Fondatore, mons. Angelo Ramazzotti,<br />

l’edizione di lettere scelte di mons. <strong>Marinoni</strong> riveste particolare<br />

significato e importanza. Di fatto, egli è colui che in 41 anni di<br />

direzione dell’Istituto, dagli inizi al 1891, gli ha dato forma e forza<br />

per sviluppare una sempre più ampia e generosa opera di<br />

evangelizzazione, in conformità al suo carisma originario e superando<br />

difficoltà e prove di ogni genere. Non bisogna dimenticare<br />

che la fondazione, sottoscritta dai vescovi lombardi, per le sue<br />

caratteristiche costituiva una novità assoluta nella Chiesa del<br />

nostro paese, perché apriva a sacerdoti diocesani e laici catechisti<br />

la missione nelle lontane terre ancora non evangelizzate.<br />

<strong>Marinoni</strong> si rivela una guida illuminata e paterna, prudente e<br />

coraggiosa al tempo stesso, soprattutto ispirata da un amore<br />

ardente per la diffusione del Vangelo. La sua visione missionaria<br />

è aperta e coinvolgente. Non si limita a curarsi del suo Istituto,<br />

ma fa quanto può per mobilitare vescovi, clero e popolo di Dio<br />

alla causa della propagazione della fede, a provvedere vocazioni<br />

e aiuti per le missioni estere. Uomo di grandi virtù e di specchiata<br />

cultura umanistica e religiosa diventa una figura di spicco specialmente<br />

nella Chiesa milanese, molto stimato e richiesto per il<br />

ministero sacerdotale. A ciò si aggiunge il suo intenso lavoro di<br />

5


scrittore su svariati periodici e in particolare su “L’Osservatore<br />

Cattolico” da lui fondato. Tutto questo gli permette di diventare<br />

una voce autorevole nelle cruciali questioni ecclesiali in un tempo<br />

di grossi rivolgimenti politici. Egli è sempre per il Papa, convinto<br />

che dove c’è Pietro, là c’è la Chiesa.<br />

Su questa linea vede nell’opera missionaria il grande compito<br />

che la Chiesa ha e di cui è debitrice verso tutto il mondo. Esulta<br />

quando Leone XIII pubblica l’enciclica Sancta Dei Civitas: “…<br />

nulla ci poteva tornare di più soave conforto che la parola possente<br />

del Vicario di Cristo diretta a tutti i Pastori d’anime e per<br />

essi a tutti i fedeli, di promuovere, quanto loro fosse dato, la dilatazione<br />

del Regno di Dio…”. E di questo zelo è infiammato nell’impegno<br />

di formare, seguire e sostenere i suoi missionari. Li<br />

vuole accesi di un indefettibile amore per Cristo e le anime; li<br />

aiuta ad essere forti e perseveranti nelle prove, fino ad andare a<br />

ricuperarli personalmente; li supplica a non venir mai meno alla<br />

vocazione ricevuta per nessuna difficoltà. A un missionario tentato<br />

di tornare in patria scrive: “Pretendere di essere missionari<br />

e non prepararsi a soffrir contraddizioni, patimenti fisici e morali,<br />

persecuzioni, etc.” non si può, quando “vediamo Gesù Cristo<br />

fatto bersaglio di tutte le contraddizioni… e l’Apostolo dei Gentili<br />

così oppresso dalla tribolazione da venirgli a noia anche la<br />

vita”.<br />

Leggendo queste lettere e seguendo l’attività di <strong>Marinoni</strong> ne<br />

scopriamo l’anima che vive totalmente per Dio e per l’estensione<br />

del suo regno in tutto il mondo. I missionari si sentiranno<br />

compresi e sostenuti nella chiamata a cui hanno votato la propria<br />

vita. I cristiani ritroveranno il fervore di chi da vero discepolo si<br />

fa apostolo dovunque sia. La missione attingerà stimoli di rinnovamento<br />

tornando alla sua sorgente unica e perenne: il Cristo che<br />

invia e accompagna la Chiesa per le strade del mondo, perché<br />

tutti possano conoscere e gioire del suo amore e della sua salvezza.<br />

6


È quanto lo stesso <strong>Marinoni</strong> sul letto di morte chiedeva a Dio<br />

per i suoi missionari: “Perseverate costantemente nell’amore e<br />

nella grazia di Lui. Ciò compirete se vi sforzerete in tutta la<br />

vostra vita di promuovere in voi e negli altri quella fede che opera<br />

per mezzo della carità”.<br />

Roma, 18 febbraio 2005<br />

Festa del santo martire<br />

Alberico Crescitelli<br />

P. GIAN BATTISTA ZANCHI<br />

Superiore generale del PIME<br />

7


INTRODUZIONE<br />

Al superiore della missione del Bengala, che ritiene di aver<br />

parecchi motivi per lamentarsi di <strong>Marinoni</strong> come Direttore dell’Istituto,<br />

questi risponde:<br />

“Mio amatissimo Sig. Parietti, io la ringrazio di cuore di quanto<br />

mi ha scritto nell’effusione dell’animo suo, e l’assicuro che<br />

farò di tutto per conformarmi a quanto Ella desidera da me, e a<br />

quanto con Lei desiderano tutti i suoi carissimi colleghi: sarà<br />

questa una grazia che mi fa la B. V. de la Salette, di conoscere<br />

meglio i miei doveri, e di disimpegnarli con diligenza e con perseveranza<br />

innanzi a tutto. Io non voglio giustificarmi per nulla,<br />

ma vorrei piuttosto essere talmente consacrato al pensiero e al<br />

servizio delle Missioni, che nulla affatto me ne rimovesse, e che<br />

i Missionari si persuadessero non alle mie parole, ma ai fatti, che<br />

io sono costantemente con loro, per loro, e tutto ai loro servizi”<br />

(v. Lettera 86).<br />

In queste espressioni si rivela tutto lo spirito con cui <strong>Marinoni</strong><br />

ha diretto l’Istituto missionario di San Calocero 1 nei suoi primi 41<br />

1 Ricordiamo che il Seminario Lombardo per le Estere Missioni ha avuto<br />

inizio il 30 luglio 1850 a Saronno, nella casa del Fondatore, mons. Angelo<br />

Ramazzotti, ed è stato eretto formalmente dai vescovi lombardi il 1° dicembre<br />

dello stesso anno. Nel 1851 un decreto dell’arcivescovo di Milano gli concedeva<br />

una sede in città, a San Calocero, da cui il nome derivato all’Istituto. Solo<br />

con l’unione, nel 1926, al Pontificio Seminario dei SS. AA. Pietro e Paolo per<br />

le Missioni Estere, di Roma, prese la denominazione di Pontificio Istituto<br />

Missioni Estere (PIME). Vedere in proposito il volume PIME Documenti di<br />

fondazione, a cura di D. Colombo.<br />

9


anni di vita (1850-1891): dedizione paterna, illuminata e forte,<br />

rispettosa ed amorosa, e sempre orientata al bene dei missionari e<br />

delle missioni. In pratica è lui che lo ha plasmato e gli ha dato configurazione<br />

concreta e tempra, mettendolo in grado di superare le<br />

gravi difficoltà di un’esperienza del tutto nuova in Italia e portarlo<br />

a quello sviluppo che gli ha permesso di assolvere il suo compito<br />

con frutti abbondanti maturati attraverso sacrifici e sangue.<br />

Perciò era per noi scontato che, dopo aver pubblicato una<br />

selezione delle lettere del Fondatore, mons. Angelo Ramazzotti,<br />

nominato vescovo di Pavia ancor prima che il Seminario Lombardo<br />

per le Estere Missioni venisse eretto formalmente dai<br />

vescovi della Lombardia, passassimo a far conoscere quelle di<br />

<strong>Marinoni</strong>, costituito Direttore della nascente istituzione, formata<br />

da sacerdoti diocesani e laici catechisti per l’evangelizzazione<br />

delle genti che ignorano Cristo. In questi scritti infatti si manifesta<br />

e si tutela nella concretezza delle situazioni, spesso scabrose,<br />

il carisma originario dell’Istituto: il suo fine esclusivamente missionario,<br />

la sua caratteristica ecclesiale in quanto nato da chiese<br />

locali per far sorgere altre chiese locali, la sua costituzione “non<br />

religiosa” ma secolare, la sua unità e solidità interna quale famiglia<br />

di apostoli. Leggerli è rifare il cammino per cui un ideale è<br />

divenuto realtà, e misurare in qualche modo il prezzo che ciò ha<br />

richiesto.<br />

Prima, però, di entrare nei particolari dell’epistolario qui raccolto,<br />

occorre dir qualcosa dell’autore. <strong>Mons</strong>. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

è una figura di alto rilievo del clero dell’Ottocento. Basti dire<br />

che ne fanno menzione non solo i dizionari ecclesiastici, ma<br />

anche quelli a carattere più universale, come la Treccani. Nasce<br />

a Milano nel 1810 da famiglia antica e nobile, sia da parte del<br />

padre che della madre. I <strong>Marinoni</strong> sono tra le illustri e secolari<br />

stirpi milanesi, che contano tra i loro membri ecclesiastici di<br />

fama, compresi beati e santi. In particolare si fa menzione del<br />

beato Giovanni <strong>Marinoni</strong>, discepolo prediletto di S. Gaetano<br />

Thiene, di cui don <strong>Giuseppe</strong> conservava l’iscrizione di una lapide<br />

commemorativa, rimasta nei documenti d’archivio. Pure di<br />

10


discendenza aristocratica e ricca la madre, Teresa Calchi de’<br />

Novati, nella cui parentela si annovera qualche ecclesiastico e tra<br />

gli antenati anche un vescovo. Ma il nostro non è affatto attaccato<br />

ai fasti del passato o a titoli e distinzioni; quasi mai nelle lettere<br />

si firma “<strong>Mons</strong>ignore”. Rievoca piuttosto il clima di serenità<br />

e di affetto della sua famiglia, di cui sono un segno l’uso di chiamarsi<br />

tra i componenti, compresi i genitori, col diminutivo. E<br />

sappiamo pure la preoccupazione della mamma di avviare i piccoli<br />

alla recita quotidiana delle preghiere mattutine e serali.<br />

Degli anni giovanili di “Pepino” conosciamo abbastanza<br />

poco, come si può vedere dai dati cronologici in appendice, a cui<br />

rimandiamo. Le prime lettere che ci rimangono di lui sono tardive<br />

e non abbondano di reminiscenze. Nel tempo degli studi<br />

rivela presto un’intelligenza precoce, avida di sapere e più ancora<br />

un carattere equilibrato e docile, portato all’obbedienza e alla<br />

correttezza, all’amicizia sincera e alla pietà sentita. Doti che si<br />

manifesteranno sempre di più nella vita seminaristica, in preparazione<br />

al sacerdozio a cui si sente portato quasi istintivamente.<br />

Il giorno dell’ordinazione presbiterale, ricevuta il 24 maggio<br />

1834, è e resterà memorabile per lui, tutto pervaso dal desiderio,<br />

come scrive alla sorella Margherita il 6 dello stesso mese raccomandandole<br />

di pregare Maria Santissima, che “io non rappresenti<br />

del tutto indegnamente il suo divin Figlio”.<br />

E subito dopo lo attende un lungo periodo d’incertezza<br />

“vocazionale”, che si associa alla tendenza verso gli scrupoli e<br />

alla debolezza di salute che già aveva sperimentato e che lo<br />

accompagnerà con malattie periodiche per tutta la vita. Nominato<br />

docente al seminario diocesano di San Pietro per l’anno scolastico<br />

1835-36, deve sospendere dopo qualche mese l’insegnamento<br />

per un grave malanno al petto, che lo costringe a prendersi<br />

un po’ di riposo. È allora che matura la decisione di dedicarsi<br />

ad un’esistenza più contemplativa e pensa di farsi gesuita.<br />

Accolto in prova nel noviziato di S. Andrea al Quirinale, a Roma,<br />

viene poi dimesso per l’incompatibilità tra la sua ricerca di solitudine<br />

e il ministero proprio dei gesuiti. Dopo vari tentativi altro-<br />

11


ve, finisce per mettersi con don Vincenzo Pallotti, attratto dal<br />

suo zelo apostolico e dalla sua intenzione di fondare un istituto<br />

per le missioni estere, con un ramo attivo e un altro contemplativo.<br />

Don <strong>Giuseppe</strong> veramente sta passando un tempo di oscurità<br />

circa il suo futuro, durante il quale però cresce in lui l’interesse<br />

per la propagazione della fede.<br />

Ma prima che questo impulso abbia uno sbocco passerà ancora<br />

un decennio. Nel 1841, infatti, <strong>Marinoni</strong> lascia il Pallotti, che<br />

non si decide ad avviare l’istituto missionario sognato, e si trasferisce<br />

all’Ospizio di San Michele a Ripa, dove rimane prima<br />

come viceparroco e poi come parroco fino al maggio del 1850.<br />

Al tempo della ricerca segue ora quello del silenzio. Di lui, tutto<br />

impegnato nella guida di una parrocchia sui generis per dieci<br />

anni, non si hanno notizie, se si eccettua qualche lettera scritta<br />

alla sorella Margherita, ma priva di informazioni concrete. Come<br />

mai? Un silenzio impostosi o dettato da altre ragioni? Guardando<br />

a quanto succede dopo, è difficile non vedere un disegno della<br />

Provvidenza che sta preparando don <strong>Giuseppe</strong> alla missione<br />

della sua vita. Quando questi torna a Milano nel maggio del 1850<br />

è per ragioni di salute, e non sa ancora cosa l’attende. È mons.<br />

Ramazzotti, andato a Roma nel giugno successivo per ricevere la<br />

consacrazione episcopale, a richiedere ed ottenere con molta<br />

fatica che il card. Tosti, da cui dipende l’Ospizio, lasci libero<br />

<strong>Marinoni</strong>, che il Fondatore, d’intesa con l’arcivescovo di Milano<br />

mons. Romilli, pensa di mettere alla direzione del nascente Seminario<br />

Lombardo per le Estere Missioni. E <strong>Marinoni</strong> è pronto,<br />

come se da tempo stesse aspettando questo momento del Signore<br />

per decidere definitivamente di sé secondo la chiara volontà<br />

di Dio.<br />

A questo punto torniamo all’epistolario offerto in questo<br />

volume. Esso raccoglie 195 lettere, compresi alcuni pochi documenti<br />

sempre a firma di <strong>Marinoni</strong>. Una selezione quantitativamente<br />

molto ridotta, quando si pensa che del primo Direttore<br />

dell’Istituto abbiamo in archivio oltre 1.500 lettere. Essa però<br />

vuole essere abbastanza rappresentativa della vita e soprattutto<br />

12


dell’attività del <strong>Marinoni</strong>, specialmente, ma non esclusivamente,<br />

del suo compito di dirigere e di plasmare concretamente la nuova<br />

fondazione. Uno sguardo ai destinatari e ai contenuti riassunti<br />

nell’intestazione redazionale di ogni lettera può confermare<br />

questo intento, che crediamo di aver raggiunto in buona misura,<br />

tenuto conto dei limiti richiesti per un volume di sintesi.<br />

La corrispondenza indirizzata ai familiari, in particolare le<br />

numerose lettere alla sorella Margherita, fa luce sulle qualità<br />

umane e spirituali di <strong>Marinoni</strong>, sul suo modo di sentire e vivere<br />

i legami di parentela, su taluni lati del suo carattere affettuoso,<br />

sereno, scherzoso ed anche su certuni aspetti della sua cultura<br />

umanistica, in sintonia con le doti e le tendenze della sorella,<br />

Dama della Guastalla, donna colta, amante della poesia e versata<br />

nelle lingue, desiderosa di perfezione spirituale. Due anime<br />

gemelle. Del resto Pepino partecipa a Ghettina il suo amore per<br />

le missioni e, in certa misura, le gioie e le preoccupazioni del suo<br />

compito di Direttore, ma soprattutto i suoi malanni corporali e<br />

le aspirazioni della sua anima.<br />

Parecchie lettere riguardano la vicenda di <strong>Marinoni</strong> come<br />

fondatore e scrittore de “L’Osservatore Cattolico” prima, e poi<br />

membro della “Commissione di vigilanza” su questo giornale,<br />

passato ad altre mani, e su “Lo Spettatore”. Non è nostro scopo<br />

trattarne in modo esauriente, ma quanto è detto basta a comprendere<br />

il ruolo importante e difficile che don <strong>Giuseppe</strong> si assume<br />

e porta avanti con chiarezza e coraggio in un’epoca di sconvolgimenti<br />

politici che si ripercuotono nella Chiesa. Nello stesso<br />

contesto si pongono le sue riflessioni sulla situazione sociale ed<br />

ecclesiale del tempo (ne dà notizia anche ai suoi missionari) e le<br />

lettere di ossequio e sostegno a Pio IX vilipeso e perseguitato, da<br />

cui appare che la sua difesa del potere temporale del Papa scaturisce<br />

non tanto da visioni politiche, quanto dai soprusi di ogni<br />

genere fatti alla Chiesa e al suo capo.<br />

Tuttavia non è questo il solo impegno che distingue <strong>Marinoni</strong>.<br />

Uomo di grande virtù e dottrina, egli riscuote larga stima e vene-<br />

13


azione nella Chiesa, specialmente milanese; è un predicatore,<br />

confessore e consigliere ricercato, donde le sue molteplici attività<br />

e relazioni testimoniate dalla copiosa e multiforme corrispondenza.<br />

Ma di tutto ciò le lettere qui raccolte dicono poco, avendo<br />

voluto noi concentrarci sulla sua opera principale riguardante l’Istituto<br />

missionario. Va però notato che ciò non riduce l’interesse<br />

per la sua figura e azione, bensì ne costituisce la miglior valorizzazione.<br />

È proprio il compito di Direttore, come da lui inteso e<br />

svolto, che gli permette di avere contatti ed influssi di ampie proporzioni.<br />

E la selezione epistolare fatta lo mostra chiaramente.<br />

A motivo dell’Istituto, <strong>Marinoni</strong> tratta coi vescovi e non solo<br />

quelli della Lombardia, detti “istitutori”, ma anche del Veneto e<br />

di altre regioni italiane. Le relazioni con Propaganda, da cui l’Istituto<br />

dipende per l’assegnazione delle missioni e l’invio dei missionari,<br />

sono continue e tutt’altro che facili. Proprio agli inizi<br />

nasce la spinosa questione con Roma sulla natura del seminario<br />

missionario, che ha il suo apice nel 1853: tema oggetto già d’uno<br />

speciale studio (v. Bibliografia, COGNOLI), ma che abbiamo<br />

ripreso per la parte che riguarda direttamente il punto di vista di<br />

<strong>Marinoni</strong>. Pure in seguito difficoltà e incomprensioni segneranno<br />

non di raro i contatti con Propaganda, che il Direttore cercherà<br />

di riportare il più possibile nella serenità e nell’intesa,<br />

pronto in ogni caso all’obbedienza.<br />

Un argomento cruciale continuamente emergente è quello<br />

delle vocazioni, sempre insufficienti e che i vescovi, compresi<br />

quelli istitutori, con poche eccezioni, si mostrano restii a concedere.<br />

<strong>Marinoni</strong> deve moltiplicare appelli, visite, viaggi, scrivere<br />

lettere rispettose ma forti per ricordare che l’evangelizzazione dei<br />

non cristiani spetta anzitutto ai successori degli apostoli, che essi<br />

devono inculcare nel clero e nei fedeli l’Opera per la propagazione<br />

della fede. Egli ha di mira non solo i bisogni del proprio<br />

Istituto, ma la causa generale delle missioni. Per sé arriva ad elemosinare<br />

singoli candidati. Poi, per risolvere il problema almeno<br />

parzialmente, dovrà far ricorso ad altre vie, come l’ordinazione<br />

“titulo missionis”, la concessione pontificia di accogliere un cer-<br />

14


to numero di vocazioni, a determinate condizioni, prescindendo<br />

dal permesso del vescovo, e l’accoglienza di candidati provenienti<br />

da altre istituzioni, con cui invano però cerca di realizzare<br />

una formula d’unione.<br />

Ma il nocciolo dell’impegno del Direttore, nella visione di<br />

<strong>Marinoni</strong>, è di provvedere le missioni di sacerdoti e catechisti<br />

ben formati, seguirli sul campo del lavoro, assicurare loro le condizioni<br />

per una dedizione apostolica generosa e perseverante, in<br />

un clima di fraterna unione tra i missionari sul posto e tra essi e<br />

la sede centrale, in pratica il Direttore stesso. Per questo egli scrive<br />

instancabilmente anche se spesso brevemente ai figli lontani.<br />

Informa, esorta, ammonisce, fa vibrare tutte le corde della sua<br />

mente illuminata e del suo cuore di padre. È un lavoro enorme<br />

e sfibrante, quando si pensa che sotto di lui si attueranno 40 invii<br />

per un numero complessivo di 133 missionari (118 sacerdoti e 15<br />

catechisti) in sette disparate aree: Oceania-Borneo, India, Bengala,<br />

Colombia, Hong Kong, Birmania, Honan sud e nord, e<br />

quando si ricordano i frequenti e talora gravi malanni che deve<br />

sopportare.<br />

Dalla corrispondenza riportata in quest’opera emergono<br />

parecchi punti chiave su cui il Direttore torna con insistenza perché<br />

tutto si compia in modo corretto ed efficace, avendo sempre<br />

di mira il bene dei missionari e delle missioni. Ecco i principali:<br />

– La missione è affidata dalla S. Congregazione di Propaganda<br />

Fide all’Istituto (siamo in regime di “commissione”), non ai<br />

missionari né al superiore ecclesiastico (semplice superiore, o<br />

prefetto, o vescovo vicario apostolico), e perciò il Direttore deve<br />

essere informato e coinvolto in situazioni e questioni di importanza,<br />

come il trattamento dei missionari, gli eventuali spostamenti,<br />

le richieste di sussidi. Tutto perché ci sia concordia e unità<br />

tra la direzione centrale e le missioni.<br />

– La formazione dei missionari richiede tempo e il loro invio<br />

esige denaro; se i superiori vogliono buoni missionari devono<br />

lasciare al Direttore tempo per discernere, provare, formare le<br />

15


vocazioni, e aver pazienza che si ottengano le risorse finanziarie<br />

necessarie.<br />

– I missionari sul campo hanno bisogno di sostegno, comprensione,<br />

unione tra loro e col superiore per svolgere un apostolato<br />

credibile e fruttuoso, e non mettere a rischio la loro perseveranza;<br />

questo spirito di famiglia va alimentato di continuo,<br />

specialmente nei momenti difficili, col contributo di tutti e la<br />

particolare responsabilità del superiore locale.<br />

– Superiori e singoli missionari si tengano in rapporto epistolare<br />

col Direttore, e non dimentichino di dar loro notizie anche<br />

alle rispettive famiglie; non sono rari i lamenti di <strong>Marinoni</strong> perché<br />

si trascura questo dovere.<br />

– I missionari non devono lasciare la missione per tornare in<br />

patria o trasferirsi in un’altra, neppur per ragioni di salute; la propria<br />

destinazione è quella avuta tramite Propaganda e l’Istituto ed<br />

occorre esservi fedeli perché a questo è legata la promessa dell’aiuto<br />

divino; rare eccezioni vanno considerate dai responsabili.<br />

– Si deve tentare ogni mezzo per non perdere missionari, e gli<br />

stessi missionari devono riflettere seriamente sulla fedeltà alla<br />

loro chiamata; le vocazioni sono un dono grande e non ci si può<br />

permettere di sprecarlo. <strong>Marinoni</strong> è il primo a mettersi in moto<br />

per salvare ad ogni costo missionari in crisi.<br />

Ovviamente questi ed altri punti non si trovano così formulati<br />

nelle lettere, ma vi sono contenuti e ribaditi nella sostanza e il<br />

loro insieme offre la visione e la prassi missionaria di <strong>Marinoni</strong>.<br />

Essi in fondo attingono alla magna charta di fondazione, la<br />

cosiddetta “Proposta”, ma maturano con l’esperienza sul campo<br />

missionario e saranno poi sanciti nelle prime Regole e Costituzioni<br />

del 1886, preparate da <strong>Marinoni</strong> con il contributo delle<br />

osservazioni dei missionari. In questo senso le lettere sono assai<br />

preziose, perché riflettono i molti casi concreti che il Direttore<br />

affronta per salvaguardare e sviluppare il carisma dell’Istituto.<br />

Al tempo stesso, in questo impegno, <strong>Marinoni</strong> ha modo di<br />

rivelare il suo animo e il suo stile paterno. Egli non è il superiore<br />

che opera a colpi di bacchetta per far osservare delle norme,<br />

16


ma agisce sempre con avvedutezza, rispetto e carità, senza però<br />

temere di essere chiaro e franco quando occorre, e ciò con tutti,<br />

compresi i confratelli vescovi per i quali ha grande riverenza e<br />

amore. Tutti i missionari gli danno atto di questo, e, se nasce<br />

qualche malinteso, in seguito si ricredono. Un’occasione per<br />

mostrare al Direttore in modo corale i loro sentimenti di affetto<br />

e riconoscenza si presenta per la ricorrenza del suo giubileo<br />

sacerdotale, il 24 maggio del 1884. Per la circostanza viene pubblicato<br />

un volume speciale, plurilingue, con le voci delle diverse<br />

missioni, che nella dedica dice tra l’altro: “ Al… Primo Direttore<br />

e Vero Padre – dal dì memorabile dell’Istituzione… – con<br />

sapiente affettuosa sollecitudine – formato e fatto fiorire… – con<br />

un cuor solo un’anima sola – questo lieve segno d’affettuosa esultanza<br />

– di tenerissimo amore – offre l’Istituto”.<br />

Non si dovrà aspettare la morte per cogliere la grandezza e la<br />

santità di <strong>Marinoni</strong>; anche questo ridotto epistolario lo rivela al<br />

lettore attento. Resta da aggiungere che ancora si aspetta chi ne<br />

scriva una biografia accurata e integrale. L’avrebbe voluto fare lo<br />

storico illustre del Pime, p. G. B. Tragella, convinto com’era che<br />

<strong>Marinoni</strong> è il più insigne missionario dell’Istituto e meritevole<br />

della gloria degli altari.<br />

Roma, 19 marzo 2005<br />

P. DOMENICO COLOMBO<br />

Un grazie riconoscente a don Virginio Cognoli e al dott. Paolo<br />

Labate, ai quali il curatore deve molto per la pubblicazione di questo<br />

volume. Don Virginio ha lavorato per anni sulle lettere di e a mons.<br />

<strong>Marinoni</strong>, preparando la selezione qui offerta e un insieme prezioso di<br />

scritti e note riguardanti tutto l’epistolario. Paolo, che fa parte dello<br />

staff dell’Ufficio Storico, ha dato un valido e appassionato contributo,<br />

sia per l’elaborazione informatica, sia per la ricerca laboriosa di dati<br />

raccolti nelle appendici, in particolare quelli relativi alla parentela di<br />

mons. <strong>Marinoni</strong>.<br />

17


AVVERTENZE<br />

1. Le lettere di mons. <strong>Marinoni</strong> sono conservate nell’Archivio<br />

Generale del PIME a Roma sotto la sigla AGPIME (Archivio<br />

Generale Pontificio Istituto Missioni Estere) che comprende<br />

la sezione AME (Archivio Missioni Estere). Alla sigla<br />

seguono i numeri indicanti la collocazione e le pagine d’inizio<br />

e fine del documento. Molte Lettere mancano della firma<br />

e/o dell’indirizzo, e a volte risultano troncate, perché si<br />

tratta in genere di minute; fanno eccezione quelle indirizzate<br />

alla sorella Margherita, di cui si conservano quasi tutti gli<br />

originali.<br />

2. I testi originali sono stati ritoccati per la punteggiatura e<br />

qualche parola od espressione obsoleta, quando è sembrato<br />

necessario per la comprensione del lettore di oggi.<br />

3. Le citazioni bibliche latine originali sono seguite dalla traduzione<br />

italiana, messa tra parentesi quadre e attinta solitamente<br />

al testo della CEI, unendo i riferimenti del caso allorché<br />

mancavano nell’originale latino.<br />

4. Le note sono volutamente sobrie: forniscono quanto basta<br />

per inquadrare la lettera in generale, chiarire eventi e precisare<br />

nel limite del possibile e sufficiente persone e luoghi di<br />

cui parla. Si è cercato pure di sottolineare brevemente aspetti<br />

che fanno luce sulla figura e lo stile d’agire del Direttore.<br />

5. Il richiamo bibliografico delle note rimanda alla bibliografia<br />

messa in appendice, comprende il nome dell’autore o curatore,<br />

e, in corsivo, la prima parola significativa del titolo<br />

quando l’autore o il curatore ha più opere nell’elenco bibliografico,<br />

oltre al riferimento delle pagine pertinenti.<br />

18


6. Abbiamo lasciato le abbreviazioni originali del testo quando<br />

– è il caso più frequente – il loro senso risulta ovvio; le abbiamo<br />

invece completate o chiarite se è parso necessario. Notiamo<br />

che M. sta per <strong>Marinoni</strong> mons. <strong>Giuseppe</strong>.<br />

7. Segnaliamo ancora le diverse appendici che hanno lo scopo<br />

di integrare l’informazione e rendere più facile la consultazione<br />

e la ricerca. In sostanza, si è voluto rendere la lettura<br />

largamente accessibile, perché siamo convinti che il volume<br />

possa interessare una larga cerchia di persone, oltre ai membri<br />

del PIME.<br />

19


Carissima Sorella 1<br />

1. ALLA SORELLA MARGHERITA<br />

1 ottobre 1832<br />

per un ricamo d’altare<br />

Il dì 1 8bre 1832<br />

Da Cuggiono<br />

Mi hai fatto la più grata delle sorprese con quel tuo bellissimo<br />

ricamo: solo l’altare era degno di un sì egregio lavoro, quand’anche<br />

l’indole stessa del soggetto, che ti proponesti di ricamare,<br />

non glielo avesse naturalmente aggiudicato. Se tu hai così ben<br />

ritratti nel cuore gli strumenti e le insegne della Passione e della<br />

Morte del Redentore, come li hai ritratti su questo tessuto, poco<br />

ti manca ad esser Santa. Mi piacque pure assai il vedere adombrato<br />

nelle spighe e nei grappoli d’uva il SS.mo Sacramento<br />

dell’Eucaristia: in una parola, buonissima è la scelta del disegno,<br />

felicissima l’esecuzione. Prosegui pure ad abbellire con le opere<br />

delle tue mani gli altari del Signore e ad imitazione di tante<br />

Vergini e Matrone illustri per fama di santità che in ciò ti precedettero<br />

con i loro esempi, assieme al lavoro consacra a Dio le lodi<br />

1 In AME 05, pp. 147-150. Margherita, chiamata anche Ghittina, maggiore<br />

di un anno di <strong>Giuseppe</strong>, era tra i familiari la sua prediletta. A lei M. indirizzò<br />

moltissime lettere, che rivelano affetto, stima, familiarità, consonanza spirituale.<br />

A questa corrispondenza di sentimenti e di scritti, p. Geraldo Brambilla nella<br />

biografia di <strong>Marinoni</strong> dedica un intero capitolo (XXI, pp. 344-367), e don<br />

Virgilio Cognoli una “Nota estesa A 1” che ne descrive alcuni contenuti di maggior<br />

rilievo: considerazioni spirituali, tono amabilmente scherzoso, aiuto in suppellettili<br />

e denaro, visite alla sorella, amore alla cultura, riflessioni sul “risorgimento<br />

italiano”. Piuttosto riservato nel parlare del suo intimo, <strong>Marinoni</strong> si apre<br />

volentieri con Ghittina che comprende e corrisponde.<br />

21


che mai te ne venissero. Quanto più umile sarà la mano che li<br />

offre, tanto più caro a Dio sarà il dono.<br />

Ti prego di avermi presente nelle tue orazioni.<br />

La Carolina ti saluta. Ti prego dei mei rispetti alle tue Sig.re<br />

Colleghe che mi conoscono.<br />

Il Tuo Aff.mo Fratello<br />

Ch. <strong>Giuseppe</strong><br />

Mi viene in mente un altro pensiero e tu lo udrai volentieri.<br />

Qual contentezza avrebbe provata la povera Mammina 2 , se avesse<br />

avuto la sorte di vedere un lavoro così compito! Ella che non<br />

sapeva finir di compiacersi, quando aveva sott’occhio qualsiasi<br />

anche piccolo tuo travaglio. Ah son già sette settimane da che fu<br />

assalita dal terribile male, son 45 giorni da che il suo corpo è sotterra.<br />

Non dimentichiamoci mai di una madre che ci portava<br />

tanto amore.<br />

Alla Pregiatissima Signora<br />

La Sig.ra D. Margherita <strong>Marinoni</strong><br />

Dama nell’ I. R. Collegio della Guastalla in<br />

Milano 3<br />

2 La mamma, Teresa Calchi de’ Novati, moriva il 15 agosto 1832. Il vezzeggiativo<br />

con cui <strong>Giuseppe</strong> la ricorda alla sorella non è un’eccezione per la circostanza,<br />

ma un uso abituale tra i membri della famiglia <strong>Marinoni</strong> nei riguardi<br />

l’uno dell’altro, un modo spontaneo di esprimere il vicendevole tenero affetto.<br />

3 Margherita era entrata, nell’inverno 1831, nel Collegio della Guastalla a<br />

Milano, ricevendovi la vestizione il 29 febbraio dell’anno seguente.<br />

L’istituzione, creata dalla contessa di Guastalla Ludovica Torelli (1500-1569 ?),<br />

già fondatrice delle Suore Angeliche, e inaugurata nel 1557, aveva lo scopo di<br />

educare le fanciulle milanesi di nobile origine ma decadute; esse si trattenevano<br />

nel Collegio dai 10 ai 22 anni, quando sceglievano la vita religiosa o il matrimonio.<br />

Incaricate dell’educazione delle giovani erano delle Signore (Dame), in<br />

genere originarie da famiglie nobili, che facevano il voto di castità. Il collegio<br />

era situato tra Porta Romana e Porta Tosa, presso il convento di S. Barnaba.<br />

22


Conobbe varie vicende lungo i secoli, tra cui una soppressione nel 1785 e, dopo<br />

la rinascita come Imperial Regio Collegio, l’incameramento da parte dello Stato<br />

italiano nel 1888, con lo scioglimento della comunità, in seguito al quale<br />

Margherita si riunì con altre consorelle in forma privata a Palazzolo Milanese<br />

(AME 07, pp. 903-905), dove morì il 6 gennaio 1891. Il Collegio ricostituito<br />

venne trasferito a Monza negli anni ’40 del secolo scorso (tra le fonti d’informazione<br />

sul Collegio, Dizionario, vol. III, pp. 1540-1541).<br />

23


Carissima Sorella 1<br />

2. ALLA SORELLA MARGHERITA<br />

15 novembre 1832<br />

osservazioni a due bellissime poesie<br />

a dì 15 9bre 1832<br />

Dal Seminario di Milano<br />

Se i tuoi scritti mi furono sempre graditi, questa volta mi furono<br />

graditissimi. Tu m’hai procurata la bella sorte di leggere due<br />

bellissimi componimenti poetici in questi giorni in cui l’apparato<br />

delle scienze Teologiche spiegandosi innanzi ai miei sguardi<br />

per poco non m’abbatte l’animo col presentimento delle difficoltà<br />

e delle noie che mi restano da superare. Né mi sono appagato<br />

di leggerli, ma vi ho aggiunto ancora dietro il tuo invito un<br />

po’ d’inchiostro tagliando qua e là, variando, accrescendo qualche<br />

espressione, ove mi parve che il metro lo richiedesse. Ben mi<br />

rincresce che la mia mano già da gran tempo non avvezza a suonar<br />

di cetra o per dir meglio inesperta finora, avrà guastati i gentili<br />

concetti e le voci gentili per ridurle ai numeri poetici, ma questa<br />

è meno mia colpa, che di coloro che me ne diedero l’incarico.<br />

Questo so di certo che s’io ho usato tutta la libertà nel recidere,<br />

ritoccare e introdurre quanto mi parve più opportuno, ho<br />

1 In AME 05, pp. 155-158. Uomo dall’ingegno versatile, M. si trovava a suo<br />

agio nei vari rami della cultura umanistica, oltre a quella religiosa. Questa<br />

disquisizione mostra la sua competenza e il suo gusto nel campo della poesia,<br />

né la sorella era da meno stando agli elogi che riceve, pur insieme alle correzioni.<br />

Un testo interessante anche per il clima di familiarità che lo pervade, nonostante<br />

l’argomento serio e impegnativo. Del resto, M. riceveva spesso da esaminare<br />

le composizioni delle ragazze del Collegio della Guastalla, che Margherita<br />

istruiva ed educava.<br />

24


adempito in questo i precetti di Orazio e usato di quei diritti che<br />

mi furono spontaneamente concessi. Ricevi dunque uniti ai due<br />

fogli che m’hai spediti due altri fogli in cui ho trascritti con le<br />

variazioni ch’io credetti convenienti i due componimenti.<br />

Nei due primi fogli da te mandatimi ho notato accanto ad<br />

ogni verso imperfetto l’eccesso o il difetto delle sillabe, o la collocazione<br />

impropria dell’accento. Nei due fogli da me ricopiati<br />

ho notato con una lineetta tutti i versi in qualche maniera da me<br />

maltrattati. Soggiungerò qui un paio di osservazioncelle sui versi<br />

tronchi e sulla collocazione dell’accento sopra la settima sillaba.<br />

Il verso tronco di cui vedo in questi componimenti farsi un<br />

uso frequentissimo per quel ch’io ho appreso nella lettura dei<br />

buoni verseggiatori Italiani, rarissime volte interviene nei versi<br />

Endecasillabi e allora solo si adopera, quando si deve esprimere<br />

l’improvviso arrestarsi di un movimento o di un’azione qualunque:<br />

fuori di questo caso o di qualche altro per indole a lui somigliante,<br />

il verso tronco è una pietra d’inciampo che interrompe il<br />

corso piano ed uguale del poetico ritmo. Un orecchio ben<br />

costrutto sente subito la dissonanza che apporta con sé questo<br />

concorso di versi tronchi e piani: parimenti si deve fuggire come<br />

contrario all’eufonia, così nei versi, come nelle prose, l’uso di<br />

troncare le voci davanti a una parola che incomincia da vocale<br />

come in questo verso:<br />

“Penetrommi del cor, e al dolce invito”<br />

o in quest’altro:<br />

“Mia prece e dei divi favor il fonte”.<br />

Quanto suona più dolce il verso se dirai:<br />

“Penetrommi del core, e al dolce invito”...<br />

“Mia prece e dei divi favori il fonte”...<br />

quantunque quest’ultimo verso non può piacere all’orecchio perché<br />

manca d’un accento sulla quarta, la quale essendo un articolo<br />

(dei) non può riceverlo.<br />

L’altra osservazioncella sulla collocazione dell’accento sopra<br />

la settima sillaba è questa che i poeti usano talvolta, per notare<br />

lentezza d’azione, quiete ed altre idee di tal sorta, ritardare il corso<br />

del verso coll’accentuare la settima sillaba invece dell’ottava: i<br />

25


latini in questa occasione facevano uso del verso Spondaico ossia<br />

di un verso terminante in quattro sillabe lunghe. Dante però fa<br />

uso spesso di versi accentuati sulla settima, senza avere alcun<br />

motivo per la natura delle cose di cui parla, né si può negare che<br />

questa sorta di versi aggiungano assai gravità al componimento;<br />

ma dobbiamo esser parchi nell’inserirli nelle nostre poesie specialmente<br />

ove l’argomento o tenero od allegro richieda scorrevolezza<br />

di suoni. Io ne ho innestati due nel componimento fatto per<br />

il giorno della tua vestizione: eccoli:<br />

“Purpuree rose e modeste viole”...<br />

“Stupor la mente, ritrosa la cetra”...<br />

l’epiteto modeste mi parve sì bello da non doversi a qualunque<br />

costo sopprimere; d’altra parte il verso voleva essere raggiustato:<br />

ho pensato adunque che un verso coll’accento sulla settima<br />

avrebbe salvata e la felicità dell’espressione e l’armonia del<br />

metro, e che al tempo stesso sarebbe conforme alla gravità della<br />

persona che lo dice, ed all’indole stessa della cosa di cui si tratta.<br />

Quanto all’altra la relazione è più facile a colpirsi e salta<br />

all’occhio da sé medesima. Aggiungo per ultimo che le voci: soave,<br />

viole etc. quiete nel verso non si possono considerare come<br />

due sillabe, ma ne formano tre.<br />

Finisco col rendere i dovuti elogi e alle leggiadre fantasie e al<br />

nobilissimo stile che brillano in questi componimenti, e confesso<br />

sinceramente che fu per me di non poca meraviglia il vedere<br />

in mezzo allo splendore di quelle poetiche doti, che sono le più<br />

difficili da acquistarsi, ed a pochi ingegni concesse, mancare la<br />

ferma cognizione di poetici numeri, dote agevolissima da ottenersi<br />

e comune anche a coloro che non ebbero giammai vocazione<br />

a salir le vette del Parnaso qual son io.<br />

26<br />

Mi raccomando alle tue orazioni. Addio<br />

Il Tuo Aff.mo Fratello<br />

Ch. <strong>Giuseppe</strong>


Carissima Sorella 1<br />

3. ALLA SORELLA MARGHERITA<br />

28 novembre 1836<br />

l’amore del patire<br />

Tu attendi con impazienza il compimento delle mie promesse,<br />

e anche ti lamenti con me della fede violata: calmati che son galantuomo:<br />

sol mi dispiace che non ho di che interessarti. Che vuoi<br />

ch’io ti scriva? Ringraziamenti per i tanti favori dei quali mi hai<br />

colmato? Io te li devo certamente vivissimi, ma tu generosa non<br />

vuoi che si ricordino i tuoi benefici. Scriverò sante ammonizioni,<br />

e salutari eccitamenti? ne ho io innanzi a tutti bisogno e vado a<br />

Roma per sentirmeli ogni giorno inculcare. Notizie del mio viaggio?<br />

Avrai udito dal Papà le belle accoglienze che mi fecero i PP.<br />

1 In AME 05, pp. 189-192. Ordinato sacerdote dall’arcivescovo di Milano<br />

card. Gaisruck il 24 maggio 1834, dopo un periodo d’insegnamento al seminario<br />

di Castello sopra Lecco e a S. Pietro Martire, segnato da malattie e anche<br />

scrupoli, M. entra in una fase di ricerca della perfezione attraverso la vita “religiosa”.<br />

Di qui il viaggio iniziato nel novembre 1836, di cui parla questa lettera<br />

alla sorella, dopo mesi di silenzio (BRAMBILLA, pp. 16 ss.). Visita i gesuiti a<br />

Piacenza, si ferma a Parma tra i cappuccini, poi a Reggio ancora tra i gesuiti e<br />

finalmente a Roma, nel noviziato gesuita di S. Andrea.<br />

A proposito dell’impatto del sacerdozio su M., egli a fine maggio 1834,<br />

pochissimi giorni dopo l’ordinazione, così risponde ad una lettera di<br />

Margherita: “M’è caro intendere l’alta idea che tu hai del mio novello stato,<br />

come io non vi ho dentro un minimo del mio; così, quanto più tu lo esalti e lo<br />

magnifichi, mi è forza di riconoscermi tanto più carico di debiti, e non che correre<br />

pericolo di vanagloria, mi s’affaccia più viva la mia indegnità, la mia miseria,<br />

il mio nulla. Che abbia il potere di insegnare l’Evangelo, di battezzare, di<br />

legare e di sciogliere, di sacrificare le carni dell’Agnello immacolato che ci fu<br />

tratto per somma bontà dalla massa di perdizione, chi nacque e fu mille volte<br />

figlio d’ira e di vendetta, sono queste meraviglie tutte divine, e misteri trascendenti<br />

la forza d’ogni umano pensare” (AME 05, p. 175).<br />

27


Gesuiti stabilitisi di fresco a Piacenza, e il mio avventuroso incontro<br />

col P. Dubuisson 2. Non avrei che da aggiungere le notizie del<br />

mio soggiorno qui in Parma presso i RR. PP. Cappuccini.<br />

Oh che esempi di mortificazione e di penitenza ho io sott’occhio!<br />

Hanno indosso una ruvida tonaca, hanno scalzi i piedi, si<br />

levano a mezzanotte per il Mattutino e l’orazione mentale, ritornano<br />

a letto alle due e alle sei sono di nuovo in Chiesa. Oltre la<br />

Quaresima comune a tutti hanno due altre quaresime, l’una dall’Epifania<br />

al 16 di Febbraio chiamata la benedetta, l’altra dalla<br />

Festa d’Ognissanti alla Festa del SS. Natale detta dell’Avvento, e<br />

questa sì rigorosa che alla cena non hanno che un po’ di pane ed<br />

un bicchiere di vino. Usano la disciplina tre volte la settimana,<br />

mangiano pane accattato di porta in porta, che stanca i denti al<br />

primo boccone; dormono sopra un pagliericcio, hanno alle cellette<br />

le impannate ad uso dei poveri contadini. Vedi che bel vivere<br />

in mezzo a queste barbe venerande, che a noi Milanesi sembrano<br />

cose dell’altro mondo. Dio mi ha certamente qui condotto per<br />

farmi arrossire della vita che ho condotto finora, e per propormi<br />

i veri modelli della vita Cristiana e penitente. Nel dì del Giudizio<br />

questi frati confonderanno la mollezza dei nostri costumi e ci<br />

faranno convinti che le austerità non sono privilegi esclusivi di<br />

alcuni tempi o di alcuni luoghi e che ai primi secoli della Chiesa<br />

egualmente che alla nostra età, ai deserti della Tebaide egualmente<br />

che alle nostre contrade convengono i rigori della penitenza;<br />

uno stesso essendo il Vangelo che si professa, uno stesso quel Dio<br />

a cui si serve, uno stesso il premio che ci attende; avendosi finalmente<br />

da combattere gli stessi nemici: Mondo, Demonio, carne.<br />

Certo che la diversità dei tempi e dei luoghi potrà modificare<br />

in parte il genere di penitenza, ma lo spirito deve essere sempre<br />

2 Non abbiamo questa lettera al papà. Quanto all’incontro con p. Dubuisson,<br />

ne parla pure in una lettera (28 nov. 1836, AME 05, p. 193) a d. Luigi Biraghi (v.<br />

Lettera seguente): cappuccino, missionario in America, condivise con M. la stanza,<br />

e gli diede molti santi consigli. Da sottolineare l’impressione che riceve dai<br />

cappuccini di Parma, tra cui rimane alcuni giorni. Ma il suo spirito continua ad<br />

essere dominato dalle “voci interiori” che lo spingono verso la Compagnia di<br />

Gesù. Tutto lo scritto rivela la sua ansia di sapere quello che Dio vuole da lui.<br />

28


lo stesso immutabile in ogni occasione: l’amor del patire ci porterà<br />

sempre a cose che il senso abborre, che il Mondo rifugge, et<br />

haec est victoria quae vincit Mundum [e questa è la vittoria che ha<br />

sconfitto il mondo, 1 Gv 5,4]. Non ti immaginare però che io mi<br />

lasci trasportare da questo amore di patimenti: ho scritto queste<br />

cose per vedere di eccitarlo in me, per impegnarmi a sentirne il<br />

dovere, essendo ottimo mezzo, secondo l’avviso di S. Francesco<br />

di Sales, per imparare, l’insegnare ad altri.<br />

Dirai in famiglia che la Sig.ra Antonia Salerio giunse felicemente<br />

a Parma il giorno stesso che partì da Milano, che si trova<br />

bene in casa del figlio e della nuora, che fa mille rispetti e ringraziamenti<br />

alla casa nostra ed al Sig. Arciprete.<br />

Domani parto per Reggio, e vi udrò quella sentenza che confermerà,<br />

come spero nella bontà di Dio, quelle voci interiori che<br />

mi hanno tolto dal seno della famiglia per farmi figliuolo di S.<br />

Ignazio, fratello di S. Luigi Gonzaga.<br />

Nel Sacro Cuore di Gesù, come mi promettesti nelle ultime<br />

parole che m’hai scritto, vieni a ritrovarmi e se per mia sventura<br />

non mi trovi prega quel cuore amabilissimo che mi protegga dai<br />

miei errori e mi tragga a sé con i vincoli di un vittorioso amore.<br />

Ti prego di un Pater a S. Francesco Saverio per me, e di una Salve<br />

Regina alla nostra SS. Madre, e di un Angele Dei all’Angelo mio<br />

Custode, che si degni scortarmi nel viaggio, benché indegnissimo,<br />

come l’Arcangelo S. Rafaele fu scorta al giovinetto Tobia. Il<br />

Signore ci benedica, cara Sorella e benedica insieme il Papà, i fratelli,<br />

la Carolina, la Teresina e tutti i nostri parenti ed amici. I miei<br />

rispetti alle Signore della Guastalla.<br />

L’Aff.mo Fratello<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Parma. 28 9bre 1836. Dal Convento dei PP. Cappuccini.<br />

Alla Pregiatissima Signora<br />

La Sig.ra Dama Margherita <strong>Marinoni</strong><br />

Nell’I. R. Collegio della Guastalla<br />

Milano<br />

29


4. A D. LUIGI BIRAGHI<br />

1837 (?)<br />

“non ho più altro da pensare che ad amar Dio”<br />

Carissimo Sig. Biraghi 1<br />

Al Molto Rev.do Sig.<br />

Il Sig. D. Luigi Biraghi<br />

Degnissimo Direttore Spirituale<br />

nel Seminario di<br />

Milano<br />

Le sono gratissimo della premura che si è preso per me, e della<br />

prudente condotta che ha tenuto a mio riguardo. I Santi Luigi<br />

e Stanislao mi hanno ottenuto la grazia sospirata della vestizione<br />

2, e spero che mi otterranno pur quella di una felice per-<br />

1 In AME 05, p. 197. Luigi Biraghi (1801-1879) fu professore e direttore<br />

spirituale nel seminario maggiore di Milano. Nel 1838 fondò le suore di Santa<br />

Marcellina per l’educazione delle giovani. Scrittore fecondo, collaborò pure ai<br />

giornali “L’Amico Cattolico”, “Il Conciliatore”, che abbandonò dopo la condanna<br />

di Pio IX, e “L’Osservatore Cattolico”. Per simpatia verso il movimento<br />

risorgimentale fu malvisto dagli austriaci. Nel 1873 venne nominato prelato<br />

domestico di Sua Santità. Uomo di grande spiritualità e cultura, gli si deve forse<br />

anche un vero progetto di seminario per le missioni. Fu padre spirituale del<br />

chierico M., che mantenne rapporti filiali con lui anche in seguito. Nel 1971<br />

prese avvio il processo per la sua beatificazione (Dizionario, vol. I, pp. 437-438;<br />

TRAGELLA, I, pp. 17-18 e passim da indice onomastico).<br />

2 M. entra nel noviziato dei gesuiti di S. Andrea al Quirinale l’1 gennaio<br />

1837, iniziando la prima probazione che comporta la Vestizione. Egli si sente a<br />

suo agio nel noviziato ed è tutto preso dal desiderio di amar Dio. Scrivendo alla<br />

sorella il 23 marzo 1837 (AME 05, p. 199), le comunica che dopo Pasqua inizierà<br />

il mese dei Santi Esercizi, che di fatto cominciano la sera del 5 aprile per<br />

terminare il 5 maggio. Ed è in essi che matura la decisione di una maggior solitudine,<br />

inconciliabile però con la vita attiva dei gesuiti, come gli fa osservare il<br />

30


manenza: io non ho più altro da pensare che ad amar Dio, a far<br />

la sua santa volontà, a predicare l’augusto suo nome, a chiamare<br />

i prossimi ad adorarlo; non ho da sapere più altro nisi Dominum<br />

Jesum et hunc crucifixum [se non il Signore Gesù e questi crocifisso,<br />

1 Cor 2,2].<br />

I giorni mi passano velocissimi, e la pace ed il metodo mi giovano<br />

non meno al corpo che all’anima. Ne sia mille volte benedetto<br />

il Signore: appena io credo a me stesso di trovarmi in uno<br />

stato di tanta fortuna.<br />

Del Biotti non so dirle nulla fuor che arrivò a Roma Martedì,<br />

e Mercoledì al Noviziato. Lo vidi la mattina e la sera, dopo non<br />

lo vidi più non essendovi relazione tra quelli che stanno in prima<br />

probazione ed i novizi.<br />

Le Messe, delle quali m’ha offerta l’elemosina, saranno adempiute,<br />

ma la prego a permettermi di procurarne l’adempimento<br />

per mezzo di altri Sacerdoti e con comodo.<br />

La commissione, della quale m’ha incaricato, riguardante le<br />

conferenze private con gli eretici, non m’è possibile disimpegnarla,<br />

non avendo io alcuna relazione con persone della Curia<br />

Romana, e richiedendosi a ciò informazioni, lettere commendatizie<br />

ecc. Mi perdoni pertanto se sono capace solo di chiedere dei<br />

favori, ma non di ricambiarli, non procedendo ciò dal cuore, ma<br />

dal braccio che non è pari al buon volere.<br />

Mi tenga raccomandato ai SS. Cuori di Gesù e di Maria, specialmente<br />

nel Santo Sacrificio dell’Altare: mi faccia la finezza di<br />

riverirmi i degnissimi suoi colleghi, ed accolga cortesemente le<br />

espressioni della mia riconoscenza e del mio ossequio, per cui mi<br />

protesto<br />

Obb.mo ed aff.mo in Christo<br />

P. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong> Novizio S. I.<br />

Direttore degli Esercizi, e così lascia il noviziato il 13 maggio seguente (BRAM-<br />

BILLA, p. 21; v. anche Lettera 8. Intanto, per compiere col maggior impegno<br />

possibile il mese di ritiro, dice a don Biraghi che provvederà alle Messe richiestegli<br />

come e quando potrà, e declina l’incarico della commissione per le conferenze<br />

“con gli eretici”.<br />

31


P.S. Il Biotti m’ha portato in isbaglio le Regole della Compagnia<br />

favoritemi in prestito dal P. Longoni. Se questa estate verrà<br />

qualcuno di Milano a Roma saranno riconsegnate. La prego di<br />

fargliene mille scuse.<br />

32


Carissima Sorella 1<br />

5. ALLA SORELLA MARGHERITA<br />

S. Girolamo 1837<br />

amor naturale e amor di Dio<br />

Amiamo Gesù, amiamo Maria<br />

È già da gran tempo che io desidero di scrivere così a te come<br />

alla sorella Carolina per ringraziarvi della viva memoria che conservate<br />

di me, quantunque io non abbia mai saputo far altro che<br />

darvi incommodi, spese, afflizioni. Ben mi consola il pensiero che<br />

più che l’amor naturale e terreno vi spinge ad essere così caritatevoli<br />

con me l’amore di quel Dio che non pago di colmarmi di<br />

favori di mano propria usa a mio vantaggio la mano dei miei congiunti,<br />

amici e prossimi e ispira nei vostri cuori parte di quei sentimenti<br />

pietosi di cui arse il suo cuore divino verso di me dal primo<br />

istante dell’Incarnazione fino a quest’ora. Quel divin Cuore<br />

saprà ben rendervi una mercede degna della sua generosità,<br />

saprà compensare a mille doppi le mie perpetue ingratitudini.<br />

1 In AME 05, pp. 201-202. È la prima lettera che ci rimane dopo l’uscita di<br />

M. dal noviziato dei gesuiti; S. Gerolamo si festeggia il 30 settembre. Nel frattempo<br />

egli ha battuto alla porta dei certosini di Santa Maria degli Angeli a Roma<br />

(TRAGELLA, I, pp. 48-49) e di altre comunità di solitari, senza approdare a nulla.<br />

Ma lo stesso giorno che lascia Sant’Andrea, entra nella vicina chiesa dello<br />

Spirito Santo dei Napoletani, di cui era rettore Vincenzo Pallotti (1795-1850),<br />

fondatore della Società dell’Apostolato Cattolico, sacerdote ben noto per la sua<br />

santità e lo zelo delle opere, e che ideava una istituzione per le missioni estere;<br />

M. lo prese come guida spirituale. Questa lettera risente ancora del suo stato<br />

d’animo in pena e travaglio per una definitiva scelta di vita mentre era pure tormentato<br />

da forti scrupoli, ma anche di gratitudine a Dio e alle sorelle e del desiderio<br />

che il loro aiuto finisse pure “nelle parti degli infedeli che ne sono in estremo<br />

bisogno”.<br />

33


Il flagello di Dio 2 , sebbene non ancora del tutto cessato, s’è<br />

però mitigato di modo che sopra ogni labbro risuonano cantici<br />

di ringraziamento alla protettrice di questa Santa Città, la Vergine<br />

Immacolata: perché da lei sola deriva l’essersi il Cielo placato,<br />

da lei sola si spera la totale estinzione del morbo micidiale.<br />

Fra una settimana o poco più, se le cose continuano bene, si canterà<br />

il Te Deum, e si renderà pubblico tributo d’esequie ai defunti<br />

che da alcuni si fanno ascendere a 12mila e più.<br />

Quanto alla graziosa offerta che mi fai né io l’accetto, né la<br />

ricuso: ben sarebbe stato mio desiderio di professare la più stretta<br />

povertà, ma chi mi conduce in nome di Dio non mi trova atto<br />

a tanto sacrificio: perciò fa quello che Dio ti ispira. Un’offerta<br />

però che io accetterei di tutto cuore sarebbe quella di abitini,<br />

corone, libretti, etc. ed anche denari da spedirsi nelle parti degli<br />

infedeli che ne sono in estremo bisogno: anzi dirò che per riguardo<br />

agli abitini, alle corone etc. più volte ho dovuto dolermi di<br />

non poter soddisfare nemmeno qui in Roma le brame dei devoti,<br />

dai quali avrei potuto promettermi non piccolo frutto specialmente<br />

negli ospedali 3 ... Son domandato giù in Chiesa.<br />

Addio: salutami Papà, i fratelli, le tue Signore Colleghe.<br />

Alla Pregiatissima Signora<br />

La Sig.ra Dama Margherita <strong>Marinoni</strong><br />

Nell’I. R. Collegio della Guastalla<br />

Milano<br />

34<br />

Il Tuo Fratello <strong>Giuseppe</strong> Girolamo<br />

Roma 1837 nel giorno di S. Girolamo<br />

2 Si tratta del colera, che aveva già mietuto molte vittime in Lombardia.<br />

3 Alla comunità del Pallotti era stata affidata l’assistenza spirituale<br />

dell’Ospedale di Santo Spirito in Sassia, poco distante dalla chiesa ove risiedeva<br />

il <strong>Marinoni</strong>. I sacerdoti prestavano la loro opera anche in altri nosocomi della<br />

città.


Carissima Sorella 1<br />

6. ALLA SORELLA MARGHERITA<br />

30 giugno 1838<br />

“Quanto è mai bella la morte dei giusti”<br />

1838 - Da Roma - 30 Giugno<br />

La tua lettera mi fu di grandissima consolazione così per la<br />

viva attesa in cui stavo di saper notizie di casa essendone da tanto<br />

tempo privo, come assai più per le cose in essa contenute. Sia<br />

mille volte benedetto quello spirito di carità e di misericordia che<br />

muove i vostri cuori a ricordarvi delle mie necessità, ed a farle<br />

presenti a quel Dio che pone tutta la sua gloria nel beneficarci, e<br />

nel condurci per le vie più soavi alla pace, alla libertà, alla luce, al<br />

Paradiso, alla pienezza d’ogni godimento. Egli saprà ben rendervi<br />

quella ricompensa che il suo cuor generoso ha promesso a tutti<br />

quelli che useranno pietà con i più bisognosi: vi sovvenga di<br />

quel suo clementisimo detto: Quando tu inviti a pranzo qualcuno<br />

(e questo vale di qualsiasi beneficio che facciamo ai nostri fratelli)<br />

non eleggerai quelli che possono contraccambiarti, ma scegli<br />

coloro che sono in altissima povertà e sarai beato perché non hanno<br />

con che renderti il contraccambio: lo renderà a mille doppi più<br />

largo il Padre delle misericordie, quel Dio a cui sono a cuore i più<br />

miserabili, anzi i nemici suoi, più che la pupilla dell’occhio.<br />

1 In AME 05, pp. 213-216. Nei mesi precedenti M. aveva scritto altre volte<br />

alla sorella prediletta per ringraziarla, chiederle preghiere, dirle di scusarlo presso<br />

il papà e altri familiari per il suo ritardo nel dar notizie di sé, motivando ciò<br />

con una certa incapacità di farlo. Don <strong>Giuseppe</strong> vive una lunga prova interiore,<br />

che però non lo distoglie, bensì lo immerge sempre più nel pensiero e nell’amore<br />

di Dio, e nella riconoscenza per chi prega per lui. È lo stesso tenore di<br />

questa lettera.<br />

35


Vi dico questo non per scusare la mia ingratitudine, la freddezza,<br />

l’indolenza con cui ho finora corrisposto alle vostre premure;<br />

ma perché poniate la fiducia del premio della carità vostra<br />

in quello soltanto che può, vuole, ed ha promesso di rimunerare<br />

anche un bicchiere d’acqua fresca offerto per amor suo ad un<br />

sitibondo. A Dama Costanzina in particolare esprimerai la più<br />

viva riconoscenza per la pietà distintissima che mi usa: fra le grazie<br />

che domanderò con le più calde istanze al Signore ci sarà<br />

sempre quella di un cuore grato, e di una santa corrispondenza<br />

a tutti quelli che per amor suo mi fanno del bene: se farò una<br />

nota di quelle persone che la giustizia e la carità mi raccomandano<br />

singolarmente, non mancherò di compiere con lei un dovere<br />

sì benignamente impostomi.<br />

Quanto è mai bella la morte dei giusti! quanto consolante il<br />

patrocinio della Madonna Santissima! Non ho potuto leggere<br />

quanto mi scrivevi di quell’anima angelica che passò all’altra vita<br />

lasciando di sé alle compagne ed alle superiore così liete speranze<br />

senza provare la più tenera commozione 2 . Questi sono i fanciulli<br />

che ne sanno mille volte più dei vecchi; ecco le semplici<br />

colombe che innamorano il cuore di Dio, ignorano la vana<br />

sapienza del mondo, ma hanno pieno l’intelletto di una scienza<br />

assai più sublime, non conoscono altro che il celeste loro Sposo.<br />

Per una relazione forse non così stretta, ma pur cara, esse mi fanno<br />

sovvenire di quelle nostre due sorelline che morirono nell’infanzia,<br />

l’una prima del nostro nascere, l’altra sei o sette anni<br />

dopo, angeli di paradiso, create da Dio e donate alla nostra famiglia<br />

per farci certi dell’infinito suo amore, ed assicurarci che noi<br />

pure siamo fatti per il Cielo dal momento che vi teniamo lassù<br />

certamente due pegni così preziosi. Anime belle di Paola e Merita<br />

ricordatevi della madre vostra, ricordatevi del vostro fratello<br />

Cesare; benedite dal Cielo il padre vostro, benedite tutta la fami-<br />

2 Il caso di questa bambina del Collegio della Guastalla fa ricordare a M. la<br />

sorte delle sue due sorelline morte in tenera età, Paola e Merita, e ne coglie l’occasione<br />

per ricordare gli altri defunti della famiglia, la mamma e il fratello<br />

Cesare, con animo pieno di affetto e di fede cristiana.<br />

36


glia. Cara sorella, nelle sante Comunioni ringraziamo sempre il<br />

Signore che le abbia create, santificate, assunte alla gloria.<br />

La Serva di Dio Suor Maria Luisa Maurizi di cui t’ho in altra<br />

mia spedito l’immagine, ha fatto ultimamente un prodigio che<br />

attesta al tempo stesso e quanto cara sia ella a Dio e quanto pronta<br />

a beneficare chi a lei con fiducia umile ricorre. La Sig.ra Maria<br />

Piergentili era già da due anni afflitta da un’ulcera cancrenosa alla<br />

gola che aveva resistito a tutte le industrie dell’arte medica: avendo<br />

incontrato per strada D. Vincenzo Pallotti gli si raccomandò<br />

caldamente perché si degnasse di porgere per lei preghiere al<br />

Signore. Egli le suggerì che facesse una novena alla SS.ma Trinità<br />

ed alla Vergine Addolorata in rendimento di grazie dei favori e<br />

dei privilegi accordati alla Serva di Dio Suor Lucia Maria Maurizi.<br />

Essendosi la devota posta di buon animo ad eseguire quanto<br />

gli era stato ingiunto, cominciò sin dai primi giorni a sentire un<br />

notevole miglioramento e in capo ad otto dì fu perfettamente guarita<br />

da quella piaga che, come ella stessa mi disse, (giacché io l’ho<br />

udito raccontare di sua bocca propria essendo ella venuta a questa<br />

Chiesa sin dai primi giorni per informare D. Vincenzo del lieto<br />

successo) le impediva di sorbire liberamente anche le bevande,<br />

sicché le uscivano per le narici prima che le passassero allo stomaco<br />

per la gola. Il Chirurgo Massimi fece l’autentica deposizione<br />

e la rilasciò in mano di <strong>Mons</strong>. Grati, Generale dell’Ordine dei<br />

Servi di Maria (essendo Suor Lucia Maria Maurizi stata Vicaria<br />

dell’Ordine delle Mantellate fondato da S. Giuliana Falconieri<br />

sotto gli auspici di S. Filippo Benizi, Fondatore dell’Ordine dei<br />

Servi di Maria). Ne renderai grazie al Signore così mirabile in ogni<br />

tempo nei suoi Santi e così clemente verso gli afflitti 3.<br />

3 Di Maria Luisa Maurizi (1770-1831), religiosa dei Servi di Maria e fondatrice<br />

del monastero romano delle Mantellate, fu introdotta la causa di beatificazione<br />

nel 1895, ma la postulazione dell’Ordine, dopo un primo periodo di<br />

intenso lavoro, si dedicò ad altre cause ritenute più urgenti, per cui la Maurizi<br />

è tuttora semplicemente venerabile (Bibliotheca, vol. IX, coll. 191-193). Di essa<br />

nota M. in una lettera a Margherita (AME 05, p. 207) che “fu prima diretta nello<br />

spirito da <strong>Mons</strong>. Strambi [il passionista Maria Vincenzo, canonizzato], poi dal<br />

mio Santo Confessore e Padre D. Vincenzo Pallotti” [pure canonizzato].<br />

37


Al Papà, al Pierino (dai quali ho ricevuta una graziosissima<br />

lettera), alla sorella, allo zio, zia, cugini e parenti tutti ed amici<br />

mille saluti. Al Fratello Giovanni Battista del cui santo domani si<br />

compie l’ottava dirai che se sempre mi ricordo di lui, particolarmente<br />

in questi giorni l’ho fatto, memore dei tanti favori da lui<br />

ricevuti. Raccomandami ai SS.mi Cuori di Gesù, di <strong>Giuseppe</strong> e<br />

di Maria e alla tua Santa Patrona.<br />

Alla Pregiatissima Signora<br />

La Sig.ra Dama Margherita <strong>Marinoni</strong><br />

Nell’I. R. Collegio della Guastalla<br />

Milano<br />

38


Carissima sorella 1<br />

7. ALLA SORELLA MARGHERITA<br />

30 dicembre 1838<br />

la vera umiltà<br />

Viva Gesù, <strong>Giuseppe</strong> e Maria<br />

30 Xbre 1838, Roma<br />

Le tue lettere non mi sono, no, importune, ma oltremodo gradite<br />

perché respirano tutte la pietà e la devozione. Aiutiamoci,<br />

cara sorella, alla meglio, alla buona l’un l’altro, perché si tratta di<br />

Paradiso, di eternità, di un Dio: sopratutto poniamo ogni nostro<br />

studio nell’acquisto d’una soda e profonda umiltà riconoscendo<br />

volontariamente fino a gloriarcene coll’Apostolo S. Paolo le<br />

nostre miserie ut inhabitet in nobis virtus Xti [perché dimori in<br />

noi la potenza di Cristo, 2 Cor 12,9] (…).<br />

Si leggano le vite dei Santi (...): essi dicevano il vero perché<br />

non si giudicavano con bilance false, con i giudizi ingannevoli<br />

degli uomini, ma si pesavano col peso del Santuario, si misuravano<br />

con quella norma che non può ingannare. (...)<br />

1 In AME 05, pp. 217-218. Lo scritto dimostra, se ce ne fosse ancor bisogno,<br />

l’intenso legame spirituale che univa M. a Margherita, per aiutarsi senza pretese,<br />

“alla meglio, alla buona”, nel cammino a Dio, al Paradiso. E in consonanza<br />

a ciò, segue una lezione concreta più che teorica sull’umiltà “soda e profonda”,<br />

e la richiesta di preghiere per ottenere “il dono di questa virtù tanto necessaria<br />

per chi deve attendere al ministero Evangelico”. Direttore del Seminario<br />

Lombardo per le Missioni Estere, M. sperimenterà quanto gli sarà indispensabile<br />

per il suo compito.<br />

39


Un’altra prevenzione contro l’umiltà è che comporti tristezza<br />

e malinconia: mentre al contrario reca un continuo gaudio non<br />

meravigliandosi di qualsivoglia cattivo trattamento, e adattandosi<br />

a tutti gli umori, a tutte le circostanze. S. Francesco Borgia ad<br />

uno che si meravigliava come si potesse tollerare con pazienza i<br />

disagi di un cattivo albergo, rispose che egli mandava sempre<br />

innanzi uno staffiere a preparargli l’alloggio in modo che ne<br />

rimaneva sempre contentissimo: questo (staffiere) è, soggiunse, il<br />

pensiero che io dovrei stare all’inferno, e finché non trovo un’osteria<br />

così brutta mi rallegro della mia sorte e ringrazio Dio della<br />

buona sorte che m’é toccata. Oh se noi paragonassimo le<br />

nostre stanze con quella prigione orrenda, le antipatie e le imperfezioni<br />

dei compagni nostri con la rabbia dei Demoni, la fame, la<br />

sete, le vigilie, il freddo, il caldo di questo mondo con quelle dell’abisso,<br />

saremmo sempre in giubilo.<br />

L’umiltà è appunto quella che rammentandoci i nostri meriti<br />

ci conduce a far questo paragone. L’umiltà non richiede studio,<br />

ma buona volontà, trovandosi più facilmente negli zotici che nei<br />

dotti: l’umiltà non richiede mezzi di fortuna, non trova impedimento<br />

da parte di alcuno, prende le correzioni e i biasimi come<br />

regali, piglia le lodi come burle: l’umiltà ci fa similissimi a Gesù<br />

Cristo, giacché egli l’ha portata dal Cielo sconosciuta affatto ai<br />

Gentili. Cara sorella, ottienimi con le orazioni tue e delle tue ottime<br />

colleghe, alla memoria delle quali io sono obbligatissimo, il<br />

dono di questa virtù tanto necessaria per chi deve attendere al<br />

ministero Evangelico. Fa che io me ne innamori per innamorarne<br />

gli altri. Sopratutto raccomandami a S. <strong>Giuseppe</strong> modello<br />

perfettissimo di questa virtù, e alla Madonna Santissima, di cui<br />

N. S. disse a S. Brigida in una visione in cui le diede da vedere<br />

due dame, una tutta fasto e vanità la quale era la superbia: Quest’altra<br />

poi che vedi con la testa dimessa, ossequiosa con tutti e con<br />

Dio solo in mente e che si stima da niente, quest’è l’umiltà e si<br />

chiama Maria.<br />

I miei rispetti al Papà, i saluti alla Carolina, al Giovannino, al<br />

Pierino. Perdona il ritardo, la povertà del foglio, gli spropositi<br />

etc. Viva Gesù, <strong>Giuseppe</strong> e Maria. L’ho compita nel giorno del-<br />

40


lo Sposalizio di S. <strong>Giuseppe</strong> e della Madonna, cioè il 23 gennaio<br />

del 1839.<br />

Alla Pregiatissima Signora<br />

La Sig.ra Dama Margherita <strong>Marinoni</strong><br />

Nell’I. R. Collegio della Guastalla<br />

Milano<br />

Aff.mo Tuo Fratello <strong>Giuseppe</strong><br />

41


Carissimo Papà 1<br />

8. AI FAMILIARI<br />

13 maggio 1839<br />

effusioni spirituali<br />

I.M.I.<br />

Roma 13 maggio 1839<br />

Sono oggi due anni dacché sono uscito dalla Venerabile Compagnia<br />

di Gesù: oh quante grazie ho io ricevuto dal Signore nel<br />

giro di questi due anni! Quella però di cui gli devo essere più<br />

grato, secondo il mio debole pensare, è l’avermi provveduto di<br />

una guida fedele ed espertissima, di una guida amorosissima che<br />

mi raccogliesse nel mezzo della via dove io mi trovavo derelitto,<br />

1 In AME 05, pp. 223-226. Con questi diversi scritti ai suoi, il papà, le sorelle<br />

Carolina e Ghittina (o Margherita), la cugina Teresina che abitava in famiglia,<br />

il fratello Giovannino, M. vuol forse riparare a qualche trascuratezza epistolare<br />

del passato? È interessante che egli esorta ognuno nel cammino spirituale<br />

includendo sempre se stesso, senza temere di accusare i propri difetti, e<br />

scoprendo per tutti il momento attuale come un tempo di grazia. Ecco in sintesi<br />

qualche punto di maggior rilievo. Al papà Cesare, M. dice di dover ringraziare<br />

Dio perché gli ha dato “una guida amorosissima”, il Pallotti, e gli ha fatto<br />

comprendere che non è la solitudine che salva ma la sua grazia. Esorta Carolina,<br />

in occasione della canonizzazione di cinque santi, a unirsi a lui nel ringraziare<br />

il Signore e correre verso la santità. Allo stesso modo stimola Teresina:<br />

“Diamo un calcio al mondo ..., solo Dio contenta il cuore”. Parla a Ghittina<br />

della novena allo Spirito Santo ormai prossima, affinché assieme si uniscano a<br />

Maria e invochino Lei che lo chiamò dal cielo “per rinnovare lo spirito degli<br />

Apostoli”. Ringrazia Giovannino per i tanti favori che gli ha fatto e chiede perdono<br />

per la sua condotta non sempre esemplare. Sono scritti, però, da leggersi<br />

per intero, perché vibranti di amor di Dio, devozione a Maria, anelito di santità.<br />

(Sulla stima del Pallotti per M. vedi TODISCO, p. 369, nota 34)<br />

42


e mi proteggesse contro gli assalti dei miei nemici, e mi traesse<br />

anche a ritroso là dove il Signore mi chiamava. Io dovrei dire<br />

adesso a mio Padre, come già disse il giovinetto Tobia al suo:<br />

Qual mercede daremo noi a questo impareggiabil condottiero,<br />

che ci ha colmato di tali favori? Caro Papà, non tema perché non<br />

mi vede addetto a verun ordine religioso: non è questa la volontà<br />

del Signore sopra di me: le basti sapere che io sono governato<br />

non da me, ma da chi tiene le veci di Dio sulla terra, e preghi<br />

perché io stesso deponga quella pusillanimità e timidezza, che<br />

mi ha fatto finora combattere inutilmente e con gran danno dell’anima<br />

mia per ritirarmi dal mondo in mezzo al quale devo<br />

rimanere perché io capisca che non sono le mura, né la solitudine<br />

che mi salvano, ma la grazia onnipotente di Dio e il patrocinio<br />

della sua SS.ma Madre che ce l’ottiene. Non rogo ut tollas eos<br />

de mundo sed ut serves eos a malo [Non chiedo che tu li tolga dal<br />

mondo, ma che li custodisca dal maligno, Gv 17,15].Questa è la<br />

preghiera che ha fatto Gesù Cristo per i suoi discepoli, e questa<br />

desidero che chiunque mi ama faccia per me, perché come non<br />

si salva chi sta nel secolo se Dio lo chiama alla solitudine, così<br />

non si salva chi corre alla solitudine quando Dio lo vuole nel<br />

secolo.<br />

Carissima Carolina<br />

Non posso mai ricordarmi di te senza arrossire della mia<br />

negligenza: tu mi auguri la Santa perseveranza, ed io te ne ringrazio<br />

assai di cuore e prego la Madonna SS.ma che ce la conceda<br />

a tutti, perché senza di questa i più bei principi valgono niente.<br />

A Roma adesso v’è concorso di gente per la Canonizzazione<br />

dei cinque Santi 2 . Oh quanti uomini grandi per santità son qui<br />

raccolti! La Chiesa militante raduna davvero qui i più illustri tra<br />

i suoi figli per celebrare le glorie di quelli che la colmarono di<br />

2 Questi cinque santi sono: Alfonso Maria de’ Liguori, Francesco De Geronimo,<br />

Giovanni della Croce, Pacifico da San Severino, Veronica Giuliani.<br />

43


tante consolazioni. Uniamoci anche noi, giacché il Signore ci ha<br />

nella grandezza delle sue misericordie risparmiato l’inferno, e<br />

conservati per essere partecipi dei meriti e dell’intercessione di<br />

tante anime così elette; uniamoci a magnificare dal profondo<br />

abisso delle nostre miserie il Signore per aver sublimati a tanta<br />

altezza questi cinque Eroi della Chiesa e speriamo che nel mezzo<br />

della lor gloria non si dimenticheranno di noi quantunque<br />

indegnissimi di averli, non dirò già come fratelli, ma anche come<br />

patroni, indegnissimi di mangiare le briciole che cadono dalla<br />

loro mensa. Domandiamo sopra tutto al B. Liguori una divozione<br />

sincera, ardente, costante alla Passione del N. S. G. C., al<br />

SS.mo Sacramento ed alla SS.ma Vergina Maria.<br />

Carissima Teresina<br />

Mi giunse inaspettata affatto la notizia della morte della povera<br />

Rosina: ma quando penso a quella misericordia infinita, che ci<br />

colma ogni giorno di tante grazie, a quell’amore immenso che<br />

obbligò un Dio offeso nella maniera più irriconoscente e proterva<br />

a discendere dal Cielo in terra per venire a liberarci, quando<br />

mi vedo nelle mani il suo corpo ed il suo sangue che dovrebbe<br />

gridar vendetta divenuto il sigillo d’un eterno testamento d’amore,<br />

di fratellanza, di perdono; quando volgo gli occhi alla<br />

Madre delle misericordie Maria SS.ma, il cui solo nome basta ad<br />

accendere il cuore di gratitudine, io non posso avere pensieri di<br />

tristezza, e benedico quella mano che l’ha percossa per trarla da<br />

una valle di guai e di pericoli nel porto della salute. Oh santa<br />

Fede! Diamo un calcio al mondo ed alle sue concupiscenze: v’è<br />

un regno eterno, un’infinità di godimenti e di gloria promessaci<br />

da Dio, il mondo passa, il mondo tradisce, il mondo affligge, solo<br />

Dio contenta il cuore, e Dio ci ama, Dio ci obbliga a sperare tutto<br />

da lui, Dio non è lontano, ma ci avvolge, ci penetra, ci colma<br />

ad ogni istante di favori.<br />

44


Carissima Ghittina<br />

Siamo alla novena dello Spirito Santo: compio oggi i due anni<br />

da quando venni in questa Chiesa allo Spirito Santo dedicata:<br />

quanto dovrebbe essere il mio fervore, le mie speranze, il mio<br />

gaudio! Questa è quella novena che fu istituita proprio fin dal<br />

principio della Chiesa, novena fatta dagli Apostoli e dalla nostra<br />

gran madre Maria SS.ma, la quale dopo aver chiamato dal Cielo<br />

in terra la seconda persona della SS.ma Trinità, dopo aver sacrificato<br />

la vita dell’Unigenito suo Figlio per la salute degli uomini<br />

che così male corrispondono ai tanti suoi meriti, chiamò dal Cielo<br />

in terra la terza persona della SS.ma Trinità per rinnovare lo<br />

spirito degli Apostoli, e gettare e confermare i fondamenti della<br />

Santa Chiesa, affinché si vedesse chiaro che il corpo mistico di<br />

Gesù Cristo non ha altra madre che la madre stessa di G. C., e<br />

finché ci imprimessimo nella mente e nel cuore che, se vogliamo<br />

che la seconda e la terza persona della SS.ma Trinità siano mandate<br />

a noi dal Padre delle misericordie, dal Dio di tutte le consolazioni,<br />

dobbiamo unirci a Maria, ricorrere alla sua intercessione<br />

affatto necessaria: non vien giorno se prima non va avanti<br />

l’aurora, non si entra nei Cieli se non si apre la porta, Janua Coeli.<br />

Fortunati però noi, che quella in cui stanno riposte tutte le<br />

nostre speranze, è la più liberale, la più benefica, la più clemente,<br />

la più generosa di tutte le Creature. Il Signore le ha dato un<br />

segno caratteristico perché tutti la riconoscessero per sua Madre,<br />

e questa è la carità, la bontà, l’amore, la misericordia. Adeamus<br />

ergo cum fiducia ante thronum gratiae ut misericordiam inveniamus<br />

in tempore opportuno. Accostiamoci con fiducia al trono della<br />

grazia, alla piena di grazia, alla sposa purissima dello Spirito<br />

Santo per ottenere misericordia in tempo opportuno. Dei libri<br />

che mi cerchi ti manderò quelli che mi sarà dato di ritrovare.<br />

Carissimo Giovannino<br />

Mi perdonerai se mi prendo la libertà di dirigerti due righe in<br />

questo foglio consacrato all’unione ed all’amore di tutta la fami-<br />

45


glia. Io tengo presenti i tanti favori che tu mi hai fatti fin dall’età<br />

mia più tenera, e i tanti disturbi che ti ho dati sia trovandomi a<br />

Cuggiono, sia a Milano, sia a Parabiago, sia in Seminario. Vorrei<br />

potertene rendere ad ogni momento col fatto le più vive grazie,<br />

ma io non ho mezzi di farlo; se ti posso servire in qualche cosa<br />

dimmelo, che io stimerò un gran favore il compierla. Ben mi<br />

dispiace assai di avere in famiglia condotto una vita che non<br />

poteva troppo innamorarti della pietà e della devozione. Se io<br />

fossi stato sempre amorevole, sciolto, ubbidiente, attento ad<br />

adempire i doveri di figlio di famiglia ti avrei lasciato ben impresso<br />

nella mente e nel cuore quella gran sentenza di S. Paolo: Che<br />

la pietà è utile a tutto, sta bene da per tutto, Promissionem<br />

habens vitae quae nunc est et futura [Portando con sé la promessa<br />

della vita presente come di quella futura, 1 Tim 4,8], servendo<br />

a meraviglia a renderci più tollerabili per mezzo della pazienza<br />

i mali di questa vita, preparandoci un’infinità di beni eterni.<br />

Oh se tu sapessi quanto ricompensa Iddio anche in questa vita<br />

chi si dà a servirlo! Né ci vuol gran cosa: ci vuole solo un po’ di<br />

buona volontà e un po’ di preghiera: raccomandati alla Madonna<br />

SS.ma per l’intercessione di S. Giovanni Battista che si può<br />

ben dire il suo primogenito adottivo, perché fu per lei santificato<br />

nel seno di sua Madre.<br />

46


9. A D. LUIGI BIRAGHI<br />

6 giugno 1839<br />

l’attrattiva per le missioni estere<br />

Carissimo mio Padre in Cristo 1 ,<br />

Mese di Maria 18. Da Roma 1839<br />

Ella può ben immaginarsi quanto grata mi dovesse riuscire la<br />

gentilissima sua lettera. Il lungo silenzio che aveva finora tenuto<br />

con me, certamente per giustissime ragioni, mi dava non poca<br />

angustia: ma è questo pure uno dei tanti ammirabili modi ed<br />

invenzioni con cui la divina Provvidenza ci va avvezzando alla<br />

pazienza ed all’annientamento di noi stessi. Compio adesso i due<br />

anni da quando sono uscito dalla Venenerabile Compagnia di<br />

Gesù credendo di essere chiamato a vita puramente contemplativa.<br />

Il Signore mi ha in mille maniere fatto vedere che tutti i miei<br />

pensieri di solitudine erano troppo materiali credendo di assicurarmi<br />

con la solitudine esteriore, mentre ogni mio studio doveva<br />

essere posto nel cingermi di una viva fiducia ed abitare in adjutorio<br />

Altissimi [al riparo dell’Altissimo, Sal 90,1] ossia riposarmi<br />

nella misericordia divina e nel patrocinio di Maria SS.ma,<br />

1 In AME 05, pp. 227-230. Nella lettera del 18 maggio M. descrive la sua<br />

situazione e le prospettive che si presentano. Uscito da due anni dai gesuiti, guidato<br />

spiritualmente dal Pallotti, ha tante occasioni di esercitare il ministero, ma<br />

vorrebbe pure dedicarsi alla “grande impresa della Propagazione della Fede”.<br />

Le due cose sembrano trovare una felice occasione a Roma, dove si sta concertando<br />

di erigere un ritiro per sacerdoti che vogliono darsi, liberi dai legami con<br />

la famiglia, all’apostolato tra i cattolici, ed inoltre un collegio sempre di clero<br />

secolare per le Missioni Estere, iniziativa poi abbandonata (TODISCO, p. 411).<br />

Lo scritto ha qualche punto oscuro, riferendosi a progetti ancora vaghi, ma M.<br />

ne parla a Biraghi per dare informazione e ricevere consiglio.<br />

47


lasciando ogni pensiero di me ai Superiori ossia ai vicari di Dio<br />

e della Madonna.<br />

Il disegno ch’egli ha per la mente non è cosa di cui io possa<br />

giudicare. Se io posso tuttavia dire quel che mi vien suggerito, in<br />

tanto bisogno in cui stanno le Missioni estere di operai evangelici,<br />

con tante e sì propizie occasioni che il Signore presenta di<br />

esercitare fruttuosamente il Santo ministero, mi parrebbe ottima<br />

cosa il consacrarsi nel ritiro, nell’orazione e nello studio a questa<br />

grande impresa della Propagazione della Fede. Parvuli petierunt<br />

panem et non fuit qui frangeret eis [I piccoli chiesero il pane e<br />

non ci fu chi lo spezzasse loro, Lam 4,4]. Specialmente ove si<br />

rifletta all’attitudine grande che ha lei così per i lunghi pellegrinaggi,<br />

come per il farsi tutto a tutti e communicare i doni della<br />

mente e del cuore ricevuti da Dio.<br />

Quando tale fosse il suo pensiero, ne troverebbe forse qui preparata<br />

la via, poiché si sta concertando l’erezione di un ritiro per<br />

gli Ecclesiastici che vogliono consacrarsi lungi dagli impicci di<br />

famiglia al ministero Apostolico nelle parti Cattoliche, ed un collegio<br />

di Missioni per quelli che amassero di portare in paesi esteri<br />

la S. Fede. Il bisogno così dell’una cosa come dell’altra ne è<br />

grandissimo, e mi pare che qualche volta mi accennasse questa<br />

necessità di offrire al Clero Secolare un ritiro libero da voti dove<br />

prepararsi ad esercitarsi nelle funzioni del proprio ministero, specialmente<br />

considerando l’avversione che gli ultimi tempi hanno<br />

introdotta anche negli spiriti ben impressionati a favore della religione<br />

contro le strettezze dei chiostri, avversione certo irragionevolissima,<br />

e che per la misericordia di Dio va scemando di giorno<br />

in giorno; finché però sia tolta almeno in generale, perché totalmente<br />

non credo che si dileguerà, quanto sarebbe opportuno che<br />

il Clero Secolare il quale non urta con la società né per diversità<br />

di abito affatto lontano dal comune, né per rigidezza di vita esteriore,<br />

si formasse in modo da insinuarsi come sale prezioso per<br />

ogni angolo del mondo a salvare dalla corruzione i figli di Dio che<br />

vi stanno dispersi! Spesso non si ascolta la parola di Dio né il suo<br />

inviato per frivolezza, ma per un timor panico di frateria etc.<br />

Quanto è mai bello il farsi tutto a tutti di S. Paolo, Giudeo con i<br />

Giudei, Gentile con i Gentili, infermo con gli infermi, etc.<br />

48


Le mando un libretto del mese di maggio per gli Ecclesiastici,<br />

che mi sembra attissimo ad essere ristampato, e perciò desidererei<br />

che ne prendesse l’impegno, nel qual caso gliene manderei<br />

qualche altro; gliene mando pure un altro per le Religiose che<br />

potrebbe servire per quel Chiostro di Vergini che ha eretto in<br />

Cernusco 2 .<br />

26 maggio 3<br />

Stamattina mi son recato verso S. Pietro a vedere la magnifica<br />

Processione in onore dei nuovi santi che in questo giorno vennero<br />

dal Sommo Pontefice canonizzati. C’erano circa 100 Vescovi,<br />

c’erano i discendenti di tutti e cinque i Santi, tra i quali un<br />

nipote di S. Alfonso Maria de’ Liguori in età d’anni 72. Sono<br />

entrato in S. Pietro splendidamente adornato e illuminato; davvero<br />

che il Signore onora quelli che si sono per amor suo umiliati<br />

sotto ai piedi di tutti. S. Veronica ha fatto venerdì scorso<br />

nuovi e luminosi prodigi. C’erano due Monache, l’una qui in<br />

Roma a S. Onofrio, l’altra a Gubbio, le quali erano state accusate<br />

di santità falsa e come tali condannate. La prima sono diciotto<br />

mesi dacché giaceva a letto paralitica anzi morta per metà del<br />

corpo con piaghe ed una costa slogata. <strong>Mons</strong>. Ferretti vescovo di<br />

Fermo, della cui diocesi ella era, trovandosi per la canonizzazio-<br />

2 Nel 1832 il Pallotti celebrò lo Sposalizio Spirituale con la Vergine Maria.<br />

Risale a questo periodo la stesura del Mese di Maggio, scritto in tre versioni: per<br />

i Religiosi, per gli Ecclesiastici e per i Fedeli. Si tratta di una serie di meditazioni,<br />

ispirate dalla Madonna, che hanno come scopo il rinnovamento della Chiesa<br />

proprio attraverso queste tre componenti.<br />

3 Nella lettera del 26 maggio M. racconta della canonizzazione di nuovi cinque<br />

Santi, di cui aveva parlato anche in precedenza (Lettera 8, nota 2), e si sofferma<br />

su alcuni miracoli attribuiti all’intercessione di Santa Veronica Giuliani.<br />

<strong>Marinoni</strong>, preso com’era dall’impegno per la santità, si sentiva attratto dalle<br />

figure dei santi, dalle loro virtù e opere. Da notare l’accenno finale al defunto<br />

canonico Bufalo, ovvero a Gaspare del Bufalo (1786-1837), coetaneo e amico<br />

del Pallotti, fondatore della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo<br />

Sangue, canonizzato nel 1954 (Bibliotheca, vol. VI, coll. 40-43).<br />

49


ne qui in Roma andò a visitarla ed avendola esortata a confidare<br />

nei meriti e nell’intercessione di S. Veronica le fece per prova un<br />

comando mentale, ed ecco che l’ammalata gli prende e gli bacia<br />

la Croce pettorale (ché tale era il comando). Il fratello del Card.<br />

Bernetti mandò in quella stessa circostanza all’inferma l’immagine<br />

in gesso della Santa ricavata dalla maschera messagli sul volto<br />

appena morta. Avendo <strong>Mons</strong>. Ferretti eccitato l’inferma a crescere<br />

di confidenza nella Santa e a cercarle la guarigione, l’inferma<br />

si mostrò pronta a compiacerlo, e di lì ad un istante, ricevuto<br />

dal vescovo il: Surge et ambula [alzati e cammina, At 3,6], si<br />

levò a sedere e scese dal letto pienamente guarita.<br />

Il Mercoledì seguente, mentre <strong>Mons</strong>. Ferretti sta raccontando<br />

al Card. Pacca il fatto prodigioso, arriva qui il vescovo di Gubbio<br />

dove stava l’altra Monaca accusata e condannata di falsa santità.<br />

Questi racconta come nel partire da Gubbio fu fatto chiamare<br />

dalla detta monaca la quale nell’augurargli felice il viaggio<br />

di Roma gli disse che, giunto a Roma avrebbe udito di un gran<br />

prodigio fatto per intercessione di Santa Veronica Giuliani nella<br />

persona della sua compagna accusata come essa e condannata:<br />

ciò che ella non poteva sapere se non per mezzo di rivelazione,<br />

dal momento che non erano passati tre giorni dall’avvenimento,<br />

né alcuno ne aveva ancor notizia fuori di Roma. Voglio soggiungere<br />

anche un bel fatto succeduto a S. Giovanni in Laterano 4 .<br />

Una donna idropica doveva subire l’operazione: io voglio, diss’ella,<br />

intendermi prima col medico di casa. Vengono i chirurghi<br />

la mattina appresso e la trovano perfettamente guarita. Il medico<br />

di casa di questa buona donna era la Madonna SS.ma. Il fatto<br />

è succeduto poche settimane fa.<br />

Mi raccomandi al Signore come una pecorella smarritasi dal<br />

suo ovile, ma pure all’ovile tuttora affezionata. Le bacio con<br />

affetto le mani, pregandolo a disporre di me come più le piace.<br />

4 Si tratta dell’ospedale adiacente all’omonima basilica romana. Del miracolo<br />

M. ne parla anche in una lettera indirizzata a Margherita, datata 13 maggio<br />

1839 (AME 05, pp. 219-222).<br />

50


Se trovasse opportuno diffondere pure questi libretti per la<br />

propagazione della Fede Cattolica, lo faccia per la gloria di Dio.<br />

Le aggiungo questi elogi funebri del Canonico Bufalo gran Missionario,<br />

che il Signore si compiace di onorare direi quasi ogni<br />

giorno con segni non dubbi della sua mano onnipotente<br />

6 Giugno 1839 - Roma<br />

Suo aff.mo ed obb.mo figlio in G. C.<br />

Sac. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Al Molto Reverendo Sacerdote<br />

Il Sig. D. Luigi Biraghi<br />

Degnissimo Direttore del Venerabile Seminario di<br />

Milano<br />

51


10. A D. LUIGI BIRAGHI<br />

16 gennaio 1841<br />

una vocazione ancora in sospeso<br />

Al Molto Reverendo Sacerdote 1<br />

Il Sig. D. Luigi Biraghi<br />

Degno Direttore Spirituale del<br />

Venerabile Seminario di<br />

Milano<br />

Veneratissimo Mio Padre in Gesù Cristo<br />

A. M. D. G.<br />

Ave Maria Dei Genitrix<br />

Il Collegio per le Missioni Estere, di cui Le ho parlato in altra<br />

mia, non s’è ancora aperto, e la mia attesa non ha avuto ancora<br />

altro effetto che di affliggermi con la dilazione e con l’incertezza<br />

dell’esito.<br />

1 In AME 05, pp. 235-237. La fondazione per le Missioni Estere prospettata<br />

da Pallotti tarda a venire (né si realizzerà), M. tenta di rientrare nella<br />

Compagnia di Gesù ma ottiene una risposta negativa, che fare? Prega don<br />

Biraghi di aiutarlo, se crede, a rientrare a Milano, ipotizzando varie possibilità<br />

di servizi. In attesa che la volontà di Dio si manifesti, resta nella chiesa dello<br />

Spirito Santo dei Napolitani. E proprio da qui parte una svolta inattesa. Con<br />

Pallotti c’è pure don Giovanni Fratiglioni: desideroso anch’egli di entrare nel<br />

futuro istituto missionario, ma che, stanco di aspettare, nei primi mesi del 1841<br />

passa alla parrocchia di S. Michele alla Ripa, di cui fu prima vice-parroco e poi<br />

parroco fino a quando morì, il 19 settembre 1844. Il M., dopo essersi consigliato,<br />

lo segue e percorre lo stesso cammino, succedendogli come parroco, incarico<br />

che tenne dal settembre 1844 fino al maggio 1850.<br />

52


Vedendo dunque scorrere i giorni senza stringer nulla, col<br />

consiglio di chi mi dirige ho fatto gli esercizi a S. Eusebio per<br />

vedere se mi conveniva attendere ancora, o se fosse meglio appigliarmi<br />

ad altro partito.<br />

La decisione fu io ritentassi di essere riammesso nella Compagnia<br />

di Gesù (da cui ero uscito per soverchio timore dei pericoli<br />

della vita attiva, e soverchio amore della vita solitaria e contemplativa);<br />

in caso negativo pensassi di ritornare in patria, non<br />

sembrando opportuno l’aspettare più oltre, né meno dedicarmi,<br />

inesperto come sono del mondo e bisognoso di direzione, ad una<br />

vita Apostolica in paesi infedeli. Ho dunque fatto nuovi passi per<br />

ritornare in seno alla Compagnia, ma inutilmente, rispondendomi<br />

il P. Rettore ed il P. Provinciale che non per mia colpa, ma<br />

perché non mi credono fatto per l’Istituto, non possono riammettermi.<br />

Altro non mi resta che rivolgermi al suo cuore paterno perché<br />

mi aiuti a ritornare in patria, quando però le paia che ciò<br />

San Michele era una parrocchia particolare, comprendente solo l’Ospizio<br />

omonimo: un grandioso fabbricato, ideato nel Settecento e finito un secolo<br />

dopo, destinato in origine a raccogliere ragazzi abbandonati e vagabondi, ma<br />

poi aperto a molteplici scopi: ricovero di persone anziane, casa di correzione<br />

per delinquenti e donne traviate, scuola di arti e mestieri che acquistò grande<br />

fama; l’istituzione era posta sotto la protezione di altri prelati. Quando M. vi<br />

entrò, l’Ospizio dipendeva dal card. Antonio Tosti (1776-1866), si presentava<br />

rinnovato e ben organizzato e poteva contare in tutto 750 persone (v. appunti<br />

di TRAGELLA, AGPIME II, 1, pp. 475-485).<br />

Senza dubbio <strong>Marinoni</strong> si applicò con tutto il suo zelo e l’energia dei suoi<br />

trent’anni al ministero sacerdotale nell’Ospizio, coadiuvato da altri sacerdoti, e<br />

curò, attraverso i vari incaricati di settore, l’educazione umana e professionale<br />

dei ricoverati. Ciò era insito nel suo temperamento e nella sua formazione.<br />

Tuttavia, su tutta la sua attività in questo decennio non sappiamo nulla di particolare.<br />

Invia da San Michele a Ripa alcune lettere a Margherita, di carattere<br />

spirituale e missionario, ma che non contengono nulla sul suo lavoro pastorale.<br />

Un lungo e assoluto silenzio da parte sua. Soltanto possiamo riferire la testimonianza<br />

del sacerdote prof. Luigi Lisi, che stette con lui nel 1844 e scrive: “... lo<br />

conobbi operaio instancabile, attivo, e tutto a tutti, nello spirituale e temporale.<br />

Io stesso partecipai del suo zelo tanto per la istruzione che mi compartiva nel<br />

ministero, quanto per benefici temporali. Altre particolari notizie non ne ho, ma<br />

in una parola dico: egli era veramente uomo di Dio” (AGPIME II, 1, p. 471).<br />

53


possa contribuire alla maggior gloria di Dio e al miglior impiego<br />

di quei talenti che da Dio ho ricevuti. Ella mi conosce, conosce<br />

le mie circostanze e conosce quel che si pensa di me a Milano.<br />

Se crede opportuno di offrire un’altra volta i miei servizi<br />

all’Em. Cardinale Arcivescovo, il quale nel congedarmi mi predisse<br />

che io avrei di nuovo implorata la sua clemenza, io sono<br />

prontissimo a quanto di me disporrà: ovvero se credesse Ella<br />

opportuno che io, previo sempre l’assenso dell’Arcivescovo,<br />

domandassi ai PP. Missionari di Rho la grazia di convivere con<br />

essi almeno in qualità di Sacerdote dell’ultima Messa, o se questo<br />

pure non fosse possibile, che domandassi ai PP. Barnabiti di<br />

essere accolto tra loro; o altro posto specialmente di studi o filosofici,<br />

o teologici, o di erudizione Ecclesiastica, fosse pur povero<br />

il provento, eccomi preparato a tutto.<br />

Desidererei che ella mi rispondesse in proposito, perché non<br />

voglio muovermi se prima non vedo che la cosa possa riuscire<br />

con esito felice; perciò le raccomando ancora il più alto segreto,<br />

se non quanto è necessario romperlo per preparare gli animi o<br />

per vedere se sono preparati ad accogliermi.<br />

Soprattutto mi raccomando perché porga ferventi suppliche<br />

per me al Signore e all’Avvocata nostra Maria SS.ma e al mio<br />

Santo Patrono <strong>Giuseppe</strong> affinché si degnino dirigere pedes meos<br />

in viam pacis [dirigere i miei passi sulla via della pace, Lc 1,79],e<br />

darmi un consiglio stabile e fermo che duri fino alla morte e che<br />

fruttifichi ad vitam aeternam [per la vita eterna].<br />

Che se ella non stimasse opportuno il mio ritorno, la prego a<br />

significarmelo affinché io possa col consiglio dei miei Direttori<br />

appigliarmi a quel partito che si giudicherà più conducente ad<br />

majus Dei obsequium [alla maggior gloria di Dio].<br />

16 Gennaio 1841 Roma<br />

Venerabile Chiesa<br />

dello Spirito Santo dei Napolitani<br />

54<br />

Indegno in G. C. Servo<br />

S. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>


11. A P. ANGELO TAGLIORETTI<br />

4 settembre 1850<br />

M. prepara la lettera accompagnatoria<br />

dei documenti ai vescovi per l’erezione dell’Istituto<br />

Carissimo Taglioretti 1<br />

Saronno li 4 7bre 1850<br />

Ti mando la lettera accompagnatoria dei documenti ai Vescovi<br />

perché tu la corregga, la raffazzoni e le dia l’ultima forma, ed<br />

anche perché vi sono accennate le parti che tu devi formare e che<br />

ancora ci mancano. Vedi di scrivermi subito perché non c’è più<br />

tempo da ritardare, i documenti da parte del Tosti già sono venuti,<br />

non si fa aspettare altro che un certo P. Taglioretti a cui si può<br />

perdonare un po’ di lentezza perché è storpiato bene. Aggiungi<br />

che dovendosi mettere a momenti sull’Amico Cattolico 2 un arti-<br />

1 In AME 05, pp. 305-306. Dopo quanto si è detto nella nota della precedente<br />

lettera, è spiegabile il salto “epistolare” dal 1841 al 1850, l’anno in cui<br />

nasce il Seminario lombardo per le Estere Missioni. Per le vicende di questa<br />

fondazione rimandiamo ai Documenti del volume relativo (COLOMBO). Ricordiamo<br />

che <strong>Marinoni</strong> fu ripescato con fatica dal fondatore Ramazzotti; il card.<br />

Tosti non voleva lasciarlo partire dal suo San Michele, ma poi cedette anche<br />

perché M. aveva bisogno di “rinfrancarsi in salute” (COLOMBO, op. cit., pp. 93,<br />

111-115). M. resta a Milano e dall’arcivescovo Romilli viene nominato Direttore<br />

del “convitto” missionario erigendo, il 27 luglio del 1850 (op. cit., pp. 121-<br />

122). Il Seminario missionario si inizia a Saronno il 30 luglio, ma viene formalmente<br />

eretto dai vescovi lombardi il 1 dicembre 1850. M. prepara la lettera che<br />

accompagnerà i documenti da dare ai vescovi, però prima la invia all’oblato del<br />

Collegio di Rho, Angelo Taglioretti (1811-1899), che ebbe gran parte nel sorgere<br />

e nello sviluppo dell’Istituto, tanto da essere anche chiamato “coistitutore”<br />

(COLOMBO, op. cit. passim; COGNOLi, Biografia, Nota estesa A 3).<br />

2 “L’Amico Cattolico” viene fondato nel 1841 con l’approvazione dell’arcivescovo<br />

di Milano, card. Gaisruck e poi di Romilli. Nato bimensile, diventa dal<br />

1849 settimanale. Scopo del periodico: offrire una solida istruzione e una sicu-<br />

55


colo relativo all’Istituto, sarebbe gran vergogna che i Vescovi Istitutori<br />

sapessero prima dai giornali che da noi le notizie relative<br />

alla nostra casa; questa ragione ha fatto tanta impressione a<br />

<strong>Mons</strong>. Ramazzotti, che mi ha inculcato nei modi più energici di<br />

sbrigarci. Intanto io metto subito mano a scrivere l’articolo suddetto;<br />

se però mi volessi toglier la mano, farò io lo storpiato e tu<br />

il sano.<br />

Almeno se tu potessi farmi una visituccia domani anche solo<br />

dopo pranzo, ti potrei mandare io la carrozza e si combinerebbe<br />

tutto alla meglio. Ti unisco ancora le norme principali da seguirsi<br />

nell’accettazione dei soggetti che pure vorrei mettere fra gli<br />

altri documenti. Tu li peserai sulla bilancia con quel tuo giudizio<br />

che tutti dicono non essere ancora in te storpiato e che hai il<br />

taglio retto.<br />

Non so cosa dirti, d’altronde non mi manca che la sottopetizione,<br />

con una preghiera di ricordarti davanti al Signore dell’amanuense<br />

e del<br />

Tuo aff.mo <strong>Marinoni</strong><br />

Ti mando una lettera diretta dal Sac. Albonico al Tacconi 3<br />

L’Avignoni ha preso tutto l’interesse per l’opera nostra e mi ha<br />

suggerito che sarebbe bene ottenere una dichiarazione dai<br />

Vescovi, che gli anni spesi dai Missionari nel servizio delle<br />

Missioni, quando essi ritornino per giusta causa col consenso dei<br />

loro superiori, siano loro contati come anni di ministero spesi<br />

nelle Diocesi, sicché il Vescovo possa provvederli di qualche<br />

posto senza carico per la nostra casa. Questo suggerimento è pia-<br />

ra informazione religiosa. Sospende la pubblicazione nel dicembre del 1856<br />

(Dizionario, vol. I, pp. 137-138).<br />

3 Albonico è un aspirante missionario non accettato. Pietro Tacconi è il<br />

direttore spirituale del seminario di Milano e poi prevosto a Vimercate. Avignoni<br />

è il segretario di mons. Giovanni Corti, vescovo di Mantova; da notare l’interessante<br />

proposta che suggerisce, in linea con la natura di un Istituto di preti<br />

secolari ed eretto dai vescovi diocesani lombardi, ma già si pensa al Veneto.<br />

56


ciuto assai a <strong>Mons</strong>. Corti Vescovo di Mantova, riflettendo che<br />

tanto il tempo impiegato in questa casa quanto quello impiegato<br />

nelle Missioni riuscirà, piuttosto che a scapito, a vantaggio dei<br />

sacerdoti medesimi e della Chiesa. Bramerei sapere da te se ti<br />

pare prudente il farne un cenno nella mia lettera accompagnatoria,<br />

appoggiandomi anche all’autorità di <strong>Mons</strong>. Vescovo di<br />

Mantova: ma prima mi pare necessario sentire il parere di Sua<br />

Eccellenza R.ma a cui l’Avignoni medesimo mi ha promesso di<br />

parlarne.<br />

Lo stesso Avignoni mi ha pur detto che, quantunque la<br />

Diocesi di Mantova poco ci dia a sperare sia in oboli, sia in milizia<br />

ecclesiastica, tuttavia mi scriverà le più esatte informazioni sui<br />

soggetti che se mai potessero presentarsi, asserendomi che il<br />

Vescovo di Mantova farebbe in ciò qualunque sacrificio. Egli mi<br />

ha pure promesso di darmi esatte informazioni sui soggetti che si<br />

presentassero da parte della Diocesi di Verona confinante con<br />

Mantova e mi ha prevenuto che hanno un po’ di furia francese,<br />

pronti all’assalto e pronti a stancarsi, onde mi raccomandava di<br />

andare a passi di tartaruga. Mi ha detto ancora che sarebbe facile<br />

e convenientissimo fare un invito anche a tutta la parte Veneta.<br />

Spero di aver terminato; voglio far presto a chiudere il foglio,<br />

altrimenti mi resterà in mano la lettera. Rispondimi subito.<br />

57


Carissima Sorella 1<br />

58<br />

12. ALLA SORELLA MARGHERITA<br />

21 ottobre 1850<br />

suppellettile per il seminario missionario<br />

Saronno li 21 8bre 1850<br />

Io devo cominciare tutte le mie lettere con dir Grazie. Grazie<br />

per i bellissimi camici, grazie per i corporali, grazie per gli amitti,<br />

purificatoi, quadro, etc. Ieri ti ho celebrata la messa per Dama<br />

Momina, e mi fu carissimo il ricordarmi di quella santissima<br />

Signora. Vorrei sapere se era parente di D. Giovanni Vimercati.<br />

Oggi è stato qui il Pierino a trovarmi: mi ha portato un altro<br />

quadro; l’ho veduto con piacere perché temevo che stesse ancora<br />

a letto per quel foruncolo, ma è pienamente ristabilito. Ne siano<br />

vive grazie a Dio. È una vera benedizione per noi la bella<br />

unione che ci stringe di sì dolci nodi, e il sapere che Dio l’ha formata<br />

e Dio vuole che stia salda.<br />

La biancheria, che ci occorre, sono camici e tovaglie per l’altare,<br />

e un po’ di tutto il rimanente, perché ne abbiamo solo quanto<br />

basta alla prima necessità. Forse ti farò fare dei palliottini per<br />

l’altare, giacché non abbiamo che il bianco ed il rosso; sono piccoli,<br />

ma per ora non ci sono quattrini. Ci manca pure il conopeo<br />

al Tabernacolo del SS. Sacramento, anche quello si farà in seguito.<br />

Chiudo perché è tardi. Fatti rimborsare dal Pierino di tutto<br />

quello che spendi per me: ricordati di riverirmi tanto tutte le<br />

benefattrici e la Sig.ra Madonna specialmente. Un’Ave Maria per<br />

il Tuo vecchio Fratello Prete <strong>Giuseppe</strong>.<br />

1 In AME 05, pp. 339-340. M. comincia a chiedere per il seminario e continuerà<br />

a farlo, ma sempre con riconoscenza, grazia e coraggio. Giovanni<br />

Vimercati è un nobile milanese che aiuterà finanziariamente l’Istituto.


Carissima sorella 1<br />

13. ALLA SORELLA MARGHERITA<br />

1° novembre 1850<br />

altre richieste per l’altare e per sé<br />

Non ho potuto scriverti subito a motivo che sono stato assente<br />

da Saronno per due giorni, ed ho avuto da fare negli altri.<br />

La misura dell’altare è di sei braccia e 1/2 computando i due<br />

lati, perché la tovaglia deve scendere fino a terra da una parte e<br />

dall’altra. Per il palliottino ti manderò il telaio: la Croce in mezzo<br />

vi sta benissimo.<br />

Le messe di Donna Nortburga sono state celebrate, e la ringrazierai.<br />

Se i denari ti servissero per un po’ di palliottini, falli<br />

pure.<br />

Io avrei bisogno che mi facessi dei pedalini di lana ossia mezze<br />

calzette da tener la notte perché stento a prender sonno per il<br />

freddo: e bramerei ancora un berrettino di lana pure per la notte,<br />

ma che fosse a maglia assai rada e leggera, altrimenti mi infuoca<br />

la testa.<br />

Preghiamo per i nostri poveri morti, e ricordiamoci che un<br />

giorno ci sarà reso quel tanto che noi faremo per gli altri.<br />

Riveriscimi le degnissime tue Superiore e Compagne e prega<br />

per<br />

Saronno li 1 9bre 1850<br />

1 In AME 05, pp. 353-356. Le richieste di M. sono sempre precise e dettagliate<br />

perché tutto sia fatto bene, ma anche rispettose e accompagnate da nobili<br />

sentimenti.<br />

59


P.S. Il colore dei palliottini che ci mancano è il verde, il violaceo<br />

ed il nero. Ma quest’ultimo può essere supplito dal violaceo,<br />

onde basterebbe il verde ed il violaceo, oppure si può farne<br />

uno nero, ed uno verde-violaceo.<br />

La misura è di 13 once e 1/2 di altezza, 25 1/2 di lunghezza.<br />

Alla Preg.ma Signora<br />

La Sig.ra Dama Margherita <strong>Marinoni</strong><br />

Nel Collegio della Guastalla<br />

Milano<br />

60<br />

Tuo aff.mo Frat.<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong>


Carissimo Taglioretti 1<br />

14. A P. ANGELO TAGLIORETTI<br />

1° aprile 1851<br />

un’offerta generosa e la nuova sede<br />

Viva G. G. e M.<br />

Due parole di fretta. Il Sig. Curato Lavelli mi ha consegnato<br />

un libretto della Cassa di Risparmio del valore di 6900 Lire<br />

Austriache nette da ogni peso. Te ne dirò poi la provenienza, ma<br />

per ora silenzio. Scrivimi precisamente ciò che tu hai in mano per<br />

parte di D. Angelo Molteni. Io vado a veder la casa con <strong>Mons</strong>.<br />

Caccia.<br />

Addio. Raccomanda al Signore<br />

1° Aprile 1851<br />

Al M. R.do Missionario<br />

Il P. Angelo Taglioretti<br />

Rho<br />

Il Tuo aff.mo <strong>Marinoni</strong><br />

1 In AME 05, pp. 381-384. Continuano i doni anche generosi, e già si pensa<br />

alla sede in Milano, a S. Calocero, che M. va a visitare con mons. Carlo Caccia<br />

Dominioni (1802-1866), ausiliare dell’arcivescovo Romilli e vicario generale<br />

dell’arcivescovo Ballerini (sulle sue vicende, Dizionario, I, pp. 543-545). Don<br />

Angelo Molteni è un sacerdote oblato di Rho.<br />

61


62<br />

15. ALLA FABBRICERIA DI S. AMBROGIO<br />

6 aprile 1851<br />

richiesta del nulla osta per S. Calocero<br />

Illustrissimi Signori 1<br />

Sua Eccellenza R.ma <strong>Mons</strong>. Arcivescovo di Milano avrebbe in<br />

animo di trasferire in questa città il nuovo Seminario per le estere<br />

missioni istituito dalla medesima Sua Ecc.za e da tutti i R.mi<br />

suoi Suffraganei con sommo gradimento del Santo Padre non<br />

solo, ma anche del Governo di Sua Maestà I. R. A. A tal fine gli<br />

concederebbe il Santuario di S. Calocero per celebrarvi liberamente<br />

le funzioni ecclesiastiche staccandolo dalla giurisdizione<br />

Parrocchiale dell’Insigne Basilica Collegiale di S. Ambrogio sufficientemente<br />

provveduta di altre succursali. Prima però di recare<br />

ad effetto questa sua determinazione, per quella bontà e prudenza<br />

con cui suol procedere in ogni sua operazione, ha desiderato<br />

che le sue intenzioni fossero per mezzo del sottoscritto<br />

1 In AME 05, pp.385-386. Come si vede, la lettera di M. è molto ossequiente<br />

e fiduciosa, ma le pratiche andranno per le lunghe. Il 26 aprile del 1851, l’arcivescovo<br />

già emana un decreto che distacca S. Calocero, santuario della<br />

Madonna (Dizionario, I, p. 570), dalla basilica di Sant’Ambrogio e lo passa<br />

all’Istituto delle Missioni Estere, ma l’autorità governativa pone ostacoli, essendo<br />

la parrocchia di Sant’Ambrogio di regio patronato ed avendo la basilica il<br />

titolo di “imperiale”, e per di più ritorna sulla questione della legalità<br />

dell’Istituto stesso. Poi, dopo non pochi interventi, l’affare si sbroglia verso la<br />

fine dell’anno e il seminario missionario può trasferirsi a Milano, anche se il<br />

riconoscimento governativo del passaggio verrà solo nel 1855 (TRAGELLA, I, pp.<br />

74-77). Resta però il problema delle proprietà annesse al santuario e l’esigenza<br />

di altro terreno e di un fabbricato nuovo, e questo richiederà ancora tempo per<br />

essere risolto. La casa di Saronno, culla dell’Istituto, sarà lasciata definitivamente<br />

solo nel 1856 (GHEDDO, PIME, p. 47, nota 30; COGNOLI, Biografia ...,<br />

Nota estesa A 4).


comunicate a codesta Veneranda Fabbriceria allo scopo di prevenire<br />

e rimuovere qualsiasi collisione di diritti o di interessi<br />

potesse aver luogo in forza di un tal cambiamento. Io prego<br />

adunque gli Ill.mi e R.mi Signori Fabbricieri di dichiarare se nulla<br />

osta per parte dell’amministrazione loro affidata alla sovraccennata<br />

separazione. Lusingandomi di un favorevole riscontro,<br />

passo ancora a domandare un altro favore, se cioè sarebbero<br />

pronti all’alienazione della Casa attigua al Santuario di S. Calocero,<br />

sia per la parte che loro spetta in ragione di proprietà, sia<br />

per la parte che loro spetta in ragione di prelazione. Io vorrei<br />

sperare che l’Insigne Basilica di S. Ambrogio non avrà a dolersi<br />

di aver concorso allo sviluppo di un Istituto che non ha altro scopo<br />

che di dilatare il regno SS. di Gesù Cristo, e mi pare che altrove<br />

non si potesse meglio collocare che vicino alle spoglie venerabili<br />

di un tanto Dottore.<br />

Gradiscano l’espressione sincera di quell’ossequio profondo e<br />

di quella verace stima con cui mi professo<br />

Delle LL. Sig. Ill.me<br />

Milano il 6 Apr. 1851<br />

Alla Ven.da Fabbriceria<br />

Dell’Insigne Basilica Collegiata<br />

di S. Ambrogio in Milano<br />

U.mo, D.mo, Obb.mo Servitore<br />

<strong>Giuseppe</strong> P.te <strong>Marinoni</strong><br />

Direttore del Seminario delle Estere Missioni<br />

63


64<br />

Eminenza 1<br />

16. AL PREFETTO DI PROPAGANDA<br />

30 luglio 1851<br />

M. invia a Roma Reina e Salerio<br />

per istruzioni circa la missione d’Oceania<br />

Il venerato foglio dell’Eminenza Vostra in data del 19 corrente<br />

N.1 mi giungeva l’altro giorno, quasi pegno di celeste benedizione<br />

sul progetto che di piena intesa con S. E. R.ma <strong>Mons</strong>.<br />

Arcivescovo di Milano, e con l’Ill.mo <strong>Mons</strong>. Ramazzotti Vescovo<br />

di Pavia io stavo maturando. Ella desidera il momento di vedere<br />

i primi frutti di questa nostra Casa, onde possa eseguirsi il desiato<br />

invio dei Missionari alle abbandonate regioni della Micronesia.<br />

Ora eccole due alunni del nostro Seminario che vengono ai piedi<br />

dell’Eminenza Vostra per protestarle il loro ossequio e la loro<br />

obbedienza, a nome di tutti i loro colleghi, ed esibirsi pronti con<br />

altri quattro compagni quando Vostra Eminenza lo crederà a far<br />

1 In AME 05, pp. 423-425. L’Oceania è il sogno dei nostri primi missionari,<br />

come terra lontana, difficile e “vergine” per annunciarvi il Vangelo e la<br />

Congregazione di Propaganda dà le sue assicurazioni fin dall’inizio, rispondendo<br />

ai vescovi lombardi dopo l’erezione dell’Istituto (COLOMBO, PIME, pp. 215-<br />

218). Nell’agosto del 1851, M. manda a Roma due dei suoi sacerdoti pronti a<br />

partire, Reina (1825-1861) e Salerio (1827-1870), con questa lettera che spira<br />

entusiasmo per l’impresa, fervore di preparativi e disponibilità a ricevere “lumi<br />

e direzione”. È ben lontano dall’immaginare che ai due inviati Pio IX, più che<br />

di missioni tra gli infedeli, parlerà delle miserie morali e spirituali dell’isola di<br />

Corfù, come a dire che ci sono anche terre vicine bisognose di evangelizzazione.<br />

A che mirava il Papa? I due provano un certo stupore di cui si faranno eco,<br />

ma nulla più, anche perché il Pontefice si dilunga con altri discorsi (TRAGELLA,<br />

I, pp. 78-79). E il loro viaggio prosegue come stabilito dal superiore e approvato<br />

dal card. Fransoni, sempre in vista della missione in Oceania.


vela per l’Oceania. Volge ormai al suo termine il primo anno della<br />

loro iscrizione in questo Collegio, e va ogni dì crescendo il numero<br />

di quelli che desiderano far parte del novello istituto. Persone<br />

savie e sperimentate hanno giudicato non doversi più ritardare ad<br />

offrire alla Sacra Congregazione di Propaganda almeno sei tra i<br />

primi soggetti per compiere la santa impresa loro destinata. Sono<br />

freschi è vero di età, e nuovi alla carriera ardua delle Missioni, ma<br />

la loro soda e schietta pietà, il loro ingegno e la dottrina congiunta<br />

a un retto criterio naturale supplirà sicuramente agli anni<br />

e li renderà atti a disimpegnare lodevolmente il loro ufficio. Noi<br />

abbiamo riflettuto che per le Missioni si richiede molta energia,<br />

prontezza al patire e all’agire, zelo e sincero impegno per la conversione<br />

delle anime, e ci sembra, grazie a Dio, di trovarle queste<br />

doti nei sei che si accingerebbero a partire. L’Eminenza Vostra<br />

favorirà di comunicarmi per mezzo dei due Sacerdoti D. Paolo<br />

Reina e D. Carlo Salerio, che le porgeranno questa mia, tutte<br />

quelle istruzioni che alla felice riuscita di questa prima spedizione<br />

potranno giovarci. Ella si degnerà di determinarci il tempo, il<br />

modo, le avvertenze necessarie all’intento.<br />

Ai Consigli Centrali dell’Opera Pia della Propagazione della<br />

Fede noi abbiamo scritto che ci prevarremo dell’assegno fattoci<br />

all’atto della partenza dei nostri Missionari, e ciò per ovviare qualunque<br />

sinistra impressione, e non togliere neppure un baiocco ai<br />

bisogni più urgenti delle missioni. Vostra Eminenza ci suggerirà<br />

pure se dobbiamo metterci in comunicazione con la Società<br />

Oceanica, e con quali avvertenze. Noi brameremmo pure di essere<br />

edotti di quel regolamento, che la S. Cong. di Propaganda giudicherà<br />

più opportuno per mantenere il più stretto vincolo tra<br />

questa nostra Casa e i Missionari per il bene della Missione medesima<br />

e perché sia vivo in tutta questa provincia l’impegno di concorrervi<br />

come a comune impresa. Al tempo stesso non vorremmo<br />

imprudentemente interporre un’azione che inceppasse il libero<br />

ordinamento della Missione medesima. Ci si perdoni se inesperti<br />

domandiamo sinceramente lumi e direzione a Chi siede con tanta<br />

saviezza al governo di tutte le Missioni del Mondo Cattolico.<br />

Il Signore si degni di colmare l’Eminenza Vostra di tutte le sue<br />

benedizioni, e di guadagnarle per mezzo degli umili sforzi dei<br />

65


nostri Missionari nuove genti da sottomettere al soave giogo del<br />

Nostro S. G. C.<br />

Mi permetta di baciarle il lembo della Sacra porpora e di protestarmi<br />

con sincero ossequio e venerazione<br />

Milano. Presso il Santuario di S. Calocero<br />

Li 30 Luglio 1851<br />

A Sua Eminenza R.ma<br />

Il Sig. Card. Fransoni, Prefetto di Propaganda<br />

66<br />

Di Vostra Eminenza R.ma<br />

U.mo, D.mo, Obb.mo Servitore<br />

<strong>Giuseppe</strong> Sac. <strong>Marinoni</strong>


17. A P. COLIN<br />

10 settembre 1851<br />

invia Reina e Salerio dal superiore dei maristi<br />

per intese sulla missione d’Oceania<br />

Lettera al Sig. Colin<br />

Superiore dei Maristi a Lione<br />

Signor Superiore 1<br />

Milano, 10 7bre 1851<br />

La S. Congregazione di Propaganda le invia due alunni del<br />

nostro piccolo Seminario delle Missioni Estere per prendere le<br />

intese necessarie relative alle Missioni dell’Oceania, di cui la sua<br />

Santa Congregazione non può continuare a tenere da sola l’incarico.<br />

Non ho la preoccupazione di raccomandare alla sua benevolenza,<br />

Signor Superiore, questi figli carissimi, perché, oltre a<br />

conoscere la nobiltà dei suoi sentimenti e la squisita bontà del<br />

suo cuore, la buona sorte ci mette nella felice necessità di allacciare<br />

d’ora in avanti con Lei i legami della più dolce amicizia.<br />

1 In AME 05, pp. 429-432, originale francese, brutta copia di lettera incompleta<br />

e con correzioni. Padre Jean-Claude Colin (1790-1875), fondatore della<br />

Società di Maria (maristi), data l’esperienza della sua congregazione in Oceania,<br />

da cui i nostri devono ricevere il campo di lavoro apostolico, è il secondo importante<br />

destinatario dell’invio di Reina e Salerio da parte di M. Da Roma essi<br />

vanno direttamente in Francia, prima a Lione per incontrare Colin, e quindi a<br />

Parigi per visitare l’antico e glorioso Istituto delle Missioni Estere. Le richieste<br />

a p. Colin sono molto precise; inoltre M. assicura la piena disponibilità dei suoi<br />

missionari a lasciarsi guidare sul campo dai maristi, creando tra i membri delle<br />

due istituzioni perfetta concordia e carità. L’unione tra i missionari è un punto<br />

chiave per <strong>Marinoni</strong>.<br />

67


Le intese da prendere vertono principalmente su due punti:<br />

1° Il campo della missione per gli alunni del nostro piccolo Seminario;<br />

2° Il tempo e le condizioni del tirocinio dei nostri missionari<br />

sotto la guida dei Maristi, se lo si ritiene necessario, o almeno<br />

molto utile per la felice riuscita della Missione.<br />

Lei ha avuto la bontà, Signor Superiore, di suggerirmi l’isola<br />

dell’Ascensione, o di Poynipet (?), in quanto essa aveva chiesto<br />

qualche tempo fa dei Missionari Cattolici; il Cardinal Fransoni<br />

ha suggerito pure quest’isola; i nostri membri la desiderano, perché<br />

è situata molto vicino all’isola d’Ualan e a tante altre isole,<br />

che sembrano presentare grande opportunità alla speranza di<br />

una messe abbondante. Così si troverebbero riuniti in un sol<br />

pensiero i voti della S. Congregazione, i suoi, i nostri. Mi ricordo<br />

di quanto lei diceva, che cioè non si riusciva a capire perché<br />

<strong>Mons</strong>. Épalle 2 non aveva aperto il suo cammino Apostolico da<br />

questa parte. Che il sangue di questo martire ci ottenga la grazia<br />

di compiere ciò che non ha potuto fare lui stesso.<br />

Per quanto riguarda il tempo e le condizioni dell’aiuto che ci<br />

darà la sua Santa Congregazione, e la nostra sottomissione alla<br />

guida dei suoi Missionari, la prego, Signor Superiore, che, con<br />

quella saggezza ed esperienza delle Missioni che la distinguono,<br />

e con quello spirito di carità e di zelo che ha per la gloria di Dio<br />

e la salvezza delle anime, determini le cose prima, in modo da<br />

impedire ogni dissenso che si potesse creare tra le due Congregazioni,<br />

che devono amarsi sempre come sorelle e lavorare l’una<br />

a fianco dell’altra, godendo a vicenda del frutto del loro lavoro.<br />

La prego pure, Signor Superiore, di dare ai nostri due Missionari<br />

tutti i consigli, le istruzioni, le informazioni che giudicherà<br />

convenienti, sia per il miglior regolamento della nostra Casa, sia<br />

per il viaggio e il regolamento della Missione. Lei colmerà con ciò<br />

i suoi meriti per la grande opera della conversione dei popoli infedeli,<br />

e avrà un diritto perpetuo alla riconoscenza dei nostri Missionari,<br />

ma soprattutto di colui che ha l’onore di essere suo…<br />

2 <strong>Mons</strong>. Jean-Baptiste Épalle (1808-1845), marista, fu il primo vicario apostolico<br />

della Melanesia e Micronesia.<br />

68


18. AI VESCOVI LOMBARDI<br />

1851<br />

comunica l’apertura a S. Calocero<br />

e raccomanda di favorire le vocazioni 1<br />

Fu certamente santa e generosa ispirazione quella che mosse<br />

i Vescovi di Lombardia ad istituire nel passato anno un Seminario<br />

per la conversione di quei popoli infelici che giacciono tuttora<br />

nelle tenebre del Gentilesimo, e non è a dire quale consolazione<br />

ne provasse e quali speranze ne concepisse il Vicario di G.<br />

C. che vedeva in essi gli eredi e i successori come dell’autorità<br />

così dello spirito e dello zelo dei SS. Apostoli per il doppio scopo,<br />

non solo di reggere le Chiese particolarmente da loro dipendenti,<br />

ma anche di dilatare fino agli ultimi confini della terra il<br />

regno SS. di G. C. Ma l’impresa così felicemente iniziata non<br />

potrebbe raggiungere quella solidità e quell’ampiezza che le conviene,<br />

ove le venisse a mancare il vigoroso impulso di quella<br />

mano, che ne gettava fra gli applausi di tutti i buoni il fondamento.<br />

Poiché, se è lodevole il principio delle grandi cose, lo è<br />

solo a condizione che come sono con coraggio intraprese, così<br />

vengano con energia e con costanza sostenute e al loro termine<br />

condotte.<br />

Persuaso di questa necessità S. E. R.ma <strong>Mons</strong>. Arcivescovo di<br />

Milano, quasi raccogliendo in sé solo l’affetto e le premure di tut-<br />

1 In AME 05, pp. 471-473, brutta copia di circolare, senza data precisa. M.<br />

comunica ai vescovi fondatori il passaggio del seminario da Saronno a Milano<br />

(v. Lettera 15) dandone le ragioni, ed esprime la sua riconoscenza all’arcivescovo<br />

Romilli e a mons. Ramazzotti, che si era personalmente occupato della faccenda.<br />

Li esorta pure a far conoscere l’Istituto e le sue norme, e compiere generosamente<br />

il sacrificio di qualche sacerdote per le missioni. Un richiamo che<br />

diventerà sempre più frequente e forte.<br />

69


ti i suoi R.mi Suffraganei, non risparmiava cosa alcuna che all’incremento<br />

del piccolo Istituto possa tornar vantaggiosa. E pegno<br />

appunto di sua paterna sollecitudine è stato in questi giorni il trasferire<br />

sulla proposta dell’Ill.mo e R.mo <strong>Mons</strong>. Ramazzotti, a cui<br />

quest’opera sta tanto a cuore, la nascente casa di Missioni dal<br />

ritiro caro bensì, ma troppo eccentrico della campagna, al soggiorno<br />

di questa città affidandole il devoto Santuario di S. Calocero,<br />

e mettendola così in tal posizione da poter prevalersi di tutti<br />

i vantaggi della città senza perdere la pace e la solitudine di un<br />

sito remoto dai civici rumori. Anzi ha voluto sin da questi primi<br />

momenti darci un pubblico attestato di singolare benevolenza<br />

con replicate visite, con parole di grande affetto, e coll’impartire<br />

solennemente in questa nostra Chiesa la Benedizione coll’Augustissimo<br />

Sacramento.<br />

Di che se noi gli saremo perpetuamente grati non è necessario<br />

il ridirlo. Il nostro nuovo soggiorno è angusto, è vero, ed<br />

incomodo, ma ad uomini che dovranno partire fra poco per inospite<br />

regioni, ed affrontare tutti i disagi inseparabili della vita<br />

apostolica in paesi barbari e selvaggi, ciò non genera la minima<br />

inquietudine. Quello che ci sta a cuore e di cui preghiamo continuamente<br />

il Signore, è ciò che egli stesso ci ha raccomandato<br />

così caldamente di chiedergli, allorché sentendosi struggere di<br />

tenerezza nel vedere tanta moltitudine di suoi figli erranti come<br />

pecore senza Pastore: la messe è molta, diceva, ma gli operai<br />

sono pochi, pregate il Padrone della messe che mandi gli operai<br />

nella messe sua.<br />

<strong>Mons</strong>ignore, saremo noi troppo arditi se la pregheremo di<br />

voler far conoscere al suo Clero l’opera da Lei e dai suoi R.mi<br />

colleghi iniziata, onde se alcuno fosse da Dio chiamato ad annunziare<br />

la parola della salute a quelle genti infelici sappia di aver dei<br />

compagni che lo aspettano, degli amici desiderosi di cooperare<br />

al suo zelo, di congiungere con lui le fatiche, i sudori, e se sarà<br />

necessario anche il sangue per una causa sì nobile, sì interessante?<br />

Saremo troppo arditi se la pregheremo di far conoscere le<br />

regole di questo istituto dirette al triplice scopo di maturar bene<br />

le prove della divina vocazione e sceverare l’ispirazione celeste<br />

dagli effimeri movimenti di una fantasia riscaldata, di coltivare le<br />

70


disposizioni richieste a sì arduo ministero, di assistere con ogni<br />

sorta di aiuti il Missionario nell’adempimento dei suoi voti generosi?<br />

Dio non lascerà certo senza ricompensa, e ricompensa degna<br />

di lui che ha promesso il cento per uno, il sacrificio generoso che<br />

forse converrà fare di qualche abile ministro del Santuario, e se<br />

il sangue dei martiri, secondo l’energica ma verissima sentenza di<br />

Tertulliano, era seme di martiri, l’esempio di un uomo apostolico<br />

susciterà una nobil gara di zelo in tanti altri Sacerdoti, che forse<br />

rimarrebbero torpidi e inoperosi senza la scossa potente di<br />

una santa emulazione. Se mai vi fu tempo in cui il Clero abbia<br />

provata la necessità di elevarsi a tutta l’altezza degna del suo grado,<br />

e di nutrire in cuore sentimenti nobili e grandi, lo è appunto<br />

adesso: in mezzo a tante tenebre di errori e di massime perverse<br />

si sente di più il bisogno di coloro che sono la luce del<br />

mondo, in mezzo a tanta corruzione di costumi si sente di più la<br />

necessità di coloro che sono il sale della terra.<br />

71


19. ALLA SORELLA MARGHERITA<br />

19 febbraio 1852<br />

informa sulla sua salute 1<br />

Sia benedetto Dio che la tempesta del male finalmente è passata,<br />

e la sanità mi viene incontro passo passo, serena e festosa,<br />

ridestando l’appetito, rinvigorendo le forze, e invitandomi a uscire<br />

dal letto e dalla camera per gustare aria più pura, e rientrare<br />

fra il crocchio degli amici. Sia benedetta ancora la Beatissima<br />

Vergine a cui insieme alle Signore della Guastalla hai fatte tante<br />

preghiere e devozioni e fatte fare da altre contro ogni mio merito.<br />

Avrei bramato di celebrare oggi la Santa Messa, ma i tre incomodi<br />

inseparabili dalla celebrazione cioè il freddo del mattino, il<br />

digiuno anche dal bere da mezzanotte in poi (e io bevo assai e<br />

spesso) e il parlar forte, mi persuadono col consiglio del medico<br />

ad aspettare fino a Domenica e così nel giorno in cui compirete<br />

la novena per me, io celebrerò la messa di ringraziamento per la<br />

ricuperata guarigione.<br />

Ma qual’è stato il farmaco salutare adoperato dal Medico<br />

Egregio Sig. Giambattista Scotti per guarirmi? Dopo due salassi<br />

e due purghe per arrestare l’infiammazione, le signore zucche<br />

sono entrate in campo ed hanno operato meraviglie. Esse hanno<br />

1 In AME 05, pp. 493-496. M. andò spesso soggetto a disturbi di salute e<br />

malattie, l’abbiamo visto e lo vedremo. Ciò per alcune debolezze di costituzione<br />

e troppo lavoro. Così nell’inverno del 1852, occupatissimo com’era per i<br />

preparativi della spedizione in Oceania, si ammala seriamente, tanto che il dott.<br />

Scotti, medico di S. Calocero, gli impone di ritirarsi in una stanza e di non<br />

curarsi personalmente degli affari. Ma come poteva? Comunque, in questa lettera<br />

può informare la sorella di essere in via di guarigione, solo gli dispiace di<br />

rimandare ancora la celebrazione della Santa Messa. Però, di tutto ringrazia<br />

Dio, e chiede a Margherita che preghi ancor più per essere liberato “dalle tante<br />

infermità dell’anima”.<br />

72


liberata la testa dai suoi dolori e dalle sue pesantezze, hanno leniti<br />

gli ardori del petto e saldate le scalfitture dei bronchi, hanno<br />

disacerbato ed addolcito il sangue, hanno scossa l’inerzia degli<br />

intestini avviandoli a fare il loro dovere senza bisogno di purghe,<br />

hanno ripulita la lingua e reso sano l’alito etc. etc.<br />

Vedi se la providenza scherza davvero su questa terra e sparge<br />

i suoi doni sulle creature più vili e spregiate. Ringrazia di nuovo<br />

per me la bontà del Signore e come sei impegnata per ottenermi<br />

la salute del corpo, prega assai più perché sia libero una<br />

volta dalle tante infermità dell’anima.<br />

Ti saluto di cuore e mi dico<br />

Da casa li 19 Febb. 1852<br />

Alla Pregiatissima Signora<br />

La Sig.ra Dama Margherita <strong>Marinoni</strong><br />

Nel Collegio della Guastalla<br />

Milano<br />

Tuo aff.mo Fratello<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong><br />

73


74<br />

20. AI VESCOVI LOMBARDI<br />

3 marzo 1852<br />

ragguaglia sulla prima spedizione e il Seminario;<br />

raccomanda l’Opera della Propagazione della Fede 1<br />

Sono alfine giunte le ultime e precise determinazioni della S.<br />

Congregazione di Propaganda, e il momento è venuto che questo<br />

piccolo Seminario delle Estere Missioni produca i suoi primi<br />

frutti. Il Sacerdote D. Paolo Reina è destinato Prefetto Apostolico<br />

della Melanesia e della Micronesia, oppure del vasto ed<br />

importante Arcipelago di Fidji (Figi, ndr) nell’Oceania Centrale,<br />

secondo che si troverà conveniente di scegliere l’una o l’altra missione,<br />

arrivati che siano i nostri Missionari sul posto. I Sacerdoti<br />

D. Carlo Salerio, D. Giovanni Mazzucconi, D. Timoleone Raimondi<br />

e D. Angelo Ambrosoli, nominati Missionari Apostolici<br />

per la conversione degli infedeli di quelle regioni, con i due catechisti<br />

Luigi Tacchini e <strong>Giuseppe</strong> Corti, partiranno insieme. Ad<br />

evitare tutti i pericoli della inesperienza, ed ammaestrare i nostri<br />

Missionari nelle lingue, nei costumi e nella cognizione del modo<br />

di trattare con quei popoli selvaggi, la S. Congregazione con<br />

amorevolissima sollecitudine ci ha raccomandati alla saviezza,<br />

alla carità, allo zelo dei benemeriti Padri Maristi, che già coltiva-<br />

1 In AME 05, pp. 505-512. Circolare ai vescovi in occasione del primo invio,<br />

con una chiusura speciale per quello di Bergamo. <strong>Marinoni</strong> indica il nome dei<br />

partenti con a capo Reina, in qualità di Prefetto Apostolico; l’impegno che<br />

Propaganda ha dato ai maristi di aiutarli fino a quando non potranno fare da<br />

sé; le spese necessarie e chi vi provvede. Raccomanda pure ai vescovi di sostenere<br />

l’Opera della Propagazione della Fede, cogliendo l’occasione dal Giubileo<br />

in corso, sull’esempio di Romilli e Ramazzotti. Parla infine dei problemi che ha<br />

ancora il seminario a S. Calocero. Un’informazione completa e dettagliata per<br />

coloro che devono considerare l’Istituto come proprio, un sentimento che M.<br />

cercherà di tener vivo in ogni modo.


no con tanto successo varie di quelle barbare regioni, ed hanno<br />

cambiate molte di quelle popolazioni contaminate pure dal vizio<br />

orrendo dell’antropofagia in fiorentissime e cristiane comunità.<br />

Così viene a compiersi il voto già da noi espresso nel Cap. 3 § I<br />

di quella Proposta di Norme e Massime per il miglior ordinamento<br />

di questo Istituto, che ha riportato l’unanime approvazione<br />

dei Rev.mi Vescovi della Lombardia, e in seguito il Suffragio<br />

della S. Congregazione di Propaganda. Quando i nostri avranno<br />

appreso sotto così felice scorta il difficile ministero delle Missioni,<br />

allora agiranno da sé, e costituiranno un Vicariato Apostolico<br />

a parte. L’annesso foglio latino le spiegherà meglio quanto ho<br />

accennato.<br />

Quanto ai mezzi pecuniari per sostenere le spese di questa<br />

prima spedizione, che secondo il calcolo da me presentato alla S.<br />

Congregazione potrebbero computarsi di quaranta mila Franchi,<br />

e secondo il giudizio più sicuro del R.mo P. Colin Superiore<br />

Generale dei Maristi, potrebbero pur ascendere a Franchi<br />

60.000, noi finora non abbiamo potuto raccogliere che circa<br />

30.000 Franchi, i quali ci sono stati somministrati parte dall’Opera<br />

della Propagazione della Fede, cioè circa 12.500 Franchi, e<br />

il rimanente dalla S. Congregazione di Propaganda, includendovi<br />

un legato del Sacerdote defunto D. Luigi Bernardoni di questa<br />

nostra Diocesi lasciato alla Propaganda e da essa a noi benignamente<br />

aggiudicato. Sua Eminenza il Cardinale Franzoni,<br />

dopo averci detto che la S. Congregazione ci ha dato tutto quanto<br />

per essa era disponibile nel momento, ci esorta ad interessare<br />

lo zelo di pietosi benefattori e specialmente dei R.mi Vescovi Istitutori.<br />

Io ben conosco quanta benevolenza Ella, <strong>Mons</strong>ignore, ha<br />

per noi, e crederei di mancare a quel profondo ossequio che le<br />

devo, se per un’opera di tanta pietà quanta è l’estendere i frutti<br />

preziosi della Redenzione a migliaia d’anime sventurate, che si<br />

perdono perché non hanno uomo che le soccorra e faccia splendere<br />

loro sugli occhi la luce viva del Santo Vangelo, aggiungessi<br />

parola di raccomandazione, massime dopo le recentissime prove<br />

della sua generosità. Il cuore dei Pastori delle anime è troppo<br />

sensibile alla infelicità di coloro che non conoscono il nostro<br />

Divin Salvatore, per aver bisogno di alcuno stimolo ed impe-<br />

75


gnarsi per la loro salvezza, e quel poco di zelo che noi nella<br />

nostra bassezza proviamo, non è che una scintilla emanata da<br />

quel fuoco che arde nel petto di Chi ha ricevuto la pienezza del<br />

Sacerdozio.<br />

Mi permetta però, <strong>Mons</strong>ignore, perché la riconoscenza imperiosamente<br />

me lo comanda, di porgerle un’umile preghiera in<br />

favore dell’Opera Pia della Propagazione della Fede onde Ella si<br />

degni di promuoverne nella sua Diocesi, quando lo zelo glielo<br />

suggerirà, la diffusione. Il Consiglio centrale di Lione nel darci<br />

la notizia dell’assegno di due mila Franchi, che aggiunge ai due<br />

mila Scudi Romani già accordatici, ripete a buon diritto le istanze<br />

perché noi siamo grati a chi ci soccorre, promovendo per<br />

quanto è da noi in queste parti l’incremento di un’opera così<br />

salutare. Non si può più dire che i denari vanno all’estero, quando<br />

rifluiscono largamente a nutrire gli Istituti patri, e noi coll’accettare<br />

gli offerti sussidi, siamo entrati in un certo obbligo di<br />

giustizia di corrispondere dal nostro lato con altrettanto impegno<br />

per la prosperità dell’opera benefattrice. Ora io non saprei chi<br />

sia più nella condizione di promuovere quella santa associazione,<br />

quanto i R.mi Vescovi, in nome dei quali come Istitutori ha ricevuto<br />

il menzionato soccorso questo istituto.<br />

Occasione opportunissima mi pare glien’abbia offerta il S.<br />

Padre nel presente Giubileo, e a quello mirano pure le insinuazioni<br />

del Nunzio Apostolico di Vienna esponendo i bisogni specialmente<br />

delle Missioni dell’Oceania. L’ottimo nostro <strong>Mons</strong>.<br />

Arcivescovo ne ha fatto menzione così nell’annunzio del Giubileo<br />

come nella Pastorale di Quaresima diramando ancora ai Parroci<br />

un Manifesto sull’Opera Pia della Propagazione della Fede<br />

stampato in Lione, su le Notizie sulla Propagazione della Fede,<br />

impresse pure a Lione, per diffonderle fra il popolo, e fargli sentire<br />

il pregio di una sì vantaggiosa aggregazione.<br />

L’Ill.mo e R.mo <strong>Mons</strong>. Ramazzotti Vescovo di Pavia l’ha pure<br />

raccomandata al suo popolo. Io mi permetto di unirle qui alcune<br />

copie di un breve Prospetto sulla detta Aggregazione mandatomi<br />

or ora dal Consiglio Centrale di Lione; forse potrà tornare opportuno<br />

per la sua concisione e per l’enumerazione precisa delle S.<br />

Indulgenze ultimamente concesse dal Vicario di Gesù Cristo.<br />

76


Io non aggiungerò suppliche affinché si compiaccia, Mgr. mio<br />

Ill.mo e R.mo, di raccomandare nelle sue fervide preghiere questi<br />

giovani missionari che si spingono per così dire la prima volta<br />

fuori dal nido e tentano un volo così ardito, abbandonando<br />

patria, parenti, amici, riposo, commodi e anche speranze di onori,<br />

e offrendosi vittime mansuete al furore ed alla barbarie di genti<br />

selvagge per guadagnarle a Cristo. Martedì 16 del mese corrente<br />

è il giorno determinato per la loro partenza. La grandezza<br />

del loro sacrificio, la gravità dei travagli, dei pericoli, delle tribolazioni<br />

a cui vanno incontro, perora troppo per essi presso ogni<br />

cuore pietoso, e invoca altamente il concorso di tutti i buoni, ma<br />

specialmente di Coloro, la cui conversazione è sempre nei Cieli,<br />

di Quelli che sono loro amantissimi Padri. Se Iddio, esaudendo<br />

i voti comuni, purificherà le loro labbra e ispirerà loro parole<br />

infuocate di vita eterna, quanto sarà il gaudio di quei Pastori<br />

vedendoli un giorno condurre a Cristo nuove genti conquistate!<br />

Resta ancora da dire una parola dei progressi che va facendo<br />

il sorgente Seminario. Lungi dall’estenuarsi per il distacco di<br />

quelli che partono, il numero dei Missionari sarà maggiore quest’anno<br />

dell’anno passato; e quantunque si proceda col maggior<br />

riserbo nell’ammettere chi anela ad una carriera che ha tanto di<br />

straordinario e di arduo, tuttavia questa nostra povera casuccia,<br />

che non ha che un solo dormitorio per nove alunni ed un’altra<br />

stanza per altri due, non sarà certo capace per la fine dell’anno<br />

di alloggiare i sopravvenuti, onde incalza davvero il bisogno di<br />

ampliare i locali; tanto più che non c’è né un portico, né una sala<br />

un po’ grande dove in tempo di pioggia e nei rigori dell’inverno<br />

possano gli alunni fare due passi, cosa tanto giovevole alla salute<br />

e così conforme alla vita attiva del Missionario. Appena avremo<br />

ottenuto, come speriamo in breve tempo, dall’autorità civile<br />

la domandata giuridica e non più precaria traslocazione da<br />

Saronno in Milano, e insieme ci verrà data la libera amministrazione<br />

dei beni temporali di questa Chiesa di S. Calocero, sarà<br />

necessario pensare alla compera della casa, in cui finora abitiamo<br />

a pigione, la quale, secondo una perizia presentata all’I. R. Delegazione,<br />

verrebbe a costare dodici mila lire Austriache, indi ci<br />

accingeremo alle spese di fabbrica che abbiamo detto assoluta-<br />

77


mente necessarie; e continuando nel metodo di cui abbiamo parlato<br />

altra volta, e che ha riportato la piena approvazione dei R.mi<br />

Vescovi Istitutori, vedrà bene, <strong>Mons</strong>ignore, se ci sarà necessità di<br />

generosi benefattori. Ma la cosa che più incalza al momento è<br />

quanto abbiamo esposto sulla prima spedizione. Sua Eccellenza<br />

Mgr. Arcivescovo di Milano e l’Ill.mo e R.mo Mgr. Ramazzotti<br />

Vescovo di Pavia ci vanno appoggiando alla meglio, e noi attribuiamo<br />

alle infelici circostanze del tempo, se altri cuori certamente<br />

generosi non possono ancora soccorrerci.<br />

Quanto agli studi, noi ci siamo prefissi di prescindere assolutamente<br />

dalle questioni che agitano al presente le scuole teologiche<br />

e filosofiche, come sono interdetti in questo nostro istituto<br />

tutti i giornali e i discorsi di materie politiche, onde le menti siano<br />

occupate di ciò che più mira al sublimissimo scopo delle Missioni,<br />

e gli animi siano congiunti in un sentimento unico di carità<br />

e di zelo.<br />

Mi torna sempre grata ogni circostanza che mi porta a scriverle,<br />

<strong>Mons</strong>ignore Rev.mo, perché mi serve a stringere sempre<br />

più una relazione carissima al mio cuore con Chi amo, venero,<br />

ed onoro con sincerissimo affetto ed ossequio.<br />

78<br />

Bergamo 2<br />

Non posso terminare questa lettera senza chiederle una grazia,<br />

che io spero non mi sarà negata dalla bontà del suo cuore.<br />

Questi miei carissimi figli, che sono alla vigilia della loro parten-<br />

2 Il vescovo di Bergamo, mons. Carlo Gritti-Morlacchi, non aveva sottoscritto,<br />

il 1° dicembre 1850, il documento di erezione del seminario per le Missioni<br />

Estere, di cui non vedeva la convenienza, e vi diede il suo assenso solo il<br />

12 marzo del ’52 in una comunicazione all’arcivescovo Romilli (COLOMBO,<br />

PIME, p. 209, nota 2). La richiesta di M. di andarlo a visitare con p. Reina ed<br />

avere l’auspicio della sua benedizione per tutti i partenti è un bel gesto di<br />

rispetto e amore. Del resto seguiva ad altri incontri suoi e di Ramazzotti con lo<br />

stesso vescovo, che in un primo tempo, a quanto afferma qui M., s’era mostrato<br />

favorevole alla proposta di creare l’Istituto.


za, bramano di avere anche da lei <strong>Mons</strong>ignore un pegno della sua<br />

paterna benevolenza, la pastorale benedizione. Io verrei, se Ella<br />

non me lo vieta, l’altro Giovedì o pure in quel giorno che a Lei<br />

sarà più gradito, col Sacerdote D. Paolo Reina nominato Prefetto<br />

Apostolico per rendere una visita a V. S. Ill.ma e R.ma, e aver<br />

la consolazione di riportare questa caparra del suo paterno affetto<br />

per me e per tutti questi miei dilettissimi allievi. Questa grazia,<br />

<strong>Mons</strong>ignore, non me la deve proprio negare: sono i figli che<br />

ricorrono al Padre, partono per sì remoti paesi, per una causa sì<br />

santa, affrontano tanti travagli e pericoli, li conforti in ogni istante<br />

della loro ardua carriera la potente benedizione dei loro amatissimi<br />

Pastori. Ella, <strong>Mons</strong>ignore, accolse con tanta benignità la<br />

prima proposta che le fece dell’Istituto il R.mo <strong>Mons</strong>. Ramazzotti,<br />

lo assicurò che avrebbe veduto con vero piacere e con vivo<br />

interesse sorgere un’opera di tanta misericordia per gli sventurati<br />

infedeli, compia il nostro gaudio dandoci l’abbraccio di un<br />

tenero Padre. Noi ci prostriamo innanzi a Lei, e in nome di tutti<br />

con più profondo ossequio ed affetto io mi pregio di rassegnarmi<br />

Lettera ai Vescovi<br />

Marzo 1852<br />

Di V. S. Ill.ma e R.ma<br />

(<strong>Giuseppe</strong> Sac. <strong>Marinoni</strong>)<br />

79


Eccellenza 1<br />

80<br />

21. ALLA DUCHESSA VISCONTI<br />

13 marzo 1852<br />

supplica per ottenere sussidi<br />

Ascriva alla generosità ben nota dell’animo suo, alla santità<br />

della causa per cui peroro, e alla strettezza somma in cui si trovano<br />

questi Missionari di cui è imminente la partenza per l’Oceania,<br />

se ritorno a presentarmi all’Ecc.za Vostra implorando un<br />

benigno soccorso. I sussidi che ci ha offerti l’Opera Pia della<br />

Propagazione della Fede con la quale siamo in pienissima relazione,<br />

e quelli che ci ha donati la Sacra Congregazione di Propaganda<br />

non bastano a raggiungere la somma indicatami dal<br />

R.mo P. Colin per le spese di questa spedizione, e l’E.mo Card.<br />

Fransoni mi esorta a rivolgermi alla pietà di quei generosi benefattori,<br />

che tanto onorano questa nostra dilettissima patria. La<br />

nobilissima Casa Visconti-Modroni e Vostra Eccellenza principalmente<br />

non è di certo seconda ad alcuno nella liberalità del<br />

sovvenire. Io spero adunque che Ella vorrà graziosamente accogliere<br />

questa mia supplica dettata unicamente dal desiderio della<br />

maggior gloria di Dio e del maggior bene delle anime, e che la<br />

riconoscenza di quelle povere genti che saranno convertite a Cri-<br />

1 In AME 05. pp. 543-546. Questa richiesta alla duchessa Aurelia Visconti<br />

(1768-1857) avviene tre giorni prima della partenza dei missionari per<br />

l’Oceania. M. è attento a tutto pur in mezzo al gran lavoro dei preparativi, e da<br />

persona concreta non dimentica che bisogna colmare la somma di denaro<br />

necessaria alle spese della spedizione. Notiamo che i Visconti Modrone già avevano<br />

lasciato un legato a beneficio dei missionari partenti per l’Oceania e che<br />

Margherita Visconti nel 1809 tenne a battesimo la sorella di M., Margherita.


sto chiameranno nuove benedizioni sopra l’Ecc.za Vostra e sopra<br />

l’Illustrissima sua Casa.<br />

Gradisca il sincero attestato etc.<br />

Milano il 13 Marzo 1852<br />

Supplica per sussidi alla Duchessa Visconti<br />

81


82<br />

22. AI MISSIONARI DI MILANO<br />

10 aprile 1852 (?)<br />

descrive da Londra il commiato dai partenti<br />

Carissimo D. Alessandro e Colleghi! 1<br />

Finora io ho taciuto lasciando che scrivessero i nostri cari missionari,<br />

ed interessandomi intanto di ciò che poteva giovare all’Istituto,<br />

ma ora eccomi di ritorno a Londra da Gravesend ove li<br />

ho affidati alla divina Provvidenza che domina i mari come la terra.<br />

Li ho abbracciati sul bastimento, abbiamo pregato ed anche<br />

pianto un momento insieme senza però perdere la serenità dello<br />

spirito, ne ho ricevuto gli ultimi saluti per i parenti, per gli amici,<br />

per i compagni, e segnatamente per <strong>Mons</strong>. Arcivescovo e<br />

<strong>Mons</strong>. Ramazzotti, e poi essi verso l’Oceania per apportare la più<br />

grande novella, io verso questa città per ritornare di volo a Milano<br />

fra gli altri miei cari e confortarli ad imitare l’esempio di questi<br />

generosi.<br />

Essi partirono calmi e confidenti nella santità della causa e<br />

nella bontà di quel Dio che a tanto ministero li ha eletti. Ieri<br />

Venerdì Santo ci giunsero opportune assieme alla lettera di D.<br />

1 In AME 05, pp. 577-580. M. scrive a d. Ripamonti Alessandro e agli altri<br />

rimasti a S. Calocero, al termine del viaggio dei missionari, che accompagna da<br />

Milano a Londra (sui particolari TRAGELLA, I, pp. 101-105). E racconta gli ultimi<br />

momenti passati assieme. Il venerdì santo, 8 aprile: conversazioni<br />

sull’Istituto, molte preghiere, lettura dei brani più commoventi del discorso dell’ultima<br />

cena di Gesù. Il sabato santo: comunione assieme nella cappella francese,<br />

poi in battello a Gravesend, dove li attende il bastimento “Tartaro” col<br />

capitano Davies, e qui abbracci, preghiera, qualche lacrima e consegna degli<br />

ultimi saluti, ma sempre in clima di serenità. Pasqua, 10 aprile: <strong>Marinoni</strong> pensa<br />

ai figli partiti e spera che possano celebrare in mare la più grande solennità dell’anno.


Giovanni Rossari 2 e di D. <strong>Giuseppe</strong> Prada quella del Tacconi e<br />

del P. Taglioretti, che noi abbiamo mandato a levare alla Posta.<br />

Queste lettere parve che avessero tardato a pervenirci alle mani<br />

per farcene sentire più viva e più profonda l’impressione negli<br />

ultimi istanti. Dopo averle lette, e dopo aver parlato insieme delle<br />

cose che più interessano il bene dell’Istituto, dicemmo insieme<br />

per l’ultima volta le orazioni composte dal Mazzucconi, e<br />

temendo di non poterci riunire insieme alla sera per le tante cose<br />

che ancor restavano da farsi, recitammo l’usata dedica di noi<br />

stessi al Signore e le litanie della B. Vergine mettendoci tutti particolarmente<br />

sotto il suo patrocinio. Ma innanzi di porci a letto<br />

ci venne dato di adunarci di nuovo per la recita del S. Rosario e<br />

per il solito esame di coscienza. Indi preso in mano il S. Vangelo<br />

ripassammo insieme l’ultimo discorso di N. S. Gesù Cristo ai<br />

suoi amati discepoli la notte prima di dividersi da loro, discorso<br />

pieno di tanto affetto, di sì preziosi ricordi, ottimi per tutti, ma<br />

specialmente per gli uomini Apostolici, discorso che può considerarsi<br />

come il Testamento del nostro divin Redentore e la più<br />

tenera espressione della sua ultima volontà.<br />

Noi abbiamo avuto stamattina la consolazione di poter fare la<br />

SS. Comunione insieme nella Cappella Francese, e spero che<br />

domani pure i nostri Missionari potranno sul mare celebrare il<br />

Santo Sacrificio, e festeggiare in mezzo alle onde la più grande<br />

fra tutte le Solennità dell’anno, la Pasqua. Il tempo è bellissimo<br />

e promette perseveranza perché il barometro monta. Da circa sei<br />

mesi, mi si dice che non si è veduto qui giorno più sereno e più<br />

tranquillo. Il bastimento è uno dei migliori fabbricato nei cantieri<br />

di Londra, e per affrettare il suo viaggio e uscire più presto<br />

dal Tamigi in alto mare, ove potrà meglio spiegare le vele ai venti,<br />

ha noleggiato un battello a vapore che ve lo accompagni. Il<br />

Capitano Davies è uno scozzese di modi franchi e risoluti, ma<br />

insieme gentili, ci ha accolti cortesemente, e, avendogli io raccomandati<br />

i miei Missionari, mi rispose che obbligava la sua paro-<br />

2 Don Giovanni Rossari (1813-1892), assistente della chiesa di S. Calocero,<br />

poi alunno e missionario dell’Istituto.<br />

83


la e il suo onore, ricorressero a lui in ogni lor bisogno e sarebbero<br />

all’istante appagati. Le tre stanzette in cui sono collocati<br />

sono sufficientemente grandi, e fornite di tutti quei comodi che<br />

potevano conciliarsi con la natura del viaggio. Il buon Salomone<br />

3 , giovane di un cuore sensibilissimo (è quel Wallisiano, che il<br />

R.mo P. Colin affida ai nostri Missionari) mi ha abbracciato con<br />

la più gran tenerezza negli ultimi istanti, e mi ha lasciato una lettera<br />

per i Missionari di Milano che io porterò con me.<br />

Oh quanto dobbiamo benedire insieme la divina Provvidenza<br />

che ci ha fatto sentire così evidentemente la sua materna protezione<br />

nel condurre fino a questo punto le cose in un modo che<br />

supera affatto la nostra aspettativa! quanti benefizi ne abbiamo<br />

noi ricevuti solamente in questo viaggio! Io non finisco di rivolgere<br />

indietro lo sguardo per riandare tante belle circostanze che<br />

hanno accompagnato questa partenza, ed animarmi di una sempre<br />

più viva fiducia nella potenza di quel Dio, che avendo incominciato<br />

una sì grande impresa scegliendo i più deboli strumenti<br />

per la sua gloria, non vorrà certamente lasciare a mezzo l’opera<br />

sua! A lui dunque lodi e grazie, a noi confusione.<br />

84<br />

L’aff.mo <strong>Marinoni</strong><br />

3 Salomone, delle isole Wallis, presso Futuna, dove fu martirizzato il protomartire<br />

dell’Oceania, San Pierre-Louis-Marie Chanel (1803-1841).


Mio Carissimo Sig. Bolis 1<br />

23. A D. CARLO BOLIS<br />

21 luglio 1852<br />

gli propone di stabilirsi a Milano<br />

La lettera ch’Ella mi ha scritto mi ha commosso vivamente,<br />

ma io son ben lungi dall’accogliere il secondo partito che mi<br />

propone, quello cioè di rimanere a Oggiono. Venga pure, e io le<br />

darò le due mila lire che ritiene necessarie per la sua ottima<br />

madre. Son momenti penosi questi per l’Istituto, ma il Signore<br />

per la cui gloria ci siamo riuniti dietro l’invito del suo Vicario sulla<br />

terra, e coll’autorità dei nostri Venerabili Pastori di Lombardia,<br />

avrà riguardo alla nostra penuria e ci consolerà. Vi sono persone<br />

d’ottimo cuore e di molti mezzi in Milano, che non lasceranno<br />

di soccorrerci. Ella ritorni pure col cuore quietissimo a<br />

Milano e non dubiti che sarà provveduto di tutto. L’amore allo<br />

studio, e le belle qualità di mente e di cuore che la distinguono,<br />

faranno sempre che sia prezioso l’acquisto da noi fatto benché ci<br />

costi dei sacrifici, e questi la impegneranno a essere sempre più<br />

utile ad una causa che non è se non la causa di Dio e delle anime<br />

da lui a sì gran prezzo redente. Mi riverisca distintamente la<br />

1 In AME 05, pp. 629-630. Don Carlo Bolis (1819-1892), nativo di Lecco,<br />

diocesi di Milano, avuto l’assenso dell’arcivescovo, era disponibile a prestare<br />

servizio nel seminario di S. Calocero, ma, dovendo provvedere alla vecchia<br />

madre, preferiva restare parroco ad Oggiono e da qui andare e tornare da<br />

Milano, anche perché non voleva pesare sull’Istituto. M. con questa lettera<br />

risolve il tutto con magnanimità, fiducioso nella Provvidenza. Ai missionari don<br />

Carlo insegnerà teologia e lingue (non sappiamo spiegarci perché TRAGELLA, I,<br />

pp. 116-117, parli di Cuggiono anziché di Oggiono, come è scritto nella lettera).<br />

85


sua buona madre, e conservi pure questa mia lettera come un<br />

testimonio di obbligazione che io vengo a contrarre con lei, e che<br />

ho già manifestato anche al Segretario di S. E. <strong>Mons</strong>. per sua<br />

maggior tranquillità. Mi creda con sincerissimo ossequio ed<br />

affetto.<br />

Milano il 21 Luglio 1852<br />

86<br />

Suo D.mo Servitore ed amico<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>


24. ALLA PROPAGAZIONE DELLA FEDE<br />

9 dicembre 1852<br />

previsione di spese per la seconda spedizione<br />

Ai Signori Presidenti e Membri dei Consigli Centrali<br />

dell’Opera della Propagazione della Fede nei due mondi,<br />

a Parigi e Lione 1<br />

Signori<br />

Milano, 9 dic. 1852<br />

dal Seminario delle Missioni Estere<br />

Voi desiderate conoscere il momento preciso della partenza<br />

dei nostri Missionari e un dettaglio ben motivato delle spese<br />

necessarie per questa spedizione. Partiranno, salvo imprevisti,<br />

verso la fine di febbraio 1853, in numero di sei Sacerdoti e due<br />

Catechisti, come ho già avuto l’onore di annunciarvi. Le spese<br />

pure saranno le stesse che ho già espresso nel bilancio presentato<br />

nello stesso tempo ai due Consiglieri nel mio ritorno da<br />

Londra, e che soltanto per assicurare meglio l’affare, vi ripeto<br />

1 In AME 05, pp. 675-678, originale francese. M. pensa già a preparare la<br />

seconda spedizione per l’Oceania, ma questa non ci sarà, come vedremo.<br />

Intanto manda ai Consigli della Propagazione della Fede una nota sulla spesa<br />

del primo invio e su quella prevista per il secondo. Nel brano omesso tra [ ]<br />

<strong>Marinoni</strong> scende ai dettagli: spese del viaggio Milano, Londra, Sydney, piccole<br />

spese in nave, spese per farmacia e qualche ricreazione durante i cinque mesi di<br />

navigazione, per il soggiorno a Sydney, l’affitto di una nave per raggiungere la<br />

missione, per oggetti di culto, abbigliamento, libri, viveri, imprevisti, con un<br />

totale di franchi 54.600. Tutto calcolato sulla base dell’esperienza e di consultazioni.<br />

87


qui. Vorrei approfittare del tempo che resta per preparare gli<br />

indumenti necessari col maggior risparmio possibile. Ma non<br />

posso trattenermi dal raccomandarvi queste povere Missioni.<br />

Come potranno i nostri Missionari intraprendere il viaggio con<br />

20.000 franchi soltanto? Come portare gli aiuti indispensabili ai<br />

primi partiti? Se non vi è permesso di assegnarmi niente di più<br />

per l’esercizio finanziario di quest’anno, ormai trascorso, vi prego<br />

di darmi ciò che è assolutamente necessario mettendolo sull’esercizio<br />

dell’anno prossimo, come avete avuto la bontà di fare<br />

recentemente. Non moltiplico le preghiere sapendo a chi ho l’onore<br />

di parlare e per chi parlo. I nostri Missionari sono pronti a<br />

dare il sangue e la vita, ma non c’è che la pietà del mondo cattolico<br />

e della Francia in particolare, che possa dar loro il denaro<br />

necessario.<br />

Ecco il bilancio.<br />

88<br />

Missioni dell’Oceania affidate al<br />

Seminario delle Missioni Estere di Milano:<br />

deficit da colmare per le spese della prima spedizione<br />

Fr. 20.000.<br />

Seconda spedizione di sei Sacerdoti e due Catechisti: […]<br />

occorrerebbero dunque 54.000 franchi.<br />

Io cerco di ridurre, e voi, Signori, potete ben ridurre di nuovo,<br />

come meglio giudicherete, benché la poca esperienza che ho<br />

avuto finora mi ha sempre insegnato che nelle previsioni ci si<br />

inganna in ragione del più che bisogna spendere nei viaggi.<br />

Vorrei che i miei Missionari mi avessero già scritto sulla quantità<br />

di denaro che avranno usato per le spese inevitabili, e allora avrei<br />

potuto darvi un estratto di bilancio preciso sul libro dei conti, ma<br />

sapete bene, Signori, che quanto vi dico, ve lo dico fedelmente<br />

dopo aver consultato persone rispettabilissime, sia per la dedizione<br />

alla causa della fede che per consumata esperienza nell’opera<br />

delle Missioni.<br />

Metterò fine alle mie parole augurandovi tutte le celesti<br />

Benedizioni, che ci ha portato sulla terra questo Bambino divino


di cui stiamo per celebrare la beata nascita. Che tutti i popoli lo<br />

possano conoscere. Questo grande Salvatore del Mondo, che<br />

tutti lo lodino sulla terra per lodarlo sempre con noi nei Cieli.<br />

Con i sentimenti del più profondo rispetto sono<br />

Vostro Umilissimo e Obedientissimo<br />

Servitore<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Superiore del Seminario delle M. E.<br />

89


90<br />

25. AL VESCOVO DI TRENTO<br />

12 dicembre 1852<br />

chiede di poter accogliere D. Luigi Limana<br />

<strong>Mons</strong>. Ill.mo e R.mo 1<br />

Gratissima mi giunge la notizia di un Sacerdote della Diocesi<br />

di Trento, che aspirerebbe a entrare in questa nostra Casa di<br />

Estere Missioni. Gli attestati che rende di lui il M. R.do Sig. D.<br />

Enrico Rizzoli non possono essere migliori, onde se S. A. <strong>Mons</strong>.<br />

Vescovo di Trento annuisce e conferma quanto è stato esposto a<br />

V. S. Ill.ma e R.ma sarà per noi un vero dono del Cielo l’entrata<br />

di un novello operaio e diremo con gaudio: Benedictus qui venit<br />

in nomine Domini [Benedetto colui che viene nel nome del<br />

Signore, Mc 11,10].<br />

Quantunque questa Casa sia povera ed abbia continuo bisogno<br />

della beneficenza di cuori generosi, come V. S. Ill.ma e R.ma<br />

ben conosce, tuttavia non impone alcuna condizione agli aspiranti.<br />

Ordinariamente portano con sé il letto, un comò etc., ma<br />

con tanta distanza di luoghi non sarebbe cosa da pensarci affatto.<br />

Se il detto Sacerdote fosse fornito di qualche beneficio semplice<br />

che gli potesse somministrare oltre l’elemosina della Messa<br />

qualche altro mezzo di sostentamento, specialmente allora che<br />

1 In AME 05, pp. 679-680. M. si è interessato presto di avere missionari<br />

anche dal Veneto, Luigi Limana (1824-1870) è il primo frutto. Nato a Borgo<br />

Valsugana (Trento), entra a S. Calocero nel 1853, parte per il Bengala Centrale<br />

due anni dopo e ne sarà superiore dal 1864 al 1870; lo ritroveremo. Vescovo di<br />

Trento era Sua Altezza mons. Tschiderer von Gleifheim (1777-1860), e don<br />

Enrico Rizzoli era probabilmente il rettore del seminario diocesano. Da notare<br />

che come corredo quel che conta per M. è soprattutto lo spirito apostolico.


trovandosi nelle Missioni non potrà trovare Messe da applicare,<br />

questo sarebbe il miglior corredo che potrebbe portare con sé.<br />

Del resto ciò che veramente importa è che abbia lo spirito apostolico,<br />

e Dio provvederà facilmente ai mezzi temporali. Io pregherei<br />

pertanto V. S. Ill.ma e R.ma di assicurare il M. R.do Sig.<br />

Rizzoli dell’ammissione del Sacerdote D. Luigi Limana, e di<br />

affrettarne la venuta, perché quantunque non sarà possibile<br />

inviarlo con la prima spedizione, tuttavia è bene che conosca i<br />

compagni che partono, e occupi i posti che rimangono liberi,<br />

onde la piccola casa mantenga un conveniente numero di soggetti<br />

formati con lo stesso spirito.<br />

Gradisca, <strong>Mons</strong>ignore, il sincero sentimento di affetto e di<br />

ossequio che in nome ancora di tutti questi suoi figliuoli le protesta<br />

baciandole rispettosamente la mano e chiedendole la pastorale<br />

Benedizione.<br />

Milano il giorno 12 Xbre 1852<br />

Dalla Chiesa di S. Calocero<br />

Il suo U.mo e D.mo Servitore<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Dirett. del Sem. delle Estere Missioni<br />

91


Carissima Sorella 1<br />

92<br />

26. ALLA SORELLA MARGHERITA<br />

31 gennaio 1853<br />

spiega perché non la può visitare più spesso<br />

Giacché vedo che stando lontano tu mi mandi a chiamare in sì<br />

gentile maniera, ho determinato di farmi vedere di rado, e rendermi<br />

sempre più prezioso. Vedi come cortesemente so corrispondere<br />

ai tuoi dolci inviti. Il vero motivo dell’assenza sono le occupazioni<br />

ed anche un po’ di gonfiore ad una guancia, che va però dileguandosi.<br />

Forse il giorno di Maria SS.ma che presenta al Tempio il suo<br />

Santo Bambino, spero di vederti. Ti offro i rispetti e ringraziamenti<br />

presunti dei miei Missionari, i quali a quest’ora sono alla scuola<br />

d’Inglese. Qualcuno verrà presto alla Guastalla, specialmente D.<br />

Angelo Curti. Ti prego dei nostri ringraziamenti sinceri all’ottima<br />

Dama Giulia Porta, e la prima Ave Maria che dici sia per il<br />

S. Calocero li 31 Gennaio 1853<br />

Alla Pregiatissima Signora<br />

La Sig.ra Dama Margherita <strong>Marinoni</strong><br />

Nell’Almo Collegio della Guastalla<br />

Tuo aff.mo Fratello<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong><br />

1 In AME 05, pp. 709-712. Un po’ scherzando M. spiega alla sorella perché<br />

si fa vedere raramente: impegni e qualche malanno; ma qualcuno verrà presto a<br />

trovarla. E nomina d. Angelo Curti, il primo aspirante non di Milano, ma proveniente<br />

dalla diocesi di Lodi. Entrato a S. Calocero nell’agosto del 1851, sarà missionario<br />

ad Agra, poi nel Bengala Centrale e a Calcutta. Purtroppo darà non<br />

pochi guai a M. e tornerà definitivamente in Italia nel 1880 (TRAGELLA, I, p. 354).


Molto Rev.do Signore, 1<br />

27. A D. DOMENICO BARBERO<br />

4 aprile 1853<br />

risponde alla richiesta d’ammissione<br />

Con vera consolazione ricevo la graziosissima sua del 29 Marzo<br />

scorso in cui Ella mi espone il suo desiderio di entrare in questa<br />

Casa nascente di Missioni all’estero. Già avevo udito di Lei le<br />

più favorevoli relazioni in Roma nel passato mese da parte di<br />

<strong>Mons</strong>. Buratti, primo minutante della S. Congregazione di Propaganda,<br />

e pochi giorni fa mi giunse apposita lettera dell’E.mo<br />

Card. Fransoni, in cui mi previene di averle scritto invitandola a<br />

rivolgersi a questo nostro Istituto per compiere il suo santo desiderio<br />

di dedicarsi alla conversione degli infedeli. Sia benedetto il<br />

Signore che moltiplica gli operai per la sua vigna e manda delle<br />

anime generose a scuotere dal loro letargo i più abbandonati tra<br />

i suoi figliuoli. Io le offro al tempo stesso le vive congratulazioni<br />

di tutti questi Missionari che vengono ad acquistare nella sua<br />

persona un dolcissimo fratello, un valoroso cooperatore nell’apostolico<br />

ministero. Ella troverà in questa nostra casa, è vero,<br />

molta povertà, molta ristrettezza, non essendovi ancora un loca-<br />

1 In AME 05, pp. 717-720. Domenico Barbero (1820-1881), della diocesi di<br />

Ivrea, già prete dal 1846 e vice-parroco della cattedrale, entra nell’Istituto nel<br />

1853, parte per l’India (Hyderabad) nel 1855, superiore della missone dal ’64 e<br />

vescovo vicario apostolico dal 1870. M. è sempre entusiasta per ogni ingresso e<br />

ne ringrazia il Signore. Comunica all’aspirante cosa troverà entrando in seminario<br />

e cosa deve o è utile portare: l’assenso del vescovo, nel caso mons. Luigi<br />

Moreno (1800-1878), è indispensabile, e le doti spirituali contano più dei beni<br />

materiali. Invita Barbero, potendo, ad unirsi alla comunità per la fine dei prossimi<br />

santi Esercizi, in cui sarà forse presente mons. Ramazzotti. Tutta la lettera<br />

ispira fiducia e gioia.<br />

93


le conveniente all’istituto, ma servirà questo di prova a quello<br />

spirito di perfetta abnegazione che forma il principale carattere<br />

del Missionario disposto a tutte le privazioni per la gloria di Dio<br />

e la salvezza delle anime.<br />

Quanto alle cose che Ella deve portare, l’unica necessaria è<br />

l’assenso del suo Ven. Vescovo dal quale implorerà la benedizione,<br />

pegno della protezione divina. Del resto povera essendo questa<br />

nostra Casa, tutto quello che Ella potrà aver con sé senza grave<br />

incomodo in biancheria, panni etc. ed anche libri, sarà un<br />

acquisto per noi, dispensandoci dal provvederla a carico dell’Istituto.<br />

Così, se oltre l’elemosina della Messa avesse qualche rendita<br />

beneficiaria, lo pregheremmo di ritenerla per prevalersene a<br />

suo profitto. L’Istituto però appoggiandosi con fiducia nella divina<br />

Provvidenza non domanda nulla e si tiene per fortunato potendo<br />

aumentare il numero dei buoni soggetti. Dunque il pensiero<br />

principale sia volto alle doti dell’animo. I libri più opportuni sono<br />

i Dogmatici (noi adottiamo per testo il Perrone, ma ci gioviamo<br />

anche d’altri), i moralisti (il testo è S. Alfonso M. de’ Liguori),<br />

qualche Canonista, il S. Concilio di Trento, il Catechismo Romano,<br />

il rituale, il Pontificale, la S. Scrittura in piccolo volume, etc.<br />

Grammatiche e Dizionari Francese ed Inglese con qualche operetta<br />

per esercizio, essendo le due sole lingue che qui si studiano.<br />

Se avesse qualche opera apologetica della Religione, qualche trattato<br />

polemico contro i Protestanti, gioveranno pur questi assai.<br />

Domenica ventura noi entriamo nei SS. Esercizi. Non ardisco<br />

di invitarla in tanta strettezza di tempo, ma sarebbe un vero favore<br />

se lo potessimo avere almeno per la fine dei medesimi Esercizi<br />

che si terranno a Saronno nella Casa dell’Ill.mo e R.mo <strong>Mons</strong>.<br />

Ramazzotti Vescovo di Pavia, primo Istitutore del nostro Seminario,<br />

il quale mi ha dato speranza di favorirci in persona.<br />

Nella dolce speranza di presto abbracciarla fra i nostri mi raccomando<br />

alle sue fervorose orazioni e sacrifici protestandomi di<br />

cuore<br />

94<br />

U.mo e D.mo Servo<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong> Direttore<br />

del Seminario delle Estere Missioni


Milano<br />

Nella festa della SS. Annunziata<br />

li 4 Apr. 1853<br />

Casa presso S. Calocero<br />

Al Molto Reverendo Sacerdote<br />

Il Sig. D. Giovanni Domenico Barbero<br />

Vice Parroco nella Cattedrale di<br />

Ivrea<br />

95


96<br />

28. A MONS. RAMAZZOTTI<br />

6 aprile 1853<br />

la questione con Roma sulla natura dell’Istituto<br />

<strong>Mons</strong>ignore Ill.mo e R.mo 1<br />

Ho felicemente adempito le commissioni datemi da parte del<br />

Sig. Ragioniere De Luca, così potessi dire lo stesso dell’altra che<br />

ci ha tenuto in tanta pena tutti questi giorni!<br />

Io devo ringraziarla ben di cuore della bontà con cui si è prestato<br />

a stendere di suo pugno una sì bella supplica al S. Padre 2 ,<br />

1 In AME 05, pp. 721-724. Questa lettera giunge nel mezzo di una tempesta,<br />

la dolorosa e penosa questione tra S. Calocero e Propaganda con Pio IX circa<br />

la natura e finalità dell’Istituto. La discussione non si svolge tanto sul piano teorico,<br />

ma pratico. Le prime avvisaglie risalgono al cenno che il Papa aveva fatto<br />

a Reina e Salerio circa Corfù (Lettera 16), a cui al momento non si era dato<br />

importanza. Il Pontefice vedeva S. Calocero come un seminario al quale poter<br />

attingere per ogni necessità della Chiesa, anche non in terre di infedeli. Era una<br />

sua cara e antica idea la creazione di un Istituto “generale” per provvedere a<br />

tutti i bisogni della Chiesa. La difficoltà di S. Calocero ad entrare in questa<br />

visione sembrava un atteggiamento di disobbedienza. E di fronte a questo<br />

sospetto le reazioni di superiori ed alunni, oltre che di persone vicine<br />

all’Istituto, erano diverse. Nessuno voleva disobbedire al Papa, che del resto<br />

non faceva chiare richieste, ma l’Istituto era nato per le Missioni Estere e la missione<br />

d’Oceania, voluta e approvata da ambo le parti, ne era una chiara prova.<br />

Bisognava ora cambiare? La questione scoppia nel 1853 ed avrà risvolti anche<br />

oltre. Noi non dobbiamo trattarla qui e rimandiamo a chi ne ha scritto esplicitamente<br />

ed ampiamente (TRAGELLA, I, pp. 125-149; monografia di COGNOLI, Il<br />

drammatico). Ci basta far conoscere pensieri e sentimenti di <strong>Marinoni</strong> da alcune<br />

lettere importanti.<br />

2 La supplica era un atto di sottomissione piena al Papa, che M. ritiene prematura<br />

dato il dissenso “ancor troppo generale” dei missionari. Il “Breve” del<br />

Sommo Pontefice ricordato subito dopo è del 10 luglio 1852; in esso Pio IX<br />

benedice i membri partiti per l’Oceania e si augura il proseguimento<br />

dell’“auspicatissimo principio”.


ma non ho potuto prevalermene, e dovetti persuadere ancora S.<br />

E. R.ma a non far questo passo. Il dissenso di questi Missionari<br />

era troppo generale, né alcuno avrebbe saputo convincerli dell’assoluta<br />

necessità di mettersi alla piena disposizione del S.<br />

Padre, trattandosi di un’offerta spontanea che essi fanno di sé<br />

medesimi alla conversione dei poveri Oceanesi. Or fare una protesta<br />

(la quale, come ben rifletteva V. S. R.ma, per essere sincera<br />

deve invocare una prova) e farla mentre coloro che la devono<br />

eseguire non sono disposti a questa abnegazione, mi parve contrario<br />

alle regole della prudenza e della sincerità. D’altra parte ho<br />

pensato che la protesta già fatta da S. E. R.ma e il Breve interessantissimo<br />

del Sommo Pontefice, come osservò pure Vostra<br />

Signoria R.ma, ci possono assicurare, e che l’E.mo Card. Fransoni,<br />

al quale ho scritto che io aspetto ancora qualche parola di<br />

conforto nella mia afflizione, non mancherà di farlo. Il nostro<br />

Seminario deve certamente col tempo fornire dei missionari che<br />

siano interamente nelle mani della S. Congregazione di Propaganda<br />

per spedirli dovunque, ma ora è riconosciuto in Roma<br />

stessa il bisogno di attenersi ad una sola Missione.<br />

Questo però non toglie che io non senta fortemente la necessità<br />

di raccomandare la cosa a Dio, perché reputo questa tempesta<br />

la maggiore che potesse accadere all’Istituto, sia perché si<br />

tratta di esser certi di avere Iddio con noi, sia perché si tratta della<br />

norma fondamentale che deve seguirsi. Il Sig. Confessore Tacconi<br />

suggerirebbe di scrivere una supplica in cui si esponessero<br />

con molta evidenza i motivi, per cui sarebbe da preferirsi una<br />

particolare Missione alla generalità del ministero: collimerebbe<br />

questo pensiero col sentimento del P. Taglioretti 3, ma... V. S.<br />

R.ma l’ha già ventilato abbastanza. Mi pare perciò più prudente<br />

il rimetterci ai fatti che avverranno senza parlare. Noi siamo nelle<br />

mani dei Superiori, aspettiamo i loro ordini, se comanderanno<br />

3 Taglioretti prende parte attiva alla questione con scritti, colloqui, incontri,<br />

talora in maniera forte e con interpretazioni differenti. <strong>Marinoni</strong> vuol dar tempo<br />

al tempo, far evitare ogni provocazione, pur interrogandosi se si è nel giusto e<br />

mantenendo una piena disponibilità ad obbedire agli ordini dei superiori.<br />

97


anche di portare altrove la Missione, si vada senza la minima resistenza.<br />

Solo asteniamoci dal provocare una decisione o per l’una<br />

o per l’altra parte. Ma siamo noi al presente in una posizione<br />

legittima, siamo sulla retta via? Se qualche colpa vi può essere<br />

stata, si è già cercato di ripararla, e crederei che la bontà di Dio<br />

non vorrà castigare quei Missionari o già in campo o prossimi a<br />

partire, che, non persuasi di disubbidire, ma appoggiati a ragioni<br />

certo non piccole, credono di essere pienamente al sicuro,<br />

dedicandosi ad una Missione che per alcuni di essi è stata uno<br />

dei principali motivi di farsi Missionari.<br />

Perdoni, <strong>Mons</strong>ignore, se io moltiplico le riflessioni nel desiderio<br />

di levarmi una spina dal cuore che tanto mi ha trafitto; nella<br />

ventura settimana non lasci, se può, la preghiamo istantemente<br />

di consolarci a Saronno con la sua presenza e con qualche fervida<br />

esortazione.<br />

Alla prima occasione propizia manderò le ricevute del Sig. De<br />

Luca aspettate assieme con l’avanzo del denaro riscosso. Il Sig.<br />

Ponti non volle alcun rimborso per lettere od altro tenendosi<br />

onorato di averle potuto rendere questo servizio.<br />

Gradisca, <strong>Mons</strong>ignore, il sincero attestato di chi le si dichiara<br />

di cuore e pieno della dovuta venerazione<br />

Milano li 6 Apr. 1853<br />

All’Ill.mo e R.mo <strong>Mons</strong>ignore<br />

<strong>Mons</strong>ignor Angelo Ramazzotti<br />

Vescovo di<br />

Pavia<br />

98<br />

U.mo e D.mo Servo e Figlio<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>


29. A MONS. RAMAZZOTTI<br />

27 aprile 1853<br />

disparità di opinioni sulla questione con Roma<br />

<strong>Mons</strong>ignore Ill.mo e R.mo 1<br />

27 Aprile 53<br />

Ho il piacere di presentarle un tratto della lettera, che or ora<br />

ho ricevuto dall’E.mo Card. Fransoni in risposta ad una mia del<br />

sei corrente, in cui lo pregavo di una parola di conforto per le<br />

gravi parole udite dal S. Padre. Mi pare che non si possano desiderare<br />

più precise spiegazioni della mente del Vicario di Gesù<br />

Cristo, e ne godo per la consolazione che spero ne proverà V. S.<br />

Ill.ma e R.ma, il cui cuore amorevolissimo deve avere non poco<br />

sofferto nei passati giorni. Ben può immaginare quale ne sia il<br />

gaudio di questi alunni, ai quali però non sarà certo infruttuosa<br />

1 In AME 05, pp. 643-646. M. è tutto felice della lettera del card. Fransoni,<br />

datata 23 aprile 1853, e la fa conoscere agli altri, ma che diceva? Il documento<br />

non si trova più in archivio, però ne riporta un buon brano p. Tragella (I, pp.<br />

133-134). “... mi è grato poterla assicurare e tranquillizzare sulle benevoli e<br />

paterne disposizioni del Santo Padre, ed a riguardo del Seminario ed allievi già<br />

spediti in Oceania, e verso ancora la di Lei persona. La Santità Sua, cui umiliai<br />

il contenuto del foglio su tal particolare, mi soggiunse di farLe conoscere che,<br />

sebbene alla spedizione degli allievi all’Oceania avrebbe, come pure le accennò,<br />

divisato conveniente premettere l’invio di essi ad una scabrosa e più vicina missione,<br />

qual sarebbe stata la bisognosa Chiesa di Corfù od altra simile, con tutto<br />

ciò non ha inteso disapprovare la citata spedizione e negare ai missionari<br />

inviati ed allo stabilimento stesso [l’Istituto] le più copiose benedizioni, che di<br />

nuovo loro amorevolmente comparte. Può quindi deporre dal Suo animo il<br />

concepito timore, bramando anzi la Santità Sua che, con tutto il suo zelo, prosegua<br />

a promuovere il progresso di uno stabilimento che Gli è sommamente a<br />

cuore, e dal quale attende i maggiori soccorsi per la propagazione della Cattolica<br />

Religione”.<br />

99


la visita fatta da V. S. Ill.ma e R.ma in Saronno, e le sante istruzioni<br />

dal suo labbro raccolte, come mi hanno assicurato taluni di<br />

essi. Ne ho scritto ancora a D. Carlo Candiani 2 , cui ero intento<br />

a rispondere nell’atto che mi giunse la lettera di Roma: né mi<br />

poteva giungere questa più opportuna, perché il medesimo D.<br />

Carlo mi annunziava essere S. E. R.ma non del tutto soddisfatto<br />

che gli alunni del nostro Seminario non convenissero a pieni voti<br />

nell’idea di un nuovo atto di sommissione al S. Padre, e mi pregava<br />

a dirgli se la cosa era stata comunicata a V. S. R.ma. Io gli<br />

rispondevo che s’era presa in serio esame la causa, e che <strong>Mons</strong>.<br />

Vescovo di Pavia se l’aveva posta così a cuore da venire egli<br />

medesimo a Saronno; che però si stava ancora maturando quale<br />

sarebbe il miglior partito, essendosi ancora sentiti il Sig. D.<br />

Angelo Molteni e i Padri Ravizza e Taglioretti. Senza cancellare<br />

le cose dette, gli ho unito lo squarcio di lettera sopraccennato, e<br />

spero che anche S. E. R.ma si tranquillizzi interamente 3 .<br />

Il Sig. D. Carlo Candiani mi incarica di offrirgli i suoi sinceri<br />

ossequi. Scrive esser giunto in Vienna il Vescovo di Concordia<br />

sostituito all’infermo Patriarca di Venezia nelle trattative del<br />

Concordato; si studia intanto il punto del Matrimonio, c’è da<br />

sperare, c’è da temere, più il primo che il secondo. Si raccomanda<br />

alle orazioni di tutti, ed io con lui rinnovo a V. S. Ill.ma e R.ma<br />

insieme all’attestato di una sincerissima devozione la preghiera<br />

medesima, onde nelle sue sante orazioni e sacrifici abbia presente<br />

Il Suo Aff.mo, ed Obb.mo Figlio<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Milano li 27 Apr. 1853<br />

2 Segretario di mons. Romilli, arcivescovo di Milano<br />

3 Ma le parole del Papa, non prive di qualche richiamo amaro, non soddisfano<br />

tutti e del tutto, come si può capire da quanto dice don Carlo Candiani,<br />

segretario dell’arcivescovo Romilli, e dall’accenno dello stesso M. ad una nuova<br />

considerazione su ciò che sia meglio fare, dopo aver sentito anche i tre oblati<br />

del Collegio di Rho nominati nella lettera. La questione non è ancora risolta.<br />

100


All’amabilissimo Suo Segretario tanti saluti e rispetti da parte<br />

di tutti.<br />

All’Ill.mo e R.mo <strong>Mons</strong>ignore<br />

<strong>Mons</strong>ignor Angelo Ramazzotti<br />

Degnissimo Vescovo di<br />

Pavia<br />

101


102<br />

30. A P. COLIN<br />

15 maggio 1853<br />

M. chiede consigli sulla missione d’Oceania<br />

mirando ad una seconda spedizione<br />

Reverendissimo Padre 1<br />

Voglio ben sperare che la sua salute sia ora perfettamente<br />

ristabilita, e che i suoi amabili figli gioiranno di vedere il loro<br />

Padre ripieno un’altra volta di quel vigore e di quella vivacità per<br />

cui è l’anima di tutta la santa Società di Maria. Vogliamo proprio<br />

condividere la loro gioia, perché noi pure siamo bambini novelli,<br />

che la Provvidenza le ha dato da allevare e dirigere con la sua<br />

bontà e saggezza. Abbiamo ricevuto in questi giorni notizie molto<br />

consolanti dall’Oceania. Quanto siamo debitori ai suoi eccellenti<br />

Missionari di tutto ciò che fanno per i nostri! Ora, è a lei,<br />

mio Padre, che rimettono la decisione per l’avvenire. Riceverò<br />

con piacere tutto ciò che crederà bene di determinare al riguardo,<br />

pregandola di darmi tutti quei consigli e quei lumi che le<br />

sembreranno condurre al bene di quelle povere missioni.<br />

Mi scrivono che sarebbe meglio stabilire i Missionari in parecchie<br />

isole; perché fanno notare che, essendo quei popoli all’infimo<br />

gradino di abbrutimento, non c’è da credere che la conversione<br />

d’un’isola trascini la conversione delle altre, ma pensano<br />

1 In AME 05, pp. 739-740, originale francese. M. trasmette al superiore dei<br />

maristi notizie ricevute dall’Oceania, alcune proposte dei missionari per l’opera<br />

di evangelizzazione e il suggerimento del marista Thomassin circa una nuova<br />

spedizione, su cui <strong>Marinoni</strong> domanda consiglio. Egli ancora non ha dubbi<br />

su un secondo invio e dice di aver già interpellato al riguardo Propaganda. In<br />

verità alle ragioni e rinnovate sollecitazioni di M., Propaganda risponde sempre<br />

che non è opportuno finché non si è sicuri che la missione d’Oceania è ben<br />

avviata e fa intendere pure che occorre prima chiarire del tutto la questione sulla<br />

natura dell’Istituto.


che sarà necessario fare in ogni paese la stessa fatica, gli stessi<br />

esercizi per dissodare il terreno, e che per questo è molto importante<br />

affrettarsi a prendere posti diversi, distribuendo i Missionari<br />

in piccoli gruppi che nel medesimo tempo lavorino per civilizzare<br />

e convertire i popoli.<br />

Il P. Thomassin suggeriva di tentare, se si farà la nuova spedizione<br />

dei Missionari, le isole Massimmes 2 (oppure la Nuova<br />

Georgia, dove c’è molto da sperare per le disposizioni degli abitanti).<br />

Ma aspetto il suo consiglio. Ho scritto alla Congregazione<br />

di Propaganda per interpellarla sull’opportunità d’inviare subito<br />

dei Missionari, che potrebbero ancora arrivare a Sydney in settembre<br />

e partire nella stessa stagione dei Missionari dell’anno<br />

scorso. Si degni pure di dirmi il suo pensiero a questo riguardo.<br />

La prego di gradire l’assicurazione del profondo rispetto con<br />

cui ho l’onore di essere, mio Padre Reverendissimo,<br />

Milano il 15 maggio 1853<br />

Suo umilissimo e obedientissimo<br />

Servitore<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Superiore del Seminario delle M. E.<br />

2 Corrisponde all’area culturale denominata in inglese Massim, che abbraccia<br />

l’arcipelago situato ad est della Papua Nuova Guinea comprendente anche<br />

le isole di Woodlark e Rook. Il nome trae origine dall’isola Misima, diventata<br />

famosa ai primi dell’Ottocento per la scoperta di molti filoni auriferi.<br />

103


104<br />

31. A MONS. RAMAZZOTTI<br />

21 maggio 1853<br />

lo prega di dire una buona parola<br />

agli alunni disorientati per la questione con Roma<br />

<strong>Mons</strong>ignore Ill.mo e R.mo 1<br />

La fermezza, con cui la Signoria Vostra Ill.ma e R.ma persevera<br />

nel ritenere come irregolare la posizione dei nostri Missionari<br />

in faccia a Roma, anche dopo le ultime dichiarazioni del S.<br />

Padre comunicatemi per mezzo dell’E.mo Card. Fransoni, commuove<br />

vivamente me e tutti questi alunni. Nessuno vuol partire<br />

per le Missioni se non con le benedizioni sincere e spontanee dei<br />

Superiori e con i ben fondati presagi dell’assistenza celeste. Ho<br />

perciò creduto opportuno raccogliere distintamente i loro sentimenti<br />

per trasmetterli e sottoporli alla saviezza di V. S. R.ma,<br />

1 In AME 05, pp. 741-742. Fin dalle prime parole questa lettera rivela che<br />

si è giunti a un punto cruciale. Il fondatore Ramazzotti non mette in dubbio la<br />

legittimità dell’Istituto e della prima missione, ma vede negli alunni e in <strong>Marinoni</strong><br />

stesso una certa resistenza all’idea di cambiare la fisionomia del seminario<br />

assecondando il Papa, mentre M. pensa che alcune espressioni del S. Padre<br />

al riguardo restano vaghe e isolate e non significano una precisa volontà, tanto<br />

più che Pio IX conosce bene la natura e lo scopo dell’istituzione lombarda<br />

(TRAGELLA, I, p. 135). Certo, tutti e due vogliono ubbidire al Pontefice, e così<br />

gli alunni con qualche distinguo nella valutazione del problema, avendo presente<br />

pure la specifica vocazione che li ha portati a S. Calocero. Quanto poi<br />

stessero a cuore ad ambedue queste vocazioni, lo si può dedurre dal caso del<br />

coscritto Ceriani riferito dopo; questi potrebbe evitare il servizio militare se si<br />

trovasse il denaro necessario per pagare chi lo sostituisca, ciò che la legge<br />

ammetteva. Così per Ripamonti. I due potrebbero ricavare i soldi per il sostituto<br />

lavorando nell’orfanotrofio: ma che ne direbbero i parenti dei giovani? Ad<br />

ogni modo, <strong>Marinoni</strong> è in pena e si affida a <strong>Mons</strong>ignore supplicandolo di rompere<br />

il suo silenzio.


ond’Ella, conosciuto appieno lo stato degli animi, si degni nella<br />

sua alta prudenza e bontà indicare il miglior mezzo per cavarli<br />

da così penose incertezze e assicurarli del divino favore. Non li<br />

abbandoni, <strong>Mons</strong>ignore, in tanto bisogno, e riguardi con occhio<br />

benigno l’arduo sacrificio che dietro l’impulso lor dato da Vostra<br />

Sig.a R.ma stanno per compiere per la maggior gloria di Dio e<br />

per la salvezza dei più abbandonati tra i loro fratelli. Io ho già<br />

partecipato a Roma le ultime notizie dell’Oceania ed ho interpellato<br />

la S. Congregazione di Propaganda sull’opportunità di<br />

una prossima spedizione. Importa assaissimo di giungere in tempo<br />

ad ottenere più ampie e tranquillizzanti dichiarazioni.<br />

Quanto al Coscritto Ceriani, ho creduto bene di fargli contrarre<br />

un mutuo di 1700 Lire Austriache che unite ai soccorsi di<br />

pii benefattori salderanno l’importo di un supplente. Egli si metterà<br />

al servizio graziosamente offertogli da V. S. Ill.ma, e spero<br />

che presto compenserà il suo debito. Il Sig. Ripamonti non crede<br />

opportuno di approfittare dell’opera dei giovani dell’Oratorio,<br />

che non si potrebbe prestare senza malcontento dei congiunti.<br />

Io vorrei pregare V. S. R.ma di fare un attestato di raccomandazione<br />

al detto giovane da potersi unire alla supplica da<br />

presentarsi al Generale Commando Militare di Verona. Anzi se<br />

V. S. R.ma volesse scrivere pure a me una lettera commendatizia,<br />

in cui mi esprimesse quanto caro gli sarebbe che io trovassi<br />

modo di esimere dal servizio il detto Coscritto per il bene che<br />

può fare, per la rara pietà che lo distingue etc., e come Ella gli<br />

offre perciò mezzo di poter lavorare, sorvegliare gli orfanelli etc.<br />

finché abbia compensato il suo debito, questa mi riuscirebbe utilissima<br />

con qualche persona. Quest’inverno il taglio dei boschi,<br />

se V. S. R.ma lo crederà, sarà pure una bella via di guadagno e<br />

credo che allora non vi sarà difficoltà anche da parte dei giovani<br />

dell’Oratorio.<br />

Io aspettavo in questi giorni qualche risposta ad una mia, perché<br />

quantunque il buon P. Taglioretti si sia adoperato e non senza<br />

frutto per calmarmi nelle mie angustie, il silenzio di <strong>Mons</strong>ignore<br />

mi pesa assai. Io rimetto pertanto la causa mia e di tutto<br />

l’Istituto nelle mani di Lei e attendo con fiducia le sue disposizioni.<br />

Invochi la prego sopra questa piccola comunità da Lei stes-<br />

105


so adunata le grazie dello Spirito Santo, ma specialmente su chi<br />

ne prova più di tutti la necessità, sul<br />

Milano li 21 Maggio 1853<br />

106<br />

Suo Obb.mo ed Aff.mo Figlio<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>


32. A MONS. RAMAZZOTTI<br />

23 maggio 1853<br />

i vescovi istitutori hanno il diritto<br />

di far dell’Istituto ciò che credono più opportuno<br />

<strong>Mons</strong>ignore Ill.mo e R.mo! 1<br />

Se nell’ultima mia non ho fatto cenno di D. Francesco Pozzi,<br />

è a causa della sua assenza. Lo scritto, a cui allude il Robbioni<br />

era fatto in nome di tre alunni cioè il medesimo Robbioni, il Pozzi,<br />

il De Conti. Non l’ho alla mano al presente. Mi prendo la<br />

libertà di includerle questa lettera di D. Alessandro, solo per presentarle<br />

meglio lo stato degli animi, come ancora le unisco la lettera<br />

del P. Taglioretti a cui allude il Sig. Ripamonti. Sul giovane<br />

di cui parla qui D. Alessandro, il Ceriani le dirà qualche cosa, e<br />

io appurerò meglio i fatti per mezzo di D. Alessandro medesimo.<br />

Non sarebbe possibile, <strong>Mons</strong>ignore, che Ella anticipasse al<br />

Ceriani 2 una parte almeno della somma, perché non trovo al<br />

momento chi me la presti, e sarei costretto a ricorrere alla nostra<br />

Cassa di cui le ho già esposto il genuino stato? Se Ella mi desse<br />

almeno un 500 Lire Austriache, altre cinque o seicento saranno<br />

trovate in elemosine, e altre mille lire si prenderanno in mutuo.<br />

Le unisco queste lettere, che spero le torneranno care. Io le<br />

confesso con sincerità, non faccio che pregare la bontà di Dio ad<br />

aver pietà delle nostre tribulazioni. Il Sig. Tacconi anch’egli sti-<br />

1 In AME 05, pp. 743-744. M., che nella precedente lettera ha riferito<br />

“distintamente”a Ramazzotti i pensieri degli alunni sulla questione tra l’Istituto<br />

e Roma, fa alcune precisazioni in merito, e trasmette per ulteriore conoscenza<br />

le lettere di Alessandro Ripamonti, economo di S. Calocero, e di Taglioretti,<br />

nonché, più avanti, il parere del direttore spirituale del seminario diocesano di<br />

Milano, Tacconi. Tutti aspettano un intervento del Fondatore e dei vescovi istitutori.<br />

E ancora una volta <strong>Marinoni</strong> spiega quale sia il timore vero degli alunni.<br />

Lo scritto richiede un’attenta lettura per evitare fraintendimenti.<br />

2 Vedere Lettera precedente.<br />

107


ma necessaria, indispensabile una parola di assicurazione agli<br />

alunni. Nel caso che V. S. R.ma voglia trattare le cose con Roma,<br />

mi pare che senza ricorrere ad una protesta degli alunni per non<br />

introdurre tra di essi divisione, sia in tutto diritto dei Vescovi<br />

Istitutori di far dell’Istituto ciò che stimano più opportuno solo<br />

prevenendo poi gli alunni di quanto verrà determinato, onde ciascuno<br />

in seguito o vi si conformi, oppure conosca di non essere<br />

chiamato a farvi parte. Questo è riconosciuto da tutti, anche da<br />

quelli che sono i più contrari. L’unico loro timore è per la loro<br />

sorte individuale; ma per l’Istituto, benché credano un gran danno<br />

il farlo, confessano che questa decisione non appartiene ad<br />

essi, che è in pieno potere dei Vescovi i quali lo hanno creato e<br />

lo reggono, di dargli quella forma, che sembra loro più conveniente.<br />

Le accludo ancora il progetto, che si era fatto col P.<br />

Taglioretti prima che venissero le dichiarazioni di Roma, onde<br />

meglio si veda la delicatezza, con cui andrebbe trattato questo<br />

punto. Certo che importa assai non solo per adesso, ma per sempre,<br />

di determinare la linea di condotta, ovviare i turbamenti di<br />

spirito, essere in pieno accordo con Roma.<br />

Gradisca l’attestato del mio profondo rispetto e mi creda qual<br />

mi protesto nel chiedergli con affetto la sua pastorale benedizione<br />

Di V. S. Ill.ma e R.ma<br />

Milano li 23 Maggio 1853<br />

108<br />

U.mo e D.mo Servo e Figlio<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>


<strong>Mons</strong>ignore Ill.mo e R.mo 1<br />

33. A MONS. RAMAZZOTTI<br />

25 maggio 1853<br />

la questione con Roma esige ormai<br />

una sollecita risoluzione<br />

Essendo da una parte troppo penosa la presente situazione<br />

degli alunni, specialmente di quelli che sono più prossimi alla<br />

partenza, e non apparendo dall’altra alcun dubbio sulle intenzioni<br />

di S. E. R.ma <strong>Mons</strong>. Arcivescovo di Milano pienamente<br />

conformi a quelle di V. S. R.ma, tutti questi Missionari, nell’atto<br />

di ringraziarla per la bontà con cui Ella si offre pronto a far tutto<br />

in favor loro e dell’Istituto, la pregherebbero a non metter<br />

ritardo alcuno per ottenere la più sollecita risoluzione delle presenti<br />

incertezze; tanto più che l’arrivo di S. E. R.ma sarà differito<br />

fin verso la metà del mese venturo e forse ancor più. Si raccomanderebbero<br />

pertanto che per via di lettera umiliata a S. Beatitudine<br />

da S. E. R.ma e da V. S. la cosa fosse nel più breve termine<br />

definita a tranquillità delle coscienze ed assicurazione delle<br />

celesti benedizioni.<br />

Quanto all’altro punto relativo al sottoscritto, mentre la ringrazio<br />

dei conforti che mi porge specialmente coll’assicurarmi<br />

della divina vocazione, la prego però a farne argomento di mature<br />

considerazioni e fervorose preghiere, perché io possa corrispondere<br />

agli obblighi assunti, e l’Istituto non abbia a risentire<br />

1 In AME 05, p. 747. M. sollecita l’intervento di mons. Ramazzotti e, per<br />

affrettare i tempi, suggerisce l’invio al Santo Padre di una lettera a firma dell’arcivescovo<br />

di Milano e sua. Il punto relativo al <strong>Marinoni</strong> stesso, di cui parla<br />

nel secondo paragafro, sta nel fatto che M., senza voler dare le dimissioni, aveva<br />

messo “la sua persona e il seminario a piena disposizione del Fondatore”<br />

(TRAGELLA, I, p. 135): un atteggiamento che mantiene anche dopo la risposta<br />

rassicurante di Ramazzotti.<br />

109


nocumento dalla mancanza di quei provvedimenti che anche<br />

senza mutare la persona potrebbero essere trovati necessari al<br />

retto procedere delle cose.<br />

Le invio le 20 copie da V. S. R.ma desiderate domandandole<br />

perdono di non avergliene mandate di più da me stesso, perché<br />

mi trovo veramente agli ultimi avanzi, tanta è stata la ricerca.<br />

Riguardo al Ceriani 2 bramerei che il Sig. De Luca facesse un<br />

calcolo approssimativo di ciò che egli potrà guadagnare all’anno<br />

col favore di V. S. R.ma, onde regolarmi nel tempo che deve<br />

durare il mutuo.<br />

Col cuore di un figlio verso un Padre amoroso le chiedo umilmente<br />

la sua Santa benedizione pregandola a perdonarmi mille<br />

spropositi e a ritenermi qual mi protesto<br />

Milano li 25 Maggio 1853<br />

110<br />

2 Per questo caso si vedano le due Lettere precedenti.<br />

U.mo e D.mo Servitore<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>


34. A MONS. RAMAZZOTTI<br />

giugno 1853<br />

Taglioretti sta preparando un’esposizione<br />

della questione da discutere in un incontro<br />

<strong>Mons</strong>ignore Ill.mo e R.mo 1<br />

Inerendo alle parole da lei ripetute che è piuttosto un dovere<br />

che un diritto degli inferiori presentare ai Superiori tutto quello<br />

che essi credono possa servire di illustrazione sopra un punto di<br />

cui si aspetta ossequiosamente la decisione, il P. Taglioretti pregato<br />

da noi starebbe preparando una semplice ma completa<br />

esposizione di quanto riguarda la questione ora pendente con<br />

Roma; terminata la quale esposizione, se V. S. Ill.ma e R.ma lo<br />

credesse opportuno, verremmo io e il medesimo P. Taglioretti a<br />

Pavia in quel giorno che a Lei sembrerà più conveniente per trattarne<br />

di proposito, e finire questo stato di sospensione penosa. La<br />

pregherei perciò a volerci indicare se approva il pensiero di questa<br />

nostra gita, e in qual giorno potremmo trovare meno occupata<br />

la Signoria V. R.ma, o almeno in qual parte del giorno medesimo<br />

ci potrebbe ascoltare con più grazia.<br />

Il Missionario D. Francesco Pozzi dietro mio invito le scrive<br />

questa lettera, che le accludo. Troverà pure acclusa una lettera<br />

del P. Colin.<br />

1 In AME 05, p. 751. Taglioretti aveva già tenuto a S. Calocero, il 18 maggio,<br />

una riunione degli alunni, che si era conclusa con la risoluzione di aderire<br />

al pensiero di mons. Ramazzotti. Ora, su richiesta di <strong>Marinoni</strong>, prepara una<br />

relazione completa sulla questione con Roma, in vista di presentarla al vescovo<br />

assieme a M. stesso. Si noti, in fondo alla lettera, l’informazione sulla disponibilità<br />

di Limana e Barbero.<br />

111


Perdoni i tanti disturbi che le vado rinnovando, e benedica da<br />

Padre chi le si protesta con profonda venerazione<br />

U.mo e D.mo Figlio<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

I novizi D. Luigi Limana e D. Domenico Barbero sono disposti<br />

ad andare dovunque in Missione a beneplacito dei Superiori.<br />

112


35. SINTESI DI MARINONI<br />

giugno 1853<br />

punti emersi nella riunione del 2 giugno a Rho<br />

Articoli risultati dalle Conferenze del giorno 2 Giugno 1853 1<br />

1° La piena dipendenza che il Seminario delle Estere Missioni<br />

deve avere per mezzo dei Vescovi suoi Istitutori dal<br />

Sommo Pontefice viene dichiarata a pag. 14 della Proposta:<br />

Ordinamento e dipendenze esterne dell’Istituto.<br />

N. 1. “L’Istituto dipende in primo luogo e di sua natura<br />

deve essere interamente ed assolutamente subordinato al<br />

Sommo Pontefice ed alla S. Congregazione di Propaganda;<br />

di là ha ricevuto e riceverà le facoltà opportune, di là<br />

aspetta l’ultima e definitiva sanzione di un regolamento, di<br />

là la designazione di una particolare missione, e la patente<br />

per ciascuno dei Missionari”.<br />

1 In AME 03, p. 401. Il 2 giugno 1853, presso il Collegio degli oblati di Rho,<br />

si tiene una riunione decisiva sulla questione con Roma, con la partecipazione<br />

di mons. Ramazzotti, <strong>Marinoni</strong>, Bolis e i tre padri di Rho, Fornaroli, Ravizza e<br />

Taglioretti. Si esaminano carte e documenti riguardanti la nascita e il cammino<br />

dell’Istituto e si raggiungono alcune conclusioni, di cui M. dà qui una sua sintesi.<br />

Una lettura attenta convince che i punti elencati costituiscono una base<br />

chiara e solida per pervenire alla soluzione della questione. L’Istituto ha identità<br />

e finalità proprie, ma resta aperto al volere del Sommo Pontefice, che spetta<br />

ai vescovi istitutori verificare e manifestare; eventuali mutamenti devono<br />

tener conto degli alunni entrati con diverse convinzioni. Curioso osservare che<br />

una comunicazione sui risultati della riunione fatta da Ramazzotti all’arcivescovo<br />

Romilli (TRAGELLA, I, pp. 138-139) sia un po’ diversa e metta di più l’accento<br />

sulla conferma di Roma della natura dell’Istituto e della scelta della missione<br />

dell’Oceania. Ad ogni modo, tutti ora intendono affrettare i passi necessari per<br />

arrivare ad una definitiva autorevole soluzione.<br />

113


114<br />

N. 2. “Ma tutte queste relazioni col Sommo Pontefice e<br />

con la S. Congregazione di Propaganda la nostra Casa delle<br />

Missioni le manterrà, come finora ha fatto, per mezzo<br />

dell’Arcivescovo di Milano e dei suoi Suffraganei da lui<br />

rappresentati”.<br />

2° Il detto Seminario (come risulta dalla Proposta subordinata<br />

però sempre alla sovrana sanzione del Sommo Pontefice)<br />

si propone per suo principale ufficio non solo di provare<br />

la vocazione degli alunni, e coltivarne le disposizioni,<br />

ma anche di prestar loro perpetua assistenza coll’ottener<br />

loro la designazione di una o più speciali missioni, in cui<br />

godano i vantaggi dell’unione tra di essi e con la Casa<br />

Madre.<br />

3° Le ultime parole del S. Padre hanno sollevato un dubbio<br />

su questo ultimo punto, dubbio che toccando un punto<br />

cardinale (sempre però a norma e con le limitazioni della<br />

suddetta Proposta) dell’Istituto non può essere risolto se<br />

non da parte dei R.mi Vescovi Istitutori, ai quali spetta l’esplorare<br />

e manifestare agli alunni la mente e il volere del<br />

Sommo Pontefice.<br />

4° Le conseguenze di questa interpellazione, potendo importare<br />

una notevole mutazione nelle norme finora seguite, si<br />

dovranno usare con tutti i riguardi a quegli alunni che fossero<br />

entrati con diverse convinzioni.<br />

5° L’ossequiosa interpellazione della volontà del Sommo Pontefice,<br />

essendo di tanta importanza per l’Istituto, sarebbe<br />

da desiderare che fosse fatta non per lettera ma a voce da<br />

persona con autorità, con cognizione, con affetto per l’Istituto.<br />

6° Gli alunni sia per la pace delle loro coscienze, sia per il<br />

bene dell’istituto dovrebbero pregare istantemente l’Ill.mo<br />

e R.mo <strong>Mons</strong>. Ramazzotti Vescovo di Pavia di promuove-


e prima presso S. E. R.ma <strong>Mons</strong>. Arcivescovo di Milano,<br />

e gli altri R.mi Vescovi Comprovinciali, poi presso il Sommo<br />

Pontefice, la risoluzione di questo dubbio.<br />

7° Il R.mo Prelato per quell’amore che porta all’Istituto<br />

sarebbe pronto a recarsi quanto prima a Roma non senza<br />

suo notevole incomodo, onde por termine a queste penose<br />

incertezze, tranquillizzare i cuori e assicurare le celesti<br />

benedizioni su tutta la Casa e le sue intraprese.<br />

115


116<br />

36. A MONS. RAMAZZOTTI<br />

6 giugno 1853<br />

M. trasmette una lettera di Propaganda<br />

che dice di attendere per un altro invio<br />

<strong>Mons</strong>ignore Ill.mo e R.mo 1<br />

Arrivo in questo momento a casa e trovo la lettera dell’Em.<br />

Card. Fransoni, di cui eccole copia.<br />

“M. R.do Signore. La sua dell’11 decorso Maggio e l’acclusa<br />

del buon P. Reina mi furono graditissime, recandomi consolanti<br />

notizie dell’arrivo in Rook dell’encomiato Prefetto e suoi collaboratori,<br />

nonchè le disposizioni che d’accordo e coll’assistenza di<br />

quei PP. Maristi andavano a prendere per il primo impianto della<br />

Missione. Avendo, non è molto, dato altro riscontro al ricordato<br />

Prefetto, mi favorirà Ella assicurarlo in mio nome del ricevimento<br />

e gradimento della suddetta sua lettera, partecipandogli<br />

in pari tempo la fiducia che nutro nel Signore di avere ben presto<br />

ulteriori notizie della loro sistemazione positiva nei divisati<br />

luoghi centrali stabiliti, e che sono già in grado d’incominciare<br />

da per sé le operazioni, onde possa esser tranquillo sul felice esito<br />

della seconda spedizione, della quale potrà trattarsi al giungere<br />

di questi rassicuranti ragguagli. Intanto rilevo con piacere che<br />

il Seminario abbia fatto acquisto di altri degni e ben zelanti<br />

Sacerdoti, a qualcuno dei quali prudentemente e per età e per<br />

1 In AME 05, p. 753. M. invia copia d’una lettera ricevuta da Propaganda,<br />

aggiungendo di non voler fare commenti, ma certo gli deve pesare che si debbano<br />

attendere ulteriori notizie dall’Oceania per fare una seconda spedizione,<br />

come Propaganda ha già detto altre volte (cfr. Lettera 30). Quanto al giovane di<br />

cui parla senza nominarlo, si veda la lettera seguente. Salvioni (1824-1859) è<br />

segretario di mons. Ramazzotti (COLOMBO, Un Pastore ... Lettere, cfr. indice dei<br />

nomi).


saggezza Ella propone di affidare a suo tempo la direzione del<br />

citato secondo drappello.<br />

Debbo infine renderle affettuose grazie per l’interesse che<br />

prese nell’udire la mia infermità, da cui piacque al Signore liberarmi,<br />

ed attendendo i successivi già sopra ricordati rapporti della<br />

diletta missione prego il Signore che le conceda ogni bene.<br />

Roma dalla Propaganda li 2 Giugno 1853<br />

Al piacere di V. S.<br />

G. F. Card. Fransoni Prefetto<br />

Alessandro Barnabò Segretario”<br />

Ho domandato del giovane di cui le preme aver notizie, so<br />

che abita ai Tre Re, ma nessuno dei Missionari lo ha conosciuto<br />

se non nell’atto che venne qui per parlar con V. S. Ill.ma e R.ma.<br />

Io andrò dal Prevosto di S. Satiro a domandare con tutta cautela<br />

le richieste informazioni.<br />

Non aggiungo commenti alla lettera dell’Em. Card. Fransoni<br />

per non perder tempo e inviarle subito questa mia con i più affettuosi<br />

ossequi e ringraziamenti, pregandola di riverirmi il carissimo<br />

Salvioni e l’ottimo Sig. De Luca<br />

Milano il 6 Giugno 1853<br />

Di V. S. Ill.ma e R.ma<br />

U.mo e D.mo Figlio<br />

P.te G. <strong>Marinoni</strong><br />

117


118<br />

37. A MONS. RAMAZZOTTI<br />

9 giugno 1853<br />

manda una dichiarazione di fedeltà<br />

e disponibilità al Papa firmata dagli alunni<br />

<strong>Mons</strong>ignore Ill.mo e R.mo 1<br />

Ho creduto bene di stendere io stesso la dichiarazione, che V.<br />

S. R.ma desiderava dagli aspiranti alle Missioni, la lessi loro, la<br />

gradirono e tutti concordemente la sottoscrissero. La troverà qui<br />

unita assieme alla lettera di D. Francesco Pozzi, che supplirà con<br />

questa alla sua assenza.<br />

La lettera dell’E.mo Card. Fransoni e specialmente le parole<br />

relative alla seconda spedizione "della quale potrà trattarsi"<br />

parole sovraposte ad altre cancellate “la quale avrà luogo”, danno<br />

a temere un ben lungo ritardo o fanno supporre nella S. Congregazione<br />

l’intenzione di prevalersi dei Missionari già pronti per<br />

altre Missioni. Nell’uno e nell’altro caso ci sembra importante<br />

l’uscire dalle incertezze per poter avere una norma nel modo di<br />

comportarsi con i numerosi aspiranti che già domandano l’ammissione,<br />

nel modo pure di accettare e preparare i Catechisti, nel<br />

rispondere alle continue domande del quando avrà luogo la spedizione,<br />

domande che non appagate fanno sospettare molto,<br />

appagate pure suscitano il desiderio di penetrare le ragioni del<br />

ritardo.<br />

Il Prevosto di S. Satiro mi ha promesso pronte e coscienziose<br />

informazioni sul giovane De Giorgi abitante in Via dei Tre Alber-<br />

1 In AME 05, p. 755. La dichiarazione composta da M., firmata dagli alunni<br />

e inviata a Ramazzotti è un primo necessario passo; in forma definitiva sarà<br />

consegnata al Papa in settembre (Lettera 44). Francesco Pozzi (1828-1905) sarà<br />

missionario in India (Hyderabad, 1855), poi Prefetto Apostolico del Bengala<br />

Centrale (1879) e primo vescovo di Krishnagar (1887). Per Ceriani si veda la<br />

Lettera 31 e seguenti. Non sfugga la frase finale sulla preghiera.


ghi N. 4091 3° piano verso strada, impiegato nel Negozio Binda.<br />

Appena le avrò ottenute mi darò premura di trasmettergliele.<br />

Troverà qui la lettera e le osservazioni del P. Taglioretti. Vorrei<br />

pregarla a mandarmi per mezzo di D. Federico Salvioni copia<br />

della lettera da lei preparata per l’Arcivescovo. Servirà moltissimo<br />

a conciliarle tutti i cuori e a dissipare ogni vago timore. Se<br />

mai Ella desiderasse che la dichiarazione degli alunni fosse fatta<br />

in modo da esser presentata a S. E. R.ma <strong>Mons</strong>. Arcivescovo e<br />

agli altri Vescovi con termini più generali, non ha che a significarmelo,<br />

ma mi pare che questo, ove non le apparisca necessario,<br />

sia meglio risparmiarlo per non rifriggere un argomento già<br />

tanto discusso.<br />

Spero nuovi soccorsi per il buon Ceriani ...<br />

In questo momento giunge D. Francesco Pozzi, onde anch’egli<br />

si firma con gli altri: tuttavia le unisco ancora la lettera, perché<br />

esprime meglio il sentimento di quelli, che senza mancare<br />

per nulla all’obbedienza, conoscono di fare un gran sacrificio.<br />

Ogni giorno vado sempre più accorgendomi del bisogno di<br />

fare orazione e farla fare per me e per tutti questi carissimi<br />

figliuoli, che le si raccomandano insieme al<br />

Milano li 9 Giugno 1853<br />

Suo U.mo e D.mo Figlio<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

119


120<br />

38. A MONS. RAMAZZOTTI<br />

13 giugno 1853<br />

parla delle reazioni positive alla supplica<br />

<strong>Mons</strong>ignore Ill.mo e R.mo 1<br />

Scrissi al Sig. Ripamonti in proposito dell’affitto di Saronno:<br />

ecco quant’egli presenterebbe a Vostra Eccellenza Ill.ma e R.ma,<br />

come progetto del detto affitto. Pare che siano prevedute ed eliminate<br />

le più gravi difficoltà, che si offrivano per parte degli orfanelli,<br />

della conservazione degli arnesi etc.<br />

Riguardo alla supplica che io le ho mandata sottoscritta dai<br />

nostri Missionari, il P. Taglioretti l’ha molto approvata; il Sig.<br />

Ripamonti mi scrive: “Approvo interamente la supplica per<br />

<strong>Mons</strong>ignore, siamo in buone mani, io che lo conosco posso assicurare<br />

che non vuole esser legato nelle cose, ma che poi fa molto<br />

di più di quello che sembra promettere”. Il Sig. Tacconi mi ha<br />

scritto l’accluso biglietto. Le unisco pure il giudizio dell’ottimo<br />

Direttore spirituale del Seminario di Lodi D. Domenico Gelmini,<br />

al quale fu comunicata la cosa a mia insaputa, e che mi scrive<br />

come se io stesso gli avessi domandato il suo sentimento. Ieri<br />

1 In AME 05, p. 759. M. gode di poter dire che la dichiarazione o supplica,<br />

di cui alla lettera precedente, raccoglie consensi autorevoli; che Bertinelli, canonico<br />

e vicerettore della Sapienza di Roma, trasmette buone impressioni da parte<br />

del card. Fransoni sui missionari dell’Oceania; ma è spiacente che non si possa<br />

riscuotere, per ostacoli dell’autorità governative, il legato della Dama della<br />

Guastalla Nortburga Meda, nonostante che si siano adempiute tutte le condizioni<br />

stabilite dalla legge, e pensa di parlarne all’arcivescovo di Vienna di passaggio<br />

e sentire il parere di d. Luigi Speroni (1804-1855), fondatore del Buon<br />

Pastore a Milano (Dizionario, VI, pp. 3514-3515). Tuttavia, il grand’affare del<br />

momento resta sempre la composizione della vertenza con Roma, circa la quale<br />

M. riferisce pure il pensiero di Tacconi, il direttore spirituale del seminario arcivescovile.


il Sig. D. <strong>Giuseppe</strong> Prada mi lesse un tratto di lettera direttagli<br />

dal Sig. Canonico Bertinelli in data 7 Giugno corrente ed è il<br />

seguente: “Vi prego di salutarmi tanto il Sig. D. G. <strong>Marinoni</strong>, e<br />

dirgli che il Cardinale (Fransoni) prima delle lettere, che furono<br />

stampate, dei suoi Missionari, aveva già ricevuto assai buone<br />

notizie, e che si spera che i Milanesi raccoglieranno copiosi frutti<br />

da quella che fu finora ingrata Missione. Il Cardinale ne ha tutto<br />

l’impegno ed ascolta con molta consolazione le belle lettere<br />

degli Apostoli Milanesi”. Il Canonico Bertinelli frequenta la conversazione<br />

dell’E.mo Fransoni assaissimo, e suole leggergli egli<br />

stesso le lettere delle diverse Missioni.<br />

Quanto al legato di Dama Nortburga Meda, mi spiace della<br />

risposta poco, ossia per nulla soddisfacente. Non saprei se tornerebbe<br />

conto approffittare della presenza di S. E. R.ma <strong>Mons</strong>.<br />

Arcivescovo di Vienna e presentare quanto sia cosa sconveniente<br />

che, dopo aver pagate le tasse come legatari (le ha pagate<br />

Dama Giulia Porta per noi), non si abbia modo di ottenere il<br />

legato. Chi prende, ha obbligo ancora di proteggere la proprietà<br />

donde prende. Sentirò ancora il parere di D. Luigi Speroni appena<br />

ritornerà a Milano.<br />

La prego di voler partecipare i nostri ossequi al Sig. Segretario<br />

e al Sig. De Luca, a cui devo dire che il Sig. Baj non si è ancora<br />

presentato (vuol venire egli stesso da me), onde non posso<br />

ancora mandargli la ricevuta degli interessi scaduti.<br />

Implori e diffonda la Benedizione del Cielo su tutti questi<br />

suoi devotissimi figli e specialmente sull’ultimo di essi<br />

Milano, il 13 Giugno 1853.<br />

L’Aff.mo ed Obb.mo<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

P. S. Per non accrescere il volume, trascrivo il biglietto del Sig.<br />

Tacconi a me diretto.<br />

Carissimo. L’acclusa supplica raccoglie e compendia i veri<br />

voti espressi sempre dai buoni Missionari. Io spero che questa<br />

121


varrà la pace e la fiduciosa aspettativa dell’esito di tante trattative.<br />

Mi consolo e sento, come non dubito sentiranno tutti, che<br />

non resta se non il bisogno di unanime orazione e la disposizione<br />

generosa al Fiat voluntas tua. Addio di cuore.<br />

122<br />

Tuo Aff.mo Tacconi<br />

Dal Seminario 10 Giugno 1853


39. A D. CARLO CANDIANI<br />

giugno 1853(?)<br />

si rammarica perché gli sembra<br />

che manchi ancora un’intesa completa<br />

Carissimo e Rev.mo mio D. Carlo 1<br />

Nell’atto in cui mi metto a rispondere alla gentilissima tua del<br />

16 corrente mi sopraggiunge l’altra del 18, che mi mortifica, a dir<br />

il vero, un poco per una colpa non mia (l’inciso della lettera a te<br />

relativo essendo seguito da molti saluti a varie ragguardevoli persone,<br />

alle quali pur conveniva comunicarli, è stato levato da chi<br />

credette, e pur v’era una ragione grande d’eccezione, di ometterli<br />

tutti e non suscitare la gelosia di alcuno), e mi lascia ancora in<br />

cuore una spina ben acuta, un resto di sinistra impressione nell’animo<br />

di S. E. R.ma, come v’è parimenti in quello del R.mo<br />

<strong>Mons</strong>. Ramazzotti. Io prego Dio, e faccio pregar da tutti perché<br />

si degni consolarci con una piena abnegazione da parte degli<br />

alunni ed una piena approvazione da parte dei Superiori.<br />

Il Signore per quella sua bontà senza limiti avrà, io spero,<br />

pietà di noi, ascolterà il nostro gemito, e ci assicurerà della sua<br />

1 In AME 05, p. 763. Questa lettera al segretario di mons. Romilli, che non<br />

porta data, è stata collocata qui seguendo l’ordine di disposizione dei documenti<br />

nel volume relativo dell’archivio, ma dal contenuto dovrebbe forse venir<br />

prima della riunione del 2 giugno di cui al n. 35. M. è amareggiato dalle posizioni<br />

negative dell’arcivescovo Romilli e di mons. Ramazzotti anche dopo le lettere<br />

di Propaganda che prendono atto delle buone notizie giunte dall’Oceania<br />

(v. Lettere 36 e 38), benché non autorizzino una seconda spedizione, e dopo le<br />

espressioni di Pio IX sull’Istituto e la sua prima missione (Lettera 29, nota 1).<br />

Sembra che si torni al clima dell’aprile precedente (Lettere 28 e 29), mentre<br />

dopo l’incontro del 2 giugno si va delineando una via di soluzione soddisfacente<br />

per tutti. Ad ogni modo viene in evidenza ancora una volta la complessità e<br />

spinosità della questione, con la conseguente difficoltà di conciliare i diversi<br />

punti di vista.<br />

123


paterna assistenza. Qui me misit mecum est [Colui che mi ha<br />

mandato è con me], possano dire tutti i Missionari, et non relinquet<br />

me solum, quia ego quæ placita sunt ei facio semper [e non<br />

mi ha lasciato solo, poiché io faccio sempre le cose che gli sono<br />

gradite, Gv 8,39].<br />

Quanto a me in particolare avrei creduto che le ultime dichiarazioni<br />

di Roma potessero bastare, ma vedendo S. E. R.ma e<br />

<strong>Mons</strong>. Ramazzotti non appieno persuasi, e d’altra parte riconoscendo<br />

che qualcuno ancora degli alunni non crede di fare una<br />

intera offerta di sé al Vicario di G. C. per qualsiasi Missione<br />

parendogli che ciò cambi l’indole dell’Istituto e che le attitudini<br />

richieste in un Missionario per l’Oceania non bastano ad esporre<br />

un soggetto all’eventualità di qualunque missione, non so che<br />

dire: vorrei poter indurre ad un olocausto perfetto, ma trovando<br />

una resistenza di ragioni e di autorità rispettabili, né potendo<br />

provare un obbligo deciso ed evidente, me ne trattengo.<br />

124


40. A MONS. RAMAZZOTTI<br />

22 giugno 1853<br />

gli alunni apprezzano molto le lettere<br />

dei vescovi istitutori<br />

<strong>Mons</strong>ignore Ill.mo e R.mo! 1<br />

Nel renderle coi dovuti ringraziamenti queste bellissime lettere<br />

dei R.mi Vescovi di Lombardia, che sono state da me lette<br />

ai nostri buoni Missionari subito dopo il mio arrivo, con quelle<br />

osservazioni che V. S. Ill.ma e R.ma desiderava, torno ad assicurarla<br />

della piena disposizione di tutta la Comunità a sottomettersi<br />

senza riserva alcuna ai desideri del Vicario di Gesù Cristo, chiara<br />

manifestazione della volontà di Dio e pegni della celeste benedizione.<br />

Se essi già erano pronti, ora lo sono più che mai per il<br />

concorde sentimento dei loro venerabili Istitutori.<br />

La prego di riverirmi distintamente il gentilissimo Ingegnere<br />

suo fratello e l’ottimo Segretario nell’atto che penetrato dalla più<br />

sincera venerazione domando la sua paterna benedizione per<br />

questi alunni e per<br />

Milano li 22 Giugno 1853<br />

All’Ill.mo e R.mo<br />

<strong>Mons</strong>ignor Vescovo di Pavia<br />

Il Suo U.mo, D.mo, Ob.mo Servo<br />

P.te G. <strong>Marinoni</strong><br />

1 In AME 05, p. 765. Dopo le conclusioni della riunione del 2 giugno, mons.<br />

Ramazzotti se ne fa portavoce presso i vescovi lombardi, chiedendo loro se<br />

hanno osservazioni da fare e ritengono conveniente che egli vada a Roma per<br />

una chiarificazione definitiva. I vescovi approvano e scrivono agli alunni, i quali<br />

apprezzano tanto le loro lettere che M. può assicurare Ramazzotti “della piena<br />

disposizione di tutta la Comunità a sottomettersi senza riserva alcuna ai desideri<br />

del Vicario di Gesù Cristo”.<br />

125


126<br />

41. APPUNTI DI MARINONI - I<br />

settembre 1853<br />

sul viaggio a Roma di mons. Ramazzotti 1<br />

I motivi dell’andata dell’Ill.mo e R.mo <strong>Mons</strong>. Ramazzotti a<br />

Roma, considerata in rapporto all’Istituto delle Estere Missioni<br />

di cui graziosamente assumerebbe la causa, sembrano essere i<br />

seguenti.<br />

1° Togliere dall’animo del S. Padre qualsiasi sinistra prevenzione<br />

sul conto dei Missionari già partiti e degli altri che si dispongono<br />

a partire assicurandolo della loro piena sottommissione.<br />

2° Dimostrare la somma convenienza di continuare nella via<br />

già abbracciata per ciò che riguarda la designazione della Missione.<br />

1 In AME 03, p. 365 ss. In attesa del viaggio di Ramazzotti a Roma, M. riflette<br />

per iscritto sui motivi e gli obiettivi che raggruppa in quattro punti. È una<br />

prova di quanto e come egli segue la vicenda e della visione che ne ha. Appunti<br />

sì, ma preziosi per capire la serietà e l’amore con cui prendeva a cuore il seminario<br />

e le persone ad esso legate.<br />

Qualche osservazione ai vari punti. I: nel periodo conclusivo M. sottolinea<br />

con forza la vera ragione per cui esiste l’Istituto. II: il filo rosso che unisce le<br />

varie affermazioni è la “Missione unita”, “dove i Missionari sono congiunti fra<br />

di loro e con la Casa donde partono, in vincolo di famiglia”; da questo derivano<br />

tutti i frutti della missione, come vengono i grandi danni dall’abbandonare<br />

la missione incominciata. III: i desideri del Papa saranno meglio adempiuti conservando<br />

all’Istituto la sua indole, pur concedendo missionari per bisogni particolari<br />

di altri luoghi, come di fatto avverrà per Cartagena; ma M. osserva che<br />

per questo aiuto basterebbe un cenno del Santo Padre ai vescovi più forniti di<br />

clero (un anticipo dell’idea dei preti Fidei donum). IV: il risultato della missione<br />

a Roma di Ramazzotti è di chiarire il caso perché non si ripeta e si affermi<br />

la convinzione che tra Propaganda e i missionari di S. Calocero c’è “la più perfetta<br />

intesa”.


3° Suggerire quale sembri essere il miglior mezzo per assecondare<br />

le brame del S. Padre relative ai bisogni di altre Missioni.<br />

4° Ottenere delle norme stabili per l’avvenire.<br />

I<br />

Togliere dall’animo del S. Padre ogni sinistra prevenzione<br />

sui Missionari in esercizio e in casa. A ciò gioveranno:<br />

1° Le lettere originali di D. Paolo Reina e di D. Carlo Salerio<br />

scritte nel momento a persone di loro piena confidenza;<br />

2° L’esposizione genuina del fatto. La Missione dell’Oceania<br />

era già stata formalmente domandata e ottenuta per mezzo dei<br />

Vescovi dalla S. Congregazione di Propaganda. I due Missionari<br />

erano andati a Roma unicamente per sollecitare la spedizione.<br />

Nel giorno stesso dell’udienza da essi avuta presso il S. Padre la<br />

Propaganda scriveva lettere ai PP. Maristi per invitarli a trattare<br />

con i nostri Missionari della spedizione. Essi partirono per Lione<br />

con le lettere commendatizie e con la piena assicurazione da<br />

parte della S. Congregazione;<br />

3° La lettera di <strong>Mons</strong>. Arcivescovo di Milano in risposta al<br />

Breve di Sua Santità dell’Agosto 1851, in cui mette il nostro<br />

Seminario alla piena disposizione del S. Padre;<br />

4° Il Breve di congratulazione per la partenza dei Missionari<br />

diretti all’Oceania;<br />

5° La rinnovazione dell’intera offerta da parte dei Missionari<br />

presenti.<br />

II<br />

Somma convenienza di continuare nella via abbracciata di una<br />

Missione per gli infedeli, Missione unita, Missione d’Oceania.<br />

127


L’Istituto fiorirà di più, quanto sarà più interessante lo scopo<br />

a cui mira, più conducenti i mezzi che impiega.<br />

Il vero motivo che induce il Missionario a lasciar la patria,<br />

dove non manca campo al suo zelo, è la miseria e l’abbandono<br />

estremo degli infedeli. Sono privi di ogni principio di salvezza,<br />

non hanno chi pensi ad essi, vanno a perire infallibilmente se non<br />

si accorre. Un Istituto che pensa agli infedeli riunisce pertanto i<br />

voti di tutti i buoni, difficilmente v’è anima Cristiana che non lo<br />

favorisca. Tutti concorrono con le elemosine, con le preghiere,<br />

con i mezzi possibili in aiuto di tanta sventura. I Santi furono i<br />

più ardenti promotori d’un’opera così pietosa, riguardarono<br />

come una grazia suprema l’essere destinati a questo ministero.<br />

Non possono perciò mancare soggetti all’Istituto se si attiene ad<br />

uno scopo così interessante. Questo è ciò che ha mosso i Vescovi<br />

ad istituirlo (vedi l’atto di erezione), questo ha dato le norme<br />

per le regole da osservarsi in esso, questo è ciò a cui si dedicano<br />

i Missionari con la protesta che fanno nell’atto di entrare nell’Istituto<br />

e che ripetono nei momenti più solenni dei sacri ritiri,<br />

degli esercizi spirituali, nell’atto della partenza. Togliete il pensiero<br />

della conversione degli infedeli, e rimane tolta l’idea che da<br />

anni ed anni ha maturato nel cuore dei Missionari la generosa<br />

risoluzione di abbandonare la famiglia e tutto, per correre in aiuto<br />

dei più infelici tra i loro fratelli. Questo è ciò che gli rende cari<br />

i disagi, i pericoli, la morte stessa incontrata per salvare anime,<br />

che vanno a certa perdizione.<br />

128<br />

I mezzi conducenti<br />

Una Missione unita dove i Missionari siano congiunti fra di<br />

loro e con la Casa donde partono, in vincolo di famiglia, sembra<br />

il mezzo più conducente.<br />

1° - Una Missione unita anima gli aspiranti e calma i parenti.<br />

L’uniformità dello spirito, la comunanza di patria, di educazione,<br />

di costumi, influisce sommamente ad unire tra di loro i<br />

Missionari, a rendere più efficaci i loro sforzi, a toglier per sem-


pre l’idea terribile di un isolamento. Il Missionario che parte va<br />

a mettersi in compagnia e sotto l’esperimentata direzione di persone<br />

note, lascia in patria chi pensa continuamente per lui e per<br />

le sue necessità, conosce il campo ove deve recarsi, paragona le<br />

proprie forze con le difficoltà dell’impegno. I parenti stessi diminuiscono<br />

di molto la ripugnanza a lasciarlo partire, vedendolo<br />

accompagnato da altri Sacerdoti, che loro ispirano fiducia.<br />

2° - Una Missione unita dà norme pratiche all’Istituto per l’interna<br />

disciplina.<br />

L’Istituto prende un avvio più regolare e più opportuno sia<br />

negli studi, sia nelle discipline, mette a calcolo tutti i lumi che l’esperienza<br />

fornisce, chiama alla direzione qualche Missionario<br />

provetto, che conosca ottimamente l’indole e i bisogni delle Missioni,<br />

a cui l’Istituto è consacrato. Noi non possiamo regolarci<br />

specialmente nel pensiero di formare dei Catechisti, se prima<br />

non sappiamo se saranno opportuni i Catechisti medesimi, e<br />

questo dipende dal conoscere la Missione da coltivarsi.<br />

3° - Una Missione unita attira i soccorsi dei concittadini.<br />

Una Missione conosciuta desta l’interesse non solo degli aspiranti<br />

al ministero Apostolico, ma di tutti i concittadini: la riguardano<br />

come una causa comune, concorrono volontieri con i mezzi<br />

che possono, ne leggono con tutto il sentimento le notizie, che<br />

producono poi aumento di fede anche nei più freddi<br />

4° - Una Missione unita offre il vantaggio di stabili relazioni, di<br />

certi preventivi, etc.<br />

Una Missione conosciuta e continuata offre il vantaggio di<br />

stabilire relazioni importanti per la prosperità di essa, presenta<br />

facilmente un ben motivato preventivo delle spese necessarie,<br />

che possono esibirsi ai Consigli Centrali della Propagazione della<br />

Fede, o a ricche persone onde muoverle a contribuirvi con<br />

soccorsi, fa studiare ed intraprendere con coraggio tutto ciò che<br />

129


può servire a facilitarla. Qual importante sussidio non ha determinato<br />

quest’anno la Propagazione della Fede al nostro Seminario<br />

dietro un dettaglio delle spese occorrenti?<br />

Si aggiunga il vantaggio importante di un regolamento comune<br />

ai Missionari nell’esercizio del ministero, di una paterna sorveglianza<br />

per parte della Casa donde sono partiti.<br />

5° - Bisogna cancellare la 3ª parte delle Regole togliendo l’unione<br />

dei Missionari.<br />

Tutte queste cose sono state prevedute fin dal primo impianto<br />

dell’Istituto, mossero appunto i Vescovi a domandare una particolare<br />

Missione, formano tutto l’argomento del terzo e più<br />

importante ufficio dell’Istituto come si può vedere nella Proposta<br />

delle Regole.<br />

130<br />

Danni dell’abbandono della Missione incominciata<br />

Quanto poi alla Missione già incominciata, l’abbandonarla<br />

sarebbe un opporsi direttamente ai voti di tutti i buoni che vi<br />

hanno già preso tanto amore, toglierebbe il buon nome ai Missionari<br />

partiti accreditando la voce sparsa da taluni, che in forza<br />

di cattive dottrine da loro insegnate non si prosegue l’avviata<br />

Missione, sarebbe una grave ferita al cuore dei Missionari medesimi,<br />

e ne snerverebbe il coraggio vedendosi abbandonati da<br />

coloro da cui si aspettavano con ogni ragione di essere validamente<br />

confortati, toglierebbe il credito al nascente Istituto, che<br />

ha molti avversari, i quali hanno interesse di farlo passare per<br />

un’opera di fantasia riscaldata, un’impresa da fanciulli (parlo<br />

non di congetture, ma di fatti); snerva il coraggio di quelli che<br />

stanno per partire; testimonio ne sono le angustie di questi ultimi<br />

giorni. N’è testimonio un Sacerdote che pregato di entrare<br />

come Professore rispose: “Voi non siete sicuri di esistere domani”.


III<br />

Saranno meglio assecondati i desideri del S. Padre<br />

col mantenere all’Istituto la sua indole e il suo avviamento<br />

Assicurata la prosperità dell’Istituto non mancheranno mai<br />

soggetti di cui possa il S. Padre prevalersi per i bisogni di altre<br />

Missioni. Il Superiore dell’Istituto, conoscendo i desideri del<br />

Vicario di G. C. e trovando nella Casa Missionari opportuni<br />

all’intento, si recherà a dovere di presentarglieli, e così si compiranno<br />

le belle speranze espresse nel Breve di S. Santità nell’Agosto<br />

1851, che il Seminario di Milano possa offrire un giorno Missionari<br />

non solo per le regioni barbare, ma anche per altre Missioni.<br />

Per soccorrere temporaneamente le Missioni Cattoliche,<br />

basterebbe forse un semplice cenno del S. Padre ai Vescovi che<br />

sono meglio forniti di Clero, concedendo all’estrema necessità<br />

dei popoli infedeli quei pochi che sono disposti ad evangelizzarli.<br />

Del resto, trattandosi di Missioni Cattoliche, non sarà difficile<br />

che si trovino anche altri Sacerdoti, che vi accorrano almeno<br />

temporaneamente, non richiedendosi tanto sacrificio.<br />

IV<br />

Il frutto adunque di tutte queste considerazioni, qualora si<br />

trovino ben fondate, sarebbe di stabilire delle norme che impediscano<br />

per l’avvenire il ritorno di momenti estremamente penosi,<br />

rendendo piana e sicura la via da seguire; e mettendo nella più<br />

intima relazione questo Seminario con Roma, in modo che tutti<br />

siano persuasi che passa la più perfetta intesa tra la S. Congregazione<br />

di Propaganda e i nostri Missionari, i quali ne adempiscono<br />

fedelmente le disposizioni.<br />

131


132<br />

42. APPUNTI DI MARINONI – II<br />

settembre 1853<br />

sul viaggio a Roma di mons. Ramazzotti 1<br />

1 <strong>Mons</strong>. Ramazzotti si reca a Roma per distruggere nell’animo<br />

del S. Padre ogni sinistra prevenzione sul conto di D. Paolo<br />

Reina e di D. Carlo Salerio. A ciò varranno le loro lettere originali.<br />

Sono presso il P. Taglioretti. Varrà ancora presentare<br />

come i Vescovi avevano già domandata ed ottenuta la Missione<br />

dell’Oceania, e come la Propaganda medesima in data di<br />

quel giorno 21 Agosto 1851 aveva già scritte le lettere per l’Oceania:<br />

non si trattava più di una Missione tra gli Infedeli etc.<br />

Gioverà ancora la risposta dell’Arcivescovo di Milano in cui<br />

offre al S. Padre la Casa e tutti i Missionari. Gioverà appellare<br />

alla conosciuta, intimamente conosciuta, filiale devozione<br />

dei medesimi.<br />

2 A distruggere qualsiasi prevenzione contro i Missionari presenti<br />

e a lasciar pienamente libero il S. Padre nelle sue disposizioni<br />

gioverebbe forse una protesta di tutti i Missionari i<br />

quali si mettono nelle mani di Sua Santità pronti ad ogni suo<br />

cenno.<br />

1 In AME 03, pp. 373 ss. Questa seconda versione di appunti che M. stende<br />

in vista del viaggio a Roma di mons. Ramazzotti non differisce dalla prima<br />

per la sostanza dei contenuti. Segue una diversa impostazione, che accentua la<br />

necessità di far cadere ogni prevenzione, dar peso ai fatti, conservare alla missione<br />

tra gli infedeli la sua particolare finalità. Essa testimonia che M. riflette a<br />

fondo non solo per risolvere un caso increscioso, ma per comprendere e far<br />

comprendere sempre meglio il senso della missione tra i non cristiani e le conseguenze<br />

che ne derivano. Questi Appunti, I e II versione, potranno servire di<br />

“pro-memoria” a mons. Ramazzotti, non certo per ricordargli quanto egli ben<br />

conosce, ma per riassumere gli elementi base per la soluzione della vertenza<br />

attuale e per il futuro dell’Istituto.


3 A presentare come sembra il più opportuno mezzo per far fiorire<br />

l’Istituto, mantenergli la sua indole e il suo avviamento<br />

particolare, gioverà riflettere come il sentimento profondissimo<br />

di pietà che desta da se stessa la condizione dei poveri<br />

infedeli è quello che veramente muove il Missionario a lasciar<br />

la Diocesi, la patria, etc. ove non mancherebbe certo un<br />

ampio esercizio alla sua carità e al suo zelo. Nessun altro motivo<br />

lo indurrebbe a far tanti sacrifici, a esporsi a tanti disagi.<br />

È questo quel motivo che induce anche i cristiani di tutto il<br />

Mondo a unire le loro elemosine per la Propagazione della<br />

Fede. Questo sentimento fu vivissimo nei Santi, e molti di essi<br />

sospirarono di poter recare ai poveri infedeli la notizia della<br />

salvezza, pregarono singolarmente per essi, riguardarono<br />

come la più sublime delle grazie l’esser chiamati a tal ministero.<br />

Basta interrogare gli aspiranti per convincersi di questo:<br />

togliete questa attrattiva ed essi si fermeranno subito nelle<br />

loro Diocesi. Per le Diocesi Cattoliche forse potrebbe facilmente<br />

provvedere il S. Padre in un caso di necessità, facendone<br />

invito ai Vescovi di mandarvi dei soggetti anche provvisoriamente.<br />

4 A raccomandare la continuazione della Missione avviata basta<br />

riflettere quanto amore vi hanno portato i Missionari prima di<br />

andarvi, l’hanno sospirata da vari anni, l’hanno chiesta con<br />

varie istanze, l’hanno ottenuta come un gran favore: questo<br />

amore è stato suscitato in essi da quei primi che li esortarono<br />

all’Apostolato, è stato accresciuto dall’idea di un martire<br />

Milanese, il P. Cantova 2 morto in quelle regioni, è acceso dalla<br />

vista della miseria estrema di quei popoli. I Missionari che<br />

devono partire hanno già colà i loro compagni con i quali<br />

sono uniti col vincolo di un’antica e stretta amicizia; i parenti<br />

dei Missionari così dei partiti, come dei prossimi a partire<br />

vedono con piacere che i loro figli siano insieme congiunti;<br />

tutti i buoni di queste provincie considerano già l’Oceania<br />

2 Su questo martire si veda COLOMBO, PIME, p. 445.<br />

133


134<br />

con un affetto di predilezione; noi l’avevamo preveduto nelle<br />

nostre regole, le elemosine, i sussidi abbondano appunto nell’intento<br />

di sollevare quei poveri Oceanesi che cominciano ad<br />

essere riguardati quasi come concittadini. Non si può credere<br />

il dispiacere provato da molti alla sola incerta diceria che<br />

quelle Missioni potessero essere lasciate da parte.<br />

Il punto però più interessante per la felice riuscita dell’Istituto<br />

ci sembra quello di assegnare ai Missionari delle Missioni unite,<br />

ove continuino ad essere una sola famiglia tra di essi e col Collegio<br />

donde partono. Questa provvida disposizione fa svanire le<br />

più gravi difficoltà, che arrestano i Sacerdoti desiderosi di recar<br />

soccorso ai poveri infedeli. Il sapere che vanno a raggiungere dei<br />

cari compagni, che giunti alla Missione troveranno Sacerdoti della<br />

loro patria, che li attendono come fratelli amatissimi; il sapere<br />

che verranno appresso di loro di anno in anno dal loro paese altri<br />

cari fratelli; il sapere che la Casa di Milano pensa continuamente<br />

per essi, li mantiene di tratto in tratto in relazione con le loro<br />

famiglie, si interessa per loro in ogni cosa, prende parte alle loro<br />

gioie ed alle loro afflizioni, prega e fa pregare per il buon esito<br />

delle loro fatiche, è un gran conforto al cuore di un Missionario.<br />

Non gli par quasi di essersi staccato di Casa, lavora indefessamente<br />

per procurare anche ai suoi concittadini la più degna di<br />

tutte le consolazioni, quella di vedere un popolo sottratto con i<br />

comuni sforzi agli orrori della barbarie e della superstizione.<br />

Una Missione determinata dà un corso più regolare agli studi<br />

e alle discipline preparatorie sia per i Missionari, sia per i Catechisti;<br />

rende preziosi tutti i lumi che l’esperienza fornisce, agevola<br />

le necessarie provvidenze nei tempi, nei luoghi, nelle circostanze<br />

opportune. Allora si possono contrarre delle utili relazioni,<br />

allora si può fondare una casa per i Catechisti scegliendo i più<br />

atti a far fiorire la Missione, allora si può occuparsi di uno studio<br />

più esatto di quelle lingue, costumi etc. che serviranno al<br />

Missionario per l’esercizio del suo ministero. I Missionari che<br />

ritorneranno (secondo l’insinuazione della Sacra Congregazione)<br />

saranno ottimi direttori, conoscendo appieno il campo dove<br />

devono travagliare i loro allievi.


Assicurato per tal modo un florido avvenire all’Istituto è facile<br />

vedere come nel numero degli aspiranti sempre se ne troveranno,<br />

specialmente fra quelli di estere Diocesi, di quelli che<br />

saranno pronti a prestarsi ancora per i bisogni di altre Missioni.<br />

I motivi dell’andata dell’Ill.mo e R.mo <strong>Mons</strong>. Ramazzotti a<br />

Roma considerata in rapporto all’Istituto delle Estere Missioni,<br />

di cui graziosamente assume la causa,<br />

sembrano essere i seguenti:<br />

Primo Distruggere nell’animo del S. Padre e dei Membri<br />

della S. Congregazione di Propaganda ogni sinistra<br />

prevenzione sul conto dei Missionari già partiti, o<br />

dei prossimi a partire.<br />

Secondo Dimostrare la somma convenienza: 1° di assegnarci<br />

delle Missioni per gli Infedeli dove i membri siano<br />

uniti fra di essi e con la Casa donde partono, 2° di<br />

continuare la Missione avviata.<br />

Terzo 3 Dimostrare come dal promuovere col 2° punto la<br />

prosperità dell’Istituto saranno al meglio possibile<br />

assecondate le giuste brame del S. Padre per provvedere<br />

ai bisogni d’altre Missioni.<br />

Quarto Ottenere delle norme stabili per l’avvenire che non<br />

compromettano, come adesso, il buon concetto dell’Istituto.<br />

3 Intercalata all’inizio delle prime tre righe di questo punto, risulta la<br />

seguente nota:<br />

1° Forza del motivo;<br />

2° Avviamento di fatto;<br />

3° Impegno.<br />

135


136<br />

Per ottenere il primo intento gioveranno<br />

Distruggere ogni sinistra prevenzione.<br />

1° Le lettere originali di D. Paolo Reina e D. Carlo Salerio.<br />

2° L’esposizione genuina del fatto. La Missione era stata già<br />

formalmente domandata dai Vescovi, ed ottenuta. Si trattava<br />

solo dell’esecuzione. La Propaganda nel giorno stesso<br />

dell’udienza avuta dai detti Sacerdoti presso il Sommo<br />

Pontefice scrisse la lettera al P. Colin per iniziare le trattative<br />

della Missione di Oceania. I due Sacerdoti partirono<br />

di Roma con le più ampie assicurazioni da parte della Propaganda<br />

che li inviava a Lione.<br />

3° La lettera di <strong>Mons</strong>. Arcivescovo di Milano in risposta al<br />

Breve di Sua Santità, in cui l’Arcivescovo mette alla piena<br />

disposizione del Vicario di G. C. il Collegio.<br />

4° Il Breve di congratulazione per la partenza dei Missionari<br />

diretti all’Oceania.<br />

5° La rinnovazione dell’intera offerta da parte degli alunni<br />

fatta al presente.<br />

Somma convenienza di continuare nella via abbracciata,<br />

se si brama che l’Istituto fiorisca.<br />

Un Istituto fiorisce quanto più è interessante lo scopo a cui<br />

mira, e quanto più sono conducenti i mezzi che adopera per conseguirlo.<br />

Lo scopo interessante - Una Missione per gli Infedeli.<br />

Il vero motivo che induce i Sacerdoti ad abbandonare la<br />

patria, dove potrebbero far tanto bene anche spirituale, è la


miseria e l’abbandono estremo dei popoli infedeli. Privi di fede<br />

sono privi di ogni principio di salvezza, sono degradati quasi al<br />

livello dei bruti, vanno infallibilmente a perire. Un istituto adunque<br />

che mira alla conversione degli infedeli, ha lo scopo più interessante<br />

che mai si possa immaginare. Riunisce i voti di tutti i<br />

buoni; difficilmente v’è anima Cristiana che non si senta commossa<br />

a pietà. Tutti concorrono con elemosine, col favore, con le<br />

preghiere, con i servizi ad un intento così caro. I Santi furono i<br />

più ardenti nel promuovere quest’opera e riguardarono come<br />

una somma grazia l’esser destinati ad annunziare il Vangelo ai<br />

Gentili. Mihi omnium Sanctorum minimo etc, [A me che sono<br />

l’infimo fra tutti i santi, Ef 3,8].<br />

Non possono pertanto mancare anime generose, che si dedichino<br />

a questo ministero, se l’Istituto mantiene la sua prima direzione.<br />

Così l’hanno concepito i Vescovi nell’atto di erezione, così<br />

l’hanno concepito quelli che stesero la Proposta di un regolamento,<br />

così si dice nella protesta che i Missionari fanno nell’atto<br />

di entrare, e che ripetono nei momenti più interessanti come nei<br />

ritiri spirituali e nel momento della partenza. Togliete il pensiero<br />

della conversione degli Infedeli e voi togliete l’idea che da anni<br />

ed anni va maturando nel Missionario il distacco dalla famiglia,<br />

da tutto per correre in aiuto di tanta sventura. Le difficoltà, i<br />

disagi, i pericoli non servono che a rendere più meritorio e quindi<br />

più sospirato il sacrificio della carità verso quegli infelici.<br />

137


138<br />

43. AL PREFETTO DI PROPAGANDA<br />

17 settembre 1853<br />

lo invita a rasserenare l’animo di Sua Santità<br />

Eminenza Reverendissima 1<br />

Sebbene l’E. V. annuendo alle mie umili istanze abbia già<br />

deposto ai piedi di Sua Beatitudine il profondo dolore, di cui fui<br />

compreso per le gravi parole da me udite nell’ultima mia venuta<br />

a Roma, e ne abbia dalla benignità del Vicario SS. di Gesù Cristo<br />

ottenuta risposta di sommo conforto per me e per i miei Missionari,<br />

pure il solo remotissimo dubbio che i desideri di Sua<br />

Santità non siano pienamente da noi adempiti ha talmente afflitto<br />

insieme con noi tutti i Venerabili Vescovi di Lombardia, che<br />

non possono restarsene dall’esprimere il più vivo rammarico. Ed<br />

è perciò che l’Ill.mo e R.mo <strong>Mons</strong>. Vescovo di Pavia in nome<br />

ancora di S. E. R.ma <strong>Mons</strong>. Arcivescovo di Milano e di tutti i<br />

Vescovi di questa Provincia si reca a Roma per versare nel cuore<br />

paterno di S. S. la grave pena per ciò provata ed umiliargli i sentimenti<br />

della più sincera filiale devozione di tutti questi Missionari,<br />

rinnovando l’intera offerta del nascente Seminario nelle<br />

mani del Successore di S. Pietro perché ne disponga liberamente<br />

secondo il suo sovrano beneplacito. Si degni pure l’Eminenza<br />

Vostra che tanto si è preso a cuore il bene di questo minimo Istituto<br />

aggiungere le sue benevole cure ed uffici, onde si dilegui<br />

1 In AME 05, p. 771. Per la felice riuscita della missione di Ramazzotti, M.<br />

vuole anche indirizzare al card. Fransoni un invito a prestare “le sue benevole<br />

cure ed uffici” per togliere dall’animo del Papa ogni impressione sfavorevole sui<br />

missionari di S. Calocero. Il solo dubbio di non soddisfare pienamente i desideri<br />

del Santo Padre reca tanta afflizione che deve scomparire. Su questo punto,<br />

le parole di M. sono quanto mai commoventi.


dall’animo di Sua Santità ogni meno favorevole impressione, e<br />

possiamo essere sicuri con la sua benevolenza delle celesti benedizioni.<br />

Col più profondo ossequio, e con la più sentita riconoscenza<br />

assieme a tutti questi alunni mi prostro al bacio della Sacra Porpora<br />

dicendomi<br />

Milano il 17 7bre 1853<br />

Di Vostra Eminenza R.ma<br />

U.mo, D.mo, Obb.mo Servo e Figlio<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Direttore del Seminario delle Estere Missioni<br />

139


140<br />

44. A SUA SANTITÀ PIO IX<br />

settembre 1853<br />

“protesta” di piena sottomissione e disponibilità 1<br />

Santità!<br />

Il Sacerdote Don <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong> Direttore del Seminario<br />

delle Estere Missioni che già da tre anni fu stabilito in Milano per<br />

cura dell’Episcopato Lombardo, reduce da Roma dove ebbe l’o-<br />

1 In AME 03, p. 409, minuta rimasta in archivio, senza firma. Ed ecco la<br />

famosa “protesta”, che si pensa sia stata completata e perfezionata per chiarire<br />

i mittenti. <strong>Mons</strong>. Ramazzotti viene ricevuto da Pio IX il 29 settembre e, come<br />

scrive subito dopo il suo segretario Salvioni a <strong>Marinoni</strong>: “... Sua Santità mostrò<br />

la più aperta e piena compiacenza al solo sentirsi nominare da mons. Vescovo<br />

il seminario di San Calocero ed accolse con amore la offerta che i missionari,<br />

per bocca di monsignore, gli fecero della loro piena e intera devozione per qualunque<br />

missione” (TRAGELLA, I, p. 142). E dopo i vari colloqui di Ramazzotti<br />

con Fransoni, come scrive di nuovo Salvioni a <strong>Marinoni</strong>: “Resta assicurata e<br />

constatata sia la devozione dei missionari alla Santa Sede, sia la benevolenza e<br />

la protezione di questa verso di loro; che la missione dell’Oceania sarà conservata<br />

e favorita, e per riguardo alla spedizione, si vogliono attendere prima notizie<br />

dall’Oceania, onde regolare e dirigere la seconda spedizione dietro i lumi<br />

che può fornire la prima” (TRAGELLA, I, p. 143).<br />

Tutto dunque finisce bene? Sì per la sostanza: il rapporto tra S. Calocero<br />

e Roma si rasserena; la natura propria dell’Istituto sarà di fatto rispettata, come<br />

se Roma si fosse accontentata della semplice offerta di disponibilità per ogni<br />

missione; la seconda spedizione dell’Oceania viene però ancora rimandata e in<br />

realtà non avverrà ma per altri motivi. Tuttavia, la vertenza lascia strascichi per<br />

anni (COGNOLI, Il drammatico, pp. 79-83) e i contrasti per questioni varie<br />

ricompariranno ogni tanto. Su ciascuno dei maggiori protagonisti della vicenda<br />

si potrà leggere un “tentativo di valutazione” (COGNOLI, Il drammatico, pp.<br />

85-89), di cui riportiamo la sintesi espressa nella prima frase del brano relativo<br />

a M.: “Il comportamento di <strong>Marinoni</strong>, uomo per sua natura pronto all’obbedienza<br />

al Papa a qualsiasi costo, fu lineare sia di fronte alla propria coscienza,<br />

sia di fronte al regolamento scritto ed approvato della “Proposta”, sia di fronte<br />

agli alunni”(ivi, p. 87).


nore di un colloquio con la Santità Vostra, si affrettò a deporre<br />

nel nostro seno l’umiliazione e l’afflizione dell’animo suo per<br />

alcune parole di lamento e quasi di disapprovazione udite dalla<br />

Vostra bocca dalle quali parrebbe che Vostra Beatitudine si<br />

tenesse meno sicura dell’obbedienza e devozione dei Missionari<br />

che egli dirige.<br />

Beatissimo Padre! Se mai da parte di detti Missionari un’insistenza<br />

troppo viva nel manifestare le loro idee o un atto di leggera<br />

renitenza alle Vostre insinuazioni avesse loro meritato un<br />

Vostro rimprovero, valga ad ammenda il profondo dolore che<br />

tutti li affligge, e quel pentimento di cui per mezzo nostro umiliamo<br />

l’espressione vivissima ai Vostri piedi.<br />

Ma questo non basta. Troppo preme a loro e non meno ai<br />

Vescovi da cui essi dipendono, che consti a Vostra Santità della<br />

piena e assoluta loro sottomissione e devozione alla Sede Apostolica;<br />

e perciò i due Vescovi che per le antecedenze e per la vicinanza<br />

del luogo possono più facilmente rappresentare il Seminario<br />

Lombardo delle Estere Missioni, credono loro dovere di<br />

offrire nuovamente e semplicemente detto Seminario a piena e<br />

assoluta disposizione del Vicario di Gesù Cristo. E potrebbe<br />

essere altrimenti? Potremmo noi sperare la benedizione di Dio<br />

su un’opera che ci sta tanto a cuore, se le mancasse la Vostra?<br />

Non possiamo pertanto che ripetere, Beatissimo Padre, quello<br />

che fino dal 12 Novembre 1851 avevamo l’onore di scriverVi;<br />

che cioè questi nostri Missionari non stavano aspettando che un<br />

cenno della Santità Vostra per recarsi dovunque Le piacesse<br />

mandarli; che anzi pregavano il Signore di avverare le speranze<br />

che il Breve Apostolico ci lasciava intravvedere che V. Beatitudine<br />

cioè potesse valersi del nostro Seminario anche per regioni<br />

non molto remote, alle cui spirituali necessità importava di porre<br />

riparo; mettendo a tal fine nelle mani della Santità Vostra tutta<br />

la casa delle Estere Missioni e pregandola a disporre interamente<br />

secondo il suo sovrano beneplacito. Dell’accettazione poi<br />

di questa nostra protesta ci fu pegno consolantissimo il Breve del<br />

10 Luglio 1852 in cui era ampiamente benedetta la prima spedizione<br />

dei nostri Missionari per l’Oceania, e ne venivano espresse<br />

a noi sottoscritti preziose congratulazioni.<br />

141


Metteteci dunque alla prova, Beatissimo Padre. Nella Vostra<br />

approvazione e nelle Vostre benedizioni abbiamo tanta fede, che,<br />

sebbene ci si presenti il pensiero che aprendo alle Missioni dei<br />

nostri alunni un campo indeterminato, questo possa rendere più<br />

difficile la scelta dei soggetti e più scarso il loro numero, piuttosto<br />

però che ai nostri calcoli, vogliamo affidare al merito dell’obbedienza<br />

ed al favore della Sede Apostolica l’avvenire del<br />

nostro caro Istituto.<br />

Sul quale implorando la Vostra Benedizione e insieme su di<br />

noi e sulle nostre Diocesi, abbiamo l’onore di sottoscriverci:<br />

della Santità Vostra<br />

142


45. A MONS. RAMAZZOTTI<br />

29 settembre 1853<br />

visite all’Istituto di vescovi lombardi<br />

<strong>Mons</strong>ignore Ill.mo e R.mo! 1<br />

Spero che Ella sarà giunta con ottimo viaggio alla Santa Città<br />

con l’ottimo suo Sig. Fratello e col degno suo Segretario, e Le<br />

anticipo assieme alle mie le congratulazioni di tutti questi suoi<br />

Figliuoli. Forse a quest’ora V. S. R.ma ha già umiliati i nostri voti<br />

ai piedi del Santo Padre e ne ha riportate nuove e più solenni<br />

assicurazioni della sua paterna benevolenza, e norme precise di<br />

direzione per questo Istituto. Ben può immaginarsi se noi attendiamo<br />

con vivo desiderio il risultato di una cosa così interessante,<br />

disposti però ad accoglierlo qualunque esso sia, come una<br />

chiara manifestazione della divina volontà, unico sospiro del<br />

Missionario.<br />

Sua Eccellenza R.ma <strong>Mons</strong>. Arcivescovo appena ristabilito in<br />

salute da una passeggera indisposizione che diede sul principio a<br />

temere, ma presto si dileguò, volle favorirci di una sua graziosissima<br />

visita, diresse agli alunni parole di somma benevolenza e di<br />

conforto all’eroico sacrificio che stanno per compiere, si recò poi<br />

in Chiesa davanti al SS. Sacramento e all’Immagine prodigiosa<br />

della B.ma Vergine del Pianto che si venera in S. Calocero, e<br />

dopo avervi per notevole tempo pregato volle fare un giro nell’attiguo<br />

giardino trattenendosi con somma affabilità sugli inte-<br />

1 In AME 05, pp. 777-779. Mentre pensa a Ramazzotti e alla sua missione in<br />

Roma, M. gli annuncia la visita fatta a S. Calocero dall’arcivescovo Romilli, dai<br />

vescovi di Crema e Mantova, e i colloqui svoltisi tra Taglioretti e il vescovo di<br />

Como, Romanò. Visite confortanti nella speciale circostanza anche per le parole<br />

rivolte agli alunni, che pure sono in pensiero per l’esito che avrà l’ambasciata<br />

di mons. Ramazzotti a Roma.<br />

143


essi e necessità di una modesta sì, ma conveniente fabbrica per<br />

assegnare agli alunni almeno una stanza per ciascuno, e per dare<br />

il più regolare avviamento alla Comunità. "Se io avessi i mezzi,<br />

concluse, non esiterei a dirvi di cominciare la fabbrica domani".<br />

Volle fare un giro nel giardino attiguo trattenendosi con<br />

somma affabilità sulla convenienza o no dell’accingersi ad una<br />

fabbrica, sul quale argomento esporrò meglio le cose al ritorno di<br />

V. S. Ill.ma e R.ma.<br />

Abbiamo pure avute in questi giorni due altre preziose visite,<br />

l’una del R.mo <strong>Mons</strong>. Sanguettola Vescovo di Crema, che volle<br />

ancora far sentire la generosità del suo cuore verso questo<br />

Istituto, e l’altra del R.mo <strong>Mons</strong>. Corti Vescovo di Mantova, che<br />

tanto ci ama. Quest’ultimo rivolse agli allievi di tratto in tratto,<br />

mentre visitava la piccola casa, esortazioni di tanta grazia e dolcezza<br />

ad un tempo e di tanta efficacia ed opportunità, che fecero<br />

in tutti la più viva impressione.<br />

Il buon P. Taglioretti intanto parlava di noi col R.mo <strong>Mons</strong>.<br />

Vescovo di Como e con esito molto felice. Egli stesso le avrebbe<br />

scritto, ma per non moltiplicare le lettere mi comunica appunto<br />

con qual successo egli abbia trattato questa causa. Essendo<br />

caduto il discorso sul viaggio di V. S. R.ma a Roma, <strong>Mons</strong>.<br />

Romanò disse che veramente Egli avrebbe suggerito a V. S. R.ma<br />

di esplorare prima l’animo del S. Padre per non esporsi ad un<br />

passo di equivoca riuscita, ma che non aveva su di ciò più notizia<br />

alcuna.<br />

Allora il P. Taglioretti soggiunse che le assicurazioni da parte<br />

di Roma già c’erano e ne arrecò in prova le lettere autografe del<br />

Cardinal Fransoni a me dirette, in cui mi accerta delle benigne<br />

intenzioni del S. Padre, e delle vere cause della ritardata spedizione.<br />

Le lesse con molta soddisfazione e approvò pienamente il<br />

consiglio di V. S. R.ma, il che confermò ancora discorrendo con<br />

altri in assenza del P. Taglioretti.<br />

Noi la preghiamo caldamente a non dimenticarsi di noi allorché<br />

si reca a venerare la tomba dei Principi degli Apostoli, ottenendoci<br />

l’obbedienza più perfetta a S. Pietro nella persona dei<br />

suoi Venerati Successori, e lo zelo infaticabile di S. Paolo.<br />

144


Ci degni della sua pastorale Benedizione, e accolga l’ossequio<br />

e l’affetto dell’<br />

Milano li 29 7bre 1853<br />

U.mo e D.mo Suo Figlio<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

145


146<br />

46. A MONS. RAMAZZOTTI<br />

19 aprile 1854<br />

perché persuada il cav. Vimercati a<br />

non parlar male dell’Istituto a Propaganda<br />

<strong>Mons</strong>ignore Ill.mo e R.mo! 1<br />

Mi viene detto che l’Ill.mo Sig. Cavaliere Vimercati stia per<br />

andare a Roma. Quanto ci avrebbe potuto giovare questo ottimo<br />

Signore se avesse conservato per noi quei sentimenti da cui era<br />

animato al principio! Ora conviene che io le confessi, l’idea d’un<br />

viaggio del Sig. Vimercati a Roma mi si presenta come una delle<br />

prove, a cui mi mette la divina Provvidenza per vedere se la<br />

nostra fiducia è riposta totalmente in Domino et in potentia virtutis<br />

eius [nel Signore e nella potenza della sua forza]. Le impressioni<br />

sinistre, che le passate accuse devono aver lasciate nell’animo<br />

dei Superiori a Roma, potrebbero tutte risvegliarsi, in un<br />

momento così critico per noi qual è la vicinanza della spedizione,<br />

supposto che presto arrivino le notizie dell’Oceania. Io non<br />

ho bisogno di effondermi su questo punto, perché V. S. R.ma ne<br />

saprà assai più di me, e prevedrà meglio di me le tristi conse-<br />

1 In AME 05, p. 791. Il cav. Giovanni Vimercati, nobile milanese, prese a<br />

cuore ed aiutò l’Istituto in un primo tempo; in seguito, però, cambiò parere,<br />

pare come conseguenza della controversia con Roma e delle voci negative corse<br />

nel 1853 nei riguardi di alcuni dei primi alunni di S. Calocero accusati di essere<br />

contro il governo austriaco, di voler andare all’estero per liberarsene, e addirittura<br />

di aver militato nelle fila di Garibaldi. Di qui il timore espresso da M. che<br />

Vimercati, andando a Roma, sparli dell’Istituto, e il ricorso a Ramazzotti e<br />

Taglioretti affinché intervengano per scongiurare questo pericolo. Già prima<br />

del Natale del 1853, dopo un colloquio con gli aspiranti missionari, Ramazzotti<br />

in una lunga lettera a Propaganda (AME 04, p. 115) con copia a <strong>Marinoni</strong> aveva<br />

sfatato le dicerie suddette. Ma lo scritto di M. non si ferma qui; gli preme far<br />

sapere a monsignore che “lo spirito della Comunità è eccellente” e Propaganda<br />

ne deve essere assicurata.


guenze che ne potrebbero venire. Quello che io posso dire per<br />

la pura verità e che mi conforta a ben sperare, è che lo spirito<br />

della Comunità è eccellente, che i Missionari attendono con vero<br />

impegno all’orazione, allo studio, all’esercizio del loro ministero.<br />

Sono stato a Saronno in queste Feste di Pasqua: v’era un’inondazione<br />

di gente a confessarsi: alla sera si sarebbe potuto continuare<br />

fino a mezza notte. I Missionari dopo aver confessato tutta<br />

la mattina cominciavano alle due del dopo pranzo e non uscivano<br />

che passate le otto. Ieri abbiamo celebrato insieme la Festa<br />

di S. Calocero ed oggi sono già tutti a Saronno ai loro consueti<br />

Esercizi, senza che si spenda un soldo per vetture.<br />

Forse V. S. R.ma potrebbe consegnare al Sig. Cavaliere<br />

Vimercati una lettera per l’E.mo Card. Fransoni, in cui l’assicurasse<br />

che l’Istituto continua bene. L’altra Domenica ci recheremo<br />

tutti a Rho per i SS. Esercizi onde meglio disporre gli animi<br />

a compiere i disegni che la Provvidenza ha sopra di noi.<br />

Io non aggiungerò altro se non che il P. Taglioretti pure è del<br />

sentimento che converrebbe preparar l’animo del Cav. Vimercati<br />

a parlare di noi non sfavorevolmente a Roma.<br />

Perdoni, <strong>Mons</strong>ignore, i tanti disturbi che le reca chi venera in<br />

Lei un Padre amorosissimo e chi si protesta con profondo ossequio<br />

e con sincerissimo affetto<br />

Milano il 19 Apr. 1854<br />

Di V. Signoria Ill.ma e R.ma<br />

U.mo, D.mo, Obb.mo Figlio<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

147


148<br />

47. AI VESCOVI LOMBARDI<br />

28 aprile 1854<br />

M. dà notizie sulla missione d’Oceania<br />

<strong>Mons</strong>ignore Ill.mo e R.mo 1<br />

Sono alfine giunte le tanto sospirate lettere dell'Oceania, delle<br />

quali ne stamperemo ben tosto alcune per soddisfare la comune<br />

attesa, e ancor più perché sono davvero edificanti. Non vi sono<br />

finora successi da raccontare, essendo troppo breve il tempo che<br />

i Missionari hanno passato nell'isola di Rook per averne potuto<br />

ben apprendere la lingua ed entrare in una stretta relazione con<br />

gli indigeni; la Missione poi di Woodlark, dove già da cinque anni<br />

soggiornavano i Padri Maristi, presenta ancora la solita difficoltà<br />

nel carattere doppio degli abitanti. Con tutto ciò il leggere come,<br />

ad onta della superstizione e della barbarie, quegli isolani non<br />

lasciano di rispettare la vita dei nostri, ed anche di ascoltarli di<br />

tratto in tratto, invita a sperar bene per l'avvenire. Quello che<br />

edifica è l'udire come in mezzo alle febbri, alle piaghe, alle privazioni<br />

i nostri Missionari hanno sempre conservata la calma, la<br />

serenità, l'allegrezza, considerando come una condizione indispensabile<br />

dell'apostolato i patimenti, e credendo con viva fede<br />

che così si preparano meglio ad ottenere la diffusione delle divine<br />

misericordie su quei popoli infelici. Appena saranno stampate,<br />

io mi darò tutta la premura di trasmettergliele. Intanto io la<br />

prego di raccomandare caldamente a Dio non solo i Missionari<br />

1 In AME 05, pp. 793-794, lettera circolare. M., comunicando ai vescovi le<br />

notizie giunte dall’Oceania, mette in evidenza lo spirito apostolico dei missionari,<br />

a dispetto di tante difficoltà e sofferenze, sia fisiche che morali. È proprio<br />

questo che fa sperare nei frutti futuri ed è già un successo in sé. Sono lettere che<br />

<strong>Marinoni</strong> vuol diffondere per il bene che faranno.


partiti, ma quelli pure che già si dispongono a correre sulle orme<br />

dei primi, a recarsi in qualsiasi altra parte dove il Vicario di Gesù<br />

Cristo si degnerà di inviarli. Dieci ve ne sono, che sarebbero già<br />

pronti alla partenza e non aspettano che un cenno di Roma.<br />

In nome di tutti questi a me carissimi colleghi le chiedo prostrato<br />

la pastorale benedizione, e con profonda venerazione e sincerissimo<br />

affetto mi dico<br />

Pavia li 28 Apr. 1854<br />

Di Vostra Signoria Ill.ma e R.ma<br />

U.mo e D.mo Figlio<br />

Direttore del Seminario delle Est. Miss.<br />

149


150<br />

48. A MONS. RAMAZZOTTI<br />

8 maggio 1854<br />

lasciar perdere ogni discorso sul Ceylon<br />

<strong>Mons</strong>ignore Ill.mo e R.mo 1<br />

Le offro dieci copie delle lettere testé giunte dall’Oceania (...).<br />

Oggi parto per Saronno ove troverò il P. Cassinelli, che vi viene<br />

col P. Taglioretti. Ho rilevato in tutti gli allievi il desiderio di<br />

stare precisamente alle disposizioni di Roma, senza che si motivi<br />

minimamente la Missione di Ceylan. Temono che la S. Congregazione<br />

sospetti che siamo noi stessi che muoviamo il P. Cassinelli<br />

a cercarla. Questo timore era pure quello di V. S. R.ma,<br />

onde io stasera pregherò il P. Cassinelli a non farne cenno nello<br />

scrivere a Roma.<br />

1 In AME 05, pp. 795-796. Forse è pure questa una lettera circolare. Ad ogni<br />

modo, va ricordato che il discorso sul Ceylon, come possibile missione dei<br />

nostri, appare fin dagli inizi con quello dell’Oceania. Tra l’altro si trattava di<br />

una terra più vicina e già evangelizzata e quindi più facile per una prima esperienza<br />

di missione. Ma proprio per questo si presentava meno desiderabile per<br />

chi voleva un campo di apostolato lontano e “vergine”. Salerio scrisse nel 1850<br />

un’infuocata “Memoria” rivolta a M. e ai vescovi lombardi in favore dell’Oceania<br />

da preferire al Ceylon (AME 11, pp. 1383-1391; GHEDDO, Carlo, pp. 43-<br />

47). Ora, don Vincenzo Cassinelli, prete lodigiano che aveva fatto parte del<br />

gruppo di aspiranti alle missioni che frequentava p. Taddeo Supriès (COLOM-<br />

BO, PIME, passim, v. indice dei nomi), era missionario nel Ceylon e segretario<br />

di mons. Orazio Bettacchini (1810-1857), oratoriano, vicario apostolico di Jaffna,<br />

ed ambedue avrebbero voluto attirare i nostri nella loro isola, ma M. temeva<br />

ogni interferenza con le disposizioni di Propaganda, a cui lui e tutti gli alunni<br />

volevano stare. E ne scrive a Ramazzotti come per tranquilizzarlo, mentre sta<br />

per incontrare Cassinelli. Anche la notizia circa gli Esercizi spirituali, predicati<br />

agli alunni da Taglioretti, è un altro elemento che mostra a mons. Ramazzotti<br />

che la comunità procede bene.


I SS. Esercizi sono stati fatti con fervore sotto la direzione dell’eloquentissimo<br />

P. Taglioretti, che cercò di insinuare il metodo<br />

prezioso portato dall’orario medesimo fatto anticamente dei SS.<br />

Esercizi, quello cioè di ricevere i punti e recarsi in camera a<br />

meditarli. Ben è vero che per quanto fosse risoluto di moderarsi<br />

arrivava quasi sempre ai cinque quarti d’ora, non lasciando che<br />

breve spazio al meditare. Ma il suo dire era tale che forzava, direi<br />

così, la mente a lavorare e discutere anche nell’atto stesso dell’udire<br />

non lasciandola in uno stato passivo.<br />

Domani, a Dio piacendo, scriverò all’Em. Card. Fransoni<br />

procurando di conformarmi ai desideri di V. S. Ill.ma e R.ma.<br />

Pregandola di tenermi raccomandato caldamente a Dio e di<br />

impartirmi la sua pastorale Benedizione mi dichiaro con vero<br />

affetto e venerazione<br />

Milano li 8 Maggio 1854<br />

Di V. S. Ill.ma e R.ma<br />

U.mo e D.mo Figlio<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

P. S. Al M. R.do P. Mazzucconi ne ho portate copie sei a S.<br />

Alessandro 2<br />

2 È Michele Mazzucconi, fratello maggiore del Beato, religioso dei barnabiti<br />

che tuttora hanno la cura della chiesa di S. Alessandro a Milano (cfr. pure<br />

COLOMBO, Un Pastore ... Lettere, p. 225).<br />

151


152<br />

49. AL PREFETTO DI PROPAGANDA<br />

17 maggio 1854<br />

notizie dell’Oceania e di 10 missionari pronti a partire<br />

Eminenza Reverendissima 1<br />

Le rendo vive grazie della benignità con la quale si è degnata<br />

di mandarmi per mezzo dell’Ottimo Padre Cassinelli Missionario<br />

Apostolico nel Ceylan i suoi venerati saluti dimostrandomi<br />

con questo come ci tien cari e serba viva memoria di noi. Nulla<br />

di più caro ai figliuoli che la benevolenza del Padre. Vi è aggiunta<br />

al tempo stesso la consolazione delle lettere dell’Oceania. Oh<br />

il cuore tremava davvero mentre la mano le apriva; che in mezzo<br />

a gente così barbara e sotto un cielo così ardente non sarebbe<br />

stata meraviglia se qualcuno dei nostri cari compagni fosse<br />

perito. Ma il Signore per sua somma bontà ce li ha conservati tutti,<br />

non senza patimenti è vero, ma infondendo loro contemporaneamente<br />

tanto di calma e di pazienza, che quelle lettere non si<br />

possono legger senza una dolce commozione. Il primo anno di<br />

missione non poteva di certo offrir frutti da raccogliere: in un<br />

terreno così sterile e inselvatichito è assai se si è potuto gettar<br />

qualche buona semente. Le speranze sono fondate principalmente<br />

sui ragazzi, perché i vecchi già da lunga serie d’anni accostumati<br />

ad ogni sorta di vizi trovano sempre difficile sottoporsi<br />

alle sante e severe massime del Vangelo. Dio però può far tutto,<br />

e i patimenti stessi sofferti dai nostri missionari ci creano in cuo-<br />

1 In AME 05, p. 801. M. parla di Cassinelli (v. Lettera 48), dà confortanti<br />

notizie dei nostri in Oceania e presenta 10 alunni pronti a partire per la missione<br />

che verrà loro assegnata, secondo la “protesta” fatta al Santo Padre (Lettera<br />

44). Ritroveremo più avanti questi missionari nel loro posto di lavoro e ne<br />

daremo i dati più importanti.


e una viva fiducia, che Egli voglia al fine consolarli col toccare<br />

salutarmente gli animi di quei popoli sventurati.<br />

Quanto ai Sacerdoti che si vanno in questa casa disponendo<br />

all’Apostolico ministero, posso accertare l’E. V. che lo spirito ne<br />

è veramente buono, che attendono assiduamente allo studio e<br />

all’orazione, e nelle feste a catechizzare e a confessare, tenendosi<br />

nella solitudine campestre di Saronno lontani da ogni divagazione,<br />

e dalle relazioni stesse più innocenti di famiglia. La notizia<br />

dei patimenti sopportati dai loro colleghi non che disanimarli<br />

ha acceso in essi più ardente il desiderio di emularne la costanza<br />

in quel campo qualunque che il Vicario SS. di G. C. si degnerà<br />

di assegnare ai loro travagli, disposti pienamente a compierne<br />

dovunque i desideri. In questo essi intendono ripetere la protesta<br />

fatta da parte loro dal Rev.mo <strong>Mons</strong>ignor Ramazzotti Vescovo<br />

di Pavia, e di condividere interamente i sentimenti di Don<br />

Paolo Reina, unicamente mirando a far la SS. volontà di Dio in<br />

quella dei Superiori. Dieci fra di essi sarebbero già pronti a partire<br />

per quella missione che verrà loro destinata. Eccole i nomi:<br />

D. Albino Parietti, Don Francesco Pozzi, Don Antonio Marietti,<br />

Don Antonio Riva, Don Ignazio Borgazzi, Don Luigi De Conti,<br />

Don Costantino Robbioni, tutti della diocesi di Milano, Don<br />

Angelo Curti di Lodi, Don Luigi Limana di Trento, Don Domenico<br />

Barbero di Ivrea: quest’ultimo fu mandato a noi dall’E. V.<br />

medesima, e sul finire del passato anno ebbe la consolazione di<br />

ottenere dal Rev.mo Suo Ordinario l’assicurazione dell’assenso,<br />

cosa da lui tanto, e giustamente, desiderata. Essi si mettono dunque<br />

nelle mani dell’E. V. pregandola di umiliare i loro ossequi a<br />

Sua Beatitudine e di disporre liberamente di essi.<br />

Avrà, io spero, l’E. V. ricevute le lettere dei nostri Missionari<br />

che sono state stampate per soddisfare le comuni richieste, e da<br />

esse potrà meglio rilevare lo stato delle missioni di Rook e di<br />

Woodlark. Si degni, Eminentissimo, di congiungere le Sue<br />

potenti preghiere a favore di quei popoli infelici, e di ottenere ad<br />

essi l’abbondanza delle divine misericordie. Non dimentichi<br />

pure nei Suoi santi Sacrifici questi infimi Suoi figli, e specialmente<br />

chi si protesta con profonda venerazione e sincero affetto<br />

153


Li 17 Maggio 1854<br />

154<br />

Dell’Em. V. Reverendissima<br />

Umiliss. Devotiss. Figlio<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

La prego dei nostri più cordiali ossequi al degnissimo Suo<br />

Segretario anche in nome del Rev. P. Alfieri qui giunto di fresco 2.<br />

2 Segretario di Propaganda è Alessandro Barnabò, che succederà a Filippo<br />

Fransoni come Prefetto. Giovanni Maria Alfieri (1807-1888) nasce a Milano e<br />

studia nel seminario diocesano fino al diaconato, quando entra nell’ordine dei<br />

Fatebenefratelli, in cui ricopre svariate cariche fino a diventare Superiore<br />

Generale, dal 1862 alla morte. Amicissimo di <strong>Marinoni</strong> dagli anni di seminario,<br />

coltiverà con lui un rapporto confidenziale, quale risulta dalla corrispondenza<br />

inviatagli che occupa un completo volume (AME 10) di 1232 pagine. Farà da<br />

procuratore di S. Calocero a Roma, ufficialmente dal 1854 alla morte, ad eccezione<br />

del periodo in cui è priore dell’ospedale di Verona, 1856-1861 (DONE-<br />

GANA, p. 97, nota 33; TRAGELLA, I, p. 125 e passim; COGNOLI, Biografia, Nota<br />

estesa A 2).


50. A MONS. RAMAZZOTTI<br />

12 giugno 1854<br />

Propaganda apre all’Istituto la via per l’India<br />

<strong>Mons</strong>ignore Ill.mo e R.mo 1<br />

Ben può immaginarsi quanto gradita riuscisse prima a S. E.<br />

R.ma Mgr. Arcivescovo di Milano e poi a tutti questi alunni la<br />

lettera a lei diretta dall’E.mo Card. Fransoni, lettera dettata con<br />

disposizioni così favorevoli, che non potevamo certamente desiderar<br />

di meglio. Noi la preghiamo pertanto di esprimere al<br />

medesimo E.mo Cardinale tutta la nostra riconoscenza e ad assicurarlo<br />

che faremo di tutto per assecondare alla meglio secondo<br />

la nostra debolezza le intenzioni della Sacra Congregazione di<br />

Propaganda.<br />

Resterebbe ora da fare la scelta dei soggetti, e da designare il<br />

Superiore a norma del desiderio espresso da S. E. Quanto a tal<br />

punto desidererei un momento di tempo per potermi abboccare<br />

con V. S. R.ma e parlarne di proposito. Il P. Taglioretti troverebbe<br />

opportuno pregare la S. Congregazione di Propaganda di<br />

accordarci per Superiore il M. R. P. Cassinelli. Questo togliereb-<br />

1 In AME 05, p. 811. La lettera di Fransoni a Ramazzotti, tanto gradita<br />

all’arcivescovo Romilli e agli alunni, di cui parla M., mentre ribadisce di rimandare<br />

una seconda spedizione in Melanesia all’arrivo di notizie più rassicuranti,<br />

propone un’altra missione “meno difficile e perigliosa” nelle Indie orientali<br />

(AME 01, p. 129). Bisogna ora scegliere i soggetti, e per questo <strong>Marinoni</strong> vuol<br />

incontrarsi con Ramazzotti. Taglioretti pensa a Cassinelli (Lettere 48 e 49) per<br />

superiore, anche per attirare i sacerdoti Cesare Mola e Giovanni Vistarini, lodigiani<br />

e missionari in Ceylon come lui. Comunque, ciò che ora conta e fa felici è<br />

che Propaganda ha aperto una nuova via per S. Calocero: un gran sollievo per<br />

M., instancabile ma sempre debole di salute.<br />

L’accenno al “mio povero fratello” si riferisce a don Pietro, morto il 24 maggio<br />

1854.<br />

155


e ogni motivo di preferenza fra i nostri, ci metterebbe in mano<br />

di una persona savia, esperta, già nota e cara alla S. Congregazione,<br />

servirebbe a conciliare credito all’Istituto qui fra noi e là<br />

nelle Indie, ci guadagnerebbe facilmente i Missionari Mola e<br />

Vistarini riunendo in un solo ceto tutti i Missionari di queste parti,<br />

cosa utilissima per l’influenza morale ed anche per i mezzi della<br />

carità dei benefattori.<br />

Sento pure con piacere che V. S. R.ma abbia eletto ad arbitro<br />

amichevole per l’acquisto della Casa il M. R.do P. Taglioretti e<br />

spero che la cosa abbia a riuscire con vicendevole soddisfazione.<br />

La prego di tenermi raccomandato al Signore nei suoi SS.<br />

Sacrifici e le ricordo pure l’anima cara del mio povero fratello.<br />

Le chiedo la Pastorale Benedizione insieme con tutti questi Missionari<br />

unito ai quali mi protesto con profonda venerazione e<br />

filiale affetto<br />

Di V. S.a R.ma<br />

Saronno il 12 Giugno 1854<br />

156<br />

U.mo e D.mo Figlio<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

La prego di tanti ossequi al degnissimo suo Segretario e all’ottimo<br />

Sig. De Luca.


51. AL PROCURATORE DEI MARISTI<br />

30 luglio 1854<br />

informazioni circa l’Oceania e le Indie orientali<br />

Reverendo Padre Procuratore 1<br />

Milano, 30 Luglio 1854<br />

Ho ricevuto la sua lettera del 24 maggio scorso e rispondo<br />

subito, senza finire un’altra lettera che avevo incominciato, pure<br />

diretta a lei per inviarle il denaro necessario alle nostre missioni<br />

di Woodlark e di Rook.<br />

Lei si meraviglia del mio ritardo: la causa è stata la speranza<br />

di mandare con le provviste qualche altro missionario, ma la S.<br />

Congregazione di Propaganda ha creduto meglio di attendere<br />

notizie più rassicuranti sul successo delle nostre missioni d’Oceania,<br />

prima di esporre al rischio di tante sofferenze quasi inutili<br />

altri soggetti. Così le invio soltanto provviste di abiti, libri,<br />

oggetti, etc. e denaro. Le casse che contengono queste provviste<br />

partiranno entro pochi giorni. Troverà qui incluse due cambiali:<br />

una di 700 sterline, l’altri di 400. Spero che ciò basterà per quest’anno:<br />

l’anno prossimo, se si dovranno continuare le missioni,<br />

le invierò più prontamente quanto occorre.<br />

La Sacra Congregazione di Propaganda ha destinato altri<br />

nostri alunni alle missioni di Calcutta e Hyderabad assai vicino a<br />

1 In AME 05, pp. 817-818, originale francese. M. scrive al procuratore dei<br />

maristi in Australia, p. Rocher, spiega il ritardo nel rispondere, informa sull’invio<br />

di provviste e soldi e comunica che Propaganda, mentre lascia in sospeso<br />

l’eventuale seconda spedizione dei nostri in Oceania, ha aperto loro due fronti<br />

nell’India, Calcutta e Hyderabad.<br />

157


Madras, per assecondare le richieste di due vicari Apostolici di<br />

queste Province 2.<br />

La prego di darmi tutte le informazioni che potrà, mio Reverendo<br />

Padre, sulle comunicazioni che si potrebbero stabilire tra<br />

le Indie Orientali e le missioni d’Oceania. Chissà che la Procura<br />

possa venir trasferita nelle Indie diminuendo forse le spese?<br />

Intanto come potrei ringraziarla abbastanza per tutte le cure<br />

che ha per i nostri missionari? Dio solo che è ricco di misericordia<br />

può ricompensarla. Solo lui può dirle: Ego ero merces tua<br />

magna nimis [Io sarò la tua ricompensa molto grande]. È a lui<br />

solo che eleviamo le nostre umili preghiere, affinché paghi i<br />

nostri debiti.<br />

Voglia gradire, Signor Procuratore, l’assicurazione del<br />

profondo rispetto e della viva riconoscenza con cui ho l’onore di<br />

essere<br />

158<br />

Vostro umilissimo e obedientissimo<br />

Servitore<br />

2 I destinati a Calcutta sono: i sacerdoti Albino Parietti (1818-1864), il più<br />

anziano e scelto come capogruppo, Antonio Marietti (1827-1892), Luigi Limana<br />

(1824-1870) e il catechista laico Giovanni Sesana (1828-1867). Ad Hyderabad<br />

vengono destinati: i sacerdoti Francesco Pozzi (1828-1905) e Giovanni<br />

Domenico Barbero (1820-1881). Tutti appartengono alla diocesi di Milano, ad<br />

eccezione di Limana (dioc. di Trento) e Barbero (dioc. di Ivrea). Partiranno nel<br />

febbraio del 1855 (v. Lettera 56).


52. AL PREFETTO DI PROPAGANDA<br />

17 settembre 1854<br />

ringraziare il Papa e presentare le difficoltà economiche<br />

Eminenza Reverendissima 1<br />

Il Sommo Pontefice si è degnato di dirigere al R.mo Mgr.<br />

Vescovo di Pavia un graziosissimo Breve nel quale Egli esprime<br />

come grati gli riescono i sentimenti di filiale devozione, che i<br />

nostri Missionari di Oceania e quelli di Milano gli professano, e<br />

la speranza che nutre di prevalersi quanto prima di questi alunni<br />

per guadagnare anime a Dio. Ne sia benedetto Iddio, e le grazie<br />

più sincere e più vive siano rese al Vicario SS. di Gesù Cristo<br />

per la paterna benevolenza che sempre ci dimostra. Possano<br />

sempre i suoi voti essere da noi pienamente compiuti col divino<br />

favore che con tanto cuore Egli dal cielo ci implora. Io prego<br />

insistentemente l’E.ma Vostra a voler umiliare ai piedi di sua<br />

Santità il sincero attestato della nostra riconoscenza.<br />

Il R.mo <strong>Mons</strong>ignor Vescovo di Pavia mi fa sapere che il fu D.<br />

Luigi Bosisio, Arciprete degnissimo di quella Cattedrale, con suo<br />

1 In AME 05, pp. 829-832. Il Breve di Pio IX, di cui parla M. all’inizio, è una<br />

lettera che porta la data del 29 luglio 1854, giorno in cui il Papa spedisce pure<br />

un simile scritto a Reina, in Oceania (testi in COGNOLI, Il drammatico, pp. 118-<br />

119, rispettivamente in AME 08, p. 965 e ivi p. 969), e M. vuole ringraziare il<br />

Pontefice per le sue espressioni di benevolenza e fiducia. Fa quindi presente al<br />

card. Fransoni le difficoltà economiche che l’Istituto deve affrontare per sostenere<br />

i missionari d’Oceania e i preparativi per la spedizione in India, cui si<br />

aggiungono le spese per un nuovo “modesto fabbricato” a San Calocero.<br />

<strong>Marinoni</strong> ha fiducia nella Provvidenza, ma non tralascia di fare con zelo e cortesia<br />

la sua parte. D’altra parte vuol dipendere in tutto da Propaganda più che<br />

mai, dopo gli eventi del ’53, e si direbbe che il suo modo di parlare al Prefetto<br />

risente fortemente di questa preoccupazione, specialmente per ciò che riguarda<br />

l’invio nell’India, richiesto da Roma ma tuttora non ben definito.<br />

159


Testamento del 1° settembre 1853 fra gli altri Legati fece il<br />

seguente: “Lascio di dare per una volta tanto alla Propaganda<br />

Fede austriache lire mille da consegnarsi nelle mani di <strong>Mons</strong>ignor<br />

Vescovo” le quali lire mille, dedottene le spese di tassa e<br />

carta bollata per la quietanza, ora si riducono a Lire 917.46 cioè<br />

a circa 145 scudi. Mi fa sapere pure il medesimo R.mo Mgr.<br />

Vescovo che aveva ragione di credere che il testatore volesse<br />

favorire il Seminario delle Missioni Estere di Milano; ma ad ogni<br />

modo giudica necessario che io ne scriva alla S. Congregazione<br />

di Propaganda Fede per sentire il giudizio, il che io adempio con<br />

questa mia all’Eminenza Vostra R.ma.<br />

Noi abbiamo mandato ai Missionari di Oceania, parte in provigioni<br />

parte in danari, quanto ci rimaneva dei soccorsi ricevuti<br />

l’anno scorso dall’Opera Pia della Propagazione della Fede; il<br />

solo bastimento che conviene noleggiare da Sydney alle isole delle<br />

Missioni costa, così mi scrive il P. Rocher, dalle 200 alle 250<br />

Lire sterline al mese, cioè dai mille ai mille duecento scudi: di<br />

ordinario la durata è di tre mesi, sono dunque dai 3000 ai tre mille<br />

e cinquecento scudi. Una metà circa in provigioni e denaro<br />

mandai l’anno scorso. Ora pregherei l’Eminenza Vostra di un<br />

suo consiglio. A Lione due anni fa mi prevennero che era necessario<br />

dare la nota approssimativa delle spese occorrenti l’anno<br />

prima, onde ricevere in tempo i soccorsi. Crede l’Em.a Vostra<br />

ch’io mi rivolga fin d’ora per l’anno venturo ai Consigli Centrali<br />

per raccomandare quella Missione non avendo io più nulla per<br />

essa? Si aggiunga anche la nuova spedizione di Calcutta e di<br />

Hyderabad alle quali io spero che la S. Congregazione provvederà<br />

interamente così per il viaggio come per i preparativi e poi<br />

per la permanenza colà. Io confesso schiettamente che riposo su<br />

questa speranza non avendo nulla per ora di cui disporre.<br />

Col previo consenso di S. E. R.ma Mgr. Arcivescovo di Milano<br />

e del R.mo Mgr. Ramazzotti Vescovo di Pavia, vista la necessità<br />

estrema in cui eravamo di locali, ho dovuto accingermi ad un<br />

modesto fabbricato, che offre appena il sufficiente per accogliere<br />

in una stanza separata gli alunni del Seminario. L’Eminenza<br />

Vostra può ben accorgersi se l’edificare sia una preoccupazione<br />

dovendo raggranellare qui e là i mezzi per tirar avanti e trovan-<br />

160


domi ancora carico del pensiero di mantenere giornalmente in<br />

tanta penuria di vita una numerosa comunità. Vi sarebbero altri<br />

aspiranti, e in particolare un ottimo sacerdote della Diocesi d’Ivrea,<br />

compagno del Reverendo D. Domenico Barbero, inviatoci<br />

da codesta S. Congregazione. Questi ha già ottenuto l’assenso del<br />

suo R.mo Vescovo, onde spero a giorni di averlo tra i nostri.<br />

Io le vengo davanti, Eminenza R.ma, con la confidenza di un<br />

figlio: l’opera è tutta diretta alla gloria di Dio ed al bene delle<br />

anime, io la ripongo nelle mani di V. E. anzi di Sua Beatitudine,<br />

a cui se ne deve il primo pensiero, il primo impulso. Forte di tanto<br />

appoggio, ammiro come la divina Providenza va di mano in<br />

mano consolidando e svolgendo questo tenero arboscello e pregandolo<br />

di rendere il suo frutto nonostante tutti i nostri demeriti.<br />

Si degni Eminenza R.ma di implorare ognor più le benedizioni<br />

del cielo sull’opera, e di impegnare quella gran Vergine Immacolata<br />

che ne è la principal Patrona. Oh la Vergine cui si prepara<br />

in quest’anno 2 un così ammirabile trionfo compia quella preghiera<br />

che ogni giorno si fa. “Dignare me laudare te, Virgo Sacrata”<br />

[Degnami di lodarti, o Santa Vergine], dia parole di vita ai<br />

Missionari e ponga sulle loro labbra le proprie lodi, affinché gli<br />

idolatri conoscano una madre così sublime, così tenera, così<br />

potente.<br />

Col più profondo rispetto e con la più viva affezione mi prostro<br />

ai piedi dell’Eminenza Vostra e baciandole la sacra porpora<br />

mi protesto<br />

Milano il 17 7bre 1854<br />

Di Vostra Eminenza R.ma<br />

U.mo, D.mo, Obb.mo Figlio<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Dirett. del Sem. delle Miss. Estere<br />

2 M. fa riferimento alla proclamazione del dogma dell’Immacolata.<br />

161


162<br />

53. AL PREFETTO DI PROPAGANDA<br />

9 dicembre 1854<br />

prospettiva di una missione che serva pure<br />

a tenere i rapporti con quella dell’Oceania<br />

Eminenza Reverendissima 1<br />

A S. E. il Card. Fransoni<br />

Milano li 9 Dic. 1854<br />

La ringrazio ben di cuore dell’ultima sua ossequientissima in<br />

nome pure di tutti questi alunni che vedono con gioia avvicinarsi<br />

il giorno di faticare nella vigna del Signore. Il R.mo Mgr.<br />

Ramazzotti Vescovo di Pavia, che si degnò di onorarci della sua<br />

presenza nella Festa di S. Francesco Saverio celebrandola pontificalmente<br />

in questa nostra Chiesa di S. Calocero, ringrazia egli<br />

pure l’Eminenza Vostra della premura paterna che ha per noi, e<br />

ha inteso con sommo piacere che si pensi ad erigere una Missione<br />

in posizione opportuna a mantenere le comunicazioni col Pre-<br />

1 In AME 05, p. 839. Scritto breve ma importante. Fa riferimento all’apertura<br />

di una missione che possa essere anche di collegamento e di aiuto ai missionari<br />

d’Oceania, e di due missionari già designati. Si tratta di una missione in<br />

Borneo con i sacerdoti Ignazio Borgazzi (1829-1878) e Antonio Riva (1823-<br />

1862), e con a capo don Carlos Cuarteron (Cadice,1816-1880), ex capitano di<br />

mare passato alla causa missionaria, con una grande esperienza degli arcipelaghi<br />

indonesiani, per la cui evangelizzazione attira l’interesse di Propaganda. Il<br />

progetto matura tra lentezze e difficoltà, e solo nell’agosto 1855 si giunge all’erezione<br />

formale di una prefettura apostolica di Labuan e Borneo (TRAGELLA, I,<br />

pp. 189-194; GHEDDO, PIME, pp. 464-468). M. parla di “una nuova grazia”, ma<br />

non si nasconde gli interrogativi che comporta, anche se qui non lo dice esplicitamente.<br />

Che significa questo inatteso impegno missionario in rapporto a<br />

quello dell’Oceania e delle Indie? Un aiuto o un ostacolo? Gioverà o no a quella<br />

unità dei nostri sul campo missionario da lui sempre strenuamente difesa?


fetto Apostolico D. Paolo Reina e con i suoi Compagni in Oceania.<br />

È questa pure una nuova grazia che fa S. Francesco Saverio<br />

e la Vergine Immacolata, cui è sacro il nostro piccolo Istituto. Ho<br />

scritto subito a Lione e Parigi ai due Consigli della Pia Opera<br />

della Propagazione della Fede per i mezzi necessari e ne spero<br />

buon esito.<br />

Sento che v’è in Roma l’Arcivescovo di Sydney e prego l’Eminenza<br />

Vostra a raccomandare a lui pure la nostra Missione di<br />

Oceania, onde se mai gli si porgesse occasione o di far visitare<br />

quelle isole, o di accogliere Missionari nell’andata o nel ritorno,<br />

non ci neghi questo favore 2 .<br />

I due Missionari per la nuova Missione spero che corrisponderanno<br />

ai voti dell’Eminenza Vostra e di quel distinto Ecclesiastico<br />

che la vuol erigere.<br />

Prego la Madre di tutte le grazie che ricolmi l’Eminenza<br />

Vostra delle sue benedizioni, e baciandole ossequiosamente la<br />

Sacra Porpora ho l’onore di professarmi …<br />

2 M. prega il cardinal Fransoni di raccomandare all’arcivescovo di Sydney,<br />

mons. Giovanni Beda Polding (1794-1877), di passaggio a Roma, “la nostra<br />

missione d’Oceania”: come mai? Non è una frase scontata, di uso. Si sa che l’arcivescovo<br />

era del parere che i missionari di San Calocero lasciassero Woodlark<br />

e Rook e passassero nella sua diocesi, dove avrebbe offerto loro un ampio territorio<br />

da evangelizzare. Non era certo questo il pensiero di M., che pur aveva<br />

forse suscitato queste parole col chiedere, forse per eccessiva deferenza, se si<br />

doveva o no richiamare i missionari di Oceania; ora cerca di riparare l’eventuale<br />

sbaglio (cfr. COGNOLI, Il drammatico, pp. 77-78).<br />

163


164<br />

54. ALL’IMPERATRICE D’AUSTRIA<br />

3 gennaio 1855<br />

M. informa sull’Istituto e chiede aiuti 1<br />

S. E. R.ma <strong>Mons</strong>ignor Arcivescovo di Milano assieme con gli<br />

Ill.mi e R.mi Vescovi di Lombardia, corrispondendo volonterosi<br />

ai vivi ed espressi desideri dell’immortale Pontefice felicemente<br />

regnante, istituirono sul finir dell’anno 1850 in questa città di<br />

Milano un Seminario per le Estere Missioni, al cui progetto aveva<br />

già applaudito l’Eccelso Ministero (allegato A) di Vienna,<br />

interprete fedele dei sentimenti piissimi del Nostro Augusto<br />

Sovrano.<br />

Il Signore si degnò di benedire i primordi del nuovo Istituto,<br />

e già dodici Missionari e tre Catechisti partirono di qui per evangelizzare<br />

barbare regioni, ed altri sette sono pure vicini alla partenza,<br />

onorati della particolare benevolenza e fiducia della Sacra<br />

Congregazione di Propaganda e di Sua Santità.<br />

La carità di privati benefattori insieme alle generose elargizioni<br />

del venerato nostro Pastore e di altri Vescovi, specialmente<br />

del R.mo Mgr. Ramazzotti Vescovo di Pavia, ha fatto fronte<br />

finora ai più urgenti bisogni dell’Istituto nascente, obbligato non<br />

solo a mantenere in tempi di tanto costo dei viveri un numero<br />

vistoso di alunni, ma ancora a comprarsi una località dove erige-<br />

1 In AME 05, pp. 845-847. Destinataria è l’imperatrice madre, Maria Anna<br />

Pia (v. Lettera 64), cui M. parla dell’Istituto e dei suoi bisogni, e invia pure “il<br />

libretto delle nostre Regole”, cioè la “Proposta”, e “un Fascicolo di notizie”<br />

sugli eventi del medesimo, forse le “Memorie Cronologiche alla Casa delle<br />

Estere Missioni” (COLOMBO, PIME, p. 123), completate per l’occasione. Il tutto<br />

viene inoltrato per mezzo di mons. Daniele Canal (1791-1884), canonico veneziano,<br />

fondatore di istituzioni religiose e di opere di carità (COLOMBO, Un<br />

Pastore ... Lettere, passim, v. indice nomi di persone).


e, come attualmente si fa, un modesto edificio per accogliere gli<br />

aspiranti alle Missioni in stanze separate.<br />

La Sacra Congregazione di Propaganda ha pur diretto un<br />

invito (allegato B) a S. E. R.ma Mgr. Patriarca di Venezia e ai suoi<br />

R.mi Suffraganei perché vogliano concorrere anch’essi ad un’opera<br />

che tanto interessa la Santa Fede Cattolica.<br />

L’umilissimo sottoscritto Diocesano Milanese e già Parroco in<br />

Roma, essendo stato (per graziosa elezione dei R.mi Vescovi di<br />

Lombardia confermata dalla S. Congregazione di Propaganda)<br />

incaricato della direzione del nascente Istituto, si trova nel dovere<br />

di invocare nelle gravi strettezze dell’Istituto medesimo la<br />

pietà di Coloro cui Iddio largiva cuore generoso e mezzi competenti<br />

a beneficio dei fratelli indigenti. Il nome della Maestà<br />

Vostra risuona talmente associato a quanto si opera di bene per<br />

la gloria di Dio e la salvezza delle anime in questo vasto impero<br />

e anche fuori, che io crederei mancare ad un mio debito ove non<br />

sottoponessi anche la povera nostra Casa ai suoi Benigni Sguardi.<br />

Forse questi sguardi così santamente attenti agli interessi della<br />

pietà e della Fede hanno già scorto anche da lungi questa piccola<br />

Istituzione, di cui parlarono talvolta gli Annali della Propagazione<br />

della Fede e qualche religioso giornale. All’intento però<br />

di offrire alla Maestà Vostra una più esatta cognizione del Collegio,<br />

mi permetto di porgerle con la presente ossequiosa supplica<br />

il libretto delle nostre Regole, e un Fascicolo di notizie riguardanti<br />

gli eventi dell’Istituto.<br />

Lo zelantissimo e così benemerito Sig. Abb.e Cav. Canal, che<br />

nel suo rapido passaggio per Milano si è offerto graziosamente di<br />

umiliare in persona questa istanza alla Maestà Vostra, potrà attestarle<br />

ancora la viva sollecitudine del nostro amantissimo Arcivescovo<br />

per il bene di questo Istituto e fare le debite scuse se la<br />

brevità del tempo non ci ha concesso di rendere meno impropria<br />

la forma dell’annesso fascicolo e del libretto.<br />

Confidando che le nostre preghiere possano essere dalla Maestà<br />

Vostra esaudite, noi le anticipiamo le più sincere azioni di<br />

grazie, invocando con tutto il cuore sopra la Maestà Vostra, sul<br />

Suo Augusto Consorte e già nostro amatissimo Sovrano, sul suo<br />

degno Nipote l’Imperatore gloriosamente regnante e su tutta<br />

165


l’Augusta Casa d’Austria le più copiose benedizioni del Cielo.<br />

Prostrato al Trono della Maestà Vostra ho l’onore di protestarmi<br />

con i sensi della più profonda venerazione<br />

Di Vostra I. R. Apostolica Maestà …<br />

Milano il 3 Genn. 1855<br />

166


55. AL SIG. TERRET – PROPAGAZIONE DELLA FEDE<br />

3 febbraio 1855<br />

richiesta di sussidi per i missionari d’Oceania 1<br />

Al Sig. Terret, Presidente del<br />

Consiglio Centrale di Lione<br />

Signor Presidente<br />

Milano 3 Febbraio 1855<br />

Le offro i più vivi ringraziamenti a nome di tutti i nostri missionari<br />

per la somma che i Consigli di Lione e di Parigi hanno<br />

assegnato (...) e le siamo sinceramente debitori per lo sforzo da<br />

lei fatto e l’eccezione concessa per questo Seminario (...).<br />

Nello stesso tempo che ricevevo la sua lettera, ho ricevuto lettere<br />

da Sydney del 24 ottobre e del 20 novembre in due giorni<br />

consecutivi, nelle quali il Reverendo Padre Rocher della Società<br />

di Maria, nostro benevolo Procuratore, ci informa che ha inviato<br />

provvigioni di viveri per sei mesi ai nostri Missionari di Woodlark<br />

e di Rook, ciò che assieme alla spesa per la goletta del trasporto<br />

gli è costato la somma di lire sterline 731; la prossima primavera,<br />

deve inviare provvigioni per un anno intero, il che<br />

costerà la somma di circa mille lire sterline: 500 per la goletta e<br />

il resto per le provvigioni, che a Sydney costano molto a causa<br />

delle miniere d’oro ivi gestite.<br />

1 In AME 05, pp. 859-860, originale francese. Lettera di ringraziamento sincero<br />

e di richiesta appassionata. M. sente come sue le gravi e continue malattie<br />

e privazioni dei missionari d’Oceania.<br />

167


Questi poveri Missionari di Woodlark e di Rook sono veramente<br />

degni della sua pietà: sono stati ammalati quasi per un<br />

anno e mezzo, e quando abbiamo ricevuto le loro ultime lettere,<br />

non erano ancora guariti, tanto terribile è il clima. Allorché sono<br />

state portate loro le cose che avevamo inviate dall’Europa, non<br />

avevano quasi vestiti né biancheria se non in cattivo stato. Erano<br />

obbligati ad asciugare al sole tutti i giorni i panni del letto bagnati<br />

da sudore abbondante a causa delle violenti febbri. Mi faccia<br />

il favore di chiedere altri aiuti, mentre la devo ringraziare per<br />

quanto già mi dà, ma è la pura necessità che mi costringe ad<br />

esporle questo nuovo bisogno.<br />

La prego di gradire ecc.<br />

168


56. AL PREFETTO DI PROPAGANDA<br />

4 febbraio 1855<br />

annuncia l’andata a Roma dei partenti per l’India<br />

Eminenza Reverendissima 1<br />

Milano il 4 Febb. 1855<br />

Sono finalmente giunti i sussidi di Lione per la spedizione dei<br />

cinque nostri allievi alle Indie Orientali. Ben è vero che invece di<br />

1 In AME 05, pp. 863-864. La lettera contiene importanti eventi, anche se<br />

espressi con brevità e in tono piuttosto dimesso; esige pure alcuni chiarimenti<br />

per evitare malintesi.<br />

Anzitutto si parla dei partenti per l’India (Calcutta e Hyderabad): sono i sei<br />

già menzionati (Lettera 51), 5 sacerdoti e 1 laico catechista, che ormai hanno<br />

via libera per la missione; poi dei due sacerdoti legati al Cuarteron (Lettera 53),<br />

destinati alla missione in vicinanza e aiuto alla Melanesia, ma al momento ancora<br />

da precisare. Però tutti e otto ricevono il crocifisso da M. il 19 febbraio 1855,<br />

durante la medesima funzione celebrata nella chiesetta di San Calocero e presieduta<br />

dall’arcivescovo di Milano. Assieme fanno a tappe il viaggio fino a<br />

Roma, dove giungono il 23 febbraio, accolti dal p. Alfieri. Qui i due gruppi si<br />

dividono in alloggi diversi e percorrono un differente cammino. Per quelli dell’India,<br />

Propaganda mette a punto il progetto, sia per il Bengala (Calcutta) che<br />

per Hyderabad, e il 21 marzo i destinati possono partire per la missione, dopo<br />

l’incontro col S. Padre il giorno 14. I sacerdoti del secondo gruppo dovranno<br />

attendere più a lungo per la precisazione del campo di lavoro e lasceranno<br />

Roma nel novembre 1855, diretti in Spagna (Cadice) e poi a Manila, dove giungeranno<br />

il 16 giugno 1856 e attenderanno i reduci dell’Oceania destinati al Borneo<br />

(Reina, Raimondi, Tacchini), e assieme salperanno per Labuan solo il 12<br />

marzo 1857 (BRAMBILLA, pp. 135-146; TRAGELLA, I, pp. 187-194; GHEDDO,<br />

PIME, pp. 463-466).<br />

M. tratta quindi di problemi finanziari e infine prega il cardinale Prefetto<br />

di fare buona accoglienza ai partenti, ottenendo loro pure un’udienza col Papa.<br />

In questa parte della lettera appare chiaro uno stile accentuato di umiltà, si<br />

direbbe quasi di timore. M. vuol mostrare la piena sottomissione sua e dei<br />

membri dell’Istituto a Propaganda e al Santo Padre, e far dimenticare ogni<br />

eventuale residuo di contrasto per le vicende del ’53.<br />

169


20.000 franchi i due Consigli non ci hanno assegnato se non<br />

12.000; ma la benigna promessa fattaci da Vostra Eminenza, e<br />

tuttociò che ci sforzeremo di aggiungere noi e di risparmiare sulle<br />

spese, ci fanno tentare senza imprudenza l’invio. Perciò aderendo<br />

ai desideri già espressi dall’Eminenza Vostra con sua ossequiatissima<br />

lettera del 22 novembre 1854 n. 3, io do tutte le<br />

disposizioni per la partenza dei detti cinque Missionari, a cui<br />

aggiungo un solo Catechista. Si avrà anche un risparmio di spesa<br />

notevole se per la benigna interposizione dell’Eminenza<br />

Vostra si potranno ottenere i posti gratuiti fino ad Alessandria.<br />

Sarebbe nostro desiderio mandare a Roma insieme con i Missionari<br />

suddetti i due Sacerdoti destinati ad accompagnare il Sig.<br />

Quarteron, sui quali aspetto a momenti, come mi fa sperare il P.<br />

Alfieri, le determinazioni venerate dell’Eminenza Vostra.<br />

Troverà qui annessa una copia della lettera scrittami da Lione,<br />

onde l’Eminenza Vostra possa meglio conoscere i sentimenti<br />

degli Amministratori dell’Opera Pia della Propagazione della<br />

Fede, ai quali la pregherei umilmente di significare, se lo crederà<br />

nella sua saviezza, il suo venerato gradimento per il sussidio eccezionalmente<br />

accordatoci, tanto più che a momenti mi converrà<br />

sollecitare nuovi soccorsi per le Missioni di Rook e di Woodlark<br />

sui bisogni delle quali ho ricevuto lettera dal P. Rocher Procuratore<br />

a Sydney, in questi giorni medesimi. Il detto Padre ha loro<br />

mandati in Ottobre i viveri per sei mesi, contraendo un debito di<br />

400 Lire Sterline. In Maggio deve fare una nuova provvigione<br />

per essi; ora avendogli io mandato 1100 Lire Sterline, non gli<br />

restano che 700 Lire in mano, le quali non bastano per le sovvenzioni<br />

di un anno, quale deve essere la spedizione che in maggio<br />

si farà (...).<br />

Non è necessario che io supplichi l’Eminenza Vostra di accogliere<br />

con amorevolezza i nostri allievi; la bontà ben nota del suo<br />

cuore paterno mi dispensa da tutto. Essi verranno accompagnati<br />

con lettere di S. Ecc.za Mgr. Arcivescovo di Milano e del R.mo<br />

Mgr. Vescovo di Pavia, e l’Eminenza Vostra si degnerà di ottenere<br />

che possano baciare i piedi al Vicario SS. di Gesù Cristo,<br />

nelle cui mani interamente si mettono. Quello che posso con tutta<br />

certezza affermare di essi è che hanno una sincerissima devo-<br />

170


zione verso il Sommo Pontefice, e un gran desiderio di salvare<br />

quelle anime che costano tanto sangue al Divin Salvatore. Non<br />

hanno gran dottrina, ed è necessario ancora molto esercizio per<br />

parlare con speditezza l’Inglese e il Francese; ma hanno tutti un<br />

buon volere e l’amore all’applicazione, al travaglio, ai sacrifici.<br />

171


57. AL PREFETTO DI PROPAGANDA<br />

24 maggio 1855<br />

scrive del suo viaggio in Veneto per vocazioni<br />

Eminenza Reverendissima 1<br />

Milano, Maggio 24, 1855<br />

In adempimento del grazioso incarico datomi dall’Eminenza<br />

Vostra con ossequiato foglio del 24 Marzo scorso di invitare le<br />

Diocesi Venete ed altre ad inviare quei Sacerdoti che si sentissero<br />

chiamati al ministero Apostolico, a questo nostro nascente<br />

Seminario di Estere Missioni, mi sono recato a Piacenza, Parma,<br />

Verona, Vicenza, Mantova, Venezia, Udine; parlai con i R.mi<br />

Vescovi di Ceneda e di Chioggia, e dappertutto trovai le più<br />

favorevoli accoglienze, e potei in vari Seminari far conoscere agli<br />

allievi del Santuario il novello Istituto, e l’importanza di un’Opera<br />

così cara alla S. Congregazione di Propaganda. La lettera<br />

dell’Eminenza Vostra fece ovunque la più grata impressione, e<br />

spero che produrrà ben presto i suoi frutti. S. E. R.ma <strong>Mons</strong>.<br />

Patriarca di Venezia aveva già con apposita sua Circolare notifi-<br />

1 In AME 05, pp. 873-875. Un viaggio in Veneto per “propaganda” missionaria<br />

e vocazionale da tempo occupava la mente di M.; con le nuove spedizioni<br />

e dopo l’invito espresso di Propaganda egli rompe ogni indugio. Il giro dura<br />

circa un mese, dalla fine di aprile alla fine di maggio, e lo porta in varie diocesi<br />

venete. Per <strong>Marinoni</strong> sarà l’occasione per visitare pure alcuni vescovi e seminari<br />

lombardi. Dovunque accoglienza cordiale, aperta, promettente (v. Lettera<br />

58); ma quanto fruttuosa? Il 4 agosto seguente M. sentirà il bisogno di inviare<br />

una lettera circolare ai vescovi del Veneto e dell’Emilia per chiedere sostegno<br />

con vocazioni ed offerte (testo in BUBANI, pp. 36-37, AME 05, p. 867).<br />

172


cato ai Vescovi della sua Provincia e raccomandato loro la medesima<br />

cosa. <strong>Mons</strong>. Trevisanato Arcivescovo di Udine ebbe la<br />

bontà di accompagnarmi egli stesso in Seminario e di presentarmi<br />

egli stesso ai Chierici Studenti di Teologia. Prevalendomi della<br />

stessa felice congiuntura visitai i R.mi Vescovi di Cremona, di<br />

Mantova, di Brescia già associati a questo Istituto, e parlai nei<br />

loro Seminari sull’estrema miseria dei popoli infedeli e sul desiderio<br />

del Vicario SS. di Gesù Cristo, che le Missioni Estere siano<br />

amate e promosse. Si degni Dio di benedire il grano di senape<br />

che vi è gettato.<br />

Dietro insinuazione del R.mo <strong>Mons</strong>. Vescovo di Pavia non<br />

mancai nel tempo medesimo di rappresentare, dove se ne offrisse<br />

opportuna occasione, le gravi strettezze economiche dell’Istituto,<br />

il quale non ha altro appoggio che la privata beneficenza,<br />

ed ha dovuto subire forti dispendi per l’acquisto del locale, per<br />

la costruzione iniziata di un sufficiente edificio, per la compera<br />

pur necessaria di un pezzo dell’orto non essendoci luogo per<br />

muovere due passi, e desiderandosi ancora dai buoni che vi sia<br />

qui un oratorio festivo per l’istruzione dei poveri fanciulli in questo<br />

quartiere della città poco o nulla curati, mentre in altri<br />

abbonda l’opera d’educazione. A questo proposito debbo essere<br />

molto obbligato alla gentilezza di un ottimo Signore di Padova<br />

che forse non sarà ignoto all’Eminenza Vostra, il Sig. Giacomo<br />

Moschini, per consiglio del quale mi presentai dal Sig. Silvestro<br />

Camerini, Commendatore e Gonfaloniere nominato della città di<br />

Ferrara, ricchissimo Signore, e molto propenso a favorire l’opera<br />

delle Missioni. Lessi al detto Sig. Camerini la bellissima lettera<br />

dell’Eminenza Vostra, ed egli (dopo varie dichiarazioni da me<br />

fornitegli nell’intento di fargli meglio conoscere con quanta<br />

benevolenza ci riguardi la S. Congregazione e il S. Padre particolarmente)<br />

ebbe la bontà di offrirmi 40 napoleoni d’oro, facendomi<br />

intravedere che non sarebbe forse contrario a qualche altro<br />

sussidio in avvenire. Il Sig. Moschini mi afferma che se il Sig.<br />

Camerini venisse con lettera da Roma assicurato del gradimento<br />

della S. Congregazione e specialmente del Supremo Gerarca, e<br />

gli si lasciasse scorgere la speranza di quelle onorevoli distinzioni,<br />

che si sogliono talvolta accordare alle persone benemerite del-<br />

173


la Religione, il nostro Istituto sarebbe sicuro quanto ai mezzi<br />

temporali per il suo avvenire, e si convertirebbe a favore delle<br />

Missioni una buona parte di un’immensa sostanza che forse non<br />

ha ancora alcuna determinazione. Mi ha perciò raccomandato il<br />

medesimo Sig. Moschini di far presente ciò all’Eminenza Vostra,<br />

troppo premendogli che la cosa, così felicemente coll’autorità del<br />

suo ossequiato foglio incominciata, abbia il suo pieno compimento.<br />

Potrebbero così fissarsi gli appuntamenti per i necessari<br />

Professori, ed assegnarsi delle pensioni per gli alunni ad imitazione<br />

dell’Istituto Brignole-Sale di Genova. Io sottometto interamente<br />

la cosa alla sua alta saviezza, esigendo il maneggio di un sì<br />

geloso affare tutta la delicatezza e la maturità 2 .<br />

In questi giorni ho avuto la sorte di conoscere il R.mo Arcivescovo<br />

di Sydney: egli mi parlò di una Missione che potrebbe<br />

stabilirsi a Porto Curtis, circa 400 leghe da Sydney, dove si avrebbe<br />

anche comodità di una procura per le Missioni di Oceania.<br />

Ma siccome non offriva i mezzi necessari, né aveva prese le<br />

necessarie intese coll’Eminenza Vostra, da cui noi interissimamente<br />

dipendiamo, mi sono accontentato di domandare tutti<br />

quei dettagli, che in avvenire potrebbero al caso servirmi di<br />

lume. Del resto so che l’Eminenza Vostra in attenzione alle lettere<br />

dei nostri Missionari di Oceania stima immatura ogni risoluzione,<br />

e mi pare che nessuno mancherebbe di lodare questo<br />

consiglio 3 .<br />

Debbo renderle ancora vive grazie per tanti favori impartiti ai<br />

nostri Missionari, e per le efficaci commendatizie loro fornite, le<br />

quali valsero loro i buoni uffici del Console Austriaco presso la<br />

direzione dei Vapori Inglesi e ottennero ottimi patti per la navi-<br />

2 La richiesta di aiuti finanziari è pure lo scopo di questo viaggio. E anche<br />

in questo M. si mostra ardito come sempre; ne è una prova il suo contatto coi<br />

signori Moschini e Camerini e i frutti che se ne ripromette con un intervento di<br />

Propaganda. Ma su questa vicenda non abbiamo ulteriori dati.<br />

3 L’arcivescovo di Sydney non è nuovo a proposte del genere talvolta generose<br />

ma anche interessate (v. Lettera 53) e M. ha troppe ragioni per mantenere<br />

le sue riserve.<br />

174


gazione alle Indie, come mi scrissero da Suez in data del 21 Aprile<br />

scorso.<br />

Accolga gli ossequi di tutta questa sua devota famigliuola, e<br />

specialmente di chi si sottoscrive con venerazione ed affetto il<br />

più sincero<br />

Dell’Eminenza Vostra Reverendissima<br />

Umilissimo ed Ubbidientissimo Figlio e Servitore<br />

Prete <strong>Giuseppe</strong> M.<br />

175


176<br />

58. A D. ALBINO PARIETTI<br />

24 giugno 1855<br />

chiede e dà molte notizie sulle missioni e l’Istituto<br />

Carissimo e Riveritissimo D. Albino 1<br />

Milano il 24 Giugno 1855<br />

Le sono debitore di molte lettere da Malta, da Suez, dal Ceylan<br />

e prima ancora da Roma, nelle quali mi ha di mano in mano<br />

informato pienamente di tutte le circostanze del viaggio. Sia<br />

benedetto Iddio che li ha condotti, come spero, sani e salvi alla<br />

meta: a giorni aspetto appunto lettere da Calcutta che mi partecipino<br />

il loro arrivo e le accoglienze ricevute dall’Ottimo Mgr.<br />

Carew Vicario Apostolico, al quale la prego di offrire i nostri<br />

profondi ossequi. La pregherò ancora a darmi un’esatta nota delle<br />

spese occorse nel viaggio perché ci serva di norma, benché<br />

possiamo quasi rilevarla intera da ciò che già è stato scritto.<br />

Abbiamo avuto lettera pure da Bombay dove sono giunti felicemente<br />

il 10 Maggio i nostri cari Missionari Pozzi e Barbero. Qui<br />

a Milano ho parlato col Sig. Casella Console Sardo, il quale mi<br />

ha promesso tutto l’appoggio da parte sua in ogni cosa che<br />

occorresse. Forse sarà bene mettersi in relazione con Lui per la<br />

trasmissione di qualsiasi cosa abbisognasse.<br />

1 In AME 08, p. 15 ss. Ricordiamo che Parietti è il capogruppo dei quattro<br />

inviati nel Bengala occidentale (v. Lettera 51). Essi sbarcano a Calcutta all’inizio<br />

di giugno 1855 e il 17 dello stesso mese arrivano a Berhampur (o Berhampore),<br />

dove li manda il vicario apostolico di Calcutta, mons. Patrizio <strong>Giuseppe</strong><br />

Carew (1800-1855), da cui dipendono. <strong>Marinoni</strong> si mostra vivamente interessato<br />

a dare e chiedere le maggior informazioni possibili. Fa parte del suo criterio<br />

di governo: tenere i missionari vicini a sé, a San Calocero e tra di loro con lo<br />

scambio di notizie (per nomi e fatti qui ricordati vedere Lettere 50, 51, 56, 57).


La S. Congregazione di Propaganda mi ha animato a fare un<br />

viaggio nel Veneto e a Parma e Piacenza per indurre quei Vescovi<br />

in suo nome ad inviare soggetti al nostro Istituto; mi sono recato<br />

fino a Udine, e dappertutto ho incontrato le più favorevoli<br />

accoglienze: ho parlato nei Seminari di Cremona, di Mantova, di<br />

Venezia, di Udine, di Brescia, di Bergamo, di Pavia, spero con<br />

frutto, perché i Seminaristi mi udivano con molta attenzione e<br />

compiacenza.<br />

La fabbrica prosegue alacremente; preghiamo ut quod temporalibus<br />

proficit spatiis, spiritualibus amplificetur augmentis [affinché<br />

col progredire dello spazio materiale, si allarghi pure quello<br />

spirituale].<br />

I due Missionari di Roma non si sono ancor mossi: forse<br />

aspettano lettere dall’Oceania, le quali a dir il vero non sono<br />

ancor venute, ma dovrebbero giungere fra poco, perché se l’anno<br />

scorso giunsero il 23 di Aprile, il bastimento però da Sydney<br />

per le isole era partito 2 mesi prima, cioè il 20 Agosto e non il 19<br />

ottobre come l’anno passato, in pari saremmo adesso nel tempo<br />

di ricevere le sospirate notizie.<br />

Noi aspettiamo con ansietà notizie del clima di Calcutta, dell’indole<br />

degli abitanti, delle speranze, dei timori, delle difficoltà;<br />

di quello che importerebbe sapere, ma convien andare adagio nel<br />

pronunziare, e pesare bene e intender bene le cose, prima di<br />

discorrere, ciò che mi prometto senz’altro dalla sua saviezza e dal<br />

suo criterio.<br />

Io ho ricevuto pure una carissima lettera da D. Antonio<br />

Marietti e un’altra da D. Luigi Limana: sono gratissimo per la<br />

delicatezza e i sentimenti che esprimono, ed è un pegno ben dolce<br />

di un felice esito questa bella strettissima unione di cuore che<br />

passa tra noi. Non passa giorno che io non li raccomandi, come<br />

devo, a Dio, e adesso sento viva la devozione quando al mezzogiorno<br />

si dice: forse a quest’ora i nostri fratelli dispersi fra i pericoli<br />

e le fatiche si raccolgono in segreto a parlare con Dio, raccogliamoci<br />

anche noi. Ieri abbiamo fatto il S. Ritiro, e com’era<br />

naturale, i nostri cari Missionari ebbero la loro menzione.<br />

Qui è ritornato il Missionario Mola dal Ceylan; egli ha ottenuto<br />

di rimanere per qualche tempo, e si è recato a Pavia a stu-<br />

177


diare chirurgia con dispensa della S. Congregazione di Propaganda.<br />

Si dice che egli e Vistarini sarebbero pronti ad associarsi<br />

con noi, e che Mgr. Bravi, Vescovo Coadiutore di Colombo nel<br />

Vicariato Meridionale del Ceylan, abbia intenzione di recarsi in<br />

Europa per concludere qualche cosa con la S. Congregazione,<br />

ma finora sono voci e non più e potrebbero finire come le cose<br />

che si dicevano dell’Arcivescovo di Sydney, il quale è stato qui in<br />

Milano e ci ha proposto la Missione di Porto Curtis sopra Sydney,<br />

senza però avere alcuna istruzione di Propaganda e senza<br />

presentare i mezzi per sostenere la Missione.<br />

S. E. R.ma mi incarica di offrire loro i suoi saluti: egli ci ha<br />

aperto la sua villeggiatura di Senago per passarvi il Luglio e l’Agosto;<br />

non poteva essere più opportuno il luogo, essendo anche<br />

fornita la casa di ogni cosa. Tutti gli amici, i conoscenti, salutano<br />

caramente e accompagnano con mille auguri i nostri buoni Missionari.<br />

Ricordiamoci che l’impresa è grande e bellissima, è iniziata<br />

dal Figlio di Dio, è continuata dai suoi S. Apostoli, da S.<br />

Tommaso in specie e dall’ammirabile S. Francesco Saverio: siamo<br />

con essi: nostra conversatio in coelis sit [la nostra conversazione<br />

sia nei cieli, Fil 3,20]. Il mondo, ricordiamoci, è stato salvato<br />

più con i patimenti, con i travagli e col sangue che con le<br />

parole. S. Giovanni Battista di cui oggi ricorre la solennità<br />

meditò e fece penitenza per 30 anni prima di predicare per due<br />

anni e mezzo. Per animare alla penitenza esibì se stesso esemplare<br />

perfetto di tale virtù, miei carissimi D. Albino, D. Antonio,<br />

D. Luigi, mio caro Sesana salvato così mirabilmente da tanto<br />

pericolo, sit nobis cor unum in Deo et anima una [abbiamo in Dio<br />

un cuor solo e un’anima sola, cf. At 4,32]. Quanto si vede attenta<br />

la mano di Dio nel fatto del nostro buon Catechista! Me lo<br />

saluti tanto: tutti ci congratuliamo con lui e ci rallegriamo della<br />

sua salvezza: io ne ho ricevuto un caro biglietto da Roma a cui<br />

risponderò in seguito, come scriverò ai sigg. Marietti e Limana 2.<br />

2 M. termina con una elevazione spirituale ed accenna ad un grave pericolo<br />

da cui il catechista Sesana si sarebbe salvato per un miracolo. Questi, durante<br />

la navigazione, scivolò sulla tolda della nave e per poco non cadde in mare;<br />

178


Intanto la pace, il gaudio, la comunicazione dello Spirito di<br />

Gesù Cristo sia sempre con essi loro, come con chi pieno di cuore<br />

si dice<br />

Aff.mo in Cristo<br />

P.te G. <strong>Marinoni</strong><br />

Tacconi, Taglioretti, Maggioni offrono tanti saluti.<br />

Appena riceveremo le altre lettere, riscriveremo: il suo fratello<br />

Giovanni sta bene e scriverà a momenti.<br />

rimasto penzoloni sulle acque e sorreggendosi ad una corda con una sola mano,<br />

fu soccorso in tempo dai marinai.<br />

179


180<br />

59. AL PREFETTO DI PROPAGANDA<br />

4 agosto 1855<br />

invia lettere dell’Oceania e notizie dell’India<br />

Eminenza Reverendissima 1<br />

Milano li 4 Agosto 1855<br />

Siano rese infinite grazie al Signore: ci sono giunte alfine le<br />

sospirate notizie dei nostri Missionari di Oceania, che ci davano<br />

tanto motivo di temere sul loro conto. La mano tremava nell’aprire<br />

quelle lettere che potevano annunciare la morte di uno o più<br />

dei nostri cari compagni. Iddio ce li ha tutti conservati: solo uno<br />

dei buoni e bravi catechisti si trova ridotto agli estremi dalle febbri<br />

e dalla gonfiezza. Seguendo il consiglio del R.mo Mgr. Ramazzotti<br />

Vescovo di Pavia, io le mando le copie genuine delle lettere<br />

venute, onde l’Emin.za Vostra rilevi senza commenti il vero stato<br />

delle cose e proceda a quelle determinazioni che nella sua saviezza<br />

crederà più opportuno. V’è una lettera diretta all’Eminenza<br />

Vostra, vi sono tre lettere a me dirette, l’una da D. Paolo Reina,<br />

l’altra dal P. Salerio, la 3a del P. Mazzucconi, il quale come vedrà<br />

domanda da me una pronta risposta che io tutta rimetto nelle<br />

mani dell’Eminenza Vostra. Vi aggiungo un estratto di varie lettere,<br />

perché meglio appaia la vera posizione dei Missionari.<br />

1 In AME 05, pp. 883-884. M. si affretta a comunicare al cardinale Fransoni<br />

le notizie arrivate dall’Oceania, poco confortanti, come già si sapeva. Il catechista<br />

ridotto agli estremi è <strong>Giuseppe</strong> Corti, che muore il 17 marzo del 1855, a<br />

38 anni. Proseguendo, M. tratta della necessità urgente di mandare altro denaro,<br />

ma senza porsi il problema di un eventuale ritiro dei nostri, data la situazione,<br />

mentre da un certo tempo già i missionari sul posto ne stavano discutendo.


I Missionari a quest’ora avranno ormai consumato quasi tutto<br />

il denaro loro inviato: io raccomando questa partita alla S.<br />

Congregazione perché vi metta il più sollecito riparo, non potendo<br />

io chiedere nulla a Lione senza un preventivo che mi è sempre<br />

impossibile finché non conosco la destinazione per l’avvenire.<br />

L’anno passato ho pur ritardato a mandar loro soccorsi per<br />

quest’unico motivo. Anzi vorrei pregare l’Eminenza Vostra ossequiosamente<br />

a provvedere a questo punto in modo che io ne resti<br />

sgravato, perché i Missionari, come vedrà, domandano denaro,<br />

non solo per l’occorrente ma anche di scorta per ovviare al pericolo<br />

già corso di restar sprovveduti al momento, e il P. Rocher<br />

mi scrive che, non ricevendo a tempo i soccorsi, un’altra volta<br />

egli sarebbe costretto a lasciare i nostri Missionari alla discrezione<br />

degli indigeni naturali. Ora avevano in mano 700 lire sterline:<br />

500 di esse per lo meno dovranno servire per il noleggio del<br />

bastimento che deve andare a visitarli e trasportarli probabilmente<br />

a Sydney, dove già a quest’ora saranno giunti. Le altre 200<br />

saranno esaurite dalla loro dimora in questa città dove tutto è<br />

caro, carissimo. Importa perciò assai di inviar loro un pronto<br />

soccorso, perché ci vogliono tre o quattro mesi solo per il viaggio.<br />

La perdita pure del denaro nei cambi (credo undici lire sterline),<br />

le spese straordinarie che saranno occorse nel viaggio e il<br />

mantenimento dei Missionari a bordo etc. tutto va computato. Io<br />

scriverei subito a Lione, ma, ripeto, non sarei ascoltato, se non<br />

presento qualche cosa di concreto e di autorizzato da codesta S.<br />

Congregazione, alle cui disposizioni pienamente mi abbandono<br />

esponendo, solo per dovere di coscienza e ad evitare gravissimi<br />

inconvenienti, le difficoltà della mia situazione.<br />

Ho pure ricevuto notizie dalle Indie Orientali; sono eccellenti<br />

così per la Missione di Calcutta come per quella di Hyderabad.<br />

I tre di Calcutta sono inviati a Berampoor, il R.do D. Domenico<br />

Barbero a Masulipatam sulla costa del mare Indiano, D. Francesco<br />

Pozzi resta a quel che pare col R.mo Vicario Apostolico 2 .<br />

2 Per i quattro missionari di Calcutta si veda la lettera precedente; dopo il<br />

periodo iniziale passato insieme a Berhampur per ambientarsi e apprendere un<br />

181


Troverà pure unita una lettera del Prefetto Apostolico D.<br />

Paolo Reina al R.mo Mgr. Ramazzotti, in cui espone il suo parere<br />

che, per la conversione di quegli isolani, il miglior mezzo<br />

sarebbe la colonizzazione; parla anche del progetto di evangelizzare<br />

la Nuova Guinea. Ho voluto aggiungere anche questa a<br />

maggior completezza, benché si tratti di cose più teoretiche che<br />

pratiche al momento!<br />

Spero che l’Eminenza Vostra, che ha tanto a cuore quelle<br />

povere Missioni e tanto amore per i nostri missionari, accoglierà<br />

benignamente questa mia rispettosa lettera che io chiuderò esprimendole<br />

tutto l’ossequio e l’affetto di chi si pregia veramente di<br />

essere<br />

182<br />

Dell’Eminenza Vostra Rev.ma …<br />

po’ le lingue, si stabiliscono in tre località diverse: il superiore Parietti resta allo<br />

stesso posto, Limana va a Krishnagar e a lui si unisce il fratel Sesana dopo essere<br />

stato un po’ di tempo con Parietti e Marietti a Jessore. I due di Hyderabad,<br />

Francesco Pozzi e Giovanni Domenico Barbero, arrivano in missione nel giugno<br />

del 1855, accolti dal vicario apostolico mons. Daniele Murphy (1815-1907):<br />

il primo rimane a Secunderabad, sobborgo di Hyderabad, con Murphy, mentre<br />

il secondo va a Masulipatam.


60. A P. GIOVANNI MAZZUCCONI<br />

7 agosto 1855<br />

trasmette le domande a Propaganda<br />

dà e chiede informazioni<br />

Carissimo mio Padre Mazzucconi 1<br />

Milano il 7 Agosto 1855<br />

Rispondo a Lei solo, benché sia persuaso che questa lettera<br />

troverà tutti i nostri amati Missionari riuniti in Sydney coll’ottimo<br />

Prefetto Apostolico. Quanto sospirate ci giunsero le notizie<br />

di Oceania! La mano tremava nell’aprir quelle lettere nunzie di<br />

vita o di morte dei nostri dolcissimi colleghi. Sia benedetto Iddio<br />

che ce li ha tutti conservati, se pure il buon Catechista Corti ha<br />

potuto superare la forza del morbo che lo aveva già ridotto agli<br />

estremi; se no: sia pace a quell’anima santa che noi non dimenticheremo<br />

mai nelle nostre deboli orazioni. Ma quanti patimenti,<br />

o miei cari, quante afflizioni di corpo e di spirito! a quali dure<br />

prove non ha il Signore sottoposta la loro costanza! Sia di nuovo<br />

ringraziata quella bontà che ha dato loro tanta forza, tanta calma,<br />

tanta rassegnazione.<br />

1 In AME 05, pp. 885-886, minuta incompleta. Del catechista Corti già s’è<br />

detto che era morto il 17 marzo 1855. Quanto alle “domande” di Mazzucconi<br />

che M. invia a Propaganda (v. anche Lettera precedente), pare si trattasse della<br />

questione del ritiro dei missionari a Sydney, in attesa di disposizioni superiori,<br />

circa la quale il futuro martire andava sempre più riflettendo, specialmente nell’ultimo<br />

periodo passato a Sydney, 19 aprile-18 agosto 1855 (TRAGELLA, I, p.<br />

170-171). Il Diario di Mazzucconi, di cui parla poi M., era un lavoro prezioso,<br />

con notizie particolareggiate sulle isole dell’area, raccolte nel viaggio da Rook a<br />

Sydney passando per la Nuova Bretannia, in vista di un’eventuale scelta di<br />

campi missionari più facili; purtroppo andò perduto con la sua morte.<br />

Ritroveremo in seguito i missionari De Conti e Robbioni.<br />

183


Alle sue domande, sentito ancora il consiglio del R.mo Mgr.<br />

Ramazzotti, non posso risponder nulla: ho subito scritto alla S.<br />

Congregazione esponendo il genuino stato delle cose, e implorando<br />

una sollecita decisione. La Provvidenza ha disposto che vi sia<br />

ancora in Roma un ottimo missionario Spagnuolo, il Sig. D. Carlos<br />

Cuarteron, già Capitano di mare e ricco proprietario di bastimento,<br />

il quale avendo nei suoi viaggi alle Isole Celebi trovato non<br />

pochi Gentili ben disposti a ricevere la dottrina evangelica, avendone<br />

anzi battezzati alcuni, ritornando in Europa si fece sacerdote<br />

e Missionario e ora, associandosi i nostri due alunni D. Antonio<br />

Riva e D. Ignazio Borgazzi, si prepara a ritornare colà per<br />

compiere l’opera così felicemente col divino aiuto incominciata.<br />

Con esso io credo, la S. Congregazione concerterà i più opportuni<br />

provvedimenti anche per i nostri Missionari di Oceania.<br />

Intanto io li prego ad espormi subito i loro bisogni pecuniari:<br />

quanto prima spedirò loro l’elemosina delle Messe, così delle<br />

prime cioè n. 1289, come delle ultime cioè n. 1540. È anche bene<br />

che essi scrivano all’Opera Pia di Lione esponendo le proprie<br />

necessità: mandino però a me la lettera, perché io la trasmetta.<br />

Crederei poi opportunissimo che ella mi trasmettesse le notizie<br />

sulle varie isole di codesto Vicariato e sue vicinanze da lei raccolte<br />

nel suo Diario: ma stimerei bene che non si privasse del<br />

Diario medesimo, perché le potrebbe tornare utile in qualche<br />

circostanza. Anzi vorrei pregarla a fare una memoria alquanto<br />

ragionata da presentarsi all’Opera Pia della Propagazione della<br />

Fede a Lione per tenere a noi affezionati quegli eccellenti amministratori.<br />

Il bravo Baron di Jessé è morto e gli è succeduto M.<br />

Terret; così pure è morto il Tesoriere M. de Choiselat a Parigi e<br />

gli è succeduto il figlio. A Lione forse invierò la memoria scritta<br />

dal nostro amato Prefetto Apostolico al R.mo Mgr. Ramazzotti.<br />

Qui abbiamo il colera e ci siamo offerti per l’assistenza: a<br />

momenti forse dovrò recarmi a Parabiaco dove infierisce assai.<br />

D. Luigi De Conti è a Merate, D. Costantino Robbioni a Saronno<br />

per lo stesso fine, gli altri sono a Senago nella villa dell’Arcivescovo,<br />

pronti però essi pure ad ogni richiesta.<br />

Le loro famiglie grazie a Dio stanno tutte bene: solo il padre<br />

di D. Timoleone, come già avranno rilevato dalle lettere chiuse<br />

nelle tre casse, è passato a miglior vita nel passato …<br />

184


61. A GIACOMO SCURATI<br />

13 settembre 1855<br />

consigli circa la sua vocazione<br />

Mio Carissimo e Degnissimo Sig. Scurati 1<br />

Milano il 13 7bre 1855<br />

Rispondo un po’ tardi alla graziosissima sua, perché meritavano<br />

tutta la mia considerazione le cose in essa esposte, e la decisione<br />

che ella bramerebbe. Tutto ponderato, ho concluso che ella<br />

ha bisogno non solo di una decisione, ma una decisione autorevole<br />

sia in riguardo a Lei per calmare le incertezze del suo spirito,<br />

sia a riguardo degli altri e specialmente dei Superiori, perché<br />

non sia presa, come un capriccio; ma le sia data quell’importanza<br />

che merita al cospetto di quel Dio, che, mentre da sua parte cum<br />

magna reverentia disponit nos [con grande riverenza dispone di<br />

noi, Sap 12,18], ci fa pur sentire dall’altra quanto anche noi con<br />

riverenza e amore dobbiamo a più forte diritto contribuire in una<br />

determinazione che tocca le ragioni di Dio, il quale dichiara che<br />

nemo assumit sibi honorem, sed qui vocatur a Deo tamquam Aaron<br />

[nessuno può attribuirsi questo onore, se non chi è chiamato da<br />

Dio, come Aronne, Eb 5,4]. Posto questo, mi sono domandato se<br />

la mia decisione potesse esser tale, e la risposta fu agevole.<br />

1 In AME 05, pp. 899-900. Un esempio di come si muove <strong>Marinoni</strong> di fronte<br />

a vocazioni ancora incerte. Pur bisognoso di personale missionario, egli è ben<br />

lontano dal premere sugli indecisi. Così, con molta delicatezza, consiglia al ventiquattrenne<br />

Scurati (1831-1901), di rivolgersi al barnabita Francesco Vandoni,<br />

prevosto di S. Alessandro a Milano, per un colloquio chiarificatore. E pensare<br />

che questo giovane non doveva mancare di doti se un giorno sarebbe stato il<br />

successore di <strong>Marinoni</strong> nella direzione dell’Istituto (su Scurati v. GHEDDO,<br />

PIME, pp. 106-114; BUBANI, pp. 59 ss).<br />

185


Pensai dunque esser mio dovere di intendere tacito nomine<br />

auctoris [taciuto il nome dell’autore] un giudizio di persona grave<br />

e disinteressata in questo affare: mi recai dall’ottimo P. Vandoni,<br />

gli esposi il caso, gli lessi qualche brano della sua lettera.<br />

La sua risposta mi parve sensatissima; lo interrogai: se mai piacesse<br />

all’anonimo di aprirgli il proprio cuore, e di rimettere a Lei<br />

questa decisione, sarebbe Ella disposta ad accoglierlo? Mi rispose<br />

di sì. Ecco, dunque, mio carissimo Sig. Scurati, a qual punto<br />

la cosa è giunta. Ella risolva, e se il partito che le propongo, di<br />

recarsi dal P. Vandoni, non le è sgradito, mi scriva una riga in<br />

proposito. Intanto unendomi di tutto cuore con Lei nel ricorrere<br />

alla Madre del Buon Consiglio, alla Foriera della vera Luce, a<br />

Colei, cui la Chiesa applica le grandi parole della Sapienza:<br />

meum est consilium et aequitas, mea est prudentia, mea est fortitudo<br />

[a me appartiene il consiglio e il buon senso, la prudenza e<br />

la fortezza, Prv 8,14], spero che il Signore ci esaudirà e che la<br />

determinazione che si prenderà, riconosciuta come un vero dono<br />

del Cielo, servirà a stimolarci ognor più all’amore di quel Dio,<br />

per cui solo deve sospirare il cuor nostro. Mi creda davvero<br />

186<br />

Tutto Suo in Gesù C.<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>


62. AI PP. PARIETTI - MARIETTI - LIMANA<br />

25 settembre 1855<br />

attende loro notizie e ne comunica altre<br />

Miei Carissimi e Degnissimi Missionari Parietti, Marietti, Limana<br />

1.<br />

Noi stiamo in gran pena non sapendo più notizia alcuna di<br />

loro dal giorno in cui giunsero a Calcutta, cioè dal 17 Maggio<br />

scorso. Solo D. Domenico Barbero ci scrisse che essi s’avviavano<br />

a Berampoor. I giornali ci portano nuove di movimenti politici<br />

nel Bengala. Sarebbero mai questi la causa di un sì lungo silenzio?<br />

Per carità ci tolgano una sì grave incertezza, ci diano notizie<br />

consolanti di sé. Io spero che avranno ricevute le nostre lettere<br />

dell’8 Agosto scorso in cui le davamo notizie dei compagni dell’Oceania,<br />

che hanno sofferto molto, che forse a quest’ora sono<br />

a Sydney tutti, avendoli quivi preceduti il P. Mazzucconi che era<br />

molto rovinato in salute. Roma approva che si ritirino a Sydney<br />

e quivi aspettino nuove disposizioni per riunirsi col R.do Missionario<br />

Quarteron, istituendo una Procura comune in Ternate,<br />

e stabilendosi in varie isole con due prefetti Apostolici.<br />

Il nostro Seminario ha acquistato vari soggetti: è venuto il<br />

Prof. D. Cesare Cattaneo da Crema, D. Pietro Caprotti verrà per<br />

S. Carlo, e così pure D. Gioacchino Olivares. Anche D. Giacomo<br />

Scurati vuol essere dei nostri, e se potrà superare i contrasti<br />

in famiglia, faremo questo prezioso acquisto. Abbiamo pure avuto<br />

qualche nuovo sussidio per la casa, e la fabbrica si continua<br />

1 In AME 08, pp. 27-28. M. non vuol perdere i contatti coi missionari sul<br />

campo. Di qui l’appello accorato e frequente perché lo tengano informato sulla<br />

loro situazione e attività, mentre da parte sua non manca di dar notizie<br />

dell’Istituto e confratelli, anche se per brevi cenni, avendo sempre molto da<br />

fare. Questo sia per conservare l’unione interna, sia per far conoscere alla gente<br />

187


anche dal lato di tramontana. I Missionari sono stati in questi<br />

ultimi due mesi sparsi qua e là per assistere i colerosi, e ora si<br />

sono riuniti di nuovo.<br />

Ieri abbiamo fatto il giorno di ritiro e oggi si è ricominciato il<br />

sistema consueto. I compagni di Roma non sono ancor partiti,<br />

ma lo faranno in breve. Non mando lettere né dei parenti né<br />

degli amici loro perché sono assenti, chi a Bosco, chi a Bolzano.<br />

Raccomandiamoci di cuore a Dio più che possiamo.<br />

Ci mandino pure le notizie più dettagliate possibili, perché<br />

quelle interessano, i missionari sono utili a far conoscere l’indole<br />

della Missione, servono a togliere quella specie di nube che<br />

avvolge queste lontane spedizioni. Uniamoci nei SS. Cuori di<br />

Gesù e di Maria, amiamoci molto anche da lontano: al sacro altare<br />

ricordiamoci della nostra strettissima fratellanza, facciamo<br />

proprio causa comune, e sia la sola gara tra noi a chi ama più<br />

Iddio, a chi ama più i prossimi.<br />

Ho ricevuto in questo momento nuove lettere da Sydney da<br />

parte dell’ottimo d. Mazzucconi: è quasi del tutto ristabilito e si<br />

prepara a ritornare a Rook per ripigliarvi i compagni. Egli saluta<br />

caramente tutti e dice: i compagni dove saranno? a Calcutta,<br />

a Madras? Sembra un indovino. Le nostre lettere a lui e ai compagni<br />

dirette nel passato anno sono andate smarrite col Brick che<br />

le portava.<br />

Dio sia con essi, e li assista la gran Vergine e il grande Apostolo<br />

delle Indie S. Francesco Saverio. Sono di tutto cuore<br />

Dev.mo in Cristo<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Milano li 25 7bre 1855<br />

Ai deg.mi Missionari Apostolici<br />

D. Albino Parietti, D. Antonio Marietti, D. Luigi Limana<br />

Calcutta per Berampoor<br />

188


63. A P. GIOVANNI M. ALFIERI<br />

4 gennaio 1856<br />

il Papa vuole due missionari per l’America meridionale<br />

Carissimo mio P. Alfieri 1<br />

Milano il 4 del 1856<br />

Ricevo la graziosissima tua del 29 scorso dicembre e ti rispondo<br />

a volo. Io non ho ricevuto dalla S. Congregazione di Propaganda<br />

che un invito a proporre i nomi di due Sacerdoti desiderati<br />

dal S. Padre, ma non una riga di riscontro che significhi il<br />

gradimento e inviti alla partenza, onde non posso mandare i due<br />

Missionari, come farebbe supporre il tuo foglio. Eccoti le parole<br />

dell’E.mo Card. Fransoni: "Avendomi ordinato il S. Padre di<br />

comunicarle essere sua volontà di spedire due di codesti medesimi<br />

Sacerdoti ad un’altra importante Missione nell’America<br />

1 In AME 06, p. 1. M. vuole tener buoni rapporti con Propaganda ed essere<br />

pienamente disponibile alla volontà del S. Padre, ma desidera pure che si<br />

tenga conto di certe esigenze di chiarezza e convenienza nei modi; è un richiamo<br />

al procuratore dell’Istituto a Roma, che già conosciamo. Importante,<br />

comunque, la richiesta del Papa, trasmessa da Propaganda il 1° dicembre 1855:<br />

due missionari per l’America meridionale. Si tratta precisamente della diocesi<br />

di Cartagena in Colombia, un paese cattolico di nome, ma con clero insufficiente,<br />

in qualche caso di cattivo esempio, e una politica antireligiosa. La risposta<br />

al desiderio di Pio IX matura in fretta. M. destina i sacerdoti Eugenio Biffi<br />

(1829-1896) e Costantino Robbioni (1828-1858), che dopo la funzione di partenza,<br />

17 febbraio 1856, sono ricevuti in udienza dal Papa, e a metà aprile già<br />

sono in Colombia a Bogotà; qui stanno alcuni mesi per lo studio della lingua,<br />

e il 7 dicembre arrivano a Cartagena, col vescovo di fresca consacrazione, mons.<br />

Bernardino Medina y Moreno. Robbioni morirà presto di febbri (19 agosto<br />

1858), e Biffi andrà in Bimania nel 1867 per ritornare a Cartagena come vescovo<br />

nel 1882 (GHEDDO, PIME, pp. 669-673).<br />

189


Meridionale, è necessario che al più presto Ella mi accenni quali<br />

fra i cinque che sono disponibili; potrebbero essere indicati alla<br />

Santità Sua, onde ne disponga come più le piaccia. In attesa di<br />

sua risposta in proposito, prego il Signore che Le conceda ogni<br />

bene.<br />

Roma dalla Propaganda 1 Dicembre 1855”.<br />

Ora la partenza di due Missionari senza alcun invito non può<br />

da me effettuarsi, tanto più che le loro famiglie sentono così vivo<br />

il distacco, che ho proprio bisogno di mostrar loro un foglio di<br />

Roma in cui siano espressamente chiamati, per compiere le cose<br />

pacificamente. Questa è anche una soddisfazione per tutti, ed è<br />

il motivo per cui ti scrivevo in un’altra mia, che dove si tratta di<br />

cose importanti ti pregherei di farmi scrivere da Propaganda, o<br />

almeno di scrivermi proprio in nome di Lei una lettera che si<br />

possa far vedere a S. E. R.ma, ai Vescovi, a chicchesia. (...)<br />

190


Ill.mo Signore 1<br />

64. ALL’ILL.MO SIGNORE<br />

23 febbraio 1856<br />

M. ringrazia per la somma inviata dai sovrani<br />

Milano il 23 Febbraio 1856<br />

Ricevo in questo momento la somma cospicua che il Cuor<br />

Generoso dell’Augustissimo Imperatore Ferdinando e della Sua<br />

Piissima Consorte Maria Anna Pia si sono degnati di largire a<br />

questo nostro Istituto di Estere Missioni, cioè Fiorini due mila in<br />

moneta sonante, come V. S. Ill.ma si degnava di annunziarmi con<br />

suo graziosissimo foglio del 12 corrente.<br />

Quantunque io abbia umiliate al Trono di Sua Maestà le<br />

dovute grazie con foglio di ieri, prego la S. V. Ill.ma a rinnovare<br />

agli Insigni e Magnanimi Benefattori il sincero attestato della mia<br />

più viva riconoscenza, e ad offrire Loro i voti di un cuore tutto<br />

penetrato della grandezza del beneficio ricevuto.<br />

Gradisca, Ill.mo Signore, l’ossequio distinto di chi si protesta<br />

U.mo e D.mo Servo<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Direttore del Seminario delle Estere Missioni<br />

1 In AME 06, p. 21. M. chiede ma sa essere anche riconoscente verso i benefattori.<br />

Dopo aver ringraziato direttamente per iscritto i generosi sovrani<br />

d’Austria, fa giungere il suo grazie pure per mezzo del funzionario imperiale<br />

preposto al disbrigo della pratica.<br />

191


Carissima Sorella 1<br />

192<br />

65. ALLA SORELLA MARGHERITA<br />

27 luglio 1856<br />

rapporto di servizi e preghiere<br />

Da S. Calocero il 27 Luglio 1856<br />

L’Abbè Migne mi scrive da Parigi ringraziandomi assai della<br />

traduzione Francese a lui inviata. Così vanno le cose a questo<br />

mondo. Uno fatica e l’altro riceve i ringraziamenti. Se non fosse<br />

che troppo abusi della tua pazienza, vorrei pregarti di farmene<br />

un’altra copia da mandare all’Opera Pia della Propagazione della<br />

Fede, perché sono debitore di molto a quegli Eccellenti<br />

Amministratori. Vedi un altro vantaggio che si ha a questo mondo<br />

quando si fanno le cose bene: la fatica vien raddoppiata, e<br />

invece di una sola copia se ne fanno due.<br />

Voglio però in questi giorni essere uomo di un po’ di coscienza.<br />

Abbiamo le SS. 40 ore che terminano domani: pregherò assai<br />

per te. Nostro Signore, tu lo sai, è ottimo rimuneratore e saprà<br />

ricompensarti da par suo.<br />

L’altro ieri la degnissima Superiora delle Salesiane, tua amica<br />

e compagna, mi ha procurato il vantaggio di essere ascritto nel-<br />

1 In AME 06, pp. 53-54. Sia don <strong>Giuseppe</strong> che Margherita eccellevano nel<br />

campo della cultura e conoscevano bene, tra l’altro, il francese e il latino, spesso<br />

aiutandosi a vicenda. M. ringrazia parecchie volte la sorella per le prestazioni<br />

in lavori in cui lui s’era impegnato. Qui si tratta di una traduzione francese,<br />

non ulteriormente specificata, per l’abbé Migne (Jacques-Paul, 1800-1875), il<br />

noto autore delle serie di Patrologia latina e greca. Don <strong>Giuseppe</strong> ricompensa<br />

amabilmente la collaboratrice promettendo preghiere e chiedendo altri servizi.<br />

Ricorda pure di succedere al fratello Pietro sacerdote, morto due anni prima,<br />

nell’Associazione di S. Francesco di Sales.


l’Associazione di S. Francesco di Sales succedendo al nostro<br />

amatissimo Fratello Pietro. Mi ha pure donata una bellissima<br />

reliquia di S. Francesco di Sales e di S. Giovanna Francesca di<br />

Chantal. È pure una bella sorte divenire membro di sì santa<br />

Associazione; prega perché vi corrisponda.<br />

Ti prego di offrire i miei ossequi alla degnissima tua Superiora<br />

e alle sante tue Compagne.<br />

L’Aff.mo tuo Fratello<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong><br />

193


194<br />

66. AL PREFETTO DI PROPAGANDA<br />

1° agosto 1856<br />

al momento non ha soggetti per la missione<br />

Lettera all’E.mo Card. Barnabò Prefetto di Propaganda 1<br />

Eminenza R.ma<br />

Milano il 1 Agosto 1856<br />

Mi permetta di rinnovarle nella sincerità del cuore le più vive<br />

felicitazioni per la sua esaltazione alla Sacra Porpora e alla Prefettura<br />

della S. Congregazione di Propaganda, e di offrire anche<br />

al Nuovo Segretario, il R.mo <strong>Mons</strong>. Bedini, l’attestato dovuto del<br />

mio ossequio ed una calda preghiera per raccomandare anche<br />

alla sua benevolenza questo nostro Istituto sorto e cresciuto sotto<br />

gli occhi e le paterne amorevolezze dell’Eminenza Vostra. Ho<br />

tardato finora a rispondere al venerato suo foglio dell’otto scorso<br />

Luglio nel vivo desiderio e nella speranza di poterne assecondare<br />

i voti. Mi consigliai perciò anche col R.mo Mgr. Ramazzotti<br />

Vescovo di Pavia, e con S. E. R.ma Mgr. Arcivescovo di Milano:<br />

ma per quanto mi stesse a cuore di corrispondere al grazioso<br />

invito dell’Eminenza Vostra, invito che è una nuova prova del-<br />

1 In AME 06, pp. 57-59. Il card. Alessandro Barnabò successe a Pietro Fransoni<br />

come Prefetto di Propaganda il 20 giugno 1856. Con lui M. pare che si<br />

senta più a suo agio. Difatti può dire liberamente, sempre dopo essersi consigliato<br />

con persone autorevoli, di non aver al momento soggetti pronti per la<br />

missione, per i motivi che adduce; il cardinale chiedeva di rafforzare la presenza<br />

ad Hyderabad, costituita da due missionari soltanto. In realtà, Caprotti e<br />

Bigi andranno nella missione di Hyderabad nell’aprile del 1857. Inoltre ricorda<br />

a Barnabò di attendere un rimborso promesso da Fransoni “di santa memoria”.


la sua sollecitudine per noi, offrendoci una missione ben cara,<br />

sotto un ottimo Vicario Apostolico soddisfattissimo degli altri<br />

due nostri alunni, nell’intento di una durevole sistemazione, al<br />

presente non troverei soggetti disponibili per quella Missione.<br />

I tre soggetti accennati all’Eminenza Vostra sono i R.di Sacerdoti<br />

D. Giacomo Scurati, D. Pietro Caprotti, D. Valentino Bigi.<br />

I primi due entrarono nel passato Novembre, l’altro sul principio<br />

dello scorso Maggio. Ora quest’ultimo è troppo novizio né<br />

sa nulla ancora d’inglese, per essere presto mandato in Missione.<br />

D. Giacomo Scurati per circostanze imperiose di famiglia (che<br />

furono considerate fin dalla sua ammissione in modo da doversi<br />

promettere espressamente ai parenti di non mandarlo in Missione<br />

prima di avere sufficientemente provveduto alle necessità non<br />

solo fisiche ma anche morali della sua famiglia) non potrebbe al<br />

momento assentarsi. D. Pietro Caprotti sarebbe l’unico disponibile<br />

(e nel caso di assoluta necessità lo offrirei all’Eminenza<br />

Vostra), ma troverei immatura la partenza massime per gli studi,<br />

e crederei che una più lunga dimora in questo Collegio lo renderebbe<br />

operaio assai più proficuo nella Missione. Io le espongo<br />

candidamente lo stato delle cose sottomettendo il tutto alla<br />

saviezza dell’Eminenza Vostra.<br />

Ieri ricevemmo lettere da Suez in data del 7 scorso Luglio, per<br />

parte dei compagni ultimamente partiti da Roma: essi erano in<br />

atto d’imbarcarsi per le Indie 2 . Abbiamo ricevute buone notizie<br />

2 M. si riferisce alla quarta partenza di ben sei missionari di S. Calocero: i<br />

sacerdoti Luigi De Conti (1826-1887, uscirà dall’Istituto nel 1878), Luigi Brioschi<br />

(1829-1866), Angelo Curti (1827-1888), Cesare Cattaneo (1822-1857) capo<br />

del gruppo, e i fratelli Paolo Mauri (1828-1866) e <strong>Giuseppe</strong> Beltrami (1823-<br />

1857), diretti ad Agra (India). La spedizione, voluta da Propaganda, accolta da<br />

<strong>Marinoni</strong> per obbedienza e poco sentita dai nostri per il suo isolamento, si<br />

effettua regolarmente con funzione di partenza e udienza dal Santo Padre; poi<br />

lunghe attese e traversie di viaggio, finché i missionari giungono ad Agra il 19<br />

novembre 1956. Qui, la rivolta dei sepoys (i soldati indigeni dell’esercito coloniale),<br />

la politica pastorale del vicario apostolico, mons. Ignazio Persico (1823-<br />

1895), la morte precoce di Beltrami e Cattaneo spingono M. a insistere presso<br />

Propaganda perché quelli di Agra si uniscano ai missionari del Bengala, come<br />

di fatto avverrà nel 1859, ad eccezione di Curti che rimane come cappellano<br />

195


parimenti dagli altri compagni di Berhampoor e di Hyderabad.<br />

Da Sydney ci scrive il Prefetto Apostolico D. Paolo Reina, che<br />

aveva inviato il 14 Aprile il Missionario Raimondi in traccia del<br />

Mazzucconi partito il 18 Agosto del passato anno per l’isola di<br />

Woodlark senza che se ne sappia più nulla. La Propagazione della<br />

Fede ci ha aggiunto per le spese di quella Missione 15.000 fr.<br />

Non erano però ancora giunte in Sydney le lettere del Prefetto<br />

Apostolico di Labuan D. Carlo Cuarteron, che in nome della S.<br />

C. di Propaganda li invita a recarsi a Manila.<br />

Io non posso lasciare di ripetere all’Eminenza Vostra una viva<br />

supplica, perché si degni accordarmi se non in tutto, almeno in<br />

parte, un compenso per i 450 scudi da me sborsati in occasione<br />

della partenza degli ultimi Missionari. Non saprei davvero come<br />

far fronte ad un dispendio da me fatto dietro la promessa dell’E.mo<br />

Card. Fransoni di santa memoria di averne a suo tempo<br />

il rimborso. Non insisterei davvero in questo punto se la necessità<br />

non mi costringesse mio malgrado.<br />

Gradisca etc.<br />

dei militari di sua iniziativa e infine uscirà dall’Istituto (v. Lettera 86, nota). Il<br />

seminario lombardo ha sempre cercato missioni “proprie” allo scopo di tener<br />

uniti i missionari, e M. si fa paladino di questo indirizzo (sulla missione di Agra:<br />

TRAGELLA, I, pp. 207-209, 329-332; GHEDDO, PIME, pp. 386-388).<br />

196


67. AL PREFETTO DI PROPAGANDA<br />

14 settembre 1856<br />

raccomanda un sacerdote che non ottiene<br />

dal vicario capitolare il permesso per le missioni<br />

Eminenza Reverendissima 1<br />

Milano dal Seminario delle Estere Missioni<br />

14 7bre 1856<br />

Le accludo la supplica di un Parroco della Diocesi di Como<br />

di anni 28, del quale ho sentito parlare molto bene, e che mi sembra<br />

soggetto attissimo per le Missioni per il suo spirito di mortificazione,<br />

per la sua docilità, per il suo zelo. Io gli ho suggerito<br />

di rivolgersi all’Eminenza Vostra, come in simile occasione fece<br />

pure il R.do D. Domenico Barbero d’Ivrea, perché il R.mo <strong>Mons</strong>.<br />

Vicario Capitolare della Diocesi di Como, attesa la scarsezza di<br />

Clero, non accorderebbe certamente al suddetto la licenza di<br />

recarsi alle Missioni, e lo impegnerebbe ad aspettare l’elezione<br />

del nuovo Vescovo, che forse si farà attendere assai. Né il nuovo<br />

Vescovo, credo io, gradirà la proposta. Il R.mo <strong>Mons</strong>. Romanò,<br />

Vescovo ultimo di Como, mi scrisse nei primi giorni del nostro<br />

Istituto che, se qualche vocazione consimile si sarebbe manifestata,<br />

egli non si sarebbe opposto nonostante la scarsezza del suo<br />

Clero, ma essendosi poi dato un caso dimostrò di avere molto a<br />

male la Supplica da me portatagli per impetrare tal grazia. Io ho<br />

dunque consigliato il R.do D. Luigi Negri a indirizzarsi diretta-<br />

1 In AME 06, pp. 73-74. M. fa il possibile per non perdere le vocazioni,<br />

ricorrendo a mezzi convenienti e alla preghiera. Nel caso, il cardinale scrive al<br />

vicario capitolare della diocesi di Como, ma questi risponde che Negri, l’aspirante,<br />

è affetto da malattia polmonare, e allora si ritiene opportuno non insistere<br />

oltre.<br />

197


mente all’Eminenza Vostra esponendo il suo santo desiderio, le<br />

consultazioni praticate anche presso i R.R. Padri Gesuiti in occasione<br />

dei S.S. Esercizii, e le difficoltà esistenti presso l’Ordinario.<br />

L’Eminenza Vostra che ben sa quanta penuria di Missionari vi<br />

sia tra gli Infedeli, e qual fame tremenda della divina parola ivi<br />

si patisca, potrà meglio decidere se qui sia il caso di favorire la<br />

Diocesi o le Missioni. Noi intanto porgeremo preghiere a Dio<br />

perché si degni illuminare l’Eminenza Vostra. Una Sua parola al<br />

R.mo <strong>Mons</strong>. Vicario scioglierebbe certamente e nel modo più<br />

soave la questione, prima che il Supplicante abbia ricevuta una<br />

risposta negativa, che renderebbe più arduo il caso.<br />

Gradisca l’ossequio ed affettuoso omaggio del<br />

198<br />

Suo D.mo ed Obb.mo Servo


68. A D. GIACOMO SCURATI<br />

22 settembre 1856<br />

sui contrasti della famiglia alla sua vocazione<br />

Carissimo e Degnissimo mio Sig. Scurati 1<br />

Milano il 22 7bre 1856<br />

Le accludo lettera del P. Taglioretti, in cui mi avvisa dei contrasti<br />

che la famiglia intende fare alla sua risoluzione. La cosa non<br />

è per nulla nuova né imprevedibile: inimici hominis domestici<br />

eius. Non intelligebant quae dicebantur [i nemici dell’uomo saranno<br />

quelli di casa sua, Mt 10,36. Non compresero le sue parole, Lc<br />

2,50]. Si ricordi che questi sono i primi passi del Missionario, che<br />

dopo aver vissuto una vita tutta di sacrifici si dispone ad immolare<br />

per ultimo anche se stesso sulla Croce del suo divino<br />

Maestro.<br />

Però crederei che ella farebbe bene a scrivere al Sig. Prevosto<br />

pregandolo di tranquillizzare la famiglia e rimettere questa decisione<br />

a persone di autorità e di prudenza. Prenda un po’ di<br />

tempo, e lasci calmare questi primi bollori; intanto raccomandiamo<br />

a Dio la cosa più che possiamo. Ci assista la gran Vergine.<br />

Quanto alle due ragioni, ella sa che vi erano pure l’anno scorso,<br />

eppure non furono questi i motivi che la determinarono ad<br />

entrare in Seminario.<br />

Non so quale soccorso ella avrebbe dato alla famiglia facendosi<br />

Oblato: si potrebbe ancora per ogni emergenza pregare il P.<br />

Bertani od altro parente a porgere una mano.<br />

1 In AME 06, pp. 77-78. Se M. non vuol perdere vocazioni, agisce però sempre<br />

con pazienza e prudenza, come appare da questi consigli che dà all’aspirante<br />

Scurati, il quale, già si è visto, trovava opposizioni nella famiglia per diventare<br />

missionario. P. Bertani era un oblato di Rho.<br />

199


Quanto alla salute scrivono i Missionari dalle Indie che il<br />

clima è temperato, che il paese è ameno e fresco e scrivono in<br />

Luglio.<br />

Dio l’assista, mio carissimo, a trionfare di questi ostacoli, la<br />

cui vittoria, si vede dalle vite dei santi, è stato il primo passo alla<br />

santità.<br />

Mi creda di cuore, benché di tutta fretta<br />

200<br />

Suo aff.mo <strong>Marinoni</strong>


69. AI MEMBRI DELL’OPERA PER LA P.F.<br />

25 settembre 1856<br />

esprime i suoi sentimenti per la morte di Mazzucconi<br />

Dal Seminario delle<br />

Missioni Estere di Milano<br />

il 25 7bre1856<br />

Agli Onorevoli Membri dei Consigli Centrali<br />

dell’Opera della Propagazione della Fede di Parigi e Lione 1<br />

Signori<br />

Avete già saputo certamente della dolorosa notizia della morte<br />

del nostro buon P. Giovanni Mazzucconi. Egli era uno di quei cinque<br />

primi Missionari, che nel 1852 andarono in Oceania: io stesso<br />

li ho accompagnati allora fino a Londra, e passando per Lione<br />

e Parigi abbiamo avuto la fortuna di conoscere parecchi degli<br />

eccellenti amministratori della vostra grande Opera, e di riceverne<br />

1 In AME 06, pp. 81-82. M. e tutto l’Istituto restano profondamente addolorati<br />

dell’uccisione di Mazzucconi (settembre 1855), e il Direttore, appena<br />

saputolo, informa le personalità ecclesiastiche ed altre interessate. Così invia<br />

una circolare in data 21 luglio 1856 ai Vescovi del Lombardo-Veneto con una<br />

relazione sulla morte del missionario e raccomandando l’invio di vocazioni<br />

(testo in AME 06, p. 75, riportato in BUBANI, pp. 39-40). Lo stesso fa con questa<br />

lettera ai Consigli della Propagazione della Fede di Parigi e Lione, cui unisce<br />

altro materiale sulle circostanze dell’uccisione ed estratti di due lettere di<br />

Mazzucconi; da notare la testimonianza del p. Poupinel, procuratore dei maristi<br />

a Lione. Ne darà ampia informazione anche alla stampa cui era solito inviare<br />

lettere e relazioni dei missionari. Il doloroso evento diventa un’occasione per<br />

rinsaldare i vincoli tra San Calocero e gli amici e sostenitori, e per rinnovare gli<br />

appelli in favore delle vocazioni.<br />

201


le più rassicuranti testimonianze del vivo interesse che prendevate<br />

per le difficili Missioni che andavano a intraprendere sotto gli<br />

auspici e la benevola direzione dei Padri della Società di Maria.<br />

Le virtù, i talenti, la dolcezza del P. Mazzucconi gli conferivano<br />

un fascino straordinario che lo rendevano quasi sempre<br />

estremamente amabile a quelli che l’avvicinavano, perfino ai protestanti,<br />

e la sua morte è stata rimpianta da tutti.<br />

Vi invio il commovente racconto, che il Missionario Timoleone<br />

Raimondi, suo compagno, ne ha ricavato dalle rivelazioni fatte<br />

da uno dei testimoni del massacro, rivelazioni accompagnate da<br />

tali circostanze che purtroppo non lasciano alcun dubbio sulla<br />

verità dell’accaduto. Vi aggiungo gli estratti di due lettere che il<br />

buon Missionario scriveva a Milano, una appena che la sua salute<br />

sembrava ristabilirsi, l’altra alla vigilia stessa della sua partenza<br />

per le isole della Missione, affinché si possa vedere chiaramente<br />

quali erano i sentimenti che questo diletto figlio aveva recandosi<br />

al campo dei suoi lavori apostolici, sentimenti che ci danno sicuro<br />

fondamento di ritenerlo come un vero martire di Gesù Cristo.<br />

Amo riprodurre qui alcune righe che i RR. Padri della Società<br />

di Maria si sono degnati di scrivermi il 15 del corrente mese sull’argomento...<br />

«Questa morte, mi dice il Rev. Padre Poupinel,<br />

che, è vero, è tanta dolorosa per la nostra natura, recherà pure a<br />

lei, signor Superiore, e a tutta la sua Comunità consolazioni molto<br />

solide, speranze molto dolci. La morte del Padre Chanel, massacrato<br />

a Futuna, è stata la causa della conversione improvvisa di<br />

questa isola. Occorre il sangue per disarmare la collera di Dio e<br />

fecondare queste terre incolte; felici coloro che il Signore vuol<br />

proprio scegliere per questo nobile ministero! Sì, veramente, è<br />

una benedizione che Gesù accorda al vostro Seminario nascente,<br />

scegliendo uno dei vostri più santi Preti per cementare con<br />

l’effusione del suo sangue le prime pietre dell’edificio che elevate<br />

per la gloria di Dio e la salvezza degli infedeli».<br />

Vogliate gradire, Signori, la mia rinnovata assicurazione dell’affettuoso<br />

rispetto col quale ho l’onore di essere<br />

202<br />

Vostro umilissimo e obbedientissimo Servo<br />

G. <strong>Marinoni</strong>, Superiore


70. ALLA SORELLA MARGHERITA<br />

4 dicembre 1856<br />

una lieta festa in onore di S. Francesco Saverio<br />

Carissima Sorella 1<br />

Da S. Calocero il 4 Dic. 1856<br />

Non saprei come ringraziarti della tua graziosissima lettera, e<br />

del gentilissimo dono con cui coronasti opportunamente il<br />

nostro parco pranzo, e fu gradito assai da S. E. R.ma e dai due<br />

R.mi Vescovi che onorarono la nostra festa.<br />

Il giorno fu passato con vera soddisfazione, celebrandosi le<br />

glorie del Santo nostro Patrono con molta devozione di popolo<br />

e clero. Voglio sperare che contribuisca efficacemente al fervore<br />

dello spirito che solo deve cercarsi in queste occasioni in una<br />

Casa di Missionari, e Casa nascente, sorta solo da un sentimento<br />

vivo di pietà verso i più infelici tra i nostri fratelli. La presenza<br />

dei Superiori Ecclesiastici che l’hanno fondata, la presenza di un<br />

compagno tornato dall’Oceania, una stanza dove si vedono le<br />

armi dei barbari che hanno ucciso il buon Mazzucconi, tutto serviva<br />

di stimolo. Prega con le ottime Signore del tuo Collegio e<br />

specialmente con la degnissima Sua Superiora, prega con le tue<br />

1 In AME 06, p. 89. Da questa letterina alla sorella amata appare come M.<br />

intenda le celebrazioni in onore dei patroni dell’Istituto: tutto deve concorrere<br />

a far crescere il “fervore dello spirito”. Senza dubbio in questa occasione il<br />

ricordo ancor fresco dell’uccisione del “buon Mazzucconi” ha dato un tono<br />

spiccatamente spirituale e missionario alla festa. Il missionario dell’Oceania è<br />

p. Salerio tornato nel 1856. Quanto alla nota in fondo, va riferita ad una visita<br />

al Collegio della Guastalla dei sovrani imperiali, Francesco <strong>Giuseppe</strong> e la<br />

moglie Elisabetta, che vennero in Italia nel novembre 1856 e visitarono Venezia,<br />

Verona e Milano, quest’ultima dal 15 gennaio al 2 febbraio 1857, e in questo<br />

periodo si può supporre che andarono al Collegio della Guastalla. Caprotti<br />

era noto per il suo afflato poetico spontaneo.<br />

203


ave allieve, e con le pie converse per questi Missionari presenti<br />

e lontani, prega per chi li deve assistere cioè per il<br />

Ti unisco l’inno fatto da D. Pietro Caprotti<br />

per la circostanza della venuta<br />

delle LL. Maestà I. R. Apostoliche<br />

204<br />

Tuo aff.mo Fratello<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong>


Eminenza R.ma 1<br />

71. AL PREFETTO DI PROPAGANDA<br />

3 giugno 1857<br />

nessun missionario disponibile per il Bengala<br />

Milano il 3 giugno 1857<br />

In riscontro all’ossequito foglio dell’E. V. in data del 19 maggio<br />

mi trovo costretto a dichiarare di non avere per il momento<br />

pronto alcun Missionario per corrispondere ai desideri di D.<br />

Albino Parietti Superiore della Missione del Bengala Centrale: li<br />

avrò alla ventura primavera, come spero. I Missionari che al presente<br />

sono nell’Istituto sono quattro, tre altri verranno col futuro<br />

S. Carlo; forse vi saranno pure due Sacerdoti Spagnoli della<br />

Provincia di Saragozza. Noi aspettiamo ancora che le diocesi di<br />

Lombardia e Venezia concorrano a inviarci dei soggetti.<br />

Le ultime notizie avute dalle Indie sono buone assai; quelli di<br />

Manila sono alfine partiti per Labuan 2 : ci mancano da molto<br />

tempo le notizie di Cartagena; i giornali dicono che vi sia guerra<br />

tra gli Stati Uniti e la Nuova Granata, e che l’Inghilterra abbia<br />

messo il blocco alla detta città.<br />

1 In AME 06, p. 135. M., in risposta alla richiesta del cardinale di Propaganda,<br />

presenta in tutta schiettezza la situazione del personale missionario di<br />

San Calocero. Nessuno è pronto a partire al momento, mancando ancora di<br />

preparazione. Altri sono attesi, forse anche dalla Spagna. Le diocesi di Lombardia<br />

e Venezia tardano a inviare soggetti. Bisogna ricordare che ogni partenza<br />

vuotava il seminario e M. si preoccupava di assicurare la continuità non solo<br />

nelle missioni, ma anche nell’Istituto e per questo aveva costruito un edificio<br />

nuovo.<br />

2 Cuarteron con Riva e Borgazzi in attesa a Manila (v. Lettera 56) vengono<br />

raggiunti dai reduci dell’Oceania destinati al Borneo, Reina, Raimondi, Tacchi-<br />

205


Prostrato al bacio della Sacra Porpora ho l’onore di protestarmi<br />

Offro i più profondi ossequi<br />

al R.mo Sig. Segretario 3<br />

dell’Eminenza Vostra R.ma<br />

U.mo e D.mo Servitore<br />

A Sua Eminenza Reverendissima<br />

Il Sig. Card. Alessandro Barnabò<br />

Degnissimo Prefetto della S. Congregazione di Propaganda<br />

Roma<br />

ni il 3 settembre 1856, e il 12 marzo del 1857 tutti partono per Labuan, dove<br />

arrivano il 14 aprile. Non dobbiamo qui seguire le loro vicende (TRAGELLA, I,<br />

pp. 232-255; GHEDDO, PIME, pp. 466-468) che si protraggono per 5 anni. Per<br />

ordine di Propaganda, i tre dell’Oceania passano ad Hong Kong nel 1858,<br />

seguiti nel 1860 da Riva e Borgazzi, mentre Cuarteron resta senza i nostri e<br />

invano ne chiederà altri a M., che non vuol disperdere i suoi missionari; nel<br />

1879 darà le dimissioni da prefetto apostolico del Borneo.<br />

3 Bedini Gaetano, che tiene questo incarico dal 19 giugno 1856 al 30 marzo<br />

1861.<br />

206


72. A D. ALBINO PARIETTI<br />

25 luglio 1857<br />

regole e qualità dei catechisti<br />

Carissimo e Degnissimo mio Sig. Parietti 1<br />

Milano il 25 Luglio 1857<br />

Il Missionario Limana mi ha partecipato la sua afflizione sul<br />

conto del Catechista Sesana: sono rimasto veramente sorpreso,<br />

gli scrivo nel modo più forte che per me si possa, e vorrei spera-<br />

1 In AME 08, pp. 29-32, lettera rovinata in diverse parti, qui tralasciate o ricostruite<br />

secondo il senso più probabile dal contesto. M. non dice quali siano le<br />

lamentele di Limana riguardo al catechista Sesana, ma la sua meraviglia è giustificata<br />

perché questo fratello agli inizi si mostra pio, laborioso, diligente negli<br />

impegni di scuola e catechismo ai ragazzi a lui affidati, applicato anche nello<br />

studio della lingua (cfr. SCURATI, Memoria del pio Catechista Giovanni Stefano<br />

Sesana, AME 35,04, pp. 61-78). Ma poco dopo dà segni di attraversare una forte<br />

crisi, se il Parietti scrive a <strong>Marinoni</strong>, il 14 giugno del 1857: “Avrà sentito da<br />

Limana che Giovanni Sesana non fa più bene, anzi fa malissimo. È divenuto<br />

superbo, incontentabile, borbottone, diffidente, arrogante in modo sconvenientissimo<br />

... merita che sia scacciato ... Io non ho più speranze d’un suo ravvedimento<br />

... Se mi avesse mandato le regole dei catechisti che ci ho cercato e<br />

che ella mi promise, avrebbero certamente assai giovato” (AME 13, p. 193). E<br />

il 14 luglio gli fa sapere di aver mandato Sesana a Kishnagore (Krishnagar) per<br />

un’altra prova, ma di non nutrire quasi più speranza in un suo ravvedimento<br />

(ivi, p. 200). ll catechista, invece, supererà molto bene la sua crisi e sarà esemplare<br />

fino alla fine (cfr. SCURATI, op. cit.). Ma intanto M. interviene. Con mons.<br />

Ramazzotti e Salvioni rivede le regole da lui composte a Saronno e che Parietti<br />

già aveva chiesto in una lettera del 10 dicembre 1856 (AME 13, p. 157), e le<br />

invia a Parietti, con osservazioni e alcuni pensieri di Reina sui catechisti. Il regolamento,<br />

provvisorio, sarà perfezionato in seguito e stampato nel 1872 (Regole<br />

e Massime pei Catechisti ossia cooperatori laici del Seminario delle Estere Missioni,<br />

Milano 1872).<br />

207


e che la bontà del Signore faccia breccia in quel cuore per mezzo<br />

pure delle mie povere parole. Mi spiace di averlo saputo così<br />

tardi, e ammiro la sua pazienza e cautela. Ho apposto la parola<br />

riservata, ma ella potrà leggerla e farla leggere al Limana se così<br />

crede... mi preme di non irritare ma di guadagnare il cuore.<br />

Io le unisco le regole dei Catechisti redatte a Pavia insieme al<br />

R.mo Mgr. Ramazzotti, e al Degnissimo suo Segretario D. Federico<br />

Salvioni, che me le ha scritte di sua mano. Non sono terminate<br />

perché in seguito si dovevano aggiungere le arti più utili da<br />

esercitarsi dai Catechisti, cioè l’arte del Falegname, del Ferraio,<br />

del Sarto, del Cuoco etc. Il vitto era determinato così: a colazione<br />

latte o zuppa, a pranzo minestra ed una sola pietanza consistente<br />

in carne, o formaggio, o verdura, o frutta, o uova etc. con<br />

un bicchiere di vino a cena come a colazione. Il pane o di mistura<br />

o di frumento in quantità sufficiente. Il vestito fu prescritto<br />

modesto sia nella forma che nella stoffa, come si conviene a persone<br />

che fanno professione dell’evangelica povertà.<br />

È necessario che il Catechista si tenga in una continua soggezione,<br />

non si assida alla tavola dei Missionari, non si eguagli ad<br />

essi minimamente, ne in superbiam elatus in judicium incidat Diaboli<br />

[perché non gli accada di montare in superbia e di cadere<br />

nella condanna del diavolo, 1 Tim 3,6]. Aggiungerò qui due<br />

parole sui Catechisti scrittemi da D. Paolo Reina in un bel piano<br />

di regolamento, ossia pensieri relativi ad un regolamento per le<br />

Missioni.<br />

Quattro parole sui Catechisti? Che i Catechisti siano necessari<br />

almeno uno per residenza, io lo porrei fuor di dubbio: essi<br />

lasciano al Missionario l’opportunità di attendere ad altre occupazioni<br />

più direttamente riguardanti il loro ministero e di più<br />

vengono ad impedire nei preti quei modi inurbani e triviali nei<br />

quali un uomo educato facilmente cade quando è obbligato a<br />

lavori bassi. Nei primi giorni pare che l’animo si sublimi, umiliandosi<br />

in questi lavori, ma poi si fanno come una cosa abituale<br />

e diventano un peso e l’animo diviene rozzo. Qui ove nulla v’è<br />

di gentile, qui dove si può camminare a piedi nudi e portare abiti<br />

sudici e laceri senza che qualcuno ne sia scandalizzato. Ma i<br />

Catechisti ad un buon carattere devono aver congiunto cono-<br />

208


scenze sufficienti di ascetica, del che in generale sono digiuni per<br />

quanto siano scelti fra i giovani più buoni di un paese. Non basta<br />

una buona indole; non basta il sentimento della pietà: sono<br />

necessarie idee ragionate che li sostengano e rendano loro meritori<br />

i patimenti. E per questo bisognerebbe averli vicini a sé per<br />

lungo tempo, istruirli, educarli nella pietà, infondere in quelle<br />

menti idee ben fondate di fede. E non sarebbe bene fare per loro<br />

un piccolo libretto in cui vi siano le meditazioni, ad es. per un<br />

mese, sui vari doveri di un catechista? Presenza di Dio, confidenza<br />

in Lui, frequenza dei S. Sacramenti, modo di pregare,<br />

obbligo di tendere alla perfezione, ubbidienza, pazienza, sacrificio<br />

della vita, malattie, ritiratezza, mortificazione degli occhi, lingua,<br />

gola, ... più i bisogni della Missione che i propri, frenare i<br />

desideri senza essere lodati etc. e tutto questo spiegato minutamente<br />

e con chiarezza. Fin qui il Reina.<br />

Vorrei sapere se devo formare altri Catechisti o no. D. Limana<br />

mi scrive che ne avrebbe di bisogno uno, ma che per nulla è<br />

adatto al presente il Sesana. Amo intendere in proposito il loro<br />

sentimento…<br />

209


210<br />

73. A D. ALBINO PARIETTI<br />

26 dicembre 1857<br />

la grande lezione di Gesù Bambino<br />

Carissimo e Degnissimo D. Albino 1<br />

S. Calocero il 26 Dec. 1857<br />

(...)<br />

Mi saluti caramente i Missionari Marietti e Limana, con i quali<br />

mi rallegro dello zelo che dimostrano per la gloria di Dio, e dei<br />

frutti che riportano. Spero che manterranno sempre il loro buono<br />

spirito, e che la mollezza Indiana che li circonda non snerverà<br />

quell’amor dei patimenti e della Croce che è venuto a portare in<br />

terra Gesù Bambino. La Sapienza, dice Giobbe, non invenitur in<br />

terra suaviter viventium [non si trova sulla terra dei viventi nelle<br />

comodità, Gb 28,13]. Questa è la grande lezione che ci dà Gesù<br />

Bambino: magna cathedra praesepium illud [una grande cattedra<br />

quel presepio]. La vita povera, nascosta, disprezzata, laboriosa,<br />

tentata, che il Figlio di Dio si è eletta è la sola via che fa frutto e<br />

frutto stabile. Implorino essi questo spirito di mortificazione e di<br />

sacrificio per me e per tutti questi miei colleghi: sia questo lo spirito<br />

di tutto l’Istituto. Absit mihi gloriari nisi in Cruce Domini<br />

Nostri Jesu Christi [Quanto a me invece non ci sia altro vanto che<br />

nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, Gal 6,14]. Mi saluti<br />

tanto anche il Sesana, a cui scriverò quanto prima: spero che d’ora<br />

in avanti non avrò più occasione di lagnarmi dei suoi svaghi,<br />

ma che darà consolazione a Lei, a me, a tutti.<br />

1 In AME 08, p. 35. Un saluto e uno stimolo spirituale, ispirato alla festa del<br />

Natale, ai missionari del Bengala centrale, con un pensiero particolare per il<br />

catechista Sesana che M. segue con fiducia amorosa (v. Lettera 72).


Io le sono nei SS Cuori di Gesù e di Maria<br />

All’Amatissimo e Degnissimo D. Albino Parietti<br />

Superiore della Missione del Bengala Centrale<br />

Aff.mo e Dev.mo<br />

P.te G. <strong>Marinoni</strong><br />

211


212<br />

74. AL PREFETTO DI PROPAGANDA<br />

15 maggio 1858<br />

movimento su molti fronti missionari<br />

A Sua Em.a il Card. Barnabò 1<br />

Milano 15 Mag. ’58<br />

Le accludo lettere del Missionario don Paolo Reina, al quale<br />

io comunicai prontamente le intenzioni della S. Congregazione<br />

di Propaganda, appena mi furono notificate dal P. Barrueco, perché<br />

la notizia gli giungesse prima della sua imminente partenza<br />

per la N. Guinea. Di fatto la lettera gli giunse in tempo a Singapore<br />

e poco tempo dopo avrà poi ricevuta la lettera dell’Emin.za<br />

Vostra. Possa il detto Sacerdote corrispondere alla fiducia che a<br />

lui dimostra la S. Congregazione e aprire nella Missione di Hong<br />

Kong un bel campo ai travagli dei Missionari.<br />

Forse sarà già noto all’Eminenza Vostra come il R.do P. Barrueco<br />

in seguito alle giustificazioni mandate dai Missionari di<br />

1 In AME 06, pp. 165-166. La lettera tocca situazioni di varie missioni già<br />

esistenti o in prospettiva.<br />

Anzitutto Hong Kong, dove nel 1842 era stata trasferita la procura di Propaganda<br />

per le missioni di Cina, e dal 1855 al 1867 fu procuratore e prefetto<br />

apostolico un sacerdote diocesano di Verona, Luigi Ambrosi (1819-1867). Da<br />

tempo tra Roma e Milano si facevano pratiche per passare missione e procura<br />

a San Calocero, sotto la spinta del p. Diego Barrueco, trinitario spagnolo che<br />

successe nel 1856 come procuratore dell’Istituto a p. Alfieri stabilitosi a Verona,<br />

essendo stato eletto priore dell’Ospedale dei Fatebenefratelli. L’affare andò<br />

in porto alla fine del 1857, e il primo dei nostri ad arrivare ad Hong, il 12 aprile<br />

1858, fu Reina, seguito da Raimondi e Tacchini in maggio. Nel 1860 si<br />

aggiungono in vari tempi Simeone Volonteri (1831-1904), Gaetano Favini<br />

(1829-1868), Giacomo Scurati (1831-1901), <strong>Giuseppe</strong> Burghignoli (1833-1892)<br />

con le prime sei suore canossiane, Ignazio Borgazzi (1829-1878) e Antonio Riva<br />

(1823-1862) provenienti dal Borneo.


Cartagena, e così benignamente accolte dall’Em.a Vostra ha stimato<br />

di doversi ritirare dall’ufficio di Nostro Procuratore. L’Eminenza<br />

Vostra sa tutto, e spero che non ci verrà ascritto a colpa<br />

quanto s’è fatto e scritto per pura necessità in tale circostanza.<br />

Tuttavia raccomando di nuovo assai i carissimi Missionari<br />

nostri, perché si tornerà senza dubbio a molestarli con nuove<br />

querele 2 .<br />

La S. Congregazione di Propaganda aspettava d’intendere dal<br />

R.mo Mgr. Persico Vicario Apostolico d’Agra, se i nostri Missionari<br />

in seguito alla vicenda della rivoluzione Indiana, e a causa<br />

della morte del Sacerdote Cattaneo, Rettore del Collegio di Agra,<br />

potessero ritirarsi nella Missione di Berhampore dove sarebbero<br />

desiderati. Sento che il R.do <strong>Mons</strong>. Persico sta in Roma: bramerei<br />

perciò sapere se egli acconsente a questa transizione 3 . I Missionari<br />

di Berhampore lavorano, grazie a Dio, con frutto, e hanno<br />

iniziato due orfanotrofi a Kisnagore, l’uno maschile, l’altro<br />

femminile, dove hanno già raccolti più di 30 fanciulli, e circa 12<br />

fanciulle. Non mancano anche conversioni di pagani adulti,<br />

Musulmani e Protestanti alla spicciolata. Parimenti a Hyderabad<br />

i Missionari sono molto occupati e riportano frutto.<br />

All’Orfanotrofio di Kisnagore per le fanciulle, orfanotrofio<br />

per il quale si sta preparando l’abitazione, e che diverrà assai<br />

numeroso, occorrerebbero due religiose, che l’assistessero per<br />

insegnare i lavori femminili e le cure principali della vita domestica<br />

alle ragazze, e prima di tutto la Dottrina Cristiana onde formarne<br />

buone madri di famiglia che sappiano educare santamente<br />

la figliuolanza. Mi scrivono che non è possibile averne di quelle<br />

disperse per la rivoluzione, perché si sono già riunite in gran<br />

parte, e i Vicari Apostolici non le cederebbero facilmente, se non<br />

2 Non si conoscono bene le motivazioni che causarono le dimissioni di Barrueco<br />

da procuratore (cfr. TRAGELLA, I, pp. 354-355 e nota 44); dal canto suo<br />

M. si comportò correttamente (ivi).<br />

3 Sulle vicende di Agra già s’è detto (v. Lettera 66, nota 2). M. informa poi<br />

sugli sviluppi a Berhampur o Berhampore e Kisnagore (Bengala) e i loro problemi.<br />

È sua abitudine seguire attentamente le situazioni e darne notizie a Propaganda.<br />

213


forse quelle che fossero inadatte. Di più il Missionario Limana<br />

riflette che le religiose inglesi non si potrebbero adattare a quella<br />

povertà grande di vitto, vestito, d’ogni cosa, che si richiederebbe<br />

in tale situazione, dove non si tratta d’educare fanciulle<br />

civili, ma orfane Indiane poverissime e d’insegnare loro anche<br />

coll’esempio una vita conveniente alla loro condizione. A quest’ufficio<br />

sarebbero più opportune le religiose Italiane di quegli<br />

Istituti di Carità, che presso di noi abbondano. Non dissimulo<br />

però la difficoltà grande di poter combinare qualche cosa con<br />

prudenza, massime per la difficoltà del trasporto. Mi sono raccomandato<br />

alle figlie della Carità di S. Vincenzo de’ Paoli, ma mi<br />

hanno risposto che non si recano se non dove hanno Missionari<br />

della loro Congregazione.<br />

Il R.mo Mgr. Arcivescovo di Sydney mi scrive domandando<br />

che il Missionario Ambrosoli possa fermarsi colà, dove Egli lo<br />

impiega utilmente presso un monastero di Benedettine, e per<br />

l’Assistenza agli Italiani emigrati, che colà abbondano, essendo<br />

egli il solo Sacerdote italiano domiciliato in Sydney. L’Arcivescovo<br />

dice ancora che per la debolezza di sua salute l’Ambrosoli non<br />

sarebbe più in grado di sostenere le fatiche delle Missioni, mentre<br />

nella posizione in cui si trova sarà un operaio fruttuoso. Benché<br />

in massima questo distacco non sia il più opportuno, tuttavia,<br />

attesa la particolarità del caso, se la S. Congregazione così stima,<br />

potrebbe rimanere colà provvisoriamente a tempo indeterminato<br />

4 .<br />

Pieno d’ossequio e d’affetto verso l’E.V. e baciandole la Sacra<br />

porpora, ho l’onore di protestarmi<br />

214<br />

U.mo devotissimo<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong> Direttore<br />

nel Seminario Missioni<br />

4 Di fatto Angelo Ambrosoli (1824-1891), dopo il ritiro dalla Melanesia,<br />

rimase a Sydney fino alla morte.


P.S. Ricevo in questo momento notizie in data del 30 Marzo<br />

da Singapore, che D. Paolo Reina partiva per Hong Kong<br />

sul vapore francese Catinet.<br />

215


216<br />

75. ALLA SORELLA MARGHERITA<br />

31 maggio 1858<br />

preghiera a Gesù in croce e devozione a Maria<br />

Carissima Sorella 1<br />

Da S. Calocero il 31 Maggio 1858<br />

Non so se ti sia nota questa bella orazione mandata da Roma<br />

a Donna Angela Citterio dall’Ill.mo Sig. Cav. Vimercati. È fondata<br />

sulle sette parole di N. S. G. C. in Croce, e opportunamente<br />

adattata alla morte nostra. È bene apprenderla a memoria<br />

almeno quanto al senso, perché servirà di gran consolazione nelle<br />

tribulazioni e specialmente nel punto di nostra morte.<br />

Siamo alla chiusura del Mese di Maria: raccogliamo il frutto<br />

di tutto il mese, dedichiamoci a lei interamente. Ecco il modo di<br />

diventare ancor meglio fratelli e sorelle, mille volte meglio, perché<br />

figli di tanta Madre, fratelli di Gesù, figliuoli al Padre celeste.<br />

Dio ti benedica con ogni celeste benedizione come ti augura<br />

di tutto cuore<br />

Il Tuo aff.mo<br />

Fratello P.te <strong>Giuseppe</strong><br />

1 In AME 06, p. 169. Alla diletta Margherita M. è sempre avido di comunicare<br />

le sue scoperte spirituali, perché assieme ne traggano profitto. L’amore a<br />

Gesù crocifisso e alla Madre Maria aiuta a “diventare ancor meglio fratelli e<br />

sorelle”.


Eminenza R.ma 1<br />

76. AL PREFETTO DI PROPAGANDA<br />

30 luglio 1858<br />

raccomandare l’Istituto ai vescovi del Veneto<br />

Milano li 30 luglio 1858<br />

Mi reco a dovere di prevenirla che il 10 del mese venturo si<br />

radunano a privata conferenza presso S. E. R.ma <strong>Mons</strong>. Patriarca<br />

di Venezia i Venerabili Vescovi delle Province Venete. Forse<br />

l’Eminenza Vostra potrebbe trovare opportuno questo momento<br />

per raccomandare allo zelo di quei R.mi Prelati questo nostro<br />

Istituto, che ancora non conta tra i suoi allievi alcun Sacerdote<br />

delle Venete Province. Ben mi accorgo che una tacita risposta<br />

potrebbe essermi fatta dall’E. V. e il tenore dell’ultima sua abbastanza<br />

me lo dice. Io non so se le giustificazioni da me addotte<br />

avranno avuto la sorte di essere gradite all’E. V., avendo io parlato<br />

nel candore dell’animo mio con quella fiducia che la bontà<br />

dell’E. V. tante volte da me sperimentata mi ispirava. Il mio unico<br />

intento era di levare qualsiasi ombra di sospetto potesse<br />

1 In AME 06, p. 187. M. accenna a due cose che gli stanno molto a cuore.<br />

La prima riguarda il suo perenne assillo per le vocazioni, per cui non teme di<br />

avvertire il Prefetto di Propaganda di un’occasione propizia per smuovere i<br />

vescovi del Veneto, che non hanno ancor dato nessun alunno a San Calocero.<br />

La seconda è in difesa della sua opera di superiore: egli inculca ai missionari la<br />

massima obbedienza; se qualche individuo in missione fa di testa sua, ciò non<br />

può essere imputabile alla formazione ricevuta. In proposito, in una lettera a<br />

Propaganda del 6 luglio 1858 cui forse allude qui, ricordando i casi di Agra e<br />

di Cartagena, del resto non del tutto chiari, <strong>Marinoni</strong> afferma che la sola ombra<br />

di sospetto che egli non abbia fatto il proprio dovere su questo punto gli suonerebbe<br />

“gravissima” e “essere interamente basata sul falso” (AME 06, p. 167).<br />

217


nascere sullo spirito di subordinazione che regna in questa Casa,<br />

benché qualche individuo potesse poi nelle Missioni addolorare<br />

il cuore dei suoi superiori, e mancare a questo punto importantissimo<br />

delle sue obbligazioni.<br />

218<br />

Notizie prospere dalle Indie etc.<br />

P.te G. <strong>Marinoni</strong>


77. A D. ALBINO PARIETTI<br />

9 settembre 1858<br />

M. si compiace dell’unione dei missionari<br />

Degnissimo Sig. Parietti 1<br />

Milano il 9 7bre 1858<br />

(...)<br />

La S. Congregazione di Propaganda mi ha chiesto sei Missionari<br />

zelanti per ripristinare la Missione di Casan (?) nella Nuova<br />

Granata. È una delle antiche Missioni, se non erro, dei PP.<br />

Gesuiti tra i selvaggi. Il Delegato della S. Sede in quel regno li<br />

chiede istantemente.<br />

Qui sono entrati nuovi alunni, uno di Cremona, l’altro di Gallarate;<br />

ve ne sarà pure di Crema, Bergamo, Bologna, Lodi. Faccia<br />

il Signore che tutti abbiano spirito e virtù veramente apostoliche.<br />

Ho messo sulla Bilancia l’ultima sua lettera, che incontra il<br />

comune gradimento, e torno a rallegrarmi con Lei, con i bravi<br />

suoi colleghi e col buon Sesana vedendoli tutti con un solo cuore<br />

ed un’anima sola intenti al bene delle anime. Si ricordi di quelle<br />

belle parole che ella nel partire aveva preparate scegliendole<br />

1 In AME 08, p. 54. Nuova richiesta da Propaganda e nuovi alunni. La<br />

richiesta, che riguarda un’altra missione in Colombia (Nuova Granata), è lasciata<br />

cadere. Quanto agli alunni appena entrati o previsti, M. chiede solo al Signore<br />

che abbiano spirito apostolico. Si congratula con Parietti dell’unione tra i<br />

suoi missionari, Sesana compreso: una testimonianza che giudica molto preziosa<br />

per l’apostolato. Gioisce delle reliquie del beato Pietro Claver (1580-1654,<br />

canonizzato nel 1888), l’apostolo degli schiavi e dei neri a Cartagena, donate da<br />

mons. Medina. E termina lodando il Signore perché i missionari di San Calocero,<br />

pur pochi, sono sparsi ormai dall’Oriente all’Occidente.<br />

219


dal Kempis: Eja fratres pergamus simul etc. [Su dunque, fratelli,<br />

procediamo insieme]. Sono magnifiche, sono proprio parole<br />

scritte per i Missionari: se le scrivano altamente nel cuore, le traducano<br />

nelle opere, ne risentano la virtù nascosta i poveri idolatri<br />

che li circondano, e specialmente ne provino il beneficio quei<br />

cari ragazzi che si vendono costì così a buon mercato, mentre<br />

sono così preziosi agli occhi della Fede.<br />

Abbiamo ricevuto da Cartagena le venerande Reliquie del<br />

Beato Pietro Claver, con una Croce in filigrana d’oro e ametista<br />

per il nostro Ottimo Arcivescovo (tuttora infermo, benché con<br />

qualche miglioramento); abbiamo pure ricevuti uccelli di varie<br />

specie piccoli e grandi, con piume curiosissime. I nostri Missionari<br />

ormai, benché così pochi di numero, sono diffusi in remotissime<br />

parti e dal sorgere del Sole fino al tramonto lodano il<br />

nome del Signore. Siano umili, fervorosi, immacolati, come per<br />

loro desidera e prega<br />

220<br />

l’aff.mo<br />

P.te G. <strong>Marinoni</strong><br />

Tanti saluti affettuosissimi da parte di tutti i Compagni.


Carissima Sorella 1<br />

78. ALLA SORELLA MARGHERITA<br />

7 giugno 1859<br />

i danni della guerra<br />

Milano preservata<br />

Da S. Calocero il 7 Giugno 1859<br />

Sia ringraziato il Signore e la Beatissima Vergine, che hanno<br />

preservato Milano da quei gravi disastri che le sovrastavano.<br />

Bisogna proprio dire che sia cara al Signore questa città, perché<br />

Egli la riguarda con tanta amorevolezza. I mali però che la guerra<br />

ha operati ed opera chi li può enumerare? Oh quanti morti!<br />

oh quanti feriti! I nostri buoni Missionari vanno nei vari ospedali<br />

a prestar loro assistenza e vedono con gli occhi loro uno<br />

spettacolo della più gran tenerezza: ferite larghe, profonde, mortali.<br />

Si nota però nei soldati in generale gran rassegnazione: benché<br />

si vedano per la gran moltitudine e per l’improvviso stato<br />

delle cose mancanti delle necessarie assistenze, sono calmi, tranquilli,<br />

gradiscono tutto ciò che si fa per essi: v’è proprio da imparare<br />

dappertutto. Scrivimi due righe, anche di Giovannino se ne<br />

sai qualche cosa e di Donna Costanza e Donna Matilde.<br />

1 In AME 06, pp. 277-280. Il 1859 è l’anno della II guerra d’indipendenza<br />

dal dominio austriaco, che inizia il 27 aprile e mette in subbuglio mezza Italia.<br />

Il 4 giugno segna una svolta decisiva con la battaglia di Magenta; gli austriaci<br />

sconfitti devono lasciare in fretta Milano. M. scrive alla sorella della Guastalla<br />

proprio in questi giorni, esprimendo dolore per tanti morti e feriti e ringraziando<br />

il Signore che la città sia stata risparmiata. E mentre loda i missionari<br />

che si prodigano per i soldati negli ospedali, sa cogliere pure l’esempio che questi<br />

danno: “v’è proprio da imparare dappertutto”.<br />

221


Riverisci la degnissima Superiora e le altre Signore e credimi<br />

Alla Pregiatissima Signora<br />

La Signora Dama Margherita <strong>Marinoni</strong><br />

nel Collegio della<br />

Guastalla<br />

222<br />

Tuo aff.mo Fratello P.te <strong>Giuseppe</strong>


79. A D. ALBINO PARIETTI<br />

15 e 23 giugno 1859<br />

i rivolgimenti politici e i nostri missionari<br />

Mio Carissimo e Degnissimo Sig. Parietti 1<br />

Milano 15 Giugno 1859<br />

Quante cose sono avvenute in questi ultimi mesi! Ora regna<br />

S. M. il Re Vittorio Emanuele II. In pochi giorni di operazioni<br />

militari Napoleone ha messo in libertà il Piemonte, e la Lombardia<br />

fino in vicinanza delle fortezze, dove sarà il punto decisivo.<br />

Toscana, Modena, Parma e ancor più Bologna si sono dichiarate<br />

per il Governo Sardo. Staremo a vedere come si comporranno le<br />

cose. Sembra che l’intento di Napoleone sia non di togliere ai<br />

Sovrani gli Stati, ma di introdurvi tutto quello che i tempi trop-<br />

1 In AME 08, pp. 75-78. Lettera scritta in due tempi con uno sguardo alle<br />

vicende d’Italia e a quelle delle missioni. Circa le prime, M. informa sulla liberazione<br />

del Piemonte e della Lombardia dagli austriaci, il ripiegamento di<br />

costoro verso le fortezze (il noto quadrilatero di Peschiera, Mantova, Verona e<br />

Legnago), le prese di posizione di diversi stati. Egli mostra di aver fiducia in<br />

Napoleone III e spera che anche il Papa troverà una via di composizione tra le<br />

richieste di indipendenza nazionale e il suo potere temporale; soprattutto invita<br />

alla preghiera perché cessi la guerra e si affermi una pace duratura e feconda<br />

di bene. Ma aggiunge che le cose andranno per le lunghe. Intanto bisogna<br />

ritardare la spedizione dei missionari e delle suore che si stanno impegnando<br />

assai per l’assistenza ai colpiti dalla guerra.<br />

Quanto alle missioni, gode che dopo qualche attesa i missionari di Agra<br />

abbiano potuto unirsi a quelli del Bengala (v. Lettera 66 e nota 2), ma gli dispiace<br />

che il lavoro di Limana e Marietti per le conversioni sia ostacolato; ciò era<br />

dovuto ad ostilità dei protestanti (TRAGELLA, I, pp. 322-326), ma M. cercherà<br />

di dare tutto l’aiuto possibile per sbloccare la situazione. Egli non solo segue<br />

da vicino problemi ed avvenimenti, fa anche quanto può per aiutare concretamente.<br />

223


po cambiati da quelli di una volta rendono assolutamente necessario.<br />

La Duchessa di Parma ha avuto la delicatezza di sciogliere<br />

le sue truppe dal giuramento e ritirarsi in paese neutrale non<br />

volendo, ella dice, né opporsi alla causa nazionale, né mancare<br />

alle Convenzioni che Essa trovò già fatte al suo salire al Trono.<br />

Io credo che anche il Sommo Pontefice stretto dalla forza delle<br />

circostanze aspetti dalla lealtà, dalla prudenza, e dall’autorità<br />

grande dell’Imperatore Napoleone un nuovo componimento di<br />

cose, che soddisfi la nazionalità, e salvi al possibile il suo potere<br />

temporale. Due cose noi dobbiamo cercare di ottenere con umili<br />

e fervorose preghiere dalla misericordia del Signore: 1° che cessi<br />

al più presto l’orrendo flagello della guerra; 2° che si stabilisca<br />

una pace durevole e di comune soddisfazione, affinché calmati<br />

gli animi possano fiorire la pietà, la religione, le virtù Cristiane.<br />

Intanto la nostra spedizione non si può fare ancora non solo<br />

per le strade intercettate, ma anche per il gran numero di feriti<br />

che vi sono in Milano accolti in 21 Case di ricovero. Le Suore<br />

della Carità ne hanno più di 600 all’Ospedale Maggiore e un<br />

numero pur grande a S. Teresa, così che appena possono respirare.<br />

I nostri Missionari sono continuamente al letto degli infermi<br />

a confessare, ad amministrare Viatico e olio santo ai feriti. La<br />

sola battaglia di Magenta quanto sangue ha sparso, quanti morti,<br />

quanti feriti ha lasciato sul campo, di Austriaci e di Francesi!<br />

Io ho ricevuto il 17 Maggio la sua lettera n° 53 del 6 Aprile.<br />

Mi spiace assai, come ne penano tutti i Colleghi, di vedere così<br />

prorogata l’unione dei Missionari di Agra con quelli di Berhampore:<br />

sia però fatta la ss. volontà di Dio.<br />

Quanto al suo beneficio, se ella crede davanti a Dio di avere<br />

un titolo sufficiente per domandare la dispensa delle Messe, scriva<br />

una supplica di suo pugno al S. Padre, e me la mandi che io<br />

le darò corso: quanto a me non vorrei privare le anime sante del<br />

Purgatorio del suffragio delle Messe, ove non vi sia una precisa<br />

necessità e credo le ho fatto scrivere che applicasse le messe in<br />

proporzione della elemosina che le viene data con quella di 30<br />

soldi, perché mi pare che la manutenzione in codesti posti possa<br />

dare un titolo sufficiente a quel piccolo aumento.<br />

224


23 Giugno, Corpus Domini<br />

Ho sospeso questa lettera sperando darle qualche notizia dell’esito<br />

delle cose politiche, ma temo che vadano assai per le lunghe,<br />

perché ora si sta vicino al famoso quadrilatero di Mantova,<br />

Verona, Perschiera, Legnago e vi sarà da fare assai, prima di venire<br />

a qualche conclusione, almeno così sembra. Intanto io ho ricevuto<br />

la sua carissima del 26 Aprile n° 54, che ci ha consolato assai<br />

con la notizia della venuta dei Missionari di Agra per associarsi<br />

ai compagni, e con le altre due notizie delle conversioni sperate,<br />

benché ancora impedite, dal Limana e dal Marietti, oltre alle<br />

conversioni non così numerose, ma sempre continuate che<br />

Vostra Signoria va facendo. Sia benedetto il sacrificio dei nostri<br />

Missionari, e benedetto il Signore che a Vostra Signoria ha reso<br />

prima la salute così da lungo tempo rovinata. Il Sig. Angelo<br />

Marietti arrivò l’altro giorno sano e salvo, e si rallegrò sentendo<br />

che Lei sta bene. Ci ha detto tante cose ma assai di fretta promettendo<br />

di fare un più esatto ragguaglio in seguito.<br />

Intanto la spedizione delle Monache non può aver luogo per<br />

ora essendo occupatissime intorno ai feriti, conoscendo due di<br />

esse il tedesco e il francese, il che giova moltissimo. Il cambiar<br />

soggetti presenta altre gravi difficoltà e per il momento è davvero<br />

impossibile, perché sopravvengono feriti ad ogni ora e in<br />

Milano vi sono 24 case: si sono chiamate anche 24 Suore della<br />

Carità di Francia in aiuto, e si prestano tutti gli ordini Religiosi<br />

anche di quelli che non hanno per statuto la cura degli infermi.<br />

I Missionari pure furono occupatissimi nei giorni passati, ma ora,<br />

essendo più regolare l’assistenza, si respira.<br />

Preghiamo Gesù che si è eletto la sua dimora in mezzo a noi<br />

di illustrare questo Giorno e questa sua Ottava col volgere gli<br />

animi alla pace, affinché si riconosca che da lui ci viene. Le sono<br />

di cuore, pregandola dei più affettuosi saluti ai presenti e venienti<br />

Missionari e Catechisti,<br />

Aff.mo in Cristo<br />

P. G. <strong>Marinoni</strong><br />

225


226<br />

80. AL PREFETTO DI PROPAGANDA<br />

2 novembre 1859<br />

Hong Kong chiede religiose italiane<br />

una disgrazia perdere due missionari del Bengala<br />

A S. E. il Card. Prefetto di Propaganda 1<br />

Venezia 2 9bre 1859<br />

Le scrivo da questa città perché mi trovo qui da circa un mese<br />

presso S. E. M. Patriarca in occasione del Sinodo Provinciale,<br />

che si sta celebrando, ma che ora è vicino al suo termine.<br />

Il R.mo Sig. Prefetto Apostolico di Hong Kong D. Luigi<br />

Ambrosi mi scrive che io veda in ogni modo di mandargli nel più<br />

breve spazio di tempo sei brave Religiose Italiane in sostituzione<br />

di altre Francesi che si ritirano, e mi dice che avrebbe al tempo<br />

stesso domandato all’E. V. un nuovo Missionario sia per accompagnare<br />

le Monache in sì lungo viaggio, sia per accrescere gli<br />

operai di quella sua missione che ne ha gran bisogno nonostante<br />

l’ultimo invio. Io proporrei nel caso a V. E. il Sacerdote D.<br />

<strong>Giuseppe</strong> Burghignoli di Bologna, ottimo soggetto donatoci dall’E.mo<br />

Sig. Card. Arcivescovo Prelà, atto assai ad apprendere<br />

lingue straniere, il che colà tornerà molto vantaggioso, come V.<br />

E. stessa mi diceva non molto tempo fa 2.<br />

1 In AME 06, p. 293. Il Sinodo (o Concilio) Provinciale del Veneto, il primo<br />

del genere, fu celebrato dal Patriarca Angelo Ramazzotti dal 18 ottobre al<br />

1° novembre 1859 (COLOMBO, Un Pastore ... Lettere, pp. 400-410 e passim).<br />

2 Di fatto, <strong>Giuseppe</strong> Burghignoli (1833-1892), dato dal card. Michele Viale<br />

Prelà (1798-1860), arriverà ad Hong Kong il 12 aprile 1860 con le prime suore<br />

canossiane. Il 7 febbraio precedente erano giunti alla stessa missione tre nuovi<br />

calogeriani: Simeone Volonteri (1831-1904), Gaetano Favini (1829-1868) e<br />

Giacomo Scurati (1831-1901). Sulle vicende dell’invio in missione delle canos-


Raccomando ancora caldamente alla bontà di V. E. la Missione<br />

del Bengala Centrale, la quale s’avvia molto bene e promette<br />

frutti copiosi col divino favore. V. E. si è degnata graziosamente<br />

di esprimerne al R.do Superiore Parietti la sua soddisfazione.<br />

Ora mi si scrive di là che il R.mo Provicario di Calcutta vorrebbe<br />

levarne due Operai, cioè il Missionario D. Angelo Curti per<br />

rimandarlo in Agra e il Missionario D. Luigi De Conti per ritenerlo<br />

presso di sé. Sarebbe una vera disgrazia per quella Missione<br />

il privarla dei suoi collaboratori nel momento più opportuno<br />

dopo averli tanto sospirati, e questo ritarderebbe certamente<br />

quello sviluppo di operazioni, da cui potrebbero aspettarsi risultati<br />

così confortanti. L’E. V. disponga però secondo il suo venerato<br />

beneplacito. Ecc. ecc. 3<br />

P. G. <strong>Marinoni</strong><br />

siane, richieste in un primo tempo per il Bengala dove furono sostituite dalla<br />

suore di Maria Bambina perché occorreva prima modificare le loro regole che<br />

non prevedevano l’attività missionaria, si veda COLOMBO, Un Pastore ... Lettere<br />

passim; BASSAN, pp. 163-169, 172-173. La cosa merita d’essere ricordata poiché<br />

M. ebbe una gran parte in questa operazione.<br />

3 M. fa presente a Propaganda gli inconvenienti che deriverebbero da alcuni<br />

mutamenti prospettati dal provicario di Calcutta, sottomesso alle decisioni<br />

dall’alto, ma sempre vigile per far conoscere in tempo il suo punto di vista.<br />

227


228<br />

81. A SUA SANTITÀ PIO IX<br />

18 gennaio 1860<br />

ossequio e devozione dell’Istituto al Papa oltraggiato<br />

Beatissimo Padre 1<br />

In questo bel giorno, sacro alla Cattedra del glorioso Principe<br />

degli Apostoli S. Pietro, quanto mi è dolce che mi si presenti<br />

propizia l’occasione di umiliare ai piedi della Santità Vostra l’attestato<br />

sincero di quel profondo ossequio e di quella inalterabile<br />

devozione che questo minimo Istituto di Estere Missioni professa<br />

al Vicario di Gesù Cristo così indegnamente ai nostri giorni<br />

oltraggiato! Il giornale di Roma ci ha avvertito di quanto<br />

conforto riescano all’animo afflitto di Vostra Beatitudine le molteplici<br />

proteste di riverenza e di affetto figliale, che ogni giorno<br />

da ogni ordine di persone Essa va ricevendo, e noi saremmo ben<br />

fortunati, se potessimo aggiungere anche una sola stilla di balsamo<br />

a mitigare l’acerbità dei suoi dolori.<br />

Il sottoscritto specialmente che ebbe già la sorte di conoscere<br />

di presenza la Santità Vostra, e di ammirarne dappresso gli<br />

esimi pregi così nei giorni dei suoi più lieti trionfi, come nei<br />

momenti in cui il secolo vano e incostante convertiva gli osanna<br />

in bestemmie, con qual vivo interesse accompagna le gravissime<br />

vicende, che ora si vanno di mano in mano svolgendo negli Stati<br />

Romani! Ah, Beatissimo Padre, voi difendete la più giusta, la<br />

1 In AME 06, pp. 307-309. La lettera porta la data della celebrazione liturgica<br />

della Cattedra di San Pietro in Antiochia (oggi abolita) ed esprime, a nome<br />

di tutto il Seminario delle Missioni Estere, “profondo ossequio e inalterabile<br />

devozione” al Vicario di Cristo offeso con parole ed atti. Un attestato che, a<br />

insaputa di M., giunge quanto mai opportuno, poiché il giorno dopo Pio IX<br />

emana un’enciclica (Nullis certe verbis) – e non era la prima – in risposta agli<br />

avversari del potere temporale del Papa.


più santa delle cause, difendete la causa della libertà di tutta la<br />

Chiesa Cattolica, la causa temporale ed eterna dei vostri sudditi,<br />

che sarebbero altrimenti abbandonati in braccio al disordine,<br />

difendete il più antico e più bel monumento della pietà dei<br />

Sovrani e dei popoli, difendete l’eredità a voi trasmessa per il<br />

corso di dieci e più secoli da tanti insigni Pontefici, che copersero<br />

di gloria il trono su cui siete assiso, il più nobile trono dell’Universo,<br />

quel trono donde si diffonde la luce delle eterne verità<br />

a dissipare le tenebre dell’ignoranza e dell’errore, onde il mondo<br />

è coperto.<br />

Con che faccia osano dire i tristi incapace di governare le cose<br />

temporali il Padre e il Maestro di tutte le genti? Non potreste Voi<br />

ripeter loro con l’Apostolo: An nescitis quoniam Angelos judicabimus?<br />

Quanto magis saecularia? [Non sapete che giudicheremo<br />

gli angeli? Quanto più le cose di questa vita!, 1 Cor 6,3]. Dove<br />

troveranno un Principe elevato al soglio da un Collegio di Elettori<br />

di tanta saviezza ed integrità, dopo il più accorato e coscienzioso<br />

esame sulle doti della mente e del cuore corrispondenti<br />

all’altezza del Supremo Pontificato? Se il mondo volesse dir davvero<br />

l’ultima sua parola, direbbe che nella persona del suo Vicario<br />

rigetta Colui, di cui sta scritto: Cives autem eius oderant eum<br />

et miserunt legationem post eum dicentes: Nolumus hunc regnare<br />

super nos. [Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro<br />

un’ambasceria a dire : Non vogliamo che costui venga a<br />

regnare su di noi, Lc 19,14]. Si vuol pensare, parlare, scrivere,<br />

operare senza freno alcuna di autorità Religiosa, senza ascoltare<br />

più il Cristo. Ma il Signore saprà ben sventare gli intrighi dei<br />

malvagi a gloria sua, a vantaggio della Chiesa, a salvezza dei malvagi<br />

medesimi. Quella Vergine potentissima, di cui proclamaste<br />

con infallibile oracolo l’Immacolata Concezione, non priverà della<br />

sua consueta protezione la Chiesa e il suo Capo.<br />

Il glorioso Apostolo Pietro col suo indivisibile Collega non<br />

abbandonerà Roma in tante strettezze. Pregate, Beatissimo<br />

Padre, e tutti i vostri figli preghino con voi. Dio ci esaudirà e rinnoverà<br />

le antiche meraviglie. Innova signa et immuta mirabilia.<br />

Glorifica manum et brachium dexterum [Rinnova i segni e compi<br />

altri prodigi, glorifica la tua mano e il tuo braccio destro, Sir<br />

229


36,5]. Sono questi i voti ardenti, che prostrato ai vostri SS. Piedi<br />

depone in nome anche di tutti i suoi Colleghi nell’atto di<br />

domandare l’Apostolica Benedizione<br />

Milano il 18 Gennaio 1860<br />

230<br />

Il Vostro U.mo, Ubb.mo, D.mo Figlio<br />

P.te G. <strong>Marinoni</strong>


Carissima Sorella 1<br />

82. ALLA SORELLA MARGHERITA<br />

19 marzo 1860<br />

pensieri del Grisostomo su S. <strong>Giuseppe</strong><br />

Da S. Calocero il 19 marzo 1860<br />

Ho celebrato la Messa in canto in onore di S. <strong>Giuseppe</strong>, e tornando<br />

al mio studio ritrovo i tuoi doni e la tua gentilissima lettera.<br />

Nulla di più consolante in giorni così tempestosi come la<br />

preghiera di cuori uniti in Dio, la protezione dei santi, la memoria<br />

di quello che hanno essi patito e del gaudio che ora ne provano.<br />

S. Giovanni Grisostomo, Dottore di S. Chiesa, (Boccadoro,<br />

così vuol dire in Lingua Greca Grisostomo) parlando di S.<br />

<strong>Giuseppe</strong> dice che si vede in questo Santo come la vita dei giusti<br />

è tessuta di un continuo avvicendarsi di dolori e di gioie: teme<br />

di prender Maria in sposa e poi conosce esser ella Madre di Dio,<br />

1 In AME 06, pp. 325-326. La ricorrenza di S. <strong>Giuseppe</strong> provoca uno scambio<br />

d’affetto tra M. e Margherita. Il fratello prende lo spunto per le sue parole<br />

dai “giorni così tempestosi” che si stanno vivendo. Allusione chiara al proseguire<br />

degli eventi dolorosi per il Papa e la Chiesa con riflessi anche su San<br />

Calocero. Infatti il 16 marzo 1860, le autorità milanesi ordinano un’illuminazione<br />

generale della città, chiese ed edifici sacri compresi, per celebrare l’annessione<br />

della Toscana e dell’Emilia al regno dei Savoia; ma duomo e San Calocero<br />

rimangono volutamente all’oscuro, attirandosi le ire degli antipapalini (in<br />

un caso analogo, nel settembre del 1859, San Calocero s’era buscato una sassaiola;<br />

cfr. su questi eventi TRAGELLA, I, pp. 367-372). M. non fa qui un riferimento<br />

esplicito al fatto, ma certo l’ha presente. La sua riflessione sulle orme del<br />

Grisostomo è a più largo respiro: la vita dei giusti, come quella di S. <strong>Giuseppe</strong>,<br />

è un alternarsi di dolori e gioie, “ma – conclude <strong>Marinoni</strong> – per un’anima<br />

che ama Dio il dolore e l’obbrobrio sono una cosa divina anche nel momento<br />

che li sta soffrendo”.<br />

231


non trova alloggio in Betlemme ed è costretto a ritirarsi in una<br />

stalla, e quella stalla vien celebrata dai canti dei cori Angelici,<br />

sparge il sangue di Gesù nella Circoncisione e pure gli impone il<br />

più gran nome, il nome di Salvatore, si rallegra vedendo Simeone<br />

che stringe con tanto gaudio al petto il Bambino e poi ode<br />

predirsi le pene sue e di Maria, fugge in Egitto e poi ritorna, perde<br />

Gesù e poi lo ritrova.<br />

Seguiamo noi pure la via che il Signore ci segna e non ci contristiamo:<br />

verrà a suo tempo la gioia, ma per un’anima che ama<br />

Dio il dolore e l’obbrobrio sono una cosa divina anche nel<br />

momento che li sta soffrendo. Ricambia di cuore gli ossequi, i<br />

voti delle ottime Signore da te nominate, e continua con esse a<br />

pregare per il<br />

232<br />

Tuo aff.mo Fratello Prete <strong>Giuseppe</strong>


83. A D. ALBINO PARIETTI<br />

24 ottobre 1860<br />

“accogliere amorevolmente quanto si scrive”<br />

Carissimo e degnissimo D. Albino 1<br />

Milano il 24 8bre 1860<br />

Ella si è messa in gran pena per il Signor Pratolongo, ma quel<br />

graziosissimo Signore ha scritto a D. A. Ripamonti che continui<br />

pure a mandare il denaro per le Missioni, che si presterà sempre<br />

volentieri (ndr.: a trasmetterlo ai Missionari). Mi spiace assai del<br />

disturbo che si è preso pure l’Ottimo Sig. Cav. Casella ma noi<br />

non potevamo prevedere una tal cosa, e credevamo che tornasse<br />

comodo lo scambio delle monete, cioè il ricevere qui e pagare<br />

alle Indie. Quanto poi al Padre Cappuccino Fondatore di un<br />

Orfanotrofio in Patna, ci era stato raccomandato dalla S. Infan-<br />

1 In AME 08, p. 103. Le missioni sono lontane da San Calocero, la corrispondenza<br />

richiede tempo e alle volte i messaggi delle due parti s’incrociano:<br />

tutto ciò causa impazienza e malintesi. Ecco lo sfondo su cui considerare questa<br />

lettera. Sembra che Parietti si lamenti per il denaro che tarda a venire o non<br />

segue i nuovi percorsi da lui suggeriti, e M. cerca di spiegare. L’economo Alessandro<br />

Ripamonti si comporta come dice Pratolongo; l’avvertimento dell’ambasciatore<br />

Casella è arrivato tardi.<br />

Circa le suore richieste occorre sceglierle che vadano bene per le necessità<br />

del posto, è l’idea di Limana e dello stesso Parietti. M. ha dato dei suggerimenti,<br />

ma solo a titolo di consiglio. In ogni caso, e qui sta in nocciolo del<br />

discorso, non bisogna perdersi in troppe interpretazioni su quel che si scrive,<br />

ma accoglierlo con l’amore con cui è stato dettato.<br />

Per i disturbi di salute di Parietti, M. gli invia il parere del medico di San<br />

Calocero, dott. G.B. Scotti, ed ha interessato anche il dott. Vannetti. Padre<br />

Enrico Longa (1832-1886) è il missionario che aveva accompagnato in Bengala<br />

le prime cinque suore di Maria Bambina, giunte a Krishnagar il 17 marzo del<br />

1860.<br />

233


zia con quella semplice indicazione e col suo cognome Padre<br />

Schechtl. Del resto bisogna che lei rifletta che le sue lettere ci<br />

arrivano un mese e mezzo circa dopo la data, e perciò non è possibile<br />

eseguir subito ciò che ella scrive, e può avvenire benissimo<br />

che per due o tre corrieri ordinari si continui a fare una cosa, per<br />

cui già è in corso una lettera di divieto, ma non ancora pervenuta,<br />

il che è proprio avvenuto in questa circostanza. Io la prego di<br />

fare le mie scuse presso il Sig. Cav. Casella, il quale, vorrei sperare,<br />

le accoglierà benignamente per quella bontà che lo distingue,<br />

e per quell’impegno che ha sempre dimostrato per il bene<br />

delle Missioni.<br />

Quanto alle Suore e a D. Luigi Limana, se ho dati dei suggerimenti<br />

sono in via di consiglio, ma chi è del luogo deve aver la<br />

testa sulle spalle e regolarsi secondo le circostanze. Né D. Carlo<br />

Salerio ebbe mai la minima intenzione di descrivere D. Luigi<br />

Limana come meno atto, anzi ne ha tutta la stima. Io la prego di<br />

accogliere amorevolmente quanto si scrive, perché se facciamo<br />

mille interpretazioni non finiamo mai di trovare lati reprensibili.<br />

Il fratello maggiore del figliuol prodigo trovò a riprendere come<br />

eccessiva la bontà del Padre, ed era un figlio buono. Se dobbiamo<br />

sbagliare è meglio che sbagliamo pensando troppo bene, che<br />

abbandonandoci a sinistre interpretazioni. Queste stesse mie<br />

parole possono offendere, se Lei non mira al cuore affettuoso<br />

con cui le dico, ed è ciò di cui appunto la prego.<br />

Mi è stato di gran consolazione leggere il sussidio che mandano<br />

al S. Padre i Cattolici di Berhampore: Dio benedica la loro<br />

fede e pietà figliale.<br />

Includo un bigliettino del Dott. Scotti: ma non ho ancora<br />

risposta dal Dott. Vannetti; mi spiace assai di intendere che<br />

all’inverno ella si trova sempre in pericolo di incorrere nella dissenteria.<br />

Voglio sperare che il metodo suggerito dal Dott. Scotti<br />

di promuovere più che si può i sudori, e adattare il vitto al clima,<br />

sia salutare. Noi pregheremo perché il Signore gli conservi<br />

una salute tanto preziosa a codesti poveri Indiani.<br />

D. Enrico Longa avrà già, io credo, fatto e steso in scritto il<br />

suo giuramento. Qui mi hanno detto e credo di averlo scritto,<br />

che, se non si poteva, od era di troppo incomodo, basterebbe un<br />

234


atto semplice sottoscritto da testimoni conosciuti per la loro probità.<br />

Spero che il detto atto arrivi prima di S. Martino.<br />

Ella saprà della morte del buon Padre D. Luigi Brioschi, a cui<br />

so che scrisse il fratello poco dopo la disgrazia. Oh quanti sono<br />

già passati all’altra vita tra i parenti dei Missionari.<br />

Mi saluti tutti ben di cuore. D. Paolo Reina non migliora né<br />

peggiora. Il male è serio, e la stagione che si avanza non è la più<br />

propizia. Preghiamo anche per lui. Tutti le fanno mille saluti, e<br />

più di tutti<br />

Il Suo aff.mo <strong>Marinoni</strong><br />

235


236<br />

84. A D. ALBINO PARIETTI<br />

25 giugno 1861<br />

M. tentato di dimettersi per malintesi e difficoltà<br />

Carissimo e Degnissimo mio D. Albino 1<br />

Milano il 25 Giugno 1861<br />

Le mando un foglio a lei diretto dalla S. Infanzia che me lo<br />

raccomanda. In questi giorni ho ricevuto da D. Gaetano Fumagalli<br />

franchi 1734, che le saranno mandati nel prossimo ordinario.<br />

Ne manderemo forse 2000 per far numero tondo, se pure<br />

non vi sono conti arretrati da saldare.<br />

Comunicai al buon Taglioretti il mio pensiero di rinunziare,<br />

ma non lo approva, né lo approva Mgr. Vescovo Caccia, a cui lo<br />

rivelava il P. Taglioretti nei giorni passati. Tuttavia mi pare che<br />

potrebbe esservi l’occasione, in cui fosse necessario un tal passo<br />

anche indipendentemente dalla nostra volontà per le attuali<br />

vicende politiche in cui con tutto il buon volere non è possibile<br />

talvolta non compromettersi facendo il proprio dovere, e sostenendo<br />

la causa della giustizia e del dovuto rispetto ai Superiori.<br />

Però tenga per sé questa mia idea, che non è nota neppure in<br />

comunità.<br />

1 In AME 08, pp. 127-130. La lettera contiene una notizia che può sorprendere:<br />

M. pensa di dimettersi da Direttore, a causa dei malintesi amministrativi<br />

con Parietti e per le situazioni politiche confuse che gli rendono difficile agire<br />

con coscienza; ma l’idea non ha seguito. Fa poi un grande elogio di Biffi, missionario<br />

a Cartagena, e chiede notizie dei missionari bengalesi, che da molto<br />

non scrivono, esprimendo nei confronti di Antonio Marietti la sua convinzione<br />

che non cederà alle pressioni dei parenti che vorrebbero tornasse. Invita alla<br />

fine a pregare per il Papa e la situazione della Chiesa in Italia. La visione di M.<br />

è sempre molto ampia e ne fa partecipi i suoi figli sul campo.


Abbiamo lettere da Roma che riguardano la Nuova Granata<br />

e dicono meraviglie del Missionario Biffi. È tanta la stima e l’amore<br />

che il popolo gli porta, che gli è riuscito di salvare il suo<br />

Vescovo che si voleva espellere, ma protestando il Biffi che sarebbe<br />

partito assieme col Vescovo stesso, per non perdere il Biffi, il<br />

popolo si calmò anche col Pastore. Dicono colà che dopo il B.<br />

Pietro Claver non si è conosciuto Sacerdote così zelante e così<br />

amorevole con tutti. Consolazione ed esempio per noi.<br />

Desidero notizie della sua salute e della salute di tutti i Missionari<br />

Bengalesi e delle ottime Suore. Sento che il Missionario<br />

Curti si ferma nel Vicariato di Agra, ma vorrei sapere le cose più<br />

chiaramente. I Signori Marietti sembra che abbiano speranza del<br />

ritorno di D. Antonio. Io non lo credo: D. Antonio è fermo nelle<br />

sue risoluzioni, e quantunque i parenti gli scrivano di ritornare,<br />

terrà avanti agli occhi il Nemo mittens manum ad aratrum etc.<br />

[Nessuno che ha messo mano all’aratro ecc., Lc 9,62], né darà ai<br />

suoi compagni l’esempio funestissimo di un animo che si stanca.<br />

Me lo saluti affettuosamente.<br />

È un pezzo che io non ricevo notizie e lettere dei Missionari<br />

del Bengala: terrebbero essi il broncio col loro Superiore e non<br />

sarebbero disposti a qualunque sacrificio per il bene della pace<br />

e della concordia, che è la vera vita di ogni congregazione, e specialmente<br />

di Missionari chiamati all’esercizio di una carità non<br />

comune, ma eroica?<br />

Preghiamo assai per il S. Padre, per la Chiesa, per la Diocesi.<br />

I tempi corrono difficili, e il Clero stesso è messo in una tentazione,<br />

che è la più tremenda per uno spirito educato a sensi nobili,<br />

all’amor di patria, della libertà etc. La questione Romana è<br />

uno dei nodi più complicati, che si presentino alla diplomazia. Il<br />

Conte Casati, Massimo d’Azeglio, il Balbo etc. benché italianissimi,<br />

pure hanno scritto che non si deve eleggere Roma per capitale,<br />

che è necessaria lasciarla al Papa: solo una confederazione<br />

può conservare l’unità, la giustizia, e l’indipendenza del potere<br />

supremo spirituale. Ma le menti sono tutte piene dell’unità Piemontese.<br />

Preghiamo Iddio che vi ponga mano.<br />

237


Mi creda nei SS. Cuori<br />

À <strong>Mons</strong>ieur<br />

M. l’Abbé Parietti Supérieur<br />

de la Mission du Bengale Centrale<br />

238<br />

Suo aff.mo e d.mo<br />

P.te G. <strong>Marinoni</strong>


Carissima Sorella 1<br />

85. ALLA SORELLA MARGHERITA<br />

22 settembre 1861<br />

“abbiamo gustato il paradiso ad Annecy”<br />

Li 22 7bre 1861<br />

Verso quest’ora ordinariamente io facevo a mia sorella una<br />

visita alla Domenica: faccia la penna quel che non posso compiere<br />

di persona, e dia notizia di me a chi già si lamenta, son certo,<br />

di sì lungo ritardo. Ma i viaggiatori, tu lo sai, pensano più a<br />

sé che ai lontani, e sono tutti intenti alle varie scene che loro si<br />

vanno successivamente spiegando innanzi, più che non alle loro<br />

amicizie.<br />

Torino, il Cenisio, S. Jean Maurienne, Chambéry, Annecy,<br />

Ginevra, Mâcon ci hanno di mano in mano trattenuto con più o<br />

meno di interesse. Ma dove veramente abbiamo gustato il Paradiso<br />

è stato a Annecy: là celebrai dinanzi alla tomba di quel Santo<br />

così amabile, S. Francesco di Sales, e potei rimirarne con gli<br />

occhi miei le venerande reliquie e il Sacro cranio in particolare<br />

che si vede qual’è, mentre il resto del corpo è avvolto in splendide<br />

vesti, e la faccia è coperta da un viso d’argento. Abbiamo<br />

pure venerate le sacre Spoglie della sua degna e generosa discepola<br />

S. Giovanna Francesca di Chantal. Poi dall’ottima Superio-<br />

1 In AME 06, pp. 393-396. M. fa un viaggio di svago e devozione in Francia,<br />

come mai? Il motivo di fondo è chiarire un malinteso tra Parietti, superiore<br />

del Bengala, e la Propagazione della Fede circa un assegno (v. Lettera<br />

seguente). E M. coglie l’occasione di questo giro-pellegrinaggio con amici non<br />

sprovvisti di soldi, il prevosto di Alzate don Antonio Staurenghi e il canonico<br />

di Monza Giovanni Battista Ponti, per scriverne a Margherita in modo amabile<br />

e un po’ scherzoso.<br />

239


a Suor N. N. Maugny fummo graziati col farci chiamare al Parlatorio<br />

la giovine Colombat, che ci raccontò ella stessa tutto il fatto<br />

della sua prodigiosa guarigione avvenuta il 2 Settembre dell’anno<br />

scorso. Abbiamo potuto fargli tutte quelle interrogazioni<br />

che il cuore ci suggeriva, e ne fummo veramente incantati per la<br />

ingenuità e per la umiltà che traspare in ogni suo tratto.<br />

Oggi abbiamo avuto un graziosissimo invito da un bravo<br />

Canonico di Autun M. Taboureau, che ci ha voluto con sé a un<br />

déjeuner molto splendido. Egli è aumônier presso les Dames des<br />

SS. Angels, congregazione religiosa che attende all’educazione<br />

delle giovani figlie. Tu vedi che io tendo a unire il Paradiso di<br />

qua e il Paradiso di là, prega che almeno i favori del Signore mi<br />

riempiano di riconoscenza e di amore, giacché non mi trova forte<br />

abbastanza da impormi le Croci e le tribulazioni.<br />

Riveriscimi tanto l’ottima Superiora, e le tue degne compagne,<br />

fammi raccomandare dalle tue brave allieve specialmente<br />

quando fanno la S. Comunione: il Sig. Prevosto Staurenghi e il<br />

Sig. Canonico Ponti ti salutano, e io con essi. Credimi<br />

240<br />

Tuo aff.mo fratello<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong><br />

Se vedi Giovannino e la cognata Donna Costanza e quando<br />

scrivi a Carolina comunica loro quello che credi bene del mio<br />

viaggio.<br />

Salutameli caramente.


N. 60<br />

86. A D. ALBINO PARIETTI<br />

9 ottobre 1861<br />

M. vuol essere tutto a servizio dei missionari<br />

Amatissimo e Degnissimo Sig. Parietti 1<br />

Milano il 9 8bre 1861<br />

Sono ritornato ieri a Milano dalla Francia, dove sono stato col<br />

Sig. Prevosto Staurenghi e il Sig. Canonico Ponti per il corso di<br />

tre settimane visitando successivamente Chambéry, Annecy, Ginevra,<br />

Lione, Grenoble, la SS. Vergine della Salette, etc. Però non<br />

1 In AME 08, pp. 131-134. M. ragguaglia Parietti sui suoi colloqui col personale<br />

dei Consigli della Propagazione della Fede di Lione e Parigi (Lettera 85):<br />

sembra in sostanza che Parietti, tenendosi sicuro di un aumento dell’assegno<br />

annuale, avesse fatto spese urgenti prima di ricevere la quota stabilita; c’erano<br />

poi note di debiti da sistemare. Inoltre <strong>Marinoni</strong> assicura che la Propagazione<br />

della Fede non trascurerà il Bengala, e al tempo stesso insiste che Parietti invii<br />

pure a lui il prospetto dei bilanci e le richieste che manda ai Consigli di Lione<br />

e Parigi. Da parte sua, promette di voler assecondare il più possibile i desideri<br />

dei missionari, non avendo altra ambizione: di ciò essi devono essere persuasi<br />

sulla base dei fatti. Insomma M. vuole che regni d’ora innanzi più fiducia, amore,<br />

unione. Questo brano mette in evidenza la passione e l’umiltà con cui il<br />

Direttore di San Calocero sa intervenire negli inevitabili contrasti o malintesi<br />

tra lui e i missionari, addossandosi qualche colpa ma difendendo al tempo stesso<br />

la sua decisa volontà di essere sempre e tutto a servizio dei suoi figli.<br />

Seguono alcune notizie. Come abbiamo già notato, il cav. Casella è l’ambasciatore<br />

italiano in Bengala. Marietti s’era preso un po’ di riposo. Di Curti già<br />

accennammo nella Lettera 66: Parietti e <strong>Marinoni</strong> fecero di tutto perché si riunisse<br />

con gli altri missionari e per un po’ ubbidì, ma poi riprese il suo vagabondaggio,<br />

tornando in Italia nel 1862, e quindi ancora in India nel ’72, finché<br />

rimpatriò definitivamente nell’80 e lasciò l’Istituto. Sulla morte di Ramazzotti<br />

rimandiamo ai volumi delle Lettere e delle Testimonianze.<br />

241


accettai di far questo viaggio se non perché, oltre a non spender<br />

nulla da parte mia, mi presentava la più bella occasione di parlare<br />

presso la Propagazione della Fede, come di fatto ho eseguito<br />

nel miglior modo che a me è stato possibile. Essendo assenti tanto<br />

a Lione, come a Parigi, la maggior parte dei membri del Consiglio,<br />

non potei parlare se non con M. Certes, Tesoriere a Parigi,<br />

e con uno dei Segretari a Lione, ma inculcai assai vivamente il<br />

disastro dei 15.000 franchi, e la necessità di ripararvi. Feci correggere<br />

la nota dei due orfanotrofi, e feci rimarcare che oltre ai<br />

15.000 fr. esisteva già un debito a carico della Missione del Bengala<br />

di 3.000 fr, avendomi D. Alessandro Ripamonti scritto queste<br />

due annotazioni ricavate dalla sua lettera N° 79, 21 Agosto,<br />

che ho letta or ora con la più viva commozione. M. Certes, con<br />

cui parlai a lungo, mi disse che l’assegno di quest’anno per il Bengala<br />

era già stato determinato in 15.000 fr., e ciò atteso appunto<br />

l’errore, che si vorrebbe a poco a poco riparare.<br />

Tornai a dire come Lei si lamentò fortemente con me per il<br />

tenue assegno di 12.000 che io chiedevo invece di 9.000, limitandomi<br />

ad assicurare almeno questo aumento che pur si voleva<br />

togliere. Mi rispose che si trovano nell’impossibilità, che dovevano<br />

diminuire proporzionalmente il soldo delle Missioni, ma<br />

che non avrebbero dimenticato tuttavia, quanto si poteva, i bisogni<br />

del Bengala. Mi dissero ancora a Lione che il nuovo anno si<br />

mette molto male quanto agli incassi della Pia Opera, e che ne<br />

sono spaventati. Io credo che Lei avrà mandato quel prospetto<br />

stampato all’Opera Pia con le cifre precise, e, a dire il vero, un<br />

prospetto chiaro, netto, preciso e conforme a quello che avrà<br />

presentato all’Opera Pia lo desidero io pure. Io non cesserò dall’esporre<br />

le sue angustie ai due Consigli, e spero che le nostre<br />

istanze non riusciranno inutili. Certo che sia a Parigi come a Lione<br />

mi hanno ascoltato con tutto l’interesse. Non ho potuto parlare<br />

con M. Girardin Direttore dell’Opera Pia della S. Infanzia,<br />

perché era assente: anche da questo lato desidero che ella mi<br />

metta pienamente in situazione di potere con nuove istanze ottenere<br />

quanto ci è possibile.<br />

Mio amatissimo Sig. Parietti, io la ringrazio di cuore di quanto<br />

mi ha scritto nell’effusione dell’animo suo, e l’assicuro che<br />

242


farò di tutto per conformarmi a quanto Ella desidera da me, e a<br />

quanto con Lei desiderano tutti i suoi carissimi colleghi: sarà<br />

questa una grazia che mi fa la B. V. de la Salette, di conoscere<br />

meglio i miei doveri, e di disimpegnarli con diligenza e con perseveranza<br />

innanzi a tutto. Io non voglio giustificarmi per nulla,<br />

ma vorrei piuttosto essere talmente consacrato al pensiero e ai<br />

servizi delle Missioni, che nulla affatto me ne rimovesse, e che i<br />

Missionari si persuadessero non alle mie parole, ma ai fatti, che<br />

io sono costantemente con loro, per loro, e tutto ai loro servizi.<br />

Mi raccomando caldamente alle loro orazioni, affinché mi ottengano<br />

la grazia di adempiere quanto propongo con tutta la sincerità<br />

del cuore, e mi raccomando vivamente alla loro indulgenza,<br />

perché da questo momento sia tra noi pienamente ristabilita la<br />

fiducia, l’unione, l’amore congiugendoci proprio col sentimento<br />

più affettuoso nei SS. Cuori di Gesù e di Maria, e aiutandoci l’un<br />

l’altro a compiere meglio che possiamo le parti che Iddio ci ha<br />

confidato.<br />

D. Alessandro è assente, ma D. Carlo Bolis mi assicura che ha<br />

già mandato i fascicoli inglesi della Propagazione della Fede, che<br />

ella desidera, e le avrà già risposto quanto ai dipinti a olio. D.<br />

Carlo Bolis le risponderà pure quanto al S. Bernardo e agli altri<br />

libri che le mancano, e quando vi sarà una propizia occasione<br />

faremo il possibile per compiere i suoi desideri mandando altri<br />

libri.<br />

Il Sig. Cav. Casella fu qui da me, mi parlò con molta bontà, e<br />

mi espose i gravi bisogni della Missione: quanto a me non saprei<br />

che cosa fare per soccorrervi, e sono disposto a tentare altri mezzi,<br />

se pur ve ne sono, per ripararvi.<br />

La prego di salutarmi tutti ad uno ad uno gli ottimi suoi e<br />

miei confratelli. Spero che a quest’ora D. Antonio Marietti sia<br />

tornato, rinnovato interamente e ristorato di corpo, ed anche<br />

confortato nello spirito. Si ricordino che la loro vita è già immolata<br />

al Signore, e ripetano spesso quelle grandi parole: Dio sempre<br />

per fine, Gesù sempre per modello, Maria SS. sempre in aiuto,<br />

ed io sempre in Croce, sempre in sacrificio.<br />

Quanto al Missionario Curti approvo ciò che ella ha fatto, e<br />

solo prego che tutti lo raccomandiamo caldamente a Dio.<br />

243


Avrà già inteso da D. Alessandro la morte dell’amatissimo e<br />

veneratissimo <strong>Mons</strong>. patriarca Ramazzotti il 24 settembre scorso<br />

subita da lui dopo lunga malattia, in cui diede l’esempio della più<br />

invitta rassegnazione e pazienza. Lo attendeva sulla terra l’onore<br />

della Sacra Porpora, ma egli preferì la corona non peritura dei<br />

Cieli. A S. Calocero, mentre io era assente, fu celebrato un Triduo<br />

allorché il morbo si fece più grave, e tutti applicarono la S.<br />

Messa appena intesa la notizia della sua morte. Ma l’Ufficio e la<br />

Messa solenne l’hanno ritardato fino al mio arrivo e perciò lo<br />

celebreremo nel primo giorno semidoppio, e cioè il giorno 16<br />

corrente. Oh quanto ci deve commuovere questa morte, e quanto<br />

impegnare a corrispondere alle sante intenzioni di un tanto<br />

Istitutore!<br />

In unione del SS. Cuori di Gesù e di Maria mi dico<br />

Suo Devotissimo in Cristo<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

P. S. Se mai il numero della lettera fosse sbagliato, la prego di<br />

avvisarmi per maggior esattezza.<br />

244


87. ALLA SORELLA MARGHERITA<br />

20 novembre 1861<br />

si mostra paziente e scherzoso nei suoi malanni<br />

Carissima Sorella 1<br />

Da S. Calocero il 20 Nov. 1861<br />

Ieri sono disceso per la prima volta in Chiesa, e stetti abbasso<br />

nel mio salottino per 4 o 5 ore, ma la coscia è ancora ribelle,<br />

ed ha elementi rivoluzionari nelle vene, nei tendini, nelle cartilagini<br />

e che so io.<br />

Il Signore si degni liberarci da tutte le rivoluzioni e fissarci<br />

nell’ordine e nell’obbedienza, e noi esclameremo: Omnia ossa<br />

dicent: Domine quis similis tibi? [Tutte le mie ossa dicono:<br />

«Signore, chi è simile a te? », Sal 34,10].<br />

In questi giorni ho inteso bene il senso della parola pezzente<br />

e credo di esserlo in grado distinto: ho sempre bisogno di pezze,<br />

però al momento mi pare di poter bastare. I pezzenti sono un po’<br />

sfacciati nel domandare elemosina, e non di rado invece di soccorso<br />

riportano dei buoni rabbuffi. Può essere che tocchi anche<br />

a me questa fortuna, e che taluno dica tra i denti: È proprio<br />

incontentabile. Vuol farsi santo con tutti i suoi comodi, e con<br />

l’incomodo degli altri.<br />

1 In AME 06, pp. 405. M. va spesso soggetto a malanni, ma questa volta si<br />

tratta di un incidente. Subito dopo le solenni esequie per il Fondatore tenutesi<br />

a San Calocero il 16 ottobre, cade e si produce una seria contusione al femore,<br />

che lo obbliga a restare in camera per alcuni mesi, senza per questo trascurare<br />

gli affari dell’Istituto. Sui disturbi e i sentimenti che prova informa in questa lettera,<br />

tra il serio e il faceto, la sua confidente Margherita. La guarigione si fa<br />

attendere, nonostante le amorose cure del dottor Andrea Verga, già suo compagno<br />

di scuola, e del medico di casa Scotti. <strong>Marinoni</strong> spera di poter celebrare<br />

la Messa il giorno dell’Immacolata e invece... (v. Lettera seguente).<br />

245


Basta: domani è la Presentazione di Maria SS.: tu farai la SS.<br />

Comunione, e Maria SS. ti darà a carezzare il suo Divin Figlio:<br />

ricordati allora del tuo pezzente<br />

Aff.mo Frat.<br />

Prete <strong>Giuseppe</strong><br />

Salutami tanto Giovannino, Donna Costanza, Donna Matilde,<br />

Carolina etc.<br />

246


88. ALLA SORELLA MARGHERITA<br />

8 dicembre 1861<br />

non era nei disegni di Dio celebrare all’Immacolata<br />

Carissima Sorella 1<br />

Da S. Calocero il giorno di Maria SS. Immacolata 1861<br />

L’uomo propone e Dio dispone: era nei disegni del mio ottimo<br />

medico Sig. G. B. Scotti, e nei disegni miei, che oggi in onore<br />

di Maria SS. avessi a celebrare; mancava una sola cosa, ed era<br />

la principale, non era nei disegni di Dio, che non mi vede ancora<br />

ravveduto, come è necessario: tuttavia questo buon Signore si<br />

è degnato di venire egli stesso a visitarmi, e ad aspettare dal canto<br />

suo la mia spirituale guarigione. Farò giudizio questa volta?<br />

Desideria occidunt pigrum, dice il Signore: il pigro muore affogato<br />

dai suoi desideri che non giungono mai a produrre nulla [cf.<br />

Prv 21,25]. Voglio però sperare che la Madre delle grazie oggi mi<br />

interceda di far qualche miracolo e di camminar speditamente<br />

nelle vie dello spirito, se non mi è concesso di muovermi col corpo:<br />

perché al Paradiso, dice S. Francesco di Sales, si corre meglio<br />

con le gambe rotte, che con le sane.<br />

Mia sorella maggiore di un anno si è messa in sussiego, perché<br />

io le volevo dettar leggi sull’orario da darsi al medico: benché<br />

mi costi assai, ricevo la mortificazione! Ma sarò sempre<br />

l’aff.mo Fratello Prete G.<br />

1 In AME 06, p. 411. M. deve restare a letto, nonostante le previsioni del<br />

medico. Si augura che la Vergine gli faccia la grazia “di camminar speditamente<br />

nelle vie dello spirito”. A don <strong>Giuseppe</strong> non mancano la fede e l’umorismo.<br />

247


89. ALLA SORELLA MARGHERITA<br />

22 dicembre 1861<br />

la vuole ricompensare con una stilla d’amor divino<br />

Carissima Sorella 1<br />

Milano il 22 Xbre 1861<br />

Da S. Calocero<br />

Ti accludo la lettera per Carolina. Oggi darò a D. Gaetano<br />

Fumagalli la tua bella traduzione, e speriamo che la B.ma Vergine<br />

de la Salette ricompensi la traduttrice, come fanno i Sovrani<br />

con molta munificenza. Basterebbe una stilla di quel liquore che<br />

solo da Maria si dispensa, come dice l’innamorato S. Alfonso M.<br />

dei Liguori, una stilla d’amor divino, a patto ben inteso che ne<br />

abbia a gustare un poco anche<br />

248<br />

Il Tuo Aff.mo Frat.<br />

Prete <strong>Giuseppe</strong><br />

1 In AME 06, p. 423. Carolina è la sorella uterina. Don Gaetano Fumagalli<br />

è il direttore dell’Opera della Propagazione della Fede a Milano, per il quale<br />

Margherita ha tradotto un testo in francese. Ma la gamba non era ancor guarita,<br />

se il 12 gennaio 1862 M. si decide a chiedere a Roma il permesso di celebrare<br />

nella sua camera su un altare allestito “con decoro” (TRAGELLA, II, p. 3).


90. AL PREFETTO DI PROPAGANDA<br />

13 marzo 1862<br />

per favorire le vocazioni e l’unione con Brignole-Sale<br />

Eminenza Reverendissima 1<br />

Milano il 13 Marzo 1862<br />

Sapendo io quanto sta a cuore all’E. V. la prosperità e l’ampliamento<br />

di questo Seminario, e come sarebbe benigna intenzione<br />

della S. C. di Propaganda, secondo che altra volta si degnava<br />

di manifestarmi con lettera del 24 Marzo 1855, di trarre da<br />

questo Istituto più frequenti e copiosi rinforzi di operai evangelici<br />

per quelle imprese e quelle Missioni che la medesima S. Congregazione<br />

si compiacerebbe affidargli, mi reco a dovere di<br />

cogliere ogni occasione che mi si offra propizia per adempire<br />

questo voto della medesima Congregazione. Prevalendomi peraltro<br />

della favorevole congiuntura, che si trova momentaneamente<br />

in mezzo di noi l’amatissimo nostro collega D. Timoleone Raimondi,<br />

Vice-Prefetto Apostolico di Hong-Kong, inteso il sentimento<br />

dei miei confratelli, stimerei opportuno che prima della<br />

sua prossima partenza per la Cina, se V. E. lo permettesse, egli<br />

celebrasse con i R.mi Vescovi di queste parti e, dando loro relazione<br />

a voce dello stato e dei successi delle nostre Missioni, rin-<br />

1 In AME 06, pp. 429-432. Nel 1855 era stato lo stesso <strong>Marinoni</strong> a fare un<br />

giro di propaganda vocazionale (v. Lettera 57), ora chiede a Propaganda di permettere<br />

a Raimondi di visitare, prima di tornare ad Hong Kong, i vescovi “di<br />

queste parti” per informarli sulle nostre missioni e sollecitare vocazioni. Purtroppo<br />

la risposta sarà negativa. Il card. Barnabò addurrà ragioni d’inopportunità:<br />

gli sconvolgimenti che turbano l’Italia, la difficoltà di scegliere e inviare<br />

soggetti adatti in tali frangenti, il bisogno che di costoro hanno le diocesi nei<br />

tempi burrascosi che corrono (v. Lettera del 2 aprile 1862, AME 01, p. 271).<br />

249


novasse loro l’invito già altre volte fatto, in nome ancora di codesta<br />

Sacra Congregazione, di inviare al nostro Seminario quegli<br />

individui del rispettivo Clero che mostrassero dietro opportuni<br />

loro eccitamenti ed esortazioni vocazione al ministero apostolico.<br />

Perciò porgerei ossequiosa supplica a V. E. di permettergli<br />

questa visita, munendolo anche di una sua graziosa commendatizia<br />

del tenore di quella che già l’E.mo Card. Fransoni, di sempre<br />

cara e venerata memoria, accordava a me stesso il 24 Marzo<br />

1855 sopraccennato.<br />

Devo pure partecipare a V. E. come al medesimo intento di<br />

favorire un più ampio sviluppo di questo Seminario, abbiamo<br />

preso in considerazione il desiderio già altre volte manifestato e<br />

ultimamente al ritorno di D. T. Raimondi ripetuto dal Degnissimo<br />

Superiore del Collegio Brignole-Sale in Genova 2 , che gli<br />

alunni di quella Casa fossero aggregati a quelle Missioni, dove si<br />

trovano i nostri Missionari, così per la rassomiglianza dei due<br />

collegi come per il fatto che il Seminario di Genova non può assistere<br />

i suoi allievi sul campo dei loro travagli, come è regola del<br />

Seminario nostro, il quale incoraggia per tal modo i giovani aspiranti<br />

alla vita apostolica col sapere che hanno sempre una casa<br />

che pensa a loro, e che li può accogliere in caso di malattia e di<br />

2 Il Collegio Brignole-Sale fu fondato dal marchese omonimo (1786-1863)<br />

e dalla moglie con una convenzione stipulata col superiore generale dei lazzaristi<br />

nel 1852 e aperto tre anni dopo. Suo scopo era la formazione di preti secolari<br />

per le missioni, che emettevano solo una promessa di perseveranza nel servizio<br />

missionario. Non aveva missioni proprie e gli alunni si mettevano a disposizione<br />

di Propaganda per le destinazioni. Nella lettera di M. si tratta del primo<br />

progetto di unificazione (non fusione), già proposto altre volte dal superiore<br />

del Collegio, Francesco Dassano, ma occorreva l’approvazione di Propaganda<br />

e l’autorizzazione del Prefetto. Questi però si oppose per gli stessi motivi<br />

già detti circa la visita di Raimondi ai vescovi. Bisogna aggiungere che l’iniziativa<br />

non era matura da parte dei responsabili del Collegio e pare fosse caldeggiata<br />

solo dal Dassano. Quando, infatti, venne riproposta negli anni 1870-<br />

1871 i superiori del Collegio rifiutarono, preferendo conservare all’opera la sua<br />

fisionomia originaria e la sua autonomia. Né mancarono obiezioni da parte di<br />

San Calocero circa la formazione e la convivenza degli alunni del Collegio con<br />

i nostri. Tuttavia, a livello di individui si ebbero buoni frutti, perché parecchi<br />

“brignolini” entrarono a San Calocero (cfr. DONEGANA, pp. 222-232).<br />

250


vecchiaia. Ci parrebbe opportuno di stabilire che il Collegio di<br />

Genova servisse da studentato, da cui, compiuti i loro studi e<br />

divenuti Sacerdoti gli alunni passassero poi al Seminario di Milano,<br />

e di qua dopo una conveniente prova sotto la dipendenza e<br />

direzione della S. C. mandati alle Missioni loro determinate,<br />

come si è praticato finora con i nostri alunni.<br />

In tal caso noi invieremmo a Genova tutti quegli aspiranti che<br />

ci si presentassero, e non avessero ancora compiuto il corso degli<br />

studi teologici, il che concorrerebbe a moltiplicare gli alunni di<br />

quel collegio, e ad associare in un solo intento gli sforzi delle due<br />

case: d’altra parte i RR. PP. Lazzaristi di Genova sarebbero esonerati<br />

da ogni cura per l’invio degli alunni alle Missioni. Qualora<br />

la S. Congregazione approvasse queste determinazioni, non<br />

resterebbe se non che l’Eminenza Vostra autorizzasse il suddetto<br />

Superiore del Seminario di Genova, secondo il desiderio da<br />

lui nuovamente espresso, ad inviare al nostro Seminario quegli<br />

alunni che già avessero terminato il loro corso scolastico.<br />

Realizzandosi questo progetto noi avremmo Missionari<br />

bastanti per accettare qualche altra Missione che la S. Congregazione<br />

si degnasse affidarci, e questo Seminario andrebbe lieto di<br />

poter offrire a V. E. un maggior numero di soggetti e di avere<br />

un’occasione di mostrare sempre più la sua sottomissione ed<br />

ubbidienza a codesta Sacra Congregazione di Propaganda.<br />

Non posso chiudere questa mia lettera, senza pregare l’E. V.<br />

che ci conosce, di umiliare ai piedi di Sua Santità l’attestato più<br />

sincero di figliale profonda devozione e del dolore acerbissimo<br />

che proviamo, tutti dal primo fino all’ultimo, vedendola fatta<br />

segno di tante ingiustissime contraddizioni. Noi, unendoci di<br />

vero cuore con tutti i buoni e aderendo pienamente ai sentimenti<br />

così nobilmente e così unanimemente espressi dall’Episcopato<br />

Cattolico, supplichiamo umilmente Sua Beatitudine a volerci<br />

accordare la sua Apostolica Benedizione che faccia fiorire questo<br />

Istituto secondo lo Spirito del Signore e gli amorosi disegni della<br />

sua Divina Provvidenza 3.<br />

3 <strong>Marinoni</strong> termina rinnovando a S. Santità l’attaccamento filiale suo e<br />

dei missionari, “tutti dal primo all’ultimo”, e invocandone la benedizione<br />

251


Accolga, Eminenza R.ma, l’espressione della nostra profonda<br />

venerazione e mi creda<br />

252<br />

Suo Dev.mo Servo<br />

Prete G. M.<br />

perché l’Istituto fiorisca “secondo gli amorosi disegni della sua Divina Provvidenza”.


91. A D. ALBINO PARIETTI<br />

1° aprile 1862<br />

sull’erezione del vicariato e i catechisti<br />

Degnissimo Sig. Parietti 1<br />

Milano il 1° Apr. 1862<br />

(...)<br />

La ringrazio del prospetto, che con un colpo d’occhio mi dà<br />

un’idea precisa della Missione, dei frutti raccolti, delle opere che<br />

sono in corso.<br />

Sull’erigere codesta Missione piuttosto in Vicariato che in<br />

Prefettura Apostolica ho inteso anche il parere dei colleghi e tra<br />

gli altri dell’ottimo D. Timoleone Vice-Prefetto Apostolico di<br />

Hong Kong, e tutti convengono che in un argomento così delicato<br />

è necessario rimettersi interamente alla decisione della S. C.<br />

di Propaganda: perché il solo entrare in questo argomento può<br />

offendere le convenienze, specialmente se si indicasse propensione<br />

al Vicariato, dove naturalmente inclinano i più dei voti.<br />

Vedremo di trovare due buoni Catechisti, com’Ella desidera.<br />

Se potremo avere due artisti, tanto meglio, ma dal suo biglietto,<br />

dove si dice che l’ufficio loro sarà di attendere agli orfanotrofi<br />

perché gli orfani siano in mano sicura e sott’occhio vigilante,<br />

altrimenti si metterebbe zizzania sopra zizzania, si rileva che ciò<br />

non è assolutamente necessario, e basta che siano persone di criterio,<br />

e di cuore, della cui vigilanza ci si possa fidare.<br />

1 In AME 08, pp. 148-150. M. raccomanda prudenza massima anche sul<br />

semplice discorrere dell’elevazione della missione a vicariato apostolico, materia<br />

di competenza di Propaganda. Promette che cercherà i due catechisti adatti<br />

secondo la richiesta di Parietti. E insiste di nuovo sull’unione tra il superiore e<br />

i missionari, ricordando con parole penetranti la carità di Cristo.<br />

253


Non posso chiudere questa lettera senza raccomandarmi di<br />

nuovo a Lei e a tutti gli amatissimi Missionari; facciamo di tutto<br />

per congiungerci ognor più in tanta unione, compatendoci a<br />

vicenda, e verificando in noi prima ancora che negli altri le meraviglie<br />

della carità di Cristo, che è giunto a dar la sua vita in mezzo<br />

a sì crudeli e sì obbrobriosi tormenti per noi suoi ingratissimi<br />

figliuoli. Col più sincero affetto mi dico<br />

Suo Dev.mo in Cristo<br />

P.te G. <strong>Marinoni</strong><br />

P. S. La Cappellania Baldina dà per elemosina in quest’anno<br />

Fr. 222.94<br />

Unisco questi due biglietti per i Missionari Marietti e De Conti,<br />

ed uno per lei, di D. Carlo Bolis.<br />

Alessandria, Suez, Calcutta<br />

Al R.mo Missionario<br />

D. Albino Parietti<br />

Degnissimo Superiore della Missione del<br />

Bengala Centrale<br />

Berhampoor<br />

254


92. A D. ALBINO PARIETTI<br />

23 maggio 1862<br />

problema dei missionari impazienti di partire<br />

Mio Carissimo e Degnissimo D. Albino 1<br />

Milano il 23 Maggio 1862<br />

Ella ben sa quanto gli alunni di S. Calocero sentano penoso<br />

starsene qui in una continua indeterminazione del quando<br />

dovranno partire. Coll’occasione che si trovava tra noi il Missionario<br />

Raimondi, Vice-Prefetto Apostolico di Hong Kong, abbiamo<br />

invitato anche il P. Taglioretti ad una conferenza, in cui si<br />

trattasse tra gli altri questo punto, e si era pensato di promuovere<br />

la nostra unione col Collegio Brignole di Genova in modo che<br />

quello servisse per gli aspiranti, i quali dovessero compiere anco-<br />

1 In AME 08, pp. 151-154. Lunga lettera, ma l’idea centrale è una sola: i<br />

missionari vogliono partire e non si può trattenerli senza motivi. La ragione è<br />

che Parietti non voleva che gli si mandassero nuovi sacerdoti, essendo la missione<br />

poverissima. Ma a San Calocero vi erano alunni destinati che fremevano<br />

per andare in missione, al punto che uno, Ferdinando Giannini di Prato, per<br />

avere la sua destinazione va da Propaganda, recando un gran dolore a <strong>Marinoni</strong><br />

e turbamento ai confratelli; finirà poi per tornare alla sua Toscana. Gli altri<br />

pazientano finché giunge la loro ora di partire: Paride Bertoldi (1836-1906) per<br />

il Bengala nel giugno 1862, Remigio Pezzotti (1834-1917) pure per il Bengala<br />

nel marzo ’63 (ambedue usciti poi dall’Istituto) e Andrea Fenaroli (1840-1863)<br />

per Hong Kong nello stesso anno, ma che vi muore presto, il 10 settembre del<br />

’63. Nel seguito dello scritto M. fa capire a Parietti che si ha cura dello sviluppo<br />

della missione, avendo presente anche la questione finanziaria, e che egli<br />

accolga i nuovi con amorevolezza. Dà poi notizie varie. Questa lettera non sarà<br />

gradita a Parietti e farà rinascere la tensione tra lui e M., che sopporterà con<br />

pazienza e forza d’animo (per l’unione col Collegio Brignole vedere Lettera 90,<br />

nota 2).<br />

255


a i loro studi, e il nostro accogliesse tutti i Sacerdoti, compresi<br />

anche quelli formati nel Collegio suddetto; e così si avesse un<br />

titolo presso la S. C. di Propaganda per chiedere qualche speciale<br />

Missione nella Cina, dove inviare man mano i soggetti già<br />

maturi senza farli attendere a lungo a causa delle incerte occasioni.<br />

La S. Congregazione ha risposto che i cambiamenti non<br />

sono più opportuni, e che si prosegua alla meglio coll’antico<br />

costume.<br />

La nostra conferenza aveva luogo sul principio di Quaresima,<br />

e vi erano allora in questa Casa 4 alunni destinati alle Missioni,<br />

cioè D. Paride Bertoldi Tirolese, D. Andrea Fenaroli di Bergamo,<br />

non ancora Sacerdote ma in Sacris, D. Remigio Pezzotti<br />

pure Bergamasco e D. Ferdinando Giannini di Prato, che celebrò<br />

poi la prima Messa nel giorno di S. <strong>Giuseppe</strong>. Quest’ultimo<br />

ci era giunto l’otto gennaio dal Seminario delle Missioni Straniere<br />

di Parigi. Or ecco che la Domenica delle Palme, D. Ferdinando<br />

Giannini mi fa sapere per mezzo di D. Carlo Salerio che il<br />

giorno dopo egli conta di partire per Roma per aver già preso<br />

intese con un suo fratello secolare e voler recarsi a Propaganda<br />

per ottenere di essere inviato ad una missione di selvaggi, perché<br />

gli è troppo duro dover restare qui qualche anno ad attendere il<br />

momento dell’invio, momento chiuso in un avvenire oscuro.<br />

Può ben immaginarsi che ferita al mio cuore, e quale impressione<br />

la sua partenza doveva fare anche sugli altri compagni.<br />

Partì dunque per Roma, ma l’effetto durava nei colleghi. Pochi<br />

giorni fa D. Andrea Fenaroli mi apre il suo cuore e mi dice che<br />

egli si era inteso con D. Ferdinando Giannini di avviarsi con lui<br />

a quella Missione che la S. C. di Propaganda gli avesse destinata,<br />

ma che Propaganda gli ha suggerito di rivolgersi a qualcuno<br />

dei tanti Vescovi di oltremare che ora affluiranno a Roma. Però<br />

D. Andrea Fenaroli per il debito di riconoscenza e di affetto che<br />

ha verso l’Istituto ha assicurato che partirebbe per una delle<br />

nostre Missioni, dove lo credessimo più atto, offrendosi egli stesso<br />

a far le spese del suo viaggio.<br />

Ho dunque di nuovo raccolti i colleghi, e ne ho sentito il<br />

parere. Essi adunque, ed io con loro, abbiamo riconosciuto la<br />

necessità che per il bene di questo Istituto facciamo ogni sforzo<br />

256


per affrettare la partenza di quegli alunni, che presentano già<br />

prove sufficienti della loro vocazione, altrimenti nessuno verrebbe<br />

più a questa casa. Ora noi abbiamo qui per primo D. Paride<br />

Bertoldi, ottimo Sacerdote, studioso, esatto nell’adempimento<br />

dei suoi doveri, docile ai suoi superiori, e sereno nei suoi santi<br />

propositi. D. Enrico Longa lo conosce e potrà ora darne testimonianza.<br />

Egli ci è venuto da tre anni circa e sospira quant’altri<br />

mai l’ora della partenza, e ne ha ben ragione. Quindi noi di<br />

comune consenso abbiamo opinato che non convenisse più<br />

aspettare, e che si cogliesse l’occasione della prossima partenza<br />

di D. Timoleone Raimondi per associarlo a lui, e risparmiare<br />

molto sulle spese di viaggio che sarà fatto a spese della Casa, e<br />

con mezzi forniti dai Benefattori. E siccome D. Timoleone Raimondi<br />

dietro nostro suggerimento presenterà al R.mo Prefetto<br />

Ambrosi D. Andrea Fenaroli, il quale partirà per la Cina poco<br />

dopo che avrà celebrata la sua prima Messa, cioè in agosto, così<br />

noi presentiamo a Lei D. Paride Bertoldi, che è molto più adatto<br />

per la Missione delle Indie, bramando una vita piuttosto severa<br />

che no, mentre D. Andrea Fenaroli avvezzo un poco più agli<br />

agi della casa paterna riuscirà meglio in Hong Kong, dove il vivere<br />

presenta maggiori comodità. D. Paride stesso ne consultò tempo<br />

fa il suo Direttore Spirituale del Tirolo, il quale lo animò a<br />

preferire la Missione del Bengala per questo motivo, sempre che<br />

i suoi superiori non lo destinassero altrove. Però quanto allo spirito,<br />

l’uno e l’altro alunno porge ogni fondamento a sperarne<br />

ottima riuscita.<br />

Io le ho voluto tessere da capo tutta la storia dei fatti che ci<br />

hanno condotto a questa conclusione, affinché Ella, che cerca<br />

con i suoi compagni senza dubbio l’incremento di questo nostro<br />

Istituto, veda la nostra posizione, e unendosi, come ritengo, con<br />

noi in un concorde sentimento accolga questo Missionario, che<br />

noi le inviamo, riferendoci anche ad un passo di una precedente<br />

sua lettera, dove, parlando del nuovo invio di Suore della Carità<br />

che si progettava dalla Superiora Generale, ci esponeva che<br />

avrebbe trovato facilmente una posizione per il Missionario che<br />

le avrebbe accompagnate. L’aumento anche del sussidio fatto<br />

dalla Propagazione della Fede, e dalla S. Infanzia, e i due Cate-<br />

257


chisti che ci ha raccomandato di venir preparando per nuove<br />

opere di zelo, ci fanno sicuri che D. Paride Bertoldi sarà il benvenuto<br />

in codesta Missione, e che la Provvidenza gli avrà già<br />

assegnato sotto la sua savia direzione il suo posto ove spargere<br />

con frutto il seme della divina parola. Ella dunque lo accolga dalle<br />

mani di noi tutti coll’usata sua amorevolezza, e aumenti così il<br />

numero della sua benemerita famiglia. Ho scritto a Roma per<br />

aver la patente e spero che mi arriverà, perché altrimenti l’invio<br />

non potrebbe aver luogo.<br />

D. Angelo Curti è arrivato a Lodi, venne un momento a Milano<br />

per ritrovarmi, e poi ritornò a Lodi: è alloggiato in Seminario,<br />

al quale ha portato molte cose interessanti dalle Indie: parrebbe<br />

disposto a ritornare in qualche Missione. Il medico però dice che<br />

ci vorranno due anni per rimettersi pienamente in salute.<br />

Il fratello del nostro buon Paolo Mauri è venuto da me pregandomi<br />

di continuare con lui il sussidio che già si passava ai<br />

suoi vecchi genitori: gli ho detto che i benefattori l’avevano promesso<br />

solo in vista dell’avanzata età dei parenti, e gli ho fatto<br />

però una lettera per il Marchese Cesare Serponti raccomandandoglielo,<br />

data la sua numerosa famiglia. Gli ho anche date 11<br />

Lire Austriache che l’ottimo Ingegnere Brioschi mi ha portato<br />

secondo il consueto, benché io gli abbia annunziato la cessazione<br />

del suo obbligo. Una lettera del nostro Catechista al Sig. Marchese<br />

suo padrone potrebbe giovare assai al fratello e ai nipoti.<br />

La ringrazio ben di cuore delle notizie datemi con le due lettere<br />

di D. E. Longa e D. L. Brioschi. Sono molto confortanti e ci<br />

fanno vedere che l’opera di Dio va crescendo e sviluppandosi<br />

ognor meglio, e che i nostri Missionari davvero e faticano e soffrono<br />

per amor di Dio: il Signore li conforti e prosperi l’opera<br />

sua. La ringrazio ancora delle altre notizie che mi porge e mi rallegro<br />

che il Segretario del Governatore Generale sia un ottimo<br />

Cattolico, e senza rispetti umani.<br />

Col cuore di tutti i colleghi abbraccio Lei e tutti i Missionari<br />

nel Signore dicendomi<br />

258<br />

Suo dev.mo in Cristo<br />

Prete G. <strong>Marinoni</strong>


93. A D. ALBINO PARIETTI<br />

25 novembre 1862<br />

curare la salute ma non lasciare la missione<br />

Carissimo e Degnissimo D. Albino 1<br />

Milano 25 9bre 1862<br />

Rispondo alla gratissima sua N° 85 in data 7 ottobre scorso,<br />

in cui mi parla a lungo dell’infermità dell’ottimo D. Antonio<br />

Marietti. Io ne sono dolentissimo, e per lui, e per la Missione, ma<br />

spero che il Signore vorrà risparmiarci questo colpo ben duro e<br />

conservare al Bengala un soggetto così prezioso. Intanto non<br />

posso che lodare la sollecitudine fraterna e la prudenza insieme<br />

di Vostra Signoria che, mentre nulla omette di quello che può<br />

sollevare un così degno collega e gli propone vari partiti lasciando<br />

scegliere a Lui quel che più gli gradisce, tien però fermo il<br />

punto di non permettere il ritorno in patria se non è legittimato<br />

da una vera necessità. Io compatisco il Missionario che si trova<br />

in tali frangenti, ma devo insistere perché ciascuno consulti il suo<br />

cuor generoso, memore di non essere più suo, ma uomo di Dio,<br />

uomo dei sacrifici, uomo venduto al bene dei fratelli. Capisco<br />

che quanto è facile suggerire, altrettanto è difficile eseguire, ma<br />

1 In AME 08, pp. 165-167. M. loda la sollecitudine di Parietti per la salute<br />

scossa di Marietti e la sua prudenza perché lo lascia libero di scegliere dove<br />

curarsi ma tenendo duro sul principio “di non permettere il ritorno in patria se<br />

non è legittimato da una vera necessità”: Marietti andrà di fatto al nord, presso<br />

l’Himalaia. Lo ringrazia pure dell’accoglienza fatta a don Paride, e dice di star<br />

pensando ad un sistema finanziario più adatto ai bisogni della missione. Come<br />

si vede anche dal resto della lettera, M. è sempre gentile ed equanime, e non si<br />

lascia condizionare da malintesi e contrasti, cercando solo il bene dei missionari<br />

e delle missioni.<br />

259


non esito affatto a indicare il da farsi, e mi consolo che Vostra<br />

Signoria si trova ancora in posizione di precedere coll’esempio e<br />

di avvalorare col fatto proprio le sue parole.<br />

Quanto al denaro, D. A. Ripamonti si incarica di risponderle,<br />

ma io vedrò se è possibile di stabilire per l’anno venturo un<br />

sistema più conforme ai veri interessi della Missione.<br />

Sento con piacere le ottime accoglienze fatte a D. Paride, a<br />

cui la prego di consegnare l’acclusa lettera, e sono ben contento<br />

che si trovi a Kishnagore con quelle Sante Suore della Carità.<br />

Spero di udir migliori notizie dell’ottimo D. Luigi Limana, a<br />

cui scrissi subito nel senso che risposi a Lei, e vorrei sperare che<br />

si sia calmato, come spero si sarà calmato il buon Mauri. Aggiungerò<br />

qui un bigliettino per D. Antonio Marietti. Intanto prego<br />

Lei a voler accogliere i nostri più sinceri auguri per le Feste Natalizie<br />

e per il buon Capo d’anno. S. Francesco Saverio di cui<br />

abbiamo già incominciata la novena li colmi tutti di grazie e<br />

ottenga loro la comunicazione del suo spirito apostolico. Mi saluti<br />

tutti ad uno ad uno i carissimi colleghi, e il Mauri e il Sesana,<br />

ed ella si abbia gran cura della sua salute e me ne dia notizia, perché<br />

se la salute di tutti è preziosa, la salute del Superiore della<br />

Missione lo è in special modo. Troverà nei fogli la relazione dei<br />

patimenti di D. E. Biffi: si comporta veramente come un Angelo.<br />

Con vera stima, ed affezione<br />

Il Suo aff.mo <strong>Marinoni</strong><br />

260


94. A D. ALBINO PARIETTI<br />

10 gennaio 1864<br />

fondazione e invio de “L’Osservatore Cattolico”<br />

Degnissimo D. Albino 1<br />

Milano 10 gen. 1864<br />

Rispondo alla sua lettera in data 9 novembre da Calcutta, a<br />

cui scrivo il numero 94. Mi spiace assai della sua infermità, da<br />

cui speravo davvero che fosse perfettamente guarito dopo l’andata<br />

a Patna. Divido però con lei la nuova speranza che il ripo-<br />

1 In AME 08, pp. 183-184, lettera dattiloscritta. M. inizia toccando il tema<br />

della salute, un vero handicap per i missionari del Bengala. Passa poi a parlare<br />

della fondazione de L’Osservatore Cattolico, per dire a Parietti che d’ora innanzi<br />

riceverà questo giornale invece de L’Armonia di Torino, che M. era solito<br />

inviare alle missioni con altri di stampo cattolico e fedeltà al Papa, come L’Osservatore<br />

Lombardo di Brescia, morto nel 1863, e La Civiltà Cattolica. Il nuovo<br />

giornale nasce per iniziativa di mons. Carlo Caccia Dominioni, il vescovo successo<br />

a Romilli nel 1859, tra contrasti e opposizioni di autorità civili e clero,<br />

diviso tra fautori e contrari al potere temporale del Papa (sulle vicende di Caccia<br />

v. Dizionario, I, pp. 543-545). Il Papa stesso ne nomina direttori <strong>Marinoni</strong><br />

e Vittadini, redattore fisso Scurati e parecchi collaboratori tra cui Carlo Bolis<br />

di San Calocero.<br />

Il nuovo giornale incontra grandi difficoltà, e non solo da Il Carroccio qui<br />

ricordato. M. è schierato apertamente, ma sempre con equilibrio e rispetto<br />

degli altri, dalla parte del Sommo Pontefice e della legittima autorità ecclesiastica<br />

di Milano. L’Osservatore Cattolico tiene un ruolo di primo piano nelle<br />

vicende politico-ecclesiastiche del tempo e M. ne usa anche per sensibilizzare<br />

l’opinione pubblica sulle missioni, prendere contatti con persone illustri e<br />

influenti, estendere la sua collaborazione religiosa e pastorale in diocesi. Di<br />

riflesso San Calocero diviene un centro di attrazione del mondo ecclesiastico.<br />

M. e Vittadini lasceranno il giornale nel 1872 (su L’Osservatore Cattolico vedere:<br />

SBERNA; Dizionario, IV, pp. 2618-2620; per quanto tocca anche M., TRA-<br />

GELLA, II, p. 15ss. e passim).<br />

261


so di Calcutta abbia a guarirla e a rimetterla in forze. Potrebbe<br />

anche tentare l’aria di Masulipatam dove vedo che lo accoglierebbero<br />

a braccia aperte i compagni. Abbiamo avuto buone notizie<br />

delle suore di Kishnagore e ci siamo consolati per la buona<br />

Suor Carolina, che ci aveva messo in tanta apprensione. D. Enrico<br />

ha vinto bene l’itterizia e Marietti è forte e snello secondo i<br />

suoi e nostri voti?<br />

D’ora innanzi invece dell’Armonia riceverà l’Osservatore Cattolico,<br />

foglio quotidiano che siamo riusciti con indescrivibile difficoltà<br />

a fondare qui a Milano. Così conoscerà meglio le cose<br />

nostre e prenderà una parte più viva alle nostre tribolazioni. Sarà<br />

questo io spero un ottimo mezzo per aiutare le missioni. Se i missionari<br />

scriveranno cose un po’ interessanti, anche notizie politiche<br />

purché non compromettenti, ci faranno un favore. Importa<br />

sopra tutto che sia conosciuto quanto bene si potrebbe fare, se<br />

vi fossero mezzi maggiori.<br />

Ora con la fine dell’anno attendo un prospetto, che mi metta<br />

sott’occhio il bene fatto in esso e lo stato attuale; almeno aggiunga<br />

nuove cifre al passato. Mia sorella Margherita ha pagato questa<br />

copia dell’Osservatore per le missioni e si raccomanda alle sue<br />

orazioni. D. Giacomo Scurati è il principale redattore del Foglio,<br />

vi coopera Vittadini D. Felice Prof. del Seminario, D. <strong>Giuseppe</strong><br />

Spreafico Vice-rettore per l’Amministrazione, vi cooperiamo io e<br />

Bolis, e molti altri. Vi sono ancora tanti Nicodemi che si presteranno<br />

sottovia.<br />

Oggi si deve portare in Parlamento la Questione di Mgr. Caccia,<br />

e già si sa che ha avuto intimazione dal Prefetto Villamarina<br />

di recarsi a C.... entro 18 ore. È dunque risolta la rimozione: che<br />

avverrà della povera Chiesa di Milano? Noi abbiamo contro di<br />

noi un giornale intitolato Il Carroccio di cui sono direttori Loga,<br />

D. Luigi Vitali, Avignone, Brioschi, cooperatori Merini, Paresi.<br />

Se vuol sapere a che punto si giunga, ecco come fa l’elogio del<br />

clero liberale di Milano: una rappresentanza illustre di questo<br />

clero (che proclama l’Italia una e indipendente, ed affretta ... il<br />

cammino ... di siffatta causa perenne di mali incalcolabili all’Italia<br />

e al mondo) è nel clero milanese. Il Papa scomunica, ma esso<br />

è fermo; il Vescovo perseguita, ma esso è fermo; i giornali deri-<br />

262


dono ma esso è fermo; il governo oscilla e lo abbandona, ma esso<br />

è fermo, etc. Veda mio D. Albino a che punto siamo. Il governo,<br />

è vero, tentenna, ma non per mancanza di volontà di sostenere<br />

la ribellione del Clero, ma perché la cosa è troppo flagrante e non<br />

saprebbe come discolparsi. Tuttavia or siamo venuti anche al<br />

punto di fare aperta persecuzione e condannare all’esilio Mgr.<br />

Caccia o alla reclusione. Preghiamo, mio carissimo, preghiamo<br />

assai. Ricevo di buon cuore i suoi schiarimenti sui rapporti con<br />

l’Opera Pia della Propaganda e della S. Infanzia: spero che ora<br />

le cose correranno regolarmente per mezzo del Sig. Conte De<br />

Sousa. Temo che la S. Infanzia non intenda troppo bene la nostra<br />

scrittura e perciò le raccomando di mettere ben chiare le parole.<br />

Mille voti.<br />

Rev.mo Parietti<br />

Lo saluto di cuore, guarisca per amore di Dio.<br />

A. Ripamonti<br />

il suo aff.mo <strong>Marinoni</strong><br />

263


264<br />

95. A UN MONSIGNORE<br />

30 luglio 1864<br />

il nuovo giornale è gradito al Papa<br />

ma non è facile perseguirne lo scopo<br />

Illustrissimo e R.mo <strong>Mons</strong>ignore 1<br />

30 Luglio 1864<br />

La venerata Lettera di V. S. Ill.ma e R.ma, in data 23 corrente<br />

Luglio, con la quale mi partecipa i benevoli sentimenti del<br />

Vicario SS.mo di Gesù Cristo, e come torni a Lui di sommo gradimento<br />

l’opera che noi facciamo nell’Osservatore Cattolico di<br />

difendere i sani principi e specialmente la devozione dovuta alla<br />

Chiesa e al Successore di S. Pietro, di cui teniamo nel Foglio stesso<br />

la professione dettataci da S. Ambrogio: Ubi Petrus, ibi Ecclesia<br />

[Dove c’è Pietro, là c’è la Chiesa], mi ha riempito della più<br />

viva consolazione. Lo creda, <strong>Mons</strong>ignore Reverendissimo, Ella ci<br />

ha messi tutti in festa: oggi è stato per noi un giorno di estrema<br />

letizia. Quelle congratulazioni, quegli eccitamenti, quell’Apostolica<br />

Benedizione ci staranno sempre impresse nel cuore, e ci animeranno<br />

ognor più ad adempire con tutto l’ardore un compito,<br />

che riesce così accetto al Santissimo Padre. Potessimo versare<br />

una stilla di balsamo sulle tante ferite che fanno all’anima grande<br />

del più tenero dei Padri tanti figli snaturati.<br />

1 In AME 06, pp. 529-532. Il destinatario della lettera non è nominato, ma<br />

sembra sia mons. Mercurelli, segretario alle Lettere Latine pontificie, autore<br />

dello scritto in latino in data 23 luglio 1864 (cfr. TRAGELLA, II, p. 23) menzionato<br />

all’inizio di questa lettera. Ora M. ringrazia e manifesta tutta la sua gratitudine,<br />

e quella dei collaboratori, per i “benevoli sentimenti” di Pio IX nei<br />

riguardi de L’Osservatore Cattolico (v. Lettera 94), ricordandone anche lo scopo<br />

e le difficoltà.


Ben conosciamo di non meritare sì graziose attenzioni del<br />

Vicario di Cristo, quali V. S. Ill.ma e R.ma ci ha espresse, ed io<br />

in ispecie, che per molti motivi da Lei benignamente rilevati, non<br />

posso dare al Foglio se non incerti ritagli di tempo. Ragioni di<br />

prudenza facili a comprendersi non mi hanno permesso di manifestare<br />

al pubblico a Chi fosse diretto l’ossequiato di Lei Foglio:<br />

ma più ancora ciò esigevano da me ragioni di giusta modestia,<br />

perché se in quel Foglio vi ho qualche merito, tutto, dirò così, se<br />

lo rivendicano, insieme ad alcuni dei miei rispettabili colleghi di<br />

S. Calocero, gli egregi Professori del Seminario nostro Diocesano,<br />

oltre ad altri Sacerdoti e Laici distinti che tratto tratto vi pongono<br />

mano.<br />

Le difficoltà però non sono piccole, e non è così facile combattere<br />

sempre, con felice successo, scaltriti avversari, né l’appagare<br />

le esigenze e i voti di tutti. Per certo noi non abbiamo giammai<br />

avuta altra intenzione, col divino aiuto, se non di spezzare<br />

anche noi una lancia in difesa della verità combattuta, di promuovere<br />

in tutti la riverenza e l’amore alla Chiesa, al Pontefice,<br />

al Superiore Diocesano, di cui tutti conoscono le gravi tribolazioni;<br />

in una parola, di premunire i semplici contro gli errori e la<br />

corruttela che inondano da ogni parte, impedire alla meglio lo<br />

scisma che tenta introdursi nel Clero di S. Carlo, e condur tutti<br />

alla concordia e all’amore del bene. Siamo ben lungi dal poter<br />

raggiungere sì nobile scopo, ma l’intenzione è colà diretta.<br />

Offra pertanto, <strong>Mons</strong>ignore R.mo, io la supplico in nome<br />

ancora di tutti i miei collaboratori, al Beatissimo Padre le più<br />

umili, le più vive, le più affettuose grazie, e implori di nuovo per<br />

noi l’Apostolica Benedizione.<br />

Ella poi gradisca l’attestato sincero di quell’altissima stima, e<br />

di quell’ossequio profondo, con cui ho l’onore di firmarmi<br />

Di Vostra Signoria Ill.ma e R.ma<br />

Um.o e D.mo Servo<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Direttore del Seminario delle Estere Missioni<br />

265


266<br />

96. A D. LUIGI LIMANA<br />

19 febbraio 1865<br />

raccogliere documenti e memorie di Parietti<br />

Carissimo e Degnissimo D. Luigi Limana 1<br />

Milano il 19 Febb. 1865<br />

La prego di raccogliere tutti i documenti e le memorie, che si<br />

riferiscono alla giurisdizione spirituale, ed accennarmele almeno<br />

nelle date e nel loro valore sostanziale. So che D. Albino mi ha<br />

scritto varie volte su questo argomento e che aveva cominciato a<br />

mandarmi i documenti di tutto ciò che riguarda le relazioni con<br />

Propaganda, la giurisdizione, e i possedimenti della Missione, ma<br />

si arrestò a non so qual epoca. Vedrò le carte, ma non posso tardare<br />

essendo imminente la partenza della posta.<br />

Un affettuosissimo abbraccio a lei e a tutti i carissimi Missionari<br />

da parte del<br />

Suo aff.mo <strong>Marinoni</strong><br />

1 In AME 08, p. 197. Albino Parietti, superiore della missione del Bengala,<br />

muore il 30 novembre 1864, ad appena 9 anni dal suo arrivo e 46 di età, prima<br />

vittima del clima insalubre della regione. Si spegne a Ban-kipoore, ospite dei<br />

cappuccini, che testimoniarono la sua edificante accettazione della volontà di<br />

Dio. Gli succede p. Limana, capo del distretto di Krishnagar, cui M. dà l’incarico<br />

di raccogliere documenti e memorie del defunto.


97. A D. GIACOMO BROY<br />

15 maggio 1865<br />

consigli per prepararsi alla missione<br />

Degnissimo Mio D. Jacopo 1<br />

Milano il 15 Maggio 1865<br />

Il divin Redentore dice ai suoi Apostoli inviandoli ai loro<br />

ministeri: Neminem per viam salutaveritis [Non salutate nessuno<br />

lungo la strada, Lc 10,4], che corrisponde all’antico adagio: Age<br />

quod agis [Fa (bene) quello che stai facendo]. Ottima cosa il<br />

mese mariano, ottima la predicazione, l’amministrazione dei<br />

Sacramenti, l’ufficio parrocchiale, ma ella si ricordi che è entrato<br />

in un seminario destinato alle Estere Missioni, che questo è<br />

luogo di studio, di ritiro, di preparazione all’apostolato, che la<br />

disciplina di questa Casa rimane avvantaggiata dalla vicendevole<br />

ed unanime cospirazione di tutti i suoi membri, i quali devono<br />

fondersi insieme, assimilarsi, diventare anche per abitudine, per<br />

confidenza un cuor solo ed un’anima sola, concorrere alla mutua<br />

santificazione. Anche qui avrebbe potuto occuparsi a fare in<br />

qualche chiesa, da cui ricevemmo invito, il Mese di Maria. Io torno<br />

a ripeterle: Conviene che ella tronchi il più presto possibile<br />

ogni relazione non necessaria con la patria, ogni relazione estra-<br />

1 In AME 06, pp. 541-542. Il tempo in attesa della destinazione va passato a<br />

San Calocero nella vita di comunità per prepararsi all’apostolato futuro, è ciò<br />

che M. raccomanda a Giacomo Broy (1833-1900), entrato nel 1864 e partito per<br />

il Bengala nel 1866. Perciò egli deve troncare ogni relazione con la patria non<br />

necessaria ed estranea alle missioni, ministero compreso. E M. conclude pregando<br />

il candidato di “non differire il ritorno (in seminario) di un giorno, salvi<br />

i doveri di assoluta convenienza”. Il Direttore vuole che la formazione missionaria<br />

degli alunni anche già sacerdoti sia fatta nell’ambiente a ciò destinato.<br />

267


nea alle Missioni: altrimenti non possiamo aver fiducia che ella<br />

un giorno o l’altro non abbandoni il suo posto, anche quando<br />

sarà arrivato, e invece di seguire la voce dell’obbedienza, si faccia<br />

guida a se stesso, e si porti colà dove meglio le sembra.<br />

Quanto poi all’obbligazione di lasciare l’elemosina delle messe<br />

alla sorella, io non devo che permetterle di rilasciare la detta<br />

elemosina alla sorella stessa: l’obbligo deve assumerselo V. S.<br />

promettendo che, tranne un’assoluta necessità, darà a quella lo<br />

stipendio suddetto. La prevengo però che, essendo così gravi le<br />

angustie delle Missioni, ella farà bene a non vincolare che la metà<br />

delle Messe, o due terzi al più in favore della sorella. La prevengo<br />

ancora che, stando in Venezia o come pure in Pontelungo,<br />

dovrebbe cercare se vi è qualche legato da adempire, e col permesso<br />

della S. Sede potrà soddisfare gli obblighi in Missione,<br />

lasciando in patria il danaro senz’incommodo di alcuno. Credo<br />

che S. E. R.ma il Sig. Cardinale Patriarca le vorrà fare questo<br />

favore.<br />

Concludo raccomandandomi caldamente alle sue orazioni e<br />

pregandola a non differire di un giorno il ritorno, salvi i doveri<br />

di assoluta convenienza. Con vera affezione e rispetto<br />

268<br />

Il Suo D.mo Servo<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>


98. A D. LUIGI LIMANA<br />

12 settembre 1866<br />

dolore per la morte di Brioschi e la carestia<br />

Amatissimo e Degnissimo D. Luigi 1<br />

Milano 12 7bre 1866<br />

la notizia che ella mi porgeva col suo foglio del 30 Luglio, e<br />

di cui mi dà i dettagli col 5 Agosto, non poteva essere più dolorosa:<br />

è un Missionario, attivissimo, che si perde nel maggior bisogno,<br />

ma il Signore lo ha trovato maturo per il cielo, e lo ha voluto<br />

chiamare in breve ora al premio ben meritato. Ci consolano le<br />

sue virtù, ci consola la santa morte che ha fatto tra le braccia dell’ottimo<br />

D. Remigio, e coll’assistenza di quella fervorosa Suora<br />

della Carità, che fece quanto si poteva per salvarlo; sia benedetto<br />

Iddio in tutto.<br />

Partecipai subito alla sorella religiosa in S. Prassede ed allo<br />

zio Ingegnere la grave perdita e noi gli applicammo i consueti<br />

suffragi, e ieri gli celebrammo Ufficio e Messa assistendovi anche<br />

i parenti. Adesso mi recherò dalla sorella per leggerle la relazione<br />

dell’ottima Suor Lucia.<br />

Trovai l’attestato doppio della morte: ha fatto bene a mandarmelo,<br />

perché i parenti ne avranno bisogno. Vorrei sapere se<br />

1 In AME 08, pp. 229-230. Don Luigi Brioschi muore di colera a<br />

Bhoborpara (Bengala), missione da lui fondata, il 27 luglio 1866, all’età di 37<br />

anni, dopo 10 anni di apostolato, di cui 3 in Agra e 7 nel Bengala centrale a<br />

Krishnagar. Altro caso di morte precoce nel clima micidiale bengalese. M. ne<br />

prova viva sofferenza, ma si conforta al pensiero delle sue virtù. Lo tiene in ansia<br />

pure la grave carestia che al momento colpisce la regione e stimola Limana a<br />

chiedere aiuti e a comunicare chiaramente se vuole nuovi soggetti. Angelo<br />

Galimberti (1844-1907) è un catechista che lavorò a Krishnagar per 41 anni.<br />

269


tra le carte di D. Luigi si trovasse mai qualche disposizione testamentaria,<br />

o qualsiasi memoria che possa interessare i parenti: la<br />

prego a far esaminare tutto con diligenza, ed anche a darmene<br />

un ragguaglio, che possa servire a nostra giustificazione.<br />

Trovai pure l’attestato delle Messe, che D. Alessandro Ripamonti<br />

stava aspettando per mettersi in regola con la Curia.<br />

Mi stracciano poi vivamente il cuore le notizie della grave<br />

carestia, che costì infierisce: mi pare che ella farebbe bene a dirigersi<br />

subito alla Propagazione della Fede per un sussidio straordinario:<br />

me lo mandi ed io vi aggiungerò le più calde istanze. Se<br />

mai poi fosse necessario che noi per il momento Le prestassimo<br />

qualche somma, ci sforzeremo di farlo e senza alcun interesse,<br />

per far fronte a tanta miseria.<br />

Quanto poi al bisogno spirituale di codesta Missione, se ella<br />

crede di chiamare altri soggetti, e se brama anche qualche catechista,<br />

è bene che mi scriva chiaramente, e noi vedremo di far<br />

tutto il possibile per soddisfare le sue brame. È vero che già si è<br />

detto qualche cosa in proposito, ma ella sa che quando si viene<br />

a dichiarazioni più esplicite, ne seguono anche provvedimenti<br />

più efficaci. Mi spiace che il buon Angelo Galimberti non sia riuscito<br />

qual si desiderava, ma staremo più attenti un’altra volta,<br />

benché sia molto difficile trovar soggetti che riuniscano tutte le<br />

qualità che si vorrebbero.<br />

Mi riverisca tutti i Missionari e mi creda<br />

270<br />

Tutto suo in Domino<br />

Prete <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>


99. A SUA SANTITÀ PIO IX<br />

8 dicembre 1866<br />

sentimenti de “L’Osservatore Cattolico” per il Papa<br />

Beatissimo Padre 1<br />

Incaricati da mille e mille fedeli a Voi devoti di deporre ai piedi<br />

della Santità Vostra le umili offerte che loro ispirava la pietà<br />

vivissima che risentono delle vostre sublimi strettezze, i sottoscritti<br />

Direttori dell’ Osservatore Cattolico vi esprimono in nome<br />

di tutti i sensi più sinceri di riverenza, di amore, di inalterabile<br />

attaccamento. Quanto più la rivoluzione, rovesciata ogni diga,<br />

rigonfia intorno a Voi gli spumanti suoi flutti e minaccia d’ora in<br />

ora di travolgere il vostro trono nei suoi vortici profondi, tanto<br />

più cresce nel cuore dei vostri figliale tenerezza per il Padre<br />

comune, e la fiducia che il cielo non permetterà che si consumi<br />

un sì enorme attentato contro di Voi e contro la Sposa SS. di<br />

Gesù Cristo. La vostra incrollabile fermezza, o Padre Santo, ci è<br />

arra di infallibile trionfo: poiché la causa che difendete non è che<br />

la causa di Dio e della sua Chiesa, la causa del diritto e dell’onore,<br />

la causa della verità e della giustizia. La vittoria non può<br />

1 In AME 06, p. 587. Facendo eco ai sentimenti espressi dal Santo Padre<br />

nei riguardi de L’Osservatore Cattolico (Lettera 95), i direttori del giornale,<br />

<strong>Marinoni</strong> e Vittadini, quasi impersonando l’animo della moltitudine di fedeli<br />

che si sentono uniti alle sofferenze di Pio IX, gli dicono tutto il loro rispetto,<br />

amore, attaccamento. Gli assicurano poi che porteranno avanti la battaglia che<br />

da tre anni vanno sostenendo contro i suoi avversari, con coraggio e sacrificio.<br />

E qui ricordano mons. Caccia, che, vittima di tanti soprusi, morì per crisi cardiaca<br />

a Cornate, il 5 ottobre 1866. Confessano infine di aver bisogno che Pio<br />

IX li sostenga con la sua parola e benedizione e lo acclamano quale Pontefice<br />

dell’Immacolata. La lettera porta la data di questa solennità.<br />

271


tardare e tutto il mondo cattolico l’aspetta da Colei, di cui proclamaste<br />

tant’alto le glorie, dalla Vergine Immacolata.<br />

L’Osservatore Cattolico già da tre anni combatte alacremente<br />

sotto il vessillo: Ubi Petrus ibi Ecclesia [Dove c’è Pietro, là c’è la<br />

Chiesa], e forte della paterna vostra benedizione, guerreggia ogni<br />

dì contro i nemici vostri, nessun’altra guida seguendo se non Voi<br />

pastore e Maestro universale dei principi e dei popoli. Si è ben<br />

tentato in ogni modo di fiaccarci l’ardire, e l’uno di noi rimaneva<br />

testé con altri suoi colleghi vittima della devozione indissimulata<br />

che lo stringe a Voi, e lo stringeva all’invitto Mgr. Vescovo<br />

Caccia di benedetta e gloriosa memoria, di cui compiva obbediente<br />

i comandi, scrivendo in un foglio che solo in tutta la Lombardia<br />

tra densissima falange di giornali perversi innalzava la sua<br />

voce a difesa della Cattolica fede.<br />

Ma che sono poi, Padre Santissimo, i nostri travagli a confronto<br />

dei vostri, e come ci lamenteremo delle nostre afflizioni,<br />

vedendo il Supremo Condottiero procederci avanti carico di una<br />

Croce sì pesante? Eppure ve lo confessiamo ingenuamente, noi<br />

abbiamo bisogno che una vostra parola, la parola del Padre,<br />

scenda sino a noi e ci conforti nel penoso e difficile combattimento.<br />

Vi degnate di pronunziarla, e nel tempo stesso sollevate<br />

al cielo quelle mani venerande e use a dischiudere i tesori ed a<br />

provocarne larga abbondanza di grazie e di favori. Qual balsamo<br />

ci sarà nei nostri affanni un vostro detto! Come ci compenserà<br />

ampiamente di ogni più aspra contradizione l’autorità di Colui<br />

dal cui labbro piovono parole di verità e di vita!<br />

Permetteteci, Padre Beatissimo, di acclamarvi con tutto il<br />

mondo cattolico: Viva il Pontefice dell’Immacolata! questo è il<br />

nome glorioso, che i secoli vi tengono riservato e che la Chiesa<br />

di Cristo registrerà nei suoi fasti immortali.<br />

Milano, 8 dicembre 1866<br />

272<br />

Devot.mi Obb.mi Servi e Figli<br />

Sac. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Sac. Felice Vittadini


100. A D. SIMEONE VOLONTERI<br />

12 dicembre 1866<br />

guardare in alto per notizie buone e tristi<br />

Mio amatissimo D. Simeone 1<br />

Milano 12 Dic. 1866<br />

Rispondo alla carissima sua dell’undici ottobre, giorno mio<br />

natalizio, e la ringrazio delle consolanti notizie che mi dà, e del<br />

racconto interessante del modo meraviglioso con cui la Provvidenza<br />

lo liberò da quel tifone spaventoso, che gli distrusse la cappella.<br />

Vedo che i SS. Esercizi l’hanno rimesso in calma, e manifestandole<br />

più chiaramente le ricchezze nascoste nel divin Cuore<br />

di Gesù l’hanno riempito di lena e vigore. Dio si compiaccia<br />

di prosperare il tanto che Lei con i suoi santi colleghi fanno e soffrono<br />

per amor di Lui e delle anime. Qui noi siamo in continue<br />

afflizioni, perché la rivoluzione continua alacremente le sue<br />

distruzioni: tutti gli ordini religiosi sono in soqquadro, e il S.<br />

Padre congedando l’altro giorno il Generale di Montebello gli<br />

disse: Vous me laissez en face des barbares [Lei mi lascia davanti<br />

ai barbari]. Ma solleviamo gli occhi al Cielo, a quei monti unde<br />

1 In AGPIME 17,3, p. 3. Volonteri (1831-1904) è nell’isola di Hong Kong<br />

dal febbraio del 1860, ma non molto dopo già lavora all’interno, da solo, “evangelizzando<br />

ed esplorando in lungo e in largo tutto il distretto civile del Sun On,<br />

al duplice intento di preparare il terreno per una più ordinata evangelizzazione<br />

e di disegnare una carta topografica del medesino territorio” (TRAGELLA, II,<br />

pp. 85-90). Raggiunto da <strong>Giuseppe</strong> Burghignoli (1833-1892) e Gaetano Origo<br />

(1835-1868), diviene il capo di questo piccolo manipolo di evangelizzatori in<br />

terraferma che, con altri fattori, influiranno sull’idea che San Calocero prenda<br />

un’altra missione in Cina, come si vedrà. Intanto M. incoraggia Volonteri e colleghi<br />

a lavorare e soffrire per amor di Gesù e delle anime.<br />

273


veniet auxilium mihi [da dove mi viene l’aiuto, cf. Sal 120,1]: di<br />

là avremo più assai di quello che sappiam chiedere e sperare.<br />

Il suo ottimo zio è a Milano, Professore di Morale, Direttore<br />

dell’Istituto di Perfezionamento. Sta bene.<br />

274<br />

Tutto suo in Domino<br />

Prete G. <strong>Marinoni</strong>


Beatissimo Padre 1<br />

101. A SUA SANTITÀ PIO IX<br />

12 gennaio 1867<br />

i direttori de “L’Osservatore Cattolico”<br />

ringraziano per le onorificenze ricevute<br />

I sottoscritti Direttori dell’Osservatore Cattolico di Milano,<br />

umilissimi servi della Santità Vostra, non trovano espressioni che<br />

bastino a renderLe le dovute grazie per la degnazione estrema<br />

con cui Vostra Beatitudine ha voluto onorarli di un Breve consolantissimo<br />

e di una magnifica medaglia d’oro. Le parole della<br />

Santità Vostra sono state un vero balsamo ai nostri cuori, sono la<br />

più autorevole giustificazione del nostro operato in faccia ai molti<br />

e potenti avversari, sono validissimo sprone a perseverare<br />

costantemente nel combattimento a noi assegnato. E quel nobilissimo<br />

esemplare che ci vien proposto nell’invitto martire S.<br />

Lorenzo, così geloso custode delle cose sacre, non poteva riuscire<br />

più opportuno all’intento. Noi dunque le offriamo i più vivi<br />

ringraziamenti in nome ancora di tutti i Colleghi, che cooperano<br />

alla Redazione del Giornale, e Gliene serberemo tutti perpetua e<br />

sentitissima riconoscenza.<br />

1 In AME 06, p. 589. Lo scritto di Pio IX ai firmatari di questa lettera di<br />

ringraziamento veniva in un momento di particolare travaglio per L’Osservatore<br />

Cattolico. Vittadini, uno dei direttori del giornale e prefetto degli studi e professore<br />

di dogmatica nel seminario diocesano, era stato allontanato con altri<br />

professori dall’insegnamento, e lui anche dalla carica di direttore, da mons.<br />

Filippo Carcano, vicario capitolare nel periodo tra la morte del vescovo Caccia<br />

e la nomina del nuovo arcivescovo di Milano, mons. Luigi Nazari di Calabiana,<br />

e ciò per far piacere al governo, che non gradiva le idee politiche di questi<br />

docenti sostenitori de L’Osservatore Cattolico; al posto di Vittadini nel giornale<br />

subentrò Taglioretti. In queste circostanze, giungeva più che mai gradito e<br />

consolante il testo di Pio IX, in data 29 dicembre 1866 (AME 08, pp. 983-988).<br />

275


Con la più profonda venerazione e con l’affetto più intenso ci<br />

prostriamo davanti al Trono della Santità Vostra, chiedendole<br />

l’Apostolica Benedizione, e dicendoci<br />

Di Vostra Beatitudine<br />

Milano, 12 Gennaio 1867<br />

276<br />

U.mi, Ossequiosissimi Dev.mi Servi e Figli<br />

I Direttori dell’Osservatore Cattolico<br />

Sac. Felice Vittadini<br />

Sac. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>


102. A D. TIMOLEONE RAIMONDI<br />

28 gennaio 1867<br />

chiede una relazione sul viaggio a Manila<br />

e vuol sapere di un missionario che non gli scrive<br />

Carissimo e Degnissimo D. Timoleone 1<br />

Milano il 28 Genn. 1867<br />

Le mando una lettera del R.mo P. Alfieri; chi l’ha ricevuta<br />

doveva consegnarla assai prima d’ora, ma se n’è dimenticato,<br />

quantunque mi assicuri di averla tenuta a bella posta sul tavolino<br />

di studio sotto il calcalettere tutto questo tempo. Pazienza!<br />

Voglio sperare, che non ne sarà venuto danno alcuno. Intanto<br />

questo mi procura un’occasione di scriverle due righe, e di rammentarmi<br />

di Lei.<br />

Mio amatissimo D. Timoleone, io la prego di darmi relazione<br />

sul suo viaggio a Manila, sui motivi, sull’esito della sua andata,<br />

1 In AME 06, p. 591. Gli anni dal 1862 al 1870 segnano per Hong Kong un<br />

periodo di forte sviluppo ed organizzazione (TRAGELLA, II, pp. 77-86), con la<br />

creazione di scuole per europei e cinesi e in particolare del Collegio, di cui parla<br />

la lettera, alla cui direzione Raimondi pone Ignazio Borgazzi. Di qui i frequenti<br />

viaggi di Raimondi alle Filippine, in cerca di aiuti finanziari e talora<br />

anche di riposo. Di tutto questo M. vuol essere tenuto al corrente dettagliatamente.<br />

Però a lui stanno a cuore anche i singoli missionari. Perciò chiede informazioni<br />

di Giovanni Valentini, missionario ad Hong Kong dal 1865, che da<br />

tempo non gli scrive, e M. teme che sia a causa di qualche risentimento per<br />

richiami fattigli (v. Lettera seguente); Valentini, tornato in Italia nel 1869, successivamente<br />

lascerà l’Istituto ed andrà in America. Sarà parroco di S. Leandro<br />

in California. Al tempo stesso M. manifesta la sua gioia per gli altri missionari<br />

che si fanno vivi con la corrispondenza epistolare, e cita come esempio Bernardo<br />

Viganò (1837-1901), compagno di partenza di Valentini. Egli ci tiene<br />

molto agli scambi di comunicazioni al di là di ogni eventuale divergenza, si sente<br />

padre e prova grande dolore quando i figli lontani non gli scrivono.<br />

277


sul frutto che ne avrà il Collegio di Hong Kong. Spero che D.<br />

Ignazio porterà tutte le notizie desiderate, tuttavia la prego di<br />

non lasciarmi digiuno delle sue lettere. Mi dica qualche cosa<br />

anche di D. Giovanni Valentini, che non so proprio con qual<br />

principio di ragione e di coscienza voglia persistere nel darmi il<br />

vivissimo dolore di non scrivermi una linea. Se anche l’avessi<br />

offeso a morte, mi pare che un missionario almeno dovrebbe perdonare.<br />

Se io dovessi scrivere a Propaganda, che non posso aver<br />

da due anni notizie di lui, si avrebbe pena a credermi. E pur mi<br />

proferiva tanto amore e rispetto! Io non so spiegarmi questo<br />

fenomeno morale.<br />

D. Bernardo Viganò mi scrisse un’affettuosa lettera per le<br />

feste natalizie, gli altri tutti di tratto in tratto mi scrivono, e io<br />

gradisco assai queste care comunicazioni perché mantengono tra<br />

di noi la più bella unione, e servono a informarmi di ciò che mi<br />

interessa per il bene dell’istituto. Mi perdoni questo sfogo, mio<br />

carissimo Sig. Raimondi, e cerchi ella di persuaderlo. Quale che<br />

sia tra noi la divergenza delle opinioni, originata il più delle volte<br />

dal non conoscere troppo bene con tanta lontananza i fatti e<br />

le loro circostanze, la carità di Cristo urget nos [ci spinge, 2 Cor<br />

5,14], e ci congiunge, e ci concilia in una stessa aspirazione. Me<br />

lo saluti, e lo preghi che prostrato davanti al Crocefisso pensi se<br />

può recare un sì grave dolore a chi in mezzo a tutti i suoi difetti<br />

è pur ancora sotto qualche aspetto suo Padre.<br />

278<br />

Tutto suo in G. C.<br />

P.te G. <strong>Marinoni</strong>


103. A D. TIMOLEONE RAIMONDI<br />

26 febbraio 1867<br />

vietare ai missionari l’invio di cose di valore<br />

Degnissimo Sig. Prefetto Apostolico 1<br />

Milano il 26 Febb. 1867<br />

La prego di leggere e poi staccar del tutto questa pagina che<br />

scrivo a D. Giovanni Valentini 2 . Per amor di Dio io mi raccomando<br />

a Lei, che non permetta che i Missionari mandino in<br />

patria cose che possano arricchire i parenti. Altro è qualche<br />

dono, altro è cose di valore e destinate ad essere vendute e far<br />

denaro per casa propria. Non vi sia più giammai questo scandalo,<br />

che io dovrei tosto notificare a Propaganda, se si ripetesse.<br />

Legga pure la lettera unita, in cui si tratta di questo punto; chi<br />

scrive è l’ottimo Vice-Rettore del Seminario di Como.<br />

1 In AME 06, p. 591/A. M. chiama Raimondi prefetto apostolico, in realtà<br />

alla data della lettera era ancora vice-prefetto; mons. Luigi Ambrosi morirà il<br />

10 marzo 1867, ma da tempo la sua salute andava sempre più peggiorando.<br />

Ufficialmente, Raimondi veniva nominato pro-prefetto con una lettera e un<br />

decreto di Propaganda del 17 novembre 1867, con cui gli si affidava non solo<br />

la direzione della missione, ma anche la sistemazione della “procura” di Propaganda<br />

per la Cina con sede ad Hong Kong, lasciata dal defunto prefetto e<br />

procuratore in condizioni molto precarie. Il fatto nuovo era che il duplice incarico<br />

veniva affidato a un membro dell’Istituto; la nomina ufficiale a prefetto<br />

sarà comunicata con lettera e decreto relativo il 30 dicembre del ’68, ma in concreto<br />

già ne erano dati poteri e incombenze (TRAGELLA, pp. 92-96; BRAMBILLA,<br />

Il Pontificio, V, pp. 101-105).<br />

2 Ma in queste poche righe M. è ancora una volta interessato a Giovanni<br />

Valentini per una raccomandazione che riguarda tutti i missionari e che Raimondi<br />

è chiamato a far osservare: dalla missione nessun dono di valore per<br />

parenti e nessun commercio.<br />

279


280<br />

Le offro i miei più sinceri ossequi e mi dico di cuore<br />

Tanti saluti a tutti i Missionari<br />

Suo D.mo in Cristo<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>


104. A MONS. LUIGI NAZARI<br />

18 aprile 1867<br />

devoti ossequi al nuovo arcivescovo di Milano<br />

Eccellenza Reverendissima 1<br />

Milano il 18 aprile 1867<br />

Benché mi trovi a letto, non voglio tardare, essendo fuori di<br />

Milano il mio collega D. Felice Vittadini, ad esprimerle anche a<br />

nome di lui la nostra riconoscenza per la graziosissima lettera, di<br />

cui ci ha onorati in risposta all’ossequiosa nostra, con cui adempimmo<br />

il dovere che ci incombe verso il novello Pastore che il<br />

Signore ci ha dato. Noi speriamo di aver finora, per quanto la<br />

umana debolezza lo permette, tenuto avanti agli occhi la sapientissima<br />

massima, che l’E. V. R.ma si è degnata ricordarci: tuttavia<br />

invochiamo di nuovo la benedizione del Successore di S. Car-<br />

1 In AME 06, p. 599, copia di mano di Scurati. Luigi Nazari di Calabiana<br />

(1808-1893) fu consacrato vescovo nel 1847 e per 20 anni diresse la diocesi di<br />

Casale Monferrato, quando venne nominato arcivescovo di Milano, dove fece<br />

l’ingresso il 23 giugno 1867 e rimase fino alla morte. San Calocero per primo<br />

inviò a Casale il suo ossequio al nuovo arcivescovo. Poi anche la direzione de<br />

L’Osservatore Cattolico, a cui il prelato rispose elogiando “coloro, i quali adoperano<br />

il loro ingegno e la loro penna per il trionfo della verità e della giustizia”,<br />

sicuro che esso “sarà per compiere santamente la sua nobile missione”, e<br />

ricordava poi la massima di S. Agostino “in necessariis unitas, in dubiis libertas,<br />

in omnibus autem charitas” (l’unità nelle cose necessarie, la libertà in quelle<br />

dubbie, ma in tutte la carità). È a questa lettera del 14 marzo 1867 (AME 27,<br />

p. 597) che risponde quella del 18 aprile di M., da qualche giorno ammalato e<br />

sottoposto a frequenti salassi. Bisogna dire però che i rapporti tra l’arcivescovo<br />

e il giornale andarono peggiorando con l’ingresso in redazione di don Davide<br />

Albertario e altri, dimentichi dell’equilibrio e carità di M. (sugli sviluppi della<br />

vicenda v. SBERNA; TRAGELLA, II, pp. 68-70; per mons. Nazari di Calabiana,<br />

Dizionario, I, pp. 557-563).<br />

281


lo e S. Ambrogio per meglio corrispondervi in avvenire, consci<br />

però che un Giornale cattolico in questi giorni non sfuggirà mai<br />

alle lamentele di molti.<br />

Con somma venerazione Le bacio il sacro anello dicendomi<br />

A Sua Eccellenza R.ma<br />

Mgr. Luigi Nazari Conte di Calabiana<br />

Arcivescovo di Milano<br />

Casale Monferrato<br />

282<br />

Di V. E. R.ma<br />

Umil. D.mo Servo<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Direttore dell’Osservatore Cattolico


105. A D. EUGENIO BIFFI<br />

21 maggio 1867<br />

dalla Colombia alla Birmania: le lodi del Papa<br />

informazioni su “L’Osservatore Cattolico”<br />

Carissimo D. Eugenio 1<br />

Milano li 21 Maggio 1867<br />

Essendo partito D. Carlo Bolis per Oggiono ho aperto il plico<br />

a lui diretto, e ho letto ciò che ella mi scrive sull’udienza avuta<br />

dal S. Padre; ciò che mi ha recato somma consolazione.<br />

Ella ha fatto ottimamente rimettendosi in tutto alle disposizioni<br />

di Sua Santità e dell’E.mo Card. Prefetto, e sono ben lieto<br />

1 In AME 06, pp. 601-602. Biffi, richiamato da Cartagena (v. Lettera 63) per<br />

far da superiore nella nuova missione della Birmania orientale da tempo proposta<br />

da Propaganda, arriva a San Calocero il 19 aprile 1867, e a maggio si reca<br />

a Roma per parlare col personale di Propaganda e far visita al Papa. M. si<br />

mostra soddisfatto delle notizie che ha inviato a Bolis e delle decisioni riguardanti<br />

il territorio da evangelizzare. La funzione per la prima spedizione birmana<br />

si terrà nella festa dell’Immacolata con l’intervento del nuovo arcivescovo,<br />

mons. Calabiana: partenti con Biffi, Rocco Tornatore (1836-1908), Tancredi<br />

Conti (1842-1922), Sebastiano Carbone (1832-1872).<br />

Quanto alle altre notizie, M. è interessato soprattutto alle parole di Pio IX<br />

su L’Osservatore Cattolico, e a qualche precisazione. Pensa che mons. Alessandro<br />

Franchi, allora segretario degli Affari ecclesiastici straordinari, non sia ben<br />

al corrente dei fatti; che le vere vittime non sono quelli del partito di Passaglia,<br />

bensì gli altri di cui fa alcuni nomi (su Carlo Passaglia, 1812-1887, teologo e<br />

scrittore politico-ecclesiastico, e le sue idee sul potere temporale del Papa, v.<br />

Enciclopedia Cattolica, IX, coll. 908-909). A proposito dei sentimenti di Pio IX<br />

riguardo al giornale, Tragella racconta che durante un’udienza concessa, su sollecitazione<br />

di mons. Ballerini, nel luglio del 1867 a un gruppo di redattori de<br />

L’Osservatore Cattolico (mancava M. ancora malato) disse: “L’Osservatore l’ho<br />

voluto io e lo sosterrò, ad onta che l’arcivescovo l’osteggi” (TRAGELLA, II, pp.<br />

49-50).<br />

283


che il Beatissimo Padre le abbia espresso la sua soddisfazione per<br />

ciò che fece in America.<br />

Le parole benignissime di Pio IX sull’Osservatore Cattolico<br />

sono un vero balsamo per noi, e gliene siamo vivamente riconoscenti.<br />

Quanto ai tre Canonici, e quanto al sentimento di Mgr.<br />

Franchi scriverò forse un’altra volta. Sappia che le vere vittime<br />

non sono già quelli del partito passagliano, come sembra supporre<br />

il ven. Prelato Ministro degli Affari Ecclesiastici Straordinari,<br />

dicendo che non bisogna per la nota passagliana rendere<br />

inutili tanti bravi soggetti: sono essi all’opposto che trionfano, e<br />

i Vittadini, gli Origo, i Spreafico, i Grondona, i Rossi, etc. Mgr.<br />

Ballerini e tanti altri furono per loro opera messi in disparte. I<br />

passagliani si erano in parte ravveduti, seguendo il metodo di<br />

Mgr. Caccia che teneva fermo contro i contumaci e perdonava<br />

volentieri quando mostravano pentimento; ma ora essi hanno il<br />

sopravvento, e l’ottimo Mgr. Franchi non è stato ben informato<br />

delle condizioni di questa Diocesi.<br />

Riguardo alla Missione Birmana e alla scelta dei luoghi, mi<br />

pare che abbia fatto benissimo a domandare un tratto di paese,<br />

dove l’aria sia fresca e salubre, e veda di insistere per questo. Al<br />

Bengala lo desiderano assai, e attribuiscono a questa mancanza<br />

la perdita e l’indebolimento di vari soggetti. Mi spiace che le cose<br />

vadano in lungo, ma conviene adattarsi, e compiere l’opera.<br />

Presto dovrò scriverle ancora per Hong Kong, per Hyderabad<br />

essendo giunto Borgazzi, dal quale mi informerò bene dei<br />

bisogni di quelle Missioni. Le raccomando l’ante tempus per il<br />

Chierico Bresciano Viani, giacché non c’è tempo da perdere. Ne<br />

preghi in mio nome di nuovo l’E.mo Card. Barnabò.<br />

Mi dica un Pater a S. Pietro. Riverisca per me l’ottimo D.<br />

Achille Müller, e il suo degnissimo compagno. Mi creda<br />

284<br />

Tutto Suo in Domino<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>


106. A D. TIMOLEONE RAIMONDI<br />

12 giugno 1867<br />

sui missionari e la nomina al successore di Ambrosi<br />

Carissimo e Degnissimo D. Timoleone 1<br />

Milano il 12 Giugno 1867<br />

Le sono ben grato degli schiarimenti che mi ha dati sulla raccolta<br />

di oggetti Cinesi mandati da D. Giovanni Valentini, e ne<br />

darò notizia anche a Como a chi si era preoccupato di questa<br />

cosa. Spero che D. Giovanni avrà più prudenza in avvenire, providens<br />

bona non solum coram Deo, sed etiam coram hominibus<br />

[comportandosi bene non soltanto davanti al Signore, ma anche<br />

davanti agli uomini, 2 Cor 8,21]. Anche il buon Volonteri me ne<br />

ha scritto, e ne sono molto consolato, perché era una ferita ben<br />

dolorosa al mio cuore.<br />

Mi rallegro vivamente della buona unione che regna tra di<br />

loro, e del sommo impegno che tutti prendono a far sì che la missione<br />

possa ristorare le sue finanze, e insieme possano fiorire le<br />

opere, per cui solo essi hanno fatto e fanno tanto sacrificio di se<br />

stessi. A Roma pare che il Card. Barnabò sia propenso a far quello<br />

che tutti desideriamo quanto al nominare quel successore a D.<br />

L. Ambrosi, che già si trova in funzione, ma Ella sa che conviene<br />

agire con molta prudenza per non toccare la suscettibilità<br />

somma, che si risveglia quando si vuole suggerire qualche cosa<br />

dalle parti interessate.<br />

1 In AME 06, pp. 609-610. Circa la nomina del successore d’Ambrosi già si<br />

è detto (Lettera 103), così pure a riguardo di Biffi a Roma (Lettera 105). Per il<br />

resto, vediamo M. sempre desideroso di conoscere e dare notizie, di intervenire<br />

ad aiutare e favorire la comunione e comunicazione tra i membri.<br />

285


Rispetto alle Figlie della Carità che sarebbero desiderate da<br />

Mgr. Zanoli e da Mgr. Luigi di Castellazzo vedremo di esaudire<br />

potendo un sì caro desiderio.<br />

M. Girardin ha scritto a D. Gaetano Fumagalli che la S.<br />

Infanzia con risoluzione dell’otto Maggio scorso ha assegnato £<br />

8.000 per le Canossiane di Hong Kong. Borgazzi spera che possa<br />

essere aumentato l’assegno, non so con qual fondamento.<br />

Mi spiace dello stato di salute così cagionevole del buon P.<br />

Favini: spero che il Signore si degnerà conservarlo e ristabilirlo<br />

in forze. Tocca al R.mo Vice-Prefetto Apostolico provvedere che<br />

non si strapazzi.<br />

Mi riservo di rispondere nel prossimo invio ordinario alle graditissime<br />

lettere dei PP. Volonteri, Origo, Favini, e dell’ottima<br />

Madre Cupis 2 . Intanto non ho voluto perdere la posta di quest’oggi<br />

senza dargli un cenno di aver ricevuto queste lettere scritte<br />

sul fine di Aprile.<br />

D. Ignazio Borgazzi tornerà a giorni fra noi dalla campagna e<br />

partirà immediatamente per Roma: a lui, come già a D. Eugenio<br />

Biffi, che si trova già a Roma, spetterà di far conoscere il sentimento<br />

unanime dei Missionari e nostro sulla scelta del nuovo<br />

Prefetto con quelle cautele che sono del caso.<br />

Communicatio Sancti Spiritus sit semper cum omnibus vobis<br />

[La comunione dello Spirito Santo sia sempre con tutti voi, 2<br />

Cor 13,13]. Ella si ricordi al S. Altare del<br />

286<br />

2 Superiora delle Canossiane ad Hong Kong.<br />

Suo D.mo e Aff.mo<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>


107. A D. TIMOLEONE RAIMONDI<br />

28 ottobre 1867<br />

sulle trattative a Lione per Hong Kong e Birmania<br />

R.mo D. Timoleone 1<br />

Milano il 28 8bre 1867<br />

D. Ignazio Borgazzi partiva nella passata settimana per Francia<br />

e Inghilterra, e mi scriveva da Lione il 21 di aver parlato con<br />

M. Meynis e di aver perorato egregiamente la causa di Hong<br />

Kong, in modo che quel bravo Segretario gli disse di stendere<br />

una supplica, che sarebbe ben accolta. Staremo perciò a vedere<br />

l’esito. Io lo raccomandai caldamente così a Lione, come a Parigi<br />

e Londra, e voglio sperare che riuscirà ad ottenere i bramati<br />

sussidi. Egli trattò bene anche il punto della Missione Birmana,<br />

e riteniamo di poter ottenere nel prossimo mese l’invio di Biffi<br />

con i Missionari D. Tancredi Conti, Bergamasco, D. Sebastiano<br />

Carbone e D. Rocco Tornatore, Mondoviesi. Ho scritto pure di<br />

nuovo a Propaganda per partecipare queste prime trattative di<br />

D. Ignazio a Lione, e ne ho colto occasione di raccomandare di<br />

nuovo che V. S. R.ma sia sostenuto e coadiuvato nell’arduo<br />

1 In AME 06, pp. 635-636. M. informa sul viaggio di Borgazzi, missionario<br />

di Hong Kong, in cerca di sussidi finanziari per questa missione e la<br />

nuova missione in Birmania (Lettera 105). Hong Kong, con gli sviluppi dati<br />

da Raimondi, ha sempre bisogno di aiuti. C’è poi la questione della “procura”<br />

di Propaganda, cui M. si riferisce parlando dell’impegno di “risanare<br />

piaghe così cancrenose”, ereditate da Ambrosi (Lettera 103); ma con<br />

Propaganda bisogna muoversi con cautela. Per la Birmania si tratta di un<br />

avvio e M. sa ormai per lunga esperienza quanto costino le spedizioni di<br />

questo genere e come i bisogni si rivelino sempre superiori a quelli previsti,<br />

pur calcolati con quella cura che gli è abituale. Da superiore avveduto<br />

ed esperto, M. cerca di operare sempre con coraggio e prudenza.<br />

287


assunto di risanare piaghe così cancrenose. Ma con la Propaganda<br />

non si può parlare troppo, se no si corre rischio di ottenere<br />

l’effetto contrario; e se si vuole sinceramente che gli affari camminino,<br />

e che sia promosso il bene della Missione, non bisogna<br />

assecondare i moti d’impazienza per quante ragioni possiamo<br />

avere. Noti ancora le circostanze criticissime in cui versa Roma<br />

in questi giorni, e saprà compatire se non siamo subito ascoltati.<br />

Mosé che aveva un carico mille volte più grave del nostro erat<br />

mitissimus super omnes qui erant in terra [era molto mansueto,<br />

più di chiunque altro sulla terra, Nm 12,3]. Non lo dico a rimprovero,<br />

ma a conforto.<br />

Quanto alle Religiose per Hong Kong, ora non si può pensarvi.<br />

Vedremo se sarà possibile all’epoca del ritorno di D. Ignazio.<br />

A quel tempo vedremo ancora se potremo inviargli qualche<br />

Missionario e qualche catechista o maestro.<br />

Auguro felicissime feste natalizie a Lei, ai suoi colleghi, alle<br />

religiose antiche e nuovamente sopravvenute, a tutti.<br />

288<br />

Suo D.mo e Aff.mo<br />

P.te G. <strong>Marinoni</strong>


108. AL PREFETTO DI PROPAGANDA<br />

1° dicembre 1867<br />

richiede per il Bengala una missione più salubre<br />

Eminenza R.ma 1<br />

Milano 1 Xbre 1867<br />

Ho ricevuto la patente nuova mandatami per il Missionario<br />

Biffi assieme alle pagelle richieste per fruire del beneficio dei<br />

posti gratuiti sui Vapori del Lloyd Austriaco, e ne rendo vive grazie<br />

all’Eminenza Vostra. Rimando l’altra patente inesatta per<br />

equivoco, a norma del desiderio espressomi da Vostra Eminenza<br />

R.ma<br />

Il Missionario Bersani <strong>Giuseppe</strong> di Lodi giungeva in patria il<br />

giorno 27 dello scorso novembre in un pessimo stato di salute e<br />

si teme di perderlo. Così la Missione del Bengala ha perduto in<br />

pochi anni i Missionari Parietti e Brioschi, con i catechisti Mau-<br />

1 In AME 06, pp. 645-646. Una calda perorazione per la missione del Bengala,<br />

detta “la tomba dell’uomo bianco”, e tanto più dei missionari che non si<br />

risparmiavano nelle fatiche ed erano spesso privi delle cose più necessarie. Per<br />

stare solo ai nomi che qui <strong>Marinoni</strong> ricorda: Bersani muore il 22 dicembre<br />

1867, a 25 anni, dopo poco più di un anno di missione; Parietti, il primo superiore,<br />

fa solo 9 anni in Bengala dove muore nel 1864; Luigi Brioschi si spegne<br />

nel 1866, a 37 anni e 10 di missione; il catechista Paolo Mauri muore nel ’66 a<br />

44 anni con un decennio di missione, e Giovanni Sesana muore nel ’67 a 39<br />

anni dopo 12 di missione (per altri, GHEDDO, PIME, p. 398). Perciò M. chiede<br />

un luogo adatto per prendere un po’ di riposo e curarsi in salute.<br />

Il caso Fattori, conteso tra Hyderabad e Calcutta, farà discutere per molto<br />

tempo; alla fine egli resterà al suo posto, mentre a sostituire Limana, superiore<br />

in Bengala, sarà un missionario già in zona dal 1855, Antonio Marietti, che<br />

diventerà nel 1870 il primo prefetto apostolico del Bengala Centrale. M. seguirà<br />

la vicenda passo passo, pronto a rivedere le prime considerazioni sulla base dei<br />

fatti e delle osservazioni di altri missionari (TRAGELLA, II, pp. 142-145).<br />

289


i e Sesana, rapiti dalla morte; inoltre si sono allontanati per<br />

malattia: i Missionari Limana, Curti, De Conti, Longa e ora Bersani.<br />

È pur deceduta una delle Suore colà mandate nel 1862, e<br />

varie di esse sono in meschinissimo stato di salute. Io ardisco di<br />

nuovo supplicare l’Eminenza Vostra a volerci concedere nelle<br />

vicine regioni montuose qualche angolo, ove i Missionari e le<br />

Suore possano ristorarsi nelle stagioni più insalubri, e nel caso di<br />

salute malferma: l’Eminenza Vostra ne aveva già preso benignamente<br />

l’impegno.<br />

Intanto abbiamo scritto ai nostri Missionari di Hyderabad di<br />

mandar colà D. Belisario Fattori a soccorso dei compagni del<br />

Bengala che da otto sono ridotti a quattro soli. Quanto prima<br />

potrà, la Superiora delle Suore manderà essa pure un rinforzo al<br />

Bengala, e invierà altre alla Missione di Hyderabad. Spero che<br />

l’Eminenza Vostra approverà la traslazione del suddetto Missionario<br />

Fattori e concederà che possa esercitare il suo ministero nel<br />

Bengala, essendo un ottimo soggetto, che potrebbe, nel caso che<br />

D. Luigi Limana fosse per sempre impedito dal ritornare alle<br />

Indie, sostituirlo: egli gode la stima e l’affezione di tutti i suoi<br />

compagni di Hyderabad: temo solo che i suoi colleghi di Hyderabd<br />

non si arrendano facilmente alle nostre istanze per donarlo<br />

al Bengala. Noi qui, mentre si trovava con noi nel passato mese<br />

D. Luigi Limana, siamo rimasti tutti d’accordo in questo pensiero,<br />

e D. Luigi Limana scrisse a D. Domenico Barbero della Missione<br />

di Hyderabad supplicandolo di questo favore. Attenderò<br />

su questo punto le determinazioni dell’Eminenza Vostra R.ma<br />

per mia norma.<br />

Baciando con profondo rispetto la sacra porpora godo di<br />

dichiararmi<br />

Di Eminenza Vostra R.ma<br />

290<br />

Umil.mo Obbed.mo Servo<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>.


109. D. TIMOLEONE RAIMONDI<br />

28 dicembre 1867<br />

risponde alle accuse di trascuratezza e inerzia<br />

con Propaganda bisogna agire con prudenza<br />

Mio Carissimo e degnissimo D. Timoleone 1<br />

Milano il 28 X.bre 1867<br />

Rispondo alla sua lettera alquanto brusca dell’11 Novembre<br />

scorso in cui mi presenta una requisitoria contro S. Calocero: 1°<br />

per non averlo avvertito dell’assegno della S. Infanzia: 2° per l’inerzia<br />

riguardo alle Missioni e ad Hong Kong soprattutto.<br />

Quanto all’assegno suddetto io non scrissi perché se ne prese<br />

cura D. A. Ripamonti, il quale mi assicura di averlo avvisato a suo<br />

tempo. Ma deve sapere che noi non accettammo di ricevere il<br />

denaro da D. Gaetano Fumagalli, perché non lo avremmo ricevuto<br />

che nel venturo Gennaio, e perciò scrivemmo a M. Girar-<br />

1 In AME 06, pp. 649-652. Anche M., primo Direttore dell’Istituto, viene<br />

talvolta messo sotto accusa dai suoi missionari, specialmente da superiori di<br />

missione. Ricordiamo i difficili rapporti con Marietti. Ora è la volta di Raimondi,<br />

che si lamenta per la gestione dei sussidi e la mancanza d’interventi<br />

presso Propaganda per le missioni, due questioni abbastanza ricorrenti. M.<br />

risponde puntualmente. Per i sussidi si tratta in genere, come nel caso, di malintesi<br />

o disguidi non imputabili alla direzione; personalmente egli cerca di essere<br />

accurato e sollecito. Quanto ai rapporti con Propaganda, M. si è fatto l’esperienza<br />

sulla propria pelle che non bisogna parlare o spingere troppo. A conferma<br />

cita quanto gli scrive Limana, superiore della missione del Bengala e passa<br />

poi in rassegna alcuni fatti, soffermandosi più a lungo su ciò che tocca Raimondi<br />

stesso, per mostrargli dove lui ha mancato o manca, nella speranza che<br />

le sue parole “uscite da un cuore che l’ama” portino frutti. Così M. dice con<br />

chiarezza ed affetto quanto crede in coscienza di dover dire mirando sempre<br />

all’unione delle menti e dei cuori. A questo servono pure le notizie che seguono<br />

e le richieste di porgere ringraziamenti ad alcune persone e sollecitare qualche<br />

missionario a scrivergli.<br />

291


din che inviasse la somma ad Hong Kong con quel mezzo che<br />

soleva per il passato, senza neppur sapere che si sarebbe prelevato<br />

la somma dal Seminario di Parigi. Scrivemmo al Payen, banchiere<br />

di Lione, che ci serve molto bene per le Missioni del Bengala<br />

e di Hyderabad, se avesse relazioni con la Cina: ci rispose<br />

negativamente, e per ciò lasciammo andar l’acqua per il suo<br />

canale consueto, non trovandone uno migliore.<br />

Quanto poi all’inerzia verso le Missioni, credo che si fa quanto<br />

si può. Presso Propaganda, se abbiamo perduto alquanto la<br />

fiducia, conviene attribuirlo all’aver parlato troppo e manifestato<br />

troppo apertamente il desiderio di farci avanti. Senta a proposito<br />

del Bengala ciò che mi scrive D. Luigi Limana il 16 corrente:<br />

«Credo io pure un’utopia quello che si tema che la nostra<br />

Missione venga data ai Gesuiti; poiché prima di tutto è una Missione<br />

poverissima per cui dubiterei che i Gesuiti abbiano tanto<br />

desiderio di averla; e poi perché il Cardinal Prefetto due anni fa<br />

mi scriveva chiaramente che a Propaganda non si è mai pensato<br />

di dare la nostra Missione ad altri. Che se posteriormente Sua<br />

Eminenza avesse nella sua sapienza creduto bene di cambiar progetto,<br />

spetta a Lui manifestarlo. In quanto a noi, finché non<br />

abbiamo un avviso ex officio, non dobbiamo muoverci, e continuare<br />

come in una missione propria. Guai a noi se senza un previo<br />

avviso ufficiale volessimo fare qualche cosa, davanti a Sua<br />

Eminenza certamente perderemmo credito. Se Sua Eminenza<br />

credesse bene di cambiarci missione, avviserà Egli, e allora faremo<br />

i nostri fardelli, e andremo dove ci manda. Ma intanto stiamo<br />

quieti, e se sapessimo anche qualcosa di positivo circa tale<br />

cambiamento, tuttavia non ci muoveremo finché Egli non parla.<br />

Questo è quanto a me pare di dover fare». Fin qui il Limana.<br />

D. Domenico Barbero ha le facoltà, e fu un errore dello Scurati<br />

pensare diversamente, errore condonabilissimo, perché non<br />

si sapevano bene le cose. Però io non mancai di scrivere a Propaganda.<br />

Quanto a Biffi egli è Prefetto Apostolico, e l’invio è avvenuto,<br />

come si bramava, prestandogli noi le somme di cui aveva<br />

bisogno. Ha fatto molto presso i Consigli di Lione e Parigi il Borgazzi,<br />

è verissimo, e io gliene sono gratissimo, ma non mancai di<br />

292


appoggiare e presso Roma e presso i Consigli la Missione di<br />

Hong Kong, e di mettere in credito più che potei il Borgazzi,<br />

affinché riuscisse nelle sue trattative in favore di codesta Missione.<br />

Quanto alle lettere scritte sul suo conto al Prefetto Ambrosi<br />

vedrà in esse, io spero, tutto il desiderio di calmare il Prefetto,<br />

che poteva nuocere a Lei e ai colleghi, e distinguerà quello che<br />

si riferisce alla sinistra impressione da lei lasciata in Roma, che<br />

noi abbiamo cercato e cerchiamo di guarire, da ciò in cui esprimiamo<br />

il nostro sentimento. Se ella avesse la bontà di mandarci<br />

gli originali o di trascrivere ciò che più l’ha ferito, io gliene spiegherei<br />

senz’altro, ne son sicuro, il senso, in modo da giustificarmi<br />

da qualunque mancanza dei debiti riguardi verso un amico e<br />

collega carissimo, di cui stimo le ottime qualità, e ricordo i patimenti,<br />

le abnegazioni, i sacrifici. Lo stesso dicono i miei colleghi.<br />

Se devo dire candidamente il mio pensiero, ella ha fatto male ad<br />

offrire la rinunzia all’Eminentissimo Card. Barnabò, perché io so<br />

che il Cardinale anche dopo quel che è accaduto, Le conserva stima<br />

e con un po’ di pazienza ella vedrà che tutte le cose andranno<br />

al suo posto.<br />

Spero che queste parole uscite da un cuore che l’ama, saranno<br />

accolte in buon terreno e porteranno il suo frutto, frutto di<br />

reciproca fiducia ed amore. Operiamo con lena concordemente,<br />

e siamo perfetti in eodem sensu et in eadem sententia [nell’unione<br />

di pensieri e d’intenti, cf. 1 Cor 1,10].<br />

Devo annunziarle l’immatura morte del Missionario D. <strong>Giuseppe</strong><br />

Bersani che soccombette al mal di fegato esasperato gravemente<br />

dai disagi di un viaggio stentato e disastroso. Moriva il<br />

22 corrente. Lo raccomando vivamente a tutti i colleghi affinché<br />

applichino la Messa secondo il costume, e lo suffraghino nelle<br />

loro orazioni.<br />

Biffi con i compagni Conti, Carbone, Tornatore partiti il 9 da<br />

Milano, il 12 corrente da Trieste, giunsero ad Alessandria il 18,<br />

dopo un viaggio turbato da tempesta, ma incolumi e vispi.<br />

Le Monache partite il 19 di Ottobre da Marsiglia saranno già<br />

sane e salve in Hong Kong e ne aspettiamo da là le consolanti<br />

notizie, insieme a quelle del R.mo <strong>Mons</strong>. Zanoli.<br />

293


Ringrazi per me codesta degnissima Superiora, la Madre<br />

Lucia Cupis, della lunghissima e interessantissima relazione che<br />

mi ha diretta: la mando subito a Genova per essere stampata<br />

negli Annali della S. Infanzia.<br />

Ringrazi anche D. Bernardo Viganò che mi ha scritto una<br />

carissima lettera, a cui risponderò allorché avrò risposta dal<br />

Canonico Ortalda di ciò che egli desidera.<br />

Aspetto le notizie della Missione dell’ottimo D. Simeone e<br />

desidero anche quelle degli altri Missionari, specialmente di D.<br />

Gaetano Favini e D. Gaetano Origo, dato lo stato cagionevole<br />

della loro salute.<br />

Uniamoci ai SS. Cuori di Gesù e di Maria e cominciamo con<br />

fiducia il nuovo anno, finché giunga quell’anno beatissimo, che<br />

mai non terminerà.<br />

294<br />

Tutto Suo in Domino<br />

P.te G. <strong>Marinoni</strong>


110. A D. TIMOLEONE RAIMONDI<br />

12 febbraio 1868<br />

richieste di personale e relazioni col Collegio cinese<br />

R.mo Sig. Raimondi 1<br />

Milano il 12 Febbraio 1868<br />

Ricevetti la carissima sua del 28 Dicembre con inclusa la lettera<br />

per la S. Infanzia, che speriamo farà buona impressione a<br />

Parigi. Ella chiede Missionari e Catechisti, ma questa sorta di<br />

gente, benché siano disposti a vivere e morir poveri per amor di<br />

1 In AME 06, pp. 657-659. A Raimondi che chiede missionari e catechisti<br />

M. fa presente il problema delle spese per inviare personale e i bisogni delle<br />

altre missioni. Perché non usufruire del Collegio cinese di Napoli? Aperto nel<br />

1732 dal p. Matteo Ripa (1682-1746), già missionario in Cina, il Collegio formava<br />

giovani cinesi aspiranti al sacerdozio, da rimandare poi in patria, sotto la<br />

guida di una congregazione di preti secolari, la S. Famiglia di Gesù Cristo, istituita<br />

dallo stesso Ripa. San Calocero se ne serviva almeno dal 1867 per inviare<br />

posta nelle missioni, tramite il console francese di Napoli di cui usava già il Collegio.<br />

Adesso il superiore don Giovanni Falanga si dice disponibile ad accogliere<br />

e preparare per Hong Kong giovani studenti cinesi (e indiani per Hyderabad),<br />

a proprie spese e rischio, col vantaggio di evitare i decreti di soppressione<br />

dell’istituzione accrescendo i suoi alunni, anche senza vocazione ecclesiastica.<br />

Una buona occasione! Se non che il progetto richiese tempi lunghi di<br />

maturazione. Si parlò di unione o fusione tra il Collegio e San Calocero, si fecero<br />

trattative a ripresa, ma tutto finì in nulla anche per il no di Propaganda; si<br />

ebbe soltanto qualche sporadico invio di giovani a Hong Kong nel 1871 e nel<br />

Honan verso il 1886 (TRAGELLA, II, pp. 158-166; DONEGANA, pp. 232-255).<br />

Tra le notizie che seguono da notare l’accenno al breve di Pio IX per L’Osservatore<br />

Cattolico, a Valentini che persevera nel silenzio (v. Lettera 102), alle<br />

carte geografiche di Volonteri – missionario cartografo molto apprezzato –<br />

inviate per la stampa a Lipsia, e nel P.S. all’invito di pignoleria economica a Raimondi<br />

perché usi carta sottile nelle lettere quando può, per risparmiare sui<br />

costi di spedizione.<br />

295


Gesù Cristo, vogliono denari per mettersi in viaggio e ne vogliono<br />

tanti. Aggiunga che Missionari e Catechisti sono richiesti<br />

imperiosamente anche al Bengala, Missionari pure chiede la Missione<br />

di Hyderabad e bisogna formarli bene prima di inviarli.<br />

Intanto Ella sa che il Sig. D. N. Falanga del Collegio Cinese<br />

di Napoli desidera vivamente che si mandino fanciulli cinesi a<br />

Napoli tutto a spese, pericolo e incomodo del Collegio Napoletano,<br />

come già deve avere saputo dai Missionari Volonteri e Favini,<br />

a cui scrissero il medesimo Falanga e D. Giacomo Scurati in<br />

proposito.<br />

A noi qui non dispiace il progetto, e forse ne avremo il vantaggio<br />

di stringere relazioni col Collegio Cinese di Napoli, e di<br />

approfittare dei mezzi assai più larghi di cui quel Collegio può<br />

disporre in favore delle Missioni.<br />

La ringrazio degli articoli del Giornale che ci ha mandati: li<br />

ho consegnati per il momento a D. C. Salerio, e poi saranno<br />

inviati a Borgazzi: se si potrà ne faremo cenno nell’Osservatore<br />

Cattolico.<br />

A proposito dell’Osservatore Cattolico abbiamo ieri ricevuto<br />

un bellissimo Breve del S. Padre, che stamperemo nel foglio di<br />

Sabato 16 corrente.<br />

Mi spiace di intendere che Origo stia così male, che Viganò<br />

pure non stia troppo bene, il quale però mi dà di sé più consolanti<br />

notizie. D. Giovanni Valentini ha perduto per mare la lingua<br />

e la penna e non si fa più intendere. Il Missionario Origo non<br />

potrebbe accompagnare i fanciulli Cinesi che venissero a Napoli?<br />

Forse il viaggio di mare gli farebbe bene.<br />

Non le parlo di Biffi, perché m’immagino che saranno già in<br />

corrispondenza.<br />

Aspettiamo ancora da Lipsia le carte geografiche del Missionario<br />

Volonteri.<br />

Non ho ancora ricevuta risposta per il Missionario Viganò<br />

dalla Signora Giuseppa Menzio, ma ritengo che gli avrà scritto<br />

direttamente. Il Canonico Ortalda mi disse che gliene avrebbe<br />

parlato allorché fosse tornata da Genova, dove si era finora trattenuta.<br />

Il nostro Prefetto Marchese di Villamarina se n’è andato, e<br />

296


viene a Milano il Conte Torre, di cui si sente dire generalmente<br />

bene. È un gran respiro per questa Diocesi.<br />

Preghiamo assai<br />

Il Suo Aff.mo e D.mo<br />

P.te G. <strong>Marinoni</strong><br />

P. S. Ho ricevuto nell’ultima posta una lettera che la Madre<br />

Cupis dirigeva a Singapore alla Reverenda Suor Matilde del<br />

Bambino Gesù con una lettera Cinese che vi stava acclusa. Apertala<br />

e veduto che era un atto di ringraziamento per l’accoglienza<br />

fatta alle Figlie della Carità nel loro passaggio, vi aggiungo due<br />

righe io pure di ringraziamento e la mando con questo corriere<br />

ordinario a Singapore. Arriverà un po’ stanca di girare, ma<br />

pazienza! Il Sig. Vice-Prefetto è pregato di non aver fretta nell’imbustare<br />

le lettere, ed anche lo preghiamo di adoperare carta<br />

sottile quando si può. L’ultima volta furono 16 Fr. di posta, l’altra<br />

volta nove.<br />

297


298<br />

111. A D. GAETANO ORIGO<br />

25 aprile 1868<br />

“a ben rivederci in cielo se non lo possiamo più in terra”<br />

Carissimo D. Gaetano 1<br />

Milano il 25 Aprile 1868<br />

Io spero che questa mia lo trovi ancora vivo e meglio in forze<br />

di quello che fosse allorché mi scriveva una commoventissima<br />

lettera che mi trasse le lacrime e commosse anche quanti la udirono:<br />

si potrebbe dirla il suo testamento, il testamento d’un Missionario<br />

che riconosce la grazia della sua sublime vocazione, e si<br />

1 In AME 06, pp. 685-687. Quando M. scrive, Origo è già spirato da un<br />

mese, essendo morto il 26 marzo 1868, a 33 anni. La “commoventissima lettera”<br />

del missionario di Hong Kong porta la data del 3 marzo. Ecco il testo: “La<br />

sentenza del mio vicinissimo trapasso è stata data, ho già ricevuto una volta il<br />

SS. Viatico, e sebbene mi alzi e mangi, pure è comune certezza che in brevissimo<br />

tempo in domum Domini ibimus [andremo nella casa del Signore]. Grazie<br />

al Signore ... Ma prima di partire voglio salutarlo e ringraziarlo d’avermi contro<br />

ogni mio merito accettato nel Seminario delle Missioni, d’aver usato ogni<br />

cura e sollecitudine per la mia buona riuscita, d’avermi destinato a questa cara<br />

Missione, e d’aver con lettere e preghiere confortato e diretto il mio spirito.<br />

Ringrazio pure D. Carlo Bolis, D. Alessandro [Ripamonti], D. Carlo Salerio che<br />

cooperarono al medesimo fine. A tutti ed a Lei specialmente domando perdono<br />

d’ogni offesa, disubbedienza, disgusto che abbia mai recato. O se la Divina<br />

Misericordia mi libera dall’inferno e possa andar in Paradiso, pregherò per Lei,<br />

Amatissimo e Rev. Padre, pel Seminario, per gli alunni tutti. Saluto per l’ultima<br />

volta, gli bacio la mano e mi dico suo obb.mo in Xsto G. Origo” (AME 18,<br />

p. 797).<br />

Circa il Collegio di Napoli e la carta geografica di d. Simeone Volonteri<br />

(P.S.) si veda la precedente lettera. Si notino i saluti di Ripamonti. Veramente<br />

tra i sacerdoti residenti in San Calocero e i missionari sparsi nel mondo si manifesta<br />

un vincolo di santa e affettuosa comunione.


addormenta fiducioso nel bacio del Signore, di cui conosce<br />

appieno la bontà e la misericordia. Prego Dio che la confermi in<br />

quei santi sentimenti e la conservi ancora a lungo, se così torna<br />

a sua gloria e al bene delle anime.<br />

Avrei bramato di vederlo tornare da Hong Kong col drappello<br />

di giovani Cinesi che sono richiesti dal Collegio di Napoli. L’aria<br />

nativa è un gran balsamo e lo stesso viaggio di mare suole in<br />

molti casi riuscire di sollievo agli infermi della sua qualità. Ma sia<br />

fatta in tutto la santissima volontà di Dio.<br />

Scriverei a D. Simeone Volonteri, ma non ho ancora ricevuto<br />

da Roma le facoltà che egli desidera per indulgenze etc.; lo farò<br />

appena giungano, se pure non le riceverà direttamente come io<br />

ne pregavo il Card. Barnabò per risparmiar tempo. Intanto però<br />

può benedir corone, medaglie etc. fino al 1870 escluso; e questa<br />

facoltà la comunico pure a tutti gli altri amatissimi colleghi, di<br />

che la prego di renderne avvertito l’ottimo Pro-Prefetto Apostolico,<br />

avendone io l’autorizzazione dalla S. Sede. Addio, mio amatissimo<br />

D. Gaetano, a ben rivederci in cielo se non lo possiamo<br />

più in terra. L’abbraccio con tutto il cuore e mi dico in unione di<br />

sante preghiere<br />

Dev.mo e Aff.mo in Cristo<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

P. S. La carta geografica di D. Simeone è stata lodata assai dalla<br />

Società Geografica Italiana, a cui ne fu offerta in dono una<br />

copia: si bramerebbe, se può, darne qualche illustrazione.<br />

Aggiungo i miei saluti, auguri, speranze, al più tardi ci rivedremo<br />

in Cielo, luogo di comune riunione, e fortunato chi prima<br />

arriva.<br />

L’aff.mo Ripamonti<br />

299


300<br />

112. A D. TIMOLEONE RAIMONDI<br />

ss. Trinità 1869<br />

accettata la missione del Honan<br />

Degnissimo Sig. Prefetto 1<br />

Milano. festa della SS. Trinità 1869<br />

Il R.mo Mgr. De La Place, Vicario Apostolico del Thce-Kian,<br />

venne a Milano nella passata settimana, e ci diede ottime informazioni<br />

sulla Missione del Ho-nan, dopo le quali ci siamo raccolti<br />

a consiglio, ed abbiamo concordemente stabilito di accettare<br />

la detta Missione offertaci dalla S. C. di Propaganda. Io scrissi<br />

pertanto all’Eminentissimo Card. Barnabò a questo scopo e<br />

consegnai la lettera allo stesso R.mo <strong>Mons</strong>ignor De La Place, che<br />

1 In AME 06, pp. 791-792. L’idea di avere una missione all’interno della<br />

Cina risale al 1863, ma si concretizza cinque-sei anni dopo, in seguito alla decisione<br />

dei lazzaristi di lasciare il Honan. Propaganda ne informa <strong>Marinoni</strong> nel<br />

’68 e chiede se San Calocero è disposto a succedere a loro; M. prende tempo<br />

per riflettere e domandare pareri, in particolare a Raimondi; poi, per meglio<br />

ragguagliarsi, attende l’occasione del passaggio a Milano di mons. Delaplace,<br />

lazzarista, già missionario nel Honan e quindi vicario apostolico del Chekiang.<br />

Il colloquio con lui avviene nel maggio del ’69 e il 28 del giugno seguente esce<br />

il decreto di Propaganda che affida il vicariato del Honan all’Istituto milanese<br />

e ne nomina superiore Volonteri col titolo di pro-vicario.<br />

Nella lettera che pubblichiamo M. dà a Raimondi importanti comunicazioni<br />

sul personale per la nuova missione e i suoi rapporti con Hong Kong. I quattro<br />

missionari pronti a partire sono: Luigi Maria Piazzoli (1845-1904), Angelo<br />

Cattaneo (1844-1910), Gabriele Cicalese (1842-1887) e Vito Ospedale Ruvolo<br />

(1844-1870); ma il primo resterà ad Hong Kong per compensare Raimondi della<br />

perdita di Volonteri. Tutti lasciano Milano il 4 ottobre 1869 e arrivano ad<br />

Hong Kong il 12 dicembre, da dove i tre del Honan, con Volonteri, riprenderanno<br />

il viaggio l’8 febbraio 1870 e giungeranno a Nanyang il 20 marzo.


si incaricò di ottenerci il relativo decreto dalla S. Congregazione.<br />

Promisi ancora all’E.mo che per la fine dell’anno avrei mandato<br />

4 alunni del nostro Seminario, tre dei quali sotto la direzione di<br />

uno dei Missionari veterani di Hong-Kong potrebbero recarsi a<br />

quella Missione. Ritenere quella Missione dipendente da Hong-<br />

Kong non è possibile, e conviene lasciare alle cose il loro corso<br />

naturale, se non vogliamo provocare inutilmente osservazioni di<br />

biasimo da parte di Propaganda. Noi vedremo di potere accompagnare<br />

ai Missionari anche qualche buon Catechista, che aiuti<br />

il Marcello.<br />

Quanto ai voti dei Catechisti 2 qui si opina contro, perché non<br />

essendo i Missionari obbligati a maggior perfezione, non si vede<br />

opportuno l’esigerli dai laici. Però, che i catechisti facciano ciascuno<br />

da sé promessa a Dio di castità e di obbedienza, si può<br />

benissimo accordarlo e promuoverlo. Il voto di castità può essere<br />

perpetuo, l’obbedienza sarà meglio prometterla da una ad<br />

un’altra solennità.<br />

Io chiudo col pregarla di riverirmi tutti i carissimi alunni, e<br />

specialmente D. Domenico e D. Vincenzo da cui ho ricevute due<br />

graditissime lettere che piacquero molto anche ai colleghi: tutti<br />

però abbraccio gli amatissimi Missionari di Hong Kong. Preghi<br />

assai per il<br />

Suo aff.mo e D.mo in Cristo<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

2 A riguardo dei catechisti, Raimondi scrive a M. il 4 aprile 1869 che nelle<br />

due ultime conferenze mensili dei missionari di Hong Kong si è insistito sulla<br />

loro formazione e aggiunge: “Noi crediamo conveniente che loro si imponga<br />

qualche voto e che si mandino in missione dopo un anno o due di prova a S.<br />

Calocero. Formare per così dire una Congregazione di Fratelli per le Missioni”<br />

(testo completo in AME 16, pp. 985-987). La risposta di M. è conforme alla<br />

natura secolare non “religiosa” dell’Istituto. Le Regole del 1872 per i Catechisti<br />

seguono la stessa linea. Oggi essi fanno la “promessa” di osservare la castità<br />

perfetta.<br />

301


Carissima Sorella 1<br />

302<br />

113. ALLA SORELLA MARGHERITA<br />

4 dicembre 1869<br />

la rassicura sui suoi malanni<br />

Il 4 Dicembre 1869<br />

Grazie della bottiglia di capillaire, che mi hai inviato. Sta<br />

quieta sul mio conto. Le cose vanno lente, ma si sa che i mali<br />

vengono di galoppo e vanno via a passi di tartaruga.<br />

Ti prego di dare un franco al buon cameriere che mi portò<br />

ieri il cabaret così vistoso: me ne scordai al momento, te lo ripagherò.<br />

Tutti ne dimostrarono vivo gradimento. Io solo carcerato<br />

in stanza facevo la guardia alla mia gamba, o ginocchio impiagato,<br />

e al petto non ancora del tutto libero. Ma in ogni cosa sia sempre<br />

fatta, lodata, amata la santa volontà di Dio.<br />

Il Tuo aff.mo Fratello<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong><br />

1 In AME 06, p. 837. M. soffre per due dei suoi frequenti malanni: tosse e<br />

piaga al ginocchio, e ringrazia per la bottiglia di “capillarie”, probabilmente<br />

uno sciroppo contro la tosse estratto da una felce chiamata capelvenere. Il<br />

“cabaret così vistoso” del giorno prima è dovuto alla festa di S. Francesco Saverio.


114. A SUA SANTITÀ PIO IX<br />

(senza data)<br />

solidarietà filiale e difesa del dominio temporale<br />

Beatissimo Padre 1<br />

Permettete agli ultimi dei vostri figli di unire le loro voci a<br />

quelle di tanti venerabili Prelati ed insigni personaggi per esprimervi<br />

il vivo dolore da cui sono compresi vedendo la Santità<br />

Vostra divenuta segno di tante e sì strane contraddizioni, con le<br />

quali si vorrebbe rapire alla S. Sede Apostolica il suo Civile Principato,<br />

tanto necessario nel presente ordine di Provvidenza alla<br />

libertà ed indipendenza del Supremo Capo della Chiesa. Qual<br />

sarebbe la nostra fortuna se potessimo recare qualche conforto<br />

al cuore amareggiato di Vostra Beatitudine, assicurandola che<br />

non solo tra i Sacerdoti, ma anche tra i Laici in Lombardia non<br />

è piccolo il numero di coloro che gemono altamente per uno stato<br />

di cose così contrario ai veri interessi e della Religione e della<br />

Società!<br />

Beatissimo Padre, per quante accuse si mettano in campo, per<br />

quante calunnie si inventino, per quanti pretesti si adducano,<br />

non riusciranno i tristi ad oscurare in faccia ai suoi ammiratori la<br />

giustizia e la santità troppo manifesta della vostra causa. Voi siete<br />

il Sovrano più legittimo e più degno che ci sia sulla terra. La<br />

1 In AME 08, pp. 451-453, senza data. La mancanza di data non permette<br />

di dire l’occasione precisa dello scritto, se mai ci sia. La sua collocazione tra le<br />

lettere del 1870 ricorda la presa di Roma nel settembre dello stesso anno, ma<br />

probabilmente è anteriore, dato che non fa menzione dell’evento. M. del resto,<br />

come s’è visto, sente spesso il bisogno di esprimere al Pontefice contestato e<br />

perseguitato ossequio e solidarietà, a nome pure di San Calocero e de L’Osservatore<br />

Cattolico. Il testo per la sua discreta lunghezza può dar largo spazio ai<br />

suoi sentimenti e alle ragioni che li sostengono.<br />

303


pietà dei principi e dei popoli hanno eretto il trono su cui vi siete<br />

assiso, dieci e più secoli ne hanno dimostrata invincibilmente<br />

la solidità e la bontà; la S. Chiesa Cattolica ne ha risentiti ed<br />

apprezzati gli inestimabili vantaggi; l’Europa intera non una volta<br />

si recò a dovere di combattere gli iniqui invasori; Pontefici<br />

sommi anche agli occhi del secolo ne hanno illustrato i fasti con<br />

la sapienza del regime, con la grandezza delle opere, con l’opportunità<br />

delle istituzioni, con lo splendore delle virtù ed anche<br />

con il raggio divino della santità.<br />

Chi ardirà di proscrivere come incapace del regno il Padre, il<br />

Maestro, il Pastore dei sovrani e delle nazioni? Chi dirà inetto<br />

allo scettro il Vicario ed il Rappresentante di Colui che dice: mio<br />

è il consiglio e l’equità, mia la prudenza e la fortezza: per me<br />

regnano i re, per me i legislatori decretano il giusto? Quale fra i<br />

principi pretenderà di conoscere e di rispettare più di voi i veri<br />

diritti dei popoli; chi avrà più zelo di voi per la giustizia, più<br />

amore per l’ordine, più di sollecitudine per le necessità dei suoi<br />

sudditi? Chi sarà meno accessibile all’interesse, all’orgoglio ad<br />

alle alte passioni che spesso traviano i più grandi monarchi? Non<br />

siete voi, Beatissimo Padre, che questi rigettano, è Dio medesimo<br />

che non vorrebbero regnasse su di loro: e ciò che Dio disse<br />

a Samuele, lo potrebbe ripetere a voi: non te abjecerunt sed me,<br />

ne regnem super eos [non hanno rigettato te, ma hanno rigettato<br />

me, perché io non regni più su di essi, 1 Sam 8,7]. Non vorrebbero<br />

più che la Religione, base d’ogni felicità sociale, servisse di<br />

norma alle loro azioni, vogliono pensare, parlare, scrivere, agire<br />

con una libertà impaziente di ogni freno, e non pensano che l’eccesso<br />

della libertà è la più dura di tutte le schiavitù.<br />

Ma noi fondati nella potenza del Signore e nella grandezza<br />

delle sue misericordie non dubitiamo ch’Egli rinnoverà anche al<br />

nostro cospetto le meraviglie della sua destra; né verrà meno alla<br />

fedeltà delle sue promesse. Ben altre tempeste furono da Lui<br />

sedate e la sua Chiesa al moltiplicarsi delle acque delle tribulazioni<br />

a somiglianza dell’arca non fa che elevarsi più in alto: multiplicatae<br />

sunt acquae et elevaverunt arcam in sublime [le acque<br />

crebbero e sollevarono l’arca che s’innalzò sulla terra, Gn 7,17].<br />

Perciò ci congiungiamo con tutto il cuore alle preghiere di tutti<br />

304


i buoni fedeli per la liberazione di Pietro. Voi però, Beatissimo<br />

Padre non cessate come Mosè di tenere le vostre mani alzate, e<br />

il popolo di Dio trionferà dei suoi nemici. Benediteci, Padre<br />

amantissimo, e invocate sopra di noi la pienezza dei celesti favori;<br />

mentre prostrati al bacio dei Vostri SS. Piedi ci protestiamo<br />

col più vivo affetto e col più profondo ossequio<br />

Della Beatitudine Vostra<br />

Umilissimi, Obbedientissimi,<br />

Devotissimi Servi e Figli<br />

305


R.mo Sig. Prefetto 1<br />

306<br />

115. A TIMOLEONE RAIMONDI<br />

30 gennaio 1870<br />

notizie e raccomandazioni importanti<br />

Milano il 30 Gennaio 1870<br />

Rispondo alla carissima sua del 12 Dicembre scorso in cui mi<br />

dà la nuova confortante del felice arrivo dei nostri amatissimi<br />

alunni. Grazie mille a Dio che li ha sottratti a così evidente pericolo<br />

di naufragio, grazie alla Stella del mare, grazie a S. France-<br />

1 In AME 06, pp. 847-849. Lettera piena di riferimenti che richiedono qualche<br />

chiarificazione. M. incoraggia i missionari giunti ad Hong Kong con destinazione<br />

Honan (v. Lettera 112), si congratula con Raimondi ormai divenuto<br />

prefetto (v. Lettera 103) per il suo viaggio in Cina motivato da questioni inerenti<br />

alla “procura” di Propaganda, e dice di comprendere che non voglia staccarsi<br />

da Burghignoli. Questi, amicissimo del Volonteri, desiderava andare con<br />

lui nel Honan e M. lo appoggiava, ma Raimondi lo riteneva troppo necessario<br />

per sé, e non lo volle mai cedere. In un primo tempo sembrava incline a darlo,<br />

purché Borgazzi, in patria per salute, tornasse subito ad Hong Kong, ma poi se<br />

li tenne tutti e due. Quanto a Domenico Barbero (1820-1881), ha l’onore di<br />

essere il primo vescovo e il primo ed unico vicario apostolico di Hyderabad<br />

appartenente a San Calocero; fu consacrato vescovo a Roma il 3 aprile 1870 (v.<br />

Lettera seguente).<br />

M. parla quindi del sacerdote Scarella che veniva dal Collegio Brignole-Sale<br />

di Genova: egli è pronto a riceverlo, ma a condizione che passi per le vie normali;<br />

e ciò perché vuol essere persuaso della sua preparazione. Anche don Giovanni<br />

Battista Ungaro di Monteiasi (1838-?) era stato alunno del Brignole-Sale<br />

e poi missionario in Cina coi lazzaristi, ma di lui il Delaplace (v. Lettera 112)<br />

dava un giudizio poco favorevole, forse però troppo severo; occorre perciò far<br />

ulteriori indagini. Sia Scarella che Ungaro, accolti nell’Istituto, lavoreranno nel<br />

Honan: del primo ne riparleremo, il secondo rientra definitivamente nel 1878<br />

per malattia. Lasciato successivamente l’Istituto, nel 1880 è rettore a S. Teresa<br />

agli Studi a Napoli.


sco Saverio. Io spero che i nuovi Missionari sentiranno la sublimità<br />

della loro vocazione, e giunti alla meta tanto da loro sospirata<br />

si consacreranno con tutta la lena alle ardue fatiche del loro<br />

apostolato. D. Luigi, D. Vito, D. Gabriele, D. Angelo confortamini<br />

in Domino et in potentia virtutis eius [attingete forza nel<br />

Signore e nel vigore della sua potenza, Ef 6,10].<br />

Mi rallegro pur di cuore con Lei dell’ottimo successo del suo<br />

giro nell’interno dell’Impero Celeste, e spero che la S. Congregazione<br />

ratificherà il suo operato, e ne sarà molto soddisfatta. In<br />

breve avrò occasione di recarmi a Roma, accompagnando l’ottimo<br />

D. Domenico Barbero che deve essere consacrato Vescovo<br />

Vicario Apostolico di Hyderabad, e da parte mia può ben immaginarsi<br />

se farò tutto quello che può giovare a codesta Prefettura<br />

Apostolica di Hong Kong.<br />

Io vedo la difficoltà di Vostra Signoria R.ma a distaccare dal<br />

suo fianco il bravo D. <strong>Giuseppe</strong> Burghignoli, e scrissi subito a D.<br />

Ignazio Borgazzi, che si trova col suo fratello a Monza presso la<br />

Parrocchia S. Biagio (di cui appunto è Parroco D. Carlo Borgazzi):<br />

ma D. Ignazio mi risponde che per ora non può e mi dice<br />

che ne scriverà direttamente a Vostra Signoria R.ma.<br />

Quanto al Sacerdote Scarella, alunno del Collegio di Genova,<br />

non vedo difficoltà che sia aggregato agli alunni del nostro Seminario.<br />

Amerei però che si stabilisse un certo intervallo di prova,<br />

così nell’interesse suo come nel nostro, affinché egli esperimenti<br />

noi, e noi viceversa lui e così a ragion veduta ci abbracciamo reciprocamente.<br />

La prova non è necessario che sia lunga, avendo noi<br />

accolti e mandati alle Missioni dei Sacerdoti dopo sei o sette mesi<br />

di tirocinio e convivenza. Il detto Scarella mi faccia regolarmente<br />

la sua domanda, e sia accompagnata se si può da qualche attestato<br />

dei suoi Superiori, e noi ben di cuore lo faremo membro<br />

del nostro Seminario.<br />

Infine, M. tratta di soldi: Raimondi non ritardi di saldare il debito contratto<br />

con G. B. Scatti (1844-1918, tornato in diocesi di Milano nel 1887) del Bengala,<br />

e non permetta a Bernardo Viganò (1837-1901), o altri suoi missionari,<br />

d’impicciarsi in affari. M. è drastico in questa materia perché non venga minimamente<br />

compromessa l’opera della missione.<br />

307


Raccomando ancora a D. Simeone Volonteri di prendere<br />

informazioni sul Missionario Ungaro di Monteiasi, e se giudica<br />

opportuno l’ammetterlo me ne scriva, perché io lo inviterò a<br />

venire a S. Calocero, e spedirò lui pure. Mgr. De La Place non lo<br />

giudicava atto, ma sento che è molto severo, e forse il Sig. Ungaro<br />

col maturare negli anni avrà migliorato se stesso: a Napoli so<br />

che fa bene, lavora assai, ed ha anche vivo il desiderio delle Missioni.<br />

Egli faceva da Procuratore nel Ho-nan e mi ha dato le più<br />

esatte informazioni su quel Vicariato, su tutti i mezzi che ha la<br />

Missione etc. Io ne fui molto contento.<br />

La lettera che ella ha fatto pubblicare sul Museo delle Missioni,<br />

chiedendo aiuto per gli orfanelli di Hong Kong mi ha fatto<br />

pervenire nelle mani £ 52, 50 di una Signora Antonia Rotondi<br />

da Crema. Le ho consegnate al P. Procuratore.<br />

Io le raccomando assai di soddisfare il debito col Bengala,<br />

perché dopo che l’ottimo D. G. B. Scatti ha dato graziosamente<br />

del suo borsino per compiere la somma richiesta, non è giusto<br />

ritardargli ciò che gli spetta, né è conforme alla gratitudine che<br />

si deve professargli per il favore ricevuto. Né può a tale intento<br />

servire un mezzo proposto da Vostra Signoria per quelle ragioni<br />

che già esposi, e che non amo ridire.<br />

La prego e supplico più vivamente che posso, che non permetta<br />

né al Missionario Viganò, né ad alcun altro mai di impacciarsi<br />

in affari di sementi dei bachi da seta, o di altre speculazioni<br />

commerciali. Non lo si faccia neppure col titolo di mandarne<br />

saggi o campioni. Per amor di Dio asteniamoci da tutto ciò che<br />

può compromettere il carattere della nostra Missione, che è tutta<br />

spirituale. Ab omni specie mali abstinete vos [Astenetevi da<br />

ogni specie di male, 1 Ts 5,22]. Guai se si potesse sospettare che<br />

ci mescoliamo in cose di lucro: noi abbiamo sofferto a Como e<br />

in Brianza delle lamentele, che non potevano riuscire se non di<br />

discredito ai Missionari di S. Calocero. Questa cosa la affido<br />

interamente al suo zelo, alla sua saviezza e fermezza: vi stia attento<br />

anche nel caso doloroso che qualche Missionario dovesse per<br />

salute ritornare.<br />

Con vera e distinta stima ed affezione, implorando il soccor-<br />

308


so delle sue fervide preghiere e di quelle di tutti codesti amatissimi<br />

confratelli, mi dico<br />

Suo Dev.mo Servo in G. C.<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

P. S. Quanto al P. Valentini approvo ciò ch’ella mi scrive.<br />

309


310<br />

116. A D. SIMEONE VOLONTERI<br />

30 aprile 1870<br />

il Papa lieto di vedere il primo vescovo dell’Istituto<br />

Carissimo e Degnissimo D. Simeone 1<br />

Roma, Canonica Vaticana 30 Apr. 1870<br />

Le scrivo da questa santa città, dove mi trovo già da un mese<br />

con l’ottimo <strong>Mons</strong>. Barbero consacrato Vescovo di Doliche il 3<br />

corrente nella Chiesa ove riposa il corpo venerato di S. Filippo<br />

Neri. Abbiamo avuta il 9 udienza cordialissima dal S. Padre che<br />

si rallegrò di vedere il primo Vescovo della nostra Società, e ci<br />

benedisse con effusione più che paterna, concedendo a tutti i S.<br />

Caloceresi Indulgenza plenaria in un giorno a scelta pregando<br />

per lui e accostandosi alla S. Eucaristia.<br />

Spero che il danaro le sarà stato subito mandato dal Seminario<br />

di Parigi, a cui scrissi che si dessero immediatamente i 2400<br />

fr. Ella ha ragione di evitare i danni provenienti dal ritardo del<br />

danaro, e quanto a me non voglio minimamente nuocere al bene<br />

della Missione. Solo si proporrebbe, come si fa con altre Missioni,<br />

che da Lione e da Parigi la cambiale fosse spedita a me, io la<br />

firmo al momento e la rimando al Sig. Mailly a Parigi, e ciò non<br />

1 In AGPIME 17,3, p. 15. Sulla figura e l’opera di mons. Barbero, primo<br />

vescovo di San Calocero e vicario apostolico di Hyderabad, rimandiamo ai<br />

nostri storici (BRAMBILLA, Il Pontificio, II; TRAGELLA, II, pp. 351-370; GHEDDO,<br />

PIME, pp. 319-321). M. era a Roma da un pò, anche perché mons. Barbero<br />

prendeva parte al Concilio Vaticano I. Circa la questione dei sussidi dell’Opera<br />

della Propagazione della Fede M. non manca d’ianche con Raimondi che la<br />

relativa cambiale passi da lui, pur lasciandogli libertà d’azione; le norme da stabilire<br />

di comune accordo dovranno servire agli interessi della missione e all’unione<br />

con la direzione di San Calocero.


porterebbe neppure il ritardo di una settimana. Con questo, se<br />

non avessimo qualche conto corrente potremmo subito metterci<br />

in regola. Tuttavia io le lascio libertà di azione, finché non si siano<br />

stabilite di comune accordo delle norme da seguirsi, le quali<br />

non pregiudichino gli interessi della Missione, e insieme abbiano<br />

il vantaggio di tenerci uniti.<br />

Aspetto con ansia altre notizie di lei, di D. Vito, D. Gabriele,<br />

D. Angelo Cattaneo. Dica a D. Gabriele che il suo ottimo Arcivescovo<br />

di Salerno è qui con me e lo saluta caramente.<br />

<strong>Mons</strong>. Barbero manda mille benedizioni ai Sancaloceresi.<br />

Tutto suo in Domino<br />

P.te G. <strong>Marinoni</strong><br />

La risposta si mandi a Milano<br />

Mi varrò in seguito per le Corrispondenze<br />

di M. Mailly<br />

311


312<br />

117. A MONS. DOMENICO BARBERO<br />

7 giugno 1870<br />

gli affida una missione presso Propaganda<br />

relazione con l’Istituto di p. Villoresi<br />

R.mo <strong>Mons</strong>ignor Vescovo 1 ,<br />

Milano il 7 Giugno 1870<br />

Ieri ricevetti la carissima sua in cui mi notificava la separazione<br />

definitiva della Missione del Bengala da quella di Calcutta,<br />

notizia consolante, ma al tempo stesso mi affliggeva il non veder<br />

fatta la nomina del Prefetto Apostolico. Vorrei sperare che<br />

Vostra Signoria R.ma parlando con l’Eminentissimo Card. Barnabò<br />

giunga a dissipare qualsiasi dubbio potesse aversi sulla<br />

bontà del P. Marietti, sull’amore alle sane dottrine, sulla sua<br />

devozione alla S. Sede. Sarebbe un gran colpo per quella Missione<br />

la perdita di un soggetto sì prezioso, e vorrei credere che<br />

la divina clemenza ci risparmi questo dolore. Egli però mi ha<br />

assicurato che continuerà a promuovere il bene della sua Mis-<br />

1 In AME 06, pp. 871-873. La separazione della missione del Bengala da<br />

Calcutta, dopo 15 anni di difficile e duro lavoro dei missionari di San Calocero,<br />

era un evento atteso ma non semplice. Per volere di Propaganda ne discussero<br />

i vicari apostolici dell’India riuniti a Roma dal 29 marzo al 5 aprile del ’70<br />

e quasi tutti diedero voto positivo; era presente anche mons. Barbero, ma non<br />

il vicario apostolico di Calcutta, il gesuita mons. Steins, che inviò il suo parere<br />

negativo. Solo il 15 luglio, vinta ogni resistenza, Propaganda emanava il decreto<br />

di erezione della nuova Prefettura del Bengala Centrale e il primo agosto<br />

nominava p. Antonio Marietti prefetto apostolico. La lettera di <strong>Marinoni</strong> a Barbero<br />

giunge quindi ad operazione già avanzata ma non ultimata: di qui la sua<br />

soddisfazione e insieme la sua preoccupazione. Egli cerca di dissipare i dubbi<br />

su Marietti, dovuti alla sua salute precaria. E coglie l’occasione per ringraziare<br />

il vescovo delle notizie sul Concilio Vaticano I a cui prende parte.


sione. Io scriverò subito la terna, e scriverò anche una lettera al<br />

Card. Prefetto per supplicarlo di appoggiare presso Sua Santità<br />

l’elezione di D. Antonio. Con questa lettera, che invierò aperta a<br />

Lei, <strong>Mons</strong>ignore, ella avrà la compiacenza di recarsi dal Card.<br />

Barnabò, e di parlargli il più caldamente che potrà in favore del<br />

Missionario Marietti.<br />

I due soggetti che proporrò saranno D. Enrico Longa, e D.<br />

Paride Bertoldi, ma prima voglio consultare tutti insieme i colleghi.<br />

La ringrazio delle notizie fornitemi sul Concilio, e la prego a<br />

continuarmele sotto ogni riserva. Veda però che le lettere siano<br />

ben suggellate, meglio con ostie.<br />

Riguardo al Collegio di Napoli 2 ho data una negativa recisa,<br />

né c’è altro da fare. Perciò se il P. Falanga venisse da Vostra<br />

Eccellenza R.ma, gli dica il divieto assoluto ricevuto dall’E.mo<br />

Card. Prefetto. Io non ho voluto in una lettera che resterà nell’archivio<br />

del Collegio di Napoli dire apertamente la proibizione<br />

avuta, ma ho scritto che, inteso anche il voto della superiore<br />

autorità ecclesiastica, mi trovo nella necessità di ricusare affatto<br />

un carico che oltrepassa la misura delle nostre forze. Ella però a<br />

voce può parlar più chiaro.<br />

Dica poi per favore all’ottimo D. Ignazio Borgazzi che i miei<br />

rispettabili colleghi trovano troppo avanzato in età il Chierico<br />

2 Sulla chiusura delle trattative col Collegio di Napoli già si è detto (Lettera<br />

110). Ora entra in scena l’Istituto San <strong>Giuseppe</strong> di Monza, fondato dal barnabita<br />

p. Luigi M. Villoresi (1814-1883) nel 1862 in aiuto ai seminaristi poveri.<br />

M. da tempo conosce e stima p. Villoresi, e con lui parla dei due casi approdati<br />

a San Calocero tramite Borgazzi. Né Riezesuski, né Petterson vengono<br />

accolti e M. ha parole gravi anche per Borgazzi. Il discorso di usufruire dell’Istituto<br />

di Villoresi anche a vantaggio di San Calocero si farà solo nel 1874 e<br />

sboccherà perfino a un “Progetto di unione” tra loro, da sottoporre all’approvazione<br />

dell’arcivescovo di Milano e di Propaganda. Un inizio promettente che<br />

però non arriverà in porto e ci si limiterà solo al passaggio di alunni dell’Istituto<br />

di S. <strong>Giuseppe</strong> a San Calocero, con dispiacere di non pochi dei nostri, tra<br />

cui Raimondi sempre favorevole ad ogni iniziativa a favore di una crescita delle<br />

vocazioni missionarie, e lo stesso M., anche se questi è più attento alle esigenze<br />

di una loro adeguata formazione (TRAGELLA, II, pp. 194-200; DONEGA-<br />

NA, pp. 255-261).<br />

313


Riezesuski (ha 37 anni), e non vedono come la Missione di Hong<br />

Kong, che predica continuamente miserie, né vuol pagare allo<br />

Scatti il danaro prestato, né vuol Canossiane neppure a spese della<br />

Propagazione della Fede e della S. Infanzia per mancanza di<br />

quattrini, possa obbligarsi a dar 600 lire ogni anno per tutta la vita<br />

a questo Polacco, o Prussiano, o Svedese che sia. Io sono stato<br />

oggi a Monza, gli ho parlato, e ho parlato col P. Villoresi. Vedo<br />

che è gia maturo assai, e che soffrirebbe per certo in un clima<br />

così caldo, come quello di Hong Kong.<br />

Quanto all’altro cioè al Petterson egli ha solo 26 anni, sa l’Inglese,<br />

è pieno di vita ed è disposto a rinunciare al suo paese per<br />

farsi alunno di S. Calocero e Missionario. Noi lo accoglieremo,<br />

ma ci riserbiamo di disporne a suo tempo per quella missione,<br />

che ne avrà più bisogno. Mi duole di non soddisfare appieno i<br />

voti dell’ottimo e carissimo D. Ignazio, ma sono persuaso che<br />

riflettendo più attentamente egli troverà ragionevole il nostro<br />

comune parere, e vi si adatterà. Il P. Villoresi non ha fatto vedere<br />

nessuna urgenza, anzi mi ha fatto capire che, se appena si<br />

appianassero in Svezia le difficoltà, quel soggetto sarebbe utilizzato<br />

colà. Prego Vostra Signoria R.ma ad aggiungere anche la sua<br />

autorità a questa scelta, che conserva la regola finora seguita in<br />

S. Calocero, e non ci espone a dissidi, e futuri pentimenti. Scriverei<br />

io stesso a D. Ignazio, ma ho troppo da fare e prego Lei a<br />

far le mie veci. Gli dica che me lo tengo carissimo, che vedo con<br />

grande piacere l’impegno che ha per la Missione, e che mi fa<br />

male che se ne vada lontano, mentre forse la sua posizione più<br />

bella sarebbe in S. Calocero come maestro di lingua inglese. Però<br />

su questo dovrei prima sentire pure il voto dei compagni.<br />

Con vero intenso affetto e stima Le bacio il Sacro anello, le<br />

chiedo ossequiosamente l’episcopale benedizione e mi dichiaro<br />

314<br />

Di V. S. Ill.ma e R.ma<br />

U.mo e D.mo Servo<br />

P.te G. <strong>Marinoni</strong>


118. A D. SIMEONE VOLONTERI<br />

26 giugno 1870<br />

problema di personale e soldi nel Honan<br />

Amatissimo e Degnissimo D. Simeone 1<br />

Milano 26 Giugno 1870<br />

Rispondo alla sua carissima del 3 Aprile, che ci ha confortati<br />

con la felice notizia del suo arrivo a Nam-jan-fu: a Roma, dove<br />

fui per due mesi e mezzo, avevo ricevuta un’altra sua da Honkow,<br />

e prima un’altra da Shangai. Tutte mi giunsero graditissime,<br />

e di tutte la ringrazio di nuovo, benché ad alcune abbia già risposto.<br />

Ella è tutto in pensiero per avere altri operai per il Ho-nan e<br />

mi propone di far qualche convenzione col Collegio di Genova.<br />

Veramente anch’io nutrii per qualche tempo la speranza di poter<br />

1 In AGPIME 17,3, pp. 17-20. Pro-prefetto del Honan (v. Lettera 112),<br />

Volonteri si preoccupa subito di aver missionari e sussidi. Sulla prima questione<br />

propone una convenzione col Collegio Brignole-Sale di Genova e M. gli dice<br />

in breve com’è la situazione al riguardo (v. Lettera 90). M. accenna poi ad un’altra<br />

prospettiva: Herbert Vaughan (1832-1903), fondatore nel 1866 del Collegio<br />

missionario di Mill Hill, pensa di inviare i suoi nel Honan, ma aspira pure ad<br />

avervi una missione propria; bisogna quindi pensarci bene se accettare o meno.<br />

E difatti, dopo qualche tentennamento, Volonteri deciderà per il no, secondo la<br />

linea di San Calocero. Vorrebbe invece che restassero alcuni lazzaristi cinesi e<br />

per questo ricorre anche a Propaganda; M. ricorda i termini dell’accordo fatto<br />

con mons. Delaplace e soprattutto ribadisce che non vanno turbate le buone<br />

relazioni con i lazzaristi. Questo vale anche per ciò che riguarda proprietà e<br />

denaro. M. è pronto a perorare la causa dei sussidi, ma Volonteri prepari un prospetto<br />

dettagliato sulla situazione e i bisogni della missione. Come si vede, M. si<br />

adopera in ogni modo per consigliare e aiutare i suoi, seguendo da vicino ogni<br />

problema, sempre però nel rispetto dei principi e delle norme che devono guidare<br />

l’Istituto e la sua opera, in conformità al suo fine e al suo spirito.<br />

315


impetrare aiuto da quel Collegio, ma, siccome essi hanno il vincolo<br />

di dare i loro soggetti non già ad altre Congregazioni, ma<br />

secondo il beneplacito di Propaganda ai Vicari Apostolici, e non<br />

si assoggettano a mandare i loro alunni a S. Calocero per qualche<br />

tempo di prova, riesce assai difficile il giovarsene.<br />

Sul principio di questo mese passò di qui l’ottimo Sig. Herbert<br />

Vaughan, Rettore del nuovo Collegio delle Estere Missioni<br />

di Londra: egli mi aveva già parlato in Roma di un suo desiderio<br />

che poi ha formulato, come troverà nell’unita carta scritta di<br />

mano del buon Missionario Scurati. D. Ignazio Borgazzi che in<br />

Roma stessa aveva pur trattato di questo punto, mi scriveva che<br />

il Sig. Vaughan si accontenterebbe anche di lasciare indefinitamente<br />

i suoi Missionari al Ho-nan, ma quando il Sig. Vaughan fu<br />

qui a S. Calocero si espresse in modo da far vedere chiaramente<br />

che la sua intenzione era di aver per sé quella porzione del Honan<br />

di cui parla, per fondarvi una missione propria del Seminario<br />

di Londra. Ella esamini bene la proposta e mi scriva netto il<br />

suo parere: il Sig. Vaughan potrebbe e bramerebbe mandar subito<br />

i suoi Missionari, che sono in numero di tre al presente.<br />

Ricevo lettere dal Sig. Mailly e da Mgr. De La Place, che mi<br />

fanno temere assai che possa esser rotta quella relazione affettuosa,<br />

che ella stessa mi annunziava tra i RR. PP. Lazzaristi e i S.<br />

Caloceresi del Ho-nan. Il Sig. Mailly mi scrive che Vostra Signoria<br />

ha chiesto ai tre Lazzaristi Cinesi i Sigg. Tadeon (?), Pong e<br />

Ly se volessero lasciare la Congregazione della Missione e restare<br />

al Ho-nan con Vostra Signoria, e che avendo essi dato un categorico<br />

rifiuto (perché attaccati alla loro vocazione, e perché<br />

rimasti al Ho-nan solo per non abbandonare senza assistenza i<br />

Cristiani fino all’arrivo dei Missionari Milanesi) Vostra Signoria<br />

R.ma rispose che provocherebbe dalla Propaganda ordine di<br />

restare.<br />

Mi scrive pure il medesimo Sig. Mailly che vi sarebbe anche<br />

questione di danaro, e di oggetti appartenenti alla Missione tra i<br />

Lazzaristi che partono e quelli che subentrano, mentre egli aveva<br />

raccomandato che i suoi lasciassero tutto in ordine, e aveva<br />

rinunziato al possesso di un terreno, la cui proprietà era dubbia,<br />

in una missione vicina, per amor di pace e di concordia.<br />

316


Mi scrive ancora che vi sarebbero un Diacono e un Suddiacono<br />

Cinesi già ammessi nella Congregazione, né sa se anche a<br />

proposito di essi si solleverà la questione, mentre essi protestano<br />

il loro attaccamento alla loro vocazione.<br />

Mgr. De La Place scrive nel medesimo senso riguardo ai<br />

Sacerdoti e ministri Cinesi.<br />

Io ho risposto che l’ottimo Volonteri non mi aveva ancora<br />

informato della vertenza; che l’accordo fatto con <strong>Mons</strong>. De La<br />

Place riguardava la sostanza delle cose, cioè che noi accettavamo<br />

la Missione che i Lazzaristi abbandonavano, ma riguardo ai dettagli<br />

era chiaro che la cosa doveva rimettersi a coloro che sono<br />

sui luoghi e conoscono meglio di noi la situazione.<br />

Ho però assicurato che nulla sarebbe più contrario alle nostre<br />

idee che turbare le buone relazioni che ci uniscono, che ne scriverei<br />

subito a Vostra Signoria R.ma e che ritenevo fuor di dubbio<br />

che solo l’estrema necessità del personale (di cui Vostra<br />

Signoria R.ma mi ha scritto sin dal primo arrivo) sarebbe stata la<br />

causa di ritenere al Honan, finché sia provveduto al bene della<br />

Missione, i Sacerdoti Cinesi: ho detto che io conosco troppo la<br />

prudenza e le virtù del P. Volonteri per dubitare che non si comportasse<br />

con tutti i riguardi in materia sì delicata e importante.<br />

Aspetto perciò notizie precise e se mai Ella avesse già scritto a<br />

Propaganda, mi mandi copia di ciò che ha scritto, o me ne dica<br />

solo il contenuto per mia norma.<br />

Allo stesso P. Mailly mandai la sua del 3 Aprile, in cui lo autorizza<br />

a dare a me quel danaro che gli chiedessi: però scrissi al<br />

tempo medesimo che non mi occorreva nulla e che mandasse a<br />

Lei tutto quanto avesse riscosso per la Missione. Da Roma io gli<br />

aveva mandato £ 15.000, assegno della S. Infanzia per la Missione<br />

del Honan, che mi erano state consegnate in biglietti di Banca<br />

Romana dal Sig. Abb. Di Girardin: al quale la prego di attestarne<br />

la ricevuta e altrettanto la gratitudine.<br />

Da Roma pure scrissi al Sig. Tesson, Procuratore del Seminario<br />

delle Estere Missioni, per le £ 2400, di cui parlava la lettera<br />

di Vostra Signoria scrittami il 15 Febbraio da Shanghai: spero<br />

che le saranno state rimesse senz’altro ritardo.<br />

Abbiamo qui da alcuni giorni il buon P. Taglioretti suo zio:<br />

317


sta compiendo e stampando un opuscolo (come appendice al suo<br />

lavoro sul Criterio dei Dommi) intitolato: S. Ambrogio e l’Infallibilità<br />

Pontificia. Farà ottimo effetto, lo spero.<br />

Le Orsoline di S. Ambrogio dietro invito del P. Taglioretti<br />

hanno ricamato molto bene una berretta sacerdotale sul tipo di<br />

quella da lei trasmessami. Le sarà mandata con la prima occasione.<br />

La Missione del Bengala Centrale è stata definitivamente staccata<br />

da quella di Calcutta: anche la Missione della Birmania<br />

Orientale è stata costituita con quei confini che desiderava l’ottimo<br />

Prefetto Apostolico D. E. Biffi. Il P. Marietti non è ancora<br />

stato nominato Prefetto Apostolico, ma spero che lo sarà tra breve.<br />

Ringrazio D. Vito, D. Gabriele, D. Angelo delle loro carissime<br />

lettere, a cui risponderei volentieri, se la salute me lo permettesse.<br />

Bramo però aver sempre notizie di loro, e li prego che<br />

non lascino di scrivermi.<br />

Con vivissimo affetto mi dico<br />

Suo D.mo Servo in Cristo<br />

P.te G. <strong>Marinoni</strong><br />

P. S. Vedo negli Annali della Propagazione della Fede segnati<br />

Fr. 2.400 per il 1869: questi li avrà riscossi interamente, perché<br />

12.000 servirono per il viaggio dei Missionari. Ella procuri di<br />

preparar presto un prospetto ben dettagliato dello stato della sua<br />

Missione, del personale che gli occorrerebbe, etc. e me lo mandi,<br />

perché vedrò se mi riesce di far crescere l’assegno, benché la<br />

cifra totale degli incassi quest’anno sia stata minore quasi di<br />

100.000 lire degli anni passati. Di mano in mano che va raccogliendo<br />

notizie sulla Missione, mi raccomando che abbia la<br />

pazienza di comunicarmele.<br />

318


119. A MONS. SIMEONE VOLONTERI<br />

28 agosto 1870<br />

moderare lo zelo e provare la vocazione di Scarella<br />

R.mo Mgr. Provicario 1<br />

Milano il 28 Agosto 1870<br />

Ho inteso con piacere da Mgr. Raimondi che le cose si mettono<br />

bene costì e lo rilevo ancora dalla carissima sua lettera del<br />

16 Maggio; ma la prego di avere più riguardo alla salute, e non<br />

fare coll’ammalarsi un danno gravissimo alla Missione rovinandola<br />

senza necessità. Freno allo zelo ed alla soverchia attività.<br />

Prenda le cose con calma, una per volta ove si possa e conceda<br />

alla macchina troppo debole, che circonda l’angelica farfalla, i<br />

suoi sollievi e i suoi dovuti riposi.<br />

Le unisco qui l’accettazione del Sig. Scarella, che rimetto in<br />

mano sua, perché la consegni o no secondo che vede tornar più<br />

utile al bene della Missione e dello stesso Sig. Scarella, come pure<br />

del nostro Istituto. Ho detto che mi muovono all’accettazione<br />

anche le favorevoli informazioni avute da Vostra Signoria R.ma,<br />

perché ella avrà avuto certamente maniera di averne notizia da<br />

chi lo conosce. Ma nell’ultima sua sembra affermare che non ne<br />

sa nulla. Perciò la prego di assicurarsi, se appena può, coll’assumere<br />

le notizie occorrenti, ovvero a provarlo prima un poco, e<br />

poi consegnargli, se la prova è soddisfacente, la mia lettera.<br />

1 In AGPIME 17,3, pp. 21-22. Troviamo in questa lettera tre missionari (i<br />

primi due già incontrati), Scarella, Ungaro e Teodoro Mouilleron originario di<br />

Nantes (1846-1878), che in tempi e vie diverse dal Collegio Brignole-Sale<br />

approdano a San Calocero e vengono accolti da Volonteri per lavorare nel<br />

Honan. D. Gabriele è il p. Cicalese.<br />

319


Quanto all’Ungaro non ne parliamo d’altro. Quanto al Sig.<br />

Mouilleron ella vedrà ciò che conduce al bene della Missione, e,<br />

se sarà il caso, accoglieremo anche questo Missionario tra i<br />

nostri.<br />

Il Padre di D. Gabriele è ansioso di aver notizie del figlio.<br />

Mi saluti tutti i Missionari, e mi creda<br />

Suo Aff.mo e D.mo in Cristo<br />

320<br />

P.te G. <strong>Marinoni</strong>


120. A MONS. TIMOLEONE RAIMONDI<br />

25 settembre 1870<br />

Borgazzi autorizzato ad andare in America<br />

per raccogliere soldi<br />

R.mo <strong>Mons</strong>. Prefetto Apostolico 1<br />

Milano 25 7bre 1870<br />

Ho ricevuto la carissima sua del 3 Agosto scorso, in cui mi<br />

espone lo stato finanziario attuale della Missione di Hong Kong<br />

e ne riassume le cause e i processi decorsi.<br />

Non v’è più bisogno che si parli di un argomento già esaurito.<br />

D. Ignazio Borgazzi fin dal fine di Maggio si recò a Roma<br />

presso il R.mo Mgr. Barbero per mettersi in comunicazione con<br />

vari Vescovi Americani del Sud, come di fatto compì con felice<br />

esito, ed ebbe attestato da Propaganda del bisogno della Missione<br />

e della qualità con cui viene inviato. Io stesso gli rilascerò una<br />

lettera commendatizia, ed egli partirà per l’America non appena<br />

avrà raccolto un po’ di denaro per il viaggio. Egli è ritornato or<br />

ora da Ginevra, dove si rifugiò da Lione quando si instaurò la<br />

repubblica rossa e si gridò morte ai Gesuiti presso i quali era<br />

domiciliato col Vescovo di Rio Grande andatovi al suo ritorno<br />

dalle acque di Vichy. Vorrei dare a D. Ignazio le lire 250 da lei<br />

1 In AME 06, p. 921. Hong Kong, sia come missione in forte sviluppo, che<br />

come “procura” di Propaganda in guai finanziari, ha più che mai bisogno di<br />

uomini e mezzi. Lo stesso Raimondi farà più di 12 viaggi fuori da Hong Kong,<br />

in Cina, Singapore, Filippine, Australia, Europa, America del nord e del sud.<br />

Questa volta è Borgazzi il questuante e va in America del sud, dopo un incontro<br />

fatto con vescovi sudamericani partecipanti al Concilio Vaticano I. Le notizie<br />

dolorose di Roma cui accenna poi M. sono legate alla presa della città da<br />

parte dei soldati italiani, il 20 settembre. Quanto al Salerio che M. assiste negli<br />

ultimi giorni vita, morirà il 29 settembre (v. Lettera seguente).<br />

321


prestate al sig. Luigi Rosuati, ma questi non mi ha restituito finora<br />

che £ 45 e stenta assai a darmi il resto. I suoi amici mi avvertono<br />

che è uno scialaquatore senza testa e sono dolenti di avermelo<br />

raccomandato. Il suo padrigno è uomo assai ricco e infine<br />

converrà ricorrere a lui.<br />

Qui siamo tutti addolorati delle notizie di Roma. Fino a quali<br />

estremi giunge la rivoluzione.<br />

Mi saluti caramente i colleghi, mi dia notizie del Ho-nan.<br />

Mi creda sempre<br />

Suo aff.mo e D.mo in Domino<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

D. Carlo Saverio va ormai accostandosi alla sua ultima ora: è<br />

rassegnato e sta nelle mani di Dio. Ho rinunciato a recarmi in<br />

campagna per non abbandonarlo. Lo raccomandino caldamente<br />

a Dio.<br />

322


121. A D. TIMOLEONE RAIMONDI<br />

9 ottobre 1870<br />

annunzia la morte dell’ottimo d. Carlo Salerio<br />

R.mo D. Timoleone 1<br />

Milano il 9 8bre 1870<br />

Devo annunziarle una ben dolorosa perdita che abbiamo fatto<br />

il 29 dello scorso settembre con la morte dell’ottimo D. Carlo<br />

Salerio. Lo assistei fino all’ultimo e fece la morte più preziosa,<br />

per quanto possiam noi dire, al cospetto del Signore. Già fin dal<br />

suo ritorno da Oropa verso la fine di Luglio mi disse: «Eccomi<br />

nelle sue mani, in questa stanza moriva l’amatissimo D. Paolo<br />

Reina, ora è venuta l’ora mia: ho già disposte le cose mie in modo<br />

da non aver d’ora innanzi altro pensiero che per l’anima». Ricevette<br />

per ben due volte il S. Viatico, l’ultima sera gli diedi l’Estrema<br />

Unzione, poi la notte mi fece chiamare, volle di nuovo<br />

riconciliarsi, ricevette la Benedizione in articulo mortis, e poco<br />

dopo spirò la sua bell’anima nel bacio del Signore. Ne troverà<br />

più dettagliato racconto nell’Osservatore Cattolico del 30 settembre.<br />

1 In AME 06, p. 931. Comunicazione della morte di Salerio, breve ma densa<br />

di sentimenti. Raimondi ne era stato compagno a Woodlark, nella missione<br />

d’Oceania, guidata da Reina quale prefetto apostolico della Melanesia e Micronesia,<br />

che era morto il 14 marzo 1861 a Milano, nella stanza in cui si spegne il<br />

p. Salerio. M. collega tutti questi riferimenti pieni di significato per i membri<br />

di San Calocero, ricorda gli ultimi momenti edificanti del morente e invita a<br />

seguire gli esempi di quelli che sono già giunti alla patria che dobbiamo sospirare.<br />

Di Carlo Salerio è in corso la causa di beatificazione (su Carlo Salerio v.<br />

GHEDDO).<br />

323


Intanto prego Lei e gli ottimi suoi colleghi a offrire per lui il<br />

divin Sacrificio e porgergli gli ordinari suffragi, tanto più che si<br />

tratta di un compagno a lei sì stretto, di uno dei primi che apersero<br />

la serie delle Missioni.<br />

La prego ancora a darne immediato avviso al R.mo P. Volonteri<br />

ed ai Missionari del Ho-nan.<br />

La morte dei nostri più intimi amici deve essere per noi uno<br />

stimolo acuto a seguirne gli esempi, a sospirare quella patria a cui<br />

essi son giunti, ad esaminare sottilmente noi stessi e vedere se ci<br />

troviamo pronti a comparire innanzi al tribunale di Cristo giudice.<br />

Mi creda col più sentito affetto ed ossequio<br />

324<br />

Suo D.mo in Cristo<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>


122. A D. TIMOLEONE RAIMONDI<br />

7 maggio 1871<br />

lo loda per aver agito in bel modo coi lazzaristi<br />

e gli raccomanda di trattare bene le suore<br />

R.mo D. Timoleone 1<br />

Milano il 7 Maggio 1871<br />

Ella mi ha grandemente consolato con la sua carissima del 21<br />

Marzo che mi giunse qui Domenica scorsa, con la quale mi partecipa<br />

di aver ottenuto dal R.do P. Aymeri ciò che desiderava D.<br />

Simeone Volonteri sia quanto agli assegni, sia quanto ai Sacerdoti<br />

e Ministri Cinesi. La sua lettera non poteva giungere in miglior<br />

punto, poiché ella mi significava di aver ottenuto ciò che chiedeva<br />

per via di modi calmi e soavi. Non tardai perciò a prevalermene<br />

presso l’E.mo Card. Prefetto per dimostrargli come<br />

Vostra Signoria sia lungi dal voler attaccar brighe con alcuno, e<br />

spero produrrà buon effetto.<br />

Non ho ancora ricevuto l’attestato relativo agli Atti dei Martiri<br />

da me inviati a Roma, ma spero l’otterrò in breve.<br />

Quanto al denaro dovuto al P. Volonteri, conviene aver presenti<br />

le due altre somme, che io già le accennai nell’altra mia, cioè<br />

1 In AME 06, pp. 997-999. M. deve più volte raccomandare al superattivo<br />

Raimondi di prendere le cose con calma, di saper aspettare; ciò non gli risulta<br />

facile per il suo carattere e la lentezza delle comunicazioni. E così per gli assegni<br />

della Propagazione della Fede e della Santa Infanzia destinati al Honan<br />

attraverso il procuratore dei lazzaristi a Shanghai p. Aymeri che tardano a giungere,<br />

come pure per la questione di ottenere per Volonteri alcuni preti e chierici<br />

cinesi lazzaristi che fatica a risolversi, Raimondi cade in qualche escandescenza<br />

in un primo tempo, ma poi con “modi calmi e soavi” ottiene quanto<br />

desidera. E M. coglie l’occasione per lodarlo e mostrare a Propaganda che il<br />

prefetto apostolico di Hong Kong non è affatto un attaccabrighe. Poi prosegue<br />

facendo luce sul denaro che spetta a Volonteri e che bisogna fargli arrivare.<br />

325


franchi 2400 che il Sig. Tesson mi scrisse nel Maggio 1870 avrebbe<br />

mandato a lei per il Volonteri, e £ 9.600 ricevute dal Sig. Mailly<br />

dalla Propagazione della Fede per il medesimo P. Volonteri nel<br />

Maggio pure 1870: sono 12.000 lire della Propagazione della<br />

Fede che si riferiscono all’assegno di £. 24.000 fatto per il Honan,<br />

12 mila delle quali le ricevemmo noi nel Settembre 1869 per<br />

il viaggio dei Missionari, le altre non erano ancora state rimesse<br />

alla loro destinazione. Raccomando perciò a lei la cosa, affinché<br />

con la sua prudenza la Missione del Ho-nan percepisca ciò che<br />

le spetta.<br />

A quel che ho inteso dalla Superiora Grassi di Pavia, la brava<br />

Madre Stella sarebbe assai sofferente in salute: me ne duole<br />

assai e non ho certo bisogno di raccomandare caldamente a Lei<br />

quelle ottime Suore che tanto fanno per la gloria di Dio 2 . Veda<br />

che siano ben provvedute e confortate e che si adempia fin dove<br />

si può il non alligabis os bovi trituranti [non metterai la museruola<br />

al bue che trebbia, 1 Cor 9,9], perché se c’è gente meritevole<br />

d’ogni riguardo sono codeste spose generose del Salvatore<br />

che vinsero la fragilità e timidezza del sesso per dedicarsi interamente<br />

a Dio e alla salvezza delle anime. In Autunno verranno, se<br />

piacerà a Dio, altre due o tre religiose a sollievo di quelle che<br />

portano pondus diei et aestus [il peso della giornata e il caldo, Mt<br />

20,12]. Nel Bengala soffrivano assai da principio le Suore, e si<br />

conobbe che avevano bisogno di un nutrimento più sostanzioso<br />

e di un po’ di vino propter stomachum et crebras infirmitates [a<br />

causa dello stomaco e delle frequenti indisposizioni, 1 Tm 5,23].<br />

D. Timoleone è buon padre, e non ometterà nulla di ciò che può<br />

servire a conservare le forze e la salute a codeste santissime figlie<br />

dell’amor di Gesù Cristo.<br />

Mi riverisca tanto l’ottimo D. <strong>Giuseppe</strong> Burghignoli, Davan-<br />

2 Altro punto delicato è il buon trattamento delle suore canossiane, che Raimondi<br />

talora trascura. M. mette in evidenza i meriti di queste religiose ed<br />

esprime la sua convinzione che d. Timoleone, da “buon padre”, saprà avere<br />

ogni riguardo e cura per loro. Passa poi ai saluti e alle notizie, e chiede preghiere<br />

per sé. M. anche nel far osservazioni procede sempre in modo positivo,<br />

cogliendo il lato buono delle persone e degli eventi.<br />

326


zo, Longo, Piazzoli, Marcello, e mi mandi sempre che può le loro<br />

notizie. Passò di qui due settimane fa il Sig. Oliver Americano e<br />

disse assai bene di D. Giovanni Valentini; attendo anche notizie<br />

di D. Bernardo Viganò. Borgazzi non mi ha più scritto dopo la<br />

prima lettera da Rio de Janeiro.<br />

La prevengo che ho qui da molto tempo sul tavolino le lettere<br />

dirette alla S. Infanzia da varie Missioni pervenutemi da costà,<br />

ma non le mando finché è calmata Parigi, affinché non si perdano.<br />

Si ricordi di me quando dice Memento Domine Famulorum<br />

[Ricordati, Signore, dei tuoi servi] etc. o tra i vivi o tra i morti e<br />

mi creda sempre<br />

Suo aff.mo <strong>Marinoni</strong><br />

327


328<br />

123. A D. TIMOLEONE RAIMONDI<br />

18 giugno 1871<br />

consigli sul progetto di Mill Hill e notizie<br />

Carissimo e Degnissimo D. Timoleone 1<br />

Milano il 18 Giugno 1871<br />

Mgr. Vaughan mi scrive il 13 corrente che Vostra Signoria ha<br />

consigliato P. Volonteri di cedere una porzione della Missione<br />

del Ho-nan al Collegio di Mill Hill e che gli ha pur domandato<br />

Missionari per Hong-Kong. Il P. Volonteri ha già scritto a noi che<br />

a suo parere non conviene il progetto Vaughan (lettera del 16<br />

Gennaio 1871). Quanto a Hong Kong, se resta il P. Burghignoli,<br />

può forse Vostra Signoria farne senza, oppure chiamarne uno o<br />

due come ausiliari, ma senza aggregarli a noi, e senza alterare il<br />

sistema delle nostre missioni. Questo è il nostro parere.<br />

Le accludo la lettera del P. Barone, da cui rileverà meglio che<br />

non si può far conto di questo soggetto.<br />

I parenti di D. Vito Ruvolo insistono per avere la fede di mor-<br />

1 In AME 06, pp. 1013-1014. Già abbiamo accennato alle idee di mons.<br />

Vaughan per una presenza dei suoi missionari nel Honan (Lettera 118). Il suo<br />

preciso “progetto” era di mandare i suoi primi missionari al Honan per far pratica<br />

e magari poi dividere la missione con i caloceriani. M. lo ricorda a Raimondi,<br />

dato che Vaughan pensava pure d’inviare i suoi ad Hong Kong, aggiungendo<br />

che, restando Burghignoli, si può prendere qualcuno di Mill Hill “ma<br />

senza aggregarli a noi, e senza alterare il sistema delle nostre missioni”. Un criterio<br />

importante, trattandosi di due Istituti missionari, per cui, se è buona cosa<br />

la collaborazione, il passaggio dei membri dall’uno dall’altro non si giustifica e<br />

potrebbe comportare effetti negativi. Seguono notizie come usa fare M., che<br />

chiede a Raimondi di dar sempre informazioni dei missionari nelle sue lettere,<br />

per quello scambio vicendevole a cui egli dà molta importanza.


te constatata dall’autorità civile di Hong Kong: veda di non più<br />

differire.<br />

Mgr. Nardi ha inserito nel Buon Senso (giornale romano ora<br />

cessato) un articolo relativo alla premiazione fatta dal Governatore<br />

di Hong Kong delle nostre scuole etc. Noi ne metteremo la<br />

relazione più tardi, essendovi molto da fare in questi giorni.<br />

Ho ricevuto lettera dal P. Aymeri e dal P. Vaudagna; la tempesta<br />

del Ho-nan pare scongiurata.<br />

Quanto poi alle carte relative al Martirio dei Padri Cinesi portate<br />

dal Sig. Conte Marco Zè, io le mandai per posta con plico<br />

raccommandato a Roma il 16 Gennaio 1871 e la direzione della<br />

Posta di Milano, dopo interpellanza fatta dietro mia istanza a<br />

Roma, mi scrisse che il plico fu consegnato il giorno 21 Gennaio<br />

stesso al Procuratore del Cardinal Barnabò sig. Mariano Ridolfi.<br />

Io con lettera dell’otto corrente ne diedi avviso al Card. Barnabò<br />

pregandolo di una ricevuta per il R.mo Prefetto Apostolico di<br />

Hong Kong da conservarsi nell’Archivio della Procura, ma finora<br />

non ebbi risposta.<br />

Io amerei sapere nettamente quali dissidi siano sorti tra<br />

Vostra Signoria e qualche Ordine Religioso in Hong Kong per<br />

potere, se bisogna, dire una parola appropriata.<br />

Mi saluti tutti i carissimi compagni e mi creda<br />

P. S. La prego sempre nelle sue lettere<br />

di darmi notizie dei colleghi.<br />

Suo Aff.mo in Cristo<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

329


Pax Xti<br />

330<br />

124. A D. DOMENICO DAVANZO<br />

27 gennaio 1872<br />

ordine di lasciare la missione<br />

Milano 27 gen 1872<br />

Al Molto Rev.do D. Domenico Davanzo Missionario Apostolico 1<br />

La risposta che ella mi diede in Novembre alla lettera di<br />

richiamo che io le scrissi nel Settembre mi aveva alquanto lenita<br />

la pena gravissima che aveva provato il mio cuore nel venire forzato<br />

ad una tale determinazione. Aspettavo di ricevere notizie<br />

1 In AME 06, pp. 1079-1080. Un caso che dà filo a torcere a M., che alla<br />

fine vincerà riportando la pecora smarrita all’ovile. Ce ne occupiamo in varie<br />

lettere seguendo la vicenda. Davanzo (1838-1877) arriva ad Hong Kong nel<br />

1868 e per un paio d’anni fa ottimamente. Poi cominciano i guai. Si lamenta di<br />

non aver denaro, e invece ne ha; fa quello che vuole, e Raimondi lo vuole<br />

rimandare in Italia, ma Davanzo non vuol partire. Il prefetto prega allora M.<br />

d’intimargli il ritorno sotto obbedienza. Questi scrive a Davanzo il 23 settembre<br />

’71 ordinandogli di tornare. “Se ella obbedisce – dice tra l’altro – mi risparmierà<br />

molte amarezze, e io vedrò in lei un cuore ancora di un figlio affettuoso<br />

e riverente” (AME 06, p. 1057).<br />

Davanzo sembra riprendersi rispondendo in novembre a M., ma di fatto<br />

non cambia, e il Direttore gli invia un nuovo ordine di ritorno con la presente<br />

lettera, in cui il grande dolore non soffoca l’amore e la speranza, ma incalza<br />

appellandosi alle verità più sacrosante per un missionario. Davanzo però se la<br />

prende con comodo e arriverà a Milano solo a metà luglio del 1872, dietro invio<br />

di Raimondi che, per non suscitare sospetti a Roma o a Lione e Parigi, lo motiva<br />

con lo scopo di cercare una congregazione di fratelli che vengano a Hong<br />

Kong per incaricarsi delle scuole e del Collegio cattolico. Davanzo passa un<br />

mese a San Calocero, in settembre va in Francia e si prepara per ripartire per<br />

Hong Kong, il 13 ottobre. E qui bisogna passare alla Lettera 126 per il seguito<br />

della triste storia.


che le buone disposizioni al ravvedimento da lei mostrate a quell’intimazione<br />

avessero prodotto il loro frutto e ne benedicevo<br />

con tutta l’anima il Signore. Ma dopo circa tre mesi nulla mi<br />

riconferma un vero ritorno a quel procedere grave, riservato,<br />

alieno da ogni sospetta comunicazione, che la dignità e la santità<br />

del nostro carattere assolutamente richiede, e io mi trovo costretto<br />

a ripetere, ma senza concessione di nuovi indugi, il comando<br />

di rimpatriare: altrimenti sarei costretto a scrivere alla S. C. di<br />

Propaganda, e togliere di mezzo chi mi guasta e rovina una Missione<br />

di tanta importanza, e, mandato a raccogliere così da lontano<br />

le pecorelle comprate con il sangue di Cristo, si converte in<br />

laccio d’inciampo, e da pastore diventa lupo. Ah mio amatissimo<br />

D. Domenico, non mi aspettavo davvero una tanta afflizione! Si<br />

suda, si gira per mare e per terra per trovare un Missionario, i<br />

fedeli offrono generosi a Cristo Signor Nostro l’obolo che possono<br />

per pagare i dispendiosi viaggi e gli alimenti a quei generosi<br />

che, lasciata la patria e i parenti, volano in aiuto delle anime<br />

più bisognose e derelitte, e tra questi generosi ecco intromettersi<br />

un Sacerdote che, invece di portare alle Genti il buon odore<br />

di Cristo, loro porta il tremendo veleno dei mali esempi, e converte<br />

in ministero di morte il ministero della vita.<br />

Per amor del Cielo ritorni subito, e si tolga da un paese dove<br />

rovina se stesso e gli altri. Venga in Italia. Qui per mezzo dei SS.<br />

Esercizi, sotto amorevole disciplina, risponderà meglio alla sublimità<br />

del suo stato e salverà l’anima sua.<br />

Non tardi: obbedisca e si prepari subito al ritorno senza<br />

obbligarmi a passi troppo amari, che io però sarò pronto a compiere<br />

per salvare le anime che costano il sangue d’un Dio, e non<br />

mancare ad un dovere per me sì sacrosanto.<br />

Suo D.mo in Cristo<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Direttore del Seminario delle Estere Missioni<br />

331


125. AD ALESSANDRO MANZONI<br />

22 luglio 1872<br />

invito a prendere le difese di Pio IX<br />

Ad Alessandro Manzoni 1<br />

Dal Seminario delle Estere Missioni<br />

22 Luglio 1872<br />

All’Autore degli Inni Sacri e delle Osservazioni sulla Morale<br />

Cattolica si può con fiducia chiedere qualche cosa che torni a<br />

difesa della Chiesa, nostra Madre, ed anche a sollievo del Successore<br />

di Colui, quem Dominus elevandus in coelum amoris sui<br />

nobis velut vicarium relinquebat [che il Signore prima di essere<br />

elevato in cielo ci lasciava come vicario del suo amore] (come<br />

dice S. Ambrogio, lib. 10 in Lucam, n° 176). Mi perdoni l’ardire:<br />

è da gran tempo che ci penso e non ho mai potuto levarmi di<br />

capo il proposito di scriverle una parola più diretta al suo bel<br />

cuore di vero figlio della Chiesa che al suo gran genio, una parola<br />

di chi l’ama e stima grandemente fin dagli anni più verdi, e<br />

bramerebbe che quell’astro luminoso prima di giungere al tramonto<br />

vibrasse ancora una volta un lampo di vivissima luce in<br />

1 AGPIME 02, 1, p. 241-243. Un pressante e fiducioso intervento presso il<br />

Manzoni (1785-1873) perché faccia sentire la sua stimatissima voce a difesa di<br />

Pio IX e della Chiesa contro il coro degli avversari. Già altri illustri cattolici<br />

l’hanno fatto e in varie occasioni; alcuni con una pubblica professione della loro<br />

fede. Perché non lo dovrebbe fare l’autore degli “Inni Sacri” e delle “Osservazioni<br />

sulla Morale Cattolica”?. E M. indica le motivazioni che giustificano e<br />

spingono a intervenire e i benefici effetti che questo atto produrrebbe sull’opinione<br />

pubblica e i dotti. Come stimolo, cita la “bella professione di fede” fatta<br />

da Alessandro Volta (1745-1827) in altra circostanza e ne include il testo nella<br />

lettera. L’invito di M. è rispettoso e coraggioso, ma non troviamo che sia stato<br />

raccolto. Manzoni muore qualche mese dopo, il 22 maggio del 1873.<br />

332


mezzo alle tenebre di tanti errori, che offuscano le deboli pupille.<br />

Cedendo all’impulso sono certo di interpretare il voto di mille<br />

cuori, che pur sentono altamente lo stesso desiderio.<br />

Al primo adunarsi del Concilio Vaticano molti illustri scienziati<br />

cattolici vollero fare anticipata e pubblica professione della<br />

loro fede alle future decisioni del Sinodo Ecumenico; anche al<br />

Sillabo dei principali errori del nostro Secolo condannati dal<br />

Vicario di Cristo, si gloriarono di attestare il loro ossequio non<br />

solo i Vescovi e il Clero tutto del Mondo Cattolico, ma anche le<br />

intelligenze più distinte del ceto laicale: la necessità specialmente<br />

che il Capo della Chiesa di uno stato indipendente per il libero<br />

esercizio del suo apostolico ministero (se pur non si vuole collocarlo<br />

in una posizione violenta, e in pericolo continuo di martirio<br />

ed in sospetto di ossequio servile) è stata sentita e propugnata<br />

da molte notabilità pur laicali, e si può dire che ogni sincero<br />

cattolico più o meno ha provato l’amarezza di quel calice,<br />

di cui la rivoluzione, calpestando ogni riguardo e ogni ragione,<br />

ha inebriato il comune Padre e Pastore.<br />

Ora lo dirò io candidamente? una voce che pur suonerebbe<br />

sì cara e riverita in mezzo a tanto concento, una voce possente<br />

che imporrebbe rispetto anche ai nemici stessi della Chiesa e del<br />

Papato non fu udita finora; anzi, perché lo tacerò io? se qualche<br />

sommesso accento si intese, all’orecchio di chi tornò gradito? Ah<br />

perché lasceremo noi più a lungo che il Padre nella sua estrema<br />

vecchiezza pur scenda nell’arena e combatta così virilmente le<br />

battaglie del Signore e che uno dei più validi campioni si tenga<br />

fuor della mischia? Arca Dei, et Israel, et Juda habitant in papilionibus...et<br />

ego ingrediar in domum meam? Per salutem tuam et<br />

per salutem animae tuae non faciam rem hanc, 2 Reg. 11,11 [L’arca,<br />

Israele e Giuda abitano sotto le tende... ed io dovrei entrare<br />

in casa mia ? Per la tua vita e per la vita della tua anima , io non<br />

farò tal cosa!, 2 Sam 11,11].<br />

Qualcuno forse potrebbe ripetermi: Di mille voci al sonito<br />

mista la sua non ha.<br />

Il caso però, di cui ivi si parla, è ben diverso. Era certo dettato<br />

da vera sapienza il silenzio in quella congiuntura. Ma quan-<br />

333


do la fede è in pericolo, quando la Chiesa è combattuta, ogni cattolico<br />

è soldato, e Alessandro Manzoni conoscerà certo ciò che<br />

il Dott. S. Tommaso con la sua precisione teologica diede alla<br />

Qu. 3, 2.da 2.dae, art. 2. Le stesse Osservazioni sulla Morale Cattolica<br />

sono appunto l’effusione di un’anima profondamente cristiana<br />

del dovere di ribattere gli strali che uomini per altro dotti,<br />

come il Sismondi, scagliano inconsideratamente contro le dottrine<br />

e le pratiche sapientissime della Chiesa.<br />

Veda per favore questa bella professione di fede di un altro<br />

celebre Alessandro, che mi permetto di accluderle: è un poco<br />

antica, ma il Volta è coetaneo a Manzoni ancor giovinetto e i due<br />

meritano di essere accoppiati in un atto che li onora.<br />

Se io Le ricordo quest’atto in cui si sente tutta l’energia e la<br />

soavità di un’anima grande profondamente cattolica, non è già<br />

che io pensi che Manzoni abbia bisogno di dire ad alcuno che<br />

egli ama la Fede Cattolica. Oggi da lui e dai suoi simili, come ai<br />

tempi dell’omousion, si desidera qualche cosa di più esplicito, e<br />

connotativo, e il Volta si esprime con tanto candore, che mi pare<br />

non avrebbe mancato di esprimere interamente la sua sottomissione<br />

a ciò che ai nostri dì si è definito o dichiarato dalla suprema<br />

autorità ecclesiastica.<br />

Il Padre dei lumi, da cui ogni regalo ottimo ed ogni dono perfetto<br />

discende, la colmi dei suoi celesti favori, come di tutto cuore<br />

Le desidera e prega<br />

334<br />

Il Suo Devotissimo in Cristo<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>


R.mo Sig. Prefetto 1<br />

126. A D. TIMOLEONE RAIMONDI<br />

5 ottobre 1872<br />

bisogna essere fermi con Davanzo<br />

Milano il 5 8bre 1872<br />

D. Domenico Davanzo partiva per il Portogallo il giorno 9 del<br />

passato Settembre, mi scrisse il 15 da Madrid, poi non ebbi più<br />

notizia. Sono però sicuro che ha scritto ad un amico in Milano<br />

che non intende più ritornare a Milano, ma che il giorno 13 del<br />

mese corrente si imbarcherà a Marsiglia per Hong Kong. Io gli<br />

ho scritto che il suo ritardo oltre le tre settimane di assenza<br />

richiesta, senza darmi più informazioni di sé, mi tiene molto in<br />

pensiero, e mi risveglia il presentimento sinistro che io avevo di<br />

un suo furtivo tragitto dal Portogallo ad Hong Kong, presentimento<br />

che non compresi se non dietro l’assicurazione che mi<br />

porgeva D. Giacomo Scurati di averne avuta parola che non pensava<br />

punto a partire per la Missione, ciò che ripeté pure a me<br />

personalmente lo stesso Davanzo. Soggiunsi nella mia lettera che,<br />

se mancava alla parola data, era questo un tradimento indegno<br />

d’un Sacerdote, d’un Cristiano, d’un uomo onorato qualsiasi. Gli<br />

dissi che Hong Kong non era più per lui, che io, inteso anche il<br />

voto dei miei rispettabili colleghi, e pienamente edotto dei senti-<br />

1 In AME 06, pp. 1131-1132. Continua l’avventura penosa del missionario<br />

Davanzo (v. Lettera 124), che M. racconta nei particolari a Raimondi, aggiungendo<br />

che tocca a lui ripetere a d. Domenico il divieto assoluto di tornare in<br />

missione e infliggergli la sospensione a divinis, se dovesse disobbedire. Nel frattempo<br />

M. continua a seguire le manovre del fuggitivo fino a rintracciarlo e<br />

riportarlo a Milano (v. Lettera seguente).<br />

335


menti del R.mo Prefetto Apostolico di Hong Kong, gli proibivo<br />

assolutamente in virtù di santa obbedienza di ritornare alla sua<br />

missione, e che l’aspettavo a Milano. Mi ha anche aiutato in questa<br />

circostanza assai bene il Missionario D. Giambattista Ungaro,<br />

il quale scrisse a D. Domenico una lettera, che era ottimamente<br />

concepita per distornarlo dall’improvvido suo proponimento.<br />

Chi però deve compir l’opera è Vostra Signoria R.ma col ripetere,<br />

in tutta la pienezza dell’autorità sua ricevuta dalla S. Sede,<br />

a D. Domenico il divieto assoluto di ritornare in Missione. Libero<br />

D. Domenico di ricorrere alla S. Sede, se si crede oppresso:<br />

ma ella lo sospenda ipso facto a divinis, se contro l’espressa proibizione<br />

ricevuta intendesse rimettersi al suo posto. Mi raccomando<br />

che non manchi, perché una debolezza in questo momento<br />

sarebbe fatale: toglierebbe a me e a Lei ogni mezzo di frenare<br />

chi si discosta dalla santa obbedienza.<br />

È ben inteso che la parola presa da D. Giambattista Ungaro,<br />

essendo a me nota sotto la più alta riserva, non deve essere palesata.<br />

Io spero che D. Domenico non ardirà violare il comando di<br />

rimanere in Europa. Gli ho fatto le più belle condizioni e se le<br />

accoglie sarà ancora operaio utile per le Missioni.<br />

Sono passi troppo dolorosi, ma non si deve indietreggiare<br />

quando il dovere li esige.<br />

Le sono in unione dei SS. Cuori di Gesù e di Maria<br />

336<br />

Devotissimo Servo<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Direttore del Seminario Estere Missioni


Pax Xti<br />

127. A D. TIMOLEONE RAIMONDI<br />

12 ottobre 1872<br />

comunica d’aver riportato Davanzo a Milano<br />

R.mo Sig. Prefetto 1<br />

Marsiglia 12 8bre 1872<br />

Convento dei PP. Cappuccini<br />

che porta il nome di S. <strong>Giuseppe</strong><br />

Sia benedetto Iddio di tutto cuore, la Vergine e S. <strong>Giuseppe</strong>,<br />

innanzi al cui sacro simulacro sto scrivendo. Mercoledì ricevetti<br />

la lettera sua e la lettera dell’ottimo P. Burghignoli dello scorso<br />

23 Agosto. Giovedì partii per Genova, ieri Venerdì continuai per<br />

Marsiglia, e questa mattina ho trovato qui il P. Davanzo, gli ho<br />

fatto sentir tutto, con una lettera pure di D. Carlo Bolis; si è arreso<br />

e oggi stesso alle 4 ripartiamo per Milano. Egli doveva partir<br />

domani alle 10 della mattina, e aveva già preso il biglietto pagando<br />

£ 1.276. Mi sono recato con lui alla Direzione delle Messaggerie<br />

Francesi, e mi hanno detto di stendere un ricorso: spero di<br />

ricuperare il danaro.<br />

Saluti a tutti, specialmente al bravo P. Burghignoli<br />

Il Suo Aff.mo <strong>Marinoni</strong><br />

1 In AME 06, p. 1137. Poche righe ma scritte con l’animo esultante: la pecora<br />

smarrita è stata ritrovata e torna docile alla ovile. M. ne benedice Dio, la<br />

Vergine e S. <strong>Giuseppe</strong>, davanti alla cui statua, nel convento dei cappuccini di<br />

Marsiglia che porta lo stesso nome, stende la notizia per Raimondi. L’avventura<br />

è chiusa. Davanzo ora resterà con M. fino alla morte, con l’incarico di procuratore<br />

generale dell’Istituto. La bontà operosa e perseverante di M., quella di un<br />

padre che non vuol perdere il proprio figlio, ha fatto breccia nel suo cuore.<br />

337


338<br />

128. AL PREFETTO DI PROPAGANDA<br />

11 febbraio 1873<br />

sul Honan meritevole di un vicario apostolico<br />

e sul Bengala<br />

Eminenza Reverendissima 1<br />

Milano il giorno 11 Febb. 1873<br />

Ho il piacere di presentarle una lettera del Missionario D.<br />

Simeone Volonteri Provicario Apostolico del Ho-nan col resoconto<br />

dello scorso anno. Quella Missione si mette proprio bene<br />

e promette frutti ognor più copiosi, grazie specialmente all’intelligenza<br />

ed allo zelo di quel Provicario che ha occhio a tutto, ai<br />

missionari, al Seminario, alle Chiese, alle Cappelle, al decoro del<br />

culto, alle Scuole, all’istruzione dei fedeli e degli infedeli, alla<br />

provvida conservazione ed impiego dei redditi della Missione.<br />

Egli si era già adoperato con molto impegno nella Missione di<br />

Hong Kong, segnatamente nella parte Continentale, di cui ci diede<br />

anche un’esatta topografia che fu stampata e gli valse ben<br />

meritati elogi. La sua vita poi è specchio ai Missionari precedendoli<br />

coll’esempio dello spirito di abnegazione e di sacrificio. Dico<br />

questo, perché quando mai la Sacra Congregazione giudicasse<br />

venuta l’ora opportuna di appagare il vivo desiderio dei Cristiani<br />

di colà, e di provvedere quella Missione come per il passato di<br />

un Vicario Apostolico (ciò che renderebbe più agevole e rispet-<br />

1 In AME 06, pp. 1185-1186. M., cogliendo l’occasione dell’invio di una lettera<br />

di Volonteri col resoconto della missione, ne presenta al card. Barnabò la<br />

figura e l’opera in vista di una possibile nomina a vicario apostolico del Honan;<br />

egli, a suo parere, ha tutte le doti richieste, come ha dimostrato sia a Hong<br />

Kong prima, che nel Honan poi. Al Direttore preme dire la verità, sempre con<br />

discrezione e tatto; poi faccia Propaganda.


tato il ministero e conseguentemente più fruttuoso) confiderei<br />

che questo buon Missionario, alienissimo però da simile aspirazione<br />

ed ignaro affatto di queste mie riflessioni dirette unicamente<br />

al bene della Missione, avesse a corrispondere con fedeltà<br />

e costanza alle mire dei suoi Superiori. Certo in faccia ai Mandarini,<br />

con i quali di tratto in tratto si ha necessariamente a che<br />

fare, e in faccia così ai Cristiani come ai pagani, servirebbe molto<br />

il rilevare la dignità del Superiore di quella Missione.<br />

Prego l’Eminenza Vostra a voler appoggiare, ove lo reputi<br />

conveniente, presso l’Ambasciatore Francese di Pechino la causa,<br />

per cui D. Simeone Volonteri si è recato alla Capitale 2 .<br />

Potrebbe darsi, è vero, che nell’intervallo la cosa sia già favorevolmente<br />

risolta, ma come non è raro il caso di lunghi ritardi nelle<br />

trafile di uffici Superiori, la parola dell’E. V. potrebbe forse<br />

giungere ancora in tempo, e in ogni caso tornerà sempre utile per<br />

cause consimili in avvenire.<br />

Le presento al tempo stesso lettera e resoconto del Sacerdote<br />

Antonio Marietti, Prefetto Apostolico del Bengala Centrale 3 .<br />

2 La questione risale molto indietro e riguarda una casa comprata dai lazzaristi<br />

a Nanyang, come base, trattandosi di una città importante, con cristiani<br />

di vecchia data nei dintorni. Ma quel possesso è oggetto di contesa e quando<br />

arriva Volonteri trova la casa occupata da altri. Egli ricorre alle autorità locali<br />

e la riottiene, ma poco dopo la cricca del posto se ne impossessa di nuovo. Allora<br />

pensa di rivolgersi a Pechino e al ministro di Francia; a questo fa riferimento<br />

M. chiedendo l’appoggio di Propaganda. La questione si protrae a lungo e<br />

Volonteri corre invano da un’autorità all’altra: la ragione è che la faccenda mette<br />

in gioco i contrasti tra poteri cinesi e stranieri. E ciò per anni. Solo nel 1878<br />

il ministro di Francia ottiene dal governo di Pechino ordini per i mandarini di<br />

Nanyang di dare ai cristiani un edificio per mettersi al sicuro dai briganti nel<br />

tempo della carestia. Questi mandarini però vogliono concedere solo qualche<br />

stanza d’una pagoda. Per finirla, Volonteri compra una nuova casa, che dovrà<br />

tuttavia ancora difendere dai “letterati” avversari e riuscirà ad avere in sicuro<br />

possesso solo nel ’79 (TRAGELLA, II, pp. 409-412, pp. 429-430).<br />

3 La situazione disastrosa del Bengala centrale per la salute dei missionari e<br />

la necessità d’un luogo adatto per rimettersi in forze sono un ritornello ricorrente<br />

nelle lettere di M., come già s’è detto (v. Lettera 108). Ma il Direttore non<br />

si stanca di seguire ogni vicenda e metterne al corrente Propaganda per consigli<br />

ed eventuali interventi.<br />

339


Quella Missione mi va distruggendo forze, salute, vite di Missionari<br />

e converrà che nel prossimo autunno io veda di inviare qualche<br />

rinforzo a soccorrere i combattenti. Voglio sperare che nello<br />

Shillong si trovi una stazione più salubre, che serva almeno nella<br />

stagione più calda a riparo dei sofferenti. Raccomando all’E. V.<br />

caldamente questa Missione, dove, grazie a Dio, si lavora assai<br />

per le anime.<br />

Le bacio con riverenza ed affetto il lembo della Sacra porpora,<br />

e mi onoro di dirmi<br />

340<br />

Dell’Eminenza Vostra Reverendissima<br />

U.mo e D.mo Servo<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Direttore del Seminario delle Estere Missioni


129. A MONS. SIMEONE VOLONTERI<br />

5 aprile 1873<br />

consacrare missionari e missione al s. Cuore di Gesù<br />

Amatissimo e Degnissimo Sig. Provicario 1<br />

Milano il 5 Apr. 1873<br />

Scrivo solo due righe perché sono sofferente in salute: spero<br />

però sia breve cosa.<br />

Io desidero che Ella (come tutti gli altri Superiori delle nostre<br />

Missioni) consacrino se stessi, i loro colleghi, la loro Missione al<br />

Sacro Cuore di Gesù nel giorno stesso in cui se ne celebrerà la<br />

festa il Venerdì dopo l’Ottava del Corpus Domini, e se l’hanno<br />

1 In AGPIME 17,3, p. 89. Un evento da sottolineare questa consacrazione<br />

al Cuore di Gesù da parte di tutto l’Istituto, a San Calocero e nelle cinque missioni.<br />

M. ne scrive non solo a Volonteri ma a tutti i Superiori di missione, e l’atto<br />

viene compiuto pure nel santuario mariano di San Calocero nella festa del<br />

Sacro Cuore, il 20 giugno 1873. Qui interviene l’arcivescovo di Milano Paolo<br />

Angelo Ballerini (1814-1897) che espone il Santissimo, mentre Scurati tiene il<br />

discorso di circostanza e M. legge l’atto di consacrazione dell’Istituto e delle<br />

sue missioni al Cuore di Gesù, probabilmente composto da lui.<br />

Recitato a nome di tutti i membri “riuniti in un solo cuore e in un’anima<br />

sola”, l’atto dice tra l’altro: “Benedite questo minimo Istituto, sacro unicamente<br />

alle vostre glorie, accendete nei cuori dei missionari quel fuoco divino che<br />

portaste sulla terra, infondete virtù nella loro parole, addolcitene le sofferenze,<br />

sostenetene il coraggio, fecondatene i sudori, moltiplicatene le pacifiche conquiste,<br />

e concedete loro la soavissima consolazione di affrettare il bel giorno in<br />

cui tutti i popoli, vinti dalla vostra ineffabile dolcezza, trafitti dalle saette potentissime<br />

della vostra carità, cadano prostrati davanti a Voi, e si accolgano in un<br />

solo ovile sotto d’un solo Pastore” (“Le Missioni Cattoliche”, Anno 1873, p.<br />

309). E termina con un’invocazione alla Madonna. Interessante osservare che<br />

M. trae da questa consacrazione un conforto anche corporale, essendo appena<br />

uscito da un’ennesima malattia.<br />

341


già fatta, la rinnovino, così in quel giorno ci troveremo tutti uniti<br />

come ostia d’amore a quel Cuore divino che tanto ci ha amati.<br />

342<br />

Suo Aff.mo in Cristo<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>


130. AL PREFETTO DI PROPAGANDA<br />

15 agosto 1873<br />

Volonteri vicario apostolico e lista di partenti<br />

Eminenza Reverendissima 1<br />

Milano, Festa dell’Assunzione di Maria SS. 1873<br />

Ho ricevuto le Bolle Apostoliche per Mgr. Volonteri, che<br />

manderò col prossimo corriere ordinario alla propria destinazione.<br />

Io non ho parole per rendere le grazie condegne all’Eminenza<br />

Vostra e alla S. C. di Propaganda per questo attestato di fiducia<br />

dato al nostro minimo Istituto nella persona di un suo allievo,<br />

e prego l’Eminenza Vostra a umiliare ai piedi di sua Santità,<br />

che si degnò confermare l’elezione ed elevare alla dignità Vescovile<br />

questo nostro carissimo Confratello, l’espressione della più<br />

sentita nostra riconoscenza. Si compiaccia il clementissimo Iddio<br />

di colmare l’eletto dei suoi doni, e farne un operaio incondibile,<br />

uno strumento idoneo ai suoi misericordiosi disegni.<br />

1 In AME 06, pp. 1251-1253. La Bolla di Roma che nomina Volonteri vicario<br />

apostolico del Honan e vescovo di Paleopoli porta la data del 22 luglio<br />

1873. Propaganda ha dunque accolto il giudizio altamente positivo sul provicario<br />

dato da M. (Lettera 128), che, mentre ringrazia, sollecita l’invio dei libri<br />

che è tradizione regalare ai novelli vescovi bisognosi. Annuncia poi la partenza<br />

di quattro missionari: Anelli (1850-1924), Adrasti (1848-1925, tornato in diocesi<br />

di Milano nel 1884), Luppi (1844-1919, uscito nel ’79), Carlino (1852-<br />

1897), e due laici catechisti: Frangi (1852-1875) e Omati (non risulta la data di<br />

nascita e di morte, ma sappiamo che è entrato nel 1873 e uscito nel 1882), chiedendo<br />

se non si possa rilasciare a quest’ultimi una pagella di destinazione in<br />

premio del loro sacrificio. Pur non mettendo i catechisti a livello dei missionari<br />

secondo le concezioni del tempo, M. desidera che sia riconosciuta la loro<br />

dedizione all’opera delle missioni. Di tutti i sei partenti è lieto di dare una buona<br />

testimonianza.<br />

343


Vorrei pregare l’Eminenza Vostra di accordare a Mgr. Volonteri<br />

un Canone, un Pontificale e quegli altri libri che si sogliano<br />

concedere ai Vescovi bisognosi. Verso la metà del venturo Settembre,<br />

così piacendo a Dio, noi invieremo nel Ho-nan un Missionario,<br />

di cui le parlerò qui sotto, e questa sarà opportunissima<br />

occasione per trasmettere a Mgr. Volonteri i libri su menzionati.<br />

Perciò mi raccomanderei che fossero subito benignamente<br />

impartiti gli ordini alla Tipografia di Propaganda di inviare a<br />

Milano al sottoscritto ciò che la bontà dell’Eminenza Vostra e del<br />

S. Padre vorrà favorire a Mgr. Volonteri.<br />

Devo poi prevenire l’Eminenza Vostra che per appagare le<br />

vive istanze che mi vengono dalle Missioni nel mese venturo<br />

dovrebbero partire quattro Missionari, con due laici catechisti,<br />

cioè:<br />

1°. Il Rev.do D. Emilio Anelli, Sacerdote Milanese, per il Honan<br />

2°. Il Rev.do D. Fedele Adrasti, Sacerdote esso pure di Milano,<br />

per Toungoo col catechista Martino Frangi<br />

3°. Il Rev.do D. Francesco Luppi, Sacerdote Modenese e<br />

4°. Il Rev.do Pietro Carlino d’Ivrea, che sarà ordinato Suddiacono<br />

nelle prossime Tempora di Settembre, ad Hyderabad.<br />

Insieme con essi partirà il Catechista laico Giovanni<br />

Omati.<br />

Tutti questi ecclesiastici sia per costumatezza, sia per soda<br />

pietà, sia per attitudine all’esercizio del Sacro Ministero danno a<br />

sperare con fondamento un ottimo successo, e perciò io domando<br />

la pagella di Missionario Apostolico per tre Sacerdoti, e la<br />

destinazione del Rev. Carlino a servizio della Missione di Hyderabad.<br />

Se anche i due laici venissero graziati di una pagella di<br />

destinazione, l’uno per la Birmania Orientale, l’altro per Hyderabad,<br />

questa pagella potrebbe loro giovare assaissimo, e premierebbe<br />

il generoso sacrificio ch’essi fanno di sé all’opera Ss.ma<br />

delle Missioni.<br />

Pregherei infine l’Eminenza Vostra di volermi favorire per<br />

questo Seminario di S. Calocero la Storia del Concilio Vaticano,<br />

che Sua Santità suole donare ai Vescovi unendola a quella copia<br />

che sarà, io spero, donata a Mgr. Volonteri.<br />

344


Prostrato al bacio della Sacra porpora godo protestarmi con<br />

vera e viva riverenza ed affezione<br />

Dell’Eminenza Vostra R.ma<br />

U.mo e D.mo Servo<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Direttore del Seminario delle Estere Missioni<br />

345


346<br />

131. A MONS. SIMEONE VOLONTERI<br />

23 agosto 1873<br />

disordini nel Honan<br />

preparare la consacrazione episcopale<br />

Ill.mo e R.mo <strong>Mons</strong>ignore 1<br />

Milano il 23 Agosto 1873<br />

L’altro ieri giungeva da Hong Kong D. Timoleone Raimondi<br />

e ci portava notizie affliggenti sullo stato delle cose in codesta<br />

Provincia del Ho-nan. Sia fatta la santissima volontà di Dio, che<br />

mortificat et vivificat, deducit ad inferos e reducit [fa morire e fa<br />

vivere, scendere agli inferi e risalire, 1 Sam 2,6]. Si ricordi che i<br />

Missionari di S. Calocero all’atto della loro partenza dicono di<br />

tutto cuore al Signore: Beato quel giorno in cui mi sarà dato di<br />

soffrir molto per una causa sì pietosa, e più beato quello in cui<br />

mi fosse concesso di dar per essa il sangue e la vita. Ella con i<br />

suoi bravi colleghi calca un terreno già bagnato dal sangue dei<br />

martiri di Gesù Cristo: invochi da essi la fortezza necessaria in<br />

1 In AGPIME 17,3, p. 99-100. Le tristi notizie sulla situazione nel Honan<br />

portate da Raimondi sono una realtà, ma Volonteri ripete spesso nelle sue lettere<br />

che il popolo del Honan è di sua natura pacifico e i tentativi dei mandarini<br />

di suscitare torbidi e violenze hanno solo un effetto passeggero e non producono<br />

danni come in altre province. Da parte loro “i missionari e i cristiani<br />

tacciono, fuggono e soffrono, aspettando circostanze migliori, quindi vien tolto<br />

ogni pretesto od occasione al popolo d’inasprirsi contro di noi”, così scrive<br />

in una lettera del 15 dicembre 1873 (AME 23, p. 241). Comunque M. incoraggia<br />

e rivolge l’attenzione a preparare la consacrazione episcopale del vicario<br />

apostolico, esprimendo il parere che si faccia ad Hong Kong, come desiderano<br />

i missionari di quella missione. Volonteri li ringrazia, ma sceglie di farsi consacrare<br />

dal vicario apostolico del Hupeh, mons. Eustachio Zanoli, francescano, a<br />

Hankow, ciò che avverrà il 22 febbraio 1874 (sui particolari, LOZZA,pp. 82-84).


ogni evento per sé e per i nostri amatissimi confratelli. Ma considerando<br />

che, percosso il pastore si disperdono le pecorelle,<br />

speriamo che il clementissimo Iddio voglia calmar la tempesta, e<br />

accontentarsi, come nel sacrificio di Abramo, del buon volere dei<br />

suoi servi fedeli.<br />

Intanto conviene pensare alla sua consacrazione. Mgr Raimondi<br />

mi dice che i Missionari di Hong Kong lo vogliono colà,<br />

e mi parrebbe per verità luogo molto opportuno: tanto più che<br />

ella apparteneva prima a quella Missione. Speriamo che arrivi in<br />

tempo anche il Missionario D. Emilio Anelli, che partirà da<br />

Venezia il prossimo 19 settembre, o il 20 da Ancona, se così piacerà<br />

a Dio.<br />

Troverà qui unite le Bolle Apostoliche di sua promozione al<br />

Vescovado di Paleopoli in partibus infidelium, e al Vicariato<br />

Apostolico del Ho-nan con le relative facoltà. Mi favorirà di rilasciarmene<br />

formale ricevuta, una per me, una per Propaganda.<br />

Spero avrà ricevuto per mezzo del P. Vaudagna il danaro che<br />

le abbiamo mandato in cambiale duplicata.<br />

D. <strong>Giuseppe</strong> Negri le ha donato una magnifica Croce con le<br />

effigie scolpite di Maria SS., dei SS. Ambrogio e Carlo, e di S.<br />

Francesco Saverio: più un anello con una magnifica ametista. Il<br />

P. Taglioretti ebbe pure in dono una Croce d’oro che apparteneva<br />

al venerando Mgr. Turri e ha raccolto quanto basta per il suo<br />

Pastorale. Intanto D. Davanzo sta preparando tutte le provviste<br />

che non sono poco: due paramenti in terzo, ecc; ecc;<br />

Vorrei scrivere ai nostri carissimii Scarella, Ungaro, Cicalese,<br />

Cattaneo, ma non so se arriverò in tempo.<br />

Mi ricordi al santo altare e mi creda<br />

Suo Aff.mo in Domino<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

A D. Gabriele, che mi ha scritto da Pechino notizie piuttosto<br />

consolanti, rispondo colà. Scrivo anche a Mgr. De La Place ringraziandolo<br />

e pregandolo a perorare la causa del Ho-nan.<br />

347


348<br />

132. AL PREFETTO DI PROPAGANDA<br />

29 gennaio 1874<br />

provvedere alla missione del Bengala Centrale<br />

dato il clima micidiale<br />

Eminenza Reverendissima 1<br />

Milano il 29 Gennaio 1874<br />

Ricorro con ossequiosa fiducia alla saviezza dell’Eminenza<br />

Vostra e della S. Congregazione per ottenere un provvedimento<br />

di somma necessità per la nostra Missione del Bengala Centrale.<br />

La S. Congregazione non ignora quante volte il sottoscritto fece<br />

presente il bisogno estremo di avere un luogo salubre per quella<br />

Missione che letteralmente divora i suoi abitatori e cultori.<br />

Abbiamo chiesto Darjeeling, ci fu fatto sperare, e poi le speranze<br />

svanirono; abbiamo chiesto Hazareebagh, ci fu data la quasi<br />

certezza di averlo e poi fu dato ad altri. Intanto i Missionari<br />

1 In AME 06, pp. 1263-1265. In cerca da sempre di un luogo salubre per i<br />

missionari del Bengala Centrale (v. Lettere 128 e 108) senza riuscire ad ottenerlo,<br />

M. fa sua l’idea del prefetto apostolico di quella missione, Antonio<br />

Marietti, di prendere la missione di Dacca (nel Bengala orientale) rimasta<br />

vacante, lasciando un buon numero di distretti e ritenendo solo quelli vicini ad<br />

essa, e ne informa Propaganda adducendo altre ragioni a favore della proposta.<br />

Ma la cosa non si rivela semplice. I benedettini inglesi non sono indifferenti a<br />

Dacca bensì la chiedono e l’ottengono da Propaganda, nonostante gli sforzi di<br />

M. di averla per Marietti. Circa Shillong c’è controversia a quale regione appartenga:<br />

all’Assam e quindi al Bengala centrale come sostiene M. con Marietti sulla<br />

base di una carta geografica, o a Dacca cui è stato attribuito e quindi di spettanza<br />

ai benedettini che lo reclamano? Ma forse M. dimentica che non sempre<br />

i confini politici combaciano con quelli ecclesiastici. Di fatto non se ne farà nulla<br />

per il momento, e quando molto più tardi (1889) l’Assam viene eretto a prefettura<br />

apostolica, è affidato ai padri salvatoriani, non avendo San Calocero che<br />

pochi missionari a disposizione.


s’ammalano e muoiono. Morì Parietti, morì Limana, morì Brioschi,<br />

morì Bersani; per malattia si ritirarono De Conti, Curti,<br />

Longa; nel Novembre scorso ci giunse a casa D. Antonio Giuliani<br />

stremato da una dissenteria a sangue che lo tormenta da un<br />

anno e per cui sta ancora in pericolo della vita. Ora D. G. Broy<br />

chiede di rimpatriare. Non parlo delle Suore, varie delle quali<br />

morirono, altre ritornarono, altre sono inferme.<br />

Io non so più che ben fare. Ed ecco che mentre sto considerando<br />

se vi è qualche rimedio, mi giunge lettera di D. Antonio<br />

Marietti, Prefetto Apostolico di quella Missione (anch’esso<br />

costretto pochi anni fa a ricorrere per salute all’aria nativa), in<br />

cui mi dice che, avendo inteso essere vacante la Missione di Dacca,<br />

egli e tutti i suoi confratelli sarebbero del parere che la chiedessi<br />

per S. Calocero, e suggerisce una nuova circoscrizione di<br />

territorio, ben inteso allo scopo di non estendere le nostre pertinenze<br />

in modo che soverchi le nostre forze. Ho fatto subito redigere<br />

dall’ottimo nostro D. Giacomo Scurati una carta che indichi<br />

esattamente quali provincie o distretti si potrebbero staccare<br />

dalla nostra Missione e cedere ad altri che le accetterebbero<br />

volentieri, e quali si dovrebbero a noi congiungere. Il Bengala<br />

Centrale rinunzierebbe ai Distretti di Raishaj, Bogra, Malda,<br />

Dinagpore, Rungpore, Cooch-Behar, Bootan; si potrebbe anche<br />

rinunziare a Berhampore e Moorshedabad desiderato dalla vicina<br />

Missione di Calcutta, e invece si unirebbero i distretti di Dacca.<br />

Così sarebbe finita anche la questione del Shillet e del Shillong,<br />

della quale parlerò più avanti.<br />

La S. Congregazione rifletterà che la Missione di Dacca è<br />

esclusivamente composta di Cristiani nativi, i quali parlano il<br />

Bengalese come nella nostra Missione, e perciò i nostri Missionari,<br />

le nostre Suore, i nostri Catechisti sono opportunissimi, né<br />

hanno da faticare ad apprendere nuove lingue per evangelizzare<br />

quelle popolazioni. Ci si chiederà se io ho soggetti da mandarvi:<br />

S. Calocero al momento ha quattro alunni soli, ma spera di poter<br />

combinare (ed è già in trattative) con altro Istituto per ottenere<br />

una serie non interrotta di chierici Studenti di Teologia per la<br />

grand’opera dell’Apostolato. Sarebbe cosa dolorosissima e nociva<br />

al maggior successo, se ci dovessimo poi spargere altrove per<br />

349


mancanza di lavoro nelle nostre Missioni, mentre questa unione<br />

servirebbe d’incoraggiamento a moltiplicar gli operai. Per i RR.<br />

PP. Benedettini riesce del tutto indifferente che la Missione sia<br />

piuttosto in un luogo che in un altro, non avendo ancora messe<br />

radici in quei luoghi, ma per noi è una questione di somma<br />

importanza. Perciò se alla S. Congregazione preme di salvare le<br />

forze e la vita ai Missionari di S. Calocero, se trova ragionevole<br />

di affidare la Missione di Dacca a chi già perfettamente conosce<br />

lingua, costumi, superstizioni etc. di quei popoli, se, come più<br />

volte l’Eminenza Vostra per sua bontà ce lo fece conoscere, tiene<br />

a cuore che questo Seminario sorto sotto i suoi auspici abbia<br />

a raggiungere per mezzo dei suoi conforti lo scopo pietoso a cui<br />

mira, veda di esaudire l’umile supplica che io con i miei colleghi<br />

di qui e delle Indie Le porgo. Sappia che il Rev.mo <strong>Mons</strong>. Barbero<br />

Vicario Apostolico di Hyderabad spaventato dalla continua<br />

moria del Bengala, in un’espansione affettuosa del suo cuore mi<br />

scriveva non molto tempo fa se non fosse il caso di ritirare ad<br />

Hyderabad, dove stanno sani, tutti i nostri Missionari, ed abbandonare<br />

una terra, che li consuma e distrugge. Questo io vorrei<br />

sperare che non avverrà mai. Si continui, si soffra, ma la S. Congregazione<br />

ci aiuti.<br />

Quanto al Shillong io mando una carta, dove l’Eminenza<br />

Vostra Rev.ma potrà vedere che a torto quel paese è stato attribuito<br />

alla Missione di Dacca, mentre si trova nell’Assam (Provincia<br />

di Cossya e Tinthiem -?-) dato interamente al Bengala<br />

Centrale col Decreto della Sacra Congregazione.<br />

Mi permetta di baciarle il lembo della S. Porpora e di raccomandarle<br />

di nuovo caldamente questa cosa pregando la bontà di<br />

Sua Beatitudine che voglia darci una speciale benedizione la quale<br />

rinnovi il Crescite et multiplicamini [Crescete e moltiplicatevi,<br />

Gn 1,22] non per noi, ma per i poveri infedeli che chiedono pane<br />

et non erat qui frangeret eis [e non c’era chi lo spezzasse loro,<br />

Lam 4,4].<br />

Mi professo con profonda riverenza<br />

350<br />

Dell’Eminenza Vostra Rev.ma<br />

Um.mo e Dev.mo Servo


133. AL PREFETTO DI PROPAGANDA<br />

11 febbraio 1875<br />

permesso di ordinare 8 alunni “titulo Missionis”<br />

Degnissimo Prefetto della S. C. di Propaganda 1<br />

Eminenza R.ma<br />

Milano il giorno 11 Feb. 1875<br />

Le rendo vive grazie della bontà con cui ha accolto l’ossequiosa<br />

mia istanza del 21 Dicembre scorso e della premura che si<br />

è dato di sciogliere le difficoltà concernenti la promozione ai Sacri<br />

Ordini dei nostri alunni Attardi e Mellano. Quanto al primo<br />

attenderò la risposta del R.mo Mgr. Vescovo di Costantina, ond’è<br />

inutile il ritardo, perché ho bisogno di sottoporre a più matura<br />

prova un soggetto che è stato prima religioso Domenicano, poi<br />

seminarista in Africa, poi novizio Certosino, poi aspirante alle<br />

Estere Missioni. Quanto al secondo, valendomi delle istruzioni<br />

stampate mandatemi dalla Eminenza Vostra e dal Rescritto Pon-<br />

1 In AME 06, pp. 1325-1327. M. ricorda al prefetto di Propaganda, ora<br />

Alessandro Franchi (dal 10 marzo 1874 al 5 marzo ’78), che da quando San<br />

Calocero ha deciso di accogliere non solo alunni sacerdoti o vicini al sacerdozio,<br />

ma anche studenti per la teologia (il seminario teologico fu inaugurato il 9<br />

settembre 1870, ma già prima M. riceveva aspiranti che non avevano fatto teologia)<br />

si era chiesto ed ottenuto da Propaganda un Rescritto in data 13 giugno<br />

1869, che concedeva al Direttore di promuovere agli ordini maggiori otto candidati<br />

“titulo missionis”, dopo un giuramento di servizio alle missioni. Adesso<br />

M. ringrazia di aver ricevuto le istruzioni stampate da lui chieste, perché col<br />

Rescritto menzionato sono servite per presentare all’arcivescovo il candidato al<br />

sacerdozio Giovanni Battista Mellano (1852-1908). Quanto al chierico Attardi,<br />

ha bisogno ancora di un periodo di prova.<br />

351


tificio, in cui per mezzo di codesta S. C. di Propaganda mi si concede<br />

di poter presentare alle sacre ordinazioni otto alunni titulo<br />

Missionis, mi presentai ieri a S. E. R.ma Mgr. Arcivescovo nostro,<br />

e si è concluso che non occorre altro, fuorché di attenerci conscienziosamente<br />

alle savissime norme ivi proposte.<br />

Finora non si era presentato il bisogno, perché avevo sempre<br />

ottenuto dai Vescovi, alle cui Diocesi appartenevano i singoli<br />

alunni ordinandi, le richieste dimissorie, premendomi che non<br />

fossero definitivamente staccati dal loro clero diocesano, affinché<br />

nel caso che non potessero prestarsi per le nostre missioni, a<br />

motivo di malattia o d’altro, potessero ritrovare in patria un congruo<br />

collocamento. Ora però che per la scarsezza dei sacerdoti<br />

dedicati alle missioni, abbiamo accolto in questa casa un certo<br />

numero di Chierici Studenti di teologia, diveniva assolutamente<br />

necessaria la facoltà graziosamente accordataci il 13 giugno 1869<br />

di poter presentare ai sacri ordini gli alunni da noi stessi formati,<br />

ciò che da principio non avevamo avvertito per la ragione che<br />

non si accettavano se non Sacerdoti, o prossimi al Sacerdozio, e<br />

di pieno accordo con i loro R.mi Ordinari. Io pertanto, ringrazio<br />

di cuore l’Eminenza Vostra di avermi mandato le dette istruzioni<br />

stampate, che hanno servito a chiarire a Mgr. Arcivescovo che<br />

non occorre altra facoltà che l’Indulto Pontificio a noi benignamente<br />

accordato per un certo numero di casi.<br />

Quanto alle nostre regole 2 mi darò premura di mandarle all’Eminenza<br />

Vostra R.ma quanto prima, con le modifiche, che l’esperienza<br />

di quasi venticinque anni, da che questa casa di missionari<br />

sussiste, ci ha suggerite, e ciò in ossequio ancora a quanto<br />

l’E.mo Card. Fransoni di Santa memoria, scriveva il 16 gennaio<br />

1851 all’Arcivescovo di Milano: non è che savissima la determinazione<br />

di maturare con la pratica e lunga esperienza di vari anni<br />

2 Dopo la “Proposta” formulata per la fondazione, il Seminario Lombardo<br />

per le M. E. non s’era preoccupato di redigere altre regole, seguendo anche il<br />

consiglio di Propaganda, che invitava ad attendere la maturazione che sarebbe<br />

venuta dalla pratica e dell’esperienza. Ora M. è intenzionato a mettersi con premura<br />

al lavoro di revisione, ma la nuova e prima “Regola dell’Istituto Lombardo<br />

per le Estere Missioni” uscirà solo nel 1886, come si vedrà.<br />

352


il più adatto regolamento, che poi ad ogni loro richiesta riporterà<br />

la suprema sanzione della S. Sede.<br />

Questo è appunto ciò che riverentemente richiederemo appena<br />

avremo compiuto il lavoro, a cui stiamo attendendo, sull’esempio<br />

pure del Seminario delle Missioni Estere di Parigi.<br />

Prostrato al bacio della Sacra Porpora, mi onoro di segnarmi<br />

con la massima venerazione<br />

Dell’Eminenza Vostra R.ma<br />

U.mo e D.mo Servo<br />

Sacerdote <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Direttore del Seminario dell’Estere Missioni<br />

353


134. A P. ANGELO TAGLIORETTI<br />

23 giugno 1875<br />

confida alcune prove nel governo dell’Istituto<br />

Carissimo e Degnissimo P. Taglioretti 1<br />

Milano il 23 Giugno 1875<br />

Ti ringrazio di avermi comunicato la lettera del tuo ottimo<br />

nipote Mgr. Volonteri, che amo e venero, che io stesso proposi<br />

senza pressione di alcuno all’insigne dignità di cui è rivestito, e<br />

che non ho mai cessato di amare e di stimare. Non saprei proprio<br />

spiegare in verun modo quelle parole che gli furono scritte,<br />

né saprei chi possa averle provocate. Altro è esprimere diversità<br />

di giudizi su questo o quel punto di amministrazione, lasciando<br />

però a Mgr. Volonteri che è sul posto e perciò più in grado di<br />

ogni altro di veder ciò che torna più opportuno al bene della<br />

Missione; altro è disgustarsi, rompere il dolcissimo vincolo che ci<br />

congiunge, non voler più aver relazione che di preghiere. Quelle<br />

parole furono scritte senza testa, senza senso, senza conoscere<br />

il gravissimo significato. Quanto ai soggetti Dio voglia che si possano<br />

trovare, ma chi per debolezza di salute, chi per mancanza<br />

1 In AGPIME 17,3, p. 141. Parole amare le prime di questa lettera; niente<br />

disgusta M. più dei giudizi offensivi, che rompono l’unione e la carità. Confida<br />

poi al carissimo e degnissimo Taglioretti la sua pena per la mancanza di soggetti<br />

con cui rispondere alle richieste dalle missioni, e per la difficoltà di far<br />

fronte alle spese per il primo corso di teologia introdotto quest’anno. Ritorna<br />

alla fine su Volonteri: il pensiero che questi possa credere che si sia malcontenti<br />

di lui, mentre c’è a San Calocero tanto ammirazione per lui e i suoi missionari,<br />

non gli dà pace e vuole che gli si scriva subito per dissipare ogni eventuale<br />

nube. Per M., così premuroso e sensibile, questi sono pesi che lo mettono alla<br />

prova, e tuttavia non lo bloccano: “Ma tu non hai tempo da perdere ed io mi<br />

dico subito”.<br />

354


di attitudine, chi per una ragione, chi per un’altra presentano difficoltà<br />

ed io non so come potrò appagare i giustissimi desideri di<br />

Mgr. Volonteri, di Mgr. Barbero, di D. E. Biffi che chiedono insistentemente<br />

soggetti.<br />

Ho aperto il Seminario quest’anno anche a teologi del 1° corso,<br />

la spesa è gravosa assai, perché bisogna nutrirli, vestirli, provvederli<br />

di ogni cosa per tutto l’anno in tempi di costi tanto elevati.<br />

Qualche volta non dormo e chiedo a me stesso se posso in<br />

coscienza continuare in ciò che ho cominciato, e se proseguo lo<br />

faccio unicamente con la fiducia nella Provvidenza per il bene<br />

delle missioni, e poi mi tocca sentire che voglio far divorzio da<br />

quelli che formano il mio gaudio, la mia corona e insieme l’oggetto<br />

continuo delle mie cure, delle angustie giorno e notte? Il<br />

Signore nella sua saviezza e bontà pone anche questo per meglio<br />

esercitarci, e per raddoppiarci la gioia quando arriviamo ad<br />

intenderci e a riconoscere nei fatti che siamo un solo cuore, un’anima<br />

sola. Del resto non dubitare che faremo tutto ciò che si<br />

potrà. Non sono molti giorni che io dissi a D. Davanzo: a quel<br />

che mi pare Mgr. Volonteri sembra che ci creda malcontenti di<br />

lui: mancherebbe solamente questo che, mentre egli e i suoi<br />

compagni ci mettono la pelle per amor di Dio, noi fossimo disgustati!<br />

Così testualmente, e lo impegnai a scrivere col primo invio<br />

postale per togliere ogni malumore. Ora poi capisco da dove<br />

veniva il malessere.<br />

Ma tu non hai tempo da perdere ed io mi dico subito<br />

Tutto Tuo in Domino<br />

Sac. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>.<br />

P. S. Se credi, porgi i miei più affettuosi ossequi all’ottimo<br />

Mgr. Vescovo.<br />

355


356<br />

135. DOCUMENTO DI MARINONI<br />

22 luglio 1875<br />

la cappella della Grugana può conservare il Santissimo 1<br />

A. M. D. G.<br />

Grugana. Festa di S. Maria Maddalena<br />

dell’anno di N. S. G. C. 1875<br />

Il sottoscritto munito della delega dell’Ill.mo e R.mo Mgr.<br />

Francesco Maria Rossi, Vicario Generale della Diocesi di Milano,<br />

accordatogli con lettera del 17 corrente Luglio, ha visitato<br />

diligentemente la Cappella esistente nella villa detta la Grugana<br />

dal lato di Levante e riconobbe che, sia per la situazione del tutto<br />

disimpegnata e libera da ogni passaggio, sia per non aver alcun<br />

piano superiore, sia per la decenza dell’altare ivi eretto, degli<br />

ornati e dei sacri arredi, la detta Cappella offriva tutte le condizioni<br />

richieste dai Sacri Riti perché potesse essere addetta al<br />

Divin Culto, vi si potesse conservare il SS. Sacramento, e fruire<br />

1 In AME 06, pp. 1347-1348. Villa Grugana, poco lontana dal santuario della<br />

Madonna del Bosco (Imbersago, LC), è una eredità lasciata dai nobili Vincenzo<br />

e Laura Cavalli, defunti il primo nel febbraio del 1873 e la sorella, Donna<br />

Laura, nel marzo del 1874. Interessante ricordare che M. li incontra in treno,<br />

un giorno d’autunno del 1872 in cui è in cerca di un luogo stabile per la<br />

“villeggiatura” dei figli di San Calocero, e discorrendo con loro del motivo del<br />

suo viaggio, riceve l’offerta della loro casa che subito va con essi a visitare. Così<br />

la piccola comunità di aspiranti caloceriani già nell’estate del ’74 vi può soggiornare<br />

e l’anno seguente M. colloca il Santissimo nella cappella esistente,<br />

durante una Messa di suffragio per i generosi benefattori. È la prima casa dell’Istituto<br />

fuori Milano, che ha reso molti servizi e ancor oggi esiste rinnovata e<br />

ampliata, particolarmente cara perché nel terreno annesso ospita il cimitero<br />

dove sono sepolti tanti missionari e sono scritti i nomi di tutti i membri defunti<br />

dell’Istituto.


di tutti i privilegi competenti alle Comunità Religiose. Dopo aver<br />

pertanto fatto sentire agli alunni del Seminario delle Estere Missioni<br />

l’inestimabile favore, che la bontà di Dio era per largire loro<br />

col degnarsi di eleggere la sua dimora in mezzo a loro, e di abitare<br />

sotto un medesimo tetto con essi e per essi, passò a benedirla,<br />

e il giorno appresso, celebrato prima in comune l’Officio<br />

di suffragio per i benemeriti testatori, che lasciarono a noi questa<br />

villa, nella S. Messa, dopo aver comunicati gli alunni, ripose<br />

la Sacra Pisside nel Ciborio apposito, e così appagò i voti comuni;<br />

di ciò sia gloria e ringraziamento perenne al Cuore amatissimo<br />

di Gesù, che ci rinnova la letizia di quel: Verbum caro factum<br />

est et habitavit in nobis [il Verbo si fece carne e venne ad abitare<br />

in mezzo a noi, Gv 1,18].<br />

Sacerdote <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Rettore del Seminario delle<br />

Estere Missioni<br />

357


Eminenza! 1<br />

358<br />

136. AL PREFETTO DI PROPAGANDA<br />

21 novembre 1875<br />

invio di missionari, religiose, catechisti<br />

Milano, il 21 di 9bre, 1875<br />

ho ricevuto il Suo biglietto, recatomi dal Sig. Raimondo Campo,<br />

ed io essendo ammalato, né conoscendo le persone a cui si<br />

riferiva, ho dato al medesimo Sig. Raimondo quel migliore indirizzo<br />

che ho potuto, e spero con buon esito.<br />

Nella seconda metà del prossimo gennaio farò un invio di missionari,<br />

religiose e catechisti alle Missioni di Hyderabad, Birmania<br />

orientale, Hong Kong e Ho-nan in Cina, così ripartendoli: Il<br />

R. Sacerdote Marino Tommaseo della diocesi di Venezia, con tre<br />

Suore di S. Anna di Torino ad Hyderabad; il R. Sacerdote Andrea<br />

Celanzi della Diocesi di Fermo, col catechista laico Sig. Francesco<br />

Gorla, della diocesi di Milano, alla Birmania orientale; tre religiose<br />

Canossiane alla Missione di Hong Kong; e i due Missionari<br />

1 In AME 06, pp. 1357-1358. San Calocero attraversa fasi alterne in fatto di<br />

soggetti: ora è in secca, ora ne ha, non diciamo a sufficienza, ma almeno quanto<br />

basta per far fronte ai bisogni più urgenti. M. in questa lettera è contento di<br />

comunicare al prefetto di Propaganda nomi e destinazioni dei prossimi partenti;<br />

i sacerdoti Tommaseo (1846-1917, ritornato in diocesi di Venezia nel<br />

1886), Celanzi (1849-1934) e Genini (1850-1925), il suddiacono Mellano<br />

(1852-1908); e il catechista Gorla (uscito nel 1884). E, come altre volte, M.<br />

chiede a Propaganda che al catechista sia data una “pagella di destinazione”,<br />

corrispondente in certo modo alla “Pagella” di missionari apostolici rilasciata<br />

ai sacerdoti, che lo qualifichi ufficialmente, servendo come carta di presentazione<br />

e testimonianza della dedizione alla causa missionaria. Un’altra richiesta<br />

ricorrente, già spesso da noi segnalata, è quella che riguarda la concessione di<br />

un luogo salubre per i missionari del Bengala malati o bisognosi di riposo, e M.<br />

pensa ancora alle colline del Shillong (v. Lettera 133).


Sacerdote Virgilio Genini e R. Giovanni Battista <strong>Giuseppe</strong> Mellano,<br />

Suddiacono dal 18 di Settembre di quest’anno 1875, che<br />

verrà ordinato Diacono alle prossime tempora di Natale, in Honan<br />

nella Cina.<br />

Per tal ragione prego da Lei, Eminenza, che mi voglia accordare<br />

le patenti di Missionario Apostolico ai RR. Sac. Marino Tommaseo,<br />

Andrea Celanzi, Virgilio Genini e Giambattista Mellano,<br />

secondo la nota che qui unisco; dare un foglio che attesti, anche<br />

solo in lingua italiana, che il laico Sig. Francesco Gorla è addetto<br />

alla Missione della Birmania Orientale in qualità di Catechista; e<br />

impetrare per tutti i membri della spedizione: Missionari, religiosi<br />

e catechista una particolare benedizione del Santo Padre.<br />

Non solendo mandare in Missione giovani non ancora ordinati<br />

Sacerdoti, considerato che il R. Giambattista Mellano ha<br />

compiuti i 24 anni fin dal passato aprile, che nel lungo viaggio in<br />

Honan, dovendosi dopo Aden ed il Ceilan trovare con un solo<br />

compagno Sacerdote, può appena arrivato in Missione adoperarsi<br />

subito per la Missione, senza spendere tempo per se stesso,<br />

invoco la grazia di poterlo far ordinare extra tempora in alcuna<br />

delle feste del principio d’anno.<br />

Devo inoltre annunziarle il ritorno dalla Missione del Bengala<br />

Centrale del Missionario D. <strong>Giuseppe</strong> Galesi, il quale ha dovuto<br />

fermarsi precariamente in Alessandria d’Egitto impedito di<br />

continuare il viaggio dalle febbri stesse riportate nel Bengala che<br />

lo obbligarono a ritornare in patria, con licenza del suo Superiore,<br />

il R.mo D. Antonio Marietti, Prefetto Apostolico. I Missionari<br />

di colà, i catechisti e le Suore, poco più, poco meno, sono continuamente<br />

obbligati a pagare un triste tributo all’insalubrità del<br />

clima; e l’Eminenza Vostra e la Sacra Congregazione mi vorranno<br />

perdonare dopo tante e tante prove che costarono a quella<br />

missione più sacrifici assai che tutte le altre 4 nostre missioni, se<br />

io rinnovo la preghiera che ci siano concesse le colline del Shillong<br />

capoluogo dell’Assam, assegnato alla nostra Missione.<br />

Posso assicurare l’Eminenza Vostra che gli alunni suddetti,<br />

destinati alle menzionate Missioni, sia per la pietà, sia per la<br />

costumatezza, sia per la scienza competente, sono stati da noi<br />

giudicati idonei al sublime scopo, cui sono destinati.<br />

359


360<br />

137. AL PREFETTO DI PROPAGANDA<br />

5 maggio 1876<br />

questione di chiese pubbliche dei religiosi ad Hong Kong<br />

Eminenza Reverendissima 1<br />

Milano 5 Maggio 1876<br />

Ricorro con viva fiducia alla sua alta saviezza e bontà per un<br />

favore che interessa grandemente il bene della Missione di Hong<br />

Kong. <strong>Mons</strong>. Raimondi, Vicario Apostolico di quell’isola, mi<br />

scrive in data 22 Marzo scorso manifestandomi le sue gravi<br />

inquietudini sulla istanza fatta all’Eminenza Vostra R.ma dagli<br />

ottimi Padri Domenicani di Manila, perché conforme a un generale<br />

privilegio del loro Ordine anche la Cappella della Procura<br />

che tengono in Hong Kong sia dichiarata Oratorio Pubblico, vi<br />

si possa adempiere nei giorni festivi il precetto della S. Messa, vi<br />

si possano celebrare le funzioni della Confraternita del S. Rosario<br />

per Terziari Domenicani etc. Una tal domanda, che a prima<br />

vista si presenta ragionevolissima, conducente all’edificazione dei<br />

fedeli, opportunissima a soddisfare la comune pietà, ove sia esaminata<br />

più maturamente e nelle sue pratiche conseguenze (specialmente<br />

in Missione, e in un perimetro così limitato qual è<br />

quello di Vittoria, Capoluogo di Hong Kong) verrebbe a portare<br />

gli stessi inconvenienti che arreca la divisione in varie sezioni<br />

di una piccola Parrocchia.<br />

1 In AME 07, pp. 31-33. La questione sul tappeto riguardante la missione di<br />

Hong Kong è delicata, M. lo sa e adduce le possibili giustificazioni a favore della<br />

richiesta dei domenicani, ma sono assai di più e di maggior peso le ragioni che<br />

porta a sostegno della sua posizione. Non si tratta di accontentare mons.<br />

Raimondi, ma di considerare tutti gli aspetti del problema, dal punto di vista sia<br />

pastorale che dei missionari e dell’Istituto.


La Cappella dei Domenicani si trova in sito centrale, i Cattolici<br />

sono 4000 circa, in buona parte preferirebbero Spagnuoli e<br />

Portoghesi ad italiani: il ministero dei nostri Missionari si ridurrebbe<br />

ad assistere un assai minor numero di soggetti. La S. C. di<br />

Propaganda ha sempre protetto per regola generale con singolare<br />

vigilanza e predilezione nelle Missioni l’unità di azione, sia<br />

perché l’ordine e la disciplina ne guadagnano assai, e in essa ravvisano<br />

i pagani stessi e i protestanti la forza caratteristica della S.<br />

Chiesa Cattolica in mezzo alle continue variazioni e dissidi dei<br />

seguaci dell’errore, sia perché il Missionario che sacrifica tutto,<br />

la patria, il riposo, la sanità, la vita per la salvezza di quelle anime<br />

che il Supremo Pastore gli affida, trova un conforto soavissimo<br />

ed incessante in quel sacro legame che a lui stringe e subordina<br />

le anime stesse, ond’è che passa tra loro una vera e stabile<br />

relazione di Padri e Figli e viceversa. È questo che mi faceva<br />

rimarcare vivamente sin dall’anno 1861 l’ottimo <strong>Mons</strong>. Dunoyer,<br />

Curato in Ginevra, quando passai da quelle parti, quanto cioè<br />

avesse servito a promuovere la dilatazione della nostra S. Fede in<br />

quella città l’unità della Parrocchia di S. Giacomo, benché poi,<br />

essendo cresciuti i fedeli oltre i 40.000, si giudicasse necessario<br />

crearne un’altra.<br />

Noti, Eminenza Rev.ma, che i Religiosi, di cui si tratta, si trovano<br />

accidentalmente in Hong Kong e solo per i giusti interessi<br />

delle loro Missioni o Comunità altrove stabilite, ma non sono<br />

colà come veri pastori d’anime. Si figuri perciò qual confusione<br />

dovrebbe nascere in Hong Kong, dove in brevissimo spazio si<br />

trovano riuniti o possono da un momento all’altro ritrovarvisi<br />

come lo desiderano, Domenicani, Agostiniani, Francescani, Lazzaristi,<br />

Sacerdoti del Seminario di Parigi, Gesuiti, etc., una volta<br />

che dai singoli Istituti si aprissero al pubblico varie Cappelle,<br />

essendo assai ragionevole che non si neghi ad alcuno di essi ciò<br />

che ad altri si concederebbe. Il povero Vescovo consacrato dall’Eminenza<br />

Vostra, vedendosi diminuito il già piccolo suo gregge<br />

allorché celebrerebbe le sacre funzioni, ripenserebbe a ciò che<br />

sta scritto nell’Ecclesiastico “in paucitate plebis ignominia principis<br />

(c.14, v.28)” [la scarsità di gente è la rovina del principe, Prv<br />

14,28] e il suo onore cadrebbe in fine sulla Chiesa stessa e sul<br />

361


suo culto. È per questo che l’E.mo Card. Barnabò, e prima di Lui<br />

l’E.mo Card. Fransoni, illustri antecessori dell’Eminenza Vostra<br />

R.ma, furono sempre fermi su questo punto, e il buon andamento<br />

delle Missioni rese sempre ottima testimonianza alla giustezza<br />

delle loro vedute.<br />

Io spero che l’Eminenza Vostra, di cui è vero figlio <strong>Mons</strong>. Raimondi,<br />

e a lui ella diede tante prove della Sua benevolenza, vorrà<br />

consolarlo ed esaudirne le preghiere in cosa che interessa altamente<br />

il bene non della Missione di Hong Kong, ma anche delle<br />

altre. Non si distragga il gregge già troppo piccolo da coloro<br />

che la S. C. di Propaganda ha destinati a pascerlo. I privilegi<br />

generali del benemerito ordine Domenicano non vengono lesi da<br />

un’eccezione così sensibilmente reclamata dal bene delle Missioni.<br />

L’Eminenza Vostra non avrà certo a pentirsi di aver ascoltato<br />

il Venerabile Prelato che stando sul luogo ed ammaestrato da<br />

lunga esperienza ha ricorso al suo provvido senno e al suo zelo<br />

vivissimo per il bene della nostra S. Religione.<br />

Le bacio con somma riverenza ed affetto il lembo della Sacra<br />

Porpora dicendomi<br />

362<br />

Dell’Eminenza Vostra R.ma<br />

Umil.mo e Dev.mo Servo


I. M. I.<br />

138. AI COLLEGHI E AI MISSIONARI<br />

20 settembre 1876<br />

in difesa dell’ottimo d. Carlo Bolis<br />

Ai miei Dilettissimi e Veneratissimi Colleghi<br />

i Missionari di S. Calocero 1<br />

Milano il 20 7bre 1876<br />

Il Signore ci ha messo ad una prova, la più dolorosa e la più<br />

grave che potesse darsi. Si è sollevata in S. Calocero una tempesta<br />

contro l’ottimo D. Carlo Bolis come quello che trascinasse il<br />

Superiore dove voleva egli, e non avesse riguardo al sentimento<br />

dei compagni. In un momento si dimenticarono tutti i meriti di<br />

1 In AME 07, p. 73. Abbiamo qui riunito due scritti: il primo è una lettera<br />

con la data e la fonte indicata, che appare interrotta dopo le parole “la proposta<br />

di” che abbiamo fatto seguire da puntini; il pezzo che segue fa parte di una<br />

lettera precedente (AME 07, p. 69, senza data, brutta copia), pure essa interrotta,<br />

ma che aggiunge alla prima altri dati importanti. Ecco in breve la questione<br />

oggetto dei due scritti.<br />

È in gioco la vendita di un terreno, comperato da San Calocero qualche<br />

anno prima, per costruire col ricavo un muro di protezione da nuovi edifici<br />

vicini e per trasferire in luogo più adatto la tipografia de Le Missioni Cattoliche,<br />

fondata nel 1872. Date le buone condizioni di vendita, si fanno i preliminari<br />

per l’acquisto e si ritira la caparra su iniziativa di M. e don Carlo Bolis (v.<br />

Lettera 23), ai quali è intestato il terreno per sfuggire alla legge d’incameramento<br />

dei possedimenti degli enti religiosi. M. ricorre anche a Propaganda per<br />

chiedere una sanatoria dell’atto di vendita, essendosi dimenticato che l’alienazione<br />

esigeva il permesso della S. Sede.<br />

Ma presto nasce il dissenso su questa azione condotta in segreto o quasi,<br />

ma che non può passare inosservata anche perché la vendita avviene un po’ alla<br />

volta per pezzi. Nel contrasto M. ricorre all’arcivescovo per spiegargli che non<br />

363


un uomo che già da 25 anni presta così preziosi servizi all’Istituto<br />

con la scuola, col consiglio, col credito, con la attività ed intelligenza<br />

dell’amministrazione, con l’esempio di una vita irreprensibile,<br />

con il più nobile disinteresse, poiché dopo la morte della<br />

sua buona madre non percepì mai alcuna retribuzione, non chiese<br />

mai un sussidio a titolo di vacanza, portava fedelmente al<br />

Superiore ciò che gli si dava come professore al Liceo S. Carlo,<br />

continuò vari anni a venire a piedi da Saronno a Milano, e ritornarvi<br />

per servire alle Feste la Chiesa di S. Calocero.<br />

Si disse che non era Missionario e che dovesse attendere solo<br />

alla scuola; che rinunciasse all’intestazione degli stabili, ecc.<br />

Invano io presentai l’inconvenienza di queste pretese, il danno<br />

grave che ne sentirebbe il Seminario per le vendite necessarie a<br />

distruggere l’intestazione, la inevitabile uscita di D. Carlo da<br />

questa Casa, il credito dell’Istituto fortemente scosso, le beneficenze<br />

che sarebbero arrestate ed avviate altrove. Tutto fu inutile.<br />

Si continuò a non intendersi da una parte e dall’altra ed ora<br />

D. Carlo Bolis vuole assolutamente ritirarsi. Io non saprei esprimere<br />

il dolore che mi opprime. Se l’opposizione si fosse limitata<br />

alla disapprovazione dei modi aspri ed imperiosi, e non fosse<br />

uscita di casa, sarebbe stata ragionevole ed anche vantaggiosa;<br />

ma invece di correggere si è moralmente uccisa una persona di<br />

tanto merito e così necessaria al bene di questa casa. Si temeva<br />

di averlo per Superiore nel caso che io venissi meno; si voleva<br />

inaugurare un nuovo metodo di amministrazione; eppure la proposta<br />

di ...<br />

è più possibile ritirarsi dall’impegno, dopo i passi già fatti. Lo stesso giorno, 23<br />

maggio, l’arcivescovo convoca gli oppositori per persuaderli ad accettare, ma<br />

vuole tener conto pure delle loro ragioni; di qui la sua lettera con la stessa data,<br />

di cui M. riporta un brano. La conclusione è che Bolis, fatto oggetto di varie<br />

accuse, lascia l’Istituto, e che quanto prima, come scrive l’arcivescovo, si dovrà<br />

compilare un regolamento con norme per la nomina del Direttore (M. resta<br />

però in ufficio a vita), il trapasso della proprietà e la loro amministrazione.<br />

I testi che riportiamo mostrano chiaramente la sofferenza di M. per tutta la<br />

vicenda, dolorosa e insieme complessa (TRAGELLA, II, pp. 222-225; BUBANI, pp.<br />

43-44).<br />

364


… mi portava perfino a casa la pensione che gli davano gli<br />

Oblati al Liceo di S. Carlo per la scuola di filosofia. Gli alunni<br />

più anziani possono ricordarsi per quanto tempo D. Carlo continuò<br />

a venire a piedi da Saronno a Milano il Sabato per essere<br />

a S. Calocero nel giorno festivo ripartendo pure a piedi il Lunedì<br />

con gli alunni Sacerdoti animati dal suo esempio. Si disse che<br />

non era Missionario. Si sarebbe ricorso all’Arcivescovo onde<br />

impedire il contratto, ma non si giunse in tempo essendone già<br />

firmati i preliminari con caparra, e avendo io protestato che davo<br />

le mie dimissioni se si tentava di rescindere quella obbligazione.<br />

L’Arcivescovo mi scrisse in questi termini il 23 maggio: "Il<br />

rispetto, l’amore, e la deferenza che hanno tutti i membri di<br />

codesto Seminario verso la venerata sua persona, li ha persuasi<br />

di doversi acquietare, sebbene loro malgrado, al noto contratto<br />

di vendita. Però viene posta la condizione che si debba senza<br />

ritardo compilare un regolamento per la nomina del Direttore<br />

del Seminario, per il trapasso delle proprietà, nonchè per la loro<br />

amministrazione. Resta però inteso che V. S. R.ma rimarrà in<br />

ufficio durante la sua vita che Iddio conservi lungamente.<br />

Riguardo a D. Carlo si pensò doversi limitare ogni suo ufficio<br />

alla scuola e nulla più. Rinunziasse a tutti gli stabili dei quali era<br />

intestato, perché talvolta egli si valeva della ragione di essere<br />

intestato e perciò responsabile per esigere qualche disposizione<br />

economica e simile; non prendesse più parte all’amministrazione.<br />

Con queste idee si fece ricorso all’Arcivescovo, il quale mi<br />

scrisse di sospendere la vendita sopra menzionata finché i compagni<br />

tutti dessero l’assenso: ma io non avevo più il tempo perché<br />

ne avevo già firmati i preliminari, e protestai che, se si insisteva<br />

nel voler rescissa quella scrittura, davo le mie dimissioni.<br />

L’Arcivescovo mi rispose.<br />

Per obbedire a questa ingiunzione del Superiore ci radunammo<br />

e si stabilirono, senza che D. Carlo vi prendesse la minima<br />

parte, i punti seguenti: …<br />

365


366<br />

139. A MONS. SIMEONE VOLONTERI<br />

13 aprile 1878<br />

offerte per calamità col contributo dei chierici<br />

Eccellenza R.ma 1<br />

Milano il 13 Apr. 1878<br />

Con la posta d’oggi mando al R.mo P. Vaudagna il duplicato<br />

della cambiale di fr 2.931, di cui spedii il primo esemplare 15<br />

giorni sono; vi unisco altra cambiale di fr. 2.000 e più. Quest’ultima<br />

risulterà dalle offerte raccolte in questi giorni e specialmente<br />

da fr. 1200 ricevuti or ora da Lione con la lettera del tenore<br />

seguente: Le Conseil de l’Oeuvre de la propagation de la Foi ayant<br />

reçu diverses sommes destinées aux affamés de la Chine, a affecté<br />

douze cents francs à ceux qui se trouvent dans la Mission du Honan<br />

[Il Consiglio dell’Opera della Propagazione della Fede,<br />

avendo ricevuto diverse somme destinate agli affamati della<br />

Cina, ha assegnato 200 franchi a quelli che si trovano nella missione<br />

del Honan]. Io prego V. E. R.ma a renderne grazie al Consiglio,<br />

come anche bramerei che scrivesse una lettera di ringraziamento<br />

in generale a tante persone pietose, che si mossero a<br />

compassione del Ho-nan, tra le quali meritano special menzione<br />

i Chierici Seminaristi di Monza che diedero £ 315; D. M. Mansi<br />

1 In AGPIME 17,3, p. 193. Negli anni 1875-78 il Honan è colpito da una<br />

carestia, con conseguente pestilenza, senza precedenti. Gli scarsi raccolti, a<br />

causa della siccità, portano presto alla fame che miete milioni di vittime; i cinesi<br />

la tramandano alla storia come la fame del terzo anno dell’imperatore Quangsiu<br />

(1878). Gli articoli di mons. Volonteri e dei suoi missionari su questa calamità<br />

toccarono il cuore, e gli aiuti affluirono abbondanti. M. ricorda con piacere<br />

che anche i chierici del seminario di Monza offrono con generosità, e sollecita<br />

dal vescovo una lettera di ringraziamento “a tante persone pietose”.


che diede £ 200, D. M. Silva che diede £ 300 in oro, il Sig. Prevosto<br />

Rotondi che diede £ 100 ecc. Ne troverà il dettaglio nelle<br />

Missioni Cattoliche.<br />

Non può credere quanto abbiano commossi i cuori quelle<br />

relazioni sue e dei Missionari accompagnate dalle fotografie di<br />

indigeni famelici, smunti, scarni, disossati, cadaveri viventi.<br />

Possano i buoni Missionari salvar molta gente dalla morte<br />

temporale e dall’eterna.<br />

Io non riterrò che duecento o trecento lire di quanto ho in<br />

mano per il Honan, e ciò come piccola riserva per qualsiasi bisogno<br />

che sorgesse. Farei anche di più di tutto cuore, ma ho addosso<br />

il pagamento di ingenti spese immobiliari, di successione, di<br />

rogiti, per cui non posso in nessun modo dar sfogo al mio cuore.<br />

Mi benedica, mi saluti tutti codesti buoni Missionari e mi creda<br />

sempre<br />

Dell’Eccellenza Vostra R.ma<br />

U.mo e D.mo e Aff.mo Servo<br />

Sac. G. <strong>Marinoni</strong><br />

367


Eccellenza R.ma 1<br />

368<br />

140. A MONS. TIMOLEONE RAIMONDI<br />

11 maggio 1878<br />

i domenicani rinuncino alla chiesa pubblica,<br />

ma restino disponibili al condono<br />

Milano 11 maggio 1878<br />

In risposta al suo ossequioso foglio del 27 marzo scorso, col<br />

quale mi partecipa l’offerta fatta dagli ottimi Padri Domenicani<br />

di Manila di condonare il debito gravante la Procura di Propaganda<br />

in Hong Kong, a condizione però di lasciar loro aprire<br />

pubblica cappella in codesta città di Vittoria, dopo aver inteso il<br />

parere pure dei miei rispettabili colleghi, mi reco a dovere di<br />

significarle che le ragioni, le quali furono anche altre volte esposte<br />

alla S. C. di Propaganda, di negare l’assenso per l’apertura<br />

della Cappella non sono già attinte a nessun interesse materiale<br />

della nostra Missione, ma spettano interamente all’ordine mora-<br />

1 In AME 07, pp. 157-159. Ritorna una questione già emersa (v. Lettera<br />

137), ma con un’interessante variante. I domenicani di Manila richiedono ancora<br />

a mons. Raimondi che permetta loro di aprire una cappella pubblica, in cambio<br />

sono disposti a condonare il debito che la procura di Propaganda in Hong<br />

Kong ha nei loro confronti. M. mostra che si tratta di due cose diverse che non<br />

si possono barattare. I domenicani accordino il condono del debito, date le<br />

condizioni della missione cinese, senza per questo pretendere la concessione<br />

della chiesa pubblica, che implica motivazioni di tutt’altro genere inerenti al<br />

regime ecclesiastico. Si noti poi a inizio e fine lettera che M. si rivolge a mons.<br />

Raimondi col titolo di “Eccellenza”: dal 1874 questi era divenuto vescovo vicario<br />

apostolico e lo resterà fino alla morte, 27 settembre 1894. Un ventennio<br />

d’intenso lavoro e sviluppo della missione, sotto l’impulso della sua direzione,<br />

pur fra contrasti e difficoltà, segnato fin dal principio da significative novità,<br />

come il primo sinodo diocesano celebrato nel 1875, i cui Atti con alcune<br />

aggiunte fornirono una sorta di manuale per la pastorale, intitolato “Monita ad<br />

missionarios Vicariatus Hongkonensis”.


le, cioè al dovere di conservare inviolata la pace, la concordia, il<br />

buon procedimento del regime ecclesiastico in codesto Vicariato,<br />

al punto che vi è chi afferma esser meglio in caso estremo<br />

cedere del tutto la Missione, piuttosto che gettare improvvidamente<br />

in un campo sì limitato ed angusto la semente di inevitabili<br />

dissensi e trovarsi poi costretti un giorno o l’altro a ripetere<br />

le parole di Abramo al suo nipote: Ne quaeso sit jurgium inter me<br />

et te, et inter pastore meos et pastores tuos, fratres enim sumus,<br />

recede a me obsecro [Ti prego, non vi sia discordia tra me e te,<br />

tra i miei mandriani e i tuoi, perché noi siamo fratelli, allontanati<br />

da me, ti supplico, Gn 13, 8-9] etc.<br />

Io spero che i generosi figli di S. Domenico non vorranno perciò<br />

ritirar l’atto del condono che le condizioni affliggenti di codesta<br />

Missione attendono dalla loro pietà e grandezza d’animo, né<br />

vorranno da noi esigere un sacrificio che motivi troppo giusti ed<br />

elevati ci vietano di accordare. Spero altresì che l’amorevole<br />

Provvidenza moltiplichi i soggetti di questo nostro Istituto in<br />

modo da poter far fronte ai bisogni del divino servizio in grado<br />

soddisfacente.<br />

Le bacio con profonda riverenza il Sacro anello e la prego di<br />

benedirmi mentre mi protesto di cuore<br />

Dell’Eccellenza Vostra R.ma<br />

A Sua E.nza R.ma<br />

<strong>Mons</strong>. Timoleone Raimondi<br />

Degno Vicario Apostolico di<br />

H. K.<br />

U.mo e D.mo Servo<br />

Sacerdote G. <strong>Marinoni</strong><br />

Direttore del Seminario delle Estere Missioni<br />

369


Riservata 1<br />

370<br />

141. A “L’OSSERVATORE CATTOLICO”<br />

9 settembre 1878<br />

non combattere altra stampa cattolica<br />

Alla Rispettabile Direzione<br />

dell’Osservatore Cattolico<br />

Da S. Calocero 9 7bre 1878<br />

L’Eccellentissimo Card. Segretario di Stato di S. Santità con<br />

sua venerata Nota del 7 corrente N° 32031 mi scrive che “la nota<br />

Commissione (costituita dallo scrivente, dal R.mo <strong>Mons</strong>. Angelo<br />

1 In AME 07, pp. 163-165. M. e Vittadini cessano di essere direttori de L’Osservatore<br />

Cattolico nel 1872, come s’è detto (v. Lettera 94), sette anni dopo la<br />

fondazione, essendo il giornale ormai ben avviato ed avendo M. molte altre<br />

attività a cui attendere; continuarono tuttavia a seguirlo con amore. Ma ecco<br />

che nel 1878 M. deve prendersi cura nuovamente del giornale, il cui spirito battagliero<br />

e talora provocatorio suscita conflitti a rischio della sua stessa esistenza.<br />

L’arcivescovo di Milano, mons. Calabiana, fa pressione su M. perché intervenga<br />

a moderare i redattori.<br />

Fallito questo tentativo, interviene la S. Sede, che nel giugno di quell’anno<br />

istituisce una “Commissione di vigilanza”, formata per designazione di Pio IX<br />

stesso da M., Scurati e mons. Angelo M. Mantegazza, canonico del Duomo.<br />

Suo compito è di controllare pure Lo Spettatore, quotidiano di tendenze più<br />

conciliative, sorto nel 1876 a Milano, che volentieri però sta al gioco polemico<br />

de L’Osservatore Cattolico, e così i due giornali finiscono di combattersi come<br />

avversari anziché considerarsi come amici, pur con idee diverse. Il peso maggiore<br />

dell’impegno di vigilanza graverà su M., che lo dovrà portare fino alla<br />

scomparsa de Lo Spettatore nel 1881, affrontando spesso accuse e colpi da<br />

ambedue i giornali, ma senza venir meno al suo dovere esercitato con pazienza<br />

e bontà (TRAGELLA, II, pp. 245-263; SBERNA, pp. 160-164; DONEGANA, pp.<br />

61-63).


Mantegazza e dal M. R. D. Giacomo Scurati) deve essere subito<br />

stabilita e mettersi senza ulteriori ritardi in esercizio e tutto operare<br />

a nome della S. Sede. Cura precipua della Commissione sarà<br />

di vigilare le redazioni dei due giornali L’Osservatore Cattolico e<br />

Lo Spettatore, affinché cessino di attaccarsi palesemente e velatamente<br />

ed affinché più non parlino delle passate loro vertenze, né<br />

scendano in particolare ad apprezzamenti indecorosi ed inopportuni<br />

sul Clero, sulle Diocesi e sull’autorità Diocesana; non<br />

occorre ricordare poi, che debbono astenersi dal censurare in<br />

verun modo i giornali cattolici, aiutando con la perfetta concordia<br />

e compatezza la buona causa della Religione e della S. Sede,<br />

che non si ripromette certamente il trionfo da vani litigi e da<br />

indecorose personalità, ma dalla fermezza contemperata alla prudenza<br />

ed ispirata dalla bene intesa carità cristiana.<br />

Mentre si avrà cura da una parte ... non si lascerà dall’altra di<br />

imporre all’Osservatore moderazione nel linguaggio, vietandogli<br />

segnatamente di censurare in qualsiasi modo il giornale La<br />

Défense, e in particolare <strong>Mons</strong>. Vescovo d’Orléans 2 . Si intende<br />

poi da sé che nessuno dei suddetti giornali dovrà parlare della<br />

Commissione, delle sue attribuzioni e delle sue risoluzioni in un<br />

senso od in un altro. Che se la Commissione (soggiunge S. Eminenza),<br />

di cui Ella fa precipua parte e che non dubito sia per corrispondere<br />

alla fiducia di cui fu onerata, incontrasse qualche difficoltà,<br />

la prego d’informarmene immediatamente, essendo fermamente<br />

risoluto di non tollerare più oltre eccessi di sorta, da<br />

qualunque parte dovessero provenire”.<br />

Codesta egregia Direzione vedrà in questa sapientissima Nota<br />

della S. Sede una prova luminosa del vivo interesse che il Vicario<br />

di Gesù Cristo, e l’Eminentissimo Cardinale segretario prendono<br />

per il buon successo del Giornale; troverà con la più gran<br />

chiarezza indicata la via da tenersi, gli scogli da evitarsi, il modo<br />

indubbio di compiere la divina volontà, ed accoglierà, non ne<br />

dubito affatto, con profondo ossequio e con filiale obbedienza le<br />

2 Il vescovo di Orléans è mons. Dupanloup (1802-1878), grande pastore ma<br />

con tendenze gallicane.<br />

371


ingiunzioni del Comun Padre e Maestro dimostrando con i fatti<br />

la viva riconoscenza, che sente per questo tratto singolare di<br />

paterna bontà. Filii sapientiae ecclesia justorum et natio illorum<br />

oboedientia et dilectio (Eccli. 3,1) [I figli della sapienza sono l’assemblea<br />

dei giusti e la loro patria l’obbedienza e l’amore]. Né<br />

temano gli ottimi Direttori alcun danno seguendo Colui che è<br />

costituito dal Cielo guida e maestro a tutte le genti. Abbiamo<br />

presente l’avviso del Savio: Cum placuerit Domino viae hominis,<br />

inimicos quoque eius convertet ad pacem [Quando il Signore si<br />

compiace della condotta di un uomo, riconcilia con lui anche i<br />

suoi nemici, Prv 16,7] .<br />

Nella dolce fiducia che quel foglio, che tanto inculca la devozione<br />

al Beatissimo Padre preceda tutti coll’esempio di una perfetta<br />

obbedienza e si attivi ognor più la stima e l’affezione di tutti<br />

i ben pensanti, passo a dichiararmi<br />

Di Codesta Egregia Direzione<br />

372<br />

aff. Dev. Servo<br />

Sac. G. <strong>Marinoni</strong>


142. A D. DAVIDE ALBERTARIO<br />

12 ottobre 1878<br />

moderare gli eccessi nel difendere la santa causa<br />

Carissimo e Degnissimo D. Davide 1<br />

Da S. Calocero 12 Ott. 1878<br />

Io la posso assicurare che la sua lettera cagionerà il più vivo<br />

disgusto all’Eminentissimo Cardinale Nina, il quale certamente<br />

non desidera altro se non quello che tutti i buoni desiderano, e i<br />

R.mi Vescovi in particolare, cioè che l’Osservatore temperi i suoi<br />

modi troppo spesso acri e del resto continui alacremente nella<br />

difesa della santa causa. Una pura, semplice, affettuosa obbedienza,<br />

ecco ciò che Dio, il Vicario di Cristo, il suo degno ministro<br />

richiedono. Per me sono addoloratissimo e questa sera scrivendo<br />

al Cardinale in risposta converrà che gli dia anche questo<br />

dispiacere se altro non viene dall’Osservatore.<br />

Le sono di cuore<br />

Aff.mo in Cristo<br />

Sac. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

1 In AME 07, p. 167. Il destinatario di questa lettera è il ben noto redattore<br />

Davide Albertario (1846-1902), dal 1873 direttore de L’Osservatore<br />

Cattolico, a cui dedicò per 30 anni le sue energie e capacità giornalistiche,<br />

spesso però guastate da astiose polemiche. Di qui il richiamo di M., che si<br />

appella anche al card. Nina, segretario di Stato, e ai vescovi, ma si rivolge a<br />

don Davide con affetto e stima (v. D. Albertario in Dizionario, I, pp. 61-64).<br />

373


143. A MONS. TIMOLEONE RAIMONDI<br />

12 ottobre 1878<br />

M. è vicino ai 70 anni, ma guida con zelo e discernimento<br />

Eccellenza R.ma 1<br />

Milano il 12 Ott. 1878<br />

LXVIII° Compleanno<br />

dello scrivente<br />

Sono vecchio ormai vicino ai 70, e non mi emendo mai, ma<br />

divengo vecchio ognora più: mi raccomandi a Dio perché mi levi<br />

presto da questa valle di miserie.<br />

La prevengo che con la prossima posta, cioè quindici giorni<br />

dopo l’arrivo di questa lettera giungerà, a Dio piacendo, in Hong<br />

Kong il M. R. D. <strong>Giuseppe</strong> Darmanin di Malta, ottimo Sacerdote<br />

datoci dal Collegio di Genova. Ma il Rev. Guidotti suo compagno<br />

non può venire, essendo giunte a Propaganda sinistre<br />

informazioni sul suo conto, mentre da Genova ce lo davano<br />

come un regalo. Ho già fatto il biglietto anche per lui dalla<br />

Peninsulare, ma spero che mi sarà valutato per un altro invio.<br />

Questa è una prova che conviene andare con piede di piombo<br />

nell’accettare soggetti. Spero però che il buon Darmanin faccia<br />

per due.<br />

1 In AME 07, p. 169. <strong>Giuseppe</strong> Darmanin, maltese, proviene dal Collegio<br />

Brignole-Sale di Genova (uscirà nel 1879) e così don <strong>Giuseppe</strong> Guidotti; ma<br />

quest’ultimo non viene ammesso alla partenza per informazioni negative su di<br />

lui, mentre il primo rimarrà ad Hong Kong poco tempo e tornerà poi definitivamente,<br />

nonostante le attese di M. E sì che egli si muove “con piede di piombo”<br />

nell’accogliere candidati non formati a San Calocero. Intanto, per l’occasione<br />

confida a mons. Raimondi di diventare vecchio ma di non emendarsi (di<br />

che?); comunque lo aspetta ancora un buon tratto di vita.<br />

374


Mi benedica e mi creda<br />

Suo Aff.mo in Cristo<br />

Sac. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Tanti saluti a tutti, specialmente al buon Burghignoli, a cui la<br />

prego di consegnare l’inclusa ricevuta.<br />

D. A. Tagliabue si presenterà al prossimo concorso per collocarsi<br />

in Diocesi in cura d’anime.<br />

375


Eccellenza R.ma 1<br />

144. A MONS. SIMEONE VOLONTERI<br />

18 gennaio 1879<br />

sul problema dell’unione con altri Istituti<br />

Milano, 18.1.1879<br />

L’Abbé Laverrière direttore des Missions Catholiques mi ha<br />

mandato un nuovo soccorso assai rilevante per codesta Missione<br />

del Ho-nan, cioè fr. 9.399,25. Essendo la Missione in debito verso<br />

S. Calocero di £ 2.336, come vedrà nel resoconto, resterebbero<br />

fr. 7.063,25 oltre l’aggio che si deve aggiungere alle Lire Italiane.<br />

Ritengo circa 1200 o 1300 Lire e le mando £ 236,14 Sterl.<br />

pari a fr. 6.000.<br />

L’Abbé Laverrière così intitolava il soccorso:<br />

Doni ricevuti per le vittime della carestia del Ho-nan (Cina)<br />

Edizione francese fr. 3.737,25<br />

Tedesca " 4.532<br />

Italiana " 1.130<br />

fr. 9.399,25<br />

1 In AGPIME 17,3 p. 235. Dopo una nota finanziaria, M. accenna al missionario<br />

Ungaro (v. Lettera 115) sul quale c’è da prendere una decisione, e a<br />

Gustavo Gallo (nato nel 1843, lavora nel Honan 2 anni circa ed esce nel 1882),<br />

il che gli dà l’occasione di tornare a parlare delle unioni con altre istituzioni, sollecitate<br />

vivamente da mons. Raimondi per venir incontro alla scarsità dei missionari<br />

di San Calocero. Ma già si è detto che questi tentativi di unione falliscono,<br />

solo si ottengono individui singoli dall’una o dall’altra istituzione, un fenomeno<br />

però di piuttosto breve durata e che di frequente delude perché parecchi<br />

di tali soggetti in seguito lasciano la missione e San Calocero se vi erano entrati<br />

(con l’Istituto missionario di Roma si fanno pure alcune partenze abbinate<br />

senza passaggio dei missionari a San Calocero). Circa il personale nuovo qui<br />

376


Aggiunge poi in fine una nota, che io Le invio autografa per<br />

sua norma. Non essendo accennato il numero delle Messe da<br />

celebrarsi con quella piccola elemosina, Vostra Eccellenza sarà<br />

generosa e ne farà applicare qualche numero di più comprendendo<br />

tutti i benefattori.<br />

Il Missionario Ungaro arriverà a giorni in Milano. Il Signore<br />

mi illumini, e illumini lui per ben conoscere ciò che sarebbe da<br />

farsi.<br />

L’averle mandato il P. Gustavo Gallo (che vorrei sperare sia<br />

giunto a quest’ora in missione) senza aver prima interpellato<br />

Vostra Eccellenza R.ma, fu cagionato da un insieme di circostanze<br />

che non ci lasciarono il tempo di far questo passo giustissimo.<br />

Ecco come avvenne la cosa. Mgr. Raimondi scrive di tratto in<br />

tratto che non ne può più per scarsezza di soggetti, che si faccia<br />

l’unione con Genova e con Roma, che è tutto amor di campanile<br />

il rifiutarsi, che se non è esaudito si rivolgerà ad altri ordini<br />

religiosi, etc., né si accontenta di scrivere a me, scrive nel Belgio,<br />

scrive a Propaganda, dunque che fare? Il Bengala pure ha gran<br />

bisogno di soggetti, Biffi si raccomanda, Mgr. Barbero ne scrive<br />

anche a Lione. Il Honan ha perduto il Mouilleron e il P. Ungaro:<br />

qui in casa non vi era che un Prete novello, D. Vincenzo Gorga<br />

di Sora. Si è perciò risoluto di accordarci con Genova e con<br />

Roma, e l’ottimo D. Belisario Fattori si recò espressamente a<br />

Genova e a Roma per prendere le opportune intese. Il Sig. Rettor<br />

Pennacchi, Rettore del Collegio delle Estere Missioni di<br />

Roma, ci propose il P. Gallo per il Ho-nan, dicendo che questo<br />

Sacerdote aveva desiderio di recarsi colà; ci propose altri due per<br />

il Bengala, dove il bisogno era estremo per il ritorno di De Conti,<br />

di Scatti, etc. Come rifiutarci sul primo momento? Abbiamo<br />

perciò concertato un invio di 4 Missionari (compreso Marietti<br />

che ritornava in Missione) per il Bengala, 2 per Hong Kong, uno<br />

per il Ho-nan. Uno dei due destinati per Hong Kong, del Collegio<br />

di Genova, per assunte informazioni si dovette licenziarlo.<br />

nominato, per Mouilleron si veda la Lettera 119, quanto a Vincenzo Gorga<br />

(1852-1880) lavorerà nel Bengala solo un anno.<br />

377


L’esperienza ci renderà cauti in avvenire nel credere anche ai<br />

Superiori degli altri Collegi, e V. Eccellenza ha fatto benissimo a<br />

scrivermi a questo proposito il suo modo di vedere, che è sempre<br />

stato anche il nostro, e che ci ha trattenuti per 30 anni circa,<br />

da quando c’è il nostro Istituto, dall’unirci ad altri.<br />

Chiudo, perché ho gran fretta. Mi saluti tutti i Missionari e mi<br />

creda con profonda venerazione<br />

Suo Aff.mo in Cristo<br />

Sac. G. <strong>Marinoni</strong><br />

P. S. Le unisco qui la lettera per il P. Gustavo Gallo, che ella<br />

avrà la bontà di leggere e poi suggellare e consegnare al medesimo.<br />

378


145. A D. FELICE ROTONDI<br />

28 maggio 1879<br />

risponde ad accuse con forza e dignità<br />

Molto Rev.do Sig. Prevosto 1<br />

Milano 28 Maggio 1879<br />

In risposta alla domanda ch’ella mi fa con la sua pregiata lettera<br />

di ieri, mi affretto ad assicurarla di aver sempre proceduto,<br />

com’era mio dovere, con la massima lealtà; e respingo con indignazione<br />

ogni sospetto di essermi attribuita una parte che non<br />

mi competesse. L’unico mio desiderio così allora come adesso era<br />

di impedire delle chiassate, che non recano altro frutto se non di<br />

esporre il clero alle risa del pubblico, e degradarne l’autorità nel<br />

tempo in cui se ne sente così grave il bisogno.<br />

Se ella però lo vuole e non sa reprimere l’amor proprio ferito,<br />

può valersi delle mie parole o dei miei scritti, come le sembra<br />

meglio, perché, sebbene io non li abbia più presenti, non ho<br />

timore alcuno che non siano conformi al vero.<br />

1 In AME 07, p. 199. Il prevosto parroco di S. Giorgio al Palazzo fa riferimento<br />

a testi apparsi su L’Osservatore Cattolico, e ne parla a M. come membro<br />

della Commissione di vigilanza (v. Lettera 141), lamentandosi, a quanto si arguisce<br />

dalla risposta di questo, di esserne stato amareggiato. Le parole di M. qui<br />

sono chiare e forti, ma rispettose e benevole. Ma forse la motivazione più vera<br />

si può ricavare da ciò che M. scriveva al card. Nina, segretario di stato, lo stesso<br />

giorno, che cioè il prevosto pretendeva “in iscritto l’assicurazione che io<br />

agivo in nome dell’E. V. e come presidente della Commissione nota, affine di<br />

mettere in pubblico ciò che la S. Sede ha voluto che si tenesse segreto, e con<br />

questa pubblicità convinceva e svergognava L’Osservatore Cattolico quasi colpito<br />

da speciale sorveglianza e soggetto d’una apposita Commissione”.<br />

379


Augurandole dallo Spirito del Signore la calma del cuore e il<br />

dono del Consiglio e pregandola di accogliere i miei sensi come<br />

di chi lo stima e lo ama, mi pregio di dirmi<br />

Al M. R. D. Felice Rotondi<br />

Degnissimo Prevosto Parroco di<br />

S. Giorgio in Palazzo<br />

380<br />

Suo Devotissimo in Cristo<br />

Sac. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>


146. A MONS. GIUSEPPE PENNACCHI<br />

30 giugno 1879<br />

circa alcuni soggetti dell’Istituto missionario di Roma<br />

Degnissimo Sig. Rettore 1<br />

Milano 30 Giugno 1879<br />

Le includo la lettera di un bravo giovinetto (il Sig. Conte Vittorio<br />

Mapelli) allievo dei Barnabiti, il quale vorrebbe divenir<br />

Missionario. Ha fatto due anni di Liceo: veste ancora da secolare,<br />

pagherà, se occorre, la pensione durante il tempo che dovrà<br />

fare gli studi teologici. Non vuol rimanere a Milano per sottrarsi<br />

alle premure dei parenti, che faranno di tutto per smuoverlo<br />

dal suo proposito. Veda se può ammetterlo; l’avrei caro io pure,<br />

perché mi prometto assai dal colloquio che ho avuto due volte<br />

con lui. Vedo un’anima assai bella, un cuore pieno di desiderio<br />

di servir Dio e salvar anime. La risposta la mandi a me, perché<br />

in casa sua non conoscono ancor nulla.<br />

Quanto poi al buon P. Rosignoli, io Le dirò candidamente,<br />

che non ho mai mandato in Missione alcun soggetto che avesse<br />

bisogno di essere sorvegliato, o sulla cui moralità vi fossero state<br />

delle sinistre relazioni tutt’altro che poco fondate. Le nostre Mis-<br />

1 In AME 07, pp. 205-206. M. offre al seminario missionario di Roma il giovane<br />

Vittorio Mapelli, che non vuole restare a Milano per paura di contrasti coi<br />

parenti; non giudica opportuno includere almeno tra i partenti prossimi Paolo<br />

Ros(s)ignoli, non ancora preparato; ritiene invece che si possa inviare in Birmania<br />

Luigi Fabris. Non sappiamo il seguito della vicenda di Mapelli. Rosignoli (1850-<br />

1919) sarà inviato in Africa centrale dall’Istituto missionario romano (GHEDDO,<br />

PIME, p. 709), mentre Fabris (1839-1919) partirà per l’Australia nel 1876 e passerà<br />

in Birmania tre anni dopo, ma tornerà in Italia per malattia nel 1881. I soggetti<br />

di Roma in questa fase dei rapporti con Milano non mancano, anche se in<br />

parecchi casi i risultati si rivelano scarsi. M. attinge dove si aprono le porte, sempre<br />

però vigilando che le esigenze formative non siano trascurate.<br />

381


sioni sono in paesi molto caldi, in mezzo a popolazioni ignare di<br />

pudore. I Missionari sono pochi e per necessità devono stare<br />

molte volte lontani e isolati gli uni dagli altri. Io soglio dire ai<br />

miei alunni che vi sono due tipi di persone, che si dedicano a<br />

Dio, ma non si devono confondere insieme. Vi sono di quelli che<br />

fanno ottimamente in comunità, sotto una buona disciplina, sotto<br />

l’occhio vigile dei Superiori, sotto la loro guida, e questi sono<br />

chiamati a farsi religiosi. Vi sono altri che anche in verde età sono<br />

maturi, sono sicuri, sanno governare se stessi e guidare gli altri e<br />

salvarli, questi sono buoni Missionari. Ho inteso anche il sentimento<br />

dei miei rispettabili colleghi, e tutti insieme abbiamo concluso<br />

che non si potrebbe inviare il buon P. Rosignoli alle nostre<br />

Missioni, in questo primo invio per lo meno.<br />

Il P. Fabris sarebbe opportuno per la Birmania: è un po’ di<br />

tempo che non mi scrive. Oggi o domani gli scriverò io.<br />

382


147. A MONS. TIMOLEONE RAIMONDI<br />

18 settembre 1879<br />

altro invio di religiose, ma Raimondi ne ha poca stima<br />

Eccellenza R.ma 1<br />

Milano 18 7bre 1879<br />

Le do la confortante notizia, che il 24 Ottobre p. v. salperanno<br />

da Venezia tre religiose Canossiane destinate ad Hong Kong<br />

e tre altre destinate ad Hankow. Sarebbe stato mio vivissimo<br />

desiderio di mandarle il Missionario D. Luigi Fabris, ma non si<br />

è proprio potuto, perché restava scoperta la Birmania, che ne ha<br />

assoluto bisogno, e già da lungo tempo insisteva per averlo. Non<br />

è mia colpa se di due, che l’anno passato accettai da Genova<br />

(secondo le istanze pressanti di V. E. R.ma), nessuno riuscì felicemente.<br />

D’altra parte io devo schiettamente meravigliarmi con l’ottimo<br />

Mgr. Vicario Apostolico di Hong Kong, perché conta per<br />

nulla il preziosissimo aiuto delle religiose, che noi continuiamo a<br />

mandare costì. Non pensava così l’incomparabile Mgr. Ramazzotti,<br />

non così D. Paolo Reina, non così D. E. Biffi, non così D.<br />

Francesco Pozzi e il suo antecessore D. A. Marietti, non così<br />

Mgr. Barbero. Parlar di Monache a Mgr. Raimondi è come parlar<br />

di turisti, che non lo interessano per nulla. Non sarà certo così<br />

nel suo interno, né sarà così in Hong Kong, ma certo a S. Calocero<br />

questa è l’impressione che lasciano le sue lettere.<br />

1 In AME 07, pp. 219-220. Lettera molto schietta, pur scritta con stima e<br />

carità per il destinatario vescovo. M. vorrebbe che mons. Raimondi tenesse in<br />

maggior considerazione le religiose e la loro opera. Per Fabris v. Lettera 146.<br />

383


Ella conosce quanto lo stimi ed ami, e se mi permetto qualche<br />

appunto è sempre a fine di bene. Mi benedica e mi creda<br />

sempre<br />

384<br />

Suo E.mo in Cristo<br />

Sac. G. <strong>Marinoni</strong>


148. A MONS. TIMOLEONE RAIMONDI<br />

11 ottobre 1879<br />

M. è addolorato perché i missionari lasciano Hong Kong<br />

non vedendosi trattati come si meritano<br />

Pax Xsti<br />

Eccellenza R.ma 1<br />

Milano il giorno 11 Ottobre 1879<br />

Il giorno 24 corrente salperanno da Venezia dirette ad Hong<br />

Kong sul Vapore Pera della Compagnia Inglese P. and O. tre<br />

Religiose Canossiane, cioè le RR. MM. Danelli, Nazeri, Comi.<br />

Non ho potuto dar loro un Sacerdote, che le accompagnasse<br />

oltre il Ceylan, ma il tratto non è troppo lungo, e potrebbe darsi<br />

anche che per via incontrassero qualche Ministro del Signore,<br />

che facesse lo stesso cammino verso la Cina. La Missione non<br />

soffrirà, ritengo, nessun danno da questo rinforzo di ottime serve<br />

di Dio perché al viaggio ha provveduto Lione, ed anche nel<br />

resto si cercherà di provvedere per altra via, almeno così spero.<br />

1 In AME 07, pp. 221-223. Continuando sul tono della lettera precedente,<br />

M. rimprovera mons. Raimondi per il suo modo di trattare i missionari, con la<br />

conseguenza che parecchi lasciano la missione, e non teme di ricorrere alla S.<br />

Scrittura per dare forza alle sue parole. Un’altra volta è da ammirare la sua franchezza,<br />

unita sempre a rispetto e bontà, nella fiducia che il vescovo gli dia la<br />

consolazione di far unità tra i missionari, lasciando da parte lamentele e recriminazioni.<br />

Nel P. S. <strong>Marinoni</strong> ripete un avvertimento che gli sta molto a cuore:<br />

tutto va fatto d’intesa con San Calocero, perché il superiore abbia un quadro<br />

generale della situazione e si mantenga l’unità tra casa madre e missioni.<br />

Quanto ai missionari ricordati, notiamo che Vincenzo Longo (1844-1913),<br />

dopo aver lavorato a Hong Kong dal 1868, s’incardina nella diocesi di Catania<br />

nel 1880; per Davanzo vedere le Lettere 124, 126, 127, e per Scatti la Lettera<br />

115.<br />

385


Io sono profondamente addolorato, <strong>Mons</strong>ignor mio amatissimo<br />

e veneratissimo, perché i Missionari di Hong Kong l’uno<br />

dopo l’altro se ne vogliono partire di costì, non vedendosi trattati<br />

con quel riguardo che meritano coloro che da tanto tempo<br />

portano pondus diei et aestus [il peso della giornata e il caldo],<br />

hanno corso gravissimi pericoli della vita per amor di Dio e delle<br />

anime, ed hanno gran bisogno ancora di conforto nelle loro<br />

pene. Ella chiede nuovi aiuti, e chi potrebbe darglieli in coscienza,<br />

se Missionari eccellenti si stancano di non trovare un padre<br />

affettuoso in mezzo a tanti travagli, che senta i loro dolori, che li<br />

sostenga nelle loro lotte, che sia con essi cor unum et anima una<br />

[un cuor solo e un’anima sola]! Io temo di vedere in breve Hong<br />

Kong deserta e abbandonata se non si ispira fiducia ai Missionari,<br />

se non si ascoltano amorevolmente i loro reclami, se non si<br />

consultano nella gestione delle cose più rilevanti, se non si procede<br />

insomma, quanto si può, di comune accordo.<br />

Ella si disturba per l’accettazione del P. Longo a S. Calocero:<br />

io tardai molto a far questo passo, ma quando mi sono assicurato<br />

che si comportava bene in Roma presso i Fate Bene Fratelli, e<br />

vidi che io potevo trarne profitto per S. Calocero, come già mi<br />

ero prevalso di D. Davanzo, benché in diverso ufficio, non volli<br />

trascurare il dono che mi offriva la Provvidenza in un momento<br />

di sommo bisogno dovendo rinviare lo Scatti al Bengala, che<br />

pure è in necessità di soggetti veterani. Del resto posso assicurarla<br />

che il buon P. Longo non ha mai detto una parola contro<br />

Vostra Eccellenza; egli compie il suo dovere in pace, e attende al<br />

bene della Comunità.<br />

Mi consoli, <strong>Mons</strong>ignore, con il suo cuor generoso, e temprando<br />

la foga del suo carattere un po’ duro e sprezzante, congiunga<br />

a sé tutti i cuori dei suoi Missionari: non si abbandoni a<br />

querele, a recriminazioni, ma piuttosto si ricordi di quel che dice<br />

il Profeta: Quod confractum est non alligasti [non avete fasciato<br />

le pecore ferite, Ez 34,4], etc. Legga quel capitolo di Ezechiele,<br />

che è il 34, e faccia quel che il Signore promette egli stesso di<br />

adempire (per mezzo dei suoi Pastori) usando ogni tenerezza a<br />

tutti, omnibus omnia [facendosi tutto a tutti, cf. 1 Cor 9,22], e<br />

non guardando a noi, ma al bene altrui. Alter alterius onera por-<br />

386


tate et sic adimplebitis legem Christi [Portate i pesi gli uni degli<br />

altri, così adempirete la legge di Cristo, Gal 6,2]. Mi consoli,<br />

amatissimo <strong>Mons</strong>ignore, consoli.<br />

Il suo aff.mo <strong>Marinoni</strong><br />

P. S. Quanto al denaro non potrei accettare che dalle missioni<br />

mi venissero cambiali da pagare se non previa intesa. Con questo<br />

sistema potrei vedermi in un momento rovinato, se mi giungessero<br />

dalle cinque missioni richieste di fondi notevoli. Il metodo<br />

che seguiamo è buono, è ragionevole, e serve a congiungere<br />

con la casa Madre tutte le Missioni.<br />

387


149. AL PREFETTO DI PROPAGANDA<br />

16 giugno 1880<br />

pronto ma contrario a lasciare Hyderabad<br />

Eminenza Reverendissima 1<br />

Milano 16 Giugno 1880<br />

L’Eminenza Vostra può ben immaginare quale profonda e<br />

dolorosa impressione dovesse produrre nell’animo mio la venerata<br />

sua lettera del 3 corrente, alla quale posso però applicare le<br />

parole dirette dal nostro S. Ambrogio al Pontefice S. Siricio:<br />

Recognovimus litteris Sanctitatis Tuae boni pastoris excubias, qui<br />

pia sollicitudine Christi ovile custodiat [Abbiamo riconosciuto<br />

dalla lettera della Tua Santità la cura vigilante del buon pastore,<br />

1 In AME 07, pp. 261-263. Propaganda con una lettera del prefetto Giovanni<br />

Simeoni (che detiene questa carica dal 5 marzo 1878 al 14 gennaio 1892),<br />

in data 3 giugno 1880, propone a M. che San Calocero lasci una missione, ad<br />

esempio Hyderabad, per avere più personale e denaro a vantaggio delle altre.<br />

I motivi si spiegano anche meglio leggendo la risposta di M. Egli, dopo aver<br />

fatto atto di disponibilità ad obbedire in tutto alla Congregazione e al Santo<br />

Padre, mostra che, nel caso, sarebbe meglio ritirarsi dal Bengala Centrale e non<br />

da Hyderabad. Ma il suo discorso si allarga per abbracciare l’intera situazione<br />

delle cinque missioni affidate all’Istituto. E, fatti e dati alla mano, sostiene che<br />

da una parte l’abbandono d’una missione non gioverebbe affatto alle altre, dall’altra<br />

San Calocero fa quanto può per le missioni in fatto di aiuti finanziari e<br />

di personale: una chiara prova è che esse hanno istituzioni ed opere rispondenti<br />

ai bisogni e valide anche per portare avanti il lavoro di evangelizzazione. Certo,<br />

sarebbe utile aver più missionari; ma per questo San Calocero non ha lesinato<br />

fatica e iniziative; solo che è mancata una corrispondente risposta, a<br />

cominciare dai vescovi. Che cosa si dovrebbe fare d’altro per mettere in piedi<br />

“un solido sistema di reclutamento”? A M. piacerebbe saperlo.<br />

Non vogliamo sintetizzare oltre lo scritto, ma rimandiamo ad una lettura<br />

attenta e integrale della lettera per comprendere le ragioni e l’animo di M., il<br />

quale alla fine rinnova la sua piena disposizione ad obbedire alle decisioni di<br />

Roma. La proposta difatti non avrà seguito.<br />

388


che custodisce con doverosa sollecitudine l’ovile di Cristo].<br />

Dispostissimo con questi miei amabilissimi colleghi a qualunque<br />

sacrificio piacerà al Beatissimo Padre di imporci, dichiaro che<br />

rispondo solo per quel debito, che mi tocca, di fornire all’Eminenza<br />

Vostra tutti quegli schiarimenti che l’esperienza delle<br />

nostre Missioni mi suggerisce sull’argomento di cui tratta l’ossequiato<br />

suo foglio.<br />

La S. Congregazione desiderosa di alleviare le nostre angustie<br />

ci propone l’abbandono di una Missione, per es. quella di Hyderabad,<br />

per impiegare a favore delle altre le risorse pecuniarie e il<br />

personale di questa.<br />

Quanto alle risorse pecuniarie convien sapere che tutte le<br />

nostre cinque Missioni sono sostenute con il denaro della Propagazione<br />

della Fede e della S. Infanzia, con gli stipendi delle<br />

Cappellanie militari, con vendite locali, con pie contribuzioni<br />

degli Europei o dei nativi colà stanziati, e con sussidi governativi;<br />

perché la Casa di S. Calocero appoggiata interamente alla privata<br />

beneficenza, in tempi così calamitosi per il caro prezzo dei<br />

viveri, per la gravità delle imposte, per il mantenimento di alunni<br />

che non pagano alcuna pensione, appena basta a se stessa;<br />

ond’è che l’abbandono di una, due, tre o più Missioni non frutterebbe<br />

un centesimo di più a vantaggio delle rimanenti. Né per<br />

questo si creda che le nostre Missioni non siano state fornite di<br />

edifici e di istituzioni corrispondenti al bisogno. In tutti e cinque<br />

i Vicariati o Prefetture Apostoliche sono state erette Chiese, Collegi,<br />

Orfanotrofi, Scuole quali potevano desiderarsi, e la Missione<br />

di Hyderabad in particolare può gareggiare con molte altre<br />

Missioni per la solidità, l’ampiezza, la bellezza dei suoi fabbricati,<br />

e per l’istruzione fornita all’uno e all’altro sesso, essendovi un<br />

Collegio assai stimato anche dal Governo, un Convento di<br />

Monache native, un altro di europee e Chiese di nuova erezione.<br />

Quanto al personale, l’Eminenza Vostra ben sa che i Missionari<br />

provetti non sarebbero più idonei a passare dall’una all’altra<br />

Missione affatto diversa per lingua, costumanze, clima, e sarebbe<br />

assai se da Hyderabad uno o due degli ultimi colà inviati (i<br />

quali, benché molto buoni, sono però assai limitati di talento) si<br />

potesse trasferire altrove. In ogni caso mi parrebbe che la Mis-<br />

389


sione da sacrificarsi per venire in aiuto ai Missionari di S. Calocero<br />

dovrebbe essere la più insalubre di tutte cioè quella del Bengala<br />

Centrale, che ci ha sciupati più operai che tutte insieme le<br />

altre Missioni, essendoci mancati per morte cinque Sacerdoti,<br />

due catechisti, varie religiose, avendo dovuto ritirarsi altri otto<br />

Sacerdoti per malattia: mentre la Missione di Hyderabad è la più<br />

sana di tutte, essendo ancor vivi e operosi tutti i suoi Missionari,<br />

tre dei quali si sono bensì ritirati, ma ancora lavorano per la gloria<br />

di Dio e la salvezza della anime: speriamo che anche D. Marino<br />

Tommaseo, ritornato in questi giorni a Venezia, possa presto<br />

ristabilirsi e rendersi ancora utile almeno in parte.<br />

Ma intanto, si dice, non si soddisfa alla doppia necessità di<br />

custodire le cristianità già formate e di far nuove conquiste. Ebbene<br />

prendiamo solo Hyderabad giacché è posta in questione e si<br />

afferma che sembra languire più delle altre e che richiede forse<br />

maggiori sacrifici. Potrebbe darsi che l’ottimo Mgr. Barbero con<br />

le sue frequenti lamentele, ispirate da vivo zelo congiunto però a<br />

molta timidezza e apprensione, avesse dato motivo a pensare<br />

così. Ma se si confronta il numero di cattolici, che erano 4000 nel<br />

1851, 5200 nel 1858, 8500 nel passato anno; se si considerano<br />

collegio, scuole, orfanotrofi, monasteri, Chiese, Cappelle create<br />

per nutrire la fede e la pietà di quella gente, con un dispendio di<br />

fr 300.000 per la maggior parte frutto di assegni personali ai Missionari;<br />

se si riflette che la cura dei nativi è sempre stata così a<br />

cuore dei nostri Missionari, che i visitatori apostolici ne diedero<br />

loro lode singolare; se si pensa che si mandano ogni anno anche<br />

ripetutamente i Missionari a visitare i punti più remoti della Missione;<br />

se si avverte che la dimora costante di un Sacerdote in<br />

mezzo ai pagani isolato sarebbe non solo pericolosa, ma del tutto<br />

inutile, come lo provò lo stesso Mgr. Barbero, che mandato<br />

dal suo venerabile antecessore Mgr. Murphy in mezzo ai Bramini,<br />

e dimoratovi per nove mesi, dovette essere richiamato senza<br />

aver riportato alcun frutto, anzi con rischio di alterazione mentale;<br />

si concluderà facilmente che se è desiderabile l’aumento del<br />

personale a sollievo dei colleghi, il bisogno però è coperto, né è<br />

trasandata la cura sia dei Cristiani, come dei nativi pagani dove<br />

possa esservi speranza probabile di guadagnarli.<br />

390


Io pregherei ancora l’Eminenza Vostra a riflettere che, mentre<br />

la S. Congregazione deplora la scarsezza di Missionari (ciò<br />

che avviene anche altrove in questi tristissimi tempi) e vuol<br />

accorrere in aiuto con la soppressione di una Missione, darebbe<br />

all’opposto il colpo più grave che mai si possa immaginare, per<br />

tutt’altra causa che per l’insalubrità del clima, alla povera Casa<br />

di S. Calocero, e le toglierebbe quel poco di credito che pur è<br />

necessario per attirare gli aspiranti alla conversione dei poveri<br />

infedeli, come avvenne per le nostre Missioni di Oceania, o come<br />

quella del Bengala, che l’anno scorso Mgr. Marietti stesso proponeva<br />

di cedere ad altra Corporazione, che potesse come i<br />

Gesuiti di Calcutta coltivarla e al tempo stesso cambiare di tratto<br />

in tratto i soggetti, prima che sentissero i tristi effetti del clima<br />

in modo incurabile. Sarebbe anche l’abbandono di Hyderabad<br />

un motivo di scoraggiamento a tutti i nostri confratelli delle<br />

altre Missioni.<br />

Siccome però l’Eminenza Vostra sembra accennare che la<br />

scarsezza dei Missionari di S. Calocero possa derivare dal non<br />

aver noi un solido sistema di reclutamento, mi sarebbe caro conoscere<br />

ciò che si dovrebbe da noi fare per aumentare il numero<br />

dei soggetti. Noi ci siamo accontentati finora di far conoscere al<br />

pubblico meglio che si poteva l’esistenza e lo scopo di questo<br />

Istituto, e di accogliere quei soggetti che la divina Provvidenza ci<br />

ha inviati. Ci siamo spesso raccomandati a codesta S. Congregazione<br />

e ai R.mi Vescovi perché ci aiutassero con la loro autorità.<br />

Ma spesso i R.mi Vescovi non ci hanno voluto concedere i soggetti<br />

che bramavano venire da noi. L’Eminenza Vostra si ricorderà<br />

la lunga lotta che dovette sostenere con il suo R.mo Ordinario<br />

di Ivrea lo stesso Mgr. Barbero, allorché fu da noi accettato<br />

tra gli aspiranti alle Missioni. Non so se esista qualche Decreto<br />

che favorisca chi vuol dedicarsi alle estere Missioni come vi è<br />

per chi vuol farsi religioso. La S. Sede, che protegge il religioso<br />

che si sente chiamato alla conversione degli infedeli, avrà forse<br />

provveduto al caso di un Sacerdote che non potesse riportare<br />

l’assenso del suo R.mo Ordinario, sempre che questi possa far<br />

senza di tal Sacerdote e non ne soffrisse pregiudizio rimarchevole<br />

la Diocesi. Qualsivoglia suggerimento piaccia all’Eminenza<br />

391


Vostra R.ma di darci, lo accoglieremo con vera riconoscenza.<br />

Ripeto poi che quanto ho esposto è stato solo per corrispondere<br />

all’interpellanza fattami, ma dichiaro sinceramente (trattandosi<br />

di Dio e delle anime per le quali Gesù Cristo ha sparso il suo sangue)<br />

che sono pronto a tutto ciò che giudicherà utile l’Eminenza<br />

Vostra e il Santo Padre, declinando del tutto ogni responsabilità<br />

unitamente ai miei colleghi, per il timore che possano avervi<br />

parte con tutta facilità le illusioni dell’amor proprio.<br />

392


Eccellenza R.ma 1<br />

150. A MONS. SALVATORE MAGNASCO<br />

23 ottobre 1880<br />

supplica che gli conceda un diacono<br />

che vuol farsi missionario<br />

Milano 23 Ottobre 1880<br />

Festa del SS. Redentore<br />

Mi perdoni se, stretto da grave necessità, io vengo a domandarLe<br />

una grazia, che mi preme assai. So di parlare ad uno dei<br />

più degni Successori dei Santi Apostoli, a cui starà vivamente a<br />

cuore la grand’opera della Propagazione delle Fede tra quelle<br />

infelici nazioni che siedono ancora nelle tenebre e nelle ombre di<br />

morte.<br />

La S. C. di Propaganda, come potrà rilevare dal foglio, che Le<br />

comunico autografo dell’E.mo Card. Simeoni Prefetto della<br />

medesima, insiste e mi fa grave obbligo di coscienza, che io cerchi<br />

soggetti, i quali possano coltivare quel campo che la S. Sede<br />

ha benignamente affidato alle cure di questo Seminario. Ora tra<br />

gli aspiranti ve ne sarebbe uno, che è suo Diocesano e che sospira<br />

di venire, solo che l’Eccellenza Vostra, suo Padre e Benefattore,<br />

glielo consenta, perché non vorrebbe in alcun modo offenderLa,<br />

benché il distacco, come ben prevede, debba riuscire<br />

doloroso all’una e all’altra parte. Ma il bisogno estremo di quei<br />

1 In AME 07, p. 295. Ecco un caso patente di come M. deve elemosinare le<br />

vocazioni missionarie. Destinatario della lettera è il vescovo di Genova, mons.<br />

Magnasco (1806-1862), il diacono Gustavo Maria è il primo di quella diocesi a<br />

far domanda di entrare a San Calocero, le parole di M. non potrebbero essere<br />

più coinvolgenti. Di fatto, l’aspirante (1855-1923) entrerà nell’Istituto nel 1881<br />

e, partito per la Birmania, lavorerà 38 anni a Toungoo (Taungngu).<br />

393


popoli merita veramente quel sacrificio che già altre volte fecero<br />

per noi i Santi Apostoli stessi, abbandonando la loro terra nativa<br />

per recar la luce della verità ai nostri padri. Non mi neghi,<br />

Eccellenza R.ma, questa grazia, Ella che porta il nome dolcissimo<br />

di Salvatore, in questo giorno sacro appunto alle glorie del<br />

Redentore esaudisca la preghiera che Le porge profondamente<br />

prostrato chi ha l’onore di dirsi, chiedendoLe il Rev.do Diacono<br />

Gustavo Maria che è appunto l’aspirante suddetto, e di cui ho<br />

assunte favorevoli informazioni.<br />

394<br />

Dell’Eccellenza Vostra R.ma<br />

Umilissimo e Devotissimo Servo<br />

Sac. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong> Direttore<br />

del Seminario delle Estere Missioni


Beatissimo Padre 1<br />

151. A SUA SANTITÀ LEONE XIII<br />

19 dicembre 1880<br />

ringrazia per l’enciclica “Sancta Dei Civitas”<br />

Benché alla nostra piccolezza si addirebbe forse meglio il<br />

silenzio, pur non sappiamo resistere al vivo desiderio di esprimere<br />

alla Santità Vostra l’ineffabile consolazione, onde ci ha<br />

ricolmati la stupenda Enciclica: Sancta Dei Civitas. Costretti a<br />

deplorare ogni giorno la pochezza dei mezzi e la scarsezza degli<br />

operai evangelici di fronte a milioni e milioni di infedeli che<br />

ignorano ancora la Via, la Verità, la Vita, nulla ci poteva tornare<br />

di più soave conforto che la parola possente del Vicario di Cristo<br />

diretta a tutti i Pastori d’anime e per essi a tutti i fedeli, di<br />

promuovere, quanto loro fosse dato, la dilatazione del regno di<br />

Dio in mezzo ai popoli gementi ancora sotto la tirannide incontrastata<br />

del Principe delle tenebre. Così, Voi Padre Santissimo,<br />

dopo avere in brevissimo tempo edificata la Chiesa e la civile<br />

Società con molti e sapientissimi ammaestramenti, spingeste<br />

provvido lo sguardo fino agli ultimi confini della terra e memore<br />

di tener le veci di Colui, di cui sta scritto: Stetit et mensus est<br />

1 In AME 07, p. 309. L’enciclica “Sancta Dei Civitas” fu pubblicata da<br />

Leone XIII (1810-1903) il 3 dicembre 1880. Il pensiero centrale è la cooperazione<br />

missionaria di tutti i fedeli, mediante le preghiere e le offerte. Il Pontefice<br />

ricorda espressamente l’Opera della Propagazione delle Fede, per il suo contributo<br />

al sostentamento delle missioni e dei missionari in quasi 60 anni di vita,<br />

l’Opera della Santa Infanzia fondata nel 1843 e l’Opera (delle Scuole)<br />

d’Oriente. Si lamenta però per la diminuzione della generosità dei fedeli nell’aiuto<br />

a queste Opere e per il piccolo numero dei missionari, causato anche<br />

dalle leggi civili contro le congregazioni religiose. M. esprime la sua riconoscenza<br />

al Papa per questo intervento e si augura che dia un forte impulso alla<br />

causa missionaria e agli Istituti che vi si dedicano.<br />

395


terram, aspexit et dissolvit Gentes (Hab 3,6) [Si arresta e scuote<br />

la terra, guarda e fa tremare le genti], tutti chiamaste i credenti<br />

a concorrere ai trionfi della Croce sugli errori del Gentilesimo,<br />

affinché questo augusto Vessillo copra della sua ombra salutare<br />

il mondo intero.<br />

Speriamo che le grandi Associazioni da Voi ben giustamente<br />

raccommandate provino quanto prima i benefici effetti di sì<br />

autorevoli esortazioni e possano fornire mezzi ognor più copiosi<br />

ai bisogni sempre crescenti delle estere Missioni; ma sopratutto<br />

ci sorride la speranza che ne risentano il valido impulso quelle<br />

pietose Istituzioni, che mirano, come l’umile casa di S. Calocero,<br />

a raccogliere, disporre, inviare idonei banditori della divina parola<br />

fra le genti idolatre o schiave dell’Islamismo e dell’eresia.<br />

Gradite, o Gran Padre, l’effusione sincera della riconoscenza<br />

e del gaudio degli ultimi tra i vostri figli e accordate l’Apostolica<br />

Benedizione a coloro che, prostrati al bacio dei VV. SS. Piedi,<br />

sono lieti di potersi dire con somma riverenza<br />

della Santità Vostra<br />

Milano 19 Dicembre 1880<br />

396<br />

U.mi, D.mi, Obb.mi Servi e Figli<br />

Sac. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong> Direttore<br />

P.te Giovanni Angelo Rossari


152. A UN VESCOVO<br />

24 giugno 1881<br />

sulla questione del governo temporale del Papa<br />

Eccellenza Reverendissima 1<br />

Milano S. Giovanni Battista 1881<br />

Sento al vivo le pene che l’Eccellenza Vostra con tanta condiscendenza<br />

mi comunica, né saprei dirLe ciò che farei se mi venisse<br />

dato di toglierLe questa spina dal cuore. Ma son certo che se<br />

vi ponessi mano, non farei che esacerbare la piaga senza nessun<br />

profitto. Secondo il mio povero modo di vedere il miglior consiglio<br />

in questi casi è quello del Savio: In multis esto quasi inscius<br />

(Eccli 32,12) [In mezzo a molte cose sii come chi le ignora]. Né<br />

tema l’Eccellenza Vostra R.ma di perder nulla: le rare doti che<br />

l’adornano, e le virtù distintissime, che l’hanno elevato alla sublime<br />

dignità, onde l’Eccellenza Vostra è insignita, Le assicurano la<br />

1 In AME 07, p. 329. M. cerca di consolare un vescovo, di cui non fa il<br />

nome, che si trova in difficoltà nelle contrastanti posizioni circa il potere temporale<br />

del Papa, specialmente dopo la presa di Roma, che dividevano anche<br />

l’episcopato; ma non va più in là del condividere la pena del destinatario. Esprime<br />

poi l’idea che le parole di mons. Bonomelli (1831-1914), vescovo di Cremona,<br />

favorevoli all’occupazione di Roma e alla nuova situazione politica, siano<br />

interpretate male. In complesso si può aver l’impressione che M. sia restio<br />

a pronunciarsi nettamente. E si può credere che lo sia, dato il suo ruolo in svariati<br />

compiti ecclesiali e le sue molteplici relazioni con persone influenti. Naturalmente<br />

egli pure ha le sue convinzioni ed opinioni personali, che, se sono rigide<br />

su punti da lui ritenuti fondamentali, diventano più flessibili su aspetti di<br />

minor importanza. Intanto, proprio nel 1881 viene a cessare la “Commissione<br />

di vigilanza” (v. Lettera 141) e M. resta così libero da ogni responsabilità circa<br />

L’Osservatore Cattolico.<br />

397


iverenza, la stima, e l’affetto di tutti i buoni, né possono essere<br />

offuscate da rumori giornalistici.<br />

Quanto all’ottimo Mgr. Bonomelli, direi che certamente contro<br />

le sue intenzioni, ma per la scabrosità dell’argomento, i più<br />

hanno interpretate le sue parole come una forzata sì, ma rassegnata<br />

rinunzia al Governo temporale, ed un accomodarsi della<br />

Chiesa alle nuove condizioni a lei create, mentre il Pontefice e<br />

quanti gemono sulla calamità dei tempi non cessano di alzare la<br />

voce e di richiamare la società traviata a rendere giustizia alla<br />

Sposa di Cristo. Io credo che anche a Roma non avrà fatto buon<br />

senso la cosa. E mi pare che nessuno dei Giornali Romani abbia<br />

tributato elogio alla tesi sostenuta dal Venerabile Prelato, ciò che<br />

avrebbero fatto senza dubbio, se la cosa fosse esposta altrimenti.<br />

L’Eccellenza Vostra pure avrà riconosciuto che non pochi<br />

degli avversari dell’Osservatore Cattolico hanno cercato di cambiare<br />

in qualche maniera la fisionomia di quella Festa di famiglia<br />

e di convertirla in un trionfo di idee liberali. Se avessi la ventura<br />

di poter discorrere a voce potrei chiarire il mio concetto; ma<br />

l’Eccellenza Vostra supplirà con la sua comprensione alla mancanza<br />

del mio scritto.<br />

398


153. AI VESCOVI D’ITALIA<br />

19 marzo 1882<br />

appello per S. Calocero e le missioni<br />

Preghiera Ossequiosa<br />

del Rettore del Seminario di S. Calocero in Milano<br />

per le Estere Missioni<br />

agli illustrissimi e reverendissimi Vescovi d’Italia 12 .<br />

Da Milano, il giorno di S. <strong>Giuseppe</strong> del 1882<br />

L’Eminentissimo Sig. Cardinale Simeoni, nello scorso mese,<br />

mi dirigeva la lettera che, per assecondare le pie intenzioni del<br />

Principe di santa Chiesa, stimo opportuno presentare a Vostra<br />

Eccellenza, insieme con una breve notizia su questo Seminario di<br />

S. Calocero in Milano, a cui la lettera stessa si riferisce.<br />

1 In AME 03, pp. 657-658. Questo appello, proposto all’origine dal cardinale<br />

di Propaganda ma la cui prima idea risale ad anni addietro, esce con un<br />

orizzonte ampio rivolgendosi a tutti i vescovi d’Italia, ad ognuno dei quali viene<br />

inviato in forma di opuscoletto, comprendente anche la lettera di autorizzazione<br />

del prefetto del dicastero interessato e una breve informazione sull’Istituto e<br />

le sue missioni. M. richiama i passi dell’enciclica “Sancta Dei Civitas” (v. Lettera<br />

151) riguardanti il dovere missionario dei vescovi, porta l’esempio della Francia<br />

con i suoi molti missionari, e raccomanda ai Pastori, con parole vibranti di<br />

amore e di zelo, l’Istituto e le missioni, mettendo l’accento sulla necessità che<br />

essi hanno di vocazioni. I primi vescovi a rispondere, su una ventina in tutto,<br />

sono mons. Riboldi (1839-1902) di Pavia, Bonomelli (1831-1914) di Cremona,<br />

Scalabrini (1839-1905) di Piacenza, gli ultimi due contrari a L’Osservatore<br />

Cattolico, ma molto aperti alle missioni. Tuttavia bisogna dire che i risultati non<br />

saranno, purtroppo, apprezzabili (v. Lettera 159). M. ad ogni modo è sempre<br />

coerente, e poiché s’era detto pronto ad accogliere suggerimenti atti a creare<br />

“un solido sistema di reclutamento” (v. Lettera 149), tenta ogni via utile allo<br />

scopo. Da notare anche la data dell’appello: la festa di San <strong>Giuseppe</strong>, onomastico<br />

di M. (TRAGELLA, II, pp. 442-445).<br />

399


Nella medesima occasione e per l’identico scopo, sentendo<br />

profondamente come si verifichi anche per le cinque Missioni<br />

affidate a questo Istituto, il doloroso fatto, accennato dal S.<br />

Padre nella sua venerata Enciclica Sancta Dei Civitas del 3<br />

Dicembre 1880, che vere parvuli petunt panem, et non est qui<br />

frangat eis; regiones albae sunt ad messem, et haec quidem multa,<br />

operarii autem pauci, pauciores forsitan propediem futuri [veramente<br />

i piccoli chiedono il pane, e non c’è chi loro lo spezzi; i<br />

campi già biondeggiano per la mietitura, e molti in verità, ma gli<br />

operai sono pochi, e forse più pochi in un prossimo futuro, Lam<br />

4,4; Gv 4,35; Mt 9,37]; e mosso dal desiderio, non che dall’impulso<br />

del Regnante Pontefice Leone XIII, che a Vostra Eccellenza,<br />

come a tutti i Vescovi dell’Orbe Cattolico, nella su accennata<br />

Enciclica ripeteva: Vos igitur, Venerabiles Fratres, in partes<br />

sollicitudinis Nostrae vocatos etiam atque etiam jam hortamur, ut<br />

concordibus animis apostolicas missiones sedulo vehementerque<br />

adjuvare Nobiscum studeatis, fiducia in Deum erecti, et nulla difficultate<br />

deterriti [Voi dunque, Venerabili Fratelli, chiamati a<br />

prender parte alla Nostra sollecitudine, vi esortiamo sempre più<br />

affinché, con animo concorde, cercate di aiutare assieme a Noi le<br />

missioni apostoliche con intensa operosità, ponendo ogni fiducia<br />

in Dio e senza spaventarvi per qualsiasi difficoltà]; ardisco di raccomandarle<br />

in ispecial modo questo Seminario di san Calocero,<br />

perché Ella, nel suo zelo pastorale lo riguardi benevolmente, ed<br />

all’incremento di esso, che Le sta sì vicino, applichi in particolare<br />

quelle parole della Lettera Pontificia: Si quos ergo noveritis<br />

divinae gloriae studiosos et ad sacras expeditiones suscipiendas<br />

promptos et idoneos, his addite animos, ut explorata compertaque<br />

voluntate Dei, non acquiescant carni et sanguini, sed Spiritus sancti<br />

vocibus obtemperare festinent [Perciò a coloro che conoscete<br />

come solleciti della gloria divina, pronti e adatti ad intraprendere<br />

le sante missioni, fate coraggio, perché, dopo aver esaminata<br />

e conosciuta la volontà di Dio, non cedano a richieste umane, ma<br />

si affrettino ad obbedire alla voce dello Spirito Santo].<br />

La Francia da sola conta fra i Missionari, che lavorano sotto<br />

tutte le latitudini per l’adempimento del Regno di Gesù Cristo,<br />

non meno di quattro mila dei suoi valorosi figli; e la terra che<br />

400


possiede le reliquie dei SS. Apostoli Pietro e Paolo, la terra privilegiata<br />

nella quale ha la sua dimora il Capo della Cattolica Religione,<br />

il Maestro Infallibile della Verità, non dovrebbe emulare<br />

quella Nazione tanto gloriosa della Propagazione della Fede? Ma<br />

ohimè! Che illanguidendosi la fede e raffreddandosi la carità,<br />

invece d’aumentare, diminuisce qui il numero di quei generosi<br />

che sospingono lo sguardo oltre i monti ed oltre i mari, a contemplare<br />

l’immensa sciagura di popoli interi che giacciono da<br />

secoli sepolti nelle tenebre e nelle ombre di morte, ignari affatto<br />

dell’ultimo loro fine e della venuta pietosissima del Figlio di Dio<br />

sulla terra. Eppure non si è incarnato, ha patito ed è morto anche<br />

per la salute di quelle anime il Redentore? È scritto che chiunque<br />

invocherà il nome del Signore sarà salvo; ma come avverrà<br />

che quelle genti l’invochino, se non credono in lui? E come crederanno<br />

in Colui di cui non hanno udito parlare se non s’inviano<br />

coloro dei quali sta scritto: quanto sono belli i passi dei nunzi<br />

della pace, dei nunzi del bene? E chi li invierà se non quelli<br />

che hanno la virtù di creare i sacerdoti dell’Altissimo, di educarli<br />

alle battaglie del Signore, di infiammarli con la voce e con l’esempio<br />

alla conquista delle anime?<br />

Perciò, stretto dai gemiti che mi giungono dalle regioni Asiatiche,<br />

porgo a Vostra Eccellenza le più vive preghiere perché nell’atto<br />

di richiamare all’ottimo suo Clero i desideri ardenti del S.<br />

Padre, gli ponga sott’occhio anche il mio Seminario, sicché<br />

divenga questo il campo ove la maggior parte degli italiani compia<br />

quei voti. Oh! Se ciascuna Diocesi d’Italia mi desse anche un<br />

solo Missionario, quale benedizione recherebbe alle nostre Missioni!<br />

Quante anime si guadagnerebbero a Cristo! La Regina dei<br />

SS. Apostoli e il suo purissimo Sposo S. <strong>Giuseppe</strong>, a cui è sacro<br />

questo giorno, assieme all’Apostolo delle Indie S. Francesco<br />

Saverio, Le rechino le più elette grazie del Cuore santissimo di<br />

Gesù Cristo, e Le diano di esaudire le mie umili preghiere, a gloria<br />

della Redenzione.<br />

Frattanto, Vostra Eccellenza, voglia alzare la destra e aprire il<br />

suo cuore paterno per benedire me, i Confratelli che mi coadiuvano<br />

e le Missioni che ci sono affidate. Poiché se abbiamo bisogno<br />

dell’opera dei Vescovi per avere gli operai, abbiamo bisogno<br />

401


del loro consiglio e del sussidio della loro preghiera per educarli<br />

a seconda dello spirito forte e soave della Cattolica Chiesa.<br />

Con la benedizione, se non Le torna di disturbo, voglia Ella<br />

degnarsi d’inviarmi parola che mi assicuri dell’alta protezione di<br />

Vostra Eccellenza, alimenti la nostra speranza nella attuale sterilità,<br />

e mi metta in posizione di rendere all’eminentissimo Cardinale<br />

Simeoni, il conforto della buona novella che desidera, a consolazione<br />

anche dell’afflitto Pontefice il quale, assecondando il<br />

suo animo grande, vorrebbe associare col ravvedimento dell’Italia,<br />

la gloria degli italiani nello sviluppo delle Missioni Estere.<br />

Con la più profonda venerazione Le bacio il sacro anello,<br />

dicendomi<br />

Dell’Eccellenza Vostra Il.ma e R.ma,<br />

402<br />

Ossequientissimo e Obbedientissimo servo<br />

Sac. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Direttore del Seminario delle Estere Missioni


154. A MONS. SIMEONE VOLONTERI<br />

21 aprile 1882<br />

i missionari restino nella missione di destinazione<br />

Eccellenza Reverendissima 1<br />

Milano 21 Aprile 1882<br />

Ella mi scrisse da Hong Kong il giorno di S. Tommaso, ed io<br />

le scrivo nella festa di un altro S. Dottore della Scolastica, S.<br />

Anselmo. I due Santi Dottori ci siano di aiuto a ben cogliere il<br />

vero e il retto.<br />

Io devo rispondere alla proposta che l’Eccellenza Vostra mi<br />

ha fatto di mandare secondo il suo desiderio il P. Zulberti in<br />

Birmania togliendolo al Ho-nan. Mi spiace assai, ma io trovo della<br />

massima importanza il mantenere inviolato il sistema, che la<br />

destinazione dei Missionari fatta dalla S. Congregazione di Propaganda<br />

dietro la proposta del Direttore del Seminario resti ferma<br />

nonostante le difficoltà che possono insorgere. L’Eccellenza<br />

Vostra nella sua saviezza può ben calcolare quale disordine<br />

nascerebbe, se si dovessero seguire le diverse voglie degli alunni.<br />

È condizione indispensabile per il Missionario che sia disposto<br />

interamente a recarsi dovunque l’obbedienza lo invia senza scegliere<br />

da sé la propria posizione. Io compatisco le sofferenze del<br />

P. Zulberti, ma egli deve preferir mille volte il volere di Dio manifestato<br />

per mezzo di coloro che l’hanno inviato ad ogni suo pri-<br />

1 In AGPIME 17,3, p. 307. M. riafferma un altro principio che lo guida nella<br />

sua responsabilità di Direttore dell’Istituto: i missionari non devono cambiare<br />

di loro iniziativa la destinazione avuta da Propaganda dietro proposta del<br />

Direttore, né il superiore della missione deve permetterlo. E, al solito, M.<br />

aggiunge i motivi per attenersi a questa norma. Il missionario in questione è il<br />

trentino Antonio Zulberti (1853-1924), rientrato in diocesi nel 1884.<br />

403


vato intendimento. Ond’è che io prego e scongiuro l’Eccellenza<br />

Vostra R.ma per quell’amore che porta al nostro Istituto di chiamar<br />

senza ritardo il P. Zulberti al Ho-nan e abbandonar del tutto<br />

ogni idea di trasloco. Procuri finché si è ristabilito di collocarlo<br />

in posizione favorevole al suo fisico, ma neppur si pensi un<br />

istante a cambiare destinazione. Ne ho scritto al P. Burghignoli e<br />

ne scriverò domani al P. Zulberti stesso. Mi fido dell’Eccellenza<br />

Vostra, che contro ogni mio merito mi ha sempre ascoltato altre<br />

volte, che vorrà consolarmi prontamente anche in questo, scrivendo<br />

io dopo aver maturamente meditato il punto e consultati<br />

i miei rispettabili colleghi, che sono in pieno accordo con me.<br />

Mi dia la sua Santa Benedizione e mi creda<br />

Suo Aff.mo e D.mo in Cristo<br />

Sac. G. <strong>Marinoni</strong><br />

Direttore del Seminario delle Estere Missioni<br />

P. S. Devo aggiungere che il P. Zulberti, preso bene, è assai<br />

docile e si piegherà a tutto. Bisogna fargli coraggio e persuaderlo<br />

che in Birmania, come dice Mgr. Biffi, si troverebbe assai peggio,<br />

essendo colà sempre all’ordine del giorno il caldo e l’umido<br />

in grado eroico. Ben diretto e animato, il P. Zulberti farà, lo spero,<br />

assai bene.<br />

404


I. M. I<br />

155. A D. GIACOMO SCURATI<br />

28 aprile 1882<br />

cerca vocazioni mentre accompagna mons. Biffi<br />

Carissimo e Degnissimo D. Giacomo 1<br />

Torino 28 Ap. 1882<br />

Due sole parole di fretta. L’altro ieri arrivati felicemente a<br />

Genova; accolti con somma gentilezza e trattati splendidamente<br />

presso le Suore Marcelline; visita a Mgr. Arcivescovo, che si duole<br />

di non poterci aiutare, visita a Mgr. Vescovo di Sarzana, a D.<br />

Piccardo, al Collegio Brignole; soggetti per ora non si trovano,<br />

speranze discrete. Ieri sera giungemmo a Torino; accolti cortesissimamente<br />

da questi buoni Padri Salesiani; ora vado a celebrare;<br />

domani partiremo, a Dio piacendo, per Lione. Perdoni il<br />

1 In AME 07, p. 343. Eugenio Biffi, richiamato da Cartagena di Colombia<br />

nel 1867 per far da superiore alla nuova missione della Birmania Orientale (v.<br />

Lettera 105), ne è prefetto apostolico dal 1868 al 1881, quando viene convocato<br />

a Roma da Leone XIII, che lo riceve in udienza con M. il 20 gennaio 1882<br />

e gli propone la nomina ad arcivescovo di Cartagena, il suo primo campo di<br />

missione. <strong>Mons</strong>. Biffi riceve la consacrazione episcopale da mons. Ballerini a<br />

Milano, nella sua parrocchia di Nostra Signora del Carmine (BRIOSCHI, pp.<br />

333-336), il 19 febbraio 1882 e reggerà la nuova sede per 14 anni, morendo l’8<br />

novembre 1896 in concetto di santità. M. gli concede come aiuto il suddiacono<br />

Adamo Brioschi (1860-1943), che gli succederà come vescovo e ne scriverà<br />

una voluminosa biografia, e vuole accompagnare i due nel loro viaggio fino a<br />

Saint Nazaire, in Francia, dove s’imbarcheranno. La lettera accenna frettolosamente<br />

alle tappe compiute, cui bisogna aggiungere Parigi, tutti luoghi scelti per<br />

cercare vocazioni e aiuti per le missioni (BRAMBILLA, pp. 233-244).<br />

405


modo telegrafico dello scritto. Saluti a tutti; noi tutti in ottima<br />

salute e in ottimo spirito e santa unione. Preghi per<br />

406<br />

L’Aff.mo in Cristo<br />

Sac. G. <strong>Marinoni</strong>


I. M. I<br />

Eccellenza R.ma 1<br />

156. A MONS. DOMENICO M. GELMINI<br />

19 giugno 1882<br />

chiede e ottiene un chierico per le missioni<br />

Milano il 19 Giugno 1882<br />

Mi sono consolato nell’intendere che l’Eccellenza Vostra<br />

andava rimettendosi dall’infermità, che l’aveva colto non molto<br />

tempo fa e spero che la Beatissima Vergine ascolterà le preghiere<br />

che da ogni parte si fanno per la conservazione della sua preziosa<br />

salute.<br />

Ora io vengo a chiederLe una grazia che l’Eccellenza Vostra<br />

non mi vorrà certamente negare, così benigna com’è e così zelante<br />

della salvezza delle anime più misere ed abbandonate. Uno dei<br />

suoi buoni Chierici, il Sig. Vincenzo Bottoni, da lungo tempo<br />

aspira a riservarsi per la conversione dei poveri infedeli. L’ottimo<br />

<strong>Mons</strong>. Gelmini, che ha sempre avuto per il Seminario di S. Calocero<br />

e per il suo povero Direttore una speciale bontà, come può<br />

rigettare la mia preghiera e quella di un tal Chierico? Questa mia<br />

le giungerà la Vigilia di S. Luigi Gonzaga o l’antevigilia. S. Luigi<br />

accoglierà sotto la sua protezione questa supplica, e otterrà la<br />

1 In AME 07, p. 353. Sempre audace nelle sue richieste, quando si tratta di<br />

vocazioni, M. lo è ancor di più se il vescovo in questione è un amico del seminario<br />

per le Missioni Estere, come mons. Gelmini, rettore del seminario di Lodi<br />

al tempo della fondazione e poi vescovo della stessa diocesi dal 1871<br />

(COLOMBO, PIME, p. 119, nota). Vincenzo Bottoni (1864-1887) parte per la<br />

Cina (Nanyang) nel 1886 e purtroppo vi muore l’anno dopo.<br />

407


grazia desiderata. Non è vero? Senza incomodarsi a rispondermi,<br />

faccia il favore (se pure non è troppo il mio ardire) di scrivere<br />

sotto a questa mia lettera l’annuimus [acconsentiamo] e tutto è<br />

compiuto.<br />

Io mi prostro al bacio del S. anello e invoco la sua santa Benedizione,<br />

confermandomi<br />

Dell’Eccellenza Vostra R.ma<br />

Annuimus<br />

Laudae 28 Junii 1882<br />

+ Dominicus Maria Episcopus<br />

408<br />

U.mo e D.mo Servo<br />

Sac. G. <strong>Marinoni</strong>


I. M. I.<br />

157. AL SUDDIACONO EMMANUELE SAGRADA<br />

13 agosto 1882<br />

un altro generoso dono del vescovo di Lodi<br />

Carissimo 1<br />

Milano il 13 Ag. 1882<br />

Benedite la SS. Vergine Regina degli Apostoli, e poiché vi sentite<br />

chiamato dal Signore alla carriera di Missionario venite in<br />

nomine Domini [venite nel nome del Signore], ed io vi accolgo<br />

di gran cuore. Portate l’assenso in iscritto del vostro veneratissimo<br />

Vescovo, che so già esser disposto a favorirvi, e presentategli<br />

i miei più profondi ossequi e più sinceri ringraziamenti. Obsecro<br />

vos ut digne ambuletis vocatione qua vocati estis [Vi esorto a comportarvi<br />

in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, Ef<br />

4,1], ecco l’unica raccomandazione che vi faccio dicendomi di<br />

tutta fretta<br />

Vostro aff.mo in Cristo<br />

Sac. G. <strong>Marinoni</strong><br />

16 In AME 07, p. 363. Come s’è detto nella nota alla lettera precedente, M.<br />

è fiducioso nei vescovi che hanno legami con l’Istituto a riguardo delle vocazioni<br />

missionarie. <strong>Mons</strong>. Gelmini dà volentieri il suo assenso per il suddiacono<br />

aspirante alle missioni, e questa volta si tratta di un prezioso dono. Don Vittorio<br />

Emmanuele Sagrada (1860-1939) lavorerà in Birmania a Toungoo (Taungngu)<br />

per 55 anni e ne sarà vescovo vicario apostolico dal 1908 al 1937.<br />

409


Se venite subito trovate qui tutta la Comunità e il giorno dell’Assunta<br />

mi farete da Suddiacono, e poi il giorno appresso<br />

andrete in campagna con gli altri vostri colleghi fino verso la<br />

Madonna di settembre.<br />

* * *<br />

Da parte mia acconsento che il sovrafirmato <strong>Mons</strong>. G. <strong>Marinoni</strong>,<br />

Direttore Degnissimo del Seminario delle Missioni Estere,<br />

riceva nel suo Seminario il mio Chierico Suddiacono Sagrada<br />

Emmanuele e ben esaminata la sua Vocazione lo diriga o meno<br />

alla sant’opera sicut Domino placuerit [come piacerà al Signore].<br />

Lodi 14 Agosto 1882<br />

410<br />

+ Domenico Maria Vescovo


158. A MONS. LAURENZI – UDITORE DI S. SANTITÀ<br />

11 ottobre 1882<br />

implora di poter accogliere liberamente<br />

i candidati alle missioni come i religiosi<br />

SEMINARIO<br />

delle<br />

MISSIONI ESTERE<br />

Via S. Calocero N. 7<br />

MILANO<br />

Eccellenza R.ma 1<br />

L’undici Ottobre 1882<br />

Ascriva, <strong>Mons</strong>ignore mio veneratissimo, tutta la colpa del mio<br />

ardire alla sua esimia bontà ed alla eminente posizione che occu-<br />

1 In AME 07, pp. 383-386. La difficoltà ad ottenere che i vescovi diano a<br />

San Calocero i loro sacerdoti o chierici che aspirano alle missioni è, lo sappiamo,<br />

un ritornello dolente sulla bocca di M.; non bastano sollecitazioni di lettere<br />

o appelli per quanto autorevoli, come la “preghiera ossequiosa” del 1882 (v.<br />

Lettera 153), bisogna trovare una via nuova d’uscita. E M. la tenta coraggiosamente.<br />

L’occasione prossima gli viene dal rifiuto di mons. Gaetano Camillo<br />

Guindani (1834-1904), vescovo di Bergamo, che nel 1882 si dice spiacente di<br />

non poter concedergli due sacerdoti. Il suggerimento giunge da un minutante<br />

di Propaganda, mons. Agliardi, e M. scrive in seguito all’uditore del Pontefice,<br />

mons. Carlo Laurenzi, questa lettera in cui avanza la proposta di poter accogliere<br />

liberamente gli ecclesiastici che si sentono chiamati alle missioni, come<br />

fanno i religiosi, il seminario missionario di Roma, il seminario Pio. A M. non<br />

mancano ragioni e calore per persuadere, ma prima di rivolgersi direttamente<br />

al Papa, chiede al competente destinatario di sondare se ci siano speranze di<br />

venir esauditi. E, dopo che questi l’ha incoraggiato a procedere, scrive la lettera<br />

seguente.<br />

411


pa presso il Beatissimo Padre, se nelle mie necessità vengo con<br />

fiducia a bussare alle sue porte già tanto assediate da mille altri<br />

supplicanti. L’Eccellenza Vostra conosce da tempo l’obbligo ben<br />

grave, che mi incombe, di inviare alle Missioni dalla S. Sede affidateci<br />

valenti operai per la conversione dei poveri Gentili. Questo<br />

piccolo Seminario istituito sin dall’anno 1850 per espresso<br />

desiderio del Sommo Pontefice Pio IX, regolato con norme sancite<br />

dalla S. C. di Propaganda, svolgendo di man in mano più<br />

ampiamente le sue operazioni, ora annovera sei Missioni, tre nelle<br />

Indie, tre in Cina, e tutti i Superiori di esse, mentre benedicono<br />

il Signore dei loro lieti successi, mi fanno vive e continue<br />

istanze, affinché io le provveda di un numero sufficiente di Missionari<br />

che rimpiazzino coloro che le malattie, le morti, i trasferimenti<br />

mettono fuori combattimento, ed anche aumentino il<br />

piccolo drappello in modo corrispondente al crescere della messe<br />

evangelica. Io faccio dal canto mio quanto posso e col divino<br />

favore sono riuscito a raggranellare un po’ di studenti di teologia<br />

in questa Casa, rimasta deserta dopo che Mgr. Biffi si condusse<br />

via per suo segretario l’ultimo alunno, che mi era rimasto,<br />

in seguito alla spedizione di 4 Missionari alla Cina verso la fine<br />

del Dicembre 1881.<br />

Attribuisco alla speciale Benedizione del S. Padre e alla benigna<br />

premura che la S. C. di Propaganda, interprete fedele del<br />

Vicario di Cristo, si prese per raccomandare ai R.mi Vescovi dell’Alta<br />

Italia l’umile Casa di S. Calocero, l’esito felice dei miei<br />

sforzi. Ma gli alunni entrati sono Missionari ancora in erba, non<br />

ho tra essi alcun Sacerdote e la maggior parte incominciano quest’anno<br />

gli studi delle scienze sacre. La difficoltà maggiore ad<br />

avere quel numero di operai evangelici, che mi sarebbe necessario,<br />

devo dirlo, viene dal divieto che gli aspiranti incontrano<br />

presso i loro R.mi Ordinari. Non di rado degli ecclesiastici, che<br />

volentieri sarebbero venuti a S. Calocero, sono entrati in Congregazioni<br />

religiose valendosi del diritto che i Sacri Canoni attribuiscono<br />

a chi aspira alla perfezione monastica.<br />

Oh se il S. Padre trovasse nella sua alta saviezza e bontà il<br />

modo di aiutare questa nostra Casa, ed in vista della nostra intera<br />

soggezione alla S. C. di Propaganda, in vista dei frutti conso-<br />

412


lanti finora raccolti, in vista soprattutto dell’estrema miseria delle<br />

nazioni infedeli, e dei milioni e milioni di anime, che periscono<br />

perché parvuli petierunt panem et non erat qui frangeret eis [i<br />

piccoli chiesero il pane e non c’era chi lo spezzasse loro, Lam<br />

4,4], disponesse che si possano liberamente accogliere quegli<br />

Ecclesiastici che si sentono chiamati a volare al soccorso delle<br />

Missioni Estere, come le Congregazioni religiose accolgono i<br />

postulanti nelle loro Case, qual salutare provvedimento sarebbe<br />

questo!<br />

Il Santo Padre Pio IX costituendo il Seminario Pio per le Diocesi<br />

del suo Stato aveva imposto agli alunni di esso il giuramento<br />

di ritornare, compiuti che avessero gli studi, alle loro rispettive<br />

Diocesi, salvo il caso che si sentissero chiamati alle Missioni.<br />

Nelle stesse Congregazioni religiose, se un soggetto si sente chiamato<br />

alle Missioni, i Superiori non possono interdire loro la via.<br />

Il Collegio Mastai in Roma accoglie quanti chiedono l’ammissione<br />

in esso, se non sono male informato. Se una simile grazia fosse<br />

a noi accordata dalla Somma Benignità di Leone XIII!, che<br />

dico a noi? è ai poveri infedeli, è a quelle Missioni che il S. Padre<br />

con apposita Enciclica, e con reiterate raccomandazioni, ha esortato<br />

tutto il mondo Cattolico a soccorrere, è a questa opera caritatevolissima<br />

e così cara al Suo Cuore, che la grazia sarebbe fatta.<br />

Ma prima di umiliare le mie suppliche al Trono del Vicario di<br />

Cristo, ho stimato bene di rivolgermi all’Eccellenza Vostra per<br />

esplorare ossequiosamente il pensiero del Supremo Gerarca, se<br />

cioè potrei sperare di essere esaudito, disposto a tacere ove la<br />

cosa corresse diversamente. L’Eccellenza Vostra mi ha inteso. Mi<br />

benedica e mi creda<br />

Suo U.mo, E.mo, Obb. Servo<br />

Sac. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

413


159. AL PREFETTO DI PROPAGANDA<br />

21 novembre 1882<br />

esplicita la supplica che il Papa dia il privilegio<br />

di ammettere liberamente gli aspiranti alle M.E.<br />

SEMINARIO<br />

delle<br />

MISSIONI ESTERE<br />

Via S. Calocero N. 7<br />

MILANO<br />

Eminenza Reverendissima 1<br />

Il 21 Nov. 1882<br />

Festa della Presentazione di Maria SS.<br />

Affido alla Beatissima Vergine Patrona specialissima di questo<br />

Seminario delle Estere Missioni una preghiera, il cui esaudi-<br />

1 In AME 07, pp. 405-407. Lo scritto al card. Simeoni, prefetto di<br />

Propaganda, formula la richiesta da presentare a Leone XIII che San Calocero<br />

abbia il privilegio concesso alle congregazioni religiose di accogliere liberamente<br />

gli aspiranti alle Missioni Estere, riassumendo le ragioni che lo rendono<br />

necessario. Tragella osserva che il testo deve aver creato qualche difficoltà al<br />

cardinale, ma mons. Agliardi propone di introdurre un emendamento per superare<br />

le titubanze di Simeoni, e così la supplica viene accolta dal Santo Padre nell’udienza<br />

del 3 dicembre al segretario di Propaganda Domenico Jacobini.<br />

La risposta dice che il Papa: “Si è degnato di acconsentire per grazia alla<br />

richiesta per un biennio per uno o due sacerdoti per ogni diocesi; con la clausola<br />

tuttavia che, se insorgono gravi difficoltà coi vescovi, il direttore del seminario<br />

ne riferisca alla Sede Apostolica” (AME 02, p. 163, originale in latino).<br />

Agliardi comunicherà poi a M. forse un po’ perplesso per quella clausola:<br />

“L’interpretazione del privilegio, veramente straordinario, anzi unico, è questa,<br />

414


mento apporterebbe, non ne dubito, un rimedio efficacissimo<br />

alle condizioni penose di questo Istituto per la scarsezza dei suoi<br />

alunni, che la S. C. di Propaganda ebbe spesso a rimarcare con<br />

dolore, gravando la mia coscienza perché non lasciassi intentata<br />

alcuna via di proporzionarne il numero al bisogno delle Missioni<br />

a noi dalla medesima benignamente affidate, e porgendomi<br />

essa stessa la mano col suggerirmi di indirizzarmi ai R.mi Vescovi<br />

dell’Alta Italia e di presentare loro la miseria di tanti milioni<br />

di infedeli, che aspettano il pane della vita, né vi è alcuno che<br />

loro lo spezzi. Ma le mie istanze non ebbero che un tenuissimo<br />

effetto, sebbene oltre ai Vescovi dell’Alta Italia, io scongiurassi<br />

tutti i R.mi Ordinari della Penisola. Che fare adunque?<br />

Considerando come il Beatissimo Padre tiene così vivamente<br />

a cuore l’opera pietosissima delle Estere Missioni, e come la sua<br />

grand’anima abbraccia tutti i popoli della terra, a Lui da Cristo<br />

affidati, col più intenso amore, ciò che evidentemente dimostrano<br />

la sua stupenda Enciclica Sancta Dei Civitas e l’altra dell’ultimo<br />

Giubileo (per tacere delle cure assidue con cui si argomenta<br />

di richiamare alla Fede i popoli che l’hanno perduta), ho pensato<br />

che l’Eminenza Vostra, così sollecita, com’è, del bene delle<br />

Missioni, avrebbe la bontà di appoggiare una mia umilissima<br />

supplica al Vicario di Gesù Cristo, con cui implorerei che a questo<br />

Seminario di S. Calocero, fondato dietro espresso desiderio<br />

di Pio IX di santa e cara memoria, dipendente in tutto dalla S.<br />

C. di Propaganda, governato con regole da essa approvate, onorato<br />

più volte dalla medesima con testimonianze di singolare<br />

benevolenza, benedetto dal Cielo con i più consolanti successi, il<br />

S. Padre si degnasse accordare, in vista del suo nobilissimo scopo<br />

e dell’estrema necessità delle nazioni infedeli, il privilegio<br />

che Ella può, invitis Episcopis [pur non volendo i vescovi], rubare loro due<br />

chierici per ciascuna diocesi e farli ordinare senza le loro dimissorie ed inviarli<br />

nelle missioni; ma non può tenerne contemporaneamente nel suo seminario più<br />

di due (...) per non recare loro [ai vescovi] un vero danno e troppo rincrescimento.<br />

Ciò non toglie che Ella ne possa avere da Milano anche quattro, purché,<br />

però, anche i rubati a Milano in questo biennio non siano più di due conviventi<br />

nel seminario” (AME 02, p. 175; TRAGELLA, II, pp. 447-448).<br />

415


come quello concesso alle Congregazioni Religiose, di ammettere<br />

liberamente gli aspiranti alle Estere Missioni e dopo mature<br />

prove inviarli alle medesime. Tanto più che negli stessi Ordini<br />

Regolari è prescritto che se qualche religioso si sentisse chiamato<br />

alle Missioni Infedeli, non si possa interdirgliene la via dai<br />

Superiori; e nel giuramento imposto dalla S. C. di Propaganda a<br />

coloro che aspirano alle Missioni Estere per abilitarli con questo<br />

titolo ai Sacri Ordini, è vietato di abbandonare la Missione per<br />

entrare in qualsiasi Congregazione religiosa.<br />

Nella dolce fiducia che il Beatissimo Padre voglia esaudire il<br />

gemito dell’ultimo dei suoi figli e aprirmi l’adito ad accogliere<br />

quel numero di soggetti che Egli stesso e la S. Congregazione<br />

desiderano di vedere nell’umile Seminario di S. Calocero, passo<br />

a dichiararmi coi sensi della più profonda venerazione<br />

416<br />

Dell’Eminenza Vostra R.ma<br />

U.mo, D.mo, Obb. Servo e Figlio<br />

Sac. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Direttore del Seminario suddetto


I. M. I.<br />

160. A MONS. SIMEONE VOLONTERI<br />

17 novembre 1883<br />

“Le Missioni sono affidate al Seminario di S. Calocero”<br />

Eccellenza R.ma 1<br />

Milano 17 Nov. 1883<br />

Non le ho scritto ancora che ebbi una carissima visita dall’ottimo<br />

P. De Brest. Egli vorrebbe incaricarsi dell’assegno della S.<br />

Infanzia per il Ho-nan. Siccome io ho fatto di tutto perché gli<br />

assegni passassero per S. Calocero, giovando ciò estremamente<br />

per la più intima unione di tutte le nostre Missioni con la Casa<br />

Madre, perciò ho detto al P. Brest, che non mi oppongo che li<br />

riscuota, purché mi dia avviso opportuno, e attenda le mie risposte.<br />

Non vorrei che ci distaccassimo troppo e che divenissimo<br />

forestieri del tutto. Perciò la prego a pensarvi seriamente e a dirmi<br />

nettamente il suo pensiero. Le Missioni sono affidate al Seminario<br />

di S. Calocero, ed è per conseguenza necessario che tutto<br />

si faccia con la più affettuosa e stretta unione di menti e di cuori.<br />

L’Eccellenza Vostra ha veduto che al bisogno ho saputo prestarle<br />

la somma di 20.000 franchi, ne ho raccolto metà all’epoca<br />

della carestia.<br />

19 In AGPIME 17,3, p. 361. Altro principio che M. difende per il suo governo<br />

è di essere tenuto al corrente delle offerte, soprattutto degli assegni<br />

dell’Opera della Propagazione, che i vescovi o superiori delle missioni ricevono.<br />

E ciò per non diventare estranei gli uni agli altri, e conservare l’unione tra<br />

San Calocero e le missioni.<br />

417


Stiamo perfettamente uniti in vinculo pacis [nel vincolo della<br />

pace]. Mi benedica e mi creda<br />

418<br />

Suo aff.mo e D.mo Servo in Cristo<br />

Sac. G. <strong>Marinoni</strong>


I. M. I.<br />

Eccellenza R.ma 1<br />

161. A MONS. TIMOLEONE RAIMONDI<br />

1° dicembre 1883<br />

se lei esige missionari perfetti<br />

mi lasci il tempo necessario per formarli<br />

Milano il 1 Dic. 1883<br />

Vigilia di S. Francesco Saverio<br />

3° della Novena dell’Immacolata<br />

Rispondo alla venerata sua del 27 settembre rendendole vive<br />

grazie delle utilissime osservazioni che mi fa sulle virtù necessarie<br />

al Missionario, nelle quali per grazia del Signore dipinge in gran<br />

parte il Vicario Apostolico di Hong Kong. Solo bramerei che, come<br />

l’Eccellenza Vostra richiede che il Missionario sappia prendersi in<br />

pace una risposta un po’ brusca dal suo Superiore R.mo Missionario<br />

veterano, così del Missionario veterano possa dirsi: non habemus<br />

Pontificem qui non possit compati infirmitatibus nostris [non<br />

abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre<br />

infermità, Eb 4,15], ma sia tale qui condolere possit illis, qui ignorant<br />

et errant, quoniam et ipse circumdatus est infirmitate [che possa<br />

sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e<br />

nell’errore, essendo anch’egli rivestito di debolezza, Eb 5,2].<br />

1 In AGPIME 02,1, pp. 9-10. M. non solo stima ed ama i suoi missionari e<br />

soprattutto i vescovi che hanno un peso più grave da portare, ma valorizza le<br />

loro osservazioni. Così assicura a Raimondi che leggerà nelle conferenze agli<br />

alunni le sue note sulle virtù che deve avere il missionario. E tuttavia non teme<br />

di fare qualche paterno richiamo, come dire a Raimondi che sappia tollerare<br />

qualche brusca risposta, compatire le debolezze dei missionari, e, dal momento<br />

che li vuole perfetti, lasci a lui maggior tempo per formarli.<br />

419


Vorrei altresì che l’ottimo e amatissimo Mgr. Raimondi, che<br />

esige e con ragione Missionari perfetti o almeno prossimi alla<br />

perfezione, mi lasciasse il tempo necessario per formarli, perché<br />

l’esperienza mi ha insegnato e ripetuto che spedizioni immature<br />

contristano chi manda e chi riceve. Non chiedo dilazioni suggerite<br />

dall’indolenza, ma ho sempre toccato con mano le sue preziose<br />

osservazioni che la disciplina, benché al presente non videtur<br />

gaudii sed moeroris, postea autem exercitatis per eam fructum<br />

pacatissimum affert jucunditatis [non sembra causa di gioia, ma<br />

di tristezza; però dopo arreca un frutto di pace e di giustizia a<br />

quelli che per suo mezzo sono stati addestrati, Eb 12,11].<br />

Dunque, <strong>Mons</strong>ignor mio veneratissimo, … io, tacitis tacendis<br />

[tacendo quanto va taciuto], leggerò le Sue preziosissime osservazioni<br />

nelle conferenze che tengo al Giovedì ai miei carissimi<br />

alunni (non al Sabato sera, perché assistono anche i domestici<br />

alle riflessioni sul santo Vangelo), e me ne prometto gran frutto.<br />

Scriva pure tutto quello che la sua lunga e svariata esperienza Le<br />

ha insegnato nei trenta e più anni di ministero apostolico, e io ne<br />

farò tesoro per condurre a buon fine il regolamento del nostro<br />

Istituto, che mi sta in cima ai pensieri.<br />

Le chiedo con profonda riverenza e con vivo affetto la Santa<br />

Benedizione baciandole il sacro anello e dicendomi<br />

Dell’Eccellenza Vostra R.ma<br />

U.mo e D.mo Servo in Cristo<br />

Sac. G. <strong>Marinoni</strong><br />

P. S. Se avesse utili notizie da comunicarmi sulla Missione del<br />

Honan ora divisa in due Vicariati, mi saranno graditissime 2 .<br />

2 La missione del Honan viene divisa in due nell’agosto 1882, con Volonteri<br />

nella parte nord e Stefano Scarella (1842-1902) in quella sud, ma per oltre un<br />

anno ancora continuano unite sotto l’autorità del vicario apostolico Volonteri,<br />

però di fatto, essendo questi assente, dirette in sua vece, dal pro-vicario Scarella.<br />

Se non che, per molte svariate ragioni, si dovrà venire ad un cambio di sede tra<br />

i due, con Volonteri al sud e Scarella al nord, come si vedrà.<br />

420


Faccio mille auguri a tutti per le Feste di Natale e per il nuovo<br />

anno. Dica al P. Burghignoli che ho pagato al Cav. Pietro<br />

Marietti il Manuale Pietatis, le Meditationes brevissimae 3 Copie,<br />

l’Avancino, Vita di N.S.G.C., e l’importo in £ 8,10.<br />

421


I. M. I.<br />

Eccellenza R.ma 1<br />

422<br />

162. A MONS. STEFANO SCARELLA<br />

15 dicembre 1883<br />

per la pacifica sistemazione dei due vicariati<br />

Roma 15 Dic. 1883<br />

Ottava di Maria SS. Immacolata<br />

Io la ringrazio delle compitissime lettere che ha scritto a me<br />

ed anche al R.mo Mgr. Volonteri, nelle quali assieme ai compagni<br />

abbiamo (in mezzo alla pena, che ci recava il grave imbarazzo<br />

della loro situazione) notato con gran soddisfazione la calma,<br />

la saviezza, lo spirito di sacrificio con cui Vostra Eccellenza procedette<br />

in difficili congiunture. La ringrazio poi specialmente per<br />

essersi rimesso interamente con filiale fiducia a quanto giudicherò<br />

necessario proporre alla S. Sede per la pacifica sistemazione<br />

dei due Vicariati. Di fatto appena giunte le loro lettere e inteso<br />

il consiglio dei miei rispettabili colleghi, volai a Roma ed ho<br />

proposto che l’Eccellenza Vostra sia nominata Vicario Apostoli-<br />

1 In AGPIME 02,1, p. 11. Quando M. scrive questa lettera, la questione dei<br />

titolari delle parti del Honan può dirsi conclusa da parte di San Calocero e di<br />

Propaganda: Scarella andrà vicario apostolico al nord (Weihwei) e Volonteri<br />

resterà al sud (Nanyang); si attende solo la sanzione del Papa. Ma Scarella sembra<br />

ancor indeciso per la sua accettazione, anche se M. lo saluta già come vescovo<br />

del nuovo vicariato. Finalmente dirà il suo sì, e sarà consacrato vescovo il 19<br />

marzo 1884 nella cattedrale di Nanyang, assente Volonteri malato seriamente<br />

per gli strapazzi apostolici degli ultimi mesi. Rimane ancora il problema della<br />

distribuzione del personale nelle due aree. E M., lo stesso giorno, ne scrive ai<br />

missionari (v. Lettera seguente).


co del Nord, e Mgr. Volonteri del Sud. La proposta ha incontrato<br />

il gradimento di Mgr. Segretario di Propaganda e dell’E.mo<br />

Card. Prefetto. Domani sera verrà sottoposta alla sanzione del S.<br />

Padre, e se l’esito, come tutto porta a sperare, sarà favorevole,<br />

Lunedì ne avrò certa notizia, e spero che fra due o tre giorni<br />

potrò portar con me a Milano il Rescritto analogo, che manderò<br />

subito Sabato venturo al corriere francese per il Ho-nan.<br />

Può pensare se prego di cuore che lo Spirito Santo lo ricolmi<br />

di tutti i suoi doni, e ne faccia un santo Vescovo. Ho un po’ di<br />

amor proprio, perché Gloria Patris est Filius sapiens [la gloria del<br />

Padre è il Figlio sapiente], ma il vero Padre a cui solo si deve la<br />

gloria è Dio: soli Deo honor et gloria in saecula saeculorum [a Dio<br />

solo l’amore e la gloria nei secoli dei secoli, cf. 1Tm 1,17].<br />

Mi abbia sempre per<br />

Suo aff.mo e D.mo Servo<br />

Sac. G. <strong>Marinoni</strong><br />

423


I. M. I.<br />

424<br />

163. AI MISSIONARI DEL HONAN<br />

15 dicembre 1883<br />

raccomanda concordia, sottomissione, preghiera<br />

Miei Carissimi Missionari del Honan 1<br />

Roma 15 Xbre 1883<br />

Ottava di Maria Immacolata<br />

Benché mi trovi da voi lontano, con lo spirito e col cuore sono<br />

sempre in mezzo a voi, e prendo il più vivo interesse ai vostri svaghi,<br />

alle vostre pene, alle vostre consolazioni, ai frutti del vostro<br />

zelo. È grande, o dilettissimi, il fine per cui sulle orme di S. Francesco<br />

Saverio vi siete recati in codeste remotissime regioni per<br />

essere luce del mondo, sale della terra, e non vi dovete perciò stupire<br />

se il Demonio suscita senza posa nuovi imbarazzi alla vostra<br />

salutare missione, e se di tratto in tratto vi trovate in difficili circostanze,<br />

come sono quelle che vi affliggono al presente. Ma non<br />

dubitate che diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum [tutto<br />

concorre al bene di coloro che amano Dio, Rm 8,28]; le tempeste<br />

fanno apparire la bravura del pilota e dei marinai.<br />

È allora che gli animi si stringono più intimamente in santa<br />

unione, è allora che si sente più che mai il bisogno della concordia,<br />

dell'azione unanime, della perfetta sottomissione ai Superio-<br />

1 In AGPIME 17,3, p. 363. Come si può leggere, M. non fa nomi per chi<br />

debba restare nell’antico vicariato o passare nel nuovo. Quello che gli preme è<br />

che tutto si compia nell’obbedienza e nella concordia tra loro, con i superiori, i<br />

fedeli, con tutti. Se aggiunge qualcosa è di affrontare tutto nella preghiera e con<br />

spirito di sacrificio. “Siate pronti a recarvi dovunque vi chiama l’obbedienza, a<br />

quegli uffici, a quelle occupazioni che Dio per mezzo dei Superiori vi affida”.


i, del ricorso filiale a Dio, alla Vergine nostra Madre, ai Santi<br />

Avvocati. Guardate a Gesù Bambino, che viene ad insegnarci<br />

ogni sorta di virtù, ma sopratutto l'obbedienza e l'amore; humiliavit<br />

semetipsum factus obediens usque ad mortem, mortem<br />

autem crucis [umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte<br />

e alla morte di croce, Fil 2,8]. Ricordatevi di quel bel testo che<br />

io vorrei imprimere profondissimamente nel cuore di tutti i miei<br />

Missionari: Filii sapientiae Ecclesia justorum, et natio illorum obedientia<br />

et dilectio. Judicium patris audite filii, et sic facite ut salvi<br />

sitis (Eccli 3,1-2a) [I figli della sapienza sono l’assemblea dei giusti<br />

e la loro patria l’obbedienza e l’amore. Figli, ascoltatemi, sono<br />

vostro padre; agite in modo da essere salvati].<br />

Siate pronti a recarvi dovunque vi chiama l'obbedienza a quegli<br />

uffici, a quelle occupazioni che Dio per mezzo dei Superiori<br />

vi affida: siate cor unum et anima una [un solo cuore e una sola<br />

anima] tra voi, siatelo con i vostri Superiori, siatelo con i fedeli,<br />

siatelo con tutti, di modo che si capisca che siete discepoli di<br />

Gesù Cristo, la cui scuola è tutta d'amore e di carità.<br />

Perdonate al vostro antico Direttore, che sente ringiovanirsi<br />

pensando a voi.<br />

Ieri ho avuto la fortuna impareggiabile di venerare da vicino<br />

nella Cappella di Mgr. Sacrista Marinelli la testa di S. Lorenzo<br />

ancora ottimamente conservata; gli occhi fluenti dalle orbite,<br />

come gocciole agghiacciate, visibile ancora la fermezza dell'aspetto:<br />

piansi e dissi tra me l'orazione: Da nobis vitiorum nostrorum<br />

flammas exstinguere, qui B. Laurentio tribuisti tormentorum<br />

suorum incendia superare [Dà a noi di estinguere le fiamme dei<br />

nostri vizi, tu che hai concesso al B. Lorenzo di superare l’incendio<br />

dei suoi tormenti]. Siamo fratelli dei martiri, amiamo il<br />

patire: imitari non piget quod celebrare delectat [non rincresce<br />

imitare ciò che piace celebrare].<br />

Addio, carissimi, pregate per il<br />

Vostro Aff.mo in Cristo<br />

Sac. G. <strong>Marinoni</strong><br />

425


164. A MONS. SIMEONE VOLONTERI<br />

23 febbraio 1884<br />

cerca di calmarlo in attesa della divisione del Honan<br />

Eccellenza R.ma 1<br />

Milano il 23 Febb. 1884<br />

Sento vivamente al cuore le angustie dell’animo suo, e prego<br />

il Sacro Cuore di Gesù che voglia benignamente acquistarlo, e<br />

parteciparle le consolazioni di cui esso è la sorgente perenne. Qui<br />

vigilaverint ad illam, complectentur placorem ejus. Qui tenuerint<br />

illam vitam hereditabunt et quo introibit benedicet Deus (Eccli 4,<br />

13-14) [Quanti la cercano solleciti saranno ricolmi di gioia. Chi<br />

la possiede erediterà la gloria; qualunque cosa intraprenda, il<br />

Signore lo benedice, Sir 4,12-13].<br />

Oh quanto sospiro la notizia della consacrazione di <strong>Mons</strong>.<br />

Scarella, della pacifica divisione dei due Vicariati; e come mi<br />

preme di conoscere chi si è recato al Nord con <strong>Mons</strong>. Scarella, e<br />

chi è rimasto al Sud coll’Eccellenza Vostra! Mi preme pur di<br />

1 In AGPIME 17,3, p. 371-372. M. aiuta Volonteri a superare le angustie<br />

della divisione del Honan confidando nel Cuore di Gesù, e si mostra molto<br />

interessato a conoscere la distribuzione dei missionari nei due vicariati. Sappiano<br />

che con Scarella ad Weihwei va Angelo Cattaneo (1844-1910), missionario<br />

a Nanyang dal 1869, e Cristiano Graffy (1852-1896) partito per la Cina nel<br />

1881, oltre a due preti cinesi, Lorenzo Sin e Giovanni Battista Niu, dei sette di<br />

Nanyang; al sud restano sette padri italiani e cinque preti cinesi. Il 22 aprile<br />

1884 avviene il distacco dei due gruppi. Restando nella sua missione Volonteri<br />

si sente più libero ma anche più solo e angustiato di fronte alle difficoltà delle<br />

situazioni e degli uomini. Pallavicini (1849-1884) muore dopo solo un anno dall’arrivo<br />

in Cina e Zulberti (1853-1924) uscirà nel 1884 per far rientro nella diocesi<br />

di Trento (sulle vicende dei due vicariati fino alla morte di M. v. TRAGEL-<br />

LA, III, Parte I, capp. X e XI).<br />

426


sapere come vanno le cose in Cina, e come sono quiete le nostre<br />

cristianità!<br />

Al P. Zulberti scrivo oggi stesso. Ho dato £ 200 per P. Pallavicini<br />

alla sua famiglia, come egli mi scrisse il 21 Dicembre scorso<br />

Maria Mellano, sorella del P. Giambattista, visto che dimora<br />

in Fossano, mi ha fatto domandare l’indirizzo del fratello per<br />

mezzo del Segretario di Mgr. Vescovo, perché non ha mai ricevuta<br />

una riga dalla Cina. Il 22 del passato mese mandai £ 50 alla<br />

madre del P. Mellano per sussidio.<br />

Mi spiace assai che l’Eccellenza Vostra abbia mandato i rapporti<br />

alla S. Infanzia ed alla Propagazione della Fede senza farli<br />

passare per S. Calocero 2 . Si ricordi che le Missioni sono state affidate<br />

al Seminario di S. Calocero, e che il Direttore di questa Casa<br />

ha necessità di conoscere bene lo stato delle Missioni; e le Missioni<br />

sentiranno sempre vantaggio dal tenersi in piena comunicazione<br />

con la Casa Madre. Non mi rompa per carità quella bella<br />

unione, che io ho procurato con ogni impegno di stringere fra<br />

di noi: non mi divenga estraneo in cosa di tanta importanza per<br />

il buon procedimento delle Missioni. Aspetto una copia o almeno<br />

un sunto dei due rapporti.<br />

Riguardo alle Messe ecco le mie annotazioni<br />

13 Maggio 1882. Ricevuti fr. 600 per elemosine Messe 600<br />

10 Giugno ” Arrivo del R.mo Mgr. Volonteri<br />

13 Giugno ” Mandate a D. GB. Ungaro L. 150 per Messe<br />

150, L. 3 per vaglia etc. a nome di Mgr.<br />

Volonteri sulle 600 date al Honan da Lione<br />

2 M. torna ancora sulla questione dei rapporti relativi ai sussidi che non passano<br />

per San Calocero, al quale spetta conoscere la situazione in materia, e ne<br />

ripete le motivazioni. Gli sta molto a cuore che questo resti una norma da seguire.<br />

Si scusa di doverlo ricordare, ma lo fa sempre assicurando la sua stima e il<br />

suo amore. Da parte sua, M. è sollecito e scrupoloso nel dare dati e informazioni<br />

al riguardo, specialmente per quanto concerne le Messe.<br />

427


17 Giugno 1882 ho dato avviso a Mgr. Scarella dell’assegno di<br />

fr. 21m. della S. Infanzia, ma non ho aggiunto<br />

menzione delle Messe e mi ricordo bene che ho aspettato l’arrivo<br />

di Vostra Eccellenza per intendere da lei ciò che si doveva<br />

fare. Ritengo pertanto che l’Eccellenza Vostra avrà avvertito<br />

<strong>Mons</strong>. Scarella delle Messe, che voleva si celebrassero in Missione,<br />

e avrà forse ritenuto 50 o per sé o per altri, di modo che 400<br />

si celebrassero in Missione, 150 si celebrassero dal P. Ungaro, e<br />

le 50 rimanenti solo l’Eccellenza Vostra può sapere in che modo<br />

siano state adempiute.<br />

Mi benedica e mi perdoni se per l’amore che Le porto sincerissimo<br />

e per l’amore che debbo all’Istituto, che indegnamente<br />

dirigo, Le parlo con somma schiettezza, salva sempre la profonda<br />

riverenza che devo al mio veneratissimo Vescovo di Paleopoli,<br />

nostra gloria e consolazione. Epistola nostra vos estis atramento<br />

Dei vivi [Voi siete una lettera composta da noi con l’inchiostro<br />

del Dio vivente, 2 Cor 3,3]. Le sono e sarò sempre in Domino<br />

Con pacco raccomandato Le mando<br />

le Messe dei Santi del nostro Seminario<br />

in formato grande, i decreti di S. S.<br />

sul Rosario, Litanie, aggiunte alle Messe.<br />

428<br />

Aff.mo e D.mo<br />

Sac. G. <strong>Marinoni</strong>


165. ALLA SS.MA TRINITÀ<br />

13 maggio 1884<br />

atto di affidamento a Dio per la morte 1<br />

e disposizioni testamentarie 2<br />

A. M. D. G. Trovandomi grazie a Dio sano di mente e di corpo,<br />

e pensando all’ora della mia morte, che in questa mia età non<br />

può essere lontana, raccomando adesso anche per allora l’anima<br />

mia a Dio Padre che mi ha creato, a Dio Figlio che mi ha redento,<br />

a Dio Spirito Santo che mi ha santificato, ringraziando il<br />

Signore specialmente d’avermi fatto nascere nel grembo della S.<br />

Chiesa Cattolica, e di avermi elevato al Sacerdozio, di avermi<br />

data per Madre Maria SS., per protettore S. <strong>Giuseppe</strong>.<br />

Rho 13 Maggio 1884<br />

Sac. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong> del fu Cesare.<br />

* * *<br />

1 In AME 07, p. 525. In mezzo ad impegni e preoccupazioni senza numero,<br />

M. non trascura la sua vita spirituale e tiene realisticamente presente le scadenze<br />

inevitabili del tempo. Così, trovandosi a Rho probabilmente per un ritiro<br />

nella vicinanza del suo 50° di sacerdozio, stende questo atto di raccomandazione<br />

dell’anima a Dio pensando alla sua morte. Poche parole e assai semplici,<br />

che si ritrovano nei formulari di preghiera del tempo, ma che vanno alla<br />

sostanza delle cose. Non c’è dubbio che egli abbia ripetuto spesso questo genere<br />

di orazione, ma stavolta lo mette per iscritto, non per gli altri ma per se stesso,<br />

quasi volendo dare maggior forza alla sua disposizione interiore. Da sottolineare<br />

che nel dicembre del 1884 M. sarà a letto gravemente ammalato, al punto<br />

di far temere la sua fine.<br />

2 In AME 07, p. 523.<br />

429


A. M. D. G.<br />

Quest’oggi ho fatto il mio testamento nominando miei eredi<br />

universali i miei colleghi D. Giacomo Scurati e D. Belisario Fattori<br />

domiciliati in Via S. Calocero N. 7 in Milano. Dichiaro però<br />

di non posseder nulla al momento, e vivendo io totalmente a spese<br />

del Seminario delle Estere missioni, di cui sono Direttore. Con<br />

tutto ciò ho stimato bene di fare il testamento perché se mai mi<br />

pervenisse qualche cosa in avvenire, ed avessi dimenticato alcuna,<br />

che attualmente mi appartenesse, tutto passi nelle mani dei<br />

suddetti miei eredi senza che altri possa pretendere di avervi<br />

diritto. In fede<br />

Rho 13 maggio 1884<br />

430<br />

Sac. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>


166. A TUTTI I CONFRATELLI<br />

24 maggio 1884<br />

nel 50° di sacerdozio comunica<br />

di aver presentato a Propaganda<br />

le nuove regole<br />

Milano, il 24 maggio 1884,<br />

Festa di Maria SS. Ausiliatrice<br />

A tutti i nostri amatissimi Confratelli dell’Istituto per le Estere<br />

Missioni Estere 1<br />

Il cinquantesimo anniversario della mia Sacerdotale Ordinazione,<br />

che si compie quest’oggi, e quello della mia prima Messa,<br />

che si compie domani, mi richiamano alla mente due grandi<br />

doveri che mi incombono: l’uno della più viva riconoscenza ver-<br />

1 In AME 03, p. 697. M. è ordinato sacerdote il 24 maggio 1834, e per il<br />

50° di questo evento pensa di preparare un regolamento vero e proprio dell’Istituto,<br />

che, senza dimenticare l’originaria “Proposta”, ma facendo tesoro delle<br />

esperienze accumulate in 34 anni di vita e di missione, risponda adeguatamente<br />

alle esigenze del suo sviluppo. Il problema si era posto da tempo anche<br />

dietro lo stimolo di Propaganda (v. Lettera 133), ma solo di recente, probabilmente<br />

nel 1882, il lavoro di revisione ed elaborazione si era avviato per opera<br />

di M., Scurati e Belisario Fattori (1831-1890), ricevendo approvazione ed incoraggiamento<br />

dal prefetto di Propaganda, Simeoni. Il testo è pronto per il 50°<br />

di sacerdozio di M., che in questa circostanza lo presenta all’esame di Propaganda<br />

e ne dà notizia ai membri, pregandoli di accoglierlo “come il testamento<br />

del Padre”.<br />

L’approvazione del regolamento richiede più tempo del previsto, anche<br />

perché il prefetto di Propaganda è del parere di attendere, prima che essa si<br />

esprima, le osservazioni dei missionari. Queste vengono inviate a San Calocero<br />

tramite i vescovi di missione e mandate a Roma con eventuali note dei superiori<br />

di Milano. Poi si mette in moto l’esame di Propaganda e finalmente nella<br />

seduta plenaria del 2 agosto 1866 si formula un giudizio a favore ma con alcune<br />

modifiche e la concessione ad experimentum per sei anni. Il S. Padre appro-<br />

431


so Iddio, che mi ha chiamato al servizio dei suoi altari, mi ha tollerato<br />

per il lungo spazio di mezzo secolo e mi fu largo di tante<br />

benedizioni; l’altro di un’ardente sollecitudine per le Estere Missioni,<br />

che furono il sospiro dei miei anni più verdi, ed a cui ho<br />

consacrato la massima parte della mia carriera Sacerdotale.<br />

Ben so che all’una e all’altra obbligazione non posso meglio<br />

soddisfare che con l’oblazione di quella stessa Vittima Immacolata,<br />

che mi è dato di immolare ogni giorno all’Altissimo; ed ogni<br />

giorno infatti, al santo altare, prego il clementissimo Iddio che<br />

voglia accettare il sacrificio del suo Unigenito Figlio assieme al<br />

sacrificio della povera mia vita, per soddisfazione interissima d’ogni<br />

mio debito verso sua divina Maestà, e verso quel santo Istituto,<br />

a cui per benigna disposizione del Vicario di Cristo da tanti<br />

anni, sebbene indegnamente, presiedo.<br />

Volendo però lasciare un ricordo perenne della mia riconoscenza<br />

al Signore e della mia premura per la causa delle Estere<br />

Missioni, e sperando che la letizia e la santità di questo bel giorno<br />

renda più cara e venerata a tutti i miei amatissimi figli il detto<br />

ricordo, ho pensato di presentare quest’oggi stesso alla S.C. di<br />

Propaganda quelle sante regole, che l’esperienza di ormai sette<br />

lustri ha suggerite così a me come ai miei rispettabili Colleghi<br />

nella direzione di questo Istituto, e delle quali vi mando un esemplare,<br />

perché possiate conoscerle e trasmettermi in tempo utile<br />

quelle riflessioni, che mai credeste necessarie. Esse furono estese<br />

dietro autorevole invito della medesima S. C. la quale, dopo<br />

aver approvata una Proposta, che in via di esperimento sin dai<br />

va l’8 agosto e il 15 esce il decreto relativo di Propaganda. Esso parla di “Costituzioni<br />

e Regole”, mentre il libretto che le raccoglie reca in copertina la scritta:<br />

“Regola dell’Istituto Lombardo per le Estere Missioni” (il libretto venne edito<br />

nel 1886 dalla Tipografia di S. <strong>Giuseppe</strong> (propria del Seminario, sita a Milano<br />

in via S. Calocero n. 9). Il regolamento resta la fatica prima e più desiderata<br />

da M., ma per il suo Giubileo egli riceve molte manifestazioni di stima e di<br />

affetto dai suoi figli e dagli amici. Da menzionare un album preparato da Scurati,<br />

a insaputa di M., e stampato con cura ed arte dalla tipografia di S. <strong>Giuseppe</strong>,<br />

ricco di testimonianze in varie lingue dei vescovi e missionari dell’Istituto,<br />

di suore missionarie e personalità ecclesiastiche (v. bibliografia: Nel giorno<br />

felice…).<br />

432


primordi dell’Istituto Le fu umiliata, raccomandava assai il pensiero<br />

di aspettare dal tempo quei lumi che in materia di tanto<br />

rilievo e per noi del tutto nuova, erano da desiderarsi. “Non è<br />

inoltre che savissima”, così scriveva il 16 gennaio 1851 l’Eminenza<br />

Card. Franzoni, “la determinazione di maturare con la pratica<br />

e lunga esperienza di vari anni il più adatto regolamento; che<br />

poi ad ogni loro richiesta riporterà la suprema sanzione della S.<br />

Sede”.<br />

Accoglietele perciò, come il testamento del Padre a cui il Giubileo<br />

Sacerdotale ricorda da sé che l’ultima ora è ormai vicina a<br />

scoccare, e che dirà di cuore il Nunc dimittis, se vedrà nei suoi<br />

dilettissimi figli un sincero impegno di osservarle.<br />

La pace di Dio Padre Onnipotente e del suo Unigenito Figlio,<br />

la grazia e la comunicazione del Santo Spirito, siano sempre con<br />

tutti noi.<br />

433


167. A MONS. STEFANO SCARELLA<br />

31 maggio 1884<br />

esprime gioia per la consacrazione episcopale<br />

e la sua opera e informa sulle nuove regole<br />

Al R.mo Mgr. Scarella 1<br />

I. M. I.<br />

Eccellenza R.ma<br />

Milano il 31 Maggio 1884<br />

Oh quanto cara, quanto sospirata, quanto consolante mi è<br />

giunta la notizia della sua Consacrazione Episcopale! quanto<br />

cara al mio cuore la sua Sacra Benedizione! La Festa di S. <strong>Giuseppe</strong><br />

mi riuscirà d’ora innanzi ancor più venerata e gradita<br />

unendo al mio onomastico un sì bel ricordo.<br />

Vedo che il Signore si compiace di congiungere le memorie<br />

dei più notevoli avvenimenti, affinché più sentita e più viva sia la<br />

riconoscenza a Lui dovuta. Nel mio giubileo sacerdotale, che<br />

abbiamo celebrato Domenica 25 corrente, si ricordava il mio<br />

primo ingresso nel Santuario, avvenuto nel 1823, la prima Messa<br />

di un mio fratello, D. Cesare, ora defunto; e nel 24 pure cor-<br />

1 In AGPIME 02,1, pp. 21-24. M. manifesta la sua grande gioia per la consacrazione<br />

episcopale di mons. Scarella avvenuta il 19 marzo precedente (nota<br />

alla Lettera 162) e che perciò non potrà dimenticare, essendo quello il giorno<br />

del suo onomastico. E questo pensiero lo porta a considerare, con riconoscenza<br />

al Signore, alcune coincidenze di ricorrenze religiose nell’ambito della sua<br />

famiglia. Parla poi del nuovo regolamento dell’Istituto, che al momento è in<br />

mano a Propaganda, e invita mons. Scarella a inviare le sue osservazioni (v. nota<br />

alla Lettera 166).<br />

434


ente la mia ordinazione Sacerdotale, l’ordinazione del detto mio<br />

fratello e la morte di un altro mio fratello, D. Pietro, che spirò<br />

nel bacio del Signore tra le mie mani il 24 Maggio 1884 [svista,<br />

anziché 1854] alle 6 e mezza antemeridiane, sicché dal letto del<br />

defunto discesi in Chiesa a celebrargli subito la S. Messa, in cui<br />

ci riunivano le memorie dei tre fratelli Sacerdoti. Dio sia benedetto<br />

in tutto. Gratias Deo super inenarrabili dono eius [Grazie a<br />

Dio per il suo dono ineffabile].<br />

Aspettiamo le notizie più dettagliate della sua Consacrazione<br />

e speriamo che l’ottimo Mgr. Volonteri abbia potuto ristabilirsi<br />

in modo da attendere con la sua consueta energia al suo laborioso<br />

ed arduo ministero.<br />

Ella vuole la mia benedizione paterna, ed io gliela imparto,<br />

benché del tutto indegnamente da parte mia, con tutto il cuore.<br />

Riceverà con questa posta sotto fascia raccomandata il fascicolo<br />

delle Regole, che non senza gran fatica e riflessioni abbiamo<br />

compilate col P. Scurati e col P. Fattori. Io ne ho mandata copia<br />

il 24 corrente alla S. C. di Propaganda. L’ottimo Mgr. Agliardi,<br />

che ha in mano le cose nostre presso la S. Congregazione, mi<br />

scrive: Io farò subito esaminare le Regole da un Consultore per<br />

aver presto un voto d’ufficio; se prima della metà d’Ottobre Ella<br />

ci comunicherà le osservazioni, che avrà ricevuto dai Missionari<br />

(le quali mi sembra che saranno accompagnate col suo parere<br />

sulle medesime), credo che col prossimo Novembre potrò presentare<br />

la Ponenza agli Eminentissimi Cardinali.<br />

L’Eccellenza Vostra adunque, che ha tanta esperienza e che ha<br />

cognizione ancora del modo, con cui regolavano le cose i RR. PP.<br />

Lazzaristi, faccia quei rimarchi che stima più opportuni e me li<br />

mandi. Se il tempo è troppo breve, aspetteremo, perché gli ottimi<br />

Vicari Apostolici si prendano a cuore un affare di tanto rilievo,<br />

e non lo pongano sotto il moggio, ciò che è certo non farà<br />

Mgr. Scarella.<br />

Io non ho potuto leggere senza la più viva emozione la sua lettera<br />

del 27 Marzo: la rilessi alla mensa a tutti i miei colleghi e<br />

alunni, e il P. Emiliano Navi, Priore dei Camaldolesi, che si trovò<br />

per puro caso con noi, disse e tutti applaudirono: È proprio<br />

degna di un Vescovo, e il Signore ha guidato l’elezione. Ciò a suo<br />

435


e nostro conforto, e unicamente a gloria di Dio. Noi ne abbiamo<br />

rese grazie a Dio e alla Beatissima Vergine, perché mi giunse la<br />

sera del 23, Vigilia di Maria Ausiliatrice e del mio Giubileo.<br />

Mi benedica di nuovo, e mi saluti caramente D. Angelo, D.<br />

Antonio, D. Cristiano e il buon Scin. Mi creda sempre<br />

Dell’Ecc.za Vostra R.ma<br />

U.mo e D.mo Servo e Figlio<br />

o Padre<br />

Sac. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

P. S. Riceverà poi l’Album stampato del tutto a mia insaputa<br />

da quell’infaticabile P. Scurati.<br />

436


I. M. I<br />

Ai nostri amatissimi alunni<br />

di S. Calocero 1<br />

168. AGLI AMATISSIMI ALUNNI<br />

25 luglio 1884<br />

loda la loro unione e la loro allegria<br />

Milano, S. Giacomo Apostolo 1884<br />

Potete ben pensare quanta sia stata la mia contentezza<br />

Mercoledì nel trovarmi in mezzo a voi, e vedervi così ben uniti,<br />

così concordi, così giulivi ed allegri in Domino. Io supplico di<br />

tutto cuore il Signore che confermi, consolidi, renda incrollabile<br />

nella piccola comunità di S. Calocero questa santa unione di<br />

menti e di cuori, come dice il Salmista nel Salmo: Ecce quam<br />

bonum etc. Quia illic mandavit Dominus benedictionem et vitam<br />

usque in saeculum [Ecco quanto è buono ecc. Là il Signore dona<br />

la benedizione e la vita per sempre, Sal 132,1.3]. Il più bello è che<br />

nostro Signore stesso si fa uno della comunità e vive e conversa<br />

con noi. Ubi fuerint duo vel tres congregati in nomine meo, ibi ego<br />

ero in medio eorum [Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io<br />

sono in mezzo a loro, Mt 18,20]. Che volete di più? Avete la<br />

vostra Santa cittadella, il tabernacolo, dove meglio di Mosè, potete<br />

entrare ad ogni ora a consultare nostro Signore, sfogare il<br />

cuore con Lui, promettergli anche di convertire milioni di infe-<br />

1 In AME 07, p. 533. M. condivide con gli alunni la sua soddisfazione per<br />

aver trovato, in una recente visita alla Grugana (v. Lettera 135), la loro comunità<br />

unita e lieta nel Signore. E ne trae lo spunto per alcune elevazioni spirituali<br />

tanto spontanee quanto utili per suscitare in loro desideri di santità e di zelo<br />

apostolico.<br />

437


deli e sopratutto i nostri per cui preghiamo ogni giorno. Converte<br />

nos Deus salutaris noster [Convertici Dio, nostra salvezza, Sal<br />

84,5].<br />

Ricordatevi di quel tocco così grazioso che ci esprime l’amore<br />

immenso di Gesù Cristo verso di noi. Sicut aquila provocat ad<br />

volandum pullos suos, et super eos volitans. [Come un’aquila provoca<br />

i suoi nati a volare, e svolazza su di loro, cf. Dt 32,11]. Gesù<br />

è disceso sulla terra, e sta anche adesso chiuso in quel tabernacolo<br />

per insegnarci a volare al Cielo. Dapertutto egli coglie occasione<br />

per questo, dall’acqua della Samaritana, dal cibo che perisce,<br />

dal tesoro, dalla gemma etc. per sollevarci all’acqua che sale<br />

alla vita eterna, al cibo per cui non si muore, al tesoro inestimabile,<br />

alla gemma che supera il valore d’ogni bene posseduto.<br />

Ricordatevi ancora di quel tratto che si legge in Malachia:<br />

Ipse enim quasi conflans, et quasi herba fullonum; et sedebit conflans<br />

et emundans argentum, et purgabit filios Levi et colabit eos<br />

quasi aurum, et quasi argentum et erunt Domino offerentes sacrificia<br />

in justitia [Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva<br />

dei lavandai. Siederà per fondere e purificare; purificherà i figli<br />

di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al<br />

Signore un’oblazione secondo giustizia, Ml 3,2-3]. Dov’è che<br />

Gesù risiede continuamente e tiene accesa la fornace per purgare,<br />

per fondere l’oro e l’argento e rendere candidissime, come fa<br />

l’erba degli imbiancatori con i panni, le vesti dei suoi prediletti<br />

Leviti, dov’è se non nel SS. Sacramento?<br />

Perdonatemi, miei cari, non voglio togliere un apice ai vostri<br />

divertimenti, ai vostri canti, ai vostri suoni, ai vostri giuochi, ai<br />

vostri passeggi. Sed supportate me! Aemulor enim vos Dei aemulatione.<br />

Despondi enim vos uni viro, virginem castam exhibere<br />

Christo [Ma sopportatemi! Io provo infatti per voi una specie di<br />

gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi<br />

quale vergine casta a Cristo, 2 Cor 11,2].<br />

Il Signore vi colmi d’ogni benedizione, come vi desidera<br />

438<br />

Il Vostro Aff.mo in Cristo<br />

Sac. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>


Beatissimo Padre 1<br />

169. A SUA SANTITÀ LEONE XIII<br />

26 luglio 1884<br />

protesta contro la spoliazione<br />

dei beni di Propaganda<br />

Se da una estremità all’altra della terra risuona concorde un<br />

grido di solenne riprovazione contro l’attentato finora inaudito<br />

di spogliare la S. C. di Propaganda dei suoi possessi, quanto più<br />

ne devono sentire tutta l’indegnità e le funeste conseguenze coloro<br />

che si sono dedicati interamente allo scopo medesimo santo e<br />

pietoso cui mira la Propaganda, cioè a diffondere in mezzo alle<br />

genti il lume salutare della Fede, ed a far conoscere a tutti la Via,<br />

la Verità e la Vita.<br />

È perciò che questo Seminario di Estere Missioni, facendo<br />

eco di cuore a tutte le proteste che l’Episcopato, il Clero, il Laicato<br />

cattolico e i personaggi altresì distintissimi tra gli acattolici<br />

1 In AME 08, pp. 463-466: brutta copia, di cui la prima parte scritta da M. A<br />

nome dell’Istituto e facendo eco a molte altre voci di vescovi, sacerdoti e fedeli,<br />

M. protesta per il tentativo di spogliare la Congregazione di Propaganda dei<br />

suoi beni, e ne mostra i danni che ne verrebbero per la missione della Chiesa e<br />

la stessa nazione italiana. Si tratta di manovre settarie dei nemici della religione<br />

cattolica e si augura che i responsabili del bene pubblico rispettino una istituzione<br />

tanto ammirata.<br />

In realtà, il tentativo non è nuovo e viene dall’alto. Proprio nel febbraio del<br />

1884 una sentenza della Corte di cassazione impone a Propaganda la conversione<br />

di tutti i suoi beni immobili in cartelle del debito pubblico, praticamente<br />

un’espropriazione. Leone XIII fa sentire la sua protesta diverse volte e in vari<br />

modi, e a lui fanno coro voci da ogni parte del mondo, che L’Osservatore Cattolico<br />

raccoglie in una pubblicazione edita lo stesso anno. Ma le autorità governative<br />

italiane non prestano ascolto, e Propaganda deve sottostare alla legge della<br />

conversione, per cui, in brevissimo tempo, il patrimonio immobiliare della<br />

Congregazione, dai molti immobili che possedeva, si riduce ad avere solo il<br />

palazzo di Propaganda.<br />

439


stessi hanno emesso sinora, sente il dovere di levar alta esso pure<br />

la sua voce e di detestare la sacrilega invasione di quel peculio<br />

che la generosa pietà di tutti i fedeli del mondo ha donato a Cristo<br />

e alla dilatazione del suo santo regno in ogni parte della terra.<br />

Noi protestiamo per il danno immenso che ne verrà alle Missioni<br />

ed alla causa stessa della umanità e della civiltà tra le genti<br />

più selvagge; protestiamo contro un colpo che attenta alla<br />

suprema autorità e indipendenza del Vicario di Cristo tagliandogli<br />

i mezzi per esercitarla con libertà e con frutto su tutte le<br />

nazioni; protestiamo contro l’onta vergognosissima che si infligge<br />

ad una nazione interamente cattolica, qual è l’Italiana, da<br />

coloro che, mentre se ne dicono i legittimi rappresentanti, ne<br />

combattono a tutta oltranza la fede comune, la pietà, il rispetto<br />

alle cose a Dio consacrate.<br />

L’Onnipotente si degni di esaudire i nostri voti, di dissipare i<br />

tristi disegni delle sette, che hanno giurato guerra a morte alla<br />

religione cattolica, di richiamare a ragionevoli sensi i reggitori<br />

delle pubbliche cose sicché rispettino questa grandiosissima fra<br />

tutte le istituzioni del mondo che imponeva l’ammirazione allo<br />

stesso più grande guerriero di questo secolo, il quale divenuto<br />

arbitro delle sorti di Roma non ardì stendere la mano rapace su<br />

di essa, né confiscare sacrilegamente il patrimonio.<br />

Invocando l’Apostolica benedizione ci diciamo con la più<br />

profonda riverenza e col più sentito affetto<br />

Della Santità Vostra<br />

Milano, festa di S. Gioacchino, 1884<br />

440<br />

Umilissimi, Devotissimi, Obbligatissimi<br />

Servi e Figli


I. M. I.<br />

Eccellenza R.ma 1<br />

170. A MONS. STEFANO SCARELLA<br />

24 gennaio 1885<br />

resoconto messe, salute e caso Santoni<br />

Milano il 24 Gennaio 85<br />

Le mando il resoconto ultimo del 1884. La ringrazio degli<br />

schiarimenti datimi sulle Messe e di avermi mandate le lettere<br />

mie per ovviare ogni equivoco.<br />

Ecco perciò la conclusione.<br />

Le 300 Messe di Lione del 9 Giugno 1884 sono state dimenticate<br />

nella mia lettera del 14 Giugno, ma registrate nel resoconto<br />

della Missione a norma del mio Giornale quotidiano. Devono<br />

dunque applicarsi subito.<br />

Le 500 Messe da me date a nome di S. Calocero si applichino,<br />

come dice l’Eccellenza Vostra, nel 1885, e così ogni cosa è a<br />

suo posto.<br />

Mi rallegro con l’Eccellenza Vostra della salute recuperata,<br />

sappia conservarla. Noi tremiamo per essi in queste condizioni<br />

così agitate della guerra tra Francia e Cina, e preghiamo il Signore<br />

che li protegga e difenda.<br />

1 In AGPIME 17,3 p. 393. M. interviene per chiarire gli impegni di messe,<br />

materia in cui è particolarmente attento, e raccomanda a mons. Scarella di curare<br />

la recuperata salute; ma poi dice che egli stesso è convalescente e tuttavia ha<br />

scritto almeno 20 lettere lo stesso giorno in cui ha steso la lettera per lui.<br />

Lorenzo Santoni (1852-1907) è un caso singolare: entrato nell’Istituto e partito<br />

per Nanyang non ancora suddiacono nel 1883, vi sarà ordinato sacerdote nel<br />

’86 e vi lavorerà fino alla morte.<br />

441


Mando una lettera per il Rev. Santoni, da cui ho ricevuto pure<br />

una lettera affettuosa. Lo ringrazi per me, ma sono convalescente<br />

ed oggi avrò scritte almeno 20 lettere. D. Giacomo che mi suppliva,<br />

è a letto; spero però per pochi giorni. Il Sig. Santoni sarà<br />

ammesso come alunno del nostro Istituto allorché sarà ordinato<br />

Sacerdote o almeno Suddiacono titulo missionis, se Vostra Eccellenza<br />

col voto dei confratelli lo giudicherà idoneo, altrimenti<br />

potrà essere addetto alla Missione, come Vostra Eccellenza stimerà<br />

meglio.<br />

Mi benedica e creda<br />

442<br />

Suo D.mo e aff.mo<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>


I. M. I.<br />

Mio Carissimo Graffy 33<br />

171. A D. CRISTIANO GRAFFY<br />

21 febbraio 1885<br />

lo incoraggia nello zelo apostolico<br />

Milano 21 Febb. 1885<br />

Vi ringrazio di cuore della vostra affettuosa lettera del 9 Ottobre<br />

1884, in cui mi esponete la speranza che avete di far molto<br />

frutto nel distretto di Vugan a voi affidato da Sua Eccellenza<br />

R.ma Mgr. Scarella; il bene che apporta la presenza del Venerabile<br />

Prelato dovunque si reca; le due difficoltà che si oppongono<br />

alla conversione degli indigeni; la penuria, la guerra e il fermo<br />

proposito dal canto vostro di lavorare incessantemente alla<br />

salute delle anime sotto la savia direzione di Mgr. Vicario.<br />

Ricordatevi sempre l'ardente preghiera dell'Apostolo delle<br />

Genti: Obsecro vos ego vinctus in Domino, ut digne ambuletis<br />

vocatione qua vocati estis cum omni humilitate et mansuetudine,<br />

cum patientia, supportantes invicem in charitate (Ad Eph. 4,1) [Vi<br />

esorto dunque io, il prigioniero del Signore, a comportarvi in<br />

maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni<br />

umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con<br />

amore, Ef 4,1].<br />

1 In AGPIME 02,1, p. 251. Già si è accennato al missionario Graffy di<br />

Weihwei (Lettera 164, nota 1), destinatario di questa lettera. M. risponde sempre,<br />

magari brevemente, se non del tutto impossibilitato, a chi gli scrive, anche<br />

solo per suggerire una parola che conforti e stimoli. E specialmente negli ultimi<br />

anni della sua vita per questo ricorre alla S. Scrittura, a lui tanto familiare.<br />

443


De cetero, fratres, confortamini in Domino et in potentia virtutis<br />

eius [Per il resto, fratelli, attingete forza nel Signore e nel vigore<br />

della sua potenza, Ef 6,10], e la veduta della miseria spirituale<br />

dei pagani ci renda sempre più grati a Dio, che senza alcun<br />

nostro merito ci pose nel grembo della S. Chiesa Cattolica, e ci<br />

crebbe in mezzo alla luce sfavillante dei suoi santi insegnamenti.<br />

La grazia del Signore sia sopra di lei e sulle anime alla sua cura<br />

affidate.<br />

444<br />

Tutto suo nel Signore<br />

Sac. G. <strong>Marinoni</strong>


I. M. I.<br />

172. A MONS. STEFANO SCARELLA<br />

18 aprile 1885<br />

sul calendario liturgico da usare in missione<br />

Eccellenza Reverendissima 1<br />

Milano il giorno 18 Apr.<br />

Festa di S. Calocero 1885<br />

È la festa titolare della nostra Chiesa: non scriverò che due<br />

parole per accusarle la ricevuta di due sue lettere, una italiana,<br />

l’altra latina dirette a Sua Eminenza il Sig. Card. Simeoni.<br />

Appoggiai presso l’Eminentissimo la domanda di far uso del<br />

Calendario di Roma, escluse solo le Feste proprie della Congregazione<br />

di S. Lazzaro. Io non intesi mai obbligare le nostre Missioni<br />

a far uso del Calendario che vige in questa Casa, ma solo e<br />

ottenni che potessero, volendo, usarne. Anzi vedendo che la<br />

maggior parte delle nostre Missioni per ragioni speciali devono<br />

seguire altro Calendario, ho espresso a Roma il desiderio che a<br />

ricordo e segno di unione tra le Missioni e la Casa Madre, si<br />

introducessero dai rispettivi Superiori nel Calendario da loro<br />

1 In AGPIME 02, 1, p. 51. Una comunicazione data anche ad altre missioni<br />

sul calendario liturgico possibile o raccomandato per l’uso in missione. Salvo il<br />

proprio calendario locale, come per le feste dei lazzaristi nel Honan del nord,<br />

su richiesta di M. accolta da Propaganda, è possibile, volendo, far uso del<br />

Calendario di San Calocero. È raccomandata l’introduzione delle tre feste<br />

seguenti: S. Calocero, B. Vergine del Pianto (onorata nel santuario caloceriano),<br />

S. Francesco Saverio, come segno di unità tra tutte le missioni e i missionari<br />

dell’Istituto. M. non perde l’occasione di creare vincoli di preghiera e d’unione<br />

tra i suoi figli, dovunque si trovino.<br />

445


seguito solo le tre Feste di S. Calocero (18 Aprile), della B. V. del<br />

Pianto 11 Luglio, e di S. Francesco Saverio con ottava. Ritengo<br />

che sarà caro a tutti celebrare nello stesso tempo queste tre Feste<br />

affinché il Signore benedica l’Istituto, le Missioni, i Missionari,<br />

quorum uno tempore, come si legge in Tobia, sunt orationes in<br />

conspectu Domini recitatae [che nello stesso tempo pregano al<br />

cospetto del Signore, Tob 3,25].<br />

La prevengo che D. Carlo Graffy, fratello del P. Cristiano, ha<br />

aperto una privata sottoscrizione a favore del Honan Settentrionale,<br />

e che mi ha consegnate £ 262,50 che io ho registrato a credito<br />

di codesta missione.<br />

Acquisteremo i libri desiderati da Vostra Eccellenza e alla prima<br />

occasione propizia li manderemo. La più parte sono già<br />

acquistati.<br />

Mi benedica, mi saluti D. Angelo, D. Cristiano, il buon Abele,<br />

se lo vede, e mi creda sempre<br />

Dell’Ecc.za Vostra R.ma<br />

446<br />

Aff.mo e D.mo in Cristo<br />

Sac. G. <strong>Marinoni</strong>


SEMINARIO<br />

delle<br />

Missioni Estere<br />

Via S. Calocero N. 7<br />

Milano<br />

173. AI MISSIONARI IN BIRMANIA<br />

4 luglio 1885<br />

per riportare la pace nella comunità<br />

Al R.mo Sig. Prefetto Apostolico<br />

e a tutti i nostri amatissimi Missionari<br />

della Birmania Orientale 1<br />

Il 4 Luglio 1885<br />

Gratia vobis et pax a Deo Patre nostro et Domino Jesu Christo<br />

[Grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo,<br />

Rm 1,7]. Non vi stupisca, o dilettissimi, se io scrivo a tutti e<br />

a ciascuno di voi insieme questa lettera, indirizzandomi con tutto<br />

l’affetto alla mente ed al cuore di ognuno di voi in nome di<br />

35 In AME 07, pp. 591-592. Dopo la partenza di mons. Biffi fatto vescovo di<br />

Cartagena in Colombia (v. Lettera 155 e nota), la comunità non accetta volentieri<br />

la nomina di Tancredi Conti (1842-1922) a prefetto apostolico della<br />

Birmania Orientale, molto zelante, ma di temperamento e mentalità assai diversi<br />

da quelli del predecessore. Vi si mescolava la questione tra il centro e la periferia,<br />

la pianura e i monti, in quanto i missionari delle due zone si accusano gli<br />

uni gli altri di spendere troppo a favore del proprio campo, pur sempre in vista<br />

dell’apostolato, e in questo contrasto il prefetto non è l’uomo più adatto a far<br />

da paciere per la sua tendenza ad economizzare. È un dissidio che si trascina.<br />

447


quell’amorosissimo Salvatore per la cui gloria tanto faticate e soffrite.<br />

Charitas Christi urget nos [L’amore del Signore ci spinge, 2<br />

Cor 5,14].<br />

Premetto che nessuno di voi mi ha suggerito o mosso a questo<br />

passo, ma solo il grande amore che vi porto, e il vedere che,<br />

sebbene siate animati tutti da ottime intenzioni, tuttavia non<br />

regna tra voi quella preziosa concordia che ci ha tanto raccomandato<br />

fino all’ultimo respiro il Re dell’amore, sceso in terra<br />

per fare di noi tutti un cuor solo, un’anima sola. Obsecro vos, fratres,<br />

vi ripeterò con l’Apostolo, per nomen Domini nostri Jesu<br />

Christi ut idipsum dicatis omnes et non sint in vobis schismata:<br />

sitis autem perfecti in eodem sensu et in eadem sententia (1 Cor<br />

1,10) [Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro<br />

Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi<br />

siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e<br />

d’intenti].<br />

Ricordatevi, figliuoli amatissimi, che questa concordia non si<br />

acquista, né si conserva, né si compie, se non per mezzo di vicendevoli<br />

sacrifici. Siamo sempre i primi a sacrificarci, a preferire il<br />

prossimo, a procedere sempre di mutuo accordo, in humilitate<br />

superiores sibi invicem arbitrantes [considerando con tutta umiltà<br />

gli altri superiori a se stessi, Fil 2,3]. Bisogna esser pronti a sacrificare<br />

anche il bene per il momento, quando ciò è necessario per<br />

non rompere la concordia fraterna. Leggete il Salmo 132: Ecce<br />

quam bonum et quam jucundum habitare fratres in unum [Ecco<br />

quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme, Sal<br />

132,1], con i bellissimi commenti di Mgr. Martina, e vedrete<br />

quanto sia preziosa l’unione affettuosa tra fratelli, e come il<br />

Signore la colma di benedizioni nel tempo e nell’eternità: quia<br />

Questa lettera di M., non l’unica del genere, tutta tesa a riportare la fraternità<br />

per le vie dell’umiltà, obbedienza, spirito di sacrificio, non raggiunge lo scopo.<br />

E quando, l’anno seguente col cambiamento della prefettura in vicariato si tratterà<br />

di nominare il titolare, si ripiegherà su un altro nome, e mons. Conti si ritirerà<br />

a Milano nel novembre del 1886. Fallimento o limiti umani? Il Direttore<br />

comunque compie o favorisce quanto gli sembra più doveroso perseguire nelle<br />

situazioni concrete.<br />

448


illic mandavit Dominus benedictionem et vitam usque in saeculum<br />

[là il Signore dona la benedizione e la vita per sempre, Sal 132,2].<br />

Questa benedizione è quella che fa prosperare le Missioni più<br />

assai che il denaro e l’opera nostra materiale, poiché neque qui<br />

plantat est aliquid, neque qui rigat, sed qui incrementum dat Deus<br />

[né chi pianta, né chi irriga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere,<br />

1 Cor 3,7].<br />

Se voi mi amate, o carissimi, se rispettate i miei bianchi capelli<br />

(e lo so che per vostra bontà mi amate e rispettate), se volete<br />

che io muoia contento, implete gaudium meum ut idem sapiatis,<br />

eamdem charitatem habentes unanimes, idipsum sentientes, nihil<br />

per contentionem (Phil 2,2) [rendete piena la mia gioia con l’unione<br />

dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti,<br />

non fate nulla per spirito di rivalità, Fil 2,2-3]. Per ottenere<br />

questa grazia inestimabile dal Signore amate l’obbedienza,<br />

la sottomissione, ricorrete continuamente alla preghiera, all’abnegazione<br />

di voi stessi. Siano bandite le querele, le mormorazioni:<br />

diligite invicem sicut ego dilexi vos [amatevi a vicenda, come<br />

io ho amato voi, cf. Gv 15,12], ci dice Gesù Cristo. Per le spese<br />

necessarie od opportune intendetevi amichevolmente col Superiore,<br />

che non mancherà di ascoltare le vostre riflessioni, di<br />

accordarvi tutto ciò che è necessario a far prosperare i vostri<br />

lavori, sempre nel limite delle sue forze. Vorrei che foste specchio<br />

a tutti di amor fraterno, di concordia indissolubile, e che i<br />

Gentili vedendovi ripetessero ciò che si diceva già dei primi<br />

seguaci di Cristo: Oh! come si amano tra loro i Cristiani.<br />

Io lo spero dai miei amatissimi figli. Consolatemi, e ciascuno<br />

di voi mi scriva una parola di risposta che mi conforti. Intanto,<br />

mentre questa lettera valica i mari, io pregherò quanto posso per<br />

tutti voi, per i catechisti, per le buone religiose, per i neofiti, per<br />

gli aspiranti ad entrare nel grembo di Santa Chiesa. E voi non<br />

dimenticate avanti a Dio<br />

Il Vostro Aff.mo e D.mo in Cristo<br />

Sac. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>.<br />

449


174. A MONS. LUIGI NAZARI<br />

13 settembre 1885<br />

chiede e ottiene il chierico Gerardo Brambilla<br />

SEMINARIO<br />

delle<br />

Missioni Estere<br />

Via S. Calocero N. 7<br />

Milano<br />

Eccellenza Reverendissima 1<br />

Il 13 7bre 1885<br />

Le chiedo ossequiosamente di poter ammettere in questo<br />

Seminario di Estere Missioni il Rev. Chierico Gerardo Brambilla<br />

di Concorezzo, alunno dell’Istituto Villoresi, che mi è stato presentato<br />

dal suo stesso ottimo Superiore D. Antonio De Ponti.<br />

Egli ha già fatto il primo Corso di Teologia, e mi sembra fornito<br />

di quelle doti di mente e di cuore che fanno sperare un buon esito<br />

nell’ardua carriera a cui si accinge.<br />

Mi prostro umilmente al bacio del sacro anello e imploro la<br />

sua Pastorale benedizione, anche per questa piccola Comunità<br />

che insieme con me si rallegra dell’ottimo stato di salute che l’Eccellenza<br />

Vostra R.ma ha riportato dall’aria nativa e più ancora<br />

1 In AME 07, p. 607. L’arcivescovo di Milano, memore della gran parte avuta<br />

dal predecessore Romilli nella fondazione del seminario per le Missioni Estere,<br />

è sempre pronto a concedere a San Calocero i suoi sacerdoti o chierici, come<br />

in questo caso. Gerardo Brambilla (1866-1943) sarà missionario a Weihwei per<br />

32 anni e poi in Italia dal 1921 svolgerà diversi compiti. È il primo biografo di<br />

M.<br />

450


dalla protezione della Madre delle Grazie venerata nel Santuario<br />

di Crea.<br />

Dell’Ecc.za Vostra R.ma<br />

U.mo, D.mo, Obb.mo Servo e Figlio<br />

Sac. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Direttore del Seminario delle Estere Missioni<br />

A Sua Eccellenza R.ma<br />

<strong>Mons</strong>. Luigi Nazari dei Conti di Calabiana<br />

Arcivescovo degnissimo di<br />

Milano<br />

V. Permittimus<br />

Mediolani, die 13 mens September 1885<br />

+ Aloisius Archiepiscopus.<br />

451


175. AI MISSIONARI IN BIRMANIA<br />

25 dicembre 1885<br />

presentare soggetti meritevoli dell’episcopato<br />

Milano, Festa del S. Natale, 1885<br />

Ai Nostri amatissimi Missionari della Birmania Orientale 1 ,<br />

Premetto gli auguri più affettuosi di mille Benedizioni dal<br />

Celeste Bambino e dalla sua Immacolata Madre per il nuovo<br />

anno e vi ripeto di cuore le parole dell’Apostolo: Gratia vobis et<br />

pax a Deo Patre et Domino Jesu Christo (Ad Tess. 2. c.I. v.2) [Grazia<br />

a voi e pace da Dio e dal Signore Gesù Cristo].<br />

Voi sapete, o carissimi, che la benigna intenzione della S. Sede<br />

è sempre stata di erigere le nostre Missioni in altrettanti Vicariati<br />

Apostolici, e che le Prefetture Apostoliche non sono che un avviamento<br />

precario alla suddetta erezione, come i Vicariati stessi<br />

Apostolici preparano la via alla fondazione di stabili Diocesi ove<br />

propizie circostanze permettano di istituirle. Ora potendo avvenire<br />

che in un tempo più o meno remoto mi venga fatta domanda<br />

da Roma di presentare per la Birmania Orientale una terna di<br />

soggetti che meritino di essere assunti alla dignità Vescovile e di<br />

1 In AME 07, pp. 615-616. In vista di presentare a Propaganda una terna di<br />

nomi per la nomina del vicario apostolico della Birmania Orientale, M. chiede ai<br />

missionari interessati che ciascuno gli indichi chi o quali ritiene migliori in<br />

coscienza per questo compito, e segnala al tempo stesso norme e criteri da seguire<br />

per agire in modo conforme alla ragione e che piaccia a Dio. Tra l’altro, ordina<br />

per obbedienza di far tre giorni di ritiro e di orazione per ottenere dal Signore<br />

“i lumi necessari”. Aggiunge di aver scritto la lettera dopo aver consultato i colleghi<br />

e il vescovo di Cartagena, mons. Biffi. M. vuole mettere tutti nella disposizione<br />

di superare il clima di contrasti che ha regnato finora (v. Lettera 173).<br />

452


amministrare la Missione in qualità di Vicari Apostolici, ed essendo<br />

cosa in tutto conforme alla retta ragione ed al soave procedere<br />

della S. Chiesa Nostra Madre, che si eleggano a governare i<br />

fedeli coloro i quali godono la stima e la fiducia delle anime che<br />

loro saranno affidate, ho pensato che nessuno potrebbe meglio<br />

giudicare il merito dei Missionari che i loro stessi confratelli, e<br />

perciò mi rivolgo a ciascuno dei miei dilettissimi figliuoli, che<br />

evangelizzano la Birmania Orientale, affinché sotto il più stretto<br />

segreto, davanti a Dio, senza comunicare l’uno all’altro i propri<br />

giudizi, mi propongano in lettera riservata quelli che stimano più<br />

atti a tale sublime ufficio; se non possono tre per il piccolissimo<br />

numero dei colleghi, almeno uno; e se anche non giudicassero<br />

alcuno idoneo per la grandezza della dignità, indichino almeno il<br />

migliore agli occhi loro e quello che gode più stima presso gli altri<br />

e che prometterebbe migliore riuscita. A questo fine io prego tutti<br />

e ciascuno di loro, anzi in virtù di quella autorità che tengo da<br />

Dio per il bene di questo Istituto, mi sento in dovere di comandare<br />

loro per santa obbedienza, che ognuno di essi mi scriva su<br />

tal proposito, non appena avranno ricevuto questa mia lettera circolare.<br />

Vi premettano però tre giorni di ritiro e di orazione per<br />

ottenere da Dio in cosa di tanta importanza i lumi necessari.<br />

Li abbraccio tutti ad uno ad uno in G. C. dicendomi<br />

Loro Affez.mo e D.mo Servo<br />

Sac. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

P. S. Unisco due moduli delle qualità che la S. Sede richiede<br />

nei promovendi all’Episcopato, così più facilmente potrà ciascuno<br />

notare ad ogni numero se il soggetto proposto possiede o no<br />

le condizioni ivi accennate. Il R.mo Sig. Prefetto avrà la bontà di<br />

rendermi le suddette note stampate, perché mi possono venir di<br />

bisogno altre volte. Sarebbe bene che ciascuno ne facesse una<br />

copia per suo uso privato.<br />

La lettera presente è stata scritta dopo avere consultato assieme<br />

ai miei rispettabili Colleghi anche il R.mo Mgr. Vescovo di<br />

Cartagena, che l’hanno di comune accordo approvata per il bene<br />

di codesta missione.<br />

453


176. A MADRE TEODOLINDA NAZARI<br />

17 febbraio 1886<br />

occorre riparare l’atto inconsiderato<br />

della Provinciale del Bengala<br />

SEMINARIO<br />

delle<br />

Missioni Estere<br />

Via S. Calocero N. 7<br />

Milano<br />

Reverendissima Madre Generale 1<br />

Il 17 Febb. 1886<br />

Le notizie molto affliggenti, che mi giungono dal Bengala e<br />

che Ella avrà di certo apprese dalle sue figlie e potrà più distin-<br />

1 In AME 07, pp. 621-625. M. scrive alla Madre Generale delle Suore della<br />

Carità (o di Maria Bambina) per intervenire prontamente a riparare l’azione<br />

maldestra della provinciale del Bengala, suor Cecilia Uetz, che ha fatto chiudere<br />

di sua testa la casa delle suore, la scuola e l’orfanotrofio di Jessore, senza<br />

interpellare nessuno, né il prefetto apostolico mons. Francesco Pozzi (1828-<br />

1905), né Antonio Marietti (precedente prefetto apostolico) particolarmente<br />

benemerito per il suo lavoro a Jessore, né San Calocero cui si deve di aver chiamato<br />

le suore nella missione del Bengala ad esso affidata. Si appella anche alle<br />

regole delle suore (che M. qui chiama “Figlie della Carità”, denominazione ufficiale<br />

delle canossiane), e a documenti di Leone XIII sui doveri dei vescovi circa<br />

l’educazione dei fanciulli. La questione è troppo seria per M., perché sia<br />

risolta dalla decisione di una persona sola e in malo modo.<br />

Forse la responsabilità di suor Cecilia può trovare una qualche giustificazione<br />

nel fatto che il clima di Jessore era particolarmente micidiale, come per i<br />

padri così per le suore: si parla di 14 giovani religiose morte in vent’anni; ma<br />

Marietti sostiene che la maggioranza di esse erano decedute per altre cause<br />

(GHEDDO, PIME, p. 398, nota 19). M., comunque, pur non negando questo fatto,<br />

in una lettera successiva ribadisce che si è trascurata la proposta del trasloco<br />

e si è compiuta la chiusura in modo unilaterale.<br />

454


tamente rilevare dalla lettera qui annessa del R.mo Sig. Prefetto<br />

Apostolico D. Francesco Pozzi, mi obbligano a scriverle e ad<br />

interessare il suo zelo e la sua saviezza, affinché provveda con sollecitudine<br />

e con efficacia al riparo.<br />

Suor Cecilia ha chiusa detto fatto la Casa di Jessore senza dir<br />

nulla né ai Missionari, né alle Suore, senza prendere le necessarie<br />

intese col R.mo Sig. Prefetto, passando sopra ad ogni riguardo<br />

dovuto al R.mo Sig. Marietti e mancando evidentemente alla<br />

data parola.<br />

Nelle cose di maggior importanza il più elementare buon senso<br />

suggerisce di sentir prima il parere di persone savie ed intelligenti,<br />

secondo l’avviso dello Spirito Santo: Fili, sine consilio nihil<br />

facias et post factum non poenitebis (Eccli 32,24). Figliuolo, non<br />

fare nessuna cosa senza consiglio, e non avrai da pentirti dopo il<br />

fatto. Né Missionari, né Suore, per quanto ho inteso, hanno<br />

saputo nulla della risoluzione presa dalla Provinciale e la notizia<br />

dell’accaduto sarà riuscita di certo a tutti di molto dolore.<br />

Suor Cecilia aveva messo il dilemma a <strong>Mons</strong>. Marietti: O trasloco<br />

o chiusura. Mgr. Marietti accetta il trasloco; il P. Pozzi ne<br />

previene in tempo la Provinciale. Questa all’opposto manda il 6<br />

Gennaio Suor Egidia a raccogliere ogni cosa ed a preparare il<br />

definitivo abbandono. Lascio a Lei, ottima Madre, ed alle<br />

Degnissime sue Consigliere, il giudicare se un Missionario così<br />

benemerito come Mgr. Marietti, che non è attaccato alla stazione<br />

di Jessore se non perché vi è del gran bene da operare; un Missionario,<br />

che vi ha anche ultimamente (dietro raccomandazione<br />

del R.mo Sig. Prefetto e delle Suore colà stabilite) edificata una<br />

Casa per le vedove ed altre opere pie, spendendovi circa 15 mila<br />

lire del suo denaro; un Missionario che si offriva prontamente a<br />

spendere circa altre 4 mila rupie, cioè 10 mila franchi per trasportare<br />

l’opera pia nella stagione estiva a Kulna, luogo salubre<br />

e non molto distante di là, affinché l’educazione impartita con<br />

tanto frutto dalle Suore alle fanciulle di Jessore potesse continuare<br />

anche in quel periodo di tempo; un Missionario, infine, che<br />

ha le migliori intenzioni e mezzi non piccoli per beneficare quella<br />

Missione anche in avvenire, lascio a Lei, ripeto, R.ma Madre,<br />

giudicare se questo Missionario meritava un simile sfregio.<br />

455


Ma l’errore principale di Suor Cecilia è di non aver prese in<br />

cosa di tanta importanza le necessarie intese col R.mo Sig. Prefetto<br />

Apostolico, il quale solo tiene dal Vicario di Gesù Cristo<br />

l’autorità di governare secondo la sua saviezza quella Missione,<br />

valendosi, se necessario, egli pure negli affari più rilevanti del<br />

consiglio dei più maturi ed esperti fra i suoi confratelli. Io ebbi<br />

altre volte a rimarcare con dolore che non tutti nel Bengala hanno<br />

quel giusto concetto che dovrebbero avere del potere e delle<br />

attribuzioni, di cui la S. Sede ha insigniti i R.mi Prefetti Apostolici:<br />

Missionari, Suore, Catechisti, Fedeli tutti devono dipendere<br />

dal Prefetto Apostolico, tutti devono essere a lui sottomessi,<br />

affinché si abbia quella unità di menti, di cuori, di azione, che<br />

Gesù Cristo ha tanto raccomandato ai suoi discepoli, e che forma<br />

la vera forza delle cattoliche istituzioni. A lui spetta destinare<br />

i Missionari alle loro varie mansioni, il rimuoverli, dato il caso,<br />

da un luogo e trasferirli ad un altro; spetta a lui l’assegnare per<br />

la Direzione Spirituale delle Suore quel Sacerdote che giudica<br />

più opportuno, e accordare ad esso la licenza di predicar loro la<br />

parola di Dio; a Lui spetta determinare definitivamente la fondazione<br />

o la soppressione delle scuole, dei convitti, dei ricoveri,<br />

etc. invocando, ove occorra, la sanzione della S. Sede.<br />

Le Suore della Carità si trovano di fronte al R.mo Sig. Prefetto<br />

nello stesso rapporto in cui tra noi esse si trovano con i R.mi<br />

Ordinari delle varie Diocesi in cui sono stabilite le loro Case, sottintese<br />

le debite proporzioni. Ond’è che vale per esse ciò che si<br />

legge nella loro S. Regola a pag. 138, Degli Uffici Maggiori n. 1:<br />

Ovunque si stabiliscono le Figlie della Carità rimangono soggette<br />

alla sorveglianza del Vescovo locale. Al num. 8: Il Vescovo<br />

concorre a formare le Opere delle Case delle Figlie della Carità<br />

nella sua Diocesi. Vorrei che l’ottima Suor Cecilia leggesse attentamente<br />

tutto quel paragrafo e vi apprendesse bene il rispetto, la<br />

deferenza, la sottomissione, che si deve al Superiore Ecclesiastico<br />

anche in ciò che attiene alla vita interna della Comunità. Trattandosi<br />

poi delle opere, che concernono la Missione e specialmente<br />

delle Scuole dei fanciulli, il Sommo Pontefice Leone XIII<br />

felicemente regnante nella sua sapientissima Costituzione Romanos<br />

Pontifices, data l’otto Maggio 1881 per norma ai Vescovi e<br />

456


ai Missionari d’Inghilterra e di Scozia, stabilì per massima generale:<br />

Nemo non intelligit istam puerorum institutionem in Episcoporum<br />

officiis esse ponendam, et scholas de quibus agitur tam in<br />

urbibus frequentissimis, quam in pagis exiguis inter opera contineri,<br />

quae ad rem diocesanam maxime pertinent. Ognuno facilmente<br />

intende che tale ammaestramento dei fanciulli deve annoverarsi<br />

fra gli uffici dei Vescovi, e che le scuole, di cui si tratta,<br />

entrano nella classe delle opere, che spettano alla cura diocesana,<br />

sia che si tengano nelle città più popolose, sia che abbiano<br />

luogo nei piccoli paesetti.<br />

Devo pure aggiungere che le suore sono state chiamate ed<br />

inviate al Bengala dal Seminario di S. Calocero, a cui dalla S. C.<br />

di Propaganda è stata affidata quella Missione. Il Seminario pensa<br />

a provvedere il Bengala dei soggetti, e dei mezzi necessari sia<br />

ai viaggi, sia al mantenimento delle persone, sia alle spese di fondazione<br />

e mantenimento delle Scuole, dei convitti, etc.; perciò<br />

sul Seminario viene a ricadere in ultima analisi la responsabilità<br />

del buon procedimento della Missione, onde ne consegue che<br />

nelle questioni di maggior importanza nel caso specialmente di<br />

conflitti sia naturale ricorrere alla Casa Madre ed al Superiore di<br />

essa, affinché ne tratti con la Degnissima Madre Generale e risolva<br />

con essa pacificamente ogni cosa. A questo proposito io non<br />

cesserò giammai di raccomandare quello spirito di soavità e di<br />

mutua stima, benevolenza e rispetto, che respinge ogni diffidenza,<br />

ogni dissimulazione, e tratta tutti gli affari a cuore aperto e<br />

col massimo candore.<br />

Pertanto, tutto considerato, io prego lei, Degnissima Madre,<br />

di riparare più prontamente che si possa il passo inconsiderato,<br />

di cui si è sopra detto, che priverebbe Jessore del preziosissimo<br />

beneficio, per cui si sono incontrate tante spese, sopportate tante<br />

fatiche, subiti tanti sacrifici, e ciò nel momento in cui <strong>Mons</strong>ignor<br />

Marietti si offriva ad addossarsi le spese del trasloco. La<br />

prego pure a vietare che si apra alcuna casa o scuola senza comune<br />

accordo e specialmente senza la dovuta dipendenza dal R.mo<br />

Sig. Prefetto e senza quelle amichevoli intese che assicurano il<br />

buon esito delle imprese e così bene si addicono ai Missionari ed<br />

alle Suore della Carità, essendo in tutto conformi ai sentimenti<br />

457


del Divin Cuore di Gesù e formando il carattere dei veri suoi<br />

figli.<br />

Invocando l’aiuto delle sue ferventi preghiere e di quelle delle<br />

sante sue figlie mi pregio di dirmi<br />

Di lei, R.ma Madre Generale<br />

458<br />

D.mo Servo in Gesù Cristo<br />

<strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Direttore del Seminario delle Estere Missioni


I. M. I<br />

177. A P. ROCCO TORNATORE<br />

10 settembre 1886<br />

perché accetti di governare interinalmente<br />

la missione della Birmania orientale<br />

Mio Carissimo e Degnissimo P. Tornatore 1<br />

Milano il 10 7bre 1886<br />

Com’Ella intenderà dal R.mo Sig. Prefetto Apostolico, Sua<br />

Eminenza R.ma il Sig. Card. Simeoni, nell’intento di dare un<br />

miglior assetto a codesta Missione, reputa conveniente che D.<br />

Tancredi Conti venga in Italia e lasci interinalmente Vostra<br />

Signoria come Vicario a governare la Missione stessa. Io non<br />

dubito che Ella accetterà col ben dovuto ossequio l’incarico, che<br />

le impone l’Eminentissimo Card. Prefetto della S. C. di Propaganda,<br />

e che ne adempirà con impegno le venerate intenzioni. Mi<br />

preme anche di prevenirla, che queste disposizioni non importano<br />

la necessità che Ella trasferisca la sua sede in Toungoo: può<br />

scegliere liberamente quel luogo che stima più opportuno per il<br />

1 In AME 07, p. 659. M. spinge p. Rocco Tornatore (1836-1908) ad accettare<br />

la richiesta di Propaganda di governare interinalmente la missione, dato il<br />

rientro di Tancredi Conti per i motivi già detti (v. Lettera 173 e nota). Può svolgere<br />

questo compito nel luogo dove crede meglio (egli era in mezzo alle tribù<br />

dei monti), affidando ad altri, come a Goffredo Conti (1846-1912), di supplirlo<br />

altrove (a Toungoo città). M. si preoccupa che ritorni l’intesa fraterna tra i<br />

missionari birmani, in vista anche della creazione del vicariato (v. Lettera 175).<br />

Tornatore succederà a Tancredi Conti come prefetto apostolico, e poi sarà<br />

primo vescovo vicario apostolico dal 1890, continuando ad abitare fino alla<br />

morte nel suo distretto sui monti.<br />

459


felice compimento dell’opera di Dio in mezzo a codeste tribù, e<br />

incaricare l’ottimo D. Goffredo e gli altri suoi colleghi di supplirne<br />

le veci, dove Ella non può arrivare; poiché non c’è da<br />

dubitare che premurosi, come sono tutti, del bene della Missione,<br />

Le presteranno pronta ed affettuosa obbedienza, affinché tutto<br />

proceda ognor più prosperamente.<br />

Veda bene di non rifiutarsi a ciò che Iddio per mezzo dei<br />

Superiori esige dalla sua saviezza e dal suo zelo, e ritenga che<br />

sarebbe falsa umiltà e cagionerebbe grave dispiacere a Sua Eminenza<br />

e grave imbarazzo alla Missione il voler sottrarsi ad un<br />

ufficio che importa piuttosto spirito di sacrificio che altro, quod<br />

si subtraxerit se non placebit animae meae, (Ad Heb 10,38) [ma<br />

se indietreggia, la mia anima non si compiace in lui]. Consoli<br />

anche me, che ormai mi incammino a gran passi verso l’eternità,<br />

e nulla tanto mi allieta come il vedere l’affettuosa docilità dei<br />

miei figli, che lavorano con tanto ardore alla gloria di Dio e alla<br />

salute delle anime nel posto e nelle condizioni loro assegnate.<br />

Mi creda sempre<br />

460<br />

Tutto suo in Domino<br />

Sac. G. <strong>Marinoni</strong><br />

Direttore del Seminario<br />

delle Estere Missioni


I. M. I<br />

178. A D. GIACOMO SCURATI<br />

15 ottobre 1886<br />

gli raccomanda di curare i suoi malanni<br />

Mio Carissimo e Degnissimo D. Giacomo 1<br />

Milano Festa di S. Teresa 1886<br />

O patire, o morire!<br />

Ieri giunse opportuna la sua cara letterina ad impedire il mio<br />

viaggio, perché il tempo umido e annebbiato mi mise un forte<br />

dolore ai reni, ed ero incerto sul sì e sul no. Mi tolse però il piacere<br />

grandissimo di vederla. Il dottore scrisse ieri stesso sull’altro<br />

lato di questo foglio le sue raccomandazioni, che si tenga da<br />

conto, e usi pillole di cucina e ampolle di cantina. Le mando dell’unguento<br />

datomi dal Sig. Prevosto di S. Maria Segreta, che<br />

dicono efficacissimo per chiudere le piaghe.<br />

Le mando un libro Cariano, di cui ricevemmo sei copie.<br />

Ieri pagai i posti per 4 Missionari e sette religiose. Cinque<br />

Suore di Torino hanno preso i posti per Calcutta donde per ferrovia<br />

si recheranno a Madras. Così saranno accompagnate a<br />

Madras dai nostri Missionari che toccano Calcutta.<br />

1 In AME 07, p. 703. La frase di S. Teresa d’Avila messa sotto la data non<br />

è senza motivo; adesso sono in due ad essere malati: M. e Scurati, suo braccio<br />

destro, ma ambedue continuano a lavorare, non solo nell’attività riguardante<br />

direttamente l’Istituto e le missioni, ma anche in quella di scrittori. M. prepara<br />

un’introduzione ai libri sapienziali che uscirà nel 1889. Scurati ha appena pubblicato<br />

una ricerca dal titolo “Se sia lecito abbruciare i morti” e continua a scrivere<br />

poesie a carattere missionario e religioso (su Scurati e la sua attività letteraria,<br />

BUBANI, p. 60).<br />

461


Ricevo la sua poesia che leggerò, ma non si occupi troppo.<br />

Unisco varie lettere che leggerà o no secondo che vorrà. Preghi<br />

per il<br />

Suo aff.mo <strong>Marinoni</strong><br />

Il P. Anelli ritorna.<br />

Mgr. Ballerini verrà per la funzione di congedo il 17 Novembre<br />

p. v.<br />

* * *<br />

Molto Reverendo Don Giacomo!<br />

La ricostituzione organica della parte offesa avverrà, e meno<br />

tardi se l’intero organismo migliorerà nella via plastica.<br />

Quindi studiare più il nutrimento che altro.<br />

Si tenga anche al caldo, e col corpo bene adagiato. Ecco tutto.<br />

Mille rispetti ed auguri<br />

Suo affezionato<br />

Dott. Scotti<br />

14-X-86<br />

I saluti al Sig. Dottore collega Sala<br />

462


179. A TUTTI I CONFRATELLI<br />

3 dicembre 1886<br />

presenta il nuovo regolamento dell’Istituto<br />

A tutti i Nostri amatissimi Confratelli<br />

dell’Istituto per le Missioni Estere<br />

Salute, Pace e Benedizione 1<br />

Milano. Festa di S. Francesco<br />

Saverio Nostro Patrono<br />

1886<br />

Ho la consolazione soavissima al mio cuore di presentarvi le<br />

Costituzioni e Regole del Nostro Santo Istituto rivedute, modificate<br />

ed approvate ad experimentum dalla Sacra Congregazione di<br />

Propaganda, che si degnò pure di onorare dei suoi encomi l’Istituto<br />

medesimo, al cui voto si compiacque di aggiungere la sua<br />

suprema sanzione il Vicario di Gesù Cristo. Queste Costituzioni<br />

e Regole, frutto di lunghe esperienze e di molteplici osservazioni,<br />

che io fui lieto di trasmettervi in occasione del mio Giubileo<br />

Sacerdotale, come atto della più sincera riconoscenza a Dio e del<br />

1 In AME 07, p. 747. Questa lettera è posta all’inizio del libretto contenente<br />

la nuova “Regola”, di cui si è detto in precedenza (Lettera 166 e nota).<br />

Nell’atto di presentare il testo stampato, M. si rivolge a tutti i confratelli nella<br />

festa del grande missionario a patrono dell’Istituto S. Francesco Saverio, per<br />

raccomandare l’osservanza costante, fedele e unanime di queste “Costituzioni e<br />

Regole del Nostro Santo Istituto”. Il fatto che tutti vi hanno in qualche modo<br />

collaborato impegna ancor più a metterle in pratica. Esse vanno viste come un<br />

vincolo d’unione con Dio, col Papa e tra tutti i membri, e quale pegno di abbondanti<br />

frutti missionari. È un invito a superare gli aspetti esterni di un lavoro<br />

umano per coglierne il valore interiore, che ne fa uno strumento sicuro per<br />

rispondere alla vocazione missionaria e al fine dell’Istituto.<br />

463


mio vivo amore per l’Istituto dalla sua Provvidenza affidatomi,<br />

ora vi tornano innanzi non solo adorne di quelle savie annotazioni,<br />

che nella vostra prudenza trovaste opportuno di apporvi,<br />

ma anche arricchite dei lumi ed insignite del suffragio autorevole<br />

della Santa Sede Apostolica.<br />

Resta ora ciò che più di tutto importa, ed è che da noi con<br />

unanime impegno siano fedelmente e costantemente osservate,<br />

riguardandole come quel vincolo dolcissimo che ci congiunge<br />

strettamente a Dio, al Successore di S. Pietro, e tra noi, e come<br />

un’arra sicura di quei frutti copiosi, che l’Istituto produrrà tra le<br />

nazioni infedeli.<br />

Il grande Apostolo delle Indie S. Francesco Saverio, di cui<br />

celebriamo la Festa e la gran Vergine Immacolata, di cui è imminente<br />

la bella solennità, Maestra e Regina dei Santi Apostoli, ci<br />

ottengano dalla divina Bontà una grazia sì preziosa.<br />

464<br />

Vostro Devotissimo Servo in G. C.<br />

Sac. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Direttore del Seminario delle Estere Missioni


Eccellenza R.ma 1<br />

180. A UN VESCOVO<br />

senza data e firma<br />

afflitto di vedersi rifiutate per le missioni<br />

le suore fondate da un confratello<br />

Mi perdoni se ardisco effondere l’afflizione del mio cuore con<br />

Vostra Eccellenza stessa, per la mortificazione del tutto inaspettata,<br />

che l’ultima venerata sua lettera mi infligge. Parrebbe quasi<br />

che io fossi venuto meno all’ossequio filiale, che Le devo, supplicandola<br />

di concedermi per le nostre Missioni l’aiuto di una<br />

Congregazione istituita da un Missionario di S. Calocero, anche<br />

allo scopo di prestar l’opera sua per le Missioni. Noi non abbiamo<br />

denaro, benché non sarebbe male averlo, ma lo chiediamo<br />

alle opere benemerite della Propagazione della Fede e della S.<br />

Infanzia, che i fedeli commossi dalla orribile condizione dei<br />

poveri infedeli nutriscono ogni anno con nuovi sussidi. È poi<br />

osservazione antica, che le Congregazioni che danno soggetti alle<br />

Missioni non perdono col donare, ma si moltiplicano e crescono<br />

in fervore ed in gagliardia di spirito; e non vi è dubbio che anche<br />

negando ai poveri infedeli morenti di fame quelle poche briciole<br />

che cadono dalla mensa dei ricchi, non per questo cesseranno<br />

di esservi degli ignoranti e degli analfabeti in una città e Diocesi<br />

1 In AME 08, pp. 285-286. Il destinatario di questa lettera commovente ed<br />

umile non è nominato, ma non ci può essere dubbio che si tratti dell’arcivescovo<br />

di Milano Nazari, il quale era contrario a che le Suore della Riparazione<br />

(Casa di Nazareth, fondate dal caloceriano Salerio) prendessero anche opere<br />

nelle missioni. L’invio, già convenuto tra M. e la superiora della congregazione,<br />

potrà essere effettuato solo dopo che il secondo Direttore di San Calocero, Scurati,<br />

pregato da mons. Tornatore, riprenderà le trattative col nuovo arcivescovo<br />

cardinal Andrea Carlo Ferrari (1850-1921), e precisamente nel 1895, con la<br />

partenza per la Birmania di un primo drappello di sei suore.<br />

465


così popolosa come la nostra, dovendosi ciò attribuire alla noncuranza<br />

di chi ha il dovere di istruire o di istruirsi. La Pia Casa<br />

di Nazaret nell’ascoltare il gemito delle Missioni: Etiam catelli<br />

edunt de micis quae cadunt de mensa dominorum suorum [Anche<br />

i cagnolini si cibano delle bricole che cadono dalla tavola dei loro<br />

padroni, Mt 15, 27], non lascerà di usare le cure più premurose<br />

per questi paesi.<br />

L’Eccellenza Vostra però accolga con benignità questo mio<br />

sfogo diretto principalmente a dimostrarle quanto mi dorrebbe<br />

di cagionarle qualsiasi disturbo, quando per il mio ufficio ricorro<br />

alla sua saviezza e bontà.<br />

466


Beatissimo Padre 43<br />

181. A SUA SANTITÀ LEONE XIII<br />

luglio 1887 (?)<br />

rinnovate proteste per i soprusi al Papa<br />

I sacrileghi oltraggi fatti alla venerata salma del Vostro illustre<br />

antecessore Pio IX hanno commosso il mondo intero testimone<br />

sì a lungo, ed ammiratore delle sue sublimi virtù e delle sue gesta<br />

immortali, ed hanno suscitato in ogni terra, in ogni nazione un<br />

grido unanime di riprovazione e di orrore. Eppur la rivoluzione<br />

non si arresta, non sente affatto rossore, e avendo giurato guerra<br />

mortale al Cristo, alla sua Chiesa, ai suoi altari, al suo Vangelo,<br />

sopratutto prende di mira Colui che ne è il Vicario Vivente, e<br />

anela a rapirgli anche quell’ultimo riparo, che da principio stimò<br />

necessario garantirgli per meglio ingannare i popoli e coprire i<br />

suoi perversi disegni. Padre Santo, qual è dei vostri figli che non<br />

tremi all’evidente pericolo del Supremo Pastore? chi è che non<br />

divida con Voi la pena ineffabile di una sì grave situazione?<br />

1 In AME 08, pp. 455-456, senza data. Abbiamo lasciata questa lettera non<br />

datata nell’ordine della catalogazione archivistica, ma senza dubbio deve essere<br />

molto anticipata cronologicamente. Si sa che Pio IX morì il 7 febbraio 1878<br />

e la sua salma fu deposta provvisoriamente in Vaticano, fino a quando fu trasferita,<br />

secondo le disposizioni dell’augusto defunto, nella basilica di S. Lorenzo<br />

fuori le mura, da lui restaurata ed abbellita. Il trasferimento avvenne il 13<br />

luglio 1881, di notte. Un gruppo di anticlericali attacca ripetutamente il grande<br />

corteo dei cattolici che attraversa le vie di Roma e minaccia di gettare nel<br />

Tevere la salma del Pontefice. Leone XIII solleva un’indignata protesta e accusa<br />

il governo di aver ritardato l’intervento della forza pubblica, lasciando che si<br />

scatenasse la sceneggiata vergognosa dei nemici di Pio IX e della religione. È<br />

in riferimento a questo fattaccio che M. scrive per condividere, a nome di tutto<br />

l’Istituto, l’indignazione generale dei fedeli, rinnovare l’ossequio al successore<br />

di Pietro e chiamare quanti amano la Chiesa a difendere i diritti della sua<br />

persona e del suo ministero.<br />

467


Ultimi nella casa di Dio, ma congiunti a Voi col più vivo affetto<br />

del cuore, i sottoscritti Dirigenti ed alunni di questo Seminario<br />

per le Estere Missioni, se fin dal principio protestarono individualmente<br />

contro gli orribili attentati della demagogia dominante,<br />

ora ad una voce rinnovano le proteste e proclamano che,<br />

se nel mondo v’è ancora ombra di giustizia e di buon senso, non<br />

può più tollerarsi l’iniqua condizione che i settari hanno creato<br />

al Romano Pontefice e dichiarano esser dovere di chiunque ama<br />

sinceramente la Chiesa e la società propugnare altamente il diritto<br />

imprescrittibile che ha il Successore di S. Pietro all’indipendenza<br />

del suo ministero, alla sicurezza della sua persona, ad una<br />

vera e non finta Sovranità.<br />

Possano, Beatissimo Padre, queste umili nostre parole spargere<br />

una stilla di balsamo nel vostro afflitto Cuore e piaccia a Dio<br />

esaudire il caldo voto che deponiamo ai Vostri Piedi, il voto che<br />

s’affretti per la Divina Misericordia l’ora tanto sospirata del<br />

Vostro trionfo.<br />

468


Eminenza R.ma 1<br />

182. AL PREFETTO DI PROPAGANDA<br />

28 novembre 1887<br />

chiede di poter semplificare il sistema<br />

delle offerte per le messe<br />

Milano 28 nov. 1887<br />

Ricorro alla saviezza e bontà dell’Eminenza Vostra R.ma affinché<br />

mi impetri dalla benignità del S. Padre una grazia che ossequiosamente<br />

invoco, e di cui sento vivo bisogno. Dovendo io<br />

provvedere le applicazioni delle Messe a quasi tutti i nostri Missionari<br />

(che sono sopra i quaranta e vanno di mano in mano crescendo),<br />

a rendere più semplice, più rapido l’adempimento delle<br />

molteplici intenzioni degli offerenti, troverei necessario di<br />

adottare il metodo seguito in altre pie Congregazioni, di assegnare<br />

cioè una sola elemosina costantemente ai Missionari celebranti,<br />

che sarebbe di una lira in moneta sonante, cedendo a vantaggio<br />

od anche talora a danno del Seminario di S. Calocero il<br />

più o il meno, a cui ammontano le offerte ricevute. Con questo<br />

mezzo mi vedrei liberato da molte angustie di coscienza, da<br />

imbarazzi di conteggio sovente assai complicati, e, quel che più<br />

conta, potrei far applicare al momento nelle Missioni qualsivoglia<br />

urgente domanda di messe per defunti o per altri gravi bisogni.<br />

I Procuratori poi delle Missioni potrebbero consegnare sen-<br />

1 In AME 07, pp. 835-836. Richiesta a Propaganda di usare un metodo più<br />

semplice nel conteggio e distribuzione delle offerte relative alle messe sulla base<br />

di una lira ciascuna, ritenendo il più o aggiungendo il meno da parte di San<br />

Calocero. M. indica i vantaggi che verrebbero adottando questo sistema già<br />

seguito da altre pie istituzioni. In fatto di messe, egli, come si è visto in alcuni<br />

resoconti, è sempre stato scrupoloso ed ha trasmesso ai suoi missionari lo stesso<br />

spirito.<br />

469


za ritardo ai Missionari le elemosine delle Messe da loro celebrate,<br />

ed esigere in seguito il complessivo pagamento dalla Casa<br />

di S. Calocero. Avverto che nei primi anni di questo Istituto i<br />

Missionari celebravano sempre a favore del Seminario di S. Calocero<br />

senza ricevere alcuna elemosina, come fanno i Sacerdoti<br />

residenti in questa nostra Casa: ma in seguito si introdusse insensibilmente<br />

che ciascuno applicasse l’elemosina delle Messe a proprio<br />

vantaggio. Avverto ancora che è sempre libero ai medesimi<br />

di trovarsi da sé l’elemosina particolare delle Messe che celebrano.<br />

Io spero che l’Eminenza Vostra R.ma riconoscerà nella sua<br />

alta saviezza la ragionevolezza di questa misura, che mi proposi<br />

di chiedere durante i SS. Esercizi dietro il suggerimento di un<br />

Direttore molto savio ed esperimentato, e confido che Ella si<br />

degnerà essermi grazioso interprete ed intercessore presso la Clemenza<br />

del Beatissimo Padre.<br />

Le bacio con profonda venerazione la Sacra destra ed invoco<br />

la sua santa Benedizione segnandomi<br />

Dell’Eminenza Vostra R.ma<br />

470<br />

U.mo e D.mo Servo<br />

Sac. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Direttore del Seminario delle Estere Missioni


SEMINARIO<br />

delle<br />

MISSIONI ESTERE<br />

Via S. Calocero N. 7<br />

MILANO<br />

I. M. I<br />

183. A D. GIACOMO SCURATI<br />

14 agosto 1888<br />

ricevute onorificenze e... 4 alunni<br />

Mio Carissimo e Degnissimo D. Giacomo 1<br />

Il 14-8-88<br />

Vigilia dell’Assunta<br />

Sento che la Tipografia di S. <strong>Giuseppe</strong> è stata onorata con<br />

medaglia d’oro all’Esposizione Vaticana e me ne rallegro di cuore:<br />

il Seminario nostro ha riportato medaglia d’argento.<br />

45 In AME 07, p. 925. L’Esposizione di cui si parla viene allestita in occasione<br />

del 50° di sacerdozio di Leone XIII, si inaugura nella festa dell’Epifania<br />

dell’88 e durerà fino al 30 maggio. San Calocero vi partecipa con oggetti significativi<br />

fatti venire dalle varie missioni su interessamento di M., mentre la Tipografia<br />

caloceriana San <strong>Giuseppe</strong> presenta un’edizione accurata delle “Lettere<br />

Encicliche e Costituzioni di S.S. Leone XIII”, per cui meriterà la medaglia d’oro.<br />

Del resto, dopo la mostra, taluni missionari dei nostri riceveranno alcuni dei<br />

doni esposti (arredi sacri, un organo per mons. Biffi, ecc.) od offerte, comprese<br />

L. 30.000 attinte dal denaro raccolto per il giubileo e destinate alle missioni<br />

di San Calocero per disposizione del Papa stesso. Per cui M. esclamerà: “Dio<br />

vede e Dio provvede!”.<br />

471


Manda fuori, se il cavallante lo piglierà, un canapè foderato<br />

in bulgaro (o cuoio che si dica) che potrà servire sotto il portico.<br />

Il Sig. Ingegnere non è potuto venire perché non aveva terminato<br />

il disegno da presentare al Municipio, che fu presentato<br />

ieri. Verrà fuori Venerdì, se a Dio piacerà e pagherà, disegnerà,<br />

etc. etc.<br />

Oggi riceviamo 4 alunni 2 , Cazzulani, Gabardi, Gianni e Macchi.<br />

Ma non vi sono più stanze e converrebbe per il momento<br />

mettere in libertà la stanzetta che serve da archivio. A buon conto<br />

ho fatto preparare l’ultima stanza al num. 26 che mette alla<br />

scala: converrà chiudere la porta e far venire gli alunni parte da<br />

una scala, parte dall’altra. Il chierico Ballarin viene alla fine del<br />

mese.<br />

Non scordi all’altare<br />

Il suo aff.mo <strong>Marinoni</strong><br />

P. S. Mando due fotografie del P. Alfieri ottenute dal P. Naro<br />

o in prestito, o anche in dono.<br />

2 Il numero degli alunni a San Calocero è molto variabile, pur restando sempre<br />

dentro cifre modeste. Ecco qualche dato sui qui nominati: Antonio Cazzulani<br />

(1865-1904), per 14 anni a Toungoo; Pietro Gabardi (1866-1919), per 21<br />

anni ad Hong Kong; Gianni (non conosciamo il nome) rimase nell’Istituto fino<br />

all’inizio dell’anno 1890 e poi rientrò in diocesi per ragioni di salute; <strong>Giuseppe</strong><br />

Macchi (1868-1947), in Bengala per 55 anni; Enrico Ballarin restò per qualche<br />

tempo nell’Istituto, ma poi uscì.<br />

472


Pax Christi<br />

184. AL SEMINARISTA GIANNI<br />

2 gennaio 1890<br />

stimola verso la santità apostolica<br />

un aspirante trattenuto in patria dalla malattia<br />

Mio Carissimo Gianni 1<br />

2 Gennaio 1890<br />

Sento io pure vivo dolore nel dovervi dire che la vostra salute<br />

non comporta il carico della vita apostolica. Potete ben immaginarvi<br />

se mi sono cari e preziosi quei giovani intrepidi che si<br />

consacrano alla conversione dei poveri infedeli; è stata questa la<br />

mia aspirazione più ardente negli anni più verdi; ma al Signore<br />

piacque di darmi l’ufficio di mandare altri a sì grande impresa, e<br />

vi congiunse l’amarezza di dovere distogliere altri che o per salute<br />

o per diverse ragioni non si trovassero idonei allo scopo.<br />

Non per alcun demerito vostro, ma solo a causa della vostra<br />

infermità (la quale speriamo non vi impedirà di rendervi utile in<br />

patria, ma non permette alla prudenza di esporvi agli strapazzi<br />

delle Missioni) mi è forza oppormi ai vostri desideri. È il Signo-<br />

1 In AME 07, pp. 957-958. Al seminarista Gianni (v. Lettera 183, nota 2),<br />

entrato a S. Calocero nell’agosto 1888 e rimastovi sedici mesi desiderando prepararsi<br />

nel miglior modo possibile alle missioni, M. è costretto a dire, seppur a<br />

malincuore, di non potere destinarvelo per ragioni di salute, in base al giudizio<br />

del medico. Aggiunge che Scurati tratterà con mons. Cassina, rettore maggiore<br />

dei seminari milanesi, perché possa essere riammesso nei candidati della diocesi.<br />

Nello stesso tempo lo incoraggia a camminare verso la santità apostolica,<br />

offrendo a Dio il grande sacrificio di dover rinunciare all’evangelizzazione degli<br />

infedeli.<br />

473


e stesso che con questi segni manifesti ci fa comprendere che<br />

non vi chiama a quella via, ma vuol disporre di voi in altro modo.<br />

È il sacrificio di Abramo, lo capisco, per voi, ma Iddio non è<br />

egli padrone del nostro amatissimo Gianni? Non può egli dire:<br />

Si eum volo manere donec venio [se voglio che egli rimanga finché<br />

io venga, Gv 21, 22], chi può dir di no? Né ve la pigliate con<br />

me o con altri: sarà sempre meglio avere un buon Prete in patria<br />

che non un Missionario Apostolico senza salute e senza forze nelle<br />

Indie o in Cina. Anzi vi dirò che dovendo noi per coscienza<br />

informare i Superiori delle Missioni intorno ai Missionari che<br />

loro mandiamo, non troveremmo alcuno dei 6 Vescovi nostri che<br />

vi vorrebbe accogliere.<br />

Qui vi unisco per vostra quiete il giudizio del Sig. Dott. Pecorara,<br />

che non giudica per nulla compatibile con la vostra salute i<br />

travagli delle Missioni.<br />

Quanto al Seminario Diocesano, l’ottimo D. Giacomo Scurati<br />

parlerà con Mgr. Cassina per la vostra riammissione.<br />

Vi prego per amore di Gesù Bambino e della sua SS. Madre<br />

di rassegnarvi e di dar questa prova del vostro buon spirito. Vi<br />

sono di cuore e vi sarò sempre col divino aiuto<br />

474<br />

Aff.mo in Domino<br />

Sac. G. <strong>Marinoni</strong>


185. A MONS. TIMOLEONE RAIMONDI<br />

4 gennaio 1890<br />

“una delle pietre fondamentali di S. Calocero”<br />

SEMINARIO<br />

delle<br />

MISSIONI ESTERE<br />

Via S. Calocero N. 7<br />

MILANO<br />

I. M. I<br />

Eccellenza R.ma 1<br />

Il 4 Gennaio 1890<br />

Eccoci al 40° anno da che è stato istituito questo Seminario.<br />

Il 30 Luglio 1850 ci siamo riuniti a Saronno nella casa dell’incomparabile<br />

Mgr. Ramazzotti per dar principio a questa santa<br />

Istituzione. Non mi ricordo bene se Vostra Eccellenza si trovasse<br />

col P. Mazzucconi e col P. Salerio in quel giorno o se venisse<br />

pochi giorni dopo. Il fatto è che Mgr. Raimondi è una delle pietre<br />

fondamentali della nostra casa di S. Calocero. Ne sia bene-<br />

1 In AME 07, p. 961. Nel 40° della fondazione del Seminario Lombardo per<br />

le Missioni Estere, M. rivolge a mons. Raimondi parole d’encomio chiamandolo<br />

“una delle pietre fondamentali della nostra casa di S. Calocero”, lo esorta a<br />

ringraziare Dio e procedere con nuovo ardore nel suo incarico, indicando alcuni<br />

punti da tener presenti. Raimondi non era tra gli alunni con cui si diede inizio<br />

all’Istituto in Saronno il 30 luglio 1850, vi entrò il 7 ottobre seguente, poi<br />

prese parte alla prima spedizione in Oceania, e fu il vero fondatore della missione<br />

di Hong Kong, che resse fino alla morte, il 27 settembre 1894, con zelo e<br />

perspicacia. Si merita dunque l’elogio di M.<br />

475


detto il Signore di tutto cuore, e sia pur benedetto per averlo<br />

conservato finora e felicemente ricondotto ad essa. Ora si metta<br />

con nuova lena a promuovere il bene di codesta Missione stringendo<br />

sempre più in santa unione i confratelli, ponendo maggior<br />

ordine all’Amministrazione temporale, e tutto conducendo di<br />

comune accordo, secondo le sapientissime leggi di Propaganda e<br />

quelle del nostro Istituto.<br />

Benedica, Eccellenza<br />

Il Suo aff.mo e D.mo<br />

Sac. G. <strong>Marinoni</strong><br />

Unisco qui il resoconto e una lettera per P. Viganò di D. G.<br />

Scurati, ora a letto per indisposizione momentanea.<br />

476


I. M. I<br />

186. A P. EMILIO ANELLI<br />

17 febbraio 1890<br />

gli ordina per le sue vicende di passare<br />

dal Honan del sud al Honan del nord<br />

Mio Carissimo P. Anelli 1<br />

Il 17.2.1890<br />

È con vivissimo dolore che fresco ancora di malattia e con<br />

mano tremante Le scrivo. Mio amato D. Emilio, non mi sarei mai<br />

aspettato di dovere venire a questi passi. L’ottimo Mgr. Volonteri<br />

mi scrive essere assolutamente necessario che l’uno di loro due<br />

si ritiri da codesta Missione e umilissimo, com’è, mi manda la sua<br />

rinunzia al Vicariato Apostolico da trasmettersi a Roma, eleggendo<br />

egli per sé di ritirarsi dal Ho-nan. Ma ognuno ben vede<br />

qual gravissimo danno sarebbe alla Missione il ritiro di questo<br />

Santo Vescovo che ha già tanto operato e tanto opera continuamente<br />

per essa, qual dolore cagionerebbe a tutti la sua partenza.<br />

1 In AME 07, pp. 964 bis-tris. La saggezza e insieme la fortezza di M. si rivelano<br />

chiaramente in casi come questo: un missionario che si oppone al suo<br />

vescovo al punto che questi invia al Direttore la sua rinunzia perché la trasmetta<br />

a Propaganda. M. interviene mostrando a p. Anelli che l’unica via ragionevole<br />

per salvare la situazione è che egli lasci la missione dell’Honan del sud per<br />

passare al nord, dove mons. Scarella è disposto ad accoglierlo. Ed è ciò che gli<br />

comanda di fare in virtù di obbedienza il più presto possibile. In verità p.<br />

Emilio Anelli (1850-1924) non mancava di doti e di dedizione apostolica. I suoi<br />

colpi di testa erano dovuti a un certo squilibrio psichico, manifestatosi in missione,<br />

forse anche in seguito a sofferenze e travagli; resta il fatto che diede molte<br />

preoccupazioni a M., che in questa circostanza vuole agire con tutta fermezza,<br />

e si rivolge pure subito a mons. Scarella (v. Lettera 187) e tornerà alla carica<br />

anche più tardi (v. Lettera 191).<br />

477


Non resta adunque se non ch’io mi rivolga a Lei e lo scongiuri<br />

per amor di Gesù Cristo di ritirarsi da codesto Vicariato nel più<br />

breve tempo possibile.<br />

Ma dove ritirarsi? In Europa, no, perché non farebbe buon<br />

senso, farebbe concepire ai nostri alunni e a tutti gli aspiranti una<br />

cattiva idea delle Missioni, e lo metterebbe in una posizione molto<br />

critica, perché il Superiore Ecclesiastico non saprebbe (e lo ha<br />

dichiarato) qual posto darle. L’unico rifugio è di ritirarsi presso<br />

il R.mo Mgr. Scarella, che si è dichiarato disposto ad accoglierlo,<br />

che già lo conosce e sa ogni cosa, e per amor di Mgr. Volonteri<br />

e di lei lo impiegherà nella sua Missione. Io pure ne scriverò di<br />

cuore a quel degnissimo Prelato. Questo partito è il più conforme<br />

alle nostre sante regole approvate da Roma, e il più conforme<br />

alla sua santa vocazione, e fa passare del tutto inosservata la<br />

mutazione avvenuta. Io dunque con tutta quella autorità, che ho<br />

ricevuto dal Vicario di G. C. e dalla S. C. di Propaganda per il<br />

bene del nostro santo Istituto, lo prego e lo scongiuro di recarsi<br />

più prontamente che può al Ho-Nan Settentrionale. Scriva subito<br />

una lettera ossequiosa a Mgr. Scarella annunziando determinatamente<br />

com’ella si getta nelle sue braccia, e dicendo il giorno<br />

preciso in cui parte da codesta missione. Scriva pure un’altra lettera<br />

ossequiosa a Mgr. Volonteri annunziandogli il giorno della<br />

sua partenza e chiedendogli la sua santa benedizione. Sopratutto<br />

faccia le cose senza il minimo strepito e imiti S. <strong>Giuseppe</strong> qui<br />

de nocte surgens secessit in Aegiptum [che nella notte alzatosi<br />

fuggì in Egitto, Mt 2,14].<br />

Veda di non mancare alla santa obbedienza in cosa di tanto<br />

rilievo. Si ricordi quel testo così bello dell’Ecclesiastico capo 3°:<br />

I figli della Sapienza sono l’accolta dei giusti, e il loro carattere è<br />

obbedienza e amore. Udite, o figli, i precetti del padre, e adempiteli<br />

se volete essere salvi. Poiché Iddio volle onorato il padre<br />

dai figli [cf. Sir 3,1-2]. All’opposto nel I dei Re c. 15, v. 22-23 sta<br />

scritto: domanda forse il Signore olocausti e vittime e non piuttosto<br />

che si obbedisca alla sua voce? poiché più vale l’obbedienza<br />

che le vittime e la docilità più che offrire l’adipe degli arieti.<br />

Poiché il disobbedire è come il peccato della divinazione e il non<br />

voler assoggettarsi è come il delitto dell’idolatria [cf. I Sam 15,<br />

478


22-23]. L’uomo adora se stesso e il suo giudizio quando lo preferisce<br />

al giudizio e alla volontà dei rappresentanti di Dio. Io dunque<br />

comando in virtù di santa ubbidienza di ritirarsi assolutamente<br />

e più prontamente che può dal Ho-nan meridionale al settentrionale,<br />

altrimenti ne scrivo subito alla S. C. di Propaganda provocando<br />

di là un ordine assoluto per il bene di codesta missione.<br />

Ma non voglio dubitare della sua pronta docilità. Anzi se vuol<br />

consolarmi e lenire l’amarezza grande che provo, nel dovere per<br />

la prima volta in 40 anni parlar in questo modo, mi telegrafi un<br />

sì, ed io pagherò l’importo<br />

Tutto suo in Gesù e Maria<br />

P.te <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

479


I. M. I.<br />

187. A MONS. STEFANO SCARELLA<br />

1° marzo 1890<br />

lo invita ad accogliere p. Anelli per il suo bene<br />

Eccellenza R.ma 1<br />

Il 1 Marzo 1890<br />

L’ottimo <strong>Mons</strong>. Volonteri mi scrive che egli non può reggere<br />

col P. Anelli e che se non si ritira il detto Padre, io mandi la<br />

rinunzia al Vicariato Apostolico in Propaganda, la qual rinunzia<br />

mi trasmette. L’Eccellenza Vostra conoscerà già, m’immagino, la<br />

cosa: questa risoluzione fu presa col P. Burghignoli, il quale mi<br />

scrive che Mgr. Volonteri si reca ad Han-Kow dal P. Vaudagna<br />

per aspettare ivi la mia risposta. Il P. Burghignoli mi scrive ancora<br />

che l’Eccellenza Vostra, per il momento almeno, al fine di liberare<br />

il povero Mgr. Volonteri e impedire il danno gravissimo che<br />

colpirebbe la Missione, se si ritirasse, sarebbe disposta ad accogliere<br />

il P. Anelli, a cui io scrivo con questo invio postale che lasci<br />

nel più breve spazio la sua Missione e implori rifugio presso l’Ec-<br />

1 In AGPIME 02,1, p. 125. M. informa mons. Scarella che la decisione a<br />

riguardo di p. Anelli (v. Lettera 186) è stata presa d’accordo con p. Burghignoli,<br />

missionario e procuratore ad Hong Kong, il quale l’assicura della disponibilità<br />

di S. Eccellenza ad accoglierlo, almeno per il momento; bisogna fare in fretta,<br />

perché Volonteri è ad Hankow aspettando una risposta. Lo supplica quindi di<br />

far di tutto per riportare Anelli sulla buona strada. A M. preme il bene della<br />

missione e quindi della permanenza di mons. Volonteri nella sua sede, e al<br />

tempo stesso di salvare un missionario “che ha pur tante belle doti!”, e deve<br />

essere aiutato a rinsavire. Di qui il suo intervento sollecito e incalzante, ma la<br />

vicenda si trascina (v. Lettera 191).<br />

480


cellenza Vostra umiliandosi e riconoscendo i suoi errori.<br />

Potrebbe darsi, e ne supplico di cuore l’infinita bontà di Dio,<br />

che questa misura faccia colpo sul suo cuore, e lo rimetta sul<br />

buon sentiero, massime con le ammonizioni agrodolci e col contegno<br />

grave e paterno dell’Eccellenza Vostra, a cui lo raccomando<br />

quanto so e posso: perché se ci deve premere la salute dei<br />

poveri infedeli, quanto più ci deve essere a cuore il bene di questo<br />

nostro confratello, che ha pur tante belle doti! Che se per<br />

disgrazia non rinsavisse, prenderemo di comune accordo quella<br />

risoluzione in Domino, che parrà più conveniente. <strong>Mons</strong>ignore<br />

mi perdoni, se faccio troppo affidamento sull’Eccellenza Vostra,<br />

ma ne ascriva tutta la colpa alla sua bontà che conoscevo anche<br />

prima, ma che potei sempre meglio conoscere de visu nella carissima<br />

visita che ci ha fatto.<br />

Noi stiamo ancora aspettando la notizia del suo arrivo col<br />

buon P. Brambilla alla residenza. Mi benedica e mi creda sempre<br />

Dell’Eccellenza Vostra R.ma<br />

U.mo ed Aff.mo Servo<br />

Sac. G. <strong>Marinoni</strong><br />

481


I. M. I<br />

188. A MONS. FRANCESCO POZZI<br />

3 luglio 1890<br />

lo prega di agire da padre e amico coi confratelli<br />

Eccellenza R.ma 1<br />

Il 3 Luglio 1890<br />

L’altro ieri ricevetti un telegramma del P. Broy che vorrebbe<br />

farsi Gesuita, e insieme D. Giacomo Scurati mi fece vedere lo<br />

1 In AME 07, pp. 1001-1003. A M. ormai avanti negli anni i casi incresciosi<br />

delle missioni pesano sempre di più. Questa volta si tratta di p. Jacopo Broy<br />

(1833-1900) che vuol farsi gesuita, e di p. Ambrogio Grassi (1863-?), partito<br />

nel 1888 per il Bengala Centrale, che ha scritto ad una suora una lettera tanto<br />

“arrabbiata” che M. dice di non averne mai viste di uguali. Perciò scrive a<br />

mons. Francesco Pozzi (1828-1905), primo vescovo della diocesi di Krishnagar,<br />

di far di tutto perché i suoi missionari trovino in lui conforto, consiglio, amicizia,<br />

e così superino più facilmente eventuali crisi. Forse il gesto di Grassi, che<br />

più tardi lascerà la missione e nel 1892 l’Istituto, fu un episodio passeggero.<br />

M. sembra preoccuparsi di più dell’incertezza vocazionale di Broy. Questi,<br />

partito per il Bengala nel 1866, vi aveva lavorato bene, e nel 1872 era stato<br />

inviato nell’Assam, dove i cattolici erano pochi e dispersi, tanto che scriveva nel<br />

1885 di aver condotto per 14 anni una vita stentata, da solo, a più di 400 km.<br />

dal confratello più vicino, e di sentirsi stanco e debole. Vi restò ancora cinque<br />

anni, e all’inizio del 1890 chiese di cambiar missione e passare ad Hyderabad,<br />

in India, dove era vescovo mons. Pietro Caprotti (1832-1897). Ma, avuto il<br />

permesso, scrisse di sentirsi “libero” non avendo fatto voti religiosi e anche perché<br />

era morta la sorella a cui doveva pensare; così fece domanda di entrare dai<br />

gesuiti. Da notare che alla sorella aveva sempre provveduto la carità di M., che<br />

rimase molto male e ricorse a Roma, ma naturalmente senza risultati. Da gesuita<br />

Broy lavorò come cappellano nella stazione militare di Barackpore (India) e<br />

morì improvvisamente nel marzo del 1900 (v. TRAGELLA, III, p. 123, nota 69;<br />

GHEDDO, PIME, pp. 396-397; Lettera 192).<br />

482


scritto del P. Grassi ad una Suora. Le dico il vero, che ho passato<br />

quasi tutta la notte senza poter dormire, solo continuando a<br />

pregare il Signore che abbia pietà di noi e metta riparo a tante<br />

miserie. Sono vecchio, ma non ho mai veduto lettere neppure fra<br />

i secolari così arrabbiate come quella del P. Grassi, che pur qui<br />

si dimostrava così buono, così mite di cuore. Io gli scrivo, ma<br />

prego anche Vostra Eccellenza a far di tutto perché ritorni in sé,<br />

rimedi allo scandalo dato e all’offesa fatta al Cuore amorosissimo<br />

di Gesù, che lo ha eletto e mandato in codesta Missione a insegnare<br />

la carità, la mansuetudine, l’umiltà, non solo con la voce,<br />

ma specialmente con l’esempio e col sacrificio di tutto se stesso.<br />

Vorrei credere che sia stato lo scoppio improvviso di un’ira<br />

malintesa, o fors’anche dell’infermità, a cui pagò il tributo, e che<br />

lo trasse fuori di sé, come lo si vide in tanti altri. La prego di<br />

esprimere anche a Suor Giuseppina Brambilla il nostro dolore,<br />

ma sopratutto col P. Grassi si adoperi con paterna sollecitudine<br />

affinché rientri perfettamente in se stesso, si renda padrone delle<br />

sue passioni, schiacci l’amor proprio, e sia vero ministro di<br />

pace e di amore.<br />

Riguardo al P. Broy, non Le pare, Eccellenza, che sia questo<br />

un tacito avviso, un dolce rimprovero della Provvidenza per chi<br />

congeda, quasi straniero, un confratello d’Istituto, un Missionario<br />

di S. Calocero, nominato dalla S. Congregazione di Propaganda<br />

Missionario del Bengala Centrale, mentre al tempo stesso<br />

la Venerabile Compagnia di Gesù, e l’amatissimo Vescovo Mgr.<br />

Caprotti sono pronti ad accoglierlo? Se si va di questo passo, chi<br />

rimarrà a coltivare ai fianchi e sotto la direzione di Mgr. Vescovo<br />

codesta Missione? Ella è padre ed è appunto in questi casi che<br />

deve risplendere il suo amore per i suoi figli, la sua premura per<br />

la Missione, per le pecorelle della sua Missione, per quel gregge,<br />

che l’apostolo S. Paolo raccomanda con sì gravi parole ai Vescovi<br />

dicendo: Attendite vobis et universo gregi, in quo vos Spiritus<br />

Sanctus posuit episcopos, regere Ecclesiam Dei, quam acquisivit<br />

sanguine suo (Act. 20, 28) [Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge,<br />

in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a<br />

pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue].<br />

483


Si ricordi che nel cuore del Vescovo devono tutti i fedeli, ma<br />

specialmente i suoi cooperatori di ministero, trovare il loro<br />

conforto, il loro consigliere ed amico, il loro modello ed esemplare.<br />

Innanzi tutto li ami vivamente non verbo, neque lingua<br />

[non a parole né con la lingua, 1 Gv 3,18] e se li guadagni in funiculis<br />

Adam, in vinculis charitatis [con legami di bontà, con vincoli<br />

d’amore, Os 11,4]. Pratichi costantemente ciò che dice l’Apostolo:<br />

Per omnia omnibus placeo ut omnes Christo lucrifaciam<br />

[In tutto cerco di piacere a tutti per guadagnare a Cristo tutti, cf.<br />

1 Cor 19 ss]. E preghi assiduamente, sopratutto per il<br />

484<br />

Suo Aff.mo e D.mo in Cristo<br />

Prete G. <strong>Marinoni</strong>


I. M. I.<br />

Mio Carissimo 1<br />

189. AD EMILIO GHISLANZONI<br />

6 luglio 1890<br />

non può essere accolto per ragioni di salute<br />

Il 16 Luglio 1890<br />

Mi duole assai che la risposta di chi vi ha curato in Seminario<br />

non è favorevole né ai vostri, né ai nostri desideri. Adoriamo in<br />

tutto la santissima volontà di Dio e se le vostre Indie o la vostra<br />

Cina sono in Milano, voi siete già arrivato alla vostra Missione, e<br />

dovete pensare alla bella massima di S. Girolamo, che la cosa più<br />

importante è non Hierosolymis vixisse, sed Hierosolymis bene<br />

vixisse [di essere vissuto a Gerusalemme, ma di essere vissuto<br />

bene a Gerusalemme].<br />

Chi sa che più tardi consolidandovi nella salute e nelle forze,<br />

e imitando Gesù, che proficiebat sapientia et aetate et gratia apud<br />

Deum et homines (Lc 2,52) [cresceva in sapienza, età e grazia<br />

davanti a Dio e agli uomini] non possiate compiere le vostre sante<br />

ispirazioni? Pregate molto, santificatevi ognor più; non sarà in<br />

ogni caso tempo perduto: promuovete le opere preziosissime<br />

della Propagazione della Fede e della S. Infanzia, e se vi vien la<br />

1 In AGPIME 02,1, p. 261. Sembra ripetersi il caso di Gianni (v. Lettera<br />

184). Emilio Ghislanzoni (1870-1936) non viene accettato al momento per<br />

motivi di salute e M. lo incoraggia a proseguire bene, a santificarsi, a promuovere<br />

le Opere missionarie, facendogli intravedere la possibilità di star meglio.<br />

E difatti Ghislanzoni entrerà nell’Istituto nel 1891 e lavorerà prima a Weihwei<br />

e poi ad Hanchung, assommando 42 anni di missione.<br />

485


palla al balzo, destate in altri le vostre aspirazioni. Qui per alium<br />

facit per se ipsum facit [Chi opera attraverso un altro, opera<br />

mediante se stesso]. Pregate per il<br />

486<br />

Vostro Aff.mo in Cristo<br />

Sac. G. <strong>Marinoni</strong>


I. M. I.<br />

Mio Carissimo P. Caffi 1<br />

190. A P. ENRICO CAFFI<br />

24 luglio 1890<br />

lo dissuade accoratamente dal tornare<br />

Il 24 Lug. 1890<br />

Sento con la più dolorosa sorpresa che ella vorrebbe ritornare<br />

in patria nel momento in cui il Seminario di S. Calocero e la<br />

Missione di Hyderabad hanno ogni ragione di aspettarsi da lei i<br />

servizi più preziosi e il ricambio fedele e volenteroso dei sacrifici<br />

fatti per formare un Missionario istruito, amante del suo ministero,<br />

pieno di zelo per la salvezza degli infedeli.<br />

A quest’opera così pietosa, tanto raccomandata dal S. Padre,<br />

prendono parte tutte le nazioni, e migliaia e migliaia di poveri si<br />

levano di bocca il pane, per soccorrere i Missionari; ed ella, dal<br />

primo giorno che mise piede nel Seminario di S. Calocero sino<br />

al presente, ha sempre vissuto di queste pie offerte, le quali costituiscono<br />

un tacito contratto, contratto però sacrosanto, che non<br />

può sciogliersi arbitrariamente, e rende il Missionario dipendente<br />

dalla S. Congregazione di Propaganda costituita dal Vicario di<br />

1 In AME 07, pp. 1009-1010. Enrico Caffi (1866-1948), giunto ad Hyderabad<br />

all’inizio del 1889, si trova presto in difficoltà, sembra per la sua eccessiva<br />

sensibilità stimolata da un colpo di sole, e pensa di tornare in patria; M. usa<br />

tutte le armi della sua fede e benevolenza perché superi la tentazione e non faccia<br />

questo passo. In questo genere di interventi il Direttore rivela tutta l’importanza<br />

e la serietà che attribuisce alla vocazione missionaria e alla preghiera<br />

per ottenere da Dio forza e perseveranza. Purtroppo Caffi durerà poco e rientrerà<br />

nella diocesi di Bergamo nel 1891.<br />

487


Gesù Cristo a reggere quest’impresa, da cui dipende il bene e la<br />

salute eterna di tutti popoli. Immagini Lei che cosa avverrebbe<br />

se un bel giorno tutti i Missionari, sparsi sulla faccia della terra,<br />

abbandonassero il posto di guardia, che la Provvidenza ha loro<br />

assegnato, e se ne andassero come vuol far lei, per i fatti loro.<br />

Legga le Sante Regole di questo Istituto e troverà alla 128a: Nessun<br />

Missionario può abbandonare la sua Missione prima che ne<br />

abbia ottenuto il permesso dal suo Superiore immediato, dal<br />

Direttore dell’Istituto e per mezzo di essi, se necessario, dalla S.<br />

C. di Propaganda. A questo proposito si richiama l’avvertenza<br />

dell’Em. Card. Prefetto così espressa: Stimerei opportuno ch’Ella<br />

avvertisse i Missionari dipendenti dal suo Seminario, che essi<br />

non possono allontanarsi dalla loro Missione, senza il consenso<br />

della S. C. di Propaganda. (Lettera dell’Eminentissimo Sig. Card.<br />

Simeoni, 8 Gennaio 1880, diretta al sottoscritto).<br />

Io vorrei credere, che questa sua improvvisa determinazione<br />

provenga da malessere fisico e da scoraggiamento, e che le varie<br />

esortazioni dell’esimio suo Mgr. Vescovo e gli affettuosi consigli<br />

dei suoi bravi colleghi varranno a distornarlo dall’improvvisa sua<br />

decisione. Rifletta qual sinistra impressione deve creare nella sua<br />

patria questa inesplicabile dipartita da una Missione fiorente,<br />

qual danno ne deve risentire il Seminario di S. Calocero, e l’opera<br />

delle Missioni a cui ella si era interamente dedicata. Pretendere<br />

di essere Missionario e non prepararsi a soffrir contraddizioni,<br />

patimenti fisici e morali, persecuzioni, etc., mentre<br />

vediamo G. C. Apostolum magnum confessionis nostrae [Gesù<br />

Cristo, l’apostolo e sommo sacerdote della fede che noi professiamo,<br />

Eb 3,1] fatto bersaglio di tutte le contraddizioni, positus<br />

est hic in signum cui contradicetur [egli è posto come segno di<br />

contraddizione, cf. Lc 2,34]; mentre vediamo l’Apostolo dei<br />

Gentili così oppresso dalla tribulazione ita ut taederet nos etiam<br />

vivere. Sed ipsi in nobismetipsis responsum mortis habuimus ut<br />

non simus fidentes in nobis sed in Deo qui suscitat mortuos (2 Cor<br />

1, 8-9) [da dubitare anche della vita. Abbiamo addirittura ricevuto<br />

su di noi la sentenza di morte per imparare a non riporre<br />

fiducia in noi stessi, ma nel Dio che risuscita i morti].<br />

Mio amatissimo D. Enrico, vuol ella essere un soldato che<br />

488


fugge dalla battaglia? Ricorra a Dio, alla Madonna del Buon<br />

Consiglio, non siamo fidentes in nobis sed in Deo qui suscitat mortuos<br />

[fiduciosi in noi stessi, ma nel Dio che risuscita i morti, 2<br />

Cor 1,9]. Non faccia una ferita così grave e sanguinosa a questo<br />

povero vecchio che le scrive a gran stento e con le lacrime agli<br />

occhi.<br />

L’aff.mo<br />

Sac. G. <strong>Marinoni</strong><br />

489


SEMINARIO<br />

delle<br />

MISSIONI ESTERE<br />

Via S. Calocero N. 7<br />

MILANO<br />

I. M. I<br />

Ecc.za R.ma 1<br />

191. A MONS. STEFANO SCARELLA<br />

14 agosto 1890<br />

consolato per l’accettazione del p. Anelli<br />

La vigilia dell’Assunta 1890<br />

dalla Grugana<br />

Sono qui soletto vicino a quel caro dormitorio ove riposano le<br />

ossa dei nostri amatissimi Missionari e benefattori, e dove spero<br />

che riposeranno le mie mentre l’anima sarà consolata dalle preci<br />

1 In AME 07, pp. 1021-1022. La questione di p. Anelli (v. Lettere 186 e 187)<br />

perdura, ma sembra trovare una sistemazione a maggio-giugno: mons. Scarella<br />

è disposto ad accoglierlo se pur a precise condizioni, Anelli si dice disposto ad<br />

obbedire. M. scrive all’uno e all’altro: al primo per raccomandare caldamente<br />

l’affare, al secondo perché finalmente obbedisca. Le parole che rivolge ad Anelli<br />

sono piene di forza e di speranza assieme. M. non cede mai quando si tratta<br />

della fedeltà dei missionari alla vocazione; li richiama ai doveri assunti ed anche<br />

alle aspettative di Dio, dei fedeli e dei non cristiani, e tira la conclusione che si<br />

aspetta dall’interessato. Di fatto, passata la bufera, Anelli continua a lavorare<br />

nel Honan del sud con mons. Volonteri e successori fino alla morte (1924). Da<br />

notare che il primo a succedere a Volonteri sarà p. Angelo Cattaneo (vic. ap.<br />

del Honan del sud dal 1905 al 1910), passato al nord al tempo della divisione,<br />

ma poi ceduto al sud per le insistenze di Volonteri.<br />

490


pietose dei miei amatissimi figli. La comunità è a Milano per celebrare<br />

la festa dell’Assunzione premessovi il Santo Ritiro mensile, e<br />

subito dopo ritornerà, a Dio piacendo, a questa amenissima villa.<br />

Qui ho ricevuto con mia grande consolazione la venerata Sua<br />

del 1° Giugno e quella del buon P. Anelli del 28 Maggio. Benedico<br />

Iddio e ringrazio Vostra Eccellenza per l’accettazione del P.<br />

Anelli sotto le tre condizioni: che il P. Cattaneo resti al Nord; che<br />

Vostra Eccellenza sia immune dalle spese del suo ritorno se mai<br />

accadesse; né sia obbligato a ritenerlo se volesse o dovesse partire.<br />

Ma Vostra Eccellenza sa quanto mi preme che quel buon<br />

Padre metta giù la testa e faccia giudizio e corrisponda alla sua<br />

vocazione, obbedisca a Vostra Eccellenza e consoli con i suoi frutti<br />

la Missione. È ora che lasci da parte ogni progetto fantastico e<br />

si metta ad arare dritto nella linea del solco assegnatogli da Dio.<br />

Mi rallegro dell’impegno dei PP. Menicatti e Brambilla; me li<br />

saluti affettuosamente.<br />

Ho mandato a (...) ed a Firenze le lettere sue, e a momenti<br />

manderò a Roma ciò che riguarda la Signora Cariati. Fin dove<br />

arriva la mala politica!<br />

Legga questo biglietto per il P. Anelli e glielo consegni.<br />

Benedica il Suo<br />

Umiliss.mo ed Affez.mo<br />

P.te G. M.<br />

Mio Carissimo P. Anelli 2 ,<br />

* * *<br />

I. M. I.<br />

L’Assunta 1890<br />

Ricevo la graditissima sua del 28 Maggio scorso e mi consolo<br />

della sua obbedienza, ma a patto che sia stabile, volenterosa, det-<br />

2 In AME 07, pp. 1023-1024.<br />

491


tata dalla Fede. L’obbedienza ci dispensa da ogni discussione, da<br />

ogni timore per l’avvenire. Vir obediens loquetur victorias (Prov<br />

21,28). Non ventiles te in omnem ventum (Eccli 5,11). Sta in testamento<br />

tuo et in illo colloquere et in opere mandatorum tuorum veterasce.<br />

Ne manseris in operibus peccatorum. Confide in Deo et mane<br />

in loco tuo (Eccli 11,21-22) [L’uomo obbediente canterà vittoria.<br />

Non ventilarti a qualsiasi vento. Sta fermo nel tuo impegno e fanne<br />

la tua vita, invecchia compiendo il tuo lavoro. Non rimanere<br />

nelle opere dei peccatori. Confida nel Signore e resta al tuo posto].<br />

Mio D. Emilio, è ora di far giudizio, di consolare Iddio, che lo<br />

ama tanto e l’ha ricolmato di favori; è ora di consolare i suoi Superiori;<br />

è ora di produrre frutti illuminando, edificando, infiammando<br />

al bene codesti buoni Cinesi; ella sa la lingua, conosce i<br />

costumi, si fece bello in Europa di comparire in abito Cinese: i<br />

fedeli di tutto il mondo con l’opera di Lione, ma specialmente in<br />

Italia, commossi alle sue esortazioni le hanno date molte mila lire<br />

ed ella li delude nella loro aspettativa in tal modo? Oh! quanto<br />

sospirò S. Francesco Saverio di evangelizzare i Cinesi! e quante<br />

migliaia di fervorosi Sacerdoti non pagherebbero per aver questa<br />

sorte? Se ella parte dalla Cina versa un secchio di acqua gelata sull’animo<br />

ardente di zelo apostolico dei nostri carissimi alunni che<br />

invidiano vivamente la sua destinazione. L’idea di farsi certosino<br />

è una vera fantasia in piena contraddizione con le doti e con le<br />

attitudini, di cui Iddio l’ha donato. Mi sembra di vedere in lei, mi<br />

perdoni la similitudine, ma il Savio dice: argue sapientem et diliget<br />

te, doce justum et festinabit accipere. (Prov . c. 9, v. 8-9) [rimprovera<br />

il saggio ed egli ti amerà, istruisci il giusto ed egli aumenterà<br />

la dottina] … mi sembra di vedere quei ragazzi che sulla<br />

sponda del naviglio, invece di camminare per la via piana, per cui<br />

cammina ogni buon Cristiano, vogliono camminare sui rialti e<br />

cordoni che la costeggiano. Mi consoli una buona volta e si persuada<br />

che senza rinnegare se stesso, senza portare la sua croce,<br />

senza morire con Cristo, in nessun luogo potrà riuscir bene.<br />

Aspetto una risposta limpida, netta: Mi arrendo al voler di<br />

Dio manifestato in quello dei miei Superiori.<br />

492<br />

Tutto Suo in Domino<br />

P.te G. <strong>Marinoni</strong>


I. M. I<br />

192. A D. GIACOMO SCURATI<br />

18 e 26 agosto 1890<br />

sul caso di p. Broy entrato dai gesuiti<br />

Mio Carissimo e degno D. Giacomo 1<br />

Il 18 Ag. 1890<br />

Dalla Grugana<br />

Non so se ella abbia conservato la risposta data per iscritto al<br />

telegramma del P. Broy: mi pare che noi dovremmo scrivere subito<br />

a Roma ed esporre come dopo tanti anni da che egli è nostro<br />

ed è stato aiutato nell’assistere con elemosine la sorella, si è<br />

accontentato di avvertirci per telegramma che sperava di entrare<br />

nella Venerabile Compagnia di Gesù, e senza aspettare o senza<br />

far caso della nostra risposta ha compiuto la sua determinazione,<br />

come se non fosse membro di questo Istituto, che al numero 128<br />

delle sue Regole riporta il divieto dell’Em. Card. Prefetto di Propaganda<br />

di agire in questo punto senza intesa del Superiore locale,<br />

della Direzione Generale e della Propaganda. Il resto glielo<br />

dirà D. Belisario.<br />

1 In AME 07, pp. 1025 e 1027. M. ritorna con Scurati sul caso di Broy, ma<br />

già si è osservato che il ricorso a Propaganda non è giovato, né poteva giovare;<br />

e ripete pure la sua convinzione circa il mancato interesse del vescovo mons.<br />

Pozzi (v. Lettera 188 e nota). La pena di M. è accentuata dall’aumento di casi<br />

simili: per Caffi v. Lettera 190. Quanto a Paolo Rigamonti (1854-1927), entrò a<br />

San Calocero nel 1874, partì per il Bengala nel ’77, fu missionario a Krishnagar<br />

per 13 anni e dal 1890 svolse mansioni nell’Istituto in Italia. Di Uboldi, già chierico<br />

nel 1888, non risulta quando lasciò San Calocero.<br />

493


Il 26 Ag. 1890<br />

Il permesso di Mgr. Pozzi non basta. Egli stesso (Broy) nel<br />

suo telegramma accenna alla speranza che io non ponga ostacolo.<br />

Ma quello che più mi preme di far intendere a Roma, è che<br />

se i Missionari se ne vanno da sé (Broy, Rigamonti, Caffi), non è<br />

possibile mandar avanti le Missioni. La colpa principale è, mi<br />

dispiace dirlo, del R.mo Mgr. Pozzi, che ha trattato la cosa con<br />

tanta leggerezza, e non fa di tutto per tenere affezionati a sé e alla<br />

Missione i suoi confratelli.<br />

L’Uboldi ha ancora la febbre, i dolori, molta debolezza: gli<br />

sono state ordinate le sanguisughe. Il medico venuto or ora non<br />

sa che dire, ma prevede che le cose andranno in lungo. Oremus<br />

pro invicem [Preghiamo a vicenda], mio amatissimo Don Giacomo.<br />

494<br />

Tutto suo in Xto<br />

P. G. <strong>Marinoni</strong>


193. A MONS. STEFANO SCARELLA<br />

13 settembre 1890<br />

“sarà l’ultima volta che avrò la consolazione di scriverle”<br />

I. M. I.<br />

<strong>Mons</strong>ignore mio Veneratissimo e Amatissimo 1<br />

Il 13 7.bre 1890<br />

Rispondo con brevi parole all’ossequiata sua del 12 Maggio u.<br />

s. (ricevuta solo nella scorsa settimana, né so perché così tardi),<br />

atteso che siamo nei SS. Esercizi. L’altro ieri sera diedi io stesso<br />

la Benedizione col SS. Sacramento in onore del B. Giovanni<br />

Gabriele Perboyre, di cui si compiva il 50° anno dal suo glorioso<br />

martirio, così orribile al senso, così ammirabile agli occhi della<br />

Fede. Faremo ciò che Vostra Eccellenza desidera, e che Mgr<br />

Volonteri, come Ella dice, mi chiederà pure 2 .<br />

1 In AGPIME 02,1, p. 129. M. ha il presentimento che la sua fine non sia<br />

lontana, ma, finché può, continua nella sua attività di Direttore e Padre. L’11<br />

settembre 1890 ricorreva il 50° del martirio di Giovanni Gabriele Perboyre, missionario<br />

lazzarista che aveva lavorato nell’Honan, e che fu beatificato nel 1889:<br />

a lui i nostri si sentivano molto legati, e perciò M. volle dare la benedizione; una<br />

festa più solenne si era tenuta il 4 maggio precedente (TRAGELLA, III, p. 50).<br />

2 Per il caso Anelli, cui probabilmente si riferisce questa frase, si noti che<br />

la lettera di Scarella, cui risponde M., risale al 12 maggio, quando la faccenda<br />

era ancora irrisolta (ma v. Lettera 191 e nota). Interessante quanto raccomanda<br />

a Giovanni Menicatti (1866-1943), successore di Scarella dal 1903 al 1919,<br />

e a Brambilla (v. Lettera 174), missionari a Weihwei, perché l’uno apprezzi il<br />

dono dell’altro; gli altri due sono Angelo Cattaneo e Cristiano Graffy che già<br />

conosciamo (v. Lettera 164).<br />

495


Mi rallegro di cuore di quei cari alunni Menicatti e Brambilla;<br />

e l’uno ricordi che la scienza è la spada con cui trionfa la pietà<br />

sulle menti e sui cuori, e l’altro che la pietà è l’aroma della scienza<br />

che la preserva dal corrompersi: scientia inflat, charitas aedificat<br />

[La scienza gonfia, la carità edifica, 1 Cor 8,2]. Me li saluti<br />

affettuosamente ambedue con i più veterani D. Angelo e D. Cristiano.<br />

E il nostro buon Anelli che fa? si metta in mano alla santa<br />

obbedienza, e non avrà più fastidi. Ha obbedito Nostro Signore<br />

e non obbediremo noi? che cosa predicheremo noi, se non<br />

cominciamo prima a fare e poi ad insegnare? Vuoi essere beato?<br />

pensa a cambiare il cuore e non lo stato. Me lo saluti tanto e gli<br />

dica che prego per lui.<br />

Dies resolutionis meae instat [È giunto il momento di sciogliere<br />

le vele, 2 Tm 4,6] e probabilmente sarà questa l’ultima volta<br />

che ho la consolazione di scriverle. Penserò, non ne dubito,<br />

alle 400 lire e le unirò al primo invio di denaro. Mi benedica<br />

mentre umilmente prostrato Le bacio in ispirito il sacro anello e<br />

mi dico<br />

496<br />

Suo D.mo Servo in Cristo<br />

Sac. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>


SEMINARIO<br />

delle<br />

MISSIONI ESTERE<br />

Via S. Calocero N. 7<br />

MILANO<br />

I. M. I<br />

194. A D. GIACOMO SCURATI<br />

13 ottobre 1890<br />

M. lucido e attivo come sempre<br />

Mio Carissimo e Degnissimo D. Giacomo 1<br />

Il 13 Ottobre 1890<br />

Le mando per mezzo del buon Ambrogio (che ritorna e ci ha<br />

servito molto bene) le 300 lire, che mi ha richiesto con la sua gradita<br />

di ieri. La ringrazio di cuore dei suoi affettuosi auguri e preghiere.<br />

1 In AME 07, p. 1031. In quest’ultimo autunno della sua vita, M. sta benino,<br />

ed è ancora attivo, come appare da questa ed altre lettere del tempo inviate<br />

a Scurati che si trova alla Grugana. Si dà da fare per i sussidi di Lione, in vista<br />

della partenza di dicembre di missionari e suore. I padri sono sei, compreso<br />

Andrea Celanzi (1849-1934) che torna in Birmania. Il 17 ottobre accompagna i<br />

partenti da mons. Calabiana, che li intrattiene amabilmente quasi per un’ora. Il<br />

28 ottobre tiene il discorso alla funzione familiare di partenza, riportato, ma con<br />

una svista sulla data, nella raccolta di Scurati (Scritti, pp. 254-257), in cui dice<br />

tra l’altro: “Non è a dire pertanto se io invidio la vostra nobilissima risoluzione,<br />

e se sopratutto in questi momenti, pur vecchio cadente qual sono, mi sento rapire<br />

dal desiderio di potervi seguire”.<br />

497


A Lione, dove desiderano la ripartizione esatta del denaro, ho<br />

chiesto:<br />

Fr. 7500 per le sei religiose Ho-nan meridionale<br />

4400 per Hong Kong 1 Missionario e 4 Canossiane<br />

3500 per Toungoo 3 Missionari<br />

4600 per Hyderabad 1 Missionario e 5 Suore<br />

Fr. 20000<br />

Il Loyd mi ha scritto che accetta il nostro invio per il 3 Dicembre<br />

(15 persone, compreso il P. Celanzi) e avrà ogni riguardo ai<br />

Missionari e alle religiose. Così la Madre Vismara mi ha scritto da<br />

Londra, che ella penserà per le sei Suore del Ho-Nan, io pensi alle<br />

altre.<br />

L’ingegnere domani verrà qua, a Dio piacendo, per parlare<br />

con me, ma non ha parlato della Grugana. Se però Lei lo desidera<br />

(credo che sarà forse necessario per le mutazioni avvenute<br />

nei terreni), vedrò di persuaderlo a venir Mercoledì.<br />

Mi spiace delle malattie sopraggiunte nella famiglia Moretti,<br />

speriamo che tutto si dilegui per la divina bontà. Un memento al<br />

S. Altare per<br />

498<br />

Suo Aff.mo in Cristo<br />

Sac. G. <strong>Marinoni</strong>


195. A TUTTI GLI ALUNNI E I MISSIONARI<br />

5 gennaio 1891<br />

lettera di commiato dal letto di morte 1<br />

5 Gennaio 1891<br />

Vigilia dell’Epifania<br />

Festa della Vocazione delle Genti<br />

A tutti i nostri amatissimi alunni del Seminario di S. Calocero<br />

che sono qui in Patria o sparsi nelle Missioni auguro di cuore<br />

la Grazia dello Spirito Santo, la pace e la più perfetta concordia,<br />

1 In AME 07, p. 1043. Più volte abbiamo avuto l’occasione di segnalare i<br />

ripetuti malanni sofferti da M., ma non quella che fu la malattia più lunga e più<br />

grave, nel 1889, dal 15 marzo a fine settembre, tanto che il giorno di S. <strong>Giuseppe</strong>,<br />

dopo aver ascoltato la messa, M. chiese il viatico e l’estrema unzione. Si<br />

trattava di un collasso totale di forze che gli creava difficoltà di respiro. Il peggio<br />

temuto non accadde, ma per parecchi mesi si fu in ansia per lui, finché in<br />

giugno poté andare alla Grugana e ristabilirsi a poco a poco. Dopo di allora,<br />

tirò avanti discretamente fino verso la fine del 1890. Ma il 4 gennaio 1891 verso<br />

sera, sentendo aumentare i suoi disturbi, M. si pose a letto. E il giorno dopo,<br />

ricevuta la comunione durante la messa celebrata da Scurati, dettò al diacono<br />

Giovanni Bricco (1868-1943), che l’assisteva a turno con altri compagni, queste<br />

righe di commiato, tutte imperniate sulla fede e la carità, la pace e la concordia.<br />

Molte volte ai missionari in difficoltà personali o comunitarie aveva<br />

suggerito di ravvivare queste virtù cristiane e apostoliche; ora ne fa il suo testamento<br />

e il suo augurio (ZOCCARATO, p. 7, vede qui la sintesi del pensiero e della<br />

vita di M.).<br />

Come non raramente succede, nei giorni seguenti il pericolo di morte sembra<br />

allontanarsi, e il malato nei momenti di sollievo gode di sentir leggere la<br />

Sacra Scrittura, specialmente il libro di Tobia, insiste che i chierici non fatichino<br />

troppo per vegliarlo e dice di essere contento sentendoli giocare. Ma il male<br />

riprende presto la sua virulenza e il 25 gennaio M. entra in uno stato di quasi<br />

agonia, pur restando abbastanza lucido. Due giorni dopo chiede di confessarsi<br />

499


finché si trovino tutti riuniti in Cielo a lodare e benedire in eterno<br />

il nostro Buon Dio.<br />

Pertanto, o miei carissimi e desideratissimi, corona mia e gaudio<br />

mio, vi dirò con l’Apostolo: Sic state in Domino [Così rimanete<br />

fermi nel Signore], perseverate costantemente nell’amore e<br />

nella grazia di Lui. Ciò compierete se vi sforzerete in tutta la<br />

vostra vita di promuovere in voi e negli altri quella fede che per<br />

charitatem operatur [opera per mezzo della carità, Gal 5,6].<br />

La fede è una sola, una fides; e deriva dall’udito, fides ex auditu<br />

[Rm 10,17]; è un tesoro comune, inviolabile, intangibile, che<br />

viene da Dio; non vi si può aggiungere né togliere cosa alcuna.<br />

Sicut audio judico, come io ascolto così giudico, così credo, così<br />

ritengo per indubitato. La fede ripeto è dall’udito. Da chi devo<br />

udirla? Si quis Ecclesiam non audierit sit tibi sicut etnicus et publicanus<br />

[Se qualcuno non ascolterà la Chiesa, sia per te come un<br />

pagano e un pubblicano, Mt 18,17]. Chi ha ricevuto da Cristo<br />

quella fede che non viene mai meno? Ego pro te rogavi, Petre, ut<br />

non deficiat fides tua [Io ho pregato per te, Pietro, perché non<br />

venga meno la tua fede, Lc 22,32]. Udiamo Pietro, udiamo la<br />

Chiesa e avremo sempre in noi viva, pura, intemerata la vera<br />

fede.<br />

Ma la fede non basta, se io avrò una fede così viva da trasportare<br />

i monti, a nulla mi giova: uniamoci la carità. Siamo indivisi<br />

nella fede, siamo indivisi nella carità, la fede unisca le nostre<br />

menti, la carità i nostri cuori.<br />

E la pace di Dio che supera ogni senso custodisca le nostre<br />

intelligenze e i nostri cuori sino all’ultimo respiro.<br />

alle 4,15 del mattino, e durante la messa celebrata subito dopo fa la sua ultima<br />

comunione, con visibile fervore, rispondendo chiaramente “Amen” alle parole<br />

del sacerdote che gli porge l’ostia santa. Terminata la celebrazione, si recitano<br />

le preghiere degli agonizzanti e poi altre orazioni in privato. <strong>Marinoni</strong> spira<br />

poco prima delle 11, martedì 27 gennaio 1891.<br />

500


APPENDICI


I<br />

LA FAMIGLIA DI MONS. MARINONI<br />

<strong>Mons</strong>. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong> è il terzogenito di Cesare e Teresa<br />

Calchi Novati, sposatasi la seconda volta dopo la morte del primo<br />

marito, Giovanni Battista Annoni. Diamo qui il quadro delle due<br />

famiglie, partendo dai genitori e passando poi ai figli di ciascuna<br />

secondo l’ordine cronologico delle nascite, nella misura dei dati che<br />

siamo riusciti a reperire.<br />

Teresa Calchi Novati<br />

Teresa Maria Michela, figlia di Sigismondo Calchi Novati e<br />

Rosa Ronzoni, nasce il 3 settembre 1771 a Passirano (parrocchia<br />

di Carnate, Pieve di Vimercate), nella villa paterna dove i genitori,<br />

entrambi appartenenti alla nobiltà lombarda, trascorrevano<br />

i periodi estivi. Riceve il battesimo il giorno successivo nella chiesa<br />

parrocchiale dei SS. Cornelio e Cipriano. Le fa da “compadre”<br />

il nob. d. Michele Ronzoni, zio materno e canonico della chiesa<br />

prepositurale di S. Stefano in Nosizzia a Milano, alla cerimonia,<br />

però, viene sostituito da d. <strong>Giuseppe</strong> Compagnai della parrocchia<br />

di Vimercate.<br />

Quando il 18 gennaio 1796 sposa Giovanni Battista Annoni,<br />

Teresa già da molti anni risiede a Milano nella parrocchia di S.<br />

Maria del Carmine; si trasferisce poi nella parrocchia di San Marco,<br />

e qui saranno battezzati tutti i figli ad eccezione dell’ultimogenita.<br />

Nell’autunno del 1810 è oramai da qualche tempo a Cuggiono<br />

dove i <strong>Marinoni</strong> hanno vari possedimenti. Vi rimane fino<br />

alla morte, avvenuta il 17 agosto 1832.<br />

Della sua vita poco traspare dalla corrispondenza del figlio, se<br />

503


non la grave e dolorosa malattia che la portò alla morte. Dai<br />

documenti parrocchiali sappiamo che è deceduta in casa, alle ore<br />

10 della mattina, per apoplessia, e che i funerali vennero celebrati<br />

l’indomani.<br />

Giovanni Battista Annoni<br />

Giovanni Battista, primo marito di Teresa, appartiene alla<br />

nobile famiglia degli Annoni. Di lui ben poco si sa (neppur quando<br />

è nato e morto), se non che ha ricoperto la carica di segretario<br />

comunale, come attestano l’atto di matrimonio e il certificato<br />

di morte della figlia Carolina, i quali però non riportano il<br />

nome della località. Si sa, invece, che gli Annoni avevano dei possedimenti<br />

a Cuggiono, tanto che il conte Antonio (morto nel<br />

1825), marito di Ludovica Cicogna, vi fece costruire la propria<br />

villa, ora sede del municipio, il cui parco è, per estensione, il<br />

secondo in Italia dopo quello di Monza. A Cuggiono Giovanni<br />

Battista deve aver trascorso i periodi estivi e stretto una forte<br />

amicizia con Cesare <strong>Marinoni</strong>, al quale chiederà di fare da padrino<br />

al secondo figlio, Cesare.<br />

Cesare <strong>Marinoni</strong><br />

Cesare, secondo marito di Teresa, è il terzogenito di Pietro<br />

<strong>Marinoni</strong>. Nasce a Milano nella parrocchia di San Calimero in<br />

data sconosciuta; sappiamo che ha due fratelli, Gerolamo e <strong>Giuseppe</strong>,<br />

entrambi deceduti a Cuggiono all’età di 62 anni, rispettivamente<br />

l’8 marzo 1806 ed il 2 novembre 1808.<br />

Molte delle terre attorno a Cuggiono appartenevano ai <strong>Marinoni</strong>,<br />

ed è qui che molto probabilmente è nata, fin dalla tenera<br />

età, l’amicizia di Cesare con Giovanni Battista, primo marito di<br />

Teresa Calchi Novati. Anche gli Annoni, difatti, erano tra le<br />

nobili famiglie milanesi che nelle loro ville in Cuggiono solevano<br />

trascorrere i mesi estivi lontano dalla città.<br />

Cesare <strong>Marinoni</strong> il 23 aprile 1799 tiene a battesimo Cesare<br />

504


Annoni; otto anni più tardi, l’8 maggio 1807 ne sposa la mamma,<br />

Teresa Calchi Novati, previa dispensa dall’impedimento ex<br />

cognazione spirituale di secondo grado, derivante dall’esser stato<br />

padrino. Al matrimonio fanno da testimoni Giovanni Battista<br />

Mapelli (della parrocchia degli sposi) ed il fratello di Teresa, Luigi<br />

Calchi Novati.<br />

Verso la metà degli anni ’40, dopo aver venduto i terreni<br />

di Cuggiono si trasferisce ad Arconate, nella parrocchia affidata<br />

al figlio Pietro dal 1846, laddove trascorre gli ultimi anni di<br />

vita. La data della morte è a tutt’oggi sconosciuta.<br />

FIGLI DELLA FAMIGLIA ANNONI<br />

1. Giovanni Battista Annoni (Giovannino)<br />

Nasce a Milano il 18 gennaio 1796 nella parrocchia di San<br />

Marco, e al battesimo, secondo un’antica tradizione riguardante<br />

il primogenito, riceve il nome del padre, che era già stato del<br />

nonno. Giovannino, come affettuosamente viene chiamato in<br />

famiglia, è l’unico degli Annoni (e anche dei <strong>Marinoni</strong>) ad essersi<br />

sposato. Del suo matrimonio non conosciamo la data, ma sappiamo<br />

che sia lui che la moglie Costanza tengono ottimi rapporti<br />

con <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>. Maggiore di quindici anni, Giovanni<br />

Battista sarà sempre per il fratello <strong>Giuseppe</strong> un punto di riferimento<br />

e un aiuto valido, tanto per gli affari di famiglia quanto<br />

per quelli del Seminario delle Missioni Estere; egli terrà a battesimo<br />

la sorella uterina Degnamerita nel 1816.<br />

Giovanni Battista muore a Milano il 3 novembre 1869 all’età<br />

di 72 anni, assistito negli ultimi giorni da don <strong>Giuseppe</strong>.<br />

2. Cesare Annoni (Cesarino)<br />

Cesare Gabriele Luigi nasce a Milano il 20 aprile 1799. Tre<br />

giorni dopo viene battezzato nella chiesa parrocchiale di San<br />

505


Marco. I genitori scelgono per padrino una persona a loro molto<br />

cara, tanto da ricordarla anche nel primo nome dato al figlio:<br />

si tratta di Cesare <strong>Marinoni</strong> del fu Pietro, lo stesso che il destino<br />

porterà a sposare, dieci anni dopo, la mamma del battezzato.<br />

Gabriele e Luigi sono invece i nomi dei due fratelli maggiori della<br />

madre.<br />

Iscritto nel clero della parrocchia di Cuggiono già all’inizio<br />

del 1814, riceve gli ultimi Ordini Minori nel 1820 ed il 24 giugno<br />

1823 viene ordinato sacerdote dell’arcidiocesi milanese. È a<br />

Milano che qualche giorno più tardi, in occasione della solennità<br />

dei SS. Pietro e Paolo, celebra la Prima Messa, assistito dal fratello<br />

<strong>Giuseppe</strong>, di cui benedice la veste talare indossata per la<br />

prima volta in quest’occasione.<br />

Di don Cesare Annoni e delle sue attività in diocesi non vi è<br />

alcun accenno nella corrispondenza di <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>, tanto<br />

meno nella documentazione conservata nell’Archivio della<br />

diocesi di Milano. Si sa solamente che attorno al 1835 è impegnato<br />

presso il seminario vescovile, dove potrebbe essere rimasto<br />

fino alla morte, da supporsi successiva al 1838. Risale al 30<br />

giugno di quell’anno l’ultima lettera di <strong>Marinoni</strong> in cui viene<br />

citato il suo nome.<br />

3. Carolina Annoni<br />

Carolina Rosa Margherita Paola Faustina Annoni nasce a<br />

Milano il 1° ottobre 1800. Viene battezzata il 3 successivo in San<br />

Marco, la chiesa parrocchiale dei genitori. Padrino è Carlo Ronzoni<br />

del fu Ignazio, cugino della mamma. Anche in questo caso<br />

i nomi imposti sottolineano l’affetto intercorrente tra la mamma<br />

Teresa e le persone a lei più care, come ad esempio la sua mamma<br />

Rosa, o le sorelle Isabella e Faustina.<br />

Carolina, diversamente dal fratello Giovannino, non si sposa.<br />

Vive con i genitori, prima a Cuggiono, poi ad Arconate nel periodo<br />

in cui don Pierino è alla guida della parrocchia di Sant’Eusebio<br />

(1846-1854). Tornata a Cuggiono, vi risiede fino alla morte,<br />

avvenuta il 17 agosto 1869. Nello Stato delle Anime di questa<br />

506


Parrocchia, datato 1860, risulta che Carolina abita in piazza San<br />

Giorgio con la domestica Antonia Fogliani nella casa di proprietà<br />

della famiglia Bray. Ciò denota il suo stile di vita semplice,<br />

se si pensa che a Cuggiono gli Annoni erano una delle famiglie<br />

più importanti. Aggregata alla Confraternita del Beato Tobia<br />

all’Ospedale Maggiore, si dedica ad opere di carità sia a Cuggiono<br />

che ad Arconate: nelle sue disposizioni testamentarie vi sono<br />

molti legati a favore dei poveri di queste parrocchie e di opere<br />

assistenziali come l’Ospedale di Cuggiono.<br />

4. Paola Annoni<br />

Paola Antonia Margherita Faustina nasce a Milano, il 1° settembre<br />

1802. Come in uso per gli Annoni e i <strong>Marinoni</strong>, porta il<br />

nome del padrino di battesimo, un certo Paolo Antonio Zappa,<br />

della parrocchia di S. Maria del Giardino in Milano. Il sacramento<br />

viene amministrato il giorno dopo la nascita nella Chiesa<br />

parrocchiale di San Marco. Paola muore a Milano prima della<br />

nascita di <strong>Giuseppe</strong>, e questi la ricorda unitamente all’altra sorellina<br />

morta successivamente, scrivendo a Margherita il 30 giugno<br />

1838 (Lettera 6).<br />

FIGLI DELLA FAMIGLIA MARINONI<br />

1. Pietro <strong>Marinoni</strong> (Pierino)<br />

Pietro Sigismondo Luigi Giorgio <strong>Marinoni</strong> vede la luce a<br />

Milano il 22 aprile 1808 e riceve il battesimo due giorni dopo<br />

nella chiesa di San Marco; fa da padrino Luigi Calchi Novati, il<br />

fratello maggiore di Teresa; perciò il neonato porta i nomi dei<br />

due nonni (paterno e materno, cioè Pietro e Sigismondo), ai quali<br />

seguono il nome del padrino e del Santo cavaliere: di quest’ultimo<br />

non si è riusciti a trovare omonimi parentali.<br />

Dopo essere stato iscritto nel clero di Cuggiono, come lo fu<br />

Cesare e lo sarà <strong>Giuseppe</strong>, frequenta i seminari milanesi, dove<br />

507


per alcuni anni avrà come compagno di corso anche il fratello<br />

minore Peppino.<br />

Nel 1830 è ordinato suddiacono col titolo, cappellania di San<br />

Cristoforo nella chiesa prepositurale di Bollate, il 23 maggio e<br />

diacono il giorno 31. Il 28 maggio 1831 riceve il sacerdozio e l’indomani<br />

celebra la Prima Messa. Dal 1832 al 1846 è annesso alla<br />

parrocchia di S. Maria alla Porta in Milano, in un primo tempo<br />

con l’ufficio di Sagrista. Il 12 marzo 1846 gli viene conferito il<br />

beneficio parrocchiale di Arconate, parrocchia vacante dal 3<br />

ottobre 1845 per la morte del precedente titolare.<br />

Pietro muore dopo una breve malattia alle 6,30 del 24 maggio<br />

1854, assistito dal fratello <strong>Giuseppe</strong>.<br />

2. Margherita <strong>Marinoni</strong> (Ghittina)<br />

Maria Margherita Laura Rosa <strong>Marinoni</strong> nasce il 15 settembre<br />

1809 a Milano, nella parrocchia di San Marco. Due giorni dopo<br />

viene tenuta a battesimo da Margherita Visconti, figlia del fu<br />

Conte Filippo e vedova di Giorgio Antonio Olivazzi; la nobildonna<br />

milanese è la sorella di Lodovica, che sposò Antonio<br />

Annoni, zio del primo marito di Teresa. Nonostante che il primo<br />

nome della neonata sia Maria, essa verrà sempre chiamata dalle<br />

persone più care Margherita, o col vezzeggiativo Ghittina.<br />

Nel primi mesi del 1831, Margherita entra nel Collegio delle<br />

Dame della Guastalla, istituzione preposta all’istruzione delle<br />

giovani appartenenti alle nobili famiglie decadute. Compiuto il<br />

rito della vestizione nel febbraio 1832, qualche mese dopo le vengono<br />

già affidate le prime ragazze da seguire. Donna colta, amante<br />

della poesia e delle lingue straniere, fin dall’inizio sostiene spiritualmente<br />

e materialmente il ministero sacerdotale di <strong>Giuseppe</strong>,<br />

coinvolgendo anche le consorelle della Guastalla.<br />

Nel 1888 avviene l’incameramento del Collegio da parte del<br />

Regno d’Italia, che causa la divisione della comunità in due: alcune<br />

Dame si riuniscono a Milano, altre si ritrovano a Palazzolo<br />

Milanese e tra loro Margherita, la cui salute già intaccata peggiora<br />

sempre più per la precarietà della situazione. Muore nel<br />

508


pomeriggio del 6 gennaio 1891 a Palazzolo Milanese, dove viene<br />

sepolta l’indomani, dopo funerali solenni celebrati da dieci<br />

sacerdoti e con la partecipazione della Confraternita della parrocchia.<br />

Alle esequie non presenzia il fratello <strong>Giuseppe</strong>, gravemente<br />

malato a Milano, dove morirà alla fine di quello stesso<br />

mese.<br />

3. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong> (Peppino, Pepino)<br />

<strong>Giuseppe</strong> Girolamo Antonio Anastasio Aussanno nasce a<br />

Milano l’11 ottobre 1810 e l’indomani viene tenuto a battesimo<br />

dalla zia materna Isabella, nella chiesa parrocchiale di San Marco.<br />

Dei nomi che gli vengono dati, i primi due sono quelli degli<br />

zii paterni, deceduti il primo nel 1806, il secondo nel 1808; il terzo<br />

si richiama ad un parente non meglio conosciuto, mentre Anastasio<br />

ed Aussano ricordano due personaggi illustri della casata.<br />

Sulla vita e l’attività di don <strong>Giuseppe</strong>, si veda l’appendice “Dati<br />

biografici di mons. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>”.<br />

4. Degnamerita <strong>Marinoni</strong> (Merita)<br />

Degnamerita Maria Faustina Isabella nasce a Cuggiono il 23<br />

gennaio 1816, quando il piccolo <strong>Giuseppe</strong> ha poco più di cinque<br />

anni. Viene tenuta a battesimo dal fratello uterino Giovanni, allora<br />

ventenne. Per diciotto mesi rallegra la famiglia <strong>Marinoni</strong>: muore<br />

infatti l’8 luglio 1817 per “dissenteria prodotta da dentizione”.<br />

I nomi di battesimo sottolineano ancora una volta i forti legami<br />

parentali. Degnamerita Brambilla è la moglie dello zio paterno<br />

<strong>Giuseppe</strong>, anch’egli residente in Cuggiono ed ivi deceduto il 2<br />

novembre 1808. Faustina ed Isabella, invece, sono le zie materne.<br />

Tra tutta la corrispondenza di mons. <strong>Marinoni</strong> conservata nell’Archivio<br />

generale di Roma, la lettera del 30 giugno 1836 (Lettera<br />

6) è l’unica in cui appaiano entrambi i nomi delle due sorelle<br />

morte in tenera età, Paola e Degnamerita, quest’ultima ricordata<br />

col diminutivo familiare di Merita.<br />

509


II<br />

DATI BIOGRAFICI DI MONS. MARINONI<br />

Raccogliamo qui dati personali di M. e, in misura ridotta, quelli<br />

relativi alla sua attività e all’opera di Direttore dell’Istituto, per<br />

i quali rimandiamo alle lettere e rispettive note.<br />

1810, 11 ottobre: <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong> (M.) nasce a Milano,<br />

nella parrocchia prepositurale di San Marco, in via dei Fiori<br />

Oscuri. Il giorno dopo viene battezzato dal parroco don <strong>Giuseppe</strong><br />

Pesti nella chiesa omonima con i nomi di <strong>Giuseppe</strong>, Gerolamo,<br />

Antonio, Anastasio, Ausonio; madrina è la zia materna Isabella<br />

(cfr. Appendice I).<br />

1813, ottobre: riceve la cresima da mons. Gabrio Nava, vescovo<br />

di Brescia, nella chiesa parrocchiale di San Giorgio, a Cuggiono,<br />

dove vive la sua infanzia e giovinezza nelle tenute paterne;<br />

fa da padrino il fratello uterino Giovanni Battista Annoni.<br />

Prime istruzioni: mancano dati precisi in proposito. A Cuggiono,<br />

M. segue le lezioni dell’abate Piccoli, maestro comunale;<br />

viene poi iscritto al collegio di Parabiago, dove rimane fino alla<br />

“prima umanità”.<br />

1823, 21 maggio: viene ascritto alla chiesa parrocchiale di<br />

Cuggiono, con la facoltà di vestire l’abito talare, che metterà la<br />

prima volta il 29 giugno, partecipando a Milano alla prima Messa<br />

del fratello uterino don Cesare Annoni.<br />

1824-29: studia belle lettere nel seminario diocesano di S. Pietro.<br />

1829-30: studia filosofia nel seminario di Monza, ottenendo in<br />

ogni materia la classifica prima con eminenza.<br />

1830-34: fa teologia nel seminario di Milano, sempre ottenendo<br />

nelle varie discipline il massimo dei voti; impara anche il canto,<br />

il francese, l’ebraico. In questi anni M. riceve da mons. Zer-<br />

511


i, vescovo di Famagosta: la tonsura, il 25 febbraio 1831; i primi<br />

due ordini minori, il 27 maggio seguente; i due ultimi ordini<br />

minori, il 16 marzo 1832. Nel 1833 l’arcivescovo di Milano card.<br />

Gaisruck gli conferisce: il suddiaconato, il 21 settembre; il diaconato,<br />

il 21 dicembre; nel 1834, 24 maggio, il presbiterato. M.<br />

celebra la prima Messa il giorno dopo nella chiesa del Collegio<br />

della Guastalla, dove si trova la sorella Margherita.<br />

1835-36: iscritto all’inizio dell’anno scolastico tra i docenti del<br />

seminario di S. Pietro, deve sospendere l’insegnamento il 23<br />

aprile 1836 per una grave malattia di petto, e va a riposare a Cuggiono.<br />

Intanto matura la decisione di farsi gesuita e, a fine agosto,<br />

riceve l’invito del provinciale dei gesuiti di Roma, p. Spedalieri,<br />

di recarsi colà. Ottenuti i permessi ecclesiastici e governativi,<br />

oltre al placet del suo direttore spirituale, p. Biraghi, si mette<br />

in viaggio. Visita i gesuiti di Piacenza; a fine novembre è a Parma,<br />

ospite dei cappuccini; soggiorna poi in dicembre presso i<br />

gesuiti di Reggio Emilia; fa tappa a Firenze dove celebra all’altare<br />

dell’Annunziata.<br />

1837: dall’1° gennaio al 13 maggio è postulante e poi novizio<br />

dai gesuiti di S. Andrea al Quirinale e vi fa il mese ignaziano, ma<br />

il direttore degli Esercizi, giudicando inconciliabile il suo desiderio<br />

di vita in solitudine con la vocazione gesuita, lo lascia andare.<br />

M. si presenta ai certosini presso S. Maria degli Angeli a<br />

Roma, ma non viene accolto per motivi di salute. Invano batte<br />

alla porta di altre comunità di solitari, quando incontra don Vincenzo<br />

Pallotti, rettore della chiesa di Santo Spirito dei Napoletani<br />

in via Giulia a Roma, e qui risiede già dal maggio 1837 per<br />

parecchi anni, attratto dallo zelo apostolico del Pallotti, che era<br />

intenzionato tra l’altro a fondare un istituto per le missioni, dandosi<br />

alla cura della propria anima e al ministero sacerdotale.<br />

1841: in gennaio M. si trasferisce all’Ospizio di San Michele<br />

a Ripa, come vice parroco.<br />

1844: in settembre succede al defunto parroco dell’Ospizio e<br />

vi resta fino al maggio del 1850.<br />

1850: in maggio lascia Roma e torna a Milano per rinfrancarsi<br />

in salute. Intanto procedono i preparativi per la fondazione del<br />

Seminario Lombardo per le Missioni Estere e Ramazzotti, a Roma<br />

512


per la consacrazione episcopale, ottiene dal card. Tosti, alto<br />

responsabile dell’Ospizio, di lasciar libero M. per dirigere il<br />

nascente Istituto missionario. Il 27 luglio M. ne viene nominato<br />

Direttore dall’arcivescovo Romilli. Il 30 dello stesso mese accoglie<br />

a Saronno i primi alunni ed ha inizio il nuovo Istituto. In accordo<br />

col Fondatore compie tutti gli atti necessari per l’erezione formale<br />

del Seminario da parte dei vescovi lombardi, che avverrà il<br />

1° dicembre dello stesso anno (cfr. COLOMBO, PIME, Documenti<br />

di Fondazione).<br />

1851: in giugno si apre la nuova sede dell’Istituto a S. Calocero<br />

e M. ne dà comunicazione ai vescovi lombardi raccomandando<br />

di favorire le vocazioni; in agosto invia a Roma Reina e<br />

Salerio per le intese con Propaganda sulla prima spedizione in<br />

Oceania.<br />

1852: in marzo-aprile M. accompagna i primi partenti da<br />

Milano a Londra e Gravesend, porto d’imbarco, con tappa a Lione<br />

e Parigi.<br />

1853: il 20 febbraio è nominato dal Papa Protonotario Apostolico.<br />

Mentre M. pensa già ad un secondo invio di missionari,<br />

nasce la questione con Roma sullo scopo dell’Istituto, che si trascina<br />

per mesi tra malintesi e amarezze che angustiano fortemente<br />

M. e si risolve in settembre con una “protesta” di totale<br />

disponibilità ed obbedienza al Santo Padre, ma non senza lasciare<br />

strascichi.<br />

1854: M. riceve da Propaganda proposte per invii nelle Indie<br />

e in Borneo. Il 10 settembre nomina p. Alfieri dei Fatebenefratelli<br />

procuratore dell’Istituto presso la Santa Sede.<br />

1855: in aprile-maggio compie un viaggio di “propaganda”<br />

per le missioni e le vocazioni nel Veneto e visita allo stesso scopo<br />

alcuni vescovi e seminari lombardi; il 24 maggio riceve dal<br />

vicario generale di Milano l’attestato “de vita et moribus” per<br />

poter celebrare la Messa in qualsiasi diocesi; il 24 agosto manda<br />

ai vescovi del Veneto e dell’Emilia una lettera circolare chiedendo<br />

aiuto in vocazioni e offerte; il 20 dicembre propone al patriarca<br />

di Venezia lo studio di un atto dell’Episcopato di approvazione<br />

e adesione all’Istituto.<br />

1856: su richiesta del Papa, M. invia con funzione di parten-<br />

513


za del 17 febbraio i missionari Biffi e Robbioni a Cartagena in<br />

Colombia; informa autorità ecclesiastiche ed amici dell’uccisione<br />

di Mazzucconi.<br />

1857: M. è nominato da Francesco <strong>Giuseppe</strong> I Cavaliere di II<br />

classe dell’I.R. Ordine austriaco della Corona di Ferro; interviene<br />

sul caso del catechista Sesana e le regole provvisorie dei catechisti.<br />

1858: arrivano ad Hong Kong i primi missionari, reduci dall’Oceania:<br />

Reina in aprile, Raimondi e Tacchini in maggio; in due<br />

lettere del mese di luglio a Propaganda, M. difende la sua opera<br />

di superiore dell’Istituto.<br />

1859: il 22 settembre, M. rifiuta di illuminare S. Calocero contravvenendo<br />

all’ordine del governatore di Milano, che aveva<br />

disposto l’illuminazione di tutti gli edifici ecclesiastici per onorare<br />

la deputazione delle Romagne venuta ad offrire a Vittorio<br />

Emanuele le Legazioni già appartenenti al governo pontificio: fu<br />

l’unica eccezione.<br />

1860: 18 gennaio, M. esprime, a nome di tutto l’Istituto,<br />

“profondo ossequio e inalterabile devozione” al Papa oltraggiato.<br />

1861: M. scrive in data 25 giugno di provare la tentazione di<br />

dimettersi da Direttore per incomprensioni e difficoltà che rendono<br />

difficile agire in coscienza; in settembre-ottobre con amici<br />

fa un giro in Francia di devozione e per questioni da chiarire con<br />

i Consigli della Propagazione della Fede; rientrato, si ammala e<br />

solo il 29 dicembre torna a celebrare la Messa.<br />

1864: il 2 gennaio esce il primo numero de “L’Osservatore<br />

Cattolico”, diretto da M. con Felice Vittadini. M. firma l’articolo<br />

di apertura intitolato “Sia lodato Gesù Cristo”.<br />

1866: il 22 giugno, M. assieme ai sacerdoti Ripamonti, Rossari<br />

e Bolis costituisce la “Società privata per reggere il Seminario<br />

delle Missioni Estere”, della quale è nominato Amministratore e<br />

Direttore Unico. Lo scopo, positivamente raggiunto, è di evitare<br />

la soppressione dell’Istituto.<br />

1867: 1° dicembre M. chiede a Propaganda una missione più<br />

salubre per il Bengala, richiesta che dovrà essere ripetuta molte<br />

volte; 8 dicembre, funzione per la prima spedizione per la nuova<br />

missione della Birmania orientale, con a capo Biffi richiamato<br />

514


da Cartagena e presenza del nuovo arcivescovo di Milano, mons.<br />

Nazari di Calabiana.<br />

1869: M. scrive a Propaganda, nella festa della Trinità, che col<br />

suo consiglio ha deciso di accettare la missione del Honan; ottiene<br />

da Propaganda un Rescritto in data 13 giugno che l’autorizza<br />

a promuovere agli ordini maggiori i candidati “titulo missionis”;<br />

l’8 dicembre si apre il Concilio Vaticano I.<br />

1870: marzo-giugno, M. è a Roma per la consacrazione episcopale<br />

(3 aprile) di Barbero, primo vescovo dell’Istituto, e<br />

accompagnarlo nei lavori del Concilio come suo teologo.<br />

1872: in aprile dà avvio con Scurati a “Le Missioni Cattoliche”,<br />

e in ottobre lascia con Vittadini la direzione de “L’Osservatore<br />

Cattolico”; in autunno incontra casualmente i nobili<br />

Cavalli che gli promettono di lasciare in eredità a S. Calocero la<br />

loro Villa alla Grugana (Calco, Lc).<br />

1873: per desiderio di M. si fa la consacrazione di tutto l’Istituto<br />

e delle sue missioni al S. Cuore, a S. Calocero nel giorno preciso<br />

della festa (20 giugno), con l’intervento del vescovo Ballerini;<br />

il 22 luglio, mons. Volonteri è nominato vescovo vicario apostolico<br />

del Honan.<br />

1874: 22 febbraio, consacrazione episcopale di mons. Volonteri<br />

ad Hankow con esultanza di M.; nell’estate, primo soggiorno<br />

degli alunni a Villa Grugana; M. spiacente di non poter presenziare<br />

all’ordinazione episcopale di Raimondi, Roma, 22<br />

novembre.<br />

1875: in febbraio, rispondendo all’invito di Propaganda, M.<br />

si dice intenzionato a metter mano alle modifiche della “Proposta”<br />

con regole aggiornate.<br />

1876: è profondamente amareggiato per la vicenda di don<br />

Carlo Bolis. Nella lettera 138 M. ricorda che il 23 maggio precedente<br />

l’arcivescovo di Milano aveva parlato della compilazione<br />

di un regolamento per la nomina del Direttore del seminario,<br />

salvo restando la nomina di Direttore a vita per mons. <strong>Marinoni</strong>.<br />

1878: viene nominato dalla S. Sede membro della “Commissione<br />

di vigilanza” su “L’Osservatore Cattolico” e “Lo Spettatore”,<br />

istituita nel mese di giugno.<br />

515


1880: scrive a Propaganda il 16 giugno di essere contrario a<br />

lasciare Hyderabad; il 19 dicembre ringrazia Pio IX per l’enciclica<br />

“Sancta Dei Civitas” che inculca la cooperazione missionaria<br />

di tutti i fedeli.<br />

1882: il 19 febbraio a Milano partecipa alla consacrazione di<br />

mons. Biffi, divenuto vescovo di Cartagena; il 24 febbraio è<br />

nominato “Prelato Domestico” di S. Santità; il 19 marzo indirizza<br />

un appello ai vescovi d’Italia per le vocazioni, raccomandando<br />

l’Istituto e le sue missioni; in aprile-maggio cerca vocazioni,<br />

mentre accompagna mons. Biffi in Francia per l’imbarco; il 21<br />

novembre rivolge una supplica al Papa per poter accogliere gli<br />

aspiranti prescindendo dai vescovi.<br />

1883: interventi di M. per la divisione del Honan.<br />

1884: 19 marzo, S. <strong>Giuseppe</strong>, gioia grande di M. per la consacrazione<br />

episcopale a Nanyang del vicario apostolico del<br />

Honan del nord, mons. Scarella; il 13 maggio M. redige il testamento<br />

spirituale e civile; il 24 dello stesso mese, 50° della sua<br />

ordinazione sacerdotale, comunica ai confratelli di aver presentato<br />

le nuove regole all’esame di Propaganda; il giorno dopo si<br />

festeggia a S. Calocero il suo 50° di sacerdozio; per questa occasione<br />

Scurati cura un numero speciale commemorativo; il 26<br />

luglio M. partecipa, a nome di tutto l’Istituto, a Leone XIII la<br />

sua indignazione per la spoliazione dei beni di Propaganda da<br />

parte del governo d’Italia; in dicembre è seriamente ammalato ed<br />

ottiene di poter celebrare in camera.<br />

1885: il 4 luglio, scrive ai missionari della Birmania per riportare<br />

la concordia.<br />

1886: il 3 dicembre, festa di S. Francesco Saverio, presenta a<br />

tutti i confratelli le nuove regole, approvate da Propaganda “ad<br />

sexennium” il 16 agosto precedente.<br />

1887: il 27 febbraio, a Calcutta, mons. Francesco Pozzi è consacrato<br />

primo vescovo di Krishnagar; iniziano i lavori per il cimitero<br />

dell’Istituto alla Grugana.<br />

1888: per interessamento di M., Istituto e missioni prendono<br />

parte con oggetti vari all’Esposizione in Vaticano, dall’Epifania<br />

al 30 maggio, per il 50° di sacerdozio di Leone XIII; M. riceve<br />

dall’arcivescovo la delega per benedire il cimitero della Grugana,<br />

516


dove, l’8 maggio, si reca con padri e alunni per inumare i resti<br />

dei pp. Reina e Davanzo.<br />

1889: M. è colto, il 15 marzo, da un grave malanno, asma e<br />

prostrazione di forze; il 19 seguente riceve il viatico e l’estrema<br />

unzione; la situazione di gravità si prolunga pur attenuandosi, e<br />

M. può andare l’8 giugno alla Grugana dove resta fino al 26 settembre<br />

ristabilendosi a poco a poco.<br />

1890: la salute di M. si mantiene nel complesso discreta,<br />

nonostante qualche ricaduta, tanto che può attendere al suo<br />

lavoro fin verso la fine dell’anno; 8 dicembre, consacrazione a<br />

Mandalay del primo vescovo della Birmania orientale, mons.<br />

Rocco Tornatore.<br />

1891: il 4 gennaio M. deve rimettersi a letto; dopo qualche<br />

giorno di ripresa, si aggrava e il 25 dello stesso mese entra in stato<br />

comatoso, pur rimanendo abbastanza lucido di mente; spira<br />

verso le 11 di mattina del martedì 27 gennaio (altri particolari in<br />

nota alla lettera 195). Le esequie si svolgono a S. Calocero, officiate<br />

dal vescovo mons. Ballerini, il 29, e il 30 la salma è tumulata<br />

alla Grugana.<br />

517


III<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

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519


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missionario, Pontificio Istituto Missioni Estere, Milano 1956.<br />

Nel giorno felice del Giubileo Sacerdotale del R.mo <strong>Mons</strong>. <strong>Giuseppe</strong><br />

<strong>Marinoni</strong> Direttore del Seminario delle Missioni Estere.<br />

Omaggio dell’Istituto riconoscente, Milano 1884 (BA 02/4).<br />

SBERNA Anna Maria, <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong> (1950-1872) tra Le Missioni<br />

Estere e “L’Osservatore Cattolico”, Università degli Studi<br />

di Milano, Facoltà di Lettere e Filosofia, Anno Accademico<br />

1989-90 (Tesi di laurea inedita).<br />

SCURATI Giacomo, Memorie, manoscritto, AME 35, 04.<br />

TODISCO Francesco a cura, San Vincenzo Pallotti profeta della spiritualità<br />

di comunione, Società dell’Apostolato Cattolico,<br />

Roma 2004.<br />

TRAGELLA Giovanni Battista, Le Missioni Estere di Milano nel<br />

quadro degli avvenimenti contemporanei, voll. I-III, Pontificio<br />

Istituto Missioni Estere, Milano 1950-1963.<br />

ZOCCARATO Silvano, Il Missionario secondo gli scritti di p. <strong>Giuseppe</strong><br />

<strong>Marinoni</strong>, vol. inedito, Milano 1987.<br />

520


IV<br />

GLI SCRITTI DI MONS. MARINONI<br />

Uomo di grande cultura e dalla penna facile, mons. <strong>Marinoni</strong> ci<br />

ha lasciato molti scritti, alcuni dei quali pubblicati post mortem<br />

dallo Scurati. Alle opere editate devono aggiungersi i manoscritti<br />

conservati nell’Archivio generale di Roma: testi per omelie, meditazioni,<br />

poesie, ecc. Non va altresì dimenticata la produzione giornalistica<br />

specialmente per L’Osservatore Cattolico. La conoscenza<br />

delle lingue antiche gli permise anche di dilettarsi nella traduzione<br />

di opere latine per metterle a disposizione del grande pubblico.<br />

1. Pubblicazioni<br />

Le opere del <strong>Marinoni</strong> furono stampate in gran parte dalla<br />

tipografia di S. <strong>Giuseppe</strong>, propria del Seminario di San Calocero.<br />

Altre, poi, lo furono dalla Tipografia e Libreria Arcivescovile<br />

Ditta Boniardi-Pogliani di Ermenegildo Besozzi di Milano.<br />

1. Proposta di alcune massime e norme per l’Istituto delle missioni<br />

estere, Redaelli, Milano 15 settembre 1851, pp. 104 –<br />

(BA 1 I, 03, doc. 4) –. <strong>Mons</strong>. <strong>Marinoni</strong> ne curò la stampa<br />

dopo aver collaborato nel 1850 con mons. Ramazzotti ed<br />

altri alla stesura della stessa.<br />

2. Cenni sulle missioni tra gli infedeli e sull’Opera della propa-<br />

1 I libri conservati nella Biblioteca dell’Archivio generale del PIME sono<br />

stati segnalati con la sigla BA, seguita dai riferimenti di collocazione.<br />

521


gazione della Fede, Boniardi-Pogliani, Milano 1852, pp. 103<br />

– (BA I, 02, doc. 1) –. Questo saggio apparve anonimo ma,<br />

secondo TRAGELLA (I,p. 113), l’autore è certamente il <strong>Marinoni</strong>.<br />

3. Notizie sull’Istituzione del Seminario delle Missioni Estere<br />

eretto dai Rev. Vescovi della Lombardia nel 1850, Boniardi-<br />

Pogliani, Milano 1853, pp. 142+4 – (BA I, 01, doc. 1) –.<br />

4. Discorso letto nell’adunanza generale del Clero il giorno 11<br />

dicembre 1862 dal Sacerdote <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong> Direttore del<br />

Seminario delle Estere Missioni, Pogliani-Besozzi, Milano<br />

1862, pp. 22 – (BA I, 04, doc. 2) –.<br />

5. Sulla venuta di S. Pietro a Roma, Boniardi-Pogliani, Milano<br />

1863, pp. 14 – (BA I, 04, doc. 10) –. Nella copia conservata<br />

presso l’Archivio generale di Roma, un appunto scritto dallo<br />

Scurati in terza di copertina, riporta le origini del lavoro:<br />

“Questo opuscoletto fu scritto da Mgr <strong>Marinoni</strong> per compiacere<br />

un buon uomo il quale aveva preparato su questo argomento<br />

una lettera inopportuna, e la voleva pubblicare per<br />

opporsi alla tiritera dei protestanti che predicavano al gentilino<br />

2. La scrisse che era molto gramo di salute ed affaccendato<br />

e non ebbe neppure la soddisfazione d’averne una copia in<br />

ricompensa. La presente fu comperata. L’occasione poi della<br />

carità fu il rivedere, come censore ecclesiastico la sopradetta<br />

lettera. 5 ottobre 1863. Scurati”.<br />

6. Discorso sull’Opera della Propagazione della Fede - Recitato<br />

dal sacerdote <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong> Direttore delle Estere Missioni<br />

il 2 Dicembre 1863 nella chiesa del Santo Sepolcro in<br />

Milano celebrandosi solennemente la festa di S. Francesco<br />

Saverio Patrono dell’Opera, Boniardi-Pogliani, Milano 1863,<br />

pp. 20 – (BA I, 04, doc. 5) –.<br />

7. La Traslazione della Santa Casa da Nazaret a Loreto - Discorso<br />

recitato il 16 dicembre 1864 dal Sac. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong><br />

Direttore del Seminario delle Estere Missioni nella Ven. Chiesa<br />

di S. Maria di Loreto in Milano, Maiocchi, Milano 1865,<br />

pp. 16 – (BA I, 04, doc. 11) –.<br />

522<br />

2 Alla gente pagana.


8. Preghiera ossequiosa del Rettore del Seminario di S. Calocero<br />

in Milano per le Estere Missioni, agli Illustrissimi e Reverendissimi<br />

Vescovi d’Italia, Tip. S. <strong>Giuseppe</strong>, Milano 1882, pp.<br />

8 – (BA 02/5) –. <strong>Marinoni</strong> invita i presuli ad inviargli sacerdoti,<br />

come sollecitato anche dal Prefetto di Propaganda<br />

Fide, il cui scritto è allegato alla lettera. La pubblicazione<br />

riporta anche una breve presentazione dell’Istituto missionario.<br />

9. Proverbia, Ecclesiastes [Qoelet], Canticum Canticorum,<br />

Sapientia et Ecclesiasticus [Siracide], Tip. S. <strong>Giuseppe</strong>, Milano<br />

1889, p. 248 – (BA 02/1) –. <strong>Marinoni</strong> redige in latino, lingua<br />

usata per la pubblicazione, l’introduzione all’edizione<br />

tascabile dei cinque Libri Sapienziali. Successivamente<br />

mons. Eliodoro Campanari così scriveva al riguardo: “Due<br />

anni prima della santa sua morte, riavutosi da grave malattia,<br />

ha voluto lasciare come testamento ai suoi dilettissimi<br />

figli i Libri sapienziali a pascolo del loro spirito in un elegante<br />

volumetto tascabile con una stupenda dedica alla Vergine<br />

Immacolata, di cui era devotissimo, in forbito latino e<br />

con una magnifica lettera, pure latina, diretta agli stessi suoi<br />

figli, in cui traspare tutto il suo cuore nel raccomandarne la<br />

lettura” (AGPIME 2, pp. 551-552).<br />

10. Il pellegrinaggio di S. Silvia Aquitana ai luoghi santi - Da un<br />

codice della Biblioteca di Arezzo scoperto dal Ch. Prof. Giovanni<br />

Francesco Gamurrini e volgarizzato dal Sac. G. M., Tip.<br />

S. <strong>Giuseppe</strong>, Milano 1890, pp. 71 – (BA 02/2) –. Si tratta di<br />

una traduzione in italiano del testo latino di recente scoperta,<br />

ed in precedenza già pubblicata sul periodico Nuovo<br />

Giornale Arcadico - Serie III. Oltre alle note al testo, redatte<br />

dal <strong>Marinoni</strong>, il libro riporta anche l’interessante documentazione<br />

che il traduttore chiese al Vescovo di Brescia – nella<br />

cui città si trova il corpo della santa – prima di iniziare la traduzione.<br />

11. Lettera pastorale dei Vescovi Lombardi del 5 gennaio 1861,<br />

pp. 30 – (BA I, 04, doc. 1) –. Il testo, scritto dal <strong>Marinoni</strong><br />

su invito dei Vescovi della Provincia Ecclesiastica di Milano,<br />

tratta della sacralità del matrimonio.<br />

523


2. Manoscritti pubblicati<br />

1. Scritti varj del defunto mons. <strong>Giuseppe</strong> <strong>Marinoni</strong>, primo direttore<br />

del Seminario delle Missioni Estere di Milano, raccolti da<br />

Giacomo Scurati Sacerdote del medesimo Istituto,Tip. S. <strong>Giuseppe</strong>,<br />

Milano, 1892, pp. 371 – (BA 1, 10, 143) –. Ripartita<br />

in tre sezioni, l’opera raccoglie:<br />

a) 19 discorsi tenuti in varie occasioni come il triduo di<br />

predicazione tenuto ad Arconate nell’ottobre 1853,<br />

quando ne era parroco il fratello Pietro;<br />

b) 19 conferenze, quasi tutte rivolte agli alunni di San<br />

Calocero; 14 discorsi ai missionari in partenza per le<br />

missioni (1875-1890);<br />

c) lettere ai Pontefici e ai vescovi; cronache dell’Istituto;<br />

necrologio del p. Giovanni Maria Alfieri dei Fatebenefratelli<br />

(+ 1888) e del p. Belisario Fattori di S. Calocero<br />

(+ 1890); documenti già stampati dal <strong>Marinoni</strong> e<br />

preghiere composte per uso del seminario, tra cui da<br />

segnalare la Novena a San Francesco Saverio.<br />

3. Manoscritti non pubblicati<br />

1. “Notizie brevi su S. Calogero e S. Secondo d’Asti corredate delle<br />

lectiones iv, v e vi ii° notturno, per la recita del breviario”<br />

– (AGPIME 2,01, pp. 297-300) –.<br />

2. “Pensieri e Massime spirituali” – (AGPIME 2,01, pp. 325-<br />

340) – Raccolta di 70 scritti ad uso privato.<br />

3. “Vangeli domenicali. Tracce” – (AGPIME 2,01, pp. 341-376)<br />

– Appunti di omelie per il Tempo di Avvento, le domeniche<br />

dopo Pentecoste e la Settuagesima.<br />

4. “Temi di composizione” – (AGPIME 2,01, pp. 381- 400; 401-<br />

434; 435-448) – Appunti per 48 temi omiletici, redatti tra il<br />

1870 ed il 1871.<br />

524


4. Giornali e Riviste con articoli di <strong>Marinoni</strong><br />

1. L’Osservatore Cattolico – Quotidiano milanese fondato da<br />

mons. <strong>Marinoni</strong> e don Vittadini, professore al Seminario di<br />

Milano. Il primo numero uscì il 1 gennaio 1864.<br />

2. L’Amico Cattolico – Periodico informativo della diocesi di<br />

Milano, voluto nel 1841 dall’arcivescovo di Milano card.<br />

Gaisruck.<br />

3. Le Missioni Cattoliche – Rivista nata su iniziativa di mons.<br />

<strong>Marinoni</strong> e padre Scurati nel 1872; dal 1969 ha preso il<br />

nome di Mondo e Missione.<br />

N.B. <strong>Marinoni</strong> ha pure scritto articoli per altre pubblicazioni,<br />

non raccolti e/o schedati nell’Archivio Generale PIME.<br />

525


V<br />

INVII ALLE MISSIONI<br />

Nei suoi quarant’anni di Direttore del Seminario di san Calocero,<br />

mons. <strong>Marinoni</strong> organizzò quaranta “invii” in terra di missione,<br />

comprendenti sacerdoti, chierici e laici. I loro nominativi<br />

sono riportati in questo quadro riepilogativo, realizzato sulla base<br />

di un documento dello scorso secolo 1 , incrementato con i dati provenienti<br />

dell’Archivio generale del PIME di Roma 2 . Alcuni di questi<br />

missionari, dopo esser tornati per sempre in Italia (Rientro<br />

definitivo), hanno lasciato l’Istituto (Uscita) per far ritorno in diocesi<br />

3 o sono entrati in comunità religiose. Si noti che nel documento<br />

originario non risultano inseriti i nominativi di altri otto<br />

missionari, i cui dati abbiamo riportato in fondo. Per questa ragione<br />

i missionari inviati sotto la direzione di M. sono complessivamente<br />

133, di cui 118 tra sacerdoti, chierici ed aspiranti e 15 catechisti<br />

laici.<br />

1 Si tratta della tabella “Invii del Seminario alle Missioni” (16.03.1852 –<br />

23.11.1905), contenuta nel numero unico stampato in occasione dell’inaugurazione<br />

della nuova sede milanese del Seminario Lombardo delle Missioni Estere<br />

in via Monterosa.<br />

2 La mancanza di informazioni relative è contraddistinta dal punto interrogativo.<br />

3 Con l’asterico sono indicate le diocesi la cui attuale denominazione è<br />

diversa da quella riportata nell’originaria tabella: Nocera de’ Pagani = Nocera<br />

Inferiore-Sarno; Mondovì = Cuneo; Ceneda = Vittorio Veneto; Bassano =<br />

Vicenza; Reggio = Reggio Emilia.<br />

527


Invio<br />

Clero<br />

Cat.sti<br />

528<br />

Cognome e Nome Diocesi Nascita Ingresso<br />

1° 1 Reina Paolo Milano 13 gen 25 31 ago 50<br />

2 Mazzucconi Giovanni Milano 1 mar 26 31 lug 50<br />

3 Ambrosoli Angelo Milano 11 gen 24 27 mag 51<br />

4 Raimondi Timoleone Milano 5 mag 27 8 ott 50<br />

5 Salerio Carlo Milano 22 mar 27 30 lug 50<br />

1 Tacchini Luigi Milano 1825 gen 1852<br />

2 Corti <strong>Giuseppe</strong> Milano 7 giu 17 1 gen 52<br />

2° 6 Parietti Albino Milano 26 ott 18 17 apr 53<br />

7 Marietti Antonio Milano 22 set 27 17 apr 52<br />

8 Limana Luigi Trento 24 ago 24 2 mag 53<br />

9 Pozzi Francesco Milano 3 mar 28 26 nov 51<br />

10 Barbero Domenico Ivrea 14 nov 20 13 apr 53<br />

11 Riva Antonio Milano 12 dic 23 11 lug 52<br />

12 Borgazzi Ignazio Milano 30 ago 29 11 lug 52<br />

3 Sesana Giovanni Milano 26 dic 28 20 gen 53<br />

3° 13 Robbioni Costantino Milano 2 giu 28 26 dic 52<br />

14 Biffi Eugenio Milano 22 dic 29 9 ott 53<br />

4° 15 Cattaneo Cesare Crema 23 set 22 12 set 55<br />

16 Curti Angelo Lodi 26 gen 27 15 lug 52<br />

17 De Conti Luigi F. M. Milano 3 ago 26 11 lug 52<br />

18 Brioschi Luigi Milano 15 lug 29 1853<br />

4 Beltrami <strong>Giuseppe</strong> Novara 23 dic 23 2 gen 56<br />

5 Mauri Paolo Milano 1828 1854<br />

5° 19 Caprotti Pietro Milano 15 mar 32 3 nov 55<br />

20 Bigi Valentino Reggio 14 feb 28 3 mag 56<br />

6° 21 Scurati Giacomo Milano 25 feb 31 3 nov 55<br />

22 Volonteri Simeone Milano 6 giu 31 5 nov 55<br />

23 Favini Gaetano Lodi 15 lug 29 4 nov 58<br />

7° 24 Longa Enrico Milano 5 nov 32 set 1856<br />

8° 25 Burghignoli <strong>Giuseppe</strong> Bologna 21 mag 33 19 ott 60<br />

9° 26 Origo Gaetano Milano 7 ago 35 29 ott 58<br />

10° 27 Fattori Belisario Modena 1831 set 1859<br />

28 Tagliabue Antonio Milano 20 gen 36 11 ott 60


Partenza Missione<br />

Rientro<br />

definitivo<br />

Uscita Morte<br />

16 mar 52 Melanesia-Rook 20 ago 1860 14 mar 1861 1 1°<br />

16 mar 52 Melanesia-Rook set 1855 2<br />

16 mar 52 Melanesia-Rook 11 mag 1891 3<br />

16 mar 52 Melanesia-Woodlark 27 set 1894 4<br />

16 mar 52 Melanesia-Woodlark 2 feb 1856 29 set 1870 5<br />

16 mar 52 Melanesia-Woodlark apr 1862 24 mag 1870 1<br />

16 mar 52 Melanesia-Rook 17 mar 1855 2<br />

19 feb 55 Bengala centrale 30 nov 1864 6 2°<br />

19 feb 55 Bengala centrale 27 nov 1892 7<br />

19 feb 55 Bengala centrale mar 1867 17 mar 1870 8<br />

19 feb 55 Hyderabad 22 ott 1905 9<br />

19 feb 55 Hyderabad 18 set 1881 10<br />

19 feb 55 Labuan (Borneo) 27 mag 1862 11<br />

19 feb 55 Labuan (Borneo) 2 ott 1878 12<br />

19 feb 55 Bengala centrale 6 apr 1867 3<br />

17 gen 56 Colombia 19 ago 1858 13 3°<br />

17 gen 56 Colombia 8 nov 1896 14<br />

6 mag 56 Agra 3 ott 1857 15 4°<br />

6 mag 56 Agra 3 mag 1862 5 mag 1862 21 set 1888 16<br />

6 mag 56 Agra 11 giu 1878 ago 1878 22 set 1887 17<br />

6 mag 56 Agra 27 lug 1866 18<br />

6 mag 56 Agra 26 lug 1857 4<br />

6 mag 56 Agra 16 gen 1866 5<br />

23 apr 57 Hyderabad 2 giu 1897 19 5°<br />

23 apr 57 Hyderabad 4 gen 1906 20<br />

15 set 59 Hong Kong 29 nov 1862 31 mag 1901 21 6°<br />

15 set 59 Hong Kong 21 dic 1904 22<br />

15 set 59 Hong Kong 6 set 1868 23<br />

7 feb 60 Bengala centrale apr 1871 21 dic 1886 24 7°<br />

23 feb 60 Hong Kong 2 gen 1892 25 8°<br />

26 mar 61 Hong Kong 26 mar 1868 26 9°<br />

1 ago 61 Hyderabad 1874 4 nov 1890 27 10°<br />

9 ago 61 Hyderabad 1900 (?) 21 mag 1907 28<br />

Clero<br />

Cat.sti<br />

Invio<br />

529


Invio<br />

Clero<br />

Cat.sti<br />

530<br />

Cognome e Nome Diocesi Nascita Ingresso<br />

11° 29 Bertoldi Paride Trento 28 ott 36 8 ott 59<br />

12° 30 Fenaroli Andrea Bergamo 22 giu 40 10 set 61<br />

31 Pezzotti Remigio Bergamo 29 ago 34 16 set 61<br />

13° 32 Tagliabue Camillo Milano 27 set 40 14 giu 62<br />

33 Valentini Giovanni Como 24 giu 41 6 ago 63<br />

34 Viganò Bernardo Milano 27 mag 37 4 nov 63<br />

35 Malberti Luigi Milano 30 lug 35 11 gen 64<br />

14° 36 Bersani Dossena <strong>Giuseppe</strong> Lodi 20 dic 42 8 set 64<br />

37 Broy Jacopo Venezia 1 gen 33 28 set 64<br />

6 Galimberti Angelo Milano 15 mag 44 28 dic 65<br />

15° 38 Conti Tancredi Bergamo 24 mar 42 5 ott 65<br />

39 Tornatore Rocco Mondovì (*) 6 gen 36 12 feb 67<br />

40 Carbone Sebastiano Mondovì (*) 20 apr 32 18 feb 67<br />

16° 41 Davanzo Domenico Ceneda (*) 10 mag 38 25 giu 67<br />

42 Longo Vincenzo Piazza Armerina 1844 1867<br />

43 Giuliani Ambrogio Milano 11 mag 43 1868<br />

44 Scatti Giovanni Battista Milano 27 nov 44 7 ott 68<br />

7 Molteni Alessandro Milano 10 ott 46 1868<br />

8 Pozzi Mosè Milano 25 apr 46 1868<br />

9 Puricelli Marcello Milano ? 20 giu 68<br />

17° 45 Conti Goffredo Bergamo 6 mar 46 14 ago 68<br />

46 Piazzoli Luigi M. Bergamo 12 mag 45 17 set 68<br />

47 Ruvolo-Ospedale Vito Mazzara 14 set 44 14 set 68<br />

48 Cicalese Gabriele Nocera (*) 28 ott 42 17 mar 69<br />

49 Cattaneo Angelo Bergamo 28 ago 44 7 apr 69<br />

18° 50 Cazzaniga Alberto Milano 11 ott 44 4 nov 69<br />

19° 51 Rossi Roberto (Domenico) Modena 1833 4 ott 70<br />

20° 52 Ungaro Giambattista Napoli 19 lug 38 5 set 72<br />

10 Nasuelli Pompeo Milano 19 mag 50 10 giu 72<br />

21° 53 Carlino Pietro (ch) Ivrea 25 giu 52 20 set 70<br />

54 Anelli Emilio Verona 20 mar 50 6 nov 72<br />

55 Adrasti Fedele Milano 20 ott 48 2 mar 73<br />

56 Luppi Francesco Modena 1844 2 apr 73<br />

11 Omati Giovanni Milano ? 28 apr 73<br />

12 Frangi Martino Como 30 nov 52 14 lug 73


Partenza Missione<br />

Rientro<br />

definitivo<br />

Uscita Morte<br />

10 giu 62 Bengala centrale 1895 22 gen 1906 29 11°<br />

16 mar 63 Hong Kong 10 set 1863 30 12°<br />

16 mar 63 Bengala centrale giu 1879 1883 nov 1917 31<br />

25 gen 65 Hyderabad 21 apr 1879 ? 17 ott 1905 32 13°<br />

25 gen 65 Hong Kong 15 ago 1868 1869 post 1886 33<br />

25 gen 65 Hong Kong 1899 4 lug 1901 34<br />

25 gen 65 Hyderabad 12 ago 1908 35<br />

7 mar 66 Bengala centrale 1 dic 1867 22 dic 1867 36 14°<br />

7 mar 66 Bengala centrale 1890 1 apr 1900 37<br />

7 mar 66 Bengala centrale 27 lug 1907 6<br />

9 dic 67 Birmania orientale 3 nov 1886 9 ott 1922 38 15°<br />

9 dic 67 Birmania orientale 26 gen 1908 39<br />

9 dic 67 Birmania orientale 13 ott 1872 40<br />

9 dic 68 Hong Kong lug 1872 27 set 1877 41 16°<br />

9 dic 68 Hong Kong 1877 1880 1 lug 1913 42<br />

9 dic 68 Bengala centrale 3 ott 1873 ? ? 43<br />

9 dic 68 Bengala centrale gen 1887 ? 31 mar 1918 44<br />

9 dic 68 Bengala centrale 1 feb 1889 17 mar 1889 7<br />

9 dic 68 Bengala centrale 1889 16 feb 1900 8<br />

9 dic 68 Hong Kong 1873 24 mar 1897 9<br />

14 ott 69 Birmania orientale 16 mag 1912 20 set 1912 45 17°<br />

14 ott 69 Hong Kong 3 ott 1904 26 dic 1904 46<br />

14 ott 69 Honan del Sud 19 nov 1870 47<br />

14 ott 69 Honan del Sud 22 gen 1887 48<br />

14 ott 69 Honan del Sud 13 dic 1910 49<br />

9 nov 70 Bengala centrale 18 mag 1885 30 gen 1924 50 18°<br />

29 gen 71 Hyderabad 24 gen 1873 11 nov 1883 5 set 1893 51 19°<br />

20 nov 72 Honan del Sud 20 mag 1878 ? post 1880 52 20°<br />

20 nov 72 Birmania orientale 24 set 1927 10<br />

18 set 73 Hyderabad 4 feb 1897 20 mar 97 53 21°<br />

18 set 73 Honan del Sud 1 dic 1924 54<br />

18 set 73 Birmania orientale 3 set 1883 1884 1 gen 1925 55<br />

18 set 73 Hyderabad nov 1874 1879 30 dic 1919 56<br />

18 set 73 Hyderabad 1882 1882 ? 11<br />

18 set 73 Birmania orientale 5 lug 1875 12<br />

Clero<br />

Cat.sti<br />

Invio<br />

531


Invio<br />

Clero<br />

Cat.sti<br />

532<br />

Cognome e Nome Diocesi Nascita Ingresso<br />

22° 57 Cullen Guglielmo (ch) Irlanda ? 1874<br />

58 Kelly Guglielmo (ch) Irlanda ? 1874<br />

23° 59 Galesi <strong>Giuseppe</strong> Piazza Armerina 29 mar 51 1873<br />

60 Marzi Giovanni Pietro Fermo 31 mar 49 1 feb 72<br />

24° 61 Tommaseo Marino Venezia 22 set 46 14 apr 75<br />

62 Celanzi Andrea Fermo 12 apr 49 8 mag 75<br />

63 Genini Virgilio Milano 22 dic 50 1875<br />

64 Mellano Giambattista Cuneo 4 apr 52 4 dic 74<br />

13 Gorla Francesco Milano ? 15 apr 76<br />

25° 65 Ciccolungo Giambattista Fermo 10 dic 47 31 dic 73<br />

14 Angelini Giovanni Milano 8 dic 54 15 apr 76<br />

26° 66 Sasso Luigi Ventimiglia 18 feb 53 2 nov 75<br />

67 Reidhaar Luigi Basilea 5 ago 53 3 nov 74<br />

68 Rigamonti Paolo Milano 5 giu 54 3 nov 74<br />

27° 69 Gorga Vincenzo Sora 17 set 52 6 set 76<br />

70 Tanganelli Tarquinio Arezzo 26 mar 36 18 mag 75<br />

71 De Romanis Cherubino Subiaco 9 set 48 6 giu 75<br />

72 Darmanin <strong>Giuseppe</strong> Genova ? 1878<br />

28° 73 Salvi Eugenio Verona 1 apr 56 6 nov 76<br />

74 Fabris Luigi Bassano * 4 lug 39 6 gen 76<br />

75 Taveggia Santino Milano 21 mag 55 8 set 78<br />

29° 76 Viganò Pietro Milano 11 mar 58 8 set 78<br />

77 Uberti Candido Milano 9 apr 57 8 set 79<br />

30° 78 Zulberti Antonio Trento 17 gen 53 29 gen 79<br />

79 Graffy Cristiano Milano 6 lug 52 ott 1879<br />

80 Gilardi Antonio Genova 25 ago 57 7 set 80<br />

81 Maria Gustavo Genova 13 gen 55 ago 1881<br />

15 Zambelli Ubaldo Milano 1857 1881<br />

31° 82 Pallavicini <strong>Giuseppe</strong> Milano 7 lug 49 1882<br />

32° 83 Peroni Romeo Fano 8 apr 50 31 lug 83<br />

84 Benetti Antonio Milano 8 mag 60 4 set 82<br />

85 Sagrada Vittorio Emanuele Lodi 10 lug 60 12 set 82<br />

86 Negri Opilio Piacenza 6 mar 59 3 ago 83<br />

87 Piatti Giovanni Milano 22 gen 61 11 lug 83


Partenza Missione<br />

Rientro<br />

definitivo<br />

Uscita Morte<br />

15 gen 74 Hong Kong 1882 ? 57 22°<br />

15 gen 74 Hong Kong ? ? ? 58<br />

14 ott 75 Bengala centrale 1875 1875 28 giu 1878 59 23°<br />

14 ott 75 Bengala centrale mar 1882 ott 1884 4 dic 1915 60<br />

19 gen 76 Hyderabad 10 giu 1880 ott 1886 dic 1917 61 24°<br />

19 gen 76 Birmania orientale gen 1908 29 mar 1934 62<br />

19 gen 76 Honan del Sud gen 1894 3 mag 1925 63<br />

19 gen 76 Honan del Sud ago 1894 8 gen 1908 64<br />

19 gen 76 Birmania orientale 24 nov 1883 1884 2 ago 1918 13<br />

17 gen 77 Hyderabad 1 set 1891 18 feb 1895 65 25°<br />

17 gen 77 Birmania orientale 15 apr 1900 14<br />

24 ott 77 Hong Kong 26 sett 89 66 26°<br />

24 ott 77 Hong Kong apr 1884 ? ? 67<br />

24 ott 77 Bengala centrale 14 ott 1890 23 set 1927 68<br />

23 ott 78 Bengala centrale 17 apr 1879 25 mar 1880 69 27°<br />

23 ott 78 Bengala centrale 18 gen 1902 70<br />

23 ott 78 Bengala centrale 18 apr 1895 post 1897 7 mag 1916 71<br />

23 ott 78 Hong Kong 26 mag 1879 ? ? 72<br />

22 ott 79 Hyderabad 16 apr 1890 15 mar 1940 73 28°<br />

22 ott 79 Birmania orientale 10 giu 1881 1881 13 nov 1919 74<br />

22 ott 79 Bengala centrale 2 giu 1928 75<br />

27 ott 80 Hyderabad 1921 20 giu 1917 13 feb 1922 76 29°<br />

27 ott 80 Bengala centrale 03 apr 1884 77<br />

27 dic 81 Honan del Sud 1884 1884 1924 78 30°<br />

27 dic 81 Honan del Nord 9 apr 96 79<br />

27 dic 81 Honan del Sud gen 1908 3 nov 1933 80<br />

27 dic 81 Birmania orientale 13 feb 1920 21 ott 1923 81<br />

27 dic 81 Birmania orientale 26 giu 1893 15<br />

18 gen 83 Honan del Sud 27 mag 1884 82 31°<br />

10 giu 84 Hong Kong 1894 1896 23 nov 1930 83 32°<br />

10 giu 84 Hong Kong lug 1891 8 ago 1893 8 apr 1928 84<br />

10 giu 84 Birmania orientale 10 feb 1939 85<br />

10 giu 84 Hyderabad 19 mar 1900 86<br />

10 giu 84 Hyderabad 19 dic 1912 20 set 1936 87<br />

Clero<br />

Cat.sti<br />

Invio<br />

533


Invio<br />

Clero<br />

Cat.sti<br />

534<br />

Cognome e Nome Diocesi Nascita Ingresso<br />

33° 88 Pozzoni Domenico Milano 22 dic 61 10 lug 82<br />

89 Cedri Carlo Milano 12 mag 62 25 giu 84<br />

90 Nava Giovanni Bergamo 25 mag 56 12 set 83<br />

91 Laboranti Carlo Vigevano 28 ago 62 2 ago 84<br />

34° 92 Bottoni Vincenzo Lodi 10 apr 64 24 ago 82<br />

93 Ranzini Albino Milano 9 dic 55 3 lug 85<br />

94 Baldovini Angelo Udine 9 giu 56 7 set 85<br />

95 Cattaneo Gioacchino Milano 2 nov 63 1 lug 85<br />

35° 96 Faini Bassano Milano 16 ott 64 2 lug 86<br />

36° 97 Caffi Enrico Bergamo 30 giu 66 nov 1884<br />

98 Grassi Ambrogio Milano 3 dic 63 1 lug 87<br />

99 Tornaghi Ernesto Milano 10 feb 64 18 set 87<br />

100 De Maria Pietro Casale Monferrato 7 feb 86 18 apr 88<br />

37°101 Menicatti Giovanni Milano 18 set 66 14 ago 85<br />

38°102 Brambilla Gerardo Milano 15 dic 66 7 set 85<br />

39°103 Vismara Dionigi Milano 13 mar 67 9 set 86<br />

104 Villa Teobaldo Milano 16 mag 66 20 set 86<br />

105 Cazzulani Antonio Lodi 19 giu 65 14 ago 88<br />

106 Ruberti Cesare Cremona 10 nov 63 8 gen 90<br />

107 Gabardi Pietro Milano 27 nov 66 14 ago 87<br />

40°108 Pasquè Angelo Milano 7 nov 67 7 set 87<br />

109 Bricco Giovanni Ivrea 3 ott 68 8 gen 89<br />

110 Elli Carlo (sudd.) Milano 6 gen 70 12 ago 89<br />

1 Giuliani Ambrogio Milano 11 mag 43 1868<br />

2 Luppi Francesco Modena 1844 2 apr 73<br />

3 Gallo Gustavo Palermo 1843 7 dic 77<br />

4 Santoni Lorenzo (asp) Pesaro 10 ago 52 1883<br />

5 Scarella Stefano Ventimiglia 11 ago 42 1870<br />

6 Rosignoli Paolo Frascati 9 mar 50 ?<br />

7 Brioschi Adamo (sudd) Milano 7 apr 60 7 set 80<br />

8 Bricco Giovanni Ivrea 3 ago 68 8 gen 89


Partenza Missione<br />

Rientro<br />

definitivo<br />

Uscita Morte<br />

10 nov 85 Hong Kong 20 feb 1924 88 33°<br />

10 nov 85 Bengala centrale giu 1889 ? post 1915 89<br />

10 nov 85 Bengala centrale 1 set 1923 90<br />

10 nov 85 Bengala centrale giu 1902 25 giu 1902 91<br />

18 nov 86 Honan del Sud 05 mag 1887 92 34°<br />

18 nov 86 Honan del Sud 1910 10 ott 1915 93<br />

18 nov 86 Birmania orientale 30 apr 1901 94<br />

18 nov 86 Birmania orientale 5 mag 1899 8 lug 1934 95<br />

09 nov 87 Honan del Sud gen 1902 gen 1902 1 set 1918 96 35°<br />

21 nov 88 Hyderabad 1 set 1890 1891 28 ago 1948 97 36°<br />

21 nov 88 Bengala centrale 1892 1892 ? 98<br />

21 nov 88 Hyderabad 1907 1907 23 apr 1937 99<br />

21 nov 88 Hong Kong 1915 28 apr 1923 100<br />

24 gen 89 Honan del Nord nov 1919 23 dic 1943 101 37°<br />

19 set 89 Honan del Nord 1921 17 feb 1943 102 38°<br />

01 dic 90 Hyderabad 13 ott 1953 103 39°<br />

01 dic 90 Birmania orientale 04 dic 1899 104<br />

01 dic 90 Birmania orientale 6 mag 1904 31 lug1904 105<br />

01 dic 90 Birmania orientale 05 lug 1893 106<br />

01 dic 90 Hong Kong giu 1916 5 dic 1919 107<br />

15 ott 91 Honan del Sud dic 1903 1904 1 mar 1947 108 40°<br />

15 ott 91 Honan del Sud 3 giu 1916 28 nov 1943 109<br />

15 ott 91 Honan del Sud ? 1902 ? 110<br />

9 dic 68 Bengala centrale 3 ott 73 ? ? 1<br />

18 sett 73 Hyderabad nov 74 1879 30 dic 1919 2<br />

23 ott 78 Honan del Sud 13 mar 1882 1882 ? 3<br />

11 mag 83 Honan del Sud 1904 28 dic 1907 4<br />

1864 Honan del Nord 21 set 1902 5<br />

1880 Africa centrale 1889 14 mar 1919 6<br />

26 apr 82 Colombia 13 nov 1943 7<br />

15 ott 91 Honan meridionale 3 giu 1916 20 nov 1943 8<br />

Clero<br />

Cat.sti<br />

Invio<br />

535


VI<br />

INDICE DEI NOMI DI PERSONA<br />

Si tratta dei nomi contenuti nelle lettere di M. e nelle note, ad eccezione<br />

del suo che ricorre quasi ad ogni pagina; di quelli di santi e di<br />

personaggi antichi e/o stranoti, oppure sconosciuti e non identificabili.<br />

Anche per i nomi non bisogna dimenticare che questo volume<br />

è un epistolario e perciò fa riferimento non solo a persone di<br />

un certo rango, ma anche a gente familiare e umile. I numeri<br />

rimandano alle pagine del libro.<br />

Adrasti Fedele, 343, 344.<br />

Agliardi Antonio, 411, 414, 435.<br />

Albertario Davide, 281, 373.<br />

Albonico, 56.<br />

Alfieri Giovanni Maria, 154, 169,<br />

170, 189, 212, 277, 472, 513,<br />

524.<br />

Ambrosi Luigi, 212, 226, 257,<br />

279, 285, 287, 293.<br />

Ambrosoli Angelo, 74, 214.<br />

Anelli Emilio, 343, 344, 347, 462,<br />

477, 480, 490-492, 495, 496.<br />

Annoni Carolina, 22, 29, 33, 40,<br />

42, 43, 240, 246, 248, 504,<br />

506.<br />

Annoni Cesare (Cesarino), 36,<br />

434, 505, 506, 511.<br />

Annoni Costanza, 221, 240, 246,<br />

505.<br />

Annoni G. Battista (Giovannino),<br />

38, 40, 42, 45, 221, 240, 246,<br />

505, 506, 509.<br />

Annoni G. Battista (padre di<br />

Giovannino), 503, 504.<br />

Annoni Paola, 36, 507.<br />

Attardi Giovanni Battista, 351.<br />

Avignone, 262.<br />

Avignoni, 56, 57.<br />

Aymeri Angel Michel Marie, 325,<br />

329.<br />

Baj, 121.<br />

Balbo Cesare, 237.<br />

Ballarin Enrico, 472.<br />

Ballerini Paolo Angelo, 61, 283,<br />

284, 341, 405, 462, 515, 517.<br />

Barbero Giovanni Domenico, 93,<br />

95, 111, 112, 153, 158, 161,<br />

176, 181, 182, 187, 197, 290,<br />

291, 301, 306, 307, 310-312,<br />

321, 350, 355, 378, 383, 390,<br />

391, 515.<br />

Barnabò Alessandro, 154, 194,<br />

205, 212, 249, 284, 285, 293,<br />

537


299, 300, 311, 312, 329, 338,<br />

362.<br />

Barone, 328.<br />

Barrueco Diego, 212, 213.<br />

Bassan Alfonso, 227.<br />

Bedini Gaetano, 194, 206.<br />

Beltrami <strong>Giuseppe</strong>, 195.<br />

Bernardoni Luigi, 75.<br />

Bernetti Tommaso, 50.<br />

Bersani <strong>Giuseppe</strong>, 289, 290, 293,<br />

349.<br />

Bertani Carlo, 199.<br />

Bertinelli Raffaele, 120, 121.<br />

Bertoldi Paride, 255, 256, 257,<br />

258, 313.<br />

Bettacchini Orazio, 150.<br />

Biffi Eugenio, 189, 236, 237, 260,<br />

283, 285, 286, 287, 289, 291,<br />

293, 296, 318, 355, 378, 383,<br />

404, 405, 411, 447, 452, 471,<br />

514, 516.<br />

Bigi Valentino, 194, 195.<br />

Biotti, 31.<br />

Biraghi Luigi, 28, 30, 31, 32, 47,<br />

51, 52, 512.<br />

Bolis Carlo, 85, 113, 243, 254,<br />

261, 262, 283, 298, 337, 363,<br />

364, 514, 515.<br />

Bonomelli Geremia, 397-399.<br />

Borgazzi Carlo, 307.<br />

Borgazzi Ignazio, 153, 162, 184,<br />

205, 206, 212, 277, 278, 284,<br />

286-288, 293, 296, 306, 307,<br />

313, 314, 316, 321, 337.<br />

Bosisio Luigi, 159.<br />

Bottoni Vincenzo, 407.<br />

Brambilla Gerardo, 21, 27, 169,<br />

279, 310, 450, 491, 495, 496.<br />

Brambilla Giuseppina, 483.<br />

Bravi <strong>Giuseppe</strong> Maria, 178.<br />

Bricco Giovanni, 499.<br />

538<br />

Brioschi Adamo, 405.<br />

Brioschi Luigi, 195, 235, 258, 269,<br />

270, 289, 349.<br />

Brioschi (ingegnere), 258.<br />

Brioschi (direttore), 262.<br />

Broy Giacomo, 267, 349, 482,<br />

483, 493, 494.<br />

Bubani Angelo, 172, 185, 201,<br />

364, 365, 461.<br />

Bufalo (del) Gaspare, 49, 50.<br />

Buratti, 93.<br />

Burghignoli <strong>Giuseppe</strong>, 212, 226,<br />

273, 306, 307, 326, 328, 375,<br />

404, 405, 421, 480.<br />

Caccia Dominioni Carlo, 61, 236,<br />

261-263, 271, 272, 275, 284.<br />

Caffi Enrico, 487, 488, 493, 494.<br />

Calchi de Novati Teresa, 11, 22,<br />

503-505, 507.<br />

Camerini Silvestro, 173, 174.<br />

Campo Raimondo, 358.<br />

Canal Daniele, 164, 165.<br />

Candiani Carlo, 100, 123.<br />

Cantova Giovanni Antonio, 133.<br />

Caprotti Pietro, 187, 194, 195,<br />

203, 204, 482, 483.<br />

Carbone Sebastiano, 283, 287,<br />

293.<br />

Carcano Filippo, 275.<br />

Carew Patrizio <strong>Giuseppe</strong>, 176.<br />

Cariati, 491.<br />

Carlino Pietro, 343, 344.<br />

Casati Gabrio, 237.<br />

Casella, 176, 233, 234, 241, 243.<br />

Cassina Carlo, 473, 474.<br />

Cassinelli Vincenzo, 150, 152,<br />

155.<br />

Cattaneo Angelo, 300, 307, 311,<br />

319, 347, 426, 436, 446, 490,<br />

491, 495, 496.


Cattaneo Cesare, 187, 195, 213.<br />

Cavalli Laura, 356, 515.<br />

Cavalli Vincenzo, 356, 515.<br />

Cazzulani Antonio, 472.<br />

Celanzi Andrea, 358, 359, 497.<br />

Ceriani, 104, 105, 107, 110, 118,<br />

119.<br />

Certes, 242.<br />

Chanel Pierre-Louis-Marie, 84,<br />

202, .<br />

Cicalese Gabriele, 300, 307, 311,<br />

319, 320, 347.<br />

Citterio Angela, 216.<br />

Claver Pietro, 219, 220, 237.<br />

Cognoli Virginio, 14, 17, 21, 55,<br />

62, 96, 140, 154, 159, 163 .<br />

Colin Jean-Claude, 67, 75, 80, 84,<br />

102, 111, 136.<br />

Colombat, 240.<br />

Colombo Domenico, 9, 17, 55,<br />

64, 78, 150, 151, 164, 226,<br />

227, 407, 513.<br />

Comi Margherita, 385.<br />

Conti Goffredo, 459, 460.<br />

Conti Tancredi, 283, 287, 293,<br />

447, 448, 459.<br />

Corti Giovanni, 56, 57, 144.<br />

Corti <strong>Giuseppe</strong>, 74, 180, 183.<br />

Cuarteron (Quarteron) Carlos,<br />

162, 169, 170, 184, 187, 196,<br />

205, 206.<br />

Cupis Lucia, 286, 294, 297.<br />

Curti Angelo, 92, 153, 195, 227,<br />

241, 243, 258, 290, 349.<br />

Danelli Marianna, 385.<br />

Darmanin <strong>Giuseppe</strong>, 374.<br />

Dassano Francesco, 250.<br />

Davanzo Domenico, 326, 330,<br />

335-337, 347, 355, 385, 386,<br />

517.<br />

Davies, 82, 83.<br />

D'Azeglio Massimo, 237.<br />

D’Azzi Costanza (Costanzina),<br />

36.<br />

De Brest (Brest), 417.<br />

De Choiselat, 184.<br />

De Conti Luigi, 107, 153, 183,<br />

184, 195, 227, 254, 290, 349,<br />

377.<br />

De Giorgi, 118.<br />

De Luca, 96, 98, 110, 117, 121,<br />

156.<br />

De Ponti Antonio, 450.<br />

De Ponti, 98.<br />

De Sousa, 263.<br />

De La Place (Delaplace) Louise-<br />

Gabriel, 300, 306, 308, 315-<br />

317, 347.<br />

Di Castellazzo Luigi, 286.<br />

Di (De) Girardin Joseph , 317.<br />

Donegana Costanzo, 154, 250,<br />

295, 313, 370.<br />

Dubuisson, 28.<br />

Dunoyer, 361.<br />

Dupanloup Felix Antoine<br />

Philibert, 371.<br />

Elisabetta di Baviera, 203.<br />

Épalle Jean-Baptiste, 68.<br />

Fabris Luigi, 381-383.<br />

Falanga Giovanni, 295, 296, 313.<br />

Fattori Belisario, 290, 377, 430,<br />

431, 435, 493, 524.<br />

Favini Gaetano, 212, 226, 286,<br />

294, 296.<br />

Fenaroli Andrea, 255-257.<br />

Ferdinando I, 191.<br />

Ferrari Andrea Carlo, 465.<br />

Ferretti Gabriele, 49, 50.<br />

Fornaroli Giovambattista, 113.<br />

539


Francesco <strong>Giuseppe</strong> I, 203, 514.<br />

Franchi Alessandro, 283, 284,<br />

351.<br />

Frangi Martino, 343.<br />

Fransoni (Franzoni) Pietro, 64,<br />

66, 68, 75, 80, 93, 97, 99, 104,<br />

116-118, 120, 121, 138, 140,<br />

144, 147, 151, 155, 159, 162,<br />

163, 180, 189, 194, 196, 250,<br />

352, 362, 433.<br />

Fratiglioni Giovanni, 52.<br />

Fumagalli Franchi Gaetano, 236,<br />

248, 286, 291.<br />

Gabardi Pietro, 472.<br />

Gaisruck Carlo Gaetano, 27, 55,<br />

512, 525.<br />

Galesi <strong>Giuseppe</strong>, 359.<br />

Galimberti Angelo, 269, 270.<br />

Gallo Gustavo, 376, 377, 378.<br />

Garibaldi <strong>Giuseppe</strong>, 146.<br />

Gelmini Domenico Maria, 120,<br />

407-409, 410.<br />

Genini Virgilio, 358, 359 .<br />

Gheddo Piero, 62, 150, 162, 169,<br />

184, 189, 196, 206, 289, 310,<br />

323, 381, 454, 482.<br />

Ghislanzoni Emilio, 485.<br />

Gianni, 472-474, 485.<br />

Giannini Ferdinando, 255, 256.<br />

Girardin, 242, 286, 291.<br />

Giuliani Antonio, 349.<br />

Gorga Vincenzo, 377.<br />

Gorla Francesco, 358, 359.<br />

Graffy Carlo, 446.<br />

Graffy Cristiano, 426, 436, 443,<br />

446, 495, 496.<br />

Grassi Ambrogio, 482, 483.<br />

Grassi Luigia, 326.<br />

Grati Luigi Maria, 37.<br />

Gritti Morlacchi Carlo, 78.<br />

540<br />

Grondona, 284.<br />

Guidotti <strong>Giuseppe</strong>, 374.<br />

Guindani Gaetano Camillo, 411.<br />

Jacobini Domenico, 414.<br />

Jessé, 184.<br />

Laurenzi Carlo, 411.<br />

Lavelli, 61.<br />

Laverrière Stanislao, 376.<br />

Leone XIII, 395, 400, 405, 413,<br />

414, 439, 454, 456, 467, 471,<br />

516.<br />

Limana Luigi, 90, , 91, 111, 112,<br />

153, 158, 177, 178, 182, 187,<br />

188, 207-209, 210, 214, 223,<br />

225, 233, 234, 260, 266, 269,<br />

290, 292, 349.<br />

Lisi Luigi, 53.<br />

Longa Enrico, 233, 234, 257, 258,<br />

260, 262, 290, 313, 349.<br />

Longoni Vincenzo, 301, 385, 386.<br />

Longoni, 32.<br />

Lozza Antonio, 346.<br />

Luppi Francesco, 343.<br />

Ly, 316.<br />

Macchi <strong>Giuseppe</strong>, 472.<br />

Maggioni, 179.<br />

Magnasco Salvatore, 393.<br />

Mailly, 310, 311, 316, 317, 326.<br />

Mansi Marco, 366.<br />

Mantegazza Angelo, 370, 371.<br />

Manzoni Alessandro, 332, 334.<br />

Mapelli Vittorio, 381.<br />

Maria Gustavo, 393, 394.<br />

Maria Anna Pia d’Austria, 164,<br />

191.<br />

Marietti Angelo, 225.<br />

Marietti Antonio, 153, 177, 178,<br />

182, 187, 210, 223, 225, 236,


237, 241, 243, 254, 259, 260,<br />

262, 289, 291, 311-313, 318,<br />

339, 348, 349, 359, 377, 391,<br />

454, 455.<br />

Marietti Pietro, 421.<br />

Marinelli, 425.<br />

<strong>Marinoni</strong> Cesare, 503, 504, 506.<br />

<strong>Marinoni</strong> Degnamerita (Merita),<br />

36, 505, 509.<br />

<strong>Marinoni</strong> Margherita (Ghittina),<br />

11, 12, 13, 21, 22, 24, 27, 29,<br />

33-35, 37-39, 42, 45, 50, 53,<br />

58, 59, 60, 72, 73, 80, 92, 192,<br />

203, 216, 221, 222, 231, 239,<br />

245, 247, 248, 262, 302, 508,<br />

512.<br />

<strong>Marinoni</strong> Pietro (Pierino), 38, 40,<br />

41, 58, 155, 192, 193, 435,<br />

505-508, 524.<br />

Martina, 448.<br />

Massimi, 37.<br />

Matilde del Bambin Gesù, 297.<br />

Maugny, 240.<br />

Mauri Paolo, 195, 258, 260, 289.<br />

Mazzucconi Giovanni Battista,<br />

74, 83, 180, 183, 187, 188,<br />

196, 201-203, 475, 514.<br />

Mazzucconi Michele, 151.<br />

Meda Nortburga, 59, 120, 121.<br />

Medina y Moreno Bernardino,<br />

189, 219.<br />

Mellano Giovanni Battista, 351,<br />

358, 359, 427.<br />

Mellano Maria, 427.<br />

Menicatti Giovanni, 491, 495,<br />

496.<br />

Menzio Giuseppa, 296.<br />

Mercurelli Francesco, 264.<br />

Merini, 262.<br />

Meynis, 287.<br />

Migne Jacques-Paul, 192.<br />

Mola Cesare, 155, 156, 158, 177.<br />

Molteni Angelo, 61, 100.<br />

Momina, 58.<br />

Moreno Luigi, 93.<br />

Moschini Giacomo, 173, 174.<br />

Mouilleron Teodoro, 319, 320,<br />

377.<br />

Müller Achille, 284.<br />

Murphy Daniele, 182, 390.<br />

Napoleone III, 223, 224.<br />

Nardi, 329.<br />

Naro, 472.<br />

Navi Emiliano, 435.<br />

Nazari Luigi <strong>Giuseppe</strong> di Calabiana,<br />

275, 281-283, 370, 450,<br />

451, 465, 497, 515.<br />

Nazari Teodolinda, 454.<br />

Nazeri Lucia, 385.<br />

Negri <strong>Giuseppe</strong>, 347.<br />

Negri Luigi, 197.<br />

Nina Lorenzo, 373, 379.<br />

Niu Giovanni Battista, 426.<br />

Olivares Gioacchino, 187.<br />

Oliver, 327.<br />

Omati Giovanni, 343, 344.<br />

Origo Gaetano, 273, 284, 286,<br />

294, 296, 298, 299.<br />

Ortalda, 294, 296.<br />

Pacca Bartolomeo, 50.<br />

Pallavicini <strong>Giuseppe</strong>, 426, 427.<br />

Pallotti Vincenzo, 12, 33, 34, 37,<br />

42, 47, 49, 52, 512.<br />

Paresi, 262.<br />

Parietti Albino, 9, 153, 158, 176,<br />

178, 182, 187, 188, 205, 207,<br />

210, 211, 219, 223, 227, 233,<br />

236, 238, 241, 242, 253-255,<br />

259, 261, 263, 266, 349.<br />

541


Parietti Giovanni, 179.<br />

Passaglia Carlo, 283.<br />

Payen, 292.<br />

Pecorara, 474.<br />

Pennacchi <strong>Giuseppe</strong>, 377, 381.<br />

Persico Ignazio, 195, 213.<br />

Petterson, 313, 314.<br />

Pezzotti Remigio, 255, 256, 269.<br />

Piazzoli Luigi Maria, 300, 326.<br />

Piccardo, 405.<br />

Piergentili Marisa, 37.<br />

Pio IX, 13, 64, 96, 104, 123, 140,<br />

159, 189, 228, 264, 271, 275,<br />

283, 284, 289, 295, 303, 332,<br />

370, 412, 413, 415, 467, 516.<br />

Polding Giovanni Beda, 163.<br />

Pong, 316.<br />

Ponti, 98.<br />

Ponti Giovanni Battista, 239, 240,<br />

241.<br />

Porta Giulia, 92, 121.<br />

Poupinel Victor, 201, 202.<br />

Pozzi Francesco, 107, 111, 118,<br />

119, 153, 158, 176, 181, 182,<br />

383, 454, 455, 482, 493, 494,<br />

516.<br />

Prada <strong>Giuseppe</strong>, 83, 121.<br />

Pratolongo, 233.<br />

Puricelli Marcello, 301, 326.<br />

Quang-siu, 366.<br />

Raimondi Timoleone, 74, 169,<br />

184, 196, 202, 205, 212, 249,<br />

250, 253, 255, 257, 260, 277-<br />

279, 285, 287, 291, 295, 300,<br />

306, 307, 310, 313, 319, 321,<br />

323, 325, 326, 328, 330, 335,<br />

337, 346, 347, 360, 362, 368,<br />

369, 374, 376, 377, 383, 385,<br />

419, 420, 475, 514, 515.<br />

542<br />

Ramazzotti Angelo, 5, 9, 10, 12,<br />

55, 56, 64, 69, 70, 74, 76, 78,<br />

79, 82, 93, 94, 96, 98, 99, 101,<br />

104, 107, 109, 111, 113, 114,<br />

116, 118, 120, 123-126, 132,<br />

135, 138, 140, 143, 146, 150,<br />

153, 155, 160, 162, 164, 180,<br />

182, 184, 184, 194, 207, 208,<br />

226, 241, 244, 383, 475, 512,<br />

521.<br />

Ravizza Gaetano, 100, 113.<br />

Reina Paolo, 64, 65, 67, 74, 79,<br />

96, 116, 127, 132, 136, 153,<br />

159, 163, 169, 180, 182, 196,<br />

205, 207, 208, 209, 212, 215,<br />

235, 323, 383, 513, 517.<br />

Riboldi Agostino, 399.<br />

Ridolfi Mariano, 329.<br />

Riezesuski, 313, 314.<br />

Rigamonti Paolo, 493, 494.<br />

Ripa Matteo, 295.<br />

Ripamonti Alessandro, 82, 104,<br />

105, 107, 120, 233, 242-244,<br />

263, 270, 291, 298, 299, 514.<br />

Riva Antonio, 153, 162, 184, 205,<br />

206, 212.<br />

Rizzoli Enrico, 90, 91.<br />

Robbioni Costantino, 107, 153,<br />

160, 183, 184, 189, 514.<br />

Rocher Jean Louis, 157, 167, 170,<br />

181.<br />

Romanò Carlo, 143, 144, 197.<br />

Romilli Carlo Bartolomeo, 12, 61,<br />

69, 74, 100, 113, 123, 143,<br />

155, 261, 450, 513.<br />

Rosignoli Paolo, 381, 382.<br />

Rossari Giovanni, 83, 396, 514.<br />

Rossi Francesco Maria, 284, 356.<br />

Rosuati Luigi, 322.<br />

Rotondi Antonia, 308.<br />

Rotondi Felice, 367.


Rotondi Felice, 367, 379, 380.<br />

Ruvolo Ospedale Vito, 300, 307,<br />

311, 319, 328.<br />

Sagrada Vittorio Emanuele, 409,<br />

410.<br />

Sala, 462.<br />

Salerio Antonia, 29.<br />

Salerio Carlo, 64, 65, 67, 74, 96,<br />

127, 132, 136, 150, 180, 234,<br />

256, 296, 298, 321-323, 465,<br />

475, 513.<br />

Salomone, 84.<br />

Salvioni Federico, 116, 117, 119,<br />

140, 207, 208.<br />

Sanguettola Carlo <strong>Giuseppe</strong>, 144.<br />

Santoni Lorenzo, 441, 442.<br />

Sberna Anna Maria, 261, 281,<br />

370.<br />

Scalabrini Giovanni Battista, 399.<br />

Scarella Stefano, 306, 307, 319,<br />

347, 377, 420, 422, 426, 428,<br />

434, 435, 441, 443, 445, 477,<br />

478, 480, 490, 495, 516.<br />

Scatti Carolina, 262.<br />

Scattti Giovanni Battista, 307,<br />

308, 314, 385, 386.<br />

Schechtl, 234.<br />

Scin, 436.<br />

Scotti Giovanni Battista, 72, 233,<br />

234, 245, 247, 462.<br />

Scurati Giacomo, 185-187, 195,<br />

199, 207, 212, 226, 261, 262,<br />

291, 296, 316, 335, 341, 349,<br />

370, 371, 405, 430-432, 435,<br />

436, 442, 461, 465, 471, 473,<br />

474, 476, 482, 493, 494, 497,<br />

499, 515, 522, 525.<br />

Serponti Cesare, 258.<br />

Sesana Giovanni Stefano, 158,<br />

178, 182, 207, 210, 219, 260,<br />

289, 290, 514.<br />

Silva, 367.<br />

Simeoni Giovanni, 388, 393, 399,<br />

414, 445, 459, 488.<br />

Sin Lorenzo, 426, 436.<br />

Sismondi (Jean-Charles Léonard<br />

Simonde de), 334.<br />

Speroni Luigi, 120, 121.<br />

Spreafico <strong>Giuseppe</strong>, 262, 284.<br />

Staurenghi Antonio, 239, 240,<br />

241.<br />

Steins (Stein) Walter, 312.<br />

Stella Maria, 326.<br />

Strambi Maria Vincenzo, 37.<br />

Supriès Taddeo, 150.<br />

Taboureau, 240.<br />

Tacchini Luigi, 74, 169, 205, 212,<br />

514.<br />

Tacconi Pietro, 56, 57, 83, 97,<br />

107, 120, 121, 122, 179, 205.<br />

Tadeon, 316.<br />

Tagliabue A., 375.<br />

Taglioretti Angelo, 55, 61, 83, 97,<br />

100, 105, 107, 108, 111, 113,<br />

119, 120, 132, 143, 144, 146,<br />

147, 150, 151, 155, 156, 179,<br />

236, 255, 275, 318, 347, 354.<br />

Taglioretti (zio di Volonteri), 317.<br />

Teresina, 29, 42, 44.<br />

Terret André, 167, 184.<br />

Tesson, 317, 326.<br />

Thomassin <strong>Giuseppe</strong>, 102, , 103.<br />

Todisco Francesco, 42, 47.<br />

Tommaseo Marino, 358, 359, 390.<br />

Tornatore Rocco, 283, 287, 293,<br />

459, 465, 517.<br />

Torre Carlo, 297.<br />

Tosti Antonio, 12, 53, 55, 513.<br />

Tragella Giovanni Battista, 17, 30,<br />

33, 53, 62, 64, 82, 85, 92, 96,<br />

543


99, 104, 109, 113, 140, 154,<br />

162, 169, 173, 196, 206, 213,<br />

223, 231, 248, 261, 264, 273,<br />

277, 279, 281, 283, 289, 295,<br />

310, 313, 339, 364, 370, 399,<br />

414, 426, 482, 495, 522.<br />

Trevisanato <strong>Giuseppe</strong> Luigi, 173.<br />

Tschiderer von Gleifheim Giovanni,<br />

90.<br />

Turri, 347.<br />

Uboldi, 493, 494.<br />

Uetz Cecilia, 454, 455, 456.<br />

Ungaro di Monteiasi Giovanni<br />

Battista, 306, 308, 319, 320,<br />

326, 347, 376, 377, 427.<br />

Valentini Giovanni, 277, 278, 279,<br />

285, 296, 309, 327.<br />

Vandoni Francesco, 185, 186.<br />

Vannetti, 233, 234.<br />

Vaudagna Angelo, 329, 347, 366,<br />

480.<br />

Vaughan Herbert, 315, 316, 328.<br />

Verga Antonio, 245.<br />

Viale Prelà Antonio, 226.<br />

Viani, 284.<br />

Viganò Bernardo, 277-279, 294,<br />

296, 307, 308, 327, 476.<br />

544<br />

Villamarina Salvatore, 262, 296.<br />

Villoresi Luigi Maria, 312, 313,<br />

314.<br />

Vimercati Giovanni, 58, 146, 147,<br />

216.<br />

Visconti Margherita, 80, 508.<br />

Visconti Modrone Aurelia, 80, 81.<br />

Vismara Paola, 498.<br />

Vistarini Giovanni, 155, 156, 178.<br />

Vitali Luigi, 262.<br />

Vittadini Felice, 261, 262, 271,<br />

272, 275, 276, 281, 284, 370,<br />

514, 515, 525.<br />

Vittorio Emanuele II, 223, 514.<br />

Volonteri Simeone, 212, 226, 273,<br />

285, 286, 294-296, 298, 299,<br />

300, 306, 308, 310, 315, 317,<br />

319, 324-326, 328, 338, 339,<br />

341, 343, 344, 346, 354, 355,<br />

366, 376, 401, 417, 420, 422,<br />

423, 426, 427, 435, 477, 478,<br />

480, 490, 495, 515.<br />

Volta Alessandro, 332, 334.<br />

Zanoli Eustacchio, 286, 293, 346.<br />

Zè Marco, 329.<br />

Zoccarato Silvano, 499.<br />

Zulberti Alberto, 403, 404, 426,<br />

427.


VII<br />

INDICE PER SOGGETTO<br />

Segnaliamo argomenti di rilievo di carattere generale, rimandando<br />

per quelli personali all’indice dei nomi di persona; i nomi<br />

geografici si riferiscono alle missioni di S. Calocero; M. significa<br />

<strong>Marinoni</strong>; il numero indicato rimanda alle lettere e rispettive note.<br />

Bengala: 58, 62, 71, 72, 74, 77,<br />

79, 80 83, 84, 86, 91, 92,<br />

93, 96, 98, 108, 109, 117,<br />

118, 128, 132, 136, 176,<br />

188.<br />

Birmania Orientale: 105, 107,<br />

118, 173, 175, 177.<br />

Borneo, Labuan: 53, 56, 71.<br />

Calocero San (edificio): 14,<br />

15, 18, 20, 52, 58, 134.<br />

Cartagena (Colombia): 63, 71,<br />

74, 77, 84, 105, 155, 175.<br />

Catechisti: 72, 91, 112, 130,<br />

136.<br />

Corredo dei candidati: 25, 26.<br />

Devozioni di M.: all’angelo<br />

custode: 3; a Gesù: 1, 4-8,<br />

22, 24, 62, 73, 75, 86, 163; a<br />

Maria SS.ma: 3-10, 12, 19,<br />

22, 26, 52, 61, 62, 73, 75,<br />

81, 86-89, 99, 109, 153,<br />

163, 179; al Sacro Cuore: 3,<br />

4, 100, 109, 129, 158, 164,<br />

188; ai santi: 1-10, 65, 70,<br />

81, 82, 85, 133, 153, 163,<br />

179.<br />

Familiari di M.: 3, 5, 6-8, 26,<br />

65, 70, 85, 167 (v. pure indice<br />

dei nomi di persona).<br />

Gesuiti (M. dai gesuiti): 3, 4,<br />

8, 9, 10.<br />

Grugana: 135.<br />

Honan: 112, 118, 122, 128,<br />

130, 131, 139, 144, 160-<br />

164, 186, 187.<br />

Hong Kong: 74, 80, 92, 102,<br />

103, 106, 107, 109, 110,<br />

112, 115, 117, 120, 122,<br />

123, 137, 140, 143, 147,<br />

148, 154, 161, 185.<br />

Hyderabad: 116, 132, 149.<br />

India/e: 50-52, 56, 59, 66, 71,<br />

73, 74, 79.<br />

Istituto: questione con la S.<br />

Sede sulla sua natura: 28,<br />

29, 31-35, 37- 44; rapporto<br />

545


con le missioni: 41, 44, 86,<br />

133, 134, 160, 164.<br />

Italia (sconvolgimenti politici):<br />

78, 79, 84, 100.<br />

“L’Osservatore Cattolico”:<br />

94, 95, 99, 101, 104, 105,<br />

110, 141, 142, 145, 152.<br />

Malattie di M.: 19, 87, 88, 104,<br />

113, 115, 129, 170, 178,<br />

186.<br />

Messa S. (altare, eucaristia):<br />

1, 4, 8, 12, 13, 22, 25, 27,<br />

97, 166, 168, 170, 182, 194<br />

nota.<br />

Missionari (loro virtù e obblighi):<br />

58, 76, 86, 92, 93, 100,<br />

102, 103, 115, 131, 154,<br />

163.<br />

Nanyang: 161, 162, 164<br />

Oceania: 16, 17, 20-22, 24, 28,<br />

30, 31, 36, 41, 42, 47, 49,<br />

51-53, 55, 57, 59, 60, 62,<br />

66, 69.<br />

Opera Propagazione della<br />

Fede: 16, 20, 21, 24, 53, 55, 56,<br />

60, 66, 69, 86, 118, 122,<br />

164.<br />

Papa (devozione e sostegno):<br />

52, 56, 81, 84, 90, 114, 125,<br />

151, 152, 169, 181 (v. pure<br />

“L’Osservatore Cattolico”).<br />

Patire (amarlo): 3.<br />

546<br />

Poesia (disquisizione): 2.<br />

Regole dell’Istituto: 133, 166,<br />

167, 179.<br />

Religiose missionarie: 74, 79,<br />

80, 83, 84, 92, 94, 106-110,<br />

122, 132, 136, 147, 148,<br />

176, 178, 180, 194.<br />

Salute dei missionari: 93, 108,<br />

119, 128, 132, 136.<br />

Testamento – Commiato: 165,<br />

195.<br />

Umiltà: 7.<br />

Unione nell’Istituto e in missione:<br />

41, 42, 58, 62, 77, 83,<br />

86, 91, 102, 106, 116, 148,<br />

160, 162, -164, 168, 173,<br />

185.<br />

Unione/collaborazione con<br />

altri istituti: 90, 92, 110, 117,<br />

118, 123, 144, 146.<br />

Vescovi italiani (appello missionario):<br />

153, 159.<br />

Vescovi lombardi (relazioni):<br />

11, 18, 20, 32, 40, 45, 47.<br />

Vescovi veneti (contatti missionari):<br />

57, 76.<br />

Vocazioni: 18, 20, 25, 27, 57,<br />

61, 67, 68, 76, 90, 91, 97,<br />

133, 149, 150, 153, 155-<br />

159, 174, 184, 189.<br />

Weihwei: 162-164, 170-172.


INDICE GENERALE<br />

Prefazione di p. G. B. Zanchi, Superiore Generale del PIME . Pag. 5<br />

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 9<br />

Avvertenze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 18<br />

1. 01/10/1832 Alla sorella Margherita: per un ricamo<br />

d’altare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 21<br />

2. 15/11/1832 Alla sorella Margherita: osservazioni a<br />

due bellissime poesie . . . . . . . . . . . . . . » 24<br />

3. 28/11/1836 Alla sorella Margherita: l’amore del patire<br />

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 27<br />

4. 1837 (?) A D. Luigi Biraghi: “non ho più altro da<br />

pensare che ad amar Dio” . . . . . . . . . . . » 30<br />

5. 30/09/1837 Alla sorella Margherita: amor naturale e<br />

amor di Dio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 33<br />

6. 30/06/1838 Alla sorella Margherita: “Quanto è mai<br />

bella la morte dei giusti” . . . . . . . . . . . . » 35<br />

7. 30/12/1838 Alla sorella Margherita: la vera umiltà . » 39<br />

8. 13/05/1839 Ai familiari: effusioni spirituali . . . . . . . » 42<br />

9. 06/06/1839 A D. Luigi Biraghi: l’attrattiva per le missioni<br />

estere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 47<br />

10. 16/01/1841 A D. Luigi Biraghi: una vocazione ancora<br />

in sospeso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 52<br />

11. 04/09/1850 A P. Angelo Taglioretti: M. prepara la<br />

lettera accompagnatoria dei documenti<br />

ai Vescovi per l’erezione dell’Istituto . . » 55<br />

12. 21/10/1850 Alla sorella Margherita: suppellettile per<br />

il seminario missionario . . . . . . . . . . . . . » 58<br />

13. 01/11/1850 Alla sorella Margherita: altre richieste per<br />

l’altare e per sé . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 59<br />

547


14. 01/04/1851 A P. Angelo Taglioretti: un’offerta generosa<br />

e la nuova sede . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 61<br />

15. 06/04/1851 Alla Fabbriceria di San Giorgio: richiesta<br />

del nulla osta per S. Calocero . . . . . . . . » 62<br />

16. 30/07/1851 Al Prefetto di Propaganda: M. invia a<br />

Roma Reina e Salerio per istruzioni circa<br />

la missione d’Oceania . . . . . . . . . . . . . . » 64<br />

17. 10/09/1851 A P. Colin: invia Reina e Salerio dal superiore<br />

dei maristi per intese sulla missione<br />

d’Oceania . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 67<br />

18. 1851 Ai Vescovi lombardi: comunica l’apertura<br />

a S. Calocero e raccomanda di favorire<br />

le vocazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 69<br />

19. 19/02/1852 Alla sorella Margherita: informa sulla sua<br />

salute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 72<br />

20. 03/03/1852 Ai Vescovi lombardi: ragguaglia sulla prima<br />

spedizione e il Seminario; raccomanda<br />

l’Opera della Propagazione della Fede . » 74<br />

21. 13/03/1852 Alla Duchessa Visconti: supplica per ottenere<br />

sussidi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 80<br />

22. 10/04/1852 (?)Ai missionari di Milano: descrive da Londra<br />

il commiato dai partenti . . . . . . . . » 82<br />

23. 21/07/1852 A D. Carlo Bolis: gli propone di stabilirsi<br />

a Milano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 85<br />

24. 09/12/1852 Alla Propagazione della Fede: previsione<br />

di spese per la seconda spedizione . . . . » 87<br />

25. 12/12/1852 Al Vescovo di Trento: chiede di poter accogliere<br />

D. Luigi Limana . . . . . . . . . . . » 90<br />

26. 31/01/1853 Alla sorella Margherita: spiega perché<br />

non la può visitare più spesso . . . . . . . . » 92<br />

27. 04/04/1853 A D. Domenico Barbero: risponde alla<br />

richiesta d’ammissione . . . . . . . . . . . . . . » 93<br />

28. 06/04/1853 A <strong>Mons</strong>. Ramazzotti: la questione con<br />

Roma sulla natura dell’Istituto . . . . . . . » 96<br />

29. 27/04/1853 A <strong>Mons</strong>. Ramazzotti: disparità di opinionioni<br />

sulla questione con Roma . . . . . . » 99<br />

30. 15/05/1853 A P. Colin: M. chiede consigli sulla missione<br />

d’Oceania mirando ad una seconda<br />

spedizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 102<br />

31. 21/05/1853 A <strong>Mons</strong>. Ramazzotti: lo prega di dire una<br />

548


una buona parola agli alunni disorientati<br />

per la questione con Roma . . . . . . . Pag. 104<br />

32. 23/05/1853 A <strong>Mons</strong>. Ramazzotti: i vescovi istitutori<br />

hanno il diritto di far dell’Istituto ciò che<br />

credono più opportuno . . . . . . . . . . . . . » 107<br />

33. 25/05/1853 A <strong>Mons</strong>. Ramazzotti: la questione con<br />

Roma esige ormai una sollecita risoluzione<br />

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 109<br />

34. 06/1853 A <strong>Mons</strong>. Ramazzotti: Taglioretti sta preparando<br />

un’esposizione della questione<br />

da discutere in un incontro . . . . . . . . . . » 111<br />

35. 02/06/1853 Sintesi di <strong>Marinoni</strong>: punti emersi nella<br />

riunione del 2 giugno a Rho . . . . . . . . . » 113<br />

36. 06/06/1853 A <strong>Mons</strong>. Ramazzotti: M. trasmette una<br />

lettera di Propaganda che dice di attendere<br />

per un altro invio . . . . . . . . . . . . . . » 116<br />

37. 09/06/1853 A <strong>Mons</strong>. Ramazzotti: manda una dichiarazione<br />

di fedeltà e disponibilità al Papa<br />

firmata dagli alunni . . . . . . . . . . . . . . . . » 118<br />

38. 13/06/1853 A <strong>Mons</strong>. Ramazzotti: parla delle reazioni<br />

positive alla supplica . . . . . . . . . . . . . » 120<br />

39. 06/1853 (?) A D. Carlo Candiani: si rammarica perché<br />

gli sembra che manchi ancora un’intesa<br />

completa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 123<br />

40. 22/06/1853 A <strong>Mons</strong>. Ramazzotti: gli alunni apprezzano<br />

molto le lettere dei vescovi istitutori<br />

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 125<br />

41. 09/1853 Appunti di <strong>Marinoni</strong> - I -: sul viaggio a<br />

Roma di <strong>Mons</strong>. Ramazzotti . . . . . . . . . . » 126<br />

42. 09/1853 Appunti di <strong>Marinoni</strong> -II-: sul viaggio a<br />

Roma di <strong>Mons</strong>. Ramazzotti . . . . . . . . . . » 132<br />

43. 17/09/1853 Al Prefetto di Propaganda: lo invita a<br />

rasserenare l’animo di Sua Santità . . . . » 138<br />

44. 09/1853 A Sua Santità Pio IX: “protesta” di piena<br />

sottomissione e disponibilità . . . . . . . . » 140<br />

45. 29/09/1853 A <strong>Mons</strong>. Ramazzotti: visite all’Istituto di<br />

vescovi lombardi . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 143<br />

46. 19/04/1854 A <strong>Mons</strong>. Ramazzotti: perché persuada<br />

il cav. Vimercati a non parlar male dell’Istituto<br />

a Propaganda . . . . . . . . . . . . . » 146<br />

549


47. 28/04/1854 Ai Vescovi lombardi: M. dà notizie sulla<br />

missione d’Oceania . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 148<br />

48. 08/05/1854 A <strong>Mons</strong>. Ramazzotti: lasciar perdere ogni<br />

discorso sul Ceylon . . . . . . . . . . . . . . . . » 150<br />

49. 17/05/1854 Al Prefetto di Propaganda: notizie dell’Oceania<br />

e di 10 missionari pronti a partire<br />

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 152<br />

50. 12/06/1854 A <strong>Mons</strong>. Ramazzotti: Propaganda apre<br />

all’Istituto la via per l’India . . . . . . . . . . » 155<br />

51. 30/07/1854 Al Procuratore dei Maristi: informazioni<br />

circa l’Oceania e le Indie orientali . . » 157<br />

52. 17/09/1854 Al Prefetto di Propaganda: ringraziare<br />

il Papa e presentare le difficoltà economiche<br />

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 159<br />

53. 09/12/1854 Al Prefetto di Propaganda: prospettiva<br />

di una missione che serva pure a tenere<br />

i rapporti con quella dell’Oceania . . . . » 162<br />

54. 03/01/1855 All’Imperatrice d’Austria: M. informa<br />

sull’Istituto e chiede aiuti . . . . . . . . . . . » 164<br />

55. 03/02/1855 Al Sig. Terret - Propagazione della Fede:<br />

richiesta di sussidi per i missionari d’Oceania<br />

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 167<br />

56. 04/02/1855 Al Prefetto di Propaganda: annuncia<br />

l’andata a Roma dei partenti per l’India » 169<br />

57. 24/05/1855 Al Prefetto di Propaganda: scrive del suo<br />

viaggio in Veneto per vocazioni . . . . . . » 172<br />

58. 24/06/1855 A D. Albino Parietti: chiede e dà molte<br />

notizie sulle missioni e l’Istituto . . . . . . » 176<br />

59. 04/08/1855 Al Prefetto di Propaganda: invia lettere<br />

dell’Oceania e notizie dell’India . . . . . . » 180<br />

60. 07/08/1855 A P. Giovanni Mazzucconi: trasmette le<br />

domande a Propaganda; dà e chiede informazioni<br />

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 183<br />

61. 13/09/1855 A Giacomo Scurati: consigli circa la sua<br />

vocazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 185<br />

62. 25/09/1855 Ai PP. Parietti - Marietti - Limana: attende<br />

loro notizie e ne comunica altre . . . . » 187<br />

63. 04/01/1856 A P. Giovanni M. Alfieri: il Papa vuole<br />

due missionari per l’America meridionale<br />

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 189<br />

550


64. 23/02/1856 All’Ill.mo Signore: M. ringrazia per la<br />

somma inviata dai sovrani . . . . . . . . . . . Pag. 191<br />

65. 27/07/1856 Alla sorella Margherita: rapporto di servizi<br />

e preghiere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 192<br />

66. 01/08/1856 Al Prefetto di Propaganda: al momento<br />

non ha soggetti per la missione . . . . . . . » 194<br />

67. 14/09/1856 Al Prefetto di Propaganda: raccomanda<br />

un sacerdote che non ottiene dal vicario<br />

capitolare il permesso per le missioni . » 197<br />

68. 22/09/1856 A Giacomo Scurati: sui contrasti della famiglia<br />

alla sua vocazione . . . . . . . . . . . . » 199<br />

69. 25/09/1856 Ai membri dell’Opera per la P.F.: esprime<br />

i suoi sentimenti per la morte di Mazzucconi<br />

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 201<br />

70. 04/12/1856 Alla sorella Margherita: una lieta festa in<br />

onore di S. Francesco Saverio . . . . . . . . » 203<br />

71. 03/06/1857 Al Prefetto di Propaganda: nessun missionario<br />

disponibile per il Bengala . . . . » 205<br />

72. 25/07/1857 A D. Albino Parietti: regole e qualità dei<br />

catechisti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 207<br />

73. 26/12/1857 A D. Albino Parietti: la grande lezione<br />

di Gesù Bambino . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 210<br />

74. 15/05/1858 Al Prefetto di Propaganda: movimento<br />

su molti fronti missionari . . . . . . . . . . . » 212<br />

75. 31/05/1858 Alla sorella Margherita: preghiera a Gesù<br />

in croce e devozione a Maria . . . . . . » 216<br />

76. 30/07/1858 Al Prefetto di Propaganda: raccomandare<br />

l’Istituto ai vescovi del Veneto . . . . . » 217<br />

77. 09/09/1858 A D. Albino Parietti: M. si compiace dell’unione<br />

dei missionari . . . . . . . . . . . . . » 219<br />

78. 07/06/1859 Alla sorella Margherita: i danni della<br />

guerra; Milano preservata . . . . . . . . . . . » 221<br />

79. 15/06/1859 A D. Albino Parietti: i rivolgimenti po-<br />

23/06/1859 litici e i nostri missionari . . . . . . . . . . . . » 223<br />

80. 02/11/1859 Al Prefetto di Propaganda: Hong Kong<br />

chiede religiose italiane; una disgrazia<br />

perdere due missionari del Bengala . . . » 226<br />

81. 18/01/1860 A Sua Santità Pio IX: ossequio e devozione<br />

dell’Istituto al Papa oltraggiato . » 228<br />

551


82. 19/03/1860 Alla sorella Margherita: pensieri del Grisostomo<br />

su S. <strong>Giuseppe</strong> . . . . . . . . . . . . Pag. 231<br />

83. 24/10/1860 A D. Albino Parietti: “accogliere amorevolmente<br />

quanto si scrive” . . . . . . . . . . » 233<br />

84. 25/06/1861 A D. Albino Parietti: M. tentato di dimettersi<br />

per malintesi e difficoltà . . . . . . . . » 236<br />

85. 22/09/1861 Alla sorella Margherita: “abbiamo gustato<br />

il paradiso ad Annecy” . . . . . . . . . . . » 239<br />

86. 09/10/1861 A D. Albino Parietti: M. vuol essere tutto<br />

a servizio dei missionari . . . . . . . . . . » 241<br />

87. 20/11/1861 Alla sorella Margherita: si mostra paziente<br />

e scherzoso nei suoi malanni . . . . . . . » 245<br />

88. 08/12/1861 Alla sorella Margherita: non era nei disegni<br />

di Dio celebrare all’Immacolata . . . » 247<br />

89. 22/12/1861 Alla sorella Margherita: la vuole ricompensare<br />

con una stilla d’amor divino . . » 248<br />

90. 13/03/1862 Al Prefetto di Propaganda: per favorire<br />

le vocazioni e l’unione con Brignole-Sale » 249<br />

91. 01/04/1862 A D. Albino Parietti: sull’erezione del<br />

vicariato e i catechisti . . . . . . . . . . . . . . » 253<br />

92. 23/05/1862 A D. Albino Parietti: problema dei missionari<br />

impazienti di partire . . . . . . . . . » 255<br />

93. 25/11/1862 A D. Albino Parietti: curare la salute ma<br />

non lasciare la missione . . . . . . . . . . . . . » 259<br />

94. 10/01/1864 A D. Albino Parietti: fondazione e invio<br />

de “L’Osservatore Cattolico” . . . . . . . . » 261<br />

95. 30/07/1864 A un <strong>Mons</strong>ignore: il nuovo giornale è gradito<br />

al Papa ma non è facile perseguirne<br />

lo scopo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 264<br />

96. 19/02/1865 A D. Luigi Limana: raccogliere documenti<br />

e memorie di Parietti . . . . . . . . . . . . » 266<br />

97. 15/05/1865 A D. Giacomo Broy: consigli per prepararsi<br />

alla missione . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 267<br />

98. 12/09/1866 A D. Luigi Limana: dolore per la morte<br />

di Brioschi e la carestia . . . . . . . . . . . . . » 269<br />

99. 08/12/1866 A Sua Santità Pio IX: sentimenti de “L’Osservatore<br />

Cattolico” per il Papa . . . . . . » 271<br />

100. 12/12/1866 A D. Simeone Volonteri: guardare in alto<br />

per notizie buone e tristi . . . . . . . . . . . . » 273<br />

101. 12/01/1867 A Sua Santità Pio IX: i direttori de “L’Os-<br />

552


servatore Cattolico” ringraziano per le<br />

onorificenze ricevute . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 275<br />

102. 28/01/1867 A D. Timoleone Raimondi: chiede una<br />

relazione sul viaggio a Manila e vuol sapere<br />

di un missionario che non gli scrive » 277<br />

103. 26/02/1867 A D. Timoleone Raimondi: vietare ai missionari<br />

l’invio di cose di valore . . . . . . . » 279<br />

104. 18/04/1867 A <strong>Mons</strong>. Luigi Nazari: devoti ossequi al<br />

nuovo arcivescovo di Milano . . . . . . . . » 281<br />

105. 21/05/1867 A D. Eugenio Biffi: dalla Colombia alla<br />

Birmania: le lodi del Papa - informazioni<br />

su “L’Osservatore Cattolico” . . . . . . » 283<br />

106. 12/06/1867 A D. Timoleone Raimondi: sui missionari<br />

e la nomina al successore di Ambrosi » 285<br />

107. 28/10/1867 A D. Timoleone Raimondi: sulle trattative<br />

a Lione per Hong Kong e Birmania » 287<br />

108. 01/12/1867 Al Prefetto di Propaganda: richiede per<br />

il Bengala una missione più salubre . . . » 289<br />

109. 28/12/1867 A D. Timoleone Raimondi: risponde alle<br />

accuse di trascuratezza e inerzia; con<br />

Propaganda bisogna agire con prudenza » 291<br />

110. 12/02/1868 A D. Timoleone Raimondi: richieste di<br />

personale e relazioni col Collegio cinese » 295<br />

111. 25/04/1868 A D. Gaetano Origo: “a ben rivederci<br />

in cielo se non lo possiamo più in terra” » 298<br />

112. ss. Trinità ’69 A Timoleone Raimondi: accettata la missione<br />

del Honan …. . . . . . . . . . . . . . . . . » 300<br />

113. 04/12/1869 Alla sorella Margherita: la rassicura sui<br />

suoi malanni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 302<br />

114. senza data A Sua Santità Pio IX: solidarietà filiale e<br />

difesa del dominio temporale . . . . . . . . » 303<br />

115. 30/01/1870 A Timoleone Raimondi: notizie e raccomandazioni<br />

importanti . . . . . . . . . . . . . » 306<br />

116. 30/04/1870 A D. Simeone Volonteri: il Papa lieto di<br />

vedere il primo vescovo dell’Istituto . . . » 310<br />

117. 07/06/1870 A <strong>Mons</strong>. Domenico Barbero: gli affida<br />

una missione presso Propaganda; relazione<br />

con l’Istituto di p. Villoresi . . . . . » 312<br />

118. 26/06/1870 A D. Timoleone Volonteri: problema di<br />

personale e soldi nel Honan . . . . . . . . . » 315<br />

553


119. 28/08/1870 A <strong>Mons</strong>. Simeone Volonteri: moderare<br />

lo zelo e provare la vocazione di Scarella<br />

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 319<br />

120. 25/09/1870 A <strong>Mons</strong>. Timoleone Raimondi: Borgazzi<br />

autorizzato ad andare in America per<br />

raccogliere soldi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 321<br />

121. 09/10/1870 A D. Timoleone Raimondi : annunzia la<br />

morte dell’ottimo D. Carlo Salerio . . . » 323<br />

122. 07/05/1871 A D. Timoleone Raimondi: lo loda per<br />

aver agito in bel modo coi lazzaristi e<br />

gli raccomanda di trattare bene le suore » 325<br />

123. 18/06/1871 A D. Timoleone Raimondi: consigli sul<br />

progetto di Mill Hill e notizie . . . . . . . . » 328<br />

124. 27/01/1872 A D. Domenico Davanzo: ordine di lasciare<br />

la missione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 330<br />

125. 22/07/1872 Ad Alessandro Manzoni: invito a prendere<br />

le difese di Pio IX . . . . . . . . . . . . . » 332<br />

126. 05/10/1872 A D. Timoleone Raimondi: bisogna essere<br />

fermi con Davanzo . . . . . . . . . . . . . » 335<br />

127. 12/10/1872 A D. Timoleone Raimondi: comunica<br />

d’aver riportato Davanzo a Milano . . . . » 337<br />

128. 11/02/1873 Al Prefetto di Propaganda: sul Honan<br />

meritevole di un vicario apostolico e sul<br />

Bengala . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 338<br />

129. 05/04/1873 A Simeone Volonteri: consacrare missionari<br />

e missione al s. Cuore di Gesù . . . » 341<br />

130. 15/08/1873 Al Prefetto di Propaganda: Volonteri vicario<br />

apostolico e lista di partenti . . . . . » 343<br />

131. 23/08/1873 A <strong>Mons</strong>. Simeone Volonteri: disordini<br />

nel Honan; preparare la consacrazione<br />

episcopale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 346<br />

132. 29/01/1874 Al Prefetto di Propaganda: provvedere<br />

alla missione del Bengala Centrale dato<br />

il clima micidiale . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 348<br />

133. 11/02/1875 Al Prefetto di Propaganda: permesso di<br />

ordinare 8 alunni “titulo Missionis” . . . » 351<br />

134. 23/06/1875 A P. Angelo Taglioretti: confida alcune<br />

prove nel governo dell’Istituto . . . . . . . » 354<br />

135. 22/07/1875 Documento di <strong>Marinoni</strong>: la cappella della<br />

Grugana può conservare il Santissimo » 356<br />

554


136. 21/11/1875 Al Prefetto di Propaganda: invio di missionari,<br />

religiose, catechisti . . . . . . . . . . Pag. 358<br />

137. 05/05/1876 Al Prefetto di Propaganda: questione di<br />

chiese pubbliche dei religiosi ad Hong<br />

Kong . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 360<br />

138. 20/09/1876 Ai Colleghi e ai Missionari: in difesa dell’ottimo<br />

D. Carlo Bolis . . . . . . . . . . . . . » 363<br />

139. 13/04/1878 A <strong>Mons</strong>. Simeone Volonteri: offerte per<br />

calamità col contributo dei chierici . . . » 366<br />

140. 11/05/1878 A <strong>Mons</strong>. Timoleone Raimondi: i domenicani<br />

rinuncino alla chiesa pubblica, ma<br />

restino disponibili al condono . . . . . . . » 368<br />

141. 09/09/1878 A “L’Osservatore Cattolico”: non combattere<br />

altra stampa cattolica . . . . . . . . » 370<br />

142. 12/10/1878 A D. Davide Albertario: moderare gli eccessi<br />

nel difendere la santa causa . . . . . » 373<br />

143. 12/10/1878 A <strong>Mons</strong>. Timoleone Raimondi: M. è vicino<br />

ai 70 anni, ma guida con zelo e discernimento<br />

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 374<br />

144. 18/01/1879 A <strong>Mons</strong>. Simeone Volonteri: sul problema<br />

dell’unione con altri Istituti . . . . . . » 376<br />

145. 28/05/1879 A D. Felice Rotondi: risponde ad accuse<br />

con forza e dignità . . . . . . . . . . . . . . . . . » 379<br />

146. 30/06/1879 A <strong>Mons</strong>. <strong>Giuseppe</strong> Pennacchi: circa alcuni<br />

soggetti dell’Istituto missionario di<br />

Roma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 381<br />

147. 18/09/1879 A <strong>Mons</strong>. Timoleone Raimondi: altro invio<br />

di religiose, ma Raimondi ne ha poca<br />

stima . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 383<br />

148. 11/10/1879 A <strong>Mons</strong>. Timoleone Raimondi: M. è addolorato<br />

perché i missionari lasciano HK<br />

non vedendosi trattati come si meritano » 385<br />

149. 16/06/1880 Al Prefetto di Propaganda: pronto ma<br />

contrario a lasciare Hyderabad . . . . . . . » 388<br />

150. 23/10/1880 A <strong>Mons</strong>. Salvatore Magnasco: supplica<br />

che gli conceda un diacono che vuol<br />

farsi missionario . . . . . . . . . . . . . . . . . . 393<br />

151. 19/12/1880 A Sua Santità Leone XIII: ringrazia per<br />

l’enciclica “Sancta Dei Civitas” . . . . . . . » 395<br />

555


152. 24/06/1881 A un Vescovo: sulla questione del governo<br />

temporale del Papa . . . . . . . . . . . . . Pag. 397<br />

153. 19/03/1882 Ai Vescovi d’Italia: appello per S. Calocero<br />

e le missioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 399<br />

154. 21/04/1882 A <strong>Mons</strong>. Simeone Volonteri: i missionari<br />

restino nella missione di destinazione » 403<br />

155. 28/04/1882 A D. Giacomo Scurati: cerca vocazioni<br />

mentre accompagna mons. Biffi . . . . . . » 405<br />

156. 19/06/1882 A <strong>Mons</strong>. Domenico M. Gelmini: chiede<br />

e ottiene un chierico per le missioni . . . » 407<br />

157. 13/08/1882 Al suddiacono E. Sagrada: un altro generoso<br />

dono del vescovo di Lodi . . . . . . . » 409<br />

158. 11/10/1882 A <strong>Mons</strong>. Laurenzi – Uditore di S. Santità:<br />

implora di poter accogliere liberamente<br />

i candidati alle missioni come i religiosi<br />

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 411<br />

159. 21/11/1882 Al Prefetto di Propaganda: esplicita la<br />

supplica che il Papa dia il privilegio di<br />

ammettere liberamente gli aspiranti alle<br />

M.E. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 414<br />

160. 17/11/1883 A <strong>Mons</strong>. Simeone Volonteri: “Le Missiosioni<br />

sono affidate al Seminario di S. Calocero”<br />

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 417<br />

161. 01/12/1883 A <strong>Mons</strong>. Timoleone Raimondi: se lei esige<br />

missionari perfetti mi lasci il tempo<br />

necessario per formarli . . . . . . . . . . . . . » 419<br />

162. 15/12/1883 A <strong>Mons</strong>. Stefano Scarella: per la pacifica<br />

sistemazione dei due vicariati . . . . . . » 422<br />

163. 15/12/1883 Ai Missionari del Honan: raccomanda<br />

concordia, sottomissione, preghiera . . . » 424<br />

164. 23/02/1884 A <strong>Mons</strong>. Simeone Volonteri: cerca di calmarlo<br />

in attesa della divisione del Honan<br />

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 426<br />

165. 13/05/1884 Alla SS. Trinità: atto di affidamento a Dio<br />

per la morte e disposizioni testamentarie » 429<br />

166. 24/05/1884 A tutti i Confratelli: nel 50° di sacerdozio<br />

comunica di aver presentato a Propaganda<br />

le nuove regole . . . . . . . . . . . . » 431<br />

167. 31/05/1884 A <strong>Mons</strong>. Stefano Scarella: esprime gioia<br />

556


per la consacrazione episcopale e la sua<br />

opera e informa sulle nuove regole . . . . Pag. 434<br />

168. 25/07/1884 Agli amatissimi alunni: loda la loro unione<br />

e la loro allegria . . . . . . . . . . . . . . . . » 437<br />

169. 26/07/1884 A Sua Santità Leone XIII: protesta contro<br />

la spoliazione dei beni di Propaganda<br />

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 439<br />

170. 24/01/1885 A <strong>Mons</strong>. Stefano Scarella: resoconto messe,<br />

salute e caso Santoni . . . . . . . . . . . . » 441<br />

171. 21/02/1885 A D. Cristiano Graffy: lo incoraggia nello<br />

zelo apostolico . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 443<br />

172. 18/04/1885 A <strong>Mons</strong>. Stefano Scarella: sul calendario<br />

liturgico da usare in missione . . . . . . . . » 445<br />

173. 04/07/1885 Ai Missionari in Birmania: per riportare<br />

la pace nella comunità . . . . . . . . . . . . » 447<br />

174. 13/09/1885 A <strong>Mons</strong>. Luigi Nazari: chiede e ottiene<br />

il chierico Gerardo Brambilla . . . . . . . . » 450<br />

175. 25/12/1885 Ai Missionari in Birmania: presentare<br />

soggetti meritevoli dell’episcopato . . . . » 452<br />

176. 17/02/1886 A Madre Teodolinda Nazari: occorre riparare<br />

l’atto inconsiderato della Provinciale<br />

del Bengala . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 454<br />

177. 10/09/1886 A P. Rocco Tornatore: perché accetti di<br />

governare interinalmente la missione della<br />

Birmania orientale . . . . . . . . . . . . . . » 459<br />

178. 15/10/1886 A D. Giacomo Scurati: gli raccomanda<br />

di curare i suoi malanni . . . . . . . . . . . . . » 461<br />

179. 03/12/1886 A tutti i Confratelli: presenta il nuovo regolamento<br />

dell’Istituto . . . . . . . . . . . . . » 463<br />

180. senza data A un Vescovo: afflitto di vedersi negato<br />

per le missioni le suore fondate da un<br />

confratello . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 465<br />

181. 07/1887 (?) A Sua Santità Leone XIII: rinnovate proteste<br />

per i soprusi al Papa . . . . . . . . . . . » 467<br />

182. 28/11/1887 Al Prefetto di Propaganda: chiede di poter<br />

semplificare il sistema delle offerte<br />

per le messe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 469<br />

183. 14/08/1888 A D. Giacomo Scurati: ricevute onorificenze<br />

e... 4 alunni . . . . . . . . . . . . . . . . . » 471<br />

184. 02/01/1890 Al seminarista Gianni: stimola verso la<br />

557


santità apostolica un aspirante trattenuto<br />

in patria dalla malattia . . . . . . . . . . . Pag. 473<br />

185. 04/01/1890 A <strong>Mons</strong>. Timoleone Raimondi: “una delle<br />

pietre fondamentali di S. Calocero” . » 475<br />

186. 17/02/1890 A P. Emilio Anelli: gli ordina per le sue<br />

vicende di passare dal Honan del sud al<br />

Honan del nord . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 477<br />

187. 01/03/1890 A <strong>Mons</strong>. Stefano Scarella: lo invita ad accogliere<br />

p. Anelli per il suo bene . . . . . » 480<br />

188. 03/07/1890 A <strong>Mons</strong>. Francesco Pozzi: lo prega di agire<br />

da padre e amico coi confratelli . . » 482<br />

189. 6/07/1890 Ad Emilio Ghislanzoni: non può essere<br />

accolto per ragioni di salute . . . . . . . . . » 485<br />

190. 24/07/1890 A D. Enrico Caffi: lo dissuade accoratamente<br />

dal tornare . . . . . . . . . . . . . . . . . » 487<br />

191. 14/08/1890 A <strong>Mons</strong>. Stefano Scarella: consolato per<br />

l’accettazione del p. Anelli . . . . . . . . . . » 490<br />

192. 18/08/1890 A D. Giacomo Scurati: sul caso di p. Broy<br />

entrato dai gesuiti . . . . . . . . . . . . . . . . . » 493<br />

193. 13/09/1890 A <strong>Mons</strong>. Stefano Scarella: “sarà l’ultima<br />

volta che avrò la consolazione di scriverle”<br />

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 495<br />

194. 13/10/1890 A D. Giacomo Scurati: M. lucido e attivo<br />

come sempre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 497<br />

195. 05/01/1891 A tutti gli Alunni e Missionari: lettera di<br />

commiato dal letto di morte . . . . . . . . . » 499<br />

Appendici<br />

I La famiglia di <strong>Mons</strong>. <strong>Marinoni</strong> . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 503<br />

II Dati biografici di <strong>Mons</strong>. <strong>Marinoni</strong> . . . . . . . . . . . . . . . . . » 511<br />

III Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 519<br />

IV Gli scritti di <strong>Mons</strong>. <strong>Marinoni</strong> . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 521<br />

V Invii alle Missioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 527<br />

VI Indice dei nomi di persona . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 537<br />

VII Indice per soggetto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 545<br />

Indice generale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 547<br />

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