Gianfranco Maris - Testimonianze dai lager

Belgioioso. "E' questo qui", che era lì con noi, con noi c'erano anche altri due, credo uno
fosse Emanuele Flora e l'altro Maggini di Roma, non mi ricordo come si chiami di nome.
Allora scende un altro ufficiale italiano, era Cicogna, il cugino o il cognato di Belgioioso
che essendo nell'armata degli alleati, perché aveva risalito l'Italia nei reparti italiani e con
gli alleati e avendo sentito la radio, perché noi eravamo riusciti a far sentire alla radio chi
erano i presenti superstiti in Gusen, aveva sentito che in Gusen era superstite Ludovico
Belgioioso. Lui si è fatto dare un'autolettiga dal suo comando e con i soldati è venuto fino
a Gusen, e ha imbroccato proprio noi. A questo punto su quella autolettiga siamo saliti tutti
quelli che eravamo lì, i cinque che eravamo lì. Uno era Ravelli, allora Ravelli, Belgioioso,
credo Emanuele Flora, il Maggini ed io, e siamo arrivati in Italia così.
Io in questi 55 anni, sono stato prigioniero di uno schema ideologico – culturale. Vado
nelle scuole, parlo, ecc., ma non ho mai raccontato le mie vicende, ho sempre e soltanto
raccontato la storia dei processi che hanno determinato il sorgere del nazismo. Il crearsi
all'interno del nazismo, per repressione e per manipolazione della cultura, di uomini che
finivano per essere convinti dell'intrinseca necessità di eliminare altri uomini "inferiori"; ho
sempre parlato dell'organizzazione di sterminio, ma della mia storia inserita in questo
quadro non ho mai parlato.