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Angelo Sacchetti Sassetti, Rieti nel Risorgimento italiano (1796 ...

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concittadini vostri, colla fronte alta, e colla coscienza d'aver<br />

provato non esser degeneri dai valorosi antenati, di aver<br />

risparmiata all'Italia una stagione ancora di servaggio o<br />

d'avvilimento.<br />

4 Marzo 1849.<br />

G. GARIBALDI<br />

Questo violento proclama di Garibaldi, mentre incitava i popoli<br />

file:///D|/<strong>Rieti</strong>/rieti varie/GarSac.htm (28 di 59) [03/01/1997 9.20.06]<br />

dello Stato a tenersi pronti per l'offensiva, spingeva il governo<br />

di Napoli a mandare presso i confini sempre maggiori milizie.<br />

Presto si venne a sapere che 50 uomini con un capitano e due<br />

ufficiali erano giunti a Carsoli per porre in istato di assedio<br />

Rocca di Botte, Cavaliere ed Oricola, paesetti confinanti col<br />

distretto di Arsoli, e Poggio Cinolfo, Carsoli e Tufo, confinanti<br />

col distretto di Canemorto (Orvinio) e precisamente con la<br />

linea che divide Nespolo e Collalto dal Regno. Anche da Morro<br />

giungevano notizie, forse esagerate, ma sempre poco<br />

rassicuranti, poiché si sapeva che a Leonessa un'avanguardia di<br />

una trentina di uomini di linea aveva posto lo stato d'assedio.<br />

Insomma la minaccia del gen. Landi si avverava.<br />

Il Governo di Roma, preoccupato di questa grave situazione,<br />

mandò a <strong>Rieti</strong> il 5 marzo il tenente generale Andrea Ferrari, il<br />

quale diede subito ordine che si mobilizzassero due compagnie<br />

di guardia nazionale, ciascuna composta di 125 uomini, per<br />

appoggiare la legione di Garibaldi <strong>nel</strong>la difesa dei confini.<br />

Quindi, per ogni buon fine, si istituì per mezzo della cavalleria<br />

un servizio di informazioni tra S. Benedetto del Tronto e <strong>Rieti</strong>,<br />

allacciando Ascoli, Spoleto e <strong>Rieti</strong> e mettendo in<br />

comunicazione rapida e diretta il Feoli con Ugo Calindri,<br />

Preside di Ascoli Piceno. Presi gli opportuni accordi, il Ferrari,<br />

contro cui <strong>nel</strong>la notte dall’11 al 12 marzo, forse da qualche<br />

garibaldino, si scrisse col carbone sui muri Morte a Ferrari<br />

traditore!, ripartì in capo a otto giorni, lasciando Garibaldi unico<br />

difensore dei confini da <strong>Rieti</strong> ad Arsoli; e Garibaldi pose piccoli<br />

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distaccamenti di legionari a Petescia, Ricetto, Poggio Vittiano,<br />

paesi della provincia di <strong>Rieti</strong>, e ad Arsoli, Paliano, Palestrina e<br />

Riofreddo, della Comarca e provincia di Frosinone.<br />

Sebbene, suo malgrado, per ordine espresso del Governo<br />

Garibaldi dovesse contentarsi in tal modo della difensiva,<br />

mentre avrebbe preferita l'offensiva, pure nuovi conflitti di<br />

confine erano inevitabili, dovuti a qualche licenza dei<br />

garibaldini.<br />

La notte del 6 marzo, una cinquantina di legionari entrarono<br />

<strong>nel</strong> villaggio delle Casette, posto a circa tre miglia da <strong>Rieti</strong> e<br />

allora compreso <strong>nel</strong> territorio napoletano, assalirono la casa,<br />

scassinandone la porta, del parroco D. Orazio Cerasola,<br />

sospettato di essere spia napoletana e agente della reazione,<br />

arrestarono il prete e per ordine di Garibaldi stesso lo chiusero<br />

<strong>nel</strong>le carceri civili di <strong>Rieti</strong>, in attesa di farlo tradurre a Roma dal<br />

carabinieri. Il Preside, informato dell'accaduto, non seppe che

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