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Angelo Sacchetti Sassetti, Rieti nel Risorgimento italiano (1796 ...

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sapere da una spia che a Cittaducale e ad Antrodoco si<br />

raccoglievano numerosi borbonici, più non poté trattenersi.<br />

Fece venire da Terni a <strong>Rieti</strong>, la mattina del 3 aprile, mezza<br />

batteria di artiglieria col relativo treno e richiamò i<br />

distaccamenti sparsi qua e là ai confini.<br />

Avrebbe anche voluto i due cannoni donati a <strong>Rieti</strong> dal papa <strong>nel</strong><br />

1831 e che le guardie nazionali, in parte se non in tutto,<br />

cedessero i loro fucili ai suoi legionari, che ne erano ancora<br />

sforniti, supplendo alla meglio coi fucili da caccia dei privati,<br />

ma il tenente colon<strong>nel</strong>lo Vincenzo Vincentini si oppose,<br />

adducendo le sue buone ragioni, e Garibaldi rinunciò ad essi.<br />

Chiese allora l’appoggio, in caso di bisogno, al battaglione di<br />

linea acquartierato a Terni e comandato dal maggiore Scultheis,<br />

e scrisse al Triumvirato (fin dal 29 marzo, per concentrare il<br />

potere, succeduto al Comitato esecutivo, creato il 10 febbraio),<br />

chiedendo sollecite istruzioni: " Che bella cosa, scriveva, di fate<br />

un colpo e impadronirsi degli Abruzzi! " Ma anche questa volta<br />

il Governo deluse le sue speranze.<br />

Il 4 aprile, mercoledì santo, quale cappellano della legione, era<br />

giunto a <strong>Rieti</strong> Ugo Bassi, frate barnabita, che più tardi pagò col<br />

sangue il suo amore alla causa italiana. Egli fece affiggere sotto<br />

il Palazzo comunale tre sonetti, uno intitolato A Cristo Re di<br />

Roma, un altro A Maria SS.ma del Popolo e Un sogno il terzo. L’8<br />

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di aprile, giorno di Pasqua, Ugo Bassi chiese di celebrare la<br />

messa e di predicare al Duomo, e il Vicario capitolare, non<br />

avendo egli la Dimissoria e il Celebret, rimise alla sua coscienza il<br />

dire la messa, ma gli vietò di predicare in quel luogo. Allora egli,<br />

dinanzi a tutta la legione, predicò <strong>nel</strong>la chiesa di S. Francesco,<br />

terminando il suo dire con una felice e ispirata comparazione<br />

tra la risurrezione di Gesù e quella del popolo <strong>italiano</strong>. Anche<br />

sotto il palazzo Colelli, dove, come dicemmo, abitava Garibaldi,<br />

egli tenne un discorso. Apostrofando il Generale, che stava<br />

affacciato alla finestra: " Voi siete un Dio mandato per<br />

redimere 1’ umanità ", esclamò; e Garibaldi di rimando:<br />

" E voi siete l’apostolo mandato da Dio "! La sera di Pasqua un<br />

gruppo di garibaldini con trombe e tamburi<br />

si recò in via Cintia, chiedendo i lumi alle finestre. Questi<br />

furono messi, ma altri gridarono: Dentro i lumi! Viva la<br />

Repubblica! e il vociare e il gridare durarono ancora un pezzo. Il<br />

Preside poi, pregato da Garibaldi, si rivolse al Vicario, affinché<br />

<strong>nel</strong> lunedì di Pasqua si facesse la tradizionale processione della<br />

Madonna del Popolo; ma egli, per la mancanza del Vescovo,<br />

del Seminario e di molte corporazioni religiose, pel tempo<br />

piovoso e più ancora pel timore che 1’ immagine venisse<br />

dileggiata, si ricusò e così, potendo nascere un conflitto fra i<br />

garibaldini e i contadini, che avevano deciso di difendere la<br />

cerimonia da ogni, insulto, per motivi d’ordine pubblico la<br />

processione non si fece.<br />

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Nel duplice intento di riconciliare fra loro i militi dopo le risse

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