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Angelo Sacchetti Sassetti, Rieti nel Risorgimento italiano (1796 ...

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sui primi di maggio, <strong>nel</strong> timore che esso venisse a mancare, non<br />

solo si chiese a Spoleto, ma si dispose che ogni famiglia, esclusi<br />

sempre i Napoletani, non potesse acquistarne più di una libbra<br />

al giorno e che, senza un permesso speciale, non si potesse<br />

estrarre dalle Porte. Si cominciò poi a notare, non ostante i<br />

continui pericoli da parte del Regno, un certo rilasciamento<br />

<strong>nel</strong>la disciplina dei civici mobilizzati che, avendo il soldo dal<br />

Governo, avrebbero dovuto mostrarsi più zelanti<br />

<strong>nel</strong>l’adempimento del loro dovere. Il Preside, che sempre<br />

esercitava la vigilanza su tutto, cominciava ad accorgersi che i<br />

suoi ordini erano palesemente trasgrediti. La notte del 15<br />

maggio, improvvisamente, si recò a visitare il posto avanzato<br />

file:///D|/<strong>Rieti</strong>/rieti varie/GarSac.htm (55 di 59) [03/01/1997 9.20.06]<br />

presso il casino Potenziani e con sdegno e meraviglia notò che<br />

<strong>nel</strong> casotto mancava la senti<strong>nel</strong>la e non vi era neppure la<br />

fazione. Tornò indietro e, dopo lungo chiamare, si destarono<br />

finalmente le guardie che, ben chiuse entro un locale del casino,<br />

se la dormivano saporitamente. Invece al corpo di guardia in<br />

Piazza e alla caserma trovò tutto in ordine e vigilanti il capitano<br />

Michaeli e il sergente Antognoli e parecchi militi cittadini. Il<br />

fatto poi che <strong>nel</strong>la notte dal 18 al 19 maggio, sotto l’atrio del<br />

Palazzo comunale, ad onta della presenza delle guardie,<br />

vennero lacerati avvisi, ordinanze e decreti del Governo, dava<br />

luogo a forti sospetti di connivenza e a un principio di<br />

movimento reazionario.<br />

Fin dal 24 aprile aveva destata impressione <strong>nel</strong>la cittadinanza la<br />

notizia che era uscito, a causa del prestito forzoso, l’ordine di<br />

arresto pel canonico D. Giovanni Tomassi, camerlengo<br />

capitolare. Si erano recati dal supplente all’assessorato legale,<br />

avv. Felice Flavoni, ma, avendo egli detto di voler piuttosto<br />

rinunciare all’ufficio che sottoscrivere un atto così illegale e<br />

d’altra parte non trovandosi autorità che volesse tirarsi 1’<br />

odiosità di quell’atto, pel momento non se n era fatto più nulla.<br />

Ma sui primi di maggio usci di nuovo un ordine di arresto pel<br />

canonico Tomassi, sottoscritto questa volta dall’assessore<br />

legale, avv. P. M. Amici, ma quegli fece in tempo a rifugiarsi in<br />

luogo sicuro, credesi <strong>nel</strong> regno di Napoli. Si radunava poi, in<br />

questo stesso tempo, il Circolo popolare per chiedere al Preside<br />

l’interdetto di commercio ed. entrata ai regnicoli, e non senza<br />

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grande fatica riuscì il Feoli a persuaderlo che la cosa era<br />

impossibile.<br />

Il primo di giugno fu ristampata dal tipografo Salvatore<br />

Trinchi, a cura di Michele Michaeli, segretario del Circolo, la<br />

nota lettera o indirizzo dell’ex - curato Luigi De Sanctis a Pio<br />

IX, vescovo di Roma: e forse, in seguito a questa ristampa o<br />

meglio alla diffusione di qualche scritto, in cui si offendeva la<br />

religione, il Preside, che al pari di Garibaldi ben conosceva<br />

l’indole degli abitanti, protestò con una notificazione che finiva<br />

al grido di Viva la Chiesa Cattolica! Viva la Repubblica!.<br />

Frattanto a <strong>Rieti</strong>, sebbene vi regnasse 1’ordine pubblico, si

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