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La leggenda del<br />

Sacro Graal e la sua<br />

origine mitica esclusiva<br />

Johanniter-Hospitals” si scoprirono le reliquie di Santa<br />

Cordula, che Alberto Magno elevò nel 1278 e la chiuse<br />

in un altare; nel 1327 si elevarono nello stesso luogo<br />

ancora più corpi di giovani donne. Il monastero femminile<br />

“Mariengarten”, altrettanto come gli altri suddetti luoghi<br />

a Köln, possiede oltre a molte reliquie anche un numero<br />

significativo delle “11 mila”. Allo stesso modo, a Köln, la<br />

chiesa conserva molte reliquie dell’ordine del monastero<br />

di San Nicolaus; in ugual modo le chiese del monastero<br />

dei Carmelitani e dei “Fratelli della Croce”, tutto a Köln.<br />

Ma non solo Köln si conservano i corpi delle “11 mila”;<br />

anche altrove. Così nella Stephankirche di Vienna, nella<br />

Feldkirche di Basilea, sulla via per Norimberga, ad Ancona,<br />

ad Assisi, a Napoli e in altri luoghi non menzionati qui.<br />

Il culto sacrificò anche donne incinte, in questo caso si<br />

trattò di bambini non ancora nati. Le reliquie dei bambini<br />

innocenti sono, se possibile, ancora più numerosi di quelli<br />

delle giovani donne. Come detto precedentemente,<br />

i bambini innocenti provenivano dall’infanticidio di<br />

Betlemme, che non erano altro che vittime mistiche;<br />

è ad Hannover uno scheletro di un bimbo innocente,<br />

nella Sebalduskirche a Norimberga, ugualmente nella<br />

Domenikanerkirche nella stessa città, nella Stephankirche<br />

di Vienna, a Roma, a Napoli, 33 degli innocenti sono a<br />

Bologna, Venezia ed in molti altri luoghi. Ma altre reliquie<br />

danno notizia di vittime insanguinate. A queste, che<br />

rappresentano nel Charwoche i dolori di Cristo con una<br />

gravità terribile, furono messe in croce, chiodi, corona<br />

di spine, strumenti per la passione, ed altri oggetti della<br />

memoria, come il lenzuolo funebre, ed il sepolcro. Poi le<br />

spade di Pietro (Siena, Venezia, St. Denis), ugualmente<br />

molte incisioni dell’ultima Cena come la Tavola argentea<br />

a Roma, i coltelli dell’ultima Cena, detti in realtà i “coltelli<br />

del sacrificio”. Klosterneuburg, nei pressi di Vienna,<br />

conserva due di questi, uno è a Stephankirche e l’altro a<br />

san Marco a Venezia, ed anche due scatole con il sangue<br />

che dovrebbero provenire dalla crocifissione di Cristo, ma<br />

molto probabilmente fu conservato come “sacro sangue”<br />

in memoria di un simile sacrificio umano.<br />

Dopo tutto ciò che è stato detto, a nessuno dovrebbe<br />

apparire strano, che la morte sacrificale venisse vista<br />

come benedetta, quando si parlava di voto, che i genitori<br />

facevano per consacrare i loro figli al Cielo. Oggi si<br />

comprende perché fanciulli e fanciulle si consacravano<br />

alla condizione clericale o al convento; tuttavia nel periodo<br />

cristiano antico queste vittime si abbandonavano alla<br />

sanguinosa morte sacrificale nel vero senso del termine.<br />

In questo senso devono essere considerati “i fidanzati di<br />

Maria” e “le spose di Cristo”, non appena si tratti di esempi<br />

cristiani antichi.<br />

Una favola dei Grimm narra di un fanciullo, che fu nutrito<br />

in una chiesa e regolarmente diceva le preghiere davanti<br />

ad un quadro di Maria. Una volta la madre di Dio lo invitò<br />

per le nozze il sabato successivo, dopo che ella si fosse<br />

formalmente fidanzata con lui. Quando il bambino, il<br />

sabato designato, ebbe ricevuto la comunione, morì di<br />

una morte improvvisa; “Maria si era sposato con il suo<br />

fidanzato”. Appare chiaro, che si tenevano i bambini nelle<br />

chiese e nei monasteri per sacrificarli in un particolare<br />

giorno di festa. Questo viene narrato anche da favole<br />

successive simili a quella dei Grimm.<br />

Un povero uomo, che non poteva più nutrire il suo<br />

bambino, andò nel bosco e voleva impiccarsi. Lì, arrivò<br />

una donna nera e gli disse che era Maria, e che egli doveva<br />

portarle il suo bambino, poiché ella avrebbe provveduto<br />

a lui. L’uomo acconsentì, portò il bambino ad una ragazza<br />

di trent’anni che, a sua volta, lo portò con sé in cielo da<br />

Maria. Lì, tutto andò bene per il bambino, poiché i suoi<br />

vestiti erano preziosi e giocava con gli angeli. Quando<br />

diventò quarantenne, Maria dovette partire e diede le<br />

chiavi alla ragazza che potevano aprire trenta porte, con<br />

il divieto però, di aprire la trentesima porta. Ogni giorno<br />

ella ne aprì una. Erano le abitazioni degli Apostoli, e qui gli<br />

angeli accompagnarono la ragazza. Il trentesimo giorno,<br />

nonostante l’ammonimento degli angeli, ella aprì anche<br />

la porta vietata e stupefatta vide l’abitazione della Trinità<br />

in pieno splendore dorato. La ragazza toccò la luce e le<br />

sue dita divennero d’oro e con questo tradì Maria che era<br />

di ritorno. La peccatrice fu cacciata dal cielo, perché aveva<br />

ingannato la madre di Dio e venne privata della parola<br />

per punizione. Il figlio di un re la sposò. Quando nacque<br />

il primo figlio, le apparve Maria e le chiese se avesse<br />

aperto la trentesima porta. L’ostinata negò. Allora Maria le<br />

portò via suo figlio e così successe anche con il secondo<br />

e terzo figlio. Ora sopraggiunge il momento simile a tutte<br />

le favole, quando la regina doveva morire al rogo perché<br />

infanticida. Accesero già le fiamme, quando il pentimento<br />

pervenne in lei. Immediatamente spensero le fiamme e<br />

Maria riportò i tre bambini e la regina riacquistò la parola.<br />

Un’altra leggenda, poco chiara, racconta: una volta si<br />

era tenuta una funzione funebre nella cripta del santo<br />

Bavo e dopo che questa terminò le porte si chiusero.<br />

Tre bambini, che avevano ritardato, rimasero chiusi nella<br />

cripta accidentalmente e, nonostante le loro grida e<br />

pianti, nessuno li notò. Essi erano costretti a trascorrere la<br />

notte nella cripta. Impauriti, strisciarono tutti e tre sotto<br />

un feretro sul quale il lenzuolo era ancora spiegato e i suoi<br />

orli toccavano terra. Verso mezzanotte, tutto nella cripta si<br />

ridestò, un grande numero di preti e chierichetti apparvero<br />

i quali camminavano, disposti a mo’ di processione, intorno<br />

alla cripta. Quando il sacrestano la mattina dopo arrivò,<br />

trovò i bambini ancora sotto il feretro; uno era morto per<br />

la paura, il secondo era malato a morte e morì poco dopo,<br />

il terzo rimase in vita e raccontò in seguito la visione.<br />

Se si fosse trattato di una visione o di una apparizione di<br />

spiriti non è qui menzionato, ma fu certamente l’esperienza<br />

di un fatto orrendo che è avvenuto realmente. Un funerale<br />

non può essere stato, una funzione religiosa neanche,<br />

poiché la cripta era chiusa e successe in seguito all’uscita<br />

dei laici; quindi si era celebrato un mistero prima della<br />

celebrazione. E’ possibilissimo, che la morte di entrambi<br />

i bambini non fu la conseguenza della paura che hanno<br />

sofferto, ma avvenne segretamente ed intenzionalmente<br />

per imporre loro il silenzio eterno. Il terzo poteva essere<br />

stato sottratto alla sfera del potere dell’inquieto Clerus,<br />

poiché la leggenda narra esplicitamente che egli raccontò<br />

in seguito (non immediatamente) l’accaduto. Non si<br />

apprende cosa in realtà egli vide, per quale ragione egli<br />

dovesse mantenere il segreto, la sua comunicazione<br />

fu confutata e si cercò di presentarla come una visione.<br />

Allo stesso modo, come nella favola precedentemente<br />

raccontata della “Marienkind” (il bambino di Maria) e in<br />

molte fiabe e leggende relative, che per mancanza di<br />

spazio qui devono essere trattate di passaggio, ma con<br />

le stesse caratteristiche, con l’affievolirsi del fanatismo,<br />

portarono ad indicare gli autosacrifici volontari come<br />

misteri, alcuni furono dimenticati ed altri inventati per<br />

servire l’intento dei sacrifici, finché questi misteri alla fine<br />

cessarono.<br />

Così una fanciulla acquistata da Maria (la madre superiore<br />

del convento) al povero padre, fu condotta in cielo<br />

(monastero) dove le monache e i monaci giocavano con<br />

lui. Ad certo punto, con l’arrivo della pubertà doveva essere<br />

sacrificata. Ella scoprì casualmente la camera dei sacrifici<br />

e tutto le divenne chiaro. Solo attraverso la promessa di<br />

sacrificare i primi tre frutti del suo futuro matrimonio le<br />

salvò la vita.<br />

Ma cosa hanno visto i bambini nella cripta di St. Bave? I<br />

quadri antichi possono spiegarlo. Così si vede in un quadro<br />

di St. Bathilde che è girata verso l’altare, sul quale ardono<br />

due luci e sulla pala dell’altare vi è la giovane donna con<br />

il bambino (così dal testo n.d.c.). Sopra l’altare era fissata<br />

una trave trasversale, alla quale erano appese tre piccole<br />

figure nude, cosicché restasse il posto ancora per una<br />

quarta. Una guida era appoggiata al patibolo sopra c’era il<br />

carnefice, la quarta figura, che era attesa e anch’essa nuda,<br />

fu condotta dai due angeli (monaci) dal boia.<br />

A Norimberga anticamente era conservato un quadro,<br />

in una collezione privata, il quale venne descritto come<br />

segue: “In un contenitore da bagno vi era una figura<br />

femminile vestita, sulla cui gola era stato fatto un taglio,<br />

dal quale sg<strong>org</strong>ava sangue. Una schiera di angeli (monaci?)<br />

circondava il recipiente. Davanti a questo, il sangue usciva<br />

da due fenditure del recipiente, e veniva raccolto da<br />

due figure maschili in altri recipienti, mentre due figure<br />

femminili si inginocchiavano davanti al recipiente e<br />

sembrava che l’adorassero devotamente”. Non si può<br />

pensare ad un assassinio in bagno, poiché nella vasca non<br />

vi era acqua e la persona era vestita, questa è la descrizione<br />

di una morte sacrificale volontaria in senso mistico.<br />

Esistono molti più quadri relativi a questo, per esempio<br />

quello nella cripta di San Laurentius a Dublino ed ancora<br />

altri sarebbero da menzionare, tuttavia qualcuno ha<br />

superato i limiti, e qui vi sono gli esempi. […] Il recipiente<br />

del sacrificio sopra menzionato ci riconduce nuovamente<br />

al sacro Graal nel suo significato di “catino battesimale” e<br />

“battesimo di sangue”.<br />

La mistica cristiana antica si serviva di vasche, calderoni,<br />

conche e ciotole, così come dei cosiddetti tavoli argentei<br />

dell’“ultima Cena” e di reliquie somiglianti e usate per i<br />

sacrifici umani in un senso di cui si è già discusso in questo<br />

saggio. Di tali scodelle per la cena, ve ne sono ancora altre,<br />

all’infuori della ciotola del Graal conservata a Genova,<br />

già ritenuta come il sacro Graal. Una simile è conservata<br />

a Lione. Secondo le leggende brandeburghesi di Kuhn,<br />

una chiesa di Tucheband conservava due catini di ottone<br />

come simboli, i quali erano stati nascosti in un muro di una<br />

facciata esterna. Allo stesso modo nella chiesa-fortezza a<br />

Querfurt sono appesi per mezzo di catene di ferro, dei<br />

calderoni di rame sopra al coro, negli archi di pietra a sesto<br />

acuto. Secondo gli scritti di viaggio di Kayßler, c’era una<br />

volta in un luogo della chiesa di san Pietro a Roma un vaso<br />

(recipiente) di metallo, nel quale sarebbe stato versato il<br />

sangue dei martiri; in seguito fu tolto dal luogo in cui era<br />

e rinchiuso. Due ciotole argentee e una coppa di cristallo,<br />

in cui sarebbe stato versato il sangue del santo Simin,<br />

si trovano a Trento. Anche la chiesa Liebfrauenkirche a<br />

Brügge conserva una ciotola, che fu nascosta nel muro,<br />

un ramaiolo su cui vi erano due ossa e una cazzuola che<br />

rappresentavano simboli. Indubbiamente i calderoni, che<br />

furono murati, si erano trasformati in simboli in ricordo di<br />

tali misteri, o meglio in segni di salvezza (talismani) delle<br />

località relative. E, nei periodi successivi, le leggende locali,<br />

che ne derivarono, poiché il reale senso di questi segni di<br />

salvezza erano stati dimenticati, erano conosciute solo<br />

dall’addetto ai lavori come un segreto. Dice Chrystostomus<br />

(Homil.23): “Noi compiamo i misteri a porte chiuse, dopo<br />

l’allontanamento dei non addetti ai lavori”.<br />

Ma bisogna fare attenzione: non può essere un caso<br />

che i lionesi abbiano conservato il loro santo Graal<br />

nella cattedrale consacrata al santo Giovanni Battista e i<br />

genovesi il loro nella cappella di Giovanni Battista nella<br />

cattedrale di S. Lorenzo. Il motivo consiste nel fatto che<br />

la testa del battezzatore è stata posta in quella ciotola<br />

dopo la decapitazione. Per questa ragione, diventa chiaro<br />

il suo riferimento al battesimo di sangue. Queste e le altre<br />

reliquie che si contano in questo gruppo sono autentiche,<br />

se si considera che, non il sangue di Cristo, bensì quello di<br />

molti sacrifici espiatori, fu versato in quei “santi Graal” con<br />

l’aiuto di quei numerosi strumenti di tortura durante i deliri<br />

religiosi. Il santo Graal non fu solo una mera ciotola per la<br />

cena, nel quale vi era l’agnello pasquale e col quale i molti<br />

testimoni di sangue di entrambi i sessi si conciliavano con<br />

Cristo prima e dopo, ma era anche il catino battesimale;<br />

da qui il testo degli apostoli corrispondente: “Noi saremo<br />

seppelliti con Gesù attraverso la morte per risuscitare<br />

di nuovo spiritualmente”. Per questo motivo Giovanni<br />

Battista è diventato “battezzatore di sangue” e come si<br />

dice di Cristo, “Egli ritornerà per battezzare con il sangue”.<br />

La credenza irremovibile nella magia ed nel dono della<br />

salvezza dei sacrifici umani cristiani, rispettivamente dei<br />

martiri volontari o forzati, fu un concetto proprio di una<br />

precisa epoca di evoluzione dell’umanità, a cui nessuno<br />

poté sottrarsi, nemmeno la Cristianità e i suoi primi teologi

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