Matera 32 | iL RESTO settimanale | 10 dicembre 2011 Ennesima interruzione nei lavori di restauro dell’antica basilica Sette secoli dimenticati in 6 anni: la storia interrotta della Cattedrale di Luigi Mazzoccoli ► Una grande mano nera che intima l’alt. Quel cartello sulla recinzione del cantiere è quanto mai esplicito: in Cattedrale non si può entrare. Ormai da circa 6 anni. Nel 2003 infatti l’antico duomo subì due crolli, rispettivamente a gennaio e novembre: nel primo caso vennero giù le trabeazioni e gli stucchi del tardo Ottocento, con le alzate lignee sottostanti e l’altare della Madonna della Bruna; nel secondo, invece, il dissesto riguardò la navata di sinistra con lo sgretolamento degli elementi architettonici e il danneggiamento della statua di Sant’<strong>Il</strong>ario. E così si resero necessari lavori di restauro, che iniziarono nel 2006 con l’inevitabile chiusura della basilica. L’opera non venne ultimata nei tempi previsti, ma il ritardo fu contenuto nei limiti fisiologici: quei lavori infatti si sono conclusi ad agosto dello scorso anno. Sennonché la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Basilicata acconsentì alla richiesta della Curia cittadina di dotare il Duomo di un nuovo impianto elettrico e, perché no, anche di un impianto di… riscaldamento! In oltre sette secoli nessuno ne aveva mai sentito il bisogno ma evidentemente gli sconvolgimenti climatici ormai incombono… e così ci vuole un altro milione e 200mila euro e soprattutto altri due anni di lavoro! Che è stato affidato alle imprese Restauri G.E.G. e Pietrafesa Impianti, cui l’opera è stata consegnata il 12 luglio del 2010 per concludersi il 3 maggio del prossimo anno, come riporta la tabella di cantiere (nella foto). Ancora qualche mese quindi perché la Cattedrale torni ad essere, come da sempre, il cuore dei festeggiamenti del 2 Luglio; e ad offrirsi in tutto il suo splendore alle visite dei turisti che invece in tutti questi anni hanno dovuto accontentarsi di dare un’occhiata furtiva ai suoi splendidi interni attraverso la squallida grata apposta intanto al portale d’ingresso. In effetti i lavori sembravano procedere spediti, nel rispetto dei tempi previsti: così assicurò la soprintendente Marta Ragozzino lo scorso anno in occasione dell’apertura straordinaria della cattedrale nei giorni di Natale. Ma evidentemente ci dev’essere stato qualche contrattempo: da qualche mese infatti i lavori sono inesorabilmente fermi. Bisognerà quindi attendere ancora. Ma intanto sei anni di chiusura sembrano aver fatto dimenticare sette secoli di storia. Edificata sull’area dell’antico monastero benedettino di Sant’Eustachio a partire dal 1230, la cattedrale fu infatti completata nel 1270 e dedicata originariamente a Santa Maria di Matera; dal 1389 poi, anno in cui il papa Urbano VI (già arcivescovo della città) istituì la festa della Visitazione, fu intitolata a Santa Maria della Bruna, patrona della città. Nel tempo poi è stata via via arricchita: all’interno, tra le altre, un’opera eccezionale, il grandioso presepe in pietra di Altobello Persio. Capostipite di una famiglia di artisti e intellettuali – il figlio Antonio era medico e filosofo, Ascanio filosofo e lette- rato, Domizio pittore e Giulio scultore – si era trasferito ventenne a Matera (da Montescaglioso, dove era nato nel 1507) per sposare Beatrice Goffredo, sorella di Leonardo, canonico della Cattedrale. Dove tra il 1530 e il 1534 scolpì appunto l’imponente Natività, “una tra le più belle dell’Italia meridionale” secondo lo studioso tedesco Joseph Kreimaier. Un gioiello nel gioiello che da allora ha incantato materani e visitatori e che rappresenta perfettamente la civiltà millenaria dei Sassi, per il suo carattere popolaresco e contadino: la Madonna e S.Giuseppe sembrano infatti una Brunetta e uno Stacchiuccio qualunque di una qualunque epoca della storia della città; anche il Bambinello e gli angeli sono forse ispirati a personaggi del tempo, come pure i Magi, il suonatore di zampogna, il pastore e la donna che fila; gli stessi animali sono assolutamente realistici: buoi e asini, pecore e cavalli erano parte integrante della vita nei vicinati. Quando nei Sassi si “faceva” cultura tutti i giorni. Ora invece tocca attendere il 2019. Anche per riaprire la Cattedrale? ■
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