Studio sui ricongiungimenti familiari - Comune di La Spezia
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<strong>Comune</strong> della <strong>Spezia</strong> Regione Liguria Comitato Solidarietà Immigrati<br />
Ricreare l’unità familiare nel<br />
contesto <strong>di</strong> migrazione<br />
<strong>Stu<strong>di</strong>o</strong> statistico dei Ricongiungimenti Familiari concessi alla <strong>Spezia</strong><br />
nel quadriennio 2003-2006 con riguardo particolare all’inserimento<br />
scolastico dei minori così entrati, seguito da un’analisi antropologica<br />
delle esperienze <strong>di</strong> alcune famiglie dominicane.<br />
<strong>di</strong> Cavazzini Martina
2<br />
Ad Ana Maria Disla Gomeri<br />
Si ringrazia per la collaborazione:<br />
la Prefettura della <strong>Spezia</strong><br />
la Questura della <strong>Spezia</strong><br />
la Provincia della <strong>Spezia</strong><br />
l’Ufficio provinciale scolastico
In<strong>di</strong>ce<br />
PRESENTAZIONE ------------------------------------------------------------------------------- 5<br />
PARTE PRIMA<br />
L’ISTITUTO DEL RICONGIUNGIMENTO E I DATI DEL COMUNE DELLA<br />
SPEZIA ---------------------------------------------------------------------------------------------- 9<br />
Il Ricongiungimento Familiare: la legislazione ---------------------------------------------------------- 10<br />
Ricongiungimento familiare: un istituto, poliedriche applicazioni ------------------------------- 14<br />
Il caso spezzino ---------------------------------------------------------------------------------------------------- 19<br />
I Nulla Osta concessi alla <strong>Spezia</strong> nel quadriennio 2003-2006 -------------------------------------- 24<br />
Le richieste ------------------------------------------------------------------------------------------------------- 25<br />
I richiedenti --------------------------------------------------------------------------------------------------------- 35<br />
Paesi d’origine dei richiedenti -------------------------------------------------------------------------------- 35<br />
Genere dei richiedenti------------------------------------------------------------------------------------------ 38<br />
Fasce d’età <strong>di</strong> richiedenti -------------------------------------------------------------------------------------- 42<br />
I beneficiari ---------------------------------------------------------------------------------------------------------- 48<br />
Paesi d’origine dei beneficiari -------------------------------------------------------------------------------- 48<br />
Sesso dei beneficiari ------------------------------------------------------------------------------------------- 50<br />
Fasce d’età dei beneficiari ------------------------------------------------------------------------------------ 53<br />
Rapporto <strong>di</strong> parentela sussistente tra richiedente beneficiari ---------------------------------------- 60<br />
Nuovi ingressi nel Quartiere Umbertino ------------------------------------------------------------------- 64<br />
PARTE SECONDA<br />
IL RICONGIUNGIMENTO DEI FIGLI------------------------------------------------------ 69<br />
I figli ricongiunti alla <strong>Spezia</strong>: i dati -------------------------------------------------------------------------- 70<br />
Paesi <strong>di</strong> provenienza ------------------------------------------------------------------------------------------- 72<br />
Sesso dei minori ------------------------------------------------------------------------------------------------ 73<br />
Fasce d’età dei minori------------------------------------------------------------------------------------------ 75<br />
3
PARTE TERZA<br />
INSERIMENTO SCOLASTICO DEI MINORI DOMINICANI, ALBANESI,<br />
MAROCCHINI ----------------------------------------------------------------------------------- 86<br />
Premessa ------------------------------------------------------------------------------------------------------------ 87<br />
Iscrizioni effettuate dai figli ricongiunti nel corso del triennio 2003-2005 ---------------------- 90<br />
Andamento scolastico dei minori --------------------------------------------------------------------------- 97<br />
Anno 2004 ------------------------------------------------------------------------------------------------------ 102<br />
Anno 2005 ------------------------------------------------------------------------------------------------------ 106<br />
Prime conclusioni tratte dalla ricerca statistica <strong>sui</strong> minori --------------------------------------- 109<br />
PARTE QUARTA<br />
L’INDAGINE ANTROPOLOGICA PRESSO FAMIGLIE DOMINICANE ------- 111<br />
Premessa metodologica -------------------------------------------------------------------------------------- 112<br />
Le protagoniste delle interviste ---------------------------------------------------------------------------- 114<br />
Prima intervista: Dulce Maria ------------------------------------------------------------------------------- 114<br />
Seconda intervista: Carolina ------------------------------------------------------------------------------- 120<br />
Terza intervista: Pedro --------------------------------------------------------------------------------------- 124<br />
Quarta intervista:Yudy Altagracia ------------------------------------------------------------------------- 135<br />
Quinta intervista: Mariela ------------------------------------------------------------------------------------ 141<br />
Sesta intervista: Maria Magdalena ------------------------------------------------------------------------ 149<br />
CONCLUSIONI -------------------------------------------------------------------------------- 155<br />
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA --------------------------------------------------------- 166<br />
4
Presentazione<br />
<strong>La</strong> presente ricerca nasce dalla volontà dei Servizi Sociali del <strong>Comune</strong><br />
della <strong>Spezia</strong> <strong>di</strong> monitorare gli esiti dell’istituto del Ricongiungimento Familiare,<br />
con particolare attenzione ai minori e al loro inserimento nella comunità<br />
autoctona, soprattutto all’interno delle scuole.<br />
L’attuabilità della ricerca, progettata da me assieme alle operatrici del Comitato<br />
Solidarietà Immigrati (ente no-profit che dal 1991 lavora a stretto contatto con la<br />
realtà dei migranti spezzini) e comissionata dal <strong>Comune</strong>, è stata resa possibile<br />
dalla collaborazione <strong>di</strong> vari uffici che hanno aperto i loro archivi al fine <strong>di</strong> poter<br />
concepire un lavoro che non facesse riferimento a meri dati anonimi, ma che<br />
puntasse sull’aspetto qualitativo della questione.<br />
Lo stu<strong>di</strong>o si <strong>di</strong>vide in quattro parti: la prima fornisce innanzitutto un<br />
quadro generale dell’istituto in questione, descrivendo i suoi caratteri particolari<br />
così come emergono dai decreti legge che gli hanno dato vita e dalla letteratura<br />
in merito. Indaga inoltre i modelli <strong>familiari</strong> che esso tende a ricreare nel contesto<br />
<strong>di</strong> immigrazione e le problematiche ad esso connesse, qui e nel paese<br />
d’origine.<br />
Si procede in questa sezione anche ad una elaborazione <strong>di</strong> quei dati che<br />
permettono <strong>di</strong> costruire una prima immagine dell’andamento dei<br />
Ricongiungimenti Familiari nel <strong>Comune</strong> della <strong>Spezia</strong> relativamente al<br />
quadriennio 2003-2006; tali dati sono stati elaborati sul numero <strong>di</strong> Nulla Osta<br />
per Ricongiungimento Familiare concessi da Questura e in Prefettura nel<br />
periodo preso in esame.<br />
Per poter <strong>di</strong>scutere apertamente <strong>di</strong> questo fenomeno è infatti necessario<br />
comprendere chi siano i richiedenti e i beneficiari, quali le aree geo-politiche più<br />
interessate, quali i <strong>familiari</strong> più frequentemente ricongiunti e le fasce <strong>di</strong> età degli<br />
attori interessati. Sono informazioni importanti per poter costruire prime ipotesi<br />
circa le tipologie <strong>di</strong> <strong>ricongiungimenti</strong> effettuate.<br />
<strong>La</strong> seconda parte dello stu<strong>di</strong>o ha invece come obiettivo l’analisi più<br />
dettagliata dei dati che riguardano i minori ricongiunti: l’intento è quello <strong>di</strong> fornire<br />
un quadro delle caratteristiche dei ragazzi che fanno ingresso nel tessuto<br />
5
citta<strong>di</strong>no e nelle sue scuole. Le informazioni che sono state estrapolate dai dati<br />
riguardano, come nel caso precedente, il paese <strong>di</strong> provenienza, il sesso, e l’età<br />
dei ragazzi.<br />
<strong>La</strong> terza parte riguarda sempre l’universo minorile, ma con particolare<br />
attenzione al loro inserimento scolastico: proposito è stato quello <strong>di</strong> determinare<br />
innanzitutto quanti dei ragazzi entrati con Ricongiungimento Familiare si siano<br />
effettivamente iscritti a scuola, per procedere poi ad una valutazione<br />
dell’andamento <strong>di</strong> quelli che hanno frequentato.<br />
<strong>La</strong> volontà <strong>di</strong> seguire i percorsi scolastici <strong>di</strong> tali ragazzi ha come obiettivo<br />
comprendere se l’istituto del Ricongiungimento, attuato secondo le <strong>di</strong>rettive<br />
nazionali, possa essere sufficiente per garantire l’inserimento dei giovani così<br />
entrati nel paese, o se, al contrario, sarebbe opportuno attivare politiche ad essi<br />
mirate al fine <strong>di</strong> agevolare la conoscenza del nuovo contesto.<br />
Questa parte della ricerca è stata possibile grazie ai dati forniti dal<br />
Provve<strong>di</strong>torato agli Stu<strong>di</strong> che ha concesso le liste <strong>di</strong> iscrizione dei minori<br />
stranieri per quel che riguarda gli anni scolastici 2004/2005, 2005/2006,<br />
2006/2007. Non è stato possibile ottenere informazioni riguardanti anche il<br />
primo anno <strong>di</strong> <strong>ricongiungimenti</strong> esaminati, ovvero il 2003/2004, poiché non sono<br />
ancora stati informatizzati.<br />
<strong>La</strong> quarta e ultima parte assume un tratto decisamente antropologico ed<br />
è frutto <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> incontri avuti con alcuni degli attori dei Ricongiungimenti<br />
Familiari esaminati precedentemente. Lo sguardo in questo caso, come<br />
motivato nel proseguo della ricerca, è stato rivolto esclusivamente ai dominicani<br />
sia perché il carattere sperimentale della ricerca ha reso necessario focalizzare<br />
l’attenzione su un campione ristretto e possibilmente omogeneo, sia perché<br />
nell’ambito dell’attività svolta dai Servizi Sociali si rileva come molti minori<br />
dominicani si trovino in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio sociale.<br />
Si è deciso dunque <strong>di</strong> abbandonare l’ambiente, per quanto stimolante, dei meri<br />
dati, per andare ad incontrare alcune delle persone che hanno vissuto<br />
l’esperienza del Ricongiungimento sulla propria pelle. Attraverso la personale<br />
conoscenza che gli operatori del C.S.I. hanno dei migranti è stato possibile<br />
selezionare un campione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui che, per quanto numericamente esiguo, è<br />
6
tuttavia alquanto rappresentativo: si è posta attenzione a rintracciare sia ragazzi<br />
che hanno avuto un facile inserimento sia altri che hanno invece incontrato<br />
notevoli <strong>di</strong>fficoltà, per motivi <strong>di</strong>versi, una volta intrapresa l’avventura della<br />
migrazione. Con queste persone si è proceduto ad interviste <strong>di</strong> ampio respiro<br />
che avevano come proposito farsi raccontare, oltre ai fatti strettamente attinenti<br />
la presente ricerca, anche le loro storie <strong>di</strong> vita. Operare assiduamente all’interno<br />
del C.S.I. mi ha consentito inoltre <strong>di</strong> entrare a stretto contatto con i migranti e <strong>di</strong><br />
poter continuamente mettere in <strong>di</strong>scussione i risultati e le ipotesi che questi<br />
colloqui frontali suscitavano.<br />
L’attenzione particolare riservata dagli operatori dei Servizi Sociali del<br />
<strong>Comune</strong> all’istituto del Ricongiungimento Familiare è pienamente motivato,<br />
come mostrerò in seguito, da due fattori: il primo è che esso, assieme ai “flussi”,<br />
è rimasto all’atto pratico l’unico modo legale per migrare in Italia. Il secondo<br />
riguarda invece il tipo <strong>di</strong> migrazione che esso favorisce, poiché punta al<br />
ricompattamento delle famiglie con il preciso scopo <strong>di</strong> ricreare le nicchie<br />
primarie capaci <strong>di</strong> produrre stabilità nel tessuto sociale: l’idea conduttrice è<br />
dunque che un migrante che richiami qui i propri cari sia intenzionato a<br />
stabilizzarsi nel territorio e che, d’altro canto, la presenza dei nuovi giunti<br />
contribuisca a riprodurre quel clima <strong>di</strong> serenità in<strong>di</strong>spensabile per condurre una<br />
vita or<strong>di</strong>nata, regolare e aperta verso la comunità ospitante.<br />
Quello che ci si propone pertanto <strong>di</strong> verificare è se l’apparato teorico messo in<br />
atto dall’istituto del Ricongiungimento Familiare abbia prodotto nel territorio<br />
spezzino un risvolto pratico positivo, dunque se esso agevoli l’auspicato<br />
rinsaldamento dei migranti all’interno del nuovo contesto con cui si trovano ad<br />
interagire.<br />
<strong>La</strong> particolare attenzione rivolta alla comunità dominicana è motivata<br />
dalla sua massiccia presenza sul territorio spezzino: si tratta della comunità più<br />
numerosa, assieme a quella degli albanesi e dei marocchini, e sicuramente <strong>di</strong><br />
una delle più visibili, capace <strong>di</strong> attirare su <strong>di</strong> sé i malumori degli autoctoni. I<br />
dominicani, proprio per la visibilità che li caratterizza, rivestono nell’immaginario<br />
7
pubblico il ruolo dell’altro per eccellenza, con il quale la convivenza può essere<br />
estremamente <strong>di</strong>fficile, e sono facili bersagli <strong>di</strong> generalizzati pregiu<strong>di</strong>zi.<br />
Per quanto riguarda l’istituto del Ricongiungimento Familiare, ampio<br />
spazio è stato concesso, soprattutto per quel che riguarda i minori, alla<br />
comunità albanese oltre a quella dominicana; il motivo <strong>di</strong> tale scelta risiede nel<br />
fatto che nel corso del periodo considerato sono queste due comunità quelle<br />
che ottengono il maggior numero <strong>di</strong> Nulla Osta. Già dall’indagine statistica<br />
emergerà, tuttavia, che l’accesso al medesimo apparato burocratico sottende in<br />
realtà due progetti migratori molto <strong>di</strong>fferenti, per certi versi quasi opposti, da<br />
parte <strong>di</strong> queste due comunità. Sarà premura mettere in evidenza come tali<br />
progetti <strong>di</strong> vita <strong>di</strong>ano risultati molto <strong>di</strong>versi nel contesto <strong>di</strong> migrazione, avendo<br />
influenze antitetiche nel processo <strong>di</strong> integrazione, ma soprattutto <strong>di</strong><br />
affermazione personale nella società ospitante.<br />
Nella presente ricerca sono riportate <strong>di</strong>chiarazioni rilasciate <strong>di</strong>rettamente<br />
dagli intervistati, la cui paternità è riconducibile agli stessi. Pertanto, pur<br />
riportate perché necessarie alla comprensione delle storie <strong>di</strong> vita degli stessi,<br />
sono affermazioni soggettive alle quali non è seguito un approfon<strong>di</strong>mento circa<br />
la veri<strong>di</strong>cità dei fatti in esse in<strong>di</strong>cati, e non costituiscono assolutamente<br />
denuncia <strong>di</strong> fatto illecito alcuno. Le <strong>di</strong>chiarazioni degli stessi sono state in alcuni<br />
casi utilizzate per tentare <strong>di</strong> fornire possibili spiegazioni ai dati statistici,<br />
soprattutto quando alle loro parole facevano eco testimonianze attestate anche<br />
dalla letteratura in merito. E’ comunque utile sottolineare che ciò che preme<br />
all’interno <strong>di</strong> una ricerca dal carattere antropologico come la presente, è riferire<br />
quelle retoriche, quelle impressioni e quegli stati emozionali che contribuiscono<br />
a strutturare il mondo delle persone <strong>di</strong> cui si narrano le vicende.<br />
8
Parte Prima<br />
L’istituto del Ricongiungimento<br />
e i dati del <strong>Comune</strong> della <strong>Spezia</strong><br />
9
Il Ricongiungimento Familiare: la legislazione<br />
E’ necessario sottolineare subito che l’importanza arrogata all’istituto del<br />
Ricongiungimento Familiare è scaturita dalle recenti politiche attuate dagli Stati<br />
europei per controllare e regolare i flussi migratori. Oggi esso, come già<br />
anticipato, risulta uno dei pochi strumenti legali per poter attuare un progetto<br />
migratorio, assieme alle richieste <strong>di</strong> asilo politico e agli ingressi per lavoro<br />
possibili grazie ai “flussi”.<br />
<strong>La</strong> prima legge sull’immigrazione viene promulgata in Italia nel 1986 proprio a<br />
seguito dell’aumento delle domande fatte dai residenti stranieri per<br />
ricongiungere i propri <strong>familiari</strong>: la suddetta legge acconsentiva all’ingresso <strong>di</strong><br />
coniugi, figli a carico non sposati e genitori a carico. Costoro avevano il<br />
permesso <strong>di</strong> soggiornare in Italia fino a che vi fosse rimasto il richiedente<br />
purché questi riuscisse a garantire “normali con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita”.<br />
Nel 1990 viene emanata la legge Martelli in risposta ad un incremento degli<br />
stranieri migranti, a seguito del quale si sono cominciati a percepire i primi<br />
conflitti sociali. Con la nuova legge le procedure per il controllo delle migrazioni<br />
per lavoro e dei Ricongiungimenti Familiari vennero affidate alle Questure:<br />
intento era controllare e <strong>di</strong>sciplinare le richieste d’ingresso, la durata della<br />
permanenza e le eventuali espulsioni. Fanno parte della legge le prime linee<br />
guida per <strong>di</strong>sciplinare i Ricongiungimenti Familiari: rimanevano le <strong>di</strong>sposizioni<br />
riguardanti il lavoro e l’alloggio attraverso i quali il richiedente <strong>di</strong>mostrava <strong>di</strong><br />
poter offrire uno stile <strong>di</strong> vita decoroso a se stesso e al ricongiunto, ma ad esse<br />
si aggiungeva tutto l’apparato burocratico volto a <strong>di</strong>mostrare il reale ed effettivo<br />
rapporto <strong>di</strong> parentela. Questi ultimi documenti dovevano essere fatti tradurre e<br />
legalizzare nel Consolato italiano del paese d’origine ed il tutto doveva essere<br />
corredato con documenti che attestassero che il beneficiario si trovasse ancora<br />
nel paese d’origine e non già sul territorio italiano. Si sfavorivano così<br />
<strong>ricongiungimenti</strong> <strong>di</strong> fatto 1 .<br />
1 Per Ricongiungimento <strong>di</strong> fatto si intendono i “<strong>ricongiungimenti</strong> che avvengono senza rispettare<br />
le procedure normative, che si attuano perché i membri non sono nelle con<strong>di</strong>zioni psicologiche<br />
10
Qualora tutti i documenti fossero risultati impeccabili, sarebbe stato concesso<br />
un “Nulla Osta” per l’ingresso. Rispetto alle <strong>di</strong>sposizioni precedenti<br />
l’aggravamento burocratico per i richiedenti era notevole, come denota il fatto<br />
che una pratica poteva richiedere fino a due anni per essere correttamente<br />
vagliata, ma ciò non ha significato uno scoraggiamento ad intraprendere le<br />
domande che anzi sono aumentate costantemente.<br />
Nel 1992 sono state apportate significative mo<strong>di</strong>fiche alla legge Martelli<br />
soprattutto per quel che concerne la tempistica; semplificando alcune procedure<br />
si è giunti al più ragionevole periodo <strong>di</strong> 90 giorni entro il quale la pratica doveva<br />
essere vagliata.<br />
Nel 1993 l’Italia aderisce al trattato <strong>di</strong> Schengen e, aprendo le proprie frontiere,<br />
si vede costretta a ripensare in parte le norme per gestire l’immigrazione: il<br />
risultato più sensibile è stato un ulteriore decentramento a livello delle<br />
amministrazioni locali, in particolare Questure e Ambasciate.<br />
Ulteriori mo<strong>di</strong>fiche sono state fatte nel 1995/96, ma per significativi cambiamenti<br />
è necessario attendere la legge 40 del 1998 i cui scopi principali erano, da una<br />
parte combattere l’immigrazione illegale, dall’altra offrire maggiori garanzie a<br />
chi risiedesse qui regolarmente auspicando così una positiva integrazione.<br />
Quest’ultimo obiettivo è stato perseguito investendo proprio sull’istituto del<br />
Ricongiungimento Familiare: si concedeva <strong>di</strong>ritto a farne domanda a tutti i<br />
migranti in possesso <strong>di</strong> carta 2 o permesso <strong>di</strong> soggiorno superiore ad un anno.<br />
Si doveva <strong>di</strong>mostrare <strong>di</strong> possedere un contratto <strong>di</strong> locazione per un immobile<br />
che doveva risultare a norma secondo i parametri minimi previsti dalla legge<br />
Regionale per gli alloggi <strong>di</strong> e<strong>di</strong>lizia residenziale pubblica ed inoltre un red<strong>di</strong>to<br />
annuo pari all’importo dell’assegno sociale nel caso si fosse ricongiunta una<br />
sola persona, doppio per due-tre persone, triplo per quattro o più persone. Per<br />
<strong>di</strong> aspettare tutte le carte, <strong>di</strong> ultimare le procedure previste dalla nostra normativa, oppure<br />
perché vi è un’inadeguatezza abitativa o red<strong>di</strong>tuale” (Cfr. Tognetti Bordogna M. (2004), p. 31)<br />
2 Secondo la legge 40/98 la carta <strong>di</strong> soggiorno poteva essere rilasciata a chi avesse i requisiti<br />
economici e soggiornasse in Italia da almeno 5 anni; la Bossi-Fini ha portato a 6 il numero <strong>di</strong><br />
anni necessari per farne richiesta. Agli inizi del 2007 un nuovo decreto ha riportato a 5 gli anni<br />
necessari per la richiesta del Permesso <strong>di</strong> Soggiorno Europeo <strong>di</strong> lungo periodo.<br />
11
determinare il red<strong>di</strong>to si doveva tenere conto anche <strong>di</strong> quanto guadagnano<br />
annualmente i <strong>familiari</strong> conviventi con il richiedente.<br />
Beneficiari potevano essere tutte le persone con cui esiste un legame <strong>di</strong><br />
parentela sancito dalla legge:<br />
• Coniugi non legalmente separati.<br />
• Figli minori a carico (la cui immigrazione viene autorizzata anche<br />
dall’altro genitore) <strong>di</strong> età inferiore ai 18 anni, o ai 21 in caso <strong>di</strong> figli <strong>di</strong><br />
citta<strong>di</strong>ni europei o appartenenti all’UE.<br />
• Genitori a carico<br />
• Minori adottati, affidati o sotto tutela<br />
• Parenti <strong>di</strong> terzo grado, inabili al lavoro secondo le norme italiane.<br />
Permaneva l’obbligo <strong>di</strong> attestare la presenza del beneficiario in un altro paese:<br />
quest’ultimo, in caso la domanda fosse stata accettata, avrebbe ricevuto il Nulla<br />
Osta con il quale, nell’arco <strong>di</strong> 6 mesi, avrebbe potuto richiedere il visto per<br />
l’ingresso in Italia al nostro Consolato. Arrivato qui, entro 8 giorni, doveva fare<br />
domanda <strong>di</strong> Permesso <strong>di</strong> Soggiorno, o Carta <strong>di</strong> Soggiorno per motivi <strong>familiari</strong><br />
alla rispettiva Questura.<br />
<strong>La</strong> legge 40/98 prevedeva che anche un minore, con regolare Permesso <strong>di</strong><br />
Soggiorno, potesse fare domanda <strong>di</strong> Ricongiungimento Familiare a favore <strong>di</strong> un<br />
proprio genitore risiedente all’estero, purché questi non fosse stato<br />
precedentemente espulso dal nostro territorio o non fosse stato segnalato da<br />
organi internazionali quale minaccia per l’or<strong>di</strong>ne pubblico. Al genitore così<br />
ricongiunto veniva concesso un anno per <strong>di</strong>mostrare i requisiti alloggiativi e<br />
red<strong>di</strong>tuali richiesti dalla legge.<br />
<strong>La</strong> legge 40/98 decretava inoltre che ai ricongiunti fossero garantite tutte le<br />
misure <strong>di</strong> assistenza sanitaria e sociale previste dalla legge italiana.<br />
Da allora si può parlare anche <strong>di</strong> coesione familiare, ovvero <strong>di</strong> quella particolare<br />
forma <strong>di</strong> ricongiungimento che permette <strong>di</strong> convertire un Permesso <strong>di</strong> Soggiorno<br />
a un parente già presente sul territorio nazionale, in uno per Motivi Familiari<br />
Il 30 luglio 2002 viene emessa la legge 189, conosciuta come legge Bossi-Fini<br />
che apporta notevoli mo<strong>di</strong>fiche agli iter per ingresso in Italia, compreso quello<br />
del Ricongiungimento Familiare: da questo momento saranno ammessi anche i<br />
12
figli maggiorenni qualora si possa <strong>di</strong>mostrare che essi non possono mantenersi<br />
da soli nel proprio paese a causa <strong>di</strong> un’invali<strong>di</strong>tà totale. Potranno essere<br />
richiamati i genitori ultra-sessantacinquenni, oppure quelli per cui è possibile<br />
<strong>di</strong>mostrare la loro incapacità a provvedere a se medesimi non avendo in patria<br />
altri figli in grado <strong>di</strong> occuparsi <strong>di</strong> loro. Non è più possibile ricongiungere parenti<br />
<strong>di</strong> terzo grado inabili al lavoro.<br />
L’ultimo decreto del febbraio 2007 agevola decisamente l’ingresso dei genitori<br />
poiché abolisce il limite <strong>di</strong> età dei sessantacinque anni previsto dalla legge 189;<br />
rimane come con<strong>di</strong>zione per il loro ingresso che si possa <strong>di</strong>mostrare che siano<br />
carico dei richiedenti senza tuttavia che la presenza in patria <strong>di</strong> altri figli<br />
costituisce motivo ostativo.<br />
13
Ricongiungimento familiare: un istituto, poliedriche<br />
applicazioni<br />
Le normative concernenti i Ricongiungimenti Familiari si sono dunque<br />
affinate nel corso del tempo soprattutto a partire dagli anni Novanta, facendosi<br />
progressivamente più dettagliate allo scopo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sciplinare gli ingressi dei<br />
migranti.<br />
Nonostante le norme legislative siano <strong>di</strong>venute sempre più puntuali non si può<br />
tacere sul fatto che, nei suoi risvolti pratici, esso sia un fenomeno<br />
particolarmente sfaccettato. Rimasta una delle poche strade per accedere<br />
regolarmente alla residenza nel nostro paese, sottende realtà estremamente<br />
variegate che producono una altrettanto poliedrica pluralità <strong>di</strong> adattamento.<br />
Osservando la realtà con occhio attento ed esaminando in particolar modo la<br />
fisionomia che assumono le famiglie ricompattate grazie a questo istituto,<br />
<strong>di</strong>viene evidente che esso non creerà da sé un uniforme processo <strong>di</strong><br />
integrazione, continuando a produrre piuttosto <strong>di</strong>namici approcci al contesto <strong>di</strong><br />
approdo.<br />
“Le modalità <strong>di</strong> ricompattamento della famiglia mutano in relazione al<br />
genere e all’età <strong>di</strong> chi attiva il ricongiungimento, in funzione <strong>di</strong> chi è il<br />
soggetto che viene ricongiunto, in riferimento alla motivazione<br />
sottesa alla decisione <strong>di</strong> ricompattare la famiglia.” 3 .<br />
Mara Tognetti Bordogna, nella sua pluriennale esperienza <strong>di</strong> docente e<br />
ricercatrice circa le Politiche Immigratorie, ha proposto una tipologia dei vari<br />
modelli <strong>di</strong> ricongiungimento che possono essere praticati e <strong>di</strong> cui qui riferirò<br />
brevemente.<br />
• Vero Ricongiungimento<br />
al maschile<br />
al femminile<br />
Si tratta della forma più frequente e più aderente agli intenti delle norme<br />
legislative. Si verifica quando il marito o la moglie, dopo un periodo in genere<br />
3 Tognetti Bordogna M. (2004), p. 28.<br />
14
abbastanza lungo <strong>di</strong> separazione, sono riusciti finalmente a costruirsi con<strong>di</strong>zioni<br />
economiche e sociali tali da poter finalmente ricostruire la famiglia qui. Il lungo<br />
periodo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacco in genere produce cambiamenti nei ruoli identitari dei vari<br />
membri <strong>familiari</strong> i quali andranno rivisti gradualmente. Ulteriore complicazione a<br />
questa situazione già precaria deriva dal fatto che tali ruoli vanno ridefiniti nel<br />
contesto <strong>di</strong> immigrazione: bisogna pertanto tenere presente le enormi <strong>di</strong>fficoltà<br />
che incontrano i ricongiunti ad adeguarsi alla nuova realtà in cui si trovano a<br />
convivere. Si consideri infatti che i Ricongiungimenti Familiari, proprio come<br />
nell’intento dei legislatori, riunendo la famiglia spingono anche ad una maggiore<br />
interazione con le istituzioni autoctone: ciò, se da un lato dovrebbe produrre un<br />
più alto livello <strong>di</strong> integrazione, dall’altro rappresenta spesso un problema per chi<br />
vive un momento <strong>di</strong> spaesamento, già solo per ritrovarsi vicina una persona che<br />
per anni è stata solo una lontana voce telefonica.<br />
Possiamo ovviamente inserire in questa categoria anche i<br />
<strong>ricongiungimenti</strong> volti a richiamare i genitori. Tale scelta può essere attivata da<br />
varie motivazioni: precario stato <strong>di</strong> salute dei genitori rimasti soli nel paese<br />
d’origine oppure bisogno <strong>di</strong> un sostegno materiale, per esempio nella crescita<br />
dei propri figli. L’arrivo del ramo ascendente della famiglia implica un passo<br />
in<strong>di</strong>etro verso le norme e le strutture tra<strong>di</strong>zionali che da una parte può<br />
parzialmente opprimere la nuova coppia ormai inserita nel nuovo contesto, ma<br />
che rappresenta sempre un appiglio e un conforto in un mondo spesso<br />
percepito come <strong>di</strong>stante.<br />
• Ricongiungimento <strong>di</strong>/in coppia<br />
Concerne il ricongiungimento dei figli da parte <strong>di</strong> una coppia giunta in<br />
Italia insieme, o in tempi successivi (e che dunque è già stata oggetto <strong>di</strong> un vero<br />
ricongiungimento). Molteplici sono le sequenze con cui si decide <strong>di</strong> far arrivare i<br />
propri figli, e la scelta <strong>di</strong>pende da questioni economiche, da particolari bisogni<br />
della famiglia rimasta in patria o da precipue esigenze <strong>di</strong> alcuni dei propri figli.<br />
Si potrà parlare in merito <strong>di</strong> <strong>ricongiungimenti</strong> selettivi, asincronici o privilegiati.<br />
Un genitore infatti, prima <strong>di</strong> sra<strong>di</strong>care i propri figli dal contesto in cui sono<br />
cresciuti, oltretutto per lungo tempo senza la loro presenza, valuteranno le loro<br />
fasce <strong>di</strong> età e quin<strong>di</strong> lo stato del percorso scolastico, la possibilità <strong>di</strong> lasciarli<br />
15
ancora in affido a <strong>familiari</strong> rimasti in patria, l’avvicinarsi della maggiore età<br />
scattata la quale non sarà più possibile chiamarli, oltre ovviamente a bisogni<br />
emotivi ed affettivi. <strong>La</strong> scelta, che spetta ovviamente solo al genitore, non sarà<br />
scevra <strong>di</strong> forti ripercussioni sull’inserimento dei futuri migranti nel nuovo<br />
contesto.<br />
• Ricongiungimenti <strong>di</strong> secondo livello<br />
Riguarda principalmente i maschi celibi partiti da soli per l’avventura della<br />
migrazione. Nel momento in cui la loro situazione si è stabilizzata decidono che<br />
è giunto il momento <strong>di</strong> costruire il proprio nucleo familiare, pertanto tornano a<br />
casa e lì prendono moglie: in molti casi si tratta <strong>di</strong> matrimoni combinati dalle<br />
famiglie. Il neo-marito dunque rientra in Italia ed avvia le pratiche per il<br />
Ricongiungimento Familiare; generalmente trascorre poco tempo dall’arrivo<br />
della moglie e la nascita del primo figlio. Questo viene definito il figlio della<br />
transizione e porta su <strong>di</strong> sé le <strong>di</strong>fficoltà della neo-madre a crescere il primo figlio<br />
in quanto priva delle tra<strong>di</strong>zionali reti femminili e inserita oltretutto in un contesto<br />
che implica attenzioni e approcci all’infanzia <strong>di</strong>fferenti.<br />
Per molte donne questa scelta <strong>di</strong> matrimonio rappresenta l’unica via d’accesso<br />
alla migrazione, ma è una forma che generalmente agevola l’inserimento nella<br />
società ospitante. Non va <strong>di</strong>menticato che il migrante accede spesso nel proprio<br />
paese ad uno status più elevato proprio in seguito alla sua esperienza e<br />
pertanto riesce ad accompagnarsi con sue pari, frequentemente istruite e ben<br />
aperte alla nuova vita. <strong>La</strong> nuova coppia inoltre definirà i propri ruoli in terra <strong>di</strong><br />
migrazione, svincolata dalle norme tra<strong>di</strong>zionali e in modo <strong>di</strong>namico con gli input<br />
che gli giungono dal mondo in cui sono immersi, e verso il quale generalmente<br />
<strong>di</strong>mostrano <strong>di</strong>screta apertura.<br />
• Ricongiungimento <strong>di</strong> neo-coppie<br />
Variante della forma precedente in cui però il matrimonio, non affatto<br />
desiderato in quanto tale, viene contratto solo al fine <strong>di</strong> poter accedere alla<br />
migrazione. E’ a tutti gli effetti un ricongiungimento strumentale. Questa<br />
modalità, frutto delle chiusure delle frontiere, ha dato vita a veri e propri mercati<br />
matrimoniali basati sul precetto “tutto per le carte” ed ha importanti riflessi sia<br />
sulle strutture <strong>familiari</strong> tra<strong>di</strong>zionali del contesto d’origine, sia sulla struttura<br />
16
sociale che si crea nel nuovo contesto. Non ci troveremo <strong>di</strong> fronte a famiglie<br />
intenzionate a creare un nuovo nucleo stabile e me<strong>di</strong>amente inserito, quanto<br />
piuttosto a unioni che spesso terminano con il <strong>di</strong>vorzio che, in tale situazione,<br />
<strong>di</strong>viene l’ultimo gra<strong>di</strong>no da compiere, soprattutto per le donne, per conquistare<br />
l’agognata emancipazione nel contesto d’emigrazione.<br />
• Ricongiungimento forzato<br />
In questo caso la decisione <strong>di</strong> attuare il ricongiungimento non è frutto <strong>di</strong><br />
un precedente progetto familiare, o comunque <strong>di</strong> una decisone maturata al suo<br />
interno, ma <strong>di</strong>pende esclusivamente dal benessere economico cui è giunto il<br />
migrante che impone un ricompattamento della famiglia. Tipico è il caso dei<br />
minori chiamati in Italia senza che sia stato chiesto il loro parere ed è una forma<br />
altamente deleteria per la conseguente <strong>di</strong>sponibilità del ricongiunto ad inserirsi<br />
nel nuovo contesto.<br />
• Ricongiungimento per prostituzione<br />
Si manifesta nel momento in cui l’uomo sposa una donna al fine <strong>di</strong><br />
portarla in immigrazione per sfruttarla poi sessualmente. Questo tipo <strong>di</strong><br />
ricongiungimento si presenta raramente nel nostro territorio stando a quanto<br />
riferiscono gli operatori del settore.<br />
• Ricongiungimento a fini fiscali e a pendolo<br />
Forma strumentale per poter usufruire delle risorse che il nostro welfare<br />
pre<strong>di</strong>spone per i ricongiunti a carico. Le persone che attuano il<br />
ricongiungimento con tali motivazioni sono frequentemente quelle che<br />
compiono continui viaggi a casa, in bilico tra il qui ed il là e che non riescono a<br />
stabilizzarsi da nessuna delle due parti.<br />
• Ricongiungimenti <strong>di</strong> fatto<br />
Sono quelli che avvengono senza rispettare le norme legali, per esempio<br />
nel caso non vi sia più la pazienza <strong>di</strong> aspettare il momento legalmente idoneo<br />
per presentare la domanda, oppure per i figli maggiorenni che, rispettando i<br />
mo<strong>di</strong> burocratici, <strong>di</strong>fficilmente potrebbero essere chiamati. In attesa <strong>di</strong> una<br />
sanatoria si fa dunque entrare il familiare, ma tale modalità pregiu<strong>di</strong>ca<br />
notevolmente il livello <strong>di</strong> possibile integrazione, processo estremamente <strong>di</strong>fficile<br />
ed ambiguo per chi vive in clandestinità. Si sono rilevate situazioni in cui figli<br />
17
maggiorenni vanno a ricongiungersi a genitori, migrati da anni, a loro completa<br />
insaputa, desiderosi <strong>di</strong> far parte <strong>di</strong> quella sezione della famiglia che grazie<br />
all’emigrazione ha deciso <strong>di</strong> proiettarsi nella modernità. Sono situazioni causate<br />
sovente dalla tendenza dei migranti a tacere sugli aspetti <strong>di</strong>fficili e stremanti<br />
della loro esperienza.<br />
Il Ricongiungimento viene dunque attivato in base a scelte che possono<br />
essere a vari gra<strong>di</strong> frutto <strong>di</strong> un <strong>di</strong>alogo e <strong>di</strong> un progetto familiare. Chi fa<br />
domanda <strong>di</strong> Ricongiungimento spesso non tiene in considerazione solo i<br />
parametri burocratici imposti dalla normativa italiana, ma valuta anche gli<br />
squilibri che si verranno a creare in terra d’origine a causa della <strong>di</strong>partita <strong>di</strong> un<br />
nuovo membro della famiglia. Si decide pertanto con tutta la famiglia se,<br />
quando e chi far migrare, ma, come già sottolineato, si verificano situazioni in<br />
cui si attuano <strong>ricongiungimenti</strong> forzati. E’ evidente che il grado <strong>di</strong> scelta con cui<br />
il nuovo migrante giunge in Italia avrà profonde influenze sul suo livello <strong>di</strong><br />
interazione con la nuova società.<br />
Risulta ormai chiaro che l’istituto del Ricongiungimento familiare,<br />
“proprio perché <strong>di</strong>versamente motivato, si fonda su aspettative,<br />
vissuti, bisogni e potenzialità altamente <strong>di</strong>fferenziate e quin<strong>di</strong> non<br />
può essere considerato solo come mero atto formale o burocratico,<br />
ma piuttosto un occasione per collocarsi in modo nuovo nel contesto<br />
<strong>di</strong> migrazione, un’occasione <strong>di</strong> ridefinizione dei ruoli dei membri<br />
migranti prima, ma anche dei neo arrivati.” 4<br />
4 Tognetti Bordogna M. (2004), p. 34.<br />
18
Il caso spezzino<br />
E’ utile, per poter valutare con il giusto peso i dati riguardanti le domande<br />
<strong>di</strong> Ricongiungimento Familiare, inquadrare lo stato dell’immigrazione nella<br />
Provincia della <strong>Spezia</strong>. Il Dossier Caritas/Migrantes 2006, riporta i seguenti dati:<br />
Tabella 1. Stima soggiornanti per Provincia al 31.12.2005<br />
Province<br />
Stima soggiornanti<br />
2004<br />
Stima soggiornanti<br />
2005<br />
19<br />
Variazione %<br />
2004-2005<br />
% Femmine<br />
Genova 40.718 44.032 8,1 55,8<br />
Imperia 11.609 12.618 8,7 51,2<br />
<strong>La</strong> <strong>Spezia</strong> 7.790 8.557 9,8 52,6<br />
Savona 12.404 13.499 8,8 50,8<br />
Liguria 72.521 78.706 8,5 53,7<br />
Si nota subito che <strong>La</strong> <strong>Spezia</strong>, tra le quattro Province, è quella che ospita<br />
il minor numero <strong>di</strong> stranieri e, considerando i gruppi a forte pressione<br />
migratoria, l’incidenza della popolazione straniera su quella locale è circa del<br />
3,0%, decisamente inferiore rispetto alla me<strong>di</strong>a ligure che si attesta sul 3,6%.<br />
<strong>La</strong> provincia spezzina è al contempo quella che presenta il più elevato tasso <strong>di</strong><br />
crescita, infatti la variazione percentuale tra il 2004 e il 2005 è <strong>di</strong> oltre un punto<br />
superiore alla me<strong>di</strong>a regionale.<br />
Notevole è anche la percentuale delle donne migranti, non <strong>di</strong>stante dalla me<strong>di</strong>a<br />
ligure che con il suo 53,7 è decisamente superiore alla me<strong>di</strong>a italiana che nel<br />
2005 si aggira sul 49,9%. L’alta percentuale delle donne può essere compresa<br />
tenendo presente una delle caratteristiche dell’immigrazione ligure, fatta<br />
eccezione per Imperia, e cioè l’alta percentuale <strong>di</strong> migranti provenienti<br />
dall’America <strong>La</strong>tina: nella Provincia <strong>di</strong> Genova per esempio essi rappresentano<br />
il 43% <strong>di</strong> soggiornanti: è un valore molto superiore alla me<strong>di</strong>a nazionale del<br />
9,3%.<br />
Sempre il Dossier Caritas/Migrantes 2006 riferisce che nella Provincia<br />
della <strong>Spezia</strong> il 26,9% degli stranieri provengono dall’America <strong>La</strong>tina, e il gruppo<br />
più fortemente rappresentato è quello dominicano.
Al 31.12.2004 nella Provincia della <strong>Spezia</strong> le nazionalità a maggior pressione<br />
migratoria erano: Albania 18,9% , Repubblica Dominicana 18,5%, Marocco<br />
15,7%, Ecuador 5,4%, Romania 5,4%.<br />
Poiché lo stu<strong>di</strong>o <strong>sui</strong> Ricongiungimenti Familiari riguarda solamente il<br />
<strong>Comune</strong> della <strong>Spezia</strong>, può essere utile fornire dati solo su quest’area,<br />
escludendo il resto della Provincia.<br />
Tabella 2. Popolazione spezzina nel quadriennio 2003-2006. Dati rilasciati dall’Anagrafe.<br />
Grafico 1.<br />
Popolazione<br />
100%<br />
80%<br />
60%<br />
40%<br />
20%<br />
Donne<br />
0%<br />
Minori<br />
4%<br />
Anni <strong>di</strong><br />
riferimento<br />
20<br />
Autoctoni Migranti<br />
Totale<br />
Residenti<br />
2003 90730 3800 94530<br />
2004 89978 4380 94358<br />
2005 89312 4958 94270<br />
2006 88643 5555 94198<br />
2003 48357 2046 50403<br />
2004 47889 2342 50231<br />
2005 47474 2610 50084<br />
2006 47067 2912 49979<br />
2003 11227 804 12031<br />
2004 11288 968 12256<br />
2005 11369 1144 12513<br />
2006 11326 1315 12641<br />
Autoctoni/Migranti nel <strong>Comune</strong> della <strong>Spezia</strong><br />
Quadriennio 2003-2006<br />
96% 95% 95%<br />
5%<br />
5%<br />
94%<br />
6%<br />
2003 2004 2005 2006<br />
Autoctoni<br />
Migranti<br />
I dati dell’anagrafe mettono in luce un progressivo calo della popolazione<br />
spezzina che perde, nell’arco <strong>di</strong> quattro anni, 332 unità; la <strong>di</strong>minuzione è<br />
interamente ascrivibile agli autoctoni che nello stesso periodo scendono <strong>di</strong> 2087
persone. Sono dunque gli stranieri a rafforzare la crescita demografica con un<br />
aumento <strong>di</strong> 1755.<br />
Le fasce dei minori segnalano una crescita graduale e costante tra gli autoctoni,<br />
più repentina tra i migranti (tra 2003 e 2006 aumentano <strong>di</strong> 99 i minori autoctoni,<br />
<strong>di</strong> 511 quelli stranieri).<br />
21
Tabella 3. Analisi della popolazione migrante residente nel <strong>Comune</strong> della <strong>Spezia</strong>.<br />
2003 2004 2005 2006<br />
M F Tot 0-17 M F Tot 0-17 M F Tot 0-17 M F Tot 0-17<br />
Albanesi 516 379 895 258 594 447 1041 297 661 508 1169 326 728 594 1322 380<br />
Algerini 13 3 16 0 11 3 14 1 16 5 21 5 20 6 26 4<br />
Bangladeshi 12 9 21 9 14 4 18 5 31 9 40 19 37 15 52 15<br />
Bosniaci 10 5 15 4 10 7 17 4 9 7 16 6 10 7 17 7<br />
Brasiliani 4 14 18 1 8 17 25 3 10 21 31 4 7 19 26 2<br />
Cinesi 82 59 141 36 121 81 202 48 148 105 253 67 176 136 312 89<br />
Colombiani 19 44 63 11 22 48 70 11 22 52 74 11 20 50 70 9<br />
Cubani 2 22 24 1 3 22 25 2 5 26 31 3 9 25 34 3<br />
Dominicani 427 707 1134 267 448 750 1198 297 524 812 1336 346 574 855 1429 362<br />
Ecuadoriani 69 165 234 22 104 198 302 47 132 202 334 73 158 215 373 88<br />
Filippini 6 11 17 1 8 12 20 3 8 9 17 3 12 11 23 4<br />
Francesi 2 21 23 0 0 22 22 0 0 22 22 0 0 20 20 0<br />
In<strong>di</strong>ani 6 11 17 1 25 17 42 1 4 18 22 1 6 17 23 0<br />
Inglesi 11 16 27 0 11 15 26 0 11 14 25 1 9 15 24 1<br />
Marocchini 266 136 402 106 322 172 494 146 370 194 564 161 406 217 623 172<br />
Nigeriani 5 24 29 5 7 30 37 7 9 30 39 8 7 25 32 6<br />
Polacchi 3 55 58 3 8 74 82 5 13 90 103 6 19 104 123 9<br />
Rumeni 45 68 113 11 59 101 160 21 80 131 211 25 108 160 268 39<br />
Russi 1 14 15 1 1 24 25 1 2 27 29 3 2 37 39 5<br />
Senegalesi 36 4 40 3 44 7 51 4 43 9 52 5 41 11 52 7<br />
Spagnoli 2 26 28 1 2 25 27 1 1 28 29 1 3 31 34 2<br />
Statunitensi 3 18 21 1 3 14 17 0 2 10 12 0 3 10 13 0<br />
Sudcoreani 9 7 16 6 8 5 13 3 9 6 15 5 7 5 12 4<br />
Tedeschi 5 24 29 0 7 24 31 0 9 25 34 0 10 26 36 0<br />
Tunisini 77 34 111 22 88 30 118 22 91 36 127 25 113 46 159 34<br />
Ucraini 10 40 50 7 18 56 74 10 19 59 78 9 21 73 94 12<br />
Yugoslavi 24 17 41 11 25 17 42 13 29 17 46 15 29 17 46 18<br />
Altri 89 113 202 16 67 120 187 15 90 138 228 16 108 165 273 43<br />
Totale 1754 2046 3800 804 2038 2342 4380 967 2348 2610 4958 1144 2643 2912 5555 1315<br />
22
Innanzitutto alcune puntualizzazioni: sono state raggruppate sotto la<br />
<strong>di</strong>citura “Altri”, quelle comunità che non raggiungevano mai, nel corso del<br />
quadriennio, almeno le 15 unità; le fasce d’età dei minori inoltre sono calcolate<br />
all’anno <strong>di</strong> riferimento.<br />
Sono solo otto le comunità che nell’arco del quadriennio arrivano a superare i<br />
cento residenti: dominicana, albanese, marocchina, ecuadoriana, cinese,<br />
rumena, tunisina e polacca. Nella successiva tabella i loro valori sono stati<br />
in<strong>di</strong>cati tenendo conto <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> genere e dei minori presenti.<br />
Tabella 4. Le sette Comunità con più <strong>di</strong> 100 residenti alla <strong>Spezia</strong>. Dati dell’Anagrafe.<br />
2003<br />
2004<br />
2005<br />
2006<br />
Rep.<br />
Dom.<br />
Albania Marocco Ecuador Cina Romania Tunisia Polonia<br />
M 427 516 266 69 82 45 77 3<br />
F 707 379 136 165 59 68 34 55<br />
Tot 1134 895 402 234 141 113 111 58<br />
Di cui<br />
Minori<br />
267 258 106 22 36 11 22 3<br />
M 448 594 322 104 121 59 88 8<br />
F 750 447 172 198 81 101 30 74<br />
Tot 1198 1041 494 302 202 160 118 82<br />
Di cui<br />
Minori<br />
297 297 146 47 48 21 22 5<br />
M 524 661 370 132 148 80 91 13<br />
F 812 508 194 202 105 131 36 90<br />
Tot 1336 1169 564 334 253 211 127 103<br />
Di cui<br />
Minori<br />
346 326 161 73 67 25 25 6<br />
M 574 728 406 158 176 108 113 19<br />
F 855 594 217 215 136 160 46 104<br />
Tot 1429 1322 623 373 312 268 159 123<br />
Di cui<br />
Minori<br />
362 380 172 88 89 39 34 9<br />
In<strong>di</strong>scutibile è la predominanza delle comunità dominicana e albanese le quali,<br />
vedremo, sono anche quelle che hanno ottenuto il maggior numero <strong>di</strong> Nulla<br />
Osta.<br />
23
I Nulla Osta concessi alla <strong>Spezia</strong> nel quadriennio 2003-2006<br />
Per entrare invece nel merito della presente ricerca, è bene precisare<br />
subito che <strong>di</strong> queste otto comunità non verranno singolarmente prese in<br />
considerazione né la tunisina né la polacca poiché è stato esiguo il numero <strong>di</strong><br />
Nulla Osta rilasciato in favore <strong>di</strong> loro migranti; i dati rumeni inoltre non saranno<br />
più fruibili a partire dal 2005 poiché con l’abolizione del visto d’ingresso da tale<br />
paese si sono avuti esclusivamente <strong>ricongiungimenti</strong> <strong>di</strong> fatto.<br />
Compariranno, invece, riferiti al 2003, i dati della comunità colombiana che in<br />
quel periodo ha un’incidenza simile all’ecuadoriana (ed è un dato che permette<br />
<strong>di</strong> rilevare la massiccia presenza <strong>di</strong> latinos nel territorio). Negli anni successivi i<br />
Nulla Osta loro concessi <strong>di</strong>minuiranno piuttosto significativamente e per questo<br />
saranno compresi nella categoria Altri.<br />
Per quel che riguarda l’analisi statistica si prenderanno subito <strong>di</strong> seguito<br />
in considerazione le richieste, mettendo in evidenza l’andamento lungo il corso<br />
del quadriennio e facendo attenzione dapprima al numero <strong>di</strong> domande che sono<br />
state presentate, per poi concentrare l’attenzione sul numero <strong>di</strong> beneficiari<br />
effettivamente richiamati.<br />
Si passerà poi ad un’analisi dei richiedenti prendendo in considerazione il loro<br />
paese d’origine, l’appartenenza <strong>di</strong> genere e le fasce d’età. Ad analisi simile<br />
verranno poi sottoposti i beneficiari riguardo ai quali si indagheranno anche le<br />
parentele con i richiedenti.<br />
E’ giusto sottolineare che i dati riferiti al numero <strong>di</strong> Nulla Osta rilasciati<br />
per Ricongiungimento Familiare riguardanti tutto il 2003 e tutto il 2004 e il<br />
periodo gennaio-marzo 2005 provengono dalla Questura, mentre quelli<br />
riguardanti il periodo successivo al marzo 2005 sono stati concessi dalla<br />
Prefettura. Il mutamento <strong>di</strong> provenienza <strong>di</strong>pende da una variazione nelle<br />
<strong>di</strong>rettive nazionali che sanciscono il passaggio alla Prefettura in materia <strong>di</strong><br />
Ricongiungimenti Familiari.<br />
Per avere una più completa idea del fenomeno va inoltre tenuto in conto<br />
che nei dati che seguiranno non compaiono i minori richiamati da citta<strong>di</strong>ni<br />
naturalizzati italiani, o dai coniugi italiani <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni stranieri. Queste due<br />
24
categorie possono infatti operare una domanda <strong>di</strong> Ricongiungimento per<br />
Familiare al Seguito per il quale non è necessario alcun Nulla Osta: i parenti<br />
che entrano in questo modo lo fanno con un visto d’ingresso concesso dalle<br />
nostre Ambasciate a seguito della presentazione <strong>di</strong> una domanda del citta<strong>di</strong>no<br />
italiano. Il citta<strong>di</strong>no italiano che fa domanda <strong>di</strong> Ricongiungimento per Familiare<br />
al Seguito necessita <strong>di</strong> una documentazione molto più esigua <strong>di</strong> quella per il<br />
normale Ricongiungimento: invia alla nostra Ambasciata all’estero i propri<br />
documenti, eventualmente i certificati che formalizzano il matrimonio con il<br />
citta<strong>di</strong>no straniero, i documenti concernenti la casa in cui vive e il proprio<br />
red<strong>di</strong>to. <strong>La</strong> legge non impone rigorosi limiti <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to e o <strong>di</strong> abitabilità<br />
dell’alloggio in cui si condurrà il ricongiunto ed è inoltre concesso richiamare<br />
una gamma <strong>di</strong> parenti molto più ampia: figli <strong>di</strong> qualsiasi età e parenti fino al<br />
terzo grado con i quali sia possibile <strong>di</strong>mostrare la parentela e che siano a carico<br />
del richiedente. Prima dell’ingresso del beneficiario non vi è dunque alcun<br />
contatto né con la Questura né con la Prefettura: una volta presenti sul territorio<br />
verrà loro rilasciato un Permesso <strong>di</strong> Soggiorno <strong>di</strong>rettamente dalla Questura.<br />
<strong>La</strong> particolare modalità con cui avviene l’ingresso, se da una parte semplifica<br />
l’iter burocratico, poco cambia tuttavia sul piano emotivo del beneficiario e <strong>sui</strong><br />
suoi problemi <strong>di</strong> inserimento, soprattutto quando si tratta <strong>di</strong> minori. E’ risultato<br />
tuttavia impossibile accedere anche a questi dati, ed è pertanto opportuno<br />
tenere presente la loro mancanza nelle analisi successive.<br />
Le richieste<br />
Comincerò l’analisi dei dati forniti dalla Questura e dalla Prefettura<br />
offrendo un quadro del numero <strong>di</strong> domande <strong>di</strong> Nulla Osta accettate dagli uffici<br />
competenti nell’arco del quadriennio 2003-2006.<br />
Il grafico successivo mostra un forte incremento nel numero delle<br />
domande per quel che riguarda il 2004 e un altrettanto repentino calo nel 2005,<br />
che porta il numero <strong>di</strong> Nulla Osta concessi sotto il livello del 2003; tale<br />
andamento è solo in parte arginato nel 2006.<br />
25
Grafico 2<br />
Num ero delle richieste<br />
250<br />
200<br />
150<br />
100<br />
50<br />
0<br />
Andamento delle richieste <strong>di</strong> Nulla Osta<br />
nel quadriennio 2003-2006<br />
157<br />
204<br />
26<br />
115<br />
2003 2004 2005 2006<br />
<strong>Comune</strong> 157 204 115 129<br />
Per poter valutare nella giusta proporzione il picco <strong>di</strong>scendente che si<br />
registra nelle domande del 2005 è bene ricordare che esso <strong>di</strong>pende da<br />
mutamenti burocratici: a marzo <strong>di</strong> quell’anno, infatti, sono state notevolmente<br />
rallentate le consegne delle domande poiché il Decreto <strong>di</strong> attuazione della<br />
Legge Bossi-Fini aveva comportato gran<strong>di</strong> cambiamenti che necessitavano una<br />
riorganizzazione da parte degli uffici competenti.<br />
Innanzitutto le domande non dovevano più essere inoltrate alle Questure, ma<br />
allo Sportello Unico per l’Immigrazione <strong>di</strong> competenza della Prefettura e, fatto<br />
ancora più rilevante, si segnalano notevoli variazioni circa la documentazione<br />
da presentare. Prima <strong>di</strong> marzo 2005 non era necessario produrre attestazioni,<br />
tradotte e legalizzate dalla nostra Ambasciata nel paese d’origine del<br />
richiedente, concernenti i rapporti <strong>di</strong> parentela con i beneficiari. A marzo 2005,<br />
attuate le norme previste dalla Bossi-Fini, è richiesta anche questo tipo <strong>di</strong><br />
verifica; le persone che a quel periodo avevano già raccolto i documenti<br />
necessari per inoltrare la domanda se la vedono bloccare: dovevano far<br />
129
pervenire anche il materiale dalle Ambasciate, proce<strong>di</strong>mento assai lungo e<br />
spesso, a detta <strong>di</strong> molti utenti del Comitato Immigrati, anche molto oneroso.<br />
Tutta la letteratura in materia <strong>di</strong> Ricongiungimenti Familiari segnala questo tipo<br />
<strong>di</strong> documentazione come quella che comporta maggiore stress sia per i<br />
richiedenti sia per le famiglie rimaste in patria. E’ necessario riuscire a<br />
comunicare a casa precisamente cosa procurarsi, ma ciò che dai racconti dei<br />
migranti appare come l’aspetto più complesso è la fase <strong>di</strong> traduzione e<br />
legalizzazione presso le nostre Ambasciate. Spesso in molti paesi, raccontano i<br />
migranti, sono necessari giorni <strong>di</strong> fila per aspettare il proprio turno; ci riferiscono<br />
inoltre che tutta la procedura è frequentemente assai <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>osa, essendo<br />
necessari incoraggiamenti economici affinché tutto giunga a buon fine. E’<br />
evidente che è impossibile una verifica <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> queste prassi, che nelle<br />
descrizioni <strong>di</strong> alcuni migranti assumo i caratteri <strong>di</strong> veri e propri illeciti attuati dalle<br />
autorità, non<strong>di</strong>meno anche la letteratura in merito riferisce questo genere <strong>di</strong><br />
costo economico, sottolineando tuttavia che questo “non sempre è riconducibile<br />
a episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> corruzione o d’illegalità in genere, ma può essere promosso<br />
all’interno <strong>di</strong> semplici reti amicali italiane o etniche nelle quali un in<strong>di</strong>viduo è<br />
inserito…” 5<br />
Noto tra parentesi, benché questo fatto non influisca sulla lettura dei seguenti<br />
dati, che a partire da febbraio 2007, è stata rimessa in vigore la legislazione<br />
anteriore a marzo 2005 circa la documentazione da presentare: ora non sono<br />
più necessari documenti attestanti il rapporto <strong>di</strong> parentela come certificati <strong>di</strong><br />
nascita o <strong>di</strong> matrimonio, ma è sufficiente la fotocopia del passaporto del<br />
beneficiario.<br />
Fatto certo è che l’entrata in vigore della nuova normativa, a marzo 2005,<br />
produce una battuta d’arresto nella consegna delle domande per<br />
Ricongiungimento Familiare.<br />
Dal primo maggio 2005 inoltre sono entrati a far parte della Comunità<br />
Europea altri stati e i rumeni, per esempio, possono varcare le frontiere senza<br />
visto; per tutti questi paesi dunque non è più necessario presentare la domanda<br />
5 Tognetti Bordogna M., op.cit. pg. 42.<br />
27
<strong>di</strong> Ricongiungimento, infatti i membri <strong>di</strong> queste nazioni possono far entrare i<br />
propri <strong>familiari</strong> i quali, una volta qui, riceveranno un Permesso <strong>di</strong> Soggiorno per<br />
Famiglia.<br />
Se si tiene conto dello stallo burocratico dei mesi <strong>di</strong> marzo-aprile e del<br />
fatto che a molte nazionalità non è più richiesto fare domanda <strong>di</strong><br />
Ricongiungimento per avvicinare la propria famiglia, si può comprendere che le<br />
115 domande del 2005 rappresentino in realtà, benché inferiori a quelle degli<br />
anni precedenti, sempre un incremento nell’accesso all’istituto.<br />
Si nota poi che nel 2006 vi è <strong>di</strong> nuovo un incremento nel numero dei<br />
richiedenti che presentano domanda <strong>di</strong> Nulla Osta: non si torna ai livelli anteriori<br />
al 2005, ma bisogna sempre tenere presente tutti quei richiedenti che, essendo<br />
<strong>di</strong>venuti comunitari, non necessitano più <strong>di</strong> visto per i loro <strong>familiari</strong>.<br />
Per tentare <strong>di</strong> comprendere l’impatto che l’istituto del Ricongiungimento<br />
Familiare ha sulla pressione migratoria nel territorio spezzino, è necessario<br />
tuttavia visionare il numero <strong>di</strong> beneficiari per cui è stata presentata domanda,<br />
poiché ogni singolo richiedente può chiedere Ricongiungimento per più <strong>familiari</strong><br />
all’interno della stessa pratica. Vedremo che vi saranno casi, per quanto rari, in<br />
cui il medesimo richiedente chiede il Ricongiungimento per ben sette <strong>familiari</strong>: è<br />
ovvio che sono proprio i beneficiari quelli che, con il loro ingresso,<br />
influenzeranno il volto della migrazione spezzina.<br />
Ve<strong>di</strong>amo innanzi tutto l’andamento lungo i tre anni: il grafico 3 mostra un<br />
andamento simile a quello del numero <strong>di</strong> richiedenti 6 : si assiste ad un picco nel<br />
2004 e ad un calo nel 2005 dovuto alle questioni burocratiche sopra esposte.<br />
Anche per quanto riguarda i beneficiari richiamati vi è una lieve ripresa nel<br />
2006.<br />
6 Cfr. Grafico 2.<br />
28
Grafico 3.<br />
N um ero dei B eneficiari<br />
350<br />
300<br />
250<br />
200<br />
150<br />
100<br />
50<br />
0<br />
Numero dei Beneficiari <strong>di</strong> Nulla Osta<br />
Quadriennio 2003-2006<br />
236<br />
291<br />
29<br />
190<br />
2003 2004 2005 2006<br />
<strong>Comune</strong> 236 291 190 203<br />
Nonostante l’andamento del numero dei richiedenti e <strong>di</strong> quello dei<br />
beneficiari sia molto simile, i dati sopraccitati in<strong>di</strong>cano che i beneficiari sono<br />
sempre molto più numerosi dei richiedenti e che quin<strong>di</strong> devono essere<br />
molteplici i <strong>familiari</strong> per cui lo stesso richiedente chiede il Nulla Osta all’interno<br />
della stessa pratica.<br />
Si è deciso <strong>di</strong> porre particolare attenzione a questo dato perché cambiano i<br />
parametri legali nel caso si intenda ricongiungere più <strong>di</strong> un familiare, e mutano<br />
anche quelli ai quali il migrante ambisce prima <strong>di</strong> attuare il Ricongiungimento. E’<br />
giusto ricordare che si tratta <strong>di</strong> un dato statistico che può solo svelare delle<br />
tendenze, o degli andamenti nel corso del quadriennio, <strong>di</strong>etro al quale tuttavia si<br />
possono celare le più <strong>di</strong>sparate situazioni: non è affatto scontato che chi accede<br />
all’istituto (sia per il richiedente, sia per il beneficiario) sia più propenso<br />
all’apertura con il contesto ospitante, o che abbia intenzione <strong>di</strong> stanziarsi<br />
stabilmente sul territorio. Seguendo l’analisi che Mara Tognetti Bordogna fa<br />
dell’istituto del Ricongiungimento Familiare si è visto precedentemente che<br />
svariate possono essere le motivazioni <strong>di</strong> chi decide <strong>di</strong> intraprendere domanda<br />
203
<strong>di</strong> Ricongiungimento Familiare e che più o meno spontanea può essere<br />
l’adesione <strong>di</strong> chi viene richiamato.<br />
<strong>La</strong> seguente analisi può essere solo un in<strong>di</strong>ce, della situazione socio-<br />
economica dei richiedenti (o della loro possibilità <strong>di</strong> ricrearla, anche se alle volte<br />
solo formalmente, agli occhi delle istituzioni), e <strong>di</strong> riflesso <strong>di</strong> quella in cui<br />
verranno a trovarsi i beneficiari nel momento del loro arrivo in Italia. Al fine <strong>di</strong><br />
presentare domanda per un singolo ricongiungimento è infatti necessario<br />
guadagnare almeno il corrispettivo dell’assegno sociale; per due o tre <strong>familiari</strong><br />
che si desidera far entrare è necessario uno stipen<strong>di</strong>o doppio all’importo<br />
dell’assegno sociale, per quattro o più persone deve corrispondere quantomeno<br />
al triplo. <strong>La</strong> casa <strong>di</strong> residenza del migrante deve inoltre essere idonea ad<br />
ospitare il numero <strong>di</strong> persone che si richiama e nel <strong>Comune</strong> della <strong>Spezia</strong> sono<br />
richiesti 14 metri quadrati ad inquilino. Riuscire a ricongiungere più <strong>di</strong> tre<br />
<strong>familiari</strong> implica quin<strong>di</strong> che il migrante abbia raggiunto una certa stabilità.<br />
Nei grafici seguenti non mi sono limitata ad in<strong>di</strong>care le barriere burocratiche del<br />
singolo, dei tre o dei quattro ricongiunti, preferendo tenere conto dei vari valori<br />
emersi da ogni pratica. Se è vero che per richiamare sette persone serve uno<br />
stipen<strong>di</strong>o uguale a quello per richiamarne quattro, il sostentamento economico<br />
che ad essi deve essere garantito, se non altro per il primo periodo, è ben<br />
<strong>di</strong>verso, in particolar modo quando si tratta <strong>di</strong> minori.<br />
Tabella 5. Numero <strong>di</strong> beneficiari, all’interno <strong>di</strong> ogni domanda, richiamati nell’anno 2003.<br />
Pratiche<br />
con<br />
1 Ben.<br />
Pratiche<br />
con<br />
2 Ben.<br />
Pratiche<br />
con<br />
3 Ben.<br />
Pratiche<br />
con<br />
4 Ben.<br />
30<br />
Pratiche<br />
con<br />
5 Ben.<br />
Pratiche<br />
con<br />
6 Ben.<br />
Pratiche<br />
con<br />
7 Ben.<br />
Albania 21 10 6 0 0 0 0 59<br />
Cina 5 4 0 1 0 0 0 17<br />
Ecuador 8 1 0 0 0 0 0 10<br />
Marocco 10 3 3 1 1 0 1 41<br />
Rep. Dom. 39 13 2 0 0 0 0 71<br />
Romania 8 1 0 0 0 0 0 10<br />
Altri 14 3 1 0 1 0 0 28<br />
Tot<br />
Ben.<br />
Totale 105 35 12 2 2 0 1 236
Grafico 4<br />
Valori assoluti<br />
40<br />
35<br />
30<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
Numero <strong>di</strong> beneficiari richiamati con una sola pratica<br />
Anno 2003<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep. Dom Romania Altri<br />
1 Ben 2 Ben 3 Ben 4 Ben 5 Ben 6 Ben 7 Ben<br />
Solo un migrante marocchino ha ottenuto il Nulla Osta per 7 suoi<br />
<strong>familiari</strong>, tuttavia è evidente che questa, nel 2003, è stata la comunità più<br />
propensa a tentare un massiccio ricompattamento della famiglia. 7 Per i paesi<br />
latini e per l’Albania, nonostante siano quelle che hanno inoltrato il maggior<br />
numero <strong>di</strong> richieste, si nota che il migrante richiama al massimo tre persone. Al<br />
fine <strong>di</strong> valutare nella giusta <strong>di</strong>mensione quest’ultimo dato bisogna tenere<br />
presente le strutture sociali <strong>di</strong> questi paesi.<br />
Nell’area maghrebina l’istituto della poligamia permette la costruzione <strong>di</strong><br />
famiglie allargate e quin<strong>di</strong> spesso <strong>di</strong> un elevato numero i figli. Per quel che<br />
riguarda i paesi latini bisogna invece considerare che in area spezzina si tratta<br />
prevalentemente <strong>di</strong> donne occupate nel settore della collaborazione domestica:<br />
tale mansione raramente permette il raggiungimento <strong>di</strong> quella soli<strong>di</strong>tà<br />
economica e abitativa per poter richiamare contemporaneamente molte<br />
persone.<br />
7 Pare che fino a poco tempo fa la politica marocchina in fatto <strong>di</strong> emigrazione tentasse <strong>di</strong><br />
sfavorire lo sfaldamento delle famiglie e che quin<strong>di</strong> fossero concessi i Visti per famiglia solo a<br />
quelle persone che erano in grado <strong>di</strong> far espatriare tutto il proprio nucleo familiare.<br />
31
Tabella 6. Numero <strong>di</strong> beneficiari richiamati all’interno <strong>di</strong> ogni domanda nell’anno 2004.<br />
Pratiche<br />
con<br />
1 Ben.<br />
Pratiche<br />
con<br />
2 Ben.<br />
Pratiche<br />
con<br />
3 Ben.<br />
Pratiche<br />
con<br />
4 Ben.<br />
32<br />
Pratiche<br />
con<br />
5 Ben.<br />
Pratiche<br />
con<br />
6 Ben.<br />
Pratiche<br />
con<br />
7 Ben.<br />
Albania 21 13 6 0 0 0 0 65<br />
Cina 14 7 6 0 0 0 0 46<br />
Ecuador 14 1 2 0 0 0 0 22<br />
Marocco 11 2 2 2 0 0 0 29<br />
Rep. Dom 56 11 2 0 0 0 0 84<br />
Romania 10 0 1 0 0 0 0 13<br />
Altri 16 3 0 0 2 0 0 32<br />
Tot<br />
Ben.<br />
Totale 142 37 19 2 2 0 0 291<br />
Grafico 5<br />
Valori assoluti<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
Numero <strong>di</strong> beneficiari richiamati con una sola pratica<br />
Anno 2004<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep. Dom Romania Altri<br />
1 Ben 2 Ben 3 Ben 4 Ben 5 Ben 6 Ben 7 Ben<br />
Aumenta nel 2004 il numero dei beneficiari, ma <strong>di</strong>minuiscono<br />
notevolmente i richiedenti che riescono a chiedere il Nulla Osta per più <strong>di</strong> tre<br />
persone. <strong>La</strong> maggior parte delle domande riguarda, infatti, il Ricongiungimento<br />
<strong>di</strong> uno, al limite <strong>di</strong> due <strong>familiari</strong>. Se nel 2003 era stato un marocchino l’unico a<br />
poter richiamare ben sette parenti, nel 2004 è sempre un marocchino a<br />
richiamarne il più alto numero, solo quattro però quest’anno.
Tabella 7. Numero <strong>di</strong> beneficiari richiamati all’interno <strong>di</strong> ogni domanda nell’anno 2005.<br />
Pratiche<br />
con<br />
1 Ben.<br />
Pratiche<br />
con<br />
2 Ben.<br />
Pratiche<br />
con<br />
3 Ben.<br />
Pratiche<br />
con<br />
4 Ben.<br />
33<br />
Pratiche<br />
con<br />
5 Ben.<br />
Pratiche<br />
con<br />
6 Ben.<br />
Pratiche<br />
con<br />
7 Ben.<br />
Albania 14 6 5 2 0 0 0 49<br />
Cina 2 2 3 0 0 0 0 15<br />
Ecuador 9 4 1 0 2 0 0 30<br />
Marocco 5 2 2 1 1 0 0 24<br />
Rep. Dom 30 6 2 0 0 0 0 48<br />
Altri 11 2 3 0 0 0 0 24<br />
Tot<br />
Ben.<br />
Totale 71 22 16 3 3 0 0 190<br />
Grafico 6<br />
Valori assoluti<br />
30<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
Numero <strong>di</strong> beneficiari richiamati con una sola pratica<br />
Anno 2005<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep. Dom Altri<br />
1 Ben 2 Ben 3 Ben 4 Ben 5 Ben 6 Ben 7 Ben<br />
Nel 2005 aumentano un po’ le richieste <strong>di</strong> Nulla Osta per più <strong>familiari</strong>: nel<br />
corso <strong>di</strong> quest’anno due ecuadoriani e un marocchino riescono a ottenere il<br />
documento per cinque membri della propria famiglia.
Tabella 8. Numero <strong>di</strong> beneficiari richiamati all’interno <strong>di</strong> ogni domanda nell’anno 2006.<br />
Pratiche<br />
con<br />
1 Ben.<br />
Pratiche<br />
con<br />
2 Ben.<br />
Pratiche<br />
con<br />
3 Ben.<br />
Pratiche<br />
con<br />
4 Ben.<br />
34<br />
Pratiche<br />
con<br />
5 Ben.<br />
Pratiche<br />
con<br />
6 Ben.<br />
Pratiche<br />
con<br />
7 Ben.<br />
Albania 12 6 5 1 2 0 0 53<br />
Cina 2 3 0 0 0 0 0 8<br />
Ecuador 4 4 0 0 0 0 0 12<br />
Marocco 4 0 0 0 0 0 0 4<br />
Tot<br />
Ben.<br />
Rep.Dom. 46 16 6 1 0 0 0 100<br />
Altri 12 3 1 0 1 0 0 26<br />
Totale 80 32 12 2 3 0 0 203<br />
Grafico 7<br />
Valori assoluti<br />
50<br />
45<br />
40<br />
35<br />
30<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
Numero <strong>di</strong> beneficiari richiamati con una sola pratica<br />
Anno 2006<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep. Dom Altri<br />
1 Ben 2 Ben 3 Ben 4 Ben 5 Ben 6 Ben 7 Ben<br />
Nell’anno 2006 si afferma la tendenza a richiamare un solo beneficiario<br />
all’interno della stessa pratica: eccezioni riguardano tuttavia le due comunità<br />
che hanno ottenuto il maggior numero <strong>di</strong> Nulla Osta, ovvero quella dominicana<br />
e quella albanese.
I richiedenti<br />
Dopo aver valutato il numero <strong>di</strong> Nulla Osta concessi nel quadriennio<br />
2003-2006 e quante siano state le persone per le quali esso è stato<br />
effettivamente richiesto, vorrei cominciare a indagare le caratteristiche dei<br />
richiedenti mostrando innanzitutto il paese <strong>di</strong> provenienza cui appartengono, la<br />
loro appartenenza <strong>di</strong> genere e la loro fascia <strong>di</strong> età.<br />
A partire da questo momento, come già anticipato, si terrà conto <strong>di</strong> quelle<br />
comunità che nel corso del periodo considerato abbiano superato almeno una<br />
volta le cinque unità; tutte le altre sono raggruppate sotto la voce Altri.<br />
Paesi d’origine dei richiedenti<br />
Il seguente grafico compara i paesi d’origine dei richiedenti nel corso del<br />
quadriennio considerato.<br />
Grafico 8<br />
Valori assoluti<br />
70<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
Paesi d'origine dei Richiedenti<br />
Quadriennio 2003-2006<br />
Albania Cina Colombia Ecuador Marocco Rep.<br />
Dom.<br />
35<br />
Romania Altri<br />
2003<br />
2004<br />
2005<br />
2006
Tabella 9. Paesi d’origine dei Richiedenti Nulla Osta nel quadriennio 2003-2006.<br />
2003 2004 2005 2006<br />
Albania 37 40 27 26<br />
Cina 10 27 7 5<br />
Colombia 5 6 2 2<br />
Ecuador 9 17 16 8<br />
Marocco 19 17 11 4<br />
Rep. Dom. 54 69 38 69<br />
Romania 9 11 0 0<br />
Altri 14 17 14 15<br />
Totale 157 204 115 129<br />
I dati che saltano subito all’occhio riguardano innanzitutto i richiedenti<br />
cinesi e dominicani: notevolissimo l’aumento dei primi che passano dai 10 del<br />
2003 ai 27 del 2004, per ri<strong>di</strong>scendere tuttavia a 11 nel 2005 e precipitare a soli<br />
5 nel 2006.<br />
Tentando <strong>di</strong> fornire una spiegazione a questo dato ho chiesto delucidazioni alla<br />
Signora Paola Cozzani, operatrice del C.S.I. con pluriennale esperienza, la<br />
quale mi ha fatto riflettere su un fenomeno da lei osservato allo sportello. Con la<br />
Bossi-Fini attuata nel 2002 molte sono state le persone che hanno fatto<br />
domanda <strong>di</strong> regolarizzazione. Nel Dossier Caritas/Migrantes, proprio a<br />
proposito dell’immigrazione cinese si può leggere: “un momento importante per<br />
la storia <strong>di</strong> questa comunità in Italia è stato il 2002, quando al fianco <strong>di</strong> una<br />
presenza già numerosa pari a 62.314 soggiornanti sono emerse 35.443<br />
domande <strong>di</strong> regolarizzazione, che hanno fatto della Cina il sesto nella<br />
graduatoria dei paesi a forte pressione irregolare.” 8<br />
Si comprende il motivo del boom dei Nulla Osta concessi a cinesi nel 2004<br />
considerando come esempio l’andamento delle affluenze <strong>di</strong> cinesi al CSI nel<br />
corso del 2002-2004. <strong>La</strong> loro presenza comincia a farsi sentire proprio in<br />
seguito alla richiesta <strong>di</strong> regolarizzazione, poiché il Comitato era un tramite per<br />
8 AAVV (2006), p. 37.<br />
36
conoscere lo stato della loro pratica. I tempi burocratici nell’approvazione delle<br />
domande sono stati piuttosto lunghi arrivando le prime risposte nel corso del<br />
2003. Nell’arco <strong>di</strong> questo periodo l’incontro frequente con le operatrici <strong>di</strong> questo<br />
ente (come dei molteplici altri che operano sul territorio) apre i migranti a nuove<br />
possibilità ed agevolazioni offerte dalla Stato italiano che essi spesso<br />
ignoravano. Non stupisce dunque che, ottenuta la regolarizzazione durante il<br />
2003 e finalmente venuti a conoscenza dei requisiti per accedere all’istituto del<br />
Ricongiungimento Familiare, nel corso del 2004 molteplici siano stati coloro che<br />
vi hanno fatto ricorso. <strong>La</strong> tendenza sembra tuttavia esaurirsi in quello stesso<br />
anno, visto il calo <strong>di</strong> domande dell’anno successivo.<br />
E’ utile sottolineare il ruolo notevole <strong>di</strong> conoscenza reciproca e<br />
conseguente apertura svolto dal Comitato Solidarietà Immigrati, ma per<br />
estensione, da tutti gli enti fondati sul volontariato. Il loro lavoro contiene<br />
sempre una percentuale <strong>di</strong> donazione che per vari motivi è preclusa alla<br />
macchina statale. L’aspetto umano che tali enti rivestono su <strong>di</strong> sé è un’arma<br />
vincente quando si devono risolvere delicate questioni come l’inserimento in un<br />
nuovo territorio. L’apparato statale, per sua intrinseca natura, mira a trattare i<br />
citta<strong>di</strong>ni come tutti uguali e a fornire risposte standar<strong>di</strong>zzate, non potendo<br />
tenere conto delle singole peculiarità in<strong>di</strong>viduali; l’unica eccezione è<br />
rappresentata, in parte, dagli operatori dei Servizi Sociali che si trovano ad<br />
interagire in modo particolarmente profondo e <strong>di</strong>retto con i propri utenti. Rimane<br />
evidente tuttavia, e molti sono gli stu<strong>di</strong> in merito, che chi opera nel settore del<br />
volontariato, anche se solo parziale come nel caso del C.S.I., aggiunge sempre<br />
una maggiorazione, a livello <strong>di</strong> impegno e cura, nel proprio rapporto con chi<br />
cerca il loro aiuto; è proprio questo dono a creare un legame tra chi mette a<br />
<strong>di</strong>sposizione le proprie competenze e chi ne usufruisce. <strong>La</strong> donazione <strong>di</strong> tempo<br />
e attenzione che caratterizza gli enti <strong>di</strong> volontariato è ciò che permette la<br />
generazione <strong>di</strong> fiducia e solidarietà, presupposti in<strong>di</strong>spensabili per favorire<br />
l’integrazione, fattore talmente intimo e personale da essere <strong>di</strong>fficilmente<br />
gestibile dal re<strong>di</strong>stributivo apparato statale. 9<br />
9 Per un approfon<strong>di</strong>mento sull’argomento si può far riferimento agli autori aderenti alla Revue du<br />
M.A.U.S.S. In particolare cfr. Godbout J.T. (2002), Lo spirito del dono, Bollati Boringhieri, Torino<br />
37
Tornando alle statistiche si può ancora evidenziare da parte dei migranti<br />
latini un aumento dei richiedenti, costante rispetto a quello cinese, soprattutto<br />
per quel che riguarda la Repubblica Dominicana: questo incremento è tuttavia<br />
meno notevole <strong>di</strong> quello cinese se si considera che si tratta della comunità più<br />
numerosa della <strong>Spezia</strong>. Per quel che riguarda questi richiedenti si assiste al<br />
calo del 2005, dovuto probabilmente alle questioni burocratiche<br />
precedentemente analizzate, ma ad un’altrettanto repentina ripresa già a partire<br />
dall’anno successivo. Anche la comunità ecuadoriana vede un sostanzioso<br />
incremento <strong>di</strong> domande tra 2003 e 2004; l’andamento si stabilizza nel 2005, ma<br />
precipita nel 2006, anno in cui i richiedenti si <strong>di</strong>mezzano e scendono sotto la<br />
decina. Crollano invece, dopo un lieve picco nel 2004, il numero <strong>di</strong> colombiani.<br />
<strong>La</strong> comunità albanese invece mantiene le sue domande pressoché stabili nel<br />
corso del biennio 2003-2004, per scendere poi <strong>di</strong> poco più <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci unità nei due<br />
anni successivi.<br />
Un andamento particolare denota invece i richiedenti marocchini: questi<br />
rimangono <strong>di</strong> numero piuttosto elevato negli anni 2003-2004, cominciano a<br />
scendere nel 2005 per andare quasi a scomparire nel 2006. Se questa stessa<br />
tendenza ha riguardato altre comunità, come quella colombiana e quella cinese,<br />
il dato marocchino è più singolare poiché si tratta della terza comunità più<br />
numerosa della <strong>Spezia</strong> che oltretutto aumenta costantemente la propria<br />
presenza sul territorio come si evince dalla tabella 4. Cercheremo in seguito <strong>di</strong><br />
rendere ragione <strong>di</strong> tale particolarità.<br />
Genere dei richiedenti<br />
Proseguendo nella caratterizzazione dei richiedenti, altro dato importante<br />
da rilevare è il genere <strong>di</strong> chi ha fatto domanda <strong>di</strong> Ricongiungimento Familiare.<br />
Per questo tipo <strong>di</strong> dato si evidenziano prima i dati generali, considerando le<br />
[ed. orig. L'Esprit du don, É<strong>di</strong>tion <strong>La</strong> Découverte, Paris, 1992] e Bassi A. (2000), Dono e fiducia.<br />
Le forme <strong>di</strong> volontariato nelle società complesse, E<strong>di</strong>zioni <strong>La</strong>voro, Roma. Tali teorie sono<br />
esaminate anche in M. Cavazzini, C. Di Clemente, Poetiche e prassi <strong>di</strong> dono. Un’indagine<br />
antropologica tra gli immigrati senegalesi nella provincia <strong>di</strong> Pisa, tesi <strong>di</strong> laurea, Università <strong>di</strong> Pisa,<br />
Facoltà <strong>di</strong> Lettere e Filosofia, a.a. 2005-06.<br />
38
percentuali nei singoli anni considerati, per poi scendere nel dettaglio delle<br />
<strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere all’interno delle singole comunità<br />
Femmine<br />
46%<br />
Femmine<br />
48%<br />
Femmine<br />
57%<br />
Femmine<br />
84%<br />
Grafico 9<br />
Sesso dei richiedenti nel 2003<br />
Grafico 10<br />
39<br />
Maschi<br />
16%<br />
Sesso dei richiedenti nel 2004<br />
Grafico 11<br />
Maschi<br />
54%<br />
Sesso dei richiedenti nel 2005<br />
Grafico 3<br />
Maschi<br />
52%<br />
Sesso dei richiedenti nel 2006<br />
Maschi<br />
43%<br />
Femmine<br />
Maschi<br />
Femmine<br />
Maschi<br />
Femmine<br />
Maschi<br />
Femmine<br />
Maschi
Si nota già tra il 2003 e il 2004 un netto aumento delle domande<br />
presentate da uomini, andamento che si mantiene stabile anche nel 2005; il<br />
dato potrebbe trovare spiegazione sempre nella sanatoria del 2002 cui ho fatto<br />
riferimento precedentemente. Tale sanatoria riguardava ovviamente sia gli<br />
uomini sia le donne, tuttavia queste ultime, impegnate in alte percentuali come<br />
badanti e colf, ricevevano solo il minimo <strong>di</strong> paga con il quale non è possibile<br />
fare domanda <strong>di</strong> ricongiungimento. Gli uomini, sovente occupati nell’e<strong>di</strong>lizia,<br />
ricevono uno stipen<strong>di</strong>o mensile superiore all’assegno <strong>di</strong> sussi<strong>di</strong>o sociale, motivo<br />
per cui potrebbero essere stati incaricati loro <strong>di</strong> occuparsi delle domande. <strong>La</strong><br />
tendenza si esaurisce nel 2006, anno in cui le domande presentate da donne<br />
salgono nuovamente al 57%.<br />
L’elevato numero <strong>di</strong> richieste presentate da donne, pur sempre alto nel corso<br />
del quadriennio, nonostante i picchi maschili evidenziati, è perfettamente in<br />
linea con le caratteristiche dell’immigrazione spezzina segnata da una forte<br />
presenza <strong>di</strong> donne latine, in particolare dominicane, che gradualmente tendono<br />
a ricompattare il nucleo familiare.<br />
Può essere interessante valutare le percentuali <strong>di</strong> genere prendendo in<br />
considerazione le singole comunità.<br />
Grafico 13<br />
Valori asso luti<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
Sesso dei richiedenti<br />
Anno 2003<br />
Albania Cina Pop. Ecuador Marocco Rep.Dom. Romania Altri<br />
Femmine 27 6 9 17 49 9 15<br />
Maschi 10 4 0 2 5 0 4<br />
Paesi d'origine<br />
40<br />
Femmine<br />
Maschi
Grafico 14<br />
Grafico 15<br />
Grafico 16<br />
Valori assoluti<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
Sesso dei richiedenti<br />
Anno 2004<br />
Femmine 1 8 14 2 53 5 11<br />
Maschi 39 19 3 15 16 6 12<br />
Valori assoluti<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
Albania Cina Pop. Ecuador Marocco Rep.Dom Romania Altri<br />
Paesi d'origine<br />
Sesso dei richiedenti<br />
Anno 2005<br />
Femmine 1 3 12 1 32 0 6<br />
Maschi 26 4 4 10 6 0 10<br />
Valori assoluti<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
Albania Cina Pop. Ecuador Marocco Rep.Dom. Romania Altri<br />
Paesi d'origine<br />
Sesso dei richiedenti<br />
Anno 2006<br />
Albania Cina Pop. Ecuador Marocco Rep.Dom. Romania Altri<br />
Femmine 2 2 4 1 54 0 11<br />
Maschi 24 3 4 3 15 0 6<br />
Paesi d'origine<br />
41<br />
Femmine<br />
Maschi<br />
Femmine<br />
Maschi<br />
Femmine<br />
Maschi
Si nota, nell’arco <strong>di</strong> un solo anno, il cambiamento <strong>di</strong> tendenza<br />
riguardante il sesso dei richiedenti. Avevo già mostrato come nel 2004 <strong>di</strong>ventino<br />
gli uomini i protagonisti <strong>di</strong> questa pratica, ma, osservando nel dettaglio, si nota<br />
che sono soprattutto alcune comunità ad incidere su questa tendenza. Innanzi<br />
tutto la comunità albanese: solo una è la donna che nel 2004 presenta la<br />
domanda, rispetto alle 27 dell’anno precedente: i maschi aumentano da 10 a<br />
39. Nel 2005 sono solo 2 le donne, su 45 richiedenti; nel 2006, scende il<br />
numero <strong>di</strong> domande che raggiungono solo le 26 unità, 24 delle quali sono<br />
tuttavia maschili.<br />
Stesso andamento, anche se meno marcato, si presenta anche per la<br />
comunità marocchina e per quella rumena. In merito a quest’ultima, anche se i<br />
valori <strong>di</strong> genere pressoché si equivalgono, è necessario sottolineare che nel<br />
2003 neppure un uomo presentò domanda <strong>di</strong> ricongiungimento.<br />
Per quel che riguarda i cinesi, vi è un forte aumento <strong>di</strong> richiedenti maschili nel<br />
2004, mentre i valori pressoché si riequilibrano nel 2005 e nel 2006 (anno,<br />
questi ultimo, in cui il numero dei richiedenti <strong>di</strong>viene veramente esiguo)<br />
L’unica ipotesi per ora formulabile è appunto quella che la sanatoria del 2002<br />
abbia prodotto profonde influenze sulla regolarizzazione dei migranti e quin<strong>di</strong><br />
sulla loro interazione con le istituzioni e la burocrazia italiana.<br />
Il riaffermarsi della predominanza femminile nel 2006 è imputabile al fatto che i<br />
richiedenti <strong>di</strong> quell’anno sono quasi esclusivamente dominicani e, come<br />
sempre nel corso del quadriennio, <strong>di</strong> donne: la tendenza <strong>di</strong> questa comunità,<br />
sotto questo punto <strong>di</strong> vista, non subisce infatti che lievissime e irrilevanti<br />
variazioni.<br />
Fasce d’età <strong>di</strong> richiedenti<br />
Restano ancora da valutare le fasce <strong>di</strong> età delle persone che hanno<br />
presentato domanda <strong>di</strong> Ricongiungimento Familiare. <strong>La</strong> variazione lungo il<br />
corso del quadriennio considerato è mostrato dalla tabella seguente.<br />
Per quanto vi siano delle variazioni, si nota subito che sono persone<br />
piuttosto giovani che presentano la domanda: la fascia d’età dominante è quella<br />
42
tra i 30 e i 45, ovvero quella <strong>di</strong> persone che con più probabilità hanno svariati<br />
anni <strong>di</strong> migrazione alle spalle e possono finalmente permettersi <strong>di</strong> ricostruire il<br />
nucleo familiare precedentemente spezzato. Notevole è tuttavia anche il<br />
numero <strong>di</strong> domande presentate da chi ha tra i 21 e i 29 anni.<br />
Grafico 17<br />
V a lo ri a s s o lu t i<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
Fasce d'età dei richiedenti<br />
Quadriennio 2003-2006<br />
0-17 18-20 21-29 30-45 46-65 66-75 più <strong>di</strong> 75<br />
Fasce d'età<br />
Tabella 10. Fasce d’età dei richiedenti nel quadriennio 2003-2006.<br />
2003 2004 2005 2006<br />
0-17 anni 0 1 0 0<br />
18-20 anni 2 4 1 5<br />
21-29 anni 35 54 23 33<br />
30-45 anni 99 119 79 77<br />
46-65 anni 21 26 12 14<br />
66-75 anni 0 0 0 0<br />
Più <strong>di</strong> 75 anni 0 0 0 0<br />
Totale 157 204 115 129<br />
L’età è riferita al momento in cui è stato concesso il Nulla Osta e tale<br />
approccio verrà mantenuto per tutto il corso della ricerca.<br />
43<br />
2003<br />
2004<br />
2005<br />
2006
L’andamento è costante durante tutto il triennio, nel corso del quale,<br />
considerando un’approssimazione del 2% per eccesso e <strong>di</strong>fetto, il 60% dei<br />
richiedenti ha tra i trenta e i quarantacinque anni, il 24% tra i 21 e i 29 anni e la<br />
restante parte quasi esclusivamente tra i 46 e i 65 anni.<br />
comunità.<br />
Grafico 18<br />
Valori assoluti<br />
Grafico 19<br />
Valori assoluti<br />
Può essere utile valutare tale andamento all’interno delle singole<br />
35<br />
30<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
40<br />
35<br />
30<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
Fasce d'età dei richiedenti<br />
Anno 2003<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep.Dom Romania Altri<br />
Paesi d'origine<br />
Fasce d'età dei richiedenti<br />
Anno 2004<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep.Dom Romania Altri<br />
Paesi d'origine<br />
44<br />
0-17<br />
18-20<br />
21-29<br />
30-45<br />
46-65<br />
66-75<br />
più <strong>di</strong> 75<br />
0-17 anni<br />
18-20 anni<br />
21-29 anni<br />
30-45 anni<br />
46-65 anni<br />
66-75 anni<br />
più <strong>di</strong> 75 anni
Grafico 20<br />
Valori assoluti<br />
30<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
Grafico 21<br />
Valori assoluti<br />
5<br />
0<br />
45<br />
40<br />
35<br />
30<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
Fasce d'età dei richiedenti<br />
Anno 2005<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep.Dom Altri<br />
Paesi d'origine<br />
Fasce d'età dei richiedenti<br />
Anno 2006<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep.Dom Altri<br />
Paesi d'origine<br />
Tabella 11. Fasce <strong>di</strong> età dei richiedenti: anno 2003.<br />
45<br />
0-17 anni<br />
18-20 anni<br />
21-29 anni<br />
30-45 anni<br />
46-65 anni<br />
66-75 anni<br />
più <strong>di</strong> 75 anni<br />
0-17<br />
18-20<br />
21-29<br />
30-45<br />
46-65<br />
66-75<br />
più <strong>di</strong> 75<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep.Dom. Romania Altri Totale<br />
0-17 anni 0 0 0 0 0 0 0 0<br />
18-20 anni 0 0 0 0 2 0 0 2<br />
21-29 anni 15 2 3 2 9 1 3 35<br />
30-45 anni 18 8 5 14 34 7 13 99<br />
46-65 anni 4 0 1 3 9 1 3 21<br />
66-75 anni 0 0 0 0 0 0 0 0<br />
più <strong>di</strong> 75 anni 0 0 0 0 0 0 0 0<br />
Totale 37 10 9 19 54 9 19 157
Tabella 12. Fasce <strong>di</strong> età dei richiedenti: anno 2004.<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep.Dom. Romania Altri Totale<br />
0-17 anni 0 0 0 0 1 0 0 1<br />
18-20 anni 1 0 0 0 3 0 0 4<br />
21-29 anni 16 7 2 3 19 5 2 54<br />
30-45 anni 20 19 13 11 37 4 15 119<br />
46-65 anni 3 1 2 3 9 2 6 26<br />
66-75 anni 0 0 0 0 0 0 0 0<br />
più <strong>di</strong> 75 anni 0 0 0 0 0 0 0 0<br />
Totale 40 27 17 17 69 11 23 204<br />
Tabella 13. Fasce <strong>di</strong> età dei richiedenti: anno 2005.<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep.Dom. Altri Totale<br />
0-17 anni 0 0 0 0 0 0 0<br />
18-20 anni 1 0 0 0 0 0 1<br />
21-29 anni 8 0 4 2 6 3 23<br />
30-45 anni 14 7 10 7 28 13 79<br />
46-65 anni 4 0 2 2 4 0 12<br />
66-75 anni 0 0 0 0 0 0 0<br />
Più <strong>di</strong> 75 anni 0 0 0 0 0 0 0<br />
Totale 27 7 16 11 38 16 115<br />
Tabella 14. Fasce <strong>di</strong> età dei richiedenti: anno 2006.<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep.Dom. Altri Totale<br />
0-17 0 0 0 0 0 0 0<br />
18-20 0 0 1 0 3 1 5<br />
21-29 8 2 4 1 15 3 33<br />
30-45 17 2 2 3 42 11 77<br />
46-65 1 1 1 0 9 2 14<br />
66-75 0 0 0 0 0 0 0<br />
Più <strong>di</strong> 75 0 0 0 0 0 0 0<br />
Totale 26 5 8 4 69 17 129<br />
46
Come si evinceva già dal Grafico 12, riguardante genericamente le<br />
fasce <strong>di</strong> età <strong>di</strong> migranti che hanno fatto domanda <strong>di</strong> Nulla Osta, l’andamento nel<br />
corso dei tre anni resta pressoché simile anche all’interno delle singole<br />
comunità. Si può rilevare un lieve aumento dei richiedenti appartenenti alle<br />
fasce più giovani, quelle comprese tra i 18 e i 45 anni, soprattutto per quel che<br />
riguarda i dominicani, i cinesi, gli albanesi e i rumeni. Non stupisce affatto che<br />
siano proprio queste categorie ad aprirsi al contesto ospitante, interagendo con<br />
istituzioni ed enti. Sicuramente sono anche quelle maggiormente proiettate<br />
verso la costruzione o ricostruzione del nucleo familiare, poiché sono quelle che<br />
hanno lasciato a casa coniugi e figli.<br />
47
I beneficiari<br />
L’analisi prosegue a questo punto mettendo in evidenza le medesime<br />
caratteristiche evidenziate per i richiedenti anche per quanto riguarda i<br />
beneficiari. Nell’indagine seguente sarà premura volgere lo sguardo anche al<br />
rapporto <strong>di</strong> parentela sussistente tra richiedenti e beneficiari e inoltre<br />
all’incremento dei migranti, a seguito dei Ricongiungimenti Familiari concessi,<br />
nel quartiere Umbertino.<br />
Paesi d’origine dei beneficiari<br />
Se nel Grafico 3 è già stato mostrato quale sia l’andamento generico del<br />
numero <strong>di</strong> beneficiari lungo il corso del quadriennio 2003-2006, a questo punto<br />
è necessario valutate il dato in modo più dettagliato, prendendo in<br />
considerazione cioè le varie nazionalità dei beneficiari.<br />
Grafico 22<br />
Numero Beneficiari<br />
Valori assoluti<br />
100<br />
90<br />
80<br />
70<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
Incidenza delle nazionalità dei Beneficiari<br />
Quadriennio 2003-2006<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep. Dom Romania Altri<br />
48<br />
2003<br />
2004<br />
2005<br />
2006
Tabella 15. Incidenza delle nazionalità dei Beneficiari <strong>di</strong> Nulla Osta nel quadriennio 2003-<br />
2006.<br />
2003 2004 2005 2006<br />
Albania 59 65 49 53<br />
Cina 17 46 15 8<br />
Ecuador 10 22 30 12<br />
Marocco 41 29 22 4<br />
Rep. Dom. 71 84 50 100<br />
Romania 10 13 0 0<br />
Altri 28 32 24 26<br />
Totale 236 291 190 203<br />
Si nota subito una costante aumento per quel che riguarda le comunità<br />
“forti” del territorio spezzino, la dominicana, l’ecuadoriana e l’albanese, le quali<br />
risultano pertanto quelle meglio inserite e sicuramente più interessate allo<br />
stanziamento. Un regolare calo riguarda invece la comunità marocchina che<br />
passa dai 41 Nulla Osta concessi nel 2003 ai soli 22 del 2005, per precipitare a<br />
solo 4 <strong>ricongiungimenti</strong> nel 2006.<br />
L’annullamento dei Nulla Osta rilasciati a citta<strong>di</strong>ni rumeni nel 2005 <strong>di</strong>pende<br />
esclusivamente dal fatto, già messo in luce, che a partire da marzo <strong>di</strong><br />
quell’anno è stato loro concesso l’ingresso senza visto, motivo per cui non<br />
sussisteva più alcun interesse a presentare la domanda <strong>di</strong> Ricongiungimento.<br />
Per quel che riguarda la Cina, dopo il picco ascendente del 2004, anno in cui i<br />
Nulla Osta quasi triplicano, si assiste ad un ri<strong>di</strong>mensionano nel 2005 che<br />
continua anche nel 2006.<br />
Un <strong>di</strong>scorso a sé meritano i dati del 2006: si assiste ad un drastico calo<br />
<strong>di</strong> tutte le domande, oltre a quella marocchina e cinese già evidenziate, tranne<br />
che per quella dominicane e quella albanese. Il numero <strong>di</strong> beneficiari albanesi si<br />
mantiene piuttosto costante rispetto agli anni passati, mentre si assiste ad un<br />
boom impressionante dei dominicani ricongiunti che duplicano rispetto all’anno<br />
precedente.<br />
49
Sesso dei beneficiari<br />
Per quanto riguarda il sesso <strong>di</strong> beneficiari la situazione è in<strong>di</strong>cata dai<br />
grafici seguenti.<br />
Femmine<br />
62%<br />
Femmine<br />
53%<br />
Femmine<br />
59%<br />
Femmine<br />
49%<br />
Grafico 23<br />
Sesso Beneficiari<br />
Anno 2003<br />
Grafico 24<br />
Sesso Beneficiari<br />
Anno 2004<br />
Grafico 25<br />
Sesso Beneficiari<br />
Anno 2005<br />
Grafico 26<br />
Sesso Beneficiari<br />
Anno 2006<br />
50<br />
Maschi<br />
38%<br />
Maschi<br />
47%<br />
Maschi<br />
41%<br />
Maschi<br />
51%<br />
Femmine<br />
Maschi<br />
Maschi<br />
Femmine<br />
Maschi<br />
Femmine<br />
Maschi<br />
Femmine
L’’incidenza del ricongiungimento femminile nel 2003 è notevole: le<br />
donne che fanno ingresso alla <strong>Spezia</strong> rappresentano ben il 62 per cento dei<br />
nuovi migranti. Tra il 2003 e il 2004 si assiste ad un aumento dei<br />
<strong>ricongiungimenti</strong> maschili, i quali tuttavia non raggiungono ancora quello<br />
femminile. Il contesto spezzino, caratterizzato da una decisa presenza<br />
femminile, in parte legata alle possibilità lavorative che offre, sembra dunque<br />
<strong>di</strong>rigersi verso un incremento <strong>di</strong> questa tendenza. Lo <strong>di</strong>mostra il fatto che nel<br />
2005 ritorna preponderante il numero delle beneficiarie, che risale al 55 per<br />
cento, rispetto al 53 dell’anno precedente. I dati comunque tendono a<br />
stabilizzarsi verso la parità nell’anno successivo.<br />
Per capire l’incidenza <strong>di</strong> genere all’interno delle singole comunità si può<br />
far riferimento ai grafici seguenti.<br />
Grafico 27<br />
V alo ri n u m erci<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
Sesso dei beneficiari ripartiti per nazionalità<br />
Anno 2003<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep.Dom Romania Altri<br />
Maschi 11 9 8 16 31 6 8<br />
Femmine 48 8 2 25 40 4 20<br />
51<br />
Maschi<br />
Femmine
Grafico 28<br />
Grafico 29<br />
Grafico 30<br />
Valori numerici<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
Sesso dei beneficiari per nazionalità<br />
Anno 2004<br />
Maschi 21 22 7 8 57 6 17<br />
Femmine 44 24 15 21 27 7 15<br />
Valori numerici<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep.Dom Romania Altri<br />
Sesso dei beneficiari per nazionalità<br />
Anno 2005<br />
Maschi 13 9 11 8 32 5<br />
Femmine 36 6 19 16 16 19<br />
Valori numerici<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep.Dom Altri<br />
Sesso dei beneficiari per nazionalità<br />
Anno 2006<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep.Dom Altri<br />
Maschi 21 3 3 1 62 14<br />
Femmine 32 5 9 3 38 12<br />
52<br />
Maschi<br />
Femmine<br />
Maschi<br />
Femmine<br />
Maschi<br />
Femmine
Tra 2003 e 2004 il numero <strong>di</strong> donne albanesi che vengono chiamate in<br />
Italia resta pressoché invariato, mentre quasi raddoppiano gli uomini; nel 2005<br />
aumenta lievemente il numero dei beneficiari maschi, mentre cresce <strong>di</strong> ben 17<br />
unità il numero delle femmine.<br />
Diminuiscono invece drasticamente le donne dominicane che vengono<br />
richiamate nel 2004: passano da 40 a 27, e, come nel caso albanese,<br />
aumentano notevolmente gli uomini. Questa crescita della migrazione maschile<br />
dominicana continua anche nel 2005, mentre quella femminile rimane statica.<br />
Molto bilanciati nell’arco <strong>di</strong> questo biennio sono invece gli ingressi maschili e<br />
femminili dalla Romania e dalla Cina Popolare.<br />
Nel 2006 continua la tendenza a richiamare donne per quanto riguarda l’Albania<br />
e a richiamare uomini dominicani.<br />
Questi valori in<strong>di</strong>cano una tendenza opposta rispetto al genere dei<br />
richiedenti; è bene tralasciare in questa analisi i dati del 2003 perché in<br />
quell’anno, probabilmente a seguito della sanatoria del 2001, per tutte le<br />
nazionalità sono le femmine a mobilitarsi per presentare domanda. Nel resto del<br />
triennio si nota invece che ad un’elevata presenza <strong>di</strong> richiedenti maschili<br />
albanesi corrisponde un altrettanto forte aumento dei beneficiari maschili.<br />
Diverso andamento caratterizza la comunità marocchina: si tratta <strong>di</strong> uomini che<br />
richiamano soprattutto donne. Opposto <strong>di</strong>scorso per i dominicani: tra <strong>di</strong> loro, per<br />
tutto il quadriennio, sono sempre le donne a richiedere il Nulla Osta ed invece<br />
aumenta il numero degli uomini richiamati.<br />
Fasce d’età dei beneficiari<br />
Per comprendere l’impatto che i nuovi migranti avranno sul territorio<br />
riporto <strong>di</strong> seguito una ripartizione del numero <strong>di</strong> beneficiari <strong>di</strong> Nulla Osta a<br />
seconda della loro fascia d’età; seguirà imme<strong>di</strong>atamente una sud<strong>di</strong>visione <strong>di</strong><br />
tale incidenza all’interno delle singole comunità.<br />
53
Grafico 31<br />
Grafico 32<br />
Valori numerici<br />
35<br />
30<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
Valori assoluti<br />
80<br />
70<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
Fasce d'età dei beneficiari<br />
Quadriennio 2003-2006<br />
0-10 11-17 18-20 21-29 30-45 46-65 66-75<br />
2003 49 68 20 32 40 17 9 1<br />
2004 69 76 11 39 52 36 8 0<br />
2005 50 51 13 25 37 11 3 0<br />
2006 49 46 10 37 45 12 4 0<br />
54<br />
più <strong>di</strong><br />
75<br />
Fasce d'età dei Beneficiari a seconda del paese d'origine<br />
Anno 2003<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep.Dom Romania Altri<br />
Paesi d'origine<br />
0-10 anni<br />
11-17 anni<br />
18-20 anni<br />
21-29 anni<br />
30-45 anni<br />
46-65 anni<br />
66-75 anni<br />
2003<br />
2004<br />
2005<br />
2006<br />
più <strong>di</strong> 75 anni
Grafico 33<br />
Valori numerici<br />
30<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
Grafico 34<br />
Valori numerici<br />
18<br />
16<br />
14<br />
12<br />
10<br />
8<br />
6<br />
4<br />
2<br />
0<br />
Fasce d'età dei Beneficiari a seconda del paese d'origine<br />
Anno 2004<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep.Dom Romania Altri<br />
Paesi d'origine<br />
Fasce d'età dei Beneficiari a seconda del paese d'origine<br />
Anno 2005<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep.Dom Altri<br />
Paesi d'origine<br />
55<br />
0-10 anni<br />
11-17 anni<br />
18-20 anni<br />
21-29 anni<br />
30-45 anni<br />
46-65 anni<br />
66-75 anni<br />
più <strong>di</strong> 75 anni<br />
0-10 anni<br />
11-17 anni<br />
18-20 anni<br />
21-29 anni<br />
30-45 anni<br />
46-65 anni<br />
66-75 anni<br />
più <strong>di</strong> 75 anni
Grafico 35<br />
Valori numerici<br />
35<br />
30<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
Fasce d'età dei Beneficiari a seconda del paese d'origine<br />
Anno 2006<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep.Dom Altri<br />
Paesi d'origine<br />
56<br />
0-10 anni<br />
11-17 anni<br />
18-20 anni<br />
21-29 anni<br />
30-45 anni<br />
46-65 anni<br />
66-75 anni<br />
più <strong>di</strong> 75 anni<br />
Tabella 16. Fasce d’età dei Beneficiari a seconda del paese d’origine. Anno 2003.<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep.Dom. Romania Altri Totale<br />
0-10 anni 13 4 1 15 11 0 5 49<br />
11-17 anni 7 7 3 7 33 1 10 68<br />
18-20 anni 8 0 1 0 6 1 4 20<br />
21-29 anni 9 0 2 8 8 2 3 32<br />
30-45 anni 9 5 2 6 10 4 4 40<br />
46-65 anni 7 1 0 4 2 2 1 17<br />
66-75 anni 6 0 1 1 0 0 1 9<br />
più <strong>di</strong> 75 anni 0 0 0 0 1 0 0 1<br />
Totale 59 17 10 41 71 10 28 236
Tabella 17. Fasce d’età dei Beneficiari a seconda del paese d’origine. Anno 2004.<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep.Dom. Romania Altri Totale<br />
0-10 anni 17 13 7 8 12 3 9 69<br />
11-17 anni 5 16 6 5 30 1 13 76<br />
18-20 anni 6 1 1 1 2 0 0 11<br />
21-29 anni 11 6 3 2 12 3 2 39<br />
30-45 anni 7 8 4 7 18 3 5 52<br />
46-65 anni 15 2 1 3 9 3 3 36<br />
66-75 anni 4 0 0 3 1 0 0 8<br />
più <strong>di</strong> 75 anni 0 0 0 0 0 0 0 0<br />
Totale 65 46 22 29 84 13 32 291<br />
Tabella 18. Fasce d’età dei Beneficiari a seconda del paese d’origine. Anno 2005.<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep.Dom. Altri Totale<br />
0-10 anni 11 3 12 9 6 9 50<br />
11-17 anni 10 8 7 5 17 4 51<br />
18-20 anni 5 0 2 2 3 1 13<br />
21-29 anni 11 0 4 2 3 5 25<br />
30-45 anni 4 4 3 6 16 4 37<br />
46-65 anni 6 0 2 0 2 1 11<br />
66-75 anni 2 0 0 0 1 0 3<br />
più <strong>di</strong> 75 anni 0 0 0 0 0 0 0<br />
Totale 49 15 30 24 48 24 190<br />
Tabella 19. Fasce d’età dei Beneficiari a seconda del paese d’origine. Anno 2006.<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep.Dom. Altri Totale<br />
0-10 anni 16 3 5 0 17 8 49<br />
11-17 anni 7 0 0 0 33 6 46<br />
18-20 anni 4 0 0 0 5 1 10<br />
21-29 anni 8 2 4 3 16 4 37<br />
30-45 anni 9 2 2 1 26 5 45<br />
46-65 anni 5 1 1 0 3 2 12<br />
66-75 anni 4 0 0 0 0 0 4<br />
più <strong>di</strong> 75 anni 0 0 0 0 0 0 0<br />
Totale 53 8 12 4 100 26 203<br />
57
E’ una popolazione giovane quella che viene richiamata in Italia dalle<br />
domande <strong>di</strong> Ricongiungimento Familiare del 2003. Molto scarso il numero <strong>di</strong><br />
ultra-quarantacinquenni, mentre notevolissimo è il numero <strong>di</strong> minori.<br />
Si possono notare due forti tendenze: da una parte gli albanesi<br />
ricongiungono in modo molto ripartito persone <strong>di</strong> ogni fascia d’età, con una<br />
lievissima predominanza <strong>di</strong> bambini tra 0 e 10 anni. I dominicani hanno ottenuto<br />
Nulla Osta per un elevato numero <strong>di</strong> minori soprattutto <strong>di</strong> età tra gli 11 e i 17<br />
anni, mentre piuttosto notevole è la totale assenza <strong>di</strong> beneficiari compresi tra i<br />
18 e i trent’anni all’interno della comunità cinese.<br />
Nel 2004, come già mostrato, aumentano le domande inoltrate da cinesi:<br />
l’incremento riguarda soprattutto minori, e, più lievemente, persone tra i 30-45<br />
anni. Si può già supporre che ciò in<strong>di</strong>chi una pre<strong>di</strong>sposizione a richiamare il<br />
nucleo primario della famiglia, coniugi e soprattutto figli. Caratteristico della<br />
comunità cinese è il bassissimo numero <strong>di</strong> beneficiari tra i 18 e i 21 anni:<br />
nessuno nel 2003 e nel 2005, mentre solo uno nel 2004.<br />
In questa fascia d’età si segnala, per tutte le comunità, un calo del numero <strong>di</strong><br />
beneficiari, come ben evidente già nel grafico 31. E’ effettivamente un età critica<br />
per accedere al Ricongiungimento Familiare: si è varcata la soglia per poter<br />
essere richiamati dai genitori, e si può fare affidamento solo su un coniuge,<br />
qualora si sia già sposati. L’unica comunità che va in controtendenza è l’Albania<br />
che per tutto il triennio richiama un considerevole numero <strong>di</strong> neo-maggiorenni:<br />
nel 2003 il 40% dei beneficiari in questa fascia d’età sono albanesi (seguiti solo<br />
da un significativo 30% <strong>di</strong> dominicani). Nel 2004 passano al 54%, per<br />
ri<strong>di</strong>scendere al 45% nel 2005.<br />
In quest’ultimo anno l’aumento dei beneficiari dominicani riguarda<br />
prevalentemente persone tra i 21 e i 45 anni, mentre il boom ecuadoriano<br />
coinvolge prevalentemente bambini tra 0 e 11 anni.<br />
<strong>La</strong> pressione dei minori, come già anticipato è molto forte lungo tutto l’arco del<br />
triennio. <strong>La</strong> proporzione tra adulti e minori richiamati raggiunge quasi sempre<br />
l’equilibrio, tranne che nel 2005, anno in cui propende leggermente a favore dei<br />
minori (con 13 beneficiari in più).<br />
58
I valori possono essere osservati nel grafico sottostante, tuttavia verranno<br />
ripresi con più precisione nella seconda parte dello <strong>Stu<strong>di</strong>o</strong>.<br />
Grafico 36<br />
Valori numerici<br />
160<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
Beneficiari Adulti e Minori<br />
Quadriennio 2003-2006<br />
2003 2004 2005 2006<br />
Minori 117 146 101 95<br />
Adulti 119 145 89 108<br />
59<br />
Minori<br />
Adulti<br />
<strong>La</strong> tendenza evidenziata a richiamare soprattutto minori ha un importante<br />
significato: i Ricongiungimenti richiesti per i figli hanno meno frequentemente<br />
carattere strumentale: quando si richiamano i figli, soprattutto quelli più piccoli,<br />
significa che si sono raggiunte non solo le soglie burocratiche per accedere<br />
all’istituto, ma anche che ci si trova ormai in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita tali che<br />
consentono <strong>di</strong> trovare tempo e opportunità da de<strong>di</strong>care ai ragazzi. E’ forse il tipo<br />
<strong>di</strong> Ricongiungimento che meglio denota, insomma, il raggiungimento <strong>di</strong> quella<br />
stabilità che l’istituto si propone <strong>di</strong> promuovere.<br />
Il Ricongiungimento dei figli è tuttavia quello che può presentare le<br />
maggiori <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> integrazione poiché è la forma che meglio si pre<strong>di</strong>spone a<br />
forzature. I minori ancora sotto l’autorità dei genitori possono facilmente venire<br />
esclusi da ogni decisione circa il loro espatrio. Lo stato emotivo con cui si<br />
abbandona la propria casa per intraprendere l’avventura dell’emigrazione è
fondamentale nel momento in cui si arriva nel nuovo contesto, per l’apertura<br />
verso <strong>di</strong> esso che si decide <strong>di</strong> mettere in atto. E’ certamente impossibile in<br />
questa parte della ricerca poter valutare questo genere <strong>di</strong> impatto ed è pertanto<br />
auspicabile nel proseguo del lavoro un avvicinamento agli attori <strong>di</strong> questo<br />
istituto.<br />
Per quel che riguarda più da vicino la presente ricerca i precedenti dati fanno<br />
subito presagire che forte deve essere stato l’impatto che i minori stranieri<br />
appena arrivati sul territorio nazionale hanno avuto all’interno della comunità<br />
locale ed in particolar modo nelle scuole.<br />
Rapporto <strong>di</strong> parentela sussistente tra richiedente beneficiari<br />
Al fine <strong>di</strong> completare la caratterizzazione delle persone che sono potute<br />
entrare in Italia a seguito dell’ottenimento del Nulla Osta, e anche per<br />
comprendere più approfon<strong>di</strong>tamente che tipo <strong>di</strong> struttura sociale tale istituto<br />
contribuisca a creare nel tessuto citta<strong>di</strong>no, è necessario valutare il rapporto <strong>di</strong><br />
parentela sussistente tra richiedente e beneficiario.<br />
Grafico 37<br />
V a lo ri a s s o lu ti<br />
30<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
Rapporto <strong>di</strong> parentela con i beneficiari<br />
Anno 2003<br />
Marito Moglie Padre Madre Figlio Figlia<br />
60<br />
Albania<br />
Cina Popolare<br />
Ecuador<br />
Marocco<br />
Rep.Dom.<br />
Romania<br />
Altri
Tabella 20. Rapporto <strong>di</strong> parentela con i beneficiari. Anno 2003.<br />
Albania Cina Popolare Ecuador Marocco Rep.Dom. Romania Altri Totale<br />
Marito 0 3 4 1 10 5 2 25<br />
Moglie 25 2 0 15 8 3 6 59<br />
Padre 5 0 0 1 1 0 0 7<br />
Madre 8 1 1 2 2 0 3 17<br />
Figlio 6 6 4 13 20 1 6 56<br />
Figlia 15 5 1 8 30 1 11 71<br />
Totale 59 17 10 40 71 10 28 235<br />
A questo punto è chiara la tendenza per quel che riguarda il 2003: la<br />
volontà messa in atto dai richiedenti è quella <strong>di</strong> ricompattare la famiglia<br />
nucleare: innanzi tutto le figlie e i figli, soprattutto dei dominicani. Quella<br />
albanese invece è una migrazione fortemente femminile: si richiamano figlie,<br />
mogli e madri, mentre basso è il numero <strong>di</strong> figli maschi ricongiunti.<br />
Per quel che riguarda la comunità cinese le domande sono state abbastanza<br />
omogenee; si denota solo una certa trascuratezza verso la famiglia ascendente.<br />
Grafico 38<br />
Valo ri a s soluti<br />
30<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
Rapporto <strong>di</strong> parentela con i beneficiari<br />
Anno 2004<br />
Marito Moglie Padre Madre Figlio Figlia<br />
61<br />
Albania<br />
Cina Popolare<br />
Ecuador<br />
Marocco<br />
Rep.Dom.<br />
Romania<br />
Altri
Tabella 21. Rapporto <strong>di</strong> parentela con i beneficiari. Anno 2004.<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep.Dom. Romania Altri Totale<br />
Marito 0 4 5 1 27 4 2 43<br />
Moglie 26 11 3 8 8 3 6 65<br />
Padre 10 1 0 1 2 0 0 14<br />
Madre 8 1 0 6 3 2 2 22<br />
Figlio 11 17 9 6 27 2 14 86<br />
Figlia 10 12 5 7 17 2 8 61<br />
Totale 65 46 22 29 84 13 32 291<br />
Il 2004 è caratterizzato da un parziale cambiamento <strong>di</strong> rotta per quel che<br />
riguarda le richieste fatte dai migranti dominicani: se è ancora incisivo il numero<br />
<strong>di</strong> figli, maschi in maggior numero durante quest’anno, si nota un vertiginoso<br />
aumento dei richiami a favore dei mariti (si passa dalle 5 domande del 2003 alle<br />
27 del 2004).<br />
<strong>La</strong> comunità albanese presenta un incremento graduale in ogni fascia e<br />
continua ad essere forte il richiamo alla parte femminile della popolazione.<br />
<strong>La</strong> comunità cinese, il cui numero <strong>di</strong> richieste è notevolmente aumentato nel<br />
corso del biennio, si <strong>di</strong>mostra sempre interessata al ricongiungimento del<br />
nucleo familiare primario come <strong>di</strong>mostra il fatto che solo due sono le domande<br />
in favore dei genitori.<br />
62
Grafico 39<br />
V a lo ri a s s o lu ti<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
Rapporto <strong>di</strong> parentela con i beneficiari<br />
Anno 2005<br />
Marito Moglie Padre Madre Figlio Figlia<br />
Tabella 22. Rapporto <strong>di</strong> parentela con i beneficiari. Anno 2005.<br />
63<br />
Albania<br />
Cina Popolare<br />
Ecuador<br />
Marocco<br />
Rep.Dom.<br />
Altri<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep.Dom. Altri Totale<br />
Marito 1 2 4 1 17 0 25<br />
Moglie 24 2 3 9 6 9 53<br />
Padre 2 0 1 0 0 0 3<br />
Madre 2 0 1 0 0 1 4<br />
Figlio 10 7 6 7 15 5 51<br />
Figlia 10 4 15 7 10 9 54<br />
Totale 49 15 30 24 48 24 190<br />
Nel 2005 si può osservare un ulteriore calo nel numero <strong>di</strong> genitori che<br />
vengono richiamati in Italia, anche all’interno della comunità albanese che fino<br />
al 2004 aveva <strong>di</strong>mostrato una modesta <strong>di</strong>sposizione al ricongiungimento dei<br />
genitori. L’attenzione, da parte <strong>di</strong> questa comunità si concentra, ancora <strong>di</strong> più<br />
nel 2005, sulle mogli e <strong>sui</strong> figli.<br />
Per quanto riguarda i beneficiari dominicani, si mantiene la tendenza inaugurata<br />
l’anno precedente, al ricongiungimento <strong>di</strong> mariti.
Grafico 40<br />
V a lo ri a s s o lu ti<br />
35<br />
30<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
Rapporto <strong>di</strong> parentela con i beneficiari<br />
Anno 2006<br />
Marito Moglie Padre Madre Figlio Figlia<br />
Tabella 23. Rapporto <strong>di</strong> parentela con i beneficiari. Anno 2006.<br />
64<br />
Albania<br />
Cina Popolare<br />
Ecuador<br />
Marocco<br />
Rep.Dom.<br />
Altri<br />
Albania Cina Popolare Ecuador Marocco Rep.Dom. Altri Totale<br />
Marito 2 2 2 1 30 4 41<br />
Moglie 18 3 5 3 11 8 48<br />
Padre 6 0 0 0 1 0 7<br />
Madre 2 0 0 0 2 0 4<br />
Figlio 13 1 1 0 31 10 56<br />
Figlia 12 2 4 0 25 4 47<br />
Totale 53 8 12 4 100 26 203<br />
Nel 2006 l’Albania incrementa il numero <strong>di</strong> <strong>ricongiungimenti</strong> in favore dei<br />
genitori, soprattutto dei padri; mantiene stabile il desiderio <strong>di</strong> far migrare moglie<br />
e figli. Anche per i dominicani la tendenza è stabile al ricongiungimento <strong>di</strong> mariti<br />
e figli, in particolare maschi.<br />
Nuovi ingressi nel Quartiere Umbertino<br />
Il quartiere Umbertino è la zona calda della <strong>Spezia</strong> per quanto riguarda<br />
l’immigrazione. Qui, in appartamenti alle volte sovraffollati, risiede un
elevatissimo numero <strong>di</strong> stranieri, dominicani in particolare. <strong>La</strong> convivenza tra<br />
autoctoni e migranti spesso si fa stridente, soprattutto nelle vie che circondano<br />
Piazza Brin.<br />
Molti i progetti che la città ha attivato per tentare un recupero della zona nella<br />
quale, come gli articoli <strong>di</strong> giornale riferiscono, avviene un elevato numero <strong>di</strong><br />
azioni <strong>di</strong> micro-criminalità, primo fra tutti lo spaccio e a seguire i ripetuti scontri<br />
tra le bande <strong>di</strong> stranieri.<br />
Se molteplici e costanti sono le voci dei residenti autoctoni che si<br />
lamentano per la situazione esasperata, certo anche molti degli stranieri con i<br />
quali ho parlato non celano una preoccupazione crescente per la situazione. Si<br />
leggerà nell’ultima parte della ricerca che anche alcuni dei ragazzi intervistati<br />
percepiscono il problema.<br />
Per questi motivi, ma anche per esplicita richiesta dei Servizi Sociali che<br />
cercano <strong>di</strong> monitorare l’andamento della vita in quella zona, si è deciso <strong>di</strong> fare<br />
una stima <strong>di</strong> quanto sia incrementata la popolazione dei migranti a seguito delle<br />
domande <strong>di</strong> Ricongiungimento Familiare.<br />
Grafico 41. Nuovi ingressi nel Quartiere Umbertino a seguito del rilascio <strong>di</strong> Nulla Osta<br />
nell’anno 2003.<br />
15%<br />
8%<br />
12%<br />
Ingressi nel Quartiere Umbertino<br />
Anno 2003<br />
65<br />
65%<br />
Dominicani<br />
Albanesi<br />
Marocchini<br />
Altre<br />
nazionalità
Tabella 24. Nuovi ingressi nel Quartiere Umbertino <strong>di</strong>visi secondo adulti e minori. Anno<br />
2003.<br />
Ingressi nel Quartiere<br />
Umbertino<br />
Dominicani Albanesi Marocchini Altre nazionalità<br />
Adulti Minori Adulti Minori Adulti Minori Adulti Minori<br />
66<br />
Totale<br />
3 14 2 1 2 0 4 0 26<br />
Valori in percentuale 12% 53% 8% 4% 8% 0% 15% 0% 10%<br />
Numero complessivo<br />
Di ingressi<br />
21 50 37 22 19 22 30 35 236<br />
Solo meno del 10% dei nuovi ingressi del 2003 va a risiedere nel Quartiere<br />
Umbertino, la maggior parte dei quali sono minori e adulti dominicani.<br />
Grafico 42. Nuovi ingressi nel Quartiere Umbertino a seguito del rilascio <strong>di</strong> Nulla Osta<br />
nell’anno 2004.<br />
43%<br />
Ingressi nel Quartiere Umbertino<br />
Anno 2004<br />
33%<br />
7%<br />
17%<br />
Dominicani<br />
Albanesi<br />
Marocchini<br />
Altre<br />
nazionalità<br />
Tabella 25. Nuovi ingressi nel Quartiere Umbertino <strong>di</strong>visi secondo adulti e minori. Anno<br />
2004.<br />
Ingressi nel Quartiere<br />
Umbertino<br />
Dominicani Albanesi Marocchini Altre nazionalità<br />
Adulti Minori Adulti Minori Adulti Minori Adulti Minori<br />
Totale<br />
9 5 4 3 0 3 8 10 42<br />
Valori in percentuale 21% 12% 10% 7% 0% 7% 19% 24% 13%<br />
Numero complessivo<br />
<strong>di</strong> ingressi<br />
42 43 43 22 16 13 47 65 291
Nel 2004 la percentuale aumenta <strong>di</strong> tre punti e si tratta sempre, anche se in<br />
modo più modesto, <strong>di</strong> dominicani, soprattutto adulti.<br />
Grafico 43. Nuovi ingressi nel Quartiere Umbertino a seguito del rilascio <strong>di</strong> Nulla Osta<br />
nell’anno 2005.<br />
31%<br />
0%<br />
Ingressi nel Quartiere Umbertino<br />
Anno 2005<br />
67<br />
27%<br />
42%<br />
Dominicani<br />
Albanesi<br />
Marocchini<br />
Altre<br />
nazionalità<br />
Tabella 26. Nuovi ingressi nel Quartiere Umbertino <strong>di</strong>visi secondo adulti e minori. Anno<br />
2005.<br />
Ingressi nel Quartiere<br />
Umbertino<br />
Dominicani Albanesi Marocchini Altre nazionalità<br />
Adulti Minori Adulti Minori Adulti Minori Adulti Minori<br />
Totale<br />
6 5 4 3 0 0 2 6 26<br />
Valori in percentuale 23% 19% 15% 12% 0% 0% 8% 23% 12%<br />
Numero complessivo<br />
<strong>di</strong> ingressi<br />
23 25 29 20 10 14 24 45 190<br />
Nei due anni successivi la percentuale non muta in modo significativo,<br />
mantenendosi sempre attorno al 12-13 per cento, tuttavia nel 2005 già <strong>di</strong>viene<br />
consistente la presenza <strong>di</strong> nuovi migranti albanesi all’interno del Quartiere, oltre<br />
alla sempre elevata percentuale <strong>di</strong> dominicani. Va sottolineato che sebbene si<br />
parli del 42% <strong>di</strong> residenti dominicani in più, su cifre così modeste implica che la<br />
popolazione <strong>di</strong> tale quartiere ha subito un incremento <strong>di</strong> sole 11 persone.
Grafico 44. Nuovi ingressi nel Quartiere Umbertino a seguito del rilascio <strong>di</strong> Nulla Osta<br />
nell’anno 2006.<br />
12%<br />
6%<br />
9%<br />
Ingressi nel Quartiere Umbertino<br />
Anno 2006<br />
68<br />
73%<br />
Dominicani<br />
Albanesi<br />
Marocchini<br />
Altre<br />
nazionalità<br />
Tabella 27. Nuovi ingressi nel Quartiere Umbertino <strong>di</strong>visi secondo adulti e minori. Anno<br />
2006.<br />
Ingressi nel Quartiere<br />
Umbertino<br />
Dominicani Albanesi Marocchini Altre nazionalità<br />
Adulti Minori Adulti Minori Adulti Minori Adulti Minori<br />
Totale<br />
12 10 2 1 2 0 2 2 31<br />
Valori in percentuale 40% 33% 6% 3% 6% 0% 6% 6% 13%<br />
Numero complessivo<br />
<strong>di</strong> ingressi<br />
44 56 28 25 4 0 24 22 203<br />
Nel 2006 è in<strong>di</strong>scussa la predominanza dei dominicani, ma ciò <strong>di</strong>pende<br />
dallo schiacciante numero <strong>di</strong> Nulla Osta in loro favore concessi in quest’anno.
Parte Seconda<br />
Il ricongiungimento dei figli<br />
69
I figli ricongiunti alla <strong>Spezia</strong>: i dati<br />
Si è già mostrato (cfr. Grafico 36) che, nel corso del quadriennio 2003-<br />
2006, i Nulla Osta concessi hanno riguardato in larga misura i figli dei migranti<br />
rispetto ai coniugi e ai genitori. <strong>La</strong> Tabella sottostante riporta i dati del numero<br />
<strong>di</strong> Beneficiari richiamati, sud<strong>di</strong>videndo la categoria figli da quella degli altri<br />
parenti. Ogni considerazione, in questa parte della ricerca, si baserà infatti non<br />
esclusivamente <strong>sui</strong> minori, ma <strong>sui</strong> figli dei richiedenti: in quest’ultimo gruppo<br />
sono compresi anche alcuni neo-maggiorenni. Costoro, probabilmente, hanno<br />
ottenuto il Nulla Osta ormai prossimi al compimento del <strong>di</strong>ciottesimo anno e i<br />
tempi burocratici hanno fatto sì che entrassero ormai maggiorenni. Sia per la<br />
nostra Prefettura, sia per le nostre Ambasciate fa fede infatti l’età del ragazzo al<br />
momento della concessione del Nulla Osta. Ipotesi più improbabile è che si<br />
tratti <strong>di</strong> figli con problemi <strong>di</strong> salute tali da essere considerati inabili al lavoro: loro<br />
potrebbero essere ricongiunti anche se maggiorenni.<br />
Tabella 28. Figli e altri parenti ricongiunti nel quadriennio 2003-2006.<br />
Figli Genitori/Coniugi Totale<br />
2003 127 110 235<br />
2004 147 144 291<br />
2005 105 85 190<br />
2006 103 100 203<br />
Calcolando i dati precedenti in percentuale si evince che l’andamento è<br />
rimasto piuttosto costante nel corso del nostro quadriennio, con due picchi in<br />
favore dei figli nel 2003 e nel 2005 e risulta evidente nel Grafico successivo<br />
come il numero dei Nulla Osta per figli superi sempre il 50% <strong>di</strong> quelli concessi.<br />
70
Grafico 45<br />
Percentuale<br />
60%<br />
50%<br />
40%<br />
30%<br />
20%<br />
10%<br />
0%<br />
Figli e altri parenti ricongiunti<br />
Quadriennio 2003-2006<br />
2003 2004 2005 2006<br />
71<br />
Figli<br />
Adulti<br />
Si è già sottolineato come questo richiamare i figli potrebbe essere un<br />
ottimo in<strong>di</strong>ce per una valutazione positiva dell’istituto del Ricongiungimento<br />
Familiare, il cui proposito è proprio quello <strong>di</strong> favorire un ingresso <strong>di</strong> stranieri che<br />
possa condurre ad una maggiore stabilità quelli già presenti sul territorio. Non si<br />
può però tacere tuttavia il fatto che sia proprio questa fascia d’età quella più<br />
delicata e problematica e che risente in modo più profondo dello sra<strong>di</strong>camento<br />
dal proprio paese natale e del nuovo inserimento in un contesto altro. E’ a loro<br />
che la società civile dovrebbe de<strong>di</strong>care particolare attenzione nel momento del<br />
loro ingresso perché, se da una parte sono una potenziale risorsa quando<br />
incentivata positivamente, dall’altra sono anche quelli che più facilmente si<br />
possono smarrire. I minori sono infatti la categoria più a rischio <strong>di</strong> mal<br />
sopportare i <strong>di</strong>fficili sforzi che l’integrazione richiede e <strong>di</strong> subire nel modo più<br />
pesante i facili pregiu<strong>di</strong>zi cui viene sottoposto uno straniero.<br />
Si cercherà <strong>di</strong> mettere in rilievo questi <strong>di</strong>sagi nel corso dell’indagine volta<br />
a fotografare più nel dettaglio le caratteristiche <strong>di</strong> questi ragazzi.
Paesi <strong>di</strong> provenienza<br />
Grafico 46<br />
Valori assoluti<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
Paesi <strong>di</strong> proveienza<br />
Quadriennio 2003-2006<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep.<br />
Dom.<br />
72<br />
Romania Altri<br />
2003<br />
2004<br />
2005<br />
2006<br />
Tabella 29. Numero <strong>di</strong> Nulla Osta concessi per figli nel corso del quadriennio 2003-2006.<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep. Dom. Romania Altri Totale<br />
2003 21 11 5 21 50 2 17 127<br />
2004 21 29 14 13 42 4 24 147<br />
2005 20 11 21 14 25 0 14 105<br />
2006 25 3 5 0 56 0 14 103<br />
In linea con gli andamenti dei Nulla Osta concessi nel quadriennio, anche<br />
per quanto riguarda la categoria dei figli, il paese che ne ha richiesto maggior<br />
numero è la Repubblica Dominicana, seguita da Albania e Marocco nel 2003,<br />
da Cina e Albania nel 2004, da Ecuador e Albania nel 2005; nel 2006 l’unica<br />
nazionalità che richiede un notevole numero <strong>di</strong> Nulla Osta, oltre alla Repubblica<br />
Dominicana è l’Albania. Sono appunto dominicani e albanesi che mantengono<br />
sempre stabile il flusso <strong>di</strong> figli richiamato in Italia; per tutte le altre nazionalità si<br />
assiste a delle importanti variazioni che fanno pensare che esse non abbiano<br />
raggiunto una necessaria stabilità nel <strong>Comune</strong> della <strong>Spezia</strong>. Notevole è il caso<br />
<strong>di</strong> marocchini e cinesi: i primi, nel triennio 2003-2005, richiamano quasi lo<br />
stesso numero <strong>di</strong> figli degli albanesi, mentre nel 2006 non vi è neppure un Nulla<br />
Osta in favore dei loro minori. Per quel che riguarda la Cina, assistiamo a un
picco nel 2004, per tornare subito dopo <strong>sui</strong> livelli degli anni precedenti. Questi<br />
due andamenti vanno <strong>di</strong> pari passo con quelli dei Nulla Osta concessi per<br />
coniugi e genitori. Il boom cinese del 2004 <strong>di</strong>pende, come visto, dalle<br />
regolarizzazioni avvenute a seguito della sanatoria del 2002. I marocchini<br />
residenti nel <strong>Comune</strong> della <strong>Spezia</strong>, invece, pare che sempre più raramente<br />
riescano ad attuare domanda <strong>di</strong> Ricongiungimento Familiare poiché i settori in<br />
cui sono impegnati ed il fatto che raramente le donne siano occupate, non<br />
consentono loro <strong>di</strong> affittare appartamenti idonei. Bisognerebbe verificare se al<br />
calo delle domande presentate dai residenti nel <strong>Comune</strong> va <strong>di</strong> pari passo un<br />
aumento delle domande dei residenti in Provincia, dove è più facile trovare affitti<br />
a buon mercato. In<strong>di</strong>scussa comunque la predominanza dei Nulla Osta<br />
concessi a dominicani che subiscono un lieve calo solo nel 2005 per tornare<br />
tuttavia ad essere gli assoluti protagonisti l’anno successivo.<br />
Sesso dei minori<br />
Grafico 47<br />
Percentuali<br />
60%<br />
50%<br />
40%<br />
30%<br />
20%<br />
10%<br />
0%<br />
Sesso dei figli beneficiari <strong>di</strong> Nulla Osta<br />
Quadriennio 2003-2006<br />
2003 2004 2005 2006<br />
M 44% 41% 48% 54%<br />
F 56% 59% 52% 46%<br />
Concentrando invece l’attenzione sulle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere dei figli<br />
ricongiunti si nota subito una predominanza delle femmine, dato anche questo<br />
73<br />
M<br />
F
in linea con le caratteristiche della migrazione spezzina, tendenza che cala nel<br />
2005 fino ad invertirsi nel 2006.<br />
Come mostrano i grafici seguenti, volti ad indagare le <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong><br />
genere durante il quadriennio all’interno <strong>di</strong> ciascuna comunità, si nota come al<br />
femminile siano sempre i Ricongiungimenti della Repubblica Dominicana,<br />
tranne che nell’anno 2006, mentre per le altre comunità vi siano delle variazioni<br />
da anno ad anno. Abbastanza stabile l’andamento dei Nulla Osta albanesi:<br />
trascurata la predominanza femminile nel 2003, negli altri anni le percentuali<br />
tendono all’equivalenza.<br />
Grafico 48<br />
V alo ri asso lu ti<br />
Grafico 49<br />
V a lo ri as so lu ti<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
Sesso dei figli beneficiari <strong>di</strong> Nulla Osta<br />
Anno 2003<br />
M 6 6 4 13 20 1 6<br />
F 15 5 1 8 30 1 11<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
Albania Cina Ecuador Marocco<br />
74<br />
Rep.<br />
Dom.<br />
Romani<br />
a<br />
Sesso dei figli beneficiari <strong>di</strong> Nulla Osta<br />
Anno 2004<br />
Albania Cina Ecuador Marocco<br />
Rep.<br />
Dom.<br />
Altri<br />
Romania Altri<br />
F 10 12 5 7 16 2 9<br />
M 11 17 9 6 26 2 15<br />
M<br />
F<br />
F<br />
M
Grafico 50<br />
V alo ri asso lu ti<br />
Grafico 51<br />
V alo ri asso lu ti<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
Sesso dei figli beneficiari <strong>di</strong> Nulla Osta<br />
Anno 2005<br />
F 10 4 15 7 10 9<br />
M 10 7 6 7 15 5<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
Fasce d’età dei minori<br />
0<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep. Dom. Altri<br />
Sesso dei figli beneficiari <strong>di</strong> Nulla Osta<br />
Anno 2006<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep. Dom. Altri<br />
M 13 1 1 0 31 10<br />
F 12 2 4 0 25 4<br />
Molto più significativa della <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> genere, è una <strong>di</strong>fferenziazione<br />
per fasce d’età dei Nulla Osta concessi a figli. Tale dato aiuta in modo decisivo<br />
a comprendere a che tipo <strong>di</strong> problematiche devono far fronte le istituzioni a<br />
seguito dei Ricongiungimenti. E’ evidente infatti che le <strong>di</strong>fficoltà cui vanno<br />
incontro coniugi o genitori ricongiunti sono piuttosto omologhe, meno<br />
influenzate dall’età rispetto a quelle che si trova ad affrontare un minore.<br />
All’interno della categoria figli, infatti, anche minime <strong>di</strong>fferenze d’età comportano<br />
bisogni e cure molto <strong>di</strong>versificati, essendo le esigenze <strong>di</strong> un adolescente, per<br />
esempio, molto <strong>di</strong>ssimili da quelle <strong>di</strong> un neonato.<br />
75<br />
F<br />
M<br />
M<br />
F
Grafico 52<br />
Percentuali<br />
45%<br />
40%<br />
35%<br />
30%<br />
25%<br />
20%<br />
15%<br />
10%<br />
5%<br />
0%<br />
Età dei figli beneficiari <strong>di</strong> Nulla Osta<br />
Quadriennio 2003-2006<br />
2003 2004 2005 2006<br />
Anni <strong>di</strong> riferimento<br />
Tabella 30. Età dei figli beneficiari <strong>di</strong> Nulla Osta nel quadriennio 2003-2006.<br />
Anni dei minori<br />
Valore<br />
2003<br />
Assoluto<br />
%<br />
Valore<br />
assoluto<br />
2004 2005 2006<br />
76<br />
%<br />
Valore<br />
assoluto<br />
%<br />
Valore<br />
assoluto<br />
0-2<br />
3-5<br />
6-10<br />
11-13<br />
14-18<br />
0-2 7 6% 8 5% 8 8% 5 5%<br />
3-5 11 9% 19 13% 15 14% 10 10%<br />
6-10 30 24% 39 27% 27 26% 34 33%<br />
11-13 24 19% 19 13% 20 19% 17 17%<br />
14-18 55 42% 62 42% 35 33% 37 35%<br />
Salta subito agli occhi, e poi vedremo se la tendenza è più forte<br />
all’interno <strong>di</strong> alcune comunità, il desiderio <strong>di</strong> richiamare figli tra i 14 e i 18 anni.<br />
Ciò si spiega facilmente con i motivi burocratici poiché raggiunta la maggiore<br />
età si dovrà rinunciare a ricompattare la famiglia attraverso l’istituto del<br />
Ricongiungimento. Numerosi sono anche i bambini tra i 6 e i 10 anni, mentre<br />
<strong>di</strong>minuiscono le domande per ragazzi tra 11 e i 13 anni. Questo dato lo si<br />
spiega ipotizzando il desiderio <strong>di</strong> non sra<strong>di</strong>care i ragazzi dalle loro abitu<strong>di</strong>ni<br />
proprio durante la delicata fase della pre-adolescenza.. Minore è il numero dei<br />
neonati, tra 0 e 5 anni: poiché questa è un’età in cui i bambini hanno<br />
%
particolarmente bisogno <strong>di</strong> cure costanti, i genitori prima <strong>di</strong> richiamarli devono<br />
valutare attentamente se si trovano nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> concedere loro le<br />
attenzioni <strong>di</strong> cui necessitano.<br />
Ho più volte sottolineato come l’accesso al Ricongiungimento non <strong>di</strong>pende solo<br />
dal raggiungimento <strong>di</strong> obiettivi burocratici, ma anche dal conseguimento <strong>di</strong><br />
quelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita che non possono certo essere indagate dall’apparato<br />
burocratico, ma che fanno fronte alla sola coscienza degli in<strong>di</strong>vidui, soprattutto<br />
quando si tratta <strong>di</strong> minori. Le famiglie o i singoli genitori si troveranno così a<br />
dover valutare se le con<strong>di</strong>zioni per crescere i propri figli, non ancora<br />
in<strong>di</strong>pendenti, siano più favorevoli nel contesto <strong>di</strong> migrazione, o se al contrario<br />
sia più saggio lasciarli ancora nel paese d’origine affidati alle certe e costanti<br />
cure <strong>di</strong> nonni o zie. Accade tuttavia che si debbano fare i documenti per portare<br />
al più presto i figli in Italia, al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni considerazione, per esempio a seguito<br />
<strong>di</strong> una <strong>di</strong>sgrazia familiare che rischia <strong>di</strong> precipitare i ragazzi in uno stato <strong>di</strong> totale<br />
abbandono nel paese natio. Non è <strong>di</strong>fficile immaginare come simili acca<strong>di</strong>menti<br />
nel contesto d’origine, a seguito dei quali avvengono improvvise e non me<strong>di</strong>ate<br />
migrazioni, lascino segni indelebili nel minore che renderanno la sua<br />
integrazione assai complessa.<br />
I grafici seguenti mostrano una sud<strong>di</strong>visione per fasce <strong>di</strong> età con<br />
attenzione alle <strong>di</strong>versità all’interno delle singole comunità. Si procederà<br />
innanzitutto ad una mera analisi dei dati, sottolineando le variazioni e le<br />
particolarità più evidenti, per tentare in un secondo momento <strong>di</strong> trovare delle<br />
spiegazioni a tali andamenti.<br />
77
Grafico 53<br />
V a lo ri a s s o lu ti<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
Fasce d'eta dei figli beneficiari <strong>di</strong> Nulla Osta<br />
Anno 2003<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep. Dom. Romania Altri<br />
Paesi d'origine<br />
Tabella 31. Fasce d’età dei figli beneficiari <strong>di</strong> Nulla Osta. Anno 2003.<br />
Anni <strong>di</strong><br />
Nascita<br />
Età Albania Cina Ecuador Marocco Rep. Dom. Romania Altri Totale<br />
2003-2001 0-2 3 0 0 3 0 0 1 7<br />
2000-1998 3-5 3 0 1 5 1 0 1 11<br />
1997-1993 6-10 7 4 0 6 10 0 3 30<br />
1992-1990 11-13 3 2 1 0 14 0 4 24<br />
1989-1985 14-18 5 5 3 7 25 2 8 55<br />
78<br />
0-2<br />
3-5<br />
6-10<br />
11-13<br />
14-18<br />
Totale 21 11 5 21 50 2 17 127<br />
Nel corso dell’anno 2003 sono decisamente i dominicani a richiamare<br />
soprattutto i ragazzi in età adolescenziale, sebbene sia una fascia d’età forte<br />
per tutte le nazionalità. Per quel che riguarda l’Albania i <strong>ricongiungimenti</strong><br />
riguardano in particolar modo bambini tra i 6 e i 10 anni; quelli tra 0 e 2 anni<br />
sono richiamati quasi esclusivamente da albanesi e marocchini.
Grafico 54<br />
V a lo ri a s s o l u ti<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
Fasce d'eta dei figli beneficiari <strong>di</strong> Nulla Osta<br />
Anno 2004<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep. Dom, Romania Altri<br />
Paesi d'origine<br />
Tabella 32. Fasce d’età dei figli beneficiari <strong>di</strong> Nulla Osta. Anno 2004.<br />
Anni <strong>di</strong><br />
nascita<br />
Età Albania Cina Ecuador Marocco Rep. Dom. Romania Altri Totale<br />
2004-2002 0-2 4 0 1 0 2 0 1 8<br />
2001-1999 3-5 8 4 1 1 2 1 2 19<br />
1998-1994 6-10 5 8 5 7 6 2 6 39<br />
1993-1991 11-13 2 4 0 0 8 0 5 19<br />
1990-1986 14-18 2 13 7 5 24 1 10 62<br />
79<br />
0-2<br />
3-5<br />
6-10<br />
11-13<br />
14-18<br />
Totale 21 29 14 13 42 4 24 147<br />
Nel 2004 la situazione non muta: i dominicani ricongiungono soprattutto<br />
adolescenti quasi maggiorenni, come anche i cinesi nell’anno del boom delle<br />
loro domande <strong>di</strong> Ricongiungimento; tale tendenza è particolarmente forte anche<br />
per ecuadoriani e marocchini. Gli albanesi ancora richiamano bambini <strong>di</strong> età<br />
inferiore ai 10 anni con particolare attenzione a quelli tra 3 e 5 anni, mentre<br />
scarse sono le loro domande a favore <strong>di</strong> adolescenti.
Grafico 55<br />
V a lo ri a s s o l u ti<br />
16<br />
14<br />
12<br />
10<br />
8<br />
6<br />
4<br />
2<br />
0<br />
Fasce d'eta dei figli beneficiari <strong>di</strong> Nulla Osta<br />
Anno 2005<br />
Albania Cina Ecuador Marocco Rep. Dom. Altri<br />
Paesi d'origine<br />
Tabella 33. Fasce d’età dei figli beneficiari <strong>di</strong> Nulla Osta. Anno 2005.<br />
Anni <strong>di</strong> nascita Età Albania Cina Ecuador Marocco Rep. Dom, Altri Totale<br />
2005-2003 0-2 0 0 2 3 1 2 8<br />
2002-2000 3-5 2 0 5 2 3 3 15<br />
1999-1995 6-10 9 3 5 4 2 4 27<br />
1994-1992 11-13 4 3 4 4 4 1 20<br />
1991-1987 14-18 5 5 5 1 15 4 35<br />
80<br />
0-2<br />
3-5<br />
6-10<br />
11-13<br />
14-18<br />
Totale 20 11 21 14 25 14 105<br />
Nel 2005 vi sono alcune variazioni rispetto agli anni precedenti, solo i<br />
dominicani non mutano la loro propensione al ricongiungimento <strong>di</strong> minori quasi<br />
maggiorenni. Cominciano a seguire questa linea anche gli albanesi, che per il<br />
primo anno non richiamano nessun bambino in età da nido e pochi in età da<br />
materna, mentre più numerosi sono i Nulla Osta per bambini in età da primaria<br />
e, in misura minore, da scuola me<strong>di</strong>a inferiore. Per quello che riguarda le altre<br />
nazionalità la situazione sembra omogeneizzarsi, infatti ecuadoriani, marocchini<br />
e appartenenti ad altre comunità minori chiamano in modo ripartito minori <strong>di</strong><br />
tutte le fasce d’età.
Grafico 56<br />
V a lo ri a s s o l u ti<br />
30<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
Fasce d'eta dei figli beneficiari <strong>di</strong> Nulla Osta<br />
Anno 2006<br />
Albania Cina Ecuador Rep. Dom. Altri<br />
Paesi d'origine<br />
Tabella 34. Fasce d’età dei figli beneficiari <strong>di</strong> Nulla Osta. Anno 2006.<br />
Anni <strong>di</strong> nascita Età Albania Cina Ecuador Rep. Dom. Altri Totale<br />
2006-2004 0-2 2 0 1 0 2 5<br />
2003-2001 3-5 3 0 3 4 0 10<br />
2000-1996 6-10 11 2 1 14 6 34<br />
1995-1993 11-13 4 0 0 11 2 17<br />
1992-1988 14-18 5 1 0 27 4 37<br />
81<br />
0-2<br />
3-5<br />
6-10<br />
11-13<br />
14-18<br />
Totale 25 3 5 56 14 103<br />
L’indagine, per quello che riguarda il 2006, riguarda quasi<br />
esclusivamente Albania e Repubblica Dominicana poiché le domande fatte da<br />
membri <strong>di</strong> altri paesi sono pressoché irrisorie, rimanendo sotto la decina <strong>di</strong><br />
unità. I dominicani confermano la tendenza, mantenuta nel corso <strong>di</strong> tutto il<br />
quadriennio, a richiamare quasi maggiorenni e, proporzionalmente, quasi<br />
nessun ragazzo sotto i sei anni. Anche gli albanesi riprendono il loro solito<br />
andamento richiamando in maggioranza ragazzi tra i 6 e i 10 anni, e anche <strong>di</strong><br />
età inferiore, ed invece <strong>di</strong> numero inferiore sono i <strong>ricongiungimenti</strong> per ragazzi<br />
sopra i 13 anni.
Concludendo si può affermare che quelle evidenziate per Albania e<br />
Repubblica Dominicana siano le due tendenze stabili riscontrabili nell’arco del<br />
quadriennio e che possono trovare una spiegazione soffermandosi a riflettere<br />
su alcune caratteristiche <strong>di</strong> queste due comunità.<br />
Cominciamo innanzi tutto a valutare il caso dominicano: nel corso del<br />
quadriennio le domande sono state presentate soprattutto da donne.<br />
Riprendendo parte dei dati dei grafici 13,14,15,16 si ottengono i seguenti valori:<br />
Grafico 57<br />
Valori assoluti<br />
Genere dei richiedenti dominicani<br />
Quadriennio 2003-2006<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
2003 2004 2005 2006<br />
Maschi 5 16 6 15<br />
Femmine 49 53 32 54<br />
82<br />
Maschi<br />
Femmine<br />
<strong>La</strong> predominanza delle donne è schiacciante nel corso <strong>di</strong> tutto il<br />
quadriennio ed è imme<strong>di</strong>ato riflettere sul fatto che queste sono<br />
necessariamente donne lavoratrici, poiché altrimenti non avrebbero potuto<br />
avere accesso all’istituto del Ricongiungimento. Angela Lostia nella sua analisi<br />
del Ricongiungimento Familiare fa delle considerazioni che, sebbene basate su<br />
dati nazionali, possono essere utilizzate per comprendere la realtà spezzina.<br />
“Il mercato del lavoro in Italia offre alle donne straniere quasi<br />
esclusivamente impieghi come colf o come assistenti <strong>di</strong> persone<br />
anziane. Poter lavorare a ore, o a giornata è considerato un<br />
privilegio delle donne immigrate da molti anni, o <strong>di</strong> quelle più<br />
richieste dalle famiglie italiane (peruviane, filippine, rumene). <strong>La</strong><br />
norma prevalente sono la collaborazione domestica fissa, che<br />
comprende la residenza presso il datore <strong>di</strong> lavoro con un giorno e
mezzo <strong>di</strong> permesso la settimana, e l’assistenza <strong>di</strong>urna e notturna. In<br />
queste con<strong>di</strong>zioni conciliare il lavoro con la cura dei figli, soprattutto<br />
per le madri sole, <strong>di</strong>venta impossibile se non si può far ricorso a<br />
servizi <strong>di</strong> supporto o a robuste e continuative reti informali <strong>di</strong> aiuto…<br />
In assoluto la fascia <strong>di</strong> famiglie più in <strong>di</strong>fficoltà è quella con figli sotto<br />
i 3 anni d’età” 10<br />
Non <strong>di</strong>mentichiamo che le donne dominicane che richiamano i propri figli<br />
sono spesso donne sole, come <strong>di</strong>mostra il fatto che subito dopo la categoria dei<br />
figli sono i mariti quelli più frequentemente richiamati in Italia (Cfr. Grafici 37, 38,<br />
39, 40). Risulta per loro impossibile prendersi cura <strong>di</strong> bambini che non hanno né<br />
l’età per frequentare la scuola dell’obbligo, né quella per potersi procacciare un<br />
lavoro e aiutare così il sostentamento del riunito nucleo familiare. Per quel che<br />
riguarda i bambini in età da materna e da nido sono infatti note le <strong>di</strong>fficoltà ad<br />
accedere a queste strutture, sia per autoctoni sia per stranieri.<br />
Sono dunque le con<strong>di</strong>zioni lavorative <strong>di</strong> queste donne, descritte<br />
mirabilmente dalle parole <strong>di</strong> Angela Lostia, a far sì che esse propendano a<br />
lasciare il più a lungo possibile i figli nel loro paese, per portarli qui solo in un<br />
secondo momento, anche se questo significa per i ragazzi andare incontro a più<br />
complessi problemi <strong>di</strong> integrazione. E’ piuttosto evidente infatti che l’inserimento<br />
nella società, civile e scolastica, italiana sia più semplice per i bambini piccoli,<br />
ancora poco chiusi all’interno dei propri schemi culturali, siano essi linguistici o<br />
comportamentali.<br />
Le donne dominicane impiegate nei lavori domestici sono dunque<br />
penalizzate in un certo senso nel loro accesso all’istituto del Ricongiungimento<br />
Familiare poiché vengono spesso a trovarsi nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> dover<br />
richiamare figli molto gran<strong>di</strong>, tuttavia il loro impiego a tempo pieno presso<br />
famiglie italiane, nelle cui abitazioni prendono sovente anche la residenza, le<br />
facilita poiché questa con<strong>di</strong>zione le aiuta spesso a risolvere lo scoglio<br />
dell’idoneità dell’alloggio. Dopo anni in cui si sono prese cura <strong>di</strong> una persona,<br />
10 Lostia A. (1999), pg. 10.<br />
83
guadagnandosi così la fiducia anche <strong>di</strong> tutta la famiglia, è piuttosto facile che<br />
venga concessa l’ospitalità anche ai figli che devono arrivare.<br />
Questa congiuntura, legata dunque all’occupazione delle donne dominicane alla<br />
<strong>Spezia</strong>, ma latine più genericamente, spiega molto bene il motivo <strong>di</strong> questi<br />
richiami in età tar<strong>di</strong>va dei figli, e d’altra parte è uno specchio nel quale si riflette<br />
la situazione albanese che ha tutt’altre basi.<br />
I richiedenti albanesi, fatta eccezione per il 2003, sono quasi<br />
esclusivamente uomini, come mostra il grafico sottostante.<br />
Grafico 58<br />
Valori assoluti<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
Genere dei richiedenti albanesi<br />
Quadriennio 2003-2006<br />
0<br />
2003 2004 2005 2006<br />
Maschi 16 39 26 24<br />
Femmine 27 1 1 2<br />
84<br />
Maschi<br />
Femmine<br />
Il dato <strong>di</strong>scordante del 2003 può essere frutto delle alterazioni prodotte<br />
dalla sanatoria dell’anno precedente, tuttavia nel periodo successivo si<br />
riafferma il ruolo predominante della figura maschile: sono questi ultimi che si<br />
occupano <strong>di</strong> gestire la burocrazia e soprattutto sono loro che provvedono al<br />
sostentamento familiare.<br />
I dati presi in esame precedentemente non fanno altro che sottolineare<br />
quello che la letteratura in merito sostiene, ovvero il ruolo della donna che,<br />
soprattutto dopo la caduta del regime, è ritornata a ricoprire quasi<br />
esclusivamente il ruolo <strong>di</strong> moglie e madre. Durante gli anni del regime sforzi<br />
erano stati fatti per promuovere “politiche <strong>di</strong> emancipazione della donna”,<br />
garantendole <strong>di</strong>ritto all’istruzione, alla partecipazione politica senza tuttavia<br />
mettere in <strong>di</strong>scussione il suo ruolo all’interno della famiglia e continuando a<br />
celebrarla innanzi tutto come moglie e madre – propaganda che ha portato al
oom demografico degli anni ’50-’60 che ha fatto dell’Albania il paese più<br />
giovane d’Europa (stando ai dati del 2001). Con la caduta del regime e il<br />
successivo crollo economico, sono venute meno molte delle possibilità<br />
lavorative per le donne che hanno perso parte della conquistata in<strong>di</strong>pendenza<br />
economica. 11 Molte giovani vedono il matrimonio, anche precoce, come l’unica<br />
strada per uscire dal nucleo familiare, e questo fatto appare evidente anche<br />
dalle richieste dei <strong>ricongiungimenti</strong> richiesti nel <strong>Comune</strong> della <strong>Spezia</strong>: gli<br />
albanesi sono praticamente gli unici che in età tra i 18 e i 21 anni richiamano<br />
coniugi.<br />
Fatto noto per chi opera nel settore è che il ruolo <strong>di</strong> madre-moglie della<br />
donna si ripropone frequentemente anche in contesto <strong>di</strong> migrazione e spesso<br />
anche tra le coppie più giovani. Questo fatto, legato probabilmente anche ad<br />
un’idea <strong>di</strong> famiglia molto più chiusa rispetto a quella dominicana, fa sì che la<br />
tendenza sia quella <strong>di</strong> richiamare subito i figli, non appena raggiunte le<br />
con<strong>di</strong>zioni burocratiche, anche perché la madre riesce a garantire anche ai più<br />
piccoli tutte le attenzioni che richiedono senza dover far troppo affidamento<br />
sulle istituzioni.<br />
<strong>La</strong> stessa tendenza degli albanesi a ricongiungere figli giovanissimi è stata<br />
manifestata, nei primi anni considerati, anche dai marocchini e la spiegazione<br />
risiede sempre nella <strong>di</strong>sponibilità delle donne ad accu<strong>di</strong>rli.<br />
11 AAVV. (2003), ppgg. 9-53.<br />
85
Parte Terza<br />
Inserimento scolastico dei minori dominicani, albanesi,<br />
marocchini<br />
86
Premessa<br />
Per questa parte dell’indagine sono state prese in considerazione solo le<br />
tre comunità più rappresentate sul territorio, che sono anche quelle che hanno<br />
chiesto maggior numero <strong>di</strong> Ricongiungimenti per i figli. Sono inoltre queste<br />
quelle che all’interno della retorica citta<strong>di</strong>na attirano su <strong>di</strong> sé, a causa della<br />
visibilità dovuta alla loro massiccia presenza, le ostilità degli autoctoni per le<br />
<strong>di</strong>fficoltà dovute all’incontro con l’altro.<br />
E’ importante, proprio al fine <strong>di</strong> valutare il reale stato <strong>di</strong> integrazione,<br />
considerare l’andamento scolastico <strong>di</strong> questi in<strong>di</strong>vidui poiché:<br />
“il grado <strong>di</strong> istruzione costituisce uno dei fattori più potenti nel<br />
<strong>di</strong>scriminare i livelli <strong>di</strong> molte delle variabili demografiche ed i<br />
comportamenti della popolazione che li determinano. Tempi e mo<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> nuzialità, <strong>di</strong>mensione e cadenza della riproduzione, età e causa<br />
della morbilità e della mortalità, portata, <strong>di</strong>rezioni e tasso dei flussi<br />
migratori non <strong>di</strong>versamente da alcuni fattori interme<strong>di</strong> – come la<br />
partecipazione al mercato del lavoro o la cura della propria salute -<br />
che su quelle variabili intervengono in modo determinante, risultano<br />
tutti fortemente <strong>di</strong>pendenti dal livello <strong>di</strong> istruzione dei soggetti<br />
coinvolti.” 12<br />
Se è vero, come lo stesso Giuseppe Gesano sottolinea, che non è<br />
sufficiente riferirsi ad una definizione statica <strong>di</strong> istruzione per determinare tutte<br />
le variabili sopraelencate, influenzate maggiormente da quella che si potrebbe<br />
definire education, ovvero istruzione in senso più ampio, <strong>di</strong>namico e non<br />
esclusivamente istituzionale, “rimane l’evidenza che quel livello <strong>di</strong> istruzione<br />
formale al quale facciamo riferimento costituisce la base <strong>di</strong> un processo che si<br />
svolge lungo tutto il corso della vita.” 13<br />
E’ innegabile infatti che sia importantissima la formazione continua <strong>di</strong> un<br />
in<strong>di</strong>viduo, sia essa spontanea o perseguita attraverso percorsi istituzionali,<br />
tuttavia è altrettanto indubbio che sono fondamentali gli strumenti <strong>di</strong> base forniti<br />
12 Giuseppe Gesano, (2000), pg. 1.<br />
13 Ibidem, pg. 1<br />
87
dall’istruzione istituzionale, proprio al fine <strong>di</strong> rendere gli in<strong>di</strong>vidui capaci <strong>di</strong><br />
adeguarsi e comprendere un mondo in sempre più rapida evoluzione.<br />
Il ruolo centrale della scuola nel processo <strong>di</strong> integrazione viene<br />
sottolineato anche nelle “Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli<br />
alunni stranieri.” pubblicate nel 2006 dal Ministero dell’Istruzione.<br />
“L’integrazione piena degli immigrati nella società <strong>di</strong> accoglienza è<br />
un obiettivo fondamentale e, in questo processo, il ruolo della scuola<br />
è primario. Tale integrazione è oggi comunemente intesa come un<br />
processo bi<strong>di</strong>rezionale, che prevede <strong>di</strong>ritti e doveri tanto per gli<br />
immigrati quanto per la società che li accoglie.” 14<br />
A partire dal 1990, anno <strong>di</strong> promulgazione del decreto Martelli<br />
sull’immigrazione, il Ministero della Pubblica Istruzione ha insistito in modo<br />
sempre più deciso, attraverso Circolari Ministeriali, sulla necessità <strong>di</strong> puntare su<br />
un insegnamento interculturale. Il tema, sempre più approfon<strong>di</strong>to, compare<br />
nuovamente in Circolari Ministeriali del 1990 del 1994: nella prima si<br />
sollecitano, tra l’altro, tutti gli organismi istituzionali in qualche modo legati alla<br />
scuola a promuovere la formazione <strong>di</strong> una società multiculturale e interculturale,<br />
salvaguardano il <strong>di</strong>ritto allo stu<strong>di</strong>o anche <strong>di</strong> ogni citta<strong>di</strong>no straniero; nella<br />
seconda si giunge a fornire alcuni consigli concreti su come perseguire tale<br />
obiettivo, come per esempio lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> culture altre o la creazione <strong>di</strong> piccole<br />
biblioteche multiculturali.<br />
Se è vero che la scuola ha come scopo più imme<strong>di</strong>ato e tangibile quello<br />
<strong>di</strong> fornire ai propri alunni le competenze e gli strumenti per inserirsi un domani<br />
nel mondo del lavoro, non va <strong>di</strong>menticato che il suo scopo più alto, anche se più<br />
velato, rimane quello <strong>di</strong> formare dei citta<strong>di</strong>ni, <strong>di</strong> insegnare ai ragazzi a vivere<br />
insieme al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> pregiu<strong>di</strong>zi.<br />
Questo è possibile poiché<br />
“la scuola è un luogo centrale per la costruzione e con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong><br />
regole comuni, in quanto può agire attivando una pratica <strong>di</strong> vita<br />
quoti<strong>di</strong>ana che si richiami al rispetto delle forme democratiche <strong>di</strong><br />
14 AAVV. (2006), pg. 1.<br />
88
convivenza e, soprattutto, può trasmettere le conoscenze storiche,<br />
sociali, giuri<strong>di</strong>che ed economiche che sono saperi in<strong>di</strong>spensabili<br />
nella formazione della citta<strong>di</strong>nanza societaria.” 15<br />
Un insegnamento interculturale prevede un’attenzione alla <strong>di</strong>versità<br />
culturale, una valorizzazione dell’altro, ovvero un riconoscimento positivo della<br />
<strong>di</strong>versità culturale, tema che trova la sue ragioni nella comune umanità che lega<br />
tutti gli in<strong>di</strong>vidui del mondo: auspica una scuola che sappia valorizzare i <strong>di</strong>ritti<br />
umani come fulcro comune attorno al quale non vanno, tuttavia, negate o<br />
rigettate le ricchezze prodotte dalle varie specificità culturali.<br />
“L’idea <strong>di</strong> intercultura ha colto, e ripreso, la centralità della<br />
<strong>di</strong>mensione culturale sia nei termini <strong>di</strong> una <strong>di</strong>stintiva, originaria<br />
identità dei soggetti, sia come tessuto connettivo tra coloro che<br />
presumibilmente con<strong>di</strong>vidono la medesima origine e la vita<br />
quoti<strong>di</strong>ana, sia, infine, come concetto che la teoria antropologica<br />
sottrae ad ogni tentativo <strong>di</strong> or<strong>di</strong>namento gerarchico tentato dalle<br />
società nei confronti dei gruppi – etnici, culturali, religiosi, linguistici –<br />
che le compongono o con cui sono in contatto, affermando invece il<br />
principio che ogni cultura storica ha la sua specificità che può essere<br />
compresa solo grazie a criteri interni, e relativi alla medesima. 16 ”<br />
Considerare dunque l’andamento scolastico <strong>di</strong> chi è recentemente entrato<br />
in Italia è un buon in<strong>di</strong>ce per comprendere che tipo <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>no futuro sia in via<br />
<strong>di</strong> formazione e quali siano le sue aspettative per la propria vita; può essere<br />
oltretutto un campanello d’allarme per capire quanto il progetto interculturale,<br />
così caldamente auspicato dal Ministero della Pubblica Istruzione, sia<br />
perseguito dalle scuole del territorio spezzino.<br />
15 Ibidem, pg. 3-4.<br />
16 Gobbo F. (2004), pg. 32.<br />
89
Iscrizioni effettuate dai figli ricongiunti nel corso del triennio<br />
2003-2005<br />
Questa parte della ricerca riguarda esclusivamente i minori dominicani,<br />
albanesi e marocchini che hanno ottenuto Nulla Osta nel triennio 2003-2005.<br />
Non si considerano i minori del 2006 poiché nel periodo in cui si svolge la<br />
presente ricerca non tutti quelli che hanno ottenuto il Nulla Osta in quell’anno<br />
hanno già avuto la possibilità <strong>di</strong> fare ingresso in Italia e l’indagine risulterebbe<br />
pertanto parziale.<br />
Sarà utile cominciare a fare una valutazione <strong>di</strong> quanti siano i figli<br />
effettivamente entrati nel territorio nel corso del triennio, poiché, come già<br />
sottolineato, non necessariamente alla concessione del Nulla Osta deve far<br />
seguito l’ingresso del migrante nel nostro territorio.<br />
Tabella 35. Numero dei minori effettivamente ricongiunti. Anno 2003.<br />
Anno 2003<br />
Dominicani Albanesi Marocchini<br />
Beneficiari <strong>di</strong> Nulla Osta 50 21 21<br />
Entrati effettivamente in Italia 48 21 21<br />
Tabella 36. Numero dei minori effettivamente ricongiunti. Anno 2004.<br />
Anno 2004<br />
Dominicani Albanesi Marocchini<br />
Beneficiari <strong>di</strong> Nulla Osta 42 21 13<br />
Entrati effettivamente in Italia 40 21 13<br />
Tabella 37. Numero dei minori effettivamente ricongiunti. Anno 2005.<br />
Anno 2005<br />
Dominicani Albanesi Marocchini<br />
Beneficiari <strong>di</strong> Nulla Osta 25 20 14<br />
Entrati effettivamente in Italia 24 20 14<br />
90
Si nota subito che, benché minimi, gli unici scarti riguardano la<br />
Repubblica Dominicana, mentre per quel che riguarda albanesi e marocchini al<br />
numero <strong>di</strong> Nulla Osta concessi è corrisposto un pari numero <strong>di</strong> ingressi. <strong>La</strong><br />
<strong>di</strong>fferenza tuttavia non è così sostanziale da poter far pensare ad una causa<br />
comune, trattandosi in realtà <strong>di</strong> cinque Nulla Osta non sfruttati nel corso dei tre<br />
anni considerati. Le spiegazioni tuttavia potrebbero essere molteplici: problemi<br />
con la nostra Ambasciata, con la quale, a detta degli utenti del CSI, è<br />
particolarmente <strong>di</strong>fficile relazionarsi o, per esempio, problemi <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne familiare.<br />
Dopo aver valutato quanti siano i minori che hanno effettivamente fatto<br />
ingresso in Italia nel corso del triennio 2003-2005, si può cominciare a<br />
considerare quanti tra <strong>di</strong> essi si sono iscritti a scuola. Si prenderanno in esame<br />
<strong>di</strong> seguito gli anni scolastici 2004-2005, 2005-2006, 2006-2007. Non è possibile<br />
considerare l’anno 2003-2004 poiché i dati relativi non erano ancora stati<br />
informatizzati.<br />
Grafico 59<br />
90%<br />
80%<br />
70%<br />
60%<br />
50%<br />
40%<br />
30%<br />
20%<br />
10%<br />
0%<br />
Iscrizioni scolastiche<br />
2003 2004 2005 2003 2004 2005 2003 2004 2005<br />
Dominicani Albanesi Marocchini<br />
91<br />
Iscritti<br />
Mai iscritti
Tabella 38. Percentuali delle iscrizioni scolastiche dei ricongiunti tra 2003 e 2005.<br />
Dominicani Albanesi Marocchini<br />
2003 2004 2005 2003 2004 2005 2003 2004 2005<br />
Iscritti 67% 52% 44% 48% 71% 80% 86% 77% 57%<br />
Mai iscritti 33% 48% 56% 52% 29% 20% 14% 23% 43%<br />
Tabella 39. Iscrizioni a scuola, nel corso del triennio scolastico 2004-2007, dei minori<br />
ricongiunti nel 2003.<br />
Tutti i minori<br />
Ricongiunti<br />
iscritti mai<br />
Iscritti<br />
Ricongiunti nell’anno 2003<br />
0/5 anni<br />
iscritti mai<br />
iscritti<br />
6/11 anni<br />
iscritti mai<br />
iscritti<br />
92<br />
11/13 anni 14/16 anni più <strong>di</strong> 16<br />
Iscritti mai<br />
iscritti<br />
iscritti mai<br />
iscritti<br />
iscritti mai<br />
Iscritti<br />
Dom. 32 16 0 0 9 1 12 2 8 5 3 8<br />
Alb. 10 11 0 6 7 0 2 1 1 1 0 3<br />
Mar. 18 3 5 2 7 0 0 0 5 0 1 1<br />
Grafico 60<br />
Percentuali<br />
35%<br />
30%<br />
25%<br />
20%<br />
15%<br />
10%<br />
5%<br />
0%<br />
Iscrizioni a scuola dei figli ricongiunti nel 2003<br />
iscritti mai<br />
iscritti<br />
iscritti mai<br />
iscritti<br />
iscritti mai<br />
iscritti<br />
iscritti mai<br />
iscritti<br />
iscritti mai<br />
iscritti<br />
0/5 6/10 anni 11/13 anni 14/16 più <strong>di</strong> 16<br />
Dominicani<br />
Albanesi<br />
Marocchni<br />
Si notano subito le numerose non iscrizioni <strong>di</strong> albanesi e dominicani, con<br />
una sostanziale <strong>di</strong>fferenza: per i primi si tratta per più del 50% <strong>di</strong> bambini <strong>di</strong> età
inferiore ai 6 anni, <strong>di</strong> rare evasioni per i minori in obbligo scolastico, e scarse<br />
<strong>di</strong>spersioni per i ragazzi con più <strong>di</strong> 16 anni.<br />
Per i dominicani la situazione è molto <strong>di</strong>versa: la prima evasione<br />
compare nella fascia d’età della scuola primaria e il numero continua ad essere<br />
piuttosto <strong>di</strong>screto per il periodo dell’età dell’obbligo <strong>di</strong>ventando dominante la<br />
<strong>di</strong>spersione, rispetto al numero degli iscritti, per i ragazzi con più <strong>di</strong> 16 anni.<br />
I marocchini appaiono ancora più attenti a far rispettare l’obbligo<br />
scolastico degli albanesi: le uniche 3 non iscrizioni riguardano due bambini con<br />
meno <strong>di</strong> cinque anni e uno ultra-se<strong>di</strong>cenne.<br />
Nonostante il maggior numero <strong>di</strong> evasioni, si deve evidenziare che<br />
all’interno delle scuole me<strong>di</strong>e rimane predominante la presenza <strong>di</strong> dominicani e<br />
questo come causa del più alto numero <strong>di</strong> migranti ricongiunti in quella fascia<br />
d’età, il doppio rispetto ad albanesi e marocchini. Le evasioni aumentano per i<br />
dominicani proprio in ragione del fatto, evidenziato precedentemente, che i<br />
ragazzi richiamati appartengono proprio a fasce <strong>di</strong> età più gran<strong>di</strong>, mentre più<br />
scarsi sono i bambini piccoli (ad<strong>di</strong>rittura nessuno sotto i 5 anni).<br />
Tabella 40. Iscrizioni a scuola, nel corso del triennio scolastico 2004-2007, dei minori<br />
ricongiunti nel 2004.<br />
Tutti i minori<br />
Ricongiunti<br />
iscritti mai<br />
Iscritti<br />
Ricongiunti nell’anno 2004<br />
0/5 anni<br />
iscritti mai<br />
iscritti<br />
6/11 anni<br />
iscritti mai<br />
iscritti<br />
93<br />
11/13 anni 14/16 anni più <strong>di</strong> 16<br />
Iscritti mai<br />
iscritti<br />
iscritti mai<br />
iscritti<br />
iscritti mai<br />
iscritti<br />
Dom. 21 19 2 1 6 0 7 1 6 11 0 6<br />
Alb. 15 6 6 6 5 0 2 0 2 0 0 0<br />
Mar.i 10 3 1 0 7 0 0 0 2 1 0 2
Grafico 61<br />
Percentuali<br />
60%<br />
50%<br />
40%<br />
30%<br />
20%<br />
10%<br />
0%<br />
Iscrizioni a scuola dei figli ricongiunti nel 2004<br />
iscritti mai<br />
iscritti<br />
iscritti mai<br />
iscritti<br />
iscritti mai<br />
iscritti<br />
94<br />
iscritti mai<br />
iscritti<br />
iscritti mai<br />
iscritti<br />
0/5 6/10 anni 11/13 anni 14/16 più <strong>di</strong> 16<br />
Dominicani<br />
Albanesi<br />
Marocchni<br />
Nel 2004 la situazione dominicana peggiora rispetto all’anno precedente:<br />
il numero delle non iscrizioni quasi uguaglia quello delle iscrizioni. Sebbene<br />
un’evasione compaia già nella scuola primaria, il dato più preoccupante<br />
riguarda le scuole me<strong>di</strong>e inferiori: qui gli iscritti sono 6 contro gli 11 non iscritti.<br />
Ad<strong>di</strong>rittura tra gli ultra-se<strong>di</strong>cenni neppure uno si iscrive a scuola.<br />
Per albanesi e marocchini le cose rimangono pressoché stazionarie:<br />
molto basse le non iscrizioni, che per gli albanesi riguardano esclusivamente<br />
ragazzi con meno <strong>di</strong> 5 anni, mentre per i marocchini si ha una evasione alle<br />
scuole me<strong>di</strong>e inferiori e due non iscrizioni tra gli unici due ultra-se<strong>di</strong>cenni<br />
ricongiunti.<br />
Per l’Albania sono utili due precisazioni: neppure un ragazzo con più <strong>di</strong><br />
se<strong>di</strong>ci anni viene ricongiunto nel 2004 e, per quanto riguarda quelli <strong>di</strong> età<br />
inferiore ai 5 anni, si nota che ben un 50% sono iscritti a scuola. Solo uno <strong>di</strong><br />
questi in realtà è iscritto alla scuola dell’infanzia, negli altri casi si tratta <strong>di</strong><br />
bambini <strong>di</strong> 5 anni iscritti già alla scuola primaria. Il dato insomma non inficia<br />
l’ipotesi precedentemente fatta che gli albanesi richiamino bambini piccoli non<br />
certo perché riescano ad accedere alle scuole dell’infanzia, ma perché le madri<br />
hanno il tempo per prendersi cura <strong>di</strong> loro.
Tabella 41. Iscrizioni a scuola, nel corso del triennio scolastico 2004-2007, dei minori<br />
ricongiunti nel 2005.<br />
Tutti i minori<br />
Ricongiunti<br />
iscritti mai<br />
Iscritti<br />
Ricongiunti nell’anno 2005<br />
0/5 anni<br />
Iscritti mai<br />
iscritti<br />
6/11 anni<br />
Iscritti mai<br />
iscritti<br />
95<br />
11/13 anni 14/16 anni più <strong>di</strong> 16<br />
Iscritti mai<br />
iscritti<br />
iscritti mai<br />
iscritti<br />
iscritti mai<br />
Iscritti<br />
Dom. 11 14 0 4 2 0 4 0 5 5 0 5<br />
Alb. 16 4 2 0 6 3 4 0 4 1 0 0<br />
Mar. 8 6 1 4 3 1 3 1 1 0 0 0<br />
Grafico 62<br />
Percentuali<br />
30%<br />
25%<br />
20%<br />
15%<br />
10%<br />
5%<br />
0%<br />
Iscrizioni a scuola dei figli ricongiunti nel 2005<br />
iscritti mai<br />
iscritti<br />
iscritti mai<br />
iscritti<br />
iscritti mai<br />
iscritti<br />
iscritti mai<br />
iscritti<br />
iscritti mai<br />
iscritti<br />
0/5 6/10 anni 11/13 anni 14/16 più <strong>di</strong> 16<br />
Dominicani<br />
Albanesi<br />
Marocchni<br />
I dati del 2005 confermano all’incirca la tendenza degli anni passati: i<br />
dominicani non iscritti superano in numero quelli regolarmente iscritti a scuola<br />
e, ad esclusione <strong>di</strong> quattro bambini con meno <strong>di</strong> 5 anni, si tratta <strong>di</strong> non iscrizioni<br />
<strong>di</strong> ragazzi con più <strong>di</strong> 14. Per quel che riguarda gli ultra-se<strong>di</strong>cenni anche per<br />
quest’anno neppure uno si iscrive a scuola.<br />
Caso anomalo rispetto agli anni passati è quello albanese: continuano a<br />
essere pochi i ragazzi non iscritti, solo quattro, ma <strong>di</strong> cui tre sono nella fascia<br />
d’età delle scuole primarie (due sono sorelle giunte con Ricongiungimento
quadruplo che comprendeva anche una sorella maggiore, regolarmente iscritta<br />
alle me<strong>di</strong>e, e la madre delle tre bambine) e l’altro ha tra i 14 e i 16 anni.<br />
I due bambini con meno <strong>di</strong> 5 anni frequentano invece regolarmente la scuola<br />
dell’infanzia.<br />
Aumenta notevolmente, per i ricongiunti marocchini del 2005, il numero<br />
<strong>di</strong> quelli non iscritti a scuola, arrivando ad una percentuale del 47%; si tratta per<br />
la maggior parte tuttavia <strong>di</strong> ragazzi in età da scuole dell’infanzia.<br />
I dati fin qui presi in esame portano a formulare l’ipotesi che marocchini e<br />
soprattutto albanesi richiamino figli in giovane età e provvedano a farli andare a<br />
scuola, spesso anche oltre il limite anagrafico previsto dalla legge. 17<br />
Per quel che riguarda i dominicani si nota invece che quel flusso <strong>di</strong><br />
ragazzi prossimi all’età adulta che ogni anno investe il <strong>Comune</strong> della <strong>Spezia</strong>,<br />
entra probabilmente con speranze lavorative, non precedute dall’ambizione <strong>di</strong><br />
concludere il percorso scolastico, infatti molti <strong>di</strong> loro, e sempre <strong>di</strong> più anno dopo<br />
anno, neppure per una volta frequenta le aule scolastiche.<br />
Certo è che ragazzi ultra-se<strong>di</strong>cenni che arrivano in Italia, magari dopo<br />
aver abbandonato anche nel proprio paese d’origine la scuola, <strong>di</strong>fficilmente<br />
propenderanno ad un re-inserimento scolastico, auspicando piuttosto una<br />
sistemazione lavorativa, anche per poter contribuire all’economia della famiglia.<br />
Questo rientra nel loro pieno <strong>di</strong>ritto.<br />
A questo punto è necessario comprendere quanto le iscrizioni abbiano<br />
prodotto buoni frutti: nel proseguo della ricerca verranno prese in esame le<br />
promozioni e le bocciature degli studenti nel corso degli anni scolastici 2004-<br />
2004, 2005-2006, 2006-2007, considerando separatamente i figli ricongiunti nel<br />
2003, nel 2004 e nel 2005 dominicani, albanesi e marocchini.<br />
17 A questo proposito è tuttavia necessaria una nota <strong>di</strong> cautela: i dati forniti dal Provve<strong>di</strong>torato<br />
agli Stu<strong>di</strong> in<strong>di</strong>cano le iscrizioni compiute <strong>di</strong> anno in anno dagli studenti, ma non la loro effettiva<br />
frequenza scolastica; tuttavia se è vero che possono venire fatte iscrizioni con il solo fine <strong>di</strong><br />
rinnovare il permesso <strong>di</strong> soggiorno, queste riguardano raramente i minori <strong>di</strong> <strong>di</strong>ciotto anni che<br />
possono continuare a rinnovare i propri documenti nel modo più semplice possibile, ovvero per<br />
motivi <strong>familiari</strong>.<br />
96
Andamento scolastico dei minori<br />
Prima <strong>di</strong> cominciare l’analisi è utile una nota metodologica. Si parlerà <strong>di</strong><br />
seguito <strong>di</strong> promozioni, bocciature e abbandoni, tuttavia attraverso i dati forniti<br />
dal Provve<strong>di</strong>torato agli Stu<strong>di</strong> è possibile capire che un ragazzo è stato<br />
promosso solo quando, nell’anno successivo, lo si trova iscritto nella classe<br />
successiva. Si ha invece la certezza che un ragazzo è stato bocciato solo nel<br />
caso in cui questi decida <strong>di</strong> riscriversi a scuola l’anno successivo, poiché<br />
apparirà infatti come frequentante la medesima classe dell’anno passato.<br />
Gli abbandoni vengono in<strong>di</strong>viduati facilmente poiché i ragazzi semplicemente<br />
spariscono dall’anagrafe del Provve<strong>di</strong>torato, non è dato tuttavia sapere se ciò<br />
avvenga a seguito <strong>di</strong> una promozione o <strong>di</strong> una bocciatura. Si cercherà tuttavia<br />
<strong>di</strong> mettere in rilievo nell’analisi successiva i casi in cui ad una <strong>di</strong>minuzione delle<br />
bocciature fa eco un proporzionale aumento degli abbandoni. Un’indagine più<br />
precisa richiederebbe certamente l’accesso e l’analisi degli esiti scolastici <strong>di</strong><br />
ciascun alunno, ma ciò esula dalla portata della presente indagine che ha<br />
carattere sperimentale.<br />
Anno 2003<br />
Grafico 63. Andamento scolastico, nel biennio scolastico 2004-2006, dei minori<br />
dominicani ricongiunti nel 2003.<br />
80%<br />
60%<br />
40%<br />
20%<br />
0%<br />
67%<br />
ricongiunti nel 2003<br />
43%<br />
0% 2%<br />
97<br />
33%<br />
55%<br />
percentuale Andamento scolastico dei minori dominicani<br />
promozioni bocciature abbandoni<br />
A.s. 2004/2005 67% 0% 33%<br />
A.s. 2005/2006 43% 2% 55%<br />
A.s.<br />
2004/2005<br />
A.s.<br />
2005/2006
Ciò che salta subito agli occhi è il bassissimo numero <strong>di</strong> bocciature,<br />
ovvero <strong>di</strong> ragazzi che decidono <strong>di</strong> riscriversi a scuola nonostante una<br />
bocciatura; pare che in generale, tra i ricongiunti del 2003, prevalga la tendenza<br />
o a continuare la scuola qualora ammessi alla classe successiva, o ad<br />
abbandonare totalmente l’iscrizione. Come anticipato i dati pervenuti non<br />
permettono <strong>di</strong> <strong>di</strong>re se coloro che abbandonano la scuola lo abbiano fatto a<br />
seguito <strong>di</strong> una bocciatura o <strong>di</strong> una promozione: semplicemente i ragazzi<br />
scompaiono dalle liste del Provve<strong>di</strong>torato agli stu<strong>di</strong>.<br />
Tabella 42. Andamento scolastico dei dominicani ricongiunti nel 2003.<br />
Anno Scolastico<br />
2004/2005<br />
Anno Scolastico<br />
2005/2006<br />
Anno Scolastico<br />
2006/2007<br />
Andamento scolastico dei Dominicani ricongiunti nel 2003<br />
Iscrizioni Promozioni Bocciature Abbandoni<br />
Elementari 11 11 0 0<br />
Me<strong>di</strong>e 4 2 0 2<br />
Superiori 12 5 0 7<br />
Totale 27 18 (67%) 0 9 (33%)<br />
Iscrizioni Promozioni Bocciature Abbandoni<br />
Elementari 7 7 0 0<br />
Me<strong>di</strong>e 9 9 0 0<br />
Superiori 4 2 1 1<br />
Totale 20 18 (90%) 1 (5%) 1 (5%)<br />
Iscrizioni Promozioni Bocciature Abbandoni<br />
Elementari 4 x x x<br />
Me<strong>di</strong>e 9 x x x<br />
Superiori 10 x x x<br />
Totale 23 x x x<br />
Per quanto riguarda l’anno scolastico 2006-2007 non è dato sapere<br />
l’andamento degli alunni poiché mancano ancora i riferimenti alle iscrizioni<br />
dell’anno scolastico successivo. Nell’anno scolastico 2005/2006 tuttavia<br />
98
<strong>di</strong>minuiscono le iscrizioni, ma anche gli abbandoni che riguardano solo un<br />
ragazzo delle superiori. Molto più numerosi sono gli abbandoni del 2004/2005<br />
che raggiungono ben il 33% e riguardano anche due ragazzi delle scuole<br />
me<strong>di</strong>e.<br />
Grafico 64. Andamento scolastico, nel biennio 2004-2006, dei minori albanesi ricongiunti<br />
nel 2003.<br />
percentuale<br />
Andamento scolastico dei minori albanesi<br />
ricongiunti nel 2003<br />
100%<br />
80%<br />
60%<br />
40%<br />
20%<br />
0%<br />
100% 89%<br />
0% 0% 0% 11%<br />
promozioni bocciature abbandoni<br />
A.s. 2004/2005 100% 0% 0%<br />
A.s. 2005/2006 89% 0% 11%<br />
99<br />
A.s.<br />
2004/2005<br />
A.s.<br />
2005/2006<br />
Notevolmente alto il numero <strong>di</strong> studenti che prosegue il cammino<br />
scolastico nel corso dei due anni; nullo il numero <strong>di</strong> bocciature e pressoché<br />
irrilevante quello degli abbandoni. Lieve il peggioramento dell’andamento tra i<br />
due anni scolastici.<br />
Tabella 43. Andamento scolastico degli albanesi ricongiunti nel 2003.<br />
Anno Scolastico<br />
2004/2005<br />
Andamento scolastico degli Albanesi ricongiunti nel 2003<br />
Iscrizioni Promozioni Bocciature Abbandoni<br />
Elementari 5 5 0 0<br />
Me<strong>di</strong>e 2 2 0 0<br />
Superiori 1 1 0 0<br />
Totale 8 8 (100%) 0 0
Anno Scolastico<br />
2005/2006<br />
Anno Scolastico<br />
.2006-2007<br />
Iscrizioni Promozioni Bocciature Abbandoni<br />
Elementari 5 5 0 0<br />
Me<strong>di</strong>e 3 3 0 0<br />
Superiori 1 0 0 1<br />
Totale 9 8 (89%) 0 1 (11%)<br />
Iscrizioni Promozioni Bocciature Abbandoni<br />
Elementari 3 x x x<br />
Me<strong>di</strong>e 3 x x x<br />
Superiori 2 x x x<br />
Totale 8 x x x<br />
<strong>La</strong> questione per gli albanesi è molto <strong>di</strong>fferente: praticamente nulli sono gli<br />
abbandoni scolastici tra i ricongiunti del 2003: solo uno e oltretutto riguardante<br />
un ragazzo delle superiori. Nessuna bocciatura e il numero <strong>di</strong> iscrizioni rimane<br />
pressoché costante nel corso del triennio scolastico.<br />
Grafico 65. Andamento scolastico, nel biennio scolastico 2004-2006, dei minori<br />
marocchini ricongiunti nel 2003.<br />
80%<br />
60%<br />
40%<br />
20%<br />
0%<br />
ricongiunti nel 2003<br />
80%<br />
70%<br />
10%10%<br />
100<br />
20%<br />
10%<br />
percentuale Andamento scolastico dei minori marocchini<br />
promozioni bocciature abbandoni<br />
A.s. 2004/2005 70% 10% 20%<br />
A.s. 2005/2006 80% 10% 10%<br />
A.s.<br />
2004/2005<br />
A.s.<br />
2005/2006<br />
Rispetto all’andamento degli albanesi, compare qualche bocciatura e<br />
qualche abbandono in più, tuttavia sempre <strong>di</strong> numero piuttosto irrilevante.<br />
L’andamento oltretutto subisce un lieve miglioramento nell’anno scolastico
successivo e ciò potrebbe denotare un maggior inserimento dei ragazzi<br />
all’interno del contesto scolastico.<br />
Tabella 44. Andamento scolastico dei marocchini ricongiunti nel 2003.<br />
Anno Scolastico<br />
2004-2005<br />
Anno Scolastico<br />
2005-2006<br />
Anno Scolastico<br />
2006-2007<br />
Andamento scolastico dei Marocchini ricongiunti nel 2003<br />
Iscrizioni Promozioni Bocciature Abbandoni<br />
Elementari 6 4 0 2<br />
Me<strong>di</strong>e 2 2 0 0<br />
Superiori 2 1 1 0<br />
Totale 10 7 (70%) 1 (10%) 2 (20%)<br />
Iscrizioni Promozioni Bocciature Abbandoni<br />
Elementari 6 5 0 1<br />
Me<strong>di</strong>e 1 1 0 0<br />
Superiori 3 2 1 0<br />
Totale 10 8 (80%) 1 (10%) 1 (10%)<br />
Iscrizioni Promozioni Bocciature Abbandoni<br />
Elementari 5 x x x<br />
Me<strong>di</strong>e 1 x x x<br />
Superiori 3 x x x<br />
Totale 9 x x x<br />
Per quel che riguarda i ricongiunti marocchini del 2003, la situazione è<br />
simile a quella albanese: costanti le iscrizioni scolastiche e scarsi gli abbandoni,<br />
tuttavia gli unici tre che si segnalano riguardano, fatto piuttosto insolito, bambini<br />
delle scuole primarie<br />
101
Anno 2004<br />
Grafico 66. Andamento scolastico, nel biennio scolastico 2004-2006, dei minori<br />
dominicani ricongiunti nel 2004.<br />
percentuale<br />
Andamento scolastico dei minori dominicani<br />
ricongiunti nel 2004<br />
60%<br />
40%<br />
20%<br />
0%<br />
0%<br />
58%<br />
0%<br />
102<br />
18%<br />
0%<br />
24%<br />
promozioni bocciature abbandoni<br />
A.s. 2004/2005 0% 0% 0%<br />
A.s. 2005/2006 58% 18% 24%<br />
A.s.<br />
2004/2005<br />
A.s.<br />
2005/2006<br />
Per i figli dominicani ricongiunti nel 2004 si hanno dati <strong>di</strong>sponibili solo per<br />
gli anni scolastici 2005/2006 e 2006/2007, poiché in quello precedente non vi è<br />
alcuna iscrizione; questo <strong>di</strong>pende probabilmente dal fatto che in quell’anno<br />
scolastico i ragazzi richiamati o non erano ancora entrati o, arrivati ad anno<br />
scolastico iniziato, i genitori hanno concesso loro qualche mese per adattarsi al<br />
nuovo contesto.<br />
Rispetto all’anno precedente notevole è il numero delle bocciature: ciò ha un<br />
particolare significato, valutabile anche positivamente poiché in<strong>di</strong>ca<br />
un’intenzione, da parte dei genitori, se non proprio dei ragazzi, <strong>di</strong> investire le<br />
proprie energie nell’istituto scolastico, nonostante eventuali insuccessi. Ho già<br />
sottolineato che gli abbandoni possono essere conseguenze <strong>di</strong> bocciature e<br />
quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> frustrazioni dei ragazzi; decidere <strong>di</strong> ripetere un anno, quando, come<br />
spesso capita, si era già stati inseriti in classi inferiori rispetto alla propria età, è<br />
una decisione coraggiosa che può appunto denotare un investimento<br />
nell’istituto scolastico. Diminuiscono, proporzionalmente all’aumentare delle<br />
bocciature, il numero degli abbandoni; anche questo è un dato positivo poiché è
sempre preferibile uno studente ripetente ad uno che, ancora in giovane età,<br />
esce dal formativo circuito scolastico.<br />
Tabella 45. Andamento scolastico dei dominicani ricongiunti nel 2004.<br />
Anno Scolastico<br />
2004/2005<br />
Anno Scolastico<br />
2005/2006<br />
Anno Scolastico<br />
2006/2007<br />
Andamento scolastico dei Dominicani ricongiunti nel 2004<br />
Iscrizioni Promozioni Bocciature Abbandoni<br />
Elementari 0 0 0 0<br />
Me<strong>di</strong>e 0 0 0 0<br />
Superiori 0 0 0 0<br />
Totale 0 0 0 0<br />
Iscrizioni Promozioni Bocciature Abbandoni<br />
Elementari 1 1 0 0<br />
Me<strong>di</strong>e 12 7 1 4<br />
Superiori 4 2 2 0<br />
Totale 17 10 (58%) 3 (18%) 4 (24%)<br />
Iscrizioni Promozioni Bocciature Abbandoni<br />
Elementari 1 x X x<br />
Me<strong>di</strong>e 7 x X x<br />
Superiori 4 x X x<br />
Totale 12 x X x<br />
Nota piuttosto dolente per quel che riguarda i minori dominicani è che gli<br />
abbandoni riguardano ragazzi iscritti alle scuole me<strong>di</strong>e inferiori, ai quali si va ad<br />
aggiungere una bocciatura in questa fascia d’età.<br />
Calano invece, nell’arco dei due anni scolastici, le iscrizioni che passano da 17<br />
a 12 e la per<strong>di</strong>ta riguarda esclusivamente le scuole me<strong>di</strong>e inferiori.<br />
103
Grafico 67. Andamento scolastico, nel biennio 2004-2006, dei minori albanesi ricongiunti<br />
nel 2004.<br />
percentuale<br />
Andamento scolastico dei minori albanesi<br />
ricongiunti nel 2004<br />
100%<br />
80%<br />
60%<br />
40%<br />
20%<br />
0%<br />
100%<br />
80%<br />
0% 10%<br />
104<br />
0% 10%<br />
promozioni bocciature abbandoni<br />
A.s. 2004/2005 100% 0% 0%<br />
A.s. 2005/2006 80% 10% 10%<br />
A.s.<br />
2004/2005<br />
A.s.<br />
2005/2006<br />
Sempre positivo l’andamento degli albanesi che nell’anno scolastico<br />
2004/2005 raggiungono il 100% <strong>di</strong> promozioni, dato che cala però solo 20%<br />
nell’anno successivo.<br />
Tabella 46. Andamento scolastico degli albanesi ricongiunti nel 2004.<br />
Anno Scolastico<br />
2004/2005<br />
Anno Scolastico<br />
2005/2006<br />
Andamento scolastico degli albanesi ricongiunti nel 2004<br />
Iscrizioni Promozioni Bocciature Abbandoni<br />
Elementari 1 1 0 0<br />
Me<strong>di</strong>e 1 1 0 0<br />
Superiori 0 0 0 0<br />
Totale 2 2 (100%) 0 0<br />
Iscrizioni Promozioni Bocciature Abbandoni<br />
Elementari 7 7 0 0<br />
Me<strong>di</strong>e 2 1 0 1<br />
Superiori 1 0 1 0<br />
Totale 10 8 (80%) 1 (10%) 1 (10%)
Anno Scolastico<br />
2006/2007<br />
Iscrizioni Promozioni Bocciature Abbandoni<br />
Elementari 8 x X x<br />
Me<strong>di</strong>e 1 x X x<br />
Superiori 3 x X x<br />
Totale 12 x X x<br />
L’unico abbandono che si registra nell’anno scolastico 2005/2006<br />
riguarda le scuole me<strong>di</strong>e, mentre l’unica bocciatura è registrata, sempre nello<br />
stesso anno, alle superiori.<br />
Grafico 68. Andamento scolastico, nel biennio 2004-2006, dei minori marocchini<br />
ricongiunti nel 2004.<br />
100%<br />
80%<br />
60%<br />
40%<br />
20%<br />
0%<br />
0%<br />
ricongiunti nel 2004<br />
83%<br />
0%<br />
105<br />
17%<br />
0% 0%<br />
percentuale Andamento scolastico dei minori marocchini<br />
promozioni bocciature abbandoni<br />
A.s. 2004/2005 0% 0% 0%<br />
A.s. 2005/2006 83% 17% 0%<br />
A.s.<br />
2004/2005<br />
A.s.<br />
2005/2006<br />
Per i figli marocchini ricongiunti nel 2004 vale il <strong>di</strong>scorso fatto per i<br />
dominicani: si hanno dati <strong>di</strong>sponibili solo per l’anno 2005/2006 in cui alto è il<br />
numero delle promozioni (che raggiunge l’83% degli iscritti) e nullo quello degli<br />
abbandoni. Questo dato, in aumento rispetto ai ricongiunti dell’anno<br />
precedente, ci in<strong>di</strong>ca come tutti i ragazzi abbiano ritentato la strada<br />
dell’istruzione. Anche il numero delle iscrizioni aumenta tra l’anno scolastico<br />
2005/2006 e quello successivo, seppure solo <strong>di</strong> una unità.
Come si nota nella tabella sottostante, l’unica bocciatura riguarda un alunno<br />
delle scuole me<strong>di</strong>e inferiori.<br />
Tabella 47. Andamento scolastico dei marocchini ricongiunti nel 2004.<br />
Anno Scolastico<br />
2004/2005<br />
Anno Scolastico<br />
2005/2006<br />
Anno Scolastico<br />
2006/2007<br />
Anno 2005<br />
Andamento scolastico dei marocchini ricongiunti nel 2004<br />
Iscrizioni Promozioni Bocciature Abbandoni<br />
Elementari 0 0 0 0<br />
Me<strong>di</strong>e 0 0 0 0<br />
Superiori 0 0 0 0<br />
Totale 0 0 0 0<br />
Iscrizioni Promozioni Bocciature Abbandoni<br />
Elementari 2 2 0 0<br />
Me<strong>di</strong>e 2 1 1 0<br />
Superiori 2 2 0 0<br />
Totale 6 5 (83%) 1 (17%) 0<br />
Iscrizioni Promozioni Bocciature Abbandoni<br />
Elementari 2 x x x<br />
Me<strong>di</strong>e 3 x x x<br />
Superiori 2 x x X<br />
Totale 7 x x x<br />
Grafico 69. Andamento scolastico, nel biennio 2004-2006, dei minori marocchini<br />
ricongiunti nel 2005.<br />
Andamento riferito all'anno scolastico 2005/2006<br />
dei minori ricongiunti nel 2005<br />
Percentuali<br />
100%<br />
50%<br />
0%<br />
0%0% 0%<br />
106<br />
100%<br />
0%0%<br />
43%<br />
57%<br />
0%<br />
marocchini albanesi dominicani<br />
promozioni 0% 100% 43%<br />
bocciature 0% 0% 0%<br />
abbandoni 0% 0% 57%<br />
promozioni<br />
bocciature<br />
abbandoni
Minori<br />
Escludendo l’annullamento dei Ricongiungimenti per figli richiesti dalla<br />
comunità marocchina, si nota l’affermarsi del solito andamento positivo per quel<br />
che riguarda gli albanesi, e della tendenza negativa per i dominicani. I primi<br />
riconfermano il 100% <strong>di</strong> promozioni, mentre gli abbandoni dei dominicani<br />
superano abbondantemente la soglia del 50%. Per nessuna delle comunità si<br />
registrano bocciature.<br />
Tabella 48. Andamento scolastico dei minori albanesi, dominicani e marocchini<br />
ricongiunti nell’anno 2005.<br />
Minori dominicani<br />
Minori albanesi<br />
marocchini<br />
A.s.2005/2006<br />
A.s.<br />
2006/2007<br />
A.s.2005/2006<br />
A.s.<br />
2006/2007<br />
A.s.2005/2006<br />
Iscrizioni Promozioni Bocciature Abbandoni<br />
Elementari 0 0 0 0<br />
Me<strong>di</strong>e 5 3 0 2<br />
Superiori 2 0 0 2<br />
Totale 7 3 (43%) 0 4 (57%)<br />
Elementari 1 x x x<br />
Me<strong>di</strong>e 5 x x x<br />
Superiori 1 x x x<br />
Totale 7 x x x<br />
Elementari 3 3 0 0<br />
Me<strong>di</strong>e 1 1 0 0<br />
Superiori 0 0 0 0<br />
Totale 4 4 (100%) 0 0<br />
Elementari 6 x x x<br />
Me<strong>di</strong>e 3 x x x<br />
Superiori 5 x x x<br />
Totale 14 x x x<br />
Elementari 0 0 0 0<br />
Me<strong>di</strong>e 0 0 0 0<br />
Superiori 0 0 0 0<br />
Totale 0 0 0 0<br />
107
A.s.<br />
2006/2007<br />
Elementari 2 x x x<br />
Me<strong>di</strong>e 3 x x x<br />
Superiori 0 x x x<br />
Totale 5 x x x<br />
Gli abbandoni dei dominicani riguardano le scuole me<strong>di</strong>e le superiori, mentre<br />
non vi sono proprio iscritti alle scuole primarie. Il numero degli iscritti tuttavia<br />
rimane invariato nel corso dei due anni. Le iscrizioni degli albanesi invece<br />
aumentano in modo deciso per il secondo anno scolastico, passando da 4 a 14.<br />
108
Prime conclusioni tratte dalla ricerca statistica <strong>sui</strong> minori<br />
<strong>La</strong> presente parte <strong>di</strong> ricerca ha mosso i suoi passi dal tentativo <strong>di</strong><br />
fotografare le varie categorie <strong>di</strong> figli che hanno fatto ingresso in Italia nel triennio<br />
2003-2006. Le uniche due comunità che hanno mantenuto pressoché costante<br />
il numero <strong>di</strong> questa tipologia <strong>di</strong> Ricongiungimenti sono dominicani e albanesi<br />
(per i marocchini la tendenza è equilibrata nei primi tre anni, ma le domande si<br />
azzerano nel 2006). Per quel che riguarda le altre comunità si assiste a dei<br />
picchi nel corso del periodo considerato, ma gli andamenti sono alquanto<br />
irregolari.<br />
Sono giovanissimi i minori richiamati dagli albanesi, prossimi alla<br />
maggiore età quelli dominicani e le ragioni sono state illustrate<br />
precedentemente. <strong>La</strong> giovane età dei primi li porta naturalmente ad inserirsi in<br />
modo più imme<strong>di</strong>ato nel contesto scolastico (si è sottolineato infatti che anche<br />
per quel che riguarda i bambini dominicani in età da primaria si ha una buona<br />
frequenza e buoni risultati): l’analisi degli andamenti scolastici ha mostrato<br />
infatti un elevatissimo numero <strong>di</strong> iscrizioni e <strong>di</strong> relative promozioni. Rari gli<br />
abbandoni, e ancora più rari gli abbandoni prima dei 16 anni.<br />
A questo clima <strong>di</strong> liceità contribuisce senz’altro anche la percezione che gli<br />
albanesi <strong>di</strong>mostrano della scuola: sebbene a partire dagli anni ’80 in Albania si<br />
registri un aumento dell’abbandono scolastico, soprattutto per quel che riguarda<br />
le aree urbane e le donne in particolar modo, gli utenti albanesi del C.S.I.<br />
parlano sempre della loro scuola come <strong>di</strong> un istituto piuttosto severo sul quale<br />
molto spesso le famiglie investono fortemente. Non stupisce dunque che il<br />
medesimo rigore venga mantenuto anche nel contesto <strong>di</strong> migrazione e che i<br />
bambini, spesso anche con un anno <strong>di</strong> anticipo, vengano inseriti nel circuito<br />
scolastico e spronati a rimanervi costantemente.<br />
Vedremo nell’ultima parte della ricerca quale sia la percezione<br />
dell’istruzione che mi hanno fornito i dominicani: ciò che appare ovvio è che, i<br />
genitori, spesso in<strong>di</strong>fferentemente dalla nazionalità <strong>di</strong> provenienza, investano<br />
nella scuola in modo meno deciso quando si tratta <strong>di</strong> figli quasi maggiorenni,<br />
categoria questa assai numerosa tra i dominicani ricongiunti. Proprio questa<br />
109
caratteristica dei Ricongiungimenti dei minori dominicani fa sì che sia<br />
necessario concentrare nel proseguo della ricerca l’attenzione su <strong>di</strong> essa.<br />
Da questa prima analisi emerge senz’altro un primo nodo critico: sono<br />
molti i ragazzi ricongiunti che evadono la scuola o che l’abbandonano dopo una<br />
breve frequenza. Soprattutto tra i ragazzi che hanno compiuto quin<strong>di</strong>ci anni.<br />
Questo è un chiaro in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> <strong>di</strong>sinteresse e probabilmente <strong>di</strong> sfiducia nei<br />
confronti dell’istituzione scolastica: non appena si raggiungono i termini legali i<br />
ragazzi tendono a sparire dalle scuole. Se questo rientra tra i loro <strong>di</strong>ritti, molti<br />
<strong>di</strong>verse le cose per chi non ha ancora compiuto quin<strong>di</strong>ci anni: anche in questa<br />
fascia d’età, come evidenziato, sono numerose le non iscrizioni e anche gli<br />
abbandoni. Si tratta in questo caso però del venir meno ad una delle due facce<br />
del sistema scolastico italiano fondato sul <strong>di</strong>ritto, ma anche sul dovere<br />
all’istruzione.<br />
Quanto emerso dall’analisi dei dati statistici non porta certo ad una<br />
valutazione positiva degli influssi dell’istituto del Ricongiungimento Familiare,<br />
tuttavia è giusto far parlare i <strong>di</strong>retti interessati e <strong>di</strong> procedere ad un approccio<br />
prettamente antropologico, prima <strong>di</strong> tentare <strong>di</strong> dare delle spiegazioni a questi<br />
dati.<br />
110
Parte quarta<br />
L’indagine antropologica presso famiglie dominicane<br />
111
Premessa metodologica<br />
Questa parte della ricerca ha richiesto un gran <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> energie,<br />
poiché condurre un’indagine antropologica non significa solamente incontrare<br />
delle persone, per quanto scelte accuratamente in quanto rispondenti a<br />
particolari caratteristiche, per somministrare loro dei questionari. Grande<br />
impegno va posto invece nel necessario lavoro preparatorio, in quel faticoso<br />
cammino che porta ad ottenere la fiducia dei propri interlocutori affinché<br />
rispondano nel modo più personale e creativo agli stimoli che si pone loro. E’ un<br />
tipo <strong>di</strong> ricerca che non può riuscire se non vi è fiducia poiché spesso alle<br />
domande che ci pone un estraneo si risponde in modo standar<strong>di</strong>zzato, secondo<br />
quelle che sono ricorrenti retoriche <strong>di</strong> gruppo; questo accade in particolar modo<br />
quando si indagano fatti così intimi come quelli che riguardano le <strong>di</strong>namiche<br />
<strong>familiari</strong>.<br />
<strong>La</strong> <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> inserirsi in un mondo altro, <strong>di</strong> cominciare a sbirciare dentro<br />
un’altra cultura, un altro universo <strong>di</strong> simboli e rappresentazioni, mi ha convinta<br />
della necessità <strong>di</strong> concentrare tutta l’attenzione possibile solo su una comunità,<br />
benché sarebbe stato estremamente interessante poter istituire più fronti <strong>di</strong><br />
ricerca per poter poi confrontare le risposte ottenute. Il presente lavoro, per la<br />
brevità dei tempi che presupponeva, ha tuttavia carattere <strong>di</strong> campione,<br />
soprattutto per quel che riguarda quest’ultima parte e potrebbe <strong>di</strong>venire stimolo<br />
per ulteriori approfon<strong>di</strong>menti in cui articolare le inchieste su più comunità e<br />
aprire nuovi campi d’indagine, per esempio all’interno delle scuole, con gli<br />
operatori scolastici e con gli esponenti delle comunità.<br />
<strong>La</strong> scelta della comunità, considerati i risultati statistici e i problemi<br />
citta<strong>di</strong>ni, non poteva che cadere sulla comunità dominicana.<br />
Il processo <strong>di</strong> inserimento nel campo, che normalmente può richiedere svariati<br />
mesi, ma anche anni <strong>di</strong> frequentazione a seconda del contesto con cui si deve<br />
interagire, è stato nel mio caso agevolato dal fatto <strong>di</strong> avere un ottimo contatto, o<br />
meglio un ottimo biglietto da visita.<br />
112
Dopo aver selezionato le persone che, secondo le indagini statistiche sopra<br />
riportate, mi sembravano più rappresentative 18 , ho chiesto alla Signora Cozzani<br />
del C.S.I. <strong>di</strong> intercedere per me. <strong>La</strong> sua esperienza nel settore, e la personale<br />
conoscenza che ha con molti dei miei intervistati, nonché il fatto <strong>di</strong> essere stata<br />
in più occasioni la persona che ha risolto loro cavillosi problemi burocratici, ha<br />
fatto sì che per una sorta <strong>di</strong> proprietà transitiva, la fiducia a lei accordata si sia<br />
trasmessa anche a me.<br />
Per mantenere tuttavia un minimo <strong>di</strong> pluralità <strong>di</strong> voci sia all’interno della<br />
comunità dominicana, ma anche per non avere la loro sola interpretazione del<br />
fenomeno, mi sono resa visibile ai migranti inse<strong>di</strong>andomi per lungo tempo al<br />
Comitato Immigrati. Il vantaggio è stato triplice: da una parte ho appreso tutte le<br />
sofisticherie burocratiche che l’Istituto del Ricongiungimento cela (nonché i<br />
mo<strong>di</strong>, spesso fantasiosi, in cui i migranti si ingegnano per aggirarle); dall’altra<br />
ho potuto esperire personalmente le lacune che il sistema burocratico produce<br />
sul territorio spezzino; e in ultimo entrare in contatto anche con altre realtà oltre<br />
quella dominicana, sebbene non altrettanto profondamente. Ho cercato <strong>di</strong><br />
interagire in modo abbastanza intenso soprattutto con gli albanesi, questo in<br />
ragione della loro massiccia presenza sul territorio; molte delle riflessioni<br />
precedentemente riportate sono frutto, oltre che della letteratura in merito,<br />
proprio <strong>di</strong> questi incontri.<br />
18 <strong>La</strong> scelta degli intervistati ha tenuto conto <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi fattori, cercando <strong>di</strong> creare un campione<br />
sufficientemente rappresentativo. Ho pertanto contattato quelle persone i cui figli si sono inseriti<br />
magistralmente a scuola oppure, per opposizione, ragazzi che hanno riscontrato gran<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>fficoltà e che hanno propeso per l’abbandono. Alcune madri sono richiedenti significative in<br />
quanto hanno effettuato Ricongiungimenti a puntate con esiti molto <strong>di</strong>fformi tra un figlio e l’altro.<br />
Le peculiarità <strong>di</strong> ogni protagonista verranno comunque messe in evidenza durante i resoconti<br />
delle interviste.<br />
113
Le protagoniste delle interviste<br />
Le interviste approfon<strong>di</strong>te sono state sei, cinque delle quali con membri<br />
<strong>di</strong> famiglie in cui il ricongiungimento è stato effettuato da donne. In alcuni casi al<br />
momento dell’intervista era presente solo la madre o solo il figlio ricongiunto, in<br />
una, tutte e due contemporaneamente. Per quanto riguarda la seconda famiglia<br />
intervistata ho avuto un colloquio prima con la madre e dopo un certo periodo<br />
anche con la figlia.<br />
L’ultima intervista ho deciso <strong>di</strong> svolgerla non con donne che hanno<br />
effettuato il Ricongiungimento, ma con una Signora che, da molti anni residente<br />
alla <strong>Spezia</strong>, ha svolto plurimi lavori come me<strong>di</strong>atrice all’interno delle scuole: in<br />
lei cercavo una donna che, grazie anche ad un livello <strong>di</strong> istruzione decisamente<br />
alto rispetto alla me<strong>di</strong>a, fosse capace <strong>di</strong> ricoprire il ruolo dell’informatore<br />
dell’antropologo, ovvero quell’in<strong>di</strong>viduo che per proprie intrinseche<br />
caratteristiche è capace <strong>di</strong> stare in bilico tra due mon<strong>di</strong>, relativizzando in parte<br />
la propria cultura d’origine e mostrando verso <strong>di</strong> essa, come verso quella<br />
ospitante, un atteggiamento critico.<br />
Delle interviste riporterò <strong>di</strong> seguito un resoconto, inserendo fedelmente<br />
alcuni stralci <strong>di</strong> conversazione, per quel che riguarda racconti particolarmente<br />
interessanti o significativi. Poiché si tratta <strong>di</strong> conversazioni basate sulla fiducia<br />
che queste persone hanno riposto in me, è stata mia premura tutelare la loro<br />
identità <strong>di</strong>etro degli pseudonimi e celare comunque ogni riferimento che potesse<br />
renderle riconoscibili.<br />
Prima intervista: Dulce Maria<br />
Dulce Maria è una Signora <strong>di</strong> circa quarant’anni che vive in Italia dal<br />
1993, anno in cui sua sorella minore le ha trovato un lavoro a Napoli che le ha<br />
consentito <strong>di</strong> cominciare il suo percorso migratorio. <strong>La</strong> sorella trova poi un<br />
lavoro in un ristorante della <strong>Spezia</strong> e Dulce Maria decide <strong>di</strong> seguirla, sebbene<br />
simili occupazioni le siano precluse per problemi alla schiena. Si impegna<br />
subito come badante, lavoro che le sue parole descrivono nella sua<br />
pesantezza: “lavorava in casa de famiglia, dormiva, faceva tutto, anche<br />
114
dormiva, tutto.” L’impiego più duraturo, quello che le ha concesso <strong>di</strong> attuare la<br />
domanda <strong>di</strong> Ricongiungimento, era dunque a giornata. Quando l’anziana della<br />
quale si prendeva cura muore, Dulce comincia a cercare occupazioni a ore,<br />
perché la presenza dei figli richiede la sua attenzione.<br />
Nella Repubblica Dominicana lascia tre figli, affidati nel frattempo alla propria<br />
madre e con i quali, a detta sua, decide un progetto migratorio ben preciso: loro<br />
l’avrebbero raggiunta in Italia, non appena le con<strong>di</strong>zioni economiche glielo<br />
avessero permesso.<br />
Il periodo d’attesa è assai lungo, trascorrono ben nove anni durante i<br />
quali si sentivano “anche quattro o cinque volte al giorno. I sol<strong>di</strong> mia<br />
andavano per pagare la telefonata a quel tempo là perché era cara la<br />
telefonata.” <strong>La</strong> descrizione del periodo della separazione avviene, per Dulce<br />
come per tutte le altre intervistate, in un tono <strong>di</strong> serena malinconia, quella che<br />
compare parlando <strong>di</strong> eventi dolorosi, ma per fortuna ormai passati.<br />
Presenta per la prima volta domanda <strong>di</strong> Ricongiungimento nell’anno<br />
2002. Quando tutti gli scogli burocratici sono superati si manifesta un grande<br />
problema: il figlio maggiore si rifiuta <strong>di</strong> partire e così entreranno solo i due più<br />
piccoli.<br />
Dulce impiegherà i tre anni successivi a convincere Miguel, il figlio maggiore, a<br />
ricongiungersi e lasciare il proprio paese e i propri affetti, ma i problemi si<br />
protraggono notevoli anche nel contesto <strong>di</strong> migrazione. Miguel arriva quasi<br />
<strong>di</strong>ciassettenne nel 2005, ed è stato proprio il suo ricongiungimento a portarmi<br />
sulle tracce <strong>di</strong> Dulce. Quando la Signora Cozzani mi ha narrato sommariamente<br />
gli eventi fin qui accennati della vita <strong>di</strong> Dulce Maria, mi sono convinta che con<br />
lei avrei potuto avere un’intervista piuttosto stimolante.<br />
Il suo è stato quello che si può definire un Ricongiungimento a puntate<br />
ovvero quando i genitori (la madre in questo caso) decidono <strong>di</strong> richiamare i figli<br />
a scaglioni: la scelta <strong>di</strong> quali figli portare per primi e le motivazioni che<br />
sottendono tale scelta possono essere assai <strong>di</strong>versi. Capita che si chiami il figlio<br />
già adolescente, perché come già accennato parlando dei <strong>ricongiungimenti</strong> <strong>di</strong><br />
figli dominicani, il lavoro non lascerebbe il tempo <strong>di</strong> occuparsi dei bambini<br />
piccoli. Oppure si richiamano questi ultimi, come nel caso albanese, perché<br />
115
<strong>di</strong>sponendo <strong>di</strong> tempo, si preferisce riunire subito la famiglia anche con la<br />
consapevolezza che la giovane età favorirà l’inserimento del giovane.<br />
Oppure capitano vicende come quella <strong>di</strong> Miguel: egli comincia a manifestare il<br />
proprio <strong>di</strong>sagio già quando la madre fa i primi progetti con i suoi figli per portarli<br />
qui. Quando le chiedo se loro tre si fossero <strong>di</strong>mostrati contenti, Dulce la prima<br />
volta, laconica, mi risponde <strong>di</strong> sì, ma quando poco dopo torno sul <strong>di</strong>scorso mi<br />
<strong>di</strong>ce: “Sì. Loro ben contenti <strong>di</strong> venire, Marino e Carolina sempre contenti <strong>di</strong><br />
venire.”. Questa precisazione mi fa presagire la presenza <strong>di</strong> un problema:<br />
l’inserimento <strong>di</strong> Miguel.<br />
Cerco <strong>di</strong> prendere l’argomento da un’altra prospettiva e le chiedo come abbia<br />
fatto a decidere in che or<strong>di</strong>ne far entrare i figli e lei mi confessa:<br />
“Perché lui non voleva venire, non voleva lasciare mia mamma quando ho<br />
portato i due più piccoli. Diceva che no, che non voleva lasciare mia<br />
mamma da sola, che ancora dormiva con mia mamma. Allora io ho portato<br />
qua, ma <strong>di</strong>cevo: “Non posso lasciare là da solo perché un domani se poi<br />
vuole venire…”. E poi quando l’ho portato qua lui voleva andare via, non<br />
voleva restare… però adesso si ha calmato un po’!”<br />
<strong>La</strong> decisione <strong>di</strong> Dulce Maria è alquanto <strong>di</strong>fficile: il figlio <strong>di</strong>mostra un forte<br />
attaccamento alla nonna e le <strong>di</strong>ce espressamente <strong>di</strong> non voler abbandonarla,<br />
tuttavia Miguel stava per compiere <strong>di</strong>ciassette anni e lo spauracchio della<br />
maggiore età cominciava a farsi sentire prepotentemente. Inizia dunque un<br />
lavoro <strong>di</strong> persuasione da parte della madre che alla fine riesce a condurre qui il<br />
figlio, il quale anche una volta entrato, manifesta subito l’intenzione <strong>di</strong> volersene<br />
riandare. Per Dulce comincia un periodo molto <strong>di</strong>fficile: deve ricostruire un<br />
legame con il proprio figlio adolescente, legame affievolito da anni <strong>di</strong><br />
migrazione.<br />
“Il primo giorno ti <strong>di</strong>co che era un inferno. Io ti <strong>di</strong>co non mi mangiava…<br />
niente... Niente! Non mangiava, piangeva. Io gli <strong>di</strong>ceva: “Te hai <strong>di</strong>ciassette<br />
anni, te devi capire.” Miguel non ha mai manifestato piacere all’idea <strong>di</strong> venire<br />
in Italia, neppure quando la madre glielo proponeva durante i suoi viaggi a<br />
casa. “però lui non era contento… Già allora <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> no.”<br />
116
Il <strong>di</strong>ciassettenne Miguel quando viene sra<strong>di</strong>cato dalla sua casa aveva già<br />
abbandonato la scuola da due anni, terminando solo la classe corrispettiva alla<br />
nostra prima me<strong>di</strong>a. Quando arriva in Italia, in preda a tutti i suoi problemi <strong>di</strong><br />
inserimento, non viene neppure presa in considerazione l’ipotesi <strong>di</strong> una sua<br />
possibile iscrizione a scuola; frequenterà solo per qualche mese, ma quando<br />
era già qui da molto, dei corsi <strong>di</strong> alfabetizzazione. Quando chiedo a Dulce Maria<br />
il motivo per cui non l’ha iscritto a scuola, considerando soprattutto i problemi a<br />
trovargli un lavoro, lei mi <strong>di</strong>ce: “Quando è arrivato qua non ci è andato a<br />
scuola perché sai lui non è piccolo 19 , è lungo. Anche se c’ha l’anno che<br />
ha, lui è più lungo… [l’au<strong>di</strong>o è <strong>di</strong>sturbato, ma si capisce che al ragazzo dava<br />
fasti<strong>di</strong>o stare in mezzo a ragazzi fisicamente più piccoli <strong>di</strong> lui]”. Si aggiungono<br />
dunque a tutti i problemi creati dalla migrazione anche malesseri tipicamente<br />
adolescenziali come il non riuscire a inserirsi tra i propri pari a causa <strong>di</strong> <strong>di</strong>versità<br />
fisiche: nel caso <strong>di</strong> Miguel una corporatura più matura <strong>di</strong> quella dei suoi<br />
coetanei.<br />
E’ trascorso più <strong>di</strong> un anno dal suo ingresso, e solo ora le cose<br />
sembrano rasserenarsi almeno emotivamente. Il problema sta per insorgere a<br />
livello burocratico poiché, non frequentando la scuola, non appena sarà<br />
maggiorenne dovrà rinnovare il Permesso <strong>di</strong> Soggiorno con un lavoro che non<br />
riesce a trovare.<br />
Sta tuttavia cominciando ad inserirsi nella società italiana e questo è<br />
stato possibile esclusivamente grazie alla prima puntata del Ricongiungimento:<br />
sono state infatti le conoscenze del fratello minore, già inserito in Italia, a far<br />
uscire Miguel <strong>di</strong> casa, a fargli conoscere altri ragazzi, anche italiani che<br />
probabilmente cominciano a dargli qualche stimolo. Le chiedo infatti dove il<br />
figlio maggiore abbia trovato gli amici e lei mi <strong>di</strong>ce: “E il più grande l’ha<br />
trovato perché c’erano quei ragazzi che vanno a cercare suo fratello, e poi<br />
per via <strong>di</strong> lui [del fratello minore] lui ha trovato…”<br />
Quando arrivano i due figli piccoli hanno un<strong>di</strong>ci anni e come spesso<br />
succede, vengono retrocessi in una classe inferiore rispetto alla loro età,<br />
19 Fa gesto con la mano <strong>di</strong> alto <strong>di</strong> statura<br />
117
venendo inseriti in una quinta elementare. Riusciranno tuttavia a trascorrere lì i<br />
pochi mesi che li separavano dalla fine dell’anno scolastico, per venire poi<br />
inseriti alla scuola me<strong>di</strong>a.<br />
Carolina, nelle parole <strong>di</strong> sua madre, è l’intelligente <strong>di</strong> casa, quella che è<br />
sempre andata bene a scuola, che ha voglia <strong>di</strong> terminare gli stu<strong>di</strong>. Ora<br />
frequenta un istituto professionale. Più volte, nel corso della nostra<br />
chiacchierata, mi ripeterà che tutti gli insegnanti hanno sempre avuto un debole<br />
per Carolina, puntando molto al suo percorso scolastico al punto da ricercarla a<br />
casa se non andava a scuola per troppi giorni.<br />
Dulce non parla in modo altrettanto elogiativo, dal punto <strong>di</strong> vista<br />
scolastico, <strong>di</strong> Marino che, a quanto pare, si è spesso appoggiato alla sorella nei<br />
momenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà scolastica. E’ stato inoltre bocciato quando frequentava la<br />
terza me<strong>di</strong>a, ma ripetuto l’anno è stato promosso. Le sue <strong>di</strong>fficoltà non iniziano<br />
tuttavia in Italia, ma già a Santo Domingo manifesta un ambiguo attaccamento<br />
alla scuola: “lui ha voglia <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are… quando si mette fa, però ci sono<br />
settimana che non si trova…”. Non è certo la volontà che gli manca, quanto,<br />
mi pare <strong>di</strong> capire, la costanza.<br />
Il loro inserimento a scuola è stato agevolato dalla presenza <strong>di</strong> una<br />
me<strong>di</strong>atrice culturale che i Servizi Sociali, su segnalazione della scuola, hanno<br />
provveduto ad affiancargli; la madre ne parla con sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong>cendomi che<br />
non si è trattato <strong>di</strong> un mero sostegno linguistico e che la ragazza ha sempre<br />
tenuto i bambini in classe, facendoli lavorare insieme al resto della classe.<br />
Questa è la metodologia corretta per un progetto interculturale, poiché<br />
l’allontanamento dal contesto della classe può lasciare intendere la presenza <strong>di</strong><br />
una <strong>di</strong>versità risolvibile solo con la separazione dal gruppo dei pari.<br />
L’allontanamento può essere tentato in casi particolarmente problematici, ma<br />
non è auspicabile quando si interagisce con ragazzi come Carolina o Marino.<br />
<strong>La</strong> me<strong>di</strong>atrice ha il compito <strong>di</strong> aiutare il ragazzo ad inserirsi nell’attività<br />
<strong>di</strong>dattica che svolge l’insegnante, non <strong>di</strong> crearne una alternativa poiché<br />
altrimenti può accadere che “nel modo <strong>di</strong> funzionare delle classi c’era in atto<br />
questo meccanismo che faceva sì che ci fosse un continuo riba<strong>di</strong>re la presenza<br />
118
<strong>di</strong>fferenziata <strong>di</strong> questi bambini” 20 . Questo produce, secondo Francesca Gobbo,<br />
il frustrante risultato <strong>di</strong> non poter mai mostrare le proprie competenze o i propri<br />
miglioramenti al resto dei pari guadagnandosi così il loro rispetto. “Il me<strong>di</strong>atore<br />
ha il compito <strong>di</strong> agevolare il <strong>di</strong>alogo, <strong>di</strong> proporre uno scambio <strong>di</strong> informazioni e<br />
<strong>di</strong> tessere una preziosa trama <strong>di</strong> nessi tra i simboli, le memorie e la storia delle<br />
due realtà culturali che si incontrano, quella straniera e quella autoctona.” 21<br />
I tre figli <strong>di</strong> Dulce Maria, già provati dal cambiamento <strong>di</strong> vita devono<br />
affrontare qui anche il nuovo compagno italiano della madre, figura con la quale<br />
però i giovani riescono a instaurare un rapporto <strong>di</strong> stima e rispetto. Non si tratta<br />
tanto <strong>di</strong> un’impressione, quanto <strong>di</strong> un’esplicita confessione <strong>di</strong> Dulce, il fatto che<br />
lei non riesce più ad avere molta presa <strong>sui</strong> ragazzi, tra l’altro tutti ormai piuttosto<br />
cresciuti: anche se lei gli chiede <strong>di</strong> restare a casa, per esempio, questi<br />
ubbi<strong>di</strong>scono solo quando arriva il monito del compagno.<br />
Il nuovo compagno, mi <strong>di</strong>ce Dulce, è stato molto presente nella vita dei ragazzi,<br />
li ha sempre aiutati nei compiti ed è lui che si occupa <strong>di</strong> andare alle u<strong>di</strong>enze. Le<br />
chiedo se abbia mai conosciuto <strong>di</strong> persona gli ultimi insegnanti <strong>di</strong> Carolina e lei<br />
mi <strong>di</strong>ce: “No, non ci sono. Ci va il mio compagno, perché ti <strong>di</strong>co, io qua<br />
lavoro e loro si vedono alle cinque del pomeriggio e io lavoro del<br />
pomeriggio. Alle cinque bisogna essere lì e allora quando c’è la riunione<br />
nel pomeriggio ci va lui perché io quando arrivo già sono le sei.”<br />
E’ <strong>di</strong> nuovo il lavoro a essere, almeno apparentemente, motivo ostativo per<br />
inserirsi a pieno titolo nella vita dei figli, e la sua situazione <strong>di</strong> accompagnata a<br />
uomo italiano, molto <strong>di</strong>sponibile a quanto pare, le permette <strong>di</strong> defilarsi senza<br />
creare troppi <strong>di</strong>sagi ai suoi figli.<br />
Come mi ero prefigurata, il caso <strong>di</strong> Dulce Maria ingloba in sé molte<br />
<strong>di</strong>namiche problematiche che possono scaturire a seguito del Ricongiungimento<br />
Familiare: il suo, a puntate, funziona bene nella prima parte mentre la seconda<br />
è un esempio <strong>di</strong> come l’ingresso <strong>di</strong> adolescenti possa essere più problematico e<br />
possa comportare una maggiore <strong>di</strong>fficoltà per l’integrazione.<br />
20 Gobbo F. (2004), pg. 168.<br />
21 AAVV. (2004a), pg. 25.<br />
119
I <strong>ricongiungimenti</strong> non vengono molto preparati nel paese d’origine, per Miguel<br />
nel modo più totale, ma credo neppure per gli altri due dato che neppure erano<br />
a conoscenza che si sarebbero trovati a fare i conti con un i<strong>di</strong>oma <strong>di</strong>verso. Mara<br />
Tognetti Bordogna, afferma:<br />
“da parte dei genitori è importante coinvolgere i figli nel progetto <strong>di</strong><br />
ricomposizione del nucleo: renderli partecipi della decisione, aiutarli<br />
a prefigurare la vita nel nuovo paese, contenere le ansie e i timori,<br />
essere consapevoli della portata affettiva dei <strong>di</strong>stacchi e delle<br />
separazioni.” 22<br />
L’idea che mi sono fatta è che Miguel si aspettasse <strong>di</strong> trovare subito lavoro<br />
giunto qui: l’essere messo <strong>di</strong> fronte all’evidenza delle numerose <strong>di</strong>fficoltà deve<br />
essere stato un nuovo motivo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacco da ciò che lo circonda. Io ho<br />
conosciuto il ragazzo per caso al C.S.I. ed appare, nonostante l’altezza, un<br />
giovane <strong>di</strong>sorientato che a stento solleva gli occhi da terra e lascia che sia la<br />
madre a parlare per lui, come se ancora non avesse padronanza linguistica<br />
(dato questo smentitomi da Dulce).<br />
<strong>La</strong> vicenda <strong>di</strong> questa famiglia è un ottimo esempio dunque <strong>di</strong> come<br />
“sembrano essere facilitati i bambini più piccoli, nella fascia <strong>di</strong> età prescolare o<br />
dei primi anni della scuola elementare. Difficoltà maggiore – <strong>di</strong> tipo relazionale e<br />
<strong>di</strong> inserimento – si rivelano tra i ragazzi pre-adolescenti e adolescenti che<br />
possono incontrare maggiori problemi scolastici e linguistici” 23<br />
Seconda intervista: Carolina<br />
Carolina è la figlia <strong>di</strong> Dulce Maria; entrata in Italia con Ricongiungimento<br />
Familiare nel 2002 non rientra tra i ragazzi che hanno influenzato le precedenti<br />
statistiche. Ho chiesto tuttavia alla madre <strong>di</strong> mettermi in contatto con lei,<br />
piuttosto che con Miguel, il <strong>di</strong>retto interessato della nostra ricerca essendo<br />
giunto nel 2005, poiché mi sembrava un soggetto più <strong>di</strong>sponibile al confronto e<br />
più aperto. Sarebbe stato molto arduo conquistarsi la fiducia <strong>di</strong> Miguel, a causa<br />
del suo carattere schivo, poco propenso ad aprirsi. I brevi tempi della ricerca mi<br />
22 Tognetti Bordogna M., (2004), pg. 196.<br />
23 Ibi, pg. 190.<br />
120
hanno spinto dunque a contattare la <strong>di</strong>sinvolta ed affermata sorella: lei avrebbe<br />
facilmente potuto narrarmi oltre alla sua pluriennale esperienza, anche quella<br />
del fratello.<br />
Come nel caso <strong>di</strong> Dulce, anche questa intervista si svolge al Comitato,<br />
scelta verso la quale ho sempre propeso poiché si tratta <strong>di</strong> un ambiente<br />
alquanto controllato che suscita serenità e fiducia nei miei interlocutori.<br />
Carolina, come mi aveva svelato la madre, vi bazzica piuttosto frequentemente<br />
poiché spesso si fa carico delle questioni burocratiche della famiglia, dato<br />
l’impegno lavorativo della madre e la sua elevata integrazione con la lingua e<br />
con il contesto spezzino.<br />
Ora Carolina ha <strong>di</strong>ciassette anni ed è arrivata in Italia quando ne aveva<br />
un<strong>di</strong>ci. Mi racconta che a Santo Domingo oltre alla nonna, riceveva anche le<br />
cure del padre, figura che Dulce non mi aveva menzionato; costui era d’accordo<br />
sulla partenza dei figli. Non si ricorda molto bene il periodo della partenza della<br />
madre e ha un ricordo molto offuscato anche della fase che precede la sua<br />
migrazione. <strong>La</strong> richiesta della madre <strong>di</strong> lasciare Santo Domingo spaventa un<br />
po’ la ragazza che si vede costretta a lasciare amici e parenti, ma pare che<br />
abbia affrontato la vicenda con una certa intraprendenza tentando <strong>di</strong> mettere<br />
via le molteplici paure.<br />
Ricorda vividamente la defezione del fratello maggiore e quando le chiedo se<br />
questo abbia influito negativamente sullo spirito con cui loro due affrontavano il<br />
viaggio lei mi risponde “Mhh… normale”. “Normale” così definisce sempre il<br />
suo viaggio verso l’Italia, quasi a voler annullare ogni <strong>di</strong>fficoltà dentro la<br />
quoti<strong>di</strong>anità <strong>di</strong> un evento che moltissime persone subiscono: la sua voce<br />
tra<strong>di</strong>sce tuttavia un tono titubante mentre pronuncia tale parola.<br />
Ha atteso quattro o cinque mesi prima <strong>di</strong> poter entrare in Italia e durante<br />
quel periodo non si era fatta progetti per il futuro nel nuovo contesto, ma<br />
quando affermo che forse era troppo piccola per porsi tale genere <strong>di</strong> questione<br />
lei mi <strong>di</strong>ce: “Veramente non mi aspettavo che era così…”. Si immaginava un<br />
paese “Normale… No, forse no, come Santo Domingo no, ma più, come si<br />
<strong>di</strong>ce, meglio!”. Le chiedo se la delusione sia stata a livello paesaggistico o<br />
umano e lei mi risponde che sono state le persone a deluderla poiché con<br />
121
queste non si è trovata benissimo soprattutto all’inizio, “…ma poi andando a<br />
scuola…”. Contrad<strong>di</strong>cendo quello che mi aveva detto Dulce, una delle poche<br />
informazioni che aveva dell’Italia era proprio che avrebbe avuto a che fare con<br />
una lingua <strong>di</strong>versa. Non è stata certo questa barriera a crearle dei problemi,<br />
perché in poco tempo è stata in grado <strong>di</strong> comunicare.<br />
Prima <strong>di</strong> entrare in Italia non conosceva quasi nulla <strong>di</strong> questo paese e anche la<br />
madre non le aveva fornito scarsi racconti in merito: “No, ma lei non mi<br />
raccontava niente!...” Quest’affermazione conferma l’impressione che mi ero<br />
fatta durante l’intervista con Dulce: da parte sua non vi era stato un lavoro<br />
preparatorio <strong>sui</strong> ragazzi, una sorta <strong>di</strong> scuola a ciò che li avrebbe attesi. Per loro<br />
è stato un po’ come un salto nel buio.<br />
A Santo Domingo andava bene a scuola e lì ha frequentato fino alla<br />
quarta elementare. Giunta qui è stata inserita nella classe quinta della scuola<br />
elementare, per poi passare alla me<strong>di</strong>e. Lei si ambienta senza problema nella<br />
sua nuova classe dove è l’unica straniera e all’interno della quale trova anche<br />
le sue prime amiche italiane che frequenta anche nelle ore pomeri<strong>di</strong>ane. Solo in<br />
un secondo momento, quando si trasferirà nella casa nuova. conoscerà anche<br />
ragazze dominicane.<br />
Terminata la scuola me<strong>di</strong>a si iscrive ad un istituto professionale dove nel<br />
2005/2006 viene bocciata. Mi stupisco <strong>di</strong> tale notizia, cui la madre non aveva<br />
fatto cenno e che va in controtendenza con l’immagine della ragazza sempre<br />
interessata allo stu<strong>di</strong>o. Mi spiega in un secondo momento il motivo <strong>di</strong> tale<br />
bocciatura: durante quell’anno, in occasione delle vacanze natalizie era andata<br />
a Santo Domingo e si era trattenuta per tre mesi e al suo rientro le era stato<br />
impossibile recuperare tutte le materie. <strong>La</strong> madre le aveva dato il permesso per<br />
stare un mese, ma poi la sua permanenza si è prolungata; c’è stato un<br />
momento in cui aveva pensato <strong>di</strong> non tornare più. Anche quest’anno tornerà a<br />
casa in occasione delle vacanze natalizie, probabilmente in compagnia <strong>di</strong><br />
Marino, il fratello con cui ha fatto ingresso in Italia. Mi <strong>di</strong>ce che fa più fatica a<br />
staccarsi da Santo Domingo, dove si trova particolarmente bene anche se ha<br />
meno libertà <strong>di</strong> movimento rispetto a qui, potendo uscire per esempio, solo con<br />
il padre o la zia. Le amiche dominicane invece le ha perse <strong>di</strong> vista e molte <strong>di</strong><br />
122
loro sono migrate qua in Italia, alcune anche alla <strong>Spezia</strong>. Questo non è<br />
sufficiente a staccare il suo cuore dal paese d’origine.<br />
I suoi racconti mi danno l’idea che lei stia <strong>di</strong>ventando una donna in<br />
bilico, spaccata tra il là e il qua, che vive in modo ambivalente i rapporti con i<br />
due contesti. Si è ben inserita in Italia, ma gli affetti le rendono pesante una<br />
prolungata separazione da casa e la felicità <strong>di</strong> tornarvi <strong>di</strong>venta, come visto,<br />
motivo per trascurare le responsabilità che si sono assunte nel paese <strong>di</strong><br />
migrazione. Lo <strong>di</strong>mostra il fatto che non ha ancora la minima idea <strong>di</strong> che cosa<br />
desidera dal suo futuro: prendere il <strong>di</strong>ploma è un obiettivo, ma non sa neppure<br />
se fermarsi all’attestato <strong>di</strong> qualifica <strong>di</strong> terza superiore, o proseguire fino alla<br />
quinta.<br />
Quando le chiedo se è stata contenta della decisione della madre <strong>di</strong> portarla in<br />
Italia, lei mi risponde con il solito “Normale!”. Chiedo dove vede la sua vita<br />
futura e lei mi risponde esplicitamente: “Un po’ qua e un po’ là”, come se le<br />
<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>visa tra due contesti non le fosse evidente.<br />
Ha tentato un primo inserimento nel mondo del lavoro quando, a inizio<br />
giugno è andata a fare la cameriera: l’esperienza è stata <strong>di</strong> breve durata<br />
perché, <strong>di</strong>ce, si trattava <strong>di</strong> un lavoro troppo pesante. Ora ha trovato un piccolo<br />
impiego come baby-sitter. Marino invece segue un corso <strong>di</strong> elettronica, sua vera<br />
passione fin da quando era piccolo.<br />
Cerco <strong>di</strong> farmi raccontare la vicenda <strong>di</strong> Miguel, il fratello maggiore che<br />
giunge qui <strong>di</strong>ciassettenne. Non sa come la madre alla fine abbia fatto a<br />
convincerlo a lasciare Santo Domingo, ma rammenta che lui non ha mai avuto<br />
alcun interesse nello stu<strong>di</strong>o, neppure quando era ancora nel paese d’origine. E’<br />
piuttosto reticente a scendere nei dettagli dell’ arrivo <strong>di</strong> Miguel in Italia e mi<br />
racconta solo dei suoi tentativi <strong>di</strong> inserirsi nel mondo del lavoro che sono stati<br />
però tutti deludenti.<br />
Il suo più grande problema, almeno all’inizio, pare essere stato quello <strong>di</strong> non<br />
aver amici, ma ora finalmente sta cominciando a frequentare la città e a fare<br />
conoscenze, sia con ragazzi dominicani sia italiani. L’immagine del ragazzo che<br />
scende nel cortile sotto casa, dove si incontra con gli amici per ascoltare<br />
musica, mi rimanda l’idea <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo che non è ancora riuscito a costruirsi<br />
123
un percorso <strong>di</strong> vita e, non potendo puntare alla realizzazione <strong>di</strong> questo, tenta<br />
almeno <strong>di</strong> non rimaner escluso dalla vita sociale.<br />
Dulce Maria mi aveva raccontato che Carolina frequenta l’Oratorio del<br />
Don Bosco e lei mi conferma <strong>di</strong> essere stata là, in alcuni perio<strong>di</strong> della sua vita,<br />
ma che ora non ci va più. Vi si recava solo saltuariamente, alle volte per fare i<br />
compiti, altre semplicemente per giocare.<br />
Marino non è mai andato là preferendo sempre spostarsi con i suoi amici e<br />
frequentare con loro il campetto <strong>di</strong> calcio.<br />
L’intervista con Carolina mi ha permesso <strong>di</strong> vedere il cambiamento <strong>di</strong><br />
prospettiva allorché si affronta il tema della migrazione con il ragazzo o con il<br />
genitore che l’ha organizzata. Molteplici le <strong>di</strong>screpanze tra quanto raccontatomi<br />
da lei e dalla madre, anche su aspetti piuttosto rilevanti. Sembra quasi che i<br />
genitori si trovino nell’impossibilità <strong>di</strong> vedere, o almeno <strong>di</strong> comprendere fino in<br />
fondo, la situazione <strong>di</strong>laniante che i propri figli sono chiamati a vivere, questo<br />
anche nel caso <strong>di</strong> un progetto migratorio tutto sommato ben riuscito come<br />
quello <strong>di</strong> Carolina. Sarà Mariela, durante l’ultima intervista, a rendere esplicita<br />
questa mia sensazione.<br />
Terza intervista: Pedro<br />
L’incontro con Pedro è stato uno dei più significativi e arricchenti. Spesso<br />
la qualità <strong>di</strong> un intervista non <strong>di</strong>pende tanto dalla vicenda familiare in sé, ma da<br />
come viene vissuta e analizzata dal suo attore. Carolina, forse solo a livello<br />
esteriore, non sembra problematizzare alcuni passaggi della sua vita, e come<br />
<strong>di</strong>cevo, tende a definirli semplicemente “normali”. Pedro è tutt’altro soggetto:<br />
vive la sua esistenza riflettendo sempre sulle cause e sulle conseguenze delle<br />
proprie azioni e <strong>di</strong> quelli <strong>di</strong> chi lo circonda.<br />
Lui, assieme alla sorella <strong>di</strong> due anni più piccola, appartengono alla<br />
schiera dei Ricongiunti nel 2003, anche se a sentire la sua pronuncia e il suo<br />
ricco vocabolario si <strong>di</strong>rebbe che è in Italia da molto più tempo. <strong>La</strong> sua fama in<br />
qualche modo lo precede, infatti avevo già sentito parlare <strong>di</strong> lui, e ho<br />
l’impressione che sia un elemento particolarmente conosciuto all’interno della<br />
propria comunità, ma anche all’interno <strong>di</strong> alcuni ambienti della società civile<br />
124
spezzina. Se ne capiranno i motivi leggendo quanto riporterò delle sue<br />
narrazioni.<br />
L’intervista, una delle più lunghe, inizia al Comitato Immigrati e prosegue<br />
davanti ad un pranzo; ho dovuto rincorrerlo molto a lungo prima <strong>di</strong> riuscire a<br />
parlargli: pare avere una vita sempre piuttosto impegnata.<br />
<strong>La</strong> vicenda migratoria della famiglia <strong>di</strong> Pedro inizia con la partenza, nel<br />
1994 della madre la quale, nel 2001 richiama il padre e poi,<br />
contemporaneamente, i due figli; loro fino alla partenza rimangono affidati alle<br />
cure della nonna e degli altri parenti. <strong>La</strong> sua famiglia proviene dalla Bomba de<br />
Cenovi, una zona <strong>di</strong> campagna fuori San Francisco de Macoris, regione poco<br />
urbanizzata e dove, come mi racconterà durante il pranzo, la famiglia allargata<br />
vive sempre a stretto contatto.<br />
Quando arriva in Italia Pedro deve compiere quin<strong>di</strong>ci anni e si trova<br />
pertanto nel bel mezzo della sua adolescenza. Ha dovuto subire la partenza<br />
della madre la quale ha vissuto l’esperienza migratoria inizialmente come<br />
un’avventura più che come un progetto <strong>di</strong> vita, fino a quando ha cominciato a<br />
sentire più stabile la propria situazione e ha cominciato a riflettere sulla<br />
possibilità <strong>di</strong> portare in Italia il resto della famiglia. Procedendo per gra<strong>di</strong><br />
richiama il marito, e la partenza <strong>di</strong> quest’ultimo comincia a conferire una precisa<br />
<strong>di</strong>namica al progetto migratorio della famiglia: quando quest’ultimo parte lascia<br />
intendere in modo piuttosto chiaro ai propri figli che presto li avrebbe portati con<br />
lui in Italia.<br />
Arrivato in Italia Pedro si prende un paio <strong>di</strong> mesi per ambientarsi e poi<br />
comincia il tentativo <strong>di</strong> iscrizione a scuola. A questo proposito mi accenna<br />
velocemente ad alcuni problemi che ha incontrato presso alcuni istituti <strong>di</strong>cendo:<br />
“comunque c’era <strong>di</strong>fficoltà perché magari in alcune scuole <strong>di</strong>cevano che<br />
non sapevo l’italiano. Invece lì [nella scuola superiore che attualmente ancora<br />
frequenta] non mi hanno detto niente, sono andato lì e mi hanno detto: -<br />
allora vieni domani a scuola -” Benché appena accennato appare qui un<br />
argomento piuttosto critico nella storia <strong>di</strong> Pedro: il suo tentativo <strong>di</strong> inserimento<br />
scolastico non è semplice e lineare, poiché incontra <strong>di</strong>fficoltà a trovare una<br />
scuola in cui iscriversi in quanto non ancora alfabetizzato.<br />
125
Nel paese d’origine aveva già concluso il primo ciclo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>; gli chiedo<br />
come sia sud<strong>di</strong>viso il percorso scolastico e lui mi spiega che: “anche noi<br />
abbiamo otto [sottintende anni <strong>di</strong> scuola], che però è uguale, cinque <strong>di</strong><br />
elementare e tre <strong>di</strong> me<strong>di</strong>e che però da noi è tutto prima, seconda, terza,<br />
quarta… Si inizia a sei anni, si fa dalla prima all’ottava e da lì si va alle<br />
superiori che sono quattro anni… Da noi c’è soltanto un Liceo, non<br />
scientifico, ma un Liceo così normale dove facciamo tutte le materie…<br />
L’Università ci andavi dopo che prendevi il <strong>di</strong>ploma, però non sono mai<br />
riuscito a capire come funziona.”<br />
Pedro è un caso raro nel piccolo campione <strong>di</strong> persone da me intervistate,<br />
poiché arriva in Italia quin<strong>di</strong>cenne, non solo con la Licenza me<strong>di</strong>a, ma avendo<br />
già frequentato un anno e mezzo <strong>di</strong> superiori: “Ho fatto la prima, ero già nella<br />
seconda, e quando sono qua ho dovuto rifare anche la prima! <strong>La</strong> prima<br />
superiore!” E’ lui a menzionare la retrocessione e quando gli domando come vi<br />
abbia reagito mi risponde ridendo: “Lo sapevo! Tutti <strong>di</strong>cevano in giro che<br />
abbassano gli anni a scuola… Per esempio mia sorella che faceva la terza<br />
elementare, ha dovuto rifare la seconda!”<br />
Da questo breve stralcio <strong>di</strong> conversazione emergono tre fatti alquanto<br />
importanti: il primo riguarda proprio la storia personale <strong>di</strong> Pedro e della sorella,<br />
poiché si percepisce alquanto chiaramente che il loro Ricongiungimento è stato<br />
in qualche modo preparato attivamente dalla famiglia. Non sono giunti in un<br />
paese ignoto, ma conoscevano già alcune <strong>di</strong>namiche, almeno quelle che più<br />
strettamente riguardano la vita <strong>di</strong> un ragazzo. Essere a parte, per esempio, del<br />
fatto che quasi certamente si dovrà ripetere un anno <strong>di</strong> scuola, aiuta ad<br />
affrontare più serenamente questo fatto tutt’altro che positivo. Questo è<br />
chiaramente un compito che compete esclusivamente la famiglia nel paese<br />
d’origine, ma i cui buoni frutti si notano nel contesto <strong>di</strong> migrazione poiché<br />
risulterà più facile l’inserimento dei minori.<br />
L’altro fatto degno <strong>di</strong> nota riguarda la tendenza a far sistematicamente<br />
retrocedere i ragazzi che arrivano con Ricongiungimento Familiare. Dalle sue<br />
parole risulta essere una pratica così <strong>di</strong>ffusa che ne sono a conoscenza tutti<br />
anche all’estero. Il suo inserimento scolastico presenta inoltre un’altra anomalia<br />
126
poiché, come già accennato, viene scoraggiata la sua iscrizione in alcuni istituti<br />
a causa delle sue carenze linguistiche, ritrovandosi così a frequentare un<br />
istituto superiore (la cui scelta nel nostro paese dovrebbe <strong>di</strong>pendere dalle<br />
propensioni e dalle attitu<strong>di</strong>ni dei ragazzi), semplicemente perché è stato l’unico<br />
ad aprirgli le proprie porte. Non ha potuto scegliere dunque, con lungimiranza<br />
per il proprio futuro, che tipo <strong>di</strong> formazione ricevere, poiché nessuno gli ha<br />
spiegato come si <strong>di</strong>fferenziano le scuole superiori in Italia, e comunque la sua<br />
scelta sarebbe stata con<strong>di</strong>zionata dalla mancanza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> alcuni<br />
istituti. Queste ultimi, scoraggiando l’iscrizione <strong>di</strong> un ragazzo, come riferisce<br />
Pedro, hanno violato la prima norma che dovrebbe gestire l’istruzione nel nostro<br />
paese, ovvero che “la scuola è aperta a tutti”, come recita l’articolo 34 della<br />
nostra Costituzione. “I minori stranieri presenti sul territorio nazionale hanno<br />
<strong>di</strong>ritto ad essere iscritti alla scuola dell’obbligo, secondo le stesso con<strong>di</strong>zioni dei<br />
minori italiani, e l’iscrizione può essere richiesta, e deve essere accettata, in<br />
qualunque periodo dell’anno.” 24 Così afferma un manuale per la formazione<br />
degli operatori che lavorano con i minori stranieri.<br />
Credo esistano pochi esempi più calzanti della vicenda <strong>di</strong> Pedro per <strong>di</strong>mostrare<br />
che un atteggiamento pregiu<strong>di</strong>zievole delle scuole sarebbe errato: giunto qui nel<br />
2003 inoltrato, in soli pochi anni ha acquisito una padronanza della lingua<br />
italiana stupefacente, come si sarà intuito anche dai pochi brani fedelmente<br />
trascritti. Le modalità <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>pendono, come si vedrà tra poco, da<br />
una sua particolare propensione, tuttavia sono convinta che un qualsiasi<br />
insegnante che avesse comunicato con lui al momento del suo arrivo, avrebbe<br />
potuto notare la sua forte spinta motivazionale e le sue elevate capacità. Se lui<br />
è stato particolarmente penalizzato dal sistema che tende a trattare ogni<br />
ricongiunto allo stesso modo, senza valutare situazione per situazione, è anche<br />
vero che bisognerebbe, piuttosto, prefiggersi <strong>di</strong> stimolare ed incentivare anche<br />
quei ragazzi che arrivano qui demotivati e rassegnati, come Miguel. Ad ogni<br />
giovane in età scolare dovrebbe essere offerta almeno un’opportunità <strong>di</strong><br />
24 Castellani Tarabini M., Saperi C. (a cura), (2004), pg. 52.<br />
127
conoscere le possibilità che la nostra scuola offre, quali i suoi percorsi e quali i<br />
vantaggi.<br />
Continuando la conversazione, Pedro mi confessa in effetti <strong>di</strong> aver avuto<br />
alcune <strong>di</strong>fficoltà per l’impatto con la nuova lingua, ma soprattutto con alcune<br />
materie: italiano e storia “che qua sono <strong>di</strong>verse, rispetto a quelle che<br />
insegnano là, perché qua vanno proprio sul livello europeo, antico, quelle<br />
cose lì… Di là noi ci facevano <strong>di</strong> più, per esempio nelle me<strong>di</strong>e ci basiamo<br />
<strong>di</strong> più sulla storia del nostro paese, le conquiste… Poi quando vai alle<br />
superiori si amplia un po’ sugli altri posti, sull’Europa, così, anche se non<br />
propri come fanno qua, concreta come la fanno qua.<br />
I primi due anni italiano è normale, poi in terza inizia letteratura ed è<br />
<strong>di</strong>verso. Matematica i primi anni che sono arrivato ho fatto le stesse cose<br />
che avevo fatto là.. adesso!!! Infatti c’ho anche il debito <strong>di</strong> matematica.<br />
Dalla terza in su… poi [alla mia scuola] <strong>di</strong>pende da che specializzazione<br />
scegli. Io ho scelto informatica e lì matematica è <strong>di</strong>fficile.”<br />
<strong>La</strong> frequentazione della quarta non gli ha dato i buoni frutti sperati, infatti esce<br />
con tre debiti (italiano, matematica e inglese, tutte con il cinque), ma si sente<br />
piuttosto sereno perché invece, in tutte le materie scientifiche riguardanti<br />
l’informatica, è passato con ottimi voti. <strong>La</strong> materia che lo preoccupa <strong>di</strong> più è<br />
inglese, poiché, anche se riesce a comprendere una conversazione, fa fatica a<br />
scrivere. E’ sua intenzione comunque stu<strong>di</strong>are per recuperarli tutti e tre, magari<br />
andando a esercitarsi dai salesiani al Don Bosco.<br />
Entriamo così in un altro argomento piuttosto interessante, ovvero come<br />
è avvenuto il suo inserimento nella società civile italiana al momento del suo<br />
arrivo in Italia . All’inizio si recava al Don Bosco solo quando ve lo conducevano<br />
le sue frequentazioni dominicane “perché prima quando sono arrivato qua<br />
frequentavo più dominicani… amici che ho conosciuto tutti qua. Io a<br />
scuola non ci stavo nemmeno, quin<strong>di</strong> giravo [intende al Don Bosco],<br />
salutavo e me ne andavo subito a casa. Poi dopo un po’ mi sono<br />
cominciato ad inserire...”<br />
Oggi frequenta soprattutto ragazzi italiani, dei dominicani continua a uscire con<br />
quei pochi che conosco e che “sono bravi, perché la maggior parte [afferma<br />
128
idendo] sono fuori banda.” Essendo lui a citare la deriva cui sono soggetti<br />
alcuni suoi connazionali, non posso fare a meno <strong>di</strong> chiedergli cosa ne pensi<br />
delle vicende <strong>di</strong> Piazza Brin. “In quella piazza succedono sempre dei casini,<br />
soprattutto fra gli stessi dominicani e questo è quello che mi fa più<br />
arrabbiare: che se sono tutti lì, perché si devono litigare tra <strong>di</strong> loro…<br />
Anche con quei marocchini che sono lì all’angolo… quasi sempre<br />
succedono dei casini che si picchiano… Con gli italiani non credo, non è<br />
che gli italiani rompono tanto le balle, però alcuni rompono e quin<strong>di</strong> anche<br />
con loro… sì, ma non ho sentito in giro che si prendono con gli italiani.”<br />
Mi confessa <strong>di</strong> non frequentare mai quella Piazza, tuttavia quella situazione gli<br />
pesa tanto “perché io sono una persona che <strong>di</strong> amici ne ha tantissimi, per<br />
nazionalità: italiani, marocchini, albanesi, <strong>di</strong> tutto… però un po’ ti dà<br />
fasti<strong>di</strong>o perché senti qualcuno che ti conosce e poi comincia a parlare: -<br />
Eh, i dominicani questo e questo - E’ un po’ <strong>di</strong>fficile questo. I primi anni<br />
che sono arrivato era un po’ <strong>di</strong>fficile questo, perché tutti parlavano male<br />
dei dominicani e poi avevano le loro ragioni per <strong>di</strong>re quelle cose. E io<br />
<strong>di</strong>cevo: -No, non è vero!- Poi vedo questi qua che si picchiano e gli credo,<br />
ci avevano ragione nel parlare… Poi qua a <strong>Spezia</strong> è così, pieno <strong>di</strong><br />
dominicani, albanesi, marocchini… Comunque tanti sono bravi, gente<br />
tranquilla, pacifica, non tutti, ma alcuni che conosco sono bravi, si sono<br />
inseriti bene.<br />
Anche lì, al Don Bosco, perché ormai quel posto lì è frequentato da tutti i<br />
giovani, italiani, albanesi, marocchini… questa è anche la ricchezza <strong>di</strong><br />
quel posto.”<br />
Lo interrompo per chiedergli se i due posti vengono frequentati dalle<br />
stesse persone e dunque se chi frequenta Piazza Brin vada anche al Don<br />
Bosco e lui: “Ci vengono, magari quelli giovani e quando vengono lì<br />
stanno bravi. Cioè, è anche un posto per tenerli un po’ calmi. Per<br />
esempio, ti parlo <strong>di</strong> anni fa, quando io non c’ero ancora, che anche lì, al<br />
Don Bosco, c’era sempre da litigare, tra le nazionalità, <strong>di</strong>ciamo, era<br />
sempre una guerriglia… Poi tra i salesiani che arrivavano, perché si<br />
cambia, c’è arrivato uno che ha messo un po’ a posto… Don<br />
129
Massimiliano, che ha salvato un po’ tutto. Tra poco andrà via e ci sarà da<br />
rifare tutto daccapo! Adesso si è fatto tranquillo, ormai si sono inseriti<br />
tutti, ve<strong>di</strong> anche i bambini piccoli albanesi che giocano con gli italiani;<br />
questo è anche bello da vedere, tutte le nazionalità insieme. Anche nelle<br />
scuole è così adesso, anche fra magari i cinesi e tutto il resto, nelle<br />
scuole è così adesso! Magari tanti anni fa quando si parlava <strong>di</strong> razzismo,<br />
magari non si poteva neanche venire qua… mentre adesso. Ormai sta<br />
tutto cambiando… da quattro anni che sono qua, si vede il cambiamento.<br />
Poi parlo <strong>di</strong> <strong>Spezia</strong>, ma penso che anche dalle altre parti sia così.”<br />
Cerco <strong>di</strong> tornare sull’argomento scuola e gli chiedo che importanza abbia<br />
nella Repubblica Dominicana il titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o al fine del conseguimento <strong>di</strong> una<br />
buona occupazione professionale; lui mi <strong>di</strong>ce che è fondamentale, ma non è<br />
certamente sufficiente il conseguimento della licenza me<strong>di</strong>a, essendo<br />
necessaria almeno un’istruzione superiore, sebbene l’ideale per avere un posto<br />
<strong>di</strong> lavoro garantito, sia il raggiungimento della laurea. “Per esempio io puntava<br />
là [intende alla formazione universitaria], poi sono arrivato qua e ho<br />
cambiato progetti… Là volevo stu<strong>di</strong>are legge… Ma qua è veramente<br />
<strong>di</strong>fficile: è <strong>di</strong>fficile trovare un lavoro, ma anche l’Università.” Comincio<br />
veramente a convincermi che abbia abbandonato definitivamente i suoi progetti<br />
universitari ed infatti, parlando del proprio futuro <strong>di</strong>ce: “Voglio finire<br />
quest’anno e vedere un po’ se con il <strong>di</strong>ploma delle superiori riesco a<br />
trovare un lavoro da qualche parte… perché comunque il tempo per fare<br />
l’Università non ce l’ho, perché già c’è mio padre che ha quarantaquattro<br />
anni e, poverino, c’ha un ernia alla schiena e non ce la fa più.. fare il<br />
muratore con un’ernia alla schiena non è mica facile. E’ sempre<br />
all’ospedale a veder come va, come non va, così. E poi lui è stanco; cioè<br />
lui sta lavorando fino a quando io non mi colloco da qualche parte… Mia<br />
mamma sta lavorando, è in famiglia da <strong>di</strong>eci anni e problemi non ce n’ha,<br />
ormai lì fa parte della famiglia.” Per comprendere se si tratti solamente <strong>di</strong> una<br />
questione economica gli chiedo se non sia neppure intenzionato a guardarsi<br />
intorno per veder se fossero <strong>di</strong>sponibili borse <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, o altri tipi agevolazioni e<br />
lui mi <strong>di</strong>ce: “E’ <strong>di</strong>fficile!!! Se mi capita l’occasione certo non <strong>di</strong>co <strong>di</strong> no,<br />
130
<strong>di</strong>pende tanto da come sei messo, soprattutto <strong>di</strong>pende da come sei messo<br />
con il denaro.” Dimostra insomma <strong>di</strong> avere un particolare attaccamento<br />
all’istruzione, ma mi rendo conto che non sta proprio facendo il minimo progetto<br />
in questo senso: è come se avesse accantonato definitivamente ogni speranza,<br />
sentendosi come imprigionato in una situazione senza uscita in cui prima <strong>di</strong><br />
tutto viene la responsabilità nei confronti della propria famiglia.<br />
Sfrutto il <strong>di</strong>scorso sul suo inserimento all’interno della comunità<br />
dominicana per tentare <strong>di</strong> comprendere se è vera la mia sensazione che i<br />
genitori dominicani non investano molte energie per tenere i figli a scuola, come<br />
se l’ottenimento <strong>di</strong> un titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o non fosse altro che motivo d’orgoglio, ma<br />
che a livello pratico non avesse un gran valore. Lui mi <strong>di</strong>ce che <strong>di</strong>pende dalle<br />
famiglie, che non per tutti è uguale; i suoi genitori, per esempio, gli fanno molte<br />
pressioni affinché riesca a conseguire il <strong>di</strong>ploma e sostiene inoltre che<br />
probabilmente <strong>di</strong>pende dalle zone <strong>di</strong> provenienza.<br />
Per quello che gli insegna la sua esperienza, là ricorda un maggiore<br />
entusiasmo da parte dei ragazzi nei confronti dell’istituto scolastico; mi racconta<br />
per esempio <strong>di</strong> quanto frequenti fossero le giornate passate a stu<strong>di</strong>are assieme<br />
ai compagni, con i quali formava dei veri gruppi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. Qui questo è molto<br />
<strong>di</strong>fficile innanzi tutto perché i suoi compagni abitano spesso a gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>stanze,<br />
ma spesso è proprio la volontà a mancare.<br />
Certo quello che conta è la famiglia e aggiunge, senza che sia io a suggerirgli<br />
l’argomento: “Se non ce l’hanno, cosa fanno? Come tantissimi…<br />
comunque tutti quei <strong>di</strong>scorsi che si litigano, che si drogano, è per<br />
quello… non c’hanno niente da fare, i genitori vanno a lavorare, quin<strong>di</strong><br />
sono liberi, fanno tutto quel che vogliono e lì si ritrovano nel casino!... E i<br />
genitori a mantenerli, con quello che guadagnano non è che riescono a<br />
mantenerlo, è per quello che anche…. Io la mentalità <strong>di</strong> alcune persone<br />
proprio non la capisco!”<br />
Pedro si <strong>di</strong>mostra molto d’accordo con me quando gli faccio notare che forse la<br />
situazione apparentemente serena che vive la sua famiglia <strong>di</strong>pende dal fatto<br />
che tutto il nucleo familiare si trova qui e che c’è arrivato a seguito <strong>di</strong> un<br />
progetto <strong>di</strong> vita abbastanza concreto e con<strong>di</strong>viso da tutti i membri della famiglia.<br />
131
“Una delle cose che punto sempre è che qua la cosa principale sono<br />
davvero i genitori. Senza i genitori che ti stanno <strong>di</strong>etro basta! Quelli che<br />
conosco e che sono bravi è perché c’hanno i suoi genitori <strong>di</strong>etro che gli<br />
<strong>di</strong>cono non far questo, devi far questo. Anche se non c’hanno la figura del<br />
padre, però qualcuno che li tenga <strong>di</strong>etro ci deve essere. Perché ci sono<br />
tanti che lavorano dalle otto <strong>di</strong> mattina fino alle <strong>di</strong>eci <strong>di</strong> sera! Non si<br />
chiedono mai: - Cosa ha fatto mio figlio oggi? – Arrivano a casa gli<br />
preparano da mangiare, poi il giorno dopo vanno a lavorare, tornano, gli<br />
preparano da mangiare…”<br />
Potendo <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> cure, secondo Pedro, per alcuni ragazzi sarebbe preferibile<br />
che rimanessero in patria, ed in effetti, come mi racconta la Signora Cozzani,<br />
capita che alcuni casi, quelli più complessi in cui l’integrazione appare subito<br />
utopica, vengono risolti dai genitori con il rimpatrio dei minori.<br />
Da quando è arrivato in Italia Pedro non è mai rientrato nel proprio paese e<br />
comunque il suo futuro lo immagina qui in Italia, impiegato in qualche lavoro<br />
con il quale contribuire alle finanze della famiglia.<br />
Per sua sorella le cose non sono andate altrettanto bene: è arrivata qui<br />
insieme a lui quando ancora frequentava le me<strong>di</strong>e, retrocessa <strong>di</strong> un anno<br />
rispetto al titolo conseguito a casa, si è comunque data da fare per ottenere la<br />
licenza me<strong>di</strong>a e iscriversi alle superiori dove ora frequenta la terza. E’ una<br />
ragazza piuttosto casalinga e puntualizza subito Pedro: “E meno male! Ci<br />
sono delle ragazze qui che lasciamo stare, è meglio non parlarne!... Ne<br />
conosco tante, anche italiane, che non c’hanno voglia <strong>di</strong> fare niente,<br />
vanno in giro… cioè, bambine e anche bambini <strong>di</strong> prima me<strong>di</strong>a che mi<br />
<strong>di</strong>cono: - Che palle la scuola! – Mia sorella è tranquilla, normale…<br />
Conosce ragazzi italiani, ma non è che frequenta… Lei c’ha un carattere<br />
così, un po’ più duro. Ma problemi non è che ne ha.”<br />
Quando gli chiedo se i loro genitori siano sod<strong>di</strong>sfatti dei risultati<br />
conseguiti dai loro figli, viene fuori quella che ritengo la caratteristica <strong>di</strong>stintiva <strong>di</strong><br />
Pedro, quella che gli ha permesso <strong>di</strong> essere il ragazzo così stimato <strong>di</strong> cui tutti<br />
mi parlano: “Comunque essere uno dei pochi a fare la quinta superiore e a<br />
dare l’esame <strong>di</strong> maturità… Ormai tutti che mi vedono e mi <strong>di</strong>cono: - Ma te<br />
132
sei nato qua? – Cioè, è una sod<strong>di</strong>sfazione anche quella!... Perché io ho<br />
imparato subito l’italiano più che altro perché già sono arrivato in una<br />
classe <strong>di</strong> soli italiani, e lì ho detto, meno male così devo imparare subito<br />
l’italiano. E infatti c’è stato un mese che non ho detto niente e poi non mi<br />
ha fermato più nessuno!... E’ una cosa che da quando sono in prima che<br />
lo voglio: un <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> una materia scientifica in Italia lo voglio! E’<br />
proprio una cosa che ci tengo. Essere uno dei pochi, stranieri soprattutto,<br />
ad avere un <strong>di</strong>ploma è una cosa che fa veramente piacere.”<br />
Ha affrontato la vita della migrazione come una sfida, come se avesse<br />
mobilitato una propria<br />
“capacità <strong>di</strong> resistere, <strong>di</strong>fendersi e reagire alle situazioni <strong>di</strong> stress.<br />
Alcuni bambini sembrano sviluppare risorse interne straor<strong>di</strong>narie per<br />
far fronte a eventi e sfide imprevisti: hanno la capacità <strong>di</strong><br />
attraversare eventi importanti e cambiamenti profon<strong>di</strong> mobilitando<br />
risorse per non farsi sommergere dalle <strong>di</strong>fficoltà.”. 25<br />
Questa, credo è stata la sua arma vincente, accettare le <strong>di</strong>fficoltà che gli<br />
si sono presentate come montagne da scalare e prefiggersi fin da subito un<br />
obiettivo chiaro e accessibile, ma altrettanto sod<strong>di</strong>sfacente, da raggiungere.<br />
Intervista singolare quella fatta con Pedro: all’inizio reticente come un po’<br />
tutte le persone che vengono chiamate a raccontarsi davanti ad un microfono,<br />
presto si lascia andare e comincia a sommergermi <strong>di</strong> informazioni e impressioni<br />
sul mondo. Riflettendo a posteriori su quella che è stata la sua esperienza mi<br />
viene da pensare che un altro fattore che ha contribuito alla riuscita del suo<br />
inserimento sia stata la decisione, non so quanto sua spontanea o quanto<br />
me<strong>di</strong>ata dai genitori, <strong>di</strong> non frequentare il gruppo dei dominicani, ma <strong>di</strong> crearsi<br />
tutto un suo cerchio personale <strong>di</strong> amicizie. L’ho incontrato un giorno al C.S.I.<br />
mentre chiacchierava con due suoi amici, uno del Burkina Faso e l’altro<br />
albanese; questo, che alle volte appare come un evento singolare ed<br />
25 Tognetti Bordogna M. (2004), pg. 200.<br />
133
inaspettato, mi ha poi detto, è stato merito del clima che si è creato al Don<br />
Bosco.<br />
<strong>La</strong> frequentazione assidua ed esclusiva del proprio gruppo d’origine può essere<br />
un vero problema per l’integrazione, non solo perché esclude l’altro, ma anche<br />
perché può essere motivo per assumere comportamenti devianti.<br />
Molte sono le teorie pedagogiche che sottolineano come<br />
“il modo in cui il gruppo <strong>di</strong> appartenenza è stato storicamente<br />
incorporato nella società e nella cultura <strong>di</strong> maggioranza, interpretano<br />
la richiesta della scuola <strong>di</strong> apprendere regole, comportamenti,<br />
linguaggi e contenuti educativi, come una minaccia alla loro identità<br />
culturale e linguistica. Tale appren<strong>di</strong>mento, lungi dall’aggiungersi<br />
produttivamente alla cultura e alla lingua del gruppo, assume perciò<br />
il significato <strong>di</strong> una rinuncia al senso <strong>di</strong> appartenenza e viene bollato,<br />
dai loro pari, come un comportarsi da bianchi, un simbolico<br />
passaggio nel campo dell’oppressore e un ripu<strong>di</strong>o dei legami <strong>di</strong><br />
fratellanza. <strong>La</strong> logica della cultura d’opposizione pone infatti i giovani<br />
<strong>di</strong> questi gruppi <strong>di</strong> fronte al <strong>di</strong>lemma <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare uno studente e<br />
(auspicabilmente) una persona adulta <strong>di</strong> successo, abbandonando<br />
gli ancoraggi dell’appartenenza etnica o viceversa, salvaguardare la<br />
propria cultura, fallendo a scuola: dal loro punto <strong>di</strong> vista è infatti<br />
culturalmente appropriato ciò che si definisce in opposizione e per<br />
contrasto alla cultura dominante, una percezione e una scelta che<br />
purtroppo li condanna all’insuccesso.” 26<br />
Per comprendere fino in fondo perché alcuni gruppi riescono a rendere meglio a<br />
scuola è in<strong>di</strong>spensabile valutare il modo in cui la società civile ha ricevuto quella<br />
data comunità al proprio interno e, viceversa, <strong>di</strong> come tale comunità si relaziona<br />
al contesto circostante.<br />
26 Gobbo F.(2004), pg. 183.<br />
134
Quarta intervista: Yudy Altagracia<br />
L’intervista con Yudy Altagracia e con sua figlia Daysi Maria ha luogo<br />
nella casa presso la quale la signora lavora come badante: sono le tre del<br />
pomeriggio e l’anziana signora, proprietaria della casa, è stata appena<br />
accompagnata nella sua stanza per un breve riposo.<br />
L’abitazione, perfettamente or<strong>di</strong>nata, è resa viva dagli schiamazzi del piccolo<br />
bambino che Yudy Altagracia tiene in braccio, Ramon il suo piccolo<br />
secondogenito.<br />
Faccio solo qualche domanda alla madre e subito compare Daysi Maria: la<br />
signora sembra ben contenta <strong>di</strong> lasciare che sia la figlia a condurre i giochi,<br />
credo in parte per la buona padronanza della lingua italiana che la ragazza<br />
subito <strong>di</strong>mostra.<br />
Come al solito mi informo subito del loro progetto migratorio: Daysi Maria<br />
è arrivata in Italia a gennaio del 2005 27 , dopo sei anni che la madre era in Italia.<br />
L’inizio della migrazione della madre è stata sollecitata dalla presenza sul<br />
nostro territorio sia <strong>di</strong> sua sorella sia <strong>di</strong> suo fratello dai quali Yudy viene<br />
richiamata, anche se deve rimanere in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> clandestinità. Vive in<br />
Toscana per un paio d’anni e si regolarizza nel 2002 con la sanatoria; a quel<br />
punto lascia la sua occupazione e si trasferisce alla <strong>Spezia</strong> dove, aiutata dal<br />
Comitato Solidarietà Immigrati, chiede il Ricongiungimento con la figlia.<br />
Quando la madre partì per la migrazione Daysi aveva solo cinque anni,<br />
ma sostiene <strong>di</strong> ricordarsi tutto molto lucidamente, anche il fatto che fosse già<br />
chiaro che avrebbe raggiunto la madre non appena fosse stato possibile.<br />
L’attesa sarà <strong>di</strong> ben cinque anni durante i quali Daysi Maria ha vissuto con la<br />
nonna, la zia e alcune cugine, sentendo certamente la mancanza della figura<br />
genitoriale, ma rassicurata dalla certezza del futuro ricongiungimento.<br />
Yudy Altagracia non è scesa al suo paese per tre anni e mezzo, ovvero per<br />
tutto il tempo in cui è rimasta in Italia clandestina. Anche quando la sua<br />
situazione economica si è stabilizzata, l’assenza dei documenti non le<br />
permetteva <strong>di</strong> tornare a casa. “Quando non c’hai i documenti è dura la<br />
27 Daysi risulta tuttavia tra i Ricongiungimenti del 2004, poiché è in quell’anno che le viene<br />
concesso il Nulla Osta.<br />
135
vita… quando c’è la famiglia lontano… non poter <strong>di</strong>re: “Domani vado a<br />
Santo Domingo a guardare la mia mamma…” questo non poteva <strong>di</strong>rlo!”<br />
Nonostante la lunga attesa, quando per la ragazza è arrivato il momento<br />
della partenza le cose non sono state così semplici poiché è stato molto<br />
doloroso il <strong>di</strong>stacco dalla propria famiglia, dalla nonna e dalle cugine. Daysi<br />
sostiene <strong>di</strong> non aver sofferto altrettanto a staccarsi dal gruppo dei suoi pari.<br />
Arriva in Italia all’età <strong>di</strong> 10 anni e viene subito inserita in una scuola<br />
primaria, e da due anni sta frequentando le me<strong>di</strong>e inferiori. Quest’ultima viene<br />
scelta dalla madre su consiglio <strong>di</strong> un’amica insegnante e <strong>di</strong> un’altra conoscente<br />
dominicana che aveva già figli iscritti in quella scuola.<br />
Prima <strong>di</strong> lasciare la Repubblica Dominicana Daysi stava frequentando<br />
già la scuola me<strong>di</strong>a, tuttavia al suo ingresso in Italia è stata retrocessa in quinta<br />
elementare, fatto che non ha gra<strong>di</strong>to molto: “Insomma, [intende: “l’ho presa”]<br />
un po’ malino, perché rifare daccapo tutto... però poi mi sono un po’<br />
abituata.”<br />
Alla luce delle informazioni che emergeranno in seguito questa sembra più una<br />
petizione <strong>di</strong> principio, un’offesa formale per essere stata retrocessa ad una<br />
classe inferiore: mi <strong>di</strong>rà infatti che la scuola me<strong>di</strong>a italiana è più <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong> quella<br />
dominicana, proprio a livello <strong>di</strong> contenuti, volendo tralasciare gli impe<strong>di</strong>menti<br />
linguistici. Vero è che Daysi, con l’espressione ancora bambina e<br />
l’atteggiamento così mite, non deve aver accusato in alcun modo le implicazioni<br />
sociali che una retrocessione può comportare: essere messa in classe con<br />
ragazzi <strong>di</strong> solo un anno più piccoli <strong>di</strong> lei e con i quali con<strong>di</strong>videva probabilmente<br />
il medesimo aspetto fisico non le ha creato alcun imbarazzo, come afferma lei<br />
stessa subito dopo.<br />
<strong>La</strong> ragazza si <strong>di</strong>chiara sod<strong>di</strong>sfatta <strong>di</strong> come stanno procedendo le cose<br />
alle scuole me<strong>di</strong>e, mentre sostiene <strong>di</strong> non essersi trovata troppo bene alla<br />
primaria; quando gliene chiedo il motivo mi risponde, con tono <strong>di</strong> chi è chiamata<br />
a fare un’affermazione scontata: “Perché ero nuova, non conoscevo bene la<br />
lingua, non ero, insomma…” In quella scuola trova nella propria classe altri<br />
due ragazzi dominicani e una cubana; riesce presto a instaurare buoni rapporti<br />
con tutti, anche con gli insegnanti.<br />
136
Cerco <strong>di</strong> farmi raccontare da Daysi episo<strong>di</strong> della sua vita scolastica, sia nella<br />
Repubblica Dominicana, sia qui, e lei mi <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> non ricordarsi il primo giorno <strong>di</strong><br />
scuola nel suo paese, ma ipotizza tuttavia che le abbia prodotto altrettanta<br />
ansia del primo giorno <strong>di</strong> scuola in Italia. E’ stata inserita a scuola poco dopo il<br />
suo arrivo qui e sostiene <strong>di</strong> non aver avuto gran<strong>di</strong> problemi con la lingua: “A<br />
parte forse un po’ la pronuncia e i paroloni gran<strong>di</strong>… no, perché si<br />
assomiglia un po’!”<br />
L’appren<strong>di</strong>mento dell’italiano ha avuto due canali: la televisione e la<br />
scuola. Mi riferisce con tono sod<strong>di</strong>sfatto l’approccio usato dalla sua scuola<br />
nell’aiutarla a imparare l’italiano. Le è stata infatti affiancata una me<strong>di</strong>atrice<br />
culturale: “c’avevo una maestra che sapeva lo spagnolo, una maestra solo<br />
per me che sapeva lo spagnolo e mi faceva… mi insegnava un po’ la<br />
grammatica.” <strong>La</strong> signora non era dominicana, ma parlava lo spagnolo e con lei<br />
ha fatto le trenta ore separandola dal resto della classe affinché apprendesse le<br />
basi della grammatica. Le chiedo se questo corso intensivo e personale <strong>di</strong><br />
italiano l’abbia aiutata e lei mi risponde: “Sì, tantissimo. Mi parlava bene e io<br />
capivo. C’ero anche un altro gruppo che ci portavano dalla classe, con<br />
degli italiani, che ci portavano e ci insegnavano a leggere.” <strong>La</strong> scuola non<br />
si è dunque accontentata dell’aiuto del me<strong>di</strong>atore, ma ha attivato delle proprie<br />
risorse interne per aiutare i ragazzi: “con dei professori italiani, mi sembra<br />
nella sala computer, e mi portavano lì e mi facevano leggere, <strong>di</strong>segnare…<br />
era più o meno un laboratorio.”<br />
Pochi mesi sono stati dunque sufficienti a Daysi Maria per giungere ad<br />
una buona comprensione della lingua e per padroneggiare più che<br />
<strong>di</strong>scretamente la grammatica; sostiene infatti che quando si è trasferita alla<br />
scuola me<strong>di</strong>a l’unica cosa <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>fettava era un ricco vocabolario. In questa<br />
nuova classe sono cinque gli stranieri: tre dominicani, un’albanese e un<br />
algerino. Tutti e cinque padroneggiavano già l’italiano, ma gli insegnanti si<br />
prendono lo stesso cura <strong>di</strong> loro in modo attento: “per esempio per correggere<br />
i compiti la Prof. a volte ci portava da qualche altra parte da soli e così li<br />
leggevamo con lei. […] Tra <strong>di</strong> noi è un bel rapporto.”<br />
137
L’esperienza <strong>di</strong> Daysi sembra contrad<strong>di</strong>re quanto solitamente riporta la<br />
letteratura in merito al ruolo dei me<strong>di</strong>atori culturali, <strong>di</strong> cui si è già riferito<br />
precedentemente. Lei ha fatto lezioni frontali, mirate solo all’appren<strong>di</strong>mento<br />
della lingua italiana e non ha interagito assieme alla sua me<strong>di</strong>atrice in classe,<br />
con il resto dei suo pari. Si <strong>di</strong>chiara tuttavia sod<strong>di</strong>sfatta <strong>di</strong> quest’approccio. Si<br />
dovrebbe pertanto ipotizzare che il ruolo delle me<strong>di</strong>atrici non dovrebbe essere<br />
sancito in via inderogabile dalla scuola una volta per sempre, ma che ogni volta<br />
si dovrebbe considerare il singolo ragazzo, le sue peculiarità. Le ore svolte con<br />
il me<strong>di</strong>atore e l’incontro con insegnanti particolarmente volenterosi e <strong>di</strong>sponibili,<br />
dei quali Daysi ha gran<strong>di</strong>ssima stima, danno i loro frutti: come si noterà dalle<br />
conversazioni sopra trascritte, la ragazza parla molto bene l’italiano.<br />
Tuttavia appare una nota dolente in quello che appariva come un inserimento<br />
perfettamente riuscito, nel momento in cui le chiedo che rapporto si sia creato<br />
con i suoi compagni italiani. Benché un po’ titubante, mi risponde: “Eh,<br />
insomma… A volta andava un po’ male!... Tra alcuni no [intende: non si<br />
sono creati dei muri], almeno io penso… forse con qualcuno sì.”<br />
Le chiedo se frequenti qualcuno dei suoi compagni fuori dalla scuola e lei <strong>di</strong>ce<br />
imme<strong>di</strong>atamente che solitamente esce con le sue amiche dominicane, alle volte<br />
con la compagna albanese (ma non spesso perché quest’ultima non sempre<br />
può ed esce preferibilmente con la sorella maggiore), e anche se non lo vede<br />
fuori dalla scuola, ha instaurato un buon rapporto con il ragazzo algerino. Le<br />
chiedo dunque che ne è delle ragazze italiane con cui va a scuola e lei subito:<br />
“Loro… un po’ <strong>di</strong> meno <strong>di</strong> quelle del mio paese perché mi trovo meglio<br />
ovviamente con loro.”<br />
Risulta <strong>di</strong>fficile comprendere l’ovvietà <strong>di</strong> tale affermazione dopo aver<br />
conosciuto un ragazzo come Pedro, tuttavia forse questo è stato l’unico<br />
fallimento imputabile alla scuola ed in particolare alla me<strong>di</strong>atrice: aver mancato<br />
completamente l’integrazione all’interno della classe, tanto che i cinque ragazzi<br />
stranieri sembrano aver formato un gruppo a sé, ben affiatato. Viene dunque da<br />
chiedersi se la letteratura circa il ruolo delle me<strong>di</strong>atrici non solleciti la<br />
partecipazione in classe al fine <strong>di</strong> evitare situazioni come queste e <strong>di</strong> spronare il<br />
138
più possibile i ragazzi alla con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> spazi e tempi scolastici attraverso i<br />
quali dovrebbe maturare una più salda unione e una sincera fiducia.<br />
Il senso <strong>di</strong> esclusione, invece, tra le ragazze dominicane e quelle italiane è<br />
reciproco, infatti, mi racconta, queste ultime si infasti<strong>di</strong>scono molto quando<br />
vengono escluse linguisticamente da conversazioni tenute in spagnolo, e al<br />
contrario, le ragazze dominicane percepiscono alle volte come un voltare le<br />
spalle <strong>di</strong> quelle italiane.<br />
Sempre stata promossa, afferma tuttavia <strong>di</strong> non andare benissimo in<br />
alcune materie, soprattutto in matematica, mentre meglio, anche se non<br />
benissimo, nelle altre, nonostante quello che lei reputa un <strong>di</strong>screto impegno a<br />
casa dove, il pomeriggio, stu<strong>di</strong>a circa un’ora. Al suo paese non aveva alcun<br />
problema <strong>di</strong> matematica, ma attribuisce questo semplicemente al fatto che là<br />
insegnano cose molto più semplici. Non ha gran<strong>di</strong> problemi con la storia,<br />
nonostante si stu<strong>di</strong>no cose completamente <strong>di</strong>verse; i risultati sono dovuti al fatto<br />
che è un argomento che le piace particolarmente.<br />
<strong>La</strong> madre ha conosciuto i suoi insegnanti, anche se li ha visti solo in<br />
spora<strong>di</strong>che circostanze: per ritirare la pagella, o durante un infortunio <strong>di</strong> Daysi.<br />
Come già altri genitori, confessa <strong>di</strong> non avere proprio il tempo per andare<br />
regolarmente alle u<strong>di</strong>enze, tuttavia in quelle occasioni è rimasta piacevolmente<br />
colpita dagli insegnanti che, sostiene, le hanno sempre parlato bene <strong>di</strong> sua<br />
figlia.<br />
Indago a questo punto le prospettive <strong>di</strong> Daysi per il futuro e lei si<br />
<strong>di</strong>mostra molto sicura dei suoi progetti: “Dopo le me<strong>di</strong>e vorrei andare a<br />
scuola per parrucchiere e poi l’appren<strong>di</strong>sta e poi aprire un negozio per<br />
parrucchiere…”; sta maturando questo progetto assieme ad una sua<br />
compagna <strong>di</strong> scuola. Daysi appena tre<strong>di</strong>cenne sogna già <strong>di</strong> non andare più a<br />
scuola e questo non per un personale o<strong>di</strong>o verso lo stu<strong>di</strong>o, che ripetutamente<br />
sostiene in parte <strong>di</strong> gra<strong>di</strong>re, ma perché “Forse, una carriera scolastica<br />
sarebbe troppo <strong>di</strong>fficile per me.. cioè fare tutto, superiori, Università,<br />
sarebbe troppo per me… Mi incoraggiano tutti, la Prof. mi ha detto che c’è<br />
una scuola che potrebbe fare per me, ma io vorrei più fare quella, la<br />
scuola per parrucchiera.”<br />
139
Crede che continuerà qui in Italia la sua vita perché : “ora che so più o meno<br />
cosa voglio fare, se vado là non saprò più cosa fare.” Crescere in<br />
migrazione sembra aver concretizzato i suoi sogni e averle anche dato una<br />
certa determinazione, non <strong>di</strong>menticando che si tratta pur sempre <strong>di</strong> una<br />
ragazzina <strong>di</strong> tre<strong>di</strong>ci anni, ancora soggetta a volubili cambiamenti. Mi racconta<br />
ridendo che quando era a casa sognava <strong>di</strong> fare l’attrice.<br />
<strong>La</strong> madre si <strong>di</strong>chiara contenta; le piacerebbe certamente che Daysi si<br />
<strong>di</strong>plomasse, ma questa, sostiene, è una scelta che spetta solo a sua figlia. Lei è<br />
già sod<strong>di</strong>sfatta.<br />
Cerco <strong>di</strong> comprendere dai suoi racconti come è strutturato il sistema<br />
scolastico dominicano e lei mi <strong>di</strong>ce che è andata all’asilo quando aveva due<br />
anni, mentre si comincia a frequentare le scuole elementari a sette anni. Chiedo<br />
conferma a Yudy Altagracia <strong>di</strong> quanto appreso in una precedente intervista,<br />
ovvero che non c’è un’età prestabilita per cominciare a frequentare le scuole<br />
dell’obbligo, ma entrambe smentiscono e Yudy Altagracia precisa che anni fa si<br />
cominciava a otto anni, mentre adesso l’età è stata abbassata <strong>di</strong> un anno 28 . Le<br />
scuole elementari comprendono anche le nostre me<strong>di</strong>e, quin<strong>di</strong> si comincia a<br />
sette anni e si finisce dopo otto anni.<br />
Le informazioni a riguardo variano ad ogni intervista e ciò mi lascia supporre<br />
che il funzionamento <strong>di</strong>penda dalle zone <strong>di</strong> provenienza e che non vi sia<br />
dunque una regola nazionale. Ognuno mi racconta della propria esperienza, ma<br />
queste <strong>di</strong>vergono sistematicamente: Pedro per esempio mi racconta <strong>di</strong> un<br />
sistema scolastico con durata e tempi, anche se scan<strong>di</strong>ti in modo <strong>di</strong>verso,<br />
uguali al nostro almeno fino alle me<strong>di</strong>e. Dulce Maria, proveniente da Santo<br />
Domingo, afferma che la scuola pubblica mal funziona e che i ragazzi, dall’età<br />
<strong>di</strong> sette anni vengono iscritti in istituti privati. Cerco <strong>di</strong> verificare quest’ultima<br />
informazione anche con Yudy, la quale mi risponde che Daysi frequentava una<br />
scuola pubblica, e non una privata. Ipotizziamo che la ragione <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>fferenza<br />
<strong>di</strong>penda dal fatto che esse provengo dalla campagne e non da una grande città:<br />
28 Pedro, spiegandomi come è strutturato la scuola nella Repubblica Dominicana, mi <strong>di</strong>ce che si<br />
inizia a frequentare all’età <strong>di</strong> sei anni. Cfr. pg. 126 e 128.<br />
140
lì le scuole private proprio non ci sono, perché si trovano in città, sono oltretutto<br />
molto onerose e il sistema pubblico funziona a dovere.<br />
Quinta intervista: Mariela<br />
L’intervista si svolge al Comitato Immigrati, luogo con il quale Mariela<br />
<strong>di</strong>mostra buona <strong>familiari</strong>tà: ne comprendo facilmente il motivo visto che qui ha<br />
organizzato, tra l’altro, il Ricongiungimento Familiare a puntate per quattro<br />
membri della sua famiglia.<br />
Sono entrate innanzi tutto, nel 2003, le due figlie femmine: la più grande aveva<br />
allora se<strong>di</strong>ci anni, mentre la più piccola quattor<strong>di</strong>ci. L’anno successivo entrano il<br />
figlio più piccolo, allora quattor<strong>di</strong>cenne, e il marito.<br />
Mariela ride spesso, cercando <strong>di</strong> apparire solare, ma è evidente che le vicende<br />
<strong>familiari</strong> le hanno prosciugato molte energie. “Una volta che tu cominci a<br />
portare gente qua è una responsabilità tua, ti senti che ogni passo che si<br />
muovono, ti senti responsabile… Perché mio marito all’inizio è stata dura<br />
a iniziare a lavorare per motivo della lingua … è stato un po’ duro…”<br />
Dopo alcuni sommari cenni alla sua situazione, cerco <strong>di</strong> riprendere il filo<br />
cronologico della sua vicenda migratoria e scopro che è entrata in Italia la prima<br />
volta nel ’93 con un visto; è rimasta tre mesi durante i quali ha lavorato presso<br />
una signora che, sod<strong>di</strong>sfatta del suo operato, ha deciso <strong>di</strong> assumerla in regola.<br />
Mariela è dunque tornata a casa, per rientrare definitivamente in Italia nel ’95.<br />
Tutta questa parte della sua vicenda si svolge nel Nord Italia; vive poi in città<br />
toscane, fino a quando, morta la Signora che assisteva, ha contattato delle<br />
amiche alla <strong>Spezia</strong> che le hanno trovato un impiego.<br />
Le chiedo come sia andato il Ricongiungimento dei figli e lei con poche<br />
parole mi descrive una situazione assai <strong>di</strong>fficile: “Con i figli, sì, fino adesso…<br />
fino adesso… come te posso <strong>di</strong>re [prende una pausa prima <strong>di</strong> proseguire, ma<br />
il tono è sereno e sembra presagire un racconto positivo]: una è rimasta<br />
incinta de uno che lui se n’è scappato e la responsabilità è stata mia 29 .<br />
L’altra adesso ha un figlio anche lei… però fino adesso non è che sono…<br />
29 Intende che si è dovuta far carico della responsabilità della figlia, ancora minorenne e del<br />
futuro nascituro.<br />
141
sai, andavano a ballare in questi posti per la festa della mamma… quelle<br />
cose lì… però non è che sono state tanto cattive, sono sempre mammone.<br />
E il maschio è un po’ birichino, madonna, se sente <strong>di</strong> essere già un<br />
uomo… a <strong>di</strong>ciassette anni!”<br />
Nonostante la propensione ad un atteggiamento antropologico, aperto ad<br />
ogni possibilità e tendenzialmente non giu<strong>di</strong>cante, un simile resoconto mi ha<br />
lasciato un peso gran<strong>di</strong>ssimo addosso. Riprendendo le parole <strong>di</strong> Augé e Kilani,<br />
Francesca Gobbo afferma<br />
“nel progetto antropologico la questione dell’altro… costituisce<br />
l’evidenza della <strong>di</strong>fferenza su cui è costruita la ricerca etnologica e<br />
produce l’idea del <strong>di</strong>verso che permette <strong>di</strong> prendere coscienza che<br />
c’è qualcosa che non è il medesimo e che ci dà il potere <strong>di</strong> concepire<br />
l’altro provocando il riconoscimento affascinato della <strong>di</strong>stanza.” 30<br />
Un etnografo si prepara sempre all’accettazione, si apre appunto<br />
all’affascinato incontro che la percezione della <strong>di</strong>stanza produce, ma alle volte<br />
un primo impatto con l’altro non può che irrigi<strong>di</strong>re l’animo, facendo sì, che con<br />
un movimento dettato da un atteggiamento etnocentrico, si arrocchi sulla<br />
propria morale, vedendola come buona e giusta al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni tentativo <strong>di</strong><br />
comprensione. In quel momento, in cui dovevo ancora sentire tutti i dettagli e i<br />
risvolti <strong>di</strong> queste poche parole, sfioro l’atteggiamento <strong>di</strong> rifiuto che molti<br />
autoctoni mostrano alle volte nei confronti proprio <strong>di</strong> quest’altro. Devo cercare <strong>di</strong><br />
riprendere la necessaria <strong>di</strong>stanza e ciò mi risulta abbastanza facile nel<br />
momento in cui relativizzo il racconto rammentandomi che si tratta <strong>di</strong> un<br />
episo<strong>di</strong>o, non generalizzabile alla cultura dominicana; si tratta <strong>di</strong> vicende inoltre<br />
non prettamente culturali, che si verificano anche all’interno <strong>di</strong> famiglie <strong>di</strong> altre<br />
nazionalità, anche italiane. Certo è indubbio che la tendenza delle ragazze a<br />
<strong>di</strong>ventare ragazze madri in giovane età sia piuttosto frequente tra le<br />
dominicane, ma questo è un fatto che necessita <strong>di</strong> comprensione e non <strong>di</strong> un<br />
giu<strong>di</strong>zio. Molteplici i fattori che lo determinano, qui, come forse nel paese<br />
30 Gobbo F. (2004), pg.50.<br />
142
d’origini: situazione socio-economica e struttura della famiglia sono i primi che<br />
mi vengono in mente.<br />
Forse ciò che più mi ha turbato è il modo leggero in cui Mariela pronuncia<br />
quella frase e con cui mi racconterà il seguito della storia, ma anche in questo<br />
caso è <strong>di</strong>fficile capire quanto celi il suo dolore <strong>di</strong>etro un comportamento <strong>di</strong><br />
pacata, ma apparente accettazione, o quanto realmente riesca a comprendere<br />
l’atteggiamento <strong>di</strong> questi suoi figli. Alla fine della conversazione mi convinco che<br />
sia una donna veramente provata da tutte le vicende che ha passato, ma per la<br />
quale l’amore per i figli continua a essere il fattore dominante che la spinge a<br />
giustificarli e cercare <strong>di</strong> comprenderli, soprattutto <strong>di</strong> fronte ad un estranea quale<br />
sono io. Quel che è certo è che sono certamente un po’ <strong>di</strong>sorientata e<br />
impreparata a gestire una conversazione assai <strong>di</strong>fficile, poiché il desiderio <strong>di</strong><br />
comprendere e <strong>di</strong> farsi raccontare non poteva certo essere più forte della<br />
necessità <strong>di</strong> una certa <strong>di</strong>screzione per salvaguardare i sentimenti della Signora.<br />
Mariela mi <strong>di</strong>ce che all’inizio le cose andavano piuttosto bene: le due<br />
ragazze erano iscritte alle superiori ed “erano intelligentissime a scuola;<br />
però si sono innamorate delle persone sbagliate e via, è cominciato tutto.<br />
Vabbé, è andata così, che vuoi farci… ma guarda, tu non ti immagini, alle<br />
volte <strong>di</strong>co: - Oh, Signore mio quante ne mancano ancora, mandamene<br />
ancora; che devo fare?” Riba<strong>di</strong>rà nel corso dell’intervista più volte questa loro<br />
riuscita scolastica: “Ma guarda che a scuola, lì [dalla scuola] mi mandavano<br />
delle lettere <strong>di</strong>cendomi che era un peccato che mollasse perché era brava<br />
e or<strong>di</strong>nata e tutto quanto. E l’altra, Ramona, era più birichina, ma anche<br />
l’altra era brava… L’altra l’hanno messa lì in seconda, poi è dovuta andare<br />
giù e ha dovuto ricominciare <strong>di</strong> nuovo e l’hanno portata [in un'altra scuola],<br />
e lì stava facendo la terza superiore…. Un giorno mi sono arrabbiata sul<br />
serio e le avrei dato tante <strong>di</strong> quelle botte e le ho detto: -Perché non ti<br />
pren<strong>di</strong> almeno un <strong>di</strong>ploma?-”<br />
<strong>La</strong> nipote più grande porta il cognome <strong>di</strong> Noemi; quando è nata la bambina<br />
Mariela ha dovuto mettere la sua firma a tutela, poiché Noemi era ancora<br />
minorenne. Ramona, la sorella maggiore, gode ancora della vicinanza del<br />
padre della bambina, ma costui non si prende cura <strong>di</strong> loro come dovrebbe:<br />
143
“Sono giovani e pensano che i figli sono un giocattolo… e non sono un<br />
giocattolo, sono una responsabilità.”<br />
Mariela riba<strong>di</strong>sce che comunque le più gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà le ha con il<br />
maschio, perché le femmine, anche se sono rimaste incinte e si sono<br />
innamorate della persona sbagliata, sono comunque più controllabili e gestibili,<br />
mentre il giovane viene descritto proprio come una testa calda. E’ arrivato in<br />
Italia quin<strong>di</strong>cenne e si è iscritto ad una scuola me<strong>di</strong>a, dove dopo pochi giorni <strong>di</strong><br />
frequenza, assieme ad un compagno ha causato parecchi danni all’e<strong>di</strong>ficio. Ha<br />
frequentato pochissimo e dopo quell’anno non è più andato. Anche a Santo<br />
Domingo aveva la stessa repulsione per la scuola: “Non gli piace, neanche<br />
laggiù! Quando gli parlo <strong>di</strong> andare a scuola mi <strong>di</strong>ce: - Allora mi fai<br />
<strong>di</strong>ventare pazzo e io <strong>di</strong>ventare pazzo non voglio… Anche laggiù mi faceva<br />
lo stesso.” Non è riuscito a conseguire la licenza me<strong>di</strong>a né qui, né a Santo<br />
Domingo; aggiunge che invece le femmine avevano un'altra indole, avendo<br />
frequentato corsi <strong>di</strong> inglese e <strong>di</strong> informatica quando erano ancora a casa,<br />
mentre qui, benché stessero andando bene, hanno trovato un po’ <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà<br />
“tra la lingua e i compagni… e allora lì all’uscita <strong>di</strong> scuola si vede che<br />
hanno trovato questi ragazzi e abbiamo perso il tutto per tutto. E così è<br />
andata!”<br />
Le chiedo se secondo lei si sono un po’ persi venendo qui, o se pensa<br />
che sarebbero capitate cose simili anche in patria e lei mi fa un <strong>di</strong>scorso molto<br />
simile a quello fatto nella conclusione dell’indagine statistica sugli andamenti<br />
scolastici dei minori ricongiunti, <strong>di</strong>scorso tra l’altro <strong>di</strong>scusso e approvato anche<br />
da tutta la letteratura: “Penso che è meglio portarli quando sono piccoli,<br />
perché portandoli piccoli qua, si adattano più facili alla lingua, e si<br />
ambientano più facile agli amici che conoscono piccoli, crescendo,<br />
magari uno le <strong>di</strong>ce: - No io non devo finire la scuola! – E magari l’amico gli<br />
<strong>di</strong>ce: -No, finiamo, facciamo vedere alla mamma!- E così… Direi<br />
portandolo qua <strong>di</strong> quattro o cinque anni, perché dopo che sono gran<strong>di</strong>,<br />
essendo abituati a laggiù, a tutto quello che c’è laggiù, alla scuola, a tutto<br />
quanto, che è tanto <strong>di</strong>verso <strong>di</strong> quello che c’è qua, trovarsi qua è un mondo<br />
perso per loro. E uno come mamma non capisci questa cosa, non capisci,<br />
144
non la capisci proprio…Qua o si portano o piccoli, o gran<strong>di</strong> per lavorare,<br />
magari a <strong>di</strong>ciassette anni… Dico portandolo qua <strong>di</strong> <strong>di</strong>ciassette, quasi <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ciotto… ché già quando ha <strong>di</strong>ciassette anni comincia a lavorare, fa una<br />
vita normale, però per stu<strong>di</strong>are, per carità!” Alla fine dell’intervista torno su<br />
quest’argomento e le chiedo come mai, nonostante ci sia questa<br />
consapevolezza, tutti i dominicani tendano a portare i figli qui proprio nell’età<br />
dell’adolescenza e lei risponde: “Perché noi pensiamo che, sì, è così, che<br />
lasciandolo laggiù noi possiamo per esempio lavorare <strong>di</strong> più e spendere<br />
<strong>di</strong> meno e poter fare una casetta, qualcosa, ammucchiare qualcosa <strong>di</strong><br />
sol<strong>di</strong>. E infatti è vero, perché se io non faceva così prima <strong>di</strong> iniziare una<br />
casa laggiù, non lo facevo mai più….” Persuasa dalla sua risposta le<br />
domando allora perché non abbia atteso ancora qualche anno prima <strong>di</strong> farli<br />
venire e lei mi mette davanti alle <strong>di</strong>fficoltà burocratiche del Ricongiungimento:<br />
“Non si sa come va in Questura, per esempio con Josè abbiamo avuto<br />
tante <strong>di</strong>fficoltà a farlo arrivare qua… E allora figurati un po’ si quando uno<br />
aspetta che già hanno fatto <strong>di</strong>ciassette anni per portarlo qua per lavoro,<br />
poi c’è la paura che non fai tempo e rimane là il figlio. Perché anche se<br />
uno <strong>di</strong>ce che uno sbaglia de portarlo qua quando è ancora giovane, però<br />
almeno dentro <strong>di</strong> sé uno <strong>di</strong>ce che i documenti ce l’hanno. Perché un<br />
domani non possono <strong>di</strong>re: -No tu sei andato in Italia e mi hai lasciato qua<br />
nel mio paese senza documento, senza niente e hai fatto una cattiveria…-<br />
almeno quello!”<br />
Mi racconta poi la vicenda <strong>di</strong> una ragazza che ha frequentato il Liceo con<br />
successo, qui alla <strong>Spezia</strong>, dalla prima fina alla quinta, e quando le mancava un<br />
mese al <strong>di</strong>ploma ha cominciato <strong>di</strong> nascosto a non frequentare più, rifugiandosi<br />
in soffitta: il motivo è stato che si era innamorata <strong>di</strong> un ragazzo e quando è finita<br />
la storia con lui ha abbandonato tutto. I genitori della ragazza sono <strong>di</strong>sperati<br />
vedendo le aspettative riposte su questa figlia, una delle poche che<br />
sembravano riuscire, infrante per una delusione amorosa; senza contare i<br />
sacrifici caduti nel vuoto. “Tu ti immagini come sono le ragazze adesso?<br />
Che gioventù! E’ dura adesso, perché ci sono tante cose cattive in giro!”<br />
145
Cerco <strong>di</strong> capire che genere <strong>di</strong> ambienti frequentassero le ragazze<br />
appena arrivate in Italia, e lei mi fa notare che le quattor<strong>di</strong>cenni non vanno in<br />
giro con la mamma e pertanto, per quanto si cerca sempre <strong>di</strong> controllarle, alla<br />
fine riescono sempre a imbrogliare. Bisogna anche aggiungere che nel primo<br />
periodo della loro migrazione le ragazze erano affidate alle sole cure del padre,<br />
perché Mariela doveva ancora lasciare la sua occupazione in un altra città, non<br />
potendo andarsene fino a quando la famiglia non avesse trovato una sostituta.<br />
Vedeva dunque le figlie una volta ogni quin<strong>di</strong>ci giorni, ma tentava <strong>di</strong> controllarle<br />
sempre per telefono, almeno durante le ore non scolastiche.<br />
Mi ritornano in mente le parole <strong>di</strong> Pedro, quando mi <strong>di</strong>ce che i ragazzi che in<br />
qualche modo riescono meglio nel progetto migratorio sono quelle che hanno<br />
una famiglia solida alle spalle. Non è certo questo un giu<strong>di</strong>zio negativo su<br />
Mariela, ma una semplice constatazione della sua necessaria assenza dovuta a<br />
motivi strettamente lavorativi.<br />
Ora le due ragazze stanno trovando le loro prime occupazioni, anche se a<br />
piccoli passi.<br />
Riprende poi i racconti delle vicende <strong>di</strong> José, il figlio piccolo; accenna alle<br />
scorribande <strong>di</strong> cui si è reso partecipe appena iscritto a scuola. Lo trasferisce in<br />
un'altra scuola me<strong>di</strong>a per allontanarlo dalle compagnie che aveva iniziato a<br />
frequentare, ma qui incontra dei soggetti peggiori che spingono la madre a<br />
toglierlo definitivamente da scuola, in parte, da quel che mi è dato capire,<br />
perché così avrebbe arginato un po’ le proprie <strong>di</strong>fficoltà. <strong>La</strong>scia intendere infatti<br />
che tutti questi <strong>di</strong>sastri erano proprio frutto della volontà <strong>di</strong> suo figlio <strong>di</strong> non<br />
andare a scuola.<br />
Con una risata amara introduce poi l’ultima novità: poco tempo prima<br />
dell’intervista suo figlio è stato arrestato durante una retata in Piazza Brin. Mi<br />
racconta quello che è successo: “Quella sera erano a casa mia, erano a<br />
mangiare perché uno dei suoi amici compie gli anni. Ho preparato da<br />
mangiare e poi mi ha detto: - Mamma, dammi <strong>di</strong>eci euro se ce l’hai che<br />
an<strong>di</strong>amo a offrire un bicchiere <strong>di</strong> birra lì al bar... - Gli ho detto: - Ma<br />
guarda, eh, non fate tar<strong>di</strong>, tutti e tre alle 11.30 andate a casa!- Vedo che<br />
sono le un<strong>di</strong>ci e mezza e non arriva. Mezzanotte e non arriva… io ho fatto<br />
146
la notte in bianco! Stavano andando a casa, secondo quello che<br />
raccontano, ma arrivano i carabinieri e gli chiedono i documenti… una<br />
retata e hanno dormito tutti in galera… Li hanno accusati che più in là<br />
c’era una macchina e in questa macchina hanno trovato della roba… però<br />
so che non erano con loro, perché loro erano tra amici… Hanno preso<br />
tutti… tutti sono spacciatori!”.<br />
I ragazzi sono stati portati a Genova e Mariela la mattina successiva deve<br />
recarsi là a prendere il figlio, non potendo così neppure andare al lavoro; <strong>di</strong>ce<br />
che avrebbe voluto una punizione severa per suo figlio, a prescindere dalla sua<br />
innocenza, affinché gli servisse come lezione per il futuro. Mi confessa <strong>di</strong><br />
avergli promesso che, se la situazione si fosse ripetuta, lei non sarebbe andata<br />
a prenderlo e l’avrebbe lasciato in prigione. Sostiene infatti che ragazzi,<br />
neppure fidanzati, non dovrebbero andare in giro a certi orari se non vogliono<br />
correre rischi.<br />
Le chiedo se il fatto <strong>di</strong> abitare nel Quartiere Umbertino (è l’unica dei miei<br />
intervistati a vivere lì) abbia influenzato in qualche modo la vita dei suoi figli, e<br />
lei, ampliando la mia domanda mi <strong>di</strong>ce: “E’ stato lo sbaglio più grosso della<br />
mia vita portarlo alla <strong>Spezia</strong>. Può darsi che anche in un'altra città… però<br />
magari se era in un'altra città! Però non lo so, sono confusa, perché anche<br />
una mia cugina che abita [in un'altra città], che non ci sono tante confusioni<br />
perché c’ho lavorato anche io là e so com’è la città! Lei c’ha quattro figli e<br />
quella lì piange continuamente perché i figli sono proprio sbandati. E<br />
allora non lo so, io non lo so che cosa c’è in giro!”<br />
Si <strong>di</strong>chiara molto sod<strong>di</strong>sfatta <strong>di</strong> come le istituzioni le sono state vicine<br />
durante queste sue tribolazioni: “Sì, sì, sì, non posso lamentarmi, io qui ho<br />
trovato degli aiuti, sia economici che spirituali <strong>di</strong>ciamo. Dall’assistente<br />
sociale… Anche la Noemi c’ha una persona dell’assistenza sociale per<br />
vedere se le trova qualcosa <strong>di</strong> meglio 31 , perché poverina c’ha la schiena<br />
<strong>di</strong>strutta e per due sol<strong>di</strong>, perché se sei giovane ancora <strong>di</strong> più si<br />
approfittano. E poi perde più tempo sul treno e aspettando il treno magari,<br />
31 Ora ha un lavoro a ore fuori della <strong>Spezia</strong>, dove pulisce delle camere.<br />
147
che quello che lavora… Comunque non posso lamentarmi, qua in Italia mi<br />
sono trovata bene… anche se loro, perché potevano farlo anche laggiù!<br />
Perché mia mamma <strong>di</strong>ceva: -Sbagliando si impara e non sbagliando non<br />
si impara mai!-“<br />
Tento <strong>di</strong> comprendere il ruolo che ha avuto il padre in queste <strong>di</strong>namiche<br />
e lei mi <strong>di</strong>ce che è stato un peso ulteriore per lei. Lui ha sempre mantenuto un<br />
atteggiamento “da caserma in casa”. Ha tentato <strong>di</strong> crescere i figli con delle<br />
regole ferree, senza mai preoccuparsi <strong>di</strong> fornire delle spiegazioni. Sostiene che<br />
sia importante che “quando il figlio è grande gli si deve saper spiegare<br />
perché è no, e non solo no perché io sono la mamma, io sono il papà,<br />
perché dopo si impaurisce e ti fa le cose apposta.” Gli insuccessi dei figli<br />
sono sempre stati spiegati dal padre accusando la madre <strong>di</strong> avere delle<br />
mancanze e lui non si rende conto che “per bene che tu lo cresci, dopo<br />
prendono la loro strada!”<br />
Mariela ha fretta, il tempo che si era ritagliata per l’intervista sta<br />
scadendo. Chiudo la nostra chiacchierata domandandole, visto la sua plurima<br />
esperienza, se secondo lei c’è qualcosa che le istituzioni potrebbero fare per<br />
agevolare l’inserimento soprattutto dei minori. Lei pensa subito a Josè e <strong>di</strong>ce<br />
“per esempio nel caso <strong>di</strong> Josè che non vuoi stu<strong>di</strong>are, che magari ci fosse<br />
la possibilità <strong>di</strong> trovargli un lavoretto che magari gli <strong>di</strong>ano qualche cosa<br />
perché lui giustamente abbia i sol<strong>di</strong> in tasca. No chissà che cosa,<br />
giustamente per motivarlo e che veda come si guadagna i sol<strong>di</strong>. Perché<br />
nel frattempo anche lui <strong>di</strong>ce: -Voglio lavorare, voglio lavorare, cercami un<br />
lavoro!-, anche se mi muovo <strong>di</strong> qua e <strong>di</strong> là dove lo trovo un lavoro? E<br />
stu<strong>di</strong>are non vuole! E per quel motivo lì io <strong>di</strong>rei <strong>di</strong> fare una valutazione: chi<br />
vuole stu<strong>di</strong>are va a stu<strong>di</strong>are, chi non vuole stu<strong>di</strong>are, non so io, il <strong>Comune</strong><br />
cerca la maniera <strong>di</strong> farlo avere un lavoretto, magari spazzando che ne<br />
so… che tiene un tot al mese, alla settimana, che tra l’altro mi prendo un<br />
paio <strong>di</strong> scarpe, mi prendo una maglia o c’ho la ragazza e vado, senza<br />
andare a chiedergli a mamma e a papà che magari mi viene vergogna…<br />
Magari facendo quello questi ragazzi stanno più calmi con la delinquenza,<br />
con queste cose che io non sono proprio d’accordo.”<br />
148
Sesta intervista: Maria Magdalena<br />
Come già anticipato nella presentazione <strong>di</strong> questa parte della ricerca,<br />
l’ultima intervista non è stata condotta con una persona che ha effettuato<br />
Ricongiungimento, ma con una Signora che, avendo lavorato per un certo<br />
tempo all’interno delle scuole come me<strong>di</strong>atrice, avrebbe potuto fornire<br />
un’impressione alternativa e forse più imparziale rispetto a quella <strong>di</strong> una madre<br />
che narra della vita dei propri figli. Cercavo inoltre uno sguardo capace <strong>di</strong><br />
interpretare alcuni no<strong>di</strong> della cultura dominicana, realtà non facilmente<br />
indagabile poiché è molto <strong>di</strong>fficili trovare degli stu<strong>di</strong> su questo paese.<br />
Maria Magdalena mi accoglie a casa sua, e con estrema cortesia,<br />
benché all’inizio un po’ <strong>di</strong>ffidente, chiede <strong>di</strong> conoscere le ragioni dell’intervista<br />
che le propongo. Mi sottopone a una sorta <strong>di</strong> interrogatorio, volendo ella sapere<br />
anche quali sono i miei titoli <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, dove abito, e poi, forse appagata dalle<br />
risposte mi concede <strong>di</strong> porle la prima domanda. Le chiedo come funziona<br />
l’inserimento dei ragazzi nelle scuole e lei, senza scomporsi minimamente mi<br />
risponde: “Malissimo! Malissimo perché quando non si <strong>di</strong>spone delle<br />
risorse per poter far le cose si deve…! Quando si <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> più <strong>di</strong>spone<br />
<strong>di</strong> più risorse, la musica cambia… Purtroppo in questa regione le cose<br />
non camminano come dovrebbero camminare. In alcune cose, in altri<br />
sono andate bene, però purtroppo in altre… Si dovrebbe cambiare<br />
mentalità in tutto.” Trova che la popolazione spezzina sia un po’ <strong>di</strong>ffidente e<br />
che richieda un po’ troppo tempo prima <strong>di</strong> fidarsi e aprirsi alle persone così<br />
come a progetti e idee nuove. Dopo tanti anni in Italia le capita <strong>di</strong> trovare ancora<br />
delle <strong>di</strong>fficoltà a relazionarsi con le persone che non fanno parte della sua<br />
cerchia <strong>di</strong> conoscenze.<br />
Le chiedo come sia <strong>di</strong>venuta me<strong>di</strong>atrice e lei mi racconta che è venuta a<br />
contatto <strong>di</strong> questa realtà tramite il Comitato: lei aveva un buon titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o da<br />
far fruttare perché, terminato il Liceo, ha frequentato l’Università quasi fino al<br />
conseguimento della <strong>La</strong>urea.<br />
Al suo ingresso in Italia, tuttavia, ha fatto quasi come tutte la badante, ma ha<br />
cercato presto <strong>di</strong> uscire da quel giro che non le offriva gratificazioni e la teneva<br />
149
a stretto contatto con un ambiente frequentato da persone il cui basso livello <strong>di</strong><br />
istruzione non le offriva stimoli.<br />
Con il lavoro <strong>di</strong> me<strong>di</strong>atrice ha trovato sod<strong>di</strong>sfazioni personali, ma alle quali non<br />
faceva seguito un adeguato compenso economico. “E’ <strong>di</strong>ciamo un<br />
volontariato: devi amare l’altro per farlo. O amarlo o fregartene, una delle<br />
due cose. Perché sai, se metti il tuo cuore lo fai con amore e cerca <strong>di</strong> [fa<br />
un gesto con la mano come per <strong>di</strong>re, centrare il bersaglio] e o<strong>di</strong>arlo perché<br />
vada come vada sono affari suoi, cioè dell’altra persona che ha bisogno!<br />
Se ci riesce bene, se non ci riesce… tanto a me che me ne frega.<br />
Dipende.” Le faccio notare che le me<strong>di</strong>atrici culturali dominicane sono<br />
pochissime in proporzione al numero <strong>di</strong> residenti del loro paese, e lei mi fa<br />
capire che è tutto legato al fatto economico: lei, avendo sempre agito per<br />
passione, non ha mai guardato ai sol<strong>di</strong> in tasca. Non si tratta, come si potrebbe<br />
credere del basso livello <strong>di</strong> istruzione delle migranti dominicane perché “la<br />
prima generazione aveva un livello più basso, poi sono arrivate delle altre<br />
con un livello <strong>di</strong> istruzione più alto, però… come qua, se te esci e <strong>di</strong>ci non<br />
ce la farò, allora non ce la farai mai…Perché loro mettevano in confronto<br />
la società americana, degli Stati Uniti. Allora, lì se hai un profilo culturale<br />
cercano <strong>di</strong> darti un po’ <strong>di</strong> spazio e se non sai far niente rimani lì dove sei a<br />
meno che non ti metti a fare il delinquente. Però se sai fare qualcosa… se<br />
hai qualcosa che hai in mano, lo puoi sfruttare. Invece qua ti devi<br />
adeguare. In altri paesi d’Europa se hai qualcosa che porti in mano ti<br />
danno un po’ più spazio… ti posso parlare dell’Olanda e dell’Inghilterra.”<br />
Insisto su quella che mi sembra un’anomalia: madri me<strong>di</strong>amente istruite che,<br />
pur vedendo lo sfacelo cui vanno incontro molti giovani della propria comunità,<br />
non hanno sentito il bisogno <strong>di</strong> impegnarsi dentro le scuole per aiutare<br />
l’inserimento <strong>di</strong> questi ragazzi. Maria Magdalena torna sulla questione<br />
economica: “Sai com’è… sai, quando ti arriva il conto dell’affitto, le<br />
bollette, mangiare, che poi devi mandare anche i sol<strong>di</strong> a casa, la<br />
me<strong>di</strong>azione non paga!”<br />
Ritorna a <strong>di</strong>rmi che oltretutto <strong>La</strong> <strong>Spezia</strong> offre poche risorse e quin<strong>di</strong> lascia<br />
le persone che entrano nella loro situazione, non avendo le possibilità per<br />
150
sollevarle ad un livello più alto. Mancano proprio anche degli esempi positivi, e<br />
questo anche all’interno della sua comunità. Non ci sono molti ragazzi che<br />
riescono ad affermarsi nello stu<strong>di</strong>o e questo crea un livello che gli altri non<br />
cercano mai <strong>di</strong> superare: è come se mancassero stimoli, sfide: gli esempi<br />
contagiosi sono sempre quelli negativi, e bisognerebbe essere tempestivi<br />
nell’eliminarli perché corrompono velocemente anche gli altri.<br />
Ci mettiamo a parlare <strong>di</strong> Pedro e lei, che lo conosce personalmente, <strong>di</strong>ce<br />
che è il suo idolo perché ha saputo tirare fuori la grinta per perseguire i propri<br />
obiettivi. Al <strong>di</strong> là della tendenza <strong>di</strong> Pedro a ridere sulle cose negative che gli<br />
capitano, mi <strong>di</strong>ce Maria Magdalena: “lui già era demoralizzato perché<br />
quando è arrivato qua era nella seconda e l’hanno messo in prima. Per <strong>di</strong><br />
più è stato più scioccante per lui perché erano arrivati degli altri ragazzi <strong>di</strong><br />
un altro paese che li hanno inseriti in seconda e non in prima. Per lui è<br />
stata una mazzata che non te lo immagini, ma io gli ho detto: - Guarda, te<br />
hai una marcia in più che lui non ha, quin<strong>di</strong> non guardare a quello e cerca<br />
<strong>di</strong> tenere duro che se te finisci questa scuola a seconda dell’in<strong>di</strong>rizzo che<br />
pren<strong>di</strong> hai la strada spianata… Sono persone [intende i genitori <strong>di</strong> Pedro]<br />
che ci tengono, stanno <strong>di</strong>etro!”<br />
Le racconto che mi sembra che molti genitori non si curino troppo della<br />
svogliatezza che i propri figli <strong>di</strong>mostrano nei confronti della scuola, come se non<br />
investissero nella loro istruzione, che non trovano strano che i figli credano che i<br />
compiti non sono alla loro portata, che sono troppo <strong>di</strong>fficili. Maria Magdalena<br />
ribatte prontamente che queste non sono motivazioni valide, che le <strong>di</strong>fficoltà<br />
vanno affrontate <strong>di</strong> petto, proprio come ha fatto Pedro, “per tutti è <strong>di</strong>fficile,<br />
però ci devi mettere la tua voglia, il tuo interesse. Gli <strong>di</strong>co, anche andare a<br />
lavare i sederi è <strong>di</strong>fficile. Poi se sei lì fissa! Ora perché sono meno<br />
frequenti quelle badanti che sono fisse tra le dominicane, ma quando è<br />
fisso che te devi stare lì 24 ore su 24, solamente due ore libere al<br />
pomeriggio, che hai la fortuna <strong>di</strong> averle, poi mezzo pomeriggio, poi i<br />
151
festivi che devi rientrare, non è facile. Io 32 gli <strong>di</strong>co, al mattino quando ti<br />
alzi a volte pensi a fare la colazione, ti fai una bella colazione con una<br />
pulitina <strong>di</strong> sedere che devi dare ai vecchietti… se non hai lo stomaco,<br />
passa tutto il giorno con lo stomaco… Anche se ti metti a fare da<br />
mangiare, quando meno te pensi ti torna il pensiero a quello. A volte<br />
prima <strong>di</strong> pranzo, che devi servire, nel momento che devi portare a tavola ti<br />
chiamano perché devi pulire. Gli <strong>di</strong>cevo: non è simpatico… per vedere<br />
se…. Perché io gli <strong>di</strong>cevo, queste cose le ho vissute! Se volete anche voi<br />
andare a fare queste cose, mi <strong>di</strong>spiace per voi che siete giovani… Alcuni<br />
sentono qualcosa, nel momento <strong>di</strong>cono <strong>di</strong> sì, ma se i genitori non li<br />
motivano!...”<br />
Crede che i giovani andrebbero incentivati, anche da parte dei genitori, a<br />
stu<strong>di</strong>are e magari anche ad andarsene dalla <strong>Spezia</strong>, a muoversi per cercare<br />
delle opportunità, senza arrendersi alla con<strong>di</strong>zione in cui si è cresciuti. Nella<br />
Repubblica Dominicana la scuola ha la sua alta rilevanza, quale che sia lo stato<br />
sociale cui si appartiene, offre comunque delle chance. Racconta però che ora<br />
le cose stanno andando un po’ allo sfacelo, e soprattutto nella regione centrale,<br />
quella da cui provengono la maggior parte dei migranti della <strong>Spezia</strong>, anche per<br />
quel che riguarda la pubblica istruzione.<br />
Mi spiega che la società civile risente solo in parte del grande flusso migratorio<br />
che ha investito il paese: quando ad andarsene sono dei cervelli, allora si<br />
registra una per<strong>di</strong>ta, quando escono delinquenti, allora la situazione è<br />
vantaggiosa; certo non ignorabili sono gli introiti economici prodotti dalle<br />
rimesse, che comunque non sono mai sufficienti perché il costo della vita negli<br />
ultimi tre-quattro anni ha subito una forte impennata.<br />
Le chiedo un parere sulla questione <strong>di</strong> Piazza Brin; mi <strong>di</strong>ce che il<br />
problema sussiste da tempo, da prima che ci fossero i gran<strong>di</strong> scalpori<br />
giornalistici. Non si può infatti ignorare, continua, che <strong>di</strong>eci anni fa il problema<br />
già sussisteva: “Non era lì… era prima vicino alla Pinetina che era il punto<br />
32 Comincia a riferire a questi punto i <strong>di</strong>scorsi che faceva ai bambini per incentivarli a stu<strong>di</strong>are,<br />
ad uscire dal livello lavorativo basso in cui vengono a trovarsi così sovente le donne<br />
dominicane, per svegliare in loro un po’ d’ambizione.<br />
152
d’incontro, prima dalla parte dei giar<strong>di</strong>ni, da lì sono passati a dove ci sono<br />
i taxi, da lì, si sono lamentati, e sono passati in piazza Brin… Ora la<br />
popolazione è aumentata; prima si sentiva poco perché erano pochi.” Le<br />
chiedo se questo gruppo, in costante aumento da quanto mi <strong>di</strong>ce lei, sia una<br />
causa della parallela crescita <strong>di</strong> abbandono scolastici che si sono registrati negli<br />
ultimi anni, e lei mi <strong>di</strong>ce: “Sì, sì!!! Però una certa parte <strong>di</strong> colpa ce l’ha la<br />
scuola perché se si suppone che qui c’è una legge che ti obbliga ad<br />
andare a scuola fino ad una certa età, allora gli insegnanti per prendersi la<br />
loro responsabilità dovrebbero chiamare i carabinieri e: - guar<strong>di</strong> che<br />
manca questa persona.- Io sempre l’ho detto, cattiveria o meno, ma io in<br />
certe cose sono drastica, Fai la chiamata, guardate, chiamo i carabinieri e<br />
<strong>di</strong>co che questo ragazzo non viene a scuola; vado alla polizia <strong>di</strong> stato e<br />
<strong>di</strong>co che questo ragazzo non viene a scuola, <strong>di</strong> modo che guardate, se<br />
non viene a scuola è un futuro delinquente, quin<strong>di</strong> provvedete. Io sempre<br />
l’ho detto!”<br />
Questo è forse uno dei no<strong>di</strong> cruciali su cui più volte ho già insistito e che Maria<br />
Magdalena con<strong>di</strong>vide perfettamente: è altamente controproducente che ci siano<br />
dei ragazzi, alle volte dei bambini, che possano permettersi <strong>di</strong> non andare a<br />
scuola impunemente, e che, nonostante il non adempimento <strong>di</strong> quello che è<br />
tanto un loro <strong>di</strong>ritto quanto un loro dovere, le istituzioni oltre a non intervenire si<br />
<strong>di</strong>mostrino tolleranti nei loro confronti. Un adolescente che non riceve <strong>di</strong>sciplina<br />
né a casa, poiché i genitori lavorano tutto il giorno, né a scuola, facilmente<br />
scivolerà nelle maglie della micro-criminalità, o, quando va bene, in una sorta <strong>di</strong><br />
limbo che lo costringerà, una volta adulto a doversi necessariamente piegare a<br />
lavori umili, senza avere più possibilità <strong>di</strong> scelta.<br />
Maria Magdalena è un po’ infasti<strong>di</strong>ta dai suoi connazionali e dalla loro<br />
tendenza a non adeguarsi agli usi e costumi della società ospitante. Le chiedo<br />
come mai una comunità così grande come quella dominicana, non abbia<br />
attivato delle risorse interne e non si sia mobilitata in qualche modo per<br />
recuperare i propri figli. Mi <strong>di</strong>ce che lei ha cercato in tutti i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> svegliarli, ma<br />
che tutti hanno percepito la mancanza del supporto istituzionale, per cui,<br />
demotivati non hanno investito le proprie energie. Mi <strong>di</strong>ce che troppo spesso,<br />
153
secondo lei i sol<strong>di</strong> sono spesi per progetti che non sono calzanti per un<br />
ragazzino dominicano, con i quali <strong>di</strong>fficilmente si riuscirà ad attrarre la loro<br />
attenzione. Tutti questi progetti mancano inoltre <strong>di</strong> un elemento fondamentale<br />
che è la prevenzione, puntando piuttosto al recupero <strong>di</strong> chi si è già smarrito.<br />
Conclu<strong>di</strong>amo la chiacchierata parlando del Don Bosco e mi <strong>di</strong>ce che è<br />
convinta che questo sia uno dei pochi posti positivi dove i ragazzi si possono<br />
ritrovare, e non solo, perché in definitiva “è l’unico posto che hanno i<br />
ragazzi. Non hanno più niente!...” Quello che trova <strong>di</strong> veramente complicato è<br />
la mancanza <strong>di</strong> spazi, l’inesistenza <strong>di</strong> luoghi, nel centro della città, in cui i<br />
ragazzi si possono ritrovare, giocare e confrontarsi.<br />
Si chiude così il ciclo <strong>di</strong> interviste che mi ha portata ad immergermi nella<br />
realtà della comunità dominicana della <strong>Spezia</strong>, con un racconto <strong>di</strong>sincantato e<br />
molto spesso amaro. Nelle precedenti interviste fatti tragici mi erano stati narrati<br />
tentando sempre <strong>di</strong> mantenere il sorriso sulle labbra, con Maria Magdalena<br />
cade ogni velo, sia per quanto riguarda l’impegno delle istituzioni nel risolvere i<br />
problemi che attanagliano la convivenza tra autoctoni e migranti, sia nei<br />
confronti della propria comunità che, a detta sua, non sempre ha saputo tirare<br />
fuori la forza e la coesione necessaria.<br />
154
Conclusioni<br />
<strong>La</strong> presente ricerca è stata pensata per tentare <strong>di</strong> capire se il<br />
Ricongiungimento Familiare abbia un risvolto positivo sia sugli attori che lo<br />
mettono in atto, sia sulla società civile <strong>di</strong> accoglienza. Uno dei propositi <strong>di</strong><br />
questo istituto è infatti quello <strong>di</strong> far entrare quei migranti che, contribuendo al<br />
ricompattamento del nucleo familiare <strong>di</strong>sgregatosi al momento della migrazione,<br />
sono considerati portatori <strong>di</strong> stabilità.<br />
<strong>La</strong> nostra indagine ha fotografato genericamente gli andamenti<br />
dell’istituto nel quadriennio 2003-2006, scendendo in profon<strong>di</strong>tà solo per quel<br />
che riguarda la con<strong>di</strong>zione minorile, in particolare quella dominicana. Per dare<br />
una valutazione se costoro siano riusciti a inserirsi nella società civile si è<br />
ritenuto che fosse necessario valutare la loro adesione all’unica attività che loro<br />
compete, per <strong>di</strong>ritto, ma anche come dovere, ovvero la formazione scolastica.<br />
Giunta alla fine dell’inchiesta mi sono fatta alcune precise idee dei<br />
problemi che riguardano questa fascia della popolazione, impressione nata<br />
innanzi tutto da un’attenta riflessione sulle cifre emerse dai dati statistici, dalle<br />
lunghe conversazioni con i <strong>di</strong>retti interessati e inoltre dalla frequentazione <strong>di</strong> un<br />
luogo in cui i migranti spezzini si recano spesso, ovvero il Comitato Solidarietà<br />
Immigrati.<br />
Come già evidenziato durante le conclusioni della terza parte della<br />
ricerca, il primo dato allarmante è l’evasione scolastica e la <strong>di</strong>spersione <strong>di</strong><br />
quanti a scuola provano ad andarci. L’anagrafe del Provve<strong>di</strong>torato agli Stu<strong>di</strong> si<br />
alleggerisce sempre <strong>di</strong> più, anno dopo anno e inoltre neppure viene gravata da<br />
un numero crescente <strong>di</strong> ragazzi che a scuola proprio non ci hanno mai messo<br />
piede. Riporto <strong>di</strong> seguito una veloce tabella che riassume i dati dell’evasione<br />
scolastica, considerando questa volta esclusivamente i ragazzi tra i 6 e i 15<br />
anni, ovvero quelli che per legge dovrebbero andare a scuola. Nel momento in<br />
cui la ricerca viene condotta le istituzioni considerano infatti necessari nove anni<br />
per la formazione <strong>di</strong> un ragazzo<br />
155
Tabella 49. Evasioni scolastiche: triennio 2003/2005.<br />
Ricongiunti del 2003 Ricongiunti del 2004 Ricongiunti del 2005<br />
Dom. Alb. Mar. Dom. Alb. Mar. Dom. Alb. Mar.<br />
Totale 30 10 9 25 9 10 12 17 9<br />
Iscritti 25 9 9 18 9 9 11 13 7<br />
Non<br />
iscritti<br />
4 1 0 7 0 1 1 4 2<br />
Discuto <strong>di</strong> seguito solo i valori dei ricongiunti dominicani, essendo questa<br />
la comunità sulla quale gradualmente si è andata concentrando la ricerca.<br />
Nel 2003 ben quattro, su trenta ragazzini si sono sentiti in <strong>di</strong>ritto, e gliene è<br />
stata concessa la possibilità, <strong>di</strong> non iscriversi a scuola per tre anni consecutivi,<br />
ovvero mai a partire da quando hanno messo piede alla <strong>Spezia</strong>: si parla <strong>di</strong><br />
un’evasione che raggiunge il quattor<strong>di</strong>ci per cento. Voglio sottolineare qui che<br />
non si tratta <strong>di</strong> ragazzini che hanno saltato un anno, ma solo <strong>di</strong> quelli che mai<br />
sono andati a scuola. Se si considerassero tutti quelli che hanno frequentato<br />
solo al secondo o al terzo anno dal loro ingresso alla <strong>Spezia</strong>, il valore delle<br />
evasioni crescerebbe vertiginosamente.<br />
Il numero <strong>di</strong> coloro che mai si sono iscritti aumenta fino al ventotto per cento per<br />
i ricongiunti dell’anno successivo (sette su venticinque non hanno mai<br />
conosciuto un’aula scolastica).<br />
Fortunatamente l’evasione sembra ri<strong>di</strong>mensionarsi tra i ricongiunti del 2005,<br />
poiché scende al <strong>di</strong>eci per cento circa (volendo ignorare però che quell’anno i<br />
minori in obbligo sono solo do<strong>di</strong>ci, mentre per quel che riguarda i più numerosi<br />
ultra-se<strong>di</strong>cenni le iscrizioni sono dello zero per cento). Vorrei sottolineare che la<br />
me<strong>di</strong>a italiana delle evasioni, secondo dati ISTAT del 2001, era del tre per<br />
cento e il dato veniva già definito preoccupante. 33<br />
33 AAVV., (2001), pg.3.<br />
156
Procedendo con l’analisi del ren<strong>di</strong>mento scolastico dei minori dominicani,<br />
albanesi e marocchini, sono emersi numerosi gli abbandoni scolastici, anche tra<br />
le fasce <strong>di</strong> bambini in età da me<strong>di</strong>a inferiore (più rari i casi delle elementari). Qui<br />
il <strong>di</strong>scorso si fa ancora più delicato e complesso che per le evasioni totali:<br />
ragazzi capitano nelle scuole e probabilmente frequentano almeno per una<br />
parte dell’anno scolastico, poi, forse in seguito ad una bocciatura o a <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />
adattamento, spariscono dal circuito scolastico.<br />
Questa situazione credo possa essere monitorata solo dalle istituzioni<br />
scolastiche, ad ogni livello, partendo da quello più concreto degli insegnanti per<br />
giungere al Provve<strong>di</strong>torato.<br />
Lo stato attuale delle cose, dovuto probabilmente alle più <strong>di</strong>verse cause, rende<br />
gioco facile ad alcuni genitori, come nel caso <strong>di</strong> Yu<strong>di</strong> Altagracia, che possono<br />
semplicemente far sparire i propri figli dalle scuole: il suo ragazzo, per esempio,<br />
ancora quin<strong>di</strong>cenne, ha potuto bazzicare per le strade senza creare problemi a<br />
scuola e quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> riflesso, fasti<strong>di</strong> a casa.<br />
L’abbandono scolastico è purtroppo anche in<strong>di</strong>ce del fatto che tale<br />
istituzione non è stata in grado <strong>di</strong> motivare i ragazzi, <strong>di</strong> invogliarli a integrarsi nel<br />
contesto in cui erano chiamati a vivere per cinque ore al giorno. Questo non<br />
può essere compito esclusivo degli insegnanti che alle volte non possono avere<br />
gli strumenti necessari per entrare in sintonia con alcuni stranieri. Sebbene un<br />
progetto interculturale auspichi un insegnante che sappia avere capacità<br />
antropologiche, è evidente che questa particolare sensibilità non la si può<br />
pretendere e la si può a stento insegnare. Le scuole dovrebbero quin<strong>di</strong> poter<br />
fare affidamento sulla figura del me<strong>di</strong>atore culturale, intendendo con tale<br />
termine una persona fornita delle necessarie competenze e non un mero<br />
traduttore linguistico. E’ singolare che in una città dove la pressione dominicana<br />
è altissima e dove sono proprio questi i minori che più numerosi fanno ingresso<br />
con Ricongiungimento, vi sia attualmente un solo me<strong>di</strong>atore <strong>di</strong> tale nazionalità.<br />
Non parlo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>atori che parlano lo spagnolo, ma <strong>di</strong> me<strong>di</strong>atori dominicani,<br />
formati per svolgere tale compito. Questa è una figura fondamentale per<br />
favorire l’inserimento degli studenti e per risollevare il clima delle aule<br />
scolastiche, spesso gravato dalla presenza <strong>di</strong> plurimi alunni stranieri. Non<br />
157
isogna scordare che spesso i bambini e soprattutto gli adolescenti che sono<br />
più o meno forzosamente condotti in Italia vivono una sorta <strong>di</strong> passaggio,<br />
sottoposti a plurimi strappi dagli affetti <strong>di</strong> sempre. E’ superficiale bollarli come<br />
delinquenti o svogliati perché manifestano comportamenti aggressivi oppure <strong>di</strong><br />
totale <strong>di</strong>strazione, date le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stress, <strong>di</strong>sagio e spaesamento in cui si<br />
trovano a vivere. Questo stato <strong>di</strong> smarrimento non va affatto sottovalutato<br />
soprattutto per quanto riguarda i ragazzi adolescenti:<br />
“<strong>La</strong> decisione <strong>di</strong> farsi raggiungere dal figlio adolescente, appena si<br />
possiedono le con<strong>di</strong>zioni per il ricongiungimento, risponde a bisogni<br />
affettivi <strong>di</strong> vicinanza, ma determina interruzioni del percorso <strong>di</strong><br />
vita dei ragazzi che, in alcuni casi, non riescono a ritrovare in<br />
Italia un proprio equilibrio né a ricomporre una propria strada…<br />
Gli stu<strong>di</strong> abbandonati al Paese d’origine, ad esempio,<br />
rimangono sospesi per le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> adattamento, soprattutto<br />
linguistico, alla scuola superiore italiana. Né è semplice trovare<br />
un lavoro…” 34<br />
E’ probabile che in molti casi si tratti <strong>di</strong> far ritrovare speranze a quei<br />
ragazzi che subiscono una forte pressione familiare e sociale proprio in un<br />
momento della vita instabile in cui i cambiamenti possono produrre devastanti e<br />
inaccettabili terremoti, senza contare che per loro, rispetto ai più piccoli, le<br />
stesse barriere linguistiche sono più <strong>di</strong>fficilmente sormontabili.<br />
Solo una figura competente, che abbia almeno le più fondamentali conoscenze<br />
<strong>di</strong> psicologia e pedagogia, li può realmente aiutare. Sono ragazzi che devono<br />
essere sostenuti innanzi tutto nell’inserimento nell’unico contesto sociale che<br />
necessariamente dovrebbero essere chiamati a vivere, ovvero l’aula scolastica<br />
e tale inserimento non dovrebbe essere considerato puramente linguistico. Si è<br />
visto nel caso <strong>di</strong> Daysi che la formazione linguistica l’ha aiutata a non perdere<br />
anni scolastici, tuttavia all’interno della classe ha instaurato scarsi e <strong>di</strong>ffidenti<br />
rapporti con le compagne autoctone. Inoltre, né la me<strong>di</strong>azione, né la scuola<br />
sono riuscite a toglierle la paura <strong>di</strong> non essere all’altezza della scuola italiana, al<br />
34 Lostia A., op. cit. pg. 15.<br />
158
punto che già a tre<strong>di</strong>ci anni sta progettando <strong>di</strong> cercare un corso <strong>di</strong> formazione<br />
professionale. Non è <strong>di</strong>s<strong>di</strong>cevole la strada che ha scelto, anzi le fa onore la<br />
chiarezza con cui guarda al futuro, ma non è accettabile che l’abbia scelta per<br />
paura e perché non si sente idonea.<br />
<strong>La</strong> scuola, dal canto suo, potrebbe cercare <strong>di</strong> puntare su un maggiore<br />
<strong>di</strong>alogo con i genitori migranti, nonostante la loro reticenza e la loro tendenza a<br />
sfuggire alle istituzioni. Il motivo <strong>di</strong> questo loro eclissarsi risiede spesso in una<br />
sensazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio, in un senso <strong>di</strong> inferiorità, quanto meno linguistico, che li<br />
porta a non cercare il <strong>di</strong>alogo con le persone che, dopotutto, stanno crescendo i<br />
loro ragazzi. 35 Sarebbe un momento importante anche per i genitori, per portarli<br />
fuori <strong>di</strong> casa e attirarli all’interno della vita della comunità spezzina e dei loro<br />
figli, soprattutto pensando ad alcune madri che sono emarginate dal vivere<br />
civile. L’ingresso dei figli a seguito <strong>di</strong> Ricongiungimento ambiva proprio anche a<br />
questo obiettivo che potrebbe essere agevolato dall’intervento <strong>di</strong> me<strong>di</strong>atori<br />
culturali.<br />
Va da sé che tale <strong>di</strong>scorso non deve riguardare solo i dominicani, poiché<br />
questa ricerca non è un atto <strong>di</strong> accusa contro <strong>di</strong> loro, ma è rivolto a tutti i minori:<br />
non si tratta tanto <strong>di</strong> punire, quanto <strong>di</strong> prevenire, poiché la <strong>di</strong>spersione<br />
scolastica fa rifluire i ragazzi nelle strade incentivando il loro sbandamento.<br />
Si tratta infatti <strong>di</strong> una semplice considerazione <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne razionale, anche perché<br />
non sono da sottovalutare le <strong>di</strong>fficoltà economiche e tempistiche per la gestione<br />
delle conseguenze della <strong>di</strong>spersione scolastica. Non si può ignorare che la città<br />
della <strong>Spezia</strong> lamenti un progressivo inasprirsi della convivenza con migranti,<br />
soprattutto con alcune comunità e soprattutto in alcuni quartieri. Tale aumento<br />
del malessere sta andando <strong>di</strong> pari passo ad un calo della frequenza scolastica<br />
dei minori (e sarebbe il caso <strong>di</strong> sottolineare che i dati, sebbene già elevati, delle<br />
evasioni e degli abbandoni in obbligo scolastico riguardano solamente i minori<br />
ricongiunti, tralasciando completamente tutti quelli già presenti sul territorio).<br />
Questi due andamenti complementari non stupiscono: ci si trova davanti ad un<br />
piccolo esercito senza controllo familiare, poiché come abbiamo visto si<br />
35 Lostia A. (1999), pg. 13.<br />
159
ichiamano figli più gran<strong>di</strong> proprio perché il lavoro prolungato e stremante non<br />
permette <strong>di</strong> prendersene cura a tempo pieno, e privi anche <strong>di</strong> controllo<br />
istituzionale nel momento in cui abbandonano definitivamente i banchi<br />
scolastici.<br />
Angela Lostia nella sua analisi dei Ricongiungimenti Familiari afferma:<br />
“L’assenza dei genitori, impegnati tutta la settimana nel lavoro,<br />
lascia questi ragazzi soli, senza impegni precisi, esposti ai rischi<br />
della nostra società. <strong>La</strong> mancanza <strong>di</strong> controllo sia genitoriale, sia<br />
sociale, e l’immersione in una realtà nuova e sconosciuta<br />
incentivano comportamenti trasgressivi, impensabili nella società<br />
d’origine. Ad esempio, l’associazione peruviana <strong>di</strong> Torino ha dovuto<br />
affrontare, riuscendo solo in parte ad arginarla, la <strong>di</strong>ffusione dell’uso<br />
eccessivo <strong>di</strong> alcolici da parte delle ragazze. Questi problemi<br />
vengono denunciati soprattutto dalle me<strong>di</strong>atrici filippina e peruviana<br />
poiché le loro comunità vedono il numero maggiore <strong>di</strong><br />
<strong>ricongiungimenti</strong> con figli 15-18enni.” 36<br />
Nonostante il contesto e gli attori siano <strong>di</strong>versi, le sue parole descrivono<br />
molto appropriatamente il caso <strong>di</strong> molti minori spezzini.<br />
Molte sono le energie che, in vari mo<strong>di</strong>, la città impiega per risollevare, per<br />
esempio, la situazione in Piazza Brin. Benché sarebbe necessaria una ricerca<br />
mirata alla questione, da quanto riferitomi dai ragazzi incontrati in questo<br />
periodo, il problema <strong>di</strong> tale zona non sono certo strettamente gli stranieri che lì<br />
risiedono, o che al più vivono nel Quartiere Umbertino. <strong>La</strong> questione è molto più<br />
generale in quanto questo è <strong>di</strong>venuto punto <strong>di</strong> ritrovo e catalizzatore <strong>di</strong> molte <strong>di</strong><br />
quelle persone che non riescono ad inserirsi nel tessuto sociale.<br />
Il tema principale rimane dunque come reintegrare tali in<strong>di</strong>vidui all’interno<br />
<strong>di</strong> un percorso <strong>di</strong> vita normale al quale, molto spesso, loro stessi ambivano nel<br />
momento in cui hanno intrapreso la strada della migrazione. Se molteplici<br />
possono essere i problemi che si incontrano nel tentativo <strong>di</strong> recuperare un<br />
uomo adulto, più facile può risultare con un ragazzo nel momento in cui, anche<br />
36 Lostia A., op.cit., pg. 15.<br />
160
sfruttando l’arma della coercizione, lo si trascina almeno per cinque ore al<br />
giorno lontano da luoghi e compagnie devianti.<br />
Vorrei ricordare a questo punto le parole <strong>di</strong> Maria Magdalena quando<br />
sostiene che ogni ragazzo che non frequenta la scuola, soprattutto in quella<br />
fascia d’età in cui la personalità, essendo in via <strong>di</strong> definizione è facilmente<br />
influenzabile (gioco molto facile in particolar modo da parte delle persone che il<br />
ragazzo riconosce come parte del gruppo, con le quali insomma va<br />
imme<strong>di</strong>atamente identificandosi), è potenzialmente sulla strada della micro-<br />
criminalità. In fondo si suggerisce <strong>di</strong> riportarli, magari un po’ forzosamente, <strong>sui</strong><br />
banchi <strong>di</strong> scuola, dove persone competenti e dotate dei giusti mezzi e supporti,<br />
dovrebbero stimolarli a vivere e a costruire progetti. L’obiettivo dell’intercultura,<br />
così caldamente sollecitato dal Ministero della Pubblica Istruzione non deve e<br />
non può essere abbandonato poiché forse solo per suo tramite è pensabile un<br />
reale coinvolgimento dei ragazzi, una partecipazione tale da far nascere in loro<br />
aspettative e speranze.<br />
Se la ricerca dei ragazzi che evadono la scuola in alcuni casi potrebbe<br />
comportare un loro salvarli dalla strada, in altri potrebbe significare tirarli fuori <strong>di</strong><br />
casa. Non si può tacere che, per quanto minoritari e sebbene riguardanti<br />
soprattutto le ragazze, esistono situazioni in cui i figli vengono richiamati per<br />
aiutare i genitori nella gestione familiare. Ecco così che ragazze appena<br />
adolescenti possono ritrovarsi a fare le casalinghe o a prendersi cura dei fratelli<br />
minori, senza possibilità alcuna <strong>di</strong> formarsi un’istruzione e quin<strong>di</strong> senza<br />
concrete prospettive per il futuro.<br />
Finora si sono citati manifestazioni <strong>di</strong> noncuranza nel reperire i ragazzi in<br />
obbligo scolastico; mi sono giunte tuttavia anche narrazioni <strong>di</strong> vere e proprie<br />
azioni <strong>di</strong> “boicottaggio” dell’inserimento <strong>di</strong> alcuni ragazzi. Mi sono stati infatti<br />
riferiti plurimi racconti <strong>di</strong> genitori che hanno visto i propri figli rifiutati dalle scuole<br />
con le più svariate scuse: tale atteggiamento, benché necessiti <strong>di</strong> una verifica<br />
poiché sto riportando solo le narrazioni <strong>di</strong> alcuni genitori incontrati casualmente<br />
al Comitato, se corrispondente è fatto degno <strong>di</strong> nota soprattutto per quel che<br />
riguarda i minori in obbligo scolastico.<br />
161
Se da una parte le istituzioni dovrebbero far sì che i minori rispettino in pieno il<br />
loro dovere scolastico, dall’altra non possono assolutamente in<strong>di</strong>etreggiare <strong>di</strong><br />
fronte al loro <strong>di</strong>ritto allo stu<strong>di</strong>o: alla fine la partita si gioca tra questi due concetti<br />
che sono la colonna portante della nostra istruzione.<br />
Capita <strong>di</strong> incontrare al C.S.I. madri che non sanno più a chi rivolgersi per<br />
trovare un banco ai propri figli ed alcune <strong>di</strong> loro riferiscono <strong>di</strong> aver ricevuto<br />
proposte <strong>di</strong> corsi <strong>di</strong> alfabetizzazione <strong>di</strong> due ore settimanali invece della classica<br />
formazione <strong>di</strong> cinque ora al giorno,. L’unico caso emblematico a riguardo,<br />
trattato <strong>di</strong>rettamente durante la presente indagine, è quello <strong>di</strong> Pedro: si è<br />
rischiato <strong>di</strong> perdere per strada un ragazzo dalle mille risorse solo perché le<br />
scuole non lo volevano in quanto non ancora alfabetizzato.<br />
<strong>La</strong> vicenda <strong>di</strong> Pedro ci mette inoltre <strong>di</strong> fronte ad un altro problema:<br />
l’assenza <strong>di</strong> incontri <strong>di</strong> orientamento per quei ragazzi in età da scuola superiore<br />
che fanno ingresso nel nostro territorio. Se si considera il caso dominicano<br />
<strong>di</strong>viene evidente che ragazzi non informati sul nostro percorso scolastico non<br />
possono avere i mezzi per operare una scelta. Nella Repubblica Dominicana le<br />
scuole superiori portano il nome <strong>di</strong> Liceo, e quin<strong>di</strong> per molti ragazzi, ma anche<br />
per molti genitori, è scontato che i propri figli se hanno concluso le me<strong>di</strong>e si<br />
iscrivano ad un Liceo. E’ inutile sottolineare quanto sia fuorviante tale<br />
atteggiamento e quanto sarebbe educativo per loro poter fare una scelta per il<br />
proprio futuro, cominciare a fantasticare e progettare sulle opportunità che il<br />
contesto <strong>di</strong> migrazione gli può offrire.<br />
Anche in questo campo un ruolo importante potrebbe essere giocato da<br />
competenti me<strong>di</strong>atrici culturali che vivendo abilmente in uno spazio tra,<br />
conoscendo cioè bene i due contesti in cui il ragazzo è chiamato a <strong>di</strong>videre la<br />
propria vita, potrebbero consigliarlo nel modo più idoneo. E’ ovvio infatti che<br />
una signora dominicana saprà capire in molto minor tempo che genere <strong>di</strong><br />
ragazzo, e famiglia, si trova <strong>di</strong> fronte; avrà a <strong>di</strong>sposizione tutta una gamma <strong>di</strong><br />
informazioni in più per valutare la situazione. Non è detto però che in questo<br />
compito non si possa tentare <strong>di</strong> coinvolgere anche ragazzi che frequentano già<br />
da anni le superiori, così come accade per esempio in molte Università nelle<br />
quali l’orientamento delle matricole è affidato ai veterani. Certo non è un<br />
162
compito che si possa affidare esclusivamente a ragazzini <strong>di</strong> se<strong>di</strong>ci o <strong>di</strong>ciassette<br />
anni, ma la loro presenza potrebbe giovare ad entrambi.<br />
Questa è una proposta che mi porta in realtà a riflettere su un’altra importante<br />
questione. Si tratta <strong>di</strong> una constatazione fattami durante molte interviste e dalla<br />
me<strong>di</strong>atrice in particolare: la mancanza <strong>di</strong> spazi per i ragazzi, luoghi dove<br />
possano comunicare, confrontarsi, darsi consigli e incoraggiarsi.<br />
Parlando con i ragazzi sembra che uno dei rari punti <strong>di</strong> ritrovo sia il Don Bosco,<br />
parrocchia che negli ultimi anni ha saputo tirare fuori il meglio dai ragazzi che lo<br />
frequentavano assiduamente. Sono spazi come questi che richiedono<br />
l’appoggio delle istituzioni, in quanto qui, mi pare, qui si promuove quel clima <strong>di</strong><br />
stabilità, <strong>di</strong> comunicazione e <strong>di</strong> confronto che un istituto come il<br />
Ricongiungimento Familiare non può magicamente creare da solo.<br />
Questa è una pratica burocratica che, come sottolineato fin dall’analisi<br />
della letteratura in merito, può sottendere i più <strong>di</strong>versi intenti e progetti. <strong>La</strong> sua<br />
riuscita <strong>di</strong>pende esclusivamente da come viene gestito, da come si accoglie il<br />
migrante che fa ingresso nel nuovo contesto; è evidente che un’attenzione<br />
particolare dovrebbe essere riservata alle fasce deboli della società civile, cioè<br />
ai minori e alle donne. L’ingresso <strong>di</strong> queste ultime solleva tutta una serie <strong>di</strong><br />
questioni, altrettanto delicate <strong>di</strong> quelle dei minori, che nel corso <strong>di</strong> questo stu<strong>di</strong>o<br />
si sono solo intraviste.<br />
Se ci sono casi in cui l’istituto produce buoni frutti, come quello <strong>di</strong> Pedro, ciò<br />
<strong>di</strong>pende dalla buona volontà della famiglia che si è però trovata in una<br />
con<strong>di</strong>zione favorevole per prendersi cura del proprio figlio. Non è <strong>di</strong>sinteresse o<br />
trascuratezza quella che porta alcuni ragazzini a gestire la propria vita da soli,<br />
ma semplicemente l’impossibilità per alcune famiglie <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care il tempo<br />
necessario all’educazione del figlio poiché non si può ignorare che costoro<br />
devono risolvere innanzi tutto le questioni economiche.<br />
Un’ultima annotazione mi sento <strong>di</strong> farla nei confronti <strong>di</strong>retti della comunità<br />
dominicana: questa, mi pare, sta commiserando se stessa, piangendo un quasi<br />
totale abbandono delle istituzioni. Se non li si può biasimare per questo,<br />
sentimento però che con<strong>di</strong>vidono con tutti gli altri migranti, non si può ignorare<br />
che sono proprio i suoi figli a perdersi più numerosi sulle strade. Questa è una<br />
163
situazione che caratterizza loro più <strong>di</strong> ogni altra comunità, almeno per quel che<br />
riguarda i ragazzi entrati negli ultimi anni. Si dovrebbe dunque pensare ad un<br />
intervento mirato al recupero, ma soprattutto alla prevenzione dell’evasione e<br />
dell’abbandono scolastico, che coinvolga sia le istituzioni, sia la comunità<br />
stessa. Con la seconda generazione delle migranti, mi si racconta, hanno<br />
cominciato a fare ingresso alla <strong>Spezia</strong> persone con un livello <strong>di</strong> istruzione più<br />
alto, ovvero persone idonee a questo tipo <strong>di</strong> collaborazione: loro, più <strong>di</strong> un<br />
italiano, sapranno come trattare con i propri ragazzi, come stimolarli e attirare la<br />
loro attenzione. Certo ogni progetto richiede una partecipazione e un sostegno<br />
istituzionale, poiché l’obiettivo, forse, non è quello <strong>di</strong> far sì che i ragazzi siano<br />
recuperati all’interno della comunità dominicana, ma che si inseriscano nel<br />
circuito del vivere sociale citta<strong>di</strong>no. Una stretta e proficua collaborazione<br />
avrebbe il duplice vantaggio <strong>di</strong> aiutare i ragazzi a non perdersi per strada e <strong>di</strong><br />
sfruttare le competenze degli adulti che vivono sul territorio: muterebbe così la<br />
percezione che molti autoctoni, ma anche alcuni dominicani, hanno <strong>di</strong> tale<br />
universo, come condannato e relegato in determinate attività e ruoli sociali.<br />
Sarebbe un occasione per dare spazio, visibilità e sod<strong>di</strong>sfazione a quelle<br />
persone che da tempo stanno lavorando per la propria comunità, per<br />
impiegarle in progetti concreti che creino un legame solido e <strong>di</strong> reciproca<br />
conoscenza con le istituzioni e per far emergere il volto solare e intraprendente<br />
della comunità che ormai da troppo tempo rimane celato <strong>di</strong>etro spiacevoli fatti <strong>di</strong><br />
cronaca. Questi ultimi, per quanto numerosi possano essere, non sono che<br />
l’aspetto più visibile e sul quale più facilmente ricade l’attenzione; non bisogna<br />
però <strong>di</strong>menticare il vivere pacifico <strong>di</strong> una moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> persone che da tempo<br />
prolungato operano per far emergere l’altra faccia della comunità.<br />
Dalla presente conclusione può sembrare che il Ricongiungimento<br />
Familiare abbia effetti devastanti e che vada in qualche modo ripensato, ma le<br />
cose non stanno esattamente così. Nella sua formulazione legislativa esso ha<br />
solide basi, poiché è veramente auspicabile che facciano ingresso in Italia<br />
proprio i parenti stretti dei migranti già presenti sul territorio. Come però ho già<br />
accennato, si tratta infine <strong>di</strong> una pratica burocratica che necessita un sostegno<br />
da parte della società affinché produca gli effetti sperati. Non bisogna<br />
164
<strong>di</strong>menticare che esso offre un grande vantaggio, al pari dei flussi: si sa chi e<br />
quando migra. Se per i flussi l’integrazione è un poco più semplice perché<br />
generalmente si tratta <strong>di</strong> persone adulte e che partono essendo già inserite nel<br />
mondo del lavoro, il Ricongiungimento richiama fasce deboli che necessitano <strong>di</strong><br />
orientamento e sostegno. Non sono numeri esorbitanti quelli dei minori che<br />
hanno fatto ingresso nel quadriennio considerato, si tratta in totale,<br />
comprendendo tutte le fasce d’età, <strong>di</strong> 482 figli, all’incirca un centinaio all’anno.<br />
Si dovrebbe fare uno sforzo per investire su <strong>di</strong> loro, poiché sarà il loro positivo<br />
inserimento a ripercuotere sul nucleo familiare quella stabilità e<br />
quell’avvicinamento all’integrazione tanto ambite. Se è elevato la percentuale <strong>di</strong><br />
evasioni e abbandoni si tratta tuttavia <strong>di</strong> cifre più che gestibili, essendo modesto<br />
il numero degli ingressi. Vorrei dunque far presente che non è affatto<br />
impossibile rendere il Ricongiungimento un arma vincente nella scommessa<br />
che necessariamente va fatta sulla migrazione.<br />
Le istituzioni, in un’azione <strong>di</strong> concerto, dovrebbero tra l’altro perseguire<br />
l’inserimento scolastico, prevenendo e impedendo la <strong>di</strong>spersione (cercando <strong>di</strong><br />
rispettare il più possibile la reale età anagrafica e abbandonando la prassi della<br />
retrocessione); far seguire chi è appena arrivato da me<strong>di</strong>atori competenti (che<br />
attivino pratiche non escludenti); orientare i ragazzi all’interno delle scuole o del<br />
mondo del lavoro (badando alle loro reali aspettative); creare spazi <strong>di</strong> incontro<br />
in cui si favorisca l’incontro e il confronto. Queste sono le linee <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo che<br />
mi sento <strong>di</strong> suggerire agli operatori competenti al termine della ricerca, ma che<br />
sono pressoché simili alle buone prassi consigliate da Mara Tognetti Bordogna<br />
e Angela Lostia a conclusione dei loro prolungati stu<strong>di</strong> sull’argomento.<br />
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Bibliografia e sitografia<br />
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www.cestim.it sito con approfon<strong>di</strong>ti riferimenti all’immigrazione in Italia,<br />
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www.irpps.cnr.it : sito <strong>di</strong> osservazione sulle migrazioni italiane a cura<br />
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www.cnel.it : Sito dell’Organismo Nazionale <strong>di</strong> Coor<strong>di</strong>namento per le<br />
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Istruzione.<br />
Ricerca.<br />
www.pubblica.istruzione.it. Sito ufficiale del Ministero della Pubblica<br />
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