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Download Quaderno AdB 2/2006 - Autorità di Bacino del Sarno

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Nella fascia me<strong>di</strong>ana l’utilizzazione dei boschi cedui prosegue, ma per effetto <strong>del</strong>le trasformazioni<br />

<strong>del</strong> mercato e <strong>del</strong>la riduzione <strong>del</strong>la manodopera specializzata non vengono più effettuate le lavorazioni<br />

secondarie <strong>di</strong> carattere colturale, gli sfolli e le sistemazioni <strong>del</strong> suolo che per secoli hanno rappresentato<br />

proprio in questa zona un mo<strong>del</strong>lo <strong>di</strong> uso <strong>di</strong>ligente <strong>del</strong>la risorsa suolo.<br />

Ma è nella fascia superiore che insistono le trasformazioni più intense. Dall’analisi <strong>del</strong>le utilizzazioni<br />

dei boschi <strong>di</strong> proprietà comunale avvenute dagli anni ’50 fino a oggi (figg. 3-4) risulta una evidente<br />

riduzione <strong>del</strong>la intensità dei tagli, derivante principalmente dall’allungamento <strong>del</strong> periodo intercorrente<br />

tra un taglio e il successivo. È il cosiddetto turno, che per i cedui <strong>di</strong> castagno è fissato dalla legge<br />

in 12 anni. I cedui pubblici, come quelli privati, venivano tutti utilizzati nel rispetto <strong>di</strong> tale perio<strong>di</strong>cità,<br />

in tempi nei quali era vigoroso il mercato degli innumerevoli prodotti legnosi ricavabili dalla paleria<br />

<strong>di</strong> castagno.<br />

Fig. 3 – Andamento nel tempo <strong>del</strong>le superfici <strong>di</strong> bosco pubblico assoggettate a taglio<br />

Fig. 4 – Andamento nel tempo dei volumi <strong>di</strong> massa legnosa asportata dai boschi pubblici<br />

La comparsa <strong>di</strong> materiali alternativi meno costosi e <strong>di</strong> tecnologie innovative ha determinato, a partire<br />

dai primi anni ’60, il lento esaurimento <strong>del</strong> mercato degli assortimento <strong>del</strong> ceduo <strong>di</strong> castagno, legno<br />

per altro assai poco apprezzato come combustibile. Al venir meno <strong>del</strong>la domanda ha fatto seguito<br />

il progressivo calo <strong>del</strong>l’interesse nella coltivazione dei cedui comunali, che in buona misura restano<br />

abbandonati.<br />

Negli anni ’50, per effetto <strong>del</strong>le utilizzazioni ripetute con perio<strong>di</strong>cità molto ristretta, i rilievi erano<br />

tutti coperti da boschi cedui la cui età variava da 0 a poco più <strong>di</strong> 12 anni. Oggi, con l’abbandono dei<br />

tagli, l’età me<strong>di</strong>a dei popolamenti che occupano la parte alta dei versanti è <strong>del</strong>l’or<strong>di</strong>ne dei 50 anni. Si<br />

tratta <strong>di</strong> cedui fortemente invecchiati, in fase <strong>di</strong> conversione spontanea a fustaie. Tra gli scopi <strong>del</strong> nostro<br />

lavoro è cercare <strong>di</strong> stabilire se e come una tale trasformazione può aver avuto effetti sulla stabilità<br />

dei versanti e quin<strong>di</strong> sulla riproduzione dei fenomeni franosi.<br />

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