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I Papi a Viterbo da Zaccaria a Pio IX - Biblioteca consorziale di Viterbo

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parvero del tutto inadeguate ed inoltre «era dominato <strong>da</strong>lla mania d'illu-<br />

strare il suo pontificato con splendori <strong>di</strong> monumenti, comandò che, col pe-<br />

culio della Camera Apostolica si rizzasse in quel sito uno splen<strong>di</strong>do palaz-<br />

zo» (16). Nacque cosi il Bagno del Papa, per la cui realizzazione venne<br />

stanziata la somma <strong>di</strong> trentamila ducati. Al sontuoso e<strong>di</strong>ficio - che cono-<br />

scerà nel 1527 la furia <strong>di</strong> <strong>di</strong>struttrice dei lanzichenecchi - venne aggiunta<br />

una nuova ala <strong>da</strong> un altro pontefice molto legato a <strong>Viterbo</strong>, <strong>Pio</strong> 11, che nei<br />

Commentari ci ha lasciato varie testimonianze dei suoi soggiorni nella città<br />

e nel territorio.<br />

Se Niccolò V e <strong>Pio</strong> I1 vengono considerati i fautori delle rinnovate fortu-<br />

ne delle terme viterbesi, a Sisto IV va attribuito il merito <strong>di</strong> aver favorito il<br />

superamento <strong>di</strong> un momento <strong>di</strong>fficile per le finanze del Comune, consen-<br />

tendo la ripresa dei lavori per la costruzione del palazzo originariamente<br />

destinato a sede del governatore della Provincia del Patrimonio, ma <strong>di</strong>ve-<br />

nuto poi la residenza della magistratura comunale. I1 papa era giunto a Vi-<br />

terbo 1'8 ottobre 1481, nel corso <strong>di</strong> un viaggio che aveva toccato varie loca-<br />

lità della provincia, e i capi della città ne approfittarono per presentare al-<br />

cune suppliche, fra cui la richiesta <strong>di</strong> impiegare per il completamento del<br />

palazzo - la cui costruzione era stata sospesa per mancanza <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> - la me-<br />

tà dei mille ducati annualmente dovuti <strong>da</strong>l Comune alla Camera Apostoli-<br />

ca. La sua con<strong>di</strong>scendenza è ricor<strong>da</strong>ta <strong>da</strong>llo stemma che campeggia sulla<br />

facciata del palazzo e <strong>da</strong>l nome che ricorre sugli architravi delle finestre. La<br />

visita si concluse il 15 ottobre, con un sopraluogo ai lavori per la costruzio-<br />

ne del Santuario della Quercia.<br />

Connessa, in certo qual modo, con l'urbanistica citta<strong>di</strong>na è anche la pri-<br />

ma venuta a <strong>Viterbo</strong> <strong>di</strong> Alessandro VI, il 28 ottobre 1493. Passando per la<br />

piazza che allora prendeva il nome <strong>da</strong>lla prospiciente chiesa <strong>di</strong> S. Stefano<br />

-oggi Piazza delle Erbe - egli or<strong>di</strong>nò che venisse eliminata la bruttura delle<br />

baracche <strong>di</strong> legno che, con funzione <strong>di</strong> botteghe, l'ingombravano. Tuttavia<br />

l'intenzione lau<strong>da</strong>tiva delle autorità <strong>di</strong> ricor<strong>da</strong>rne l'intervento chiamando<br />

la piazza Alessandrina non ebbe successo fra la popolazione, che rimase fe-<br />

dele al nome antico.<br />

Gli anni compresi tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo segnarono a<br />

<strong>Viterbo</strong> una recrudescenza delle lotte intestine, nel quadro della secolare ri-<br />

valità che <strong>di</strong>videva le fazioni del Gatteschi e dei Maganzesi. Pertanto,<br />

l'opera dei pontefici che regnarono nel primo trentennio del '500 fu parti-<br />

colarmente volta a pacificare i contendenti, piu che con la persuasione, con<br />

la minaccia <strong>di</strong> terribili castighi. Questo fu il motivo principale per cui<br />

l'energico Giulio I1 venne per la prima volta nella città, dove assistette alla<br />

solenne celebrazione della pace tra le parti rivali, giurata il 28 settembre<br />

1505 nella chiesa <strong>di</strong> S. Francesco. Tuttavia le inimicizie e le <strong>di</strong>ffidenze che<br />

troppo a lungo avevano <strong>di</strong>viso Gatteschi e Maganzesi non potevano scom-<br />

parire <strong>da</strong> un momento all'altro. Per questo, <strong>di</strong>eci anni dopo, troviamo a<br />

<strong>Viterbo</strong> Leone X il quale, oltre a ratificare i preliminari <strong>di</strong> pace con il re<br />

francese Francesco I, si preoccupa <strong>di</strong> evitare che la tensione ancora esisten-<br />

te in città tra le fazioni avversarie si risolva in un ennesimo scontro sangui-<br />

noso. Leone vi torna poi altre volte, approfittando <strong>di</strong> questi soggiorni per<br />

esercitare, nei boschi circostanti, il passatempo preferito della caccia, non

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