Consulta o scarica il volume - Provincia di Lecco
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Valorizzazione Risorse Agricole<br />
9<br />
Antiche varietà<br />
frutticole lecchesi<br />
Conoscere e valorizzare<br />
l’agro-bio<strong>di</strong>versità<br />
Progetto d’Integrazione e Modernizzazione dell’Agricoltura<br />
per la Valorizzazione Equ<strong>il</strong>ibrata delle Risorse Agroambientali
Valorizzazione Risorse Agricole<br />
9<br />
Antiche varietà<br />
frutticole lecchesi<br />
Conoscere e valorizzare<br />
l’agro-bio<strong>di</strong>versità<br />
a cura <strong>di</strong> Francesco Mazzeo<br />
Realizzato con <strong>il</strong> contributo congiunto <strong>di</strong> Comunità Europea, Stato Italiano<br />
e Regione Lombar<strong>di</strong>a nell’ambito del Piano <strong>di</strong> Sv<strong>il</strong>uppo Rurale 2000-2006<br />
Progetto d’Integrazione e Modernizzazione dell’Agricoltura<br />
per la Valorizzazione Equ<strong>il</strong>ibrata delle Risorse Agroambientali
<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Lecco</strong><br />
Presidente<br />
Virginio Brivio<br />
Assessore Attività Produttive<br />
Italo Bruseghini<br />
Dirigente Settore Attività Economiche<br />
Bruno Rigol<strong>di</strong>
Le varietà tra<strong>di</strong>zionali sono ere<strong>di</strong>tà, patrimonio<br />
e memoria, così come lo sono le fotografie dei propri<br />
vecchi, i saperi <strong>di</strong> famiglia e la terra <strong>di</strong> casa: se<br />
qualcuno ha bisogno <strong>di</strong> un compenso per conservare<br />
le fotografie dei propri vecchi e per tenere in vita<br />
i documenti della propria cultura è meglio che li perda.<br />
Massimo Angelini, in Varietà tra<strong>di</strong>zionali, prodotti locali: parole ed esperienze<br />
«Ecologist Italiano», 2005, 3, pp. 230-275.
Sommario<br />
Presentazione 8<br />
Introduzione 10<br />
I valori della bio<strong>di</strong>versità 12<br />
Le antiche varietà locali <strong>di</strong> alberi da frutto 18<br />
Schede varietali 22<br />
Albicocco 24<br />
C<strong>il</strong>iegio 26<br />
C<strong>il</strong>iegio Amaro 28<br />
Fico 30<br />
Melo 44<br />
Pero 68<br />
Pesco 94<br />
Susino 98<br />
Vite 102<br />
Tecnica colturale 105<br />
Schede tecniche delle specie 117<br />
Melo 118<br />
Pero 123<br />
Susino 127<br />
Albicocco 131<br />
C<strong>il</strong>iegio 134<br />
Percorsi <strong>di</strong> valorizzazione dell’agro-bio<strong>di</strong>versità 137<br />
Riferimenti normativi in materia <strong>di</strong> attività vivaistica 140<br />
In<strong>di</strong>rizzi ut<strong>il</strong>i 141<br />
Autori 142<br />
Volumi pubblicati nella collana Pr.I.M.V.A.V.E.R.A. 143<br />
7
Presentazione<br />
Questa pubblicazione arricchisce la collana “Pr.I.M.A.V.E.R.A.”,<br />
nata nel 1998 come strumento e<strong>di</strong>toriale del Servizio Agricoltura<br />
e Foreste della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Lecco</strong> per contribuire a <strong>di</strong>vulgare l’agricoltura<br />
lecchese, a farla conoscere e apprezzare dall’opinione<br />
pubblica e per offrire contributi e stimoli innovativi agli operatori<br />
del settore.<br />
Quello delle antiche varietà <strong>di</strong> alberi da frutto è certamente un<br />
tema non privo <strong>di</strong> nostalgia per quelli <strong>di</strong> una certa età, mentre in<br />
altri può fac<strong>il</strong>mente indurre accattivanti suggestioni. Nulla <strong>di</strong><br />
male in tutto ciò purché non si trascuri che la ricerca continua <strong>di</strong><br />
un equ<strong>il</strong>ibrio stab<strong>il</strong>e e duraturo dei sistemi biologici e socio-culturali<br />
si basa proprio sulla capacità evolutiva, sul <strong>di</strong>namismo e<br />
sull’adattamento che essi esprimono.<br />
Non vi è dubbio che la salvaguar<strong>di</strong>a delle antiche varietà <strong>di</strong> frutta<br />
<strong>di</strong>ffuse localmente è connessa ad una molteplicità <strong>di</strong> aspetti,<br />
fra cui quelli ecologici e storico-culturali; tuttavia, l’interesse con<br />
cui l’Assessorato alle Attività Produttive (entro cui è collocata l’agricoltura)<br />
affronta questo tema ha un particolare riguardo per<br />
le implicazioni economiche e produttive. Queste e numerose<br />
altre implicazioni (scientifiche, educative, culturali, ricreative ed<br />
estetiche), danno conto della <strong>di</strong>mensione globale del tema, sebbene<br />
<strong>di</strong> volta in volta gli operatori priv<strong>il</strong>egeranno l’una o l’altra.<br />
Con <strong>il</strong> progetto “Agritur”, già dal 2001 la <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Lecco</strong> si è<br />
assunta <strong>il</strong> compito <strong>di</strong> porre attenzione al tema dell’agro-bio<strong>di</strong>versità<br />
all’interno <strong>di</strong> una logica economica, considerandola cioè<br />
una risorsa ut<strong>il</strong>e alle prospettive <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo dell’agricoltura loca-<br />
8
le e alcune aziende agricole, raccogliendo lo stimolo fornito, si<br />
sono mosse per costruire “giar<strong>di</strong>ni della bio<strong>di</strong>versità”.<br />
Oggi, con questa pubblicazione, consegniamo agli agricoltori<br />
lecchesi uno strumento più ricco, nel quale auspichiamo possano<br />
trovare conoscenze e stimoli ut<strong>il</strong>i per collocare all’interno dei<br />
loro programmi aziendali anche la coltivazione delle antiche<br />
varietà locali. Con esse possono realizzare prodotti alimentari,<br />
sv<strong>il</strong>uppare progetti <strong>di</strong>dattici, culturali, ricreativi e <strong>di</strong> riqualificazione<br />
del paesaggio agrario e contribuire anche alla conservazione<br />
<strong>di</strong> un patrimonio genetico e culturale che altrimenti si rischia<br />
<strong>di</strong> perdere.<br />
Questo lavoro cre<strong>di</strong>amo possa essere <strong>di</strong> stimolo anche ai consumatori,<br />
auspicando che induca loro ad una maggiore consapevolezza<br />
nei comportamenti e nelle scelte <strong>di</strong> consumo alimentare,<br />
per valorizzare i prodotti del territorio e mantenere vitale l’agricoltura<br />
locale.<br />
Infine rivolgiamo un invito a tutti, affinché contribuiscano con<br />
segnalazioni, informazioni e conoscenze, ad arricchire questa<br />
ricerca.<br />
Dicembre 2006<br />
Italo Bruseghini<br />
Vice Presidente e Assessore alle Attività Produttive<br />
della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Lecco</strong><br />
9
Introduzione<br />
La stab<strong>il</strong>ità della natura si fonda sulla <strong>di</strong>versità. Negli agro-ecosistemi<br />
l'erosione della bio<strong>di</strong>versità è molto accentuata, tanto<br />
che la coltivazione si è ridotta a un numero esiguo <strong>di</strong> specie con<br />
una base genetica molto ristretta. Il 95% del fabbisogno alimentare<br />
complessivo è assicurato da circa trenta specie vegetali,<br />
delle quali poche (grano, riso, mais, miglio, patata, soia) costituiscono<br />
la maggior parte della <strong>di</strong>eta della popolazione umana e<br />
solo tre (riso, mais e frumento) forniscono quasi <strong>il</strong> 60% delle<br />
calorie ricavate dalle piante. In questi semplici numeri risiede<br />
non solo la semplificazione degli ambienti <strong>di</strong> coltivazione, ma<br />
anche una certa precarietà della base su cui poggia l’agricoltura,<br />
che deve essere sostenuta dall’esterno con concimi e prodotti<br />
chimici per la <strong>di</strong>fesa delle piante. È noto, infatti, che i sistemi territoriali<br />
agricoli <strong>di</strong>ventano tanto più instab<strong>il</strong>i e insostenib<strong>il</strong>i<br />
quanto più si riduce la loro complessità.<br />
La semplificazione biologica dei sistemi produttivi deriva perlopiù<br />
da un approccio culturale allo sv<strong>il</strong>uppo, che si muove nella<br />
stessa <strong>di</strong>rezione, come evidenzia la scienziata in<strong>di</strong>ana Vandana<br />
Shiva, nel suo libro “Monocolture delle mente” (Bollati<br />
Boringhieri, Torino 1995): “La principale minaccia alla <strong>di</strong>versità<br />
deriva dall'abitu<strong>di</strong>ne a pensare in termini <strong>di</strong> monocolture, quelle<br />
che io chiamo «monocolture della mente». Le monocolture<br />
della mente cancellano la percezione della <strong>di</strong>versità e insieme la<br />
<strong>di</strong>versità stessa.”<br />
Per assicurare una più ampia base <strong>di</strong> <strong>di</strong>versità biologica degli<br />
agro-ecosistemi sono ut<strong>il</strong>i tanto la policoltura quanto la coltiva-<br />
10
zione <strong>di</strong> numerose varietà, fra cui anche quelle <strong>di</strong> importanza<br />
locale <strong>di</strong> cui quasi sempre se ne ignora l’esistenza, benché a<br />
<strong>di</strong>spetto dell’abbandono resistano in recessi <strong>di</strong>menticati. Questa<br />
pubblicazione vuole proprio rompere <strong>il</strong> muro dell’in<strong>di</strong>fferenza su<br />
queste risorse, che al tempo stesso sono culturali, economiche e<br />
biologiche per provare a costruire, anche con esse, nuovi percorsi<br />
<strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo dell’agricoltura locale. Questo contributo si colloca<br />
in questa prospettiva e tuttavia non è da meno l’intento <strong>di</strong> dare<br />
all’agricoltura, nella sua evoluzione, anche <strong>il</strong> compito <strong>di</strong> mantenere<br />
viva la memoria della comunità, nel suo continuo mutare e<br />
<strong>di</strong>venire.<br />
Con questo lavoro si intende mettere a <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> tutti una<br />
prima base <strong>di</strong> conoscenza delle vecchie varietà frutticole un<br />
tempo coltivate e ancora presenti nel territorio lecchese. Essa è<br />
frutto <strong>di</strong> anni <strong>di</strong> ricerca appassionata, tuttavia non priva <strong>di</strong> lacune<br />
che potranno essere colmate con <strong>il</strong> contributo <strong>di</strong> quanti<br />
hanno a cuore <strong>il</strong> mantenimento <strong>di</strong> questo importante patrimonio,<br />
del vivaista e giar<strong>di</strong>niere Leopoldo Tommasi.<br />
Il libro presenta le schede delle vecchie varietà appartenenti a<br />
<strong>di</strong>verse specie frutticole che sono state “scoperte” nel territorio<br />
lecchese, in varie situazioni; fornisce inoltre elementi <strong>di</strong> tecnica<br />
della coltivazione, principalmente con <strong>il</strong> metodo dell’agricoltura<br />
biologica, per dare modo a chi è interessato <strong>di</strong> adoperarsi concretamente<br />
per la loro conservazione e, infine, suggerisce brevemente<br />
alcuni mo<strong>di</strong> per avviare con queste risorse attività <strong>di</strong> valorizzazione<br />
economica e produttiva.<br />
11
I valori della bio<strong>di</strong>versità<br />
In m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> anni dalla comparsa della vita sulla terra le specie animali e vegetali<br />
hanno subito mo<strong>di</strong>fiche, adattamenti ed estinzioni. Questi fenomeni,<br />
legati ai gran<strong>di</strong> mutamenti ambientali succedutisi durante la lunga storia<br />
geologica del pianeta, hanno portato alla formazione <strong>di</strong> un ricchissimo patrimonio<br />
genetico, vegetale e animale, che noi chiamiamo bio<strong>di</strong>versità.<br />
L’articolo 2 della Convenzione sulla <strong>di</strong>versità biologica <strong>di</strong> Rio de Janeiro (1992)<br />
definisce la bio<strong>di</strong>versità come “la variab<strong>il</strong>ità degli organismi viventi <strong>di</strong> qualsiasi<br />
fonte, inclusi, tra l'altro, gli ecosistemi terrestri, marini e gli altri ecosistemi<br />
acquatici e i complessi ecologici dei quali fanno parte; essa comprende<br />
la <strong>di</strong>versità all'interno <strong>di</strong> ogni specie, tra le specie e degli ecosistemi”.<br />
Il tema trattato in questo <strong>volume</strong> è quin<strong>di</strong> particolarmente complesso, sia<br />
sotto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o scientifico, sia per le molteplici implicazioni che esso può avere,<br />
come si evidenzierà in seguito.<br />
La complessità scientifica, qui solo ricordata, deriva dal fatto che i fattori che<br />
influenzano la <strong>di</strong>versità biologica <strong>di</strong> una popolazione 1 , <strong>di</strong> una comunità 2 o <strong>di</strong><br />
un’area geografica vasta sono numerosi e possono incidere in <strong>di</strong>versa misura,<br />
come ad esempio <strong>il</strong> clima, <strong>il</strong> caso, <strong>il</strong> grado <strong>di</strong> isolamento, le attività umane, <strong>il</strong><br />
<strong>di</strong>sturbo, la predazione, e numerosi altri che implicano l’adozione <strong>di</strong> modelli <strong>di</strong><br />
stu<strong>di</strong>o complessi.<br />
In questa sede, invece, preme occuparsi più <strong>di</strong>rettamente delle possib<strong>il</strong>i ricadute<br />
della <strong>di</strong>versità biologica sullo sv<strong>il</strong>uppo e, in particolare, su quello dell’agricoltura<br />
del territorio lecchese, prospettiva entro la quale è presentata la risorsa<br />
bio<strong>di</strong>versità.<br />
Per essere considerata una risorsa è necessario che la bio<strong>di</strong>versità sia percepita<br />
come un elemento appartenente al patrimonio naturale e culturale del territorio.<br />
In altre parole è necessario che <strong>il</strong> sistema locale intraveda ut<strong>il</strong>ità<br />
nell’impiego della bio<strong>di</strong>versità e la consideri una risorsa, potenziale o<br />
attuale. Il concetto <strong>di</strong> risorsa, infatti, non è assoluto; esso è relativo all’impie-<br />
1. Insieme <strong>di</strong> organismi <strong>di</strong> una determinata specie che vivono in un determinato territorio.<br />
2. Insieme <strong>di</strong> specie (biocenosi) che vivono in un determinato territorio (biotopo).<br />
12
go, in un determinato momento storico, <strong>di</strong> un<br />
elemento da parte <strong>di</strong> un sistema per trarne<br />
vantaggi. Questo si può fac<strong>il</strong>mente intuire<br />
osservando alcuni fenomeni <strong>di</strong> vasta portata<br />
che si sono verificati in recenti perio<strong>di</strong> storici,<br />
nei quali l’evoluzione dello sv<strong>il</strong>uppo ha <strong>di</strong>versamente<br />
considerato alcuni insiemi <strong>di</strong> elementi.<br />
È questo, ad esempio, <strong>il</strong> caso dell’abbandono<br />
dell’ut<strong>il</strong>izzazione dei boschi, dei castagneti da<br />
frutto e <strong>di</strong> numerosi alpeggi; dell’abbandono<br />
della coltivazione <strong>di</strong> aree montane e marginali<br />
e, per stare <strong>di</strong> più dentro <strong>il</strong> tema del <strong>volume</strong>,<br />
dell’abbandono della coltivazione delle vecchie<br />
varietà <strong>di</strong> frutta locali, soppiantate da quelle moderne. Non vi è dubbio che in<br />
un tempo anche recente le comunità locali abbiano considerato e usato questi<br />
elementi come fondamentali risorse, legate non poco alla loro stessa possib<strong>il</strong>ità<br />
<strong>di</strong> sopravvivenza, ma <strong>di</strong> essi oggi la popolazione ha una <strong>di</strong>versa percezione.<br />
L’idea che un insieme <strong>di</strong> elementi rappresenti una risorsa, quin<strong>di</strong>, varia<br />
nel tempo e nello spazio e questa variab<strong>il</strong>ità è connessa tanto ai modelli<br />
sociali e culturali che presiedono allo sv<strong>il</strong>uppo, quanto alla capacità tecnologica<br />
della società <strong>di</strong> ut<strong>il</strong>izzare la risorsa stessa.<br />
La bio<strong>di</strong>versità in quanto risorsa ha più <strong>di</strong>mensioni, che sono bene evidenziate<br />
nel preambolo alla Convenzione <strong>di</strong> Rio de Janeiro, nel quale le parti contraenti<br />
si <strong>di</strong>cono consapevoli “del valore intrinseco della <strong>di</strong>versità biologica e<br />
dei valori ecologici, genetici, sociali, economici, scientifici, educativi, culturali,<br />
ricreativi ed estetici della <strong>di</strong>versità biologica e delle sue componenti”.<br />
Per metterne in evidenza i contenuti è opportuno, pertanto, richiamare alcuni<br />
<strong>di</strong> tali valori, che si ritengono prestarsi ut<strong>il</strong>mente a collocare la bio<strong>di</strong>versità<br />
nella prospettiva <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo locale prima richiamata.<br />
Il valore culturale<br />
Un aspetto particolarmente importante del rapporto dello sv<strong>il</strong>uppo con la bio<strong>di</strong>versità/agro-bio<strong>di</strong>versità<br />
è quello legato alla <strong>di</strong>mensione culturale. Si cita<br />
13
volutamente al primo posto, contrariamente<br />
a quanto spesso accade, per marcare<br />
la valenza identitaria delle varietà locali,<br />
che non sono solo un supporto per i geni<br />
che prima o poi potranno tornare ut<strong>il</strong>i nel<br />
lavoro <strong>di</strong> selezione (valore scientifico), ma<br />
rappresentano un luogo, un tempo e una<br />
comunità, che li ha “costruiti” in un rapporto<br />
<strong>di</strong>namico <strong>di</strong> scambio. La cultura<br />
materiale dell’uomo è infatti strettamente<br />
connessa agli usi delle risorse naturali<br />
locali ed alle funzioni a cui esse assolvono,<br />
con riferimento ai valori etici, simbolici,<br />
sociali e religiosi. Questa connessione<br />
genera una relazione a doppio senso: da<br />
un lato la comunità definisce <strong>il</strong> proprio orizzonte culturale in rapporto<br />
alle risorse naturali <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i, ma dall’altro opera su <strong>di</strong> esse profonde<br />
mo<strong>di</strong>ficazioni per sod<strong>di</strong>sfare i bisogni avvertiti all’interno del proprio<br />
universo <strong>di</strong> riferimento. Attraverso la selezione, ad esempio, la comunità<br />
<strong>di</strong>versifica <strong>il</strong> patrimonio varietale delle piante coltivate 3 , alterando <strong>di</strong>rettamente<br />
e in<strong>di</strong>rettamente gli equ<strong>il</strong>ibri naturali originari, che si ripercuotono a<br />
loro volta sull’assetto ecologico, economico e sociale <strong>di</strong> un territorio.<br />
Fino alla metà del secolo scorso <strong>il</strong> rapporto della comunità con le risorse<br />
locali è stato molto stretto, tanto che possiamo pensare l’agricoltura come<br />
un processo storico <strong>di</strong>namico all’interno del quale si è determinata una coevoluzione<br />
dell’uomo con le piante coltivate e gli animali allevati, che crea<br />
valori materiali e <strong>di</strong> scambio (valori economici), valori socio-culturali (<strong>di</strong><br />
conoscenza, <strong>di</strong> tipo simbolico, linguistico, <strong>di</strong> organizzazione sociale, ecc) e<br />
anche valori ecologici, strettamente connessi alle risorse locali. Oggi <strong>il</strong> <strong>di</strong>stacco<br />
sempre più marcato dalle risorse locali, per effetto della globalizzazione,<br />
non può che avere conseguenze anche sul piano culturale. Per rendere<br />
più imme<strong>di</strong>ato <strong>il</strong> senso <strong>di</strong> questo fenomeno si consideri quante delle<br />
3. Con la selezione si cerca <strong>di</strong> ottenere varietà con caratteri funzionali ai bisogni del tempo, come ad esempio<br />
la <strong>di</strong>versa epoca <strong>di</strong> maturazione per avere frutta fresca per più lunghi perio<strong>di</strong> dell’anno, l’adattamento a<br />
<strong>di</strong>versi siti <strong>di</strong> coltivazione per sfruttare al meglio gli spazi come giar<strong>di</strong>ni, fasce <strong>di</strong> <strong>di</strong>visione fra i campi, oppure<br />
<strong>il</strong> <strong>di</strong>verso portamento per assolvere ad altre funzioni quali <strong>il</strong> tutoraggio delle viti, ecc.<br />
14
parole popolari, che i vecchi agricoltori ut<strong>il</strong>izzavano per identificare le piante,<br />
sono ancora note anche fra gli attuali agricoltori. Dal momento che un<br />
nome non è solo un “co<strong>di</strong>ce” per in<strong>di</strong>care qualcosa, ma esprime una relazione<br />
intima e <strong>di</strong>retta con essa, un’identità, e contiene uno specifico sapere, la<br />
minore conoscenza derivante dal minore uso della cosa stessa determina<br />
anche una per<strong>di</strong>ta culturale che si esprime in una minore capacità linguistica<br />
(“Le monocolture della mente cancellano la percezione della <strong>di</strong>versità e<br />
insieme la <strong>di</strong>versità stessa”). Con <strong>il</strong> tempo anche i prodotti alimentari, le<br />
modalità <strong>di</strong> preparazione e <strong>di</strong> consumo sono cambiati; la <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong><br />
frutta in qualunque stagione proveniente dai paesi dell’altro emisfero, ad<br />
esempio, oltre che rappresentare un fattore <strong>di</strong> concorrenza sul piano economico<br />
con i prodotti locali, ha mo<strong>di</strong>ficato <strong>il</strong> rapporto <strong>di</strong> consumo, con per<strong>di</strong>ta<br />
anche in questo caso <strong>di</strong> valori culturali legati ad elementi simbolici e<br />
rituali, scar<strong>di</strong>nati dalla destagionalizzazione del consumo.<br />
Il valore economico<br />
Un’altra <strong>di</strong>mensione fondamentale della bio<strong>di</strong>versità è quella economica,<br />
legata cioè ai benefici derivanti dal valore del capitale naturale insito in essa.<br />
Alla bio<strong>di</strong>versità è connessa sia la produzione <strong>di</strong> beni materiali, <strong>il</strong> cui<br />
go<strong>di</strong>mento ne determina <strong>il</strong> consumo (prodotti alimentari, prodotti <strong>di</strong> uso terapeutico,<br />
legname, fibre, fiori, ecc), ai quali<br />
è associato un valore d’uso e <strong>di</strong> mercato,<br />
sia la produzione <strong>di</strong> beni immateriali<br />
che pur godendoli non si consumano,<br />
quali ad esempio <strong>il</strong> paesaggio agrario e<br />
l’attrattività turistico-ricreativa del territorio.<br />
Anche <strong>il</strong> potenziale uso futuro <strong>di</strong> una<br />
risorsa, cioè <strong>il</strong> valore d’opzione, costituisce<br />
un elemento <strong>di</strong> r<strong>il</strong>evanza economica, che<br />
nel caso delle risorse genetiche assume<br />
particolare importanza poiché con lo sv<strong>il</strong>uppo<br />
delle biotecnologie l’uso dei geni<br />
può essere realizzato in tempi anche<br />
abbastanza ristretti.<br />
15
La piena comprensione e l’efficace valorizzazione della <strong>di</strong>mensione economica<br />
della bio<strong>di</strong>versità può costituire la chiave <strong>di</strong> volta per avviare concrete azioni<br />
<strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a del patrimonio genetico <strong>di</strong> interesse agrario. In questa prospettiva<br />
è necessario, quin<strong>di</strong>, avere percezione dell’agro-bio<strong>di</strong>versità come<br />
risorsa. È cioè necessario riconoscere <strong>il</strong> suo valore complesso collegato ai beni<br />
alimentari, ai servizi ambientali e culturali e che può intrecciare i temi dei prodotti<br />
tipici e <strong>di</strong> qualità, del paesaggio agrario, del turismo e dell’agriturismo,<br />
della formazione e dell’educazione alimentare e ambientale, dell’artigianato<br />
agro-alimentare e dei prodotti non alimentari.<br />
Il valore etico<br />
Altri valori associab<strong>il</strong>i alla bio<strong>di</strong>versità, <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e quantificazione in quanto<br />
meno tangib<strong>il</strong>i <strong>di</strong> quelli materiali e perciò riferib<strong>il</strong>i più ad un sistema <strong>di</strong> valori<br />
etici, morali e politici, sono i cosiddetti valori <strong>di</strong> non uso, nei quali rientrano <strong>il</strong><br />
valore <strong>di</strong> esistenza e <strong>il</strong> valore <strong>di</strong> ere<strong>di</strong>tà.<br />
Il valore <strong>di</strong> esistenza è connesso al riconoscimento <strong>di</strong> un valore in sé delle specie<br />
viventi, in<strong>di</strong>pendentemente dal fatto che siano o meno ut<strong>il</strong>i a sod<strong>di</strong>sfare<br />
bisogni della specie umana, mentre <strong>il</strong> valore <strong>di</strong> ere<strong>di</strong>tà è connesso al lascito,<br />
alle future generazioni, <strong>di</strong> risorse genetiche <strong>di</strong> cui potere <strong>di</strong>sporre per sod<strong>di</strong>sfare<br />
i propri bisogni. A questi due valori è legato <strong>il</strong> principio <strong>di</strong> equità intergenerazionale<br />
che presuppone, nell’ottica della sostenib<strong>il</strong>ità dello sv<strong>il</strong>uppo, <strong>di</strong><br />
lasciare alle generazioni future un capitale naturale non inferiore a quello<br />
attuale. Nell’introduzione al Piano nazionale sulla bio<strong>di</strong>versità <strong>il</strong> Comitato <strong>di</strong><br />
Consulenza per la Bio<strong>di</strong>versità e la Bioetica scrive, infatti, che “La conservazione<br />
della bio<strong>di</strong>versità è un imperativo etico perché rappresenta non solo un<br />
bene da <strong>di</strong>fendere e da trasmettere alle generazioni future per <strong>il</strong> miglioramento<br />
della qualità della vita, ma anche un bene in sé stesso, che ha <strong>il</strong> <strong>di</strong>ritto<br />
alla propria esistenza”<br />
Il valore ecologico<br />
Per completare <strong>il</strong> quadro dei valori connessi alla bio<strong>di</strong>versità occorre accennare,<br />
sia pure sommariamente, alla sua <strong>di</strong>mensione ecologica, mettendo in evidenza<br />
la sua importanza in relazione al funzionamento dei cicli vitali che si<br />
16
esprimono ai <strong>di</strong>versi livelli in cui sono organizzati gli esseri viventi, dalla specie<br />
all’ecosistema.<br />
È noto che la presenza <strong>di</strong> variab<strong>il</strong>ità genetica all’interno <strong>di</strong> una specie favorisce<br />
<strong>il</strong> suo adattamento all’ambiente, perché nei <strong>di</strong>versi genotipi presenti risiede<br />
una maggiore possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> combinazioni genetiche favorevoli. Una popolazione<br />
geneticamente uniforme è sottoposta a maggiori rischi <strong>di</strong> un’altra<br />
nella quale sono presenti <strong>di</strong>versi genotipi, così come un ecosistema biologicamente<br />
semplificato è meno capace <strong>di</strong> fare fronte a fattori <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo esterni;<br />
ne deriva, perciò, che la conservazione della <strong>di</strong>versità biologica, a fronte delle<br />
variazioni ambientali, assicura agli ecosistemi un’alta capacità <strong>di</strong> superare<br />
eventi negativi (res<strong>il</strong>ienza). In altre parole la conservazione della bio<strong>di</strong>versità è<br />
una sorta <strong>di</strong> assicurazione sulla vita!<br />
In via schematica e conclusiva si può dunque affermare che la bio<strong>di</strong>versità:<br />
• è portatrice <strong>di</strong> valori e benefici <strong>di</strong> natura eterogenea, cioè ecologici, economici<br />
e socioculturali intrecciati fra <strong>di</strong> loro e non sempre fac<strong>il</strong>mente separab<strong>il</strong>i;<br />
• può essere funzionale allo sv<strong>il</strong>uppo locale se riconosciuta come risorsa e se<br />
inserita in una strategia <strong>di</strong> salvaguar<strong>di</strong>a e <strong>di</strong> uso sostenib<strong>il</strong>e dell’ambiente e<br />
del territorio;<br />
• è <strong>il</strong> risultato, nell’accezione specifica dell’agro-bio<strong>di</strong>versità, <strong>di</strong> un processo <strong>di</strong><br />
co-evoluzione tra l’uomo e l’ambiente rurale, dalla cui relazione (economica<br />
e culturale) si produce una gamma <strong>di</strong> prodotti locali <strong>di</strong>versi che costituiscono<br />
un patrimonio biologico, culturale sociale ed economico e che incorporano<br />
saperi, ab<strong>il</strong>ità artigianali, mestieri e tutto ciò che costituisce una<br />
trama viva <strong>di</strong> relazioni nel territorio rurale;<br />
• può rientrare in un percorso <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo locale nel quale l’agricoltura può<br />
assumere un ruolo centrale, sia attraverso i prodotti agroalimentari locali,<br />
sia me<strong>di</strong>ante l’attivazione <strong>di</strong> servizi connessi alla fruizione del territorio <strong>di</strong><br />
cui la bio<strong>di</strong>versità costituisce un patrimonio.<br />
17
Le antiche varietà locali<br />
<strong>di</strong> alberi da frutto 4<br />
Nei primi decenni del ‘900 l’affermarsi della frutticoltura moderna e intensiva<br />
ha portato al progressivo impoverimento del ricchissimo patrimonio varietale<br />
frutticolo del nostro paese. Per con<strong>di</strong>zioni geografiche e culturali l’Italia era<br />
infatti molto ricca <strong>di</strong> varietà e razze locali, drasticamente ridottesi sotto la<br />
spinta <strong>di</strong> un modello <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo agricolo e sociale che ha priv<strong>il</strong>egiato le cultivar<br />
delle specie arboree fruttifere selezionate in base alla fac<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> applicazione<br />
delle tecniche <strong>di</strong> coltivazione meccanizzata, alla produzione su larga<br />
scala, alla resistenza alla manipolazione, alla compatib<strong>il</strong>ità con i sistemi e i<br />
tempi <strong>di</strong> conservazione e <strong>di</strong> stoccaggio, alla preminenza attribuita ai criteri<br />
estetici e <strong>di</strong>mensionali del frutto.<br />
Questo lavoro costituisce un primo risultato <strong>di</strong> una ricerca che continua nel<br />
tempo e che intende affrontare quel particolare aspetto della bio<strong>di</strong>versità che<br />
si occupa delle antiche varietà <strong>di</strong> alberi da frutto <strong>di</strong> importanza locale. Si tratta<br />
<strong>di</strong> quelle varietà frutticole selezionate perlopiù nei secoli passati, soprattutto<br />
nelle zone collinari e montane, o che sono arrivate nel territorio per<br />
ragioni <strong>di</strong>verse e si sono adattate al clima ed al terreno. Con <strong>il</strong> tempo esse<br />
sono entrate a fare parte del contesto economico e sociale <strong>di</strong> cui sono un<br />
risultato, che nello stesso tempo hanno contribuito a determinare. Queste<br />
piante erano generalmente coltivate in vari luoghi, fra un campo e l’altro, nei<br />
pressi delle abitazioni, nei giar<strong>di</strong>ni, ecc., dove cioè risultavano funzionali e<br />
adattab<strong>il</strong>i. Esse sono caratterizzate da rusticità, resistenza alle avversità e in<br />
alcuni casi da buona conservab<strong>il</strong>ità durante <strong>il</strong> periodo invernale; erano impiegate<br />
per la ven<strong>di</strong>ta e <strong>il</strong> consumo fresco dei prodotti, per la produzione <strong>di</strong><br />
marmellate, composte, mostarde, aceto, sidro, ecc., ottenuti con ricette <strong>di</strong> pre-<br />
4. Queste varietà, che non sono più sottoposte a coltivazione con finalità economica e <strong>di</strong> cui spesso si ignora la<br />
stessa esistenza, frequentemente sono in<strong>di</strong>cate anche come “tra<strong>di</strong>zionali” o “tipiche”. Abbiamo scelto <strong>di</strong> qualificarle<br />
come “antiche” perché spesso non corrispondono al concetto <strong>di</strong> “tra<strong>di</strong>zionale”, essendo uscite dall’uso<br />
quoti<strong>di</strong>ano o frequente e quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> fatto, uscite dalla tra<strong>di</strong>zione, intendendo con questo termine una pratica,<br />
un prodotto, un comportamento che origina da lontano ma è ancora vivo e vitale in una comunità; allo<br />
stesso modo non riteniamo appropriato qualificarle come “tipiche”, cioè “rispondenti ad un modello, a un<br />
tipo determinato”, perché sebbene presentino molti caratteri che li accomunino, <strong>di</strong> fatto una delle loro caratteristiche<br />
è l’esistenza <strong>di</strong> numerose varianti che si esprimono da un luogo all’altro.<br />
18
parazione locali, mentre lo scarto<br />
trovava impiego nell’alimentazione<br />
del bestiame, soprattutto dei<br />
maiali.<br />
Nei luoghi in cui vegetavano<br />
erano conosciute con un nome,<br />
che non <strong>di</strong> rado variava da luogo<br />
a luogo, a testimonianza che ciascuna<br />
comunità, ampia o ristretta,<br />
le riconosceva come appartenenti<br />
al proprio contesto <strong>di</strong> riferimento<br />
e le tramandava da una<br />
generazione all’altra considerandole<br />
un proprio patrimonio.<br />
La ricerca dei dati<br />
Melo Gnocca <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano (Montevecchia - Lc)<br />
I problemi che si pongono nell’in<strong>di</strong>viduazione delle antiche varietà sono<br />
numerosi e complessi, dovuti sia alla mancanza <strong>di</strong> un registro ufficiale dal<br />
quale ricavare le necessarie informazioni (botaniche e pomologiche), sia alla<br />
carenza <strong>di</strong> informazioni assumib<strong>il</strong>i presso istituzioni <strong>di</strong> ricerca.<br />
La ricerca e la raccolta dei dati è, pertanto, un lavoro piuttosto complesso, che<br />
dura nel tempo ed avviene nei luoghi più <strong>di</strong>sparati; è un processo che spesso<br />
continua negli anni e che si arricchisce e si aggiorna continuamente. Esso<br />
sostanzialmente è sud<strong>di</strong>viso nelle seguenti fasi:<br />
• In<strong>di</strong>viduazione degli esemplari, che avviene con sopralluoghi in un determinata<br />
zona, possib<strong>il</strong>mente accompagnati da persone che conoscono i luoghi,<br />
su invito del proprietario della pianta o su segnalazione <strong>di</strong> qualche<br />
appassionato. Sebbene si sia prodotta con <strong>il</strong> tempo una generale per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />
interesse per le piante da frutto nel territorio lecchese, non mancano estimatori<br />
delle antiche varietà che hanno conservato in vari luoghi esemplari<br />
delle stesse. Quasi sempre si tratta <strong>di</strong> piante molto vecchie, alcune anche <strong>di</strong><br />
oltre un secolo. A volte capita <strong>di</strong> imbattersi in esemplari ormai unici e in cattive<br />
con<strong>di</strong>zioni, per cui si rende urgente la riproduzione in tempi brevi, pena<br />
la per<strong>di</strong>ta definitiva della varietà.<br />
19
• Valutazioni sommarie iniziali, che consistono:<br />
• in una prima valutazione della pianta, per stab<strong>il</strong>ire in via provvisoria se si<br />
tratta effettivamente <strong>di</strong> una vecchia varietà e non <strong>di</strong> un semenzale selvatico;<br />
• in una verifica delle sue con<strong>di</strong>zioni generali ( con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute, età<br />
approssimativa, <strong>volume</strong>, portamento, ecc);<br />
• in una prima valutazione del frutto, riprendendolo fotograficamente ed<br />
esaminandone forma, colore, <strong>volume</strong> e, se in stagione, le qualità organolettiche;<br />
• nell’acquisizione dal proprietario, o da fam<strong>il</strong>iari, conoscenti e vicini, <strong>di</strong><br />
notizie sul nome (anche <strong>di</strong>alettale), sull’epoca in cui è stata piantata, sull’ut<strong>il</strong>izzo<br />
dei frutti e altri dettagli.<br />
• nell’identificazione in mappa della pianta;<br />
• Identificazione, effettuata attraverso lo stu<strong>di</strong>o delle informazioni raccolte<br />
e dal confronto con fonti bibliografiche, foto e tavole antiche. Occorre rammentare<br />
che nel passato le varietà più meritevoli o adattab<strong>il</strong>i hanno viaggiato<br />
e si sono <strong>di</strong>ffuse in altri luoghi, assumendo spesso nomi <strong>di</strong>versi; inoltre,<br />
<strong>di</strong> moltissime varietà locali, solitamente conosciute in aree molto<br />
ristrette, spesso si è persa ogni memoria. È questa la fase più delicata del<br />
lavoro, poiché in alcuni casi l’evidenza <strong>di</strong> una o più caratteristiche rendono<br />
sicuro <strong>il</strong> riconoscimento <strong>di</strong> una varietà. In altri casi ci si imbatte in varietà <strong>di</strong><br />
cui non si <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> informazioni<br />
e l’identificazione risulta particolarmente<br />
complessa e laboriosa,<br />
richiedendo lunghi stu<strong>di</strong> soprattutto<br />
dei vecchi testi per raccogliere<br />
tanti frammenti <strong>di</strong> informazioni<br />
che insieme possono portare<br />
all’identificazione. Come fanno<br />
notare anche molti autori del passato,<br />
i casi <strong>di</strong> somiglianza, omonimia5<br />
, sinonimia6 ed errori, ripetuti<br />
nel susseguirsi delle pubblicazioni,<br />
Melo Gnocca (Oggiono - Lc)<br />
5. Varietà <strong>di</strong>verse in<strong>di</strong>cate con lo stesso nome.<br />
6. La stessa varietà in<strong>di</strong>cata con nomi <strong>di</strong>versi.<br />
20
sono numerosi e possono portare ad errate<br />
identificazioni. Nei casi in cui le informazioni<br />
raccolte sull’identità <strong>di</strong> una varietà<br />
sono parziali o non completamente<br />
esaurienti, nelle schede si è scelto <strong>di</strong><br />
riportare le notizie presunte, sempre in<br />
forma dubitativa.<br />
Una delle principali fonti storiche a cui si fa<br />
riferimento è Giorgio Gallesio, <strong>di</strong>plomatico<br />
e cultore della materia che tra <strong>il</strong> 1810 e <strong>il</strong><br />
1839 sv<strong>il</strong>uppò una accurata ricerca sulle<br />
varietà <strong>di</strong> piante da frutto <strong>di</strong>ffuse in buona<br />
parte dell’Italia, riportata ne I Giornali dei<br />
Viaggi e nel trattato Pomona Italiana.<br />
L’autore intraprese una lunga serie <strong>di</strong> viaggi scientifici acquisendo una straor<strong>di</strong>naria<br />
competenza pomologica e descrivendo i fruttiferi, gli olivi, le viti e gli<br />
agrumi <strong>di</strong> un territorio esteso da Napoli a tutta l’Italia centrale e settentrionale.<br />
La stampa della Pomona italiana iniziò a partire dal 1817 e con quest’opera<br />
l’autore intendeva eguagliare <strong>il</strong> Traité des arbres fruitiers del francese Henry<br />
Louis Duhamel du Monceau, che aveva riscosso uno straor<strong>di</strong>nario successo.<br />
Nel <strong>di</strong>ario del Gallesio ricorrono continui riferimenti a possib<strong>il</strong>i casi <strong>di</strong> omonimia<br />
e sinonimia, per <strong>di</strong>rimere i quali egli si affidava oltre che alla sua competenza<br />
tassonomica7 Pero Curato (Rovagnate - Lc)<br />
, al parere degli “intelligenti” e alle poche collezioni varietali<br />
allora <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i, fra le quali quella <strong>di</strong> Boboli e soprattutto <strong>di</strong> quella personale.<br />
Ciò nonostante, risultano frequenti i casi <strong>di</strong> dubbia in<strong>di</strong>viduazione<br />
varietale, conseguente anche alle <strong>di</strong>verse caratteristiche che spesso presentano<br />
piante della stessa varietà coltivate in ambienti <strong>di</strong>fferenti. La sua opera<br />
rappresenta perciò un’irrinunciab<strong>il</strong>e fonte <strong>di</strong> informazione sul patrimonio<br />
frutticolo dell’Italia del primo Ottocento e un punto <strong>di</strong> riferimento anche per<br />
le attuali ricerche.<br />
7. Si riferisce alla classificazione, in questo caso delle piante.<br />
21
Schede<br />
varietali<br />
22
ALBICOCCO<br />
(Prunus armeniaca L.)<br />
Varietà: ALBICOCCO TENTORIO<br />
CILIEGIO<br />
(Prunus avium)<br />
Varietà: MAGGENGA<br />
CILIEGIO AMARO<br />
(Prunus cerasus)<br />
Varietà: MARENUN<br />
FICO<br />
(Ficus carica L)<br />
Varietà: BRIANZOLO<br />
Varietà: LUNGHET<br />
Varietà: MADÖNA<br />
Varietà: MUREL<br />
Varietà: RIMES<br />
Varietà: ROSSO LOMBARDO<br />
Varietà: VERDESE<br />
MELO<br />
(Malus domestica Borkh.)<br />
Varietà: CALVILLA DI MONTEVECCHIA<br />
Varietà: CHAMPAGNIN<br />
Varietà: COLOMBINA DI PASSONINO<br />
Varietà: FRASCONA BRIANZOLA<br />
Varietà: POM ZUCHERET<br />
Varietà: POMELLA DI MONTEVECCHIA<br />
Varietà: POMELLA<br />
DI MONTEVECCHIA ROSSA<br />
Varietà: POMELLA STRIATA<br />
Varietà: RAMBOUR MONTEVECCHIA<br />
23<br />
Varietà: RENETTA CHAMPAGNE<br />
Varietà: SAN GIOVANNI (Melo nano)<br />
Varietà: VIOLA DI MONTEVECCHIA<br />
PERO<br />
(Pyrus communis L.)<br />
Varietà: BÜTER<br />
Varietà: CAMPANA<br />
DI VALGREGHENTINO<br />
Varietà: CATILLAC<br />
Varietà: CURATO<br />
Varietà: GENTILE DI PASSONINO<br />
Varietà: GNOCCA<br />
Varietà: GNOCCA DI MILANO<br />
Varietà: LIMONA ESTIVA<br />
Varietà: LIMUNZET<br />
Varietà: MOSCATELLO<br />
DI VALGREGHENTINO<br />
Varietà: PER NESPOL<br />
Varietà: PER RUGEN<br />
Varietà: RUGEN PRECOCE<br />
PESCO<br />
(Prunus persica Batsch.)<br />
Varietà: COSTONE<br />
Varietà: SAN LORENZO ROSSO<br />
SUSINO<br />
(Prunus domestica)<br />
Varietà: PRUGNINO GIALLO<br />
DELLA BRIANZA<br />
Varietà: VIOLETTA DI LECCO<br />
VITE<br />
(Vitis vinifera L.)
Origine<br />
Sconosciuta.<br />
Varietà proveniente da un vecchio albicocco <strong>di</strong> circa 80-100 anni, ormai quasi<br />
morente, in<strong>di</strong>viduato nel comune <strong>di</strong> Valgreghentino (<strong>Lecco</strong>).<br />
La varietà è stata identificata con <strong>il</strong> nome del proprietario, prof. Tentorio,<br />
essendo sconosciuto <strong>il</strong> suo nome originale.<br />
La pianta, che fu probab<strong>il</strong>mente piantata dal nonno dell’attuale proprietario,<br />
cresce insieme a molte altre sul ciglio <strong>di</strong> un ronco <strong>di</strong> una piccola collinetta,<br />
nella proprietà della famiglia Tentorio.<br />
L’albero è maestoso ed imponente. Contrariamente a molte piante <strong>di</strong> melo e<br />
pero, l’albicocco non è una specie longeva e particolarmente vigorosa, tuttavia<br />
l’esemplare in<strong>di</strong>viduato è quello più grande e più vecchio fra le piante <strong>di</strong><br />
albicocco mai viste dall’autore.<br />
24<br />
Albicocco<br />
Prunus<br />
armeniaca L.<br />
Varietà:<br />
Albicocco<br />
Tentorio
Frutto<br />
Di pezzatura me<strong>di</strong>a, talvolta me<strong>di</strong>o-grossa, tondeggiante, leggermente allungato.<br />
Buccia poco pelosa, color giallo-paglierino, sfumata <strong>di</strong> rosso-carmino dal lato<br />
del sole.<br />
Polpa abbastanza soda, dolce, gustosa, intensamente profumata <strong>di</strong> pesca, con<br />
nocciolo anch'esso sim<strong>il</strong>e a quello <strong>di</strong> una pesca.<br />
Albero<br />
Vigoroso.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Maturazione<br />
20-30 giugno.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Per consumo fresco.<br />
Commenti<br />
Il proprietario ha provveduto a riprodurla.<br />
La varietà è conservata e in via <strong>di</strong> valutazione.<br />
25
Origine<br />
Sconosciuta.<br />
Eccellente varietà <strong>di</strong> c<strong>il</strong>iegia tenerina un tempo <strong>di</strong>ffusa in quasi tutte le province<br />
pedemontane delle Alpi lombarde centro-orientali.<br />
È molto apprezzata per la sua estrema precocità (è infatti una delle più precoci<br />
che si conosca) ed è ancora spora<strong>di</strong>camente presente nel territorio in vecchi<br />
e maestosi esemplari.<br />
Sinonimi<br />
Primaticcia.<br />
Frutto<br />
Me<strong>di</strong>o, generalmente tondo.<br />
Buccia <strong>di</strong> un bel color rosso vivo prima, via via più scuro, quasi nero, verso la<br />
completa maturazione.<br />
Polpa rosso-scura, tenera, dolce, sugosa, eccellente.<br />
26<br />
C<strong>il</strong>iegio<br />
Prunus avium<br />
Varietà:<br />
Maggenga
Albero<br />
Maestoso, molto vigoroso e produttivo.<br />
La sua estrema precocità permette <strong>di</strong> evitare l'attacco della mosca delle c<strong>il</strong>iegie.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Impollinatori<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Maturazione<br />
Scalare, dal 15-20 maggio circa.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Per consumo fresco e per succhi.<br />
Commenti<br />
Di questa eccellente varietà, un tempo molto conosciuta, se ne è quasi persa<br />
la memoria, rimangono solo i vecchi esemplari che, mano a mano che muoiono<br />
non vengono più sostituiti.<br />
La varietà è conservata e in via <strong>di</strong> valutazione.<br />
27
Origine<br />
Sconosciuta, probab<strong>il</strong>mente della Brianza.<br />
Probab<strong>il</strong>e ibrido tra c<strong>il</strong>iegio dolce e c<strong>il</strong>iegio acido.<br />
Un tempo piuttosto comune in tutta la zona pedemontana, dal comasco fino<br />
alla bergamasca e oltre.<br />
In uno dei suoi viaggi nell'allora Lombardo-Veneto, Giorgio Gallesio lasciò <strong>il</strong><br />
comasco la mattina del 2 ottobre 1821 <strong>di</strong>retto a M<strong>il</strong>ano; nel breve tragitto non<br />
aveva però mancato <strong>di</strong> annotare le varietà <strong>di</strong> frutti che si coltivavano nel territorio<br />
che attraversava: "Ho veduto nel comasco dei c<strong>il</strong>iegi Graffioni (Duroni),<br />
delle Amarene e degli Amarenoni, che sono mezze visciole... essi però gli<br />
hanno i rami dritti, mentre le amarene gli hanno pendoli e pare che vi sia una<br />
specie <strong>di</strong> catena <strong>di</strong> gradazioni che legano queste due varietà estreme".<br />
Sinonimi<br />
Amarenone.<br />
28<br />
C<strong>il</strong>iegio<br />
Amaro<br />
Prunus cerasus<br />
Varietà:<br />
Marenun
Frutto<br />
Abbastanza grosso, tondo, leggermente appiattito.<br />
Buccia rosso-scura, quasi nera, <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a consistenza.<br />
Polpa dello stesso colore della buccia, me<strong>di</strong>amente carnosa, succosa, gustosa,<br />
con un gradevolissimo equ<strong>il</strong>ibrio tra dolce e acidulo.<br />
Albero<br />
Molto vigoroso, abbastanza rustico, con portamento sim<strong>il</strong>e al c<strong>il</strong>iegio dolce.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Impollinatori<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Maturazione<br />
Luglio.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
È conosciuta come una delle migliori amarene per la conservazione sottospirito,<br />
ma ottima anche per <strong>il</strong> consumo fresco.<br />
Commenti<br />
Fa parte <strong>di</strong> quel particolare tipo <strong>di</strong> amarene che sono consumab<strong>il</strong>i anche fresche,<br />
poiché, contrariamente alla maggior parte delle c<strong>il</strong>iegie acide adatte solo<br />
per sciroppati o sotto spirito, hanno un rapporto tra dolce e acidulo che le<br />
rende piacevoli e gustose anche fresche.<br />
Come scriveva <strong>il</strong> Gallesio, ne esistono <strong>di</strong>verse varianti, a volte molto sim<strong>il</strong>i fra<br />
loro.<br />
La varietà è conservata e in via <strong>di</strong> valutazione.<br />
29
Origine<br />
Brianza.<br />
La prima citazione <strong>di</strong> questa varietà si deve a Giorgio Gallesio, che la descrive<br />
e la rappresenta su tavola nel I <strong>volume</strong> della Pomona Italiana (1817): "Il Fico<br />
Brianzolo è <strong>il</strong> fico priv<strong>il</strong>egiato del M<strong>il</strong>anese, ed è uno dei migliori fra i fichi<br />
Lombar<strong>di</strong>. È piccolo, cucurbiforme, ha buccia verde e polpa del color del vino:<br />
matura nel mese <strong>di</strong> settembre e appassisce sulla pianta". Successivamente ne<br />
accenna più volte sugli appunti presi durante i quattro viaggi che fece in<br />
Lombar<strong>di</strong>a e pubblicati postumi (Firenze 1995) ne I giornali dei viaggi:<br />
"M<strong>il</strong>ano, 15 settembre 1821 - Il fico Verdolino è un fico molto stimato e mi<br />
<strong>di</strong>cono si conosca nella Brianza sotto <strong>il</strong> nome <strong>di</strong> Passetto, ossia «vizzo»";<br />
"M<strong>il</strong>ano 30 settembre 1831 - Il Sig. Luigi Bisi si è pure incarricato <strong>di</strong> farmi <strong>il</strong><br />
<strong>di</strong>segno del Fico Ver<strong>di</strong>n <strong>di</strong> Brianza detto pure Passin o Briansol”.<br />
Circa un secolo dopo è riportato nella lista delle varietà italiane descritte da<br />
Domenico Tamaro su Trattato <strong>di</strong> frutticoltura (1925).<br />
Sinonimi<br />
Passet, Passin, Passo, Sciatel, Ver<strong>di</strong>n, Verdolino.<br />
30<br />
Fico<br />
Ficus carica L<br />
Varietà:<br />
Brianzolo
Frutto<br />
Piccolo, <strong>di</strong> forma sim<strong>il</strong>e ad una cipolla, un poco compresso.<br />
Buccia verde-scuro, sott<strong>il</strong>e ma tenace, consistente, già semi-secca alla maturazione<br />
perfetta. Polpa rossa, consistente, delicata, color del vino a piena<br />
maturazione, dolce, mielosa, molto gustosa, eccellente.<br />
Albero<br />
Di me<strong>di</strong>a vigoria, a portamento aperto.<br />
Le foglie sono generalmente tr<strong>il</strong>obate, a volte pentalobate.<br />
Fruttificazione<br />
Produce solo forniti.<br />
Maturazione<br />
Inizio settembre.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Uno dei migliori per consumo fresco e, sempre citando <strong>il</strong> Gallesio, in Brianza<br />
era principalmente destinato all'essiccazione.<br />
Commenti<br />
La tendenza ad appassire sulla pianta, caratteristica rara nei fichi del nord<br />
Italia, lo rende particolarmente adatto all’essiccazione.<br />
Da memorie orali raccolte, un tempo si usava inf<strong>il</strong>zare i frutti in un giovane<br />
ramo <strong>di</strong> salice che, chiuso ad anello, veniva poi appeso ad essiccare ad una<br />
trave. Un altro metodo consisteva nell’inf<strong>il</strong>zare i frutti su rami <strong>di</strong> biancospino<br />
o <strong>di</strong> prugnolo, lasciandoli essiccare nel sotto-tetto delle case. Con questi sistemi<br />
i fichi si conservano fino a Natale e oltre. A causa della fac<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> propagazione<br />
del fico, questa eccellente varietà è ancora abbastanza presente sul territorio,<br />
purtroppo si è persa la memoria della sua attitu<strong>di</strong>ne all’essiccazione.<br />
31
Origine<br />
Antica varietà lombarda <strong>di</strong>ffusa soprattutto nel comasco, nella Brianza lecchese<br />
e nella bergamasca.<br />
Una delle fonti storiche più preziose per conoscere questa pregevole vecchia<br />
varietà è I giornali dei viaggi <strong>di</strong> G. Gallesio. Nei quattro viaggi che egli fece nel<br />
Lombardo-Veneto (1821 e 1824) <strong>il</strong> fico Longhetto è una delle varietà più citate:<br />
"Bellagio 28 settembre 1821 - Fichi Longhetti, detti a Como fichi della<br />
Gotta: frutto sott<strong>il</strong>e, a buccia verde, a polpa rosiccio-chiara; sono comuni in<br />
Brianza"; "Griante 29 settembre 1821 - Il fico Longhetto è un fico verde,<br />
longo, sott<strong>il</strong>e, conosciuto a Mandello sotto <strong>il</strong> nome <strong>di</strong> San Peder perché fa fioroni<br />
molto primaticci"; "Bergamo 7 ottobre 1821 - Fico Longhet, detto ancora<br />
fico della Gotta: è questo lo stesso che con questi nomi ho trovato nel<br />
M<strong>il</strong>anese e nel Lago <strong>di</strong> Como: esso provvede i più abbondanti fioroni e in<br />
autunno la gran quantità <strong>di</strong> fichi che non sono senza prezzo quando si trovano<br />
nel loro punto <strong>di</strong> maturità... epoca in cui sono cercatissimi e mandati a<br />
M<strong>il</strong>ano."<br />
Sinonimi<br />
Della gotta, Longhet, Longhetto, Lunghin, San Peder, San Pietro.<br />
32<br />
Fico<br />
Ficus carica L<br />
Varietà:<br />
Lunghet
Fiorone<br />
Di piccola pezzatura, allungato, terminante in un collo lungo e sott<strong>il</strong>e.<br />
Buccia verde; polpa rosso-rosata, delicata, dolce, piacevolmente aromatica,<br />
eccellente.<br />
Fornito<br />
Sim<strong>il</strong>e al fiorone ma più piccolo. Polpa rossastra, molto dolce, più mielosa del<br />
fornito, altrettanto gustosa, aromatica ed eccellente.<br />
Albero<br />
Me<strong>di</strong>amente vigoroso.<br />
Maturazione<br />
Fiorone: dai primi <strong>di</strong> luglio.<br />
Fornito: verso la fine <strong>di</strong> agosto.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Per consumo fresco e da essiccare.<br />
Commenti<br />
Nonostante le sue piccole <strong>di</strong>mensioni, questo fico era, un tempo, molto<br />
apprezzato e coltivato anche per <strong>il</strong> commercio, poiché relativamente precoce,<br />
ma soprattutto produce anche fioroni. Nel clima del nord Italia, infatti, la produzione<br />
<strong>di</strong> fioroni (luglio) era quella priv<strong>il</strong>egiata, perché quella <strong>di</strong> forniti (settembre),<br />
a causa <strong>di</strong> eventuali piogge, era più a rischio. Altro pregio <strong>di</strong> questa<br />
varietà è che si presta all’essiccazione; va raccolto prima delle piogge e lasciato<br />
appassire su un ripiano <strong>di</strong> legno, in un locale ben areato.<br />
33
Origine<br />
Antica varietà lombarda, un tempo comune soprattutto nella fascia pedemontana,<br />
comprendente le province <strong>di</strong> Como, <strong>Lecco</strong> e Bergamo, ma presente<br />
anche nella zona <strong>di</strong> pianura sottostante, fino al m<strong>il</strong>anese.<br />
È più volte citata nella pubblicazione I giornali dei viaggi, <strong>di</strong> Giorgio Gallesio:<br />
“Como, 20 settembre 1821 - Il fico Madonna, che a Griante chiamano ancora<br />
Fico della Resta, è migliore <strong>di</strong> tutti questi (fichi) e vi è coltivato anche in quantità,<br />
specialmente vicino a Como: è questo <strong>il</strong> Fico Madonna <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano, <strong>di</strong> cui<br />
abbiamo già parlato, e che ho trovato pure nel Lago Maggiore e a Varese”.<br />
Sinonimi<br />
Della resta, Fig dla Madöna, Madonna.<br />
34<br />
Fico<br />
Ficus carica L<br />
Varietà:<br />
Madöna
Fornito<br />
Grosso, leggermente allungato, un pò panciuto. Buccia verde-chiaro, tendente<br />
al giallo a maturità. Polpa rossa, dolce, delicata, mielosa, aromatica, eccellente.<br />
Talvolta produce anche fioroni<br />
Albero<br />
Poco vigoroso, a portamento cespuglioso.<br />
Foglie in genere pentalobate, con lobi molto pronunciati.<br />
Maturazione<br />
Fine agosto - inizio settembre.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Per consumo fresco e per marmellate.<br />
Commenti<br />
Questa eccellente varietà, fortunatamente ancora presente sul territorio, è<br />
senz’altro consigliab<strong>il</strong>e per la coltivazione nei piccoli giar<strong>di</strong>ni o orti, ma anche<br />
per la produzione commerciale. Ha infatti due caratteristiche che rendono<br />
agevole la sua coltivazione anche in zone scomode come i terrazzamenti: produce<br />
frutti <strong>di</strong> qualità e <strong>di</strong> taglia apprezzab<strong>il</strong>e e la pianta ha una vigoria molto<br />
bassa, tanto che più che a un fico, assomiglia ad un grosso cespuglio.<br />
35
Origine<br />
Varietà locale della Brianza lecchese. Letteralmente Morello.<br />
Tra le varietà tra<strong>di</strong>zionali della zona è forse la più rara. Ancora presente, in rari<br />
esemplari, nel territorio del Parco <strong>di</strong> Montevecchia e della Valle del Curone<br />
(<strong>Lecco</strong>).<br />
Produce anche qualche fiorone che raramente riesce a maturare.<br />
36<br />
Fico<br />
Ficus carica L<br />
Varietà:<br />
Murel
Fornito<br />
Da me<strong>di</strong>o a me<strong>di</strong>o-piccolo, a forma <strong>di</strong> goccia, con picciolo abbastanza lungo.<br />
Buccia nero-violacea, abbastanza spessa, liscia, lucida, punteggiata <strong>di</strong> lenticelle<br />
chiare ed evidenti.<br />
Polpa rossa, me<strong>di</strong>amente mielosa, interamente dolce, lievemente aromatica.<br />
Produce anche fioroni, ma non si è potuto ancora valutare se vengono prodotti<br />
ogni anno e se sono qualitativamente accettab<strong>il</strong>i.<br />
Albero<br />
A una prima valutazione sembrerebbe essere <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a vigoria. È, in ogni caso,<br />
in via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Maturazione<br />
Settembre.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Per consumo fresco.<br />
Commenti<br />
Il Murel è una varietà lecchese <strong>di</strong> cui si conosce pochissimo ed è ancora in via<br />
<strong>di</strong> valutazione. Rispetto ad altre varietà, ancora presenti nella memoria popolare,<br />
<strong>il</strong> nome Murel è praticamente scomparso o quasi, tanto che, tutti i proprietari<br />
delle poche piante in<strong>di</strong>viduate, non lo conoscevano o ad<strong>di</strong>rittura lo<br />
consideravano un fico selvatico.<br />
37
Origine<br />
Vecchia varietà locale tipica della Brianza lecchese e un tempo anche del m<strong>il</strong>anese.<br />
È forse <strong>il</strong> più grosso tra i fichi-forniti lombar<strong>di</strong> e, ancora oggi, è una delle<br />
varietà più <strong>di</strong>ffuse nel territorio. Le prime notizie su questa varietà ci provengono<br />
dal Gallesio che, passando da M<strong>il</strong>ano nel 1824, cita un fico Rimes nella<br />
lista delle varietà <strong>di</strong> fico allora coltivate nel m<strong>il</strong>anese: "Il fico Rimes è un fico<br />
nero che si confonde fac<strong>il</strong>mente col fico propriamente detto Nero. La prima<br />
<strong>di</strong>fferenza che lo <strong>di</strong>stingue è <strong>il</strong> fiorone: quello del Nero è <strong>di</strong> grossezza me<strong>di</strong>ocre<br />
ma sempre buono, … quello del Rimes, invece, è molto più grosso, più<br />
compresso alla corona, ma sempre annebbiato, con una buccia rossiccia, livida,<br />
rigata e sensa polpa". Come accennava <strong>il</strong> Gallesio produce spora<strong>di</strong>camente<br />
pochi fioroni, che tuttavia non maturano mai.<br />
38<br />
Fico<br />
Ficus carica L<br />
Varietà:<br />
Rimes
Frutto<br />
Di pezzatura grossa (soprattutto nelle estati più calde), schiacciato, panciuto.<br />
Buccia <strong>di</strong> colore nero-violaceo, con aree rosso-brune e lievi screpolature chiare<br />
longitu<strong>di</strong>nali.<br />
Polpa rosso-rosea, dolce, carnosa, abbondante, eccellente (se non piove).<br />
Produce anche qualche fiorone che però fatica a maturare ed è quasi sempre<br />
immangiab<strong>il</strong>e.<br />
Albero<br />
Molto vigoroso e produttivo.<br />
Maturazione<br />
Verso fine agosto-settembre.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Per consumo fresco e per marmellate.<br />
Commenti<br />
Varietà <strong>di</strong> primo merito sia per pezzatura che per qualità organolettiche (se<br />
non prende la pioggia). Ancora oggi, qualche orticultore della collina <strong>di</strong><br />
Montevecchia che possiede qualche pianta ne fa oggetto <strong>di</strong> commercio all’ortomercato<br />
<strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano.<br />
39
Origine<br />
Vecchia varietà lombarda, bifera, <strong>di</strong>ffusa un tempo nella fascia pedemontana<br />
che va da Como a Brescia. Giorgio Gallesio, passando per la bergamasca <strong>il</strong> 7<br />
ottobre 1821 nei suoi appunti annota: “Fico Rosso: è questo un fico piccolo<br />
come un piccolo Batestasso, tondeggiante, compresso alla corona,<strong>di</strong> buccia<br />
rossiccia che qualche volta si tinge <strong>di</strong> scuro da un lato e <strong>di</strong> polpa rossa come<br />
quella del Brogiotto nero fiorentino. Esso si trova in abbondanza negli orti <strong>di</strong><br />
Bergamo e vi è conosciuto dapertutto sotto <strong>il</strong> nome del Fico Rosso; io l’ho trovato<br />
saporito ma caustico".<br />
Sinonimi<br />
Fico rosso.<br />
40<br />
Fico<br />
Ficus carica L<br />
Varietà:<br />
Rosso<br />
Lombardo
Fornito.<br />
Frutto <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a pezzatura, un poco compresso, a forma <strong>di</strong> cipolla.<br />
Buccia liscia, un poco lucida, <strong>di</strong> color rossastro-marrone.<br />
Polpa rossa, dolce, mielosa, saporita, lievemente caustica.<br />
Fiorone<br />
Molto sim<strong>il</strong>e al fornito, solo leggermente più grande.<br />
Albero<br />
Di buona vigoria, a portamento aperto.<br />
Maturazione<br />
Fiorone: luglio<br />
Fornito: dall’ultima decade <strong>di</strong> agosto.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Per consumo fresco. Nelle annate migliori è ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e anche per l’essiccazione.<br />
Commenti<br />
Con <strong>il</strong> Rimes è probab<strong>il</strong>mente, ancora oggi, una delle vecchie varietà più <strong>di</strong>ffuse<br />
sul territorio.<br />
41
Origine<br />
Lombar<strong>di</strong>a.<br />
Le prime notizie su questa vecchia varietà, ancora una volta, si traggono dalle<br />
note <strong>di</strong> viaggio <strong>di</strong> Giorgio Gallesio I giornali dei viaggi: “M<strong>il</strong>ano, 3 ottobre<br />
1821 – I fichi della piazza <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano sono sempre i Verdès e i neri: i primi vi<br />
vengono dal com’asco e dalla Brianza, i secon<strong>di</strong> dai giar<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano che ne<br />
sono pieni”; “Bergamo, 7 ottobre 1821 - Fico Verdès: è questo <strong>il</strong> Verdès dei<br />
m<strong>il</strong>anesi e <strong>il</strong> Sanguinello <strong>di</strong> Varese: è <strong>il</strong> più abbondante dei fichi autunnali ma<br />
non fa fioroni.”<br />
Sinonimi<br />
Sanguinello, Verdes.<br />
42<br />
Fico<br />
Ficus carica L<br />
Varietà:<br />
Verdese
Frutto<br />
Me<strong>di</strong>o-piccolo, fatto a cipolla.<br />
Buccia verde.<br />
Polpa rosso-rosa, dolce mielosa, gustosa.<br />
Albero<br />
Me<strong>di</strong>amente vigoroso.<br />
Maturazione<br />
Settembre.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Per consumo fresco.<br />
Commenti<br />
Questa varietà, ancora in via <strong>di</strong> valutazione, non va confusa con <strong>il</strong> Brianzolo,<br />
a cui somiglia molto.<br />
43
Origine<br />
Sconosciuta.<br />
Un solo esemplare è stato in<strong>di</strong>viduato sulla collina <strong>di</strong> Montevecchia. La pianta,<br />
insieme ad altre, cresce su un ronco <strong>di</strong> un appezzamento molto ripido, contribuendo,<br />
con l’apparato ra<strong>di</strong>cale, a contenere <strong>il</strong> terreno terrazzato. Il giovane<br />
proprietario non ricorda da dove venga e chi l’avesse piantata e ut<strong>il</strong>izza le<br />
mele per l’alimentazione dei maiali.<br />
Non conoscendo <strong>il</strong> suo vero nome è stata in<strong>di</strong>cata provvisoriamente come<br />
Calv<strong>il</strong>la <strong>di</strong> Montevecchia, per la sua vaga somiglianza con le mele Calv<strong>il</strong>le.<br />
Frutto<br />
Di bell’aspetto, me<strong>di</strong>o-piccolo, tondeggiante, depresso ai poli, leggermente<br />
costoluto, irregolare. Buccia liscia, verde-chiaro <strong>di</strong> fondo, quasi interamente <strong>di</strong><br />
un bel rosso profondo, striata qua e là, rugginosa nell’incavo del picciolo.<br />
Polpa: in via <strong>di</strong> valutazione.<br />
44<br />
Melo<br />
Malus<br />
domestica Borkh.<br />
Varietà:<br />
Calv<strong>il</strong>la <strong>di</strong><br />
Montevecchia
Albero<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Impollinatori<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Raccolta<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Maturazione<br />
In via <strong>di</strong> valutazione. Probab<strong>il</strong>mente autunnale.<br />
Conservazione<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Da coltello.<br />
Commenti<br />
L’albero, visto la posizione in cui cresce, è poco sv<strong>il</strong>uppato, per cui le caratteristiche<br />
non possono essere valutate. Gli unici esemplari <strong>di</strong> frutto che si è<br />
potuto esaminare (ve<strong>di</strong> foto), erano gli scarti caduti per terra e quin<strong>di</strong> anch’essi<br />
non ben valutab<strong>il</strong>i.<br />
45
Origine<br />
Sconosciuta. Rinvenuta in un solo esemplare nel comune <strong>di</strong> Montevecchia<br />
(<strong>Lecco</strong>).<br />
Champagnin è un nome <strong>di</strong> fantasia, non conoscendosi <strong>il</strong> suo vero nome.<br />
Dalla somiglianza si potrebbe ipotizzare che sia stata originata da un seme <strong>di</strong><br />
Renetta Champagne, varietà <strong>di</strong>ffusa fin dal ’800 in tutto <strong>il</strong> nord Italia. Un’altra<br />
ipostesi, visto che spesso presenta cinque coste arrotondate che la fanno<br />
somigliare ad una stella, è che potrebbe corrispondere o essere stata generata<br />
da un seme dell’antica varietà francese Api stellata, a cui somiglia molto e<br />
che si sa essere stata spora<strong>di</strong>camente presente nel ‘800 anche in Italia.<br />
Frutto<br />
Di piccola pezzatura, appiattito alle estremità ma non piatto, spesso con cinque<br />
caratteristiche costole più o meno pronunciate.<br />
Buccia liscia, un pò coriacea ma abbastanza sott<strong>il</strong>e, <strong>di</strong> colore giallo-chiaro,<br />
macchiata <strong>di</strong> rosso-rosa-carico dal lato del sole, appena rugginosa nell'incavo<br />
del picciolo.<br />
Polpa biancastra, soda, croccante, <strong>di</strong> tessitura grossolana, poco dolce, leggermente<br />
acidula, lievemente aromatica.<br />
46<br />
Melo<br />
Malus<br />
domestica Borkh.<br />
Varietà:<br />
Champagnin
Albero<br />
Rustico, <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a vigoria, produttivo.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Impollinatori<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Raccolta<br />
Ottobre.<br />
Maturazione<br />
Fine <strong>di</strong>cembre.<br />
Conservazione<br />
Probab<strong>il</strong>mente fino a febbraio-marzo<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Da coltello e probab<strong>il</strong>mente per torte e dolci.<br />
Varietà sim<strong>il</strong>i<br />
Api stellata, Renetta Champagne.<br />
Commenti<br />
La pianta è giovane (15 anni circa). Resta da indagare, con l’anziano proprietario<br />
(che ne possiede <strong>di</strong>verse altre), sulla sua provenienza od origine.<br />
Nonostante le poche cure, l’albero sembra abbastanza rustico e, nei due anni<br />
dalla scoperta, produttivo.<br />
47
Origine<br />
Sconosciuta.<br />
Rinvenuta nell’estate del 2006, in un solo e vecchio esemplare in località<br />
Passonino, comune <strong>di</strong> Montevecchia (<strong>Lecco</strong>).<br />
Frutto<br />
Da me<strong>di</strong>o a me<strong>di</strong>o-grosso, quasi sempre conico-allungato, a forma <strong>di</strong> cuore,<br />
con picciolo corto e <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o spessore.<br />
Buccia verde-biancastra, appena sfumata <strong>di</strong> rosso dal lato del sole, punteggiata<br />
<strong>di</strong> rade lenticelle rugginose nella parte chiara e da altre lenticelle, chiare<br />
e più numerose nella parte arrossata, rugginosa nell’incavo del picciolo.<br />
Polpa biancastra, croccante, dolce, me<strong>di</strong>amente succosa, poco acidula, aromatica,<br />
<strong>di</strong> sapore delicato.<br />
48<br />
Melo<br />
Malus<br />
domestica Borkh.<br />
Varietà:<br />
Colombina<br />
<strong>di</strong> Passonino
Albero<br />
Di buona vigoria, a portamento espanso.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Impollinatori<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Raccolta<br />
Ottobre.<br />
Maturazione<br />
A partire dalla seconda metà <strong>di</strong> settembre.<br />
Conservazione<br />
Da verificare.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Da coltello.<br />
Commenti<br />
Essendo stato rinvenuto nel 2006, è ancora in via <strong>di</strong> valutazione. L’albero è<br />
abbandonato e invaso dai rovi, ma in buone con<strong>di</strong>zioni e produttivo; cresce<br />
sul ciglio <strong>di</strong> un ronco, in un appezzamento con terrazze abbastanza larghe e<br />
comode.<br />
Il frutto è molto bello, <strong>di</strong> buona pezzatura, e soprattutto <strong>di</strong> ottime qualità<br />
organolettiche.<br />
49
Origine<br />
Sconosciuta, probab<strong>il</strong>mente locale del lecchese.<br />
Rinvenuta, nel 2006, sulla collina <strong>di</strong> Montevecchia.<br />
Il nome Frascona, dalla parola <strong>di</strong>alettale frasca, cioè ramaglia, è dovuto<br />
all’ampia chioma che sv<strong>il</strong>uppa la pianta adulta. Da non confondere con l’omonima<br />
Frascona, varietà tipica dell’Oltre Pò pavese.<br />
Frutto<br />
Di me<strong>di</strong>a pezzatura, a volte tondeggiante-conico, altre più appiattito, lievemente<br />
costoluto intorno al calice, con picciolo lungo 1,5-2 cm circa e me<strong>di</strong>amente<br />
spesso.<br />
Buccia liscia, lucida, giallo-verdastra <strong>di</strong> fondo, più o meno ricoperta <strong>di</strong> rosso<br />
soprattutto sulla parte superiore, punteggiata <strong>di</strong> lenticelle chiare e lievemente<br />
rugginosa nell’incavo del picciolo.<br />
50<br />
Melo<br />
Malus<br />
domestica Borkh.<br />
Varietà:<br />
Frascona<br />
Brianzola
Albero<br />
Di vigoria me<strong>di</strong>o-alta, a portamento aperto, <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a produttività.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Impollinatori<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Raccolta<br />
Inizio settembre.<br />
Maturazione<br />
A partire dalla seconda decade <strong>di</strong> settembre.<br />
Conservazione<br />
Fino a <strong>di</strong>cembre.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Da coltello.<br />
Commenti<br />
Circa <strong>di</strong>eci anni fa, chi scrive raccolse da un anziano signore che vive in una<br />
casa in mezzo al bosco, nel comune <strong>di</strong> Valgreghentino, notizie sull’esistenza<br />
<strong>di</strong> una varietà locale <strong>di</strong> mela chiamata Frascona, ma senza poterla in<strong>di</strong>viduare.<br />
Dieci anni dopo, con <strong>il</strong> ritrovamento della varietà in un'altra località, induce<br />
a ipotizzare che si tratti <strong>di</strong> una varietà <strong>di</strong>ffusa nella Brianza lecchese.<br />
51
Origine<br />
Sconosciuta.<br />
Vecchia e pregevole varietà proveniente dal comune <strong>di</strong> Valgreghentino<br />
(<strong>Lecco</strong>).<br />
La pianta madre, ancora sana e produttiva, è un vecchio e maestoso albero <strong>di</strong><br />
circa 100 anni, che cresce sul ciglio <strong>di</strong> un vecchio ronco.<br />
Oltre alla pianta madre, nel territorio <strong>di</strong> Valgreghentino ne esistono <strong>di</strong>versi<br />
esemplari, poiché, fortunatamente, la gente del posto ancora la riproduce per<br />
i propri orti, giar<strong>di</strong>ni e frutteti fam<strong>il</strong>iari.<br />
Frutto<br />
Di pezzatura me<strong>di</strong>a o me<strong>di</strong>o-grossa, tondeggiante-conico o c<strong>il</strong>indrico, irregolare,<br />
a volte lievemente costoluto, con caratteristica cavità calicina molto<br />
aperta e pronunciata, che la fa somigliare a un piccolo cratere.<br />
Buccia verde-giallastra <strong>di</strong> fondo, striata e/o marezzata <strong>di</strong> rosso dal lato del<br />
sole, con numerose ed evidenti lenticelle chiare e rugginosità nell'incavo del<br />
picciolo.<br />
Polpa biancastra, compatta all'inizio, morbida poi, dolce, lievemente acidula,<br />
aromatica, con retrogusto <strong>di</strong> lampone.<br />
52<br />
Melo<br />
Malus<br />
domestica Borkh.<br />
Varietà:<br />
Pom Zucheret
Albero<br />
Rustico, piuttosto vigoroso, produttivo.<br />
Resistente alla ticchiolatura.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Impollinatori<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Raccolta<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Maturazione<br />
A partire da metà ottobre.<br />
Conservazione<br />
Fino a febbraio - marzo.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Eccellente da coltello.<br />
Commenti<br />
Questa varietà, se innestata su portainnesto vigoroso, produce piante importanti<br />
e molto decorative. Il frutto è bello, <strong>di</strong> buona pezzatura e <strong>di</strong> ottime qualità<br />
organolettiche.<br />
53
Origine<br />
Sconosciuta.<br />
Varietà locale, un tempo <strong>di</strong>ffusa e ancora presente in alcuni rari esemplari nel<br />
territorio <strong>di</strong> Montevecchia (<strong>Lecco</strong>).<br />
La pianta madre potrebbe avere dai 40-60 anni ed è, nonostante le poche<br />
cure, ancora produttiva e in buone con<strong>di</strong>zioni.<br />
Sinonimi<br />
Pumela.<br />
Frutto<br />
Di pezzatura me<strong>di</strong>a o me<strong>di</strong>o-piccola, <strong>di</strong> forma variab<strong>il</strong>e, generalmente tondeggiante,<br />
a volte conico, altre appiattito.<br />
Buccia abbastanza liscia, spessa, consistente, <strong>di</strong> un bel colore giallo-paglierino,<br />
talvolta leggermente macchiata <strong>di</strong> rosso-tenue all’insolazione, punteggiata<br />
da numerose ed evidenti lenticelle, lievemente rugginosa nell'incavo del<br />
picciolo.<br />
Polpa giallastra, soda, compatta, quasi interamente dolce, lievemente acidula,<br />
aromatica, molto gustosa e profumata.<br />
54<br />
Melo<br />
Malus<br />
domestica Borkh.<br />
Varietà:<br />
Pomella <strong>di</strong><br />
Montevecchia
Albero<br />
Di vigoria me<strong>di</strong>o-alta, me<strong>di</strong>amente produttivo.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Impollinatori<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Raccolta<br />
Ottobre.<br />
Maturazione<br />
Da novembre.<br />
Conservazione<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Da coltello e, probab<strong>il</strong>mente, da forno e per torte.<br />
Commenti<br />
Era probab<strong>il</strong>mente la varietà principale della zona <strong>di</strong> Montevecchia.<br />
55
Origine<br />
Sconosciuta.<br />
Vecchia varietà un tempo abbastanza comune sulla collina <strong>di</strong> Montevecchia<br />
(<strong>Lecco</strong>).<br />
Per <strong>di</strong>stinguerla dalla Pomella <strong>di</strong> Montevecchia, anch’essa chiamata solo<br />
Pumela ma <strong>di</strong> colore prevalentemente giallo, è stato aggiunto l’aggettivo<br />
rossa.<br />
Frutto<br />
Piccolo, generalmente tondeggiante, spesso leggermente conico, lievemente<br />
irregolare. Buccia liscia verdastra <strong>di</strong> fondo, sfumata e rigata <strong>di</strong> rosso sul 70%<br />
della superficie, cosparsa <strong>di</strong> lenticelle chiare, me<strong>di</strong>amente numerose, rugginosa<br />
nell’incavo del picciolo.<br />
Polpa bianco-giallastra, soda, croccante, <strong>di</strong> tessitura grossolana, dolce-acidula,<br />
abbastanza succosa, lievemente aromatica.<br />
56<br />
Melo<br />
Malus<br />
domestica Borkh.<br />
Varietà:<br />
Pomella <strong>di</strong><br />
Montevecchia<br />
Rossa
Albero<br />
Di me<strong>di</strong>a vigoria.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Impollinatori<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Raccolta<br />
Ottobre.<br />
Maturazione<br />
Novembre.<br />
Conservazione<br />
Probab<strong>il</strong>mente fino a gennaio-febbraio.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Da coltello.<br />
Commenti<br />
Anche questa varietà era, un tempo, piuttosto nota nella zona <strong>di</strong><br />
Montevecchia. Pur avendo avuto modo <strong>di</strong> fotografarne i frutti e raccolto<br />
qualche informazione sulla varietà, non si è ancora riusciti ad in<strong>di</strong>viduare<br />
alcuna pianta.<br />
57
Origine<br />
Sconosciuta.<br />
Rinvenuta, nel 2004, in un solo esemplare sulla collina <strong>di</strong> Montevecchia<br />
(<strong>Lecco</strong>).<br />
L’anziano proprietario non ha saputo <strong>di</strong>rci nulla sulla sua provenienza o chi<br />
l’aveva innestata. L’albero è piuttosto vecchio e non getta quasi più, ma fortunatamente,<br />
nonostante le cattive con<strong>di</strong>zioni, la pianta è ancora abbastanza<br />
produttiva e, fino a oggi, costante nella produzione.<br />
Pomella striata è un nome <strong>di</strong> fantasia poiché nessuno più ricorda <strong>il</strong> suo vero<br />
nome.<br />
Frutto<br />
Molto bello, <strong>di</strong> pezzatura piccola, probab<strong>il</strong>mente anche me<strong>di</strong>a in con<strong>di</strong>zioni<br />
favorevoli, tondeggiante, un po’ c<strong>il</strong>indrico, depresso ai poli, lievemente<br />
costoluto. Buccia liscia, un po’ untuosa, verde-giallastro-chiaro <strong>di</strong> fondo,<br />
variamente rigata <strong>di</strong> rosso in <strong>di</strong>verse tonalità, punteggiata <strong>di</strong> lenticelle chiare<br />
e poco evidenti.<br />
Polpa bianco-giallastra, me<strong>di</strong>amente consistente, dolce, lievemente aromatica.<br />
58<br />
Melo<br />
Malus<br />
domestica Borkh.<br />
Varietà:<br />
Pomella striata
Albero<br />
In via <strong>di</strong> valutazione, ma probab<strong>il</strong>mente vigoroso e abbastanza produttivo.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Impollinatori<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Raccolta<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Maturazione<br />
Probab<strong>il</strong>mente verso settembre.<br />
Conservazione<br />
Fino a novembre-<strong>di</strong>cembre.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Da tavola.<br />
Varietà sim<strong>il</strong>i<br />
Calv<strong>il</strong>la panachè, Calv<strong>il</strong>la tulipé, Rossa <strong>di</strong> Bordeaux<br />
Commenti<br />
L’esemplare in<strong>di</strong>viduato cresce in un appezzamento molto scosceso e terrazzato,<br />
condotto a orto-frutteto e coltivazione <strong>di</strong> rosmarino. Ha un aspetto<br />
imponente e <strong>il</strong> vecchio tronco è completamente circondato da una folta siepe<br />
<strong>di</strong> lauroceraso da cui sbuca solo la chioma.<br />
59
Origine<br />
Varietà rinvenuta nel 2004 in due esemplari <strong>di</strong>stanti fra loro nel comune <strong>di</strong><br />
Montevecchia (<strong>Lecco</strong>).<br />
Ci sono molte probab<strong>il</strong>ità che corrisponda alla antica varietà Rambour frank,<br />
la cui origine non è ben accertata ma antica, molto probab<strong>il</strong>mente francese.<br />
Infatti <strong>il</strong> nome Rambour in Francia comprende un gruppo <strong>di</strong> varietà e deriverebbe<br />
da rambor, che in antico gallico significa melo.<br />
La Rambour Frank è la più vecchia e conosciuta del gruppo; si crede originaria<br />
del v<strong>il</strong>laggio <strong>di</strong> Rambure, nei pressi <strong>di</strong> Abbev<strong>il</strong>le, Picar<strong>di</strong>a. Il botanico Jean<br />
de la Ruelle la descrive, nel 1635, col nome <strong>di</strong> De Rambure. In Ingh<strong>il</strong>terra è<br />
conosciuta già nel 1665. Successivamente è citata dallo Switzer nel 1725. Nel<br />
tempo si è <strong>di</strong>ffusa in molti paesi dell’Europa, Italia compresa, dove ha assunto<br />
vari sinonimi.<br />
Sinonimi<br />
Cambour des Lorraines, Charmant, De Notre-Dame, Lothringer rambur,<br />
Rambour blanc, Rambour d’été, Summer Rambo, Summer Rambour.<br />
60<br />
Melo<br />
Malus<br />
domestica Borkh.<br />
Varietà:<br />
Rambour<br />
Montevecchia
Frutto<br />
Di pezzatura me<strong>di</strong>a o me<strong>di</strong>o-piccola, tondeggiante, un pò appiattito, regolare.<br />
Buccia liscia, piuttosto spessa, bianco-verdastra, <strong>di</strong>ffusamente coperta <strong>di</strong> rosso<br />
variamente striato e marezzato in <strong>di</strong>verse tonalità, rugginoso nell’incavo del<br />
picciolo, punteggiata <strong>di</strong> numerose lenticelle chiare abbastanza evidenti.<br />
Polpa bianca, abbastanza succosa, me<strong>di</strong>amente zuccherina, non acidula,<br />
aromatica.<br />
Albero<br />
Me<strong>di</strong>amente vigoroso, soggetto all'alternanza. Sensib<strong>il</strong>e alla ticchiolatura.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura<br />
Precoce.<br />
Raccolta<br />
Fine agosto.<br />
Maturazione<br />
Settembre.<br />
Conservazione<br />
Fino a ottobre<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Da coltello e da cuocere.<br />
Varietà sim<strong>il</strong>i<br />
Jacques Lebel, Lyon d’été, Reinette de Ba<strong>il</strong>leul.<br />
Commenti<br />
La varietà è in via <strong>di</strong> valutazione. Una dei due esemplari in<strong>di</strong>viduati cresce,<br />
insieme alla precedente Calv<strong>il</strong>la <strong>di</strong> Montevecchia, su un ronco <strong>di</strong> un appezzamento<br />
molto ripido e i suoi frutti sono ut<strong>il</strong>izzati per l’alimentazione dei maiali,<br />
mentre l’altro esemplare cresce nel terreno intorno a Ca’ Soldato nel parco<br />
<strong>di</strong> Montevecchia (<strong>Lecco</strong>).<br />
61
Origine<br />
Probab<strong>il</strong>mente originaria dell’omonima regione francese <strong>di</strong> Champagne.<br />
Un vecchio esemplare cresce e fruttifica ancora sul bordo della strada d’ingresso<br />
del vecchio borgo <strong>di</strong> Campsirago (Colle Brianza - <strong>Lecco</strong>).<br />
Già conosciuta nella seconda metà del 1700 col nome <strong>di</strong> Loskrieger, fu descritta<br />
per la prima volta nel 1799 dal pomologo tedesco August Friedrich Diel.<br />
Per la sua rusticità e adattab<strong>il</strong>ità dalla fine del ‘800 si è <strong>di</strong>ffusa in tutta Europa,<br />
nord Italia compreso. In alcune zone, per esempio nella provincia <strong>di</strong> Trento e<br />
nel Piemonte, fu coltivata come mela da commercio.<br />
Sinonimi<br />
Champagner Renette, Glasrenette, GlattapfelKapuziner, Käsapfel, Loskrieger,<br />
Reinette de Versa<strong>il</strong>les, Reinette blanche de Champagne, Renet Sampankii,<br />
Reneta de Champaña, Weisser Zweibelapfel, Zweijährling.<br />
Frutto<br />
Di pezzatura me<strong>di</strong>a, appiattito, con cinque lievi coste che a volte la fanno<br />
somigliare ad una piccola stella. Buccia liscia, leggermente cerosa, un pò coriacea,<br />
ma abbastanza sott<strong>il</strong>e, giallo-chiaro, con rugginosità più o meno evi-<br />
62<br />
Melo<br />
Malus<br />
domestica Borkh.<br />
Varietà:<br />
Renetta<br />
Champagne
dente nell'incavo del picciolo, a volte leggermente macchiata <strong>di</strong> rosa dal lato<br />
del sole. Polpa biancastra, molto succosa e croccante alla raccolta, morbida e<br />
fondente in seguito, non molto dolce, piuttosto acidula, quasi frizzante se raccolta<br />
in anticipo, lievemente profumata.<br />
Albero<br />
Di me<strong>di</strong>a vigoria, a portamento aperto ma raccolto, poco esigente per clima e<br />
terreno, <strong>di</strong> produttività elevata e costante, soggetto a cascola pre-raccolta.<br />
Resistente ai fred<strong>di</strong> invernali, alla ticchiolatura e all’oi<strong>di</strong>o.<br />
Nelle annate <strong>di</strong> carica necessita lo sfoltimento.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura<br />
Tar<strong>di</strong>va.<br />
Impollinatori<br />
Abbondanza, Belfiore giallo, Bella <strong>di</strong> Boskoop, Calv<strong>il</strong>la bianca invernale,<br />
Glockenapfel, Morgenduft, Odenburg, Ontario, Parmena dorata, Regina delle<br />
renette, Renetta del Canadà, Renetta grigia <strong>di</strong> Torriana, Rosa <strong>di</strong> Berna,<br />
Trasparente <strong>di</strong> Croncels.<br />
Raccolta Va lasciata maturare sulla pianta <strong>il</strong> più a lungo possib<strong>il</strong>e.<br />
Maturazione Da metà settembre a ottobre.<br />
Conservazione Fino a febbraio-marzo.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Da coltello, da cuocere e per succhi.<br />
Varietà sim<strong>il</strong>i<br />
Nel tempo ha prodotto <strong>di</strong>verse varianti, tutte più o meno sim<strong>il</strong>i alla varietà<br />
originale.<br />
Commenti<br />
Essendo poco resistente alle manipolazioni, questa bella mela veniva raccolta<br />
con i guanti e trasportata in cesti o casse foderati <strong>di</strong> paglia. Questa sua caratteristica,<br />
insieme alla sua pezzatura, è forse la causa del suo abbandono.<br />
63
Origine<br />
Antica e curiosa varietà <strong>di</strong> melo nano. Un tempo abbastanza comune in<br />
Lombar<strong>di</strong>a, dove veniva piantata nelle siepi sulle quali può appoggiare i rami<br />
piegati dal peso dei frutti.<br />
Nel tempo, si è riuscito ad in<strong>di</strong>viduarne due esemplari: uno nella campagna del<br />
m<strong>il</strong>anese, intorno a Cernusco sul Naviglio e l’altro in località Lorentino, comune<br />
<strong>di</strong> Calolziocorte, nel lecchese. Già verso la seconda metà del '500 Agostino Gallo,<br />
descrivendo tra l’altro i frutti della campagna bresciana, cita una varietà <strong>di</strong> mele<br />
con caratteristiche sim<strong>il</strong>i alla nostra varietà: "La prima sorte che comparisce tra<br />
noi è quella de’ pomi Dolciani nani e mezzani, i quali sono in perfezione al<br />
tempo de’ peri Moscatelli”. Sempre a quell’epoca, mele nane a maturazione precocissima<br />
sono citate dal Del Riccio e dal Soderini (1580): "e mele nane che<br />
maturano le prime". Una mela San Giovanni è raffigurata e contrassegnata col<br />
n. 1 nei quadri <strong>di</strong> Bartolomeo Bimbi, <strong>il</strong> quale intorno al 1713-14 <strong>di</strong>pinse i frutti<br />
che allora si servivano alla corte <strong>di</strong> Cosimo III de’ Me<strong>di</strong>ci. Su Pomologia (1901),<br />
Girolamo Molon parla <strong>di</strong> un melo San Giovanni nel capitolo introduttivo al melo,<br />
de<strong>di</strong>cato alle specie spontanee o semi-spontanee, antenate del melo moderno.<br />
Un tempo <strong>di</strong>ffusa in <strong>di</strong>verse parti dell’Italia e dell’Europa è, probab<strong>il</strong>mente,<br />
un’antenata dei moderni portainnesti nanizzanti del melo.<br />
64<br />
Melo<br />
Malus<br />
domestica Borkh.<br />
Varietà:<br />
San Giovanni<br />
(Melo nano)
Sinonimi<br />
Heckapfel, Joannisapfel, Para<strong>di</strong>sapfel, Pomme de Saint Jean, Pumei d'San<br />
Peder, Splitapfel, Süssapfel, Yorkapfel.<br />
Frutto<br />
Piccolo (4-6 cm <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro), tondeggiante, spesso più largo che alto, leggermente<br />
costoluto e irregolare. Buccia interamente verde-chiaro, tendente al<br />
giallastro verso la maturazione. Polpa bianca, compatta, me<strong>di</strong>amente dolce,<br />
lievemente acidula, abbastanza succosa.<br />
Albero<br />
Di vigoria molto debole, raggiunge l'altezza <strong>di</strong> 2 m circa; non forma mai un<br />
vero e proprio tronco principale, bensì tante branche che si originano dal<br />
piede e che non evolvono mai a tronco, facendolo somigliare più ad un cespuglio<br />
basso che ad un albero.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura Precoce.<br />
Maturazione Fine giugno-inizio luglio.<br />
Conservazione<br />
Come quasi tutte le varietà estive, ammezzisce rapidamente e perciò è adatta<br />
per <strong>il</strong> consumo fresco o per trasformati.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione Da coltello<br />
Varietà sim<strong>il</strong>i<br />
Nel tempo ha dato origine a varianti, <strong>di</strong>verse fra loro nel frutto, ma tutte più<br />
o meno nane e a portamento cespuglioso.<br />
Commenti<br />
Oltre al citato nanismo dà continue gettate dalle ra<strong>di</strong>ci, dalle quali è possib<strong>il</strong>e<br />
moltiplicare la pianta senza innestarla. Le branche vecchie, inoltre, allungandosi<br />
e piegandosi per <strong>il</strong> carico dei frutti, nel tempo tendono a toccare <strong>il</strong><br />
terreno e a emettere ra<strong>di</strong>ci nel punto d’appoggio, andando così a formare<br />
nuove piante.<br />
65
Origine<br />
Sconosciuta.<br />
Rinvenuta, nel 2004, in un solo esemplare sulla collina <strong>di</strong> Montevecchia<br />
(<strong>Lecco</strong>).<br />
Questa bella mela potrebbe corrispondere, vista la somiglianza, le caratteristiche<br />
e <strong>il</strong> periodo <strong>di</strong> maturazione, alla vecchia varietà tedesca Purpurroter<br />
Cousinot (1776).<br />
Non essendo certa la corrispondenza con la varietà nota, è stata provvisoriamente<br />
chiamata Viola <strong>di</strong> Montevecchia.<br />
Frutto<br />
Da piccolo a me<strong>di</strong>o piccolo, <strong>di</strong> forma non sempre costante, a volte ovaleallungato,<br />
altre tondeggiante.<br />
Buccia liscia, lucida, untuosa verde-giallastra <strong>di</strong> fondo, quasi sempre interamente<br />
ricoperta <strong>di</strong> un bellissimo rosso-viola-scuro che ricorda <strong>il</strong> colore <strong>di</strong><br />
alcune prugne; punteggiata da numerose e piccolissime lenticelle poco evidenti,<br />
rugginosa nell’incavo del picciolo.<br />
Polpa <strong>di</strong> un bel bianco can<strong>di</strong>do, me<strong>di</strong>amente consistente e dolce, poco acida,<br />
molto profumata, lievemente aromatica.<br />
66<br />
Melo<br />
Malus<br />
domestica Borkh.<br />
Varietà:<br />
Viola <strong>di</strong><br />
Montevecchia
Albero<br />
L’unico esemplare in<strong>di</strong>viduato è all’apparenza poco vigoroso; viste le sue cattive<br />
con<strong>di</strong>zioni questa valutazione, insieme alla pezzatura dei frutti, potrebbe<br />
cambiare.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Impollinatori<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Raccolta<br />
Da metà settembre.<br />
Maturazione<br />
Da fine settembre.<br />
Conservazione<br />
Fino a novembre-<strong>di</strong>cembre.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Da coltello e da cuocere.<br />
Varietà sim<strong>il</strong>i<br />
Purpurroter cousinot.<br />
Commenti<br />
La varietà è stata riprodotta ed è in via <strong>di</strong> valutazione.<br />
67
Origine<br />
Vecchia varietà estiva originaria della Brianza lecchese<br />
Appartiene a quel gruppo <strong>di</strong> varietà estive che nel nord Italia vengono genericamente<br />
chiamate Büter (burro).<br />
Gli anziani raccontano che fino a 50 anni fa era ancora molto comune e se ne<br />
produceva "a carrettate". È ancora presente in vecchi esemplari sparsi nella<br />
Brianza orientale e nella bergamasca occidentale.<br />
Da notare che esistono, nella stessa provincia <strong>di</strong> <strong>Lecco</strong>, ecotipi locali <strong>di</strong>versi fra<br />
loro, ma anch’essi chiamati Büter. In comune hanno la polpa burrosa (da cui<br />
<strong>il</strong> nome) e più o meno lo stesso periodo <strong>di</strong> maturazione. La varietà descritta è<br />
la più largamente <strong>di</strong>ffusa e per chi scrive la più rappresentativa tra i vari Per<br />
Büter.<br />
Sinonimi<br />
Per Büter.<br />
68<br />
Pero<br />
Pyrus<br />
communis L.<br />
Varietà:<br />
Büter
Frutto<br />
Di pezzatura me<strong>di</strong>o piccola, spesso piccola, piriforme, <strong>di</strong> forma non costante,<br />
a volte allungato, altre più corto e panciuto, con picciolo generalmente inserito<br />
obliquamente.<br />
Buccia giallo-verdastra, fittamente punteggiata da numerose lenticelle scure.<br />
Polpa burrosa, sugosa, dolce.<br />
Albero<br />
Vigoroso, rustico e produttivo.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Impollinatori In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Raccolta Dall’ultima decade <strong>di</strong> luglio.<br />
Maturazione Dalla raccolta.<br />
Conservazione<br />
Per consumo fresco. Va consumata subito poiché è molto sensib<strong>il</strong>e all’ammezzimento.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Da tavola e probab<strong>il</strong>mente da succo.<br />
Commenti<br />
È una delle varietà estive un tempo più <strong>di</strong>ffuse e popolari del lecchese; <strong>il</strong> suo<br />
nome è ancora ben presente nella memoria popolare, anche nelle persone<br />
meno anziane.<br />
69
Origine<br />
Sconosciuta.<br />
Ancora presente in 3 o 4 esemplari nel territorio del comune <strong>di</strong><br />
Valgreghentino.<br />
Il nome Campana è stato genericamente molto ut<strong>il</strong>izzato in passato per varietà<br />
<strong>di</strong>verse fra loro, per cui i casi <strong>di</strong> omonimia sono numerosi anche in uno<br />
stesso territorio. È infatti curioso notare che, nello stesso comune <strong>di</strong><br />
Valgreghentino, esiste anche un’altra varietà <strong>di</strong> pera <strong>di</strong>versa da quella in questione,<br />
ma con lo stesso nome.<br />
L'unica caratteristica che accomuna tutte queste varietà è la forma più o<br />
meno campaniforme.<br />
Frutto<br />
Grosso, a volte molto grosso, conico-troncato, più o meno tondeggiante alle<br />
estremità, irregolare, più o meno campaniforme (da cui nome).<br />
Buccia ruvida, verdastra, quasi sempre interamente ricoperta <strong>di</strong> un color rugginoso-bronzeo.<br />
Polpa biancastra, semi-burrosa, un po’ grossolana, me<strong>di</strong>amente succosa e zuccherina.<br />
70<br />
Pero<br />
Pyrus<br />
communis L.<br />
Varietà:<br />
Campana <strong>di</strong><br />
Valgreghentino
Albero<br />
Abbastanza curioso, i getti sono particolarmente vigorosi ma sfogano la vigoria<br />
oltre che in lunghezza anche in grossezza e <strong>volume</strong>, raggiungendo un<br />
notevole <strong>di</strong>ametro già <strong>il</strong> primo anno, mentre le gemme apicali possono arrivare<br />
alla grossezza <strong>di</strong> un pollice.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Impollinatori<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Raccolta<br />
Da metà settembre.<br />
Maturazione<br />
Da fine settembre.<br />
Conservazione<br />
Per consumo fresco.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Da tavola.<br />
Varietà sim<strong>il</strong>i<br />
Butirra Diel, Butirra Hardy, Butirra Le Brun.<br />
Commenti<br />
La varietà è conservata e in via <strong>di</strong> valutazione.<br />
71
Origine<br />
Incerta ma sicuramente antica. Un solo e maestoso esemplare è stato in<strong>di</strong>viduato<br />
in località Bagaggera, nel Parco <strong>di</strong> Montevecchia e della Valle del<br />
Curone.<br />
Secondo André Leroy e J. Decaisne sarebbe originaria <strong>di</strong> un omonimo paese<br />
della Gironda (Francia) perché i primi autori che scrissero <strong>di</strong> questa varietà<br />
furono i francesi Nicole de Bennefond (1665) e Jean Merlet (1675). Secondo<br />
W. Lauche, Deutsche pomologie (1882), sarebbe invece <strong>di</strong> origine tedesca e già<br />
nota nei vivai <strong>di</strong> Bamberg, in Baviera fin dal 1590. Successivamente, insieme<br />
ad altre varietà, fu spe<strong>di</strong>ta in Sassonia, in Turingia, nell’Hannover e in Olanda<br />
e, da questi siti, sarebbe stata portata anche a Cad<strong>il</strong>lac, piccolo paese nei pressi<br />
<strong>di</strong> Parempugre, assumendo <strong>il</strong> nome attuale.<br />
In Italia Girolamo Molon, sulla sua opera Pomologia (1901), scrive: "Non v’è<br />
dubbio: questa pera è una delle più <strong>di</strong>ffuse nei pomarî d’Europa. È comunissima<br />
nei cantoni <strong>di</strong> San Gallo, Turgau, e Zurigo, nel Piemonte, nella<br />
Lombar<strong>di</strong>a, nel Veneto, nella contea <strong>di</strong> Gorizia ed in altri siti… Vedemmo più<br />
volte nelle nostre esposizioni regionali dei campioni <strong>di</strong> questa varietà <strong>di</strong> <strong>volume</strong><br />
enorme, dal peso fra i 700 e i 900 grammi, e <strong>di</strong> forma e colorito così belli<br />
da riuscire magnifico ornamento per le tavole della gente ricca".<br />
72<br />
Pero<br />
Pyrus<br />
communis L.<br />
Varietà:<br />
Cat<strong>il</strong>lac
Sinonimi<br />
Admirable de Chartreux, Angoisse blanche, Belle pear, Besi des Marais, Bon<br />
Chrétien d’Amiens, Brassicana, Cad<strong>il</strong>lac, Chartreuse, Citru<strong>il</strong>le, Cot<strong>il</strong>lard, De Bell,<br />
De Citru<strong>il</strong>le, De Pequigny, De tout temps, Endegeester-pear, Faustbirne, Forty<br />
ounce, Französischer Katzenkopf, Glanzbirne, Graciole ronde, Grand Mogol,<br />
Grand Mogul, Grand monarque, Grand Tamerlan, Gratiole ronde, Gros Cat<strong>il</strong>lac,<br />
Gros G<strong>il</strong>ot, Grosser Katzenkopf, Grosser mogul, Gros Thomas des Landes,<br />
Hotzelbirne, Ingentia, Katharinenbirne, Katzenkopf, Klotzbirne, Monstre,<br />
Monstrueuse de Landes, Ochsenknüppel, Pfundbirne, Poire monstre, Pug<strong>il</strong>laria,<br />
Quen<strong>il</strong>lac, Schelgelbirne, Severiana, Testa <strong>di</strong> gatto, Tête de chat, Téton de<br />
Venus, Turriana, Ys-Buot-pear, Zellensia.<br />
Frutto<br />
Notevole, molto grosso, a volte enorme, a forma <strong>di</strong> trottola, panciuto, con picciolo<br />
bruno, legnoso, <strong>di</strong>ritto o un po’ curvo, <strong>di</strong> grossezza e lunghezza me<strong>di</strong>e.<br />
Buccia grossolana, dura, <strong>di</strong> colore verde-carico, cosparsa <strong>di</strong> lenticelle castane<br />
e macchie rugginose, a volte arrossata dal lato del sole, rugginosa intorno al<br />
picciolo ed al calice.<br />
Polpa bianca, opaca, grossolana, dura, croccante, succosa, abbastanza zuccherina,<br />
un poco astringente.<br />
Albero<br />
Vigoroso, molto fert<strong>il</strong>e, rustico, molto produttivo e, nelle piante adulte,<br />
costante nella produzione.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Impollinatori In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Maturazione Da <strong>di</strong>cembre.<br />
Conservazione Fino ad apr<strong>il</strong>e.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Ottima da cuocere al forno, nel vino o sotto la cenere, per composte e da<br />
sidro.<br />
Varietà sim<strong>il</strong>i Esiste anche una Cat<strong>il</strong>lac piccola (Kleiner Katzencopf).<br />
73
Origine<br />
Francia.<br />
Conosciuta nel lecchese col nome <strong>di</strong> Pera d’inverno, è ancor oggi piuttosto<br />
comune su tutto <strong>il</strong> territorio. Girolamo Molon in Pomologia (1901) riporta:<br />
"L’origine <strong>di</strong> questa varietà si può trarre da un articolo che <strong>il</strong> Sig. De la<br />
Tramblais scrisse, nel 1863, sul Journal de la Société d’Horticulture de Paris:<br />
Nel 1760 <strong>il</strong> curato Leroy, <strong>di</strong> V<strong>il</strong>liers-en-Brenne, un paesino <strong>di</strong>stante 8 Km. da<br />
Clion, nell'Indre, trovò, nel bosco del castello <strong>di</strong> Frommenteau, un pero selvatico<br />
che gli parve meritevole <strong>di</strong> attenzione. Egli ne fece degli innesti nella sua<br />
vigna e lo <strong>di</strong>ffuse nei <strong>di</strong>ntorni, dove pigliò <strong>il</strong> nome che porta tuttora." Diffusa<br />
nei principali paesi frutticoli europei.<br />
Sinonimi<br />
Andreine, Belle Adrienne, Belle du Berry, Belle Eloise, Bon-papa, Campana,<br />
Casslerbirne, Cue<strong>il</strong>lette d’hiver, Coscia <strong>di</strong> Donna, Curè, Curette, Duchesse de<br />
Berry, Flaschenbirne, Frauenschenkel, Glockenbirne, Grosse alongée, Grosse<br />
Verlängerte birne, Jouffroy, Messir d’hiver, Monsieur Dumas, Pastorenbirne,<br />
Pera d'inverno, Pera Spada, Poire de Clion, Poire de France, Poire de Pradel,<br />
Pradello de Catalogne, Schöne Andreine, Spada, Spadona d'Inverno, Tarquin,<br />
Vicar, Vicaire de Winkfield, Vitry, Zapfenbirne.<br />
74<br />
Pero<br />
Pyrus<br />
communis L.<br />
Varietà:<br />
Curato
Frutto<br />
Da me<strong>di</strong>o-grosso a grosso, talvolta molto grosso, allungato, fatto a campana,<br />
quasi sempre un poco irregolare, mammellonato o pieghettato all'attaccatura<br />
del picciolo, che in genere è inserito obliquamente. Buccia verde-giallastra<br />
o giallo-verdastra chiara, cosparsa da piccole lenticelle, spesso attraversata da<br />
una caratteristica linea rugginosa dal calice al peduncolo. Polpa bianco-giallastra,<br />
semifondente, leggermente croccante, zuccherina, poco profumata,<br />
moscata, più o meno saporita.<br />
Albero<br />
Rustico, molto vigoroso, produttivo, con portamento confuso e <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nato.<br />
Resistente alla ticchiolatura.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura Interme<strong>di</strong>a.<br />
Impollinatori<br />
Andrea Desportes, Bergamotta Espérèn, Buona Luisa d’Avranche, Decana del<br />
Comizio, Decana d’inverno, Favorita <strong>di</strong> Clapp, Le Lectier, Precoce <strong>di</strong> Trevoux,<br />
W<strong>il</strong>liam.<br />
Raccolta Ottobre<br />
Maturazione Novembre<br />
Conservazione Fino a <strong>di</strong>cembre.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione Da coltello, nelle zone favorevoli, altrimenti da cuocere.<br />
Varietà sim<strong>il</strong>i<br />
Comtesse de Paris, San Germano d’inverno.<br />
Nel tempo ha dato origine a numerose varianti locali.<br />
Commenti<br />
Oggi, tra le vecchie varietà abbandonate, è forse quella ancora più <strong>di</strong>ffusa in<br />
tutto <strong>il</strong> Nord-Italia.<br />
Come riportano molte fonti del passato, le sue qualità gustative <strong>di</strong>pendono<br />
molto dall'ambiente <strong>di</strong> coltivazione; in alcune zone è una buona pera da coltello,<br />
ma più spesso non è altro che una pera da cuocere.<br />
75
Origine<br />
Sconosciuta.<br />
Due vecchi esemplari sono stati in<strong>di</strong>viduati, nel 2006, in località Passonino,<br />
sulla collina <strong>di</strong> Montevecchia.<br />
Potrebbe corrispondere alla vecchia varietà toscana Gent<strong>il</strong>e, a cui somiglia<br />
molto, sia nella forma, che nel periodo <strong>di</strong> maturazione.<br />
Frutto<br />
Piccolo, piriforme, regolare, con picciolo me<strong>di</strong>amente spesso e lungo.<br />
Buccia liscia, verde-chiaro-giallastra, tendente al giallo pieno a maturità, punteggiata<br />
da piccole lenticelle.<br />
Polpa bianco-crema, fine, liquescente, zuccherina, leggermente aromatica.<br />
76<br />
Pero<br />
Pyrus<br />
communis L.<br />
Varietà:<br />
Gent<strong>il</strong>e<br />
<strong>di</strong> Passonino
Albero<br />
Gli esemplari sono molto vecchi e malandati, ma non imponenti. È tuttavia in<br />
via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Impollinatori<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Raccolta<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Maturazione<br />
Seconda metà <strong>di</strong> luglio.<br />
Conservazione<br />
Poiché ammezzisce rapidamente, è adatta solo al consumo fresco o per preparati.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Da coltello.<br />
Varietà sim<strong>il</strong>i<br />
Gent<strong>il</strong>e.<br />
Commenti<br />
La varietà è in via <strong>di</strong> valutazione. Come in altri casi le due piante in<strong>di</strong>viduate<br />
crescono sul ciglio <strong>di</strong> un ronco, in un appezzamento ora a prato ma un tempo<br />
probab<strong>il</strong>mente coltivato.<br />
77
Origine<br />
Sconosciuta.<br />
Gnocca, dal <strong>di</strong>aletto Bella.<br />
Di questa varietà ne sono stati in<strong>di</strong>viduati due vecchi esemplari in località<br />
<strong>di</strong>stanti fra loro, uno a Valgreghentino (<strong>Lecco</strong>) e l’altro a Oggiono (<strong>Lecco</strong>).<br />
A Valgreghentino la pianta in<strong>di</strong>viduata è chiamata Per pom, a causa della sua<br />
vaga somiglianza ad una mela. Gnocca, invece, è <strong>il</strong> suo probab<strong>il</strong>e vero nome e<br />
si deve al proprietario della seconda pianta, sita nella sua abitazione <strong>di</strong><br />
Oggiono. Egli racconta che da giovane la sua anziana madre viveva in località<br />
Pianezzo, nel territorio del Parco <strong>di</strong> Montevecchia e della Valle del Curone,<br />
dove questa varietà veniva appunto chiamata Gnocca.<br />
Sinonimi<br />
Per pom.<br />
78<br />
Pero<br />
Pyrus<br />
communis L.<br />
Varietà:<br />
Gnocca
Frutto<br />
Grosso, generalmente tondeggiante, a volte quasi tondo o leggermente ovale,<br />
altre un po’ più piriforme.<br />
Buccia gialla, abbastanza spessa, punteggiata da numerose lenticelle evidenti<br />
e brune.<br />
Polpa biancastra, semi-fine, succosa, dolce, lievemente acidula e aromatica.<br />
Albero: Vigoroso.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Impollinatori In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Raccolta Scalare da inizio agosto.<br />
Maturazione<br />
Dalla raccolta.<br />
Conservazione<br />
Uno dei <strong>di</strong>fetti <strong>di</strong> questa bella pera è che va consumata entro pochi giorni<br />
dalla raccolta, poiché ammezzisce subito <strong>di</strong>ventando pastosa.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Da coltello e per marmellate.<br />
Varietà sim<strong>il</strong>i<br />
Büter dell’Oltre Pò.<br />
Commenti<br />
La varietà è conservata e in via <strong>di</strong> valutazione.<br />
79
Origine<br />
Sconosciuta, forse lombarda o francese visti i numerosi sinonimi.<br />
Un solo esemplare è stato in<strong>di</strong>viduato in località Cà Soldato, Parco <strong>di</strong><br />
Montevecchia e della Valle del Curone.<br />
Col nome <strong>di</strong> Bergamotte d’étè è riportata, nel 1854, nel catalogo della <strong>di</strong>tta<br />
torinese Bur<strong>di</strong>n Maggiore e C.; successivamente come Bergamotta d’estate<br />
compare nella collezione <strong>di</strong> copie <strong>di</strong> frutti Pomona artificiale, ovvero catalogo<br />
dei frutti antichi e moderni (1875), <strong>di</strong> Francesco Garnier- Valletti che operò<br />
anche a M<strong>il</strong>ano, per circa 40 anni, dalla metà dell’800.<br />
Col nome <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano bianco, Girolamo Molon la descrive nella sua opera<br />
Pomologia (1901): "Note pratiche. Veduto più volte sul mercato <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano, ed<br />
<strong>il</strong> 7 settembre 1894 a Varallo Sesia".<br />
È frutto da mercato ben noto in Francia col nome <strong>di</strong> Mou<strong>il</strong>le-buoche d'été,<br />
M<strong>il</strong>an blanc, Bergamotte d'ètè e in Germania con quello <strong>di</strong> Mundnetzbirne.<br />
Detto anche da alcuni pepinieristi Gnocca <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano. Alla fine del ‘800 era<br />
ancora <strong>di</strong>ffusa e oggetto <strong>di</strong> commercio in Lombar<strong>di</strong>a e nella Gironde (Francia).<br />
80<br />
Pero<br />
Pyrus<br />
communis L.<br />
Varietà:<br />
Gnocca<br />
<strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano
Sinonimi<br />
Bergamotta d'estate, Bergamotta d'estate bianca, Bergamotta rotonda d'estate,<br />
Bergamotte d’aôut, Bergamotte de la Beuvvriére, Bergamotte d’été,<br />
Bergamotte précoce, Beurré blanc d’été, Beurré d’été, Beurré rond, Coule soif<br />
d’été, Franc real d’été, Gros Meisset d’été, Gros M<strong>il</strong>an blanc, Grosse Mou<strong>il</strong>le<br />
bouche d’été, Hativeau blanc, M<strong>il</strong>an de la Bevrière, M<strong>il</strong>an de la Beuveriere,<br />
M<strong>il</strong>an d’été, M<strong>il</strong>an verte, M<strong>il</strong>ano bianco, Mou<strong>il</strong>le-bouche d'été, Runde<br />
Mundnetzbirne, Sommer bergamotte, Sommer Dechantbirne.<br />
Frutto<br />
Di pezzatura piccola o me<strong>di</strong>o-piccola, più o meno tondeggiante, a volte appena<br />
ovale, con picciolo <strong>di</strong> lunghezza e spessore me<strong>di</strong>.<br />
Buccia verdastra, tendente al giallo a maturità, rugginosa attorno al calice,<br />
fittamente punteggiata <strong>di</strong> lenticelle altrettanto rugginose.<br />
Polpa biancastra, fondente, succosa, leggermente granulosa, dolce, lievemente<br />
acidula, aromatica, molto gustosa.<br />
Albero<br />
Me<strong>di</strong>amente vigoroso, fert<strong>il</strong>e, a portamento globoso.<br />
Raccolta Da metà agosto.<br />
Maturazione Dalla raccolta.<br />
Conservazione<br />
Per consumo fresco e per succhi.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Da coltello.<br />
Varietà sim<strong>il</strong>i<br />
Moscatello <strong>di</strong> Valgreghentino.<br />
Commenti<br />
Pregevole varietà estiva consigliab<strong>il</strong>e in ogni frutteto o giar<strong>di</strong>no. Da non confondere<br />
con la varietà Gnocco <strong>di</strong> Lombar<strong>di</strong>a, che matura nello stesso periodo,<br />
ma più piccola.<br />
81
Origine<br />
Sconosciuta.<br />
Due vecchi esemplari sono stati in<strong>di</strong>viduati, nel 2006, in località Passonino,<br />
comune <strong>di</strong> Montevecchia.<br />
Poiché l’attuale proprietario non ne ricorda <strong>il</strong> nome, per <strong>il</strong> sapore dolce-acidulo<br />
che ricorda <strong>il</strong> limone, è stata provvisoriamente chiamata Limona estiva.<br />
Frutto<br />
Me<strong>di</strong>o-piccolo, piriforme-panciuto, con picciolo <strong>di</strong> lunghezza e spessore<br />
me<strong>di</strong>o. Buccia liscia, inizialmente verdastra, gialla a maturazione, raramente<br />
sfumata <strong>di</strong> rosso all’insolazione, punteggiata <strong>di</strong> numerose lenticelle areolate.<br />
Polpa bianca, fine, burrosa, succosa, dolce, gustosa, piacevolmente acidula.<br />
82<br />
Pero<br />
Pyrus<br />
communis L.<br />
Varietà:<br />
Limona<br />
estiva
Albero<br />
Nonostante l’età e le con<strong>di</strong>zioni d’abbandono, i due esemplari in<strong>di</strong>viduati<br />
apparivano <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a vigoria e abbastanza produttivi.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Impollinatori<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Raccolta<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Maturazione<br />
Fine luglio-inizio agosto.<br />
Conservazione<br />
Ammezzisce velocemente, per cui è adatta solo al consumo fresco.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Da coltello, per succhi e per marmellate.<br />
Commenti<br />
La varietà è conservata e in via <strong>di</strong> valutazione.<br />
83
Origine<br />
Sconosciuta.<br />
Rinvenuta in pochi esemplari, nel comune <strong>di</strong> Valgreghentino.<br />
Il nome Limunzet, dal <strong>di</strong>aletto Limoncino, è probab<strong>il</strong>mente dovuto alla forma<br />
e al piacevole sapore acidulo che ricordano <strong>il</strong> limone.<br />
Risalendo al periodo in cui visse <strong>il</strong> nonno del proprietario della pianta madre,<br />
che già la conosceva da ragazzo, si stima che essa abbia più <strong>di</strong> 100 anni.<br />
Da informazioni orali raccolte risulta che un tempo era probab<strong>il</strong>mente <strong>di</strong>ffusa<br />
anche in altre località della Brianza lecchese.<br />
Frutto<br />
Di pezzatura me<strong>di</strong>o-piccola, conico-ovale, con caratteristica attaccatura del<br />
picciolo inclinata e leggermente mammellonata.<br />
Buccia verde-giallastra, fittamente ricoperta <strong>di</strong> numerose ed evidenti lenticelle.<br />
Polpa bianca, <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a consistenza, dolce, me<strong>di</strong>amente succosa, lievemente<br />
e piacevolmente acidula.<br />
84<br />
Pero<br />
Pyrus<br />
communis L.<br />
Varietà:<br />
Limunzet
Albero<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Impollinatori<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Raccolta<br />
Alla maturazione.<br />
Maturazione<br />
Dalla terza decade <strong>di</strong> luglio.<br />
Conservazione<br />
Per consumo fresco.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Da coltello e per marmellate.<br />
Commenti<br />
La varietà è conservata e in via <strong>di</strong> valutazione.<br />
85
Origine<br />
Sconosciuta.<br />
La pianta madre è stata rinvenuta, insieme ad altre, in un vecchio frutteto nel<br />
comune <strong>di</strong> Valgreghentino (<strong>Lecco</strong>).<br />
Come la varietà precedente, secondo l’attuale proprietario ha senz’altro più <strong>di</strong><br />
100 anni, poiché suo nonno raccontava <strong>di</strong> ricordarla esistente fin da quando<br />
era bambino.<br />
Frutto<br />
Di pezzatura me<strong>di</strong>o-piccola, <strong>di</strong> forma variab<strong>il</strong>e, generalmente tondo, talvolta<br />
ovale, altre conico, con picciolo quasi sempre <strong>di</strong>ritto.<br />
Buccia liscia, verdastra <strong>di</strong> fondo, lievemente arrossata dal lato del sole, fittamente<br />
punteggiata <strong>di</strong> numerose lenticelle chiare, con picciolo me<strong>di</strong>amente<br />
corto (2-3 cm) e spesso.<br />
Polpa bianca, me<strong>di</strong>amente consistente, dolce, succosa, gustosa, con aroma e<br />
profumo <strong>di</strong> moscato (da cui <strong>il</strong> nome).<br />
86<br />
Pero<br />
Pyrus<br />
communis L.<br />
Varietà:<br />
Moscatello <strong>di</strong><br />
Valgreghentino
Albero<br />
Me<strong>di</strong>amente vigoroso e produttivo.<br />
Resistente alla ticchiolatura.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Impollinatori<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Raccolta<br />
Alla maturazione.<br />
Maturazione<br />
Verso inizio agosto.<br />
Conservazione<br />
Per essere una varietà estiva, ha una conservazione relativamente buona; è<br />
tuttavia adatta per <strong>il</strong> consumo fresco e per marmellate.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Da coltello.<br />
Varietà sim<strong>il</strong>i<br />
Decana <strong>di</strong> luglio, Gnocca <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano.<br />
Commenti<br />
Buona varietà estiva senz’altro consigliab<strong>il</strong>e in ogni frutteto e giar<strong>di</strong>no.<br />
La varietà è conservata.<br />
87
Origine<br />
Sconosciuta.<br />
Varietà rinvenuta nella frazione Castelet, comune <strong>di</strong> Valgreghentino, ove fortunatamente<br />
è ancora presente in alcuni esemplari.<br />
Il nome deriva dalla vaga somiglianza del frutto con le nespole, mentre <strong>il</strong><br />
sinonimo Burlit, viene dal <strong>di</strong>aletto "burlare", cioè cascare e allude all’attitu<strong>di</strong>ne<br />
dei frutti a cadere quando maturi.<br />
Sinonimi<br />
Burlit.<br />
Frutto<br />
Piccolo, tondo, tendente a presentarsi riunito a grappoli.<br />
Buccia ruvida, interamente ricoperta <strong>di</strong> color rugginoso-marrone.<br />
Polpa biancastra, dolcissima, me<strong>di</strong>amente succosa, aromatica, gustosa, eccellente.<br />
88<br />
Pero<br />
Pyrus<br />
communis L.<br />
Varietà:<br />
Per nespol
Albero<br />
Rustico, <strong>di</strong> buona vigoria, abbastanza produttivo.<br />
Resistente alla ticchiolatura.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Impollinatori<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Raccolta<br />
Dal 10 al 20 agosto.<br />
Maturazione<br />
Dalla raccolta.<br />
Conservazione<br />
Per consumo fresco.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Da coltello.<br />
Varietà sim<strong>il</strong>i<br />
Brutto e buono <strong>di</strong> Giaveno.<br />
Commenti<br />
Il frutto è piccolo, ma grazioso, caratteristico, <strong>di</strong> buone caratteristiche organolettiche.<br />
La varietà è conservata e in via <strong>di</strong> valutazione.<br />
89
Origine<br />
Sconosciuta.<br />
La pianta madre è stata rinvenuta in un vecchio frutteto, nel comune <strong>di</strong><br />
Valgreghentino.<br />
Risulta abbastanza evidente che <strong>il</strong> generico nome Per Rugen non è <strong>il</strong> suo<br />
nome originale, ma una semplificazione semantica dovuta al colore della buccia.<br />
È infatti da notare che sul territorio lecchese e in particolare nel comune<br />
<strong>di</strong> Montevecchia sono presenti <strong>di</strong>verse altre varietà con lo stesso nome.<br />
Frutto<br />
Di pezzatura me<strong>di</strong>a, piriforme, regolare, tondeggiante alla corona, degradante<br />
verso un collo non molto pronunciato, con picciolo ricurvo, abbastanza<br />
lungo e sott<strong>il</strong>e. Buccia un po’ ruvida, interamente rugginosa, punteggiata da<br />
numerose ed evidenti lenticelle chiare. Polpa biancastra, un po’ granulosa,<br />
dolce, lievemente acidula, abbastanza succosa.<br />
90<br />
Pero<br />
Pyrus<br />
communis L.<br />
Varietà:<br />
Per rugen
Albero<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Impollinatori<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Raccolta<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Maturazione<br />
Fine settembre-ottobre<br />
Conservazione<br />
Fino a novembre.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Da tavola.<br />
Commenti<br />
La varietà è conservata e in via <strong>di</strong> valutazione.<br />
91
Origine<br />
Sconosciuta.<br />
Varietà rinvenuta, nel 2004, nel territorio del comune <strong>di</strong> Montevecchia<br />
(<strong>Lecco</strong>).<br />
Come già accennato nella precedente varietà, <strong>il</strong> generico nome Rugen precoce<br />
è quello usato dal proprietario della pianta, che ne possiede anche un’altra<br />
sim<strong>il</strong>e, ma più tar<strong>di</strong>va, chiamata Rugen tar<strong>di</strong>vo.<br />
Frutto<br />
Me<strong>di</strong>o-grosso, piriforme, <strong>di</strong> forma non costante, irregolare, con picciolo lungo,<br />
legnoso e <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o spessore<br />
Buccia ruvida, interamente rugginosa, fittamente punteggiata da numerose,<br />
grosse lenticelle più chiare e areolate.<br />
Polpa biancastra, <strong>di</strong> tessitura grossolana, <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a consistenza, abbastanza<br />
dolce.<br />
92<br />
Pero<br />
Pyrus<br />
communis L.<br />
Varietà:<br />
Rugen<br />
precoce
Albero<br />
Me<strong>di</strong>amente vigoroso, a chioma tondeggiante.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Impollinatori<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Raccolta<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Maturazione<br />
Dall’ultima decade <strong>di</strong> agosto.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Da tavola.<br />
Commenti<br />
La varietà è conservata e in via <strong>di</strong> valutazione.<br />
93
Origine<br />
Alta Brianza.<br />
Questa varietà è stata in<strong>di</strong>viduata nella bergamasca, poiché nell’alta Brianza,<br />
sua antica zona <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione, è praticamente scomparsa anche dalla memoria<br />
popolare.<br />
Girolamo Molon in Pomologia (1901) descrive sommariamente questa varietà<br />
in poche righe: "Varietà posta in commercio dalla casa Bur<strong>di</strong>n-Maggiore <strong>di</strong><br />
M<strong>il</strong>ano nel 1875. È una pesca vellutata, spiccagnola, ben colorita, che matura<br />
in agosto, e che è molto probab<strong>il</strong>mente nata nell'Alta Brianza, dove ancor<br />
oggi è comunissima".<br />
Il nome è probab<strong>il</strong>mente dovuto alla particolare forma del frutto, che ha le<br />
due metà opposte leggermente sfasate fra loro rispetto all'asse me<strong>di</strong>ano e che<br />
formano come una "costa" prominente lungo <strong>il</strong> solco <strong>di</strong> sutura.<br />
Sinonimi<br />
Custù, Custun.<br />
94<br />
Pesco<br />
Prunus<br />
persica Batsch.<br />
Varietà:<br />
Costone
Frutto<br />
Di pezzatura me<strong>di</strong>a, leggermente allungato, con caratteristica prominenza<br />
lungo tutto <strong>il</strong> taglio <strong>di</strong> sutura.<br />
Buccia fine, verde chiaro sfumata <strong>di</strong> rosso, che si stacca fac<strong>il</strong>mente dalla<br />
polpa.<br />
Polpa biancastra, <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a consistenza, dolce-acidula, succosa, gustosa.<br />
Albero<br />
Vigoroso, a portamento aperto, produttivo.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Maturazione<br />
Dalla seconda decade <strong>di</strong> agosto<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Soprattutto da tavola, ma ottima anche da sciroppare.<br />
Commenti<br />
Eccellente varietà locale consigliab<strong>il</strong>e per frutteti e giar<strong>di</strong>ni, ma anche per piccole<br />
produzioni <strong>di</strong> nicchia. Da non confondere con <strong>il</strong> Costone <strong>di</strong> Seregno.<br />
La varietà è conservata e in via <strong>di</strong> valutazione.<br />
95
Origine<br />
Sconosciuta, ma sicuramente antica.<br />
Varietà locale <strong>di</strong> pesca sanguigna rinvenuta nella frazione Foppa Luera in<br />
comune <strong>di</strong> Brivio (<strong>Lecco</strong>). Nel passato le pesche sanguigne, seppur non comuni,<br />
erano <strong>di</strong>ffuse in quasi tutta l’Italia e in Francia. Già nel ‘500 <strong>il</strong> me<strong>di</strong>co-botanico<br />
senese Pier Andrea Mattioli scrive nei Discorsi sopra Dioscoride <strong>di</strong> una<br />
Pesca-carota. Nella prima metà del ‘700 anche Pier Antonio Micheli nei suoi<br />
manoscritti parla <strong>di</strong> una Pesca-carota. Nel 1768 Henry Louis Duhamel du<br />
Monceau su Traité des arbres fruitiers descrive tre varietà con la polpa rossa<br />
chiamate Sanguignoles, Car<strong>di</strong>nale e Druselles.<br />
In Italia Giorgio Gallesio, nel II <strong>volume</strong> della Pomona Italiana (1839), riporta<br />
una Pesca-carota molto sim<strong>il</strong>e alla varietà in questione: "Il Pesco Carota è la<br />
varietà la più singolare della specie Pesco. La pianta nulla ha che la <strong>di</strong>stingua<br />
dalle altre varietà, sia nelle foglie, sia nei fiori; ma <strong>il</strong> suo frutto ha un colore<br />
così <strong>di</strong>verso da quello delle altre pesche, che fissa l’attenzione anche dei più<br />
in<strong>di</strong>fferenti".<br />
Girolamo Molon su Pomologia (1901) cita cinque tipi <strong>di</strong> pesche sanguigne:<br />
Ammirab<strong>il</strong>e sanguigna, Car<strong>di</strong>nale, Sanguigna <strong>di</strong> Jouy, Sanguigna <strong>di</strong><br />
Monosque, Sanguignola. Dalle sue descrizioni, tuttavia, si può dedurre che<br />
96<br />
Pesco<br />
Prunus<br />
persica Batsch.<br />
Varietà:<br />
San Lorenzo<br />
Rosso
solo la Car<strong>di</strong>nale ha buone caratteristiche gustative, mentre le altre sono <strong>di</strong><br />
qualità me<strong>di</strong>ocre.<br />
Frutto<br />
Di pezzatura me<strong>di</strong>a o me<strong>di</strong>o grossa, tondeggiante, leggermente allungato.<br />
Buccia vellutata da una peluria fitta e biancastra, che attenua <strong>il</strong> rosso sanguigno<br />
conferitole dalla polpa e che la rende grigiastra.<br />
Polpa quasi interamente color rosso-vino, talvolta con lievi sfumature rosa,<br />
dolce, piacevolmente acidula, molto succosa, gustosa.<br />
Albero<br />
Rustico, me<strong>di</strong>amente vigoroso.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Maturazione Fine agosto-inizio settembre.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione Da tavola e per marmellate.<br />
Varietà sim<strong>il</strong>i Sanguigna dell’Oltre Pò<br />
Particolarità La polpa rossa.<br />
Commenti<br />
Questa antica e particolare varietà <strong>di</strong> pesca sanguigna, oltre ad avere buone<br />
caratteristiche organolettiche, può avere anche una funzione decorativa. È<br />
senz’altro consigliab<strong>il</strong>e per giar<strong>di</strong>ni e piccoli frutteti, ma anche per piccole<br />
produzioni <strong>di</strong> nicchia destinate sia al consumo fresco che alla produzione <strong>di</strong><br />
preparati.<br />
La varietà è conservata e in via <strong>di</strong> valutazione.<br />
97
Origine<br />
Sconosciuta.<br />
Eccellente varietà, probab<strong>il</strong>mente un tempo comune nella Brianza Lecchese e<br />
in altre zone della Lombar<strong>di</strong>a.<br />
Diversi esemplari sono presenti nel territorio del Parco <strong>di</strong> Montevecchia e della<br />
Valle del Curone, soprattutto localizzati intorno alla cascina Galbusera bianca,<br />
comune <strong>di</strong> Rovagnate, e intorno alla cascina Butto, attuale sede del Parco.<br />
Quasi sicuramente un tempo era comune anche in altre zone della Lombar<strong>di</strong>a,<br />
poiché un signore anziano, che da bambino abitava nella zona sud del m<strong>il</strong>anese,<br />
ci ha raccontato che questa pianta era coltivata nell’orto della sua famiglia.<br />
Prugnino giallo è un nome <strong>di</strong> fantasia, poiché non si conosce <strong>il</strong> suo vero nome.<br />
Frutto<br />
Di piccola pezzatura, ovale, grosso più o meno come una noce.<br />
Buccia molto pruinosa, <strong>di</strong> un bellissimo color giallo oro.<br />
Polpa altrettanto gialla, carnosa, consistente, non molto succosa, dolce, spicca,<br />
<strong>di</strong> ottimo e particolare sapore, <strong>di</strong>verso da quello delle altre susine.<br />
Se lasciata appena appassire sulla pianta acquisisce un gradevolissimo gusto<br />
che ricorda i can<strong>di</strong>ti.<br />
98<br />
Susino<br />
Prunus<br />
domestica<br />
Varietà:<br />
Prugnino giallo<br />
della Brianza
Albero<br />
Rustico, <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a vigoria, a portamento aperto, molto produttivo.<br />
Molto adatto alla coltivazione nelle siepi e nei giar<strong>di</strong>ni.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Impollinatori<br />
In via <strong>di</strong> valutazione, ma ha probab<strong>il</strong>mente un buon grado <strong>di</strong> autofert<strong>il</strong>ità.<br />
Raccolta<br />
Il più vicino alla maturazione possib<strong>il</strong>e.<br />
Maturazione<br />
Scalare, dalla terza decade <strong>di</strong> luglio.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Eccellente da tavola, ma adatta anche per marmellate e soprattutto per sciroppi.<br />
Varietà sim<strong>il</strong>i<br />
Damaschina estiva, Maraschina, Mirabelle de Nancy, San Giovanni e molte<br />
altre.<br />
Commenti<br />
Fa parte <strong>di</strong> quel tipo <strong>di</strong> susini, molto comuni un tempo, chiamati Damaschini<br />
o Siriaci, riproducib<strong>il</strong>i non per innesto bensì da pollone ra<strong>di</strong>cale.<br />
Oltre che al frutto con ottime qualità organolettiche, la pianta è molto rustica<br />
e in genere non richiede molte cure.<br />
La varietà è conservata e in via <strong>di</strong> valutazione.<br />
99
Origine<br />
Sconosciuta.<br />
È da considerarsi, senza dubbio, una varietà locale del lecchese, poiché è<br />
stata in<strong>di</strong>viduata sia in località Campelli (800 m s.l.m.), sia sul lago in località<br />
Lorenzino, comune <strong>di</strong> Calolziocorte, sia sulla collina <strong>di</strong> Montevecchia<br />
(<strong>Lecco</strong>).<br />
Il nome Violetta <strong>di</strong> <strong>Lecco</strong> è provvisorio, essendo <strong>di</strong>menticato <strong>il</strong> suo vero<br />
nome.<br />
Frutto<br />
Da me<strong>di</strong>o a me<strong>di</strong>o piccolo, <strong>di</strong> forma ovale-allungata e regolare.<br />
Buccia viola scuro, pruinosa.<br />
Polpa verdastra, tenera, abbastanza succosa, dolce, delicata, aromatica, particolarmente<br />
profumata, ottima.<br />
100<br />
Susino<br />
Prunus<br />
domestica<br />
Varietà:<br />
Violetta<br />
<strong>di</strong> <strong>Lecco</strong>
Albero<br />
Susino damaschino <strong>di</strong> vigoria me<strong>di</strong>o-bassa, tendente a pollonare.<br />
Lasciata a se stessa, nella zona <strong>di</strong> Campelli si è praticamente rinselvatichita,<br />
<strong>di</strong>ventando quasi infestante.<br />
Epoca <strong>di</strong> fioritura<br />
In via <strong>di</strong> valutazione.<br />
Impollinatori<br />
In via <strong>di</strong> valutazione, ma ha probab<strong>il</strong>mente un buon grado <strong>di</strong> autofert<strong>il</strong>ità.<br />
Raccolta<br />
Il più vicino alla maturazione possib<strong>il</strong>e.<br />
Maturazione<br />
Da fine luglio nelle località più basse ed esposte, 3-4 settimane dopo, in altitu<strong>di</strong>ne.<br />
Ut<strong>il</strong>izzazione<br />
Per consumo fresco, per confetture e per succhi.<br />
Commenti<br />
In Italia esistono molte varietà uguali d’aspetto alla prugna in questione, ma<br />
ciò che senz’altro la <strong>di</strong>stingue dalle altre è soprattutto <strong>il</strong> profumo e <strong>il</strong> sapore.<br />
Come la precedente varietà, fa parte <strong>di</strong> quel tipo <strong>di</strong> susini, molto comuni un<br />
tempo, chiamati Damaschini o Siriaci. Sempre come la precedente, produce<br />
un ottimo frutto e la pianta è rustica e non richiede molte cure.<br />
101
I vitigni <strong>di</strong> Montevecchia<br />
Attualmente è in corso una ricerca per cercare <strong>di</strong> recuperare i vecchi vitigni<br />
coltivati nella zona <strong>di</strong> Montevecchia che è stata per secoli, fino alla fine del<br />
1800, uno dei principali bacini <strong>di</strong> produzione vinicola per <strong>il</strong> grosso mercato <strong>di</strong><br />
M<strong>il</strong>ano.<br />
Fin dal Me<strong>di</strong>oevo, attorno a M<strong>il</strong>ano e in Brianza, fino a <strong>Lecco</strong> e Como, si era<br />
sv<strong>il</strong>uppata una tipica viticoltura urbana e suburbana. Di tutto questo ampio<br />
territorio una delle zone più intensamente coltivate era quella del <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong><br />
Missaglia e, in particolare, la zona <strong>di</strong> Montevecchia, sia per quantità che per<br />
qualità della produzione. Pur facendo parte della provincia <strong>di</strong> <strong>Lecco</strong> (un tempo<br />
<strong>di</strong> Como), questa zona della Brianza è più affine al territorio dell’alto m<strong>il</strong>anese<br />
sia culturalmente che per tipo <strong>di</strong> agricoltura, patti colonici e relazioni commerciali.<br />
Dalle informazioni che si possono trarre dal Bollettino del 1884 redatto dalla<br />
Commissione Ampelografica <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano, si evidenzia l’esperienza secolare e l’alto<br />
livello raggiunto dai viticultori <strong>di</strong> Montevecchia per <strong>il</strong> cospicuo numero <strong>di</strong><br />
vitigni coltivati e per la perfezione raggiunta nella sapiente calibratura nella<br />
mescolanza delle uve per la vinificazione.<br />
La vite era coltivata in consociazione con frumento, granoturco, ortaggi e<br />
alberi da frutto.<br />
102<br />
Vite<br />
Vitis<br />
vinifera L.
Boutascera (Montevecchia - Lc)<br />
La piantagione era a f<strong>il</strong>ari allevati sul ciglio dei ronchi e a spalliera, con tralci<br />
molto lunghi.<br />
La potatura era a ceppo basso, in <strong>di</strong>aletto "tros", e la vendemmia veniva fatta<br />
solitamente nella prima decade <strong>di</strong> ottobre.<br />
A partire dalla seconda metà del 1800, con <strong>il</strong> potenziamento dei mezzi <strong>di</strong> trasporto<br />
e l’insorgenza <strong>di</strong> oi<strong>di</strong>o, peronospora e f<strong>il</strong>lossera (segnalata per la prima<br />
volta in Italia nel 1879, a Valmadrera), questa antica viticoltura andò mano a<br />
mano in decadenza, fino a scomparire del tutto verso la fine del secolo. Il<br />
declino della viticoltura fu inoltre accelerato dalla crescente industrializzazione<br />
del territorio (settore siderurgico e f<strong>il</strong>iera produttiva della seta), che ha<br />
attratto manodopera <strong>di</strong>stogliendola dalla più faticosa e meno red<strong>di</strong>tizia agricoltura.<br />
Come già accennato, <strong>il</strong> vino era destinato per la maggior parte al mercato <strong>di</strong><br />
M<strong>il</strong>ano e venduto prima <strong>di</strong> essere cavato dai tini, poiché bevib<strong>il</strong>e molto presto.<br />
Serviva anche per tagliare i grossolani e insipi<strong>di</strong> vini em<strong>il</strong>iani e dell’alto<br />
pavese.<br />
Le uve nere costituivano gli otto decimi della produzione, perché <strong>il</strong> commercio<br />
<strong>di</strong> allora richiedeva più <strong>il</strong> rosso del bianco. Il vino, un po’ chiaretto, era <strong>di</strong><br />
gradevole bouquet, con piccola prevalenza <strong>di</strong> acido tartarico. Il bianco era<br />
migliore del rosso, più alcolico, molto chiaro, secco, <strong>di</strong> bouquet gradevole.<br />
103
Spagna (Montevecchia - Lc)<br />
L’elenco delle uve coltivate in zona, riportate nel Bollettino Ampelografico del<br />
1884, sono elencate in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> importanza:<br />
Uve nere Uve bianche<br />
1. Boutascera<br />
2. Inzaga<br />
3. Corbera<br />
4. Lambrusca<br />
5. Cassia<br />
6. Guernazza detta anche Bergamasca<br />
7. Barbera<br />
8. Rosa<br />
9. Aleatico<br />
10. Moscato nero<br />
11. Grugnolo<br />
12. Bourgogne nero<br />
13. Cagna<br />
14. Pignuela nera<br />
15. Piona<br />
16. Spagna<br />
104<br />
1. Guernazza bianca<br />
2. Trebbiano<br />
3. Verdam o Verdan<br />
4. Rosa<br />
5. Barbasina<br />
6. Malvasia<br />
7. Moscato bianco<br />
8. Bourgogne bianco<br />
9. Pignuela bianca<br />
10. Ugon (da tavola)
Tecnica colturale<br />
Clima<br />
Terreno<br />
Impianto del frutteto<br />
Sistemi e <strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> piantagione<br />
Piantagione<br />
Inerbimento permanente<br />
del frutteto<br />
Principali sistemi <strong>di</strong> allevamento<br />
Potatura<br />
Potatura <strong>di</strong> produzione<br />
Difesa fitosanitaria<br />
in frutticoltura biologica<br />
105
Lo scopo <strong>di</strong> questo capitolo è <strong>di</strong> fornire agli interessati schematici elementi<br />
conoscitivi <strong>di</strong> base per l’impianto e la cura del frutteto, ipotizzando che<br />
questi impianti non siano concepiti per contesti produttivi intensivi e <strong>di</strong> ampia<br />
scala. Sono descritti, quin<strong>di</strong>, i fattori pedoclimatici, l’impianto, la potatura e la<br />
<strong>di</strong>fesa fitosanitaria con i prodotti consentiti dal metodo <strong>di</strong> agricoltura biologica.<br />
Clima<br />
I principali fattori climatici <strong>di</strong> cui tenere conto per <strong>il</strong> successo <strong>di</strong> un arboreto<br />
sono rappresentati dal regime termico e luminoso, da quello pluviometrico,<br />
dalla intensità dei venti, dall’umi<strong>di</strong>tà dell’aria, dalla ricorrenza <strong>di</strong> gran<strong>di</strong>nate e<br />
dalla presenza <strong>di</strong> fattori <strong>di</strong> inquinamento.<br />
Le <strong>di</strong>verse specie richiedono una determinata quantità <strong>di</strong> calore, o “fabbisogno<br />
termico” per compiere <strong>il</strong> proprio ciclo vegetativo annuale; inoltre, la produzione<br />
delle piante arboree da frutto può essere ridotta per <strong>il</strong> mancato sod<strong>di</strong>sfacimento<br />
del loro “fabbisogno in freddo”; nel periodo invernale possono<br />
subire danni da temperature eccessivamente basse, capaci <strong>di</strong> danneggiare i<br />
vari organi (gemme, rami, branche, tronco).<br />
Nella collina lecchese l’abbassamento della temperatura a livelli tali da causare<br />
danni alle piante da frutto costituisce un evento eccezionale, mentre più<br />
frequenti sono i casi <strong>di</strong><br />
gelate primaver<strong>il</strong>i a danno<br />
delle gemme in fase <strong>di</strong><br />
schiusura, degli organi fiorali<br />
o dei giovani frutti. Fra<br />
i <strong>di</strong>versi meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa<br />
raccomandab<strong>il</strong>i, oltre ad<br />
escludere l’impianto dalle<br />
zone più esposte, vi è l’irrigazione<br />
antigelo, i cui<br />
impianti possono essere<br />
ut<strong>il</strong>izzati anche per l’irrigazione<br />
o la fertirrigazione in<br />
periodo estivo.<br />
106
La quantità <strong>di</strong> luce all’interno dell’arboreto può essere regolata attraverso la<br />
scelta del sesto d’impianto e della forma <strong>di</strong> allevamento, così come gli effetti<br />
<strong>di</strong> eventuali ristagni idrici in conseguenza <strong>di</strong> piogge persistenti possono essere<br />
fronteggiati con un’opportuna sistemazione del terreno. Analogamente si<br />
può agire sugli effetti dannosi del vento scegliendo zone d’impianto riparate,<br />
considerando tuttavia che una moderata ventosità può favorire l’impollinazione<br />
e soprattutto evitare ristagni eccessivi <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà atmosferica, causa <strong>di</strong><br />
sv<strong>il</strong>uppo <strong>di</strong> crittogame e <strong>di</strong> marcescenza dei frutti.<br />
Terreno<br />
Gli appezzamenti destinati all’impianto arboreo dovrebbero essere preferib<strong>il</strong>mente<br />
orientati da nord a sud e <strong>il</strong> terreno dovrebbe essere livellato per fac<strong>il</strong>itare<br />
<strong>il</strong> deflusso delle acque piovane, anche realizzando un adeguato sistema<br />
<strong>di</strong> affossatura che rappresenta una tecnica economica nell’ambito <strong>di</strong> piccoli<br />
impianti.<br />
107
La pendenza accentuata è superab<strong>il</strong>e con <strong>il</strong> sistema del terrazzamento, che<br />
consente <strong>di</strong> effettuare le <strong>di</strong>verse operazioni colturali e <strong>di</strong> trattenere l’acqua.<br />
Il terreno ideale per un frutteto è <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o impasto, fresco, con pH 6-6,5.<br />
Un terreno sano è un terreno vivo e fert<strong>il</strong>e, cioè ricco <strong>di</strong> microrganismi (funghi,<br />
alghe, batteri, virus, insetti terricoli ecc.), che traggono nutrimento ed<br />
energia dalla <strong>di</strong>sgregazione della sostanza organica, decomposta prima in<br />
humus e quin<strong>di</strong> in elementi nutritivi assim<strong>il</strong>ab<strong>il</strong>i dalle piante.<br />
Nei terreni arg<strong>il</strong>losi la sostanza organica migliora la struttura del suolo, favorisce<br />
l’ossigenazione e rende più efficiente <strong>il</strong> drenaggio dell’acqua, mentre in<br />
quelli sabbiosi attenua la porosità del terreno e aumenta la capacità idrica.<br />
In un terreno con tessitura equ<strong>il</strong>ibrata e ben strutturato, con un buon sistema<br />
<strong>di</strong> regimazione idraulica, l’acqua trattenuta è quella cap<strong>il</strong>lare, ut<strong>il</strong>e alle piante.<br />
Diversamente possono verificarsi, in occasione <strong>di</strong> piogge intense e persistenti,<br />
ristagni d’acqua e asfissia ra<strong>di</strong>cale.<br />
La resistenza all’asfissia ra<strong>di</strong>cale varia in or<strong>di</strong>ne crescente dal pesco, all’albicocco,<br />
al c<strong>il</strong>iegio franco, al melo ed al pero franco, al mirabolano, al cotogno,<br />
alla vite, tenendo tuttavia presente che vi possono essere sensib<strong>il</strong>i <strong>di</strong>fferenze<br />
anche in funzione del portainnesto ut<strong>il</strong>izzato.<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista nutritivo è opportuno che <strong>il</strong> terreno dove si effettua l’impianto<br />
risulti adeguatamente dotato <strong>di</strong> elementi in forma assim<strong>il</strong>ab<strong>il</strong>e, r<strong>il</strong>evab<strong>il</strong>i<br />
me<strong>di</strong>ante l’analisi chimica.<br />
Fra i macroelementi l’azoto è <strong>il</strong> più importante ai fini della produttività, avendo<br />
tuttavia riguardo che eccessi <strong>di</strong> azoto determinano in generale una minore<br />
serbevolezza dei frutti e una minore resistenza delle piante ad alcune<br />
malattie.<br />
Il fosforo nei nostri terreni è generalmente raro che presenti sia i problemi <strong>di</strong><br />
carenza che <strong>di</strong> eccesso; <strong>il</strong> potassio interviene in numerosi processi fisiologici e<br />
le specie più esigenti sono le drupacee (pesco, albicocco) e la vite. La carenza<br />
<strong>di</strong> potassio determina la formazione <strong>di</strong> frutti più piccoli, meno coloriti e meno<br />
serbevoli.<br />
Altri elementi della nutrizione (magnesio, calcio, manganese, zolfo, ferro,<br />
zinco) nei nostri terreni non presentano <strong>di</strong> norma particolari problemi <strong>di</strong><br />
carenza.<br />
Nei terreni con limitata <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> elementi nutritivi è possib<strong>il</strong>e effettuare<br />
integrazioni con concimi minerali e organici, mentre più problematica è la<br />
correzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fetti <strong>di</strong> struttura o <strong>di</strong> pH (eccessiva aci<strong>di</strong>tà o alcalinità).<br />
108
Impianto del frutteto<br />
L’impianto del frutteto è fatto per<br />
durare molti anni e quin<strong>di</strong> occorre<br />
un’attenta valutazione preliminare<br />
delle esigenze, che possono<br />
variare da un’azienda all’altra, fra<br />
cui la finalità produttiva per <strong>il</strong><br />
mercato, la <strong>di</strong>versificazione della<br />
produzione, la <strong>di</strong>stribuzione delle<br />
produzione nel tempo, gli aspetti<br />
estetici e paesaggistici, la finalità<br />
<strong>di</strong>dattica, ecc. Ciascuna <strong>di</strong> queste esigenze con<strong>di</strong>ziona, anche in modo determinate<br />
la scelta del sito d’impianto, delle specie da piantare, del sesto d’impianto,<br />
della forme <strong>di</strong> allevamento, cioè dei fattori da considerare per la realizzazione<br />
<strong>di</strong> un impianto rispondente alle esigenze espresse.<br />
L’impianto del frutteto viene <strong>di</strong> norma preceduto da uno “scasso” per conferire<br />
sofficità al terreno e interrare i concimi <strong>di</strong> base. L’epoca migliore per effettuare<br />
lo “scasso” è l’estate. Nella preparazione del terreno è consigliab<strong>il</strong>e evitare<br />
lavorazioni su terreno bagnato e con mezzi pesanti e si può procedere con<br />
2 sistemi:<br />
• Scasso a trincea, provvedendo a separare la terra <strong>di</strong> coltura dagli strati<br />
profon<strong>di</strong> (i primi 20-25 cm. <strong>di</strong> terreno più fert<strong>il</strong>e, cioè la terra <strong>di</strong> coltura, si<br />
asporta e si colloca da un lato della trincea, mentre lo strato profondo <strong>di</strong><br />
terra si colloca sul lato opposto al primo) e, al momento <strong>di</strong> eseguire la piantagione,<br />
ricollocando la terra secondo la sua originaria posizione.<br />
• Scasso a buche, scavando buche <strong>di</strong> m 1,20 x m 1,20 <strong>di</strong> ampiezza e <strong>di</strong> m 0,60<br />
<strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà (circa la profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> 2 vangate), tenendo separata la terra <strong>di</strong><br />
coltura da quella profonda.<br />
È bene sempre separare dal terreno <strong>di</strong> riporto eventuali zolle erbose o pietrame<br />
e rompere <strong>il</strong> fondo della trincea o della buca con una punta.<br />
Sistemi e <strong>di</strong>stanze <strong>di</strong> piantagione<br />
Negli arboreti <strong>di</strong> tipo intensivo gli alberi vengono normalmente <strong>di</strong>stribuiti<br />
secondo una <strong>di</strong>sposizione lineare, cioè or<strong>di</strong>nati a f<strong>il</strong>are, con la <strong>di</strong>stanza fra i<br />
109
f<strong>il</strong>ari e nel f<strong>il</strong>are (sesto d’impianto) che <strong>di</strong>pende principalmente dalla specie,<br />
dalla varietà e dal portainnesto adottato (che può essere più o meno vigoroso),<br />
nonché dalla fert<strong>il</strong>ità del terreno, dal sistema <strong>di</strong> allevamento scelto, dalle<br />
esigenze <strong>di</strong> meccanizzazione, ecc. Nel piccolo frutteto aziendale, invece, possono<br />
essere espresse esigenze che non impongono una regolarità <strong>di</strong> impianto<br />
<strong>di</strong> tipo geometrico e possono, pertanto, assumere maggiore importanza i limitati<br />
spazi <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i e le molteplici funzioni a cui può essere chiamato ad<br />
assolvere l’impianto.<br />
Piantagione<br />
La posa a <strong>di</strong>mora delle piante a<br />
ra<strong>di</strong>ce nuda può essere fatta da<br />
<strong>di</strong>cembre a fine inverno, escluso i<br />
perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> gelo, ed è buona norma,<br />
soprattutto nei terreni arg<strong>il</strong>losi e<br />
compatti, preparare le fosse o le<br />
buche in estate o in autunno.<br />
Al momento <strong>di</strong> eseguire la piantagione<br />
occorre:<br />
• pulire l’apparato ra<strong>di</strong>cale se<br />
troppo aggrovigliato (le ra<strong>di</strong>ci<br />
più spesse <strong>di</strong> una matita vengono<br />
leggermente accorciate);<br />
• usare, se possib<strong>il</strong>e, la tecnica<br />
dell’inzaffardatura (immergere<br />
le ra<strong>di</strong>ci in un impasto sem<strong>il</strong>iquido<br />
<strong>di</strong> terra, letame fresco e<br />
acqua in parti uguali);<br />
• mettere un palo (tutore) al centro<br />
della buca in <strong>di</strong>rezione del<br />
vento dominante prima <strong>di</strong> collocare la pianta e, in terreni compatti, collocare<br />
sul fondo dei sassi per <strong>il</strong> drenaggio;<br />
• riempire la buca nell’or<strong>di</strong>ne inverso allo scavo ( deponendo prima <strong>il</strong> secondo<br />
strato più profondo <strong>di</strong> terreno misto a letame e/o compost, poi li primo<br />
strato <strong>di</strong> terreno superficiale anch’esso misto a letame e/o compost).<br />
110
Inerbimento permanente del frutteto<br />
È la pratica migliore per conservare ed anche aumentare <strong>il</strong> tenore <strong>di</strong> sostanza<br />
organica nel suolo, e consente, inoltre, <strong>di</strong> avere:<br />
• maggiore portanza nei confronti delle macchine agricole, consentendone <strong>il</strong><br />
passaggio anche dopo le piogge;<br />
• aumento della bio<strong>di</strong>versità, per la presenza <strong>di</strong> insetti ut<strong>il</strong>i che trovano nel<br />
prato un importante ricovero (per non vanificare questo importante aspetto<br />
è fondamentale lo sfalcio dell’erba a f<strong>il</strong>e alterne al fine <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbare <strong>il</strong><br />
meno possib<strong>il</strong>e gli insetti ut<strong>il</strong>i);<br />
• riduzione <strong>di</strong> manutenzione, in quanto lo sfalcio dell’erba è meno impegnativo<br />
della lavorazione;<br />
• aumento <strong>di</strong> sostanza organica dovuto ai residui delle erbe tagliate lasciati<br />
sul suolo;<br />
• contenimento dello sv<strong>il</strong>uppo nelle piante vigorose;<br />
• più fac<strong>il</strong>e raggiungimento dell’equ<strong>il</strong>ibrio vegeto-produttivo delle piante,<br />
con<strong>di</strong>zione in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e per la formazione <strong>di</strong> meccanismi <strong>di</strong> auto<strong>di</strong>fesa nei<br />
confronti degli insetti antagonisti.<br />
111
Principali sistemi <strong>di</strong> allevamento<br />
Forme in <strong>volume</strong><br />
Vaso. Le branche primarie sono inserite alla sommità<br />
del tronco con un’unica impalcatura in<br />
modo che la chioma assuma la forma <strong>di</strong> un cono<br />
rovesciato.<br />
L’altezza del tronco può variare da meno <strong>di</strong> 50<br />
cm ad oltre 1 metro. Una razionale forma a vaso<br />
prevede un tronco alto 60 cm sul quale si inseriscono<br />
tre branche principali poste in modo da<br />
formare angoli <strong>di</strong> 120° con un’inclinazione <strong>di</strong> 30-45° sulla verticale. Le branche<br />
secondarie, inserite sulle primarie, sono <strong>di</strong>stanziate <strong>di</strong> 60-100 cm l’una<br />
dall’altra, sono più inclinate e <strong>di</strong>rette obliquamente in modo da occupare lo<br />
spazio libero fra le branche primarie. Le branche secondarie portano eventuali<br />
branche terziarie, branche da sfruttamento e produzioni fruttifere.<br />
Piramide. In questa forma <strong>di</strong> allevamento si ha<br />
un fusto verticale la cui freccia sovrasta la chioma.<br />
Le branche principali sono inserite sul fusto<br />
in posizione inclinata <strong>di</strong> circa 45°, mentre la loro<br />
lunghezza è pari a circa 1/3 della <strong>di</strong>stanza esistente<br />
fra la loro inserzione e la sommità della<br />
freccia. La <strong>di</strong>sposizione delle branche può essere<br />
“a palchi” <strong>di</strong>stanti 60-110 cm l’uno dall’altro o “a<br />
spirale”.<br />
Forme appiattite<br />
Palmetta. Le branche primarie, inserite <strong>di</strong>rettamente sul fusto, vengono in<strong>di</strong>rizzate<br />
lungo un unico piano verticale. L’allevamento<br />
“a palmetta” prevede numerose varianti, da<br />
quelle più o meno rigidamente geometriche (palmetta<br />
ad U, palmetta a candelabro, palmetta<br />
Terrier, palmetta a V, palmetta ad Y, palmetta a<br />
ventaglio, palmetta a branche orizzontali, palmetta<br />
regolare a branche oblique) a forme più irregolari<br />
(palmetta libera, palmetta anticipata).<br />
112
Altre forme <strong>di</strong> allevamento, quali ad esempio i cordoni o i pergolati, benché<br />
teoricamente possib<strong>il</strong>i da attuare sono poco consigliab<strong>il</strong>i nel contesto dei piccoli<br />
impianti.<br />
Potatura<br />
La potatura comprende quelle operazioni che, applicate alla parte aerea della<br />
pianta, ne controlla <strong>il</strong> naturale modo <strong>di</strong> vegetare e <strong>di</strong> produrre.<br />
La potatura <strong>di</strong> allevamento si applica ai giovani alberi allo scopo <strong>di</strong> determinarne<br />
la forma o <strong>di</strong> accorciarne la fase improduttiva. La potatura <strong>di</strong> produzione<br />
si applica invece agli alberi adulti.<br />
Nella fase <strong>di</strong> allevamento gli interventi cesori devono essere limitati in quanto<br />
deleteri sotto molti aspetti. I criteri <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne generale ai quali attenersi al<br />
fine <strong>di</strong> conferire alle piante una adeguata conformazione ed anticipare quanto<br />
più possib<strong>il</strong>e l’entrata in produzione sono i seguenti:<br />
• lo scheletro dell’albero deve essere formato quanto prima possib<strong>il</strong>e e deve<br />
essere quanto più possib<strong>il</strong>e ridotto;<br />
• la prima impalcatura deve essere quanto più possib<strong>il</strong>e vicina al suolo; in tal<br />
modo si favorisce al massimo lo sv<strong>il</strong>uppo iniziale degli alberi;<br />
• nei primi anni sono tollerab<strong>il</strong>i eventuali branche in eccesso che possono<br />
alterare la regolarità geometrica delle piante; queste potranno essere soppresse<br />
anche successivamente;<br />
• i rami che derivano dai germogli prescelti devono essere conservati in con<strong>di</strong>zioni<br />
vegetative <strong>di</strong> priv<strong>il</strong>egio, ovvero verticali o poco inclinati. Col passare<br />
degli anni i rami che insorgono in posizione dorsale sulle branche o che<br />
comunque possono esercitare una eccessiva concorrenza vanno asportati;<br />
• le branche eccessivamente sv<strong>il</strong>uppate rispetto a quelle vicine vanno piegate,<br />
mentre vanno portate in posizione più verticali quelle più deboli;<br />
• la vegetazione deve risultare armonicamente <strong>di</strong>stribuita dall’apice alla base<br />
delle singole branche;<br />
• i rami <strong>di</strong> prolungamento delle branche possono essere annualmente raccorciati<br />
in corrispondenza del punto in cui si vuole ottenere un nuovo palco<br />
(potatura “con spuntatura”); al contrario, la potatura “a tutta cima”, che<br />
consiste nel non raccorciare mai i rami <strong>di</strong> prolungamento delle branche primarie<br />
o la “freccia”, si applica solo ad alberi particolarmente vigorosi allevati<br />
in terreni fert<strong>il</strong>i;<br />
113
• le “branche fruttifere” devono essere allevate in modo da riempire gli spazi<br />
esistenti fra le branche portanti <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso or<strong>di</strong>ne. Tali branche andranno<br />
raccorciate in rapporto alle caratteristiche delle fruttificazione delle <strong>di</strong>verse<br />
specie;<br />
• i rami non destinati alla formazione dello scheletro devono essere possib<strong>il</strong>mente<br />
non raccorciati, ma solo <strong>di</strong>radati, piegati o curvati, in modo da frenarne<br />
lo sv<strong>il</strong>uppo e favorire la loro messa in produzione.<br />
Potatura <strong>di</strong> produzione<br />
Scopo principale della potatura è quello <strong>di</strong> indurre un giusto equ<strong>il</strong>ibrio tra l’attività<br />
vegetativa e la capacità produttiva degli alberi, in modo da assicurare<br />
una fruttificazione quanto più possib<strong>il</strong>e costante, quantitativamente e qualitativamente<br />
adeguata. Contrariamente a quanto in generale si ritiene, infatti,<br />
le piante non potate producono, per un certo periodo, più <strong>di</strong> quelle potate,<br />
dando però origine a frutti più piccoli e scadenti. Altro importante scopo è<br />
114
quello <strong>di</strong> conservare nel tempo la forma raggiunta con la potatura <strong>di</strong> allevamento.<br />
Come criterio generale, la potatura <strong>di</strong> produzione dovrà risultare tanto<br />
più energica quanto più l’attività produttiva tende a prevalere su quella vegetativa.<br />
Nella prima fase <strong>di</strong> inizio fruttificazione la potatura <strong>di</strong> produzione serve ad<br />
integrare quella <strong>di</strong> allevamento, correggendo eventuali errori <strong>di</strong> impostazione<br />
dello scheletro, “alleggerendo” <strong>il</strong> tratto terminale delle branche, eliminando<br />
i succhioni inseriti sul lato superiore delle branche primarie, eliminando<br />
inoltre le eventuali biforcazioni, i rami mal <strong>di</strong>sposti o deperiti. Durante la fase<br />
<strong>di</strong> piena fruttificazione la potatura verrà ad intensificarsi allo scopo <strong>di</strong> garantire<br />
un proporzionato rinnovamento delle branche fruttifere che vanno esaurendosi.<br />
Nella fase <strong>di</strong> deca<strong>di</strong>mento vegetativo e produttivo la potatura dovrà stimolare<br />
l’attività vegetativa e tendere a correggere la struttura degli alberi. In<br />
rapporto alle esigenze <strong>di</strong> ciascuna fase, la potatura <strong>di</strong> produzione deve tener<br />
conto <strong>di</strong> due elementi fondamentali, cioè del numero <strong>di</strong> gemme a frutto presenti<br />
nel complesso della chioma e del numero e lunghezza dei nuovi rami,<br />
ossia del presumib<strong>il</strong>e potenziale produttivo e <strong>di</strong> quello vegetativo dell’albero.<br />
Difesa fitosanitaria in frutticoltura biologica<br />
Anticrittogamici<br />
Rame. Nelle sue varie forme (poltiglia bordolese, ossicloruro, idrossido) copre<br />
una vasta gamma <strong>di</strong> malattie fungine (ticchiolatura, mon<strong>il</strong>ia, bolla, corineo,<br />
ecc.). L’effetto è più blando dei prodotti chimici convenzionali, ma <strong>il</strong> raggio<br />
d’azione è molto ampio. Ha un tempo <strong>di</strong> carenza <strong>di</strong> 20 giorni.<br />
Zolfo. Combatte prevalentemente <strong>il</strong> malbianco (oi<strong>di</strong>o). Va <strong>di</strong>stribuito nei<br />
momenti più freschi della giornata per non causare scottature. Gli interventi<br />
vanno fatti preventivamente, particolarmente a maggio e agli inizi <strong>di</strong> agosto,<br />
quando c’è molta umi<strong>di</strong>tà nell’aria e le temperature osc<strong>il</strong>lano tra i 20-25°. Il<br />
tempo <strong>di</strong> carenza è <strong>di</strong> 7 giorni.<br />
Polisolfuro <strong>di</strong> calcio. È un prodotto a base <strong>di</strong> zolfo, caratterizzato da una<br />
spiccata attività insetticida, specialmente nei confronti delle cocciniglie e ha<br />
un’azione antifungina, soprattutto nei confronti dell’oi<strong>di</strong>o.<br />
115
Insettici<strong>di</strong><br />
Piretro. Si estrae dai fiori <strong>di</strong> alcune specie appartenenti al genere<br />
Chrisantemum; agisce per contatto provocando la paralisi totale <strong>di</strong> numerosi<br />
tipi <strong>di</strong> insetti, sia dannosi che ut<strong>il</strong>i. I prodotti a base <strong>di</strong> piretrine naturali sono<br />
poco tossici per l’uomo e per gli animali a sangue caldo e la loro notevole<br />
degradab<strong>il</strong>ità ha fatto sì che si siano <strong>di</strong>ffusi notevolmente nell’impiego domestico.<br />
A causa della sua non selettività è consigliab<strong>il</strong>e <strong>di</strong>stribuirlo durante le<br />
ore tarde.<br />
Bac<strong>il</strong>lus thuringiensis. È un batterio che blocca l’apparato <strong>di</strong>gerente dei lepidotteri<br />
(farfalle, falene) e dei coleotteri crisomeli<strong>di</strong> (dorifora della patata) e<br />
nelle dosi consigliate è innocuo per l’uomo. Esistono tipi <strong>di</strong>versi per <strong>di</strong>versi<br />
impieghi.<br />
Olio bianco. È un derivato dalla <strong>di</strong>st<strong>il</strong>lazione del petrolio ed è impiegato<br />
soprattutto contro le cocciniglie e gli acari. Agisce per asfissia attraverso la<br />
formazione, sopra <strong>il</strong> parassita, <strong>di</strong> una pellicola impermeab<strong>il</strong>e che ne impe<strong>di</strong>sce<br />
la respirazione. È ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e in associazione con <strong>il</strong> piretro, mentre non è<br />
miscelab<strong>il</strong>e con lo zolfo.<br />
Rotenone. Si estrae dalle ra<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> alcune piante erbacee leguminose appartenenti<br />
al genere Derris. Agisce per asfissia e secondariamente per contatto ed<br />
ingestione su molte specie <strong>di</strong> insetti (afi<strong>di</strong>, tripi<strong>di</strong>, dorifota, zanzare, mosche.<br />
Neem. Si estrae dalla pianta Aza<strong>di</strong>rachta in<strong>di</strong>ca. Agisce su numerosi tipi <strong>di</strong><br />
insetti inducendo repellenza sulle piante trattate e l’inibizione della muta delle<br />
larve fino ad alterare <strong>il</strong> processo riproduttivo negli adulti.<br />
Aglio. L’allicina contenuta nella pianta induce una forte azione repellente<br />
sulle piante trattate e ha spiccate proprietà antisettiche. Spremere 7 g per litro<br />
e lasciare in infusione per 3-4 giorni, poi spruzzare sugli afi<strong>di</strong>.<br />
Sapone <strong>di</strong> Marsiglia. Liquido o in scaglie e d<strong>il</strong>uito allontana gli afi<strong>di</strong> (anche<br />
se dopo 2-3 giorni ritornano) e d<strong>il</strong>ava la melata che lasciano, causa <strong>di</strong> successive<br />
fumaggini.<br />
116
Schede tecniche<br />
delle specie<br />
Melo<br />
Pero<br />
Susino<br />
Albicocco<br />
C<strong>il</strong>iegio<br />
117
Il melo<br />
Il melo moderno deriva da antiche e continue ibridazioni<br />
tra specie <strong>di</strong>verse del genere Malus (Malus sieversii,<br />
Malus orientalis, Malus sylvestris, Malus baccata,<br />
Malus mandshirica ecc.).<br />
Il melo non ha particolari problemi <strong>di</strong> adattamento a<br />
<strong>di</strong>versi climi e terreni, tanto che a livello mon<strong>di</strong>ale è <strong>il</strong><br />
terzo frutto più coltivato.<br />
Si può adattare dai terreni molto pesanti a quelli ghiaiosi<br />
e sabbiosi, grazie al numero elevato <strong>di</strong> portinnesti ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i,<br />
mentre l’ambiente <strong>di</strong> coltivazione con<strong>di</strong>ziona le<br />
problematiche fitosanitarie delle varietà più o meno<br />
sensib<strong>il</strong>i e, <strong>di</strong> conseguenza, la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> coltivazione<br />
biologica.<br />
In ambienti umi<strong>di</strong>, piovosi e fred<strong>di</strong> (es. Trentino Alto-<br />
A<strong>di</strong>ge) prevalgono le problematiche legate alle malattie<br />
fungine ed in particolare alla ticchiolatura, mentre<br />
insetti temib<strong>il</strong>i, come la carpocapsa (verme della mela),<br />
risultano <strong>di</strong> controllo più agevole.<br />
118
Al contrario, in ambienti più cal<strong>di</strong> e meno piovosi (es. Pianura Padana), le<br />
malattie fungine si controllano relativamente bene, mentre la carpocapsa rimane<br />
l’unico vero problema della coltivazione biologica.<br />
La maggior parte delle varietà sono autoster<strong>il</strong>i e necessitano <strong>di</strong> varietà impollinanti;<br />
è consigliab<strong>il</strong>e perciò coltivare piante <strong>di</strong> varietà <strong>di</strong>verse, l’una vicina<br />
all’altra.<br />
I portinnesti<br />
Portinnesto Caratteristiche Effetti indotti<br />
Franco<br />
M9<br />
M26<br />
MM106<br />
Apparato ra<strong>di</strong>cale profondo ed espanso<br />
che garantisce eccellente ancoraggio.<br />
Adatto per impianti in terreni <strong>di</strong><br />
montagna o poco fert<strong>il</strong>i (oggi praticamente<br />
abbandonato).<br />
Adatto per terreni fert<strong>il</strong>i e freschi<br />
(sabbiosi). Esigente in fatto <strong>di</strong> irrigazione<br />
e concimazione. Apparato ra<strong>di</strong>cale<br />
ridotto e superficiale (necessario<br />
tutore).<br />
Apparato ra<strong>di</strong>cale più sv<strong>il</strong>uppato in<br />
profon<strong>di</strong>tà e con migliore ancoraggio<br />
rispetto a M9. Ritarda <strong>il</strong> germogliamento<br />
evitando danni da gelo. Più<br />
sensib<strong>il</strong>e al freddo rispetto a M9.<br />
Sensib<strong>il</strong>e all'afide lanigero. Forte attività<br />
pollonifera.<br />
Apparato ra<strong>di</strong>cale espanso e profondo.<br />
Pred<strong>il</strong>ige terreni profon<strong>di</strong> e fert<strong>il</strong>i non<br />
soggetti a ristagni idrici e a siccità.<br />
Sensib<strong>il</strong>e al freddo e alla "stanchezza”<br />
del terreno.<br />
119<br />
Vigoria elevata.<br />
Fruttificazione più tarda ma<br />
abbondante e <strong>di</strong> qualità<br />
migliore. Longevità elevata.<br />
Ridotta vigoria. Precoce<br />
entrata in produzione.<br />
Elevata produttività ed efficienza<br />
produttiva. Lieve anticipo<br />
<strong>di</strong> maturazione.<br />
Pezzatura leggermente maggiore<br />
e colorazione più<br />
intensa.<br />
Ridotta vigoria (un po’ più<br />
vigoroso del M9). Precoce<br />
entrata in produzione.<br />
Buona efficienza produttiva.<br />
Leggero anticipo <strong>di</strong> maturazione.<br />
Me<strong>di</strong>a vigoria. Precoce<br />
entrata in produzione.<br />
Elevata produttività e buona<br />
efficienza produttiva. Ottima<br />
qualità dei frutti anche se <strong>di</strong><br />
pezzatura inferiore.
Portinnesto Caratteristiche Effetti indotti<br />
MM111<br />
M25<br />
Apparato ra<strong>di</strong>cale espanso e profondo.<br />
Si adatta a vari tipi <strong>di</strong> terreno compresi<br />
quelli siccitosi e calcarei. Resistente<br />
all'afide lanigero ma suscettib<strong>il</strong>e a<br />
virosi.<br />
Di vigoria paragonab<strong>il</strong>e al franco, con<br />
grande sv<strong>il</strong>uppo dell’apparato ra<strong>di</strong>cale<br />
che offre un superbo ancoraggio al<br />
terreno. Adatto a terreni poveri e siccitosi.<br />
Alcune considerazioni da tener presente sui portainnesti sono:<br />
• L’ut<strong>il</strong>izzo <strong>di</strong> portinnesti deboli (M9 - M26 - M7) consente una maggior densità d’impianto<br />
e una precoce messa a frutto ma, d’altro canto, sono consigliab<strong>il</strong>i solo con la presenza<br />
<strong>di</strong> impianti micro-irrigui; necessitano <strong>di</strong> tutore, producono piante poco longeve e<br />
meno rustiche dei portainnesti vigorosi.<br />
• L’ut<strong>il</strong>izzo <strong>di</strong> portinnesti vigorosi (Franco da seme - M11 - M111 - M25) rende necessario<br />
impiegare un ampio sesto d’impianto; le piante, in genere, fruttificano qualche anno più<br />
tar<strong>di</strong> rispetto ai portainnesti deboli, ma producono piante più rustiche e resistenti, molto<br />
longeve (100-150 anni), con apparati ra<strong>di</strong>cali molto estesi, consentendo dopo i primi 7-<br />
8 anni <strong>di</strong> vita, <strong>di</strong> <strong>di</strong>radare negli anni la concimazione sotto-chioma, fino a smettere.<br />
120<br />
Vigoria me<strong>di</strong>o elevata (un<br />
po’ meno del franco).<br />
Fruttificazione relativamente<br />
precoce.<br />
Produttività elevata e<br />
costante.<br />
Fruttificazione relativamente<br />
precoce. Produttività abbondante.
Avversità<br />
Ticchiolatura<br />
Questo fungo presenta problematiche <strong>di</strong>verse a seconda delle zone <strong>di</strong> coltivazione e dalla<br />
sensib<strong>il</strong>ità varietale. Nelle zone più umide e piovose può essere temib<strong>il</strong>e per le varietà sensib<strong>il</strong>i,<br />
mentre nelle zone più vent<strong>il</strong>ate e meno soggette a ristagni <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà raramente<br />
rappresenta un pericolo.<br />
La <strong>di</strong>fesa si basa su prodotti a base <strong>di</strong> rame oppure a base <strong>di</strong> zolfo (es. polisolfuro <strong>di</strong> calcio,<br />
proteinato <strong>di</strong> zolfo), anche se questi ultimi risultano poco persistenti.<br />
Questi prodotti hanno tutti un’attività <strong>di</strong> copertura (rimangono sulla superficie e non<br />
vengono assorbiti dalla pianta), quin<strong>di</strong> è fondamentale la tempestività degli interventi e<br />
la copertura costante della vegetazione.<br />
Oi<strong>di</strong>o<br />
Non rappresenta un problema particolarmente grave, a parte qualche varietà sensib<strong>il</strong>e, ed<br />
è contenuto dallo zolfo o dagli eventuali trattamenti per la ticchiolatura.<br />
Carpocapsa<br />
Le strategie <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa si basano su due alternative che possono essere integrate fra loro.<br />
Confusione sessuale. La sua efficacia è variab<strong>il</strong>e a seconda del livello <strong>di</strong> popolazione dell’insetto<br />
e della <strong>di</strong>mensione e regolarità del frutteto. È ottimale nelle zone con climi fred<strong>di</strong><br />
in cui la carpocapsa svolge una o, al massimo, due generazioni l’anno (es. Val <strong>di</strong> Non,<br />
Valtellina, Val Venosta); ove le con<strong>di</strong>zioni del clima non fossero ottimali bisognerà integrarla<br />
con trattamenti insettici<strong>di</strong> tipo.<br />
Virus della granulosi della carpocapsa. Ha una buona efficacia, ma presenta qualche<br />
inconveniente. È molto fotolab<strong>il</strong>e per cui, nei prodotti in cui è presente solo <strong>il</strong> principio<br />
attivo (es. Madex), occorre aggiungere prodotti che proteggano dai raggi ultra-violetti<br />
(Pinolene, melasso ecc.). L’azione sulle larve neonate non è istantanea, poiché queste<br />
riescono a nutrirsi ancora per qualche giorno prima <strong>di</strong> morire.<br />
Afide grigio<br />
Costituisce un grave problema, poiché i danni non sono solo a carico della vegetazione,<br />
come in altre specie, ma può provocare anche una deformazione dei frutticini allegati;<br />
inoltre attacchi gravi possono compromettere la <strong>di</strong>fferenziazione delle gemme a fiore per<br />
l’anno successivo.<br />
A causa della <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> previsione dell’attacco e della potenziale dannosità verso i frutti,<br />
la <strong>di</strong>fesa deve essere attenta e si basa normalmente su interventi, in pre e/o post fioritura,<br />
con piretro ad<strong>di</strong>zionato a olio minerale; spesso, tuttavia, questi trattamenti sono <strong>di</strong><br />
scarsa efficacia.<br />
121
Più efficace risulta invece l’olio <strong>di</strong> "Neem" applicato in prefioritura. Gli altri afi<strong>di</strong> che possono<br />
colpire <strong>il</strong> melo (afide verde, lanigero, dalle galle rosse) causano danni molto inferiori.<br />
Cocciniglia <strong>di</strong> San Josè<br />
È considerato un problema minore non perché non possa provocare danni consistenti (se<br />
non controllata può causare la per<strong>di</strong>ta pressoché totale della produzione e anche <strong>il</strong> <strong>di</strong>sseccamento<br />
<strong>di</strong> parti della pianta), ma perché si controlla agevolmente con trattamenti al<br />
bruno, a base <strong>di</strong> olio minerale o <strong>di</strong> polisolfuro <strong>di</strong> calcio.<br />
Rod<strong>il</strong>egno rosso<br />
Per <strong>il</strong> controllo buoni risultati si ottengono con la strategia della cattura massale, installando<br />
circa 10 trappole per ettaro.<br />
Rod<strong>il</strong>egno giallo<br />
Si controlla con trattamenti <strong>di</strong> Bac<strong>il</strong>lus thuringiensis e con posizionamento <strong>di</strong> trappole a<br />
cattura massale. L’installazione <strong>di</strong> trappole <strong>di</strong> monitoraggio al <strong>di</strong> sopra della chioma delle<br />
piante consente <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare con precisione <strong>il</strong> momento migliore per intervenire.<br />
Tortrici e ricamatori<br />
Comprendono <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> lepidotteri con <strong>di</strong>verse caratteristiche e problematiche.<br />
Si può intervenire con Bac<strong>il</strong>lus thuringiensis, ma più spesso non sono necessari interventi<br />
perché la gestione biologica del frutteto riduce fortemente la presenza <strong>di</strong> questi<br />
insetti.<br />
Tingide<br />
È un insetto che può comparire in campi semi abbandonati o dove la <strong>di</strong>fesa è ridotta al<br />
minimo. Succhia la linfa dalla pagina inferiore delle foglie provocandone la decolorazione.<br />
Il controllo è relativamente agevole se si interviene con l’ut<strong>il</strong>izzo <strong>di</strong> piretro o con prodotti<br />
detergenti a base <strong>di</strong> potassio (sapone <strong>di</strong> Marsiglia).<br />
Questo insetto è un esempio <strong>di</strong> come, a volte, in biologico possano comparire elementi<br />
inattesi che, saltuariamente, possono causare <strong>di</strong>versi problemi.<br />
122
Il pero<br />
Come <strong>il</strong> melo, anche <strong>il</strong> pero moderno ha avuto origine<br />
da antiche e continue ibridazioni tra specie <strong>di</strong>verse <strong>di</strong><br />
Pyrus. Anche <strong>il</strong> pero, come <strong>il</strong> melo, non ha particolari<br />
problemi <strong>di</strong> adattamento a <strong>di</strong>versi ambienti pedoclimatici,<br />
tanto che è storicamente presente in numerose<br />
varietà locali dal sud al nord Italia. Ama i terreni <strong>di</strong><br />
buona fert<strong>il</strong>ità, profon<strong>di</strong> e non troppo pesanti. È una<br />
specie che si avvantaggia della presenza <strong>di</strong> irrigazione,<br />
soprattutto nei primi anni, anche se l’ut<strong>il</strong>izzo <strong>di</strong> portinnesti<br />
franchi garantisce ra<strong>di</strong>ci profonde ed espanse che<br />
riescono a sfruttare le riserve idriche del terreno.<br />
Il pero si presta bene alla coltivazione biologica, soprattutto<br />
le varietà a maturazione precoce e interme<strong>di</strong>a,<br />
mentre per le varietà tar<strong>di</strong>ve <strong>il</strong> problema principale è <strong>il</strong><br />
controllo della carpocapsa.<br />
La maggior parte delle varietà <strong>di</strong> pero sono autoster<strong>il</strong>i,<br />
in maggior misura del melo, e perciò è consigliab<strong>il</strong>e coltivare<br />
piante <strong>di</strong> varietà <strong>di</strong>verse, l’una vicina all’altra<br />
123
I portinnesti<br />
Portinnesto Caratteristiche Effetti indotti<br />
Franco<br />
Quasi completamente<br />
abbandonato<br />
per la scarsa<br />
uniformità e<br />
l'elevata vigoria<br />
Cotogno<br />
BA29<br />
È uno dei<br />
portainnesti<br />
più <strong>di</strong>ffusi<br />
del pero<br />
Cotogno Ct.S.<br />
212<br />
MA (cotogno)<br />
FAROLD 69<br />
Molto longevo, con apparato ra<strong>di</strong>cale<br />
espanso e profondo. Discreta resistenza<br />
a freddo, siccità e calcare. Scarsa<br />
uniformità genetica. Sensib<strong>il</strong>e all'afide<br />
lanigero.<br />
Elevata uniformità. Adatto a terreni<br />
siccitosi. Meno sensib<strong>il</strong>e <strong>di</strong> altri cotogni<br />
alla clorosi ferrica. Non affine ad<br />
alcune varietà (consigliato l'interme<strong>di</strong>o).<br />
Buona resistenza al calcare. Adatto a<br />
vari tipi <strong>di</strong> terreno purchè non siccitosi.<br />
Scarsa suscettib<strong>il</strong>ità alle virosi.<br />
Me<strong>di</strong>a o buona affinità <strong>di</strong> innesto.<br />
Adatto a terreni pesanti. Resistente<br />
all'afide lanigero. Sensib<strong>il</strong>e al calcare.<br />
Non adatto ai terreni siccitosi.<br />
Adatto alla maggioranza dei suoli italiani<br />
salvo quelli asfittici o aci<strong>di</strong>.<br />
Resistente al colpo <strong>di</strong> fuoco batterico<br />
(Erwinia amylovora).<br />
Abbastanza tollerante alla clorosi ferrica<br />
e al Pear Decline. Affine a tutte le<br />
cultivar <strong>di</strong> pero.<br />
124<br />
Ottima affinità d'innesto.<br />
Buona produttività ed efficienza<br />
produttiva. Scarsa<br />
uniformità. Elevata vigoria e<br />
lenta entrata in produzione.<br />
Vigoria del 20-30% inferiore<br />
rispetto al franco. Elevata<br />
produttività e pezzatura dei<br />
frutti. Entrata in produzione<br />
lenta.<br />
Scarsa vigoria. Elevata produttività<br />
ed efficienza produttiva.<br />
Precoce messa a<br />
frutto. Buona qualità e pezzatura<br />
dei frutti.<br />
Vigoria me<strong>di</strong>a o me<strong>di</strong>o bassa.<br />
Elevata produttività e buona<br />
efficienza produttiva.<br />
Rapida messa a frutto e<br />
buone caratteristiche gustative<br />
dei frutti.<br />
Disaffine ad Abate Fetel,<br />
W<strong>il</strong>liam e Kaiser (necessario<br />
interme<strong>di</strong>o).<br />
Entrata in produzione leggermente<br />
ritardata rispetto<br />
al cotogno.<br />
Buona produttività e qualità<br />
dei frutti. Vigoria sim<strong>il</strong>e al<br />
BA29, (20-30% inferiore<br />
rispetto al franco).
Portinnesto Caratteristiche Effetti indotti<br />
FAROLD 40 Adatto a terreni fert<strong>il</strong>i, permeab<strong>il</strong>i,<br />
neutri o basici. Resistente al colpo <strong>di</strong><br />
fuoco batterico (Erwinia amylovora).<br />
Tollerante al Pear Decline e al freddo.<br />
Buona compatib<strong>il</strong>ità con le cultivar <strong>di</strong><br />
pero europeo.<br />
Avversità<br />
Ticchiolatura<br />
Ve<strong>di</strong> Melo<br />
Carpocapsa<br />
Ve<strong>di</strong> Melo<br />
Afide grigio<br />
Ve<strong>di</strong> Melo<br />
Cocciniglia <strong>di</strong> San Josè<br />
Ve<strong>di</strong> Melo<br />
Ps<strong>il</strong>la<br />
125<br />
Vigoria leggermente inferiore<br />
al BA29.<br />
In coltura biologica non rappresenta un problema grave, in quanto la bassa pressione dei<br />
trattamenti consente agli antocori<strong>di</strong> l’inse<strong>di</strong>amento stab<strong>il</strong>e nel pereto, con conseguente<br />
controllo biologico. Nel caso compaia, i lavaggi con sapone naturale consentono un buon<br />
controllo.<br />
Rod<strong>il</strong>egno rosso<br />
Ve<strong>di</strong> Melo<br />
Rod<strong>il</strong>egno giallo<br />
Ve<strong>di</strong> Melo
Ricamatori / Tentre<strong>di</strong>ni<br />
Ve<strong>di</strong> Melo<br />
Eriofide vescicoloso<br />
La sua comparsa è in continuo aumento con danni che da trascurab<strong>il</strong>i stanno <strong>di</strong>ventando<br />
gravi. Oltre al pero, a volte, può colpire anche <strong>il</strong> cotogno.<br />
Si deve intervenire tempestivamente con olio minerale oppure con polisolfuro <strong>di</strong> calcio<br />
(efficace anche contro la cocciniglia) nella fase <strong>di</strong> rottura gemme.<br />
Tingide<br />
Ve<strong>di</strong> Melo<br />
Colpo <strong>di</strong> fuoco batterico<br />
Temib<strong>il</strong>e batteriosi comparsa nei frutteti da red<strong>di</strong>to negli ultimi anni. Alla ripresa vegetativa<br />
si presenta con l’annerimento e avvizzimento dei mazzetti fiorali; più avanti, dopo<br />
l’allegagione, può manifestarsi anche sui frutticini, che imbruniscono e seccano; le infezioni<br />
fogliari si manifestano con l’inbrunimento della foglia, che si arrotola verso l’alto e<br />
in seguito avvizzisce. Fiori, frutticini e foglie rimangono tenacemente attaccati ai rami.<br />
Con minore intensità, può colpire anche <strong>il</strong> melo e altre rosacee.<br />
Non esiste <strong>di</strong>fesa realmente efficace. Distruggere subito le piante che presentano i sintomi<br />
della malattia.<br />
126
Il susino<br />
Il nome deriva dall’antica città persiana <strong>di</strong> Susa dalla<br />
quale i romani la importarono.<br />
Le susine oggi coltivate si <strong>di</strong>vidono principalmente in<br />
due specie molto <strong>di</strong>verse fra <strong>di</strong> loro:<br />
i susini europei o eurasiatici (Prunus domestica), a<br />
cui appartengono numerose forme e che, secondo<br />
alcuni sistematici botanici, pare derivino da antiche<br />
ibridazioni tra prugnolo (Prunus spinosa) e mirabolano<br />
(Prunus cerasifera), entrambi spontanei in<br />
Europa;<br />
i susini cino-giapponesi, <strong>di</strong> origine orientale<br />
(Prunus salicina, Prunus trifora, Prunus simonii);<br />
È importante menzionare anche un terzo tipo <strong>di</strong><br />
susine <strong>di</strong> valenza storica, chiamate damaschine o<br />
susine siriache (Prunus domestica ssp. insititia) considerate<br />
come una sotto-specie del susino europeo.<br />
Queste varietà, molto rustiche, un tempo erano<br />
molto <strong>di</strong>ffuse sia al nord che al sud; oggi, a causa<br />
127
della piccola <strong>di</strong>mensione dei frutti, sono ormai <strong>di</strong>menticate e cadute in<br />
<strong>di</strong>suso, ma ancora molto valide nei piccoli frutteti o giar<strong>di</strong>ni.<br />
Rispetto al susino cino-giapponese, <strong>il</strong> susino europeo ha fioritura più tar<strong>di</strong>va<br />
e resiste bene alle basse temperature invernali. Il numero delle<br />
gemme a fiore dei susini europei è molto inferiore a quella dei susini cinogiapponesi,<br />
ma la produttività è generalmente abbondante, anche perché<br />
le api sono molto attratte dal fiore del prugno e lo visitano con buona<br />
costanza. Inoltre non presentano <strong>di</strong>saffinità d’innesto e risultano molto<br />
rustiche, per cui si prestano bene alla coltivazione biologica.<br />
Il susino cino-giapponese ha invece una fioritura precoce e quin<strong>di</strong> richiede<br />
ambienti <strong>di</strong> coltivazione cal<strong>di</strong> e vent<strong>il</strong>ati. Sono totalmente autoster<strong>il</strong>i,<br />
per cui si raccomanda la consociazione con varietà intercompatib<strong>il</strong>i, a cui<br />
vanno aggiunte piante che producano molto polline quali "Sorriso <strong>di</strong> primavera"<br />
e "Mirabolano" (Prunus cerasifera).<br />
L’affinità d’innesto non è sempre ottima e, a volte, le piante sono soggette<br />
a batteriosi, deperimenti dovuti a virus e a micoplasmi o altri agenti che<br />
spesso portano alla morte numerosi in<strong>di</strong>vidui.<br />
Indubbiamente la rusticità delle prugne europee (anche più resistenti alla<br />
ci<strong>di</strong>a) le rende più adatte alla coltivazione biologica.<br />
I portinnesti<br />
Portinnesto Caratteristiche Effetti indotti<br />
Mirabolano<br />
da seme<br />
È ancora <strong>il</strong> portainnesto più ut<strong>il</strong>izzato<br />
nel nord Italia.<br />
L’eterogeneità dei semenzali porta a<br />
frequenti fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong>saffinità con<br />
conseguente rottura nel punto d’innesto.<br />
Si adatta bene ai terreni arg<strong>il</strong>losi, calcarei<br />
e siccitosi.<br />
128<br />
Elevata vigoria.<br />
Lenta entrata in produzione<br />
e qualità dei frutti me<strong>di</strong>a.
Portinnesto Caratteristiche Effetti indotti<br />
Mirabolano B<br />
Mirabolano<br />
29C<br />
Avversità<br />
Elevata vigoria.<br />
Apparato ra<strong>di</strong>cale esteso e profondo<br />
con ottimo ancoraggio.<br />
Si adatta bene ai vari tipi <strong>di</strong> terreno<br />
(calcarei, arg<strong>il</strong>losi, siccitosi).<br />
Per le sue caratteristiche, questa selezione<br />
<strong>di</strong> mirabolano è la più consigliab<strong>il</strong>e.<br />
Tollera i terreni compatti e asfittici.<br />
Resistente al calcare attivo e alla siccità.<br />
Scarso ancoraggio nei primi anni dell'impianto.<br />
129<br />
Buona affinità d'innesto.<br />
Precoce messa a frutto,<br />
buona pezzatura dei frutti<br />
ed elevata efficienza produttiva.<br />
È da consigliarsi per le<br />
cultivar poco vigorose.<br />
Vigoria me<strong>di</strong>o-alta e adattab<strong>il</strong>ità<br />
a <strong>di</strong>versi ambienti.<br />
Ottima e precoce produttività<br />
ed eccellente pezzatura<br />
dei frutti. Affinità d'innesto<br />
con tutte le maggiori cultivar.<br />
Lento ritmo <strong>di</strong> crescita<br />
nei primi anni.<br />
Mon<strong>il</strong>ia<br />
Questo fungo è l’avversità più importante per <strong>il</strong> susino e può portare alla compromissione<br />
della produzione, ma anche gravi danni (<strong>di</strong>sseccamento dei rami) per la pianta.<br />
La virulenza della malattia è influenzata da piovosità, umi<strong>di</strong>tà e vent<strong>il</strong>azione durante la<br />
fase fiorale. In questo periodo i prodotti a base <strong>di</strong> rame non sono ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i; in coltura<br />
biologica i prodotti ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>i (zolfo, polisolfuro, propoli, s<strong>il</strong>icato <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o) non forniscono<br />
risultati del tutto sod<strong>di</strong>sfacenti, particolarmente nelle annate più piovose.<br />
In fase pre-raccolta ed in perio<strong>di</strong> molto piovosi, occorre avere le piante molto ben arieggiate<br />
e frutti singoli ben <strong>di</strong>radati, soprattutto per le varietà tar<strong>di</strong>ve e sensib<strong>il</strong>i.<br />
Alcune operazioni, come l’asportazione delle mummie dei frutti colpiti l’anno precedente<br />
o la tempestiva asportazione delle parti vegetative che iniziano a seccare durante <strong>il</strong> periodo<br />
intorno alla fioritura, sono importanti per prevenire la malattia.<br />
Corineo<br />
In genere non crea grossi problemi e i trattamenti invernali con poltiglia bordolese ne<br />
contengono bene la virulenza.
Batteriosi<br />
Grave problema (abbastanza recente) emergente soprattutto nelle susine cino-giapponesi.<br />
Il contenimento avviene con ripetuti trattamenti a base <strong>di</strong> rame (a dosi molto basse) nei<br />
perio<strong>di</strong> più umi<strong>di</strong> e piovosi della stagione ed in particolare nei primi anni della coltura.<br />
Accertarsi della certificazione sanitaria delle piante da vivaio.<br />
Ci<strong>di</strong>a<br />
Sim<strong>il</strong>e ad una falena, è l’insetto più dannoso per la coltivazione del susino in biologico.<br />
Nelle località più a rischio (zone collinari) e nelle varietà tar<strong>di</strong>ve, può provocare danni<br />
anche sul 100% dei frutti. I danni <strong>di</strong>ventano importanti da metà luglio in avanti per arrivare<br />
a livelli altissimi dopo ferragosto.<br />
Sulle varietà cino-giapponesi i danni sono molto più elevati che sulle varietà europee.<br />
L’insetto svolge tre generazioni all’anno ed è possib<strong>il</strong>e monitorarlo con trappole sessuali.<br />
La <strong>di</strong>fesa, in biologico, è molto problematica in quanto <strong>il</strong> Bac<strong>il</strong>lus thuringiensis ha un efficacia<br />
insufficiente.<br />
Alternative possono essere l’ut<strong>il</strong>izzo del rotenone, che ha una <strong>di</strong>screta efficacia, e l’applicazione<br />
delle trappole a confusione sessuale per la ci<strong>di</strong>a del pesco, che può ridurre la presenza<br />
dell’insetto.<br />
Cocciniglia<br />
Ve<strong>di</strong> Melo<br />
Tentre<strong>di</strong>ni<br />
Ve<strong>di</strong> Melo<br />
Tripi<strong>di</strong><br />
Ve<strong>di</strong> Melo<br />
Afi<strong>di</strong><br />
Nei susini non danno problemi gravissimi; vengono contenuti dai trattamenti, a base <strong>di</strong><br />
piretro o rotenone, effettuati contro tentre<strong>di</strong>ni e tripi<strong>di</strong>.<br />
130
L’albicocco<br />
L’albicocco (Prunus armeniaca) è una specie originaria<br />
della Cina, dove è conosciuto fin dal 2000 a.c. I greci e i<br />
romani lo chiamavano armeniaca poiché lo importarono<br />
dall’Armenia, regione dove a quei tempi era coltivato.<br />
Sostanzialmente le varietà italiane si <strong>di</strong>vidono in 2<br />
gruppi separati: le popolazioni del sud (zona vesuviana),<br />
che sono generalmente autoster<strong>il</strong>i e meno vigorose,<br />
e le popolazioni del nord, che sono generalmente<br />
autofert<strong>il</strong>i e più vigorose.<br />
Questo fruttifero presenta una dutt<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> adattamento<br />
larghissima: lo si può trovare coltivato dalle oasi del<br />
deserto africano fino all’Europa centrale. Tuttavia le<br />
innumerevoli varietà <strong>di</strong> questa specie, che presentano<br />
un’elevata sensib<strong>il</strong>ità ai <strong>di</strong>versi microclimi, le rendono<br />
molto <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>mente trasferib<strong>il</strong>i da una zona all’altra. Per<br />
questa ragione la scelta delle varietà è una decisione<br />
fondamentale poiché, non gradendo quasi mai spostarsi<br />
dal loro luogo d’origine, in ambienti <strong>di</strong>fferenti<br />
esse danno molto spesso risultati contrastanti.<br />
131
La scelta degli ambienti vocati all’albicocco, come le zone collinari con esposizione<br />
protetta, è un’altra con<strong>di</strong>zione fondamentale per la buona riuscita della<br />
coltivazione biologica.<br />
Come <strong>il</strong> pesco, l’albicocco pred<strong>il</strong>ige le zone calde, come quelle meri<strong>di</strong>onali, o<br />
ambienti collinari ove siano bassi i rischi <strong>di</strong> gelate tar<strong>di</strong>ve (fioritura molto precoce);<br />
inoltre una buona vent<strong>il</strong>azione dell’ambiente favorisce l’allegagione e <strong>il</strong><br />
controllo della mon<strong>il</strong>ia, che costituisce <strong>il</strong> principale problema fitosanitario <strong>di</strong><br />
questa specie.<br />
I portinnesti<br />
Portinnesto Caratteristiche Effetti indotti<br />
Franco<br />
da seme<br />
Mirabolano<br />
da seme<br />
Mirabolano<br />
29C<br />
I semenzali risultano molto eterogenei<br />
per vigore e portamento.<br />
Apparato ra<strong>di</strong>cale esteso e con buon<br />
ancoraggio.<br />
Si adatta bene a terreni poveri, ciotolosi,<br />
calcarei e siccitosi. Teme i terreni<br />
pesanti.<br />
È ancora <strong>il</strong> portainnesto più ut<strong>il</strong>izzato<br />
nel nord Italia.<br />
L’eterogeneità dei semenzali porta a<br />
frequenti fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong>saffinità con<br />
conseguente rottura nel punto d’innesto.<br />
Si adatta bene ai terreni arg<strong>il</strong>losi, calcarei<br />
e siccitosi.<br />
Per le sue caratteristiche, questa selezione<br />
<strong>di</strong> mirabolano è la più consigliab<strong>il</strong>e.<br />
Tollera i terreni compatti e asfittici.<br />
Resistente al calcare attivo e alla siccità.<br />
Scarso ancoraggio nei primi anni<br />
dell'impianto.<br />
132<br />
Ottima affinità d'innesto.<br />
Elevata longevità.<br />
Elevata produttività e ottima<br />
qualità dei frutti.<br />
Lenta entrata in produzione.<br />
Elevata vigoria.<br />
Lenta entrata in produzione<br />
e qualità dei frutti me<strong>di</strong>a.<br />
Vigoria me<strong>di</strong>o-alta e adattab<strong>il</strong>ità<br />
a <strong>di</strong>versi ambienti.<br />
Ottima e precoce produttività<br />
ed eccellente pezzatura<br />
dei frutti. Affinità d'innesto<br />
con tutte le maggiori cultivar.<br />
Lento ritmo <strong>di</strong> crescita<br />
nei primi anni.
Avversità<br />
Mon<strong>il</strong>ia<br />
Ve<strong>di</strong> Susuino<br />
Anarsia (verme dell’albicocca)<br />
È <strong>il</strong> principale fitofago dell’albicocco. È un lepidottero (tipo falena) <strong>di</strong>ffuso in tutta la penisola,<br />
ma con <strong>di</strong>stribuzione non omogenea; varia da zone dove è inesistente o spora<strong>di</strong>co a<br />
zone dove può provocare gravi danni ai frutti.<br />
La strategia <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa si basa sull’ut<strong>il</strong>izzo <strong>di</strong> Bac<strong>il</strong>lus tuhringiensis, dopo aver monitorato<br />
la presenza dell’insetto con le apposite trappole sessuali.<br />
Altri insetti<br />
Occasionalmente, in alcune annate, l’albicocco può venir attaccato da altri vari insetti,<br />
quasi tutti appartenenti alla famiglia dei lepidotteri (Eulia, Operoptera recurvaria, Archis<br />
rosana ecc.)<br />
Di solito questi insetti non fanno danni gravissimi e, qualora fosse necessario, si possono<br />
controllare con trattamenti a base <strong>di</strong> Bac<strong>il</strong>lus thuringiensis.<br />
133
Il c<strong>il</strong>iegio<br />
Originario dell’Asia occidentale, pare che <strong>il</strong> c<strong>il</strong>iegio non<br />
esistesse in Italia prima della vittoria <strong>di</strong> Lucullo contro<br />
Mitri<strong>di</strong>ate.<br />
Il nome del c<strong>il</strong>iegio selvatico, che i romani chiamarono<br />
Cerasus, deriva dalla città <strong>di</strong> Kerasund nell’Asia occidentale,<br />
da dove Lucullo nel I secolo a.c. fece venire le<br />
prime piante <strong>di</strong> c<strong>il</strong>iegio. Un secolo più tar<strong>di</strong> era già <strong>di</strong>ffuso<br />
fino alla Gran Bretagna.<br />
Il c<strong>il</strong>iegio ha trovato <strong>di</strong>mora ottimale nei boschi europei,<br />
dove è estremamente <strong>di</strong>ffuso.<br />
Amante soprattutto delle zone collinari e montane, <strong>il</strong><br />
c<strong>il</strong>iegio che noi oggi conosciamo è <strong>il</strong> frutto <strong>di</strong> secolari<br />
e ripetuti incroci <strong>di</strong> piante selvatiche <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse caratteristiche.<br />
Sostanzialmente <strong>il</strong> c<strong>il</strong>iegio si <strong>di</strong>vide in due <strong>di</strong>fferenti<br />
tipologie: <strong>il</strong> c<strong>il</strong>iegio dolce (Prunus avium) e <strong>il</strong> c<strong>il</strong>iegio<br />
acido (Prunus cerasus) amarene, marasche, visciole. Il<br />
c<strong>il</strong>iegio dolce raggiunge i 10-15 m d’altezza e general-<br />
134
mente non è autofert<strong>il</strong>e per cui necessita la presenza <strong>di</strong> almeno due varietà<br />
<strong>di</strong>verse e compatib<strong>il</strong>i per l’impollinazione, mentre quello acido arriva a 4-6 m<br />
ed è autofert<strong>il</strong>e.<br />
Esistono <strong>di</strong>verse varietà ibride tra le due specie, le cui caratteristiche variano, in<br />
gradazioni <strong>di</strong>verse, da una specie all’altra.<br />
I portinnesti<br />
Portinnesto Caratteristiche Effetti indotti<br />
Franco<br />
Megaleppo<br />
SL64<br />
Colt<br />
Da origine ad alberi longevi e <strong>di</strong> notevole<br />
mole.<br />
Adatto a terreni profon<strong>di</strong>, freschi, ma<br />
anche pesanti.<br />
Me<strong>di</strong>amente sensib<strong>il</strong>e all'asfissia ra<strong>di</strong>cale.<br />
Sensib<strong>il</strong>e alla siccità, alla stanchezza<br />
del terreno e all'Arm<strong>il</strong>laria mellea<br />
(chio<strong>di</strong>no).<br />
Selezione clonale <strong>di</strong> Prunus mahaleb<br />
(C<strong>il</strong>iegio <strong>di</strong> Santa Lucia).<br />
Si adatta bene a terreni sciolti, calcarei,<br />
siccitosi ed affetti da stanchezza.<br />
Sensib<strong>il</strong>e a terreni asfittici e pesanti.<br />
Selezione clonale <strong>di</strong> Prunus avium.<br />
Dotato <strong>di</strong> un buon ancoraggio nonostante<br />
l'apparato ra<strong>di</strong>cale superficiale.<br />
Pred<strong>il</strong>ige terreni freschi, profon<strong>di</strong> e<br />
fert<strong>il</strong>i. Resistente al calcare, all'asfissia<br />
ra<strong>di</strong>cale e alla stanchezza del terreno.<br />
Sensib<strong>il</strong>e agli stress idrici e al freddo.<br />
135<br />
Ottima affinità d'innesto.<br />
Elevata vigoria.<br />
Lenta entrata in produzione.<br />
Irregolarità <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo in<br />
relazione all'origine da seme.<br />
Vigoria inferiore del 20%<br />
rispetto al franco.<br />
Buona affinità d'innesto con<br />
tutte le principali cultivar.<br />
Precoce entrata in produzione.<br />
Buona qualità dei frutti.<br />
Riduzione <strong>di</strong> vigoria del 15-<br />
20% rispetto al franco.<br />
Precoce messa a frutto e<br />
buona efficienza produttiva.<br />
Anticipo della maturazione e<br />
miglioramento della pezzatura<br />
dei frutti.
Avversità<br />
Mon<strong>il</strong>ia<br />
Colpisce le piante già cariche <strong>di</strong> frutti. La malattia si trasmette rapidamente, provoca<br />
danni gravi facendo marcire i frutti.<br />
Evitare <strong>di</strong> concimare eccessivamente e intervenire con poltiglia bordolese, a caduta foglie<br />
e a fine inverno, e con prodotti a base <strong>di</strong> zolfo in pre-fioritura.<br />
Corineo<br />
Si manifesta con la formazione <strong>di</strong> fori sulle foglie (impallinatura), i frutti si macchiano<br />
<strong>di</strong> nero e cadono prematuramente. Il patogeno può essere controllato con i trattamenti<br />
<strong>di</strong> poltiglia bordolese.<br />
C<strong>il</strong>indrosporiosi<br />
Colpisce prevalentemente le foglie a stagione avanzata; si manifesta con la formazione <strong>di</strong><br />
macchie violacee sulle fogli, che successivamente seccano e cadono prematuramente.<br />
Afide nero del c<strong>il</strong>iegio<br />
Attacca soprattutto in primavera; le foglie si accartocciano e una muffa nerastra si <strong>di</strong>ffonde<br />
lungo la pianta. Il processo <strong>di</strong> crescita delle gemme viene rallentato e lo sv<strong>il</strong>uppo<br />
dei frutti è compromesso.<br />
Mosca delle c<strong>il</strong>iegie<br />
In primavera depone le uova all’interno delle c<strong>il</strong>iegie già in fase <strong>di</strong> maturazione, conseguentemente<br />
<strong>il</strong> frutto si rovina spesso, però solo nell’aspetto. I danni possono essere<br />
anche notevoli a causa <strong>di</strong> un alto grado <strong>di</strong> infestazione.<br />
Si interviene, a seconda della densità <strong>di</strong> infestazione, con la collocazione <strong>di</strong> 4 fino a 10<br />
trappole cromotropiche per pianta. Si spalmano i piatti <strong>di</strong> plastica gialla con colla per<br />
insetti e si appendono tra i rami degli alberi, verso la fine <strong>di</strong> apr<strong>il</strong>e<br />
136
Percorsi <strong>di</strong> valorizzazione<br />
dell’agro-bio<strong>di</strong>versità<br />
Il contenuto <strong>di</strong> questo capitolo<br />
fornisce alcune in<strong>di</strong>cazioni ut<strong>il</strong>i<br />
per incorporare l’agro-bio<strong>di</strong>versità<br />
frutticola all’interno <strong>di</strong><br />
percorsi <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo aziendale,<br />
che ciascun impren<strong>di</strong>tore agricolo<br />
potrà assumere come spunti per<br />
elaborare un proprio progetto.<br />
In via preliminare è bene considerare<br />
che qualunque progetto o<br />
percorso <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo si articola in<br />
<strong>di</strong>verse fasi: dall’identificazione e<br />
dall’analisi delle risorse <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i<br />
si passa all’identificazione dei beni<br />
e servizi realizzab<strong>il</strong>i; si definiscono<br />
le modalità <strong>di</strong> realizzazione/ut<strong>il</strong>izzazione<br />
dei beni e dei servizi stessi<br />
e, infine, si affrontano le problematicità<br />
da risolvere.<br />
L’impiego delle antiche varietà fruttifere può avere come finalità <strong>di</strong>retta la<br />
conservazione del germoplasma, la produzione <strong>di</strong> frutta, l’arredo paesaggistico<br />
dell’azienda agricola, <strong>di</strong> uno spazio pubblico o <strong>di</strong> un ambito territoriale più<br />
o meno ampio e, infine, lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>di</strong> servizi <strong>di</strong>dattici agro-ambientali. La<br />
<strong>di</strong>stinzione delle finalità richiamate, in questa sede assume r<strong>il</strong>evanza soprattutto<br />
ai fini dell’evidenziazione della molteplicità <strong>di</strong> obiettivi che ciascun agricoltore<br />
può perseguire; in realtà esse possono in varia misura coesistere nell’impianto<br />
<strong>di</strong> un arboreto costituito da antiche varietà frutticole.<br />
Nel seguito vengono in<strong>di</strong>cate sinteticamente alcune azioni che possono dare<br />
corpo, nelle adeguate con<strong>di</strong>zioni esistenti o da costruire, a percorsi <strong>di</strong> sv<strong>il</strong>uppo<br />
me<strong>di</strong>ante la valorizzazione dell’agro-bio<strong>di</strong>versità.<br />
137
Siti <strong>di</strong> conservazione aziendali<br />
Le aziende agricole, ma non solo, possono costituire giar<strong>di</strong>ni della bio<strong>di</strong>versità<br />
per conservare e riprodurre le antiche varietà frutticole locali, attraverso<br />
spazi de<strong>di</strong>cati che possono prestarsi sia a scopi aziendali (produzione <strong>di</strong> prodotti<br />
alimentari, attività <strong>di</strong>dattica e <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione, ecc), sia a scopi scientifici<br />
(collezioni da mettere a <strong>di</strong>sposizione delle istituzioni <strong>di</strong> ricerca per la loro<br />
attività scientifica). L’organizzazione <strong>di</strong> una rete territoriale locale <strong>di</strong> siti <strong>di</strong><br />
conservazione potrebbe rappresentare uno sv<strong>il</strong>uppo interessante delle strategie<br />
<strong>di</strong> conservazione e una misura efficace al fine <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere la cultura del<br />
mantenimento delle risorse genetiche.<br />
Produzione <strong>di</strong> frutta<br />
Tra le molteplici prospettive d’impiego delle antiche varietà <strong>di</strong> fruttiferi quelle<br />
per l’ottenimento <strong>di</strong> prodotti alimentari freschi e trasformati può essere<br />
particolarmente attinente alle aziende agricole in generale e a quelle agrituristiche<br />
in particolare. Queste ultime potrebbero trarre benefici proponendo ai<br />
propri ospiti prodotti <strong>di</strong> nicchia dai sapori antichi. A questa azione potrebbero<br />
collegarsi anche iniziative <strong>di</strong> promozione <strong>di</strong> eventi e manifestazioni finalizzati<br />
a <strong>di</strong>ffondere la conoscenza <strong>di</strong> queste risorse.<br />
138
Arredo paesaggistico<br />
L’impiego paesaggistico<br />
delle antiche varietà può<br />
essere preso in considerazione<br />
per ambiti territoriali più<br />
o meno vasti, ma presenta<br />
una particolare in<strong>di</strong>cazione<br />
per le aziende agrituristiche,<br />
che generalmente presentano<br />
maggiori necessità <strong>di</strong><br />
cura e mantenimento degli<br />
spazi aziendali.<br />
I giar<strong>di</strong>ni <strong>di</strong>dattici<br />
Questo impiego può essere<br />
in<strong>di</strong>cato per costruire percorsi<br />
<strong>di</strong>dattici in <strong>di</strong>versi contesti,<br />
sia scolastici, sia <strong>di</strong> tipo<br />
urbano (parchi pubblici), sia<br />
aziendali. In quest’ultimo<br />
contesto l’impiego delle<br />
antiche varietà fruttifere<br />
può assumere un r<strong>il</strong>ievo particolare<br />
se si tratta <strong>di</strong> "fattorie<br />
<strong>di</strong>dattiche", all’interno<br />
delle quali potrebbero essere<br />
ut<strong>il</strong>izzate per sv<strong>il</strong>uppare prodotti<br />
<strong>di</strong>dattici specifici.<br />
139
Riferimenti normativi<br />
in materia <strong>di</strong> attività vivaistica<br />
La normativa fitosanitaria vigente che <strong>di</strong>sciplina la produzione, la circolazione,<br />
l’importazione e l’esportazione <strong>di</strong> piante, parti <strong>di</strong> piante e semi fa riferimento<br />
a numerose <strong>di</strong>sposizioni ( Legge 18/6/31n. 987; R.D. 30/12/33, n. 1700<br />
e s.m.i.; D.L.vo 30/12/92, n. 536; D.M. 31/1/96; D.P.R. 21/12/96 n. 697;D.P.R.<br />
21/12/96 n. 698; D.M. 14/04/97; D.L.vo 19/05/2000 n. 151; D.M. 09/08/2000).<br />
Scopo principale <strong>di</strong> queste norme è l’attuazione <strong>di</strong> misure fitosanitarie idonee<br />
a ridurre <strong>il</strong> rischio <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> organismi nocivi alle piante me<strong>di</strong>ante:<br />
• controlli fitosanitari sul materiale <strong>di</strong> propagazione e <strong>di</strong> moltiplicazione;<br />
• controlli durante la fase <strong>di</strong> "produzione" e/o <strong>di</strong> importazione dei vegetali e<br />
prodotti vegetali;<br />
• responsab<strong>il</strong>izzazione dei produttori e dei commercianti, che devono assicurarsi<br />
che i vegetali o i prodotti vegetali coltivati e/o commercializzati siano<br />
esenti da attacchi parassitari;<br />
• registrazioni e documentazioni (Registro ufficiale dei produttori, Passaporto<br />
delle piante, Accre<strong>di</strong>tamento dei fornitori e Documento <strong>di</strong> commercializzazione)<br />
attraverso le quali sia possib<strong>il</strong>e risalire al produttore o al commerciante<br />
che potrebbe aver posto in circolazione vegetali o prodotti vegetali<br />
infestati o infetti.<br />
Tali regole si rivolgono a vari soggetti quali i costitutori, i produttori, i commercianti,<br />
gli importatori, ma anche ai Servizi fitosanitari regionali ai quali<br />
spettano compiti <strong>di</strong> controllo tecnico e amministrativo, nonché quelli connessi<br />
all’applicazione del sistema sanzionatorio.<br />
Per l’impianto <strong>di</strong> un vivaio per la produzione <strong>di</strong> piante e per <strong>il</strong> commercio <strong>di</strong><br />
piante, parti <strong>di</strong> piante, e semi è prevista una specifica autorizzazione r<strong>il</strong>asciata<br />
dal Servizio fitosanitario regionale al soggetto richiedente, ai sensi della<br />
Legge 18 giugno 1931, n. 987 e relativo regolamento (R.D. 12 ottobre 1933 n.<br />
1700).<br />
140
In<strong>di</strong>rizzi ut<strong>il</strong>i<br />
Di seguito si riportano alcuni in<strong>di</strong>rizzi dove è possib<strong>il</strong>e reperire antiche varietà fruttifere.<br />
L’elenco è sicuramente incompleto e con una mirata navigazione nel web è possib<strong>il</strong>e in<strong>di</strong>viduarne<br />
numerosi altri. In questa sede si sono voluti priv<strong>il</strong>egiare gli operatori che agiscono<br />
localmente e che presumib<strong>il</strong>mente possono essere maggiormente interessanti per<br />
le imprese agricole lecchesi.<br />
Az. Agr. Pomarium<br />
Sede operativa: Via Galbusera Bianca 2 - 23888 Loc. Monte, Rovagnate (LC)<br />
Tel: 02 2825860<br />
Fruttantica <strong>di</strong> Luigi Rosignoli<br />
Via A. Volta 26 - 23883 Brivio (LC) - Tel: 039 5320312<br />
Galbusera Bianca<br />
Oasi <strong>di</strong> conservazione <strong>di</strong> bio<strong>di</strong>versità frutticola e orticola aff<strong>il</strong>iata al WWF<br />
Via Galbusera Bianca 2 – 23888 Loc. Monte, Rovagnate (LC) - Tel: 039 570351<br />
www.galbuserabianca.it<br />
Centro Lombardo per l'incremento della Floro - Orto - Frutticoltura. Scuola <strong>di</strong><br />
Minoprio.<br />
Viale Raimon<strong>di</strong>, 54 - 22070 Vertemate con Minoprio (Co) - Tel. 031.900224<br />
www.fondazioneminoprio.it<br />
Segnalazioni notizie e informazioni<br />
Chiunque avesse notizie e informazioni, anche <strong>di</strong> carattere storico, inerenti le varietà frutticole<br />
riportate nel <strong>volume</strong>, o riguardanti altre antiche varietà, può segnalarle al seguente<br />
recapito:<br />
<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Lecco</strong> - Servizio Agricoltura e Foreste<br />
Corso Matteotti, 3 - <strong>Lecco</strong> - Tel. 0341.295520 - fax 0341.295501<br />
e-ma<strong>il</strong>: agricoltura@provincia.lecco.it<br />
141
Autori<br />
Leopoldo Tommasi<br />
Vivaista e giar<strong>di</strong>niere, da circa 10 anni si occupa della ricerca, salvaguar<strong>di</strong>a e riproduzione<br />
<strong>di</strong> antiche varietà <strong>di</strong> alberi da frutto e <strong>di</strong> ortaggi.<br />
Ha curato la redazione delle schede varietali, delle schede tecniche e della tecnica colturale<br />
e fornito gran parte delle immagini pubblicate.<br />
Francesco Mazzeo<br />
Funzionario responsab<strong>il</strong>e del Servizio Agricoltura e Foreste della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Lecco</strong><br />
Ha ideato e pre<strong>di</strong>sposto <strong>il</strong> progetto, coor<strong>di</strong>nato i lavori, curato la revisione dei testi e<br />
redatto i capitoli "Introduzione", "I valori della bio<strong>di</strong>versità", "Percorsi <strong>di</strong> valorizzazione<br />
dell’agro-bio<strong>di</strong>versità".<br />
Nota degli autori<br />
I contenuti del <strong>volume</strong> sono con<strong>di</strong>visi dagli autori anche per le parti non <strong>di</strong>rettamente<br />
redatte da ciascuno, avendo espresso suggerimenti, osservazioni e in<strong>di</strong>cazioni riguardanti<br />
l’intero lavoro.<br />
Ringraziamenti<br />
Si ringraziano:<br />
• per avere collaborato alla realizzazione del lavoro, Dario Gerosa del Servizio Agricoltura<br />
e Foreste della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Lecco</strong>;<br />
• per avere messo a <strong>di</strong>sposizione un’immagine <strong>di</strong> copertina, l’Ing. Giancarlo Vassena <strong>di</strong><br />
Valmadrera;<br />
• per la preziosa opera realizzata, da cui sono state le immagini raffiguranti le tavole grafiche,<br />
i curatori del sito www.pomonaitaliana.it<br />
Le immagini fotografiche delle schede varietali e delle schede tecniche sono state fornite<br />
da Leopoldo Tommasi; le rimanenti sono state tratte dall’archivio fotografico della<br />
<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Lecco</strong>.<br />
142
Volumi pubblicati<br />
nella collana Pr.I.M.A.V.E.R.A.<br />
(Progetto d’Integrazione e Modernizzazione dell’Agricoltura<br />
per la Valorizzazione Equ<strong>il</strong>ibrata delle Risorse Agroambientali")<br />
SEZIONE GESTIONE INNOVAZIONE E SVILUPPO AGRICOLO<br />
1. Agriturismo in provincia <strong>di</strong> <strong>Lecco</strong> – Idee per lo sv<strong>il</strong>uppo e la valorizzazione<br />
2. Sicurezza e salute in agricoltura – Informare, prevenire, proteggere<br />
SEZIONE VALORIZZAZIONE RISORSE AGRICOLE<br />
1. La gestione dei reflui d’allevamento per la valorizzazione delle risorse aziendali<br />
2. Il florovivaismo lecchese – Prodotti e servizi del comparto<br />
6. I funghi in provincia <strong>di</strong> <strong>Lecco</strong> – Conoscenza e valorizzazione delle risorse<br />
9. Antiche varietà frutticole lecchesi - Conoscere e valorizzare l’agro-bio<strong>di</strong>versità<br />
SEZIONE AGRICOLTURA, TERRITORIO AMBIENTE<br />
5. I suoli della Brianza lecchese – Caratteri agronomici *<br />
7. Gli alberi monumentali della provincia <strong>di</strong> <strong>Lecco</strong><br />
SEZIONE ECONOMIA E POLITICA AGRARIA<br />
8. Multifunzionalità in agricoltura: dai concetti alle opportunità<br />
* A partire da 5° <strong>volume</strong> la numerazione della collana<br />
prosegue in or<strong>di</strong>ne progressivo e non per singola sezione.<br />
I volumi sono reperib<strong>il</strong>i sul sito www.provincia.lecco.it<br />
143
Progetto grafico, impaginazione e stampa:<br />
Grafiche Cola s.r.l. - <strong>Lecco</strong><br />
www.grafichecola.it<br />
Finito <strong>di</strong> stampare nel mese <strong>di</strong> febbraio 2007