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poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1 ne/Vr<br />
settimanale diretto da luigi amicone<br />
anno 18 | numero 13 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 2,00
LA STRAGE NELLA SCUOLA EBRAICA<br />
Tolosa e <strong>il</strong> vizietto europeo di pensare<br />
sotto sotto che Israele un po’ se la cerca<br />
«Q<br />
uando pensiamo a quello che è accaduto oggi a tolosa, quando ricordiamo<br />
ciò che è accaduto in Norvegia l’anno scorso, quando apprendiamo ciò<br />
che sta accadendo in Siria, quando vediamo ciò che accade nella Striscia<br />
di Gaza e in altre parti del mondo, ricordiamo ragazzi e bambini che hanno perso la<br />
vita». Queste parole dell’alta (si fa per dire) rappresentante dell’Unione Europea per<br />
gli Affari esteri, la baronessa Catherine Ashton, sono un emblema dello stato mentale<br />
che domina negli ambienti dell’eurocrazia.<br />
Purtroppo, la baronessa Ashton non è soltanto una sprovveduta. Magari fosse così:<br />
le sue dimissioni potrebbero far posto a qualcuno e a qualcosa di diverso. Ma per<br />
questo occorrerebbe un cambiamento radicale dell’ideologia dell’eurocrazia. La dichiarazione<br />
della Ashton ha rappresentato <strong>il</strong> tentativo, nelle prime ore dopo l’attentato<br />
di Tolosa, di costruire <strong>il</strong> solito quadretto “rosa” e di comodo per l’Unione Europea,<br />
in cui tutto andrebbe bene e l’armonia regnerebbe perfetta se non fosse per<br />
qualche criminale nostalgico. Come l’attentato norvegese, anche questo era l’espressione<br />
di una mente sconvolta che non accet-<br />
ta l’armoniosa convivenza multiculturale<br />
praticata dall’Unione. L’assassino “nazista”<br />
di Tolosa aveva colpito dei m<strong>il</strong>itari francesi<br />
di origine maghrebina perché non poteva<br />
sopportare, nel suo razzismo, che la divisa<br />
potesse essere vestita da immigrati arabi<br />
non veri francesi; e poi aveva proseguito<br />
l’opera hitleriana di disinfestazione degli<br />
ebrei. Ed ecco <strong>il</strong> quadretto rosa: la politica<br />
dell’Unione mira saggiamente all’armonia<br />
multietnica e multiculturale e ad essa si oppongono<br />
gli arnesi del passato. È una retorica da Giornata della Memoria.<br />
EDITORIALE<br />
I leader islamici in Europa non<br />
sono mai netti nel prendere le<br />
distanze dall’odio antisemita dei<br />
jihadisti. Le loro condanne sono<br />
sempre “riequ<strong>il</strong>ibrate” da accuse<br />
su “quel che accade a Gaza”<br />
– alla maniera di Lady Ashton<br />
In poche ore questo quadretto di comodo è saltato per aria miseramente. L’assassino<br />
non era un neonazista e non aveva ucciso i poliziotti di origine maghrebina per<br />
razzismo bianco ma perché erano dei traditori della causa islamica, e aveva ucciso i<br />
bambini della scuola ebraica di Tolosa in nome di Gaza contro Israele (per sua esplicita<br />
ammissione). Pochi giorni prima un personaggio analogo era stato scoperto in<br />
Italia prima che potesse mettere in atto <strong>il</strong> proposito di compiere atti violenti contro<br />
la sinagoga di M<strong>il</strong>ano.<br />
L’aspetto terrib<strong>il</strong>e che riemerge ancora una volta in occasione di una vicenda come<br />
questa non è soltanto l’assoluta mancanza di volontà di ammettere che l’Europa<br />
è sempre più terreno di conquista di un integralismo islamico aggressivo; ma <strong>il</strong><br />
tentativo di nascondere questa realtà asserendo che in tal modo non si farebbe altro<br />
che del razzismo anti-islamico. Dovrebbe essere superfluo ripetere che nessuno può<br />
seriamente credere che tutti gli immigrati musulmani presenti sul continente aderiscano<br />
a un’ideologia del genere. Ma è altrettanto evidente – ed è sciagurato far finta<br />
di non vederlo – che le istituzioni e associazioni rappresentative di tali realtà non<br />
sono affatto chiare e nette nel prendere le distanze dall’odio antisionista e antisemita<br />
che anima i jihadisti circolanti in Europa. Ogni volta, le dichiarazioni di condanna<br />
vengono “riequ<strong>il</strong>ibrate” – alla maniera di Ashton – da condanne di “quel che accade<br />
a Gaza”, e beninteso mai e poi mai di quel che accade a Sderot e dintorni e dei<br />
miss<strong>il</strong>i che piovono sulle scuole israeliane.<br />
In fondo, la domanda è semplice: se davvero si pensa che sia Israele la causa della<br />
diffusione di questa intolleranza, basterebbe poco per chiarire la situazione. Basterebbe<br />
una dichiarazione autorevole da parte islamica che affermi in modo netto<br />
e inequivoco che è fuori discussione <strong>il</strong> diritto di Israele a esistere entro frontiere riconosciute<br />
e rispettate, fatte salve tutte le trattative di questo mondo. Si è mai udita<br />
o letta una sim<strong>il</strong>e dichiarazione, salvo che da parte di qualcuno (come <strong>il</strong> presidente<br />
egiziano Anwar al-Sadat) che è stato ucciso per averla fatta? La risposta è: mai.<br />
Giorgio Israel<br />
FOGLIETTO<br />
Nuove opportunità.<br />
Ora che Marcegaglia<br />
non può più buttarla<br />
in politica, si torni a<br />
contrattare in azienda<br />
Alla fine qualcosa si muoverà<br />
nell’organizzazione di un mercato<br />
del lavoro che non funzionava.<br />
Si faranno pasticci sulle flessib<strong>il</strong>ità<br />
in entrata previste dalla legge Biagi,<br />
si incrementeranno contributi per piccole<br />
imprese già molto provate. Ma si<br />
supereranno rigidità che condannavano<br />
al nanismo le nostre industrie, scoraggiavano<br />
gli investimenti ed emarginavano<br />
i giovani. Si poteva fare meglio?<br />
Senza dubbio: lo st<strong>il</strong>e da esercitazioni<br />
universitarie del ben noto Ateneo che<br />
ha questo governo complica le decisioni<br />
strategiche perché dimentica come le<br />
persone siano di carne e ossa, non solo<br />
“fattori numerici”. Certe paure (come<br />
quella dei licenziamenti di massa o <strong>il</strong><br />
ritorno di un regime da padrone delle<br />
ferriere) saranno in parte irrazionali ma<br />
sono profonde. Era opportuno superarle<br />
con la prassi instaurata dal governo<br />
Berlusconi dopo <strong>il</strong> 2008: spostare a livello<br />
aziendale e al rapporto tra le parti<br />
<strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e delle soluzioni. Arrivando<br />
così a un sistema dove <strong>il</strong> sindacato<br />
resta potente ma è coinvolto nei destini<br />
dell’impresa, come avviene non solo<br />
in America ma anche in Germania: e i<br />
fannulloni diventano una questione che<br />
riguarda anche gli altri lavoratori, non<br />
solo le direzioni aziendali. Perché non si<br />
è andati avanti così? Molte colpe sono<br />
dei berlusconiani (+ Giulio<br />
Tremonti). Però le più<br />
gravi responsab<strong>il</strong>ità<br />
sono della nevrotica<br />
Emma Marcegaglia,<br />
che ha<br />
buttato via in<br />
politica <strong>il</strong> buon<br />
lavoro svolto.<br />
Ora finalmente<br />
toglie<br />
<strong>il</strong> disturbo,<br />
speriamo<br />
che si possa riprendere<br />
<strong>il</strong> cammino.<br />
Lodovico Festa<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 3
Con Al Jazeera controllano<br />
l’opinione pubblica. Grazie<br />
al gas naturale hanno i soldi<br />
per comprare tutto. Ecco <strong>il</strong><br />
Qatar, la nuova superpotenza<br />
14<br />
highlights<br />
inediti<br />
Ogni giorno su tempi.it<br />
I contenuti che trovate in<br />
queste pagine sono sintesi<br />
degli articoli, le analisi,<br />
i commenti realizzati<br />
per <strong>il</strong> nostro sito.<br />
l’espressO Mi COntrOlla?<br />
Farina risponde al settimanale<br />
Sull’ultimo numero del settimanale<br />
L’Espresso è comparso un articolo<br />
in cui erano elencate tutte le visite<br />
dell’onorevole Renato Farina nelle<br />
carceri. «Siamo alla diffamazione<br />
– ha spiegato Farina a tempi.it –,<br />
anche se vagamente mascherata<br />
da domande retoriche, del tipo:<br />
chissà se sia proprio carità cristiana<br />
<strong>il</strong> motivo delle visite ai politici in<br />
cella... Confermo che è tutto vero, in<br />
carcere ci vado, ma non ricordavo<br />
di essere così assiduo e soprattutto<br />
neanch’io ho un diario così preciso e<br />
aggiornato delle mie visite nei penitenziari.<br />
Mi domando se c’è qualche<br />
servizio segreto che controlla i miei<br />
spostamenti. Chi fornisce questi dati<br />
all’Espresso e perché? Escluderei tra<br />
le possib<strong>il</strong>i fonti i pm e le direzioni<br />
delle carceri. Deduco che ci siano<br />
delle talpe e mi piacerebbe sapere<br />
se si muovono gratis». Farina è<br />
rimasto colpito «da una paroletta<br />
del pezzo dell’Espresso: “brogliacci”.<br />
Che roba è? Visto che mi riguardano,<br />
dove si possono consultare o<br />
magari comperare?».<br />
Cristiani disCriMinati<br />
<strong>il</strong> commento di Mauro e <strong>il</strong>ardo<br />
Secondo <strong>il</strong> rapporto Oidce 2011<br />
cresce in Europa l’intolleranza verso<br />
la fede cristiana. In Scozia <strong>il</strong> 95 per<br />
cento degli atti di violenza hanno<br />
come vittime i cristiani, mentre in<br />
Francia le azioni vandaliche contro<br />
luoghi di culto cattolici sono l’84 per<br />
cento del totale. Ma non ci sono solo<br />
i numeri. <strong>Tempi</strong>.it ha intervistato <strong>il</strong><br />
presidente del gruppo dei Popolari<br />
italiani a Bruxelles Mario Mauro<br />
(«Battersi contro l’intolleranza<br />
religiosa significa<br />
chiedersi che cos’è<br />
l’uomo») e Massimo<br />
Ilardo, direttore di<br />
“Aiuto alla Chiesa<br />
che soffre” in Italia<br />
(«Se noi cristiani<br />
veniamo discriminati<br />
in Europa<br />
la colpa è anche<br />
nostra»).<br />
14 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
16<br />
INTERNI IN MEZZO AL GUADO<br />
Coalizione<br />
di scopo<br />
Solo su <strong>Tempi</strong>.it<br />
IL quOTIDIANO ONLINE DI TEMPI<br />
una strana vendita<br />
Dieci domande al sindaco<br />
Pisapia sul caso Sea<br />
di Carlo Masseroli<br />
Pubblichiamo l’interrogazione urgente presentata <strong>il</strong> 22 marzo in<br />
Consiglio comunale di M<strong>il</strong>ano da Carlo Masseroli (Pdl).<br />
i interroga <strong>il</strong> Sindaco affinché dia chiara e puntuale risposta<br />
alle dieci domande che seguono. s 1. Nei mesi finali del 2011, mentre si dava corso alla<br />
vendita del 29,75 per cento di Sea, avevate preso in considerazione<br />
tra le ipotesi possib<strong>il</strong>i quella di vendere nel 2012 una ulteriore<br />
quota di Sea?<br />
Nel caso la risposta non fosse affermativa, di chi ritiene sia la<br />
responsab<strong>il</strong>ità di un così grave errore di valutazione?<br />
Nel caso la risposta fosse affermativa di chi ritiene sia la responsab<strong>il</strong>ità<br />
di un così grave errore procedurale?<br />
2. È consapevole che vendere in due successivi momenti quote<br />
della medesima società a distanza di così poco tempo possa ridurne<br />
grandemente <strong>il</strong> valore rispetto ad una vendita in un’unica<br />
tranche inclusiva del premio di maggioranza?<br />
3. Quale motivazione ritiene possa essere data al fatto che <strong>il</strong><br />
bando Sea abbia avuto un solo concorrente, non ci siano stati r<strong>il</strong>anci<br />
e <strong>il</strong> prezzo finale di vendita di Sea sia stato pari alla base<br />
d’asta più un solo euro?<br />
4. È a conoscenza che <strong>il</strong> bando che in Bras<strong>il</strong>e ha ceduto la gestione<br />
di tre aeroporti (come tre sono quelli gestiti da Sea) vec-<br />
Foto: AP/LaPresse<br />
i videO di teMpi.it<br />
leggerezza (con giudizio)<br />
<strong>Tempi</strong>.it produce ogni giorno<br />
un video sull’attualità. Si<br />
spazia da argomenti seri<br />
trattati con leggerezza a<br />
tematiche frivole analizzate<br />
in profondità.<br />
la teleFOnata COn MOggi<br />
la serie a secondo l’ex dg Juve<br />
Ogni lunedì <strong>il</strong> campionato di<br />
serie A commentato con<br />
Luciano Moggi: «Del Piero<br />
merita la riconferma. È un<br />
campione e un vero professionista».<br />
<strong>il</strong> blOg<br />
di rOdOlFO Casadei<br />
<strong>il</strong> mondo è grigio,<br />
<strong>il</strong> mondo è blu<br />
«Dietro una grande donna<br />
c’è un grande uomo».<br />
Recensione di The Lady di<br />
Luc Besson sulla storia di<br />
Aung San Suu Kyi.<br />
guns n’ rainbOw<br />
Corrispondenze<br />
dal sudafrica<br />
Lorella Beretta ci racconta<br />
<strong>il</strong> paese dell’arcobaleno. Le<br />
sue contraddizioni, le sue<br />
chi, bisognosi di pesanti lavori e sfruttati oltre capacità, svoltosi <strong>il</strong> “bandO<br />
lotte, i suoi m<strong>il</strong>le colori.<br />
a cavallo tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, grazie alla tra- su Misura”<br />
È un bando «su misusparente<br />
cessione del 51 per cento da parte dell’ente pubblico di ra» a scatenare <strong>il</strong> caos<br />
controllo, ha avuto decine di partecipanti da tutto <strong>il</strong> mondo, di- a M<strong>il</strong>ano. si tratta<br />
priMarie repubbliCane<br />
della società aeropor-<br />
la corsa di rick santorum,<br />
versi turni di r<strong>il</strong>ancio fruttando un ricavo superiore a dieci mituale sea (azienda che<br />
l’outsider cattolico<br />
liardi di euro?<br />
gestisce gli scali di<br />
<strong>Tempi</strong>.it segue con aggior-<br />
5. Quale motivazione ritiene possa essere data al fatto che <strong>il</strong> linate e Malpensa).<br />
namenti, analisi e interviste<br />
lo scorso dicembre,<br />
la sfida alle primarie repub-<br />
testo del bando tradotto in inglese sul sito del Comune conten- <strong>il</strong> 29,75 per cento del<br />
blicane tra Rick Santorum<br />
ga questa intestazione: “Only the italian document has official capitale societario<br />
e Mitt Romney.<br />
è stato venduto dal<br />
value”? Non crede che, volendo attrarre investitori internazio- Comune al fondo F2i<br />
nali, sarebbe stato meglio che i documenti ufficiali fossero an- (Fondi italiani per le<br />
un the COn aliCe<br />
che in inglese?<br />
infrastrutture).<br />
<strong>il</strong> concerto di Morgan.<br />
l’assessore al b<strong>il</strong>ancio,<br />
6. Nell’ipotesi della vendita di una seconda tranche di quo-<br />
Cronaca e fotografie<br />
bruno tabacci, aveva<br />
te Sea (qualsiasi sia la procedura scelta), non crede ci sia un po- sgomberato <strong>il</strong> campo<br />
Tra cover splendidamente<br />
da qualsiasi dubbio<br />
arrangiate, gag, vecchi suctenziale<br />
acquirente in condizioni favorevoli rispetto a tutti gli circa la trasparencessi<br />
degli anni Novanta e<br />
altri?<br />
za dell’operazione,<br />
intense interpretazioni dei<br />
7. Se si procedesse a quotazione come può <strong>il</strong> comu-<br />
ma un’intercetta-<br />
dischi più recenti.<br />
ne evitare la semplice acquisizione sul mercato da parte<br />
di F2i delle azioni necessarie ad ottenere la maggioran-<br />
dOwnlOad<br />
za perdendo così definitivamente <strong>il</strong> valore del premio di<br />
Fabio Concato e pino daniele,<br />
cantautori fai da te<br />
maggioranza sulle quote cedute, anche in caso di Opa?<br />
Fabio Concato (“Tutto qua”)<br />
8. Nell’ipotesi della vendita di una seconda tranche<br />
e Pino Daniele (“La grande<br />
di quote Sea, quanto ritiene abbia perso <strong>il</strong> Comune di<br />
madre”), dopo alterne<br />
vicende, si sono autoprodot-<br />
M<strong>il</strong>ano con una procedura come quella adottata?<br />
ti. Di Carlo Candiani.<br />
9. Ritiene che tutto questo abbia qualche legame<br />
zione (pubblicata<br />
con l’intercettazione di cui parla <strong>il</strong> recente articolo dell’Espres- dall’espresso) ha<br />
rivelato che l’azioni-<br />
e pOi tuttO <strong>il</strong> restO<br />
so nella quale l’amministratore delegato di F2i definisce “cucista e amministratore<br />
Corradi, trento,<br />
to su misura” per sè <strong>il</strong> bando con cui <strong>il</strong> Comune ha venduto lo delegato di F2i vito<br />
giannino e la rosa<br />
scorso dicembre <strong>il</strong> 29,75 per cento della società aeroportuale? gamberale, parlando<br />
Su tempi.it trovate tutte<br />
del bando di gara con<br />
10. A me sorge un’ultima domanda, non so a lei: è <strong>il</strong> Sinda-<br />
le nostre firme, oltre che<br />
una persona «in otti-<br />
le nostre rubriche. E con<br />
co Pisapia che per tramite dell’assessore Tabacci si salda con i mi rapporti con <strong>il</strong> ver-<br />
la “Preghiera del mattino”<br />
tice nazionale del pd»,<br />
poteri forti o è l’assessore Tabacci, già riconosciuto come uo- si diceva compiaciuto<br />
sbertucciamo un po’ i nostri<br />
mo dei poteri forti, che fa sapiente uso del consenso del Sin- per un atto tagliato su<br />
colleghi giornalisti.<br />
daco Pisapia?<br />
misura per lui.<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 15<br />
Foto: AP/LaPresse<br />
Sopra, <strong>il</strong> leader della<br />
Lega, Umberto Bossi.<br />
A fianco, la fotografia<br />
twittata da Pier<br />
Ferdinando Casini che<br />
lo ritrae con Angelino<br />
Alfano, Pier Luigi<br />
Bersani e Mario Monti.<br />
Al centro, i segretari<br />
di Pdl e Pd e sotto,<br />
<strong>il</strong> premier e <strong>il</strong> ministro<br />
del Lavoro Elsa Fornero<br />
si declina, in dieci punti, la visione del centrodestra<br />
sul welfare) l’intera giornata ha<br />
i contorni di una sfida al Pd. Il pubblico si<br />
scalda solo quando Angelino Alfano affronta<br />
<strong>il</strong> tema di petto: «O si fa una buona riforma,<br />
o non si fa nessuna riforma. Se vogliono<br />
trascinarci verso una riformetta, preferiamo<br />
vincere le elezioni, e<br />
Brunetta: «Monti è lì per fare cose diffic<strong>il</strong>i. pensarci noi nel 2013. Oggi<br />
Altrimenti meglio Berlusconi». Cazzola:<br />
non abbiamo un testo, non<br />
abbiamo certezze e abbiamo<br />
«Il mio giudizio su questa riforma ricalca uno sciopero annunciato. Se<br />
quello di Fantozzi sulla corazzata Potëmkin» fosse una schedina, sarebbe<br />
uno zero al Totocalcio».<br />
lì per fare cose diffic<strong>il</strong>i. Ma se si rischia la I tempi del “Con Monti senza se e senza<br />
fine dei governi Andreotti, è meglio Ber- ma” sembrano lontanissimi. Più Pier Lu<strong>il</strong>usconi».<br />
Giuliano Cazzola (vicepresidengi Bersani insiste sulla necessità di modite<br />
della commissione Lavoro della Cameficare le norme relative all’articolo 18, più<br />
ra) è più esplicito: «Il mio giudizio su que- Alfano puntualizza che gli interventi sul<br />
sta riforma ricalca quello di Fantozzi sulla testo del ddl non verranno solo da sinistra:<br />
corazzata Potemkin».<br />
«Il governo doveva presentare <strong>il</strong> testo che<br />
«Se la Fiom condiziona la Cg<strong>il</strong>, la Cg<strong>il</strong> <strong>il</strong> Pd,<br />
Si dibatte sull’articolo 18, di modello riteneva giusto e poi ci sarebbe stato lo spa-<br />
<strong>il</strong> Pd <strong>il</strong> governo, questo vuol dire che l’Italia è<br />
lombardo, di giovani e di flessib<strong>il</strong>ità. Nei zio per discutere nei vari passaggi parla-<br />
momenti morti si perde tempo al bar aspetmentari. È come se <strong>il</strong> coltello avesse difetta-<br />
condizionata dalla Fiom. Se è così, diciamo no».<br />
tando l’intervento più atteso, quello del to dal manico. Oggi c’è un ddl che parte da<br />
Alfano e <strong>il</strong> Pdl sfidano la “strana maggioranza”<br />
segretario generale. La speranza, molto con- un compromesso ed è soggetto a un altro<br />
creta, è che a dieci anni dalla morte di Mar- compromesso».<br />
e r<strong>il</strong>anciano sulla mission dell’esecutivo tecnico<br />
co Biagi si superino barriere e pregiudizi<br />
per realizzare un moderno statuto dei lavo- Comanda la parte estrema della Cg<strong>il</strong>?<br />
norevole, perché ce l’ha tanto con me gli umori del partito nei confronti del lo che sostiene da anni Roberto Formigoni.<br />
parte delle aziende. Noi facciamo l’interesratori. Ripartendo ovviamente dalla rifor- Per mantenere l’elettorato di centrodestra,<br />
Monti? «Ha toccato le nostre catego- governo. A M<strong>il</strong>ano, alla conferenza nazio- Il timore è che Pier Ferdinando Casini da<br />
se della nazione». A scongiurare <strong>il</strong> rischio ma Sacconi e dal Testo unico dell’apprendi- occorre tornare a parlare di flessib<strong>il</strong>ità in<br />
O rie di riferimento. Imprenditori, tasnale del Pdl, <strong>il</strong> tema è <strong>il</strong> lavoro («dipenden- una parte e Roberto Maroni dall’altra, per<br />
ci sono tutti i massimi esponenti del parstato. Il nodo vero, però, è tutto politico. E entrata. Due le strategie possib<strong>il</strong>i: insistere<br />
sisti, farmacisti. E ride a tavola col leader te e indipendente») ma la parola d’ordine è un eccesso di tatticismo, finiscano per contito<br />
a livello locale, regionale e nazionale. sta nel fastidio per «la timidezza dei profes- per una rapida approvazione (senza cam-<br />
della Cg<strong>il</strong>. Insomma, noi non staremo qui r<strong>il</strong>ancio. O corsa ai ripari. Per usare le parosegnare <strong>il</strong> paese alla sinistra che ben sap-<br />
A fare da platea un centinaio di m<strong>il</strong>itanti sori», che hanno ceduto al diktat del sindabiamenti), oppure intervenire per aiutare le<br />
fermi a leccarci le ferite. Nessuno si può le di Fabrizio Cicchitto, si vuole creare «un piamo. Noi non siamo affetti da cretini-<br />
di tutte le età, imprenditori in cravatta e cato. È un ritornello, in sala: «Se le liberaliz- piccole e medie imprese. «Anche Berlusconi<br />
<strong>il</strong>ludere che non considereremo la riforma grande partito di alternanza al Pd. Popolasmo parlamentare». Anche Giorgia Meloni<br />
artigiani, <strong>il</strong> popolo delle partite Iva. Renazazioni sono state fatte per decreto, perché avrebbe preferito un decreto», sussurra un<br />
del lavoro in ogni sua accezione». Sorride re, riformista. Dobbiamo aprire una discus- è dello stesso parere: «Non possiamo cadere<br />
to Brunetta parla di «pantano parlamenta- la riforma del lavoro è un disegno di leg- onorevole in fondo alla sala. «I ddl entrano<br />
sornione, Ignazio La Russa, mentre riassusione nel Ppe europeo». Esattamente quel- nella trappola di chi dice che stiamo dalla<br />
re» da scongiurare a tutti i costi: «Monti è ge?». Manifesto per <strong>il</strong> lavoro a parte (in cui in Parlamento che sono purosangue ed<br />
16 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 17<br />
28<br />
G<br />
SOMMARIO<br />
settimanale diretto da luigi amicone<br />
poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1 ne/Vr 28<br />
ESTERI LE AMBIZIONI DELL’EMIRO<br />
Un mega impero<br />
piccolo piccolo<br />
Ospita una base americana e offre un consolato<br />
ai talebani. Promette di risolvere pacificamente<br />
ogni conflitto internazionale ma ha sostenuto<br />
i ribelli libici e siriani. Così <strong>il</strong> ricchissimo Qatar<br />
sgomita per un ruolo da grande potenza<br />
John Kerry, presidente<br />
della commissione Esteri<br />
del Senato americano,<br />
disse: «Il Qatar non può<br />
essere un alleato degli<br />
Stati Uniti <strong>il</strong> lunedì,<br />
e inviare quattrini<br />
ad Hamas <strong>il</strong> martedì»<br />
A lato, dal basso verso l’alto: Hamad Bin Khalifa<br />
uardato da fuori, proprio non ci si la Fifa ammetta <strong>il</strong> velo islamico nel calcio da arbitro e scende in campo parteggiando<br />
Al Thani con <strong>il</strong> presidente siriano Bashar al Assad;<br />
raccapezza. Se la politica internazio- femmin<strong>il</strong>e, ma nello stesso tempo concede per una squadra contro l’altra: in Libia dalla<br />
con i reali inglesi; donne Hezbollah in attesa del suo arrivo;<br />
nale, le alleanze strategiche, le ideo- terreni e libertà di culto perché possano sor- parte dei ribelli anti-Gheddafi, in Siria dalla<br />
con la moglie Mozah bint Nasser al Missned dopo la<br />
logie significano ancora qualcosa, un posto gere dentro ai suoi confini chiese cattoliche, parte degli avversari dell’ex alleato Bashar<br />
notizia che <strong>il</strong> Qatar ospiterà i mondiali di calcio del 2022<br />
del genere semplicemente non dovrebbe esi- siro-malabariche, maronite, copto ortodos- al Assad. Il paese protagonista in tutti gli<br />
stere. Uno Stato che ospita <strong>il</strong> Comando delse e chiama le migliori università america- sforzi per una soluzione diplomatica delle<br />
i posti di potere sono spartiti fra i membri Hamas <strong>il</strong> martedì». Il Qatar ha continuato sono dovuti fare una ragione, anche perle<br />
forze armate degli Stati Uniti in Medio ne a impiantare i loro campus. E ancora: un crisi del mondo arabo nel secondo decen-<br />
di una sola, litigiosa, famiglia (gli Al Thani) a inviare soldi ad Hamas, altri ne ha inviaché di ospiti sospetti nel paese dell’emi-<br />
Oriente e allo stesso tempo irradia <strong>il</strong> verbo paese che prima si costruisce l’immagine di nio del XXI secolo – dal Libano allo Yemen,<br />
che ospita e finanzia la Fondazione per la ti agli islamisti di Ennahda che hanno vinro Hamad Bin Khalifa Al Thani ne passano<br />
antiamericano di Al Jazeera, che è nata e onesto mediatore, terreno neutro per ogni dal Darfur alle guerre intestine fra Al Fatah<br />
democrazia araba e sposa la causa delle rivoto le elezioni in Tunisia e ai ribelli libici del- parecchi: dai parenti di Saddam Hussein a<br />
ha sede proprio lì; mercanteggia con Israe- tipo di negoziato, sulla base di una costitu- e Hamas – che diventa l’unico paese arabo<br />
luzioni democratiche (nel senso che intenla stessa tendenza (insieme ad armi e vet- quelli di Osama Bin Laden fino a Le<strong>il</strong>a Trale<br />
nel mentre che finanzia Hamas e ostenta zione dove all’articolo 7 sta scritto che «la che bombarda insieme ai jet della Nato le<br />
dono consegnare <strong>il</strong> potere a chi vincerà libetovaglie); e fino a quando non è scoppiata belsi, la moglie del deposto presidente tuni-<br />
ottimi rapporti col vicino Iran; offre <strong>il</strong> podio politica estera dello Stato è basata sul prin- forze armate e le città di un paese fratello<br />
re elezioni) del mondo arabo.<br />
la rivolta in Siria, a Doha arrivava spesso sino Ben Ali che dalla vicina Arabia Saudita<br />
di summit internazionali sia a Tzipi Livcipio del rafforzamento della pace e della come la Libia. Che ottiene dalla Lega Araba<br />
Da uscirne pazzi. Tre anni fa John Ker- in visita da Damasco Khaled Mashal, <strong>il</strong> lea- si reca spesso a Doha a fare shopping, senni<br />
sia a Mahmoud Ahmadinejad; si dichia- sicurezza internazionali attraverso l’inco- la sospensione della Siria e preme su Russia<br />
ry, candidato democratico sconfitto alle preder di Hamas, che nella capitale del Qatar za timore di imbattersi in Rachid Ghannoura<br />
wahabita e ospita islamisti intransigenti raggiamento della risoluzione pacifica delle e Cina (qualche migliaio di volte più gransidenziali<br />
del 2004 e presidente della com- ha vissuto fra <strong>il</strong> 1999 e <strong>il</strong> 2001 e vi torna chi, <strong>il</strong> leader carismatico di Ennahda che a<br />
come <strong>il</strong> telepredicatore Yusuf al Qaradawi, dispute internazionali (…) e sulla non interdi di lui) perché permettano al consiglio di<br />
missione Esteri del Senato americano, dis- per visitare suo figlio Omar Abdel Qader, Doha è stato ospite di Qaradawi, residente<br />
si offre di aprire un ufficio di rappresentanferenza negli affari interni di altri Stati»; e Sicurezza dell’Onu di sanzionare <strong>il</strong> regime<br />
se: «Il Qatar non può essere un alleato degli residente permanente. John Kerry, e anche qatariota naturalizzato di antica data.<br />
za dei talebani afghani, trama per far sì che poi improvvisamente si toglie la giacchetta di Assad. Una monarchia assoluta dove tutti<br />
Stati Uniti <strong>il</strong> lunedì, e inviare quattrini ad quelli che stanno molto sopra di lui, se ne Tutto questo minestrone ha spiega-<br />
28 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 29<br />
40<br />
CULTURA LE COSE COME STANNO<br />
L’arcobaleno<br />
piange<br />
anno 18 | numero 13 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 2,00<br />
Foto: AP/LaPresse<br />
Qui sotto, dall’alto verso <strong>il</strong> basso:<br />
Hamad Bin Khalifa Al Thani<br />
con <strong>il</strong> presidente palestinese<br />
Abu Mazen e <strong>il</strong> leader di Hamas<br />
Khaled Mashal; con <strong>il</strong> presidente<br />
iraniano Mahmoud Ahmadinejad;<br />
con <strong>il</strong> re di Giordania Abdullah II<br />
Steve non è proprio lo zio e Anna si bacia con<br />
la mamma. Sono le famiglie gay, promosse<br />
dai media come <strong>il</strong> ritratto della serenità.<br />
Ma nel segreto delle loro camerette i figli di<br />
papà&papà sperimentano drammi inconfessab<strong>il</strong>i<br />
er quanto ne sanno loro, una mamma dere correttamente ogni sfumatura), se i<br />
cucina e l’altra è forte in porta. Nelle padri hanno fisici mozzafiato e le madri<br />
P foto di famiglia tutti portano la cra- affettuose un equ<strong>il</strong>ibrio fra casa e lavoro,<br />
vatta e nessuno <strong>il</strong> reggiseno, in bagno ci i figli sono <strong>il</strong> ritratto della serenità. Nessu-<br />
sono solo dopobarba o solo rossetti, hanno di loro sembra notare differenze sostanno<br />
due mamme, due papà, o tutti e quatziali fra la propria famiglia e quella altrui,<br />
tro assieme, una mamma biologica e due nessuno si chiede come sia possib<strong>il</strong>e essere<br />
padri legali, un donatore di seme e due venuti al mondo da due individui sessual-<br />
madri sposate e all’Ikea hanno lo sconto. mente identici. Anzi, se le questioni sorgo-<br />
Sono i figli di coppie gay, la parte viva delno si risolvono chiarendo che non ci sono<br />
le ingarbugliate «conseguenze dell’amore». etichette e ciascuno può essere ciò che pre-<br />
Quelle di cui ha parlato Giuliano Ferrara ferisce. «Una famiglia tipica non esiste – si<br />
commentando la sentenza della Corte d’ap- spiega in una delle tante guide di organizpello<br />
londinese che ha assegnato a un bamzazioni per i diritti Lgbt (lesbiche-gay-bisesbino<br />
tre genitori: la madre, la sua compasuali-trans), come la storica Stonewall –, ci<br />
gna e l’amico gay che prima ha donato <strong>il</strong> sono famiglie di ogni forma e dimensione».<br />
suo seme e ora vuole fare <strong>il</strong> padre. E quelle Visti da qui i loro figli si sentono speciali e<br />
che da noi implica un pronunciamento del- non hanno nessun problema con la figura<br />
la Cassazione, che, pur non riconoscendo paterna o materna (i nati da genitori etero<br />
come valido in Italia un matrimonio omo- resteranno gli unici grazie ai quali psicosessuale<br />
celebrato all’estero, ha assicurato logi e psicanalisti avranno ancora un lavo-<br />
alle coppie gay <strong>il</strong> «diritto alla vita fam<strong>il</strong>iaro). In un ritorno ancestrale alla comunità,<br />
re». Anzi, in presenza di «specifiche situa- poi, le famiglie gay hanno a disposizione<br />
zioni» ha garantito loro <strong>il</strong> diritto a un «trat- una rete sociale infallib<strong>il</strong>e, nonni adorabitamento<br />
omogeneo a quello assicurato dalli, zii e zie di identità netta o sfumata alla<br />
la legge alla coppia coniugata». Anche per- Almodovar. Lo scenario pare un po’ confuché,<br />
si spiega, <strong>il</strong> fatto che i coniugi debbaso, ma è la libertà, bellezza, e alla fine tutno<br />
essere di sesso diverso per potersi spoto sarà meraviglioso.<br />
sare per <strong>il</strong> diritto europeo è cosa superata. Le difficoltà che i bambini delle cop-<br />
A guardare le famiglie gay in tv e al pie gay incontrano ogni giorno sono mol-<br />
cinema, <strong>il</strong> loro Mulino Rosa o Azzurro semte, ma, ci assicurano, fac<strong>il</strong>mente risolvibibra<br />
<strong>il</strong> migliore dei mondi possib<strong>il</strong>i. In quelli. Eppure, se con qualche appoggio le quele<br />
che appaiono nelle pubblicità – e che stioni pratiche si sbrigano in fretta (Mam-<br />
sf<strong>il</strong>ano con la bandiera arcobaleno, fanno ma come mi faccio la barba? Ora te lo spie-<br />
battaglie politiche, vanno alla Casa Bianga lo zio Tom. Papà, che<br />
ca a ringraziare per l’attenzione alle mino- cos’è un assorbente? Vai Le difficoltà dei bambini delle coppie gay sono<br />
che tutti gli altri hanno e lui no. Oppure Nelle famiglie arcobaleno alcuni sanno entrata a far parte della loro vita. E non semranze<br />
grazie alla quale le soldatesse pos- dalla vicina), è un po’ più<br />
che <strong>il</strong> suo papà non è qui ma non è scappa- da dove vengono: da un padre e una madre pre va come nella favola che ti raccontano<br />
sono baciarsi pubblicamente – sono tut- diffic<strong>il</strong>e spiegare al figlio risolvib<strong>il</strong>i, soprattutto le questioni pratiche. Ma<br />
to, non è cattivo e non è nemmeno morto. che si sono lasciati. Uno dei due si è innamo- su papà che adesso ha un fidanzato: sulle<br />
ti felici. Nello stereotipo delle nuove fami- che cos’è quello strano ani- è diffic<strong>il</strong>e spiegare al figlio cos’è quell’animale<br />
Perché <strong>il</strong> vero problema, fra le conseguenrato – prima, durante o dopo le nozze etero pagine tristi (e nascoste) dei forum sul web,<br />
glie (<strong>il</strong> plurale è fondamentale per inclumale chiamato mamma chiamato mamma che gli altri hanno e lui no<br />
ze dell’amore, è la biologia.<br />
– di una persona del suo stesso sesso, che è quelli senza timbri delle associazioni gay,<br />
40 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 41<br />
L’inedito. Finkielkraut ripropone Péguy<br />
Stralci da “L’incontemporaneo”, l’opera tradotta oggi per<br />
la prima volta in italiano in cui <strong>il</strong> f<strong>il</strong>osofo francese r<strong>il</strong>egge<br />
uno tra gli scrittori più sottovalutati dall’élite intellettuale<br />
Alain Finkielkraut .................................................................................................................................................................................................................6<br />
LA SETTIMANA<br />
Caso Sea. Dieci domande a Pisapia<br />
L’ex assessore all’Urbanistica Carlo Masseroli<br />
ha presentato un’interrogazione urgente in Consiglio<br />
comunale affinché <strong>il</strong> sindaco di M<strong>il</strong>ano dia chiara<br />
e puntuale risposta riguardo la vendita della società<br />
che gestisce gli aeroporti del capoluogo lombardo ...............14<br />
INTERNI<br />
Scenari. A un passo dalla riforma<br />
Le strategie dei grandi partiti. Chi sta con Monti ......................16<br />
Lo Stato spiato. Giustizia creativa<br />
Tabulati telefonici presi di nascosto, parlamentari<br />
intercettati senza autorizzazione. Il caso Pittelli e altre<br />
“negligenze” di De Magistris e Genchi. Terza puntata<br />
Peppe Rinaldi ..............................................................................................................................................................................................................20<br />
ESTERI<br />
Copertina. Un mega impero tascab<strong>il</strong>e<br />
L’emiro promette di risolvere pacificamente ogni<br />
conflitto internazionale ma ha sostenuto i ribelli libici<br />
e siriani. Intanto suo figlio sta mettendo le mani sul<br />
calcio planetario, dal Psg al Barcellona. Così <strong>il</strong> ricco<br />
Qatar sgomita per ritagliarsi un ruolo da superpotenza<br />
Rodolfo Casadei, Daniele Guarneri ........................................................................................................................28<br />
CULTURA<br />
L’INEDITO<br />
La resistenza<br />
della pietra<br />
Così i moderni hanno ricusato l’indominab<strong>il</strong>ità delle<br />
cose e «l’aperta infinità dell’esperienza». In cambio<br />
di un sapere che non incontra mai l’altro ma ovunque<br />
e sempre se stesso. La collera di Péguy (e Finkielkraut)<br />
nei confronti della «panv<strong>il</strong>lania» contemporanea.<br />
Uno sguardo vivo davanti alla realtà zamp<strong>il</strong>lante<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 7<br />
Nozze gay. Famiglie arcobaleno<br />
È ipocrisia attribuire i problemi degli omosessuali<br />
alla società. È “l’ecologia dell’uomo” a dettare<br />
l’irrinunciab<strong>il</strong>ità dell’unione fra maschio e femmina.<br />
Parlano don Francesco Ventorino e Dale O’Leary<br />
Valentina Fizzotti, Benedetta Frigerio........................................................................................................40<br />
LA SETTIMANA<br />
Foglietto<br />
Lodovico Festa ...................................3<br />
Non sono d’accordo<br />
Oscar Giannino ..............................13<br />
Boris Godunov<br />
Renato Farina .................................27<br />
Le nuove lettere di<br />
Berlicche ....................................................35<br />
Presa d’aria<br />
Paolo Togni ..........................................52<br />
Mamma Oca<br />
Annalena Valenti ....................53<br />
Post Apocalypto<br />
Aldo Trento .........................................58<br />
Sport über alles<br />
Fred Perri .................................................62<br />
Cartolina dal Paradiso<br />
Pippo Corigliano .......................63<br />
Diario<br />
Marina Corradi ............................66<br />
RUBRICHE<br />
L’Italia che lavora ....................48<br />
Per Piacere ..............................................50<br />
Green Estate ........................................52<br />
Mob<strong>il</strong>ità 2000 ..................................55<br />
La rosa dei <strong>Tempi</strong> .....................56<br />
Lettere e rettifiche ..................62<br />
Taz&Bao .....................................................64<br />
Reg. del Trib. di M<strong>il</strong>ano n. 332 dell’11/6/1994<br />
settimanale di cronaca, giudizio,<br />
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Anno 18 – N. 13 dal 29 marzo al 4 apr<strong>il</strong>e 2012<br />
IN COPERTINA fotomontaggio <strong>Tempi</strong><br />
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LUIGI AMICONE<br />
REDAZIONE: Emanuele Boffi, Laura Borselli,<br />
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speciale), Benedetta Frigerio, Caterina Giojelli,<br />
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(D.LEG. 196/2003 tutela dati personali).
L’INEDITO<br />
La resistenza<br />
della pietra<br />
Così i moderni hanno ricusato l’indominab<strong>il</strong>ità delle<br />
cose e «l’aperta infinità dell’esperienza». In cambio<br />
di un sapere che non incontra mai l’altro ma ovunque<br />
e sempre se stesso. La collera di Péguy (e Finkielkraut)<br />
nei confronti della «panv<strong>il</strong>lania» contemporanea.<br />
Uno sguardo vivo davanti alla realtà zamp<strong>il</strong>lante<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 7
di Alain Finkielkraut<br />
In un testo intitolato Deuxième élégie<br />
xxx, con un richiamo e in omaggio<br />
alla celebre poesia di Ronsard («Ascolta<br />
boscaiolo, ferma <strong>il</strong> braccio/ legno solo<br />
non è quello che abbatti/ non vedi <strong>il</strong> sangue<br />
sgorgare dalle ninfe/ che vivono nei<br />
tronchi della dura scorza»), Péguy medita<br />
lungamente sulla differenza esistente tra<br />
la lavorazione del ferro (che la rivoluzione<br />
industriale ha reso possib<strong>il</strong>e) e ciò che era<br />
un tempo la lavorazione della pietra e del<br />
legno. La materia antica, osserva Péguy, aveva<br />
una sua solidità fin dall’inizio e si tagliava<br />
«come era naturalmente venuta al mondo».<br />
«Naturalmente» significa «da sola», «a<br />
partire da sé stessa», «secondo le proprie<br />
leggi». Prima dell’uomo, già data, c’era la<br />
materia. Materia prima, nel senso letterale<br />
del termine. Questo primato era un’autorità.<br />
Questa origine, un potere. Questo inizio,<br />
un comandamento. Questa anteriorità e<br />
8 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
questa esteriorità costringevano l’operaio a<br />
trattare con cautela, se non addirittura con<br />
solennità, l’oggetto di cui faceva uso. La forma<br />
che voleva creare era, in effetti, implicata<br />
nella materia, legata a essa da una parentela,<br />
una prossimità, una coappartenenza<br />
e, dice ancora Péguy, «una codestinazione<br />
eterna». Poiché un «gesto maldestro su questa<br />
materia non si può più rimediare», poiché<br />
«nel commercio fra uomo e legno, fra<br />
uomo e pietra, un’ingiuria non si dimentica<br />
più, nulla si cancella», poiché «nell’operazione<br />
dell’antica materia, tutto conta e<br />
tutto conta per sempre, tutto è inespiab<strong>il</strong>e,<br />
tutto è impagab<strong>il</strong>e, tutto è irreversib<strong>il</strong>e,<br />
dunque tutto è eterno», l’uomo era, in qualche<br />
modo, tenuto al rispetto.<br />
La forma era implicata nella materia antica,<br />
legata a essa da «una codestinazione eterna».<br />
Poiché «nel commercio fra uomo e legno, fra<br />
uomo e pietra, un’ingiuria non si dimentica più»<br />
Con l’avvento del ferro, e dal momento<br />
in cui si è appreso a trattare questo metallo<br />
in grandi quantità e a ridurlo allo stato<br />
liquido, tutto cambia: a questo punto è di<br />
materia seconda che bisogna parlare, per<br />
designare una materia «dutt<strong>il</strong>e, malleab<strong>il</strong>e,<br />
morbida, doc<strong>il</strong>e, intercambiab<strong>il</strong>e, che va<br />
e che viene», che si scioglie e scivola invece<br />
di sottomettere e comandare. Ormai per<br />
fare qualsiasi cosa è inut<strong>il</strong>e operare con,<br />
avere dei riguardi, venire a compromessi,<br />
rispondere a esigenze esterne a sé. S<strong>il</strong>enziosa<br />
e sottomessa, assoggettab<strong>il</strong>e e manipolab<strong>il</strong>e,<br />
domestica e disponib<strong>il</strong>e, inerte e<br />
offerta, la materia moderna è una materia<br />
che la vera vita ha abbandonato. Il ferro,<br />
ovvero <strong>il</strong> trionfo della volontà: laddove l’uomo<br />
componeva, ora dispo-<br />
ne e impone; dove rispondeva,<br />
ordina; dove socializzava,<br />
fa sol<strong>il</strong>oqui; dove recepiva,<br />
concepisce, calcola, pianifica<br />
e programma; dove
IN LIBRERIA<br />
In queste pagine<br />
pubblichiamo<br />
alcuni stralci da<br />
L’incontemporaneo,<br />
l’opera in cui Alain<br />
Finkielkraut ripropone<br />
lo scrittore Charles<br />
Péguy, da sempre<br />
emarginato dall’élite<br />
culturale di sinistra,<br />
come un imprescindib<strong>il</strong>e<br />
e profetico<br />
«lettore del mondo<br />
moderno». Uscito<br />
in Francia nel 1992,<br />
<strong>il</strong> testo è stato ora<br />
finalmente tradotto<br />
per la prima volta in<br />
italiano da Lindau<br />
(160 pagine, 19 euro).<br />
dipendeva, regna. Il corrispettivo della sua<br />
attività non è più la natura, o la realtà così<br />
come si concede, ma l’operab<strong>il</strong>ità e la plasticità<br />
senza limiti di una materia senza<br />
dignità; non è più l’essere in quanto altro,<br />
ma l’essere come prolungamento dell’uomo,<br />
l’essere come servizio, l’essere liberato<br />
da ogni trascendenza e da ogni esteriorità.<br />
Quando <strong>il</strong> dono cede <strong>il</strong> posto alla dominazione,<br />
quando la tecnica non ha più qualcuno<br />
con cui parlare sulla terra, allora l’uomo<br />
cambia mondo o, più precisamente, <strong>il</strong><br />
mondo cambia umanità.<br />
Durante i secoli, l’umanità, tutte le umanità,<br />
tutte le particolari umanità, insieme<br />
o separatamente, tutta l’intera umanità<br />
totale ha lavorato una materia che non<br />
solo resisteva, ma che comandava, che esigeva<br />
rispetto, sotto la costrizione di quel ricatto<br />
irrevocab<strong>il</strong>e che abbiamo detto. Per molti<br />
secoli tutta questa intera umanità ha dovuto<br />
lavorare, è stata costretta a lavorare una<br />
materia che non solo resisteva (tutte le materie<br />
resistono, almeno un po’, anche quelle<br />
moderne, per poco che sia, è la loro funzione),<br />
ma una materia che non ammetteva,<br />
che non accettava scherzi o che non ci si<br />
andasse piano con lei. Una materia seria. In<br />
quei tempi c’erano umanità serie che portavano<br />
rispetto. Umanità serie che non facevano<br />
scherzi e che ci andavano piano. Si comportavano<br />
seriamente […]. In <strong>il</strong>lo tempore.<br />
Ai giorni nostri un’umanità moderna<br />
è libera. È libera di lavorare una materia<br />
moderna relativamente fac<strong>il</strong>e, intercambiab<strong>il</strong>e,<br />
prostituzionale, che può servire a tutto<br />
e a tutti, una materia puttana, questo ferro<br />
che forse resiste pure un po’, perché non può<br />
fare altrimenti, perché è una materia, ma<br />
che resiste solo per fare scena.<br />
Moderno significa dunque libero,<br />
Péguy ne è convinto. Però, aggiunge, significa<br />
libero dal reale, non dall’autorità. Tuttavia,<br />
non è Dio (o, per dirla con Ronsard,<br />
gli dèi) che questo passatista rimpiange né<br />
l’ordine sociale come manifestazione terrestre<br />
del divino, ma <strong>il</strong> commercio con la<br />
terra, <strong>il</strong> volto che le cose presentano a partire<br />
da sé stesse, <strong>il</strong> carattere improgrammab<strong>il</strong>e<br />
di ciò che è dato. (…) La scienza mette<br />
<strong>il</strong> dato fuori gioco al pari della tecnica<br />
moderna. Così come la materia è ormai<br />
definita nella sua interezza da calcoli e da<br />
piani, allo stesso modo è solamente a partire<br />
dai fini, dai modelli e dalle ipotesi elaborate<br />
dallo spirito umano che le cose acquistano<br />
senso e che viene indagata la natura.<br />
La rivelazione – <strong>il</strong> fatto di darsi, di apparire<br />
– non è più la modalità di presentazione<br />
della verità del reale. L’uomo pensa la<br />
verità come una sua opera e lo svelamento<br />
«come <strong>il</strong> frutto della sua iniziativa e del suo<br />
comportamento rivelatore». Ricusando la<br />
realtà così come si offre ai suoi occhi di carne,<br />
egli non cerca più di formare una ragione<br />
a immagine del mondo, ma di costruire<br />
«Ai giorni nostri un’umanità moderna è libera.<br />
È libera di lavorare una materia moderna fac<strong>il</strong>e,<br />
intercambiab<strong>il</strong>e, prostituzionale, una materia<br />
puttana, che resiste solo per fare scena»<br />
L’INEDITO PRIMALINEA<br />
Qui sopra, Charles Péguy.<br />
A lato, <strong>il</strong> f<strong>il</strong>osofo francese<br />
Alain Finkielkraut<br />
un mondo a immagine della ragione. Nel<br />
dialogo sperimentale che la scienza intreccia<br />
con la natura, l’esperienza in senso corrente,<br />
ovvero lo shock dell’indominab<strong>il</strong>e,<br />
non ha alcun ruolo.<br />
La smaterializzazione del cosmo<br />
(…) Lavoro immenso, infatti, giacché i<br />
moderni fanno come se niente fosse. Come<br />
se <strong>il</strong> misurab<strong>il</strong>e e <strong>il</strong> calcolab<strong>il</strong>e coincidessero<br />
con la realtà. Come se la verità della<br />
scienza fosse la sola verità del reale. Come<br />
se nessuno iato, nessuna differenza separasse<br />
ormai <strong>il</strong> mondo, «questa creazione di<br />
inquietudine e d’inconoscib<strong>il</strong>e», dal mondo<br />
popolato di nomi, astrazioni ed equivalenze<br />
che costituisce l’universo matematizzato.<br />
Dimentichi del loro gesto fondatore, essi<br />
si vantano rumorosamente di avere «introdotto<br />
<strong>il</strong> positivo in tutte le branche della<br />
conoscenza» e, indirizzando i loro sguardi<br />
non più al di là, ma all’interno stesso della<br />
realtà, di aver messo fine all’era metafisica<br />
dell’avventura umana. (…) Non è per <strong>il</strong><br />
quaggiù che essi hanno abbandonato l’al di<br />
là, non è a beneficio del nostro mondo che<br />
hanno perduto l’altro mondo. Non hanno<br />
abbandonato l’ombra soprannaturale per la<br />
preda terrestre. «Il fraterno tocco felice» lo<br />
conferma: hanno abbandonato l’ombra per<br />
l’ombra. Non hanno raggiunto, afferrato o<br />
stretto l’essere vero, hanno ricavato «un abito<br />
ideale» dall’«aperta infinità di un’esperienza<br />
possib<strong>il</strong>e». Nel momento stesso in<br />
cui hanno scoperto le proprietà matematiche<br />
della natura, hanno nascosto o ignorato<br />
tutto ciò che in essa sfugge alla matematizzazione.<br />
E oggi prendono «per vero<br />
essere ciò che invece è soltanto un metodo».<br />
Deus absconditus, dicono con fierezza<br />
o con la tristezza nel cuore, quando invece,<br />
per essere precisi, è di mundus absconditus<br />
che bisognerebbe parlare, cioè di un occultamento,<br />
di una smaterializzazione, di una<br />
trascuratezza del mondo sensib<strong>il</strong>e.<br />
Dio infatti non è scom-<br />
parso, è stato sostituito: l’uomo<br />
assolto dalla propria finitezza,<br />
svincolato dalle catene<br />
dell’esperienza terrestre<br />
e che «invece di osserva-<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 9
e i fenomeni naturali così come gli sono<br />
naturalmente dati, pone la natura nelle<br />
condizioni del suo intelletto»: un sim<strong>il</strong>e<br />
uomo non è nient’altro che <strong>il</strong> successore<br />
di Dio. Esiste dunque, inconfessata, ma<br />
determinante, clandestina, ma caratteristica,<br />
una metafisica moderna. L’età positiva<br />
è, infatti, impregnata di religiosità: «Questo<br />
secolo che si dice ateo non lo è affatto, esso è<br />
autoteo. Un bel vocabolo, proprio degno del<br />
suo tempo. Si è letteralmente trasformato<br />
nel suo stesso Dio e su questo punto ha una<br />
credenza ferma». Quando l’autore di L’avenir<br />
de la science afferma con enfasi che «<strong>il</strong><br />
grande progresso della riflessione moderna<br />
è stato quello di sostituire la categoria del<br />
divenire alla categoria dell’essere, <strong>il</strong> concetto<br />
di relativo al concetto di assoluto, <strong>il</strong> movimento<br />
all’immob<strong>il</strong>ità», delle due l’una: o<br />
mente o mente a sé stesso. Questo relativo<br />
che egli oppone alla metafisica non è che<br />
la via di accesso all’assoluto, <strong>il</strong> divenire non<br />
è che un divenire-Dio, <strong>il</strong> tempo dei moderni,<br />
questo tempo che essi si vantano di aver<br />
riconc<strong>il</strong>iato con la f<strong>il</strong>osofia, non è <strong>il</strong> tempo<br />
nella sua realtà zamp<strong>il</strong>lante, maleducata,<br />
imprevedib<strong>il</strong>e, ma la marcia dell’uomo verso<br />
<strong>il</strong> suo stesso coronamento, <strong>il</strong> tempo di cui<br />
egli ha bisogno per innalzarsi fino all’onniscienza<br />
e per esercitare sulle cose un potere<br />
<strong>il</strong>limitato. È questa l’ultima menzogna,<br />
l’ultima impostura che Péguy denuncia con<br />
una collera inesaurib<strong>il</strong>e e con instancab<strong>il</strong>e<br />
pazienza: pensare questa progressiva dominazione<br />
come un irresistib<strong>il</strong>e progresso.<br />
Sarà una grande sciagura per l’umanità<br />
nella sua età moderna, una sciagura<br />
che non sarà forse risanata, l’aver avuto in<br />
mano questa materia, l’essere stata condotta<br />
dal progresso forse inevitab<strong>il</strong>e della sua<br />
tecnica industriale a essere libera, a essere<br />
padrona, a palpeggiare liberamente questa<br />
materia che si presta a tutto, ma che non si<br />
dedica a niente, che si presta a tutti, ma non<br />
si concede a nessuno, questa materia libidinosa,<br />
senza costrizione, quasi senza resistenza.<br />
A questo gioco oggi è giunta l’umanità,<br />
un mondo di barbari, di bruti, di v<strong>il</strong>lani;<br />
più che una panidiozia, più che la temib<strong>il</strong>e<br />
panidiozia annunciata, più che la temib<strong>il</strong>e<br />
panidiozia constatata, una panv<strong>il</strong>lania senza<br />
limiti; un regno di barbari, di bruti e di<br />
v<strong>il</strong>lani; una materia schiava; senza personalità,<br />
senza dignità; senza linea; un mondo<br />
che non solo scherza, ma che non sa far altro<br />
che scherzare, che fa ogni genere di scherzi e<br />
si prende gioco di tutto. E che alla fine non<br />
si domanda nemmeno ansiosamente se ciò<br />
sia grave, ma che inquieto, vuoto, si domanda<br />
soltanto se è divertente.<br />
(…) «Apertura» è la sua parola maestra,<br />
la parola che definisce l’azione dei suoi<br />
maestri. Ed è perché <strong>il</strong> mondo moderno<br />
pone fine a questo spaesamento salutare<br />
10 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
che egli perseguita questo mondo con un<br />
odio così inespiab<strong>il</strong>e.<br />
Cosa significa, infatti, essere moderni se<br />
non pensare <strong>il</strong> tempo come avanzamento,<br />
l’epoca attuale come l’epoca ultima, quella<br />
in cui l’umanità giunta a destinazione può<br />
abbracciare tutto ciò che è e tutto ciò che fu<br />
«nella contemplazione della sua completa<br />
conoscenza»? A differenza del f<strong>il</strong>osofo antico<br />
e del figlio dell’impagliatrice di sedie<br />
di Orléans, <strong>il</strong> moderno non si meraviglia.<br />
Barattando la sorpresa in cambio dello strapiombo,<br />
dello sguardo panoramico dell’osservatore<br />
assoluto, egli non conosce avventure:<br />
non incontra mai l’altro, ma ovunque<br />
e sempre <strong>il</strong> suo stesso sapere.<br />
Fare piani o seguire le indicazioni<br />
(…) Péguy chiama intellettuali coloro che<br />
non si meravigliano, coloro che, sulla scia<br />
di Taine, cedono alla tentazione dell’immodestia<br />
e si vantano di tenere l’umanità e <strong>il</strong><br />
mondo sul palmo della mano. Intellettuali?<br />
Ma è la parola di Barrès! Lo stesso termine<br />
che i nazionalisti hanno usato durante l’Affaire<br />
nei confronti dei dreyfusardi, ebraizzati,<br />
ragionatori e kantiani! Ma se la terminologia<br />
è identica, <strong>il</strong> senso è totalmente diverso.<br />
Nel suo spirito, infatti, <strong>il</strong> partito intellettuale<br />
è <strong>il</strong> partito dell’assoluto, non quello<br />
dello straniero o dell’universale. Egli non<br />
rimprovera ai suoi colleghi di alterare la<br />
purezza dell’identità collettiva, ma di pretendere<br />
d’inglobare ogni alterità nell’infinità<br />
del loro sapere. Ciò che egli oppone a<br />
questo sapere non è un altro sapere, <strong>il</strong> sapere<br />
dal basso, l’infallib<strong>il</strong>e sapere della razza<br />
o dell’inconscio nazionale, ma è la modestia<br />
del non-sapere, la necessità di non fare<br />
i furbi, l’eccedenza del reale sul concetto,<br />
la sproporzione tra la fecondità dell’essere<br />
e le risorse della teoria, <strong>il</strong> fallimento<br />
del principio di causalità nel sottomettere<br />
a sé la creazione, <strong>il</strong> riconoscimento, infine,<br />
che nella storia si danno degli avvenimenti,<br />
vale a dire degli eventi non dominab<strong>il</strong>i,<br />
così come in natura troviamo dei dati. «Tutto<br />
è immenso, tranne <strong>il</strong> sapere», o ancora:<br />
«Le nostre conoscenze sono niente di fronte<br />
alla realtà conoscib<strong>il</strong>e, e a maggior ragione,<br />
forse, rispetto alla realtà inconoscib<strong>il</strong>e».<br />
Questo anti-intellettualismo non difende la<br />
parte interna dalle minacce o dalle aggressioni<br />
dell’esterno, ma la trascendenza stessa<br />
dell’esterno contro <strong>il</strong> regno dell’anima chiusa.<br />
Mentre Barrès raccomanda agli sradicati<br />
di abbandonare <strong>il</strong> cogito per <strong>il</strong> cogitor e di<br />
seguire <strong>il</strong> loro istinto, Péguy afferma: «Non<br />
bisogna riproporsi niente, non bisogna fare<br />
dei piani, bisogna seguire le indicazioni».<br />
Al sapere assoluto degli intellettuali Péguy<br />
non oppone un altro sapere, ma l’eccedenza<br />
del reale sul concetto, la sproporzione tra<br />
la fecondità dell’essere e le risorse della teoria<br />
L’uomo che fa dei piani crede di poter<br />
ricavare la verità dai suoi stessi fondi e di<br />
piegare la realtà ai suoi modelli. L’uomo<br />
che segue le indicazioni subordina <strong>il</strong> suo<br />
pensiero all’aspetto che le cose e gli eventi<br />
presentano. Colui che fa dei piani traccia<br />
la sua strada, colui che segue le indicazioni<br />
chiede alla realtà di mostrargli <strong>il</strong> cammino.<br />
Colui che fa dei piani decide tutto, colui<br />
che segue le indicazioni si aspetta di tutto.<br />
Colui che fa dei piani costruisce un’opera,<br />
colui che segue le indicazioni lavora per<br />
quindicine e tiene dei cahiers. Spirito di<br />
metodo contro spirito d’avventura: <strong>il</strong> primo<br />
produce belle forme metalliche, <strong>il</strong> secondo,<br />
inscritto in uno spazio che lo trascende,<br />
intrattiene con <strong>il</strong> mondo lo stesso rapporto<br />
che l’artigiano ha con la pietra o <strong>il</strong> legno.<br />
È <strong>il</strong> padre <strong>il</strong> vero avventuriero<br />
(…) Si trovano talora in Péguy gli stessi termini<br />
che ritroviamo in Barrès, ma niente<br />
che assomigli al ritratto barresiano dell’uomo<br />
in quanto figlio di famiglia. (…) In breve,<br />
pur definendo, come Barrès, la metafisica<br />
moderna con l’avvento dell’uomo nella<br />
posizione di soggetto, alla soggettività<br />
trionfante Péguy non contrappone l’abdicazione<br />
del figlio, ma l’abnega-<br />
zione del padre di famiglia.<br />
Vista dal figlio, la famiglia<br />
è un guscio: «È come<br />
un ordine architettonico che<br />
qualcuno perfeziona: è sem
pre lo stesso ordine. È come una casa nella<br />
quale si introducono delle altre disposizioni:<br />
non solo essa giace sulle stesse basi,<br />
ma in più è costituita dagli stessi mattoni:<br />
è sempre la stessa casa». Vista dal padre, la<br />
famiglia è una preoccupazione: «Lui solo<br />
soffre per gli altri». La famiglia del figlio è<br />
la sua eredità: «Il mio essere mi rende lieto<br />
quando lo vedo distribuito lungo tanti<br />
secoli. Io non sono che un istante di un lungo<br />
sv<strong>il</strong>uppo del mio Essere». La famiglia del<br />
padre è la sua vulnerab<strong>il</strong>ità: «Lui solo espone,<br />
è costretto a esporre alle tempeste del<br />
mare un apparato enorme, un corpo pieno,<br />
tutta la vela; e qualunque sia la forza del<br />
vento è costretto a navigare a piene vele. Tutti<br />
lo tengono in pugno, lui non ha in pugno<br />
nessuno». Figlio e padre sono entrambi<br />
destituiti dalla loro posizione sovrana, ma<br />
nel caso del primo per l’immob<strong>il</strong>ità e la<br />
sicurezza del radicamento, nel caso del<br />
secondo per un’odissea senza ritorno.<br />
(…) E mentre l’odio del figlio per la f<strong>il</strong>osofia<br />
kantiana ha di mira la pretesa dell’imperativo<br />
categorico di valere per tutti, in<br />
ogni tempo e in ogni luogo, e mentre Barrès<br />
si appoggia sulla diversità delle genealogie<br />
per contestare l’universalismo della<br />
ragione pratica, Péguy, dal canto suo,<br />
denuncia nel nome del padre <strong>il</strong> suo «egoismo<br />
trascendentale», vale a dire <strong>il</strong> fatto di<br />
lavorare «per l’esercizio e la virtù del lavoro<br />
stesso, per <strong>il</strong> merito e <strong>il</strong> dovere», anziché<br />
per la riuscita dell’opera.<br />
(…) Lo si è visto: non è possib<strong>il</strong>e stare dietro<br />
a Péguy quando capovolge l’opposizione<br />
tra celibe e padre di famiglia attribuendo<br />
al secondo, proprio perché circondato<br />
dai bambini, <strong>il</strong> titolo di avventuriero che<br />
ha negato al primo, proprio perché questo<br />
è «l’uomo libero, <strong>il</strong> non-prigioniero, <strong>il</strong> nonostaggio,<br />
lo slegato, […] <strong>il</strong> mai-legato, l’intrufolato,<br />
l’uomo dai piedi leggeri, <strong>il</strong> corridore,<br />
<strong>il</strong> bombardiere, <strong>il</strong> bisboccione».<br />
Predatori e guardiani dei morti<br />
D’altronde, <strong>il</strong> padre di famiglia non è che<br />
una delle figure in cui si incarna questa<br />
modalità dell’umano. Lo stesso rapporto<br />
che lega <strong>il</strong> padre ai figli unisce, secondo<br />
Péguy, i vivi ai morti. Contrariamente a ciò<br />
che sostiene Barrès, noi non siamo i figli<br />
dei nostri morti. Per condizionarci, comandarci,<br />
guidare i nostri passi, sorvegliare<br />
i nostri gesti, dirigere i nostri pensieri e<br />
parlare in noi quando noi parliamo, bisognerebbe<br />
che non fossero morti. Tuttavia,<br />
sono morti, vale a dire sono senza difesa,<br />
privi di parole e ancora più inermi di un<br />
bambino. Non ci mantengono, siamo noi a<br />
mantenerli. Non ci possiedono, noi possiamo<br />
fare di loro ciò che meglio crediamo.<br />
«Colui che ama cade in schiavitù di colui che<br />
è amato./ Dio non ha voluto sfuggire a questa<br />
legge comune./ E per <strong>il</strong> suo amore è caduto in<br />
schiavitù del peccatore./ Spaventoso amore»<br />
L’INEDITO PRIMALINEA<br />
Ricordiamoci delle parole di Péguy sulla<br />
lettura: «È spaventoso, amico mio, pensare<br />
che abbiamo ogni licenza, che abbiamo<br />
<strong>il</strong> diritto esorbitante, che abbiamo <strong>il</strong> diritto<br />
di fare una pessima lettura di Omero, di<br />
levare la corona all’opera di un genio». Ma<br />
cosa significa essere uomini? Significa non<br />
servirsi di questo diritto dell’uomo, non<br />
cadere in questa libertà e da predatori divenire<br />
guardiani. Diventare padri dei morti,<br />
non nel senso di una tutela che noi eserciteremmo<br />
su di loro dall’alto della saggezza<br />
accumulata dall’umanità («la storia riconoscerà<br />
i suoi»), ma nel senso della protezione<br />
che noi dobbiamo loro: «La più dura materia,<br />
<strong>il</strong> marmo più puro non vieterà alla statua<br />
di disfarsi se lo sguardo che noi posiamo<br />
su di essa non è uno sguardo vivo».<br />
Siamo noi che rispondiamo di Lui<br />
(…) La religione di Péguy imprime al legame<br />
fra l’uomo e Dio un capovolgimento<br />
analogo.<br />
Ecco la situazione in cui Dio si è messo.<br />
Colui che ama cade in schiavitù di colui<br />
che è amato.<br />
Proprio per questo.<br />
Colui che ama cade in schiavitù di colui<br />
che egli ama.<br />
Dio non ha voluto sfuggire a questa<br />
legge comune.<br />
E per <strong>il</strong> suo amore è caduto in schiavitù<br />
del peccatore. […]<br />
Spaventoso amore, spaventosa carità,<br />
Spaventosa speranza, responsab<strong>il</strong>ità<br />
veramente spaventosa,<br />
Il Creatore ha bisogno della sua creatura,<br />
si è messo nella condizione di aver bisogno<br />
della sua creatura.<br />
Non può far nulla senza di lei.<br />
È come un re che avesse abdicato nelle<br />
mani di ognuno dei suoi sudditi<br />
Semplicemente <strong>il</strong> potere supremo. […]<br />
Che spoliazione, di sé, del suo potere.<br />
Che imprudenza.<br />
Che mancanza di previsione, di previdenza,<br />
Di provvidenza di Dio.<br />
Noi possiamo far difetto.<br />
Mancanza di provvidenza di Dio. Questo<br />
tema capovolge tanto la fede moderna nel<br />
progresso quanto quella degli Antichi in un<br />
dio paterno, tutelare e onnipotente. Il credente<br />
Péguy denuncia meno l’ateismo che<br />
la teodicea nelle sue due versioni, soprannaturale<br />
e secolare. Lungi dal presentare la<br />
religione come rimedio all’inquietudine,<br />
egli oppone l’inquietudine per Dio all’idea<br />
rassicurante che la Ragione governi <strong>il</strong> mondo.<br />
Perché Dio si è messo in<br />
una situazione scomoda, Dio<br />
è come i morti e come i bambini:<br />
non è Lui che risponde<br />
di noi, siamo noi che rispondiamo<br />
di Lui. n<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 11
Foto: AP/LaPresse<br />
LA LOTTA AL PRECARIATO FATTA ALLA ROVESCIA<br />
Articolo 18, prevale la Camusso<br />
La stagione delle riforme è finita?<br />
di Oscar Giannino<br />
Diciamo la verità. Se nel suo tour<br />
in Asia <strong>il</strong> premier Monti ha<br />
dovuto iniziare ad affermare:<br />
«Nel caso in cui <strong>il</strong> paese non fosse<br />
pronto, possiamo anche andarcene»<br />
e se Pierferdinando Casini sin da domenica<br />
scorsa ha lanciato l’allarme<br />
crisi di governo possib<strong>il</strong>e, è <strong>il</strong> segno<br />
– sia pur da non prendere troppo sul<br />
serio – che sulla riforma del mercato<br />
del lavoro qualcosa di r<strong>il</strong>evante si<br />
è inceppato, nel meccanismo sin qui<br />
quasi perfetto che rendeva <strong>il</strong> gover-<br />
NON SONO<br />
D’ACCORDO<br />
no di emergenza padrone dell’agenda nazionale. Dico<br />
“quasi” perfetto perché una prima avvisaglia c’era stata<br />
sul decreto liberalizzazioni, di molto modificato in Parlamento.<br />
Ma, si sa, le liberalizzazioni fanno molto parlare<br />
noi tifosi del mercato, purtroppo non colpiscono molto<br />
l’immaginario popolare. Cosa tutt’affatto diversa è la<br />
questione dell’articolo 18 e della minor<br />
rigidità in uscita dal mercato del<br />
lavoro, dopo quaranta e più anni di<br />
immob<strong>il</strong>ismo conservativo.<br />
Sull’articolo 18, sin qui Susanna<br />
Camusso è stata una stratega sopraffina.<br />
Ha incassato all’inizio, e senza<br />
spendere una sola parola di troppo,<br />
<strong>il</strong> drastico giro di vite nella flessib<strong>il</strong>ità<br />
all’ingresso, sostenuto da Elsa<br />
Fornero e dai suoi giovani ricercatori<br />
torinesi che hanno lavorato sui testi.<br />
Credo che nessun governo politico<br />
“di sinistra” se la sarebbe sentita<br />
di imprimere al tempo determinato,<br />
alle partite Iva, ai co.co.pro e al tempo parziale una sim<strong>il</strong>e<br />
botta di aumenti contributivi, accrescimenti dell’intervallo<br />
temporale per poterne usufruire, indicazioni<br />
presuntive di mero travestimento di rapporti a tempo<br />
indeterminato sgravati e dunque tali da poter essere imperativamente<br />
trasformati in assunzioni a pieno titolo,<br />
appesantimento di criteri autorizzativi ex ante e di controlli<br />
ex post. La mia assoluta convinzione è che in recessione<br />
ne deriverà un abbattimento dell’occupazione. Ma<br />
ripeto: fa parte del mantra “lotta alla precarietà”, anche<br />
se dovunque in Europa per combatterla si è assunto <strong>il</strong> criterio<br />
opposto, cioè quello di abbassare le pretese contributive<br />
e fiscali sul reddito di questa fascia di lavoratori,<br />
Senza spendere una parola, la Cg<strong>il</strong> ha già incassato <strong>il</strong><br />
giro di vite nella flessib<strong>il</strong>ità in entrata. Nessun governo<br />
“di sinistra” se la sarebbe sentita di dare ai contratti<br />
“atipici” una sim<strong>il</strong>e botta di aumenti contributivi<br />
L’OBIETTORE<br />
nel mentre che si abbassavano i contributi anche sul lavoro<br />
a tempo determinato, per incentivarlo. Da noi lo Stato<br />
assetato segue la strada contraria. Anche Stefano Fassina,<br />
<strong>il</strong> responsab<strong>il</strong>e economico del Pd che sin dall’inizio<br />
ha seguito la Camusso nel no al resto delle formulazioni<br />
di Fornero, ha convenuto a Radio 24 che la via scelta<br />
è sbagliata e che occorreva tagliare la spesa pubblica per<br />
abbassare i contributi sul lavoro e sull’impresa.<br />
In ogni caso, alla Cg<strong>il</strong> la maggior rigidità in entrata<br />
va bene. E a questo obiettivo la leader Cg<strong>il</strong> ne ha aggiunto<br />
un secondo, puntando i piedi e annunciando scioperi<br />
a valanga contro l’articolo 18 riscritto da Fornero. Ha indotto<br />
anche Cisl e U<strong>il</strong> a unirsi nella richiesta che anche<br />
per i licenziamenti economici <strong>il</strong> giudice possa disporre <strong>il</strong><br />
reintegro oltre all’indennizzo, come accade per i casi disciplinari.<br />
Col che la riforma è svuotata. Anche pezzi del<br />
Pdl la pensano così. Per esempio Giuliano Cazzola, che sostiene<br />
come sia diffic<strong>il</strong>e immaginare che per <strong>il</strong> lavoratore<br />
venuto meno ai propri doveri, ma a opinione del giudice<br />
non così tanto da giustificare <strong>il</strong> licenziamento, possa scattare<br />
<strong>il</strong> reintegro giudiziale e invece no per quello espulso<br />
per ragioni economiche sostenute dall’impresa. Io penso<br />
che sia invece più che ragionevole, dal momento che le<br />
motivazioni economiche identificano logiche di efficienza<br />
che non possono essere avvicinate alle contestazioni<br />
disciplinari. Ma la mia opinione conta zero.<br />
Il tabù della licenziab<strong>il</strong>ità<br />
La terza vittoria di Susanna è stato l’allineamento in un<br />
paio di giorni del Pd alla sua posizione, divenuta nel frattempo<br />
quella di tutti i confederali. La quarta è aver fatto<br />
emergere durante <strong>il</strong> Consiglio dei ministri del 23 marzo,<br />
per la prima volta nel governo, una frattura politica<br />
manifesta. Con <strong>il</strong> ministro Fabrizio Barca alla testa della<br />
componente “di sinistra”, questa volta esplicitamente critico<br />
sulla riforma così come è stata proposta da Fornero<br />
e difesa da Monti (che l’ha definita “intoccab<strong>il</strong>e” sull’articolo<br />
18). Scusate se è poco. Quando si è trattato di scegliere<br />
<strong>il</strong> veicolo parlamentare per la riforma, al premier non<br />
è restato che ripiegare sul disegno di legge. Aperto a tutte<br />
le modifiche. E che in nessun caso sarà approvato prima<br />
che i partiti si contino, alle amministrative.<br />
Se le cose dovessero prendere questa piega – e attualmente<br />
ci scommetterei – ne potrebbe derivare un forte e<br />
anche fortissimo alleggerimento della capacità riformatrice<br />
del governo. Con un larghissimo anticipo, considerati<br />
i 14 mesi di vita piena che l’esecutivo ha ancora davanti<br />
a sé. E con un riservato ma logico imbarazzo del<br />
Quirinale, che ha provato all’inizio a difendere l’impostazione<br />
della riforma, ma si è trovato a fare i conti con<br />
la capacità della Cg<strong>il</strong> di far leva su quel 60 per cento abbondante<br />
di italiani che di licenziab<strong>il</strong>ità non ne vogliono<br />
proprio sentir parlare. Vedremo che cosa s’inventa,<br />
Monti, quando torna dall’Asia, per evitare che la malaparata<br />
si tramuti in un pessimo segnale ai mercati mondiali.<br />
La stagione delle riforme è già finita?<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 13
highlights<br />
inediti<br />
Ogni giorno su tempi.it<br />
I contenuti che trovate in<br />
queste pagine sono sintesi<br />
degli articoli, le analisi,<br />
i commenti realizzati<br />
per <strong>il</strong> nostro sito.<br />
l’espressO Mi COntrOlla?<br />
Farina risponde al settimanale<br />
Sull’ultimo numero del settimanale<br />
L’Espresso è comparso un articolo<br />
in cui erano elencate tutte le visite<br />
dell’onorevole Renato Farina nelle<br />
carceri. «Siamo alla diffamazione<br />
– ha spiegato Farina a tempi.it –,<br />
anche se vagamente mascherata<br />
da domande retoriche, del tipo:<br />
chissà se sia proprio carità cristiana<br />
<strong>il</strong> motivo delle visite ai politici in<br />
cella... Confermo che è tutto vero, in<br />
carcere ci vado, ma non ricordavo<br />
di essere così assiduo e soprattutto<br />
neanch’io ho un diario così preciso e<br />
aggiornato delle mie visite nei penitenziari.<br />
Mi domando se c’è qualche<br />
servizio segreto che controlla i miei<br />
spostamenti. Chi fornisce questi dati<br />
all’Espresso e perché? Escluderei tra<br />
le possib<strong>il</strong>i fonti i pm e le direzioni<br />
delle carceri. Deduco che ci siano<br />
delle talpe e mi piacerebbe sapere<br />
se si muovono gratis». Farina è<br />
rimasto colpito «da una paroletta<br />
del pezzo dell’Espresso: “brogliacci”.<br />
Che roba è? Visto che mi riguardano,<br />
dove si possono consultare o<br />
magari comperare?».<br />
Cristiani disCriMinati<br />
<strong>il</strong> commento di Mauro e <strong>il</strong>ardo<br />
Secondo <strong>il</strong> rapporto Oidce 2011<br />
cresce in Europa l’intolleranza verso<br />
la fede cristiana. In Scozia <strong>il</strong> 95 per<br />
cento degli atti di violenza hanno<br />
come vittime i cristiani, mentre in<br />
Francia le azioni vandaliche contro<br />
luoghi di culto cattolici sono l’84 per<br />
cento del totale. Ma non ci sono solo<br />
i numeri. <strong>Tempi</strong>.it ha intervistato <strong>il</strong><br />
presidente del gruppo dei Popolari<br />
italiani a Bruxelles Mario Mauro<br />
(«Battersi contro l’intolleranza<br />
religiosa significa<br />
chiedersi che cos’è<br />
l’uomo») e Massimo<br />
Ilardo, direttore di<br />
“Aiuto alla Chiesa<br />
che soffre” in Italia<br />
(«Se noi cristiani<br />
veniamo discriminati<br />
in Europa<br />
la colpa è anche<br />
nostra»).<br />
14 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
Solo su T<br />
una strana vendita<br />
Dieci domande al sindaco<br />
Pisapia sul caso Sea<br />
di Carlo Masseroli<br />
Pubblichiamo l’interrogazione urgente presentata <strong>il</strong> 22 marzo in<br />
Consiglio comunale di M<strong>il</strong>ano da Carlo Masseroli (Pdl).<br />
si interroga <strong>il</strong> Sindaco affinché dia chiara e puntuale risposta<br />
alle dieci domande che seguono.<br />
1. Nei mesi finali del 2011, mentre si dava corso alla<br />
vendita del 29,75 per cento di Sea, avevate preso in considerazione<br />
tra le ipotesi possib<strong>il</strong>i quella di vendere nel 2012 una ulteriore<br />
quota di Sea?<br />
Nel caso la risposta non fosse affermativa, di chi ritiene sia la<br />
responsab<strong>il</strong>ità di un così grave errore di valutazione?<br />
Nel caso la risposta fosse affermativa di chi ritiene sia la responsab<strong>il</strong>ità<br />
di un così grave errore procedurale?<br />
2. È consapevole che vendere in due successivi momenti quote<br />
della medesima società a distanza di così poco tempo possa ridurne<br />
grandemente <strong>il</strong> valore rispetto ad una vendita in un’unica<br />
tranche inclusiva del premio di maggioranza?<br />
3. Quale motivazione ritiene possa essere data al fatto che <strong>il</strong><br />
bando Sea abbia avuto un solo concorrente, non ci siano stati r<strong>il</strong>anci<br />
e <strong>il</strong> prezzo finale di vendita di Sea sia stato pari alla base<br />
d’asta più un solo euro?<br />
4. È a conoscenza che <strong>il</strong> bando che in Bras<strong>il</strong>e ha ceduto la gestione<br />
di tre aeroporti (come tre sono quelli gestiti da Sea) vec-
Foto: AP/LaPresse<br />
empi.it<br />
iL quOTiDiANO ONLiNE Di TEMPi<br />
chi, bisognosi di pesanti lavori e sfruttati oltre capacità, svoltosi<br />
a cavallo tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, grazie alla trasparente<br />
cessione del 51 per cento da parte dell’ente pubblico di<br />
controllo, ha avuto decine di partecipanti da tutto <strong>il</strong> mondo, diversi<br />
turni di r<strong>il</strong>ancio fruttando un ricavo superiore a dieci m<strong>il</strong>iardi<br />
di euro?<br />
5. Quale motivazione ritiene possa essere data al fatto che <strong>il</strong><br />
testo del bando tradotto in inglese sul sito del Comune contenga<br />
questa intestazione: “Only the italian document has official<br />
value”? Non crede che, volendo attrarre investitori internazionali,<br />
sarebbe stato meglio che i documenti ufficiali fossero anche<br />
in inglese?<br />
6. Nell’ipotesi della vendita di una seconda tranche di quote<br />
Sea (qualsiasi sia la procedura scelta), non crede ci sia un potenziale<br />
acquirente in condizioni favorevoli rispetto a tutti gli<br />
altri?<br />
7. Se si procedesse a quotazione come può <strong>il</strong> comune<br />
evitare la semplice acquisizione sul mercato da parte<br />
di F2i delle azioni necessarie ad ottenere la maggioranza<br />
perdendo così definitivamente <strong>il</strong> valore del premio di<br />
maggioranza sulle quote cedute, anche in caso di Opa?<br />
8. Nell’ipotesi della vendita di una seconda tranche<br />
di quote Sea, quanto ritiene abbia perso <strong>il</strong> Comune di<br />
M<strong>il</strong>ano con una procedura come quella adottata?<br />
9. Ritiene che tutto questo abbia qualche legame<br />
con l’intercettazione di cui parla <strong>il</strong> recente articolo dell’Espresso<br />
nella quale l’amministratore delegato di F2i definisce “cucito<br />
su misura” per sè <strong>il</strong> bando con cui <strong>il</strong> Comune ha venduto lo<br />
scorso dicembre <strong>il</strong> 29,75 per cento della società aeroportuale?<br />
10. A me sorge un’ultima domanda, non so a lei: è <strong>il</strong> Sindaco<br />
Pisapia che per tramite dell’assessore Tabacci si salda con i<br />
poteri forti o è l’assessore Tabacci, già riconosciuto come uomo<br />
dei poteri forti, che fa sapiente uso del consenso del Sindaco<br />
Pisapia?<br />
Il “bando<br />
su mIsura”<br />
È un bando «su misura»<br />
a scatenare <strong>il</strong> caos<br />
a m<strong>il</strong>ano. si tratta<br />
della società aeroportuale<br />
sea (azienda che<br />
gestisce gli scali di<br />
linate e malpensa).<br />
lo scorso dicembre,<br />
<strong>il</strong> 29,75 per cento del<br />
capitale societario<br />
è stato venduto dal<br />
Comune al fondo F2i<br />
(Fondi italiani per le<br />
infrastrutture).<br />
l’assessore al b<strong>il</strong>ancio,<br />
bruno Tabacci, aveva<br />
sgomberato <strong>il</strong> campo<br />
da qualsiasi dubbio<br />
circa la trasparenza<br />
dell’operazione,<br />
ma un’intercetta-<br />
zione (pubblicata<br />
dall’Espresso) ha<br />
rivelato che l’azionista<br />
e amministratore<br />
delegato di F2i Vito<br />
Gamberale, parlando<br />
del bando di gara con<br />
una persona «in ottimi<br />
rapporti con <strong>il</strong> vertice<br />
nazionale del Pd»,<br />
si diceva compiaciuto<br />
per un atto tagliato su<br />
misura per lui.<br />
I VIdEo dI TEmPI.IT<br />
leggerezza (con giudizio)<br />
<strong>Tempi</strong>.it produce ogni giorno<br />
un video sull’attualità. Si<br />
spazia da argomenti seri<br />
trattati con leggerezza a<br />
tematiche frivole analizzate<br />
in profondità.<br />
la TElEFonaTa Con moGGI<br />
la serie a secondo l’ex dg Juve<br />
Ogni lunedì <strong>il</strong> campionato di<br />
serie A commentato con<br />
Luciano Moggi: «Del Piero<br />
merita la riconferma. È un<br />
campione e un vero professionista».<br />
Il bloG<br />
dI rodolFo CasadEI<br />
Il mondo è grigio,<br />
<strong>il</strong> mondo è blu<br />
«Dietro una grande donna<br />
c’è un grande uomo».<br />
Recensione di The Lady di<br />
Luc Besson sulla storia di<br />
Aung San Suu Kyi.<br />
Guns n’ raInbow<br />
Corrispondenze<br />
dal sudafrica<br />
Lorella Beretta ci racconta<br />
<strong>il</strong> paese dell’arcobaleno. Le<br />
sue contraddizioni, le sue<br />
lotte, i suoi m<strong>il</strong>le colori.<br />
PrImarIE rEPubblICanE<br />
la corsa di rick santorum,<br />
l’outsider cattolico<br />
<strong>Tempi</strong>.it segue con aggiornamenti,<br />
analisi e interviste<br />
la sfida alle primarie repubblicane<br />
tra Rick Santorum<br />
e Mitt Romney.<br />
un ThE Con alICE<br />
Il concerto di morgan.<br />
Cronaca e fotografie<br />
Tra cover splendidamente<br />
arrangiate, gag, vecchi successi<br />
degli anni Novanta e<br />
intense interpretazioni dei<br />
dischi più recenti.<br />
download<br />
Fabio Concato e Pino daniele,<br />
cantautori fai da te<br />
Fabio Concato (“Tutto qua”)<br />
e Pino Daniele (“La grande<br />
madre”), dopo alterne<br />
vicende, si sono autoprodotti.<br />
Di Carlo Candiani.<br />
E PoI TuTTo Il rEsTo<br />
Corradi, Trento,<br />
Giannino e la rosa<br />
Su tempi.it trovate tutte<br />
le nostre firme, oltre che<br />
le nostre rubriche. E con<br />
la “Preghiera del mattino”<br />
sbertucciamo un po’ i nostri<br />
colleghi giornalisti.<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 15
INTERNI<br />
16 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
IN MEZZO AL GUADO<br />
Coalizione<br />
di scopo<br />
«Se la Fiom condiziona la Cg<strong>il</strong>, la Cg<strong>il</strong> <strong>il</strong> Pd,<br />
<strong>il</strong> Pd <strong>il</strong> governo, questo vuol dire che l’Italia è<br />
condizionata dalla Fiom. Se è così, diciamo no».<br />
Alfano e <strong>il</strong> Pdl sfidano la “strana maggioranza”<br />
e r<strong>il</strong>anciano sulla mission dell’esecutivo tecnico<br />
Onorevole, perché ce l’ha tanto con<br />
Monti? «Ha toccato le nostre categorie<br />
di riferimento. Imprenditori, tassisti,<br />
farmacisti. E ride a tavola col leader<br />
della Cg<strong>il</strong>. Insomma, noi non staremo qui<br />
fermi a leccarci le ferite. Nessuno si può<br />
<strong>il</strong>ludere che non considereremo la riforma<br />
del lavoro in ogni sua accezione». Sorride<br />
sornione, Ignazio La Russa, mentre riassu-<br />
me gli umori del partito nei confronti del<br />
governo. A M<strong>il</strong>ano, alla conferenza nazionale<br />
del Pdl, <strong>il</strong> tema è <strong>il</strong> lavoro («dipendente<br />
e indipendente») ma la parola d’ordine è<br />
r<strong>il</strong>ancio. O corsa ai ripari. Per usare le parole<br />
di Fabrizio Cicchitto, si vuole creare «un<br />
grande partito di alternanza al Pd. Popolare,<br />
riformista. Dobbiamo aprire una discussione<br />
nel Ppe europeo». Esattamente quel-<br />
lo che sostiene da anni Roberto Formigoni.<br />
Il timore è che Pier Ferdinando Casini da<br />
una parte e Roberto Maroni dall’altra, per<br />
un eccesso di tatticismo, finiscano per consegnare<br />
<strong>il</strong> paese alla sinistra che ben sappiamo.<br />
Noi non siamo affetti da cretinismo<br />
parlamentare». Anche Giorgia Meloni<br />
è dello stesso parere: «Non possiamo cadere<br />
nella trappola di chi dice che stiamo dalla
Foto: AP/LaPresse<br />
parte delle aziende. Noi facciamo l’interesse<br />
della nazione». A scongiurare <strong>il</strong> rischio<br />
ci sono tutti i massimi esponenti del partito<br />
a livello locale, regionale e nazionale.<br />
A fare da platea un centinaio di m<strong>il</strong>itanti<br />
di tutte le età, imprenditori in cravatta e<br />
artigiani, <strong>il</strong> popolo delle partite Iva. Renato<br />
Brunetta parla di «pantano parlamentare»<br />
da scongiurare a tutti i costi: «Monti è<br />
Brunetta: «Monti è lì per fare cose diffic<strong>il</strong>i.<br />
Altrimenti meglio Berlusconi». Cazzola:<br />
«Il mio giudizio su questa riforma ricalca<br />
quello di Fantozzi sulla corazzata Potëmkin»<br />
lì per fare cose diffic<strong>il</strong>i. Ma se si rischia la<br />
fine dei governi Andreotti, è meglio Berlusconi».<br />
Giuliano Cazzola (vicepresidente<br />
della commissione Lavoro della Camera)<br />
è più esplicito: «Il mio giudizio su questa<br />
riforma ricalca quello di Fantozzi sulla<br />
corazzata Potemkin».<br />
Si dibatte sull’articolo 18, di modello<br />
lombardo, di giovani e di flessib<strong>il</strong>ità. Nei<br />
momenti morti si perde tempo al bar aspettando<br />
l’intervento più atteso, quello del<br />
segretario generale. La speranza, molto concreta,<br />
è che a dieci anni dalla morte di Marco<br />
Biagi si superino barriere e pregiudizi<br />
per realizzare un moderno statuto dei lavoratori.<br />
Ripartendo ovviamente dalla riforma<br />
Sacconi e dal Testo unico dell’apprendistato.<br />
Il nodo vero, però, è tutto politico. E<br />
sta nel fastidio per «la timidezza dei professori»,<br />
che hanno ceduto al diktat del sindacato.<br />
È un ritornello, in sala: «Se le liberalizzazioni<br />
sono state fatte per decreto, perché<br />
la riforma del lavoro è un disegno di legge?».<br />
Manifesto per <strong>il</strong> lavoro a parte (in cui<br />
Sopra, <strong>il</strong> leader della<br />
Lega, Umberto Bossi.<br />
A fianco, la fotografia<br />
twittata da Pier<br />
Ferdinando Casini che<br />
lo ritrae con Angelino<br />
Alfano, Pier Luigi<br />
Bersani e Mario Monti.<br />
Al centro, i segretari<br />
di Pdl e Pd e sotto,<br />
<strong>il</strong> premier e <strong>il</strong> ministro<br />
del Lavoro Elsa Fornero<br />
si declina, in dieci punti, la visione del centrodestra<br />
sul welfare) l’intera giornata ha<br />
i contorni di una sfida al Pd. Il pubblico si<br />
scalda solo quando Angelino Alfano affronta<br />
<strong>il</strong> tema di petto: «O si fa una buona riforma,<br />
o non si fa nessuna riforma. Se vogliono<br />
trascinarci verso una riformetta, preferiamo<br />
vincere le elezioni, e<br />
pensarci noi nel 2013. Oggi<br />
non abbiamo un testo, non<br />
abbiamo certezze e abbiamo<br />
uno sciopero annunciato. Se<br />
fosse una schedina, sarebbe<br />
uno zero al Totocalcio».<br />
I tempi del “Con Monti senza se e senza<br />
ma” sembrano lontanissimi. Più Pier Luigi<br />
Bersani insiste sulla necessità di modificare<br />
le norme relative all’articolo 18, più<br />
Alfano puntualizza che gli interventi sul<br />
testo del ddl non verranno solo da sinistra:<br />
«Il governo doveva presentare <strong>il</strong> testo che<br />
riteneva giusto e poi ci sarebbe stato lo spazio<br />
per discutere nei vari passaggi parlamentari.<br />
È come se <strong>il</strong> coltello avesse difettato<br />
dal manico. Oggi c’è un ddl che parte da<br />
un compromesso ed è soggetto a un altro<br />
compromesso».<br />
Comanda la parte estrema della Cg<strong>il</strong>?<br />
Per mantenere l’elettorato di centrodestra,<br />
occorre tornare a parlare di flessib<strong>il</strong>ità in<br />
entrata. Due le strategie possib<strong>il</strong>i: insistere<br />
per una rapida approvazione (senza cambiamenti),<br />
oppure intervenire per aiutare le<br />
piccole e medie imprese. «Anche Berlusconi<br />
avrebbe preferito un decreto», sussurra un<br />
onorevole in fondo alla sala. «I ddl entrano<br />
in Parlamento che sono purosangue ed<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 17
INTERNI IN MEZZO AL GUADO<br />
escono che sono ippopotami».<br />
Ora la preoccupazione<br />
è una: «Non si può far passare<br />
l’idea che <strong>il</strong> Pd ha ottenuto<br />
questa vittoria, mentre <strong>il</strong><br />
Pdl se ne sta zitto». Ed è proprio l’effetto che<br />
riesce a ottenere Alfano, quando scandisce<br />
che «<strong>il</strong> governo Monti non lo abbiamo mai<br />
considerato come uno yogurt con la data di<br />
scadenza. Si regge, però, sui risultati. Se la<br />
parte estrema della Cg<strong>il</strong> condiziona la Cg<strong>il</strong>,<br />
e la Cg<strong>il</strong> condiziona <strong>il</strong> Pd, e <strong>il</strong> Pd condiziona<br />
<strong>il</strong> governo tecnico, questo vuol dire, per<br />
una transitività non troppo acrobatica, che<br />
l’Italia è condizionata dalla Fiom. E se così<br />
deve essere, diciamo no».<br />
Con le amministrative alle porte, le<br />
posizioni si radicalizzano. I vertici tra i<br />
segretari dei partiti di maggioranza,<br />
immortalati su Twitter, lasciano spazio<br />
allo scontro aperto: «Noi siamo <strong>il</strong> partito<br />
del lavoro e delle assunzioni. Non quello<br />
dei licenziamenti. Il paradosso normativo<br />
è che chi sembra difendere l’occupazione<br />
nel presente mette i presupposti per la<br />
disoccupazione futura. Nel 1970 <strong>il</strong> Pci non<br />
stava dalla parte dei lavoratori. Prima si<br />
oppose, e poi si astenne. Questo prova che<br />
i riformisti sono sempre avanti, e i comunisti<br />
sempre indietro», prosegue Alfano. A<br />
queste parole si <strong>il</strong>lumina Maurizio Sacconi,<br />
18 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
Sacconi: «No a un compromesso<br />
al ribasso, sì a una serena continuità:<br />
<strong>il</strong> Partito democratico si deve slegare<br />
dalla Cg<strong>il</strong>, come ha fatto a tempo debito<br />
Tony Blair col Labour Party»<br />
Da sinistra, in senso antiorario:<br />
Anna Martinetti, possib<strong>il</strong>e<br />
candidata alle comunali di Monza<br />
sostenuta dall’Udc e dagli ex An;<br />
Marco Mariani (Lega), primo<br />
cittadino uscente; <strong>il</strong> leghista<br />
Flavio Tosi, sindaco di Verona,<br />
appoggiato da una parte del Pdl;<br />
Roberto Formigoni, presidente<br />
della Regione Lombardia<br />
VERSO LE AMMINISTRATIVE<br />
mente da cui nasce l’impianto della giornata,<br />
scandita da una serie di tavole rotonde<br />
su lavoratori e meritocrazia. È proprio<br />
l’ex ministro del Welfare, infatti, a lanciare<br />
un appello molto chiaro: «Monti convochi<br />
i partiti per un’approvazione preliminare<br />
della riforma del mercato del lavoro». Se<br />
non dovesse succedere, è meglio rinunciare:<br />
«Il rischio è che la toppa sia peggio del<br />
buco. E noi non possiamo diventare oggetto<br />
di imboscate da parte dei vietcong, in<br />
Parlamento. No a un compromesso al ribasso,<br />
sì a una serena continuità: <strong>il</strong> Pd si deve<br />
slegare dalla Cg<strong>il</strong>, come ha fatto a tempo<br />
debito Tony Blair col Labour Party».<br />
«L’editto di Seul»<br />
Sullo sfondo, minacciosa, c’è la “svolta a<br />
sinistra” annunciata da Massimo D’Alema:<br />
«Ci dobbiamo preparare per arrivare alla<br />
scadenza naturale della legislatura e conquistare<br />
la guida del paese». Magari con<br />
Romano Prodi al posto di Giorgio Napolitano.<br />
Il Pd, forte dei sondaggi, punta a chiudere<br />
rapidamente la parentesi Monti e ad<br />
anticipare a ottobre le elezioni? Prima che<br />
Liste civiche sul modello Verona<br />
La corsa solitaria della Lega 2.0<br />
Alle prossime amministrative <strong>il</strong> segretario del Pdl Angelino<br />
Alfano spera che in qualche luogo <strong>il</strong> suo partito possa<br />
essere alleato con <strong>il</strong> Carroccio. «Perché sarebbe un errore<br />
consegnare <strong>il</strong> Nord alla sinistra. Speriamo che Bossi possa fare<br />
delle deroghe. Noi siamo disponib<strong>il</strong>i ad andare all’apparentamento<br />
dove si vota. Sarà la Lega a decidere dove farlo». Sono<br />
centinaia i Comuni e le Province in cui i due partiti governano<br />
insieme. Ad esempio a Monza, terzo comune lombardo<br />
dopo M<strong>il</strong>ano e Brescia. Ma l’appello è caduto nel vuoto. Sul<br />
candidato in Brianza non c’è intesa, e la chiusura delle liste è<br />
prevista per <strong>il</strong> 3 apr<strong>il</strong>e. Il sindaco uscente Marco Mariani (Lega<br />
Nord) cerca la riconferma rompendo la coalizione col Pdl. È<br />
<strong>il</strong> modello che verrà adottato anche a Cuneo, Asti, Conigliano<br />
Veneto. Niente alleanza con <strong>il</strong> Pdl, ma liste civiche di supporto<br />
al candidato, che possano attirare un elettorato più ampio. Intanto,<br />
gli esponenti veronesi del Pdl che si si sono detti pronti<br />
a sostenere la lista civica del sindaco uscente leghista, Flavio<br />
Tosi, sono stati sospesi. Tosi punta ad attirare i voti moderati<br />
(a Verona la Lega Nord prende al massimo <strong>il</strong> 30 per cento), sa<br />
infatti di essere un buon candidato, e cerca di smarcarsi dal<br />
voto puramente di partito. È <strong>il</strong> modello lista civica, destinato a<br />
espandersi a macchia d’olio e Verona sarebbe un’ottima vetrina<br />
dal punto di vista mediatico. Il problema, commenta Alfano,<br />
è che «<strong>il</strong> sostegno al governo Monti ci ha sacrificato» sotto <strong>il</strong><br />
prof<strong>il</strong>o dell’alleanza con la Lega Nord. Con una conseguenza:<br />
«La frammentazione. Che penalizza sempre i grandi partiti». Il<br />
Pdl potrà comunque contare sulla presenza di S<strong>il</strong>vio Berlusconi<br />
in campagna elettorale: «Berlusconi come al solito farà la sua<br />
parte, e farà valere l’opinione dei moderati con la sua consueta<br />
generosità. Con i candidati valuteremo in seguito quale sarà <strong>il</strong><br />
miglior modo di partecipazione da parte del partito. Metteremo<br />
in campo i nostri uomini migliori per sfidare la sinistra e<br />
pensiamo di potere ottenere un buon risultato». [cs]<br />
i tecnici si trasformino in soggetto politico?<br />
Bersani ha smentito con forza. Di sicuro la<br />
foto di Vasto (quella che immortalò Bersani<br />
accanto a Nichi Vendola e Antonio Di Pietro<br />
) al governo durerebbe non più di qualche<br />
mese. La tentazione di smarcarsi, però,<br />
c’è. Quando Monti ha alzato la voce («Se <strong>il</strong><br />
paese non è pronto, lascio») Repubblica ha<br />
bollato le sue parole definendole «l’editto<br />
di Seul». La comunicazione del Pd in questi<br />
giorni è più rigida del solito: l’incontro della<br />
direzione nazionale sul lavoro si è svolta<br />
a porte rigorosamente chiuse e Bersani<br />
ha invitato tutti a «muoversi in modo unitario».<br />
C’è fretta: se Bersani dovesse rompere<br />
a sinistra, quel progetto di larghe intese<br />
che Casini predica da tempo si troverebbe<br />
la strada spianata. Diciotto anni fa si tennero<br />
le prime elezioni vinte da Berlusconi.<br />
I progressisti guidati da Ach<strong>il</strong>le Occhetto<br />
erano sicuri di vincere, ma prevalse la<br />
coalizione tra Forza Italia, An, Lega Nord<br />
e Udc. Se l’ex premier sostenesse Corrado<br />
Passera, con Casini al Colle, tutte le carte<br />
sul tavolo salterebbero in un colpo solo.<br />
Chiara Sirianni<br />
Foto: AP/LaPresse
INTERNI QUELLI CHE SPIAVANO LO STATO<br />
La giustizia<br />
creativa<br />
Tabulati telefonici presi di nascosto dalle carte<br />
dei colleghi. Parlamentari intercettati senza<br />
l’autorizzazione delle Camere. Il caso Pittelli<br />
e altre “negligenze” di De Magistris e Genchi,<br />
i partigiani della Costituzione di Catanzaro<br />
Terzo di una serie di articoli<br />
di Peppe Rinaldi<br />
Piccola esercitazione retorica con risposta<br />
a piacere. Cosa avrebbero fatto<br />
Luigi De Magistris e Gioacchino Genchi<br />
se, ai tempi delle loro mirabolanti<br />
inchieste giudiziarie, durante una perquisizione<br />
a carico di una qualsiasi società<br />
informatica avessero appreso che gli indagati<br />
avevano dato ai server e ai computer<br />
<strong>il</strong> nome di famosi personaggi della politica?<br />
A) Avrebbero classificato la cosa come<br />
un banale dettaglio, chiudendola lì tra le<br />
risate. B) Avrebbero raccomandato l’affidamento<br />
di una consulenza tecnica a uno psicanalista<br />
per stab<strong>il</strong>ire <strong>il</strong> grado di ossessione<br />
dell’indagato per i personaggi politici in<br />
voga al momento. C) Avrebbero inserito la<br />
vicenda tra gli elementi indiziari rafforzanti<br />
l’ipotesi investigativa, sul genere: «Era talmente<br />
prepotente <strong>il</strong> binomio tra indagato e<br />
classe politica che egli attribuiva ai computer<br />
addirittura <strong>il</strong> nome dell’onorevole X e<br />
del senatore Y». D) Si sarebbero meravigliati<br />
nel leggere, all’indomani della scoperta, la<br />
notizia su gran parte dei quotidiani.<br />
Al lettore è consentito sbizzarrirsi senza<br />
limiti di tempo in questo esercizio ipotetico.<br />
Fatto sta, però, che è proprio così che<br />
Genchi, l’ex consulente tecnico dell’ex pm<br />
20 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
di Catanzaro, aveva battezzato server e computer<br />
del suo ufficio-bunker di Palermo,<br />
sede della “C.S.I. srl”, la società con la quale<br />
operava. Questo simpatico particolare emerge<br />
da un verbale inserito tra gli atti del processo<br />
che si aprirà a Roma <strong>il</strong> 17 apr<strong>il</strong>e prossimo,<br />
dove, come i lettori di <strong>Tempi</strong> sanno,<br />
l’ex coppia di Catanzaro è finita alla sbarra<br />
per un abuso d’ufficio in concorso maturato<br />
per lo spionaggio delle comunicazioni di<br />
otto parlamentari della Repubblica.<br />
Quando <strong>il</strong> 13 marzo del 2009 i carabinieri<br />
del Ros di Roma piombarono nel<br />
capoluogo sic<strong>il</strong>iano e blindarono praticamente<br />
tutto l’universo di Gioacchino Genchi,<br />
perquisendo case e uffici e interrogando<br />
fam<strong>il</strong>iari, parenti e dipendenti, sentirono<br />
anche <strong>il</strong> signor Francesco Meli di Castelbuono<br />
(<strong>il</strong> paese di provenienza dello stesso<br />
Genchi, in provincia di Palermo), di professione<br />
commerciante. Che lavorava anche<br />
per lui. Dovendo <strong>il</strong>lustrare agli uomini del<br />
Reparto indagini tecniche del raggruppamento<br />
speciale dei carabinieri quali fossero<br />
le sue mansioni all’interno della C.S.I., Meli<br />
disse: «Preciso che ogni Pc connesso alla<br />
rete Lan interna all’ufficio aveva <strong>il</strong> nome di<br />
un politico; ricordo ad esempio che <strong>il</strong> mio<br />
si chiamava “Fini”, <strong>il</strong> server a cui accedevo<br />
si chiamava “Prodi”, quello di Genchi Gioacchino<br />
era “Bossi”, quello usato da Sanfi-<br />
Genchi e De Magistris<br />
acquisirono nelle loro<br />
inchieste un tabulato<br />
telefonico dell’allora<br />
senatore Gianfranco<br />
Pittelli, prelevandolo<br />
da un’indagine su<br />
un omicidio di mafia<br />
(lui era l’avvocato degli<br />
indagati) senza neanche<br />
informare <strong>il</strong> pm titolare<br />
lippo (stretto collaboratore di Genchi, ndr)<br />
si chiamava “Mastella” e così via, anche<br />
se sottolineo che <strong>il</strong> nome della macchina<br />
era meramente indicativo e non attinente<br />
alle attività». Tutto ciò non significa nulla,<br />
ovvio, se non che in quell’ufficio probab<strong>il</strong>mente<br />
si respirava tanta di quella “politica”<br />
da far sembrare naturale attribuire i nomi<br />
dei leader perfino ai computer. Che proprio<br />
Prodi e Mastella poi siano finiti nel tritacarne<br />
azionato a Catanzaro, fu sicuramente<br />
una banale coincidenza.<br />
Quel travaso disinvolto<br />
A proposito di tritacarne, si è molto discusso<br />
nel corso del tempo se, tra le pratiche<br />
semi-ortodosse seguite in quel di Catanzaro,<br />
potesse rientrare la facoltà di travasare<br />
atti da un procedimento all’altro. De Magistris<br />
lo fece con <strong>il</strong> materiale di “Poseidone”,<br />
che fu riversato in “Why not” dopo che la
Foto: AP/LaPresse, Sintesi<br />
prima inchiesta gli fu tolta di mano. E lo<br />
fece pure con alcune famose intercettazioni<br />
di conversazioni telefoniche tra Clemente<br />
Mastella e l’imprenditore calabrese Antonio<br />
Saladino, compiute dai carabinieri di<br />
Lamezia Terme tempo prima. In merito alla<br />
liceità della procedura ci sono diverse scuole<br />
di pensiero, ma, in ogni caso, <strong>il</strong> tribunale<br />
del riesame di Catanzaro si pronunciò favorevolmente<br />
sulla scelta investigativa dell’ex<br />
pm. Una volta tanto. Si tratta di fatti conosciuti<br />
e di argomenti già sviscerati dai reso-<br />
IL PROCESSO<br />
Roma, 17 apr<strong>il</strong>e<br />
Il 17 apr<strong>il</strong>e inizierà<br />
a Roma <strong>il</strong> processo<br />
contro l’ex pm di<br />
Catanzaro Luigi<br />
De Magistris, oggi<br />
sindaco di Napoli,<br />
e <strong>il</strong> suo consulente<br />
Gioacchino Genchi. I<br />
due sono accusati di<br />
aver ut<strong>il</strong>izzato <strong>il</strong>lecitamente,<br />
nell’ambito<br />
dell’indagine “Why<br />
not” (2006-2007),<br />
i tabulati telefonici<br />
di otto parlamentari:<br />
l’allora premier<br />
Prodi, <strong>il</strong> guardasig<strong>il</strong>li<br />
Mastella, Rutelli,<br />
Minniti, Gozi, Pisanu,<br />
Gent<strong>il</strong>e, Pittelli.<br />
TERZA PUNTATA<br />
La nostra inchiesta<br />
Nelle due precedenti<br />
puntate dell’inchiesta<br />
abbiamo raccontato<br />
le audizioni di Genchi<br />
e De Magistris al<br />
Copasir, dal quale<br />
furono convocati nel<br />
2009 per aver trattato<br />
anche i tabulati<br />
di alcuni esponenti<br />
dei servizi segreti<br />
apparentemente non<br />
coinvolti nei fatti al<br />
centro dell’indagine.<br />
conti giornalistici dell’epoca. Meno noto,<br />
probab<strong>il</strong>mente, è che la disinvoltura e l’irritualità<br />
potessero spingere i due “giustizieri”<br />
fino ad acquisire un tabulato telefonico<br />
elaborato anni prima in un procedimento<br />
penale per un duplice omicidio di mafia e<br />
schiaffarlo nel cuore del fascicolo di “Poseidone”,<br />
versante “fughe di notizie”.<br />
Parliamo dell’uccisione dei fratelli Loielo,<br />
avvenuta a Gerocarne, vicino a Vibo<br />
Valentia, nel 2004. Un caso di routine, almeno<br />
per gli investigatori che vivono e opera-<br />
Alla “C.S.I.” di Palermo «ogni Pc<br />
aveva <strong>il</strong> nome di un politico; <strong>il</strong><br />
mio si chiamava “Fini”, <strong>il</strong> server<br />
si chiamava “Prodi”, quello<br />
di Genchi era “Bossi”, quello<br />
usato da Sanf<strong>il</strong>ippo “Mastella”»<br />
no nel Mezzogiorno, ma cosa c’entra questa<br />
storia con una indagine sui soldi della<br />
depurazione mancata in Calabria? Calma,<br />
ora ci arriviamo. Occorre però prima chiarire<br />
alcune altre stranezze, altrimenti non<br />
si capirà neppure come mai <strong>il</strong> sindaco di<br />
Napoli e <strong>il</strong> suo ex consulente tecnico siano<br />
finiti sotto processo per aver ficcato <strong>il</strong> naso<br />
<strong>il</strong>lecitamente in flussi di comunicazioni<br />
coperte da guarentigie costituzionali.<br />
Se <strong>il</strong> travaso di cui sopra già era complicato<br />
per una serie di ragioni tecniche e cronologiche<br />
(suscettib<strong>il</strong>i, come detto, di interpretazioni<br />
alternative), figuriamoci quanto<br />
avrebbe potuto essere difficoltoso <strong>il</strong> compierlo<br />
senza neanche avvisare <strong>il</strong> legittimo<br />
titolare delle indagini sull’omicidio Loielo,<br />
cioè <strong>il</strong> sostituto procuratore della Dda che<br />
se ne stava occupando. Perché è esattamente<br />
in quel modo che andò. Cioè, Genchi e<br />
De Magistris presero un tabulato telefonico<br />
emerso da un’indagine risalente a qualche<br />
anno prima e lo ut<strong>il</strong>izzarono per investigare<br />
sui soggetti al centro dell’attenzione<br />
del “loro” ufficio evitando di informare <strong>il</strong><br />
pm procedente. Glielo comunicarono solo<br />
dopo, a incasso già effettuato. Inut<strong>il</strong>e precisare<br />
che non è la stessa cosa.<br />
La furia della dottoressa Manzini<br />
Tracciati telefonici spostati alle spalle dei<br />
soggetti legittimati a possederli: questa sì<br />
che ha l’aria di essere un’operazione in st<strong>il</strong>e<br />
“poteri occulti”, molto più di tutte quelle<br />
denunciate dai due protagonisti in tonnellate<br />
di dichiarazioni stampa, bevute ancora<br />
oggi tutte d’un fiato da un certo tipo di opinione<br />
pubblica. La storia, agli atti del processo<br />
di Roma, merita di essere raccontata<br />
perché attrae nella sua orbita una serie di<br />
ulteriori interrogativi (fattispecie?).<br />
È <strong>il</strong> 2 ottobre 2007 e <strong>il</strong> pm Marisa Manzini,<br />
all’epoca applicata alla Dda di Catanzaro,<br />
scrive al procuratore capo e, per conoscenza,<br />
allo stesso De Magistris. Siamo in<br />
pieno pandemonio mediatico, la scalata<br />
alla politica del magistrato napoletano che<br />
stava rimuovendo la sporcizia dagli interstizi<br />
della società era in avanzato stato di<br />
fermentazione. C’era già tutto l’armamentario<br />
schierato: cortei e programmi tv, titoli<br />
di giornale, mega raduni nei palasport a<br />
difesa della Costituzione repubblicana. Proprio<br />
mentre la si violava. Ma quel giorno, si<br />
diceva, la dottoressa Manzini, attualmente<br />
alla procura generale di Catanzaro, decide<br />
di mettere nero su bianco <strong>il</strong> resoconto di<br />
una telefonata con Genchi, a cui tre anni<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 21
INTERNI QUELLI CHE SPIAVANO LO STATO<br />
prima lei stessa aveva affidato l’incarico<br />
di consulenza tecnica per l’inchiesta sul<br />
duplice omicidio dei fratelli Loielo, incarico<br />
tra l’altro ancora non espletato a distanza<br />
di tempo. Ebbene, nel corso di quella<br />
conversazione, racconta la pm, «ancor prima<br />
che la scrivente potesse rappresentare<br />
<strong>il</strong> motivo della sua telefonata, <strong>il</strong> dottor Genchi<br />
inizia a riferire che sarebbe stato suo<br />
dovere segnalare taluni fatti occorsi che<br />
avrebbero potuto minare <strong>il</strong> rapporto fiduciario<br />
che deve intercorrere tra <strong>il</strong> magistrato<br />
e <strong>il</strong> proprio consulente. Dopo una lunga<br />
premessa, di diffic<strong>il</strong>e comprensione per chi<br />
scrive, <strong>il</strong> dottor Genchi mi segnalava che<br />
nell’ambito di una consulenza redatta su<br />
incarico del dottor De Magistris, aveva fatto<br />
uso di tabulati telefonici acquisiti nell’ambito<br />
del procedimento penale 3845/04 mod.<br />
44 (quello sull’assassinio dei fratelli Loielo,<br />
ndr) assegnato alla scrivente».<br />
Il famigerato archivio segreto<br />
L’affare comincia a ingrossarsi, si direbbe,<br />
tanto più che ai dubbi su un’operazione<br />
già di per sé spericolata si aggiunge una<br />
domanda importante: a chi era intestato <strong>il</strong><br />
numero <strong>il</strong> cui tabulato Genchi e De Magistris<br />
avevano prelevato da un fascicolo e<br />
sistemato in un altro senza chiedere <strong>il</strong> permesso<br />
a nessuno? Semplice: era dell’avvocato<br />
Giancarlo Pittelli, allora senatore di Forza<br />
Italia, oggi deputato del Pdl, uno degli<br />
otto parlamentari individuati come parti<br />
offese nel processo di Roma. Continua<br />
<strong>il</strong> pm nella sua lettera di protesta: «Tra i<br />
diversi tabulati acquisiti vi era anche quello<br />
relativo all’utenza di tal Giancarlo Pittelli.<br />
Successivamente, nel corso dell’analisi<br />
dei citati tabulati, secondo quanto riferito<br />
dal dottor Genchi, <strong>il</strong> Pittelli veniva dallo<br />
stesso consulente identificato in Giancarlo<br />
Pittelli, avvocato e senatore della Repubblica».<br />
E la frase successiva della Manzini è<br />
scritta tutta quanta sottolineata per rimarcarne<br />
l’importanza. Eccola: «Il dato non è<br />
stato mai comunicato alla scrivente». Ma la<br />
dottoressa Manzini non si ferma qui e scarica<br />
tutta la propria rabbia completando <strong>il</strong><br />
ragionamento: «Non solo. I tabulati, sulla<br />
cui ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>ità in generale – tenuto conto<br />
dei disposti della L. 140 del 2003 – occorreva<br />
soffermarsi (soffermarsi è scritto in corsivo,<br />
grassetto e sottolineato, ndr), sono stati<br />
ut<strong>il</strong>izzati dal consulente, senza che chi<br />
scrive avesse dato autorizzazione alcuna,<br />
in quanto neppure era stata messa a conoscenza<br />
dell’evenienza (ancora sottolineature,<br />
ndr) per la redazione della consulenza<br />
depositata al dottore De Magistris».<br />
La stessa storia la raccontarono due<br />
anni dopo, in una dettagliata relazione di<br />
servizio, <strong>il</strong> luogotenente Luciano Santoro e<br />
<strong>il</strong> maresciallo Claudio Dente, applicati del<br />
Ros, nel corso delle indagini su Genchi e<br />
De Magistris. I carabinieri, giunti nel palaz-<br />
22 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
zo di giustizia di Catanzaro, verbalizzarono<br />
l’accaduto minuziosamente, attraverso la<br />
testimonianza dei diretti protagonisti, e trasmisero<br />
<strong>il</strong> tutto alla procura di Roma. Morale<br />
della favola: i due di Catanzaro, sedicenti<br />
vittime di multiformi associazioni massoniche<br />
pronte a bloccarli, avevano allungato<br />
segretamente la loro manina in un’indagine<br />
di ’ndrangheta, preso i dati di traffico<br />
dell’avvocato difensore degli imputati<br />
del delitto, riversato i dati stessi nel fascicolo<br />
di un’altra indagine a carico dell’avvocato<br />
medesimo. Che, guarda caso, era pure un<br />
senatore. Il solo saperlo e far finta di niente<br />
– senza dire del poterne disporre – è vietato<br />
dalla legge, anche per una “nob<strong>il</strong>e causa”<br />
come la loro. Per giunta informando ex post<br />
chi stava indagando legittimamente.<br />
La vicenda, così come la raccontano gli<br />
atti del processo di Roma, scatena domande<br />
a ripetizione. Perché non fu detto alla Manzini<br />
che quello era <strong>il</strong> tabulato di un senatore?<br />
Fino a che punto è normale incunearsi<br />
nelle comunicazioni tra avvocato difensore<br />
e indagati? All’atto del travaso da un’inchiesta<br />
all’altra, allora, i due sapevano quale<br />
tabulato stavano maneggiando? Come<br />
mai non v’è traccia di immediata richiesta<br />
di autorizzazione a Palazzo Madama?<br />
E ancora, visto che la stessa dottoressa<br />
Manzini si lamentava del fatto che Genchi,<br />
a distanza di tre anni, ancora non le<br />
avesse consegnato la relazione sull’omicidio<br />
Loielo («La Squadra Mob<strong>il</strong>e di Catanzaro<br />
mi rassicurava sulla bontà del lavoro<br />
del consulente (…) <strong>il</strong> ritardo nella consegna<br />
veniva motivato attribuendolo alla lentezza<br />
dei gestori nel trasmettere i tabulati», scrive<br />
sempre nella stessa lettera), com’è che<br />
all’improvviso <strong>il</strong> lavoro viene portato a termine,<br />
salvo poi consegnarlo al pm “sbagliato”?<br />
O forse Genchi di quel tabulato sapeva<br />
tutto da tempo? Nessuno può dirlo con certezza,<br />
ma se così fosse, potrebbe significare<br />
che quel dato era stato conservato da qualche<br />
parte. E qui potrebbe riemergere la vera<br />
bestia nera dell’inferno giudiziario di quei<br />
giorni: la famigerata banca dati segreta di<br />
Genchi, una sorta di chimera mai rintracciata<br />
concretamente, nonostante la verosimiglianza<br />
della sua esistenza.<br />
Nei guai col Csm<br />
Un episodio del genere non poteva rimanere<br />
senza conseguenze, nemmeno per i<br />
magistrati che stavano indagando sull’omicidio<br />
mafioso: <strong>il</strong> gip che aveva autorizzato<br />
l’acquisizione dei tabulati nell’inchiesta<br />
sull’assassinio finì dinanzi alla commissione<br />
disciplinare del Csm proprio perché <strong>il</strong><br />
materiale su Pittelli era stato raccolto senza<br />
le necessarie autorizzazioni. Poi, chiarito<br />
l’equivoco (cioè che nessuno aveva detto agli<br />
inquirenti che quello era <strong>il</strong> tabulato di un<br />
parlamentare), la cosa finì lì. Non per Genchi<br />
e De Magistris, come sappiamo.<br />
Forte della visib<strong>il</strong>ità<br />
mediatica acquisita con<br />
le sue rumorose indagini,<br />
De Magistris è entrato<br />
nell’Idv, partito nel quale<br />
è stato eletto prima<br />
eurodeputato, poi sindaco<br />
di Napoli (nella foto, i suoi<br />
sostenitori durante<br />
la campagna elettorale<br />
nel capoluogo campano)<br />
Secondo la Manzini<br />
della Dda i tabulati<br />
di Pittelli «sono<br />
stati ut<strong>il</strong>izzati dal<br />
consulente (Genchi,<br />
ndr) senza che chi<br />
scrive avesse dato<br />
autorizzazione<br />
alcuna, in quanto<br />
neppure era stata<br />
messa a conoscenza<br />
dell’evenienza per<br />
la redazione della<br />
consulenza depositata<br />
a De Magistris»<br />
Ma chi era questo gip di Catanzaro che<br />
ebbe tanti fastidi col Csm a causa della leggerezza<br />
– diciamo così – di Genchi? Si trattava<br />
di Abiga<strong>il</strong> Mellace, <strong>il</strong> giudice che successivamente<br />
emanerà la sentenza di primo grado<br />
di “Why not” nel processo con rito abbreviato.<br />
In pratica la donna che ha fatto a pezzi<br />
sia l’impianto accusatorio prefigurato da<br />
De Magistris sia gran parte di quello immaginato<br />
dai colleghi che ne ereditarono la<br />
pista. Una circostanza, questa, che in linea<br />
di principio avrebbe potuto indurre <strong>il</strong> presidente<br />
del tribunale ad evitare di affidarle<br />
tale compito per ragioni di opportunità.<br />
Se possib<strong>il</strong>e. Il che non significa che quella<br />
sentenza, nei limiti di una verità giudiziaria<br />
spesso non coincidente con quella reale,<br />
non fu chiarificatrice di molte cose. Comunque<br />
sia, questo fatto ne chiarisce un altro,<br />
non meno importante.<br />
Quando nell’autunno del 2010 si conobbero<br />
le motivazioni della sentenza di primo<br />
grado del processo abbreviato di “Why not”,<br />
<strong>il</strong> tradizionale circuito mediatico di supporto<br />
a una certa idea dell’azione inquirente<br />
passò al contrattacco: rigurgiti locali raggiunsero<br />
l’Espresso, che iniziò a bombardare<br />
<strong>il</strong> gup Mellace per via di una sua presunta<br />
incompatib<strong>il</strong>ità sul caso “Why not”.<br />
Infatti De Magistris qualche anno prima,<br />
nell’ambito di un’indagine sulla lavanderia<br />
industriale che serviva l’ospedale di Catanzaro,<br />
aveva chiesto, senza ottenerlo, l’arresto<br />
del marito di lei, l’imprenditore Mottola<br />
D’Amato. Fu una delle tante inchieste<br />
dell’eroe di Catanzaro finite nel nulla. Però
Foto: AP/LaPresse<br />
aveva permesso all’ex pm di stare per un bel<br />
po’ di tempo sulle prime pagine (che poi <strong>il</strong><br />
tutto si sarebbe risolto in flop poco importava,<br />
<strong>il</strong> grosso era già fatto). Lo stesso De Magistris,<br />
perciò, “forte” di questo precedente,<br />
dopo la sentenza “Why not” poté abbandonarsi<br />
a diverse dichiarazioni di accusa contro<br />
<strong>il</strong> gup che gli aveva distrutto l’indagine<br />
più famosa, schizzando di fango perfino lo<br />
zio e <strong>il</strong> padre della Mellace per vicende personali<br />
di molti anni prima. Una cosa che dà<br />
la misura dello spessore non solo culturale<br />
(le responsab<strong>il</strong>ità sono solo e sempre personali)<br />
ma anche umano del nostro. «Quel giudice<br />
è incompatib<strong>il</strong>e (…) lo zio fu ammazzato<br />
in circostanze ancora oscure (…) e <strong>il</strong> papà<br />
è coinvolto in una storia di violenza sessuale»,<br />
scriveva sul blog e sul suo prof<strong>il</strong>o Facebook<br />
l’attuale sindaco di Napoli.<br />
L’episodio sotto <strong>il</strong> tappeto<br />
Può darsi che avesse ragione. Il fatto che<br />
voleva arrestarle <strong>il</strong> marito era un motivo<br />
plausib<strong>il</strong>e per conservare un minimo di<br />
risentimento verso De Magistris. Ma «le colpe<br />
dei padri non ricadano sui figli», questo<br />
principio elementare di civ<strong>il</strong>tà (anche giuridica),<br />
fu messo da parte. Come pure fu<br />
messo da parte l’altro potenziale motivo di<br />
incompatib<strong>il</strong>ità, l’incidente con la Manzini.<br />
Nessuno ne parlò mai. Figurarsi De Magistris<br />
o i suoi fan. Sarebbe stata un’autodenuncia,<br />
meglio lasciare tutto sotto <strong>il</strong> tappeto.<br />
Giù a Catanzaro la Resistenza doveva<br />
continuare: loro difendevano la Costituzione.<br />
Mica la prendevano a schiaffi. n<br />
IL FLOP DI “WHY NOT”<br />
«Quel pm indagava<br />
per teoremi»<br />
Parla Enza Bruno Bossio, assolta per due gradi<br />
di giudizio dalle accuse dell’eroe Giggino. «Se avesse<br />
lavorato seriamente mi avrebbe evitato la gogna»<br />
Un processo che inverte la logica della<br />
procedura penale, dove le indagini<br />
sono diventate un dettaglio strumentale<br />
a provare <strong>il</strong> teorema iniziale. Enza Bruno<br />
Bossio, ex manager calabrese della Cm<br />
Sistemi Sud (società che fornisce<br />
consulenze e prodotti informatici<br />
per la pubblica amministrazione),<br />
moglie dell’ex vicepresidente<br />
della Regione Nicola<br />
Adamo (Pd), è stata accusata<br />
di estorsione (oltreché di<br />
abuso d’ufficio, truffa, peculato<br />
aggravati) da Luigi De Magistris<br />
nell’inchiesta “Why not”. Poi per due<br />
gradi di giudizio è stata assolta. Ovviamente<br />
però, tra <strong>il</strong> coinvolgimento nell’indagine<br />
e l’assoluzione, la signora è finita nel tritacarne<br />
mediatico-giudiziario che tradizionalmente<br />
accompagna, in Italia, i proces-<br />
si che lambiscono la politica, dove indagati<br />
e imputati ormai sono sempre trattati da<br />
presunti colpevoli fino a prova contraria. È<br />
stato così anche per Bruno Bossio, come lei<br />
stessa racconta in questa intervista a <strong>Tempi</strong>,<br />
spiegando che ancora oggi<br />
«non ho capito perché sono stata<br />
coinvolta». La normale dinamica<br />
processuale naturalmente<br />
prevede condanne e assoluzioni,<br />
ma troppi procedimenti<br />
monstre letteralmente si sgretolano<br />
al primo vaglio dibattimentale<br />
perché privi dei requisiti<br />
minimi. Nel caso di Bruno Bossio, ad<br />
esempio, è stata rinviata a giudizio una persona<br />
in presenza di una prova documentale<br />
che esclude pacificamente <strong>il</strong> reato.<br />
Enza Bruno Bossio, lo scorso 27 gennaio<br />
lei è stata assolta anche in appello<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 23
INTERNI QUELLI CHE SPIAVANO LO STATO<br />
nella vicenda “Why not”. Come era stata<br />
coinvolta?<br />
In pochi lo sanno, ma addirittura l’inchiesta<br />
prese avvio con la denominazione<br />
“Bruno Bossio più altri”. Solo molto tempo<br />
dopo è diventata “Why not”, dal nome<br />
di un’agenzia di collocamento calabrese.<br />
La mattina del 5 settembre 2006 hanno<br />
bussato alla mia porta i carabinieri con<br />
un decreto di perquisizione firmato da De<br />
Magistris, nel quale si farneticava di relazioni<br />
industriali tra alcune aziende considerate<br />
come elementi di reato. Si trattava<br />
di un errore, un equivoco, e la vicenda<br />
avrebbe dovuto concludersi con proscioglimenti<br />
e scuse. Invece De Magistris, indagando<br />
sul mio lavoro, incrocia <strong>il</strong> nome di<br />
Antonio Saladino, noto esponente della<br />
Cdo calabrese e di Cl, con <strong>il</strong> “torto” di avere<br />
amicizie importanti. Anche per lui sarebbe<br />
potuta finire lì se Caterina Merante, a capo<br />
dell’azienda Why not, non avesse iniziato a<br />
r<strong>il</strong>asciare dichiarazioni appiattite su quello<br />
che De Magistris si aspettava di sentire.<br />
Così le amicizie di Saladino sono diventate<br />
«una pericolosa trama al cuore dello Stato»<br />
con protagonisti eccellenti come Prodi<br />
e Mastella.<br />
Che tipo di relazioni c’erano tra la sua<br />
società e la Why not? Chi è Caterina Merante?<br />
E in che rapporti è con lei?<br />
Ancora oggi, persino nella sentenza di<br />
assoluzione, mi qualificano come titolare<br />
di Cm Sistemi, mentre io sono sempre stata<br />
solo all’interno di un rapporto di lavoro<br />
subordinato. Caterina Merante, invece, era<br />
ed è socio proprietario dell’azienda Why<br />
not, ed è molto attenta al suo profitto. I<br />
miei rapporti con lei e con la sua società<br />
erano relazioni professionali all’interno di<br />
un consorzio di imprese denominato Clic,<br />
nel quale erano presenti, oltre Cm e Why<br />
not, altre cinque aziende qualificate.<br />
È stata imputata per una fattura da 120<br />
m<strong>il</strong>a euro. Come si sono svolti i fatti?<br />
L’infamante accusa di estorsione era<br />
basata sulle dichiarazioni di Caterina<br />
Merante, la quale affermava che io le avevo<br />
estorto 120 m<strong>il</strong>a euro (che in realtà non<br />
aveva nemmeno mai pagato) per prestazioni<br />
che secondo lei non avevamo svolto. In<br />
realtà la Cm sistemi aveva effettuato <strong>il</strong> lavoro<br />
per Why not ed emesso regolare fattura.<br />
La Merante non ha pagato, senza mettere<br />
però in discussione la validità del contratto,<br />
perciò Cm attivò un decreto ingiuntivo.<br />
Ma in seguito la Merante si rivolse a De<br />
Magistris e inventò l’estorsione sporgendo<br />
denuncia contro ignoti per presunta contraffazione<br />
della firma. La Cm sistemi allora<br />
controdenunciò, a seguito della perquisizione<br />
dell’ufficio di Why not fu trovato un<br />
verbale di un Cda del 22 dicembre 2005 nel<br />
quale <strong>il</strong> presidente dell’azienda faceva presente<br />
di avere stipulato un contratto con la<br />
Cm. Approvazione regolarmente registrata.<br />
24 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
Capite che vergogna? Se i pm<br />
del mio procedimento avessero<br />
fatto seriamente le indagini<br />
questo documento avrebbero<br />
potuto trovarlo evitandomi<br />
l’accusa. Invece <strong>il</strong> documento<br />
saltò fuori, casualmente,<br />
e in un altro procedimento,<br />
dopo la richiesta di rinvio<br />
a giudizio.<br />
Nel decreto di perquisizione<br />
si ipotizzava «la costituzione<br />
di schermi societari<br />
che consentono di spostare<br />
<strong>il</strong> denaro» e «uno scenario<br />
devastante circa la gestione<br />
di denaro pubblico e la<br />
pervicace volontà di depredare<br />
le risorse pubbliche<br />
pur di raggiungere lucrosi<br />
interessi criminali». Ma è<br />
stato davvero regolare e<br />
trasparente l’accesso ai<br />
fondi europei? Non è che<br />
la drammatica situazione<br />
occupazionale calabrese ha<br />
ingenerato in voi la convizione<br />
che tutto fosse giustificato,<br />
compresa l’opacità<br />
nella gestione dei fondi?<br />
L’ordinanza di perquisizione<br />
di De Magistris aveva<br />
questa ambiguità: non era<br />
citato alcun fondo pubblico<br />
depredato, perché non ce ne<br />
sono mai stati. Almeno da<br />
parte mia. De Magistris aveva<br />
un teorema che non è riuscito<br />
a dimostrare, perché<br />
era impossib<strong>il</strong>e: io, in quanto<br />
moglie del vicepresidente<br />
della Regione, sarei stata<br />
avvantaggiata nello svolgimento<br />
del mio lavoro.<br />
Nel contesto del processo<br />
si incorre spesso nel termine<br />
“consulenza” anche per<br />
giustificarsi davanti alle accuse. In cosa<br />
consisteva la consulenza nel suo caso?<br />
Io non ho mai ricevuto alcuna consulenza<br />
perché, come ho detto, <strong>il</strong> mio ruolo<br />
è sempre stato unicamente manageriale.<br />
Com’è stata gestita la teste Merante dal<br />
pm De Magistris? È vero che questa gestione<br />
ha provocato l’apertura di procedimenti<br />
penali e disciplinari?<br />
La Merante è stata ut<strong>il</strong>izzata da De<br />
Magistris e lei si è fatta prendere la mano,<br />
come si evince dalle intercettazioni e da un<br />
verbale del novembre 2007 (vedi scheda a<br />
L’INCONGRUENZA<br />
IL VERBALE<br />
Accuse confermate<br />
ma non coincidenti<br />
Il verbale di Caterina<br />
Merante raccolto<br />
da De Magistris <strong>il</strong><br />
21 novembre 2007<br />
si è ritorto contro<br />
l’accusa del processo<br />
“Why not” perché<br />
durante l’interrogatorio<br />
la superteste<br />
dell’inchiesta, a<br />
specifica domanda<br />
del pm, conferma le<br />
dichiarazioni rese in<br />
precedenza (marzo<br />
2007), ma in realtà<br />
nell’occasione modifica<br />
le sue accuse e ne<br />
aggiunge di nuove.<br />
IL GUP<br />
«Le differenze<br />
sono sostanziali»<br />
Secondo la procedura,<br />
le dichiarazioni<br />
riportate sul verbale<br />
in questione avrebbero<br />
dovuto essere<br />
copia conforme di<br />
quelle già r<strong>il</strong>asciate.<br />
Invece, ha constatato<br />
<strong>il</strong> gup Abiga<strong>il</strong><br />
Mellace, «<strong>il</strong> verbale<br />
presenta un contenuto<br />
sostanzialmente<br />
diverso. Le modifiche<br />
introducono nuove<br />
accuse che non si rinvengono<br />
nella precedente<br />
dichiarazione».<br />
Secondo <strong>il</strong> giudice lo<br />
scopo era dare artificiosamente<br />
credib<strong>il</strong>ità<br />
a un teste che ne era<br />
privo, inducendo a far<br />
credere che <strong>il</strong> medesimo,<br />
dopo otto mesi,<br />
ripetesse esattamente<br />
le dichiarazioni<br />
rese in precedenza.<br />
«Oggi faccio politica nel Partito democratico<br />
proprio per questo: provare a spostare un po’<br />
dell’asse giustizialista e colpevolista verso<br />
un riformismo laico, libertario e costituzionale»<br />
lato, ndr), pensando di essere<br />
lei la “Giustizia”. Ovviamente<br />
l’ho querelata già nel 2007.<br />
È vero che lei ha fatto una<br />
richiesta di risarcimento<br />
danni a De Magistris e lui<br />
ha opposto l’immunità parlamentare?<br />
Sì, ho chiesto <strong>il</strong> risarcimento<br />
danni a De Magistris,<br />
Santoro e Gian Antonio Stella.<br />
Visto <strong>il</strong> ruolo di eurodeputato<br />
ricoperto allora da De<br />
Magistris, non ho potuto querelarlo,<br />
ma ho potuto denunciarlo<br />
per quanto ha scritto<br />
nel suo libro (Assalto al pm)<br />
contro di me. Ovviamente,<br />
forte del suo relativismo giudiziario<br />
e politico, ha usato<br />
<strong>il</strong> suo priv<strong>il</strong>egio per sfuggire<br />
alla giustizia. Oggi che per<br />
fortuna mia (ma per sfortuna<br />
dei napoletani, che però se<br />
la sono voluta) è sindaco di<br />
Napoli, non si può più opporre.<br />
Sempre che la sua ennesima<br />
casta non lo copra.<br />
Com’è ha cambiato la sua<br />
vita questa vicenda, dal<br />
punto di vista professionale<br />
e da quello personale?<br />
Dal punto di vista professionale<br />
è stato terrib<strong>il</strong>e. Mi<br />
sono dimessa per correttezza<br />
verso le aziende di cui ero<br />
manager, rinunciando a una<br />
carriera che mi ero costruita<br />
solo con <strong>il</strong> mio lavoro e le<br />
mie competenze, nonostante<br />
mio marito. Personalmente,<br />
però, forse ci ho guadagnato:<br />
<strong>il</strong> dolore fortifica, anche<br />
se invecchia.<br />
Lei oggi è impegnata attivamente<br />
in politica, con <strong>il</strong><br />
Partito democratico. Come<br />
è riuscita a conc<strong>il</strong>iare quest’impegno verso<br />
la collettività, e quindi verso lo Stato,<br />
con tutto quello che lo Stato stesso le ha<br />
procurato in termini di danni con questa<br />
vicenda?<br />
Io non credo che lo Stato sia colpevole<br />
di queste vicende, soprattutto alla luce dei<br />
due gradi di giudizio che mi hanno assolta.<br />
Il tema rimane quello di una distorsione<br />
del ruolo dei pm e di una responsab<strong>il</strong>ità<br />
politica, anche di influenti settori della<br />
sinistra, verso la deriva giustizialista. Faccio<br />
politica nel Pd anche per questo: provare<br />
a spostare Davide contro<br />
Golia, cioè un po’ dell’asse<br />
giustizialista e colpevolista<br />
verso un riformismo laico,<br />
libertario e costituzionale.<br />
Gianni Ferrari
Foto: AP/LaPresse<br />
DIALOGO CON UN AMICO NOBEL<br />
C’è qualcosa che la scienza<br />
non può studiare. È la libertà<br />
di Renato Farina<br />
Boris Godunov è fortunato, Gode di un amico nobel. Non è Dario Fo. Si tratta di Luc<br />
Montagnier, <strong>il</strong> ricercatore che ha scoperto <strong>il</strong> virus dell’Aids. Un genio della curiosità.<br />
Non smette di cercare. È uscito un libro da Giunti, intitolato Il Nobel<br />
e <strong>il</strong> Monaco. Il tema è intuib<strong>il</strong>e o no? Scienza e fede. Montagnier è agnostico o qualcosa<br />
del genere, di certo non è cattolico. Padre Michel Niaussat è frate trappista, che<br />
ha dedicato tutto se stesso ai detenuti.<br />
Be’, io dopo un paio di pagine mi sono sentito subito dalla parte di Montagnier.<br />
Tifavo Montagnier. Non tanto per volontà di stare dalla parte della scienza, ma per<br />
essere dalla parte della ragione. La ragione! Guai se collocassimo la questione del<br />
rapporto tra fede e scienza in un campo misto, quasi che la scienza avesse <strong>il</strong> patrocinio<br />
della ragione e la fede quello di un altro apparato di tipo sentimentale. Tutto ciò<br />
che è umano è sottoposto al giudizio della ragione.<br />
Io qui non mi metterò certo a discutere dell’esistenza di Dio e sulle<br />
sue prove per convincere Montagnier. Credo che l’umanità in questo<br />
settore abbia dato di meglio di quel che potrei argomentare io.<br />
Ma allora che cosa tocca un uomo curioso? I fatti. Con Montagnier<br />
su questo si riesce a intendersi. Gli ho detto: «Riferiamoci ai fatti<br />
e non all’ideologia. C’è una frase che <strong>il</strong> mio maestro don Luigi Giussani<br />
ha posto all’inizio del suo libro fondamentale Il senso religioso.<br />
Ed è di un Nobel della medicina come lei, francese come lei, professor Montagnier,<br />
siete stati entrambi a Lourdes, meravigliati dinanzi ai miracoli. Alexis Carrel scrisse:<br />
“Poca osservazione e molto ragionamento portano all’errore, molta osservazione<br />
e poco ragionamento portano alla verità”. Del resto anche lei professore dice in questo<br />
libro: “Ho <strong>il</strong> vantaggio e <strong>il</strong> difetto di non avere idee preconcette e di cercare ovunque…<br />
Hai delle idee e spesso l’esperienza dimostra che erano sbagliate”. Io credo sia<br />
importante accostarsi alla fede con questo criterio di lealtà».<br />
Mi ha ascoltato, ed era curioso. Anche quando ho allargato <strong>il</strong> campo.<br />
Esiste – gli ho detto più o meno – un livello che è perfettamente razionale, ma<br />
che non è attinto dal metodo fisico e chimico. Mi ha molto colpito una frase pronunciata<br />
dal professor Montagnier con vigore: «Ma non esiste <strong>il</strong> gene della curiosità!». Altrove<br />
dice che esiste <strong>il</strong> gene dell’aggressività ma non quello della cattiveria. Insomma,<br />
c’è qualcosa che non si esaurisce nelle dimensioni studiab<strong>il</strong>i dalla scienza. C’è lo<br />
spazio misterioso della libertà. Di dire di sì o di no dinanzi allo stupore di un incontro.<br />
«Perché Carrel si è convertito a Lourdes e lei, professore, no?». La libertà esiste!<br />
«Nel suo libro, professore, lei attacca i dogmi, le certezze assolute. Basta intendersi<br />
su che cosa sia la certezza. Esistono due tipi di certezza. Una è quella esistenziale,<br />
per cui tu fai l’incontro definitivo della tua vita, sai che in quell’incontro con<br />
una persona si gioca la tua umanità, la risposta o meno al “caso serio”. Questo tipo<br />
di certezza è indistruttib<strong>il</strong>e. La certezza dell’amore che hai per tua madre o per tuo<br />
figlio, non è un dogma intollerante. La certezza è magnificamente tollerante. Ed è<br />
certa della libertà, anche un mignolo ma c’è. Invece oggi credo ci sia un pericolo,<br />
la dittatura del relativismo, questo è <strong>il</strong> dogma spaventoso. È la proclamazione della<br />
certezza assoluta e indiscutib<strong>il</strong>e, pena la scomunica civ<strong>il</strong>e, secondo cui non è ammessa<br />
verità oggettiva e l’uomo non è capace di verità. Io le chiedo, se fosse così, se<br />
gli fosse preclusa davvero la certezza del vero e la libertà di dire sì o no, allora a che<br />
serve la curiosità? Non sarebbe uno scherzo atroce, un bieco inganno?».<br />
BORIS<br />
GODUNOV<br />
IL NOSTRO UOMO<br />
A PALAZZO<br />
Oggi c’è un pericolo. È la certezza<br />
assoluta secondo cui non è ammessa<br />
verità oggettiva. Se fosse così allora<br />
a che serve la curiosità? Non sarebbe<br />
uno scherzo atroce, un bieco inganno?<br />
Il premio Nobel Luc Montagnier,<br />
<strong>il</strong> ricercatore che ha scoperto<br />
<strong>il</strong> virus dell’Aids e autore del libro<br />
Il Nobel e <strong>il</strong> Monaco<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 27
ESTERI<br />
28 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
LE AMBIZIONI DELL’EMIRO<br />
Un mega impero<br />
piccolo piccolo<br />
Ospita una base americana e offre un consolato<br />
ai talebani. Promette di risolvere pacificamente<br />
ogni conflitto internazionale ma ha sostenuto<br />
i ribelli libici e siriani. Così <strong>il</strong> ricchissimo Qatar<br />
sgomita per un ruolo da grande potenza<br />
Guardato da fuori, proprio non ci si<br />
raccapezza. Se la politica internazionale,<br />
le alleanze strategiche, le ideologie<br />
significano ancora qualcosa, un posto<br />
del genere semplicemente non dovrebbe esistere.<br />
Uno Stato che ospita <strong>il</strong> Comando delle<br />
forze armate degli Stati Uniti in Medio<br />
Oriente e allo stesso tempo irradia <strong>il</strong> verbo<br />
antiamericano di Al Jazeera, che è nata e<br />
ha sede proprio lì; mercanteggia con Israele<br />
nel mentre che finanzia Hamas e ostenta<br />
ottimi rapporti col vicino Iran; offre <strong>il</strong> podio<br />
di summit internazionali sia a Tzipi Livni<br />
sia a Mahmoud Ahmadinejad; si dichiara<br />
wahabita e ospita islamisti intransigenti<br />
come <strong>il</strong> telepredicatore Yusuf al Qaradawi,<br />
si offre di aprire un ufficio di rappresentanza<br />
dei talebani afghani, trama per far sì che<br />
la Fifa ammetta <strong>il</strong> velo islamico nel calcio<br />
femmin<strong>il</strong>e, ma nello stesso tempo concede<br />
terreni e libertà di culto perché possano sorgere<br />
dentro ai suoi confini chiese cattoliche,<br />
siro-malabariche, maronite, copto ortodosse<br />
e chiama le migliori università americane<br />
a impiantare i loro campus. E ancora: un<br />
paese che prima si costruisce l’immagine di<br />
onesto mediatore, terreno neutro per ogni<br />
tipo di negoziato, sulla base di una costituzione<br />
dove all’articolo 7 sta scritto che «la<br />
politica estera dello Stato è basata sul principio<br />
del rafforzamento della pace e della<br />
sicurezza internazionali attraverso l’incoraggiamento<br />
della risoluzione pacifica delle<br />
dispute internazionali (…) e sulla non interferenza<br />
negli affari interni di altri Stati»; e<br />
poi improvvisamente si toglie la giacchetta<br />
da arbitro e scende in campo parteggiando<br />
per una squadra contro l’altra: in Libia dalla<br />
parte dei ribelli anti-Gheddafi, in Siria dalla<br />
parte degli avversari dell’ex alleato Bashar<br />
al Assad. Il paese protagonista in tutti gli<br />
sforzi per una soluzione diplomatica delle<br />
crisi del mondo arabo nel secondo decennio<br />
del XXI secolo – dal Libano allo Yemen,<br />
dal Darfur alle guerre intestine fra Al Fatah<br />
e Hamas – che diventa l’unico paese arabo<br />
che bombarda insieme ai jet della Nato le<br />
forze armate e le città di un paese fratello<br />
come la Libia. Che ottiene dalla Lega Araba<br />
la sospensione della Siria e preme su Russia<br />
e Cina (qualche migliaio di volte più grandi<br />
di lui) perché permettano al consiglio di<br />
Sicurezza dell’Onu di sanzionare <strong>il</strong> regime<br />
di Assad. Una monarchia assoluta dove tutti
Foto: AP/LaPresse<br />
A lato, dal basso verso l’alto: Hamad Bin Khalifa<br />
Al Thani con <strong>il</strong> presidente siriano Bashar al Assad;<br />
con i reali inglesi; donne Hezbollah in attesa del suo arrivo;<br />
con la moglie Mozah bint Nasser al Missned dopo la<br />
notizia che <strong>il</strong> Qatar ospiterà i mondiali di calcio del 2022<br />
i posti di potere sono spartiti fra i membri<br />
di una sola, litigiosa, famiglia (gli Al Thani)<br />
che ospita e finanzia la Fondazione per la<br />
democrazia araba e sposa la causa delle rivoluzioni<br />
democratiche (nel senso che intendono<br />
consegnare <strong>il</strong> potere a chi vincerà libere<br />
elezioni) del mondo arabo.<br />
Da uscirne pazzi. Tre anni fa John Kerry,<br />
candidato democratico sconfitto alle presidenziali<br />
del 2004 e presidente della commissione<br />
Esteri del Senato americano, disse:<br />
«Il Qatar non può essere un alleato degli<br />
Stati Uniti <strong>il</strong> lunedì, e inviare quattrini ad<br />
Hamas <strong>il</strong> martedì». Il Qatar ha continuato<br />
a inviare soldi ad Hamas, altri ne ha inviati<br />
agli islamisti di Ennahda che hanno vinto<br />
le elezioni in Tunisia e ai ribelli libici della<br />
stessa tendenza (insieme ad armi e vettovaglie);<br />
e fino a quando non è scoppiata<br />
la rivolta in Siria, a Doha arrivava spesso<br />
in visita da Damasco Khaled Mashal, <strong>il</strong> leader<br />
di Hamas, che nella capitale del Qatar<br />
ha vissuto fra <strong>il</strong> 1999 e <strong>il</strong> 2001 e vi torna<br />
per visitare suo figlio Omar Abdel Qader,<br />
residente permanente. John Kerry, e anche<br />
quelli che stanno molto sopra di lui, se ne<br />
John Kerry, presidente<br />
della commissione Esteri<br />
del Senato americano,<br />
disse: «Il Qatar non può<br />
essere un alleato degli<br />
Stati Uniti <strong>il</strong> lunedì,<br />
e inviare quattrini<br />
ad Hamas <strong>il</strong> martedì»<br />
Qui sotto, dall’alto verso <strong>il</strong> basso:<br />
Hamad Bin Khalifa Al Thani<br />
con <strong>il</strong> presidente palestinese<br />
Abu Mazen e <strong>il</strong> leader di Hamas<br />
Khaled Mashal; con <strong>il</strong> presidente<br />
iraniano Mahmoud Ahmadinejad;<br />
con <strong>il</strong> re di Giordania Abdullah II<br />
sono dovuti fare una ragione, anche perché<br />
di ospiti sospetti nel paese dell’emiro<br />
Hamad Bin Khalifa Al Thani ne passano<br />
parecchi: dai parenti di Saddam Hussein a<br />
quelli di Osama Bin Laden fino a Le<strong>il</strong>a Trabelsi,<br />
la moglie del deposto presidente tunisino<br />
Ben Ali che dalla vicina Arabia Saudita<br />
si reca spesso a Doha a fare shopping, senza<br />
timore di imbattersi in Rachid Ghannouchi,<br />
<strong>il</strong> leader carismatico di Ennahda che a<br />
Doha è stato ospite di Qaradawi, residente<br />
qatariota naturalizzato di antica data.<br />
Tutto questo minestrone ha spiega-<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 29
ESTERI LE AMBIZIONI DELL’EMIRO<br />
30 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
Il Qatar è una monarchia<br />
assoluta con al potere la famiglia<br />
Al Thani. Il paese, la cui capitale<br />
è Doha, è grande come l’Abruzzo<br />
zioni razionali. Deve averle, perché oggi <strong>il</strong><br />
Qatar non è più una stravaganza per patiti<br />
di esotismi geografici, ma la spoletta della<br />
bomba rappresentata da una nuova ondata<br />
di proteste arabe, che potrebbero scatenarsi<br />
se dovesse cadere <strong>il</strong> regime di Damasco contro<br />
cui Doha si sta battendo a viso aperto<br />
(dopo esserne stato un fidato amico).<br />
A stare a sentire Robert Fisk, <strong>il</strong> premiatissimo<br />
e sopravvalutatissimo corrispondente<br />
dell’Independent dal Medio Oriente,<br />
<strong>il</strong> Qatar agisce mosso da «British Empire-style<br />
ambitions», ambizioni in st<strong>il</strong>e Impero<br />
Britannico. Come al solito <strong>il</strong> guru antioccidentale<br />
esagera per fare effetto: nel 1922,<br />
all’apogeo della sua espansione, <strong>il</strong> Regno<br />
Unito, grande poco meno dell’Italia, era un<br />
paese di 44 m<strong>il</strong>ioni di abitanti che dominava<br />
458 m<strong>il</strong>ioni di esseri umani sparsi in<br />
tutti i continenti; <strong>il</strong> Qatar, per parte sua,<br />
ha le dimensioni dell’Abruz-<br />
zo appena e ha una popolazione<br />
indigena di non più<br />
di 200 m<strong>il</strong>a abitanti, essendo<br />
gli altri 1,5 m<strong>il</strong>ioni che<br />
abitano l’emirato stranieri<br />
immigrati per motivi di<br />
lavoro. Il Regno Unito era una media potenza<br />
che si stava arricchendo grazie al commercio<br />
internazionale e che è diventato ricchissimo<br />
grazie all’imperialismo; <strong>il</strong> Qatar è<br />
un paese piccolissimo e ricchissimo che ha<br />
deciso di competere per un ruolo di leadership<br />
dentro a un mondo arabo in piena crisi<br />
di crescita, dopo aver praticato la strategia<br />
dell’andare d’accordo con tutti e del far<br />
comodo a tutti. Ma oggi come ieri l’imperativo<br />
di Doha è lo stesso: sopravvivere, nella<br />
duplice accezione della continuata esistenza<br />
dello Stato indipendente del Qatar e della<br />
sopravvivenza della dinastia degli Al Thani.<br />
Come si mantiene <strong>il</strong> potere<br />
In Medio Oriente essere piccoli e ricchissimi<br />
non è necessariamente una benedizione.<br />
Ricordate <strong>il</strong> Kuwait? A Doha e negli altri<br />
emirati del Golfo se lo ricordano tutti i giorni:<br />
aveva dei contrasti con l’Iraq per lo sfruttamento<br />
di un giacimento di petrolio che<br />
attraversava <strong>il</strong> confine dei due paesi, e una<br />
mattina d’agosto del 1990 Saddam Hussein<br />
mandò i carri armati a cancellarlo dalla carta<br />
geografica. Per restituirgli l’indipendenza<br />
ci volle una guerra terrificante che coinvolse<br />
più di 30 paesi e causò decine di migliaia<br />
di morti. Il Qatar dista meno di 300 ch<strong>il</strong>ometri<br />
dalle coste dell’Iran, col quale condivide<br />
<strong>il</strong> giacimento marino di North Dome,<br />
sede di 1.800 m<strong>il</strong>ioni di m<strong>il</strong>iardi di metri<br />
cubi di gas naturale, e confina con l’Arabia<br />
Saudita, che non ha mai smesso di considerare<br />
gli abitanti del Qatar suoi sudditi e<br />
Egitto<br />
Sudan<br />
Palestina<br />
Libano<br />
Israele Giordania<br />
Eritrea<br />
Etiopia<br />
Al Thani per garantire la sicurezza del paese ha<br />
portato in casa <strong>il</strong> comando delle forze armate<br />
Usa; contro l’estremismo islamico e per attirare<br />
le simpatie degli arabi ha inventato Al Jazeera<br />
Siria<br />
che ha fomentato tentativi di colpi di Stato<br />
attraverso elementi di tribù locali.<br />
Quando nel 1995 Hamad Bin Khalifa Al<br />
Thani è salito al trono deponendo con un<br />
colpo di Stato suo padre, ha capito subito<br />
che non gli sarebbe bastato essere uno degli<br />
uomini più ricchi al mondo, né essersi formato<br />
all’accademia m<strong>il</strong>itare britannica di<br />
Sandhurst, per mantenere <strong>il</strong> potere. Per<br />
garantire la sicurezza del paese dalle mire<br />
dei potenti Stati vicini si è portato in casa<br />
<strong>il</strong> quartier generale di Centcom, <strong>il</strong> comando<br />
delle forze armate degli Stati Uniti per le<br />
operazioni in Medio Oriente; per garantirsi<br />
contro l’estremismo islamico e per attirarsi<br />
le simpatie dell’opinione pubblica di tutto<br />
<strong>il</strong> mondo arabo si è inventato Al Jazeera, la<br />
prima tivù globale in lingua araba.<br />
Al Thani ha vinto la sua duplice scommessa:<br />
Al Qaeda e l’Iran non l’hanno accusato<br />
di tradimento e sacr<strong>il</strong>egio per aver portato<br />
una base americana su suolo musulmano,<br />
essendo chiara la natura antisaudita<br />
dell’operazione; e la libertà editoriale concessa<br />
ad Al Jazeera, <strong>il</strong> conseguente successo<br />
dovuto al mix perfetto di professionalità,<br />
giornalismo m<strong>il</strong>itante e strizzate d’occhio<br />
all’islamismo che già allora incarnava<br />
l’opinione politica della maggioranza degli<br />
arabi, ha portato solo vantaggi all’emiro.<br />
La terza mossa, all’epoca vincente, è consistita<br />
nel trasformare <strong>il</strong> Qatar nella Svizzera<br />
diplomatica del Medio Oriente. Nella seconda<br />
metà del decennio che è alle nostre spalle<br />
<strong>il</strong> paese è diventato <strong>il</strong> mediatore nume-<br />
Iraq<br />
Kuwait<br />
Arabia Saudita<br />
Yemen<br />
Bahrain<br />
Iran<br />
Qatar<br />
Doha<br />
Emirati Arabi Uniti<br />
Oman<br />
ro uno dei conflitti nella regione, strappando<br />
senza tanti complimenti <strong>il</strong> ruolo ai tradizionali<br />
protagonisti: Lega Araba, Egitto e<br />
Arabia Saudita. Che si trattasse dell’insurrezione<br />
degli huthi nello Yemen, della guerriglia<br />
nel Darfur, della contesa di confine fra<br />
Gibuti ed Eritrea, della crisi fra <strong>il</strong> governo<br />
di Fouad Siniora ed Hezbollah che rischiò<br />
di far scoppiare una nuova guerra civ<strong>il</strong>e in<br />
Libano nel 2008, Doha ha dato prova di un<br />
attivismo senza pari. Fino a eventi eccezionali<br />
come l’apertura di un ufficio diplomatico<br />
dei talebani afghani funzionale a una<br />
trattativa con gli americani e l’accordo del<br />
febbraio scorso fra Hamas e Al Fatah che<br />
doveva spianare la strada a un governo palestinese<br />
di coalizione e allo svolgimento di<br />
nuove elezioni. Se però si guarda <strong>il</strong> tutto più<br />
da vicino, si scopre che, con la relativa eccezione<br />
degli accordi di Doha per la soluzione<br />
della crisi libanese, tutte le altre iniziative si<br />
sono risolte in un buco nell’acqua, particolarmente<br />
deludente nel caso dei negoziati<br />
preliminari fra Usa e talebani e del protocollo<br />
d’intesa fra Abu Mazen e Mashal, disatteso<br />
subito dopo la firma nel febbraio scorso.<br />
La politica del branding<br />
Un piccolo paese ricchissimo può riuscire a<br />
portare al tavolo della pace i litiganti perché<br />
non ha gli interessi e le parzialità di paesi<br />
come l’America, l’Egitto o l’Arabia Saudita e<br />
perché può “comprare” la loro buona volontà,<br />
ma siccome manca di peso specifico e di<br />
potenza m<strong>il</strong>itare non potrà costringerli a<br />
scelte definitive. Il punto è che ad Al Thani<br />
non interessa tanto <strong>il</strong> risultato finale, quanto<br />
piuttosto l’immagine che <strong>il</strong> Qatar riesce a<br />
proiettare di sé dando semplicemente vita<br />
ai negoziati. Gli anglosassoni lo chiamano<br />
“branding”. È branding l’assegnazione al
Foto: AP/LaPresse<br />
Qatar dei Mondiali di calcio del 2022; la creazione<br />
alla periferia di Doha di “Education<br />
city”, dove trovano ospitalità otto campus<br />
satelliti di altrettante università occidentali,<br />
sei americane, una francese e una britannica;<br />
le 115 destinazioni per 105 velivoli<br />
(più altri 190 ordinati, per lo più Airbus) di<br />
Qatar Airways, i 400 ettari di lusso dell’isola<br />
artificiale La Perla; l’aggressivo posizionamento<br />
nel mercato del turismo fieristico.<br />
Con la scelta di campo a fianco dei<br />
ribelli libici e siriani Al Thani è andato ben<br />
al di là della politica del branding. In un<br />
momento di grandi rivolgimenti in Medio<br />
Oriente e Nordafrica, di debolezza congiunturale<br />
di alcuni grandi attori (Egitto,<br />
Libia, Siria, Iraq) e di inadeguatezza cronica<br />
di altri (Arabia Saudita) <strong>il</strong> Qatar lancia la<br />
sua opa per la leadership del mondo arabo.<br />
Megalomania? No, ancora e sempre istinto<br />
di sopravvivenza: fino a ieri la sicurezza stava<br />
nel farsi baricentro, oggi l’unico modo<br />
di restare in equ<strong>il</strong>ibrio è gettarsi in avanti.<br />
Rodolfo Casadei<br />
L’EREDE AL TRONO COL PALLINO DEGLI AFFARI<br />
Lo shopping dello<br />
sceicco tifoso<br />
Ha r<strong>il</strong>evato la squadra di Parigi, sponsorizza<br />
<strong>il</strong> Barcellona, “si compra” gli atleti per vincere<br />
le Olimpiadi. E ora guarda a Ingh<strong>il</strong>terra e Italia<br />
I<br />
sogni son desideri. E i soldi li realizzano.<br />
C’è poco della fata Turchina di Cenerentola<br />
in questa affermazione, ma la<br />
realtà – almeno nel mondo del pallone – è<br />
questa. Da un un paio d’anni c’è un uomo<br />
che col suo impero economico sta trasformando<br />
in realtà i sogni dei tifosi. Lui non<br />
usa una bacchetta magica, lui apre <strong>il</strong> portafoglio<br />
e compra tutto. Il suo nome per molti<br />
è sconosciuto, ma come abbiamo imparato<br />
a pronunciare Roman Abramovich qualche<br />
anno fa, presto impareremo a dire Tamim<br />
Bin Hamad Al Thani. È lui la fata Turchina<br />
del nuovo m<strong>il</strong>lennio, quartogenito dell’emiro<br />
del Qatar, Hamad Bin Khalifa Al Thani,<br />
ma già designato a prendere in mano la fortuna<br />
infinita della famiglia e del paese. A<br />
31 anni sta riuscendo a mettere le mani sul<br />
calcio planetario e sullo sport in generale.<br />
Andiamo con ordine. Tamim nel maggio<br />
2011 ha comprato <strong>il</strong> Paris Saint-Germain<br />
(la squadra di Parigi) per circa 70 m<strong>il</strong>ioni di<br />
euro. Come presidente ha piazzato un uomo<br />
di fiducia, Nasser Al Khelaifi, ex tennista di<br />
A fianco, Tamim Bin<br />
Hamad Al Thani;<br />
a sinistra, Leonardo,<br />
<strong>il</strong> presidente del Psg<br />
e Carlo Ancelotti.<br />
Sotto, Javier<br />
Pastore, primo<br />
acquisto dei parigini.<br />
In basso, a sinistra,<br />
Zinédine Zidane,<br />
testimonial del<br />
comitato “Qatar 22”<br />
successo, oggi presidente della federazione<br />
tennistica del Qatar e amministratore delegato<br />
di Al Jazeera sport. Per vincere subito<br />
ha preso Leonardo dall’Inter e lo ha nominato<br />
direttore spotivo. Per convincere l’allenatore<br />
di Massimo Moratti a lasciare M<strong>il</strong>ano gli<br />
ha offerto un contratto principesco e altri<br />
150 m<strong>il</strong>ioni di euro da spendere nel mercato.<br />
Così <strong>il</strong> bras<strong>il</strong>iano è venuto a far shopping<br />
in Italia e a suon di m<strong>il</strong>ioni ha comprato<br />
Javier Pastore e Salvatore Sirigu dal<br />
Palermo, dalla Roma Jeremy Menez e dalla<br />
Juventus Momo Sissoko. Al Parco dei Principi<br />
sono poi arrivati <strong>il</strong> capitano dell’Uruguay<br />
detentore della Coppa America Diego Lugano<br />
e l’attaccante Kevin Gameiro. A gennaio<br />
la squadra è prima in classifica, ma Tamim<br />
non è soddisfatto, così ecco altri 50 m<strong>il</strong>ioni<br />
per <strong>il</strong> mercato invernale. Arrivano Carlo<br />
Ancelotti con un contratto da 6 m<strong>il</strong>ioni l’anno,<br />
dal Chelsea <strong>il</strong> difensore Alex e dal Barcellona<br />
Maxwell e a centrocampo l’interista<br />
Thiago Motta. In tutto fanno 270 m<strong>il</strong>ioni di<br />
euro, senza contare gli ingaggi.<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 31
ESTERI LE AMBIZIONI DELL’EMIRO<br />
A fianco, Rud Van<br />
Nistelrooy,<br />
neo acquisto<br />
del Malaga.<br />
A destra, due<br />
modellini degli<br />
stadi che saranno<br />
realizzati<br />
per <strong>il</strong> Mondiale<br />
del 2022.<br />
Sempre a destra,<br />
in basso,<br />
la redazione<br />
di Al Jazeera,<br />
la tv di Stato<br />
E questo è solo l’inizio. Sempre nel maggio<br />
scorso, Tamim Bin Hamad Al Thani ha<br />
convinto <strong>il</strong> Barcellona a mettere sulle proprie<br />
divise <strong>il</strong> logo della Qatar Foundation,<br />
l’associazione creata dal padre e guidata<br />
dalla moglie dell’emiro Mozah bint Nasser<br />
al Missned. Non una cosa da poco visto<br />
che <strong>il</strong> Barça non ha mai avuto sponsor ufficiali<br />
sulle casacche da gioco. O meglio, prima<br />
c’era l’Unicef che a differenza degli altri<br />
brand invece di pagare riceveva 1,5 m<strong>il</strong>ioni<br />
di euro dal club di Sandro Rosell. Come ha<br />
fatto l’emiro a convincere i blaugrana? Coi<br />
soldi. Si tratta della sponsorizzazione più<br />
ricca mai realizzata: 30 m<strong>il</strong>ioni di euro l’anno<br />
fino al 2016, altri 15 m<strong>il</strong>ioni nel 2011, più<br />
quelli legati ai risultati. Totale: 170 m<strong>il</strong>ioni.<br />
Prima di proseguire bisogna aprire una<br />
parentesi. Il cugino di Tamim, Abdullah Bin<br />
Nasser Al Ahmed Al Thani, membro del cda<br />
della Doha Bank, è proprietario del Malaga,<br />
squadra della Liga spagnola. Il quarantatreenne<br />
ha un impero economico fatto<br />
di catene alberghiere, centri commerciali,<br />
società di telefonia e concessionarie d’auto.<br />
Acquista <strong>il</strong> Malaga per 36 m<strong>il</strong>ioni di euro e<br />
in estate mette a libro paga l’ex allenatore<br />
del Real Madrid Manuel Pellegrini, Martin<br />
Demichelis, <strong>il</strong> capitano del V<strong>il</strong>larreal Gonzalez<br />
Cazorla, Enzo Maresca, Jeremy Toulalan,<br />
Julio Baptista e Ruud Van Nistelrooy. La<br />
squadra lotta per <strong>il</strong> quarto posto, quello che<br />
garantirebbe la prossima Champions e un<br />
paio di domeniche fa ha bloccato <strong>il</strong> Real di<br />
Mourinho che arrivava da 11 vittorie.<br />
Torniamo alla fata Turchina. Tamim<br />
l’ha capito subito: <strong>il</strong> calcio è business, ma è<br />
anche passione, sua e della sua gente. Così<br />
l’erede al trono organizza <strong>il</strong> campionato<br />
nazionale, un torneo privato dove le aziende<br />
delle famiglie più ricche si sfidano per<br />
vincere una coppetta. Non solo. Tamim ha<br />
portato in Qatar la Coppa d’Asia 2011, vinta<br />
dal Giappone di Alberto Zaccheroni; nel<br />
2015 si svolgeranno nel piccolo Stato i Mondiali<br />
di pallamano; è in corsa per l’assegnazione<br />
delle Olimpiadi 2020; ma soprattutto<br />
32 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
ha convinto la Fifa che l’emirato fosse pronto<br />
a ospitare i Mondiali di calcio del 2022.<br />
Come? Sempre coi soldi: 50 m<strong>il</strong>iardi di euro<br />
per realizzare 12 stadi con impianti d’aria<br />
condizionata alimentati da pannelli fotovoltaici<br />
che garantiranno a pubblico e giocatori<br />
una temperatura di 26 gradi, contro i 48<br />
esterni. Di questi 50 m<strong>il</strong>iardi, 3 m<strong>il</strong>ioni sono<br />
serviti a pagare Zinédine Zidane, testimonial<br />
per una settimana del Comitato organizzativo<br />
“Qatar 22”.<br />
Il sogno di Tamim<br />
Il Wall Street Journal sostiene che per convincere<br />
la Fifa siano stati comprati i voti di<br />
Nigeria, Tha<strong>il</strong>andia e Senegal. Non è l’unica<br />
accusa mossa a Tamim. Un’altra arriva da<br />
Alberto Juantorena, ex atleta cubano, l’unico<br />
al mondo a vincere nella stessa edizione<br />
dei Giochi (Montréal 1976) la medaglia<br />
d’oro nei 400 metri e negli 800. El Caballo,<br />
così lo chiamavano, oggi è viceministro dello<br />
Sport e presidente della Federazione atletica<br />
cubana. In questa veste lotta contro la<br />
moderna “tratta degli schiavi”, quella legata<br />
allo sport. Secondo Juantorena, Tamim ha<br />
comprato qualche atleta per vincere qualcosa<br />
a Londra 2012. D’altra parte se i qatarioti<br />
sono grac<strong>il</strong>i come fanno a vincere nel sollevamento<br />
pesi? Semplice, naturalizzano otto<br />
bulgari. Lo stesso è successo con <strong>il</strong> keniota<br />
Stephen Cherono, che ora non c’è più. Nel<br />
senso che <strong>il</strong> campione mondiale in carica<br />
dei 3.000 siepi ora si chiama Saif Saed Shaeen,<br />
cittadino del Qatar. A lui è stato offerto<br />
un “vitalizio”, al Kenya una pista di atletica.<br />
Tamim investirà 50 m<strong>il</strong>iardi<br />
di euro per realizzare 12 stadi<br />
con impianti d’aria condizionata<br />
che garantiranno a pubblico<br />
e giocatori una temperatura<br />
di 26 gradi, contro i 48 esterni<br />
Non è tutto. Lo shopping di Tamim in<br />
Europa è continuato con l’acquisto del 17<br />
per cento delle azioni della Volkswagen, poi<br />
s’è preso i magazzini Harrods di Londra e<br />
una grossa quota della catena dei supermercati<br />
british Sainsbury’s. Veniamo al bello:<br />
Al Jazeera è da poco sbarcata in Francia con<br />
una sede e una redazione tutte nuove. Le<br />
prime mosse hanno rivoluzionato <strong>il</strong> panorama<br />
televisivo francese: la tv ha sborsato<br />
90 m<strong>il</strong>ioni di euro per acquistare i diritti a<br />
trasmettere all’estero la Ligue 1 e atri 61 per<br />
quelli della Champions in Francia, distruggendo<br />
la concorrenza di Canal+ e di Tf1, la<br />
più vecchia tv francese e la più seguita.<br />
E se la Francia non fosse che una testa<br />
di ponte in Europa per partire alla conquista<br />
di altri regni? Sembra che nelle mire di<br />
Tamim ci siano Argentina e Bras<strong>il</strong>e. Ma è<br />
<strong>il</strong> Vecchio Continente <strong>il</strong> suo pallino. Allora<br />
attenzione: i diritti tv della Serie A 2012-<br />
’15 sono già stati assegnati, ma alcune partite<br />
sono rimaste invendute e la Lega calcio<br />
non aspetta che un nuovo acquirente. Altro<br />
esempio: quest’estate in Ingh<strong>il</strong>terra saranno<br />
venduti i diritti tv della Premier League. Se<br />
Al Jazeera decidesse di partecipare all’asta<br />
sarà dura per chiunque, anche per un certo<br />
Rupert Murdoch (Sky). Ultima indiscrezione<br />
clamorosa? Pare che nei mesi scorsi<br />
Tamim abbia fatto un’offerta per comprarsi<br />
<strong>il</strong> Manchester United: un m<strong>il</strong>iardo e settecento<br />
m<strong>il</strong>ioni di euro proposti all’americano<br />
Malcolm Glazer per <strong>il</strong> pacchetto di maggioranza<br />
del club più importante del Regno.<br />
Daniele Guarneri<br />
Foto: AP/LaPresse
LA MAGLIETTA ANTI-FORNERO HA UNA SUA LOGICA DIABOLICA<br />
Ieri <strong>il</strong> “fascista”, oggi la ministra<br />
La macabra rima deve continuare<br />
Mio caro Malacoda, oggi una breve lezione di Marketing “politico”. Con ripasso<br />
delle lezioni precedenti. Capitolo uno: lo slogan nelle sue varie tipologie.<br />
Urlato, scritto, cantato, indossato. La rima è importante, ma è regola alla<br />
quale si può derogare. Decisivo è l’impatto della frase icastica nelle menti, nei cuori<br />
(e nelle mani) dei destinatari. Ma basta teoria, quella di oggi è una lezione pratica,<br />
un liceale “esercizio di laboratorio”, una pubblicitaria “case history”.<br />
«La resistenza ce l’ha insegnato/ uccidere un fascista non è reato». Ritmato, preciso<br />
e soprattutto universale. Il “fascista” morto che emenda dall’accusa di omicidio<br />
è intercambiab<strong>il</strong>e, basta rispettare la metrica (ciellino, caramba, azzurro, cristiano,<br />
cinese…). Che poi, uccidere una persona non è mai solo uccidere una persona. Infatti<br />
è bene «colpirne uno per educarne cento». Dopo di che la progressione non è matematica:<br />
colpirne due ne educa più di duecento, tre più di trecento. Forse per questo<br />
in anni per noi demoni stupendi si parlava di “geometrica potenza”. Potenza<br />
che si poteva evocare con strumenti diversi: «Hazet 36/ fascista dove sei» era un in-<br />
no alla chiave inglese; «fascio impara/ p38<br />
spara» risultava un più prosaico richiamo<br />
alle funzione di una nota pistola. «Fascisti<br />
carogne/ tornate nelle fogne» non era<br />
propriamente un invito, semmai un’indicazione<br />
logistica che era meglio seguire<br />
perché altrimenti «le sedi fasciste/ si chiudono<br />
col fuoco/ con i fascisti dentro/ sennò<br />
è troppo poco». (La famiglia Mattei e la famiglia Crescenzio possono testimoniare<br />
dell’efficacia di questo slogan. Non ricordi chi sono? La memoria, nipote! Rogo di Primavalle<br />
a Roma con morte dei due figli di Mario Mattei, segretario locale del Msi; e<br />
molotov contro <strong>il</strong> bar Angelo Azzurro a Torino, “noto covo di fasci” in cui lo studente<br />
Roberto Crescenzio fu trasformato in torcia umana).<br />
Lo slogan cosiddetto antifascista produceva anche format personali o personalizzab<strong>il</strong>i,<br />
dal più noto «… fascista/ sei <strong>il</strong> primo della lista», a quelli individuali come «i fascisti<br />
come Falvella/ con una lama nelle budella», o più esemplari tipo «tutti i fascisti<br />
come Ramelli/ con una riga rossa tra i capelli». In ogni caso, per evitare equivoci, «se<br />
vedi un punto nero spara a vista/ o è un carabiniere o è un fascista», noto anche nella<br />
versione con “prete” al posto di carabiniere. Il gioco macabro delle rime ha aggiornato<br />
quest’ultimo refrain applicando l’equazione fascista/giuslavorista. L’applicazione<br />
è rimasta verbale nei confronti, ad esempio, di Pietro Ichino, noto «massacratore di<br />
operai» che si è «fatto una carriera criminalizzando i lavoratori». Con Marco Biagi è<br />
passata, invece, prima alle vie di fatto, lasciando una bicicletta appoggiata a un muro<br />
come icona del suo assassinio, e poi al motteggio post-mortem: «E Biagi non pedala<br />
più», cantato in coro in un corteo tra le vie di un’Aqu<strong>il</strong>a ancora non devastata dal<br />
terremoto. D’altronde, come ricordato in altra occasione: «Biagi e Treu assassini» e<br />
quindi «più vedove/ più orfani/ più sbirri morti». Il tutto per ricordare a ogni nemico<br />
dei lavoratori <strong>il</strong> suo destino: «Camerata nero/ <strong>il</strong> tuo posto è al cimitero».<br />
E allora, caro nipote, dov’è lo scandalo per una T-shirt griffata «La Fornero al cimitero»,<br />
indossata da una pacifica signora bionda con accanto un sorridente ex ministro<br />
della Giustizia? Non so perché ma <strong>il</strong> tutto mi sembra abbia una sua logica. «Compagno<br />
D<strong>il</strong>iberto/ di cosa ti vergogni/ se oggi c’è chi è certo/ dei tuoi antichi sogni». Ciao.<br />
Tuo affezionatissimo zio Berlicche<br />
Da anni ricordiamo ai nemici dei lavoratori <strong>il</strong><br />
loro destino: Camerata nero/ <strong>il</strong> tuo posto è al<br />
cimitero. Allora dov’è lo scandalo per la T-shirt<br />
“La Fornero al cimitero” esibita da una donna<br />
accanto a un sorridente ex guardasig<strong>il</strong>li?<br />
NEL DETTAGLIO<br />
LE NUOVE<br />
LETTERE DI<br />
BERLICCHE<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 35
ROSSOPORPORA<br />
Libera Chiesa<br />
in terra ost<strong>il</strong>e<br />
L’odio dei massoni in Messico. Le persecuzioni<br />
nei paesi musulmani. Le violenze degli induisti<br />
nell’Orissa. Testimonianze cardinalizie da un<br />
mondo che non ama i cattolici. E nemmeno<br />
in Europa ormai si può dormire sonni tranqu<strong>il</strong>li<br />
di Giuseppe Rusconi<br />
Mentre usciranno queste righe, <strong>il</strong><br />
Papa starà già concludendo <strong>il</strong><br />
viaggio apostolico in Messico e a<br />
Cuba, due paesi latinoamericani che vivono<br />
anni diffic<strong>il</strong>i. Il Messico è per esempio<br />
alle prese con <strong>il</strong> flagello del narcotraffico.<br />
«Purtroppo – ci dice <strong>il</strong> cardinale Javier<br />
Lozano Barragán – <strong>il</strong> Messico si trova ad<br />
avere una frontiera di oltre trem<strong>il</strong>a ch<strong>il</strong>ometri<br />
con gli Stati Uniti, dove vivono 20<br />
m<strong>il</strong>ioni di tossicodipendenti. Come meravigliarsi<br />
che tutte le mafie del mondo siano<br />
presenti in Messico, facendosi pure una<br />
guerra tra loro che negli ultimi sei anni ha<br />
provocato oltre 40 m<strong>il</strong>a morti?». In Messico<br />
è radicato anche un pervicace, sebbene<br />
minoritario, f<strong>il</strong>one anticattolico. A tale<br />
36 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
proposito, proprio alla vig<strong>il</strong>ia del viaggio<br />
apostolico, abbiamo avuto l’occasione di<br />
vedere <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m Cristiada, un grande affresco<br />
intenso di emozioni che rievoca l’insurrezione<br />
popolare dei cristeros nel Messico<br />
degli anni 1926-29: esaurita ogni possib<strong>il</strong>e<br />
via pacifica, buona parte del laicato<br />
cattolico si ribellò con le armi alle leggi<br />
liberticide di Plutarco Elías Calles, presidente<br />
della Repubblica massone e nemico<br />
feroce del cattolicesimo. Il cardinale Lozano<br />
Barragán nacque quattro anni dopo l’armistizio<br />
del 1929, imposto agli ormai quasi<br />
vittoriosi “guerriglieri di Cristo Re” da<br />
un accordo tra Messico e Roma, combinato<br />
dagli Stati Uniti interessati soprattutto<br />
ad affari petroliferi. «Mi ricordo che cosa<br />
successe negli anni dopo l’armistizio, che <strong>il</strong><br />
governo spesso non rispettò: i cristeros con-<br />
segnarono le armi, ma in non pochi casi<br />
furono poi imprigionati e uccisi». Non solo:<br />
«In quegli anni dopo la rivolta continuarono<br />
a essere proibite le scuole cattoliche…<br />
Io ad esempio ho frequentato una parte<br />
della prima elementare nel garage di casa<br />
mia, dove la maestra riuniva un gruppetto<br />
di noi. Anche <strong>il</strong> seminario era clandestino.<br />
Non si poteva portare nessun segno che<br />
richiamasse <strong>il</strong> cattolicesimo, tutto quanto<br />
riguardava la nostra fede doveva essere<br />
tenuto nascosto». Come percepiva in quegli<br />
anni l’insurrezione dei guerriglieri di Cristo<br />
Rey? «Come un fatto naturale, considerate<br />
le condizioni in cui i cattolici dovevano<br />
sopravvivere, tra persecuzioni morali e<br />
fisiche, arresti, torture, impiccagioni. E tutti<br />
noi lo sapevamo, per esperienza nostra o<br />
dei nostri parenti e amici». E a tanti anni di
Foto: AP/LaPresse<br />
Qui e a lato, due scene<br />
di Cristiada, <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m<br />
di Dean Wright che<br />
racconta la rivolta<br />
dei cristeros messicani<br />
negli anni Venti contro<br />
i soprusi del presidente<br />
massone Elías Calles.<br />
Proiettata a Roma<br />
alla vig<strong>il</strong>ia del viaggio<br />
del Papa in Messico<br />
e a Cuba, la pellicola<br />
non ha ancora un<br />
distributore in Europa.<br />
Nelle foto a destra,<br />
i cardinali Javier<br />
Lozano Barragán,<br />
messicano, e Jean-<br />
Louis Tauran, alla<br />
guida del Pontificio<br />
Consiglio per <strong>il</strong> Dialogo<br />
interreligioso<br />
distanza? «La rivolta ha avuto aspetti molto<br />
positivi, ma anche alcuni momenti brutti,<br />
di quella crudeltà che purtroppo è sempre<br />
in agguato per chi è in guerra». Però, osserva<br />
ancora <strong>il</strong> porporato, «è indubbio che<br />
l’insurrezione dei cristeros fu espressione<br />
del sentire popolare, per la libertà religiosa,<br />
anche contro <strong>il</strong> parere della maggioranza<br />
dei vescovi». Cristiada rievoca tra l’altro<br />
la storia di José Luis Sánchez del Río, nato<br />
<strong>il</strong> 28 marzo del 1913, arruolatosi tra i cristeros<br />
nel 1927, diventato portabandiera<br />
(immagine del Sacro Cuore e della Madonna<br />
di Guadalupe) dell’esercito guerrigliero,<br />
catturato, torturato barbaramente perché<br />
rifiutava di gridare «muerte a Cristo Rey», e<br />
infine ucciso <strong>il</strong> 10 febbraio 1928, con sulle<br />
labbra <strong>il</strong> «viva Cristo Rey». È stato beatificato<br />
con altri dodici martiri a Guadalajara <strong>il</strong><br />
20 novembre del 2005. «Io conservo nel mio<br />
appartamento una reliquia del piccolo José<br />
Luis», rivela <strong>il</strong> cardinale Lozano Barragán.<br />
«Il martire è sepolto nella chiesa della città<br />
natale, Sahuayo, ed è sempre molto venerato.<br />
Ora si sta pensando di erigere un santuario<br />
nuovo, per tutti i martiri degli anni<br />
della grande persecuzione, a Guadalajara».<br />
CITTADINI DI SERIE B. Dapprima fu<br />
<strong>il</strong> segretario di Stato, cardinale Tarcisio<br />
Bertone, a concedere, <strong>il</strong> 9 dicembre 2009,<br />
un’intervista di venti minuti ad Al Jazeera<br />
Documentary Channel. Recentemente, <strong>il</strong><br />
24 febbraio, e sempre per Al Jazeera, la tv<br />
più diffusa nel mondo musulmano, è stato<br />
invece <strong>il</strong> cardinale Jean-Louis Tauran a<br />
rispondere a diverse domande sui rapporti<br />
tra cristianesimo e islam. L’intervista è stata<br />
diffusa dal 17 al 19 marzo. Tra le considerazioni<br />
espresse dal presidente del Pontificio<br />
Consiglio per <strong>il</strong> Dialogo interreligioso<br />
ne scegliamo due. La prima, di impronta<br />
diplomatica, a proposito delle persecuzioni<br />
anticristiane in buona parte del mondo<br />
islamico: «Non so se ci sia una campagna<br />
organizzata. (…) Ogni giorno ci sono notizie<br />
di uccisioni e non si può negare che i<br />
cristiani siano <strong>il</strong> bersaglio di un certo tipo<br />
di opposizione». Tant’è vero che «qualche<br />
volta (…) i cristiani hanno la sensazione di<br />
essere cittadini di seconda classe nei paesi<br />
a maggioranza musulmana».<br />
La seconda considerazione riguarda<br />
l’Europa, e su questa ci soffermeremo più<br />
a lungo, chiamando a interagire anche<br />
un altro porporato francese. Rispondendo<br />
all’intervistatore <strong>il</strong> cardinale Tauran affer-<br />
ma: «Lei ha ragione quando dice che in<br />
Europa c’è paura dell’islam, ma credo che<br />
ciò sia dovuto all’ignoranza, perché quando<br />
si parla a tanta gente – e io ho parlato<br />
con tanti appartenenti a gruppi di destra –<br />
ci si rende conto che essi non hanno mai<br />
aperto un Corano e incontrato un musulmano.<br />
(…) Dobbiamo fare un grande sforzo<br />
per informarci. Siamo riusciti a evitare lo<br />
scontro di civ<strong>il</strong>tà, possiamo riuscire a evitare<br />
uno scontro dell’ignoranza».<br />
CESARE, DIO E ALLAH. Tale dichiarazione<br />
non è stata accolta dal consenso universale,<br />
anche perché certi fatti di cronaca<br />
predispongono ad altri pensieri. L’Institut<br />
français d’opinion publique (Ifop) nell’apr<strong>il</strong>e<br />
2011 ha condotto un’inchiesta nei quattro<br />
paesi europei che, secondo le statistiche,<br />
contano <strong>il</strong> maggior numero di musulmani:<br />
nell’ordine Francia, Germania, Gran<br />
Bretagna e Olanda. Abbiamo chiesto al cardinale<br />
Paul Poupard, francese come Tauran<br />
e suo predecessore al Dialogo interreligioso,<br />
di commentare alcuni risultati<br />
emersi. Il primo dato interessante riguarda<br />
l’importanza che le opinioni pubbliche dei<br />
quattro paesi danno alla “questione musulmana”:<br />
«Non è la prima preoccupazione<br />
che emerge, sta ben dietro le questioni del<br />
lavoro e del potere d’acquisto. Eppure talvolta,<br />
seguendo i mass media, sembra che<br />
la questione musulmana ossessioni i nostri<br />
concittadini». Tuttavia, eminenza, quando<br />
si portano nel pubblico dibattito questioni<br />
concrete (velo, minareti, moschee)<br />
l’interesse si risveglia immediatamente.<br />
«Questo è vero. La nostra gente è abitua-<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 37
Foto: AP/LaPresse<br />
ta all’urbanistica delle nostre città e delle<br />
nostre campagne, ricche di chiese e campan<strong>il</strong>i.<br />
È naturale che, se si parla di erigere<br />
una moschea, subentri in molti una sorta<br />
di choc culturale». Eppure nella storia «<strong>il</strong><br />
paesaggio cambia»: nel tempo «si sono succedute<br />
religioni diverse, quella egizia, quella<br />
greca, quella romana, poi venne quella<br />
cristiana, ognuna con un suo paesaggio».<br />
Però, se fino a poco tempo fa ogni religione<br />
aveva ancora spazi geografici ben definiti,<br />
«per cui, visitando Parigi, ci si aspettava<br />
Notre-Dame e tante altre chiese», in questi<br />
anni «i confini tra le religioni si stanno<br />
facendo incerti: stiamo ormai andando verso<br />
un’interpenetrazione tra di esse». Panta<br />
rei. Osserva <strong>il</strong> porporato vandeano: «Nella<br />
mia infanzia i miei compa-<br />
gni di gioco erano tutti cattolici;<br />
tra quelli di Giovanni<br />
Paolo II c’erano già degli<br />
ebrei; <strong>il</strong> cardinale Puljic,<br />
croato della Bosnia-Erzegovina,<br />
giocava senza problemi<br />
con serbi e musulmani. Altri poi sono<br />
cresciuti accettando come un fatto naturale<br />
che per un compagno di scuola <strong>il</strong> venerdì<br />
fosse un giorno sacro, per un altro <strong>il</strong><br />
sabato, per se stesso la domenica».<br />
È evidente comunque che <strong>il</strong> passaggio<br />
da un ambiente “monocolore” a uno “multicolore”<br />
non può essere digerito immediatamente:<br />
«Ci vuole del tempo, <strong>il</strong> tempo<br />
necessario». Da questo punto di vista<br />
«<strong>il</strong> voto svizzero del novembre 2009, con<br />
oltre <strong>il</strong> 57 per cento degli elettori contrari<br />
alla costruzione di nuovi minareti, è molto<br />
significativo: quando si tocca l’identità si fa<br />
sempre fatica a vincere». Il fatto è che «chi<br />
vuol vivere serenamente ha l’assoluto bisogno<br />
di essere tranqu<strong>il</strong>lizzato sulla propria<br />
identità, che teme di perdere con aperture<br />
rischiose». Reduce da una riunione della<br />
sua Fondazione per <strong>il</strong> Dialogo interreligioso,<br />
<strong>il</strong> cardinale Poupard ha in mente l’India:<br />
«Siamo stati tutti choccati dalla violenza<br />
degli induisti, perché inaspettata», e propone<br />
una spiegazione singolare: «Finché i<br />
cattolici celebravano la loro liturgia in latino,<br />
erano considerati “esterni” al mondo<br />
indiano. Passando al volgare, sono stati percepiti<br />
ormai come “interni”, perciò minacciosi<br />
per l’identità nazionale».<br />
Dall’indagine dell’Ifop emerge poi che<br />
una larga maggioranza degli interpellati<br />
in tutti e quattro i paesi (si va dal 65 per<br />
cento inglese al 77 olandese) ritiene che i<br />
musulmani non siano ben integrati nelle<br />
rispettive comunità nazionali. «Anche qui<br />
c’è stato un cambiamento», r<strong>il</strong>eva <strong>il</strong> nostro<br />
interlocutore. «In Francia non abbiamo<br />
avuto problemi con la prima generazione<br />
di immigrati musulmani, che sognavano<br />
di essere integrati. Ora si rivendica invece<br />
come un’aspirazione e un merito quello<br />
di non essere integrati». Aumenta allora<br />
Poupard: «Dopo un incontro interreligioso<br />
<strong>il</strong> rappresentante islamico mi disse: “Voi siete<br />
stati la prima religione del mondo. Ora tocca<br />
a noi. E per noi Dio è Cesare e Cesare è Dio”»<br />
<strong>il</strong> peso della religione? «Molto diffic<strong>il</strong>e dirlo.<br />
Però ricordo che noi siamo stati abituati<br />
a dare a Cesare quel che è di Cesare e a<br />
Dio quel che è di Dio. Per i musulmani vale<br />
invece quanto mi diceva a Ginevra, dopo<br />
un incontro interreligioso, <strong>il</strong> rappresentante<br />
musulmano: “Voi siete stati la prima religione<br />
del mondo. Adesso tocca a noi. E per<br />
noi Dio è Cesare e Cesare è Dio”». Conclude<br />
<strong>il</strong> cardinal Poupard: «Dobbiamo pensare al<br />
mio maestro Fernand Braudel e alla storia<br />
“de longue durée”. La società non si riforma<br />
con i decreti. Solo con l’educazione e la<br />
mescolanza inevitab<strong>il</strong>e tra i popoli».<br />
PURE L’INFANTICIDIO. Non c’è quasi<br />
giorno che le lobby abortiste e gaie non riescano<br />
a far piazzare qualche titolo, foto in<br />
prima pagina, risoluzioni, pareri “innovativi”<br />
sui temi della vita e della famiglia. Il<br />
lunedì si sventolano le considerazioni della<br />
sezione della Cassazione (presieduta magari<br />
dalla stessa giudice che stab<strong>il</strong>ì <strong>il</strong> diritto di<br />
staccare la spina a Eluana Englaro) che ritiene<br />
che non sia per niente necessario che <strong>il</strong><br />
matrimonio sia tra persone di sesso diverso,<br />
«concezione radicalmente superata»; <strong>il</strong><br />
martedì ecco l’assenso del “conservatore”<br />
David Cameron e del “cattolico” Tony Blair<br />
al cosiddetto “matrimonio omosessuale”;<br />
<strong>il</strong> mercoledì non si può ben vivere senza la<br />
solita risoluzione del Parlamento europeo<br />
(o di organi di peso sim<strong>il</strong>are) che “si rammarica”<br />
perché ci sono ancora paesi tanto arretrati<br />
da non avere leggi in tal senso; <strong>il</strong> giovedì<br />
non può mancare la cronaca di qualche<br />
aggressione, reale o presunta, per “omofobia”;<br />
<strong>il</strong> venerdì non può esistere senza una<br />
chiamata a una raccolta di firme per sollecitare<br />
i politici; <strong>il</strong> sabato ecco le dichiarazioni<br />
di alcuni politici sulla suddetta raccolta;<br />
la domenica è deputata a qualche articolo<br />
ROSSOPORPORA<br />
In questa foto, Elio<br />
Sgreccia, già presidente<br />
della Pontificia<br />
Accademia per la Vita,<br />
elevato alla porpora<br />
cardinalizia nel<br />
Concistoro del<br />
20 novembre 2010.<br />
A sinistra, <strong>il</strong> cardinale<br />
vandeano Paul Poupard,<br />
presidente emerito del<br />
Pontificio Consiglio della<br />
Cultura e di quello per<br />
<strong>il</strong> Dialogo interreligioso<br />
“scientifico” dirompente. È questo <strong>il</strong> caso di<br />
uno scritto apparso recentemente su una<br />
rivista medica, The Journal of Medical Ethics,<br />
a firma di due ricercatori italiani, Francesca<br />
Minerva e Alberto Giub<strong>il</strong>ini, membri<br />
del direttivo della “Consulta di bioetica”<br />
presieduta da Maurizio Mori (animatore<br />
della lobby del tanto triste quanto scandaloso<br />
caso Englaro). La coppia citata scrive in<br />
conclusione: «Chiediamo che uccidere un<br />
neonato sia eticamente accettab<strong>il</strong>e in tutti<br />
i casi in cui lo è l’aborto». Perché un neonato<br />
«non è una persona», dato che «non è nelle<br />
condizioni di attribuire alcun valore alla<br />
propria esistenza». Osserva a tale proposito<br />
un porporato che ha dedicato gran parte<br />
della sua vita alla bioetica, <strong>il</strong> cardinale<br />
Elio Sgreccia: «Tale teoria aberrante nasce<br />
dal f<strong>il</strong>osofo australiano Peter Singer ed è<br />
evidente che i due ricercatori sono andati<br />
in Australia per affinare la loro cultura in<br />
materia. L’articolo è espressione di un’etica<br />
ut<strong>il</strong>itaristica ed eugenetica, che ricorda<br />
gli anni Trenta; del resto questi sono gli<br />
stessi ambienti che considerano come inut<strong>il</strong>i,<br />
e dunque da sopprimere, le persone<br />
in stato vegetativo o gli anziani che soffrono<br />
ad esempio di Alzheimer». Possib<strong>il</strong>e che<br />
tali teorie ancora esistano e godano qua e<br />
là di appoggi massmediatici palesi o velati?<br />
«È stupefacente, perché in sé le grandi ideologie<br />
oppressive, <strong>il</strong> nazismo e <strong>il</strong> comunismo,<br />
sono crollate; eppure si erano talmente<br />
ben trapiantate nelle menti di alcuni che<br />
sopravvivono. È così che si vuole prendere<br />
dell’uomo solo quello che serve e si punta<br />
a ottenere in materia di vita umana <strong>il</strong> consenso<br />
della maggioranza. Ma la vita umana<br />
non è negoziab<strong>il</strong>e, non soggiace al volere<br />
della maggioranza».<br />
Il cardinal Sgreccia è ben consapevole<br />
della necessità di un’educazione profonda<br />
sui temi della vita, che coinvolga in particolare<br />
le giovani generazioni ed eviti sbandamenti<br />
disumani in questo campo. Ci parla<br />
dunque del suo progetto ben articolato,<br />
di cui riferiremo ampiamente nel prossimo<br />
“Rossoporpora”. n<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 39
CULTURA<br />
40 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
LE COSE COME STANNO<br />
L’arcobaleno<br />
piange<br />
Steve non è proprio lo zio e Anna si bacia con<br />
la mamma. Sono le famiglie gay, promosse<br />
dai media come <strong>il</strong> ritratto della serenità.<br />
Ma nel segreto delle loro camerette i figli di<br />
papà&papà sperimentano drammi inconfessab<strong>il</strong>i<br />
Per quanto ne sanno loro, una mamma<br />
cucina e l’altra è forte in porta. Nelle<br />
foto di famiglia tutti portano la cravatta<br />
e nessuno <strong>il</strong> reggiseno, in bagno ci<br />
sono solo dopobarba o solo rossetti, hanno<br />
due mamme, due papà, o tutti e quattro<br />
assieme, una mamma biologica e due<br />
padri legali, un donatore di seme e due<br />
madri sposate e all’Ikea hanno lo sconto.<br />
Sono i figli di coppie gay, la parte viva delle<br />
ingarbugliate «conseguenze dell’amore».<br />
Quelle di cui ha parlato Giuliano Ferrara<br />
commentando la sentenza della Corte d’appello<br />
londinese che ha assegnato a un bambino<br />
tre genitori: la madre, la sua compagna<br />
e l’amico gay che prima ha donato <strong>il</strong><br />
suo seme e ora vuole fare <strong>il</strong> padre. E quelle<br />
che da noi implica un pronunciamento della<br />
Cassazione, che, pur non riconoscendo<br />
come valido in Italia un matrimonio omosessuale<br />
celebrato all’estero, ha assicurato<br />
alle coppie gay <strong>il</strong> «diritto alla vita fam<strong>il</strong>iare».<br />
Anzi, in presenza di «specifiche situazioni»<br />
ha garantito loro <strong>il</strong> diritto a un «trattamento<br />
omogeneo a quello assicurato dalla<br />
legge alla coppia coniugata». Anche perché,<br />
si spiega, <strong>il</strong> fatto che i coniugi debbano<br />
essere di sesso diverso per potersi sposare<br />
per <strong>il</strong> diritto europeo è cosa superata.<br />
A guardare le famiglie gay in tv e al<br />
cinema, <strong>il</strong> loro Mulino Rosa o Azzurro sembra<br />
<strong>il</strong> migliore dei mondi possib<strong>il</strong>i. In quelle<br />
che appaiono nelle pubblicità – e che<br />
sf<strong>il</strong>ano con la bandiera arcobaleno, fanno<br />
battaglie politiche, vanno alla Casa Bianca<br />
a ringraziare per l’attenzione alle minoranze<br />
grazie alla quale le soldatesse possono<br />
baciarsi pubblicamente – sono tutti<br />
felici. Nello stereotipo delle nuove famiglie<br />
(<strong>il</strong> plurale è fondamentale per inclu-<br />
dere correttamente ogni sfumatura), se i<br />
padri hanno fisici mozzafiato e le madri<br />
affettuose un equ<strong>il</strong>ibrio fra casa e lavoro,<br />
i figli sono <strong>il</strong> ritratto della serenità. Nessuno<br />
di loro sembra notare differenze sostanziali<br />
fra la propria famiglia e quella altrui,<br />
nessuno si chiede come sia possib<strong>il</strong>e essere<br />
venuti al mondo da due individui sessualmente<br />
identici. Anzi, se le questioni sorgono<br />
si risolvono chiarendo che non ci sono<br />
etichette e ciascuno può essere ciò che preferisce.<br />
«Una famiglia tipica non esiste – si<br />
spiega in una delle tante guide di organizzazioni<br />
per i diritti Lgbt (lesbiche-gay-bisessuali-trans),<br />
come la storica Stonewall –, ci<br />
sono famiglie di ogni forma e dimensione».<br />
Visti da qui i loro figli si sentono speciali e<br />
non hanno nessun problema con la figura<br />
paterna o materna (i nati da genitori etero<br />
resteranno gli unici grazie ai quali psicologi<br />
e psicanalisti avranno ancora un lavoro).<br />
In un ritorno ancestrale alla comunità,<br />
poi, le famiglie gay hanno a disposizione<br />
una rete sociale infallib<strong>il</strong>e, nonni adorab<strong>il</strong>i,<br />
zii e zie di identità netta o sfumata alla<br />
Almodovar. Lo scenario pare un po’ confuso,<br />
ma è la libertà, bellezza, e alla fine tutto<br />
sarà meraviglioso.<br />
Le difficoltà che i bambini delle coppie<br />
gay incontrano ogni giorno sono molte,<br />
ma, ci assicurano, fac<strong>il</strong>mente risolvib<strong>il</strong>i.<br />
Eppure, se con qualche appoggio le questioni<br />
pratiche si sbrigano in fretta (Mamma<br />
come mi faccio la barba? Ora te lo spiega<br />
lo zio Tom. Papà, che<br />
cos’è un assorbente? Vai<br />
dalla vicina), è un po’ più<br />
diffic<strong>il</strong>e spiegare al figlio<br />
che cos’è quello strano animale<br />
chiamato mamma<br />
Le difficoltà dei bambini delle coppie gay sono<br />
risolvib<strong>il</strong>i, soprattutto le questioni pratiche. Ma<br />
è diffic<strong>il</strong>e spiegare al figlio cos’è quell’animale<br />
chiamato mamma che gli altri hanno e lui no
che tutti gli altri hanno e lui no. Oppure<br />
che <strong>il</strong> suo papà non è qui ma non è scappato,<br />
non è cattivo e non è nemmeno morto.<br />
Perché <strong>il</strong> vero problema, fra le conseguenze<br />
dell’amore, è la biologia.<br />
Nelle famiglie arcobaleno alcuni sanno<br />
da dove vengono: da un padre e una madre<br />
che si sono lasciati. Uno dei due si è innamorato<br />
– prima, durante o dopo le nozze etero<br />
– di una persona del suo stesso sesso, che è<br />
entrata a far parte della loro vita. E non sempre<br />
va come nella favola che ti raccontano<br />
su papà che adesso ha un fidanzato: sulle<br />
pagine tristi (e nascoste) dei forum sul web,<br />
quelli senza timbri delle associazioni gay,<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 41
CULTURA LE COSE COME STANNO<br />
gli adolescenti si sfogano, raccontano di<br />
lunghi pianti alla scoperta che Steve non è<br />
uno zio e che Anna e la mamma si baciano.<br />
Chi ha genitori dichiaratamente gay sin dal<br />
principio vive pittoresche situazioni da sitcom,<br />
ma geneticamente e legalmente piuttosto<br />
complicate: in questi casi la situazione<br />
solitamente precipita quando <strong>il</strong> padre biologico<br />
invece di eclissarsi rinfaccia <strong>il</strong> suo diritto<br />
di sangue, o quando le due mamme litigano,<br />
o ancora quando la progenie pretende<br />
di sapere da dove arriva e si mette a saccheggiare<br />
banche dati delle cliniche.<br />
Guardando la foto della festa<br />
Le associazioni gay assicurano però che<br />
quasi tutti i bambini la prendono benissimo,<br />
anche perché molti loro coetanei<br />
considerano molto cool chi ha una famiglia<br />
diversa. Martha invece ha 13 anni, due<br />
mamme e un padre in provetta che non ha<br />
mai conosciuto e online cerca amiche nella<br />
stessa situazione perché non osa raccontarla<br />
a nessuno, preferisce mentire o stare<br />
sola. Un’altra ha implorato le sue mamme<br />
di staccare l’adesivo arcobaleno-pro-gay<br />
dall’auto, ma loro si sono rifiutate. Uno ha<br />
fatto a botte un sacco di volte per difendere<br />
l’onore delle sue due madri e ha provato su<br />
di sé la cattiveria dei ragazzini: «C’era questo<br />
tizio che mi sfotteva perché ero figlio<br />
di lesbiche. Poi sua madre ha lasciato suo<br />
padre per la madre di un nostro compagno,<br />
lui ha smesso di sfottermi e io, anche<br />
se odio ammetterlo, ho pensato: ben ti sta,<br />
ora sai come mi sento». Un bimbo si è accorto<br />
che qualcosa non andava guardando le<br />
foto della festa delle elementari: nessun<br />
altro aveva due papà. Allora ha scritto tre<br />
domande anonime alla maestra: è sbagliato<br />
avere due padri? Come posso essere nato? E<br />
se un bambino ha due padri, potrà mai sposare<br />
una bambina o dovrà per forza sposare<br />
un altro maschio? I suoi gli hanno spiegato<br />
che la normalità non esiste, ma da allora<br />
lui ha deciso che nessun compagno di classe<br />
sarebbe mai entrato in casa sua.<br />
Però dove c’è l’amore c’è tutto e <strong>il</strong> problema,<br />
casomai, riguarda gli altri. Perché<br />
alla fine tocca agli altri, alla scuola o ai<br />
genitori etero, insegnare ai bambini che<br />
esistono famiglie con ogni variante possib<strong>il</strong>e,<br />
tutte ugualmente normali. Altrimenti,<br />
dicono, si fomentano gli atteggiamenti<br />
discriminatori dei fanciulli: nell’ottica<br />
Lgbt, un bambino che prende in giro un<br />
figlio di lesbiche non è un bullo che probab<strong>il</strong>mente<br />
taglia anche le trecce alla secchiona<br />
di classe, ma <strong>il</strong> soldatino di una battaglia<br />
di civ<strong>il</strong>tà. E se nessuno facesse notare<br />
la loro diversità, i figli delle nuove famiglie<br />
sarebbero assolutamente sereni nel loro<br />
quadretto monocolore. Oppure, dice qualche<br />
genitore gay, speriamo per loro che alla<br />
fine, nonostante tutto, escano etero.<br />
Valentina Fizzotti<br />
42 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
LA STUDIOSA DEL “GENDER MAINSTREAMING”<br />
In quelle vite<br />
c’è sofferenza<br />
Per Dale O’Leary è ipocrisia attribuire i problemi<br />
degli omosessuali alla società. «La loro mancanza<br />
non sarà colmata dal riconoscimento di un “diritto”»<br />
c’è dubbio. La burocrazia<br />
delle Nazioni Unite è devota<br />
«Non<br />
alla causa dei “diritti sessuali”».<br />
A spiegarlo è Dale O’Leary, medico<br />
americano che ha partecipato alle conferenze<br />
Onu del Cairo e di Pechino sui princìpi<br />
del “gender mainstreaming” e che da<br />
trent’anni si occupa dei cosiddetti nuovi<br />
diritti. O’Leary fu la prima a parlare di<br />
come le lobby Lgbt e abortiste si muovono<br />
all’interno delle istituzioni internazionali.<br />
È attraverso queste ultime, infatti, che<br />
l’“agenda gay” può essere più fac<strong>il</strong>mente<br />
imposta ai governi. In particolare ai più<br />
deboli: «Gli Stati del Sud America e dell’Africa<br />
subsahariana ricevono aiuti dall’Onu e<br />
sono ricattati dai governi che li finanziano,<br />
soprattutto dall’amministrazione Obama.<br />
Ma anche i paesi dell’Unione Europea subiscono<br />
pressioni. Alle quali sono più suscettib<strong>il</strong>i<br />
in un momento di crisi come questo».<br />
Perché <strong>il</strong> governo degli Stati Uniti ha deciso<br />
di farsi promotore di questi diritti?<br />
I promotori di questi nuovi diritti lavorano<br />
da anni per diffondere la loro mentalità<br />
nelle istituzioni. Me ne accorsi nel 1994,<br />
alla conferenza Onu del Cairo. Lì i governi<br />
furono invitati a «diffondere l’Agenda di<br />
Genere». Da quel momento l’amministrazione<br />
Clinton, <strong>il</strong> governo canadese, l’Unione<br />
Europea e diverse agenzie Onu si sono<br />
impegnati a diffondere l’idea che l’identità<br />
sessuale «è stab<strong>il</strong>ita dalla volontà della<br />
persona e non dalla sua natura». Mi tornò<br />
in mente una conferenza sulle donne e<br />
<strong>il</strong> potere in America: si spronarono le presenti<br />
a lavorare per occupare posti importanti,<br />
spiegando loro che <strong>il</strong> governo non<br />
aveva bisogno delle donne in generale, ma<br />
di quelle d’accordo con la visione libertina<br />
della sessualità e del genere. Dopo pochi<br />
anni ecco realizzato <strong>il</strong> progetto: l’amministrazione<br />
Obama ha fatto l’en plein di persone<br />
provenienti da questo mondo. Così<br />
è passata la legge che obbliga a includere<br />
contraccezione e aborto nelle assicurazioni<br />
mediche pagate ai dipendenti dai datori<br />
di lavoro, comprese le istituzioni religiose.<br />
I promotori dei “diritti sessuali” si dicono<br />
amici delle donne.<br />
Nel libro Unprotected, scritto da uno psichiatra<br />
di una delle università più impor-
LE VERSIONI<br />
INTEGRALI<br />
Le due interviste<br />
su www.tempi.it<br />
Le versioni integrali<br />
delle interviste<br />
a Dale O’Leary<br />
e a don Francesco<br />
Ventorino pubblicate<br />
in queste<br />
pagine sono<br />
disponib<strong>il</strong>i online<br />
sul sito di <strong>Tempi</strong>.<br />
tanti d’America, sono raccolti decine di<br />
esempi di ragazze che per via di un orientamento<br />
sessuale deviato tentano <strong>il</strong> suicidio,<br />
si drogano, diventano bulimiche o anoressiche.<br />
La femminista americana Sylvia Ann<br />
Hewlett era convinta che le donne dovessero<br />
prima di tutto ottenere <strong>il</strong> diritto al lavoro,<br />
così ne ha intervistate migliaia in carriera,<br />
ma, come ha riportato nei suoi libri, si<br />
è accorta che quasi tutte non avevano bambini.<br />
All’inizio pensava non ci fosse nulla<br />
di male: era una loro libera scelta. Poi però<br />
le intervistate incominciavano a parlare di<br />
drammi interiori nascosti. Piangendo, confessavano<br />
vite devastate. Avevano vissuto<br />
per <strong>il</strong> lavoro, molte avevano storie abortive<br />
alle spalle e ora erano ster<strong>il</strong>i.<br />
Quali altre conseguenze ha l’educazione<br />
libertina?<br />
Il Planned Parenthood, la più grande<br />
lobby abortista americana, ha un sito per<br />
teenager la cui homepage recita: «Sei pronta<br />
a fare sesso? Non c’è problema. Esistono i<br />
contraccettivi e l’aborto». Nessuno dice loro<br />
che si potranno ammalare e diventare ster<strong>il</strong>i.<br />
O che i teenager sessualmente attivi sono<br />
tre volte più esposti alla depressione e al suicidio<br />
(lo dimostrano i dati del National Longitudinal<br />
Surveys del dipartimento americano<br />
del Lavoro). Questi sono fatti.<br />
Il libertinismo fa male anche agli omosessuali<br />
stessi?<br />
Si dice che li si vuole aiutare, ma sono<br />
passati trent’anni da quando fu diagnosticato<br />
per la prima volta l’Aids a un omosessuale:<br />
da quel momento più di 300 m<strong>il</strong>a gay<br />
sono stati uccisi dal virus. Quest’anno ne<br />
moriranno 6 m<strong>il</strong>a. E in soli tre anni i malati<br />
sono cresciuti del 17 per cento. Secondo le<br />
statistiche dei Cdc (Centers for Disease Control)<br />
in America un omosessuale praticante<br />
su cinque è affetto da Hiv. Questo acca-<br />
«Anche nei paesi in cui la tolleranza è massima<br />
<strong>il</strong> livello patologico non scende, come attestano<br />
ad esempio le statistiche della Nuova Zelanda e<br />
dei Pesi Bassi, dove la legge è molto permissiva»<br />
de anche perché agli attivisti gay interessa<br />
preservare la loro libertà sessuale, anche a<br />
costo della vita. Come documentato da più<br />
medici, sebbene l’omosessualità li renda<br />
spesso nevrotici, depressi, e l’Hiv li faccia<br />
stare male, tanti sono così dipendenti dal<br />
sesso che in certi casi non importa loro né<br />
di morire né di contagiare gli altri.<br />
Molti sostengono che gli omosessuali<br />
sono felici e bisogna lasciare che lo siano.<br />
Questa è falsa e ipocrita tolleranza.<br />
Anche nei paesi in cui la tolleranza è massima<br />
<strong>il</strong> livello patologico non scende, come<br />
dimostrato ad esempio dalle statistiche del-<br />
IL TEOLOGO CRITICA LA CASSAZIONE<br />
La sacralità<br />
della natura<br />
«Il matrimonio<br />
fra un uomo e una<br />
donna, vissuto nell’unicità e nel-<br />
la fedeltà, è un bene necessario<br />
e vivib<strong>il</strong>e anche per chi cristiano non è. Lo<br />
riconosceva già Aristotele. Se si declassano<br />
<strong>il</strong> diritto naturale e la coscienza religiosa<br />
di dipendenza che ne deriva, si dimentica<br />
che siamo voluti per un compito. Ma la vita<br />
diventa insopportab<strong>il</strong>e». Così don Francesco<br />
Ventorino, teologo e docente di Ontolo-<br />
la Nuova Zelanda e dei Pesi Bassi, dove la legge<br />
è la più permissiva possib<strong>il</strong>e (vedi grafici<br />
a pagina 44). Spesso queste persone imputano<br />
<strong>il</strong> loro malessere all’oppressione sociale<br />
e all’“omofobia”, per questo lottano così violentemente<br />
per ottenere certi diritti. In queste<br />
vite c’è sofferenza e le ama molto di più<br />
chi le guarda e cerca di prendersene cura,<br />
dicendo come stanno le cose, rispetto a chi<br />
sostiene di tollerarle con indifferenza.<br />
Perché concedere agli omosessuali <strong>il</strong> diritto<br />
ad avere una famiglia minaccerebbe<br />
<strong>il</strong> matrimonio naturale e <strong>il</strong> bene comune?<br />
Uno dei documenti più importanti di<br />
papa Benedetto XVI parla di mancanza di<br />
complementarità nelle coppie omosessuali.<br />
Ho scoperto studi psichiatrici che attestano<br />
come queste coppie cercano di compensarla.<br />
Ad esempio sacrificano la propria<br />
identità naturale ricreando rapporti sim<strong>il</strong>i<br />
a quello tra marito e moglie. Oppure sacrificano<br />
la maturazione, ricreando un rapporto<br />
sim<strong>il</strong>e a quello tra genitore e figlio. Non<br />
penso che non si ritrovino mai soddisfazioni<br />
in questi rapporti, ma occorre che queste<br />
persone capiscano che la loro mancanza<br />
non sarà mai colmata, né dalla totale accettazione<br />
da parte degli altri né dalla ridefinizione<br />
del matrimonio naturale. Anzi,<br />
una ridefinizione sarebbe pericolosa: creerebbe<br />
una mentalità relativista dagli effetti<br />
distruttivi che ho appena descritto, minacciando<br />
la crescita naturale delle persone e<br />
la necessità sociale dell’unione eterosessuale,<br />
l’unico luogo in grado di crescere persone<br />
solide e di compiere, attraverso una complementarità<br />
piena, i coniugi.<br />
Benedetta Frigerio<br />
Don Ventorino spiega perché è “l’ecologia dell’uomo”<br />
a dettare l’irrinunciab<strong>il</strong>ità dell’unione indissolub<strong>il</strong>e fra<br />
maschio e femmina. Lo aveva capito già Aristotele<br />
gia ed Etica presso lo Studio teologico S. Paolo<br />
di Catania commenta a <strong>Tempi</strong> <strong>il</strong> pronunciamento<br />
della Cassazione, che ha dichiarato<br />
«radicalmente superata la concezione<br />
secondo cui la diversità di sesso dei nubendi<br />
è presupposto indispensab<strong>il</strong>e, per così dire<br />
naturalistico, del matrimonio».<br />
Così non si declassa <strong>il</strong> diritto naturale?<br />
L’idea del diritto naturale – ha riconosciuto<br />
Benedetto XVI parlando al Parla-<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 43
CULTURA LE COSE COME STANNO<br />
«La storia mostra che ogni<br />
misconoscimento del “dato<br />
naturale” può portare all’avallo<br />
di leggi che implicano una<br />
violenza dell’uomo sull’uomo<br />
e dei popoli su altri popoli»<br />
mento federale tedesco <strong>il</strong> 22 settembre<br />
2011 – è considerata oggi una dottrina piuttosto<br />
singolare, quasi ci si vergogna di menzionare<br />
anche soltanto <strong>il</strong> termine. Eppure,<br />
osservava <strong>il</strong> Santo Padre, l’importanza<br />
dell’ecologia è ormai indiscussa. E allora si<br />
dovrebbe anche riconoscere che esiste una<br />
“ecologia dell’uomo”. L’uomo stesso, infatti,<br />
possiede una natura da rispettare, non<br />
manipolab<strong>il</strong>e a piacimento. Si tratta, per<br />
l’uomo, di accettare se stesso per quello che<br />
è, cioè un essere che non si è creato da sé.<br />
Soltanto così si realizza la vera libertà umana.<br />
La storia, anche quella recente dell’Europa,<br />
mostra che ogni misconoscimento del<br />
“dato naturale umano” crea un pericoloso<br />
precedente, può portare insomma all’avallo<br />
di comportamenti arbitrari e persino di<br />
leggi permissive, leggi che avranno magari<br />
<strong>il</strong> consenso di una maggioranza democratica,<br />
ma che implicano in realtà una violenza<br />
dell’uomo sull’uomo e dei popoli su altri<br />
popoli. Si dovrebbe essere, pertanto, molto<br />
cauti nel definire superata ogni concezione<br />
“naturale” della vita umana.<br />
Quali conseguenze sociali avrebbe la<br />
parificazione dell’unione omosessuale a<br />
quella matrimoniale?<br />
Tommaso d’Aquino, per confermare la<br />
visione biblica dell’unione coniugale, adduceva<br />
delle ragioni eminentemente “laiche”.<br />
Era giusto – diceva – che nella prima costituzione<br />
delle cose la donna fosse formata<br />
dall’uomo, a differenza di quanto fu fatto<br />
per gli altri animali, affinché l’uomo, sapendo<br />
che la donna era uscita da lui, l’amasse<br />
di più e le fosse unito indissolub<strong>il</strong>mente.<br />
E citava a favore della sua affermazione<br />
l’autorità di Aristotele, secondo <strong>il</strong> quale<br />
<strong>il</strong> maschio e la femmina si uniscono nella<br />
specie umana non solo per la necessità di<br />
generare, come tutti gli altri animali, ma<br />
anche per la necessità di una vita domestica,<br />
cioè di una convivenza di cui hanno reciprocamente<br />
bisogno. Per ragioni della stessa<br />
natura condannava la fornicazione, cioè<br />
l’unione occasionale dell’uomo e della donna.<br />
Essa è indebita, diceva, proprio perché<br />
mancante di quella totalità propria della<br />
comunione coniugale, dentro la quale soltanto<br />
può essere accolta ed educata quella<br />
vita che l’atto stesso dell’unione sessuale<br />
tende a generare. Come negare la “naturalità”<br />
di queste esigenze? Non è diffic<strong>il</strong>e, del<br />
resto, immaginare cosa accade quando esse<br />
vengono trascurate. La mancanza di stab<strong>il</strong>ità<br />
degli affetti genera insicurezza e incapacità<br />
di decisioni definitive: le radici di quel-<br />
44 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
4<br />
3,5<br />
3<br />
2,5<br />
2<br />
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0<br />
Depressione<br />
Eterosessuali<br />
Disordine<br />
ossessivo-compulsivo<br />
Schizofrenia<br />
criminale<br />
Tendenze<br />
all’autolesionismo<br />
Dipendenza<br />
dall’alcol<br />
Eterosessuali<br />
Gay<br />
Bisessuali (m)<br />
Omosessuali<br />
Eterosessuali Gay<br />
Eterosessuali Gay<br />
Eterosessuali Gay<br />
STILI DI VITA A RISCHIO<br />
L’incidenza di alcuni disturbi mentali<br />
e comportamentali in Nuova Zelanda<br />
I grafici riprodotti qui sono tratti<br />
da un’indagine condotta nel 2010 in<br />
Nuova Zelanda pubblicata dal Journal<br />
of Human Sexuality e rappresentano<br />
la frequenza di comparsa (Odds Ratio,<br />
OR) di alcune patologie e disagi psichici<br />
rispettivamente nei soggetti eterosessuali<br />
(OR = 1) e in quelli che esprimono<br />
preferenze sessuali diverse.<br />
Lesbiche<br />
Bisessuali (f)<br />
lo sfaldamento dei rapporti sociali al quale<br />
progressivamente assistiamo.<br />
Molti sostengono che <strong>il</strong> riconoscimento<br />
del matrimonio omosessuale non declassa<br />
quello tra uomo e donna.<br />
Paragonare l’unione omosessuale a<br />
quella matrimoniale significa inevitab<strong>il</strong>mente<br />
mettere in crisi <strong>il</strong> matrimonio. Lo si<br />
voglia o no, si tende, di fatto, allo scardinamento<br />
di quell’istituzione a cui è legata la<br />
vera completezza umana, completezza che<br />
si ha nella relazione affettiva tra persone di<br />
sesso diverso, luogo adeguato alla generazione<br />
e all’educazione dei figli. In una relazione<br />
sessuale si cerca, anche morfologicamente<br />
e fisiologicamente, una persona di<br />
sesso diverso. Da dove verrebbero, poi, i figli<br />
in un matrimonio costituito da una relazione<br />
omosessuale? E che compiutezza di<br />
funzioni potrebbe esserci rispetto alla loro<br />
educazione? Essa pretenderebbe smentire<br />
quanto innumerevoli studi psicologici hanno<br />
sancito circa l’irrinunciab<strong>il</strong>e, insostituib<strong>il</strong>e<br />
e specifica funzione, nella educazione<br />
dei figli, sia del padre sia della madre.<br />
Perché <strong>il</strong> matrimonio è l’alveo migliore<br />
per educare i figli?<br />
Il cielo e la terra si incontrano laddove<br />
l’uomo prende coscienza della sua appartenenza<br />
a un disegno buono e amoroso, rendendosi<br />
conto di “essere voluto”. Se questa<br />
coscienza non <strong>il</strong>lumina innanzitutto<br />
l’amore dell’uomo e della donna e persino<br />
la loro volontà carnale di unirsi sessualmente,<br />
non la si potrà dopo trasmettere ai<br />
figli in un rapporto educativo, come principio<br />
di sostegno, cioè di stima di sé, e quindi<br />
di certezza e di speranza della vita. Ricordo<br />
che una mia alunna divenne pazza perché<br />
una sua professoressa, fin troppo zelante,<br />
le rivelò che i suoi genitori non l’avevano<br />
voluta, e solo a posteriori si erano decisi ad<br />
accoglierla. Al solo pensiero di “non essere<br />
stata voluta” quando suo padre e sua madre<br />
facevano l’amore, e perciò di essere nata<br />
per sbaglio, la vita le divenne insopportab<strong>il</strong>e.<br />
La mancanza della coscienza di “essere<br />
voluti” investe quel mastice, quell’energia<br />
di contatto, di attacco e di affezione che l’io<br />
ha con se stesso e con le cose, in una parola<br />
la volontà. La libertà è tutta smarrita, quindi<br />
la sicurezza è tutta simulazione. L’evasione<br />
nella violenza individuale e collettiva o<br />
nella droga sono la conseguenza di questo<br />
rapporto sbagliato con sé e la realtà. L’alternativa<br />
sarebbe la noia e quella profonda<br />
insoddisfazione, quella tristezza che, a<br />
ben guardare, è sul volto di tutti, come un<br />
gemito inespresso. Solo se viene favorito ed<br />
educato <strong>il</strong> senso di un’appartenenza religiosa,<br />
<strong>il</strong> rapporto con la realtà si vive in modo<br />
costruttivo, in qualunque situazione. Anche<br />
<strong>il</strong> dolore cambia aspetto; cambia cioè significato,<br />
cambia segno e diventa anzi condizione<br />
per una crescita nella coscienza del<br />
valore di se stessi. [bf]
CULTURA TENDENZE<br />
Scambi<br />
la tua vita<br />
con un tweet<br />
Fenomenologia di Twitter, l’ultimo feticcio<br />
tecnologico, <strong>il</strong> social network per intellettuali<br />
incompresi che indubbiamente scriverebbero<br />
<strong>il</strong> romanzo del secolo, se solo non fossero troppo<br />
impegnati a escogitare pensierini per Fiorello<br />
di Antonio Gurrado<br />
Che lo scrittore Jonathan Franzen non<br />
sia un ammiratore della modernità<br />
è emerso quando s’è scagliato contro<br />
gli ebook. Chi ha ribattuto, argomentando<br />
che sono più economici, più pratici e<br />
più leggeri, non ha tenuto presente che l’intemerata<br />
di Franzen non fosse solo pratica<br />
ma soprattutto estetica: del libro lui ama la<br />
consistenza, <strong>il</strong> rumore delle pagine, l’odore<br />
della r<strong>il</strong>egatura. Magari verrà un giorno in<br />
cui qualche futurib<strong>il</strong>e scrittore tradizionalista<br />
difenderà a spada tratta l’ebook da qualcosa<br />
che nemmeno possiamo immaginare<br />
proprio perché ne ama la sottigliezza, <strong>il</strong><br />
rumore di quando carica i testi, l’odore del<br />
display. Fortunatamente, quel giorno saremo<br />
già nel mondo dei più.<br />
Nei giorni scorsi Franzen ha piazzato<br />
un nuovo attacco contro la moderna tecnologia.<br />
Non se l’è presa con uno strumento<br />
innovativo, che consente di fare diversamente<br />
una vecchia cosa, ma contro uno<br />
strumento-feticcio, che coincide con la cosa<br />
che consente di fare: dalle pagine della<br />
Repubblica a quelle del Corriere, è tutto un<br />
Franzen contro Twitter. Ha detto che esprimere<br />
un parere in 140 caratteri è come scrivere<br />
un romanzo senza mai usare la lettera<br />
p. Ha detto che Twitter è la versione scema<br />
di Facebook, contravvenendo così a un<br />
assunto bas<strong>il</strong>are del galateo da social network<br />
secondo <strong>il</strong> quale Facebook è per ragazzini<br />
che desiderino diventare famosi pubblicando<br />
le proprie foto da sbronzi (o per<br />
mariti controvoglia che vogliano rivedere le<br />
compagne di scuola in bikini) mentre Twitter<br />
è per sofisticati intellettuali incompresi<br />
che aspirino a far leggere i propri pensierini<br />
da Obama e da Fiorello.<br />
46 | 28 marzo 2012 | |<br />
Dell’argomentazione di Franzen colpisce<br />
la capacità di confutare Twitter colpendolo<br />
a morte su punti deboli talora ignoti<br />
ai suoi più affezionati utenti. Prendiamo la<br />
considerazione sul limite dei 140 caratteri:<br />
l’esempio del romanzo senza p è un chiaro<br />
riferimento a una delle opere più ardimentose<br />
di Georges Perec, un giallo intitolato<br />
La scomparsa in cui non viene mai<br />
usata la lettera e. Un romanzo del genere<br />
richiede genio, applicazione e pazienza<br />
infinita, poiché di e ne sfuggono sempre<br />
più di quante si preventivi; probab<strong>il</strong>mente<br />
Franzen intendeva che altrettante qualità<br />
servono a mettere in commercio <strong>il</strong> proprio<br />
pensiero in barattolini da 140 caratteri.<br />
Nella peggiore ma più probab<strong>il</strong>e delle<br />
ipotesi, non ci si riesce e si finisce per<br />
dire meno di quanto si vuole, o per essere<br />
più volgari e banali di quanto preventivato.<br />
Nella migliore delle ipotesi, ne esce<br />
una frasettina perfetta, che avrebbe conquistato<br />
un maniaco dello st<strong>il</strong>e come Flaubert<br />
ma che nel giro di mezza giornata sarà<br />
stata dimenticata, seppellita da un cimitero<br />
di astuzie abortite. Ne vale la pena? Se<br />
ogni utente di Twitter dedicasse metà del<br />
tempo a scrivere invece un romanzo senza<br />
una consonante, la storia della letteratura<br />
ne trarrebbe molto più vantaggio di quanto<br />
ne possano trarre Obama e Fiorello dal<br />
ritwittare una battuta riuscita.<br />
Franzen ha individuato anche un problema<br />
di contenuti, aggravato dall’evenienza<br />
che i social network siano forma pura,<br />
Nella migliore delle ipotesi esce una frasettina<br />
perfetta, che avrebbe conquistato Flaubert ma<br />
nel giro di mezza giornata sarà seppellita da un<br />
cimitero di astuzie abortite. Ne vale la pena?<br />
in cui non conta ciò che si dice ma solo<br />
che si parli. I social network sono anzi l’incarnazione<br />
del principio secondo <strong>il</strong> quale<br />
chiunque abbia la possib<strong>il</strong>ità di dire qualcosa<br />
deve sentirsi obbligato a dirla: basta<br />
possedere una tastiera per essere convinti<br />
che <strong>il</strong> resto del mondo smani per leggere<br />
<strong>il</strong> succo dei nostri polpastrelli. Se vi sintonizzate<br />
su Twitter per un’oretta vi renderete<br />
agevolmente conto di quanti utenti si<br />
rifugino in proposizioni fàtiche, ossia che<br />
si dicono tanto per dire, un po’ come le frasi<br />
di circostanza che i più temerari scambiano<br />
con gli sconosciuti in ascensore invece<br />
di guardare cogitabondi <strong>il</strong> pavimento.<br />
Su Twitter <strong>il</strong> pavimento non esiste e quindi<br />
bisogna far colpo dicendo qualcosa di intelligente;<br />
poiché riuscirci è molto raro già<br />
nella vita reale, e figuriamo-<br />
ci in un ascensore virtuale, si<br />
finisce per ricorrere alle più<br />
comode scorciatoie.<br />
La prima è ritwittare,<br />
ossia ripubblicare testual-
mente ciò che qualcun altro ha detto. La<br />
prassi è che lo sconosciuto, poniamo che<br />
si chiami Gasperino, tenda a riproporre le<br />
parole di qualcuno più famoso, poniamo<br />
Karl Lagerfeld; quando (molto raramente)<br />
accade <strong>il</strong> contrario, l’evento viene equiparato<br />
senza meno all’ordinazione di un<br />
cavaliere di gran croce, così che Gasperino<br />
passerà <strong>il</strong> resto della giornata a vantarsi<br />
ritwittando Karl Lagerfeld che a sua volta<br />
ha ritwittato Gasperino. Nessuno, intanto,<br />
ha cuore di dire a Gasperino che potrebbe<br />
diventare molto più famoso se si decidesse<br />
a spegnere <strong>il</strong> computer e combinare qualcosa<br />
di ut<strong>il</strong>e.<br />
La seconda scorciatoia è scrivere<br />
qualcosa di largamente condivisib<strong>il</strong>e, in<br />
maniera tale da essere ritwittati da quante<br />
più persone: è l’antica legge secondo<br />
la quale più una proposizione è generica,<br />
meno si potrà contraddirla. Infatti<br />
una rapida scorsa ai prof<strong>il</strong>i dei vip denota<br />
una netta maggioranza di considerazioni<br />
vaghe, tutte prudentemente di qua<br />
Lo scrittore americano<br />
Jonathan Franzen, fiero<br />
oppositore dei social media,<br />
è autore di best seller<br />
come Le correzioni e Libertà<br />
dal più rigido confine del politicamente<br />
corretto, che fanno venire un’improvvisa<br />
voglia di tornare su Facebook a guardare<br />
le foto di adolescenti molto più costruttivi<br />
che si rotolano nel proprio vomito.<br />
Tutti sul carro del vip<br />
La terza scorciatoia è la più frequente alle<br />
nostre latitudini. Com’è noto l’Italia è<br />
campione del mondo di salto sul carro del<br />
vincitore, e Twitter è lo strumento ideale<br />
per esprimere cieca deferenza gerarchica<br />
nei confronti di chi si ritiene debba avere<br />
sempre ragione. Su Twitter vige dunque<br />
una costituzione immateriale i cui princìpi<br />
coincidono col più vieto pensiero unico<br />
politicamente corretto, un prontuario<br />
per fare bella figura apparendo moderni<br />
Chiunque abbia la possib<strong>il</strong>ità di dire qualcosa<br />
deve sentirsi obbligato a dirla: basta possedere<br />
una tastiera per convincersi <strong>il</strong> mondo smani<br />
per leggere <strong>il</strong> succo dei nostri polpastrelli<br />
LO SFOGO DI JONATHAN FRANZEN/1<br />
Tulane University, New Orleans, 5 marzo<br />
Twitter è irritante in<br />
modo indicib<strong>il</strong>e. Rappresenta<br />
tutto ciò a cui mi oppongo.<br />
È diffic<strong>il</strong>e descrivere un fatto<br />
o articolare un’opinione<br />
in 140 caratteri…<br />
È come se Kafka avesse<br />
deciso di fare un video per<br />
raccontare La metamorfosi.<br />
O come scrivere un romanzo<br />
senza la lettera p.<br />
È <strong>il</strong> medium irresponsab<strong>il</strong>e<br />
al suo estremo… Le persone<br />
che mi interessano sono<br />
i lettori e gli scrittori seri.<br />
A noi non piace<br />
cianciare di noi stessi<br />
LO SFOGO DI JONATHAN FRANZEN/2<br />
Intervista al Corriere della Sera, 11 marzo<br />
Twitter è la versione<br />
stupida di Facebook. L’anno<br />
scorso ho impiegato otto<br />
settimane per chiudere<br />
l’account di un impostore<br />
che si spacciava per me.<br />
Hanno reso impossib<strong>il</strong>e<br />
la vita dei giovani scrittori:<br />
gli editori s’aspettano che<br />
tutti loro abbiano una pagina<br />
su Facebook e Twitter<br />
per promuoversi<br />
giorno e notte<br />
coi pensieri altrui. I custodi di tale costituzione<br />
non sono i soloni di cui sopra ma<br />
gli scagnozzi che li seguono impetrando<br />
attenzione e <strong>il</strong>ludendosi di poter uscire<br />
dall’anonimato rientrando estemporaneamente<br />
nelle loro grazie; per dimostrare la<br />
propria dedizione non esitano a rovesciare<br />
addosso a chi osa dissentire insulti o sarcasmi,<br />
col tono di chi sa di avere ragione perché<br />
gliel’ha detto qualcun altro.<br />
Come avveniva nelle grandi dittature<br />
novecentesche, <strong>il</strong> più grave reato che<br />
si possa compiere su un social network è<br />
sparlare dello stesso social network. Quando<br />
infatti Franzen ha dichiarato che Twitter<br />
è una cosa stupida, come un sol uomo<br />
Twitter gli ha risposto che anzi lo stupido<br />
era lui, per mezzo della voce di tanti<br />
microscopici sconosciuti che<br />
indubbiamente scriverebbero<br />
romanzi molto migliori<br />
dei suoi se solo non fossero<br />
così impegnati a escogitare<br />
pensierini intelligenti.<br />
| | 28 marzo 2012 | 47
L’ITALIA<br />
CHE LAVORA<br />
Nel mondo<br />
fianco<br />
a fianco<br />
Come si può battere la crisi economica?<br />
Moltiplicando gli sforzi di internazionalizzazione.<br />
Da sedici anni Dino Righi accompagna le aziende<br />
che accettano <strong>il</strong> rischio. «E le seguiamo sul posto.<br />
Perché è lì che hanno bisogno di persone fidate»<br />
Q<br />
uesta settimana Giakarta. Poi fra <strong>il</strong> 15<br />
e <strong>il</strong> 18 apr<strong>il</strong>e Tunisi. Quindi dal 22 al<br />
25 apr<strong>il</strong>e Almaty, in Kazakistan. In<br />
maggio Barcellona, San Paolo, Santiago del<br />
C<strong>il</strong>e, New York e Tel Aviv. E avanti così fino<br />
alla fine dell’anno, per un totale di 30 missioni<br />
internazionali previste entro <strong>il</strong> 2012.<br />
Perché alla crisi economica si reagisce così:<br />
moltiplicando gli sforzi per l’internazionalizzazione<br />
delle nostre imprese. È quello<br />
che pensano e che fanno a Co.Export,<br />
<strong>il</strong> consorzio per l’internazionalizzazione<br />
delle aziende della piccola e media impresa<br />
italiana nato sedici anni fa a M<strong>il</strong>ano da<br />
scambi di idee e di esperienze fra professionisti<br />
e imprese della Compagnia delle Opere<br />
(Cdo). «È un riflesso automatico: quando<br />
<strong>il</strong> mercato interno boccheggia l’uomo della<br />
Pmi cerca lo sbocco all’estero. Ma avere<br />
una bella cultura del lavoro, come hanno<br />
48 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
i nostri piccoli imprenditori, non vuol dire<br />
avere la cultura dell’impresa internazionalizzata:<br />
è lì che noi ci affianchiamo a loro».<br />
Dino Righi ha passato i settant’anni già<br />
da un po’, ma continua a rimbalzare fra<br />
quattro continenti con l’elasticità di una<br />
palla da tennis. Non c’è salto di fuso orario,<br />
sbalzo gastronomico, mescolanza linguistica<br />
che riesca a neutralizzarlo. Il fisico<br />
integro lo aiuta parecchio, l’esperienza<br />
di una vita ancora di più. Quando, sedici<br />
anni fa, i pesi massimi della Cdo si chiesero<br />
chi avrebbe potuto essere <strong>il</strong> punto di<br />
riferimento di uno sforzo mirato a rispondere<br />
a un bisogno che già allora emergeva<br />
prepotente, <strong>il</strong> suo nome venne alla<br />
mente per primo: già allora poteva vantare<br />
un’esperienza trentennale di operatività<br />
sui mercati internazionali, maturata<br />
al servizio di una serie di imprese italiane,<br />
soprattutto quelle del settore degli impianti<br />
agro-industriali. Gestione, marketing,<br />
capitolati d’appalto internazionali per lui<br />
non avevano segreti. Proprio per questo lo<br />
avevano convinto a fungere da responsab<strong>il</strong>e<br />
dell’help desk della Cdo per gli associati<br />
che operavano o volevano operare con<br />
partner esteri. Creare un consorzio in grado<br />
di fornire servizi per l’internazionalizzazione<br />
rappresentava un bel salto, soprattutto<br />
se ci si proponeva di farlo praticamente<br />
senza capitali.<br />
Il nuovo slogan<br />
Ma Righi accettò la sfida, e da allora è presidente<br />
di Co.Export, cooperativa consort<strong>il</strong>e<br />
non profit alla quale si rivolgono fra<br />
le 300 e le 400 imprese all’anno per essere<br />
assistite nella grande avventura di portare<br />
<strong>il</strong> proprio business fuori dai confini<br />
nazionali. L’obiettore di coscienza in<br />
servizio civ<strong>il</strong>e che gli fu messo accanto,<br />
Matteo Copreni, è diventato nientemeno<br />
che direttore e amministratore delegato di<br />
Co.Export. E la nave va.<br />
«Potevamo contare solo sulla presenza<br />
di un embrione di rete di amici insediati<br />
in alcuni paesi del mondo interessanti<br />
per <strong>il</strong> business», spiega Righi. «Ma io accet-
tai sotto l’influsso dell’entusiasmo per lo<br />
slogan che Giorgio Vittadini aveva coniato<br />
da poco: “Un criterio ideale, un’amicizia<br />
operativa”. Della logica del rispondere ai<br />
bisogni mi ero stufato, ma <strong>il</strong> richiamo alla<br />
condivisione, al farsi carico del bisogno<br />
dell’imprenditore insieme con lui, questo<br />
era molto attraente».<br />
Sulla carta le agenzie di servizi per l’internazionalizzazione<br />
in Italia non mancano.<br />
A livello nazionale c’è l’Ice, poi ci sono<br />
enti specializzati delle Camere di Commercio<br />
più importanti, ci sono società e cooperative<br />
di servizi competenti in un paese<br />
o in una regione del mondo per ragioni<br />
storiche; ma enti non profit autonomi<br />
che operino a tutto campo, senza riserve<br />
geografiche – da Mosca a San Paolo,<br />
da Shanghai a Nairobi –, non ne viene in<br />
mente nessuno oltre a Co.Export. Se alcu-<br />
Co.Export è una cooperativa consort<strong>il</strong>e<br />
non profit alla quale si rivolgono<br />
fra le 300 e le 400 imprese all’anno per<br />
essere assistite nella grande avventura<br />
di portare <strong>il</strong> proprio business fuori<br />
dai confini nazionali: da Mosca a San<br />
Paolo, da Shanghai a Nairobi, ovunque<br />
ne centinaia di imprese all’anno continuano<br />
a rivolgersi al consorzio m<strong>il</strong>anese, una<br />
buona ragione deve esserci. Tanto più se<br />
a bussare arrivano imprese come Enervit,<br />
Conart (impiantistica energetica, siderurgica,<br />
chimica, eccetera) e Tozzi Holding<br />
(installazione centrali di energia) che sono<br />
qualcosa di più che Pmi.<br />
L’intuizione vincente<br />
«La nostra intuizione vincente è stata di<br />
capire che le imprese hanno bisogno di<br />
aiuto sul posto piuttosto che in Italia, dove<br />
consulenti e società di assistenza non mancano.<br />
Quando arrivi in un paese dove non<br />
sei mai stato, hai bisogno di trovare qualcuno<br />
di cui ti possa fidare, qualcuno che<br />
non si approfitterà di te e che ti accompagnerà<br />
per aiutarti a realizzare quello che<br />
ti eri prefissato come obiettivo». Da qui<br />
La Co.Export è <strong>il</strong> consorzio<br />
per l’internazionalizzazione<br />
delle pmi italiane nato sedici<br />
anni fa a M<strong>il</strong>ano grazie alla Cdo.<br />
Al centro della pagina, Dino<br />
Righi, presidente di Co.Export<br />
una grande cura nella scelta del personale<br />
degli uffici internazionali, composto quasi<br />
totalmente da gente del posto. «Sono persone<br />
fidatissime, professionalmente capaci<br />
e in grado di parlare molto bene la lingua<br />
italiana. In questo modo riuniamo tutte<br />
le qualità di cui ha bisogno l’imprenditore<br />
italiano che va in missione d’affari: i<br />
suoi accompagnatori conoscono le leggi e<br />
la mentalità locale, sanno come si fanno e<br />
come non si fanno le cose in un dato posto,<br />
e sono in grado di comunicare tutto questo<br />
all’imprenditore senza equivoci».<br />
Volendo semplificare,<br />
tre sono i tipi di servizi che<br />
Co.Export offre ai suoi utenti.<br />
Viaggiare in gruppo<br />
Il primo è rappresentato dalle<br />
missioni imprenditoriali in<br />
giro per <strong>il</strong> mondo, durante le<br />
quali si fa incontrare un gruppo<br />
di imprenditori italiani con<br />
aziende, autorità e amministrazioni<br />
locali. Parte delle spese<br />
è coperta dalle sovvenzioni<br />
regionali alle Pmi (le imprese<br />
lombarde in particolare ut<strong>il</strong>izzano<br />
<strong>il</strong> sistema del voucher per<br />
l’internazionalizzazione, introdotto<br />
alcuni anni fa dal governatore<br />
Formigoni). Il fatto di<br />
viaggiare in gruppo permette<br />
agli imprenditori di scambiarsi<br />
valutazioni e informazioni che<br />
sono di grande aiuto reciproco.<br />
Il secondo tipo di servizio<br />
fornito sono i cosiddetti incontri<br />
B2B fra imprese italiane e<br />
straniere, che hanno per obiettivo di creare<br />
le condizioni per <strong>il</strong> commercio interaziendale,<br />
cioè di trovare un fornitore o<br />
diventarlo a propria volta. Sono incontri<br />
che si organizzano sul posto, quando si<br />
va in missione, oppure a distanza, tramite<br />
conference call su skype.<br />
Il terzo e più pregiato servizio è l’accompagnamento<br />
delle aziende italiane<br />
nelle gare internazionali nelle quali c’è<br />
spazio anche per le Pmi: si tratta di gare<br />
relative ai settori delle grandi opere, del<br />
gas e petrolio. Procurare i bandi di gara<br />
in lingue comprensib<strong>il</strong>i, mettere insieme<br />
la documentazione per la gara, trovare gli<br />
sponsor per fac<strong>il</strong>itare la partecipazione: <strong>il</strong><br />
lavoro non manca. Se ci si vuole internazionalizzare<br />
seriamente, questa è la strada.<br />
Scorciatoie non ce ne stanno.<br />
Rodolfo Casadei<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 49
PER PIACERE<br />
IN VACANZA DOPO LE MONTAGNE IL MARE<br />
Per godere dello spirito mediterraneo<br />
C’è chi<br />
parte per Saint Moritz a godersi l’ultima sciata dopo<br />
un’abbondanate nevicata e chi già vuole programmare<br />
una fuga tra sole e mare. Nel cuore della Penisola Sorren-<br />
tina, tra <strong>il</strong> dolce versante che guarda <strong>il</strong> Golfo di Napoli e quello<br />
scosceso ed emozionante che dà sul golfo di Salerno, nel caratteristico<br />
v<strong>il</strong>laggio di Sant’Agata sui due golfi, l’hotel ristorante Don Alfonso<br />
1890 è un indirizzo dove vivere l’autentico spirito mediterraneo.<br />
Dalla ristrutturazione di un palazzo napoletano del XIX secolo<br />
le 8 splendide suite in st<strong>il</strong>e liberty creano un ambiente riservato,<br />
immerso nella quiete di un giardino esotico. La vacanza diventa<br />
TURISMO<br />
DATI IN CRESCITA<br />
Alla scoperta delle<br />
capitali europee<br />
Il turismo si sta configurando<br />
come un motore di riserva per le<br />
economie europee. Un’economia<br />
a cui <strong>il</strong> vecchio continente può<br />
fare riferimento per sostenere gli<br />
affari anche in un periodo di magra<br />
come quello che si sta prof<strong>il</strong>ando.<br />
In Europa <strong>il</strong> turismo impegna<br />
oltre due m<strong>il</strong>ioni di imprese<br />
con m<strong>il</strong>ioni di occupati. Per questo<br />
sul turismo si sono accesi i<br />
riflettori di Roland Berger, una<br />
50 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
delle principali società di consulenza<br />
aziendale a livello mondiale<br />
che ha prodotto <strong>il</strong> suo primo<br />
benchmark dedicato al comparto,<br />
in particolare a quello europeo,<br />
mettendo a confronto tra<br />
loro oltre 20 capitali del vecchio<br />
continente. I risultati sono confortevoli<br />
perché lo studio mette<br />
in luce come la crisi economica<br />
abbia avuto un impatto meno<br />
drastico sul turismo nelle città<br />
d’arte rispetto ad altre aree. Il<br />
presidente di Roland Berger Italia,<br />
Mariano Frey, conferma alla<br />
stampa che, a fronte di una crescita<br />
bassa del P<strong>il</strong> europeo, le capitali<br />
europee hanno mostrato un<br />
incremento di presenze turistiche<br />
nelle strutture ricettive del 7 per<br />
gourmet con i corsi per imparare a cucinare le pietanze mediterranee.<br />
Al ristorante stellato, Alfonso, Livia, Ernesto e Mario Iaccarino<br />
propongono i sapori e i colori della cucina mediterranea, interpretata<br />
in chiave moderna. I prodotti vengono in gran parte dall’azienda<br />
agricola di proprietà, così come l’olio, mentre per la cantina è<br />
stata creata una grotta nella roccia vulcanica, a 25 metri di profondità,<br />
che custodisce le etichette più prestigiose del mondo.<br />
Caterina Gatti<br />
Per informazioni<br />
www.donalfonso.com<br />
cento. La ricerca divide le città<br />
europee prese in esame in due<br />
gruppi legati alle presenze alberghiere,<br />
ma ut<strong>il</strong>izza diversi fattori<br />
di correzione prima di definire<br />
la classifica, b<strong>il</strong>anciando <strong>il</strong> dato<br />
sul numero di notti, con la presenza<br />
di visitatori extraeuropei<br />
e con l’indicatore del numero dei<br />
voli diretti. In testa alla graduatoria<br />
del primo gruppo si colloca<br />
Parigi seguita da Amsterdam<br />
e Roma. La capitale francese nel<br />
2010 ha totalizzato 15,8 m<strong>il</strong>ioni<br />
di presenze (Londra continua a<br />
rimanere destinazione leader in<br />
Europa tenendo conto delle notti<br />
trascorse in albergo. Capof<strong>il</strong>a<br />
del secondo gruppo è Zurigo<br />
con alle spalle Copenaghen e Lisbona.<br />
Classifica finale è: Parigi,<br />
Amsterdam, Roma,Stoccolma,<br />
Berlino, Londra, Vienna, Madrid,<br />
Praga, Istanbul, Zurigo, Copenaghen,<br />
Lubiana, Helsinki, Tallinn,<br />
Oslo, Budapest, Atene, Lussemburgo,<br />
Zagabria, Bratislava, Belgrado.<br />
Confortante è che tra i<br />
primi posti della graduatoria sono<br />
presenti tutte le città dei paesi<br />
in difficoltà economica.<br />
Walter Abbondanti
DA NON PERDERE<br />
Altre mete da visitare<br />
Ci sono molti altri luoghi che si<br />
possono raggiungere fac<strong>il</strong>mente<br />
dall’hotel: Sorrento, Positano,<br />
Amalfi, Ravello, Pompei, Ercolano<br />
e naturalmente Napoli. Nel capoluogo<br />
campano si può passeggiare<br />
tra le sue strade affascinanti,<br />
ma non mancate di visitare San<br />
Gregorio Armeno, <strong>il</strong> museo Nazionale<br />
archeologico e quello di Capodimonte,<br />
<strong>il</strong> monastero di Santa<br />
Chiara, la cappella San Severo e <strong>il</strong><br />
duomo di San Gennaro.<br />
AMICI MIEI<br />
LIBRI/1<br />
Salvare la circostanza<br />
per Ortega Y Gasset<br />
«Io sono io e la mia circostanza e<br />
se non la salvo, neppure io mi salvo».<br />
Ma cosa significa salvare la<br />
circostanza? Cerca di spiegarlo<br />
Maxim<strong>il</strong>iano Cattaneo con <strong>il</strong> suo<br />
nuovo libro José Ortega Y Gasset.<br />
L’io e la circostanza (Cantagalli,<br />
222 pagine, 16 euro). Un percorso<br />
f<strong>il</strong>osofico dal razionalismo<br />
al reale e dal reale al divino che<br />
ripercorre <strong>il</strong> pensiero del f<strong>il</strong>osofo<br />
spagnolo attraverso i suoi testi,<br />
IL RISTORANTE DI AGOSTINO CAMPARI<br />
I sapori di una volta tornano<br />
in tavola grazie a bolliti e mostarda<br />
di Tommaso Farina<br />
I<br />
ristoranti<br />
in particolare le opere monografiche<br />
e le sue lezioni all’università<br />
di Madrid, ut<strong>il</strong>i per <strong>il</strong>lustrare<br />
che cosa significhi «salvare la circostanza»<br />
e riconoscerne <strong>il</strong> valore<br />
più autentico. «Il termine “salvar”<br />
in spagnolo sta per “salvare, percorrere<br />
e attraversare” e in latino<br />
anche per “conservare”. Salvare<br />
la circostanza significa dunque<br />
attraversarla, viverla senza dimenticanza,<br />
conservarne memoria.<br />
Ma significa anche qualcosa<br />
di più: vuol dire accogliere l’altro<br />
da sé, ciò che ci trascende e che<br />
non possiamo ridurre a nostra<br />
misura». La prefazione del libro è<br />
curata da Alessandro Ghisalberti,<br />
ordinario di f<strong>il</strong>osofia teoretica<br />
all’università Cattolica di M<strong>il</strong>ano.<br />
“di famiglia”. alzi la mano chi se li ricorda, quei posticini<br />
dov’era bello andare la domenica, coi bambini e i nonni. Oggi,<br />
come minimo, un ristorante alla domenica resta chiuso. E<br />
sul resto, meglio non commentare nulla. In una cittadina collegata a<br />
M<strong>il</strong>ano dal Naviglio Grande, un posto così è rimasto. La città è Abbiategrasso,<br />
e <strong>il</strong> locale è Il Ristorante di Agostino Campari. Niente omissioni, si chiama<br />
proprio così, articolo determinativo e maiuscole comprese. E meritatissime.<br />
Si lascia l’auto nel comodo parcheggio, e si entra in sala, accolti da Agostino, da<br />
sua moglie e dai due figli. Lontani parenti di san Riccardo Pampuri, <strong>il</strong> santo guaritore<br />
che si venera a Trivolzio (Pv), i Campari sapranno farvi stare bene. L’ambiente<br />
secondo alcuni è vecchiotto: per noi no, è adeguato, e soprattutto i tavoli sono<br />
grandi e spaziosi, diversamente da ciò che avviene in certe vere scatole di sardine.<br />
Si parte con un grande antipasto misto: salame crudo; giardiniera casalinga<br />
(da lode); insalata russa; nervetti con le cipolle; merluzzo fritto croccante (ghiottissimo);<br />
mondegh<strong>il</strong>i (la polpetta di M<strong>il</strong>ano) e soprattutto <strong>il</strong> superbo paté della<br />
casa, odoroso di Porto. Di primo, la semplicità del risotto con la salsiccia;<br />
la morbida compattezza degli gnocchi, eccelsi; i ravioli di carne fatti<br />
in casa, piatto tipico delle campagne agricole tra M<strong>il</strong>ano e Pavia, da condire<br />
con salsa di pomodoro e ragù dalle salsiere.<br />
Ma <strong>il</strong> vero oggetto del desiderio, disponib<strong>il</strong>e tutti i giorni dell’anno, è<br />
uno solo: <strong>il</strong> carrello di bolliti e arrosti. Snobbato nei vent’anni scorsi, ritenuto<br />
roba da vecchia zia, <strong>il</strong> carrello sta tornando<br />
in auge, assieme alla voglia di<br />
carpire nuovamente i sapori di una<br />
IL VINO<br />
Cervaro della Sala 2009<br />
Il castello della Sala, degli Antinori, sorge<br />
su un promontorio al confine tra Umbria<br />
e Toscana. Nella tenuta si coltivano<br />
Procanico, Grechetto e Chardonnay.<br />
Il Cervaro della Sala 2009 Antinori<br />
è prodotto con uve Chardonnay<br />
80% e Grachetto 20% fermentato<br />
15 giorni in barriques. Al naso una<br />
verve minerale di pietra focaia e<br />
fiori bianchi con note agrumate.<br />
Al gusto sapido con chiusura elegante.<br />
Da abbinare con antipasti<br />
e primi di pesce e carni bianche.<br />
Costo in enoteca: 35 euro.<br />
Carlo Cattaneo<br />
volta. Qui ci sono bolliti, tanti arrosti,<br />
e tanti contorni sgrassanti, tipo<br />
le puntarelle con le acciughe. Per non<br />
parlare della mostarda di casa.<br />
Di dolce, spumone allo zabaione. Corposa<br />
e ben fatta la carta dei vini. Spesa di 50<br />
euro, ma mangiare tutto è davvero arduo,<br />
finirete per mangiare e spendere di meno.<br />
Per informazioni<br />
Il Ristorante di Agostino Campari<br />
www.agostinocampari.com<br />
Via Novara, 81 – Abbiategrasso (M<strong>il</strong>ano)<br />
Tel. 029420329<br />
Chiuso <strong>il</strong> lunedì<br />
LIBRI/2<br />
Storia e magie di<br />
partite a pallone<br />
Non è un libro per appassionati di<br />
calcio e statistiche sportive. Anticipi<br />
e posticipi (Italic, 188 pagine,<br />
14 euro) di Antonio Gurrado<br />
e Francesco Savio racconta alcune<br />
partite di pallone mettendo<br />
in rapporto sport e cultura, calcio<br />
e resto del mondo. E per farlo<br />
usa l’ironia. «Non <strong>il</strong> sarcasmo, che<br />
è <strong>il</strong> suo fratello rozzo», scrive Roberto<br />
Beccantini nella prefazione,<br />
«e neppure la sufficienza, che<br />
è la sua sorella svampita». I testi<br />
presenti nel libro sono scelti dalle<br />
rubriche “L’anticipo” e “Il posticipo”<br />
che i due autori curano su<br />
IN BOCCA<br />
ALL’ESPERTO<br />
Quasi Rete, <strong>il</strong> blog letterario della<br />
Gazzetta dello Sport. È diviso<br />
in tre capitoli, <strong>il</strong> primo dedicato ai<br />
mondiali in Sudafrica, <strong>il</strong> secondo<br />
agli anticipi e l’ultimo ai posticipi.<br />
Così tra un sorriso e un ricordo<br />
commosso ti capita di rivivere alcune<br />
sfide memorab<strong>il</strong>i passate alla<br />
storia. Come quel Parma-M<strong>il</strong>an<br />
3-1 del 18 gennaio 1998 quando<br />
per fare due gol servirono tre rovesciate.<br />
O quell’Inter-Sampdoria<br />
0-2 del 5 maggio 1991 (maledetto<br />
5 maggio), quando i blucerchiati<br />
misero in cassaforte lo scudetto,<br />
<strong>il</strong> primo della loro storia.<br />
Un libro che racconta la storia, le<br />
magie e l’ideale di insopprimib<strong>il</strong>e<br />
bellezza che anche la partita più<br />
insospettab<strong>il</strong>e nasconde.<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 51
GREEN ESTATE<br />
DAVANTI ALLA TRAGEDIA DI SIERRE<br />
Ne sono certo, Dio ci vuole bene<br />
di Paolo Togni<br />
Ventidue bambini belgi sono morti in un tragico incidente stradale<br />
in Svizzera. Davanti a questo evento c’è stato chi si è posto<br />
la questione: se non si muove foglia che Dio non voglia,<br />
perché Dio ha permesso questa tragedia? La stessa domanda viene<br />
posta per ogni catastrofe, e quindi con la grande frequenza delle alluvioni,<br />
frane, terremoti, tsunami, stragi e via enumerando. A questa<br />
questione gli imbec<strong>il</strong>li rispondono semplicemente: Dio non c’è,<br />
la domanda è inut<strong>il</strong>e. Ma tanti altri, persone per bene, anche educate<br />
e informate, non riescono a farsi una ragione, a capire come mai<br />
un Signore di infinita bontà possa determinare l’accadimento di tante<br />
sciagure, e <strong>il</strong> dolore che ne consegue per molte persone.<br />
Il Signore non interviene costantemente sugli accadimenti terreni.<br />
Al momento della creazione Egli ha posto delle regole per tut-<br />
ti gli aspetti della vita materiale: tali regole sono immutab<strong>il</strong>i ed eterne, e la loro applicazione<br />
avviene automaticamente. Di tali regole fanno parte le leggi che regolano <strong>il</strong><br />
moto dei corpi e l’attrito tra di essi, quelle cioè che hanno determinato l’uscita di strada<br />
del bus belga; fanno parte anche le leggi biologiche che determinano la resistenza<br />
dei corpi umani agli impatti, quelle cioè che hanno determinato la morte dei ventidue<br />
bambini e <strong>il</strong> ferimento dei loro amici. Quindi non è stato l’intervento divino a determinare<br />
l’evento, ma semplicemente l’attuarsi delle regole poste fin dalla creazione<br />
del mondo. Talvolta <strong>il</strong> Signore interviene forzando le regole che Egli stesso ha posto,<br />
e modificandone l’applicazione, at-<br />
Non immagino proprio un intervento traverso i miracoli; questi però sono<br />
divino che determina una catastrofe rari, e io non riesco a immaginare<br />
o comunque un evento dal quale<br />
un intervento divino per determinare<br />
una catastrofe o comunque un<br />
scaturisca del male per qualcuno. Ho evento dal quale scaturisca del ma-<br />
paura che chi lo facesse si renderebbe le per qualcuno, e ho paura che chi<br />
gravemente colpevole di blasfemia lo facesse si renderebbe gravemente<br />
colpevole di blasfemia.<br />
Estraendo dalla domanda iniziale la sua essenza metafisica, e al di là delle sempli-<br />
ficazioni superficiali, arriviamo a un quesito estremamente ponderoso, che coinvolge<br />
una delle questioni più studiate – e tuttora irrisolte – nella storia del pensiero umano,<br />
quella dell’esistenza del male sulla Terra e dei motivi che la determinano; e del come<br />
tale presenza possa conc<strong>il</strong>iarsi con l’esistenza di un Dio Creatore infinitamente buono.<br />
Rispetto a tale questione, non mi resta che confessare la mia inadeguatezza anche solo<br />
per la comp<strong>il</strong>azione di un sunto di pensiero altrui, e lasciare <strong>il</strong> compito alle più forti e<br />
più ispirate menti della storia: <strong>il</strong> sommo Tommaso d’Aquino ne ha scritto secoli fa, ma<br />
<strong>il</strong> suo insegnamento è tuttora quanto di più ut<strong>il</strong>e possiamo immaginare.<br />
tognipaolo@gma<strong>il</strong>.com<br />
HUMUS IN FABULA<br />
MADE IN CARCERE<br />
Imparare un lavoro,<br />
sostenere l’ambiente<br />
Iper, una delle più importanti realtà<br />
nel panorama nazionale della<br />
grande distribuzione organizzata,<br />
sostiene l’iniziativa “Made<br />
in Carcere”, un progetto di solidarietà<br />
per <strong>il</strong> reinserimento nel<br />
mondo del lavoro delle detenute<br />
dell’istituto penitenziario Borgo<br />
San Nicola di Lecce e della casa<br />
di reclusione femmin<strong>il</strong>e di Trani.<br />
Il progetto è realizzato in collaborazione<br />
con la cooperativa<br />
52 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
sociale Officina Creativa, guidata<br />
da Luciana Delle Donne. Venti<br />
detenute realizzano ogni giorno<br />
borse originali, tracolle, portaoggetti,<br />
cappellini, shopper, fasce e<br />
braccialetti con tessuti di scarto<br />
forniti dalle più note firme della<br />
moda. Un progetto dal duplice<br />
obiettivo: insegnare alle detenute<br />
professionalità ut<strong>il</strong>i al termine<br />
della pena e dare un contributo<br />
alla sostenib<strong>il</strong>ità ambientale.<br />
Le shopping bag, disponib<strong>il</strong>i in 26<br />
Iper, a partire da 6 euro, sono<br />
pezzi unici, realizzati secondo la<br />
sensib<strong>il</strong>ità e lo st<strong>il</strong>e di ogni donna.<br />
Le venti sarte, assunte con regolare<br />
contratto, lavorano 6 ore<br />
al giorno e realizzano una media<br />
quotidiana di 1.000 borse.<br />
PRESA<br />
D’ARIA<br />
CINEMA<br />
Romanzo di una strage,<br />
di Marco Tullio Giordana<br />
Storia diffic<strong>il</strong>e<br />
e raccontata male<br />
La cronaca della strage di<br />
Piazza Fontana e delle dolorose<br />
conseguenze.<br />
Ennesima occasione fallita<br />
per raccontare un pezzo<br />
di storia italiana come<br />
HOME VIDEO<br />
L’amore che resta,<br />
di Gus Van Sant<br />
Love story fredda<br />
Si conoscono e si innamorano<br />
subito. Sono giovani e anche<br />
molto belli. Ma lei ha un terrib<strong>il</strong>e<br />
tumore al cervello.<br />
Love story molto fredda e distaccata<br />
girata da Gus Van<br />
Sant, regista dalla bella tecnica<br />
ma dal cuore un po’ incattivito.<br />
Ci si commuove parecchio<br />
per la vicenda segnata dall’effimero<br />
e dalla malinconia e anche<br />
per l’interpretazione realistica<br />
dei due protagonisti, ma<br />
si respira anche un’aria di ineluttab<strong>il</strong>ità<br />
e di disperazione che<br />
lascia sgomenti.<br />
TREDICESIMA EDIZIONE<br />
Fiera internazionale<br />
sulle rinnovab<strong>il</strong>i<br />
Si terrà dal 9 all’11 maggio presso<br />
la fiera di Verona la tredicesima<br />
edizione di Solarexpo, mostra<br />
convegno internazionale su<br />
energie rinnovab<strong>il</strong>i e generazione<br />
distribuita, che l’anno scorso ha<br />
registrato la presenza di 70 m<strong>il</strong>a<br />
visitatori. Quest’anno saranno<br />
si deve. E cioè, avvincendo<br />
ed evitando retorica e pettegolezzo.<br />
Giordana ha alle<br />
spalle due buoni precedenti:<br />
La meglio gioventù<br />
era un f<strong>il</strong>m-fiume ideologico<br />
ma coinvolgente e I 100<br />
passi una solida biografia.<br />
Il difetto di Romanzo<br />
di una strage sta nel manico.<br />
Troppo da raccontare,<br />
troppi personaggi di cui so-<br />
11 i padiglioni, uno in più rispetto<br />
all’edizione 2011, con oltre 800<br />
espositori diretti che hanno già<br />
dato conferma di adesione. Un’altra<br />
conferma è quella dell’alto livello<br />
di internazionalizzazione della<br />
manifestazione che registra <strong>il</strong><br />
43 per cento di espositori stranieri<br />
provenienti da tutti i continenti.<br />
Solarexpo sarà affiancato dalla<br />
sesta edizione di Greenbu<strong>il</strong>ding,<br />
la mostra convegno internazionale<br />
dedicata all’efficienza energetica<br />
e all’architettura sostenib<strong>il</strong>e.<br />
Due eventi, un’unica visione strategica<br />
e una grande sinergia, per<br />
offrire la più completa rassegna<br />
di prodotti, tecnologie e soluzioni<br />
nell’ambito delle rinnovab<strong>il</strong>i e<br />
dell’architettura sostenib<strong>il</strong>e.
lo due messi a fuoco (Pinelli<br />
e Calabresi): la regia pare<br />
più preoccupata di mantenersi<br />
equidistante dalle parti<br />
in causa che di articolare<br />
una narrazione appassionante.<br />
Fatica a stare dietro<br />
a tutti i fatti, scava poco,<br />
col risultato che si esce<br />
dalla sala sapendo della vicenda<br />
quanto prima. La colpa<br />
maggiore di Giordana è<br />
SPORTELLO INPS<br />
DOMANDA & RISPOSTA<br />
Tutto quello che<br />
bisogna sapere<br />
Pensioni<br />
Sono del giugno 1953, dal novembre<br />
’73 a luglio ’94 ho accumulato<br />
1.129 settimane di anzianità contributiva.<br />
Nell’agosto ’94 ho percepito<br />
l’indennizzo di disoccupazione<br />
per 20 giorni. Poi da settembre<br />
’94 a marzo ’95 ho collaborato<br />
con alcune ditte. Da apr<strong>il</strong>e ’95 a<br />
dicembre ’96 ho lavorato in Svizzera<br />
come dipendente (contratto<br />
120 giorni annui). Da gennaio<br />
di non essere riuscito a rendere<br />
la materia viva e avvincente<br />
e questo è un problema<br />
cinematografico e<br />
non di opinioni. Basta vedere<br />
l’uscita di scena di Calabresi<br />
per capire quanto <strong>il</strong> cinema<br />
d’autore in Italia sia<br />
distante dallo spettatore.<br />
visti da Simone Fortunato<br />
In collaborazione con<br />
invia <strong>il</strong> tuo quesito a<br />
sportelloinps@tempi.it<br />
Sopra, <strong>il</strong> regista<br />
Marco Tullio<br />
Giordana<br />
a ottobre ’97 ho lavorato con partita<br />
Iva pagando i contributi alla<br />
cassa per lavoratori parasubordinati.<br />
Dal novembre ’97 sono dipendente<br />
in Svizzera (frontaliere).<br />
In Svizzera potrò andare in pensione<br />
nel luglio 2018( o a 62 anni,<br />
rinunciando a una piccola percentuale<br />
di pensione); quando potrò<br />
avere diritto alla pensione in Italia?<br />
Posso ancora rientrare nei parametri<br />
dello scorso anno?<br />
Carlo M.<br />
Non avendo una anzianità contributiva<br />
superiore ai 40 anni<br />
dovrà aspettare <strong>il</strong> settembre del<br />
2019, quando compirà i 66 anni<br />
e tre mesi previsti per la pensione<br />
di vecchiaia.<br />
ALLA FIERA DEL LIBRO<br />
I piccoli leggono,<br />
non sono cretini<br />
di Annalena Valenti<br />
Fiera del libro per<br />
bambini a Bologna<br />
per soppesare,<br />
una volta di più,<br />
quanto sia importante<br />
STILI DI VITA<br />
MAMMA<br />
OCA<br />
la frazione di “industria culturale” che ha<br />
come “mercato” i più piccoli. L’impressione<br />
principale è che sempre più si sacrificano<br />
testi e argomentazioni e ci sia un gran<br />
lavoro sul libro come oggetto estetico-funzionale<br />
(<strong>il</strong>lustrazioni, grafica, formati). A<br />
questo proposito non si notano sostanziali<br />
differenze tra prodotti europei, americani<br />
e asiatici. Si conferma la tendenza alla<br />
riscrittura e riadattamento delle fiabe, favole,<br />
leggende. E, ahimé, anche le forzature<br />
ideologiche (oggi i brutti e cattivi sono i<br />
ricchi) che fanno manbassa di premi. Più in<br />
generale sembra che dalla Francia vengano<br />
le suggestioni migliori. C’è un forte iato tra<br />
la narrativa delle diverse fasce d’età. Fino ai<br />
10-11 anni, i libri esistono solo come immagini,<br />
immagini, immagini. Dopo di che, 12-<br />
13 anni, saghe, saghe, saghe, da 200 pagine<br />
in su, con Barbie, ballerine, maghi, vampiri<br />
da ogni paese del mondo. I bambini, come<br />
ripeto sempre (scusate), non sono cretini.<br />
Non solo, ma sono (dovrebbero essere) i<br />
protagonisti delle storie. Bisognerebbe averli<br />
presente di più quando si fa un libro per<br />
loro e abbandonare l’idea (a me pare un po’<br />
imposta) che “i bambini non leggono più”.<br />
C’è qualcuno in giro per <strong>il</strong> mondo che ci tiene<br />
ancora a far vedere ai più piccoli la realtà,<br />
la bellezza e l’avventura del vivere? Che<br />
ci tiene a rispondere alle loro domande?<br />
Si capisce di sì. E qualcosa abbiamo trovato<br />
anche al mercato della Fiera di Bologna.<br />
mammaoca.wordpress.com<br />
Sono nata <strong>il</strong> 4 /9/’51. L’estratto<br />
conto certificativo, riferito al<br />
30/11/2010, era pari a 798 settimane.<br />
Ho lasciato <strong>il</strong> lavoro a fine<br />
agosto 2011, quali sono le condizioni<br />
per percepire la pensione<br />
di vecchiaia visto che non ho raggiunto<br />
i 20 anni contributivi?<br />
Graziella N.<br />
L’età necessaria per accedere alla<br />
pensione varia (fino al 2021) in<br />
funzione del sesso e del settore.<br />
La manovra Monti stab<strong>il</strong>isce che<br />
i requisiti per la pensione di vecchiaia<br />
sono 20 anni di contributi<br />
versati e 62 anni di età per le lavoratrici<br />
del settore privato e 63<br />
anni e 6 mesi per le autonome.<br />
Potrebbe fare richiesta alla sede<br />
Inps di competenza per i versamenti<br />
volontari per raggiungere <strong>il</strong><br />
numero necessario.<br />
Sono un’impiegata pubblica (settore<br />
sanità). Compirò 60 anni <strong>il</strong> 15<br />
settembre 2012, quando avrò 38<br />
anni e 10 mesi di contribuzione.<br />
Quando potrò andare in pensione?<br />
Elisabetta I.<br />
Dal 2012 i requisiti previsti per la<br />
pensione anticipata sono 41 anni<br />
e 1 mese di anzianità contributiva,<br />
incrementati di un mese per <strong>il</strong><br />
2013 e ulteriori 2 per <strong>il</strong> 2014 e in<br />
più al 2013 è necessario aggiungere<br />
i 3 mesi della speranza di vita.<br />
Quindi maturerebbe <strong>il</strong> diritto<br />
alla pensione anticipata nel 2015.<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 53
COMPLETO RESTYLING DELLA COUPÉ HYUNDAI<br />
Genesis più potente<br />
e con novità estetiche<br />
I coreani<br />
del gruppo Hyundai (che comprende<br />
anche Kia) stanno portando<br />
un attacco davvero importante in tutte<br />
le fasce dei mercati internazionali. Tocca<br />
ora alla coupé Genesis ultima generazione<br />
presentarsi con un completo restyling.<br />
Che più che una rivoluzione, rappresenta<br />
un’evoluzione, soprattutto dal punto di vista<br />
estetico. Il linguaggio “Fluidic Design”,<br />
che già aveva caratterizzato i modelli lanciati<br />
nel 2011, si ritrova soprattutto nella<br />
parte anteriore, con la griglia esagonale, i<br />
gruppi ottici aggressivi (con luci diurne a<br />
richiesta) e le prese d’aria sul cofano. Resta<br />
invariata, invece, la linea laterale, ma vengono<br />
introdotte le ruote da 18 e 19 pollici.<br />
Altre novità estetiche si scoprono salendo<br />
a bordo: modernizzata la plancia,<br />
con un motivo a finte cuciture e soprattutto<br />
un gruppo di quadranti centrali che indicano<br />
<strong>il</strong> consumo di carburante, la pressione<br />
dell’olio e – nella versione turbo – la<br />
coppia erogata.<br />
A proposito di prestazioni: la nuova<br />
Genesis è potenziata sia nella versione con<br />
motore turbo 2.0 sia nella versione aspira-<br />
ta V6 3.8, anche se le due unità non sono<br />
state rivoluzionate. La Genesis turbo sv<strong>il</strong>uppa<br />
274 cavalli e 373 Nm di coppia già<br />
a 2.000 giri, con un aumento del 30 per<br />
cento rispetto al modello precedente. Per<br />
i cambi si può scegliere tra <strong>il</strong> manuale a 6<br />
marce oppure la nuova trasmissione automatica<br />
a 8 marce.<br />
La 3.8 si avvale invece di un motore sei<br />
c<strong>il</strong>indri a iniezione diretta, con una potenza<br />
di 348 cavalli e una coppia massima di<br />
400 Nm a 5.400 giri.<br />
DI NESTORE MOROSINI<br />
MOBILITÀ 2000<br />
Le f<strong>il</strong>anti immagini della Genesis coupé,<br />
anteriore e posteriore. Nelle foto centrali<br />
l’abitacolo e la strumentazione a orologi<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 55
LA ROSA DEI TEMPI<br />
56<br />
| 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
DOVE TIRA IL VENTO<br />
Boeri crolla davanti a Marina Abramovic<br />
L’assessore alla Cultura di M<strong>il</strong>ano, Stefano Boeri, è svenuto durante<br />
lo spettacolo di Marina Abramovic al Pac di M<strong>il</strong>ano. «Forse<br />
era troppo tardi per una performance così complessa», ha detto<br />
l’artista. Ma chi è Marina Abramovic? È una signora molto furba<br />
che piace all’intellighenzia di sinistra e che ha fatto di se stessa la<br />
propria opera d’arte. Si mette su un palco e fa cose di questo tipo:<br />
si taglia i capelli, le unghie,<br />
si spazzola con due pettini,<br />
si fascia la testa con<br />
una sciarpa e poi balla a<br />
ritmo di tamburo, rimane<br />
immob<strong>il</strong>e su una sedia per<br />
700 ore, si fa circondare<br />
da due pitoni, lava ossa<br />
sporche di sangue. La<br />
notizia è che c’è gente che<br />
paga per vederla compiere<br />
queste opere d’arte.<br />
Il sesso non serve più, c’è l’orgasmo da palestra<br />
Già ne aveva accennato nel 1953 Alfred Kinsey nel suo Rapporto sul comportamento<br />
sessuale della donna, ma adesso è certo: i ricercatori dell’università dell’Indiana<br />
hanno appurato che l’orgasmo femmin<strong>il</strong>e può scaturire anche dal puro esercizio<br />
fisico, senza alcun atto sessuale. Lo studio si basa su un sondaggio online su<br />
124 donne che hanno riferito di avere raggiunto almeno una volta l’apoteosi dei<br />
sensi durante un esercizio fisico, <strong>il</strong> cosiddetto “orgasmo da palestra”, e 246 che<br />
hanno detto di avere<br />
avuto comunque<br />
una qualche forma<br />
di piacere sessuale.<br />
IDEA Tesoro, sinceramente: cosa te ne farai<br />
di me, un domani? Già hai preferito lanciarti<br />
in una fulgida carriera da ragazza sandwich<br />
piuttosto che mettere su famiglia con me. Poi,<br />
quando hai desiderato un figlio, io manco morto,<br />
piuttosto su ebay te lo compravi, <strong>il</strong> seme. E<br />
adesso l’orgasmo da palestra. Questa è grossa<br />
per me. Io comunque sono pronto a mandar<br />
giù anche la tua relazione con <strong>il</strong> tapis roulant.<br />
Però prima senti la mia proposta: d’ora in poi<br />
quelle cose lì le facciamo a modo mio, dopodiché,<br />
per quanto mi riguarda, mi puoi pure portare<br />
in groppa tutta notte su e giù per le scale.<br />
AMORE<br />
Anonymous, mio eroe digitale<br />
Il Venerdì di Repubblica ha intervistato un leader italiano<br />
di Anonymous, «l’organizzazione mondiale che attacca<br />
i siti di “nemici” potenti». Ed essendo i nemici potenti,<br />
quella dell’hacker è giocoforza una vita di merda. Aggirarsi<br />
in incognito, evitare trappole, cancellare le tracce, guardarsi<br />
le spalle dall’Fbi, pure far credere alla propria donna<br />
che tutte quelle notti passate al pc sono dovute al viziet-<br />
to dei siti porno… Quanti<br />
sacrifici! Ma questo e altro<br />
per combattere la Tav<br />
e «le ingerenze della Chiesa<br />
nella vita pubblica».Tra<br />
i colpi di cui <strong>il</strong> nostro eroe<br />
si vanta di più ci sono infatti<br />
l’attacco a vatican.va<br />
e <strong>il</strong> black out di un’ora<br />
e mezza alle biglietterie<br />
elettroniche di Trenitalia.<br />
CAMICE Boeri e altri politici avevano indossato<br />
un camice bianco, mentre l’artista serba li faceva<br />
meditare mettendoli ora sdraiati, ora seduti, ora<br />
in piedi. Ma Boeri non ha retto. Il fatto è che<br />
per uno così, uno che è riuscito a convincere<br />
perfino Curzio Maltese che l’unica<br />
bella idea per l’Expo 2015 è trasformare<br />
M<strong>il</strong>ano in un grande<br />
orto, ecco, per uno che ha idee<br />
così avanti, <strong>il</strong> camice bianco<br />
di Marina Abramovic in<br />
effetti può sembrare un<br />
pensiero un po’ forte.<br />
ARTE<br />
WEB<br />
NEMICI Tutto ’sto casino al solo scopo di impedire<br />
per un’oretta a quattro sfigati di pendolari<br />
di prendere <strong>il</strong> biglietto del treno? Caro hacker di<br />
Anonymous, in attesa che tu ti mob<strong>il</strong>iti per combattere<br />
altri «nemici potenti» come gli aus<strong>il</strong>iari<br />
del traffico, i pizzaioli egiziani, i lettori di Chi, i<br />
tesserati della bocciof<strong>il</strong>a, gli idraulici polacchi, gli<br />
abbonati Rai e le vecchie che danno da mangiare<br />
ai piccioni, prima di fargliela pagare a tutta la<br />
feccia capitalista, dato che stavolta potrebbe essere<br />
davvero pericoloso per te, non è che ci lasceresti<br />
la tua password di tettonedevastanti.it?
imperdib<strong>il</strong>e<br />
inut<strong>il</strong>e<br />
IDIOMI/1<br />
Dinosauro e altre<br />
parole offensive<br />
Il Dipartimento dell’Istruzione di<br />
New York ha fatto arrivare una direttiva<br />
agli editori che si occupano<br />
di preparare i test scolastici. In essa<br />
c’è un elenco delle parole che è<br />
meglio evitare per non offendere o<br />
turbare i piccoli. Ad esempio: “dinosauri”<br />
non si può dire perché offenderebbe<br />
i creazionisti; “compleanno”<br />
metterebbe in difficoltà i piccoli<br />
testimoni di Geova che non lo<br />
MUSICA<br />
godib<strong>il</strong>e<br />
fetido<br />
festeggiano; “dancing” è<br />
parola che evoca movenze<br />
sexy; e così<br />
via anche per “sigarette”,“videogame”,“televisore”…<br />
IDIOMI/2<br />
PUFFO Una puffosa soluzione<br />
che metterebbe tutti d’accordo<br />
sarebbe puffare col linguaggio<br />
puffoso. La puffa<br />
maestra potrebbe spiegare la<br />
storia puffando la scomparsa<br />
dei puffosauri, evitandone<br />
così l’impronunciab<strong>il</strong>e nome.<br />
E i puffetti eviterebbero<br />
di puffarsi nelle mutande<br />
quando sentono parole come<br />
“pacchetto di pufforette” o<br />
“puffogame” o “telepuffore”.<br />
Sarà un mondo molto puffo<br />
dove i puffetti cresceranno<br />
puffamente corretti, senza<br />
traumi e senza puffi per la testa.<br />
Un mondo meraviglioso,<br />
pieno di teste di puffo.<br />
Il masch<strong>il</strong>e sarà femmin<strong>il</strong>e e viceversa<br />
La sempre incisiva Dacia Maraini, in un articolo sul Corriere della Sera dedicato<br />
al tema scottante dell’assegnazione del cognome ai figli (che in Italia è appannaggio<br />
del padre, la madre muta e rassegnata), si è scagliata contro «la prevalenza<br />
del masch<strong>il</strong>e sul femmin<strong>il</strong>e», una piaga che «esiste in molti campi. Perfino<br />
la grammatica è sessista. Se in una stanza si trovano novantanove donne e<br />
un uomo, la grammatica impone<br />
che si coniughi al masch<strong>il</strong>e».<br />
Per cambiare in meglio questo<br />
mondo, dunque, dobbiamo sovvertire<br />
le regole della lingua.<br />
E per l’alteta kazaka<br />
parte l’inno di Borat<br />
Come ha riferito la gazzetta.it, alla<br />
premiazione di un trofeo internazionale<br />
di tiro a segno in Kuwait l’atleta<br />
kazaka Maria Dmitrienko, che si era<br />
aggiudicata la medaglia d’oro, è stata<br />
celebrata come vuole la tradizione<br />
con l’inno nazionale del suo paese.<br />
Peccato solo che gli organizzatori<br />
avevano scaricato da internet la ver-<br />
sione sbagliata, e hanno<br />
mandato a tutto<br />
volume la scorrettissima<br />
parodia del brano<br />
firmata da Borat, <strong>il</strong> ridicolo<br />
personaggio kazako<br />
inventato dal comico<br />
britannico Sacha<br />
Baron Cohen.<br />
PROVIAMO Il femmin<strong>il</strong>e diventerà masch<strong>il</strong>e<br />
e viceversa. I gruppi misti saranno<br />
assommati nel genere femmin<strong>il</strong>e, quindi,<br />
per esempio, le italiani sono ladre. Anche<br />
i pronomi cambieranno: siete tutti pregate<br />
(non pregati) di darvi cortesemente<br />
del lui. E poi chi l’ha detto che così tanti<br />
termini negativi devono essere femmin<strong>il</strong>i?<br />
Non più la disgrazia ma <strong>il</strong> disgrazia. E<br />
<strong>il</strong> malattia, <strong>il</strong> peste bubbonico, lo evasione<br />
fiscalo, <strong>il</strong> bello gnocca, le mortacci vostre.<br />
E così via. Però signor Dacia, con tutto <strong>il</strong><br />
nostro buono volontà, a volte è veramente<br />
diffic<strong>il</strong>e seguirlo in certi suoi frescacce.<br />
VERSI Non è una errore da poco, perché dalla canzone di<br />
Borat i kazaki escono come un popolo ottuso che si vanta<br />
di essere «l’esportatore numero uno di potassio», di essere<br />
«amico di tutti tranne gli uzbeki» e di avere «le prostitute<br />
più pulite della regione a parte <strong>il</strong> Turkmenistan». Fortuna<br />
che la Dmitrienko ci ha riso su. Del resto a chiunque scapperebbe<br />
da ridere se in una qualche cerimonia al posto di Mameli<br />
mettessero su, chessò, Baglioni che canta l’inno alla Costitizione<br />
scritto per Repubblica: «La bandiera è <strong>il</strong> tricolore a<br />
bande verticali, verde, bianco e rosso, di dimensioni uguali».<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 57
UN ALTRO MONDO<br />
è POSSIBILE<br />
UNA FEDE CHE ABBRACCIA TUTTO<br />
Quel bicchiere<br />
di Barolo che<br />
ci ricorda Cristo<br />
di Aldo Trento<br />
Paolo Massobrio, un noMe conosciuto<br />
nell’arte culinaria italiana. La sua fondazione,<br />
“Pap<strong>il</strong>lon”, in pochi anni ha abbracciato<br />
tutto lo stivale, da M<strong>il</strong>ano a Palermo.<br />
L’ho conosciuto alcuni mesi fa, a una cena<br />
da lui organizzata per raccogliere fondi per<br />
la fondazione “San Rafael”. Sono rimasto impressionato<br />
perché per lui la cucina, l’arte culinaria<br />
in tutti i suoi aspetti, è parte integrante<br />
della sua esperienza di fede. Ascoltarlo<br />
parlare di cibo o di vino ti fa desiderare di immedesimarti<br />
con le ragioni che muovono la<br />
sua vita e <strong>il</strong> suo lavoro. Per lui la fede si gioca<br />
nella vita, dentro un piatto pieno di cibo tradizionale<br />
o inventato da lui stesso. Testimonia<br />
la stessa sensazione, piena di stupore, guardando<br />
e condividendo una squisita bottiglia di<br />
Barolo. Per lui Cristo ha a che fare con tutto e<br />
in particolare con <strong>il</strong> suo lavoro, che è sempre<br />
finalizzato a cantare la bellezza divina e a sostenere<br />
opere sociali ed educative.<br />
Un esempio di questo impegno è stata la cena<br />
organizzata in questi giorni. Ha riunito più<br />
di m<strong>il</strong>le persone a mangiare, cento in ogni città<br />
dove è presente “Pap<strong>il</strong>lon”, l’associazione<br />
creata da lui. Ogni invitato doveva donare 20<br />
euro per le opere della fondazione “San Rafael”.<br />
Per preparare degnamente questo evento<br />
ha cominciato inviando agli amici una riflessione<br />
nella quale racconta della sua relazione<br />
con don Luigi Giussani, in materia di arte culinaria.<br />
Un aspetto di Giussani conosciuto da<br />
pochi, ma che testimonia come <strong>il</strong> fondatore di<br />
CL amasse tanto la realtà da avere una venerazione<br />
per la buona cucina e per <strong>il</strong> vino. Vi riporto<br />
la lettera che Paolo Massobrio ha scritto<br />
per la cena del 19 febbraio scorso.<br />
paldo.trento@gma<strong>il</strong>.com<br />
Uno dei priv<strong>il</strong>egi dei soci di pap<strong>il</strong>lon, che<br />
in più di m<strong>il</strong>le sabato e domenica (18 e<br />
19 febbraio, ndr) si apprestano a partecipare<br />
a una cena in contemporanea in settanta<br />
località per raccogliere fondi per la pizzeria<br />
San Rafael di padre Aldo Trento, è la Circolare,<br />
ovvero un diario circoscritto della vita e degli<br />
incontri di uno che fa di mestiere <strong>il</strong> critico<br />
enogastronomico. Dopo venti anni questo<br />
lungo diario è diventato una raccolta di episodi,<br />
di persone incontrate, di pensieri. Ogni tanto<br />
lo riguardo e proprio in questi giorni m’è ve-<br />
58 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
POST<br />
APOCALYPTO<br />
Tiziano Vecellio,<br />
Cena di Emmaus<br />
(1534), Parigi,<br />
Louvre<br />
nuto in mano un pezzo della raccolta del 2005.<br />
Dov’ero in quei giorni? Ero a Montalcino, per<br />
assaggiare, come farò la settimana prossima,<br />
i 120 Brunello dell’annata. Appena finita<br />
la degustazione mi raggiunse la telefonata di<br />
un’amica: «Don Giussani si è aggravato». Erano<br />
le 17 di un pomeriggio plumbeo nella campagna<br />
senese e subito, insieme a Roberto, mi<br />
misi a cercare una chiesa per andare a Messa,<br />
ma in quella campagna non ci fu nulla da fare.<br />
Alle 18, decidemmo che l’unica cosa da fare<br />
era cercare un’Abbazia e ci dirigemmo in<br />
Val d’Orcia, all’Abbadia San Salvatore. Quando<br />
arrivammo erano le 18.30 e <strong>il</strong> portone era già<br />
chiuso. Suonammo, ci venne ad aprire un monaco<br />
e subito gli dicemmo <strong>il</strong> motivo della nostra<br />
visita: «Don Giussani sta molto male, vorremmo<br />
pregare per lui».<br />
Il giorno del funerale<br />
Il monaco ci guardò come se gli fosse capitata<br />
la cosa più strana del mondo, ci aprì una stanza<br />
del monastero dove c’era un crocifisso e ci<br />
lasciò lì a dire <strong>il</strong> nostro rosario.<br />
Quando uscimmo, ci salutò frettolosamente,<br />
pensando in cuor suo – almeno sembra-<br />
«Il Barolo era <strong>il</strong> suo preferito, con inclinazione per quelli<br />
più tradizionali, ma da par suo amava anche una Malvasia<br />
piacentina, frizzante e molto secca. Insomma, amava i gusti<br />
schietti, riconoscib<strong>il</strong>i, quelli che legano la terra e l’uomo»
va – che fossimo gente ben strana, senza capire<br />
che come minimo quel giorno dovevamo<br />
pregare in luogo sacro e possib<strong>il</strong>mente bello.<br />
La sera del funerale di Giussani– ricordo – ci<br />
trovammo a casa mia, con una decina di amici<br />
che erano venuti da lontano per partecipare<br />
alla convention nazionale dei delegati di Pap<strong>il</strong>lon.<br />
Per ricordare don Giussani aprimmo<br />
una bottiglia di Bricco dell’Uccellone del 1982,<br />
che avevo messo via per lui, per quando sarebbe<br />
tornato a casa mia. Quel Bricco così longevo<br />
era una scommessa: aveva 23 anni. Lo assaggiammo<br />
in s<strong>il</strong>enzio, e non ci sembrava vero<br />
che fosse così perfetto, così generoso di racconti,<br />
tanto da lasciare una nostalgia dopo l’ultima<br />
goccia. Il giorno dopo a San Giorgio Monferrato,<br />
ospiti della casa di Piero Portalupi,<br />
guardammo <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m Il pranzo di Babette, e lì capii<br />
che don Giussani era stato per me e per noi<br />
quel generale che si stupiva, coglieva <strong>il</strong> valo-<br />
re dentro le cose di tutti i giorni e ci insegnava<br />
a guardarle. Avete presente quella sequenza a<br />
tavola, quando Babette porta i suoi piatti abbinati<br />
ai vini fatti arrivare dalla Francia? Lì <strong>il</strong> generale<br />
coglie <strong>il</strong> segno di cosa sia <strong>il</strong> gusto, e d’un<br />
tratto quello che sembrava un semplice convivio<br />
diventa esperienza per tutti, fino al canto.<br />
Semplice come un bambino<br />
Don Giussani era povero, nel senso di una virtù<br />
che abbraccia l’essenziale, e quando qualcuno<br />
gli faceva un dono, in particolare un vino,<br />
lui spalancava gli occhi come un bambino:<br />
«Barolo?». Era <strong>il</strong> suo preferito, con inclinazione<br />
per quelli più tradizionali, ma da par suo amava<br />
anche una Malvasia piacentina, frizzante e<br />
molto secca, che produceva Migliorini, barolista<br />
di vaglia, legato ai colli piacentini.<br />
Insomma, amava i gusti schietti, riconoscib<strong>il</strong>i,<br />
quelli che legano la terra e l’uomo. A inizio<br />
«La cosa che m’ha colpito<br />
è che ha voluto che <strong>il</strong> Barolo<br />
si ossigenasse per bene, poi<br />
l’ha desiderato ascoltandone<br />
l’evoluzione dei profumi<br />
e infine lo ha assaggiato,<br />
con estremo rispetto»<br />
gennaio di quest’anno, una sera – lo racconto<br />
nell’ultima Circolare che è stata spedita –<br />
mi sono trovato con una mia amica di Todi, Almerina,<br />
all’Abbazia di Staffarda, tra Pinerolo e<br />
Saluzzo. Una maestosa costruzione medievale,<br />
bellissima, corredata, oggi, anche da un ristorante,<br />
<strong>il</strong> Sig<strong>il</strong>lo, dove abbiamo mangiato uno<br />
stinco di maiale niente male. Quella sera Almerina<br />
mi ha raccontato un episodio che le stava<br />
particolarmente a cuore. Ossia di quella volta<br />
che don Giussani andò a casa sua e lei, per dargli<br />
<strong>il</strong> benvenuto, si procurò un Barolo del 1974.<br />
Quando don Giussani vide la bottiglia spalancò<br />
gli occhi con sorpresa, si versò <strong>il</strong> vino e non ne<br />
bevve per tutta la sera. Ogni tanto lo annusava,<br />
lo guardava, mentre parlava. E tutti si chiedevano<br />
perché mai non bevesse quel vino, quasi<br />
con un senso di colpa per aver sbagliato a<br />
scegliere. Dopo i primi bocconi del secondo, ma<br />
quasi alla fine, ne bevve un sorso e interrompendo<br />
ciò che stava argomentando disse: «Noi<br />
crediamo in questo». E alzò <strong>il</strong> calice di vino. Un<br />
vino come un’espressione del Divino, del bello<br />
che abita questo mondo. Questo deve aver<br />
pensato don Giussani in quel momento, commosso<br />
come di fronte a un quadro.<br />
La nostalgia di un incontro<br />
Ma la cosa che più m’ha colpito del racconto di<br />
Almerina è stato <strong>il</strong> suo atteggiamento: ha voluto<br />
che <strong>il</strong> Barolo si ossigenasse per bene, poi l’ha<br />
desiderato ascoltandone l’evoluzione dei profumi<br />
e infine lo ha assaggiato, con estremo rispetto.<br />
Davanti alla mia scrivania, mentre scrivo<br />
queste parole, ho una foto di Giussani che<br />
mi è molto cara: mentre fuma un antico toscano<br />
e guarda stupito chi ha di fronte a sé, proteso<br />
ad ascoltarlo. Come di fronte a quel Barolo<br />
del 1974. Quante cose ci ha insegnato quell’uomo<br />
e quanta tenerezza provai <strong>il</strong> giorno in cui<br />
venne a casa mia, nel maggio del 1985 e si stupì<br />
del Barolo chinato servito come aperitivo.<br />
All’Abbazia di Staffarda, quella sera, si capiva<br />
che c’era fra noi quella nostalgia di un incontro,<br />
che non è una cosa del passato, ma una strada<br />
che si può percorrere giorno per giorno. Quanti<br />
ricordi bellissimi ci ha lasciato <strong>il</strong> don Giussani,<br />
ma soprattutto quanta “febbre di vita” – come<br />
fu detto al suo funerale – ha trasmesso a intere<br />
generazioni scuotendole dal torpore di una<br />
vita senza sorpresa. A lui, per sorprendersi di<br />
un Altro, sarebbe bastato un vino.<br />
Paolo Massobrio<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 59
genitori e figli, eroi<br />
del nostro tempo<br />
Storie e scritti per non perdersi nella crisi<br />
e ritrovare la speranza. Per l’incontro con <strong>il</strong><br />
Papa nasce la libreria nazionale della famiglia<br />
ci sono i due economisti, sposi e insurrezionali<br />
nel porre gratuità e reciprocità<br />
alla base di ogni vita sociale;<br />
c’è <strong>il</strong> vescovo di Novara, che guarda<br />
all’alternanza dei giorni di festa e comunione<br />
che scandiscono <strong>il</strong> tempo della famiglia<br />
come alla possib<strong>il</strong>ità di recupero di<br />
una speranza per l’uomo; c’è la neuropsichiatra<br />
infant<strong>il</strong>e, che mette in crisi la crisi<br />
della coppia ricominciando da quella straordinaria<br />
avventura di chi si prende “finché<br />
morte non ci separi”; c’è <strong>il</strong> giornalista,<br />
padre di sei figli che vive fedele e “in cordata”,<br />
dove «tira chi ama di più e la guida può<br />
essere un genitore ma anche un figlio»; c’è<br />
<strong>il</strong> padre insegnante, per cui l’educazione<br />
è la vocazione della vita, è <strong>il</strong> rischio di un<br />
rapporto personale, della libertà.<br />
Le voci sono quelle di Stefano e Vera<br />
Zamagni, monsignor Franco Giulio Bramb<strong>il</strong>la,<br />
Mariolina Ceriotti Migliarese, Aldo<br />
Maria Valli e Franco Nembrini, solo alcuni<br />
tra i tanti autori, madri, padri, figli, volti<br />
noti e meno noti dell’editoria italiana, che<br />
attraverso le loro opere letterarie daranno<br />
vita alla Libreria della Famiglia, del Lavoro,<br />
della Festa: la prima libreria nazionale<br />
dedicata che l’Associazione Sant’Anselmo,<br />
d’intesa con la Fondazione M<strong>il</strong>ano Famiglie<br />
2012, allestirà all’interno della Fiera<br />
internazionale della Famiglia (dal 29 maggio<br />
al 2 giugno, presso <strong>il</strong> Centro congressi<br />
MiCo di M<strong>il</strong>ano).<br />
Al centro «l’ambito più colpito dalla<br />
crisi e, nello stesso tempo, più capace di<br />
sostenere i propri membri nelle loro fatiche»,<br />
ricordava l’arcivescovo di M<strong>il</strong>ano, cardinale<br />
Angelo Scola intervenendo lo scorso<br />
6 gennaio su Avvenire, «via maestra e pri-<br />
ma, insostituib<strong>il</strong>e “scuola” di comunione,<br />
la famiglia indica ai suoi membri la “legge<br />
fondamentale” del dono totale di sé».<br />
Spazio dunque a scritti e storie spesso<br />
di grazia inattesa, capaci di mostrare <strong>il</strong><br />
senso e <strong>il</strong> significato di un fatto – un io che<br />
diventa famiglia che diventa comunità – in<br />
luoghi e modi che investono ambiti della<br />
vita in cui tutti, cristiani e non, ritroviamo<br />
educazione<br />
di padre<br />
in figlio<br />
f. nembrini<br />
ares<br />
15 euro<br />
società<br />
famiglia<br />
e lavoro<br />
S. e v. Zamagni<br />
San paolo<br />
11,90 euro<br />
sul palco della festa<br />
cantanti e animatori<br />
Via al concorso che recluta<br />
“Giovani talenti per <strong>il</strong> Papa”<br />
Cercasi “Giovani talenti per <strong>il</strong><br />
Papa”, animatori e cantanti<br />
lombardi tra i 18 e i 32 anni<br />
cui verrà data la possib<strong>il</strong>ità di<br />
esibirsi sul palco della Festa<br />
delle Testimonianze che si<br />
terrà alla presenza del Santo<br />
Padre sabato 2 giugno, all’Aeroporto<br />
di Bresso. Un insolito<br />
amore<br />
la coppia<br />
imperfetta<br />
m. ceriotti<br />
migliarese<br />
ares; 14 euro<br />
concorso, quello indetto dalla<br />
Fondazione M<strong>il</strong>ano Famiglie<br />
2012, che consegnerà ad<br />
artisti emergenti <strong>il</strong> compito<br />
di interpretare attraverso la<br />
musica e lo spettacolo <strong>il</strong> tema<br />
principe del VII Incontro<br />
Mondiale delle Famiglie “La<br />
famiglia: <strong>il</strong> lavoro e la festa”.<br />
Per iscriversi c’è tempo fino<br />
al 10 apr<strong>il</strong>e: i prescelti, cinque<br />
per ogni genere di intratteni-<br />
figli<br />
la caSa<br />
Sulla roccia<br />
aldo maria valli<br />
ares<br />
15 euro<br />
fam<strong>il</strong>y 2012<br />
un pezzo della nostra storia: sono nove le<br />
sezioni che dal magistero della Chiesa alle<br />
politiche dello Stato, dalla Bibbia alle arti<br />
figurative, dall’educazione ai ragazzi forniscono<br />
uno spaccato della tenace, insistente<br />
e appassionata avventura della famiglia,<br />
«patrimonio prezioso per l’intera società e<br />
segno di speranza in questo momento storico<br />
diffic<strong>il</strong>e».<br />
fede<br />
tempo della<br />
feSta e giorno<br />
del Signore<br />
f. g. Bramb<strong>il</strong>la<br />
San paolo; 11 euro<br />
mento, gruppi di animazione,<br />
dunque o cantanti, cori o<br />
gruppi musicali, selezionati<br />
da una commissione coordinata<br />
da Gatto Panceri, parteciperanno<br />
a un laboratorio<br />
artistico di perfezionamento<br />
condotto dal team di Hope<br />
Music School. Il regolamento<br />
e la scheda di iscrizione al<br />
concorso sono disponib<strong>il</strong>i sul<br />
sito www.fam<strong>il</strong>y2012.com.<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 61
LETTERE<br />
E RETTIFICHE<br />
Le nostre scuse a tre<br />
magistrati e una seria<br />
discussione antifascista<br />
Nell’esercizio della professione giornalistica esiste un<br />
istituto che si chiama “rettifica”. Tale istituto, disse una<br />
volta Oreste Flamminii Minuto, è dirimente per l’esercizio<br />
di una seria e onesta pratica giornalistica. Tant’è vero che,<br />
proseguiva lo storico avvocato del gruppo L’Espresso-Repubblica,<br />
i giornali dovrebbero prevedere una pagina interamente<br />
dedicata e intitolata alle “rettifiche e smentite”. Può capitare<br />
di sbagliare. Non c’è nulla di male nel riconoscere i propri erro-<br />
ri. Tanto più è necessario riconoscerli e correggerli se si vuole<br />
SPORT<br />
ÜBER<br />
ALLES<br />
62 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
continuare a perseguire l’ideale di un’informazione<br />
civ<strong>il</strong>e, libera e corretta.<br />
Ed è questo <strong>il</strong> punto su cui desideriamo<br />
richiamare l’attenzione dei nostri lettori,<br />
a proposito di due articoli, a firma mia e<br />
di una giovanissima stagista, apparsi sul<br />
numero 27 del 3 luglio 2008 di <strong>Tempi</strong>.<br />
Articoli in cui ci occupavamo delle indagini<br />
che due magistrati della procura<br />
di M<strong>il</strong>ano, le dottoresse Tiziana Sic<strong>il</strong>iano<br />
e Grazia Pradella, stavano conducendo<br />
sulla vicenda della clinica m<strong>il</strong>anese<br />
Santa Rita, culminate in alcune richieste<br />
di misure cautelari in buona parte<br />
concesse dal gip, dottoressa Micaela<br />
Curami. In questi due pezzi, intitolati<br />
“Come ti creo un mostro” e “Il quadro<br />
clinico”, si dava conto dell’attività compiuta<br />
dai magistrati inquirenti e giudicanti<br />
e soprattutto di come la loro attività<br />
fosse stata ripresa da pressoché<br />
tutti gli organi di stampa. Forse a causa<br />
di un eccesso di vis polemica, abbiamo<br />
fatto alcune affermazioni non corrette,<br />
che hanno offeso i magistrati coinvolti,<br />
i quali hanno poi sporto querela e un<br />
procedimento penale oggi pendente davanti<br />
al tribunale di Verona. I fatti – in<br />
primo luogo l’esito del processo “Santa<br />
Un passo avanti e due indietro. Questa l’idea dell’Italia<br />
e di chi la guida, in tutti i campi. Le liberalizzazioni,<br />
le cartolarizzazioni, la riforma del fisco,<br />
quella del lavoro, i tassisti, la Tav. Per ogni aspetto<br />
della nostra vita si parte spediti e poi ci si ferma zavorrati<br />
dai ma, dai se, dai però, dai distinguo. È un modo<br />
di ragionare che ritrovo, come sempre in modo emble-<br />
Rita” che ha visto <strong>il</strong> tribunale di M<strong>il</strong>ano<br />
confermare sostanzialmente l’impianto<br />
accusatorio – hanno poi dimostrato<br />
come certe nostre osservazioni fossero<br />
errate e come l’operato dei pubblici<br />
ministeri e del giudice m<strong>il</strong>anesi sia stato<br />
differente rispetto a quello che si poteva<br />
intendere dalla lettura degli articoli<br />
in questione.<br />
Il nostro intento era quello di dimostrare<br />
come televisioni e giornali avessero<br />
già emesso sentenze di condanna prima<br />
del tempo, prima ancora cioè che si<br />
fosse celebrato un processo, secondo<br />
quelle regole minime di civ<strong>il</strong>tà che stanno<br />
a fondamento del cosiddetto Stato<br />
di diritto, inseguendo invece prime<br />
pagine sensazionali e record di ascolti,<br />
senza minimamente preoccuparsi di<br />
travolgere, così facendo, vite e carriere<br />
di decine di medici e infermieri. Dunque<br />
<strong>il</strong> vero bersaglio della critica non erano<br />
i magistrati, bensì <strong>il</strong> modus operandi di<br />
certa informazione. Volevamo contrastare<br />
quello che ci sembrava, più in generale,<br />
un attacco indiscriminato a una<br />
parte della sanità lombarda che, a dispetto<br />
di numeri e dati di fatto incontrovertib<strong>il</strong>i<br />
a testimonianza della sua<br />
efficienza, veniva dipinta da più parti<br />
alla stregua di un’organizzazione criminale.<br />
Tuttavia, nel contesto processuale<br />
in cui abbiamo dovuto riesaminare<br />
più attentamente <strong>il</strong> nostro argomentare,<br />
ci siamo resi conto del fatto che,<br />
sia per alcuni toni sbagliati, sia per certe<br />
espressioni ut<strong>il</strong>izzate, quegli articoli<br />
potevano fuorviare <strong>il</strong> lettore e andare a<br />
colpire <strong>il</strong> bersaglio sbagliato. E così non<br />
possiamo che scusarci con le dottoresse<br />
Micaela Curami, Grazia Pradella e<br />
Tiziana Sic<strong>il</strong>iano se con le nostre parole<br />
abbiamo offeso la loro dignità personale<br />
ancor prima di quella di magistrato,<br />
ponendone in dubbio, sia pure involontariamente,<br />
capacità professionali, compe-<br />
tenza e onestà intellettuale. Infine, oltre<br />
alle scuse, e al di là dei risarcimenti pattuiti<br />
in sede di gentlemen’s agreement,<br />
riteniamo sia giusto e doveroso sottolineare<br />
<strong>il</strong> rispetto che nutriamo per <strong>il</strong> lavoro<br />
serio che tutte e tre i magistrati<br />
hanno svolto e svolgono quotidianamente<br />
nell’interesse dei cittadini.<br />
Luigi Amicone<br />
2<br />
In quanto omosessuale, mi sento profondamente<br />
offeso dalla vostra campagna<br />
omofobica. Provo attrazione<br />
(sentimentale, prima che sessuale) per<br />
persone del mio stesso sesso da quando<br />
mi ricordo, da quando sono bambino. E<br />
anche dopo anni di psicoterapia (i miei<br />
genitori erano convinti che la mia fosse<br />
una malattia) non è cambiato niente.<br />
I miei genitori hanno capito, e mi hanno<br />
accettato. Convivo da dodici anni col<br />
mio compagno, non ho quindi “uno st<strong>il</strong>e<br />
di vita dissoluto”, e spinto da lui vado<br />
persino a Messa la domenica. Non diffondo<br />
morbi attorno a me, e mi ritengo<br />
molto più “normale” di chi sputa sentenze<br />
sulla caccia alle streghe. Un conto<br />
è invitare alla discrezione, un conto<br />
è leggere che <strong>il</strong> matrimonio gay «mette<br />
in pericolo la salute MENTALE della<br />
società». Personalmente non ne sento<br />
l’esigenza, ma credo che sarei un ottimo<br />
padre, così come è stato <strong>il</strong> mio con<br />
me. In generale, mi vengono i brividi<br />
leggendo frasi quali: «(Domanda:) Ma<br />
perché gli omosessuali non si accontentano<br />
dei diritti che già hanno e nutrono<br />
tanto livore nei confronti di chi asseconda<br />
le norme naturali? (Risposta:)<br />
Il loro livore è reale. Sono arrabbiati e<br />
frustrati. Spesso proprio per delle ferite<br />
che si portano addosso scaricano la<br />
sofferenza su un punto che individuano<br />
come la causa di essa. Anche se di fatto<br />
non lo è. Così, però, loro continuano a<br />
ALCUNI EPISODI EMBLEMATICI<br />
Coi lamenti, le piccinerie e le ripicche<br />
non si vince. Ma si può sempre perdere<br />
di Fred Perri<br />
matico, nel calcio. Alcuni episodi sparsi. La Juventus<br />
ha messo su un teatrino grottesco sugli arbitri. Quando<br />
ha cominciato stava a meno 1 dal M<strong>il</strong>an, adesso sta<br />
a meno 4. Ottima strategia.<br />
Il M<strong>il</strong>an, invece, è stato eliminato nella semifinale di<br />
Coppa Italia. La partita di ritorno, a Torino, è finita 2-2,<br />
dopo i tempi supplementari. Il giorno seguente l’ad ros-<br />
Foto: AP/LaPresse
soffrire e fanno soffrire anche altri imponendo<br />
loro la menzogna pur di ottenere<br />
quello che pensano gli risolverà la<br />
vita. Io lavoro per attenuare <strong>il</strong> loro disagio<br />
che è reale, ma non posso in alcun<br />
modo giustificare la violenza distruttiva<br />
dell’ideologia che nega l’evidenza e violenta<br />
i più deboli». Sono profondamente<br />
rattristato. Il livore da voi descritto<br />
non fa parte del mio carattere. Non<br />
soffro affatto, soffro per i pregiudizi<br />
che nel 2012 certa stampa contribuisce<br />
a diffondere. Pensateci, la prossima<br />
volta che un ragazzino verrà picchiato<br />
in quanto omosessuale. È anche colpa<br />
vostra. E non ho nessuna intenzione<br />
di continuare a leggere una rivista<br />
che insulta la mia identità. Vi reputavo<br />
una lettura intelligente, ma devo ricredermi.<br />
Ricordo alla spettab<strong>il</strong>e redazione<br />
che sulla paura del diverso è nato <strong>il</strong> nazismo.<br />
Certo, voi non proponete le camere<br />
a gas, ma la rieducazione (si parla<br />
di “guarire”) è forse anche peggio.<br />
Paolo Cattaneo via internet<br />
Punto primo. In democrazia un giornale<br />
è <strong>il</strong> luogo della conversazione<br />
e della contestazione su notizie e<br />
idee. Perciò la censura che lei avanza<br />
in nome delle vittime (siamo tutti<br />
gay, precari, giovani senza futuro,<br />
quote rosa, se non ora quando, occupy<br />
wall street, ammazzateci tutti)<br />
non è da persone tolleranti e adulte.<br />
Si vaccini dal piagnisteo e non si faccia<br />
borioso per <strong>il</strong> fatto di vivere nel<br />
tempo dell’ipocrisia che le dà ragione<br />
su tutto, tranne che nel considerarla<br />
una persona umana invece che<br />
un’“identità sessuale”. Amico, anche<br />
noi proviamo attrazione sentimentale<br />
prima che sessuale per i nostri cari,<br />
ma quando discutiamo seriamente<br />
noi non usiamo riversare contro chi<br />
ci contesta nel merito (e anche se-<br />
redazione@tempi.it<br />
UNA SANA DENUNCIA<br />
Va bene, la giustizia può sbagliare<br />
A volte però è proprio iniqua<br />
CARTOLINA<br />
DAL<br />
PARADISO<br />
veramente) la caricatura del pensiero<br />
altrui che lei ci riversa dall’alto di<br />
una torre emotiva e ideologica.<br />
Punto secondo. Si immagini che colpa<br />
è la nostra: all’opposto di quanti<br />
impongono ai diversamente pensanti<br />
<strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio o la galera (vedi le cosiddette<br />
leggi “antiomofobe” in vigore<br />
in certi paesei europei), noi riteniamo<br />
che, siccome non sono in discussione<br />
le scelte personali di chicchessia<br />
ma la rivendicazione di leggi (per<br />
esempio sul matrimonio) e di diritti<br />
Il problema dei giudici “iniqui” è vecchio come <strong>il</strong> mondo. Nel Vangelo c’è<br />
una parabola dedicata al giudice iniquo che alla fine fa giustizia soltanto<br />
perché la vecchietta è insopportab<strong>il</strong>mente insistente. Nell’Antico<br />
Testamento, nel libro di Daniele, troviamo due giudici anziani che<br />
vogliono approfittare della bella Susanna e, quando lei si ribella, la condannano.<br />
Solo l’intervento di Daniele riesce a salvarla. Da sempre <strong>il</strong> crimine<br />
commesso dal titolare della giustizia è ritenuto <strong>il</strong> più odioso perché<br />
commesso da chi dovrebbe essere giusto.<br />
Non occorre essere esperti di vicende giudiziarie per porsi domande<br />
semplici ma fondamentali. Come mai nel nostro paese la giustizia è lenta<br />
fino a raggiungere <strong>il</strong> suo scopo dopo troppi anni, alle volte dopo la morte<br />
degli interessati? Come mai si ha l’impressione che i giudici diventino<br />
veloci, documentati e aggressivi soltanto quando prendono di mira una<br />
parte politica? Come mai i processi sono diventati clamorosamente mediatici<br />
diffamando irrimediab<strong>il</strong>mente l’imputato anche quando in seguito<br />
si rivela innocente? Come mai si fa tanto uso del carcere preventivo<br />
quando è noto che in Italia equivale a una tortura?<br />
Sono domande che la gente si pone, ma spesso non protesta perché <strong>il</strong><br />
danno capita ad “altri”. Ma dovremmo renderci conto che gli “altri” siamo<br />
noi. È vero che non ci sarà mai una perfetta giustizia in questo mondo<br />
ma, per costruire una nuova civ<strong>il</strong>tà, occorrerà essere noi più giusti e<br />
denunciare questi comportamenti, indegni di una democrazia.<br />
Contro l’Inter<br />
anche la curva<br />
bianconera<br />
ha rivendicato<br />
i due scudetti<br />
tolti alla Juve<br />
con le sentenze<br />
di Calciopoli<br />
(per esempio sui bambini) che hanno<br />
effetti sulla giurisdizione e sui diritti<br />
(come quelli dei bambini) che riguardano<br />
tutti, in una democrazia si deve<br />
poter essere sul serio liberi di dissentire<br />
e di motivare <strong>il</strong> proprio dissenso.<br />
Si immagini, c’è gente come <strong>il</strong> Dalai<br />
Lama e <strong>il</strong> Nobel Ellen Johnson Sirleaf<br />
che la pensano come <strong>il</strong> grande psichiatra<br />
a cui <strong>Tempi</strong> ha dato la parola.<br />
Tutti omofobi? Tutti potenziali<br />
picchiatori di ragazzini? Tutti manutengoli<br />
di Goebbels? Ma per favore.<br />
di Pippo Corigliano<br />
sonero Galliani ha scritto alla Gazzetta dello Sport sostenendo<br />
che <strong>il</strong> M<strong>il</strong>an è stato <strong>il</strong> primo a espugnare lo Juventus<br />
Stadium perché nei 90 minuti regolamentari ha<br />
vinto 2-1. Ma che te ne viene? Sei fuori comunque.<br />
Nel suo stadio, la Juve espone 29 scudetti (e non 27<br />
come da sentenze). Allora l’Inter, alla sua prima visita,<br />
appende per sfida la maglia di Facchetti. Il risultato<br />
è noto.<br />
Non so, forse quando leggerete queste righe <strong>il</strong> M<strong>il</strong>an<br />
avrà triturato <strong>il</strong> Barça. Ne dubito, ma anche se fosse, tutte<br />
queste marginali storielle raccontano di piccole miserie,<br />
periferico cabotaggio, rapporti di minoranza. Arranchiamo,<br />
da gregari, ma in fuga ci sono gli altri.<br />
| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 63
taz&bao<br />
Se questo non è<br />
un uomo<br />
64<br />
| 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | | Foto: AP/LaPresse<br />
C’è un passaggio della sentenza in cui si afferma che avrei violato<br />
apertamente le norme penitenziarie facendone addirittura un’ulteriore<br />
occasione di guadagno. Sono consapevole che l’immagine che si ha<br />
di me è quella di un soggetto che farebbe di tutto per denaro, eppure<br />
se c’è un’occasione in cui ho agito mosso da finalità diverse da quella<br />
di far soldi è proprio questa.<br />
Nel periodo della custodia cautelare sentivo <strong>il</strong> bisogno di dare<br />
una ragione ad una carcerazione che avvertivo come profondamente<br />
ingiusta. (…) Ed allora mi sono detto: «Fabrizio, se vuoi fare qualcosa<br />
per queste persone e anche per te stesso, potresti realizzare una sorta<br />
di inchiesta, una specie di servizio di denuncia, su cosa significa vivere<br />
ammassati in una cella, su cosa significa vedere scandito ogni<br />
momento della giornata da orari, turni, ordini e via dicendo».<br />
(…) A torto o a ragione quella sorta di inchiesta giornalistica<br />
mi è sembrata la risposta migliore alle accuse<br />
che mi venivano mosse.<br />
Certo, capisco che – agli occhi di molti – se Fabrizio<br />
Gatti dà false generalità alle forze dell’ordine<br />
per denunciare gli abusi perpetrati all’interno<br />
di un Cpt sulle pagine dell’Espresso oppure se<br />
Saviano va a scaricare merce di contrabbando<br />
al porto di Napoli e poi ci scrive Gomorra è<br />
una cosa, mentre se Corona fa vedere <strong>il</strong> degrado<br />
delle celle di San Vittore dalle pagine di Diva<br />
e Donna, facendosi fotografare in boxer è un’altra.<br />
D’altra parte i miei canali editoriali erano quelli<br />
e Diva e Donna non è certo lo Spiegel.<br />
Fabrizio Corona dichiarazione spontanea resa alla Corte<br />
d’appello di M<strong>il</strong>ano nell’ambito del p rocesso in cui <strong>il</strong> reporter<br />
è imputato con l’accusa di corruzione per avere scattato<br />
alcune foto nel carcere di San Vittore, quando era detenuto<br />
in via cautelare per <strong>il</strong> caso “Vallettopoli”, grazie a una macchina<br />
fotografica introdotta in prigione pagando una guardia<br />
carceraria. Il 26 marzo scorso la Corte gli ha ridotto<br />
la condanna da un anno e otto mesi a un anno e due mesi.
GLI ULTIMI<br />
SARANNO I PRIMI<br />
LA PAURA CHE SI INSINUA<br />
Quell’ombra sulla Tac<br />
66 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />
di Marina Corradi<br />
di morfologia irregolarmente nodulare, piramidale, a prof<strong>il</strong>i<br />
convessi, con coinvolgimento pleurico diretto limitrofo a larga<br />
«Addensamento<br />
base, di circa 2,6 x 1,8 x 2,5 centimetri». Dalla polmonite lui è guarito,<br />
ma questo addensamento che ora si disegna sulla Tac, cos’è? E perché poi lui<br />
non mangia, ed è così pallido, e sempre stanco? «Addensamento di morfologia<br />
irregolarmente nodulare, piramidale…». Leggere e r<strong>il</strong>eggere, aspettando la visita<br />
dello pneumologo. Cerco di immaginarmi questa formazione a piramide, aguzza,<br />
nodosa. Scura la penso, grigia. Non sarà niente, non è niente, ti ripetono gli<br />
amici – quasi con una eccessiva insistenza. Quanto a lui, tace, non mangia. Sentirsi<br />
dentro una paura che si insinua, che cresce, che rode come un tarlo. E attorno<br />
ogni cosa trascolora, quasi la vedessi attraverso un vetro nero. Tutto sembra<br />
avere perso consistenza, e senso. Straniere le vetrine con i vestiti della primavera,<br />
incomprensib<strong>il</strong>i le grida e le risate dei ragazzi, fuori da scuola. E questo sole<br />
poi già così alto, questa prorompente<br />
primavera si fa, nella paura, minaccia;<br />
quasi segno di un mondo che prosegue<br />
indifferente <strong>il</strong> suo cammino, mentre<br />
tu sei a terra, azzoppato.<br />
«Addensamento di morfologia irregolarmente<br />
nodulare, piramidale…».<br />
Una notte sogno <strong>il</strong> mare di una estate<br />
di tanti anni fa: quando dalla spiaggia vidi all’orizzonte la forma livida di una<br />
tromba d’aria che arrivava. Quel cono nero, maligno, rapinoso, che spazzava <strong>il</strong><br />
mare e ci inseguiva, ha la stessa forma della macchia oscura.<br />
Pregare, tanto: ma come bussando a una porta chiusa.<br />
E finalmente siamo qui davanti al medico, <strong>il</strong> referto in mano.<br />
Muti, mentre <strong>il</strong> dottore sul pc apre la Tac. Questuanti: di<br />
una parola, che sciolga questo groppo di paura.<br />
Sullo schermo i polmoni sono una macchia bianca, e qui<br />
e là si allunga una piccola ombra nera, irregolare, aguzza. Il<br />
clic dei tasti sotto le dita del medico, che digita e osserva da<br />
ogni angolazione. Tre minuti, forse: ma quanto interminab<strong>il</strong>i<br />
– mentre noi tratteniamo <strong>il</strong> respiro. E tutto – i figli, <strong>il</strong> lavoro,<br />
gli amici – sembra tremare in questo istante, come se sotto covasse<br />
un terremoto.<br />
Il medico, accigliato, chino sullo schermo, ora si lascia andare<br />
sullo schienale della sua poltrona, come sollevato. No, dice,<br />
la macchia è ancora l’esito della polmonite. Una Tac fra due mesi di controllo,<br />
ma per scrupolo. E quindi ci congeda.<br />
Di nuovo fuori, al sole di questa sgargiante primavera, io d’improvviso sgravata<br />
da quel grumo di ansia che mi schiacciava a terra. La macchia<br />
non era, la macchia non è. Prendere sottobraccio tuo marito,<br />
e tornare a casa – dentro di te, ringraziando. Notando con<br />
stupore che gli alberi, le vetrine, le persone attorno hanno ripreso<br />
l’aspetto fam<strong>il</strong>iare di sempre; che per le strade di marzo<br />
non sei più straniera.<br />
Leggere e r<strong>il</strong>eggere, aspettando la visita dello<br />
pneumologo. Non sarà niente, non è niente,<br />
ti ripetono gli amici. Quanto a lui, tace, non<br />
mangia. E attorno ogni cosa trascolora. Tutto<br />
sembra avere perso consistenza, e senso<br />
DIARIO