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poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1 ne/Vr<br />

settimanale diretto da luigi amicone<br />

anno 18 | numero 13 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 2,00


LA STRAGE NELLA SCUOLA EBRAICA<br />

Tolosa e <strong>il</strong> vizietto europeo di pensare<br />

sotto sotto che Israele un po’ se la cerca<br />

«Q<br />

uando pensiamo a quello che è accaduto oggi a tolosa, quando ricordiamo<br />

ciò che è accaduto in Norvegia l’anno scorso, quando apprendiamo ciò<br />

che sta accadendo in Siria, quando vediamo ciò che accade nella Striscia<br />

di Gaza e in altre parti del mondo, ricordiamo ragazzi e bambini che hanno perso la<br />

vita». Queste parole dell’alta (si fa per dire) rappresentante dell’Unione Europea per<br />

gli Affari esteri, la baronessa Catherine Ashton, sono un emblema dello stato mentale<br />

che domina negli ambienti dell’eurocrazia.<br />

Purtroppo, la baronessa Ashton non è soltanto una sprovveduta. Magari fosse così:<br />

le sue dimissioni potrebbero far posto a qualcuno e a qualcosa di diverso. Ma per<br />

questo occorrerebbe un cambiamento radicale dell’ideologia dell’eurocrazia. La dichiarazione<br />

della Ashton ha rappresentato <strong>il</strong> tentativo, nelle prime ore dopo l’attentato<br />

di Tolosa, di costruire <strong>il</strong> solito quadretto “rosa” e di comodo per l’Unione Europea,<br />

in cui tutto andrebbe bene e l’armonia regnerebbe perfetta se non fosse per<br />

qualche criminale nostalgico. Come l’attentato norvegese, anche questo era l’espressione<br />

di una mente sconvolta che non accet-<br />

ta l’armoniosa convivenza multiculturale<br />

praticata dall’Unione. L’assassino “nazista”<br />

di Tolosa aveva colpito dei m<strong>il</strong>itari francesi<br />

di origine maghrebina perché non poteva<br />

sopportare, nel suo razzismo, che la divisa<br />

potesse essere vestita da immigrati arabi<br />

non veri francesi; e poi aveva proseguito<br />

l’opera hitleriana di disinfestazione degli<br />

ebrei. Ed ecco <strong>il</strong> quadretto rosa: la politica<br />

dell’Unione mira saggiamente all’armonia<br />

multietnica e multiculturale e ad essa si oppongono<br />

gli arnesi del passato. È una retorica da Giornata della Memoria.<br />

EDITORIALE<br />

I leader islamici in Europa non<br />

sono mai netti nel prendere le<br />

distanze dall’odio antisemita dei<br />

jihadisti. Le loro condanne sono<br />

sempre “riequ<strong>il</strong>ibrate” da accuse<br />

su “quel che accade a Gaza”<br />

– alla maniera di Lady Ashton<br />

In poche ore questo quadretto di comodo è saltato per aria miseramente. L’assassino<br />

non era un neonazista e non aveva ucciso i poliziotti di origine maghrebina per<br />

razzismo bianco ma perché erano dei traditori della causa islamica, e aveva ucciso i<br />

bambini della scuola ebraica di Tolosa in nome di Gaza contro Israele (per sua esplicita<br />

ammissione). Pochi giorni prima un personaggio analogo era stato scoperto in<br />

Italia prima che potesse mettere in atto <strong>il</strong> proposito di compiere atti violenti contro<br />

la sinagoga di M<strong>il</strong>ano.<br />

L’aspetto terrib<strong>il</strong>e che riemerge ancora una volta in occasione di una vicenda come<br />

questa non è soltanto l’assoluta mancanza di volontà di ammettere che l’Europa<br />

è sempre più terreno di conquista di un integralismo islamico aggressivo; ma <strong>il</strong><br />

tentativo di nascondere questa realtà asserendo che in tal modo non si farebbe altro<br />

che del razzismo anti-islamico. Dovrebbe essere superfluo ripetere che nessuno può<br />

seriamente credere che tutti gli immigrati musulmani presenti sul continente aderiscano<br />

a un’ideologia del genere. Ma è altrettanto evidente – ed è sciagurato far finta<br />

di non vederlo – che le istituzioni e associazioni rappresentative di tali realtà non<br />

sono affatto chiare e nette nel prendere le distanze dall’odio antisionista e antisemita<br />

che anima i jihadisti circolanti in Europa. Ogni volta, le dichiarazioni di condanna<br />

vengono “riequ<strong>il</strong>ibrate” – alla maniera di Ashton – da condanne di “quel che accade<br />

a Gaza”, e beninteso mai e poi mai di quel che accade a Sderot e dintorni e dei<br />

miss<strong>il</strong>i che piovono sulle scuole israeliane.<br />

In fondo, la domanda è semplice: se davvero si pensa che sia Israele la causa della<br />

diffusione di questa intolleranza, basterebbe poco per chiarire la situazione. Basterebbe<br />

una dichiarazione autorevole da parte islamica che affermi in modo netto<br />

e inequivoco che è fuori discussione <strong>il</strong> diritto di Israele a esistere entro frontiere riconosciute<br />

e rispettate, fatte salve tutte le trattative di questo mondo. Si è mai udita<br />

o letta una sim<strong>il</strong>e dichiarazione, salvo che da parte di qualcuno (come <strong>il</strong> presidente<br />

egiziano Anwar al-Sadat) che è stato ucciso per averla fatta? La risposta è: mai.<br />

Giorgio Israel<br />

FOGLIETTO<br />

Nuove opportunità.<br />

Ora che Marcegaglia<br />

non può più buttarla<br />

in politica, si torni a<br />

contrattare in azienda<br />

Alla fine qualcosa si muoverà<br />

nell’organizzazione di un mercato<br />

del lavoro che non funzionava.<br />

Si faranno pasticci sulle flessib<strong>il</strong>ità<br />

in entrata previste dalla legge Biagi,<br />

si incrementeranno contributi per piccole<br />

imprese già molto provate. Ma si<br />

supereranno rigidità che condannavano<br />

al nanismo le nostre industrie, scoraggiavano<br />

gli investimenti ed emarginavano<br />

i giovani. Si poteva fare meglio?<br />

Senza dubbio: lo st<strong>il</strong>e da esercitazioni<br />

universitarie del ben noto Ateneo che<br />

ha questo governo complica le decisioni<br />

strategiche perché dimentica come le<br />

persone siano di carne e ossa, non solo<br />

“fattori numerici”. Certe paure (come<br />

quella dei licenziamenti di massa o <strong>il</strong><br />

ritorno di un regime da padrone delle<br />

ferriere) saranno in parte irrazionali ma<br />

sono profonde. Era opportuno superarle<br />

con la prassi instaurata dal governo<br />

Berlusconi dopo <strong>il</strong> 2008: spostare a livello<br />

aziendale e al rapporto tra le parti<br />

<strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e delle soluzioni. Arrivando<br />

così a un sistema dove <strong>il</strong> sindacato<br />

resta potente ma è coinvolto nei destini<br />

dell’impresa, come avviene non solo<br />

in America ma anche in Germania: e i<br />

fannulloni diventano una questione che<br />

riguarda anche gli altri lavoratori, non<br />

solo le direzioni aziendali. Perché non si<br />

è andati avanti così? Molte colpe sono<br />

dei berlusconiani (+ Giulio<br />

Tremonti). Però le più<br />

gravi responsab<strong>il</strong>ità<br />

sono della nevrotica<br />

Emma Marcegaglia,<br />

che ha<br />

buttato via in<br />

politica <strong>il</strong> buon<br />

lavoro svolto.<br />

Ora finalmente<br />

toglie<br />

<strong>il</strong> disturbo,<br />

speriamo<br />

che si possa riprendere<br />

<strong>il</strong> cammino.<br />

Lodovico Festa<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 3


Con Al Jazeera controllano<br />

l’opinione pubblica. Grazie<br />

al gas naturale hanno i soldi<br />

per comprare tutto. Ecco <strong>il</strong><br />

Qatar, la nuova superpotenza<br />

14<br />

highlights<br />

inediti<br />

Ogni giorno su tempi.it<br />

I contenuti che trovate in<br />

queste pagine sono sintesi<br />

degli articoli, le analisi,<br />

i commenti realizzati<br />

per <strong>il</strong> nostro sito.<br />

l’espressO Mi COntrOlla?<br />

Farina risponde al settimanale<br />

Sull’ultimo numero del settimanale<br />

L’Espresso è comparso un articolo<br />

in cui erano elencate tutte le visite<br />

dell’onorevole Renato Farina nelle<br />

carceri. «Siamo alla diffamazione<br />

– ha spiegato Farina a tempi.it –,<br />

anche se vagamente mascherata<br />

da domande retoriche, del tipo:<br />

chissà se sia proprio carità cristiana<br />

<strong>il</strong> motivo delle visite ai politici in<br />

cella... Confermo che è tutto vero, in<br />

carcere ci vado, ma non ricordavo<br />

di essere così assiduo e soprattutto<br />

neanch’io ho un diario così preciso e<br />

aggiornato delle mie visite nei penitenziari.<br />

Mi domando se c’è qualche<br />

servizio segreto che controlla i miei<br />

spostamenti. Chi fornisce questi dati<br />

all’Espresso e perché? Escluderei tra<br />

le possib<strong>il</strong>i fonti i pm e le direzioni<br />

delle carceri. Deduco che ci siano<br />

delle talpe e mi piacerebbe sapere<br />

se si muovono gratis». Farina è<br />

rimasto colpito «da una paroletta<br />

del pezzo dell’Espresso: “brogliacci”.<br />

Che roba è? Visto che mi riguardano,<br />

dove si possono consultare o<br />

magari comperare?».<br />

Cristiani disCriMinati<br />

<strong>il</strong> commento di Mauro e <strong>il</strong>ardo<br />

Secondo <strong>il</strong> rapporto Oidce 2011<br />

cresce in Europa l’intolleranza verso<br />

la fede cristiana. In Scozia <strong>il</strong> 95 per<br />

cento degli atti di violenza hanno<br />

come vittime i cristiani, mentre in<br />

Francia le azioni vandaliche contro<br />

luoghi di culto cattolici sono l’84 per<br />

cento del totale. Ma non ci sono solo<br />

i numeri. <strong>Tempi</strong>.it ha intervistato <strong>il</strong><br />

presidente del gruppo dei Popolari<br />

italiani a Bruxelles Mario Mauro<br />

(«Battersi contro l’intolleranza<br />

religiosa significa<br />

chiedersi che cos’è<br />

l’uomo») e Massimo<br />

Ilardo, direttore di<br />

“Aiuto alla Chiesa<br />

che soffre” in Italia<br />

(«Se noi cristiani<br />

veniamo discriminati<br />

in Europa<br />

la colpa è anche<br />

nostra»).<br />

14 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

16<br />

INTERNI IN MEZZO AL GUADO<br />

Coalizione<br />

di scopo<br />

Solo su <strong>Tempi</strong>.it<br />

IL quOTIDIANO ONLINE DI TEMPI<br />

una strana vendita<br />

Dieci domande al sindaco<br />

Pisapia sul caso Sea<br />

di Carlo Masseroli<br />

Pubblichiamo l’interrogazione urgente presentata <strong>il</strong> 22 marzo in<br />

Consiglio comunale di M<strong>il</strong>ano da Carlo Masseroli (Pdl).<br />

i interroga <strong>il</strong> Sindaco affinché dia chiara e puntuale risposta<br />

alle dieci domande che seguono. s 1. Nei mesi finali del 2011, mentre si dava corso alla<br />

vendita del 29,75 per cento di Sea, avevate preso in considerazione<br />

tra le ipotesi possib<strong>il</strong>i quella di vendere nel 2012 una ulteriore<br />

quota di Sea?<br />

Nel caso la risposta non fosse affermativa, di chi ritiene sia la<br />

responsab<strong>il</strong>ità di un così grave errore di valutazione?<br />

Nel caso la risposta fosse affermativa di chi ritiene sia la responsab<strong>il</strong>ità<br />

di un così grave errore procedurale?<br />

2. È consapevole che vendere in due successivi momenti quote<br />

della medesima società a distanza di così poco tempo possa ridurne<br />

grandemente <strong>il</strong> valore rispetto ad una vendita in un’unica<br />

tranche inclusiva del premio di maggioranza?<br />

3. Quale motivazione ritiene possa essere data al fatto che <strong>il</strong><br />

bando Sea abbia avuto un solo concorrente, non ci siano stati r<strong>il</strong>anci<br />

e <strong>il</strong> prezzo finale di vendita di Sea sia stato pari alla base<br />

d’asta più un solo euro?<br />

4. È a conoscenza che <strong>il</strong> bando che in Bras<strong>il</strong>e ha ceduto la gestione<br />

di tre aeroporti (come tre sono quelli gestiti da Sea) vec-<br />

Foto: AP/LaPresse<br />

i videO di teMpi.it<br />

leggerezza (con giudizio)<br />

<strong>Tempi</strong>.it produce ogni giorno<br />

un video sull’attualità. Si<br />

spazia da argomenti seri<br />

trattati con leggerezza a<br />

tematiche frivole analizzate<br />

in profondità.<br />

la teleFOnata COn MOggi<br />

la serie a secondo l’ex dg Juve<br />

Ogni lunedì <strong>il</strong> campionato di<br />

serie A commentato con<br />

Luciano Moggi: «Del Piero<br />

merita la riconferma. È un<br />

campione e un vero professionista».<br />

<strong>il</strong> blOg<br />

di rOdOlFO Casadei<br />

<strong>il</strong> mondo è grigio,<br />

<strong>il</strong> mondo è blu<br />

«Dietro una grande donna<br />

c’è un grande uomo».<br />

Recensione di The Lady di<br />

Luc Besson sulla storia di<br />

Aung San Suu Kyi.<br />

guns n’ rainbOw<br />

Corrispondenze<br />

dal sudafrica<br />

Lorella Beretta ci racconta<br />

<strong>il</strong> paese dell’arcobaleno. Le<br />

sue contraddizioni, le sue<br />

chi, bisognosi di pesanti lavori e sfruttati oltre capacità, svoltosi <strong>il</strong> “bandO<br />

lotte, i suoi m<strong>il</strong>le colori.<br />

a cavallo tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, grazie alla tra- su Misura”<br />

È un bando «su misusparente<br />

cessione del 51 per cento da parte dell’ente pubblico di ra» a scatenare <strong>il</strong> caos<br />

controllo, ha avuto decine di partecipanti da tutto <strong>il</strong> mondo, di- a M<strong>il</strong>ano. si tratta<br />

priMarie repubbliCane<br />

della società aeropor-<br />

la corsa di rick santorum,<br />

versi turni di r<strong>il</strong>ancio fruttando un ricavo superiore a dieci mituale sea (azienda che<br />

l’outsider cattolico<br />

liardi di euro?<br />

gestisce gli scali di<br />

<strong>Tempi</strong>.it segue con aggior-<br />

5. Quale motivazione ritiene possa essere data al fatto che <strong>il</strong> linate e Malpensa).<br />

namenti, analisi e interviste<br />

lo scorso dicembre,<br />

la sfida alle primarie repub-<br />

testo del bando tradotto in inglese sul sito del Comune conten- <strong>il</strong> 29,75 per cento del<br />

blicane tra Rick Santorum<br />

ga questa intestazione: “Only the italian document has official capitale societario<br />

e Mitt Romney.<br />

è stato venduto dal<br />

value”? Non crede che, volendo attrarre investitori internazio- Comune al fondo F2i<br />

nali, sarebbe stato meglio che i documenti ufficiali fossero an- (Fondi italiani per le<br />

un the COn aliCe<br />

che in inglese?<br />

infrastrutture).<br />

<strong>il</strong> concerto di Morgan.<br />

l’assessore al b<strong>il</strong>ancio,<br />

6. Nell’ipotesi della vendita di una seconda tranche di quo-<br />

Cronaca e fotografie<br />

bruno tabacci, aveva<br />

te Sea (qualsiasi sia la procedura scelta), non crede ci sia un po- sgomberato <strong>il</strong> campo<br />

Tra cover splendidamente<br />

da qualsiasi dubbio<br />

arrangiate, gag, vecchi suctenziale<br />

acquirente in condizioni favorevoli rispetto a tutti gli circa la trasparencessi<br />

degli anni Novanta e<br />

altri?<br />

za dell’operazione,<br />

intense interpretazioni dei<br />

7. Se si procedesse a quotazione come può <strong>il</strong> comu-<br />

ma un’intercetta-<br />

dischi più recenti.<br />

ne evitare la semplice acquisizione sul mercato da parte<br />

di F2i delle azioni necessarie ad ottenere la maggioran-<br />

dOwnlOad<br />

za perdendo così definitivamente <strong>il</strong> valore del premio di<br />

Fabio Concato e pino daniele,<br />

cantautori fai da te<br />

maggioranza sulle quote cedute, anche in caso di Opa?<br />

Fabio Concato (“Tutto qua”)<br />

8. Nell’ipotesi della vendita di una seconda tranche<br />

e Pino Daniele (“La grande<br />

di quote Sea, quanto ritiene abbia perso <strong>il</strong> Comune di<br />

madre”), dopo alterne<br />

vicende, si sono autoprodot-<br />

M<strong>il</strong>ano con una procedura come quella adottata?<br />

ti. Di Carlo Candiani.<br />

9. Ritiene che tutto questo abbia qualche legame<br />

zione (pubblicata<br />

con l’intercettazione di cui parla <strong>il</strong> recente articolo dell’Espres- dall’espresso) ha<br />

rivelato che l’azioni-<br />

e pOi tuttO <strong>il</strong> restO<br />

so nella quale l’amministratore delegato di F2i definisce “cucista e amministratore<br />

Corradi, trento,<br />

to su misura” per sè <strong>il</strong> bando con cui <strong>il</strong> Comune ha venduto lo delegato di F2i vito<br />

giannino e la rosa<br />

scorso dicembre <strong>il</strong> 29,75 per cento della società aeroportuale? gamberale, parlando<br />

Su tempi.it trovate tutte<br />

del bando di gara con<br />

10. A me sorge un’ultima domanda, non so a lei: è <strong>il</strong> Sinda-<br />

le nostre firme, oltre che<br />

una persona «in otti-<br />

le nostre rubriche. E con<br />

co Pisapia che per tramite dell’assessore Tabacci si salda con i mi rapporti con <strong>il</strong> ver-<br />

la “Preghiera del mattino”<br />

tice nazionale del pd»,<br />

poteri forti o è l’assessore Tabacci, già riconosciuto come uo- si diceva compiaciuto<br />

sbertucciamo un po’ i nostri<br />

mo dei poteri forti, che fa sapiente uso del consenso del Sin- per un atto tagliato su<br />

colleghi giornalisti.<br />

daco Pisapia?<br />

misura per lui.<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 15<br />

Foto: AP/LaPresse<br />

Sopra, <strong>il</strong> leader della<br />

Lega, Umberto Bossi.<br />

A fianco, la fotografia<br />

twittata da Pier<br />

Ferdinando Casini che<br />

lo ritrae con Angelino<br />

Alfano, Pier Luigi<br />

Bersani e Mario Monti.<br />

Al centro, i segretari<br />

di Pdl e Pd e sotto,<br />

<strong>il</strong> premier e <strong>il</strong> ministro<br />

del Lavoro Elsa Fornero<br />

si declina, in dieci punti, la visione del centrodestra<br />

sul welfare) l’intera giornata ha<br />

i contorni di una sfida al Pd. Il pubblico si<br />

scalda solo quando Angelino Alfano affronta<br />

<strong>il</strong> tema di petto: «O si fa una buona riforma,<br />

o non si fa nessuna riforma. Se vogliono<br />

trascinarci verso una riformetta, preferiamo<br />

vincere le elezioni, e<br />

Brunetta: «Monti è lì per fare cose diffic<strong>il</strong>i. pensarci noi nel 2013. Oggi<br />

Altrimenti meglio Berlusconi». Cazzola:<br />

non abbiamo un testo, non<br />

abbiamo certezze e abbiamo<br />

«Il mio giudizio su questa riforma ricalca uno sciopero annunciato. Se<br />

quello di Fantozzi sulla corazzata Potëmkin» fosse una schedina, sarebbe<br />

uno zero al Totocalcio».<br />

lì per fare cose diffic<strong>il</strong>i. Ma se si rischia la I tempi del “Con Monti senza se e senza<br />

fine dei governi Andreotti, è meglio Ber- ma” sembrano lontanissimi. Più Pier Lu<strong>il</strong>usconi».<br />

Giuliano Cazzola (vicepresidengi Bersani insiste sulla necessità di modite<br />

della commissione Lavoro della Cameficare le norme relative all’articolo 18, più<br />

ra) è più esplicito: «Il mio giudizio su que- Alfano puntualizza che gli interventi sul<br />

sta riforma ricalca quello di Fantozzi sulla testo del ddl non verranno solo da sinistra:<br />

corazzata Potemkin».<br />

«Il governo doveva presentare <strong>il</strong> testo che<br />

«Se la Fiom condiziona la Cg<strong>il</strong>, la Cg<strong>il</strong> <strong>il</strong> Pd,<br />

Si dibatte sull’articolo 18, di modello riteneva giusto e poi ci sarebbe stato lo spa-<br />

<strong>il</strong> Pd <strong>il</strong> governo, questo vuol dire che l’Italia è<br />

lombardo, di giovani e di flessib<strong>il</strong>ità. Nei zio per discutere nei vari passaggi parla-<br />

momenti morti si perde tempo al bar aspetmentari. È come se <strong>il</strong> coltello avesse difetta-<br />

condizionata dalla Fiom. Se è così, diciamo no».<br />

tando l’intervento più atteso, quello del to dal manico. Oggi c’è un ddl che parte da<br />

Alfano e <strong>il</strong> Pdl sfidano la “strana maggioranza”<br />

segretario generale. La speranza, molto con- un compromesso ed è soggetto a un altro<br />

creta, è che a dieci anni dalla morte di Mar- compromesso».<br />

e r<strong>il</strong>anciano sulla mission dell’esecutivo tecnico<br />

co Biagi si superino barriere e pregiudizi<br />

per realizzare un moderno statuto dei lavo- Comanda la parte estrema della Cg<strong>il</strong>?<br />

norevole, perché ce l’ha tanto con me gli umori del partito nei confronti del lo che sostiene da anni Roberto Formigoni.<br />

parte delle aziende. Noi facciamo l’interesratori. Ripartendo ovviamente dalla rifor- Per mantenere l’elettorato di centrodestra,<br />

Monti? «Ha toccato le nostre catego- governo. A M<strong>il</strong>ano, alla conferenza nazio- Il timore è che Pier Ferdinando Casini da<br />

se della nazione». A scongiurare <strong>il</strong> rischio ma Sacconi e dal Testo unico dell’apprendi- occorre tornare a parlare di flessib<strong>il</strong>ità in<br />

O rie di riferimento. Imprenditori, tasnale del Pdl, <strong>il</strong> tema è <strong>il</strong> lavoro («dipenden- una parte e Roberto Maroni dall’altra, per<br />

ci sono tutti i massimi esponenti del parstato. Il nodo vero, però, è tutto politico. E entrata. Due le strategie possib<strong>il</strong>i: insistere<br />

sisti, farmacisti. E ride a tavola col leader te e indipendente») ma la parola d’ordine è un eccesso di tatticismo, finiscano per contito<br />

a livello locale, regionale e nazionale. sta nel fastidio per «la timidezza dei profes- per una rapida approvazione (senza cam-<br />

della Cg<strong>il</strong>. Insomma, noi non staremo qui r<strong>il</strong>ancio. O corsa ai ripari. Per usare le parosegnare <strong>il</strong> paese alla sinistra che ben sap-<br />

A fare da platea un centinaio di m<strong>il</strong>itanti sori», che hanno ceduto al diktat del sindabiamenti), oppure intervenire per aiutare le<br />

fermi a leccarci le ferite. Nessuno si può le di Fabrizio Cicchitto, si vuole creare «un piamo. Noi non siamo affetti da cretini-<br />

di tutte le età, imprenditori in cravatta e cato. È un ritornello, in sala: «Se le liberaliz- piccole e medie imprese. «Anche Berlusconi<br />

<strong>il</strong>ludere che non considereremo la riforma grande partito di alternanza al Pd. Popolasmo parlamentare». Anche Giorgia Meloni<br />

artigiani, <strong>il</strong> popolo delle partite Iva. Renazazioni sono state fatte per decreto, perché avrebbe preferito un decreto», sussurra un<br />

del lavoro in ogni sua accezione». Sorride re, riformista. Dobbiamo aprire una discus- è dello stesso parere: «Non possiamo cadere<br />

to Brunetta parla di «pantano parlamenta- la riforma del lavoro è un disegno di leg- onorevole in fondo alla sala. «I ddl entrano<br />

sornione, Ignazio La Russa, mentre riassusione nel Ppe europeo». Esattamente quel- nella trappola di chi dice che stiamo dalla<br />

re» da scongiurare a tutti i costi: «Monti è ge?». Manifesto per <strong>il</strong> lavoro a parte (in cui in Parlamento che sono purosangue ed<br />

16 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 17<br />

28<br />

G<br />

SOMMARIO<br />

settimanale diretto da luigi amicone<br />

poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1 ne/Vr 28<br />

ESTERI LE AMBIZIONI DELL’EMIRO<br />

Un mega impero<br />

piccolo piccolo<br />

Ospita una base americana e offre un consolato<br />

ai talebani. Promette di risolvere pacificamente<br />

ogni conflitto internazionale ma ha sostenuto<br />

i ribelli libici e siriani. Così <strong>il</strong> ricchissimo Qatar<br />

sgomita per un ruolo da grande potenza<br />

John Kerry, presidente<br />

della commissione Esteri<br />

del Senato americano,<br />

disse: «Il Qatar non può<br />

essere un alleato degli<br />

Stati Uniti <strong>il</strong> lunedì,<br />

e inviare quattrini<br />

ad Hamas <strong>il</strong> martedì»<br />

A lato, dal basso verso l’alto: Hamad Bin Khalifa<br />

uardato da fuori, proprio non ci si la Fifa ammetta <strong>il</strong> velo islamico nel calcio da arbitro e scende in campo parteggiando<br />

Al Thani con <strong>il</strong> presidente siriano Bashar al Assad;<br />

raccapezza. Se la politica internazio- femmin<strong>il</strong>e, ma nello stesso tempo concede per una squadra contro l’altra: in Libia dalla<br />

con i reali inglesi; donne Hezbollah in attesa del suo arrivo;<br />

nale, le alleanze strategiche, le ideo- terreni e libertà di culto perché possano sor- parte dei ribelli anti-Gheddafi, in Siria dalla<br />

con la moglie Mozah bint Nasser al Missned dopo la<br />

logie significano ancora qualcosa, un posto gere dentro ai suoi confini chiese cattoliche, parte degli avversari dell’ex alleato Bashar<br />

notizia che <strong>il</strong> Qatar ospiterà i mondiali di calcio del 2022<br />

del genere semplicemente non dovrebbe esi- siro-malabariche, maronite, copto ortodos- al Assad. Il paese protagonista in tutti gli<br />

stere. Uno Stato che ospita <strong>il</strong> Comando delse e chiama le migliori università america- sforzi per una soluzione diplomatica delle<br />

i posti di potere sono spartiti fra i membri Hamas <strong>il</strong> martedì». Il Qatar ha continuato sono dovuti fare una ragione, anche perle<br />

forze armate degli Stati Uniti in Medio ne a impiantare i loro campus. E ancora: un crisi del mondo arabo nel secondo decen-<br />

di una sola, litigiosa, famiglia (gli Al Thani) a inviare soldi ad Hamas, altri ne ha inviaché di ospiti sospetti nel paese dell’emi-<br />

Oriente e allo stesso tempo irradia <strong>il</strong> verbo paese che prima si costruisce l’immagine di nio del XXI secolo – dal Libano allo Yemen,<br />

che ospita e finanzia la Fondazione per la ti agli islamisti di Ennahda che hanno vinro Hamad Bin Khalifa Al Thani ne passano<br />

antiamericano di Al Jazeera, che è nata e onesto mediatore, terreno neutro per ogni dal Darfur alle guerre intestine fra Al Fatah<br />

democrazia araba e sposa la causa delle rivoto le elezioni in Tunisia e ai ribelli libici del- parecchi: dai parenti di Saddam Hussein a<br />

ha sede proprio lì; mercanteggia con Israe- tipo di negoziato, sulla base di una costitu- e Hamas – che diventa l’unico paese arabo<br />

luzioni democratiche (nel senso che intenla stessa tendenza (insieme ad armi e vet- quelli di Osama Bin Laden fino a Le<strong>il</strong>a Trale<br />

nel mentre che finanzia Hamas e ostenta zione dove all’articolo 7 sta scritto che «la che bombarda insieme ai jet della Nato le<br />

dono consegnare <strong>il</strong> potere a chi vincerà libetovaglie); e fino a quando non è scoppiata belsi, la moglie del deposto presidente tuni-<br />

ottimi rapporti col vicino Iran; offre <strong>il</strong> podio politica estera dello Stato è basata sul prin- forze armate e le città di un paese fratello<br />

re elezioni) del mondo arabo.<br />

la rivolta in Siria, a Doha arrivava spesso sino Ben Ali che dalla vicina Arabia Saudita<br />

di summit internazionali sia a Tzipi Livcipio del rafforzamento della pace e della come la Libia. Che ottiene dalla Lega Araba<br />

Da uscirne pazzi. Tre anni fa John Ker- in visita da Damasco Khaled Mashal, <strong>il</strong> lea- si reca spesso a Doha a fare shopping, senni<br />

sia a Mahmoud Ahmadinejad; si dichia- sicurezza internazionali attraverso l’inco- la sospensione della Siria e preme su Russia<br />

ry, candidato democratico sconfitto alle preder di Hamas, che nella capitale del Qatar za timore di imbattersi in Rachid Ghannoura<br />

wahabita e ospita islamisti intransigenti raggiamento della risoluzione pacifica delle e Cina (qualche migliaio di volte più gransidenziali<br />

del 2004 e presidente della com- ha vissuto fra <strong>il</strong> 1999 e <strong>il</strong> 2001 e vi torna chi, <strong>il</strong> leader carismatico di Ennahda che a<br />

come <strong>il</strong> telepredicatore Yusuf al Qaradawi, dispute internazionali (…) e sulla non interdi di lui) perché permettano al consiglio di<br />

missione Esteri del Senato americano, dis- per visitare suo figlio Omar Abdel Qader, Doha è stato ospite di Qaradawi, residente<br />

si offre di aprire un ufficio di rappresentanferenza negli affari interni di altri Stati»; e Sicurezza dell’Onu di sanzionare <strong>il</strong> regime<br />

se: «Il Qatar non può essere un alleato degli residente permanente. John Kerry, e anche qatariota naturalizzato di antica data.<br />

za dei talebani afghani, trama per far sì che poi improvvisamente si toglie la giacchetta di Assad. Una monarchia assoluta dove tutti<br />

Stati Uniti <strong>il</strong> lunedì, e inviare quattrini ad quelli che stanno molto sopra di lui, se ne Tutto questo minestrone ha spiega-<br />

28 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 29<br />

40<br />

CULTURA LE COSE COME STANNO<br />

L’arcobaleno<br />

piange<br />

anno 18 | numero 13 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 2,00<br />

Foto: AP/LaPresse<br />

Qui sotto, dall’alto verso <strong>il</strong> basso:<br />

Hamad Bin Khalifa Al Thani<br />

con <strong>il</strong> presidente palestinese<br />

Abu Mazen e <strong>il</strong> leader di Hamas<br />

Khaled Mashal; con <strong>il</strong> presidente<br />

iraniano Mahmoud Ahmadinejad;<br />

con <strong>il</strong> re di Giordania Abdullah II<br />

Steve non è proprio lo zio e Anna si bacia con<br />

la mamma. Sono le famiglie gay, promosse<br />

dai media come <strong>il</strong> ritratto della serenità.<br />

Ma nel segreto delle loro camerette i figli di<br />

papà&papà sperimentano drammi inconfessab<strong>il</strong>i<br />

er quanto ne sanno loro, una mamma dere correttamente ogni sfumatura), se i<br />

cucina e l’altra è forte in porta. Nelle padri hanno fisici mozzafiato e le madri<br />

P foto di famiglia tutti portano la cra- affettuose un equ<strong>il</strong>ibrio fra casa e lavoro,<br />

vatta e nessuno <strong>il</strong> reggiseno, in bagno ci i figli sono <strong>il</strong> ritratto della serenità. Nessu-<br />

sono solo dopobarba o solo rossetti, hanno di loro sembra notare differenze sostanno<br />

due mamme, due papà, o tutti e quatziali fra la propria famiglia e quella altrui,<br />

tro assieme, una mamma biologica e due nessuno si chiede come sia possib<strong>il</strong>e essere<br />

padri legali, un donatore di seme e due venuti al mondo da due individui sessual-<br />

madri sposate e all’Ikea hanno lo sconto. mente identici. Anzi, se le questioni sorgo-<br />

Sono i figli di coppie gay, la parte viva delno si risolvono chiarendo che non ci sono<br />

le ingarbugliate «conseguenze dell’amore». etichette e ciascuno può essere ciò che pre-<br />

Quelle di cui ha parlato Giuliano Ferrara ferisce. «Una famiglia tipica non esiste – si<br />

commentando la sentenza della Corte d’ap- spiega in una delle tante guide di organizpello<br />

londinese che ha assegnato a un bamzazioni per i diritti Lgbt (lesbiche-gay-bisesbino<br />

tre genitori: la madre, la sua compasuali-trans), come la storica Stonewall –, ci<br />

gna e l’amico gay che prima ha donato <strong>il</strong> sono famiglie di ogni forma e dimensione».<br />

suo seme e ora vuole fare <strong>il</strong> padre. E quelle Visti da qui i loro figli si sentono speciali e<br />

che da noi implica un pronunciamento del- non hanno nessun problema con la figura<br />

la Cassazione, che, pur non riconoscendo paterna o materna (i nati da genitori etero<br />

come valido in Italia un matrimonio omo- resteranno gli unici grazie ai quali psicosessuale<br />

celebrato all’estero, ha assicurato logi e psicanalisti avranno ancora un lavo-<br />

alle coppie gay <strong>il</strong> «diritto alla vita fam<strong>il</strong>iaro). In un ritorno ancestrale alla comunità,<br />

re». Anzi, in presenza di «specifiche situa- poi, le famiglie gay hanno a disposizione<br />

zioni» ha garantito loro <strong>il</strong> diritto a un «trat- una rete sociale infallib<strong>il</strong>e, nonni adorabitamento<br />

omogeneo a quello assicurato dalli, zii e zie di identità netta o sfumata alla<br />

la legge alla coppia coniugata». Anche per- Almodovar. Lo scenario pare un po’ confuché,<br />

si spiega, <strong>il</strong> fatto che i coniugi debbaso, ma è la libertà, bellezza, e alla fine tutno<br />

essere di sesso diverso per potersi spoto sarà meraviglioso.<br />

sare per <strong>il</strong> diritto europeo è cosa superata. Le difficoltà che i bambini delle cop-<br />

A guardare le famiglie gay in tv e al pie gay incontrano ogni giorno sono mol-<br />

cinema, <strong>il</strong> loro Mulino Rosa o Azzurro semte, ma, ci assicurano, fac<strong>il</strong>mente risolvibibra<br />

<strong>il</strong> migliore dei mondi possib<strong>il</strong>i. In quelli. Eppure, se con qualche appoggio le quele<br />

che appaiono nelle pubblicità – e che stioni pratiche si sbrigano in fretta (Mam-<br />

sf<strong>il</strong>ano con la bandiera arcobaleno, fanno ma come mi faccio la barba? Ora te lo spie-<br />

battaglie politiche, vanno alla Casa Bianga lo zio Tom. Papà, che<br />

ca a ringraziare per l’attenzione alle mino- cos’è un assorbente? Vai Le difficoltà dei bambini delle coppie gay sono<br />

che tutti gli altri hanno e lui no. Oppure Nelle famiglie arcobaleno alcuni sanno entrata a far parte della loro vita. E non semranze<br />

grazie alla quale le soldatesse pos- dalla vicina), è un po’ più<br />

che <strong>il</strong> suo papà non è qui ma non è scappa- da dove vengono: da un padre e una madre pre va come nella favola che ti raccontano<br />

sono baciarsi pubblicamente – sono tut- diffic<strong>il</strong>e spiegare al figlio risolvib<strong>il</strong>i, soprattutto le questioni pratiche. Ma<br />

to, non è cattivo e non è nemmeno morto. che si sono lasciati. Uno dei due si è innamo- su papà che adesso ha un fidanzato: sulle<br />

ti felici. Nello stereotipo delle nuove fami- che cos’è quello strano ani- è diffic<strong>il</strong>e spiegare al figlio cos’è quell’animale<br />

Perché <strong>il</strong> vero problema, fra le conseguenrato – prima, durante o dopo le nozze etero pagine tristi (e nascoste) dei forum sul web,<br />

glie (<strong>il</strong> plurale è fondamentale per inclumale chiamato mamma chiamato mamma che gli altri hanno e lui no<br />

ze dell’amore, è la biologia.<br />

– di una persona del suo stesso sesso, che è quelli senza timbri delle associazioni gay,<br />

40 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 41<br />

L’inedito. Finkielkraut ripropone Péguy<br />

Stralci da “L’incontemporaneo”, l’opera tradotta oggi per<br />

la prima volta in italiano in cui <strong>il</strong> f<strong>il</strong>osofo francese r<strong>il</strong>egge<br />

uno tra gli scrittori più sottovalutati dall’élite intellettuale<br />

Alain Finkielkraut .................................................................................................................................................................................................................6<br />

LA SETTIMANA<br />

Caso Sea. Dieci domande a Pisapia<br />

L’ex assessore all’Urbanistica Carlo Masseroli<br />

ha presentato un’interrogazione urgente in Consiglio<br />

comunale affinché <strong>il</strong> sindaco di M<strong>il</strong>ano dia chiara<br />

e puntuale risposta riguardo la vendita della società<br />

che gestisce gli aeroporti del capoluogo lombardo ...............14<br />

INTERNI<br />

Scenari. A un passo dalla riforma<br />

Le strategie dei grandi partiti. Chi sta con Monti ......................16<br />

Lo Stato spiato. Giustizia creativa<br />

Tabulati telefonici presi di nascosto, parlamentari<br />

intercettati senza autorizzazione. Il caso Pittelli e altre<br />

“negligenze” di De Magistris e Genchi. Terza puntata<br />

Peppe Rinaldi ..............................................................................................................................................................................................................20<br />

ESTERI<br />

Copertina. Un mega impero tascab<strong>il</strong>e<br />

L’emiro promette di risolvere pacificamente ogni<br />

conflitto internazionale ma ha sostenuto i ribelli libici<br />

e siriani. Intanto suo figlio sta mettendo le mani sul<br />

calcio planetario, dal Psg al Barcellona. Così <strong>il</strong> ricco<br />

Qatar sgomita per ritagliarsi un ruolo da superpotenza<br />

Rodolfo Casadei, Daniele Guarneri ........................................................................................................................28<br />

CULTURA<br />

L’INEDITO<br />

La resistenza<br />

della pietra<br />

Così i moderni hanno ricusato l’indominab<strong>il</strong>ità delle<br />

cose e «l’aperta infinità dell’esperienza». In cambio<br />

di un sapere che non incontra mai l’altro ma ovunque<br />

e sempre se stesso. La collera di Péguy (e Finkielkraut)<br />

nei confronti della «panv<strong>il</strong>lania» contemporanea.<br />

Uno sguardo vivo davanti alla realtà zamp<strong>il</strong>lante<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 7<br />

Nozze gay. Famiglie arcobaleno<br />

È ipocrisia attribuire i problemi degli omosessuali<br />

alla società. È “l’ecologia dell’uomo” a dettare<br />

l’irrinunciab<strong>il</strong>ità dell’unione fra maschio e femmina.<br />

Parlano don Francesco Ventorino e Dale O’Leary<br />

Valentina Fizzotti, Benedetta Frigerio........................................................................................................40<br />

LA SETTIMANA<br />

Foglietto<br />

Lodovico Festa ...................................3<br />

Non sono d’accordo<br />

Oscar Giannino ..............................13<br />

Boris Godunov<br />

Renato Farina .................................27<br />

Le nuove lettere di<br />

Berlicche ....................................................35<br />

Presa d’aria<br />

Paolo Togni ..........................................52<br />

Mamma Oca<br />

Annalena Valenti ....................53<br />

Post Apocalypto<br />

Aldo Trento .........................................58<br />

Sport über alles<br />

Fred Perri .................................................62<br />

Cartolina dal Paradiso<br />

Pippo Corigliano .......................63<br />

Diario<br />

Marina Corradi ............................66<br />

RUBRICHE<br />

L’Italia che lavora ....................48<br />

Per Piacere ..............................................50<br />

Green Estate ........................................52<br />

Mob<strong>il</strong>ità 2000 ..................................55<br />

La rosa dei <strong>Tempi</strong> .....................56<br />

Lettere e rettifiche ..................62<br />

Taz&Bao .....................................................64<br />

Reg. del Trib. di M<strong>il</strong>ano n. 332 dell’11/6/1994<br />

settimanale di cronaca, giudizio,<br />

libera circolazione di idee<br />

Anno 18 – N. 13 dal 29 marzo al 4 apr<strong>il</strong>e 2012<br />

IN COPERTINA fotomontaggio <strong>Tempi</strong><br />

DIRETTORE RESPONSABILE:<br />

LUIGI AMICONE<br />

REDAZIONE: Emanuele Boffi, Laura Borselli,<br />

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speciale), Benedetta Frigerio, Caterina Giojelli,<br />

Daniele Guarneri, Elisabetta Longo, Pietro<br />

Piccinini, Chiara Rizzo, Chiara Sirianni<br />

SEGRETERIA DI REDAZIONE:<br />

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(D.LEG. 196/2003 tutela dati personali).


L’INEDITO<br />

La resistenza<br />

della pietra<br />

Così i moderni hanno ricusato l’indominab<strong>il</strong>ità delle<br />

cose e «l’aperta infinità dell’esperienza». In cambio<br />

di un sapere che non incontra mai l’altro ma ovunque<br />

e sempre se stesso. La collera di Péguy (e Finkielkraut)<br />

nei confronti della «panv<strong>il</strong>lania» contemporanea.<br />

Uno sguardo vivo davanti alla realtà zamp<strong>il</strong>lante<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 7


di Alain Finkielkraut<br />

In un testo intitolato Deuxième élégie<br />

xxx, con un richiamo e in omaggio<br />

alla celebre poesia di Ronsard («Ascolta<br />

boscaiolo, ferma <strong>il</strong> braccio/ legno solo<br />

non è quello che abbatti/ non vedi <strong>il</strong> sangue<br />

sgorgare dalle ninfe/ che vivono nei<br />

tronchi della dura scorza»), Péguy medita<br />

lungamente sulla differenza esistente tra<br />

la lavorazione del ferro (che la rivoluzione<br />

industriale ha reso possib<strong>il</strong>e) e ciò che era<br />

un tempo la lavorazione della pietra e del<br />

legno. La materia antica, osserva Péguy, aveva<br />

una sua solidità fin dall’inizio e si tagliava<br />

«come era naturalmente venuta al mondo».<br />

«Naturalmente» significa «da sola», «a<br />

partire da sé stessa», «secondo le proprie<br />

leggi». Prima dell’uomo, già data, c’era la<br />

materia. Materia prima, nel senso letterale<br />

del termine. Questo primato era un’autorità.<br />

Questa origine, un potere. Questo inizio,<br />

un comandamento. Questa anteriorità e<br />

8 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

questa esteriorità costringevano l’operaio a<br />

trattare con cautela, se non addirittura con<br />

solennità, l’oggetto di cui faceva uso. La forma<br />

che voleva creare era, in effetti, implicata<br />

nella materia, legata a essa da una parentela,<br />

una prossimità, una coappartenenza<br />

e, dice ancora Péguy, «una codestinazione<br />

eterna». Poiché un «gesto maldestro su questa<br />

materia non si può più rimediare», poiché<br />

«nel commercio fra uomo e legno, fra<br />

uomo e pietra, un’ingiuria non si dimentica<br />

più, nulla si cancella», poiché «nell’operazione<br />

dell’antica materia, tutto conta e<br />

tutto conta per sempre, tutto è inespiab<strong>il</strong>e,<br />

tutto è impagab<strong>il</strong>e, tutto è irreversib<strong>il</strong>e,<br />

dunque tutto è eterno», l’uomo era, in qualche<br />

modo, tenuto al rispetto.<br />

La forma era implicata nella materia antica,<br />

legata a essa da «una codestinazione eterna».<br />

Poiché «nel commercio fra uomo e legno, fra<br />

uomo e pietra, un’ingiuria non si dimentica più»<br />

Con l’avvento del ferro, e dal momento<br />

in cui si è appreso a trattare questo metallo<br />

in grandi quantità e a ridurlo allo stato<br />

liquido, tutto cambia: a questo punto è di<br />

materia seconda che bisogna parlare, per<br />

designare una materia «dutt<strong>il</strong>e, malleab<strong>il</strong>e,<br />

morbida, doc<strong>il</strong>e, intercambiab<strong>il</strong>e, che va<br />

e che viene», che si scioglie e scivola invece<br />

di sottomettere e comandare. Ormai per<br />

fare qualsiasi cosa è inut<strong>il</strong>e operare con,<br />

avere dei riguardi, venire a compromessi,<br />

rispondere a esigenze esterne a sé. S<strong>il</strong>enziosa<br />

e sottomessa, assoggettab<strong>il</strong>e e manipolab<strong>il</strong>e,<br />

domestica e disponib<strong>il</strong>e, inerte e<br />

offerta, la materia moderna è una materia<br />

che la vera vita ha abbandonato. Il ferro,<br />

ovvero <strong>il</strong> trionfo della volontà: laddove l’uomo<br />

componeva, ora dispo-<br />

ne e impone; dove rispondeva,<br />

ordina; dove socializzava,<br />

fa sol<strong>il</strong>oqui; dove recepiva,<br />

concepisce, calcola, pianifica<br />

e programma; dove


IN LIBRERIA<br />

In queste pagine<br />

pubblichiamo<br />

alcuni stralci da<br />

L’incontemporaneo,<br />

l’opera in cui Alain<br />

Finkielkraut ripropone<br />

lo scrittore Charles<br />

Péguy, da sempre<br />

emarginato dall’élite<br />

culturale di sinistra,<br />

come un imprescindib<strong>il</strong>e<br />

e profetico<br />

«lettore del mondo<br />

moderno». Uscito<br />

in Francia nel 1992,<br />

<strong>il</strong> testo è stato ora<br />

finalmente tradotto<br />

per la prima volta in<br />

italiano da Lindau<br />

(160 pagine, 19 euro).<br />

dipendeva, regna. Il corrispettivo della sua<br />

attività non è più la natura, o la realtà così<br />

come si concede, ma l’operab<strong>il</strong>ità e la plasticità<br />

senza limiti di una materia senza<br />

dignità; non è più l’essere in quanto altro,<br />

ma l’essere come prolungamento dell’uomo,<br />

l’essere come servizio, l’essere liberato<br />

da ogni trascendenza e da ogni esteriorità.<br />

Quando <strong>il</strong> dono cede <strong>il</strong> posto alla dominazione,<br />

quando la tecnica non ha più qualcuno<br />

con cui parlare sulla terra, allora l’uomo<br />

cambia mondo o, più precisamente, <strong>il</strong><br />

mondo cambia umanità.<br />

Durante i secoli, l’umanità, tutte le umanità,<br />

tutte le particolari umanità, insieme<br />

o separatamente, tutta l’intera umanità<br />

totale ha lavorato una materia che non<br />

solo resisteva, ma che comandava, che esigeva<br />

rispetto, sotto la costrizione di quel ricatto<br />

irrevocab<strong>il</strong>e che abbiamo detto. Per molti<br />

secoli tutta questa intera umanità ha dovuto<br />

lavorare, è stata costretta a lavorare una<br />

materia che non solo resisteva (tutte le materie<br />

resistono, almeno un po’, anche quelle<br />

moderne, per poco che sia, è la loro funzione),<br />

ma una materia che non ammetteva,<br />

che non accettava scherzi o che non ci si<br />

andasse piano con lei. Una materia seria. In<br />

quei tempi c’erano umanità serie che portavano<br />

rispetto. Umanità serie che non facevano<br />

scherzi e che ci andavano piano. Si comportavano<br />

seriamente […]. In <strong>il</strong>lo tempore.<br />

Ai giorni nostri un’umanità moderna<br />

è libera. È libera di lavorare una materia<br />

moderna relativamente fac<strong>il</strong>e, intercambiab<strong>il</strong>e,<br />

prostituzionale, che può servire a tutto<br />

e a tutti, una materia puttana, questo ferro<br />

che forse resiste pure un po’, perché non può<br />

fare altrimenti, perché è una materia, ma<br />

che resiste solo per fare scena.<br />

Moderno significa dunque libero,<br />

Péguy ne è convinto. Però, aggiunge, significa<br />

libero dal reale, non dall’autorità. Tuttavia,<br />

non è Dio (o, per dirla con Ronsard,<br />

gli dèi) che questo passatista rimpiange né<br />

l’ordine sociale come manifestazione terrestre<br />

del divino, ma <strong>il</strong> commercio con la<br />

terra, <strong>il</strong> volto che le cose presentano a partire<br />

da sé stesse, <strong>il</strong> carattere improgrammab<strong>il</strong>e<br />

di ciò che è dato. (…) La scienza mette<br />

<strong>il</strong> dato fuori gioco al pari della tecnica<br />

moderna. Così come la materia è ormai<br />

definita nella sua interezza da calcoli e da<br />

piani, allo stesso modo è solamente a partire<br />

dai fini, dai modelli e dalle ipotesi elaborate<br />

dallo spirito umano che le cose acquistano<br />

senso e che viene indagata la natura.<br />

La rivelazione – <strong>il</strong> fatto di darsi, di apparire<br />

– non è più la modalità di presentazione<br />

della verità del reale. L’uomo pensa la<br />

verità come una sua opera e lo svelamento<br />

«come <strong>il</strong> frutto della sua iniziativa e del suo<br />

comportamento rivelatore». Ricusando la<br />

realtà così come si offre ai suoi occhi di carne,<br />

egli non cerca più di formare una ragione<br />

a immagine del mondo, ma di costruire<br />

«Ai giorni nostri un’umanità moderna è libera.<br />

È libera di lavorare una materia moderna fac<strong>il</strong>e,<br />

intercambiab<strong>il</strong>e, prostituzionale, una materia<br />

puttana, che resiste solo per fare scena»<br />

L’INEDITO PRIMALINEA<br />

Qui sopra, Charles Péguy.<br />

A lato, <strong>il</strong> f<strong>il</strong>osofo francese<br />

Alain Finkielkraut<br />

un mondo a immagine della ragione. Nel<br />

dialogo sperimentale che la scienza intreccia<br />

con la natura, l’esperienza in senso corrente,<br />

ovvero lo shock dell’indominab<strong>il</strong>e,<br />

non ha alcun ruolo.<br />

La smaterializzazione del cosmo<br />

(…) Lavoro immenso, infatti, giacché i<br />

moderni fanno come se niente fosse. Come<br />

se <strong>il</strong> misurab<strong>il</strong>e e <strong>il</strong> calcolab<strong>il</strong>e coincidessero<br />

con la realtà. Come se la verità della<br />

scienza fosse la sola verità del reale. Come<br />

se nessuno iato, nessuna differenza separasse<br />

ormai <strong>il</strong> mondo, «questa creazione di<br />

inquietudine e d’inconoscib<strong>il</strong>e», dal mondo<br />

popolato di nomi, astrazioni ed equivalenze<br />

che costituisce l’universo matematizzato.<br />

Dimentichi del loro gesto fondatore, essi<br />

si vantano rumorosamente di avere «introdotto<br />

<strong>il</strong> positivo in tutte le branche della<br />

conoscenza» e, indirizzando i loro sguardi<br />

non più al di là, ma all’interno stesso della<br />

realtà, di aver messo fine all’era metafisica<br />

dell’avventura umana. (…) Non è per <strong>il</strong><br />

quaggiù che essi hanno abbandonato l’al di<br />

là, non è a beneficio del nostro mondo che<br />

hanno perduto l’altro mondo. Non hanno<br />

abbandonato l’ombra soprannaturale per la<br />

preda terrestre. «Il fraterno tocco felice» lo<br />

conferma: hanno abbandonato l’ombra per<br />

l’ombra. Non hanno raggiunto, afferrato o<br />

stretto l’essere vero, hanno ricavato «un abito<br />

ideale» dall’«aperta infinità di un’esperienza<br />

possib<strong>il</strong>e». Nel momento stesso in<br />

cui hanno scoperto le proprietà matematiche<br />

della natura, hanno nascosto o ignorato<br />

tutto ciò che in essa sfugge alla matematizzazione.<br />

E oggi prendono «per vero<br />

essere ciò che invece è soltanto un metodo».<br />

Deus absconditus, dicono con fierezza<br />

o con la tristezza nel cuore, quando invece,<br />

per essere precisi, è di mundus absconditus<br />

che bisognerebbe parlare, cioè di un occultamento,<br />

di una smaterializzazione, di una<br />

trascuratezza del mondo sensib<strong>il</strong>e.<br />

Dio infatti non è scom-<br />

parso, è stato sostituito: l’uomo<br />

assolto dalla propria finitezza,<br />

svincolato dalle catene<br />

dell’esperienza terrestre<br />

e che «invece di osserva-<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 9


e i fenomeni naturali così come gli sono<br />

naturalmente dati, pone la natura nelle<br />

condizioni del suo intelletto»: un sim<strong>il</strong>e<br />

uomo non è nient’altro che <strong>il</strong> successore<br />

di Dio. Esiste dunque, inconfessata, ma<br />

determinante, clandestina, ma caratteristica,<br />

una metafisica moderna. L’età positiva<br />

è, infatti, impregnata di religiosità: «Questo<br />

secolo che si dice ateo non lo è affatto, esso è<br />

autoteo. Un bel vocabolo, proprio degno del<br />

suo tempo. Si è letteralmente trasformato<br />

nel suo stesso Dio e su questo punto ha una<br />

credenza ferma». Quando l’autore di L’avenir<br />

de la science afferma con enfasi che «<strong>il</strong><br />

grande progresso della riflessione moderna<br />

è stato quello di sostituire la categoria del<br />

divenire alla categoria dell’essere, <strong>il</strong> concetto<br />

di relativo al concetto di assoluto, <strong>il</strong> movimento<br />

all’immob<strong>il</strong>ità», delle due l’una: o<br />

mente o mente a sé stesso. Questo relativo<br />

che egli oppone alla metafisica non è che<br />

la via di accesso all’assoluto, <strong>il</strong> divenire non<br />

è che un divenire-Dio, <strong>il</strong> tempo dei moderni,<br />

questo tempo che essi si vantano di aver<br />

riconc<strong>il</strong>iato con la f<strong>il</strong>osofia, non è <strong>il</strong> tempo<br />

nella sua realtà zamp<strong>il</strong>lante, maleducata,<br />

imprevedib<strong>il</strong>e, ma la marcia dell’uomo verso<br />

<strong>il</strong> suo stesso coronamento, <strong>il</strong> tempo di cui<br />

egli ha bisogno per innalzarsi fino all’onniscienza<br />

e per esercitare sulle cose un potere<br />

<strong>il</strong>limitato. È questa l’ultima menzogna,<br />

l’ultima impostura che Péguy denuncia con<br />

una collera inesaurib<strong>il</strong>e e con instancab<strong>il</strong>e<br />

pazienza: pensare questa progressiva dominazione<br />

come un irresistib<strong>il</strong>e progresso.<br />

Sarà una grande sciagura per l’umanità<br />

nella sua età moderna, una sciagura<br />

che non sarà forse risanata, l’aver avuto in<br />

mano questa materia, l’essere stata condotta<br />

dal progresso forse inevitab<strong>il</strong>e della sua<br />

tecnica industriale a essere libera, a essere<br />

padrona, a palpeggiare liberamente questa<br />

materia che si presta a tutto, ma che non si<br />

dedica a niente, che si presta a tutti, ma non<br />

si concede a nessuno, questa materia libidinosa,<br />

senza costrizione, quasi senza resistenza.<br />

A questo gioco oggi è giunta l’umanità,<br />

un mondo di barbari, di bruti, di v<strong>il</strong>lani;<br />

più che una panidiozia, più che la temib<strong>il</strong>e<br />

panidiozia annunciata, più che la temib<strong>il</strong>e<br />

panidiozia constatata, una panv<strong>il</strong>lania senza<br />

limiti; un regno di barbari, di bruti e di<br />

v<strong>il</strong>lani; una materia schiava; senza personalità,<br />

senza dignità; senza linea; un mondo<br />

che non solo scherza, ma che non sa far altro<br />

che scherzare, che fa ogni genere di scherzi e<br />

si prende gioco di tutto. E che alla fine non<br />

si domanda nemmeno ansiosamente se ciò<br />

sia grave, ma che inquieto, vuoto, si domanda<br />

soltanto se è divertente.<br />

(…) «Apertura» è la sua parola maestra,<br />

la parola che definisce l’azione dei suoi<br />

maestri. Ed è perché <strong>il</strong> mondo moderno<br />

pone fine a questo spaesamento salutare<br />

10 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

che egli perseguita questo mondo con un<br />

odio così inespiab<strong>il</strong>e.<br />

Cosa significa, infatti, essere moderni se<br />

non pensare <strong>il</strong> tempo come avanzamento,<br />

l’epoca attuale come l’epoca ultima, quella<br />

in cui l’umanità giunta a destinazione può<br />

abbracciare tutto ciò che è e tutto ciò che fu<br />

«nella contemplazione della sua completa<br />

conoscenza»? A differenza del f<strong>il</strong>osofo antico<br />

e del figlio dell’impagliatrice di sedie<br />

di Orléans, <strong>il</strong> moderno non si meraviglia.<br />

Barattando la sorpresa in cambio dello strapiombo,<br />

dello sguardo panoramico dell’osservatore<br />

assoluto, egli non conosce avventure:<br />

non incontra mai l’altro, ma ovunque<br />

e sempre <strong>il</strong> suo stesso sapere.<br />

Fare piani o seguire le indicazioni<br />

(…) Péguy chiama intellettuali coloro che<br />

non si meravigliano, coloro che, sulla scia<br />

di Taine, cedono alla tentazione dell’immodestia<br />

e si vantano di tenere l’umanità e <strong>il</strong><br />

mondo sul palmo della mano. Intellettuali?<br />

Ma è la parola di Barrès! Lo stesso termine<br />

che i nazionalisti hanno usato durante l’Affaire<br />

nei confronti dei dreyfusardi, ebraizzati,<br />

ragionatori e kantiani! Ma se la terminologia<br />

è identica, <strong>il</strong> senso è totalmente diverso.<br />

Nel suo spirito, infatti, <strong>il</strong> partito intellettuale<br />

è <strong>il</strong> partito dell’assoluto, non quello<br />

dello straniero o dell’universale. Egli non<br />

rimprovera ai suoi colleghi di alterare la<br />

purezza dell’identità collettiva, ma di pretendere<br />

d’inglobare ogni alterità nell’infinità<br />

del loro sapere. Ciò che egli oppone a<br />

questo sapere non è un altro sapere, <strong>il</strong> sapere<br />

dal basso, l’infallib<strong>il</strong>e sapere della razza<br />

o dell’inconscio nazionale, ma è la modestia<br />

del non-sapere, la necessità di non fare<br />

i furbi, l’eccedenza del reale sul concetto,<br />

la sproporzione tra la fecondità dell’essere<br />

e le risorse della teoria, <strong>il</strong> fallimento<br />

del principio di causalità nel sottomettere<br />

a sé la creazione, <strong>il</strong> riconoscimento, infine,<br />

che nella storia si danno degli avvenimenti,<br />

vale a dire degli eventi non dominab<strong>il</strong>i,<br />

così come in natura troviamo dei dati. «Tutto<br />

è immenso, tranne <strong>il</strong> sapere», o ancora:<br />

«Le nostre conoscenze sono niente di fronte<br />

alla realtà conoscib<strong>il</strong>e, e a maggior ragione,<br />

forse, rispetto alla realtà inconoscib<strong>il</strong>e».<br />

Questo anti-intellettualismo non difende la<br />

parte interna dalle minacce o dalle aggressioni<br />

dell’esterno, ma la trascendenza stessa<br />

dell’esterno contro <strong>il</strong> regno dell’anima chiusa.<br />

Mentre Barrès raccomanda agli sradicati<br />

di abbandonare <strong>il</strong> cogito per <strong>il</strong> cogitor e di<br />

seguire <strong>il</strong> loro istinto, Péguy afferma: «Non<br />

bisogna riproporsi niente, non bisogna fare<br />

dei piani, bisogna seguire le indicazioni».<br />

Al sapere assoluto degli intellettuali Péguy<br />

non oppone un altro sapere, ma l’eccedenza<br />

del reale sul concetto, la sproporzione tra<br />

la fecondità dell’essere e le risorse della teoria<br />

L’uomo che fa dei piani crede di poter<br />

ricavare la verità dai suoi stessi fondi e di<br />

piegare la realtà ai suoi modelli. L’uomo<br />

che segue le indicazioni subordina <strong>il</strong> suo<br />

pensiero all’aspetto che le cose e gli eventi<br />

presentano. Colui che fa dei piani traccia<br />

la sua strada, colui che segue le indicazioni<br />

chiede alla realtà di mostrargli <strong>il</strong> cammino.<br />

Colui che fa dei piani decide tutto, colui<br />

che segue le indicazioni si aspetta di tutto.<br />

Colui che fa dei piani costruisce un’opera,<br />

colui che segue le indicazioni lavora per<br />

quindicine e tiene dei cahiers. Spirito di<br />

metodo contro spirito d’avventura: <strong>il</strong> primo<br />

produce belle forme metalliche, <strong>il</strong> secondo,<br />

inscritto in uno spazio che lo trascende,<br />

intrattiene con <strong>il</strong> mondo lo stesso rapporto<br />

che l’artigiano ha con la pietra o <strong>il</strong> legno.<br />

È <strong>il</strong> padre <strong>il</strong> vero avventuriero<br />

(…) Si trovano talora in Péguy gli stessi termini<br />

che ritroviamo in Barrès, ma niente<br />

che assomigli al ritratto barresiano dell’uomo<br />

in quanto figlio di famiglia. (…) In breve,<br />

pur definendo, come Barrès, la metafisica<br />

moderna con l’avvento dell’uomo nella<br />

posizione di soggetto, alla soggettività<br />

trionfante Péguy non contrappone l’abdicazione<br />

del figlio, ma l’abnega-<br />

zione del padre di famiglia.<br />

Vista dal figlio, la famiglia<br />

è un guscio: «È come<br />

un ordine architettonico che<br />

qualcuno perfeziona: è sem


pre lo stesso ordine. È come una casa nella<br />

quale si introducono delle altre disposizioni:<br />

non solo essa giace sulle stesse basi,<br />

ma in più è costituita dagli stessi mattoni:<br />

è sempre la stessa casa». Vista dal padre, la<br />

famiglia è una preoccupazione: «Lui solo<br />

soffre per gli altri». La famiglia del figlio è<br />

la sua eredità: «Il mio essere mi rende lieto<br />

quando lo vedo distribuito lungo tanti<br />

secoli. Io non sono che un istante di un lungo<br />

sv<strong>il</strong>uppo del mio Essere». La famiglia del<br />

padre è la sua vulnerab<strong>il</strong>ità: «Lui solo espone,<br />

è costretto a esporre alle tempeste del<br />

mare un apparato enorme, un corpo pieno,<br />

tutta la vela; e qualunque sia la forza del<br />

vento è costretto a navigare a piene vele. Tutti<br />

lo tengono in pugno, lui non ha in pugno<br />

nessuno». Figlio e padre sono entrambi<br />

destituiti dalla loro posizione sovrana, ma<br />

nel caso del primo per l’immob<strong>il</strong>ità e la<br />

sicurezza del radicamento, nel caso del<br />

secondo per un’odissea senza ritorno.<br />

(…) E mentre l’odio del figlio per la f<strong>il</strong>osofia<br />

kantiana ha di mira la pretesa dell’imperativo<br />

categorico di valere per tutti, in<br />

ogni tempo e in ogni luogo, e mentre Barrès<br />

si appoggia sulla diversità delle genealogie<br />

per contestare l’universalismo della<br />

ragione pratica, Péguy, dal canto suo,<br />

denuncia nel nome del padre <strong>il</strong> suo «egoismo<br />

trascendentale», vale a dire <strong>il</strong> fatto di<br />

lavorare «per l’esercizio e la virtù del lavoro<br />

stesso, per <strong>il</strong> merito e <strong>il</strong> dovere», anziché<br />

per la riuscita dell’opera.<br />

(…) Lo si è visto: non è possib<strong>il</strong>e stare dietro<br />

a Péguy quando capovolge l’opposizione<br />

tra celibe e padre di famiglia attribuendo<br />

al secondo, proprio perché circondato<br />

dai bambini, <strong>il</strong> titolo di avventuriero che<br />

ha negato al primo, proprio perché questo<br />

è «l’uomo libero, <strong>il</strong> non-prigioniero, <strong>il</strong> nonostaggio,<br />

lo slegato, […] <strong>il</strong> mai-legato, l’intrufolato,<br />

l’uomo dai piedi leggeri, <strong>il</strong> corridore,<br />

<strong>il</strong> bombardiere, <strong>il</strong> bisboccione».<br />

Predatori e guardiani dei morti<br />

D’altronde, <strong>il</strong> padre di famiglia non è che<br />

una delle figure in cui si incarna questa<br />

modalità dell’umano. Lo stesso rapporto<br />

che lega <strong>il</strong> padre ai figli unisce, secondo<br />

Péguy, i vivi ai morti. Contrariamente a ciò<br />

che sostiene Barrès, noi non siamo i figli<br />

dei nostri morti. Per condizionarci, comandarci,<br />

guidare i nostri passi, sorvegliare<br />

i nostri gesti, dirigere i nostri pensieri e<br />

parlare in noi quando noi parliamo, bisognerebbe<br />

che non fossero morti. Tuttavia,<br />

sono morti, vale a dire sono senza difesa,<br />

privi di parole e ancora più inermi di un<br />

bambino. Non ci mantengono, siamo noi a<br />

mantenerli. Non ci possiedono, noi possiamo<br />

fare di loro ciò che meglio crediamo.<br />

«Colui che ama cade in schiavitù di colui che<br />

è amato./ Dio non ha voluto sfuggire a questa<br />

legge comune./ E per <strong>il</strong> suo amore è caduto in<br />

schiavitù del peccatore./ Spaventoso amore»<br />

L’INEDITO PRIMALINEA<br />

Ricordiamoci delle parole di Péguy sulla<br />

lettura: «È spaventoso, amico mio, pensare<br />

che abbiamo ogni licenza, che abbiamo<br />

<strong>il</strong> diritto esorbitante, che abbiamo <strong>il</strong> diritto<br />

di fare una pessima lettura di Omero, di<br />

levare la corona all’opera di un genio». Ma<br />

cosa significa essere uomini? Significa non<br />

servirsi di questo diritto dell’uomo, non<br />

cadere in questa libertà e da predatori divenire<br />

guardiani. Diventare padri dei morti,<br />

non nel senso di una tutela che noi eserciteremmo<br />

su di loro dall’alto della saggezza<br />

accumulata dall’umanità («la storia riconoscerà<br />

i suoi»), ma nel senso della protezione<br />

che noi dobbiamo loro: «La più dura materia,<br />

<strong>il</strong> marmo più puro non vieterà alla statua<br />

di disfarsi se lo sguardo che noi posiamo<br />

su di essa non è uno sguardo vivo».<br />

Siamo noi che rispondiamo di Lui<br />

(…) La religione di Péguy imprime al legame<br />

fra l’uomo e Dio un capovolgimento<br />

analogo.<br />

Ecco la situazione in cui Dio si è messo.<br />

Colui che ama cade in schiavitù di colui<br />

che è amato.<br />

Proprio per questo.<br />

Colui che ama cade in schiavitù di colui<br />

che egli ama.<br />

Dio non ha voluto sfuggire a questa<br />

legge comune.<br />

E per <strong>il</strong> suo amore è caduto in schiavitù<br />

del peccatore. […]<br />

Spaventoso amore, spaventosa carità,<br />

Spaventosa speranza, responsab<strong>il</strong>ità<br />

veramente spaventosa,<br />

Il Creatore ha bisogno della sua creatura,<br />

si è messo nella condizione di aver bisogno<br />

della sua creatura.<br />

Non può far nulla senza di lei.<br />

È come un re che avesse abdicato nelle<br />

mani di ognuno dei suoi sudditi<br />

Semplicemente <strong>il</strong> potere supremo. […]<br />

Che spoliazione, di sé, del suo potere.<br />

Che imprudenza.<br />

Che mancanza di previsione, di previdenza,<br />

Di provvidenza di Dio.<br />

Noi possiamo far difetto.<br />

Mancanza di provvidenza di Dio. Questo<br />

tema capovolge tanto la fede moderna nel<br />

progresso quanto quella degli Antichi in un<br />

dio paterno, tutelare e onnipotente. Il credente<br />

Péguy denuncia meno l’ateismo che<br />

la teodicea nelle sue due versioni, soprannaturale<br />

e secolare. Lungi dal presentare la<br />

religione come rimedio all’inquietudine,<br />

egli oppone l’inquietudine per Dio all’idea<br />

rassicurante che la Ragione governi <strong>il</strong> mondo.<br />

Perché Dio si è messo in<br />

una situazione scomoda, Dio<br />

è come i morti e come i bambini:<br />

non è Lui che risponde<br />

di noi, siamo noi che rispondiamo<br />

di Lui. n<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 11


Foto: AP/LaPresse<br />

LA LOTTA AL PRECARIATO FATTA ALLA ROVESCIA<br />

Articolo 18, prevale la Camusso<br />

La stagione delle riforme è finita?<br />

di Oscar Giannino<br />

Diciamo la verità. Se nel suo tour<br />

in Asia <strong>il</strong> premier Monti ha<br />

dovuto iniziare ad affermare:<br />

«Nel caso in cui <strong>il</strong> paese non fosse<br />

pronto, possiamo anche andarcene»<br />

e se Pierferdinando Casini sin da domenica<br />

scorsa ha lanciato l’allarme<br />

crisi di governo possib<strong>il</strong>e, è <strong>il</strong> segno<br />

– sia pur da non prendere troppo sul<br />

serio – che sulla riforma del mercato<br />

del lavoro qualcosa di r<strong>il</strong>evante si<br />

è inceppato, nel meccanismo sin qui<br />

quasi perfetto che rendeva <strong>il</strong> gover-<br />

NON SONO<br />

D’ACCORDO<br />

no di emergenza padrone dell’agenda nazionale. Dico<br />

“quasi” perfetto perché una prima avvisaglia c’era stata<br />

sul decreto liberalizzazioni, di molto modificato in Parlamento.<br />

Ma, si sa, le liberalizzazioni fanno molto parlare<br />

noi tifosi del mercato, purtroppo non colpiscono molto<br />

l’immaginario popolare. Cosa tutt’affatto diversa è la<br />

questione dell’articolo 18 e della minor<br />

rigidità in uscita dal mercato del<br />

lavoro, dopo quaranta e più anni di<br />

immob<strong>il</strong>ismo conservativo.<br />

Sull’articolo 18, sin qui Susanna<br />

Camusso è stata una stratega sopraffina.<br />

Ha incassato all’inizio, e senza<br />

spendere una sola parola di troppo,<br />

<strong>il</strong> drastico giro di vite nella flessib<strong>il</strong>ità<br />

all’ingresso, sostenuto da Elsa<br />

Fornero e dai suoi giovani ricercatori<br />

torinesi che hanno lavorato sui testi.<br />

Credo che nessun governo politico<br />

“di sinistra” se la sarebbe sentita<br />

di imprimere al tempo determinato,<br />

alle partite Iva, ai co.co.pro e al tempo parziale una sim<strong>il</strong>e<br />

botta di aumenti contributivi, accrescimenti dell’intervallo<br />

temporale per poterne usufruire, indicazioni<br />

presuntive di mero travestimento di rapporti a tempo<br />

indeterminato sgravati e dunque tali da poter essere imperativamente<br />

trasformati in assunzioni a pieno titolo,<br />

appesantimento di criteri autorizzativi ex ante e di controlli<br />

ex post. La mia assoluta convinzione è che in recessione<br />

ne deriverà un abbattimento dell’occupazione. Ma<br />

ripeto: fa parte del mantra “lotta alla precarietà”, anche<br />

se dovunque in Europa per combatterla si è assunto <strong>il</strong> criterio<br />

opposto, cioè quello di abbassare le pretese contributive<br />

e fiscali sul reddito di questa fascia di lavoratori,<br />

Senza spendere una parola, la Cg<strong>il</strong> ha già incassato <strong>il</strong><br />

giro di vite nella flessib<strong>il</strong>ità in entrata. Nessun governo<br />

“di sinistra” se la sarebbe sentita di dare ai contratti<br />

“atipici” una sim<strong>il</strong>e botta di aumenti contributivi<br />

L’OBIETTORE<br />

nel mentre che si abbassavano i contributi anche sul lavoro<br />

a tempo determinato, per incentivarlo. Da noi lo Stato<br />

assetato segue la strada contraria. Anche Stefano Fassina,<br />

<strong>il</strong> responsab<strong>il</strong>e economico del Pd che sin dall’inizio<br />

ha seguito la Camusso nel no al resto delle formulazioni<br />

di Fornero, ha convenuto a Radio 24 che la via scelta<br />

è sbagliata e che occorreva tagliare la spesa pubblica per<br />

abbassare i contributi sul lavoro e sull’impresa.<br />

In ogni caso, alla Cg<strong>il</strong> la maggior rigidità in entrata<br />

va bene. E a questo obiettivo la leader Cg<strong>il</strong> ne ha aggiunto<br />

un secondo, puntando i piedi e annunciando scioperi<br />

a valanga contro l’articolo 18 riscritto da Fornero. Ha indotto<br />

anche Cisl e U<strong>il</strong> a unirsi nella richiesta che anche<br />

per i licenziamenti economici <strong>il</strong> giudice possa disporre <strong>il</strong><br />

reintegro oltre all’indennizzo, come accade per i casi disciplinari.<br />

Col che la riforma è svuotata. Anche pezzi del<br />

Pdl la pensano così. Per esempio Giuliano Cazzola, che sostiene<br />

come sia diffic<strong>il</strong>e immaginare che per <strong>il</strong> lavoratore<br />

venuto meno ai propri doveri, ma a opinione del giudice<br />

non così tanto da giustificare <strong>il</strong> licenziamento, possa scattare<br />

<strong>il</strong> reintegro giudiziale e invece no per quello espulso<br />

per ragioni economiche sostenute dall’impresa. Io penso<br />

che sia invece più che ragionevole, dal momento che le<br />

motivazioni economiche identificano logiche di efficienza<br />

che non possono essere avvicinate alle contestazioni<br />

disciplinari. Ma la mia opinione conta zero.<br />

Il tabù della licenziab<strong>il</strong>ità<br />

La terza vittoria di Susanna è stato l’allineamento in un<br />

paio di giorni del Pd alla sua posizione, divenuta nel frattempo<br />

quella di tutti i confederali. La quarta è aver fatto<br />

emergere durante <strong>il</strong> Consiglio dei ministri del 23 marzo,<br />

per la prima volta nel governo, una frattura politica<br />

manifesta. Con <strong>il</strong> ministro Fabrizio Barca alla testa della<br />

componente “di sinistra”, questa volta esplicitamente critico<br />

sulla riforma così come è stata proposta da Fornero<br />

e difesa da Monti (che l’ha definita “intoccab<strong>il</strong>e” sull’articolo<br />

18). Scusate se è poco. Quando si è trattato di scegliere<br />

<strong>il</strong> veicolo parlamentare per la riforma, al premier non<br />

è restato che ripiegare sul disegno di legge. Aperto a tutte<br />

le modifiche. E che in nessun caso sarà approvato prima<br />

che i partiti si contino, alle amministrative.<br />

Se le cose dovessero prendere questa piega – e attualmente<br />

ci scommetterei – ne potrebbe derivare un forte e<br />

anche fortissimo alleggerimento della capacità riformatrice<br />

del governo. Con un larghissimo anticipo, considerati<br />

i 14 mesi di vita piena che l’esecutivo ha ancora davanti<br />

a sé. E con un riservato ma logico imbarazzo del<br />

Quirinale, che ha provato all’inizio a difendere l’impostazione<br />

della riforma, ma si è trovato a fare i conti con<br />

la capacità della Cg<strong>il</strong> di far leva su quel 60 per cento abbondante<br />

di italiani che di licenziab<strong>il</strong>ità non ne vogliono<br />

proprio sentir parlare. Vedremo che cosa s’inventa,<br />

Monti, quando torna dall’Asia, per evitare che la malaparata<br />

si tramuti in un pessimo segnale ai mercati mondiali.<br />

La stagione delle riforme è già finita?<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 13


highlights<br />

inediti<br />

Ogni giorno su tempi.it<br />

I contenuti che trovate in<br />

queste pagine sono sintesi<br />

degli articoli, le analisi,<br />

i commenti realizzati<br />

per <strong>il</strong> nostro sito.<br />

l’espressO Mi COntrOlla?<br />

Farina risponde al settimanale<br />

Sull’ultimo numero del settimanale<br />

L’Espresso è comparso un articolo<br />

in cui erano elencate tutte le visite<br />

dell’onorevole Renato Farina nelle<br />

carceri. «Siamo alla diffamazione<br />

– ha spiegato Farina a tempi.it –,<br />

anche se vagamente mascherata<br />

da domande retoriche, del tipo:<br />

chissà se sia proprio carità cristiana<br />

<strong>il</strong> motivo delle visite ai politici in<br />

cella... Confermo che è tutto vero, in<br />

carcere ci vado, ma non ricordavo<br />

di essere così assiduo e soprattutto<br />

neanch’io ho un diario così preciso e<br />

aggiornato delle mie visite nei penitenziari.<br />

Mi domando se c’è qualche<br />

servizio segreto che controlla i miei<br />

spostamenti. Chi fornisce questi dati<br />

all’Espresso e perché? Escluderei tra<br />

le possib<strong>il</strong>i fonti i pm e le direzioni<br />

delle carceri. Deduco che ci siano<br />

delle talpe e mi piacerebbe sapere<br />

se si muovono gratis». Farina è<br />

rimasto colpito «da una paroletta<br />

del pezzo dell’Espresso: “brogliacci”.<br />

Che roba è? Visto che mi riguardano,<br />

dove si possono consultare o<br />

magari comperare?».<br />

Cristiani disCriMinati<br />

<strong>il</strong> commento di Mauro e <strong>il</strong>ardo<br />

Secondo <strong>il</strong> rapporto Oidce 2011<br />

cresce in Europa l’intolleranza verso<br />

la fede cristiana. In Scozia <strong>il</strong> 95 per<br />

cento degli atti di violenza hanno<br />

come vittime i cristiani, mentre in<br />

Francia le azioni vandaliche contro<br />

luoghi di culto cattolici sono l’84 per<br />

cento del totale. Ma non ci sono solo<br />

i numeri. <strong>Tempi</strong>.it ha intervistato <strong>il</strong><br />

presidente del gruppo dei Popolari<br />

italiani a Bruxelles Mario Mauro<br />

(«Battersi contro l’intolleranza<br />

religiosa significa<br />

chiedersi che cos’è<br />

l’uomo») e Massimo<br />

Ilardo, direttore di<br />

“Aiuto alla Chiesa<br />

che soffre” in Italia<br />

(«Se noi cristiani<br />

veniamo discriminati<br />

in Europa<br />

la colpa è anche<br />

nostra»).<br />

14 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

Solo su T<br />

una strana vendita<br />

Dieci domande al sindaco<br />

Pisapia sul caso Sea<br />

di Carlo Masseroli<br />

Pubblichiamo l’interrogazione urgente presentata <strong>il</strong> 22 marzo in<br />

Consiglio comunale di M<strong>il</strong>ano da Carlo Masseroli (Pdl).<br />

si interroga <strong>il</strong> Sindaco affinché dia chiara e puntuale risposta<br />

alle dieci domande che seguono.<br />

1. Nei mesi finali del 2011, mentre si dava corso alla<br />

vendita del 29,75 per cento di Sea, avevate preso in considerazione<br />

tra le ipotesi possib<strong>il</strong>i quella di vendere nel 2012 una ulteriore<br />

quota di Sea?<br />

Nel caso la risposta non fosse affermativa, di chi ritiene sia la<br />

responsab<strong>il</strong>ità di un così grave errore di valutazione?<br />

Nel caso la risposta fosse affermativa di chi ritiene sia la responsab<strong>il</strong>ità<br />

di un così grave errore procedurale?<br />

2. È consapevole che vendere in due successivi momenti quote<br />

della medesima società a distanza di così poco tempo possa ridurne<br />

grandemente <strong>il</strong> valore rispetto ad una vendita in un’unica<br />

tranche inclusiva del premio di maggioranza?<br />

3. Quale motivazione ritiene possa essere data al fatto che <strong>il</strong><br />

bando Sea abbia avuto un solo concorrente, non ci siano stati r<strong>il</strong>anci<br />

e <strong>il</strong> prezzo finale di vendita di Sea sia stato pari alla base<br />

d’asta più un solo euro?<br />

4. È a conoscenza che <strong>il</strong> bando che in Bras<strong>il</strong>e ha ceduto la gestione<br />

di tre aeroporti (come tre sono quelli gestiti da Sea) vec-


Foto: AP/LaPresse<br />

empi.it<br />

iL quOTiDiANO ONLiNE Di TEMPi<br />

chi, bisognosi di pesanti lavori e sfruttati oltre capacità, svoltosi<br />

a cavallo tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, grazie alla trasparente<br />

cessione del 51 per cento da parte dell’ente pubblico di<br />

controllo, ha avuto decine di partecipanti da tutto <strong>il</strong> mondo, diversi<br />

turni di r<strong>il</strong>ancio fruttando un ricavo superiore a dieci m<strong>il</strong>iardi<br />

di euro?<br />

5. Quale motivazione ritiene possa essere data al fatto che <strong>il</strong><br />

testo del bando tradotto in inglese sul sito del Comune contenga<br />

questa intestazione: “Only the italian document has official<br />

value”? Non crede che, volendo attrarre investitori internazionali,<br />

sarebbe stato meglio che i documenti ufficiali fossero anche<br />

in inglese?<br />

6. Nell’ipotesi della vendita di una seconda tranche di quote<br />

Sea (qualsiasi sia la procedura scelta), non crede ci sia un potenziale<br />

acquirente in condizioni favorevoli rispetto a tutti gli<br />

altri?<br />

7. Se si procedesse a quotazione come può <strong>il</strong> comune<br />

evitare la semplice acquisizione sul mercato da parte<br />

di F2i delle azioni necessarie ad ottenere la maggioranza<br />

perdendo così definitivamente <strong>il</strong> valore del premio di<br />

maggioranza sulle quote cedute, anche in caso di Opa?<br />

8. Nell’ipotesi della vendita di una seconda tranche<br />

di quote Sea, quanto ritiene abbia perso <strong>il</strong> Comune di<br />

M<strong>il</strong>ano con una procedura come quella adottata?<br />

9. Ritiene che tutto questo abbia qualche legame<br />

con l’intercettazione di cui parla <strong>il</strong> recente articolo dell’Espresso<br />

nella quale l’amministratore delegato di F2i definisce “cucito<br />

su misura” per sè <strong>il</strong> bando con cui <strong>il</strong> Comune ha venduto lo<br />

scorso dicembre <strong>il</strong> 29,75 per cento della società aeroportuale?<br />

10. A me sorge un’ultima domanda, non so a lei: è <strong>il</strong> Sindaco<br />

Pisapia che per tramite dell’assessore Tabacci si salda con i<br />

poteri forti o è l’assessore Tabacci, già riconosciuto come uomo<br />

dei poteri forti, che fa sapiente uso del consenso del Sindaco<br />

Pisapia?<br />

Il “bando<br />

su mIsura”<br />

È un bando «su misura»<br />

a scatenare <strong>il</strong> caos<br />

a m<strong>il</strong>ano. si tratta<br />

della società aeroportuale<br />

sea (azienda che<br />

gestisce gli scali di<br />

linate e malpensa).<br />

lo scorso dicembre,<br />

<strong>il</strong> 29,75 per cento del<br />

capitale societario<br />

è stato venduto dal<br />

Comune al fondo F2i<br />

(Fondi italiani per le<br />

infrastrutture).<br />

l’assessore al b<strong>il</strong>ancio,<br />

bruno Tabacci, aveva<br />

sgomberato <strong>il</strong> campo<br />

da qualsiasi dubbio<br />

circa la trasparenza<br />

dell’operazione,<br />

ma un’intercetta-<br />

zione (pubblicata<br />

dall’Espresso) ha<br />

rivelato che l’azionista<br />

e amministratore<br />

delegato di F2i Vito<br />

Gamberale, parlando<br />

del bando di gara con<br />

una persona «in ottimi<br />

rapporti con <strong>il</strong> vertice<br />

nazionale del Pd»,<br />

si diceva compiaciuto<br />

per un atto tagliato su<br />

misura per lui.<br />

I VIdEo dI TEmPI.IT<br />

leggerezza (con giudizio)<br />

<strong>Tempi</strong>.it produce ogni giorno<br />

un video sull’attualità. Si<br />

spazia da argomenti seri<br />

trattati con leggerezza a<br />

tematiche frivole analizzate<br />

in profondità.<br />

la TElEFonaTa Con moGGI<br />

la serie a secondo l’ex dg Juve<br />

Ogni lunedì <strong>il</strong> campionato di<br />

serie A commentato con<br />

Luciano Moggi: «Del Piero<br />

merita la riconferma. È un<br />

campione e un vero professionista».<br />

Il bloG<br />

dI rodolFo CasadEI<br />

Il mondo è grigio,<br />

<strong>il</strong> mondo è blu<br />

«Dietro una grande donna<br />

c’è un grande uomo».<br />

Recensione di The Lady di<br />

Luc Besson sulla storia di<br />

Aung San Suu Kyi.<br />

Guns n’ raInbow<br />

Corrispondenze<br />

dal sudafrica<br />

Lorella Beretta ci racconta<br />

<strong>il</strong> paese dell’arcobaleno. Le<br />

sue contraddizioni, le sue<br />

lotte, i suoi m<strong>il</strong>le colori.<br />

PrImarIE rEPubblICanE<br />

la corsa di rick santorum,<br />

l’outsider cattolico<br />

<strong>Tempi</strong>.it segue con aggiornamenti,<br />

analisi e interviste<br />

la sfida alle primarie repubblicane<br />

tra Rick Santorum<br />

e Mitt Romney.<br />

un ThE Con alICE<br />

Il concerto di morgan.<br />

Cronaca e fotografie<br />

Tra cover splendidamente<br />

arrangiate, gag, vecchi successi<br />

degli anni Novanta e<br />

intense interpretazioni dei<br />

dischi più recenti.<br />

download<br />

Fabio Concato e Pino daniele,<br />

cantautori fai da te<br />

Fabio Concato (“Tutto qua”)<br />

e Pino Daniele (“La grande<br />

madre”), dopo alterne<br />

vicende, si sono autoprodotti.<br />

Di Carlo Candiani.<br />

E PoI TuTTo Il rEsTo<br />

Corradi, Trento,<br />

Giannino e la rosa<br />

Su tempi.it trovate tutte<br />

le nostre firme, oltre che<br />

le nostre rubriche. E con<br />

la “Preghiera del mattino”<br />

sbertucciamo un po’ i nostri<br />

colleghi giornalisti.<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 15


INTERNI<br />

16 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

IN MEZZO AL GUADO<br />

Coalizione<br />

di scopo<br />

«Se la Fiom condiziona la Cg<strong>il</strong>, la Cg<strong>il</strong> <strong>il</strong> Pd,<br />

<strong>il</strong> Pd <strong>il</strong> governo, questo vuol dire che l’Italia è<br />

condizionata dalla Fiom. Se è così, diciamo no».<br />

Alfano e <strong>il</strong> Pdl sfidano la “strana maggioranza”<br />

e r<strong>il</strong>anciano sulla mission dell’esecutivo tecnico<br />

Onorevole, perché ce l’ha tanto con<br />

Monti? «Ha toccato le nostre categorie<br />

di riferimento. Imprenditori, tassisti,<br />

farmacisti. E ride a tavola col leader<br />

della Cg<strong>il</strong>. Insomma, noi non staremo qui<br />

fermi a leccarci le ferite. Nessuno si può<br />

<strong>il</strong>ludere che non considereremo la riforma<br />

del lavoro in ogni sua accezione». Sorride<br />

sornione, Ignazio La Russa, mentre riassu-<br />

me gli umori del partito nei confronti del<br />

governo. A M<strong>il</strong>ano, alla conferenza nazionale<br />

del Pdl, <strong>il</strong> tema è <strong>il</strong> lavoro («dipendente<br />

e indipendente») ma la parola d’ordine è<br />

r<strong>il</strong>ancio. O corsa ai ripari. Per usare le parole<br />

di Fabrizio Cicchitto, si vuole creare «un<br />

grande partito di alternanza al Pd. Popolare,<br />

riformista. Dobbiamo aprire una discussione<br />

nel Ppe europeo». Esattamente quel-<br />

lo che sostiene da anni Roberto Formigoni.<br />

Il timore è che Pier Ferdinando Casini da<br />

una parte e Roberto Maroni dall’altra, per<br />

un eccesso di tatticismo, finiscano per consegnare<br />

<strong>il</strong> paese alla sinistra che ben sappiamo.<br />

Noi non siamo affetti da cretinismo<br />

parlamentare». Anche Giorgia Meloni<br />

è dello stesso parere: «Non possiamo cadere<br />

nella trappola di chi dice che stiamo dalla


Foto: AP/LaPresse<br />

parte delle aziende. Noi facciamo l’interesse<br />

della nazione». A scongiurare <strong>il</strong> rischio<br />

ci sono tutti i massimi esponenti del partito<br />

a livello locale, regionale e nazionale.<br />

A fare da platea un centinaio di m<strong>il</strong>itanti<br />

di tutte le età, imprenditori in cravatta e<br />

artigiani, <strong>il</strong> popolo delle partite Iva. Renato<br />

Brunetta parla di «pantano parlamentare»<br />

da scongiurare a tutti i costi: «Monti è<br />

Brunetta: «Monti è lì per fare cose diffic<strong>il</strong>i.<br />

Altrimenti meglio Berlusconi». Cazzola:<br />

«Il mio giudizio su questa riforma ricalca<br />

quello di Fantozzi sulla corazzata Potëmkin»<br />

lì per fare cose diffic<strong>il</strong>i. Ma se si rischia la<br />

fine dei governi Andreotti, è meglio Berlusconi».<br />

Giuliano Cazzola (vicepresidente<br />

della commissione Lavoro della Camera)<br />

è più esplicito: «Il mio giudizio su questa<br />

riforma ricalca quello di Fantozzi sulla<br />

corazzata Potemkin».<br />

Si dibatte sull’articolo 18, di modello<br />

lombardo, di giovani e di flessib<strong>il</strong>ità. Nei<br />

momenti morti si perde tempo al bar aspettando<br />

l’intervento più atteso, quello del<br />

segretario generale. La speranza, molto concreta,<br />

è che a dieci anni dalla morte di Marco<br />

Biagi si superino barriere e pregiudizi<br />

per realizzare un moderno statuto dei lavoratori.<br />

Ripartendo ovviamente dalla riforma<br />

Sacconi e dal Testo unico dell’apprendistato.<br />

Il nodo vero, però, è tutto politico. E<br />

sta nel fastidio per «la timidezza dei professori»,<br />

che hanno ceduto al diktat del sindacato.<br />

È un ritornello, in sala: «Se le liberalizzazioni<br />

sono state fatte per decreto, perché<br />

la riforma del lavoro è un disegno di legge?».<br />

Manifesto per <strong>il</strong> lavoro a parte (in cui<br />

Sopra, <strong>il</strong> leader della<br />

Lega, Umberto Bossi.<br />

A fianco, la fotografia<br />

twittata da Pier<br />

Ferdinando Casini che<br />

lo ritrae con Angelino<br />

Alfano, Pier Luigi<br />

Bersani e Mario Monti.<br />

Al centro, i segretari<br />

di Pdl e Pd e sotto,<br />

<strong>il</strong> premier e <strong>il</strong> ministro<br />

del Lavoro Elsa Fornero<br />

si declina, in dieci punti, la visione del centrodestra<br />

sul welfare) l’intera giornata ha<br />

i contorni di una sfida al Pd. Il pubblico si<br />

scalda solo quando Angelino Alfano affronta<br />

<strong>il</strong> tema di petto: «O si fa una buona riforma,<br />

o non si fa nessuna riforma. Se vogliono<br />

trascinarci verso una riformetta, preferiamo<br />

vincere le elezioni, e<br />

pensarci noi nel 2013. Oggi<br />

non abbiamo un testo, non<br />

abbiamo certezze e abbiamo<br />

uno sciopero annunciato. Se<br />

fosse una schedina, sarebbe<br />

uno zero al Totocalcio».<br />

I tempi del “Con Monti senza se e senza<br />

ma” sembrano lontanissimi. Più Pier Luigi<br />

Bersani insiste sulla necessità di modificare<br />

le norme relative all’articolo 18, più<br />

Alfano puntualizza che gli interventi sul<br />

testo del ddl non verranno solo da sinistra:<br />

«Il governo doveva presentare <strong>il</strong> testo che<br />

riteneva giusto e poi ci sarebbe stato lo spazio<br />

per discutere nei vari passaggi parlamentari.<br />

È come se <strong>il</strong> coltello avesse difettato<br />

dal manico. Oggi c’è un ddl che parte da<br />

un compromesso ed è soggetto a un altro<br />

compromesso».<br />

Comanda la parte estrema della Cg<strong>il</strong>?<br />

Per mantenere l’elettorato di centrodestra,<br />

occorre tornare a parlare di flessib<strong>il</strong>ità in<br />

entrata. Due le strategie possib<strong>il</strong>i: insistere<br />

per una rapida approvazione (senza cambiamenti),<br />

oppure intervenire per aiutare le<br />

piccole e medie imprese. «Anche Berlusconi<br />

avrebbe preferito un decreto», sussurra un<br />

onorevole in fondo alla sala. «I ddl entrano<br />

in Parlamento che sono purosangue ed<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 17


INTERNI IN MEZZO AL GUADO<br />

escono che sono ippopotami».<br />

Ora la preoccupazione<br />

è una: «Non si può far passare<br />

l’idea che <strong>il</strong> Pd ha ottenuto<br />

questa vittoria, mentre <strong>il</strong><br />

Pdl se ne sta zitto». Ed è proprio l’effetto che<br />

riesce a ottenere Alfano, quando scandisce<br />

che «<strong>il</strong> governo Monti non lo abbiamo mai<br />

considerato come uno yogurt con la data di<br />

scadenza. Si regge, però, sui risultati. Se la<br />

parte estrema della Cg<strong>il</strong> condiziona la Cg<strong>il</strong>,<br />

e la Cg<strong>il</strong> condiziona <strong>il</strong> Pd, e <strong>il</strong> Pd condiziona<br />

<strong>il</strong> governo tecnico, questo vuol dire, per<br />

una transitività non troppo acrobatica, che<br />

l’Italia è condizionata dalla Fiom. E se così<br />

deve essere, diciamo no».<br />

Con le amministrative alle porte, le<br />

posizioni si radicalizzano. I vertici tra i<br />

segretari dei partiti di maggioranza,<br />

immortalati su Twitter, lasciano spazio<br />

allo scontro aperto: «Noi siamo <strong>il</strong> partito<br />

del lavoro e delle assunzioni. Non quello<br />

dei licenziamenti. Il paradosso normativo<br />

è che chi sembra difendere l’occupazione<br />

nel presente mette i presupposti per la<br />

disoccupazione futura. Nel 1970 <strong>il</strong> Pci non<br />

stava dalla parte dei lavoratori. Prima si<br />

oppose, e poi si astenne. Questo prova che<br />

i riformisti sono sempre avanti, e i comunisti<br />

sempre indietro», prosegue Alfano. A<br />

queste parole si <strong>il</strong>lumina Maurizio Sacconi,<br />

18 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

Sacconi: «No a un compromesso<br />

al ribasso, sì a una serena continuità:<br />

<strong>il</strong> Partito democratico si deve slegare<br />

dalla Cg<strong>il</strong>, come ha fatto a tempo debito<br />

Tony Blair col Labour Party»<br />

Da sinistra, in senso antiorario:<br />

Anna Martinetti, possib<strong>il</strong>e<br />

candidata alle comunali di Monza<br />

sostenuta dall’Udc e dagli ex An;<br />

Marco Mariani (Lega), primo<br />

cittadino uscente; <strong>il</strong> leghista<br />

Flavio Tosi, sindaco di Verona,<br />

appoggiato da una parte del Pdl;<br />

Roberto Formigoni, presidente<br />

della Regione Lombardia<br />

VERSO LE AMMINISTRATIVE<br />

mente da cui nasce l’impianto della giornata,<br />

scandita da una serie di tavole rotonde<br />

su lavoratori e meritocrazia. È proprio<br />

l’ex ministro del Welfare, infatti, a lanciare<br />

un appello molto chiaro: «Monti convochi<br />

i partiti per un’approvazione preliminare<br />

della riforma del mercato del lavoro». Se<br />

non dovesse succedere, è meglio rinunciare:<br />

«Il rischio è che la toppa sia peggio del<br />

buco. E noi non possiamo diventare oggetto<br />

di imboscate da parte dei vietcong, in<br />

Parlamento. No a un compromesso al ribasso,<br />

sì a una serena continuità: <strong>il</strong> Pd si deve<br />

slegare dalla Cg<strong>il</strong>, come ha fatto a tempo<br />

debito Tony Blair col Labour Party».<br />

«L’editto di Seul»<br />

Sullo sfondo, minacciosa, c’è la “svolta a<br />

sinistra” annunciata da Massimo D’Alema:<br />

«Ci dobbiamo preparare per arrivare alla<br />

scadenza naturale della legislatura e conquistare<br />

la guida del paese». Magari con<br />

Romano Prodi al posto di Giorgio Napolitano.<br />

Il Pd, forte dei sondaggi, punta a chiudere<br />

rapidamente la parentesi Monti e ad<br />

anticipare a ottobre le elezioni? Prima che<br />

Liste civiche sul modello Verona<br />

La corsa solitaria della Lega 2.0<br />

Alle prossime amministrative <strong>il</strong> segretario del Pdl Angelino<br />

Alfano spera che in qualche luogo <strong>il</strong> suo partito possa<br />

essere alleato con <strong>il</strong> Carroccio. «Perché sarebbe un errore<br />

consegnare <strong>il</strong> Nord alla sinistra. Speriamo che Bossi possa fare<br />

delle deroghe. Noi siamo disponib<strong>il</strong>i ad andare all’apparentamento<br />

dove si vota. Sarà la Lega a decidere dove farlo». Sono<br />

centinaia i Comuni e le Province in cui i due partiti governano<br />

insieme. Ad esempio a Monza, terzo comune lombardo<br />

dopo M<strong>il</strong>ano e Brescia. Ma l’appello è caduto nel vuoto. Sul<br />

candidato in Brianza non c’è intesa, e la chiusura delle liste è<br />

prevista per <strong>il</strong> 3 apr<strong>il</strong>e. Il sindaco uscente Marco Mariani (Lega<br />

Nord) cerca la riconferma rompendo la coalizione col Pdl. È<br />

<strong>il</strong> modello che verrà adottato anche a Cuneo, Asti, Conigliano<br />

Veneto. Niente alleanza con <strong>il</strong> Pdl, ma liste civiche di supporto<br />

al candidato, che possano attirare un elettorato più ampio. Intanto,<br />

gli esponenti veronesi del Pdl che si si sono detti pronti<br />

a sostenere la lista civica del sindaco uscente leghista, Flavio<br />

Tosi, sono stati sospesi. Tosi punta ad attirare i voti moderati<br />

(a Verona la Lega Nord prende al massimo <strong>il</strong> 30 per cento), sa<br />

infatti di essere un buon candidato, e cerca di smarcarsi dal<br />

voto puramente di partito. È <strong>il</strong> modello lista civica, destinato a<br />

espandersi a macchia d’olio e Verona sarebbe un’ottima vetrina<br />

dal punto di vista mediatico. Il problema, commenta Alfano,<br />

è che «<strong>il</strong> sostegno al governo Monti ci ha sacrificato» sotto <strong>il</strong><br />

prof<strong>il</strong>o dell’alleanza con la Lega Nord. Con una conseguenza:<br />

«La frammentazione. Che penalizza sempre i grandi partiti». Il<br />

Pdl potrà comunque contare sulla presenza di S<strong>il</strong>vio Berlusconi<br />

in campagna elettorale: «Berlusconi come al solito farà la sua<br />

parte, e farà valere l’opinione dei moderati con la sua consueta<br />

generosità. Con i candidati valuteremo in seguito quale sarà <strong>il</strong><br />

miglior modo di partecipazione da parte del partito. Metteremo<br />

in campo i nostri uomini migliori per sfidare la sinistra e<br />

pensiamo di potere ottenere un buon risultato». [cs]<br />

i tecnici si trasformino in soggetto politico?<br />

Bersani ha smentito con forza. Di sicuro la<br />

foto di Vasto (quella che immortalò Bersani<br />

accanto a Nichi Vendola e Antonio Di Pietro<br />

) al governo durerebbe non più di qualche<br />

mese. La tentazione di smarcarsi, però,<br />

c’è. Quando Monti ha alzato la voce («Se <strong>il</strong><br />

paese non è pronto, lascio») Repubblica ha<br />

bollato le sue parole definendole «l’editto<br />

di Seul». La comunicazione del Pd in questi<br />

giorni è più rigida del solito: l’incontro della<br />

direzione nazionale sul lavoro si è svolta<br />

a porte rigorosamente chiuse e Bersani<br />

ha invitato tutti a «muoversi in modo unitario».<br />

C’è fretta: se Bersani dovesse rompere<br />

a sinistra, quel progetto di larghe intese<br />

che Casini predica da tempo si troverebbe<br />

la strada spianata. Diciotto anni fa si tennero<br />

le prime elezioni vinte da Berlusconi.<br />

I progressisti guidati da Ach<strong>il</strong>le Occhetto<br />

erano sicuri di vincere, ma prevalse la<br />

coalizione tra Forza Italia, An, Lega Nord<br />

e Udc. Se l’ex premier sostenesse Corrado<br />

Passera, con Casini al Colle, tutte le carte<br />

sul tavolo salterebbero in un colpo solo.<br />

Chiara Sirianni<br />

Foto: AP/LaPresse


INTERNI QUELLI CHE SPIAVANO LO STATO<br />

La giustizia<br />

creativa<br />

Tabulati telefonici presi di nascosto dalle carte<br />

dei colleghi. Parlamentari intercettati senza<br />

l’autorizzazione delle Camere. Il caso Pittelli<br />

e altre “negligenze” di De Magistris e Genchi,<br />

i partigiani della Costituzione di Catanzaro<br />

Terzo di una serie di articoli<br />

di Peppe Rinaldi<br />

Piccola esercitazione retorica con risposta<br />

a piacere. Cosa avrebbero fatto<br />

Luigi De Magistris e Gioacchino Genchi<br />

se, ai tempi delle loro mirabolanti<br />

inchieste giudiziarie, durante una perquisizione<br />

a carico di una qualsiasi società<br />

informatica avessero appreso che gli indagati<br />

avevano dato ai server e ai computer<br />

<strong>il</strong> nome di famosi personaggi della politica?<br />

A) Avrebbero classificato la cosa come<br />

un banale dettaglio, chiudendola lì tra le<br />

risate. B) Avrebbero raccomandato l’affidamento<br />

di una consulenza tecnica a uno psicanalista<br />

per stab<strong>il</strong>ire <strong>il</strong> grado di ossessione<br />

dell’indagato per i personaggi politici in<br />

voga al momento. C) Avrebbero inserito la<br />

vicenda tra gli elementi indiziari rafforzanti<br />

l’ipotesi investigativa, sul genere: «Era talmente<br />

prepotente <strong>il</strong> binomio tra indagato e<br />

classe politica che egli attribuiva ai computer<br />

addirittura <strong>il</strong> nome dell’onorevole X e<br />

del senatore Y». D) Si sarebbero meravigliati<br />

nel leggere, all’indomani della scoperta, la<br />

notizia su gran parte dei quotidiani.<br />

Al lettore è consentito sbizzarrirsi senza<br />

limiti di tempo in questo esercizio ipotetico.<br />

Fatto sta, però, che è proprio così che<br />

Genchi, l’ex consulente tecnico dell’ex pm<br />

20 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

di Catanzaro, aveva battezzato server e computer<br />

del suo ufficio-bunker di Palermo,<br />

sede della “C.S.I. srl”, la società con la quale<br />

operava. Questo simpatico particolare emerge<br />

da un verbale inserito tra gli atti del processo<br />

che si aprirà a Roma <strong>il</strong> 17 apr<strong>il</strong>e prossimo,<br />

dove, come i lettori di <strong>Tempi</strong> sanno,<br />

l’ex coppia di Catanzaro è finita alla sbarra<br />

per un abuso d’ufficio in concorso maturato<br />

per lo spionaggio delle comunicazioni di<br />

otto parlamentari della Repubblica.<br />

Quando <strong>il</strong> 13 marzo del 2009 i carabinieri<br />

del Ros di Roma piombarono nel<br />

capoluogo sic<strong>il</strong>iano e blindarono praticamente<br />

tutto l’universo di Gioacchino Genchi,<br />

perquisendo case e uffici e interrogando<br />

fam<strong>il</strong>iari, parenti e dipendenti, sentirono<br />

anche <strong>il</strong> signor Francesco Meli di Castelbuono<br />

(<strong>il</strong> paese di provenienza dello stesso<br />

Genchi, in provincia di Palermo), di professione<br />

commerciante. Che lavorava anche<br />

per lui. Dovendo <strong>il</strong>lustrare agli uomini del<br />

Reparto indagini tecniche del raggruppamento<br />

speciale dei carabinieri quali fossero<br />

le sue mansioni all’interno della C.S.I., Meli<br />

disse: «Preciso che ogni Pc connesso alla<br />

rete Lan interna all’ufficio aveva <strong>il</strong> nome di<br />

un politico; ricordo ad esempio che <strong>il</strong> mio<br />

si chiamava “Fini”, <strong>il</strong> server a cui accedevo<br />

si chiamava “Prodi”, quello di Genchi Gioacchino<br />

era “Bossi”, quello usato da Sanfi-<br />

Genchi e De Magistris<br />

acquisirono nelle loro<br />

inchieste un tabulato<br />

telefonico dell’allora<br />

senatore Gianfranco<br />

Pittelli, prelevandolo<br />

da un’indagine su<br />

un omicidio di mafia<br />

(lui era l’avvocato degli<br />

indagati) senza neanche<br />

informare <strong>il</strong> pm titolare<br />

lippo (stretto collaboratore di Genchi, ndr)<br />

si chiamava “Mastella” e così via, anche<br />

se sottolineo che <strong>il</strong> nome della macchina<br />

era meramente indicativo e non attinente<br />

alle attività». Tutto ciò non significa nulla,<br />

ovvio, se non che in quell’ufficio probab<strong>il</strong>mente<br />

si respirava tanta di quella “politica”<br />

da far sembrare naturale attribuire i nomi<br />

dei leader perfino ai computer. Che proprio<br />

Prodi e Mastella poi siano finiti nel tritacarne<br />

azionato a Catanzaro, fu sicuramente<br />

una banale coincidenza.<br />

Quel travaso disinvolto<br />

A proposito di tritacarne, si è molto discusso<br />

nel corso del tempo se, tra le pratiche<br />

semi-ortodosse seguite in quel di Catanzaro,<br />

potesse rientrare la facoltà di travasare<br />

atti da un procedimento all’altro. De Magistris<br />

lo fece con <strong>il</strong> materiale di “Poseidone”,<br />

che fu riversato in “Why not” dopo che la


Foto: AP/LaPresse, Sintesi<br />

prima inchiesta gli fu tolta di mano. E lo<br />

fece pure con alcune famose intercettazioni<br />

di conversazioni telefoniche tra Clemente<br />

Mastella e l’imprenditore calabrese Antonio<br />

Saladino, compiute dai carabinieri di<br />

Lamezia Terme tempo prima. In merito alla<br />

liceità della procedura ci sono diverse scuole<br />

di pensiero, ma, in ogni caso, <strong>il</strong> tribunale<br />

del riesame di Catanzaro si pronunciò favorevolmente<br />

sulla scelta investigativa dell’ex<br />

pm. Una volta tanto. Si tratta di fatti conosciuti<br />

e di argomenti già sviscerati dai reso-<br />

IL PROCESSO<br />

Roma, 17 apr<strong>il</strong>e<br />

Il 17 apr<strong>il</strong>e inizierà<br />

a Roma <strong>il</strong> processo<br />

contro l’ex pm di<br />

Catanzaro Luigi<br />

De Magistris, oggi<br />

sindaco di Napoli,<br />

e <strong>il</strong> suo consulente<br />

Gioacchino Genchi. I<br />

due sono accusati di<br />

aver ut<strong>il</strong>izzato <strong>il</strong>lecitamente,<br />

nell’ambito<br />

dell’indagine “Why<br />

not” (2006-2007),<br />

i tabulati telefonici<br />

di otto parlamentari:<br />

l’allora premier<br />

Prodi, <strong>il</strong> guardasig<strong>il</strong>li<br />

Mastella, Rutelli,<br />

Minniti, Gozi, Pisanu,<br />

Gent<strong>il</strong>e, Pittelli.<br />

TERZA PUNTATA<br />

La nostra inchiesta<br />

Nelle due precedenti<br />

puntate dell’inchiesta<br />

abbiamo raccontato<br />

le audizioni di Genchi<br />

e De Magistris al<br />

Copasir, dal quale<br />

furono convocati nel<br />

2009 per aver trattato<br />

anche i tabulati<br />

di alcuni esponenti<br />

dei servizi segreti<br />

apparentemente non<br />

coinvolti nei fatti al<br />

centro dell’indagine.<br />

conti giornalistici dell’epoca. Meno noto,<br />

probab<strong>il</strong>mente, è che la disinvoltura e l’irritualità<br />

potessero spingere i due “giustizieri”<br />

fino ad acquisire un tabulato telefonico<br />

elaborato anni prima in un procedimento<br />

penale per un duplice omicidio di mafia e<br />

schiaffarlo nel cuore del fascicolo di “Poseidone”,<br />

versante “fughe di notizie”.<br />

Parliamo dell’uccisione dei fratelli Loielo,<br />

avvenuta a Gerocarne, vicino a Vibo<br />

Valentia, nel 2004. Un caso di routine, almeno<br />

per gli investigatori che vivono e opera-<br />

Alla “C.S.I.” di Palermo «ogni Pc<br />

aveva <strong>il</strong> nome di un politico; <strong>il</strong><br />

mio si chiamava “Fini”, <strong>il</strong> server<br />

si chiamava “Prodi”, quello<br />

di Genchi era “Bossi”, quello<br />

usato da Sanf<strong>il</strong>ippo “Mastella”»<br />

no nel Mezzogiorno, ma cosa c’entra questa<br />

storia con una indagine sui soldi della<br />

depurazione mancata in Calabria? Calma,<br />

ora ci arriviamo. Occorre però prima chiarire<br />

alcune altre stranezze, altrimenti non<br />

si capirà neppure come mai <strong>il</strong> sindaco di<br />

Napoli e <strong>il</strong> suo ex consulente tecnico siano<br />

finiti sotto processo per aver ficcato <strong>il</strong> naso<br />

<strong>il</strong>lecitamente in flussi di comunicazioni<br />

coperte da guarentigie costituzionali.<br />

Se <strong>il</strong> travaso di cui sopra già era complicato<br />

per una serie di ragioni tecniche e cronologiche<br />

(suscettib<strong>il</strong>i, come detto, di interpretazioni<br />

alternative), figuriamoci quanto<br />

avrebbe potuto essere difficoltoso <strong>il</strong> compierlo<br />

senza neanche avvisare <strong>il</strong> legittimo<br />

titolare delle indagini sull’omicidio Loielo,<br />

cioè <strong>il</strong> sostituto procuratore della Dda che<br />

se ne stava occupando. Perché è esattamente<br />

in quel modo che andò. Cioè, Genchi e<br />

De Magistris presero un tabulato telefonico<br />

emerso da un’indagine risalente a qualche<br />

anno prima e lo ut<strong>il</strong>izzarono per investigare<br />

sui soggetti al centro dell’attenzione<br />

del “loro” ufficio evitando di informare <strong>il</strong><br />

pm procedente. Glielo comunicarono solo<br />

dopo, a incasso già effettuato. Inut<strong>il</strong>e precisare<br />

che non è la stessa cosa.<br />

La furia della dottoressa Manzini<br />

Tracciati telefonici spostati alle spalle dei<br />

soggetti legittimati a possederli: questa sì<br />

che ha l’aria di essere un’operazione in st<strong>il</strong>e<br />

“poteri occulti”, molto più di tutte quelle<br />

denunciate dai due protagonisti in tonnellate<br />

di dichiarazioni stampa, bevute ancora<br />

oggi tutte d’un fiato da un certo tipo di opinione<br />

pubblica. La storia, agli atti del processo<br />

di Roma, merita di essere raccontata<br />

perché attrae nella sua orbita una serie di<br />

ulteriori interrogativi (fattispecie?).<br />

È <strong>il</strong> 2 ottobre 2007 e <strong>il</strong> pm Marisa Manzini,<br />

all’epoca applicata alla Dda di Catanzaro,<br />

scrive al procuratore capo e, per conoscenza,<br />

allo stesso De Magistris. Siamo in<br />

pieno pandemonio mediatico, la scalata<br />

alla politica del magistrato napoletano che<br />

stava rimuovendo la sporcizia dagli interstizi<br />

della società era in avanzato stato di<br />

fermentazione. C’era già tutto l’armamentario<br />

schierato: cortei e programmi tv, titoli<br />

di giornale, mega raduni nei palasport a<br />

difesa della Costituzione repubblicana. Proprio<br />

mentre la si violava. Ma quel giorno, si<br />

diceva, la dottoressa Manzini, attualmente<br />

alla procura generale di Catanzaro, decide<br />

di mettere nero su bianco <strong>il</strong> resoconto di<br />

una telefonata con Genchi, a cui tre anni<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 21


INTERNI QUELLI CHE SPIAVANO LO STATO<br />

prima lei stessa aveva affidato l’incarico<br />

di consulenza tecnica per l’inchiesta sul<br />

duplice omicidio dei fratelli Loielo, incarico<br />

tra l’altro ancora non espletato a distanza<br />

di tempo. Ebbene, nel corso di quella<br />

conversazione, racconta la pm, «ancor prima<br />

che la scrivente potesse rappresentare<br />

<strong>il</strong> motivo della sua telefonata, <strong>il</strong> dottor Genchi<br />

inizia a riferire che sarebbe stato suo<br />

dovere segnalare taluni fatti occorsi che<br />

avrebbero potuto minare <strong>il</strong> rapporto fiduciario<br />

che deve intercorrere tra <strong>il</strong> magistrato<br />

e <strong>il</strong> proprio consulente. Dopo una lunga<br />

premessa, di diffic<strong>il</strong>e comprensione per chi<br />

scrive, <strong>il</strong> dottor Genchi mi segnalava che<br />

nell’ambito di una consulenza redatta su<br />

incarico del dottor De Magistris, aveva fatto<br />

uso di tabulati telefonici acquisiti nell’ambito<br />

del procedimento penale 3845/04 mod.<br />

44 (quello sull’assassinio dei fratelli Loielo,<br />

ndr) assegnato alla scrivente».<br />

Il famigerato archivio segreto<br />

L’affare comincia a ingrossarsi, si direbbe,<br />

tanto più che ai dubbi su un’operazione<br />

già di per sé spericolata si aggiunge una<br />

domanda importante: a chi era intestato <strong>il</strong><br />

numero <strong>il</strong> cui tabulato Genchi e De Magistris<br />

avevano prelevato da un fascicolo e<br />

sistemato in un altro senza chiedere <strong>il</strong> permesso<br />

a nessuno? Semplice: era dell’avvocato<br />

Giancarlo Pittelli, allora senatore di Forza<br />

Italia, oggi deputato del Pdl, uno degli<br />

otto parlamentari individuati come parti<br />

offese nel processo di Roma. Continua<br />

<strong>il</strong> pm nella sua lettera di protesta: «Tra i<br />

diversi tabulati acquisiti vi era anche quello<br />

relativo all’utenza di tal Giancarlo Pittelli.<br />

Successivamente, nel corso dell’analisi<br />

dei citati tabulati, secondo quanto riferito<br />

dal dottor Genchi, <strong>il</strong> Pittelli veniva dallo<br />

stesso consulente identificato in Giancarlo<br />

Pittelli, avvocato e senatore della Repubblica».<br />

E la frase successiva della Manzini è<br />

scritta tutta quanta sottolineata per rimarcarne<br />

l’importanza. Eccola: «Il dato non è<br />

stato mai comunicato alla scrivente». Ma la<br />

dottoressa Manzini non si ferma qui e scarica<br />

tutta la propria rabbia completando <strong>il</strong><br />

ragionamento: «Non solo. I tabulati, sulla<br />

cui ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>ità in generale – tenuto conto<br />

dei disposti della L. 140 del 2003 – occorreva<br />

soffermarsi (soffermarsi è scritto in corsivo,<br />

grassetto e sottolineato, ndr), sono stati<br />

ut<strong>il</strong>izzati dal consulente, senza che chi<br />

scrive avesse dato autorizzazione alcuna,<br />

in quanto neppure era stata messa a conoscenza<br />

dell’evenienza (ancora sottolineature,<br />

ndr) per la redazione della consulenza<br />

depositata al dottore De Magistris».<br />

La stessa storia la raccontarono due<br />

anni dopo, in una dettagliata relazione di<br />

servizio, <strong>il</strong> luogotenente Luciano Santoro e<br />

<strong>il</strong> maresciallo Claudio Dente, applicati del<br />

Ros, nel corso delle indagini su Genchi e<br />

De Magistris. I carabinieri, giunti nel palaz-<br />

22 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

zo di giustizia di Catanzaro, verbalizzarono<br />

l’accaduto minuziosamente, attraverso la<br />

testimonianza dei diretti protagonisti, e trasmisero<br />

<strong>il</strong> tutto alla procura di Roma. Morale<br />

della favola: i due di Catanzaro, sedicenti<br />

vittime di multiformi associazioni massoniche<br />

pronte a bloccarli, avevano allungato<br />

segretamente la loro manina in un’indagine<br />

di ’ndrangheta, preso i dati di traffico<br />

dell’avvocato difensore degli imputati<br />

del delitto, riversato i dati stessi nel fascicolo<br />

di un’altra indagine a carico dell’avvocato<br />

medesimo. Che, guarda caso, era pure un<br />

senatore. Il solo saperlo e far finta di niente<br />

– senza dire del poterne disporre – è vietato<br />

dalla legge, anche per una “nob<strong>il</strong>e causa”<br />

come la loro. Per giunta informando ex post<br />

chi stava indagando legittimamente.<br />

La vicenda, così come la raccontano gli<br />

atti del processo di Roma, scatena domande<br />

a ripetizione. Perché non fu detto alla Manzini<br />

che quello era <strong>il</strong> tabulato di un senatore?<br />

Fino a che punto è normale incunearsi<br />

nelle comunicazioni tra avvocato difensore<br />

e indagati? All’atto del travaso da un’inchiesta<br />

all’altra, allora, i due sapevano quale<br />

tabulato stavano maneggiando? Come<br />

mai non v’è traccia di immediata richiesta<br />

di autorizzazione a Palazzo Madama?<br />

E ancora, visto che la stessa dottoressa<br />

Manzini si lamentava del fatto che Genchi,<br />

a distanza di tre anni, ancora non le<br />

avesse consegnato la relazione sull’omicidio<br />

Loielo («La Squadra Mob<strong>il</strong>e di Catanzaro<br />

mi rassicurava sulla bontà del lavoro<br />

del consulente (…) <strong>il</strong> ritardo nella consegna<br />

veniva motivato attribuendolo alla lentezza<br />

dei gestori nel trasmettere i tabulati», scrive<br />

sempre nella stessa lettera), com’è che<br />

all’improvviso <strong>il</strong> lavoro viene portato a termine,<br />

salvo poi consegnarlo al pm “sbagliato”?<br />

O forse Genchi di quel tabulato sapeva<br />

tutto da tempo? Nessuno può dirlo con certezza,<br />

ma se così fosse, potrebbe significare<br />

che quel dato era stato conservato da qualche<br />

parte. E qui potrebbe riemergere la vera<br />

bestia nera dell’inferno giudiziario di quei<br />

giorni: la famigerata banca dati segreta di<br />

Genchi, una sorta di chimera mai rintracciata<br />

concretamente, nonostante la verosimiglianza<br />

della sua esistenza.<br />

Nei guai col Csm<br />

Un episodio del genere non poteva rimanere<br />

senza conseguenze, nemmeno per i<br />

magistrati che stavano indagando sull’omicidio<br />

mafioso: <strong>il</strong> gip che aveva autorizzato<br />

l’acquisizione dei tabulati nell’inchiesta<br />

sull’assassinio finì dinanzi alla commissione<br />

disciplinare del Csm proprio perché <strong>il</strong><br />

materiale su Pittelli era stato raccolto senza<br />

le necessarie autorizzazioni. Poi, chiarito<br />

l’equivoco (cioè che nessuno aveva detto agli<br />

inquirenti che quello era <strong>il</strong> tabulato di un<br />

parlamentare), la cosa finì lì. Non per Genchi<br />

e De Magistris, come sappiamo.<br />

Forte della visib<strong>il</strong>ità<br />

mediatica acquisita con<br />

le sue rumorose indagini,<br />

De Magistris è entrato<br />

nell’Idv, partito nel quale<br />

è stato eletto prima<br />

eurodeputato, poi sindaco<br />

di Napoli (nella foto, i suoi<br />

sostenitori durante<br />

la campagna elettorale<br />

nel capoluogo campano)<br />

Secondo la Manzini<br />

della Dda i tabulati<br />

di Pittelli «sono<br />

stati ut<strong>il</strong>izzati dal<br />

consulente (Genchi,<br />

ndr) senza che chi<br />

scrive avesse dato<br />

autorizzazione<br />

alcuna, in quanto<br />

neppure era stata<br />

messa a conoscenza<br />

dell’evenienza per<br />

la redazione della<br />

consulenza depositata<br />

a De Magistris»<br />

Ma chi era questo gip di Catanzaro che<br />

ebbe tanti fastidi col Csm a causa della leggerezza<br />

– diciamo così – di Genchi? Si trattava<br />

di Abiga<strong>il</strong> Mellace, <strong>il</strong> giudice che successivamente<br />

emanerà la sentenza di primo grado<br />

di “Why not” nel processo con rito abbreviato.<br />

In pratica la donna che ha fatto a pezzi<br />

sia l’impianto accusatorio prefigurato da<br />

De Magistris sia gran parte di quello immaginato<br />

dai colleghi che ne ereditarono la<br />

pista. Una circostanza, questa, che in linea<br />

di principio avrebbe potuto indurre <strong>il</strong> presidente<br />

del tribunale ad evitare di affidarle<br />

tale compito per ragioni di opportunità.<br />

Se possib<strong>il</strong>e. Il che non significa che quella<br />

sentenza, nei limiti di una verità giudiziaria<br />

spesso non coincidente con quella reale,<br />

non fu chiarificatrice di molte cose. Comunque<br />

sia, questo fatto ne chiarisce un altro,<br />

non meno importante.<br />

Quando nell’autunno del 2010 si conobbero<br />

le motivazioni della sentenza di primo<br />

grado del processo abbreviato di “Why not”,<br />

<strong>il</strong> tradizionale circuito mediatico di supporto<br />

a una certa idea dell’azione inquirente<br />

passò al contrattacco: rigurgiti locali raggiunsero<br />

l’Espresso, che iniziò a bombardare<br />

<strong>il</strong> gup Mellace per via di una sua presunta<br />

incompatib<strong>il</strong>ità sul caso “Why not”.<br />

Infatti De Magistris qualche anno prima,<br />

nell’ambito di un’indagine sulla lavanderia<br />

industriale che serviva l’ospedale di Catanzaro,<br />

aveva chiesto, senza ottenerlo, l’arresto<br />

del marito di lei, l’imprenditore Mottola<br />

D’Amato. Fu una delle tante inchieste<br />

dell’eroe di Catanzaro finite nel nulla. Però


Foto: AP/LaPresse<br />

aveva permesso all’ex pm di stare per un bel<br />

po’ di tempo sulle prime pagine (che poi <strong>il</strong><br />

tutto si sarebbe risolto in flop poco importava,<br />

<strong>il</strong> grosso era già fatto). Lo stesso De Magistris,<br />

perciò, “forte” di questo precedente,<br />

dopo la sentenza “Why not” poté abbandonarsi<br />

a diverse dichiarazioni di accusa contro<br />

<strong>il</strong> gup che gli aveva distrutto l’indagine<br />

più famosa, schizzando di fango perfino lo<br />

zio e <strong>il</strong> padre della Mellace per vicende personali<br />

di molti anni prima. Una cosa che dà<br />

la misura dello spessore non solo culturale<br />

(le responsab<strong>il</strong>ità sono solo e sempre personali)<br />

ma anche umano del nostro. «Quel giudice<br />

è incompatib<strong>il</strong>e (…) lo zio fu ammazzato<br />

in circostanze ancora oscure (…) e <strong>il</strong> papà<br />

è coinvolto in una storia di violenza sessuale»,<br />

scriveva sul blog e sul suo prof<strong>il</strong>o Facebook<br />

l’attuale sindaco di Napoli.<br />

L’episodio sotto <strong>il</strong> tappeto<br />

Può darsi che avesse ragione. Il fatto che<br />

voleva arrestarle <strong>il</strong> marito era un motivo<br />

plausib<strong>il</strong>e per conservare un minimo di<br />

risentimento verso De Magistris. Ma «le colpe<br />

dei padri non ricadano sui figli», questo<br />

principio elementare di civ<strong>il</strong>tà (anche giuridica),<br />

fu messo da parte. Come pure fu<br />

messo da parte l’altro potenziale motivo di<br />

incompatib<strong>il</strong>ità, l’incidente con la Manzini.<br />

Nessuno ne parlò mai. Figurarsi De Magistris<br />

o i suoi fan. Sarebbe stata un’autodenuncia,<br />

meglio lasciare tutto sotto <strong>il</strong> tappeto.<br />

Giù a Catanzaro la Resistenza doveva<br />

continuare: loro difendevano la Costituzione.<br />

Mica la prendevano a schiaffi. n<br />

IL FLOP DI “WHY NOT”<br />

«Quel pm indagava<br />

per teoremi»<br />

Parla Enza Bruno Bossio, assolta per due gradi<br />

di giudizio dalle accuse dell’eroe Giggino. «Se avesse<br />

lavorato seriamente mi avrebbe evitato la gogna»<br />

Un processo che inverte la logica della<br />

procedura penale, dove le indagini<br />

sono diventate un dettaglio strumentale<br />

a provare <strong>il</strong> teorema iniziale. Enza Bruno<br />

Bossio, ex manager calabrese della Cm<br />

Sistemi Sud (società che fornisce<br />

consulenze e prodotti informatici<br />

per la pubblica amministrazione),<br />

moglie dell’ex vicepresidente<br />

della Regione Nicola<br />

Adamo (Pd), è stata accusata<br />

di estorsione (oltreché di<br />

abuso d’ufficio, truffa, peculato<br />

aggravati) da Luigi De Magistris<br />

nell’inchiesta “Why not”. Poi per due<br />

gradi di giudizio è stata assolta. Ovviamente<br />

però, tra <strong>il</strong> coinvolgimento nell’indagine<br />

e l’assoluzione, la signora è finita nel tritacarne<br />

mediatico-giudiziario che tradizionalmente<br />

accompagna, in Italia, i proces-<br />

si che lambiscono la politica, dove indagati<br />

e imputati ormai sono sempre trattati da<br />

presunti colpevoli fino a prova contraria. È<br />

stato così anche per Bruno Bossio, come lei<br />

stessa racconta in questa intervista a <strong>Tempi</strong>,<br />

spiegando che ancora oggi<br />

«non ho capito perché sono stata<br />

coinvolta». La normale dinamica<br />

processuale naturalmente<br />

prevede condanne e assoluzioni,<br />

ma troppi procedimenti<br />

monstre letteralmente si sgretolano<br />

al primo vaglio dibattimentale<br />

perché privi dei requisiti<br />

minimi. Nel caso di Bruno Bossio, ad<br />

esempio, è stata rinviata a giudizio una persona<br />

in presenza di una prova documentale<br />

che esclude pacificamente <strong>il</strong> reato.<br />

Enza Bruno Bossio, lo scorso 27 gennaio<br />

lei è stata assolta anche in appello<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 23


INTERNI QUELLI CHE SPIAVANO LO STATO<br />

nella vicenda “Why not”. Come era stata<br />

coinvolta?<br />

In pochi lo sanno, ma addirittura l’inchiesta<br />

prese avvio con la denominazione<br />

“Bruno Bossio più altri”. Solo molto tempo<br />

dopo è diventata “Why not”, dal nome<br />

di un’agenzia di collocamento calabrese.<br />

La mattina del 5 settembre 2006 hanno<br />

bussato alla mia porta i carabinieri con<br />

un decreto di perquisizione firmato da De<br />

Magistris, nel quale si farneticava di relazioni<br />

industriali tra alcune aziende considerate<br />

come elementi di reato. Si trattava<br />

di un errore, un equivoco, e la vicenda<br />

avrebbe dovuto concludersi con proscioglimenti<br />

e scuse. Invece De Magistris, indagando<br />

sul mio lavoro, incrocia <strong>il</strong> nome di<br />

Antonio Saladino, noto esponente della<br />

Cdo calabrese e di Cl, con <strong>il</strong> “torto” di avere<br />

amicizie importanti. Anche per lui sarebbe<br />

potuta finire lì se Caterina Merante, a capo<br />

dell’azienda Why not, non avesse iniziato a<br />

r<strong>il</strong>asciare dichiarazioni appiattite su quello<br />

che De Magistris si aspettava di sentire.<br />

Così le amicizie di Saladino sono diventate<br />

«una pericolosa trama al cuore dello Stato»<br />

con protagonisti eccellenti come Prodi<br />

e Mastella.<br />

Che tipo di relazioni c’erano tra la sua<br />

società e la Why not? Chi è Caterina Merante?<br />

E in che rapporti è con lei?<br />

Ancora oggi, persino nella sentenza di<br />

assoluzione, mi qualificano come titolare<br />

di Cm Sistemi, mentre io sono sempre stata<br />

solo all’interno di un rapporto di lavoro<br />

subordinato. Caterina Merante, invece, era<br />

ed è socio proprietario dell’azienda Why<br />

not, ed è molto attenta al suo profitto. I<br />

miei rapporti con lei e con la sua società<br />

erano relazioni professionali all’interno di<br />

un consorzio di imprese denominato Clic,<br />

nel quale erano presenti, oltre Cm e Why<br />

not, altre cinque aziende qualificate.<br />

È stata imputata per una fattura da 120<br />

m<strong>il</strong>a euro. Come si sono svolti i fatti?<br />

L’infamante accusa di estorsione era<br />

basata sulle dichiarazioni di Caterina<br />

Merante, la quale affermava che io le avevo<br />

estorto 120 m<strong>il</strong>a euro (che in realtà non<br />

aveva nemmeno mai pagato) per prestazioni<br />

che secondo lei non avevamo svolto. In<br />

realtà la Cm sistemi aveva effettuato <strong>il</strong> lavoro<br />

per Why not ed emesso regolare fattura.<br />

La Merante non ha pagato, senza mettere<br />

però in discussione la validità del contratto,<br />

perciò Cm attivò un decreto ingiuntivo.<br />

Ma in seguito la Merante si rivolse a De<br />

Magistris e inventò l’estorsione sporgendo<br />

denuncia contro ignoti per presunta contraffazione<br />

della firma. La Cm sistemi allora<br />

controdenunciò, a seguito della perquisizione<br />

dell’ufficio di Why not fu trovato un<br />

verbale di un Cda del 22 dicembre 2005 nel<br />

quale <strong>il</strong> presidente dell’azienda faceva presente<br />

di avere stipulato un contratto con la<br />

Cm. Approvazione regolarmente registrata.<br />

24 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

Capite che vergogna? Se i pm<br />

del mio procedimento avessero<br />

fatto seriamente le indagini<br />

questo documento avrebbero<br />

potuto trovarlo evitandomi<br />

l’accusa. Invece <strong>il</strong> documento<br />

saltò fuori, casualmente,<br />

e in un altro procedimento,<br />

dopo la richiesta di rinvio<br />

a giudizio.<br />

Nel decreto di perquisizione<br />

si ipotizzava «la costituzione<br />

di schermi societari<br />

che consentono di spostare<br />

<strong>il</strong> denaro» e «uno scenario<br />

devastante circa la gestione<br />

di denaro pubblico e la<br />

pervicace volontà di depredare<br />

le risorse pubbliche<br />

pur di raggiungere lucrosi<br />

interessi criminali». Ma è<br />

stato davvero regolare e<br />

trasparente l’accesso ai<br />

fondi europei? Non è che<br />

la drammatica situazione<br />

occupazionale calabrese ha<br />

ingenerato in voi la convizione<br />

che tutto fosse giustificato,<br />

compresa l’opacità<br />

nella gestione dei fondi?<br />

L’ordinanza di perquisizione<br />

di De Magistris aveva<br />

questa ambiguità: non era<br />

citato alcun fondo pubblico<br />

depredato, perché non ce ne<br />

sono mai stati. Almeno da<br />

parte mia. De Magistris aveva<br />

un teorema che non è riuscito<br />

a dimostrare, perché<br />

era impossib<strong>il</strong>e: io, in quanto<br />

moglie del vicepresidente<br />

della Regione, sarei stata<br />

avvantaggiata nello svolgimento<br />

del mio lavoro.<br />

Nel contesto del processo<br />

si incorre spesso nel termine<br />

“consulenza” anche per<br />

giustificarsi davanti alle accuse. In cosa<br />

consisteva la consulenza nel suo caso?<br />

Io non ho mai ricevuto alcuna consulenza<br />

perché, come ho detto, <strong>il</strong> mio ruolo<br />

è sempre stato unicamente manageriale.<br />

Com’è stata gestita la teste Merante dal<br />

pm De Magistris? È vero che questa gestione<br />

ha provocato l’apertura di procedimenti<br />

penali e disciplinari?<br />

La Merante è stata ut<strong>il</strong>izzata da De<br />

Magistris e lei si è fatta prendere la mano,<br />

come si evince dalle intercettazioni e da un<br />

verbale del novembre 2007 (vedi scheda a<br />

L’INCONGRUENZA<br />

IL VERBALE<br />

Accuse confermate<br />

ma non coincidenti<br />

Il verbale di Caterina<br />

Merante raccolto<br />

da De Magistris <strong>il</strong><br />

21 novembre 2007<br />

si è ritorto contro<br />

l’accusa del processo<br />

“Why not” perché<br />

durante l’interrogatorio<br />

la superteste<br />

dell’inchiesta, a<br />

specifica domanda<br />

del pm, conferma le<br />

dichiarazioni rese in<br />

precedenza (marzo<br />

2007), ma in realtà<br />

nell’occasione modifica<br />

le sue accuse e ne<br />

aggiunge di nuove.<br />

IL GUP<br />

«Le differenze<br />

sono sostanziali»<br />

Secondo la procedura,<br />

le dichiarazioni<br />

riportate sul verbale<br />

in questione avrebbero<br />

dovuto essere<br />

copia conforme di<br />

quelle già r<strong>il</strong>asciate.<br />

Invece, ha constatato<br />

<strong>il</strong> gup Abiga<strong>il</strong><br />

Mellace, «<strong>il</strong> verbale<br />

presenta un contenuto<br />

sostanzialmente<br />

diverso. Le modifiche<br />

introducono nuove<br />

accuse che non si rinvengono<br />

nella precedente<br />

dichiarazione».<br />

Secondo <strong>il</strong> giudice lo<br />

scopo era dare artificiosamente<br />

credib<strong>il</strong>ità<br />

a un teste che ne era<br />

privo, inducendo a far<br />

credere che <strong>il</strong> medesimo,<br />

dopo otto mesi,<br />

ripetesse esattamente<br />

le dichiarazioni<br />

rese in precedenza.<br />

«Oggi faccio politica nel Partito democratico<br />

proprio per questo: provare a spostare un po’<br />

dell’asse giustizialista e colpevolista verso<br />

un riformismo laico, libertario e costituzionale»<br />

lato, ndr), pensando di essere<br />

lei la “Giustizia”. Ovviamente<br />

l’ho querelata già nel 2007.<br />

È vero che lei ha fatto una<br />

richiesta di risarcimento<br />

danni a De Magistris e lui<br />

ha opposto l’immunità parlamentare?<br />

Sì, ho chiesto <strong>il</strong> risarcimento<br />

danni a De Magistris,<br />

Santoro e Gian Antonio Stella.<br />

Visto <strong>il</strong> ruolo di eurodeputato<br />

ricoperto allora da De<br />

Magistris, non ho potuto querelarlo,<br />

ma ho potuto denunciarlo<br />

per quanto ha scritto<br />

nel suo libro (Assalto al pm)<br />

contro di me. Ovviamente,<br />

forte del suo relativismo giudiziario<br />

e politico, ha usato<br />

<strong>il</strong> suo priv<strong>il</strong>egio per sfuggire<br />

alla giustizia. Oggi che per<br />

fortuna mia (ma per sfortuna<br />

dei napoletani, che però se<br />

la sono voluta) è sindaco di<br />

Napoli, non si può più opporre.<br />

Sempre che la sua ennesima<br />

casta non lo copra.<br />

Com’è ha cambiato la sua<br />

vita questa vicenda, dal<br />

punto di vista professionale<br />

e da quello personale?<br />

Dal punto di vista professionale<br />

è stato terrib<strong>il</strong>e. Mi<br />

sono dimessa per correttezza<br />

verso le aziende di cui ero<br />

manager, rinunciando a una<br />

carriera che mi ero costruita<br />

solo con <strong>il</strong> mio lavoro e le<br />

mie competenze, nonostante<br />

mio marito. Personalmente,<br />

però, forse ci ho guadagnato:<br />

<strong>il</strong> dolore fortifica, anche<br />

se invecchia.<br />

Lei oggi è impegnata attivamente<br />

in politica, con <strong>il</strong><br />

Partito democratico. Come<br />

è riuscita a conc<strong>il</strong>iare quest’impegno verso<br />

la collettività, e quindi verso lo Stato,<br />

con tutto quello che lo Stato stesso le ha<br />

procurato in termini di danni con questa<br />

vicenda?<br />

Io non credo che lo Stato sia colpevole<br />

di queste vicende, soprattutto alla luce dei<br />

due gradi di giudizio che mi hanno assolta.<br />

Il tema rimane quello di una distorsione<br />

del ruolo dei pm e di una responsab<strong>il</strong>ità<br />

politica, anche di influenti settori della<br />

sinistra, verso la deriva giustizialista. Faccio<br />

politica nel Pd anche per questo: provare<br />

a spostare Davide contro<br />

Golia, cioè un po’ dell’asse<br />

giustizialista e colpevolista<br />

verso un riformismo laico,<br />

libertario e costituzionale.<br />

Gianni Ferrari


Foto: AP/LaPresse<br />

DIALOGO CON UN AMICO NOBEL<br />

C’è qualcosa che la scienza<br />

non può studiare. È la libertà<br />

di Renato Farina<br />

Boris Godunov è fortunato, Gode di un amico nobel. Non è Dario Fo. Si tratta di Luc<br />

Montagnier, <strong>il</strong> ricercatore che ha scoperto <strong>il</strong> virus dell’Aids. Un genio della curiosità.<br />

Non smette di cercare. È uscito un libro da Giunti, intitolato Il Nobel<br />

e <strong>il</strong> Monaco. Il tema è intuib<strong>il</strong>e o no? Scienza e fede. Montagnier è agnostico o qualcosa<br />

del genere, di certo non è cattolico. Padre Michel Niaussat è frate trappista, che<br />

ha dedicato tutto se stesso ai detenuti.<br />

Be’, io dopo un paio di pagine mi sono sentito subito dalla parte di Montagnier.<br />

Tifavo Montagnier. Non tanto per volontà di stare dalla parte della scienza, ma per<br />

essere dalla parte della ragione. La ragione! Guai se collocassimo la questione del<br />

rapporto tra fede e scienza in un campo misto, quasi che la scienza avesse <strong>il</strong> patrocinio<br />

della ragione e la fede quello di un altro apparato di tipo sentimentale. Tutto ciò<br />

che è umano è sottoposto al giudizio della ragione.<br />

Io qui non mi metterò certo a discutere dell’esistenza di Dio e sulle<br />

sue prove per convincere Montagnier. Credo che l’umanità in questo<br />

settore abbia dato di meglio di quel che potrei argomentare io.<br />

Ma allora che cosa tocca un uomo curioso? I fatti. Con Montagnier<br />

su questo si riesce a intendersi. Gli ho detto: «Riferiamoci ai fatti<br />

e non all’ideologia. C’è una frase che <strong>il</strong> mio maestro don Luigi Giussani<br />

ha posto all’inizio del suo libro fondamentale Il senso religioso.<br />

Ed è di un Nobel della medicina come lei, francese come lei, professor Montagnier,<br />

siete stati entrambi a Lourdes, meravigliati dinanzi ai miracoli. Alexis Carrel scrisse:<br />

“Poca osservazione e molto ragionamento portano all’errore, molta osservazione<br />

e poco ragionamento portano alla verità”. Del resto anche lei professore dice in questo<br />

libro: “Ho <strong>il</strong> vantaggio e <strong>il</strong> difetto di non avere idee preconcette e di cercare ovunque…<br />

Hai delle idee e spesso l’esperienza dimostra che erano sbagliate”. Io credo sia<br />

importante accostarsi alla fede con questo criterio di lealtà».<br />

Mi ha ascoltato, ed era curioso. Anche quando ho allargato <strong>il</strong> campo.<br />

Esiste – gli ho detto più o meno – un livello che è perfettamente razionale, ma<br />

che non è attinto dal metodo fisico e chimico. Mi ha molto colpito una frase pronunciata<br />

dal professor Montagnier con vigore: «Ma non esiste <strong>il</strong> gene della curiosità!». Altrove<br />

dice che esiste <strong>il</strong> gene dell’aggressività ma non quello della cattiveria. Insomma,<br />

c’è qualcosa che non si esaurisce nelle dimensioni studiab<strong>il</strong>i dalla scienza. C’è lo<br />

spazio misterioso della libertà. Di dire di sì o di no dinanzi allo stupore di un incontro.<br />

«Perché Carrel si è convertito a Lourdes e lei, professore, no?». La libertà esiste!<br />

«Nel suo libro, professore, lei attacca i dogmi, le certezze assolute. Basta intendersi<br />

su che cosa sia la certezza. Esistono due tipi di certezza. Una è quella esistenziale,<br />

per cui tu fai l’incontro definitivo della tua vita, sai che in quell’incontro con<br />

una persona si gioca la tua umanità, la risposta o meno al “caso serio”. Questo tipo<br />

di certezza è indistruttib<strong>il</strong>e. La certezza dell’amore che hai per tua madre o per tuo<br />

figlio, non è un dogma intollerante. La certezza è magnificamente tollerante. Ed è<br />

certa della libertà, anche un mignolo ma c’è. Invece oggi credo ci sia un pericolo,<br />

la dittatura del relativismo, questo è <strong>il</strong> dogma spaventoso. È la proclamazione della<br />

certezza assoluta e indiscutib<strong>il</strong>e, pena la scomunica civ<strong>il</strong>e, secondo cui non è ammessa<br />

verità oggettiva e l’uomo non è capace di verità. Io le chiedo, se fosse così, se<br />

gli fosse preclusa davvero la certezza del vero e la libertà di dire sì o no, allora a che<br />

serve la curiosità? Non sarebbe uno scherzo atroce, un bieco inganno?».<br />

BORIS<br />

GODUNOV<br />

IL NOSTRO UOMO<br />

A PALAZZO<br />

Oggi c’è un pericolo. È la certezza<br />

assoluta secondo cui non è ammessa<br />

verità oggettiva. Se fosse così allora<br />

a che serve la curiosità? Non sarebbe<br />

uno scherzo atroce, un bieco inganno?<br />

Il premio Nobel Luc Montagnier,<br />

<strong>il</strong> ricercatore che ha scoperto<br />

<strong>il</strong> virus dell’Aids e autore del libro<br />

Il Nobel e <strong>il</strong> Monaco<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 27


ESTERI<br />

28 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

LE AMBIZIONI DELL’EMIRO<br />

Un mega impero<br />

piccolo piccolo<br />

Ospita una base americana e offre un consolato<br />

ai talebani. Promette di risolvere pacificamente<br />

ogni conflitto internazionale ma ha sostenuto<br />

i ribelli libici e siriani. Così <strong>il</strong> ricchissimo Qatar<br />

sgomita per un ruolo da grande potenza<br />

Guardato da fuori, proprio non ci si<br />

raccapezza. Se la politica internazionale,<br />

le alleanze strategiche, le ideologie<br />

significano ancora qualcosa, un posto<br />

del genere semplicemente non dovrebbe esistere.<br />

Uno Stato che ospita <strong>il</strong> Comando delle<br />

forze armate degli Stati Uniti in Medio<br />

Oriente e allo stesso tempo irradia <strong>il</strong> verbo<br />

antiamericano di Al Jazeera, che è nata e<br />

ha sede proprio lì; mercanteggia con Israele<br />

nel mentre che finanzia Hamas e ostenta<br />

ottimi rapporti col vicino Iran; offre <strong>il</strong> podio<br />

di summit internazionali sia a Tzipi Livni<br />

sia a Mahmoud Ahmadinejad; si dichiara<br />

wahabita e ospita islamisti intransigenti<br />

come <strong>il</strong> telepredicatore Yusuf al Qaradawi,<br />

si offre di aprire un ufficio di rappresentanza<br />

dei talebani afghani, trama per far sì che<br />

la Fifa ammetta <strong>il</strong> velo islamico nel calcio<br />

femmin<strong>il</strong>e, ma nello stesso tempo concede<br />

terreni e libertà di culto perché possano sorgere<br />

dentro ai suoi confini chiese cattoliche,<br />

siro-malabariche, maronite, copto ortodosse<br />

e chiama le migliori università americane<br />

a impiantare i loro campus. E ancora: un<br />

paese che prima si costruisce l’immagine di<br />

onesto mediatore, terreno neutro per ogni<br />

tipo di negoziato, sulla base di una costituzione<br />

dove all’articolo 7 sta scritto che «la<br />

politica estera dello Stato è basata sul principio<br />

del rafforzamento della pace e della<br />

sicurezza internazionali attraverso l’incoraggiamento<br />

della risoluzione pacifica delle<br />

dispute internazionali (…) e sulla non interferenza<br />

negli affari interni di altri Stati»; e<br />

poi improvvisamente si toglie la giacchetta<br />

da arbitro e scende in campo parteggiando<br />

per una squadra contro l’altra: in Libia dalla<br />

parte dei ribelli anti-Gheddafi, in Siria dalla<br />

parte degli avversari dell’ex alleato Bashar<br />

al Assad. Il paese protagonista in tutti gli<br />

sforzi per una soluzione diplomatica delle<br />

crisi del mondo arabo nel secondo decennio<br />

del XXI secolo – dal Libano allo Yemen,<br />

dal Darfur alle guerre intestine fra Al Fatah<br />

e Hamas – che diventa l’unico paese arabo<br />

che bombarda insieme ai jet della Nato le<br />

forze armate e le città di un paese fratello<br />

come la Libia. Che ottiene dalla Lega Araba<br />

la sospensione della Siria e preme su Russia<br />

e Cina (qualche migliaio di volte più grandi<br />

di lui) perché permettano al consiglio di<br />

Sicurezza dell’Onu di sanzionare <strong>il</strong> regime<br />

di Assad. Una monarchia assoluta dove tutti


Foto: AP/LaPresse<br />

A lato, dal basso verso l’alto: Hamad Bin Khalifa<br />

Al Thani con <strong>il</strong> presidente siriano Bashar al Assad;<br />

con i reali inglesi; donne Hezbollah in attesa del suo arrivo;<br />

con la moglie Mozah bint Nasser al Missned dopo la<br />

notizia che <strong>il</strong> Qatar ospiterà i mondiali di calcio del 2022<br />

i posti di potere sono spartiti fra i membri<br />

di una sola, litigiosa, famiglia (gli Al Thani)<br />

che ospita e finanzia la Fondazione per la<br />

democrazia araba e sposa la causa delle rivoluzioni<br />

democratiche (nel senso che intendono<br />

consegnare <strong>il</strong> potere a chi vincerà libere<br />

elezioni) del mondo arabo.<br />

Da uscirne pazzi. Tre anni fa John Kerry,<br />

candidato democratico sconfitto alle presidenziali<br />

del 2004 e presidente della commissione<br />

Esteri del Senato americano, disse:<br />

«Il Qatar non può essere un alleato degli<br />

Stati Uniti <strong>il</strong> lunedì, e inviare quattrini ad<br />

Hamas <strong>il</strong> martedì». Il Qatar ha continuato<br />

a inviare soldi ad Hamas, altri ne ha inviati<br />

agli islamisti di Ennahda che hanno vinto<br />

le elezioni in Tunisia e ai ribelli libici della<br />

stessa tendenza (insieme ad armi e vettovaglie);<br />

e fino a quando non è scoppiata<br />

la rivolta in Siria, a Doha arrivava spesso<br />

in visita da Damasco Khaled Mashal, <strong>il</strong> leader<br />

di Hamas, che nella capitale del Qatar<br />

ha vissuto fra <strong>il</strong> 1999 e <strong>il</strong> 2001 e vi torna<br />

per visitare suo figlio Omar Abdel Qader,<br />

residente permanente. John Kerry, e anche<br />

quelli che stanno molto sopra di lui, se ne<br />

John Kerry, presidente<br />

della commissione Esteri<br />

del Senato americano,<br />

disse: «Il Qatar non può<br />

essere un alleato degli<br />

Stati Uniti <strong>il</strong> lunedì,<br />

e inviare quattrini<br />

ad Hamas <strong>il</strong> martedì»<br />

Qui sotto, dall’alto verso <strong>il</strong> basso:<br />

Hamad Bin Khalifa Al Thani<br />

con <strong>il</strong> presidente palestinese<br />

Abu Mazen e <strong>il</strong> leader di Hamas<br />

Khaled Mashal; con <strong>il</strong> presidente<br />

iraniano Mahmoud Ahmadinejad;<br />

con <strong>il</strong> re di Giordania Abdullah II<br />

sono dovuti fare una ragione, anche perché<br />

di ospiti sospetti nel paese dell’emiro<br />

Hamad Bin Khalifa Al Thani ne passano<br />

parecchi: dai parenti di Saddam Hussein a<br />

quelli di Osama Bin Laden fino a Le<strong>il</strong>a Trabelsi,<br />

la moglie del deposto presidente tunisino<br />

Ben Ali che dalla vicina Arabia Saudita<br />

si reca spesso a Doha a fare shopping, senza<br />

timore di imbattersi in Rachid Ghannouchi,<br />

<strong>il</strong> leader carismatico di Ennahda che a<br />

Doha è stato ospite di Qaradawi, residente<br />

qatariota naturalizzato di antica data.<br />

Tutto questo minestrone ha spiega-<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 29


ESTERI LE AMBIZIONI DELL’EMIRO<br />

30 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

Il Qatar è una monarchia<br />

assoluta con al potere la famiglia<br />

Al Thani. Il paese, la cui capitale<br />

è Doha, è grande come l’Abruzzo<br />

zioni razionali. Deve averle, perché oggi <strong>il</strong><br />

Qatar non è più una stravaganza per patiti<br />

di esotismi geografici, ma la spoletta della<br />

bomba rappresentata da una nuova ondata<br />

di proteste arabe, che potrebbero scatenarsi<br />

se dovesse cadere <strong>il</strong> regime di Damasco contro<br />

cui Doha si sta battendo a viso aperto<br />

(dopo esserne stato un fidato amico).<br />

A stare a sentire Robert Fisk, <strong>il</strong> premiatissimo<br />

e sopravvalutatissimo corrispondente<br />

dell’Independent dal Medio Oriente,<br />

<strong>il</strong> Qatar agisce mosso da «British Empire-style<br />

ambitions», ambizioni in st<strong>il</strong>e Impero<br />

Britannico. Come al solito <strong>il</strong> guru antioccidentale<br />

esagera per fare effetto: nel 1922,<br />

all’apogeo della sua espansione, <strong>il</strong> Regno<br />

Unito, grande poco meno dell’Italia, era un<br />

paese di 44 m<strong>il</strong>ioni di abitanti che dominava<br />

458 m<strong>il</strong>ioni di esseri umani sparsi in<br />

tutti i continenti; <strong>il</strong> Qatar, per parte sua,<br />

ha le dimensioni dell’Abruz-<br />

zo appena e ha una popolazione<br />

indigena di non più<br />

di 200 m<strong>il</strong>a abitanti, essendo<br />

gli altri 1,5 m<strong>il</strong>ioni che<br />

abitano l’emirato stranieri<br />

immigrati per motivi di<br />

lavoro. Il Regno Unito era una media potenza<br />

che si stava arricchendo grazie al commercio<br />

internazionale e che è diventato ricchissimo<br />

grazie all’imperialismo; <strong>il</strong> Qatar è<br />

un paese piccolissimo e ricchissimo che ha<br />

deciso di competere per un ruolo di leadership<br />

dentro a un mondo arabo in piena crisi<br />

di crescita, dopo aver praticato la strategia<br />

dell’andare d’accordo con tutti e del far<br />

comodo a tutti. Ma oggi come ieri l’imperativo<br />

di Doha è lo stesso: sopravvivere, nella<br />

duplice accezione della continuata esistenza<br />

dello Stato indipendente del Qatar e della<br />

sopravvivenza della dinastia degli Al Thani.<br />

Come si mantiene <strong>il</strong> potere<br />

In Medio Oriente essere piccoli e ricchissimi<br />

non è necessariamente una benedizione.<br />

Ricordate <strong>il</strong> Kuwait? A Doha e negli altri<br />

emirati del Golfo se lo ricordano tutti i giorni:<br />

aveva dei contrasti con l’Iraq per lo sfruttamento<br />

di un giacimento di petrolio che<br />

attraversava <strong>il</strong> confine dei due paesi, e una<br />

mattina d’agosto del 1990 Saddam Hussein<br />

mandò i carri armati a cancellarlo dalla carta<br />

geografica. Per restituirgli l’indipendenza<br />

ci volle una guerra terrificante che coinvolse<br />

più di 30 paesi e causò decine di migliaia<br />

di morti. Il Qatar dista meno di 300 ch<strong>il</strong>ometri<br />

dalle coste dell’Iran, col quale condivide<br />

<strong>il</strong> giacimento marino di North Dome,<br />

sede di 1.800 m<strong>il</strong>ioni di m<strong>il</strong>iardi di metri<br />

cubi di gas naturale, e confina con l’Arabia<br />

Saudita, che non ha mai smesso di considerare<br />

gli abitanti del Qatar suoi sudditi e<br />

Egitto<br />

Sudan<br />

Palestina<br />

Libano<br />

Israele Giordania<br />

Eritrea<br />

Etiopia<br />

Al Thani per garantire la sicurezza del paese ha<br />

portato in casa <strong>il</strong> comando delle forze armate<br />

Usa; contro l’estremismo islamico e per attirare<br />

le simpatie degli arabi ha inventato Al Jazeera<br />

Siria<br />

che ha fomentato tentativi di colpi di Stato<br />

attraverso elementi di tribù locali.<br />

Quando nel 1995 Hamad Bin Khalifa Al<br />

Thani è salito al trono deponendo con un<br />

colpo di Stato suo padre, ha capito subito<br />

che non gli sarebbe bastato essere uno degli<br />

uomini più ricchi al mondo, né essersi formato<br />

all’accademia m<strong>il</strong>itare britannica di<br />

Sandhurst, per mantenere <strong>il</strong> potere. Per<br />

garantire la sicurezza del paese dalle mire<br />

dei potenti Stati vicini si è portato in casa<br />

<strong>il</strong> quartier generale di Centcom, <strong>il</strong> comando<br />

delle forze armate degli Stati Uniti per le<br />

operazioni in Medio Oriente; per garantirsi<br />

contro l’estremismo islamico e per attirarsi<br />

le simpatie dell’opinione pubblica di tutto<br />

<strong>il</strong> mondo arabo si è inventato Al Jazeera, la<br />

prima tivù globale in lingua araba.<br />

Al Thani ha vinto la sua duplice scommessa:<br />

Al Qaeda e l’Iran non l’hanno accusato<br />

di tradimento e sacr<strong>il</strong>egio per aver portato<br />

una base americana su suolo musulmano,<br />

essendo chiara la natura antisaudita<br />

dell’operazione; e la libertà editoriale concessa<br />

ad Al Jazeera, <strong>il</strong> conseguente successo<br />

dovuto al mix perfetto di professionalità,<br />

giornalismo m<strong>il</strong>itante e strizzate d’occhio<br />

all’islamismo che già allora incarnava<br />

l’opinione politica della maggioranza degli<br />

arabi, ha portato solo vantaggi all’emiro.<br />

La terza mossa, all’epoca vincente, è consistita<br />

nel trasformare <strong>il</strong> Qatar nella Svizzera<br />

diplomatica del Medio Oriente. Nella seconda<br />

metà del decennio che è alle nostre spalle<br />

<strong>il</strong> paese è diventato <strong>il</strong> mediatore nume-<br />

Iraq<br />

Kuwait<br />

Arabia Saudita<br />

Yemen<br />

Bahrain<br />

Iran<br />

Qatar<br />

Doha<br />

Emirati Arabi Uniti<br />

Oman<br />

ro uno dei conflitti nella regione, strappando<br />

senza tanti complimenti <strong>il</strong> ruolo ai tradizionali<br />

protagonisti: Lega Araba, Egitto e<br />

Arabia Saudita. Che si trattasse dell’insurrezione<br />

degli huthi nello Yemen, della guerriglia<br />

nel Darfur, della contesa di confine fra<br />

Gibuti ed Eritrea, della crisi fra <strong>il</strong> governo<br />

di Fouad Siniora ed Hezbollah che rischiò<br />

di far scoppiare una nuova guerra civ<strong>il</strong>e in<br />

Libano nel 2008, Doha ha dato prova di un<br />

attivismo senza pari. Fino a eventi eccezionali<br />

come l’apertura di un ufficio diplomatico<br />

dei talebani afghani funzionale a una<br />

trattativa con gli americani e l’accordo del<br />

febbraio scorso fra Hamas e Al Fatah che<br />

doveva spianare la strada a un governo palestinese<br />

di coalizione e allo svolgimento di<br />

nuove elezioni. Se però si guarda <strong>il</strong> tutto più<br />

da vicino, si scopre che, con la relativa eccezione<br />

degli accordi di Doha per la soluzione<br />

della crisi libanese, tutte le altre iniziative si<br />

sono risolte in un buco nell’acqua, particolarmente<br />

deludente nel caso dei negoziati<br />

preliminari fra Usa e talebani e del protocollo<br />

d’intesa fra Abu Mazen e Mashal, disatteso<br />

subito dopo la firma nel febbraio scorso.<br />

La politica del branding<br />

Un piccolo paese ricchissimo può riuscire a<br />

portare al tavolo della pace i litiganti perché<br />

non ha gli interessi e le parzialità di paesi<br />

come l’America, l’Egitto o l’Arabia Saudita e<br />

perché può “comprare” la loro buona volontà,<br />

ma siccome manca di peso specifico e di<br />

potenza m<strong>il</strong>itare non potrà costringerli a<br />

scelte definitive. Il punto è che ad Al Thani<br />

non interessa tanto <strong>il</strong> risultato finale, quanto<br />

piuttosto l’immagine che <strong>il</strong> Qatar riesce a<br />

proiettare di sé dando semplicemente vita<br />

ai negoziati. Gli anglosassoni lo chiamano<br />

“branding”. È branding l’assegnazione al


Foto: AP/LaPresse<br />

Qatar dei Mondiali di calcio del 2022; la creazione<br />

alla periferia di Doha di “Education<br />

city”, dove trovano ospitalità otto campus<br />

satelliti di altrettante università occidentali,<br />

sei americane, una francese e una britannica;<br />

le 115 destinazioni per 105 velivoli<br />

(più altri 190 ordinati, per lo più Airbus) di<br />

Qatar Airways, i 400 ettari di lusso dell’isola<br />

artificiale La Perla; l’aggressivo posizionamento<br />

nel mercato del turismo fieristico.<br />

Con la scelta di campo a fianco dei<br />

ribelli libici e siriani Al Thani è andato ben<br />

al di là della politica del branding. In un<br />

momento di grandi rivolgimenti in Medio<br />

Oriente e Nordafrica, di debolezza congiunturale<br />

di alcuni grandi attori (Egitto,<br />

Libia, Siria, Iraq) e di inadeguatezza cronica<br />

di altri (Arabia Saudita) <strong>il</strong> Qatar lancia la<br />

sua opa per la leadership del mondo arabo.<br />

Megalomania? No, ancora e sempre istinto<br />

di sopravvivenza: fino a ieri la sicurezza stava<br />

nel farsi baricentro, oggi l’unico modo<br />

di restare in equ<strong>il</strong>ibrio è gettarsi in avanti.<br />

Rodolfo Casadei<br />

L’EREDE AL TRONO COL PALLINO DEGLI AFFARI<br />

Lo shopping dello<br />

sceicco tifoso<br />

Ha r<strong>il</strong>evato la squadra di Parigi, sponsorizza<br />

<strong>il</strong> Barcellona, “si compra” gli atleti per vincere<br />

le Olimpiadi. E ora guarda a Ingh<strong>il</strong>terra e Italia<br />

I<br />

sogni son desideri. E i soldi li realizzano.<br />

C’è poco della fata Turchina di Cenerentola<br />

in questa affermazione, ma la<br />

realtà – almeno nel mondo del pallone – è<br />

questa. Da un un paio d’anni c’è un uomo<br />

che col suo impero economico sta trasformando<br />

in realtà i sogni dei tifosi. Lui non<br />

usa una bacchetta magica, lui apre <strong>il</strong> portafoglio<br />

e compra tutto. Il suo nome per molti<br />

è sconosciuto, ma come abbiamo imparato<br />

a pronunciare Roman Abramovich qualche<br />

anno fa, presto impareremo a dire Tamim<br />

Bin Hamad Al Thani. È lui la fata Turchina<br />

del nuovo m<strong>il</strong>lennio, quartogenito dell’emiro<br />

del Qatar, Hamad Bin Khalifa Al Thani,<br />

ma già designato a prendere in mano la fortuna<br />

infinita della famiglia e del paese. A<br />

31 anni sta riuscendo a mettere le mani sul<br />

calcio planetario e sullo sport in generale.<br />

Andiamo con ordine. Tamim nel maggio<br />

2011 ha comprato <strong>il</strong> Paris Saint-Germain<br />

(la squadra di Parigi) per circa 70 m<strong>il</strong>ioni di<br />

euro. Come presidente ha piazzato un uomo<br />

di fiducia, Nasser Al Khelaifi, ex tennista di<br />

A fianco, Tamim Bin<br />

Hamad Al Thani;<br />

a sinistra, Leonardo,<br />

<strong>il</strong> presidente del Psg<br />

e Carlo Ancelotti.<br />

Sotto, Javier<br />

Pastore, primo<br />

acquisto dei parigini.<br />

In basso, a sinistra,<br />

Zinédine Zidane,<br />

testimonial del<br />

comitato “Qatar 22”<br />

successo, oggi presidente della federazione<br />

tennistica del Qatar e amministratore delegato<br />

di Al Jazeera sport. Per vincere subito<br />

ha preso Leonardo dall’Inter e lo ha nominato<br />

direttore spotivo. Per convincere l’allenatore<br />

di Massimo Moratti a lasciare M<strong>il</strong>ano gli<br />

ha offerto un contratto principesco e altri<br />

150 m<strong>il</strong>ioni di euro da spendere nel mercato.<br />

Così <strong>il</strong> bras<strong>il</strong>iano è venuto a far shopping<br />

in Italia e a suon di m<strong>il</strong>ioni ha comprato<br />

Javier Pastore e Salvatore Sirigu dal<br />

Palermo, dalla Roma Jeremy Menez e dalla<br />

Juventus Momo Sissoko. Al Parco dei Principi<br />

sono poi arrivati <strong>il</strong> capitano dell’Uruguay<br />

detentore della Coppa America Diego Lugano<br />

e l’attaccante Kevin Gameiro. A gennaio<br />

la squadra è prima in classifica, ma Tamim<br />

non è soddisfatto, così ecco altri 50 m<strong>il</strong>ioni<br />

per <strong>il</strong> mercato invernale. Arrivano Carlo<br />

Ancelotti con un contratto da 6 m<strong>il</strong>ioni l’anno,<br />

dal Chelsea <strong>il</strong> difensore Alex e dal Barcellona<br />

Maxwell e a centrocampo l’interista<br />

Thiago Motta. In tutto fanno 270 m<strong>il</strong>ioni di<br />

euro, senza contare gli ingaggi.<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 31


ESTERI LE AMBIZIONI DELL’EMIRO<br />

A fianco, Rud Van<br />

Nistelrooy,<br />

neo acquisto<br />

del Malaga.<br />

A destra, due<br />

modellini degli<br />

stadi che saranno<br />

realizzati<br />

per <strong>il</strong> Mondiale<br />

del 2022.<br />

Sempre a destra,<br />

in basso,<br />

la redazione<br />

di Al Jazeera,<br />

la tv di Stato<br />

E questo è solo l’inizio. Sempre nel maggio<br />

scorso, Tamim Bin Hamad Al Thani ha<br />

convinto <strong>il</strong> Barcellona a mettere sulle proprie<br />

divise <strong>il</strong> logo della Qatar Foundation,<br />

l’associazione creata dal padre e guidata<br />

dalla moglie dell’emiro Mozah bint Nasser<br />

al Missned. Non una cosa da poco visto<br />

che <strong>il</strong> Barça non ha mai avuto sponsor ufficiali<br />

sulle casacche da gioco. O meglio, prima<br />

c’era l’Unicef che a differenza degli altri<br />

brand invece di pagare riceveva 1,5 m<strong>il</strong>ioni<br />

di euro dal club di Sandro Rosell. Come ha<br />

fatto l’emiro a convincere i blaugrana? Coi<br />

soldi. Si tratta della sponsorizzazione più<br />

ricca mai realizzata: 30 m<strong>il</strong>ioni di euro l’anno<br />

fino al 2016, altri 15 m<strong>il</strong>ioni nel 2011, più<br />

quelli legati ai risultati. Totale: 170 m<strong>il</strong>ioni.<br />

Prima di proseguire bisogna aprire una<br />

parentesi. Il cugino di Tamim, Abdullah Bin<br />

Nasser Al Ahmed Al Thani, membro del cda<br />

della Doha Bank, è proprietario del Malaga,<br />

squadra della Liga spagnola. Il quarantatreenne<br />

ha un impero economico fatto<br />

di catene alberghiere, centri commerciali,<br />

società di telefonia e concessionarie d’auto.<br />

Acquista <strong>il</strong> Malaga per 36 m<strong>il</strong>ioni di euro e<br />

in estate mette a libro paga l’ex allenatore<br />

del Real Madrid Manuel Pellegrini, Martin<br />

Demichelis, <strong>il</strong> capitano del V<strong>il</strong>larreal Gonzalez<br />

Cazorla, Enzo Maresca, Jeremy Toulalan,<br />

Julio Baptista e Ruud Van Nistelrooy. La<br />

squadra lotta per <strong>il</strong> quarto posto, quello che<br />

garantirebbe la prossima Champions e un<br />

paio di domeniche fa ha bloccato <strong>il</strong> Real di<br />

Mourinho che arrivava da 11 vittorie.<br />

Torniamo alla fata Turchina. Tamim<br />

l’ha capito subito: <strong>il</strong> calcio è business, ma è<br />

anche passione, sua e della sua gente. Così<br />

l’erede al trono organizza <strong>il</strong> campionato<br />

nazionale, un torneo privato dove le aziende<br />

delle famiglie più ricche si sfidano per<br />

vincere una coppetta. Non solo. Tamim ha<br />

portato in Qatar la Coppa d’Asia 2011, vinta<br />

dal Giappone di Alberto Zaccheroni; nel<br />

2015 si svolgeranno nel piccolo Stato i Mondiali<br />

di pallamano; è in corsa per l’assegnazione<br />

delle Olimpiadi 2020; ma soprattutto<br />

32 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

ha convinto la Fifa che l’emirato fosse pronto<br />

a ospitare i Mondiali di calcio del 2022.<br />

Come? Sempre coi soldi: 50 m<strong>il</strong>iardi di euro<br />

per realizzare 12 stadi con impianti d’aria<br />

condizionata alimentati da pannelli fotovoltaici<br />

che garantiranno a pubblico e giocatori<br />

una temperatura di 26 gradi, contro i 48<br />

esterni. Di questi 50 m<strong>il</strong>iardi, 3 m<strong>il</strong>ioni sono<br />

serviti a pagare Zinédine Zidane, testimonial<br />

per una settimana del Comitato organizzativo<br />

“Qatar 22”.<br />

Il sogno di Tamim<br />

Il Wall Street Journal sostiene che per convincere<br />

la Fifa siano stati comprati i voti di<br />

Nigeria, Tha<strong>il</strong>andia e Senegal. Non è l’unica<br />

accusa mossa a Tamim. Un’altra arriva da<br />

Alberto Juantorena, ex atleta cubano, l’unico<br />

al mondo a vincere nella stessa edizione<br />

dei Giochi (Montréal 1976) la medaglia<br />

d’oro nei 400 metri e negli 800. El Caballo,<br />

così lo chiamavano, oggi è viceministro dello<br />

Sport e presidente della Federazione atletica<br />

cubana. In questa veste lotta contro la<br />

moderna “tratta degli schiavi”, quella legata<br />

allo sport. Secondo Juantorena, Tamim ha<br />

comprato qualche atleta per vincere qualcosa<br />

a Londra 2012. D’altra parte se i qatarioti<br />

sono grac<strong>il</strong>i come fanno a vincere nel sollevamento<br />

pesi? Semplice, naturalizzano otto<br />

bulgari. Lo stesso è successo con <strong>il</strong> keniota<br />

Stephen Cherono, che ora non c’è più. Nel<br />

senso che <strong>il</strong> campione mondiale in carica<br />

dei 3.000 siepi ora si chiama Saif Saed Shaeen,<br />

cittadino del Qatar. A lui è stato offerto<br />

un “vitalizio”, al Kenya una pista di atletica.<br />

Tamim investirà 50 m<strong>il</strong>iardi<br />

di euro per realizzare 12 stadi<br />

con impianti d’aria condizionata<br />

che garantiranno a pubblico<br />

e giocatori una temperatura<br />

di 26 gradi, contro i 48 esterni<br />

Non è tutto. Lo shopping di Tamim in<br />

Europa è continuato con l’acquisto del 17<br />

per cento delle azioni della Volkswagen, poi<br />

s’è preso i magazzini Harrods di Londra e<br />

una grossa quota della catena dei supermercati<br />

british Sainsbury’s. Veniamo al bello:<br />

Al Jazeera è da poco sbarcata in Francia con<br />

una sede e una redazione tutte nuove. Le<br />

prime mosse hanno rivoluzionato <strong>il</strong> panorama<br />

televisivo francese: la tv ha sborsato<br />

90 m<strong>il</strong>ioni di euro per acquistare i diritti a<br />

trasmettere all’estero la Ligue 1 e atri 61 per<br />

quelli della Champions in Francia, distruggendo<br />

la concorrenza di Canal+ e di Tf1, la<br />

più vecchia tv francese e la più seguita.<br />

E se la Francia non fosse che una testa<br />

di ponte in Europa per partire alla conquista<br />

di altri regni? Sembra che nelle mire di<br />

Tamim ci siano Argentina e Bras<strong>il</strong>e. Ma è<br />

<strong>il</strong> Vecchio Continente <strong>il</strong> suo pallino. Allora<br />

attenzione: i diritti tv della Serie A 2012-<br />

’15 sono già stati assegnati, ma alcune partite<br />

sono rimaste invendute e la Lega calcio<br />

non aspetta che un nuovo acquirente. Altro<br />

esempio: quest’estate in Ingh<strong>il</strong>terra saranno<br />

venduti i diritti tv della Premier League. Se<br />

Al Jazeera decidesse di partecipare all’asta<br />

sarà dura per chiunque, anche per un certo<br />

Rupert Murdoch (Sky). Ultima indiscrezione<br />

clamorosa? Pare che nei mesi scorsi<br />

Tamim abbia fatto un’offerta per comprarsi<br />

<strong>il</strong> Manchester United: un m<strong>il</strong>iardo e settecento<br />

m<strong>il</strong>ioni di euro proposti all’americano<br />

Malcolm Glazer per <strong>il</strong> pacchetto di maggioranza<br />

del club più importante del Regno.<br />

Daniele Guarneri<br />

Foto: AP/LaPresse


LA MAGLIETTA ANTI-FORNERO HA UNA SUA LOGICA DIABOLICA<br />

Ieri <strong>il</strong> “fascista”, oggi la ministra<br />

La macabra rima deve continuare<br />

Mio caro Malacoda, oggi una breve lezione di Marketing “politico”. Con ripasso<br />

delle lezioni precedenti. Capitolo uno: lo slogan nelle sue varie tipologie.<br />

Urlato, scritto, cantato, indossato. La rima è importante, ma è regola alla<br />

quale si può derogare. Decisivo è l’impatto della frase icastica nelle menti, nei cuori<br />

(e nelle mani) dei destinatari. Ma basta teoria, quella di oggi è una lezione pratica,<br />

un liceale “esercizio di laboratorio”, una pubblicitaria “case history”.<br />

«La resistenza ce l’ha insegnato/ uccidere un fascista non è reato». Ritmato, preciso<br />

e soprattutto universale. Il “fascista” morto che emenda dall’accusa di omicidio<br />

è intercambiab<strong>il</strong>e, basta rispettare la metrica (ciellino, caramba, azzurro, cristiano,<br />

cinese…). Che poi, uccidere una persona non è mai solo uccidere una persona. Infatti<br />

è bene «colpirne uno per educarne cento». Dopo di che la progressione non è matematica:<br />

colpirne due ne educa più di duecento, tre più di trecento. Forse per questo<br />

in anni per noi demoni stupendi si parlava di “geometrica potenza”. Potenza<br />

che si poteva evocare con strumenti diversi: «Hazet 36/ fascista dove sei» era un in-<br />

no alla chiave inglese; «fascio impara/ p38<br />

spara» risultava un più prosaico richiamo<br />

alle funzione di una nota pistola. «Fascisti<br />

carogne/ tornate nelle fogne» non era<br />

propriamente un invito, semmai un’indicazione<br />

logistica che era meglio seguire<br />

perché altrimenti «le sedi fasciste/ si chiudono<br />

col fuoco/ con i fascisti dentro/ sennò<br />

è troppo poco». (La famiglia Mattei e la famiglia Crescenzio possono testimoniare<br />

dell’efficacia di questo slogan. Non ricordi chi sono? La memoria, nipote! Rogo di Primavalle<br />

a Roma con morte dei due figli di Mario Mattei, segretario locale del Msi; e<br />

molotov contro <strong>il</strong> bar Angelo Azzurro a Torino, “noto covo di fasci” in cui lo studente<br />

Roberto Crescenzio fu trasformato in torcia umana).<br />

Lo slogan cosiddetto antifascista produceva anche format personali o personalizzab<strong>il</strong>i,<br />

dal più noto «… fascista/ sei <strong>il</strong> primo della lista», a quelli individuali come «i fascisti<br />

come Falvella/ con una lama nelle budella», o più esemplari tipo «tutti i fascisti<br />

come Ramelli/ con una riga rossa tra i capelli». In ogni caso, per evitare equivoci, «se<br />

vedi un punto nero spara a vista/ o è un carabiniere o è un fascista», noto anche nella<br />

versione con “prete” al posto di carabiniere. Il gioco macabro delle rime ha aggiornato<br />

quest’ultimo refrain applicando l’equazione fascista/giuslavorista. L’applicazione<br />

è rimasta verbale nei confronti, ad esempio, di Pietro Ichino, noto «massacratore di<br />

operai» che si è «fatto una carriera criminalizzando i lavoratori». Con Marco Biagi è<br />

passata, invece, prima alle vie di fatto, lasciando una bicicletta appoggiata a un muro<br />

come icona del suo assassinio, e poi al motteggio post-mortem: «E Biagi non pedala<br />

più», cantato in coro in un corteo tra le vie di un’Aqu<strong>il</strong>a ancora non devastata dal<br />

terremoto. D’altronde, come ricordato in altra occasione: «Biagi e Treu assassini» e<br />

quindi «più vedove/ più orfani/ più sbirri morti». Il tutto per ricordare a ogni nemico<br />

dei lavoratori <strong>il</strong> suo destino: «Camerata nero/ <strong>il</strong> tuo posto è al cimitero».<br />

E allora, caro nipote, dov’è lo scandalo per una T-shirt griffata «La Fornero al cimitero»,<br />

indossata da una pacifica signora bionda con accanto un sorridente ex ministro<br />

della Giustizia? Non so perché ma <strong>il</strong> tutto mi sembra abbia una sua logica. «Compagno<br />

D<strong>il</strong>iberto/ di cosa ti vergogni/ se oggi c’è chi è certo/ dei tuoi antichi sogni». Ciao.<br />

Tuo affezionatissimo zio Berlicche<br />

Da anni ricordiamo ai nemici dei lavoratori <strong>il</strong><br />

loro destino: Camerata nero/ <strong>il</strong> tuo posto è al<br />

cimitero. Allora dov’è lo scandalo per la T-shirt<br />

“La Fornero al cimitero” esibita da una donna<br />

accanto a un sorridente ex guardasig<strong>il</strong>li?<br />

NEL DETTAGLIO<br />

LE NUOVE<br />

LETTERE DI<br />

BERLICCHE<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 35


ROSSOPORPORA<br />

Libera Chiesa<br />

in terra ost<strong>il</strong>e<br />

L’odio dei massoni in Messico. Le persecuzioni<br />

nei paesi musulmani. Le violenze degli induisti<br />

nell’Orissa. Testimonianze cardinalizie da un<br />

mondo che non ama i cattolici. E nemmeno<br />

in Europa ormai si può dormire sonni tranqu<strong>il</strong>li<br />

di Giuseppe Rusconi<br />

Mentre usciranno queste righe, <strong>il</strong><br />

Papa starà già concludendo <strong>il</strong><br />

viaggio apostolico in Messico e a<br />

Cuba, due paesi latinoamericani che vivono<br />

anni diffic<strong>il</strong>i. Il Messico è per esempio<br />

alle prese con <strong>il</strong> flagello del narcotraffico.<br />

«Purtroppo – ci dice <strong>il</strong> cardinale Javier<br />

Lozano Barragán – <strong>il</strong> Messico si trova ad<br />

avere una frontiera di oltre trem<strong>il</strong>a ch<strong>il</strong>ometri<br />

con gli Stati Uniti, dove vivono 20<br />

m<strong>il</strong>ioni di tossicodipendenti. Come meravigliarsi<br />

che tutte le mafie del mondo siano<br />

presenti in Messico, facendosi pure una<br />

guerra tra loro che negli ultimi sei anni ha<br />

provocato oltre 40 m<strong>il</strong>a morti?». In Messico<br />

è radicato anche un pervicace, sebbene<br />

minoritario, f<strong>il</strong>one anticattolico. A tale<br />

36 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

proposito, proprio alla vig<strong>il</strong>ia del viaggio<br />

apostolico, abbiamo avuto l’occasione di<br />

vedere <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m Cristiada, un grande affresco<br />

intenso di emozioni che rievoca l’insurrezione<br />

popolare dei cristeros nel Messico<br />

degli anni 1926-29: esaurita ogni possib<strong>il</strong>e<br />

via pacifica, buona parte del laicato<br />

cattolico si ribellò con le armi alle leggi<br />

liberticide di Plutarco Elías Calles, presidente<br />

della Repubblica massone e nemico<br />

feroce del cattolicesimo. Il cardinale Lozano<br />

Barragán nacque quattro anni dopo l’armistizio<br />

del 1929, imposto agli ormai quasi<br />

vittoriosi “guerriglieri di Cristo Re” da<br />

un accordo tra Messico e Roma, combinato<br />

dagli Stati Uniti interessati soprattutto<br />

ad affari petroliferi. «Mi ricordo che cosa<br />

successe negli anni dopo l’armistizio, che <strong>il</strong><br />

governo spesso non rispettò: i cristeros con-<br />

segnarono le armi, ma in non pochi casi<br />

furono poi imprigionati e uccisi». Non solo:<br />

«In quegli anni dopo la rivolta continuarono<br />

a essere proibite le scuole cattoliche…<br />

Io ad esempio ho frequentato una parte<br />

della prima elementare nel garage di casa<br />

mia, dove la maestra riuniva un gruppetto<br />

di noi. Anche <strong>il</strong> seminario era clandestino.<br />

Non si poteva portare nessun segno che<br />

richiamasse <strong>il</strong> cattolicesimo, tutto quanto<br />

riguardava la nostra fede doveva essere<br />

tenuto nascosto». Come percepiva in quegli<br />

anni l’insurrezione dei guerriglieri di Cristo<br />

Rey? «Come un fatto naturale, considerate<br />

le condizioni in cui i cattolici dovevano<br />

sopravvivere, tra persecuzioni morali e<br />

fisiche, arresti, torture, impiccagioni. E tutti<br />

noi lo sapevamo, per esperienza nostra o<br />

dei nostri parenti e amici». E a tanti anni di


Foto: AP/LaPresse<br />

Qui e a lato, due scene<br />

di Cristiada, <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m<br />

di Dean Wright che<br />

racconta la rivolta<br />

dei cristeros messicani<br />

negli anni Venti contro<br />

i soprusi del presidente<br />

massone Elías Calles.<br />

Proiettata a Roma<br />

alla vig<strong>il</strong>ia del viaggio<br />

del Papa in Messico<br />

e a Cuba, la pellicola<br />

non ha ancora un<br />

distributore in Europa.<br />

Nelle foto a destra,<br />

i cardinali Javier<br />

Lozano Barragán,<br />

messicano, e Jean-<br />

Louis Tauran, alla<br />

guida del Pontificio<br />

Consiglio per <strong>il</strong> Dialogo<br />

interreligioso<br />

distanza? «La rivolta ha avuto aspetti molto<br />

positivi, ma anche alcuni momenti brutti,<br />

di quella crudeltà che purtroppo è sempre<br />

in agguato per chi è in guerra». Però, osserva<br />

ancora <strong>il</strong> porporato, «è indubbio che<br />

l’insurrezione dei cristeros fu espressione<br />

del sentire popolare, per la libertà religiosa,<br />

anche contro <strong>il</strong> parere della maggioranza<br />

dei vescovi». Cristiada rievoca tra l’altro<br />

la storia di José Luis Sánchez del Río, nato<br />

<strong>il</strong> 28 marzo del 1913, arruolatosi tra i cristeros<br />

nel 1927, diventato portabandiera<br />

(immagine del Sacro Cuore e della Madonna<br />

di Guadalupe) dell’esercito guerrigliero,<br />

catturato, torturato barbaramente perché<br />

rifiutava di gridare «muerte a Cristo Rey», e<br />

infine ucciso <strong>il</strong> 10 febbraio 1928, con sulle<br />

labbra <strong>il</strong> «viva Cristo Rey». È stato beatificato<br />

con altri dodici martiri a Guadalajara <strong>il</strong><br />

20 novembre del 2005. «Io conservo nel mio<br />

appartamento una reliquia del piccolo José<br />

Luis», rivela <strong>il</strong> cardinale Lozano Barragán.<br />

«Il martire è sepolto nella chiesa della città<br />

natale, Sahuayo, ed è sempre molto venerato.<br />

Ora si sta pensando di erigere un santuario<br />

nuovo, per tutti i martiri degli anni<br />

della grande persecuzione, a Guadalajara».<br />

CITTADINI DI SERIE B. Dapprima fu<br />

<strong>il</strong> segretario di Stato, cardinale Tarcisio<br />

Bertone, a concedere, <strong>il</strong> 9 dicembre 2009,<br />

un’intervista di venti minuti ad Al Jazeera<br />

Documentary Channel. Recentemente, <strong>il</strong><br />

24 febbraio, e sempre per Al Jazeera, la tv<br />

più diffusa nel mondo musulmano, è stato<br />

invece <strong>il</strong> cardinale Jean-Louis Tauran a<br />

rispondere a diverse domande sui rapporti<br />

tra cristianesimo e islam. L’intervista è stata<br />

diffusa dal 17 al 19 marzo. Tra le considerazioni<br />

espresse dal presidente del Pontificio<br />

Consiglio per <strong>il</strong> Dialogo interreligioso<br />

ne scegliamo due. La prima, di impronta<br />

diplomatica, a proposito delle persecuzioni<br />

anticristiane in buona parte del mondo<br />

islamico: «Non so se ci sia una campagna<br />

organizzata. (…) Ogni giorno ci sono notizie<br />

di uccisioni e non si può negare che i<br />

cristiani siano <strong>il</strong> bersaglio di un certo tipo<br />

di opposizione». Tant’è vero che «qualche<br />

volta (…) i cristiani hanno la sensazione di<br />

essere cittadini di seconda classe nei paesi<br />

a maggioranza musulmana».<br />

La seconda considerazione riguarda<br />

l’Europa, e su questa ci soffermeremo più<br />

a lungo, chiamando a interagire anche<br />

un altro porporato francese. Rispondendo<br />

all’intervistatore <strong>il</strong> cardinale Tauran affer-<br />

ma: «Lei ha ragione quando dice che in<br />

Europa c’è paura dell’islam, ma credo che<br />

ciò sia dovuto all’ignoranza, perché quando<br />

si parla a tanta gente – e io ho parlato<br />

con tanti appartenenti a gruppi di destra –<br />

ci si rende conto che essi non hanno mai<br />

aperto un Corano e incontrato un musulmano.<br />

(…) Dobbiamo fare un grande sforzo<br />

per informarci. Siamo riusciti a evitare lo<br />

scontro di civ<strong>il</strong>tà, possiamo riuscire a evitare<br />

uno scontro dell’ignoranza».<br />

CESARE, DIO E ALLAH. Tale dichiarazione<br />

non è stata accolta dal consenso universale,<br />

anche perché certi fatti di cronaca<br />

predispongono ad altri pensieri. L’Institut<br />

français d’opinion publique (Ifop) nell’apr<strong>il</strong>e<br />

2011 ha condotto un’inchiesta nei quattro<br />

paesi europei che, secondo le statistiche,<br />

contano <strong>il</strong> maggior numero di musulmani:<br />

nell’ordine Francia, Germania, Gran<br />

Bretagna e Olanda. Abbiamo chiesto al cardinale<br />

Paul Poupard, francese come Tauran<br />

e suo predecessore al Dialogo interreligioso,<br />

di commentare alcuni risultati<br />

emersi. Il primo dato interessante riguarda<br />

l’importanza che le opinioni pubbliche dei<br />

quattro paesi danno alla “questione musulmana”:<br />

«Non è la prima preoccupazione<br />

che emerge, sta ben dietro le questioni del<br />

lavoro e del potere d’acquisto. Eppure talvolta,<br />

seguendo i mass media, sembra che<br />

la questione musulmana ossessioni i nostri<br />

concittadini». Tuttavia, eminenza, quando<br />

si portano nel pubblico dibattito questioni<br />

concrete (velo, minareti, moschee)<br />

l’interesse si risveglia immediatamente.<br />

«Questo è vero. La nostra gente è abitua-<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 37


Foto: AP/LaPresse<br />

ta all’urbanistica delle nostre città e delle<br />

nostre campagne, ricche di chiese e campan<strong>il</strong>i.<br />

È naturale che, se si parla di erigere<br />

una moschea, subentri in molti una sorta<br />

di choc culturale». Eppure nella storia «<strong>il</strong><br />

paesaggio cambia»: nel tempo «si sono succedute<br />

religioni diverse, quella egizia, quella<br />

greca, quella romana, poi venne quella<br />

cristiana, ognuna con un suo paesaggio».<br />

Però, se fino a poco tempo fa ogni religione<br />

aveva ancora spazi geografici ben definiti,<br />

«per cui, visitando Parigi, ci si aspettava<br />

Notre-Dame e tante altre chiese», in questi<br />

anni «i confini tra le religioni si stanno<br />

facendo incerti: stiamo ormai andando verso<br />

un’interpenetrazione tra di esse». Panta<br />

rei. Osserva <strong>il</strong> porporato vandeano: «Nella<br />

mia infanzia i miei compa-<br />

gni di gioco erano tutti cattolici;<br />

tra quelli di Giovanni<br />

Paolo II c’erano già degli<br />

ebrei; <strong>il</strong> cardinale Puljic,<br />

croato della Bosnia-Erzegovina,<br />

giocava senza problemi<br />

con serbi e musulmani. Altri poi sono<br />

cresciuti accettando come un fatto naturale<br />

che per un compagno di scuola <strong>il</strong> venerdì<br />

fosse un giorno sacro, per un altro <strong>il</strong><br />

sabato, per se stesso la domenica».<br />

È evidente comunque che <strong>il</strong> passaggio<br />

da un ambiente “monocolore” a uno “multicolore”<br />

non può essere digerito immediatamente:<br />

«Ci vuole del tempo, <strong>il</strong> tempo<br />

necessario». Da questo punto di vista<br />

«<strong>il</strong> voto svizzero del novembre 2009, con<br />

oltre <strong>il</strong> 57 per cento degli elettori contrari<br />

alla costruzione di nuovi minareti, è molto<br />

significativo: quando si tocca l’identità si fa<br />

sempre fatica a vincere». Il fatto è che «chi<br />

vuol vivere serenamente ha l’assoluto bisogno<br />

di essere tranqu<strong>il</strong>lizzato sulla propria<br />

identità, che teme di perdere con aperture<br />

rischiose». Reduce da una riunione della<br />

sua Fondazione per <strong>il</strong> Dialogo interreligioso,<br />

<strong>il</strong> cardinale Poupard ha in mente l’India:<br />

«Siamo stati tutti choccati dalla violenza<br />

degli induisti, perché inaspettata», e propone<br />

una spiegazione singolare: «Finché i<br />

cattolici celebravano la loro liturgia in latino,<br />

erano considerati “esterni” al mondo<br />

indiano. Passando al volgare, sono stati percepiti<br />

ormai come “interni”, perciò minacciosi<br />

per l’identità nazionale».<br />

Dall’indagine dell’Ifop emerge poi che<br />

una larga maggioranza degli interpellati<br />

in tutti e quattro i paesi (si va dal 65 per<br />

cento inglese al 77 olandese) ritiene che i<br />

musulmani non siano ben integrati nelle<br />

rispettive comunità nazionali. «Anche qui<br />

c’è stato un cambiamento», r<strong>il</strong>eva <strong>il</strong> nostro<br />

interlocutore. «In Francia non abbiamo<br />

avuto problemi con la prima generazione<br />

di immigrati musulmani, che sognavano<br />

di essere integrati. Ora si rivendica invece<br />

come un’aspirazione e un merito quello<br />

di non essere integrati». Aumenta allora<br />

Poupard: «Dopo un incontro interreligioso<br />

<strong>il</strong> rappresentante islamico mi disse: “Voi siete<br />

stati la prima religione del mondo. Ora tocca<br />

a noi. E per noi Dio è Cesare e Cesare è Dio”»<br />

<strong>il</strong> peso della religione? «Molto diffic<strong>il</strong>e dirlo.<br />

Però ricordo che noi siamo stati abituati<br />

a dare a Cesare quel che è di Cesare e a<br />

Dio quel che è di Dio. Per i musulmani vale<br />

invece quanto mi diceva a Ginevra, dopo<br />

un incontro interreligioso, <strong>il</strong> rappresentante<br />

musulmano: “Voi siete stati la prima religione<br />

del mondo. Adesso tocca a noi. E per<br />

noi Dio è Cesare e Cesare è Dio”». Conclude<br />

<strong>il</strong> cardinal Poupard: «Dobbiamo pensare al<br />

mio maestro Fernand Braudel e alla storia<br />

“de longue durée”. La società non si riforma<br />

con i decreti. Solo con l’educazione e la<br />

mescolanza inevitab<strong>il</strong>e tra i popoli».<br />

PURE L’INFANTICIDIO. Non c’è quasi<br />

giorno che le lobby abortiste e gaie non riescano<br />

a far piazzare qualche titolo, foto in<br />

prima pagina, risoluzioni, pareri “innovativi”<br />

sui temi della vita e della famiglia. Il<br />

lunedì si sventolano le considerazioni della<br />

sezione della Cassazione (presieduta magari<br />

dalla stessa giudice che stab<strong>il</strong>ì <strong>il</strong> diritto di<br />

staccare la spina a Eluana Englaro) che ritiene<br />

che non sia per niente necessario che <strong>il</strong><br />

matrimonio sia tra persone di sesso diverso,<br />

«concezione radicalmente superata»; <strong>il</strong><br />

martedì ecco l’assenso del “conservatore”<br />

David Cameron e del “cattolico” Tony Blair<br />

al cosiddetto “matrimonio omosessuale”;<br />

<strong>il</strong> mercoledì non si può ben vivere senza la<br />

solita risoluzione del Parlamento europeo<br />

(o di organi di peso sim<strong>il</strong>are) che “si rammarica”<br />

perché ci sono ancora paesi tanto arretrati<br />

da non avere leggi in tal senso; <strong>il</strong> giovedì<br />

non può mancare la cronaca di qualche<br />

aggressione, reale o presunta, per “omofobia”;<br />

<strong>il</strong> venerdì non può esistere senza una<br />

chiamata a una raccolta di firme per sollecitare<br />

i politici; <strong>il</strong> sabato ecco le dichiarazioni<br />

di alcuni politici sulla suddetta raccolta;<br />

la domenica è deputata a qualche articolo<br />

ROSSOPORPORA<br />

In questa foto, Elio<br />

Sgreccia, già presidente<br />

della Pontificia<br />

Accademia per la Vita,<br />

elevato alla porpora<br />

cardinalizia nel<br />

Concistoro del<br />

20 novembre 2010.<br />

A sinistra, <strong>il</strong> cardinale<br />

vandeano Paul Poupard,<br />

presidente emerito del<br />

Pontificio Consiglio della<br />

Cultura e di quello per<br />

<strong>il</strong> Dialogo interreligioso<br />

“scientifico” dirompente. È questo <strong>il</strong> caso di<br />

uno scritto apparso recentemente su una<br />

rivista medica, The Journal of Medical Ethics,<br />

a firma di due ricercatori italiani, Francesca<br />

Minerva e Alberto Giub<strong>il</strong>ini, membri<br />

del direttivo della “Consulta di bioetica”<br />

presieduta da Maurizio Mori (animatore<br />

della lobby del tanto triste quanto scandaloso<br />

caso Englaro). La coppia citata scrive in<br />

conclusione: «Chiediamo che uccidere un<br />

neonato sia eticamente accettab<strong>il</strong>e in tutti<br />

i casi in cui lo è l’aborto». Perché un neonato<br />

«non è una persona», dato che «non è nelle<br />

condizioni di attribuire alcun valore alla<br />

propria esistenza». Osserva a tale proposito<br />

un porporato che ha dedicato gran parte<br />

della sua vita alla bioetica, <strong>il</strong> cardinale<br />

Elio Sgreccia: «Tale teoria aberrante nasce<br />

dal f<strong>il</strong>osofo australiano Peter Singer ed è<br />

evidente che i due ricercatori sono andati<br />

in Australia per affinare la loro cultura in<br />

materia. L’articolo è espressione di un’etica<br />

ut<strong>il</strong>itaristica ed eugenetica, che ricorda<br />

gli anni Trenta; del resto questi sono gli<br />

stessi ambienti che considerano come inut<strong>il</strong>i,<br />

e dunque da sopprimere, le persone<br />

in stato vegetativo o gli anziani che soffrono<br />

ad esempio di Alzheimer». Possib<strong>il</strong>e che<br />

tali teorie ancora esistano e godano qua e<br />

là di appoggi massmediatici palesi o velati?<br />

«È stupefacente, perché in sé le grandi ideologie<br />

oppressive, <strong>il</strong> nazismo e <strong>il</strong> comunismo,<br />

sono crollate; eppure si erano talmente<br />

ben trapiantate nelle menti di alcuni che<br />

sopravvivono. È così che si vuole prendere<br />

dell’uomo solo quello che serve e si punta<br />

a ottenere in materia di vita umana <strong>il</strong> consenso<br />

della maggioranza. Ma la vita umana<br />

non è negoziab<strong>il</strong>e, non soggiace al volere<br />

della maggioranza».<br />

Il cardinal Sgreccia è ben consapevole<br />

della necessità di un’educazione profonda<br />

sui temi della vita, che coinvolga in particolare<br />

le giovani generazioni ed eviti sbandamenti<br />

disumani in questo campo. Ci parla<br />

dunque del suo progetto ben articolato,<br />

di cui riferiremo ampiamente nel prossimo<br />

“Rossoporpora”. n<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 39


CULTURA<br />

40 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

LE COSE COME STANNO<br />

L’arcobaleno<br />

piange<br />

Steve non è proprio lo zio e Anna si bacia con<br />

la mamma. Sono le famiglie gay, promosse<br />

dai media come <strong>il</strong> ritratto della serenità.<br />

Ma nel segreto delle loro camerette i figli di<br />

papà&papà sperimentano drammi inconfessab<strong>il</strong>i<br />

Per quanto ne sanno loro, una mamma<br />

cucina e l’altra è forte in porta. Nelle<br />

foto di famiglia tutti portano la cravatta<br />

e nessuno <strong>il</strong> reggiseno, in bagno ci<br />

sono solo dopobarba o solo rossetti, hanno<br />

due mamme, due papà, o tutti e quattro<br />

assieme, una mamma biologica e due<br />

padri legali, un donatore di seme e due<br />

madri sposate e all’Ikea hanno lo sconto.<br />

Sono i figli di coppie gay, la parte viva delle<br />

ingarbugliate «conseguenze dell’amore».<br />

Quelle di cui ha parlato Giuliano Ferrara<br />

commentando la sentenza della Corte d’appello<br />

londinese che ha assegnato a un bambino<br />

tre genitori: la madre, la sua compagna<br />

e l’amico gay che prima ha donato <strong>il</strong><br />

suo seme e ora vuole fare <strong>il</strong> padre. E quelle<br />

che da noi implica un pronunciamento della<br />

Cassazione, che, pur non riconoscendo<br />

come valido in Italia un matrimonio omosessuale<br />

celebrato all’estero, ha assicurato<br />

alle coppie gay <strong>il</strong> «diritto alla vita fam<strong>il</strong>iare».<br />

Anzi, in presenza di «specifiche situazioni»<br />

ha garantito loro <strong>il</strong> diritto a un «trattamento<br />

omogeneo a quello assicurato dalla<br />

legge alla coppia coniugata». Anche perché,<br />

si spiega, <strong>il</strong> fatto che i coniugi debbano<br />

essere di sesso diverso per potersi sposare<br />

per <strong>il</strong> diritto europeo è cosa superata.<br />

A guardare le famiglie gay in tv e al<br />

cinema, <strong>il</strong> loro Mulino Rosa o Azzurro sembra<br />

<strong>il</strong> migliore dei mondi possib<strong>il</strong>i. In quelle<br />

che appaiono nelle pubblicità – e che<br />

sf<strong>il</strong>ano con la bandiera arcobaleno, fanno<br />

battaglie politiche, vanno alla Casa Bianca<br />

a ringraziare per l’attenzione alle minoranze<br />

grazie alla quale le soldatesse possono<br />

baciarsi pubblicamente – sono tutti<br />

felici. Nello stereotipo delle nuove famiglie<br />

(<strong>il</strong> plurale è fondamentale per inclu-<br />

dere correttamente ogni sfumatura), se i<br />

padri hanno fisici mozzafiato e le madri<br />

affettuose un equ<strong>il</strong>ibrio fra casa e lavoro,<br />

i figli sono <strong>il</strong> ritratto della serenità. Nessuno<br />

di loro sembra notare differenze sostanziali<br />

fra la propria famiglia e quella altrui,<br />

nessuno si chiede come sia possib<strong>il</strong>e essere<br />

venuti al mondo da due individui sessualmente<br />

identici. Anzi, se le questioni sorgono<br />

si risolvono chiarendo che non ci sono<br />

etichette e ciascuno può essere ciò che preferisce.<br />

«Una famiglia tipica non esiste – si<br />

spiega in una delle tante guide di organizzazioni<br />

per i diritti Lgbt (lesbiche-gay-bisessuali-trans),<br />

come la storica Stonewall –, ci<br />

sono famiglie di ogni forma e dimensione».<br />

Visti da qui i loro figli si sentono speciali e<br />

non hanno nessun problema con la figura<br />

paterna o materna (i nati da genitori etero<br />

resteranno gli unici grazie ai quali psicologi<br />

e psicanalisti avranno ancora un lavoro).<br />

In un ritorno ancestrale alla comunità,<br />

poi, le famiglie gay hanno a disposizione<br />

una rete sociale infallib<strong>il</strong>e, nonni adorab<strong>il</strong>i,<br />

zii e zie di identità netta o sfumata alla<br />

Almodovar. Lo scenario pare un po’ confuso,<br />

ma è la libertà, bellezza, e alla fine tutto<br />

sarà meraviglioso.<br />

Le difficoltà che i bambini delle coppie<br />

gay incontrano ogni giorno sono molte,<br />

ma, ci assicurano, fac<strong>il</strong>mente risolvib<strong>il</strong>i.<br />

Eppure, se con qualche appoggio le questioni<br />

pratiche si sbrigano in fretta (Mamma<br />

come mi faccio la barba? Ora te lo spiega<br />

lo zio Tom. Papà, che<br />

cos’è un assorbente? Vai<br />

dalla vicina), è un po’ più<br />

diffic<strong>il</strong>e spiegare al figlio<br />

che cos’è quello strano animale<br />

chiamato mamma<br />

Le difficoltà dei bambini delle coppie gay sono<br />

risolvib<strong>il</strong>i, soprattutto le questioni pratiche. Ma<br />

è diffic<strong>il</strong>e spiegare al figlio cos’è quell’animale<br />

chiamato mamma che gli altri hanno e lui no


che tutti gli altri hanno e lui no. Oppure<br />

che <strong>il</strong> suo papà non è qui ma non è scappato,<br />

non è cattivo e non è nemmeno morto.<br />

Perché <strong>il</strong> vero problema, fra le conseguenze<br />

dell’amore, è la biologia.<br />

Nelle famiglie arcobaleno alcuni sanno<br />

da dove vengono: da un padre e una madre<br />

che si sono lasciati. Uno dei due si è innamorato<br />

– prima, durante o dopo le nozze etero<br />

– di una persona del suo stesso sesso, che è<br />

entrata a far parte della loro vita. E non sempre<br />

va come nella favola che ti raccontano<br />

su papà che adesso ha un fidanzato: sulle<br />

pagine tristi (e nascoste) dei forum sul web,<br />

quelli senza timbri delle associazioni gay,<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 41


CULTURA LE COSE COME STANNO<br />

gli adolescenti si sfogano, raccontano di<br />

lunghi pianti alla scoperta che Steve non è<br />

uno zio e che Anna e la mamma si baciano.<br />

Chi ha genitori dichiaratamente gay sin dal<br />

principio vive pittoresche situazioni da sitcom,<br />

ma geneticamente e legalmente piuttosto<br />

complicate: in questi casi la situazione<br />

solitamente precipita quando <strong>il</strong> padre biologico<br />

invece di eclissarsi rinfaccia <strong>il</strong> suo diritto<br />

di sangue, o quando le due mamme litigano,<br />

o ancora quando la progenie pretende<br />

di sapere da dove arriva e si mette a saccheggiare<br />

banche dati delle cliniche.<br />

Guardando la foto della festa<br />

Le associazioni gay assicurano però che<br />

quasi tutti i bambini la prendono benissimo,<br />

anche perché molti loro coetanei<br />

considerano molto cool chi ha una famiglia<br />

diversa. Martha invece ha 13 anni, due<br />

mamme e un padre in provetta che non ha<br />

mai conosciuto e online cerca amiche nella<br />

stessa situazione perché non osa raccontarla<br />

a nessuno, preferisce mentire o stare<br />

sola. Un’altra ha implorato le sue mamme<br />

di staccare l’adesivo arcobaleno-pro-gay<br />

dall’auto, ma loro si sono rifiutate. Uno ha<br />

fatto a botte un sacco di volte per difendere<br />

l’onore delle sue due madri e ha provato su<br />

di sé la cattiveria dei ragazzini: «C’era questo<br />

tizio che mi sfotteva perché ero figlio<br />

di lesbiche. Poi sua madre ha lasciato suo<br />

padre per la madre di un nostro compagno,<br />

lui ha smesso di sfottermi e io, anche<br />

se odio ammetterlo, ho pensato: ben ti sta,<br />

ora sai come mi sento». Un bimbo si è accorto<br />

che qualcosa non andava guardando le<br />

foto della festa delle elementari: nessun<br />

altro aveva due papà. Allora ha scritto tre<br />

domande anonime alla maestra: è sbagliato<br />

avere due padri? Come posso essere nato? E<br />

se un bambino ha due padri, potrà mai sposare<br />

una bambina o dovrà per forza sposare<br />

un altro maschio? I suoi gli hanno spiegato<br />

che la normalità non esiste, ma da allora<br />

lui ha deciso che nessun compagno di classe<br />

sarebbe mai entrato in casa sua.<br />

Però dove c’è l’amore c’è tutto e <strong>il</strong> problema,<br />

casomai, riguarda gli altri. Perché<br />

alla fine tocca agli altri, alla scuola o ai<br />

genitori etero, insegnare ai bambini che<br />

esistono famiglie con ogni variante possib<strong>il</strong>e,<br />

tutte ugualmente normali. Altrimenti,<br />

dicono, si fomentano gli atteggiamenti<br />

discriminatori dei fanciulli: nell’ottica<br />

Lgbt, un bambino che prende in giro un<br />

figlio di lesbiche non è un bullo che probab<strong>il</strong>mente<br />

taglia anche le trecce alla secchiona<br />

di classe, ma <strong>il</strong> soldatino di una battaglia<br />

di civ<strong>il</strong>tà. E se nessuno facesse notare<br />

la loro diversità, i figli delle nuove famiglie<br />

sarebbero assolutamente sereni nel loro<br />

quadretto monocolore. Oppure, dice qualche<br />

genitore gay, speriamo per loro che alla<br />

fine, nonostante tutto, escano etero.<br />

Valentina Fizzotti<br />

42 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

LA STUDIOSA DEL “GENDER MAINSTREAMING”<br />

In quelle vite<br />

c’è sofferenza<br />

Per Dale O’Leary è ipocrisia attribuire i problemi<br />

degli omosessuali alla società. «La loro mancanza<br />

non sarà colmata dal riconoscimento di un “diritto”»<br />

c’è dubbio. La burocrazia<br />

delle Nazioni Unite è devota<br />

«Non<br />

alla causa dei “diritti sessuali”».<br />

A spiegarlo è Dale O’Leary, medico<br />

americano che ha partecipato alle conferenze<br />

Onu del Cairo e di Pechino sui princìpi<br />

del “gender mainstreaming” e che da<br />

trent’anni si occupa dei cosiddetti nuovi<br />

diritti. O’Leary fu la prima a parlare di<br />

come le lobby Lgbt e abortiste si muovono<br />

all’interno delle istituzioni internazionali.<br />

È attraverso queste ultime, infatti, che<br />

l’“agenda gay” può essere più fac<strong>il</strong>mente<br />

imposta ai governi. In particolare ai più<br />

deboli: «Gli Stati del Sud America e dell’Africa<br />

subsahariana ricevono aiuti dall’Onu e<br />

sono ricattati dai governi che li finanziano,<br />

soprattutto dall’amministrazione Obama.<br />

Ma anche i paesi dell’Unione Europea subiscono<br />

pressioni. Alle quali sono più suscettib<strong>il</strong>i<br />

in un momento di crisi come questo».<br />

Perché <strong>il</strong> governo degli Stati Uniti ha deciso<br />

di farsi promotore di questi diritti?<br />

I promotori di questi nuovi diritti lavorano<br />

da anni per diffondere la loro mentalità<br />

nelle istituzioni. Me ne accorsi nel 1994,<br />

alla conferenza Onu del Cairo. Lì i governi<br />

furono invitati a «diffondere l’Agenda di<br />

Genere». Da quel momento l’amministrazione<br />

Clinton, <strong>il</strong> governo canadese, l’Unione<br />

Europea e diverse agenzie Onu si sono<br />

impegnati a diffondere l’idea che l’identità<br />

sessuale «è stab<strong>il</strong>ita dalla volontà della<br />

persona e non dalla sua natura». Mi tornò<br />

in mente una conferenza sulle donne e<br />

<strong>il</strong> potere in America: si spronarono le presenti<br />

a lavorare per occupare posti importanti,<br />

spiegando loro che <strong>il</strong> governo non<br />

aveva bisogno delle donne in generale, ma<br />

di quelle d’accordo con la visione libertina<br />

della sessualità e del genere. Dopo pochi<br />

anni ecco realizzato <strong>il</strong> progetto: l’amministrazione<br />

Obama ha fatto l’en plein di persone<br />

provenienti da questo mondo. Così<br />

è passata la legge che obbliga a includere<br />

contraccezione e aborto nelle assicurazioni<br />

mediche pagate ai dipendenti dai datori<br />

di lavoro, comprese le istituzioni religiose.<br />

I promotori dei “diritti sessuali” si dicono<br />

amici delle donne.<br />

Nel libro Unprotected, scritto da uno psichiatra<br />

di una delle università più impor-


LE VERSIONI<br />

INTEGRALI<br />

Le due interviste<br />

su www.tempi.it<br />

Le versioni integrali<br />

delle interviste<br />

a Dale O’Leary<br />

e a don Francesco<br />

Ventorino pubblicate<br />

in queste<br />

pagine sono<br />

disponib<strong>il</strong>i online<br />

sul sito di <strong>Tempi</strong>.<br />

tanti d’America, sono raccolti decine di<br />

esempi di ragazze che per via di un orientamento<br />

sessuale deviato tentano <strong>il</strong> suicidio,<br />

si drogano, diventano bulimiche o anoressiche.<br />

La femminista americana Sylvia Ann<br />

Hewlett era convinta che le donne dovessero<br />

prima di tutto ottenere <strong>il</strong> diritto al lavoro,<br />

così ne ha intervistate migliaia in carriera,<br />

ma, come ha riportato nei suoi libri, si<br />

è accorta che quasi tutte non avevano bambini.<br />

All’inizio pensava non ci fosse nulla<br />

di male: era una loro libera scelta. Poi però<br />

le intervistate incominciavano a parlare di<br />

drammi interiori nascosti. Piangendo, confessavano<br />

vite devastate. Avevano vissuto<br />

per <strong>il</strong> lavoro, molte avevano storie abortive<br />

alle spalle e ora erano ster<strong>il</strong>i.<br />

Quali altre conseguenze ha l’educazione<br />

libertina?<br />

Il Planned Parenthood, la più grande<br />

lobby abortista americana, ha un sito per<br />

teenager la cui homepage recita: «Sei pronta<br />

a fare sesso? Non c’è problema. Esistono i<br />

contraccettivi e l’aborto». Nessuno dice loro<br />

che si potranno ammalare e diventare ster<strong>il</strong>i.<br />

O che i teenager sessualmente attivi sono<br />

tre volte più esposti alla depressione e al suicidio<br />

(lo dimostrano i dati del National Longitudinal<br />

Surveys del dipartimento americano<br />

del Lavoro). Questi sono fatti.<br />

Il libertinismo fa male anche agli omosessuali<br />

stessi?<br />

Si dice che li si vuole aiutare, ma sono<br />

passati trent’anni da quando fu diagnosticato<br />

per la prima volta l’Aids a un omosessuale:<br />

da quel momento più di 300 m<strong>il</strong>a gay<br />

sono stati uccisi dal virus. Quest’anno ne<br />

moriranno 6 m<strong>il</strong>a. E in soli tre anni i malati<br />

sono cresciuti del 17 per cento. Secondo le<br />

statistiche dei Cdc (Centers for Disease Control)<br />

in America un omosessuale praticante<br />

su cinque è affetto da Hiv. Questo acca-<br />

«Anche nei paesi in cui la tolleranza è massima<br />

<strong>il</strong> livello patologico non scende, come attestano<br />

ad esempio le statistiche della Nuova Zelanda e<br />

dei Pesi Bassi, dove la legge è molto permissiva»<br />

de anche perché agli attivisti gay interessa<br />

preservare la loro libertà sessuale, anche a<br />

costo della vita. Come documentato da più<br />

medici, sebbene l’omosessualità li renda<br />

spesso nevrotici, depressi, e l’Hiv li faccia<br />

stare male, tanti sono così dipendenti dal<br />

sesso che in certi casi non importa loro né<br />

di morire né di contagiare gli altri.<br />

Molti sostengono che gli omosessuali<br />

sono felici e bisogna lasciare che lo siano.<br />

Questa è falsa e ipocrita tolleranza.<br />

Anche nei paesi in cui la tolleranza è massima<br />

<strong>il</strong> livello patologico non scende, come<br />

dimostrato ad esempio dalle statistiche del-<br />

IL TEOLOGO CRITICA LA CASSAZIONE<br />

La sacralità<br />

della natura<br />

«Il matrimonio<br />

fra un uomo e una<br />

donna, vissuto nell’unicità e nel-<br />

la fedeltà, è un bene necessario<br />

e vivib<strong>il</strong>e anche per chi cristiano non è. Lo<br />

riconosceva già Aristotele. Se si declassano<br />

<strong>il</strong> diritto naturale e la coscienza religiosa<br />

di dipendenza che ne deriva, si dimentica<br />

che siamo voluti per un compito. Ma la vita<br />

diventa insopportab<strong>il</strong>e». Così don Francesco<br />

Ventorino, teologo e docente di Ontolo-<br />

la Nuova Zelanda e dei Pesi Bassi, dove la legge<br />

è la più permissiva possib<strong>il</strong>e (vedi grafici<br />

a pagina 44). Spesso queste persone imputano<br />

<strong>il</strong> loro malessere all’oppressione sociale<br />

e all’“omofobia”, per questo lottano così violentemente<br />

per ottenere certi diritti. In queste<br />

vite c’è sofferenza e le ama molto di più<br />

chi le guarda e cerca di prendersene cura,<br />

dicendo come stanno le cose, rispetto a chi<br />

sostiene di tollerarle con indifferenza.<br />

Perché concedere agli omosessuali <strong>il</strong> diritto<br />

ad avere una famiglia minaccerebbe<br />

<strong>il</strong> matrimonio naturale e <strong>il</strong> bene comune?<br />

Uno dei documenti più importanti di<br />

papa Benedetto XVI parla di mancanza di<br />

complementarità nelle coppie omosessuali.<br />

Ho scoperto studi psichiatrici che attestano<br />

come queste coppie cercano di compensarla.<br />

Ad esempio sacrificano la propria<br />

identità naturale ricreando rapporti sim<strong>il</strong>i<br />

a quello tra marito e moglie. Oppure sacrificano<br />

la maturazione, ricreando un rapporto<br />

sim<strong>il</strong>e a quello tra genitore e figlio. Non<br />

penso che non si ritrovino mai soddisfazioni<br />

in questi rapporti, ma occorre che queste<br />

persone capiscano che la loro mancanza<br />

non sarà mai colmata, né dalla totale accettazione<br />

da parte degli altri né dalla ridefinizione<br />

del matrimonio naturale. Anzi,<br />

una ridefinizione sarebbe pericolosa: creerebbe<br />

una mentalità relativista dagli effetti<br />

distruttivi che ho appena descritto, minacciando<br />

la crescita naturale delle persone e<br />

la necessità sociale dell’unione eterosessuale,<br />

l’unico luogo in grado di crescere persone<br />

solide e di compiere, attraverso una complementarità<br />

piena, i coniugi.<br />

Benedetta Frigerio<br />

Don Ventorino spiega perché è “l’ecologia dell’uomo”<br />

a dettare l’irrinunciab<strong>il</strong>ità dell’unione indissolub<strong>il</strong>e fra<br />

maschio e femmina. Lo aveva capito già Aristotele<br />

gia ed Etica presso lo Studio teologico S. Paolo<br />

di Catania commenta a <strong>Tempi</strong> <strong>il</strong> pronunciamento<br />

della Cassazione, che ha dichiarato<br />

«radicalmente superata la concezione<br />

secondo cui la diversità di sesso dei nubendi<br />

è presupposto indispensab<strong>il</strong>e, per così dire<br />

naturalistico, del matrimonio».<br />

Così non si declassa <strong>il</strong> diritto naturale?<br />

L’idea del diritto naturale – ha riconosciuto<br />

Benedetto XVI parlando al Parla-<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 43


CULTURA LE COSE COME STANNO<br />

«La storia mostra che ogni<br />

misconoscimento del “dato<br />

naturale” può portare all’avallo<br />

di leggi che implicano una<br />

violenza dell’uomo sull’uomo<br />

e dei popoli su altri popoli»<br />

mento federale tedesco <strong>il</strong> 22 settembre<br />

2011 – è considerata oggi una dottrina piuttosto<br />

singolare, quasi ci si vergogna di menzionare<br />

anche soltanto <strong>il</strong> termine. Eppure,<br />

osservava <strong>il</strong> Santo Padre, l’importanza<br />

dell’ecologia è ormai indiscussa. E allora si<br />

dovrebbe anche riconoscere che esiste una<br />

“ecologia dell’uomo”. L’uomo stesso, infatti,<br />

possiede una natura da rispettare, non<br />

manipolab<strong>il</strong>e a piacimento. Si tratta, per<br />

l’uomo, di accettare se stesso per quello che<br />

è, cioè un essere che non si è creato da sé.<br />

Soltanto così si realizza la vera libertà umana.<br />

La storia, anche quella recente dell’Europa,<br />

mostra che ogni misconoscimento del<br />

“dato naturale umano” crea un pericoloso<br />

precedente, può portare insomma all’avallo<br />

di comportamenti arbitrari e persino di<br />

leggi permissive, leggi che avranno magari<br />

<strong>il</strong> consenso di una maggioranza democratica,<br />

ma che implicano in realtà una violenza<br />

dell’uomo sull’uomo e dei popoli su altri<br />

popoli. Si dovrebbe essere, pertanto, molto<br />

cauti nel definire superata ogni concezione<br />

“naturale” della vita umana.<br />

Quali conseguenze sociali avrebbe la<br />

parificazione dell’unione omosessuale a<br />

quella matrimoniale?<br />

Tommaso d’Aquino, per confermare la<br />

visione biblica dell’unione coniugale, adduceva<br />

delle ragioni eminentemente “laiche”.<br />

Era giusto – diceva – che nella prima costituzione<br />

delle cose la donna fosse formata<br />

dall’uomo, a differenza di quanto fu fatto<br />

per gli altri animali, affinché l’uomo, sapendo<br />

che la donna era uscita da lui, l’amasse<br />

di più e le fosse unito indissolub<strong>il</strong>mente.<br />

E citava a favore della sua affermazione<br />

l’autorità di Aristotele, secondo <strong>il</strong> quale<br />

<strong>il</strong> maschio e la femmina si uniscono nella<br />

specie umana non solo per la necessità di<br />

generare, come tutti gli altri animali, ma<br />

anche per la necessità di una vita domestica,<br />

cioè di una convivenza di cui hanno reciprocamente<br />

bisogno. Per ragioni della stessa<br />

natura condannava la fornicazione, cioè<br />

l’unione occasionale dell’uomo e della donna.<br />

Essa è indebita, diceva, proprio perché<br />

mancante di quella totalità propria della<br />

comunione coniugale, dentro la quale soltanto<br />

può essere accolta ed educata quella<br />

vita che l’atto stesso dell’unione sessuale<br />

tende a generare. Come negare la “naturalità”<br />

di queste esigenze? Non è diffic<strong>il</strong>e, del<br />

resto, immaginare cosa accade quando esse<br />

vengono trascurate. La mancanza di stab<strong>il</strong>ità<br />

degli affetti genera insicurezza e incapacità<br />

di decisioni definitive: le radici di quel-<br />

44 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

4<br />

3,5<br />

3<br />

2,5<br />

2<br />

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0<br />

Depressione<br />

Eterosessuali<br />

Disordine<br />

ossessivo-compulsivo<br />

Schizofrenia<br />

criminale<br />

Tendenze<br />

all’autolesionismo<br />

Dipendenza<br />

dall’alcol<br />

Eterosessuali<br />

Gay<br />

Bisessuali (m)<br />

Omosessuali<br />

Eterosessuali Gay<br />

Eterosessuali Gay<br />

Eterosessuali Gay<br />

STILI DI VITA A RISCHIO<br />

L’incidenza di alcuni disturbi mentali<br />

e comportamentali in Nuova Zelanda<br />

I grafici riprodotti qui sono tratti<br />

da un’indagine condotta nel 2010 in<br />

Nuova Zelanda pubblicata dal Journal<br />

of Human Sexuality e rappresentano<br />

la frequenza di comparsa (Odds Ratio,<br />

OR) di alcune patologie e disagi psichici<br />

rispettivamente nei soggetti eterosessuali<br />

(OR = 1) e in quelli che esprimono<br />

preferenze sessuali diverse.<br />

Lesbiche<br />

Bisessuali (f)<br />

lo sfaldamento dei rapporti sociali al quale<br />

progressivamente assistiamo.<br />

Molti sostengono che <strong>il</strong> riconoscimento<br />

del matrimonio omosessuale non declassa<br />

quello tra uomo e donna.<br />

Paragonare l’unione omosessuale a<br />

quella matrimoniale significa inevitab<strong>il</strong>mente<br />

mettere in crisi <strong>il</strong> matrimonio. Lo si<br />

voglia o no, si tende, di fatto, allo scardinamento<br />

di quell’istituzione a cui è legata la<br />

vera completezza umana, completezza che<br />

si ha nella relazione affettiva tra persone di<br />

sesso diverso, luogo adeguato alla generazione<br />

e all’educazione dei figli. In una relazione<br />

sessuale si cerca, anche morfologicamente<br />

e fisiologicamente, una persona di<br />

sesso diverso. Da dove verrebbero, poi, i figli<br />

in un matrimonio costituito da una relazione<br />

omosessuale? E che compiutezza di<br />

funzioni potrebbe esserci rispetto alla loro<br />

educazione? Essa pretenderebbe smentire<br />

quanto innumerevoli studi psicologici hanno<br />

sancito circa l’irrinunciab<strong>il</strong>e, insostituib<strong>il</strong>e<br />

e specifica funzione, nella educazione<br />

dei figli, sia del padre sia della madre.<br />

Perché <strong>il</strong> matrimonio è l’alveo migliore<br />

per educare i figli?<br />

Il cielo e la terra si incontrano laddove<br />

l’uomo prende coscienza della sua appartenenza<br />

a un disegno buono e amoroso, rendendosi<br />

conto di “essere voluto”. Se questa<br />

coscienza non <strong>il</strong>lumina innanzitutto<br />

l’amore dell’uomo e della donna e persino<br />

la loro volontà carnale di unirsi sessualmente,<br />

non la si potrà dopo trasmettere ai<br />

figli in un rapporto educativo, come principio<br />

di sostegno, cioè di stima di sé, e quindi<br />

di certezza e di speranza della vita. Ricordo<br />

che una mia alunna divenne pazza perché<br />

una sua professoressa, fin troppo zelante,<br />

le rivelò che i suoi genitori non l’avevano<br />

voluta, e solo a posteriori si erano decisi ad<br />

accoglierla. Al solo pensiero di “non essere<br />

stata voluta” quando suo padre e sua madre<br />

facevano l’amore, e perciò di essere nata<br />

per sbaglio, la vita le divenne insopportab<strong>il</strong>e.<br />

La mancanza della coscienza di “essere<br />

voluti” investe quel mastice, quell’energia<br />

di contatto, di attacco e di affezione che l’io<br />

ha con se stesso e con le cose, in una parola<br />

la volontà. La libertà è tutta smarrita, quindi<br />

la sicurezza è tutta simulazione. L’evasione<br />

nella violenza individuale e collettiva o<br />

nella droga sono la conseguenza di questo<br />

rapporto sbagliato con sé e la realtà. L’alternativa<br />

sarebbe la noia e quella profonda<br />

insoddisfazione, quella tristezza che, a<br />

ben guardare, è sul volto di tutti, come un<br />

gemito inespresso. Solo se viene favorito ed<br />

educato <strong>il</strong> senso di un’appartenenza religiosa,<br />

<strong>il</strong> rapporto con la realtà si vive in modo<br />

costruttivo, in qualunque situazione. Anche<br />

<strong>il</strong> dolore cambia aspetto; cambia cioè significato,<br />

cambia segno e diventa anzi condizione<br />

per una crescita nella coscienza del<br />

valore di se stessi. [bf]


CULTURA TENDENZE<br />

Scambi<br />

la tua vita<br />

con un tweet<br />

Fenomenologia di Twitter, l’ultimo feticcio<br />

tecnologico, <strong>il</strong> social network per intellettuali<br />

incompresi che indubbiamente scriverebbero<br />

<strong>il</strong> romanzo del secolo, se solo non fossero troppo<br />

impegnati a escogitare pensierini per Fiorello<br />

di Antonio Gurrado<br />

Che lo scrittore Jonathan Franzen non<br />

sia un ammiratore della modernità<br />

è emerso quando s’è scagliato contro<br />

gli ebook. Chi ha ribattuto, argomentando<br />

che sono più economici, più pratici e<br />

più leggeri, non ha tenuto presente che l’intemerata<br />

di Franzen non fosse solo pratica<br />

ma soprattutto estetica: del libro lui ama la<br />

consistenza, <strong>il</strong> rumore delle pagine, l’odore<br />

della r<strong>il</strong>egatura. Magari verrà un giorno in<br />

cui qualche futurib<strong>il</strong>e scrittore tradizionalista<br />

difenderà a spada tratta l’ebook da qualcosa<br />

che nemmeno possiamo immaginare<br />

proprio perché ne ama la sottigliezza, <strong>il</strong><br />

rumore di quando carica i testi, l’odore del<br />

display. Fortunatamente, quel giorno saremo<br />

già nel mondo dei più.<br />

Nei giorni scorsi Franzen ha piazzato<br />

un nuovo attacco contro la moderna tecnologia.<br />

Non se l’è presa con uno strumento<br />

innovativo, che consente di fare diversamente<br />

una vecchia cosa, ma contro uno<br />

strumento-feticcio, che coincide con la cosa<br />

che consente di fare: dalle pagine della<br />

Repubblica a quelle del Corriere, è tutto un<br />

Franzen contro Twitter. Ha detto che esprimere<br />

un parere in 140 caratteri è come scrivere<br />

un romanzo senza mai usare la lettera<br />

p. Ha detto che Twitter è la versione scema<br />

di Facebook, contravvenendo così a un<br />

assunto bas<strong>il</strong>are del galateo da social network<br />

secondo <strong>il</strong> quale Facebook è per ragazzini<br />

che desiderino diventare famosi pubblicando<br />

le proprie foto da sbronzi (o per<br />

mariti controvoglia che vogliano rivedere le<br />

compagne di scuola in bikini) mentre Twitter<br />

è per sofisticati intellettuali incompresi<br />

che aspirino a far leggere i propri pensierini<br />

da Obama e da Fiorello.<br />

46 | 28 marzo 2012 | |<br />

Dell’argomentazione di Franzen colpisce<br />

la capacità di confutare Twitter colpendolo<br />

a morte su punti deboli talora ignoti<br />

ai suoi più affezionati utenti. Prendiamo la<br />

considerazione sul limite dei 140 caratteri:<br />

l’esempio del romanzo senza p è un chiaro<br />

riferimento a una delle opere più ardimentose<br />

di Georges Perec, un giallo intitolato<br />

La scomparsa in cui non viene mai<br />

usata la lettera e. Un romanzo del genere<br />

richiede genio, applicazione e pazienza<br />

infinita, poiché di e ne sfuggono sempre<br />

più di quante si preventivi; probab<strong>il</strong>mente<br />

Franzen intendeva che altrettante qualità<br />

servono a mettere in commercio <strong>il</strong> proprio<br />

pensiero in barattolini da 140 caratteri.<br />

Nella peggiore ma più probab<strong>il</strong>e delle<br />

ipotesi, non ci si riesce e si finisce per<br />

dire meno di quanto si vuole, o per essere<br />

più volgari e banali di quanto preventivato.<br />

Nella migliore delle ipotesi, ne esce<br />

una frasettina perfetta, che avrebbe conquistato<br />

un maniaco dello st<strong>il</strong>e come Flaubert<br />

ma che nel giro di mezza giornata sarà<br />

stata dimenticata, seppellita da un cimitero<br />

di astuzie abortite. Ne vale la pena? Se<br />

ogni utente di Twitter dedicasse metà del<br />

tempo a scrivere invece un romanzo senza<br />

una consonante, la storia della letteratura<br />

ne trarrebbe molto più vantaggio di quanto<br />

ne possano trarre Obama e Fiorello dal<br />

ritwittare una battuta riuscita.<br />

Franzen ha individuato anche un problema<br />

di contenuti, aggravato dall’evenienza<br />

che i social network siano forma pura,<br />

Nella migliore delle ipotesi esce una frasettina<br />

perfetta, che avrebbe conquistato Flaubert ma<br />

nel giro di mezza giornata sarà seppellita da un<br />

cimitero di astuzie abortite. Ne vale la pena?<br />

in cui non conta ciò che si dice ma solo<br />

che si parli. I social network sono anzi l’incarnazione<br />

del principio secondo <strong>il</strong> quale<br />

chiunque abbia la possib<strong>il</strong>ità di dire qualcosa<br />

deve sentirsi obbligato a dirla: basta<br />

possedere una tastiera per essere convinti<br />

che <strong>il</strong> resto del mondo smani per leggere<br />

<strong>il</strong> succo dei nostri polpastrelli. Se vi sintonizzate<br />

su Twitter per un’oretta vi renderete<br />

agevolmente conto di quanti utenti si<br />

rifugino in proposizioni fàtiche, ossia che<br />

si dicono tanto per dire, un po’ come le frasi<br />

di circostanza che i più temerari scambiano<br />

con gli sconosciuti in ascensore invece<br />

di guardare cogitabondi <strong>il</strong> pavimento.<br />

Su Twitter <strong>il</strong> pavimento non esiste e quindi<br />

bisogna far colpo dicendo qualcosa di intelligente;<br />

poiché riuscirci è molto raro già<br />

nella vita reale, e figuriamo-<br />

ci in un ascensore virtuale, si<br />

finisce per ricorrere alle più<br />

comode scorciatoie.<br />

La prima è ritwittare,<br />

ossia ripubblicare testual-


mente ciò che qualcun altro ha detto. La<br />

prassi è che lo sconosciuto, poniamo che<br />

si chiami Gasperino, tenda a riproporre le<br />

parole di qualcuno più famoso, poniamo<br />

Karl Lagerfeld; quando (molto raramente)<br />

accade <strong>il</strong> contrario, l’evento viene equiparato<br />

senza meno all’ordinazione di un<br />

cavaliere di gran croce, così che Gasperino<br />

passerà <strong>il</strong> resto della giornata a vantarsi<br />

ritwittando Karl Lagerfeld che a sua volta<br />

ha ritwittato Gasperino. Nessuno, intanto,<br />

ha cuore di dire a Gasperino che potrebbe<br />

diventare molto più famoso se si decidesse<br />

a spegnere <strong>il</strong> computer e combinare qualcosa<br />

di ut<strong>il</strong>e.<br />

La seconda scorciatoia è scrivere<br />

qualcosa di largamente condivisib<strong>il</strong>e, in<br />

maniera tale da essere ritwittati da quante<br />

più persone: è l’antica legge secondo<br />

la quale più una proposizione è generica,<br />

meno si potrà contraddirla. Infatti<br />

una rapida scorsa ai prof<strong>il</strong>i dei vip denota<br />

una netta maggioranza di considerazioni<br />

vaghe, tutte prudentemente di qua<br />

Lo scrittore americano<br />

Jonathan Franzen, fiero<br />

oppositore dei social media,<br />

è autore di best seller<br />

come Le correzioni e Libertà<br />

dal più rigido confine del politicamente<br />

corretto, che fanno venire un’improvvisa<br />

voglia di tornare su Facebook a guardare<br />

le foto di adolescenti molto più costruttivi<br />

che si rotolano nel proprio vomito.<br />

Tutti sul carro del vip<br />

La terza scorciatoia è la più frequente alle<br />

nostre latitudini. Com’è noto l’Italia è<br />

campione del mondo di salto sul carro del<br />

vincitore, e Twitter è lo strumento ideale<br />

per esprimere cieca deferenza gerarchica<br />

nei confronti di chi si ritiene debba avere<br />

sempre ragione. Su Twitter vige dunque<br />

una costituzione immateriale i cui princìpi<br />

coincidono col più vieto pensiero unico<br />

politicamente corretto, un prontuario<br />

per fare bella figura apparendo moderni<br />

Chiunque abbia la possib<strong>il</strong>ità di dire qualcosa<br />

deve sentirsi obbligato a dirla: basta possedere<br />

una tastiera per convincersi <strong>il</strong> mondo smani<br />

per leggere <strong>il</strong> succo dei nostri polpastrelli<br />

LO SFOGO DI JONATHAN FRANZEN/1<br />

Tulane University, New Orleans, 5 marzo<br />

Twitter è irritante in<br />

modo indicib<strong>il</strong>e. Rappresenta<br />

tutto ciò a cui mi oppongo.<br />

È diffic<strong>il</strong>e descrivere un fatto<br />

o articolare un’opinione<br />

in 140 caratteri…<br />

È come se Kafka avesse<br />

deciso di fare un video per<br />

raccontare La metamorfosi.<br />

O come scrivere un romanzo<br />

senza la lettera p.<br />

È <strong>il</strong> medium irresponsab<strong>il</strong>e<br />

al suo estremo… Le persone<br />

che mi interessano sono<br />

i lettori e gli scrittori seri.<br />

A noi non piace<br />

cianciare di noi stessi<br />

LO SFOGO DI JONATHAN FRANZEN/2<br />

Intervista al Corriere della Sera, 11 marzo<br />

Twitter è la versione<br />

stupida di Facebook. L’anno<br />

scorso ho impiegato otto<br />

settimane per chiudere<br />

l’account di un impostore<br />

che si spacciava per me.<br />

Hanno reso impossib<strong>il</strong>e<br />

la vita dei giovani scrittori:<br />

gli editori s’aspettano che<br />

tutti loro abbiano una pagina<br />

su Facebook e Twitter<br />

per promuoversi<br />

giorno e notte<br />

coi pensieri altrui. I custodi di tale costituzione<br />

non sono i soloni di cui sopra ma<br />

gli scagnozzi che li seguono impetrando<br />

attenzione e <strong>il</strong>ludendosi di poter uscire<br />

dall’anonimato rientrando estemporaneamente<br />

nelle loro grazie; per dimostrare la<br />

propria dedizione non esitano a rovesciare<br />

addosso a chi osa dissentire insulti o sarcasmi,<br />

col tono di chi sa di avere ragione perché<br />

gliel’ha detto qualcun altro.<br />

Come avveniva nelle grandi dittature<br />

novecentesche, <strong>il</strong> più grave reato che<br />

si possa compiere su un social network è<br />

sparlare dello stesso social network. Quando<br />

infatti Franzen ha dichiarato che Twitter<br />

è una cosa stupida, come un sol uomo<br />

Twitter gli ha risposto che anzi lo stupido<br />

era lui, per mezzo della voce di tanti<br />

microscopici sconosciuti che<br />

indubbiamente scriverebbero<br />

romanzi molto migliori<br />

dei suoi se solo non fossero<br />

così impegnati a escogitare<br />

pensierini intelligenti.<br />

| | 28 marzo 2012 | 47


L’ITALIA<br />

CHE LAVORA<br />

Nel mondo<br />

fianco<br />

a fianco<br />

Come si può battere la crisi economica?<br />

Moltiplicando gli sforzi di internazionalizzazione.<br />

Da sedici anni Dino Righi accompagna le aziende<br />

che accettano <strong>il</strong> rischio. «E le seguiamo sul posto.<br />

Perché è lì che hanno bisogno di persone fidate»<br />

Q<br />

uesta settimana Giakarta. Poi fra <strong>il</strong> 15<br />

e <strong>il</strong> 18 apr<strong>il</strong>e Tunisi. Quindi dal 22 al<br />

25 apr<strong>il</strong>e Almaty, in Kazakistan. In<br />

maggio Barcellona, San Paolo, Santiago del<br />

C<strong>il</strong>e, New York e Tel Aviv. E avanti così fino<br />

alla fine dell’anno, per un totale di 30 missioni<br />

internazionali previste entro <strong>il</strong> 2012.<br />

Perché alla crisi economica si reagisce così:<br />

moltiplicando gli sforzi per l’internazionalizzazione<br />

delle nostre imprese. È quello<br />

che pensano e che fanno a Co.Export,<br />

<strong>il</strong> consorzio per l’internazionalizzazione<br />

delle aziende della piccola e media impresa<br />

italiana nato sedici anni fa a M<strong>il</strong>ano da<br />

scambi di idee e di esperienze fra professionisti<br />

e imprese della Compagnia delle Opere<br />

(Cdo). «È un riflesso automatico: quando<br />

<strong>il</strong> mercato interno boccheggia l’uomo della<br />

Pmi cerca lo sbocco all’estero. Ma avere<br />

una bella cultura del lavoro, come hanno<br />

48 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

i nostri piccoli imprenditori, non vuol dire<br />

avere la cultura dell’impresa internazionalizzata:<br />

è lì che noi ci affianchiamo a loro».<br />

Dino Righi ha passato i settant’anni già<br />

da un po’, ma continua a rimbalzare fra<br />

quattro continenti con l’elasticità di una<br />

palla da tennis. Non c’è salto di fuso orario,<br />

sbalzo gastronomico, mescolanza linguistica<br />

che riesca a neutralizzarlo. Il fisico<br />

integro lo aiuta parecchio, l’esperienza<br />

di una vita ancora di più. Quando, sedici<br />

anni fa, i pesi massimi della Cdo si chiesero<br />

chi avrebbe potuto essere <strong>il</strong> punto di<br />

riferimento di uno sforzo mirato a rispondere<br />

a un bisogno che già allora emergeva<br />

prepotente, <strong>il</strong> suo nome venne alla<br />

mente per primo: già allora poteva vantare<br />

un’esperienza trentennale di operatività<br />

sui mercati internazionali, maturata<br />

al servizio di una serie di imprese italiane,<br />

soprattutto quelle del settore degli impianti<br />

agro-industriali. Gestione, marketing,<br />

capitolati d’appalto internazionali per lui<br />

non avevano segreti. Proprio per questo lo<br />

avevano convinto a fungere da responsab<strong>il</strong>e<br />

dell’help desk della Cdo per gli associati<br />

che operavano o volevano operare con<br />

partner esteri. Creare un consorzio in grado<br />

di fornire servizi per l’internazionalizzazione<br />

rappresentava un bel salto, soprattutto<br />

se ci si proponeva di farlo praticamente<br />

senza capitali.<br />

Il nuovo slogan<br />

Ma Righi accettò la sfida, e da allora è presidente<br />

di Co.Export, cooperativa consort<strong>il</strong>e<br />

non profit alla quale si rivolgono fra<br />

le 300 e le 400 imprese all’anno per essere<br />

assistite nella grande avventura di portare<br />

<strong>il</strong> proprio business fuori dai confini<br />

nazionali. L’obiettore di coscienza in<br />

servizio civ<strong>il</strong>e che gli fu messo accanto,<br />

Matteo Copreni, è diventato nientemeno<br />

che direttore e amministratore delegato di<br />

Co.Export. E la nave va.<br />

«Potevamo contare solo sulla presenza<br />

di un embrione di rete di amici insediati<br />

in alcuni paesi del mondo interessanti<br />

per <strong>il</strong> business», spiega Righi. «Ma io accet-


tai sotto l’influsso dell’entusiasmo per lo<br />

slogan che Giorgio Vittadini aveva coniato<br />

da poco: “Un criterio ideale, un’amicizia<br />

operativa”. Della logica del rispondere ai<br />

bisogni mi ero stufato, ma <strong>il</strong> richiamo alla<br />

condivisione, al farsi carico del bisogno<br />

dell’imprenditore insieme con lui, questo<br />

era molto attraente».<br />

Sulla carta le agenzie di servizi per l’internazionalizzazione<br />

in Italia non mancano.<br />

A livello nazionale c’è l’Ice, poi ci sono<br />

enti specializzati delle Camere di Commercio<br />

più importanti, ci sono società e cooperative<br />

di servizi competenti in un paese<br />

o in una regione del mondo per ragioni<br />

storiche; ma enti non profit autonomi<br />

che operino a tutto campo, senza riserve<br />

geografiche – da Mosca a San Paolo,<br />

da Shanghai a Nairobi –, non ne viene in<br />

mente nessuno oltre a Co.Export. Se alcu-<br />

Co.Export è una cooperativa consort<strong>il</strong>e<br />

non profit alla quale si rivolgono<br />

fra le 300 e le 400 imprese all’anno per<br />

essere assistite nella grande avventura<br />

di portare <strong>il</strong> proprio business fuori<br />

dai confini nazionali: da Mosca a San<br />

Paolo, da Shanghai a Nairobi, ovunque<br />

ne centinaia di imprese all’anno continuano<br />

a rivolgersi al consorzio m<strong>il</strong>anese, una<br />

buona ragione deve esserci. Tanto più se<br />

a bussare arrivano imprese come Enervit,<br />

Conart (impiantistica energetica, siderurgica,<br />

chimica, eccetera) e Tozzi Holding<br />

(installazione centrali di energia) che sono<br />

qualcosa di più che Pmi.<br />

L’intuizione vincente<br />

«La nostra intuizione vincente è stata di<br />

capire che le imprese hanno bisogno di<br />

aiuto sul posto piuttosto che in Italia, dove<br />

consulenti e società di assistenza non mancano.<br />

Quando arrivi in un paese dove non<br />

sei mai stato, hai bisogno di trovare qualcuno<br />

di cui ti possa fidare, qualcuno che<br />

non si approfitterà di te e che ti accompagnerà<br />

per aiutarti a realizzare quello che<br />

ti eri prefissato come obiettivo». Da qui<br />

La Co.Export è <strong>il</strong> consorzio<br />

per l’internazionalizzazione<br />

delle pmi italiane nato sedici<br />

anni fa a M<strong>il</strong>ano grazie alla Cdo.<br />

Al centro della pagina, Dino<br />

Righi, presidente di Co.Export<br />

una grande cura nella scelta del personale<br />

degli uffici internazionali, composto quasi<br />

totalmente da gente del posto. «Sono persone<br />

fidatissime, professionalmente capaci<br />

e in grado di parlare molto bene la lingua<br />

italiana. In questo modo riuniamo tutte<br />

le qualità di cui ha bisogno l’imprenditore<br />

italiano che va in missione d’affari: i<br />

suoi accompagnatori conoscono le leggi e<br />

la mentalità locale, sanno come si fanno e<br />

come non si fanno le cose in un dato posto,<br />

e sono in grado di comunicare tutto questo<br />

all’imprenditore senza equivoci».<br />

Volendo semplificare,<br />

tre sono i tipi di servizi che<br />

Co.Export offre ai suoi utenti.<br />

Viaggiare in gruppo<br />

Il primo è rappresentato dalle<br />

missioni imprenditoriali in<br />

giro per <strong>il</strong> mondo, durante le<br />

quali si fa incontrare un gruppo<br />

di imprenditori italiani con<br />

aziende, autorità e amministrazioni<br />

locali. Parte delle spese<br />

è coperta dalle sovvenzioni<br />

regionali alle Pmi (le imprese<br />

lombarde in particolare ut<strong>il</strong>izzano<br />

<strong>il</strong> sistema del voucher per<br />

l’internazionalizzazione, introdotto<br />

alcuni anni fa dal governatore<br />

Formigoni). Il fatto di<br />

viaggiare in gruppo permette<br />

agli imprenditori di scambiarsi<br />

valutazioni e informazioni che<br />

sono di grande aiuto reciproco.<br />

Il secondo tipo di servizio<br />

fornito sono i cosiddetti incontri<br />

B2B fra imprese italiane e<br />

straniere, che hanno per obiettivo di creare<br />

le condizioni per <strong>il</strong> commercio interaziendale,<br />

cioè di trovare un fornitore o<br />

diventarlo a propria volta. Sono incontri<br />

che si organizzano sul posto, quando si<br />

va in missione, oppure a distanza, tramite<br />

conference call su skype.<br />

Il terzo e più pregiato servizio è l’accompagnamento<br />

delle aziende italiane<br />

nelle gare internazionali nelle quali c’è<br />

spazio anche per le Pmi: si tratta di gare<br />

relative ai settori delle grandi opere, del<br />

gas e petrolio. Procurare i bandi di gara<br />

in lingue comprensib<strong>il</strong>i, mettere insieme<br />

la documentazione per la gara, trovare gli<br />

sponsor per fac<strong>il</strong>itare la partecipazione: <strong>il</strong><br />

lavoro non manca. Se ci si vuole internazionalizzare<br />

seriamente, questa è la strada.<br />

Scorciatoie non ce ne stanno.<br />

Rodolfo Casadei<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 49


PER PIACERE<br />

IN VACANZA DOPO LE MONTAGNE IL MARE<br />

Per godere dello spirito mediterraneo<br />

C’è chi<br />

parte per Saint Moritz a godersi l’ultima sciata dopo<br />

un’abbondanate nevicata e chi già vuole programmare<br />

una fuga tra sole e mare. Nel cuore della Penisola Sorren-<br />

tina, tra <strong>il</strong> dolce versante che guarda <strong>il</strong> Golfo di Napoli e quello<br />

scosceso ed emozionante che dà sul golfo di Salerno, nel caratteristico<br />

v<strong>il</strong>laggio di Sant’Agata sui due golfi, l’hotel ristorante Don Alfonso<br />

1890 è un indirizzo dove vivere l’autentico spirito mediterraneo.<br />

Dalla ristrutturazione di un palazzo napoletano del XIX secolo<br />

le 8 splendide suite in st<strong>il</strong>e liberty creano un ambiente riservato,<br />

immerso nella quiete di un giardino esotico. La vacanza diventa<br />

TURISMO<br />

DATI IN CRESCITA<br />

Alla scoperta delle<br />

capitali europee<br />

Il turismo si sta configurando<br />

come un motore di riserva per le<br />

economie europee. Un’economia<br />

a cui <strong>il</strong> vecchio continente può<br />

fare riferimento per sostenere gli<br />

affari anche in un periodo di magra<br />

come quello che si sta prof<strong>il</strong>ando.<br />

In Europa <strong>il</strong> turismo impegna<br />

oltre due m<strong>il</strong>ioni di imprese<br />

con m<strong>il</strong>ioni di occupati. Per questo<br />

sul turismo si sono accesi i<br />

riflettori di Roland Berger, una<br />

50 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

delle principali società di consulenza<br />

aziendale a livello mondiale<br />

che ha prodotto <strong>il</strong> suo primo<br />

benchmark dedicato al comparto,<br />

in particolare a quello europeo,<br />

mettendo a confronto tra<br />

loro oltre 20 capitali del vecchio<br />

continente. I risultati sono confortevoli<br />

perché lo studio mette<br />

in luce come la crisi economica<br />

abbia avuto un impatto meno<br />

drastico sul turismo nelle città<br />

d’arte rispetto ad altre aree. Il<br />

presidente di Roland Berger Italia,<br />

Mariano Frey, conferma alla<br />

stampa che, a fronte di una crescita<br />

bassa del P<strong>il</strong> europeo, le capitali<br />

europee hanno mostrato un<br />

incremento di presenze turistiche<br />

nelle strutture ricettive del 7 per<br />

gourmet con i corsi per imparare a cucinare le pietanze mediterranee.<br />

Al ristorante stellato, Alfonso, Livia, Ernesto e Mario Iaccarino<br />

propongono i sapori e i colori della cucina mediterranea, interpretata<br />

in chiave moderna. I prodotti vengono in gran parte dall’azienda<br />

agricola di proprietà, così come l’olio, mentre per la cantina è<br />

stata creata una grotta nella roccia vulcanica, a 25 metri di profondità,<br />

che custodisce le etichette più prestigiose del mondo.<br />

Caterina Gatti<br />

Per informazioni<br />

www.donalfonso.com<br />

cento. La ricerca divide le città<br />

europee prese in esame in due<br />

gruppi legati alle presenze alberghiere,<br />

ma ut<strong>il</strong>izza diversi fattori<br />

di correzione prima di definire<br />

la classifica, b<strong>il</strong>anciando <strong>il</strong> dato<br />

sul numero di notti, con la presenza<br />

di visitatori extraeuropei<br />

e con l’indicatore del numero dei<br />

voli diretti. In testa alla graduatoria<br />

del primo gruppo si colloca<br />

Parigi seguita da Amsterdam<br />

e Roma. La capitale francese nel<br />

2010 ha totalizzato 15,8 m<strong>il</strong>ioni<br />

di presenze (Londra continua a<br />

rimanere destinazione leader in<br />

Europa tenendo conto delle notti<br />

trascorse in albergo. Capof<strong>il</strong>a<br />

del secondo gruppo è Zurigo<br />

con alle spalle Copenaghen e Lisbona.<br />

Classifica finale è: Parigi,<br />

Amsterdam, Roma,Stoccolma,<br />

Berlino, Londra, Vienna, Madrid,<br />

Praga, Istanbul, Zurigo, Copenaghen,<br />

Lubiana, Helsinki, Tallinn,<br />

Oslo, Budapest, Atene, Lussemburgo,<br />

Zagabria, Bratislava, Belgrado.<br />

Confortante è che tra i<br />

primi posti della graduatoria sono<br />

presenti tutte le città dei paesi<br />

in difficoltà economica.<br />

Walter Abbondanti


DA NON PERDERE<br />

Altre mete da visitare<br />

Ci sono molti altri luoghi che si<br />

possono raggiungere fac<strong>il</strong>mente<br />

dall’hotel: Sorrento, Positano,<br />

Amalfi, Ravello, Pompei, Ercolano<br />

e naturalmente Napoli. Nel capoluogo<br />

campano si può passeggiare<br />

tra le sue strade affascinanti,<br />

ma non mancate di visitare San<br />

Gregorio Armeno, <strong>il</strong> museo Nazionale<br />

archeologico e quello di Capodimonte,<br />

<strong>il</strong> monastero di Santa<br />

Chiara, la cappella San Severo e <strong>il</strong><br />

duomo di San Gennaro.<br />

AMICI MIEI<br />

LIBRI/1<br />

Salvare la circostanza<br />

per Ortega Y Gasset<br />

«Io sono io e la mia circostanza e<br />

se non la salvo, neppure io mi salvo».<br />

Ma cosa significa salvare la<br />

circostanza? Cerca di spiegarlo<br />

Maxim<strong>il</strong>iano Cattaneo con <strong>il</strong> suo<br />

nuovo libro José Ortega Y Gasset.<br />

L’io e la circostanza (Cantagalli,<br />

222 pagine, 16 euro). Un percorso<br />

f<strong>il</strong>osofico dal razionalismo<br />

al reale e dal reale al divino che<br />

ripercorre <strong>il</strong> pensiero del f<strong>il</strong>osofo<br />

spagnolo attraverso i suoi testi,<br />

IL RISTORANTE DI AGOSTINO CAMPARI<br />

I sapori di una volta tornano<br />

in tavola grazie a bolliti e mostarda<br />

di Tommaso Farina<br />

I<br />

ristoranti<br />

in particolare le opere monografiche<br />

e le sue lezioni all’università<br />

di Madrid, ut<strong>il</strong>i per <strong>il</strong>lustrare<br />

che cosa significhi «salvare la circostanza»<br />

e riconoscerne <strong>il</strong> valore<br />

più autentico. «Il termine “salvar”<br />

in spagnolo sta per “salvare, percorrere<br />

e attraversare” e in latino<br />

anche per “conservare”. Salvare<br />

la circostanza significa dunque<br />

attraversarla, viverla senza dimenticanza,<br />

conservarne memoria.<br />

Ma significa anche qualcosa<br />

di più: vuol dire accogliere l’altro<br />

da sé, ciò che ci trascende e che<br />

non possiamo ridurre a nostra<br />

misura». La prefazione del libro è<br />

curata da Alessandro Ghisalberti,<br />

ordinario di f<strong>il</strong>osofia teoretica<br />

all’università Cattolica di M<strong>il</strong>ano.<br />

“di famiglia”. alzi la mano chi se li ricorda, quei posticini<br />

dov’era bello andare la domenica, coi bambini e i nonni. Oggi,<br />

come minimo, un ristorante alla domenica resta chiuso. E<br />

sul resto, meglio non commentare nulla. In una cittadina collegata a<br />

M<strong>il</strong>ano dal Naviglio Grande, un posto così è rimasto. La città è Abbiategrasso,<br />

e <strong>il</strong> locale è Il Ristorante di Agostino Campari. Niente omissioni, si chiama<br />

proprio così, articolo determinativo e maiuscole comprese. E meritatissime.<br />

Si lascia l’auto nel comodo parcheggio, e si entra in sala, accolti da Agostino, da<br />

sua moglie e dai due figli. Lontani parenti di san Riccardo Pampuri, <strong>il</strong> santo guaritore<br />

che si venera a Trivolzio (Pv), i Campari sapranno farvi stare bene. L’ambiente<br />

secondo alcuni è vecchiotto: per noi no, è adeguato, e soprattutto i tavoli sono<br />

grandi e spaziosi, diversamente da ciò che avviene in certe vere scatole di sardine.<br />

Si parte con un grande antipasto misto: salame crudo; giardiniera casalinga<br />

(da lode); insalata russa; nervetti con le cipolle; merluzzo fritto croccante (ghiottissimo);<br />

mondegh<strong>il</strong>i (la polpetta di M<strong>il</strong>ano) e soprattutto <strong>il</strong> superbo paté della<br />

casa, odoroso di Porto. Di primo, la semplicità del risotto con la salsiccia;<br />

la morbida compattezza degli gnocchi, eccelsi; i ravioli di carne fatti<br />

in casa, piatto tipico delle campagne agricole tra M<strong>il</strong>ano e Pavia, da condire<br />

con salsa di pomodoro e ragù dalle salsiere.<br />

Ma <strong>il</strong> vero oggetto del desiderio, disponib<strong>il</strong>e tutti i giorni dell’anno, è<br />

uno solo: <strong>il</strong> carrello di bolliti e arrosti. Snobbato nei vent’anni scorsi, ritenuto<br />

roba da vecchia zia, <strong>il</strong> carrello sta tornando<br />

in auge, assieme alla voglia di<br />

carpire nuovamente i sapori di una<br />

IL VINO<br />

Cervaro della Sala 2009<br />

Il castello della Sala, degli Antinori, sorge<br />

su un promontorio al confine tra Umbria<br />

e Toscana. Nella tenuta si coltivano<br />

Procanico, Grechetto e Chardonnay.<br />

Il Cervaro della Sala 2009 Antinori<br />

è prodotto con uve Chardonnay<br />

80% e Grachetto 20% fermentato<br />

15 giorni in barriques. Al naso una<br />

verve minerale di pietra focaia e<br />

fiori bianchi con note agrumate.<br />

Al gusto sapido con chiusura elegante.<br />

Da abbinare con antipasti<br />

e primi di pesce e carni bianche.<br />

Costo in enoteca: 35 euro.<br />

Carlo Cattaneo<br />

volta. Qui ci sono bolliti, tanti arrosti,<br />

e tanti contorni sgrassanti, tipo<br />

le puntarelle con le acciughe. Per non<br />

parlare della mostarda di casa.<br />

Di dolce, spumone allo zabaione. Corposa<br />

e ben fatta la carta dei vini. Spesa di 50<br />

euro, ma mangiare tutto è davvero arduo,<br />

finirete per mangiare e spendere di meno.<br />

Per informazioni<br />

Il Ristorante di Agostino Campari<br />

www.agostinocampari.com<br />

Via Novara, 81 – Abbiategrasso (M<strong>il</strong>ano)<br />

Tel. 029420329<br />

Chiuso <strong>il</strong> lunedì<br />

LIBRI/2<br />

Storia e magie di<br />

partite a pallone<br />

Non è un libro per appassionati di<br />

calcio e statistiche sportive. Anticipi<br />

e posticipi (Italic, 188 pagine,<br />

14 euro) di Antonio Gurrado<br />

e Francesco Savio racconta alcune<br />

partite di pallone mettendo<br />

in rapporto sport e cultura, calcio<br />

e resto del mondo. E per farlo<br />

usa l’ironia. «Non <strong>il</strong> sarcasmo, che<br />

è <strong>il</strong> suo fratello rozzo», scrive Roberto<br />

Beccantini nella prefazione,<br />

«e neppure la sufficienza, che<br />

è la sua sorella svampita». I testi<br />

presenti nel libro sono scelti dalle<br />

rubriche “L’anticipo” e “Il posticipo”<br />

che i due autori curano su<br />

IN BOCCA<br />

ALL’ESPERTO<br />

Quasi Rete, <strong>il</strong> blog letterario della<br />

Gazzetta dello Sport. È diviso<br />

in tre capitoli, <strong>il</strong> primo dedicato ai<br />

mondiali in Sudafrica, <strong>il</strong> secondo<br />

agli anticipi e l’ultimo ai posticipi.<br />

Così tra un sorriso e un ricordo<br />

commosso ti capita di rivivere alcune<br />

sfide memorab<strong>il</strong>i passate alla<br />

storia. Come quel Parma-M<strong>il</strong>an<br />

3-1 del 18 gennaio 1998 quando<br />

per fare due gol servirono tre rovesciate.<br />

O quell’Inter-Sampdoria<br />

0-2 del 5 maggio 1991 (maledetto<br />

5 maggio), quando i blucerchiati<br />

misero in cassaforte lo scudetto,<br />

<strong>il</strong> primo della loro storia.<br />

Un libro che racconta la storia, le<br />

magie e l’ideale di insopprimib<strong>il</strong>e<br />

bellezza che anche la partita più<br />

insospettab<strong>il</strong>e nasconde.<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 51


GREEN ESTATE<br />

DAVANTI ALLA TRAGEDIA DI SIERRE<br />

Ne sono certo, Dio ci vuole bene<br />

di Paolo Togni<br />

Ventidue bambini belgi sono morti in un tragico incidente stradale<br />

in Svizzera. Davanti a questo evento c’è stato chi si è posto<br />

la questione: se non si muove foglia che Dio non voglia,<br />

perché Dio ha permesso questa tragedia? La stessa domanda viene<br />

posta per ogni catastrofe, e quindi con la grande frequenza delle alluvioni,<br />

frane, terremoti, tsunami, stragi e via enumerando. A questa<br />

questione gli imbec<strong>il</strong>li rispondono semplicemente: Dio non c’è,<br />

la domanda è inut<strong>il</strong>e. Ma tanti altri, persone per bene, anche educate<br />

e informate, non riescono a farsi una ragione, a capire come mai<br />

un Signore di infinita bontà possa determinare l’accadimento di tante<br />

sciagure, e <strong>il</strong> dolore che ne consegue per molte persone.<br />

Il Signore non interviene costantemente sugli accadimenti terreni.<br />

Al momento della creazione Egli ha posto delle regole per tut-<br />

ti gli aspetti della vita materiale: tali regole sono immutab<strong>il</strong>i ed eterne, e la loro applicazione<br />

avviene automaticamente. Di tali regole fanno parte le leggi che regolano <strong>il</strong><br />

moto dei corpi e l’attrito tra di essi, quelle cioè che hanno determinato l’uscita di strada<br />

del bus belga; fanno parte anche le leggi biologiche che determinano la resistenza<br />

dei corpi umani agli impatti, quelle cioè che hanno determinato la morte dei ventidue<br />

bambini e <strong>il</strong> ferimento dei loro amici. Quindi non è stato l’intervento divino a determinare<br />

l’evento, ma semplicemente l’attuarsi delle regole poste fin dalla creazione<br />

del mondo. Talvolta <strong>il</strong> Signore interviene forzando le regole che Egli stesso ha posto,<br />

e modificandone l’applicazione, at-<br />

Non immagino proprio un intervento traverso i miracoli; questi però sono<br />

divino che determina una catastrofe rari, e io non riesco a immaginare<br />

o comunque un evento dal quale<br />

un intervento divino per determinare<br />

una catastrofe o comunque un<br />

scaturisca del male per qualcuno. Ho evento dal quale scaturisca del ma-<br />

paura che chi lo facesse si renderebbe le per qualcuno, e ho paura che chi<br />

gravemente colpevole di blasfemia lo facesse si renderebbe gravemente<br />

colpevole di blasfemia.<br />

Estraendo dalla domanda iniziale la sua essenza metafisica, e al di là delle sempli-<br />

ficazioni superficiali, arriviamo a un quesito estremamente ponderoso, che coinvolge<br />

una delle questioni più studiate – e tuttora irrisolte – nella storia del pensiero umano,<br />

quella dell’esistenza del male sulla Terra e dei motivi che la determinano; e del come<br />

tale presenza possa conc<strong>il</strong>iarsi con l’esistenza di un Dio Creatore infinitamente buono.<br />

Rispetto a tale questione, non mi resta che confessare la mia inadeguatezza anche solo<br />

per la comp<strong>il</strong>azione di un sunto di pensiero altrui, e lasciare <strong>il</strong> compito alle più forti e<br />

più ispirate menti della storia: <strong>il</strong> sommo Tommaso d’Aquino ne ha scritto secoli fa, ma<br />

<strong>il</strong> suo insegnamento è tuttora quanto di più ut<strong>il</strong>e possiamo immaginare.<br />

tognipaolo@gma<strong>il</strong>.com<br />

HUMUS IN FABULA<br />

MADE IN CARCERE<br />

Imparare un lavoro,<br />

sostenere l’ambiente<br />

Iper, una delle più importanti realtà<br />

nel panorama nazionale della<br />

grande distribuzione organizzata,<br />

sostiene l’iniziativa “Made<br />

in Carcere”, un progetto di solidarietà<br />

per <strong>il</strong> reinserimento nel<br />

mondo del lavoro delle detenute<br />

dell’istituto penitenziario Borgo<br />

San Nicola di Lecce e della casa<br />

di reclusione femmin<strong>il</strong>e di Trani.<br />

Il progetto è realizzato in collaborazione<br />

con la cooperativa<br />

52 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

sociale Officina Creativa, guidata<br />

da Luciana Delle Donne. Venti<br />

detenute realizzano ogni giorno<br />

borse originali, tracolle, portaoggetti,<br />

cappellini, shopper, fasce e<br />

braccialetti con tessuti di scarto<br />

forniti dalle più note firme della<br />

moda. Un progetto dal duplice<br />

obiettivo: insegnare alle detenute<br />

professionalità ut<strong>il</strong>i al termine<br />

della pena e dare un contributo<br />

alla sostenib<strong>il</strong>ità ambientale.<br />

Le shopping bag, disponib<strong>il</strong>i in 26<br />

Iper, a partire da 6 euro, sono<br />

pezzi unici, realizzati secondo la<br />

sensib<strong>il</strong>ità e lo st<strong>il</strong>e di ogni donna.<br />

Le venti sarte, assunte con regolare<br />

contratto, lavorano 6 ore<br />

al giorno e realizzano una media<br />

quotidiana di 1.000 borse.<br />

PRESA<br />

D’ARIA<br />

CINEMA<br />

Romanzo di una strage,<br />

di Marco Tullio Giordana<br />

Storia diffic<strong>il</strong>e<br />

e raccontata male<br />

La cronaca della strage di<br />

Piazza Fontana e delle dolorose<br />

conseguenze.<br />

Ennesima occasione fallita<br />

per raccontare un pezzo<br />

di storia italiana come<br />

HOME VIDEO<br />

L’amore che resta,<br />

di Gus Van Sant<br />

Love story fredda<br />

Si conoscono e si innamorano<br />

subito. Sono giovani e anche<br />

molto belli. Ma lei ha un terrib<strong>il</strong>e<br />

tumore al cervello.<br />

Love story molto fredda e distaccata<br />

girata da Gus Van<br />

Sant, regista dalla bella tecnica<br />

ma dal cuore un po’ incattivito.<br />

Ci si commuove parecchio<br />

per la vicenda segnata dall’effimero<br />

e dalla malinconia e anche<br />

per l’interpretazione realistica<br />

dei due protagonisti, ma<br />

si respira anche un’aria di ineluttab<strong>il</strong>ità<br />

e di disperazione che<br />

lascia sgomenti.<br />

TREDICESIMA EDIZIONE<br />

Fiera internazionale<br />

sulle rinnovab<strong>il</strong>i<br />

Si terrà dal 9 all’11 maggio presso<br />

la fiera di Verona la tredicesima<br />

edizione di Solarexpo, mostra<br />

convegno internazionale su<br />

energie rinnovab<strong>il</strong>i e generazione<br />

distribuita, che l’anno scorso ha<br />

registrato la presenza di 70 m<strong>il</strong>a<br />

visitatori. Quest’anno saranno<br />

si deve. E cioè, avvincendo<br />

ed evitando retorica e pettegolezzo.<br />

Giordana ha alle<br />

spalle due buoni precedenti:<br />

La meglio gioventù<br />

era un f<strong>il</strong>m-fiume ideologico<br />

ma coinvolgente e I 100<br />

passi una solida biografia.<br />

Il difetto di Romanzo<br />

di una strage sta nel manico.<br />

Troppo da raccontare,<br />

troppi personaggi di cui so-<br />

11 i padiglioni, uno in più rispetto<br />

all’edizione 2011, con oltre 800<br />

espositori diretti che hanno già<br />

dato conferma di adesione. Un’altra<br />

conferma è quella dell’alto livello<br />

di internazionalizzazione della<br />

manifestazione che registra <strong>il</strong><br />

43 per cento di espositori stranieri<br />

provenienti da tutti i continenti.<br />

Solarexpo sarà affiancato dalla<br />

sesta edizione di Greenbu<strong>il</strong>ding,<br />

la mostra convegno internazionale<br />

dedicata all’efficienza energetica<br />

e all’architettura sostenib<strong>il</strong>e.<br />

Due eventi, un’unica visione strategica<br />

e una grande sinergia, per<br />

offrire la più completa rassegna<br />

di prodotti, tecnologie e soluzioni<br />

nell’ambito delle rinnovab<strong>il</strong>i e<br />

dell’architettura sostenib<strong>il</strong>e.


lo due messi a fuoco (Pinelli<br />

e Calabresi): la regia pare<br />

più preoccupata di mantenersi<br />

equidistante dalle parti<br />

in causa che di articolare<br />

una narrazione appassionante.<br />

Fatica a stare dietro<br />

a tutti i fatti, scava poco,<br />

col risultato che si esce<br />

dalla sala sapendo della vicenda<br />

quanto prima. La colpa<br />

maggiore di Giordana è<br />

SPORTELLO INPS<br />

DOMANDA & RISPOSTA<br />

Tutto quello che<br />

bisogna sapere<br />

Pensioni<br />

Sono del giugno 1953, dal novembre<br />

’73 a luglio ’94 ho accumulato<br />

1.129 settimane di anzianità contributiva.<br />

Nell’agosto ’94 ho percepito<br />

l’indennizzo di disoccupazione<br />

per 20 giorni. Poi da settembre<br />

’94 a marzo ’95 ho collaborato<br />

con alcune ditte. Da apr<strong>il</strong>e ’95 a<br />

dicembre ’96 ho lavorato in Svizzera<br />

come dipendente (contratto<br />

120 giorni annui). Da gennaio<br />

di non essere riuscito a rendere<br />

la materia viva e avvincente<br />

e questo è un problema<br />

cinematografico e<br />

non di opinioni. Basta vedere<br />

l’uscita di scena di Calabresi<br />

per capire quanto <strong>il</strong> cinema<br />

d’autore in Italia sia<br />

distante dallo spettatore.<br />

visti da Simone Fortunato<br />

In collaborazione con<br />

invia <strong>il</strong> tuo quesito a<br />

sportelloinps@tempi.it<br />

Sopra, <strong>il</strong> regista<br />

Marco Tullio<br />

Giordana<br />

a ottobre ’97 ho lavorato con partita<br />

Iva pagando i contributi alla<br />

cassa per lavoratori parasubordinati.<br />

Dal novembre ’97 sono dipendente<br />

in Svizzera (frontaliere).<br />

In Svizzera potrò andare in pensione<br />

nel luglio 2018( o a 62 anni,<br />

rinunciando a una piccola percentuale<br />

di pensione); quando potrò<br />

avere diritto alla pensione in Italia?<br />

Posso ancora rientrare nei parametri<br />

dello scorso anno?<br />

Carlo M.<br />

Non avendo una anzianità contributiva<br />

superiore ai 40 anni<br />

dovrà aspettare <strong>il</strong> settembre del<br />

2019, quando compirà i 66 anni<br />

e tre mesi previsti per la pensione<br />

di vecchiaia.<br />

ALLA FIERA DEL LIBRO<br />

I piccoli leggono,<br />

non sono cretini<br />

di Annalena Valenti<br />

Fiera del libro per<br />

bambini a Bologna<br />

per soppesare,<br />

una volta di più,<br />

quanto sia importante<br />

STILI DI VITA<br />

MAMMA<br />

OCA<br />

la frazione di “industria culturale” che ha<br />

come “mercato” i più piccoli. L’impressione<br />

principale è che sempre più si sacrificano<br />

testi e argomentazioni e ci sia un gran<br />

lavoro sul libro come oggetto estetico-funzionale<br />

(<strong>il</strong>lustrazioni, grafica, formati). A<br />

questo proposito non si notano sostanziali<br />

differenze tra prodotti europei, americani<br />

e asiatici. Si conferma la tendenza alla<br />

riscrittura e riadattamento delle fiabe, favole,<br />

leggende. E, ahimé, anche le forzature<br />

ideologiche (oggi i brutti e cattivi sono i<br />

ricchi) che fanno manbassa di premi. Più in<br />

generale sembra che dalla Francia vengano<br />

le suggestioni migliori. C’è un forte iato tra<br />

la narrativa delle diverse fasce d’età. Fino ai<br />

10-11 anni, i libri esistono solo come immagini,<br />

immagini, immagini. Dopo di che, 12-<br />

13 anni, saghe, saghe, saghe, da 200 pagine<br />

in su, con Barbie, ballerine, maghi, vampiri<br />

da ogni paese del mondo. I bambini, come<br />

ripeto sempre (scusate), non sono cretini.<br />

Non solo, ma sono (dovrebbero essere) i<br />

protagonisti delle storie. Bisognerebbe averli<br />

presente di più quando si fa un libro per<br />

loro e abbandonare l’idea (a me pare un po’<br />

imposta) che “i bambini non leggono più”.<br />

C’è qualcuno in giro per <strong>il</strong> mondo che ci tiene<br />

ancora a far vedere ai più piccoli la realtà,<br />

la bellezza e l’avventura del vivere? Che<br />

ci tiene a rispondere alle loro domande?<br />

Si capisce di sì. E qualcosa abbiamo trovato<br />

anche al mercato della Fiera di Bologna.<br />

mammaoca.wordpress.com<br />

Sono nata <strong>il</strong> 4 /9/’51. L’estratto<br />

conto certificativo, riferito al<br />

30/11/2010, era pari a 798 settimane.<br />

Ho lasciato <strong>il</strong> lavoro a fine<br />

agosto 2011, quali sono le condizioni<br />

per percepire la pensione<br />

di vecchiaia visto che non ho raggiunto<br />

i 20 anni contributivi?<br />

Graziella N.<br />

L’età necessaria per accedere alla<br />

pensione varia (fino al 2021) in<br />

funzione del sesso e del settore.<br />

La manovra Monti stab<strong>il</strong>isce che<br />

i requisiti per la pensione di vecchiaia<br />

sono 20 anni di contributi<br />

versati e 62 anni di età per le lavoratrici<br />

del settore privato e 63<br />

anni e 6 mesi per le autonome.<br />

Potrebbe fare richiesta alla sede<br />

Inps di competenza per i versamenti<br />

volontari per raggiungere <strong>il</strong><br />

numero necessario.<br />

Sono un’impiegata pubblica (settore<br />

sanità). Compirò 60 anni <strong>il</strong> 15<br />

settembre 2012, quando avrò 38<br />

anni e 10 mesi di contribuzione.<br />

Quando potrò andare in pensione?<br />

Elisabetta I.<br />

Dal 2012 i requisiti previsti per la<br />

pensione anticipata sono 41 anni<br />

e 1 mese di anzianità contributiva,<br />

incrementati di un mese per <strong>il</strong><br />

2013 e ulteriori 2 per <strong>il</strong> 2014 e in<br />

più al 2013 è necessario aggiungere<br />

i 3 mesi della speranza di vita.<br />

Quindi maturerebbe <strong>il</strong> diritto<br />

alla pensione anticipata nel 2015.<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 53


COMPLETO RESTYLING DELLA COUPÉ HYUNDAI<br />

Genesis più potente<br />

e con novità estetiche<br />

I coreani<br />

del gruppo Hyundai (che comprende<br />

anche Kia) stanno portando<br />

un attacco davvero importante in tutte<br />

le fasce dei mercati internazionali. Tocca<br />

ora alla coupé Genesis ultima generazione<br />

presentarsi con un completo restyling.<br />

Che più che una rivoluzione, rappresenta<br />

un’evoluzione, soprattutto dal punto di vista<br />

estetico. Il linguaggio “Fluidic Design”,<br />

che già aveva caratterizzato i modelli lanciati<br />

nel 2011, si ritrova soprattutto nella<br />

parte anteriore, con la griglia esagonale, i<br />

gruppi ottici aggressivi (con luci diurne a<br />

richiesta) e le prese d’aria sul cofano. Resta<br />

invariata, invece, la linea laterale, ma vengono<br />

introdotte le ruote da 18 e 19 pollici.<br />

Altre novità estetiche si scoprono salendo<br />

a bordo: modernizzata la plancia,<br />

con un motivo a finte cuciture e soprattutto<br />

un gruppo di quadranti centrali che indicano<br />

<strong>il</strong> consumo di carburante, la pressione<br />

dell’olio e – nella versione turbo – la<br />

coppia erogata.<br />

A proposito di prestazioni: la nuova<br />

Genesis è potenziata sia nella versione con<br />

motore turbo 2.0 sia nella versione aspira-<br />

ta V6 3.8, anche se le due unità non sono<br />

state rivoluzionate. La Genesis turbo sv<strong>il</strong>uppa<br />

274 cavalli e 373 Nm di coppia già<br />

a 2.000 giri, con un aumento del 30 per<br />

cento rispetto al modello precedente. Per<br />

i cambi si può scegliere tra <strong>il</strong> manuale a 6<br />

marce oppure la nuova trasmissione automatica<br />

a 8 marce.<br />

La 3.8 si avvale invece di un motore sei<br />

c<strong>il</strong>indri a iniezione diretta, con una potenza<br />

di 348 cavalli e una coppia massima di<br />

400 Nm a 5.400 giri.<br />

DI NESTORE MOROSINI<br />

MOBILITÀ 2000<br />

Le f<strong>il</strong>anti immagini della Genesis coupé,<br />

anteriore e posteriore. Nelle foto centrali<br />

l’abitacolo e la strumentazione a orologi<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 55


LA ROSA DEI TEMPI<br />

56<br />

| 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

DOVE TIRA IL VENTO<br />

Boeri crolla davanti a Marina Abramovic<br />

L’assessore alla Cultura di M<strong>il</strong>ano, Stefano Boeri, è svenuto durante<br />

lo spettacolo di Marina Abramovic al Pac di M<strong>il</strong>ano. «Forse<br />

era troppo tardi per una performance così complessa», ha detto<br />

l’artista. Ma chi è Marina Abramovic? È una signora molto furba<br />

che piace all’intellighenzia di sinistra e che ha fatto di se stessa la<br />

propria opera d’arte. Si mette su un palco e fa cose di questo tipo:<br />

si taglia i capelli, le unghie,<br />

si spazzola con due pettini,<br />

si fascia la testa con<br />

una sciarpa e poi balla a<br />

ritmo di tamburo, rimane<br />

immob<strong>il</strong>e su una sedia per<br />

700 ore, si fa circondare<br />

da due pitoni, lava ossa<br />

sporche di sangue. La<br />

notizia è che c’è gente che<br />

paga per vederla compiere<br />

queste opere d’arte.<br />

Il sesso non serve più, c’è l’orgasmo da palestra<br />

Già ne aveva accennato nel 1953 Alfred Kinsey nel suo Rapporto sul comportamento<br />

sessuale della donna, ma adesso è certo: i ricercatori dell’università dell’Indiana<br />

hanno appurato che l’orgasmo femmin<strong>il</strong>e può scaturire anche dal puro esercizio<br />

fisico, senza alcun atto sessuale. Lo studio si basa su un sondaggio online su<br />

124 donne che hanno riferito di avere raggiunto almeno una volta l’apoteosi dei<br />

sensi durante un esercizio fisico, <strong>il</strong> cosiddetto “orgasmo da palestra”, e 246 che<br />

hanno detto di avere<br />

avuto comunque<br />

una qualche forma<br />

di piacere sessuale.<br />

IDEA Tesoro, sinceramente: cosa te ne farai<br />

di me, un domani? Già hai preferito lanciarti<br />

in una fulgida carriera da ragazza sandwich<br />

piuttosto che mettere su famiglia con me. Poi,<br />

quando hai desiderato un figlio, io manco morto,<br />

piuttosto su ebay te lo compravi, <strong>il</strong> seme. E<br />

adesso l’orgasmo da palestra. Questa è grossa<br />

per me. Io comunque sono pronto a mandar<br />

giù anche la tua relazione con <strong>il</strong> tapis roulant.<br />

Però prima senti la mia proposta: d’ora in poi<br />

quelle cose lì le facciamo a modo mio, dopodiché,<br />

per quanto mi riguarda, mi puoi pure portare<br />

in groppa tutta notte su e giù per le scale.<br />

AMORE<br />

Anonymous, mio eroe digitale<br />

Il Venerdì di Repubblica ha intervistato un leader italiano<br />

di Anonymous, «l’organizzazione mondiale che attacca<br />

i siti di “nemici” potenti». Ed essendo i nemici potenti,<br />

quella dell’hacker è giocoforza una vita di merda. Aggirarsi<br />

in incognito, evitare trappole, cancellare le tracce, guardarsi<br />

le spalle dall’Fbi, pure far credere alla propria donna<br />

che tutte quelle notti passate al pc sono dovute al viziet-<br />

to dei siti porno… Quanti<br />

sacrifici! Ma questo e altro<br />

per combattere la Tav<br />

e «le ingerenze della Chiesa<br />

nella vita pubblica».Tra<br />

i colpi di cui <strong>il</strong> nostro eroe<br />

si vanta di più ci sono infatti<br />

l’attacco a vatican.va<br />

e <strong>il</strong> black out di un’ora<br />

e mezza alle biglietterie<br />

elettroniche di Trenitalia.<br />

CAMICE Boeri e altri politici avevano indossato<br />

un camice bianco, mentre l’artista serba li faceva<br />

meditare mettendoli ora sdraiati, ora seduti, ora<br />

in piedi. Ma Boeri non ha retto. Il fatto è che<br />

per uno così, uno che è riuscito a convincere<br />

perfino Curzio Maltese che l’unica<br />

bella idea per l’Expo 2015 è trasformare<br />

M<strong>il</strong>ano in un grande<br />

orto, ecco, per uno che ha idee<br />

così avanti, <strong>il</strong> camice bianco<br />

di Marina Abramovic in<br />

effetti può sembrare un<br />

pensiero un po’ forte.<br />

ARTE<br />

WEB<br />

NEMICI Tutto ’sto casino al solo scopo di impedire<br />

per un’oretta a quattro sfigati di pendolari<br />

di prendere <strong>il</strong> biglietto del treno? Caro hacker di<br />

Anonymous, in attesa che tu ti mob<strong>il</strong>iti per combattere<br />

altri «nemici potenti» come gli aus<strong>il</strong>iari<br />

del traffico, i pizzaioli egiziani, i lettori di Chi, i<br />

tesserati della bocciof<strong>il</strong>a, gli idraulici polacchi, gli<br />

abbonati Rai e le vecchie che danno da mangiare<br />

ai piccioni, prima di fargliela pagare a tutta la<br />

feccia capitalista, dato che stavolta potrebbe essere<br />

davvero pericoloso per te, non è che ci lasceresti<br />

la tua password di tettonedevastanti.it?


imperdib<strong>il</strong>e<br />

inut<strong>il</strong>e<br />

IDIOMI/1<br />

Dinosauro e altre<br />

parole offensive<br />

Il Dipartimento dell’Istruzione di<br />

New York ha fatto arrivare una direttiva<br />

agli editori che si occupano<br />

di preparare i test scolastici. In essa<br />

c’è un elenco delle parole che è<br />

meglio evitare per non offendere o<br />

turbare i piccoli. Ad esempio: “dinosauri”<br />

non si può dire perché offenderebbe<br />

i creazionisti; “compleanno”<br />

metterebbe in difficoltà i piccoli<br />

testimoni di Geova che non lo<br />

MUSICA<br />

godib<strong>il</strong>e<br />

fetido<br />

festeggiano; “dancing” è<br />

parola che evoca movenze<br />

sexy; e così<br />

via anche per “sigarette”,“videogame”,“televisore”…<br />

IDIOMI/2<br />

PUFFO Una puffosa soluzione<br />

che metterebbe tutti d’accordo<br />

sarebbe puffare col linguaggio<br />

puffoso. La puffa<br />

maestra potrebbe spiegare la<br />

storia puffando la scomparsa<br />

dei puffosauri, evitandone<br />

così l’impronunciab<strong>il</strong>e nome.<br />

E i puffetti eviterebbero<br />

di puffarsi nelle mutande<br />

quando sentono parole come<br />

“pacchetto di pufforette” o<br />

“puffogame” o “telepuffore”.<br />

Sarà un mondo molto puffo<br />

dove i puffetti cresceranno<br />

puffamente corretti, senza<br />

traumi e senza puffi per la testa.<br />

Un mondo meraviglioso,<br />

pieno di teste di puffo.<br />

Il masch<strong>il</strong>e sarà femmin<strong>il</strong>e e viceversa<br />

La sempre incisiva Dacia Maraini, in un articolo sul Corriere della Sera dedicato<br />

al tema scottante dell’assegnazione del cognome ai figli (che in Italia è appannaggio<br />

del padre, la madre muta e rassegnata), si è scagliata contro «la prevalenza<br />

del masch<strong>il</strong>e sul femmin<strong>il</strong>e», una piaga che «esiste in molti campi. Perfino<br />

la grammatica è sessista. Se in una stanza si trovano novantanove donne e<br />

un uomo, la grammatica impone<br />

che si coniughi al masch<strong>il</strong>e».<br />

Per cambiare in meglio questo<br />

mondo, dunque, dobbiamo sovvertire<br />

le regole della lingua.<br />

E per l’alteta kazaka<br />

parte l’inno di Borat<br />

Come ha riferito la gazzetta.it, alla<br />

premiazione di un trofeo internazionale<br />

di tiro a segno in Kuwait l’atleta<br />

kazaka Maria Dmitrienko, che si era<br />

aggiudicata la medaglia d’oro, è stata<br />

celebrata come vuole la tradizione<br />

con l’inno nazionale del suo paese.<br />

Peccato solo che gli organizzatori<br />

avevano scaricato da internet la ver-<br />

sione sbagliata, e hanno<br />

mandato a tutto<br />

volume la scorrettissima<br />

parodia del brano<br />

firmata da Borat, <strong>il</strong> ridicolo<br />

personaggio kazako<br />

inventato dal comico<br />

britannico Sacha<br />

Baron Cohen.<br />

PROVIAMO Il femmin<strong>il</strong>e diventerà masch<strong>il</strong>e<br />

e viceversa. I gruppi misti saranno<br />

assommati nel genere femmin<strong>il</strong>e, quindi,<br />

per esempio, le italiani sono ladre. Anche<br />

i pronomi cambieranno: siete tutti pregate<br />

(non pregati) di darvi cortesemente<br />

del lui. E poi chi l’ha detto che così tanti<br />

termini negativi devono essere femmin<strong>il</strong>i?<br />

Non più la disgrazia ma <strong>il</strong> disgrazia. E<br />

<strong>il</strong> malattia, <strong>il</strong> peste bubbonico, lo evasione<br />

fiscalo, <strong>il</strong> bello gnocca, le mortacci vostre.<br />

E così via. Però signor Dacia, con tutto <strong>il</strong><br />

nostro buono volontà, a volte è veramente<br />

diffic<strong>il</strong>e seguirlo in certi suoi frescacce.<br />

VERSI Non è una errore da poco, perché dalla canzone di<br />

Borat i kazaki escono come un popolo ottuso che si vanta<br />

di essere «l’esportatore numero uno di potassio», di essere<br />

«amico di tutti tranne gli uzbeki» e di avere «le prostitute<br />

più pulite della regione a parte <strong>il</strong> Turkmenistan». Fortuna<br />

che la Dmitrienko ci ha riso su. Del resto a chiunque scapperebbe<br />

da ridere se in una qualche cerimonia al posto di Mameli<br />

mettessero su, chessò, Baglioni che canta l’inno alla Costitizione<br />

scritto per Repubblica: «La bandiera è <strong>il</strong> tricolore a<br />

bande verticali, verde, bianco e rosso, di dimensioni uguali».<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 57


UN ALTRO MONDO<br />

è POSSIBILE<br />

UNA FEDE CHE ABBRACCIA TUTTO<br />

Quel bicchiere<br />

di Barolo che<br />

ci ricorda Cristo<br />

di Aldo Trento<br />

Paolo Massobrio, un noMe conosciuto<br />

nell’arte culinaria italiana. La sua fondazione,<br />

“Pap<strong>il</strong>lon”, in pochi anni ha abbracciato<br />

tutto lo stivale, da M<strong>il</strong>ano a Palermo.<br />

L’ho conosciuto alcuni mesi fa, a una cena<br />

da lui organizzata per raccogliere fondi per<br />

la fondazione “San Rafael”. Sono rimasto impressionato<br />

perché per lui la cucina, l’arte culinaria<br />

in tutti i suoi aspetti, è parte integrante<br />

della sua esperienza di fede. Ascoltarlo<br />

parlare di cibo o di vino ti fa desiderare di immedesimarti<br />

con le ragioni che muovono la<br />

sua vita e <strong>il</strong> suo lavoro. Per lui la fede si gioca<br />

nella vita, dentro un piatto pieno di cibo tradizionale<br />

o inventato da lui stesso. Testimonia<br />

la stessa sensazione, piena di stupore, guardando<br />

e condividendo una squisita bottiglia di<br />

Barolo. Per lui Cristo ha a che fare con tutto e<br />

in particolare con <strong>il</strong> suo lavoro, che è sempre<br />

finalizzato a cantare la bellezza divina e a sostenere<br />

opere sociali ed educative.<br />

Un esempio di questo impegno è stata la cena<br />

organizzata in questi giorni. Ha riunito più<br />

di m<strong>il</strong>le persone a mangiare, cento in ogni città<br />

dove è presente “Pap<strong>il</strong>lon”, l’associazione<br />

creata da lui. Ogni invitato doveva donare 20<br />

euro per le opere della fondazione “San Rafael”.<br />

Per preparare degnamente questo evento<br />

ha cominciato inviando agli amici una riflessione<br />

nella quale racconta della sua relazione<br />

con don Luigi Giussani, in materia di arte culinaria.<br />

Un aspetto di Giussani conosciuto da<br />

pochi, ma che testimonia come <strong>il</strong> fondatore di<br />

CL amasse tanto la realtà da avere una venerazione<br />

per la buona cucina e per <strong>il</strong> vino. Vi riporto<br />

la lettera che Paolo Massobrio ha scritto<br />

per la cena del 19 febbraio scorso.<br />

paldo.trento@gma<strong>il</strong>.com<br />

Uno dei priv<strong>il</strong>egi dei soci di pap<strong>il</strong>lon, che<br />

in più di m<strong>il</strong>le sabato e domenica (18 e<br />

19 febbraio, ndr) si apprestano a partecipare<br />

a una cena in contemporanea in settanta<br />

località per raccogliere fondi per la pizzeria<br />

San Rafael di padre Aldo Trento, è la Circolare,<br />

ovvero un diario circoscritto della vita e degli<br />

incontri di uno che fa di mestiere <strong>il</strong> critico<br />

enogastronomico. Dopo venti anni questo<br />

lungo diario è diventato una raccolta di episodi,<br />

di persone incontrate, di pensieri. Ogni tanto<br />

lo riguardo e proprio in questi giorni m’è ve-<br />

58 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

POST<br />

APOCALYPTO<br />

Tiziano Vecellio,<br />

Cena di Emmaus<br />

(1534), Parigi,<br />

Louvre<br />

nuto in mano un pezzo della raccolta del 2005.<br />

Dov’ero in quei giorni? Ero a Montalcino, per<br />

assaggiare, come farò la settimana prossima,<br />

i 120 Brunello dell’annata. Appena finita<br />

la degustazione mi raggiunse la telefonata di<br />

un’amica: «Don Giussani si è aggravato». Erano<br />

le 17 di un pomeriggio plumbeo nella campagna<br />

senese e subito, insieme a Roberto, mi<br />

misi a cercare una chiesa per andare a Messa,<br />

ma in quella campagna non ci fu nulla da fare.<br />

Alle 18, decidemmo che l’unica cosa da fare<br />

era cercare un’Abbazia e ci dirigemmo in<br />

Val d’Orcia, all’Abbadia San Salvatore. Quando<br />

arrivammo erano le 18.30 e <strong>il</strong> portone era già<br />

chiuso. Suonammo, ci venne ad aprire un monaco<br />

e subito gli dicemmo <strong>il</strong> motivo della nostra<br />

visita: «Don Giussani sta molto male, vorremmo<br />

pregare per lui».<br />

Il giorno del funerale<br />

Il monaco ci guardò come se gli fosse capitata<br />

la cosa più strana del mondo, ci aprì una stanza<br />

del monastero dove c’era un crocifisso e ci<br />

lasciò lì a dire <strong>il</strong> nostro rosario.<br />

Quando uscimmo, ci salutò frettolosamente,<br />

pensando in cuor suo – almeno sembra-<br />

«Il Barolo era <strong>il</strong> suo preferito, con inclinazione per quelli<br />

più tradizionali, ma da par suo amava anche una Malvasia<br />

piacentina, frizzante e molto secca. Insomma, amava i gusti<br />

schietti, riconoscib<strong>il</strong>i, quelli che legano la terra e l’uomo»


va – che fossimo gente ben strana, senza capire<br />

che come minimo quel giorno dovevamo<br />

pregare in luogo sacro e possib<strong>il</strong>mente bello.<br />

La sera del funerale di Giussani– ricordo – ci<br />

trovammo a casa mia, con una decina di amici<br />

che erano venuti da lontano per partecipare<br />

alla convention nazionale dei delegati di Pap<strong>il</strong>lon.<br />

Per ricordare don Giussani aprimmo<br />

una bottiglia di Bricco dell’Uccellone del 1982,<br />

che avevo messo via per lui, per quando sarebbe<br />

tornato a casa mia. Quel Bricco così longevo<br />

era una scommessa: aveva 23 anni. Lo assaggiammo<br />

in s<strong>il</strong>enzio, e non ci sembrava vero<br />

che fosse così perfetto, così generoso di racconti,<br />

tanto da lasciare una nostalgia dopo l’ultima<br />

goccia. Il giorno dopo a San Giorgio Monferrato,<br />

ospiti della casa di Piero Portalupi,<br />

guardammo <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m Il pranzo di Babette, e lì capii<br />

che don Giussani era stato per me e per noi<br />

quel generale che si stupiva, coglieva <strong>il</strong> valo-<br />

re dentro le cose di tutti i giorni e ci insegnava<br />

a guardarle. Avete presente quella sequenza a<br />

tavola, quando Babette porta i suoi piatti abbinati<br />

ai vini fatti arrivare dalla Francia? Lì <strong>il</strong> generale<br />

coglie <strong>il</strong> segno di cosa sia <strong>il</strong> gusto, e d’un<br />

tratto quello che sembrava un semplice convivio<br />

diventa esperienza per tutti, fino al canto.<br />

Semplice come un bambino<br />

Don Giussani era povero, nel senso di una virtù<br />

che abbraccia l’essenziale, e quando qualcuno<br />

gli faceva un dono, in particolare un vino,<br />

lui spalancava gli occhi come un bambino:<br />

«Barolo?». Era <strong>il</strong> suo preferito, con inclinazione<br />

per quelli più tradizionali, ma da par suo amava<br />

anche una Malvasia piacentina, frizzante e<br />

molto secca, che produceva Migliorini, barolista<br />

di vaglia, legato ai colli piacentini.<br />

Insomma, amava i gusti schietti, riconoscib<strong>il</strong>i,<br />

quelli che legano la terra e l’uomo. A inizio<br />

«La cosa che m’ha colpito<br />

è che ha voluto che <strong>il</strong> Barolo<br />

si ossigenasse per bene, poi<br />

l’ha desiderato ascoltandone<br />

l’evoluzione dei profumi<br />

e infine lo ha assaggiato,<br />

con estremo rispetto»<br />

gennaio di quest’anno, una sera – lo racconto<br />

nell’ultima Circolare che è stata spedita –<br />

mi sono trovato con una mia amica di Todi, Almerina,<br />

all’Abbazia di Staffarda, tra Pinerolo e<br />

Saluzzo. Una maestosa costruzione medievale,<br />

bellissima, corredata, oggi, anche da un ristorante,<br />

<strong>il</strong> Sig<strong>il</strong>lo, dove abbiamo mangiato uno<br />

stinco di maiale niente male. Quella sera Almerina<br />

mi ha raccontato un episodio che le stava<br />

particolarmente a cuore. Ossia di quella volta<br />

che don Giussani andò a casa sua e lei, per dargli<br />

<strong>il</strong> benvenuto, si procurò un Barolo del 1974.<br />

Quando don Giussani vide la bottiglia spalancò<br />

gli occhi con sorpresa, si versò <strong>il</strong> vino e non ne<br />

bevve per tutta la sera. Ogni tanto lo annusava,<br />

lo guardava, mentre parlava. E tutti si chiedevano<br />

perché mai non bevesse quel vino, quasi<br />

con un senso di colpa per aver sbagliato a<br />

scegliere. Dopo i primi bocconi del secondo, ma<br />

quasi alla fine, ne bevve un sorso e interrompendo<br />

ciò che stava argomentando disse: «Noi<br />

crediamo in questo». E alzò <strong>il</strong> calice di vino. Un<br />

vino come un’espressione del Divino, del bello<br />

che abita questo mondo. Questo deve aver<br />

pensato don Giussani in quel momento, commosso<br />

come di fronte a un quadro.<br />

La nostalgia di un incontro<br />

Ma la cosa che più m’ha colpito del racconto di<br />

Almerina è stato <strong>il</strong> suo atteggiamento: ha voluto<br />

che <strong>il</strong> Barolo si ossigenasse per bene, poi l’ha<br />

desiderato ascoltandone l’evoluzione dei profumi<br />

e infine lo ha assaggiato, con estremo rispetto.<br />

Davanti alla mia scrivania, mentre scrivo<br />

queste parole, ho una foto di Giussani che<br />

mi è molto cara: mentre fuma un antico toscano<br />

e guarda stupito chi ha di fronte a sé, proteso<br />

ad ascoltarlo. Come di fronte a quel Barolo<br />

del 1974. Quante cose ci ha insegnato quell’uomo<br />

e quanta tenerezza provai <strong>il</strong> giorno in cui<br />

venne a casa mia, nel maggio del 1985 e si stupì<br />

del Barolo chinato servito come aperitivo.<br />

All’Abbazia di Staffarda, quella sera, si capiva<br />

che c’era fra noi quella nostalgia di un incontro,<br />

che non è una cosa del passato, ma una strada<br />

che si può percorrere giorno per giorno. Quanti<br />

ricordi bellissimi ci ha lasciato <strong>il</strong> don Giussani,<br />

ma soprattutto quanta “febbre di vita” – come<br />

fu detto al suo funerale – ha trasmesso a intere<br />

generazioni scuotendole dal torpore di una<br />

vita senza sorpresa. A lui, per sorprendersi di<br />

un Altro, sarebbe bastato un vino.<br />

Paolo Massobrio<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 59


genitori e figli, eroi<br />

del nostro tempo<br />

Storie e scritti per non perdersi nella crisi<br />

e ritrovare la speranza. Per l’incontro con <strong>il</strong><br />

Papa nasce la libreria nazionale della famiglia<br />

ci sono i due economisti, sposi e insurrezionali<br />

nel porre gratuità e reciprocità<br />

alla base di ogni vita sociale;<br />

c’è <strong>il</strong> vescovo di Novara, che guarda<br />

all’alternanza dei giorni di festa e comunione<br />

che scandiscono <strong>il</strong> tempo della famiglia<br />

come alla possib<strong>il</strong>ità di recupero di<br />

una speranza per l’uomo; c’è la neuropsichiatra<br />

infant<strong>il</strong>e, che mette in crisi la crisi<br />

della coppia ricominciando da quella straordinaria<br />

avventura di chi si prende “finché<br />

morte non ci separi”; c’è <strong>il</strong> giornalista,<br />

padre di sei figli che vive fedele e “in cordata”,<br />

dove «tira chi ama di più e la guida può<br />

essere un genitore ma anche un figlio»; c’è<br />

<strong>il</strong> padre insegnante, per cui l’educazione<br />

è la vocazione della vita, è <strong>il</strong> rischio di un<br />

rapporto personale, della libertà.<br />

Le voci sono quelle di Stefano e Vera<br />

Zamagni, monsignor Franco Giulio Bramb<strong>il</strong>la,<br />

Mariolina Ceriotti Migliarese, Aldo<br />

Maria Valli e Franco Nembrini, solo alcuni<br />

tra i tanti autori, madri, padri, figli, volti<br />

noti e meno noti dell’editoria italiana, che<br />

attraverso le loro opere letterarie daranno<br />

vita alla Libreria della Famiglia, del Lavoro,<br />

della Festa: la prima libreria nazionale<br />

dedicata che l’Associazione Sant’Anselmo,<br />

d’intesa con la Fondazione M<strong>il</strong>ano Famiglie<br />

2012, allestirà all’interno della Fiera<br />

internazionale della Famiglia (dal 29 maggio<br />

al 2 giugno, presso <strong>il</strong> Centro congressi<br />

MiCo di M<strong>il</strong>ano).<br />

Al centro «l’ambito più colpito dalla<br />

crisi e, nello stesso tempo, più capace di<br />

sostenere i propri membri nelle loro fatiche»,<br />

ricordava l’arcivescovo di M<strong>il</strong>ano, cardinale<br />

Angelo Scola intervenendo lo scorso<br />

6 gennaio su Avvenire, «via maestra e pri-<br />

ma, insostituib<strong>il</strong>e “scuola” di comunione,<br />

la famiglia indica ai suoi membri la “legge<br />

fondamentale” del dono totale di sé».<br />

Spazio dunque a scritti e storie spesso<br />

di grazia inattesa, capaci di mostrare <strong>il</strong><br />

senso e <strong>il</strong> significato di un fatto – un io che<br />

diventa famiglia che diventa comunità – in<br />

luoghi e modi che investono ambiti della<br />

vita in cui tutti, cristiani e non, ritroviamo<br />

educazione<br />

di padre<br />

in figlio<br />

f. nembrini<br />

ares<br />

15 euro<br />

società<br />

famiglia<br />

e lavoro<br />

S. e v. Zamagni<br />

San paolo<br />

11,90 euro<br />

sul palco della festa<br />

cantanti e animatori<br />

Via al concorso che recluta<br />

“Giovani talenti per <strong>il</strong> Papa”<br />

Cercasi “Giovani talenti per <strong>il</strong><br />

Papa”, animatori e cantanti<br />

lombardi tra i 18 e i 32 anni<br />

cui verrà data la possib<strong>il</strong>ità di<br />

esibirsi sul palco della Festa<br />

delle Testimonianze che si<br />

terrà alla presenza del Santo<br />

Padre sabato 2 giugno, all’Aeroporto<br />

di Bresso. Un insolito<br />

amore<br />

la coppia<br />

imperfetta<br />

m. ceriotti<br />

migliarese<br />

ares; 14 euro<br />

concorso, quello indetto dalla<br />

Fondazione M<strong>il</strong>ano Famiglie<br />

2012, che consegnerà ad<br />

artisti emergenti <strong>il</strong> compito<br />

di interpretare attraverso la<br />

musica e lo spettacolo <strong>il</strong> tema<br />

principe del VII Incontro<br />

Mondiale delle Famiglie “La<br />

famiglia: <strong>il</strong> lavoro e la festa”.<br />

Per iscriversi c’è tempo fino<br />

al 10 apr<strong>il</strong>e: i prescelti, cinque<br />

per ogni genere di intratteni-<br />

figli<br />

la caSa<br />

Sulla roccia<br />

aldo maria valli<br />

ares<br />

15 euro<br />

fam<strong>il</strong>y 2012<br />

un pezzo della nostra storia: sono nove le<br />

sezioni che dal magistero della Chiesa alle<br />

politiche dello Stato, dalla Bibbia alle arti<br />

figurative, dall’educazione ai ragazzi forniscono<br />

uno spaccato della tenace, insistente<br />

e appassionata avventura della famiglia,<br />

«patrimonio prezioso per l’intera società e<br />

segno di speranza in questo momento storico<br />

diffic<strong>il</strong>e».<br />

fede<br />

tempo della<br />

feSta e giorno<br />

del Signore<br />

f. g. Bramb<strong>il</strong>la<br />

San paolo; 11 euro<br />

mento, gruppi di animazione,<br />

dunque o cantanti, cori o<br />

gruppi musicali, selezionati<br />

da una commissione coordinata<br />

da Gatto Panceri, parteciperanno<br />

a un laboratorio<br />

artistico di perfezionamento<br />

condotto dal team di Hope<br />

Music School. Il regolamento<br />

e la scheda di iscrizione al<br />

concorso sono disponib<strong>il</strong>i sul<br />

sito www.fam<strong>il</strong>y2012.com.<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 61


LETTERE<br />

E RETTIFICHE<br />

Le nostre scuse a tre<br />

magistrati e una seria<br />

discussione antifascista<br />

Nell’esercizio della professione giornalistica esiste un<br />

istituto che si chiama “rettifica”. Tale istituto, disse una<br />

volta Oreste Flamminii Minuto, è dirimente per l’esercizio<br />

di una seria e onesta pratica giornalistica. Tant’è vero che,<br />

proseguiva lo storico avvocato del gruppo L’Espresso-Repubblica,<br />

i giornali dovrebbero prevedere una pagina interamente<br />

dedicata e intitolata alle “rettifiche e smentite”. Può capitare<br />

di sbagliare. Non c’è nulla di male nel riconoscere i propri erro-<br />

ri. Tanto più è necessario riconoscerli e correggerli se si vuole<br />

SPORT<br />

ÜBER<br />

ALLES<br />

62 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

continuare a perseguire l’ideale di un’informazione<br />

civ<strong>il</strong>e, libera e corretta.<br />

Ed è questo <strong>il</strong> punto su cui desideriamo<br />

richiamare l’attenzione dei nostri lettori,<br />

a proposito di due articoli, a firma mia e<br />

di una giovanissima stagista, apparsi sul<br />

numero 27 del 3 luglio 2008 di <strong>Tempi</strong>.<br />

Articoli in cui ci occupavamo delle indagini<br />

che due magistrati della procura<br />

di M<strong>il</strong>ano, le dottoresse Tiziana Sic<strong>il</strong>iano<br />

e Grazia Pradella, stavano conducendo<br />

sulla vicenda della clinica m<strong>il</strong>anese<br />

Santa Rita, culminate in alcune richieste<br />

di misure cautelari in buona parte<br />

concesse dal gip, dottoressa Micaela<br />

Curami. In questi due pezzi, intitolati<br />

“Come ti creo un mostro” e “Il quadro<br />

clinico”, si dava conto dell’attività compiuta<br />

dai magistrati inquirenti e giudicanti<br />

e soprattutto di come la loro attività<br />

fosse stata ripresa da pressoché<br />

tutti gli organi di stampa. Forse a causa<br />

di un eccesso di vis polemica, abbiamo<br />

fatto alcune affermazioni non corrette,<br />

che hanno offeso i magistrati coinvolti,<br />

i quali hanno poi sporto querela e un<br />

procedimento penale oggi pendente davanti<br />

al tribunale di Verona. I fatti – in<br />

primo luogo l’esito del processo “Santa<br />

Un passo avanti e due indietro. Questa l’idea dell’Italia<br />

e di chi la guida, in tutti i campi. Le liberalizzazioni,<br />

le cartolarizzazioni, la riforma del fisco,<br />

quella del lavoro, i tassisti, la Tav. Per ogni aspetto<br />

della nostra vita si parte spediti e poi ci si ferma zavorrati<br />

dai ma, dai se, dai però, dai distinguo. È un modo<br />

di ragionare che ritrovo, come sempre in modo emble-<br />

Rita” che ha visto <strong>il</strong> tribunale di M<strong>il</strong>ano<br />

confermare sostanzialmente l’impianto<br />

accusatorio – hanno poi dimostrato<br />

come certe nostre osservazioni fossero<br />

errate e come l’operato dei pubblici<br />

ministeri e del giudice m<strong>il</strong>anesi sia stato<br />

differente rispetto a quello che si poteva<br />

intendere dalla lettura degli articoli<br />

in questione.<br />

Il nostro intento era quello di dimostrare<br />

come televisioni e giornali avessero<br />

già emesso sentenze di condanna prima<br />

del tempo, prima ancora cioè che si<br />

fosse celebrato un processo, secondo<br />

quelle regole minime di civ<strong>il</strong>tà che stanno<br />

a fondamento del cosiddetto Stato<br />

di diritto, inseguendo invece prime<br />

pagine sensazionali e record di ascolti,<br />

senza minimamente preoccuparsi di<br />

travolgere, così facendo, vite e carriere<br />

di decine di medici e infermieri. Dunque<br />

<strong>il</strong> vero bersaglio della critica non erano<br />

i magistrati, bensì <strong>il</strong> modus operandi di<br />

certa informazione. Volevamo contrastare<br />

quello che ci sembrava, più in generale,<br />

un attacco indiscriminato a una<br />

parte della sanità lombarda che, a dispetto<br />

di numeri e dati di fatto incontrovertib<strong>il</strong>i<br />

a testimonianza della sua<br />

efficienza, veniva dipinta da più parti<br />

alla stregua di un’organizzazione criminale.<br />

Tuttavia, nel contesto processuale<br />

in cui abbiamo dovuto riesaminare<br />

più attentamente <strong>il</strong> nostro argomentare,<br />

ci siamo resi conto del fatto che,<br />

sia per alcuni toni sbagliati, sia per certe<br />

espressioni ut<strong>il</strong>izzate, quegli articoli<br />

potevano fuorviare <strong>il</strong> lettore e andare a<br />

colpire <strong>il</strong> bersaglio sbagliato. E così non<br />

possiamo che scusarci con le dottoresse<br />

Micaela Curami, Grazia Pradella e<br />

Tiziana Sic<strong>il</strong>iano se con le nostre parole<br />

abbiamo offeso la loro dignità personale<br />

ancor prima di quella di magistrato,<br />

ponendone in dubbio, sia pure involontariamente,<br />

capacità professionali, compe-<br />

tenza e onestà intellettuale. Infine, oltre<br />

alle scuse, e al di là dei risarcimenti pattuiti<br />

in sede di gentlemen’s agreement,<br />

riteniamo sia giusto e doveroso sottolineare<br />

<strong>il</strong> rispetto che nutriamo per <strong>il</strong> lavoro<br />

serio che tutte e tre i magistrati<br />

hanno svolto e svolgono quotidianamente<br />

nell’interesse dei cittadini.<br />

Luigi Amicone<br />

2<br />

In quanto omosessuale, mi sento profondamente<br />

offeso dalla vostra campagna<br />

omofobica. Provo attrazione<br />

(sentimentale, prima che sessuale) per<br />

persone del mio stesso sesso da quando<br />

mi ricordo, da quando sono bambino. E<br />

anche dopo anni di psicoterapia (i miei<br />

genitori erano convinti che la mia fosse<br />

una malattia) non è cambiato niente.<br />

I miei genitori hanno capito, e mi hanno<br />

accettato. Convivo da dodici anni col<br />

mio compagno, non ho quindi “uno st<strong>il</strong>e<br />

di vita dissoluto”, e spinto da lui vado<br />

persino a Messa la domenica. Non diffondo<br />

morbi attorno a me, e mi ritengo<br />

molto più “normale” di chi sputa sentenze<br />

sulla caccia alle streghe. Un conto<br />

è invitare alla discrezione, un conto<br />

è leggere che <strong>il</strong> matrimonio gay «mette<br />

in pericolo la salute MENTALE della<br />

società». Personalmente non ne sento<br />

l’esigenza, ma credo che sarei un ottimo<br />

padre, così come è stato <strong>il</strong> mio con<br />

me. In generale, mi vengono i brividi<br />

leggendo frasi quali: «(Domanda:) Ma<br />

perché gli omosessuali non si accontentano<br />

dei diritti che già hanno e nutrono<br />

tanto livore nei confronti di chi asseconda<br />

le norme naturali? (Risposta:)<br />

Il loro livore è reale. Sono arrabbiati e<br />

frustrati. Spesso proprio per delle ferite<br />

che si portano addosso scaricano la<br />

sofferenza su un punto che individuano<br />

come la causa di essa. Anche se di fatto<br />

non lo è. Così, però, loro continuano a<br />

ALCUNI EPISODI EMBLEMATICI<br />

Coi lamenti, le piccinerie e le ripicche<br />

non si vince. Ma si può sempre perdere<br />

di Fred Perri<br />

matico, nel calcio. Alcuni episodi sparsi. La Juventus<br />

ha messo su un teatrino grottesco sugli arbitri. Quando<br />

ha cominciato stava a meno 1 dal M<strong>il</strong>an, adesso sta<br />

a meno 4. Ottima strategia.<br />

Il M<strong>il</strong>an, invece, è stato eliminato nella semifinale di<br />

Coppa Italia. La partita di ritorno, a Torino, è finita 2-2,<br />

dopo i tempi supplementari. Il giorno seguente l’ad ros-<br />

Foto: AP/LaPresse


soffrire e fanno soffrire anche altri imponendo<br />

loro la menzogna pur di ottenere<br />

quello che pensano gli risolverà la<br />

vita. Io lavoro per attenuare <strong>il</strong> loro disagio<br />

che è reale, ma non posso in alcun<br />

modo giustificare la violenza distruttiva<br />

dell’ideologia che nega l’evidenza e violenta<br />

i più deboli». Sono profondamente<br />

rattristato. Il livore da voi descritto<br />

non fa parte del mio carattere. Non<br />

soffro affatto, soffro per i pregiudizi<br />

che nel 2012 certa stampa contribuisce<br />

a diffondere. Pensateci, la prossima<br />

volta che un ragazzino verrà picchiato<br />

in quanto omosessuale. È anche colpa<br />

vostra. E non ho nessuna intenzione<br />

di continuare a leggere una rivista<br />

che insulta la mia identità. Vi reputavo<br />

una lettura intelligente, ma devo ricredermi.<br />

Ricordo alla spettab<strong>il</strong>e redazione<br />

che sulla paura del diverso è nato <strong>il</strong> nazismo.<br />

Certo, voi non proponete le camere<br />

a gas, ma la rieducazione (si parla<br />

di “guarire”) è forse anche peggio.<br />

Paolo Cattaneo via internet<br />

Punto primo. In democrazia un giornale<br />

è <strong>il</strong> luogo della conversazione<br />

e della contestazione su notizie e<br />

idee. Perciò la censura che lei avanza<br />

in nome delle vittime (siamo tutti<br />

gay, precari, giovani senza futuro,<br />

quote rosa, se non ora quando, occupy<br />

wall street, ammazzateci tutti)<br />

non è da persone tolleranti e adulte.<br />

Si vaccini dal piagnisteo e non si faccia<br />

borioso per <strong>il</strong> fatto di vivere nel<br />

tempo dell’ipocrisia che le dà ragione<br />

su tutto, tranne che nel considerarla<br />

una persona umana invece che<br />

un’“identità sessuale”. Amico, anche<br />

noi proviamo attrazione sentimentale<br />

prima che sessuale per i nostri cari,<br />

ma quando discutiamo seriamente<br />

noi non usiamo riversare contro chi<br />

ci contesta nel merito (e anche se-<br />

redazione@tempi.it<br />

UNA SANA DENUNCIA<br />

Va bene, la giustizia può sbagliare<br />

A volte però è proprio iniqua<br />

CARTOLINA<br />

DAL<br />

PARADISO<br />

veramente) la caricatura del pensiero<br />

altrui che lei ci riversa dall’alto di<br />

una torre emotiva e ideologica.<br />

Punto secondo. Si immagini che colpa<br />

è la nostra: all’opposto di quanti<br />

impongono ai diversamente pensanti<br />

<strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio o la galera (vedi le cosiddette<br />

leggi “antiomofobe” in vigore<br />

in certi paesei europei), noi riteniamo<br />

che, siccome non sono in discussione<br />

le scelte personali di chicchessia<br />

ma la rivendicazione di leggi (per<br />

esempio sul matrimonio) e di diritti<br />

Il problema dei giudici “iniqui” è vecchio come <strong>il</strong> mondo. Nel Vangelo c’è<br />

una parabola dedicata al giudice iniquo che alla fine fa giustizia soltanto<br />

perché la vecchietta è insopportab<strong>il</strong>mente insistente. Nell’Antico<br />

Testamento, nel libro di Daniele, troviamo due giudici anziani che<br />

vogliono approfittare della bella Susanna e, quando lei si ribella, la condannano.<br />

Solo l’intervento di Daniele riesce a salvarla. Da sempre <strong>il</strong> crimine<br />

commesso dal titolare della giustizia è ritenuto <strong>il</strong> più odioso perché<br />

commesso da chi dovrebbe essere giusto.<br />

Non occorre essere esperti di vicende giudiziarie per porsi domande<br />

semplici ma fondamentali. Come mai nel nostro paese la giustizia è lenta<br />

fino a raggiungere <strong>il</strong> suo scopo dopo troppi anni, alle volte dopo la morte<br />

degli interessati? Come mai si ha l’impressione che i giudici diventino<br />

veloci, documentati e aggressivi soltanto quando prendono di mira una<br />

parte politica? Come mai i processi sono diventati clamorosamente mediatici<br />

diffamando irrimediab<strong>il</strong>mente l’imputato anche quando in seguito<br />

si rivela innocente? Come mai si fa tanto uso del carcere preventivo<br />

quando è noto che in Italia equivale a una tortura?<br />

Sono domande che la gente si pone, ma spesso non protesta perché <strong>il</strong><br />

danno capita ad “altri”. Ma dovremmo renderci conto che gli “altri” siamo<br />

noi. È vero che non ci sarà mai una perfetta giustizia in questo mondo<br />

ma, per costruire una nuova civ<strong>il</strong>tà, occorrerà essere noi più giusti e<br />

denunciare questi comportamenti, indegni di una democrazia.<br />

Contro l’Inter<br />

anche la curva<br />

bianconera<br />

ha rivendicato<br />

i due scudetti<br />

tolti alla Juve<br />

con le sentenze<br />

di Calciopoli<br />

(per esempio sui bambini) che hanno<br />

effetti sulla giurisdizione e sui diritti<br />

(come quelli dei bambini) che riguardano<br />

tutti, in una democrazia si deve<br />

poter essere sul serio liberi di dissentire<br />

e di motivare <strong>il</strong> proprio dissenso.<br />

Si immagini, c’è gente come <strong>il</strong> Dalai<br />

Lama e <strong>il</strong> Nobel Ellen Johnson Sirleaf<br />

che la pensano come <strong>il</strong> grande psichiatra<br />

a cui <strong>Tempi</strong> ha dato la parola.<br />

Tutti omofobi? Tutti potenziali<br />

picchiatori di ragazzini? Tutti manutengoli<br />

di Goebbels? Ma per favore.<br />

di Pippo Corigliano<br />

sonero Galliani ha scritto alla Gazzetta dello Sport sostenendo<br />

che <strong>il</strong> M<strong>il</strong>an è stato <strong>il</strong> primo a espugnare lo Juventus<br />

Stadium perché nei 90 minuti regolamentari ha<br />

vinto 2-1. Ma che te ne viene? Sei fuori comunque.<br />

Nel suo stadio, la Juve espone 29 scudetti (e non 27<br />

come da sentenze). Allora l’Inter, alla sua prima visita,<br />

appende per sfida la maglia di Facchetti. Il risultato<br />

è noto.<br />

Non so, forse quando leggerete queste righe <strong>il</strong> M<strong>il</strong>an<br />

avrà triturato <strong>il</strong> Barça. Ne dubito, ma anche se fosse, tutte<br />

queste marginali storielle raccontano di piccole miserie,<br />

periferico cabotaggio, rapporti di minoranza. Arranchiamo,<br />

da gregari, ma in fuga ci sono gli altri.<br />

| | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | 63


taz&bao<br />

Se questo non è<br />

un uomo<br />

64<br />

| 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | | Foto: AP/LaPresse<br />

C’è un passaggio della sentenza in cui si afferma che avrei violato<br />

apertamente le norme penitenziarie facendone addirittura un’ulteriore<br />

occasione di guadagno. Sono consapevole che l’immagine che si ha<br />

di me è quella di un soggetto che farebbe di tutto per denaro, eppure<br />

se c’è un’occasione in cui ho agito mosso da finalità diverse da quella<br />

di far soldi è proprio questa.<br />

Nel periodo della custodia cautelare sentivo <strong>il</strong> bisogno di dare<br />

una ragione ad una carcerazione che avvertivo come profondamente<br />

ingiusta. (…) Ed allora mi sono detto: «Fabrizio, se vuoi fare qualcosa<br />

per queste persone e anche per te stesso, potresti realizzare una sorta<br />

di inchiesta, una specie di servizio di denuncia, su cosa significa vivere<br />

ammassati in una cella, su cosa significa vedere scandito ogni<br />

momento della giornata da orari, turni, ordini e via dicendo».<br />

(…) A torto o a ragione quella sorta di inchiesta giornalistica<br />

mi è sembrata la risposta migliore alle accuse<br />

che mi venivano mosse.<br />

Certo, capisco che – agli occhi di molti – se Fabrizio<br />

Gatti dà false generalità alle forze dell’ordine<br />

per denunciare gli abusi perpetrati all’interno<br />

di un Cpt sulle pagine dell’Espresso oppure se<br />

Saviano va a scaricare merce di contrabbando<br />

al porto di Napoli e poi ci scrive Gomorra è<br />

una cosa, mentre se Corona fa vedere <strong>il</strong> degrado<br />

delle celle di San Vittore dalle pagine di Diva<br />

e Donna, facendosi fotografare in boxer è un’altra.<br />

D’altra parte i miei canali editoriali erano quelli<br />

e Diva e Donna non è certo lo Spiegel.<br />

Fabrizio Corona dichiarazione spontanea resa alla Corte<br />

d’appello di M<strong>il</strong>ano nell’ambito del p rocesso in cui <strong>il</strong> reporter<br />

è imputato con l’accusa di corruzione per avere scattato<br />

alcune foto nel carcere di San Vittore, quando era detenuto<br />

in via cautelare per <strong>il</strong> caso “Vallettopoli”, grazie a una macchina<br />

fotografica introdotta in prigione pagando una guardia<br />

carceraria. Il 26 marzo scorso la Corte gli ha ridotto<br />

la condanna da un anno e otto mesi a un anno e due mesi.


GLI ULTIMI<br />

SARANNO I PRIMI<br />

LA PAURA CHE SI INSINUA<br />

Quell’ombra sulla Tac<br />

66 | 4 apr<strong>il</strong>e 2012 | |<br />

di Marina Corradi<br />

di morfologia irregolarmente nodulare, piramidale, a prof<strong>il</strong>i<br />

convessi, con coinvolgimento pleurico diretto limitrofo a larga<br />

«Addensamento<br />

base, di circa 2,6 x 1,8 x 2,5 centimetri». Dalla polmonite lui è guarito,<br />

ma questo addensamento che ora si disegna sulla Tac, cos’è? E perché poi lui<br />

non mangia, ed è così pallido, e sempre stanco? «Addensamento di morfologia<br />

irregolarmente nodulare, piramidale…». Leggere e r<strong>il</strong>eggere, aspettando la visita<br />

dello pneumologo. Cerco di immaginarmi questa formazione a piramide, aguzza,<br />

nodosa. Scura la penso, grigia. Non sarà niente, non è niente, ti ripetono gli<br />

amici – quasi con una eccessiva insistenza. Quanto a lui, tace, non mangia. Sentirsi<br />

dentro una paura che si insinua, che cresce, che rode come un tarlo. E attorno<br />

ogni cosa trascolora, quasi la vedessi attraverso un vetro nero. Tutto sembra<br />

avere perso consistenza, e senso. Straniere le vetrine con i vestiti della primavera,<br />

incomprensib<strong>il</strong>i le grida e le risate dei ragazzi, fuori da scuola. E questo sole<br />

poi già così alto, questa prorompente<br />

primavera si fa, nella paura, minaccia;<br />

quasi segno di un mondo che prosegue<br />

indifferente <strong>il</strong> suo cammino, mentre<br />

tu sei a terra, azzoppato.<br />

«Addensamento di morfologia irregolarmente<br />

nodulare, piramidale…».<br />

Una notte sogno <strong>il</strong> mare di una estate<br />

di tanti anni fa: quando dalla spiaggia vidi all’orizzonte la forma livida di una<br />

tromba d’aria che arrivava. Quel cono nero, maligno, rapinoso, che spazzava <strong>il</strong><br />

mare e ci inseguiva, ha la stessa forma della macchia oscura.<br />

Pregare, tanto: ma come bussando a una porta chiusa.<br />

E finalmente siamo qui davanti al medico, <strong>il</strong> referto in mano.<br />

Muti, mentre <strong>il</strong> dottore sul pc apre la Tac. Questuanti: di<br />

una parola, che sciolga questo groppo di paura.<br />

Sullo schermo i polmoni sono una macchia bianca, e qui<br />

e là si allunga una piccola ombra nera, irregolare, aguzza. Il<br />

clic dei tasti sotto le dita del medico, che digita e osserva da<br />

ogni angolazione. Tre minuti, forse: ma quanto interminab<strong>il</strong>i<br />

– mentre noi tratteniamo <strong>il</strong> respiro. E tutto – i figli, <strong>il</strong> lavoro,<br />

gli amici – sembra tremare in questo istante, come se sotto covasse<br />

un terremoto.<br />

Il medico, accigliato, chino sullo schermo, ora si lascia andare<br />

sullo schienale della sua poltrona, come sollevato. No, dice,<br />

la macchia è ancora l’esito della polmonite. Una Tac fra due mesi di controllo,<br />

ma per scrupolo. E quindi ci congeda.<br />

Di nuovo fuori, al sole di questa sgargiante primavera, io d’improvviso sgravata<br />

da quel grumo di ansia che mi schiacciava a terra. La macchia<br />

non era, la macchia non è. Prendere sottobraccio tuo marito,<br />

e tornare a casa – dentro di te, ringraziando. Notando con<br />

stupore che gli alberi, le vetrine, le persone attorno hanno ripreso<br />

l’aspetto fam<strong>il</strong>iare di sempre; che per le strade di marzo<br />

non sei più straniera.<br />

Leggere e r<strong>il</strong>eggere, aspettando la visita dello<br />

pneumologo. Non sarà niente, non è niente,<br />

ti ripetono gli amici. Quanto a lui, tace, non<br />

mangia. E attorno ogni cosa trascolora. Tutto<br />

sembra avere perso consistenza, e senso<br />

DIARIO

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