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FinMEccanica

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settimanale diretto da luigi amicone anno 18 | numero 46 | 21 noVemBre 2012 | 2,00Poste italiane spa - spedizione in a. p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1, ne/VR | anno 18 | numero 46 | 21 noVemBre 2012BOMBE SU<strong>FinMEccanica</strong>Attacco al cUOre tecnologico-indUStriale dello Stato.La controinchiesta di Tempi


EDITORIALIECCO PERCHÉ LA CHIESA È ODIATALa lotta per il significato dell’esistenzaè la sola reale minaccia per il potereChe le intenzioni della vita non siano un problema politico ma siano il problema politicoce lo hanno insegnato nei paesi dell’ex Unione Sovietica e satelliti uomini comeSolzenicyn e Havel. Il punto è che, dopo la caduta del Muro, né postcomunistiné liberali hanno ritenuto politicamente decisiva e condizione per la democrazia la “lottaper la religione” (Masaryk). Ovvero, hanno escluso dalla politica la lotta per il significatodella vita. È qui che la società “globalitaria”, progressista o conservatrice che sia, sispecchia nei totalitarismi del passato mostrandone la cupa e persistente attualità. Comeinsegna la Cina (definita da Repubblica un esempio di “comunismo di successo”), aperturaal mondo e “diritti umani” secondo un’etica stabilita da un potere impersonale (dallaCoca Cola all’agenda gay, dalle leggi anticorruzione al diritto all’aborto non selettivo, taleè il “comunismo di successo”) stanno procedendo di pari passo alla repressione dell’esperienzareligiosa (soprattutto se cristiana) che è primaria apertura al mondo e diritto umanofondamentale. Questo succede perché la lotta per il significato della vita rappresental’unica reale minaccia per il potere impersonale. Ciò è così vero che nel continente doveun vuoto di vita fa il paio con un “pieno” di potere impersonale (regolamentare, tecnico,giurisdizionale) l’indifferenza alla “lotta per la religione” si traduce in cupo e persistente“odio di sé”. Come ci hanno testé ricordatole proteste contro la Merkel che, per una volta,ha detto una parola vera e disinteressata(«il cristianesimo è la religione più perseguitataal mondo»). O come tocchiamo con manonella consunzione dell’immagine sociale edemarginazione politica delle Chiese cristiane.IMPRESSIONI SUL PENTADIBATTITOI cinque aspiranti parroci della sinistrafanno desiderare una vita esagerataAgorà è una delle buone badanti della mattina su Rai Tre. Martedì scorso, il tema delsuo intrattenimento pendeva tra il quanto-siamo-indietro-noi rispetto agli americaniche hanno votato per i matrimoni gay (motivetto molto twitter e facebook).E quanto-è-stata-americana la passerella su Sky Tg24 dei candidati alle primarie del centrosinistra(lozione molto amara per i pochi capelli del Cav.). Che poi, sul primo versante,era la cattolicissima deputata del Pd la vera pasionaria delle nozze gay. Che poi, sul secondo,il nuovo Pd sembrava la vecchia Dc. L’avete sentito, no? Non ce n’è stato uno dellacinquina democrat che non abbia indicato come ideale un tipo di chiesa. Altro che BalenaBianca. Siamo allo scudone nazional-crociato che va da papa Giovanni XXIII (Bersani)al cardinal Martini (Vendola), da Alcide De Gasperi (Tabacci) a Tina Anselmi (Puppato). Evuoi che Mandela (Renzi) non abbia idealmente fatto un girotondo di peace&love cantandoImagine davanti alla Porziuncola di Assisi? Ecco caro cattolicesimo italiano quanto valeil tuo pacchetto azionario di “valori non negoziabili” e di “battaglie culturali antropologiche”agli occhi del battezzato che ragiona come la Repubblica di Lady Gaga e desideraardentemente una famiglia Corriere della Sera come Elton John. Ma il vero punto G losta titillando Grillo? Non cambia nulla. Anzi. Aumenta la percezione di un adattamentoIn tv non ce n’è stato uno dellacinquina democrat che non abbiaindicato come ideale un tipo dichiesa. Da papa Giovanni XXIII(Bersani) a Martini (Vendola)In Occidente l’indifferenza al sensoreligioso diventa odio di sé, comeindicano le proteste contro la Merkelche per una volta aveva detto laverità sulla persecuzione dei cristianidel parrocchiale che c’è in ogni italiano allapropaganda ideologica impersonale. Non saràper caso venuto il momento di desiderareuna vita esagerata e almeno non quelle faccelì? Il dissenso, il “non conformatevi”di san Paolo, l’andare in direzioneopposta di dove va la folla?FOGLIETTOPiano con le parole.Tutti a ripetere che lasupremazia democratè ormai permanente inAmerica. Non è cosìDopo il 1945 il presidenteamericano rieletto ha semprepreso più voti la seconda voltarispetto alla prima, quasi “consacrato”dalla nazione. Così da Ike Eisenhowera Bill Clinton a George W. Bush. ConBarack Obama non è andata così:eletto con largo appoggio nel 2008,ha avuto meno suffragi nel 2012.Vincere nella difficoltà è segno dicapacità politica, sua e della squadradi Chicago che lo sostiene, e indica undifetto di leadership, peraltro evidente,in Mitt Romney. Comunque l’esitodel 6 novembre conferma la soliditàdell’impianto politico-istituzionaleamericano, la capacità di adattarsiai mutamenti mobilitando il popoloinvece che emarginandolo. Moltesciocchezze volano nei commenti diquesti giorni. In particolare sul temadel rapporto tra moderati e populisti.La magia americana sta nel mescolarenei due schieramenti questetendenze, includendo invece che escludendo.Poi in realtà ha vinto il leaderpiù radicale coperto dal centrista BillClinton, mentre ha perso il moderatocoperto dal radicale Paul Ryan. Orasi parla di supremazia permanentedei democratici perché con giovanie ispanici diventano imbattibili.Osservazioni analoghe si facevano sulGop dopo il voto del 2004. Oggi pererrori repubblicani sull’immigrazione eper la forza inclusiva di un presidente“nero” gli ispanici si sono schierati coni democratici, maper esempiosulla questionedei “princìpinon negoziabili”l’accodarsi disettori cattolici alle secolarizzazionipiù liberalpotrebbe non durare. Lodovico Festa| | 21 novembre 2012 | 3


settimanale diretto da luigi amicone anno 18 | numero 46 | 21 noVemBre 2012 | 2,00INTERNI COPERTINAdiscorso col suo omologo brasiliano, CelsoAmorim. E che discorso: in ballo c’erala gara per fornire alla marina brasilianacinque cacciatorpediniere/fregate lanciamissilida 6.000 tonnellate, altrettantecorvette/pattugliatori da 1.800 tonnel-in caso di vittoria dell’offerta italiana, eranel paese sudamericano a ritessere la telacon funzionari del ministero della Difesabrasiliano, in particolare con l’ex presidentedel Partito dei lavoratori (quello delpresidente Dilma Rousseff e del suo predecessoreLula) Josè Genoino. Poi il 18-20settembre è stata la volta di Corrado Passera,il ministro dell’Industria, di recarsiin Brasile ufficialmente per trattarelate e una grande nave rifornitrice. Unprogramma che non riguarda solo la realizzazionedelle navi ma anche gli allezaperdere di vista l’obiettivo numero unoaccordi industriali a largo raggio, ma senstimenti,l’elettronica e gli armamenti.Una commessa da 5 miliardi di euro razione corvette e cacciatorpediniere.di restaurare il primato italiano nell’ope-che fa gola anche a francesi, tedeschi, britannici,spagnoli, sudcoreani, eccetera. meglio quando… patatrac! Il 23-24 ottobreLe cose sembravano rimettersi per ilNegli stessi giorni anche l’amministratoredelegato di Fincantieri Giuseppe Bono, gatori rilasciati ai Pm di Napoli quasi unarrivano sui quotidiani verbali di interro-l’azienda predestinata a costruire le naviDall’alto, in sensoorario: Lula,ex presidentebrasiliano;il terrorista CesareBattisti, a cui ilBrasile ha concessoasilo politico;l’ex ministro delloSviluppo economicoClaudio Scajola;Giuseppe Orsi,ad e presidentedi FinmeccanicaBorgogni, ex responsabile delle Relazioniistituzionali di Finmeccanica, indagala,indicato come colui che avrebbe solcamentecosa fatta, mentre ora il vostrodello Sviluppo economico Claudio Scajo-no, asserendo che il contratto «era pratitosin dall’inizio del 2011 con accuse di lecitato la dazione di denaro, pari all’11 paese può attendere il 2040 per chiuderefrode fiscale e finanziamento illecito ai per cento del valore della transazione. Il un affare che, invece, ora appare oramaipartiti. Già ad aprile di quest’anno eranotrapelate dichiarazioni pirotecniche italiani e brasiliani, fra i quali spicca quel-La Francia, già, la Francia… È da anninome di Scajola è accompagnato da altri, quasi chiuso a vantaggio della Francia».da sue deposizioni. Borgogni aveva accusatoil da poco presidente di Finmeccani-Nelson Jobim.ni e francesi per la faraonica commessalo dell’ex ministro della Difesa brasiliano che va avanti il braccio di ferro fra italiacaGiuseppe Orsi di aver ricevuto sei auto L’affare, che sarebbe la salvezza per della marina brasiliana. Di qua Fincantierie Finmeccanica, di là la Dcns. I primiMaserati da aziende fornitrici della societàe Comunione e Liberazione di essere so di portata storica per l’industria del-sembrano essere avvantaggiati per i prez-una Fincantieri in difficoltà e un succes-destinataria di dazioni di denaro. Stavoltaall’ex dirigente di Finmeccanica è attrisedefinitivamente. Qualcuno avverte un marzo 2007 succede una strana cosa: Cesaladifesa italiana, torna in alto mare. Forzimigliori a parità di qualità. Finché nelbuita la denuncia di una tangente di ben senso di dejà vu. Sulla Stampa esce uno re Battisti, terrorista latitante dal 2004550 milioni di euro (sarebbe una delle più strano articolo incentrato su dichiarazionidi “collaboratori di Jobim”, i quali ti anni alla vigilia della sentenza del Con-fuggito dalla Francia dove viveva da mol-grosse di tutta la storia mondiale dellecommesse militari) sull’affare delle famosefregate di Fincantieri da vendere al Bravoltiin storie di tangenti, ma ironizza-dichiarato estradabile in Italia, riapparenon si limitano a smentire di essere coinsigliodi Stato francese che lo avrebbeinanno prima (novembre 2011) da Lorenzosile, e il coinvolgimento dell’ex ministro no sull’apparente autolesionismo italia-pubblico sulla spiaggia di Copacabana a14 | 21 novembre 2012 | || | 21 novembre 2012 | 15ESTERI22 | 21 novembre 2012 | |di antonio GurradoDOPO IL VOTOdurlo, nel consueto editoriale/sermone sullaprima pagina de la Repu blica di domenica4 novembre. Sottoposti a un’attentalettura del testo, gli adepti del quotidianocult si saranno distinti in tre categorie:quelli che sono rimasti scioccati alleparole inconsulte del Fondatore, un po’come se le avesse pronunziate dal pulpitoun prete con la sindrome di Tourette;quelli che sono rimasti scioccati a scoprireche per un qualche motivo l’editoriale fosselungo la metà del solito; quelli che hannocontinuato ad annuire con aria gravesenza avvedersi del turpiloquio. La letturadi Repu blica è infatti un atto semprepiù simile alla distratta presenza fra i banchidi una chiesa: lo si fa un po’ perché cisi crede confusamente, un po’ perché nonsi ascolta, un po’ per tacitare la coscienza,un po’ perché bisogna farsi vedere.Repubblica, intendiamoci,è il quotidiano piùbello d’Italia: i colori sonoraffinati, l’impaginazionedelle sezioni culturaliè alto design, le vignette36 | 21 novembre 2012 | |miltà, pazienza, sacrificio e una certadose di coraggio. Serve questo peraccettare la proposta di tornare alavorare nei campi, far fruttare la terra,sudare sotto il sole cocente per far crescereuna piantina. È così che è nata la Cooperativaagricola Santa Marta. Da unaintuizione, una delle tante, di don LuigiGiussani: per salvaguardare i monacibenedettini della Cascinazza da una eventualespeculazione edilizia futura, occorrevaacquistare i terreni intorno al monastero,una cascina e tornare a lavorare laterra. Non solo, perché l’idea era anchequella di dar vita a un luogo pronto adaiutare chiunque fosse in cerca di aiuto.Emilio è stato il primo a imbarcarsinell’avventura che diverrà la CooperativaSanta Marta, che prende il nomedall’omonima cascina situata nel ParcoSud di Milano, a Zibido San Giacomo. Ilcasale non era abbandonato, ad abitarloera la famiglia Binda Beschi, ben lietadi accogliere qualcuno in quell’edificioenorme, e felice di poter condividere conaltre persone la fatica del lavoro. Fino aquel momento si coltivavano riso e mais,ma grazie all’arrivo dei nuovi inquilinie al loro dinamismo, il patrimonio dellatradizione agricola sarebbe tornato a viverenel suo splendore, seguendo la ricettadegli antichi valori.52 | 21 novembre 2012 | |di Altan e Bucchi rasentano l’arte, le fotobucano la pagina, la carta è quasi serica,il formato consente di piegare il quotidianonella sacca della giacca di velluto o nellozainetto finto-povero lasciando semprein bella evidenza la testata. Sembra fattoapposta per non essere letto. I suoi articolivanno dunque considerati per quello chesono, ossia un riempitivo all’interno di unprogetto editoriale più vasto in cui l’auraconta più dei temi, la testata più dei titolie la firma più del contenuto. Hanno lastessa portata delle omelie domenicali, chepossono anche riuscire bene ma non decidonodel valore di ciò che le contiene – e,se si dovesse giudicare il cattolicesimo dalleprediche, staremmo freschi. Repu blicaè un giornale liturgico che vive di riti cristallizzatie di gesti calibrati (come la strettadi mano di Ezio Mauro ai redattori piùimportanti all’inizio delle riunioni); l’editorialedomenicale del Fondatore ne costituisceil vertice ciclico, la nota dominanteche tutto racchiude in sé, il rassicurantecoperchio che garantisce dell’acquisto ascatola chiusa di tutto il calderone.Sembra fatto apposta per non essere letto.I suoi articoli vanno dunque consideratiper quello che sono, ossia un riempitivoall’interno di un progetto editoriale più vastoÈ il 1996 quando iniziano i primi lavoridi ristrutturazione. La corte è uno deitipici insediamenti rurali che da semprepopolano la pianura Padana. Ad accogliereil visitatore, quando arriva, un’anticatorre merlata del Settecento. Oggi, doposedici anni, ad abitare la cascina SantaMarta ci sono undici uomini e diecidonne dell’associazione laicale MemoresDomini, otto famiglie con relativa prolee don Gianni Calchi Novati: in tutto unasessantina di persone. E i lavori di rinnovamentonon sono ancora terminati.Dalla coltivazione di riso e mais sipassa a produrre anche frutta e verdura.L’idea è di Gianni: è da questo momentoche l’azienda familiare si trasforma inuna vera e propria cooperativa. Si riducela superficie della coltivazione di massa esi iniziano a piantare frutta e ortaggi divario tipo e per intensificare i raccolti sicostruiscono le prime serre.Nel 2002 entra in società Federico.Viene da Crema, ha un diploma in ragioneria,dopo le superiori ha frequentatouna scuola di pasticceria. E fino a quel«Inquestolavorobisognaessereumili.Bastaunagrandinataounmesedisiccitàeilraccoltovainfumo.Gliimprevistitraicampisonosempredietrol’angolo»da Washington Dc Maria Claudia Ferragniinterroga sulla sconfitta e riparte dai suoifondamenti. La grinta e la voglia di lottareper la libertà non mancano, ma è certoche per ripartire col piede giusto qualcosadeve cambiare perché, comunquelo si voglia analizzare, c’è un dato di fatto:il paese non è più come prima. Oltretre anni e mezzo di lotte con i Tea Partyda una parte e il più recente movimentoOccupy Wall Street dall’altra hannoprodotto sommovimenti di diversa natura:a favore della riduzione del peso delloStato alla Camera dei Rappresentantie a livello di governi locali per i primi,a sostegno delle politiche neo-assistenzialistee fortemente regolatorie di Obamaper i secondi. La prima cosa che saltaPer questo svegliarsi in una pigra egrigia domenica mattina e trovare scritto“cazzo, coglioni e vaffa” in prima paginaè scioccante: non per le parolacce in sé,peraltro nascoste fra parentesi, ma perchéesse danno uno scossone al lettore distrattoe assuefatto; lo spingono a sfregiare ilvelo di Maya iniziando a leggere Repubblicacome se fosse un giornale vero, ossiaper quello che c’è scritto, per trarne contenutisenza forma. Le sorprese non mancano.Ad esempio, a pagina 3 Michael R. Bloomberg(sindaco di New York, la città dovecancellano le maratone senza rimborsarele iscrizioni) s’imbarca in arditi sillogismiper spiegare che, nonostante che non cisia motivo di credere che Sandy sia dipesadal riscaldamento globale, è necessarioappoggiare Obama in ragione del suopluriennale impegno contro il riscaldamentoglobale, a seguito del quale impegnoè infatti arrivata Sandy. Su qualsiasiquotidiano un ragionamento così cristallinosarebbe stato esposto alle pernacchiedel lettore neutrale, ma non su Repubblicadov’è corazzato dall’equilibrata sceltadi farlo iniziare in prima pagina sotto unafoto trionfale di Obama (vestito con la stessacamicia di Gianni Riotta) e di fianco aun pezzo di Joseph E. Stiglitz in cui si asserisceche è necessario che gli americanivotino Obama perché «il numero dei nonmomento si era divertito a sfornare tortee pasticcini. Niente a che vedere col lavorodell’agricoltore. Arare, irrigare, seminaree trebbiare non lo aveva mai fatto.«Ho cominciato da zero. Me lo hannoproposto e ho detto di sì», dice sorridendo.«Mi occupo principalmente dellaparte amministrativa e commerciale, mase bisogna andare nei campi non mi tiroindietro; in questo lavoro bisogna essereumili: quello che serve bisogna farlo senzatroppi programmi perché quelli sono iprimi a essere stravolti. Basta una grandinatao un mese di siccità e il raccolto vain fumo. Gli imprevisti tra i campi sonosempre dietro l’angolo. Quest’anno, adesempio, abbiamo piantato gli spinaci maper un motivo o per un altro non sonocresciuti come pensavamo e quelli chepossiamo vendere sono davvero pochi».Di lavoro ce n’è semprestato tanto in cascina, maFederico la sua busta pagal’ha dovuta inventare: «Erocontento della vita che avevoiniziato a fare, ma perBarack Obama è il44esimo presidentedegli Stati Unitid’America, elettoper la prima voltanel novembre 2008.Alle presidenzialidel 2012 ha battutolo sfidanterepubblicanoMitt Romneyagli occhi leggendo i dati che si riferisconoagli exit poll elaborati da Fox News, è tà d’impresa inizi a essere solo un ricor-popolo americano e all’interno del parti-no al minimo, bassa leva fiscale e liber-ci sono condivise dalla maggioranza delche l’elettorato dei due partiti è spaccato:il voto dei giovani (il 60 per cento nel-area conservatrice e libertaria si interrovatori(più inclini a concessioni alla spesado del passato. Inoltre, i think-tank di to non vi è una vera spaccatura fra conserlafascia d’età 18-29 anni e il 52 di quella gano sull’efficacia del loro lavoro a favoredel libero mercato e su quello che suc-difesa) e i libertari (che vorrebbero lo sta-pubblica come per il rafforzamento dellai 30-44 anni), delle minoranze afro-americana(98), ispanica (71), asiatica (73) e delledonne (55 per cento del totale laddove sue politiche. Tempi ha cercato di avere to concerne, invece, i temi dell’immigracederàora al partito repubblicano e alle to fuori dalla vita del singolo). Per quan-gli elettori di sesso femminile sono il 53 una panoramica della situazione, ascoltandodiverse voci.ni devono senz’altro cambiare registro ezione cari alle minoranze, i repubblica-per cento) è saldamente orientato a favoredi Obama. Inoltre anche il 50 per centodei cattolici e il 73 degli ebrei ha vota-Le battaglie condiviseDan Mitchell, senior fellow del liber-affrontarli in modo più costruttivo».to il presidente uscente; a votare Romney Uno dei loro più attivi e influenti esponentiper ciò che concerne le politiche «il fatto che abbia vinto Obama e nontario Cato Institute, invece, sostiene cheè stata la maggioranza dei bianchi (59 percento) e degli uomini (45 per cento su un fiscali, Grover Norquist, presidente di Romney cambia poco: il candidato repubblicanonon è poi così diverso da quellototale del 47 dell’elettorato).Americans for Tax Reform, si dichiaraI dati fanno pensare che almeno la assolutamente convinto che i risultati del democratico. Non è a favore dello Statometà degli americani non disdegna più voto, in particolare alla Camera dei Rappresentantie nei singoli Stati, dimostralariforma della spesa pubblica; quan-minimo e non ha quasi mai parlato del-le politiche obamiane di stampo europeoe non è minimamente preoccupata no che gli americani sono a favore dellepolitiche di diminuzione della spesa approvato una legge di riforma del sistedoera governatore del Massachusetts hadel debito pubblico schizzato alle stelle.È come se il tradizionale sogno americanobasato su libertà individuale, gover- fitta di Romney, le battaglie conservatrire.La vera riforma dovrebbe avvenire,pubblica. Quindi, «nonostante la sconmasanitario molto simile all’Obamaca-| | 21 novembre 2012 | 23americani favorevole alla sua rielezione èschiacciante rispetto a chi vorrebbe che avincere fosse il suo sfidante».Astenersi provincialiD’altra parte, chi si sognerebbe di criticareBloomberg e Stiglitz una volta chevenissero citati, con grande autorità ecompetenza, dai lettori più attenti nelcorso del pranzo domenicale? Non ci riferiamoalle loro opinioni ma ai loro nomi.Repubblica offre loro validi sostituti anagrafici;le stesse idee, sostenute da GianLuigi Scabbia o da Giacomo Frangiflutti(pesco nomi a caso dalle firme delle lettereal quotidiano), suonerebbero se nonmeno credibili di sicuro più criticabili.Basta invece che si chieda: «Avete lettoBloomberg e Stiglitz?», e tutti automaticamentedanno loro ragione al soloscopo di non fare la figura dei provinciali.Mica per niente Michele Serra, inapertura de “L’amaca” dello stesso giorno,spara: «Non potrei essere provincialeneanche se lo volessi: non sarei credibile».Lettori e autori di Repubblica tuttopossono essere meno cheprovinciali e infatti venerdì2 alle province in bilico,quelle in cui l’accorpamentopotrebbe comportarela guerra civile, vienededicata un’intera pagina tutta rivoltaall’allisciamento dell’immaginario deltarget di Repubblica: il pisano Marco Malvaldipreferisce contaminarsi coi livornesipiuttosto che «pagare auto blu a Fiorito»(che non è né pisano né livornese),il tarantino Giancarlo De Cataldo plaudealla fusione con Brindisi così da poter«lottare insieme per lavoro e ambiente»(perché evidentemente separati non nevale la pena), Luca Bottura rivendica che«la diversità è la nostra ricchezza» (ma aben guardare sta parlando delle ricettedei tortellini), l’erudito Umberto Eco nonbatte ciglio di fronte al miscuglio tra Alessandriae Asti «tanto io parlo entrambi idialetti» (e quindi io, che parlo inglese efrancese, posso dirmi favorevole all’accorpamentodell’Italia a Inghilterra e Francia).Massimo Carlotto si oppone invecealla fusione di Padova intellettuale e filooperaiacon «la Treviso della Lega»: è notoinfatti che la miglior maniera per insegnareai leghisti i benefici dell’integrazionemulticulturale è isolarli in un angolinocon Giancarlo Gentilini.Il formato consente di piegare il quotidianonella sacca della giacca di vellutoo nello zainetto finto-povero lasciandosempre in bella evidenza la testatarecenSIreI GIornalIIl blog di antonioGurradoSu tempi.itantonio Gurradogestisce Qwerty,il blog che recensiscei giornali.Finora ha analizzatoiL, teleSe te,il Secolo d’italia,Sportw ek,la ProvinciaPavese, il ti reno,Panorama, l’edizionefrancesedi repu blica,l’adige, tV So risie Canzoni, ilCo riere de laSera, L’Europeo eil Guerin SportivoI lettori di Repu blica sono così lontanida ogni provincialismo che sembranoessere i maggiori beneficiari del taglio delleprovince imposto dal governo, a eccezionedegli alunni delle terze elementari chedovranno impararne a memoria molte dimeno. Chissà se questo non contrari CorradoAugias, che sabato 3 tuona dalla suatribuna contro «quei genitori che assistonopassivi al precoce corrompimento intellettualedei loro figli» in risposta a una signorache sta valutando se iscrivere la sua frugolettaalla Deutsche Schule perché inquella italiana mancano le lavagne multimedialie ci sono suore che parlano maledell’aborto. Augias d’altronde gestisce le prdi Repu blica con i lettori e far finire unapropria lettera nel suo box grigio equivalea un cavalierato, talché si crea una sorta disindrome di Stoccolma per la quale i lettoricercano di assecondare Augias e Augiascerca di assecondare i lettori. Memorabilela lettera di martedì 30 ottobre, in cui untale Paolo Lupo e Augias conversano amabilmentedi Berlusconi senza nominarlo,come due amici sorpresi sul treno a chiacchieraredi un terzo: lo evocano come coluiche «ha rubato il sogno di una generazioneonesta», colui che «ha cambiato la percezionedel denaro», «uomo furente e spaventato»,«attore consumato».Quando si tratta di Berlusconi, l’in-| | 21 novembre 2012 | 37Alato,ilnegozioeFedericoDendena,responsabiledell’areacommerciale.Sopraesotto,lacascinaSantaMartaaZibidoSanGiacomo(Milano)facciamo macellare. E il cliente è contentoperché sa di potersi fidare».Fuori dalla corte è stato costruito ilmagazzino e, dal giugno 2010, un maneggiocon dieci cavalli: lezioni di equitazione,volteggio e riabilitazione equestre,sono solo alcune delle offerte. Il territoriointorno alla cascina è perfetto per organizzarepasseggiate a cavallo: circondatida una natura incontaminata si possonoincontrare ghiri, tassi, faine, volpi, conigliselvatici, donnole e lepri. Tra gli uccellisi possono osservare l’airone, il picchio,il cuculo, la cinciallegra, l’aironerosso, la cicogna bianca,trovare i soldi del mio stipendio bisognavaper forza aumentare i ricavi dellala d’acqua, il martin pescato-il germano reale, la gallinel-Cooperativa. Così ho pensato a un piccolonegozio dove vendere i nostri prodot-dalle risaie si ritira, le strade ere e la poiana. Quando l’acquati. Grazie al passaparola e a qualche pubblicitàci siamo fatti conoscere, poi sonono di gamberi d’acqua dolce ei margini dei fossati si ricopro-stati gli stessi clienti a chiedere prodotticon un po’ di fortuna si possonovedere anche i gamberi ros-sempre diversi: ortaggi, frutta, riso arborio,carnaroli, integrale, venere».si della Louisiana. «Organizziamovisite guidate dell’azien-Nel giugno 2011 il salto di qualitàcon un punto vendita tutto nuovo, premiatodal Club di Papillon come miglio-è un luogo ideale per le scoladae del territorio circostante,re bottega del Gusto d’Italia all’interno anni, la Cooperativa propone ad aziende resche. È impressionante vedere le faccedella rassegna enogastronomica di Golosaria.Ristrutturando locali preesisten-gastronomiche di diverse grandezze per i più normali. Ti fanno domande incredibi-e privati la possibilità di acquistare ceste dei bambini che si stupiscono delle coseti è nato l’attuale negozio che conserva regali natalizi.li: “Perché la fragola non è rossa?”. Semplice,perché non è ancora matura. Per noi ètravi e mattoni a vista, dove oltre ai prodottidella cascina si possono trovare specialitàtipiche e delicatezze gastronomi-E sempre dei clienti è la richiesta di poter non puoi non sorprenderti del loro stupo-Il sogno di domanitutto normale, ma di fronte ai loro occhiche di altissima qualità: la pasta Makaira acquistare carne di animali cresciuti e re. E così anche noi torniamo a non darefatta con orzo e farro, la birra dei monacidella Cascinazza, l’olio d’oliva toscanazione,recuperiamo i tagli richiesti. Ci «Aprire un punto ristoro per dare la possi-nutriti da persone fidate. «Oggi, su ordi-per scontato nulla». Il prossimo obiettivo?no, il salame artigianale cremasco, i formaggidi Marco Vaghi – uno dei migliori no, in provincia di Piacenza; lì compria-prodotti. E credo proprio che nel giro diappoggiamo all’azienda agricola di Alsebilitàa chi ci fa visita di degustare i nostriaffinatori d’Italia –, vini doc dell’Oltrepò mo alcuni vitelli che, per circa due mesi, due anni riusciremo a inaugurarlo».Pavese. E non è finita qui perché, da sette portiamo all’ingrasso qui da noi, poi li DanieleGuarneri| | 21 novembre 2012 | 53SOMMARIO14Poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1, ne/Vr | anno 18 | numero 46 | 21 noVemBre 2012Attacco al cuore tecnologicoindustriale dello Stato.L’inchiesta di Tempi14Attaccoa FinmeccanicaIndagine su quella strana forma di autolesionismoall’italiana che minaccia il cuore industriale delnostro paese. Così, grazie all’azione congiuntadi procure e quotidiani, rischiamo di perdere unaffare da cinque miliardi. A vantaggio dei francesie l’avevano quasi fatta. Alla fine digiugno era toccato al ministro dellaDifesa Giampaolo Di Paola scen-Cdere a Brasilia per riannodare i fili del22Il sognoamericanoe la realtàLe politiche di Obama hanno modificato l’interasocietà. Lo Stato pesante non spaventa più.«Se non torniamo a scommettere sul talentodei singoli, addio terra delle opportunità e dellalibertà». I repubblicani analizzano la sconfitta36cultura riti mondaniÈ quasiun peccatoleggerloantonio Gurrado ha spulciato il più liturgicodei quotidiani italiani e ha scoperto che è comesedersi in chiesa. Lo si fa un po’ perché ci sicrede, un po’ perché non si ascolta, un po’ pertacitare la coscienza, un po’ per farsi vedereazzo, coglioni e vaffa», scrive ilfondatore Eugenio Scalfari«C nel tentativo di parodiare illinguaggio di Beppe Grillo, o forse di ripro-52L’ITALIACHELAVORAUna sceltadi campoTutto è iniziato con l’idea di “salvare” le terredel Parco Sud di Milano. Poi sono arrivatii primi raccolti, il negozio, l’allevamento dei vitellie il maneggio. Storia della cascina Santa Martae di una occasione che è diventata impresaUBOMBE SU<strong>FinMEccanica</strong>attaccO al cUOrE tEcnOlOgicO-indUStrialE dEllO StatO.la controinchiesta di temPil giorno dopo la sconfitta di MittRomney e l’inizio del secondo mandatopresidenziale di Barack Obama, Ia Washington la galassia conservatrice siFoto: AP/LaPresseFoto: AP/LaPresseIl recinto. L’io in gabbiaLa ritirata della nostra politica rispecchia la solitudinedell’uomo. Manifesto per uno spazio di condivisione. Doveanche i più piccoli fatterelli siano segni di grandi coseAnnalisa Teggi..............................................................................................................................................................................................................................6INTERNICopertina. Bombe su FinmeccanicaCosì il fango mediatico penalizza l’azienda nelle gareper gli appalti internazionali. A vantaggio dei francesiRodolfo Casadei......................................................................................................................................................................................................14Carceri. Silvia muore a San VittoreRenato Farina..............................................................................................................................................................................................................18ESTERIStati Uniti. I repubblicani dopo la sconfitta«Se non torniamo a scommettere sul talento dei singoli,possiamo dire addio alla terra delle opportunità»Maria Claudia Ferragni.......................................................................................................................................................................22Cina. Quanto è lontana la libertàLeone Grotti..................................................................................................................................................................................................................30CULTURARepubblica. Recensire il più liturgico dei giornaliAntonio Gurrado..................................................................................................................................................................................................36Storia. Il sangue (cancellato) dei vincitoriRoberto Festorazzi.......................................................................................................................................................................................42La Fenice. Il coraggio di cambiare musicaLaura Borselli.............................................................................................................................................................................................................48L’ITALIA CHE LAVoRAROMPETE QUEL RECINTOLa recessionedell’ioNon interverrò, non avrò, non farò. La ritirata dellanostra politica rispecchia la solitudine dell’uomomoderno, tutto intento a sottolineare una diversità,cioè a ingigantire la propria piccolezza. Manifestoper un nuovo spazio di condivisione. Dove anchei più piccoli fatterelli siano segni di grandi cose| | 21 novembre 2012 | 7Vivere in cascina. Ritorno in campagnaI campi, il negozio, l’allevamento e il maneggio. Storiadel casale di Santa Marta, della sua Cooperativae di una scelta di vita che è diventata impresaDaniele Guarneri..................................................................................................................................................................................................52LA SETTIMANAFogliettoLodovico Festa...................................3Non sono d’accordoOscar Giannino..............................13Boris GodunovRenato Farina..................................21Le nuove lettere diBerlicche....................................................35Mamma OcaAnnalena Valenti.....................55Post ApocalyptoAldo Trento........................................60Sport über allesFred Perri.................................................62Cartolina dal ParadisoPippo Corigliano .......................63DiarioMarina Corradi............................66RUBRICHEGreen Estate........................................54Per Piacere..............................................57Mobilità 2000..................................59Lettere al direttore.................62Taz&Bao.....................................................64Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994settimanale di cronaca, giudizio,libera circolazione di ideeAnno 18 – N. 46 dal 15 al 21 novembre 2012DIRETTORE RESPONSABILE:LUIGI AMICONEREDAZIONE: Emanuele Boffi, Laura Borselli,Mariapia Bruno, Rodolfo Casadei (inviatospeciale), Benedetta Frigerio, MassimoGiardina, Caterina Giojelli, Daniele Guarneri,Elisabetta Longo, Pietro Piccinini, ChiaraRizzo, Chiara SirianniSEGRETERIA DI REDAZIONE:Elisabetta IulianoDIRETTORE EDITORIALE: Samuele SanvitoPROGETTO GRAFICO:Enrico Bagnoli, Francesco CamagnaUFFICIO GRAFICO:Matteo Cattaneo (Art Director), Davide ViganòFOTOLITO E STAMPA: Roto2000 S.p.A.,Via L. da Vinci, 18/20, Casarile (MI)DISTRIBUZIONE a cura della Press Di SrlGESTIONE ABBONAMENTI:Tempi, Corso Sempione 4 • 20154 Milano,dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13tel. 02/31923730, fax 02/34538074abbonamenti@tempi.itEDITORE: Tempi Società Cooperativa,Corso Sempione 4, MilanoLa testata fruisce dei contributi statali direttidi cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250SEDE REDAZIONE: Corso Sempione 4, Milano,tel. 02/31923727, fax 02/34538074,redazione@tempi.it, www.tempi.itCONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITà:Editoriale Tempi Duri Srltel. 02/3192371, fax 02/31923799GARANZIA DI RISERVATEZZAPER GLI ABBONATI: L’Editore garantiscela massima riservatezza dei dati forniti dagliabbonati e la possibilità di richiederne gratuitamentela rettifica o la cancellazione scrivendoa: Tempi Società Cooperativa, Corso Sempione,4 20154 Milano. 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ROMPETE QUEL RECINTOLa recessionedell’ioNon interverrò, non avrò, non farò. La ritirata dellanostra politica rispecchia la solitudine dell’uomomoderno, tutto intento a sottolineare una diversità,cioè a ingigantire la propria piccolezza. Manifestoper un nuovo spazio di condivisione. Dove anchei più piccoli fatterelli siano segni di grandi cose| | 21 novembre 2012 | 7


lu. Non chiamatemi assessore»; menocomposto e riservato nella pagina a fiancoil faccione di Beppe Grillo: «Non faremole primarie»; sotto di lui a chiuderela sarabanda Matteo Renzi: «Se perdo nonsarò ministro».Un sovraffolamento di non così fittome lo ricordo solo nell’esordio del cantoXIII dell’Inferno di Dante, quello cheparla del suicida Pier delle Vigne. Dantecomincia, appunto, quel canto seminandodei non a piene mani: descrive il paediAnnalisa TeggiQualche giorno fa il quotidiano laRepubblica fotografava la sintesidella cronaca politica italiana indue pagine dai titoli meravigliosamenteaccordati su una medesima nota, indicedel fatto che la cronaca è davvero ciò cheaccade, e che i fatti letteralmente parlano,al di là dei commenti sulle notizie.Ecco cosa campeggiava in neretto:come esordio una dichiarazione del premierMario Monti in merito alle questionisulla legge elettorale: «Non costringetemia intervenire»; più sotto i nota benedi Franco Battiato, in merito alla sua caricadi assessore alla cultura della regioneSicilia: «Non avrò né stipendio, né autoSe l’io gioca in difesa muore. Retrocediamo, cirincantucciamo in una gabbia fatta di piccoliparticolarismi, credendo così di tutelarela nostra persona, ma ottenendo l’oppostosaggio al contrario, dicendo cosa non c’è.E così facendo il poeta ti mette già dentrola testa del suicida, scopre il suo nervodolente e straziato, come a dire: tuttol’orizzonte attorno a me è diventato cosìopprimente e falso, invivibile, che l’unicapossibilità rimasta per me era direnon a me stesso. E non appena Pier delleVigne prende parola e parla di sé in primapersona si sente che è ancora intrappolatonello stretto recinto di quei pensieriche lo hanno spinto a negare lavita: ribadisce la sua grandee instancabile dedizioneal lavoro, ricorda l’invidiadegli altri che s’infiammòper distruggere ilsuo ben fare, portandolo8 | 21 novembre 2012 | |


ROMPETE QUEL RECINTO PRIMALINEAGirando in biciclettaper la gran valle dellapiccola gente, la Bassa,Giovannino Guareschivedeva grandi cose,dietro la cronacaminuta del suo Mondopiccolo (a sinistra,la piazza di Brescello)Foto: AP/LaPressea uno sdegno tale da diventare ingiustocontro se stesso.Quando l’io gioca in difesa muore. Piùingigantisce le rivendicazioni puntigliose(e magari giuste) sui fatti che lo riguardanopiù rimpicciolisce sé fino a sparire.Non c’è dubbio che questa tattica difensivasia scelta come via più auspicabile intempi di crisi come il nostro, perché hala falsa apparenza di mostrarsi come piùpragmatica di altre visioni più coraggiose.E infatti noi siamo in recessione. Non tantoe non solo nel senso economico, ma nelsenso più propriamente umano. Retrocediamo,andiamo all’indietro a rincantucciarciin una piccola gabbia fatta di piccoliparticolarismi personali, credendo cosìdi tutelare e rafforzare la nostra persona,ma ottenendo l’esatto opposto. Quella chenoi crediamo sia una lente d’ingrandimento,uno spazio di accresciuta autorevolezza,diventa invece una palizzata checi chiude in un angusto recinto.Il mio dolore, la mia prigioneMi è capitato di recente di trovarmi nellasala d’attesa di un ambulatorio medico,in compagnia di silenziosi sconosciutiche come me aspettavano di essere visitati;si trattava di un ambulatorio ortopedicoe, dunque, per il tipo di patologieconnesse (braccia e gambe ingessate, collarial collo) era evidente anche esteriormenteil fatto che qualcosa di dolente ciaccomunasse. Appeso alla parete di frontea me c’era uno di quegli aforismi che –intuisco – dovrebbero servire ad addolcirel’atmosfera sempre implicitamente tristedell’ambulatorio, con eleganti lettereda libro di fiabe recitava così: «Non giudicarele mie azioni e le mie scelte, perchésolo io ho attraversato il dolore che haportato ad esse».Ecco che quando l’io si aggrappa avenerare la presupposta roccaforte deipropri particolarismi, in realtà si isola esi spegne. Perché quelle parole millantavanoeroismo, ma dichiaravano solitudine.E, cosa ancora più grave, istigavanoil pensiero di una solitudine che rimpicciolisceil vero e semplice orizzonte dellecose. La verità è che il mio dolore (o qualsiasialtro fatto) non mi parla solo del miodolore. Ma se io innalzo il mio dolore particolarea unica e grande autorità capacedi definire lo spessore della mia personami ritrovo in prigione, perché potròritagliarmi il mio spazio solo a forza dinon, cioè arroccandomi alla mia diversitàrispetto a qualsiasi tema di confrontocomune.Il signor Chesterton, che amava i paradossi,diceva che dalla valle un uomovede grandi cose, mentre da un piccovede solo cose piccole. È una disquisizioneottica di non poco conto. Solo in unoChesterton diceva che dalla valle un uomovede grandi cose, mentre da un picco vedesolo cose piccole. Solo in uno spazio di comunecondivisione si danno alla vista cose grandispazio di comune condivisione si dannoalla vista cose grandi, anche riguardoa noi stessi. E, invece, ingigantendo lanostra piccolezza tutto attorno diventapiù piccolo. Il mondo della politica sembrariflettere in pieno la trappola di questavisione distorta: non c’è più alcunavalle, ma solo picchi. Più i politici ci parlanoin termini concreti e specifici, piùsiamo indotti a valutarli credibili. Nienteparoloni ambiziosi, ma programmistrategicamente mirati a innalzare picchipartendo da piccoli bisogni per stanare,isolare e identificare gli infiniti sottogruppidi quella gran massa di gente cheabita la valle dei moderati.La discesa di Obama tra il popoloAlcuni esperti che si occupano di semanticapolitica hanno snocciolato statistichedettagliatissime sulle parole usate durantei tre dibattiti televisivi tra il neo rielettopresidente Barack Obama e il suo direttoavversario Mitt Romney. E la statistica,con il suo algido e analitico distacco, si èsorprendentemente resa conto di ciò chemolti altri (opinionisti, professori e gentecomune) non hanno visto a colpo d’occhio,cioè che i due diretti avversari eranod’accordo su molto. Sui verbi ad esempio,quelli più usati da entrambi sono stati glistessi: do, have, get, say. Fare, avere, ottenere,dire. Ma anche su quelli meno usatierano d’accordo: believe (che è credere,nel senso affermativo di credere in qualcosa)è sperduto in un piccolo cantuccio.Guarda caso, poi, l’avverbio più usato èstato anch’esso il medesimo per entrambi:not. E il problema della negazione nonè solo che è negativa, ma soprattutto chesepara, distingue e isola.Però quando è stato il momento dirivolgersi alla nazione non più con l’occhioda cacciatore di uomini della classemedia, bensì come presidente di tutti,Obama ha lasciato i picchi di gradimentodi parole come affari, piccola impresa,tasse ed è sceso a valle. È ritornato nellagrande spianata di un terrenoche doveva indicarecome comune all’intero evariegato popolo americanoe lo ha fatto, stando inmezzo a loro a mostrare| | 21 novembre 2012 | 9


Da OlTRE CINQUaNT’aNNIlaVORIamO PER la TUa SICUREZZaSUllE FERROVIE ITalIaNEGRUPPO ROSSI (GCF & GEFER) Viale dell’OceanO atlanticO n. 190, 00144 ROmaTEl. +39.06.597831 - Fax +39.06.5922814 - E-maIl gcf@gcf.it - gefeR@gefeR.it


L’OBIETTORESEGNALI FIN TROPPO CHIARIUna patrimoniale per il Monti bis?Piacerà a Pd e Udc, ma ci strozzeràFoto: AP/LaPressedi Oscar GianninoLunedì era san Giosafat, nomeche evoca la valle dove tutti dovremotrovarci per la conta deisalvati e dei dannati. Monti ha decisodi onorare a suo modo la suggestione.Ha detto che una imposta patrimonialenon sarebbe poi la fine delmondo, c’è in molti paesi capitalisti.Il governo ci aveva pensato e ci pensa,ma il punto è avere un databasepreciso delle attività degli italiani,per non sbagliare la mira. Vastissimiechi all’esternazione del premier.NON SONOD’ACCORDOÈ ovvio che se il premier non esclude di restarein sella in caso di “parlamento matto”, allorala disponibilità alla patrimioniale è un segnaledi consenso agli schemi di governo visti in SiciliaPoi smentite dal portavoce di Palazzo Chigi, nel senso almenoche il governo non ci riserverebbe la sorpresina,anche se Monti pensa e ha detto quel che ha detto.Mah. Trovarsi Monti nella condizione di Berlusconi,che dice cose bombastiche sull’euro o su Alfano e poi lesmentisce come nulla fosse, è certo una novità. Non piacevole,visto che Monti è apprezzato innanzitutto per averripristinato la credibilità dell’istituzioneche ricopre. Ma al netto di questoa me sembra che le sue parole nonsiano affatto un lapsus né tanto menouna gaffe. Credo si possano invece leggerealla luce di tre diversi criteri. Ilprimo è politico, e guarda all’Europa.Il secondo è anch’esso politico, e guardaall’Italia. Il terzo è tecnico, e ammettoche mi lascia esterrefatto.Primo. Io credo che Monti al FinancialTimes – era quella la sede dellesue dichiarazioni – risponda innanzituttopensando ai partner europei eai mercati. E fa non bene, ma benissimo. Poiché la Greciaha appena votato in Parlamento l’ennesima stangata maha bisogno di un’ulteriore iniezione di aiuti, e poiché perla Spagna dopo il pasticcetto della Bce l’aria sembra quelladi traccheggiare per gli aiuti, mi sto convincendo chei tedeschi non siano dell’idea di vincolare l’Italia, primadelle politiche, chiedendo che anche Roma prenda aiutie firmi condizioni. Credo che Angela Merkel prima delleelezioni nell’autunno 2013 non voglia esporsi alla scontatacritica di aiutare anche l’Italia. La cosa intossicherebbenon poco la sua campagna elettorale. Ergo Monti,previdentemente, in caso lo spread italiano salga per ilrischio di instabilità legato alle nostre prossime elezionipolitiche, fa capire ai mercati e ai partner europei che haancora cartucce da sparare. E mica leggere!Secondo. C’è anche un fin troppo evidente messaggioche Monti lancia alla politica interna in tumultuosa evoluzioneverso l’appuntamento elettorale. Il premier hainiziato a modificare sostanzialmente il suo netto no alproseguimento dell’incarico. Solo due mesi fa in Consigliodei ministri aveva detto che nessun ministro si dovevacandidare alle politiche, altrimenti si doveva dimettere.Tre settimane fa la posizione è cambiata, il premierha ammesso che candidature sono possibili, si augura soloche non siano troppo numerose né troppo connotatein un solo schieramento: ne soffrirebbe il rapporto conla sua eterogenea maggioranza. E anche nella risposta alladomanda reiterata se continuerebbe a fare il premier,Monti varia ormai le formule. Non è più un no senza condizioni.Per molti, Monti potrebbe iniziare a benedire dalontano ma non troppo quelle parti di politica e di societàcivile che invocano la continuità del suo governo. Vediamoper esempio cosa farà il 17 novembre all’iniziativadel manifesto per la Terza Repubblica sottoscritto daItalia Futura, Cisl, Acli e Sant’Egidio. È ovvio che se iniziaa non escludere che in caso di parlamento matto, senzamaggioranza politica, lui resti in sella alla testa di un governodi convergenza ma questa volta politico, allora ladisponibilità alla patrimoniale è un chiarissimo segnaledi benevolo consenso a schemi Pd-Udc come quelli vistiin Sicilia, e che sembrano prepararsi in Lombardia. La patrimonialeè per loro, inutile girarci intorno.Il solito Stato che pensa solo alle sue casseSin qui nessun problema, Mario Monti è pienamente legittimatoa tutto questo. È sul merito della proposta chea me viene sinceramente da piangere. È vero che esistonopaesi avanzati con imposte patrimoniali ordinarie. Anchel’Italia fa parte di quella schiera, visto che tra Imu econto titoli e sovrimposte su auto e compagnia cantandol’attuale governo di patrimoniali ne ha introdotte per unpacco di miliardi di euro. Ma una patrimoniale ordinariaha senso se si rimette mano al sistema fiscale, riequilibrandoil prelievo in modo da esercitare nell’economiareale meno depredazione e sterminio d’impresa e lavoro.Purtroppo Monti ancora una volta non lo fa. La patrimonialecome ulteriore addendum al record di prelievofiscale, quando siamo l’unico paese euroscassato che haalzato sia le imposte dirette con le addizionali locali, siaquelle indirette con l’Iva e le accise, sia quelle patrimoniali,sarebbe solo un’ulteriore mossa recessiva. Lo Statoche pensa solo a se stesso, alle sue casse, e al suo raggelantepotere di impedire crescita. No, non posso essere d’accordoné ora né mai, pur riconoscendo a Monti tutto ilprestigio e la credibilità di cui giustamente gode.| | 21 novembre 2012 | 13


INTERNICOPERTINAAttaccoa FinmeccanicaIndagine su quella strana forma di autolesionismoall’italiana che minaccia il cuore industriale delnostro paese. Così, grazie all’azione congiuntadi procure e quotidiani, rischiamo di perdere unaffare da cinque miliardi. A vantaggio dei francesiCe l’avevano quasi fatta. Alla fine digiugno era toccato al ministro dellaDifesa Giampaolo Di Paola scenderea Brasilia per riannodare i fili deldiscorso col suo omologo brasiliano, CelsoAmorim. E che discorso: in ballo c’erala gara per fornire alla marina brasilianacinque cacciatorpediniere/fregate lanciamissilida 6.000 tonnellate, altrettantecorvette/pattugliatori da 1.800 tonnellatee una grande nave rifornitrice. Unprogramma che non riguarda solo la realizzazionedelle navi ma anche gli allestimenti,l’elettronica e gli armamenti.Una commessa da 5 miliardi di euroche fa gola anche a francesi, tedeschi, britannici,spagnoli, sudcoreani, eccetera.Negli stessi giorni anche l’amministratoredelegato di Fincantieri Giuseppe Bono,l’azienda predestinata a costruire le naviin caso di vittoria dell’offerta italiana, eranel paese sudamericano a ritessere la telacon funzionari del ministero della Difesabrasiliano, in particolare con l’ex presidentedel Partito dei lavoratori (quello delpresidente Dilma Rousseff e del suo predecessoreLula) Josè Genoino. Poi il 18-20settembre è stata la volta di Corrado Passera,il ministro dell’Industria, di recarsiin Brasile ufficialmente per trattareaccordi industriali a largo raggio, ma senzaperdere di vista l’obiettivo numero unodi restaurare il primato italiano nell’operazionecorvette e cacciatorpediniere.Le cose sembravano rimettersi per ilmeglio quando… patatrac! Il 23-24 ottobrearrivano sui quotidiani verbali di interrogatoririlasciati ai Pm di Napoli quasi unanno prima (novembre 2011) da Lorenzo14 | 21 novembre 2012 | |


Dall’alto, in sensoorario: Lula,ex presidentebrasiliano;il terrorista CesareBattisti, a cui ilBrasile ha concessoasilo politico;l’ex ministro delloSviluppo economicoClaudio Scajola;Giuseppe Orsi,ad e presidentedi FinmeccanicaFoto: AP/LaPresseBorgogni, ex responsabile delle Relazioniistituzionali di Finmeccanica, indagatosin dall’inizio del 2011 con accuse difrode fiscale e finanziamento illecito aipartiti. Già ad aprile di quest’anno eranotrapelate dichiarazioni pirotecnicheda sue deposizioni. Borgogni aveva accusatoil da poco presidente di FinmeccanicaGiuseppe Orsi di aver ricevuto sei autoMaserati da aziende fornitrici della societàe Comunione e Liberazione di esseredestinataria di dazioni di denaro. Stavoltaall’ex dirigente di Finmeccanica è attribuitala denuncia di una tangente di ben550 milioni di euro (sarebbe una delle piùgrosse di tutta la storia mondiale dellecommesse militari) sull’affare delle famosefregate di Fincantieri da vendere al Brasile,e il coinvolgimento dell’ex ministrodello Sviluppo economico Claudio Scajola,indicato come colui che avrebbe sollecitatola dazione di denaro, pari all’11per cento del valore della transazione. Ilnome di Scajola è accompagnato da altri,italiani e brasiliani, fra i quali spicca quellodell’ex ministro della Difesa brasilianoNelson Jobim.L’affare, che sarebbe la salvezza peruna Fincantieri in difficoltà e un successodi portata storica per l’industria delladifesa italiana, torna in alto mare. Forsedefinitivamente. Qualcuno avverte unsenso di dejà vu. Sulla Stampa esce unostrano articolo incentrato su dichiarazionidi “collaboratori di Jobim”, i qualinon si limitano a smentire di essere coinvoltiin storie di tangenti, ma ironizzanosull’apparente autolesionismo italia-no, asserendo che il contratto «era praticamentecosa fatta, mentre ora il vostropaese può attendere il 2040 per chiudereun affare che, invece, ora appare oramaiquasi chiuso a vantaggio della Francia».La Francia, già, la Francia… È da anniche va avanti il braccio di ferro fra italianie francesi per la faraonica commessadella marina brasiliana. Di qua Fincantierie Finmeccanica, di là la Dcns. I primisembrano essere avvantaggiati per i prezzimigliori a parità di qualità. Finché nelmarzo 2007 succede una strana cosa: CesareBattisti, terrorista latitante dal 2004fuggito dalla Francia dove viveva da moltianni alla vigilia della sentenza del Consigliodi Stato francese che lo avrebbedichiarato estradabile in Italia, riappare inpubblico sulla spiaggia di Copacabana a| | 21 novembre 2012 | 15


INTERNI COPERTINALa cura Orsi sta facendo effetto. Eppure nonpassa giorno senza che qualche partitoo grande giornale non chiedano al governol’azzeramento dei vertici di FinmeccanicaRio de Janeiro e viene arrestato. Chiedeasilo politico e gli viene concesso il 13 gennaio2009, contro il parere del Comitatonazionale per i rifugiati. Scende il gelo neirapporti fra Italia e Brasile, e la trattativaper le fregate si arena. Provvidenzialmenteper i francesi. Ma l’Italia non demorde:nell’aprile 2010, mentre pendono i variricorsi sul destino di Battisti, a WashingtonLula e Berlusconi firmano un accordodi partnership strategica che prevedeche alcune delle navi della famosa commessavengano costruite in Brasile, a giugnoscende a Brasilia il sottosegretario allaDifesa Guido Crosetto per un altro accordofirmato col ministro Amorim semprerelativo alle navi da costruire e tecnologieda trasferire. Ma il 31 dicembre dello stessoanno Lula rifiuta di firmare l’estradizionedel terrorista, e i rapporti fra Italia eBrasile tornano in crisi.La campagna della stampaInsomma, in questa storia infinita dellagrande gara per l’ammodernamentodella marina militare brasiliana succedesempre qualcosa che manda all’aria latrattativa con l’Italia, il paese che attraversoFincantieri e Finmeccanica fa l’offertamigliore, e che rilancia le quotazioni dellaFrancia, benché i servizi della Dcns, ilcampione nazionale, appaianogeneralmente più costosi.Magari c’entra qualcosa il fattoche a fondarla sia stato ilcardinal Richelieu nel lontano1631. Magari c’entra la tendenzaitaliana all’autolesionismo.Finmeccanica è il secondogruppo industriale italiano,il primo per contenuti dialta tecnologia. In Europa rappresentail terzo più grandeattore per fatturato del settoredifesa. Nel 2005 avevavinto la gara per la fornituradell’elicottero presidenzialenegli Stati Uniti, risultato poi annullatoda Barack Obama nel 2009. L’anno scorsoper la prima volta dopo anni il gruppoha risentito della crisi e ha segnato ricaviinferiori all’anno precedente, attestandosia 17,3 miliardi di euro, e un bilancioin perdita per 2,3 miliardi di euro.Nonostante le raffiche di inchieste giudiziarieche hanno continuato ad affliggerlo,le dimissioni del vecchio presidente eNel 2005Finmeccanicaaveva vintola gara perla fornituradell’elicotteropresidenzialenegli StatiUniti, risultatopoi annullato daBarack Obamanel 2009.Alla nuovagara il gruppoitaliano siripresenteràcon l’americanaNorthrop.Con buoneprobabilitàdi vittoriaI NUMERI DEL COLOSSOCon la gestione Orsi i guadagnidell’azienda ritornano positiviLa lenta risalita di Finmeccanica pare proprio esserecominciata con la trimestrale del 30 settembre scorso,presentata al Cda dell’8 novembre. I conti indicano un utilenetto pari a 75 milioni di euro, in crescita di 50 milioni rispettoai 25 milioni del terzo trimestre del 2011, e ricavi saliti dell’8per cento a 4,1 miliardi di euro. A fine anno i ricavi dovrebberoessere più o meno la stessa cifra del 2011 (17,3 miliardi di euro),ma i guadagni al lordo di tasse e interessi (Ebita) dovrebberotornare in territorio positivo rispetto a un anno fa, quandofurono negativi per 2,3 miliardi di euro. Invece a fine 2012 èprevisto un risultato operativo pari a circa 1 miliardo di euro.Resta elevato il livello del debito, che ha toccato i 4,8 miliardia fine settembre per motivi legati alla stagionalità del businessdi Finmeccanica. Con l’ultima trimestrale l’importo del debitodovrebbe tornare grosso modo ai livelli di fine 2011. Il Gruppoda tempo ha deciso di vendere le attività nei settori dell’energiae dei trasporti (Ansaldo Energia, AnsaldoBreda e Ansaldo STS),lontane dal suo “core business”, per ridurre l’indebitamento, esta cercando il momento e l’acquirente migliore per negoziarel’offerta più vantaggiosa. Il fatto che recentemente a Siemenssi sia affiancato un altro aspirante acquirente (il Fondo strategicoitaliano) fa ben sperare.La ristrutturazione interna ha fatto passi avanti con la fusionefra Alenia e Aermacchi nel settore aeronautico e quella fra letre Selex (Selex Galileo, Selex Elsag e Selex Sistemi integrati)nel settore aerospaziale. Finmeccanica ha conosciuto pure unaflessione nel numero dei dipendenti, ma resta un gigante: gliaddetti sono scesi dai 70.400 del 2011 ai 68.321 del 30 settembre2012. Di questi 40 mila lavorano in Italia, e diventano100 mila se si calcola l’indotto. Compromettere il futuro di ungruppo con questi numeri sarebbe un vero delitto.amministratore delegato (PierfrancescoGuarguaglini, sostituito da Giuseppe Orsiprima come ad dal 4 maggio 2011 e poicome presidente dal successivo 1 dicembre),arresti di dirigenti, ex dirigenti o collaboratori,la perdurante crisi economicagenerale e i tagli nei bilanci per la difesadei tre mercati di riferimento (Italia,Regno Unito e Stati Uniti), quest’anno ilgruppo chiuderà prevedibilmente con lastessa cifra di ricavi dell’anno scorso, macon un risultato operativo per 1,1 miliardidi euro. Dall’inizio dell’anno il gruppoha guadagnato il 30 per cento in Borsa.Finmeccanica si presenterà insiemeall’americana Northrop alla nuova gara,tutta obamiana, per il nuovo elicotteropresidenziale, e molto probabilmente larivincerà. Ha firmato con Israele un contrattoper la fornitura di 30 aerei da addestramento.Ha vinto quest’anno due contrattiNato per sistemi di sicurezza informaticie per sistemi di sorveglianza ariaterra.Ha venduto 10 C 27J (aerei da trasportotattici) all’Australia. Insomma, lacura Orsi sta facendo effetto. Eppure nonpassa giorno senza che qualche partito oqualche grande giornale non chiedano algoverno Monti l’azzeramento dei verticidi Finmeccanica. Se l’esecutivo seguisse leindicazioni di editorialisti e Di Pietro vari,Finmeccanica diventerebbe l’unico grandegruppo mondiale della difesa e dell’aerospazioche in diciotto mesi cambia tre16 | 21 novembre 2012 | |


Foto: AP/LaPressevolte i suoi vertici: roba da barzelletta, daharakiri sui mercati mondiali.Quello dei manager e capitani d’industriadella difesa tecnologicamente avanzatae dell’aerospazio è un mondo altamenteselettivo, un club chiuso dove vieneammesso solo chi padroneggia perfettamentela materia, dalle conoscenze ingegneristichealle logiche industriali. Eppuresul giornale della Confindustria, Il Sole24 Ore, si possono leggere ipotesi stravaganti:«L’ambasciatore americano a RomaDavid Thorne potrebbe essere un ottimopresidente di Finmeccanica». Comese un esperto d’arte e brillante finanziere(questo è Thorne), per giunta forte portatoredi interessi di un paese in cui hannosede i principali competitor di Finmeccanica,potesse tranquillamente prendereil posto di un signore, Giuseppe Orsi, cheda 40 anni opera nel settore dell’aeronauticae dell’aerospazio e che ha trasformatol’Agusta (di cui è stato direttore di marketinge ad) da produttore su licenza auno dei più prestigiosi produttori in propriomondiali e, dopo la fusione con Westland,nel fiore all’occhiello di Finmeccanica.Un ingegnere aeronautico cui la reginaElisabetta II ha conferito due anni fal’onorificenza di “Comandante dell’Ordinedell’Impero Britannico”.Certo, il problema è la gragnuola diinchieste giudiziarie piovuta in due annie mezzo su Finmeccanica e dintorni. Chesembra dare diritto all’approssimazioneinformativa. Quando in aprile arriva suigiornali la prima ondata di accuse di Borgogniche coinvolgono anche Orsi, il Corrieredella Sera titola “Sei Maserati incambio di appalti”. In realtà la procura diNapoli ha già appurato che si tratta di unabufala, che le sei Maserati facevano partedel prezzo pattuito per l’acquisto da partedi Fiat di un elicottero AW 129, e che possonoconfermarlo Luca Cordero di Montezemoloe Sergio Marchionne, ma la notiziarimbalza per giorni nonostante l’immediatasmentita di Finmeccanica. Notabene: l’elicottero dell’Agusta va a sostituireun elicottero francese fino a quelmomento utilizzato da Fiat. È simile la storiadelle presunte consulenze di Finmeccanicaall’ex moglie del ministro dell’EconomiaVittorio Grilli: a settembre primai quotidiani poi la trasmissione televisivaServizio Pubblico danno la notizia cheOrsi avrebbe dichiarato che era a conoscenzadi consulenze assegnate dal gruppoalla signora; solo la pubblicazione quasiintegrale di intercettazioni di un colloquiofra Orsi ed Ettore Gotti Tedeschi suIl Fatto del 5 novembre chiarirà che Orsistava riferendo affermazioni fattegli daAlberto Nagel, l’ad di Mediobanca. Cheun’attenta verifica dei contratti di consulenzadimostrerà non fondate.Strane coincidenzeQuando si tratta di Finmeccanica, le stranezzesi aggiungono alle stranezze: Orsiha operato a livelli via via sempre più altinel mondo dell’aeronautica e della dife-sa per 40 anni senza mai essere sfioratoda uno scandalo, ma questi improvvisamentesi presentano quando diventa primaad e poi presidente di Finmeccanica.E senza che nessuno faccia caso al particolareche Orsi viene accusato da un exdirigente che lui ha di fatto costretto alledimissioni per imputazioni per le qualipoi lo stesso ha patteggiato. Massimorisalto alle accuse sulla presunta tangenteda 10 milioni di euro che sarebbe statapagata nell’affare dei 12 elicotteri vendutiall’India nel 2010, quando Orsi era ancoraad di AgustaWestland, minimo risaltoalle smentite indiane e alla conferma daparte indiana che la consegna della commessaandrà avanti come pattuito, coi primielicotteri che dovrebbero essere consegnatinei prossimi due-tre mesi. Minimorisalto pure al fatto che nel passaggiodell’inchiesta da Napoli a Busto ArsizioOrsi non è più indagato per riciclaggio efinanziamento illecito ai partiti, ma soloper corruzione internazionale. Ma, cosìtanto per sapere, se agli indiani girasserotroppo i cosiddetti e la gara vinta in Indiadall’AgustaWestland dovesse essere riaperta,chi è che potrebbe sperare di subentrareall’azienda del gruppo Finmeccanica?Beh, alla gara del 2010 partecipava Eurocopter,un’azienda che ha un fatturato di5,4 miliardi di euro all’anno (Agusta arrivaa 4 miliardi circa). E dove ha sede Eurocopter?Ha sede a Marignane, vicino a Marsiglia.Ma quante strane coincidenze.Rodolfo Casadei| | 21 novembre 2012 | 17


INTERNI LA TORTURA PREVENTIVAUno scheletrosorridente muorea San VittoreSilvia sta in carcere, in custodia cautelare,malata di cancro, incapace di esprimersi.Ha già perso diciotto chili. Chissà per quantoresterà in vita. Di sicuro non può rimanere incella. Com’è possibile una simile disumanità?di Renato FarinaKalina! Vieni Kalina ticercano!». L’agente di polizia«Kalina!penitenziaria chiama ad altavoce, nella zona dove le detenute prendonol’aria a San Vittore. Nel cortiletto dipintodi verde per fingere il prato, forse, SilviaKalina si alza da sotto il muro di cemento.Se ne stava accovacciata in mezzo allealtre, con una cartelletta blu in mano, edè uno scheletro avvolta in qualcosa di grigio.Quanti anni avrà? Settanta, ottanta?Si avvicina e saputo che un deputato italianoè lì per lei, ha un bel sorriso, e da sottoi capelli bianchi spuntano due pezzi dismeraldo che sono gli occhi.In una intervista trasmessa da RadioRadicale, Marinella Colombo parlava diquesta signora incarcerata (a propositodella Colombo e delle sue terribili vicende,conviene leggere il numero 45 di Tempi),e concludeva così: «Spero che qualcunointervenga». Il giornalista LanfrancoPalazzolo rilanciava: «Spero che qualcunoci ascolti». Eccomi, ore 13 circa di venerdì9 novembre. La denuncia era chiara. Giacenel carcere milanese, in custodia cautelare,una signora malata di cancro, incapacedi esprimersi, non ascoltata da nessuno.Com’è possibile una simile disumanità?C’entra qualcosa con la legge, con iSilvia parla tedesco, e io no. Nessuno tra lebravissime agenti di polizia penitenziaria loparla. Le uniche con cui dica due parole sonole compagne Danuta, una polacca, e Veronicadiritti umani sulla cui base l’Europa si èmessa tutta sotto la bandiera azzurra condodici stelle?Premetto: la vicenda giuridica è confusa.Kalina è accusata di aver rapito la suastessa figlia di 17 anni, è ritenuta parte diuna specie di organizzazione che provvedea strappare alla patria tedesca (leggeteil box), per conto di padri e madri che germanicinon sono, i figli che a ogni costolo Stato della Merkel impone restino sottola bandiera di Berlino. In carcere il deputatonon può parlare di questioni processualicon i reclusi, tanto piùquando sono in attesa digiudizio. Ma la salute, lo statodella detenzione quellosì che si può e si deve esplorare.E ad occhio nudo que-18 | 21 novembre 2012 | |


GENITORI IN LOTTA CON L’ENTE TEDESCOLo Jugendamt gli ha tolto i figli ma perla giustizia italiana i rapitori sono loroFoto: MarkaCeed (Conseil européen des enfants du divorce) si definisceun’associazione di genitori e nonni «vittime di rapimenti internazionali dibambini», più in particolare della giustizia familiare tedesca. In Italia si èiniziato a parlarne nel luglio scorso, quando le indagini sul caso di MarinellaColombo – Tempi ne ha parlato nel numero 45 – hanno portato su richiestadella procura di Milano all’arresto di alcuni membri dell’associazione. IlCeed è stato fondato dal francese Olivier Karrer, uno degli arrestati, a cui loJugendamt ha tolto il figlio di 4 anni. In questi anni ha denunciato gli abusidelle convenzioni europee operati dallo Jugendamt, l’ente statale tedescoche interviene nelle cause di divorzio tra genitori con figli minori, soprattuttose a separarsi sono coppie binazionali. Il Ceed, con petizioni e interrogazionipresentate al Parlamento europeo, accusa lo Jugendamt di anteporre leorigini tedesche del bimbo al suo vero bene, facendo in modo che nessun minorelasci la Germania, che l’affido esclusivo non venga concesso al genitorestraniero e ostacolando i suoi rapporti con il figlio.Le indagini milanesi, coordinate dal procuratore aggiunto Pietro Forno, sonoiniziate nel marzo 2011 quando la Colombo è stata arrestata con l’accusadi sottrazione di minori. Secondo l’accusa stava per scappare con i suoi figli,Leonardo e Nicolò, in Libano. La procura si è basata su intercettazioni le cuitraduzioni sono state contestate dagli avvocati della difesa. Quanto a Karrer,è accusato di aver ricevuto denaro dalla Colombo per organizzare la fuga. Laprova? La testimonianza di una cittadina tedesca, Nicole Kaendler, che affermasotto giuramento di non conoscere Marinella ma di aver avuto da leiun messaggio nel quale le dice che avrebbe pagato Karrer. La donna non hamai mostrato questo messaggio, ma poco importa: Karrer e altre 3 personesono in carcere. Stando all’ordinanza firmata dal gip Luigi Varanelli, il Ceedsarebbe un’associazione per delinquere «dotata di mezzi, denaro, appoggi logisticiin diversi paesi europei ed extraeuropei, finalizzata a sottrarre, dietrocompenso, una serie indeterminata di minori oggetto di contesa tra genitoritedeschi e genitori di diversa nazionalità». Il processo non è ancora iniziatoma ovviamente la stampa ha già emesso il suo verdetto: tutti criminali, nonv’è altra soluzione che il carcere. Tra gli arrestati c’è anche Silvia Kalina,cittadina tedesca di origine russa, madre single di una ragazzina finita a suavolta nelle mani dello Jugendamt. Estradata in Italia, oggi si trova a SanVittore, in attesa del processo. Mentre un cancro la sta uccidendo.Daniele Guarnerista donna non può stare lì. Le mettano unbraccialetto elettronico, la chiudano in unospedale: ma così è la morte vivente e temopresto non più vivente.Chiedo a Silvia come sta. Parla il tedesco,e io no. Non lo parla nessuno tra lebravissime agenti della polizia penitenziaria.Mastica un poco di inglese, e le unichecompagne con cui dica due parole sonouna polacca che qualcosa di inglese sa, e sichiama Danuta, ma di italiano nulla (parlauno spagnolo scalcinato); e poi c’è Veronica,che qualche frasetta britannica sa tirarlafuori. Mi dicono che Silvia non ha 80anni ma 55, e da 3 è ammalata di cancro.Le è stato asportato un seno, e le metastasi– a quanto dice la Kalina – si sono diffuse,ha subìto diverse operazioni («Sì sì, hale cicatrici», dicono) e lei mostra il fegato,e mima anche ferite al cuore, ma non sicapisce se sono lacerazioni morali o a qualchemuscolo, ma forse tutt’e due. «Ho persodiciotto chili da quando sono stata estradatain Italia», penso di capire. Mi segna suun foglio le date: 14 maggio 2012, arrestatain Germania su ordine dei giudici italianicon mandato di cattura europeo. Il 20luglio viene trasferita a Roma, il 31 luglioa Milano. Avrà il processo a dicembre. Diceche doveva essere sottoposta a esami, manon ha accettato di farsi passare sotto i raggidell’ospedale, sostenendo che la macchi-Le è stato asportato un seno. Mi mostrail fegato, e mima anche ferite al cuore,ma non si capisce se sono lacerazioni moralio a qualche muscolo, ma forse tutt’e dueSopra, le pagine del servizio che sul numeroscorso di Tempi parla dello Jugendamtna era vecchia di quarant’anni, e l’avrebbeesposta troppo a lungo a raggi nocivi.Mi dice: «Sono stata visitata. La visita èdurata trenta secondi». Ed è stata rimandataqui. Qualcuno la viene a trovare in prigione?«Nessuno. Verrebbe mia figlia, maha diciassette anni e dalla Germania nonla lasciano uscire». È la figlia che avrebberapito a se stessa…Non afferro molte cose, e non sono certomedico. Lei mi sorride: è abituata a nonessere capita da nessuno. Mi mostra la cartellettablu, la apre. Ci sono esercizi elementaridi lingua italiana, sta cercandodi imparare. Io le tiro fuori un libretto perlei, è la versione tedesca di Chi prega si salva(edizioni 30 Giorni) con preghiere nellasua lingua e in latino, e la prefazione diJoseph Ratzinger. Allora mi bacia propriosulla guancia, tra il riso contagioso delledetenute, specialmente di una ragazza cheuscirà l’indomani.Ma poi un’altra signora rompe il climadi festa e piange. Mi domanda di fare qualcosa.È russa di San Pietroburgo, si chiamaOxana. Dovrebbe uscire presto dal carcere,e ha un bambino di tre anni in una comunità.Lo ha avuto da un macellaio marchigiano,e dunque il piccolo è italiano.Lei vorrebbe portarlo a casa in Russia, daigenitori, hanno una casa dignitosa: impossibile.Il padre non vuole né madre néfiglio tra i piedi, ma nemmeno autorizzala loro partenza. Dice Oxana: «Mio Dio cheerrore ho fatto». Non per quel che l’ha portatain cella, che io non so, ma per essersimessa con quel macellaio, il quale in dueanni le ha spedito 500 euro per il bambinoe basta così: «Non ci ama», dice. Scrive ilnumero di telefono dell’uomo perché io loconvinca a dire di sì.Altre donne allora siavvicinano, e raccontano lestesse storie, ma le lacrimesono tutte diverse. E le agentidi polizia si commuovono.| | 21 novembre 2012 | 19


TRASCINATO NELLA TEORIA DELLA TRATTIVA CON LA MAFIAScalfaro mollato dagli ex amicinelle mani di Ingroia. Io non ci stoIL NOSTRO UOMOA PALAZZOFoto: AP/LaPressedi Renato FarinaPerché tutti hanno abbandonato Oscar Luigi Scalfaro nelle mani di Antonio Ingroia,senza dire almeno un “Non ci sto”? Almeno lei, procuratore Armando Spataro,che lo esaltò lealmente fino a ieri, commuovendosi alle lacrime quandoa Novate Milanese lo affiancò in una memorabile conferenza; almeno lei si alzi agambe larghe e dica: no pasarán sul corpo del mio amico ed eroe… Spataro forza, intervenga,lei che si recò a casa sua per chiedergli consigli (me lo riferì Cossiga).Boris Godunov ha letto le 22 pagine della memoria con cui il procuratore aggiuntodi Palermo e del Guatemala chiede al gip di procedere per delitti terribili, tipo“minaccia a corpo dello Stato”, contro Mannino, Dell’Utri, il generale Mori insiemecon Totò Riina e altri di quella risma. La “scellerata trattativa” – a leggere bene– ha sì come esecutori i citati personaggi. Ma compare due volte, come immenso burattinaio,Scalfaro. Era lui, secondo Ingroia, a decidere di spostareministri e capi del Dap per salvare dal carcere duro, il 41 bis, centinaiadi boss. Naturalmente Ingroia non è sciocco, nasconde unpochino la mano. Scrive: «Per completezza (!), si segnala il ruolo diconcorrenti nel medesimo reato assunto da altri uomini delle istituzionioggi deceduti. Ci si riferisce all’allora capo della Polizia VincenzoParisi ed al vicedirettore del Dap Francesco Di Maggio, che,agendo entrambi in stretto rapporto operativo con l’allora presidentedella Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, contribuirono al deprecabile cedimentosul tema del 41 bis». C’è addirittura un capitolo intitolato “Il Colle”. Non lo titola“Scalfaro”, forse perché Oscar proprio come Ingroia amò definirsi “partigiano dellaCostituzione”, ma Scalfaro è pur sempre il «capo dello Stato che, come emerso davarie e convergenti deposizioni testimoniali, ebbe un ruolo decisivo negli avvicendamentiScotti-Mancino e Martelli-Conso, e nella sostituzione di Nicolò Amato colduo Capriotti-Di Maggio, attraverso i quali seguì l’evoluzione delle vicende del 41 bisstrettamente connesse all’offensiva stragista del 1993… allentamento sul fronte carcerario,con alcune significative mancate proroghe di regime ex 41 bis nei confrontidi boss mafiosi di assoluto rango». Insomma, se ha ragione Ingroia, Scalfaro mentreera presidente della Repubblica ha commesso alto tradimento, ha attentato allaCostituzione vendendo la dignità della Repubblica a Cosa Nostra. Ingroia lo fa passareper scemotto (era secondo lui influenzato dal capo della Polizia Parisi), ma restail ruolo fedifrago. Siamo alla puntata successiva a quella scritta da Gian Carlo Caselli,che titolò “La vera storia d’Italia” la requisitoria contro Andreotti. La orribile e falsateoria del doppio Stato, con coerenza, procede assorbendo in essa Berlusconi, maforse non era previsto tirasse dentro Scalfaro.Se Spataro non ha il coraggio, lo dice Boris: “Non ci sto”. Non è che siccome il bersagliosi sposta lontano dai miei amici allora godo. Balle. La questione non è il bersaglio,ma il metodo. Non ci sto. Così se Report distrugge con taglia e cuci di carte einterviste Di Pietro, non mi pare il caso di applaudire. Allora, dottor Spataro, alloradirettore Eugenio Scalfari (erano cugini e amici): aspetto che qualcuno in alto espongail fianco per un amico morto. Come diceva Scalfaro, il mondo si divide in chi ha lavocazione di essere servo e in chi ha la schiena diritta. Twitter: @RenatoFarinaBORISGODUNOVCaselli titolò “La vera storia d’Italia”la requisitoria contro Andreotti. Quisiamo al sequel, ma forse non eraprevisto che la fiction del doppioStato tirasse dentro un “eroe”| | 21 novembre 2012 | 21


ESTERIDOPO IL VOTOIl sognoamericanoe la realtàLe politiche di Obama hanno modificato l’interasocietà. Lo Stato pesante non spaventa più.«Se non torniamo a scommettere sul talentodei singoli, addio terra delle opportunità e dellalibertà». I repubblicani analizzano la sconfittada Washington Dc Maria Claudia FerragniIl giorno dopo la sconfitta di MittRomney e l’inizio del secondo mandatopresidenziale di Barack Obama,a Washington la galassia conservatrice siinterroga sulla sconfitta e riparte dai suoifondamenti. La grinta e la voglia di lottareper la libertà non mancano, ma è certoche per ripartire col piede giusto qualcosadeve cambiare perché, comunquelo si voglia analizzare, c’è un dato di fatto:il paese non è più come prima. Oltretre anni e mezzo di lotte con i Tea Partyda una parte e il più recente movimentoOccupy Wall Street dall’altra hannoprodotto sommovimenti di diversa natura:a favore della riduzione del peso delloStato alla Camera dei Rappresentantie a livello di governi locali per i primi,a sostegno delle politiche neo-assistenzialistee fortemente regolatorie di Obamaper i secondi. La prima cosa che salta22 | 21 novembre 2012 | |


Barack Obama è il44esimo presidentedegli Stati Unitid’America, elettoper la prima voltanel novembre 2008.Alle presidenzialidel 2012 ha battutolo sfidanterepubblicanoMitt RomneyFoto: AP/LaPresseLe battaglie condiviseUno dei loro più attivi e influenti esponentiper ciò che concerne le politichefiscali, Grover Norquist, presidente diAmericans for Tax Reform, si dichiaraassolutamente convinto che i risultati delvoto, in particolare alla Camera dei Rappresentantie nei singoli Stati, dimostranoche gli americani sono a favore dellepolitiche di diminuzione della spesapubblica. Quindi, «nonostante la sconfittadi Romney, le battaglie conservatriagliocchi leggendo i dati che si riferisconoagli exit poll elaborati da Fox News, èche l’elettorato dei due partiti è spaccato:il voto dei giovani (il 60 per cento nellafascia d’età 18-29 anni e il 52 di quellai 30-44 anni), delle minoranze afro-americana(98), ispanica (71), asiatica (73) e delledonne (55 per cento del totale laddovegli elettori di sesso femminile sono il 53per cento) è saldamente orientato a favoredi Obama. Inoltre anche il 50 per centodei cattolici e il 73 degli ebrei ha votatoil presidente uscente; a votare Romneyè stata la maggioranza dei bianchi (59 percento) e degli uomini (45 per cento su untotale del 47 dell’elettorato).I dati fanno pensare che almeno lametà degli americani non disdegna piùle politiche obamiane di stampo europeoe non è minimamente preoccupatadel debito pubblico schizzato alle stelle.È come se il tradizionale sogno americanobasato su libertà individuale, gover-no al minimo, bassa leva fiscale e libertàd’impresa inizi a essere solo un ricordodel passato. Inoltre, i think-tank diarea conservatrice e libertaria si interroganosull’efficacia del loro lavoro a favoredel libero mercato e su quello che succederàora al partito repubblicano e allesue politiche. Tempi ha cercato di avereuna panoramica della situazione, ascoltandodiverse voci.ci sono condivise dalla maggioranza delpopolo americano e all’interno del partitonon vi è una vera spaccatura fra conservatori(più inclini a concessioni alla spesapubblica come per il rafforzamento delladifesa) e i libertari (che vorrebbero lo statofuori dalla vita del singolo). Per quantoconcerne, invece, i temi dell’immigrazionecari alle minoranze, i repubblicanidevono senz’altro cambiare registro eaffrontarli in modo più costruttivo».Dan Mitchell, senior fellow del libertarioCato Institute, invece, sostiene che«il fatto che abbia vinto Obama e nonRomney cambia poco: il candidato repubblicanonon è poi così diverso da quellodemocratico. Non è a favore dello Statominimo e non ha quasi mai parlato dellariforma della spesa pubblica; quandoera governatore del Massachusetts haapprovato una legge di riforma del sistemasanitario molto simile all’Obamacare.La vera riforma dovrebbe avvenire,| | 21 novembre 2012 | 23


ESTERI DOPO IL VOTOPer Fred Smith, «il problema è il trionfo dellacultura dell’irresponsabilità. Solo una societàche stimola la persona a sfruttare i propritalenti diventa più produttiva ed espansiva»invece, attraverso l’abolizionedi tanti ministeri eagenzie che generano soloprivilegi e non ricchezza,perché il rischio per l’Americaè di ritrovarsi con unsettore pubblico che cresce più in frettadi quello privato, come sta accadendoin Europa. Occorre ritornare a sognarelo Stato minimo, quello in cui credevaRonald Reagan».È molto preoccupata per la rielezionedi Obama Margo Thorning, vicepresidentedel think tank conservatore AmericanCouncil for Capital Formation, che prevedeun forte periodo di incertezza per ciòche concerne la politica fiscale, con conseguenzenegative sul mondo imprenditoriale.«Una qualsiasi riforma fiscale potràessere implementata solo nel 2013-2014con l’entrata a regime del nuovo Congresso.Inoltre stanno per scadere i taglivoluti da Bush per la classe media conun aumento dell’aliquota fiscale individualedal 35 al 43,6 per cento, e lo stessoaccadrà per le imprese. Parimenti Obamapotrebbe rendere meno competitive leaziende del settore energetico, settore chenegli ultimi quattro anni è cresciuto notevolmente,creando tanti posti di lavoro».La guerra contro Al QaedaFred Smith, presidente del libertarioCompetitive Enterprise Institute, credeche il vero problema sia «il trionfo dellacultura dell’irresponsabilità, soprattuttoper ciò che concerne la spesa pubblica.Nessuno dei due candidati ha affrontatoseriamente il problema delle pensioni. Lavera sfida dell’America come per l’Europa– sostiene – non è solo la riduzione delletasse, bensì il ridimensionamento dell’ec-cessiva regolamentazione che ingabbia ecomprime le forze del mondo imprenditoriale».Il vero problema dello Stato nonè l’efficienza, ma la limitazione delle suecompetenze. L’unica soluzione è il ritornoalla responsabilità individuale: «Solouna società che stimola la persona a sfruttarei propri talenti diventa più produttivaed espansiva. Purtroppo – sottolineaSmith – non c’è attualmente nessuna forzapolitica disposta a sostenere questavisione. Molti americani preferiscono averealle spalle una rete di sicurezza, comequella proposta da Obama, piuttosto chediventare responsabili. Può darsi che saràil prossimo candidato repubblicano nel2016, ad esempio Rand Paul, a imprimereuna svolta in questo senso».Si levano anche alcune voci singolarie poco conosciute dai media di casanostra, come quella del National ImmigrationForum, un’associazione trasversaleche mira a valorizzare l’importanzadegli immigrati e dell’immigrazione perL’ECONOMISTA ALEjANdro ChAFuENUna nuovaArgentina?«La colpa di Romney? Trascurare le minoranzeconquistate dall’assistenzialismo del presidente.Ma rendere i cittadini dipendenti dai sussidi pubbliciè lo stesso errore fatale che commise Perón»Irisultatidelle elezioni presidenzialinegli Stati Uniti, con la seconda investituradi Obama, il presidente chepiù ha visto crescere la spesa pubblicanel corso del suo mandato, hanno generatonon pochi interrogativi fra gli analistidi area liberal-conservatrice. Tempiha incontrato Alejandro Chafuen, economistadi origine argentina co-fondatoredell’Acton Institute e da oltre vent’annipresidente dell’Atlas Economic ResearchFoundation, fondazione no profit voltaa sostenere oltre 400 organizzazioni chepromuovono le ragioni del libero mercatoe della libertà in più di 80 paesi.Signor Chafuen, che lettura dà dei risultatidelle presidenziali americane?Una prima lettura conferma il datoche negli ultimi dieci anni i repubblicanihanno sempre più trascurato l’elettoratocostituito dalle minoranze, in particolaredagli immigrati ispanici, mentreGeorge W. Bush aveva ottenuto quasiil 50 per cento dei loro voti. La questionenon può assolutamente essere rimandata,soprattutto di fronte alle importantiazioni adottate da Obama come il DreamAct, che consentirà ai figli degli immigratiillegali di studiare nelle universitàdi uno stato diverso da quello in cui vivonoa costi dimezzati rispetto agli altri studenti.La differenza andrà a carico deicontribuenti. Ovviamente i conservatorinon vedono di buon occhio queste misure,e così ci sono state proposte di riforma:la Red Card Solution, ideata dallaVernon Krieble Foundation e che io stessoe altri think tank di area liberale abbiamosostenuto, prevede che gli immigratiche vogliono lavorare negli Stati Unitiper un periodo limitato di tempo possanoaccedere a un nuovo tipo di permessodi lavoro che non porta all’ottenimentodella nazionalità americana. I costi24 | 21 novembre 2012 | |


«Obama ha fatto rimpatriare più immigratidi qualsiasi altro presidente». Ali Nooramiprevede che «sarà la comunità dei credentia fare pressione perché la situazione cambi»l’America e che lavora coni partiti, le circoscrizionielettorali e i diversi credoreligiosi a partire daivalori dei padri fondatoriche riconoscono nell’Americail paese delle opportunità. Il Forum,che annovera nel board anche Jeb Bush,ex governatore della Florida e fratellodel più famoso George W. Bush, ha unalunga storia di rapporti con la ConferenzaEpiscopale statunitense e, come spiegail direttore Ali Noorani, musulmanonato negli Stati Uniti, «difende la libertàimprenditoriale che è sempre estremamenteviva fra gli immigrati. Purtroppo,pur condividendo i valori dei conservatori,la comunità ispanica si sta allontanandodai repubblicani a causa delle posizionidi questi ultimi sull’immigrazione. Dalcanto suo Obama ha fatto rimpatriare piùimmigrati di qualsiasi altro presidentema ha anche adottato dei provvedimenti,come il Dream Act, che favoriscono quellinati in America». Per cui, prevede Ali,«è probabile che sarà la comunità dei credentia fare pressione su entrambi perchéla situazione possa cambiare».Per concludere, e ampliando il discorsoal ruolo dell’America nel mondo, vaconsiderato il pessimismo dell’ala conservatricetradizionale. Danielle Pletzka,vicepresidente dell’area studi di politicaestera e di difesa dell’American EnterpriseInstitute, legge i risultati elettorali constatandoche «gli americani si sono totalmentedisinteressati dell’attacco all’ambasciataamericana di Bengasi» e a suoparere questo fatto è estremamente preoccupantee non gioca in alcun modo afavore di Obama. Questo anche perché,come la storia insegna, la conseguenzadel disinteresse dell’America verso il restodel mondo ha sempre avuto conseguenzetragiche, com’è avvenuto fra la fine dellaGrande Guerra e l’inizio della SecondaGuerra Mondiale. A ciò si sommanola discontinuità della politica di Obamain Medio Oriente: «La scelta di combattereAl Qaeda con i droni senza interveniredirettamente sul territorio non paga, provane è che i terroristi stanno dimostrandodi essere vivi e di diffondersi a macchiad’olio». Per cui, conclude la Pletzka,«è solo l’ideologia ad avere trionfato attraversol’intimidazione e l’indottrinamentoe se non si combatte ora, ci si ritroverà acombattere più avanti, con costi semprepiù alti. Se questa situazione drammaticasia frutto della tremenda crisi economicao sia piuttosto frutto di un cambiamentoculturale degli americani è comunquedifficile da dirsi».È senz’altro probabile che con la sconfittadi Romney la risposta a questo interrogativonon arriverà tanto facilmente. nFoto: AP/LaPressesono sostenuti dai datori di lavoro e nondai contribuenti, ma i conservatori nonhanno voluto neanche questa soluzione,e hanno attaccato qualsiasi tipo di riforma.Un’altra lettura possibile è che l’elettoremedio repubblicano, legato ai tradizionalivalori della famiglia, in un certosenso sta diminuendo perché la famigliaè in crisi e la percentuale di divorzi semprepiù alta.Vede un’analogia fra quello che sta succedendoin America e l’Europa?In realtà prima ancora vedo una forteanalogia con quanto è accaduto al miopaese d’origine, l’Argentina, circa cinquant’annifa: eravamo un paese moltoricco, dall’economia dinamica, cheattraeva immigranti da tutta Europa,ma quando è salito al potere l’ex-generalePerón si è imposta una mentalitàpopulista e statalista. Parte della sua colpaè stata quella di rendere ogni cittadinogradualmente dipendente dallo Stato,in modo che non potesse più farne ameno. Temo che questo stia accadendoanche negli Stati Uniti. Un esempio? I fortisussidi concessi da Obama all’industriaautomobilistica. Ma nessuno spiega chequeste concessioni hanno un costo e chequalcuno prima o poi dovrà pagare.Crede che l’americano medio non sia piùcosì convinto di affermare la sua libertàrispetto allo Stato?Sono un economista e mi piacciono idati, non credo si possa più giocare con inumeri come è stato fatto fino ad ora: ilcandidato che sosteneva al cento per centola libertà individuale, Gary Johnson,ha ottenuto solo l’1 per cento dei voti equesto è un segnale inequivocabile chealcuni valori non sono più sostenuti dallamaggioranza degli americani. Inoltre,l’intervento statale è altissimo: la spesapubblica a livello federale rappresenta| | 21 novembre 2012 | 25


DOPO IL VOTO ESTERII valori americani potranno sopravvivere allepolitiche di Obama attraverso l’educazione.Sono le idee a guidare una società. E poiserve anche l’intervento della ProvvidenzaSì, ha ragione Barack Obama: ilmeglio della sua presidenza deveancora venire. Ma le sue personalicapacità e scelte strategiche c’entranopoco, anzi: a rendere luminoso il prossimoquadriennio degli Stati Uniti nonsarà la new economy a base di energierinnovabili che il presidente aveva promessoquattro anni fa e ha ripromessodurante la campagna elettorale, bensìuna rivoluzione energetica made in Usache attinge ancora agli odiati idrocarburie agli spiriti animali del capitalismo americano.Parliamo dello shale gas, il gasdelle scisti argillose, di cui gli Stati Unitisono divenuti il più grande produttoil24 per cento del Pil, mentre a livellolocale sommando i vari livelli di governoè del 14 per cento. Se sommiamo anche laregolamentazione, i costi sono altissimi eparagonabili a quelli dell’Europa.Quali sono le cause della situazione?Senz’altro, come dicevamo, il veniremeno dei legami familiari dovuto inparte agli incentivi economici del welfarestate, in parte alla debolezza di coloroche avrebbero dovuto ispirare questi valoriche ne hanno causato la graduale perditadi attrattiva. E quando il welfare stateandrà in bancarotta, c’è da chiedersichi lo sostituirà. Si creerà un circolo vizioso,perché il migliore fornitore del welfarestate è sempre stata la famiglia; se nonci sarà più la famiglia, ci sarà sempre piùdomanda di assistenza statale che a quelpunto sarà insostenibile economicamente.Temo l’affermarsi del crony capitalism,il capitalismo di relazione. Tutto ciòriflette anche la debolezza intrinseca dellanatura umana, che non è perfetta.Come potranno i valori americani sopravviverealle politiche obamiane?Attraverso l’educazione, perché sonole idee a guidare una società. Ciò puòavvenire sottraendo i giovani all’educazioneunivoca delle scuole statali, cosamolto difficile da realizzare oggi in Americase non attraverso l’homeschooling.Servono poi gli incentivi a fare bene, disolito creati dalla famiglia, una forte lea-dership conservatrice, oggiun po’ in crisi, e l’interventodella Provvidenza o fortunache dir si voglia! Dobbiamoanche evitare di trasformarele nostre debolezzeumane (pensiamo al divorzio, all’aborto)in leggi. Credo inoltre che in Americaci sia un altro importante fattore disperanza: nonostante tutto gli Stati Unitisono il paese più religioso che io conosca,e con questo intendo dire che gli americanihanno un fortissimo senso del rapportocon il Creatore che è fonte dei nostridiritti fondamentali: il diritto alla libertà,alla vita, alla proprietà, al perseguimentodella felicità e nessuno può toglierci questidiritti, neanche lo Stato. Qui si gioca labattaglia fondamentale per i cristiani deiprossimi anni. [mcf]Gli Stati Uniti sonodiventati il piùgrande produttoreal mondo di shalegas. Così il sognodell’indipendenzaenergetica di cuisi parla fin daitempi di RichardNixon sta perdiventare realtàFoto: AP/LaPresseIL MEGLIO CHE DEVE VENIRELa rivoluzioneenergeticaAltro che rinnovabili. Sarà lo shale gas a metterefine alle guerre per l’oro nero. Niente più petrolieredal Medio Oriente. E l’industria tornerà a volare| | 21 novembre 2012 | 27


ESTERI DOPO IL VOTOAlcuni campioni di roccedi scisto da cui vieneestratto lo shale gasre mondiale nel giro di pochi anni. Trasformandoin realtà a portata di manoquella che fino a due-tre anni fa era soloun sogno: l’“indipendenza energetica”americana (così viene chiamata dai tempidel presidente Nixon).Quest’anno gli Stati Uniti produrrannoda sé l’84 per cento di tutta l’energiadi cui hanno bisogno, e prima dellafine del decennio raggiungeranno la pienaautosufficienza: solo quattro anni fa,nel 2008, producevano il 73,9 per centodell’energia che consumavano. Dopo il2020 non si vedranno più petroliere dalMedio Oriente o dal Venezuela attraccarenei porti statunitensi. Niente più guerreamericane per il petrolio in giro peril mondo. E per di più, una fenomenalereindustrializzazione del paese e dellasua economia. Che è in corso già ora, eha contribuito in misura decisiva alla rielezionedi Obama.I numeri della fortunaAlla fine di quest’anno gli Usa produrranno,grazie all’apporto dei gas di scistee dei biocarburanti, l’equivalente di11,4 milioni di barili al giorno di petrolio,cioè quasi quanto l’Arabia Saudita.E nel 2014 diventeranno il primo produttoremondiale di idrocarburi. Volendo,a quel punto potrebbero esportaregas in Europa e soprattutto in Asia: inquelle due aree geo-economiche, infatti,il gas costa rispettivamente fra i 6 egli 8 e fra i 15 e i 16 dollari per milionedi unità termali. Negli Stati Uniti inveceil costo oscilla ormai fra i 2 e i 3 dollari:sembra impossibile, ma appena quattroanni fa era di 12 dollari. La rivoluzionedei costi è stata resa possibile dall’immissionesul mercato del gas di sciste, dicui l’America è il terzo detentore di riservemondiale dopo Cina e Russia,ma il primissimo per valorizzazioneeconomica. Gli StatiUniti potrebbero dunqueesportarlo già ora con profittoin Oriente, ma hanno sceltodi non lanciarlo sul mercatomondiale per una validissimaragione: la rapidissimaflessione del costo dell’energiasta spingendo le impreseamericane che avevano delocalizzatoattività in Europa e in Oriente a ritornarein patria, e sta attraendo come unmagnete investimenti di multinazionalistraniere. La Shell sta per aprire un grandeimpianto per la produzione di etano(idrocarburo che è la base dei polimericon cui si produce la maggior parte dellematerie plastiche che utilizziamo) a BeaverCounty, vicino a Pittsburg,fino a ieri un cimitero industrialedell’acciaio. La DowChemical sta chiudendo lesue attività in Belgio, Olanda,Spagna, Regno Unito e Giapponema investe intensamentenella produzione di propilenein Texas. Cinquanta nuoviprogetti nel settore chimiconegli Usa hanno visto o stannoper vedere la luce, e 30 miliardi didollari di investimenti riguardano i soliimpianti per la produzione di etilene edi fertilizzanti. Uno studio dell’AmericanChemistry Council afferma che l’iniezionedi competitività portata dallo shalegas ha invertito il declino delle industriechimiche, delle plastiche, dell’alluminio,metallurgica, della gomma, dei rivestimentimetallici e del vetro.Abbinata all’aumento del 16per cento dei salari cinesi nelcorso dell’ultimo decennio,la benedizione del gas di scistesta producendo un grandefenomeno di rimpatrio delleattività industriali manifatturieredelocalizzate in Orientedei settori delle macchineutensili, dei prodotti elettronici,dei materiali per trasporto, dell’arredamento,eccetera. Il revival dell’industriachimica è tale che persino la Basf,la grande azienda chimica tedesca, hadovuto ammettere che è impossibile competerecoi costi americani.84PER CENTOla quota del fabbisognoenergeticoche gli Stati Uniticopriranno da sé nel2012. Nel 2020 saràil 100 per cento11,4MILIONIdi barili di petrolio algiorno. È l’equivalenteche gli Usa produconograzie all’apportodei gas di sciste edei biocarburanti484MILAi nuovi posti di lavoroche in America sisono registrati nelsettore dell’energiaa partire dal 2009fino ad oggiL’impatto sulla creazione di posti dilavoro non è ancora quantificato, se nonper i nuovi impieghi nel settore dell’energia:484 mila fra il 2009 e oggi.Imponenti riserve di gas di scisteesistono, oltre che in Cina e in Russia,anche in Europa, ma soloin America si è potuto materializzarein pochi anni unmiracolo economico del tuttoinatteso. La ragione apparenteè la differente valutazionedel rischio ecologico: mentrei paesi europei guardanocon estremo sospetto le tecnichedi trivellazione dette “fracking”,che hanno permessodi valorizzare economicamente il gas disciste, gli Stati Uniti che queste tecnichehanno inventato si sono mostrati permissivifin dall’inizio. L’iniezione ad altapressione di acqua mista a uno 0,5 percento di reagenti chimici negli strati profondiper provocare le crepe da cui poifuoriesce il gas è stata proibita in Franciae Bulgaria, confinata all’ambito sperimentalein Germania. Mala ragione profonda è il diversoregime delle proprietà fondiarie:negli Usa la proprietàprivata si estende al sottosuolodel terreno posseduto,invece in Europa ciò che sitrova sotto la superficie è diproprietà dello Stato e richiedeil suo permesso e le sueregolamentazioni per esseresfruttato. In America i proprietari di terresono incoraggiati a concedere i lorofondi per ricerche e trivellazioni con tecnologiesperimentali dalla prospettivadelle royalties che verrebbero loro senzaalcun investimento. La loro disponibilitàe la legislazione che non attribuisce alloStato il monopolio delle risorse minerarieha incoraggiato piccole imprese adassumersi il rischio di esplorazioniche potevano concludersicon profitti limitati, tuttaviainteressanti per investitorisu piccola scala, mentrele grandi compagnie avrebberodisdegnato l’operazione.Le piccole imprese che sisono assunte i rischi dell’avviodi attività hanno apertola strada alle grandi compagnie,quando i dati geologici raccolti grazieai loro sforzi sono diventati invitanti.È il modello americano dell’impresa cheha permesso all’America di ricominciarea sognare, altro che Obama.Rodolfo CasadeiFoto: AP/LaPresse28 | 21 novembre 2012 | |


ESTERI DOPO IL CONGRESSOLa Cinaè lontanadalla libertàPechino ha scelto il suo prossimo imperatore,ma le promesse di autoriforma del regimela gente ormai nemmeno le ascolta più. HarryWu: «Il cambiamento verrà dal clima sociale.Nel paese ci sono tremila proteste al mese»copieremo mai i sistemi politicioccidentali. Noi dobbiamoproseguire i nostri sfor-«Nonzi per perseguire la riforma della strutturapolitica e continuare sulla via del socialismocon caratteristiche cinesi». Questepoche parole del segretario del partitocomunista e presidente della Cina HuJintao nel suo discorso di apertura del18esimo Congresso del partito riassumonobene i risultati dell’evento politicopiù importante avvenuto in Cina da diecianni a questa parte. Nella Grande Saladel Popolo che si affaccia su piazza Tienanmen,racchiusa tra il mausoleo doveriposa Mao Zedong e l’ingresso della Cittàproibita dove abitavano gli imperatori,ora sovrastata da una gigantografia delGrande timoniere, ogni cinque anni oltre2.200 delegati del partito si riuniscono acongresso. Questa volta, però, durante lasettimana di lavori che si è conclusa il 14novembre è stata anche nominata la quintagenerazione di gerarchi che comanderàla Cina per i prossimi dieci anni. Dopomesi di lotte tra le diverse fazioni del partito,oltre a Xi Jinping, il nuovo segretariogenerale che a marzo diventerà anchepresidente del paese, e a Li Keqiang, nuovonumero due e futuro premier al postodi Wen Jiabao, sono stati scelti gli altricomponenti del ristretto Comitato permanentedel Politburo, il massimo organodi potere comunista che governa unmiliardo e trecento milioni di cinesi. Chisi aspettava un’apertura democratica èrimasto deluso: Hu Jintao ha ricordatocome sempre «il pensiero di Mao Zedong,la teoria di Deng Xiaoping, le “Tre rappresentanze”di Jiang Zemin» e ha invitato a«continuare sulla via del socialismo». Tradotto,significa che in Cina continuerà agovernare e ad essere legale un solo partito.Quello comunista.Qualche analista ha fatto notare comeHu abbia anche parlato di “riforme politiche”ma come spiega a Tempi Steve Tsang,professore di Studi contemporanei cinesiprima all’università di Hong Kong, poia Oxford e oggi all’università di Nottingham,«quando i leader comunisti parlanodi riforme politiche, non intendono riformedemocratiche. Al massimo cambieràla governance. E la governance oggi in30 | 21 novembre 2012 | |


Cina è cambiata perché il partito è più abilea reprimere il dissenso». Pechino confermale parole del professore: in occasionedel Congresso la capitale è stata invasada striscioni appesi dovunque con lascritta: “Senza il Partito comunista, non cisarebbe una nuova Cina”. Per sicurezza aitassisti è stato ordinato di girare al largoda piazza Tienanmen e di svitare le manigliedei finestrini dai sedili posteriori perchénessuno potesse lanciare volantini; ainegozi è stato proibito di vendere armigiocattolo; a chiunque impedito di fareuso di piccioni viaggiatori; in tutto il paesedissidenti e attivisti sono stati arrestatie messi a tacere; in tv per una settima-In occasione del Congresso la capitaleè stata invasa da striscioni appesidovunque con la scritta: “Senza il Partitocomunista, non ci sarebbe una nuova Cina”na i telefilm americani sono stati cancellatidai palinsesti e sostituiti da programmi“rossi”, mentre internet è stato posto sottouna rigidissima censura.Se il partito comunista non ha alcunaintenzione di lasciare il potere e garantirela libertà di espressione, non è così ciecoda non accorgersi che la Cina è semprepiù lontana dall’essere quella «societàarmoniosa» che Hu Jintao voleva costruiree che i cinesi sono sempre meno dispostia sottostare a un regime. Per questol’ex presidente ha sottolineato che chi vìolala legge deve essere perseguito «chiunqueegli sia, qualunque ruolo ufficialeabbia». Spiega ancora Tsang: «Nei diecianni di presidenza di Hulo scontento della gente èaumentato. Il sistema giudiziarionon è indipendente,il divario tra ricchi e poveriè enorme, le proteste civiliaumentano a causa delleingiustizie subite dai lavoratori, dei disastriambientali che oramai non si contanopiù e soprattutto della corruzione dilagantedei funzionari». Non a caso dunqueHu Jintao si è lanciato in una durissimareprimenda della corruzione, che «rischiadi aprire una profonda crisi nel partito etravolgere lo Stato e l’intero paese».Foto: AP/LaPresseIL TORMENTONEUNA SFIDA LANCIATA MILLE VOLTECom’è dura combattere la corruzioneAl Congresso Hu Jintao ha tuonato: «Lacorruzione rischia di aprire una profondacrisi nel partito e travolgere il paese».Parole forti ma già sentite. 1994, JiangZemin, segretario del Pcc: «Rinnovaregli sforzi contro la corruzione». 1996,Quotidiano del Popolo, megafono delPcc: «Epurare i corrotti». 2001, JiangZemin: «Lottare contro la corruzione,questione di vita o morte». 2002, JiangZemin: «Se non eliminiamo la corruzione,il partito rischierà di autodistruggersi».2006, Hu Jintao: «Intensifichiamogli sforzi contro la corruzione».2010, Sezione pechinese del Pcc:«Promettiamo di aumentare gli sforzicontro la corruzione ma è complicato».Il presidente uscente della Cina Hu Jintaoe, sopra, il suo predecessore Jiang Zemin.A sinistra, nella foto grande, la Grande Saladel Popolo a Pechino, dove si è appena chiusoil Congresso del partito comunista cinesePapaveri arricchiti, popolo alla fameNegli ultimi cinque anni 660 mila funzionarisono stati trovati colpevoli di corruzione,di questi però solo 24 mila sonostati condannati penalmente. Non stupisconoperciò le rivelazioni del New YorkTimes, secondo cui il premier Wen Jiabaoe i suoi familiari hanno raggranellatoin dieci anni quasi tre miliardi di dollari.Una cifra enorme, se si pensa che il Pil procapite annuale cinese è pari a 7.500 dollari,il 94esimo del mondo. «Il partito avrebbebisogno di autodisciplina – commentaTsang – ma è difficile ottenerla non dovendorendere conto a nessuno».È dal 1993, infatti, che tutti gli anniil leader comunista di turno denunciala corruzione, spiegando che rappresenta«il problema più grave della nazione» erischia di compromettere «il legame tra ilpartito e il popolo». Quasi vent’anni dopo,Hu Jintao dice le stesse cose ma il risultatodegli «incessanti sforzi» è che in Cina70 membri del partito fanno parte dellepersone più ricche del mondo mentre 110milioni di cinesi vivono sotto la soglia dellapovertà con 1,25 dollari al giorno. L’incapacitào la scarsa volontà del partito dicorreggere la rotta non stupisce però ungrande dissidente come Harry Wu, l’uomoche ha trascorso 19 anni nei laogai, i| | 21 novembre 2012 | 31


ESTERI DOPO IL CONGRESSOlager comunisti istituiti da Mao Zedongper “riformare attraverso il lavoro” i nemicidella Rivoluzione, e che una volta scappatonegli Stati Uniti li ha fatti conoscereal mondo. A Tempi Harry Wu spiega che«Hu Jintao è solo un membro del partitocomunista. La Cina è una dittatura, nonun paese democratico e Hu non ha maifatto niente per il popolo cinese perchéil comunismo, come sappiamo dall’Ursso dalla Polonia, non pensa mai al popolo».Molti osservatori da tutto il mondosi aspettavano dei passi avanti, Harry Wuno. Perché? «Avete mai visto una riforma?No. Pensiamo al nuovo segretario, Xi Jinping:chi è quest’uomo? Non è stato elettodalla gente e non è stato neanche nominatodai membri del partito. È stato sceltoda Hu Jintao, è il suo successore. È cosìche funziona in Cina: Deng Xiaoping, cheha preso il potere dopo Mao, ha nominatocome suo successore Jiang Zemin e poi HuJintao. Il loro unico obiettivo è stato quellodi mantenere al potere il partito comunista.Ora Xi Jinping è il nuovo imperatore,non mi aspetto niente da lui».LE NOSTRE VOCIOnline le interviste e un blog “estremo”I testi integrali delle intervisteal dissidente Harry Wu (nellafoto qui a lato) e a SteveTsang sul 18esimo Congressodel partito comunista cinesee sul futuro del regime diPechino sono pubblicate onlinenel sito di Tempi. Su tempi.itè ospitato anche “The East IsRead”, il blog di Leone Grottidedicato al paese del dragone.Ci mancava la crisi economicaSi aspetta molto invece la Quinta generazionedi leader: «Per rendere lo sviluppocinese più sostenibile entro il 2020 dobbiamoraddoppiare il Pil del paese e ilreddito pro capite degli abitanti di città edi campagna». Da quando Deng Xiaopingha inaugurato l’era dell’apertura economicaalla fine degli anni Settanta, sostituendoil motto di Mao “Ribellarsi è giusto”con il nuovo “Arricchirsi è glorioso”,la Cina è cresciuta in media di 10 puntipercentuali di Pil ogni anno per trent’anni,mischiando capitalismo e comunismo.«Nel 1976 l’imperatore Mao Zedongè morto e il partito si è trovato davanti auna scelta: abbandonare il comunismoo andare avanti?», ricorda Harry Wu. «Siè consumata una lotta intestina ad altilivelli e alla fine Deng Xiaoping ha riguadagnatoil potere. Per non cederlo, hadeciso di non criticare Mao, anche se loodiava, e ha preso la terza via: mantenerela dittatura comunista e cambiare l’economiaaprendo al capitalismo. Ma oggila Cina rallenta perché non è un’economiadi mercato: il sistema è governato dauna dittatura».Quello economico è uno dei grandinodi che la prossima leadership dovràsciogliere: la Cina ha un debito impressionantedi 23,76 milioni di miliardi di yuan(circa 4 milioni di miliardi di euro, datiCaixin), non c’è una sana competizionetra aziende statali e private e lo scorso 17ottobre il National Bureau of Statistics haannunciato che il Pil cinese è cresciuto del7,4 per cento nel terzo trimestre, control’8,1 del primo. «L’economia cinese rallentaperché i suoi partner commerciali, StatiUniti, Europa e Giappone, sono in crisie la gente è troppo povera per costituireun valido mercato interno», spiega Tsang.«Il partito deve distribuire la ricchezza peruscire dalla crisi ma per farlo dovrebberinunciare ai suoi privilegi. E come può ilpartito diminuire il suo potere se è statoIl vicepresidente Xi Jinping (a sinistra),nominato a ottobre segretario generaledel partito comunista cinese, saràeletto presidente nel prossimo marzoconcepito in modo tale da non dovere confrontarsicon il consenso?».È proprio perché il partito non si curadei bisogni della gente e dei suoi 82 milionidi iscritti che mentre i giornali di tuttoil mondo fanno gossip politico sul Congresso,i cinesi sono rimasti indifferenti.«Che cosa mi importa di chi guiderà il partito?Non ha niente a che vedere con me,non hanno più l’appoggio della gente»dichiarano tutte le persone intervistate inCina da un diffuso giornale di Hong Kong.Ma è da questa progressiva perdita di legittimitàche potrebbe nascere una nuovasperanza: «Mi aspetto che in un paio d’anniqualcosa cambi davvero», annunciaHarry Wu. «I comunisti cederanno il poteresolo se il clima sociale cambia e mina lastabilità politica. Nel paese ci sono tremilaproteste ogni mese: questo può cambiarela Cina, non le autoriforme del partito».Leone GrottiFoto: AP/LaPresse32 | 21 novembre 2012 | |


NEL DETTAGLIOLA NOMINA DIABOLICA DEL NON-ASSESSORE FRANCODieci, cento, mille Battiato, la stardella democrazia che schifa la politicaMio caro Malacoda, dopo la stagione di Mani pulite che ha scacciato dal dibattitopubblico la politica per sostituirla con i procedimenti penali e paragiudiziari(celebrati sui giornali e in tv), trovo ottima l’idea di lanciare nuove stardella democrazia all’insegna del motto “Mani libere”. Perfetta, in questo senso, la designazionedi Franco Battiato alla guida dell’assessorato della Cultura della Regione siciliana.L’artista «sarà il nuovo assessore alla Cultura, alle giunte di politici e tecnici ioaggiungo anche quella di intellettuali», aveva annunciato soddisfatto il neo presidenteRosario Crocetta. L’intellettuale, seduto al suo fianco, ha esordito nel suo nuovo ruoloprecisando di non voler «avere nulla a che fare con i politici». Un vecchio detto definivaingrato chi “sputa nel piatto in cui mangia”, la nuova logica prevede che si sputi direttamentein faccia a chi ti chiede di collaborare con lui, non per rifiutare, per accettarel’incarico. Uno sputo non basta. Meglio due: «Se mi chiamate assessore mi offendo.Chiamatemi Franco e sarò franco. È un senso di libertà per me libero anche di poter lasciarel’incarico». I miei complimenti, nipote, per il capolavoro di ambiguità logica delCosa direbbero i pennivendoli dell’etica seil campione appena acquistato da un clubdicesse: «Non voglio avere nulla a che farecon i calciatori, giocherò gratis per esserelibero di andarmene durante la partita»?tuo suggerimento. La frase sembra indicareil non attaccamento alla poltrona del nonassessore,in realtà – lasciando intendereche amministrare la cosa pubblica si possafare nel tempo libero – maschera sprezzaturae disimpegno. Sembra il massimo dellamoralità (rafforzato dal “lavorerò gratisper sentirmi libero”, dal che si deduce chequando canta nei concerti a pagamento tale non sia) ed è invece il vertice dell’amoralità.Cosa direbbero i pennivendoli dell’etica se il campione appena acquistato da unasquadra entrasse in campo dicendo: «Non voglio avere nulla a che fare con i calciatori,giocherò gratis per essere libero di andarmene durante la partita»?Infatti, avevano tutti capito male. Assessore alla Cultura? No, precisa Battiato dopouna giornata di esultanza bipartisan per la sua nomina: «Non sarei assessore allaCultura, ma al Turismo e Spettacolo. Assessore alla Cultura vuol dire teatri di tradizionee una presenza a Palermo che non potrei sostenere, mentre con l’assessorato alTurismo e Spettacolo posso fare le stesse cose con maggiore libertà». «Non posso occuparmidei teatri, della Film Commission, della quotidianità di un settore così vasto eimportante come i beni culturali. Il mio può essere soltanto un impegno limitato, miratoa determinati progetti, altrimenti dovrei cambiare mestiere. E io sono una personaseria: non posso e non voglio cambiare mestiere». A nessuno viene in mente di farglinotare che una persona seria se accetta un nuovo mestiere cambia mestiere.Nella perversione logica con cui abbiamo offuscato le menti dei più colpisce anchela mancata reazione a quest’altra perla: «Non ho programmi». Stupendo, una rassicurazioneper chi si aspetta, limitandosi al Turismo (metà del suo non-assessorato)la cura di un «patrimonio impressionante che fino a oggi non è stato valorizzato adeguatamente»(Armando Cirillo, responsabile Turismo del Pd, dixit). «Le Baleari, 1.430chilometri di coste, producono il 41,2 per cento delle presenze turistiche europee inSpagna. La Sicilia, 1.500 chilometri di coste, il 3,7 per cento dei turisti europei in Italia.Buon lavoro». Se il suo lavoro sarà buono, vedremo. Intanto il tuo è stato ottimo.Tuo affezionatissimo zio BerliccheLE NUOVELETTERE DIBERLICCHE| | 21 novembre 2012 | 35


culturariti mondaniÈ quasiun peccatoleggerloAntonio Gurrado ha spulciato il più liturgicodei quotidiani italiani e ha scoperto che è comesedersi in chiesa. Lo si fa un po’ perché ci sicrede, un po’ perché non si ascolta, un po’ pertacitare la coscienza, un po’ per farsi vederedi Antonio Gurradocoglioni e vaffa», scrive ilfondatore Eugenio Scalfari«Cazzo,nel tentativo di parodiare illinguaggio di Beppe Grillo, o forse di riprodurlo,nel consueto editoriale/sermone sullaprima pagina de la Repubblica di domenica4 novembre. Sottoposti a un’attentalettura del testo, gli adepti del quotidianocult si saranno distinti in tre categorie:quelli che sono rimasti scioccati alleparole inconsulte del Fondatore, un po’come se le avesse pronunziate dal pulpitoun prete con la sindrome di Tourette;quelli che sono rimasti scioccati a scoprireche per un qualche motivo l’editoriale fosselungo la metà del solito; quelli che hannocontinuato ad annuire con aria gravesenza avvedersi del turpiloquio. La letturadi Repubblica è infatti un atto semprepiù simile alla distratta presenza fra i banchidi una chiesa: lo si fa un po’ perché cisi crede confusamente, un po’ perché nonsi ascolta, un po’ per tacitare la coscienza,un po’ perché bisogna farsi vedere.Repubblica, intendiamoci,è il quotidiano piùbello d’Italia: i colori sonoraffinati, l’impaginazionedelle sezioni culturaliè alto design, le vignettedi Altan e Bucchi rasentano l’arte, le fotobucano la pagina, la carta è quasi serica,il formato consente di piegare il quotidianonella sacca della giacca di velluto o nellozainetto finto-povero lasciando semprein bella evidenza la testata. Sembra fattoapposta per non essere letto. I suoi articolivanno dunque considerati per quello chesono, ossia un riempitivo all’interno di unprogetto editoriale più vasto in cui l’auraconta più dei temi, la testata più dei titolie la firma più del contenuto. Hanno lastessa portata delle omelie domenicali, chepossono anche riuscire bene ma non decidonodel valore di ciò che le contiene – e,se si dovesse giudicare il cattolicesimo dalleprediche, staremmo freschi. Repubblicaè un giornale liturgico che vive di riti cristallizzatie di gesti calibrati (come la strettadi mano di Ezio Mauro ai redattori piùimportanti all’inizio delle riunioni); l’editorialedomenicale del Fondatore ne costituisceil vertice ciclico, la nota dominanteche tutto racchiude in sé, il rassicurantecoperchio che garantisce dell’acquisto ascatola chiusa di tutto il calderone.Sembra fatto apposta per non essere letto.I suoi articoli vanno dunque consideratiper quello che sono, ossia un riempitivoall’interno di un progetto editoriale più vastoPer questo svegliarsi in una pigra egrigia domenica mattina e trovare scritto“cazzo, coglioni e vaffa” in prima paginaè scioccante: non per le parolacce in sé,peraltro nascoste fra parentesi, ma perchéesse danno uno scossone al lettore distrattoe assuefatto; lo spingono a sfregiare ilvelo di Maya iniziando a leggere Repubblicacome se fosse un giornale vero, ossiaper quello che c’è scritto, per trarne contenutisenza forma. Le sorprese non mancano.Ad esempio, a pagina 3 Michael R. Bloomberg(sindaco di New York, la città dovecancellano le maratone senza rimborsarele iscrizioni) s’imbarca in arditi sillogismiper spiegare che, nonostante che non cisia motivo di credere che Sandy sia dipesadal riscaldamento globale, è necessarioappoggiare Obama in ragione del suopluriennale impegno contro il riscaldamentoglobale, a seguito del quale impegnoè infatti arrivata Sandy. Su qualsiasiquotidiano un ragionamento così cristallinosarebbe stato esposto alle pernacchiedel lettore neutrale, ma non su Repubblicadov’è corazzato dall’equilibrata sceltadi farlo iniziare in prima pagina sotto unafoto trionfale di Obama (vestito con la stessacamicia di Gianni Riotta) e di fianco aun pezzo di Joseph E. Stiglitz in cui si asserisceche è necessario che gli americanivotino Obama perché «il numero dei non36 | 21 novembre 2012 | |


ecensire i giornaliIl blog di AntonioGurradoSu tempi.itAntonio Gurradogestisce Qwerty,il blog che recensiscei giornali.Finora ha analizzatoIL, TeleSette,Il Secolo d’Italia,Sportweek,la ProvinciaPavese, Il Tirreno,Panorama, l’edizionefrancesedi Repubblica,l’Adige, TV Sorrisie Canzoni, ilCorriere dellaSera, L’Europeo eil Guerin SportivoI lettori di Repubblica sono così lontanida ogni provincialismo che sembranoessere i maggiori beneficiari del taglio delleprovince imposto dal governo, a eccezionedegli alunni delle terze elementari chedovranno impararne a memoria molte dimeno. Chissà se questo non contrari CorradoAugias, che sabato 3 tuona dalla suatribuna contro «quei genitori che assistonopassivi al precoce corrompimento intellettualedei loro figli» in risposta a una signorache sta valutando se iscrivere la sua frugolettaalla Deutsche Schule perché inquella italiana mancano le lavagne multimedialie ci sono suore che parlano maledell’aborto. Augias d’altronde gestisce le prdi Repubblica con i lettori e far finire unapropria lettera nel suo box grigio equivalea un cavalierato, talché si crea una sorta disindrome di Stoccolma per la quale i lettoricercano di assecondare Augias e Augiascerca di assecondare i lettori. Memorabilela lettera di martedì 30 ottobre, in cui untale Paolo Lupo e Augias conversano amabilmentedi Berlusconi senza nominarlo,come due amici sorpresi sul treno a chiacchieraredi un terzo: lo evocano come coluiche «ha rubato il sogno di una generazioneonesta», colui che «ha cambiato la percezionedel denaro», «uomo furente e spaventato»,«attore consumato».Quando si tratta di Berlusconi, l’inamericanifavorevole alla sua rielezione èschiacciante rispetto a chi vorrebbe che avincere fosse il suo sfidante».Astenersi provincialiD’altra parte, chi si sognerebbe di criticareBloomberg e Stiglitz una volta chevenissero citati, con grande autorità ecompetenza, dai lettori più attenti nelcorso del pranzo domenicale? Non ci riferiamoalle loro opinioni ma ai loro nomi.Repubblica offre loro validi sostituti anagrafici;le stesse idee, sostenute da GianLuigi Scabbia o da Giacomo Frangiflutti(pesco nomi a caso dalle firme delle lettereal quotidiano), suonerebbero se nonmeno credibili di sicuro più criticabili.Basta invece che si chieda: «Avete lettoBloomberg e Stiglitz?», e tutti automaticamentedanno loro ragione al soloscopo di non fare la figura dei provinciali.Mica per niente Michele Serra, inapertura de “L’amaca” dello stesso giorno,spara: «Non potrei essere provincialeneanche se lo volessi: non sarei credibile».Lettori e autori di Repubblica tuttopossono essere meno cheprovinciali e infatti venerdì2 alle province in bilico,quelle in cui l’accorpamentopotrebbe comportarela guerra civile, vienededicata un’intera pagina tutta rivoltaall’allisciamento dell’immaginario deltarget di Repubblica: il pisano Marco Malvaldipreferisce contaminarsi coi livornesipiuttosto che «pagare auto blu a Fiorito»(che non è né pisano né livornese),il tarantino Giancarlo De Cataldo plaudealla fusione con Brindisi così da poter«lottare insieme per lavoro e ambiente»(perché evidentemente separati non nevale la pena), Luca Bottura rivendica che«la diversità è la nostra ricchezza» (ma aben guardare sta parlando delle ricettedei tortellini), l’erudito Umberto Eco nonbatte ciglio di fronte al miscuglio tra Alessandriae Asti «tanto io parlo entrambi idialetti» (e quindi io, che parlo inglese efrancese, posso dirmi favorevole all’accorpamentodell’Italia a Inghilterra e Francia).Massimo Carlotto si oppone invecealla fusione di Padova intellettuale e filooperaiacon «la Treviso della Lega»: è notoinfatti che la miglior maniera per insegnareai leghisti i benefici dell’integrazionemulticulturale è isolarli in un angolinocon Giancarlo Gentilini.Il formato consente di piegare il quotidianonella sacca della giacca di vellutoo nello zainetto finto-povero lasciandosempre in bella evidenza la testata| | 21 novembre 2012 | 37


iti mondani culturaFoto: AP/LaPressetesa fra lettori e autori di Repubblicadiventa telepatia. Lunedì 29, a seguitodell’intemerata di Villa Gernetto, il quotidianopiù intelligente d’Italia ha avuto iltalento di assecondare tutte le diversificatereazioni di tutte le possibili tipologie disuoi lettori offrendo loro una rosa dei ventidi opinioni complementari. Piero Ottone(«Credevo che non mi sarei mai piùoccupato di lui») ha blandito coloro chepensano che Berlusconi meriti la camiciadi forza con un’analisi psicologica dellasua mania di protagonismo e del suo sensodi persecuzione. Ilvo Diamanti ha consolatoquelli che ascrivono a Berlusconitutti i mali della società raccontando che«le sue invettive risuonano come grida nelvuoto» nonostante che «il sistema politicoe il modello di partito imposti da Berlusconiruotino intorno alla sua persona e allasua comunicazione».Il cerchio si chiude sempreFilippo Ceccarelli ha solleticato i fautoridel Cavaliere da operetta, quello che fafare brutta figura in società, analizzando«il terribile mascherone» di «un pupazzoarancione che si ostina a mettere in scenala propria consumazione», ormai vittimadella vendetta del tempo. Infine EugenioScalfari, tanto per chiudere il cerchio,esaltava i caimanisti con un ponderatoeditoriale intitolato “Una follia eversivadestabilizza il paese”.È dunque chiaro che i collaboratori diRepubblica scrivono ciò che i lettori voglionoleggere e i lettori comprano Repubblicaperché ci trovano ciò che vogliono sentirsidire; operazione commercialmente impeccabilema che rende superfluo l’eserciziodella scrittura. Il club di Repubblica è uncircolo che ha sostituito al proselitismo laconservazione degli iscritti per mezzo dellaradicalizzazione delle convinzioni tramitela ripetizione a oltranza di concettigià assodati. Se la lettura dei quotidianiè la preghiera del mattino, Repubblica s’èfatta, né più né meno, pura e sacrosantaliturgia; come scriveva Scalfari stesso giovedì25 ottobre, «la liturgia ha rappresentatoper molti secoli la custodia ben sigillatadella ritualità tradizionale». Solo chenella circostanza non stava parlando delsuo quotidiano ma della nostra religione,in un lungo articolo a margine del sinodoin cui spiegava a Benedetto XVI come farfinalmente funzionare il cattolicesimo. Laportata liturgica del quotidiano più incontestabiled’Italia e del suo Fondatore spiegail senso di un articolo del genere. Repubblicanon ha nulla contro la Chiesa, Scalfarinon ha nulla contro il Papa. È solo chenon sopportano la concorrenza sleale. ncarta militanteCinquanta sfumaturedi moralismoL’antipatia del Fondatore per il giustizialismodel Fatto. Il foglio che meglio ha imparatoe ammodernato la lezione del giornale-partitoLa creatura di Padellaro e Travaglio haincredibilmente dato battaglia al giornalefondato da Scalfari sul suo stesso terreno,quello dell’investitura dei miglioriEugenio Scalfariha fondatoRepubblica nel 1976Eugenio Scalfari, giornalista fondatoda Eugenio Scalfari (il copyright è diuna strepitosa vignetta di Altan),quando s’arrabbia non si scompone, madispone. Dispone l’artiglieria delle sueparole posate e pungenti, tanto più orache l’anagrafica lo rafforza in quel ruoloche si cucì addosso all’inizio della carriera:il grande vecchio, inteso come l’illuminatoin grado di individuare il fronte piùopportuno e di indicarlo, con benevolenzae fermezza, alla gente. La gente è il popolodi Repubblica e l’Espresso, entrambe, sebbenecon modalità diverse, sue creaturedilette. La gente sono anche i politici, gliintellettuali, gli inquilini o visitatori occasionalidi quell’affollato condominio chesi identifica con la sinistra italiana. Ebbeneormai, come scrivevamosu Tempi qualche mese fa,in quel condominio non c’èpiù un giornale solo a farecultura, mentalità, pensiero.Se altre pubblicazio-| | 21 novembre 2012 | 39


cultura riti mondanini d’area (dall’Unità al Manifesto) hannosempre vissuto in uno spazio accessorioma mai alternativo a Repubblica, l’irruzionedel Fatto quotidiano ha incredibilmentedato battaglia al giornale fondatoda Scalfari sul suo stesso terreno, quellodell’individuazione e investitura deimigliori da parte di altri migliori. Con ladifferenza non trascurabile che il Fatto“randella”, sicché (questa è almeno l’accusascalfariana) distrugge a suon di manettelasciando dietro di sé solo macerie. Esu quelle macerie non può che svettare ildemagogo (sempre scalfarianamente parlando)del vaffanculo, ovvero Beppe Grillo.È lì, sulla concitata conta di cosa sommergeree cosa salvare, che si consuma larottura tra il Grande Vecchio e coloro cheegli mai riconoscerà come i discepoli chehanno imparato, irrobustito e portato alleestreme conseguenze la lezione del giornalepartito.In gennaio il Fondatore se la prendevacon «editorialisti qualunquisti e demagoghi»,senza neppure darsi la pena dinascondere che si riferiva a Travaglio,Padellaro e compagnia.Non più tardi di quest’estatelo scontro si infiammavacon la comunità del Fattoche discuteva di listedei sindaci e della società40 | 21 novembre 2012 | |Paolo Flores D’Arcais, direttoredi Micromega, è stato criticato daScalfari (gli ha dato del «disturbato»)per aver detto che alle primarievoterà Renzi per distruggere il Pde far trionfare Beppe Grillocivile per rispondere alla crisi dei partititradizionali e Scalfari, che di liste analogheparlava già negli anni Novanta, impegnatoad accarezzare il sogno di una listaRepubblica (magari capeggiata da RobertoSaviano). Ma la madre delle contese,tale perché coinvolge il totem della legalitàe spalanca il campo dell’interpretazioneladdove c’era un solo dogma, è quellascaturita dal caso delle intercettazioniche coinvolgono il presidente dellaRepubblica Giorgio Napolitano. Nell’ambitodell’inchiesta sulla presunta trattativatra Stato e mafia, infatti, la procura diPalermo ha captato alcune conversazioni,datate fine 2011, intercorse tra il capodello Stato e l’ex vicepresidente del CsmNicola Mancino (era quest’ultimo ad esseresotto controllo in relazione agli annidelle stragi di mafia del 1992-’93). Quandocominciano a girare le prime indiscrezioni,l’estate scorsa, sui contenuti di queicolloqui, il clima si fa rovente e il capodello Stato arriva a sollevare il conflittodi attribuzione davanti alla Consulta (chesi pronuncerà il 4 dicembre prossimo)Il caso dello scontro tra Napolitano e pmdi Palermo ha fatto emergere il cortocircuitotra legalità e giustizia destinato a segnarele sorti della sinistra italiana (e non solo)contro la procura di Palermo, ritenendolese le proprie prerogative costituzionali.Napolitano rivendica, in quanto capo delloStato, il diritto e il dovere di parlare dicerte cose al telefono con il capo del Senatoe chiede che le registrazionivengano distrutte.E qui le strade dei duegiornali si dividono semprepiù. Il Fatto, che con laprocura di Palermo ha (perusare un eufemismo) buonirapporti, si scaglia controi misteri del Quirinaleevocando toni da scontrofinale tra l’oscuro poteredi palazzo e i magistratisenza macchia e senza paurache hanno nel neoguatemaltecoAntonio Ingroiail proprio simbolo. Inaspettatamenteil Colle trovaproprio in Eugenio Scalfariuno dei suoi difensoripiù valorosi. Chi ha un po’di memoria storica ricorderàche si tratta dello stessoScalfari che, ambiziosoed eccezionale direttoredell’Espresso, vedeva consacrarela sua carriera perun altro caso che coinvolgeva un capodello Stato. Tutt’altre vicende, ovvio. È ilcosiddetto Piano Solo, la storia di un tentativodi golpe militare messo a puntonell’estate del 1964. Ad architettare il piano,poi rientrato, sarebbe stato il comandantegenerale dei carabinieri GiovanniDe Lorenzo su istigazione del presidentedella Repubblica, il democristiano AntonioSegni. La copertina “Complotto al Quirinale”del 14 maggio 1967 che lanciaval’inchiesta firmata da Lino Jannuzzi portòallora l’Espresso, e il suo direttore, sullabocca di tutti. A parte le spiritosaggini diun destino che ti vede sedicente giustizieredi sordidi complotti da giovane e ti ritrovaanziano sponsor della ragion di Stato, ilcaso è significativo perché squarcia l’ultimovelo, quello del cortocircuito tra legalitàe giustizia destinato a segnare le sortidella sinistra italiana. Niente fa più rizzarei capelli a Scalfari di un magistrato, magariproprio Ingroia (il Guatemala non è poicosì lontano e lui stesso prima di partireha detto che fare politica è un diritto ditutti), in grado di saldare “partito dei sindaci”,grillini e quel che resta dei dipietristi.Il Grande Vecchio non vuole nemmenopensare a un’ipotesi del genere. Anche perchégli elettori di un partito così preferirebberoi tintinnii del Fatto alle messe cantatedi Repubblica. [lb]Foto: AP/LaPresse


CULTURA LA STORIA INCONFESSABILEIl sangue(cancellato)dei vincitoriNeri e Gianna, eroi partigiani insubordinati al Pci,assassinati dai comunisti perché testimoni scomodidei crimini della Resistenza. Nelle lettere inedite dimamma Lena la terribile cronaca di un ordinarioinsabbiamento. Voluto dai vertici del partitodi Roberto Festorazzi*Sono i racconti dell’orrore. A distanzadi quasi settant’anni, emergonole carte intime di Maddalena ZanoniCanali, l’eroica mamma del capitano“Neri”, il leader carismatico della Resistenzacomasca eliminato dal gruppodirigente del Partito comunista in quantoprotagonista e testimone scomododell’epilogo di Mussolini. Scritti ineditiche mettono sotto accusa la leadershipdel Pci e che documentano con molti dettaglifino ad ora sconosciuti gli interventisvolti da una madre per ottenere veritàe giustizia in merito alla morte del propriofiglio. Da queste pagine si ricavanosignificativi e diretti elementi a sostegnodell’elevata statura politico-criminale dimolti componenti della struttura di verticedel partitone rosso, forza egemone dellalotta di liberazione.Luigi Canali fu prelevato (o, permeglio dire, sequestrato) a Como il 7 maggio1945 e portato a Milano, dove fu vittimadi una spietata esecuzione a freddo daparte di una squadra speciale di sicari agliordini di Luigi Longo, numero due delPci e comandante supremo delle BrigateGaribaldi. Poche settimane dopo, il 23giugno, killer del Partito comunista trucidaronoe scaraventarono giù dalla scoglieradel Pizzo di Cernobbio, a picco sullago, la compagna di Neri: la giovane staffettapartigiana “Gianna”, al secolo GiuseppinaTuissi, che aveva osato indagaresull’uccisione del proprio uomo. Giannaaveva condiviso con Canali molti deisegreti di una comune militanza nelle filedella Resistenza. Insieme avevano gestitoi trasferimenti del prigioniero Mussolini,e insieme avevano contabilizzato l’orodi Dongo, poi incamerato dal Pci. La Tuissicertamente era anche a conoscenza dellaverità sulle modalità della fucilazionedel Duce, atto cruento al quale partecipòcome testimone, ma forse pure come attoreprotagonista, anche Luigi Canali.La cortina dell’omertàLa vicenda di Neri e Gianna è tra le piùdrammatiche della Resistenza. Arrestatidalle Brigate Nere a Lezzeno, sul Lario, lanotte tra il 6 e il 7 gennaio 1945, resistetteroalle torture rifiutandosi di fare delazione.Canali, la notte del 29 gennaio, riuscì aevadere dalle carceri di Como Borghi. Peril suo partito, si trattava in realtà di unafuga concordata con i fascisti: cioè la provache Neri aveva tradito.Il 21 febbraio successivo, un tribunalepartigiano comunista, riunitosi a Milanosotto la presidenza di Amerigo Clocchiatti,emise un’inappellabile sentenza dimorte contro Canali, reo di aver collaboratocon i fascisti. Inutile aggiungere che asostegno della colpevolezza di Neri non viera la minima prova. Il Partito comunista,Foto: AP/LaPresse42 | 21 novembre 2012 | |


Luigi “Neri” Canali, leaderdella Resistenza comasca, ela sua compagna GiuseppinaTuissi, la partigiana “Gianna”,furono uccisi su ordine del Pcinel ’45. Avevano assistito allafine del Duce e contabilizzatol’oro di Dongo. Per ottenere lariabilitazione di Neri, accusatoingiustamente di tradimento,la madre lottò a lungo, fino ascomodare Togliatti. Invanonondimeno, aveva deciso di eliminare unelemento di rilievo che aveva la pretesa divoler discutere ogni direttiva, senza compiereatto di servile e incondizionata sottomissionenei confronti dei suoi capi.Le carte private di Maddalena Canalicontribuiscono ora a illuminare le zoned’ombra di un caso tragico e complessoche è sempre gravato come un oscurosenso di colpa sulla sinistra. Si trattadi una serie di appunti che, una voltaordinati, appaiono come una sortadi memoriale postumo. Tra questi scrittivi è anche un’interessante lettera ineditache la madre di Neri scrisse alla Giannail 5 giugno 1945, nella quale si colgonogli echi delle affannose ricerche che ledue donne stavano compiendo, per ricostruirele modalità della sparizione del| | 21 novembre 2012 | 43


Foto: AP/LaPresseloro caro. Dal memoriale di MaddalenaCanali si apprendono così nuovi particolarisul calvario che i familiari delpartigiano comasco dovettero affrontarenel tentativo di far breccia nella cortinadi omertosi silenzi che il Pci aveva erettoattorno al caso. La madre di Neri elencale personalità del partito che avvicinò,tra il maggio del 1945 e l’anno successivo:dai diretti responsabili dell’eliminazionedi suo figlio (e poi di Gianna), Pietro Vergani“Fabio” (capo della delegazione lombardadelle Brigate Garibaldi) e Dante Gorreri(segretario della federazione comascadel Pci), fino a dirigenti di primo pianocome Gaetano Chiarini, su sufino a Palmiro Togliatti e a suamoglie Rita Montagnana.L’inquisitore in casaAgghiacciante il colloquio che“mamma Lena” ebbe con Vergani.Questi le disse che Neriaveva pagato con la vita lasua insubordinazione. La donnaallora mostrò a Vergani ladichiarazione giurata che unfascista le aveva reso, a discolpadi suo figlio. Questo fascista,che si chiamava EnricoMariani, aveva saputo dal federalePaolo Porta che era statolui a diffondere la voce deltradimento di Canali, per danneggiarnela figura morale,d’accordo con un capo comunista.E quest’ultimo non potevaessere che Dante Gorreri,il quale aveva – lui sì – dafarsi perdonare il compromessoraggiunto in carcere coni fascisti per salvare la pelle.Ma quando Maddalena Canalimostrò a Vergani la dichiarazione diMariani che inchiodava Gorreri e scagionavasuo figlio, quello si rifiutò di prenderlain considerazione, aggiungendo che«erano testimonianze di fascisti e che frauna settimana non avrebbero più parlato,perché lui li avrebbe fatti portare e fattiammazzare a Ravenna». Perché proprioa Ravenna? Vale la pena di ricordare chepadrone incontrastato di quella provinciaera Arrigo Boldrini, il comandante partigiano“Bulow”, che instaurò un regime diterrore nel territorio del delta del Po.La madre di Neri incontrò altri dirigentidel Pci. Fra questi, Gaetano Chiarini,classe 1898, bolognese, membro delladirezione nazionale comunista. La madredi Neri lo chiama «despota e inquisitoredel partito», per via della dura missioneche compì, su incarico di Togliatti e diNel memoriale di Maddalena Canalici sono tutti i nomi delle personalitàdel Pci che avvicinò tra il maggio del1945 e l’anno successivo. Dai direttiresponsabili dell’omicidio di Neri aipezzi grossi come Gaetano ChiariniLongo, recandosi a casa Canali nel tentativodi ridurre al silenzio una madre chenon era disposta a cedere.La rivendicazione di LongoChiarini non era un personaggio qualunque:il suo nome ricorre in una dellevicende più torbide della Resistenza, l’assassiniodei sette fratelli Cervi, avvenutonel Reggiano alla fine del 1944. Il “casoCervi” è emblematico della deriva stalinianache s’impadronì del Pci nel seno dellalotta resistenziale. I sette fratelli partigiani,infatti, vennero scaricati dal loro stes-LA STORIA INCONFESSABILE CULTURAIL DOCUMENTOQuando Maddalena Canali mostrò a Vergani ladichiarazione che scagionava suo figlio, quellorispose che «erano testimonianze di fascisti eche lui li avrebbe fatti ammazzare a Ravenna»DA UNA MADRE SENZA PACEA UNA DONNA IN GUERRA Como, 5-6-45Carissima Giuseppina, oggi mi sono recatada Mentasti [Remo Mentasti, valigiaiocomunista comasco che fu custodedell’oro di Dongo, ndr]; gli ho espostotutte le nostre cose, lui è del parere chetu venissi a Como una scappatina, potrestia mio parere domandare il permessoper andare a prendere i tuoi indumenti,così noi possiamo metterci d’accordo, siaper parlare per la testimonianza che tudovrai portare in tante cose riguardantite e Luigi, sia riguardo all’interesse di cuiabbiamo parlato col tuo papà, intanto parlanea Sam se puoi, se è ancora del pareredi portarti a Como, come ti disse prima,per parlare con questo Nicola [“Nicola”,nome di battaglia di Dionisio Gambaruto,rinviato a giudizio per l’uccisione di Canali,ndr], porta il memoriale di Luigi e anche lasua giacca se puoi, inoltre gli occhiali damiope che mi hai mostrato domenica, tispiegherò poi il perché.Guglielmo [“Guglielmo” nome di battagliadi Dante Gorreri, ndr] è tornato, oracredo che Vincenzina [Vincenzina Coan,amica della famiglia Canali, ndr] cercheràd’incontrarlo e poi ne parleremo, poi tidirò che ho ricevuto una lettera, dallasignorina Peri Angela, se ti ricordi quandosono venuta la prima volta a casa tua, checi siamo recate in quel posto, ma non miricordo come si chiama. Abbiamo parlatoin merito alla tua riabilitazione nel partito,e anche di Luigi; la prima volta che ciincontreremo ti mostrerò anche questalettera, e chiederemo in merito.Quando vieni, devi venire alla mattina unpo’ presto così avremo modo di poter faretante cose, ieri sera io e la zia Maria siamoandate a far visita alla signora Masciadri,anche di questo colloquio ti parlerò, sonoansiosa di sapere se hai già parlato conManelli e cosa ti ha detto, intanto ti salutotanto, nella speranza di migliori notizie.Mamma Lenaso partito e, in pratica, consegnati nellemani degli scherani fascisti che li ammazzarono.La ragione di questo palese tradimentoè presto detta: esattamente comeCanali, anche i Cervi non erano ligi alledirettive comuniste. Nell’epilogo dei settefratelli partigiani un ruolo decisivovenne giocato proprio da Gaetano Chiarini,giunto a Reggio Emilia nel novembredel ’44 a sostituire il precedente segretariodella federazione clandestina comunista.Chiarini agì come un “commissarioad acta”, come un plenipotenziariorosso: normalizzò il partito assegnandoalle responsabilità chiave,politiche e militari, uominidi provata obbedienza e dispietata durezza, in mododa rafforzare la strategiache prevedeva il ricorso| | 21 novembre 2012 | 45


CULTURA LA STORIA INCONFESSABILEsistematico ai metodi terroristici nelloscontro con i fascisti.Non fu, né poteva essere, dunque uncaso che Togliatti e Longo mandarono aComo Chiarini, affinché spendesse argomentipersuasivi come le minacce allo scopodi stroncare l’iniziativa dei familiari diNeri, che stavano mettendo sotto accusaun intero partito. Il quale Pci, però, nonsoltanto non si lasciò intimidire, ma giunsea rivendicare pubblicamente l’assassiniodi Canali. Accadde, a Como, duranteun comizio di Luigi Longo, presente anchela madre di Neri. Una provocazione inutile,nella sua sfrontatezza, che convinse ladonna, una volta di più, della necessità dinon abbassare la guardia nella sua solitarialotta contro il Moloch Rosso. n*storico e giornalista, indaga da tempo sulperiodo del fascismo e della successivaguerra civile italiana. Ha all’attivo diversi libritra i quali Caro Duce, ti scrivo. Il lato serviledegli antifascisti durante il Ventennio;I veleni di Dongo. Gli spettri della resistenza;Margherita Sarfatti. La donna che inventòMussolini; Uccidete il Duce! La congiura degli“Amici del Popolo” e gli attentati a MussoliniPARLA GIAMPAOLO PANSAVittime sulla viadella “Liberazione”«Sembrano delitti inspiegabili, ma i rossi avevanoun piano per l’Italia. Eliminavano gli ostacoli dallastrada verso la conquista della loro “Ungheria”»di Neri e Gianna è tipicadella strategia comunista diquegli anni. Scopo del Pci nonera soltanto di giungere a una soluzionedella guerra (a quello ci avrebbero pensatogli angloamericani), ma soprattuttodi affermare la propria assoluta supremaziaall’interno del fronte di liberazione».Giampaolo Pansa, autentico fenomenoeditoriale dell’ultimo decennio, a partiredal suo fortunato best seller Il sangue deivinti (mentre è ora in libreria la sua ultimafatica, La guerra sporca dei partigianie dei fascisti, Rizzoli), non ha mai scritto«La vicendadel caso dei due partigiani di Dongo. Maè ugualmente convinto che la loro mortevada inquadrata nel vasto disegno deicomunisti di «dare una spallata per arrivarealla conquista del potere».«Se si considerano isolatamente, questidelitti possono sembrare senza spiegazione.Ma se li si guardano nella loro complessità,appare chiaro che trovano unagiustificazione nella strategia dei comunistivolta a sgombrare il terreno da personaggiinfluenti, con un loro seguito,che li avrebbero ostacolati nella guerrada fare dopo il 25 aprile. Anche le mat-Giampaolo Pansa,giornalista escrittore, è appenatornato in libreriacon La guerrasporca deipartigiani e deifascisti (Rizzoli).A lato, la gentein festa a Milanoper la fine dellaguerra (aprile 1945)tanze dei fascisti, avvenute nelle settimanee nei mesi successivi alla Liberazione,non furono soltanto vendette su larga scala.Il Pci ragionava con una terribile logica,che è la seguente: bisognava ammazzareil numero maggiore possibile di fascisti,per togliere di mezzo i possibili oppositoridel colpo di mano rosso. Insomma,si voleva creare un clima da “paralisi delterrore” che avrebbe facilitato la conquistadel potere da parte dei comunisti, chevolevano trasformare l’Italia nell’Ungheriadel Mediterraneo». Perché finora nonha mai scritto nulla sugli orrori di Dongo?«Perché sul tema esiste già una letteraturainfinita», spiega Pansa. «A me premevadi parlare di cose di cui nessuno si eramai occupato prima. In dieci anni ho ricevutoventimila lettere da parte di lettoridei miei libri, soprattutto donne. E ancoraoggi ne ricevo in numero impressionante.Queste lettere hanno sempre lo stesso cliché:“Caro Pansa, ho letto il suo ultimolibro. Non ci ho trovato la mia storia, perciògliela racconto”. Ecco, esiste un mondoal quale nessuno ha riconosciuto il dirittoné di ricordare, né di parlare, né di essererammentato. Io ho semplicemente volutodare una voce a questi italiani prigionieridel loro silenzio». [r.fe.]Foto: AP/LaPresse46 | 21 novembre 2012 | |


cultura nel tempIo della liricaIl coraggiodi cambiaremusicaAlla vigilia di una doppia inaugurazione dellastagione che metterà in dialogo Verdi e Wagner,il sovrintendente della Fenice di Venezia spiegaperché occorre parlare di cultura in terminidi efficienza e qualità. «Come in un’azienda»facciamo ancora un’altrafoto/ col colombo in man/«Vieni,così, sorridi bene senzasmorfie,/ lo sguardo fisso su di me/ mentreconto fino a tre,/ sarai contenta quandopoi/ tua cugina lo vedrà/ che a Veneziasiamo stati anche noi». Ci vuole lavoce, oltre che la poesia, di Paolo Contea raccontare cosa sia Venezia per chi visbarca orgoglioso quasi fosse un traguardo,come la cugina celebrata nella canzonesimbolo di un’irresistibile (e maiscomparsa) Italia provinciale. Chissà sela famosa cugina aveva mai messo piedealla Fenice. La provocazione è pertinentese si vuol parlare del grande teatro senzacostringere la cultura a un rito officiatoper pochi colti eletti.Quando Cristiano Chiarot, che nellavita è stato anche giornalista e dirigented’azienda, è stato nominato sovrintendentedella Fenice, nel dicembre 2010,aveva in testa di farne un teatro più“aziendale”. L’uomo, che in questo tempiodella musica ha lavorato con ruolidiversi per oltre un decennio primadi arrivare alla carica chericopre tutt’oggi, non siscandalizza della parola“profitto”. E non si lamentaneppure del taglio, chepure è costante in questianni, al Fondo Unico per lo Spettacolo daparte del governo. La sua visione “aziendalista”del teatro non vuole essere provocatoria,ma improntata al buon senso.«Significa mettere a frutto il tesoroche abbiamo tra le mani», spiega a Tempinell’emozionata vigilia di una stagioneparticolarmente impegnativa e importanteche prenderà il via venerdì prossimocon un calendario di grande spessoreper festeggiare il bicentenario della nascitadi Verdi e Wagner, due maestri profondamentelegati alla città lagunare.Da alcuni anni, racconta Chiarotper spiegare che cosa significhi visione“aziendale” della cultura, il teatro La Feniceè aperto ai visitatori, in gran parte turisti,anche durante le prove degli spettacoli.«Abbiamo chiesto agli artisti uno sforzoin più, assicurato l’assoluta disciplina delpubblico e devo dire che funziona». Funzionae rende, se è vero che oggi circa unmilione di euro all’anno entra nelle cassedella Fondazione che gestisce il teatro soltantodalle visite della struttura. Perchéalla Fenice c’è uno spettacolo che si godeDa alcuni anni il teatro è aperto alle visiteanche durante le prove. «Abbiamo chiestoagli artisti uno sforzo e oggi quelle visitefanno guadagnare un milione al teatro»anche prima che si apra il sipario. La fulgidabellezza del teatro è infatti impreziositada una storia accidentata e avventurosa,che ha visto questo gioiello, che siiniziò a progettare nel 1789, distrutto perdue volte. L’ultimo devastante incendiodoloso ha quasi completamente raso alsuolo il teatro nel 1996 e solo nel 2003 siè potuta rispolverare la scontata, eppureazzeccata, metafora della Fenice che rinascedalle proprie ceneri.«Questo teatro – riprende Chiarot –ha delle grandi qualità a livello artisticoe bisognava metterle in condizione diesprimersi. In più c’era un altro elemento:ci eravamo accorti che più spettacoliproponevamo, più pubblico attirava-48 | 21 novembre 2012 | |


Sopra, il sovrintendentedella Fenice di VeneziaCristiano Chiarot.Sotto, il maestroMyung-Whun Chung,alla guida dell’Orchestrae del Coro della Fenice(Foto: Jean-FrançoisLeclercq).A lato, una vedutadel teatro, riapertonel 2003 dopo cheun incendio dolosolo distrusse quasicompletamentenel 1996 (Foto:Michele Crosera)l’idea di far incontrare culturae mercato evoca continuamentemal di pancia, ilterrore che l’una possa esseresvenduta in nome delmo».Semplice, ma non banale. La Fenice,come e forse più di altri teatri, ha unventaglio di pubblici estremamente diversi.Ci sono i melomani che arrivano dallacittà e dal resto d’Italia e poi ci sono i turisti,spesso solo genericamente innamoratidella musica ma ugualmente interessati abeneficiare di quel “brand” internazionaleche è La Fenice. «Per i turisti – riprendeil Sovrintendente – abbiamo modulatoun’offerta su misura, immutata in terminidi qualità ma più agile in termini ditempi». Così si spiega il grande sforzo dimettere in cartellone anche due spettacolidiversi nello stesso weekend, «per darela possibilità a chi è in città di passaggiodi vedere anche più di una recita. In questastagione – spiega Chiarot – abbiamo18 titoli e 122 recite d’opera, senza contarei concerti sinfonici e ormai da annicerchiamo di proporre un’offerta validae specifica in ogni periodo dell’anno». Inattesa di conoscere i risultati di uno studioavviato con la Camera di Commercioper quantificare l’impatto economico delteatro sulla città di Venezia, Chiarot sottolineacome l’efficienza di cui va tanto fierosia figlia di un progetto culturale pre-«Il discorso sull’efficienza è un altro aspettodel discorso sulla qualità dell’offertaculturale. Le due cose non sono alternativeo destinate a non incontrarsi mai»ciso. «Insieme al direttore artistico FortunatoOrtombina siamo riusciti a valorizzarela grande fantasia dei professionistiche abbiamo qui mettendola al serviziodel teatro e della città stessa. Perchéil discorso sull’efficienza è un altro aspettodel discorso sulla qualità dell’offertaculturale. Le due cose non sono alternativeo destinate a non incontrarsi mai.Se non riuscissimo a pagare i costi con ilbotteghino non potremmo fare il lavoroche facciamo». Eppure| | 21 novembre 2012 | 49


cultura nel tempio della liricadue capolavoriDoppia inaugurazioneIn occasione del bicentenariodella nascita diVerdi e Wagner la Feniceproporrà una vera doppiainaugurazione dellapropria stagione lirica,con due titoli “veneziani”di Verdi e Wagner, Otelloe Tristan und Isolde. Laserata di gala con Otello èprevista per il 16 novembreseguita, domenica 18,da Tristan und Isolde.A sinistra, in alto,una scena dell’Otellodi Verdi e, sotto, unadel Tristano di Wagner.(Foto: Michele Crosera).Sopra, due bozzetti discena dell’operawagnerianale ciniche ragioni dell’altro. «Il valoreche un’opera d’arte può generare è duplice:immateriale ed economico. Ecco, noidiciamo che quei due tipi di valori, comein qualunque azienda, devono procederedi pari passo. Rifiuto l’idea che la culturadebba essere per forza in perdita. Ungrande artista come Picasso è stato intelligentee fortunato a vendere i suoi quadri,mentre il povero Van Gogh è mortoin miseria. Dovremmo preferire il destinodel secondo a quello del primo per salvaguardareuno spirito genericamente poetico?Non credo».Verdi, Wagner e VeneziaAnche quest’anno il teatro chiuderà ilbilancio in pareggio. Nel 1996 la riformadegli Enti lirici voluta dall’allora ministrodella Cultura Walter Veltroni dovevaspingere i 13 Enti Lirici italiani ad attrarregli investimenti dei privati. «Purtroppo– spiega Chiarot – quella è rimasta più chealtro una buona intenzione per due motivi.Il primo è che non c’è in Italia una leggeper la defiscalizzazione dei contributialle aziende culturali e poi perché mancauna tradizione solida del mecenatismoin Italia». Ad oggi il grosso dei fondi dellaFenice arriva dallo Stato con il Fondo Unicoper lo Spettacolo (14,5 milioni), poi cisono i circa 8 milioni dal botteghino, 4,4dal Comune di Venezia, 1,5 dalla Regione,3,5 dai privati e circa due milioni di incassivari. «Siamo responsabili di quello chericeviamo dallo Stato».In occasione del bicentenario dallanascita di Giuseppe Verdi e RichardWagner, due compositori entrambi moltolegati a Venezia, la Fenice ha messo inpiedi un progetto che accosta due operecentrali sia nella produzione dei singoliIn occasione del bicentenario della nascitadi Verdi e Wagner la Fenice avrà due primedando il via a una maratona unica in Italiatra le opere dei due grandi maestriartisti, sia nella storia dell’opera lirica ingenerale. Si alterneranno così sul palco,in una maratona che non ha eguali in Italia,l’Otello di Verdi e il Tristano e Isotta diWagner. La Fenice avrà dunque per la primavolta una doppia inaugurazione, condue opere portate in scena da due diversecompagnie di canto e da due registi, mentreil direttore, Myung-Whun Chung, saràlo stesso, a dimostrare l’unitarietà del progettocomplessivo. Il 16 novembre si partecon la prima di Otello, per la regia di FrancescoMicheli e il 18 sarà la volta del Tristanoe Isotta firmato da Paul Curran.L’accoppiata dei bicentenari dellanascita di Verdi e Wagner sarà inoltre l’occasioneper due grandi concerti che si svolgerannonel giorno esatto dell’anniversariodella nascita dei duecompositori: il concerto inomaggio a Wagner è programmatoper il 22 maggio2013, quello per Verdi il 10ottobre 2013. [lb]50 | 21 novembre 2012 | |


L’ITALIACHE LAVORAUna sceltadi campoTutto è iniziato con l’idea di “salvare” le terredel Parco Sud di Milano. Poi sono arrivatii primi raccolti, il negozio, l’allevamento dei vitellie il maneggio. Storia della cascina Santa Martae di una occasione che è diventata impresaUmiltà, pazienza, sacrificio e una certadose di coraggio. Serve questo peraccettare la proposta di tornare alavorare nei campi, far fruttare la terra,sudare sotto il sole cocente per far crescereuna piantina. È così che è nata la Cooperativaagricola Santa Marta. Da unaintuizione, una delle tante, di don LuigiGiussani: per salvaguardare i monacibenedettini della Cascinazza da una eventualespeculazione edilizia futura, occorrevaacquistare i terreni intorno al monastero,una cascina e tornare a lavorare laterra. Non solo, perché l’idea era anchequella di dar vita a un luogo pronto adaiutare chiunque fosse in cerca di aiuto.Emilio è stato il primo a imbarcarsinell’avventura che diverrà la CooperativaSanta Marta, che prende il nomedall’omonima cascina situata nel ParcoSud di Milano, a Zibido San Giacomo. Ilcasale non era abbandonato, ad abitarloera la famiglia Binda Beschi, ben lietadi accogliere qualcuno in quell’edificioenorme, e felice di poter condividere conaltre persone la fatica del lavoro. Fino aquel momento si coltivavano riso e mais,ma grazie all’arrivo dei nuovi inquilinie al loro dinamismo, il patrimonio dellatradizione agricola sarebbe tornato a viverenel suo splendore, seguendo la ricettadegli antichi valori.È il 1996 quando iniziano i primi lavoridi ristrutturazione. La corte è uno deitipici insediamenti rurali che da semprepopolano la pianura Padana. Ad accogliereil visitatore, quando arriva, un’anticatorre merlata del Settecento. Oggi, doposedici anni, ad abitare la cascina SantaMarta ci sono undici uomini e diecidonne dell’associazione laicale MemoresDomini, otto famiglie con relativa prolee don Gianni Calchi Novati: in tutto unasessantina di persone. E i lavori di rinnovamentonon sono ancora terminati.Dalla coltivazione di riso e mais sipassa a produrre anche frutta e verdura.L’idea è di Gianni: è da questo momentoche l’azienda familiare si trasforma inuna vera e propria cooperativa. Si riducela superficie della coltivazione di massa esi iniziano a piantare frutta e ortaggi divario tipo e per intensificare i raccolti sicostruiscono le prime serre.Nel 2002 entra in società Federico.Viene da Crema, ha un diploma in ragioneria,dopo le superiori ha frequentatouna scuola di pasticceria. E fino a quel«In questo lavoro bisogna essere umili.Basta una grandinata o un mese di siccitàe il raccolto va in fumo. Gli imprevistitra i campi sono sempre dietro l’angolo»momento si era divertito a sfornare tortee pasticcini. Niente a che vedere col lavorodell’agricoltore. Arare, irrigare, seminaree trebbiare non lo aveva mai fatto.«Ho cominciato da zero. Me lo hannoproposto e ho detto di sì», dice sorridendo.«Mi occupo principalmente dellaparte amministrativa e commerciale, mase bisogna andare nei campi non mi tiroindietro; in questo lavoro bisogna essereumili: quello che serve bisogna farlo senzatroppi programmi perché quelli sono iprimi a essere stravolti. Basta una grandinatao un mese di siccità e il raccolto vain fumo. Gli imprevisti tra i campi sonosempre dietro l’angolo. Quest’anno, adesempio, abbiamo piantato gli spinaci maper un motivo o per un altro non sonocresciuti come pensavamo e quelli chepossiamo vendere sono davvero pochi».Di lavoro ce n’è semprestato tanto in cascina, maFederico la sua busta pagal’ha dovuta inventare: «Erocontento della vita che avevoiniziato a fare, ma per52 | 21 novembre 2012 | |


A lato, il negozio e Federico Dendena,responsabile dell’area commerciale.Sopra e sotto, la cascina Santa Martaa Zibido San Giacomo (Milano)trovare i soldi del mio stipendio bisognavaper forza aumentare i ricavi dellaCooperativa. Così ho pensato a un piccolonegozio dove vendere i nostri prodotti.Grazie al passaparola e a qualche pubblicitàci siamo fatti conoscere, poi sonostati gli stessi clienti a chiedere prodottisempre diversi: ortaggi, frutta, riso arborio,carnaroli, integrale, venere».Nel giugno 2011 il salto di qualitàcon un punto vendita tutto nuovo, premiatodal Club di Papillon come migliorebottega del Gusto d’Italia all’internodella rassegna enogastronomica di Golosaria.Ristrutturando locali preesistentiè nato l’attuale negozio che conservatravi e mattoni a vista, dove oltre ai prodottidella cascina si possono trovare specialitàtipiche e delicatezze gastronomichedi altissima qualità: la pasta Makairafatta con orzo e farro, la birra dei monacidella Cascinazza, l’olio d’oliva toscano,il salame artigianale cremasco, i formaggidi Marco Vaghi – uno dei miglioriaffinatori d’Italia –, vini doc dell’OltrepòPavese. E non è finita qui perché, da setteanni, la Cooperativa propone ad aziendee privati la possibilità di acquistare cestegastronomiche di diverse grandezze per iregali natalizi.Il sogno di domaniE sempre dei clienti è la richiesta di poteracquistare carne di animali cresciuti enutriti da persone fidate. «Oggi, su ordinazione,recuperiamo i tagli richiesti. Ciappoggiamo all’azienda agricola di Alseno,in provincia di Piacenza; lì compriamoalcuni vitelli che, per circa due mesi,portiamo all’ingrasso qui da noi, poi lifacciamo macellare. E il cliente è contentoperché sa di potersi fidare».Fuori dalla corte è stato costruito ilmagazzino e, dal giugno 2010, un maneggiocon dieci cavalli: lezioni di equitazione,volteggio e riabilitazione equestre,sono solo alcune delle offerte. Il territoriointorno alla cascina è perfetto per organizzarepasseggiate a cavallo: circondatida una natura incontaminata si possonoincontrare ghiri, tassi, faine, volpi, conigliselvatici, donnole e lepri. Tra gli uccellisi possono osservare l’airone, il picchio,il cuculo, la cinciallegra, l’aironerosso, la cicogna bianca,il germano reale, la gallinellad’acqua, il martin pescatoree la poiana. Quando l’acquadalle risaie si ritira, le strade ei margini dei fossati si ricopronodi gamberi d’acqua dolce econ un po’ di fortuna si possonovedere anche i gamberi rossidella Louisiana. «Organizziamovisite guidate dell’aziendae del territorio circostante,è un luogo ideale per le scolaresche.È impressionante vedere le faccedei bambini che si stupiscono delle cosepiù normali. Ti fanno domande incredibili:“Perché la fragola non è rossa?”. Semplice,perché non è ancora matura. Per noi ètutto normale, ma di fronte ai loro occhinon puoi non sorprenderti del loro stupore.E così anche noi torniamo a non dareper scontato nulla». Il prossimo obiettivo?«Aprire un punto ristoro per dare la possibilitàa chi ci fa visita di degustare i nostriprodotti. E credo proprio che nel giro didue anni riusciremo a inaugurarlo».Daniele Guarneri| | 21 novembre 2012 | 53


GREEN ESTATELANTERNA VERDE, IN PROVINCIA DI SONDRIOIl sublime trittico di trotedi Tommaso FarinaSegnatevi questo indirizzo o ritagliatevi questa scheda, sevolete godervelo. Abbiamo pranzato alla Lanterna Verdedi Villa di Chiavenna (Sondrio) senza sapere che pochigiorni dopo avrebbe chiuso per tre settimane di riposo autunnale.Voi state in vigile attesa: verso il 7 dicembre la famigliaIN BOCCAALL’ESPERTOTonola riaprirà cancelli e fornelli del proprio magnifico locale, e vi toccherà correresu per una soave scorpacciata.E il bello è che tutto nacque come chiosco dedicato alle trote: Ezio Tonola scavòdelle vasche per allevare personalmente i pesci, che poi offriva ai ghiottoni, cucinandolialla “pioda”, ossia alla pietra, tradizione non solo della Valchiavenna maanche della vicina Valtellina. Da lì, ecco l’idea di creare un vero e proprio ristorante.E che ristorante! Una sala alta e accogliente come quella in cui Beorn accolseGandalf e Bilbo alla scoperta delle Terre Selvagge uscite dalla fantasia di Tolkien.Nel bicchiere, una lista dei vini curata con rara passione da Toni, già delegato deisommelier di Sondrio. Nel piatto, la cucina di Andrea: tradizione e rivisitazione.Le trote ancora guizzano nelle vasche: ecco allora il Trittico, composto da tartara,terrina di trota affumicata con le verdure e bavarese di trota salmonata. Di primo,i “tajadin dulz de Villa”, lasagnette di farina di castagne con burro, formaggiolocale e fiori di camomilla, ricetta ancestrale benissimo recuperata. Di secondo,una sublime costoletta di morbido cervo con rustiment (sformatino di patate, fagiolinie formaggio che ricorda i valtellinesi “tarozz”), cavoletti stufati e piccolemele selvatiche. Chiudete col semifreddo al mango con biscotto ai pistacchi e spumadi cioccolato bianco al lemongrass. Ma questa è solo parte della scelta offertada una carta giudiziosamente imponente. Sul sito web il menù è sempre aggiornato.Preventivate un costo di circa 60 euro a testa, con la possibilità di scegliere diversimenù degustazione convenientissimi. Un posto che merita il viaggio, di corsa.Per informazioniLanterna verdewww.lanternaverde.comFrazione San Barnaba, 7Villa di Chiavenna (Sondrio)Tel. 034338588Chiuso martedì sera e mercoledìCINEMABallata dell’odioe dell’amore,di Alex De La IglesiaBuono lo stile matroppo violentoLe vicissitudini del figlio diun pagliaccio repubblicanoammazzato dai franchisti.Film vecchio di due anni, arrivatosolo ora per vicissi-HOME VIDEOThe Raven,di Jame McTeigueRitratto alcolicoEdgar Allan Poe: tra bevute,passioni incontrollate e talentoletterario.Ritratto alcolico e superficialedel noto scrittore americano.L’espediente è quello di Shakespearein Love: un sacco di pallema con nomi illustri. Non è ilmassimo, per la piattezza dellaregia di McTeigue a corto ditrovate (il regista diV per vendetta)e poi per un cast che,penalizzato dal doppiaggio,sembra di gatte morte: JohnCusack, Luke Evans e BrendanGleeson ai minimi storici.tudini distributive. È il filmpiù ambizioso dello spagnoloAlex De La Iglesia che haalle spalle un bel giallo riccodi umorismo come La Comunidade un altro paio difilm trascurabili. Il progettofa tremare i polsi: raccontarei decenni del franchismospagnolo attraverso il puntodi vista di alcuni clowndi un circo, in particolare diHUMUS IN FABULAil concorso dell’eneaApp e film, i creativiche vedono l’energia«L’energia non la tocchi, non lavedi. Eppure, in forme diverse,si trova dappertutto. Serve pervivere, per produrre, per pensare;è il catalizzatore di tuttele nostre azioni quotidiane:illumina gli uffici, le strade, riscaldale case, fa funzionare glielettrodomestici, alimenta leautomobili. L’energia ci circonda,agisce nascosta, ma siamoconsapevoli di quanta, effettivamente,ne stiamo consumando?Di come usarla al megliosenza troppi sprechi e conseguenzeper l’ambiente?». Domandeprecise che sono diventateil tema di un concorso,“Energia da vedere”, indettodall’Enea, l’Agenzia nazionaleper le nuove tecnologie, l’energiae lo sviluppo economico sostenibile,in collaborazione conFire e Isnova. L’iniziativa si rivolgea giovani filmmaker under35 e a sviluppatori di applicazioniper smartphone etablet, professionisti e non,chiamati a raccontare attraversoformule efficaci e originalicome le innovazioni, la tecnologiama anche i semplicigesti di tutti i giorni, possonoaiutarci a utilizzare responsabilmentele risorse energetiche.Lanciato ufficialmente nel corsodella manifestazione Ecomondoa Rimini, il concorso èarticolato in quattro sezioni:“Corto” della durata massimadi 3 minuti; “Spot video” delladurata massima di 30 secondi;“Spot audio” della duratamassima di 20 secondi; “Application”per smartphone/tabletiOS o Android. La registrazionee l’invio di ciascuna opera saràpossibile fino alle ore 14 del18 gennaio 2013: entro questadata dovranno infatti essereinviati i moduli per parteciparead una delle quattrosezioni del concorso attraversoil sito www.efficienzaenergetica.enea.it.Una giuria, compostada cinque membri selezionatitra autorevoli esponentidel mondo culturale e scientifico,decreterà i vincitori del premioe le menzioni speciali. Perogni sezione del concorso sonoin palio premi da 2.000 europer il primo classificato e da1.000 euro per il secondo.54 | 21 novembre 2012 | |


STILI DI VITAuno, il clown triste che deveaffrontare la morte del padreclown e repubblicano.De La Iglesia ci mette dentrotutto: le atmosfere allaHitchcock, Buster Keatone Charlie Chaplin, gli horrordegli anni Trenta e anchetante crudezze e un po’ dicattivo gusto. Non gli mancalo stile ma la scrittura è inferiorealla regia: troppe ellissi,troppi personaggi mal centrati,troppi cambi di registroe soprattutto c’è tanta, troppaviolenza evitabile.visti da Simone FortunatoIl registaAlex DeLa IglesiaUN INNO AL CREATOLa speranzanecessariadi Annalena ValentiJean Giono, L’uomoche piantava gli alberi.Uno di queilibri che sfuggono dallemani dell’autore, che neavrebbe voluto fare unMAMMAOCAracconto «per rendere piacevole piantaregli alberi», per diventare un innoalla creatività umana, al tempo chematura e fa crescere, alla speranza,alla rinascita e alla responsabilità diogni uomo. Altro da manifesto ecologistaè più un inno al creato, al creatore ealla sua creatura, così credibile che ancheoggi in molti pensano che sia unastoria vera. Scritto nel 1953, nel 1987ne viene tratto un film di animazioneche vince il premio Oscar. Dal 2008 èpubblicato da Salani in varie edizionicon e senza dvd. Un racconto ancheper i bambini. Nel 2010 in un’edizionepop-up e quest’anno in un’edizione illustratada Tullio Pericoli. Le immaginientrano nel testo, come annotazionia margine, poi invadono la paginae riscrivono la storia. Un di più di bellezzae di senso. Trovati, una volta dipiù, nelle pagine di un libro. «In generaleVergons portava i segni di un lavoroper la cui impresa era necessaria lasperanza. La speranza era dunque tornata…Quando penso che un uomo solo,ridotto alle proprie semplici risorsefisiche e morali, è bastato a far usciredal deserto quel paese di Canaan, trovoche, malgrado tutto, la condizioneumana sia ammirevole».mammaoca.wordpress.comCOMUNICANDONOVITà AL CINEMAOggi si comunicain tutte le lingueÈ sempre molto importante comunicarei progressi del mercatosoprattutto se si tratta di strumentiutili: ecco quindi MovieReading(moviereading.com), la primaApp per “leggere i film” susmartphone, tablet e occhiali hitech,selezionata tra oltre 600progetti presentati e arrivata infinale al prestigioso premio GaetanoMarzotto. Semplicissimoil funzionamento: l’utente devescaricare e installare l’applicazioneMovieReading sul propriosmartphone o tablet, insieme aisottotitoli del film (presenti nellasezione “Market” dell’applicazione).Arrivato al cinema, l’utenteattiverà i sottotitoli che si sincronizzerannoautomaticamentecon l’audio della pellicola, a questopunto potrà godersi a pienola visione del film. Innovazionevincente sviluppata da UniversalMultimedia Access, societàdetentrice dei brevetti mondialiche è stata ospite dell’ultima edizionedi Giffoni Experience e diSMAU business 2012, ottenendoanche un premio nella categoria“Mobile e disabilità” delloSmau Mob App Award, contestitinerante a sostegno della culturadell’innovazione in ambito mobile.Prestigioso riconoscimentosulla strada dell’inclusione sociale,MovieReading è un grande“supporto” di comunicazione chepermette di richiamare al cinemale categorie sociali fino a orarimaste escluse, evitando agliesercenti spese in ristrutturazionedegli impianti. Grazie a questaApp, finalmente, il cinema èpiu “democratico” che mai. Emanuele Gallo Perozzi| | 21 novembre 2012 | 55


PER PIACEREla dimensione estetICA ed esistenzIAleIl segreto del presepe, tradizioneche attira i credenti e non soloAMICI MIEIlibRIIl volto modernodel popolo devotoDal 15 al 20 febbraio del 2010 idevoti di Padova e non solo hannopotuto pregare davanti ai restimortali di Sant’Antonio, eccezionalmenteesposti al pubbliconella bara di vetro che lasciavaintravedere la sagoma ossea delcorpo del Santo a quasi otto secolidalla sepoltura. Nei sei giornidi ostensione più di duecentomilapersone si sono raccoltein preghiera e perché un eventotanto imponente non restassesolo un bel ricordo, il Messaggerodi Sant’Antonio ha volutocommissionare all’OsservatorioSocio-Religioso del Trivenetoun’indagine per affrontare, daun punto di vista scientifico e sociologico,il fenomeno della religiositàpopolare. Se l’intento èapprezzabile, il risultato è addiritturasorprendente. Il volumeToccare il divino (a cura di AlessandroCastegnaro e Ugo Sartorio,Edizioni Messaggero Padova,174 pagine, 16 euro) descrive infattiuna religiosità popolare lontanadallo stereotipo che la vuoleconfinata a credenti anziani,con bassi livelli di istruzione, conpercorsi che i maliziosi giudicanoal limite della superstizionenel cammino che li porta a chiederegrazie e miracoli ai santi.Al contrario, i 2.707 questionarisottoposti ai pellegrini nei giornidell’ostensione straordinariadi Sant’Antonio, mostrano che lareligiosità popolare è solida e interessauno spettro ampio e variegatodi persone consapevoli.Essa «non è traccia residuale diun passato che si sta spegnendo,bensì segno di percorsi antichima capaci di rigenerarsi entrandoin relazione con le domandedell’uomo contemporaneo, e ingrado di indicare una via lungocui abbeverarsi alla sorgente, lìdove il divino rifulge, seduce e rimettein movimento la vita».di Filomena RizzoPerché il Natale e il presepe affascinano tutti, anche chi noncrede? Questo è l’interrogativo al quale risponde il libro: IlNatale e il Presepe nel Cuore dell’uomo (Solfanelli Editore,150 pagine, 12 euro). Il testo di Corrado Gnerre va a colmare unvuoto: non tanto quello della trattazione teologica, ma soprattuttoquello della dimensione estetica ed esistenziale. Il saggio si presentacon una copertina, l’Adorazione dei Pastori del Ghirlandaio,che predispone il lettore a scorrere le prime pagine con piglioserio ed intellettuale, ma man mano lo stesso lettore si ritroveràad avere tra le mani delle pennellate di sentimenti e, quasi senzaaccorgersene, con nostalgia, versando forse qualche lacrima, termineràle 150 pagine con uno sguardo da fanciullo.Il testo tratta del Natale ma anche del Presepe. Lo scorgerel’immagine del Divino Bambino Gesù che tende le sue piccolebraccia verso la Madre e il Suo sguardo che incrocia quello diMaria quasi a supplicare amore e protezione, desta la più significativatenerezza. Tutto ha inizio da una tenerezza: nessuna religionepretende affermare che tutto possa partire da questo. Lì,dove Dio, nella piena consapevolezza della Sua divinità, mendical’amore materno e vuole essere “accolto” da Maria, si ritrovala vera attesa di ciò che desidera l’umanità. Questo sentimentoè sperimentato anche dai non credenti che riconoscono in unarappresentazione semplice o di pregio l’eterno bisogno di ciascuno,anche di Gesù, di essere abbracciato, amato, atteso, accettato.Anche i non credenti vengono pervasi da quella atmosferadi pace, di amore che aleggia tra i personaggi che, nel caso delpresepe, pur statici, creano nell’aria una forza propria che è difficileper chiunque non percepire.Il presepe ha in sé un’estetica del bello. E proprio sulla Bellezza,come categoria trascendentale della Verità, l’autore hafondato Il Cammino dei Tre Sentieri, dove sostiene coerentementeche in vista di un completo avvicinamento alla verità, essavada amata (Primo Sentiero); conosciuta (Secondo Sentiero);e gustata (Terzo Sentiero). Con simpatia campanilistica il professorGnerre dedica un capitolo al valore apologetico del presepenapoletano del quale è appassionato cultore e realizzatore. Unlibro bello da leggere e da regalare.eventi eduCAtiviUn giorno di festa perconoscere ostetrichee tagesmutterUn’associazione culturale diostetriche che promuove unapproccio olistico e naturale aitemi della gravidanza e dellamaternità. E poi una cooperativasociale che da anni formae mette in rete le Tagesmutter,figure professionali di donneche decidono di fare dellapropria maternità un lavoroaprendo la loro casa ad accoglierealtri bambini insieme aipropri figli. Quello tra l’associazioneculturale La Luna Nuovae la cooperativa La Casa Tagesmutterè l’incontro tra duerealtà di questo tipo, impegnateda anni nel campo dellamaternità e dell’educazione.Per festeggiare l’inizio dellacollaborazione, La Luna Nuovae la cooperativa La Casa organizzanosabato 24 novembreuna giornata dedicata allefamiglie, dalle 10 alle 18 pressoi locali della Luna Nuova, invia Settembrini 3 a Milano. Lagiornata sarà l’occasione perpresentare anche la nuova figuraprofessionale della “MammAssistant”,che, nel sostegnoil libroalla mamma e alla famiglia,garantirà proprio la continuitàtra la figura della ostetricae quella della tagesmutter. Informazionidettagliate sul programmadella giornata (nonmancano le attività ricreativededicate ai bambini) sono disponibilisui siti lunanuova.it oppurelacasatagesmutter.it.eventi gastronomICI/1A Cremona il torronetorna protagonistaDopo lo strepitoso successo delloscorso anno, l’edizione 2012della grande kermesse Torrone& Torroni si presenta anchequest’anno con una ricca seriedi appuntamenti, incontri, degustazionie spettacoli che non deluderannoin nessun modo tuttii visitatori che raggiungerannoCremona dal 16 al 18 novembreprossimi. Il tema guida diquest’anno sarà la dolcezza, perchéa Cremona la dolcezza è dicasa, col torrone, prodotto simbolodella città e della sua storia,ma anche con l’armonia dolcedei palazzi storici e la melodiastruggente dei suoi violini.eventi gastronomICI/2Leccarsi i baffi conGolosaria a MilanoAccende sette candeline GolosariaMilano, la rassegna dicultura e gusto organizzata dalClub di Papillon che quest’annoavrà luogo a Milano dal 17al 19 novembre. Tante le novitàdell’evento ideato da PaoloMassobrio, a cominciare dallalocation: gli oltre 4.000 metriespositivi di Palazzo del Ghiaccioe Frigoriferi milanesi. Qui, siraduneranno i 100 migliori artigianidel gusto provenienti datutta Italia selezionati dal Golosario2013 in uscita per l’occasione.Assaggi, show cookinge conferenze a tema faranno lafelicità di chi apprezza i piacerienogastronomici della vita. Perinfo: golosaria.it.| | 21 novembre 2012 | 57


DI NESTORE MOROSINIMOBILITÀ 2000OPEL HA PRESENTATO UNA UTILITARIAArriva Adam, citycaragile e gradevoleTre Adam in diverse colorazioni: in evidenza le scolpiture sulle fiancate.Nelle foto piccole: la guida, gli strumenti, l’infotainmentOpel Adam, presentata in questi giorni,è una citycar pretenziosa e simpaticache intende collocarsi nelcontesto delle vetture trendy. Entra incampo con lineamenti in cui s’intersecanoclassici stilemi di casa Opel, ben trasmessidal frontale e dalle scolpiture cheaffiorano sulle fiancate, con ispirazionitratte da modelli di successo. Il risultatofinale, comunque, si traduce in un’autoche sembra più grossa di quanto non siain realtà – è lunga 3,69 metri, larga 1,72e alta 1,48 – anche se poi, inevitabilmente,le dimensioni compatte si avvertononell’abitacolo, dove lo spazio è adeguatoalle esigenze dei passeggeri solo nella zonaanteriore. Il bagagliaio ha capacità basedi 170 litri che aumentano a 663 ribaltandoil divano posteriore.L’ambiente interno è reso gradevoledallo stile dell’arredamento e dall’originalestrumentazione. Gli equipaggiamentiJam, Glam e Slam danno all’Adampersonalità che, rispettivamente, si indirizzanoverso giovani, sportivi e donne.Jam, Glam e Slam (oltre a 6 airbag,Abs, Esp e altri sistemi rivolti alla sicurezzae all’aiuto alla guida come il servosterzoCity) offrono anche il climatizzatoree l’impianto hi-fi, oltre ad accessori coerenticon l’allestimento. Fra l’altro OpelAdam propone un programma di personalizzazionesmisurato: la casa dichiaraoltre 30 mila combinazioni. Jam, Glame Slam in Italia arrivano con due motoria benzina (un 1.200 da 70 cavalli e un1.400 da 100 cavalli) con prezzi che partonoda 11.750 e arrivano a 15.600 euro.Adam mette in campo una buona agilitàe un comportamento affidabile, grazieanche ai buoni influssi del passo cortoe delle carreggiate larghe.| | 21 novembre 2012 | 59


UN ALTRO MONDOè POSSIBILEuna TESTIMONIANzaCristo e il kiwi.Il nostro camminoeducativodi Aldo TrentoNel clima di confusione che viviamo abbiamobisogno di incontrare personela cui vita è afferrata da Cristo per cuinon c’è un dettaglio che non solo impediscadi riconoscere la Sua Presenza ma anche diamarla con profonda gratitudine. Quest’annoper Paolino e anche per me è stata e continuaad essere una grande possibilità, una granderisorsa per la nostra adesione al Mistero.Questa grande Presenza, come amava definirlail servo di Dio monsignor Luigi Giussani, nonce ne ha risparmiata una che sia una. All’inizionon è stato facile riconoscere che quantoci accadeva era una modalità con cui il Misterosi manifestava nella nostra vita, chiamandocia guardarlo in faccia, così da vivere soloed esclusivamente per lui. È stata una battagliache solo consegnandoci totalmente ad unacompagnia grande ci ha permesso e ci permettetutt’ora non solo di non perderci d’animoma anche di camminare con dignità ed ironiaperché certi, come dice San Paolo «cheniente ci potrà separare dall’amore di Cristo».Camminando con gli occhi fissi su Gesù, abbiamoincontrato molti amici che ci hanno testimoniatocome la realtà vissuta intensamenteanche quando sembra negativa, permettedi dire “Tu o Cristo mio”. La testimonianza chesegue l’abbiamo chiamata “Cristo e il kiwi”.Può essere vista come uno dei capitoli del librodella Lindau Cristo e il lavandino, un titolo chenella sua semplicità raccoglie il cammino educativodei miei ventitré anni di missione, in cuimi sono esclusivamente occupato di mostrarecome Cristo avendo a che fare con tutto rendepiù bella, più umana la vita. E la vita è fattadi ogni piccolo dettaglio. Mi ha sempre colpitoquanto dice il vangelo di Gesù con la sua relazionecon la realtà: “bene omnia fecit”, ha fattobene ogni cosa. Cioè non c’è stata una virgolanella sua vita che non avesse a che vedere conil Padre. Fare bene le cose significa solo questo.Allora tutto diventa bello e la fatica è abbracciatacome una risorsa che permette allalibertà di mettersi in movimento già allo spalancaregli occhi appena ci si sveglia.paldo.trento@gmail.comPOSTAPOCALYPTOVicent van Gogh,Seminatoreal tramonto(1888), oliosu tela, 64x80,5cm, Otterlo,Olanda, MuseoKröller-MüllerEra il 27 di febbraio del 2010 quandoun forte terremoto scosse il Cile e distrussei nostri uffici nel paese andinodella Patagonia cilena, dove avevo un vivaio.La stessa notte volai in Argentina e dopo alcunigiorni arrivai a Santiago. Il mio aeroplanofu il secondo che riuscì ad atterrare dopoil terremoto. A maggio dello stesso anno avvenneun altro terribile terremoto. Un batteriosconosciuto mise in pericolo le coltivazionidi kiwi, in modo particolare il kiwi giallo. Questobatterio colpiva le piante più giovani perchépenetrava con molta facilità. Dopo alcuniattenti esami alle piante, in modo specialea quelle italiane, abbiamo trovato alcune foglieaffette da questo raro batterio. In pochimesi abbiamo dovuto distruggere circa 600mila piante. Il batterio si stava espandendoanche nelle coltivazioni che avevo in Francia,Spagna, Portogallo. Fu l’inizio di un’epidemiaterribile di cui alcuni mesi prima non si conoscevaneanche l’esistenza. Una realtà completamenteimprevedibile incominciò a cambiarela mia vita. La maggior parte delle coltivazionidi kiwi in Italia fu distrutta. Iniziò un calvarioche ancora non è del tutto finito. Spessoho dovuto affrontare le istituzioni delle varieprovince affette dal batterio, avendo a che farecon i governi di Francia, Spagna e Portogallo,che mi chiedevano spiegazioni e chiarimenti.Un giorno nella riunione di governodella mia provincia il consigliere che segue itemi che hanno a che vedere con l’agricolturami guarda e dice: «Gianpaolo, (è il nomedel mio amico), la vedo sorridente, per nientesconvolto e disperato; ma da dove tira fuoritutta questa forza?». Gli ho subito risposto:«Io non sono una pianta di kiwi».Comunque questa è stata un’opportunità perparlare con lui della mia esperienza di fede60 | 21 novembre 2012 | |


Cristo rende più umana la vita. E la vita è fattadi ogni piccolo dettaglio. Nella vita di Gesùnon c’è stata una virgola che non avesse a chevedere con il Padre. Fare bene le cose significaquesto. Allora tutto diventa bello e la faticaè abbracciata come una risorsa che permettealla libertà di mettersi in movimentocon i miei amici cristiani. Gli ho raccontato diquesta amicizia che in questi momenti difficilimi ha tenuto in piedi attraverso i loro voltiche mi hanno aiutato a non precipitare difronte alle dure circostanze che il Signore michiedeva di vivere. In mezzo a queste facceben precise, voglio citare concretamenteun amico in particolare, perché si è messo almio fianco con tutta la sua disponibilità. È dauna relazione così che ho iniziato a sperimentareche Qualcuno “misterioso” mi accompagnavae sempre mi accompagna ad affrontarela realtà.La realtà è Cristo, questo fatto me lo devo ripeteretutti i giorni. Un altro amico mi confortavadicendomi che di fronte ad ogni problemac’è sempre una soluzione e che Dio nonabbandona nessuno. Così si faceva semprepiù chiaro in me che la realtà non è nelle nostremani, ma bisogna saperla seguire per potersperimentare che c’è un Altro che la fa. Daun anno a questa parte, assieme a mia moglieche è appassionata di omeopatia, e in più documentandocisui libri della dottoressa americanaClark, abbiamo iniziato un lavoro pertrovare una efficace soluzione al problema delbatterio. Un giorno ho incontrato alcuni imprenditorie commercianti russi che vendevanoprodotti nanotecnologici. Ho raccontatoa loro della conversione di un amico che avevoconosciuto poche ore prima. Si tratta di unattore italiano che aveva fatto la parte di Barabbanel film La Passione di Mel Gibson. Unodi loro aveva una sola fede e un’unica consistenza:il lavoro che faceva. Gli ho chiesto comesi fosse convertito a quella fede. Lui miha risposto che sono stati i libri della dottoressaamericana Clark. Lì ho capito che questoincontro non poteva essere assolutamentecasuale. Era invece la realtà che si rivelavae che mi inviava dei segni amichevoli e provvidenziali.Allora ho deciso di affrontare ancorpiù seriamente e con passione i miei problemi,di andare fino in fondo. C’era anche ilfatto che per me, lavorare con gente che producebatteri, mezzo comunisti e quasi sempreper fini militari, era un po’ complicato. Ma tuttoquanto accadeva ci era di aiuto per trovareuna soluzione al nostro problema. Abbiamoperciò reiniziato a commercializzare i prodottie a venderli per difendere le piante di kiwicolpite dal batterio, in tutta Europa, fino in Cilecompresa la Nuova Zelanda e con buoni risultati.Tutta questa drammatica esperienza èstata l’opportunità per mettere al centro dellavita il mio destino che mi fa e la realtà che miprovoca e che mi spinge ad affrontarla continuamente,esaminarla e soprattutto amarla.A volte mi domando: come faccio ad amarequesta realtà nel momento in cui non miè più favorevole? Mi sorprende questo fatto:che amo più la realtà ora che quando le coseandavano bene. Voglio dire infine che mi sentoun privilegiato, perché mi è stata data lapossibilità di vivere un’esperienza che mi hasvegliato da una fede ovvia, abituale e spessosenza ragioni. Ora la mia fede è piena di ragionie ha a che fare con tutta la realtà».Lettera firmataCome faccio ad amare questa realtà nel momentoin cui non mi è più favorevole? Ti ringrazioperché è una domanda che per anni misono portato dentro come un peso insopportabile.Quante volte mi sono chiesto, quandola vita mi sembrava una matrigna, il perché edove potevo leggere che quanto mi accadevaera una cosa positiva. Fu una lunga lotta elo è ancora perché niente è scontato. La battagliacontinua anche se oggi tocco con manomomento per momento la positività di quantomi accade, che normalmente è sempre unasorpresa. Alcuni giorni fa ho chiesto a una ragazzaammalata di cancro, con figli, comestava affrontando la malattia. E lei mi rispose:«Questa sofferenza è per me una graziaperché mi ha permesso di avvicinarmi a Gesùdopo tanti anni di lontananza.paldo.trento@gmail.com| | 21 novembre 2012 | 61


LETTEREAL DIRETTORELa legge è un elasticosoggetto al tiremmolla.Il caso Ruby insegnaMi è parsa rivelatrice la lettura che il Corriere dellaSera ha fatto della lettera indirizzata da donJulián Carrón alla Fraternità di Cl. Ovviamente ilquotidiano si è fermato solo sul passaggio in cui il sacerdoteparagona «quanto accade in questi tempi al nostro movimento»alle vicende bibliche del popolo di Israele. «Mi auguroche non ci debba capitare quello che è successo adesso: rifiutandosi di ascoltare i richiami dei profeti, il popolofu portato in esilio», scrive Carrón. Eppure, rilanciando que-sto brano della lettera, il Corriere scegliedi titolare “Carrón: ‘esilio’ per renderciumili”, suggerendo l’idea che infondo il vero intento di Cl sia quello diautoesiliarsi dal mondo. O meglio, rivelandoquale sia in realtà l’auspicio delgiornalone della bella borghesia: cheCl si levi dalle balle una volta per tuttee si dedichi alla filosofia. La prova delnove? Eccola: «L’intransigenza dellaLega che dice di essere pronta a correreda sola se gli alleati non accetterannola candidatura Maroni sembradestinata a fare da preludio a un’inevitabilesconfitta. Ma anche questa èuna scelta politica: paradossalmente èla stessa strada che don Julián Carrónsuggerisce al suo movimento quandoinvita a liberarsi “da qualsiasi pretesaegemonica” e ricorda l’esilio biblicodel popolo di Israele che “spogliato ditutto capì dove stava la sua vera consistenza”»(Claudio Schirinzi, Corrieredella Sera Milano). Ma solo uno pienodi pretese egemoniche poteva leggerel’invito del capo di Cl alla conversionecome un ordine di ritirata in sagrestia.Più che «la strada suggerita da Carrón»,pare l’avvertimento del padrone:cari bamini, non fatevi più vedere ingiro, di modo che non siamo costrettia farvi veramente male. Paola Finessi via internetLa lettura dell’esilio altrui è un esercizioparrocchiale sempre molto interessatoe suadente. Immagino peròche Carrón non abbia scritto quelche ha scritto per farsi benedire daquelli lì.2Rispondo “di getto” alla lettera pubblicatasu Tempi numero 45 a firmadi Andrea Baldazzi, che si sbalordisceperché gli insegnanti ritengonouna beffa l’offerta di 15 giorni di feriein più a fine anno scolastico. Forsenon tutti sanno che il lavoro dell’insegnantesi distribuisce in 6 giorni allasettimana e che il cosiddetto “giornolibero” è una consuetudine, ma nonobbliga il dirigente ad assegnarlo aisuoi docenti; inoltre il “giorno libero”è libero dall’attività di lezione in classe,ma non dalla correzione dei compiti,dalla preparazione delle lezioni equant’altro (per tutto ciò a volte serveanche la domenica o qualche serata).Quando un docente chiede 30 giornidi ferie estive deve includere anche isabati. Un lavoratore dipendente, laureato,che guadagna né più né ne menodi un insegnante, ha circa 30 giornidi ferie estive più 52 sabati per un totaledi quasi 3 mesi all’anno! È sì unabeffa offrire 15 giorni di ferie in piùnel periodo di astensione delle lezioni,sarebbe come offrire a un dipendentedei giorni in più di ferie nei sabatia fronte della richiesta di maggior lavoronelle altre giornate. Sarebbe facileanche contestare l’affermazioneche le 40 ore settimanali debbano esserefatte a scuola (dove? Con qualistrumenti? Con quale servizio mensa?Eccetera), tuttavia il problema non èquantificare il lavoro dell’insegnante,ma riconoscere che questa bellissimaprofessione non può essere ridotta alivello impiegatizio. Giovanni Pasi via internetE anche questo è sacrosanto. Insomma,vedete che l’oggettivitàmeritocratica è la fossa della vita?2Ho molto apprezzato l’articolo sulgrande balzo in avanti in Cina (Tempinumero 45). Giustamente vi si parlaanche della censura che su tali fattiviene operata dalla nostre parti. Miricordo tuttavia che avevo letto un articolosimile nei primi anni Sessanta inSelezione dal Reader’s Digest; tra l’altromi ricordavo del particolare delleacciaierie. Voglio dire che chi volevapoteva sapere anche prima, solo checerte pubblicazioni venivano considerate“propaganda filoamericana”. Nazareno Morresi MacerataÈ vero. Anch’io avevo in casa la famosaSelezione e non ci ho buttatoocchio. Vabbè ero pioniere di Mao.2Leggendo le cronache dal Tribunaledi Milano sul processo Ruby-Berlusconi(nel quale sono una contro l’altronon avendolo lei mai accusato luidi nulla), mi sono ricordato di una co-SPORTÜBERALLESUNA RIFLESSIONE ATLANTICO-MILANISTACi sono rotte che non si invertonomanco se cambia il comandante in capodi Fred PerriNon lo dite a me, gli Stati Uniti sono uno mito finda quando ho visto Albertone con il suo “wuozzamerica”e il suo “maccarone, m’hai provocatoe me te magno”. Per anni da là abbiamo importatoil meglio. Hemingway e Lola Falana, i Platters e BobMcAdoo, i pop corn al cinema e Elvis the Pelvis, JohnWayne e Philip Roth, Kennedy e Ava Gardner. Poi, però,abbiamo cominciato a deragliare, a fare i fenomenie a prendere il peggio, non per colpa loro, degli americani,ovviamente, ma per colpa nostra.Ci sono cose che laggiù hanno un senso e qui no.Halloween è un film dell’orrore fatto molto bene (ilprimo), ma pensare di riprodurre quel rito da noi mifa inferocire. Conosco addirittura chi organizza ilFoto: AP/LaPresse62 | 21 novembre 2012 | |


edazione@tempi.itsa della quale non si è più parlato: maai tempi della vicenda alla Questuradi Milano, Ilda Boccassini e EdmondoBruti Liberati non avevano proclamatourbi et orbi che la proceduradi affidamento di Ruby alla Minettiera stata assolutamente regolare, legittimae tutto si era svolto nella normalità,come in moltissime altre circostanzesimili, per non dire sempre?Sapete dirmi cosa accidenti è successonel frattempo? Devo per forza essermiperso qualche passaggio... Ciro Maddaloni via internetSì, quel che lei chiama “proclamaurbi et orbi” ci fu. È che in seguitodice che vennero autorizzate “ulterioriindagini”. Ma non ha ancoracapito che la Legge è un Elastico?2Mentre continuano a imperversare iluoghi comuni circa i presunti privilegidi cui godrebbe la Chiesa cattolica investe di proprietaria di immobili su cuisi esercita attività commerciale esenteda gravami Imu, appare pretestuosoil dietrofront del governo e di alcuneforze politiche (nella specie Pd eUdc) dinanzi a un emendamento presentatoalla Commissione Bilancio dellaCamera dall’onorevole Toccafondidel Pdl e sottoscritto anche dai colleghidi gruppo Lupi e Carfagna, teso acircoscrivere l’esenzione ai soli immobiliove si esercitino attività commercialinon a scopo di lucro. La dimensionecommerciale “sic et simpliciter”sarebbe infatti fonte di equivoco, perchévi potrebbero essere ricondottianche quei soggetti che la svolgonoin questa forma “ex lege” e non perIL FUOCO NEL CUOREDesiderare con desiderio e altreindispensabili esagerazioni di GesùCARTOLINADALPARADISOdi Pippo CoriglianoGesù esagera. Prima di cominciare l’ultima cena lava i piedi agli apostolie glieli asciuga. Ultimamente questa scena mi torna spessoin mente: perché un’esagerazione del genere? Non bastavada sola, e non era certo poco, l’ultima cena? Ha sempre trovato tantaeco in me la frase di Gesù nel Vangelo di san Luca (22, 15-20): «Desideriodesideravi hoc pascha manducare vobiscum». Letteralmente:«Ho desiderato con desiderio mangiare questa pasqua con voi». Giustamentela versione italiana traduce “ho desiderato ardentemente”.Ma a me piace tanto “ho desiderato con desiderio” perché quella ripetizionem’introduce nella psicologia di Gesù. Che palpitazione dovevaesserci nel suo cuore mentre dava tutto se stesso in quel momentocosì intenso, simbolico e pregnante! Il Giovedì Santo è la festa che piùmi piace perché commemora quel momento. Ogni Messa è quel momento,ma il Giovedì Santo è il giorno giusto, nell’ora giusta. Fuoco,c’era fuoco nel cuore di Gesù. E, in tutto questo, che significa lavare ipiedi prima di quella cena? Significa, significa. Sono io che sono tardoa capire. Il senso della vita è servire, il senso dell’amore è servire. Ilnostro Dio è un Dio che serve. Perciò la Messa, la Santa Messa, è tantoimportante. Nell’Anno della fede sono contento di andarci ogni giornocon più consapevolezza. Questo per la signora che chiedeva cosafare nell’Anno della fede. Andare ogni giorno a Messa. Sembra poco?Devo scappare, ho tanti impegni, ci sono cose più importanti. Quali?trarne degli utili (basti pensare a unamensa della Caritas con personale dicucina regolarmente assunto). Questasottolineatura aveva portato alla condivisioneunanime in Commissione e alfavore del governo nella seduta di venerdi2 novembre. La ripresa dei lavorid’aula ha visto però un irrituale dietrofrontdell’esecutivo, preoccupatodal rischio di vedersi contestate infrazionicomunitarie, come se le esenzionisi configurassero come aiuti di Stato.Il ritorno al testo originario ha poiavuto l’avallo della Commissione Bilanciocon il voto contrario di Pdl eLega. Mai come in questa circostanzaci pare attuale la copertina Tempidi qualche numero fa: “+Stato +tasse-società = contenti?”. Io sono tragli scontenti e sto volentieri in compagniadi Toccafondi , Lupi e Carfagna. Daniele Bagnai FirenzeObamaosservai bambinidelle favelasdi Rio deJaneiro chegiocanoa calcio,marzo 2011Thanksgiving, cioè la loro massima festa, più importantedel Natale, cioè il pranzo del Ringraziamento,quello con il maxi tacchino da affettare ad arte. Abbiamoimportato i fast food, perfino. Abbiamo importatoanche la primarie che fatte in Italia fanno ridere enon bastavano quelle del Pd, adesso se le sono inventateanche quelli del partito del Berlusca. Ma la cosapeggiore che abbiamo importato sono gli americanologi,che da qui fanno il tifo per questo o per quel presidente,come se a noi tra Obama e Romney ci sarebbecambiato qualcosa. Ma per favore. È un po’ come questediscussioni sul povero Allegri. Ma pensate che unaltro allenatore, al Milan, gli cambi veramente la vita?| | 21 novembre 2012 | 63


taz&baoL’impersonalit64 | 21 novembre 2012 | | Francis Bacon, Man in Blue VI (1954), olio su tela, 152,7 x 116,8 centimetri (foto: AP/LaPresse)


La banalità del maleà al potereLa generalizzata riduzione della politicaa una tecnica, della legittimità a legalità,determina la banalizzazione della culturagiacché tutti i significati e tutti i simbolivengono aggregati sempre più strettamentedagli apparati istituzionali. L’uomo devevenire liberato dalla propria soggettività,dalle sue opinioni e dalla sua coscienza meramentepersonali, dalla ragione meramentesoggettiva e dalle convinzioni morali chenella loro ingannevole assolutezza gettanola società nella guerra civile, nei conflitti traconvinzioni personali. Tale liberazione nonviene però intesa come distruzione e annullamentodella convinzione morale o dellacoscienza religiosa, bensì come loro neutralizzazionee privatizzazione. Si tratta insommadi convinzioni private prive di rilevanzapolitica, che non ci obbligano a nulla: sipuò essere buon cattolico o buon cittadinoanche nella Germania nazista o nell’UnioneSovietica, giacché la nostra funzioneoggettiva all’interno dello Stato non ha infin dei conti nulla a che fare con la nostracoscienza privata. L’escatologìa dell’impersonalitàè anzitutto lotta per la conquista diun terreno neutrale su cui sia possibile edificarelo Stato del potere permanentementeinnocente e puramente tecnico; ma la lottaper la conquista di questo terreno neutralediventa sempre più distruttiva.Vaclav Belohradsky Il mondo della vita: un problemapolitico. L’eredità europea nel dissenso e Charta ’77,Jaca Book 1980


GLI ULTIMISARANNO I PRIMIUNA MATTINA A TERMOLIIl fascino di un’ora rubatadi Marina CorradiTermoli, 10 novembre. Le sette e mezza del mattino. Non ero mai stata qui, sullacosta del Molise. L’appuntamento al convegno è alle nove. Ho un’ora per girareil centro storico. Un caffè, e mi metto in cammino. Io la chiamo l’“orarubata”: in un viaggio di lavoro, un’ora libera, spesso all’alba, semplicemente perguardarmi attorno.In una piazza ancora silenziosa e vuota la facciata candida del Duomo duecentescomi si para davanti, inaspettata. Quanto splendida, e cesellata di figuredi vescovi e santi; e draghi, in alto, protesi in fuori, ad allontanare i demoni. Quidentro, scopro, c’è la tomba di Timoteo: il discepolo cui Paolo di Tarso scrivevachiamandolo «vero figlio mio nella fede». La mole armoniosa del Duomo di Termoliassume allora il senso di custodia di una preziosa memoria; come uno scrignoche racchiuda oro.Attorno, il borgo antico dorme ancora. Vicoli stretti tra piccole case bianche;qui e là festosa erompe la macchia radiosa diuna bouganvillea ancora in fiore. A una finestraun filo regge vestiti di bambino, ad asciugare.Nel silenzio scopri che ogni vicolo ha, alfondo, la linea blu del mare.Davanti, a destra, a sinistra, sempre il mare.Possibile? È che Termoli è arrampicata suun promontorio che si sporge come un belvederesull’Adriatico. Cinta da una murata, sormontata da una fortezza e da un faro,in questa mattina serena sembra una donna affacciata alla finestra, quieta, su questocalmissimo, enigmatico mare. Già l’avevo intravisto ieri sera, arrivando, dall’altodel bastione contiguo alla spiaggia. La battigia deserta e, alla luce gialla dei lampionidel lungomare, la distesa dell’acqua, nera e lucente; e la lieve increspatura dionde appena impercettibili, che si allargavano a lambire la sabbia, la sfioravano esi ritraevano, lente. (Sembrava, nella oscurità della notte, vivo, il mare; un animaleimmenso che quando è calmo si avvicina, mansueto, alla costa, e l’accarezza, senzavolerle far male).Ma stamattina in questo fresco sole d’autunno tutto sembra nuovo, nato appenaieri: la scia sull’acqua di un peschereccio, e le campane di una chiesa, lontane.Si protende sul mare come un esile molo il pontile di un trabbucco, quelle vecchiecapanne di pescatori delle coste abruzzesi e molisane, issate come palafitte in mezzoall’acqua: da cui si calano, appese a dei ganci arrugginiti, grosse reti. E tu dall’altodella città antica ti sporgi a contemplare questa piccola casa sospesa sull’infinito,sognando come deve essere, d’estate, dormire lì, profondamente dentro il mare.Immagini come deve battere il vento, su questa rocca, quando è burrasca; comedeve penetrare per i vicoli, e gonfiarsi, e ululare. Oggi però, al sole che si va scaldando,sui balconi sbocciano le ultime rose, pallide.Le otto e mezza. Ancora quasi solo il rumore dei miei passi per le strade. L’orarubata è finita, più bella perché clandestina. Assaporata furtivamente, comequando in una strada di campagna allunghi una mano a cogliere un fico da unapianta che sporge da un muro di cinta, e lo scopri dolcissimo. Poi, l’ora è finita,ed è tempo di andare.Attorno, il borgo antico dormeancora. A una finestra un filo reggevestiti di bambino, ad asciugare.Nel silenzio scopri che ogni vicoloha, al fondo, la linea blu del mareDIARIO66 | 21 novembre 2012 | |


IN COLLABORAZIONE CONCONDIVIDERE I BISOGNI, PERCONDIVIDERE IL SENSO DELLA VITAwww.bancoalimentare.it

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