MARKETS & CERTIFICATES - RBS Markets - Italia
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<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong><br />
Rivista trimestrale sugli investimenti<br />
Le conseguenze dell’eccesso<br />
di liquidità<br />
Pagina 14<br />
Intervista a Jim Rogers<br />
“Sono ottimista per tutte le materie prime” Pagina 10<br />
News<br />
Sereno sulle<br />
obbligazioni Royal<br />
nonostante le perturbazioni<br />
nel cielo greco.<br />
Pagina 8<br />
Indici<br />
Emerging <strong>Markets</strong><br />
sulla scia<br />
della ripresa.<br />
Pagina 22<br />
Valute<br />
L’Euro:<br />
una tragedia<br />
greca.<br />
Pagina 37<br />
maggio 2010
Nuove Nuova obbligazioni obbligazione Royal Royal 5% Flex.<br />
Combinazione perfetta.<br />
5% fisso per 5 anni e dal sesto anno<br />
può diventare Euribor 6m.<br />
8% sicuro il primo anno,<br />
poi 10% meno 2 volte Euribor 6m.<br />
Le obbligazioni Royal ti danno la sicurezza e la trasparenza che<br />
stai cercando con investimenti differenti per rendimento, durata<br />
e pagamento delle cedole. Attraverso la tua banca di fiducia,<br />
puoi acquistarle e rivenderle quando vuoi, anche prima della<br />
Royal<br />
Combinazione Perfetta<br />
Il trattamento fiscale dipende dalla situazione individuale di ciascun cliente e può essere soggetto a modifiche in futuro. In relazione alle ‘US Persons’ possono essere<br />
applicabili leggi USA. Tutte le suddette informazioni devono essere necessariamente integrate con quelle messe a disposizione dall’intermediario in base alla normativa di<br />
volta in volta applicabile. PRIMA DELLA NEGOZIAZIONE LEGGERE ATTENTAMENTE IL BASE PROSPECTUS relating to notes approvato da AFM in data 01.07.2009 E,<br />
IN PARTICOLARE PER I FATTORI DI RISCHIO ED I RENDIMENTI MEDI ANNUI GARANTITI, I PERTINENTI FINAL TERMS/SCHEDE PRODOTTO. Il rendimento lordo<br />
del BTP 4,5% 01.02.2018 è 3,41% e del BTP 4,25% 01.03.2020 è 3,91% (dati al 25.03.2010).<br />
Per la documentazione delle Obbligazioni Royal: sito www.rbsbank.it/markets<br />
Per maggiori informazioni: e-mail markets.it@rbs.com Numero Verde 800 920 960.<br />
The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.<br />
scadenza, perchè sono quotate in continuo in Borsa <strong>Italia</strong>na<br />
(mercato MOT) con liquidità esposta da Banca Akros (Gruppo<br />
BPM). La tassazione è al 12,5%. L’investimento minimo è di soli<br />
1.000 Euro. L’emittente è <strong>RBS</strong> N.V. (rating S&P A+).<br />
Periodicità cedole Ammontare cedole lorde Scadenza Codice ISIN<br />
semestrali<br />
Royal 5% Flex semestrali<br />
Royal Ripresa trimestrali<br />
Royal Protezione annuali<br />
8% fisso al primo anno e poi dal secondo all’ottavo<br />
anno 10% meno 2 volte Euribor 6m.<br />
23.03.2018 NL0009294040<br />
5% fisso, con facoltà dell’emittente di pagare<br />
dal sesto anno Euribor 6m.<br />
Da Euribor 3m + 2,50% il primo anno a Euribor 3m<br />
23.03.2020 NL0009294057<br />
+ 0,25% il decimo anno. Spread decrescente di 0,25%<br />
di anno in anno.<br />
23.03.2020 NL0009294024<br />
6% per i primi due anni e dal terzo all’ottavo anno<br />
Inflazione europea con un minimo del 2,75%.<br />
23.03.2018 NL0009294032<br />
Al 25.03.2010 Euribor 3m 0,635% e Euribor 6m 0,946%.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
PRIMO COMPLEANNO PER LE OBBLIGAZIONI ROYAL<br />
Gentili lettori,<br />
vi scrivo con la stessa gioia di un padre<br />
che annuncia il primo compleanno del<br />
proprio fi glio. Ad aprile le nostre obbligazioni<br />
Royal hanno compiuto 1 anno e<br />
sono qui a condividere con voi la soddisfazione<br />
per aver creato una famiglia di<br />
strumenti semplici, trasparenti e orientati<br />
all’interesse degli investitori.<br />
Ricordo quando nell’aprile del 2009<br />
abbiamo lanciato le prime due obbligazioni<br />
(Royal 5,50% e Royal Variabile), i risultati<br />
del primo giorno erano buoni, ma<br />
i volumi che abbiamo visto nei mesi a seguire<br />
sono cresciuti in maniera esponenziale<br />
fi no al 30 marzo 2010, quando in un<br />
solo giorno abbiamo scambiato 92 milioni<br />
di Euro di obbligazioni di cui 81,8 milioni<br />
solo sul Royal Combinazione Perfetta.<br />
Questo è diventato il titolo più scambiato<br />
in un giorno sul segmento Corporate<br />
del MOT, battendo il precedente record<br />
dell’obbligazione Enel.<br />
Oggi, ad un anno di distanza, tracciamo<br />
insieme un bilancio assolutamente<br />
positivo di questa esperienza. Sono<br />
stati acquistati in Borsa <strong>Italia</strong>na 3 miliardi<br />
di Euro di obbligazioni Royal, abbiamo<br />
emesso 21 prodotti con profi li di rischiorendimento<br />
tra loro diversi e adatti ad<br />
una molteplicità di investitori, siamo stati<br />
costantemente in cima alle classsifi che<br />
di volume di tutte le pertinenti categorie<br />
del MOT (Titoli Bancari, Titoli Plain Vanilla,<br />
Titoli Strutturati), abbiamo realizzato<br />
seminari gratuiti di un giorno intero sulle<br />
obbligazioni con record di partecipanti,<br />
abbiamo parlato a numerose conferenze<br />
e con molti giornalisti. Ma nel frattempo il<br />
mercato non ci ha risparmiato eventi preoccupanti<br />
con effetti potenzialmente disastrosi.<br />
Abbiamo sofferto la crisi di Du<br />
bai a novembre e quella greca/spagnola/<br />
portoghese (per fortuna non italiana) nelle<br />
ultime settimane. Vorrei ricordare con<br />
orgoglio la reazione delle Royal in questi<br />
momenti di diffi coltà dei mercati. I mercati<br />
sono stati sotto pressione, lo spread<br />
di credito ha subito un generale e notevole<br />
incremento e su molti titoli obbligazionari<br />
sono comparsi spread denarolet<br />
Il prossimo numero di “<strong>Markets</strong> & Certifi cates” sarà pubblicato a settembre 2010.<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />
Nicola Francia<br />
Editoriale<br />
tera molto larghi. In quei momenti, come<br />
spesso accade si vende tutto indiscriminatamente,<br />
anche le obbligazioni Royal,<br />
e così abbiamo ricomprato alcuni milioni<br />
di Euro delle nostre emissioni in Borsa.<br />
Questo è avvenuto da parte nostra con<br />
tranquillità, senza problemi, nell’ottica di<br />
fornire liquidità e il miglior servizio possibile<br />
agli investitori. L’aver superato brillantemente<br />
il duro banco di prova e l’essere<br />
stati fedeli alla promessa di rendimento,<br />
sicurezza e liquidità fatta in emissione ci<br />
riempe di orgoglio. Gli investitori hanno<br />
avuto modo di testare la nostra affi dabilità<br />
in uno dei peggiori scenari di mercato,<br />
il futuro non potrà che essere migliore e<br />
foriero di opportunità.<br />
Il nostro impegno ad offrire chiarezza,<br />
trasparenza, rendimento e costi<br />
bassi continuerà nei prossimi mesi attraverso<br />
la nostra offerta di prodotti di<br />
investimento e si arricchisce oggi con<br />
una nuova iniziativa, ancora una volta indirizzata<br />
a migliorare l’informazione e la<br />
conoscenza dei prodotti. Abbiamo appena<br />
dato alla luce “<strong>RBS</strong> Focus”: sono<br />
giornate di incontro nei nostri uffi ci di Milano<br />
e Roma, in cui siamo a disposizione<br />
degli investitori privati per rispondere<br />
alle loro domande, chiarire eventuali<br />
dubbi e perplessità e parlare degli scenari<br />
di mercato.<br />
Non mi resta che rinnovarvi il nostro ringraziamento<br />
per aver contribuito al grande<br />
successo delle obbligazioni Royal e il<br />
nostro invito a conoscerci meglio durante<br />
gli appuntamenti di “<strong>RBS</strong> Focus”.<br />
Nicola Francia<br />
Responsabile Strumenti quotati <strong>Italia</strong><br />
3
Indice<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong><br />
News 6<br />
Indici 21<br />
Materie prime 27<br />
Valute 37<br />
News<br />
Investire senza il rischio cambio.<br />
Certificati Quanto. 6<br />
Obbligazioni quotate sol MOT<br />
Sereno sulle obbligazioni Royal<br />
nonostante le perturbazioni nel cielo greco. 8<br />
Mercati<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Panoramica sugli indici 21<br />
Indici<br />
Emerging <strong>Markets</strong><br />
sulla scia della ripresa. 22<br />
Il meccanismo del rollover. 27<br />
Materie prime<br />
Cosa succede dopo<br />
il Peak Gold 28<br />
Obbligazioni e tassi<br />
Le conseguenze dell’aumento<br />
dei debiti degli Stati 32<br />
Valute<br />
L’Euro:<br />
una tragedia greca 37
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Sommario | 05/2010<br />
Outlook 14<br />
Storia di copertina<br />
Le conseguenze dell’eccesso<br />
di liquidità 14<br />
Gli strumenti quotati<br />
Obbligazioni, ETF, Open Certificates 43<br />
Benchmark Certificates 44<br />
Quanto Certificates 45<br />
Theme Certificates 45<br />
Valuta Plus Certificates 45<br />
MINI Future Certificates 46<br />
Airbag Certificates 52<br />
Bonus Certificates 52<br />
Twin Win Certificates 52<br />
Twin Win Autocallable 53<br />
Protection Certificates 54<br />
Jim Rogers 10<br />
Intervista<br />
“Sono ottimista per tutte<br />
le materie prime” 10<br />
Speciale<br />
Economisti che hanno cambiato il mondo –<br />
Da Aristotele a Calvino 56<br />
Servizi<br />
Indice<br />
Domande & Risposte<br />
ETF 61<br />
Disclaimer<br />
Informazioni sulla pubblicazione 62
News<br />
Investire senza il rischio cambio.<br />
Certifi cati Quanto.<br />
Negli ultimi mesi abbiamo assistito<br />
ad una crescita della<br />
volatilità sulle principali valute.<br />
Questa è riconducibile<br />
principalmente alle tensioni<br />
sul mercato determinate dalla<br />
recente crisi fi nanziaria ed al<br />
consistente aumento dell’indebitamento<br />
pubblico delle<br />
economie evolute che genera<br />
timori ricorrenti sulla solvibilità<br />
degli stessi. E si aggiunge<br />
anche l’incertezza sui futuri<br />
equilibri di forza internazionali<br />
e sullo spostamento del baricentro<br />
della leadership economica<br />
e politica mondiale<br />
che potrebbe determinarsi<br />
quando ci lasceremo la crisi<br />
alle spalle. Il caso del Dollaro<br />
è esemplare: nonostante gran<br />
parte della comunità fi nanziaria<br />
condivida da tempo l’ipotesi<br />
di una graduale svalutazione<br />
nei confronti delle principali<br />
valute internazionali, la moneta<br />
americana da fi ne 2009 ha<br />
mostrato una forza straordinaria.<br />
Le ragioni per essere ribassisti<br />
sul Dollaro non mancano.<br />
L’entità del debito pubblico<br />
statunitense comincia a<br />
palesarsi nella sua insostenibilità,<br />
la recente crisi che ha<br />
avuto origine negli Stati Uniti<br />
ha evidenziato un malessere<br />
del sistema economico americano<br />
fondato su un’ecces<br />
6<br />
Il cambio non è un problema.<br />
siva leva fi nanziaria; gli USA<br />
sono stati gradualmente sostituiti<br />
dalle grandi economie<br />
emergenti nel ruolo di interprete<br />
principale della crescita<br />
economica internazionale ed<br />
i Governi e le Banche Centrali<br />
di tutto il mondo stanno riconsiderando<br />
la funzione della<br />
valuta americana come principale<br />
riserva di valore valutando<br />
l’opportunità di favorire<br />
una maggiore diversifi cazione<br />
delle valute, eventualmente<br />
da affi ancare alle materie prime<br />
di grande rilevanza internazionale,<br />
primi fra tutti l’oro,<br />
il petrolio e gli altri metalli preziosi.<br />
Nonostante i numerosi<br />
fattori che esercitano un’influenza<br />
contraria all’apprezzamento<br />
del biglietto verde,<br />
la recente forza del Dollaro<br />
rispetto alle principali valute<br />
sembra suggerire che gli investitori<br />
continuano a vedere<br />
nella moneta americana una<br />
valutarifugio in un momento<br />
in cui i membri dell’Eurozona<br />
sono impegnati a dipanare<br />
le problematiche di indebitamento<br />
della Grecia, il Giappone<br />
cerca di invertire un trend<br />
defl attivo di origine lontanissima<br />
e la Gran Bretagna, in attesa<br />
di andare ai seggi, è dibattuta<br />
fra la necessità di stimo<br />
lare le crescita di un’economia<br />
fortemente legata ai servizi e<br />
l’urgenza di contrastare la crescita<br />
dell’indebitamento pubblico<br />
aumentando la pressione<br />
fi scale proprio sul settore<br />
fi nanziario che sostiene l’economia<br />
nazionale.<br />
Il quadro di incertezza<br />
che si delinea si traduce<br />
dunque in tensioni sui mercati<br />
valutari e conseguentemente<br />
in una volatilità che potrebbe<br />
crescere ancora nell’arco<br />
dell’anno.<br />
I maggiori beneficiari<br />
sono i trader e gli speculatori<br />
valutari che, attivi quasi esclusivamente<br />
sulle valute esotiche<br />
quando i principali tassi<br />
di cambio erano “troppo stabili”<br />
per poter approfi ttare di<br />
opportunità abbastanza ricche,<br />
hanno reindirizzato parte<br />
delle proprie risorse sulle<br />
valute tradizionali per beneficiare<br />
delle nuove frequenti<br />
occasioni.<br />
Tuttavia, se per speculatori<br />
e trader di brevissimo termine<br />
la volatilità rappresenta<br />
un’opportunità, per gli altri investitori<br />
è un rischio. Ogni investitore<br />
europeo che acquisti<br />
titoli denominati in valuta estera<br />
assume infatti una doppia<br />
esposizione, sul titolo stesso e<br />
sul tasso di cambio fra l’Euro e<br />
la valuta di riferimento. Fintanto<br />
che il tasso di cambio rimane<br />
all’interno di un range contenuto,<br />
l’andamento dell’investimento<br />
rimane prossimo alla<br />
performance del titolo, ma<br />
quando il cambio si sposta, il<br />
rendimento dell’investimento<br />
rischia di esserne fortemente<br />
infl uenzato.<br />
Chi ha preso una posizione<br />
sul mercato azionario<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
americano dieci anni fa ne è<br />
al corrente. Come si osserva<br />
nel g r a fi c o 1 all’indomani della<br />
recente crisi fi nanziaria l’indice<br />
S&P 500 è ancora in perdita<br />
del 15% circa rispetto ai<br />
livelli di 10 anni fa; d’altra parte<br />
per chi ha investito in Euro<br />
nel 2000 la perdita è superiore<br />
al 40%.<br />
Per quanto la tendenza<br />
nel corso del 2010 sia opposta<br />
e la svalutazione dell’Euro<br />
rispetto al Dollaro e allo Yen<br />
da inizio anno abbia giocato<br />
a favore degli investitori europei,<br />
con gli attuali livelli di volatilità<br />
sui mercati delle valute<br />
non si può escludere che una<br />
brusca correzione dei tassi<br />
di cambio possa penalizzare<br />
fortemente il risultato di un investimento<br />
su un sottostante<br />
quotato in valuta estera.<br />
D’altra parte realizzare<br />
una copertura efficace del<br />
rischio valutario su un titolo<br />
è tutt’altro che semplice. Al<br />
variare del valore del titolo è<br />
infatti necessario aggiustare<br />
la copertura. Se volessimo<br />
ad esempio coprire l’esposizione<br />
di un investimento su<br />
un oncia d’oro quando l’oro<br />
vale 1150 Dollari, dovremmo<br />
assumere una posizione corta<br />
su Dollari per un controvalore<br />
esattamente pari a 1150<br />
Dollari al di là della fattibilità<br />
dell’operazione per un investitore<br />
privato, nel momento<br />
in cui l’oro si apprezzasse<br />
raggiungendo quota 1200<br />
Dollari, si dovrebbe accrescere<br />
la posizione corta di<br />
50 Dollari.<br />
È chiaro che non si tratta<br />
di una pratica alla portata<br />
di tutti per l’impegno di tempo<br />
ed i costi di negoziazione che<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Performance S&P 500 Performance Nikkei 225<br />
in %<br />
120<br />
90<br />
60<br />
30<br />
0<br />
04.2000 10.2003 04.2005 10.2007 04.2010<br />
S&P 500 Index (USD) S&P 500 Index (EUR)<br />
Certifi cates<br />
Ribasamento aprile 2000 = 100<br />
Dal grafi co 1 è evidente che il cambio non ha esercitato un’infl uenza determinante<br />
fi no al 2003 mentre successivamente ha allontanato le due linee in maniera evidente,<br />
fi no a toccare una distanza massima superiore al 40% a fi ne 2007 quando, mentre<br />
l’S&P 500 registrava una performance a 7 anni prossima al +10%, gli investitori<br />
dell’area Euro erano in rosso di oltre il 35%.<br />
derivano dalla frequente operatività<br />
richiesta.<br />
Un modo efficiente per<br />
eliminare il problema ed investire<br />
su titoli in valuta estera<br />
scorporandone l’esposizione<br />
valutaria è negoziare dei Certifi<br />
cati Benchmark Quanto.<br />
I Certificati Benchmark<br />
Quanto infatti replicano – in<br />
Euro – la performance che il<br />
sottostante riporta nella propria<br />
valuta di quotazione mettendo<br />
al riparo dalle fl uttuazio<br />
Nome ISIN Scadenza Sottostante Paritá<br />
Argento Quanto Certifi cate NL0009294073 19.03.12 Argento 1<br />
Nikkei 225 Quanto Certifi cate NL0009401827 19.03.12 Indice Nikkei 225 0,001<br />
Oro Quanto Certifi cate NL0009391960 19.03.12 Oro 0,01<br />
Palladio Quanto Certifi cate NL0009401819 19.03.12 Palladio 0,01<br />
Platino Quanto Certifi cate NL0009391978 19.03.12 Platino 0,01<br />
<strong>RBS</strong> India ADR/GDR TR Index Quanto Certifi cate NL0009401843 19.03.12 <strong>RBS</strong> India ADR/GDR TR Index 0,01<br />
S&P 500 Quanto Certifi cate NL0009401835 19.03.12 S&P 500 0,01<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />
in %<br />
120<br />
90<br />
60<br />
30<br />
Ribasamento aprile 2000 = 100<br />
0<br />
04.2000 10.2003 04.2005 10.2007 04.2010<br />
Nikkei 225 Index (JPY) Nikkei 225 Index (EUR)<br />
Nel grafi co 2 si osserva che sorte peggiore sarebbe toccata a chi avesse investito<br />
nel mercato azionario giapponese, avendo questo fatto registrare agli investitori europei<br />
delle perdite in 10 anni superiori al 50%. D’altra parte in questo scenario l’entità<br />
del ribasso riconducibile alla svalutazione dello Yen rispetto all’Euro sarebbe “limitata”<br />
a meno del 12%.<br />
Fonte: Bloomberg, 22/04/2010 Fonte: Bloomberg, 22/04/2010<br />
ni del tasso di cambio. Il valore<br />
del Certifi cato è infatti pari ad<br />
una frazione del valore del sottostante<br />
determinata dalla parità<br />
dello strumento, considerando<br />
un tasso di cambio fi sso<br />
e pari ad 1. Così ad esempio<br />
il Benchmark Quanto su oro<br />
(ISIN NL0009391960) avendo<br />
una parità pari a 0,01 varrebbe<br />
circa 11,50 Euro qualora l’oro<br />
quotasse 1150 Dollari, mentre il<br />
Benchmark Quanto sull’indice<br />
indiano <strong>RBS</strong> India ADR/GDR<br />
TR index, avendo anch’esso<br />
parità pari a 0,01, varrebbe circa<br />
11,0 Euro 1 se l’indice quotasse<br />
1100 Dollari.<br />
Stessa metodologia si applica<br />
ovviamente ai Certifi cati<br />
Benchmark su argento, platino,<br />
palladio e sugli indici S&P<br />
500 e Nikkei 225, riferimenti<br />
rispettivamente del mercato<br />
azionario americano e di quello<br />
giapponese. Nella tabella 1<br />
è elencata la gamma completa<br />
degli strumenti.<br />
News<br />
È importante sottolineare<br />
che i Certificati Benchmark<br />
Quanto, come tutti gli<br />
altri Certifi cati, sono strumenti<br />
fi scalmente effi cienti che presentano<br />
un vantaggio rispetto<br />
ad altri strumenti Delta1 come<br />
ETF e Fondi: le eventuali plusvalenze<br />
realizzate sui Certifi<br />
cati possono infatti essere<br />
compensate completamente<br />
con minusvalenze realizzate<br />
precedentemente dall’investitore.<br />
1 Al valore teorico si applicano spread denarolettera e condizioni di market making<br />
Fonte: <strong>RBS</strong>, 04/03/2010<br />
7
News<br />
Obbligazioni quotate sol MOT<br />
Sereno sulle obbligazioni Royal nonostante le perturbazioni nel cielo greco.<br />
Un nuovo uragano sta attraversando<br />
il vecchio continente.<br />
Il vortice nato a valle<br />
del monte Olimpo sta spazzando<br />
la coltre che aveva fi <br />
nora malcelato i rischi della<br />
crescita smisurata del debito<br />
sovrano nei Paesi occidentali.<br />
Nel mercato dei pareri fi <br />
nanziari risalgono dunque le<br />
quotazioni dei ribassisti, degli<br />
analisti che da più di un anno<br />
temono di trovare uno strapiombo<br />
al termine del rialzo<br />
dei mercati drogato dall’eccesso<br />
di cartamoneta stampata.<br />
In Europa torna centrale<br />
il tema dei faesi periferici,<br />
quelli che sono comunemente<br />
defi niti PIGS, acronimo di<br />
Portogallo, Irlanda, Grecia e<br />
Spagna, ma anche termine<br />
inglese per indicare i maia<br />
8<br />
li. O PIIGS, in cui la doppia I<br />
serve ad includere l’<strong>Italia</strong> nel<br />
branco e a ricordarci che anche<br />
il Belpaese non naviga<br />
in un mare d’oro. Siamo nuovamente<br />
in un frangente cruciale,<br />
di fronte ad un bivio che<br />
può segnare l’evoluzione degli<br />
equilibri economici internazionali<br />
e lo spostamento<br />
del baricentro politico mondiale.<br />
Il salvataggio richiede un<br />
grande sforzo a Paesi che,<br />
già stressati da un enorme<br />
aumento dell’indebitamento,<br />
dovranno farsi<br />
carico di un<br />
nuovo fardello.<br />
Tuttavia i fondi messi a disposizione<br />
della Grecia potrebbero<br />
non bastare a chiudere<br />
la questione: le condizioni<br />
“Il salvataggio della<br />
Grecia richiede<br />
un grande storno.”<br />
imposte dal Fondo Monetario<br />
e dall’Unione Europea<br />
per l’accesso ai fi nanziamenti<br />
stanziati saranno tutt’altro<br />
che blande, mettendo i politici<br />
ateniesi nella impopolare<br />
condizione di dover chiedere<br />
al Paese di osservare un lungo<br />
periodo di austerità a cui<br />
gli Ellenici si sono disabituati<br />
da tempo.<br />
D’altra parte nella remota<br />
ipotesi in cui, in un futuro<br />
prossimo o remoto, la ferita<br />
dovesse riaprirsi e la Grecia<br />
venisse abbandonata<br />
al<br />
suo destino, si<br />
potrebbe produrre<br />
una catastrofe<br />
di proporzioni inestimabili,<br />
pari o superiori a quella<br />
di Lehmann. Un tracollo in<br />
grado di innescare reazioni a<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Grecia e Euro, legame stretto.<br />
catena che obbligherebbero<br />
gli Stati di tutto il mondo ad<br />
azioni di contenimento potenzialmente<br />
ben più costose del<br />
“semplice” salvataggio.<br />
L’incertezza è dunque<br />
tanta e si traduce sui mercati<br />
in una crescita di volatilità<br />
alimentata anche dal downgrade,<br />
da parte dell’agenzia<br />
di rating Standard and Poors,<br />
della Grecia a BB+, ossia<br />
“junk” – spazzatura – ed<br />
i successivi downgrade del<br />
Portogallo ad A e della Spagna<br />
ad AA. All’indomani del<br />
declassamento del merito di<br />
credito della Repubblica ellenica,<br />
anche sulle obbligazioni<br />
Royal quotate in Borsa <strong>Italia</strong>na<br />
si è assistito ad una temporanea<br />
crescita della pressione<br />
in vendita che non ha<br />
comunque prodotto grossi<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
deprezzamenti dei titoli grazie<br />
alla presenza del curatore<br />
della liquidità, Banca Akros.<br />
Sebbene il movimento<br />
di prezzo sia stato contenuto<br />
si sono comunque generate<br />
delle opportunita di acquisto<br />
interessanti per gli osservatori<br />
attenti dei nostri titoli sul<br />
mercato. In particolare il Royal<br />
Combinazione Perfetta è<br />
salito, all’indomani del downgrade<br />
della Spagna, di circa<br />
70 centesimi grazie esclusivamente<br />
ad un ritrovato entusiasmo<br />
degli investitori che<br />
hanno colto la “buy opportunity”,<br />
con un controvalore<br />
scambiato fra i più alti del<br />
MOT nella seduta di negoziazione.<br />
Il notevole controvalore<br />
negoziato non è d’altra parte<br />
una novità per un titolo che<br />
nel primo giorno di quotazione,<br />
il 30 marzo, è diventato il<br />
titolo più scambiato di sempre<br />
in una singola seduta di<br />
negoziazione del MOT, con<br />
scambi per 81,8 milioni di<br />
Euro, circa 20 più del precedente<br />
detentore del record.<br />
Il titolo raccoglie l’interesse<br />
degli investitori che, con<br />
una visione ribassista o moderatamente<br />
rialzista dei tassi,<br />
hanno bisogno di un’obbligazione<br />
il cui prezzo vari<br />
sensibilmente in direzione<br />
opposta rispetto dalla variazione<br />
dei tassi di interesse; il<br />
Royal Combinazione Perfetta<br />
(codice ISIN NL0009294040)<br />
è infatti un’obbligazione a 8<br />
anni che distribuisce cedole<br />
semestrali, fi sse e pari all’8%<br />
al primo anno e poi dal secondo<br />
all’ottavo anno pari al<br />
10% meno 2 volte l’Euribor a 6<br />
mesi. Permette così di puntare<br />
su un ulteriore ribasso dei<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />
tassi o comunque su un rialzo<br />
più lento di quanto sia attualmente<br />
scontato dal mercato:<br />
a fronte di un maggior rischio<br />
assunto sulla curva dei tassi,<br />
i rendimenti offerti sono potenzialmente<br />
molto alti. Non<br />
si tratta comunque dell’unica<br />
obbligazione Royal di successo<br />
emessa nel mese di<br />
marzo. Nella giornata in cui<br />
il Combinazione Perfetta ha<br />
fatto segnare il record in Borsa<br />
<strong>Italia</strong>na, sono state infatti<br />
quotate altre 3 obbligazioni:<br />
il Royal Ripresa, il Royal Protezione<br />
ed il Royal 5% Flex.<br />
La prima (codice ISIN<br />
NL0009294024) è un titolo<br />
decennale a tasso variabile<br />
legato all’Euribor a 3 mesi, ottimizzato<br />
per interpretare una<br />
visione di rialzo dei tassi di interesse<br />
e di graduale ripresa<br />
della congiuntura economica.<br />
A differenza degli altri titoli a<br />
tasso variabile in cui lo spread<br />
da aggiungere all’Euribor<br />
è costante per tutta la durata<br />
dello strumento, nel caso del<br />
Royal Ripresa il premio è più<br />
alto nei primi anni (2,50% al<br />
primo), in modo da sostenere<br />
maggiormente la redditivita<br />
dell’obbligazione nell’attuale<br />
scenario di bassi tassi<br />
a breve. Sebbene lo spread<br />
decresca progressivamente,<br />
di 0,25% l’anno, negli anni<br />
successivi, in uno scenario di<br />
risalita dell’Euribor le cedole<br />
potrebbero rimanere costanti<br />
o addirittura crescere nel<br />
tempo.<br />
Il Royal Protezione (codice<br />
ISIN NL0009294032) è<br />
invece un’obbligazione ad<br />
8 anni che paga cedole annuali,<br />
pensata per gli investitori<br />
che, pur avendo una vi<br />
sione rialzista dell’infl azione<br />
nel medio lungo termine, non<br />
vogliano rinunciare all’opportunit<br />
à di ricevere buoni rendimenti<br />
anche in periodi di<br />
bassa infl azione. Il titolo garantisce<br />
un rendimento pari al<br />
6% per i primi due anni e dal<br />
terzo anno in poi distribuisce<br />
delle cedole pari all’infl azione<br />
europea e comunque mai inferiori<br />
al 2,75% per anno.<br />
Infi ne l’obbligazione Royal<br />
5% Flex (codice ISIN<br />
NL0009294057) è un’emissione<br />
decennale adatta agli<br />
investitori che prediligono la<br />
certezza di cedole fi sse per i<br />
primi 5 anni e sono disposti<br />
a passare a cedole variabili<br />
dal sesto anno in previsione<br />
di un rialzo del tasso Euribor.<br />
L’obbligazione infatti assicura<br />
cedole semestrali pari al<br />
5%, ben al di sopra di quelle<br />
di mercato, per i primi cinque<br />
anni; successivamente l’ammontare<br />
della cedola potreb<br />
News<br />
be rimanere inalterato ovvero,<br />
a discrezione dell’emittente,<br />
diventare variabile e pari<br />
all’Euribor a 6 mesi.<br />
Ricordiamo come sempre<br />
che sulle obbligazioni Royal,<br />
l’assenza di un periodo<br />
di collocamento, la presenza<br />
del prospetto informativo (in<br />
quanto obbligazioni bancarie)<br />
e la quotazione al MOT di<br />
Borsa <strong>Italia</strong>na rendono queste<br />
emissioni immediatamente<br />
disponibili anche agli investitori<br />
privati senza impedimenti,<br />
con costi contenuti e<br />
con la possibilità di negoziare<br />
sempre attraverso il proprio<br />
intermediario di fi ducia, senza<br />
dover aprire altri conti. Inoltre,<br />
la presenza sul mercato<br />
di Banca Akros, con spread<br />
denaro lettera contenuto, tutela<br />
maggiormente l’investitore<br />
in relazione alla liquidità<br />
dei titoli. L’investimento minimo<br />
è di soli 1.000 Euro.<br />
Obbligazioni Royal, sicurezza e rendimento.<br />
9
Intervista<br />
“Sono ottimista per tutte le<br />
materie prime”<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Lei afferma<br />
che nei prossimi dieci anni il prezzo<br />
dell’oro salirà a 2000 Dollari. Al di là<br />
di ciò, ritiene che l’oro abbia ulteriori<br />
potenzialità?<br />
Jim Rogers: Sì, naturalmente. Tuttavia<br />
dipende da come si svilupperà il mondo.<br />
Supponiamo di assistere a guerre mondiali,<br />
ad un collasso economico o alla<br />
scomparsa del Dollaro USA: in tal caso<br />
il prezzo dell’oro potrebbe raggiungere<br />
qualsiasi livello.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Lei è ottimista<br />
per le materie prime agricole.<br />
Jim Rogers: No, sono ottimista per tutte<br />
le materie prime. Penso semplicemente<br />
che quelle agricole siano molto più convenienti<br />
di tutte le altre.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Come<br />
vede il potenziale delle quotazioni? Nei<br />
prossimi dieci anni i prezzi delle materie<br />
prime agricole potranno raddoppiare?<br />
Jim Rogers: I prezzi delle materie<br />
agricole possono fare molto più che<br />
raddoppiare. In tutti i mercati rialzisti, i<br />
prezzi raggiungono un livello che nessuno<br />
può prevedere con argomentazioni<br />
razionali. Nell’ultima fase di mercato<br />
rialzista, ad esempio, il prezzo<br />
dello zucchero nell’arco di otto anni è<br />
aumentato di oltre 47 volte. Il prezzo<br />
dell’oro è salito di 25 volte, l’argento di<br />
40. In passato si sono verifi cati aumenti<br />
dei prezzi incredibili ed anche in futuro<br />
assisteremo ad aumenti dei prezzi<br />
incredibili.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Si aspetta<br />
che i prezzi di caffè e cacao si moltiplichino<br />
nuovamente?<br />
Jim Rogers: Ritengo concepibile una<br />
decuplicazione dei prezzi del caffè e del<br />
cacao.<br />
10<br />
Chi è<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Quali<br />
conseguenze avrebbe tale situazione<br />
per il consumatore fi nale?<br />
Jim Rogers: Il consumatore abituale dovrà<br />
pagare prezzi più alti. Quando il prezzo<br />
del petrolio si è decuplicato anche allora<br />
il consumatore ha dovuto pagare prezzi<br />
più alti. Ciò che si verifi cherà in seguito<br />
sarà una contrazione della domanda dei<br />
consumatori.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
“I prezzi del caffè e del cacao potrebbero decuplicare.”<br />
Jim Rogers oggi è considerato uno dei più noti esperti di materie prime del mondo.<br />
Per due volte Rogers ha attraversato il globo in occasione di due viaggi intorno al<br />
mondo, visitando oltre 150 Paesi. Nel 1998 ha creato il suo indice sulle materie prime,<br />
il “Rogers International Commodity Index” (in breve: RICI). In precedenza, nel<br />
1973, insieme a George Soros ha fondato il leggendario Quantum Funds. Con una<br />
performance superiore al 4000% nell‘arco di dieci anni, il fondo è entrato a pieno diritto<br />
nella storia dell‘economia (citiamo a scopo di confronto la performance dell‘S&P<br />
500: 50% circa). Nel 1980 Rogers si è ritirato dal management del Quantum Funds.<br />
Rogers è nato a Demopolis (nello stato americano dell‘Alabama) nel 1942 e ha studiato<br />
storia, fi losofi a ed economia all‘Università di Yale ed Oxford. Nel 2008, insieme<br />
alla famiglia, Rogers lascia gli Stati Uniti e si trasferisce da New York a Singapore.<br />
Jim Rogers è sposato e ha due fi glie.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Con gli<br />
alimenti, però, è molto più diffi cile che<br />
con il petrolio.<br />
Jim Rogers: È proprio questo il punto.<br />
Nel caso delle materie prime agricole,<br />
la domanda non si ridurrà molto. I prezzi,<br />
pertanto, aumenteranno ancora più<br />
vigorosamente. Se il livello dei prezzi<br />
delle materie prime agricole resterà<br />
quello odierno ben presto non ci sa<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
ranno più alimenti disponibili. A nessun<br />
prezzo. In tutto il mondo, infatti, c’è un<br />
problema: gli agricoltori non sono quasi<br />
più in grado di resistere con i livelli<br />
dei prezzi attuali. Di conseguenza<br />
i prezzi devono<br />
aumentare. In seguito<br />
si troveranno di nuovo<br />
persone disponibili a lavorare<br />
come agricoltori. Attualmente,<br />
invece, la vita da agricoltore non viene<br />
neppure presa in considerazione,<br />
non solo in Europa o negli USA, ma nel<br />
mondo intero.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: In altre<br />
parole, quindi, lei sta dicendo che un<br />
aumento dei prezzi è necessario.<br />
Jim Rogers: Se i prezzi delle materie<br />
prime agricole non salgono, in un futuro<br />
non troppo lontano non ci saranno più<br />
agricoltori. E se non ci saranno agricoltori<br />
nessuno coltiverà più la terra e noi vivremo<br />
una crisi alimentare globale. È un<br />
bene per il mondo che i prezzi delle materie<br />
prime agricole salgano. E più rapidamente<br />
salgono, meglio è.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Qual è<br />
al momento la sua materia prima preferita?<br />
Jim Rogers: Sono un pessimo Market Timer.<br />
Osservo le materie prime che sono a<br />
un livello basso. Ma attualmente punterei<br />
sulle materie prime agricole.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Cosa<br />
pensa del metano?<br />
Jim Rogers: Il metano è una fonte di<br />
energia straordinaria: è economico, pulito<br />
ed efficiente.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Parliamo<br />
di altre fonti energetiche: ritiene promettenti<br />
gli investimenti nel carbone?<br />
Jim Rogers: Purtroppo non esistono<br />
future sul carbone. Per questo bisogna<br />
puntare su questa materia prima in altro<br />
modo, ma il tema offre fantastiche opportunità.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: In futuro,<br />
probabilmente, il mercato globale<br />
dell’automotive sarà dominato dalle<br />
auto ibride ed elettriche. Nelle batte<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />
“Più salgono i prezzi<br />
delle materie prime<br />
agricole, meglio è.”<br />
rie è spesso utilizzato il litio: cosa ne<br />
pensa?<br />
Jim Rogers: In futuro tutti investiremo<br />
molto di più nel litio. Purtroppo non esis<br />
te ancora un mercato dei<br />
future per il litio. Di conseguenza<br />
bisogna investire<br />
tramite i produttori o tramite<br />
i Paesi produttori, come<br />
ad esempio il Cile e la Bolivia. Altrettanto<br />
eccezionali sono i rare earth elements: il<br />
97% dei metalli rari (nota della redazione:<br />
sono necessari per la produzione di tutte<br />
le apparecchiature elettroniche) proviene<br />
dalla Cina. Anche in questo campo, pertanto,<br />
la Cina si trova in una posizione eccellente<br />
dal punto di vista strategico.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Cosa<br />
consiglia ad un investitore che non ha<br />
mai investito in materie prime? Come<br />
dovrebbe iniziare?<br />
Jim Rogers: Gli consiglierei di investire<br />
buona parte del suo portafoglio in materie<br />
prime agricole. Una buona opportunità<br />
in questo campo è offerta dal mio Soft<br />
Commodity Index.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Parliamo<br />
della Cina. Da anni lei è molto ottimista<br />
in riferimento alla Cina. Negli ultimi<br />
mesi il prezzo del petrolio ancora una<br />
volta si è significativamente ripreso.<br />
Cosa significa un aumento del prezzo<br />
del petrolio per l’economia cinese?<br />
Jim Rogers: La Cina ha un grosso vantaggio<br />
rispetto a molti altri Paesi: ha molto<br />
carbone. Inoltre i Cinesi investono parecchio<br />
denaro nelle energie alternative,<br />
come l’eolica e la solare, ma anche<br />
nell’energia nucleare. I Cinesi pensano<br />
come me: le risorse stanno progressivamente<br />
scomparendo e loro si preparano.<br />
La Cina è meno colpita da un aumento<br />
del prezzo del petrolio rispetto alle nazioni<br />
industrializzate. Ma non mi fraintenda:<br />
anche la Cina sarà toccata da un tale aumento.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Prevede<br />
che l’inflazione continuerà a salire anche<br />
in Cina?<br />
Jim Rogers: Bisogna tenerlo in conto.<br />
Comunque il Governo ha reso più difficol<br />
Intervista<br />
toso l’accesso al credito. Anche la Cina<br />
ha capito che l’economia non deve surriscaldarsi,<br />
ma in regioni come gli USA<br />
o l’Europa, diversamente dalla Cina,<br />
l’inflazione potrebbe aumentare molto. Sia<br />
gli USA che la maggior parte dei Governi<br />
occidentali mentono quando si tratta del<br />
tasso d’inflazione reale.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Malgrado<br />
i colossali aiuti finanziari, l’economia<br />
USA non si rimette in moto. Quali<br />
sono le cause?<br />
Jim Rogers: Gli USA hanno pompato<br />
moltissimo denaro nell’economia ma i soldi<br />
sono finiti nei canali sbagliati. Il 40% del<br />
pacchetto di incentivi è andato agli Stati<br />
della Confederazione, che hanno speso i<br />
soldi per non dover licenziare i loro burocrati.<br />
Il che non comporta nulla per il futuro<br />
degli Stati Uniti, mentre è stato un bene<br />
per i burocrati che sono riusciti a mantenere<br />
i loro posti di lavoro. A lungo termine,<br />
però, questo non renderà gli USA più<br />
competitivi. Per questo non sono molto<br />
ottimista riguardo agli Stati Uniti. A mio<br />
avviso il denaro non è stato impiegato in<br />
modo intelligente.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Cosa ci<br />
dice della montagna di debiti USA in<br />
costante crescita?<br />
Jim Rogers: Gli USA non potranno mai<br />
estinguere i loro debiti. Mi dispiace dirlo,<br />
in fin dei conti sono un Americano anch’io.<br />
Ma è un dato di fatto: il più grande debitore<br />
nella storia dell’umanità sono gli USA. Le<br />
più grandi nazioni finanziatrici oggi sono<br />
Cina, Corea del Sud, Giappone, Taiwan,<br />
Singapore e India. Stiamo assistendo a un<br />
passaggio storico dagli USA all’Asia.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Dove<br />
porta la strada intrapresa dagli USA?<br />
Jim Rogers: Gli USA stanno percorrendo<br />
la strada intrapresa dalla Gran Bretagna<br />
80 anni fa. Dopo la Prima Guerra<br />
Mondiale la Gran Bretagna era il Paese<br />
più ricco della Terra. Nell’arco di 30 anni<br />
lo Stato è andato in bancarotta e il Fondo<br />
Monetario Internazionale gli ha dovuto<br />
offrire un supporto finanziario. Negli anni<br />
‘70 la Gran Bretagna non è stata più in<br />
grado di collocare obbligazioni di Stato.<br />
11
Intervista<br />
Nessuno voleva più le obbligazioni statali<br />
britanniche.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Pensa<br />
che il Fondo Monetario Internazionale<br />
prenderà sotto l’ala anche gli USA dal<br />
punto di vista fi nanziario?<br />
Jim Rogers: Per come si sta evolvendo la<br />
situazione negli USA, il FMI potrebbe non<br />
essere in grado di farlo: i debiti sono semplicemente<br />
eccessivi. E questo porterà<br />
grossi problemi negli USA. Molti Paesi, in<br />
passato, erano molto, molto ricchi: Spagna,<br />
Portogallo, Olanda... tutti hanno avuto<br />
grande successo, e poi sono andati giù.<br />
Forse questa volta le cose stanno diversamente.<br />
Tuttavia bisognerebbe essere<br />
molto, molto cauti. Ai miei occhi, gli USA<br />
hanno superato il loro Zenith.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Non ci<br />
sono più speranze per gli USA?<br />
Jim Rogers: Può darsi che il metano di<br />
scisto trovato negli USA aiuti il Paese a<br />
compiere uno slancio di breve periodo.<br />
Tuttavia, ritengo che gli USA non possano<br />
mantenere il loro status odierno.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Qual è la<br />
Sua visione a lungo termine sul Dollaro?<br />
Jim Rogers: A lungo termine, il biglietto<br />
verde perderà valore ed importanza.<br />
Dato che gli USA non saranno in grado<br />
di estinguere i debiti, dovranno stampare<br />
ancora più denaro. E questo torna ancora<br />
una volta a vantaggio dei valori reali,<br />
come ad esempio le materie prime.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Quali<br />
sono attualmente le valute che preferisce?<br />
Jim Rogers: Sono convinto che nei prossimi<br />
anni le valute dei Paesi ricchi di materie<br />
prime si evolveranno molto meglio<br />
rispetto a quelle dei Paesi in cui le mate<br />
Strumenti sugli indici di Jim Rogers<br />
12<br />
rie prime sono scarse. Il Canada si svilupperà<br />
meglio degli USA, l’Australia si svilupperà<br />
meglio della Nuova Zelanda.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Come<br />
vede la Russia?<br />
Jim Rogers: La Russia ha problemi sia<br />
demografici che politici. Continuerà a<br />
frammentarsi: non succederà quest’anno<br />
o l’anno prossimo, ma succederà. È un<br />
Paese troppo vasto e composto da un<br />
numero eccessivo di gruppi etnici. Un<br />
altro problema consiste nel fatto che la<br />
produzione petrolifera russa ha superato<br />
il suo picco.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Signifi<br />
ca che Lei consiglia di non investire<br />
in Russia?<br />
Jim Rogers: Se sei con le persone giuste,<br />
vale a dire con Vladimir Putin, in Russia<br />
puoi guadagnare un patrimonio. Altrimenti,<br />
come investitore mi terrei a distanza da<br />
questo Paese.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Cosa ne<br />
pensa dell’Africa come meta d’investimento?<br />
Jim Rogers: Lei parla di Africa, ma l’Africa<br />
è composta da più di 50 Stati. L’Africa è<br />
il secondo continente del mondo per dimensioni.<br />
Ma in Africa ci sono opportunità<br />
straordinarie.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Come ad<br />
esempio?<br />
Jim Rogers: Un esempio è l’Angola. Il<br />
Paese ha solo 14 milioni di abitanti e ben<br />
presto sarà uno dei maggiori produttori<br />
di petrolio. Anche Paesi come l’Egitto o lo<br />
Zambia sono altrettanto interessanti.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Ha intenzione<br />
di lanciare anche prodotti<br />
sull’Africa?<br />
Nome strumento Sottostante Tipo di prodotto ISIN<br />
RICI Agriculture ETF RICI Agriculture ETF LU0259321452<br />
RICI ETF RICI ETF LU0249326488<br />
RICI Metals ETF RICI Metals ETF LU0259320728<br />
Open Certifi cate sul RICI Enhanced RICI Enhanced Open end NL0006063067<br />
Fonte: <strong>RBS</strong><br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
“Come investitore eviterei la Russia.”<br />
Jim Rogers: Ci ho rifl ettuto a lungo ma<br />
sono giunto alla conclusione che non lo<br />
farò. I singoli Stati dell’Africa sono semplicemente<br />
troppo diversi tra loro.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Quale<br />
è Stato fi nora il suo peggiore investimento?<br />
Jim Rogers: Ce ne sono tanti. Ma ogni<br />
volta che ho perso dei soldi è stato perché<br />
non ho fatto i compiti a casa. Ad esempio,<br />
anni fa ho shortato sul petrolio un<br />
venerdì. Il sabato successivo è iniziata<br />
la guerra tra Iran e Iraq. Naturalmente il<br />
prezzo del petrolio ha sfondato il tetto.<br />
Avrei volentieri dato la colpa a qualcun<br />
altro per questo, ma l’errore è stato solo<br />
e soltanto mio.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Supponiamo<br />
che le sue fi glie abbiano il suo<br />
stesso talento e diventino due “leggende”<br />
nel campo degli investimenti. In<br />
quali settori potrebbero essere delle<br />
“guru”?<br />
Jim Rogers: Non ci ho mai pensato.<br />
Prendiamo gli anni 2033 e 2038: le mie<br />
fi glie avranno 30 anni. Suppongo che avranno<br />
investito molto nelle azioni immobiliari<br />
asiatiche.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Avrebbe<br />
senso investire in questo settore<br />
già oggi?<br />
Jim Rogers: Naturalmente, al momento<br />
aspetterei ancora ad investire in questo<br />
settore. Come ho già detto, negli agglomerati<br />
di Shanghai e Hong Kong è in atto<br />
una vera bolla immobiliare.<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.
Gli ETF Market Access<br />
replicano anche l’Africa.<br />
ETF Market Access sull’indice FTSE/JSE TOP 40.<br />
Come un camaleonte, quando ci interessa qualcosa, ne assumiamo<br />
il colore e ne replichiamo la performance. L’Africa ed in particolare il<br />
Sudafrica ci interessano per le potenzialità di crescita, per la ricchezza<br />
di materie prime (metalli preziosi e diamanti) ed in quanto obiettivi di<br />
La gamma degli ETF Market Access<br />
Sottostante Settori/Paesi Codice ISIN Cod. negoz.<br />
RICI ® USD Materie prime LU0249326488 RICI<br />
RICI ® Metals USD Metalli LU0259320728 RICIME<br />
RICI ® Agriculture USD Agricoltura LU0259321452 RICIAG<br />
NYSE Arca Gold Bugs USD Società aurifere LU0259322260 GOLDA<br />
DJ Turkey Titans 20 EUR Turchia LU0269999362 TURK<br />
DAXglobal ® Russia EUR Russia LU0269999958 RUSSDX<br />
importanti investimenti indiani e cinesi. Presso la tua banca di fiducia<br />
puoi acquistare e vendere gli ETF Market Access quotati in Borsa<br />
<strong>Italia</strong>na. Sono armonizzati (tassazione al 12,5%) e hanno il patrimonio<br />
segregato. The Royal Bank of Scotland e UniCredit curano la liquidità.<br />
Sottostante Settori/Paesi Codice ISIN Cod. negoz.<br />
FTSE/JSE Africa Top 40 ZAR Sudafrica LU0270000028 AFRI<br />
South-East Europe<br />
Traded EUR<br />
Bulgaria, Croazia,<br />
Romania, Serbia,<br />
Slovenia<br />
LU0259329869 SUDEUR<br />
DAXglobal ® Asia EUR Asia LU0259323235 ASIADX<br />
DAXglobal ® BRIC EUR<br />
Brasile, Russia,<br />
India, Cina<br />
LU0269999792 BRICDX<br />
Market Access è una SICAV parte del Gruppo <strong>RBS</strong>, regolamentata UCITS III. Il trattamento fiscale dipende dalla situazione individuale di ciascun cliente e può essere<br />
soggetto a modifiche in futuro. Le ‘US Persons’ non possono acquistare questi ETF, né questi possono essere venduti negli USA. Tutte le suddette informazioni devono<br />
essere necessariamente integrate con quelle messe a disposizione dall’intermediario in base alla normativa di volta in volta applicabile. PRIMA DELLA NEGOZIAZIONE<br />
LEGGERE ATTENTAMENTE IL PROSPETTO INFORMATIVO ED IL DOCUMENTO DI QUOTAZIONE, ANCHE PER QUANTO CONCERNE I RISCHI.<br />
Per la documentazione degli ETF Market Access: sito www.rbsbank.it/markets<br />
Per maggiori informazioni: e-mail markets.it@rbs.com Numero Verde 800 920 960.
Storia di copertina<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Le conseguenze dell’eccesso<br />
di liquidità.<br />
Per decenni la Banca Centrale USA ha combattuto le crisi con il denaro a basso costo. Abbiamo pagato le<br />
conseguenze di questa politica nella recente crisi economica e fi nanziaria, ma non è abbastanza. A medio-lungo<br />
termine si delineano forti rischi d’infl azione.<br />
14<br />
Sulla scia di una politica monetaria fortemente espansiva, un eccesso di liquidità può rapidamente trasformarsi in uno tsunami.<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Prima dell’esplosione della crisi del<br />
credito tutto sembrava andare nel<br />
migliore dei modi. L’economia<br />
mondiale cresceva e le Borse, dopo lo<br />
scoppio della bolla tecnologica e gli attentati<br />
dell’11 settembre 2001, già da alcuni<br />
anni avevano ripreso a marciare in<br />
avanti. La crisi del credito, poi, ha chiarito<br />
in modo inequivocabile che la ripresa<br />
è stata pagata a caro prezzo, poiché è<br />
stata consentita da una politica monetaria<br />
molto espansiva, condotta principal<br />
mente dagli USA. Negli anni<br />
passati i tassi di riferimento<br />
statunitensi sono rimasti<br />
bassi, malgrado un costante<br />
aumento dell’indebitamento<br />
statale rispetto al prodotto sociale lordo.<br />
A parte questo, lo Stato ha fatto tutto il<br />
possibile per impedire una fase di debolezza<br />
congiunturale.<br />
Una politica monetaria troppo espansiva<br />
è la radice di tutti i mali. Guardando<br />
al passato, dopo lo scoppio della<br />
bolla tecnologica e immobiliare sarebbe<br />
stato opportuno lasciare che le economie<br />
nazionali tirassero un po’ il fi ato.<br />
I responsabili hanno però dimenticato<br />
che le economie che funzionano (propr<br />
PIL nominale e crediti nel settore non bancario<br />
Miliardi di Dollari<br />
35.000<br />
30.000<br />
25.000<br />
20.000<br />
15.000<br />
10.000<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />
“Le economie devono<br />
poter inspirare<br />
ed espirare.”<br />
da fine 1997 a fine 2009:<br />
incremento del 128%<br />
5.000<br />
12.1997 12.1999 12.2001 12.2003 12.2005 12.2007 12.2009<br />
PIL nominale (scala sx)<br />
Crediti nel settore non finanziario (scala dx)<br />
io come un vero organismo) non devono<br />
soltanto inspirare, ma anche espirare. Se<br />
però l’espirazione, come è accaduto, viene<br />
ostacolata artifi cialmente, presto o<br />
tardi si presentano i problemi. Questa<br />
tesi ha recentemente trovato una conferma<br />
anche in un’analisi della Banca<br />
dei Regolamenti Internazionali in cui si<br />
è dimostrato che, già in passato, i tassi<br />
eccessivamente bassi hanno indotto le<br />
banche a un’eccessiva “fame” di rischio,<br />
generando inoltre una percezione distor<br />
ta del rischio stesso. Esattamente<br />
gli stessi fenomeni<br />
che si sono potuti osservare<br />
prima dell’esplosione<br />
della crisi del credito. Una<br />
delle cause della crisi è stata senza dubbio<br />
la signifi cativa ascesa del credito innescatasi<br />
dall’inizio degli anni ’90. Diversamente<br />
dai decenni precedenti, in<br />
cui negli USA il PIL e la somma dei crediti<br />
bancari registravano un andamento<br />
praticamente parallelo, nei 20 anni precedenti<br />
la crisi i crediti bancari sono saliti<br />
più rapidamente. Anche se questa situazione<br />
è relativamente facile da capire<br />
e da ricostruire pur senza il supporto di<br />
studi scientifi ci, persino dopo lo scoppio<br />
della crisi del credito le Banche Centrali<br />
da fine 1997 a fine 2009:<br />
incremento del 70%<br />
Una crescita fi nanziata dai debiti<br />
Soprattutto a partire dal 2000, l’indebitamento del settore non fi nanziario USA è salito<br />
in modo sproporzionato rispetto alla crescita nominale. Questo ha reso l’economia<br />
USA complessivamente più debole e instabile ed ha contribuito alla crisi fi nanziaria ed<br />
economica innescatasi a partire dal 2007.<br />
Fonte: Bloomberg, 31/12/2009<br />
Crescita e saldo di bilancio degli USA<br />
7<br />
6<br />
5<br />
4<br />
3<br />
2<br />
1<br />
0<br />
-1<br />
-2<br />
-3<br />
-4<br />
-5<br />
-6<br />
-7<br />
Storia di copertina<br />
e i Governi di tutto il mondo hanno tentato<br />
con tutte le forze di impedire una contrazione<br />
dell’economia. Con un supporto<br />
di questo tipo, dopo un grave e repentino<br />
crollo, la congiuntura mondiale è tornata<br />
a puntare verso l’alto.<br />
L’esplosione dei debiti statali diventa<br />
un pesante fardello. Questa ripresa,<br />
però, costa molto cara. Infatti è resa possibile<br />
ottenuta solo da un ulteriore ribasso<br />
dei tassi di interesse e immani misure<br />
di politica monetaria. Uno degli effetti secondari<br />
di tutto ciò è che le banche degli<br />
Stati Uniti, a fi ne gennaio, detenevano<br />
ancora riserve in eccesso per ol tre mille<br />
miliardi di Dollari USA presso la Banca<br />
Centrale. Una situazione che implica un<br />
enorme potenziale infl azionistico che si<br />
scatenerà se le banche non torneranno<br />
a concedere maggiori crediti e la Banca<br />
Centrale non provvederà per tempo<br />
a togliere di mezzo l’eccesso di liquidità.<br />
Un’altra fonte di pericolo è costituita<br />
dalle immani montagne di debiti che<br />
molti Paesi hanno accumulato nel corso<br />
della loro lotta contro la crisi. Secondo<br />
John Lipsky, Vicepresidente del FMI, se<br />
l’indebitamento resterà al livello che ha<br />
raggiunto dopo la crisi, il potenziale di<br />
Percentuale Percentuale<br />
Variazione nominale del PIL (scala sx)<br />
Saldo di bilancio in % del PIL (scala dx)<br />
12<br />
10<br />
8<br />
6<br />
4<br />
2<br />
0<br />
-2<br />
-4<br />
-6<br />
-8<br />
-10<br />
-12<br />
12.1997 12.1999 12.2001 12.2003 12.2005 12.2007 12.2009<br />
Crescita con un saldo di bilancio negativo<br />
A partire dal 2002, la crescita USA è andata di pari passo con un saldo di bilancio<br />
negativo. Anche lo Stato si è aggiunto in qualità di debitore. L’aumento del consumo<br />
statale ha compensato la debolezza del settore privato e ha consentito la crescita.<br />
Nell’attuale crisi, questa ricetta è stata applicata in modo ancora più intenso.<br />
Fonte: Bloomberg, 31/12/2009<br />
15
Storia di copertina<br />
crescita dei Paesi industrializzati potrebbe<br />
perdere ogni anno fino a mezzo punto<br />
percentuale rispetto al periodo che ha<br />
preceduto la crisi finanziaria. D’altro canto,<br />
i debiti degli Stati sono talmente elevati<br />
che il loro abbattimento appare realizzabile<br />
solo median te un aumento dei<br />
tassi d’inflazione. L’aumento dei prezzi,<br />
infatti, potrebbe portare a una riduzione<br />
dei debiti realmente accumulati. Attualmente,<br />
però, i segnali che potrebbero<br />
far pensare a un aumento dell’inflazione<br />
sono relativamente scarsi, perlomeno<br />
nelle principali nazioni industrializzate.<br />
Negli USA, ad esempio, a febbraio<br />
l’inflazione core (che corrisponde al tasso<br />
depurato dei valori di energia e alimenti)<br />
è scesa al livello più basso degli<br />
ultimi sei anni, pari all’1,3%. Secondo il<br />
parere degli esperti, nel corso dell’anno<br />
l’inflazione core dovrebbe ulteriormente<br />
scendere in conseguenza dello scarso<br />
livello di sfruttamento delle capacità<br />
dell’economia. Gli economisti di Danske<br />
Research ritengono possibile un tasso<br />
d’inflazione core dello 0,5% a fine anno.<br />
Anche nell’Eurozona, a febbraio, con lo<br />
0,8% il tasso d’inflazione core è sceso<br />
al livello minimo mai raggiunto dalla nascita<br />
dell’Unione Monetaria. E il Giappone,<br />
con un calo dell’indice dei prezzi al<br />
consumo dell’1,3% segnalato a gennaio,<br />
sembra addirittura impigliato in una spirale<br />
deflattiva. Nel Paese del Sol Levante,<br />
pertanto, l’estremo indebitamento dello<br />
Stato non ha esercitato alcun effetto<br />
propulsivo sui prezzi, ma sembra piuttosto<br />
aver paralizzato l’economia. Insieme<br />
ai prezzi in discesa questo porta a una<br />
minore velocità di circolazione del denaro<br />
e spinge le banche, le imprese e i consumatori<br />
a conservarlo gelosamente.<br />
A breve termine incombono i rischi di<br />
deflazione. In considerazione di queste<br />
cifre e della citata situazione dei prezzi,<br />
prossimamente (o almeno a breve termine)<br />
la discussione finora condotta sui<br />
mercati finanziari in merito alle incombenti<br />
minacce d’inflazione potrebbe essere<br />
sostituita da un dibattito sui possibili<br />
rischi di deflazione. Chi opera in<br />
Borsa, del resto, ha addirittura più paura<br />
della deflazione che dell’inflazione:<br />
16<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Tasso d’inflazione core degli USA e sfruttamento delle capacità<br />
Percentuale Percentuale<br />
6<br />
5<br />
94<br />
4<br />
3<br />
84<br />
2<br />
1<br />
74<br />
0<br />
64<br />
01.1990 04.1991 04.1993 04.1995 04.1997 04.1999 04.2001 04.2003 04.2005 04.2007 04.2009<br />
Inflazione core (scala sx.)<br />
A breve termine lo slancio dei prezzi sarà ridotto<br />
Sfruttamento delle capacità (scala dx.)<br />
Lo sfruttamento delle capacità dell’industria statunitense è risalito dal picco negativo di aprile 2009, ma continua a<br />
muoversi ad un livello storicamente basso. Di conseguenza, l’incremento della domanda può essere coperto dalle<br />
capacità esistenti. A breve termine, lo slancio dei prezzi potrebbe restare contenuto.<br />
Aspettative d’inflazione sul mercato obbligazionario USA<br />
Fonte: Bloomberg, 28/02/2010<br />
Percentuale<br />
3,0<br />
2,5<br />
2,0<br />
1,5<br />
1,0<br />
0,5<br />
0,0<br />
-0,5<br />
-1,0<br />
-1,5<br />
04.2005 10.2005 04.2006 10.2006 04.2007 10.2007 04.2008 10.2008 04.2009 10.2009 04.2010<br />
Break even rate (5 anni)<br />
L’inflazione è ancora ininfluente sul mercato obbligazionario USA<br />
Il break even rate è la differenza tra le obbligazioni a tasso nominale e le obbligazioni indicizzate all’inflazione, a parità di<br />
durata. Questo valore riflette le aspettative d’inflazione del mercato obbligazionario. Attualmente i mercati non ritengono<br />
che nei prossimi cinque anni si giungerà ad un significativo aumento dell’inflazione. Il break even rate è solo al 2% e<br />
pertanto al di sotto del livello degli anni che hanno preceduto la crisi.<br />
Riserve in eccesso delle banche USA presso la FED<br />
Milioni di USD<br />
10.000.000<br />
1.000.000<br />
100.000<br />
10.000<br />
1.000<br />
Fonte: Bloomberg, 06/04/2010<br />
100<br />
01.2000 12.2001 11.2003 10.2005 09.2007 08.2009<br />
Le riserve in eccesso sono ancora elevate<br />
Le banche commerciali continuano a detenere forti riserve in denaro (riserve in eccesso) presso la Banca Centrale, che<br />
eccedono per l’appunto le riserve obbligatorie (riserve minime). Questa circostanza indica che il denaro a basso costo detenuto<br />
presso la Banca Centrale non confluisce nelle quantità consuete all’interno del circuito dell’economia e il rendimento<br />
della politica monetaria continua ad essere scarso. Da questo diagramma non si deducono rischi d’inflazione immediati.<br />
Fonte: NSA, marzo 2010<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
con i prezzi in calo, infatti, i consumatori<br />
sono più reticenti ad acquistare poiché<br />
ritengono che i prezzi scenderanno ancora.<br />
Questo calo della domanda, però,<br />
acuisce ulteriormente il trend defl attivo<br />
e il risultato è la minaccia di una spirale<br />
diffi cile da spezzare. Se si dovesse giungere<br />
a questo dibattito sulla defl azione,<br />
i crediti bancari stagnanti in molti Paesi<br />
tornerebbero ad essere un tema di attualità.<br />
Tuttavia, l’interpretazione delle statistiche<br />
sui crediti è diventata molto più<br />
diffi cile rispetto al passato, poiché molte<br />
Banche Centrali hanno inserito nei loro<br />
bilanci i crediti dei bilanci delle banche<br />
commerciali, fornendo loro in<br />
cambio il denaro della Banca<br />
Centrale. Solo per la FED,<br />
questo importo si aggira sugli<br />
800 miliardi di Dollari circa.<br />
Così facendo, la FED si è trasformata in<br />
una grande banca commerciale e questa<br />
evoluzione richiede presumibilmente<br />
nuovi approcci interpretativi.<br />
A lungo termine si creerà un potenziale<br />
infl azionistico. Malgrado l’ammonimento<br />
che ci giunge dall’esempio defl azionistico<br />
del Giappone, la maggior parte degli<br />
osservatori teme soprattutto i rischi<br />
d’infl azione, quantomeno in una prospettiva<br />
a lungo termine. Questi timori sono<br />
motivati soprattutto dal forte aumento dei<br />
defi cit dei budget. La serietà della situazione<br />
è stata inequivocabilmente chiarita<br />
dagli economisti di Deutsche Bank Re<br />
Indebitamento statale lordo*<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />
“Infl azione o defl<br />
azione? È questa<br />
la domanda”<br />
search. In uno studio dal titolo “Indebitamento<br />
statale nel 2020: un’analisi della<br />
sostenibilità per i Paesi industrializzati<br />
ed emergenti”, enunciano il seguente<br />
concetto fondamentale: in molti e in parte<br />
grandi Paesi industrializzati, l’attuale<br />
politica fi scale e l’indebitamento statale<br />
non sono più sostenibili. Senza drastici<br />
adeguamenti della spesa e/o delle<br />
entrate, il debito di Stato aumenterà vigorosamente<br />
rispetto al potere economico.<br />
Kenneth Rogoff formula i pericoli<br />
in modo ancora più drastico: secondo il<br />
parere del professore di economia, nei<br />
prossimi anni vari Paesi diverranno insol<br />
venti. Parole di ammonimento<br />
sono state recentemente<br />
pronunciate anche da Mohamed<br />
A. ElErian della società<br />
di fondi Pacifi c Invest<br />
Management; anch’egli teme che la situazione<br />
potrebbe indurre i Governi ad abbattere<br />
i loro debiti mediante l’infl azione,<br />
o addirittura una bancarotta di Stato. Se<br />
si considerano le cifre di Deutsche Bank<br />
Research, c’è davvero da avere paura:<br />
come calcolano gli esperti nel loro studio,<br />
il defi cit del budget dei Paesi industrializzati<br />
è salito in media del 3% circa<br />
rispetto al PIL tra il 2000 e il 2006 e del<br />
5% tra il 2007 e il 2009. Il debito statale<br />
è quindi passato dal 72% del PIL su cui<br />
si attestava nel 2000 a quasi il 95% del<br />
PIL nel 2009. In mancanza di signifi cativi<br />
adeguamenti politicofi scali, il debito dei<br />
Paesi industrializzati potrebbe salire da<br />
in % del PIL (scenario di base)<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
1995 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010e 2012e 2014e 2016e 2018e 2020e<br />
Paesi industrializzati Paesi emergenti<br />
L’indebitamento è un problema dei Paesi industrializzati<br />
Mentre i Paesi Emergenti, a medio-lungo termine, potrebbero ridurre il loro indebitamento, le prospettive sono decisamente<br />
peggiori per gli Stati industrializzati. In conseguenza del crescente carico di debiti degli Stati, in una prospettiva<br />
di lungo periodo qui aumentano i rischi d’infl azione.<br />
*ponderato sul PIL; fonte: DB Research; ultimo aggiornamento: marzo 2010; e = stima<br />
Storia di copertina<br />
Senza una rapida inversione di marcia,<br />
i debiti degli USA saliranno alle stelle.<br />
circa il 100% del PIL (2010) fi no al 133%<br />
del PIL nel 2020.<br />
La problematica del debito è minore<br />
nei Paesi Emergenti che in quelli industrializzati.<br />
Se oltre all’andamento<br />
del debito si rifl ette anche su altri fattori<br />
d’infl uenza, come l’espansione della<br />
quantità di denaro ad opera delle Banche<br />
Centrali e le aspettative d’infl azione sul<br />
mercato obbligazionario, tra i Paesi industrializzati<br />
sono soprattutto gli USA, e<br />
probabilmente anche la Gran Bretagna, i<br />
principali candidati per uno choc infl azionistico.<br />
Ad un confronto relativo sembra<br />
un po’ meno a rischio l’Eurozona, che oltre<br />
alle deboli prospettive di crescita sta<br />
affrontando anche la situazione di alcuni<br />
Paesi, come la Grecia, che hanno già<br />
dovuto “tirare il freno” ai debiti. Il rischio<br />
d’infl azione sembra minacciare anche alcuni<br />
Paesi Emergenti. Questa stima vale<br />
quantomeno per quei Paesi, come l’India<br />
o la Cina, che stanno registrando una<br />
crescita particolarmente forte. Anche i<br />
responsabili locali sembrano condividere<br />
questa visione. Ad esempio, in occasione<br />
dell’ultima Assemblea Nazionale<br />
del Popolo, i commissari politici di Pechino<br />
hanno descritto l’infl azione come<br />
la più grande minaccia per l’economia<br />
e la stabilità sociale. Da un punto di vista<br />
fi nanziario, però, i Mercati Emergenti<br />
hanno pur sempre un vantaggio: secondo<br />
Deutsche Bank Research anche nei<br />
Paesi Emergenti i defi cit di bilancio sono<br />
17
Storia di copertina<br />
aumentati come in quelli industrializzati,<br />
ma l’incremento è stato molto meno<br />
dra stico. Inoltre l’indebitamento statale<br />
in media è molto inferiore a quello della<br />
maggior parte dei Paesi industrializzati.<br />
Questo mette molti Paesi Emergenti nella<br />
situazione di poter ridurre il debito entro il<br />
2020, ma tramite una crescita economica<br />
sufficientemente vigorosa. Deutsche<br />
Bank Research calcola che i debiti di<br />
questi Stati potranno essere ridotti senza<br />
correzioni fiscali dal 46% del PIL (2010)<br />
al 35% del PIL (2020).<br />
Conseguenze a breve e lungo termine<br />
sul mercato valutario. Dal punto di vista<br />
degli investitori, sapere se e in quali<br />
regioni del mondo esistono minacce<br />
d’inflazione o deflazione è una questione<br />
di fondamentale importanza. E la risposta<br />
a questa domanda contribuisce<br />
alla scelta della strategia d’investimento<br />
da attuare. Se, come accennato, persisteranno<br />
le tendenze deflazionistiche<br />
associate a una crescita economica<br />
debole, sul mercato valutario si creerà<br />
il potenziale per una corsa alla svalutazione.<br />
Ogni Paese, infatti, tenterà di<br />
assicurarsi la propria fetta della torta a<br />
spese degli altri. In un tale scenario, gli<br />
analisti della Société Générale classificano<br />
come “in aumento” i rischi di una<br />
rottura dell’Unione Monetaria Europea.<br />
Credono invece nella funzione tradizionale<br />
di “porto sicuro” del Dollaro USA,<br />
così come nell’aumento delle quotazioni<br />
del Renminbi cinese. In caso di tassi<br />
d’inflazione crescenti, nelle valute dei<br />
Paesi interessati dall’aumento dei prezzi<br />
potrebbero verificarsi tendenze alla<br />
rivalutazione, poiché questo potrebbe<br />
essere valutato come un segnale della<br />
ripresa del settore del credito e della<br />
congiuntura e di un aumento degli utili<br />
delle imprese. Gli investitori potrebbero<br />
sentirsi attratti da tutto ciò ed investire<br />
capitali in questi Paesi, il che aiuterebbe<br />
i cambi coinvolti. In una prospettiva<br />
di lungo periodo, però, in futuro potrebbe<br />
anche accadere che le valute danneggiate<br />
dall’inflazione subiscano piuttosto<br />
la pressione della svalutazione. In<br />
uno scenario inflattivo, inoltre, si deve<br />
presupporre che a trarne vantaggio sa<br />
18<br />
ranno le valute dei Paesi ricchi di materie<br />
prime.<br />
Le conseguenze a breve termine per<br />
le obbligazioni e i mercati obbligazionari.<br />
Altrettanto ambivalente potrebbe<br />
essere la reazione dei mercati azionari<br />
all’aumento dei prezzi. Inizialmente, gli<br />
attori dei mercati potrebbero essere addirittura<br />
agevolati dall’aumento dei tassi<br />
d’inflazione, poiché questo spazzerebbe<br />
via le minacce deflattive. Di un tale sviluppo<br />
potrebbe approfittare soprattutto<br />
Wall Street; le Borse dei Paesi Emergenti,<br />
invece, potrebbero soffrire un po’ del<br />
vantaggio così acquisito<br />
dal Dollaro USA. Spesso,<br />
infatti, questi Paesi hanno<br />
accoppiato le loro valute<br />
al Dollaro e potrebbero<br />
dover inasprire un po’ la<br />
politica monetaria per difendere<br />
i cambi target esistenti. Se la deflazione<br />
viene scongiurata dall’aumento<br />
dei prezzi e finché l’inflazione non degenera,<br />
le azioni potrebbero cavarsela<br />
anche meglio delle obbligazioni.<br />
L’aumento dei prezzi, infatti, è tradizionalmente<br />
il principale nemico di queste<br />
ultime. Contemporaneamente, però,<br />
questo significa che soprattutto le obbligazioni<br />
statali e corporate di prim’ordine<br />
potrebbero essere richieste fintantoché<br />
“La deflazione sarebbe<br />
positiva per le obbligazioni,<br />
ma negativa per<br />
le azioni.”<br />
Differenza tra i tassi e quotazione dell’Euro<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
predominano le tendenze deflazionistiche.<br />
Un persistente andamento deflazionistico<br />
sarebbe invece un problema per<br />
i mercati azionari: storicamente, infatti, in<br />
un tale contesto si sono sempre verificati<br />
un significativo calo degli utili delle imprese<br />
e una contrazione nelle relazioni<br />
di valutazione.<br />
Le conseguenze a lungo termine per<br />
i mercati azionari. Come abbiamo<br />
descritto, a lungo termine sussistono<br />
anche minacce inflazionistiche non trascurabili.<br />
Finché i prezzi non schizzano<br />
eccessivamente in alto, una tale situazione<br />
potrebbe rafforzare i<br />
mercati azionari poiché,<br />
di regola, per questi ultimi<br />
è fondamentale soprattutto<br />
che siano state<br />
bandite le minacce di<br />
recessione. Tuttavia, se<br />
nel 2012 o nel 2013 l’inflazione dovesse<br />
salire troppo, anche i mercati azionari<br />
potrebbero reagire negativamente,<br />
perchè con un’inflazione galoppante<br />
torna a crescere il pericolo di una recessione.<br />
Presumibilmente sarebbero<br />
interessate da una tale dinamica anche<br />
le Borse dei Paesi Emergenti, poiché,<br />
come abbiamo già detto, in esse cova<br />
il massimo potenziale d’inflazione. E se<br />
i Mercati Emergenti dovessero rinunci<br />
EUR/USD Percentuale<br />
1,7<br />
1,3<br />
1,6<br />
0,9<br />
1,5<br />
0,5<br />
1,4<br />
0,1<br />
1,3<br />
-0,3<br />
1,2<br />
-0,7<br />
1,1<br />
-1,1<br />
1,0<br />
-1,5<br />
04.2005 05.2006 06.2007 07.2008 08.2009<br />
EUR/USD (scala sx.) Differenza tra i tassi delle obbligazioni tedesche e statunitensi<br />
(10 anni) (scala dx)<br />
L’Euro è in difficoltà<br />
Gli USA potrebbero riprendersi più rapidamente dell’Eurozona per quanto concerne la congiuntura. Di conseguenza,<br />
aumenterà anche la differenza tra i tassi delle obbligazioni tedesche e statunitensi. È quindi probabile che l’Euro perderà<br />
ancora. La differenza tra i tassi si è dimostrata un valido indicatore per i cambi.<br />
Fonte: Bloomberg, 06/04/2010<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Quanto è vitale il mercato immobiliare?<br />
La crisi economica e finanziaria è stata preceduta da un crollo<br />
dei prezzi delle case in molti Paesi industrializzati. Per questo è<br />
incoraggiante che negli USA, l’epicentro della crisi immobiliare,<br />
i prezzi degli immobili alla fine si siano stabilizzati. Per ottenere<br />
una tale stabilizzazione, lo Stato è intervenuto massicciamente.<br />
Per effetto della politica di ribasso dei tassi e dell’acquisto<br />
di titoli ipotecari da parte della FED, gli interessi per un mutuo<br />
Tassi dei mutui USA e rendimenti delle obbligazioni di USA Il mercato immobiliare USA<br />
Percentuale<br />
9<br />
8<br />
7<br />
6<br />
5<br />
4<br />
3<br />
2<br />
04.1999 04.2000 04.2002 04.2004 04.2006 04.2008 04.2010<br />
Tassi dei mutui ipotecari USA (30 anni)<br />
T-Bonds statunitensi<br />
Raramente negli USA i mutui per gli immobili sono stati così convenienti<br />
Attualmente, negli USA, ottenere denaro per costruire ed acquistare immobili<br />
è molto più facile rispetto agli scorsi anni. Questa affermazione si riferisce sia<br />
all’ammontare assoluto degli interessi richiesti, sia alla differenza tra il livello<br />
dei tassi dei mutui ipotecari e i rendimenti delle obbligazioni di Stato. La causa<br />
di questi tassi così contenuti sono i massicci acquisti della banca centrale USA.<br />
Questo programma di aiuti, però, è terminato a fine marzo. Sul mercato si dice<br />
che i tassi per le ipoteche trentennali, entro la fine dell’anno, potrebbero salire al<br />
6% circa.<br />
A fronte di tali sussidi creati artificialmente, ci<br />
si chiede se, soprattutto negli USA, si possa<br />
davvero parlare di un mercato immobiliare liberamente<br />
funzionante. Bisogna anche pensare<br />
che le banche, se i creditori diventano<br />
insolventi, si prendono gli immobili. Ma visto<br />
che sono sostenute dalla Banca Centrale e<br />
dal Governo, queste case non sono obbligate<br />
a rivenderle: tutto questo incide sui prezzi,<br />
ma per mercato libero si intende qualcosa di<br />
diverso… In un tale contesto è difficile rispondere<br />
alla domanda sulle reali condizioni del<br />
mercato immobiliare statunitense. A tale proposito<br />
regna lo scetticismo sui messaggi secondo<br />
cui la FED internamente continuerebbe<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />
90<br />
80<br />
70<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
Storia di copertina<br />
ipotecario a tasso fisso con una durata di 30 anni sono bassi<br />
come mai in passato. Oltre al vantaggio dei crediti all’edilizia<br />
con minimi da record, fino ad aprile ai primi acquirenti di un<br />
immobile viene concesso un beneficio fiscale che può arrivare<br />
fino a 8000 Dollari. In più, il settore bancario sostenuto dallo<br />
Stato fornisce molto più aiuto rispetto al passato ai creditori<br />
problematici nei loro sforzi d’indebitamento.<br />
Punti in migliaia<br />
01.1985 01.1990 01.1994 01.1998 01.2002 01.2006 01.2010<br />
Housing-Market-Index (scala sx)<br />
Single-family Housing Starts (scala dx)<br />
2.000<br />
1.800<br />
1.600<br />
1.400<br />
1.200<br />
1.000<br />
800<br />
600<br />
400<br />
200<br />
0<br />
Il mercato immobiliare versa in pessime condizioni<br />
Malgrado le convenienti condizioni di finanziamento concesse agli acquirenti e ai<br />
costruttori di immobili, l’Housing-Market-Index (HMI) della National Association of<br />
Home Builders continua ad essere prossimo al suo minimo storico. Lo stesso si può<br />
dire per le costruzioni intraprese nel settore delle case unifamiliari. A fine aprile, negli<br />
USA, terminano gli incentivi fiscali per la compravendita di immobili: questo dovrebbe<br />
gravare ulteriormente sul mercato. L’HMI è un indicatore non stagionale della situazione<br />
delle case unifamiliari sul mercato USA e si basa su un sondaggio condotto tra le società<br />
costruttrici di immobili residenziali. Un livello dell’HMI superiore a 50 punti significa che<br />
le condizioni del mercato possono essere definite prevalentemente buone, mentre se è<br />
inferiore a 50 è indice di un mercato debole.<br />
Fonte: Bloomberg, 03/04/2010 Fonte: NAHB/Wells Fargo Housing Market Index, U.S. Census Bureau, aprile 2010<br />
a preoccuparsi dello stato immobiliare. Preoccupazioni<br />
che certamente non diminuiscono<br />
in considerazione della quota di disoccupazione<br />
americana, che resta sempre alta. Tanto<br />
più che i problemi del segmento degli immobili<br />
industriali sembrano venire lentamente a galla<br />
soltanto ora: in questo settore, negli ultimi<br />
anni, sono giunti a scadenza crediti per un volume<br />
di 1400 miliardi di Dollari. Tuttavia, dato<br />
che l’esposizione al credito in questo caso<br />
spesso è superiore al valore del rispettivo immobile,<br />
le banche sono minacciate da nuovi<br />
e cospicui ammortamenti. Altrettanto ambivalente<br />
potrebbe essere la reazione all’aumento<br />
dei prezzi sui mercati azionari.<br />
19
Storia di copertina<br />
are ai loro obiettivi di cambio, potrebbero<br />
venire meno anche i loro acquisti<br />
di obbligazioni statali dei Paesi industrializzati.<br />
Questo potrebbe mettere in<br />
diffi coltà non solo le quotazioni delle<br />
obbligazioni di Stato, ma anche il Dollaro<br />
e l’Euro.<br />
In un tale scenario, i mercati azionari<br />
dei Paesi industrializzati probabilmente<br />
soffrirebbero molto. A confronto,<br />
potrebbe andare un po’ meglio alle<br />
Borse dei Paesi Emergenti, poiché la<br />
crescente importanza del consumo e<br />
il minore indebitamento creano margini<br />
per la domanda.<br />
20<br />
Le conseguenze a lungo termine per<br />
i mercati del credito occidentali. Per i<br />
mercati creditizi e obbligazionari occidentali<br />
un forte aumento dell’infl azione<br />
sarebbe probabilmente un’arma a doppio<br />
taglio. Da una parte contribuirebbe<br />
all’abbattimento dei forti debiti de gli<br />
Stati, ma dall’altra l’aumento dei tassi<br />
provocherebbe un rincaro dei crediti,<br />
soprattutto per quelli a lungo termine<br />
o di nuova accensione. Alcuni esperti,<br />
come Russel Napier, consulente della<br />
banca d’investimento CLSA, non escludono<br />
quindi per i Paesi industrializzati<br />
l’introduzione di controlli del fl usso di<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
capitali e del credito. Napier, in ogni<br />
caso, dubita che i Paesi industrializzati<br />
giocherebbero con le stesse regole<br />
che in passato hanno imposto ai Paesi<br />
Emergenti. Più probabilmente, alla<br />
fi ne, alcuni meccanismi dell’economia<br />
di mercato po trebbero continuare ad<br />
essere ignorati e non sarebbe consentita<br />
una “pulizia” del mercato stesso<br />
tramite i fallimenti di determinate aziende.<br />
In questo scenario, l’errata allocazione<br />
del capitale perdurerebbe<br />
e i Paesi industrializzati perderebbero<br />
terreno nella competizione con i Paesi<br />
Emergenti.<br />
Se i Paesi Emergenti rinunciassero ai loro obiettivi di cambio, anche l’Euro si troverebbe in diffi coltà.<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Panoramica sugli indici.<br />
Europa<br />
Indice Paese Livello del sottostante Performance da<br />
inizio anno<br />
Performance a<br />
cinque anni<br />
Indici<br />
Prodotti<br />
DAX Germania 5668,35 17,84 37,22 NL0006148942<br />
EURO STOXX 50 Euro zona 2881,01 17,71 -0,79 NL0000100642<br />
FTSE Gran Bretagna 5266,75 18,78 10,25 NL0000100659<br />
ATX Austria 2592,77 48,09 17,30 NL0000680924<br />
AEX Paesi Bassi 317,97 29,29 -7,13 NL0000099174<br />
SMI Svizzera 6374,70 15,18 12,83 NL0000099166<br />
CECE Europa dell'est 1868,83 43,59 34,82 NL0000194876<br />
WIG20 Polonia 2373,30 32,61 29,46 NL0000194868<br />
BUX Ungheria 21612,57 76,55 50,96 NL0000194975<br />
IBEX 35 Spagna 11801,40 28,33 37,89 NL0000099190<br />
DJ Turkey Titans 20 Turchia 509,48 77,29 134,95 NL0000707925<br />
RDX Russia 1257,27 97,90 55,20 NL0000194918<br />
ROTX Romania 6677,53 41,26 33,14 NL0000816601<br />
America<br />
Dow Jones Industrial Average Nordamerica 10278,41 17,11 -1,83 NL0000100634<br />
S&P 500 Nordamerica 1097,16 21,47 -6,50 NL0000100626<br />
Nasdaq 100 Nordamerica 1778,40 46,78 15,35 MINI Long/Short<br />
Bovespa Brasile 66399,39 76,83 182,30 NL0000618981<br />
Mexbol Messico 30986,72 38,46 158,83 NL0000681054<br />
Asia<br />
Nikkei 225 Giappone 9871,68 11,42 -10,42 NL0000100675<br />
Hang Seng Hong Kong 22627,21 57,27 64,15 NL0000100667<br />
Hang Seng China Enterprises Cina 13460,43 70,56 178,62 NL0006148959<br />
Shanghai B-Share Cina 223,87 101,83 165,04 NL0000194934<br />
Shenzhen B-Share Cina 566,54 108,84 139,93 NL0000194942<br />
MSCI Taiwan Taiwan 279,26 61,08 12,11 NL0000194959<br />
Kospi 200 Corea del Sud 210,08 43,55 85,24 NL0000194892<br />
Nifty 50 India 5003,95 69,10 167,51 NL0000019768<br />
SET 50 Thailandia 508,09 60,56 13,14 NL0000194926<br />
Tel Aviv 25 Israele 1055,03 61,11 90,71 NL0000681039<br />
Kuala Lumpur Comp. Malesia 1270,15 44,87 43,96 NL0000194900<br />
Africa<br />
CASE 30 Egitto 6863,20 49,31 181,69 NL0000681005<br />
FTSE/JSE Top 40 Africa del sud 24020,62 23,53 115,07 NL0000194884<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />
Fonte: Bloomberg, 05/05/2010<br />
Investire facilmente in Cina e Malesia.<br />
21
Indici<br />
Emerging <strong>Markets</strong><br />
sulla scia della ripresa<br />
In molti Paesi Emergenti, il ritmo sostenuto di crescita crea terreno fertile per gli aumenti<br />
delle quotazioni. Contemporaneamente, però, alcuni osservatori ci mettono in guardia da<br />
una possibile bolla speculativa in Asia e Brasile.<br />
22<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Malgrado la crisi mondiale, nei Paesi Emergenti predomina un’atmosfera di slancio.<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Chi osserva l’andamento delle quotazioni<br />
nelle Borse e nei Paesi industrializzati ha<br />
di che lambiccarsi il cervello. Dal 2003<br />
le azioni delle Borse dei Paesi Emergenti<br />
sono cresciute con fulminea rapidità<br />
mentre i titoli dei Paesi industrializzati<br />
hanno registrato un incremento modesto<br />
se paragonato alla dinamica ascendente<br />
dei primi. Con la crisi economica e fi nanziaria<br />
non è cambiato nulla in questa situazione:<br />
dopo una brusca caduta i titoli<br />
dei Paesi Emergenti hanno nuovamente<br />
segnato una outperformance sui loro<br />
omo loghi dei Paesi industrializzati.<br />
I mercati azionari non fanno altro che<br />
rispecchiare il quadro economico internazionale:<br />
la crescita economica globale<br />
si concentra nei Paesi Emergenti (Emerging<br />
<strong>Markets</strong>) mentre i Paesi industrializzati<br />
devono combattere contro la forte<br />
disoccupazione, immani debiti di Stato e<br />
un sistema bancario debole. La recente<br />
crisi fi nanziaria ha lasciato tracce più profonde<br />
nei Paesi industrializzati rispetto a<br />
quanto non abbia fatto in quelli Emergenti.<br />
Mentre l’anno scorso le tre grandi regioni<br />
economiche costituite da USA, Eurolandia<br />
e Giappone hanno registrato una<br />
crescita negativa, i grandi Paesi Emergenti<br />
si sono dimostrati molto maturi.<br />
Nei Paesi Emergenti perdura il dinamismo.<br />
Le prospettive per il 2010 relative<br />
alla congiuntura degli Stati industrializzati<br />
sono nuovamente migliorate,<br />
soprattutto negli USA, grazie alla ripresa<br />
economica degli ultimi mesi. Tuttavia i<br />
Paesi Emergenti continuano a evidenziare<br />
una crescita più robusta rispetto ai Paesi<br />
industrializzati. “Il fulcro della crescita<br />
sarà l’Asia. Nell’Europa centrale ed orientale<br />
i problemi strutturali sono maggiori<br />
che in Asia, pertanto riteniamo che<br />
nei primi la ripresa sarà debole”, afferma<br />
Janis Hübner, esperto di Emerging <strong>Markets</strong>.<br />
Nell’America Latina si prevede una<br />
ripresa duratura per il Brasile.<br />
Un fattore essenziale del potenziale<br />
di crescita dei Mercati Emergenti è<br />
l’aumento del consumo interno che va<br />
di pari passo con il crescente benessere<br />
di una buona parte della popolazione.<br />
La Cina, da sola, con il suo boom e i suoi<br />
1,3 miliardi di abitanti sostiene la doman<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />
da di molti prodotti industriali. Ad esempio,<br />
la vendita di automobili è maggiore<br />
nei Paesi Emergenti rispetto a USA, Europa<br />
e Giappone messi insieme. Gli esperti<br />
ritengono che entro il 2020 i Cinesi<br />
strapperanno agli Americani la palma di<br />
primi consumatori del mondo. E mentre i<br />
consumatori dei Paesi industrializzati risparmiano,<br />
secondo le aspettative degli<br />
analisti, gli Stati BRIC guideranno la ripresa<br />
mondiale dei consumi.<br />
Il boom dei settori vicini ai consumatori.<br />
I settori che nei prossimi anni vivranno<br />
un boom nei Paesi Emergenti asiatici<br />
saranno quelli più vicini ai consumatori.<br />
Secondo Hans Hölzl, gestore di fondi per<br />
Union Investment, in Asia i settori a forte<br />
crescita sono i beni di consumo e le infrastrutture.<br />
Ad essi si aggiunge quello<br />
dell’energia, incluse le energie alternative<br />
e le forniture energetiche. Secondo<br />
Hölzl, un altro tema interessante è costituito<br />
dai segmenti della previdenza, della<br />
salute e del turismo. Questi segmenti<br />
di mercato, di immediato interesse per i<br />
consumatori, in base all’esperienza crescono<br />
a partire da un reddito annuo pro<br />
Borse standard vs. Emerging <strong>Markets</strong><br />
Punti<br />
1.400<br />
1.200<br />
1.000<br />
800<br />
600<br />
400<br />
200<br />
Ribasamento: april 1988 = 100<br />
capite di circa 3000 Dollari. “Al di sotto di<br />
questa soglia si consuma meno, indipendentemente<br />
dal fatto che il PIL pro capite<br />
salga da 1000 a 2000 Dollari o ristagni”,<br />
dice l’esperto.<br />
Mark Mobius di Templeton Asset<br />
Management ha una visione analoga<br />
dei mercati BRIC per il 2010: “Riteniamo<br />
che i mercati BRIC cresceranno bene, a<br />
breve termine però potrebbero evidenziare<br />
una certa volatilità”. La sua società<br />
d’investimento, la Franklin Templeton In<br />
0<br />
04.1988 10.1993 04.1999 10.2004 04.2010<br />
MSCI World Index<br />
MSCI Emerging <strong>Markets</strong> Index<br />
Indici<br />
Jakarta – Polo di crescita in Indonesia<br />
Forti aumenti delle quotazioni<br />
Da più di 20 anni molti Paesi Emergenti si sono convertiti all’economia di mercato. In questi Paesi sono sorti nuovi<br />
mercati fi nanziari, gli Emerging <strong>Markets</strong>, che hanno registrato un andamento positivo. L’MSCI Emerging <strong>Markets</strong>, un<br />
termometro per queste Borse, dall’inizio del 1988 ad oggi ha nettamente battuto l’MSCI World. Tuttavia, i Paesi Emergenti<br />
presentano anche una maggiore volatilità.<br />
Fonte: Bloomberg, 26/04/2010<br />
23
Indici<br />
P/E di MSCI World e MSCI Emerging <strong>Markets</strong><br />
P/E<br />
90<br />
80<br />
70<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
02.1995 08.1996 02.1998 08.1999 02.2001 08.2002 02.2004 08.2005 02.2007 08.2008 02.2010<br />
MSCI World<br />
MSCI Emerging <strong>Markets</strong><br />
Nessuna sopravvalutazione nel P/E<br />
Se si confronta il rapporto prezzo/utili dell’MSCI World degli Stati industrializzati e quello dell’MSCI Emerging <strong>Markets</strong><br />
non si rileva alcuna sopravvalutazione dei Paesi Emergenti. Al contrario: I valori degli Emerging <strong>Markets</strong>, sulla<br />
base degli utili degli scorsi dodici mesi, attualmente sono valutati un po’ meno di quelli degli Stati industrializzati.<br />
Gli Emerging <strong>Markets</strong> e il Dollaro USA<br />
Rapporto tra performance<br />
Fonte: Bloomberg; 25/02/2010<br />
1,0<br />
0,9<br />
0,8<br />
0,7<br />
0,6<br />
125<br />
0,5<br />
0,4<br />
0,3<br />
0,2<br />
0,1<br />
62,5<br />
0<br />
0<br />
04.1988 10.1993 04.1999 10.2004 04.2010<br />
MSCI Emerging <strong>Markets</strong> diviso MSCI Developed World (base: inizio 1988 =1)<br />
Dollaro USA ponderato su base commerciale (scala dx)<br />
Andamento contrario<br />
Il diagramma mostra la performance dell’indice MSCI Emerging <strong>Markets</strong> a confronto con l’MSCI Developed World.<br />
Una linea ascendente indica che gli Emerging <strong>Markets</strong> hanno realizzato una outperformance sulle Borse dei Paesi<br />
industrializzati (e viceversa). È evidente che questo rapporto, negli anni dal 1997 al 2001, è stato particolarmente<br />
basso. In tale periodo si sono verificate varie crisi nei Paesi Emergenti, correlate a una rapida “fuga” di capitali<br />
este ri. Tali riflussi hanno rafforzato il Dollaro USA, come si evince dall’aumento dell’indice del Dollaro USA ponde-<br />
rato su base commerciale. La migliore performance dell’indice MSCI Emerging <strong>Markets</strong> registrata dal 2003 si ac-<br />
compagna invece a un calo del Dollaro. I tassi contenuti e la debolezza del Dollaro al momento favoriscono i Carry<br />
Trade, con cui si accendono crediti in Dollari USA e si investe il denaro nei Mercati Emergenti.<br />
24<br />
Punti<br />
Fonte: Bloomberg; 26/04/2010<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
vestment, detiene la maggior parte delle<br />
posizioni in Brasile, Cina e India, proprio<br />
in considerazione delle eccellenti prospettive<br />
di crescita economica. “Prediligiamo<br />
due settori: le materie prime e i<br />
beni di consumo. Preferibilmente ci impegniamo<br />
in aziende che hanno una forte<br />
presenza nella produzione di materie prime<br />
come petrolio, minerali di ferro, nichel<br />
e platino. Nel settore dei consumi siamo<br />
interessati alle aziende e alle banche che<br />
si rivolgono ai consumatori.”<br />
Il rialzo delle azioni potrebbe continuare.<br />
Le buone prospettive di crescita<br />
mettono le ali alle aspettative dei mercati<br />
azionari dei Paesi Emergenti. Mentre<br />
i Pae si industrializzati dovranno soffrire<br />
ancora per un bel po’ le conseguenze<br />
della crisi, gli esperti stimano che le<br />
chance dei Paesi Emergenti siano superiori.<br />
La rivista economica “Capital”, nelle<br />
sue anticipazioni sull’anno in corso, si appella<br />
a vari analisti e scrive “Le Borse dei<br />
Paesi Emergenti saranno le grandi vincitrici<br />
del 2010”. Questo dovrebbe valere<br />
soprattutto per Brasile, Cina, India e Indonesia.<br />
A questo trend credono anche gli<br />
analisti di <strong>RBS</strong>: “I Paesi Emergenti conti<br />
120<br />
nueranno anche ad essere destinazioni<br />
108<br />
interessanti per gli investimenti, sia finan<br />
96<br />
ziari che diretti”.<br />
84<br />
72<br />
I Mercati Emergenti traggono van<br />
60<br />
taggio dai Carry Trade. Gli scettici del<br />
48<br />
boom degli Emergenti mettono in guardia<br />
36<br />
dal pericolo di una bolla speculativa che<br />
24<br />
potrebbe formarsi sui mercati per effetto<br />
12<br />
del “denaro caldo”. Il retroscena è costi<br />
0<br />
tuito dalla differenza dei tassi dei Paesi<br />
industrializzati ed Emergenti: gli investitori<br />
propensi al rischio (i cosiddetti Carry<br />
Trader) si indebitano in valute a basso<br />
tasso, come il Dollaro USA, e investono<br />
i loro capitali in altre valute con tassi superiori,<br />
oppure nei mercati azionari, immobiliari<br />
e delle materie prime dei Paesi<br />
Emergenti interessati dal boom. In questo<br />
modo aumenta il rischio di formazione<br />
di una bolla.<br />
È ciò che sta accadendo anche ora: gli<br />
afflussi di capitali provenienti dai Paesi<br />
industrializzati hanno generato una out<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Reddito pro capite annuo a confronto<br />
USD<br />
9.000<br />
8.000<br />
7.000<br />
6.000<br />
5.000<br />
4.000<br />
3.000<br />
2.000<br />
1.000<br />
0<br />
India Vietnam Filippine Indonesia Cina Malesia<br />
2009 2010 2011<br />
È stata raggiunta la soglia del consumo<br />
La soglia per lo sviluppo dei settori economici vicini ai consumatori si attesta su un<br />
PIL pro capite di circa 3000 USD. La Cina, con 1,3 miliardi di abitanti, ha già superato<br />
questa soglia. L’Indonesia dovrebbe seguirla nei prossimi anni. Facendo una<br />
media di tutti i Paesi Emergenti, il PIL pro capite è già oltre i 9400 USD.<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />
I grandi progetti infrastrutturali<br />
spingono la crescita dei Paesi Emergenti.<br />
Fonte: IMF, januari 2010<br />
Crescita economica a confronto<br />
Variazione reale del PIL rispetto all’anno precedente in %<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
-5<br />
-10<br />
1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014<br />
Cina Germania India Giappone USA<br />
Una crescita forte e duratura<br />
Anche nei prossimi anni i grandi Paesi Emergenti come Cina e India registreranno<br />
una crescita superiore a quella dei Paesi industrializzati. I motivi principali sono<br />
l’impulso della domanda interna e la formazione di un grande ceto medio orientato<br />
al consumo.<br />
Fonte: IMF, januari 2010<br />
Riserve valutarie e livello di indebitamento a confronto<br />
In % e importazioni mensili<br />
40<br />
35<br />
30<br />
25<br />
20<br />
15<br />
10<br />
5<br />
0<br />
2,6<br />
23,9<br />
5,7<br />
33,5<br />
6,5<br />
23,5 22,9<br />
Indonesia Russia Malesia Brasile India Cina<br />
7,9<br />
Riserve valutarie in importazioni mensili<br />
Debito estero in % del PIL<br />
17,4<br />
Indici<br />
19,3<br />
8,9 9,1<br />
I Paesi Emergenti diventano economicamente più stabili<br />
L’eccesso di esportazioni di molti Paesi Emergenti ha portato a un aumento delle loro<br />
riserve in valuta. Con questo denaro possono difendere le loro rispettive valute. Contemporaneamente,<br />
negli ultimi anni si è ridotto il debito con l’estero in percentuale del<br />
PIL. Gli effetti degli adeguamenti del servizio del debito legati alle valute si sono pertanto<br />
ridotti. Anche questo contribuisce alla stabilità economica di questi Paesi.<br />
Fonte: Coface, 2009<br />
25
Indici<br />
performance delle Borse dei Mercati<br />
Emergenti rispetto a quelle dei Paesi industrializzati.<br />
In passato, quando si sono<br />
verifi cati aumenti dei tassi negli USA e in<br />
Europa, i mezzi fi nanziari<br />
sono defl uiti dai Paesi<br />
Emergenti. Da una parte<br />
tali rifl ussi (o “rimpatri”) di<br />
denaro hanno portato a<br />
una rivalutazione delle divise degli Stati<br />
industrializzati, soprattutto del Dollaro<br />
USA, d’altro canto nei Paesi Emergenti si<br />
è verifi cata una penuria di valute. In parte<br />
diventa così impossibile rimborsare i<br />
forti crediti esteri. La penuria di credito<br />
e la fuga di capitali esteri hanno spesso<br />
causato massicci crolli delle quotazioni<br />
sui rispettivi mercati Emergenti.<br />
26<br />
“I Paesi Emergenti<br />
sono diventati economicamente<br />
più stabili.”<br />
Selezione di strumenti sui Mercati Emergenti<br />
La stabilità economica è aumentata.<br />
Recentemente il Dollaro ha riacquistato<br />
una certa stabilità. Tuttavia potrebbe<br />
essere ancora presto per dire che si sta<br />
verifi cando un’inversione<br />
di tendenza. Le Banche<br />
Centrali dei Paesi industrializzati<br />
non si sono ancora<br />
decise ad aumentare<br />
i tassi e la ripresa, dopo la crisi economica<br />
e fi nanziaria degli ultimi due anni, è<br />
ancora troppo fragile.<br />
Inoltre negli ultimi anni la stabilità<br />
economica generale di molti Paesi<br />
Emergenti è notevolmente aumentata.<br />
I successi conseguiti da questi<br />
Paesi nell’export sono stati sfruttati<br />
per la costituzione di riserve in valuta<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
e contemporaneamente è stato ridotto<br />
l’indebitamento con l’estero. In tal modo<br />
è scesa l’incidenza del servizio del debito<br />
dovuta alle variazioni dei corsi di<br />
cambio. Scenari come la crisi asiatica<br />
del 1997/98, in cui un forte indebitamento<br />
in valute estere e la scarsità di riserve<br />
valutarie hanno scatenato una fatale<br />
reazione a catena, oggi non sono più<br />
così probabili. Inoltre, l’andamento della<br />
domanda interna di questi Paesi ha un<br />
effetto stabilizzante sull’intera economia.<br />
L’economia può essere un po’ più libera<br />
dalla dipendenza dalle esportazioni effettuate<br />
nei Paesi industrializzati. Ci sono<br />
buone opportunità che l’ascesa economica<br />
dei Paesi Emergenti sia destinata<br />
a continuare.<br />
Anche in Asia il settore agricolo perde rilevanza economica.<br />
Nome strumento Sottostante Tipo di prodotto ISIN Scadenza<br />
Theme Certifi cates sull'India <strong>RBS</strong> India ADR/GDR TR Index Theme NL0000019768 25.05.11<br />
MSCI Taiwan Certifi cate MSCI Taiwan Index Benchmark NL0000194959 18.06.10<br />
Set 50 Certifi cate Set 50 Index Benchmark NL0000194926 18.06.10<br />
DAX Global Asia TR Index ETF DAX Global Asia TR Index ETF LU0259323235 –<br />
Dax Gobal Russia Index ETF Dax Gobal Russia Index ETF LU0269999958 –<br />
DAXglobal BRIC Open ETF DAXglobal BRIC Open ETF LU0269999792 –<br />
DJ Turkey Titans 20 Index ETF DJ Turkey Titans 20 Index ETF LU0269999362 –<br />
SETX Index (EUR) ETF SETX Index ETF LU0259329869 –<br />
Fonte: <strong>RBS</strong><br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Panoramica sulle materie prime.<br />
Indice<br />
Materie prime Indice/Scadenza<br />
future<br />
Livello del<br />
sottostante<br />
Perf.<br />
1 anno<br />
Perf.<br />
5 anni<br />
Prodotti<br />
RICI TR Index 3193,28 23,12 12,49 LU0249326488<br />
RICI Enhanced TR Index 4375,91 18,14 75,51 NL0006063067<br />
Energia<br />
RICI Energy TR Index 756,14 23,20 -22,30 Open End<br />
WTI Petrolio Luglio 10 79,93 64,50 67,92 NL0000472090<br />
Combustibile da riscaldamento Luglio 10 209,14 45,02 52,07 NL0000472074<br />
Gas Naturale Luglio 10 4,93 -12,90 -37,98 NL0000472082<br />
Caburante Ecologico Luglio 10 201,92 90,13 41,00 NL0000713006<br />
Metallo<br />
RICI Metals TR Index 2148,29 59,78 121,96 LU0259320728<br />
Alluminio Agosto 10 1952,25 27,12 8,88 NL0000471951<br />
Piombo Agosto 10 2283,75 128,15 142,44 NL0000471936<br />
Rame Agosto 10 6525,00 112,66 118,52 NL0000472009<br />
Nickel Agosto 10 16807,00 43,77 21,88 NL0000471944<br />
Zinco Agosto 10 2155,75 78,97 99,70 NL0000471902<br />
Metallo prezioso<br />
RICI Precious Metals TR Index 1669,33 40,46 121,01<br />
Oro Spot 1114,00 27,27 156,30 NL0006253759<br />
Argento Spot 17,46 55,50 134,45 NL0000019701<br />
Platino Spot 1364,00 45,03 59,16 NL0000401255<br />
Palladio Spot 343,25 84,05 62,87 NL0000401263<br />
Agricoltura<br />
RICI Agriculture TR Index 962,65 2,99 -2,51 LU0259321452<br />
Cotone Luglio 10 72,55 47,13 68,80 NL0000472033<br />
Caffè Luglio 10 136,85 19,73 61,57 NL0000471993<br />
Cacao Luglio 10 2132,00 20,79 119,12 NL0000471985<br />
Granoturco Luglio 10 411,00 -1,62 96,42 NL0000472025<br />
Succo d'arancia Luglio 10 119,75 76,36 57,15 NL0000472041<br />
Soia Luglio 10 977,25 -1,44 85,88 NL0000472116<br />
Frumento Luglio 10 552,25 -11,43 75,88 NL0000471977<br />
Zucchero Luglio 10 22,56 83,41 157,24 NL0000472124<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />
TR = Total Return; Fonte: Bloomberg, 05.05.2010<br />
Materie prime<br />
Importante:<br />
il meccanismo del<br />
rollover.<br />
Tutti i Certifi cates su materie prime,<br />
ad eccezione dei metalli preziosi,<br />
hanno come sottostante un contratto<br />
future. I contratti futures a scadenza<br />
comportano un obbligo di consegna;<br />
per evitare di dover ricevere o consegnare<br />
fi sicamente il sottostante è possibile<br />
vendere la posizione prima della<br />
scadenza del relativo contratto e investire<br />
il capitale in uno dei contratti a termine<br />
successivi.<br />
Tale pratica è nota con il nome di rollover<br />
del sottostante. Dopo il rollover<br />
il Certifi cate avrà come riferimento un<br />
contratto future con una scadenza successiva<br />
e una data di consegna successiva.<br />
Fra il contratto prossimo a scadenza,<br />
che viene venduto, ed il nuovo<br />
contratto, che viene acquistato, esiste<br />
generalmente una differenza di prezzo.<br />
La differenza di prezzo tra contratti viene<br />
replicata nei Benchmark Certifi cates<br />
su Commodity attraverso una variazione<br />
del tasso di partecipazione al sottostante.<br />
Backwardation: il prezzo a termine è<br />
inferiore al prezzo a pronti (prezzo per<br />
l’acquisto fi sico del bene).<br />
Contango: il prezzo a termine di un<br />
bene è superiore al prezzo a pronti.<br />
Si può investire anche so alluminio, piombo e rame.<br />
27
Materie prime<br />
Cosa succede dopo<br />
il Peak Gold<br />
Gli esperti fanno risalire al 2001 il picco massimo di estrazione dell’oro. Le risorse che potevano essere<br />
estratte in condizioni economicamente convenienti sono esaurite. Anche questo, a lungo termine,<br />
potrebbe spingere in alto il prezzo dell’oro.<br />
Dal 2002, il prezzo dell’oro è quintuplicato.<br />
Un’oncia troy (1 oncia troy = 31,103481<br />
grammi) costa oggi più di 1.100 Dollari<br />
USA. Il notevole aumento è riconducibile<br />
soprattutto alla debolezza del Dollaro<br />
e agli enormi affl ussi di denaro negli ETF<br />
sull’oro. Un altro elemento propulsore dei<br />
28<br />
prezzi, sottovalutato ma destinato a durare,<br />
è il graduale esaurimento delle riserve<br />
auree. Dal 2002 al 2008 l’estrazione d’oro<br />
è costantemente calata: secondo i dati<br />
forniti dall’associazione del settore World<br />
Gold Council (WGC), due anni fa ne sono<br />
state estratte 2.400 tonnellate all’anno. Nel<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
2009 la produzione è nuovamente salita di<br />
150 tonnellate; il fattore determinante per<br />
questo risultato, secondo il WGC, è stato<br />
lo sfruttamento delle riserve di oro usato<br />
(riciclo). Malgrado il temporaneo aumento<br />
dello scorso anno, secondo le stime degli<br />
esperti del mercato la produzione do<br />
L’oro non si estrae quasi più in una forma così pura.<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
vrebbe registrare un calo a lungo termine.<br />
I motivi? Le riserve d’oro si stanno esaurendo<br />
e i nuovi giacimenti non permettono<br />
di compensare i cali. A causa dei lunghi<br />
tempi di ricerca di nuove miniere, che possono<br />
arrivare anche a otto anni, non potrà<br />
realizzarsi un aumento della produzione<br />
in tempi brevi. Inoltre l’estrazione d’oro sta<br />
diventando sempre più impegnativa e, di<br />
conseguenza, più costosa.<br />
Il Sudafrica ha perso l’egemonia. Tale<br />
situazione risulta chiara osservando il del<br />
Sudafrica che fino al 2007 è stato il primo<br />
produttore mondiale d’oro. Ancora tre anni<br />
fa, dalla Terra del Capo di Buona Speranza<br />
proveniva circa il 14% dell’estrazione<br />
mondiale. Negli anni ’80 questo valore era<br />
addirittura del 60%, mentre oggi si attesta<br />
su un misero 10%. Nel 2009 il Sudafrica<br />
ha estratto 205 tonnellate, 100 meno della<br />
Cina, perdendo la posizione egemonica<br />
nella produzione aurea ed oggi è solo il<br />
quarto Paese produttore del mondo dopo<br />
Cina, Australia e USA. In Sudafrica il forte<br />
aumento dei prezzi della corrente elettrica<br />
Estrazione d’oro globale<br />
Tonnellate<br />
3.000<br />
2.500<br />
2.000<br />
1.500<br />
1.000<br />
500<br />
0<br />
1900 1910 1920 1930 1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2008<br />
Il picco massimo dell’estrazione d’oro<br />
L’attuale contrazione dell’estrazione d’oro è solo un “contrattempo” come i tanti che<br />
si sono già verificati dal 1990, oppure il picco massimo dell’estrazione effettivamente<br />
è già stato raggiunto? A favore di quest’ultima supposizione parlano i prezzi<br />
dell’oro, attualmente elevati, che dovrebbero stimolare l’estrazione e il forte aumento<br />
dei costi di apertura delle nuove miniere.<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />
ha creato un grave problema di costi contro<br />
cui le aziende devono lottare. I costi<br />
della corrente, infatti, rappresentano il 13%<br />
dei costi totali delle società attive nell’estrazione.<br />
In più, il fornitore statale di energia<br />
Eskom ha richiesto un aumento delle tariffe<br />
del 35% all’anno per i prossimi 3 anni, ottenendo<br />
il via libera per un 26% per ciascuno<br />
dei prossimi due anni: i maggiori proventi<br />
serviranno a sostenere la modernizzazione<br />
di una rete elettrica che ormai versa in<br />
pessime condizioni.<br />
Quattro grammi d’oro per ogni tonnellata<br />
di minerale di ferro. Ai tempi della<br />
febbre dell’oro, nel XIX secolo, l’oro si presentava<br />
ancora concentrato sotto forma<br />
di pepite, mentre oggi nelle<br />
miniere è necessario estrarre<br />
tonnellate di minerale di<br />
ferro per ottenere qualche<br />
grammo d’oro. Secondo il<br />
WGC, in Sudafrica la resa<br />
di una miniera d’oro sotterranea è compresa<br />
fra quattro e dieci grammi per ogni tonnellata<br />
di minerale di ferro. Con una quota<br />
Fonte: U.S. Geological Survey, 06/11/2009<br />
d’oro di dieci grammi per tonnellata, pertanto,<br />
servono più di tre tonnellate di minerale<br />
di ferro per estrarre un’oncia d’oro.<br />
Inoltre quasi tutte le miniere sono miniere<br />
a cielo aperto, con una resa minore, compresa<br />
fra uno a quattro grammi d’oro per<br />
ogni tonnellata di minerale.<br />
La problematicità della ricerca dell’oro<br />
si è fatta sentire anche per la seconda impresa<br />
aurifera sudafricana, la Gold Fields.<br />
Tre anni fa, il gruppo ha acquistato la miniera<br />
di South Deep per 2,5 miliardi di Dollari.<br />
Gli esperti ipotizzano che nella miniera sotterranea<br />
sita 40 km a sud ovest di Johannesburg<br />
si celino le più grandi riserve del<br />
mondo, con 30 milioni di once. Subito dopo<br />
l’acquisizione si sono verificati gravi incidenti,<br />
incendi e inondazio<br />
ni; a causa delle cospicue<br />
riparazioni necessarie la<br />
miniera è rimasta ferma per<br />
molti mesi. Nel 2008 a South<br />
Deep sono state nuovamente<br />
estratte 230.000 once ma sono solo la<br />
metà della resa del 2005. Gold Fields ha<br />
dichiarato che sta investendo ogni anno<br />
Produzione mineraria mondiale suddivisa per Paesi<br />
Percentuale<br />
100<br />
“L’estrazione dell’oro<br />
potrebbe diventare<br />
ancora più costosa.”<br />
90<br />
80<br />
70<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2008<br />
Sudafrica USA Canada<br />
Russia e stati dell’ex URSS dal 1990 in poi<br />
Cina Australia Altri<br />
I tradizionali Paesi estrattori perdono importanza<br />
Materie prime<br />
Negli scorsi decenni, i tradizionali Paesi estrattori hanno perso molta importanza rispet-<br />
to all’oro ottenuto. Questo riguarda in prima linea il Sudafrica, ma anche gli stati dell’ex<br />
Unione Sovietica. La voce “Altri” comprende una moltitudine di Paesi piccoli e sempre<br />
diversi. Il diagramma suggerisce che i grandi giacimenti sono già stati scoperti e sono in<br />
parte esauriti. Per mantenere il livello di estrazione, si dovrà ripiegare sempre più spesso<br />
su giacimenti più piccoli.<br />
Fonte: Goldsheetlinks.com, 18/03/2010<br />
29
Materie prime<br />
90 milioni di Euro per trasformare South<br />
Deep nel giacimento aurifero tanto ambito.<br />
L’attuale area di estrazione si trova a<br />
una profondità di circa 2000 metri; la miniera<br />
dovrebbe scendere di altri 3000 metri<br />
e questo comporta forti costi. Inoltre, a<br />
queste profondità le temperature si aggirano<br />
sui 60 gradi: il raffreddamento delle<br />
strutture è costoso e risulta redditizio solo<br />
a fronte di un prezzo dell’oncia superiore<br />
ai 1000 Dollari.<br />
Costi di produzione elevati. Il WCG stima<br />
che i costi medi di produzione mondiali si<br />
aggirino sui 400 Dollari all’oncia. Per effetto<br />
dei forti costi di ricerca si riducono<br />
anche i margini delle imprese del settore.<br />
Ad esempio, tra il 1980 e il 1999, quando<br />
il prezzo dell’oro ha continuato a scendere<br />
per circa 20 anni, molte piccole miniere<br />
d’oro hanno chiuso i battenti.<br />
“Solo pochi anni fa, per aprire una miniera<br />
servivano da 300 a 500 milioni di Dollari”,<br />
ha detto recentemente Jamie Sokalsky,<br />
direttore finanziario dell’azienda canadese<br />
Barrick Gold, in occasione di un<br />
incontro con gli investitori a Ginevra. “Oggi<br />
ci vogliono dai 3 ai 5 miliardi di Dollari”, ha<br />
proseguito il manager. E il leader del gruppo,<br />
Aron Regent, in occasione dell’incontro<br />
ha spiegato che Barrick, così come le<br />
concorrenti Goldcorp. Newmont Mining e<br />
Kinross Gold, nel 2009 hanno investito un<br />
totale di 4 miliardi di Dollari solo nella ricerca<br />
dell’oro. E in pratica non hanno trovato<br />
nuovi giacimenti.<br />
“Analogamente al settore petrolifero,<br />
le risorse più semplici e meno costose<br />
da estrarre sono in gran parte esaurite.<br />
L’estrazione di minerale di scarso valore<br />
o situato molto in profondità spesso<br />
fallisce a causa di ostacoli tecnici o economici.<br />
Nell’estrazione a cielo aperto, per<br />
ogni grammo d’oro estratto viene lavorata<br />
in media una tonnellata di roccia”, afferma<br />
RonaldPeter Stöferle, esperto d’oro e<br />
analista di Erste Bank in un’intervista con il<br />
“RohstoffSpiegel” L’esperto segnala che<br />
la produzione d’oro in 8 delle 12 principali<br />
nazioni estrattrici, che producono nel complesso<br />
oltre il 50% dell’offerta primaria, è in<br />
ristagno o addirittura in calo. Tra esse rientrano<br />
le “Big Four”: Canada, Australia, USA<br />
e Sudafrica.<br />
30<br />
Costi globali dell’estrazione d’oro<br />
USD/oncia<br />
500<br />
400<br />
300<br />
200<br />
100<br />
0<br />
Domanda d’oro annuale<br />
Tonnellate<br />
4.500<br />
4.000<br />
3.500<br />
3.000<br />
2.500<br />
2.000<br />
1.500<br />
1.000<br />
500<br />
0<br />
-500<br />
2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009e<br />
Un aumento rapidissimo<br />
Negli ultimi sette anni i costi dell’estrazione d’oro sono più che raddoppiati. La corsa dei prezzi è lo specchio della<br />
circostanza che i giacimenti d’oro sfruttabili in condizioni economicamente convenienti sono già ampiamente esauriti.<br />
Offerta d’oro annuale<br />
Tonnellate<br />
4.500<br />
4.000<br />
3.500<br />
3.000<br />
2.500<br />
2.000<br />
1.500<br />
1.000<br />
500<br />
0<br />
-500<br />
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />
Svincolo delle scorte hedged Vendite delle Banche Centrali<br />
Estrazione d’oro<br />
Oro riciclato<br />
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />
Investimenti di provenienza non chiarita Netto-Retail-Investments<br />
Gioielleria<br />
Industria/sostituzione denti<br />
Offerta e domanda d’oro<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Fonte: U.S. Geological Survey, 2009; e = estimated<br />
Domanda di ETF<br />
La quota preponderante della domanda d’oro mondiale, pari a circa 3500 tonnellate all’anno, proviene dall’industria della<br />
gioielleria. In conseguenza del crescente benessere, il fabbisogno d’oro aumenta anche nei grandi Paesi Emergenti, come<br />
Cina e India. Inoltre l’oro è utilizzato nell’industria elettronica e nella medicina dentale. Anche l’interesse degli investitori è<br />
molto aumentato negli ultimi anni, contribuendo considerevolmente all’aumento dei prezzi. Secondo Barclays Capital, l’anno<br />
scorso gli investitori hanno espresso una domanda pari a 1400 tonnellate d’oro, corrispondente a una quota del 40% della<br />
produzione mondiale. Oggi vengono estratte circa 2500 tonnellate d’oro all’anno: la domanda supera quindi di oltre un terzo<br />
l’offerta delle miniere. Un’ulteriore offerta proviene dall’utilizzo dell’oro usato (riciclo) e dalle riserve d’oro delle Banche Centrali,<br />
che dalla fine degli anni ’90 hanno costantemente ridotto le loro scorte. Sembra però che attualmente stiano cambiando<br />
idea, come dimostrano non da ultimo gli acquisti d’oro delle Banche Centrali asiatiche.<br />
Fonte: GFMS, 2010<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Il culmine della produzione d’oro (Peak<br />
Gold). Negli ultimi anni si è fatto sempre<br />
più spesso riferimento all’analogia con la<br />
progressiva esiguità delle risorse petrolifere.<br />
Il confronto, però, è un po’ zoppicante,<br />
poiché l’oro dopo l’estrazione non<br />
viene consumato. Tuttavia si può parlare<br />
di Peak Gold, poiché secondo l’opinione<br />
degli esperti la massima estrazione d’oro<br />
è già stata raggiunta nel 2001, con 2600<br />
tonnellate in un anno. Lo segnala anche<br />
il massimo produttore, Barrick Gold. Il<br />
gruppo canadese calcola a lungo termine<br />
un calo di circa un milione di once<br />
all’anno. “Nel 2009 la produzione d’oro è<br />
rimasta comunque statica”, valuta anche<br />
la seconda impresa mineraria del mondo,<br />
Newmont Mining (USA). Da quando è iniziata<br />
l’estrazione, secondo le stime sono<br />
state estratte dal suolo 160.000 tonnellate<br />
d’oro. Le riserve stimate si aggirano<br />
su ulteriori 100.000 tonnellate. Il previsto<br />
calo dell’estrazione d’oro è un indicatore<br />
che fa pensare a un aumento dei prezzi<br />
dell’oro a lungo termine. In futuro, a fronte<br />
di un calo dell’offerta, secondo molti<br />
esperti la domanda aumenterà, soprattutto<br />
da parte degli ambiziosi Paesi Emergenti<br />
e degli investitori che puntano su un<br />
nuovo rally dell’oro.<br />
Selezione di strumenti sull’oro<br />
Nome Sottostante Tipo di prodotto ISIN Scadenza<br />
Oro Certifi cate Oro Benchmark Certifi cate NL0000019727 18.06.10<br />
Oro Quanto Certifi cate Oro Quanto Certifi cate NL0009391960 19.03.12<br />
MINI Future Certifi cates<br />
Selezione di strumenti sull’oro/Sudafrica<br />
Dalla febbre dell’oro all’estrazione industriale<br />
Quando James Marshall, il 24<br />
gennaio del 1848, esaminò il<br />
suo mulino sull’American River,<br />
in California, vide che nell’acqua<br />
c’era qualcosa di scintillante: si<br />
chinò, portò sotto la luce una<br />
manciata di ghiaia e fango e<br />
vide cos’è che emanava quel<br />
bagliore: era oro! Il sogno di<br />
una rapida ricchezza attrasse<br />
quindi migliaia di cercatori. Tra<br />
Nome Sottostante Tipo di prodotto Leva* ISIN Scadenza<br />
Oro MINI Long Oro Future Mini Future Long 5,71 NL0009288000 14.01.19<br />
Oro MINI Long Oro Future Mini Future Long 4,55 NL0009287994 14.01.19<br />
Oro MINI Long Oro Future Mini Future Long 3,67 NL0009009422 14.01.11<br />
Oro MINI Long Oro Future Mini Future Long 3,26 NL0009009430 14.01.11<br />
Oro MINI Long Oro Future Mini Future Long 2,74 NL0009009448 14.01.11<br />
Oro MINI Long Oro Future Mini Future Long 2,31 NL0000105310 16.12.10<br />
Oro MINI Long Oro Future Mini Future Long 2,22 NL0000105302 16.12.10<br />
Oro MINI Short Oro Future Mini Future Short 5,12 NL0009288018 14.01.19<br />
Nome strumento Sottostante Tipo di prodotto ISIN<br />
Cercatori d’oro in viaggio verso la California:<br />
solo pochi sono riusciti a realizzare i loro sogni.<br />
il gennaio 1848 e il dicembre 1849, San Francisco passò da 1000 a 25.000 abitanti.<br />
Con la febbre dell’oro, in California iniziò anche l’estrazione industriale. In<br />
Australia il fenomeno si impose negli anni ’50 del XIX secolo, causando un forte<br />
incremento dell’immigrazione: iniziava così il suo percorso da colonia penale a<br />
Stato vero e proprio. I ritrovamenti d’oro ebbero conseguenze notevoli anche per<br />
la storia dell’Africa meridionale. Nel 1886, la scoperta del più grande giacimento<br />
aurifero del mondo nel Witwatersrand cambiò la struttura economica e sociale<br />
delle Repubbliche boere, fi n ad allora isolate e dominate dall’agricoltura. Ricca<br />
di conseguenze, infi ne, fu anche la febbre dell’oro nel Klondike. Siamo nel 1986:<br />
centinaia di migliaia di cercatori arrivarono sul Klondike River, presso Dawson<br />
City. Questo portò alla costituzione del territorio canadese dello Yukon e alla defi<br />
nizione del confi ne tra Alaska e Canada. La maggior parte dell’oro attualmente<br />
estratto dai minatori proviene da Cina, Australia, USA, Sudafrica, Canada e Russia.<br />
L’estrazione annuale ammonta oggi a circa 2500 tonnellate: circa cento volte<br />
in più rispetto al XIX secolo. Oggi in due anni si estrae più oro di quello documentato<br />
nei mille anni del Medioevo.<br />
FTSE/JSE TOP 40 ETF FTSE/JSE TOP 40 ETF LU0270000028<br />
NYSE Arca Gold Bugs ETF NYSE Arca Gold Bugs ETF LU0259322260<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />
Materie prime<br />
Foto: wiki.histnet.ch<br />
Fonte: <strong>RBS</strong><br />
* Dati rilevati al 28/04/2010<br />
31
Obbligazioni e tassi<br />
Le conseguenze dell’aumento<br />
dei debiti degli Stati<br />
Ad uno sguardo superfi ciale, la situazione dell’economia mondiale e delle Borse sembra essersi normalizzata.<br />
In alcuni Paesi, ad esempio, gli indici azionari sono più che raddoppiati rispetto ai minimi segnati a marzo<br />
dello scorso anno. Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI), quest’anno l’economia dovrebbe crescere<br />
del 4% e addirittura un po’ di più l’anno prossimo.<br />
Tutto questo ha un suono più incoraggiante<br />
che minaccioso e ci si chiede se la<br />
defi nizione di “peggiore crisi economica<br />
dai tempi della Grande Depressione degli<br />
anni ‘30” non sia addirittura eccessiva.<br />
Un osservatore più attento, però, noterà<br />
ben presto che sotto la superfi cie c’è ancora<br />
grande fermento. I primi accenni di<br />
stabilizzazione che si possono osservare,<br />
infatti, sono stati pagati a caro prezzo:<br />
come è noto, per rilanciare l’economia<br />
mondiale, praticamente in ogni parte<br />
del mondo sono state messe in moto le<br />
32<br />
Panoramica sulle obbligazioni governative<br />
I debiti degli Stati in molti casi potrebbero non essere ancora arrivati ai vertici massimi.<br />
macchine per la stampa di nuovo denaro.<br />
In aggiunta a ciò, molti Paesi hanno<br />
varato immani programmi anticrisi fi nanziandoli<br />
in grande stile. Dopo che i consumatori<br />
degli USA e di molti altri Paesi,<br />
già fortemente indebitati, sono stati scelti<br />
come molla di propulsione per una nuova<br />
ripresa, gli Stati scendono in campo<br />
e stabilizzano l’economia con i loro programmi<br />
di spesa. Per questo, negli USA,<br />
a febbraio il defi cit di bilancio è salito del<br />
14%, registrando il nuovo record mensile<br />
di quasi 221 miliardi di Dollari. Il che è in<br />
Obbligazioni Future Livello Future Performance da<br />
inizio anno<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
linea con il bilancio negativo dello scorso<br />
anno fi scale, in cui è stato documentato<br />
un defi cit da record di 1420 miliardi<br />
di Dollari: tre volte tanto rispetto al picco<br />
massimo dell’anno precedente. Per l’anno<br />
fi scale in corso, la Casa Bianca calcola<br />
un defi cit ancora superiore: 1560<br />
miliardi di Dollari.<br />
I debiti continuano ad aumentare. I responsabili<br />
vogliono far credere all’opinione<br />
pubblica che a lungo termine la montagna<br />
di debiti potrà essere abbattuta.<br />
Performance a<br />
cinque anni<br />
Obbligazioni governative tedesche Bund Future 124,33 2,59 3,11 3,03<br />
Obbligazioni governative svizzere Swiss Federal Bond Future 138,49 12,30 3,88 1,85<br />
Obbligazioni governative statunitensi T-Note Future 116,88 1,23 5,10 3,77<br />
Obbligazioni governative statunitensi T-Bond Future 117,38 1,73 2,65 4,63<br />
Obbligazioni governative giapponesi JGB Future 139,44 -0,19 -0,76 1,32<br />
Rendita %<br />
Fonte: Bloomberg, 05.05.2010<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Tuttavia, dubitiamo che ci credano davvero<br />
e che nel calcolo non si nasconda il<br />
pericoloso effetto dell’interesse composto.<br />
La reale pericolosità della situazione<br />
è stata recentemente evidenziata dal vice<br />
direttore generale del FMI John Lipsky. A<br />
suo avviso, entro il 2014 il livello di indebitamento<br />
di tutti i Paesi del G7, ad eccezione<br />
di Canada e Germania, raggiungerà<br />
all’incirca il 100% del Prodotto Interno<br />
Lordo (PIL), o addirittura lo supererà. Già<br />
quest’anno, il livello di indebitamento dei<br />
Paesi industrializzati ha raggiunto la media<br />
del 1950. Anche in riferimento ad alcuni<br />
Paesi Emergenti, Lipsky parla di un<br />
livello di indebitamento preoccupante. Il<br />
crescente carico di debiti è critico anche<br />
perché aumentano le cifre della disoccupazione<br />
e la spesa per sanità e pensioni<br />
diventa sempre più cospicua.<br />
A questo punto bisognerebbe reagire<br />
con il risparmio e con l’aumento della<br />
pressione fiscale, ma è una strada che i<br />
politici, che ci tengono ad essere rieletti,<br />
preferiscono evitare. Alla fine, da questi<br />
provvedimenti non si potrà più prescindere,<br />
ma con una buona dose di certezza<br />
non saranno sufficienti per spezzare<br />
la spirale dei debiti. La via più elegante<br />
per controllare il problema sarebbe un<br />
maggiore dinamismo congiunturale: con<br />
l’aumento del Prodotto Interno Lordo, infatti,<br />
l’indebitamento relativo risulterebbe<br />
meno negativo. Tuttavia, negli Stati<br />
industrializzati, ci si chiede ancora da<br />
dove arriverà lo slancio per questa forte<br />
crescita.<br />
La pressione deflattiva è ancora forte.<br />
Se questo timore si avvererà, gli Stati<br />
molto indebitati potrebbero essere indotti<br />
ad abbattere i loro debiti mediante<br />
l’inflazione, o addirittura con una bancarotta<br />
di Stato. Questo pericolo è stato recentemente<br />
segnalato, ad esempio, da<br />
Mohamed A. ElErian dell’autorevole società<br />
di gestione Pacific Investment Management.<br />
Secondo i calcoli di Morgan<br />
Stanley, il tasso d’inflazione negli USA<br />
dovrebbe salire almeno al 6% solo per<br />
ricondurre il deficit di bilancio al 3%. Avventurandosi<br />
in congetture di questo genere,<br />
non bisogna però dimenticare che,<br />
in base a studi empirici, a partire da tas<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />
Saldo di bilancio 2007-2011<br />
in % del PIL<br />
5<br />
0<br />
-5<br />
-10<br />
-15<br />
Germania Francia Giappone USA Gran Bretagna Spagna<br />
2007<br />
Indebitamento statale lordo<br />
Grecia<br />
<strong>Italia</strong><br />
Irlanda<br />
Belgio<br />
USA<br />
Portogallo<br />
Francia<br />
Gran Bretagna<br />
Germania<br />
Austria<br />
Spagna<br />
Olanda<br />
2007<br />
2008 2009e 2010e 2011e<br />
I programmi anticrisi spingono l’indebitamento<br />
Gli Stati industrializzati hanno reagito alla crisi economica e finanziaria con copiosi programmi anticrisi. Nel 2010,<br />
i deficit di bilancio potrebbero salire con altrettanta intensità e non si sa ancora se nel 2011 potranno effettivamente<br />
tornare a scendere. Questo fa temere che gli Stati, a lungo termine, potrebbero consentire l’innesco di fenomeni di<br />
inflazione per alleggerire il carico dei debiti.<br />
0 25 50 75 100 125<br />
Crescita 2007-2010<br />
Obbligazioni e tassi<br />
Fonte: Fitch, 03/2010; e = estimated<br />
in % del PIL<br />
L’indebitamento lordo degli Stati cresce drasticamente<br />
Nella crisi, insieme ai deficit di bilancio, sono saliti con grande rapidità anche i debiti degli Stati in % del PIL. Nella<br />
storia dell’economia, l’indebitamento dilagante degli Stati ha spesso portato ad una spinta inflazionistica.<br />
Fonte: Fitch, 03/2010<br />
33
Obbligazioni e tassi<br />
si d’inflazione del 5% calano la crescita<br />
economica e i proventi fiscali, mentre<br />
aumentano i rendimenti delle obbligazioni<br />
di Stato.<br />
Attualmente, dalle cifre presentate<br />
ufficialmente, non si percepisce una<br />
grossa pressione inflattiva. Il consumo<br />
privato delle famiglie si sta riprendendo<br />
solo lentamente e il tasso di sfruttamento<br />
delle capacità dell’economia USA è<br />
ancora basso. Di conseguenza, a febbraio,<br />
l’inflazione core negli USA è scesa<br />
al livello minimo degli ultimi sei anni<br />
con un +1,3%. Uno sguardo ai libri di sto<br />
ria, però, ci dice che lo scenario<br />
di un’inflazione è tutt’altro<br />
che assurdo. Dopo la Seconda<br />
Guerra Mondiale, ad<br />
esempio, negli USA i debiti<br />
sono stati abbattuti soprattutto con l’ausilio<br />
dell’inflazione. Nel 1946 il debito totale<br />
degli Stati Uniti misurato sul PIL ammontava<br />
al 122% e dieci anni dopo questo<br />
valore si è praticamente dimezzato proprio<br />
grazie all’inflazione. E in Germania,<br />
quando dopo la Prima Guerra Mondiale<br />
il debito dello stato è sfuggito di mano, si<br />
è giunti a un’iperinflazione.<br />
I segnali premonitori sono evidentissimi.<br />
Resta da vedere se la storia si ripeterà.<br />
Attualmente i debiti crescono rapidamente<br />
e stanno raggiungendo dimensioni<br />
pericolose; il bilancio della FED, nel<br />
frattempo, è schizzato fino a raggiungere<br />
un record da capogiro: 2290 miliardi<br />
di Dollari. Nonostante ciò, per effetto<br />
dell’eccesso di capacità (a febbraio<br />
l’economia USA presentava un modesto<br />
tasso di sfruttamento del 72,7%), del<br />
le offerte low cost provenienti<br />
dall’Asia e degli effetti<br />
frenanti dovuti alla stretta<br />
del credito, per il momento<br />
persiste una pressione<br />
deflattiva. A brevemedio termine,<br />
però, l’aumento della domanda dei Paesi<br />
Emergenti, l’ascesa dei prezzi delle<br />
materie prime, il maggiore dirigismo<br />
degli Stati e il protezionismo galoppante<br />
implicano rischi d’inflazione. Come abbiamo<br />
illustrato, una svalutazione delle<br />
Aspettative d’inflazione sul mercato obbligazionario USA Indebitamento statale degli USA<br />
%<br />
4<br />
2<br />
0<br />
-2<br />
-4<br />
-6<br />
-8<br />
04.2005 04.2006 04.2007 04.2008 04.2009 04.2010<br />
Break even a 2 anni<br />
Break even a 10 anni<br />
Aspettative d’inflazione sul mercato obbligazionario USA<br />
Il break even rate riflette le aspettative d’inflazione del mercato obbligazionario. È dato<br />
dalla differenza tra il rendimento delle obbligazioni a tasso nominale ed il rendimento<br />
delle obbligazioni indicizzate all’inflazione. A fine 2008/inizio 2009, all’apice della<br />
crisi finanziaria ed economica, i mercati hanno ipotizzato uno scenario deflazionistico.<br />
Le cose sono cambiate, ma attualmente i break even rate sono ancora inferiori<br />
alla media degli anni dal 2005 al 2998. Sul mercato obbligazionario, a breve e medio<br />
termine, si prevede piuttosto una moderata inflazione.<br />
34<br />
“Lo scenario di inflazione<br />
è tutt’altro<br />
che assurdo.”<br />
in % del PIL<br />
120<br />
100<br />
80<br />
divise è tanto più probabile quanto più<br />
aumentano i debiti degli Stati. In caso<br />
contrario, infatti, la montagna di debiti<br />
probabilmente non può più essere corretta.<br />
Gli aumenti dei tassi, già posticipati<br />
negli USA per il timore di soffocare<br />
i primi vagiti della congiuntura, sono un<br />
altro elemento che indica la probabile<br />
direzione del viaggio.<br />
Nelle orecchie di tutti i fautori di<br />
prezzi più stabili risuona anche il campanello<br />
d’allarme di uno studio recentemente<br />
presentato da Olivier Blanchard,<br />
in cui il Chief Economist del FMI raccomanda<br />
un aumento dei target d’inflazione<br />
al 4%. Al momento, l’obiettivo ufficiale<br />
di FED e BCE è del 2%. Il fatto che proprio<br />
negli USA, un Paese che guarda<br />
caso ha una forte influenza sul FMI, l’indebitamento<br />
al momento cresca fulmineamente<br />
alimenta il sospetto che abbia<br />
parlato pro domo sua. Gli USA, inoltre,<br />
sono fortemente indebitati all’estero, cosicchè<br />
le perdite di valore dovute all’inflazione<br />
colpirebbero in misura inferiore<br />
i cittadini, cioè gli elettori.<br />
60<br />
Crisi economica<br />
Guerra<br />
mondiale<br />
d’Indipendenza Prima Guerra<br />
40<br />
Guerra Civile Mondiale<br />
20<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Seconda Guerra Mondiale<br />
0<br />
1791 1821 1841 1861 1881 1901 1921 1941 1961 1981 2001 2021e<br />
Le guerre sono i motori dei debiti<br />
Anche negli USA, le guerre spingono i debiti verso l’alto. Misurato sul PIL, il debito<br />
pubblico degli USA ha registrato i valori massimi all’epoca della Guerra Civile e nel<br />
periodo immediatamente successivo, ma anche poco dopo la Seconda Guerra Mondiale.<br />
Con l’ausilio dell’inflazione e della crescita, però, gli USA sono rapidamente<br />
riusciti a ridurre i debiti rispetto al PIL. Come conseguenza della crisi economica e<br />
finanziaria, si prevede un aumento del debito.<br />
Fonte: Bloomberg, 02/04/2010 Fonte: Morgan Stanley, aprile 2010; e = estimated<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Inflazione e crescita<br />
contribuiscono all’abbattimento<br />
dei debiti.<br />
Dopo il 1945, l’inflazione e la crescita<br />
reale sono stati i principali fattori<br />
che hanno contribuito all’abbattimento<br />
del deficit statale rispetto al<br />
PIL; l’avanzo primario positivo invece<br />
ha svolto un ruolo di secondo piano<br />
(vedere diagramma a destra). In conseguenza<br />
dell’indebitamento dei cittadini<br />
americani, per i prossimi anni<br />
si prevede che la crescita degli Stati<br />
Uniti sarà debole. Per ridurre l’indebitamento<br />
statale USA, non resta altra<br />
soluzione che un aumento dell’inflazione.<br />
Così sono iniziate tutte le difficoltà.<br />
Negli ultimi anni, il sistema finanziario e l’economia mondiale<br />
hanno tremato violentemente. Per questo, spesso si è parlato<br />
della crisi più grave dai tempi della Grande Depressione.<br />
Per affrontare le difficoltà nel modo giusto, è necessario<br />
identificare le loro cause. Se guardiamo indietro, troviamo<br />
molte cose che non sono andate come dovevano. Uno<br />
dei più grandi errori è stata senz’altro la politica del denaro<br />
a basso costo, portata avanti soprattutto dalla Banca Centrale<br />
americana nel momento del passaggio dal vecchio al<br />
nuovo millennio in occasione dello scoppio della bolla tecnologica.<br />
Questa politica ha favorito un indebitamento senza<br />
freni e un forte lassismo nella concessione dei crediti. Insie<br />
Il precedente del Giappone: analogie e differenze.<br />
Chi non crede alla tesi dell’inflazione cita volentieri l’esempio<br />
del Giappone. Dopo lo scoppio della bolla dei primi anni ’90,<br />
nel Paese del Sol Levante fu praticata una politica monetaria<br />
molto espansiva associata ad infiniti programmi anticrisi. Alla<br />
fine però non si è riusciti a porre fine alla spirale deflattiva.<br />
Dato che anche in Giappone, come negli USA, c’è stata una<br />
bolla sul mercato immobiliare ed azionario che è sfociata in<br />
una crisi delle banche e del credito, effettivamente ci si chiede<br />
se, nonostante tutti i timori di inflazione, non vi sia anche negli<br />
USA la minaccia di una deflazione. Tuttavia, in tali valutazioni<br />
non si deve dimenticare un’importante differenza rispetto al<br />
Giappone: gli USA hanno reagito molto più rapidamente allo<br />
choc economico con misure espansive. D’altra parte il tasso<br />
di risparmio in Giappone era molto superiore a quello degli<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />
Abbattimento del debito USA dopo il 1945<br />
in % del PIL<br />
4<br />
3<br />
2<br />
1<br />
0<br />
-1<br />
-2<br />
-3<br />
-4<br />
-5<br />
-6<br />
-7<br />
1946–2003 1946–1955 1956–1965 1966–1975 1976–1985 1986–1995 1996–2003<br />
Spese per interessi<br />
Inflazione<br />
Obbligazioni e tassi<br />
Avanzo/disavanzo primario<br />
Crescita reale del PIL Variazione del livello del debito<br />
Così gli USA hanno ridotto l’indebitamento<br />
Nel grafico in alto sono riportati i fattori che hanno contribuito a cambiare la situazione del livello di indebitamento<br />
USA. I dati si riferiscono alla media annuale nei periodi indicati. Le cifre negative indicano un abbattimento del debito<br />
in % del PIL, quelle positive un aumento del debito. Con il termine avanzo/disavanzo primario si definisce il saldo di<br />
bilancio dedotti gli interessi. La crescita reale del PIL si ottiene dalla crescita nominale cui è stato dedotto un fattore<br />
d’inflazione (deflatore del PIL).<br />
Fonte: Morgan Stanley Research, marzo 2010<br />
me a una propensione al rischio eccessiva e non sana e a<br />
un debordante ottimismo, questo ha portato a una bolla sul<br />
mercato immobiliare e all’instaurarsi di un settore finanziario<br />
“gonfiato”. Per colmo di sventura, anche i rischi sono stati stimati<br />
in modo totalmente errato dalle banche e dalle agenzie<br />
di rating. Inoltre, il sistema di controllo delle banche e le regole<br />
che avrebbero dovuto disciplinare i mercati si sono rivelati<br />
insufficienti. Quando la bolla è scoppiata, la situazione<br />
è precipitata in modo inarrestabile e la piramide dei debiti è<br />
implosa. Spaventosamente, anche questa volta la soluzione<br />
è arrivata con finanziamenti in grande stile, solo che oggi il<br />
ruolo di debitore dello Stato è ancora più importante.<br />
USA. Inoltre, il Giappone disponeva di una solida industria<br />
dell’export e la sua bilancia commerciale era sempre in positivo:<br />
di conseguenza, non era legato all’afflusso di capitale<br />
estero come gli USA. Questo significa che al giorno d’oggi<br />
ci sono alcune impressionanti analogie con il Giappone, ma<br />
anche tante differenze. Per questo, dalle esperienze del Giappone<br />
non si può capire se sia l’inflazione o la deflazione a<br />
minacciare gli USA. Se è vero che il Giappone, malgrado un<br />
livello di indebitamento che nel frattempo è arrivato quasi al<br />
doppio della performance economica annua, non ha registrato<br />
alcun fenomeno d’inflazione, è anche vero che questo non<br />
deve indurre a un’eccessiva “spensieratezza”. Prima o poi,<br />
probabilmente, anche il Giappone dovrà pagare lo scotto dei<br />
giganteschi debiti dello Stato.<br />
35
Obbligazioni e tassi<br />
Un fattore di rischio:<br />
la quantità di denaro.<br />
L’aumento dei prezzi non è ancora<br />
un problema. Nei 30 Stati<br />
dell’OCSE, a gennaio, i prezzi al<br />
consumo si sono fermati all’1,6%,<br />
quindi poco al di sopra del record<br />
minimo dell’1,5% regi strato ad<br />
agosto e settembre. Nonostante ciò,<br />
molti economisti si preoccupano di<br />
un possibile, significativo aumento<br />
dei prezzi che potrebbe verificarsi<br />
tra alcuni anni. Il considerevole aumento<br />
della base monetaria suscita<br />
scetticismo: costituirebbe infatti<br />
un pericolo se le Banche Centrali,<br />
per paura di soffocare la ripresa,<br />
decidessero di tirare le briglie<br />
troppo tardi. In tal caso, entreremmo<br />
nella prossima ripresa con una<br />
valanga di denaro e questo è terreno<br />
fertile per l’aumento dei prezzi<br />
se le banche decidono di sfruttare<br />
nuovamente i mezzi disponibili per<br />
concedere crediti.<br />
Obbligazioni Royal<br />
36<br />
Aumenta la quantità di denaro delle Banche Centrali<br />
Miliardi di USD<br />
2.400<br />
2.000<br />
1.600<br />
1.200<br />
800<br />
400<br />
0<br />
1980 1985 1990 1995 2000 2005 2010 2015<br />
Le aree ombreggiate indicano le recessioni USA.<br />
La base monetaria è fortemente aumentata<br />
La base monetaria è il denaro creato direttamente dalla Banca Centrale ed è composta dal contante e dalle riserve<br />
costituite dalle banche presso la Banca Centrale. Nell’attuale crisi gli USA hanno notevolmente espanso la base<br />
monetaria per aumentare i margini d’azione delle banche commerciali per la concessione di crediti.<br />
Nome strumento ISIN Scadenza<br />
Royal Combinazione Perfetta NL0009294040 23.03.2018<br />
Royal Protezione NL0009294032 23.03.2018<br />
Royal Ripresa NL0009294024 23.03.2020<br />
Royal 5% Flex NL0009294057 23.03.2020<br />
Royal 4% NL0009354505 22.02.2016<br />
Royal 6 anni Variabile NL0009354513 22.02.2016<br />
Royal 5,5% Inflazione NL0009289339 11.01.2020<br />
Royal 8%-Euribor NL0009289313 11.01.2020<br />
Royal Sicurezza NL0009289321 11.01.2020<br />
Royal Tasso Crescente NL0009289347 11.01.2015<br />
Royal 220 NL0009288141 03.12.2024<br />
Royal EONIA 165 NL0009288133 03.12.2019<br />
Royal Welcome NL0009285113 21.10.2014<br />
Royal <strong>Italia</strong> 10% NL0009062223 23.10.2014<br />
Royal 7 anni NL0009061357 08.10.2016<br />
Royal Fisso-Variabile NL0009062215 08.10.2019<br />
Royal 5 anni NL0009058981 03.09.2014<br />
Royal 5.50% NL0009054907 20.04.2019<br />
Royal Variabile NL0009054899 20.04.2014<br />
Royal 3 anni NL0009056555 26.06.2012<br />
Royal 70/100 NL0009056563 26.06.2016<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Fonte: Federal Reserve Bank of St. Louis, 2010<br />
Fonte: <strong>RBS</strong><br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
L’Euro:<br />
una tragedia greca<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />
Valute<br />
Finora l’obiettivo di creare in Europa un’area monetaria ottimale non è stato centrato. E non solo perché la<br />
Grecia si è indebitata senza freno e ora sta mettendo a rischio l’intera Unione Monetaria.<br />
Antiche rovine: speriamo che non sia un’immagine emblematica del bilancio greco.<br />
37
Valute<br />
Tutto ebbe inizio con un mito greco.<br />
Zeus si innamorò di Europa, la figlia del<br />
re fenicio Agenore. Si trasformò quindi<br />
in un toro e la rapì per portarla a Creta.<br />
Lei gli diede tre figli e in seguito diventò<br />
regina di Creta; il suo nome divenne<br />
immortale. I Greci hanno fatto molto per<br />
l’Europa: non solo nella mitologia, ma<br />
anche nel campo della filosofia, nelle<br />
scienze naturali e in politica. La storia<br />
dell’Europa, pertanto, è legata a doppio<br />
filo alla Grecia. Per questo è ancora più<br />
spiacevole che proprio questo Paese<br />
sia divenuto l’ostacolo in cui sta inciampando<br />
l’intero continente. Oggi abbiamo<br />
la prova che gli Ellenici, al momento<br />
dell’ammissione nell’Unione Monetaria<br />
Europea, hanno barato, e non poco. Ma<br />
non è tutto: una volta conclusa l’ammissione,<br />
le cifre sono state ulteriormente<br />
manipolate per occultare la vera entità<br />
di una situazione distorta.<br />
Tassi convenienti grazie all’introduzione<br />
dell’Euro. Ma la Grecia è solo<br />
un sintomo della debolezza dell’intero<br />
“sistema Euro”. Il progetto di pervenire<br />
a una forte convergenza delle economie<br />
tramite i criteri di Maastricht è fallito.<br />
Dopo l’introduzione della valuta comune<br />
europea, numerosi Stati hanno<br />
rapidamente perso di vista i parametri<br />
di Maastricht. Il conveniente rifinanziamento<br />
che è scaturito dall’introduzione<br />
dell’Euro ha permesso a molti Stati di andare<br />
ben oltre le loro possibilità: i salari,<br />
in taluni casi, sono aumentati in misura<br />
sproporzionata rispetto agli incrementi<br />
della produzione. Tanto che hanno spinto<br />
anche i livelli dei prezzi, provocando<br />
un forte calo della competitività di alcuni<br />
Paesi. Soprattutto grazie al moderato<br />
incremento dei salari degli ultimi anni, la<br />
Germania è riuscita già da tempo a compensare<br />
lo svantaggio di cui ha sofferto<br />
all’inizio dell’Unione Monetaria. Mentre<br />
il Marco tedesco era sopravvalutato al<br />
momento dell’ingresso nell’Euro, le valute<br />
di alcuni Stati (primi fra tutti Grecia,<br />
Irlanda e <strong>Italia</strong>) in quel momento erano<br />
sottovalutate.<br />
I forti aumenti dei salari successivi<br />
all’introduzione dell’Euro non sono stati<br />
l’unica causa delle difficoltà di alcuni<br />
38<br />
Nell’Eurozona con cifre false<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Anche se la Grecia per molti anni ha truccato i dati economici, nel 2001 gli Ellenici<br />
sono divenuti membri dell’Unione Economica e Monetaria. Per quell’anno, i Greci<br />
hanno segnalato un deficit di bilancio pari all’1,4% del PIL. Effettivamente, però, i<br />
debiti ammontavano al 3,7% della performance economica: stando così le cose,<br />
non sarebbero potuti entrare. In base ai criteri dell’accordo di Maastricht, infatti, la<br />
quota del deficit può ammontare solo al 3%. Anche negli anni seguenti, il Paese<br />
del Mediterraneo ha sempre continuato a vivere al di sopra delle proprie possibilità.<br />
Con l’Euro forte alle spalle, l’onere dei tassi che i Greci dovevano sopportare<br />
era molto inferiore rispetto al passato e loro ne hanno approfittato. Tanto che a fine<br />
2010 hanno raggiunto una quota di indebitamento pari al 125% del PIL: il record<br />
europeo. Invece di governare sobriamente ed aumentare la competitività con una<br />
politica dei salari moderata, hanno fatto esattamente il contrario. Un esempio per<br />
tutti: in Germania, chi ha lavorato per 35 anni riceve una pensione pari al 61% del<br />
reddito netto medio. In Grecia, invece, i pensionati incassano una pensione del<br />
111% dopo soli 15 anni di attività lavorativa. Parallelamente a ciò, Atene si è già accaparrata<br />
circa 880 milioni di Euro del fondo strutturale europeo, a cui si aggiungono<br />
i 2,5 miliardi di Euro di sovvenzioni che gli agricoltori greci ricevono anno dopo<br />
anno, la maggior parte delle quali sono evidentemente ingiustificate. Il culmine della<br />
tragedia è stato raggiunto alcuni mesi fa: invece del 3,7% originariamente segnalato,<br />
il deficit è schizzato a un cospicuo 12,7%. Per mezzo di varie misure di risparmio,<br />
il deficit di bilancio dovrebbe essere ridotto all’8,7% già nell’anno in corso e<br />
al 3% in tre anni. Però è tutt’altro che certo che questo ambizioso obiettivo possa<br />
essere effettivamente raggiunto. Per il momento la tragedia finisce così: Bruxelles<br />
ha sottoposto la Grecia al controllo dell’UE: è la prima volta che accade nella storia<br />
dell’Unione Europea.<br />
Nei Paesi industrializzati la riduzione del debito è l’imperativo del momento<br />
Saldo primario in % del PIL Debiti in % del PIL<br />
14<br />
220<br />
12<br />
10<br />
8<br />
6<br />
4<br />
2<br />
0<br />
Spagna Gran<br />
Bretagna<br />
60<br />
Irlanda Germania Francia USA Portogallo <strong>Italia</strong> Grecia Giappone<br />
Saldo primario necessario per ridurre i debiti di Stato in dieci anni al 60% del PIL<br />
(scala sx)<br />
Livello attuale del debito dei Paesi (scala dx)<br />
Lontanissimi dal criterio di Maastricht<br />
Il quadro risulta un po’ diverso se come quota di indebitamento da perseguire si considera il criterio di Maastricht<br />
del 60% del PIL. Per raggiungere questo obiettivo, ad esempio, l’<strong>Italia</strong> dovrebbe compiere notevoli sforzi di consolidamento.<br />
180<br />
140<br />
100<br />
Fonte: DB Research, 2010<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Paesi: ad essi si aggiunge anche il fatto<br />
che l’aumento della disoccupazione<br />
è stato attenuato con l’ausilio di corposi<br />
programmi sociali, che però hanno creato<br />
grossi problemi ai bilanci statali. Per<br />
effetto degli squilibri interni sono aumentati<br />
anche quelli esterni: oltre alla Germania,<br />
solo altri tre Stati dell’Euro su un<br />
totale di 16 presentano un surplus della<br />
bilancia commerciale.<br />
La situazione è pessima soprattutto<br />
nell’Europa meridionale. Anche Portogallo,<br />
<strong>Italia</strong> e Spagna soffrono per i<br />
forti debiti, il che ha spinto alcuni attori<br />
del mercato a creare per questi Paesi lo<br />
sgradevole epiteto di “PIGS” (Portogallo,<br />
<strong>Italia</strong>, Grecia, Spagna). Alcuni economisti<br />
ed esponenti dei media hanno aggiunto<br />
all’acronimo un’ulteriore I, che sta<br />
per Irlanda. Il pericolo che la tragedia<br />
greca sia solo all’inizio è tutt’altro che remoto.<br />
Alcuni economisti già ammoniscono:<br />
se lo Stato greco fi nisce in bancarotta,<br />
altri Paesi lo seguiranno e, di conseguenza,<br />
sarà l’intero sistema monetario<br />
a vacillare. Per questo non ci sono alternative<br />
al sostegno, tanto più che i costi<br />
economici e fi nanziari di un’insolvenza<br />
della Grecia, molto probabilmente, supererebbero<br />
i costi di un salvataggio in<br />
piena regola.<br />
La Grecia chiede solidarietà.<br />
L’Eurozona non è un’area monetaria<br />
ottimale. Ciò che resta è la consapevolezza<br />
che, fi n dall’introduzione della<br />
valuta comune europea, il progetto di<br />
creare un’area monetaria ottimale non<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />
Alcuni esperti vedevano nero<br />
già prima dell’Unione Monetaria<br />
Valute<br />
Già nel 1998, gli economisti Wilhelm Hankel, Wilhelm Nölling e Joachim Starbatty e il<br />
giurista Karl Albrecht Schachtschneider hanno tentato di stoppare l’introduzione della<br />
valuta comune europea mediante un ricorso costituzionale. L’Euro, secondo le argomentazioni<br />
del quartetto, aveva il potenziale per far saltare in aria il Vecchio Continente.<br />
Lo stesso anno, in un’intervista allo “Spiegel”, Nölling ha messo in guardia i<br />
lettori rispetto al fatto che l’Euro “semplicemente non era vitale” e che il presunto rispetto<br />
dei criteri di convergenza era basato su “manipolazione e abbellimenti”. Il suo<br />
compagno di battaglia Schachtschneider ne era altrettanto convinto: “l’Euro diventerà<br />
il simbolo della crisi economica”. I quattro accusatori non erano i soli a criticare<br />
l’Unione Monetaria: l’introduzione dell’Euro era una spina nel fi anco anche per molti<br />
altri eminenti scienziati. Nel luglio del 1992, 70 economisti tedeschi hanno sottoscritto<br />
un memorandum sull’Unione Monetaria, che conteneva, tra le altre, la seguente affermazione:<br />
“Un’unione economica e monetaria funzionante richiede come condizione<br />
preliminare un allineamento duraturo (e documentato per diversi anni) delle strutture<br />
economiche rilevanti dei Paesi membri. L’adempimento “una tantum” (riferito a una<br />
determinata scadenza) e più o meno casuale di singoli criteri non è la prova della necessaria<br />
convergenza.”<br />
è riuscito. In linea di principio, un’area<br />
monetaria ottimale si contraddistingue<br />
in prima linea per il raggiungimento e<br />
il mantenimento di un equilibrio interno<br />
ed esterno. Ciò signifi ca che tutti gli<br />
Stati dell’area monetaria dovrebbero<br />
presentare un tasso di disoccupazione<br />
e un tasso d’infl azione contenuti (equilibrio<br />
interno) e una bilancia dei pagamenti<br />
equilibrata (equilibrio esterno).<br />
Inoltre, all’interno di un’area monetaria<br />
ottimale, i lavoratori dovrebbero evidenziare<br />
una certa fl essibilità geografi<br />
ca e cercare lavoro anche oltre i confi<br />
ni del proprio Paese. La realtà, però, è<br />
ben diversa: i tassi d’infl azione e i saldi<br />
della bilancia commerciale degli stati<br />
dell’Euro presentano enormi<br />
differenze, così come “Giorno dopo<br />
la crescita economica. In giorno, gli Stati<br />
conseguenza degli obiet<br />
dell’Euro si evolvono<br />
tivi sociopolitici, i salari<br />
sono rigidi e la migrazione diversamente.”<br />
dei lavoratori, date le differenze linguistiche<br />
e culturali, è molto diffi coltosa.<br />
Prima dell’Unione Monetaria, i problemi<br />
erano assorbiti dalle rivalutazioni e<br />
svalutazioni: i Paesi che svalutavano la<br />
loro moneta creavano infl azione, riducendo<br />
così i salari reali.<br />
Oggi invece i salari reali possono essere<br />
ridotti solo mediante il ribasso dei<br />
salari nominali. Per evitare i conseguenti<br />
scontri, come recentemente è avvenuto in<br />
Grecia, gli Stati hanno messo mano al portafoglio<br />
per aumentare la spesa sociale<br />
per i disoccupati. La conseguenza di ciò<br />
è un forte aumento dei budget sociali e dei<br />
defi cit dei Governi. In altre parole aumenta<br />
il pericolo di un fallimento degli Stati. Se i<br />
Paesi fi nanziariamente più forti offrissero<br />
un generale supporto fi nanziario a quelli<br />
a rischio, invece, crescerebbe la resistenza<br />
nei primi. Una responsabilità comune<br />
di tutti gli Stati per i singoli Paesi, pertanto,<br />
non è una soluzione. “Il contributo del<br />
Fondo Monetario Europeo nella gestione<br />
della crisi attuale arriverebbe<br />
comunque troppo tardi.<br />
Da azioni precipitose non ci<br />
possiamo aspettare risultati<br />
solidi”, ammonisce Otmar<br />
Issing, ex chief economist<br />
della Banca Centrale Europea. Invece di<br />
discutere di un futuro supporto fi nanziario,<br />
“l’Unione dovrebbe concentrarsi su come<br />
garantire una stabilità duratura per mezzo<br />
di un monitoraggio rigoroso e di sanzioni<br />
tempestive contro i comportamenti errati<br />
di singoli Paesi”, afferma Issing.<br />
39
Valute<br />
40<br />
Andamento del PIL di alcuni Paesi dell’Eurozona<br />
Percentuale<br />
6,00<br />
4,00<br />
2,00<br />
0,00<br />
-2,00<br />
-4,00<br />
-6,00<br />
1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />
Germania Grecia <strong>Italia</strong> Portogallo Spagna<br />
Il PIL ha un andamento differenziato<br />
L’introduzione dell’Euro, avvenuta del 1999, non ha portato ad un allineamento dei tassi di crescita nell’Eurozona.<br />
Tendenzialmente, questi ultimi si sono addirittura distanziati. A causa di una stagnazione del mercato interno<br />
protrattasi dal 1999 al 2009, la Germania ha presentato una crescita piuttosto debole. Nello stesso periodo, quella<br />
della Grecia, ma anche della Spagna, è stata superiore, ma è stata spinta dai consumi e fi nanziata dal debito.<br />
Tassi d’infl azione di alcuni Paesi dell’Eurozona<br />
Fonte: IWF, 31/03/2010<br />
Percentuale<br />
5,00<br />
4,00<br />
3,00<br />
2,00<br />
1,00<br />
0,00<br />
-1,00<br />
1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />
Germania Grecia <strong>Italia</strong> Portogallo Spagna<br />
Cicli congiunturali non omogenei e tassi di crescita diversi<br />
Le differenze nei tassi di crescita e la disomogeneità dei cicli congiunturali comportano tassi d’infl azione diversi. La<br />
BCE deve affrontare il diffi cile compito di trasformare queste disparità in una politica monetaria comune per l’intera<br />
Eurozona.<br />
Saldo della bilancia commerciale di alcuni Paesi dell’Eurozona<br />
in % del PIL<br />
10<br />
Fonte: IWF, 31/03/2010<br />
5<br />
0<br />
-5<br />
-10<br />
-15<br />
1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />
Germania Grecia <strong>Italia</strong> Portogallo Spagna<br />
Aumenta il divario tra le bilance commerciali<br />
Il divario tra i saldi delle bilance commerciali dei vari Paesi europei è notevolmente aumentato. L’industria tedesca<br />
ha acquisito maggiore competitività e la sua bilancia commerciale ha registrato un saldo positivo, mentre i Paesi<br />
dell’Europa meridionale hanno perso competitività, con la conseguenza che i rispettivi saldi delle bilance commerciali<br />
sono divenuti sempre più negativi. Il defi cit della bilancia commerciale, però, deve essere fi nanziato e questo si<br />
può fare risparmiando, ma anche contraendo nuovi debiti.<br />
Fonte: IWF, 31/03/2010<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
L’attuale chief economist della<br />
BCE, Jürgen Stark, è dello stesso avviso:<br />
“Molte delle idee che svolazzano<br />
nell’etere sono controproducenti o diffi<br />
cilmente conciliabili con i fondamenti<br />
e i principi dell’Unione Monetaria.” Visti<br />
i fatti recenti, ritiene invece che, al momento<br />
dell’accoglienza di nuovi membri<br />
nell’Eurozona, si debba verifi care ancora<br />
più attentamente se i dati sono a posto<br />
e se la convergenza è garantita nel<br />
tempo. Un ampliamento non deve “portare<br />
a una dissoluzione dell’area monetaria”,<br />
afferma Stark.<br />
Per l’Euro non ci sono prospettive di<br />
crescita. Il tema della Grecia non scomparirà<br />
molto presto dall’agenda. Anche<br />
il prossimo anno sarà critico per Atene:<br />
infatti, anche se l’UE e il FMI hanno<br />
prospettato un pacchetto di aiuti per un<br />
massimo di 45 miliardi di Euro e l’insolvenza<br />
della Grecia è stata momentaneamente<br />
scongiurata, resta una domanda<br />
senza risposta: cosa succederebbe se<br />
la Grecia dovesse fallire nei propri sforzi<br />
di risparmio, ad esempio per un’eccessiva<br />
resistenza politica? Gli analisti valutari<br />
affermano che le minacce per l’Euro non<br />
sono fi nite. A partire dall’estate, però, anche<br />
le prospettive dei tassi torneranno<br />
al centro dell’attenzione dei mercati. Gli<br />
USA, in conseguenza dei migliori dati<br />
economici, potrebbero aumentarli più<br />
rapidamente della BCE: una circostanza<br />
che andrebbe a favore del Dollaro e<br />
È in gioco la stabilità dell’Euro.<br />
a discapito dell’Euro. Ed ecco che torna<br />
nuovamente in gioco la Grecia: la BCE<br />
potrebbe continuare a perseguire la sua<br />
politica di tassi contenuti anche per tenere<br />
“sotto l’ala” i Greci in riferimento alla<br />
crescita e al livello dei tassi.<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Competitività e bilancia commerciale dei Paesi dell’Euro<br />
Deflatore del PIL (1° trimestre 1999 = 100)<br />
180<br />
170<br />
[...]<br />
130<br />
120<br />
Variazioni del PIL rispetto all’anno precedente<br />
% (reale)<br />
6<br />
4<br />
2<br />
0<br />
-2<br />
-4<br />
-6<br />
Cipro<br />
110<br />
Portogallo<br />
100<br />
90<br />
Slovacchia<br />
Grecia<br />
Spagna<br />
Irlanda<br />
<strong>Italia</strong><br />
Belgio<br />
Francia<br />
Austria<br />
Slovenia<br />
Finlandia<br />
Germania<br />
-12 -8 -4 0 4 8 12<br />
Bilancia commerciale in % del PIL*<br />
-8<br />
01.2006 07.2006 01.2007 07.2007 01.2008 07.2008 01.2009 07.2009 15.12.2009<br />
Eurozona Germaina USA<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />
Paesi Bassi<br />
Nell’Eurozona la competitività ha un andamento differenziato<br />
Lussemburgo<br />
Nell’Eurozona la competitività ha registrato un andamento differenziato. Ad esempio, de-<br />
purando la crescita del PIL dall’inflazione, la Germania ha conseguito una reale svaluta-<br />
zione, mentre in altri Paesi dell’Eurozona è avvenuto esattamente il contrario. I motivi di<br />
queste differenze nei livelli dei costi sono i diversi standard sociali e le diverse aliquote<br />
fiscali, oltre a una politica di bilancio non armonizzata.<br />
* Prognosi 2009; Fonte: EU, 2010<br />
L’economia USA è in testa<br />
L’economia USA ha sofferto meno la crisi e si è ripresa più rapidamente rispetto a<br />
quella dell’Eurozona e della Germania. Nei mercati, questo alimenta la supposizione<br />
che la FED potrebbe aumentare i tassi prima della BCE, dando così un impulso al<br />
Dollaro.<br />
Fonte: Bloomberg, aprile 2010<br />
Indebitamento statale nell’Eurozona<br />
Nuovo indebitamento in % del PIL*<br />
-5<br />
-7<br />
-9<br />
-11<br />
-13<br />
Variazioni del PIL rispetto al trimestre precedente<br />
% (reale)<br />
2<br />
1<br />
0<br />
-1<br />
-2<br />
-3<br />
Lussemburgo<br />
Slovacchia<br />
Slovenia<br />
Finlandia<br />
Malta Germania<br />
Cipro<br />
Austria<br />
Paesi Bassi<br />
Spagna<br />
Francia<br />
Valute<br />
Irlanda<br />
-15<br />
10 30 50 70 90 110 130<br />
Divergenza nell’indebitamento statale<br />
-4<br />
03.06 06.06 09.06 12.06 03.07 06.07 09.07 12.07 03.08 06.08 09.08 12.08 03.09 06.09 09.09 12.09<br />
Eurozona Germania USA<br />
Portogallo<br />
Belgio<br />
Grecio<br />
<strong>Italia</strong><br />
Debiti statali in % del PIL*<br />
La mancanza di competitività provoca disoccupazione, aumento dei costi sociali,<br />
deficit di bilancio e crescente indebitamento dello Stato. Il forte indebitamento di<br />
alcuni Stati dell’Euro andrà sempre più a gravare sulla valuta comune.<br />
* Prognosi 2009; Fonte: EU, 2010<br />
Un andamento dinamico<br />
Uno sguardo alle variazioni rispetto al trimestre precedente sottolinea la maggiore<br />
flessibilità dell’economia USA. Nei due precedenti trimestri, mentre l’Eurozona è rimasta<br />
praticamente in una fase di stagnazione, l’economia USA è ripartita.<br />
Fonte: Bloomberg, aprile 2010<br />
41
Valute<br />
42<br />
Monitor tassi di cambio<br />
Valuta Rapporto<br />
di cambio<br />
Tassio die<br />
Cambio<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Bisogna gestire la crisi: il presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso.<br />
Performance<br />
da inizio anno<br />
Performance<br />
a cinque anni<br />
Tasso di<br />
interesse*<br />
Prodotti<br />
Principali valute<br />
Euro 0,20 NL0006061608<br />
Dollaro americano EUR/USD 1,50 -6,76 -13,73 0,18 NL0000081743<br />
Sterlina inglese EUR/GBP 0,90 5,89 -22,50 0,53 NL0000081677<br />
Franco svizzero EUR/CHF 1,51 -1,28 0,58 0,05 NL0000081651<br />
Corona norvegese EUR/NOK 8,39 15,78 -2,83 1,81 NL0000081727<br />
Yen giapponese EUR/JPY 134,52 -5,83 2,34 0,12 NL0000081701<br />
Dollaro australiano EUR/AUD 1,61 22,93 4,86 3,94 NL0000081636<br />
Dollare canadese EUR/CAD 1,57 8,53 -1,31 NL0000081644<br />
Corona svedese EUR/SEK 10,22 7,25 -11,83 3,05 NL0000081750<br />
Valute dei paesi emergenti 1,04<br />
Zloty polacco EUR/PLN 4,14 0,18 3,24 5,00 NL0000081743<br />
Corona ceca EUR/CZK 25,47 5,25 23,68 3,75 NL0000081669<br />
Fiorino ungherese EUR/HUF 269,86 -1,62 -9,32 0,37 NL0000081693<br />
Peso messicano EUR/MXN 19,67 -1,42 -25,12 4,50 NL0000081719<br />
Lira turca EUR/TRY 2,20 -2,71 -14,55 6,69 NL0000707933<br />
Rand sudafricano EUR/ZAR 11,06 18,73 -27,69 6,51 NL0000081628<br />
*Tasso di interesse – Tasso di interesse della valuta (Overnight);<br />
Fonte: Bloomberg, 05.05.2010<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Obbligazioni, ETF e Certificates<br />
quotati in Borsa <strong>Italia</strong>na.<br />
Negoziazioni in Euro sulla Borsa <strong>Italia</strong>na (mercati MOT, ETF Plu e Sedex). Dati al 27.04.2010. Le quotazioni, gli strike e le leve<br />
aggiornate sono presenti sul sito www.rbsbank.it.markets oppure sono ottenibili chiamando il Numero Verde 800.920 960,<br />
opzione 1 (inserire le penultime cinque cifre del codice ISIN, ad esempio 01973 per i Theme Certificates sull’acqua).<br />
Obbligazioni<br />
Nome Valuta Codice ISIN Scadenza<br />
Royal Operazione 10% EUR NL0009408467 05.05.2022<br />
Royal Max 6% EUR NL0009408970 05.05.2018<br />
Royal Four% USD XS0502707853 07.05.2015<br />
Royal 3 anni EUR NL0009056555 26.06.2012<br />
Royal Variabile EUR NL0009054899 20.04.2014<br />
Royal 5 anni EUR NL0009058981 03.09.2014<br />
Royal Welcome EUR NL0009285113 21.10.2014<br />
Royal <strong>Italia</strong> 10% EUR NL0009062223 23.10.2014<br />
Royal Tasso Crescente EUR NL0009289347 11.01.2015<br />
Royal 4% EUR NL0009354505 22.02.2016<br />
Royal 6 anni Variabile EUR NL0009354513 22.02.2016<br />
Royal 70/100 EUR NL0009056563 26.06.2016<br />
Royal 7 anni EUR NL0009061357 08.10.2016<br />
Royal Protezione EUR NL0009294032 23.03.2018<br />
Royal Combinazione Perfetta EUR NL0009294040 23.03.2018<br />
Royal 5,50% EUR NL0009054907 20.04.2019<br />
Royal Fisso-Variabile EUR NL0009062215 08.10.2019<br />
Royal EONIA 165 EUR NL0009288133 03.12.2019<br />
Royal 5,5% Inflazione EUR NL0009289339 11.01.2020<br />
Royal 8%-Euribor EUR NL0009289313 11.01.2020<br />
Royal Sicurezza EUR NL0009289321 11.01.2020<br />
Royal Ripresa EUR NL0009294024 23.03.2020<br />
Royal 5% Flex EUR NL0009294057 23.03.2020<br />
Royal 220 EUR NL0009288141 03.12.2024<br />
ETF<br />
Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />
DAXglobal Asia EUR LU0259323235 -<br />
DAXglobal BRIC EUR LU0269999792 -<br />
DAXgobal Russia EUR LU0269999958 -<br />
DJ Turkey Titans 20 EUR LU0269999362 -<br />
FTSE/JSE Africa TOP 40 ZAR LU0270000028 -<br />
NYSE Arca Gold Bugs USD LU0259322260 -<br />
RICI USD LU0249326488 -<br />
RICI Agriculture USD LU0259321452 -<br />
RICI Metals USD LU0259320728 -<br />
South-East Europe Traded EUR LU0259329869 -<br />
Open Certificates<br />
Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />
ECO-immobiliare EUR NL0000875003 -<br />
RICI Enhanced USD NL0006063067 -<br />
The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.<br />
Gli strumenti quotati<br />
Partecipazione.<br />
I prodotti a partecipazione sono conce<br />
piti per investitori di mediolungo periodo<br />
che vogliano beneficiare dell’andamento<br />
di uno specifico mercato, settore, tema o<br />
sottostante. Non prevedono protezione<br />
del capitale.<br />
Open Certificates<br />
Sottostanti: Indici.<br />
Durata: Non hanno scadenza.<br />
Orizzonte temporale dell’investimento:<br />
Medio - lungo termine.<br />
Obiettivo dell’investimento:<br />
Trarre profitto da rialzi del sottostante.<br />
Caratteristiche principali:<br />
Replicano l’andamento del sottostante.<br />
Il prezzo di emissione indicativamente è fissato a<br />
100. Index fee calcolata in percentuale sull’andamento<br />
del sottostante e su base giornaliera.<br />
Guadagno<br />
0<br />
Perdita<br />
Sottostante<br />
Protezione dell’investimento a<br />
scadenza/Rischio: Capitale investito a rischio.<br />
Rischio assimilabile a quello di un investimento<br />
diretto nel sottostante. Rischio cambio se il sottostante<br />
è in valuta diversa dall’Euro.<br />
43
Gli strumenti quotati<br />
Benchmark su indici.<br />
Danno l’opportunità di operare sui principali<br />
indici italiani, europei e mondiali,<br />
replicandone la performance senza alcun<br />
effetto leva: in qualunque momento il<br />
prezzo di questi Certificates riflette il livello<br />
del relativo indice (azionario, obbligazionario,<br />
settoriale) eventualmente convertito<br />
in Euro.<br />
Benchmark Certificates<br />
Sottostanti: Indici, materie prime (spot e future),<br />
tassi di cambio e titoli governativi.<br />
Durata: 1 - 5 anni.<br />
Orizzonte temporale dell’investimento:<br />
Breve - medio termine.<br />
Obiettivo dell’investimento:<br />
Trarre profitto da rialzi del sottostante.<br />
Caratteristiche principali:<br />
Replicano l’andamento del sottostante.<br />
Se Quanto, copertura del rischio cambio a<br />
scadenza.<br />
Protezione dell’investimento a<br />
scadenza/Rischio: Capitale investito a rischio.<br />
Rischio assimilabile a quello di un investimento<br />
diretto nel sottostante. Rischio cambio se il sottostante<br />
è in valuta diversa dall’Euro.<br />
44<br />
Guadagno<br />
0<br />
Perdita<br />
Sottostante<br />
Benchmark Certificates<br />
Indici<br />
Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />
AEX EUR NL0000099174 18.06.2010<br />
ATX EUR NL0000680924 18.06.2010<br />
Bovespa BRL NL0000618981 18.06.2010<br />
Bux EUR NL0000194975 18.06.2010<br />
CASE 30 EGP NL0000681005 18.06.2010<br />
CECE EUR NL0000194876 18.06.2010<br />
DAX EUR NL0006148942 18.06.2010<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0000100642 18.06.2010<br />
Dow Jones Industrial Average USD NL0000100634 18.06.2010<br />
Ftse 100 GBP NL0000100659 18.06.2010<br />
Ftse/Jse TOP 40 ZAR NL0000194884 18.06.2010<br />
Hang Seng HKD NL0000100667 18.06.2010<br />
HSCE HKD NL0006148959 18.06.2010<br />
Ibex 35 EUR NL0000099190 18.06.2010<br />
KLSE Composite Index MYR NL0000194900 18.06.2010<br />
Kospi 200 KRW NL0000194892 18.06.2010<br />
KTX Kazakh Traded EUR NL0006148934 18.06.2010<br />
Messico MXN NL0000681054 18.06.2010<br />
MSCI Taiwan TWD NL0000194959 18.06.2010<br />
Nikkei 225 JPY NL0000100675 18.06.2010<br />
NYSE Arca Airline USD NL0006325094 28.06.2013<br />
RDX (EU) EUR NL0000194918 18.06.2010<br />
S&P 500 USD NL0000100626 18.06.2010<br />
S&P/ASX 200 AUD NL0000680965 18.06.2010<br />
S&P/TSX 60 CAD NL0000680957 18.06.2010<br />
Set 50 THB NL0000194926 18.06.2010<br />
Shanghai B Share USD NL0000194934 18.06.2010<br />
Shenzhen B Share HKD NL0000194942 18.06.2010<br />
SMI CHF NL0000099166 18.06.2010<br />
Tel Aviv 25 ILS NL0000681039 18.06.2010<br />
Topix Bank JPY NL0000680288 18.06.2010<br />
Topix JPY NL0000194967 18.06.2010<br />
Topix Insurance JPY NL0000680296 18.06.2010<br />
Topix Real Estate JPY NL0000680304 18.06.2010<br />
Wig20 EUR NL0000194868 18.06.2010<br />
Materie prime<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />
Alluminio Certificate USD NL0000471951 18.06.2010<br />
Argento Certificate USD NL0000019701 18.06.2010<br />
Cacao Certificate GBP NL0000471985 18.06.2010<br />
Caffe' Certificate USD NL0000471993 18.06.2010<br />
Certificate sul carburante ecologico USD NL0000713006 18.06.2010<br />
Combustibile da riscaldamento Certificate USD NL0000472074 18.06.2010<br />
Cotone Certificate USD NL0000472033 18.06.2010<br />
Frumento Certificate USD NL0000471977 18.06.2010<br />
Gas Naturale Certificate USD NL0000472082 18.06.2010<br />
Granoturco Certificate USD NL0000472025 18.06.2010<br />
Nickel Certificate USD NL0000471944 18.06.2010<br />
Oro Certificate USD NL0000019727 18.06.2010<br />
Palladio Certificate USD NL0000401263 18.06.2010<br />
Petrolio WTI Certificate USD NL0000472090 18.06.2010<br />
Piombo Certificate USD NL0000471936 18.06.2010<br />
Platino Certificate USD NL0000401255 18.06.2010<br />
Rame Certificate USD NL0000472009 18.06.2010<br />
Soia Certificate USD NL0000472116 18.06.2010<br />
Succo d'Arancia Certificate USD NL0000472041 18.06.2010<br />
Zinco Certificate USD NL0000471902 18.06.2010<br />
Zucchero Certificate USD NL0000472124 18.06.2010<br />
The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Quanto Certificates<br />
Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />
Argento Quanto USD NL0009294073 19.03.2012<br />
India Quanto USD NL0009401843 19.03.2012<br />
Nikkei 225 Quanto JPY NL0009401827 19.03.2012<br />
Oro Quanto USD NL0009391960 19.03.2012<br />
Palladio Quanto USD NL0009401819 19.03.2012<br />
Platino Quanto USD NL0009391978 19.03.2012<br />
S&P 500 Quanto USD NL0009401835 19.03.2012<br />
Theme Certificates<br />
Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />
Acqua USD NL0000019735 25.05.2011<br />
AgriCOMMIN USD NL0000704740 16.11.2011<br />
Biocombustibili USD NL0000600237 25.05.2011<br />
Cambiamenti climatici USD NL0000816759 11.11.2011<br />
Carbone USD NL0006284622 11.11.2011<br />
COMMIN USD NL0000704757 16.11.2011<br />
DAXglobal ASIA EUR NL0000816585 11.11.2011<br />
DAXglobal BRIC EUR NL0000725976 16.11.2011<br />
DJ Turkey Titans 20 TRY NL0000707925 04.10.2011<br />
EnerCOMMIN USD NL0000704765 16.11.2011<br />
Energia eolica EUR NL0000816767 11.11.2011<br />
Energia rinnovabile USD NL0000019750 25.05.2011<br />
Energia solare USD NL0000732261 25.05.2011<br />
India USD NL0000019768 25.05.2011<br />
MetalCOMMIN USD NL0000704773 16.11.2011<br />
Metalli USD NL0000019776 25.05.2011<br />
NYSE Arca Gold Bugs USD NL0000705044 30.09.2011<br />
NYSE Arca Natural Gas USD NL0000709178 04.10.2011<br />
NYSE Arca Oil USD NL0000709160 04.10.2011<br />
OMX Baltic 10 EUR NL0000816593 11.11.2011<br />
Rifiuti EUR NL0006284614 11.11.2011<br />
Romanian Traded EUR NL0000816601 11.11.2011<br />
SoftCOMMIN USD NL0000704732 16.11.2011<br />
South Eastern Europe EUR NL0000816577 11.11.2011<br />
Valuta Plus Certificates<br />
Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />
Corona Ceca CZK NL0000081669 16.12.2010<br />
Corona Norvegese NOK NL0000081727 16.12.2010<br />
Corona Svedese SEK NL0000081750 16.12.2010<br />
Dollaro Americano USD NL0000081776 16.12.2010<br />
Dollaro Australiano AUD NL0000081636 16.12.2010<br />
Dollaro Canadese CAD NL0000081644 16.12.2010<br />
Dollaro di Singapore SGD NL0000081768 16.12.2010<br />
Dollaro di Hong Kong HKD NL0000081685 16.12.2010<br />
Dollaro Neozelandese NZD NL0000081735 16.12.2010<br />
Euro EUR NL0006061608 16.12.2010<br />
Euro (Euribor) EUR NL0000081693 15.07.2013<br />
Fiorino Ungherese HUF NL0000081651 16.12.2010<br />
Franco Svizzero CHF NL0000707933 16.12.2010<br />
Lira Turca TRY NL0000081719 16.12.2010<br />
Peso Messicano MXN NL0000081628 16.12.2010<br />
Rand Sudafricano ZAR NL0000081677 16.12.2010<br />
Sterlina Britannica GBP NL0000081701 16.12.2010<br />
Yen Giapponese JPY NL0000081743 16.12.2010<br />
Zloty Polacco PLN NL0006329989 16.12.2010<br />
The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.<br />
Gli strumenti quotati<br />
Theme Certificates<br />
Sottostanti: Indici.<br />
Durata: 4 - 5 anni.<br />
Orizzonte temporale dell’investimento:<br />
Medio termine.<br />
Obiettivo dell’investimento:<br />
Trarre profitto da rialzi del sottostante.<br />
Caratteristiche principali:<br />
Replicano l’andamento del sottostante.<br />
Il prezzo di emissione indicativamente è fissato a<br />
100. Possibilità di commissione calcolata su base<br />
giornaliera e quindi riferita ai giorni di effettivo<br />
mantenimento in portafoglio (il grafico attiene ad<br />
un Certificate senza commissione).<br />
Guadagno<br />
0<br />
Perdita<br />
Sottostante<br />
Protezione dell’investimento a<br />
scadenza/Rischio: Capitale investito a rischio.<br />
Rischio assimilabile a quello di un investimento<br />
diretto nel sottostante. Rischio cambio se il sottostante<br />
è in valuta diversa dall’Euro.<br />
Theme Certificates.<br />
Replicano la performance di un indice (al<br />
netto delle commissioni eventualmente<br />
applicabili) composto da azioni o materie<br />
prime e calcolato da enti indipendenti<br />
e autorevoli. Sono legati ai settori e ai temi<br />
più caldi dei mercati mondiali: dall’acqua<br />
alle energie alternative all’espansione<br />
economica indiana.<br />
45
Gli strumenti quotati<br />
Valuta Plus Certificates<br />
Sottostanti: Indici monetari in Euro o valute<br />
estere.<br />
Durata: 4 - 5 anni.<br />
Orizzonte temporale dell’investimento:<br />
Medio termine.<br />
Obiettivo dell’investimento:<br />
Trarre profitto da rialzi del sottostante.<br />
Caratteristiche principali:<br />
Replicano l’andamento del sottostante, rappresentante<br />
un deposito in valuta che matura giornalmente<br />
interessi al relativo tasso di interesse.<br />
Guadagno<br />
0<br />
Perdita<br />
Sottostante<br />
Protezione dell’investimento a<br />
scadenza/Rischio: Capitale investito a rischio.<br />
Rischio assimilabile a quello di un investimento<br />
diretto nel sottostante. Rischio cambio se il sottostante<br />
è in valuta diversa dall’Euro.<br />
Valuta Plus Certificates.<br />
Offrono la possibilità di investire in Euro<br />
o in valuta estera e beneficiare dei tassi<br />
di interesse a breve termine. Ogni Valuta<br />
Plus Certificate beneficia dell’accredito<br />
giornaliero degli interessi (meno l’eventuale<br />
spread) e dell’eventuale apprezzamento<br />
della valuta (quando diversa<br />
dall’Euro).<br />
46<br />
MINI Future Certificates<br />
Indici<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Sottostante Valuta Codice ISIN Leva* Scadenza<br />
DAX MINI Long EUR NL0009402841 6,32 28.02.2020<br />
DAX MINI Long EUR NL0009286822 6,15 19.04.2019<br />
DAX MINI Long EUR NL0009286814 5,86 19.04.2019<br />
DAX MINI Long EUR NL0009286806 5,62 19.04.2019<br />
DAX MINI Long EUR NL0009286798 5,38 19.04.2019<br />
DAX MINI Long EUR NL0009059955 4,83 14.01.2019<br />
DAX MINI Long EUR NL0009059948 4,49 14.01.2019<br />
DAX MINI Long EUR NL0009059930 4,18 14.01.2019<br />
DAX MINI Long EUR NL0009057215 3,42 14.01.2019<br />
DAX MINI Long EUR NL0009055441 3,19 19.04.2019<br />
DAX MINI Long EUR NL0009055433 2,83 19.04.2019<br />
DAX MINI Long EUR NL0009007368 2,6 14.01.2011<br />
DAX MINI Long EUR NL0009006782 2,5 14.01.2011<br />
DAX MINI Long EUR NL0009052562 2,15 14.01.2011<br />
DAX MINI Long EUR NL0009006790 2,12 14.01.2011<br />
DAX MINI Long EUR NL0009052554 2,08 14.01.2011<br />
DAX MINI Long EUR NL0009006808 1,95 14.01.2011<br />
DAX MINI Short EUR NL0009286251 26,33 19.04.2019<br />
DAX MINI Short EUR NL0006355844 15,26 16.12.2010<br />
DAX MINI Short EUR NL0006324998 10,26 16.12.2010<br />
DAX MINI Short EUR NL0006324980 7,76 16.12.2010<br />
DAX MINI Short EUR NL0006181836 5,86 16.12.2010<br />
DAX MINI Short EUR NL0006181828 5,6 16.12.2010<br />
DAX MINI Short EUR NL0006181810 5,36 16.12.2010<br />
DAX MINI Short EUR NL0006181802 4,59 16.12.2010<br />
DAX MINI Short EUR NL0006181794 4,28 16.12.2010<br />
DAX MINI Short EUR NL0006181786 4 16.12.2010<br />
DAX MINI Short EUR NL0006157778 3,76 16.12.2010<br />
DAX MINI Short EUR NL0006157760 3,55 16.12.2010<br />
DAX MINI Short EUR NL0006157752 3,36 16.12.2010<br />
DJ Industrial Average MINI Long USD NL0009402874 4,58 28.02.2020<br />
DJ Industrial Average MINI Long USD NL0009060003 3,45 14.01.2019<br />
DJ Industrial Average MINI Long USD NL0009057249 2,76 14.01.2019<br />
DJ Industrial Average MINI Long USD NL0009055532 2,34 19.04.2019<br />
DJ Industrial Average MINI Long USD NL0009007004 1,89 14.01.2011<br />
DJ Industrial Average MINI Short USD NL0009402890 8,55 28.02.2020<br />
DJ Industrial Average MINI Short USD NL0006157919 5,86 16.12.2010<br />
DJ Industrial Average MINI Short USD NL0006157844 4,68 16.12.2010<br />
DJ Industrial Average MINI Short USD NL0006157851 3,88 16.12.2010<br />
DJ Industrial Average MINI Short USD NL0000082931 3,85 16.12.2010<br />
EuroStoxx 50 MINI Long EUR NL0009402833 7,32 28.02.2020<br />
EuroStoxx 50 MINI Long EUR NL0009059922 6,8 14.01.2019<br />
EuroStoxx 50 MINI Long EUR NL0009059914 6,08 14.01.2019<br />
EuroStoxx 50 MINI Long EUR NL0009057207 4,65 14.01.2019<br />
EuroStoxx 50 MINI Long EUR NL0009057199 4,01 14.01.2019<br />
EuroStoxx 50 MINI Long EUR NL0009055425 3,44 19.04.2019<br />
EuroStoxx 50 MINI Long EUR NL0009055417 2,91 19.04.2019<br />
EuroStoxx 50 MINI Long EUR NL0009006733 2,56 14.01.2011<br />
EuroStoxx 50 MINI Long EUR NL0009006758 2,27 14.01.2011<br />
EuroStoxx 50 MINI Long EUR NL0009052547 2,09 14.01.2011<br />
EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0009286913 12,93 19.04.2019<br />
EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0009286921 10,6 19.04.2019<br />
EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0009286939 9,01 19.04.2019<br />
EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0009060011 8,2 14.01.2019<br />
EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0009402882 6,3 28.02.2020<br />
EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0006325045 5,1 16.12.2010<br />
EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0006325037 4,69 16.12.2010<br />
EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0006325011 4,35 16.12.2010<br />
EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0006261497 3,79 16.12.2010<br />
EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0006261489 3,56 16.12.2010<br />
EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0006261471 3,35 16.12.2010<br />
EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0006205296 3,32 16.12.2010<br />
EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0006205288 2,98 16.12.2010<br />
EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0006205270 2,84 16.12.2010<br />
EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0006205262 2,71 16.12.2010<br />
EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0006205254 2,48 16.12.2010<br />
EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0006157794 2,28 16.12.2010<br />
EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0006157786 2,12 16.12.2010<br />
The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
MINI Future Certificates<br />
Indici<br />
Sottostante Valuta Codice ISIN Leva* Scadenza<br />
FTSE MIB MINI Long EUR NL0009059989 8,65 14.01.2019<br />
FTSE MIB MINI Long EUR NL0009402866 8,16 28.02.2020<br />
FTSE MIB MINI Long EUR NL0009059971 7,25 14.01.2019<br />
FTSE MIB MINI Long EUR NL0009402858 6,92 28.02.2020<br />
FTSE MIB MINI Long EUR NL0009057744 5,85 14.01.2019<br />
FTSE MIB MINI Long EUR NL0009057736 5,18 14.01.2019<br />
FTSE MIB MINI Long EUR NL0009055482 4,09 19.04.2019<br />
FTSE MIB MINI Long EUR NL0009055474 3,74 19.04.2019<br />
FTSE MIB MINI Long EUR NL0009055466 3,45 19.04.2019<br />
FTSE MIB MINI Long EUR NL0009055458 2,8 19.04.2019<br />
FTSE MIB MINI Long EUR NL0009054790 2,49 14.01.2011<br />
FTSE MIB MINI Long EUR NL0009054782 2,29 14.01.2011<br />
FTSE MIB MINI Long EUR NL0009054774 2,13 14.01.2011<br />
FTSE MIB MINI Long EUR NL0009052778 1,94 14.01.2011<br />
FTSE MIB MINI Long EUR NL0009052570 1,86 14.01.2011<br />
FTSE MIB MINI Long EUR NL0009052760 1,78 14.01.2011<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0009402908 10,49 28.02.2020<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0009060052 9,94 14.01.2019<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0006487928 8,49 16.12.2010<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0009402916 7,66 28.02.2020<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0009286954 6,58 19.04.2019<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0009286962 5,76 19.04.2019<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0009286970 5,11 19.04.2019<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0009286988 4,61 19.04.2019<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0006355810 3,82 16.12.2010<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0006324964 3,28 16.12.2010<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0006324956 3,06 16.12.2010<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0006324949 2,85 16.12.2010<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0006324931 2,69 16.12.2010<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0006324972 2,54 16.12.2010<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0006205221 2,34 16.12.2010<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0006181901 2,22 16.12.2010<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0006261414 2,14 16.12.2010<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0006181885 2,03 16.12.2010<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0006181893 1,94 16.12.2010<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0006301442 1,85 16.12.2010<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0006157927 1,79 16.12.2010<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0006157935 1,72 16.12.2010<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0006157943 1,66 16.12.2010<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0006157950 1,6 16.12.2010<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0006157968 1,55 16.12.2010<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0006157976 1,5 16.12.2010<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0000722197 1,19 16.12.2010<br />
FTSE MIB MINI Short EUR NL0000722205 1,13 16.12.2010<br />
Hang Seng China Enterprises MINI Short HKD NL0006157877 2,73 16.12.2010<br />
Hang Seng China Enterprises MINI Short HKD NL0006157869 2,17 16.12.2010<br />
Nasdaq 100 MINI Long USD NL0009286889 3,44 19.04.2019<br />
Nasdaq 100 MINI Long USD NL0009059997 3,05 14.01.2019<br />
Nasdaq 100 MINI Long USD NL0009055540 2,45 19.04.2019<br />
Nasdaq 100 MINI Long USD NL0009055516 2,18 19.04.2019<br />
Nasdaq 100 MINI Long USD NL0009006923 1,63 14.01.2011<br />
Nasdaq 100 MINI Short USD NL0006157885 8,97 16.12.2010<br />
Nasdaq 100 MINI Short USD NL0000082998 3,24 16.12.2010<br />
Nasdaq 100 MINI Short USD NL0000083004 1,74 16.12.2010<br />
Nikkei 225 MINI Long JPY NL0009286905 4,15 19.04.2019<br />
Nikkei 225 MINI Long JPY NL0009057256 3,49 14.01.2019<br />
Nikkei 225 MINI Long JPY NL0009007012 2,7 14.01.2011<br />
Nikkei 225 MINI Long JPY NL0006487936 2,37 16.12.2010<br />
Nikkei 225 MINI Long JPY NL0009007038 1,86 14.01.2011<br />
Nikkei 225 MINI Short JPY NL0009287010 17,15 19.04.2019<br />
Nikkei 225 MINI Short JPY NL0009402924 6,11 28.02.2020<br />
Nikkei 225 MINI Short JPY NL0006325003 3,67 16.12.2010<br />
Nikkei 225 MINI Short JPY NL0006157810 2,95 16.12.2010<br />
Nikkei 225 MINI Short JPY NL0006157802 2,61 16.12.2010<br />
Nikkei 225 MINI Short JPY NL0006157828 2,34 16.12.2010<br />
Nikkei 225 MINI Short JPY NL0006157836 2,13 16.12.2010<br />
Nikkei 225 MINI Short JPY NL0000082808 1,78 16.12.2010<br />
Nikkei 225 MINI Short JPY NL0000600310 1,73 16.12.2010<br />
The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.<br />
Gli strumenti quotati<br />
MINI Future Certificates<br />
Sottostanti:<br />
Indici, singole azioni, materie prime (spot e future),<br />
rapporti di cambio e tassi d’interesse.<br />
Durata:<br />
0 - 5 anni.<br />
Orizzonte temporale dell’investimento:<br />
Breve termine.<br />
Obiettivo dell’investimento:<br />
Trarre profitto da rialzi del sottostante.<br />
Caratteristiche principali:<br />
Moltiplicano la performance del sottostante grazie<br />
all’effetto leva . Investimento al rialzo (se Long) o<br />
al ribasso (se Short). Presenza di un meccanismo<br />
di stop loss.<br />
Guadagno<br />
0<br />
Perdita<br />
Mini Short<br />
Stop loss<br />
Sottostante Mini Long<br />
Protezione dell’investimento<br />
a scadenza/Rischio:<br />
Capitale investito a rischio.<br />
Rischio cambio se il sottostante è in valuta<br />
diversa dall’Euro.<br />
MINI Future Certificates.<br />
(neues Hebel Bild)<br />
Sono titoli che sfruttano l’effetto leva applicato<br />
all’andamento delle azioni, degli indici,<br />
delle materie prime, dei tassi di interesse<br />
e di cambio sottostanti. Un MINI Long<br />
replica una posizione di acquisto, mentre<br />
un MINI Short di vendita, con l’aggiunta<br />
di un meccanismo che fa estinguere anticipatamente<br />
il titolo se un predeterminato<br />
livello del sottostante viene raggiunto o oltrepassato<br />
(StopLoss).<br />
47
Gli strumenti quotati<br />
Che cosa sono le Condizioni Definitive<br />
(o Final Terms)?<br />
Le Condizioni Definitive sono documenti<br />
giuridicamente vincolanti che riassumono<br />
le condizioni tecniche e i termini per<br />
l’emissione di un prodotto. All’interno gli<br />
investitori trovano tutti i dati relativi all’emis<br />
sione di uno strumento, come ad esempio<br />
la forma giuridica, il valore nominale,<br />
il taglio, le commissioni e le condizioni di<br />
rimborso. Dato che ogni prodotto strutturato<br />
ha caratteristiche diverse, esiste un<br />
documento denominato Condizioni Definitive<br />
specifico per ogni singolo prodotto.<br />
Le Condizioni Definiitive dei vari prodotti<br />
<strong>RBS</strong> sono disponibili sul sito <strong>RBS</strong> (www.<br />
rbsbank.it/markets), dove possono essere<br />
consultati e/o scaricati<br />
Quali sono le tre funzioni dell’oro?<br />
L’oro, in un’economia pubblica,<br />
ha tre funzioni:<br />
• mezzo di scambio<br />
• unità di conto<br />
• mezzo di conservazione del valore.<br />
48<br />
MINI Future Certificates<br />
Indici<br />
Sottostante Valuta Codice ISIN Leva* Scadenza<br />
Nikkei 225 MINI Short JPY NL0000082816 1,03 16.12.2010<br />
RDX MINI Long EUR NL0009286897 2,88 19.04.2019<br />
RDX MINI Long EUR NL0009057231 2,43 14.01.2019<br />
RDX MINI Long EUR NL0009006949 1,44 14.01.2011<br />
RDX MINI Long EUR NL0009006956 1,33 14.01.2011<br />
RDX MINI Short EUR NL0000722395 1,18 16.12.2010<br />
S&P 500 MINI Long USD NL0009286871 4,6 19.04.2019<br />
S&P 500 MINI Long USD NL0009057223 3,33 14.01.2019<br />
S&P 500 MINI Long USD NL0009055508 2,61 19.04.2019<br />
S&P 500 MINI Long USD NL0009055490 2,35 19.04.2019<br />
S&P 500 MINI Long USD NL0009006881 1,81 14.01.2011<br />
S&P 500 MINI Short USD NL0006325060 10,3 16.12.2010<br />
S&P 500 MINI Short USD NL0006325029 7,31 16.12.2010<br />
S&P 500 MINI Short USD NL0006325052 5,63 16.12.2010<br />
S&P 500 MINI Short USD NL0006261620 4,7 16.12.2010<br />
S&P 500 MINI Short USD NL0006261554 3,94 16.12.2010<br />
S&P 500 MINI Short USD NL0006261570 3,41 16.12.2010<br />
S&P 500 MINI Short USD NL0000082881 2,32 16.12.2010<br />
S&P 500 MINI Short USD NL0000082899 1,67 16.12.2010<br />
SMI MINI Long CHF NL0009006972 2,21 14.01.2011<br />
Materie prime<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Sottostante Valuta Codice ISIN Leva* Scadenza<br />
Argento MINI Long USD NL0009009281 2,68 14.01.2011<br />
Argento MINI Long USD NL0009009299 2,33 14.01.2011<br />
Argento MINI Long USD NL0009009307 2,06 14.01.2011<br />
Argento MINI Short USD NL0006265688 7,82 16.12.2010<br />
Argento MINI Short USD NL0006234833 5,45 16.12.2010<br />
Argento MINI Short USD NL0006234841 4,24 16.12.2010<br />
Argento MINI Short USD NL0006234858 2,95 16.12.2010<br />
Brent Petrolio MINI Long USD NL0009287853 3,69 14.01.2019<br />
Brent Petrolio MINI Long USD NL0009009133 2,7 14.01.2011<br />
Brent Petrolio MINI Long USD NL0009009141 2,37 14.01.2011<br />
Brent Petrolio MINI Long USD NL0009009158 2,02 14.01.2011<br />
Brent Petrolio MINI Short USD NL0009288026 8,36 14.01.2019<br />
Brent Petrolio MINI Short USD NL0009288034 4,26 14.01.2019<br />
Brent Petrolio MINI Short USD NL0006309981 1,05 16.12.2010<br />
Brent Petrolio MINI Short USD NL0006309973 0,99 16.12.2010<br />
Brent Petrolio MINI Short USD NL0006309957 0,89 16.12.2010<br />
Brent Petrolio MINI Short USD NL0006309940 0,72 16.12.2010<br />
Cacao MINI Long GBP NL0009009174 2,43 14.01.2011<br />
Cacao MINI Long GBP NL0000708980 1,5 16.12.2010<br />
Cacao MINI Short GBP NL0009009232 9,55 14.01.2011<br />
Caffé MINI Long USD NL0009009190 3,73 14.01.2011<br />
Caffé MINI Short USD NL0009009216 3,28 14.01.2011<br />
Caffé MINI Short USD NL0006235046 1,35 16.12.2010<br />
Combustibile da Riscaldamento MINI Long USD NL0009009513 2,3 14.01.2011<br />
Cotone MINI Short USD NL0006234981 2,89 16.12.2010<br />
Frumento MINI Short USD NL0009009026 1,38 14.01.2011<br />
Frumento MINI short USD NL0006210031 0,58 16.12.2010<br />
Frumento MINI Short USD NL0006234882 0,44 16.12.2010<br />
Frumento MINI Short USD NL0006234890 0,4 16.12.2010<br />
Gas Naturale MINI Short USD NL0009009844 0,94 14.01.2011<br />
Gas Naturale MINI Short USD NL0000634426 0,24 16.12.2010<br />
Gas Naturale MINI Short USD NL0000105161 0,21 16.12.2010<br />
Gas Naturale MINI Short USD NL0000105179 0,18 16.12.2010<br />
Granoturco MINI Long USD NL0009287895 10,18 14.01.2019<br />
Granoturco MINI Short USD NL0009009752 2,05 14.01.2011<br />
Granoturco MINI Short USD NL0009009760 1,51 14.01.2011<br />
Oro MINI Long USD NL0009288000 6,02 14.01.2019<br />
Oro MINI Long USD NL0009287994 4,74 14.01.2019<br />
Oro MINI Long USD NL0009009422 3,79 14.01.2011<br />
Oro MINI Long USD NL0009009430 3,35 14.01.2011<br />
Oro MINI Long USD NL0009009448 2,79 14.01.2011<br />
Oro MINI Long USD NL0000105310 2,34 16.12.2010<br />
The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
MINI Future Certificates<br />
Materie prime<br />
Sottostante Valuta Codice ISIN Leva* Scadenza<br />
Oro MINI Long USD NL0000105302 2,24 16.12.2010<br />
Oro MINI Short USD NL0009288018 4,79 14.01.2019<br />
Rame MINI Long USD NL0009287911 3,66 14.01.2019<br />
Rame MINI Long USD NL0009288042 2,89 14.01.2019<br />
Rame MINI Long USD NL0009009372 1,58 14.01.2011<br />
Rame MINI Short USD NL0006301350 2,53 16.12.2010<br />
Soia MINI Long USD NL0009009570 2,22 14.01.2011<br />
Soia MINI Long USD NL0000708881 2,19 16.12.2010<br />
Soia MINI Long USD NL0000708873 1,91 16.12.2010<br />
Soia MINI Short USD NL0006235038 1,45 16.12.2010<br />
Succo d'Arancia MINI Long USD NL0009287887 2,65 14.01.2019<br />
Succo d'Arancia MINI Short USD NL0006235004 2,52 16.12.2010<br />
Succo d'Arancia MINI Short USD NL0007178872 2,25 16.12.2010<br />
Zucchero MINI Long USD NL0009009679 10,56 14.01.2011<br />
Zucchero MINI Long USD NL0009009695 6,07 14.01.2011<br />
Zucchero MINI Short USD NL0000105120 0,82 16.12.2010<br />
Tassi di cambio<br />
Sottostante Valuta Codice ISIN Leva* Scadenza<br />
EUR/JPY MINI Long JPY NL0009008762 10,08 14.01.2011<br />
EUR/JPY MINI Long JPY NL0009008770 8,08 14.01.2011<br />
EUR/JPY MINI Long JPY NL0009008788 6,36 14.01.2011<br />
EUR/JPY MINI Long JPY NL0009008796 5,04 14.01.2011<br />
EUR/JPY MINI Short JPY NL0009008994 6,74 14.01.2011<br />
EUR/USD MINI Long USD NL0009008846 18,78 14.01.2011<br />
EUR/USD MINI Long USD NL0009008853 13,59 14.01.2011<br />
EUR/USD MINI Long USD NL0009008861 8,92 14.01.2011<br />
EUR/USD MINI Long USD NL0009008879 6,62 14.01.2011<br />
EUR/USD MINI Long USD NL0009008887 3,84 14.01.2011<br />
EUR/USD MINI Short USD NL0006265530 5,99 16.12.2010<br />
EUR/USD MINI Short USD NL0007178229 5,25 16.12.2010<br />
EUR/USD MINI Short USD NL0006265548 4,96 16.12.2010<br />
EUR/USD MINI Short USD NL0006265555 4,22 16.12.2010<br />
EUR/USD MINI Short USD NL0006265563 3,67 16.12.2010<br />
EUR/USD MINI Short USD NL0006265571 2,41 16.12.2010<br />
Tassi di interesse<br />
Sottostante Valuta Codice ISIN Leva* Scadenza<br />
Bund MINI Long EUR NL0009008820 10,52 14.01.2011<br />
Bund MINI Long EUR NL0009008838 7,8 14.01.2011<br />
Bund MINI Long EUR NL0006355992 5,98 16.12.2010<br />
Bund MINI Long EUR NL0009009034 5,88 14.01.2011<br />
Bund MINI Long EUR NL0006355984 5,09 16.12.2010<br />
Bund MINI Short EUR NL0009008911 37,23 14.01.2011<br />
Bund MINI Short EUR NL0009009059 5,64 14.01.2011<br />
Future su Euribor a 3 Mesi MINI Long EUR NL0006265415 20,22 16.12.2010<br />
T-Bond Mini Long USD NL0009009083 6,72 14.01.2011<br />
T-Bond Mini Short USD NL0009009109 7,94 14.01.2011<br />
T-Bond Mini Short USD NL0009009117 4,29 14.01.2011<br />
T-Note MINI Long USD NL0009009620 11,3 14.01.2011<br />
T-Note MINI Long USD NL0009009638 5,15 14.01.2011<br />
T-Note MINI Long USD NL0000083087 3,41 16.12.2010<br />
T-Note MINI Short USD NL0009009653 15,01 14.01.2011<br />
T-Note MINI Short USD NL0009009661 6,02 14.01.2011<br />
Singole azioni<br />
Sottostante Valuta Codice ISIN Leva* Scadenza<br />
Allianz MINI Long EUR NL0006513178 1,88 16.12.2010<br />
Allianz MINI Long EUR NL0006513186 1,63 16.12.2010<br />
Allianz MINI Long EUR NL0009052711 1,59 14.01.2011<br />
Assicurazioni Generali MINI Long EUR NL0009060144 5,93 14.01.2019<br />
The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.<br />
Gli strumenti quotati<br />
Come funziona un livello<br />
di finanziamento?<br />
L’investitore paga ogni giorno, per il capitale<br />
messo a disposizione da <strong>RBS</strong>, il tasso<br />
di interesse overnight di mercato (overnight<br />
LIBOR), più uno spread addebitato<br />
da <strong>RBS</strong> (funding spread). Il livello di finan<br />
ziamento dei MINI Long aumenta continuamente<br />
in ogni caso, poiché durante la<br />
notte viene adattato alla somma di overnight<br />
LIBOR e funding spread. Ne consegue<br />
una svalutazione del MINI Future. Il<br />
livello di finanziamento dei MINI Short, invece,<br />
può aumentare o diminuire nel corso<br />
della durata e questo dipende da quale<br />
dei due tassi è maggiore.<br />
Prezzo/valore contabile<br />
Cos’è il rapporto prezzo/valore<br />
contabile?<br />
Prezzo/valore contabile è il rapporto tra la<br />
capitalizzazione di mercato e il valore contabile<br />
iscritto nel bilancio di una società.<br />
Mette quindi a confronto il valore attuale<br />
con il valore futuro atteso di una società. Si<br />
precisa che: quanto maggiore è il rapporto<br />
prezzo/valore contabile tanto più grandi<br />
saranno le aspettative degli investitori sulla<br />
performance futura dell’azienda.<br />
49
Gli strumenti quotati<br />
Bonus Certificates<br />
Sottostanti: Indici, singole azioni.<br />
Durata: 2 - 5 anni.<br />
Orizzonte temporale dell’investimento:<br />
Breve - medio termine.<br />
Obiettivo dell’investimento:<br />
Trarre profitto dal rialzo o moderato ribasso del sottostante,<br />
con possibilità di ricevere un bonus o, se<br />
maggiore, la performance del sottostante.<br />
Caratteristiche principali:<br />
A scadenza pagano il bonus o, se maggiore, la<br />
performance del sottostante, a condizione che<br />
questo non sia mai sceso sotto una barriera predefinita.<br />
Barriera di protezione del capitale investito.<br />
Rischio cambio non presente.<br />
Guadagno<br />
0<br />
Perdita<br />
Sottostante Strike<br />
Protezione dell’investimento a<br />
scadenza/Rischio: A scadenza protezione del<br />
capitale se la barriera non è raggiunta. Partecipazione<br />
illimitata al ribasso e quindi capitale a rischio,<br />
se durante la vita del prodotto il sottostante<br />
è stato uguale o inferiore alla barriera.<br />
Bonus Certificates.<br />
Consentono di avvantaggiarsi dei rialzi<br />
dell’indice o dell’azione sottostante, proteggendosi<br />
al contempo da ribassi contenuti.<br />
Assicurano infatti un rendimento<br />
minimo alla scadenza, detto percentuale<br />
Bonus, a condizione che il sottostante<br />
non scenda mai sotto un certo livello, detto<br />
barriera, durante la vita del Certificate.<br />
Inoltre si partecipa interamente alla performance<br />
del sottostante se questa è superiore<br />
alla percentuale Bonus.<br />
50<br />
MINI Future Certificates<br />
Singole azioni<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Sottostante Valuta Codice ISIN Leva* Scadenza<br />
Assicurazioni Generali MINI Long EUR NL0009057710 4,44 14.01.2019<br />
Assicurazioni Generali MINI Long EUR NL0009055623 3,1 19.04.2019<br />
Assicurazioni Generali MINI Long EUR NL0009052901 1,55 14.01.2011<br />
Assicurazioni Generali MINI Short EUR NL0009403153 3,71 28.02.2020<br />
Assicurazioni Generali MINI Short EUR NL0006325482 2,18 16.12.2010<br />
Assicurazioni Generali MINI Short EUR NL0006249245 1,26 16.12.2010<br />
Atlantia MINI Long EUR NL0009287572 4,2 14.01.2019<br />
Atlantia MINI Short EUR NL0006134439 1,39 16.12.2010<br />
Atlantia MINI Short EUR NL0006143513 1,29 16.12.2010<br />
Atlantia MINI Short EUR NL0006143521 1,12 16.12.2010<br />
Banca Monte dei Paschi Siena MINI Long EUR NL0009055557 4,66 19.04.2019<br />
Banca Monte dei Paschi Siena MINI Long EUR NL0009052828 1,75 14.01.2011<br />
Banca Monte dei Paschi Siena MINI Short EUR NL0009403146 3,37 28.02.2020<br />
Banca Monte dei Paschi Siena MINI Short EUR NL0009287192 2,66 14.01.2019<br />
Banca Monte dei Paschi Siena MINI Short EUR NL0009060110 1,76 14.01.2019<br />
Banca Monte dei Paschi Siena MINI Short EUR NL0006300881 0,69 16.12.2010<br />
Banca Monte dei Paschi Siena MINI Short EUR NL0006143539 0,53 16.12.2010<br />
Banca Popolare di Milano Scarl MINI Long EUR NL0009057322 5,64 14.01.2019<br />
Banca Popolare di Milano Scarl MINI Long EUR NL0009055573 4,27 19.04.2019<br />
Banca Popolare di Milano Scarl MINI Long EUR NL0009052836 1,69 14.01.2011<br />
Banca Popolare di Milano Scarl MINI Short EUR NL0009287200 3,24 14.01.2019<br />
Banca Popolare di Milano Scarl MINI Short EUR NL0009287218 2,4 14.01.2019<br />
Banco Popolare MINI Long EUR NL0009055581 4,25 19.04.2019<br />
Banco Popolare MINI Long EUR NL0009054808 2,46 14.01.2011<br />
Banco Popolare MINI Long EUR NL0009052653 1,79 14.01.2011<br />
Banco Popolare MINI Long EUR NL0009052844 1,4 14.01.2011<br />
Banco Popolare MINI Short EUR NL0009287234 3,31 14.01.2019<br />
Banco Popolare MINI Short EUR NL0009287226 2,54 14.01.2019<br />
Barclays Plc MINI Long GBP NL0009052703 1,25 14.01.2011<br />
Barclays Plc MINI Long GBP NL0009007699 1,14 14.01.2011<br />
Enel MINI Long EUR NL0009060102 5,28 14.01.2019<br />
Enel MINI Long EUR NL0009057397 3,51 14.01.2019<br />
Enel MINI Long EUR NL0009007467 2,13 14.01.2011<br />
Enel MINI Long EUR NL0009052869 1,66 14.01.2011<br />
Enel MINI Short EUR NL0009060128 5,63 14.01.2019<br />
Enel MINI Short EUR NL0006325524 2,31 16.12.2010<br />
Enel MINI Short EUR NL0006249260 1,63 16.12.2010<br />
ENI MINI Long EUR NL0009057702 5,99 14.01.2019<br />
ENI MINI Long EUR NL0009403237 4,45 28.02.2020<br />
ENI MINI Long EUR NL0009055599 3,56 19.04.2019<br />
ENI MINI Long EUR NL0006457129 2,42 16.12.2010<br />
ENI MINI Long EUR NL0009052885 2,08 14.01.2011<br />
ENI MINI Short EUR NL0009007889 5,89 14.01.2011<br />
ENI MINI Short EUR NL0006325623 2,17 16.12.2010<br />
ENI MINI Short EUR NL0006325615 1,83 16.12.2010<br />
Fiat MINI Long EUR NL0009403138 3,68 28.02.2020<br />
Fiat MINI Long EUR NL0009403120 3,04 28.02.2020<br />
Fiat MINI Long EUR NL0009057421 2,81 14.01.2019<br />
Fiat MINI Long EUR NL0009055607 2,32 19.04.2019<br />
Fiat MINI Long EUR NL0009054816 1,9 14.01.2011<br />
Fiat MINI Long EUR NL0009007509 1,39 14.01.2011<br />
Fiat MINI Long EUR NL0009007517 1,28 14.01.2011<br />
Fiat MINI Short EUR NL0009287291 8,34 14.01.2019<br />
Fiat MINI Short EUR NL0009287283 6 14.01.2019<br />
Fiat MINI Short EUR NL0009287275 3,83 14.01.2019<br />
Fiat MINI Short EUR NL0006210239 1,52 16.12.2010<br />
Fiat MINI Short EUR NL0006143604 1,11 16.12.2010<br />
Fiat MINI Short EUR NL0006143596 1,01 16.12.2010<br />
Finmeccanica MINI Long EUR NL0009057447 4,78 14.01.2019<br />
Finmeccanica MINI Long EUR NL0009052893 2,28 14.01.2011<br />
Finmeccanica MINI Short EUR NL0009403179 5,79 28.02.2020<br />
Finmeccanica MINI Short EUR NL0009287317 2,46 14.01.2019<br />
Finmeccanica MINI Short EUR NL0009007947 2,02 14.01.2011<br />
Finmeccanica MINI Short EUR NL0006143612 0,89 16.12.2010<br />
Finmeccanica MINI Short EUR NL0006143620 0,8 16.12.2010<br />
Intesa San Paolo MINI Long EUR NL0009403104 5,67 28.02.2020<br />
Intesa San Paolo Mini Long EUR NL0009287325 4,84 14.01.2019<br />
Intesa San Paolo MINI Long EUR NL0009055649 3,44 19.04.2019<br />
Intesa San Paolo MINI Long EUR NL0009055631 2,87 19.04.2019<br />
The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
MINI Future Certificates<br />
Singole azioni<br />
Sottostante Valuta Codice ISIN Leva* Scadenza<br />
Intesa San Paolo MINI Long EUR NL0009054857 2,36 14.01.2011<br />
Intesa San Paolo MINI Long EUR NL0009052919 1,69 14.01.2011<br />
Intesa San Paolo MINI Short EUR NL0009057488 3,46 14.01.2019<br />
Intesa San Paolo MINI Short EUR NL0009287341 2,57 14.01.2019<br />
Intesa San Paolo MINI Short EUR NL0006210254 1,24 16.12.2010<br />
Mediaset MINI Long EUR NL0009287366 2,33 14.01.2019<br />
Mediaset MINI Long EUR NL0009057512 1,97 14.01.2019<br />
Mediaset MINI Long EUR NL0009008119 1,53 14.01.2011<br />
Mediaset MINI Short EUR NL0006143638 5,64 16.12.2010<br />
Mediobanca MINI Long EUR NL0009055656 5,73 19.04.2019<br />
Mediobanca MINI Long EUR NL0009052927 1,72 14.01.2011<br />
Mediobanca MINI Short EUR NL0009287358 3,02 14.01.2019<br />
Mediobanca MINI Short EUR NL0009057504 2,08 14.01.2019<br />
Saipem MINI Long EUR NL0009287390 2,43 14.01.2019<br />
Saipem MINI Long EUR NL0009057538 2,08 14.01.2019<br />
Saipem MINI Long EUR NL0009008218 1,58 14.01.2011<br />
Saipem MINI Long EUR NL0009008226 1,5 14.01.2011<br />
Saipem MINI Long EUR NL0009008234 1,36 14.01.2011<br />
Societe Generale MINI Long EUR NL0009052687 1,55 14.01.2011<br />
STM MINI Long EUR NL0009057553 2,6 14.01.2019<br />
STM MINI Long EUR NL0009008291 1,55 14.01.2011<br />
STM MINI Long EUR NL0009052943 1,36 14.01.2011<br />
STM MINI Short EUR NL0006143752 1,54 16.12.2010<br />
STM MINI Short EUR NL0006143661 1,34 16.12.2010<br />
Telecom <strong>Italia</strong> MINI Long EUR NL0009060177 8,68 14.01.2019<br />
Telecom <strong>Italia</strong> MINI Long EUR NL0009057579 3,95 14.01.2019<br />
Telecom <strong>Italia</strong> MINI Long EUR NL0009008473 2,65 14.01.2011<br />
Telecom <strong>Italia</strong> MINI Long EUR NL0009052950 1,75 14.01.2011<br />
Telecom <strong>Italia</strong> MINI Short EUR NL0009008507 4,43 14.01.2011<br />
Telecom <strong>Italia</strong> MINI Short EUR NL0009287440 3,01 14.01.2019<br />
Telecom <strong>Italia</strong> MINI Short EUR NL0006249286 2,05 16.12.2010<br />
Telecom <strong>Italia</strong> Mini Short EUR NL0006210262 1,38 16.12.2010<br />
Telecom <strong>Italia</strong> MINI Short EUR NL0006210270 1,1 16.12.2010<br />
Tenaris MINI Long EUR NL0009287580 2,67 14.01.2019<br />
Tenaris MINI Long EUR NL0009057587 2,3 14.01.2019<br />
Tenaris MINI Long EUR NL0009287457 2,28 14.01.2019<br />
Tenaris MINI Short EUR NL0009403161 3,73 28.02.2020<br />
Tenaris SA MINI Long EUR NL0009008416 1,43 14.01.2011<br />
Tenaris SA MINI Short EUR NL0006325631 1,4 16.12.2010<br />
Tiscali MINI Long EUR NL0009052976 1,95 14.01.2011<br />
Ubi Banca MINI Long EUR NL0009287481 5,05 14.01.2019<br />
Ubi Banca MINI Long EUR NL0009055680 4,22 19.04.2019<br />
Ubi Banca MINI Long EUR NL0009052984 1,57 14.01.2011<br />
Ubi Banca MINI Short EUR NL0009287499 5,18 14.01.2019<br />
Ubi Banca MINI Short EUR NL0009008689 4,24 14.01.2011<br />
UBS MINI Long EUR NL0009052695 1,68 14.01.2011<br />
Unicredit MINI Long EUR NL0009403245 9,6 28.02.2020<br />
Unicredit MINI Long EUR NL0009287507 4,87 14.01.2019<br />
UniCredit MINI Long EUR NL0009057652 4,11 14.01.2019<br />
UniCredit MINI Long EUR NL0009057660 3,21 14.01.2019<br />
UniCredit MINI Long EUR NL0009055714 2,52 19.04.2019<br />
UniCredit MINI Long EUR NL0009055706 2,19 19.04.2019<br />
UniCredit MINI Long EUR NL0009055698 1,86 19.04.2019<br />
UniCredit MINI Long EUR NL0009054915 1,73 14.01.2011<br />
UniCredit MINI Long EUR NL0009054865 1,48 14.01.2011<br />
UniCredit MINI Long EUR NL0009052638 1,26 14.01.2011<br />
UniCredit MINI Long EUR NL0009052646 1,23 14.01.2011<br />
Unicredit MINI Short EUR NL0009403187 6,05 28.02.2020<br />
Unicredit MINI Short EUR NL0009287531 5,13 14.01.2019<br />
Unicredit MINI Short EUR NL0009287523 4,22 14.01.2019<br />
Unicredit MINI Short EUR NL0009060276 3,12 14.01.2019<br />
Unicredit MINI Short EUR NL0009060284 2,02 14.01.2019<br />
Unicredit MINI Short EUR NL0006249294 0,88 16.12.2010<br />
The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.<br />
Gli strumenti quotati<br />
Airbag Certificates<br />
Sottostanti: Indici, singole azioni, tassi di cambio.<br />
Durata: 2 - 5 anni.<br />
Orizzonte temporale dell’investimento:<br />
Breve - medio termine.<br />
Obiettivo dell’investimento:<br />
Trarre profitto dal rialzo del sottostante, annullando<br />
o ammortizzando i ribassi ricorrendo taluni presupposti.<br />
Caratteristiche principali:<br />
Partecipazione al rialzo e protezione completa del<br />
capitale fino ad un livello predeterminato.<br />
Livello di protezione del capitale investito.<br />
Rischio cambio non presente.<br />
Guadagno<br />
0<br />
Perdita<br />
Sottostante<br />
Protezione dell’investimento a<br />
scadenza/Rischio: A scadenza protezione del<br />
capitale fino ad un limite prefissato. Partecipazione<br />
illimitata al ribasso e quindi capitale a rischio<br />
se a scadenza il sottostante è sceso al di sotto di<br />
un livello prefissato.<br />
Airbag Certificates.<br />
Consentono di beneficiare di una protezione<br />
predefinita del capitale investito e<br />
di contenere gli effetti negativi di eventuali<br />
ribassi di mercato, senza rinunciare<br />
ad avvantaggiarsi dei rialzi del sottostante<br />
(indici o azioni). Se il valore finale del<br />
sottostante è compreso tra il Prezzo Start<br />
e il Prezzo stop l’investitore ottiene a scadenza<br />
la garanzia del capitale investito; a<br />
fronte di ribassi più consistenti la protezione<br />
dell’Airbag attenua la perdita.<br />
51
Gli strumenti quotati<br />
Twin Win Certificates.<br />
Consentono di guadagnare a scadenza<br />
sia in caso di rialzi che di ribassi del sottostante,<br />
purché non sia mai stata toccata<br />
una barriera predefinita. Nel caso di strut<br />
tura autocallable, c’è la possibilità, al verificarsi<br />
di certe circostanze, di ottenere un<br />
rimborso anticipato ad un valore prestabilito<br />
superiore al prezzo di emissione.<br />
Twin Win Certificates<br />
Sottostanti: Indici, materie prime (spot e future),<br />
azioni, tassi di cambio.<br />
Durata: 3 - 5 anni.<br />
Orizzonte temporale dell’investimento:<br />
Medio termine.<br />
Obiettivo dell’investimento:<br />
Trarre profitto da rialzi del sottostante.<br />
Caratteristiche principali:<br />
Possibilità di rendimenti positivi anche nel caso di<br />
performance negative del sottostante, se durante<br />
la vita del prodotto il sottostante non è mai stato<br />
uguale o inferiore alla barriera.<br />
Barriera di protezione del capitale investito.<br />
Nelle versioni ”autocallable” possibilità di rimborso<br />
anticipato con pagamento di un ammontare<br />
prefissato se in una delle date prestabilite il sottostante<br />
è uguale o superiore ad un livello prefissato.<br />
Rischio cambio non presente.<br />
Protezione dell’investimento a<br />
scadenza/Rischio: A scadenza protezione del<br />
capitale fino a una barriera prefissata. Partecipazione<br />
illimitata al ribasso e quindi capitale a rischio,<br />
se durante la vita del prodotto il sottostante<br />
è stato uguale o inferiore alla barriera.<br />
52<br />
Guadagno<br />
0<br />
Perdita<br />
Sottostante Strike<br />
Airbag Certificates<br />
Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />
Eurostoxx 50 EUR NL0000797330 03.03.2011<br />
Eurostoxx 50 EUR NL0000871986 25.07.2011<br />
Eurostoxx 50 EUR NL0000702322 04.10.2010<br />
Eurostoxx 50 EUR NL0000710655 03.11.2010<br />
Eurostoxx 50 EUR NL0000734473 29.12.2010<br />
Eurostoxx 50 EUR NL0000722932 03.12.2010<br />
Eurostoxx 50 EUR NL0000759884 03.02.2011<br />
Eurostoxx 50 EUR NL0000600765 20.05.2010<br />
Eurostoxx 50 EUR NL0000615516 05.07.2010<br />
Eurostoxx 50 EUR NL0000632735 31.08.2010<br />
Eurostoxx 50 EUR NL0000624039 04.08.2010<br />
Eurostoxx 600 Banks Supersector EUR NL0000810471 30.03.2011<br />
Eurostoxx 600 Banks Supersector EUR NL0000836401 02.05.2011<br />
Eurostoxx 600 Banks Supersector EUR NL0000841963 01.06.2011<br />
Eurostoxx 600 Banks Supersector EUR NL0000789907 06.07.2011<br />
Eurostoxx 600 Healthcare Supersector EUR NL0000834901 02.05.2011<br />
Eurostoxx 600 Healthcare Supersector EUR NL0000841971 01.06.2011<br />
Eurostoxx 600 Oil & Gas Supersector EUR NL0000776441 03.03.2011<br />
Eurostoxx 600 Telecommunications Supersector EUR NL0000834919 02.05.2011<br />
Eurostoxx 600 Telecommunications Supersector EUR NL0000841989 01.06.2011<br />
EUR/USD USD NL0000783934 29.06.2010<br />
Nikkei 225 JPY NL0000717924 18.11.2011<br />
Nikkei 225 JPY NL0000729382 20.12.2011<br />
Bonus Certificates<br />
Indici<br />
Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />
CAC 40 EUR NL0000859189 14.05.2012<br />
CAC 40 EUR NL0006126062 10.12.2011<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0006142150 04.02.2013<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0006027286 26.09.2011<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0000855716 06.06.2011<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0000756161 28.12.2011<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0000718112 18.11.2011<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0000809994 14.03.2011<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0000472132 04.05.2010<br />
Eurostoxx Select Dividend 30 Index EUR NL0000871614 26.07.2011<br />
FTSE MIB EUR NL0000785731 04.07.2011<br />
FTSE MIB EUR NL0000692630 26.02.2012<br />
FTSE MIB EUR NL0000832616 11.04.2011<br />
FTSE MIB EUR NL0000759876 03.02.2011<br />
IBEX 35 EUR NL0000845923 29.08.2011<br />
Nikkei 225 JPY NL0000188993 16.03.2011<br />
Twin Win Certificates<br />
Indici<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />
CECE EUR NL0000854768 02.05.2011<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0000691327 31.08.2012<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0000871663 23.07.2012<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0000789915 28.06.2012<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0000841948 24.05.2012<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0000836104 02.05.2012<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0000810463 30.03.2012<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0000832624 05.04.2011<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0000810109 07.03.2011<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0000774446 14.02.2011<br />
EuroStoxx 50 Select Dividend 30 EUR NL0000810752 14.03.2012<br />
The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Twin Win Certificates<br />
Indici<br />
Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />
FTSE EPEU EUR NL0006016123 18.09.2011<br />
FTSE MIB EUR NL0000774453 14.02.2012<br />
FTSE MIB EUR NL0000854750 02.05.2011<br />
Nikkei 225 JPY NL0000841906 24.05.2012<br />
Nikkei 225 JPY NL0000836138 25.04.2012<br />
Nikkei 225 JPY NL0000728830 05.12.2011<br />
Tassi di cambio<br />
Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />
EUR/USD USD NL0006151359 21.01.2011<br />
EUR/USD USD NL0006291288 05.06.2012<br />
USD/EUR EUR NL0000857621 22.06.2011<br />
Twin Win Autocallable<br />
Indici<br />
Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0006038002 10.10.2010<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0006008534 05.10.2011<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0006026072 11.10.2012<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0006060915 09.11.2012<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0006120388 07.12.2012<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0006136830 16.01.2013<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0006208118 24.04.2013<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0009291400 24.02.2015<br />
FTSE MIB EUR NL0006024572 24.09.2011<br />
Hang Seng China Enterprise HKD NL0006041188 19.10.2011<br />
Nikkei 225 JPY NL0000800035 26.02.2010<br />
Nikkei225 JPY NL0000737344 22.12.2011<br />
S&P 500 USD NL0006208357 12.03.2013<br />
Singole azioni<br />
Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />
Axa EUR NL0000691343 09.08.2010<br />
BNP Paribas EUR NL0006013732 17.09.2010<br />
Carrefour EUR NL0006042319 15.10.2010<br />
Deutsche Bank EUR NL0000871606 20.07.2010<br />
Deutsche Telekom EUR NL0000871960 03.08.2010<br />
Enel EUR NL0006013724 17.09.2010<br />
ENI EUR NL0006120222 28.12.2010<br />
ENI EUR NL0006039778 10.10.2010<br />
ENI EUR NL0000691095 20.07.2010<br />
Fiat EUR NL0006061269 31.10.2010<br />
Fiat EUR NL0000691194 09.08.2010<br />
Generali Assicurazioni EUR NL0006122608 28.11.2010<br />
Generali Assicurazioni EUR NL0000834927 09.08.2010<br />
Intesa San Paolo EUR NL0000863793 12.07.2010<br />
Lloyds GBP NL0000860237 26.06.2010<br />
Mediobanca EUR NL0000842185 24.05.2010<br />
Societe Generale EUR NL0000859171 21.06.2010<br />
Telecom <strong>Italia</strong> EUR NL0000789832 07.06.2010<br />
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Gli strumenti quotati<br />
Protection Certificates<br />
Sottostanti:<br />
Indici, singole azioni, materie prime (spot e future),<br />
tassi di cambio.<br />
Durata:<br />
3 - 5 anni.<br />
Orizzonte temporale dell’investimento:<br />
Medio termine.<br />
Obiettivo dell’investimento:<br />
Trarre profitto da rialzi del sottostante, con<br />
protezione.<br />
Caratteristiche principali:<br />
Protezione totale o parziale del capitale.<br />
Partecipazione al rialzo del sottostante. Rischio<br />
cambio non presente. Rendimento eventualmente<br />
soggetto a limite.<br />
Guadagno<br />
0<br />
Perdita<br />
Sottostante<br />
Protezione dell’investimento a<br />
scadenza/Rischio:<br />
A scadenza protezione fino al 100% in caso<br />
di ribasso del sottostante.<br />
Capitale condizionatamente protetto.<br />
I prodotti a capitale condizionatamente<br />
protetto possono permettere un’otti<br />
mizzazione del rendimento in condizioni<br />
di stabilitá dei mercati: Se il sottostante<br />
non supera determinati limiti, il capitale<br />
a scadenza é protetto ed il rendimento<br />
puó essere superiore a quello del sottostante;<br />
in caso contrario il capitale puó<br />
essere a rischio.<br />
53
Gli strumenti quotati<br />
Notizie utili sull’oro<br />
Esistono varie tipologie di “oro”. Ecco un<br />
elenco non esaustivo dei termini più ricorrenti<br />
e del relativo significato.<br />
Oro in foglie (similoro): lega molto duttile<br />
con una tonalità simile a quella dell’oro.<br />
La composizione è costituita per il 75<br />
85% circa da rame, legato con zinco.<br />
Oro cooperiano: lega di platino color<br />
giallo oro, composta all’80% da platino e<br />
al 20% da rame.<br />
“Dixigold” (cupralluminio): si tratta di<br />
una lega di alluminio molto dura e resistente<br />
agli acidi, composto al 10% da alluminio<br />
e al 90% da rame.<br />
Oro nordico: lega non magnetica color<br />
oro con l’89% di rame, il 5% di alluminio,<br />
il 5% di zinco e l’1% di stagno. È utilizzata<br />
per la produzione delle monete da 50,<br />
20 e 10 centesimi di Euro.<br />
Oro francese: si tratta di una lega costituita<br />
al 1015% da zinco e all’8590% da<br />
rame. È utilizzata per la produzione di cinture<br />
e posate.<br />
Oro rame: una lega composta al 3% da<br />
zinco, al 6,5% da stagno e al 90,5% da<br />
rame.<br />
54<br />
Protection Certificates<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />
Basket Asia MULT NL0000789857 04.07.2012<br />
Basket Asia MULT NL0000871978 27.07.2012<br />
Basket Asia MULT NL0000691301 06.09.2012<br />
Basket Asia MULT NL0006025975 09.10.2012<br />
Basket Asia MULT NL0006044760 13.11.2012<br />
Basket Asia MULT NL0006126054 11.12.2012<br />
Basket Asia MULT NL0006139255 31.01.2013<br />
Basket FX MULT NL0009285808 30.11.2014<br />
Basket Indici MULT NL0009058395 30.09.2013<br />
Biocombustibili USD NL0006026080 09.10.2012<br />
Biocombustibili USD NL0006058828 13.11.2012<br />
Biocombustibili USD NL0006120396 11.12.2012<br />
Cambiamenti Climatici EUR NL0000833796 27.07.2012<br />
Cambiamenti Climatici EUR NL0000691319 06.09.2012<br />
Cambiamenti Climatici EUR NL0006024705 05.10.2012<br />
Cambiamenti Climatici EUR NL0006044752 09.11.2012<br />
Cambiamenti Climatici EUR NL0006120370 07.12.2012<br />
Cambiamenti Climatici EUR NL0006136848 16.01.2013<br />
Cambiamenti Climatici EUR NL0006152266 13.02.2013<br />
Energia Eolica EUR NL0006026916 12.10.2012<br />
Energia Eolica EUR NL0006060238 16.11.2012<br />
Energia Eolica EUR NL0006126716 14.12.2012<br />
EUR/GBP Protection Certificates GBP NL0009054469 20.05.2012<br />
EUR/USD Protection Certificates USD NL0006260523 30.05.2011<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0000706125 27.09.2011<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0009058130 22.09.2014<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0009284884 24.11.2014<br />
EuroStoxx 50 EUR NL0009287051 08.12.2014<br />
FTSE MIB EUR NL0000764421 28.01.2012<br />
FTSE MIB EUR NL0006207904 19.03.2012<br />
FTSE MIB EUR NL0000816890 30.03.2012<br />
FTSE MIB EUR NL0000842359 24.04.2012<br />
FTSE MIB EUR NL0006029662 26.09.2012<br />
FTSE MIB EUR NL0006134199 18.12.2012<br />
FTSE MIB EUR NL0006308249 30.06.2013<br />
FTSE MIB EUR NL0006328627 31.07.2013<br />
Hang Seng China Enterprises HKD NL0006045403 29.10.2010<br />
Nikkei 225 JPY NL0000706133 27.09.2011<br />
Protection Certificate con Bonus sul BRIC MULT NL0006361156 30.09.2011<br />
Protection Certificate con Bonus sul Dollaro Americano USD NL0006286056 03.06.2011<br />
Protection Certificate con Bonus sul Dollaro Americano USD NL0006326712 18.02.2012<br />
Protection sul Petrolio USD NL0006232415 28.03.2013<br />
*Dati rilavati il 27/04/2010<br />
The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Top<br />
MINI Future Certificates - Top del trimestre<br />
Sottostante Codice ISIN Scadenza Variazione<br />
Zucchero MINI Short NL0000105120 16.12.2010 236,09%<br />
DAX MINI Long NL0009286822 19.04.2019 183,77%<br />
DAX MINI Long NL0009286814 19.04.2019 158,98%<br />
DAX MINI Long NL0009286806 19.04.2019 144,04%<br />
DAX MINI Long NL0009286798 19.04.2019 131,13%<br />
STM MINI Long NL0009057553 14.01.2019 111,86%<br />
Benchmark Certificates - Top del trimestre<br />
Sottostante Codice ISIN Scadenza Variazione<br />
Nickel Certificate NL0000471944 18.06.2010 58,74%<br />
Palladio Certificate NL0000401263 18.06.2010 41,93%<br />
Theme Certificates sull'India NL0000019768 25.05.2011 26,08%<br />
Allo zucchero la palma per la miglior performance trimestrale al ribasso. Seguono con ottime performance diversi MINI Long sull‘indice tedesco DAX,<br />
a conferma della ripresa economica che, seppur tra incertezze e difficoltá, sembra delinearsi sul panorama economico mondiale. Chiude la nostra<br />
classifica un MINI Long su STM, a ulteriore conferma che il mercato azionario ha avuto una ripresa netta negli ultimi tre mesi.<br />
Flop<br />
MINI Future Certificates - Flop del trimestre<br />
Sottostante Codice ISIN Scadenza Variazione<br />
Zucchero MINI Long NL0009009679 14.01.2011 -89,98%<br />
Zucchero MINI Long NL0009009695 14.01.2011 -82,34%<br />
DAX MINI Short NL0009286251 19.04.2019 -77,64%<br />
DAX MINI Short NL0006355844 16.12.2010 -65,11%<br />
Nikkei 225 MINI Short NL0009287010 19.04.2019 -60,94%<br />
Fiat MINI Short NL0009287291 14.01.2019 -57,60%<br />
Benchmark Certificates - Flop del trimestre<br />
Sottostante Codice ISIN Scadenza Variazione<br />
Zucchero Certificate NL0000472124 18.06.2010 -43,59%<br />
Gas Naturale Certificate NL0000472082 18.06.2010 -16,95%<br />
Theme Certificates sui biocombustibili NL0000600237 25.05.2011 -14,72%<br />
Fonte: <strong>RBS</strong>; 27/04/2010<br />
La ripresa del mercato azionario nel trimestre penalizza chi aveva puntato sul ribasso del mercato. I MINI Short su indici azionari riempiono infatti la<br />
classifica dei flop del trimestre. Compare inoltre il MINI Short su Fiat che registra perfomance scadenti a seguito della ripresa del titolo sul mercato.<br />
Tuttavia, le prime posizioni sono occupate da MINI Long sullo zucchero che, a fronte di un calo deciso delle quotazioni, regisrano le peggiori<br />
performance del trimestre.<br />
The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.<br />
Gli strumenti quotati<br />
55
Speciale<br />
Naturalmente, l’Uomo ha iniziato a interrogarsi<br />
sul senso dell’esistenza e sul<br />
modo di vivere più corretto già molto<br />
prima dell’avvento degli Ellenici, ma<br />
i pensatori greci Platone ed Aristotele<br />
esercitano ancora oggi un infl usso<br />
determinante sul pensiero occidentale<br />
e sulla scienza. Sulla vita dell’”Uomo<br />
Universale” Aristotele si sa ben poco:<br />
nacque nel 384 a.C. nella città greca di<br />
Stagira, meditò sui temi della teologia,<br />
della politica, del diritto, della botanica e<br />
dell’economia e morì nel 322 sull’isola di<br />
Euboa. Aristotele fu segnato dall’Atene<br />
della sua epoca. Dei 200.000 abitanti<br />
di questa città, solo un decimo poteva<br />
esercitare il diritto di voto: i liberi cittadi<br />
56<br />
ECONOMISTI CHE<br />
HANNO CAMBIATO<br />
IL MONDO<br />
DA ARISTOTELE<br />
A CALVINO<br />
Soprattutto in tempo di crisi, molti rifl ettono<br />
sulleconomia moderna, sulle sue peculiarità<br />
e sui suoi meccanismi.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>, per<br />
una nuova serie di articoli, ha fatto<br />
un lungo viaggio nella storia<br />
chiedendo consigli agli economisti<br />
del passato.<br />
ni di sesso maschile. Questi andavano<br />
a teatro, ricoprivano a turno una delle<br />
innumerevoli cariche politiche, decidevano<br />
sulla guerra e sulla pace, litigavano<br />
al cospetto del tribunale. Se possibile<br />
delegavano il fastidioso lavoro ai loro<br />
schiavi e stimavano poco l’economia.<br />
La parola “economia”. Aristotele condivide<br />
questo disprezzo: al centro del suo<br />
pensiero economico c’è la Polis, ovvero<br />
la cittàstato, e l’economia deve essere<br />
al suo servizio. Scopo dell’economia è<br />
garantire il necessario fondamento materiale<br />
della “buona vita” dei cittadini<br />
greci. Secondo Aritsotele, però, la “buona<br />
vita” inizia solo al di là della sfera<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Gli economisti si sono confrontati per secoli con i fi losofi dell’Antica Grecia<br />
economica, se il cittadino può uscire<br />
dalla propria casa ed impegnarsi pubblicamente<br />
nella Polis. Il che va preso<br />
alla lettera, poiché nell’antichità la parola<br />
“economia” non designava nient’altro<br />
che la gestione della casa. Aristotele<br />
caldeggia la proprietà privata con motivazioni<br />
evidenti: “Ci si occupa preferibilmente<br />
di ciò che è proprio, mentre<br />
delle cose comuni ci si occupa meno<br />
o solo nella misura in cui ciò riguarda il<br />
singolo, poiché salvo altre motivazioni le<br />
si trascura poiché ciascuno pensa che<br />
se ne occuperà un altro.” Una visione<br />
pragmatica, che anche gli economisti di<br />
mercato di oggi formulerebbero in una<br />
maniera non troppo diversa.<br />
La performance del passato non è un indicatore attendibile del futuro andamento dei valori.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
La ricchezza illimitata non è uno scopo<br />
di vita. Il pensatore, molto vicino alla<br />
realtà, sottolinea così l’impulso materiale<br />
che scaturisce dalla proprietà: “Se ciascuno<br />
si occupa della sua proprietà, gli<br />
uni non sollevano accuse contro gli altri<br />
e si fanno maggiori progressi, poichè<br />
ciascuno lavora su ciò che è proprio.”<br />
Ai cittadini viene così assicurata una<br />
certa dose di benessere, ma il fi losofo<br />
antico rifi uta l’idea di una ricchezza illimitata.<br />
“Chi non capisce di possedere<br />
abbastanza, agli occhi di Aristotele non<br />
vive secondo la natura umana”, scrive<br />
il professore di Heidelberg Malte Faber.<br />
“Pertanto, agiscono in modo innaturale<br />
tutti coloro che considerano l’arte<br />
di moltiplicare il denaro come il fulcro<br />
dell’attività economica.”<br />
Presumibilmente queste rifl essioni,<br />
che oggi rendono Aristotele nuovamen<br />
Aristotele infl uenza ancora oggi il<br />
pensiero fi losofi co in alcuni campi.<br />
te interessante per molte persone, erano<br />
per il fi losofo altrettante argomentazioni<br />
contro una sconfi nata ricerca del<br />
profi tto. Su questa linea rientra il fatto<br />
che il pensatore condannasse il concetto<br />
di interesse e detestasse gli usurai.<br />
Secondo Aristotele, prestare denaro<br />
richiedendo il pagamento di un interesse<br />
era un autentico sacrilegio, dal<br />
momento che la funzione naturale del<br />
denaro era soltanto quella di mezzo di<br />
scambio. Il concetto di interesse, invece,<br />
implicava il fatto che il denaro si<br />
moltiplicasse da sè: Secondo Aristotele,<br />
“Con l’interesse nasce denaro da denaro.<br />
Questo modo di acquisire denaro,<br />
La popolazione nell’Europa occidentale<br />
Numero di abitanti in milioni<br />
1.000<br />
100<br />
10<br />
0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000<br />
Una popolazione in costante crescita<br />
Andamento del prodotto interno lordo reale nell’Europa occidentale<br />
10.000<br />
1.000<br />
La performance del passato non è un indicatore attendibile del futuro andamento dei valori.<br />
Da 2000 anni, l’economia europea deve rifornire una popolazione la cui crescita è praticamente costante. Alcuni cali del<br />
numero di abitanti si sono verifi cati solo nella tarda antichità, nel periodo delle invasioni barbariche (dal 250 al 650 d.C.)<br />
e nel XIV secolo, quando in molte zone dal 30 al 40% della popolazione morì di peste. Le forti perdite umane della Guerra<br />
dei Trent’Anni, invece, portarono solo a una crescita demografi ca meno intensa.<br />
100<br />
10<br />
1<br />
0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000<br />
Fonte: OCSE<br />
Miliardi di Dollari USD<br />
BIP gesamt (linke Skala) BIP pro Kopf (rechte Skala)<br />
Speciale<br />
100.000<br />
10.000<br />
Il PIL pro capite cresce dal 1400<br />
L’incremento demografi co è stato anche il motivo della lenta variazione del PIL pro capite per 1400 anni, malgrado<br />
lo stesso PIL sia cresciuto continuamente a partire dall’anno 1000. Con il passaggio alla società industriale,<br />
all’incirca a partire dal 1800, nell’Europa occidentale sono signifi cativamente aumentati sia il PIL che il PIL pro<br />
capite.<br />
1.000<br />
100<br />
10<br />
Fonte: OCSE; prezzi in USD del 1998<br />
1<br />
57
Speciale<br />
Il lato buono della Morte Nera<br />
Nel XIV secolo in Asia e in Europa imperversava la peste, trasmessa<br />
dalla pulce dei ratti. La peggiore epidemia, fra il 1348<br />
e il 1350, costò la vita solo in Europa a circa 20 milioni di persone.<br />
In alcune regioni morì addirittura un terzo della popolazione.<br />
È stata una delle peggiori catastrofi dell’umanità. “La<br />
peste ha congelato i cuori degli uomini”, ha scritto Boccaccio<br />
nel suo “Decameron”. L’epidemia, però, ha anche favorito<br />
una trasformazione della società. Con la peste, infatti, la forza<br />
lavoro iniziò improvvisamente a scarseggiare. Contadini,<br />
artigiani e braccianti seppero cogliere l’opportunità: si organizzarono<br />
e scioperarono per ottenere condizioni di lavoro<br />
migliori, il più delle volte con successo. I salari aumentarono<br />
e le persone potevano concedersi beni in maggiori quantità<br />
e di migliore qualità. Contemporaneamente, venne posto un<br />
freno all’arbitrio dei proprietari terrieri e dei capi delle corpo<br />
7.000 d.C.:<br />
Inizio dell’economia<br />
agricola<br />
58<br />
Nel XIV secolo non c’erano rimedi contro la Morte Nera. In conseguenza del grande<br />
numero di decessi, la forza lavoro divenne scarsa e costosa.<br />
VI secolo: Con l’invenzione del<br />
collare e del giogo frontale, la produttività<br />
degli animali aumenta da<br />
4 a 5 volte.<br />
VI secolo: L’aratro<br />
a ruota si afferma in<br />
Europa.<br />
VIII secolo: La rotazione triennale porta progressi<br />
qualitativi e quantitativi (16% di rendimento<br />
in più rispetto alla rotazione biennale).<br />
razioni. L’aumento dei salari e del benessere allentò il legame<br />
personale esistente con i proprietari terrieri (rapporto di<br />
proprietà fi sica e feudale) ed accelerò il processo di ascesa<br />
dell’economia monetaria. La carenza di forza lavoro a basso<br />
costo forzò il progresso tecnico e sociale. Al contempo,<br />
il crescente benessere diede a molte persone la possibilità<br />
di diventare innovative, sviluppando migliori prodotti e metodi<br />
di produzione. Con l’aumento della domanda di indumenti<br />
di qualità, utensili in ferro e articoli in pelle e in argilla, crebbe<br />
anche l’importanza di settori come il tessile e il metallurgico.<br />
Dato che questi prodotti erano realizzati soprattutto<br />
nelle città, si accelerò anche l’urbanizzazione. Il benessere<br />
aumentò. Molti storici credono che senza la peste non ci sarebbero<br />
stati il progresso sociale e la rapida ascesa tecnologica<br />
dell’Europa negli anni tra il 1400 e il 1700.<br />
XI secolo: L’impiego dell’erpice al posto di<br />
zappa e rastrello permette una migliore e più<br />
rapida lavorazione del terreno.<br />
XIII secolo: Prime banche<br />
attive in tutta Europa.<br />
XII secolo: Le corporazioni si affermano nelle<br />
città più fi orenti. Le professioni artigiane si<br />
differenziano. Aumenta l’effi cienza grazie alla<br />
specializzazione.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Foto: www.wikipedia.de<br />
Inizio del XV secolo: La<br />
bussola e la rosa dei venti<br />
entrano a far parte delle dotazioni<br />
fi sse delle imbarcazioni<br />
dei navigatori europei.<br />
La performance del passato non è un indicatore attendibile del futuro andamento dei valori.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Il monaco domenicano Tommaso<br />
d’Aquino è stato uno dei più importanti<br />
aristotelici del Medio Evo.<br />
pertanto, nella maggior parte dei casi è<br />
contro natura”. Le sue argomentazioni<br />
indicano che il denaro non è considerato<br />
come capitale utilizzabile per scopi<br />
produttivi. Rifl essioni che troveranno<br />
riscontro nel pensiero di Karl Marx.<br />
Gli sviluppi di Tommaso d’Aquino.<br />
Tommaso d’Aquino ha ulteriormente sviluppato<br />
il pensiero aristotelico molti secoli<br />
dopo. Tommaso nacque intorno al<br />
1225 nel castello di Roccasecca, nei<br />
pressi di Napoli; era il più piccolo di sette<br />
fi gli di Landolfo d’Aquino, che apparteneva<br />
alla nobiltà della contea. A soli<br />
cinque anni, Tommaso fu spedito nel<br />
monastero di Monte Cassino. Nel 1239,<br />
per motivi di studio, si recò a Napoli,<br />
dove conobbe le opere di Aristotele. Più<br />
tardi divenne dottore della Chiesa.<br />
Tommaso d’Aquino voleva servire<br />
contemporaneamente Dio e la Scienza.<br />
Alla sua morte, avvenuta nel 1274, lasciò<br />
un imponente quantità di scritti. In<br />
ogni epoca del Medio Evo, i giudizi sulle<br />
attività dell’uomo erano duri, anche nel<br />
XV secolo: Viene sviluppata la caravella:<br />
è la prima nave a vela europea<br />
che permette l’andatura di bolina,<br />
ovvero di stringere il vento. Questo<br />
semplifi ca notevolmente la navigazione<br />
e riduce la durata totale dei viaggi.<br />
1445: Invenzione della stampa<br />
a caratteri mobili ad opera di<br />
Johannes Gutenberg<br />
1505: Sviluppo del<br />
primo orologio da<br />
tasca utilizzabile.<br />
le questioni che riguardavano il denaro.<br />
Vigeva un rigoroso divieto di esigere interessi<br />
e il poeta Dante ha addirittura<br />
equiparato gli usurai ai bestemmiatori,<br />
confi nandoli all’Inferno nella sua celebre<br />
opera. È dunque in questo contesto di<br />
pensiero del XIII secolo che Tommaso<br />
d’Aquino ha scritto la sua dottrina economica,<br />
le cui ripercussioni sono arrivate<br />
fi no a noi.<br />
L’interesse è il prezzo del mancato<br />
utilizzo del denaro. Tommaso ha rifl ettuto<br />
molto su come si potessero gestire<br />
le operazioni di prestito senza compromettere<br />
la salvezza dell’anima, poichè<br />
diversamente da Aristotele il dotto riconosceva<br />
la produttività del capitale. In<br />
un’ottica assolutamente moderna, Tommaso<br />
d’Aquino interpretava l’interesse<br />
come il prezzo del tempo durante il quale<br />
il prestatore rinunciava all’uso del denaro.<br />
Tuttavia, non si poteva riscuotere<br />
un semplice interesse su un prestito: il<br />
profi tto derivante dal capitale doveva<br />
riconfl uire al creditore in altra forma. Ad<br />
esempio per mezzo di una partecipazione<br />
ai profi tti garantita da un contratto<br />
sociale. Il contratto, contemporaneamente,<br />
avrebbe comportato una compartecipazione<br />
del creditore al rischio.<br />
Pertanto, chi fa confl uire del denaro in<br />
un’impresa in qualità di socio può anche<br />
esigere una quota dell’utile. Con tali riflessioni<br />
concordano anche le argomentazioni<br />
del dotto della Chiesa relative al<br />
“prezzo equo”. Con parole perfettamente<br />
comprensibili agli ascoltatori di oggi,<br />
Tommaso d’Aquino lo descrive come un<br />
prezzo di mercato che viene costituito<br />
senza inganno e in assenza di pratiche<br />
monopolistiche. Il prezzo del pane aumenta<br />
nei periodi di carestia, i prezzi<br />
possono variare da un luogo all’altro. Un<br />
venditore deve rifl ettere nel prezzo le re<br />
XVII secolo: Slancio della<br />
fi sica e della matematica<br />
(Isaac Newton, Gottfried<br />
Wilhelm Leibniz).<br />
XVIII secolo: Sviluppo<br />
dei campi organizzato dallo<br />
stato; introduzione di nuove<br />
coltivazioni (patata).<br />
La performance del passato non è un indicatore attendibile del futuro andamento dei valori.<br />
1780: James Watt inventa<br />
la macchina a vapore: nuove<br />
energie di propulsione, abbandono<br />
degli animali da lavoro.<br />
Inizio della Rivoluzione<br />
Industriale.<br />
1709: Produzione della<br />
porcellana in Europa. 1785: Edmund Cartwright<br />
inventa il telaio meccanico.<br />
ali condizioni dell’offerta: ad esempio,<br />
se un commerciante sa che ben presto<br />
ci sarà abbondanza di cereali, deve<br />
trasmettere questa informazione ai suoi<br />
clienti e abbassare i prezzi. Se non lo<br />
fa, si crea un vantaggio iniquo. L’erudito<br />
credeva che dai prezzi eccessivi derivasse<br />
un “profi tto vergognoso”, non<br />
coperto da una prestazione e pertanto<br />
ingiustifi cato. L’idea che si cela dietro<br />
questa teoria ricorda nuovamente Aristotele:<br />
Tommaso d’Aquino esigeva che,<br />
nella formazione del prezzo, il benessere<br />
della società venisse anteposto al<br />
vantaggio individuale. Oggi si direbbe:<br />
il prezzo è giustifi cato se è il frutto di una<br />
concorrenza perfetta. Nei secoli successivi,<br />
le idee di Tommaso d’Aquino<br />
sono spesso state prese come spunto.<br />
Il riformatore Giovanni Calvino ha<br />
giustifi cato la riscossione degli interessi,<br />
contravvenendo così alla tradizione cristiana.<br />
Giovanni Calvino e la predestinazione.<br />
Mentre i teologi del Medio Evo hanno<br />
escogitato ogni sorta di manovra argomentativa<br />
per consentire la riscossione<br />
degli interessi sulle operazioni in<br />
denaro, Giovanni Calvino non ebbe più<br />
alcun timore in merito alla formazione<br />
del capitale e alla moltiplicazione del<br />
1803: Sviluppo della locomotiva<br />
su binari da parte<br />
di Richard Trevithick<br />
Speciale<br />
1807: Invenzione<br />
della lanterna a gas,<br />
viene costruita la<br />
prima nave a vapore.<br />
59
Speciale<br />
Max Weber e l’etica del protestantesimo<br />
Nel 1904, il sociologo tedesco Max Weber (1864 – 1920) prese spunto dal pensiero<br />
di Calvino nella sua opera “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”.<br />
Max Weber comprese che la condotta di vita avversa al piacere dei commercianti<br />
protestanti, la loro immane dedizione al lavoro e il loro sconsiderato affarismo<br />
furono la scintilla che innescò il capitalismo moderno. L’imprenditore non ha ambizioni<br />
nel privato e pertanto considera come unico scopo della sua vita quello di<br />
risparmiare e moltiplicare il capitale. Questi protestanti credevano di poter capire<br />
dal loro successo professionale che Dio li aveva scelti. Il sociologo, con l’aiuto di<br />
Calvino, tentò di spiegare perché l’industrializzazione ebbe inizio e si sviluppò al<br />
massimo soprattutto nei paesi protestanti. Basti pensare alla Scozia, all’Inghilterra,<br />
agli Stati Uniti e all’area industriale della RenaniaWestfalia, dove pare che molti<br />
seguaci del riformatore abbiano risolto il rapporto di tensione tra Dio e Denaro. In<br />
base alla sua dottrina, ricchezza e religione erano in accordo. I ricchi timorosi di<br />
Dio, pertanto, investivano volentieri il loro denaro in nuovi rami di attività, mettendo<br />
in moto l’economia. Oggi, però, l’interpretazione di Weber rispetto alle teorie di<br />
Calvino è oggetto di controversie.<br />
denaro per mezzo degli interessi. Calvino<br />
nacque a Noyon nel 1509. Suo padre<br />
era riuscito a diventare procuratore<br />
generale del vescovo; la madre proveniva<br />
da una famiglia di osti fi amminghi ed<br />
educò il piccolo Jean all’insegna di una<br />
forte devozione. Calvino, insieme a Lutero,<br />
è stato uno dei più importanti riformatori<br />
ed ha contribuito al dilagare del<br />
protestantesimo nell’Europa occidentale.<br />
Per 25 anni Calvino è stato pastore<br />
evangelico a Ginevra, dove predominava<br />
uno spirito capitalistico già prima<br />
dell’introduzione della Riforma. Già nel<br />
1387, questa città commerciale aveva<br />
ottenuto dal vescovo (costituendo con<br />
ciò un’eccezione) il diritto di riscuotere<br />
interessi. Calvino morì nel 1564: prima<br />
di allora scrisse ben oltre 100 opere e<br />
libri e di lui ci rimangono varie migliaia di<br />
lettere. Il rigore con cui Calvino condusse<br />
la riforma teologica e morale di Ginevra<br />
appare a molti disumano. In Europa<br />
non fu una fi gura popolare, ma piuttosto<br />
una sorta di “castigamatti”.<br />
60<br />
1850: Inizio dell’aratura interamente meccanica<br />
in Europa con l’aratro a vapore.<br />
1840: Il chimico Justus von Liebig<br />
dimostra l’azione fertilizzante di azoto,<br />
fosfati e potassio sulle piante e pertanto<br />
è considerato l’inventore della concimazione<br />
minerale.<br />
1861: Philipp Reis<br />
inventa il telefono.<br />
Calvino riteneva che Dio avesse<br />
predestinato una parte dell’umanità alla<br />
salvezza e l’altra alla sventura. Anche<br />
se con questa dottrina della predestinazione<br />
sottolineava l’onnipotenza di<br />
Dio e l’irrilevanza della volontà umana,<br />
propugnava un’etica del lavoro<br />
che costituiva la base della ricerca del<br />
profitto nel capitalismo. La dottrina,<br />
infatti, era strettamente correlata alla<br />
severa morale predicata da Calvino.<br />
“Essere ricchi non è un peccato, ma è<br />
peccaminoso abusare del patrimonio<br />
per soddisfare le brame umane”, questo<br />
credeva Calvino. Il consumo fi nalizzato<br />
all’ostentazione, la gozzoviglia<br />
e il vanto erano malvisti, mentre il risparmio<br />
era la massima virtù. Secondo<br />
Calvino, la ricchezza è opportuna solo<br />
se viene reinvestita, se il denaro torna<br />
a confl uire nell’economia e circola secondo<br />
le regole della giustizia e della<br />
carità.<br />
Contro il presunto ruolo di “padre<br />
del capitalismo” di Calvino par<br />
1863: A Londra viene<br />
messa in funzione la prima<br />
ferrovia sotterranea.<br />
1879: Thomas Edison inventa la<br />
lampadina elettrica a incandescenza.<br />
1881: Werner von Siemens<br />
costruisce la prima tramvia.<br />
Max Weber<br />
la la sua freddezza nei confronti delle<br />
banche. Il “credo” di Calvino nelle<br />
questioni fi nanziarie era il seguente:<br />
“Ai poveri si dovrebbero concedere<br />
prestiti senza interessi. E anche quando<br />
la riscossione degli interessi è consentita<br />
si dovrebbe agire immedesimandosi<br />
nel punto di vista del prossimo<br />
e non per il proprio vantaggio…”.<br />
In ogni caso, Calvino era dell’opinione<br />
che fosse giusto riscuotere interessi<br />
per il capitale concesso in prestito.<br />
Per secoli la Chiesa romana aveva<br />
affrontato con difficoltà il problema<br />
del credito, addossando le colpe agli<br />
Ebrei. Il riformatore invece ha legittimato<br />
la questione, gettando le basi<br />
che hanno fatto di Ginevra una capitale<br />
bancaria. Più di 200 anni dopo<br />
la morte di Calvino furono fondate le<br />
grandi banche ginevrine dedite alla<br />
gestione patrimoniale: Lombard Odier<br />
(1796), Pictet (1805), Mirabaud (1819),<br />
Bordier (1844): tutti istituti di proprietà<br />
di famiglie calviniste.<br />
1884: Charlers Parsons sviluppa<br />
la turbina a vapore.<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
1884: Gottlieb<br />
Daimler sviluppa<br />
il primo motore a<br />
benzina.<br />
1885 /1886: Carl Benz costruisce<br />
la prima automobile.<br />
La performance del passato non è un indicatore attendibile del futuro andamento dei valori.
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
FAQ su ETF<br />
Esiste un rischio di cambio<br />
sugli ETF MarketAccess?<br />
Risposta della redazione:<br />
Se i titoli in cui investe l’ETF<br />
sono quotati in una valuta diversa<br />
dall’Euro, l’ETF è esposto<br />
al rischio cambio. In questo<br />
caso, la performance dell’ETF<br />
sarà ottenuta come sovrapposizione<br />
degli effetti di:<br />
- apprezzamento / deprezzamento<br />
del sottostante<br />
- apprezzamento / deprezzamento<br />
rispetto all’Euro<br />
delle valute di quotazione<br />
dei titoli in valuta estera<br />
La quotazione degli ETF tiene<br />
conto degli effetti sopra citati.<br />
Che cosa è, il NAV?<br />
Risposta della redazione:<br />
Come per tutti i fondi comuni,<br />
anche per gli ETF esiste un va-<br />
Contatto<br />
Cari Lettori e Lettrici,<br />
vi invitiamo a scriverci le vostre opinioni<br />
e domande sui temi di investimento,<br />
indicando il vostro indirizzo, a:<br />
<strong>Italia</strong>n team (I Floor)<br />
250 Bishopsgate<br />
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England<br />
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Numero Verde: 800 920 960<br />
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La redazione si riserva il diritto di<br />
abbreviare i testi. Inoltre, la redazione<br />
non ha la possibilità di pubblicare tutte le<br />
lettere dei lettori.<br />
The Royal Bank of Scotland plc è un<br />
rappresentante autorizzato<br />
di The Royal Bank of Scotland N.V.<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />
lore giornaliero di riferimento.<br />
Tale valore viene chiamato Net<br />
Asset Value (NAV) ed esprime<br />
il valore di ogni singola quota<br />
del fondo. Il Nav è calcolato<br />
dividendo il valore totale del<br />
fondo, al netto di costi e passività,<br />
per il numero di quote<br />
emesse.<br />
Gli ETF MarketAccess distribuiscono<br />
dividendi?<br />
Risposta della redazione:<br />
I dividendi che gli ETF Market-<br />
Access percepiscono dalle<br />
azioni presenti nel patrimonio<br />
del fondo non vengono distribuiti<br />
bensì vengono reinvestiti<br />
nel fondo stesso.<br />
Perchè in alcuni casi il rendimento<br />
del fondo si discosta<br />
da quello dell’indice sottostante?<br />
Risposta della redazione:<br />
Gli ETF MarketAccess sono dei<br />
fondi indicizzati pertanto mirano<br />
a replicare la performance<br />
del sottostante, tuttavia l’impatto<br />
delle commissioni di gestione,<br />
delle ritenute fiscali a carico<br />
del fondo e degli eventuali costi<br />
operativi, introduce un Tracking<br />
Error, ossia uno scostamento<br />
fra il rendimento del fondo e<br />
quello del sottostante.<br />
Che aliquota fiscale si applica<br />
agli ETF?<br />
Risposta della redazione:<br />
Gli ETF Market Access quotati<br />
su Borsa <strong>Italia</strong>na sono tutti<br />
armonizzati e quindi conformi<br />
alle direttive europee UCITSIII,<br />
pertanto il trattamento fiscale<br />
è quello tipico dei fondi armonizzati.<br />
Nel caso generale di un<br />
investitore che abbia optato per<br />
il regime del risparmio amministrato<br />
bisogna calcolare tre valori<br />
distinti:<br />
- la differenza tra il NAV al<br />
momento del riscatto o della<br />
vendita del fondo ed il NAV<br />
al momento della sottoscrizione<br />
o dell’acquisto (il Delta.NAV),<br />
- nel caso in cui il fondo sia<br />
negoziato sul mercato, la<br />
differenza tra il prezzo di<br />
vendita e il prezzo di acquisto<br />
(il Delta.Prezzo),<br />
- i dividendi o qualunque altro<br />
tipo di reddito periodico<br />
distribuito dal fondo.<br />
Il primo valore, se positivo,<br />
viene considerato “reddito<br />
da capitale”, ed è soggetto a<br />
una tassazione del 12,50% e<br />
non può essere compensato<br />
con minusvalenze pregresse.<br />
La quota Delta.Prezzo-Delta.<br />
NAV viene considerata sempre<br />
“reddito diverso”, se positiva<br />
è anch’essa tassata al 12,50%<br />
ed è completamente compensabile<br />
attraverso minusvalenze<br />
pregresse (se positiva), se<br />
negativa produce una minusvalenza.<br />
Nel caso in cui la differenza<br />
fra il Nav di vendita e<br />
Fumetto del mese<br />
Domande & Risposte<br />
quello di acquisto sia negativa<br />
non viene generato alcun reddito<br />
da capitale pertanto tutta<br />
la quota Delta.Prezzo genera<br />
un reddito diverso; se negativa<br />
é integralmente considerata<br />
una minusvalenza, quindi compensabile.<br />
Nel caso particolare<br />
in cui il Delta.NAV sia positivo<br />
e superiore al Delta.Prezzo, la<br />
ritenuta è calcolata sul valore<br />
di Delta.NAV, tuttavia in questo<br />
caso dal momento che i prezzi<br />
a cui l’investitore ha negoziato<br />
hanno generato un rendimento<br />
inferiore (Delta.Prezzo) all’ammontare<br />
su cui è calcolata la<br />
ritenuta (Delta.NAV), la quota<br />
Delta.Prezzo-Delta.NAV, negativa,<br />
genera una minusvalenza<br />
compensabile fiscalmente.<br />
I dividendi sono sempre considerati<br />
un reddito da capitale,<br />
tassato al 12,50%, che non costituisce<br />
una plusvalenza utilizzabile<br />
per la compensazione di<br />
minus pregresse. Gli ETF MarketAccess<br />
non distribuiscono<br />
dividendi ma li reinvestono nel<br />
fondo stesso, pertanto la tassazione<br />
è applicata unicamente<br />
al momento della vendita o del<br />
riscatto del fondo.<br />
Copyright 2004 by Randy Glasbergen.<br />
www.glasbergen.com<br />
“Ma perche’ mi rimproveri dicendo che non manifesto i miei<br />
sentimenti? Proprio adesso mi hai visto piangere mentre leggevo<br />
l’articolo sui sui prezzi di Borsa.”<br />
61
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un intermediario registrato né ai sensi dello US Securities Exchange Act del 1934, come modificato (”1934 Act”), né ai sensi delle leggi applicabili negli Stati Uniti. Inoltre, <strong>RBS</strong> NV non è un consulente<br />
di investimento registrato né ai sensi dello US Investment Advisers Act del 1940, come modificato (”Adviser Act” e, insieme al 1934 Act, ”Acts”), né ai sensi delle leggi applicabili negli<br />
Stati Uniti. Conseguentemente, in assenza di una specifica esenzione in forza degli Acts, qualunque attività di intermediazione o consulenza svolta da <strong>RBS</strong> NV, inclusi (non esaustivamente) i<br />
prodotti ed i servizi qui descritti, non devono essere intesi come rivolti a soggetti statunitensi. Né il presente documento, né alcuna sua copia possono essere trasmessi o portati negli Stati Uniti<br />
o ad un soggetto statunitense. <strong>RBS</strong> NV è autorizzata da De Nederlandsche Bank ed è assoggettata alla regolamentazione della Financial Services Authority per quanto riguarda le norme di<br />
condotta per l’attività svolta nel Regno Unito. Il contenuto di questo documento non è stato rivisto da alcuna autorità di controllo nei Paesi di distribuzione. Per ogni dubbio circa il contenuto, si<br />
consiglia di ricorrere al parere di un consulente professionale indipendente. The Royal Bank of Scotland Group plc. è autorizzata dalla, ed è assoggettata alla regolamentazione della, Financial<br />
Services Authority nel Regno Unito. The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V. in alcune giurisdizioni e The Royal Bank of Scotland N.V.<br />
è una ”subsidiary undertaking” di The Royal Bank of Scotland Group plc.<br />
Conflitto di interessi.<br />
Gli emittenti degli strumenti finanziari e agenti di calcolo dei medesimi sono <strong>RBS</strong> NV e <strong>RBS</strong>; <strong>RBS</strong> NV e <strong>RBS</strong> hanno sviluppato i criteri per la selezione dei componenti di alcuni indici<br />
sottostanti, nonchè la loro metodologia di calcolo, e sono responsabili degli stessi. <strong>RBS</strong> NV e/o <strong>RBS</strong> e/o le loro affiliate, collegate, nonché dipendenti o clienti potrebbero avere<br />
interesse in strumenti finanziari del tipo descritto nel presente documento e/o in strumenti finanziari collegati. Tali interessi possono comprendere la negoziazione, il possesso<br />
di tali strumenti, l’attività di market maker in relazione agli stessi e potrebbero includere la fornitura di servizi bancari, di credito e altri servizi finanziari a qualsivoglia società o<br />
emittente degli strumenti finanziari indicati nel presente documento. Alla luce delle circostanze sopra evidenziate <strong>RBS</strong> NV e/o <strong>RBS</strong> e/o le loro affiliate e collegate potrebbero avere<br />
posizioni in conflitto di interessi rispetto alla posizione assunta dall’investitore. Le informazioni contenute nella presente pubblicazione, ivi comprese quelle sui rischi, sul trattamento<br />
fiscale e sul dettaglio dei costi relativi agli strumenti finanziari, devono essere necessariamente integrate con quelle, a cui si rinvia, messe a disposizione dall’intermediario<br />
in base alla normativa applicabile, oltre che con quelle reperibili, con anche maggior grado di dettaglio, nel Prospetto di Base/Base Prospectus e nelle pertinenti Condizioni Definitive/Final<br />
Terms.<br />
© The Royal Bank of Scotland plc/ The Royal Bank of Scotland N.V. Tutti i diritti sono riservati, salvo diversa autorizzazione esplicita. È vietata la riproduzione in qualsiasi forma,<br />
parziale o totale, del contenuto della presente pubblicazione senza il nostro preventivo consenso scritto, tranne che per il solo utilizzo personale.<br />
Il presente documento contiene numerosi marchi registrati che appartengono a The Royal Bank of Scotland Group plc e ad altre società del Gruppo <strong>RBS</strong>. Questi marchi registrati comprendono,<br />
a titolo esemplificativo ma non esaustivo, il logo The Royal Bank of Scotland e <strong>RBS</strong>. In caso di dubbi su ciò che è considerato un marchio registrato di The Royal Bank of Scotland Group<br />
plc o di un membro del Gruppo <strong>RBS</strong>, vi preghiamo di contattarci per chiarimenti presso la sede legale di The Royal Bank of Scotland plc. Iscritta al Registro delle Imprese in Scozia n. 90312.<br />
Sede legale: 36 St Andrew Square, Edinburgh EH2 2YB.<br />
PRIMA DELLA ADESIONE/NEGOZIAZIONE LEGGERE ATTENTAMENTE IL PROSPETTO DI BASE/BASE PROSPECTUS E LE PERTINENTI CONDIZIONI DEFINITIVE/FINAL TERMS.<br />
62<br />
Informazioni sulla pubblicazione<br />
Editore:<br />
The Royal Bank of Scotland N.V.<br />
250 Bishopsgate<br />
EC2M 4AA London<br />
England<br />
Caporedattore: Kornelia Lindschinger<br />
Vice-caporedattore: Marco Belmondo<br />
Hanno collaborato a questa edizione: Jürgen Koch, Peter Berger,<br />
Nicola Francia,Valentina Milano, Luca Zaccagnino, Daniele Piccitto<br />
Organizzazione generale:<br />
LAD-fc, LINKING ADVERTISING,<br />
Maria Trippler, www.LAD-fc.com<br />
Art Director: Sabine Finkensieper, Matthias Weikl<br />
Modalità di pubblicazione: Trimestale<br />
Abbonamenti gratuiti su www.rbsbank.it/markets<br />
Informazioni sulle soluzioni di investimento <strong>RBS</strong>:<br />
Sito Internet: www.rbsbank.it/markets<br />
Numero Verde: 800 920 960<br />
E-mail: markets.it@rbs.com<br />
Fax Verde: 800 784 377<br />
Inromazioni sulle soluzioni di investimento <strong>RBS</strong> N.V.<br />
Reuters: <strong>RBS</strong>MIT Bloomberg: RBIT<br />
<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.
Nuova obbligazione Royal 5% Flex.<br />
5% fisso per 5 anni e dal sesto anno<br />
può diventare Euribor 6m.<br />
Le obbligazioni Royal ti danno la sicurezza e la trasparenza che<br />
stai cercando con investimenti differenti per rendimento, durata<br />
e pagamento delle cedole. Attraverso la tua banca di fiducia,<br />
puoi acquistarle e rivenderle quando vuoi, anche prima della<br />
Il trattamento fiscale dipende dalla situazione individuale di ciascun cliente e può essere soggetto a modifiche in futuro. In relazione alle ‘US Persons’ possono essere<br />
applicabili leggi USA. Tutte le suddette informazioni devono essere necessariamente integrate con quelle messe a disposizione dall’intermediario in base alla normativa di<br />
volta in volta applicabile. PRIMA DELLA NEGOZIAZIONE LEGGERE ATTENTAMENTE IL BASE PROSPECTUS relating to notes approvato da AFM in data 01.07.2009 E,<br />
IN PARTICOLARE PER I FATTORI DI RISCHIO ED I RENDIMENTI MEDI ANNUI GARANTITI, I PERTINENTI FINAL TERMS/SCHEDE PRODOTTO. Il rendimento lordo<br />
del BTP 4,5% 01.02.2018 è 3,41% e del BTP 4,25% 01.03.2020 è 3,91% (dati al 25.03.2010).<br />
Per la documentazione delle Obbligazioni Royal: sito www.rbsbank.it/markets<br />
Per maggiori informazioni: e-mail markets.it@rbs.com Numero Verde 800 920 960.<br />
The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.<br />
scadenza, perchè sono quotate in continuo in Borsa <strong>Italia</strong>na<br />
(mercato MOT) con liquidità esposta da Banca Akros (Gruppo<br />
BPM). La tassazione è al 12,5%. L’investimento minimo è di soli<br />
1.000 Euro. L’emittente è <strong>RBS</strong> N.V. (rating S&P A+).<br />
Periodicità cedole Ammontare cedole lorde Scadenza Codice ISIN<br />
Royal 5% Flex semestrali<br />
5% fisso, con facoltà dell’emittente di pagare<br />
dal sesto anno Euribor 6m.<br />
23.03.2020 NL0009294057<br />
Royal<br />
Combinazione Perfetta<br />
semestrali<br />
8% fisso al primo anno e poi dal secondo all’ottavo<br />
anno 10% meno 2 volte Euribor 6m.<br />
Da Euribor 3m + 2,50% il primo anno a Euribor 3m<br />
23.03.2018 NL0009294040<br />
Royal Ripresa trimestrali + 0,25% il decimo anno. Spread decrescente di 0,25%<br />
di anno in anno.<br />
23.03.2020 NL0009294024<br />
Royal Protezione annuali<br />
6% per i primi due anni e dal terzo all’ottavo anno<br />
Inflazione europea con un minimo del 2,75%.<br />
23.03.2018 NL0009294032