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MARKETS & CERTIFICATES - RBS Markets - Italia

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<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong><br />

Rivista trimestrale sugli investimenti<br />

Le conseguenze dell’eccesso<br />

di liquidità<br />

Pagina 14<br />

Intervista a Jim Rogers<br />

“Sono ottimista per tutte le materie prime” Pagina 10<br />

News<br />

Sereno sulle<br />

obbligazioni Royal<br />

nonostante le perturbazioni<br />

nel cielo greco.<br />

Pagina 8<br />

Indici<br />

Emerging <strong>Markets</strong><br />

sulla scia<br />

della ripresa.<br />

Pagina 22<br />

Valute<br />

L’Euro:<br />

una tragedia<br />

greca.<br />

Pagina 37<br />

maggio 2010


Nuove Nuova obbligazioni obbligazione Royal Royal 5% Flex.<br />

Combinazione perfetta.<br />

5% fisso per 5 anni e dal sesto anno<br />

può diventare Euribor 6m.<br />

8% sicuro il primo anno,<br />

poi 10% meno 2 volte Euribor 6m.<br />

Le obbligazioni Royal ti danno la sicurezza e la trasparenza che<br />

stai cercando con investimenti differenti per rendimento, durata<br />

e pagamento delle cedole. Attraverso la tua banca di fiducia,<br />

puoi acquistarle e rivenderle quando vuoi, anche prima della<br />

Royal<br />

Combinazione Perfetta<br />

Il trattamento fiscale dipende dalla situazione individuale di ciascun cliente e può essere soggetto a modifiche in futuro. In relazione alle ‘US Persons’ possono essere<br />

applicabili leggi USA. Tutte le suddette informazioni devono essere necessariamente integrate con quelle messe a disposizione dall’intermediario in base alla normativa di<br />

volta in volta applicabile. PRIMA DELLA NEGOZIAZIONE LEGGERE ATTENTAMENTE IL BASE PROSPECTUS relating to notes approvato da AFM in data 01.07.2009 E,<br />

IN PARTICOLARE PER I FATTORI DI RISCHIO ED I RENDIMENTI MEDI ANNUI GARANTITI, I PERTINENTI FINAL TERMS/SCHEDE PRODOTTO. Il rendimento lordo<br />

del BTP 4,5% 01.02.2018 è 3,41% e del BTP 4,25% 01.03.2020 è 3,91% (dati al 25.03.2010).<br />

Per la documentazione delle Obbligazioni Royal: sito www.rbsbank.it/markets<br />

Per maggiori informazioni: e-mail markets.it@rbs.com Numero Verde 800 920 960.<br />

The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.<br />

scadenza, perchè sono quotate in continuo in Borsa <strong>Italia</strong>na<br />

(mercato MOT) con liquidità esposta da Banca Akros (Gruppo<br />

BPM). La tassazione è al 12,5%. L’investimento minimo è di soli<br />

1.000 Euro. L’emittente è <strong>RBS</strong> N.V. (rating S&P A+).<br />

Periodicità cedole Ammontare cedole lorde Scadenza Codice ISIN<br />

semestrali<br />

Royal 5% Flex semestrali<br />

Royal Ripresa trimestrali<br />

Royal Protezione annuali<br />

8% fisso al primo anno e poi dal secondo all’ottavo<br />

anno 10% meno 2 volte Euribor 6m.<br />

23.03.2018 NL0009294040<br />

5% fisso, con facoltà dell’emittente di pagare<br />

dal sesto anno Euribor 6m.<br />

Da Euribor 3m + 2,50% il primo anno a Euribor 3m<br />

23.03.2020 NL0009294057<br />

+ 0,25% il decimo anno. Spread decrescente di 0,25%<br />

di anno in anno.<br />

23.03.2020 NL0009294024<br />

6% per i primi due anni e dal terzo all’ottavo anno<br />

Inflazione europea con un minimo del 2,75%.<br />

23.03.2018 NL0009294032<br />

Al 25.03.2010 Euribor 3m 0,635% e Euribor 6m 0,946%.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

PRIMO COMPLEANNO PER LE OBBLIGAZIONI ROYAL<br />

Gentili lettori,<br />

vi scrivo con la stessa gioia di un padre<br />

che annuncia il primo compleanno del<br />

proprio fi glio. Ad aprile le nostre obbligazioni<br />

Royal hanno compiuto 1 anno e<br />

sono qui a condividere con voi la soddisfazione<br />

per aver creato una famiglia di<br />

strumenti semplici, trasparenti e orientati<br />

all’interesse degli investitori.<br />

Ricordo quando nell’aprile del 2009<br />

abbiamo lanciato le prime due obbligazioni<br />

(Royal 5,50% e Royal Variabile), i risultati<br />

del primo giorno erano buoni, ma<br />

i volumi che abbiamo visto nei mesi a seguire<br />

sono cresciuti in maniera esponenziale<br />

fi no al 30 marzo 2010, quando in un<br />

solo giorno abbiamo scambiato 92 milioni<br />

di Euro di obbligazioni di cui 81,8 milioni<br />

solo sul Royal Combinazione Perfetta.<br />

Questo è diventato il titolo più scambiato<br />

in un giorno sul segmento Corporate<br />

del MOT, battendo il precedente record<br />

dell’obbligazione Enel.<br />

Oggi, ad un anno di distanza, tracciamo<br />

insieme un bilancio assolutamente<br />

positivo di questa esperienza. Sono<br />

stati acquistati in Borsa <strong>Italia</strong>na 3 miliardi<br />

di Euro di obbligazioni Royal, abbiamo<br />

emesso 21 prodotti con profi li di rischiorendimento<br />

tra loro diversi e adatti ad<br />

una molteplicità di investitori, siamo stati<br />

costantemente in cima alle classsifi che<br />

di volume di tutte le pertinenti categorie<br />

del MOT (Titoli Bancari, Titoli Plain Vanilla,<br />

Titoli Strutturati), abbiamo realizzato<br />

seminari gratuiti di un giorno intero sulle<br />

obbligazioni con record di partecipanti,<br />

abbiamo parlato a numerose conferenze<br />

e con molti giornalisti. Ma nel frattempo il<br />

mercato non ci ha risparmiato eventi preoccupanti<br />

con effetti potenzialmente disastrosi.<br />

Abbiamo sofferto la crisi di Du­<br />

bai a novembre e quella greca/spagnola/<br />

portoghese (per fortuna non italiana) nelle<br />

ultime settimane. Vorrei ricordare con<br />

orgoglio la reazione delle Royal in questi<br />

momenti di diffi coltà dei mercati. I mercati<br />

sono stati sotto pressione, lo spread<br />

di credito ha subito un generale e notevole<br />

incremento e su molti titoli obbligazionari<br />

sono comparsi spread denaro­let­<br />

Il prossimo numero di “<strong>Markets</strong> & Certifi cates” sarà pubblicato a settembre 2010.<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />

Nicola Francia<br />

Editoriale<br />

tera molto larghi. In quei momenti, come<br />

spesso accade si vende tutto indiscriminatamente,<br />

anche le obbligazioni Royal,<br />

e così abbiamo ricomprato alcuni milioni<br />

di Euro delle nostre emissioni in Borsa.<br />

Questo è avvenuto da parte nostra con<br />

tranquillità, senza problemi, nell’ottica di<br />

fornire liquidità e il miglior servizio possibile<br />

agli investitori. L’aver superato brillantemente<br />

il duro banco di prova e l’essere<br />

stati fedeli alla promessa di rendimento,<br />

sicurezza e liquidità fatta in emissione ci<br />

riempe di orgoglio. Gli investitori hanno<br />

avuto modo di testare la nostra affi dabilità<br />

in uno dei peggiori scenari di mercato,<br />

il futuro non potrà che essere migliore e<br />

foriero di opportunità.<br />

Il nostro impegno ad offrire chiarezza,<br />

trasparenza, rendimento e costi<br />

bassi continuerà nei prossimi mesi attraverso<br />

la nostra offerta di prodotti di<br />

investimento e si arricchisce oggi con<br />

una nuova iniziativa, ancora una volta indirizzata<br />

a migliorare l’informazione e la<br />

conoscenza dei prodotti. Abbiamo appena<br />

dato alla luce “<strong>RBS</strong> Focus”: sono<br />

giornate di incontro nei nostri uffi ci di Milano<br />

e Roma, in cui siamo a disposizione<br />

degli investitori privati per rispondere<br />

alle loro domande, chiarire eventuali<br />

dubbi e perplessità e parlare degli scenari<br />

di mercato.<br />

Non mi resta che rinnovarvi il nostro ringraziamento<br />

per aver contribuito al grande<br />

successo delle obbligazioni Royal e il<br />

nostro invito a conoscerci meglio durante<br />

gli appuntamenti di “<strong>RBS</strong> Focus”.<br />

Nicola Francia<br />

Responsabile Strumenti quotati <strong>Italia</strong><br />

3


Indice<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong><br />

News 6<br />

Indici 21<br />

Materie prime 27<br />

Valute 37<br />

News<br />

Investire senza il rischio cambio.<br />

Certificati Quanto. 6<br />

Obbligazioni quotate sol MOT<br />

Sereno sulle obbligazioni Royal<br />

nonostante le perturbazioni nel cielo greco. 8<br />

Mercati<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Panoramica sugli indici 21<br />

Indici<br />

Emerging <strong>Markets</strong><br />

sulla scia della ripresa. 22<br />

Il meccanismo del rollover. 27<br />

Materie prime<br />

Cosa succede dopo<br />

il Peak Gold 28<br />

Obbligazioni e tassi<br />

Le conseguenze dell’aumento<br />

dei debiti degli Stati 32<br />

Valute<br />

L’Euro:<br />

una tragedia greca 37


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Sommario | 05/2010<br />

Outlook 14<br />

Storia di copertina<br />

Le conseguenze dell’eccesso<br />

di liquidità 14<br />

Gli strumenti quotati<br />

Obbligazioni, ETF, Open Certificates 43<br />

Benchmark Certificates 44<br />

Quanto Certificates 45<br />

Theme Certificates 45<br />

Valuta Plus Certificates 45<br />

MINI Future Certificates 46<br />

Airbag Certificates 52<br />

Bonus Certificates 52<br />

Twin Win Certificates 52<br />

Twin Win Autocallable 53<br />

Protection Certificates 54<br />

Jim Rogers 10<br />

Intervista<br />

“Sono ottimista per tutte<br />

le materie prime” 10<br />

Speciale<br />

Economisti che hanno cambiato il mondo –<br />

Da Aristotele a Calvino 56<br />

Servizi<br />

Indice<br />

Domande & Risposte<br />

ETF 61<br />

Disclaimer<br />

Informazioni sulla pubblicazione 62


News<br />

Investire senza il rischio cambio.<br />

Certifi cati Quanto.<br />

Negli ultimi mesi abbiamo assistito<br />

ad una crescita della<br />

volatilità sulle principali valute.<br />

Questa è riconducibile<br />

principalmente alle tensioni<br />

sul mercato determinate dalla<br />

recente crisi fi nanziaria ed al<br />

consistente aumento dell’indebitamento<br />

pubblico delle<br />

economie evolute che genera<br />

timori ricorrenti sulla solvibilità<br />

degli stessi. E si aggiunge<br />

anche l’incertezza sui futuri<br />

equilibri di forza internazionali<br />

e sullo spostamento del baricentro<br />

della leadership economica<br />

e politica mondiale<br />

che potrebbe determinarsi<br />

quando ci lasceremo la crisi<br />

alle spalle. Il caso del Dollaro<br />

è esemplare: nonostante gran<br />

parte della comunità fi nanziaria<br />

condivida da tempo l’ipotesi<br />

di una graduale svalutazione<br />

nei confronti delle principali<br />

valute internazionali, la moneta<br />

americana da fi ne 2009 ha<br />

mostrato una forza straordinaria.<br />

Le ragioni per essere ribassisti<br />

sul Dollaro non mancano.<br />

L’entità del debito pubblico<br />

statunitense comincia a<br />

palesarsi nella sua insostenibilità,<br />

la recente crisi che ha<br />

avuto origine negli Stati Uniti<br />

ha evidenziato un malessere<br />

del sistema economico americano<br />

fondato su un’ecces­<br />

6<br />

Il cambio non è un problema.<br />

siva leva fi nanziaria; gli USA<br />

sono stati gradualmente sostituiti<br />

dalle grandi economie<br />

emergenti nel ruolo di interprete<br />

principale della crescita<br />

economica internazionale ed<br />

i Governi e le Banche Centrali<br />

di tutto il mondo stanno riconsiderando<br />

la funzione della<br />

valuta americana come principale<br />

riserva di valore valutando<br />

l’opportunità di favorire<br />

una maggiore diversifi cazione<br />

delle valute, eventualmente<br />

da affi ancare alle materie prime<br />

di grande rilevanza internazionale,<br />

primi fra tutti l’oro,<br />

il petrolio e gli altri metalli preziosi.<br />

Nonostante i numerosi<br />

fattori che esercitano un’influenza<br />

contraria all’apprezzamento<br />

del biglietto verde,<br />

la recente forza del Dollaro<br />

rispetto alle principali valute<br />

sembra suggerire che gli investitori<br />

continuano a vedere<br />

nella moneta americana una<br />

valuta­rifugio in un momento<br />

in cui i membri dell’Eurozona<br />

sono impegnati a dipanare<br />

le problematiche di indebitamento<br />

della Grecia, il Giappone<br />

cerca di invertire un trend<br />

defl attivo di origine lontanissima<br />

e la Gran Bretagna, in attesa<br />

di andare ai seggi, è dibattuta<br />

fra la necessità di stimo­<br />

lare le crescita di un’economia<br />

fortemente legata ai servizi e<br />

l’urgenza di contrastare la crescita<br />

dell’indebitamento pubblico<br />

aumentando la pressione<br />

fi scale proprio sul settore<br />

fi nanziario che sostiene l’economia<br />

nazionale.<br />

Il quadro di incertezza<br />

che si delinea si traduce<br />

dunque in tensioni sui mercati<br />

valutari e conseguentemente<br />

in una volatilità che potrebbe<br />

crescere ancora nell’arco<br />

dell’anno.<br />

I maggiori beneficiari<br />

sono i trader e gli speculatori<br />

valutari che, attivi quasi esclusivamente<br />

sulle valute esotiche<br />

quando i principali tassi<br />

di cambio erano “troppo stabili”<br />

per poter approfi ttare di<br />

opportunità abbastanza ricche,<br />

hanno re­indirizzato parte<br />

delle proprie risorse sulle<br />

valute tradizionali per beneficiare<br />

delle nuove frequenti<br />

occasioni.<br />

Tuttavia, se per speculatori<br />

e trader di brevissimo termine<br />

la volatilità rappresenta<br />

un’opportunità, per gli altri investitori<br />

è un rischio. Ogni investitore<br />

europeo che acquisti<br />

titoli denominati in valuta estera<br />

assume infatti una doppia<br />

esposizione, sul titolo stesso e<br />

sul tasso di cambio fra l’Euro e<br />

la valuta di riferimento. Fintanto<br />

che il tasso di cambio rimane<br />

all’interno di un range contenuto,<br />

l’andamento dell’investimento<br />

rimane prossimo alla<br />

performance del titolo, ma<br />

quando il cambio si sposta, il<br />

rendimento dell’investimento<br />

rischia di esserne fortemente<br />

infl uenzato.<br />

Chi ha preso una posizione<br />

sul mercato azionario<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

americano dieci anni fa ne è<br />

al corrente. Come si osserva<br />

nel g r a fi c o 1 all’indomani della<br />

recente crisi fi nanziaria l’indice<br />

S&P 500 è ancora in perdita<br />

del 15% circa rispetto ai<br />

livelli di 10 anni fa; d’altra parte<br />

per chi ha investito in Euro<br />

nel 2000 la perdita è superiore<br />

al 40%.<br />

Per quanto la tendenza<br />

nel corso del 2010 sia opposta<br />

e la svalutazione dell’Euro<br />

rispetto al Dollaro e allo Yen<br />

da inizio anno abbia giocato<br />

a favore degli investitori europei,<br />

con gli attuali livelli di volatilità<br />

sui mercati delle valute<br />

non si può escludere che una<br />

brusca correzione dei tassi<br />

di cambio possa penalizzare<br />

fortemente il risultato di un investimento<br />

su un sottostante<br />

quotato in valuta estera.<br />

D’altra parte realizzare<br />

una copertura efficace del<br />

rischio valutario su un titolo<br />

è tutt’altro che semplice. Al<br />

variare del valore del titolo è<br />

infatti necessario aggiustare<br />

la copertura. Se volessimo<br />

ad esempio coprire l’esposizione<br />

di un investimento su<br />

un oncia d’oro quando l’oro<br />

vale 1150 Dollari, dovremmo<br />

assumere una posizione corta<br />

su Dollari per un controvalore<br />

esattamente pari a 1150<br />

Dollari al di là della fattibilità<br />

dell’operazione per un investitore<br />

privato, nel momento<br />

in cui l’oro si apprezzasse<br />

raggiungendo quota 1200<br />

Dollari, si dovrebbe accrescere<br />

la posizione corta di<br />

50 Dollari.<br />

È chiaro che non si tratta<br />

di una pratica alla portata<br />

di tutti per l’impegno di tempo<br />

ed i costi di negoziazione che<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Performance S&P 500 Performance Nikkei 225<br />

in %<br />

120<br />

90<br />

60<br />

30<br />

0<br />

04.2000 10.2003 04.2005 10.2007 04.2010<br />

S&P 500 Index (USD) S&P 500 Index (EUR)<br />

Certifi cates<br />

Ribasamento aprile 2000 = 100<br />

Dal grafi co 1 è evidente che il cambio non ha esercitato un’infl uenza determinante<br />

fi no al 2003 mentre successivamente ha allontanato le due linee in maniera evidente,<br />

fi no a toccare una distanza massima superiore al 40% a fi ne 2007 quando, mentre<br />

l’S&P 500 registrava una performance a 7 anni prossima al +10%, gli investitori<br />

dell’area Euro erano in rosso di oltre il 35%.<br />

derivano dalla frequente operatività<br />

richiesta.<br />

Un modo efficiente per<br />

eliminare il problema ed investire<br />

su titoli in valuta estera<br />

scorporandone l’esposizione<br />

valutaria è negoziare dei Certifi<br />

cati Benchmark Quanto.<br />

I Certificati Benchmark<br />

Quanto infatti replicano – in<br />

Euro – la performance che il<br />

sottostante riporta nella propria<br />

valuta di quotazione mettendo<br />

al riparo dalle fl uttuazio­<br />

Nome ISIN Scadenza Sottostante Paritá<br />

Argento Quanto Certifi cate NL0009294073 19.03.12 Argento 1<br />

Nikkei 225 Quanto Certifi cate NL0009401827 19.03.12 Indice Nikkei 225 0,001<br />

Oro Quanto Certifi cate NL0009391960 19.03.12 Oro 0,01<br />

Palladio Quanto Certifi cate NL0009401819 19.03.12 Palladio 0,01<br />

Platino Quanto Certifi cate NL0009391978 19.03.12 Platino 0,01<br />

<strong>RBS</strong> India ADR/GDR TR Index Quanto Certifi cate NL0009401843 19.03.12 <strong>RBS</strong> India ADR/GDR TR Index 0,01<br />

S&P 500 Quanto Certifi cate NL0009401835 19.03.12 S&P 500 0,01<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />

in %<br />

120<br />

90<br />

60<br />

30<br />

Ribasamento aprile 2000 = 100<br />

0<br />

04.2000 10.2003 04.2005 10.2007 04.2010<br />

Nikkei 225 Index (JPY) Nikkei 225 Index (EUR)<br />

Nel grafi co 2 si osserva che sorte peggiore sarebbe toccata a chi avesse investito<br />

nel mercato azionario giapponese, avendo questo fatto registrare agli investitori europei<br />

delle perdite in 10 anni superiori al 50%. D’altra parte in questo scenario l’entità<br />

del ribasso riconducibile alla svalutazione dello Yen rispetto all’Euro sarebbe “limitata”<br />

a meno del 12%.<br />

Fonte: Bloomberg, 22/04/2010 Fonte: Bloomberg, 22/04/2010<br />

ni del tasso di cambio. Il valore<br />

del Certifi cato è infatti pari ad<br />

una frazione del valore del sottostante<br />

determinata dalla parità<br />

dello strumento, considerando<br />

un tasso di cambio fi sso<br />

e pari ad 1. Così ad esempio<br />

il Benchmark Quanto su oro<br />

(ISIN NL0009391960) avendo<br />

una parità pari a 0,01 varrebbe<br />

circa 11,50 Euro qualora l’oro<br />

quotasse 1150 Dollari, mentre il<br />

Benchmark Quanto sull’indice<br />

indiano <strong>RBS</strong> India ADR/GDR<br />

TR index, avendo anch’esso<br />

parità pari a 0,01, varrebbe circa<br />

11,0 Euro 1 se l’indice quotasse<br />

1100 Dollari.<br />

Stessa metodologia si applica<br />

ovviamente ai Certifi cati<br />

Benchmark su argento, platino,<br />

palladio e sugli indici S&P<br />

500 e Nikkei 225, riferimenti<br />

rispettivamente del mercato<br />

azionario americano e di quello<br />

giapponese. Nella tabella 1<br />

è elencata la gamma completa<br />

degli strumenti.<br />

News<br />

È importante sottolineare<br />

che i Certificati Benchmark<br />

Quanto, come tutti gli<br />

altri Certifi cati, sono strumenti<br />

fi scalmente effi cienti che presentano<br />

un vantaggio rispetto<br />

ad altri strumenti Delta1 come<br />

ETF e Fondi: le eventuali plusvalenze<br />

realizzate sui Certifi<br />

cati possono infatti essere<br />

compensate completamente<br />

con minusvalenze realizzate<br />

precedentemente dall’investitore.<br />

1 Al valore teorico si applicano spread denaro­lettera e condizioni di market making<br />

Fonte: <strong>RBS</strong>, 04/03/2010<br />

7


News<br />

Obbligazioni quotate sol MOT<br />

Sereno sulle obbligazioni Royal nonostante le perturbazioni nel cielo greco.<br />

Un nuovo uragano sta attraversando<br />

il vecchio continente.<br />

Il vortice nato a valle<br />

del monte Olimpo sta spazzando<br />

la coltre che aveva fi ­<br />

nora malcelato i rischi della<br />

crescita smisurata del debito<br />

sovrano nei Paesi occidentali.<br />

Nel mercato dei pareri fi ­<br />

nanziari risalgono dunque le<br />

quotazioni dei ribassisti, degli<br />

analisti che da più di un anno<br />

temono di trovare uno strapiombo<br />

al termine del rialzo<br />

dei mercati drogato dall’eccesso<br />

di cartamoneta stampata.<br />

In Europa torna centrale<br />

il tema dei faesi periferici,<br />

quelli che sono comunemente<br />

defi niti PIGS, acronimo di<br />

Portogallo, Irlanda, Grecia e<br />

Spagna, ma anche termine<br />

inglese per indicare i maia­<br />

8<br />

li. O PIIGS, in cui la doppia I<br />

serve ad includere l’<strong>Italia</strong> nel<br />

branco e a ricordarci che anche<br />

il Belpaese non naviga<br />

in un mare d’oro. Siamo nuovamente<br />

in un frangente cruciale,<br />

di fronte ad un bivio che<br />

può segnare l’evoluzione degli<br />

equilibri economici internazionali<br />

e lo spostamento<br />

del baricentro politico mondiale.<br />

Il salvataggio richiede un<br />

grande sforzo a Paesi che,<br />

già stressati da un enorme<br />

aumento dell’indebitamento,<br />

dovranno farsi<br />

carico di un<br />

nuovo fardello.<br />

Tuttavia i fondi messi a disposizione<br />

della Grecia potrebbero<br />

non bastare a chiudere<br />

la questione: le condizioni<br />

“Il salvataggio della<br />

Grecia richiede<br />

un grande storno.”<br />

imposte dal Fondo Monetario<br />

e dall’Unione Europea<br />

per l’accesso ai fi nanziamenti<br />

stanziati saranno tutt’altro<br />

che blande, mettendo i politici<br />

ateniesi nella impopolare<br />

condizione di dover chiedere<br />

al Paese di osservare un lungo<br />

periodo di austerità a cui<br />

gli Ellenici si sono disabituati<br />

da tempo.<br />

D’altra parte nella remota<br />

ipotesi in cui, in un futuro<br />

prossimo o remoto, la ferita<br />

dovesse riaprirsi e la Grecia<br />

venisse abbandonata<br />

al<br />

suo destino, si<br />

potrebbe produrre<br />

una catastrofe<br />

di proporzioni inestimabili,<br />

pari o superiori a quella<br />

di Lehmann. Un tracollo in<br />

grado di innescare reazioni a<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Grecia e Euro, legame stretto.<br />

catena che obbligherebbero<br />

gli Stati di tutto il mondo ad<br />

azioni di contenimento potenzialmente<br />

ben più costose del<br />

“semplice” salvataggio.<br />

L’incertezza è dunque<br />

tanta e si traduce sui mercati<br />

in una crescita di volatilità<br />

alimentata anche dal downgrade,<br />

da parte dell’agenzia<br />

di rating Standard and Poors,<br />

della Grecia a BB+, ossia<br />

“junk” – spazzatura – ed<br />

i successivi downgrade del<br />

Portogallo ad A­ e della Spagna<br />

ad AA. All’indomani del<br />

declassamento del merito di<br />

credito della Repubblica ellenica,<br />

anche sulle obbligazioni<br />

Royal quotate in Borsa <strong>Italia</strong>na<br />

si è assistito ad una temporanea<br />

crescita della pressione<br />

in vendita che non ha<br />

comunque prodotto grossi<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

deprezzamenti dei titoli grazie<br />

alla presenza del curatore<br />

della liquidità, Banca Akros.<br />

Sebbene il movimento<br />

di prezzo sia stato contenuto<br />

si sono comunque generate<br />

delle opportunita di acquisto<br />

interessanti per gli osservatori<br />

attenti dei nostri titoli sul<br />

mercato. In particolare il Royal<br />

Combinazione Perfetta è<br />

salito, all’indomani del downgrade<br />

della Spagna, di circa<br />

70 centesimi grazie esclusivamente<br />

ad un ritrovato entusiasmo<br />

degli investitori che<br />

hanno colto la “buy opportunity”,<br />

con un controvalore<br />

scambiato fra i più alti del<br />

MOT nella seduta di negoziazione.<br />

Il notevole controvalore<br />

negoziato non è d’altra parte<br />

una novità per un titolo che<br />

nel primo giorno di quotazione,<br />

il 30 marzo, è diventato il<br />

titolo più scambiato di sempre<br />

in una singola seduta di<br />

negoziazione del MOT, con<br />

scambi per 81,8 milioni di<br />

Euro, circa 20 più del precedente<br />

detentore del record.<br />

Il titolo raccoglie l’interesse<br />

degli investitori che, con<br />

una visione ribassista o moderatamente<br />

rialzista dei tassi,<br />

hanno bisogno di un’obbligazione<br />

il cui prezzo vari<br />

sensibilmente in direzione<br />

opposta rispetto dalla variazione<br />

dei tassi di interesse; il<br />

Royal Combinazione Perfetta<br />

(codice ISIN NL0009294040)<br />

è infatti un’obbligazione a 8<br />

anni che distribuisce cedole<br />

semestrali, fi sse e pari all’8%<br />

al primo anno e poi dal secondo<br />

all’ottavo anno pari al<br />

10% meno 2 volte l’Euribor a 6<br />

mesi. Permette così di puntare<br />

su un ulteriore ribasso dei<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />

tassi o comunque su un rialzo<br />

più lento di quanto sia attualmente<br />

scontato dal mercato:<br />

a fronte di un maggior rischio<br />

assunto sulla curva dei tassi,<br />

i rendimenti offerti sono potenzialmente<br />

molto alti. Non<br />

si tratta comunque dell’unica<br />

obbligazione Royal di successo<br />

emessa nel mese di<br />

marzo. Nella giornata in cui<br />

il Combinazione Perfetta ha<br />

fatto segnare il record in Borsa<br />

<strong>Italia</strong>na, sono state infatti<br />

quotate altre 3 obbligazioni:<br />

il Royal Ripresa, il Royal Protezione<br />

ed il Royal 5% Flex.<br />

La prima (codice ISIN<br />

NL0009294024) è un titolo<br />

decennale a tasso variabile<br />

legato all’Euribor a 3 mesi, ottimizzato<br />

per interpretare una<br />

visione di rialzo dei tassi di interesse<br />

e di graduale ripresa<br />

della congiuntura economica.<br />

A differenza degli altri titoli a<br />

tasso variabile in cui lo spread<br />

da aggiungere all’Euribor<br />

è costante per tutta la durata<br />

dello strumento, nel caso del<br />

Royal Ripresa il premio è più<br />

alto nei primi anni (2,50% al<br />

primo), in modo da sostenere<br />

maggiormente la redditivita<br />

dell’obbligazione nell’attuale<br />

scenario di bassi tassi<br />

a breve. Sebbene lo spread<br />

decresca progressivamente,<br />

di 0,25% l’anno, negli anni<br />

successivi, in uno scenario di<br />

risalita dell’Euribor le cedole<br />

potrebbero rimanere costanti<br />

o addirittura crescere nel<br />

tempo.<br />

Il Royal Protezione (codice<br />

ISIN NL0009294032) è<br />

invece un’obbligazione ad<br />

8 anni che paga cedole annuali,<br />

pensata per gli investitori<br />

che, pur avendo una vi­<br />

sione rialzista dell’infl azione<br />

nel medio lungo termine, non<br />

vogliano rinunciare all’opportunit<br />

à di ricevere buoni rendimenti<br />

anche in periodi di<br />

bassa infl azione. Il titolo garantisce<br />

un rendimento pari al<br />

6% per i primi due anni e dal<br />

terzo anno in poi distribuisce<br />

delle cedole pari all’infl azione<br />

europea e comunque mai inferiori<br />

al 2,75% per anno.<br />

Infi ne l’obbligazione Royal<br />

5% Flex (codice ISIN<br />

NL0009294057) è un’emissione<br />

decennale adatta agli<br />

investitori che prediligono la<br />

certezza di cedole fi sse per i<br />

primi 5 anni e sono disposti<br />

a passare a cedole variabili<br />

dal sesto anno in previsione<br />

di un rialzo del tasso Euribor.<br />

L’obbligazione infatti assicura<br />

cedole semestrali pari al<br />

5%, ben al di sopra di quelle<br />

di mercato, per i primi cinque<br />

anni; successivamente l’ammontare<br />

della cedola potreb­<br />

News<br />

be rimanere inalterato ovvero,<br />

a discrezione dell’emittente,<br />

diventare variabile e pari<br />

all’Euribor a 6 mesi.<br />

Ricordiamo come sempre<br />

che sulle obbligazioni Royal,<br />

l’assenza di un periodo<br />

di collocamento, la presenza<br />

del prospetto informativo (in<br />

quanto obbligazioni bancarie)<br />

e la quotazione al MOT di<br />

Borsa <strong>Italia</strong>na rendono queste<br />

emissioni immediatamente<br />

disponibili anche agli investitori<br />

privati senza impedimenti,<br />

con costi contenuti e<br />

con la possibilità di negoziare<br />

sempre attraverso il proprio<br />

intermediario di fi ducia, senza<br />

dover aprire altri conti. Inoltre,<br />

la presenza sul mercato<br />

di Banca Akros, con spread<br />

denaro lettera contenuto, tutela<br />

maggiormente l’investitore<br />

in relazione alla liquidità<br />

dei titoli. L’investimento minimo<br />

è di soli 1.000 Euro.<br />

Obbligazioni Royal, sicurezza e rendimento.<br />

9


Intervista<br />

“Sono ottimista per tutte le<br />

materie prime”<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Lei afferma<br />

che nei prossimi dieci anni il prezzo<br />

dell’oro salirà a 2000 Dollari. Al di là<br />

di ciò, ritiene che l’oro abbia ulteriori<br />

potenzialità?<br />

Jim Rogers: Sì, naturalmente. Tuttavia<br />

dipende da come si svilupperà il mondo.<br />

Supponiamo di assistere a guerre mondiali,<br />

ad un collasso economico o alla<br />

scomparsa del Dollaro USA: in tal caso<br />

il prezzo dell’oro potrebbe raggiungere<br />

qualsiasi livello.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Lei è ottimista<br />

per le materie prime agricole.<br />

Jim Rogers: No, sono ottimista per tutte<br />

le materie prime. Penso semplicemente<br />

che quelle agricole siano molto più convenienti<br />

di tutte le altre.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Come<br />

vede il potenziale delle quotazioni? Nei<br />

prossimi dieci anni i prezzi delle materie<br />

prime agricole potranno raddoppiare?<br />

Jim Rogers: I prezzi delle materie<br />

agricole possono fare molto più che<br />

raddoppiare. In tutti i mercati rialzisti, i<br />

prezzi raggiungono un livello che nessuno<br />

può prevedere con argomentazioni<br />

razionali. Nell’ultima fase di mercato<br />

rialzista, ad esempio, il prezzo<br />

dello zucchero nell’arco di otto anni è<br />

aumentato di oltre 47 volte. Il prezzo<br />

dell’oro è salito di 25 volte, l’argento di<br />

40. In passato si sono verifi cati aumenti<br />

dei prezzi incredibili ed anche in futuro<br />

assisteremo ad aumenti dei prezzi<br />

incredibili.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Si aspetta<br />

che i prezzi di caffè e cacao si moltiplichino<br />

nuovamente?<br />

Jim Rogers: Ritengo concepibile una<br />

decuplicazione dei prezzi del caffè e del<br />

cacao.<br />

10<br />

Chi è<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Quali<br />

conseguenze avrebbe tale situazione<br />

per il consumatore fi nale?<br />

Jim Rogers: Il consumatore abituale dovrà<br />

pagare prezzi più alti. Quando il prezzo<br />

del petrolio si è decuplicato anche allora<br />

il consumatore ha dovuto pagare prezzi<br />

più alti. Ciò che si verifi cherà in seguito<br />

sarà una contrazione della domanda dei<br />

consumatori.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

“I prezzi del caffè e del cacao potrebbero decuplicare.”<br />

Jim Rogers oggi è considerato uno dei più noti esperti di materie prime del mondo.<br />

Per due volte Rogers ha attraversato il globo in occasione di due viaggi intorno al<br />

mondo, visitando oltre 150 Paesi. Nel 1998 ha creato il suo indice sulle materie prime,<br />

il “Rogers International Commodity Index” (in breve: RICI). In precedenza, nel<br />

1973, insieme a George Soros ha fondato il leggendario Quantum Funds. Con una<br />

performance superiore al 4000% nell‘arco di dieci anni, il fondo è entrato a pieno diritto<br />

nella storia dell‘economia (citiamo a scopo di confronto la performance dell‘S&P<br />

500: 50% circa). Nel 1980 Rogers si è ritirato dal management del Quantum Funds.<br />

Rogers è nato a Demopolis (nello stato americano dell‘Alabama) nel 1942 e ha studiato<br />

storia, fi losofi a ed economia all‘Università di Yale ed Oxford. Nel 2008, insieme<br />

alla famiglia, Rogers lascia gli Stati Uniti e si trasferisce da New York a Singapore.<br />

Jim Rogers è sposato e ha due fi glie.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Con gli<br />

alimenti, però, è molto più diffi cile che<br />

con il petrolio.<br />

Jim Rogers: È proprio questo il punto.<br />

Nel caso delle materie prime agricole,<br />

la domanda non si ridurrà molto. I prezzi,<br />

pertanto, aumenteranno ancora più<br />

vigorosamente. Se il livello dei prezzi<br />

delle materie prime agricole resterà<br />

quello odierno ben presto non ci sa­<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

ranno più alimenti disponibili. A nessun<br />

prezzo. In tutto il mondo, infatti, c’è un<br />

problema: gli agricoltori non sono quasi<br />

più in grado di resistere con i livelli<br />

dei prezzi attuali. Di conseguenza<br />

i prezzi devono<br />

aumentare. In seguito<br />

si troveranno di nuovo<br />

persone disponibili a lavorare<br />

come agricoltori. Attualmente,<br />

invece, la vita da agricoltore non viene<br />

neppure presa in considerazione,<br />

non solo in Europa o negli USA, ma nel<br />

mondo intero.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: In altre<br />

parole, quindi, lei sta dicendo che un<br />

aumento dei prezzi è necessario.<br />

Jim Rogers: Se i prezzi delle materie<br />

prime agricole non salgono, in un futuro<br />

non troppo lontano non ci saranno più<br />

agricoltori. E se non ci saranno agricoltori<br />

nessuno coltiverà più la terra e noi vivremo<br />

una crisi alimentare globale. È un<br />

bene per il mondo che i prezzi delle materie<br />

prime agricole salgano. E più rapidamente<br />

salgono, meglio è.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Qual è<br />

al momento la sua materia prima preferita?<br />

Jim Rogers: Sono un pessimo Market Timer.<br />

Osservo le materie prime che sono a<br />

un livello basso. Ma attualmente punterei<br />

sulle materie prime agricole.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Cosa<br />

pensa del metano?<br />

Jim Rogers: Il metano è una fonte di<br />

energia straordinaria: è economico, pulito<br />

ed efficiente.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Parliamo<br />

di altre fonti energetiche: ritiene promettenti<br />

gli investimenti nel carbone?<br />

Jim Rogers: Purtroppo non esistono<br />

future sul carbone. Per questo bisogna<br />

puntare su questa materia prima in altro<br />

modo, ma il tema offre fantastiche opportunità.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: In futuro,<br />

probabilmente, il mercato globale<br />

dell’automotive sarà dominato dalle<br />

auto ibride ed elettriche. Nelle batte­<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />

“Più salgono i prezzi<br />

delle materie prime<br />

agricole, meglio è.”<br />

rie è spesso utilizzato il litio: cosa ne<br />

pensa?<br />

Jim Rogers: In futuro tutti investiremo<br />

molto di più nel litio. Purtroppo non esis­<br />

te ancora un mercato dei<br />

future per il litio. Di conseguenza<br />

bisogna investire<br />

tramite i produttori o tramite<br />

i Paesi produttori, come<br />

ad esempio il Cile e la Bolivia. Altrettanto<br />

eccezionali sono i rare earth elements: il<br />

97% dei metalli rari (nota della redazione:<br />

sono necessari per la produzione di tutte<br />

le apparecchiature elettroniche) proviene<br />

dalla Cina. Anche in questo campo, pertanto,<br />

la Cina si trova in una posizione eccellente<br />

dal punto di vista strategico.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Cosa<br />

consiglia ad un investitore che non ha<br />

mai investito in materie prime? Come<br />

dovrebbe iniziare?<br />

Jim Rogers: Gli consiglierei di investire<br />

buona parte del suo portafoglio in materie<br />

prime agricole. Una buona opportunità<br />

in questo campo è offerta dal mio Soft<br />

Commodity Index.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Parliamo<br />

della Cina. Da anni lei è molto ottimista<br />

in riferimento alla Cina. Negli ultimi<br />

mesi il prezzo del petrolio ancora una<br />

volta si è significativamente ripreso.<br />

Cosa significa un aumento del prezzo<br />

del petrolio per l’economia cinese?<br />

Jim Rogers: La Cina ha un grosso vantaggio<br />

rispetto a molti altri Paesi: ha molto<br />

carbone. Inoltre i Cinesi investono parecchio<br />

denaro nelle energie alternative,<br />

come l’eolica e la solare, ma anche<br />

nell’energia nucleare. I Cinesi pensano<br />

come me: le risorse stanno progressivamente<br />

scomparendo e loro si preparano.<br />

La Cina è meno colpita da un aumento<br />

del prezzo del petrolio rispetto alle nazioni<br />

industrializzate. Ma non mi fraintenda:<br />

anche la Cina sarà toccata da un tale aumento.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Prevede<br />

che l’inflazione continuerà a salire anche<br />

in Cina?<br />

Jim Rogers: Bisogna tenerlo in conto.<br />

Comunque il Governo ha reso più difficol­<br />

Intervista<br />

toso l’accesso al credito. Anche la Cina<br />

ha capito che l’economia non deve surriscaldarsi,<br />

ma in regioni come gli USA<br />

o l’Europa, diversamente dalla Cina,<br />

l’inflazione potrebbe aumentare molto. Sia<br />

gli USA che la maggior parte dei Governi<br />

occidentali mentono quando si tratta del<br />

tasso d’inflazione reale.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Malgrado<br />

i colossali aiuti finanziari, l’economia<br />

USA non si rimette in moto. Quali<br />

sono le cause?<br />

Jim Rogers: Gli USA hanno pompato<br />

moltissimo denaro nell’economia ma i soldi<br />

sono finiti nei canali sbagliati. Il 40% del<br />

pacchetto di incentivi è andato agli Stati<br />

della Confederazione, che hanno speso i<br />

soldi per non dover licenziare i loro burocrati.<br />

Il che non comporta nulla per il futuro<br />

degli Stati Uniti, mentre è stato un bene<br />

per i burocrati che sono riusciti a mantenere<br />

i loro posti di lavoro. A lungo termine,<br />

però, questo non renderà gli USA più<br />

competitivi. Per questo non sono molto<br />

ottimista riguardo agli Stati Uniti. A mio<br />

avviso il denaro non è stato impiegato in<br />

modo intelligente.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Cosa ci<br />

dice della montagna di debiti USA in<br />

costante crescita?<br />

Jim Rogers: Gli USA non potranno mai<br />

estinguere i loro debiti. Mi dispiace dirlo,<br />

in fin dei conti sono un Americano anch’io.<br />

Ma è un dato di fatto: il più grande debitore<br />

nella storia dell’umanità sono gli USA. Le<br />

più grandi nazioni finanziatrici oggi sono<br />

Cina, Corea del Sud, Giappone, Taiwan,<br />

Singapore e India. Stiamo assistendo a un<br />

passaggio storico dagli USA all’Asia.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Dove<br />

porta la strada intrapresa dagli USA?<br />

Jim Rogers: Gli USA stanno percorrendo<br />

la strada intrapresa dalla Gran Bretagna<br />

80 anni fa. Dopo la Prima Guerra<br />

Mondiale la Gran Bretagna era il Paese<br />

più ricco della Terra. Nell’arco di 30 anni<br />

lo Stato è andato in bancarotta e il Fondo<br />

Monetario Internazionale gli ha dovuto<br />

offrire un supporto finanziario. Negli anni<br />

‘70 la Gran Bretagna non è stata più in<br />

grado di collocare obbligazioni di Stato.<br />

11


Intervista<br />

Nessuno voleva più le obbligazioni statali<br />

britanniche.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Pensa<br />

che il Fondo Monetario Internazionale<br />

prenderà sotto l’ala anche gli USA dal<br />

punto di vista fi nanziario?<br />

Jim Rogers: Per come si sta evolvendo la<br />

situazione negli USA, il FMI potrebbe non<br />

essere in grado di farlo: i debiti sono semplicemente<br />

eccessivi. E questo porterà<br />

grossi problemi negli USA. Molti Paesi, in<br />

passato, erano molto, molto ricchi: Spagna,<br />

Portogallo, Olanda... tutti hanno avuto<br />

grande successo, e poi sono andati giù.<br />

Forse questa volta le cose stanno diversamente.<br />

Tuttavia bisognerebbe essere<br />

molto, molto cauti. Ai miei occhi, gli USA<br />

hanno superato il loro Zenith.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Non ci<br />

sono più speranze per gli USA?<br />

Jim Rogers: Può darsi che il metano di<br />

scisto trovato negli USA aiuti il Paese a<br />

compiere uno slancio di breve periodo.<br />

Tuttavia, ritengo che gli USA non possano<br />

mantenere il loro status odierno.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Qual è la<br />

Sua visione a lungo termine sul Dollaro?<br />

Jim Rogers: A lungo termine, il biglietto<br />

verde perderà valore ed importanza.<br />

Dato che gli USA non saranno in grado<br />

di estinguere i debiti, dovranno stampare<br />

ancora più denaro. E questo torna ancora<br />

una volta a vantaggio dei valori reali,<br />

come ad esempio le materie prime.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Quali<br />

sono attualmente le valute che preferisce?<br />

Jim Rogers: Sono convinto che nei prossimi<br />

anni le valute dei Paesi ricchi di materie<br />

prime si evolveranno molto meglio<br />

rispetto a quelle dei Paesi in cui le mate­<br />

Strumenti sugli indici di Jim Rogers<br />

12<br />

rie prime sono scarse. Il Canada si svilupperà<br />

meglio degli USA, l’Australia si svilupperà<br />

meglio della Nuova Zelanda.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Come<br />

vede la Russia?<br />

Jim Rogers: La Russia ha problemi sia<br />

demografici che politici. Continuerà a<br />

frammentarsi: non succederà quest’anno<br />

o l’anno prossimo, ma succederà. È un<br />

Paese troppo vasto e composto da un<br />

numero eccessivo di gruppi etnici. Un<br />

altro problema consiste nel fatto che la<br />

produzione petrolifera russa ha superato<br />

il suo picco.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Signifi<br />

ca che Lei consiglia di non investire<br />

in Russia?<br />

Jim Rogers: Se sei con le persone giuste,<br />

vale a dire con Vladimir Putin, in Russia<br />

puoi guadagnare un patrimonio. Altrimenti,<br />

come investitore mi terrei a distanza da<br />

questo Paese.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Cosa ne<br />

pensa dell’Africa come meta d’investimento?<br />

Jim Rogers: Lei parla di Africa, ma l’Africa<br />

è composta da più di 50 Stati. L’Africa è<br />

il secondo continente del mondo per dimensioni.<br />

Ma in Africa ci sono opportunità<br />

straordinarie.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Come ad<br />

esempio?<br />

Jim Rogers: Un esempio è l’Angola. Il<br />

Paese ha solo 14 milioni di abitanti e ben<br />

presto sarà uno dei maggiori produttori<br />

di petrolio. Anche Paesi come l’Egitto o lo<br />

Zambia sono altrettanto interessanti.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Ha intenzione<br />

di lanciare anche prodotti<br />

sull’Africa?<br />

Nome strumento Sottostante Tipo di prodotto ISIN<br />

RICI Agriculture ETF RICI Agriculture ETF LU0259321452<br />

RICI ETF RICI ETF LU0249326488<br />

RICI Metals ETF RICI Metals ETF LU0259320728<br />

Open Certifi cate sul RICI Enhanced RICI Enhanced Open end NL0006063067<br />

Fonte: <strong>RBS</strong><br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

“Come investitore eviterei la Russia.”<br />

Jim Rogers: Ci ho rifl ettuto a lungo ma<br />

sono giunto alla conclusione che non lo<br />

farò. I singoli Stati dell’Africa sono semplicemente<br />

troppo diversi tra loro.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Quale<br />

è Stato fi nora il suo peggiore investimento?<br />

Jim Rogers: Ce ne sono tanti. Ma ogni<br />

volta che ho perso dei soldi è stato perché<br />

non ho fatto i compiti a casa. Ad esempio,<br />

anni fa ho shortato sul petrolio un<br />

venerdì. Il sabato successivo è iniziata<br />

la guerra tra Iran e Iraq. Naturalmente il<br />

prezzo del petrolio ha sfondato il tetto.<br />

Avrei volentieri dato la colpa a qualcun<br />

altro per questo, ma l’errore è stato solo<br />

e soltanto mio.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Supponiamo<br />

che le sue fi glie abbiano il suo<br />

stesso talento e diventino due “leggende”<br />

nel campo degli investimenti. In<br />

quali settori potrebbero essere delle<br />

“guru”?<br />

Jim Rogers: Non ci ho mai pensato.<br />

Prendiamo gli anni 2033 e 2038: le mie<br />

fi glie avranno 30 anni. Suppongo che avranno<br />

investito molto nelle azioni immobiliari<br />

asiatiche.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>: Avrebbe<br />

senso investire in questo settore<br />

già oggi?<br />

Jim Rogers: Naturalmente, al momento<br />

aspetterei ancora ad investire in questo<br />

settore. Come ho già detto, negli agglomerati<br />

di Shanghai e Hong Kong è in atto<br />

una vera bolla immobiliare.<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.


Gli ETF Market Access<br />

replicano anche l’Africa.<br />

ETF Market Access sull’indice FTSE/JSE TOP 40.<br />

Come un camaleonte, quando ci interessa qualcosa, ne assumiamo<br />

il colore e ne replichiamo la performance. L’Africa ed in particolare il<br />

Sudafrica ci interessano per le potenzialità di crescita, per la ricchezza<br />

di materie prime (metalli preziosi e diamanti) ed in quanto obiettivi di<br />

La gamma degli ETF Market Access<br />

Sottostante Settori/Paesi Codice ISIN Cod. negoz.<br />

RICI ® USD Materie prime LU0249326488 RICI<br />

RICI ® Metals USD Metalli LU0259320728 RICIME<br />

RICI ® Agriculture USD Agricoltura LU0259321452 RICIAG<br />

NYSE Arca Gold Bugs USD Società aurifere LU0259322260 GOLDA<br />

DJ Turkey Titans 20 EUR Turchia LU0269999362 TURK<br />

DAXglobal ® Russia EUR Russia LU0269999958 RUSSDX<br />

importanti investimenti indiani e cinesi. Presso la tua banca di fiducia<br />

puoi acquistare e vendere gli ETF Market Access quotati in Borsa<br />

<strong>Italia</strong>na. Sono armonizzati (tassazione al 12,5%) e hanno il patrimonio<br />

segregato. The Royal Bank of Scotland e UniCredit curano la liquidità.<br />

Sottostante Settori/Paesi Codice ISIN Cod. negoz.<br />

FTSE/JSE Africa Top 40 ZAR Sudafrica LU0270000028 AFRI<br />

South-East Europe<br />

Traded EUR<br />

Bulgaria, Croazia,<br />

Romania, Serbia,<br />

Slovenia<br />

LU0259329869 SUDEUR<br />

DAXglobal ® Asia EUR Asia LU0259323235 ASIADX<br />

DAXglobal ® BRIC EUR<br />

Brasile, Russia,<br />

India, Cina<br />

LU0269999792 BRICDX<br />

Market Access è una SICAV parte del Gruppo <strong>RBS</strong>, regolamentata UCITS III. Il trattamento fiscale dipende dalla situazione individuale di ciascun cliente e può essere<br />

soggetto a modifiche in futuro. Le ‘US Persons’ non possono acquistare questi ETF, né questi possono essere venduti negli USA. Tutte le suddette informazioni devono<br />

essere necessariamente integrate con quelle messe a disposizione dall’intermediario in base alla normativa di volta in volta applicabile. PRIMA DELLA NEGOZIAZIONE<br />

LEGGERE ATTENTAMENTE IL PROSPETTO INFORMATIVO ED IL DOCUMENTO DI QUOTAZIONE, ANCHE PER QUANTO CONCERNE I RISCHI.<br />

Per la documentazione degli ETF Market Access: sito www.rbsbank.it/markets<br />

Per maggiori informazioni: e-mail markets.it@rbs.com Numero Verde 800 920 960.


Storia di copertina<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Le conseguenze dell’eccesso<br />

di liquidità.<br />

Per decenni la Banca Centrale USA ha combattuto le crisi con il denaro a basso costo. Abbiamo pagato le<br />

conseguenze di questa politica nella recente crisi economica e fi nanziaria, ma non è abbastanza. A medio-lungo<br />

termine si delineano forti rischi d’infl azione.<br />

14<br />

Sulla scia di una politica monetaria fortemente espansiva, un eccesso di liquidità può rapidamente trasformarsi in uno tsunami.<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Prima dell’esplosione della crisi del<br />

credito tutto sembrava andare nel<br />

migliore dei modi. L’economia<br />

mondiale cresceva e le Borse, dopo lo<br />

scoppio della bolla tecnologica e gli attentati<br />

dell’11 settembre 2001, già da alcuni<br />

anni avevano ripreso a marciare in<br />

avanti. La crisi del credito, poi, ha chiarito<br />

in modo inequivocabile che la ripresa<br />

è stata pagata a caro prezzo, poiché è<br />

stata consentita da una politica monetaria<br />

molto espansiva, condotta principal­<br />

mente dagli USA. Negli anni<br />

passati i tassi di riferimento<br />

statunitensi sono rimasti<br />

bassi, malgrado un costante<br />

aumento dell’indebitamento<br />

statale rispetto al prodotto sociale lordo.<br />

A parte questo, lo Stato ha fatto tutto il<br />

possibile per impedire una fase di debolezza<br />

congiunturale.<br />

Una politica monetaria troppo espansiva<br />

è la radice di tutti i mali. Guardando<br />

al passato, dopo lo scoppio della<br />

bolla tecnologica e immobiliare sarebbe<br />

stato opportuno lasciare che le economie<br />

nazionali tirassero un po’ il fi ato.<br />

I responsabili hanno però dimenticato<br />

che le economie che funzionano (propr­<br />

PIL nominale e crediti nel settore non bancario<br />

Miliardi di Dollari<br />

35.000<br />

30.000<br />

25.000<br />

20.000<br />

15.000<br />

10.000<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />

“Le economie devono<br />

poter inspirare<br />

ed espirare.”<br />

da fine 1997 a fine 2009:<br />

incremento del 128%<br />

5.000<br />

12.1997 12.1999 12.2001 12.2003 12.2005 12.2007 12.2009<br />

PIL nominale (scala sx)<br />

Crediti nel settore non finanziario (scala dx)<br />

io come un vero organismo) non devono<br />

soltanto inspirare, ma anche espirare. Se<br />

però l’espirazione, come è accaduto, viene<br />

ostacolata artifi cialmente, presto o<br />

tardi si presentano i problemi. Questa<br />

tesi ha recentemente trovato una conferma<br />

anche in un’analisi della Banca<br />

dei Regolamenti Internazionali in cui si<br />

è dimostrato che, già in passato, i tassi<br />

eccessivamente bassi hanno indotto le<br />

banche a un’eccessiva “fame” di rischio,<br />

generando inoltre una percezione distor­<br />

ta del rischio stesso. Esattamente<br />

gli stessi fenomeni<br />

che si sono potuti osservare<br />

prima dell’esplosione<br />

della crisi del credito. Una<br />

delle cause della crisi è stata senza dubbio<br />

la signifi cativa ascesa del credito innescatasi<br />

dall’inizio degli anni ’90. Diversamente<br />

dai decenni precedenti, in<br />

cui negli USA il PIL e la somma dei crediti<br />

bancari registravano un andamento<br />

praticamente parallelo, nei 20 anni precedenti<br />

la crisi i crediti bancari sono saliti<br />

più rapidamente. Anche se questa situazione<br />

è relativamente facile da capire<br />

e da ricostruire pur senza il supporto di<br />

studi scientifi ci, persino dopo lo scoppio<br />

della crisi del credito le Banche Centrali<br />

da fine 1997 a fine 2009:<br />

incremento del 70%<br />

Una crescita fi nanziata dai debiti<br />

Soprattutto a partire dal 2000, l’indebitamento del settore non fi nanziario USA è salito<br />

in modo sproporzionato rispetto alla crescita nominale. Questo ha reso l’economia<br />

USA complessivamente più debole e instabile ed ha contribuito alla crisi fi nanziaria ed<br />

economica innescatasi a partire dal 2007.<br />

Fonte: Bloomberg, 31/12/2009<br />

Crescita e saldo di bilancio degli USA<br />

7<br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

-1<br />

-2<br />

-3<br />

-4<br />

-5<br />

-6<br />

-7<br />

Storia di copertina<br />

e i Governi di tutto il mondo hanno tentato<br />

con tutte le forze di impedire una contrazione<br />

dell’economia. Con un supporto<br />

di questo tipo, dopo un grave e repentino<br />

crollo, la congiuntura mondiale è tornata<br />

a puntare verso l’alto.<br />

L’esplosione dei debiti statali diventa<br />

un pesante fardello. Questa ripresa,<br />

però, costa molto cara. Infatti è resa possibile<br />

ottenuta solo da un ulteriore ribasso<br />

dei tassi di interesse e immani misure<br />

di politica monetaria. Uno degli effetti secondari<br />

di tutto ciò è che le banche degli<br />

Stati Uniti, a fi ne gennaio, detenevano<br />

ancora riserve in eccesso per ol tre mille<br />

miliardi di Dollari USA presso la Banca<br />

Centrale. Una situazione che implica un<br />

enorme potenziale infl azionistico che si<br />

scatenerà se le banche non torneranno<br />

a concedere maggiori crediti e la Banca<br />

Centrale non provvederà per tempo<br />

a togliere di mezzo l’eccesso di liquidità.<br />

Un’altra fonte di pericolo è costituita<br />

dalle immani montagne di debiti che<br />

molti Paesi hanno accumulato nel corso<br />

della loro lotta contro la crisi. Secondo<br />

John Lipsky, Vicepresidente del FMI, se<br />

l’indebitamento resterà al livello che ha<br />

raggiunto dopo la crisi, il potenziale di<br />

Percentuale Percentuale<br />

Variazione nominale del PIL (scala sx)<br />

Saldo di bilancio in % del PIL (scala dx)<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

-2<br />

-4<br />

-6<br />

-8<br />

-10<br />

-12<br />

12.1997 12.1999 12.2001 12.2003 12.2005 12.2007 12.2009<br />

Crescita con un saldo di bilancio negativo<br />

A partire dal 2002, la crescita USA è andata di pari passo con un saldo di bilancio<br />

negativo. Anche lo Stato si è aggiunto in qualità di debitore. L’aumento del consumo<br />

statale ha compensato la debolezza del settore privato e ha consentito la crescita.<br />

Nell’attuale crisi, questa ricetta è stata applicata in modo ancora più intenso.<br />

Fonte: Bloomberg, 31/12/2009<br />

15


Storia di copertina<br />

crescita dei Paesi industrializzati potrebbe<br />

perdere ogni anno fino a mezzo punto<br />

percentuale rispetto al periodo che ha<br />

preceduto la crisi finanziaria. D’altro canto,<br />

i debiti degli Stati sono talmente elevati<br />

che il loro abbattimento appare realizzabile<br />

solo median te un aumento dei<br />

tassi d’inflazione. L’aumento dei prezzi,<br />

infatti, potrebbe portare a una riduzione<br />

dei debiti realmente accumulati. Attualmente,<br />

però, i segnali che potrebbero<br />

far pensare a un aumento dell’inflazione<br />

sono relativamente scarsi, perlomeno<br />

nelle principali nazioni industrializzate.<br />

Negli USA, ad esempio, a febbraio<br />

l’inflazione core (che corrisponde al tasso<br />

depurato dei valori di energia e alimenti)<br />

è scesa al livello più basso degli<br />

ultimi sei anni, pari all’1,3%. Secondo il<br />

parere degli esperti, nel corso dell’anno<br />

l’inflazione core dovrebbe ulteriormente<br />

scendere in conseguenza dello scarso<br />

livello di sfruttamento delle capacità<br />

dell’economia. Gli economisti di Danske<br />

Research ritengono possibile un tasso<br />

d’inflazione core dello 0,5% a fine anno.<br />

Anche nell’Eurozona, a febbraio, con lo<br />

0,8% il tasso d’inflazione core è sceso<br />

al livello minimo mai raggiunto dalla nascita<br />

dell’Unione Monetaria. E il Giappone,<br />

con un calo dell’indice dei prezzi al<br />

consumo dell’1,3% segnalato a gennaio,<br />

sembra addirittura impigliato in una spirale<br />

deflattiva. Nel Paese del Sol Levante,<br />

pertanto, l’estremo indebitamento dello<br />

Stato non ha esercitato alcun effetto<br />

propulsivo sui prezzi, ma sembra piuttosto<br />

aver paralizzato l’economia. Insieme<br />

ai prezzi in discesa questo porta a una<br />

minore velocità di circolazione del denaro<br />

e spinge le banche, le imprese e i consumatori<br />

a conservarlo gelosamente.<br />

A breve termine incombono i rischi di<br />

deflazione. In considerazione di queste<br />

cifre e della citata situazione dei prezzi,<br />

prossimamente (o almeno a breve termine)<br />

la discussione finora condotta sui<br />

mercati finanziari in merito alle incombenti<br />

minacce d’inflazione potrebbe essere<br />

sostituita da un dibattito sui possibili<br />

rischi di deflazione. Chi opera in<br />

Borsa, del resto, ha addirittura più paura<br />

della deflazione che dell’inflazione:<br />

16<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Tasso d’inflazione core degli USA e sfruttamento delle capacità<br />

Percentuale Percentuale<br />

6<br />

5<br />

94<br />

4<br />

3<br />

84<br />

2<br />

1<br />

74<br />

0<br />

64<br />

01.1990 04.1991 04.1993 04.1995 04.1997 04.1999 04.2001 04.2003 04.2005 04.2007 04.2009<br />

Inflazione core (scala sx.)<br />

A breve termine lo slancio dei prezzi sarà ridotto<br />

Sfruttamento delle capacità (scala dx.)<br />

Lo sfruttamento delle capacità dell’industria statunitense è risalito dal picco negativo di aprile 2009, ma continua a<br />

muoversi ad un livello storicamente basso. Di conseguenza, l’incremento della domanda può essere coperto dalle<br />

capacità esistenti. A breve termine, lo slancio dei prezzi potrebbe restare contenuto.<br />

Aspettative d’inflazione sul mercato obbligazionario USA<br />

Fonte: Bloomberg, 28/02/2010<br />

Percentuale<br />

3,0<br />

2,5<br />

2,0<br />

1,5<br />

1,0<br />

0,5<br />

0,0<br />

-0,5<br />

-1,0<br />

-1,5<br />

04.2005 10.2005 04.2006 10.2006 04.2007 10.2007 04.2008 10.2008 04.2009 10.2009 04.2010<br />

Break even rate (5 anni)<br />

L’inflazione è ancora ininfluente sul mercato obbligazionario USA<br />

Il break even rate è la differenza tra le obbligazioni a tasso nominale e le obbligazioni indicizzate all’inflazione, a parità di<br />

durata. Questo valore riflette le aspettative d’inflazione del mercato obbligazionario. Attualmente i mercati non ritengono<br />

che nei prossimi cinque anni si giungerà ad un significativo aumento dell’inflazione. Il break even rate è solo al 2% e<br />

pertanto al di sotto del livello degli anni che hanno preceduto la crisi.<br />

Riserve in eccesso delle banche USA presso la FED<br />

Milioni di USD<br />

10.000.000<br />

1.000.000<br />

100.000<br />

10.000<br />

1.000<br />

Fonte: Bloomberg, 06/04/2010<br />

100<br />

01.2000 12.2001 11.2003 10.2005 09.2007 08.2009<br />

Le riserve in eccesso sono ancora elevate<br />

Le banche commerciali continuano a detenere forti riserve in denaro (riserve in eccesso) presso la Banca Centrale, che<br />

eccedono per l’appunto le riserve obbligatorie (riserve minime). Questa circostanza indica che il denaro a basso costo detenuto<br />

presso la Banca Centrale non confluisce nelle quantità consuete all’interno del circuito dell’economia e il rendimento<br />

della politica monetaria continua ad essere scarso. Da questo diagramma non si deducono rischi d’inflazione immediati.<br />

Fonte: NSA, marzo 2010<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

con i prezzi in calo, infatti, i consumatori<br />

sono più reticenti ad acquistare poiché<br />

ritengono che i prezzi scenderanno ancora.<br />

Questo calo della domanda, però,<br />

acuisce ulteriormente il trend defl attivo<br />

e il risultato è la minaccia di una spirale<br />

diffi cile da spezzare. Se si dovesse giungere<br />

a questo dibattito sulla defl azione,<br />

i crediti bancari stagnanti in molti Paesi<br />

tornerebbero ad essere un tema di attualità.<br />

Tuttavia, l’interpretazione delle statistiche<br />

sui crediti è diventata molto più<br />

diffi cile rispetto al passato, poiché molte<br />

Banche Centrali hanno inserito nei loro<br />

bilanci i crediti dei bilanci delle banche<br />

commerciali, fornendo loro in<br />

cambio il denaro della Banca<br />

Centrale. Solo per la FED,<br />

questo importo si aggira sugli<br />

800 miliardi di Dollari circa.<br />

Così facendo, la FED si è trasformata in<br />

una grande banca commerciale e questa<br />

evoluzione richiede presumibilmente<br />

nuovi approcci interpretativi.<br />

A lungo termine si creerà un potenziale<br />

infl azionistico. Malgrado l’ammonimento<br />

che ci giunge dall’esempio defl azionistico<br />

del Giappone, la maggior parte degli<br />

osservatori teme soprattutto i rischi<br />

d’infl azione, quantomeno in una prospettiva<br />

a lungo termine. Questi timori sono<br />

motivati soprattutto dal forte aumento dei<br />

defi cit dei budget. La serietà della situazione<br />

è stata inequivocabilmente chiarita<br />

dagli economisti di Deutsche Bank Re­<br />

Indebitamento statale lordo*<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />

“Infl azione o defl<br />

azione? È questa<br />

la domanda”<br />

search. In uno studio dal titolo “Indebitamento<br />

statale nel 2020: un’analisi della<br />

sostenibilità per i Paesi industrializzati<br />

ed emergenti”, enunciano il seguente<br />

concetto fondamentale: in molti e in parte<br />

grandi Paesi industrializzati, l’attuale<br />

politica fi scale e l’indebitamento statale<br />

non sono più sostenibili. Senza drastici<br />

adeguamenti della spesa e/o delle<br />

entrate, il debito di Stato aumenterà vigorosamente<br />

rispetto al potere economico.<br />

Kenneth Rogoff formula i pericoli<br />

in modo ancora più drastico: secondo il<br />

parere del professore di economia, nei<br />

prossimi anni vari Paesi diverranno insol­<br />

venti. Parole di ammonimento<br />

sono state recentemente<br />

pronunciate anche da Mohamed<br />

A. El­Erian della società<br />

di fondi Pacifi c Invest<br />

Management; anch’egli teme che la situazione<br />

potrebbe indurre i Governi ad abbattere<br />

i loro debiti mediante l’infl azione,<br />

o addirittura una bancarotta di Stato. Se<br />

si considerano le cifre di Deutsche Bank<br />

Research, c’è davvero da avere paura:<br />

come calcolano gli esperti nel loro studio,<br />

il defi cit del budget dei Paesi industrializzati<br />

è salito in media del 3% circa<br />

rispetto al PIL tra il 2000 e il 2006 e del<br />

5% tra il 2007 e il 2009. Il debito statale<br />

è quindi passato dal 72% del PIL su cui<br />

si attestava nel 2000 a quasi il 95% del<br />

PIL nel 2009. In mancanza di signifi cativi<br />

adeguamenti politico­fi scali, il debito dei<br />

Paesi industrializzati potrebbe salire da<br />

in % del PIL (scenario di base)<br />

140<br />

120<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

1995 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010e 2012e 2014e 2016e 2018e 2020e<br />

Paesi industrializzati Paesi emergenti<br />

L’indebitamento è un problema dei Paesi industrializzati<br />

Mentre i Paesi Emergenti, a medio-lungo termine, potrebbero ridurre il loro indebitamento, le prospettive sono decisamente<br />

peggiori per gli Stati industrializzati. In conseguenza del crescente carico di debiti degli Stati, in una prospettiva<br />

di lungo periodo qui aumentano i rischi d’infl azione.<br />

*ponderato sul PIL; fonte: DB Research; ultimo aggiornamento: marzo 2010; e = stima<br />

Storia di copertina<br />

Senza una rapida inversione di marcia,<br />

i debiti degli USA saliranno alle stelle.<br />

circa il 100% del PIL (2010) fi no al 133%<br />

del PIL nel 2020.<br />

La problematica del debito è minore<br />

nei Paesi Emergenti che in quelli industrializzati.<br />

Se oltre all’andamento<br />

del debito si rifl ette anche su altri fattori<br />

d’infl uenza, come l’espansione della<br />

quantità di denaro ad opera delle Banche<br />

Centrali e le aspettative d’infl azione sul<br />

mercato obbligazionario, tra i Paesi industrializzati<br />

sono soprattutto gli USA, e<br />

probabilmente anche la Gran Bretagna, i<br />

principali candidati per uno choc infl azionistico.<br />

Ad un confronto relativo sembra<br />

un po’ meno a rischio l’Eurozona, che oltre<br />

alle deboli prospettive di crescita sta<br />

affrontando anche la situazione di alcuni<br />

Paesi, come la Grecia, che hanno già<br />

dovuto “tirare il freno” ai debiti. Il rischio<br />

d’infl azione sembra minacciare anche alcuni<br />

Paesi Emergenti. Questa stima vale<br />

quantomeno per quei Paesi, come l’India<br />

o la Cina, che stanno registrando una<br />

crescita particolarmente forte. Anche i<br />

responsabili locali sembrano condividere<br />

questa visione. Ad esempio, in occasione<br />

dell’ultima Assemblea Nazionale<br />

del Popolo, i commissari politici di Pechino<br />

hanno descritto l’infl azione come<br />

la più grande minaccia per l’economia<br />

e la stabilità sociale. Da un punto di vista<br />

fi nanziario, però, i Mercati Emergenti<br />

hanno pur sempre un vantaggio: secondo<br />

Deutsche Bank Research anche nei<br />

Paesi Emergenti i defi cit di bilancio sono<br />

17


Storia di copertina<br />

aumentati come in quelli industrializzati,<br />

ma l’incremento è stato molto meno<br />

dra stico. Inoltre l’indebitamento statale<br />

in media è molto inferiore a quello della<br />

maggior parte dei Paesi industrializzati.<br />

Questo mette molti Paesi Emergenti nella<br />

situazione di poter ridurre il debito entro il<br />

2020, ma tramite una crescita economica<br />

sufficientemente vigorosa. Deutsche<br />

Bank Research calcola che i debiti di<br />

questi Stati potranno essere ridotti senza<br />

correzioni fiscali dal 46% del PIL (2010)<br />

al 35% del PIL (2020).<br />

Conseguenze a breve e lungo termine<br />

sul mercato valutario. Dal punto di vista<br />

degli investitori, sapere se e in quali<br />

regioni del mondo esistono minacce<br />

d’inflazione o deflazione è una questione<br />

di fondamentale importanza. E la risposta<br />

a questa domanda contribuisce<br />

alla scelta della strategia d’investimento<br />

da attuare. Se, come accennato, persisteranno<br />

le tendenze deflazionistiche<br />

associate a una crescita economica<br />

debole, sul mercato valutario si creerà<br />

il potenziale per una corsa alla svalutazione.<br />

Ogni Paese, infatti, tenterà di<br />

assicurarsi la propria fetta della torta a<br />

spese degli altri. In un tale scenario, gli<br />

analisti della Société Générale classificano<br />

come “in aumento” i rischi di una<br />

rottura dell’Unione Monetaria Europea.<br />

Credono invece nella funzione tradizionale<br />

di “porto sicuro” del Dollaro USA,<br />

così come nell’aumento delle quotazioni<br />

del Renminbi cinese. In caso di tassi<br />

d’inflazione crescenti, nelle valute dei<br />

Paesi interessati dall’aumento dei prezzi<br />

potrebbero verificarsi tendenze alla<br />

rivalutazione, poiché questo potrebbe<br />

essere valutato come un segnale della<br />

ripresa del settore del credito e della<br />

congiuntura e di un aumento degli utili<br />

delle imprese. Gli investitori potrebbero<br />

sentirsi attratti da tutto ciò ed investire<br />

capitali in questi Paesi, il che aiuterebbe<br />

i cambi coinvolti. In una prospettiva<br />

di lungo periodo, però, in futuro potrebbe<br />

anche accadere che le valute danneggiate<br />

dall’inflazione subiscano piuttosto<br />

la pressione della svalutazione. In<br />

uno scenario inflattivo, inoltre, si deve<br />

presupporre che a trarne vantaggio sa­<br />

18<br />

ranno le valute dei Paesi ricchi di materie<br />

prime.<br />

Le conseguenze a breve termine per<br />

le obbligazioni e i mercati obbligazionari.<br />

Altrettanto ambivalente potrebbe<br />

essere la reazione dei mercati azionari<br />

all’aumento dei prezzi. Inizialmente, gli<br />

attori dei mercati potrebbero essere addirittura<br />

agevolati dall’aumento dei tassi<br />

d’inflazione, poiché questo spazzerebbe<br />

via le minacce deflattive. Di un tale sviluppo<br />

potrebbe approfittare soprattutto<br />

Wall Street; le Borse dei Paesi Emergenti,<br />

invece, potrebbero soffrire un po’ del<br />

vantaggio così acquisito<br />

dal Dollaro USA. Spesso,<br />

infatti, questi Paesi hanno<br />

accoppiato le loro valute<br />

al Dollaro e potrebbero<br />

dover inasprire un po’ la<br />

politica monetaria per difendere<br />

i cambi target esistenti. Se la deflazione<br />

viene scongiurata dall’aumento<br />

dei prezzi e finché l’inflazione non degenera,<br />

le azioni potrebbero cavarsela<br />

anche meglio delle obbligazioni.<br />

L’aumento dei prezzi, infatti, è tradizionalmente<br />

il principale nemico di queste<br />

ultime. Contemporaneamente, però,<br />

questo significa che soprattutto le obbligazioni<br />

statali e corporate di prim’ordine<br />

potrebbero essere richieste fintantoché<br />

“La deflazione sarebbe<br />

positiva per le obbligazioni,<br />

ma negativa per<br />

le azioni.”<br />

Differenza tra i tassi e quotazione dell’Euro<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

predominano le tendenze deflazionistiche.<br />

Un persistente andamento deflazionistico<br />

sarebbe invece un problema per<br />

i mercati azionari: storicamente, infatti, in<br />

un tale contesto si sono sempre verificati<br />

un significativo calo degli utili delle imprese<br />

e una contrazione nelle relazioni<br />

di valutazione.<br />

Le conseguenze a lungo termine per<br />

i mercati azionari. Come abbiamo<br />

descritto, a lungo termine sussistono<br />

anche minacce inflazionistiche non trascurabili.<br />

Finché i prezzi non schizzano<br />

eccessivamente in alto, una tale situazione<br />

potrebbe rafforzare i<br />

mercati azionari poiché,<br />

di regola, per questi ultimi<br />

è fondamentale soprattutto<br />

che siano state<br />

bandite le minacce di<br />

recessione. Tuttavia, se<br />

nel 2012 o nel 2013 l’inflazione dovesse<br />

salire troppo, anche i mercati azionari<br />

potrebbero reagire negativamente,<br />

perchè con un’inflazione galoppante<br />

torna a crescere il pericolo di una recessione.<br />

Presumibilmente sarebbero<br />

interessate da una tale dinamica anche<br />

le Borse dei Paesi Emergenti, poiché,<br />

come abbiamo già detto, in esse cova<br />

il massimo potenziale d’inflazione. E se<br />

i Mercati Emergenti dovessero rinunci­<br />

EUR/USD Percentuale<br />

1,7<br />

1,3<br />

1,6<br />

0,9<br />

1,5<br />

0,5<br />

1,4<br />

0,1<br />

1,3<br />

-0,3<br />

1,2<br />

-0,7<br />

1,1<br />

-1,1<br />

1,0<br />

-1,5<br />

04.2005 05.2006 06.2007 07.2008 08.2009<br />

EUR/USD (scala sx.) Differenza tra i tassi delle obbligazioni tedesche e statunitensi<br />

(10 anni) (scala dx)<br />

L’Euro è in difficoltà<br />

Gli USA potrebbero riprendersi più rapidamente dell’Eurozona per quanto concerne la congiuntura. Di conseguenza,<br />

aumenterà anche la differenza tra i tassi delle obbligazioni tedesche e statunitensi. È quindi probabile che l’Euro perderà<br />

ancora. La differenza tra i tassi si è dimostrata un valido indicatore per i cambi.<br />

Fonte: Bloomberg, 06/04/2010<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Quanto è vitale il mercato immobiliare?<br />

La crisi economica e finanziaria è stata preceduta da un crollo<br />

dei prezzi delle case in molti Paesi industrializzati. Per questo è<br />

incoraggiante che negli USA, l’epicentro della crisi immobiliare,<br />

i prezzi degli immobili alla fine si siano stabilizzati. Per ottenere<br />

una tale stabilizzazione, lo Stato è intervenuto massicciamente.<br />

Per effetto della politica di ribasso dei tassi e dell’acquisto<br />

di titoli ipotecari da parte della FED, gli interessi per un mutuo<br />

Tassi dei mutui USA e rendimenti delle obbligazioni di USA Il mercato immobiliare USA<br />

Percentuale<br />

9<br />

8<br />

7<br />

6<br />

5<br />

4<br />

3<br />

2<br />

04.1999 04.2000 04.2002 04.2004 04.2006 04.2008 04.2010<br />

Tassi dei mutui ipotecari USA (30 anni)<br />

T-Bonds statunitensi<br />

Raramente negli USA i mutui per gli immobili sono stati così convenienti<br />

Attualmente, negli USA, ottenere denaro per costruire ed acquistare immobili<br />

è molto più facile rispetto agli scorsi anni. Questa affermazione si riferisce sia<br />

all’ammontare assoluto degli interessi richiesti, sia alla differenza tra il livello<br />

dei tassi dei mutui ipotecari e i rendimenti delle obbligazioni di Stato. La causa<br />

di questi tassi così contenuti sono i massicci acquisti della banca centrale USA.<br />

Questo programma di aiuti, però, è terminato a fine marzo. Sul mercato si dice<br />

che i tassi per le ipoteche trentennali, entro la fine dell’anno, potrebbero salire al<br />

6% circa.<br />

A fronte di tali sussidi creati artificialmente, ci<br />

si chiede se, soprattutto negli USA, si possa<br />

davvero parlare di un mercato immobiliare liberamente<br />

funzionante. Bisogna anche pensare<br />

che le banche, se i creditori diventano<br />

insolventi, si prendono gli immobili. Ma visto<br />

che sono sostenute dalla Banca Centrale e<br />

dal Governo, queste case non sono obbligate<br />

a rivenderle: tutto questo incide sui prezzi,<br />

ma per mercato libero si intende qualcosa di<br />

diverso… In un tale contesto è difficile rispondere<br />

alla domanda sulle reali condizioni del<br />

mercato immobiliare statunitense. A tale proposito<br />

regna lo scetticismo sui messaggi secondo<br />

cui la FED internamente continuerebbe<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

Storia di copertina<br />

ipotecario a tasso fisso con una durata di 30 anni sono bassi<br />

come mai in passato. Oltre al vantaggio dei crediti all’edilizia<br />

con minimi da record, fino ad aprile ai primi acquirenti di un<br />

immobile viene concesso un beneficio fiscale che può arrivare<br />

fino a 8000 Dollari. In più, il settore bancario sostenuto dallo<br />

Stato fornisce molto più aiuto rispetto al passato ai creditori<br />

problematici nei loro sforzi d’indebitamento.<br />

Punti in migliaia<br />

01.1985 01.1990 01.1994 01.1998 01.2002 01.2006 01.2010<br />

Housing-Market-Index (scala sx)<br />

Single-family Housing Starts (scala dx)<br />

2.000<br />

1.800<br />

1.600<br />

1.400<br />

1.200<br />

1.000<br />

800<br />

600<br />

400<br />

200<br />

0<br />

Il mercato immobiliare versa in pessime condizioni<br />

Malgrado le convenienti condizioni di finanziamento concesse agli acquirenti e ai<br />

costruttori di immobili, l’Housing-Market-Index (HMI) della National Association of<br />

Home Builders continua ad essere prossimo al suo minimo storico. Lo stesso si può<br />

dire per le costruzioni intraprese nel settore delle case unifamiliari. A fine aprile, negli<br />

USA, terminano gli incentivi fiscali per la compravendita di immobili: questo dovrebbe<br />

gravare ulteriormente sul mercato. L’HMI è un indicatore non stagionale della situazione<br />

delle case unifamiliari sul mercato USA e si basa su un sondaggio condotto tra le società<br />

costruttrici di immobili residenziali. Un livello dell’HMI superiore a 50 punti significa che<br />

le condizioni del mercato possono essere definite prevalentemente buone, mentre se è<br />

inferiore a 50 è indice di un mercato debole.<br />

Fonte: Bloomberg, 03/04/2010 Fonte: NAHB/Wells Fargo Housing Market Index, U.S. Census Bureau, aprile 2010<br />

a preoccuparsi dello stato immobiliare. Preoccupazioni<br />

che certamente non diminuiscono<br />

in considerazione della quota di disoccupazione<br />

americana, che resta sempre alta. Tanto<br />

più che i problemi del segmento degli immobili<br />

industriali sembrano venire lentamente a galla<br />

soltanto ora: in questo settore, negli ultimi<br />

anni, sono giunti a scadenza crediti per un volume<br />

di 1400 miliardi di Dollari. Tuttavia, dato<br />

che l’esposizione al credito in questo caso<br />

spesso è superiore al valore del rispettivo immobile,<br />

le banche sono minacciate da nuovi<br />

e cospicui ammortamenti. Altrettanto ambivalente<br />

potrebbe essere la reazione all’aumento<br />

dei prezzi sui mercati azionari.<br />

19


Storia di copertina<br />

are ai loro obiettivi di cambio, potrebbero<br />

venire meno anche i loro acquisti<br />

di obbligazioni statali dei Paesi industrializzati.<br />

Questo potrebbe mettere in<br />

diffi coltà non solo le quotazioni delle<br />

obbligazioni di Stato, ma anche il Dollaro<br />

e l’Euro.<br />

In un tale scenario, i mercati azionari<br />

dei Paesi industrializzati probabilmente<br />

soffrirebbero molto. A confronto,<br />

potrebbe andare un po’ meglio alle<br />

Borse dei Paesi Emergenti, poiché la<br />

crescente importanza del consumo e<br />

il minore indebitamento creano margini<br />

per la domanda.<br />

20<br />

Le conseguenze a lungo termine per<br />

i mercati del credito occidentali. Per i<br />

mercati creditizi e obbligazionari occidentali<br />

un forte aumento dell’infl azione<br />

sarebbe probabilmente un’arma a doppio<br />

taglio. Da una parte contribuirebbe<br />

all’abbattimento dei forti debiti de gli<br />

Stati, ma dall’altra l’aumento dei tassi<br />

provocherebbe un rincaro dei crediti,<br />

soprattutto per quelli a lungo termine<br />

o di nuova accensione. Alcuni esperti,<br />

come Russel Napier, consulente della<br />

banca d’investimento CLSA, non escludono<br />

quindi per i Paesi industrializzati<br />

l’introduzione di controlli del fl usso di<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

capitali e del credito. Napier, in ogni<br />

caso, dubita che i Paesi industrializzati<br />

giocherebbero con le stesse regole<br />

che in passato hanno imposto ai Paesi<br />

Emergenti. Più probabilmente, alla<br />

fi ne, alcuni meccanismi dell’economia<br />

di mercato po trebbero continuare ad<br />

essere ignorati e non sarebbe consentita<br />

una “pulizia” del mercato stesso<br />

tramite i fallimenti di determinate aziende.<br />

In questo scenario, l’errata allocazione<br />

del capitale perdurerebbe<br />

e i Paesi industrializzati perderebbero<br />

terreno nella competizione con i Paesi<br />

Emergenti.<br />

Se i Paesi Emergenti rinunciassero ai loro obiettivi di cambio, anche l’Euro si troverebbe in diffi coltà.<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Panoramica sugli indici.<br />

Europa<br />

Indice Paese Livello del sottostante Performance da<br />

inizio anno<br />

Performance a<br />

cinque anni<br />

Indici<br />

Prodotti<br />

DAX Germania 5668,35 17,84 37,22 NL0006148942<br />

EURO STOXX 50 Euro zona 2881,01 17,71 -0,79 NL0000100642<br />

FTSE Gran Bretagna 5266,75 18,78 10,25 NL0000100659<br />

ATX Austria 2592,77 48,09 17,30 NL0000680924<br />

AEX Paesi Bassi 317,97 29,29 -7,13 NL0000099174<br />

SMI Svizzera 6374,70 15,18 12,83 NL0000099166<br />

CECE Europa dell'est 1868,83 43,59 34,82 NL0000194876<br />

WIG20 Polonia 2373,30 32,61 29,46 NL0000194868<br />

BUX Ungheria 21612,57 76,55 50,96 NL0000194975<br />

IBEX 35 Spagna 11801,40 28,33 37,89 NL0000099190<br />

DJ Turkey Titans 20 Turchia 509,48 77,29 134,95 NL0000707925<br />

RDX Russia 1257,27 97,90 55,20 NL0000194918<br />

ROTX Romania 6677,53 41,26 33,14 NL0000816601<br />

America<br />

Dow Jones Industrial Average Nordamerica 10278,41 17,11 -1,83 NL0000100634<br />

S&P 500 Nordamerica 1097,16 21,47 -6,50 NL0000100626<br />

Nasdaq 100 Nordamerica 1778,40 46,78 15,35 MINI Long/Short<br />

Bovespa Brasile 66399,39 76,83 182,30 NL0000618981<br />

Mexbol Messico 30986,72 38,46 158,83 NL0000681054<br />

Asia<br />

Nikkei 225 Giappone 9871,68 11,42 -10,42 NL0000100675<br />

Hang Seng Hong Kong 22627,21 57,27 64,15 NL0000100667<br />

Hang Seng China Enterprises Cina 13460,43 70,56 178,62 NL0006148959<br />

Shanghai B-Share Cina 223,87 101,83 165,04 NL0000194934<br />

Shenzhen B-Share Cina 566,54 108,84 139,93 NL0000194942<br />

MSCI Taiwan Taiwan 279,26 61,08 12,11 NL0000194959<br />

Kospi 200 Corea del Sud 210,08 43,55 85,24 NL0000194892<br />

Nifty 50 India 5003,95 69,10 167,51 NL0000019768<br />

SET 50 Thailandia 508,09 60,56 13,14 NL0000194926<br />

Tel Aviv 25 Israele 1055,03 61,11 90,71 NL0000681039<br />

Kuala Lumpur Comp. Malesia 1270,15 44,87 43,96 NL0000194900<br />

Africa<br />

CASE 30 Egitto 6863,20 49,31 181,69 NL0000681005<br />

FTSE/JSE Top 40 Africa del sud 24020,62 23,53 115,07 NL0000194884<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />

Fonte: Bloomberg, 05/05/2010<br />

Investire facilmente in Cina e Malesia.<br />

21


Indici<br />

Emerging <strong>Markets</strong><br />

sulla scia della ripresa<br />

In molti Paesi Emergenti, il ritmo sostenuto di crescita crea terreno fertile per gli aumenti<br />

delle quotazioni. Contemporaneamente, però, alcuni osservatori ci mettono in guardia da<br />

una possibile bolla speculativa in Asia e Brasile.<br />

22<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Malgrado la crisi mondiale, nei Paesi Emergenti predomina un’atmosfera di slancio.<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Chi osserva l’andamento delle quotazioni<br />

nelle Borse e nei Paesi industrializzati ha<br />

di che lambiccarsi il cervello. Dal 2003<br />

le azioni delle Borse dei Paesi Emergenti<br />

sono cresciute con fulminea rapidità<br />

mentre i titoli dei Paesi industrializzati<br />

hanno registrato un incremento modesto<br />

se paragonato alla dinamica ascendente<br />

dei primi. Con la crisi economica e fi nanziaria<br />

non è cambiato nulla in questa situazione:<br />

dopo una brusca caduta i titoli<br />

dei Paesi Emergenti hanno nuovamente<br />

segnato una outperformance sui loro<br />

omo loghi dei Paesi industrializzati.<br />

I mercati azionari non fanno altro che<br />

rispecchiare il quadro economico internazionale:<br />

la crescita economica globale<br />

si concentra nei Paesi Emergenti (Emerging<br />

<strong>Markets</strong>) mentre i Paesi industrializzati<br />

devono combattere contro la forte<br />

disoccupazione, immani debiti di Stato e<br />

un sistema bancario debole. La recente<br />

crisi fi nanziaria ha lasciato tracce più profonde<br />

nei Paesi industrializzati rispetto a<br />

quanto non abbia fatto in quelli Emergenti.<br />

Mentre l’anno scorso le tre grandi regioni<br />

economiche costituite da USA, Eurolandia<br />

e Giappone hanno registrato una<br />

crescita negativa, i grandi Paesi Emergenti<br />

si sono dimostrati molto maturi.<br />

Nei Paesi Emergenti perdura il dinamismo.<br />

Le prospettive per il 2010 relative<br />

alla congiuntura degli Stati industrializzati<br />

sono nuovamente migliorate,<br />

soprattutto negli USA, grazie alla ripresa<br />

economica degli ultimi mesi. Tuttavia i<br />

Paesi Emergenti continuano a evidenziare<br />

una crescita più robusta rispetto ai Paesi<br />

industrializzati. “Il fulcro della crescita<br />

sarà l’Asia. Nell’Europa centrale ed orientale<br />

i problemi strutturali sono maggiori<br />

che in Asia, pertanto riteniamo che<br />

nei primi la ripresa sarà debole”, afferma<br />

Janis Hübner, esperto di Emerging <strong>Markets</strong>.<br />

Nell’America Latina si prevede una<br />

ripresa duratura per il Brasile.<br />

Un fattore essenziale del potenziale<br />

di crescita dei Mercati Emergenti è<br />

l’aumento del consumo interno che va<br />

di pari passo con il crescente benessere<br />

di una buona parte della popolazione.<br />

La Cina, da sola, con il suo boom e i suoi<br />

1,3 miliardi di abitanti sostiene la doman­<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />

da di molti prodotti industriali. Ad esempio,<br />

la vendita di automobili è maggiore<br />

nei Paesi Emergenti rispetto a USA, Europa<br />

e Giappone messi insieme. Gli esperti<br />

ritengono che entro il 2020 i Cinesi<br />

strapperanno agli Americani la palma di<br />

primi consumatori del mondo. E mentre i<br />

consumatori dei Paesi industrializzati risparmiano,<br />

secondo le aspettative degli<br />

analisti, gli Stati BRIC guideranno la ripresa<br />

mondiale dei consumi.<br />

Il boom dei settori vicini ai consumatori.<br />

I settori che nei prossimi anni vivranno<br />

un boom nei Paesi Emergenti asiatici<br />

saranno quelli più vicini ai consumatori.<br />

Secondo Hans Hölzl, gestore di fondi per<br />

Union Investment, in Asia i settori a forte<br />

crescita sono i beni di consumo e le infrastrutture.<br />

Ad essi si aggiunge quello<br />

dell’energia, incluse le energie alternative<br />

e le forniture energetiche. Secondo<br />

Hölzl, un altro tema interessante è costituito<br />

dai segmenti della previdenza, della<br />

salute e del turismo. Questi segmenti<br />

di mercato, di immediato interesse per i<br />

consumatori, in base all’esperienza crescono<br />

a partire da un reddito annuo pro<br />

Borse standard vs. Emerging <strong>Markets</strong><br />

Punti<br />

1.400<br />

1.200<br />

1.000<br />

800<br />

600<br />

400<br />

200<br />

Ribasamento: april 1988 = 100<br />

capite di circa 3000 Dollari. “Al di sotto di<br />

questa soglia si consuma meno, indipendentemente<br />

dal fatto che il PIL pro capite<br />

salga da 1000 a 2000 Dollari o ristagni”,<br />

dice l’esperto.<br />

Mark Mobius di Templeton Asset<br />

Management ha una visione analoga<br />

dei mercati BRIC per il 2010: “Riteniamo<br />

che i mercati BRIC cresceranno bene, a<br />

breve termine però potrebbero evidenziare<br />

una certa volatilità”. La sua società<br />

d’investimento, la Franklin Templeton In­<br />

0<br />

04.1988 10.1993 04.1999 10.2004 04.2010<br />

MSCI World Index<br />

MSCI Emerging <strong>Markets</strong> Index<br />

Indici<br />

Jakarta – Polo di crescita in Indonesia<br />

Forti aumenti delle quotazioni<br />

Da più di 20 anni molti Paesi Emergenti si sono convertiti all’economia di mercato. In questi Paesi sono sorti nuovi<br />

mercati fi nanziari, gli Emerging <strong>Markets</strong>, che hanno registrato un andamento positivo. L’MSCI Emerging <strong>Markets</strong>, un<br />

termometro per queste Borse, dall’inizio del 1988 ad oggi ha nettamente battuto l’MSCI World. Tuttavia, i Paesi Emergenti<br />

presentano anche una maggiore volatilità.<br />

Fonte: Bloomberg, 26/04/2010<br />

23


Indici<br />

P/E di MSCI World e MSCI Emerging <strong>Markets</strong><br />

P/E<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

02.1995 08.1996 02.1998 08.1999 02.2001 08.2002 02.2004 08.2005 02.2007 08.2008 02.2010<br />

MSCI World<br />

MSCI Emerging <strong>Markets</strong><br />

Nessuna sopravvalutazione nel P/E<br />

Se si confronta il rapporto prezzo/utili dell’MSCI World degli Stati industrializzati e quello dell’MSCI Emerging <strong>Markets</strong><br />

non si rileva alcuna sopravvalutazione dei Paesi Emergenti. Al contrario: I valori degli Emerging <strong>Markets</strong>, sulla<br />

base degli utili degli scorsi dodici mesi, attualmente sono valutati un po’ meno di quelli degli Stati industrializzati.<br />

Gli Emerging <strong>Markets</strong> e il Dollaro USA<br />

Rapporto tra performance<br />

Fonte: Bloomberg; 25/02/2010<br />

1,0<br />

0,9<br />

0,8<br />

0,7<br />

0,6<br />

125<br />

0,5<br />

0,4<br />

0,3<br />

0,2<br />

0,1<br />

62,5<br />

0<br />

0<br />

04.1988 10.1993 04.1999 10.2004 04.2010<br />

MSCI Emerging <strong>Markets</strong> diviso MSCI Developed World (base: inizio 1988 =1)<br />

Dollaro USA ponderato su base commerciale (scala dx)<br />

Andamento contrario<br />

Il diagramma mostra la performance dell’indice MSCI Emerging <strong>Markets</strong> a confronto con l’MSCI Developed World.<br />

Una linea ascendente indica che gli Emerging <strong>Markets</strong> hanno realizzato una outperformance sulle Borse dei Paesi<br />

industrializzati (e viceversa). È evidente che questo rapporto, negli anni dal 1997 al 2001, è stato particolarmente<br />

basso. In tale periodo si sono verificate varie crisi nei Paesi Emergenti, correlate a una rapida “fuga” di capitali<br />

este ri. Tali riflussi hanno rafforzato il Dollaro USA, come si evince dall’aumento dell’indice del Dollaro USA ponde-<br />

rato su base commerciale. La migliore performance dell’indice MSCI Emerging <strong>Markets</strong> registrata dal 2003 si ac-<br />

compagna invece a un calo del Dollaro. I tassi contenuti e la debolezza del Dollaro al momento favoriscono i Carry<br />

Trade, con cui si accendono crediti in Dollari USA e si investe il denaro nei Mercati Emergenti.<br />

24<br />

Punti<br />

Fonte: Bloomberg; 26/04/2010<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

vestment, detiene la maggior parte delle<br />

posizioni in Brasile, Cina e India, proprio<br />

in considerazione delle eccellenti prospettive<br />

di crescita economica. “Prediligiamo<br />

due settori: le materie prime e i<br />

beni di consumo. Preferibilmente ci impegniamo<br />

in aziende che hanno una forte<br />

presenza nella produzione di materie prime<br />

come petrolio, minerali di ferro, nichel<br />

e platino. Nel settore dei consumi siamo<br />

interessati alle aziende e alle banche che<br />

si rivolgono ai consumatori.”<br />

Il rialzo delle azioni potrebbe continuare.<br />

Le buone prospettive di crescita<br />

mettono le ali alle aspettative dei mercati<br />

azionari dei Paesi Emergenti. Mentre<br />

i Pae si industrializzati dovranno soffrire<br />

ancora per un bel po’ le conseguenze<br />

della crisi, gli esperti stimano che le<br />

chance dei Paesi Emergenti siano superiori.<br />

La rivista economica “Capital”, nelle<br />

sue anticipazioni sull’anno in corso, si appella<br />

a vari analisti e scrive “Le Borse dei<br />

Paesi Emergenti saranno le grandi vincitrici<br />

del 2010”. Questo dovrebbe valere<br />

soprattutto per Brasile, Cina, India e Indonesia.<br />

A questo trend credono anche gli<br />

analisti di <strong>RBS</strong>: “I Paesi Emergenti conti­<br />

120<br />

nueranno anche ad essere destinazioni<br />

108<br />

interessanti per gli investimenti, sia finan­<br />

96<br />

ziari che diretti”.<br />

84<br />

72<br />

I Mercati Emergenti traggono van­<br />

60<br />

taggio dai Carry Trade. Gli scettici del<br />

48<br />

boom degli Emergenti mettono in guardia<br />

36<br />

dal pericolo di una bolla speculativa che<br />

24<br />

potrebbe formarsi sui mercati per effetto<br />

12<br />

del “denaro caldo”. Il retroscena è costi­<br />

0<br />

tuito dalla differenza dei tassi dei Paesi<br />

industrializzati ed Emergenti: gli investitori<br />

propensi al rischio (i cosiddetti Carry<br />

Trader) si indebitano in valute a basso<br />

tasso, come il Dollaro USA, e investono<br />

i loro capitali in altre valute con tassi superiori,<br />

oppure nei mercati azionari, immobiliari<br />

e delle materie prime dei Paesi<br />

Emergenti interessati dal boom. In questo<br />

modo aumenta il rischio di formazione<br />

di una bolla.<br />

È ciò che sta accadendo anche ora: gli<br />

afflussi di capitali provenienti dai Paesi<br />

industrializzati hanno generato una out­<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Reddito pro capite annuo a confronto<br />

USD<br />

9.000<br />

8.000<br />

7.000<br />

6.000<br />

5.000<br />

4.000<br />

3.000<br />

2.000<br />

1.000<br />

0<br />

India Vietnam Filippine Indonesia Cina Malesia<br />

2009 2010 2011<br />

È stata raggiunta la soglia del consumo<br />

La soglia per lo sviluppo dei settori economici vicini ai consumatori si attesta su un<br />

PIL pro capite di circa 3000 USD. La Cina, con 1,3 miliardi di abitanti, ha già superato<br />

questa soglia. L’Indonesia dovrebbe seguirla nei prossimi anni. Facendo una<br />

media di tutti i Paesi Emergenti, il PIL pro capite è già oltre i 9400 USD.<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />

I grandi progetti infrastrutturali<br />

spingono la crescita dei Paesi Emergenti.<br />

Fonte: IMF, januari 2010<br />

Crescita economica a confronto<br />

Variazione reale del PIL rispetto all’anno precedente in %<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

-5<br />

-10<br />

1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014<br />

Cina Germania India Giappone USA<br />

Una crescita forte e duratura<br />

Anche nei prossimi anni i grandi Paesi Emergenti come Cina e India registreranno<br />

una crescita superiore a quella dei Paesi industrializzati. I motivi principali sono<br />

l’impulso della domanda interna e la formazione di un grande ceto medio orientato<br />

al consumo.<br />

Fonte: IMF, januari 2010<br />

Riserve valutarie e livello di indebitamento a confronto<br />

In % e importazioni mensili<br />

40<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

2,6<br />

23,9<br />

5,7<br />

33,5<br />

6,5<br />

23,5 22,9<br />

Indonesia Russia Malesia Brasile India Cina<br />

7,9<br />

Riserve valutarie in importazioni mensili<br />

Debito estero in % del PIL<br />

17,4<br />

Indici<br />

19,3<br />

8,9 9,1<br />

I Paesi Emergenti diventano economicamente più stabili<br />

L’eccesso di esportazioni di molti Paesi Emergenti ha portato a un aumento delle loro<br />

riserve in valuta. Con questo denaro possono difendere le loro rispettive valute. Contemporaneamente,<br />

negli ultimi anni si è ridotto il debito con l’estero in percentuale del<br />

PIL. Gli effetti degli adeguamenti del servizio del debito legati alle valute si sono pertanto<br />

ridotti. Anche questo contribuisce alla stabilità economica di questi Paesi.<br />

Fonte: Coface, 2009<br />

25


Indici<br />

performance delle Borse dei Mercati<br />

Emergenti rispetto a quelle dei Paesi industrializzati.<br />

In passato, quando si sono<br />

verifi cati aumenti dei tassi negli USA e in<br />

Europa, i mezzi fi nanziari<br />

sono defl uiti dai Paesi<br />

Emergenti. Da una parte<br />

tali rifl ussi (o “rimpatri”) di<br />

denaro hanno portato a<br />

una rivalutazione delle divise degli Stati<br />

industrializzati, soprattutto del Dollaro<br />

USA, d’altro canto nei Paesi Emergenti si<br />

è verifi cata una penuria di valute. In parte<br />

diventa così impossibile rimborsare i<br />

forti crediti esteri. La penuria di credito<br />

e la fuga di capitali esteri hanno spesso<br />

causato massicci crolli delle quotazioni<br />

sui rispettivi mercati Emergenti.<br />

26<br />

“I Paesi Emergenti<br />

sono diventati economicamente<br />

più stabili.”<br />

Selezione di strumenti sui Mercati Emergenti<br />

La stabilità economica è aumentata.<br />

Recentemente il Dollaro ha riacquistato<br />

una certa stabilità. Tuttavia potrebbe<br />

essere ancora presto per dire che si sta<br />

verifi cando un’inversione<br />

di tendenza. Le Banche<br />

Centrali dei Paesi industrializzati<br />

non si sono ancora<br />

decise ad aumentare<br />

i tassi e la ripresa, dopo la crisi economica<br />

e fi nanziaria degli ultimi due anni, è<br />

ancora troppo fragile.<br />

Inoltre negli ultimi anni la stabilità<br />

economica generale di molti Paesi<br />

Emergenti è notevolmente aumentata.<br />

I successi conseguiti da questi<br />

Paesi nell’export sono stati sfruttati<br />

per la costituzione di riserve in valuta<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

e contemporaneamente è stato ridotto<br />

l’indebitamento con l’estero. In tal modo<br />

è scesa l’incidenza del servizio del debito<br />

dovuta alle variazioni dei corsi di<br />

cambio. Scenari come la crisi asiatica<br />

del 1997/98, in cui un forte indebitamento<br />

in valute estere e la scarsità di riserve<br />

valutarie hanno scatenato una fatale<br />

reazione a catena, oggi non sono più<br />

così probabili. Inoltre, l’andamento della<br />

domanda interna di questi Paesi ha un<br />

effetto stabilizzante sull’intera economia.<br />

L’economia può essere un po’ più libera<br />

dalla dipendenza dalle esportazioni effettuate<br />

nei Paesi industrializzati. Ci sono<br />

buone opportunità che l’ascesa economica<br />

dei Paesi Emergenti sia destinata<br />

a continuare.<br />

Anche in Asia il settore agricolo perde rilevanza economica.<br />

Nome strumento Sottostante Tipo di prodotto ISIN Scadenza<br />

Theme Certifi cates sull'India <strong>RBS</strong> India ADR/GDR TR Index Theme NL0000019768 25.05.11<br />

MSCI Taiwan Certifi cate MSCI Taiwan Index Benchmark NL0000194959 18.06.10<br />

Set 50 Certifi cate Set 50 Index Benchmark NL0000194926 18.06.10<br />

DAX Global Asia TR Index ETF DAX Global Asia TR Index ETF LU0259323235 –<br />

Dax Gobal Russia Index ETF Dax Gobal Russia Index ETF LU0269999958 –<br />

DAXglobal BRIC Open ETF DAXglobal BRIC Open ETF LU0269999792 –<br />

DJ Turkey Titans 20 Index ETF DJ Turkey Titans 20 Index ETF LU0269999362 –<br />

SETX Index (EUR) ETF SETX Index ETF LU0259329869 –<br />

Fonte: <strong>RBS</strong><br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Panoramica sulle materie prime.<br />

Indice<br />

Materie prime Indice/Scadenza<br />

future<br />

Livello del<br />

sottostante<br />

Perf.<br />

1 anno<br />

Perf.<br />

5 anni<br />

Prodotti<br />

RICI TR Index 3193,28 23,12 12,49 LU0249326488<br />

RICI Enhanced TR Index 4375,91 18,14 75,51 NL0006063067<br />

Energia<br />

RICI Energy TR Index 756,14 23,20 -22,30 Open End<br />

WTI Petrolio Luglio 10 79,93 64,50 67,92 NL0000472090<br />

Combustibile da riscaldamento Luglio 10 209,14 45,02 52,07 NL0000472074<br />

Gas Naturale Luglio 10 4,93 -12,90 -37,98 NL0000472082<br />

Caburante Ecologico Luglio 10 201,92 90,13 41,00 NL0000713006<br />

Metallo<br />

RICI Metals TR Index 2148,29 59,78 121,96 LU0259320728<br />

Alluminio Agosto 10 1952,25 27,12 8,88 NL0000471951<br />

Piombo Agosto 10 2283,75 128,15 142,44 NL0000471936<br />

Rame Agosto 10 6525,00 112,66 118,52 NL0000472009<br />

Nickel Agosto 10 16807,00 43,77 21,88 NL0000471944<br />

Zinco Agosto 10 2155,75 78,97 99,70 NL0000471902<br />

Metallo prezioso<br />

RICI Precious Metals TR Index 1669,33 40,46 121,01<br />

Oro Spot 1114,00 27,27 156,30 NL0006253759<br />

Argento Spot 17,46 55,50 134,45 NL0000019701<br />

Platino Spot 1364,00 45,03 59,16 NL0000401255<br />

Palladio Spot 343,25 84,05 62,87 NL0000401263<br />

Agricoltura<br />

RICI Agriculture TR Index 962,65 2,99 -2,51 LU0259321452<br />

Cotone Luglio 10 72,55 47,13 68,80 NL0000472033<br />

Caffè Luglio 10 136,85 19,73 61,57 NL0000471993<br />

Cacao Luglio 10 2132,00 20,79 119,12 NL0000471985<br />

Granoturco Luglio 10 411,00 -1,62 96,42 NL0000472025<br />

Succo d'arancia Luglio 10 119,75 76,36 57,15 NL0000472041<br />

Soia Luglio 10 977,25 -1,44 85,88 NL0000472116<br />

Frumento Luglio 10 552,25 -11,43 75,88 NL0000471977<br />

Zucchero Luglio 10 22,56 83,41 157,24 NL0000472124<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />

TR = Total Return; Fonte: Bloomberg, 05.05.2010<br />

Materie prime<br />

Importante:<br />

il meccanismo del<br />

rollover.<br />

Tutti i Certifi cates su materie prime,<br />

ad eccezione dei metalli preziosi,<br />

hanno come sottostante un contratto<br />

future. I contratti futures a scadenza<br />

comportano un obbligo di consegna;<br />

per evitare di dover ricevere o consegnare<br />

fi sicamente il sottostante è possibile<br />

vendere la posizione prima della<br />

scadenza del relativo contratto e investire<br />

il capitale in uno dei contratti a termine<br />

successivi.<br />

Tale pratica è nota con il nome di rollover<br />

del sottostante. Dopo il rollover<br />

il Certifi cate avrà come riferimento un<br />

contratto future con una scadenza successiva<br />

e una data di consegna successiva.<br />

Fra il contratto prossimo a scadenza,<br />

che viene venduto, ed il nuovo<br />

contratto, che viene acquistato, esiste<br />

generalmente una differenza di prezzo.<br />

La differenza di prezzo tra contratti viene<br />

replicata nei Benchmark Certifi cates<br />

su Commodity attraverso una variazione<br />

del tasso di partecipazione al sottostante.<br />

Backwardation: il prezzo a termine è<br />

inferiore al prezzo a pronti (prezzo per<br />

l’acquisto fi sico del bene).<br />

Contango: il prezzo a termine di un<br />

bene è superiore al prezzo a pronti.<br />

Si può investire anche so alluminio, piombo e rame.<br />

27


Materie prime<br />

Cosa succede dopo<br />

il Peak Gold<br />

Gli esperti fanno risalire al 2001 il picco massimo di estrazione dell’oro. Le risorse che potevano essere<br />

estratte in condizioni economicamente convenienti sono esaurite. Anche questo, a lungo termine,<br />

potrebbe spingere in alto il prezzo dell’oro.<br />

Dal 2002, il prezzo dell’oro è quintuplicato.<br />

Un’oncia troy (1 oncia troy = 31,103481<br />

grammi) costa oggi più di 1.100 Dollari<br />

USA. Il notevole aumento è riconducibile<br />

soprattutto alla debolezza del Dollaro<br />

e agli enormi affl ussi di denaro negli ETF<br />

sull’oro. Un altro elemento propulsore dei<br />

28<br />

prezzi, sottovalutato ma destinato a durare,<br />

è il graduale esaurimento delle riserve<br />

auree. Dal 2002 al 2008 l’estrazione d’oro<br />

è costantemente calata: secondo i dati<br />

forniti dall’associazione del settore World<br />

Gold Council (WGC), due anni fa ne sono<br />

state estratte 2.400 tonnellate all’anno. Nel<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

2009 la produzione è nuovamente salita di<br />

150 tonnellate; il fattore determinante per<br />

questo risultato, secondo il WGC, è stato<br />

lo sfruttamento delle riserve di oro usato<br />

(riciclo). Malgrado il temporaneo aumento<br />

dello scorso anno, secondo le stime degli<br />

esperti del mercato la produzione do­<br />

L’oro non si estrae quasi più in una forma così pura.<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

vrebbe registrare un calo a lungo termine.<br />

I motivi? Le riserve d’oro si stanno esaurendo<br />

e i nuovi giacimenti non permettono<br />

di compensare i cali. A causa dei lunghi<br />

tempi di ricerca di nuove miniere, che possono<br />

arrivare anche a otto anni, non potrà<br />

realizzarsi un aumento della produzione<br />

in tempi brevi. Inoltre l’estrazione d’oro sta<br />

diventando sempre più impegnativa e, di<br />

conseguenza, più costosa.<br />

Il Sudafrica ha perso l’egemonia. Tale<br />

situazione risulta chiara osservando il del<br />

Sudafrica che fino al 2007 è stato il primo<br />

produttore mondiale d’oro. Ancora tre anni<br />

fa, dalla Terra del Capo di Buona Speranza<br />

proveniva circa il 14% dell’estrazione<br />

mondiale. Negli anni ’80 questo valore era<br />

addirittura del 60%, mentre oggi si attesta<br />

su un misero 10%. Nel 2009 il Sudafrica<br />

ha estratto 205 tonnellate, 100 meno della<br />

Cina, perdendo la posizione egemonica<br />

nella produzione aurea ed oggi è solo il<br />

quarto Paese produttore del mondo dopo<br />

Cina, Australia e USA. In Sudafrica il forte<br />

aumento dei prezzi della corrente elettrica<br />

Estrazione d’oro globale<br />

Tonnellate<br />

3.000<br />

2.500<br />

2.000<br />

1.500<br />

1.000<br />

500<br />

0<br />

1900 1910 1920 1930 1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2008<br />

Il picco massimo dell’estrazione d’oro<br />

L’attuale contrazione dell’estrazione d’oro è solo un “contrattempo” come i tanti che<br />

si sono già verificati dal 1990, oppure il picco massimo dell’estrazione effettivamente<br />

è già stato raggiunto? A favore di quest’ultima supposizione parlano i prezzi<br />

dell’oro, attualmente elevati, che dovrebbero stimolare l’estrazione e il forte aumento<br />

dei costi di apertura delle nuove miniere.<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />

ha creato un grave problema di costi contro<br />

cui le aziende devono lottare. I costi<br />

della corrente, infatti, rappresentano il 13%<br />

dei costi totali delle società attive nell’estrazione.<br />

In più, il fornitore statale di energia<br />

Eskom ha richiesto un aumento delle tariffe<br />

del 35% all’anno per i prossimi 3 anni, ottenendo<br />

il via libera per un 26% per ciascuno<br />

dei prossimi due anni: i maggiori proventi<br />

serviranno a sostenere la modernizzazione<br />

di una rete elettrica che ormai versa in<br />

pessime condizioni.<br />

Quattro grammi d’oro per ogni tonnellata<br />

di minerale di ferro. Ai tempi della<br />

febbre dell’oro, nel XIX secolo, l’oro si presentava<br />

ancora concentrato sotto forma<br />

di pepite, mentre oggi nelle<br />

miniere è necessario estrarre<br />

tonnellate di minerale di<br />

ferro per ottenere qualche<br />

grammo d’oro. Secondo il<br />

WGC, in Sudafrica la resa<br />

di una miniera d’oro sotterranea è compresa<br />

fra quattro e dieci grammi per ogni tonnellata<br />

di minerale di ferro. Con una quota<br />

Fonte: U.S. Geological Survey, 06/11/2009<br />

d’oro di dieci grammi per tonnellata, pertanto,<br />

servono più di tre tonnellate di minerale<br />

di ferro per estrarre un’oncia d’oro.<br />

Inoltre quasi tutte le miniere sono miniere<br />

a cielo aperto, con una resa minore, compresa<br />

fra uno a quattro grammi d’oro per<br />

ogni tonnellata di minerale.<br />

La problematicità della ricerca dell’oro<br />

si è fatta sentire anche per la seconda impresa<br />

aurifera sudafricana, la Gold Fields.<br />

Tre anni fa, il gruppo ha acquistato la miniera<br />

di South Deep per 2,5 miliardi di Dollari.<br />

Gli esperti ipotizzano che nella miniera sotterranea<br />

sita 40 km a sud ovest di Johannesburg<br />

si celino le più grandi riserve del<br />

mondo, con 30 milioni di once. Subito dopo<br />

l’acquisizione si sono verificati gravi incidenti,<br />

incendi e inondazio­<br />

ni; a causa delle cospicue<br />

riparazioni necessarie la<br />

miniera è rimasta ferma per<br />

molti mesi. Nel 2008 a South<br />

Deep sono state nuovamente<br />

estratte 230.000 once ma sono solo la<br />

metà della resa del 2005. Gold Fields ha<br />

dichiarato che sta investendo ogni anno<br />

Produzione mineraria mondiale suddivisa per Paesi<br />

Percentuale<br />

100<br />

“L’estrazione dell’oro<br />

potrebbe diventare<br />

ancora più costosa.”<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2008<br />

Sudafrica USA Canada<br />

Russia e stati dell’ex URSS dal 1990 in poi<br />

Cina Australia Altri<br />

I tradizionali Paesi estrattori perdono importanza<br />

Materie prime<br />

Negli scorsi decenni, i tradizionali Paesi estrattori hanno perso molta importanza rispet-<br />

to all’oro ottenuto. Questo riguarda in prima linea il Sudafrica, ma anche gli stati dell’ex<br />

Unione Sovietica. La voce “Altri” comprende una moltitudine di Paesi piccoli e sempre<br />

diversi. Il diagramma suggerisce che i grandi giacimenti sono già stati scoperti e sono in<br />

parte esauriti. Per mantenere il livello di estrazione, si dovrà ripiegare sempre più spesso<br />

su giacimenti più piccoli.<br />

Fonte: Goldsheetlinks.com, 18/03/2010<br />

29


Materie prime<br />

90 milioni di Euro per trasformare South<br />

Deep nel giacimento aurifero tanto ambito.<br />

L’attuale area di estrazione si trova a<br />

una profondità di circa 2000 metri; la miniera<br />

dovrebbe scendere di altri 3000 metri<br />

e questo comporta forti costi. Inoltre, a<br />

queste profondità le temperature si aggirano<br />

sui 60 gradi: il raffreddamento delle<br />

strutture è costoso e risulta redditizio solo<br />

a fronte di un prezzo dell’oncia superiore<br />

ai 1000 Dollari.<br />

Costi di produzione elevati. Il WCG stima<br />

che i costi medi di produzione mondiali si<br />

aggirino sui 400 Dollari all’oncia. Per effetto<br />

dei forti costi di ricerca si riducono<br />

anche i margini delle imprese del settore.<br />

Ad esempio, tra il 1980 e il 1999, quando<br />

il prezzo dell’oro ha continuato a scendere<br />

per circa 20 anni, molte piccole miniere<br />

d’oro hanno chiuso i battenti.<br />

“Solo pochi anni fa, per aprire una miniera<br />

servivano da 300 a 500 milioni di Dollari”,<br />

ha detto recentemente Jamie Sokalsky,<br />

direttore finanziario dell’azienda canadese<br />

Barrick Gold, in occasione di un<br />

incontro con gli investitori a Ginevra. “Oggi<br />

ci vogliono dai 3 ai 5 miliardi di Dollari”, ha<br />

proseguito il manager. E il leader del gruppo,<br />

Aron Regent, in occasione dell’incontro<br />

ha spiegato che Barrick, così come le<br />

concorrenti Goldcorp. Newmont Mining e<br />

Kinross Gold, nel 2009 hanno investito un<br />

totale di 4 miliardi di Dollari solo nella ricerca<br />

dell’oro. E in pratica non hanno trovato<br />

nuovi giacimenti.<br />

“Analogamente al settore petrolifero,<br />

le risorse più semplici e meno costose<br />

da estrarre sono in gran parte esaurite.<br />

L’estrazione di minerale di scarso valore<br />

o situato molto in profondità spesso<br />

fallisce a causa di ostacoli tecnici o economici.<br />

Nell’estrazione a cielo aperto, per<br />

ogni grammo d’oro estratto viene lavorata<br />

in media una tonnellata di roccia”, afferma<br />

Ronald­Peter Stöferle, esperto d’oro e<br />

analista di Erste Bank in un’intervista con il<br />

“Rohstoff­Spiegel” L’esperto segnala che<br />

la produzione d’oro in 8 delle 12 principali<br />

nazioni estrattrici, che producono nel complesso<br />

oltre il 50% dell’offerta primaria, è in<br />

ristagno o addirittura in calo. Tra esse rientrano<br />

le “Big Four”: Canada, Australia, USA<br />

e Sudafrica.<br />

30<br />

Costi globali dell’estrazione d’oro<br />

USD/oncia<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

Domanda d’oro annuale<br />

Tonnellate<br />

4.500<br />

4.000<br />

3.500<br />

3.000<br />

2.500<br />

2.000<br />

1.500<br />

1.000<br />

500<br />

0<br />

-500<br />

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009e<br />

Un aumento rapidissimo<br />

Negli ultimi sette anni i costi dell’estrazione d’oro sono più che raddoppiati. La corsa dei prezzi è lo specchio della<br />

circostanza che i giacimenti d’oro sfruttabili in condizioni economicamente convenienti sono già ampiamente esauriti.<br />

Offerta d’oro annuale<br />

Tonnellate<br />

4.500<br />

4.000<br />

3.500<br />

3.000<br />

2.500<br />

2.000<br />

1.500<br />

1.000<br />

500<br />

0<br />

-500<br />

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

Svincolo delle scorte hedged Vendite delle Banche Centrali<br />

Estrazione d’oro<br />

Oro riciclato<br />

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

Investimenti di provenienza non chiarita Netto-Retail-Investments<br />

Gioielleria<br />

Industria/sostituzione denti<br />

Offerta e domanda d’oro<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Fonte: U.S. Geological Survey, 2009; e = estimated<br />

Domanda di ETF<br />

La quota preponderante della domanda d’oro mondiale, pari a circa 3500 tonnellate all’anno, proviene dall’industria della<br />

gioielleria. In conseguenza del crescente benessere, il fabbisogno d’oro aumenta anche nei grandi Paesi Emergenti, come<br />

Cina e India. Inoltre l’oro è utilizzato nell’industria elettronica e nella medicina dentale. Anche l’interesse degli investitori è<br />

molto aumentato negli ultimi anni, contribuendo considerevolmente all’aumento dei prezzi. Secondo Barclays Capital, l’anno<br />

scorso gli investitori hanno espresso una domanda pari a 1400 tonnellate d’oro, corrispondente a una quota del 40% della<br />

produzione mondiale. Oggi vengono estratte circa 2500 tonnellate d’oro all’anno: la domanda supera quindi di oltre un terzo<br />

l’offerta delle miniere. Un’ulteriore offerta proviene dall’utilizzo dell’oro usato (riciclo) e dalle riserve d’oro delle Banche Centrali,<br />

che dalla fine degli anni ’90 hanno costantemente ridotto le loro scorte. Sembra però che attualmente stiano cambiando<br />

idea, come dimostrano non da ultimo gli acquisti d’oro delle Banche Centrali asiatiche.<br />

Fonte: GFMS, 2010<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Il culmine della produzione d’oro (Peak<br />

Gold). Negli ultimi anni si è fatto sempre<br />

più spesso riferimento all’analogia con la<br />

progressiva esiguità delle risorse petrolifere.<br />

Il confronto, però, è un po’ zoppicante,<br />

poiché l’oro dopo l’estrazione non<br />

viene consumato. Tuttavia si può parlare<br />

di Peak Gold, poiché secondo l’opinione<br />

degli esperti la massima estrazione d’oro<br />

è già stata raggiunta nel 2001, con 2600<br />

tonnellate in un anno. Lo segnala anche<br />

il massimo produttore, Barrick Gold. Il<br />

gruppo canadese calcola a lungo termine<br />

un calo di circa un milione di once<br />

all’anno. “Nel 2009 la produzione d’oro è<br />

rimasta comunque statica”, valuta anche<br />

la seconda impresa mineraria del mondo,<br />

Newmont Mining (USA). Da quando è iniziata<br />

l’estrazione, secondo le stime sono<br />

state estratte dal suolo 160.000 tonnellate<br />

d’oro. Le riserve stimate si aggirano<br />

su ulteriori 100.000 tonnellate. Il previsto<br />

calo dell’estrazione d’oro è un indicatore<br />

che fa pensare a un aumento dei prezzi<br />

dell’oro a lungo termine. In futuro, a fronte<br />

di un calo dell’offerta, secondo molti<br />

esperti la domanda aumenterà, soprattutto<br />

da parte degli ambiziosi Paesi Emergenti<br />

e degli investitori che puntano su un<br />

nuovo rally dell’oro.<br />

Selezione di strumenti sull’oro<br />

Nome Sottostante Tipo di prodotto ISIN Scadenza<br />

Oro Certifi cate Oro Benchmark Certifi cate NL0000019727 18.06.10<br />

Oro Quanto Certifi cate Oro Quanto Certifi cate NL0009391960 19.03.12<br />

MINI Future Certifi cates<br />

Selezione di strumenti sull’oro/Sudafrica<br />

Dalla febbre dell’oro all’estrazione industriale<br />

Quando James Marshall, il 24<br />

gennaio del 1848, esaminò il<br />

suo mulino sull’American River,<br />

in California, vide che nell’acqua<br />

c’era qualcosa di scintillante: si<br />

chinò, portò sotto la luce una<br />

manciata di ghiaia e fango e<br />

vide cos’è che emanava quel<br />

bagliore: era oro! Il sogno di<br />

una rapida ricchezza attrasse<br />

quindi migliaia di cercatori. Tra<br />

Nome Sottostante Tipo di prodotto Leva* ISIN Scadenza<br />

Oro MINI Long Oro Future Mini Future Long 5,71 NL0009288000 14.01.19<br />

Oro MINI Long Oro Future Mini Future Long 4,55 NL0009287994 14.01.19<br />

Oro MINI Long Oro Future Mini Future Long 3,67 NL0009009422 14.01.11<br />

Oro MINI Long Oro Future Mini Future Long 3,26 NL0009009430 14.01.11<br />

Oro MINI Long Oro Future Mini Future Long 2,74 NL0009009448 14.01.11<br />

Oro MINI Long Oro Future Mini Future Long 2,31 NL0000105310 16.12.10<br />

Oro MINI Long Oro Future Mini Future Long 2,22 NL0000105302 16.12.10<br />

Oro MINI Short Oro Future Mini Future Short 5,12 NL0009288018 14.01.19<br />

Nome strumento Sottostante Tipo di prodotto ISIN<br />

Cercatori d’oro in viaggio verso la California:<br />

solo pochi sono riusciti a realizzare i loro sogni.<br />

il gennaio 1848 e il dicembre 1849, San Francisco passò da 1000 a 25.000 abitanti.<br />

Con la febbre dell’oro, in California iniziò anche l’estrazione industriale. In<br />

Australia il fenomeno si impose negli anni ’50 del XIX secolo, causando un forte<br />

incremento dell’immigrazione: iniziava così il suo percorso da colonia penale a<br />

Stato vero e proprio. I ritrovamenti d’oro ebbero conseguenze notevoli anche per<br />

la storia dell’Africa meridionale. Nel 1886, la scoperta del più grande giacimento<br />

aurifero del mondo nel Witwatersrand cambiò la struttura economica e sociale<br />

delle Repubbliche boere, fi n ad allora isolate e dominate dall’agricoltura. Ricca<br />

di conseguenze, infi ne, fu anche la febbre dell’oro nel Klondike. Siamo nel 1986:<br />

centinaia di migliaia di cercatori arrivarono sul Klondike River, presso Dawson<br />

City. Questo portò alla costituzione del territorio canadese dello Yukon e alla defi<br />

nizione del confi ne tra Alaska e Canada. La maggior parte dell’oro attualmente<br />

estratto dai minatori proviene da Cina, Australia, USA, Sudafrica, Canada e Russia.<br />

L’estrazione annuale ammonta oggi a circa 2500 tonnellate: circa cento volte<br />

in più rispetto al XIX secolo. Oggi in due anni si estrae più oro di quello documentato<br />

nei mille anni del Medioevo.<br />

FTSE/JSE TOP 40 ETF FTSE/JSE TOP 40 ETF LU0270000028<br />

NYSE Arca Gold Bugs ETF NYSE Arca Gold Bugs ETF LU0259322260<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />

Materie prime<br />

Foto: wiki.histnet.ch<br />

Fonte: <strong>RBS</strong><br />

* Dati rilevati al 28/04/2010<br />

31


Obbligazioni e tassi<br />

Le conseguenze dell’aumento<br />

dei debiti degli Stati<br />

Ad uno sguardo superfi ciale, la situazione dell’economia mondiale e delle Borse sembra essersi normalizzata.<br />

In alcuni Paesi, ad esempio, gli indici azionari sono più che raddoppiati rispetto ai minimi segnati a marzo<br />

dello scorso anno. Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI), quest’anno l’economia dovrebbe crescere<br />

del 4% e addirittura un po’ di più l’anno prossimo.<br />

Tutto questo ha un suono più incoraggiante<br />

che minaccioso e ci si chiede se la<br />

defi nizione di “peggiore crisi economica<br />

dai tempi della Grande Depressione degli<br />

anni ‘30” non sia addirittura eccessiva.<br />

Un osservatore più attento, però, noterà<br />

ben presto che sotto la superfi cie c’è ancora<br />

grande fermento. I primi accenni di<br />

stabilizzazione che si possono osservare,<br />

infatti, sono stati pagati a caro prezzo:<br />

come è noto, per rilanciare l’economia<br />

mondiale, praticamente in ogni parte<br />

del mondo sono state messe in moto le<br />

32<br />

Panoramica sulle obbligazioni governative<br />

I debiti degli Stati in molti casi potrebbero non essere ancora arrivati ai vertici massimi.<br />

macchine per la stampa di nuovo denaro.<br />

In aggiunta a ciò, molti Paesi hanno<br />

varato immani programmi anticrisi fi nanziandoli<br />

in grande stile. Dopo che i consumatori<br />

degli USA e di molti altri Paesi,<br />

già fortemente indebitati, sono stati scelti<br />

come molla di propulsione per una nuova<br />

ripresa, gli Stati scendono in campo<br />

e stabilizzano l’economia con i loro programmi<br />

di spesa. Per questo, negli USA,<br />

a febbraio il defi cit di bilancio è salito del<br />

14%, registrando il nuovo record mensile<br />

di quasi 221 miliardi di Dollari. Il che è in<br />

Obbligazioni Future Livello Future Performance da<br />

inizio anno<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

linea con il bilancio negativo dello scorso<br />

anno fi scale, in cui è stato documentato<br />

un defi cit da record di 1420 miliardi<br />

di Dollari: tre volte tanto rispetto al picco<br />

massimo dell’anno precedente. Per l’anno<br />

fi scale in corso, la Casa Bianca calcola<br />

un defi cit ancora superiore: 1560<br />

miliardi di Dollari.<br />

I debiti continuano ad aumentare. I responsabili<br />

vogliono far credere all’opinione<br />

pubblica che a lungo termine la montagna<br />

di debiti potrà essere abbattuta.<br />

Performance a<br />

cinque anni<br />

Obbligazioni governative tedesche Bund Future 124,33 2,59 3,11 3,03<br />

Obbligazioni governative svizzere Swiss Federal Bond Future 138,49 12,30 3,88 1,85<br />

Obbligazioni governative statunitensi T-Note Future 116,88 1,23 5,10 3,77<br />

Obbligazioni governative statunitensi T-Bond Future 117,38 1,73 2,65 4,63<br />

Obbligazioni governative giapponesi JGB Future 139,44 -0,19 -0,76 1,32<br />

Rendita %<br />

Fonte: Bloomberg, 05.05.2010<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Tuttavia, dubitiamo che ci credano davvero<br />

e che nel calcolo non si nasconda il<br />

pericoloso effetto dell’interesse composto.<br />

La reale pericolosità della situazione<br />

è stata recentemente evidenziata dal vice<br />

direttore generale del FMI John Lipsky. A<br />

suo avviso, entro il 2014 il livello di indebitamento<br />

di tutti i Paesi del G7, ad eccezione<br />

di Canada e Germania, raggiungerà<br />

all’incirca il 100% del Prodotto Interno<br />

Lordo (PIL), o addirittura lo supererà. Già<br />

quest’anno, il livello di indebitamento dei<br />

Paesi industrializzati ha raggiunto la media<br />

del 1950. Anche in riferimento ad alcuni<br />

Paesi Emergenti, Lipsky parla di un<br />

livello di indebitamento preoccupante. Il<br />

crescente carico di debiti è critico anche<br />

perché aumentano le cifre della disoccupazione<br />

e la spesa per sanità e pensioni<br />

diventa sempre più cospicua.<br />

A questo punto bisognerebbe reagire<br />

con il risparmio e con l’aumento della<br />

pressione fiscale, ma è una strada che i<br />

politici, che ci tengono ad essere rieletti,<br />

preferiscono evitare. Alla fine, da questi<br />

provvedimenti non si potrà più prescindere,<br />

ma con una buona dose di certezza<br />

non saranno sufficienti per spezzare<br />

la spirale dei debiti. La via più elegante<br />

per controllare il problema sarebbe un<br />

maggiore dinamismo congiunturale: con<br />

l’aumento del Prodotto Interno Lordo, infatti,<br />

l’indebitamento relativo risulterebbe<br />

meno negativo. Tuttavia, negli Stati<br />

industrializzati, ci si chiede ancora da<br />

dove arriverà lo slancio per questa forte<br />

crescita.<br />

La pressione deflattiva è ancora forte.<br />

Se questo timore si avvererà, gli Stati<br />

molto indebitati potrebbero essere indotti<br />

ad abbattere i loro debiti mediante<br />

l’inflazione, o addirittura con una bancarotta<br />

di Stato. Questo pericolo è stato recentemente<br />

segnalato, ad esempio, da<br />

Mohamed A. El­Erian dell’autorevole società<br />

di gestione Pacific Investment Management.<br />

Secondo i calcoli di Morgan<br />

Stanley, il tasso d’inflazione negli USA<br />

dovrebbe salire almeno al 6% solo per<br />

ricondurre il deficit di bilancio al 3%. Avventurandosi<br />

in congetture di questo genere,<br />

non bisogna però dimenticare che,<br />

in base a studi empirici, a partire da tas­<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />

Saldo di bilancio 2007-2011<br />

in % del PIL<br />

5<br />

0<br />

-5<br />

-10<br />

-15<br />

Germania Francia Giappone USA Gran Bretagna Spagna<br />

2007<br />

Indebitamento statale lordo<br />

Grecia<br />

<strong>Italia</strong><br />

Irlanda<br />

Belgio<br />

USA<br />

Portogallo<br />

Francia<br />

Gran Bretagna<br />

Germania<br />

Austria<br />

Spagna<br />

Olanda<br />

2007<br />

2008 2009e 2010e 2011e<br />

I programmi anticrisi spingono l’indebitamento<br />

Gli Stati industrializzati hanno reagito alla crisi economica e finanziaria con copiosi programmi anticrisi. Nel 2010,<br />

i deficit di bilancio potrebbero salire con altrettanta intensità e non si sa ancora se nel 2011 potranno effettivamente<br />

tornare a scendere. Questo fa temere che gli Stati, a lungo termine, potrebbero consentire l’innesco di fenomeni di<br />

inflazione per alleggerire il carico dei debiti.<br />

0 25 50 75 100 125<br />

Crescita 2007-2010<br />

Obbligazioni e tassi<br />

Fonte: Fitch, 03/2010; e = estimated<br />

in % del PIL<br />

L’indebitamento lordo degli Stati cresce drasticamente<br />

Nella crisi, insieme ai deficit di bilancio, sono saliti con grande rapidità anche i debiti degli Stati in % del PIL. Nella<br />

storia dell’economia, l’indebitamento dilagante degli Stati ha spesso portato ad una spinta inflazionistica.<br />

Fonte: Fitch, 03/2010<br />

33


Obbligazioni e tassi<br />

si d’inflazione del 5% calano la crescita<br />

economica e i proventi fiscali, mentre<br />

aumentano i rendimenti delle obbligazioni<br />

di Stato.<br />

Attualmente, dalle cifre presentate<br />

ufficialmente, non si percepisce una<br />

grossa pressione inflattiva. Il consumo<br />

privato delle famiglie si sta riprendendo<br />

solo lentamente e il tasso di sfruttamento<br />

delle capacità dell’economia USA è<br />

ancora basso. Di conseguenza, a febbraio,<br />

l’inflazione core negli USA è scesa<br />

al livello minimo degli ultimi sei anni<br />

con un +1,3%. Uno sguardo ai libri di sto­<br />

ria, però, ci dice che lo scenario<br />

di un’inflazione è tutt’altro<br />

che assurdo. Dopo la Seconda<br />

Guerra Mondiale, ad<br />

esempio, negli USA i debiti<br />

sono stati abbattuti soprattutto con l’ausilio<br />

dell’inflazione. Nel 1946 il debito totale<br />

degli Stati Uniti misurato sul PIL ammontava<br />

al 122% e dieci anni dopo questo<br />

valore si è praticamente dimezzato proprio<br />

grazie all’inflazione. E in Germania,<br />

quando dopo la Prima Guerra Mondiale<br />

il debito dello stato è sfuggito di mano, si<br />

è giunti a un’iperinflazione.<br />

I segnali premonitori sono evidentissimi.<br />

Resta da vedere se la storia si ripeterà.<br />

Attualmente i debiti crescono rapidamente<br />

e stanno raggiungendo dimensioni<br />

pericolose; il bilancio della FED, nel<br />

frattempo, è schizzato fino a raggiungere<br />

un record da capogiro: 2290 miliardi<br />

di Dollari. Nonostante ciò, per effetto<br />

dell’eccesso di capacità (a febbraio<br />

l’economia USA presentava un modesto<br />

tasso di sfruttamento del 72,7%), del­<br />

le offerte low cost provenienti<br />

dall’Asia e degli effetti<br />

frenanti dovuti alla stretta<br />

del credito, per il momento<br />

persiste una pressione<br />

deflattiva. A breve­medio termine,<br />

però, l’aumento della domanda dei Paesi<br />

Emergenti, l’ascesa dei prezzi delle<br />

materie prime, il maggiore dirigismo<br />

degli Stati e il protezionismo galoppante<br />

implicano rischi d’inflazione. Come abbiamo<br />

illustrato, una svalutazione delle<br />

Aspettative d’inflazione sul mercato obbligazionario USA Indebitamento statale degli USA<br />

%<br />

4<br />

2<br />

0<br />

-2<br />

-4<br />

-6<br />

-8<br />

04.2005 04.2006 04.2007 04.2008 04.2009 04.2010<br />

Break even a 2 anni<br />

Break even a 10 anni<br />

Aspettative d’inflazione sul mercato obbligazionario USA<br />

Il break even rate riflette le aspettative d’inflazione del mercato obbligazionario. È dato<br />

dalla differenza tra il rendimento delle obbligazioni a tasso nominale ed il rendimento<br />

delle obbligazioni indicizzate all’inflazione. A fine 2008/inizio 2009, all’apice della<br />

crisi finanziaria ed economica, i mercati hanno ipotizzato uno scenario deflazionistico.<br />

Le cose sono cambiate, ma attualmente i break even rate sono ancora inferiori<br />

alla media degli anni dal 2005 al 2998. Sul mercato obbligazionario, a breve e medio<br />

termine, si prevede piuttosto una moderata inflazione.<br />

34<br />

“Lo scenario di inflazione<br />

è tutt’altro<br />

che assurdo.”<br />

in % del PIL<br />

120<br />

100<br />

80<br />

divise è tanto più probabile quanto più<br />

aumentano i debiti degli Stati. In caso<br />

contrario, infatti, la montagna di debiti<br />

probabilmente non può più essere corretta.<br />

Gli aumenti dei tassi, già posticipati<br />

negli USA per il timore di soffocare<br />

i primi vagiti della congiuntura, sono un<br />

altro elemento che indica la probabile<br />

direzione del viaggio.<br />

Nelle orecchie di tutti i fautori di<br />

prezzi più stabili risuona anche il campanello<br />

d’allarme di uno studio recentemente<br />

presentato da Olivier Blanchard,<br />

in cui il Chief Economist del FMI raccomanda<br />

un aumento dei target d’inflazione<br />

al 4%. Al momento, l’obiettivo ufficiale<br />

di FED e BCE è del 2%. Il fatto che proprio<br />

negli USA, un Paese che guarda<br />

caso ha una forte influenza sul FMI, l’indebitamento<br />

al momento cresca fulmineamente<br />

alimenta il sospetto che abbia<br />

parlato pro domo sua. Gli USA, inoltre,<br />

sono fortemente indebitati all’estero, cosicchè<br />

le perdite di valore dovute all’inflazione<br />

colpirebbero in misura inferiore<br />

i cittadini, cioè gli elettori.<br />

60<br />

Crisi economica<br />

Guerra<br />

mondiale<br />

d’Indipendenza Prima Guerra<br />

40<br />

Guerra Civile Mondiale<br />

20<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Seconda Guerra Mondiale<br />

0<br />

1791 1821 1841 1861 1881 1901 1921 1941 1961 1981 2001 2021e<br />

Le guerre sono i motori dei debiti<br />

Anche negli USA, le guerre spingono i debiti verso l’alto. Misurato sul PIL, il debito<br />

pubblico degli USA ha registrato i valori massimi all’epoca della Guerra Civile e nel<br />

periodo immediatamente successivo, ma anche poco dopo la Seconda Guerra Mondiale.<br />

Con l’ausilio dell’inflazione e della crescita, però, gli USA sono rapidamente<br />

riusciti a ridurre i debiti rispetto al PIL. Come conseguenza della crisi economica e<br />

finanziaria, si prevede un aumento del debito.<br />

Fonte: Bloomberg, 02/04/2010 Fonte: Morgan Stanley, aprile 2010; e = estimated<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Inflazione e crescita<br />

contribuiscono all’abbattimento<br />

dei debiti.<br />

Dopo il 1945, l’inflazione e la crescita<br />

reale sono stati i principali fattori<br />

che hanno contribuito all’abbattimento<br />

del deficit statale rispetto al<br />

PIL; l’avanzo primario positivo invece<br />

ha svolto un ruolo di secondo piano<br />

(vedere diagramma a destra). In conseguenza<br />

dell’indebitamento dei cittadini<br />

americani, per i prossimi anni<br />

si prevede che la crescita degli Stati<br />

Uniti sarà debole. Per ridurre l’indebitamento<br />

statale USA, non resta altra<br />

soluzione che un aumento dell’inflazione.<br />

Così sono iniziate tutte le difficoltà.<br />

Negli ultimi anni, il sistema finanziario e l’economia mondiale<br />

hanno tremato violentemente. Per questo, spesso si è parlato<br />

della crisi più grave dai tempi della Grande Depressione.<br />

Per affrontare le difficoltà nel modo giusto, è necessario<br />

identificare le loro cause. Se guardiamo indietro, troviamo<br />

molte cose che non sono andate come dovevano. Uno<br />

dei più grandi errori è stata senz’altro la politica del denaro<br />

a basso costo, portata avanti soprattutto dalla Banca Centrale<br />

americana nel momento del passaggio dal vecchio al<br />

nuovo millennio in occasione dello scoppio della bolla tecnologica.<br />

Questa politica ha favorito un indebitamento senza<br />

freni e un forte lassismo nella concessione dei crediti. Insie­<br />

Il precedente del Giappone: analogie e differenze.<br />

Chi non crede alla tesi dell’inflazione cita volentieri l’esempio<br />

del Giappone. Dopo lo scoppio della bolla dei primi anni ’90,<br />

nel Paese del Sol Levante fu praticata una politica monetaria<br />

molto espansiva associata ad infiniti programmi anticrisi. Alla<br />

fine però non si è riusciti a porre fine alla spirale deflattiva.<br />

Dato che anche in Giappone, come negli USA, c’è stata una<br />

bolla sul mercato immobiliare ed azionario che è sfociata in<br />

una crisi delle banche e del credito, effettivamente ci si chiede<br />

se, nonostante tutti i timori di inflazione, non vi sia anche negli<br />

USA la minaccia di una deflazione. Tuttavia, in tali valutazioni<br />

non si deve dimenticare un’importante differenza rispetto al<br />

Giappone: gli USA hanno reagito molto più rapidamente allo<br />

choc economico con misure espansive. D’altra parte il tasso<br />

di risparmio in Giappone era molto superiore a quello degli<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />

Abbattimento del debito USA dopo il 1945<br />

in % del PIL<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0<br />

-1<br />

-2<br />

-3<br />

-4<br />

-5<br />

-6<br />

-7<br />

1946–2003 1946–1955 1956–1965 1966–1975 1976–1985 1986–1995 1996–2003<br />

Spese per interessi<br />

Inflazione<br />

Obbligazioni e tassi<br />

Avanzo/disavanzo primario<br />

Crescita reale del PIL Variazione del livello del debito<br />

Così gli USA hanno ridotto l’indebitamento<br />

Nel grafico in alto sono riportati i fattori che hanno contribuito a cambiare la situazione del livello di indebitamento<br />

USA. I dati si riferiscono alla media annuale nei periodi indicati. Le cifre negative indicano un abbattimento del debito<br />

in % del PIL, quelle positive un aumento del debito. Con il termine avanzo/disavanzo primario si definisce il saldo di<br />

bilancio dedotti gli interessi. La crescita reale del PIL si ottiene dalla crescita nominale cui è stato dedotto un fattore<br />

d’inflazione (deflatore del PIL).<br />

Fonte: Morgan Stanley Research, marzo 2010<br />

me a una propensione al rischio eccessiva e non sana e a<br />

un debordante ottimismo, questo ha portato a una bolla sul<br />

mercato immobiliare e all’instaurarsi di un settore finanziario<br />

“gonfiato”. Per colmo di sventura, anche i rischi sono stati stimati<br />

in modo totalmente errato dalle banche e dalle agenzie<br />

di rating. Inoltre, il sistema di controllo delle banche e le regole<br />

che avrebbero dovuto disciplinare i mercati si sono rivelati<br />

insufficienti. Quando la bolla è scoppiata, la situazione<br />

è precipitata in modo inarrestabile e la piramide dei debiti è<br />

implosa. Spaventosamente, anche questa volta la soluzione<br />

è arrivata con finanziamenti in grande stile, solo che oggi il<br />

ruolo di debitore dello Stato è ancora più importante.<br />

USA. Inoltre, il Giappone disponeva di una solida industria<br />

dell’export e la sua bilancia commerciale era sempre in positivo:<br />

di conseguenza, non era legato all’afflusso di capitale<br />

estero come gli USA. Questo significa che al giorno d’oggi<br />

ci sono alcune impressionanti analogie con il Giappone, ma<br />

anche tante differenze. Per questo, dalle esperienze del Giappone<br />

non si può capire se sia l’inflazione o la deflazione a<br />

minacciare gli USA. Se è vero che il Giappone, malgrado un<br />

livello di indebitamento che nel frattempo è arrivato quasi al<br />

doppio della performance economica annua, non ha registrato<br />

alcun fenomeno d’inflazione, è anche vero che questo non<br />

deve indurre a un’eccessiva “spensieratezza”. Prima o poi,<br />

probabilmente, anche il Giappone dovrà pagare lo scotto dei<br />

giganteschi debiti dello Stato.<br />

35


Obbligazioni e tassi<br />

Un fattore di rischio:<br />

la quantità di denaro.<br />

L’aumento dei prezzi non è ancora<br />

un problema. Nei 30 Stati<br />

dell’OCSE, a gennaio, i prezzi al<br />

consumo si sono fermati all’1,6%,<br />

quindi poco al di sopra del record<br />

minimo dell’1,5% regi strato ad<br />

agosto e settembre. Nonostante ciò,<br />

molti economisti si preoccupano di<br />

un possibile, significativo aumento<br />

dei prezzi che potrebbe verificarsi<br />

tra alcuni anni. Il considerevole aumento<br />

della base monetaria suscita<br />

scetticismo: costituirebbe infatti<br />

un pericolo se le Banche Centrali,<br />

per paura di soffocare la ripresa,<br />

decidessero di tirare le briglie<br />

troppo tardi. In tal caso, entreremmo<br />

nella prossima ripresa con una<br />

valanga di denaro e questo è terreno<br />

fertile per l’aumento dei prezzi<br />

se le banche decidono di sfruttare<br />

nuovamente i mezzi disponibili per<br />

concedere crediti.<br />

Obbligazioni Royal<br />

36<br />

Aumenta la quantità di denaro delle Banche Centrali<br />

Miliardi di USD<br />

2.400<br />

2.000<br />

1.600<br />

1.200<br />

800<br />

400<br />

0<br />

1980 1985 1990 1995 2000 2005 2010 2015<br />

Le aree ombreggiate indicano le recessioni USA.<br />

La base monetaria è fortemente aumentata<br />

La base monetaria è il denaro creato direttamente dalla Banca Centrale ed è composta dal contante e dalle riserve<br />

costituite dalle banche presso la Banca Centrale. Nell’attuale crisi gli USA hanno notevolmente espanso la base<br />

monetaria per aumentare i margini d’azione delle banche commerciali per la concessione di crediti.<br />

Nome strumento ISIN Scadenza<br />

Royal Combinazione Perfetta NL0009294040 23.03.2018<br />

Royal Protezione NL0009294032 23.03.2018<br />

Royal Ripresa NL0009294024 23.03.2020<br />

Royal 5% Flex NL0009294057 23.03.2020<br />

Royal 4% NL0009354505 22.02.2016<br />

Royal 6 anni Variabile NL0009354513 22.02.2016<br />

Royal 5,5% Inflazione NL0009289339 11.01.2020<br />

Royal 8%-Euribor NL0009289313 11.01.2020<br />

Royal Sicurezza NL0009289321 11.01.2020<br />

Royal Tasso Crescente NL0009289347 11.01.2015<br />

Royal 220 NL0009288141 03.12.2024<br />

Royal EONIA 165 NL0009288133 03.12.2019<br />

Royal Welcome NL0009285113 21.10.2014<br />

Royal <strong>Italia</strong> 10% NL0009062223 23.10.2014<br />

Royal 7 anni NL0009061357 08.10.2016<br />

Royal Fisso-Variabile NL0009062215 08.10.2019<br />

Royal 5 anni NL0009058981 03.09.2014<br />

Royal 5.50% NL0009054907 20.04.2019<br />

Royal Variabile NL0009054899 20.04.2014<br />

Royal 3 anni NL0009056555 26.06.2012<br />

Royal 70/100 NL0009056563 26.06.2016<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Fonte: Federal Reserve Bank of St. Louis, 2010<br />

Fonte: <strong>RBS</strong><br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

L’Euro:<br />

una tragedia greca<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />

Valute<br />

Finora l’obiettivo di creare in Europa un’area monetaria ottimale non è stato centrato. E non solo perché la<br />

Grecia si è indebitata senza freno e ora sta mettendo a rischio l’intera Unione Monetaria.<br />

Antiche rovine: speriamo che non sia un’immagine emblematica del bilancio greco.<br />

37


Valute<br />

Tutto ebbe inizio con un mito greco.<br />

Zeus si innamorò di Europa, la figlia del<br />

re fenicio Agenore. Si trasformò quindi<br />

in un toro e la rapì per portarla a Creta.<br />

Lei gli diede tre figli e in seguito diventò<br />

regina di Creta; il suo nome divenne<br />

immortale. I Greci hanno fatto molto per<br />

l’Europa: non solo nella mitologia, ma<br />

anche nel campo della filosofia, nelle<br />

scienze naturali e in politica. La storia<br />

dell’Europa, pertanto, è legata a doppio<br />

filo alla Grecia. Per questo è ancora più<br />

spiacevole che proprio questo Paese<br />

sia divenuto l’ostacolo in cui sta inciampando<br />

l’intero continente. Oggi abbiamo<br />

la prova che gli Ellenici, al momento<br />

dell’ammissione nell’Unione Monetaria<br />

Europea, hanno barato, e non poco. Ma<br />

non è tutto: una volta conclusa l’ammissione,<br />

le cifre sono state ulteriormente<br />

manipolate per occultare la vera entità<br />

di una situazione distorta.<br />

Tassi convenienti grazie all’introduzione<br />

dell’Euro. Ma la Grecia è solo<br />

un sintomo della debolezza dell’intero<br />

“sistema Euro”. Il progetto di pervenire<br />

a una forte convergenza delle economie<br />

tramite i criteri di Maastricht è fallito.<br />

Dopo l’introduzione della valuta comune<br />

europea, numerosi Stati hanno<br />

rapidamente perso di vista i parametri<br />

di Maastricht. Il conveniente rifinanziamento<br />

che è scaturito dall’introduzione<br />

dell’Euro ha permesso a molti Stati di andare<br />

ben oltre le loro possibilità: i salari,<br />

in taluni casi, sono aumentati in misura<br />

sproporzionata rispetto agli incrementi<br />

della produzione. Tanto che hanno spinto<br />

anche i livelli dei prezzi, provocando<br />

un forte calo della competitività di alcuni<br />

Paesi. Soprattutto grazie al moderato<br />

incremento dei salari degli ultimi anni, la<br />

Germania è riuscita già da tempo a compensare<br />

lo svantaggio di cui ha sofferto<br />

all’inizio dell’Unione Monetaria. Mentre<br />

il Marco tedesco era sopravvalutato al<br />

momento dell’ingresso nell’Euro, le valute<br />

di alcuni Stati (primi fra tutti Grecia,<br />

Irlanda e <strong>Italia</strong>) in quel momento erano<br />

sottovalutate.<br />

I forti aumenti dei salari successivi<br />

all’introduzione dell’Euro non sono stati<br />

l’unica causa delle difficoltà di alcuni<br />

38<br />

Nell’Eurozona con cifre false<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Anche se la Grecia per molti anni ha truccato i dati economici, nel 2001 gli Ellenici<br />

sono divenuti membri dell’Unione Economica e Monetaria. Per quell’anno, i Greci<br />

hanno segnalato un deficit di bilancio pari all’1,4% del PIL. Effettivamente, però, i<br />

debiti ammontavano al 3,7% della performance economica: stando così le cose,<br />

non sarebbero potuti entrare. In base ai criteri dell’accordo di Maastricht, infatti, la<br />

quota del deficit può ammontare solo al 3%. Anche negli anni seguenti, il Paese<br />

del Mediterraneo ha sempre continuato a vivere al di sopra delle proprie possibilità.<br />

Con l’Euro forte alle spalle, l’onere dei tassi che i Greci dovevano sopportare<br />

era molto inferiore rispetto al passato e loro ne hanno approfittato. Tanto che a fine<br />

2010 hanno raggiunto una quota di indebitamento pari al 125% del PIL: il record<br />

europeo. Invece di governare sobriamente ed aumentare la competitività con una<br />

politica dei salari moderata, hanno fatto esattamente il contrario. Un esempio per<br />

tutti: in Germania, chi ha lavorato per 35 anni riceve una pensione pari al 61% del<br />

reddito netto medio. In Grecia, invece, i pensionati incassano una pensione del<br />

111% dopo soli 15 anni di attività lavorativa. Parallelamente a ciò, Atene si è già accaparrata<br />

circa 880 milioni di Euro del fondo strutturale europeo, a cui si aggiungono<br />

i 2,5 miliardi di Euro di sovvenzioni che gli agricoltori greci ricevono anno dopo<br />

anno, la maggior parte delle quali sono evidentemente ingiustificate. Il culmine della<br />

tragedia è stato raggiunto alcuni mesi fa: invece del 3,7% originariamente segnalato,<br />

il deficit è schizzato a un cospicuo 12,7%. Per mezzo di varie misure di risparmio,<br />

il deficit di bilancio dovrebbe essere ridotto all’8,7% già nell’anno in corso e<br />

al 3% in tre anni. Però è tutt’altro che certo che questo ambizioso obiettivo possa<br />

essere effettivamente raggiunto. Per il momento la tragedia finisce così: Bruxelles<br />

ha sottoposto la Grecia al controllo dell’UE: è la prima volta che accade nella storia<br />

dell’Unione Europea.<br />

Nei Paesi industrializzati la riduzione del debito è l’imperativo del momento<br />

Saldo primario in % del PIL Debiti in % del PIL<br />

14<br />

220<br />

12<br />

10<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

Spagna Gran<br />

Bretagna<br />

60<br />

Irlanda Germania Francia USA Portogallo <strong>Italia</strong> Grecia Giappone<br />

Saldo primario necessario per ridurre i debiti di Stato in dieci anni al 60% del PIL<br />

(scala sx)<br />

Livello attuale del debito dei Paesi (scala dx)<br />

Lontanissimi dal criterio di Maastricht<br />

Il quadro risulta un po’ diverso se come quota di indebitamento da perseguire si considera il criterio di Maastricht<br />

del 60% del PIL. Per raggiungere questo obiettivo, ad esempio, l’<strong>Italia</strong> dovrebbe compiere notevoli sforzi di consolidamento.<br />

180<br />

140<br />

100<br />

Fonte: DB Research, 2010<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Paesi: ad essi si aggiunge anche il fatto<br />

che l’aumento della disoccupazione<br />

è stato attenuato con l’ausilio di corposi<br />

programmi sociali, che però hanno creato<br />

grossi problemi ai bilanci statali. Per<br />

effetto degli squilibri interni sono aumentati<br />

anche quelli esterni: oltre alla Germania,<br />

solo altri tre Stati dell’Euro su un<br />

totale di 16 presentano un surplus della<br />

bilancia commerciale.<br />

La situazione è pessima soprattutto<br />

nell’Europa meridionale. Anche Portogallo,<br />

<strong>Italia</strong> e Spagna soffrono per i<br />

forti debiti, il che ha spinto alcuni attori<br />

del mercato a creare per questi Paesi lo<br />

sgradevole epiteto di “PIGS” (Portogallo,<br />

<strong>Italia</strong>, Grecia, Spagna). Alcuni economisti<br />

ed esponenti dei media hanno aggiunto<br />

all’acronimo un’ulteriore I, che sta<br />

per Irlanda. Il pericolo che la tragedia<br />

greca sia solo all’inizio è tutt’altro che remoto.<br />

Alcuni economisti già ammoniscono:<br />

se lo Stato greco fi nisce in bancarotta,<br />

altri Paesi lo seguiranno e, di conseguenza,<br />

sarà l’intero sistema monetario<br />

a vacillare. Per questo non ci sono alternative<br />

al sostegno, tanto più che i costi<br />

economici e fi nanziari di un’insolvenza<br />

della Grecia, molto probabilmente, supererebbero<br />

i costi di un salvataggio in<br />

piena regola.<br />

La Grecia chiede solidarietà.<br />

L’Eurozona non è un’area monetaria<br />

ottimale. Ciò che resta è la consapevolezza<br />

che, fi n dall’introduzione della<br />

valuta comune europea, il progetto di<br />

creare un’area monetaria ottimale non<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />

Alcuni esperti vedevano nero<br />

già prima dell’Unione Monetaria<br />

Valute<br />

Già nel 1998, gli economisti Wilhelm Hankel, Wilhelm Nölling e Joachim Starbatty e il<br />

giurista Karl Albrecht Schachtschneider hanno tentato di stoppare l’introduzione della<br />

valuta comune europea mediante un ricorso costituzionale. L’Euro, secondo le argomentazioni<br />

del quartetto, aveva il potenziale per far saltare in aria il Vecchio Continente.<br />

Lo stesso anno, in un’intervista allo “Spiegel”, Nölling ha messo in guardia i<br />

lettori rispetto al fatto che l’Euro “semplicemente non era vitale” e che il presunto rispetto<br />

dei criteri di convergenza era basato su “manipolazione e abbellimenti”. Il suo<br />

compagno di battaglia Schachtschneider ne era altrettanto convinto: “l’Euro diventerà<br />

il simbolo della crisi economica”. I quattro accusatori non erano i soli a criticare<br />

l’Unione Monetaria: l’introduzione dell’Euro era una spina nel fi anco anche per molti<br />

altri eminenti scienziati. Nel luglio del 1992, 70 economisti tedeschi hanno sottoscritto<br />

un memorandum sull’Unione Monetaria, che conteneva, tra le altre, la seguente affermazione:<br />

“Un’unione economica e monetaria funzionante richiede come condizione<br />

preliminare un allineamento duraturo (e documentato per diversi anni) delle strutture<br />

economiche rilevanti dei Paesi membri. L’adempimento “una tantum” (riferito a una<br />

determinata scadenza) e più o meno casuale di singoli criteri non è la prova della necessaria<br />

convergenza.”<br />

è riuscito. In linea di principio, un’area<br />

monetaria ottimale si contraddistingue<br />

in prima linea per il raggiungimento e<br />

il mantenimento di un equilibrio interno<br />

ed esterno. Ciò signifi ca che tutti gli<br />

Stati dell’area monetaria dovrebbero<br />

presentare un tasso di disoccupazione<br />

e un tasso d’infl azione contenuti (equilibrio<br />

interno) e una bilancia dei pagamenti<br />

equilibrata (equilibrio esterno).<br />

Inoltre, all’interno di un’area monetaria<br />

ottimale, i lavoratori dovrebbero evidenziare<br />

una certa fl essibilità geografi<br />

ca e cercare lavoro anche oltre i confi<br />

ni del proprio Paese. La realtà, però, è<br />

ben diversa: i tassi d’infl azione e i saldi<br />

della bilancia commerciale degli stati<br />

dell’Euro presentano enormi<br />

differenze, così come “Giorno dopo<br />

la crescita economica. In giorno, gli Stati<br />

conseguenza degli obiet­<br />

dell’Euro si evolvono<br />

tivi sociopolitici, i salari<br />

sono rigidi e la migrazione diversamente.”<br />

dei lavoratori, date le differenze linguistiche<br />

e culturali, è molto diffi coltosa.<br />

Prima dell’Unione Monetaria, i problemi<br />

erano assorbiti dalle rivalutazioni e<br />

svalutazioni: i Paesi che svalutavano la<br />

loro moneta creavano infl azione, riducendo<br />

così i salari reali.<br />

Oggi invece i salari reali possono essere<br />

ridotti solo mediante il ribasso dei<br />

salari nominali. Per evitare i conseguenti<br />

scontri, come recentemente è avvenuto in<br />

Grecia, gli Stati hanno messo mano al portafoglio<br />

per aumentare la spesa sociale<br />

per i disoccupati. La conseguenza di ciò<br />

è un forte aumento dei budget sociali e dei<br />

defi cit dei Governi. In altre parole aumenta<br />

il pericolo di un fallimento degli Stati. Se i<br />

Paesi fi nanziariamente più forti offrissero<br />

un generale supporto fi nanziario a quelli<br />

a rischio, invece, crescerebbe la resistenza<br />

nei primi. Una responsabilità comune<br />

di tutti gli Stati per i singoli Paesi, pertanto,<br />

non è una soluzione. “Il contributo del<br />

Fondo Monetario Europeo nella gestione<br />

della crisi attuale arriverebbe<br />

comunque troppo tardi.<br />

Da azioni precipitose non ci<br />

possiamo aspettare risultati<br />

solidi”, ammonisce Otmar<br />

Issing, ex chief economist<br />

della Banca Centrale Europea. Invece di<br />

discutere di un futuro supporto fi nanziario,<br />

“l’Unione dovrebbe concentrarsi su come<br />

garantire una stabilità duratura per mezzo<br />

di un monitoraggio rigoroso e di sanzioni<br />

tempestive contro i comportamenti errati<br />

di singoli Paesi”, afferma Issing.<br />

39


Valute<br />

40<br />

Andamento del PIL di alcuni Paesi dell’Eurozona<br />

Percentuale<br />

6,00<br />

4,00<br />

2,00<br />

0,00<br />

-2,00<br />

-4,00<br />

-6,00<br />

1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

Germania Grecia <strong>Italia</strong> Portogallo Spagna<br />

Il PIL ha un andamento differenziato<br />

L’introduzione dell’Euro, avvenuta del 1999, non ha portato ad un allineamento dei tassi di crescita nell’Eurozona.<br />

Tendenzialmente, questi ultimi si sono addirittura distanziati. A causa di una stagnazione del mercato interno<br />

protrattasi dal 1999 al 2009, la Germania ha presentato una crescita piuttosto debole. Nello stesso periodo, quella<br />

della Grecia, ma anche della Spagna, è stata superiore, ma è stata spinta dai consumi e fi nanziata dal debito.<br />

Tassi d’infl azione di alcuni Paesi dell’Eurozona<br />

Fonte: IWF, 31/03/2010<br />

Percentuale<br />

5,00<br />

4,00<br />

3,00<br />

2,00<br />

1,00<br />

0,00<br />

-1,00<br />

1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

Germania Grecia <strong>Italia</strong> Portogallo Spagna<br />

Cicli congiunturali non omogenei e tassi di crescita diversi<br />

Le differenze nei tassi di crescita e la disomogeneità dei cicli congiunturali comportano tassi d’infl azione diversi. La<br />

BCE deve affrontare il diffi cile compito di trasformare queste disparità in una politica monetaria comune per l’intera<br />

Eurozona.<br />

Saldo della bilancia commerciale di alcuni Paesi dell’Eurozona<br />

in % del PIL<br />

10<br />

Fonte: IWF, 31/03/2010<br />

5<br />

0<br />

-5<br />

-10<br />

-15<br />

1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

Germania Grecia <strong>Italia</strong> Portogallo Spagna<br />

Aumenta il divario tra le bilance commerciali<br />

Il divario tra i saldi delle bilance commerciali dei vari Paesi europei è notevolmente aumentato. L’industria tedesca<br />

ha acquisito maggiore competitività e la sua bilancia commerciale ha registrato un saldo positivo, mentre i Paesi<br />

dell’Europa meridionale hanno perso competitività, con la conseguenza che i rispettivi saldi delle bilance commerciali<br />

sono divenuti sempre più negativi. Il defi cit della bilancia commerciale, però, deve essere fi nanziato e questo si<br />

può fare risparmiando, ma anche contraendo nuovi debiti.<br />

Fonte: IWF, 31/03/2010<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

L’attuale chief economist della<br />

BCE, Jürgen Stark, è dello stesso avviso:<br />

“Molte delle idee che svolazzano<br />

nell’etere sono controproducenti o diffi<br />

cilmente conciliabili con i fondamenti<br />

e i principi dell’Unione Monetaria.” Visti<br />

i fatti recenti, ritiene invece che, al momento<br />

dell’accoglienza di nuovi membri<br />

nell’Eurozona, si debba verifi care ancora<br />

più attentamente se i dati sono a posto<br />

e se la convergenza è garantita nel<br />

tempo. Un ampliamento non deve “portare<br />

a una dissoluzione dell’area monetaria”,<br />

afferma Stark.<br />

Per l’Euro non ci sono prospettive di<br />

crescita. Il tema della Grecia non scomparirà<br />

molto presto dall’agenda. Anche<br />

il prossimo anno sarà critico per Atene:<br />

infatti, anche se l’UE e il FMI hanno<br />

prospettato un pacchetto di aiuti per un<br />

massimo di 45 miliardi di Euro e l’insolvenza<br />

della Grecia è stata momentaneamente<br />

scongiurata, resta una domanda<br />

senza risposta: cosa succederebbe se<br />

la Grecia dovesse fallire nei propri sforzi<br />

di risparmio, ad esempio per un’eccessiva<br />

resistenza politica? Gli analisti valutari<br />

affermano che le minacce per l’Euro non<br />

sono fi nite. A partire dall’estate, però, anche<br />

le prospettive dei tassi torneranno<br />

al centro dell’attenzione dei mercati. Gli<br />

USA, in conseguenza dei migliori dati<br />

economici, potrebbero aumentarli più<br />

rapidamente della BCE: una circostanza<br />

che andrebbe a favore del Dollaro e<br />

È in gioco la stabilità dell’Euro.<br />

a discapito dell’Euro. Ed ecco che torna<br />

nuovamente in gioco la Grecia: la BCE<br />

potrebbe continuare a perseguire la sua<br />

politica di tassi contenuti anche per tenere<br />

“sotto l’ala” i Greci in riferimento alla<br />

crescita e al livello dei tassi.<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Competitività e bilancia commerciale dei Paesi dell’Euro<br />

Deflatore del PIL (1° trimestre 1999 = 100)<br />

180<br />

170<br />

[...]<br />

130<br />

120<br />

Variazioni del PIL rispetto all’anno precedente<br />

% (reale)<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

-2<br />

-4<br />

-6<br />

Cipro<br />

110<br />

Portogallo<br />

100<br />

90<br />

Slovacchia<br />

Grecia<br />

Spagna<br />

Irlanda<br />

<strong>Italia</strong><br />

Belgio<br />

Francia<br />

Austria<br />

Slovenia<br />

Finlandia<br />

Germania<br />

-12 -8 -4 0 4 8 12<br />

Bilancia commerciale in % del PIL*<br />

-8<br />

01.2006 07.2006 01.2007 07.2007 01.2008 07.2008 01.2009 07.2009 15.12.2009<br />

Eurozona Germaina USA<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />

Paesi Bassi<br />

Nell’Eurozona la competitività ha un andamento differenziato<br />

Lussemburgo<br />

Nell’Eurozona la competitività ha registrato un andamento differenziato. Ad esempio, de-<br />

purando la crescita del PIL dall’inflazione, la Germania ha conseguito una reale svaluta-<br />

zione, mentre in altri Paesi dell’Eurozona è avvenuto esattamente il contrario. I motivi di<br />

queste differenze nei livelli dei costi sono i diversi standard sociali e le diverse aliquote<br />

fiscali, oltre a una politica di bilancio non armonizzata.<br />

* Prognosi 2009; Fonte: EU, 2010<br />

L’economia USA è in testa<br />

L’economia USA ha sofferto meno la crisi e si è ripresa più rapidamente rispetto a<br />

quella dell’Eurozona e della Germania. Nei mercati, questo alimenta la supposizione<br />

che la FED potrebbe aumentare i tassi prima della BCE, dando così un impulso al<br />

Dollaro.<br />

Fonte: Bloomberg, aprile 2010<br />

Indebitamento statale nell’Eurozona<br />

Nuovo indebitamento in % del PIL*<br />

-5<br />

-7<br />

-9<br />

-11<br />

-13<br />

Variazioni del PIL rispetto al trimestre precedente<br />

% (reale)<br />

2<br />

1<br />

0<br />

-1<br />

-2<br />

-3<br />

Lussemburgo<br />

Slovacchia<br />

Slovenia<br />

Finlandia<br />

Malta Germania<br />

Cipro<br />

Austria<br />

Paesi Bassi<br />

Spagna<br />

Francia<br />

Valute<br />

Irlanda<br />

-15<br />

10 30 50 70 90 110 130<br />

Divergenza nell’indebitamento statale<br />

-4<br />

03.06 06.06 09.06 12.06 03.07 06.07 09.07 12.07 03.08 06.08 09.08 12.08 03.09 06.09 09.09 12.09<br />

Eurozona Germania USA<br />

Portogallo<br />

Belgio<br />

Grecio<br />

<strong>Italia</strong><br />

Debiti statali in % del PIL*<br />

La mancanza di competitività provoca disoccupazione, aumento dei costi sociali,<br />

deficit di bilancio e crescente indebitamento dello Stato. Il forte indebitamento di<br />

alcuni Stati dell’Euro andrà sempre più a gravare sulla valuta comune.<br />

* Prognosi 2009; Fonte: EU, 2010<br />

Un andamento dinamico<br />

Uno sguardo alle variazioni rispetto al trimestre precedente sottolinea la maggiore<br />

flessibilità dell’economia USA. Nei due precedenti trimestri, mentre l’Eurozona è rimasta<br />

praticamente in una fase di stagnazione, l’economia USA è ripartita.<br />

Fonte: Bloomberg, aprile 2010<br />

41


Valute<br />

42<br />

Monitor tassi di cambio<br />

Valuta Rapporto<br />

di cambio<br />

Tassio die<br />

Cambio<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Bisogna gestire la crisi: il presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso.<br />

Performance<br />

da inizio anno<br />

Performance<br />

a cinque anni<br />

Tasso di<br />

interesse*<br />

Prodotti<br />

Principali valute<br />

Euro 0,20 NL0006061608<br />

Dollaro americano EUR/USD 1,50 -6,76 -13,73 0,18 NL0000081743<br />

Sterlina inglese EUR/GBP 0,90 5,89 -22,50 0,53 NL0000081677<br />

Franco svizzero EUR/CHF 1,51 -1,28 0,58 0,05 NL0000081651<br />

Corona norvegese EUR/NOK 8,39 15,78 -2,83 1,81 NL0000081727<br />

Yen giapponese EUR/JPY 134,52 -5,83 2,34 0,12 NL0000081701<br />

Dollaro australiano EUR/AUD 1,61 22,93 4,86 3,94 NL0000081636<br />

Dollare canadese EUR/CAD 1,57 8,53 -1,31 NL0000081644<br />

Corona svedese EUR/SEK 10,22 7,25 -11,83 3,05 NL0000081750<br />

Valute dei paesi emergenti 1,04<br />

Zloty polacco EUR/PLN 4,14 0,18 3,24 5,00 NL0000081743<br />

Corona ceca EUR/CZK 25,47 5,25 23,68 3,75 NL0000081669<br />

Fiorino ungherese EUR/HUF 269,86 -1,62 -9,32 0,37 NL0000081693<br />

Peso messicano EUR/MXN 19,67 -1,42 -25,12 4,50 NL0000081719<br />

Lira turca EUR/TRY 2,20 -2,71 -14,55 6,69 NL0000707933<br />

Rand sudafricano EUR/ZAR 11,06 18,73 -27,69 6,51 NL0000081628<br />

*Tasso di interesse – Tasso di interesse della valuta (Overnight);<br />

Fonte: Bloomberg, 05.05.2010<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Obbligazioni, ETF e Certificates<br />

quotati in Borsa <strong>Italia</strong>na.<br />

Negoziazioni in Euro sulla Borsa <strong>Italia</strong>na (mercati MOT, ETF Plu e Sedex). Dati al 27.04.2010. Le quotazioni, gli strike e le leve<br />

aggiornate sono presenti sul sito www.rbsbank.it.markets oppure sono ottenibili chiamando il Numero Verde 800.920 960,<br />

opzione 1 (inserire le penultime cinque cifre del codice ISIN, ad esempio 01973 per i Theme Certificates sull’acqua).<br />

Obbligazioni<br />

Nome Valuta Codice ISIN Scadenza<br />

Royal Operazione 10% EUR NL0009408467 05.05.2022<br />

Royal Max 6% EUR NL0009408970 05.05.2018<br />

Royal Four% USD XS0502707853 07.05.2015<br />

Royal 3 anni EUR NL0009056555 26.06.2012<br />

Royal Variabile EUR NL0009054899 20.04.2014<br />

Royal 5 anni EUR NL0009058981 03.09.2014<br />

Royal Welcome EUR NL0009285113 21.10.2014<br />

Royal <strong>Italia</strong> 10% EUR NL0009062223 23.10.2014<br />

Royal Tasso Crescente EUR NL0009289347 11.01.2015<br />

Royal 4% EUR NL0009354505 22.02.2016<br />

Royal 6 anni Variabile EUR NL0009354513 22.02.2016<br />

Royal 70/100 EUR NL0009056563 26.06.2016<br />

Royal 7 anni EUR NL0009061357 08.10.2016<br />

Royal Protezione EUR NL0009294032 23.03.2018<br />

Royal Combinazione Perfetta EUR NL0009294040 23.03.2018<br />

Royal 5,50% EUR NL0009054907 20.04.2019<br />

Royal Fisso-Variabile EUR NL0009062215 08.10.2019<br />

Royal EONIA 165 EUR NL0009288133 03.12.2019<br />

Royal 5,5% Inflazione EUR NL0009289339 11.01.2020<br />

Royal 8%-Euribor EUR NL0009289313 11.01.2020<br />

Royal Sicurezza EUR NL0009289321 11.01.2020<br />

Royal Ripresa EUR NL0009294024 23.03.2020<br />

Royal 5% Flex EUR NL0009294057 23.03.2020<br />

Royal 220 EUR NL0009288141 03.12.2024<br />

ETF<br />

Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />

DAXglobal Asia EUR LU0259323235 -<br />

DAXglobal BRIC EUR LU0269999792 -<br />

DAXgobal Russia EUR LU0269999958 -<br />

DJ Turkey Titans 20 EUR LU0269999362 -<br />

FTSE/JSE Africa TOP 40 ZAR LU0270000028 -<br />

NYSE Arca Gold Bugs USD LU0259322260 -<br />

RICI USD LU0249326488 -<br />

RICI Agriculture USD LU0259321452 -<br />

RICI Metals USD LU0259320728 -<br />

South-East Europe Traded EUR LU0259329869 -<br />

Open Certificates<br />

Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />

ECO-immobiliare EUR NL0000875003 -<br />

RICI Enhanced USD NL0006063067 -<br />

The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.<br />

Gli strumenti quotati<br />

Partecipazione.<br />

I prodotti a partecipazione sono conce­<br />

piti per investitori di medio­lungo periodo<br />

che vogliano beneficiare dell’andamento<br />

di uno specifico mercato, settore, tema o<br />

sottostante. Non prevedono protezione<br />

del capitale.<br />

Open Certificates<br />

Sottostanti: Indici.<br />

Durata: Non hanno scadenza.<br />

Orizzonte temporale dell’investimento:<br />

Medio - lungo termine.<br />

Obiettivo dell’investimento:<br />

Trarre profitto da rialzi del sottostante.<br />

Caratteristiche principali:<br />

Replicano l’andamento del sottostante.<br />

Il prezzo di emissione indicativamente è fissato a<br />

100. Index fee calcolata in percentuale sull’andamento<br />

del sottostante e su base giornaliera.<br />

Guadagno<br />

0<br />

Perdita<br />

Sottostante<br />

Protezione dell’investimento a<br />

scadenza/Rischio: Capitale investito a rischio.<br />

Rischio assimilabile a quello di un investimento<br />

diretto nel sottostante. Rischio cambio se il sottostante<br />

è in valuta diversa dall’Euro.<br />

43


Gli strumenti quotati<br />

Benchmark su indici.<br />

Danno l’opportunità di operare sui principali<br />

indici italiani, europei e mondiali,<br />

replicandone la performance senza alcun<br />

effetto leva: in qualunque momento il<br />

prezzo di questi Certificates riflette il livello<br />

del relativo indice (azionario, obbligazionario,<br />

settoriale) eventualmente convertito<br />

in Euro.<br />

Benchmark Certificates<br />

Sottostanti: Indici, materie prime (spot e future),<br />

tassi di cambio e titoli governativi.<br />

Durata: 1 - 5 anni.<br />

Orizzonte temporale dell’investimento:<br />

Breve - medio termine.<br />

Obiettivo dell’investimento:<br />

Trarre profitto da rialzi del sottostante.<br />

Caratteristiche principali:<br />

Replicano l’andamento del sottostante.<br />

Se Quanto, copertura del rischio cambio a<br />

scadenza.<br />

Protezione dell’investimento a<br />

scadenza/Rischio: Capitale investito a rischio.<br />

Rischio assimilabile a quello di un investimento<br />

diretto nel sottostante. Rischio cambio se il sottostante<br />

è in valuta diversa dall’Euro.<br />

44<br />

Guadagno<br />

0<br />

Perdita<br />

Sottostante<br />

Benchmark Certificates<br />

Indici<br />

Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />

AEX EUR NL0000099174 18.06.2010<br />

ATX EUR NL0000680924 18.06.2010<br />

Bovespa BRL NL0000618981 18.06.2010<br />

Bux EUR NL0000194975 18.06.2010<br />

CASE 30 EGP NL0000681005 18.06.2010<br />

CECE EUR NL0000194876 18.06.2010<br />

DAX EUR NL0006148942 18.06.2010<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0000100642 18.06.2010<br />

Dow Jones Industrial Average USD NL0000100634 18.06.2010<br />

Ftse 100 GBP NL0000100659 18.06.2010<br />

Ftse/Jse TOP 40 ZAR NL0000194884 18.06.2010<br />

Hang Seng HKD NL0000100667 18.06.2010<br />

HSCE HKD NL0006148959 18.06.2010<br />

Ibex 35 EUR NL0000099190 18.06.2010<br />

KLSE Composite Index MYR NL0000194900 18.06.2010<br />

Kospi 200 KRW NL0000194892 18.06.2010<br />

KTX Kazakh Traded EUR NL0006148934 18.06.2010<br />

Messico MXN NL0000681054 18.06.2010<br />

MSCI Taiwan TWD NL0000194959 18.06.2010<br />

Nikkei 225 JPY NL0000100675 18.06.2010<br />

NYSE Arca Airline USD NL0006325094 28.06.2013<br />

RDX (EU) EUR NL0000194918 18.06.2010<br />

S&P 500 USD NL0000100626 18.06.2010<br />

S&P/ASX 200 AUD NL0000680965 18.06.2010<br />

S&P/TSX 60 CAD NL0000680957 18.06.2010<br />

Set 50 THB NL0000194926 18.06.2010<br />

Shanghai B Share USD NL0000194934 18.06.2010<br />

Shenzhen B Share HKD NL0000194942 18.06.2010<br />

SMI CHF NL0000099166 18.06.2010<br />

Tel Aviv 25 ILS NL0000681039 18.06.2010<br />

Topix Bank JPY NL0000680288 18.06.2010<br />

Topix JPY NL0000194967 18.06.2010<br />

Topix Insurance JPY NL0000680296 18.06.2010<br />

Topix Real Estate JPY NL0000680304 18.06.2010<br />

Wig20 EUR NL0000194868 18.06.2010<br />

Materie prime<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />

Alluminio Certificate USD NL0000471951 18.06.2010<br />

Argento Certificate USD NL0000019701 18.06.2010<br />

Cacao Certificate GBP NL0000471985 18.06.2010<br />

Caffe' Certificate USD NL0000471993 18.06.2010<br />

Certificate sul carburante ecologico USD NL0000713006 18.06.2010<br />

Combustibile da riscaldamento Certificate USD NL0000472074 18.06.2010<br />

Cotone Certificate USD NL0000472033 18.06.2010<br />

Frumento Certificate USD NL0000471977 18.06.2010<br />

Gas Naturale Certificate USD NL0000472082 18.06.2010<br />

Granoturco Certificate USD NL0000472025 18.06.2010<br />

Nickel Certificate USD NL0000471944 18.06.2010<br />

Oro Certificate USD NL0000019727 18.06.2010<br />

Palladio Certificate USD NL0000401263 18.06.2010<br />

Petrolio WTI Certificate USD NL0000472090 18.06.2010<br />

Piombo Certificate USD NL0000471936 18.06.2010<br />

Platino Certificate USD NL0000401255 18.06.2010<br />

Rame Certificate USD NL0000472009 18.06.2010<br />

Soia Certificate USD NL0000472116 18.06.2010<br />

Succo d'Arancia Certificate USD NL0000472041 18.06.2010<br />

Zinco Certificate USD NL0000471902 18.06.2010<br />

Zucchero Certificate USD NL0000472124 18.06.2010<br />

The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Quanto Certificates<br />

Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />

Argento Quanto USD NL0009294073 19.03.2012<br />

India Quanto USD NL0009401843 19.03.2012<br />

Nikkei 225 Quanto JPY NL0009401827 19.03.2012<br />

Oro Quanto USD NL0009391960 19.03.2012<br />

Palladio Quanto USD NL0009401819 19.03.2012<br />

Platino Quanto USD NL0009391978 19.03.2012<br />

S&P 500 Quanto USD NL0009401835 19.03.2012<br />

Theme Certificates<br />

Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />

Acqua USD NL0000019735 25.05.2011<br />

AgriCOMMIN USD NL0000704740 16.11.2011<br />

Biocombustibili USD NL0000600237 25.05.2011<br />

Cambiamenti climatici USD NL0000816759 11.11.2011<br />

Carbone USD NL0006284622 11.11.2011<br />

COMMIN USD NL0000704757 16.11.2011<br />

DAXglobal ASIA EUR NL0000816585 11.11.2011<br />

DAXglobal BRIC EUR NL0000725976 16.11.2011<br />

DJ Turkey Titans 20 TRY NL0000707925 04.10.2011<br />

EnerCOMMIN USD NL0000704765 16.11.2011<br />

Energia eolica EUR NL0000816767 11.11.2011<br />

Energia rinnovabile USD NL0000019750 25.05.2011<br />

Energia solare USD NL0000732261 25.05.2011<br />

India USD NL0000019768 25.05.2011<br />

MetalCOMMIN USD NL0000704773 16.11.2011<br />

Metalli USD NL0000019776 25.05.2011<br />

NYSE Arca Gold Bugs USD NL0000705044 30.09.2011<br />

NYSE Arca Natural Gas USD NL0000709178 04.10.2011<br />

NYSE Arca Oil USD NL0000709160 04.10.2011<br />

OMX Baltic 10 EUR NL0000816593 11.11.2011<br />

Rifiuti EUR NL0006284614 11.11.2011<br />

Romanian Traded EUR NL0000816601 11.11.2011<br />

SoftCOMMIN USD NL0000704732 16.11.2011<br />

South Eastern Europe EUR NL0000816577 11.11.2011<br />

Valuta Plus Certificates<br />

Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />

Corona Ceca CZK NL0000081669 16.12.2010<br />

Corona Norvegese NOK NL0000081727 16.12.2010<br />

Corona Svedese SEK NL0000081750 16.12.2010<br />

Dollaro Americano USD NL0000081776 16.12.2010<br />

Dollaro Australiano AUD NL0000081636 16.12.2010<br />

Dollaro Canadese CAD NL0000081644 16.12.2010<br />

Dollaro di Singapore SGD NL0000081768 16.12.2010<br />

Dollaro di Hong Kong HKD NL0000081685 16.12.2010<br />

Dollaro Neozelandese NZD NL0000081735 16.12.2010<br />

Euro EUR NL0006061608 16.12.2010<br />

Euro (Euribor) EUR NL0000081693 15.07.2013<br />

Fiorino Ungherese HUF NL0000081651 16.12.2010<br />

Franco Svizzero CHF NL0000707933 16.12.2010<br />

Lira Turca TRY NL0000081719 16.12.2010<br />

Peso Messicano MXN NL0000081628 16.12.2010<br />

Rand Sudafricano ZAR NL0000081677 16.12.2010<br />

Sterlina Britannica GBP NL0000081701 16.12.2010<br />

Yen Giapponese JPY NL0000081743 16.12.2010<br />

Zloty Polacco PLN NL0006329989 16.12.2010<br />

The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.<br />

Gli strumenti quotati<br />

Theme Certificates<br />

Sottostanti: Indici.<br />

Durata: 4 - 5 anni.<br />

Orizzonte temporale dell’investimento:<br />

Medio termine.<br />

Obiettivo dell’investimento:<br />

Trarre profitto da rialzi del sottostante.<br />

Caratteristiche principali:<br />

Replicano l’andamento del sottostante.<br />

Il prezzo di emissione indicativamente è fissato a<br />

100. Possibilità di commissione calcolata su base<br />

giornaliera e quindi riferita ai giorni di effettivo<br />

mantenimento in portafoglio (il grafico attiene ad<br />

un Certificate senza commissione).<br />

Guadagno<br />

0<br />

Perdita<br />

Sottostante<br />

Protezione dell’investimento a<br />

scadenza/Rischio: Capitale investito a rischio.<br />

Rischio assimilabile a quello di un investimento<br />

diretto nel sottostante. Rischio cambio se il sottostante<br />

è in valuta diversa dall’Euro.<br />

Theme Certificates.<br />

Replicano la performance di un indice (al<br />

netto delle commissioni eventualmente<br />

applicabili) composto da azioni o materie<br />

prime e calcolato da enti indipendenti<br />

e autorevoli. Sono legati ai settori e ai temi<br />

più caldi dei mercati mondiali: dall’acqua<br />

alle energie alternative all’espansione<br />

economica indiana.<br />

45


Gli strumenti quotati<br />

Valuta Plus Certificates<br />

Sottostanti: Indici monetari in Euro o valute<br />

estere.<br />

Durata: 4 - 5 anni.<br />

Orizzonte temporale dell’investimento:<br />

Medio termine.<br />

Obiettivo dell’investimento:<br />

Trarre profitto da rialzi del sottostante.<br />

Caratteristiche principali:<br />

Replicano l’andamento del sottostante, rappresentante<br />

un deposito in valuta che matura giornalmente<br />

interessi al relativo tasso di interesse.<br />

Guadagno<br />

0<br />

Perdita<br />

Sottostante<br />

Protezione dell’investimento a<br />

scadenza/Rischio: Capitale investito a rischio.<br />

Rischio assimilabile a quello di un investimento<br />

diretto nel sottostante. Rischio cambio se il sottostante<br />

è in valuta diversa dall’Euro.<br />

Valuta Plus Certificates.<br />

Offrono la possibilità di investire in Euro<br />

o in valuta estera e beneficiare dei tassi<br />

di interesse a breve termine. Ogni Valuta<br />

Plus Certificate beneficia dell’accredito<br />

giornaliero degli interessi (meno l’eventuale<br />

spread) e dell’eventuale apprezzamento<br />

della valuta (quando diversa<br />

dall’Euro).<br />

46<br />

MINI Future Certificates<br />

Indici<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Sottostante Valuta Codice ISIN Leva* Scadenza<br />

DAX MINI Long EUR NL0009402841 6,32 28.02.2020<br />

DAX MINI Long EUR NL0009286822 6,15 19.04.2019<br />

DAX MINI Long EUR NL0009286814 5,86 19.04.2019<br />

DAX MINI Long EUR NL0009286806 5,62 19.04.2019<br />

DAX MINI Long EUR NL0009286798 5,38 19.04.2019<br />

DAX MINI Long EUR NL0009059955 4,83 14.01.2019<br />

DAX MINI Long EUR NL0009059948 4,49 14.01.2019<br />

DAX MINI Long EUR NL0009059930 4,18 14.01.2019<br />

DAX MINI Long EUR NL0009057215 3,42 14.01.2019<br />

DAX MINI Long EUR NL0009055441 3,19 19.04.2019<br />

DAX MINI Long EUR NL0009055433 2,83 19.04.2019<br />

DAX MINI Long EUR NL0009007368 2,6 14.01.2011<br />

DAX MINI Long EUR NL0009006782 2,5 14.01.2011<br />

DAX MINI Long EUR NL0009052562 2,15 14.01.2011<br />

DAX MINI Long EUR NL0009006790 2,12 14.01.2011<br />

DAX MINI Long EUR NL0009052554 2,08 14.01.2011<br />

DAX MINI Long EUR NL0009006808 1,95 14.01.2011<br />

DAX MINI Short EUR NL0009286251 26,33 19.04.2019<br />

DAX MINI Short EUR NL0006355844 15,26 16.12.2010<br />

DAX MINI Short EUR NL0006324998 10,26 16.12.2010<br />

DAX MINI Short EUR NL0006324980 7,76 16.12.2010<br />

DAX MINI Short EUR NL0006181836 5,86 16.12.2010<br />

DAX MINI Short EUR NL0006181828 5,6 16.12.2010<br />

DAX MINI Short EUR NL0006181810 5,36 16.12.2010<br />

DAX MINI Short EUR NL0006181802 4,59 16.12.2010<br />

DAX MINI Short EUR NL0006181794 4,28 16.12.2010<br />

DAX MINI Short EUR NL0006181786 4 16.12.2010<br />

DAX MINI Short EUR NL0006157778 3,76 16.12.2010<br />

DAX MINI Short EUR NL0006157760 3,55 16.12.2010<br />

DAX MINI Short EUR NL0006157752 3,36 16.12.2010<br />

DJ Industrial Average MINI Long USD NL0009402874 4,58 28.02.2020<br />

DJ Industrial Average MINI Long USD NL0009060003 3,45 14.01.2019<br />

DJ Industrial Average MINI Long USD NL0009057249 2,76 14.01.2019<br />

DJ Industrial Average MINI Long USD NL0009055532 2,34 19.04.2019<br />

DJ Industrial Average MINI Long USD NL0009007004 1,89 14.01.2011<br />

DJ Industrial Average MINI Short USD NL0009402890 8,55 28.02.2020<br />

DJ Industrial Average MINI Short USD NL0006157919 5,86 16.12.2010<br />

DJ Industrial Average MINI Short USD NL0006157844 4,68 16.12.2010<br />

DJ Industrial Average MINI Short USD NL0006157851 3,88 16.12.2010<br />

DJ Industrial Average MINI Short USD NL0000082931 3,85 16.12.2010<br />

EuroStoxx 50 MINI Long EUR NL0009402833 7,32 28.02.2020<br />

EuroStoxx 50 MINI Long EUR NL0009059922 6,8 14.01.2019<br />

EuroStoxx 50 MINI Long EUR NL0009059914 6,08 14.01.2019<br />

EuroStoxx 50 MINI Long EUR NL0009057207 4,65 14.01.2019<br />

EuroStoxx 50 MINI Long EUR NL0009057199 4,01 14.01.2019<br />

EuroStoxx 50 MINI Long EUR NL0009055425 3,44 19.04.2019<br />

EuroStoxx 50 MINI Long EUR NL0009055417 2,91 19.04.2019<br />

EuroStoxx 50 MINI Long EUR NL0009006733 2,56 14.01.2011<br />

EuroStoxx 50 MINI Long EUR NL0009006758 2,27 14.01.2011<br />

EuroStoxx 50 MINI Long EUR NL0009052547 2,09 14.01.2011<br />

EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0009286913 12,93 19.04.2019<br />

EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0009286921 10,6 19.04.2019<br />

EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0009286939 9,01 19.04.2019<br />

EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0009060011 8,2 14.01.2019<br />

EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0009402882 6,3 28.02.2020<br />

EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0006325045 5,1 16.12.2010<br />

EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0006325037 4,69 16.12.2010<br />

EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0006325011 4,35 16.12.2010<br />

EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0006261497 3,79 16.12.2010<br />

EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0006261489 3,56 16.12.2010<br />

EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0006261471 3,35 16.12.2010<br />

EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0006205296 3,32 16.12.2010<br />

EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0006205288 2,98 16.12.2010<br />

EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0006205270 2,84 16.12.2010<br />

EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0006205262 2,71 16.12.2010<br />

EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0006205254 2,48 16.12.2010<br />

EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0006157794 2,28 16.12.2010<br />

EuroStoxx 50 MINI Short EUR NL0006157786 2,12 16.12.2010<br />

The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

MINI Future Certificates<br />

Indici<br />

Sottostante Valuta Codice ISIN Leva* Scadenza<br />

FTSE MIB MINI Long EUR NL0009059989 8,65 14.01.2019<br />

FTSE MIB MINI Long EUR NL0009402866 8,16 28.02.2020<br />

FTSE MIB MINI Long EUR NL0009059971 7,25 14.01.2019<br />

FTSE MIB MINI Long EUR NL0009402858 6,92 28.02.2020<br />

FTSE MIB MINI Long EUR NL0009057744 5,85 14.01.2019<br />

FTSE MIB MINI Long EUR NL0009057736 5,18 14.01.2019<br />

FTSE MIB MINI Long EUR NL0009055482 4,09 19.04.2019<br />

FTSE MIB MINI Long EUR NL0009055474 3,74 19.04.2019<br />

FTSE MIB MINI Long EUR NL0009055466 3,45 19.04.2019<br />

FTSE MIB MINI Long EUR NL0009055458 2,8 19.04.2019<br />

FTSE MIB MINI Long EUR NL0009054790 2,49 14.01.2011<br />

FTSE MIB MINI Long EUR NL0009054782 2,29 14.01.2011<br />

FTSE MIB MINI Long EUR NL0009054774 2,13 14.01.2011<br />

FTSE MIB MINI Long EUR NL0009052778 1,94 14.01.2011<br />

FTSE MIB MINI Long EUR NL0009052570 1,86 14.01.2011<br />

FTSE MIB MINI Long EUR NL0009052760 1,78 14.01.2011<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0009402908 10,49 28.02.2020<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0009060052 9,94 14.01.2019<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0006487928 8,49 16.12.2010<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0009402916 7,66 28.02.2020<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0009286954 6,58 19.04.2019<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0009286962 5,76 19.04.2019<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0009286970 5,11 19.04.2019<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0009286988 4,61 19.04.2019<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0006355810 3,82 16.12.2010<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0006324964 3,28 16.12.2010<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0006324956 3,06 16.12.2010<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0006324949 2,85 16.12.2010<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0006324931 2,69 16.12.2010<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0006324972 2,54 16.12.2010<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0006205221 2,34 16.12.2010<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0006181901 2,22 16.12.2010<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0006261414 2,14 16.12.2010<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0006181885 2,03 16.12.2010<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0006181893 1,94 16.12.2010<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0006301442 1,85 16.12.2010<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0006157927 1,79 16.12.2010<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0006157935 1,72 16.12.2010<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0006157943 1,66 16.12.2010<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0006157950 1,6 16.12.2010<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0006157968 1,55 16.12.2010<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0006157976 1,5 16.12.2010<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0000722197 1,19 16.12.2010<br />

FTSE MIB MINI Short EUR NL0000722205 1,13 16.12.2010<br />

Hang Seng China Enterprises MINI Short HKD NL0006157877 2,73 16.12.2010<br />

Hang Seng China Enterprises MINI Short HKD NL0006157869 2,17 16.12.2010<br />

Nasdaq 100 MINI Long USD NL0009286889 3,44 19.04.2019<br />

Nasdaq 100 MINI Long USD NL0009059997 3,05 14.01.2019<br />

Nasdaq 100 MINI Long USD NL0009055540 2,45 19.04.2019<br />

Nasdaq 100 MINI Long USD NL0009055516 2,18 19.04.2019<br />

Nasdaq 100 MINI Long USD NL0009006923 1,63 14.01.2011<br />

Nasdaq 100 MINI Short USD NL0006157885 8,97 16.12.2010<br />

Nasdaq 100 MINI Short USD NL0000082998 3,24 16.12.2010<br />

Nasdaq 100 MINI Short USD NL0000083004 1,74 16.12.2010<br />

Nikkei 225 MINI Long JPY NL0009286905 4,15 19.04.2019<br />

Nikkei 225 MINI Long JPY NL0009057256 3,49 14.01.2019<br />

Nikkei 225 MINI Long JPY NL0009007012 2,7 14.01.2011<br />

Nikkei 225 MINI Long JPY NL0006487936 2,37 16.12.2010<br />

Nikkei 225 MINI Long JPY NL0009007038 1,86 14.01.2011<br />

Nikkei 225 MINI Short JPY NL0009287010 17,15 19.04.2019<br />

Nikkei 225 MINI Short JPY NL0009402924 6,11 28.02.2020<br />

Nikkei 225 MINI Short JPY NL0006325003 3,67 16.12.2010<br />

Nikkei 225 MINI Short JPY NL0006157810 2,95 16.12.2010<br />

Nikkei 225 MINI Short JPY NL0006157802 2,61 16.12.2010<br />

Nikkei 225 MINI Short JPY NL0006157828 2,34 16.12.2010<br />

Nikkei 225 MINI Short JPY NL0006157836 2,13 16.12.2010<br />

Nikkei 225 MINI Short JPY NL0000082808 1,78 16.12.2010<br />

Nikkei 225 MINI Short JPY NL0000600310 1,73 16.12.2010<br />

The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.<br />

Gli strumenti quotati<br />

MINI Future Certificates<br />

Sottostanti:<br />

Indici, singole azioni, materie prime (spot e future),<br />

rapporti di cambio e tassi d’interesse.<br />

Durata:<br />

0 - 5 anni.<br />

Orizzonte temporale dell’investimento:<br />

Breve termine.<br />

Obiettivo dell’investimento:<br />

Trarre profitto da rialzi del sottostante.<br />

Caratteristiche principali:<br />

Moltiplicano la performance del sottostante grazie<br />

all’effetto leva . Investimento al rialzo (se Long) o<br />

al ribasso (se Short). Presenza di un meccanismo<br />

di stop loss.<br />

Guadagno<br />

0<br />

Perdita<br />

Mini Short<br />

Stop loss<br />

Sottostante Mini Long<br />

Protezione dell’investimento<br />

a scadenza/Rischio:<br />

Capitale investito a rischio.<br />

Rischio cambio se il sottostante è in valuta<br />

diversa dall’Euro.<br />

MINI Future Certificates.<br />

(neues Hebel Bild)<br />

Sono titoli che sfruttano l’effetto leva applicato<br />

all’andamento delle azioni, degli indici,<br />

delle materie prime, dei tassi di interesse<br />

e di cambio sottostanti. Un MINI Long<br />

replica una posizione di acquisto, mentre<br />

un MINI Short di vendita, con l’aggiunta<br />

di un meccanismo che fa estinguere anticipatamente<br />

il titolo se un predeterminato<br />

livello del sottostante viene raggiunto o oltrepassato<br />

(Stop­Loss).<br />

47


Gli strumenti quotati<br />

Che cosa sono le Condizioni Definitive<br />

(o Final Terms)?<br />

Le Condizioni Definitive sono documenti<br />

giuridicamente vincolanti che riassumono<br />

le condizioni tecniche e i termini per<br />

l’emissione di un prodotto. All’interno gli<br />

investitori trovano tutti i dati relativi all’emis­<br />

sione di uno strumento, come ad esempio<br />

la forma giuridica, il valore nominale,<br />

il taglio, le commissioni e le condizioni di<br />

rimborso. Dato che ogni prodotto strutturato<br />

ha caratteristiche diverse, esiste un<br />

documento denominato Condizioni Definitive<br />

specifico per ogni singolo prodotto.<br />

Le Condizioni Definiitive dei vari prodotti<br />

<strong>RBS</strong> sono disponibili sul sito <strong>RBS</strong> (www.<br />

rbsbank.it/markets), dove possono essere<br />

consultati e/o scaricati<br />

Quali sono le tre funzioni dell’oro?<br />

L’oro, in un’economia pubblica,<br />

ha tre funzioni:<br />

• mezzo di scambio<br />

• unità di conto<br />

• mezzo di conservazione del valore.<br />

48<br />

MINI Future Certificates<br />

Indici<br />

Sottostante Valuta Codice ISIN Leva* Scadenza<br />

Nikkei 225 MINI Short JPY NL0000082816 1,03 16.12.2010<br />

RDX MINI Long EUR NL0009286897 2,88 19.04.2019<br />

RDX MINI Long EUR NL0009057231 2,43 14.01.2019<br />

RDX MINI Long EUR NL0009006949 1,44 14.01.2011<br />

RDX MINI Long EUR NL0009006956 1,33 14.01.2011<br />

RDX MINI Short EUR NL0000722395 1,18 16.12.2010<br />

S&P 500 MINI Long USD NL0009286871 4,6 19.04.2019<br />

S&P 500 MINI Long USD NL0009057223 3,33 14.01.2019<br />

S&P 500 MINI Long USD NL0009055508 2,61 19.04.2019<br />

S&P 500 MINI Long USD NL0009055490 2,35 19.04.2019<br />

S&P 500 MINI Long USD NL0009006881 1,81 14.01.2011<br />

S&P 500 MINI Short USD NL0006325060 10,3 16.12.2010<br />

S&P 500 MINI Short USD NL0006325029 7,31 16.12.2010<br />

S&P 500 MINI Short USD NL0006325052 5,63 16.12.2010<br />

S&P 500 MINI Short USD NL0006261620 4,7 16.12.2010<br />

S&P 500 MINI Short USD NL0006261554 3,94 16.12.2010<br />

S&P 500 MINI Short USD NL0006261570 3,41 16.12.2010<br />

S&P 500 MINI Short USD NL0000082881 2,32 16.12.2010<br />

S&P 500 MINI Short USD NL0000082899 1,67 16.12.2010<br />

SMI MINI Long CHF NL0009006972 2,21 14.01.2011<br />

Materie prime<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Sottostante Valuta Codice ISIN Leva* Scadenza<br />

Argento MINI Long USD NL0009009281 2,68 14.01.2011<br />

Argento MINI Long USD NL0009009299 2,33 14.01.2011<br />

Argento MINI Long USD NL0009009307 2,06 14.01.2011<br />

Argento MINI Short USD NL0006265688 7,82 16.12.2010<br />

Argento MINI Short USD NL0006234833 5,45 16.12.2010<br />

Argento MINI Short USD NL0006234841 4,24 16.12.2010<br />

Argento MINI Short USD NL0006234858 2,95 16.12.2010<br />

Brent Petrolio MINI Long USD NL0009287853 3,69 14.01.2019<br />

Brent Petrolio MINI Long USD NL0009009133 2,7 14.01.2011<br />

Brent Petrolio MINI Long USD NL0009009141 2,37 14.01.2011<br />

Brent Petrolio MINI Long USD NL0009009158 2,02 14.01.2011<br />

Brent Petrolio MINI Short USD NL0009288026 8,36 14.01.2019<br />

Brent Petrolio MINI Short USD NL0009288034 4,26 14.01.2019<br />

Brent Petrolio MINI Short USD NL0006309981 1,05 16.12.2010<br />

Brent Petrolio MINI Short USD NL0006309973 0,99 16.12.2010<br />

Brent Petrolio MINI Short USD NL0006309957 0,89 16.12.2010<br />

Brent Petrolio MINI Short USD NL0006309940 0,72 16.12.2010<br />

Cacao MINI Long GBP NL0009009174 2,43 14.01.2011<br />

Cacao MINI Long GBP NL0000708980 1,5 16.12.2010<br />

Cacao MINI Short GBP NL0009009232 9,55 14.01.2011<br />

Caffé MINI Long USD NL0009009190 3,73 14.01.2011<br />

Caffé MINI Short USD NL0009009216 3,28 14.01.2011<br />

Caffé MINI Short USD NL0006235046 1,35 16.12.2010<br />

Combustibile da Riscaldamento MINI Long USD NL0009009513 2,3 14.01.2011<br />

Cotone MINI Short USD NL0006234981 2,89 16.12.2010<br />

Frumento MINI Short USD NL0009009026 1,38 14.01.2011<br />

Frumento MINI short USD NL0006210031 0,58 16.12.2010<br />

Frumento MINI Short USD NL0006234882 0,44 16.12.2010<br />

Frumento MINI Short USD NL0006234890 0,4 16.12.2010<br />

Gas Naturale MINI Short USD NL0009009844 0,94 14.01.2011<br />

Gas Naturale MINI Short USD NL0000634426 0,24 16.12.2010<br />

Gas Naturale MINI Short USD NL0000105161 0,21 16.12.2010<br />

Gas Naturale MINI Short USD NL0000105179 0,18 16.12.2010<br />

Granoturco MINI Long USD NL0009287895 10,18 14.01.2019<br />

Granoturco MINI Short USD NL0009009752 2,05 14.01.2011<br />

Granoturco MINI Short USD NL0009009760 1,51 14.01.2011<br />

Oro MINI Long USD NL0009288000 6,02 14.01.2019<br />

Oro MINI Long USD NL0009287994 4,74 14.01.2019<br />

Oro MINI Long USD NL0009009422 3,79 14.01.2011<br />

Oro MINI Long USD NL0009009430 3,35 14.01.2011<br />

Oro MINI Long USD NL0009009448 2,79 14.01.2011<br />

Oro MINI Long USD NL0000105310 2,34 16.12.2010<br />

The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

MINI Future Certificates<br />

Materie prime<br />

Sottostante Valuta Codice ISIN Leva* Scadenza<br />

Oro MINI Long USD NL0000105302 2,24 16.12.2010<br />

Oro MINI Short USD NL0009288018 4,79 14.01.2019<br />

Rame MINI Long USD NL0009287911 3,66 14.01.2019<br />

Rame MINI Long USD NL0009288042 2,89 14.01.2019<br />

Rame MINI Long USD NL0009009372 1,58 14.01.2011<br />

Rame MINI Short USD NL0006301350 2,53 16.12.2010<br />

Soia MINI Long USD NL0009009570 2,22 14.01.2011<br />

Soia MINI Long USD NL0000708881 2,19 16.12.2010<br />

Soia MINI Long USD NL0000708873 1,91 16.12.2010<br />

Soia MINI Short USD NL0006235038 1,45 16.12.2010<br />

Succo d'Arancia MINI Long USD NL0009287887 2,65 14.01.2019<br />

Succo d'Arancia MINI Short USD NL0006235004 2,52 16.12.2010<br />

Succo d'Arancia MINI Short USD NL0007178872 2,25 16.12.2010<br />

Zucchero MINI Long USD NL0009009679 10,56 14.01.2011<br />

Zucchero MINI Long USD NL0009009695 6,07 14.01.2011<br />

Zucchero MINI Short USD NL0000105120 0,82 16.12.2010<br />

Tassi di cambio<br />

Sottostante Valuta Codice ISIN Leva* Scadenza<br />

EUR/JPY MINI Long JPY NL0009008762 10,08 14.01.2011<br />

EUR/JPY MINI Long JPY NL0009008770 8,08 14.01.2011<br />

EUR/JPY MINI Long JPY NL0009008788 6,36 14.01.2011<br />

EUR/JPY MINI Long JPY NL0009008796 5,04 14.01.2011<br />

EUR/JPY MINI Short JPY NL0009008994 6,74 14.01.2011<br />

EUR/USD MINI Long USD NL0009008846 18,78 14.01.2011<br />

EUR/USD MINI Long USD NL0009008853 13,59 14.01.2011<br />

EUR/USD MINI Long USD NL0009008861 8,92 14.01.2011<br />

EUR/USD MINI Long USD NL0009008879 6,62 14.01.2011<br />

EUR/USD MINI Long USD NL0009008887 3,84 14.01.2011<br />

EUR/USD MINI Short USD NL0006265530 5,99 16.12.2010<br />

EUR/USD MINI Short USD NL0007178229 5,25 16.12.2010<br />

EUR/USD MINI Short USD NL0006265548 4,96 16.12.2010<br />

EUR/USD MINI Short USD NL0006265555 4,22 16.12.2010<br />

EUR/USD MINI Short USD NL0006265563 3,67 16.12.2010<br />

EUR/USD MINI Short USD NL0006265571 2,41 16.12.2010<br />

Tassi di interesse<br />

Sottostante Valuta Codice ISIN Leva* Scadenza<br />

Bund MINI Long EUR NL0009008820 10,52 14.01.2011<br />

Bund MINI Long EUR NL0009008838 7,8 14.01.2011<br />

Bund MINI Long EUR NL0006355992 5,98 16.12.2010<br />

Bund MINI Long EUR NL0009009034 5,88 14.01.2011<br />

Bund MINI Long EUR NL0006355984 5,09 16.12.2010<br />

Bund MINI Short EUR NL0009008911 37,23 14.01.2011<br />

Bund MINI Short EUR NL0009009059 5,64 14.01.2011<br />

Future su Euribor a 3 Mesi MINI Long EUR NL0006265415 20,22 16.12.2010<br />

T-Bond Mini Long USD NL0009009083 6,72 14.01.2011<br />

T-Bond Mini Short USD NL0009009109 7,94 14.01.2011<br />

T-Bond Mini Short USD NL0009009117 4,29 14.01.2011<br />

T-Note MINI Long USD NL0009009620 11,3 14.01.2011<br />

T-Note MINI Long USD NL0009009638 5,15 14.01.2011<br />

T-Note MINI Long USD NL0000083087 3,41 16.12.2010<br />

T-Note MINI Short USD NL0009009653 15,01 14.01.2011<br />

T-Note MINI Short USD NL0009009661 6,02 14.01.2011<br />

Singole azioni<br />

Sottostante Valuta Codice ISIN Leva* Scadenza<br />

Allianz MINI Long EUR NL0006513178 1,88 16.12.2010<br />

Allianz MINI Long EUR NL0006513186 1,63 16.12.2010<br />

Allianz MINI Long EUR NL0009052711 1,59 14.01.2011<br />

Assicurazioni Generali MINI Long EUR NL0009060144 5,93 14.01.2019<br />

The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.<br />

Gli strumenti quotati<br />

Come funziona un livello<br />

di finanziamento?<br />

L’investitore paga ogni giorno, per il capitale<br />

messo a disposizione da <strong>RBS</strong>, il tasso<br />

di interesse overnight di mercato (overnight<br />

LIBOR), più uno spread addebitato<br />

da <strong>RBS</strong> (funding spread). Il livello di finan­<br />

ziamento dei MINI Long aumenta continuamente<br />

in ogni caso, poiché durante la<br />

notte viene adattato alla somma di overnight<br />

LIBOR e funding spread. Ne consegue<br />

una svalutazione del MINI Future. Il<br />

livello di finanziamento dei MINI Short, invece,<br />

può aumentare o diminuire nel corso<br />

della durata e questo dipende da quale<br />

dei due tassi è maggiore.<br />

Prezzo/valore contabile<br />

Cos’è il rapporto prezzo/valore<br />

contabile?<br />

Prezzo/valore contabile è il rapporto tra la<br />

capitalizzazione di mercato e il valore contabile<br />

iscritto nel bilancio di una società.<br />

Mette quindi a confronto il valore attuale<br />

con il valore futuro atteso di una società. Si<br />

precisa che: quanto maggiore è il rapporto<br />

prezzo/valore contabile tanto più grandi<br />

saranno le aspettative degli investitori sulla<br />

performance futura dell’azienda.<br />

49


Gli strumenti quotati<br />

Bonus Certificates<br />

Sottostanti: Indici, singole azioni.<br />

Durata: 2 - 5 anni.<br />

Orizzonte temporale dell’investimento:<br />

Breve - medio termine.<br />

Obiettivo dell’investimento:<br />

Trarre profitto dal rialzo o moderato ribasso del sottostante,<br />

con possibilità di ricevere un bonus o, se<br />

maggiore, la performance del sottostante.<br />

Caratteristiche principali:<br />

A scadenza pagano il bonus o, se maggiore, la<br />

performance del sottostante, a condizione che<br />

questo non sia mai sceso sotto una barriera predefinita.<br />

Barriera di protezione del capitale investito.<br />

Rischio cambio non presente.<br />

Guadagno<br />

0<br />

Perdita<br />

Sottostante Strike<br />

Protezione dell’investimento a<br />

scadenza/Rischio: A scadenza protezione del<br />

capitale se la barriera non è raggiunta. Partecipazione<br />

illimitata al ribasso e quindi capitale a rischio,<br />

se durante la vita del prodotto il sottostante<br />

è stato uguale o inferiore alla barriera.<br />

Bonus Certificates.<br />

Consentono di avvantaggiarsi dei rialzi<br />

dell’indice o dell’azione sottostante, proteggendosi<br />

al contempo da ribassi contenuti.<br />

Assicurano infatti un rendimento<br />

minimo alla scadenza, detto percentuale<br />

Bonus, a condizione che il sottostante<br />

non scenda mai sotto un certo livello, detto<br />

barriera, durante la vita del Certificate.<br />

Inoltre si partecipa interamente alla performance<br />

del sottostante se questa è superiore<br />

alla percentuale Bonus.<br />

50<br />

MINI Future Certificates<br />

Singole azioni<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Sottostante Valuta Codice ISIN Leva* Scadenza<br />

Assicurazioni Generali MINI Long EUR NL0009057710 4,44 14.01.2019<br />

Assicurazioni Generali MINI Long EUR NL0009055623 3,1 19.04.2019<br />

Assicurazioni Generali MINI Long EUR NL0009052901 1,55 14.01.2011<br />

Assicurazioni Generali MINI Short EUR NL0009403153 3,71 28.02.2020<br />

Assicurazioni Generali MINI Short EUR NL0006325482 2,18 16.12.2010<br />

Assicurazioni Generali MINI Short EUR NL0006249245 1,26 16.12.2010<br />

Atlantia MINI Long EUR NL0009287572 4,2 14.01.2019<br />

Atlantia MINI Short EUR NL0006134439 1,39 16.12.2010<br />

Atlantia MINI Short EUR NL0006143513 1,29 16.12.2010<br />

Atlantia MINI Short EUR NL0006143521 1,12 16.12.2010<br />

Banca Monte dei Paschi Siena MINI Long EUR NL0009055557 4,66 19.04.2019<br />

Banca Monte dei Paschi Siena MINI Long EUR NL0009052828 1,75 14.01.2011<br />

Banca Monte dei Paschi Siena MINI Short EUR NL0009403146 3,37 28.02.2020<br />

Banca Monte dei Paschi Siena MINI Short EUR NL0009287192 2,66 14.01.2019<br />

Banca Monte dei Paschi Siena MINI Short EUR NL0009060110 1,76 14.01.2019<br />

Banca Monte dei Paschi Siena MINI Short EUR NL0006300881 0,69 16.12.2010<br />

Banca Monte dei Paschi Siena MINI Short EUR NL0006143539 0,53 16.12.2010<br />

Banca Popolare di Milano Scarl MINI Long EUR NL0009057322 5,64 14.01.2019<br />

Banca Popolare di Milano Scarl MINI Long EUR NL0009055573 4,27 19.04.2019<br />

Banca Popolare di Milano Scarl MINI Long EUR NL0009052836 1,69 14.01.2011<br />

Banca Popolare di Milano Scarl MINI Short EUR NL0009287200 3,24 14.01.2019<br />

Banca Popolare di Milano Scarl MINI Short EUR NL0009287218 2,4 14.01.2019<br />

Banco Popolare MINI Long EUR NL0009055581 4,25 19.04.2019<br />

Banco Popolare MINI Long EUR NL0009054808 2,46 14.01.2011<br />

Banco Popolare MINI Long EUR NL0009052653 1,79 14.01.2011<br />

Banco Popolare MINI Long EUR NL0009052844 1,4 14.01.2011<br />

Banco Popolare MINI Short EUR NL0009287234 3,31 14.01.2019<br />

Banco Popolare MINI Short EUR NL0009287226 2,54 14.01.2019<br />

Barclays Plc MINI Long GBP NL0009052703 1,25 14.01.2011<br />

Barclays Plc MINI Long GBP NL0009007699 1,14 14.01.2011<br />

Enel MINI Long EUR NL0009060102 5,28 14.01.2019<br />

Enel MINI Long EUR NL0009057397 3,51 14.01.2019<br />

Enel MINI Long EUR NL0009007467 2,13 14.01.2011<br />

Enel MINI Long EUR NL0009052869 1,66 14.01.2011<br />

Enel MINI Short EUR NL0009060128 5,63 14.01.2019<br />

Enel MINI Short EUR NL0006325524 2,31 16.12.2010<br />

Enel MINI Short EUR NL0006249260 1,63 16.12.2010<br />

ENI MINI Long EUR NL0009057702 5,99 14.01.2019<br />

ENI MINI Long EUR NL0009403237 4,45 28.02.2020<br />

ENI MINI Long EUR NL0009055599 3,56 19.04.2019<br />

ENI MINI Long EUR NL0006457129 2,42 16.12.2010<br />

ENI MINI Long EUR NL0009052885 2,08 14.01.2011<br />

ENI MINI Short EUR NL0009007889 5,89 14.01.2011<br />

ENI MINI Short EUR NL0006325623 2,17 16.12.2010<br />

ENI MINI Short EUR NL0006325615 1,83 16.12.2010<br />

Fiat MINI Long EUR NL0009403138 3,68 28.02.2020<br />

Fiat MINI Long EUR NL0009403120 3,04 28.02.2020<br />

Fiat MINI Long EUR NL0009057421 2,81 14.01.2019<br />

Fiat MINI Long EUR NL0009055607 2,32 19.04.2019<br />

Fiat MINI Long EUR NL0009054816 1,9 14.01.2011<br />

Fiat MINI Long EUR NL0009007509 1,39 14.01.2011<br />

Fiat MINI Long EUR NL0009007517 1,28 14.01.2011<br />

Fiat MINI Short EUR NL0009287291 8,34 14.01.2019<br />

Fiat MINI Short EUR NL0009287283 6 14.01.2019<br />

Fiat MINI Short EUR NL0009287275 3,83 14.01.2019<br />

Fiat MINI Short EUR NL0006210239 1,52 16.12.2010<br />

Fiat MINI Short EUR NL0006143604 1,11 16.12.2010<br />

Fiat MINI Short EUR NL0006143596 1,01 16.12.2010<br />

Finmeccanica MINI Long EUR NL0009057447 4,78 14.01.2019<br />

Finmeccanica MINI Long EUR NL0009052893 2,28 14.01.2011<br />

Finmeccanica MINI Short EUR NL0009403179 5,79 28.02.2020<br />

Finmeccanica MINI Short EUR NL0009287317 2,46 14.01.2019<br />

Finmeccanica MINI Short EUR NL0009007947 2,02 14.01.2011<br />

Finmeccanica MINI Short EUR NL0006143612 0,89 16.12.2010<br />

Finmeccanica MINI Short EUR NL0006143620 0,8 16.12.2010<br />

Intesa San Paolo MINI Long EUR NL0009403104 5,67 28.02.2020<br />

Intesa San Paolo Mini Long EUR NL0009287325 4,84 14.01.2019<br />

Intesa San Paolo MINI Long EUR NL0009055649 3,44 19.04.2019<br />

Intesa San Paolo MINI Long EUR NL0009055631 2,87 19.04.2019<br />

The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

MINI Future Certificates<br />

Singole azioni<br />

Sottostante Valuta Codice ISIN Leva* Scadenza<br />

Intesa San Paolo MINI Long EUR NL0009054857 2,36 14.01.2011<br />

Intesa San Paolo MINI Long EUR NL0009052919 1,69 14.01.2011<br />

Intesa San Paolo MINI Short EUR NL0009057488 3,46 14.01.2019<br />

Intesa San Paolo MINI Short EUR NL0009287341 2,57 14.01.2019<br />

Intesa San Paolo MINI Short EUR NL0006210254 1,24 16.12.2010<br />

Mediaset MINI Long EUR NL0009287366 2,33 14.01.2019<br />

Mediaset MINI Long EUR NL0009057512 1,97 14.01.2019<br />

Mediaset MINI Long EUR NL0009008119 1,53 14.01.2011<br />

Mediaset MINI Short EUR NL0006143638 5,64 16.12.2010<br />

Mediobanca MINI Long EUR NL0009055656 5,73 19.04.2019<br />

Mediobanca MINI Long EUR NL0009052927 1,72 14.01.2011<br />

Mediobanca MINI Short EUR NL0009287358 3,02 14.01.2019<br />

Mediobanca MINI Short EUR NL0009057504 2,08 14.01.2019<br />

Saipem MINI Long EUR NL0009287390 2,43 14.01.2019<br />

Saipem MINI Long EUR NL0009057538 2,08 14.01.2019<br />

Saipem MINI Long EUR NL0009008218 1,58 14.01.2011<br />

Saipem MINI Long EUR NL0009008226 1,5 14.01.2011<br />

Saipem MINI Long EUR NL0009008234 1,36 14.01.2011<br />

Societe Generale MINI Long EUR NL0009052687 1,55 14.01.2011<br />

STM MINI Long EUR NL0009057553 2,6 14.01.2019<br />

STM MINI Long EUR NL0009008291 1,55 14.01.2011<br />

STM MINI Long EUR NL0009052943 1,36 14.01.2011<br />

STM MINI Short EUR NL0006143752 1,54 16.12.2010<br />

STM MINI Short EUR NL0006143661 1,34 16.12.2010<br />

Telecom <strong>Italia</strong> MINI Long EUR NL0009060177 8,68 14.01.2019<br />

Telecom <strong>Italia</strong> MINI Long EUR NL0009057579 3,95 14.01.2019<br />

Telecom <strong>Italia</strong> MINI Long EUR NL0009008473 2,65 14.01.2011<br />

Telecom <strong>Italia</strong> MINI Long EUR NL0009052950 1,75 14.01.2011<br />

Telecom <strong>Italia</strong> MINI Short EUR NL0009008507 4,43 14.01.2011<br />

Telecom <strong>Italia</strong> MINI Short EUR NL0009287440 3,01 14.01.2019<br />

Telecom <strong>Italia</strong> MINI Short EUR NL0006249286 2,05 16.12.2010<br />

Telecom <strong>Italia</strong> Mini Short EUR NL0006210262 1,38 16.12.2010<br />

Telecom <strong>Italia</strong> MINI Short EUR NL0006210270 1,1 16.12.2010<br />

Tenaris MINI Long EUR NL0009287580 2,67 14.01.2019<br />

Tenaris MINI Long EUR NL0009057587 2,3 14.01.2019<br />

Tenaris MINI Long EUR NL0009287457 2,28 14.01.2019<br />

Tenaris MINI Short EUR NL0009403161 3,73 28.02.2020<br />

Tenaris SA MINI Long EUR NL0009008416 1,43 14.01.2011<br />

Tenaris SA MINI Short EUR NL0006325631 1,4 16.12.2010<br />

Tiscali MINI Long EUR NL0009052976 1,95 14.01.2011<br />

Ubi Banca MINI Long EUR NL0009287481 5,05 14.01.2019<br />

Ubi Banca MINI Long EUR NL0009055680 4,22 19.04.2019<br />

Ubi Banca MINI Long EUR NL0009052984 1,57 14.01.2011<br />

Ubi Banca MINI Short EUR NL0009287499 5,18 14.01.2019<br />

Ubi Banca MINI Short EUR NL0009008689 4,24 14.01.2011<br />

UBS MINI Long EUR NL0009052695 1,68 14.01.2011<br />

Unicredit MINI Long EUR NL0009403245 9,6 28.02.2020<br />

Unicredit MINI Long EUR NL0009287507 4,87 14.01.2019<br />

UniCredit MINI Long EUR NL0009057652 4,11 14.01.2019<br />

UniCredit MINI Long EUR NL0009057660 3,21 14.01.2019<br />

UniCredit MINI Long EUR NL0009055714 2,52 19.04.2019<br />

UniCredit MINI Long EUR NL0009055706 2,19 19.04.2019<br />

UniCredit MINI Long EUR NL0009055698 1,86 19.04.2019<br />

UniCredit MINI Long EUR NL0009054915 1,73 14.01.2011<br />

UniCredit MINI Long EUR NL0009054865 1,48 14.01.2011<br />

UniCredit MINI Long EUR NL0009052638 1,26 14.01.2011<br />

UniCredit MINI Long EUR NL0009052646 1,23 14.01.2011<br />

Unicredit MINI Short EUR NL0009403187 6,05 28.02.2020<br />

Unicredit MINI Short EUR NL0009287531 5,13 14.01.2019<br />

Unicredit MINI Short EUR NL0009287523 4,22 14.01.2019<br />

Unicredit MINI Short EUR NL0009060276 3,12 14.01.2019<br />

Unicredit MINI Short EUR NL0009060284 2,02 14.01.2019<br />

Unicredit MINI Short EUR NL0006249294 0,88 16.12.2010<br />

The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.<br />

Gli strumenti quotati<br />

Airbag Certificates<br />

Sottostanti: Indici, singole azioni, tassi di cambio.<br />

Durata: 2 - 5 anni.<br />

Orizzonte temporale dell’investimento:<br />

Breve - medio termine.<br />

Obiettivo dell’investimento:<br />

Trarre profitto dal rialzo del sottostante, annullando<br />

o ammortizzando i ribassi ricorrendo taluni presupposti.<br />

Caratteristiche principali:<br />

Partecipazione al rialzo e protezione completa del<br />

capitale fino ad un livello predeterminato.<br />

Livello di protezione del capitale investito.<br />

Rischio cambio non presente.<br />

Guadagno<br />

0<br />

Perdita<br />

Sottostante<br />

Protezione dell’investimento a<br />

scadenza/Rischio: A scadenza protezione del<br />

capitale fino ad un limite prefissato. Partecipazione<br />

illimitata al ribasso e quindi capitale a rischio<br />

se a scadenza il sottostante è sceso al di sotto di<br />

un livello prefissato.<br />

Airbag Certificates.<br />

Consentono di beneficiare di una protezione<br />

predefinita del capitale investito e<br />

di contenere gli effetti negativi di eventuali<br />

ribassi di mercato, senza rinunciare<br />

ad avvantaggiarsi dei rialzi del sottostante<br />

(indici o azioni). Se il valore finale del<br />

sottostante è compreso tra il Prezzo Start<br />

e il Prezzo stop l’investitore ottiene a scadenza<br />

la garanzia del capitale investito; a<br />

fronte di ribassi più consistenti la protezione<br />

dell’Airbag attenua la perdita.<br />

51


Gli strumenti quotati<br />

Twin Win Certificates.<br />

Consentono di guadagnare a scadenza<br />

sia in caso di rialzi che di ribassi del sottostante,<br />

purché non sia mai stata toccata<br />

una barriera predefinita. Nel caso di strut­<br />

tura autocallable, c’è la possibilità, al verificarsi<br />

di certe circostanze, di ottenere un<br />

rimborso anticipato ad un valore prestabilito<br />

superiore al prezzo di emissione.<br />

Twin Win Certificates<br />

Sottostanti: Indici, materie prime (spot e future),<br />

azioni, tassi di cambio.<br />

Durata: 3 - 5 anni.<br />

Orizzonte temporale dell’investimento:<br />

Medio termine.<br />

Obiettivo dell’investimento:<br />

Trarre profitto da rialzi del sottostante.<br />

Caratteristiche principali:<br />

Possibilità di rendimenti positivi anche nel caso di<br />

performance negative del sottostante, se durante<br />

la vita del prodotto il sottostante non è mai stato<br />

uguale o inferiore alla barriera.<br />

Barriera di protezione del capitale investito.<br />

Nelle versioni ”autocallable” possibilità di rimborso<br />

anticipato con pagamento di un ammontare<br />

prefissato se in una delle date prestabilite il sottostante<br />

è uguale o superiore ad un livello prefissato.<br />

Rischio cambio non presente.<br />

Protezione dell’investimento a<br />

scadenza/Rischio: A scadenza protezione del<br />

capitale fino a una barriera prefissata. Partecipazione<br />

illimitata al ribasso e quindi capitale a rischio,<br />

se durante la vita del prodotto il sottostante<br />

è stato uguale o inferiore alla barriera.<br />

52<br />

Guadagno<br />

0<br />

Perdita<br />

Sottostante Strike<br />

Airbag Certificates<br />

Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />

Eurostoxx 50 EUR NL0000797330 03.03.2011<br />

Eurostoxx 50 EUR NL0000871986 25.07.2011<br />

Eurostoxx 50 EUR NL0000702322 04.10.2010<br />

Eurostoxx 50 EUR NL0000710655 03.11.2010<br />

Eurostoxx 50 EUR NL0000734473 29.12.2010<br />

Eurostoxx 50 EUR NL0000722932 03.12.2010<br />

Eurostoxx 50 EUR NL0000759884 03.02.2011<br />

Eurostoxx 50 EUR NL0000600765 20.05.2010<br />

Eurostoxx 50 EUR NL0000615516 05.07.2010<br />

Eurostoxx 50 EUR NL0000632735 31.08.2010<br />

Eurostoxx 50 EUR NL0000624039 04.08.2010<br />

Eurostoxx 600 Banks Supersector EUR NL0000810471 30.03.2011<br />

Eurostoxx 600 Banks Supersector EUR NL0000836401 02.05.2011<br />

Eurostoxx 600 Banks Supersector EUR NL0000841963 01.06.2011<br />

Eurostoxx 600 Banks Supersector EUR NL0000789907 06.07.2011<br />

Eurostoxx 600 Healthcare Supersector EUR NL0000834901 02.05.2011<br />

Eurostoxx 600 Healthcare Supersector EUR NL0000841971 01.06.2011<br />

Eurostoxx 600 Oil & Gas Supersector EUR NL0000776441 03.03.2011<br />

Eurostoxx 600 Telecommunications Supersector EUR NL0000834919 02.05.2011<br />

Eurostoxx 600 Telecommunications Supersector EUR NL0000841989 01.06.2011<br />

EUR/USD USD NL0000783934 29.06.2010<br />

Nikkei 225 JPY NL0000717924 18.11.2011<br />

Nikkei 225 JPY NL0000729382 20.12.2011<br />

Bonus Certificates<br />

Indici<br />

Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />

CAC 40 EUR NL0000859189 14.05.2012<br />

CAC 40 EUR NL0006126062 10.12.2011<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0006142150 04.02.2013<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0006027286 26.09.2011<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0000855716 06.06.2011<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0000756161 28.12.2011<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0000718112 18.11.2011<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0000809994 14.03.2011<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0000472132 04.05.2010<br />

Eurostoxx Select Dividend 30 Index EUR NL0000871614 26.07.2011<br />

FTSE MIB EUR NL0000785731 04.07.2011<br />

FTSE MIB EUR NL0000692630 26.02.2012<br />

FTSE MIB EUR NL0000832616 11.04.2011<br />

FTSE MIB EUR NL0000759876 03.02.2011<br />

IBEX 35 EUR NL0000845923 29.08.2011<br />

Nikkei 225 JPY NL0000188993 16.03.2011<br />

Twin Win Certificates<br />

Indici<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />

CECE EUR NL0000854768 02.05.2011<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0000691327 31.08.2012<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0000871663 23.07.2012<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0000789915 28.06.2012<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0000841948 24.05.2012<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0000836104 02.05.2012<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0000810463 30.03.2012<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0000832624 05.04.2011<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0000810109 07.03.2011<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0000774446 14.02.2011<br />

EuroStoxx 50 Select Dividend 30 EUR NL0000810752 14.03.2012<br />

The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Twin Win Certificates<br />

Indici<br />

Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />

FTSE EPEU EUR NL0006016123 18.09.2011<br />

FTSE MIB EUR NL0000774453 14.02.2012<br />

FTSE MIB EUR NL0000854750 02.05.2011<br />

Nikkei 225 JPY NL0000841906 24.05.2012<br />

Nikkei 225 JPY NL0000836138 25.04.2012<br />

Nikkei 225 JPY NL0000728830 05.12.2011<br />

Tassi di cambio<br />

Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />

EUR/USD USD NL0006151359 21.01.2011<br />

EUR/USD USD NL0006291288 05.06.2012<br />

USD/EUR EUR NL0000857621 22.06.2011<br />

Twin Win Autocallable<br />

Indici<br />

Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0006038002 10.10.2010<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0006008534 05.10.2011<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0006026072 11.10.2012<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0006060915 09.11.2012<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0006120388 07.12.2012<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0006136830 16.01.2013<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0006208118 24.04.2013<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0009291400 24.02.2015<br />

FTSE MIB EUR NL0006024572 24.09.2011<br />

Hang Seng China Enterprise HKD NL0006041188 19.10.2011<br />

Nikkei 225 JPY NL0000800035 26.02.2010<br />

Nikkei225 JPY NL0000737344 22.12.2011<br />

S&P 500 USD NL0006208357 12.03.2013<br />

Singole azioni<br />

Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />

Axa EUR NL0000691343 09.08.2010<br />

BNP Paribas EUR NL0006013732 17.09.2010<br />

Carrefour EUR NL0006042319 15.10.2010<br />

Deutsche Bank EUR NL0000871606 20.07.2010<br />

Deutsche Telekom EUR NL0000871960 03.08.2010<br />

Enel EUR NL0006013724 17.09.2010<br />

ENI EUR NL0006120222 28.12.2010<br />

ENI EUR NL0006039778 10.10.2010<br />

ENI EUR NL0000691095 20.07.2010<br />

Fiat EUR NL0006061269 31.10.2010<br />

Fiat EUR NL0000691194 09.08.2010<br />

Generali Assicurazioni EUR NL0006122608 28.11.2010<br />

Generali Assicurazioni EUR NL0000834927 09.08.2010<br />

Intesa San Paolo EUR NL0000863793 12.07.2010<br />

Lloyds GBP NL0000860237 26.06.2010<br />

Mediobanca EUR NL0000842185 24.05.2010<br />

Societe Generale EUR NL0000859171 21.06.2010<br />

Telecom <strong>Italia</strong> EUR NL0000789832 07.06.2010<br />

The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.<br />

Gli strumenti quotati<br />

Protection Certificates<br />

Sottostanti:<br />

Indici, singole azioni, materie prime (spot e future),<br />

tassi di cambio.<br />

Durata:<br />

3 - 5 anni.<br />

Orizzonte temporale dell’investimento:<br />

Medio termine.<br />

Obiettivo dell’investimento:<br />

Trarre profitto da rialzi del sottostante, con<br />

protezione.<br />

Caratteristiche principali:<br />

Protezione totale o parziale del capitale.<br />

Partecipazione al rialzo del sottostante. Rischio<br />

cambio non presente. Rendimento eventualmente<br />

soggetto a limite.<br />

Guadagno<br />

0<br />

Perdita<br />

Sottostante<br />

Protezione dell’investimento a<br />

scadenza/Rischio:<br />

A scadenza protezione fino al 100% in caso<br />

di ribasso del sottostante.<br />

Capitale condizionatamente protetto.<br />

I prodotti a capitale condizionatamente<br />

protetto possono permettere un’otti­<br />

mizzazione del rendimento in condizioni<br />

di stabilitá dei mercati: Se il sottostante<br />

non supera determinati limiti, il capitale<br />

a scadenza é protetto ed il rendimento<br />

puó essere superiore a quello del sottostante;<br />

in caso contrario il capitale puó<br />

essere a rischio.<br />

53


Gli strumenti quotati<br />

Notizie utili sull’oro<br />

Esistono varie tipologie di “oro”. Ecco un<br />

elenco non esaustivo dei termini più ricorrenti<br />

e del relativo significato.<br />

Oro in foglie (similoro): lega molto duttile<br />

con una tonalità simile a quella dell’oro.<br />

La composizione è costituita per il 75­<br />

85% circa da rame, legato con zinco.<br />

Oro cooperiano: lega di platino color<br />

giallo oro, composta all’80% da platino e<br />

al 20% da rame.<br />

“Dixigold” (cupralluminio): si tratta di<br />

una lega di alluminio molto dura e resistente<br />

agli acidi, composto al 10% da alluminio<br />

e al 90% da rame.<br />

Oro nordico: lega non magnetica color<br />

oro con l’89% di rame, il 5% di alluminio,<br />

il 5% di zinco e l’1% di stagno. È utilizzata<br />

per la produzione delle monete da 50,<br />

20 e 10 centesimi di Euro.<br />

Oro francese: si tratta di una lega costituita<br />

al 10­15% da zinco e all’85­90% da<br />

rame. È utilizzata per la produzione di cinture<br />

e posate.<br />

Oro rame: una lega composta al 3% da<br />

zinco, al 6,5% da stagno e al 90,5% da<br />

rame.<br />

54<br />

Protection Certificates<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Sottostante Valuta Codice ISIN Scadenza<br />

Basket Asia MULT NL0000789857 04.07.2012<br />

Basket Asia MULT NL0000871978 27.07.2012<br />

Basket Asia MULT NL0000691301 06.09.2012<br />

Basket Asia MULT NL0006025975 09.10.2012<br />

Basket Asia MULT NL0006044760 13.11.2012<br />

Basket Asia MULT NL0006126054 11.12.2012<br />

Basket Asia MULT NL0006139255 31.01.2013<br />

Basket FX MULT NL0009285808 30.11.2014<br />

Basket Indici MULT NL0009058395 30.09.2013<br />

Biocombustibili USD NL0006026080 09.10.2012<br />

Biocombustibili USD NL0006058828 13.11.2012<br />

Biocombustibili USD NL0006120396 11.12.2012<br />

Cambiamenti Climatici EUR NL0000833796 27.07.2012<br />

Cambiamenti Climatici EUR NL0000691319 06.09.2012<br />

Cambiamenti Climatici EUR NL0006024705 05.10.2012<br />

Cambiamenti Climatici EUR NL0006044752 09.11.2012<br />

Cambiamenti Climatici EUR NL0006120370 07.12.2012<br />

Cambiamenti Climatici EUR NL0006136848 16.01.2013<br />

Cambiamenti Climatici EUR NL0006152266 13.02.2013<br />

Energia Eolica EUR NL0006026916 12.10.2012<br />

Energia Eolica EUR NL0006060238 16.11.2012<br />

Energia Eolica EUR NL0006126716 14.12.2012<br />

EUR/GBP Protection Certificates GBP NL0009054469 20.05.2012<br />

EUR/USD Protection Certificates USD NL0006260523 30.05.2011<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0000706125 27.09.2011<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0009058130 22.09.2014<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0009284884 24.11.2014<br />

EuroStoxx 50 EUR NL0009287051 08.12.2014<br />

FTSE MIB EUR NL0000764421 28.01.2012<br />

FTSE MIB EUR NL0006207904 19.03.2012<br />

FTSE MIB EUR NL0000816890 30.03.2012<br />

FTSE MIB EUR NL0000842359 24.04.2012<br />

FTSE MIB EUR NL0006029662 26.09.2012<br />

FTSE MIB EUR NL0006134199 18.12.2012<br />

FTSE MIB EUR NL0006308249 30.06.2013<br />

FTSE MIB EUR NL0006328627 31.07.2013<br />

Hang Seng China Enterprises HKD NL0006045403 29.10.2010<br />

Nikkei 225 JPY NL0000706133 27.09.2011<br />

Protection Certificate con Bonus sul BRIC MULT NL0006361156 30.09.2011<br />

Protection Certificate con Bonus sul Dollaro Americano USD NL0006286056 03.06.2011<br />

Protection Certificate con Bonus sul Dollaro Americano USD NL0006326712 18.02.2012<br />

Protection sul Petrolio USD NL0006232415 28.03.2013<br />

*Dati rilavati il 27/04/2010<br />

The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Top<br />

MINI Future Certificates - Top del trimestre<br />

Sottostante Codice ISIN Scadenza Variazione<br />

Zucchero MINI Short NL0000105120 16.12.2010 236,09%<br />

DAX MINI Long NL0009286822 19.04.2019 183,77%<br />

DAX MINI Long NL0009286814 19.04.2019 158,98%<br />

DAX MINI Long NL0009286806 19.04.2019 144,04%<br />

DAX MINI Long NL0009286798 19.04.2019 131,13%<br />

STM MINI Long NL0009057553 14.01.2019 111,86%<br />

Benchmark Certificates - Top del trimestre<br />

Sottostante Codice ISIN Scadenza Variazione<br />

Nickel Certificate NL0000471944 18.06.2010 58,74%<br />

Palladio Certificate NL0000401263 18.06.2010 41,93%<br />

Theme Certificates sull'India NL0000019768 25.05.2011 26,08%<br />

Allo zucchero la palma per la miglior performance trimestrale al ribasso. Seguono con ottime performance diversi MINI Long sull‘indice tedesco DAX,<br />

a conferma della ripresa economica che, seppur tra incertezze e difficoltá, sembra delinearsi sul panorama economico mondiale. Chiude la nostra<br />

classifica un MINI Long su STM, a ulteriore conferma che il mercato azionario ha avuto una ripresa netta negli ultimi tre mesi.<br />

Flop<br />

MINI Future Certificates - Flop del trimestre<br />

Sottostante Codice ISIN Scadenza Variazione<br />

Zucchero MINI Long NL0009009679 14.01.2011 -89,98%<br />

Zucchero MINI Long NL0009009695 14.01.2011 -82,34%<br />

DAX MINI Short NL0009286251 19.04.2019 -77,64%<br />

DAX MINI Short NL0006355844 16.12.2010 -65,11%<br />

Nikkei 225 MINI Short NL0009287010 19.04.2019 -60,94%<br />

Fiat MINI Short NL0009287291 14.01.2019 -57,60%<br />

Benchmark Certificates - Flop del trimestre<br />

Sottostante Codice ISIN Scadenza Variazione<br />

Zucchero Certificate NL0000472124 18.06.2010 -43,59%<br />

Gas Naturale Certificate NL0000472082 18.06.2010 -16,95%<br />

Theme Certificates sui biocombustibili NL0000600237 25.05.2011 -14,72%<br />

Fonte: <strong>RBS</strong>; 27/04/2010<br />

La ripresa del mercato azionario nel trimestre penalizza chi aveva puntato sul ribasso del mercato. I MINI Short su indici azionari riempiono infatti la<br />

classifica dei flop del trimestre. Compare inoltre il MINI Short su Fiat che registra perfomance scadenti a seguito della ripresa del titolo sul mercato.<br />

Tuttavia, le prime posizioni sono occupate da MINI Long sullo zucchero che, a fronte di un calo deciso delle quotazioni, regisrano le peggiori<br />

performance del trimestre.<br />

The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.<br />

Gli strumenti quotati<br />

55


Speciale<br />

Naturalmente, l’Uomo ha iniziato a interrogarsi<br />

sul senso dell’esistenza e sul<br />

modo di vivere più corretto già molto<br />

prima dell’avvento degli Ellenici, ma<br />

i pensatori greci Platone ed Aristotele<br />

esercitano ancora oggi un infl usso<br />

determinante sul pensiero occidentale<br />

e sulla scienza. Sulla vita dell’”Uomo<br />

Universale” Aristotele si sa ben poco:<br />

nacque nel 384 a.C. nella città greca di<br />

Stagira, meditò sui temi della teologia,<br />

della politica, del diritto, della botanica e<br />

dell’economia e morì nel 322 sull’isola di<br />

Euboa. Aristotele fu segnato dall’Atene<br />

della sua epoca. Dei 200.000 abitanti<br />

di questa città, solo un decimo poteva<br />

esercitare il diritto di voto: i liberi cittadi­<br />

56<br />

ECONOMISTI CHE<br />

HANNO CAMBIATO<br />

IL MONDO<br />

DA ARISTOTELE<br />

A CALVINO<br />

Soprattutto in tempo di crisi, molti rifl ettono<br />

sulleconomia moderna, sulle sue peculiarità<br />

e sui suoi meccanismi.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong>, per<br />

una nuova serie di articoli, ha fatto<br />

un lungo viaggio nella storia<br />

chiedendo consigli agli economisti<br />

del passato.<br />

ni di sesso maschile. Questi andavano<br />

a teatro, ricoprivano a turno una delle<br />

innumerevoli cariche politiche, decidevano<br />

sulla guerra e sulla pace, litigavano<br />

al cospetto del tribunale. Se possibile<br />

delegavano il fastidioso lavoro ai loro<br />

schiavi e stimavano poco l’economia.<br />

La parola “economia”. Aristotele condivide<br />

questo disprezzo: al centro del suo<br />

pensiero economico c’è la Polis, ovvero<br />

la città­stato, e l’economia deve essere<br />

al suo servizio. Scopo dell’economia è<br />

garantire il necessario fondamento materiale<br />

della “buona vita” dei cittadini<br />

greci. Secondo Aritsotele, però, la “buona<br />

vita” inizia solo al di là della sfera<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Gli economisti si sono confrontati per secoli con i fi losofi dell’Antica Grecia<br />

economica, se il cittadino può uscire<br />

dalla propria casa ed impegnarsi pubblicamente<br />

nella Polis. Il che va preso<br />

alla lettera, poiché nell’antichità la parola<br />

“economia” non designava nient’altro<br />

che la gestione della casa. Aristotele<br />

caldeggia la proprietà privata con motivazioni<br />

evidenti: “Ci si occupa preferibilmente<br />

di ciò che è proprio, mentre<br />

delle cose comuni ci si occupa meno<br />

o solo nella misura in cui ciò riguarda il<br />

singolo, poiché salvo altre motivazioni le<br />

si trascura poiché ciascuno pensa che<br />

se ne occuperà un altro.” Una visione<br />

pragmatica, che anche gli economisti di<br />

mercato di oggi formulerebbero in una<br />

maniera non troppo diversa.<br />

La performance del passato non è un indicatore attendibile del futuro andamento dei valori.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

La ricchezza illimitata non è uno scopo<br />

di vita. Il pensatore, molto vicino alla<br />

realtà, sottolinea così l’impulso materiale<br />

che scaturisce dalla proprietà: “Se ciascuno<br />

si occupa della sua proprietà, gli<br />

uni non sollevano accuse contro gli altri<br />

e si fanno maggiori progressi, poichè<br />

ciascuno lavora su ciò che è proprio.”<br />

Ai cittadini viene così assicurata una<br />

certa dose di benessere, ma il fi losofo<br />

antico rifi uta l’idea di una ricchezza illimitata.<br />

“Chi non capisce di possedere<br />

abbastanza, agli occhi di Aristotele non<br />

vive secondo la natura umana”, scrive<br />

il professore di Heidelberg Malte Faber.<br />

“Pertanto, agiscono in modo innaturale<br />

tutti coloro che considerano l’arte<br />

di moltiplicare il denaro come il fulcro<br />

dell’attività economica.”<br />

Presumibilmente queste rifl essioni,<br />

che oggi rendono Aristotele nuovamen­<br />

Aristotele infl uenza ancora oggi il<br />

pensiero fi losofi co in alcuni campi.<br />

te interessante per molte persone, erano<br />

per il fi losofo altrettante argomentazioni<br />

contro una sconfi nata ricerca del<br />

profi tto. Su questa linea rientra il fatto<br />

che il pensatore condannasse il concetto<br />

di interesse e detestasse gli usurai.<br />

Secondo Aristotele, prestare denaro<br />

richiedendo il pagamento di un interesse<br />

era un autentico sacrilegio, dal<br />

momento che la funzione naturale del<br />

denaro era soltanto quella di mezzo di<br />

scambio. Il concetto di interesse, invece,<br />

implicava il fatto che il denaro si<br />

moltiplicasse da sè: Secondo Aristotele,<br />

“Con l’interesse nasce denaro da denaro.<br />

Questo modo di acquisire denaro,<br />

La popolazione nell’Europa occidentale<br />

Numero di abitanti in milioni<br />

1.000<br />

100<br />

10<br />

0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000<br />

Una popolazione in costante crescita<br />

Andamento del prodotto interno lordo reale nell’Europa occidentale<br />

10.000<br />

1.000<br />

La performance del passato non è un indicatore attendibile del futuro andamento dei valori.<br />

Da 2000 anni, l’economia europea deve rifornire una popolazione la cui crescita è praticamente costante. Alcuni cali del<br />

numero di abitanti si sono verifi cati solo nella tarda antichità, nel periodo delle invasioni barbariche (dal 250 al 650 d.C.)<br />

e nel XIV secolo, quando in molte zone dal 30 al 40% della popolazione morì di peste. Le forti perdite umane della Guerra<br />

dei Trent’Anni, invece, portarono solo a una crescita demografi ca meno intensa.<br />

100<br />

10<br />

1<br />

0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000<br />

Fonte: OCSE<br />

Miliardi di Dollari USD<br />

BIP gesamt (linke Skala) BIP pro Kopf (rechte Skala)<br />

Speciale<br />

100.000<br />

10.000<br />

Il PIL pro capite cresce dal 1400<br />

L’incremento demografi co è stato anche il motivo della lenta variazione del PIL pro capite per 1400 anni, malgrado<br />

lo stesso PIL sia cresciuto continuamente a partire dall’anno 1000. Con il passaggio alla società industriale,<br />

all’incirca a partire dal 1800, nell’Europa occidentale sono signifi cativamente aumentati sia il PIL che il PIL pro<br />

capite.<br />

1.000<br />

100<br />

10<br />

Fonte: OCSE; prezzi in USD del 1998<br />

1<br />

57


Speciale<br />

Il lato buono della Morte Nera<br />

Nel XIV secolo in Asia e in Europa imperversava la peste, trasmessa<br />

dalla pulce dei ratti. La peggiore epidemia, fra il 1348<br />

e il 1350, costò la vita solo in Europa a circa 20 milioni di persone.<br />

In alcune regioni morì addirittura un terzo della popolazione.<br />

È stata una delle peggiori catastrofi dell’umanità. “La<br />

peste ha congelato i cuori degli uomini”, ha scritto Boccaccio<br />

nel suo “Decameron”. L’epidemia, però, ha anche favorito<br />

una trasformazione della società. Con la peste, infatti, la forza<br />

lavoro iniziò improvvisamente a scarseggiare. Contadini,<br />

artigiani e braccianti seppero cogliere l’opportunità: si organizzarono<br />

e scioperarono per ottenere condizioni di lavoro<br />

migliori, il più delle volte con successo. I salari aumentarono<br />

e le persone potevano concedersi beni in maggiori quantità<br />

e di migliore qualità. Contemporaneamente, venne posto un<br />

freno all’arbitrio dei proprietari terrieri e dei capi delle corpo­<br />

7.000 d.C.:<br />

Inizio dell’economia<br />

agricola<br />

58<br />

Nel XIV secolo non c’erano rimedi contro la Morte Nera. In conseguenza del grande<br />

numero di decessi, la forza lavoro divenne scarsa e costosa.<br />

VI secolo: Con l’invenzione del<br />

collare e del giogo frontale, la produttività<br />

degli animali aumenta da<br />

4 a 5 volte.<br />

VI secolo: L’aratro<br />

a ruota si afferma in<br />

Europa.<br />

VIII secolo: La rotazione triennale porta progressi<br />

qualitativi e quantitativi (16% di rendimento<br />

in più rispetto alla rotazione biennale).<br />

razioni. L’aumento dei salari e del benessere allentò il legame<br />

personale esistente con i proprietari terrieri (rapporto di<br />

proprietà fi sica e feudale) ed accelerò il processo di ascesa<br />

dell’economia monetaria. La carenza di forza lavoro a basso<br />

costo forzò il progresso tecnico e sociale. Al contempo,<br />

il crescente benessere diede a molte persone la possibilità<br />

di diventare innovative, sviluppando migliori prodotti e metodi<br />

di produzione. Con l’aumento della domanda di indumenti<br />

di qualità, utensili in ferro e articoli in pelle e in argilla, crebbe<br />

anche l’importanza di settori come il tessile e il metallurgico.<br />

Dato che questi prodotti erano realizzati soprattutto<br />

nelle città, si accelerò anche l’urbanizzazione. Il benessere<br />

aumentò. Molti storici credono che senza la peste non ci sarebbero<br />

stati il progresso sociale e la rapida ascesa tecnologica<br />

dell’Europa negli anni tra il 1400 e il 1700.<br />

XI secolo: L’impiego dell’erpice al posto di<br />

zappa e rastrello permette una migliore e più<br />

rapida lavorazione del terreno.<br />

XIII secolo: Prime banche<br />

attive in tutta Europa.<br />

XII secolo: Le corporazioni si affermano nelle<br />

città più fi orenti. Le professioni artigiane si<br />

differenziano. Aumenta l’effi cienza grazie alla<br />

specializzazione.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Foto: www.wikipedia.de<br />

Inizio del XV secolo: La<br />

bussola e la rosa dei venti<br />

entrano a far parte delle dotazioni<br />

fi sse delle imbarcazioni<br />

dei navigatori europei.<br />

La performance del passato non è un indicatore attendibile del futuro andamento dei valori.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Il monaco domenicano Tommaso<br />

d’Aquino è stato uno dei più importanti<br />

aristotelici del Medio Evo.<br />

pertanto, nella maggior parte dei casi è<br />

contro natura”. Le sue argomentazioni<br />

indicano che il denaro non è considerato<br />

come capitale utilizzabile per scopi<br />

produttivi. Rifl essioni che troveranno<br />

riscontro nel pensiero di Karl Marx.<br />

Gli sviluppi di Tommaso d’Aquino.<br />

Tommaso d’Aquino ha ulteriormente sviluppato<br />

il pensiero aristotelico molti secoli<br />

dopo. Tommaso nacque intorno al<br />

1225 nel castello di Roccasecca, nei<br />

pressi di Napoli; era il più piccolo di sette<br />

fi gli di Landolfo d’Aquino, che apparteneva<br />

alla nobiltà della contea. A soli<br />

cinque anni, Tommaso fu spedito nel<br />

monastero di Monte Cassino. Nel 1239,<br />

per motivi di studio, si recò a Napoli,<br />

dove conobbe le opere di Aristotele. Più<br />

tardi divenne dottore della Chiesa.<br />

Tommaso d’Aquino voleva servire<br />

contemporaneamente Dio e la Scienza.<br />

Alla sua morte, avvenuta nel 1274, lasciò<br />

un imponente quantità di scritti. In<br />

ogni epoca del Medio Evo, i giudizi sulle<br />

attività dell’uomo erano duri, anche nel­<br />

XV secolo: Viene sviluppata la caravella:<br />

è la prima nave a vela europea<br />

che permette l’andatura di bolina,<br />

ovvero di stringere il vento. Questo<br />

semplifi ca notevolmente la navigazione<br />

e riduce la durata totale dei viaggi.<br />

1445: Invenzione della stampa<br />

a caratteri mobili ad opera di<br />

Johannes Gutenberg<br />

1505: Sviluppo del<br />

primo orologio da<br />

tasca utilizzabile.<br />

le questioni che riguardavano il denaro.<br />

Vigeva un rigoroso divieto di esigere interessi<br />

e il poeta Dante ha addirittura<br />

equiparato gli usurai ai bestemmiatori,<br />

confi nandoli all’Inferno nella sua celebre<br />

opera. È dunque in questo contesto di<br />

pensiero del XIII secolo che Tommaso<br />

d’Aquino ha scritto la sua dottrina economica,<br />

le cui ripercussioni sono arrivate<br />

fi no a noi.<br />

L’interesse è il prezzo del mancato<br />

utilizzo del denaro. Tommaso ha rifl ettuto<br />

molto su come si potessero gestire<br />

le operazioni di prestito senza compromettere<br />

la salvezza dell’anima, poichè<br />

diversamente da Aristotele il dotto riconosceva<br />

la produttività del capitale. In<br />

un’ottica assolutamente moderna, Tommaso<br />

d’Aquino interpretava l’interesse<br />

come il prezzo del tempo durante il quale<br />

il prestatore rinunciava all’uso del denaro.<br />

Tuttavia, non si poteva riscuotere<br />

un semplice interesse su un prestito: il<br />

profi tto derivante dal capitale doveva<br />

riconfl uire al creditore in altra forma. Ad<br />

esempio per mezzo di una partecipazione<br />

ai profi tti garantita da un contratto<br />

sociale. Il contratto, contemporaneamente,<br />

avrebbe comportato una compartecipazione<br />

del creditore al rischio.<br />

Pertanto, chi fa confl uire del denaro in<br />

un’impresa in qualità di socio può anche<br />

esigere una quota dell’utile. Con tali riflessioni<br />

concordano anche le argomentazioni<br />

del dotto della Chiesa relative al<br />

“prezzo equo”. Con parole perfettamente<br />

comprensibili agli ascoltatori di oggi,<br />

Tommaso d’Aquino lo descrive come un<br />

prezzo di mercato che viene costituito<br />

senza inganno e in assenza di pratiche<br />

monopolistiche. Il prezzo del pane aumenta<br />

nei periodi di carestia, i prezzi<br />

possono variare da un luogo all’altro. Un<br />

venditore deve rifl ettere nel prezzo le re­<br />

XVII secolo: Slancio della<br />

fi sica e della matematica<br />

(Isaac Newton, Gottfried<br />

Wilhelm Leibniz).<br />

XVIII secolo: Sviluppo<br />

dei campi organizzato dallo<br />

stato; introduzione di nuove<br />

coltivazioni (patata).<br />

La performance del passato non è un indicatore attendibile del futuro andamento dei valori.<br />

1780: James Watt inventa<br />

la macchina a vapore: nuove<br />

energie di propulsione, abbandono<br />

degli animali da lavoro.<br />

Inizio della Rivoluzione<br />

Industriale.<br />

1709: Produzione della<br />

porcellana in Europa. 1785: Edmund Cartwright<br />

inventa il telaio meccanico.<br />

ali condizioni dell’offerta: ad esempio,<br />

se un commerciante sa che ben presto<br />

ci sarà abbondanza di cereali, deve<br />

trasmettere questa informazione ai suoi<br />

clienti e abbassare i prezzi. Se non lo<br />

fa, si crea un vantaggio iniquo. L’erudito<br />

credeva che dai prezzi eccessivi derivasse<br />

un “profi tto vergognoso”, non<br />

coperto da una prestazione e pertanto<br />

ingiustifi cato. L’idea che si cela dietro<br />

questa teoria ricorda nuovamente Aristotele:<br />

Tommaso d’Aquino esigeva che,<br />

nella formazione del prezzo, il benessere<br />

della società venisse anteposto al<br />

vantaggio individuale. Oggi si direbbe:<br />

il prezzo è giustifi cato se è il frutto di una<br />

concorrenza perfetta. Nei secoli successivi,<br />

le idee di Tommaso d’Aquino<br />

sono spesso state prese come spunto.<br />

Il riformatore Giovanni Calvino ha<br />

giustifi cato la riscossione degli interessi,<br />

contravvenendo così alla tradizione cristiana.<br />

Giovanni Calvino e la predestinazione.<br />

Mentre i teologi del Medio Evo hanno<br />

escogitato ogni sorta di manovra argomentativa<br />

per consentire la riscossione<br />

degli interessi sulle operazioni in<br />

denaro, Giovanni Calvino non ebbe più<br />

alcun timore in merito alla formazione<br />

del capitale e alla moltiplicazione del<br />

1803: Sviluppo della locomotiva<br />

su binari da parte<br />

di Richard Trevithick<br />

Speciale<br />

1807: Invenzione<br />

della lanterna a gas,<br />

viene costruita la<br />

prima nave a vapore.<br />

59


Speciale<br />

Max Weber e l’etica del protestantesimo<br />

Nel 1904, il sociologo tedesco Max Weber (1864 – 1920) prese spunto dal pensiero<br />

di Calvino nella sua opera “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”.<br />

Max Weber comprese che la condotta di vita avversa al piacere dei commercianti<br />

protestanti, la loro immane dedizione al lavoro e il loro sconsiderato affarismo<br />

furono la scintilla che innescò il capitalismo moderno. L’imprenditore non ha ambizioni<br />

nel privato e pertanto considera come unico scopo della sua vita quello di<br />

risparmiare e moltiplicare il capitale. Questi protestanti credevano di poter capire<br />

dal loro successo professionale che Dio li aveva scelti. Il sociologo, con l’aiuto di<br />

Calvino, tentò di spiegare perché l’industrializzazione ebbe inizio e si sviluppò al<br />

massimo soprattutto nei paesi protestanti. Basti pensare alla Scozia, all’Inghilterra,<br />

agli Stati Uniti e all’area industriale della Renania­Westfalia, dove pare che molti<br />

seguaci del riformatore abbiano risolto il rapporto di tensione tra Dio e Denaro. In<br />

base alla sua dottrina, ricchezza e religione erano in accordo. I ricchi timorosi di<br />

Dio, pertanto, investivano volentieri il loro denaro in nuovi rami di attività, mettendo<br />

in moto l’economia. Oggi, però, l’interpretazione di Weber rispetto alle teorie di<br />

Calvino è oggetto di controversie.<br />

denaro per mezzo degli interessi. Calvino<br />

nacque a Noyon nel 1509. Suo padre<br />

era riuscito a diventare procuratore<br />

generale del vescovo; la madre proveniva<br />

da una famiglia di osti fi amminghi ed<br />

educò il piccolo Jean all’insegna di una<br />

forte devozione. Calvino, insieme a Lutero,<br />

è stato uno dei più importanti riformatori<br />

ed ha contribuito al dilagare del<br />

protestantesimo nell’Europa occidentale.<br />

Per 25 anni Calvino è stato pastore<br />

evangelico a Ginevra, dove predominava<br />

uno spirito capitalistico già prima<br />

dell’introduzione della Riforma. Già nel<br />

1387, questa città commerciale aveva<br />

ottenuto dal vescovo (costituendo con<br />

ciò un’eccezione) il diritto di riscuotere<br />

interessi. Calvino morì nel 1564: prima<br />

di allora scrisse ben oltre 100 opere e<br />

libri e di lui ci rimangono varie migliaia di<br />

lettere. Il rigore con cui Calvino condusse<br />

la riforma teologica e morale di Ginevra<br />

appare a molti disumano. In Europa<br />

non fu una fi gura popolare, ma piuttosto<br />

una sorta di “castigamatti”.<br />

60<br />

1850: Inizio dell’aratura interamente meccanica<br />

in Europa con l’aratro a vapore.<br />

1840: Il chimico Justus von Liebig<br />

dimostra l’azione fertilizzante di azoto,<br />

fosfati e potassio sulle piante e pertanto<br />

è considerato l’inventore della concimazione<br />

minerale.<br />

1861: Philipp Reis<br />

inventa il telefono.<br />

Calvino riteneva che Dio avesse<br />

predestinato una parte dell’umanità alla<br />

salvezza e l’altra alla sventura. Anche<br />

se con questa dottrina della predestinazione<br />

sottolineava l’onnipotenza di<br />

Dio e l’irrilevanza della volontà umana,<br />

propugnava un’etica del lavoro<br />

che costituiva la base della ricerca del<br />

profitto nel capitalismo. La dottrina,<br />

infatti, era strettamente correlata alla<br />

severa morale predicata da Calvino.<br />

“Essere ricchi non è un peccato, ma è<br />

peccaminoso abusare del patrimonio<br />

per soddisfare le brame umane”, questo<br />

credeva Calvino. Il consumo fi nalizzato<br />

all’ostentazione, la gozzoviglia<br />

e il vanto erano malvisti, mentre il risparmio<br />

era la massima virtù. Secondo<br />

Calvino, la ricchezza è opportuna solo<br />

se viene reinvestita, se il denaro torna<br />

a confl uire nell’economia e circola secondo<br />

le regole della giustizia e della<br />

carità.<br />

Contro il presunto ruolo di “padre<br />

del capitalismo” di Calvino par­<br />

1863: A Londra viene<br />

messa in funzione la prima<br />

ferrovia sotterranea.<br />

1879: Thomas Edison inventa la<br />

lampadina elettrica a incandescenza.<br />

1881: Werner von Siemens<br />

costruisce la prima tramvia.<br />

Max Weber<br />

la la sua freddezza nei confronti delle<br />

banche. Il “credo” di Calvino nelle<br />

questioni fi nanziarie era il seguente:<br />

“Ai poveri si dovrebbero concedere<br />

prestiti senza interessi. E anche quando<br />

la riscossione degli interessi è consentita<br />

si dovrebbe agire immedesimandosi<br />

nel punto di vista del prossimo<br />

e non per il proprio vantaggio…”.<br />

In ogni caso, Calvino era dell’opinione<br />

che fosse giusto riscuotere interessi<br />

per il capitale concesso in prestito.<br />

Per secoli la Chiesa romana aveva<br />

affrontato con difficoltà il problema<br />

del credito, addossando le colpe agli<br />

Ebrei. Il riformatore invece ha legittimato<br />

la questione, gettando le basi<br />

che hanno fatto di Ginevra una capitale<br />

bancaria. Più di 200 anni dopo<br />

la morte di Calvino furono fondate le<br />

grandi banche ginevrine dedite alla<br />

gestione patrimoniale: Lombard Odier<br />

(1796), Pictet (1805), Mirabaud (1819),<br />

Bordier (1844): tutti istituti di proprietà<br />

di famiglie calviniste.<br />

1884: Charlers Parsons sviluppa<br />

la turbina a vapore.<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

1884: Gottlieb<br />

Daimler sviluppa<br />

il primo motore a<br />

benzina.<br />

1885 /1886: Carl Benz costruisce<br />

la prima automobile.<br />

La performance del passato non è un indicatore attendibile del futuro andamento dei valori.


<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

FAQ su ETF<br />

Esiste un rischio di cambio<br />

sugli ETF MarketAccess?<br />

Risposta della redazione:<br />

Se i titoli in cui investe l’ETF<br />

sono quotati in una valuta diversa<br />

dall’Euro, l’ETF è esposto<br />

al rischio cambio. In questo<br />

caso, la performance dell’ETF<br />

sarà ottenuta come sovrapposizione<br />

degli effetti di:<br />

- apprezzamento / deprezzamento<br />

del sottostante<br />

- apprezzamento / deprezzamento<br />

rispetto all’Euro<br />

delle valute di quotazione<br />

dei titoli in valuta estera<br />

La quotazione degli ETF tiene<br />

conto degli effetti sopra citati.<br />

Che cosa è, il NAV?<br />

Risposta della redazione:<br />

Come per tutti i fondi comuni,<br />

anche per gli ETF esiste un va-<br />

Contatto<br />

Cari Lettori e Lettrici,<br />

vi invitiamo a scriverci le vostre opinioni<br />

e domande sui temi di investimento,<br />

indicando il vostro indirizzo, a:<br />

<strong>Italia</strong>n team (I Floor)<br />

250 Bishopsgate<br />

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England<br />

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Numero Verde: 800 920 960<br />

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La redazione si riserva il diritto di<br />

abbreviare i testi. Inoltre, la redazione<br />

non ha la possibilità di pubblicare tutte le<br />

lettere dei lettori.<br />

The Royal Bank of Scotland plc è un<br />

rappresentante autorizzato<br />

di The Royal Bank of Scotland N.V.<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />

lore giornaliero di riferimento.<br />

Tale valore viene chiamato Net<br />

Asset Value (NAV) ed esprime<br />

il valore di ogni singola quota<br />

del fondo. Il Nav è calcolato<br />

dividendo il valore totale del<br />

fondo, al netto di costi e passività,<br />

per il numero di quote<br />

emesse.<br />

Gli ETF MarketAccess distribuiscono<br />

dividendi?<br />

Risposta della redazione:<br />

I dividendi che gli ETF Market-<br />

Access percepiscono dalle<br />

azioni presenti nel patrimonio<br />

del fondo non vengono distribuiti<br />

bensì vengono reinvestiti<br />

nel fondo stesso.<br />

Perchè in alcuni casi il rendimento<br />

del fondo si discosta<br />

da quello dell’indice sottostante?<br />

Risposta della redazione:<br />

Gli ETF MarketAccess sono dei<br />

fondi indicizzati pertanto mirano<br />

a replicare la performance<br />

del sottostante, tuttavia l’impatto<br />

delle commissioni di gestione,<br />

delle ritenute fiscali a carico<br />

del fondo e degli eventuali costi<br />

operativi, introduce un Tracking<br />

Error, ossia uno scostamento<br />

fra il rendimento del fondo e<br />

quello del sottostante.<br />

Che aliquota fiscale si applica<br />

agli ETF?<br />

Risposta della redazione:<br />

Gli ETF Market Access quotati<br />

su Borsa <strong>Italia</strong>na sono tutti<br />

armonizzati e quindi conformi<br />

alle direttive europee UCITSIII,<br />

pertanto il trattamento fiscale<br />

è quello tipico dei fondi armonizzati.<br />

Nel caso generale di un<br />

investitore che abbia optato per<br />

il regime del risparmio amministrato<br />

bisogna calcolare tre valori<br />

distinti:<br />

- la differenza tra il NAV al<br />

momento del riscatto o della<br />

vendita del fondo ed il NAV<br />

al momento della sottoscrizione<br />

o dell’acquisto (il Delta.NAV),<br />

- nel caso in cui il fondo sia<br />

negoziato sul mercato, la<br />

differenza tra il prezzo di<br />

vendita e il prezzo di acquisto<br />

(il Delta.Prezzo),<br />

- i dividendi o qualunque altro<br />

tipo di reddito periodico<br />

distribuito dal fondo.<br />

Il primo valore, se positivo,<br />

viene considerato “reddito<br />

da capitale”, ed è soggetto a<br />

una tassazione del 12,50% e<br />

non può essere compensato<br />

con minusvalenze pregresse.<br />

La quota Delta.Prezzo-Delta.<br />

NAV viene considerata sempre<br />

“reddito diverso”, se positiva<br />

è anch’essa tassata al 12,50%<br />

ed è completamente compensabile<br />

attraverso minusvalenze<br />

pregresse (se positiva), se<br />

negativa produce una minusvalenza.<br />

Nel caso in cui la differenza<br />

fra il Nav di vendita e<br />

Fumetto del mese<br />

Domande & Risposte<br />

quello di acquisto sia negativa<br />

non viene generato alcun reddito<br />

da capitale pertanto tutta<br />

la quota Delta.Prezzo genera<br />

un reddito diverso; se negativa<br />

é integralmente considerata<br />

una minusvalenza, quindi compensabile.<br />

Nel caso particolare<br />

in cui il Delta.NAV sia positivo<br />

e superiore al Delta.Prezzo, la<br />

ritenuta è calcolata sul valore<br />

di Delta.NAV, tuttavia in questo<br />

caso dal momento che i prezzi<br />

a cui l’investitore ha negoziato<br />

hanno generato un rendimento<br />

inferiore (Delta.Prezzo) all’ammontare<br />

su cui è calcolata la<br />

ritenuta (Delta.NAV), la quota<br />

Delta.Prezzo-Delta.NAV, negativa,<br />

genera una minusvalenza<br />

compensabile fiscalmente.<br />

I dividendi sono sempre considerati<br />

un reddito da capitale,<br />

tassato al 12,50%, che non costituisce<br />

una plusvalenza utilizzabile<br />

per la compensazione di<br />

minus pregresse. Gli ETF MarketAccess<br />

non distribuiscono<br />

dividendi ma li reinvestono nel<br />

fondo stesso, pertanto la tassazione<br />

è applicata unicamente<br />

al momento della vendita o del<br />

riscatto del fondo.<br />

Copyright 2004 by Randy Glasbergen.<br />

www.glasbergen.com<br />

“Ma perche’ mi rimproveri dicendo che non manifesto i miei<br />

sentimenti? Proprio adesso mi hai visto piangere mentre leggevo<br />

l’articolo sui sui prezzi di Borsa.”<br />

61


Disclaimer/Informazioni sulla pubblicazione<br />

Disclaimer<br />

La presente pubblicazione non è distribuibile negli Stati Uniti o a soggetti statunitensi, né in Olanda o a soggetti olandesi, né a soggetti privati nel Regno Unito. La presente pubblicazione è<br />

preparata da The Royal Bank of Scotland N.V. (”<strong>RBS</strong> NV”) con meri scopi informativi e di marketing. Sebbene le informazioni contenute nella presente pubblicazione siano ottenute da fonti<br />

ritenute attendibili, non viene espressa alcuna dichiarazione relativamente all’accuratezza o completezza di tali informazioni; né <strong>RBS</strong> NV, né The Royal Bank of Scotland plc (”<strong>RBS</strong>”) possono<br />

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Nulla del contenuto della presente pubblicazione deve essere inteso come ricerca in materia di investimenti, né una raccomandazione o un suggerimento, implicito o esplicito, rispetto ad una<br />

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altra natura. Prima di effettuare scelte di investimento, l’investitore può avvalersi di un proprio consulente indipendente. Un’offerta o invito all’offerta, sollecitazione o raccomandazione a perfezionare<br />

un’operazione può essere fatta solo sulla base del documento di offerta o, dove previsto, di un prospetto, che, per quanto attiene a strumenti finanziari emessi da <strong>RBS</strong> NV e/o <strong>RBS</strong> plc, si<br />

può ottenere gratuitamente scaricandolo dal sito www.rbsbank.it/markets o richiedendolo presso la sede <strong>RBS</strong> N.V. in via Turati 9 a Milano; per maggiori informazioni chiamare il Numero Verde<br />

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e lo spread denaro­lettera. L’importo delle commissioni di negoziazione, determinate dall’intermediario finanziario utilizzato, incide sul ritorno totale dell’investimento; anche in caso di performance<br />

positive del sottostante la performance degli strumenti finanziari potrebbe essere negativa. Il rischio di questi strumenti è assimilabile a quello di un investimento nel sottostante, salve<br />

le peculiarità degli stessi strumenti descritte nel presente documento. Gli strumenti finanziari espongono l’investitore al rischio di perdere l’intero capitale investito. Il valore dell’investimento<br />

durante la vita degli strumenti finanziari può fluttuare come qualsiasi altro strumento finanziario. I rendimenti passati non sono garantiti e non sono indicativi di quelli futuri. <strong>RBS</strong> NV non è<br />

un intermediario registrato né ai sensi dello US Securities Exchange Act del 1934, come modificato (”1934 Act”), né ai sensi delle leggi applicabili negli Stati Uniti. Inoltre, <strong>RBS</strong> NV non è un consulente<br />

di investimento registrato né ai sensi dello US Investment Advisers Act del 1940, come modificato (”Adviser Act” e, insieme al 1934 Act, ”Acts”), né ai sensi delle leggi applicabili negli<br />

Stati Uniti. Conseguentemente, in assenza di una specifica esenzione in forza degli Acts, qualunque attività di intermediazione o consulenza svolta da <strong>RBS</strong> NV, inclusi (non esaustivamente) i<br />

prodotti ed i servizi qui descritti, non devono essere intesi come rivolti a soggetti statunitensi. Né il presente documento, né alcuna sua copia possono essere trasmessi o portati negli Stati Uniti<br />

o ad un soggetto statunitense. <strong>RBS</strong> NV è autorizzata da De Nederlandsche Bank ed è assoggettata alla regolamentazione della Financial Services Authority per quanto riguarda le norme di<br />

condotta per l’attività svolta nel Regno Unito. Il contenuto di questo documento non è stato rivisto da alcuna autorità di controllo nei Paesi di distribuzione. Per ogni dubbio circa il contenuto, si<br />

consiglia di ricorrere al parere di un consulente professionale indipendente. The Royal Bank of Scotland Group plc. è autorizzata dalla, ed è assoggettata alla regolamentazione della, Financial<br />

Services Authority nel Regno Unito. The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V. in alcune giurisdizioni e The Royal Bank of Scotland N.V.<br />

è una ”subsidiary undertaking” di The Royal Bank of Scotland Group plc.<br />

Conflitto di interessi.<br />

Gli emittenti degli strumenti finanziari e agenti di calcolo dei medesimi sono <strong>RBS</strong> NV e <strong>RBS</strong>; <strong>RBS</strong> NV e <strong>RBS</strong> hanno sviluppato i criteri per la selezione dei componenti di alcuni indici<br />

sottostanti, nonchè la loro metodologia di calcolo, e sono responsabili degli stessi. <strong>RBS</strong> NV e/o <strong>RBS</strong> e/o le loro affiliate, collegate, nonché dipendenti o clienti potrebbero avere<br />

interesse in strumenti finanziari del tipo descritto nel presente documento e/o in strumenti finanziari collegati. Tali interessi possono comprendere la negoziazione, il possesso<br />

di tali strumenti, l’attività di market maker in relazione agli stessi e potrebbero includere la fornitura di servizi bancari, di credito e altri servizi finanziari a qualsivoglia società o<br />

emittente degli strumenti finanziari indicati nel presente documento. Alla luce delle circostanze sopra evidenziate <strong>RBS</strong> NV e/o <strong>RBS</strong> e/o le loro affiliate e collegate potrebbero avere<br />

posizioni in conflitto di interessi rispetto alla posizione assunta dall’investitore. Le informazioni contenute nella presente pubblicazione, ivi comprese quelle sui rischi, sul trattamento<br />

fiscale e sul dettaglio dei costi relativi agli strumenti finanziari, devono essere necessariamente integrate con quelle, a cui si rinvia, messe a disposizione dall’intermediario<br />

in base alla normativa applicabile, oltre che con quelle reperibili, con anche maggior grado di dettaglio, nel Prospetto di Base/Base Prospectus e nelle pertinenti Condizioni Definitive/Final<br />

Terms.<br />

© The Royal Bank of Scotland plc/ The Royal Bank of Scotland N.V. Tutti i diritti sono riservati, salvo diversa autorizzazione esplicita. È vietata la riproduzione in qualsiasi forma,<br />

parziale o totale, del contenuto della presente pubblicazione senza il nostro preventivo consenso scritto, tranne che per il solo utilizzo personale.<br />

Il presente documento contiene numerosi marchi registrati che appartengono a The Royal Bank of Scotland Group plc e ad altre società del Gruppo <strong>RBS</strong>. Questi marchi registrati comprendono,<br />

a titolo esemplificativo ma non esaustivo, il logo The Royal Bank of Scotland e <strong>RBS</strong>. In caso di dubbi su ciò che è considerato un marchio registrato di The Royal Bank of Scotland Group<br />

plc o di un membro del Gruppo <strong>RBS</strong>, vi preghiamo di contattarci per chiarimenti presso la sede legale di The Royal Bank of Scotland plc. Iscritta al Registro delle Imprese in Scozia n. 90312.<br />

Sede legale: 36 St Andrew Square, Edinburgh EH2 2YB.<br />

PRIMA DELLA ADESIONE/NEGOZIAZIONE LEGGERE ATTENTAMENTE IL PROSPETTO DI BASE/BASE PROSPECTUS E LE PERTINENTI CONDIZIONI DEFINITIVE/FINAL TERMS.<br />

62<br />

Informazioni sulla pubblicazione<br />

Editore:<br />

The Royal Bank of Scotland N.V.<br />

250 Bishopsgate<br />

EC2M 4AA London<br />

England<br />

Caporedattore: Kornelia Lindschinger<br />

Vice-caporedattore: Marco Belmondo<br />

Hanno collaborato a questa edizione: Jürgen Koch, Peter Berger,<br />

Nicola Francia,Valentina Milano, Luca Zaccagnino, Daniele Piccitto<br />

Organizzazione generale:<br />

LAD-fc, LINKING ADVERTISING,<br />

Maria Trippler, www.LAD-fc.com<br />

Art Director: Sabine Finkensieper, Matthias Weikl<br />

Modalità di pubblicazione: Trimestale<br />

Abbonamenti gratuiti su www.rbsbank.it/markets<br />

Informazioni sulle soluzioni di investimento <strong>RBS</strong>:<br />

Sito Internet: www.rbsbank.it/markets<br />

Numero Verde: 800 920 960<br />

E-mail: markets.it@rbs.com<br />

Fax Verde: 800 784 377<br />

Inromazioni sulle soluzioni di investimento <strong>RBS</strong> N.V.<br />

Reuters: <strong>RBS</strong>MIT Bloomberg: RBIT<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.


Nuova obbligazione Royal 5% Flex.<br />

5% fisso per 5 anni e dal sesto anno<br />

può diventare Euribor 6m.<br />

Le obbligazioni Royal ti danno la sicurezza e la trasparenza che<br />

stai cercando con investimenti differenti per rendimento, durata<br />

e pagamento delle cedole. Attraverso la tua banca di fiducia,<br />

puoi acquistarle e rivenderle quando vuoi, anche prima della<br />

Il trattamento fiscale dipende dalla situazione individuale di ciascun cliente e può essere soggetto a modifiche in futuro. In relazione alle ‘US Persons’ possono essere<br />

applicabili leggi USA. Tutte le suddette informazioni devono essere necessariamente integrate con quelle messe a disposizione dall’intermediario in base alla normativa di<br />

volta in volta applicabile. PRIMA DELLA NEGOZIAZIONE LEGGERE ATTENTAMENTE IL BASE PROSPECTUS relating to notes approvato da AFM in data 01.07.2009 E,<br />

IN PARTICOLARE PER I FATTORI DI RISCHIO ED I RENDIMENTI MEDI ANNUI GARANTITI, I PERTINENTI FINAL TERMS/SCHEDE PRODOTTO. Il rendimento lordo<br />

del BTP 4,5% 01.02.2018 è 3,41% e del BTP 4,25% 01.03.2020 è 3,91% (dati al 25.03.2010).<br />

Per la documentazione delle Obbligazioni Royal: sito www.rbsbank.it/markets<br />

Per maggiori informazioni: e-mail markets.it@rbs.com Numero Verde 800 920 960.<br />

The Royal Bank of Scotland plc è un rappresentante autorizzato di The Royal Bank of Scotland N.V.<br />

scadenza, perchè sono quotate in continuo in Borsa <strong>Italia</strong>na<br />

(mercato MOT) con liquidità esposta da Banca Akros (Gruppo<br />

BPM). La tassazione è al 12,5%. L’investimento minimo è di soli<br />

1.000 Euro. L’emittente è <strong>RBS</strong> N.V. (rating S&P A+).<br />

Periodicità cedole Ammontare cedole lorde Scadenza Codice ISIN<br />

Royal 5% Flex semestrali<br />

5% fisso, con facoltà dell’emittente di pagare<br />

dal sesto anno Euribor 6m.<br />

23.03.2020 NL0009294057<br />

Royal<br />

Combinazione Perfetta<br />

semestrali<br />

8% fisso al primo anno e poi dal secondo all’ottavo<br />

anno 10% meno 2 volte Euribor 6m.<br />

Da Euribor 3m + 2,50% il primo anno a Euribor 3m<br />

23.03.2018 NL0009294040<br />

Royal Ripresa trimestrali + 0,25% il decimo anno. Spread decrescente di 0,25%<br />

di anno in anno.<br />

23.03.2020 NL0009294024<br />

Royal Protezione annuali<br />

6% per i primi due anni e dal terzo all’ottavo anno<br />

Inflazione europea con un minimo del 2,75%.<br />

23.03.2018 NL0009294032

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