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MARKETS & CERTIFICATES - RBS Markets - Italia

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Obbligazioni e tassi<br />

si d’inflazione del 5% calano la crescita<br />

economica e i proventi fiscali, mentre<br />

aumentano i rendimenti delle obbligazioni<br />

di Stato.<br />

Attualmente, dalle cifre presentate<br />

ufficialmente, non si percepisce una<br />

grossa pressione inflattiva. Il consumo<br />

privato delle famiglie si sta riprendendo<br />

solo lentamente e il tasso di sfruttamento<br />

delle capacità dell’economia USA è<br />

ancora basso. Di conseguenza, a febbraio,<br />

l’inflazione core negli USA è scesa<br />

al livello minimo degli ultimi sei anni<br />

con un +1,3%. Uno sguardo ai libri di sto­<br />

ria, però, ci dice che lo scenario<br />

di un’inflazione è tutt’altro<br />

che assurdo. Dopo la Seconda<br />

Guerra Mondiale, ad<br />

esempio, negli USA i debiti<br />

sono stati abbattuti soprattutto con l’ausilio<br />

dell’inflazione. Nel 1946 il debito totale<br />

degli Stati Uniti misurato sul PIL ammontava<br />

al 122% e dieci anni dopo questo<br />

valore si è praticamente dimezzato proprio<br />

grazie all’inflazione. E in Germania,<br />

quando dopo la Prima Guerra Mondiale<br />

il debito dello stato è sfuggito di mano, si<br />

è giunti a un’iperinflazione.<br />

I segnali premonitori sono evidentissimi.<br />

Resta da vedere se la storia si ripeterà.<br />

Attualmente i debiti crescono rapidamente<br />

e stanno raggiungendo dimensioni<br />

pericolose; il bilancio della FED, nel<br />

frattempo, è schizzato fino a raggiungere<br />

un record da capogiro: 2290 miliardi<br />

di Dollari. Nonostante ciò, per effetto<br />

dell’eccesso di capacità (a febbraio<br />

l’economia USA presentava un modesto<br />

tasso di sfruttamento del 72,7%), del­<br />

le offerte low cost provenienti<br />

dall’Asia e degli effetti<br />

frenanti dovuti alla stretta<br />

del credito, per il momento<br />

persiste una pressione<br />

deflattiva. A breve­medio termine,<br />

però, l’aumento della domanda dei Paesi<br />

Emergenti, l’ascesa dei prezzi delle<br />

materie prime, il maggiore dirigismo<br />

degli Stati e il protezionismo galoppante<br />

implicano rischi d’inflazione. Come abbiamo<br />

illustrato, una svalutazione delle<br />

Aspettative d’inflazione sul mercato obbligazionario USA Indebitamento statale degli USA<br />

%<br />

4<br />

2<br />

0<br />

-2<br />

-4<br />

-6<br />

-8<br />

04.2005 04.2006 04.2007 04.2008 04.2009 04.2010<br />

Break even a 2 anni<br />

Break even a 10 anni<br />

Aspettative d’inflazione sul mercato obbligazionario USA<br />

Il break even rate riflette le aspettative d’inflazione del mercato obbligazionario. È dato<br />

dalla differenza tra il rendimento delle obbligazioni a tasso nominale ed il rendimento<br />

delle obbligazioni indicizzate all’inflazione. A fine 2008/inizio 2009, all’apice della<br />

crisi finanziaria ed economica, i mercati hanno ipotizzato uno scenario deflazionistico.<br />

Le cose sono cambiate, ma attualmente i break even rate sono ancora inferiori<br />

alla media degli anni dal 2005 al 2998. Sul mercato obbligazionario, a breve e medio<br />

termine, si prevede piuttosto una moderata inflazione.<br />

34<br />

“Lo scenario di inflazione<br />

è tutt’altro<br />

che assurdo.”<br />

in % del PIL<br />

120<br />

100<br />

80<br />

divise è tanto più probabile quanto più<br />

aumentano i debiti degli Stati. In caso<br />

contrario, infatti, la montagna di debiti<br />

probabilmente non può più essere corretta.<br />

Gli aumenti dei tassi, già posticipati<br />

negli USA per il timore di soffocare<br />

i primi vagiti della congiuntura, sono un<br />

altro elemento che indica la probabile<br />

direzione del viaggio.<br />

Nelle orecchie di tutti i fautori di<br />

prezzi più stabili risuona anche il campanello<br />

d’allarme di uno studio recentemente<br />

presentato da Olivier Blanchard,<br />

in cui il Chief Economist del FMI raccomanda<br />

un aumento dei target d’inflazione<br />

al 4%. Al momento, l’obiettivo ufficiale<br />

di FED e BCE è del 2%. Il fatto che proprio<br />

negli USA, un Paese che guarda<br />

caso ha una forte influenza sul FMI, l’indebitamento<br />

al momento cresca fulmineamente<br />

alimenta il sospetto che abbia<br />

parlato pro domo sua. Gli USA, inoltre,<br />

sono fortemente indebitati all’estero, cosicchè<br />

le perdite di valore dovute all’inflazione<br />

colpirebbero in misura inferiore<br />

i cittadini, cioè gli elettori.<br />

60<br />

Crisi economica<br />

Guerra<br />

mondiale<br />

d’Indipendenza Prima Guerra<br />

40<br />

Guerra Civile Mondiale<br />

20<br />

<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Seconda Guerra Mondiale<br />

0<br />

1791 1821 1841 1861 1881 1901 1921 1941 1961 1981 2001 2021e<br />

Le guerre sono i motori dei debiti<br />

Anche negli USA, le guerre spingono i debiti verso l’alto. Misurato sul PIL, il debito<br />

pubblico degli USA ha registrato i valori massimi all’epoca della Guerra Civile e nel<br />

periodo immediatamente successivo, ma anche poco dopo la Seconda Guerra Mondiale.<br />

Con l’ausilio dell’inflazione e della crescita, però, gli USA sono rapidamente<br />

riusciti a ridurre i debiti rispetto al PIL. Come conseguenza della crisi economica e<br />

finanziaria, si prevede un aumento del debito.<br />

Fonte: Bloomberg, 02/04/2010 Fonte: Morgan Stanley, aprile 2010; e = estimated<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.

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