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MARKETS & CERTIFICATES - RBS Markets - Italia

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<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />

Tuttavia, dubitiamo che ci credano davvero<br />

e che nel calcolo non si nasconda il<br />

pericoloso effetto dell’interesse composto.<br />

La reale pericolosità della situazione<br />

è stata recentemente evidenziata dal vice<br />

direttore generale del FMI John Lipsky. A<br />

suo avviso, entro il 2014 il livello di indebitamento<br />

di tutti i Paesi del G7, ad eccezione<br />

di Canada e Germania, raggiungerà<br />

all’incirca il 100% del Prodotto Interno<br />

Lordo (PIL), o addirittura lo supererà. Già<br />

quest’anno, il livello di indebitamento dei<br />

Paesi industrializzati ha raggiunto la media<br />

del 1950. Anche in riferimento ad alcuni<br />

Paesi Emergenti, Lipsky parla di un<br />

livello di indebitamento preoccupante. Il<br />

crescente carico di debiti è critico anche<br />

perché aumentano le cifre della disoccupazione<br />

e la spesa per sanità e pensioni<br />

diventa sempre più cospicua.<br />

A questo punto bisognerebbe reagire<br />

con il risparmio e con l’aumento della<br />

pressione fiscale, ma è una strada che i<br />

politici, che ci tengono ad essere rieletti,<br />

preferiscono evitare. Alla fine, da questi<br />

provvedimenti non si potrà più prescindere,<br />

ma con una buona dose di certezza<br />

non saranno sufficienti per spezzare<br />

la spirale dei debiti. La via più elegante<br />

per controllare il problema sarebbe un<br />

maggiore dinamismo congiunturale: con<br />

l’aumento del Prodotto Interno Lordo, infatti,<br />

l’indebitamento relativo risulterebbe<br />

meno negativo. Tuttavia, negli Stati<br />

industrializzati, ci si chiede ancora da<br />

dove arriverà lo slancio per questa forte<br />

crescita.<br />

La pressione deflattiva è ancora forte.<br />

Se questo timore si avvererà, gli Stati<br />

molto indebitati potrebbero essere indotti<br />

ad abbattere i loro debiti mediante<br />

l’inflazione, o addirittura con una bancarotta<br />

di Stato. Questo pericolo è stato recentemente<br />

segnalato, ad esempio, da<br />

Mohamed A. El­Erian dell’autorevole società<br />

di gestione Pacific Investment Management.<br />

Secondo i calcoli di Morgan<br />

Stanley, il tasso d’inflazione negli USA<br />

dovrebbe salire almeno al 6% solo per<br />

ricondurre il deficit di bilancio al 3%. Avventurandosi<br />

in congetture di questo genere,<br />

non bisogna però dimenticare che,<br />

in base a studi empirici, a partire da tas­<br />

I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />

Saldo di bilancio 2007-2011<br />

in % del PIL<br />

5<br />

0<br />

-5<br />

-10<br />

-15<br />

Germania Francia Giappone USA Gran Bretagna Spagna<br />

2007<br />

Indebitamento statale lordo<br />

Grecia<br />

<strong>Italia</strong><br />

Irlanda<br />

Belgio<br />

USA<br />

Portogallo<br />

Francia<br />

Gran Bretagna<br />

Germania<br />

Austria<br />

Spagna<br />

Olanda<br />

2007<br />

2008 2009e 2010e 2011e<br />

I programmi anticrisi spingono l’indebitamento<br />

Gli Stati industrializzati hanno reagito alla crisi economica e finanziaria con copiosi programmi anticrisi. Nel 2010,<br />

i deficit di bilancio potrebbero salire con altrettanta intensità e non si sa ancora se nel 2011 potranno effettivamente<br />

tornare a scendere. Questo fa temere che gli Stati, a lungo termine, potrebbero consentire l’innesco di fenomeni di<br />

inflazione per alleggerire il carico dei debiti.<br />

0 25 50 75 100 125<br />

Crescita 2007-2010<br />

Obbligazioni e tassi<br />

Fonte: Fitch, 03/2010; e = estimated<br />

in % del PIL<br />

L’indebitamento lordo degli Stati cresce drasticamente<br />

Nella crisi, insieme ai deficit di bilancio, sono saliti con grande rapidità anche i debiti degli Stati in % del PIL. Nella<br />

storia dell’economia, l’indebitamento dilagante degli Stati ha spesso portato ad una spinta inflazionistica.<br />

Fonte: Fitch, 03/2010<br />

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