MARKETS & CERTIFICATES - RBS Markets - Italia
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<strong>MARKETS</strong> & <strong>CERTIFICATES</strong> | maggio 2010<br />
Prima dell’esplosione della crisi del<br />
credito tutto sembrava andare nel<br />
migliore dei modi. L’economia<br />
mondiale cresceva e le Borse, dopo lo<br />
scoppio della bolla tecnologica e gli attentati<br />
dell’11 settembre 2001, già da alcuni<br />
anni avevano ripreso a marciare in<br />
avanti. La crisi del credito, poi, ha chiarito<br />
in modo inequivocabile che la ripresa<br />
è stata pagata a caro prezzo, poiché è<br />
stata consentita da una politica monetaria<br />
molto espansiva, condotta principal<br />
mente dagli USA. Negli anni<br />
passati i tassi di riferimento<br />
statunitensi sono rimasti<br />
bassi, malgrado un costante<br />
aumento dell’indebitamento<br />
statale rispetto al prodotto sociale lordo.<br />
A parte questo, lo Stato ha fatto tutto il<br />
possibile per impedire una fase di debolezza<br />
congiunturale.<br />
Una politica monetaria troppo espansiva<br />
è la radice di tutti i mali. Guardando<br />
al passato, dopo lo scoppio della<br />
bolla tecnologica e immobiliare sarebbe<br />
stato opportuno lasciare che le economie<br />
nazionali tirassero un po’ il fi ato.<br />
I responsabili hanno però dimenticato<br />
che le economie che funzionano (propr<br />
PIL nominale e crediti nel settore non bancario<br />
Miliardi di Dollari<br />
35.000<br />
30.000<br />
25.000<br />
20.000<br />
15.000<br />
10.000<br />
I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.<br />
“Le economie devono<br />
poter inspirare<br />
ed espirare.”<br />
da fine 1997 a fine 2009:<br />
incremento del 128%<br />
5.000<br />
12.1997 12.1999 12.2001 12.2003 12.2005 12.2007 12.2009<br />
PIL nominale (scala sx)<br />
Crediti nel settore non finanziario (scala dx)<br />
io come un vero organismo) non devono<br />
soltanto inspirare, ma anche espirare. Se<br />
però l’espirazione, come è accaduto, viene<br />
ostacolata artifi cialmente, presto o<br />
tardi si presentano i problemi. Questa<br />
tesi ha recentemente trovato una conferma<br />
anche in un’analisi della Banca<br />
dei Regolamenti Internazionali in cui si<br />
è dimostrato che, già in passato, i tassi<br />
eccessivamente bassi hanno indotto le<br />
banche a un’eccessiva “fame” di rischio,<br />
generando inoltre una percezione distor<br />
ta del rischio stesso. Esattamente<br />
gli stessi fenomeni<br />
che si sono potuti osservare<br />
prima dell’esplosione<br />
della crisi del credito. Una<br />
delle cause della crisi è stata senza dubbio<br />
la signifi cativa ascesa del credito innescatasi<br />
dall’inizio degli anni ’90. Diversamente<br />
dai decenni precedenti, in<br />
cui negli USA il PIL e la somma dei crediti<br />
bancari registravano un andamento<br />
praticamente parallelo, nei 20 anni precedenti<br />
la crisi i crediti bancari sono saliti<br />
più rapidamente. Anche se questa situazione<br />
è relativamente facile da capire<br />
e da ricostruire pur senza il supporto di<br />
studi scientifi ci, persino dopo lo scoppio<br />
della crisi del credito le Banche Centrali<br />
da fine 1997 a fine 2009:<br />
incremento del 70%<br />
Una crescita fi nanziata dai debiti<br />
Soprattutto a partire dal 2000, l’indebitamento del settore non fi nanziario USA è salito<br />
in modo sproporzionato rispetto alla crescita nominale. Questo ha reso l’economia<br />
USA complessivamente più debole e instabile ed ha contribuito alla crisi fi nanziaria ed<br />
economica innescatasi a partire dal 2007.<br />
Fonte: Bloomberg, 31/12/2009<br />
Crescita e saldo di bilancio degli USA<br />
7<br />
6<br />
5<br />
4<br />
3<br />
2<br />
1<br />
0<br />
-1<br />
-2<br />
-3<br />
-4<br />
-5<br />
-6<br />
-7<br />
Storia di copertina<br />
e i Governi di tutto il mondo hanno tentato<br />
con tutte le forze di impedire una contrazione<br />
dell’economia. Con un supporto<br />
di questo tipo, dopo un grave e repentino<br />
crollo, la congiuntura mondiale è tornata<br />
a puntare verso l’alto.<br />
L’esplosione dei debiti statali diventa<br />
un pesante fardello. Questa ripresa,<br />
però, costa molto cara. Infatti è resa possibile<br />
ottenuta solo da un ulteriore ribasso<br />
dei tassi di interesse e immani misure<br />
di politica monetaria. Uno degli effetti secondari<br />
di tutto ciò è che le banche degli<br />
Stati Uniti, a fi ne gennaio, detenevano<br />
ancora riserve in eccesso per ol tre mille<br />
miliardi di Dollari USA presso la Banca<br />
Centrale. Una situazione che implica un<br />
enorme potenziale infl azionistico che si<br />
scatenerà se le banche non torneranno<br />
a concedere maggiori crediti e la Banca<br />
Centrale non provvederà per tempo<br />
a togliere di mezzo l’eccesso di liquidità.<br />
Un’altra fonte di pericolo è costituita<br />
dalle immani montagne di debiti che<br />
molti Paesi hanno accumulato nel corso<br />
della loro lotta contro la crisi. Secondo<br />
John Lipsky, Vicepresidente del FMI, se<br />
l’indebitamento resterà al livello che ha<br />
raggiunto dopo la crisi, il potenziale di<br />
Percentuale Percentuale<br />
Variazione nominale del PIL (scala sx)<br />
Saldo di bilancio in % del PIL (scala dx)<br />
12<br />
10<br />
8<br />
6<br />
4<br />
2<br />
0<br />
-2<br />
-4<br />
-6<br />
-8<br />
-10<br />
-12<br />
12.1997 12.1999 12.2001 12.2003 12.2005 12.2007 12.2009<br />
Crescita con un saldo di bilancio negativo<br />
A partire dal 2002, la crescita USA è andata di pari passo con un saldo di bilancio<br />
negativo. Anche lo Stato si è aggiunto in qualità di debitore. L’aumento del consumo<br />
statale ha compensato la debolezza del settore privato e ha consentito la crescita.<br />
Nell’attuale crisi, questa ricetta è stata applicata in modo ancora più intenso.<br />
Fonte: Bloomberg, 31/12/2009<br />
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