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terra pura. sul sentiero di un antico shirvan (pdf 4,19 mb)

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Una <strong>terra</strong> <strong>pura</strong>. Tra le molte definizioni del<br />

tappeto islamico questa – in M. Barracano,<br />

Si<strong>mb</strong>ologia del tappeto, www.magnanelli.it -<br />

appare come la più sinteticamente felice per<br />

esprimere il senso profondo <strong>di</strong> questo spazio<br />

agli occhi della cultura orientale. Il piccolo<br />

viaggio che qui si propone all’interno <strong>di</strong> <strong>un</strong><br />

tappeto, tipo <strong>antico</strong> Shirvan (figura 1), è<br />

d<strong>un</strong>que <strong>un</strong> percorso all’interno <strong>di</strong> <strong>un</strong>a <strong>terra</strong><br />

<strong>pura</strong>, come tale popolata <strong>di</strong> si<strong>mb</strong>oli da<br />

decifrare, e prima ancora strutturata su piani<br />

<strong>di</strong> lettura <strong>di</strong>fferenti e sovrapposti, e prima<br />

ancora intersecata da prospettive <strong>di</strong>verse: <strong>un</strong>a<br />

<strong>terra</strong> <strong>pura</strong> è <strong>un</strong>o spazio <strong>pura</strong>mente<br />

intellettuale. Si<strong>mb</strong>oli, piani <strong>di</strong> lettura e<br />

prospettive: da dove cominciare? Subito<br />

alc<strong>un</strong>i si<strong>mb</strong>oli colpiscono l’attenzione: ma<br />

adesso, a furia <strong>di</strong> guardarlo e riguardarlo, ho il<br />

sospetto <strong>di</strong> aver proceduto all’occidentale,<br />

con il tipico gusto razionalistico per il<br />

dettaglio, e ho il sospetto che <strong>un</strong> orientale<br />

procederebbe al contrario: cioè partirebbe<br />

guardando il tappeto da <strong>un</strong>a prospettiva<br />

lontana. Così ho rifatto il percorso, partendo<br />

da lontano, e la lettura è ca<strong>mb</strong>iata. Alla fine<br />

(ma ci sarà mai <strong>un</strong>a fine della lettura <strong>di</strong> questo<br />

manufatto?) mi sono convinto che esistono<br />

due <strong>di</strong>verse prospettive, lontana e vicina, ma<br />

entra<strong>mb</strong>e convergono verso <strong>un</strong>’<strong>un</strong>ica<br />

interpretazione definitiva assai complessa.<br />

Per tale ragione, lontano/vicino emergeranno<br />

<strong>di</strong> volta in volta, <strong>di</strong>acronicamente e non<br />

cronologicamente, nel piccolo viaggio che sto<br />

per raccontare.<br />

Tecnica<br />

Alc<strong>un</strong>e nozioni tecniche, per cominciare: il tappeto misura 1.70 <strong>di</strong> base x 2.53 <strong>di</strong> altezza, è annodato a mano<br />

con la tecnica del doppio nodo (nodo turco o Ghiordes, cioè “nodo gor<strong>di</strong>ano” <strong>di</strong> mitica memoria) con 5 doppi<br />

no<strong>di</strong> al centimetro quadro, 2500 al decimetro quadro (densità che definisce <strong>un</strong>a qualità “molto fine”),<br />

proviene da <strong>un</strong>a manifattura casalinga o artigianale caucasica, app<strong>un</strong>to nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Shirvan. La<br />

realizzazione è moderna, ma con ogni evidenza riproduce <strong>un</strong> modello <strong>antico</strong>. C’è da parlare <strong>di</strong> modello<br />

<strong>antico</strong> e non <strong>di</strong> vari <strong>di</strong>segni antichi in <strong>un</strong> modello concepito alla nostra epoca, per il messaggio complessivo<br />

che esprime e che si evidenzierà nel prosieguo dell’analisi. La trama è in lana con colori naturali, che<br />

appaiono più intensi nella parte alta rispetto alla parte bassa: questo non è <strong>un</strong> <strong>di</strong>fetto ma <strong>un</strong>a caratteristica<br />

dovuta proprio alle colorazioni naturali della lana.<br />

Primo approccio<br />

La struttura grafica si compone <strong>di</strong> <strong>un</strong>a bordura, <strong>un</strong>a cornice con doppio<br />

bordo in cui ricorrono motivi uguali, <strong>un</strong>’area centrale rettangolare a sua<br />

volta sud<strong>di</strong>visa concettualmente in quattro rettangoli, dei quali B-C<br />

sono uguali e più gran<strong>di</strong>, A è minore <strong>di</strong> B e C, e D è il più piccolo <strong>di</strong> tutti<br />

(figura 2). Come vedremo, anche questi rapporti <strong>di</strong> proporzione non<br />

appaiono né casuali né dettati da mere esigenze estetiche. Poiché tutte<br />

le rappresentazioni contenute sono bi<strong>di</strong>mensionali, cioè prive <strong>di</strong><br />

spessore (profon<strong>di</strong>tà, prospettiva), è intuitivo che la <strong>di</strong>versa misura dei<br />

rettangoli dell’area rettangolare centrale voglia <strong>di</strong>re “qualcosa”, in<br />

qualche modo sostituendo alla prospettiva questa <strong>di</strong>versificazione <strong>di</strong><br />

misure, come fossero esse misure a definire <strong>un</strong>a prospettiva non del<br />

visibile ma del messaggio, non della realtà ma della mente.

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