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Programma di sala - Verona Contemporanea Festival

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E’ probabile che Bruno Maderna (1920-1973) abbia iniziato a lavorare al<br />

Venetian Journal nello stesso periodo in cui stava lavorando al Satyricon, nel<br />

corso del 1971. Pur non avendo stabilito ancora il titolo definitivo, era già<br />

sufficientemente precisato il progetto drammaturgico: il testo, curato dal<br />

comme<strong>di</strong>ografo americano Jonathan Levy, sarebbe stato ricavato dal <strong>di</strong>ario<br />

<strong>di</strong> uno dei tanti viaggiatori inglesi che, nel XVIII, compivano il “grand<br />

tour” lungo la penisola italiana, un po’ per formazione un po’ per superare<br />

una sorta <strong>di</strong> “prova iniziatica” nel contatto con il gusto e la mondanità nobiliari<br />

(il tour veniva praticato dai nobili per lo più in giovane età). Nel tour,<br />

tra l’altro, una delle attrattive più seducenti erano proprio le innumerevoli<br />

e rinomate manifestazioni musicali che animavano le capitali italiane,<br />

con particolare riguardo per il teatro musicale e i suoi idolatrati virtuosi e<br />

virtuose.<br />

Il viaggiatore in questione, James Boswell, capita a Venezia a 24 anni, nel<br />

1765: dal libretto <strong>di</strong> Levy, sembra vivere le tante occasioni – musicali,<br />

sociali, amatorie – che la città lagunare gli offre con un misto <strong>di</strong> fascinazione<br />

e <strong>di</strong> melanconica <strong>di</strong>stanza, forse con qualche ubbia moralistica che<br />

gl’impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> tuffarsi nei <strong>di</strong>vertimenti… finché, una sera, il suo <strong>di</strong>ario ci<br />

comunica che sta per partire verso sud, alla volta <strong>di</strong> Roma, dato che – <strong>di</strong>cono<br />

le cronache – nuove star del belcanto furoreggiano. Nuova città, nuova<br />

vita, e ogni caligine malinconica sembra sparire d’incanto.<br />

Il Venetian Journal, eseguito per la prima volta nel marzo del 1972 presso il<br />

Lincoln Center <strong>di</strong> New York nel ciclo “New and Newer Music”, potrebbe<br />

esser stato commissionato dal suo primo solista vocale, il tenore Paul<br />

Sperry, ed è pensato per questa voce cantante-recitante (ovvero il protagonista-scrittore<br />

del <strong>di</strong>ario), piccolo ensemble e nastro magnetico, secondo la<br />

formula <strong>di</strong> un teatro da camera agile e sfaccettato che è la stessa del<br />

Satyricon. L’organico, nel dettaglio, campiona dell’orchestra i suoi timbri<br />

solistici (il quintetto a fiati classico – con la possibilità <strong>di</strong> ampliarlo timbricamente<br />

con l’impiego episo<strong>di</strong>co <strong>di</strong> ottavino, corno inglese e clarinetto<br />

basso – più tromba e trombone, un piccolo set <strong>di</strong> percussioni non intonate,<br />

un insieme <strong>di</strong> strumenti a “suono corto” come arpa, celesta, xilofono e<br />

marimba, e quattro <strong>di</strong>fferenti archi compreso il contrabbasso).<br />

A <strong>di</strong>fferenza del testo musicale del Satyricon (le cui parti sono componibili,<br />

e non sottoposte perciò a un vincolo autoriale <strong>di</strong> successione in<br />

sequenza) la partitura del Venetian Journal in<strong>di</strong>ca con precisione in quale<br />

punto e come (da soli, o insieme all’organico acustico) utilizzare i nastri<br />

magnetici, ma – come nei nastri per il Satyricon – essi riprendono materiali<br />

e interi frammenti già elaborati, nei quali si riconoscono tanto la<br />

Serenata III e Le rire, quanto suoni strumentali dell’opera registrati, rielaborati<br />

e montati anche per sovrapposizione. Ciononostante, anche il<br />

Venetian Journal gode <strong>di</strong> una certa flessibilità nella durata complessiva: a<br />

seconda delle scelte interpretative e registiche, può andare dai 17’ in<strong>di</strong>ca-<br />

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