Programma di sala - Verona Contemporanea Festival
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i <strong>di</strong> una valenza patriottica sin dal loro apparire in pieno Risorgimento. In<br />
quella cantata, “Va’ pensiero” era sottoposto a un proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> “palinstesto”:<br />
alcune linee musicali (quelle strumentali) venivano erose o polverizzate<br />
in nuova materia, sostituite dalla proliferazione <strong>di</strong> altre superfici<br />
sonore che s’insinuavano tra le frasi vocali mono<strong>di</strong>che del coro ver<strong>di</strong>ano<br />
(sempre riconoscibili) o si sovrapponevano loro, ora in posizione <strong>di</strong> sfondo,<br />
ora contendendo loro il primo piano.<br />
Per la riscrittura del Nabucco, affidata – come tutte le altre <strong>di</strong> questo nuovo<br />
mini-ciclo <strong>di</strong> tre, che si colloca rispetto alle opere-modello come un’anticamera<br />
quasi psicanalitica, riservata a uno spazio più raccolto, prima dello<br />
spettacolo in Arena – al solo timbro strumentale del pianoforte, così Corghi<br />
ha descritto il suo approccio:<br />
«Come interpretare, attraverso la scrittura pianistica, il meta-libretto del<br />
Nabucco ver<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> Vittorio Sermonti?<br />
Innanzitutto accettandone la spiritosa e arguta “chiave <strong>di</strong> lettura” introduttiva.<br />
Partendo dalle stupefacenti informazioni biografiche su<br />
Temistocle Solera, l’autore giunge fino alle agiografiche notizie <strong>di</strong> cronaca<br />
riguardanti la nascita dell’opera. Poi il racconto delle varie scene<br />
<strong>di</strong>venta drammaturgia e prende corpo una riflessione poetico-letteraria<br />
sull’opera lirica originale che apre alla possibilità <strong>di</strong> una meta-collaborazione<br />
musicale.<br />
Nel rispondere alla domanda iniziale, considero la mia interpretazione una<br />
forma <strong>di</strong> “contro-soggetto” musicale. In altre parole, ho tentato <strong>di</strong> contrapporre,<br />
al “virtuosismo” poetico-letterario del testo originale, un’autonoma<br />
scrittura pianistica sorretta tuttavia da un gesto altrettanto “virtuosistico”.<br />
Di qui l’idea <strong>di</strong> un intervento compositivo che, pur parafrasando vari motivi<br />
ver<strong>di</strong>ani, non si limiti a sottolineare il testo letterario.»<br />
<br />
«Odesi rampicare sù pei velluti del sipario un commovente gemito d’archi<br />
soli <strong>di</strong>visi, quand’eccoti lo zum-pa-pa <strong>di</strong> legni e violini secon<strong>di</strong> con pizzicato<br />
<strong>di</strong> contrabbassi (come è vero che la vita è un valzer), in<strong>di</strong> violini<br />
primi, viole e violoncelli, con espressione e trasporto, attaccano un mi-redo-si-la-fa,<br />
che chi si ricorda la prima volta che l’ha sentito sta raccontandosi<br />
una bugia: e insiste, il mi-re-do-eccetera, via via rincalzato dai fagotti<br />
e dai clarinetti in Do, finché i violini staccando e trillando, le viole e i violoncelli<br />
smaniando cupi, poi tutti insieme allargando, <strong>di</strong>minuendo e<br />
morendo, ci significano che c’è qualcosa che potrebbe non andare (com’è<br />
vero che la vita è un valzer, ma triste, non foss’altro perché finisce sempre<br />
che si muore).<br />
Sù il sipario, e si scatena un allegro brillantissimo molto vivace a tutta<br />
orchestra. Che c’è una signora festa, te ne accorgi a occhi chiusi. […]»<br />
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