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Caccia - Associazione Cacciatori Bellunesi

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22<br />

PAGINA<br />

<strong>Caccia</strong> 2000 Aprile 2011<br />

Racconti sospirolesi<br />

Un ragazzo in Malga. Galli,<br />

forcelli e altre cose<br />

Aldo è grande, è un omaccione massiccio, ma senza<br />

grasso. Ha la faccia rossa e le mani come pale da muratore.<br />

Se gli metti un braccio sulla schiena senti come due tronchi<br />

di faggio sotto la camicia, divisi appena dalla spina dorsale.<br />

Aldo ha la faccia arcigna e dura, ma quando sorride<br />

tutto il volto si illumina improvvisamente e l’espressione<br />

prende qualcosa di fanciullesco.<br />

Il corpo forestale lo ha come operaio fiduciario e lui ripete<br />

spesso con rammarico che avrebbe voluto studiare per<br />

far carriera come guardia del bosco, ma una volta non<br />

c’era tempo per i libri e già a 15 anni lo mandavano a fare il<br />

ragazzo dei pastori alla malga di Erera.<br />

Alla malga il capo pastore mancava di due dita e non<br />

parlava mai nemmeno di sera quando lui e la sua gente<br />

stavano stesi sui lettucci di foglie e qualcuno raccontava<br />

dei fatti memorabili prima di spegnere la lucerna con un<br />

soffio e darsi al sonno.<br />

Il capo comandava in assoluto e distribuiva la polenta ai<br />

ragazzi, ma il vino lo teneva per sé e lo beveva al chiarore<br />

del fuoco con due occhietti da lucertola e quella mano<br />

senza dita nel mezzo, tutta bianca per il gran rimescolare<br />

nel latte.<br />

Non dava vino ai ragazzi né a Gelindo perché a lui “faceva<br />

male” e stava tutto solo accanto al fuoco a preparare<br />

piccoli lacci per i cotorni con crine di cavallo.<br />

Aldo, in quel tempo era sempre buono come il pane, ma<br />

alle sagre paesane scazzottava spesso i giovinotti di Paderno<br />

che lo prendevano in giro per via delle sue brache<br />

troppo corte sopra le caviglie.<br />

Allora l’osteria si faceva improvvisamente muta e sentivi<br />

solo l’ansimare affannoso dei lottatori e i pugni dell’Aldo<br />

fischiare a vuoto nell’aria o abbattersi con tonfo sordo sulle<br />

schiene e sulle teste rapate.<br />

Gelindo era il vero mandriano: ora ombroso, ora ciarliero<br />

e ridanciano, spesso ritto e immobile per ore con la<br />

mantellina militare a parlare da solo dietro le bestie al pascolo.<br />

Talvolta, per la mancanza del vino, lui si svegliava in piena<br />

notte e ululava come fanno certi segugi famelici alla<br />

catena quando c’è la luna piena e loro la scambiano per<br />

polenta; allora i due bimbi pastorelli saltavano dai loro giacigli<br />

e correvano alle coperte di Aldo e si mettevano sotto<br />

con lui a dormire.<br />

Aldo mungeva molte mucche e portava enormi carriole<br />

di letame fuori dallo stallone poi c’erano i maiali da servire<br />

con secchie di siero rassodato un poco da qualche pugno<br />

di farina ed erbe cotte.<br />

Il lavoro più duro per lui era tuttavia il rifornimento di le-<br />

a cura di Paolo Piccolo<br />

gna che portava alla casera ogni giorno sulle spalle: gran<br />

fasci di pino mugo e rosse “sbreghe” di larice sanguigno.<br />

Eppure tutto ciò era nulla al confronto del calvario che<br />

doveva patire con il mulo e il carico di burro da portare<br />

a valle! La bestia era bizzarra e dispettosa; s’impermaliva<br />

per nulla impuntandosi ogni cento passi e camminando<br />

sul ciglio dei burroni anziché sul centro del sentiero.<br />

Una volta il mulo s’era adombrato per un improvviso volo<br />

di cotorni e si era messo a scalciare all’aria mandando il carico<br />

giù per la china poi era andato a grattarsi il groppone<br />

rotolando sul nevaio! A sera il capo aveva rimproverato<br />

l’Aldo che si era messo a singhiozzare senza ritegno, là<br />

fuori con la testa appoggiata al muro della malga e non<br />

riusciva a calmarsi più. Eppure quel viaggio col mulo, pur<br />

periglioso e pieno di ostacoli, aveva qualche cosa di buono<br />

perché giù in California, all’osteria, Aldo si faceva fare<br />

un pane con la mortadella e la ragazza del banco correva<br />

a pettinarsi quando lo vedeva arrivare.<br />

Col pane e mezzo litro di bel vino rosso rubino, Aldo credeva<br />

d’essere in paradiso anche se la ragazza faceva un<br />

po’ la ritrosa e non voleva dirgli il suo nome, allora gli capitava<br />

d’essere solo in quell’osteria fresca dal pavimento<br />

di pietra. La ragazza stava dietro il banco appoggiata sui<br />

gomiti e lui si perdeva a leggere con fatica i cartelli ai muri:<br />

“Vietato sputare per terra”, “Colpa di qualcuno non si fanno<br />

credito a nissuno”, “Assicurazione contro l’incendio”<br />

ma più di tutto gli piaceva un cartello dove stavano due<br />

uomini d’altri tempi, uno grasso e l’altro macilento.<br />

Il grasso diceva: “Lo vendeva in contanti” e il magro:<br />

“Lo vendeva a credito”… Poi, dopo mangiato, lui si sentiva<br />

contento; faceva lo spiritoso con la ragazza e si comperava<br />

persino due sigarette.<br />

Alla malga arrivava talvolta gente: erano signori di Belluno<br />

o di Feltre e allora i due ragazzini si mettevano un<br />

poco in mostra cacciando i maiali dal “campigol” con la<br />

Malga Erera ed il suo paesaggio

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