GEOMETRA - COLLEGIO GEOMETRI di GORIZIA
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<strong>di</strong>mensione geometra<br />
5/2010<br />
tività. Il principio che potrebbe aver ispirato i<br />
ministri Visco/Bersani può essere corretto e<br />
con<strong>di</strong>visibile soltanto se inquadrato nell’ottica<br />
<strong>di</strong> chi vede nelle professioni, un’assieme<br />
<strong>di</strong> corporazioni piene <strong>di</strong> privilegi e de<strong>di</strong>te<br />
unicamente a tutelare gli interessi <strong>di</strong> parte<br />
dei propri iscritti.<br />
Ma questa ottica è del tutto inaccettabile per<br />
le professioni or<strong>di</strong>nistiche, le quali svolgono,<br />
attraverso gli or<strong>di</strong>ni ed i collegi, un’azione <strong>di</strong><br />
controllo sul corretto comportamento professionale<br />
dei propri iscritti, a tutela in particolar<br />
modo della società tutta e non svolgono<br />
(come qualcuno crede) una azione protezionistica<br />
a <strong>di</strong>fesa dei propri vantaggi acquisiti.<br />
L’abolizione dei minimi tariffari (non<br />
della tariffa, ricor<strong>di</strong>amolo!) doveva accompagnarsi<br />
con una parallela azione che in<strong>di</strong>viduasse<br />
i giusti parametri minimi a garanzia<br />
dell’esecuzione <strong>di</strong> una prestazione professionale<br />
<strong>di</strong> qualità.<br />
Purtroppo ciò non è accaduto; l’abolizione dei<br />
minimi si è rivelata una manovra populistica<br />
e demagogica che ha portato ad una degenerazione<br />
incontrollata ed incontrollabile delle<br />
tariffe richieste, delle quali i casi sopra riportati,<br />
sono una chiara <strong>di</strong>mostrazione. Dal<br />
maggio 2005 al maggio 2007 ho avuto il piacere<br />
<strong>di</strong> essere componente del Comitato Ristretto<br />
Tariffa del Consiglio Nazionale, il quale<br />
aveva avviato un grosso lavoro per ridefinire<br />
la Tariffa, non solo più come minimi inderogabili,<br />
ma anche con l’in<strong>di</strong>viduazione dei valori<br />
equi e reali, che costituissero un minimo<br />
ed un massimo, per determinare una forbice<br />
all’interno della quale, si potesse collocare<br />
la libera scelta del professionista per misurare<br />
il valore del proprio lavoro.<br />
Assieme ad alcuni colleghi, avevo in particolare<br />
elaborato una analisi dettagliata dei<br />
costi orari, identificandola quale base univoca<br />
<strong>di</strong> valutazione all’interno <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> che comunque,<br />
avevano una struttura ed un conseguente<br />
costo ben <strong>di</strong>versificati. E’ inne-<br />
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gabile che una corretta analisi deve essere<br />
verificata sulla scorta <strong>di</strong> elementi che il<br />
mondo delle aziende dà per scontati, ovvero<br />
la struttura produttiva, con i costi delle attrezzature<br />
(con un conseguente ammortamento),<br />
unitamente al valore del lavoro in<strong>di</strong>viduale,<br />
che è evidentemente imprescin<strong>di</strong>bile<br />
dal lavoro intellettuale, frutto della capacità<br />
e preparazione del singolo in<strong>di</strong>viduo.<br />
Avevamo pertanto in<strong>di</strong>viduato degli “stu<strong>di</strong><br />
tipo” definiti in base alle attività principalmente<br />
svolte, con gli specifici costi orari e<br />
successivamente, avevamo iniziato ad analizzare<br />
i tempi <strong>di</strong> esecuzione <strong>di</strong> alcune prestazioni<br />
professionali.<br />
A livello <strong>di</strong> impostazione su come e quanto,<br />
dovessero <strong>di</strong>fferenziarsi i due valori<br />
estremi della forbice (minimo e massimo),<br />
molto si era <strong>di</strong>scusso all’interno della commissione<br />
ed era emersa una ipotesi largamente<br />
con<strong>di</strong>visa su come questa forbice<br />
dovesse essere molto ampia ed in particolare<br />
sul valore del minimo, era emersa<br />
una volontà anticipatrice rispetto al successivo<br />
Decreto Visco/Bersani.<br />
Qui faccio un piccolo passo in<strong>di</strong>etro nel ragionamento<br />
generale, osservando come<br />
nel mercato delle merci, sia pacifico considerare<br />
i negozi hard-<strong>di</strong>scount non rapportabili<br />
con la bottega che vende specialità.<br />
Chi va in un hard-<strong>di</strong>scount sa cosa cerca e<br />
sa che troverà merce a prezzo economico,<br />
spesso <strong>di</strong> marche non conosciute, <strong>di</strong>sposte<br />
ancora negli scatoloni e non bene allineate<br />
negli scaffali e non pretenderà certo<br />
<strong>di</strong> trovare il prodotto <strong>di</strong> nicchia, che invece<br />
troverà <strong>di</strong> sicuro nel negozio specialistico.<br />
In sintesi, chi vuole il prodotto <strong>di</strong> qualità ed<br />
il servizio accurato, sa che non lo può trovare<br />
in un hard-<strong>di</strong>scount. Collegando pertanto<br />
la qualità con il prezzo della prestazione<br />
professionale, si iniziava ad analizzare<br />
l’ipotesi che, un determinato lavoro dovesse<br />
avere dei requisiti minimi garantiti (quin