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lezione 9a

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METODI CROMATOGRAFICI<br />

Le tecniche cromatografiche permettono la separazione e quantificazione<br />

dei componenti di matrici complesse e trovano quindi numerosissime<br />

applicazioni in campo alimentare, biologico, ambientale.<br />

Nei metodi cromatografici i componenti di una miscela si separano<br />

distribuendosi tra due fasi:<br />

una fase stazionaria (un solido o un liquido su supporto solido<br />

inerte)<br />

una fase mobile (gas o liquido) che fluisce in modo continuo su<br />

quella stazionaria.<br />

La separazione è dovuta principalmente alle relative affinità per la fase<br />

stazionaria.<br />

Nella cromatografia liquida (LC) la fase mobile è un liquido, nella gas<br />

cromatografia (GC) la fase mobile è un gas.<br />

da integrare dai libri di testo consigliati:<br />

D. Harris, Chimica analitica quantitativa, Cap. 23-24, Zanichelli Ed. 1991<br />

& D.A. Skoog, J. J. Leary, Chimica analitica strumentale, EdiSes


Tecniche cromatografiche<br />

In base alla forma del letto cromatografico<br />

Cromatografia su colonna (impaccata, open-tubular)<br />

Cromatografia planare (su carta, su strato sottile)<br />

In base allo stato fisico della fase mobile<br />

Cromatografia Liquida (LC)<br />

Gascromatografia (GC)<br />

Cromatografia fluida supercritica (SFC)<br />

In base al meccanismo di separazione<br />

Adsorbimento<br />

Ripartizione<br />

Scambio ionico<br />

Esclusione<br />

Affinità


Tecniche cromatografiche<br />

analiti volatili o volatilizzabili,<br />

termicamente stabili,<br />

non ionici<br />

<br />

Gascromatografia<br />

analiti non volatili o poco volatili,<br />

termicamente instabili<br />

ionici, ionizzabili o non ionici,<br />

<br />

Cromatografia liquida


Interazione soluto-fasi<br />

Le interazioni che si verificano tra le sostanze da separare e le<br />

due fasi (mobile e stazionaria) sono deboli: se così non fosse non<br />

ci sarebbe trattenimento sulla fase stazionaria oppure, al<br />

contrario, eluizione. Sono sfruttate a scopo separativo le seguenti<br />

interazioni:<br />

• legami a idrogeno<br />

• interazioni dipolo-dipolo<br />

• interazioni dipolo-dipolo indotto<br />

• forze di Van der Waals<br />

• formazione di composti di interazione<br />

• attrazione coulombiana<br />

• interazioni steriche<br />

In tutte queste interazioni svolge un ruolo solitamente decisivo la<br />

polarità delle due fasi. Spesso possono essere presenti più tipi di<br />

interazione nello stesso processo cromatografico


F.S. solida fissa<br />

F.M. liquida o gassosa<br />

Il soluto può venire adsorbito sulla<br />

superficie delle particelle solide<br />

La fase stazionaria è un solido in<br />

polvere steso su un supporto; sulla<br />

superficie dei granuli si trovano siti<br />

attivi che possono stabilire legami<br />

deboli (reversibili!) con le molecole<br />

della miscela da separare. Si parla<br />

quindi di cromatografia di<br />

adsorbimento, che può essere gas-<br />

solido o liquido-solido liquido solido a seconda<br />

della natura della fase mobile<br />

La cromatografia di adsorbimento è<br />

utilizzata per separare sostanze neutre<br />

polari o non polari, di natura organica<br />

o inorganica


F.S. solida fissa<br />

F.M. liquida o gassosa<br />

Il soluto può venire adsorbito sulla<br />

superficie delle particelle solide<br />

L'adsorbimento superficiale è il<br />

meccanismo chimico-fisico<br />

chimico fisico per cui<br />

molecole, molecole atomi o ioni formano un<br />

legame chimico oppure instaurano<br />

un'interazione di tipo chimico-<br />

fisico, attraverso forze di Van der<br />

Waals, sulla superficie di interfase.<br />

L'interfase è la superficie di<br />

separazione tra due diverse fasi,<br />

del tipo:<br />

solido/liquido o<br />

solido/gas.<br />

solido/gas<br />

L’adsorbimento superficiale è<br />

diverso dall’assorbimento, che<br />

invece riguarda la<br />

penetrazione del soluto nel<br />

solido.


Adsorbimento fisico<br />

L’adsorbimento può essere fisico o<br />

chimico.<br />

L’adsorbimento fisico è una<br />

interazione di van der Waals fra<br />

adsorbato e superficie, simile alla<br />

condensazione di un gas, con valori<br />

di energia tipici che si aggirano sulle<br />

20 kJ mol 1 .<br />

L’adsorbimento chimico, chemioadsorbimento, è un vero<br />

legame fra adsorbato e superficie, con valori di energia<br />

intorno a 200 kJ mol 1 .


F.S liquida legata ad supporto solido<br />

F.M. liquida o gassosa<br />

Il soluto viene disciolto nella fase<br />

liquida supportata<br />

La fase stazionaria è un liquido<br />

che impregna un solido granulare<br />

inerte o è ad esso chimicamente<br />

legato; in questo liquido le molecole<br />

da separare sono solubili; la fase<br />

stazionaria e la fase mobile devono<br />

invece essere immiscibili.<br />

Durante l’eluizione le molecole si<br />

ripartiscono dinamicamente tra le<br />

due fasi secondo la diversa<br />

solubilità di ognuna. Si parla quindi<br />

di cromatografia di ripartizione,<br />

che può essere gas-liquido gas liquido o<br />

liquido-liquido liquido liquido a seconda della<br />

natura della fase mobile<br />

La cromatografia di ripartizione è<br />

chiamata in fase normale se la<br />

fase stazionaria è più polare della<br />

fase mobile, mentre è chiamata<br />

fase inversa se la fase stazionaria<br />

è meno polare della fase mobile.<br />

Si tratta della tecnica più<br />

comunemente impiegata per la<br />

separazione di sostanze organiche


F.S solida (resina derivatizzata)<br />

F.M. liquida (elettrolita)<br />

Gli ioni di soluto vengono attratti dai gruppi<br />

funzionali come –SO 3 - o –NR3 + legati covalentemente<br />

alla resina<br />

La fase stazionaria è costituita<br />

da un polimero inerte contenente<br />

siti attivi ionizzati o ionizzabili, i<br />

cui controioni possono essere<br />

scambiati con altri ioni aventi<br />

carica dello stesso segno. Il<br />

meccanismo di separazione è<br />

basato sulla competizione per i<br />

siti di scambio tra gli ioni<br />

presenti nella fase mobile e<br />

quelli presenti nel campione. Si<br />

parla di cromatografia di<br />

scambio ionico (IEC)<br />

La cromatografia a scambio<br />

ionico è impiegata per la<br />

separazione di sostanze ioniche<br />

o ionizzabili


F.S gel poroso<br />

F.M. liquida o gassosa<br />

Assenza di interazioni tra fasi<br />

La fase stazionaria è un<br />

solido poroso o un gel.<br />

Le molecole dell’analita,<br />

disciolte nella fase mobile,<br />

penetrano nei pori se le loro<br />

dimensioni sono compatibili e<br />

vi rimangono per un certo<br />

tempo; le molecole più<br />

grandi sono invece escluse<br />

dai pori ed escono dalla<br />

colonna in tempi brevi.<br />

Si parla di cromatografia di<br />

esclusione dimensionale (SEC)<br />

1) Gel permeazione per la<br />

separazione di sostanze<br />

insolubili in acqua<br />

2) Gel filtrazione per la<br />

separazione di sostanze solubili<br />

in acqua<br />

La tecnica è impiegata per la<br />

separazione di molecole di<br />

grandi dimensioni


F.S molecole immobilizzate su<br />

supporto solido (enzimi, anticorpi)<br />

F.M. liquida<br />

Si sfrutta un'interazione<br />

altamente specifica<br />

In questo caso si utilizzano<br />

reazioni di tipo biochimico,<br />

reversibili e molto specifiche, in<br />

modo che le molecole da separare<br />

interagiscano con la fase<br />

stazionaria e si ottenga così<br />

l’eluizione selettiva di alcuni<br />

componenti della miscela. Si parla<br />

di cromatografia di affinità<br />

(AFC). (AFC).<br />

La cromatografia di affinità è<br />

impiegata nella separazione di<br />

molecole di interesse<br />

prevalentemente biochimico


PRINCIPI TEORICI DELLA CROMATOGRAFIA<br />

Esempio: separazione di un campione a tre componenti in una<br />

colonna chiusa. La fase stazionaria consiste di particelle solide solide<br />

porose contenute all’interno di un tubo lungo e sottile<br />

(colonna). Nel passaggio attraverso la colonna ogni componente<br />

si distribuisce fra la fase stazionaria (s) e la mobile (m). (m).<br />

Il coefficiente di ripartizione (o di distribuzione) di ciascun<br />

componente è definito come il rapporto delle due<br />

concentrazioni relative alle due fasi:<br />

fasi<br />

K <br />

[C]<br />

[C]<br />

s<br />

m<br />

A: il campione viene iniettato<br />

all’entrata della colonna<br />

B D: la fase mobile fa spostare<br />

il campione attraverso la fase<br />

stazionaria A B C D<br />

Flusso del solvente


PRINCIPI TEORICI DELLA CROMATOGRAFIA


PRINCIPI<br />

TEORICI<br />

DELLA<br />

CROMATOGRAFIA


Cromatogramma<br />

Tempo di ritenzione (t ( R): ): tempo necessario alla sostanza iniettata per essere eluita<br />

dall’inizio all’uscita della colonna.<br />

Tempo morto (t ( M): ): tempo di ritenzione di un composto che non è trattenuto e che passa<br />

attraverso la colonna alla stessa velocità con cui fluisce la fase fase<br />

mobile lungo la colonna. colonna<br />

Volume di ritenzione (V R): ): volume di fase mobile necessario ad eluire l’analita dall’inizio dall’inizio<br />

all’uscita della colonna.<br />

Volume morto (V M): ): il volume di ritenzione di un composto che non è trattenuto<br />

(corrisponde al volume di fase mobile che occupa la colonna).


Fattore di capacità<br />

f è tanto più elevato quanto più a lungo è trattenuto il soluto.<br />

f grandi favoriscono una buona separazione MA aumentano il tempo richiesto per<br />

l'eluizione<br />

f<br />

<br />

t<br />

R<br />

t<br />

t<br />

M<br />

M


Parametri che descrivono quantitativamente<br />

l’efficienza di una colonna<br />

1) Altezza equivalente di piatto teorico, H.E.T.P. (H)<br />

2) Numero di piatti teorici N<br />

L = lunghezza colonna<br />

Sebbene la cromatografia sia un processo continuo, è possibile immaginare che la<br />

colonna sia suddivisa in N segmenti o piatti teorici, ovvero sezioni della colonna che<br />

consentono di realizzare un equilibrio reversibile di ripartizione di un componente fra<br />

le fasi. Poiché in cromatografia si ha una sequenza continua di stati di equilibrio e<br />

non vi è possibilità di realizzare una singola separazione, N ha un significato<br />

puramente matematico.<br />

Più elevato è il numero di piatti teorici, più è alta la probabilità di una separazione<br />

(migliore è la capacità di separazione della colonna). N è proporzionale alla<br />

lunghezza della colonna.<br />

Si può dimostrare che<br />

N<br />

t R <br />

16 <br />

W <br />

W = larghezza del picco<br />

2<br />

t R<br />

<br />

16<br />

<br />

W<br />

<br />

L’altezza equivalente al piatto teorico (H = L/N) consente di<br />

confrontare l’efficienza di colonne di differente lunghezza.<br />

N<br />

<br />

L<br />

H<br />

2


Variabili che influenzano l’efficienza di una colonna<br />

La principale variabile che influenza l’efficienza di una colonna è la velocità di<br />

flusso lineare (cm/s) della fase mobile. Questa infatti influenza il tempo di<br />

contatto tra fase mobile e fase stazionaria.<br />

L’altezza equivalente del piatto teorico, H, il<br />

parametro che descrive l’efficienza della<br />

colonna, dipende proprio dalla velocità di flusso<br />

della fase mobile (vedere Figura a lato).<br />

Quella ottimale della LC è inferiore a quella<br />

ottimale della GC. Per evitare tempi di analisi<br />

troppo elevati, in LC si usano velocità un po’<br />

maggiori di quella ottimale.<br />

La LC è caratterizzata da valori di H inferiori<br />

alla GC.<br />

In considerazione della lunghezza delle colonne (GC: > 50 m; LC: < 50 cm), la GC è<br />

comunque caratterizzata da valori più elevati di N, e quindi da migliore efficienza.


Le molecole di un analita non si muovono lungo la colonna con la<br />

stessa velocità: la loro dispersione ha generalmente un profilo<br />

gaussiano. Il centro del profilo (banda di eluizione) rappresenta la<br />

velocità media.<br />

I fattori che provocano deviazioni dal valore medio sono:<br />

1. diffusione longitudinale (diffusione delle molecole dalla<br />

zona a maggiore concentrazione verso quella a minore c in<br />

direzione parallela all’asse della colonna);<br />

2. trasferimento di massa tra fase<br />

mobile e fase stazionaria;<br />

3. percorsi multipli<br />

Teoria della velocità cromatografica


1<br />

Diffusione longitudinale


1<br />

Diffusione longitudinale


1<br />

Diffusione longitudinale<br />

Meccanismi di<br />

estensione della banda<br />

Se la permanenza del soluto<br />

nella colonna non è<br />

sufficientemente breve,<br />

procederà una diffusione<br />

longitudinale parallela alla<br />

direzione del flusso, la cui<br />

entità verso le estremità della<br />

banda è maggiore quanto<br />

minore la velocità di flusso.<br />

Da qui, si intuisce l'inversa<br />

proporzionalità del termine<br />

Bu x<br />

u x = velocità flusso


2<br />

Meccanismi di<br />

estensione della banda<br />

Il termine Cu x deriva dal<br />

tempo finito che è necessario<br />

al soluto per entrare in<br />

equilibrio tra le due fasi<br />

(velocità di equilibrazione).<br />

La fase mobile si muove<br />

comunque più velocemente<br />

del soluto che tende ad essere<br />

trattenuto dalla stazionaria.<br />

Di conseguenza, la zona di<br />

soluto nella fase mobile si<br />

sposta più avanti rispetto<br />

quella nella fase stazionaria.<br />

Più è elevata la velocità di<br />

flusso u x , più aumenta il gap<br />

come allargamento espresso<br />

da Cu x


3<br />

Diffusione vorticosa<br />

t 1<br />

ordine di eluizione<br />

II III<br />

Il temine A dell'equazione esprime la diffusione vorticosa dovuta ai diversi<br />

percorsi seguiti in modo casuale dalle particelle di soluto. L'esistenza di<br />

percorsi multipli tende ad allargare la banda (zona di soluto) e l'effetto che ne<br />

deriva è indipendente dalla velocità del flusso. Dalla banda stretta al tempo t 1<br />

si passa a quella slargata al tempo t 2 : delle molecole di soluto vengono eluite<br />

prima perchè hanno seguito un percorso più breve delle altre!<br />

I<br />

t 2


Equazione di Van Deemter<br />

HETP<br />

<br />

B<br />

A Cu<br />

u<br />

u x velocità flusso<br />

La velocità di flusso ottimale<br />

è più pratica da individuare su<br />

curve con il ramo destro meno<br />

inclinato, perchè ci permette<br />

di spingere il flusso a valori<br />

elevati senza compromettere<br />

il valore di HETP.


Efficienza in funzione della<br />

velocità di flusso<br />

EFFICIENZA = picchi<br />

molto stretti<br />

1) elevato numero di piatti<br />

teorici<br />

2) velocità di flusso ottimale<br />

3) gradienti opportuni


Efficienza e Selettività<br />

Efficienza: capacità di un sistema<br />

cromatografico di eluire tutte le particelle<br />

della stessa specie alla stessa velocità in<br />

modo da formare in colonna bande strette<br />

da cui picchi stretti<br />

Selettività: capacità di un sistema<br />

cromatografico di eluire specie diverse a<br />

velocità il più possibile diverse, da cui fattori<br />

di separazione ottimali


Risoluzione<br />

La risoluzione, R, è una misura quantitativa della<br />

capacità di separare due analiti.<br />

R<br />

<br />

2<br />

( t ) ( t ) <br />

R<br />

W<br />

A<br />

B<br />

<br />

W<br />

R<br />

B<br />

A<br />

W A<br />

(t R ) A<br />

(t R ) B


Risoluzione<br />

=<br />

efficienza + selettività<br />

La risoluzione caratterizza la bontà di separazione fra due<br />

picchi sia con riferimento alla differenza fra i tempi di<br />

ritenzione (numeratore) sia riguardo all’efficienza di<br />

separazione (denominatore).<br />

R<br />

( t ) ( t ) <br />

Una buona risoluzione può derivare da<br />

<br />

2<br />

R<br />

W<br />

A<br />

• una buona efficienza (picchi molto stretti, elevato numero<br />

di piatti teorici)<br />

• una buona differenziazione del comportamento dei soluti<br />

(selettività)<br />

(selettività<br />

B<br />

<br />

W<br />

R<br />

B<br />

A


Effetto della selettività, dell’efficienza e del fattore di capacità<br />

sulla risoluzione<br />

risoluzione scarsa<br />

buona risoluzione dovuta a<br />

buona efficienza<br />

picchi stretti<br />

buona risoluzione dovuta<br />

a buona selettività<br />

picchi distanti<br />

risoluzione scarsa dovuta ad<br />

un basso fattore di capacità


Forme di banda<br />

Si ha la banda a forma gaussiana quando il coefficiente di<br />

ripartizione è costante, indipendentemente dalla<br />

concentrazione di soluto sulla colonna.<br />

In realtà, tale coefficiente varia all'aumentare della quantità<br />

totale di soluto e l'andamento che deriva di C s vs C m prende<br />

il nome di isoterma (ad una data T).<br />

K <br />

[C]<br />

[C]<br />

s<br />

m


Forme di banda<br />

1. Colonna sovraccarica: se si carica troppo soluto la FS<br />

tende a saturarsi, e C s aumenta di più rispetto la C m in<br />

relazione al caso ideale , per cui il grosso del soluto viene<br />

eluito in ritardo rispetto il tempo medio.<br />

K<br />

<br />

[C]<br />

[C]<br />

s <br />

m<br />

1


K<br />

[C]<br />

<br />

[C]<br />

s <br />

m<br />

1


Forme di banda<br />

2. Siti a diversa affinità: la presenza di alcuni siti<br />

particolarmente più affini al soluto si traduce nella tendenza<br />

della F.S. a rilasciare alcune molecole di soluto molto più<br />

lentamente della massa del soluto che invece esce in<br />

anticipo rispetto il tempo medio (codatura)<br />

K<br />

<br />

[C]<br />

[C]<br />

s <br />

m<br />

1


K<br />

[C]<br />

<br />

[C]<br />

s <br />

m<br />

1


A bassi valori di C s e C m si resta nei limiti della linearità (primo<br />

tratto delle curve).<br />

Alternativa: cambiare FS o iniettare un volume minore!<br />

Capacità di carico: quantità massima di campione che la fase<br />

stazionaria può supportare senza compromettere la separazione.


OH<br />

Si<br />

O Si<br />

OH<br />

Silanizzazione della silice<br />

Per ridurre la possibilità di formazione di bande codate<br />

si impegnano i siti più attivi con composti polari<br />

derivatizzandoli stabilmente con legami covalenti<br />

esametil disilazina<br />

+ Me 2 SiNHSiMe 2<br />

– NH 3<br />

OSiMe 2<br />

Si<br />

O Si<br />

OSiMe2<br />

FS con gruppi OH esposti FS con superficie protetta


Applicazioni<br />

Le applicazioni della cromatografia vanno dall’analisi qualitativa a<br />

quella quantitativa di miscele anche molto complesse.<br />

L’analisi quantitativa sfrutta la misurazione dell’altezza o<br />

dell’area dei picchi. La misurazione dell’area è più affidabile in<br />

quanto non risente dell’eventuale allargamento dei picchi in<br />

seguito a variazione delle condizioni di lavoro.<br />

I metodi di analisi sono tutti indiretti. Si costruisce prima una<br />

curva di calibrazione per ciascun analita e poi si ricava la<br />

concentrazione dell’analita nella miscela in esame mediante<br />

interpolazione.<br />

Il metodo dello standard interno è il più affidabile: una<br />

quantità nota di standard viene introdotta nelle soluzioni<br />

standard e nel campione in esame; il parametro analitico è<br />

quindi costituito dal rapporto tra le aree dello standard e<br />

dell’analita.<br />

C<br />

C<br />

soluto<br />

standard<br />

<br />

A<br />

A<br />

soluto<br />

standard


1. Si misurano le quantità degli altri<br />

soluti in relazione a quelle dello<br />

standard interno usato.<br />

2. Il metodo funziona se il picco dello<br />

standard è separato da quello<br />

dell’analita.<br />

3. Va considerato il fattore di risposta<br />

f: la risposta dei rivelatori spesso<br />

non è aspecifica, cioè varia con la<br />

natura del soluto a parità di<br />

concentrazione. Il fattore f è<br />

empirico<br />

C<br />

C<br />

soluto<br />

standard<br />

<br />

f<br />

A<br />

A<br />

soluto<br />

standard


Metodo dello standard interno<br />

1) Si individua una specie chimica molto simile all’analita per<br />

proprietà chimico-fisiche (standard interno).<br />

2) Si prepara un campione (standard 1) contenente quantità<br />

note di analita e di standard interno, indicate con x A e x Z<br />

rispettivamente.<br />

3) Si sottopone lo standard 1 alla misura strumentale. Si<br />

rileverà un segnale S Z per lo standard interno e un segnale S A<br />

per l’analita. Sarà:<br />

S A : S Z = x A : x Z<br />

assumendo che il rivelatore presenti la stessa risposta sia per lo standard interno che per l’analita


Metodo dello standard interno<br />

Applicabilità del metodo dello standard interno<br />

Le condizioni necessarie per poter applicare il metodo sono:<br />

• disporre di uno standard interno molto simile all’analita.<br />

• lavorare all’interno dell’intervallo lineare.<br />

• verificare che il recupero analitico relativo di analita e<br />

standard interno sia 100%.<br />

Vantaggi del metodo dello standard interno<br />

• è applicabile anche laddove una retta di taratura darebbe<br />

scarsa precisione<br />

• rende possibile una determinazione quantitativa anche<br />

quando non si disponga di uno standard puro di analita ma si<br />

conoscono i fattori di risposta<br />

• più rapido rispetto gli altri


A 4<br />

A x<br />

A 3<br />

A 2<br />

A 1<br />

Metodo della curva di taratura<br />

Area del picco<br />

C 1<br />

C 2<br />

C 3<br />

C x<br />

C 4<br />

concentrazione

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