Fagioli_lucchesia
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ARSIA - Agenzia Regionale per lo Sviluppo<br />
e l’Innovazione nel Settore Agricolo-Forestale<br />
via Pietrapiana, 30 - 50121 Firenze<br />
tel. 055 27551 - fax 055 2755216/2755231<br />
www.arsia.toscana.it<br />
email: posta@arsia.toscana.it<br />
La pubblicazione è a cura di<br />
Matteo Bartoli, Rita Turchi - ARSIA<br />
Coordinamento: Natale Bazzanti, Matteo Bartoli - ARSIA<br />
Foto: Marco Del Pistoia, Mauro Quarta<br />
Cura redazionale, grafica e impaginazione:<br />
LCD srl, Firenze<br />
Stampa: Press Service srl, Sesto Fiorentino (FI)<br />
Fuori commercio, vietata la vendita<br />
ISBN 978-88-8295-094-1<br />
© Copyright 2008 ARSIA Regione Toscana
I fagioli della Lucchesia<br />
ARSIA • Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione<br />
nel settore Agricolo-forestale, Firenze
Presentazione<br />
La tutela della biodiversità in campo agrario e<br />
forestale è l’obiettivo che la Regione Toscana si è<br />
data da tempo, emanando nel 1997 la Legge regionale<br />
n. 50 - Tutela delle risorse genetiche autoctone<br />
e successivamente, nel 2004, la Legge regionale<br />
n. 64 - Tutela e valorizzazione del patrimonio<br />
di razze e varietà locali di interesse agrario, zootecnico<br />
e forestale.<br />
L’attività ha avuto inizio nel 1998 e ha permesso<br />
di individuare, caratterizzare e inventariare le<br />
principali varietà locali, in particolare quelle a rischio<br />
di estinzione, e di identificare le principali<br />
istituzioni scientifiche, enti locali, fondazioni e<br />
associazioni private che le conservano.<br />
Fra le numerose varietà considerate, un posto<br />
di riguardo è sicuramente occupato dai fagioli che,<br />
con le 15 accessioni iscritte al Repertorio regionale<br />
delle Specie erbacee (di cui 13 a rischio di erosione<br />
genetica), costituiscono la specie maggiormente<br />
rappresentata all’interno del repertorio.<br />
La presente pubblicazione offre un resoconto<br />
dei risultati di un progetto triennale di ricerca e sviluppo<br />
locale condotto dall’ARSIA negli anni 2003-<br />
2005 nel territorio della Lucchesia e promosso dall’Associazione<br />
Agricoltori Custodi, sezione di Lucca,<br />
avvalendosi dell’esperienza scientifica del Dipartimento<br />
di Agronomia e Gestione dell’Agroecosistema<br />
dell’Università di Pisa.<br />
Questo volume, pur mantenendo una rigorosità<br />
scientifica, si presta a una lettura accessibile<br />
anche ai non addetti ai lavori, risultando uno strumento<br />
utile per coloro che si confrontano ogni<br />
giorno con le problematiche legate alla salvaguardia<br />
e valorizzazione delle varietà locali.<br />
La coltivazione dei fagioli, così come quella di<br />
altre produzioni autoctone, può essere infatti considerata<br />
un esempio del cambiamento in atto nell’agricoltura<br />
toscana: la maggiore attenzione del<br />
consumatore verso i prodotti tipici e locali ha<br />
determinato una riscoperta e, in alcuni casi, un<br />
recupero di varietà quasi completamente abbandonate<br />
o relegate alla coltivazione in orti familiari,<br />
ma molto apprezzate per specifiche caratteristiche<br />
organolettiche e per il forte legame con il territorio.<br />
Inoltre, l’introduzione di accorgimenti tecnici<br />
in grado di ridurre i costi di produzione e migliorare<br />
la qualità del prodotto finale ha permesso di<br />
avviare, su basi tecniche più concrete, progetti di<br />
recupero di quelle varietà che hanno le potenzialità<br />
per essere apprezzate da un consumatore sempre<br />
più interessato ai prodotti del territorio.<br />
Gli obiettivi del progetto sono risultati di particolare<br />
interesse anche per l’ARSIA, che ha colto<br />
l’occasione dell’esperienza degli agricoltori di<br />
Lucca e dell’Associazione Agricoltori Custodi per<br />
mettere a punto un metodo per la caratterizzazione<br />
morfologica delle varietà locali di fagiolo, un<br />
protocollo di gestione per la conservazione in situ<br />
della specie di fagiolo da utilizzarsi anche per l’attivazione<br />
degli Agricoltori Custodi, prevista dalla<br />
L.R. 64/2004, e un metodo per la caratterizzazione<br />
organolettica dei fagioli.<br />
L’impegno dell’ARSIA, in relazione sia agli<br />
scopi istituzionali sia alle politiche di sviluppo rurale<br />
della Regione Toscana, è rivolto fortemente al<br />
recupero e alla qualificazione delle produzioni<br />
agricole locali e, anche attraverso di esse, alla valorizzazione<br />
del territorio rurale, nella consapevolezza<br />
che lo scenario che consegneremo alle generazioni<br />
future è conseguenza sia della capacità di<br />
coniugare innovazione e tipicità sia dell’impegno<br />
che oggi mettiamo nel salvaguardare e valorizzare<br />
il patrimonio di biodiversità giunto fino a noi.<br />
Maria Grazia Mammuccini<br />
Amministratore ARSIA
Gli Autori<br />
Marco Baldanzi funzionario tecnico presso il Dipartimento di Agronomia e Gestione<br />
dell’Agroecosistema, Facoltà di Agraria, Università di Pisa<br />
Lucia Ceccarini funzionario tecnico presso il Dipartimento di Agronomia e Gestione<br />
dell’Agroecosistema, Facoltà di Agraria, Università di Pisa<br />
Marco Del Pistoia tecnico presso la Cooperativa ‘L’Unitaria’ di Porcari (LU)<br />
referente della Sezione di Lucca dell’Associazione Agricoltori Custodi<br />
Mario Macchia docente ordinario di Agronomia e Coltivazioni Erbacee<br />
Dipartimento di Agronomia e Gestione dell’Agroecosistema,<br />
Facoltà di Agraria, Università di Pisa<br />
Sebastiano Micheli presidente Associazione culturale “Ponte”, Capannori (LU)<br />
Leonardo Pacini tecnico presso la Cooperativa ‘L’Unitaria’ di Porcari (LU)<br />
Mauro Quarta agronomo, libero professionista.
Sommario<br />
Premessa<br />
L’ARSIA e il progetto “Recupero e valorizzazione dei fagioli della Lucchesia” 9<br />
L’importanza della ricerca storica per la tutela delle varietà locali 10<br />
Rita Turchi, Carla Lazzarotto, Matteo Bartoli - ARSIA<br />
PARTE I - LA COLTIVAZIONE DEI FAGIOLI NELLA TRADIZIONE LUCCHESE<br />
La Lucchesia e la coltivazione dei fagioli 13<br />
Marco Del Pistoia<br />
La ricerca storica: le testimonianze orali<br />
Marco Del Pistoia, Leonardo Pacini 15<br />
Metodologia 15<br />
I risultati delle interviste 15<br />
La tecnica colturale tradizionale e la sua evoluzione nel tempo 16<br />
Consumo e commercializzazione dei fagioli della Lucchesia dall’Ottocento a oggi 18<br />
I fagioli nella cucina lucchese 20<br />
Le peculiarità dei fagioli della Lucchesia 22<br />
La ricerca storica: indagine bibliografica e documentale<br />
Sebastiano Micheli 25<br />
La letteratura tecnica d’epoca 27<br />
Gli Statuti delle Comunità 31<br />
I Sindacati delle Feste e delle Compagnie 33<br />
Altri documenti 36<br />
La letteratura della tradizione 38<br />
Le statistiche produttive 39<br />
Le varietà dei fagioli citate nei documenti consultati 40<br />
Piccolo glossario dei termini locali 41<br />
Unità di misura lucchesi riscontrate nei documenti citati 41<br />
Elenco delle zone citate nei documenti consultati 42<br />
Bibliografia 42<br />
L’opera di recupero e conservazione delle varietà locali<br />
della Lucchesia e gli sviluppi futuri 45<br />
Marco Del Pistoia
8 ARSIA<br />
PARTE II - LE CARATTERISTICHE DEI FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
Caratterizzazione morfologica, agronomica e prove di campo<br />
Mario Macchia, Marco Baldanzi, Lucia Ceccarini, Mauro Quarta 49<br />
Premessa 49<br />
Materiali e metodi 50<br />
Campagna agraria 2003-2004 50<br />
Campagna agraria 2004-2005 67<br />
Risultati e discussioni 73<br />
Le caratteristiche organolettiche dei fagioli della Lucchesia: la degustazione<br />
Marco Del Pistoia 75<br />
La degustazione 76<br />
Degustazioni 2004 81<br />
Degustazioni 2005 108<br />
Conclusioni 127<br />
SCHEDE DI PRESENTAZIONE DELLE VARIETÀ LOCALI DI FAGIOLI<br />
Marco Del Pistoia, Mario Macchia, Mauro Quarta,<br />
Marco Baldanzi, Lucia Ceccarini<br />
• Fagiolo Aquila o Lupinaro 131<br />
• Fagiolo Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio 136<br />
• Fagiolo Cappone 141<br />
• Fagiolo Diecimino 145<br />
• Fagiola Garfagnina 147<br />
• Fagiolo Fico di Gallicano 154<br />
• Fagiolo Giallorino della Garfagnana 158<br />
• Fagiolo Malato o di San Giuseppe 162<br />
• Fagiolo Mascherino 166<br />
• Fagiolo Padulino o Marmino 171<br />
• Fagiolo Pievarino 176<br />
• Fagiolo Rosso di Lucca 180<br />
• Fagiolo Schiaccione di Pietrasanta 185<br />
• Fagiolo Scritto della Garfagnana 189<br />
• Fagiolo Scritto di Lucca 193<br />
• Fagiolo Stortino di Lucca 198<br />
• Fagiolo Stringa di Lucca 202
Premessa<br />
Rita Turchi, Carla Lazzarotto, Matteo Bartoli<br />
L’ARSIA e il progetto<br />
“Recupero e valorizzazione<br />
dei fagioli della Lucchesia”<br />
Il progetto triennale “Recupero e valorizzazione<br />
dei fagioli della Lucchesia” è stato presentato<br />
all’ARSIA nel 2003 dall’Associazione Agricoltori<br />
Custodi che da anni opera in Toscana per il recupero<br />
e la valorizzazione delle varietà a rischio di<br />
estinzione.<br />
La sezione di Lucca dell’Associazione è riuscita<br />
a individuare ben 17 varietà di fagioli tipici dell’area<br />
lucchese. Si tratta di fagioli non più presenti sul<br />
mercato, se non in piccole quantità, e che suscitano<br />
grande interesse perché molto apprezzati dal punto<br />
di vista organolettico. Questa ricerca ha permesso<br />
di documentare che l’importanza dei fagioli nella<br />
cultura locale ha origini molto antiche: i ricordi dei<br />
testimoni risalgono all’inizio del secolo scorso; la<br />
provincia di Lucca, infatti, era famosa per la produzione<br />
di legumi e particolarmente per la produzione<br />
di fagioli. Alcuni anziani produttori ricordano<br />
ancora i tempi in cui i loro prodotti venivano commercializzati<br />
sui mercati delle province limitrofe, in<br />
particolare Livorno, Pisa e Firenze.<br />
Il progetto, articolato negli anni 2003, 2004 e<br />
2005, si prefiggeva di raggiungere i seguenti obiettivi:<br />
la ricerca dei collegamenti storici fra i fagioli<br />
lucchesi, l’agricoltura locale e la cucina lucchese; la<br />
ricerca documentale, bibliografica e la raccolta di<br />
interviste; il censimento delle varietà presenti sul<br />
territorio (Piana di Lucca, Media Valle del Serchio,<br />
Garfagnana e Versilia); la caratterizzazione morfologica<br />
delle varietà locali individuate tramite prove<br />
comparate in campi di confronto presso gli Agricoltori<br />
Custodi interessati; l’iscrizione delle varietà<br />
locali individuate al Repertorio regionale delle Risorse<br />
genetiche autoctone della Toscana; la defini-<br />
zione, infine, delle caratteristiche organolettiche<br />
tramite degustazioni, da parte di un gruppo di<br />
esperti del settore, di tutte le varietà in prova.<br />
Nel 2003 e nel 2004 sono state realizzate tutte<br />
le attività previste e gli obiettivi prefissati sono stati<br />
raggiunti; nel terzo anno di attuazione (il 2005) si<br />
è resa necessaria l’attivazione di una fase di caratterizzazione<br />
morfologica di 6 tipi di fagiolo, che tuttavia<br />
necessita ancora di approfondimenti. Successivamente<br />
all’individuazione e caratterizzazione di<br />
queste varietà locali si sta attuando sul territorio<br />
una forma di conservazione delle stesse, così come<br />
prevista dalla L.R. 64/04, che prevede il riconoscimento<br />
istituzionale dei coltivatoti custodi (conservazione<br />
in situ) e l’individuazione di un soggetto<br />
scientifico preposto alla conservazione ex situ<br />
(Banca del Germoplasma). Questo meccanismo di<br />
conservazione basato sulla stretta relazione tra<br />
Agricoltori Custodi e Banca regionale del Germoplasma,<br />
tenta di raggiungere due importanti obiettivi:<br />
la conservazione della biodiversità presente<br />
nelle varietà locali di Phaseolus vulgaris L. coltivate<br />
in Lucchesia, garantendo così la “conservazione<br />
durevole della risorsa” (prevista anche dal Trattato<br />
FAO sulle “Risorse fitogenetiche per l’alimentazione<br />
l’agricoltura”) e la riproduzione in “purezza”<br />
delle varietà locali, che garantisca agli agricoltori<br />
della zona la disponibilità di seme puro per la riproduzione.<br />
I risultati di questo progetto hanno messo in<br />
risalto l’eccellenza di tutte le varietà locali e la presenza<br />
di legumi con caratteristiche diverse e perciò<br />
adatti a usi differenti.<br />
Senza dubbio questa conclusione conferma<br />
un’ipotesi già emersa durante lo svolgimento del<br />
lavoro: l’importanza che storicamente hanno<br />
avuto i fagioli prodotti su tutto il territorio della<br />
provincia di Lucca deriva da elementi oggettivi che
10 ARSIA<br />
sono determinati dalle particolari condizioni pedoclimatiche<br />
del territorio, fra le quali, non ultima, la<br />
presenza copiosa di corsi d’acqua. Un clima temperato<br />
con estati non troppo calde e terreni tendenzialmente<br />
sciolti, ma anche freschi e spesso<br />
ciottolosi come quelli adiacenti ai corsi d’acqua,<br />
permettono alla coltivazione del fagiolo di offrire<br />
risultati di eccellenza. È grazie a questa situazione<br />
che le attuali varietà locali si sono conservate e caratterizzate,<br />
acquisendo nel tempo caratteri propri<br />
indotti da questo particolare territorio.<br />
In sostanza la selezione effettuata nel tempo<br />
dai produttori locali, ha determinato la sopravvivenza<br />
di una notevole ricchezza in termini di biodiversità<br />
nell’ambito della specie “fagiolo”, tradizionalmente<br />
coltivata in Lucchesia.<br />
In questo territorio, per quanto vasto e non<br />
perfettamente omogeneo, si trovano condizioni<br />
pedoclimatiche che hanno consentito la coltivazione<br />
e la conservazione di una notevole quantità<br />
di varietà locali (ben diciassette, ad esempio, di<br />
Phaseolus vulgaris), oggi ancora tutte interessanti.<br />
Fondamentale è la ricchezza dei corsi d’acqua<br />
presenti in tutta la provincia, dalla Garfagnana alla<br />
Media Valle del Serchio, dall’Alta Versilia fino ai<br />
Comuni di Pietrasanta e Camaiore e infine nella<br />
Piana di Lucca dove le opere di canalizzazione<br />
delle acque provenienti dalla Garfagnana, dall’altopiano<br />
delle Pizzorne e dai Monti Pisani vanno a<br />
formare un autentico reticolo.<br />
Tali tratti, che accomunano vallate a volte<br />
molto differenti, hanno determinato analoghe<br />
condizioni di adattamento dei fagioli, dando<br />
luogo a un alto numero di varietà locali in grado<br />
di distinguersi per le notevoli e differenti caratteristiche<br />
organolettiche.<br />
L’importanza della ricerca storica<br />
per la tutela delle varietà locali<br />
Aquila o Lupinaro, Cannellino di San Ginese e<br />
Sant’Alessio, Cappone, Diecimino, Fico di Gallicano,<br />
Giallorino della Garfagnana, Marmino, Mala-<br />
to, Mascherino, Pievarino e molti altri. Presenze<br />
storiche di un territorio e, al contempo, discrete.<br />
Sono solo alcuni dei nomi dei fagioli della Lucchesia<br />
che in passato le famiglie contadine coltivavano,<br />
soprattutto per l’autoconsumo, ma anche come<br />
merce di scambio con altri prodotti agricoli. Una<br />
coltura che ha radici antiche e che ha sempre avuto<br />
un ruolo fondamentale nella vita delle popolazioni<br />
locali, salendo agli onori di alcuni Statuti delle<br />
Comunità locali e di monografie di scrittori lucchesi<br />
come Le pratiche della campagna lucchese<br />
(1846) del marchese Antonio Mazzarosa, che fa<br />
riferimento alla coltura dei fagioli ed elenca anche<br />
un discreto numero di varietà, con notizie sulle<br />
tecniche colturali, sulle rese e sui risultati economici<br />
attesi da questa attività agricola.<br />
Nello Statuto di Fiattone del 1752 si trova un<br />
antico riscontro sulla coltivazione dei fagioli nella<br />
Media Valle del Serchio. Anche dallo Statuto di<br />
Compito del 1781 si evince chiaramente che i fagioli<br />
venivano coltivati già allora in quella zona,<br />
ovvero nelle prime propaggini collinari della piana<br />
di Lucca.<br />
Altre informazioni storiche provengono dai documenti<br />
delle Compagnie religiose e dei Sindacati<br />
delle Feste su cui venivano annotate le offerte in<br />
natura, tra le quali non mancavano i fagioli, raccolte<br />
dai cosiddetti “cercatori” e poi vendute per costituire<br />
i fondi per la realizzazione di feste religiose e<br />
per il sostentamento delle Compagnie.<br />
Dalla documentazione analizzata emerge quindi<br />
l’importanza, ai fini del recupero e della valorizzazione<br />
delle varietà locali, dell’attività di ricerca storica<br />
sul territorio.<br />
Tale attività è stata sviluppata in due direzioni:<br />
da un lato la realizzazione di interviste per raccogliere<br />
le testimonianze orali sulla coltivazione dei<br />
fagioli nella Piana di Lucca; dall’altro la consultazione<br />
della bibliografia e dei documenti conservati<br />
presso le biblioteche e gli archivi parrocchiali del<br />
territorio lucchese per ricercare tutte quelle notizie<br />
che dimostrano che in Lucchesia la coltivazione<br />
del fagiolo viene praticata da lungo tempo e i che<br />
fagioli costutuiscono un elemento basilare della<br />
cucina locale.
PARTE I<br />
La coltivazione dei fagioli nella tradizione lucchese
La Lucchesia e la coltivazione dei fagioli<br />
Marco Del Pistoia<br />
La Provincia di Lucca può essere suddivisa in tre<br />
aree con caratteristiche omogenee: Piana di Lucca,<br />
Versilia e Media Valle del Serchio-Garfagnana; per<br />
l’analisi dei legami storici fra fagioli, agricoltura,<br />
cucina locale e, più in generale, cultura del territorio<br />
è necessario partire da questa distinzione.<br />
La Piana di Lucca nel tempo ha visto la riduzione<br />
delle aree destinate all’agricoltura a causa di<br />
una crescente industrializzazione (soprattutto nei<br />
comparti cartario e calzaturiero) e di un conseguente<br />
sviluppo dei servizi; i terreni agricoli sono<br />
rimasti confinati in alcune aree ben definite e separate<br />
fisicamente, anche se distanti soltanto pochi<br />
chilometri dalle aree industrializzate, che hanno<br />
conservato le caratteristiche di ruralità.<br />
Il nuovo assetto economico e occupazionale ha<br />
obbligato gli imprenditori agricoli a orientarsi<br />
verso produzioni da reddito o, comunque, in<br />
grado di consentire utili di pari livello a quelli conseguibili<br />
in altri settori. Ecco allora lo svilupparsi<br />
del settore floricolo, di un’orticoltura professionale<br />
e altamente intensiva e, più in generale, di aziende<br />
che puntano a massimizzare il reddito diversificando<br />
le produzioni in aree alquanto eterogenee.<br />
La cosiddetta Piana di Lucca presenta infatti<br />
una vasta zona pianeggiante circondata da due<br />
fasce collinari – una alle pendici dei Monti Pisani<br />
nel versante sud-ovest, e l’altra ai piedi della Media<br />
Valle del Serchio, nel versante nord-est; qui le<br />
aziende agricole hanno generalmente piccole<br />
dimensioni e presentano ordinamenti colturali che<br />
prevedono produzioni miste anche poco affini fra<br />
loro: cereali nei terreni pianeggianti e non irrigabili,<br />
ortaggi e fiori nei terreni più fertili e irrigui, vite<br />
e olivo nelle zone collinari.<br />
Questo territorio presenta anche notevole<br />
variabilità nelle caratteristiche pedologiche: terreni<br />
pesanti di natura limo-argillosa, in particolare<br />
nella zona di bonifica dell’ex lago di Bientina, ter-<br />
reni di medio impasto e terreni sciolti tendenti al<br />
sabbioso nelle zone adiacenti i numerosi corsi<br />
d’acqua che solcano il territorio; in generale terreni<br />
molto fertili e freschi e, quindi, adatti alle colture<br />
da reddito.<br />
La coltivazione dei fagioli, così come quella di<br />
altre varietà autoctone, rappresenta un esempio<br />
dell’evoluzione del settore agricolo compiutasi<br />
nella Piana di Lucca, dove le aziende si sono orientate<br />
verso prodotti apprezzati, anche solo localmente,<br />
caratterizzati da una notevole intensività di<br />
coltivazione, ma ben remunerati.<br />
Queste produzioni richiedono un notevole<br />
apporto di manodopera; di conseguenza si sono<br />
conservate soltanto le varietà che spuntano prezzi<br />
più elevati sui mercati, quelle meno apprezzate, o<br />
più impegnative nella coltivazione, sono state quasi<br />
completamente abbandonate (come il Marmino e<br />
il Cappone); altre vengono coltivate solo per uso<br />
domestico (come l’Aquila o Lupinaro, il Malato, il<br />
Rosso di Lucca e lo Scritto di Lucca); altre ancora<br />
si sono conservate perché particolarmente gradite<br />
e valorizzate sul mercato locale (come lo Schiaccione,<br />
lo Stortino e lo Stringa).<br />
Diverso il destino del Cannellino di San Ginese<br />
e Sant’Alessio che, benché apprezzato anche sui<br />
mercati delle province limitrofe, ha visto col tempo<br />
ridurre i propri margini; pertanto la produzione è<br />
rimasta appannaggio di piccole aziende rimaste<br />
affezionate a questa coltura.<br />
La maggiore attenzione del consumatore verso<br />
i prodotti tipici e locali ha determinato una riscoperta<br />
e, in alcuni casi, un recupero di questi; inoltre<br />
l’introduzione di accorgimenti tecnici in grado<br />
di ridurre i costi di produzione, di migliorare la<br />
qualità e di prolungare i periodi di raccolta hanno<br />
permesso di fondare questa opera di recupero su<br />
basi più concrete. Un’adeguata promozione, abbinata<br />
a iniziative commerciali mirate, gestite diret-
14 ARSIA<br />
tamente dai produttori, può consentire la sopravvivenza,<br />
il recupero e lo sviluppo di quelle varietà<br />
che possono essere stimate da un consumatore<br />
sempre più interessato ai prodotti del territorio.<br />
La Versilia, come la Piana di Lucca, ha avuto nel<br />
tempo uno sviluppo di attività non agricole, in particolare<br />
del turismo, che hanno confinato l’agricoltura<br />
in alcune zone ben definite: fiori e ortaggi<br />
(molto spesso in coltura protetta) si coltivano nelle<br />
aree litoranee comprese fra Torre del Lago e Pietrasanta;<br />
cereali, frutta e ortaggi nelle zone interne pianeggianti,<br />
prevalentemente nei Comuni di Massarosa,<br />
Camaiore e Pietrasanta. L’Alta Versilia (Comuni<br />
di Seravezza, Stazzema e, in parte, di Pietrasanta)<br />
presenta invece caratteristiche più simili a quelle<br />
della Media Valle del Serchio e della Garfagnana.<br />
Per quanto riguarda gli aspetti economici,<br />
comunque, valgono le considerazioni fatte per la<br />
Piana di Lucca; mentre, per quanto concerne la<br />
tipologia dei terreni, la Versilia presenta essenzialmente<br />
terreni sciolti, freschi e prevalentemente<br />
irrigui, ovvero terreni particolarmente fertili e dotati<br />
per le produzioni di qualità.<br />
La vocazione turistica della zona ha offerto<br />
maggiori opportunità di sviluppo anche agli<br />
imprenditori agricoli che hanno orientato le loro<br />
produzioni verso un mercato non soltanto locale.<br />
I fagioli coltivati in questa zona (in prevalenza<br />
lo Schiaccione di Pietrasanta) hanno avuto sempre<br />
una discreta risposta dal mercato e hanno subito<br />
meno di altri la flessione dovuta al mutare delle<br />
abitudini alimentari e al ridimensionamento complessivo<br />
dell’agricoltura locale. In un momento in<br />
cui si ritornano ad apprezzare i prodotti tipici,<br />
senz’altro c’è da aspettarsi per il fagiolo Schiaccione<br />
un ulteriore consolidamento della sua già interessante<br />
posizione.<br />
La Media Valle del Serchio e la Garfagnana<br />
vivono invece una realtà tutta particolare: qui lo<br />
sviluppo economico ha determinato, al contrario,<br />
l’esodo verso le città e le attività agricole rimaste<br />
hanno spesso rappresentato solamente un’economia<br />
di sopravvivenza.<br />
Le aziende agricole per anni sono sopravvissute<br />
fra produzioni boschive (particolarmente apprezzate<br />
le castagne e la loro farina), sporadici allevamenti<br />
di bovini e ovini, produzione di miele e colture<br />
effettuate nei fazzoletti di terra recuperati nei<br />
fondovalle e negli altopiani e caratterizzate da scarse<br />
produzioni, ma di elevato pregio e interesse<br />
commerciale (per esempio il famoso farro della<br />
Garfagnana).<br />
La valorizzazione, relativamente recente, di<br />
questo territorio, ricco di bellezze naturali e praticamente<br />
incontaminato, determinata dalle<br />
nuove opportunità offerte dallo sviluppo del turismo<br />
– tanto di quello tradizionale, quanto dell’agriturismo<br />
– ha consentito un’inversione di tendenza<br />
dando nuova linfa anche alle produzioni<br />
agricole.<br />
Permane tuttavia un rischio: che queste produzioni,<br />
per quanto di qualità, rappresentino solo<br />
una componente marginale che va ad arricchire la<br />
bellezza del territorio, ovvero che non riescano a<br />
raggiungere una propria autonomia economica,<br />
ma esistano solo in funzione del territorio e della<br />
sua valorizzazione.<br />
Riteniamo invece importante che le produzioni<br />
agricole tradizionali di questa zona siano valorizzate,<br />
anche utilizzando l’importante vettore pubblicitario<br />
rappresentato dal turismo, ma in modo tale<br />
che se ne possa recuperare appieno la potenzialità<br />
economica, garanzia essenziale per perpetuarne<br />
l’esistenza e quindi tenere in vita elementi importanti<br />
della nostra tradizione e cultura.<br />
La coltivazione delle diverse varietà di fagioli<br />
della Media Valle del Serchio e della Garfagnana<br />
risente pertanto di questa situazione e, benché<br />
molto diffusa, è destinata quasi esclusivamente a<br />
produrre per autoconsumo. Raramente questi prodotti<br />
si trovano sul mercato, se non in quantità trascurabili:<br />
è molto importante, perciò, individuare<br />
quali di queste varietà siano ancora presenti, quali<br />
si differenzino da quelle coltivate in altre zone<br />
della provincia e quali possano essere valorizzate<br />
per incentivarne la produzione e la diffusione.
La ricerca storica: le testimonianze orali<br />
Marco Del Pistoia, Leonardo Pacini<br />
Metodologia<br />
L’attività di ricerca storica è stata sviluppata<br />
seguendo due direzioni: la realizzazione di interviste<br />
per raccogliere le testimonianze orali sulla coltivazione<br />
dei fagioli nella Piana di Lucca e la ricerca<br />
bibliografica e documentaria.<br />
Le testimonianze orali sono state raccolte fra<br />
persone che, a diverso titolo e per vari motivi,<br />
hanno conoscenze specifiche relative alla produzione<br />
dei fagioli. Gli intervistati possono essere<br />
suddivisi in tre categorie.<br />
La prima è rappresentata da soggetti appartenenti<br />
a enti pubblici o ad aziende private (testimoni<br />
privilegiati): Angelo Lippi (ex curatore dell’Orto<br />
Botanico di Lucca e referente della Banca del<br />
Germoplasma della Regione Toscana presso l’Orto<br />
Botanico di Lucca); il dott. Giulio Godi e Alessandro<br />
Gargini della Gargini Sementi (titolari della<br />
ditta sementiera locale fondata ai primi del Novecento<br />
dal nonno di Alessandro che ha da sempre<br />
profuso notevoli energie nella riscoperta, riproduzione<br />
e diffusione di ortaggi autoctoni); il dott.<br />
Sandro Pieroni (responsabile del settore Agricoltura<br />
della Comunità Montana, Zona D-Garfagnana,<br />
e responsabile del Centro Vivaistico La Piana che<br />
sta operando per lo studio e la diffusione di varietà<br />
locali di alcune specie orticole fra cui i fagioli);<br />
Francesco Marcucci titolare dello storico negozio<br />
di prodotti tipici (in particolare legumi e cereali)<br />
nel centro di Lucca e commerciante di legumi secchi;<br />
Giuliano Pacini titolare del ristorante ‘La Buca<br />
di Sant’Antonio’ locale storico di Lucca; Andrea<br />
Bertucci titolare del locale ‘Vecchio Molino’ di Castelnuovo<br />
Garfagnana, delegato per la Comunità<br />
Montana della Garfagnana per i prodotti tipici e<br />
attivo nella locale Condotta Slow Food, che ha<br />
svolto un ruolo importante per il recente recupero<br />
e diffusione di alcuni prodotti tipici della Garfa-<br />
gnana; Massimo Gragnani (tecnico CIPA-AT Lucca<br />
- Versilia); Giuseppe Bimbi (tecnico CIPA-AT Lucca<br />
- Piana di Lucca).<br />
La seconda categoria comprende gli agricoltori<br />
impegnati nel recupero e nello sviluppo della produzione<br />
dei fagioli con il preciso scopo di razionalizzare<br />
la tecnica di coltivazione mediante l’adozione<br />
di innovazioni tecnologiche per ridurre i<br />
costi di produzione (per esempio la meccanizzazione<br />
della raccolta e dell’essiccazione) e il miglioramento<br />
della qualità delle produzioni (frigoconservazione)<br />
nel rispetto delle tecniche tradizionali:<br />
Renzo Del Prete (San Ginese di Compito - Piana<br />
di Lucca); Giovanni Giovannoni (San Ginese di<br />
Compito - Piana di Lucca); Osman Gherardi (Pietrasanta<br />
- Versilia).<br />
Infine, sono stati intervistati i produttori “storici”<br />
di fagioli le cui memorie ci hanno consentito<br />
di acquisire conoscenze approfondite sulle varietà<br />
di fagiolo, sulla loro storia, sulla tecnica di coltivazione,<br />
sull’uso in cucina: Aldo Giannini (San Ginese<br />
di Compito - Piana di Lucca); Duilio Lombardi<br />
(San Ginese di Compito - Piana di Lucca); Silvano<br />
Giovannoni (San Ginese di Compito - Piana di<br />
Lucca); Endro Mori (Sant’Andrea di Compito -<br />
Piana di Lucca); Alberto Biagi (Pietrasanta - Versilia);<br />
Alvaro Ferrari (Gallicano - Garfagnana); Giovanbattista<br />
Terni (Poggio - Garfagnana); Vittorio<br />
Rocchiccioli (Castelnuovo Garfagnana - Garfagnana);<br />
Carlo Incrocci (Sant’Alessio - Piana di Lucca);<br />
Mario Borselli (Carignano - Piana di Lucca); Giancarlo<br />
Simonetti (Carignano - Piana di Lucca).<br />
I risultati delle interviste<br />
Le testimonianze orali raccolte fanno riferimento<br />
a un periodo compreso fra la fine dell’Ottocento<br />
e l’inizio del Novecento e generalmente descri-
16 ARSIA<br />
vono una situazione che è rimasta simile, per non<br />
dire immutata, fino alla fine degli anni cinquanta<br />
quando iniziava la ripresa post bellica e l’agricoltura<br />
perdeva sempre più importanza a favore dell’industria<br />
che si stava sviluppando in maniera determinante.<br />
In questo periodo i fagioli rappresentavano,<br />
per tutto il territorio, l’elemento cardine per l’alimentazione<br />
della famiglia e non solo di quella contadina;<br />
anche gli artigiani non facevano mancare il<br />
prezioso legume nell’orto di famiglia.<br />
I fagioli, quindi, si coltivavano in buona parte<br />
per autoconsumo e rappresentavano l’importante<br />
base proteica della dieta alimentare dell’epoca; la<br />
carne, è noto, si consumava solo nei giorni di festa<br />
e i piatti poveri in grado di soddisfare le esigenze<br />
nutrizionali combinavano i prodotti che, in modo<br />
autarchico, ogni famiglia era in grado di produrre:<br />
cereali, sotto forma di pane e pasta, e fagioli.<br />
Per soddisfare le esigenze della famiglia la produzione<br />
dei fagioli doveva essere in grado di coprire<br />
tutto l’arco dell’anno: infatti i più utilizzati e di<br />
cui si conserva ancora memoria sono prevalentemente<br />
quelli “da sgranare” che si prestavano a<br />
essere essiccati: Rosso di Lucca, Cannellino di San<br />
Ginese e Sant’Alessio, Malato, Scritto di Lucca,<br />
Marmino e Cappone (nella Piana di Lucca); Giallorino,<br />
Scritto della Garfagnana, Mascherino,<br />
Fagiola garfagnina, Pievarino e Diecimino (nella<br />
Media Valle del Serchio e in Garfagnana). Il fagiolo<br />
secco poteva essere conservato a lungo e utilizzato<br />
anche molto tempo dopo la raccolta; i fagioli<br />
freschi consumati a baccello intero erano invece<br />
utilizzati esclusivamente nel periodo estivo e, trattandosi<br />
di fagioli rampicanti a crescita indeterminata,<br />
se ne sfruttava la scalarità di maturazione per<br />
averne disponibilità da luglio a tutto settembre.<br />
Rientrano in questo gruppo lo Stringa di Lucca e<br />
lo Stortino di Lucca (Piana di Lucca) e lo Schiaccione<br />
di Pietrasanta (Versilia) che, benché “sgranato”,<br />
viene consumato fresco. I fagioli Aquila o<br />
Lupinaro (Piana di Lucca) e Fico di Gallicano<br />
(Garfagnana), invece, essendo biuso, venivano<br />
consumati freschi a baccello intero nel periodo<br />
della raccolta e, quelli in eccesso, essiccati per il<br />
consumo invernale e primaverile.<br />
Praticamente tutti gli intervistati sono concordi<br />
nell’indicare, quindi, i fagioli secchi come i più coltivati;<br />
fa eccezione la zona della Versilia nella quale<br />
siamo riusciti a rintracciare testimonianze relative<br />
al solo fagiolo Schiaccione di Pietrasanta, consumato<br />
prevalentemente fresco.<br />
Elenco delle varietà coltivate<br />
nelle diverse zone della Lucchesia<br />
<strong>Fagioli</strong> da sgranare<br />
a) Piana di Lucca:<br />
Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio<br />
Rosso di Lucca<br />
Scritto di Lucca<br />
Malato o di San Giuseppe<br />
Marmino o Padulino<br />
Cappone<br />
Schiaccione di Pietrasanta, consumato<br />
prevalentemente fresco<br />
Aquila o Lupinaro, fagiolo biuso<br />
b) Media Valle del Serchio e Garfagnana:<br />
Scritto della Garfagnana<br />
Giallorino<br />
Mascherino<br />
Pievarino<br />
Diecimino<br />
Fagiola garfagnina, consumata<br />
prevalentemente fresca<br />
Fico di Gallicano, fagiolo biuso<br />
c) Versilia:<br />
Schiaccione di Pietrasanta, consumato<br />
prevalentemente fresco<br />
<strong>Fagioli</strong> “mangiatutto” da consumo fresco<br />
d) Piana di Lucca:<br />
Stringa di Lucca<br />
Stortino di Lucca<br />
Aquila o Lupinaro, fagiolo biuso<br />
e) Garfagnana:<br />
Fico di Gallicano, fagiolo biuso<br />
f) Versilia:<br />
Stringa di Lucca<br />
Stortino di Lucca.<br />
La tecnica colturale tradizionale<br />
e la sua evoluzione nel tempo<br />
Negli anni la tecnica colturale dei fagioli non ha<br />
subito notevoli cambiamenti anche se di recente i produttori<br />
stanno cercando di razionalizzarne le operazioni<br />
e, conseguentemente, ridurre i costi di produzione<br />
e aumentare il periodo di raccolta dei prodotti.<br />
Agli inizi del Novecento buona parte dei prodotti<br />
agricoli erano destinati all’autoconsumo e la<br />
loro coltivazione era caratterizzata da una notevole<br />
intensività e dall’uso di tecniche prevalentemente<br />
manuali. Successivamente, nella seconda metà<br />
del secolo, si è assistito a una graduale meccanizzazione<br />
delle operazioni colturali, all’introduzione
della coltura estensiva e alla destinazione al mercato<br />
dei prodotti. In questo quadro semplificato di<br />
evoluzione della realtà agricola i fagioli della Lucchesia<br />
hanno perduto la loro importanza e sono<br />
rimasti relegati negli orti di famiglia: mentre gli<br />
altri prodotti agricoli si collocavano sul mercato, i<br />
fagioli continuavano a essere prodotti quasi esclusivamente<br />
per autoconsumo.<br />
La coltivazione continuava a essere compiuta<br />
completamente a mano; di conseguenza gli alti<br />
costi di produzione rendevano impossibile la competizione<br />
dei fagioli con altri prodotti più redditizi<br />
e la loro destinazione al mercato, fatta eccezione<br />
per alcune varietà, quali lo Schiaccione di Pietrasanta,<br />
il Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio, lo<br />
Stortino di Lucca e lo Stringa di Lucca.<br />
Solo recentemente le tecniche colturali hanno<br />
subito un’importante evoluzione. Per descriverla<br />
dobbiamo ancora una volta distinguere fra fagioli<br />
da sgranare a prevalente consumo secco e fagioli da<br />
consumo fresco “mangiatutto”.<br />
<strong>Fagioli</strong> “da sgranare”<br />
Questo gruppo è composto generalmente da<br />
fagioli a crescita determinata e maturazione contemporanea<br />
o leggermente scalare; queste caratteristiche<br />
consentivano, e tuttora consentono, di raccogliere<br />
la pianta intera a maturazione senza dover<br />
effettuare passaggi ripetuti in campo. Per questo<br />
motivo alcuni di essi sono andati perduti nonostante<br />
le notevoli caratteristiche organolettiche.<br />
Per quanto concerne le fasi di preparazione del<br />
terreno e di semina, le operazioni sono state quasi<br />
completamente meccanizzate benché ancora oggi,<br />
soprattutto in Garfagnana, la semina sia talvolta<br />
effettuata manualmente. La fertilizzazione tutt’oggi<br />
viene effettuata prevalentemente con concimi<br />
organici, più di rado con fertilizzanti chimici o<br />
organo-minerali; del resto i fagioli richiedono bassi<br />
apporti di fertilizzanti, soprattutto per quanto concerne<br />
la componente azotata. Quasi assenti i trattamenti<br />
diserbanti e antiparassitari. La pratica della<br />
consociazione, ancora effettuata in alcuni casi in<br />
Garfagnana, è stata abbandonata da quando la coltivazione<br />
dei cereali è stata completamente meccanizzata<br />
con il passaggio dalla coltivazione intensiva<br />
a quella estensiva. La consociazione è stata praticata<br />
più a lungo nel caso del fagiolo Diecimino, data<br />
la particolarità della zona dove veniva coltivato.<br />
Le fasi che assumono massima importanza per la<br />
determinazione dei costi di produzione dei fagioli<br />
da sgranare sono rappresentate dalla raccolta e dalle<br />
operazioni postraccolta. In questi ultimi anni si è<br />
cercato di razionalizzarle per ottimizzare i costi.<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
La raccolta in passato veniva effettuata a mano,<br />
cogliendo le piante intere quando il fagiolo aveva<br />
raggiunto il giusto grado di maturazione; nel caso<br />
delle varietà a maturazione scalare i baccelli venivano<br />
raccolti via via che maturavano.<br />
L’essiccazione dei baccelli veniva effettuata sull’aia<br />
al sole oppure sulle “trische”, pali appesi sotto<br />
le grondaie delle case coloniche sulle pareti esposte<br />
a sud. Una volta essiccati, si separavano i fagioli dai<br />
baccelli mediante battitura effettuata con il correggiato,<br />
attrezzo formato da due bastoni di legno<br />
uniti da una fascia di cuoio, la correggia; altre volte<br />
la battitura veniva compiuta semplicemente passeggiando<br />
sui baccelli stesi sull’aia fino a quando, in<br />
tempi più moderni, si cominciò a passare sui baccelli<br />
stesi con un piccolo trattore.<br />
Dopo la battitura i fagioli dovevano essere<br />
mondati dalle impurità ancora presenti (pagliuzze<br />
e residui di baccello); tale operazione veniva effettuata<br />
con l’arbolo o vassoia, attrezzo di legno a<br />
forma di vassoio che serviva per ventilare i fagioli<br />
lanciandoli in aria e raccogliendoli quando cadevano<br />
ripuliti dalle particelle più leggere. Per completare<br />
le operazioni di pulitura si usavano anche<br />
setacci con maglie più o meno larghe per vagliare i<br />
fagioli separandoli dalle impurità. L’ultima operazione<br />
prevedeva di “ripassare a mano” i fagioli<br />
come ci è stato descritto da un nostro intervistato:<br />
“nelle lunghe serate invernali la famiglia si<br />
riuniva ‘a veglia’, magari venivano anche i<br />
vicini di casa e, raccontando storie o recitando<br />
il Rosario, tutti intorno al tavolo, effettuavano<br />
la definitiva separazione dei fagioli<br />
dalle impurità”.<br />
La conservazione avveniva generalmente dentro<br />
contenitori di vetro, tipo damigiane, con l’aggiunta<br />
di pepe in grani come conservante.<br />
Ancora oggi per la maggior parte delle varietà<br />
di fagioli della Lucchesia la raccolta e la pulitura<br />
continuano a essere compiute nei modi descritti; a<br />
causa dei costi ovviamente elevati di queste operazioni<br />
la coltivazione di questi fagioli è rimasta per<br />
lungo tempo destinata al solo autoconsumo. Le<br />
varietà più richieste dal mercato da circa trent’anni<br />
erano e sono commercializzate solo come prodotto<br />
fresco (Cannellino, Scritto e Diecimino) e la<br />
raccolta viene ancora oggi effettuata cogliendo<br />
l’intera pianta e poi separando i baccelli maturi dal<br />
resto della pianta e dai baccelli ancora verdi.<br />
Appare difficile meccanizzare la fase di raccolta<br />
senza penalizzare la qualità del prodotto: la scelta<br />
di raccogliere solo le piante i cui baccelli sono<br />
maturi e di effettuare più passaggi in ogni appez-<br />
17
18 ARSIA<br />
zamento e la selezione operata in azienda non possono<br />
che avvenire manualmente, a garanzia dell’alta<br />
qualità di questi prodotti.<br />
Per quanto riguarda i fagioli consumati secchi,<br />
recentemente alcune aziende della Piana di Lucca<br />
hanno messo a punto una tecnica che, senza compromettere<br />
la qualità del prodotto, punta a razionalizzare<br />
le operazioni di raccolta riducendone i costi.<br />
Le piante mature vengono falciate a macchina e<br />
messe a seccare in andane; una volta che i fagioli<br />
sono seccati in campo si procede alla separazione<br />
dei fagioli dai baccelli usando una trebbia modificata;<br />
il prodotto raccolto viene portato in azienda<br />
e passato attraverso un pulitore che ha il compito<br />
di ventilarlo e di eliminare le impurità grosse e piccole<br />
attraverso un sistema di vagli. Per la conservazione,<br />
i fagioli subiscono un trattamento di refrigerazione<br />
per 15 giorni a -25°C; infine vengono<br />
“ripassati a mano” su nastro alimentare scorrevole<br />
e possono così essere confezionati.<br />
<strong>Fagioli</strong> “mangiatutto” da consumo fresco<br />
Per questo gruppo di fagioli la tecnica di coltivazione<br />
è praticamente rimasta immutata. I mangiatutto,<br />
infatti, sono fagioli rampicanti che richiederanno<br />
sempre un notevole apporto di lavoro<br />
manuale, in particolare per la sistemazione dei<br />
tutori o delle reti e per la raccolta che, essendo scalare,<br />
richiede più passaggi (anche 7-8).<br />
La semina viene effettuata mettendo a dimora i<br />
fagioli nei solchi singolarmente oppure in “postarelle”<br />
dove ne vengono collocati anche tre o quattro.<br />
Le piante vengono fatte salire su tutori o su una<br />
rete; la disposizione può essere effettuata a file singole<br />
oppure a file binate; la distanza varia a secon-<br />
Il correggiato per<br />
la “battitura” dei fagioli<br />
da della vigoria delle diverse varietà. Per le altre<br />
operazioni colturali vale quanto già specificato per<br />
i fagioli secchi, mentre la raccolta è scalare: si effettuano<br />
più passaggi nell’appezzamento al fine di<br />
raccogliere i fagioli via via che maturano.<br />
Le innovazioni recentemente introdotte nella<br />
coltivazione dei fagioli mangiatutto, in particolare<br />
nella Piana di Lucca e in Versilia, riguardano essenzialmente<br />
l’utilizzo di tecniche atte a ottenere un<br />
periodo di raccolta più ampio: la coltivazione viene<br />
infatti effettuata anche in serra e si compie la pacciamatura<br />
con tessuto non tessuto, al fine di ottenere<br />
un maggior riscaldamento del terreno e quindi<br />
un anticipo di produzione. La coltivazione in<br />
serra, poi, consente una semina ritardata, con conseguente<br />
ritardo nella produzione; la produzione<br />
della Stringa, dello Stortino e dello Schiaccione può<br />
così avvenire da inizio giugno fino all’autunno inoltrato,<br />
mentre nel caso della coltura tradizionale in<br />
piena aria inizia dopo la metà di luglio e termina a<br />
fine settembre. Un’altra innovazione introdotta è<br />
rappresentata dall’utilizzo di manichette per l’irrigazione<br />
e, soprattutto, la fertirrigazione.<br />
Consumo e commercializzazione<br />
dei fagioli della Lucchesia<br />
dall’Ottocento a oggi<br />
L’Ottocento: un ipotetico mercato<br />
In Lucchesia agli inizi del Novecento e fino agli<br />
anni cinquanta, secondo le testimonianze delle persone<br />
intervistate, i fagioli erano destinati quasi<br />
esclusivamente all’autoconsumo. Dalla ricerca<br />
bibliografica e d’archivio emerge però la presenza
di un fiorente mercato già nell’Ottocento e nei<br />
primi anni del secolo successivo; probabilmente,<br />
quindi, i ricordi degli intervistati risalgono a un’epoca<br />
in cui la produzione iniziava a diminuire, così<br />
come l’importanza commerciale di questi prodotti.<br />
Senza dubbio nella Piana di Lucca, che poteva<br />
contare sulle produzioni maggiori, la quota di prodotto<br />
commercializzato era più alta che in Garfagnana<br />
e nella Media Valle del Serchio, dove invece<br />
prevaleva nettamente l’autoconsumo; si ritiene<br />
inoltre che fra queste due zone vi fossero degli<br />
scambi di prodotto (per esempio, fagioli e cereali<br />
in cambio di farina di castagne) che consentivano<br />
di far fronte ai fabbisogni familiari degli abitanti di<br />
entrambe. Diversa la situazione della Versilia dove,<br />
nel caso del fagiolo Schiaccione, una discreta quota<br />
di prodotto è sempre stata destinata alla commercializzazione.<br />
Già si è detto dell’importanza di questi legumi<br />
nella dieta della famiglia e dell’uso frequente che se<br />
ne faceva in cucina; se a questo si aggiunge la<br />
quantità di lavoro che la coltivazione dei fagioli<br />
richiedeva, è impensabile che potessero rimanere<br />
quote di prodotto da destinare a un ipotetico mercato.<br />
Ipotetico perché, di fatto, chi più chi meno,<br />
tutti avevano un orto dove coltivare i fagioli, essendo<br />
l’agricoltura ancora l’attività prevalente nel territorio.<br />
Emblematico il fatto che in Garfagnana,<br />
dove appezzamenti di terra utilizzabili per tali produzioni<br />
non abbondavano, fosse stata letteralmente<br />
“colonizzata” la fascia adiacente al corso del<br />
fiume Serchio, rappresentata da terreni limacciosi<br />
tendenti al sabbioso, particolarmente vocati per la<br />
coltivazione dei fagioli.<br />
Nell testo di Carlo De Stefani Monografia<br />
agraria sul circondario di Castelnuovo Garfagnana<br />
del 1883, negli Atti della Giunta Jacini per<br />
l’Inchiesta agraria si legge:<br />
“Le coltivazioni maggiori di fagioli sono fatte<br />
nei piani irrigui di Gallicano e della Pieve<br />
nelle ghiare dei torrenti e dei fiumi, dove questi<br />
si allargano, ed anche nel Serchio, specialmente<br />
da Castelnuovo in su. Sogliono coltivar<br />
nelle ghiare i poveri ed altri del comune<br />
nel cui territorio esse si trovano, giacché queste<br />
per tradizione immemorabile sono state<br />
considerate di proprietà comune. Chi vuol<br />
lavorare fa una croce od altri segni sul suolo,<br />
e mette dei termini di pietra che indicano la<br />
presa di possesso: comincia a levare i sassi ed a<br />
pulire il terreno occupato che può essere largo<br />
da 5 a 20 metri quadrati o più, e lo circonda<br />
con un muricciolo di sassi; vi manda poi l’acqua<br />
delle piene acciocché alzi alquanto la<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
terra. [...] I terreni così disposti li chiamano<br />
fagiolaie e seguitano a coltivarli per anni ed<br />
anni finché una piena non li distrugga.”.<br />
19<br />
Le quantità eccedenti il fabbisogno familiare<br />
venivano barattate con altri prodotti agricoli, ma<br />
sappiamo che già nei primi decenni dell’Ottocento<br />
alcuni commercianti acquistavano i fagioli direttamente<br />
nelle aziende dei produttori per commercializzarli<br />
nelle province limitrofe. Per lo più si<br />
trattava di produzioni eccedenti l’autoconsumo, in<br />
quantità limitate a pochi chilogrammi. A Lucca,<br />
per esempio, esisteva un mercato specifico per i<br />
legumi secchi, in piazza San Michele, mentre gli<br />
ortaggi freschi venivano venduti in piazza del Carmine,<br />
nel mercato coperto.<br />
Si è già accennato al fatto che questa analisi,<br />
effettuata sulla base di quanto ci è stato raccontato<br />
dagli intervistati, fotografi, probabilmente, la situazione<br />
dei primi decenni del XX secolo. Fra i dati<br />
più antichi emersi dalla ricerca d’archivio, infatti,<br />
due in particolare devono fare riflettere: quello<br />
relativo alla superficie coltivata e quello relativo<br />
alla produzione, riportati dal Ministero dell’Agricoltura<br />
alla fine dell’Ottocento. Si parla di quasi<br />
5.000 ettari, nella provincia di Lucca, investiti a<br />
fagioli; una superficie che al giorno d’oggi non<br />
viene destinata nemmeno al mais, la coltura estensiva<br />
attualmente più diffusa; la produzione, che<br />
superava abbondantemente i 24.000 q.li, sembra<br />
effettivamente esagerata. Con tali numeri è fuori<br />
discussione che esistesse anche un mercato e che,<br />
probabilmente, i fagioli venissero commercializzati<br />
anche fuori dalla provincia. È verosimile, quindi,<br />
che soltanto a partire dalla fine del secolo XIX sia<br />
iniziata una progressiva riduzione delle superfici<br />
coltivate e, conseguentemente, una riduzione delle<br />
quantità commercializzate.<br />
Il Novecento: autoconsumo, mercati locali<br />
e mercati regionali<br />
Dagli anni cinquanta del Novecento, mentre<br />
nella Garfagnana la produzione ha continuato a<br />
essere destinata all’autoconsumo, nella Piana di<br />
Lucca e in Versilia si iniziava a indirizzarla verso i<br />
mercati, selezionando le varietà di fagioli in base<br />
alle esigenze di questi e alla necessità di aumentare<br />
i quantitativi prodotti a parità di costi di manodopera.<br />
Sono scomparsi alcuni fagioli come il Cappone,<br />
a maturazione scalare, che è stato completamente<br />
sostituito dal Cannellino, a maturazione<br />
contemporanea, proprio perché quest’ultimo rispondeva<br />
meglio alle nuove esigenze.<br />
Per quanto riguarda i fagioli da consumo fresco,<br />
i mercati di destinazione sono rimasti preva-
20 ARSIA<br />
lentemente quelli locali. L’interesse dei consumatori<br />
di altre zone verso questi prodotti sembra<br />
essere recente. Fa eccezione il fagiolo Schiaccione<br />
di Pietrasanta particolarmente apprezzato nelle<br />
province dell’entroterra quali Firenze e Pistoia e<br />
dai turisti che d’estate frequentano la Versilia, che<br />
non trascurano di farne la scorta quando rientrano<br />
dalle vacanze al mare. Il prodotto viene congelato<br />
per essere utilizzato in inverno. Vi sono anche<br />
commercianti chiamati “fagiolai” che passano dalle<br />
aziende della Versilia per portare lo Schiaccione sui<br />
mercati di Firenze, Pistoia, Pisa e Livorno.<br />
I fagioli “da sgranare”, invece, sono sempre<br />
stati apprezzati nelle province di Livorno e Firenze<br />
(in particolare il Cannellino di San Ginese e<br />
Sant’Alessio e il Rosso di Lucca) ed è ancora oggi<br />
usuale per le aziende produttrici la vendita diretta<br />
dei baccelli freschi ai commercianti. Entrando nel<br />
dettaglio, il fagiolo Cannellino di San Ginese e<br />
Sant’Alessio ha sempre avuto un’ottima risposta<br />
sul mercato di Firenze mentre il Rosso di Lucca è<br />
stato particolarmente apprezzato sul mercato di<br />
Livorno.<br />
Fiorente era comunque anche la commercializzazione<br />
sui mercati locali. In particolare, negli anni<br />
cinquanta, ha assunto un ruolo molto importante<br />
il mercato aperto di Marlia, una frazione del<br />
Comune di Capannori, collocato nel cuore della<br />
produzione orticola della Lucchesia, che rappresentava<br />
una sorta di collettore dove confluivano<br />
tutti i prodotti dell’agricoltura locale per essere poi<br />
distribuiti su altri mercati e, fra questi, i fagioli<br />
della Piana di Lucca e il Diecimino della vicina<br />
Borgo a Mozzano.<br />
Il culmine della produzione probabilmente è<br />
stato raggiunto negli anni settanta; in seguito la<br />
produzione ha subito una progressiva diminuzione<br />
della quale ha risentito in misura minore il solo<br />
fagiolo Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio.<br />
Per quanto riguarda gli altri fagioli “da sgranare”,<br />
si sono persi o, al massimo, fino a pochi anni fa<br />
sono rimasti relegati negli orti familiari. Il fagiolo<br />
Rosso di Lucca e lo Scritto di Lucca sono stati<br />
recuperati alla produzione e al mercato solo negli<br />
ultimi cinque anni per iniziativa di un esiguo numero<br />
di aziende che hanno recuperato e riportato<br />
in purezza il seme delle due varietà prima che<br />
andassero definitivamente perdute. Il fagiolo Cannellino,<br />
invece, non ha corso rischi di estinzione,<br />
pur subendo una netta contrazione delle superfici<br />
coltivate; inoltre non è avvenuto, per la coltura, un<br />
ricambio generazionale tale da garantire la continuità<br />
e la permanenza di questa produzione nelle<br />
aree della Lucchesia.<br />
Fino a circa 15-20 anni fa, la presenza sui mercati<br />
di ingenti quantità di fagioli importati da Paesi<br />
esteri ha determinato uno scarso interesse verso le<br />
varietà locali. Recentemente la riscoperta dei prodotti<br />
tipici e locali da una parte e della dieta mediterranea<br />
dall’altra, hanno prodotto un’inversione<br />
di tendenza indirizzando le aziende produttrici<br />
verso un recupero di queste varietà che rischiavano<br />
di andare perdute.<br />
I fagioli nella cucina lucchese<br />
L’importanza che i fagioli hanno sempre avuto<br />
nella cucina lucchese è notevole. Non è azzardato<br />
affermare che questi legumi rappresentassero il<br />
prodotto base più utilizzato nella cucina locale per<br />
preparare passati e zuppe miste di legumi e cereali.<br />
Questi piatti appartenevano a una tradizione di cucina<br />
povera che, utilizzando i prodotti coltivati in<br />
proprio, sapeva combinarli in modo impeccabile<br />
dal punto di vista dietetico: i cereali (farro, grano e<br />
granoturco) garantivano il giusto apporto energetico<br />
e i fagioli l’apporto proteico.<br />
La carne veniva consumata con molta parsimonia,<br />
quasi esclusivamente nei giorni di festa; più<br />
frequente era l’uso di carne di maiale, ed è proprio<br />
con la carne di maiale che si abbinano bene i fagioli<br />
della Lucchesia in alcuni piatti tipici.<br />
In sostanza, nella cucina tradizionale questi legumi<br />
erano sempre presenti; il consumo poteva considerarsi<br />
quotidiano e non vi erano periodi dell’anno<br />
in cui venissero a mancare dalla mensa. Lo sviluppo<br />
particolare della produzione di fagioli da consumo<br />
secco testimonia la necessità di avere a disposizione<br />
questo alimento anche nel periodo invernale.<br />
Alcuni intervistati hanno rimarcato questo<br />
aspetto ricordando che all’epoca si diceva che,<br />
nonostante tutto, “sempre di fagioli si trattava”;<br />
benché venissero proposte varietà diverse e si utilizzassero<br />
per preparazioni diverse, erano pur sempre<br />
fagioli. Sembrerebbe paradossale che proprio<br />
coloro che hanno vissuto questa esperienza rimangano<br />
tuttora i più accaniti estimatori di questi<br />
legumi e che, continuando a coltivarli nei loro orti,<br />
ne abbiano consentito la sopravvivenza: ora possono<br />
consumarli per scelta e non hanno difficoltà ad<br />
apprezzare le eccellenti qualità delle varietà autoctone<br />
che, inconsapevolmente, hanno contribuito a<br />
conservare.<br />
L’importanza dei fagioli nella cucina locale è<br />
diminuita inevitabilmente a partire dagli anni sessanta<br />
quando l’esodo dalle campagne, da una<br />
parte, e il boom economico, dall’altra, hanno mo-
La selezione a mano<br />
dei fagioli su nastro<br />
alimentare: ultimo<br />
passaggio prima<br />
del confezionamento<br />
dificato in modo drastico le abitudini e non solo<br />
quelle alimentari. Si è determinato l’abbandono di<br />
quei cibi ritenuti “poveri”, come a voler dimostrare<br />
con uno stile di vita diverso di non appartenere<br />
alle classi meno abbienti; in questo contesto anche<br />
gli alimenti sono diventati simbolo di elevazione<br />
sociale e la carne, in particolare quella di manzo, è<br />
diventata l’emblema della nuova condizione raggiunta.<br />
L’elevazione delle condizioni sociali avvenuta<br />
anche nelle campagne ha portato alla comparsa<br />
di aziende agricole professionali che producono<br />
per il mercato.<br />
I consumi di prodotti vegetali sono notevolmente<br />
diminuiti e, con essi, anche il numero di specie<br />
e varietà di vegetali coltivate. I produttori agricoli<br />
si sono orientati verso coltivazioni che permettessero<br />
loro di massimizzare il reddito. La specializzazione<br />
e la meccanizzazione delle tecniche colturali<br />
hanno permesso alle aziende di aumentare la<br />
produzione riducendo nel contempo gli apporti di<br />
manodopera e, di conseguenza, i costi colturali.<br />
In questo contesto i primi prodotti a essere<br />
abbandonati o, comunque ridotti in modo drastico,<br />
sono stati quelli che richiedevano notevoli<br />
apporti di manodopera ed erano meno richiesti sui<br />
mercati; così anche i fagioli della Lucchesia sono<br />
rimasti relegati ai margini dei consumi.<br />
Solamente a partire dalla fine degli anni settanta,<br />
e in misura maggiore nell’ultimo decennio, la<br />
riscoperta della cucina regionale e dei piatti legati<br />
al territorio hanno consentito di recuperare prodotti<br />
rimasti relegati negli orti familiari; è stata<br />
veramente importante, durante questa parentesi,<br />
l’opera di quanti per pura passione non hanno<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
21<br />
saputo rinunciare ai sapori della loro infanzia e<br />
hanno continuato a coltivare questi fagioli che<br />
altrimenti sarebbero completamente scomparsi.<br />
Quando abbiamo chiesto agli agricoltori il motivo<br />
che li ha spinti a coltivarli anche quando non<br />
li producevano per il mercato, la risposta è stata<br />
praticamente unanime: “per non rinunciare al consumo<br />
di questi fagioli che continuavano ad essere<br />
preferiti e ritenuti superiori per caratteristiche<br />
organolettiche a quanto altro disponibile in commercio”.<br />
In sostanza, anche se era diventato antieconomico<br />
produrli per la vendita, rimaneva indispensabile<br />
produrne una piccola quantità da consumare<br />
in famiglia.<br />
La tendenza alla riscoperta della cucina regionale<br />
e dei sapori del territorio si è particolarmente<br />
rafforzata nell’ultimo decennio grazie anche alla<br />
nascita di associazioni di consumatori, come Slow<br />
Food, attente a questi valori e il rapporto fra il territorio<br />
e i suoi prodotti ha assunto un ruolo centrale<br />
nell’identificazione della cultura e delle tradizioni<br />
di un’area geografica. Ciò ha permesso ai<br />
prodotti autoctoni di tornare sui mercati e sulle<br />
tavole. La Lucchesia, ricca di prodotti tipici, ha<br />
forse nel fagiolo uno dei prodotti che meglio la<br />
rappresenta, come testimonia anche un tipico<br />
locale di Roma, intitolato proprio ai preziosi legumi,<br />
e che viene ad approvvigionarsi di fagioli proprio<br />
a Lucca.<br />
Nell’evoluzione dei mercati e dei consumi,<br />
quindi, si sta assistendo a un ritorno alle origini, alla<br />
ricerca di sapori tipici e caratterizzati e al rifiuto dell’omologazione<br />
e standardizzazione di prodotti<br />
che si presentano sempre uguali in luoghi lontani
22 ARSIA<br />
geograficamente e culturalmente. È un ritorno alle<br />
origini che, però, fa i conti con le mutate condizioni<br />
sociali e con ritmi di vita che non possono essere<br />
paragonati a quelli di 40-50 anni fa. La cucina è<br />
diventata un hobby e ci dedichiamo a essa quando<br />
il tempo ce lo concede; il tempo richiesto da molte<br />
preparazioni (pensiamo alla zuppa alla frantoiana)<br />
ci costringe a consumare raramente i fagioli.<br />
Tutto ciò implica che, benché si possa prevedere<br />
uno sviluppo nei consumi dei fagioli tipici e<br />
un’apertura di spazi interessanti sul mercato, certamente<br />
si tratterà sempre di consumi ‘di nicchia’.<br />
I costi di produzione rimangono piuttosto elevati<br />
in quanto, per la maggior parte dei fagioli, la tecnica<br />
colturale non ha subito importanti evoluzioni;<br />
del resto è impensabile che possano essere apportate<br />
innovazioni in grado di abbatterli sensibilmente:<br />
la qualità del prodotto è spesso legata alla tradizionalità<br />
di lavorazione.<br />
Piatti tipici della tradizione gastronomica<br />
Per quanto riguarda l’uso in cucina dei fagioli<br />
censiti ricordiamo qui alcuni piatti che permettono<br />
di apprezzarne appieno le qualità.<br />
Innanzitutto vale la pena di menzionare la zuppa<br />
alla frantoiana, dove i fagioli compaiono sotto<br />
forma di passato e di legume in grano; la minestra<br />
di farro, in cui il farro viene cotto nel passato di<br />
fagioli; la farinata, dove i fagioli passati sono combinati<br />
con farina di granoturco e cavolo nero. Questi<br />
piatti esaltano le qualità del fagiolo Rosso di<br />
Lucca e del fagiolo Diecimino, dal quale si ricavano<br />
passati particolarmente densi e saporiti e dotati<br />
di una colorazione molto intensa; ottimi sono pure<br />
i passati ottenuti coi fagioli Scritti, col Pievarino e<br />
col Giallorino della Garfagnana, fagioli più delicati<br />
che si prestano bene anche per gustosi contorni.<br />
Nella zuppa mista di legumi e cereali era molto<br />
utilizzato il Marmino, ora scomparso; attualmente<br />
per preparare questo piatto, mai uguale a se stesso,<br />
si impiegano più varietà: Cannellino, Giallorino,<br />
Mascherino, Scritto ecc.<br />
Come contorni vengono utilizzati un po’ tutti<br />
i fagioli: il Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio<br />
e lo Schiaccione di Pietrasanta, per la loro delicatezza<br />
di buccia, pasta e gusto, sono probabilmente<br />
i più adatti per essere lessati e conditi con olio<br />
extravergine di oliva. Ottimi sono pure, in questa<br />
semplice preparazione, gli Scritti; altrettanto delicati<br />
e, più saporiti, il Malato, il Giallorino della<br />
Garfagnana e il Mascherino.<br />
I fagioli Scritti e il Rosso di Lucca si prestano<br />
particolarmente bene a essere preparati “all’uccelletto”<br />
con pomodoro, eventualmente abbinati a carne<br />
di maiale (salsiccia o rosticciana).<br />
C’è da dire che, specialmente in Garfagnana,<br />
l’uso dei fagioli freschi si è diffuso più tardi rispetto<br />
a quello dei fagioli secchi che potevano essere conservati<br />
per tutto l’anno.<br />
I fagioli “mangiatutto” da consumo fresco e i<br />
biuso si prestano per le preparazioni in “umido” e<br />
ogni varietà è in grado di mostrare le proprie peculiarità:<br />
il caratteristico sapore del Fico di Gallicano<br />
e dell’Aquila, nei quali si uniscono la nota erbacea<br />
del fagiolo in erba con quella più tipica del fagiolo<br />
in grano; le notevoli doti dello Stringa e dello Stortino<br />
di Lucca, unici fra i fagioli in erba.<br />
Tutte queste preparazioni sono rimaste pressoché<br />
invariate nel tempo. Nella cucina tradizionale,<br />
però, si faceva un notevole uso di grassi animali che<br />
oggi si tende a sostituire con olio extravergine di<br />
oliva; del resto i costumi di vita attuali meglio si conciliano<br />
con preparazioni più leggere e digeribili. La<br />
qualità di questi piatti non risente comunque di tale<br />
sostituzione che, anzi, in alcuni casi esalta la delicatezza<br />
dei fagioli lucchesi, delicatezza che è forse la<br />
principale caratteristica per la quale sono famosi.<br />
Le peculiarità dei fagioli<br />
della Lucchesia<br />
I fagioli della Lucchesia generalmente si differenziano<br />
dai fagioli coltivati in altre località per la<br />
delicatezza: questa è l’opinione più diffusa fra i<br />
loro estimatori. Tale differenza emerge soprattutto<br />
quando si confrontano varietà che hanno prodotti<br />
omologhi in altre zone: il Cannellino di San Ginese<br />
e Sant’Alessio, rispetto alla sterminata serie di<br />
Cannellini, si presenta particolarmente fine di buccia<br />
e di pasta più morbida, come del resto lo Scritto<br />
di Lucca, che risulta molto più delicato rispetto<br />
ai borlotti e agli altri fagioli come il Saluggia, al<br />
quale si avvicina maggiormente. Anche lo Schiaccione<br />
di Pietrasanta presenta le stesse caratteristiche<br />
di delicatezza differenziandosi notevolmente<br />
dalle altre piattelle proprio per questo aspetto.<br />
Nella determinazione della qualità gioca senza<br />
dubbio un ruolo essenziale la componente ambientale;<br />
in effetti la Lucchesia presenta caratteristiche<br />
pedoclimatiche ottimali per la coltura dei fagioli.<br />
Il clima, che si mantiene sempre abbastanza fresco,<br />
e i terreni freschi, di medio impasto tendenti<br />
allo sciolto, sono gli elementi che consentono di<br />
ottenere fagioli dotati di particolare delicatezza.<br />
I fattori oggettivi di determinazione della qualità<br />
di questi legumi sono: la morbidezza della pasta, la<br />
presenza minima di buccia e, per i fagioli da consumo<br />
fresco, l’assenza di filamenti coriacei nella zona<br />
di sutura del baccello e il sapore di erbaceo non
aggressivo. Tutte queste proprietà sono presenti nei<br />
fagioli di Lucca oltre, ovviamente, alle note caratteristiche<br />
di gusto peculiari per le singole varietà.<br />
Il particolare apprezzamento dei fagioli della<br />
Lucchesia sembra, in sostanza, dovuto alla presenza<br />
di indubbie qualità che vengono esaltate nell’ambiente<br />
lucchese; da non trascurare, inoltre, la<br />
tecnica di coltivazione che, essendo rimasta praticamente<br />
immutata, ha conservato tutte quelle pratiche<br />
che influiscono positivamente sulla qualità.<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
Del resto la tipologia delle aziende lucchesi, caratterizzate<br />
da superfici ridotte e diffuse sul territorio,<br />
si presta particolarmente a produzioni di questo<br />
tipo. La coltura viene seguita costantemente e il<br />
prodotto viene raccolto solo e sempre quando ha<br />
raggiunto il giusto grado di maturazione.<br />
In sostanza la combinazione fra ambiente, attributi<br />
varietali e tecniche di coltivazione riesce a dar<br />
luogo a prodotti di qualità apprezzati ormai anche<br />
al di fuori dei mercati locali.<br />
23
La ricerca storica: indagine bibliografica e documentale<br />
Sebastiano Micheli<br />
I costumi e le attività economiche cambiano<br />
molto in fretta, così sembra quasi paradossale<br />
dover dimostrare che in Lucchesia la pratica agricola<br />
della coltivazione del fagiolo sia prosperata e<br />
abbia rappresentato un elemento basilare nella<br />
cucina locale. Quando fino a circa cinquant’anni fa<br />
la carne giungeva sulla tavola al massimo la domenica<br />
o rappresentava un raro e prezioso sostegno<br />
per i giorni di malattia, intere generazioni sono<br />
cresciute e si sono mantenute attive e sane per<br />
merito delle proteine vegetali dei fagioli consumati<br />
in abbondanza. <strong>Fagioli</strong> che non venivano certo<br />
importati, ma che anzi costituivano per la popolazione<br />
agricola della Piana anche una preziosa fonte<br />
di ricavi economici.<br />
Non è passato molto tempo da quando i gesti<br />
rituali della sbaccellatura, della battitura col correggiato,<br />
della ripulitura col crivello o con la vassoia e<br />
della nettatura a mano sul tavolo di cucina dopo<br />
cena nelle lunghe serate dell’inverno, si proponevano<br />
continuamente ai nostri occhi. Allora quelle<br />
immagini erano estremamente abituali (oggi sopravvivono<br />
solo in alcune ristrettissime realtà), così<br />
come era abituale vedere trasportare i fagioli in città<br />
e condurre le trattative intorno ai lindi e composti<br />
sacchi sulla piazza di San Michele a Lucca. Come<br />
era abituale l’altro rito della preparazione della<br />
zuppa o della base per la farinata, utilizzando soprattutto<br />
i fagioli di scarto, avendo destinati gli<br />
altri, quelli “buoni” della prima scelta, alla vendita.<br />
Ed era altresì abituale provare orgoglio quando si<br />
sentiva dire che i fagioli della Lucchesia erano dei<br />
migliori, molto ricercati sul mercato, soprattutto<br />
per avviarli nelle città di mare, in primis a Livorno,<br />
perché – così si diceva – insuperabili nella conservazione<br />
durante la navigazione.<br />
Eppure oggi i fagioli si comprano nei sacchetti<br />
del supermercato, magari prodotti in America del<br />
Sud, e si sono perdute le sementi, i nomi e la conoscenza<br />
del loro gusto e perfino le tecniche di coltivazione<br />
per ottenere una migliore resa sia in quantità<br />
che in qualità.<br />
E poiché siamo arrivati comunque a questo<br />
punto, occorre dimostrare l’enunciato – un tempo<br />
sarebbe stato lapalissiano – che la Lucchesia è stata<br />
(sempre) una terra di fagioli.<br />
Numerose sono le testimonianze di agricoltori<br />
locali che rappresentano la memoria storica di questa<br />
realtà lucchese, ma altrettanto importante è la<br />
letteratura d’epoca, locale e non: i documenti d’archivio,<br />
molti dei quali assolutamente inediti, la letteratura<br />
riguardante la tradizione lucchese e le statistiche<br />
produttive. Su questo materiale è stata<br />
condotta la ricerca storica nell’ottica non solo di<br />
documentare la coltivazione del fagiolo in Lucchesia,<br />
ma anche, se possibile, la tecnica utilizzata e i<br />
rapporti con l’alimentazione e la cucina.<br />
La nostra ricerca fa riferimento con maggior<br />
costanza a documentazione relativa ai secoli XVIII,<br />
XIX, XX, considerando questo lasso di tempo abbastanza<br />
probante per definire che una pratica è<br />
caratteristica del territorio. La si potrebbe comunque<br />
estendere a epoche assai più lontane, come già<br />
hanno mostrato recentemente alcuni autori.<br />
La ricerca fin qui condotta non è esaustiva.<br />
Rimane da compiere il passo successivo necessario<br />
per completare veramente l’indagine storica, ovvero<br />
ricollegare in maniera univoca le specie coltivate<br />
un tempo con quanto resta alla nostra conoscenza<br />
attuale. In questo senso credo occorra<br />
ancora un paziente lavoro di approfondimento,<br />
anche se alcuni risultati possono esere immediatamente<br />
ricavati dalla documentazione finora rinvenuta<br />
e riportata nelle pagine che seguono.
26 ARSIA<br />
Mappa della zona di produzione, evidenziate in giallo le aree di coltivazione delle varietà di fagioli esaminate
La letteratura tecnica d’epoca<br />
Le pratiche della campagna lucchese (1846)<br />
di Antonio Mazzarosa<br />
Nel 1841, il marchese Antonio Mazzarosa, valente<br />
amministratore dello Stato e acuto scrittore di<br />
cose locali, compilò una pubblicazione sull’agricoltura<br />
del territorio dal titolo Le pratiche della campagna<br />
lucchese, poi ristampata in una nuova edizione<br />
più completa nel 1846. Essa risulta di particolare<br />
interesse in quanto riporta minuziosamente e<br />
scientificamente le pratiche agricole dell’epoca così<br />
da tramandarne una precisa memoria nel tempo<br />
avvenire.<br />
Il primo importante riferimento lo troviamo<br />
nell’elenco Piante generalmente coltivate nel Ducato<br />
Lucchese dove ne compare una discreta varietà;<br />
pur essendo la loro classificazione piuttosto ermetica:<br />
“Fagiuoli (Phaseolus vulgaris):<br />
- Neri.<br />
- Gialli.<br />
- Grigi.<br />
- Turchi.<br />
- Bianchi.<br />
- Rampiconi<br />
- Dall’occhio”.<br />
Non pochi e di non poca importanza sono i<br />
riferimenti alle modalità della coltivazione. Li citiamo<br />
per esteso. Il primo riguarda la pratica della<br />
coltura mista con il granturco sessantino:<br />
“Sgombrato appena il campo dal grano si<br />
lavora coll’aratro, facendolo prima passare<br />
pei solchi, poi per lo mezzo delle porche, indi<br />
s’impiega l’erpice a rompere le zolle e appianare,<br />
e finalmente di nuovo l’aratro col farlo<br />
passare dai due lati della porca perché tutto il<br />
terreno sia rimosso: quattro operazioni chiamate:<br />
ricavare, sporcare, erpicare, rompere.<br />
S’ingrassa con buon concio e ben macero, cui<br />
si aggiugne lupini cotti in proporzione di uno<br />
stajo a coltre; e vi si semina il granturco sessantino<br />
a solchi, insieme con fagiuoli e rape,<br />
nella quantità il granturco di uno stajo a<br />
coltre, di un mezzo stajo i fagiuoli”.<br />
Il secondo si riferisce alla pratica della coltura<br />
mista con il granturco maggese:<br />
“La medesima coltivazione per la doppia<br />
ricolta dura tre anni; ma nel quarto, sti-<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
mandosi pur necessario di riposare talvolta la<br />
terra, dopo mietuto il grano non si lavora<br />
altrimenti il campo, e solo alla metà di agosto<br />
vi si getta su erba lupina e vena... donde<br />
si ha una copiosa ed eccellente pastura per le<br />
bestie nella vernata. All’aprile vegnente poi<br />
si vanga per seminarvi granturco maggese e<br />
fagiuoli bianchi, uno stajo del primo a coltre,<br />
e un mezzo dei secondi; coltivando nel modo<br />
stesso come il granturco sessantino”.<br />
Queste modalità di coltivazione venivano praticate<br />
nel territorio irrigabile della Piana di Lucca.<br />
Il terzo riferimento, invece, riporta le pratiche<br />
adottate nel territorio della Marina (vedi mappa):<br />
“Il metodo di coltura nelle terre da irrigare è<br />
questo. Un anno si fa grano, e poi granturco<br />
sessantino, con fagiuoli d’ogni specie, compresi<br />
quei dall’occhio che vi provano molto bene;<br />
nell’altro si coltiva granturco maggese insieme<br />
con fagiuoli: e così sempre. I lavori sono<br />
gli stessi già descritti per le sei miglia”.<br />
Il Mazzarosa dà anche indicazioni in termini<br />
economici, con rendicontazione di rese e spese<br />
necessarie per il lavoro e per il concime.<br />
Riportiamo di seguito, nel rispettivo ordine, i<br />
dati relativi alle due zone già prese in esame:<br />
“Preso un termine mezzano, il grano e la<br />
mestura sogliono rendere tra il dieci e il dodici<br />
per uno, il granturco maggese trentasei, e<br />
trenta il sessantino. I fagiuoli posti con le due<br />
specie di granturco danno il sei, e tre la vena<br />
nei solchi del grano. […]<br />
Il granturco maggese dà un ricco fruttato,<br />
che giugne ordinariamente al quarantacinque<br />
per uno, ed è talvolta del sessanta. Non è<br />
così del granturco sessantino; pure può contarsi<br />
sul ventiquattro. Il medesimo fruttano i<br />
fagiuoli col granturco maggese, ma meno<br />
assai col sessantino”.<br />
Monografia agraria sul circondario<br />
di Castelnuovo di Garfagnana (1883)<br />
di Carlo De Stefani<br />
Per quanto riguarda la Garfagnana, Carlo De<br />
Stefani, appassionato cultore del territorio,<br />
riprendendo in parte l’impostazione del Mazzarosa,<br />
nell’anno 1883 fornisce una dettagliata<br />
descrizione della situazione nella Monografia<br />
27
28 ARSIA<br />
agraria sul circondario di Castelnuovo di Garfagnana<br />
contenuta negli Atti della Giunta Jacini<br />
per l’Inchiesta agraria.<br />
In un paragrafo dedicato alle leguminose riserva<br />
un discreto spazio alla coltura del fagiolo, dando<br />
informazioni interessanti, ma anche in questo caso<br />
non molto precise riguardo all’identità botanica di<br />
alcune varietà.<br />
§ 3 Leguminose<br />
Fagiuoli - La coltivazione delle varie qualità<br />
di questa leguminosa di cui si fa grande consumo<br />
è molto estesa nel basso lungo le vallate.<br />
Ho già accennato come i fagioli rampichini<br />
(Phaseolus lunatus L.) e striscianti (Phaseolus<br />
vulgaris L.) e le loro varietà siano spesso seminati,<br />
coltivati e raccolti insieme al granturco.<br />
Vengono anche coltivati, ma in piccole quantità,<br />
negli orti vicino casa, ed un poco di più<br />
nei campi in pendio verso fiumi o torrenti.<br />
Ma le coltivazioni maggiori di fagioli (Phaseolus<br />
vulgaris L.) sono fatte nei piani irrigui<br />
di Gallicano e della Pieve nelle ghiare dei<br />
torrenti e dei fiumi, dove questi si allargano,<br />
ed anche nel Serchio, specialmente da Castelnuovo<br />
in su. Sogliono coltivar nelle ghiare i<br />
poveri ed altri del comune nel cui territorio<br />
esse si trovano, giacché queste per tradizione<br />
immemorabile sono state considerate di proprietà<br />
comune. Chi vuol lavorare fa una<br />
croce od altri segni sul suolo, e mette dei termini<br />
di pietra che indicano la presa di possesso:<br />
comincia a levare i sassi ed a pulire il terreno<br />
occupato che può essere largo da 5 a 20<br />
metri quadrati 1 o più, e lo circonda con un<br />
muricciolo di sassi; vi manda poi l’acqua<br />
delle piene acciocché alzi alquanto la terra.<br />
Per tal guisa l’alveo dei torrenti è frastagliato<br />
come da un reticolato geometrico. A maggio<br />
colla vanga fanno nel terreno dei solchi<br />
longitudinali poco profondi nei quali spargono<br />
del letame e mettono i fagiuoli ad una<br />
certa distanza gli uni dagli altri coprendoli<br />
poi colla terra, ciò che in Toscana direbbero<br />
seminare a postarelle. Quando le piante sono<br />
un poco sviluppate le sarchiano, le rincalza-<br />
no, e vi mettono dei piccoli pali o brocche di<br />
castagno che poi legano due a due acciocché<br />
quelle vi si possano avviticchiare 2 .<br />
Nell’agosto e nel settembre colgono i fagiolini o<br />
fagiuoli in erba che sono eccellenti e li vendono<br />
o li mangiano per sé. Quando ve n’è bisogno<br />
hanno cura di annacquare la coltivazione, ciò<br />
che per la posizione sua riesce molto facile, e<br />
dentro l’autunno raccolgono i fagiuoli ed<br />
estirpano la pianta lasciando il terreno in<br />
riposo. I fagiuoli secchi li mangiano poi in<br />
minestra. I terreni così disposti li chiamano<br />
fagiolaie e seguitano a coltivarli per anni e<br />
anni fin che una piena non li distrugga.<br />
Questa coltivazione è di non piccola ripresa pei<br />
poveri del comune; ma pur troppo essa va<br />
diminuendo in qualche luogo perché i proprietari<br />
frontisti, valendosi dei diritti a loro concessi<br />
dal codice civile e trascurando diritti<br />
acquisiti più antichi, reclamano le coltivazioni<br />
fatte nei fiumi avanti ai loro terreni.<br />
I fagiuoli che seminano nelle ghiaie sono<br />
tutti bianchi 3 , o bianchi coll’occhietto nero 4 ,<br />
o mascherini, cioè metà bianchi e metà<br />
rossi 5 ; quelli che seminano col granturco sono<br />
più piccoli, di buccia più dura e di colore<br />
brizzolato 6 ”.<br />
Poiché nell’elenco delle esportazioni la voce<br />
non compare, si presuppone che tutto il prodotto<br />
fosse consumato localmente.<br />
Per quanto riguarda l’alimentazione, il De Stefani<br />
fornisce notizie molto precise e dettagliate,<br />
dalle quali si desume che i fagioli fossero basilari<br />
nella dieta della popolazione locale.<br />
Da una descrizione dei pasti consumati nell’arco<br />
della giornata estraiamo il seguente brano:<br />
“All’Avemaria finalmente, cioè d’inverno<br />
alle 5, d’estate alle 6, cenano con minestra,<br />
per lo più con taglierini e fagiuoli, o brillo o<br />
farro, e companatico”.<br />
Per quanto riguarda i quantitativi consumati in<br />
seguito specifica:<br />
1 Non si capisce bene se le cifre indichino proprio la superficie, che sarebbe veramente esigua, o piuttosto le dimensioni dei lati.<br />
2 Si potrebbe dedurre che si tratti ancora di fagioli rampicanti.<br />
3 Sembrerebbe trattarsi della Fagiola garfagnina.<br />
4 Potrebbe trattarsi della qualità Lupinaro.<br />
5 La qualità è ancora coltivata in Garfagnana e conosciuta comunemente con tale nome.<br />
6 Non sembra possa trattarsi né del Diecimino, né del Pievarino vista la specifica indicazione di una “buccia più dura”. È forse individuabile<br />
nel fagiolo Scritto della Garfagnana, ma anche in questo caso avremmo una contraddizione con l’indicazione anzidetta.
“Si può dire che in media ciascuno mangia<br />
una libbra e mezzo di polenta con due once di<br />
cacio la mattina, e mezza libbra avvantaggiata<br />
di minestra con fagiuoli la sera.<br />
[...] Dal prof. Pietro Pieroni ho avuto la<br />
seguente statistica degli alimenti consumati in<br />
un anno da alcune famiglie di contadini o<br />
braccianti nelle regioni inferiori della vallata.<br />
1 a Famiglia composta di nove individui, cioè<br />
genitori, con sette figli, di cui il più grande<br />
ha nove anni:<br />
Granturco Ettol. 16 -<br />
Castagne Chilog. 140 -<br />
Frumento Ettol. 6 -<br />
Riso Chilog. 58 -<br />
Segale Ettol. 4 -<br />
Fagiuoli ” 1 -<br />
Miglio Chilog. 66,66<br />
Olio d’oliva ” 30 -<br />
Carne di maiale ” 101 -<br />
2 a Famiglia di quattro adulti e quattro<br />
ragazzi:<br />
Granturco Ettol. 12 -<br />
Castagne Chilog. 333,33<br />
Frumento Ettol. 8 -<br />
Segale Ettol. 6 -<br />
Fagiuoli ” 1 -<br />
Miglio Chilog. 83 -<br />
Olio d’oliva ” 6 -<br />
Carne di maiale ” 50 -<br />
Formaggio ” 42 -<br />
Burro ” 4 -<br />
Vino Ettol. 1 -<br />
3 a Famiglia di cinque adulti e cinque<br />
ragazzi:<br />
Granturco Ettol. 28 -<br />
Castagne Chilog. 500 -<br />
Frumento Ettol. 8 -<br />
Segale Ettol. 8 -<br />
Fagiuoli ” 3,20<br />
Miglio Chilog. 160 -<br />
Patate Ettol. 1,60<br />
Olio d’oliva Chilog. 12 -<br />
Carne di maiale ” 100 -<br />
Formaggio ” 125 -<br />
Burro ” 10 -<br />
Vino Ettol. 20 - .<br />
7 Riunione annuale degli scienziati italiani che nel 1843 si tenne a Lucca.<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
Da tale statistica possiamo quindi dedurre che<br />
il consumo dei fagioli per l’alimentazione familiare<br />
era molto elevato, corrispondente, sulla base dei<br />
dati riportati, a 4-13 staia e, in chilogrammi, a un<br />
minimo di 60-70 fino a 220-240 per anno, a seconda<br />
dei casi e della pezzatura del chicco.<br />
Non possiamo essere sicuri che l’approvvigionamento<br />
per tali consumi derivasse completamente<br />
della produzione locale, anzi ne saremmo piuttosto<br />
sorpresi, ma siamo comunque certi dell’abbondante<br />
uso di fagioli che veniva fatto in cucina.<br />
L’apporto eccedente si può ipotizzare provenisse<br />
dalla produzione così esuberante della Piana<br />
di Lucca: dalla tradizione orale sappiamo dell’ordinarietà<br />
del baratto in natura di granturco e fagioli<br />
con castagne o derivati effettuata tra la popolazione<br />
della Piana e quella delle zone montane.<br />
Catalogo delle piante<br />
dell’Orto Botanico di Lucca (1843)<br />
di Benedetto Puccinelli<br />
Per una ricerca sulle varietà di fagioli coltivati in<br />
Lucchesia non bisogna trascurare di determinare<br />
quali di esse venissero conservate nell’Orto Botanico<br />
di Lucca nel periodo storico che stiamo esaminando.<br />
Negli orti botanici è uso infatti tenere<br />
non solo le piante esotiche, ma anche quelle coltivate<br />
localmente e addirittura le spontanee. Ciò<br />
avveniva anche all’epoca di Benedetto Puccinelli<br />
che ci ha lasciato una preziosa opera dal titolo<br />
Catalogo delle piante dell’Orto Botanico di Lucca<br />
pubblicata nel 1843 in occasione della Quinta Riunione<br />
Italiana tenutasi a Lucca 7 , nella quale riportava,<br />
fra l’altro, l’elenco di tutte le specie allora esistenti<br />
nell’orto stesso. Sotto la voce “Phaseolus”<br />
troviamo le seguenti varietà:<br />
“[Phaseolus] caracalla Lin.<br />
” citrinus Sav.<br />
” eriospermus Sav.<br />
” hemathocarpus Sav.<br />
” hernandesii Sav.<br />
” cinamomeus Sav.<br />
” lathyroides Sav.<br />
” mungo Lin.<br />
” oblungus-flavescens Sav.<br />
” perennis Valth.<br />
” ricciardianus Ten.<br />
” rufus Hort. Pis.<br />
” saponaceus Sav.<br />
29
30 ARSIA<br />
” sphaericus Sav.<br />
” tumidus Sav.<br />
” lunatus Lin.”.<br />
Non sappiamo a quali varietà si possano riferire<br />
i suddetti nomi e stimiamo che molti di essi siano<br />
da consumare freschi come “fagiolini in erba”.<br />
Elementi di agricoltura offerti ai giovani<br />
alunni dei Licei primari della Toscana (1850)<br />
di Benedetto Puccinelli<br />
Pochi anni dopo il Puccinelli pubblica un<br />
manuale, Elementi di agricoltura offerti ai giovani<br />
alunni dei licei primari della Toscana (1850), dove<br />
affronta il tema dell’agricoltura più in generale.<br />
Pur trattandosi di un’opera rivolta a una platea più<br />
ampia di quella lucchese, stimiamo che la conoscenza<br />
del Puccinelli dell’agricoltura locale non sia<br />
stata ininfluente sui suoi contenuti.<br />
Il tenore dei brani dedicati alla coltura dei<br />
fagioli rimane comunque generico:<br />
“Dei Fagiuoli e dei Peselli<br />
§ 274. Specie e varietà coltivate.<br />
Infinite direi sono le varietà dei fagiuoli che<br />
si coltivano, ma tutte provengono da due specie,<br />
o dal fagiuolo comune (Phaseolus vulgaris<br />
Lin.) o dal fagiuolo dall’occhio (Dolichos<br />
cathiang Lin.). [...]<br />
§ 275. Coltivazione dei Fagiuoli.<br />
Amano queste piante una terra soffice ma<br />
fresca, e non ricusano di vivere e di fruttificare<br />
nemmeno nelle terre arenose. Mescolati<br />
al frumentone si coltivano come quello. A solo<br />
si seminano a solchi, si diradano a certo<br />
tempo e si rincalzano, si adacquano e si concimano,<br />
come appunto si fa col granturco. Ve<br />
ne sono peraltro alcune varietà, che innalzano<br />
molto il loro fusto, ed abbisognano di essere<br />
sostenute essendo incapaci di reggersi dritte.<br />
A queste si pongono di buon’ora delle frasche<br />
accosto al piede, e si ha cura di seminarle<br />
più rade, in terre migliori e più grasse.<br />
Tutte quelle piante poi che si coltivano per<br />
aver frutti da mangiarsi freschi, si concimino<br />
largamente e si adacquino”.<br />
Lezioni di Economia Rurale - Agricoltura<br />
(1854) di Pietro Cuppari<br />
Anche un autore “straniero”, Pietro Cuppari,<br />
riconosce la specificità della coltura del fagiolo, in<br />
connubio con il mais sessantino sul territorio lucchese,<br />
in un’opera fondamentale pubblicata a metà<br />
Ottocento dal titolo Lezioni di Economia Rurale -<br />
Agricoltura (1854).<br />
L’autore delle lezioni, tenute per la Cattedra<br />
Toscana di Agraria, pur trattando dell’agricoltura<br />
in generale, ovviamente con maggiori riferimenti a<br />
quella toscana, ha una particolare attenzione per<br />
quella praticata sul territorio lucchese, prendendola<br />
spesso come esempio di un’agricoltura estremamente<br />
razionale e produttiva.<br />
Egli infatti conosceva molto bene la realtà lucchese:<br />
diverse lezioni furono tenute infatti nei centri<br />
della Lucchesia, come documentato nelle pubblicazioni<br />
del Comizio Agrario Lucchese e ciò gli<br />
premetteva di fare anche alcune osservazioni di<br />
tipo sociologico.<br />
“... la Toscana può intendersi divisa in quattro<br />
zone contraddistinte da caratteri economico-rurali<br />
speciali. Chiamo queste zone, 1.a<br />
lucchese, 2.a valdarnese, 3.a volterrano-senese,<br />
4.a maremmana. La prima comprende la<br />
parte irrigata del territorio lucchese ed anche<br />
del pietrasantino; […]<br />
[…] Nella prima zona si fan due ricolti<br />
all’anno incessantemente; […]<br />
[…] La prima zona esce quasi dalle comuni<br />
condizioni agricole; sicché non saprei davvero<br />
suggerire utili miglioramenti. Il contadino<br />
lucchese della pianura delle sei miglia avrà<br />
potuto vivere alla meglio col suo sistema presente<br />
nelle annate in cui i cereali si mantenevano<br />
a basso prezzo; ma non mi so dire se ciò<br />
avvenga in quelle che corrono. Il contadino<br />
predetto conta di pagare il canone di livello<br />
al proprietario col raccolto del grano; e per la<br />
sussistenza gli rimangono le seconde raccolte<br />
(granturco e fagioli) ed il ritratto del poco<br />
bestiame, che alleva, e delle minute colture<br />
ortive. Allorché i cereali sono a prezzo discreto,<br />
intendo che colle piccole riprese possa provvedere<br />
al complemento dei mezzi di sussistenza<br />
che gli sono necessarj; ma coi prezzi presenti<br />
nò”.
Tableau de l’agriculture toscane (1801)<br />
di Jean Charles L. Simonde de Sismondi<br />
La zona del Pesciatino, sebbene si trovi al margine<br />
dell’area prettamente lucchese, ha con questa<br />
molte affinità nel campo delle pratiche agricole.<br />
Per questo motivo conviene citare anche quanto<br />
riportato riguardo ad essa da Simonde de Sismondi<br />
nel Tableau de l’agriculture toscane (1801),<br />
un’opera basilare per quanto concerne le informazioni<br />
e soprattutto l’impostazione, che difatti viene<br />
presa a modello da diversi autori posteriori. Egli<br />
afferma che nel Pesciatino è praticata la coltivazione<br />
dei fagioli, ma solo di quattro specie.<br />
Alla coltura dei fagioli Simonde de Sismondi<br />
dedica un paragrafo specifico:<br />
“XV <strong>Fagioli</strong>.<br />
Talvolta al posto dei lupini che arricchiscono<br />
il terreno, i contadini che hanno una grande<br />
abbondanza di letame, seminano subito dopo<br />
la mietitura del primo anno, dei fagioli che lo<br />
impoveriscono. Essi li mescolano con qualche<br />
chicco di granturco per sostenerli e far la funzione<br />
delle frasche. La varietà di fagioli che<br />
resiste meglio alla siccità, e che è la sola adatta<br />
ad essere seminata dopo la mietitura, è<br />
contrassegnata da un occhio attorno al germe<br />
da cui il nome ‘fagioli dall’occhio’…”.<br />
Una conferma che ciò avvenisse parimenti nella<br />
Lucchesia ci viene dalla tradizione orale: essa testimonia<br />
come sul territorio della Piana con la semina<br />
del mais sessantino si consociasse la qualità<br />
“lupinaro” nei solchi delle capitagne.<br />
Sull’argomento ritorna anche in altro luogo,<br />
affermando che possono essere seminati nel corso<br />
dell’anno come secondo raccolto dopo la mietitura<br />
del grano e che sono annoverati tra le piante che<br />
possono invertire l’ordine degli avvicendamenti.<br />
Per le pratiche esercitate in collina, conferma<br />
che, se crescono bene come in piano, il granturco<br />
e i fagioli vengono coltivati nell’avvicendamento<br />
biennale, anche in consociazione.<br />
Per quanto riguarda l’aspetto economico della<br />
coltura, in una tabella dei prodotti di un podere<br />
con estensione di cinque coltre e 1 / 4 , posto nella<br />
zona bassa della collina, su cui un contadino è vissuto<br />
per trent’anni con la sua famiglia allevando<br />
sette figli, egli riporta anche la voce fagioli, alla<br />
quale assegna una percentuale di circa il 5-6% sull’intero<br />
valore dei cereali e legumi prodotti.<br />
Infine a proposito dell’alimentazione dei contadini<br />
nei giorni lavorativi scrive:<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
“… dei tre pasti che essi consumano gli altri<br />
giorni, uno è quasi sempre costituito da<br />
polenta di granturco, di cui parlo più avanti,<br />
e da una insalata; un altro da pane e da<br />
fagioli o da qualche altro legume bollito e<br />
condito con olio; e il terzo da zuppa”.<br />
Gli Almanacchi stampati localmente<br />
31<br />
Un utilissimo settore d’indagine è senz’altro<br />
rappresentato dagli almanacchi locali editi specificamente<br />
per gli agricoltori, nei quali si danno indicazioni<br />
per le varie colture da porre in opera in ciascun<br />
periodo dell’anno. Il materiale di consultazione<br />
è praticamente infinito: qui noi riportiamo<br />
solo una pubblicazione della fine dell’Ottocento,<br />
Il buon contadino, Almanacco del periodico L’Agricoltore.<br />
Pubblicazione del Comizio Agrario di Lucca<br />
per l’anno bisestile 1884 (Anonimo, 1883), che può<br />
servire come esempio per tutte le innumerevoli<br />
piccole pubblicazioni del genere.<br />
“Aprile / Faccende del Contadino<br />
[…] del resto poi si lavorano le terre per le<br />
sementi maggesi e verso la fine del mese si<br />
semina granturco, fagiuoli, canapa, ceci,<br />
saggina…<br />
Luglio / Faccende del Contadino<br />
[…] Si sarchiano poi i secondi…<br />
Agosto / Faccende del Contadino<br />
[…] si raccolgono fagiuoli e granturchi<br />
maggesi…”.<br />
Gli Statuti delle Comunità<br />
Una documentazione particolarmente probante<br />
di quale fosse la pratica agricola diffusa sul territorio<br />
lucchese è rappresentata senz’altro dagli Statuti<br />
delle Comunità. Gli Statuti raccoglievano le<br />
regole che erano alla base del convivere delle varie<br />
Comunità paesane. Venivano stabilite dall’assemblea<br />
dei capifamiglia e ratificate dagli organi cittadini,<br />
a meno che non fossero in contraddizione<br />
con le norme statuali.<br />
Gli Statuti comprendono sempre alcuni articoli<br />
riguardanti i cosiddetti “danni”, cioè le pene stabilite<br />
per coloro che arrecassero danni alle colture<br />
esistenti sul territorio di competenza o di proprietà<br />
degli appartenenti alla comunità.<br />
Chiaramente non abbiamo potuto prendere in
32 ARSIA<br />
esame tutti gli statuti delle Comunità della Lucchesia,<br />
né in tutti gli statuti redatti sono specificate<br />
in maniera completa ed esauriente le colture<br />
praticate, che spesso compaiono riunite sotto nomi<br />
più generici. Tuttavia alcuni esempi relativi a zone<br />
molto diverse come struttura morfologica e lontane<br />
tra loro come il centro pianeggiante della Piana<br />
(Paganico), le prime propaggini collinari di questa<br />
(Compito), la Media Valle (Fiattone) e la Marina<br />
(Montignoso), possono far ritenere valida l’astrazione<br />
che la coltivazione del fagiolo fosse ben in<br />
uso su tutto il territorio della Repubblica di Lucca.<br />
Quanto riscontrato nei casi sottoscritti ci fa<br />
senz’altro concludere che la coltura di cui abbiamo<br />
rintracciato testimonianze documentarie nelle<br />
opere degli autori di metà Ottocento era fortemente<br />
insediata su tutto il territorio lucchese già<br />
nel secolo precedente.<br />
Nella Piana di Lucca<br />
Paganico 1752<br />
“Delle pene stabilite contro qualsisia Persona<br />
che abbia ardire di fare Danni di qualsivoglia<br />
sorte sopra Beni altrui<br />
[…] S’intenda che i Denunziati a suddetti<br />
Custodi de Beni per Danni sopra l’infrascritte<br />
cose, incorrano le pene descritte in appresso<br />
cioè<br />
Danni nel<br />
Uve Lire 1.10<br />
Erbe seminate Lire 0.12<br />
Granturco Lire 3.–<br />
<strong>Fagioli</strong> Lire 3.–<br />
Rape Lire 1.10<br />
Forcati, e Legna Lire 2.–<br />
Ghiande Lire 1.10<br />
Fronde sopra Alberi Lire 1.–<br />
Fieni e paglie Lire 3.10<br />
Baccelli Lire 1.– ”.<br />
Coloro che procurano danni alle coltivazioni di<br />
fagioli sono condannati al massimo della pena. Si<br />
può dedurre quindi che questa coltura fosse tenuta<br />
ad un livello di considerazione assai elevato.<br />
Compito 1781<br />
La coltivazione del fagiolo, all’epoca, era praticata<br />
senz’altro anche nella parte collinare della<br />
Piana, come possiamo desumere dalla letture degli<br />
Statuti della Comunità di Compito del 1781.<br />
Nel Capitolo XXII dal titolo “Chi sarà trovato<br />
a rubbare grano, minuti o altra roba” essi prevedono<br />
una pena di sei lire per “segare roba come<br />
grano, veccia, segale” o “coglier granturco, saggina,<br />
ed altri minuti, fagiuoli, ceci etc. come ancora sfogliare<br />
e cimare granturchi e saggine”.<br />
In Media Valle del Serchio<br />
Fiattone 1752<br />
È stato rintracciato un preciso riscontro della<br />
coltivazione dei fagioli in tempi antichi anche nella<br />
Media Valle del Serchio.<br />
Nel 1752 la Comunità di Fiattone pone mano<br />
a un sostanziale rinnovo dei propri Statuti.<br />
Nella precedente stesura del 1694 e nelle varie<br />
piccole aggiunte effettuate prima di tale riforma,<br />
non compaiono capitoli relativi a comminazioni di<br />
pene per furti o danneggiamento di frutta e men<br />
che meno di fagioli. A parte le norme relative al<br />
funzionamento istituzionale della Comunità, tutte<br />
le altre riguardano essenzialmente le pene previste<br />
per infrazioni nel pascolo degli animali, danni inerenti<br />
le recinzioni, la legna, i castagni e le selve,<br />
“rompere” la vendemmia o altri raccolti, la macellazione<br />
e la vendita di carni senza notificazione.<br />
Nella nuova versione abbiamo invece un chiaro<br />
riscontro di tale coltura:<br />
“… Pena a chi danneggierà le frutta d’altri,<br />
mela, susine, noci, nocelle, cerase, pesche, uva,<br />
fichi, castagne, ghiande, olivi, grani, panichi,<br />
migli, formentoni, fagioli, ceci, peselli, fave e<br />
qualunque frutto, o legume per ciascheduna<br />
volta, che sarà accusato, se di giorno £. 2.10,<br />
se di notte £. 7.10”.<br />
Ed è probabile che alcune statuizioni contenute<br />
nella pagina successiva riguardino la coltivazione<br />
dei fagioli pur senza una espressa citazione:<br />
“Dichiarando in oltre, che riguardo a quelli,<br />
che saranno veduti o trovati, o in qualunque<br />
altro modo scoperti a fare attentati, o commettere<br />
furti intorno a case, capanne, metati,<br />
galline, mète di grano, veccie, o altro, alli<br />
mucchi di castagne, a dilapidare campi di<br />
formentone, alberi di frutti, di qualunque<br />
sorte uve, o cavare dalle piante sia gli altrui<br />
terreni, siano campij, ortatici, o selvati, cadano<br />
ipso fatto in pena la prima volta di £. 7.10<br />
e per la seconda di £. 25 e per la terza debba<br />
procedersi contro di essi, come fossero publici<br />
dannatori, oltre la pena di £. 25.”.<br />
È interessante notare, come fenomeno di<br />
costume, l’adozione di alcuni interventi legislativi
mirati espressamente ad obbligare gli appartenenti<br />
alla Comunità a dedicarsi ad alcune colture, tipo<br />
quelle ortive, fatto riscontrato ripetutamente<br />
anche negli Statuti di altre Comunità, fin da tempi<br />
assai più remoti.<br />
“Per ovviare per quanto sia possibile a i<br />
danni, e per il buon regolamento della Comunità<br />
li medesimi uomini adunati ordinarono,<br />
che qualunque persona abitante in detto<br />
Comune di Fiattone, che possiede o conduce<br />
terreni sia tenuto, e obbligato a fare il suo orto<br />
nel mese d’ottobre, maggio e giugno piantando<br />
ne’ medesimi cavoli, fortuni, e altri erbaggi<br />
secondo l’uso del paese, sotto pena alli mancanti,<br />
e negligenti di £. 3.15 per ciascheduna<br />
volta da dividersi le pene come sopra.<br />
Item che ciascheduna persona, che abita,<br />
come sopra, sia tenuta a seminare a proporzione<br />
del terreno, che possiede di proprio, o<br />
conduce d’altri una porzione di fave, e peselli,<br />
e fagioli con pena alli mancanti, e negligenti<br />
di £. 3.15 per ciascheduna volta che<br />
mancherà da dividersi le pene come sopra.<br />
La pena per quelli che faranno danni negl’orti<br />
d’altri, se di giorno di £. 2.10, se di notte £.<br />
7.10 e questo per ciascheduna volta”.<br />
Alla Marina<br />
Montignoso 1783<br />
Troviamo altre notizie molto interessanti relativamente<br />
a Montignoso, un’enclave lucchese in<br />
pieno territorio “estero”, situata tra il territorio fiorentino<br />
di Pietrasanta e quello estense di Massa.<br />
Il 13 marzo 1763 negli Statuti della Comunità<br />
si prescrive:<br />
“Capitolo XXIV: Pena a chi tagliasse alberi,<br />
o viti, ruspasse in alcun luogo, o rubbasse<br />
tralci, o pampini di viti, foglie di gelso sì per<br />
quelli di Montignoso, come per i forestieri.<br />
... e similmente che nessuna persona possa<br />
andare a ruspare olive, castagne, fagioli, e<br />
granturco fin tanto che il Consiglio non ne<br />
avrà data licenza, e fatta pubblicare per il<br />
messo, sotto la pena di Lire quattro...”.<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
I Sindacati delle Feste<br />
e delle Compagnie<br />
33<br />
Per arricchire la documentazione relativa alla<br />
coltivazione dei fagioli sul territorio lucchese l’indagine<br />
è stata condotta in un’ulteriore direzione, sempre<br />
nell’ambito delle Comunità paesane, consultando<br />
anche in questo caso fondi archivistici che fotografassero<br />
senza alcun dubbio la realtà produttiva<br />
locale, cioè che potessero fornire notizie certe sulla<br />
provenienza del legume. L’analisi riguarda i Sindacati<br />
delle Feste e delle Compagnie, registri in cui si<br />
annotavano le entrate e le uscite e, fra queste, le<br />
offerte che i paesani facevano al tempo dei raccolti<br />
ai cosiddetti “cercatori”, persone appositamente<br />
incaricate di raccogliere prodotti in natura: i ricavi<br />
ottenuti dalla vendita di questi prodotti costituivano<br />
i fondi per le Feste religiose e per le Compagnie.<br />
Naturalmente l’analisi prende in esame realtà<br />
diverse da quelle già considerate nei precedenti<br />
paragrafi per ampliare maggiormente l’orizzonte<br />
geografico della ricerca, anche se ormai appare<br />
chiaro che quest’ultimo si estende a tutto il territorio<br />
dello Stato lucchese.<br />
Va tenuto presente che normalmente le “cerche”<br />
erano indirizzate per lo più verso cereali e<br />
quindi la menzione dei fagioli in questi documenti<br />
è un fatto del tutto eccezionale.<br />
Nella Piana di Lucca<br />
Guamo: Festa di Maria Santissima<br />
della Salute, festa del Santissimo Rosario<br />
e Anime del Purgatorio<br />
Il risultato della ricerca in questa parrocchia è<br />
inficiato da una mancata consultazione personale<br />
del materiale presente in archivio. Infatti sono stati<br />
esaminati solo i manoscritti scelti e forniti dal parroco,<br />
risultati tutti appartenenti a un periodo piuttosto<br />
tardo; secondo il parroco non ve ne sono di<br />
più antichi. La documentazione rinvenuta in questa<br />
parrocchia risulta tuttavia tra le più valide poiché<br />
è molto dettagliata. I Sindacati delle Feste di<br />
Maria Santissima della Salute sono tra i più “chiari”<br />
per la ricerca: infatti i dati sono espressi anche<br />
in quantità (staia). Ne riportiamo alcuni.<br />
Guamo: Sindacati della Festa di Maria Santissima della Salute<br />
1883 1884 1885 1886 1887 1888 1889 1890 (£.) 1891 (£.)<br />
grano 2,5 5,5 5,75 3 – – 4,5 6,25 29,79 7,375 36,65<br />
segalato 3,5 2,5 1 3,75 6,5 4,25 2 – – – –<br />
granturco 11,75 13 13,5 12,5 12 10 9,75 12,25 31,83 10,5 29,22<br />
fagioli – – – 4,5 4,25 3,25 4, 4,75 25,33 4,5 22,50
34 ARSIA<br />
Guamo: Sindacati del Santissimo Rosario e Anime del Purgatorio<br />
1884 (£.) 1885 1886 1893 1894 1895 1933 1950<br />
grano – – – – ?1 ?1 32,90 91,10 1.280<br />
segalato 7 29,47 44,44 44,13 40,871 47,241 – – –<br />
granturco 15 35,25 47,64 48,75 44,96 31,89 33,66 70,00 2.570<br />
fagioli – – – 30,57 28,11 39,11 23,67 67,25 1.613<br />
bozzoli ? 15,17 26,00 20,53 23,38 30,90 22,50 58,20 –<br />
In questo caso particolare si può notare anche<br />
la forte incidenza percentuale dell’apporto della<br />
raccolta dei fagioli sul totale delle entrate. Le registrazioni<br />
delle raccolte terminano nel 1950:<br />
“Elemosine raccolte in chiesa il giorno della<br />
festa £. 2.378; questua del grano £. 2.130;<br />
questua dei fagioli £. 1.572; questua del<br />
granturco £. 2.000; totale £. 8.080”.<br />
Nei Sindacati del Santissimo Rosario e Anime del<br />
Purgatorio nella Chiesa di Guamo, si ripetono le<br />
notizie attinte dai sindacati precedenti: riportiamo i<br />
dati di alcuni anni (vedi tabella in alto). Dal sindacato<br />
del 1884-85 questi sono espressi solo in Lire.<br />
Anche in questo caso si nota l’altissima incidenza<br />
dell’apporto dei fagioli fin dalla prima raccolta.<br />
Occorre pure mettere in evidenza che con<br />
tutta probabilità questi derivavano in buona parte<br />
da una consociazione con la coltura del granturco.<br />
Capannori: Festa del Santissimo Crocifisso<br />
In questo paese della zona centrale della Piana<br />
di Lucca normalmente non veniva effettuata la raccolta<br />
di fagioli; tuttavia abbiamo rintracciato un<br />
documento per una festa particolare, tenuta nell’anno<br />
1855 in occasione della fine del contagio<br />
del colera che aveva mietuto centinaia di vittime<br />
(dal Libro dei Sindacati delle feste 1835-1859).<br />
“1855. Sindacato di una Festa straordinaria<br />
fatta al SS. Crocifisso in ringraziamento<br />
per la cessazione del Cholera.<br />
1 Granturco staia 38.2<br />
a £. 5.10.8 lo staio £. 209.10.4<br />
2 Saggina staia 13.1<br />
a £. 3 39.15. -<br />
3 Fagiuoli st. 2.3.3<br />
a £. 5.6.8 15.13.4<br />
4 Segalato staia 1<br />
7.17. -<br />
5 Cassetta per chiesa 57.10. -<br />
6 Per elemosina in denari nel Paese 310.15.8<br />
totale £. 701.01.4”.<br />
Seppur relativo a un evento straordinario, il<br />
documento testimonia una forte produzione locale.<br />
San Cassiano di Moriano:<br />
Congregazione e Festa dei Sette Dolori<br />
della Beata Vergine Maria<br />
Nell’unico registro specifico rintracciato le<br />
annotazioni delle entrate annuali non riportano<br />
accatti in natura, tuttavia possiamo considerare<br />
utile alla nostra indagine quanto indicato all’inizio:<br />
la festa è infatti istituita su un lascito dei beni del<br />
parrocchiano Lorenzo di Pasquale Nannizzi. L’elenco<br />
di tali beni venduti risulta un interessante<br />
documento per ricostruire l’ambiente contadino<br />
dell’epoca su tale territorio. Tra i beni in natura<br />
troviamo:<br />
“... per granturco staia 8 £. 15,10; per granturco<br />
quintali 1 £. 27,49; per grano £. 16,<br />
per uno staio di grano £. 05,03; per due sacca<br />
di grano da seme £. 34,00; uno staio di fagioli<br />
£. 06,00; per fagioli quare 3 £. 4,50; per<br />
segale staia 1 e quare 1 £. 6,23; per lupini<br />
quare 2 £. 1,90; per vino £. 68,93; per un<br />
maiale £. 85,55”.<br />
San Concordio: Congregazione del Rosario<br />
e San Luigi; Sacro Cuore di Gesù<br />
Nell’Archivio parrocchiale troviamo alcuni riferimenti<br />
ottocenteschi che interessano la nostra ricerca<br />
in due sindacati diversi: Congregazione del<br />
Rosario e San Luigi; Sacro Cuore di Gesù.<br />
Nel primo (Archivio parrocchiale di San Concordio,<br />
Sezione XVIII, n. 3, Congregazione del<br />
Rosario e di San Luigi, dall’anno 1840 al 1905)<br />
vediamo che in natura si raccolgono grano e orzo,<br />
roba, granturco, fagioli, canapa, fave (distinguendo<br />
i generi raccolti per le due singole feste, gli ultimi<br />
due dell’elenco sopra riportato si riferiscono essenzialmente<br />
alla raccolta per il Rosario).<br />
Nel secondo (Archivio parrocchiale di San Concordio,<br />
Sezione XVIII, n. 9, Amministrazione del<br />
Sacro Cuore di Gesù, dal 1872 al 1876) sono<br />
annotate le raccolte di grano, a volte insieme a fave
e granturco e, cosa assai interessante perché fatta in<br />
maniera abbastanza sistematica (sono sostituiti a<br />
volte dalla canapa), anche di fagioli.<br />
Sant’Anna: Compagnia di Santa Maria<br />
e di Sant’Anna<br />
La zona di Sant’Anna è molto adatta per la produzione<br />
di fagioli; in particolare vi vengono tuttora<br />
coltivate alcune delle varietà tipiche lucchesi, fra<br />
le quali i “rossi”, senz’altro i più caratteristici.<br />
Il vivo interesse nella ricerca di note d’archivio<br />
che confermassero l’antichità della coltura sul territorio<br />
è stato premiato solo in parte, in quanto non<br />
facendosi ivi una raccolta sistematica annuale di<br />
fagioli abbiamo trovato solo alcuni riferimenti sparsi.<br />
Abbiamo due registrazioni piuttosto eccezionali,<br />
una dell’anno 1734 e l’altra del 1755:<br />
“... s. 0,5 fagioli fatti per benentrata e s. 6<br />
fagioli rossi per quarre<br />
... Luca di Giuseppe Martinelli, e sua madre,<br />
per saldo staia 1 fagioli”.<br />
Verciano: Compagnia del Purgatorio<br />
in Santo Stefano<br />
In questo archivio abbiamo trovato un solo<br />
documento (Sindacati del Purgatorio in Santo Stefano,<br />
1833-1916) contenente indicazioni relative<br />
alla coltura del fagiolo. Sin dall’inizio troviamo registrato<br />
solo granturco e grano, oltre ai generi normalmente<br />
accattati, saggina e segalato.<br />
Dal 1844 è più difficile seguire l’evolversi delle<br />
quantità perché le registrazioni riguardano solo la<br />
valuta: i fagioli vi compaiono espressamente dall’anno<br />
1875. Da questa data le annotazioni di raccolte<br />
di questo legume risultano ininterrotte fino<br />
al termine delle registrazioni; negli ultimi tempi si<br />
ritrovano quindi in maniera stabile legna, canapa,<br />
fagioli, grano e granturco.<br />
Santa Margherita:<br />
Festa del Santissimo Cuor di Gesù<br />
Anche in questa parrocchia sono stati trovati<br />
dati interessanti, anche se riferiti a periodi più<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
35<br />
recenti. Nei sindacati della festa del Santissimo<br />
Cuor di Gesù compaiono registrazioni che iniziano<br />
nel 1836 e finiscono allorché terminano gli accatti<br />
in natura. A dimostrazione dell’importanza della<br />
coltivazione nella zona, si rinviene che le somme<br />
introitate dai festaioli per questo legume sono dell’ordine<br />
di quelle del grano e del granturco.<br />
Pieve San Paolo: Compagnia<br />
del Santissimo Rosario<br />
La conferma di una pratica diffusa sul territorio<br />
viene data anche da quanto abbiamo trovato negli<br />
archivi di Pieve San Paolo, paese contiguo a Santa<br />
Margherita. Il fatto che i dati rintracciati siano sfalsati<br />
nel tempo rispetto ai precedenti non fa altro<br />
che ampliare l’orizzonte storico della nostra ricerca.<br />
Nei sindacati della Compagnia del Santissimo<br />
Rosario, attorno al 1850, si raccolgono solo grano,<br />
canapa e lino, a volte fagioli, già trovati anche in<br />
precedenza, come nel 1838; alla fine del secolo si<br />
ha invece una raccolta costante di fagioli; le annotazioni<br />
relative scompaiono a partire dal 1897.<br />
Per dare un quadro dell’incidenza della raccolta<br />
di fagioli sul totale dell’accatto, riportiamo i<br />
valori raccolti in alcuni anni di questo periodo<br />
(vedi tabella in basso).<br />
Alla Marina<br />
Viareggio: Compagnia<br />
della Santissima Annunziata<br />
Analizzando i Sindacati di questa Compagnia<br />
possiamo constatare come alla Marina la coltura<br />
dei fagioli fosse senz’altro diffusa in modo assai<br />
vigoroso già in un periodo “alto”. Attorno al<br />
1790, infatti, i quantitativi offerti sono assai consistenti.<br />
È probabile inoltre che venisse ampiamente<br />
praticata la consociazione con il granturco.<br />
I dati rintracciati sono interessanti perché ci<br />
permettono di rilevare notizie relative alle due specie<br />
coltivate, rossi e dall’occhio, già molto conosciute,<br />
a conferma di una loro radicatissima presenza<br />
sul territorio lucchese. Bisogna ricordare che<br />
Pieve San Paolo: Sindacati della Compagnia del Santissimo Rosario<br />
anno granturco mestura grano miglio saggina fagioli<br />
1892 29,5 – 20,25 – – 11<br />
1893 32 – 28,375 – – 15<br />
1894 35,5 – 25 – – 12<br />
1895 34,75 – 22,75 – – 10,5<br />
1896 13,5 – 28 – – 10
36 ARSIA<br />
Viareggio: Sindacati della Compagnia della Santissima Annunziata<br />
anno granturco segalato fagioli grano<br />
1787 23,5 70 5,25 16<br />
1788 12,5 22 3 7,2<br />
1789 12 31 2,75 14,5<br />
1790 12,5 30 – 14-16 (£. 90)<br />
1791 14 44,5 4,5 23<br />
1792 15 37,5 2,54 14<br />
1793 14,56 34,5 3 25<br />
1794 22,5 39,57 3,75 20,5<br />
1795 19 34,75 6 19,75<br />
1796 16,5 48 3,3 21<br />
1797 21,5 42 5 29<br />
1798 24 70,56 3,125 31,56<br />
1799 10,5 47 2 27<br />
1800 10 24 3,5 19,5<br />
1801 12 24,25 1,25 25+1r<br />
1802 18 25,5 2 30,5<br />
1803 27 40+1,5r 2,5 34,5<br />
1804 15,25 44,8 1,625 32,4<br />
1805 13,25 43,5+2r 2 39+4r<br />
1806 21 42 5 39<br />
1807 23 44,5 2,5 36,5<br />
i quantitativi dei cereali e dei legumi sono espressi in<br />
volume: l’unità di misura è lo staio lucchese, corrispondente<br />
a circa 25 litri.<br />
Torre del Lago: Compagnia<br />
sotto il titolo di Gesù, Giuseppe e Maria<br />
Nei pochi anni in cui si svolgono le registrazioni<br />
di questi sindacati, si nota un altro aspetto interessante:<br />
i fagioli erano usati per pagare le quote<br />
della Compagnia. Vi si ritrova infatti anche la riscossione<br />
della quota annuale eseguita in fagioli:<br />
“... per tanti fagioli da Franco Menichetti<br />
(1795);<br />
... per staja una fagioli riscossi da Angelo<br />
Ghilarducci (1796)...”.<br />
Montignoso: Compagnia<br />
di Santa Maria della Rosa<br />
Per quanto riguarda la Comunità di Montignoso,<br />
della quale abbiamo riportato notizie nel capitolo<br />
degli Statuti, abbiamo rintracciato anche una<br />
“bacchetta”, risalente al medesimo periodo (1793-<br />
1807), dove risulta che le offerte in natura sono<br />
costituite sempre da grano, castagne, olio (talora<br />
alla grossa), “entrate (o frutti) di prata”; gli<br />
importi della prima voce (più di 60 staja) e dell’ultima<br />
sono rilevanti. Eccezionalmente troviamo due<br />
annotazioni di nostro interesse:<br />
“... e più granturco, fagioli, ed uva della<br />
mezzadria<br />
... grano e segale quarre 2, granturco staja 2,<br />
fagioli cristiani staja 1, uva some 3”.<br />
Quest’ultima ci lascia traccia di un’ulteriore<br />
varietà di fagioli, i “cristiani” rispetto a quelle trovate<br />
finora nei documenti analizzati, a meno che<br />
non si tratti solo di una classificazione generale in<br />
contrapposizione con quelli “turchi”.<br />
Altri documenti<br />
Porcari 1828<br />
Tra il materiale d’epoca raccolto sulla presenza<br />
del fagiolo in Lucchesia, spiccano per la loro particolarità<br />
due note di rendita per affitto, relative a un<br />
terreno situato sul territorio di Porcari. I documenti,<br />
di proprietà degli eredi della famiglia Di<br />
Poggio, sono stati forniti dal prof. Giancarlo Lazzari<br />
di Porcari, che da tempo sta studiando con<br />
“accanita” pazienza la storia di tale famiglia.<br />
Tali documenti, tra l’altro, compensano la mancanza<br />
di dati relativi alla coltura del fagiolo nei Sindacati<br />
di quella parrocchia e ci danno indicazioni<br />
precise anche rispetto alle varietà coltivate al momento<br />
sul territorio (fagioli rossi, fagioli dall’occhio).
“Rendita di Porcari<br />
a dì 29 M 1828. Da Domenico<br />
di Jacopo Fornaciari<br />
per 290 calocchie £. 29.–.–<br />
a dì 6 giugno il suddetto<br />
per legna £. 7.10.–<br />
a dì 7 detto Francesco Fornaciari<br />
per legna £. 7.10.–<br />
a dì 17 detto Domenico Fornaciari<br />
per sacca 4 segale a £. 10.15 £. 43.–.–<br />
a dì 1° luglio da Lorenzo Del Prete<br />
per calocchie £. 22.10.–<br />
a dì detto da Domenico Fornaciari<br />
sacca 4 e 3/4 grano –.–<br />
a dì 5 detto Francesco Fornaciari<br />
sacca 10 detto meno 1/2 quara £. 242.13.–<br />
a dì 14 detto il medesimo<br />
per legna £. 7.10<br />
a dì 9 agosto il medesimo<br />
sacca 4 granturco £. 60.–.–<br />
e Domenico Fornaciari un sacco<br />
meno una quarra fagioli rossi £. 12.10.–<br />
a dì 3 settembre Francesco Fornaciari<br />
granturco sacca 8.1/2 £. 108. 7.–<br />
fagioli dall’occhio uno staio £. 4.10.–<br />
detti rossi uno staio £. 4.10.–<br />
a dì 13 detto Domenico Fornaciari<br />
granturco sacca 2 £. 25.10.–<br />
fagioli dall’occhio staio uno £. 4.10.–<br />
a dì 23 detto Domenico Fornaciari<br />
vino some15 1/2<br />
Francesco Fornaciari detto dette 17<br />
detratte le spese £. 191.15.–<br />
–––––––––––––<br />
£. 791. 5.–”.<br />
Curiosamente esiste una nota analoga, fatta per<br />
il solito anno, dove le cifre risultano leggermente<br />
cambiate:<br />
“29 maggio del 1828 Domenico Fornaciari<br />
per 290 calocchie £. 29.–.–<br />
6 giugno il suddetto per legna £. 7.10.–<br />
7 detto Francesco Fornaciari detta £. 7.10.–<br />
17 detto Domenico Fornaciari<br />
per sacca 4 segale a £. 10.15 £. 43.–.–<br />
1° luglio da Lorenzo Del Prete<br />
per calocchie £. 22.10.–<br />
a dì detto da Domenico Fornaciari<br />
sacca 4 e 3/4 grano a £. 16 £. 76.–.–<br />
a dì 5 detto da Francesco Fornaciari<br />
sacca 9 2 3/4 grano a £. 16 £. 156.–.–<br />
a dì 14 detto Francesco<br />
di calocchie £. 7.10.–<br />
–––––––––––––<br />
£. 349.–.–<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
a dì 9 agosto Francesco Fornaciari<br />
sacca 4 granturco 12.10 £. 50.–.–<br />
a dì detto Domenico Fornaciari<br />
staia 2.3/4 fagioli rossi £. 12.7.6<br />
a dì 3 settembre Francesco Fornaciari<br />
sacca 8.1/2 granturco a £. 12.10 £. 106.5.–<br />
detto detto uno staio fagioli rossi £. 4.10.–<br />
detto detto uno detti dall’occhio £. 4.10.–<br />
a dì 13 detto Domenico Fornaciari<br />
sacca 2 granturco a £. 12.10 £. 25.–.–<br />
detto detto staio uno<br />
fagioli dall’occhio £. 4.10.–<br />
a dì 23 detto il suddetto some<br />
5 1/2 vino a £. 5.16 al netto £. 89.18.–<br />
detto Francesco Fornaciari<br />
some 17 vino detto £. 101.10.–<br />
–––––––––––––<br />
£. 747.10.–”.<br />
Capannori - Lucca, 1873-1883<br />
Riteniamo altrettanto interessante, per le informazioni<br />
che fornisce rispetto alla nostra ricerca, un<br />
documento proveniente dalla collezione privata di<br />
Sebastiano Micheli relativo a una società di commercio<br />
costituita tra Pasquale di Giovanni Domenico<br />
Cerri e Carlo di Giovanni Giuseppe Matteoni<br />
di Capannori.<br />
Fin dalle prime pagine si annotano diversi atti<br />
di acquisto, vendita e deposito di fagioli, che risultano<br />
o senza specificazione o, nella maggior parte<br />
dei casi, con la specifica “rossi”.<br />
Tuttavia vorremmo concentrare la nostra attenzione<br />
su alcune note particolari:<br />
“Libro Giornale 9 agosto 1874<br />
Fondo sociale costituito da Diversi £. 2100<br />
settembre 20<br />
Comprato grano ....<br />
novembre 9<br />
Comprati fagiuoli da Diversi di qui<br />
come segue cioè:<br />
St. 32 a Lire 6.66 lo staro £. 213,12<br />
” 2 a “” 6.73 £. 13,46<br />
–––––––––––––<br />
£. 226,58<br />
detto<br />
Comprati fagiuoli da Diversi in piazza<br />
come segue:<br />
St. 6 a Lire 6.90 lo staro £. 41,40<br />
” 6 a ” 6.93 ” £. 41,58<br />
–––––––––––––<br />
£. 82,98”.<br />
Questo appunto dimostra come la provenienza<br />
della raccolta sia essenzialmente locale: sebbene<br />
37
38 ARSIA<br />
l’espressione in “Piazza” (ovvero al mercato) possa<br />
lasciar pensare che il prodotto potesse provenire<br />
anche da fuori, il termine “di qui” non lascia dubbi<br />
sulla zona di produzione effettiva. Anche nel proseguo,<br />
quando se ne specifica la varietà, si parla<br />
sempre di fagioli “rossi”. In due soli casi si specifica<br />
che si tratta di fagioli “bianchi”:<br />
“1° Novembre 1878<br />
...<br />
Fagiuoli sacca 2<br />
pari a stara 6 a 4.33 £. 26,00<br />
Fagiuoli bianchi stara 2 a £. 6 £. 12,00<br />
...<br />
1878 Novembre 2<br />
Fagiuoli rossi sr. 9 £. 42,00<br />
Fagiuoli bianchi sr. 3 £. 23,80”.<br />
Ma tanto basta per verificare all’epoca la maggior<br />
ricercatezza e richiesta del bianco rispetto al<br />
rosso, il che permetteva di spuntare un prezzo percentualmente<br />
molto superiore; inoltre ci fa supporre<br />
che, laddove non si dia specifica del tipo, si<br />
tratti sempre di fagioli “rossi”.<br />
Le partite trattate sono talvolta anche considerevoli:<br />
si va infatti dalle poche unità fino a raggiungere<br />
diverse centinaia di staia (64, 74 ecc.),<br />
ovvero anche superiori ai 1000 kg per volta.<br />
Possiamo altresì rilevare che i ricavi ottenuti<br />
dalla vendita del genere fagiolo costituiscono una<br />
voce di tutto rispetto all’interno di un’attività<br />
commerciale riguardante anche molti altri prodotti<br />
agricoli dell’epoca (grano, granturco, saggina,<br />
panico, “vena” ecc.).<br />
La letteratura della tradizione<br />
In alcune opere dedicate alla descrizione di<br />
consuetudini e costumi in uso nella Lucchesia nel<br />
secolo scorso possiamo rintracciare altri validi riferimenti<br />
alla coltivazione del fagiolo.<br />
Ne I bei tempi andati, tradizioni e usanze della<br />
Piana di Lucca (1981), Gino Dell’Aringa scrive:<br />
“- I fagioli servivano ai poveri da companatico<br />
e ai ricchi da contorno. Tutti insomma<br />
ne facevano uso, gli uni per necessità, gli altri<br />
per convenienza. ...<br />
La raccolta dei fagioli avveniva in due tempi<br />
secondo che fossero seminati col granturco<br />
maggese o con quello sessantino. I primi maturavano<br />
d’agosto, perciò seccavano sull’aia e<br />
venivano battuti in breve tempo. I secondi,<br />
che maturavano d’ottobre, venivano legati a<br />
mazzi, privati delle foglie e messi a seccare<br />
attaccati alle prode o ai muri della casa.<br />
Appena seccati si stendevano sull’aia dove<br />
venivano battuti a colpi di correggiato ...<br />
- Granturco, saggina e fagioli si seminavano<br />
nei solchi durante la primavera o nell’estate.<br />
Scavati i solchi con l’aratro, trainati dalle<br />
mucche, i chicchi venivano gettati a dito,<br />
quasi si contassero... I nostri vecchi usavano<br />
gettare il seme dei fagioli insieme al granturco<br />
e alla saggina. Questi ultimi si spandevano<br />
in basso, mentre le piante dei fagioli<br />
restavano a fior di terra, ed essendo precoci,<br />
davano raccolti molto prima degli altri prodotti:<br />
un modo come si suol dire, ‘per prendere<br />
due piccioni con una fava’. …<br />
- Nemmeno per lo svezzamento dei bambini<br />
c’erano trattamenti speciali. [...] Sul carrettino<br />
di legno con le ruote e il cerchio col fermabraccia,<br />
dove li mettevano in piedi per<br />
fare i primi passi, vi era una cassettina che<br />
riempivano di fagioli cotti, che chiamavano<br />
pippi, dei quali i bambini erano ghiottissimi<br />
e servivano loro per cibo e per passatempo ...<br />
- Una cena molto comune era la zuppa.<br />
Durante l’estate non usavano i fagioli, [...]<br />
- Durante l’inverno usavano i fagioli rossi o<br />
rigati, cotti con aglio e salvia, aggiungendo<br />
poi cavolo nero, cipolla, sedano, zucca invernale,<br />
altre erbe selvatiche a piacimento (nell’inverno<br />
manca altra verdura) e un pesto di<br />
lardo di maiale e aglio per condito. Il tutto lo<br />
versavano in una zuppiera piena di fette di<br />
pane di granturco e lo lasciavano riposare<br />
un’ora prima di mangiarlo. Valeva per la<br />
cena e per la colazione della mattina ed era<br />
molto gustosa riscaldata nel tegame, sul fornello<br />
alla brace.<br />
Con gli stessi ingredienti e l’aggiunta di un<br />
osso di maiale, invece della zuppa rumavano<br />
la farinata fatta con farina di granturco,<br />
cotta bene, versata in tante scodelle, e valeva<br />
per la cena se consumata calda, e per la colazione,<br />
arrostita sulla brace. [...]<br />
Una leccornia da tutti apprezzata era il<br />
brodo di fagioli bianchi, che chiamavano<br />
‘capponi’. Infatti questi erano i capponi che<br />
mangiavano i contadini; i capponi veri,<br />
quelli ruspanti, come è detto altrove, se li pappavano<br />
i padroni. Dunque bollivano i fagioli<br />
con aglio, salvia e pomodori insieme alle<br />
cotenne di maiale. Cotto il tutto, toglievano<br />
le cotenne e metà fagioli che servivano per
secondo conditi con olio, sale e pepe. Quindi<br />
passavano il resto col colino e nel brodo così<br />
denso, condito col solito sfritto di olio e aromi,<br />
cuocevano la minestra, oppure il riso o granbianchetto<br />
o tagliatelle”.<br />
In un volume di recentissima pubblicazione,<br />
Quando i polli si spennavano a mano, Memorie di<br />
gente e cibi del passato edito dall’Istituto Professionale<br />
‘Guglielmo Marconi’ di Viareggio (2001),<br />
dedicato alla vita di un tempo sul territorio della<br />
Marina, e soprattutto agli usi della cucina, si legge:<br />
“- Zuppe, minestroni e minestre in brodo<br />
Come abbiamo già detto il pane era alla base<br />
della preparazione delle zuppe.<br />
La più importante, anche perché diffusa in<br />
tutta la Toscana era la zuppa di verdure.<br />
Gli ingredienti variano da zona a zona e da<br />
stagione a stagione, ma alla base ci son sempre<br />
i fagioli e il cavolo.<br />
- Un discorso a parte merita la farinata con<br />
il cavolo nero, detta anche incavolata o intruglia,<br />
con i fagioli dall’occhio, cavolo nero e<br />
farina di granturco.<br />
- Storia della verdura<br />
Le verdure erano un alimento consueto, perché<br />
facile da coltivare anche in pochi metri di<br />
orto. Il terreno però a Viareggio era renoso e<br />
perciò certe verdure, che avevano bisogno di<br />
molta acqua, venivano scarsamente coltivate.<br />
Le cose che maggiormente usavano erano le<br />
rape (i gallonzori) e i fagioli, che tutti hanno<br />
ricordato nelle nostre interviste, talvolta con<br />
una punta di nostalgia.<br />
Le rape, dette ‘gallonzori’ erano un cibo<br />
molto amato. Soffritte con aglio, e se possibile<br />
con una salciccia, in certi paesi in umido con<br />
la rosticciana, talvolta mescolate con fagioli,<br />
erano un piatto molto diffuso.<br />
Così pure diffusi erano i fagioli soprattutto<br />
quelli scritti, cioè non i cannellini bianchi e<br />
nemmeno i borlotti, ma proprio un fagiolo<br />
che nasceva nelle nostre zone. Nella cucina<br />
viareggina sono poco presenti i fagioli dall’occhio<br />
anche se sappiamo che erano forse tra i<br />
più antichi fagioli coltivati in Lucchesia,<br />
dove erano molto diffusi, specie in una zuppa<br />
insieme al farro”.<br />
Da queste ultime consultazioni vediamo come<br />
l’uso dei fagioli nella cucina fosse molto comune e<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
39<br />
come fossero simili tra loro le preparazioni in zone<br />
diverse.<br />
Su questa base e su quanto riportato nella letteratura<br />
“tecnica” possiamo concludere senz’altro<br />
che non solo per l’aspetto produttivo, ma anche per<br />
quello del consumo, tutta l’area lucchese è stata<br />
influenzata fortemente dalla coltura dei fagioli.<br />
Le statistiche produttive<br />
Un ulteriore e validissimo apporto alla nostra<br />
ricerca può essere lo studio dei dati statistici relativi<br />
alla produzione dei fagioli.<br />
I documenti a disposizione permetterebbero di<br />
spaziare dai valori raccolti da enti nazionali a quelli<br />
raccolti da enti locali, passando per quelli regionali<br />
e provinciali o di imprese operanti nei rami<br />
commerciali o produttivi.<br />
Citeremo solo i dati relativi alla provincia di<br />
Lucca pubblicati nell’Annuario Statistico Italiano<br />
1887-1888, curato dal Ministero dell’Agricoltura,<br />
in una tabellazione delle Coltivazioni e Produzioni<br />
agrarie delle varie provincie dello Stato.<br />
“Fagiuoli, piselli e lenticchie<br />
Superficie media coltivata/<br />
Anni 1879 a 1883<br />
ettari 4.724<br />
Produzione (in ettolitri)/Media<br />
Anni 1879 a 1883 35.307<br />
Nell’anno 1887 (dati definitivi) 29.965”.<br />
Sappiamo già dalla letteratura tecnica e dalla<br />
tradizione orale che gli apporti di piselli e lenticchie<br />
sono praticamente trascurabili: i primi erano<br />
coltivati solo per un consumo fresco e le seconde<br />
rappresentavano una coltura quasi inesistente sul<br />
nostro territorio.<br />
Ne deduciamo che i succitati valori si riferiscono<br />
quasi totalmente ai fagioli prodotti nella provincia<br />
di Lucca. Tradotti in termini più facilmente<br />
leggibili, da misure di volume a misure in peso, gli<br />
ultimi due dati della tabella corrispondono rispettivamente<br />
a 2.400 e 2.000 tonnellate all’anno, corrispondenti<br />
a circa 140.000 e 120.000 staia ossia<br />
circa 47.000 e 40.000 sacchi.<br />
Da queste cifre si può facilmente concludere<br />
che la Lucchesia è una terra vocata tradizionalmente<br />
e storicamente alla coltura del fagiolo.
40 ARSIA<br />
Le varietà di fagioli citate nei documenti consultati<br />
Le pratiche della campagna lucchese (1846)<br />
di Antonio Mazzarosa<br />
Neri<br />
Gialli<br />
Grigi<br />
Turchi 8<br />
Bianchi<br />
Rampiconi (Phaseolus lunatus L.)<br />
Dall’occhio (Phaseolus catiang)<br />
Monografia agraria sul circondario<br />
di Castelnuovo di Garfagnana (1883)<br />
di Carlo De Stefani<br />
Rampichini (Phaseolus lunatus L.)<br />
Striscianti (Phaseolus vulgaris L.)<br />
Tutti bianchi<br />
Bianchi coll’occhietto nero<br />
Mascherini, cioè metà bianchi e metà rossi<br />
Più piccoli, di buccia più dura e di colore<br />
brizzolato<br />
Catalogo delle piante<br />
dell’Orto Botanico di Lucca (1843)<br />
di Benedetto Puccinelli<br />
[Phaseolus] caracalla Lin.<br />
” citrinus Sav.<br />
” eriospermus Sav.<br />
” hemathocarpus Sav.<br />
” hernandesii Sav.<br />
” cinamomeus Sav.<br />
” lathyroides Sav.<br />
” mungo Lin.<br />
” oblungus-flavescens Sav.<br />
” perennis Valth.<br />
” ricciardianus Ten.<br />
” rufus Hort. Pis.<br />
” saponaceus Sav.<br />
” sphaericus Sav.<br />
” tumidus Sav.<br />
” lunatus Lin.<br />
Elementi di agricoltura offerti ai giovani<br />
alunni dei Licei primari della Toscana (1850)<br />
di Benedetto Puccinelli<br />
Comune<br />
Dall’occhio<br />
Tableau de l’agriculture toscane (1801)<br />
di Jean Charles L. Simonde de Sismondi<br />
Dall’occhio Pesciatino<br />
Sindacati delle questue (cerche) parrocchiali<br />
Rossi Sant’Anna (Piana)<br />
Rossi Viareggio (Marina)<br />
Dall’occhio Viareggio (Marina)<br />
Cristiani Montignoso (Marina)<br />
Altri documenti<br />
Rossi Porcari (Piana)<br />
Dall’occhio Porcari (Piana)<br />
Rossi Capannori (Piana)<br />
Bianchi Capannori (Piana)<br />
Letteratura della tradizione<br />
Rossi Porcari (Piana)<br />
Rigati (o scritti) Porcari (Piana)<br />
Bianchi (capponi) Porcari (Piana)<br />
Dall’occhio Viareggio (Marina)<br />
Scritto Viareggio (Marina)<br />
Testimonianze orali<br />
Rosso Piana<br />
Scritto Piana<br />
Bianco Piana<br />
Lupinaro Piana<br />
Malato Brancoleria, Compitese<br />
Scritto (montatore) Media Valle<br />
Diecimino Diecimo (Media Valle)<br />
Stringa Piana<br />
Stortino Piana<br />
Schiaccione Piana<br />
8 Non sappiamo se la corrispondenza sia giusta, ma una varietà con tale appellativo viene ancora coltivata nelle province di Arezzo e<br />
Firenze (cfr. I prodotti tradizionali della Toscana, ARSIA-Regione Toscana, Firenze, 2003, vol. I, alla voce Fagiolo turco di Castello).<br />
Si tratta di “un fagiolo bianco, di forma simile al cannellino, ma di maggiori dimensioni e con buccia più sottile, consumato prevalentemente<br />
fresco per la maturazione scalare”.
Piccolo glossario dei termini locali<br />
Arbólo: vedi Vassoia.<br />
Bacchetta (anche vacchetta): registro, in genere<br />
stretto e lungo.<br />
Bassoia: vedi Vassoia.<br />
Brillo: voce dubbia, ma probabile sinonimo di gran<br />
bianchetto.<br />
Brocche: butti, polloni (cfr. G. Pascoli “le brocche<br />
dei biancospini”).<br />
Cerca: questua, soprattutto di prodotti in natura.<br />
Colatoio: crivello a maglie adatte per vagliare semi<br />
di media grandezza: granturco, fagioli ecc.<br />
Compagnia: confraternita.<br />
Correggiato: strumento adatto alla battitura (trebbiatura)<br />
di cereali e legumi. È costituito da due<br />
bastoni collegati a una delle due estremità da una<br />
correggia o da altro elemento che ne permetta lo<br />
snodo. Si impugna un bastone per un estremo e<br />
con un movimento di veloce rotazione si colpisce<br />
con l’estremo dell’altro il prodotto da trattare.<br />
Crivello: voce italiana; nella zona di riferimento utilizzata<br />
solo per attrezzi adatti alla vagliatura del<br />
grano o di altri prodotti di pezzatura simile.<br />
Fagiolari: ciò che resta delle piante dei fagioli dopo<br />
l’essiccazione e la battitura.<br />
Farinata: piatto tipico della Piana di Lucca ricavato<br />
dalla cottura di farina di granturco nel brodo<br />
preparato come per la zuppa.<br />
Gran bianchetto: grano brillato da utilizzare come<br />
il farro o il riso nella cucina.<br />
Nettatura: azione di ripulitura dei semi dalle impurità<br />
rimaste nell’operazione di battitura (trebbiatura)<br />
e anche dagli elementi spezzati o non<br />
troppo sani o “belli” (piccoli, macchiati ecc.).<br />
Unità di misura lucchesi riscontrate nei documenti citati<br />
Braccio: unità di misura di lunghezza, corrispondente<br />
a 0,5905 metri.<br />
Coltra o coltre: unità di misura di superficie, corrispondente<br />
a 11.500 braccia quadrate e a<br />
4.009,938 metri quadri. Molto utilizzato<br />
anche il sottomultiplo quartiere che, come dice<br />
la parola, ne è la quarta parte, quindi corrispondente<br />
approssimatavamente a mille metri<br />
quadri.<br />
Libbra: unità di misura di peso, corrispondente a<br />
334,5 grammi.<br />
Staio: unità di misura di volume, fondamentale nel<br />
sistema lucchese, da utilizzare per prodotti<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
41<br />
Porca: parte di terreno coltivato delimitata da solchi.<br />
In Lucchesia la misura di una porca per il<br />
grano era di circa un braccio e mezzo, corrispondente<br />
a due file (solchi) di granturco nella<br />
successiva lavorazione per il secondo raccolto.<br />
Piazza: mercato; per antonomasia quella di San<br />
Michele a Lucca, dove si svolgeva il commercio<br />
dei cereali e dei legumi.<br />
Postarelle: “nel terreno dei solchi longitudinali poco<br />
profondi nei quali spargono del letame e mettono<br />
i fagiuoli ad una certa distanza gli uni dagli<br />
altri coprendoli poi colla terra” cfr. Monografia<br />
agraria sul circondario di Castelnuovo di Garfagnana<br />
di Carlo De Stefani.<br />
Roba: termine per ora non ben identificato. Si tratta<br />
di prodotto agricolo, senz’altro della categoria<br />
cereali, forse una miscela.<br />
Sbaccellatura: nella Piana di Lucca non s’intende,<br />
come nella lingua italiana, l’azione di sgranare<br />
il baccello o di togliervi i semi, bensì l’azione<br />
precedente di staccare i baccelli dalla pianta.<br />
Sessantino: granturco di secondo raccolto, seminato<br />
dopo la mietitura del grano, aveva un ciclo<br />
breve che dava una pianta adulta in 60 giorni.<br />
Sporcare: rompere le zolle di una porca, in genere<br />
tracciandovi un solco con l’aratro.<br />
Taglierini: pasta fatta in casa con farina e acqua; a<br />
volte arricchita anche con uovo.<br />
Vassoia (anche bassoia, arbólo): attrezzo adatto<br />
alla ventilazione di cereali, legumi, olive, castagne…<br />
per ripulirli dalle impurità.<br />
cosiddetti “aridi”, cioè non liquidi, della produzione<br />
agricola: cereali, legumi, olive, castagne<br />
ecc., corrispondente a 24,654 litri.<br />
Quarra (localmente anche guara): unità di misura di<br />
volume corrispondente alla quarta parte dello<br />
staio; in senso lato poteva indicare anche la<br />
tassa annua d’iscrizione alle Compagnie,<br />
espressa in una precisa quantità di prodotti in<br />
natura, in genere grano.<br />
Sacco: unità di misura di volume corrispondente a<br />
3 staia; quindi la dizione un sacco di fagioli non<br />
è l’indicazione generica del contenuto di un<br />
sacco, ma una quantità precisa.
42 ARSIA<br />
Elenco delle zone citate nei documenti consultati<br />
Piana di Lucca<br />
• Capannori<br />
• Compito<br />
• Guamo<br />
• Lucca<br />
• Paganico<br />
• Pieve San Paolo<br />
• Porcari<br />
• Sant’Anna<br />
• San Cassiano di Moriano<br />
• San Concordio<br />
• Santa Margherita<br />
• Verciano<br />
Bibliografia*<br />
Media Valle del Serchio<br />
• Fiattone<br />
• Piana di Gallicano<br />
Garfagnana<br />
• Piana di Pieve Fosciana<br />
• Zone contigue a fiumi<br />
e torrenti situate sopra<br />
Castelnuovo Garfagnana<br />
AA.VV. (1984) - La Garfagnana 1883-1993. Aspetti economici,<br />
agricoli, urbanistici e socio-culturali. Ciapetti,<br />
Castelnuovo Garfagnana (LU).<br />
ANONIMO (1871) - Il buon contadino. Almanacco del<br />
periodico ‘L’Agricoltore’ per l’anno bisestile 1872.<br />
Comizio Agrario di Lucca, Canovetti, Lucca.<br />
ANONIMO (1883) - Il buon contadino. Almanacco del<br />
periodico ‘L’Agricoltore’ per l’anno bisestile 1884.<br />
Comizio Agrario di Lucca, Canovetti, Lucca.<br />
ANDREOLLI B. (1984-85) - Considerazioni sulle campagne<br />
lucchesi nella prima metà del sec. XIV: paesaggio,<br />
economia, contratti agrari. Actum Luce, 1-2.<br />
BONGI S. (1863) - Bandi lucchesi del secolo decimoquarto.<br />
Commissione per i testi di lingua, Tipografia del<br />
Progresso, Bologna, Bando n. 143.<br />
BONGI S. (1882) - Inventario del Regio Archivio di<br />
Stato. vol. 1, Tipografia Giusti, Lucca.<br />
BROGI M. (a cura di) (1995) - Tra abbondanza e carestia,<br />
per una storia dell’alimentazione lucchese dal<br />
Medioevo al XIX secolo. Istituto Storico Lucchese,<br />
Lucca.<br />
CONCIONI G. (1986) - Il libro degli Statuti della Comunità<br />
di Compito. Rivista di Archeologia, Storia,<br />
Costume dell’Istituto Storico Lucchese, anno XIV,<br />
2: 49-58.<br />
CUPPARI P. (1854) - Lezioni di Economia rurale - Agricoltura.<br />
Tipografia Nistri, Pisa.<br />
Marina<br />
• Montignoso<br />
• Piana di Pietrasanta<br />
• Torre del Lago<br />
• Viareggio<br />
Pesciatino<br />
DELL’ARINGA G. (1981) - I bei tempi andati, tradizioni<br />
e usanze della Piana di Lucca. M.P.F., Lucca.<br />
DE STEFANI C. (1883) - Monografia agraria sul circondario<br />
di Castelnuovo di Garfagnana. In Atti della<br />
Giunta Jacini per l’Inchiesta agraria, Forzani & C.,<br />
Roma.<br />
ISTITUTO PROFESSIONALE “G. MARCONI” DI VIAREGGIO<br />
(2001) - Quando i polli si spennavano a mano,<br />
Memorie di gente e cibi del passato. Pezzini Editore,<br />
Viareggio (LU).<br />
LAGANÀ N. (1993) - L’agricoltura lucchese nel secolo<br />
XIV. Ponte, Lucca.<br />
LAGANÀ N. (1993) - La Comunità di Paganico, aspetti<br />
della vita settecentesca ricostruiti attraverso lo Statuto<br />
del 1752. Ponte, Lucca.<br />
LAGANÀ N. (1998) - Storia religiosa e civile della Comunità<br />
di San Bartolomeo Apostolo dell’Arancio. Ponte,<br />
Lucca.<br />
MAZZAROSA A. (1833) - Storia di Lucca dalla sua origine<br />
fino al MDCCCXIV. Tipografia Giusti, Lucca.<br />
MAZZAROSA A. (1841-1886) - Opere. voll. I-V, Tipografia<br />
Giusti, Lucca.<br />
MAZZAROSA A. (1841) - Sopra l’Annona lucchese, Osservazioni<br />
lette nella R. Accademia Lucchese il 1822. In<br />
Opere del Marchese Antonio Mazzarosa, II, Tipografia<br />
Giusti, Lucca.<br />
* Si riportano in Bibliografia le opere richiamate direttamente nel testo della ricerca. Le opere consultate – anche solo per una preparazione<br />
specifica sull’argomento – sono in realtà in numero molto maggiore: gli Autori non hanno tuttavia ritenuto opportuno citare<br />
i lavori “complementari” consultati per un lavoro svolto effettivamente su un campo di azione assai più vasto e generalizzato.
MAZZAROSA A. (1846) - Le pratiche della campagna lucchese.<br />
Tipografia Giusti, Lucca, (ristampa Forni,<br />
Bologna, 1977).<br />
MICHELI S. (1991) - La Comunità di Capannori, l’organizzazione<br />
civile nei secoli XVI-XVIII. Ponte,<br />
Lucca.<br />
MINISTERO DI AGRICOLTURA, INDUSTRIA E COMMERCIO,<br />
DIREZIONE GENERALE DELLA STATISTICA (1888) -<br />
Annuario Statistico Italiano 1887-1888. Tipografia<br />
Eredi Botta, Roma.<br />
PUCCINELLI B. (1843) - Catalogo delle piante dell’Orto<br />
Botanico di Lucca. Bertini, Lucca.<br />
PUCCINELLI B. (1850) - Elementi di agricoltura offerti<br />
ai giovani alunni dei licei primari della Toscana.<br />
Guidotti, Lucca.<br />
ROMITI A. (1989) - L’Archivio del Comune di Gallicano.<br />
f. LXXVI, Istituto Storico Lucchese, Lucca.<br />
SIMONDE DE SISMONDI J.C.L. (1801) - Tableau de l’agriculture<br />
toscane. Geneva.<br />
Documenti<br />
ARCHIVIO ARCIVESCOVILE DI LUCCA, Enti Religiosi Soppressi,<br />
n. 999: Torre del Lago, Compagnia sotto il titolo<br />
di Gesù, Giuseppe e Maria, Sindacati 1793-1807.<br />
ARCHIVIO ARCIVESCOVILE DI LUCCA, Enti Religiosi Soppressi,<br />
n. 1040: Viareggio, Compagnia della SS. Annunziata,<br />
Entrate 1787-1808.<br />
ARCHIVIO ARCIVESCOVILE DI LUCCA, Enti Religiosi Soppressi,<br />
n. 1895: Montignoso, Compagnia del Carmine,<br />
Sindacati 1789-1808.<br />
ARCHIVIO ARCIVESCOVILE DI LUCCA, Enti Religiosi Soppressi,<br />
n. 1898: Montignoso, Compagnia dei Santi<br />
Rocco e Sebastiano, Sindacati 1698-1808.<br />
ARCHIVIO ARCIVESCOVILE DI LUCCA, Enti Religiosi Soppressi,<br />
n. 1900: Montignoso, Libro de’ Sindacati di<br />
Santa Maria della Rosa di Montignoso (1794-1808).<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
ARCHIVIO PARROCCHIALE DI CAPANNORI, Libro dei Sindacati<br />
delle Feste 1835-1859.<br />
ARCHIVIO PARROCCHIALE DI GUAMO, Sindacati delle<br />
feste di Maria SS. della Salute.<br />
ARCHIVIO PARROCCHIALE DI GUAMO, Sindacati (feste)<br />
del SS. Rosario e Anime del Purgatorio nella Chiesa<br />
di Guamo.<br />
ARCHIVIO PARROCCHIALE DI PIEVE SAN PAOLO, Sindacati<br />
della Compagnia del SS. Rosario, 1774-1950 (coll.<br />
C101774).<br />
ARCHIVIO PARROCCHIALE DI SAN CASSIANO DI MORIANO,<br />
Sindacato della Congregazione e Festa dei 7 Dolori<br />
della B.V. Maria dall’anno del Signore 1870 al 1937.<br />
ARCHIVIO PARROCCHIALE DI SAN CONCORDIO, Sez.<br />
XVIII, n. 3, Congregazione del Rosario e di S. Luigi,<br />
dall’anno 1840 al 1905.<br />
ARCHIVIO PARROCCHIALE DI SAN CONCORDIO, Sez.<br />
XVIII, n. 9, Amministrazione del Sacro Cuore di<br />
Gesù, dal 1872 al 1876.<br />
ARCHIVIO PARROCCHIALE DI SANT’ANNA, Sindacati della<br />
Compagnia di Sant’Anna, 1716-1738.<br />
ARCHIVIO PARROCCHIALE DI SANT’ANNA, Sindacati della<br />
Compagnia di Sant’Anna, 1738-1779.<br />
ARCHIVIO PARROCCHIALE DI SANTA MARGHERITA, Sez.<br />
IV, Reparto III: Sindacati del SS. Cuor di Gesù; libro<br />
n. 3: Sindacato dal 1918 al ... (1969).<br />
ARCHIVIO PARROCCHIALE DI VERCIANO, Sindacati del<br />
Purgatorio in Santo Stefano, 1833-1916.<br />
ARCHIVIO DI STATO DI LUCCA, Statuti delle Comunità<br />
Soggette, Decreti Comunitativi, n. 24, (1752-1801).<br />
ARCHIVIO DI STATO DI LUCCA, Statuti delle Comunità<br />
Soggette, nn. 42-43-47.<br />
ARCHIVIO PRIVATO (SEBASTIANO MICHELI), Manoscritto<br />
relativo alla Società di Commercio costituita tra Pasquale<br />
di Giovanni Domenico Cerri e Carlo di Giovanni<br />
Giuseppe Matteoni di Capannori (seconda metà dell’Ottocento).<br />
43
L’opera di recupero e conservazione delle varietà locali<br />
della Lucchesia e gli sviluppi futuri<br />
Marco Del Pistoia<br />
Tutte le varietà di fagioli censiti nel corso del<br />
progetto “Recupero e valorizzazione dei fagioli<br />
della Lucchesia”, esclusi il Marmino, il Cappone, il<br />
Diecimino e la Fagiola garfagnina, ormai sporadicamente<br />
presenti solo negli orti di famiglia, sono tuttora<br />
coltivate, anche se alcune in modo marginale<br />
malgrado le notevoli caratteristiche organolettiche.<br />
Alcuni fagioli hanno una diffusione più ampia,<br />
mentre altri sono confinati in zone ristrette; per<br />
esempio in Garfagnana il fagiolo Scritto della Garfagnana<br />
viene coltivato in modo più diffuso e pertanto<br />
presenta una discreta variabilità e una scarsa<br />
identità, mentre il Giallorino e il Mascherino,<br />
molto più localizzati, sono stati selezionati con<br />
relativa facilità. I motivi di questa differenza sono<br />
facilmente intuibili: lo Scritto rientrava nell’alimentazione<br />
di tutti i giorni sotto forma di passato<br />
mentre il Giallorino e il Mascherino, utilizzati con<br />
minor frequenza, si sono conservati solo in alcune<br />
zone ristrette e le loro sementi sono state trasmesse<br />
di padre in figlio.<br />
Le qualità eccellenti di tutti i fagioli della Lucchesia<br />
ne hanno consentito il mantenimento anche<br />
in situazioni difficili; abbiamo già ampiamente analizzato<br />
l’evoluzione del contesto sociale nel quale è<br />
inserita la produzione dei fagioli e non possiamo<br />
far altro che ribadire il ruolo essenziale svolto dai<br />
produttori nella conservazione di questi legumi.<br />
Continuare a produrre questi fagioli per il fabbisogno<br />
familiare è stato possibile solo per l’apprezzamento<br />
delle loro indubbie caratteristiche organolettiche;<br />
era impensabile acquistare per il consumo<br />
personale fagioli di altra provenienza quando si<br />
avevano a disposizione prodotti di tale qualità.<br />
Un altro elemento importante per la sopravvivenza<br />
dei fagioli della Lucchesia è rappresentato<br />
dall’Orto Botanico di Lucca al cui interno è conservata<br />
la Banca regionale del Germoplasma.<br />
Diversi anni fa l’Orto Botanico iniziò una serie di<br />
ricerche sul germoplasma di entità locali create dall’uomo,<br />
la cosiddetta “biodiversità ricostruita”.<br />
Da sempre gli Orti Botanici si occupano di specie<br />
vegetali che stanno scomparendo a livello locale<br />
e mondiale, in quanto fra i loro compiti rientra<br />
la conservazione della biodiversità. In questo<br />
ambito si sono dedicati non solo alla conservazione<br />
delle specie spontanee ma anche di quelle coltivate<br />
che l’uomo nei secoli ha migliorato e che<br />
hanno acquisito grande interesse alimentare; piante<br />
che stavano rischiando di scomparire a causa<br />
della standardizzazione e omogeneizzazione delle<br />
specie e varietà coltivate da parte dell’agricoltura<br />
sempre più industriale.<br />
In questo ambito la Regione Toscana ha iniziato<br />
a partire dagli anni novanta una ricerca su tutto<br />
il territorio regionale volta a recuperare quelle<br />
varietà che stavano scomparendo perché le ditte<br />
sementiere non avevano interesse a riprodurre e<br />
che molto spesso erano rimaste relegate negli orti<br />
di famiglia dove produttori appassionati e in grado<br />
di apprezzarle, continuavano a coltivarle e riprodurle<br />
in proprio. Lo scopo della costituzione della<br />
Banca regionale del Germoplasma era proprio la<br />
conservazione di queste varietà; il risultato è il<br />
recupero di circa 600-700 entità orticole fra cui<br />
circa 150-200 tipi di fagioli su tutto il territorio<br />
regionale. In questi ultimi anni alcune di queste<br />
varietà sono state reimmesse sul mercato anche<br />
con un certo successo, grazie all’apprezzamento di<br />
un nuovo tipo di consumatore che si è “ribellato”<br />
all’impoverimento del gusto causato dall’uniformità<br />
di sapori proposti da prodotti standardizzati.<br />
L’opera di recupero anche a scopi commerciali<br />
non si è certamente esaurita, ma sta continuando e<br />
ci possiamo aspettare in futuro la diffusione di<br />
varietà per ora marginali, ma che iniziano già a<br />
essere conosciute e apprezzate.<br />
Un ruolo importante hanno avuto quelle ditte
46 ARSIA<br />
sementiere che hanno saputo cogliere l’importanza<br />
dell’opera dell’Orto Botanico di Lucca e hanno<br />
impostato la loro attività sullo sviluppo delle specie<br />
autoctone.<br />
La Lucchesia ha potuto contare sulla presenza<br />
di una ditta sementiera, la Gargini Sementi, che ha<br />
investito sul recupero e lo sviluppo di entità autoctone;<br />
in effetti in altre zone dove è mancata la presenza<br />
di una ditta sementiera locale molte specie e<br />
varietà sono andate perdute più facilmente.<br />
I risultati ottenuti e ottenibili grazie al circolo<br />
virtuoso creatosi fra produttori accorti, Orto Botanico<br />
e ditta sementiera locale, sono rappresentati<br />
dal recupero del fagiolo Aquila: rintracciato in<br />
alcuni orti di famiglia dalla Banca del Germoplasma,<br />
la ditta Gargini ha provveduto a riprodurlo e<br />
a reimetterlo sul mercato. Se oggi riteniamo che il<br />
fagiolo Aquila rappresenti una varietà potenzialmente<br />
molto interessante per le qualità organolettiche<br />
uniche e la sua forte caratterizzazione, dobbiamo<br />
riconoscere che solo la presenza contemporanea<br />
di queste tre entità, produttori appassionati<br />
che hanno conservato il seme, Orto Botanico di<br />
Lucca e Gargini Sementi, ha consentito il suo<br />
pieno recupero e la possibile ulteriore diffusione.<br />
La Garfagnana, al riguardo, ha potuto e può<br />
invece contare sulla presenza importante del Centro<br />
Vivaistico “La Piana” dove, oltre a svolgersi<br />
un’importante attività di ricerca e selezione, si<br />
potrà sviluppare un’altrettanto importante attività<br />
di riproduzione di specie e varietà autoctone.<br />
È opinione comune che praticamente tutte le<br />
varietà censite possano avere un futuro produttivo<br />
non solo legato all’autoconsumo, ma anche indirizzato<br />
verso il mercato. Senza dubbio la curiosità<br />
crescente verso queste produzioni può fare intuire<br />
sviluppi interessanti, anche se ci vuole tempo per<br />
verificare l’evoluzione del gusto e per ricreare una<br />
cultura dei cibi che anni di omologazione hanno,<br />
comunque, minato.<br />
Un’altra considerazione da fare è che la cosiddetta<br />
cucina regionale viene prevalentemente<br />
apprezzata in trattoria o al ristorante perché i tempi<br />
di preparazione dei piatti e la laboriosità degli stessi<br />
non consentono di consumarli quotidianamente.<br />
Tutte queste premesse dovrebbero portare a<br />
uno sviluppo dei consumi e a una maggiore disponibilità<br />
del consumatore a sostenere i maggiori<br />
costi di questi prodotti quando essi lo meritino.<br />
Le innovazioni volte a una riduzione dei costi<br />
di produzione, come abbiamo visto, sono senza<br />
dubbio di aiuto per lo sviluppo di queste produzioni,<br />
ma un po’ tutti gli intervistati sono concordi<br />
nell’affermare che tali interventi non possono<br />
incidere in modo determinante senza intaccare la<br />
qualità dei prodotti.<br />
In sostanza riteniamo che tutte le varietà possano<br />
avere un futuro in virtù delle loro caratteristiche<br />
organolettiche. Ciò che le contraddistingue è<br />
proprio la notevole caratterizzazione: non è possibile<br />
definire quali siano le più interessanti in assoluto<br />
in quanto ognuna, per le proprie peculiarità,<br />
si differenzia dalle altre non per l’ essere migliore o<br />
peggiore, ma semplicemente diversa. I fagioli preferiti<br />
dai nostri intervistati sono proprio quelli più<br />
caratterizzati anche se, purtroppo, poco diffusi:<br />
l’Aquila o Lupinaro e il Rosso di Lucca nella Piana<br />
di Lucca, il Fico di Gallicano e il Mascherino in<br />
Garfagnana. Ma occorre precisare che tutti i produttori<br />
intervistati hanno ribadito le qualità di tutti<br />
i fagioli censiti senza dimenticare di sottolinearne e<br />
apprezzarne le qualità peculiari.<br />
Un discorso a parte va fatto per dire che in<br />
Garfagnana non sempre è facile reperire terreni<br />
per la coltivazione e , pertanto, vi sono limiti alle<br />
potenzialità produttive piuttosto che a quelle<br />
commerciali. Riteniamo tuttavia che anche in<br />
questa zona sia possibile uno sviluppo della produzione<br />
di fagioli, in particolare di quelle varietà<br />
che riescono a distinguersi in modo deciso dalle<br />
altre, quali il Mascherino e il Fico di Gallicano<br />
oltre, naturalmente, al Giallorino.<br />
Crediamo in sostanza che questi prodotti possano<br />
comunque offrire un’importante occasione<br />
di crescita per le aziende agricole di questo territorio,<br />
benché tali aziende rimangano caratterizzate<br />
dalla compresenza di diversi indirizzi produttivi<br />
anche molto distanti tra loro: allevamento,<br />
forestazione da legno, castanicoltura, apicoltura,<br />
cerealicoltura, orticoltura e agriturismo.
PARTE II<br />
Le caratteristiche dei fagioli della Lucchesia
Caratterizzazione morfologica, agronomica<br />
e prove di campo<br />
Mario Macchia, Marco Baldanzi, Lucia Ceccarini, Mauro Quarta<br />
Premessa<br />
La ricerca di collegamenti storici fra i fagioli<br />
della Lucchesia, l’agricoltura, la cucina, l’economia<br />
locale e, sostanzialmente, la cultura della Lucchesia,<br />
ci ha fornito conferme sull’importante ruolo<br />
svolto da questo legume nell’intero territorio provinciale,<br />
conferme suggellate dal censimento di 17<br />
varietà locali riscontrate con un lavoro che non<br />
può ancora considerarsi definitivo.<br />
Infatti, durante il censimento ci siamo trovati di<br />
fronte a continue sorprese: andando a raccogliere<br />
testimonianze intorno a una varietà di fagiolo si<br />
finiva per scoprire l’esistenza di altre varietà. Ciò in<br />
particolare si è verificato nella Media Valle del Serchio<br />
e in Garfagnana, dove la tipologia del territorio,<br />
che presenta zone separate fra loro da barriere<br />
geografiche, ha fatto emergere la presenza di varietà<br />
diverse in aree molto circoscritte. Alcune di<br />
queste varietà sono state esaminate, altre momentaneamente<br />
non le abbiamo prese in considerazione,<br />
riservandoci di effettuare in seguito le opportune<br />
verifiche sulla loro tipicità e sulla loro origine.<br />
Il censimento ha reso il lavoro intrapreso ancora<br />
più interessante di quanto potessimo immaginare<br />
allorché lo abbiamo affrontato e, come spesso<br />
accade in queste circostanze, ci ha presentato<br />
anche una serie di dubbi e domande alle quali<br />
potremo iniziare a rispondere attuando le successive<br />
fasi del progetto.<br />
Abbiamo iniziato dalla semina in campo delle<br />
varietà censite, con le modalità che in seguito illustreremo<br />
nel dettaglio.<br />
La messa a coltura delle varietà censite ha lo<br />
scopo di analizzare il loro comportamento nell’ambiente<br />
in cui abitualmente vengono coltivate e<br />
con la tecnica solitamente adottata dai produttori<br />
prescelti. In sostanza abbiamo inteso rispettare l’aspetto<br />
tradizionale legato alla coltivazione di que-<br />
ste varietà che è senza dubbio meglio definire<br />
“varietà locali”, secondo la L.R. 64/2004, e pertanto<br />
caratterizzate da una certa variabilità interna.<br />
Gli obiettivi che ci siamo posti in sostanza<br />
sono:<br />
• seguire le piante in tutte le fasi fenologiche,<br />
analizzandone precocità e caratteristiche morfologiche;<br />
• analizzare la tecnica colturale adottata attualmente<br />
e valutare eventuali modifiche da apportarvi<br />
nel rispetto della qualità del prodotto.<br />
Infatti approfondire le caratteristiche agronomiche<br />
e il comportamento delle singole varietà,<br />
nonché le loro esigenze ambientali e colturali,<br />
può consentirci di elaborare una tecnica idonea<br />
a rispettare le pratiche tradizionali aggiornandole,<br />
dove possibile, attraverso l’introduzione<br />
di innovazioni volte a ridurre i costi di produzione<br />
mantenendo intatte le caratteristiche<br />
qualitative e di tradizionalità del prodotto;<br />
• verificare le similitudini fra varietà chiamate con<br />
nomi diversi nelle diverse zone, ma che potrebbero<br />
in realtà essere la stessa varietà (Scritto<br />
della Garfagnana e Scritto di Lucca; Malato e<br />
Giallorino);<br />
• confrontare le varietà locali con alcune iscritte<br />
al Registro nazionale delle varietà di Specie ortive<br />
e indicateci dall’ENSE al fine di escludere l’eventualità<br />
che quelle locali censite siano già<br />
presenti nel Registro stesso.<br />
La conclusione di questa fase del progetto ci ha<br />
consentito di avere una migliore conoscenza dei<br />
fagioli della Lucchesia da un punto di vista agronomico,<br />
di dissipare dubbi sull’esistenza di prodotti<br />
simili e di inquadrare la tecnica di coltivazione<br />
attuata.<br />
Per quanto concerne questo ultimo aspetto, la<br />
sintesi di questo lavoro potrà essere utilizzata per<br />
l’elaborazione dei Disciplinari di produzione.
50 ARSIA<br />
Nella descrizione della tecnica colturale tradizionale<br />
ci siamo limitati a riportare fedelmente quanto<br />
ci veniva raccontato dai testimoni intervistati, riducendo<br />
al minimo il filtro rappresentato dalla nostra<br />
esperienza. Con questa fase entriamo nel merito e<br />
possiamo iniziare una rielaborazione dei dati relativi<br />
al comportamento della pianta e alla tecnica di coltivazione<br />
che ci consentirà di dare una forma sufficientemente<br />
definitiva alle informazioni di seguito<br />
riportate in modo sistematico nelle schede varietali.<br />
Probabilmente il lavoro potrà considerarsi in<br />
continuo aggiornamento perché, trattandosi di<br />
produzioni tipiche o autoctone, esisterà sempre una<br />
certa variabilità; infatti, come già affermato, benché<br />
si continui a usare il termine varietà, siamo in presenza<br />
di “varietà locali”, all’interno delle quali sussistono<br />
sensibili differenze fra le varie specie.<br />
Del resto l’importanza delle produzioni tipiche<br />
sta nella sintesi fra caratteristiche varietali, componente<br />
ambientale ed elementi derivanti dalla tradizione<br />
e dalla cultura del luogo di produzione; solo<br />
quando si verifica la presenza contemporanea dei<br />
tre elementi si può parlare di produzioni tipiche.<br />
Materiali e metodi<br />
Il lavoro di caratterizzazione varietale si è svolto<br />
nel corso di due annate agrarie, 2003-2004 e 2004-<br />
2005. Nel corso della prima annata si è seguito un<br />
protocollo messo a punto dall’ARSIA in collaborazione<br />
con l’Associazione Agricoltori Custodi (sezione<br />
di Lucca) che nella successiva annata è stato perfezionato<br />
grazie alla collaborazione con il Dipartimento<br />
di Agronomia e Gestione dell’Agroecosistema<br />
dell’Università di Pisa. Anche se le linee fondamentali<br />
di tale protocollo sono rimaste sostanzialmente<br />
invariate, le correzioni e gli affinamenti apportati alle<br />
tecniche sperimentali ci hanno permesso, allevando<br />
le piante singolarmente e sufficientemente distanziate,<br />
di evidenziare in maniera più nitida e netta le varie<br />
caratteristiche, somiglianze, diversità e comportamenti<br />
vegetativi delle varietà.<br />
Tutto ciò ci ha permesso di “standardizzare” le<br />
procedure che serviranno come linee guida per la<br />
conservazione del germoplasma di queste varietà<br />
locali presso la Banca regionale del Germoplasma<br />
dell’Orto Botanico di Lucca.<br />
Nel corso del primo anno sono state testate le<br />
17 varietà locali censite confrontandole con 8<br />
varietà commerciali e con altre 3 provenienti dalla<br />
Banca regionale del Germoplasma di Lucca (Malato<br />
San Giuseppe n. 22, l’accessione n. 159 R e il<br />
fagiolo Selezione Tonelli, così chiamato dal nome<br />
del produttore donatore dell’accessione).<br />
Nel corso del secondo anno di sperimentazione,<br />
invece, sono state testate 4 varietà locali, quelle che<br />
non ci avevano fornito una soddisfacente chiarezza<br />
di giudizio nell’annata precedente, mettendole a<br />
confronto fra di loro e con due varietà commerciali.<br />
Le metodologie adottate in entrambe le campagne<br />
verranno di seguito esaminate in maniera<br />
dettagliata.<br />
Campagna agraria 2003-2004<br />
Nel corso del 2004, per la realizzazione delle<br />
prove di campo sono state scelte cinque aziende, di<br />
cui tre situate nella Piana di Lucca e due in Garfagnana;<br />
ogni azienda ha coltivato le varietà che abitualmente<br />
coltiva sui propri terreni e, in un appezzamento<br />
specifico, ha messo a confronto le stesse<br />
con varietà indicateci dall’ENSE. Per quanto concerne<br />
le varietà presenti nei due areali della Lucchesia<br />
e chiamate con nomi diversi pur essendo<br />
apparentemente molto simili (come per esempio il<br />
Malato e il Giallorino), abbiamo deciso di confrontarle<br />
mettendole a coltura entrambe nei due<br />
diversi ambienti.<br />
Abbiamo inoltre aggiunto le seguenti varietà:<br />
• Padulino, che abbiamo scoperto dopo aver terminato<br />
il censimento e che ci incuriosiva per le<br />
apparenti similitudini con il fagiolo Marmino<br />
che ritenevamo scomparso;<br />
• Selezione Tonelli, di cui non eravamo a conoscenza;<br />
• fagiolo 159 R e Malato San Giuseppe n. 22 provenienti<br />
dalla Banca del Germoplasma della<br />
Regione Toscana presso l’Orto Botanico di<br />
Lucca. In particolare il Malato San Giuseppe n.<br />
22 ci è servito per confronto con il Malato già<br />
presente in prova.<br />
Le aziende interessate e le varietà coltivate in ciascuna<br />
di esse sono riportate nelle tabelle successive.<br />
Le aziende hanno effettuato le operazioni colturali<br />
così come le effettuano abitualmente e come<br />
di seguito descritte.<br />
Semina<br />
L’epoca di semina è stata condizionata dall’andamento<br />
stagionale che ha visto una primavera particolarmente<br />
piovosa e caratterizzata dalla presenza<br />
di basse temperature. Come evidenziato dai dati di<br />
seguito riportati (fonte Servizio Agrometeorologico<br />
dell’ARSIA) l’elemento che ha influito maggiormente<br />
sul ritardo delle semine è stata la piovosità.<br />
Generalmente la semina dei fagioli, che viene<br />
effettuata intorno alla metà di aprile nella piana di<br />
Lucca e intorno alla metà di maggio in Garfagna-
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
Azienda agricola ‘Il Vigneron’ di Alvaro Ferrari - Gallicano (LU)<br />
Varietà locale Confronto ENSE Varietà locale di altre zone<br />
Fico di Gallicano<br />
Mascherino<br />
Scritto della Garfagnana *Borlotto L.F. rampicante Scritto di Lucca<br />
Fagiolo Selezione Tonelli *Borlotto L.F. rampicante<br />
Azienda agricola Renzo Del Prete - loc. San Ginese di Compito, Capannori (LU)<br />
Varietà locale Confronto ENSE Varietà locale di altre zone<br />
Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio *Cannellino<br />
*Montalbano<br />
Padulino *Coco bianco<br />
Diecimino *Borlotto L.F. rampicante<br />
Scritto di Lucca *Borlotto nano L.F. Scritto della Garfagnana<br />
Fagiolo 159 R (Banca del Germoplasma)<br />
Azienda agricola Carlo Incrocci - Sant’Alessio, Lucca (LU)<br />
Varietà locale Confronto ENSE Varietà locale di altre zone<br />
Stringa di Lucca *Metro<br />
Stortino di Lucca *Primel<br />
*Sunray<br />
Schiaccione di Pietrsanta *Piattella pisana<br />
Aquila o Lupinaro<br />
Mascherino<br />
Azienda agricola Vittorio Rocchiccioli - loc. Novicchia, Castelnuovo Garfagnana (LU)<br />
Varietà locale Confronto ENSE Varietà locale di altre zone<br />
Fagiola garfagnina *Piattella pisana<br />
Giallorino *Coco bianco Malato o di San Giuseppe<br />
Pievarino *Borlotto L.F. rampicante<br />
Fagiolo Selezione Tonelli *Borlotto L.F. rampicante<br />
Azienda agricola Giovanni Giovannoni - loc. San Ginese di Compito, Capannori (LU)<br />
Varietà locale Confronto ENSE Varietà locale di altre zone<br />
Cappone *Cannellino<br />
*Montalbano<br />
Malato o di San Giuseppe *Coco bianco Giallorino<br />
Rosso di Lucca *Borlotto nano L.F.<br />
51<br />
*Malato San Giuseppe n. 22<br />
N.B. – Nelle tabelle l’asterisco * che precede il nome delle varietà indica le ‘varietà testimone’, usate per il confronto.
52 ARSIA<br />
Tab. 1 - Dati relativi alle condizioni delle prove di campo, raggruppati per azienda<br />
Azienda R. Del Prete Azienda G. Giovannoni Azienda C. Incrocci Azienda A. Ferrari Azienda V. Rocchiccioli<br />
Capannori Capannori Lucca Gallicano Castelnuovo Garfagnana<br />
n. campioni 10 8 9 6 8<br />
Cannell. S. Ginese e S. Alessio Cappone Aquila Fico di Gallicano Fagiola garf.na<br />
*Cannellino *Cannellino Mascherino Mascherino *Piattella pisana<br />
*Montalbano *Montalbano Schiaccione di Pietrasanta Scritto della Garfagnana Giallorino<br />
Campioni Diecimino Giallorino *Piattella pisana Scritto di Lucca Malato<br />
e *testimoni *Borlotto L.F. ramp. Malato Stortino di Lucca Selezione Tonelli *Coco bianco<br />
Scritto della Garfagnana *Coco bianco *Primel *Borlotto L.F. ramp. Pievarino<br />
Scritto di Lucca Rosso di Lucca *Sunray *Borlotto L.F. ramp.<br />
*Borlotto nano L.F. *Borlotto nano L.F. Stringa di Lucca Selezione Tonelli<br />
Padulino *Metro<br />
*Coco bianco<br />
Numero parcelle 18 16 18 12 8<br />
Distanza tra le piante su file 15-20 cm 15-20 cm 15-20 cm 15-20 cm 15-20 cm<br />
Distanza tra le file 50-60 cm 50-60 cm 150 cm 150 cm 50-60 cm<br />
Numero piante per parcella 25 25 25 25 25<br />
Lavorazioni Aratura 30 cm Aratura 30 cm Aratura 30 cm Aratura 30 cm Aratura 30 cm<br />
ed erpicatura ed erpicatura ed erpicatura ed erpicatura ed erpicatura<br />
Data di semina 8 giugno 8 giugno Schiaccione: 21 maggio 20-22 maggio 20 maggio<br />
Aquila: 1 giugno<br />
Data emergenza 13 giugno 13 giugno Schiaccione: 26 maggio Mascherino: 30-31 maggio Fagiola: 31 maggio<br />
Aquila: 10 giugno Fico: 4-5 giugno Tutti gli altri:<br />
28 giugno<br />
Precessione colturale Mais Mais Grano Mais Pascolo<br />
Concimazioni Miscela 12.25.25 Miscela 12.25.25 Concime organo-minerale Letame 200 q.li/ha Letame 300 q.li/ha<br />
(4 q.li/ha) (4 q.li/ha) 12.24,5 (2 q.li/ha) Stallatico<br />
presemina e nitrato in post-emergenza<br />
di potassio (2 q.li/ha)<br />
Trattamenti anticrittogamici — — Ossicloruro di rame — —<br />
Trattamenti insetticidi — — — — —
na, ha subito uno slittamento particolarmente evidente<br />
nelle aziende collocate nella Piana di Lucca;<br />
addirittura l’azienda Incrocci, che aveva proceduto<br />
alla semina intorno alla metà di aprile, ha dovuto<br />
poi ripeterla a fine maggio in quanto le piogge intense<br />
di fine aprile-inizio maggio avevano compromesso<br />
la prima semina in modo irreparabile.<br />
Dati meteorologici relativi<br />
alla provincia di Lucca, aprile 2004<br />
Precipitazioni - Il valore medio della pioggia totale<br />
cumulata è stato 109,5 mm, superiore rispetto<br />
al 2003 (98,8 mm) e superiore al valore<br />
medio storico (107,8 mm). Il giorno più piovoso<br />
è stato il 19 aprile in cui sono caduti 36<br />
mm nella stazione di Bagni di Lucca.<br />
Temperatura - La temperatura media si è attestata<br />
attorno ai 10,8°C, circa uguale a quella del<br />
2003 (10,2°C) e al valore medio storico<br />
(10,4°C). La temperatura massima ha raggiunto<br />
i 15,1°C, circa uguale allo scorso anno<br />
(15°C) e circa uguale al valore medio storico<br />
(15,3°C). La temperatura minima è stata di<br />
6,5°C, circa uguale a quella dell’anno precedente<br />
(5,6°C) e al valore medio storico (6°C).<br />
In particolare, la temperatura più alta è stata di<br />
25,6°C il giorno 9, mentre quella più bassa è<br />
stata -5,6°C il giorno 11. Infine, si è avuta<br />
un’escursione termica media di 8,5°C, con un<br />
massimo di 12,3°C nella stazione di Padule.<br />
Umidità media - L’umidità relativa media è stata<br />
del 77,2%, superiore rispetto al 2003 (69,0%) e<br />
al valore medio storico (75,4%).<br />
Dati meteorologici relativi<br />
alla provincia di Lucca, maggio 2004<br />
Precipitazioni - Il valore medio della pioggia totale<br />
cumulata è stato 132,0 mm, superiore rispetto a<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
53<br />
quello del 2003 (20,3 mm) e al valore medio<br />
storico (67,3 mm). Il giorno più piovoso è stato<br />
il 4, in cui sono caduti 75,0 mm nella stazione di<br />
Passo delle Radici.<br />
Temperatura - La temperatura media si è attestata<br />
attorno ai 13,7°C, inferiore a quella del 2003<br />
(17,6°C) e al valore medio storico (15,9°C).<br />
La temperatura massima ha raggiunto i 18,5°C,<br />
inferiore a quella dell’anno precedente (23,5°C)<br />
e al valore medio storico (21,5°C). La temperatura<br />
minima è stata di 9°C, inferiore a quella del<br />
2003 (12,3°C) e al valore medio storico (11°C).<br />
In particolare, la temperatura più alta è stata di<br />
26,9°C il giorno 9, mentre quella più bassa è<br />
stata -2,6°C il giorno 8. Infine, si è avuta un’escursione<br />
termica media di 9,5°C, con un massimo<br />
di 13,3°C nella stazione di Barga.<br />
Umidità media - L’umidità relativa media è stata del<br />
70,5%, superiore rispetto a quella di 65,8% del<br />
2003 e inferiore al valore medio storico (73,8%).<br />
Fasi successive alla semina<br />
Per quanto riguarda le fasi successive alla semina,<br />
la crescita delle piante è stata accompagnata da un<br />
andamento stagionale abbastanza vicino all’optimum;<br />
infatti non si sono avuti eccessi di temperature<br />
durante la fioritura e l’allegagione, mentre le temperature<br />
calde verificatesi nelle fasi successive hanno<br />
favorito una crescita equilibrata delle piante e una<br />
lenta e graduale essiccazione dei semi (particolarmente<br />
importante per le varietà da prodotto secco).<br />
Soprattutto le varietà rampicanti hanno sensibilmente<br />
prolungato la loro fase di produzione<br />
grazie appunto alle temperature più elevate, rispetto<br />
alle medie storiche, che si sono protratte fino ai<br />
primi giorni di novembre. I dati relativi alle condizioni<br />
delle prove, raggruppati per azienda, sono<br />
esposti nella tab. 1.<br />
Legenda delle tabelle delle prove di campo (tabb. 2-6) e riassuntive (tabb. 8-9)<br />
Pianta, tipo di accrescimento: N = nana IPR = indeterminata parzialm. rampicante SR = semirampicante R = rampicante<br />
Fiore, epoca di fioritura: 1 = molto precoce 3 = precoce 5 = media 7 = tardiva 9 = molto tardiva<br />
Baccello, sezione trasversale: 1 = ellittica 2 = cordiforme 3 = circolare 4 = a otto<br />
Baccello, grado di curvatura: 1 = assente o molto lieve 3 = lieve 5 = medio 7 = forte 9 = molto forte<br />
Baccello, colore di fondo: 1 = giallo 2 = verde 3 = violetto<br />
Stilo, grado di curvatura: 1 = assente o molto lieve 3 = lieve 5 = medio 7 = forte 9 = molto forte<br />
Seme, forma in sezione longitudinale mediana (maturo e secco): 1 = ellittico stretto 2 = ellittico 3 = ellittico largo<br />
4 = ovale stretto 5 = ovale 6 = ovale largo 7 = circolare 8 = reniforme stretto 9 = reniforme<br />
Seme, forma in sezione trasversale: 1 = appiattita 2 = ellittica 3 = tondeggiante<br />
Seme, venature: 3 = lievi 5 = medie 7 = forti<br />
Seme: colore contorno ilo: 1 = stesso colore del seme 2 = differente dal colore del seme<br />
Seme, taglia: peso 100 semi secchi (media di tre pesate).
54 ARSIA<br />
Tab. 2 - Rilievi effettuati nell’Azienda agricola Vittorio Rocchiccioli - Castelnuovo Garfagnana (2004)<br />
Pianta Epoca di Fiore Baccello Stilo Peso N. Seme<br />
tipo di fioritura colore Lungh. Sezione Spess. Grado Colore Filo Lungh. Curv. 100 semi semi per Sez. Sez. Ven. Col.<br />
accrescim. (cm) trasv. (cm) curv. princ. (cm) (g) baccello long. trasv. c. ilo<br />
Media R 6 bianco 13,40 1,0 1,40 4,2 2-1 presente 1,80 2,80 215,70 3,20 3 1 5 1<br />
Dev. st. – – – 1,49 – 0,17 – – – 0,43 – 4,04 0,70 – – – –<br />
CV% – – – 11,11 – 12,26 – – – 24,02 – 1,87 21,75 – – – –<br />
Devianza – – – 42,16 – 0,56 – – – 3,47 – 32,67 9,20 – – – –<br />
Varianza – – – 2,22 – 0,03 – – – 0,18 – 16,33 0,48 – – – –<br />
E.s. – – – 0,33 – 0,04 – – – 0,10 – 0,90 0,16 – – – –<br />
Media N 3 rosa 11,50 1,0 0,91 1,00 2-1 presente 1,70 1,40 47,80 4,10 2-1 2 5-7 2<br />
Dev. st. – – – 0,91 – 0,07 – – – 2,44 – 2,02 0,51 – – – –<br />
CV% – – – 7,85 – 7,89 – – – 140,93 – 4,22 12,60 – – – –<br />
Devianza – – – 16,39 – 0,10 – – – 112,94 – 8,17 4,95 – – – –<br />
Varianza – – – 0,86 – 0,01 – – – 5,94 – 4,08 0,26 – – – –<br />
E.s. – – – 0,20 – 0,02 – – – 0,55 – 0,45 0,11 – – – –<br />
Media N 4 bianco-rosa 15,70 1,0 0,91 2,10 2-1 presente 1,30 1,70 44,30 5,50 2-1 2 5 2<br />
Dev. st. – – – 1,31 – 0,07 – – – 0,31 – 1,15 1,05 – – – –<br />
CV% – – – 8,35 – 7,89 – – – 23,03 – 2,60 19,27 – – – –<br />
Devianza – – – 34,24 – 0,10 – – – 1,78 – 2,67 20,95 – – – –<br />
Varianza – – – 1,80 – 0,01 – – – 0,09 – 1,33 1,10 – – – –<br />
E.s. – – – 0,29 – 0,02 – – – 0,07 – 0,26 0,23 – – – –<br />
Media SR 5 rosa 10,90 1,0 1,09 1,10 2-1 presente 1,90 1,00 54,20 4,70 3-5 3 3 2<br />
Dev. st. – – – 0,81 – 0,06 – – – 0,30 – 1,04 0,88 – – – –<br />
CV% – – – 7,44 – 5,07 – – – 15,83 – 1,92 18,82 – – – –<br />
Devianza – – – 13,19 – 0,06 – – – 1,71 – 2,17 14,55 – – – –<br />
Varianza – – – 0,69 – 0,00 – – – 0,09 – 1,08 0,77 – – – –<br />
E.s. – – – 0,18 – 0,01 – – – 0,07 – 0,23 0,20 – – – –<br />
Media R 6 violetto 15,57 1-3 1,10 1,10 2-1 presente 1,60 2,60 57,33 5,35 3-5 3 3 2<br />
Dev. st. – – – 1,64 – 0,09 – – – 0,32 – 2,08 1,27 – – – –<br />
CV% – – – 13,02 – 8,34 – – – 20,19 – 3,63 23,70 – – – –<br />
Devianza – – – 53,53 – 0,16 – – – 1,97 – 8,67 30,55 – – – –<br />
Varianza – – – 2,82 – 0,01 – – – 0,10 – 4,33 1,61 – – – –<br />
E.s. – – – 0,37 – 0,02 – – – 0,07 – 0,47 0,28 – – – –<br />
Selezione Tonelli Pievarino Malato Giallorino Fagiola garf.na
Rilievi effettuati e risultati<br />
I rilievi sui caratteri descrittivi delle “varietà”<br />
sono stati effettuati utilizzando le schede descrittive<br />
messe a punto dall’ENSE. Tali rilievi sono stati<br />
fatti nelle varie fasi fenologiche esaminando 20<br />
esemplari per ciascuna varietà scelti a caso e i relativi<br />
dati sono stati elaborati estrapolando la media<br />
e la deviazione standard per valutarne l’attendibilità.<br />
Solo nel caso del carattere “taglia del seme” si<br />
è proceduto alla rilevazione del peso dei semi effettuando<br />
tre pesate di 100 semi per ciascun campione.<br />
Per quanto riguarda invece i rilievi effettuati sui<br />
baccelli, va sottolineato che gli stessi sono stati prelevati<br />
rispettivamente dal terzo e dall’ottavo nodo<br />
nelle “varietà” nane e rampicanti.<br />
Bisogna ricordare che tra i caratteri osservati<br />
quelli che più di tutti contraddistinguono le singole<br />
“varietà” sono i seguenti:<br />
• tipo di accrescimento;<br />
• epoca di fioritura e colore dei fiori;<br />
• lunghezza, grado di curvatura e colore di<br />
fondo del baccello;<br />
• forma, colore e venature del seme.<br />
I dati riportati nelle tabb. 2-6 sono raggruppati<br />
in base alle prove realizzate nelle singole aziende.<br />
Azienda agricola Vittorio Rocchiccioli<br />
La tab. 2 riporta i rilievi effettuati nell’Azienda<br />
agricola Vittorio Rocchiccioli in località Novicchia<br />
a Castelnuovo Garfagnana (LU) dove sono stati<br />
messi in coltura:<br />
• la Fagiola garfagnina in confronto con la Piattella<br />
pisana;<br />
• il Giallorino messo a confronto con il Coco<br />
bianco;<br />
• il Malato messo in prova per verificarne le affinità<br />
col Giallorino;<br />
• il Pievarino messo a confronto con il fagiolo<br />
Selezione Tonelli e con il Borlotto Lingua di<br />
fuoco.<br />
Confronto Giallorino - Malato - Coco bianco<br />
Possiamo escludere in modo netto ed evidente<br />
affinità fra le due varietà autoctone, Giallorino e<br />
Malato, e il Coco bianco, in particolar modo per<br />
quanto riguarda il colore del fiore, la presenza di<br />
filo e soprattutto la taglia e la forma del seme (tendente<br />
all’ellittico in Giallorino e Malato e quasi circolare<br />
nel Coco bianco) e il colore del seme (bianco<br />
il Coco bianco e giallo-verdastro gli altri due).<br />
Per quanto riguarda invece le affinità fra le due<br />
varietà autoctone, ma tradizionalmente coltivate in<br />
due areali distinti con nomi diversi, nonostante si<br />
siano evidenziate alcune differenze sensibili, non ce<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
55
56 ARSIA<br />
Tab. 3 - Rilievi effettuati nell’Azienda agricola Alvaro Ferrari - Gallicano (LU)<br />
Pianta Epoca di Fiore Baccello Stilo Peso N. Seme<br />
tipo di fioritura colore Lungh. Sezione Spess. Grado Colore Filo Lungh. Curv. 100 semi semi per Sez. Sez. Ven. Col.<br />
accrescim. (cm) trasv. (cm) curv. princ. (cm) (g) baccello long. trasv. c. ilo<br />
Media R 7 rosa 11,26 1-2 1,01 4,9 2-1 assente 1,26 2,3 54,00 3,20 4 2-3 3 2<br />
Dev. st. – – – 1,60 – 0,09 – – – 0,27 – 1,00 0,70 – – – –<br />
CV% – – – 14,19 – 9,40 – – – 21,70 – 1,85 21,75 – – – –<br />
Devianza – – – 48,47 0,17 – – – 1,41 – 2,00 9,20 – – – –<br />
Varianza – – – 2,55 – 0,01 – – – 0,07 – 1,00 0,48 – – – –<br />
E.s. – – – 0,36 – 0,02 – – – 0,06 – 0,22 0,16 – – – –<br />
Media N 5 rosa 13,92 1 1,02 2,4 2-1 presente 1,73 1,7 53,33 4,85 2 2 5 2<br />
Dev. st. – – – 1,41 – 0,10 – – – 0,48 – 3,06 1,18 – – – –<br />
CV% – – – 10,14 – 10,25 – – – 28,01 – 5,73 24,37 – – – –<br />
Devianza – – – 37,83 – 0,21 – – – 4,46 – 18,67 26,55 – – – –<br />
Varianza – – – 1,99 – 0,01 – – – 0,23 – 9,33 1,40 – – – –<br />
E.s. – – – 0,32 – 0,02 – – – 0,11 – 0,68 0,26 – – – –<br />
Media R 6 rosa 10,78 1-3 1,14 1,7 2-1 assente 1,30 1,2 51,67 3,85 5-6 3 5-7 2<br />
Dev. st. – – – 0,53 – 0,08 – – – 0,37 – 1,53 0,88 – – – –<br />
CV% – – – 4,93 – 7,20 – – – 28,78 – 2,96 22,73 – – – –<br />
Devianza – – – 5,37 – 0,13 – – – 2,66 – 4,67 14,55 – – – –<br />
Varianza – – – 0,28 – 0,01 – – – 0,14 – 2,33 0,77 – – – –<br />
E.s. – – – 0,12 – 0,02 – – – 0,08 – 0,34 0,20 – – – –<br />
Media R 6 bianco 11,65 1 0,89 6,3 2-1 presente 1,21 1,9 58,00 4,10 6-7 3 5 1*<br />
Dev. st. – – – 1,47 – 0,12 – – – 0,24 – 1,73 1,07 – – – –<br />
CV% – – – 12,62 – 13,85 – – – 19,50 – 2,99 26,13 – – – –<br />
Devianza – – – 41,07 – 0,29 – – – 1,06 – 6,00 21,80 – – – –<br />
Varianza – – – 2,16 – 0,02 – – – 0,06 – 3,00 1,15 – – – –<br />
E.s. – – – 0,33 – 0,03 – – – 0,05 – 0,39 0,24 – – – –<br />
Mascherino Scritto Garf.na Scritto di Lucca Fico di Gallicano<br />
* Bianco ed è sempre sulla parte violacea.
la sentiamo di escludere che possano rientrare nella<br />
variabilità interna all’ecotipo. Vale comunque la pena<br />
di evidenziare le differenze riguardo a epoca di<br />
fioritura (Giallorino più precoce del Malato), colore<br />
del fiore, lunghezza del baccello, grado di curvatura<br />
del baccello, forma della sezione trasversale del seme<br />
(lieve differenza) e presenza di venature.<br />
Confronto Pievarino - Selezione Tonelli<br />
- Borlotto Lingua di fuoco<br />
Le differenze emerse, in particolare fra le due<br />
varietà locali, ci appaiono significative: il tipo di<br />
accrescimento della pianta (semirampicante nel Pievarino,<br />
rampicante nel Selezione Tonelli), l’epoca<br />
di fioritura (media per il Pievarino, intermedia quella<br />
del Selezione Tonelli e tardiva quella del Borlotto<br />
Lingua di fuoco); il colore del fiore, violetto<br />
quello del Selezione Tonelli e rosa quello degli altri<br />
due; la lunghezza del baccello, quasi doppia quella<br />
del Borlotto Lingua di fuoco; la sezione trasversale<br />
del baccello diversa nelle tre varietà; il grado di curvatura<br />
del baccello, nettamente più accentuata<br />
quella del Borlotto Lingua di fuoco; il numero<br />
degli ovuli per baccello, sensibilmente più basso<br />
quello del Pievarino rispetto a quello del Selezione<br />
Tonelli, a sua volta più basso di quello del Borlotto<br />
Lingua di fuoco; la taglia del seme, dove quella del<br />
Borlotto Lingua di fuoco è quasi doppia di quella<br />
degli altri due e la forma, nettamente diversa fra le<br />
tre varietà.<br />
Azienda agricola Alvaro Ferrari<br />
La tab. 3 riporta i rilievi effettuati nell’Azienda<br />
agricola di Alvaro Ferrari a Gallicano, dove sono<br />
stati messi in coltura:<br />
• il Fico di Gallicano e il Mascherino senza varietà<br />
di confronto;<br />
• lo Scritto della Garfagnana confrontato col Borlotto<br />
Lingua di fuoco e col Selezione Tonelli;<br />
• lo Scritto di Lucca messo in prova per verificarne<br />
le affinità con lo Scritto della Garfagnana.<br />
Coltivazione Fico di Gallicano - Mascherino<br />
Per quanto riguarda queste due varietà la coltivazione<br />
ha confermato la loro particolarità e, di<br />
conseguenza, l’impossibilità di catalogarle in un<br />
gruppo di varietà simili. In realtà il fagiolo Fico era<br />
stato inserito nel confronto con i fagioli scritti e col<br />
Borlotto Lingua di fuoco, ma le differenze sono<br />
risultate talmente evidenti a partire dal colore del<br />
seme, alla tipologia delle macchie (linee longitudinali),<br />
al numero di ovuli per baccello e all’assenza<br />
di filo (infatti è un biuso e viene consumato anche<br />
a baccello intero con grano marcato), che ritenia-<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
57
58 ARSIA<br />
mo non siano necessari ulteriori approfondimenti<br />
per essere certi della sua unicità.<br />
Confronto Scritto della Garfagnana<br />
- Selezione Tonelli - Borlotto Lingua di fuoco<br />
Il fagiolo Scritto della Garfagnana messo a coltura<br />
ha destato notevoli perplessità poiché è risultato<br />
piuttosto diverso da come ci era stato descritto,<br />
sia per quanto riguarda il portamento, che invece<br />
di semirampicante è risultato nettamente rampicante,<br />
sia per la forma del seme che è apparsa piuttosto<br />
rotondeggiante in sezione trasversale e più<br />
simile a quella di un borlotto.<br />
Le tre varietà hanno mostrato differenze così<br />
sintetizzabili:<br />
• per quanto riguarda la fioritura, lo Scritto della<br />
Garfagnana e il Selezione Tonelli sono apparsi<br />
più precoci del Borlotto Lingua di fuoco;<br />
• rispetto al colore del fiore, il Selezione Tonelli<br />
(violetto) ha mostrato differenze sostanziali dagli<br />
altri due;<br />
• la lunghezza del baccello dello Scritto della<br />
Garfagnana e del Selezione Tonelli è risultata<br />
inferiore rispettivamente del 31 e del 20% rispetto<br />
a quella del Borlotto Lingua di fuoco;<br />
• il grado di curvatura del baccello dello Scritto<br />
della Garfagnana e del Selezione Tonelli è risultato<br />
minore di quello del Borlotto;<br />
• la taglia del seme delle due varietà locali è nettamente<br />
inferiore rispetto a quella del Borlotto;<br />
• infine la forma del seme è diversa per tutti e tre<br />
i soggetti.<br />
Si può concludere che le tre varietà hanno mostrato<br />
differenze significative; in particolare appare<br />
evidente la diversità tra le due varietà locali benché<br />
condividano lo stesso areale di coltivazione.<br />
Confronto Scritto della Garfagnana<br />
- Scritto di Lucca<br />
Questo confronto è stato compiuto per verificare<br />
se lo Scritto della Garfagnana e lo Scritto di<br />
Lucca fossero, in realtà, la stessa varietà coltivata in<br />
due areali diversi. La descrizione fatta dagli intervistati<br />
faceva supporre che le due denominazioni<br />
coincidessero con un’unica varietà. La prova, al<br />
contrario, ha messo in evidenza differenze sostanziali<br />
e indiscutibili, a iniziare dal portamento della<br />
pianta (nano nello Scritto di Lucca e decisamente<br />
rampicante nello Scritto della Garfagnana), per<br />
passare al colore del fiore, alla forma e al colore del<br />
seme. Possiamo quindi affermare con assoluta certezza<br />
che le due varietà sono completamente diverse,<br />
a meno che ulteriori indagini sullo Scritto della<br />
Garfagnana non portino alla luce un nuovo soggetto<br />
e questo possa rimettere tutto in discussione.<br />
Azienda agricola Renzo Del Prete<br />
La tab. 4 riporta i rilievi effettuati nell’Azienda<br />
Renzo Del Prete di San Ginese di Compito - Capannori<br />
(LU) dove sono stati messi in coltura:<br />
• il Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio messo<br />
a confronto con il Cannellino (precoce) e con il<br />
Montalbano;<br />
• il Padulino, inserito in prova perché sospettato<br />
di corrispondere al Marmino (censito ma non<br />
ritrovato), date le affinità fra la descrizione fornita<br />
dai testimoni intervistati e questa varietà<br />
reperita in un orto di famiglia nella stessa zona<br />
dove veniva coltivato il Marmino. Il Padulino è<br />
stato confrontato con il Coco bianco;<br />
• il Diecimino, messo a confronto con il Borlotto<br />
Lingua di fuoco;<br />
• lo Scritto di Lucca, confrontato col Borlotto<br />
Lingua di fuoco;<br />
• lo Scritto della Garfagnana, messo in prova per<br />
verificarne le affinità con lo Scritto di Lucca;<br />
• il Fagiolo 159/R fornito dalla Banca regionale<br />
del Germoplasma che, però, non essendo germinato<br />
non ha dato esiti.<br />
Confronto Cannellino di San Ginese<br />
e Sant’Alessio - Cannellino precoce - Montalbano<br />
Il Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio ha dato<br />
risultati nettamente diversi dai testimoni, soprattutto<br />
per quanto concerne la precocità, essendo nettamente<br />
più precoce in fioritura. Inoltre è caratterizzato<br />
da baccello più corto rispetto al Montalbano<br />
e più curvato rispetto a entrambi i testimoni. Il<br />
seme, infine, è risultato di dimensioni nettamente<br />
inferiori rispetto agli altri due Cannellini, più grossi<br />
di circa il 50%. Si possono pertanto escludere parentele<br />
prossime con questi due testimoni.<br />
Confronto Padulino - Coco bianco<br />
Anche queste due varietà sono risultate nettamente<br />
diverse l’una dall’altra e, nel dettaglio, gli<br />
aspetti più evidenti sono rappresentati da: precocità<br />
di fioritura (il Padulino è meno precoce); curvatura<br />
del baccello (quella del Padulino è doppia);<br />
filo, presente nel Padulino e assente nel Coco bianco);<br />
numero di ovuli (40-50% in più nel Padulino);<br />
taglia degli ovuli (circa 50% maggiore quella del<br />
Coco bianco). Sono inoltre risultati diversi forma e<br />
venature del seme.<br />
Confronto Diecimino - Borlotto Lingua di fuoco<br />
Nel confronto fra queste due varietà gli aspetti<br />
essenziali che mostrano inequivocabilmente che si<br />
tratta di varietà diverse sono rappresentati da: l’epoca<br />
di fioritura (Diecimino più tardivo); il diverso<br />
colore del fiore; il baccello, molto più lungo nel
Diecimino, meno curvo e con numero di ovuli<br />
decisamente superiore; la taglia del seme, più grossa<br />
del 5o% circa nel Borlotto Lingua di fuoco e, infine<br />
la forma e il colore del seme, nettamente diversi.<br />
Del resto il Diecimino assomiglia piuttosto al<br />
Rosso di Lucca, dal quale però si differenzia soprattutto<br />
per il portamento (nano nel Rosso di<br />
Lucca e rampicante nel Diecimino) e per la lunghezza<br />
del baccello (maggiore quella del Diecimino):<br />
entrambi però sono caratterizzati da una colorazione<br />
del seme molto particolare (rosso intenso<br />
con screziature rosso granata) che li accomuna.<br />
Confronto Scritto di Lucca<br />
- Borlotto Lingua di fuoco<br />
Anche in questo caso ci sembra che sussistano<br />
riscontri certi della differenza fra queste due varietà,<br />
a iniziare dalla fioritura (più precoce il Borlotto Lingua<br />
di fuoco), al colore dei fiori, nettamente diverso<br />
tra le due varietà. Il baccello, di lunghezza simile, è<br />
però diverso per quanto riguarda la sezione trasversale<br />
e la curvatura, più accentuata nel Borlotto Lingua<br />
di fuoco. Le differenze maggiori si riscontrano<br />
nel seme sia per la taglia (il Borlotto Lingua di fuoco<br />
è del 50% più grande), sia per la forma (ellittica<br />
quella dello Scritto di Lucca, ovale-tondeggiante<br />
quella del Borlotto Lingua di fuoco), sia per lo<br />
spessore delle venature, molto più marcate nello<br />
Scritto di Lucca.<br />
Confronto Scritto di Lucca<br />
- Scritto della Garfagnana<br />
Le differenze fra le due varietà confermano quanto<br />
rilevato durante le prove condotte nell’Azienda<br />
agricola Alvaro Ferrari. Le due varietà hanno mostrato<br />
caratteristiche significativamente diverse a iniziare<br />
dal portamento (nano nello Scritto di Lucca, rampicante<br />
nell’altro), per proseguire con la precocità di<br />
fioritura, il colore del fiore, la lunghezza del baccello<br />
per arrivare, infine, alla forma del seme. Si può pertanto<br />
escludere che si tratti di denominazioni diverse<br />
della stessa varietà coltivata in areali distinti.<br />
Azienda agricola Giovanni Giovannoni<br />
La tab. 5 riporta i rilievi effettuati nell’Azienda<br />
agricola Giovanni Giovannoni di San Ginese di<br />
Compito dove sono stati messi in coltura:<br />
• il Cappone, messo a confronto con il Cannellino<br />
(precoce) e con il Montalbano;<br />
• il Malato, confrontato col Coco bianco;<br />
• il Malato, messo in prova per verificarne le affinità<br />
col Giallorino e col Malato San Giuseppe<br />
n. 22 (messo a disposizione dalla Banca regionale<br />
del Germoplasma);<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
59
60 ARSIA<br />
Tab. 4 - Rilievi effettuati nell’Azienda agricola Renzo Del Prete - Capannori (LU)<br />
Pianta Epoca di Fiore Baccello Stilo Peso N. Seme<br />
tipo di fioritura colore Lungh. Sezione Spess. Grado Colore Filo Lungh. Curv. 100 semi semi per Sez. Sez. Ven. Col.<br />
accrescim. (cm) trasv. (cm) curv. princ. (cm) (g) baccello long. trasv. c. ilo<br />
Media N 2 bianco 13,01 1 0,90 4,3 2-1 presente 1,77 1,3 33,00 4,95 2 2 5-7 1<br />
Dev. st. – – – 1,25 – 0,04 – – – 0,21 – 2,65 1,10 – – – –<br />
CV% – – – 9,60 – 4,40 – – – 11,81 – 8,02 22,20 – – – –<br />
Devianza – – – 29,66 0,03 – – – 0,83 – 14,00 22,95 – – – –<br />
Varianza – – – 1,56 – 0,00 – – – 0,04 – 7,00 1,21 – – – –<br />
E.s. – – – 0,28 – 0,01 – – – 0,05 – 0,59 0,25 – – – –<br />
Media R 7 rosa 16,58 1-2 0,99 1,5 2-1 presente 1,83 1,8 30,67 5,85 2-9 2 3 2<br />
Dev. st. – – – 1,95 – 0,06 – – – 0,35 – 1,15 1,46 – – – –<br />
CV% – – – 11,78 – 6,47 – – – 19,35 – 3,77 24,97 – – – –<br />
Devianza – – – 72,51 – 0,08 – – – 2,38 – 2,67 40,55 – – – –<br />
Varianza – – – 3,82 – 0,00 – – – 0,13 – 1,33 2,13 – – – –<br />
E.s. – – – 0,44 – 0,01 – – – 0,08 – 0,26 0,33 – – – –<br />
Media N 5 rosa 13,76 1 0,96 2,5 2-1 presente 1,94 1,1 35,33 4,70 2 2 5 2<br />
Dev. st. – – – 0,91 – 0,06 – – – 0,39 – 1,53 0,66 – – – –<br />
CV% – – – 6,62 – 6,33 – – – 19,96 – 4,32 13,98 – – – –<br />
Devianza – – – 15,75 – 0,07 – – – 2,85 – 4,67 8,20 – – – –<br />
Varianza – – – 0,83 – 0,00 – – – 0,15 – 2,33 0,43 – – – –<br />
E.s. – – – 0,20 – 0,01 – – – 0,09 – 0,34 0,15 – – – –<br />
Media R 6 rosa 9,33 1-3 1,03 3,0 2-1 assente 1,20 1,4 42,83 3,85 5 3 3 2<br />
Dev. st. – – – 0,42 – 0,06 – – – 0,24 – 1,04 0,88 – – – –<br />
CV% – – – 4,49 – 5,55 – – – 19,68 – 2,43 22,73 – – – –<br />
Devianza – – – 3,34 – 0,06 – – – 1,06 – 2,17 14,55 – – – –<br />
Varianza – – – 0,18 – 0,00 – – – 0,06 – 1,08 0,77 – – – –<br />
E.s. – – – 0,09 – 0,01 – – – 0,05 – 0,23 0,20 – – – –<br />
Media IPR 5 bianco 10,77 1 0,85 3,2 2-1 presente 1,08 3,0 26,33 5,75 3-4 2–1 3 1<br />
Dev. st. – – – 0,88 – 0,08 – – – 0,21 – 1,15 1,07 – – – –<br />
CV% – – – 8,16 – 8,98 – – – 19,14 – 4,38 18,61 – – – –<br />
Devianza – – – 14,68 – 0,11 – – – 0,81 – 2,67 21,75 – – – –<br />
Varianza – – – 0,77 – 0,01 – – – 0,04 – 1,33 1,14 – – – –<br />
E.s. – – – 0,20 – 0,02 – – – 0,05 – 0,26 0,24 – – – –<br />
Padulino Scritto Garf.na Scritto di Lucca Diecimino Cann. S.Gin.-S.Alessio
Tab. 5 - Rilievi effettuati nell’Azienda agricola Giovanni Giovannoni - Capannori (LU)<br />
Pianta Epoca di Fiore Baccello Stilo Peso N. Seme<br />
tipo di fioritura colore Lungh. Sezione Spess. Grado Colore Filo Lungh. Curv. 100 semi semi per Sez. Sez. Ven. Col.<br />
accrescim. (cm) trasv. (cm) curv. princ. (cm) (g) baccello long. trasv. c. ilo<br />
Media N 5 bianco 13,77 1 0,99 3,0 2-1 presente 1,66 1,3 33,67 5,05 9 1 5-7 1<br />
Dev. st. – – – 1,72 – 0,07 – – – 0,27 – 3,51 1,10 – – – –<br />
CV% – – – 12,52 – 6,81 – – – 16,28 – 10,43 21,76 – – – –<br />
Devianza – – – 56,44 0,09 – – – 1,39 – 24,67 22,95 – – – –<br />
Varianza – – – 2,97 – 0,00 – – – 0,07 – 12,33 1,21 – – – –<br />
E.s. – – – 0,39 – 0,02 – – – 0,06 – 0,79 0,25 – – – –<br />
Media N 3 rosa 11,24 1 0,98 1,1 2-1 presente 1,78 2,2 34,67 4,00 2-1 2 5 2<br />
Dev. st. – – – 0,62 – 0,06 – – – 0,28 – 1,53 0,79 – – – –<br />
CV% – – – 5,53 – 6,55 – – – 15,71 – 4,41 19,87 – – – –<br />
Devianza – – – 7,33 – 0,08 – – – 1,48 – 4,67 12,00 – – – –<br />
Varianza – – – 0,39 – 0,00 – – – 0,08 – 2,33 0,63 – – – –<br />
E.s. – – – 0,14 – 0,01 – – – 0,06 – 0,34 0,18 – – – –<br />
Media N 4 rosa 15,25 1 0,97 1,7 2-1 presente 1,80 1,9 35,33 4,75 2-1 2 3 2<br />
Dev. st. – – – 1,51 – 0,09 – – – 0,42 – 2,31 0,79 – – – –<br />
CV% – – – 9,90 – 9,07 – – – 23,22 – 6,54 16,56 – – – –<br />
Devianza – – – 43,25 – 0,15 – – – 3,32 – 10,67 11,75 – – – –<br />
Varianza – – – 2,28 – 0,01 – – – 0,17 – 5,33 0,62 – – – –<br />
E.s. – – – 0,34 – 0,02 – – – 0,09 – 0,52 0,18 – – – –<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
Media N 4 rosa 15,85 1-2 0,96 2,6 2-1 presente 1,77 1,9 34,00 4,40 2-1 2 3-5 2<br />
Dev. st. – – – 1,65 – 0,07 – – – 0,38 – 1,00 1,05 – – – –<br />
CV% – – – 10,39 – 7,09 – – – 21,38 – 2,94 23,78 – – – –<br />
Devianza – – – 51,57 – 0,09 – – – 2,72 – 2,00 20,80 – – – –<br />
Varianza – – – 2,71 – 0,00 – – – 0,14 – 1,00 1,09 – – – –<br />
E.s. – – – 0,37 – 0,02 – – – 0,08 – 0,22 0,23 – – – –<br />
Media N 5 rosa 13,11 1 0,98 2,4 2-1 presente 1,63 1,5 43,00 4,90 2-1 2 3 2<br />
Dev. st. – – – 1,00 – 0,10 – – – 0,28 – 1,00 0,85 – – – –<br />
CV% – – – 7,62 – 10,46 – – – 17,48 – 2,33 17,39 – – – –<br />
Devianza – – – 18,93 – 0,20 – – – 1,54 – 2,00 13,80 – – – –<br />
Varianza – – – 1,00 – 0,01 – – – 0,08 – 1,00 0,73 – – – –<br />
E.s. – – – 0,22 – 0,02 – – – 0,06 – 0,22 0,19 – – – –<br />
Rosso di Lucca Malato S.Giuseppe Malato Giallorino Cappone<br />
61
62 ARSIA<br />
• il Rosso di Lucca, messo a confronto con il Borlotto<br />
Lingua di fuoco.<br />
Confronto Cappone - Cannellino - Montalbano<br />
Le differenze fra il Cappone e i due testimoni si<br />
manifestano in modo evidente nei semi, di taglia<br />
decisamente più piccola quelli del Cappone (i semi<br />
del Cannellino e del Montalbano sono circa il 40-<br />
50% più grandi), nella forma, significativamente<br />
diversa (reniforme il Cappone, ellittici gli altri) e<br />
nella sezione trasversale, appiattita nel Cappone ed<br />
ellittica negli altri. Il Cappone è una varietà a forte<br />
rischio di estinzione; siamo riusciti a reperire pochissimi<br />
semi che hanno avuto notevoli problemi di germinazione,<br />
tanto che è giunto a fine ciclo soltanto<br />
circa il 30% delle piante. La varietà, molto simile al<br />
Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio, si differenzia<br />
da questo per la scalarità di maturazione e per il<br />
fatto di essere più tardivo, motivi che hanno determinato<br />
il quasi totale abbandono della coltivazione<br />
in favore di quella del Cannellino di San Ginese.<br />
Confronto Malato - Coco bianco<br />
Sono emerse differenze piuttosto evidenti e<br />
così sintetizzabili: il colore del fiore è diverso, nel<br />
Malato il baccello è più lungo di circa il 50%, la<br />
sezione trasversale è nettamente diversa ed è presente<br />
il filo, assente nel Coco bianco; il seme del<br />
Malato in sezione longitudinale è reniforme-ellittico,<br />
quello del Coco bianco è ovale, mentre le sezioni<br />
trasversali si presentano rispettivamente ellittica<br />
e tondeggiante; infine il colore del seme, ovviamente<br />
bianco quello del Coco bianco e gialloverdastro<br />
quello del Malato.<br />
Non ci sembra pertanto che possano sussistere<br />
dubbi sulla diversità delle due varietà.<br />
Confronto Malato - Giallorino<br />
- Malato San Giuseppe n. 22<br />
Il confronto ha mostrato, come era prevedibile,<br />
l’assenza di differenze significative fra il Malato e il<br />
Malato San Giuseppe n. 22 conservato presso la<br />
Banca del Germoplasma in quanto si tratta della<br />
stessa varietà. Rispetto al Giallorino, invece, sono<br />
emerse alcune differenze che tuttavia non riescono<br />
a fugare il dubbio che si tratti di un’unica varietà.<br />
Le più rimarchevoli sono le seguenti: epoca di fioritura<br />
più precoce nel Giallorino, baccello del<br />
Malato più lungo, sezione trasversale del seme leggermente<br />
più schiacciata nel Malato e venature più<br />
marcate nel Giallorino. I risultati coincidono con<br />
quanto emerso nell’altra azienda. Tali differenze,<br />
però, non sono sufficientemente nette, tanto che<br />
potremmo considerarle come normali difformità
esistenti all’interno dello stesso ecotipo. Sarebbero<br />
pertanto opportune ulteriori verifiche.<br />
Confronto Rosso di Lucca<br />
- Borlotto Lingua di fuoco<br />
Le differenze fra queste due varietà non lasciano<br />
dubbi sulla loro diversità: l’epoca di fioritura è<br />
più precoce nel Borlotto Lingua di fuoco; il baccello<br />
mostra differenze riguardo alla curvatura<br />
(maggiore nel Borlotto Lingua di fuoco) e alla presenza<br />
del filo (assente nel Borlotto Lingua di<br />
fuoco). Le differenze maggiori e più significative<br />
sono nel seme, dalla taglia (il Borlotto Lingua di<br />
fuoco è nettamente più grosso), alla forma (ellittico<br />
il Rosso di Lucca e ovale il Borlotto Lingua di<br />
fuoco), alla sezione trasversale (ellittica quella del<br />
Rosso di Lucca e tondeggiante quella del Borlotto<br />
Lingua di fuoco), per finire al colore (rosso intenso<br />
con striature granata nel Rosso di Lucca, camoscio<br />
con striature vinaccia nel Borlotto Lingua di<br />
fuoco). Come già detto riguardo al Decimino,<br />
anche la colorazione del seme del Rosso di Lucca<br />
sembra particolarmente caratterizzata e non<br />
riscontrabile in altre varietà. Il Diecimino e il<br />
Rosso di Lucca, peraltro, sono nettamente diversi<br />
tra di loro a iniziare dal portamento della pianta<br />
(nano nel Rosso di Lucca e rampicante nel Diecimino)<br />
per finire alla dimensione del baccello<br />
(molto più lungo quello del Diecimino) tanto da<br />
escludere a priori la parentela fra le due varietà<br />
autoctone.<br />
Azienda agricola Carlo Incrocci<br />
La tab. 6 riporta i rilievi effettuati nell’Azienda<br />
agricola Incrocci situata a Sant’Alessio nel Comune<br />
di Lucca (LU) dove sono stati messi in coltura:<br />
• lo Stringa di Lucca messo a confronto con il<br />
fagiolo Metro;<br />
• lo Stortino di Lucca confrontato col Sunray e<br />
col Primel;<br />
• lo Schiaccione di Pietrasanta messo a confronto<br />
con la Piattella pisana;<br />
• l’Aquila o Lupinaro e il Mascherino messi in<br />
coltura senza confronti per la mancanza di<br />
varietà confrontabili.<br />
Confronto Stringa di Lucca - fagiolo Metro<br />
Il confronto ha messo in evidenza differenze<br />
nulle riguardo al fiore, minime riguardo al baccello<br />
(curvatura leggermente più accentuata nello Stringa<br />
e colore leggermente più scuro della Stringa) e<br />
un po’ più evidenti riguardo al seme. Lo Stringa ha<br />
taglia più ridotta, ma l’aspetto determinante per<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
63
64 ARSIA<br />
Tab. 6 - Rilievi effettuati nell’Azienda agricola Carlo Incrocci - Lucca<br />
Pianta Epoca di Fiore Baccello Stilo Peso N. Seme<br />
tipo di fioritura colore Lungh. Sezione Spess. Grado Colore Filo Lungh. Curv. 100 semi semi per Sez. Sez. Ven. Col.<br />
accrescim. (cm) trasv. (cm) curv. princ. (cm) (g) baccello long. trasv. c. ilo<br />
Media R 6 violetto 35,74 3 0,40 3,0 2 assente n.d. n.d. 16,67 20 9 1-2 3 2<br />
Dev. st. – – – 2,67 – – – – – – – 1,15 – – – – –<br />
CV% – – – 7,48 – – – – – – – 6,93 – – – – –<br />
Devianza – – – 135,61 – – – – – – – 2,67 – – – – –<br />
Varianza – – – 7,14 – – – – – – – 1,33 – – – – –<br />
E.s. – – – 0,60 – – – – – – – 0,26 – – – – –<br />
Media R 5 violetto 13,19 1 0,82 9 1 assente 1,14 1,5 44,67 4,65 5-6 2 3 2<br />
Dev. st. – – – 1,67 – 0,07 – – – 0,28 – 3,06 1,09 – – – –<br />
CV% – – – 12,68 – 8,49 – – – 24,67 – 6,84 23,43 – – – –<br />
Devianza – – – 53,16 – 0,09 – – – 1,49 – 18,67 22,55 – – – –<br />
Varianza – – – 2,80 – 0,00 – – – 0,08 – 9,33 1,19 – – – –<br />
E.s. – – – 0,37 – 0,02 – – – 0,06 – 0,68 0,24 – – – –<br />
Media R 6 bianco 15,12 1 1,00 4,8 2-1 presente 1,49 1,5 49,67 4,30 3 1 5 1<br />
Dev. st. – – – 1,70 – 0,09 – – – 0,42 – 2,08 0,98 – – – –<br />
CV% – – – 11,22 – 9,18 – – – 28,52 – 4,19 22,76 – – – –<br />
Devianza – – – 54,65 – 0,16 – – – 3,26 – 8,67 18,20 – – – –<br />
Varianza – – – 2,88 – 0,01 – – – 0,17 – 4,33 0,96 – – – –<br />
E.s. – – – 0,38 – 0,02 – – – 0,10 – 0,47 0,22 – – – –<br />
Media R 6 bianco 10,40 1 0,93 1,4 2 assente 0,84 1,3 42,67 5,30 6-7 3 5-3 1<br />
Dev. st. – – – 0,95 – 0,06 – – – 0,15 – 2,31 0,98 – – – –<br />
CV% – – – 9,12 – 6,90 – – – 18,32 – 5,41 18,47 – – – –<br />
Devianza – – – 17,09 – 0,08 – – – 0,43 – 10,67 18,20 – – – –<br />
Varianza – – – 0,90 – 0,00 – – – 0,02 – 5,33 0,96 – – – –<br />
E.s. – – – 0,21 – 0,01 – – – 0,03 – 0,52 0,22 – – – –<br />
Media R 6 bianco 11,6 1 0,98 6,2 2 presente 1,09 1,9 42,67 4,30 6 3 5-3 1<br />
Dev. st. – – – 1,25 – 0,25 – – – 0,30 – 3,06 0,98 – – – –<br />
CV% – – – 10,83 – 25,92 – – – 28,01 – 7,16 22,76 – – – –<br />
Devianza – – – 29,92 – 1,21 – – – 1,85 – 18,67 18,20 – – – –<br />
Varianza – – – 1,57 – 0,06 – – – 0,10 – 9,33 0,96 – – – –<br />
E.s. – – – 0,28 – 0,06 – – – 0,07 – 0,68 0,22 – – – –<br />
Mascherino Aquila Schiaccione Stortino Stringa
definire la differenza fra le due varietà sembra il<br />
colore: lo Stringa ha un caratteristico colore tendente<br />
al rosa e che definiremmo “camoscio-rosso”<br />
con venature più lievi, mentre il Metro è più scuro<br />
(colore camoscio-marrone) con venature più marcate.<br />
Del resto già dai dati reperiti durante il censimento<br />
delle varietà autoctone avevamo messo in<br />
evidenza la particolarità della colorazione rosata del<br />
seme dello Stringa di Lucca rispetto agli altri fagioli<br />
serpenti con seme molto più scuro.<br />
Confronto Stortino di Lucca- Sunray - Primel<br />
Questo confronto in realtà è parso subito superfluo<br />
quando abbiamo visto la differenza tra il<br />
seme dello Stortino e le foto dei fagioli sulle confezioni<br />
dei testimoni. La prova ha infatti messo in evidenza<br />
che le differenze sono tutte particolarmente<br />
significative: il portamento della piante è diverso<br />
(rampicante nello Stortino, nano negli altri due);<br />
l’epoca di fioritura è più tardiva nello Stortino; il<br />
colore dei fiori è violetto nello Stortino, bianco in<br />
Primel e Sunray; il baccello è differente sia per<br />
quanto riguarda la sezione trasversale (ellittica<br />
quella dello Stortino e circolare quella degli altri),<br />
sia per la curvatura, più accentuata nello Stortino,<br />
sia per il colore (giallo lo Stortino, verdi gli altri<br />
due); il seme, di forma ovale quello dello Stortino,<br />
tendente all’ellittico quello degli altri due; e soprattutto<br />
il colore, tipicamente nero quello dello Stortino,<br />
tendente al marrone quello degli altri due.<br />
Pur non essendo quest’ultimo carattere risultato<br />
determinante, ci sembra importante ricordare<br />
che avevamo già evidenziato come il colore nero<br />
sia una peculiarità tipica dello Stortino di Lucca. A<br />
questo proposito è importante ricordare che la<br />
varietà Stortino di Lucca era iscritta fin dal 1977<br />
nel Registro nazionale italiano delle varietà di Specie<br />
ortive con i seguenti tre sinonimi: Anellino<br />
giallo a grano marmorizzato grigio, Gancetto giallo,<br />
Anellino burro. Tale iscrizione è perdurata fino<br />
all’aggiornamento del Registro nel 1999, mentre<br />
nell’aggiornamento immediatamente successivo risalente<br />
al 2002 la varietà non compariva più perché<br />
era stata cancellata.<br />
Confronto Schiaccione di Pietrasanta<br />
- Piattella pisana<br />
In questo caso si confrontano due varietà autoctone<br />
localizzate in territori diversi (Versilia e Pian di<br />
Pisa), ma che condividono una comune area commerciale.<br />
Dobbiamo peraltro osservare come nel<br />
lavoro effettuato dall’Università degli Studi di Pisa<br />
sulla selezione e caratterizzazione della Piattella<br />
pisana, le due varietà (i piattelli pisani in realtà non<br />
sono una varietà, ma un coacervo di genotipi diver-<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
65<br />
si) sono già state messe a confronto e hanno mostrato<br />
alcune differenze. Lo Schiaccione di Pietrasanta<br />
risulta un forte rampicante, mentre la Piattella pisana<br />
è un debole rampicante, e ciò può dipendere dall’adattamento<br />
genetico al diverso modo di allevamento,<br />
con sostegni e irriguo in Versilia, a terra e in<br />
asciutta nel Pian di Pisa. Possiamo dire di aver raggiunto<br />
lo stesso risultato e le differenze, non troppo<br />
marcate, sono soprattutto a carico di lunghezza e<br />
forma del baccello (più lungo e più dritto quello<br />
dello Schiaccione) e del seme, reniforme quello<br />
della Piattella, con sezione trasversale più compressa<br />
quello dello Schiaccione di Pietrasanta e dimensioni<br />
mediamente minori quello della Piattella pisana.<br />
Confronto Aquila o Lupinaro - Mascherino<br />
Sono due varietà molto caratterizzate, discretamente<br />
produttive. L’Aquila ha mostrato più similitudini<br />
col Fico di Gallicano (che però ha un seme<br />
nettamente diverso) come portamento della pianta,<br />
forma del baccello e per il fatto di avere i baccelli<br />
raggruppati quasi a grappolo come i lupini (da<br />
qui il nome Lupinaro). Lo stesso uso in cucina<br />
(entrambi sono biuso) li rende simili. Per concludere<br />
è interessante osservare che l’Aquila è una<br />
varietà molto sensibile alle alte temperature e ad<br />
alcuni parassiti quale, in particolare, il ragnetto<br />
rosso: questa caratteristica lo ha reso ad alto rischio<br />
di estinzione.<br />
Conclusioni<br />
Le prove effettuate hanno costituito un importante<br />
passo avanti nella conoscenza delle varietà<br />
autoctone dei fagioli della Lucchesia. Non possono<br />
considerarsi conclusive, nel senso che non sono riuscite<br />
a sciogliere tutti i dubbi maturati durante la<br />
fase di censimento; anzi, in alcuni casi, hanno accresciuto<br />
dubbi e interesse per spingerci ad approfondire<br />
l’indagine. Del resto, quando si parla di prodotti<br />
autoctoni come i fagioli che hanno una enorme<br />
variabilità, è particolarmente difficile arrivare ad<br />
avere certezze soprattutto quando le differenze somatiche<br />
fra alcune varietà sono solo sfumature;<br />
senza dubbio, in questi casi dovremmo approfondire<br />
la ricerca indagando sulla genetica delle varietà.<br />
Non possiamo escludere l’esistenza in altre<br />
zone anche di varietà fortemente caratterizzate<br />
senza che vengano meno i presupposti perché possano<br />
comunque essere considerate varietà locali<br />
tradizionali; l’unicità, giova ripeterlo, sta non solo<br />
nelle caratteristiche varietali, ma è altresì legata al<br />
territorio, inteso come insieme di caratteristiche<br />
ambientali (pedologiche e climatiche) e culturali.<br />
Il lavoro sin qui svolto ha permesso di distingue-
66 ARSIA<br />
re almeno due gruppi fra i fagioli della Lucchesia:<br />
• varietà fortemente caratterizzate, quali Aquila o<br />
Lupinaro, Fico di Gallicano, Mascherino,<br />
Rosso di Lucca, Schiaccione di Pietrasanta,<br />
Diecimino e Stortino di Lucca;<br />
• varietà scarsamente caratterizzate quali Cannellino<br />
di San Ginese e Sant’Alessio, Cappone,<br />
Malato, Giallorino, Padulino, Scritto di Lucca,<br />
Scritto della Garfagnana, Pievarino, Selezione<br />
Tonelli, Fagiola garfagnina, Stringa di Lucca.<br />
Per quanto riguarda il primo gruppo, non ci<br />
sono dubbi sulla tipicità, data la loro forte caratterizzazione,<br />
fatte salve le considerazioni precedenti;<br />
per quanto riguarda il secondo gruppo, riteniamo di<br />
dover effettuare ulteriori distinzioni in quanto, per<br />
alcune varietà, le prove di campo hanno messo in<br />
evidenza peculiarità tali da poterle comunque annoverare<br />
fra le produzioni locali, mentre in alcuni casi<br />
sporadici, riteniamo necessario effettuare ulteriori<br />
ricerche. Ci pare importante soffermarci brevemente<br />
sui casi che hanno bisogno di ulteriori verifiche:<br />
• Fagiola garfagnina: nella prova di campo è stata<br />
messa a confronto con la Piattella pisana con la<br />
quale non ha mostrato di alcuna affinità. Sarebbe<br />
opportuno verificare le similitudini con il<br />
fagiolo Bianco di Spagna. In effetti questa varietà<br />
si sta perdendo e alcuni produttori della<br />
Garfagnana la confondono proprio con il Bianco<br />
di Spagna: a testimonianza di ciò, la difficoltà<br />
che abbiamo incontrato a trovare un campione<br />
di semi per la prova. Poiché il dubbio sull’esistenza<br />
della varietà autoctona è rimasto, ci parrebbe<br />
opportuno effettuare ulteriori verifiche<br />
anche in considerazione del fatto che la degustazione<br />
ci ha mostrato caratteristiche che non<br />
sembrano correlabili al Bianco di Spagna. In<br />
sostanza riteniamo importante riuscire a capire<br />
se in Garfagnana si stanno coltivando, confondendole,<br />
le due varietà ed eventualmente tenerle<br />
accuratamente distinte;<br />
• Scritto della Garfagnana: questa varietà ci pone<br />
di fronte a un dubbio analogo. Lo Scritto della<br />
Garfagnana, dalle caratteristiche morfologiche<br />
molto simili ai borlotti, ha risposto in modo inaspettato<br />
alla prova di campo in quanto il suo<br />
comportamento non corrispondeva alle descrizioni<br />
che avevamo raccolto. Può darsi che anche<br />
per questa varietà, col tempo, si sia confuso il<br />
materiale di partenza e che sul territorio, col<br />
nome generico di Scritto, si coltivino indifferentemente<br />
la vecchia varietà autoctona e i normali<br />
borlotti. Può essere plausibile che la varietà<br />
seminata non fosse altro che un borlotto rampi-<br />
cante, nonostante le differenze emerse col Borlotto<br />
messo a confronto; non a caso ha manifestato<br />
un portamento decisamente rampicante<br />
mentre ci era stato descritto come semirampicante.<br />
Sarebbe importante approfondire l’indagine<br />
per riportare ordine e verificare se esiste<br />
ancora la varietà autoctona per poterla tenere<br />
distinta dai più comuni borlotti;<br />
• Malato e Giallorino: le due varietà hanno mostrato<br />
un discreto grado di caratterizzazione e<br />
sono risultate assolutamente diverse dalla<br />
varietà messa a confronto. Rimane comunque<br />
qualche dubbio circa le differenze che intercorrono<br />
tra loro. In sostanza bisogna chiarire<br />
se si tratta di differenze all’interno di un unico<br />
ecotipo, e allora sarebbe confermato il caso di<br />
una stessa varietà coltivata in due ambienti<br />
distinti, oppure se si tratta proprio di due<br />
varietà diverse. Un’indagine più approfondita<br />
ci potrebbe aiutare a dare una risposta definitiva<br />
al quesito;<br />
• Padulino: la storia di questo fagiolo rimane<br />
ancora completamente da indagare e, a parte il<br />
sospetto che si tratti del Marmino, da noi ritenuto<br />
scomparso, sarebbe interessante riuscire a<br />
ricostruirla.<br />
Per tutte le altre varietà non sembrano necessarie<br />
ulteriori verifiche, ma riteniamo importante fare<br />
queste brevi considerazioni:<br />
• il Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio e il<br />
Cappone, pur non essendo molto caratterizzati,<br />
hanno mostrato notevoli peculiarità e differenze<br />
sostanziali sia con le varietà di confronto sia<br />
fra di loro. Riteniamo pertanto che vi siano<br />
pochi dubbi sulla loro tipicità;<br />
• lo Schiaccione di Pietrasanta è dotato di una<br />
discreta caratterizzazione tanto è vero che si possono<br />
riscontrare similitudini solo con la Piattella<br />
pisana, tuttavia non dovrebbero esserci dubbi sul<br />
fatto che si tratti di due varietà distinte;<br />
• lo Scritto di Lucca, il Selezione Tonelli e il Pievarino<br />
sono apparsi sufficientemente differenti dal<br />
testimone e fra di loro. In particolare lo Scritto<br />
di Lucca mostra differenze più accentuate,<br />
soprattutto riguardo alla morfologia del seme;<br />
• lo Stringa di Lucca rischia l’estinzione in quanto<br />
meno diffuso rispetto alle varietà con baccello<br />
scuro. Nella prova si è mostrato abbastanza<br />
simile nella forma del baccello al testimone dal<br />
quale, però si distingue nettamente per il colore<br />
del seme (rosa rispetto a quello più scuro delle<br />
varietà simili). È questa peculiarità che ci consente<br />
di distinguerla ed evitarne l’estinzione.
Campagna agraria 2004-2005<br />
Nel 2005 per la realizzazione delle prove di<br />
campo sono state scelte due aziende in cui si erano<br />
già svolte le prove nel corso del 2004, una situata<br />
nella Piana di Lucca (a Capannori) e l’altra in Garfagnana<br />
(a Gallicano); ogni azienda ha coltivato le<br />
varietà tipiche dell’ambiente messe a confronto<br />
con varietà locali simili provenienti da areali diversi<br />
e con varietà commerciali. Il quadro generale<br />
delle varietà coltivate e delle condizioni di coltivazione<br />
è riportato nella tab. 7.<br />
Semina<br />
L’epoca di semina è stata condizionata, in particolare<br />
nell’azienda di Capannori, dalla quasi totale<br />
assenza di piogge nel periodo aprile-maggio,<br />
come indicativamente si può evincere dai dati meteo<br />
di seguito riportati (fonte Servizio Agrometeorologico<br />
ARSIA); per questo motivo la semina è<br />
stata effettuata alcuni giorni dopo la caduta di<br />
piogge di una certa rilevanza, verificatasi il 17 e il<br />
18 maggio.<br />
Per quanto riguarda i sesti di impianto, si è proceduto<br />
a una semina a postarelle distanziando le<br />
singole piante di 1 m sulla fila e tra le file in modo<br />
da poterne meglio esaminare i relativi caratteri ed<br />
evitare influenze reciproche.<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
67<br />
Dati meteorologici relativi<br />
alla provincia di Lucca, aprile 2005<br />
Precipitazioni - Il valore medio della pioggia totale<br />
cumulata è stato 91,65 mm, inferiore rispetto a<br />
quello del 2004 (109,5 mm) e al valore medio<br />
storico (107,8 mm). Il giorno più piovoso è stato<br />
il 19 aprile (come l’anno precedente!) in cui sono<br />
caduti 65,0 mm nella stazione di Careggine, contro<br />
i 36 mm del 2004 a Bagni di Lucca.<br />
Temperatura - La temperatura media si è attestata<br />
attorno ai 9,4°C, che risulta inferiore a quella<br />
dell’anno precedente (10,8°C) e al valore medio<br />
storico (10,4°C).<br />
La temperatura massima ha raggiunto i 14,1°C,<br />
inferiore al valore del 2004 (15°C) e al valore<br />
medio storico (15,3°C). La temperatura minima<br />
è stata di 5,2°C, circa uguale a quella dell’anno<br />
precedente (5,6°C) e di poco inferiore al<br />
valore medio storico (6°C). In particolare, la<br />
temperatura più alta è stata di 27,6°C il giorno<br />
30, mentre quella più bassa è stata -4,4°C il<br />
giorno 2. Infine, si è avuta un’escursione termica<br />
media di 9,6°C, con un massimo di<br />
13,7°C nella stazione di Padule.<br />
Umidità media - L’umidità relativa media è stata<br />
del 72,9%, che risulta inferiore rispetto allo<br />
scorso anno (77,2%) e al valore medio storico<br />
(75,4%).<br />
Tab. 7 - Ubicazione del campo e condizioni delle prove (2004-2005)<br />
Centro che ha Associazione Agricoltori Custodi Associazione Agricoltori Custodi<br />
effettuato la prova (Sezione di Lucca) (Sezione di Lucca)<br />
Ubicazione Azienda Del Prete-Giovannoni Azienda agricola ‘Il Vigneron’, A. Ferrari<br />
San Ginese di Compito, Capannori (LU) Gallicano (LU)<br />
Numero campioni 4 4<br />
Padulino Fagiola garfagnina<br />
*Coco bianco *fagiolo Bianco di Spagna<br />
Campioni e *testimoni Giallorino<br />
(varietà locale di altre zone)<br />
Scritto della Garfagnana 1<br />
Malato Scritto della Garfagnana 2<br />
Numero parcelle 16 16<br />
Distanza tra le piante su file 100 cm 100 cm<br />
Distanza tra le file 100 cm 100 cm<br />
Numero piante per parcella 10 10<br />
Data di semina 25 maggio 10 maggio<br />
Precessione colturale mais grano<br />
Concimazioni Miscela 12.25.25 Azocor (concime organico azotato 6%)<br />
(4 q.li/ha) (5 q.li/ha)<br />
Trattamenti anticrittogamici — Trattamento biodinamico<br />
(ottobre 2004, aprile 2005)<br />
Trattamenti insetticidi — —
68 ARSIA<br />
Dati meteorologici relativi<br />
alla provincia di Lucca, maggio 2005<br />
Precipitazioni - Il valore medio della pioggia totale<br />
cumulata è stato 57,8 mm, inferiore rispetto a<br />
quello del 2004 (132,0 mm) e al valore medio<br />
storico (67,3 mm). Il giorno più piovoso è stato<br />
il 17 in cui sono caduti 75,4 mm (75) nella stazione<br />
di Lido di Camaiore.<br />
Temperatura - La temperatura media si è attestata<br />
attorno ai 16,2°C, superiore a quella del 2004<br />
(13,7°C) e molto vicina al valore medio storico<br />
(15,9°C). La temperatura massima ha raggiunto<br />
i 22,0°C, superiore al valore dell’anno precedente<br />
(15,1°C) e vicina al valore medio storico<br />
(21,5°C). La temperatura minima è stata<br />
di 11,0°C, superiore al valore del 2004 (9,0°C)<br />
e uguale al valore medio storico (11,0°C). In<br />
particolare, la temperatura più alta è stata di<br />
32,7°C il giorno 29 (26,6), mentre quella più<br />
bassa è stata di 1,1°C il 12. Infine, si è avuta<br />
un’escursione termica media di 11,0°C, con un<br />
massimo di 15,5°C nella stazione di Padule.<br />
Umidità media - L’umidità relativa media è stata<br />
del 68,2%, di poco inferiore rispetto a quella<br />
dell’anno precedente (70,5%) e inferiore al valore<br />
medio storico (73,8%).<br />
Fasi successive alla semina<br />
La crescita delle piante è stata accompagnata da<br />
un andamento stagionale generalmente regolare;<br />
l’evento climatico di maggior rilievo verificatosi in<br />
questa campagna è stato il forte innalzamento<br />
delle temperature tra la terza decade di giugno e i<br />
primi giorni del mese di luglio. Tale circostanza ha<br />
portato uno stato di sofferenza generale alle piante<br />
con rallentamento dell’attività e, per alcune varietà,<br />
anche una significativa colatura dei fiori.<br />
Le varietà coltivate, le aziende e i dati relativi<br />
alle condizioni delle prove sono riportati in dettaglio<br />
nella tab. 7 dove si indicano:<br />
• lavorazioni effettuate;<br />
• precessione colturale;<br />
• epoca di semina;<br />
• epoca di emergenza (cfr. tabelle relative alle singole<br />
prove);<br />
• sesto d’impianto;<br />
• fertilizzazioni e trattamenti antiparassitari.<br />
Materiali e metodi<br />
Come era nostra intenzione iniziale, durante la<br />
campagna 2005 sono state esaminate alcune varietà<br />
che nella sperimentazione condotta durante la campagna<br />
agraria precedente non avevano fornito risul-<br />
tati soddisfacenti, ovvero sufficientemente convincenti<br />
e tali da confermare tutte le informazioni pervenuteci<br />
dalla tradizione orale locale.<br />
In ciascuna delle due aziende i quattro genotipi<br />
in prova erano disposti in blocco non randomizzato<br />
con 4 repliche e con 10 piante per replica,<br />
per un totale di 160 piante.<br />
Le prove sono state approntate seguendo un<br />
“protocollo” predisposto dal Dipartimento di<br />
Agronomia e Gestione dell’Agroecosistema dell’Università<br />
di Pisa che dovrà servire come linea<br />
guida per la conservazione del germoplasma di<br />
alcune varietà locali di fagiolo tipiche della Toscana<br />
presso la Banca regionale del Germoplasma che<br />
ha sede presso l’Orto Botanico di Lucca.<br />
All’inizio della stagione, dopo aver provveduto<br />
alla preparazione del terreno, si è effettuata una<br />
semina a postarelle, distanziate 1 m sia lungo la fila<br />
che tra le file, predisponendo tre semi in ognuna di<br />
esse. Dopo l’emergenza sono state eliminate due<br />
piantine da ciascuna postarella e, nel caso delle varietà<br />
rampicanti o semirampicanti, si è provveduto<br />
a fissare dei tutori. Sono stati usati tutori singoli<br />
per ogni pianta al fine di evitare l’aggrovigliamento<br />
della vegetazione.<br />
In ambedue le aziende non sono stati effettuati<br />
trattamenti antiparassitari durante il ciclo<br />
vitale delle piante, limitandosi esclusivamente alle<br />
concimazioni.<br />
Era stato previsto sin dall’inizio, in accordo con<br />
il Dipartimento di Agronomia e Gestione dell’Agroecosistema<br />
dell’Università di Pisa, di raccogliere<br />
separatamente il seme di tutte le piante di ciascuna<br />
varietà.<br />
Inoltre, per le varietà rampicanti testate in Garfagnana,<br />
si è effettuata una raccolta differenziata<br />
separando i legumi colti entro i primi 50 cm di<br />
pianta da quelli raccolti nella parte restante della<br />
pianta, fino a un’altezza di 1,5 m. Tutto ciò al fine<br />
di valutare il potenziale produttivo di ciascuna<br />
varietà.<br />
Sui dati biometrici si è proceduto all’analisi di<br />
media, deviazione standard, coefficiente di variabilità<br />
espresso in percentuale, devianza, varianza ed<br />
errore standard.<br />
I caratteri morfologici rilevati per ciascun genotipo<br />
erano quelli riportati nella scheda descrittiva<br />
del fagiolo per l’iscrizione al Registro nazionale<br />
delle varietà di Specie ortive.<br />
Rilievi sulle piante prima della raccolta<br />
• Data della fioritura (giorni dalla semina);<br />
• altezza (in cm) raggiunta da ciascuna pianta sul<br />
tutore a 40 giorni dalla semina e portamento
Tab. 8 - Rilievi** effettuati nell’Azienda Del Prete-Giovannoni - Capannori (LU)<br />
Pianta Fioritura Altezza Prodotto Peso Fiore Baccello Stilo N. Sint. Seme<br />
tipo (gg) (cm) secco 100 semi Colore Lungh. Curv. Striature Lungh. Curv. semi per virus Sez. Sez. Ven. Col.<br />
accres. (g/pianta) (g) baccello long. trasv. c. ilo<br />
Media N 37,19 30,08 24,00 35,63 rosa 10,24 3,40 assenti lungo – 3,99 sì 1-2 2 3 2<br />
Dev. st. – 0,91 8,12 28,25 18,26 – 1,17 1,15 – – – 0,69 – – – – –<br />
CV% – 2,44 26,99 117,69 51,25 11,46 33,96 – – – 17,21 – – – – –<br />
Devianza – 29,68 2.568,78 31.114,00 10.333,50 – 33,06 32,00 – – – 14,15 – – – – –<br />
Varianza – 0,82 65,87 797,79 333,34 – ,38 1,33 – – – 0,47 – – – – –<br />
E.s. – 0,14 1,28 4,47 2,89 – 0,19 0,18 – – – 0,11 – – – – –<br />
Media N 37,21 29,83 23,19 38,54 rosa 11,18 3,71 assenti lungo – 3,88 sì 1-2 2 3 2<br />
Dev. st. – 0,92 6,89 26,86 13,11 – 1,35 1,40 – – – 0,67 – – – – –<br />
CV% – 2,46 23,09 115,82 34,02 – 12,04 37,88 – – – 17,37 – – – – –<br />
Devianza – 22,71 1.328,14 18.038,04 3.953,96 – 28,97 31,53 – – – 11,35 – – – – –<br />
Varianza – 0,84 47,43 721,52 171,91 – 1,81 1,97 – – – 0,45 – – – – –<br />
E.s. – 0,17 1,26 4,90 2,39 – 0,25 0,26 – – – 0,12 – – – – –<br />
Media N 36,18 31,13 2,78 42,50 bianco 8,90 2,40 assenti (1) – 3,38 sì 6-7 3 3 1<br />
Dev. st. – 0,59 8,70 9,52 11,73 – 0,99 0,97 – – – 0,64 – – – – –<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
CV% – 1,63 27,94 342,89 27,59 – 11,17 40,25 – – – 19,01 – – – – –<br />
Devianza – 7,27 1.664,61 3.530,98 687,50 – 8,90 8,40 – – – 3,31 – – – – –<br />
Varianza – 0,35 75,66 90,54 137,50 – 0,99 0,93 – – – 0,41 – – – – –<br />
E.s. – 0,09 1,38 1,50 1,85 – 0,16 0,15 – – – 0,10 – – – – –<br />
Media IPR 39,43 40,68 27,86 21,24 bianco 11,55 3,95 assenti medio – 4,51 sì 3-4 2-1 3 1<br />
Dev. st. – 1,53 14,73 49,76 10,53 – 0,64 1,54 – – – 0,56 – – – – –<br />
CV% – 3,89 36,22 178,63 49,58 – 5,57 39,13 – – – 12,30 – – – – –<br />
Devianza – 51,65 9.333,55 118.854,00 2.217,81 – 7,45 42,95 – – – 5,55 – – – – –<br />
Varianza – 2,35 217,06 2.476,13 110,89 – 0,41 2,39 – – – 0,31 – – – – –<br />
E.s. – 0,22 2,08 7,04 1,49 – 0,09 0,22 – – – 0,08 – – – – –<br />
Padulino *Coco bianco Malato Giallorino<br />
** I caratteri relativi alle foglie non sono stati rilevati a causa della diffusa presenza di attacchi virali che li rendevano difficoltosi.<br />
Cfr. i dati della tabella con i grafici a-f alla pagina seguente.<br />
69
70 ARSIA<br />
a b<br />
c d<br />
e f
Tab. 9 - Rilievi effettuati nell’Azienda ‘Il Vigneron’ di A. Ferrari - Gallicano (LU)<br />
Pianta Fioritura Altezza Prodotto Peso Foglie* Fiore Baccello Stilo N. Sint. Seme<br />
tipo (gg) (cm) secco 100 semi Colore Colore Lungh. Curv. Striature Lungh. semi per virus Sez. Sez. Ven. Col.<br />
accres. (g/pianta) (g) baccello long. trasv. c. ilo<br />
Media R 37,18 143,63 43,73 214,97 medio bianco 14,00 2,84 assenti M 2,49 no 3 1 5 1<br />
Dev. st. – 0,58 53,29 30,99 7,99 – – 1,22 1,36 – – 0,40 – – – – –<br />
CV% – 1,55 37,10 70,88 3,72 – – 8,75 48,08 – – 16,11 – – – – –<br />
Devianza – 10,94 110.741,38 37.455,98 2.236,97 – – 54,00 67,03 – – 5,80 – – – – –<br />
Varianza – 0,33 2.839,52 960,41 63,91 – – 1,50 1,86 – – 0,16 – – – – –<br />
E.s. – 0,09 1,33 0,77 0,20 – – 0,03 0,03 – – 0,01 – – – – –<br />
Media R 38,54 120,85 10,93 221,76 medio bianco 13,56 3,23 assenti M 2,51 no 3 1 5 1<br />
Dev. st. – 0,90 54,46 17,63 8,01 – – 1,73 1,18 – – 0,55 – – – – –<br />
CV% – 2,34 45,07 161,37 3,61 – – 12,75 36,42 – – 22,08 – – – – –<br />
Devianza – 29,19 115.687,10 12.120,78 1.540,56 – – 74,66 34,62 – – 8,30 – – – – –<br />
Varianza – 0,81 2.966,34 310,79 64,19 – – 2,99 1,38 – – 0,31 – – – – –<br />
E.s. – 0,14 8,61 2,79 1,27 – – 0,27 0,19 – – 0,09 – – – – –<br />
Media R 48,22 51,95 – 46,23 n.r. rosa 10,21 2,79 presenti M–L 3,92 sì 5-6 3 5-7 2<br />
Dev. st. – 0,63 14,59 – 5,68 – – 1,19 0,98 – – 0,61 – – – – –<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
CV% – 1,31 28,08 – 12,29 – – 11,67 35,00 – – 15,67 – – – – –<br />
Devianza – 14,27 7.871,89 – 806,62 – – 39,76 26,76 – – 10,54 – – – – –<br />
Varianza – 0,40 212,75 – 32,26 – – 1,42 0,96 – – 0,38 – – – – –<br />
E.s. – 0,10 2,31 – 0,90 – – 0,19 0,15 – – 0,10 – – – – –<br />
Media R 48,40 39,58 – 45,07 n.r. rosa 10,14 2,60 presenti M–L 3,81 sì 5-6 3 5 2<br />
Dev. st. – 0,82 17,58 – 4,79 – – 1,58 1,35 – – 0,57 – – – – –<br />
CV% – 1,69 44,41 – 10,64 – – 15,63 51,76 – – 14,93 – – – – –<br />
Devianza – 1.482,19 409,19 – 947,43 – – 100,20 1.653,27 – – 113,57 – – – – –<br />
Varianza – 537.214,60 35.354,82 – 215.270,53 – – 2.107,41 668.616,88 – – 2.907,07 – – – – –<br />
E.s. – 0,13 2,78 – 0,76 – – 0,25 0,21 – – 0,09 – – – – –<br />
Scritto Garf. 2 Scritto Garf. 1 *Bianco di Spagna Fagiola garf.na<br />
N.B. – I caratteri “grandezza” e “lamina” relativi alle foglie non sono stati rilevati a causa della diffusa presenza di attacchi virali che li rendevano difficoltosi.<br />
Cfr. i dati della tabella con i grafici g-m alle pagine seguenti.<br />
71
72 ARSIA<br />
della stessa. L’altezza della pianta a 50 giorni<br />
dalla semina era abbastanza indicativa del tipo<br />
di accrescimento;<br />
• caratteri di fusto, foglie e fiori come da scheda<br />
descrittiva. Per le foglie di alcune varietà (scritti<br />
e varietà nane) non è stato possibile effettuare<br />
rilievi significativi a causa della presenza di<br />
attacchi virali che non permettevano una visione<br />
chiara dei caratteri.<br />
Rilievi effettuati sul prodotto fresco<br />
• Lunghezza del baccello (prelevando 10 legumi<br />
a caso per ogni pianta);<br />
• grado di curvatura del baccello (dei legumi prelevati<br />
per misurare la lunghezza);<br />
• striature: assenti o presenti (sui legumi prelevati<br />
per misurare la lunghezza);<br />
g h<br />
i j<br />
• colore delle striature (sui legumi prelevati per<br />
misurare la lunghezza);<br />
• lunghezza dello stilo (dei legumi prelevati per<br />
misurare la lunghezza);<br />
• tessitura superficie (dei legumi prelevati per misurare<br />
la lunghezza).<br />
Rilievi sul prodotto secco (sgusciato)<br />
• Peso (g) dei semi prodotti su tutte le piante.<br />
Per i fagioli nani e per i due campioni di Scritto<br />
della Garfagnana si è rilevata la produzione<br />
totale per pianta, mentre per i rampicanti si è<br />
rilevata la produzione totale dei primi 50 cm di<br />
vegetazione e la produzione totale del tratto di<br />
vegetazione compreso tra i 50 e i 150 cm;<br />
• taglia: peso (g) di 100 semi per ogni pianta<br />
(con tre repliche per pianta);
• numero semi a legume (prelevando 10 baccelli<br />
per pianta).<br />
Caratteri del seme come da scheda descrittiva<br />
• Forma sezione longitudinale (analizzata sui semi<br />
di 10 baccelli per pianta);<br />
• forma sezione trasversale (analizzata sui semi di<br />
10 baccelli per pianta);<br />
• colore principale (analizzato sui semi di 10 baccelli<br />
per pianta);<br />
• colore secondario (analizzato sui semi di 10<br />
baccelli per pianta);<br />
• venature (analizzate sui semi di 10 baccelli per<br />
pianta);<br />
• colore contorno ilo (analizzato sui semi di 10<br />
baccelli per pianta).<br />
Nelle tabb. 8 e 9 sono riportati i dati relativi ai<br />
rilievi effettuati rispettivamente nell’Azienda agricola<br />
Del Prete-Giovannoni e nell’Azienda Agricola<br />
‘Il Vigneron’ di Alvaro Ferrari.<br />
Nei grafici a-m vengono messi a confronto i<br />
dati rilevati per le diverse varietà in prova, relativi ai<br />
parametri considerati maggiormente significativi.<br />
Risultati e discussioni<br />
In linea generale, le osservazioni effettuate durante<br />
questa campagna agraria ci hanno fornito<br />
risultati senza dubbio soddisfacenti, chiarendoci i<br />
dubbi che la campagna precedente ci aveva lasciato<br />
grazie, soprattutto, alle diverse tecniche sperimentali<br />
adottate che ci hanno permesso, allevando<br />
le piante singolarmente e sufficientemente distanziate,<br />
di evidenziare in maniera più nitida e netta le<br />
varie caratteristiche, somiglianze, diversità e comportamenti<br />
vegetativi delle varietà.<br />
Purtroppo, nel caso delle varietà nane sperimentate<br />
nella Piana di Lucca e dei due campioni di<br />
fagiolo Scritto della Garfagnana in prova in Garfagnana,<br />
si sono avuti attacchi virali diffusi e più o<br />
meno intensi che hanno impedito il rilevamento di<br />
alcuni caratteri.<br />
Confronti tra Malato e Giallorino<br />
Tra queste due varietà si è osservata una sostanziale<br />
differenza per quanto riguarda il momento<br />
della “chiusura” della pianta (con questo termine<br />
si intende la fase in cui la pianta ha grosso modo<br />
terminato il proprio sviluppo vegetativo e iniziato<br />
la maturazione dei baccelli e della relativa granella);<br />
in particolare per il Giallorino si è notato un<br />
anticipo nella maturazione di circa 7 giorni e in<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
73<br />
k<br />
l<br />
m
74 ARSIA<br />
generale un maggior stato di sofferenza alle alte<br />
temperature rispetto al Malato. Tutto ciò è facilmente<br />
giustificabile, vista la provenienza delle due<br />
varietà (la Garfagnana per il Giallorino e la Piana di<br />
Lucca per il Malato) e tenendo conto del fatto che<br />
la prova di campo è stata effettuata nella Piana di<br />
Lucca, ambiente tipico del Malato.<br />
Per quanto riguarda gli altri caratteri analizzati,<br />
dai risultati ottenuti possiamo osservare che non si<br />
hanno differenze sostanziali per quanto riguarda<br />
l’epoca di fioritura (circa 37 giorni dalla semina per<br />
entrambe le varietà), l’altezza delle piante (30,08<br />
per il Giallorino e 29,83 per il Malato), la produzione<br />
per pianta e il numero di semi per baccello,<br />
mentre si hanno differenze nelle dimensioni dei<br />
semi (38 g per il Malato e 35 g per il Giallorino) e<br />
nella lunghezza dei baccelli (11 cm per il Malato e<br />
10 per il Giallorino).<br />
Con buona probabilità si tratta di due “varietà<br />
locali” originatesi da un “antenato” comune, dal<br />
quale nei diversi ambienti di coltivazione si sono<br />
differenziati per adattamento due genotipi diversi.<br />
Confronti tra Fagiola garfagnina<br />
e Bianco di Spagna<br />
Un’interessante opportunità di confronto nei<br />
“comportamenti” delle due varietà si è avuta in<br />
conseguenza delle alte temperature verificatesi in<br />
Garfagnana nell’ultima settimana di giugno (con<br />
punte di 35-36°C). A seguito di tale evento, nel<br />
fagiolo Bianco di Spagna si è avuta una colatura di<br />
oltre il 95% mentre nella Fagiola garfagnina si è<br />
conservato circa il 35% dei fiori; ciò rappresenta<br />
molto probabilmente una resistenza caratteristica<br />
acquisita dalla varietà autoctona nel corso degli<br />
anni a seguito della ripetuta coltivazione.<br />
Inoltre c’è stata una maggior percentuale di<br />
moria delle piante di fagiolo Bianco di Spagna.<br />
Rispetto agli altri caratteri analizzati, sono state<br />
rilevate lievi differenze per quanto riguarda l’epoca<br />
di fioritura (circa 37 giorni dalla semina per la<br />
Fagiola e 38 per lo Spagna), mentre differenze<br />
sostanziali si hanno nell’altezza delle piante (143<br />
cm per la Fagiola contro i 120 dello Spagna), nella<br />
produzione per pianta (184 g per la Fagiola contro<br />
48 g dello Spagna), nel numero di piante con presenza<br />
di baccelli al 23 luglio (37 per la Fagiola contro<br />
28 per lo Spagna). I caratteri “lunghezza dei<br />
baccelli” e “numero di semi per baccello” si sono<br />
rivelati sostanzialmente equivalenti.<br />
Confronti tra i due campioni<br />
di fagiolo Scritto della Garfagnana<br />
Il confronto tra questi due campioni non ci<br />
permette di identificare in nemmeno uno di essi la<br />
varietà locale Scritto della Garfagnana e questo per<br />
un motivo fondamentale: ci si aspettava, grazie alle<br />
testimonianze raccolte nelle interviste, di aver a<br />
che fare con una varietà a portamento semirampicante,<br />
mentre dalle prove di campo è risultato evidente<br />
il carattere rampicante.<br />
Inoltre, fra i caratteri analizzati in campo sulle<br />
piante appartenenti ai due campioni, non si sono<br />
riscontrate differenze degne di nota, se non per<br />
quanto riguarda l’altezza delle piante (52 cm per lo<br />
Scritto 1 e 39 per lo Scritto 2) e la produzione per<br />
pianta (51 g per lo Scritto 1 e 39 g per lo Scritto 2).<br />
Fagiolo Padulino<br />
L’esigenza di ripetere la semina del Padulino<br />
era motivata dall’intenzione di chiarire se questa<br />
varietà locale, che era stata recuperata quando il<br />
lavoro di censimento si era concluso, in realtà non<br />
fosse altro che la varietà Marmino che ritenevamo<br />
scomparsa.<br />
La semina comparativa effettuata nel 2004 ha<br />
messo in evidenza le notevoli similitudini fra le<br />
descrizioni che avevamo raccolto sul fagiolo Marmino<br />
e i caratteri manifestati dal Padulino; inoltre<br />
l’areale di produzione (padule, ex lago di Bientina)<br />
in cui è stato reperito il campione veniva a coincidere<br />
con quello del Marmino.<br />
La semina è stata ripetuta anche per approfondire<br />
la conoscenza di un legume che, peraltro, ci<br />
risulta attualmente coltivato esclusivamente in un<br />
orto di famiglia.<br />
La semina del 2005 ha confermato i sospetti<br />
sorti nel 2004 tanto che, oggi, siamo portati a ritenere<br />
che Padulino e Marmino non siano altro che<br />
sinonimi per indicare la stessa varietà locale.<br />
In particolare, le caratteristiche principali che ci<br />
hanno portato a ritenere valida questa tesi sono:<br />
• dimensione, forma e colore del seme;<br />
• dimensione, forma e colore del baccello;<br />
• portamento della pianta, peraltro particolare, in<br />
quanto si tratta di una pianta parzilmente rampicante<br />
che fruttifica nella parte bassa.<br />
Questi risultati, rafforzati dai dati coincidenti<br />
emersi durante la degustazione, ci portano a sostenere<br />
che effettivamente Padulino e Marmino rappresentino<br />
un’unica varietà locale.
Le caratteristiche organolettiche dei fagioli della Lucchesia:<br />
la degustazione<br />
Marco Del Pistoia<br />
Un aspetto essenziale per la caratterizzazione<br />
dei prodotti agroalimentari è rappresentato dalle<br />
conoscenza delle loro proprietà organolettiche che<br />
derivano essenzialmente da tre componenti: varietale,<br />
ambientale e tradizionale. Da questa miscela<br />
scaturisce un prodotto unico non necessariamente<br />
eccellente, ma comunque dotato di una propria<br />
individualità. L’obiettivo di questo lavoro non è di<br />
provare che i fagioli della Lucchesia sono tutti<br />
dotati di qualità superiori, quanto piuttosto di<br />
indagarne la natura, di metterne a fuoco le peculiarità<br />
e descriverne le caratteristiche, da quelle<br />
varietali, a quelle agronomiche fino a quelle organolettiche.<br />
Dopo aver osservato le varietà locali in campo,<br />
nelle aziende e quindi nell’ambiente dove abitualmente<br />
vengono prodotte, abbiamo effettuato una<br />
serie di degustazioni che ci consentissero di definire<br />
le caratteristiche organolettiche peculiari dei<br />
fagioli della Lucchesia.<br />
L’aspetto essenziale che ci premeva di sviluppare<br />
era la messa a punto di un metodo per la caratterizzazione<br />
organolettica, iniziando a porre le<br />
prime basi, suscettibili di ulteriori approfondimenti<br />
e verifiche, da sviluppare nel tempo attraverso la<br />
ripetizione di assaggi.<br />
Con la collaborazione delle Condotte Slow<br />
Food di Lucca Serchio e della Garfagnana, abbiamo<br />
stabilito un percorso per raggiungere i seguenti<br />
obiettivi:<br />
• redigere una scheda di degustazione del fagiolo<br />
che ci consentisse di definire e descrivere le<br />
caratteristiche organolettiche delle singole<br />
varietà, sulla base di valori oggettivi;<br />
• definire e descrivere le caratteristiche organolettiche<br />
delle varietà locali, in base alla scheda<br />
elaborata, anche nell’ottica di procedere alla<br />
stesura dei Disciplinari di produzione;<br />
• definire per ogni varietà i possibili usi in cucina,<br />
indicando i piatti che possano esaltarne le caratteristiche<br />
organolettiche riscontrate;<br />
• acquisire gli strumenti per organizzare iniziative<br />
quali laboratori del gusto, degustazioni guidate<br />
ecc. per diffondere la conoscenza delle<br />
caratteristiche organolettiche dei fagioli della<br />
Lucchesia.<br />
Per far ciò è stata nominata una commissione di<br />
degustazione formata da soggetti la cui preparazione<br />
e formazione fosse legata alle tecniche di degustazione<br />
e di assaggio, benché non specifica per il<br />
tipo di prodotto trattato.<br />
Grazie alla disponibilità delle associazioni contattate<br />
abbiamo riunito un gruppo di lavoro formato<br />
da: Giordano Andreucci per l’Associazione<br />
Italiana Sommelier (AIS), Piero Morelli e Andrea<br />
Bertucci per l’Associazione Slow Food, Roberto<br />
Andreoni e Antonio Pierini per l’Associazione<br />
Cuochi Lucchesi, Veronica Giusti e Paolo Scialla,<br />
rispettivamente capo Panel e membro del Panel<br />
Test dell’olio extravergine di oliva presso la Camera<br />
di Commercio di Lucca, Riccardo Gennaro per<br />
la Federazione Italiana Sommelier Albergatori<br />
Ristoratori (FISAR).<br />
La commissione di assaggio ha inizialmente lavorato<br />
all’elaborazione della Scheda di degustazione,<br />
poi si è dedicata alla degustazione dei fagioli e,<br />
infine, sulla base dell’elaborazione dei dati emersi<br />
durante le degustazioni, è arrivata a definire, per le<br />
varietà locali, i seguenti parametri:<br />
• caratteristiche emerse all’esame visivo: forma,<br />
dimensione e colore;<br />
• caratteristiche emerse all’esame olfattivo: intensità,<br />
persistenza e aroma;<br />
• caratteristiche emerse all’esame gustativo: intensità,<br />
persistenza, succulenza, sapidità, dolcezza<br />
e tendenza all’amaro;
76 ARSIA<br />
• profilo cinestetico: consistenza dell’epidermide e<br />
consistenza della pasta per i fagioli da sgranare<br />
e fibrosità e consistenza della pasta per i fagioli<br />
freschi, i cosiddetti “mangiatutto”;<br />
• durata e comportamento durante le fasi di<br />
ammollo e cottura;<br />
• valutazione d’insieme mediante la determinazione<br />
del “grado di armonicità”;<br />
• uso in cucina e piatti consigliati;<br />
• abbinamenti fra fagioli semplicemente lessati e<br />
vari oli extravergini di oliva e con i piatti più<br />
importanti della tradizione a base di fagioli;<br />
• abbinamenti con i vari vini dei piatti a base di<br />
fagioli.<br />
Dopo l’elaborazione della scheda di degustazione,<br />
la commissione ha operato una prima seduta<br />
di degustazione che è servita principalmente a<br />
due scopi:<br />
• verificare la rispondenza della scheda di degustazione<br />
con gli scopi prefissi ed eventualmente<br />
operare le modifiche necessarie per arrivare a<br />
una sua stesura definitiva;<br />
• portare in assaggio tutte le varietà in prova<br />
comprese quelle utilizzate come testimone.<br />
Questa seduta preliminare ha risentito dell’elevato<br />
numero di fagioli in assaggio, ma è stata<br />
molto importante perché ha consentito di verificare<br />
le similitudini fra le varietà locali e quelle utilizzate<br />
come testimoni. In realtà ha anche permesso<br />
alla commissione di rapportarsi in modo corretto e<br />
univoco alla scheda di degustazione, testandola in<br />
un contesto concreto e attraverso una degustazione<br />
libera in cui i membri della commissione si sono<br />
confrontati e hanno discusso sugli elementi caratterizzanti<br />
il prodotto in questione.<br />
L’elaborazione della scheda di degustazione ha<br />
visto impegnati i membri della commissione nell’analisi<br />
degli elementi caratteristici dei fagioli della<br />
Lucchesia, nella determinazione dei parametri più<br />
importanti da mettere in evidenza e nella rappresentazione<br />
schematica dei giudizi.<br />
Gli elementi, comuni a tutti i cibi, presi in considerazione<br />
sono stati: l’esame visivo, quello olfattivo<br />
e quello gustativo. Gli elementi specifici considerati,<br />
molto importanti per il nostro alimento,<br />
sono quelli legati al profilo cinestetico e, in particolare,<br />
la consistenza dell’epidermide e della pasta.<br />
Per quanto riguarda l’esame visivo, la commissione<br />
ha deciso di non includerlo nella scheda di<br />
degustazione, in quanto rappresenta un dato<br />
oggettivo, ma soltanto nella descrizione discorsiva<br />
del fagiolo. Inoltre, poiché le maggiori cause di<br />
errore nella valutazione sensoriale sono di natura<br />
psicologica, la commissione ha ritenuto di non includere<br />
nella scheda questa determinazione. Nella<br />
descrizione discorsiva il fagiolo lessato è stato<br />
descritto in termini di forma (allungata, rotondeggiante,<br />
globosa, piatta ecc.), dimensione (grande,<br />
medio, piccolo) e colore.<br />
Per l’esame olfattivo sono stati presi in considerazione<br />
i parametri riguardanti: intensità dei profumi,<br />
la loro persistenza, cioè la durata all’olfatto, e<br />
l’aroma.<br />
Per l’esame gustativo, invece, oltre all’intensità<br />
e alla persistenza, sono stati considerati i parametri<br />
della sapidità (tendenza al salato), della succulenza<br />
(capacità di stimolare o rilasciare succhi all’assaggio),<br />
della dolcezza (prevalenza note dolci) e della<br />
tendenza all’amaro.<br />
Per quanto concerne il profilo cinestetico, sono<br />
stati presi in considerazione i parametri della consistenza<br />
dell’epidermide e della pasta (morbidezza o<br />
farinosità).<br />
Infine le varietà di fagioli sono state valutate in<br />
base all’equilibrio dei diversi fattori e al modo in cui<br />
si combinano fra loro, determinando come effetto<br />
conclusivo la presenza o meno di armonicità.<br />
La Commissione ha deciso di elaborare una<br />
scheda leggermente diversa per l’assaggio dei prodotti<br />
da consumo fresco che tenesse conto delle<br />
differenze fra queste due tipologie di fagioli. In<br />
sostanza l’unica modifica ha riguardato il profilo<br />
cinestetico con l’inserimento della fibrosità in luogo<br />
della consistenza dell’epidermide. Quindi per i<br />
fagioli da consumo fresco si sono presi in considerazione<br />
i parametri di fibrosità e di consistenza<br />
della pasta.<br />
Gli assaggiatori, per dare un valore ai descrittori<br />
dei vari parametri, avevano a disposizione una riga di<br />
10 cm all’interno della quale ciascuno poteva spostarsi<br />
segnando il punto che riteneva più rispondente<br />
a quanto assaggiato. Questo metodo ha consentito<br />
poi una elaborazione statistica dei risultati.<br />
Ogni descrittore aveva così valori di intensità<br />
crescente da 0 (per esempio, per il parametro “tendenza<br />
all’amaro”, equivale all’assenza di amaro)<br />
fino 10 (uguale a molto amaro).<br />
Come già detto, la scheda di degustazione è<br />
servita poi come base per una descrizione discorsiva<br />
delle varietà, descrizione integrata da altri valori<br />
quali l’esame visivo e il comportamento all’ammollo<br />
e alla cottura.<br />
La degustazione<br />
La degustazione si è svolta in negli anni 2004 e<br />
2005 e ci ha consentito di effettuare più ripetizioni<br />
di assaggi per tutte le varietà autoctone, al fine di<br />
compararne i risultati, e una volta per le varietà uti-
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
77
78 ARSIA
La prima riunione<br />
del gruppo di assaggio<br />
al ristorante “Il Pozzo”<br />
di Pieve Fosciana (LU):<br />
Alvaro Ferrari, Veronica<br />
Giusti, Giovanni Giovannoni,<br />
Piero Morelli, Riccardo<br />
Gennaro, Roberto Andreoni<br />
e Antonio Pierini<br />
lizzate come testimone. Riteniamo che questo lavoro<br />
rappresenti l’inizio di un percorso verso la definizione<br />
delle caratteristiche organolettiche dei fagioli<br />
della Lucchesia; infatti, come vedremo, l’influenza<br />
di fattori quali ammollo, cottura e temperatura di<br />
servizio possono alterare il risultato di una degustazione<br />
e penalizzare o esaltare le caratteristiche di<br />
una varietà. La ripetizione degli assaggi diventa pertanto<br />
basilare per giungere a una valutazione il più<br />
oggettiva possibile di ogni carattere. È stato comunque<br />
importante mettere a punto un metodo che<br />
potesse consentirci di raggiungere i risultati sperati.<br />
La tecnica di degustazione<br />
La tecnica adottata mirava innanzitutto a standardizzare<br />
le operazioni di ammollo e cottura e le<br />
varie fasi di degustazione stessa.<br />
Le diverse varietà di fagiolo sono state tutte lessate<br />
con la stessa quantità e lo stesso tipo di acqua,<br />
senza sale né aromi di alcun tipo e senza l’accompagnamento<br />
di condimenti al momento dell’assaggio.<br />
I tempi di ammollo e cottura, invece, sono stati<br />
diversi per ciascun tipo di varietà, al fine di ottenere<br />
un prodotto edibile al massimo livello di gradimento,<br />
tenendo conto delle caratteristiche conosciute<br />
dei fagioli. La cuoca ha annotato e descritto<br />
il comportamento delle diverse varietà in queste<br />
importanti fasi.<br />
In effetti l’influenza dell’ammollo e della cottura<br />
può risultare determinante e sarà importante in<br />
futuro procedere a ulteriori sperimentazioni al fine<br />
di fornire indicazioni precise per un uso ottimale<br />
delle singole varietà. In particolare, le caratteristiche<br />
della pasta, consistenza, farinosità e morbidezza,<br />
possono risultare anche sensibilmente diverse a<br />
seconda di come vengono effettuate queste due<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
79<br />
operazioni. La stessa consistenza dell’epidermide,<br />
pur essendo un attributo intrinseco della varietà,<br />
influenzato dalle caratteristiche ambientali del territorio<br />
dove questa viene coltivata, può risentire di<br />
una gestione errata di ammollo e cottura. È evidente<br />
che varietà caratterizzate da epidermide<br />
molto accentuata hanno bisogno di un tempo di<br />
cottura maggiore che può causare la rottura del<br />
fagiolo che così tende a disfarsi. C’è da osservare,<br />
però, che alcune varietà prese in esame, pur avendo<br />
mostrato durante la cottura alcune caratteristiche<br />
che potevano sembrare negative, quali epidermide<br />
consistente e pasta farinosa, poi in fase di assaggio<br />
hanno smentito le aspettative e si sono dimostrate<br />
delicate; questo fatto ci induce a pensare che forse<br />
un ammollo di durata inferiore avrebbe potuto evitare<br />
i problemi sorti in fase di cottura.<br />
I fagioli sono stati presentati agli assaggiatori in<br />
piccole zuppiere trasparenti concave, accompagnati<br />
da un poco di acqua di cottura, al fine di mantenere<br />
più a lungo possibile la temperatura di presentazione<br />
(consigliata fra i 40-45°C).<br />
Gli assaggiatori hanno proceduto in primo<br />
luogo alla valutazione dei parametri olfattivi, annusando<br />
profondamente il prodotto due-tre volte di<br />
seguito e annotando sulla scheda le intensità relative<br />
a ogni attributo. In secondo luogo sono passati<br />
alla valutazione gustativa e dei relativi parametri,<br />
avendo cura di porre particolare attenzione a<br />
quelli cinestetici, masticando una quantità sufficiente<br />
di fagioli fino a ottenere una pasta omogenea<br />
nella cavità orale e valutando la risposta fisica<br />
per ogni stimolo considerato.<br />
Fra un assaggio e l’altro è stato stabilito di<br />
lasciar trascorrere un intervallo di 5 minuti e di<br />
pulirsi la bocca con acqua minerale gassata.
80 ARSIA<br />
Considerazioni preliminari<br />
Bisogna mettere in risalto due aspetti, diversi fra<br />
loro, ma altrettanto importanti perché determinanti<br />
per le caratteristiche organolettiche dei fagioli.<br />
L’influenza della temperatura del prodotto nel<br />
momento dell’assaggio assume particolare importanza<br />
per i seguenti parametri:<br />
• intensità e persistenza sia dei profumi che dei<br />
sapori. Il prodotto raffreddato perde quasi<br />
completamente i profumi e, quando ne rimangono<br />
tracce, scompaiono immediatamente: il<br />
fagiolo assaggiato caldo appena tolto dalla sua<br />
acqua tiepida restituisce al meglio tutte le sensazioni<br />
ed è in queste condizioni che emergono<br />
le differenze fra le varietà;<br />
• succulenza: le basse temperature riducono la<br />
possibilità di valutazione anche di questo parametro;<br />
• la consistenza della pasta, strettamente legata<br />
alla succulenza, all’abbassarsi della temperatura<br />
tende a risultare meno morbida e più farinosa;<br />
• la consistenza dell’epidermide risulta più accentuata<br />
mano a mano che il prodotto si raffredda.<br />
Il decorso del clima profondamente diverso fra<br />
l’estate del 2004 e del 2005 ha messo in evidenza<br />
l’influenza dell’andamento climatico in particolare<br />
sul profilo cinestetico. Infatti le varietà che nel 2005<br />
avevano sofferto maggiormente per la siccità di inizio<br />
estate hanno presentato un aspetto esteriore<br />
diverso (dimensioni ridotte) e all’assaggio hanno<br />
mostrato una maggior consistenza dell’epidermide e<br />
minor gradevolezza di pasta. Del resto le caratteristiche<br />
organolettiche eccellenti dei fagioli della provincia<br />
di Lucca hanno dimostrato di risiedere non<br />
solo nelle peculiarità varietali, ma anche di derivare<br />
dall’apporto essenziale dell’ambiente: il territorio<br />
della Lucchesia e, in particolare quello interessato<br />
dalla coltivazione dei fagioli, è caratterizzato da un<br />
Le varietà di fagioli in<br />
assaggio nella degustazione<br />
del novembre 2004:<br />
gli ecotipi locali<br />
e le varietà di confronto<br />
clima estivo con temperature non troppo elevate e<br />
discretamente piovoso; gli stessi terreni, piuttosto<br />
freschi e dalla tessitura tendenzialmente fine, si sono<br />
dimostrati particolarmente adatti per esaltarne le già<br />
ottime qualità varietali.<br />
Queste considerazioni ci portano ad affermare<br />
che definire caratteristiche organolettiche oggettive<br />
per ogni varietà è praticamente impossibile, se<br />
non considerando questi elementi che ne determinano<br />
le inevitabili differenze. Esistono, però, caratteristiche<br />
oggettive che possono venire più meno<br />
accentuate da queste variabili e il nostro sforzo è<br />
quello di stabilirle e di evidenziare gli aspetti che<br />
ne determinano la variabilità.<br />
Risultati<br />
I risultati delle varie degustazioni sono stati elaborati<br />
statisticamente individuando per ciascun<br />
parametro i seguenti valori:<br />
• la mediana, che possiamo definire come<br />
“media robusta”.<br />
La formula della mediana è:<br />
ME = [P (X < X M )
espresso dalla mediana. La formula del Coefficiente<br />
di Variazione percentuale Robusto è:<br />
CVR = S* /ME x 100<br />
e rappresenta un numero puro, cioè senza<br />
dimensione, che indica la percentuale di variabilità<br />
della serie di numeri analizzata. In definitiva<br />
determina l’attendibilità della prova. In<br />
pratica possiamo dire che valori del CVR sotto il<br />
10 siano molto attendibili e fra il 10 e il 30 sufficientemente<br />
attendibili;<br />
• la Deviazione Standard Robusta è un altro valore<br />
di controllo dell’attendibilità della madiana<br />
ed è espressa dalla seguente formula:<br />
S* = O 1,25 IQR / 1,35 V N<br />
e indica la deviazione standard asintotica dove N<br />
= numero dei casi, IQR = intervallo interquartile.<br />
IQR rappresenta la stima robusta della variabilità<br />
dei dati considerati e racchiude il 50% dei<br />
casi di una qualsiasi distribuzione probabilistica.<br />
In definitiva la DSR ci offre una stima attendibile<br />
della variabilità intorno alla mediana.<br />
Degustazioni 2004<br />
Le prima degustazione effettuata ha visto impegnati<br />
6 assaggiatori che si sono espressi su 21<br />
fagioli rappresentati dalle 16 varietà autoctone e<br />
dalle 5 utilizzate come testimoni. Questa degustazione,<br />
come già osservato, è stata considerata “di<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
I prodotti portati in degustazione il 3 novembre 2004<br />
81<br />
rodaggio”, ma è servita soprattutto per confrontare<br />
le varietà locali con i testimoni, in particolare per<br />
quanto concerne il profilo cinestetico.<br />
In questa occasione è stata perfezionata la scheda<br />
di degustazione e sono stati meglio definiti e<br />
concordati i termini con cui rapportarsi con i parametri<br />
scelti per definire i fagioli.<br />
I risultati sono stati in parte condizionati dal<br />
numero elevato di varietà assaggiate e dall’esigenza<br />
condivisa da tutti gli assaggiatori di mettere alla<br />
prova la scheda di degustazione.<br />
Nelle tabb. 1-23 sono riportate nel dettaglio le<br />
valutazioni relative alle singole varietà da parte<br />
degli assaggiatori e le elaborazioni statistiche:<br />
• le tabb. 1-21 presentano i valori assegnati a ciascun<br />
fagiolo da ogni assaggiatore durante la<br />
prima seduta di assaggi del 3 novembre 2004;<br />
• la tab. 22 mostra l’elaborazione dei dati dove si<br />
può osservare una più che discreta significatività<br />
dei risultati: a parte casi sporadici i giudizi<br />
dei vari assaggiatori non appaiono particolarmente<br />
difformi. Ci possiamo ritenere più che<br />
soddisfatti degli esiti se consideriamo i già menzionati<br />
limiti oggettivi di questa degustazione;<br />
• la tab. 23 riporta i risultati per gruppi più o<br />
meno omogenei e ci consente di effettuare<br />
alcune considerazioni riguardo al confronto fra<br />
varietà autoctone e testimoni. Gli stessi risultati<br />
sono schematizzati nei grafici 1-5.<br />
Considerazioni sulla prima degustazione<br />
Sinteticamente la prima degustazione ha rilevato<br />
che le varietà locali presentano generalmente caratteristiche<br />
diverse dalle varietà testimone.<br />
Varietà locale Tipologia *Testimone<br />
Schiaccione di Pietrasanta Bianco *Piattella pisana<br />
Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio Bianco *Cannellino Sgaravatti - *Montalbano<br />
Cappone Bianco *Cannellino Sgaravatti - *Montalbano<br />
Giallorino Bianco *Coco bianco<br />
Malato o di San Giuseppe Bianco *Coco bianco<br />
Padulino o Marmino Bianco *Coco bianco<br />
Rosso di Lucca Rosso/Scritto *Borlotto Lingua di fuoco<br />
Diecimino Rosso/Scritto *Borlotto Lingua di fuoco<br />
Selezione Tonelli Rosso/Scritto *Borlotto Lingua di fuoco<br />
Pievarino Rosso/Scritto *Borlotto Lingua di fuoco<br />
Scritto di Lucca Rosso/Scritto *Borlotto Lingua di fuoco<br />
Scritto della Garfagnana Rosso/Scritto *Borlotto Lingua di fuoco<br />
Fico di Gallicano Vari *Borlotto Lingua di fuoco<br />
Mascherino Vari<br />
Aquila o Lupinaro Vari<br />
Fagiola garfagnina Vari *Piattella pisana
82 ARSIA<br />
Fagiolo Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio<br />
Fagiolo Schiaccione di Pietrasanta<br />
Fagiolo Giallorino<br />
Il Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio e il<br />
Cappone, rispetto ai testimoni (Montalbano e Cannellino<br />
Sgaravatti), hanno mostrato una maggior<br />
delicatezza che si manifesta soprattutto nella scarsa<br />
consistenza dell’epidermide e nella morbidezza della<br />
pasta. Differenze che possono essere considerate<br />
significative.<br />
Lo Schiaccione di Pietrasanta è risultato molto<br />
simile alla Piattella pisana, ma leggermente più delicato,<br />
per la minore consistenza dell’epidermide e la maggiore<br />
morbidezza della pasta, e caratterizzato da note di<br />
Fagiolo Cappone<br />
Fagiola garfagnina<br />
Fagiolo Malato o di San Giuseppe<br />
dolce più accentuate. Le differenze non sono marcate,<br />
a testimonianza di una parentela molto stretta.<br />
Il confronto fra Fagiola garfagnina e Piattella<br />
pisana è parso alquanto improbabile: la Fagiola garfagnina<br />
mostra infatti una maggior delicatezza (epidermide<br />
meno consistente e pasta più morbida),<br />
una tendenza più spiccata al dolce rispetto all’amaro<br />
e una maggior intensità e persistenza di profumi e<br />
sapori. Inoltre le dimensioni e la forma sono nettamente<br />
diverse.<br />
Il Giallorino e il Malato, rispetto al Coco bian-
Fagiolo Padulino o Marmino<br />
Fagiolo Rosso di Lucca<br />
co, hanno manifestato anch’essi una maggior delicatezza,<br />
ma minor carattere per quanto riguarda<br />
l’intensità dei profumi e dei sapori, la persistenza e<br />
la sapidità. In conclusione ci sentiamo di escludere<br />
una parentela fra le due varietà autoctone e il testimone;<br />
qualche dubbio persiste sulle affinità presenti<br />
fra le due varietà autoctone.<br />
Anche fra Padulino e Coco bianco il confronto<br />
appare improbabile poiché non esistono affinità<br />
riguardo a nessun parametro. Le stesse dimensioni<br />
del legume sono decisamente diverse (il Padulino è<br />
molto più piccolo), benché entrambi presentino<br />
forma rotondeggiante e globosa.<br />
Rosso di Lucca e Diecimino hanno mostrato<br />
notevoli differenze rispetto al Borlotto Lingua di<br />
fuoco: hanno caratteri di intensità e persistenza<br />
(all’esame olfattivo e gustativo) nettamente superiori<br />
così come aroma, sapidità e succulenza. La tendenza<br />
all’amaro rispetto al dolce è più accentuata<br />
nel Borlotto. Sotto il profilo cinestetico, il Rosso di<br />
Lucca presenta maggior consistenza dell’epidermide,<br />
ma pasta più morbida rispetto agli altri due.<br />
Nessun dubbio, comunque, sull’assenza di parentela<br />
fra le varietà autoctone e il Borlotto: anche la<br />
forma del legume e l’intensità di colorazione sono<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
Fagiolo Pievarino<br />
Fagiolo Diecimino<br />
assolutamente diverse. Maggiori affinità le due<br />
varietà locali presentano fra di loro, pur manifestando<br />
differenze significative, benché meno marcate.<br />
Il Pievarino e il Borlotto Lingua di fuoco risultano<br />
abbastanza affini all’esame olfattivo e gustativo<br />
benché il Pievarino si differenzi decisamente<br />
sotto il profilo cinestetico, mostrando caratteri di<br />
maggior delicatezza, confermati da un maggior<br />
equilibrio fra tendenza al dolce e all’amaro.<br />
Lo Scritto di Lucca e lo Scritto della Garfagnana,<br />
messi a confronto con il Borlotto Lingua di<br />
fuoco, hanno dato esiti diversi. Lo Scritto di Lucca<br />
ha rivelato notevoli differenze sotto il profilo gustativo:<br />
maggior intensità e persistenza, sapidità e succulenza<br />
più accentuate, maggiore anche la tendenza<br />
al dolce. All’esame cinestetico lo Scritto di Lucca<br />
ha mostrato una consistenza dell’epidermide nettamente<br />
minore e una maggiore morbidezza della<br />
pasta. Più sfumate le differenze fra lo Scritto della<br />
Garfagnana e il Borlotto; uguale il profilo cinestetico,<br />
i profili olfattivi e gustativi danno risultati differenti<br />
e contrapposti. Mentre il Borlotto, all’esame<br />
olfattivo, presenta maggiore intensità, persistenza e<br />
aroma, all’esame gustativo i valori si ribaltano e lo<br />
Scritto della Garfagnana manifesta una sapidità più<br />
83
84 ARSIA<br />
Fagiolo Scritto di Lucca<br />
Fagiolo Aquila o Lupinaro<br />
Fagiolo Fico di Gallicano<br />
accentuata e una maggiore tendenza al dolce che si<br />
contrappone al retrogusto amaro, anch’esso più<br />
marcato rispetto a quello del Borlotto. In conclusione<br />
si possono fugare tutti i dubbi sull’esistenza<br />
di una parentela fra Scritto di Lucca e Scritto della<br />
Garfagnana e anche fra il primo e il Borlotto Lingua<br />
di fuoco. Maggiori incertezze rimangono su<br />
un’eventuale parentela fra lo Scritto della Garfagnana<br />
e il Borlotto che comunque mostrano differenze<br />
significative.<br />
Fagiolo Scritto della Garfagnana<br />
Fagiolo Mascherino<br />
Il Selezione Tonelli, rispetto al Borlotto Lingua<br />
di fuoco, è risultato notevolmente diverso, soprattutto<br />
agli esami olfattivo e gustativo, dove ha ottenuto<br />
valori molto più alti praticamente per tutti i<br />
parametri. Simile, invece, il rapporto dolce/amaro;<br />
né sono emerse differenze sostanziali all’esame cinestetico.<br />
In sostanza, come per molte delle varietà<br />
di fagioli “scritti”, i dubbi sulla loro caratterizzazione<br />
permangono, benché le prove di campo<br />
abbiano messo in evidenza differenze significative.<br />
Il confronto fra il Fico di Gallicano e il Borlotto<br />
Lingua di fuoco è parso piuttosto improbabile.<br />
Fra le due varietà sono emerse differenze piuttosto<br />
evidenti per tutti parametri, a dimostrazione del<br />
fatto che si tratta di fagioli completamente diversi.<br />
Aquila o Lupinaro e Mascherino non erano stati<br />
messi a confronto con nessun testimone, date le<br />
caratteristiche peculiari non assimilabili a nessuna<br />
varietà iscritta al Registro nazionale delle varietà di<br />
Specie ortive. L’assaggio è dunque servito per metterne<br />
a fuoco le caratteristiche.<br />
Al termine dell’attività di degustazione è stata<br />
definitivamente aggiornata la scheda di degustazione<br />
per poter essere utilizzata in futuro.
Tab. 1 - Schiaccione di Pietrasanta (degustazione del 3 novembre 2004)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 5 7 7 5 5 5 5 5 7 3 7<br />
2 3 3 5 5,5 5 4,5 5 4 3 3 7<br />
3 5 6 4 4,5 5 5 4,5 3 3 5 5<br />
4 5 5 5 4,5 4,5 5 5 5 3 5 6<br />
5 5 5 7 5 4 4 5 5 2 3 3<br />
6 4 4 4 4 4 5,5 4,5 5 4 5 5<br />
Tab. 2 - *Piattella pisana (degustazione del 3 novembre 2004)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 7 3 3 5 5 3 5 3 5 4,5 5<br />
2 5 5 5 3 3 5 3 3 3 4,5 3<br />
3 5 5 5 5 5 3 5 5 5 5 3<br />
4 5 4 6 6 4 6 5 5 2 4 5<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
5 7 6 5 6 5 3 4 5 3 5 4<br />
6 4 5 4 5 5 2 5 5 3 4 6<br />
Tab. 3 - Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio (degustazione del 3 novembre 2004)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 5 5 5 7 5 3,5 5 4 5 5 6<br />
2 4,5 4 4 5 5 5 5 5 3 3,5 5,5<br />
3 5 5 5 4 5 4 4 4 3 4 7<br />
4 5 5 5 4 3 3,5 4 5 4 3,5 7<br />
5 5 5 4 4 4 4 4,5 4 2,0 3,5 6<br />
6 5 5 5 5 5 4 4,5 5 3 4 6<br />
85
86 ARSIA<br />
Tab. 4 - Cappone (degustazione del 3 novembre 2004)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 7 7 7 7 7 5 7 7 5 3 6<br />
2 5 5 5,5 7 7 7 7 6 2 4 5<br />
3 6 6 6 5 5 4,5 5 5 3 3 6<br />
4 5,5 5,5 5 5 4 4,5 5 6 3 3,5 7<br />
5 7 6 7 7 6 5 6 6 2 5 5<br />
6 5 6 6 6 5 6 6 6 2 3 6<br />
Tab. 5 - *Cannellino Sgaravatti (degustazione del 3 novembre 2004)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 6 3 5 3 5 5 5 5 3 7 5<br />
2 7 3 7 5 5 7 7 3 3 6 5<br />
3 5 5 6 4 3 3 3 2 3 7 4<br />
4 5 3 5 4 4 4 5 4 2 4 6<br />
5 5 3 5 4 3 2 4 5 2 7 3<br />
6 6 7 6 6 4 5 6 4 2 3 4<br />
Tab. 6 - *Montalbano (degustazione del 3 novembre 2004)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 5 7 5 7 3 7 5 5 3 3 5<br />
2 5 5 5 5 5 5 5 5 3 5 5<br />
3 5 7 5 5 5 5 5 5 2 5 5<br />
4 5 5 4 5 4 5 6 5 2 3 7<br />
5 6 6 5 6 5 5 5 7 2 5 7<br />
6 6 6 6 6 5 2 5 6 2 5 6
Tab. 7 - Giallorino (degustazione del 3 novembre 2004)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 4 3,5 3 3 3 5 5 3,5 4,5 4,5 4,5<br />
2 4,5 4 4 4 4 5 5 4 3,5 5 5<br />
3 5 5 5 4 4 4 5 3,5 3 4 5<br />
4 4 4,5 5 5 4 5 5 6 4 4,3 6<br />
5 4 5 5 5 4 2 4 4 2 4,3 4<br />
6 4 4,5 3 5 5 5 5 5 2 3,5 4,5<br />
Tab. 8 - Malato o di San Giuseppe (degustazione del 3 novembre 2004)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 4 3,5 3 3 3 5 5 3,5 4,5 4,5 4<br />
2 4,5 4 4 4 4 5 5 4 3,5 5 4<br />
3 5 5 5 4 4 4 5 3,5 3 4 5<br />
4 4 4,5 5 5 4 5 5 6 4 4,5 6<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
5 4 5 5 5 4 2 4 4 2 4,5 3,5<br />
6 4 4,5 3 5 5 5 5 5 2 3,5 4,5<br />
Tab. 9 - *Coco bianco (degustazione del 3 novembre 2004)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 7 3 3 5 7 3 5 3 5 5 3<br />
2 6 5 5 6 6 6 6 5 4 4 8<br />
3 5 6 5 6 7 5 6 6 3 5 7<br />
4 5 5 7 7 7 4 5 7 5 5 7<br />
5 7 7 7 7 7 4 5 5 2 5 6<br />
6 6 6 6 6 7 2 5 8 2 6 6<br />
87
88 ARSIA<br />
Tab. 10 - Padulino (degustazione del 3 novembre 2004)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 4 4 3,5 5 7 4 5 7 5 7 3<br />
2 5 5 5 5 3 5 3 3 3 6,5 2,5<br />
3 4,5 5 4 4 5 3 4 4 3 6 3<br />
4 4 4 4 5 5 3 4 5 3 5 5<br />
5 6 6 6 6 4 3 5 4 2 6 3<br />
6 4,5 3,5 3,5 3 6 3 3 3 2 5 3<br />
Tab. 11 - Rosso di Lucca (degustazione del 3 novembre 2004)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 7 7 7 6 7 4 6,5 6,5 3 5,5 4<br />
2 5 5 5,5 5,5 4,5 4 5,5 6 5 7 5<br />
3 5,5 5,5 5 5 5 3 5 6,5 4 6 6<br />
4 6 5 6 5,5 5 4 5 5,5 5 6 4<br />
5 5 5,5 5,5 5 4,5 2 4,5 6,5 2 6 3,5<br />
6 6 5 5 5,5 5 3 5 6 4 6 4<br />
Tab. 12 - Diecimino (degustazione del 3 novembre 2004)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 5 7 5,5 7 7 5,5 5 7 6 5 3<br />
2 5 5 6 5 4,5 5 4,5 5 3 7 4<br />
3 5 6 5 4,5 5 4,5 5 4,5 4 5 5<br />
4 3 5 5,5 4,5 4,5 4 4,5 5 3 6 5<br />
5 4 5,5 5,5 5 4,5 4,5 4,5 5,5 3 5 3<br />
6 5 5 5 4,5 4 4 5 5 4 6 2
Tab. 13 - Selezione Tonelli (degustazione del 3 novembre 2004)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 7 6 4 7 5 3 3 5 5 5 4<br />
2 6 6 6 6 6 4 6 5 4,5 6 4,5<br />
3 5,5 4 4 4 5 3 4 4 5 5 3,5<br />
4 6 5 5 6 5 3 6 6 5 5 4<br />
5 7 7 7 7 5 4 5 6 4 7 4<br />
6 5 6 6 5 5 2 5 5 4 7 4,5<br />
Tab. 14 - Pievarino (degustazione del 3 novembre 2004)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 7 7 7 7 7 5 3 5 5 3 7<br />
2 3 3 3 5 5 5 5 5 4 4 4<br />
3 5 5 5 6 5 3 3 5 4 5 5<br />
4 6 5 5 6 5 4 4 4 3 5 5<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
5 5 7 5 5 6 3 3 5 2 6 4<br />
6 5 5 4 5 5 4 4 4 4 5 4<br />
Tab. 15 - Scritto di Lucca (degustazione del 3 novembre 2004)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 5 5 6,5 4,5 4 3 4 5 5 5 4,5<br />
2 5,5 5,5 5,5 5 4,5 5 5 5 4 4 5<br />
3 5 5 4 4 4,5 4 5 4,5 5 4 5<br />
4 5 4,5 4,5 4,5 5 3 4,5 5,5 3 4 5<br />
5 6 5 5,5 5 4 3,5 3,5 5 5 5 4<br />
6 5 5,5 5 5,5 4,5 4 4 5 4 4 5<br />
89
90 ARSIA<br />
Tab. 16 - Scritto della Garfagnana (degustazione del 3 novembre 2004)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 4,5 3 5 5 5 3 4 5,5 5,5 5 3<br />
2 5,5 4 4,5 4,5 4,5 5 3,5 5 5 6 4<br />
3 4,5 3 5 5 4 4 4,5 4,5 6 5,5 3<br />
4 6 3 4 5,5 5,5 3,5 4 6 5,5 5,5 4<br />
5 4 4 4,5 4 5 4 4,5 4,5 5 5 3<br />
6 4 4 5 3,5 4,5 4,5 3,5 5 5,5 6 4<br />
Tab. 17 - *Borlotto Lingua di fuoco (degustazione del 3 novembre 2004)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 5 5 7 7 5 5 5 4 4,5 5,5 3<br />
2 3 3 3 4 4 3 4 4 4,5 6 3<br />
3 4 4 5 4 4 3 4 3 4 5 3<br />
4 5 5 5 6 5 4 6 6 5 5,5 5<br />
5 6 5 6 3 3 2 4 4 4,5 6 4<br />
6 5 5 5 3 2 1 4 5 4 5 4,5<br />
Tab. 18 - Mascherino (degustazione del 3 novembre 2004)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 6 4 4,5 4,5 5 5 5 7 3 3 5<br />
2 4,5 4 4,5 4,5 4,5 4,5 5 4,5 3 5 7<br />
3 5 5 5 4 4 4,5 5 5 3 3 4<br />
4 4 4 4 5 4,5 4 5 6 5 5 4<br />
5 5 5 5 5 6 4,5 4 5 2 3 4,5<br />
6 5 5 5 4 4 4 5 4 2 6 5
Tab. 19 - Fico di Gallicano (degustazione del 3 novembre 2004)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 7 7 7 7 5 5 5 6,5 5 3,5 6,5<br />
2 7 7 7 7 7 4 7 6,5 6 4,5 6<br />
3 4,5 4,5 4,5 5 5,5 3 4 4,5 3 4 5,5<br />
4 6 6 6 6 6 5 5 6 3 3,5 6<br />
5 5 5 7 7 7 4 6 7 2 4,5 6<br />
6 6 6 6 6 6 5 5 6 3 5 5<br />
Tab. 20 - Aquila o Lupinaro (degustazione del 3 novembre 2004)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 5 5,5 5 5,5 5 3 5 7 4,5 3 4,5<br />
2 6 5 7 5,5 7 4 5,5 5 5 6 5<br />
3 6 6 5 5 6 5 5,5 2 4 4 5<br />
4 5 6 7 7 6 4 6 7 5 4 5<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
5 6 5,5 5,5 5,5 5 5 5 5 2 5 4<br />
6 7 7 7 7 6 7 7 6 4 5 4<br />
Tab. 21 - Fagiola garfagnina (degustazione del 3 novembre 2004)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 7 5 5 4,5 3 5 4,5 6 4 5 3<br />
2 5 5 5,5 7 5 6,5 7 5 3 4 7<br />
3 5,5 5,5 6 5 5 6 4,5 5,5 4 5,5 3<br />
4 5 6 5 4 2 5,5 5 5 2 4 6<br />
5 7 7 7 5 5 5 4,5 5,5 2 3 5<br />
6 5,5 5,5 6 5 5 5 5 5,5 2 4 6<br />
91
92 ARSIA<br />
Tab. 22a - Elaborazioni statistiche dei valori attribuiti alle singole varietà da parte degli assaggiatori (degustazione del 3 novembre 2004)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
Schiaccione di Pietr.<br />
Mediana 5,00 5,00 5,00 4,75 4,75 5,00 5,00 5,00 3,00 4,00 5,50<br />
Dev. st. robusta 0,28 0,57 0,85 0,19 0,33 0,14 0,14 0,28 0,28 0,76 0,66<br />
C.V. % robusto 5,67 11,34 17,01 3,98 6,96 2,84 2,84 5,67 9,45 18,90 12,03<br />
Fagiola garfagnina<br />
Mediana 5,50 5,50 5,75 5,00 5,00 5,25 4,75 5,50 2,50 4,00 5,50<br />
Dev. st. robusta 0,57 0,28 0,33 0,14 0,57 0,33 0,19 0,14 0,66 0,28 0,95<br />
C.V. % robusto 10,31 5,15 5,75 2,84 11,34 6,30 3,98 2,58 26,46 7,09 17,18<br />
Rosso di Lucca<br />
Mediana 5,75 5,25 5,50 5,50 5,00 3,50 5,00 6,25 4,00 6,00 4,00<br />
Dev. st. robusta 0,33 0,19 0,28 0,14 0,14 0,38 0,14 0,19 0,57 0,00 0,28<br />
C.V. % robusto 5,75 3,60 5,15 2,58 2,84 10,80 2,84 3,02 14,18 0,00 7,09<br />
Diecimino<br />
Mediana 5,00 5,25 5,50 4,75 4,50 4,50 4,75 5,00 3,50 5,50 3,50<br />
Dev. st. robusta 0,28 0,33 0,14 0,19 0,14 0,28 0,19 0,14 0,38 0,38 0,66<br />
C.V. % robusto 5,67 6,30 2,58 3,98 3,15 6,30 3,98 2,84 10,80 6,87 18,90<br />
Pievarino<br />
Mediana 5,00 5,00 5,00 5,50 5,00 4,00 3,50 5,00 4,00 5,00 4,50<br />
Dev. st. robusta 0,28 0,57 0,28 0,38 0,28 0,57 0,38 0,28 0,28 0,28 0,38<br />
C.V. % robusto 5,67 11,34 5,67 6,87 5,67 14,18 10,80 5,67 7,09 5,67 8,40<br />
*Borlotto L.F.<br />
Mediana 5,00 5,00 5,00 4,00 4,00 3,00 4,00 4,00 4,50 5,50 3,50<br />
Dev. st. robusta 0,28 0,28 0,28 0,85 0,57 0,57 0,28 0,28 0,14 0,28 0,52<br />
C.V. % robusto 5,67 5,67 5,67 21,26 14,18 18,90 7,09 7,09 3,15 5,15 14,85<br />
Scritto di Lucca<br />
Mediana 5,00 5,00 5,25 4,75 4,50 3,75 4,25 5,00 4,50 4,00 5,00<br />
Dev. st. robusta 0,14 0,14 0,33 0,19 0,14 0,33 0,33 0,00 0,38 0,28 0,14<br />
C.V. % robusto 2,84 2,84 6,30 3,98 3,15 8,82 7,78 0,00 8,40 7,09 2,84
Tab. 22b - Elaborazioni statistiche dei valori attribuiti alle singole varietà da parte degli assaggiatori (degustazione del 3 novembre 2004)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
Aquila<br />
Mediana 6,00 5,75 6,25 5,50 6,00 4,50 5,50 5,50 4,25 4,50 4,75<br />
Dev. st. robusta 0,28 0,19 0,71 0,43 0,28 0,38 0,28 0,66 0,33 0,38 0,33<br />
C.V. % robusto 4,73 3,29 11,34 7,73 4,73 8,40 5,15 12,03 7,78 8,40 6,96<br />
Malato<br />
Mediana 4,00 4,50 4,50 4,50 4,00 5,00 5,00 4,00 3,25 4,50 4,25<br />
Dev. st. robusta 0,14 0,28 0,66 0,38 0,00 0,28 0,00 0,43 0,61 0,14 0,33<br />
C.V. % robusto 3,54 6,30 14,70 8,40 0,00 5,67 0,00 10,63 18,90 3,15 7,78<br />
*Coco bianco<br />
Mediana 6,00 5,50 5,50 6,00 7,00 4,00 5,00 5,50 3,50 5,00 6,50<br />
Dev. st. robusta 0,57 0,38 0,66 0,28 0,00 0,57 0,28 0,66 0,95 0,00 0,38<br />
C.V. % robusto 9,45 6,87 12,03 4,73 0,00 14,18 5,67 12,03 27,00 0,00 5,82<br />
*Cann. Sgaravatti<br />
Mediana 5,50 3,00 5,50 4,00 4,00 4,50 5,00 4,00 2,50 6,50 4,50<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
Dev. st. robusta 0,38 0,57 0,38 0,28 0,57 0,66 0,57 0,57 0,38 0,95 0,38<br />
C.V. % robusto 6,87 18,90 6,87 7,09 14,18 14,70 11,34 14,18 15,12 14,54 8,40<br />
Giallorino<br />
Mediana 4,00 4,50 4,50 4,50 4,00 5,00 5,00 4,00 3,25 4,25 4,75<br />
Dev. st. robusta 0,14 0,28 0,66 0,38 0,00 0,28 0,00 0,43 0,61 0,14 0,19<br />
C.V. % robusto 3,54 6,30 14,70 8,40 0,00 5,67 0,00 10,63 18,90 3,34 3,98<br />
*Piattella pisana<br />
Mediana 5,00 5,00 5,00 5,00 5,00 3,00 5,00 5,00 3,00 4,50 4,50<br />
Dev. st. robusta 0,57 0,28 0,28 0,28 0,28 0,57 0,28 0,57 0,57 0,28 0,66<br />
C.V. % robusto 11,34 5,67 5,67 5,67 5,67 18,90 5,67 11,34 18,90 6,30 14,70<br />
*Montalbano<br />
Mediana 5,00 6,00 5,00 5,50 5,00 5,00 5,00 5,00 2,00 5,00 5,50<br />
Dev. st. robusta 0,28 0,57 0,00 0,38 0,28 0,00 0,00 0,28 0,28 0,57 0,66<br />
C.V. % robusto 5,67 9,45 0,00 6,87 5,67 0,00 0,00 5,67 14,18 11,34 12,03 93
94 ARSIA<br />
Tab. 22c - Elaborazioni statistiche dei valori attribuiti alle singole varietà da parte degli assaggiatori (degustazione del 3 novembre 2004)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
Cappone<br />
Mediana 5,75 6,00 6,00 6,50 5,50 5,00 6,00 6,00 2,50 3,25 6,00<br />
Dev. st. robusta 0,61 0,14 0,43 0,66 0,66 0,43 0,57 0,00 0,38 0,33 0,28<br />
C.V. % robusto 10,68 2,36 7,09 10,18 12,03 8,51 9,45 0,00 15,12 10,18 4,73<br />
Padulino<br />
Mediana 4,50 4,50 4,00 5,00 5,00 3,00 4,00 4,00 3,00 6,00 3,00<br />
Dev. st. robusta 0,28 0,38 0,43 0,28 0,57 0,28 0,57 0,57 0,28 0,43 0,00<br />
C.V. % robusto 6,30 8,40 10,63 5,67 11,34 9,45 14,18 14,18 9,45 7,09 0,00<br />
Cannell. S.Gin.-S.Aless.<br />
Mediana 5,00 5,00 5,00 4,50 5,00 4,00 4,50 4,50 3,00 3,75 6,00<br />
Dev. st. robusta 0,00 0,00 0,28 0,38 0,28 0,14 0,28 0,38 0,28 0,19 0,28<br />
C.V. % robusto 0,00 0,00 5,67 8,40 5,67 3,54 6,30 8,40 9,45 5,04 4,73<br />
Fico di Gallicano<br />
Mediana 6,00 6,00 6,50 6,50 6,00 4,50 5,00 6,25 3,00 4,25 6,00<br />
Dev. st. robusta 0,57 0,57 0,38 0,38 0,43 0,38 0,28 0,19 0,57 0,33 0,14<br />
C.V. % robusto 9,45 9,45 5,82 5,82 7,09 8,40 5,67 3,02 18,90 7,78 2,36<br />
Selezione Tonelli<br />
Mediana 6,00 6,00 5,50 6,00 5,00 3,00 5,00 5,00 4,75 5,50 4,00<br />
Dev. st. robusta 0,43 0,28 0,66 0,57 0,00 0,28 0,57 0,28 0,33 0,66 0,14<br />
C.V. % robusto 7,09 4,73 12,03 9,45 0,00 9,45 11,34 5,67 6,96 12,03 3,54<br />
Mascherino<br />
Mediana 5,00 4,50 4,75 4,50 4,50 4,50 5,00 5,00 3,00 4,00 4,75<br />
Dev. st. robusta 0,14 0,38 0,19 0,28 0,28 0,14 0,00 0,43 0,28 0,76 0,33<br />
C.V. % robusto 2,84 8,40 3,98 6,30 6,30 3,15 0,00 8,51 9,45 18,90 6,96<br />
Scritto della Garfagnana<br />
Mediana 4,50 3,50 4,75 4,75 4,75 4,00 4,00 5,00 5,50 5,50 3,50<br />
Dev. st. robusta 0,43 0,38 0,19 0,33 0,19 0,28 0,28 0,28 0,14 0,28 0,38<br />
C.V. % robusto 9,45 10,80 3,98 6,96 3,98 7,09 7,09 5,67 2,58 5,15 10,80
Tab. 23 - Dati riepilogativi della degustazione del 3 novembre 2004<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Varietà locali e *testimoni Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
Schiaccione di Pietrasanta 5,00 5,00 5,00 4,75 4,75 5,00 5,00 5,00 3,00 4,00 5,50<br />
Fagiola garfagnina 5,50 5,50 5,75 5,00 5,00 5,25 4,75 5,50 2,50 4,00 5,50<br />
*Piattella pisana 5,00 5,00 5,00 5,00 5,00 3,00 5,00 5,00 3,00 4,50 4,50<br />
Rosso di Lucca 5,75 5,25 5,50 5,50 5,00 3,50 5,00 6,25 4,00 6,00 4,00<br />
Diecimino 5,00 5,25 5,50 4,75 4,50 4,50 4,75 5,00 3,50 5,50 3,50<br />
Pievarino 5,00 5,00 5,00 5,50 5,00 4,00 3,50 5,00 4,00 5,00 4,50<br />
*Borlotto Lingua di fuoco 5,00 5,00 5,00 4,00 4,00 3,00 4,00 4,00 4,50 5,50 3,50<br />
Scritto di Lucca 5,00 5,00 5,25 4,75 4,50 3,75 4,25 5,00 4,50 4,00 5,00<br />
Scritto della Garfagnana 4,50 3,50 4,75 4,75 4,75 4,00 4,00 5,00 5,50 5,50 3,50<br />
Fico di Gallicano 6,00 6,00 6,50 6,50 6,00 4,50 5,00 6,25 3,00 4,25 6,00<br />
Selezione Tonelli 6,00 6,00 5,50 6,00 5,00 3,00 5,00 5,00 4,75 5,50 4,00<br />
Malato 4,00 4,50 4,50 4,50 4,00 5,00 5,00 4,00 3,25 4,50 4,25<br />
*Coco bianco 6,00 5,50 5,50 6,00 7,00 4,00 5,00 5,50 3,50 5,00 6,50<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
Giallorino 4,00 4,50 4,50 4,50 4,00 5,00 5,00 4,00 3,25 4,25 4,75<br />
Padulino 4,50 4,50 4,00 5,00 5,00 3,00 4,00 4,00 3,00 6,00 3,00<br />
*Cannellino Sgaravatti 5,50 3,00 5,50 4,00 4,00 4,50 5,00 4,00 2,50 6,50 4,50<br />
*Montalbano 5,00 6,00 5,00 5,50 5,00 5,00 5,00 5,00 2,00 5,00 5,50<br />
Cappone 5,75 6,00 6,00 6,50 5,50 5,00 6,00 6,00 2,50 3,25 6,00<br />
Cannell. S.Ginese-S.Alessio 5,00 5,00 5,00 4,50 5,00 4,00 4,50 4,50 3,00 3,75 6,00<br />
Aquila o Lupinaro 6,00 5,75 6,25 5,50 6,00 4,50 5,50 5,50 4,25 4,50 4,75<br />
Mascherino 5,00 4,50 4,75 4,50 4,50 4,50 5,00 5,00 3,00 4,00 4,75<br />
95
96 ARSIA<br />
graf.1<br />
graf. 2<br />
graf. 3
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
97<br />
graf. 4<br />
graf. 5
98 ARSIA<br />
La seconda degustazione<br />
La seconda degustazione è stata suddivisa in<br />
due sessioni nelle quali sono state portate in assaggio<br />
solo le varietà locali (otto per ogni sessione),<br />
premettendo di definire in modo più corretto i<br />
caratteri oggettivi delle varietà autoctone.<br />
Rispetto alla prima degustazione, si è notata<br />
una maggiore familiarità nella compilazione della<br />
scheda da parte dei degustatori; inoltre il numero<br />
limitato di assaggi ha consentito una maggior precisione<br />
e definizione delle sensazioni.<br />
È stato anche possibile mettere meglio a fuoco<br />
gli elementi in grado di alterare le valutazioni, in<br />
modo da poterne ridurre l’importanza o eliminarne<br />
gli effetti.<br />
Le ripartizione delle varietà assaggiate nelle due<br />
sessioni è descritta nella tab. 24.<br />
Nelle tabelle che seguono si possono evidenziare<br />
nel dettaglio le valutazioni relative alle singole<br />
varietà da parte degli assaggiatori e le elaborazioni<br />
statistiche relative.<br />
Le tabb. 25-39 riportano i dettagli dei valori<br />
assegnati da ogni assaggiatore durante la due sessioni<br />
di assaggi del 1 e 9 dicembre 2004.<br />
Nella tab. 40 è riportata l’elaborazione dei dati<br />
dove si può osservare una più che discreta significatività<br />
dei risultati: a parte casi sporadici, i giudizi<br />
dei vari assaggiatori non appaiono particolarmente<br />
difformi.<br />
La tab. 41 riporta un confronto dei risultati per<br />
gruppi omogenei. I risultati sono riportati anche<br />
nei grafici 6-8.<br />
Tab. 24 - I prodotti portati in degustazione nelle sessioni di dicembre 2004<br />
Sessione del 1 dicembre 2004 Sessione del 9 dicembre 2004<br />
Varietà locale Tipologia Varietà locale Tipologia<br />
Scritto di Lucca Rosso/Scritto Schiaccione di Pietrasanta Bianco<br />
Scritto della Garfagnana Rosso/Scritto Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio Bianco<br />
Pievarino Rosso/Scritto Cappone Bianco<br />
Rosso di Lucca Rosso/Scritto Malato o di San Giuseppe Bianco<br />
Diecimino Rosso/Scritto Giallorino Bianco<br />
Selezione Tonelli Rosso/Scritto Padulino o Marmino Bianco<br />
Fico di Gallicano Vari Mascherino Vari<br />
Aquila o Lupinaro Vari Fagiola garfagnina Vari<br />
La riunione<br />
del gruppo di assaggio<br />
al ristorante “Il Pozzo”<br />
di Pieve Fosciana (LU):<br />
Veronica Giusti, Giovanni<br />
Giovannoni, Piero Morelli,<br />
Riccardo Gennaro,<br />
Roberto Andreoni (poco<br />
visibile) e Antonio Pierini
Tab. 25 - Scritto di Lucca - Dati della degustazione del 1 dicembre 2004 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 6,0 4,0 7,0 4,0 5,0 4,0 4,0 6,0 5,2 5,0 6,0 6,0<br />
2 6,0 3,0 7,0 4,5 5,6 4,0 5,2 6,8 5,3 5,0 6,0 6,0<br />
3 0,3 4,2 7,0 3,0 5,0 4,6 3,5 6,8 5,6 5,0 7,0 5,8<br />
4 6,0 3,0 7,0 4,5 5,3 4,0 5,0 5,5 5,4 5,0 7,0 6,0<br />
5 5,8 3,9 6,2 4,0 4,8 4,2 4,0 6,8 5,0 5,0 6,0 6,0<br />
Tab. 26 - Scritto della Garfagnana - Dati della degustazione del 1 dicembre 2004 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 5,2 3,5 5,2 5,2 6,0 3,0 6,0 5,5 6,0 6,0 5,0 4,7<br />
2 5,3 2,5 5,5 6,8 6,0 2,1 6,3 7,2 6,8 6,0 4,7 5,0<br />
3 5,0 3,0 5,3 4,8 6,2 2,8 4,8 6,3 8,0 6,0 5,0 4,6<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
4 5,0 3,0 5,9 5,9 5,8 3,0 6,2 6,0 6,3 6,0 5,0 4,8<br />
5 5,0 3,2 5,6 5,0 6,0 3,0 6,0 7,0 6,6 6,0 4,0 4,8<br />
Tab. 27 - Pievarino - Dati della degustazione del 1 dicembre 2004 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 4,0 5,0 6,0 4,0 4,8 3,2 4,8 3,8 5,3 5,3 6,0 5,2<br />
2 5,5 4,4 5,8 5,2 4,8 3,0 4,4 5,1 4,0 5,0 7,2 5,3<br />
3 4,8 5,3 5,6 4,3 5,6 4,3 4,8 5,6 5,6 5,0 6,0 5,2<br />
4 5,5 4,8 5,8 5,7 5,6 3,2 5,8 5,3 4,8 5,3 6,3 5,2<br />
5 5,0 5,0 6,2 5,0 5,8 3,8 4,8 5,5 4,8 5,0 6,7 5,5<br />
99
100 ARSIA<br />
Tab. 28 - Rosso di Lucca - Dati della degustazione del 1 dicembre 2004 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 6,3 5,5 7,3 6,0 6,4 4,2 6,8 6,8 5,6 6,0 7,0 6,2<br />
2 6,3 6,3 7,5 6,0 6,0 1,7 6,2 6,4 4,8 6,3 6,0 6,3<br />
3 6,0 6,0 8,0 5,0 6,0 3,0 5,5 6,8 7,0 6,6 6,0 5,0<br />
4 6,3 5,6 7,3 6,0 6,3 3,0 6,3 7,0 4,5 6,0 6,0 6,5<br />
5 6,2 5,0 7,2 5,3 6,0 2,8 6,0 6,7 6,7 6,0 6,0 5,8<br />
Tab. 29 - Diecimino - Dati della degustazione del 1 dicembre 2004 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 6,0 6,0 7,2 4,8 6,0 6,0 5,3 5,3 2,8 5,2 5,5 5,4<br />
2 5,0 6,5 6,5 5,5 6,0 5,0 5,5 5,7 2,0 6,0 5,3 5,8<br />
3 5,2 6,5 5,8 4,5 5,5 4,8 5,5 5,5 3,4 6,0 5,3 5,5<br />
4 5,5 6,8 6,8 5,4 6,3 5,0 6,0 6,0 1,5 6,0 5,3 5,5<br />
5 5,6 6,8 6,0 5,2 6,0 5,0 4,8 5,0 1,8 6,0 5,4 6,2<br />
Tab. 30 - Selezione Tonelli - Dati della degustazione del 1 dicembre 2004 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 7,2 6,0 5,2 7,2 6,0 2,2 6,1 5,1 7,0 5,0 6,0 6,2<br />
2 7,0 6,7 6,4 6,5 4,8 2,0 4,0 5,5 5,5 4,5 6,5 5,0<br />
3 7,2 7,2 6,3 6,3 5,0 2,8 5,5 5,0 6,8 5,5 6,8 4,8<br />
4 7,0 5,8 5,7 6,3 4,2 2,0 3,8 5,6 5,8 5,5 6,5 6,0<br />
5 6,3 5,5 5,4 6,0 4,3 2,3 4,1 5,8 5,9 5,0 7,0 6,0
Tab. 31 - Fico di Gallicano - Dati della degustazione del 1 dicembre 2004 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 8,0 7,2 6,7 7,2 7,2 5,0 7,2 8,0 2,5 4,0 7,0 7,0<br />
2 7,8 8,0 8,0 7,5 7,5 4,2 7,6 7,8 5,8 4,0 6,5 7,8<br />
3 7,6 7,6 7,3 7,6 7,0 6,8 7,2 7,5 4,0 4,0 6,0 7,3<br />
4 8,0 8,0 7,5 7,2 7,7 6,1 7,8 6,9 3,0 3,5 7,0 7,5<br />
5 7,0 7,0 5,8 6,8 6,3 5,8 6,5 7,0 3,7 4,0 7,0 7,6<br />
Tab. 32 - Aquila o Lupinaro - Dati della degustazione del 1 dicembre 2004 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 6,0 6,1 6,8 6,0 6,2 4,0 6,1 5,8 1,7 5,0 6,7 6,4<br />
2 6,2 6,0 6,2 7,3 6,3 5,0 4,9 6,2 1,7 5,0 7,0 5,5<br />
3 6,0 6,8 6,4 5,5 6,2 4,8 5,8 5,6 5,4 5,0 7,0 4,8<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
4 6,0 5,9 6,0 6,3 6,7 5,6 6,3 6,3 2,8 4,8 7,0 6,4<br />
5 6,3 6,3 7,3 6,2 5,7 5,8 5,8 6,0 3,0 4,5 7,0 6,7<br />
Tab. 33 - Schiaccione di Pietrasanta - Dati della degustazione del 9 dicembre 2004 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 5 7 7 5 5 5 5 5 7 3 7<br />
2 3 3 5 5,5 5 4,5 5 4 3 3 7<br />
3 5 6 4 4,5 5 5 4,5 3 3 5 5<br />
4 5 5 5 4,5 4,5 5 5 5 3 5 6<br />
5 5 5 7 5 4 4 5 5 2 3 3<br />
6 4 4 4 4 4 5,5 4,5 5 4 5 5<br />
101
102 ARSIA<br />
Tab. 34 - Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio - Dati della degustazione del 9 dicembre 2004 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 5 5 5 7 5 3,5 5 4 5 5 6<br />
2 4,5 4 4 5 5 5 5 5 3 3,5 5,5<br />
3 5 5 5 4 5 4 4 4 3 4 7<br />
4 5 5 5 4 3 3,5 4 5 4 3,5 7<br />
5 5 5 4 4 4 4 4,5 4 2 3,5 6<br />
6 5 5 5 5 5 4 4,5 5 3 4 6<br />
Tab. 35 - Cappone - Dati della degustazione del 9 dicembre 2004 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 5 7 7 5 5 5 5 5 7 3 7<br />
2 3 3 5 5,5 5 4,5 5 4 3 3 7<br />
3 5 6 4 4,5 5 5 4,5 3 3 5 5<br />
4 5 5 5 4,5 4,5 5 5 5 3 5 6<br />
5 5 5 7 5 4 4 5 5 2 3 3<br />
6 4 4 4 4 4 5,5 4,5 5 4 5 5<br />
Tab. 36 - Malato o di San Giuseppe - Dati della degustazione del 9 dicembre 2004 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 5,7 6,2 6,4 6,0 5,4 5,8 6,5 5,8 3,3 2,0 7,0 7,0<br />
2 6,5 6,5 6,5 6,5 6,2 7,2 6,8 6,3 2,5 1,8 5,5 5,8<br />
3 5,6 5,6 4,8 5,0 4,7 4,7 4,6 5,0 2,0 4,0 5,0 6,5<br />
4 5,1 4,8 5,4 6,0 5,3 5,1 5,8 5,6 5,1 3,8 5,7 5,9<br />
5 2,8 3,0 3,8 3,0 3,5 2,8 3,0 3,2 2,3 3,8 6,3 4,2
Tab. 37 - Giallorino - Dati della degustazione del 9 dicembre 2004 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 4,7 4,5 4,8 5,0 4,3 4,4 5,6 6,0 4,5 5,5 6,0 5,5<br />
2 4,8 4,8 4,5 5,7 5,4 3,5 3,5 5,0 3,6 6,0 5,5 6,0<br />
3 4,6 4,4 4,8 5,4 3,8 3,6 4,0 5,6 3,5 6,0 5,0 6,0<br />
4 5,3 5,1 5,1 5,6 3,8 3,2 4,0 5,0 3,1 5,8 5,8 5,0<br />
5 5,0 3,4 4,2 4,2 4,1 3,7 4,0 3,9 3,7 5,5 6,0 5,2<br />
Tab. 30 - Padulino - Dati della degustazione del 9 dicembre 2004 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 4,4 4,8 4,7 4,7 4,5 3,4 5,0 4,8 3,2 3,6 5,3 4,2<br />
2 5,0 5,2 5,6 5,3 5,4 5,9 5,4 5,5 2,3 5,5 6,8 5,6<br />
3 5,4 5,2 5,0 4,6 3,5 4,3 3,3 4,2 0,8 5,0 6,8 5,5<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
4 5,2 5,5 4,5 5,6 5,1 4,0 4,5 4,6 1,8 5,0 6,0 5,3<br />
5 2,3 2,3 2,3 2,5 2,5 2,6 3,3 3,2 0,4 5,8 7,5 4,2<br />
Tab. 39 - Fagiola garfagnina - Dati della degustazione del 9 dicembre 2004 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 6,0 5,6 6,3 6,5 6,9 8,6 7,3 6,2 0,2 3,0 9,0 6,8<br />
2 5,5 5,5 5,7 6,6 7,0 6,8 6,7 6,2 0,8 2,0 8,3 6,8<br />
3 6,5 6,2 6,2 6,8 6,2 8,0 6,3 6,4 0,2 5,0 7,0 6,8<br />
4 7,0 6,8 7,2 7,0 7,3 5,5 6,1 6,3 1,5 0,8 7,8 7,5<br />
5 4,8 4,8 5,6 4,7 2,6 5,2 5,1 5,5 1,7 3,8 6,8 5,0<br />
103
104 ARSIA<br />
Tab. 40a - Elaborazioni statistiche dei valori attribuiti alle singole varietà da parte degli assaggiatori (degustazioni 1 e 9 dicembre 2004)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
Schiaccione di Pietrasanta<br />
Mediana 5,00 5,50 5,40 5,00 4,80 5,50 5,60 5,20 2,60 4,00 6,80 5,90<br />
Dev. st. robusta 0,62 0,46 0,25 0,50 0,25 0,54 0,41 0,29 0,41 0,99 0,33 0,12<br />
C.V. % robusto 12,42 8,28 4,60 9,94 5,18 9,79 7,39 5,57 15,93 24,85 4,87 2,11<br />
Fagiola garfagnina<br />
Mediana 6,00 5,60 6,20 6,60 6,90 6,80 6,30 6,20 0,80 3,00 7,80 6,80<br />
Dev. st. robusta 0,41 0,29 0,25 0,12 0,33 1,04 0,25 0,04 0,54 0,75 0,54 0,00<br />
C.V. % robusto 6,90 5,18 4,01 1,88 4,80 15,22 3,94 0,67 67,29 24,85 6,90 0,00<br />
Rosso di Lucca<br />
Mediana 6,30 5,60 7,30 6,00 6,00 3,00 6,20 6,80 5,60 6,00 6,00 6,20<br />
Dev. st. robusta 0,04 0,21 0,08 0,29 0,12 0,08 0,12 0,04 0,79 0,12 0,00 0,21<br />
C.V. % robusto 0,66 3,70 1,13 4,83 2,07 2,76 2,00 0,61 14,05 2,07 0,00 3,34<br />
Diecimino<br />
Mediana 5,50 6,50 6,50 5,20 6,00 5,00 5,50 5,50 2,00 6,00 5,30 5,50<br />
Dev. st. robusta 0,17 0,12 0,33 0,25 0,00 0,00 0,08 0,17 0,41 0,00 0,04 0,12<br />
C.V. % robusto 3,01 1,91 5,10 4,78 0,00 0,00 1,51 3,01 20,70 0,00 0,78 2,26<br />
Pievarino<br />
Mediana 5,00 5,00 5,80 5,00 5,60 3,20 4,80 5,10 4,80 5,00 6,30 5,20<br />
Dev. st. robusta 0,29 0,08 0,08 0,37 0,33 0,25 0,00 0,12 0,21 0,12 0,29 0,04<br />
C.V. % robusto 5,80 1,66 1,43 7,45 5,92 7,76 0,00 2,44 4,31 2,48 4,60 0,80<br />
Scritto della Garfagnana<br />
Mediana 5,00 3,00 5,50 5,20 6,00 3,00 6,00 6,30 6,60 6,00 5,00 4,80<br />
Dev. st. robusta 0,08 0,08 0,12 0,37 0,00 0,08 0,08 0,41 0,21 0,00 0,12 0,04<br />
C.V. % robusto 1,66 2,76 2,26 7,17 0,00 2,76 1,38 6,57 3,14 0,00 2,48 0,86<br />
Scritto di Lucca<br />
Mediana 6,00 3,90 7,00 4,00 5,00 4,00 4,00 6,80 5,30 5,00 6,00 6,00<br />
Dev. st. robusta 0,08 0,41 0,00 0,21 0,12 0,08 0,41 0,33 0,08 0,00 0,41 0,00<br />
C.V. % robusto 1,38 10,62 0,00 5,18 2,48 2,07 10,35 4,87 1,56 0,00 6,90 0,00<br />
Aquila o Lupinaro<br />
Mediana 6,00 6,10 6,40 6,20 6,20 5,00 5,80 6,00 2,80 5,00 7,00 6,40<br />
Dev. st. robusta 0,08 0,12 0,25 0,12 0,04 0,33 0,12 0,17 0,54 0,08 0,00 0,37<br />
C.V. % robusto 1,38 2,04 3,88 2,00 0,67 6,63 2,14 2,76 19,23 1,66 0,00 5,82
Tab. 40b - Elaborazioni statistiche dei valori attribuiti alle singole varietà da parte degli assaggiatori (degustazioni 1 e 9 dicembre 2004)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
Malato<br />
Mediana 5,60 5,60 5,40 6,00 5,30 5,10 5,80 5,60 2,50 3,80 5,70 5,90<br />
Dev. st. robusta 0,25 0,58 0,66 0,41 0,29 0,46 0,79 0,33 0,41 0,75 0,33 0,29<br />
C.V. % robusto 4,44 10,35 12,27 6,90 5,47 8,93 13,56 5,92 16,56 19,61 5,81 4,91<br />
Giallorino<br />
Mediana 4,80 4,50 4,80 5,40 4,10 3,60 4,00 5,00 3,60 5,80 5,80 5,50<br />
Dev. st. robusta 0,12 0,17 0,12 0,25 0,21 0,08 0,00 0,25 0,08 0,21 0,21 0,33<br />
C.V. % robusto 2,59 3,68 2,59 4,60 5,05 2,30 0,00 4,97 2,30 3,57 3,57 6,02<br />
Cappone<br />
Mediana 5,70 5,80 6,30 6,00 4,80 6,40 5,00 5,50 2,50 3,50 6,00 7,00<br />
Dev. st. robusta 0,21 0,12 0,25 0,29 0,50 0,17 0,25 0,29 0,21 0,21 0,08 0,08<br />
C.V. % robusto 3,63 2,14 3,94 4,83 10,35 2,59 4,97 5,27 8,28 5,92 1,38 1,18<br />
Padulino<br />
Mediana 5,00 5,20 4,70 4,70 4,50 4,00 4,50 4,60 1,80 5,00 6,80 5,50<br />
Dev. st. robusta 0,33 0,17 0,21 0,29 0,66 0,37 0,70 0,25 0,62 0,21 0,33 0,25<br />
C.V. % robusto 6,63 3,19 4,41 6,17 14,72 9,32 15,64 5,40 34,51 4,14 4,87 4,52<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
Cann. S.Ginese-S.Alessio<br />
Mediana 5,80 4,80 5,00 4,80 4,00 5,00 5,30 5,20 3,50 4,10 6,30 7,50<br />
Dev. st. robusta 0,29 0,21 0,21 0,21 0,12 0,08 0,54 0,41 0,58 0,50 0,33 0,12<br />
C.V. % robusto 5,00 4,31 4,14 4,31 3,11 1,66 10,16 7,96 16,56 12,12 5,26 1,66<br />
Fico di Gallicano<br />
Mediana 7,80 7,60 7,30 7,20 7,20 5,80 7,20 7,50 3,70 4,00 7,00 6,00<br />
Dev. st. robusta 0,17 0,33 0,33 0,12 0,21 0,46 0,17 0,33 0,41 0,00 0,21 0,41<br />
C.V. % robusto 2,12 4,36 4,54 1,73 2,88 7,85 2,30 4,42 11,19 0,00 2,96 6,90<br />
Selezione Tonelli<br />
Mediana 7,00 6,00 5,70 6,30 4,80 2,20 4,10 5,50 5,90 5,00 6,50 6,00<br />
Dev. st. robusta 0,08 0,37 0,37 0,08 0,29 0,12 0,62 0,21 0,41 0,21 0,12 0,00<br />
C.V. % robusto 1,18 6,21 6,54 1,31 6,04 5,65 15,15 3,76 7,02 4,14 1,91 0,00<br />
Mascherino<br />
Mediana 5,80 5,40 5,40 5,80 6,60 4,90 5,50 5,60 2,80 4,20 6,00 5,90<br />
Dev. st. robusta 0,37 0,41 0,62 0,17 0,12 0,17 0,46 0,25 0,41 0,33 0,12 0,29<br />
C.V. % robusto 6,43 7,67 11,50 2,86 2,22 3,38 8,28 4,44 14,79 7,89 2,07 4,91<br />
105
106 ARSIA<br />
Tab. 41 - Dati riepilogativi delle degustazioni del 1 e 9 dicembre 2004<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
FAGIOLI BIANCHI Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
Schiaccione di Pietrasanta 5,00 5,50 5,40 5,00 4,80 5,50 5,60 5,20 2,60 4,00 6,80 5,90<br />
Malato 5,60 5,60 5,40 6,00 5,30 5,10 5,80 5,60 2,50 3,80 5,70 5,90<br />
Giallorino 4,80 4,50 4,80 5,40 4,10 3,60 4,00 5,00 3,60 5,80 5,80 5,50<br />
Padulino 5,00 5,20 4,70 4,70 4,50 4,00 4,50 4,60 1,80 5,00 6,80 5,50<br />
Cappone 5,70 5,80 6,30 6,00 4,80 6,40 5,00 5,50 2,50 3,50 6,00 7,00<br />
Cannell. S.Ginese-S.Alessio 5,80 4,80 5,00 4,80 4,00 5,00 5,30 5,20 3,50 4,10 6,30 7,50<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
FAGIOLI ROSSI Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
Rosso di Lucca 6,30 5,60 7,30 6,00 6,00 3,00 6,20 6,80 5,60 6,00 6,00 6,20<br />
Diecimino 5,50 6,50 6,50 5,20 6,00 5,00 5,50 5,50 2,00 6,00 5,30 5,50<br />
Pievarino 5,00 5,00 5,80 5,00 5,60 3,20 4,80 5,10 4,80 5,00 6,30 5,20<br />
Scritto della Garfagnana 5,00 3,00 5,50 5,20 6,00 3,00 6,00 6,30 6,60 6,00 5,00 4,80<br />
Scritto di Lucca 6,00 3,90 7,00 4,00 5,00 4,00 4,00 6,80 5,30 5,00 6,00 6,00<br />
Selezione Tonelli 7,00 6,00 5,70 6,30 4,80 2,20 4,10 5,50 5,90 5,00 6,50 6,00<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
FAGIOLI VARI Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
Aquila o Lupinaro 6,00 6,10 6,40 6,20 6,20 5,00 5,80 6,00 2,80 5,00 7,00 6,40<br />
Fico di Gallicano 7,80 7,60 7,30 7,20 7,20 5,80 7,20 7,50 3,70 4,00 7,00 6,00<br />
Mascherino 5,80 5,40 5,40 5,80 6,60 4,90 5,50 5,60 2,80 4,20 6,00 5,90<br />
Fagiola garfagnina 6,00 5,60 6,20 6,60 6,90 6,80 6,30 6,20 0,80 3,00 7,80 6,80
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
107<br />
graf. 6<br />
graf. 7<br />
graf. 8
108 ARSIA<br />
Degustazioni 2005<br />
Nel 2005 abbiamo proseguito il lavoro iniziato<br />
nel 2004 integrandolo con nuovi assaggi e<br />
approfondimenti.<br />
Sono state portate in degustazione anche le<br />
varietà da consumo fresco, quali Stortino di Lucca<br />
e Stringa di Lucca, e i fagioli biuso, quali Aquila o<br />
Lupinaro, Fico di Gallicano e Mascherino.<br />
È stato ripetuto l’assaggio dello Scritto della<br />
Garfagnana che aveva lasciato alcuni dubbi nel<br />
lavoro svolto nel 2004, sia nel comportamento in<br />
campo sia nella degustazione; in particolare avevamo<br />
rilevato alcune incongruenze rispetto a quanto<br />
ci era stato riferito nelle interviste che hanno portato<br />
al censimento del 2003 delle varietà autoctone.<br />
Nel 2005 siamo andati a confrontare due campioni<br />
di questo ecotipo procurati da due produttori<br />
diversi, in modo da ampliare il quadro e stabilire<br />
se verosimilmente la varietà autoctona esiste ancora<br />
così come ci è stata descritta.<br />
Si è proceduto a ripetere la semina, lo studio<br />
dei caratteri nelle varie fasi fenologiche e l’assaggio<br />
del Padulino: questo ecotipo che era stato rinvenuto<br />
quando avevamo già ultimato il censimento,<br />
ci ha colpito immediatamente per la somiglianza<br />
con il Marmino, considerato ormai scomparso.<br />
Nel 2004 abbiamo ritenuto importante inserirlo<br />
nel lavoro per verificare in campo e all’assaggio la<br />
sua somiglianza con questa varietà della quale<br />
abbiamo a disposizione solo le testimonianze di chi<br />
lo ha conosciuto. In effetti l’indagine del 2004 ha<br />
confermato le affinità fra il Padulino e il Marmino,<br />
tanto da farci pensare che si trattasse di nomi diversi<br />
usati in due zone diverse, benché vicine, per la<br />
stessa varietà.<br />
È stato ripetuta la degustazione della Fagiola<br />
garfagnina: questo fagiolo nel 2004 si era rivelato<br />
molto interessante, ma non eravamo soddisfatti<br />
della varietà di confronto utilizzata sia in campo<br />
che nell’assaggio. Pertanto abbiamo ritenuto importante<br />
confrontarla con il fagiolo Bianco di Spagna<br />
o Corona che ci sembrava più affine alla varietà<br />
autoctona.<br />
Una grossa difficoltà a realizzare quanto ci eravamo<br />
proposti, era dovuta al fatto che non eravamo<br />
nemmeno certi di riuscire a trovare ancora<br />
semi appartenenti alla varietà autoctona: nelle<br />
interviste effettuate nel 2003, molti ci confidavano<br />
di seminare quello che riuscivano a trovare dai<br />
rivenditori senza essere sicuri che si trattasse di<br />
Fagiola garfagnina. Non eravamo molto convinti<br />
di aver reperito alcuni esemplari della varietà autoctona<br />
nemmeno quando abbiamo effettuato le<br />
semine comparative; perciò siamo arrivati all’assaggio<br />
con un certo scetticismo, aspettandoci di trovarci<br />
di fronte tutt’altra cosa. Infatti, a dispetto dell’aspetto<br />
estetico, sotto il quale Bianco di Spagna e<br />
Fagiola garfagnina presentano similitudini molto<br />
accentuate, l’assaggio effettuato nel 2004 ci aveva<br />
rivelato caratteristiche molto peculiari del legume<br />
locale del tutto diverse da quelle del Bianco di Spagna.<br />
Effettuare un confronto di campo e successivamente<br />
l’assaggio comparato è stato il passaggio<br />
logico per verificare se avevamo trovato o meno la<br />
vecchia varietà che ritenevamo scomparsa.<br />
Si è deciso di ripetere l’assaggio del Giallorino<br />
della Garfagnana e del Malato; le due varietà locali,<br />
esteriormente molto simili, avevano avuto nel<br />
2004 comportamenti significativamente diversi sia<br />
in campo che all’assaggio. La ripetizione del confronto<br />
sia in campo che all’assaggio ha intesoapprofondire<br />
l’argomento e cercare ulteriore conferma<br />
di quanto emerso in precedenza.<br />
La degustazione si è svolta in quattro sessioni<br />
precedute da una riunione della commissione degli<br />
assaggiatori in cui si è definito il programma degli<br />
assaggi che poi si è sviluppato nel modo seguente:<br />
• degustazione dedicata ai fagioli da consumo fresco<br />
e biuso (Stringa di Lucca, Stortino di Lucca,<br />
Fico di Gallicano, Aquila o Lupinaro e Mascherino);<br />
• assaggio di quei fagioli per i quali si erano resi<br />
necessari alcuni approfondimenti (Scritto della<br />
Garfagnana, due campioni, Padulino e Fagiola<br />
garfagnina, quest’ultima a confronto con il Bianco<br />
di Spagna);<br />
• degustazione di fagioli da consumo secco bianchi<br />
o gialli (Aquila o Lupinaro, Cannellino di<br />
San Ginese e Sant’Alessio, Cappone, Giallorino,<br />
Malato, Schiaccione di Pietrasanta);<br />
• assaggio di fagioli da consumo secco rossi o<br />
scritti (Mascherino, Fico di Gallicano, Diecimino,<br />
Padulino, Scritto di Lucca e Rosso di<br />
Lucca).<br />
La prima degustazione<br />
La prima degustazione effettuata il 21 settembre<br />
2005 ha riguardato le varietà da consumo fresco<br />
a baccello intero (mangiatutto) e i biuso assaggiati<br />
a baccello intero (tab. 42). Sono stati impegnati<br />
6 assaggiatori che hanno anche provveduto<br />
ad adattare la scheda di degustazione alle diverse<br />
caratteristiche di utilizzo di queste varietà.<br />
Nelle tabb. 43-49 si riportano nel dettaglio le<br />
valutazioni relative alle singole varietà da parte degli<br />
assaggiatori e le elaborazioni statistiche relative: si<br />
tratta dei valori assegnati da ogni assaggiatore du-
ante la prima seduta di assaggi del 21 settembre<br />
2005. L’elaborazione dei dati mostra una più che<br />
discreta significatività dei risultati: a parte casi sporadici,<br />
i giudizi degli assaggiatori non appaiono<br />
particolarmente difformi. Al riguardo dobbiamo<br />
tener presente che era la prima volta che gli assaggiatori<br />
si cimentavano con i fagioli freschi a baccello<br />
intero e, pertanto, alcune valutazioni possono<br />
apparire più difformi semplicemente per una diversa<br />
applicazione dei punteggi da parte dell’assaggiatore.<br />
In effetti la ripetizione degli assaggi ha lo<br />
scopo di far affiatare la commissione ma, soprattutto,<br />
di riuscire, anche tramite la discussione che<br />
si svolge durante l’assaggio, a spersonalizzare il<br />
dato e creare riferimenti e parametri che possono<br />
essere considerati oggettivi.<br />
Le tabb. 48-49 riportano un riepilogo dei risultati<br />
dell’assaggio, riassunti nel grafico 9.<br />
Considerazioni sulla prima degustazione<br />
La Commissione di assaggio ha preso confidenza<br />
anche con il legume a baccello intero e ha<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
Tab. 42 - I prodotti portati in degustazione il 21 settembre 2005<br />
Varietà Locale Tipologia<br />
Stortino di Lucca Consumo fresco a baccello intero<br />
Stringa di Lucca Consumo fresco a baccello intero<br />
Aquila o Lupinaro Biuso<br />
Fico di Gallicano Biuso<br />
Mascherino Biuso<br />
109<br />
graf. 9<br />
cercato di adattare la scheda di degustazione alle<br />
diverse esigenze emerse per il prodotto. Le modifiche<br />
apportate alla scheda hanno consentito di<br />
procedere a una prima definizione dei caratteri<br />
organolettici essenziali per questi fagioli.<br />
Le varietà “mangiatutto”, lo Stortino di Lucca<br />
e lo Stringa di Lucca, hanno manifestato caratteri<br />
tipici quali la delicatezza della pasta e l’assoluta<br />
assenza di filamenti coriacei; inoltre hanno mostrato<br />
delicatezza di profumi e sapori e assoluta omogeneità<br />
dalla pasta.<br />
Le varietà dette “biuso” (Fico di Gallicano,<br />
Aquila o Lupinaro e Mascherino) in quanto utilizzabili<br />
sia come “mangiatutto” a baccello intero sia<br />
“da sgranare”, hanno rivelato caratteristiche molto<br />
particolari: la presenza del grano già marcato<br />
all’interno del baccello conferisce loro un sapore di<br />
erbaceo meno marcato, facendo prevalere il sapore<br />
tipico della varietà. Inoltre si ha la sensazione di un<br />
alimento composito rispetto all’omogeneità della<br />
pasta (sia tattile che di gusto) riscontrata nei fagioli<br />
tipici “mangiatutto”.
110 ARSIA<br />
Tab. 43 - Stortino di Lucca - Dati della degustazione del 21 settembre 2005 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Fibrosità Consistenza Armonicità<br />
amaro pasta<br />
1 6,5 5,0 7,0 7,0 6,0 4,5 5,0 6,0 2,5 4,0 5,5 7,5<br />
2 6,0 4,5 6,0 6,5 6,0 6,5 3,5 6,5 2,0 5,2 5,2 7,3<br />
3 5,0 4,0 7,0 5,5 5,3 6,2 7,0 6,2 3,5 7,5 4,0 6,5<br />
4 5,2 4,5 5,0 4,5 4,5 5,0 5,0 4,5 2,5 5,5 6,0 5,5<br />
5 5,5 4,0 3,5 3,5 3,5 3,5 4,5 3,5 3,5 5,5 6,3 5,0<br />
6 5,5 9,0 8,0 7,0 6,0 7,0 8,0 8,0 4,0 5,0 7,0 8,0<br />
Tab. 44 - Stringa di Lucca - Dati della degustazione del 21 settembre 2005 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Fibrosità Consistenza Armonicità<br />
amaro pasta<br />
1 3,5 3,2 6,5 4,0 4,5 5,5 4,0 3,,8 2,5 3,5 7,2 6,0<br />
2 3,5 2,5 3,0 3,5 3,5 6,3 4,5 3,0 6,5 1,0 7,0 4,0<br />
3 4,0 3,0 4,0 4,0 4,0 7,0 3,8 4,0 3,0 0,0 7,0 6,0<br />
4 6,8 5,0 4,5 5,5 5,0 5,5 3,5 3,5 1,0 2,8 6,5 7,5<br />
5 4,8 4,0 4,8 4,0 3,3 4,0 2,0 2,5 2,8 1,5 8,0 7,0<br />
6 5,5 4,0 4,0 3,5 3,3 5,8 3,0 3,5 0,8 3,0 7,0 6,0<br />
Tab. 45 - Aquila o Lupinaro - Dati della degustazione del 21 settembre 2005 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Fibrosità Consistenza Armonicità<br />
amaro pasta<br />
1 5,5 4,8 5,5 5,5 6,5 4,5 6,5 6,5 2,2 1,0 7,0 7,3<br />
2 8,0 6,0 5,5 8,0 6,5 5,0 6,8 6,0 4,0 5,0 7,0 7,0<br />
3 8,0 4,0 5,5 8,0 6,0 5,0 8,0 7,0 4,0 1,0 7,0 8,0<br />
4 7,0 4,5 7,0 5,5 6,0 7,5 6,0 6,5 1,0 1,0 6,0 7,0<br />
5 7,0 6,8 6,7 6,7 5,0 3,0 7,3 7,0 0,0 0,5 8,0 7,5<br />
6 6,0 5,2 6,0 6,2 6,3 5,2 7,0 7,0 1,5 1,2 7,0 7,0
Tab. 46 - Fico di Gallicano - Dati della degustazione del 21 settembre 2005 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Fibrosità Consistenza Armonicità<br />
amaro pasta<br />
1 5,0 4,5 7,3 5,0 6,5 5,8 4,5 7,2 1,8 5,5 6,0 6,2<br />
2 8,0 7,0 7,5 6,0 8,0 6,0 4,5 6,0 1,0 3,0 5,0 7,0<br />
3 7,0 5,0 6,5 5,0 7,0 6,0 5,0 6,0 2,0 4,0 5,0 6,7<br />
4 5,3 5,5 5,0 5,3 4,0 5,3 4,3 5,5 2,3 4,5 4,3 5,5<br />
5 7,0 5,5 7,0 5,3 7,0 5,5 4,3 5,5 4,5 5,0 6,0 5,8<br />
6 5,2 4,8 4,8 5,5 8,0 5,5 4,0 6,0 0,8 4,0 5,5 5,0<br />
Tab. 47 - Mascherino - Dati della degustazione del 21 settembre 2005 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Fibrosità Consistenza Armonicità<br />
amaro pasta<br />
1 4,5 3,5 4,2 4,5 5,0 6,8 7,2 7,2 3,5 7,0 5,0 4,6<br />
2 5,2 4,0 4,5 4,0 4,5 6,0 7,0 6,0 2,5 7,0 5,0 4,5<br />
3 6,0 5,0 5,0 5,0 5,0 6,0 8,0 7,8 2,0 7,0 5,0 8,0<br />
4 4,5 4,0 4,5 5,0 5,2 6,0 6,0 6,5 2,0 5,0 5,0 5,0<br />
5 6,0 5,8 5,5 5,0 5,0 6,0 7,5 6,5 3,0 7,0 5,0 5,3<br />
6 5,2 4,5 4,8 5,0 4,2 6,0 7,0 6,5 2,0 7,0 5,0 4,5<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
111
112 ARSIA<br />
Tab. 48 - Dati riepilogativi dei valori attribuiti alle singole varietà da parte degli assaggiatori (degustazione del 21 settembre 2005)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Fibrosità Consistenza Armonicità<br />
amaro pasta<br />
Stortino di Lucca<br />
Mediana 5,50 4,40 5,00 5,50 5,50 6,60 4,15 5,50 1,00 3,00 7,00 7,00<br />
Dev. st. robusta 0,23 0,16 0,14 0,28 0,03 0,44 0,66 0,38 0,11 0,51 0,00 0,09<br />
C.V. % robusto 4,12 3,65 2,84 5,15 0,52 6,73 15,94 6,87 11,34 17,01 0,00 1,22<br />
Stringa di Lucca<br />
Mediana 4,40 3,60 4,25 4,00 3,75 5,65 3,65 3,50 2,65 2,15 7,00 6,00<br />
Dev. st. robusta 0,64 0,36 0,27 0,14 0,39 0,26 0,31 0,23 0,60 0,69 0,06 0,28<br />
C.V. % robusto 14,60 9,98 6,45 3,54 10,33 4,52 8,54 6,48 22,47 32,09 0,81 4,73<br />
Aquila o Lupinaro<br />
Mediana 7,00 5,00 5,75 6,45 6,15 5,00 6,90 6,75 1,85 1,00 7,00 7,15<br />
Dev. st. robusta 0,57 0,46 0,39 0,76 0,17 0,20 0,25 0,19 0,92 0,06 0,00 0,17<br />
C.V. % robusto 8,10 9,26 6,74 11,72 2,77 3,97 3,56 2,80 49,55 5,67 0,00 2,38<br />
Fico di Gallicano<br />
Mediana 6,15 5,25 6,75 5,30 7,00 5,65 4,40 6,00 1,90 4,25 5,25 6,00<br />
Dev. st. robusta 0,67 0,25 0,70 0,14 0,43 0,17 0,08 0,14 0,39 0,33 0,33 0,38<br />
C.V. % robusto 10,91 4,68 10,36 2,67 6,08 3,01 1,72 2,36 20,39 7,78 6,30 6,30<br />
Mascherino<br />
Mediana 5,20 4,25 4,65 5,00 5,00 6,00 7,10 6,50 2,25 7,00 5,00 4,80<br />
Dev. st. robusta 0,43 0,33 0,17 0,14 0,14 0,00 0,16 0,20 0,33 0,00 0,00 0,26<br />
C.V. % robusto 8,18 7,78 3,66 2,84 2,84 0,00 2,26 3,05 14,70 0,00 0,00 5,51<br />
Tab. 49 - Dati riepilogativi dei valori attribuiti alle singole varietà (degustazione del 21 settembre 2005)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Fibrosità Consistenza Armonicità<br />
amaro pasta<br />
FAGIOLI DA CONSUMO<br />
FRESCO E BIUSO<br />
Stortino di Lucca 5,50 4,40 5,00 5,50 5,50 6,60 4,15 5,50 1,00 3,00 7,00 7,00<br />
Stringa di Lucca 4,40 3,60 4,25 4,00 3,75 5,65 3,65 3,50 2,65 2,15 7,00 6,00<br />
Aquila o Lupinaro 7,00 5,00 5,75 6,45 6,15 5,00 6,90 6,75 1,85 1,00 7,00 7,15<br />
Fico di Gallicano 6,15 5,25 6,75 5,30 7,00 5,65 4,40 6,00 1,90 4,25 5,25 6,00<br />
Mascherino 5,20 4,25 4,65 5,00 5,00 6,00 7,10 6,50 2,25 7,00 5,00 4,80
La seconda degustazione<br />
La seconda degustazione effettuata il 12 ottobre<br />
2005 ha riguardato le varietà per le quali ritenevamo<br />
necessario fare ulteriori approfondimenti,<br />
quali la Fagiola garfagnina a confronto con il<br />
Bianco di Spagna o Corona, lo Scritto della Garfagnana,<br />
del quale abbiamo assaggiato due campioni<br />
provenienti da produttori diversi, e il Padulino.<br />
Anche in questa degustazione sono stati impegnati<br />
6 assaggiatori.<br />
Nelle tabb. 51-58 si possono leggere nel dettaglio<br />
le valutazioni relative alle singole varietà da<br />
parte degli assaggiatori e le elaborazioni statistiche.<br />
Le tabb. 51-56 riportano il dettaglio dei valori<br />
assegnati da ogni assaggiatore.<br />
Nella tab. 57 l’elaborazione dei dati permette di<br />
osservare una più che discreta significatività dei<br />
risultati: a parte casi sporadici, i giudizi dei vari<br />
assaggiatori non appaiono particolarmente difformi.<br />
I descrittori che hanno creato maggiori problemi<br />
sono quelli che determinano la tendenza al<br />
dolce e all’amaro, anche per l’influenza dell’epidermide<br />
che spesso conferisce retrogusti contrastanti.<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
113<br />
La tab. 58 riporta un riepilogo dei risultati. I<br />
risultati dell’assaggio sono poi riportati nel graf. 10.<br />
Considerazioni sulla seconda degustazione<br />
La commissione di assaggio aveva ormai raggiunto<br />
un discreto grado di coesione e il percorso<br />
verso la spersonalizzazione del giudizio è stato<br />
abbastanza soddisfacente.<br />
L’assaggio in cui mettevamo in confronto la<br />
Fagiola garfagnina con il Bianco di Spagna ci ha<br />
lasciato ancora qualche dubbio. Già durante le<br />
prove di campo, infatti, ci era stata segnalata una<br />
probabile impollinazione incrociata fra le due<br />
varietà, fatto che ci ha indotto a portare in assaggio<br />
anche un altro campione di prodotto, reperito<br />
in un’azienda diversa (raccolto 2004).<br />
I dubbi sulla confusione che esiste fra i produttori<br />
stessi riguardo alla Fagiola garfagnina sembrerebbero,<br />
però, confermati proprio da questo assaggio.<br />
Infatti il raffronto fra la Fagiola garfagnina e il<br />
Bianco di Spagna prelevati dal campo di confronto<br />
non ha dato differenze apprezzabili, benché in coltura<br />
le due varietà si fossero abbondantemente<br />
Tab. 50 - I prodotti portati in degustazione il 12 ottobre 2005<br />
Varietà locale Tipologia Varietà di confronto (*tsstimone)<br />
Fagiola garfagnina 2005 Bianco *Bianco di Spagna o Corona<br />
Fagiola garfagnina 2004<br />
(Andrea Bertucci)<br />
Bianco *Bianco di Spagna o Corona<br />
Scritto della Garfagnana 1<br />
(Alvaro Ferrari)<br />
Rosso/Scritto<br />
Scritto della Garfagnana 2<br />
(Pieve Fosciana)<br />
Rosso/Scritto<br />
Padulino o Marmino Bianco<br />
graf. 10
114 ARSIA<br />
distinte. Si può pertanto ipotizzare un discreto<br />
grado di impollinazione incrociata che ha influito<br />
sulle caratteristiche del prodotto raccolto tanto da<br />
rendere poco apprezzabili le differenze all’assaggio.<br />
Anche il campione di Fagiola garfagnina reperito<br />
nell’altra azienda non si è distinto dalle altre due<br />
varietà e ciò confermerebbe l’ipotesi che alcuni produttori,<br />
sprovvisti di seme locale, coltivino il fagiolo<br />
Bianco di Spagna pensando si tratti della Fagiola<br />
garfagnina e che anche questo campione fosse, presumibilmente,<br />
di fagiolo Bianco di Spagna.<br />
L’esito di questo assaggio non ci ha soddisfatto<br />
perché nel 2004 la Fagiola aveva mostrato caratteristiche<br />
del tutto diverse da quelle emerse in questa<br />
seduta. Abbiamo ritenuto importante, perciò,<br />
recuperare un campione di Fagiola garfagnina dal<br />
produttore Vittorio Rocchiccioli che lo aveva prodotto<br />
nel 2004 e riportarlo in assaggio nella successiva<br />
seduta. L’esito di questo ulteriore assaggio<br />
sarà analizzato in seguito quando verranno comparati<br />
i risultati degli assaggi delle due annate.<br />
L’assaggio dei due campioni di Scritto della<br />
Garfagnana non ha mostrato differenze particolarmente<br />
significative. Anche qui si ha una conferma<br />
di quanto verificato in campo, tanto da consentirci<br />
di azzardare che in effetti la varietà locale<br />
sia diversa da come ci era stata descritta nelle testimonianze<br />
orali dei produttori. Lo Scritto della<br />
Garfagnana, comunque ha dimostrato di distinguersi<br />
in modo significativo anche dai comuni borlotti<br />
da cui probabilmente deriva, ma ha ormai<br />
assunto caratteristiche proprie in virtù dell’ambiente<br />
in cui è stato coltivato e riprodotto ormai da<br />
tempo immemorabile.<br />
Una sessione di assaggio<br />
al ristorante “Villa Volpi”<br />
a Mastiano (LU): col<br />
maglione scuro Riccardo<br />
Gennaro, poi Veronica<br />
Giusti, Paolo Scialla,<br />
Roberto Andreoni,<br />
Antonio Pierini, Piero<br />
Morelli, Andrea Bertucci<br />
La degustazione del Padulino ci ha ulteriormente<br />
confermato la similitudine con il Marmino,<br />
che ritenevamo scomparso, tanto da indurci a credere<br />
si tratti della stessa varietà locale. Epidermide<br />
piuttosto consistente, pasta assai farinosa che tende<br />
a disfarsi in cottura sono caratteristiche che coincidono<br />
con quanto ci era stato raccontato a proposito<br />
del Marmino; allo stesso modo il portamento<br />
della pianta (semirampicante con fruttificazione in<br />
basso) e il luogo di produzione (padule ex lago di<br />
Bientina) confermerebbero la coincidenza di quelle<br />
che ritenevamo due diverse varietà.<br />
Terza e quarta degustazione<br />
Le degustazioni effettuate il 26 ottobre e 16<br />
novembre 2005 sono state una ripetizione degli<br />
assaggi eseguiti nel 2004 a esclusione delle varietà<br />
già assaggiate nella seduta precedente. Anche in<br />
questo caso sono stati impegnati 6 assaggiatori.<br />
I prodotti portati in degustazione sono riportati<br />
nella tab. 59. Nelle tabb. 60-76 si possono vedere<br />
nel dettaglio le valutazioni relative alle singole<br />
varietà da parte degli assaggiatori e le elaborazioni<br />
statistiche relative.<br />
Le tabb. 60-66 e 69-74 riportano il dettaglio dei<br />
valori assegnati da ogni assaggiatore nelle 2 sedute.<br />
Nelle tabb. 68 e 75 è riportata l’elaborazione statistica<br />
dei dati dove si può osservare una più che discreta<br />
significatività dei risultati: a parte casi sporadici<br />
(tendenza al dolce e all’amaro come già descritto<br />
nella precedente degustazione) i giudizi dei vari<br />
assaggiatori non appaiono particolarmente difformi.<br />
Le tabb. 67 e 76 riepilogano i risultati, riportati<br />
graficamente nei grafici 11-12-13.
Tab. 51 - *Bianco di Spagna o Corona - Dati della degustazione del 12 ottobre 2005 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 5,5 4,3 5,0 4,1 4,4 4,0 5,3 6,0 2,2 6,5 6,3 7,5<br />
2 7,0 6,0 8,0 6,0 6,2 7,7 6,3 6,2 1,0 8,0 5,3 7,5<br />
3 6,0 5,0 6,3 5,5 5,0 3,5 6,0 6,0 6,0 6,5 5,0 5,5<br />
4 7,0 5,0 8,0 7,0 7,0 6,0 7,0 6,0 2,0 7,5 5,5 6,8<br />
5 7,0 6,0 6,5 6,6 6,6 1,8 7,2 5,2 3,5 6,0 5,0 6,8<br />
6 6,5 6,0 5,5 6,5 7,5 6,0 7,0 6,0 5,0 7,0 5,0 7,0<br />
Tab. 52 - Fagiola garfagnina 2005 - Dati della degustazione del 12 ottobre 2005 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 6,0 4,8 5,5 5,0 4,0 5,0 4,0 5,5 6,0 7,5 4,5 5,5<br />
2 6,5 6,0 5,5 7,0 6,5 6,5 6,0 6,5 1,8 8,5 5,0 6,5<br />
3 6,8 7,0 7,0 5,0 5,0 3,5 4,8 5,2 6,0 7,5 5,0 5,0<br />
4 8,5 4,0 8,5 7,0 7,0 6,0 7,5 7,5 2,5 9,0 7,5 7,0<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
5 8,0 6,5 7,5 8,0 7,5 3,5 7,5 7,5 2,3 7,0 5,0 7,0<br />
6 6,5 6,0 5,5 6,5 7,5 6,0 7,0 6,0 5,0 7,0 5,0 7,0<br />
Tab. 53 - Fagiola garfagnina 2004 (Andrea Bertucci) - Dati della degustazione del 12 ottobre 2005 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 3,5 3,5 5,0 4,0 5,5 5,0 4,8 4,0 4,5 5,8 4,8 6,0<br />
2 7,2 7,8 6,8 6,8 7,5 7,5 6,5 7,0 1,0 7,5 6,0 7,0<br />
3 5,5 5,5 6,3 7,5 7,0 7,0 5,3 6,0 3,0 6,0 5,8 6,0<br />
4 8,5 7,0 8,0 7,0 5,8 7,0 7,3 6,0 2,5 7,5 5,8 7,2<br />
5 7,0 7,8 7,8 7,8 7,5 3,0 7,5 8,2 1,5 5,8 6,0 7,5<br />
6 6,5 6,5 6,0 7,0 7,0 5,0 7,0 6,5 4,0 6,0 6,0 7,0<br />
115
116 ARSIA<br />
Tab. 54 - Padulino o Marmino - Dati della degustazione del 12 ottobre 2005 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 4,0 3,8 5,5 3,5 3,5 3,3 3,3 3,5 5,8 6,5 3,8 2,5<br />
2 7,3 6,5 6,0 6,0 5,5 6,0 4,5 4,5 1,8 6,5 3,8 4,5<br />
3 6,5 7,0 6,0 5,0 4,5 4,5 4,0 5,0 5,5 6,0 3,8 4,5<br />
4 7,0 4,0 7,0 5,0 4,0 5,0 5,0 4,0 3,0 9,5 3,8 5,0<br />
5 6,8 6,3 6,5 5,5 3,8 1,8 3,0 3,5 1,9 6,0 4,0 5,0<br />
6 6,0 4,0 5,0 4,0 4,5 3,0 5,0 3,5 5,0 5,0 4,0 4,5<br />
Tab. 55 - Scritto della Garfagnana 1 (Alvaro Ferrari) - Dati della degustazione del 12 ottobre 2005 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 6,0 4,0 5,5 5,0 6,0 4,0 5,0 6,0 5,5 5,0 5,3 5,5<br />
2 7,5 7,0 7,5 7,5 6,5 7,0 7,5 7,0 2,5 6,0 4,0 7,0<br />
3 5,2 5,5 5,8 6,5 6,0 3,5 4,5 6,5 6,0 5,0 6,2 6,0<br />
4 7,0 4,0 8,0 5,0 4,5 3,0 5,0 5,5 7,0 6,0 3,8 5,5<br />
5 6,6 5,9 6,3 6,8 7,0 2,5 6,5 6,5 2,5 4,0 4,0 8,0<br />
6 5,5 5,0 5,0 5,5 5,0 4,0 5,0 6,0 4,0 5,0 5,0 6,0<br />
Tab. 56 - Scritto della Garfagnana 2 (Pieve Fosciana) - Dati della degustazione del 12 ottobre 2005 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 5,5 5,5 4,5 5,8 6,0 4,2 5,5 5,5 7,0 4,5 4,5 6,5<br />
2 8,0 7,5 7,0 7,2 7,2 6,5 7,0 7,0 2,5 7,0 4,0 7,5<br />
3 5,7 5,8 5,5 6,5 7,0 5,5 6,0 7,0 3,5 6,0 6,0 7,0<br />
4 6,5 5,5 6,5 6,5 5,5 6,5 6,5 7,0 2,5 6,0 4,0 7,0<br />
5 7,5 7,0 7,0 6,5 4,8 2,5 5,0 5,0 3,5 4,0 6,0 8,0<br />
6 5,5 5,0 5,0 6,0 7,0 4,0 6,5 6,5 3,0 3,0 6,0 7,0
Tab. 57 - Dati riepilogativi dei valori attribuiti alle singole varietà da parte degli assaggiatori (12 ottobre 2005)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
*Bianco Spagna o Corona<br />
Mediana 6,75 5,50 6,40 6,25 6,40 5,00 6,65 6,00 2,85 6,75 5,15 6,90<br />
Dev. st. robusta 0,33 0,38 0,73 0,36 0,60 0,90 0,35 0,00 0,97 0,33 0,17 0,22<br />
C.V. % robusto 4,90 6,87 11,37 5,75 9,45 17,96 5,26 0,00 34,15 4,90 3,30 3,15<br />
Fagiola garfagnina 2005<br />
Mediana 6,65 6,00 6,25 6,75 6,75 5,50 6,50 6,25 3,75 7,50 5,00 6,75<br />
Dev. st. robusta 0,45 0,48 0,71 0,61 0,76 0,80 0,86 0,61 1,29 0,43 0,00 0,47<br />
C.V. % robusto 6,82 8,03 11,34 9,10 11,20 14,60 13,23 9,83 34,27 5,67 0,00 7,00<br />
Fagiola garfagnina 2004<br />
Mediana 6,75 6,75 6,55 7,00 7,00 6,00 6,75 6,25 2,75 6,00 5,90 7,00<br />
Dev. st. robusta 0,53 0,70 0,56 0,20 0,48 0,76 0,61 0,33 0,76 0,48 0,08 0,34<br />
C.V. % robusto 7,84 10,36 8,51 2,84 6,89 12,60 9,10 5,29 27,49 8,03 1,28 4,86<br />
Scritto Garfagnana 1 (A.F.)<br />
Mediana 6,30 5,25 6,05 6,00 6,00 3,75 5,00 6,25 4,75 5,00 4,50 6,00<br />
Dev. st. robusta 0,48 0,59 0,61 0,60 0,43 0,33 0,43 0,19 1,13 0,28 0,46 0,43<br />
C.V. % robusto 7,65 11,16 10,15 10,08 7,09 8,82 8,51 3,02 23,87 5,67 10,29 7,09<br />
Scritto Garfagnana 2 (P.F.)<br />
Mediana 6,10 5,65 6,00 6,50 6,50 4,85 6,25 6,75 3,25 5,25 5,25 7,00<br />
Dev. st. robusta 0,64 0,45 0,66 0,14 0,52 0,83 0,33 0,47 0,33 0,71 0,71 0,14<br />
C.V. % robusto 10,53 8,03 11,03 2,18 8,00 17,15 5,29 7,00 10,18 13,50 13,50 2,03<br />
Padulino<br />
Mediana 6,65 5,15 6,00 5,00 4,25 3,90 4,25 3,75 4,00 6,25 3,80 4,50<br />
Dev. st. robusta 0,31 0,93 0,28 0,43 0,25 0,68 0,53 0,33 1,21 0,19 0,06 0,14<br />
C.V. % robusto 4,69 17,98 4,73 8,51 5,78 17,45 12,45 8,82 30,24 3,02 1,49 3,15<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
Tab. 58 - Dati riepilogativi dei valori attribuiti alle singole varietà (12 ottobre 2005)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
FAGIOLI BIANCHI amaro epidermide pasta<br />
*Bianco Spagna o Corona 6,75 5,50 6,40 6,25 6,40 5,00 6,65 6,00 2,85 6,75 5,15 6,90<br />
Fagiola garfagnina 2005 6,65 6,00 6,25 6,75 6,75 5,50 6,50 6,25 3,75 7,50 5,00 6,75<br />
Fagiola garfagnina 2004 6,75 6,75 6,55 7,00 7,00 6,00 6,75 6,25 2,75 6,00 5,90 7,00<br />
Scritto Garfagnana 1 (A.F.) 6,30 5,25 6,05 6,00 6,00 3,75 5,00 6,25 4,75 5,00 4,50 6,00<br />
Scritto Garfagnana 2 (P.F.) 6,10 5,65 6,00 6,50 6,50 4,85 6,25 6,75 3,25 5,25 5,25 7,00<br />
Padulino 6,65 5,15 6,00 5,00 4,25 3,90 4,25 3,75 4,00 6,25 3,80 4,50<br />
117
118 ARSIA<br />
Considerazioni sulla terza<br />
e la quarta degustazione<br />
Il confronto fra il Giallorino della Garfagnana<br />
e il Malato, uno degli approfondimenti che andavamo<br />
ad effettuare nel 2005, ha fatto emergere fra<br />
i due legumi differenze meno accentuate rispetto<br />
all’anno precedente: l’assaggio del Giallorino ha<br />
dato valori significativamente diversi rispetto a<br />
quelli del 2004; il graf. 13 mostra le differenze,<br />
che comunque risultano poco marcate. In effetti,<br />
però, possiamo dire che ogni dubbio sul fatto che<br />
si tratti di due ecotipi diversi è emerso in modo<br />
inequivocabile solo nella semina comparativa e<br />
pertanto siamo portati a concludere che le due<br />
varietà locali derivino da un’unica varietà che si è<br />
adattata nel tempo a due ambienti diversi.<br />
Tab. 59 - I prodotti portati in degustazione nella terza e quarta degustazione<br />
Sessione del 26 ottobre 2005 Sessione del 16 novembre 2005<br />
Varietà locale Tipologia Varietà locale Tipologia<br />
Aquila o Lupinaro Vari Diecimino Rosso/Scritto<br />
Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio Bianco Mascherino Vari<br />
Cappone Bianco Pievarino Rosso/Scritto<br />
Fagiola garfagnina (V. Rocchiccioli) Bianco Rosso di Lucca Rosso/Scritto<br />
Giallorino Bianco Scritto di Lucca Rosso/Scritto<br />
Malato o di San Giuseppe Bianco Fico di Gallicano Vari<br />
Schiaccione di Pietrasanta Bianco<br />
Una sessione di assaggio<br />
al Ristorante “Villa Volpi”<br />
a Mastiano (LU):<br />
Andrea Bertucci, Riccardo<br />
Gennaro, Veronica Giusti,<br />
Paolo Scialla, Roberto<br />
Andreoni, Antonio Pierini<br />
Questi due assaggi sono serviti anch’essi per il<br />
consolidamento della tecnica da parte della commissione<br />
di assaggio, anche se si è ulteriormente<br />
evidenziata la necessità di mantenere attivo il<br />
gruppo ed estendere il metodo.<br />
Gli assaggi effettuati ci hanno dato l’opportunità<br />
di un confronto fra i risultati del 2004 e quelli<br />
del 2005 quale prima verifica di una variabilità<br />
esistente all’interno della stessa varietà, dovuta<br />
anche alle diverse condizioni climatiche dell’annata.<br />
La definizione delle caratteristiche organolettiche<br />
deve anche indicare entro quali limiti è lecito<br />
attendersi la presenza di certe caratteristiche.
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
119<br />
graf. 11<br />
graf. 12<br />
graf. 13
120 ARSIA<br />
Tab. 60 - Aquila o Lupinaro - Dati della degustazione del 26 ottobre 2005 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 7,8 7,5 7,5 7,5 7,5 6,0 7,8 7,0 2,5 3,0 8,5 7,8<br />
2 7,5 7,0 7,0 6,5 7,0 6,0 7,5 7,5 1,0 3,0 7,5 7,5<br />
3 7,5 5,5 7,5 8,5 7,5 8,5 8,5 8,0 0,5 3,5 8,5 9,0<br />
4 7,0 6,8 6,0 6,5 3,5 5,0 4,0 5,5 1,5 3,0 8,0 7,8<br />
5 8,5 9,0 9,0 7,5 7,0 6,0 7,5 7,5 1,0 4,0 6,5 7,8<br />
6 8,0 7,0 9,0 9,0 7,0 5,5 7,0 8,2 3,5 2,0 9,0 9,0<br />
Tab. 61 - Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio - Dati della degustazione del 26 ottobre 2005 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 5,5 5,5 6,0 4,5 5,0 5,5 5,0 5,5 0,5 5,0 6,0 6,5<br />
2 5,5 4,5 4,5 4,0 3,8 4,5 5,5 6,0 2,0 3,0 7,0 4,0<br />
3 7,5 5,0 7,5 5,0 6,5 4,5 7,5 5,0 3,0 6,0 7,0 6,0<br />
4 7,0 5,0 4,5 5,5 3,8 6,5 3,0 5,0 2,0 3,0 6,0 7,0<br />
5 7,5 7,5 7,5 7,0 5,0 4,0 3,0 7,0 2,0 3,0 6,0 7,0<br />
6 9,0 6,0 7,0 7,0 6,0 6,0 6,0 6,0 3,0 3,0 8,0 8,0<br />
Tab. 62 - Cappone - Dati della degustazione del 26 ottobre 2005 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 6,5 6,0 6,5 7,0 7,0 5,0 6,0 6,0 2,0 2,5 8,0 6,0<br />
2 6,5 6,0 6,0 5,0 5,8 6,0 5,0 5,5 3,5 2,0 8,5 5,5<br />
3 6,0 5,0 6,0 7,0 7,5 7,5 7,0 5,5 2,0 4,0 4,0 7,0<br />
4 6,5 5,3 5,0 4,8 3,5 5,0 4,5 4,5 3,0 3,0 8,0 6,0<br />
5 6,0 5,0 5,0 5,0 4,8 3,0 5,0 5,0 3,5 3,0 6,5 6,0<br />
6 8,0 6,0 7,0 6,0 5,0 6,5 5,0 5,0 4,0 2,0 9,0 8,0
Tab. 63 - Fagiola garfagnina 2005 (V. Rocchiccioli) - Dati della degustazione del 26 ottobre 2005 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 7,5 7,0 7,0 7,5 7,5 7,5 7,0 7,5 0,8 4,0 7,5 8,0<br />
2 7,5 6,5 7,0 7,0 7,0 8,0 7,5 8,5 0,5 3,5 8,5 8,0<br />
3 7,0 6,5 7,5 7,0 7,5 9,5 9,0 8,0 0,0 3,5 9,0 8,5<br />
4 6,5 5,8 5,0 7,0 3,5 8,5 7,0 6,5 0,8 5,0 7,0 7,5<br />
5 7,5 5,5 7,0 6,5 5,5 7,5 5,0 6,8 0,5 5,5 7,0 6,0<br />
6 7,0 6,0 8,0 4,0 8,0 8,0 8,0 7,0 1,0 4,0 9,0 8,0<br />
Tab. 64 - Giallorino - Dati della degustazione del 26 ottobre 2005 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 7,0 6,0 6,2 7,0 6,8 5,0 6,0 6,0 2,0 4,0 6,5 6,0<br />
2 5,5 4,0 4,5 5,5 6,0 5,0 6,0 6,0 2,0 4,0 6,0 5,5<br />
3 7,5 5,0 8,0 5,8 7,0 5,5 7,0 6,5 2,5 6,5 6,5 6,5<br />
4 6,5 5,0 5,0 5,5 4,0 5,0 6,0 5,0 2,0 6,0 5,0 5,0<br />
5 8,0 6,0 7,5 7,3 5,0 3,8 5,0 6,5 2,0 3,8 5,5 7,5<br />
6 7,5 6,0 7,0 6,5 6,0 4,0 6,0 5,5 3,0 4,0 6,0 7,0<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
Tab. 65 - Malato - Dati della degustazione del 26 ottobre 2005 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 7,5 7,3 8,0 7,2 7,0 4,5 5,5 5,8 2,5 4,3 5,0 6,5<br />
2 6,0 5,0 5,5 6,0 6,5 4,0 6,8 6,0 1,5 4,0 7,0 6,5<br />
3 6,5 6,5 7,5 6,0 6,0 6,5 7,5 5,5 3,0 6,5 7,5 7,0<br />
4 7,2 5,5 5,5 4,8 2,8 5,0 4,5 4,5 2,8 5,0 5,0 5,5<br />
5 8,0 7,5 7,5 7,0 6,0 4,8 5,3 6,0 0,8 4,0 5,5 7,5<br />
6 8,0 7,0 7,0 7,0 7,0 3,5 6,0 7,0 4,0 4,0 7,0 7,5<br />
121
122 ARSIA<br />
Tab. 66 - Schiaccione di Pietrasanta - Dati della degustazione del 26 ottobre 2005 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 7,0 7,0 7,0 5,5 5,5 4,5 4,5 4,0 2,5 4,0 6,0 5,5<br />
2 6,0 6,5 5,5 4,5 3,0 4,0 3,5 3,5 1,0 4,0 8,0 4,0<br />
3 7,0 5,0 7,5 6,5 6,0 5,0 7,0 6,0 2,5 7,5 5,5 6,5<br />
4 7,0 6,2 6,0 6,5 5,0 5,0 5,5 6,0 1,5 5,0 4,0 5,0<br />
5 7,0 6,5 7,0 5,5 6,0 4,0 4,5 5,5 0,5 3,0 7,5 6,0<br />
6 7,0 6,0 7,0 5,0 4,0 4,0 5,0 4,0 4,0 4,0 6,0 7,0<br />
Tab. 67 - Dati riepilogativi della degustazione del 26 ottobre 2005<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
FAGIOLI BIANCHI Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Fibrosità Consistenza Armonicità<br />
amaro pasta<br />
Schiaccione di Pietr. 7,00 6,35 7,00 5,50 5,25 4,25 4,75 4,75 2,00 4,00 6,00 5,75<br />
Malato 7,35 6,75 7,25 6,50 6,25 4,65 5,75 5,90 2,65 4,15 6,25 6,75<br />
Giallorino 7,25 5,50 6,60 6,15 6,00 5,00 6,00 6,00 2,00 4,00 6,00 6,25<br />
Aquila o Lupinaro 7,65 7,00 7,50 7,50 7,00 6,00 7,50 7,50 1,25 3,00 8,25 7,80<br />
Cappone 6,50 5,65 6,00 5,50 5,40 5,50 5,00 5,25 3,25 2,75 8,00 6,00<br />
Fagiola garfagnina<br />
(V. Rocchiccioli) 7,25 6,25 7,00 7,00 7,25 8,00 7,25 7,25 0,65 4,00 8,00 8,00<br />
Cannellino San Ginese 7,25 5,25 6,50 5,25 5,00 5,00 5,25 5,75 2,00 3,00 6,50 6,75
Tab. 68 - Dati riepilogativi dei valori attribuiti alle singole varietà da parte degli assaggiatori (26 ottobre 2005)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
Schiaccione di Pietrasanta<br />
Mediana 7,00 6,35 7,00 5,50 5,25 4,25 4,75 4,75 2,00 4,00 6,00 5,75<br />
Dev. st. robusta 0,00 0,17 0,28 0,43 0,61 0,33 0,33 0,71 0,52 0,28 0,57 0,47<br />
C.V. % robusto 0,00 2,68 4,05 7,73 11,70 7,78 6,96 14,92 25,99 7,09 9,45 8,22<br />
Fagiola garfagnina<br />
(V. Rocchiccioli)<br />
Mediana 7,25 6,25 7,00 7,00 7,25 8,00 7,25 7,25 0,65 4,00 8,00 8,00<br />
Dev. st. robusta 0,19 0,25 0,14 0,14 0,61 0,28 0,33 0,39 0,11 0,43 0,66 0,14<br />
C.V. % robusto 2,61 3,93 2,03 2,03 8,47 3,54 4,56 5,34 17,45 10,63 8,27 1,77<br />
Aquila o Lupinaro<br />
Mediana 7,65 7,00 7,50 7,50 7,00 6,00 7,50 7,50 1,25 3,00 8,25 7,80<br />
Dev. st. robusta 0,17 0,20 0,57 0,57 0,14 0,14 0,23 0,28 0,47 0,14 0,33 0,34<br />
C.V. % robusto 2,22 2,84 7,56 7,56 2,03 2,36 3,02 3,78 37,80 4,73 4,01 4,36<br />
Malato<br />
Mediana 7,35 6,75 7,25 6,50 6,25 4,65 5,75 5,90 2,65 4,15 6,25 6,75<br />
Dev. st. robusta 0,45 0,56 0,61 0,38 0,33 0,31 0,47 0,16 0,45 0,31 0,71 0,33<br />
C.V. % robusto 6,17 8,26 8,47 5,82 5,29 6,71 8,22 2,72 17,12 7,51 11,34 4,90<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
Giallorino<br />
Mediana 7,25 5,50 6,60 6,15 6,00 5,00 6,00 6,00 2,00 4,00 6,00 6,25<br />
Dev. st. robusta 0,33 0,38 0,78 0,49 0,51 0,28 0,00 0,28 0,14 0,57 0,28 0,47<br />
C.V. % robusto 4,56 6,87 11,88 7,99 8,51 5,67 0,00 4,73 7,09 14,18 4,73 7,56<br />
Cappone<br />
Mediana 6,50 5,65 6,00 5,50 5,40 5,50 5,00 5,25 3,25 2,75 8,00 6,00<br />
Dev. st. robusta 0,14 0,35 0,43 0,66 0,70 0,52 0,28 0,19 0,47 0,33 0,57 0,28<br />
C.V. % robusto 2,18 6,19 7,09 12,03 12,95 9,45 5,67 3,60 14,54 12,03 7,09 4,73<br />
Cannellino di San Ginese<br />
Mediana 7,25 5,25 6,50 5,25 5,00 5,00 5,25 5,75 2,00 3,00 6,50 6,75<br />
Dev. st. robusta 0,61 0,33 0,95 0,76 0,62 0,52 0,90 0,33 0,28 0,57 0,38 0,33<br />
C.V. % robusto 8,47 6,30 14,54 14,40 12,47 10,40 17,10 5,75 14,18 18,90 5,82 4,90<br />
123
124 ARSIA<br />
Tab. 69 - Diecimino - Dati della degustazione del 16 novembre 2005 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 5,2 4,8 5,0 6,0 5,5 5,0 5,5 5,0 1,8 4,0 4,0 6,5<br />
2 6,3 6,0 6,3 6,3 6,0 5,8 5,0 5,5 1,5 5,0 6,0 6,5<br />
3 6,3 5,3 5,7 6,5 7,0 6,5 5,8 6,5 3,5 5,5 5,5 6,8<br />
4 4,0 4,0 4,8 4,8 3,5 3,5 2,5 5,0 4,8 5,0 5,0 4,0<br />
5 3,0 3,0 3,0 4,0 4,0 3,5 4,0 4,0 4,0 5,5 5,5 5,0<br />
6 4,0 5,0 4,0 7,0 6,0 5,0 5,0 8,0 4,0 5,0 7,0 7,0<br />
Tab. 70 - Fico di Gallicano - Dati della degustazione del 16 novembre 2005 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 7,0 3,5 6,0 7,0 3,0 4,5 5,0 5,0 2,5 6,0 4,0 6,0<br />
2 7,0 6,5 6,5 7,0 7,0 7,0 7,0 7,2 1,5 4,0 4,0 7,5<br />
3 7,0 5,5 7,5 5,5 6,5 6,5 6,5 6,0 1,8 5,5 5,5 5,8<br />
4 7,3 7,3 7,0 6,0 6,5 5,0 6,0 6,5 3,0 5,0 6,0 7,0<br />
5 5,8 5,5 5,5 3,0 3,0 4,2 3,8 4,0 6,0 5,5 7,5 6,3<br />
6 6,0 8,0 8,0 8,0 6,0 8,0 10,0 10,0 2,0 3,0 5,0 8,0<br />
Tab. 71 - Mascherino - Dati della degustazione del 6 novembre 2005 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 7,0 6,0 7,0 6,8 5,8 5,8 6,3 6,3 0,5 5,8 6,0 7,5<br />
2 7,5 6,0 6,5 8,0 5,0 7,5 6,3 7,5 0,5 4,8 6,0 8,0<br />
3 6,0 5,5 6,0 6,5 5,5 6,0 6,5 5,5 3,5 7,5 6,3 6,5<br />
4 6,0 5,5 5,5 4,5 4,5 5,0 4,5 5,0 1,0 5,2 4,5 5,0<br />
5 6,0 6,3 7,5 6,0 6,3 4,0 7,0 7,5 4,0 5,5 5,0 7,5<br />
6 6,0 6,0 8,0 8,0 6,0 8,0 8,0 8,0 2,0 3,0 7,0 8,0
Tab. 72 - Pievarino - Dati della degustazione del 16 novembre 2005 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 7,0 6,0 7,0 6,5 5,5 5,5 5,0 6,0 0,8 4,3 4,2 6,0<br />
2 6,5 6,0 5,5 6,8 5,0 6,5 3,0 6,0 1,0 6,0 4,0 5,8<br />
3 5,3 5,3 7,0 7,0 7,2 5,3 7,0 7,0 4,3 7,5 3,5 7,0<br />
4 5,5 5,0 6,0 5,5 5,0 3,5 5,0 5,5 2,0 7,0 3,8 5,0<br />
5 4,0 4,0 4,5 3,5 3,5 3,0 3,0 4,0 4,0 6,3 3,8 4,0<br />
6 7,0 7,0 6,0 5,0 6,0 4,0 5,0 6,0 2,0 7,0 3,0 5,0<br />
Tab. 73 - Rosso di Lucca - Dati della degustazione del 16 novembre 2005 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 7,0 6,5 7,0 7,0 6,0 4,5 5,0 6,0 2,5 4,0 5,5 7,5<br />
2 7,0 6,0 6,0 6,5 6,0 6,5 3,5 6,5 2,0 5,2 5,2 7,3<br />
3 6,5 5,5 7,0 5,5 5,3 6,2 7,0 6,2 3,5 7,5 4,0 6,5<br />
4 5,0 5,0 5,0 4,5 4,5 5,0 5,0 4,5 2,5 5,5 6,0 5,5<br />
5 3,0 3,5 3,5 3,5 3,5 3,5 4,5 3,5 3,5 5,5 6,3 5,0<br />
6 8,0 9,0 8,0 7,0 6,0 7,0 8,0 8,0 4,0 5,0 7,0 8,0<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
Tab. 74 - Scritto di Lucca - Dati della degustazione del 16 novembre 2005 per assaggiatore<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
1 7,0 6,5 7,0 7,0 5,5 3,5 5,5 6,3 1,8 6,0 4,5 7,0<br />
2 6,0 5,0 5,0 6,0 5,0 5,0 3,0 5,0 3,5 4,0 4,0 6,0<br />
3 6,8 7,0 7,0 6,3 5,5 5,0 7,0 6,0 5,5 5,5 6,5 7,0<br />
4 5,0 4,0 4,0 4,0 5,0 5,0 4,5 4,5 2,5 6,0 4,0 4,0<br />
5 4,0 4,0 4,5 4,0 5,0 4,0 4,0 4,5 5,0 5,3 4,5 4,0<br />
6 5,0 6,0 4,0 5,0 6,0 4,0 5,0 5,0 4,0 1,0 7,0 5,0<br />
125
126 ARSIA<br />
Tab. 75 - Dati riepilogativi dei valori attribuiti alle singole varietà da parte degli assaggiatori (16 novembre 2005)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
amaro epidermide pasta<br />
Rosso di Lucca<br />
Mediana 7,00 6,00 7,00 6,50 6,00 5,00 5,00 6,20 3,00 5,50 6,00 6,50<br />
Dev. st. robusta 0,52 0,52 0,52 0,70 0,38 0,56 0,70 0,44 0,35 0,23 0,37 0,75<br />
C.V. % robusto 7,50 8,75 7,50 10,77 6,42 11,20 14,00 7,06 11,67 4,14 6,12 11,58<br />
Diecimino<br />
Mediana 5,20 5,00 5,00 6,30 6,00 5,00 5,00 5,50 3,50 5,00 5,50 6,50<br />
Dev. st. robusta 0,80 0,44 0,56 0,47 0,61 0,66 0,40 0,66 0,73 0,17 0,17 0,40<br />
C.V. % robusto 15,48 8,75 11,20 7,50 10,21 13,30 8,05 12,09 21,00 3,50 3,18 6,19<br />
Pievarino<br />
Mediana 6,50 6,00 6,00 6,50 5,50 5,00 5,00 6,00 2,00 6,50 3,80 5,80<br />
Dev. st. robusta 0,52 0,47 0,44 0,58 0,44 0,58 0,40 0,21 0,66 0,30 0,09 0,31<br />
C.V. % robusto 8,08 7,87 7,29 8,88 7,95 11,55 8,05 3,50 33,25 4,58 2,30 5,43<br />
Scritto di Lucca<br />
Mediana 6,00 6,00 5,00 6,00 5,50 5,00 5,00 5,00 3,50 5,50 4,50 6,00<br />
Dev. st. robusta 0,66 0,79 0,96 0,66 0,26 0,35 0,61 0,44 0,79 0,38 0,61 0,70<br />
C.V. % robusto 11,08 13,12 19,25 11,08 4,77 7,00 12,25 8,75 22,50 7,00 13,61 11,67<br />
Fico di Gallicano<br />
Mediana 7,00 6,50 7,00 7,00 6,50 6,50 6,50 6,50 2,00 5,00 5,50 7,00<br />
Dev. st. robusta 0,26 0,58 0,44 0,47 0,79 0,96 0,61 0,65 0,38 0,47 0,44 0,38<br />
C.V. % robusto 3,75 8,88 6,25 6,75 12,11 14,81 9,42 9,96 19,25 9,45 7,95 5,50<br />
Mascherino<br />
Mediana 6,00 6,00 7,00 6,80 5,80 6,00 6,50 7,00 1,80 5,20 6,00 7,50<br />
Dev. st. robusta 0,44 0,14 0,44 0,44 0,31 0,65 0,33 0,56 0,70 0,26 0,31 0,35<br />
C.V. % robusto 7,29 2,33 6,25 6,43 5,43 10,79 5,11 8,00 38,89 5,05 5,25 4,67<br />
Tab. 76 - Dati riepilogativi dei valori attribuiti alle singole varietà (16 novembre 2005)<br />
Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />
Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />
FAGIOLI ROSSI E SCRITTI amaro epidermide pasta<br />
Fico di Gallicano 7,00 6,50 7,00 7,00 6,50 6,50 6,50 6,50 2,00 5,00 5,50 7,00<br />
Mascherino 6,00 6,00 7,00 6,80 5,80 6,00 6,50 7,00 1,80 5,20 6,00 7,5<br />
Scritto di Lucca 6,00 6,00 5,00 6,00 5,50 5,00 5,00 5,00 3,50 5,50 4,50 6,00<br />
Pievarino 6,50 6,00 6,00 6,50 5,50 5,00 5,00 6,00 2,00 6,50 3,80 5,80<br />
Diecimino 5,20 5,00 5,00 6,30 6,00 5,00 5,00 5,50 3,50 5,00 5,50 6,50<br />
Rosso di Lucca 7,00 6,00 7,00 6,50 6,00 5,00 5,00 6,20 3,00 5,50 6,00 6,50
Conclusioni<br />
Il lavoro di caratterizzazione organolettica dei<br />
fagioli della Lucchesia ci ha mostrato, come accade<br />
spesso, che pur essendoci posti obiettivi precisi e<br />
avendo individuato le tappe per raggiungerli, nello<br />
sviluppo del programma ci troviamo ad affrontare<br />
e risolvere, in una sorta di “laboratorio dinamico”,<br />
questioni nuove e inaspettate via via che si presentano.<br />
Del resto nella ricerca, a qualsiasi livello<br />
venga eseguita, il presupposto necessario per scoprire<br />
qualcosa di nuovo è di rimanere aperti all’inaspettato<br />
ed è affrontando queste nuove problematiche<br />
che si progredisce e si ottengono risultati<br />
interessanti.<br />
È in questa ottica che va inquadrato il risultato<br />
del nostro lavoro: se da un lato siamo riusciti a<br />
definire alcuni caratteri essenziali per le diverse<br />
varietà di fagioli della Lucchesia e un metodo per<br />
affrontare il problema della loro caratterizzazione<br />
organolettica, dall’altro abbiamo individuato altri<br />
aspetti importanti su cui continuare a studiare per<br />
approfondire la nostra conoscenza sulla questione.<br />
Il nostro principale obiettivo, però, era essenzialmente<br />
quello di creare un metodo e iniziare a<br />
definire quei caratteri varietali che, con maggiore o<br />
minore evidenza, si presentano costantemente<br />
negli assaggi. In sostanza indicare una strada e dare<br />
un volto e una prima definizione dei caratteri organolettici<br />
di ogni varietà.<br />
Uno degli obiettivi che riteniamo di avere raggiunto,<br />
è la messa a punto della scheda di degustazione<br />
e, soprattutto, di un metodo di assaggio. Il<br />
gruppo di assaggiatori da noi scelto ha lavorato,<br />
attraverso assaggi aperti in cui si esprimevano agli<br />
altri le proprie sensazioni, con lo scopo di mettere<br />
insieme una tecnica esportabile per la definizione<br />
delle caratteristiche organolettiche dei fagioli. È<br />
impensabile affermare che il sistema, dopo queste<br />
esperienze, sia già giunto al massimo grado di affidabilità;<br />
però possiamo dire di aver individuato<br />
una strada sulla quale è possibile procedere per<br />
migliorare questo aspetto.<br />
Abbiamo inoltre cominciato a definire le caratteristiche<br />
organolettiche essenziali di ogni varietà.<br />
Le comparazioni degli assaggi hanno evidenziato<br />
una buona coincidenza dei risultati delle due annate<br />
in alcuni casi e valori differenti in altri; siamo<br />
riusciti, però, a individuare anche alcuni elementi<br />
caratteristici delle varietà e indipendenti da fattori<br />
esterni. L’esperienza dei due anni ci ha mostrato<br />
che ci sono diverse variabili a determinare il differente<br />
manifestarsi dei caratteri:<br />
• le fasi di ammollo e cottura possono essere<br />
determinanti sul risultato dell’assaggio. Una<br />
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />
127<br />
buona conoscenza del legume consente una<br />
perfetta gestione di queste fasi;<br />
• la presentazione del prodotto e, in particolare la<br />
temperatura di servizio, influenza in modo netto<br />
sia l’esame olfattivo (intensità e persistenza di<br />
profumi), sia quello gustativo (intensità e persistenza<br />
ma anche succulenza), sia quello cinestetico<br />
(in particolare la morbidezza della pasta);<br />
• l’andamento climatico: periodi siccitosi e caratterizzati<br />
da alte temperature agiscono in modo<br />
diretto e negativo sul profilo cinestetico provocando<br />
un maggiore indurimento dei tessuti e<br />
un minore riempimento del seme (minore morbidezza<br />
della pasta e maggiore consistenza dell’epidermide).<br />
Esistono però alcuni aspetti che hanno mostrato<br />
una costanza di risultati:<br />
• l’andamento dei valori di alcuni descrittori ha<br />
comunque rispettato la diversa tendenza delle<br />
varietà locali: per esempio, varietà con epidermide<br />
tendenzialmente più consistente (come i<br />
fagioli rossi e scritti), pur nelle differenze<br />
mostrate nelle due annate hanno comunque<br />
mantenuto queste caratteristiche. I descrittori<br />
dove si è riscontrata questa costanza sono principalmente<br />
quelli legati al profilo cinestetico e,<br />
per quanto riguarda il profilo gustativo, alla<br />
sapidità e succulenza;<br />
• l’armonicità è un altro parametro che, pur con<br />
variazioni dovute ai fattori esterni, non presenta<br />
valori sensibilmente differenti fra un assaggio<br />
e l’altro. Questo è un fatto importante perché<br />
rappresenta il grado di equilibrio del legume, il<br />
giudizio d’insieme che rimane pressoché invariato<br />
anche al mutare delle condizioni;<br />
• l’uso in cucina delle diverse varietà può essere<br />
definito in modo sufficientemente univoco e<br />
indipendente dai fattori esterni.<br />
In conclusione ci preme mettere in risalto l’eccellenza<br />
di tutte le varietà locali e la presenza sul<br />
territorio della Lucchesia di fagioli con caratteristiche<br />
differenti e adatti a usi diversi; senza dubbio<br />
questa conclusione arriva a confermare un’idea che<br />
ci andavamo facendo già durante lo svolgimento<br />
dell’indagine: l’importanza che storicamente<br />
hanno avuto i fagioli prodotti su tutto il territorio<br />
della provincia di Lucca deriva da elementi oggettivi<br />
determinati dalle particolari condizioni pedoclimatiche<br />
del territorio, caratterizzato anche dalla<br />
presenza copiosa di corsi d’acqua. È in un clima<br />
temperato con estati non troppo calde e in terreni<br />
tendenzialmente sciolti e spesso ciottolosi come<br />
quelli adiacenti ai corsi d’acqua, sciolti ma anche
128 ARSIA<br />
freschi, che la coltivazione del fagiolo offre risultati<br />
di eccellenza. È in questa situazione che le attuali<br />
varietà, ma meglio sarebbe definirle ecotipi, si<br />
sono conservate. Non solo si sono conservate,<br />
bensì hanno acquisito caratteri propri tanto da farci<br />
affermare, oggi, che questi ecotipi sono particolari<br />
e specifici di questo territorio; in sostanza si è trattato<br />
di una selezione inconsapevole effettuata da<br />
quei produttori che non hanno mai smesso di apprezzare<br />
le caratteristiche di questi legumi che oggi<br />
possiamo definire tradizionali e legati a questo<br />
territorio all’interno del quale, per decenni, sono<br />
stati coltivati.<br />
È in sostanza in questo territorio, per quanto<br />
vasto e non perfettamente omogeneo, che si trovano<br />
situazioni pedoclimatiche comuni che hanno<br />
consentito la coltivazione e conservazione di una<br />
notevole quantità di varietà (diciassette) tutte interessanti<br />
benché ognuna con attitudini diverse.<br />
Parlavamo di caratteristiche comuni che possiamo<br />
andare a individuare nelle zone ricche di corsi<br />
d’acqua che sono presenti in tutta la provincia,<br />
dalla Garfagnana alla Media Valle del Serchio, col<br />
fiume Serchio stesso e tutti i suoi affluenti che solcano<br />
queste belle vallate; fino alla stessa Versilia,<br />
soprattutto nel territorio dell’Alta Versilia nei<br />
Comuni di Pietrasanta e Camaiore; e infine la<br />
Piana di Lucca dove le opere di canalizzazione<br />
delle acque provenienti dalla Garfagnana, dall’altopiano<br />
delle Pizzorne e dai Monti Pisani, vanno a<br />
formare un autentico reticolo diffuso su tutta la<br />
piana.<br />
Territorio, quindi, caratterizzato da una discreta<br />
complessità ma in cui alcuni tratti comuni hanno<br />
determinato analoghe condizioni di adattamento<br />
dei fagioli che a loro volta hanno dato luogo a un<br />
alto numero di varietà in grado di distinguersi per<br />
le notevoli caratteristiche organolettiche.
SCHEDE DI PRESENTAZIONE DELLE VARIETÀ LOCALI DI FAGIOLI<br />
Marco Del Pistoia, Mario Macchia, Mauro Quarta, Marco Baldanzi, Lucia Ceccarini
Fagiolo Aquila o Lupinaro<br />
Denominazione: fagiolo Aquila o fagiolo Lupinaro.<br />
Localizzazione: si produce nella Piana di Lucca.<br />
Cenni storici<br />
Non è stata trovata alcuna indicazione circa l’origine del fagiolo Aquila anche se<br />
pare che sia coltivato nella Piana di Lucca da tempo e, senza dubbio, almeno fin<br />
dall’inizio del Novecento, in terreni freschi, di medio impasto, tendenti al sabbioso.<br />
Il fagiolo Aquila è sempre stato consumato soltanto nella zona di produzione<br />
dove è apprezzato per le sue notevoli caratteristiche organolettiche.<br />
La coltivazione è stata praticamente abbandonata a causa delle basse rese e dell’incostanza<br />
della produzione, tanto che in alcuni anni non è stato possibile ottenere<br />
alcun raccolto e conservare una quota significativa di seme.<br />
Negli ultimi anni il seme, ormai perduto, è stato recuperato grazie all’opera dell’Orto<br />
Botanico di Lucca, che ne deteneva piccole quantità nella Banca del Germoplasma,<br />
e della ditta sementiera Gargini di Lucca che ha provveduto a reinserirlo<br />
nel circuito produttivo proponendolo ad alcuni agricoltori locali che<br />
recentemente hanno iniziato a produrlo autonomamente, pur in quantitativi<br />
alquanto modesti.<br />
Descrizione della varietà locale<br />
È una pianta a crescita indeterminata, molto vigorosa e a maturazione scalare.<br />
Presenta foglie verdi tendenzialmente scure; il baccello è di colore verde e a<br />
superficie rugosa (simile al lupino, da cui il nome Lupinaro); la dimensione è di<br />
10-11 cm di lunghezza e di 1-1,5 cm di larghezza. Il seme è circa 1-1,5 x 0,8-<br />
1 cm, ha forma ovale leggermente schiacciata con colorazione bianca con una<br />
macchia nerastra intorno all’ilo.
132 ARSIA<br />
Caratteristiche del fagiolo Aquila o Lupinaro<br />
Carattere Classi<br />
Pianta tipo di accrescimento rampicante<br />
Fiore epoca di fioritura medio-tardiva<br />
colore (stendardo e ali) bianco (con riflessi rosa nello stendardo)<br />
Baccello lunghezza (stilo incluso) medio-corta (circa 10,5-11 cm)<br />
sezione trasversale ellittica<br />
spessore medio<br />
grado di curvatura assente o molto lieve<br />
colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />
filo assente<br />
n. degli ovuli mediamente 4-6<br />
Stilo lunghezza medio-corta<br />
grado di curvatura assente o molto lieve<br />
Seme taglia (peso di 100 semi secchi) media (43 gr circa)<br />
forma in sezione longitudinale<br />
mediana (maturo e secco)<br />
ovale largo, circolare<br />
forma in sezione trasversale tendente al tondeggiante<br />
colore principale con una macchia nerastra a forma<br />
di “aquila appollaiata” intorno all’ilo<br />
venature medie<br />
colore contorno ilo simile al colore della macchia scura<br />
Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente. È unico, fra i fagioli della Lucchesia,<br />
per caratteristiche morfologiche e utilizzo.<br />
Tecnica produttiva<br />
Il seme viene spesso riprodotto direttamente in azienda dal produttore. La semina<br />
viene effettuata dopo le normali<br />
operazioni di preparazione del<br />
terreno, aratura leggera (25-30<br />
cm) seguita da erpicatura per interrare<br />
il fertilizzante utilizzando<br />
concimi a più alto titolo di fosforo<br />
e potassio, integrati con modeste<br />
quantità di concimi azotati; la<br />
pianta, infatti, è particolarmente<br />
sensibile all’eccesso di azoto che<br />
produce a sua volta vigoria esagerata<br />
e conseguente scarsa fioritura<br />
e allegagione. Generalmente si<br />
seminano le piante molto fitte per<br />
poi effettuare un diradamento<br />
manuale allo scopo di ottenere un<br />
sesto d’impianto di circa 40 cm<br />
sulla fila e di 1,5 m fra le file. La<br />
pianta necessita di sostegni.<br />
Raramente si effettuano interventi<br />
di difesa. Viene irrigato regolarmente<br />
senza eccedere nelle quantità<br />
somministrate (circa una volta<br />
la settimana). Essendo una pianta
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Aquila o Lupinaro<br />
molto vigorosa, spesso viene cimata per ridurne la vigoria e favorire la produzione<br />
di baccelli.<br />
La raccolta viene effettuata a mano e sono necessari da 6 a 8 passaggi per completarla.<br />
Un primo passaggio per l’utilizzo come fagiolo ‘mangiatutto’ viene<br />
fatto quando i semi cominciano a ingrossare all’interno del legume, successivamente<br />
ne vengono fatti altri fino a che i fagioli non sono troppo grossi e il legume<br />
viene sgranato, fresco o secco, e utilizzato come tale.<br />
La produzione è di circa 25-30 q.li di prodotto fresco per ettaro.<br />
Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />
Negli assaggi del prodotto secco il fagiolo Aquila ha dato buoni risultati con<br />
valori più elevati nel 2005 rispetto al 2004 per tutti i percettori, sia all’esame<br />
olfattivo sia a quello gustativo.<br />
Nel secondo assaggio prevale nettamente la tendenza al dolce rispetto all’amaro.<br />
Sotto il profilo cinestetico si confermano le ottime caratteristiche di epidermide,<br />
pressoché assente, e pasta particolarmente morbida. In conclusione ha<br />
ricevuto un’ottima valutazione d’insieme rappresentata dall’armonicità.<br />
Per quanto riguarda l’assaggio del prodotto come ‘mangiatutto’, il fagiolo Aquila<br />
ha mostrato, all’esame olfattivo, un’ottima intensità di profumi non assecondata<br />
dalla persistenza; ottimi risultano pure gli aromi. All’esame gustativo buoni<br />
i valori per intensità, sapidità e persistenza; la succulenza è piuttosto accentuata<br />
e gli conferisce una peculiarità che lo fa emergere fra i ‘mangiatutto’: infatti questo<br />
fagiolo viene utilizzato con il seme già ben marcato all’interno del baccello<br />
e ciò determina una maggiore complessità di sapori e una maggiore succulenza.<br />
La sensazione è quella di un alimento completo con la parte erbacea (baccello)<br />
e la parte più farinosa (seme) che si uniscono in un connubio molto equilibrato<br />
e armonioso. La tendenza al dolce prevale sulla tendenza all’amaro in modo<br />
piuttosto netto.<br />
Sotto il profilo cinestetico emerge positivamente l’assenza di filamenti coriacei,<br />
cosa importantissima per un ‘mangiatutto’ in generale e in particolare per un<br />
“biuso”, nel quale lo stato avanzato di maturazione (seme formato) farebbe supporre<br />
il contrario. La pasta risulta particolarmente morbida e sufficientemente<br />
omogenea, ferme restando le considerazioni precedenti.<br />
Ottima, quindi, la valutazione d’insieme evidenziata dal valore molto alto dell’armonicità.<br />
Il grafico in alto mostra il confronto fra gli assaggi del 2004 e quelli del 2005.<br />
133
134 ARSIA<br />
Considerazioni generali assaggi prodotto secco<br />
Ammollo e cottura: il fagiolo è stato tenuto in ammollo per 12-13 ore ed è stato<br />
cotto per poco più di 1 ora.<br />
Aspetto esteriore: forma globosa, ovale, dimensione medio-piccola, colore bianco<br />
sporco con la classica macchia scura a forma di aquila in corrispondenza dell’ilo,<br />
ancora evidente dopo la cottura e tale da conferire al fagiolo un aspetto<br />
decisamente gradevole alla vista.<br />
Profumi e sapori: i profumi hanno una discreta intensità e persistenza e un<br />
aroma altrettanto buono; all’assaggio si confermano i valori di intensità e persistenza<br />
registrati nell’esame olfattivo; la sapidità e la succulenza sono intense; la<br />
tendenza all’amaro è meno accentuata rispetto alla dolcezza e risultano nell’insieme<br />
molto equilibrate.<br />
Profilo cinestetico: l’epidermide è risultata poco consistente, quasi assente, e la<br />
pasta particolarmente morbida.<br />
Considerazioni generali assaggi prodotto fresco<br />
Aspetto esteriore: forma un po’ tozza, piuttosto schiacciata; grani ben formati e<br />
appariscenti che alle volte fuoriescono dal baccello.<br />
Profumi e sapori: i profumi hanno un’ottima intensità e una minore persistenza;<br />
buono l’aroma; all’assaggio si confermano i valori di intensità e persistenza registrati<br />
nell’esame olfattivo; la sapidità e la succulenza sono elevate; la tendenza al<br />
dolce prevale nettamente su quella all’amaro.<br />
Profilo cinestetico: praticamente assenti i filamenti coriacei (fibrosità scarsa), la<br />
pasta risulta particolarmente morbida e omogenea.<br />
Caratteristiche di sintesi<br />
Il fagiolo Aquila o Lupinaro è risultato ottimo, con un buon equilibrio e con<br />
valori altissimi per tutti i parametri, sia utilizzato secco, sia come ‘mangiatutto’.<br />
In complesso un fagiolo eccellente e pertanto il risultato d’insieme (armonicità)<br />
mette in evidenza un notevole equilibrio.<br />
Uso in cucina<br />
Per le sue caratteristiche offre diverse possibilità in cucina e se ne consiglia l’uso<br />
nelle preparazioni semplici in cui possano risaltare al meglio le sue peculiarità:
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Aquila o Lupinaro<br />
pasta morbida, ottima intensità, sapidità e persistenza di sapori con un equilibrato<br />
rapporto di note dolci e amare sono già sufficienti per la preparazione di<br />
piatti sopraffini.<br />
Perfetto l’abbinamento con piatti dalla cottura non troppo lunga, come gli spezzatini<br />
bianchi; per esempio, Bocconcini di vitella al vino bianco con fagiolo Lupinaro.<br />
Veramente unico e particolare l’utilizzo come ‘mangiatutto’: le sue peculiarità<br />
consentono di impiegarlo in piatti unici completi con risultati notevoli. In particolare<br />
ricordiamo, oltre alla classica preparazione “in umido”, i Topi affogati,<br />
una zuppa in cui ai fagioli lessi si aggiungono un soffritto di pomodoro e lardo,<br />
del pane messo in ammollo nell’acqua di cottura dei fagioli e servita con un filo<br />
d’olio extravergine d’oliva a crudo.<br />
Per gustare al meglio questo fagiolo si suggerisce di gustarlo lessato e condito<br />
con un olio dolce e leggermente piccante e con un fruttato non eccessivo.<br />
Si consiglia l’abbinamento con un vino bianco quale il Bianco delle Colline Lucchesi.<br />
Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />
Il fagiolo Aquila può essere considerato a rischio di estinzione: infatti si stimano<br />
produzioni annue di solo 3-4 q.li, compresi gli orti familiari.<br />
Per quanto riguarda le potenzialità produttive, data l’eccellenza e l’unicità del<br />
prodotto sarebbe auspicabile un aumento della produzione, a condizione che<br />
venga valorizzato come merita.<br />
135
Fagiolo Cannellino<br />
di San Ginese e Sant’Alessio<br />
Denominazione: fagiolo Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio, fagiolo Bianco<br />
precoce.<br />
Localizzazione: Piana di Lucca, principalmente nei comuni di Lucca e Capannori.<br />
Cenni storici<br />
Il Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio pare sia una cultivar importata dalla<br />
Francia ai primi del Novecento; veniva prodotto nelle aree più fertili della Piana<br />
di Lucca in terreni di medio impasto, tendente al sabbioso.<br />
La sua perfetta adattabilità agli ambienti fertili della Piana ha fatto sì che fosse il<br />
fagiolo più utilizzato e apprezzato nella zona: da una parte la discreta produttività,<br />
la brevità del ciclo e la maturazione contemporanea, dall’altra le inconfondibili<br />
caratteristiche organolettiche – sapore delicato e assenza di “buccia” –<br />
hanno consentito ai produttori di continuarne la coltivazione anche a fronte di<br />
un aumento consistente dei costi di produzione sui quali incide in modo sempre<br />
più determinante la manodopera.<br />
Il Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio ha avuto grande importanza nell’alimentazione<br />
locale in quanto si presta a tutti gli usi, sia per preparare minestre,<br />
sia consumato semplicemente lessato e condito con olio. Per la sua morbidezza<br />
e delicatezza al palato, è stato apprezzato anche nelle province limitrofe. Mentre<br />
in passato era destinato prevalentemente all’autoconsumo, durante la seconda<br />
guerra mondiale veniva usato come merce di scambio con i prodotti dei paesi<br />
vicini (come l’olio extravergine di oliva) e, a partire dagli anni sessanta, ha iniziato<br />
anche a essere commercializzato e distribuito fuori provincia. L’apertura di<br />
un mercato ortofrutticolo locale a Marlia, nel comune di Capannori, ha rappresentato<br />
il momento di massima commercializzazione di questo come di altri<br />
prodotti tradizionali o locali; il mercato di Marlia fungeva inoltre da centro di<br />
raccolta da dove venivano “esportati” i prodotti della zona nei mercati limitrofi<br />
e, in particolare, in quelli di Firenze e Livorno. Dalla chiusura di questo merca-
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio<br />
to all’inizio degli anni novanta, la produzione ha subìto un calo deciso, mentre<br />
aumentava l’età media dei produttori: i costi di produzione e, in particolare,<br />
quello della manodopera, hanno lasciato la coltura in mano a pensionati o amatori.<br />
L’operazione colturale più onerosa è la separazione dei baccelli dalla pianta,<br />
operazione manuale che richiede molto tempo cosicché, per ovviare a tale<br />
problema, alcune aziende si stanno orientando verso la produzione di prodotto<br />
secco che è parzialmente meccanizzabile.<br />
Descrizione della varietà locale<br />
Pianta a crescita determinata (50-60 cm) e maturazione contemporanea. Ha foglie<br />
di colore verde tendenzialmente chiaro e fusti poco robusti che permettono alla<br />
pianta di adagiarsi sul terreno; il baccello, inizialmente di colore verde, a maturazione<br />
si presenta di un colore che va dal bianco crema al giallo chiaro e raggiunge<br />
mediamente lunghezza di 12-13 cm e larghezza di 1 cm. Il seme è di 1-1,5 x 0,6-<br />
0,8 cm, ha forma ellittica leggermente reniforme e colorazione bianco opaco.<br />
Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente. Nel confronto con il Cannellino<br />
nano (precoce) e con il Montalbano mostra maggiore precocità, curvatura del<br />
baccello più evidente e seme mediamente più piccolo. Rispetto al Montalbano<br />
ha anche baccello e stilo più corti.<br />
Tecnica produttiva<br />
Il seme viene riprodotto direttamente in azienda dal produttore; generalmente<br />
viene selezionata la porzione di appezzamento da cui si ricaverà il seme. Viene<br />
effettuata una leggera aratura (25-30 cm), seguita da un’erpicatura per la somministrazione<br />
del fertilizzante; la fertilizzazione viene generalmente effettuata<br />
con prodotti organici o organo-minerali, utilizzando concimi a più alto titolo di<br />
fosforo e potassio integrati con modeste quantità di concimi azotati (circa 50<br />
unità di azoto, 70 di fosforo e 70 di potassio).<br />
Caratteristiche del Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio<br />
Carattere Classi<br />
Pianta tipo di accrescimento nano<br />
Fiore epoca di fioritura precoce, molto precoce<br />
colore (stendardo e ali) bianco<br />
Baccello lunghezza (stilo incluso) media (circa 13 cm)<br />
sezione trasversale ellittica<br />
spessore medio<br />
grado di curvatura medio-lieve<br />
colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />
filo presente<br />
n. degli ovuli mediamente 5<br />
Stilo lunghezza medio-lungo<br />
grado di curvatura assente o molto lieve<br />
Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />
forma in sezione longitudinale<br />
medio-piccola (33 g circa)<br />
mediana (maturo e secco) ellittica<br />
forma in sezione trasversale ellittica<br />
colore principale bianco<br />
venature medie-forti<br />
colore contorno ilo stesso colore del seme<br />
137
138 ARSIA<br />
La semina avviene nei mesi di maggio-giugno con sesti di impianto che variano<br />
da 5 cm sulla fila e 75 tra le file (prodotto fresco) a 5 per 50 cm (prodotto<br />
secco). Raramente si effettuano interventi di difesa. Vengono effettuate solo irrigazioni<br />
di soccorso.<br />
La raccolta viene compiuta a mano per il prodotto fresco, mentre è meccanizzata<br />
per il prodotto secco e va dal mese di luglio fino a settembre inoltrato, a<br />
seconda di quando è stata effettuata la semina.<br />
Il raccolto viene selezionato in azienda; il prodotto secco viene vagliato con l’ausilio<br />
di un nastro alimentare meccanico.<br />
La produzione dipende molto dall’andamento stagionale e mediamente è di<br />
circa 40-50 q.li/ha per il prodotto fresco, mentre per quello secco è sempre<br />
inferiore ai 10 q.li/ha.<br />
Prodotto fresco: viene raccolta manualmente l’intera pianta, una volta che i baccelli<br />
hanno raggiunto un buon grado di imbianchimento (dal verde al bianco<br />
crema); per la raccolta completa di un appezzamento sono necessari 2-3 passaggi;<br />
in seguito, nei locali dell’azienda, i baccelli vengono separati dai residui vegetali<br />
e collocati in cassette di plastica forate.<br />
Prodotto secco: le piante vengono sfalciate e poste a seccare in andane, poi si<br />
effettua la raccolta con una trebbia opportunamente modificata che è in grado<br />
di separare il seme dai baccelli.<br />
Il prodotto viene quindi portato in azienda dove avviene la selezione: in un<br />
primo tempo viene vagliato tramite un vaglio meccanico a vibrazione; poi viene<br />
posto in sacchi di plastica tipo rafia e refrigerato per la conservazione. Il prodotto<br />
refrigerato viene selezionato una seconda volta con il vaglio meccanico e<br />
una terza volta a mano su banco dotato di nastro alimentare meccanico.<br />
Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />
Gli assaggi ripetuti negli anni 2004 e 2005 hanno mostrato risultati leggermente<br />
diversi: nel 2005, a valori generalmente superiori di intensità e persistenza sia<br />
all’esame olfattivo che gustativo, hanno fatto riscontro valori altrettanto maggiori<br />
di aroma e sapidità. Minore la tendenza all’amaro rispetto al dolce; meno<br />
consistente l’epidermide e più morbida la pasta. Il giudizio d’insieme ha pertanto<br />
registrato caratteristiche di maggior armonicità rispetto al 2004.<br />
Le differenze emerse possono essere spiegate con il diverso andamento stagionale;<br />
nel 2005 si è avuta una sensibile attenuazione delle temperature durante il
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio<br />
mese di agosto, dopo un periodo particolarmente caldo e siccitoso nei mesi di<br />
giugno e luglio. Il Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio, fagiolo piuttosto<br />
precoce, ha passato il periodo di ingrossamento del seme nel periodo più fresco<br />
avvantaggiandosene: alte temperature e tendenza a chiudere il ciclo anticipatamente,<br />
infatti, influenzano negativamente le caratteristiche organolettiche, provocando<br />
un minore ingrossamento del legume e un maggiore indurimento dei<br />
tessuti esterni. Nonostante queste considerazioni, comunque, in entrambe le<br />
annate ci siamo trovati di fronte a un prodotto di qualità eccellente, con epidermide<br />
sottile e pasta morbida e un profilo olfattivo e gustativo tali da caratterizzarlo<br />
come particolarmente delicato. Evidentemente, nonostante le differenze<br />
dovute all’andamento climatico stagionale, i caratteri essenziali (delicatezza<br />
di aromi e sapori, pasta morbida e buccia poco percepibile) sono comunque<br />
emersi in modo netto in entrambe le annate.<br />
Considerazioni generali assaggi prodotto secco<br />
Ammollo e cottura: il Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio è stato tenuto in<br />
ammollo per circa 14-15 ore ed è stato cotto per 1 ora.<br />
Aspetto esteriore: forma allungata, leggermente globosa, dimensione medio piccola,<br />
colore bianco.<br />
Profumi e sapori: i profumi esprimono valori buoni per l’intensità; la persistenza<br />
è nella media così come l’aroma: valori soddisfacenti e anche superiori alle<br />
aspettative, trattandosi di un fagiolo bianco. All’assaggio si perdono un po’ le<br />
sensazioni emerse nell’esame olfattivo; di conseguenza i valori di intensità e persistenza<br />
non sono molto alti: la sapidità non è troppo accentuata e la succulenza<br />
è poco sopra la media; la tendenza all’amaro è bassa rispetto alla dolcezza. Il<br />
fagiolo dimostra un buon carattere per essere un bianco, ma soprattutto risulta<br />
molto delicato.<br />
Profilo cinestetico: l’epidermide è quasi assente e la pasta è molto morbida, a<br />
conferma del fatto che si tratta di un fagiolo molto delicato e soprattutto molto<br />
più delicato degli altri cannellini che si trovano in commercio.<br />
Caratteristiche di sintesi<br />
Il fagiolo Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio è risultato un ottimo fagiolo<br />
con un buon equilibrio. La delicatezza nei profumi e nei sapori, la tendenza alle<br />
note dolci piuttosto che alle amare, la morbidezza della pasta associata a scarsa<br />
139
140 ARSIA<br />
consistenza dell’epidermide fanno di questo cannellino un fagiolo molto delicato.<br />
Il risultato d’insieme espresso con l’armonicità conferma l’equilibrio delle<br />
sue caratteristiche.<br />
Uso in cucina<br />
Si consiglia di accompagnarlo con erbe aromatiche (timo, pepolino, erba cipollina<br />
ecc.) o carni bianche (animali da cortile, pesce ecc.). Può essere degustato<br />
in purezza (bollito in acqua), come contorno, associandolo a ortaggi freschi,<br />
spaziando dal pomodoro alla cipolla lucchese. Ottimo come purea da abbinare<br />
a verdure in salse per condire la pasta fresca, per esempio, Purea di cannellini e<br />
broccoli saltati con tagliatella di farro.<br />
Lessato può essere condito con oli dal fruttato molto intenso, con varie sfumature<br />
di verde e con toni di amaro e piccante abbastanza decisi.<br />
A questi piatti si potrebbe accompagnare un vino brillante e vivace come il<br />
Soave.<br />
Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />
Da 500 a 600 q.li all’anno di prodotto fresco e da 50 a 60 q.li all’anno di prodotto<br />
secco.<br />
Per quanto riguarda il prodotto fresco si ritiene di poterne incrementare la produzione<br />
soprattutto se sarà possibile spuntare prezzi adeguati e corrispondenti<br />
ai costi (soprattutto di manodopera). Per quanto riguarda il prodotto secco,<br />
devono essere verificati appieno gli effetti derivanti dalla parziale meccanizzazione<br />
delle operazioni colturali, ma si ritiene che ci siano margini di crescita<br />
accettabili per arrivare a superare i 100 q.li.
Fagiolo Cappone<br />
Denominazione: fagiolo Cappone.<br />
Localizzazione: Piana di Lucca, in particolare nella zona del Compitese.<br />
Cenni storici<br />
Abbiamo ottenuto sue notizie da alcuni produttori della zona del Compitese a<br />
ridosso dei Monti Pisani dove si coltivava prevalentemente in terreni di medio<br />
impasto tendenti al sabbioso.<br />
Si seminava in mezzo al mais: le due piante venivano seminate insieme e in questo<br />
modo si massimizzava l’utilizzo del terreno; inoltre, il fagiolo sotto il mais<br />
trovava un ambiente fresco, ideale per il suo sviluppo. Non venivano effettuate<br />
irrigazioni, anche perché veniva coltivato in terreni freschi e con falda relativamente<br />
superficiale.<br />
La raccolta, manuale, veniva compiuta cogliendo l’intera pianta in fase di essiccazione.<br />
Le piante venivano portate sull’aia e defogliate manualmente; con questa operazione<br />
si eliminavano anche i baccelli non perfettamente maturi. Poi si facevano<br />
dei mazzetti che venivano fatti essiccare appesi alle trische, pali agganciati sotto<br />
le grondaie delle abitazioni coloniche sulle facciate esposte a sud. Una volta<br />
essiccati, si separavano i baccelli dai semi sulle aie battendoli con il correggiato,<br />
attrezzo formato da due bastoni uniti da un pezzo di cuoio (la correggia). Quindi<br />
si separava il seme dagli altri residui utilizzando stacci e l’arbolo, un vaglio in<br />
legno con il quale si facevano volare in aria i fagioli per eliminare le impurità più<br />
leggere. Il prodotto veniva poi conservato in recipienti di vetro (tipo damigiane)<br />
con l’aggiunta di pepe come conservante. Il fagiolo veniva inseguito consumato<br />
come prodotto secco.<br />
La produzione non si è perpetuata a causa della scarsa produttività e delle difficoltà<br />
determinate dalla maturazione scalare dei fagioli; inoltre, essendo molto<br />
simile al Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio, è stato soppiantato da que-
142 ARSIA<br />
Caratteristiche del fagiolo Cappone<br />
Carattere Classi<br />
Pianta tipo di accrescimento nano<br />
Fiore epoca di fioritura media<br />
colore (stendardo e ali) bianco<br />
Baccello lunghezza (stilo incluso) media (circa 13-14 cm)<br />
sezione trasversale ellittica<br />
spessore medio<br />
grado di curvatura lieve<br />
colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />
filo presente<br />
n. degli ovuli mediamente 5<br />
Stilo lunghezza medio-lungo<br />
grado di curvatura lieve<br />
Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />
forma in sezione longitudinale<br />
medio-piccola (34 g circa)<br />
mediana (maturo e secco) reniforme<br />
forma in sezione trasversale appiattita, tendente a ellittica<br />
colore principale bianco<br />
venature medie-forti<br />
colore contorno ilo stesso colore del seme<br />
st’ultimo che aveva il vantaggio di consentire una raccolta, seppur manuale, più<br />
agevole in virtù della maturazione contemporanea che richiede un numero inferiore<br />
di passaggi in campo.<br />
Descrizione della varietà locale<br />
Pianta a crescita determinata (50-60 cm) e maturazione scalare. Ha caratteristiche<br />
simili a quella del Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio: colore verde tendenzialmente<br />
chiaro e fusti poco robusti che permettono alla pianta di adagiarsi sul<br />
terreno; il baccello, inizialmente di colore verde, a maturazione si presenta di un<br />
colore che va dal bianco crema al giallo chiaro e raggiunge mediamente lunghezza<br />
di 12-13 cm e larghezza di 1 cm. Il seme è di 1,3-1,5 x 0,8-1 cm, ha forma<br />
ellittica leggermente reniforme e colorazione bianco opaco come il Cannellino.<br />
Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente. Si evidenzia una significativa<br />
similitudine con il Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio e, rispetto al quale è<br />
più tardivo, presenta una maturazione scalare e un baccello più lungo e meno<br />
arcuato.<br />
Tecnica produttiva<br />
Ci risulta coltivato solo in un paio di orti familiari. La tecnica produttiva è quella<br />
tradizionale sopra descritta.<br />
Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />
La comparazione degli assaggi compiuti nei due anni ha mostrato caratteri piuttosto<br />
allineati. Le divergenze non appaiono significative; casomai, sorprende la<br />
differenza (in meno) di un punto sull’armonicità riscontrata nel 2005. Le difformità<br />
maggiori si riscontrano nel profilo cinestetico dove nell’assaggio del 2005<br />
si registra una maggiore inconsistenza dell’epidermide e morbidezza della pasta.<br />
In sostanza si conferma il giudizio più che positivo.
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Cappone<br />
Considerazioni generali assaggio prodotto secco<br />
Ammollo e cottura: il fagiolo Cappone è stato tenuto in ammollo per circa 15<br />
ore e cotto per 55 minuti.<br />
Aspetto esteriore: forma allungata, leggermente globosa, dimensione mediopiccola,<br />
colore bianco.<br />
Profumi e sapori: i profumi esprimono valori ottimi per l’intensità e la persistenza;<br />
l’aroma ha dato un risultato ancora più elevato. All’assaggio si confermano<br />
gli ottimi valori di intensità e persistenza; la sapidità e la succulenza presentano<br />
valori medi e la tendenza all’amaro è molto bassa rispetto alla dolcezza<br />
che è invece elevata. Il fagiolo Cappone dimostra un gran carattere per essere un<br />
bianco, con valori di intensità e persistenza al livello dei fagioli rossi.<br />
Profilo cinestetico: l’epidermide, praticamente assente, e la pasta molto morbida,<br />
ne fanno un fagiolo particolarmente delicato.<br />
Caratteristiche di sintesi<br />
Il Cappone, pur essendo molto simile al Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio,<br />
si è dimostrato superiore a quest’ultimo, che pure è risultato di ottima qualità.<br />
143
144 ARSIA<br />
Intensità e persistenza di profumi e sapori, tendenza netta alle note dolci piuttosto<br />
che alle amare, morbidezza della pasta associata a scarsa consistenza dell’epidermide,<br />
sono le principali caratteristiche di questo fagiolo che, pur essendo<br />
molto delicato, lascia sensazioni forti e intense.<br />
Anche il fagiolo Cappone è adatto a essere servito semplicemente lessato e condito<br />
con olio e sale, così come si presta ad altri abbinamenti e a piatti più elaborati.<br />
Il risultato d’insieme espresso con l’armonicità ci conferma l’equilibrio delle<br />
caratteristiche di questo ottimo fagiolo.<br />
Uso in cucina<br />
Si consiglia in abbinamenti nobili, dove si esalta il fagiolo lessato e condito con<br />
un olio mediamente fruttato e con lievi note di amaro e piccante, o associandolo<br />
a preparazioni poco elaborate. Interessante può essere l’abbinamento con il<br />
sapore delicato dei funghi porcini, come per esempio, nella Zuppa di fagiolo<br />
Cappone con funghi porcini.<br />
Si suggerisce di accompagnare questi piatti con un vino bianco secco di grande<br />
carattere, come una Ribolla gialla.<br />
Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />
Se ne producono pochi chili esclusivamente negli orti familiari.<br />
È difficile valutarne le potenzialità produttive, in quanto, nonostante le indubbie<br />
qualità, è penalizzato dalla somiglianza con il Cannellino di San Ginese e<br />
Sant’Alessio che è più facilmente coltivabile.
Fagiolo Diecimino<br />
Denominazione: fagiolo Diecimino o Rosso rampicante.<br />
Localizzazione: coltivato quasi esclusivamente nella Media Valle del Serchio,<br />
nella frazione Diecimo del comune di Borgo a Mozzano.<br />
Cenni storici<br />
Il Diecimino veniva prodotto nelle aree pianeggianti della Media Valle del Serchio<br />
in terreni di medio impasto, tendente al sabbioso, in particolare nelle aree<br />
del comune di Borgo a Mozzano vicine al fiume Serchio e, soprattutto, a Diecimo,<br />
località da cui prende il nome. Si coltivava in terreni fertili dove si producevano<br />
cereali (grano e orzo) e mais: effettuata la raccolta precoce del cereale<br />
autunno-vernino (primi di giugno) si procedeva alla semina del mais con il quale<br />
si consociava il fagiolo. Si seminava il mais e, nello stesso solco, i semi di fagiolo;<br />
la pianta, poi, utilizzava il mais come tutore.<br />
Fagiolo molto produttivo, è stato diffuso fino a circa quindici anni fa, quando ancora<br />
ne venivano prodotte discrete quantità commercializzate nel vicino mercato ortofrutticolo<br />
di Marlia. Si vendeva soprattutto come prodotto fresco in baccelli.<br />
Il progressivo abbandono della coltivazione dei cereali, in seguito allo sviluppo<br />
industriale della zona di produzione, ha fatto praticamente scomparire questo<br />
fagiolo, il cui seme oggi è reperibile presso la ditta Gargini Sementi e in alcuni<br />
orti di famiglia.<br />
Descrizione della varietà locale<br />
Pianta a crescita indeterminata e maturazione scalare. Presenta foglie di colore<br />
verde, tendenzialmente scuro; il baccello è verde con striature rossastre e a maturazione<br />
raggiunge mediamente lunghezza di 14-15 cm e larghezza di 1 cm con<br />
circa 5-7 semi. Il seme è di 1,5-2 x 0,7-1 cm, ha forma ellittica leggermente<br />
reniforme e colorazione dal marrone chiaro al beige, con striature rosso granato.<br />
145
146 ARSIA<br />
Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente. Nel confronto con le varietà Borlotto<br />
nano Lingua di fuoco e Borlotto rampicante Lingua di fuoco sono emerse<br />
forti similitudini. Rispetto alle due varietà di borlotto presenta baccello e stilo<br />
più lunghi e dritti, numero maggiore di semi per baccello ma di minori dimensioni<br />
e colorazione dei semi differente. Inoltre è più tardivo del nano.<br />
Tecnica produttiva<br />
Il seme veniva riprodotto<br />
direttamente in azienda dal<br />
produttore. Il fagiolo era<br />
seminato insieme al mais e si<br />
avvaleva delle operazioni colturali<br />
(lavorazioni e fertilizzazione)<br />
effettuate per tale coltura.<br />
La semina avveniva nel<br />
mese di giugno. Venivano<br />
effettuate solo irrigazioni di<br />
soccorso. Prodotto a maturazione<br />
scalare, veniva raccolto<br />
via via che maturava. La raccolta<br />
veniva effettuata a mano<br />
e il raccolto selezionato in<br />
azienda.<br />
La produzione dipendeva<br />
molto dall’andamento stagionale<br />
e mediamente era di circa<br />
60-70 q.li/ha.<br />
Caratteristiche del fagiolo Diecimino<br />
Carattere Classi<br />
Pianta tipo di accrescimento rampicante<br />
Fiore epoca di fioritura tardiva<br />
colore (stendardo e ali) rosa<br />
Baccello lunghezza (stilo incluso) medio-lungo (circa 16-17 cm)<br />
sezione trasversale ellittica, appiattita<br />
spessore medio<br />
grado di curvatura assente o molto lieve<br />
colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />
con presenza di screziature violacee<br />
filo presente<br />
n. degli ovuli mediamente 5-7<br />
Stilo lunghezza medio-lungo<br />
grado di curvatura assente o molto lieve<br />
Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />
forma in sezione longitudinale<br />
medio-piccola (31 g circa)<br />
mediana (maturo e secco) ellittica tendente al reniforme<br />
forma in sezione trasversale ellittica<br />
colore principale rosso, con striature color vinaccia<br />
venature lievi<br />
colore contorno ilo differente dal colore del seme
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Diecimino<br />
Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />
La comparazione degli assaggi ha mostrato che nel 2005, sotto il profilo olfattivo,<br />
sono emerse note inferiori a quelle del 2004. L’esame gustativo ha riequilibrato<br />
le cose, tanto da non far emergere differenze particolarmente importanti,<br />
se si eccettua una maggiore consistenza delle note di amaro nell’assaggio del<br />
2005, elemento che risulta però positivo in un fagiolo caratterizzato dai toni<br />
piuttosto forti e ben determinati. L’armonicità è più che buona e i valori di consistenza<br />
dell’epidermide e della pasta non penalizzano questo legume particolarmente<br />
apprezzato nei passati e in piatti che richiedono una cottura lunga,<br />
come i fagioli all’uccelletto.<br />
Considerazioni generali<br />
Ammollo e cottura: il fagiolo è stato tenuto in ammollo per circa 14 ore ed è<br />
stato cotto per 1 ora e mezzo.<br />
Aspetto esteriore: ha forma allungata e abbastanza rotondeggiante, dimensione<br />
piccola, colore marrone scuro intenso.<br />
Profumi e sapori: i profumi hanno un’intensità discreta e sono caratterizzati da<br />
un’ottima persistenza; l’aroma è discreto; all’assaggio si confermano i valori di<br />
buona intensità e persistenza, ma leggermente inferiori rispetto a quelli registrati<br />
nell’esame olfattivo; la sapidità e la succulenza sono abbastanza intense; la tendenza<br />
all’amaro è meno accentuata rispetto alla dolcezza.<br />
Profilo cinestetico: l’epidermide è risultata piuttosto consistente e la pasta abbastanza<br />
farinosa.<br />
Caratteristiche di sintesi<br />
Il Diecimino, data la consistenza dell’epidermide e la pasta farinosa, è risultato un<br />
tipico fagiolo da passati; infatti i profumi e i sapori discretamente intensi, uniti al<br />
colore altrettanto intenso lo rendono particolarmente adeguato a tale uso.<br />
L’esame olfattivo e gustativo hanno messo in evidenza un fagiolo dal carattere<br />
discreto, con un’ottima intensità e persistenza dei sapori, oltre a una buona sapidità.<br />
Il risultato d’insieme (armonicità) ha mostrato un fagiolo discretamente<br />
equilibrato.<br />
Uso in cucina<br />
Adatto per la preparazione di flan con l’aiuto di erbe aromatiche robuste (timo<br />
secco, pepolino secco ecc.) e salse saporite ottenute dai fondi di cottura delle<br />
carni, oppure come passato da accompagnare con cereali e pasta fresca, per<br />
147
148 ARSIA<br />
esempio, il Passato di fagiolo Diecimino con tacconi di farro condito con un filo<br />
di olio molto profumato, ma non troppo amaro né piccante.<br />
A questi piatti si potrebbe abbinare un vino brillante e vivace, come un Soave.<br />
Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />
Attualmente è prodotto soltanto in quantità ridotte negli orti familiari.<br />
È difficile valutarne le potenzialità in quanto, pur essendo abbastanza produttivo,<br />
il Diecimino è un fagiolo a crescita indeterminata, quindi la sua coltivazione<br />
è difficoltosa e ha costi ancora elevati.
Fagiola garfagnina<br />
Denominazione: Fagiola garfagnina.<br />
Localizzazione: coltivata prevalentemente nell’Alta Garfagnana.<br />
Cenni storici<br />
La Fagiola garfagnina è conosciuta fin dall’antichità ed è uno dei pochi fagioli<br />
della zona da consumare freschi, abbinato con cotechino e altri piatti a base di<br />
maiale, altro alimento essenziale per l’alimentazione delle popolazioni della vallata.<br />
Questo legume ha una notevole affinità, da un punto di vista morfologico,<br />
con il fagiolo Bianco di Spagna o Corona, benché se ne differenzi in modo sensibile<br />
dal punto di vista organolettico. Questa somiglianza ha fatto sorgere, nel<br />
tempo, una certa confusione fra i produttori, confusione accentuata dalla notevole<br />
allogamia del legume che lo porta a incrociarsi con gli altri fagioli. È stato<br />
molto difficile riuscire a reperire la varietà locale non inquinata e, per il momento,<br />
siamo riusciti a isolarla in una sola azienda; infatti chi intendeva continuare a<br />
coltivarla, nelle annate difficili in cui non riusciva a riprodurre il seme, andava ad<br />
acquistarlo nelle ditte specializzate e, verosimilmente, acquistava in realtà<br />
sementi di Bianco di Spagna. Ciò ha fatto sì che alcuni nostri intervistati hanno<br />
finito per confondere le caratteristiche distintive della Fagiola garfagnina con<br />
quelle del Bianco di Spagna e attualmente si sta rischiando di perdere questo<br />
importante ecotipo. La delicatezza di epidermide e pasta della Fagiola garfagnina<br />
è assolutamente inconfondibile a confronto con la buccia spessa e la pasta<br />
farinosa del Bianco di Spagna, così come le note intense di dolce della Fagiola<br />
non sono paragonabili al sapore del Bianco di Spagna, tendente all’amaro.<br />
Descrizione della varietà locale<br />
Pianta a crescita indeterminata, rampicante, abbastanza vigorosa, a maturazione<br />
scalare. Si è ben adattata in Garfagnana in quanto predilige microclimi freschi<br />
(comunque nelle prove effettuate si è dimostrata più resistente del suo testimo-
150 ARSIA<br />
ne alle alte temperature!). Presenta foglie verdi, tendenzialmente scure; il baccello<br />
è di colore verde mentre la dimensione è di 14-15 cm di lunghezza e di 2-<br />
2,5 cm di larghezza. Il seme è di grandi dimensioni (2-2,5 x 1,5 cm) e ha forma<br />
ovale, leggermente reniforme e schiacciata; la colorazione è bianca.<br />
Osservazioni: presenta omogeneità<br />
sufficiente.<br />
Dal confronto effettuato nel<br />
2005 con il Bianco di Spagna si<br />
evidenziano differenze sostanziali<br />
per quanto riguarda l’altezza<br />
della pianta (143 cm per<br />
la Fagiola contro i 120 dello<br />
Spagna), la produzione per<br />
pianta (184 g per la Fagiola<br />
contro 48 g dello Spagna), il<br />
numero di piante con presenza<br />
di baccelli al 75° giorno (37<br />
per la Fagiola contro 28 per lo<br />
Spagna). Su questi due ultimi<br />
caratteri hanno avuto una notevole<br />
influenza le elevate temperature<br />
verificatesi nell’ultima<br />
settimana di giugno che hanno<br />
provocato la colatura dei fiori<br />
(circa il 95% nello Spagna contro<br />
il 65% nella Fagiola). Inoltre,<br />
per la Fagiola, si è avuta<br />
una minor percentuale di moria<br />
delle piante (7,5% contro il<br />
Caratteristiche della Fagiola garfagnina<br />
Carattere Classi<br />
Pianta tipo di accrescimento rampicante<br />
Fiore epoca di fioritura medio-tardiva<br />
colore (stendardo e ali) bianco<br />
Baccello lunghezza (stilo incluso) media (circa 12-14 cm)<br />
sezione trasversale tendente a ellittica<br />
spessore medio<br />
grado di curvatura medio, lieve<br />
colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />
filo presente<br />
n. degli ovuli mediamente 3<br />
Stilo lunghezza medio-lungo<br />
grado di curvatura lieve<br />
Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />
forma in sezione longitudinale<br />
molto grande (215 g circa)<br />
mediana (maturo e secco) ellittica larga<br />
forma in sezione trasversale appiattita<br />
colore principale bianco<br />
venature medie<br />
colore contorno ilo stesso colore del seme
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Fagiola garfagnina<br />
35% dello Spagna). La lunghezza dei baccelli e il numero di semi per baccello si<br />
sono rivelati sostanzialmente equivalenti. Per quanto riguarda l’aspetto esteriore<br />
dei baccelli, risulta molto difficile distinguere le due varietà attraverso un<br />
esame visivo.<br />
Tecnica produttiva<br />
Il seme viene riprodotto direttamente in azienda dal produttore.<br />
Per la produzione viene effettuata una leggera aratura (25-30 cm) seguita da una<br />
erpicatura per la somministrazione del fertilizzante, generalmente organico.<br />
La semina avviene nel mese di maggio con sesti di impianto che variano da 20-<br />
30 cm sulla fila e 1-1,5 m fra le file. Vengono effettuate irrigazioni in modo<br />
costante, ma non eccessivo.<br />
La raccolta viene effettuata a mano dalla fine di luglio fino a settembre; il prodotto<br />
viene raccolto via via che matura. Il raccolto viene fatto seccare sull’aia al<br />
sole e, quindi, selezionato. La Fagiola garfagnina è discretamente produttiva e<br />
si possono raccogliere circa 40-50 q.li/ha di prodotto fresco.<br />
Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />
Per la Fagiola garfagnina abbiamo avuto bisogno di chiarire alcuni dubbi e, in<br />
particolare, se fosse ancora coltivato quel prodotto locale da molti ricordato, ma<br />
che finiva per essere confuso con il fagiolo Bianco di Spagna o Corona. Nel<br />
2004 le due varietà non erano state confrontate e, pertanto, abbiamo provveduto,<br />
nel 2005 a metterle a confronto prima in campo e poi all’assaggio. La<br />
seconda cosa da verificare era se venissero confermati i risultati dell’assaggio<br />
effettuato nel 2004 che ci aveva restituito un legume particolarmente delicato e<br />
interessante, contrariamente a quanto era lecito attendersi in base alle descrizioni<br />
raccolte.<br />
L’assaggio comparativo, nel caso della Fagiola garfagnina, è stato più complesso<br />
che nelle altre varietà, come appare evidente dal grafico in alto.<br />
Infatti, inizialmente, i campioni utilizzati per l’assaggio dovevano essere esclusivamente<br />
di fagiolo Bianco di Spagna e di Fagiola garfagnina provenienti dalle<br />
semine comparative; poiché le due varietà nelle prove erano adiacenti e vi era un<br />
notevole rischio di impollinazione incrociata, abbiamo portato in assaggio anche<br />
un campione proveniente da un’altra azienda che lo aveva prodotto durante le<br />
prove del 2004 al fine di avere un ulteriore elemento di confronto.<br />
Il risultato dell’assaggio ha messo in mostra differenze poco significative fra la<br />
Fagiola garfagnina e il Bianco di Spagna e anche fra questi e il campione di<br />
151
152 ARSIA<br />
Fagiola garfagnina prodotto nel 2004. Sono emersi caratteri interessanti come<br />
intensità e persistenza di aromi e sapori e sapidità e succulenza e tutte le varietà<br />
presentano una tendenza all’amaro meno importante rispetto al dolce. Per<br />
quanto concerne il profilo cinestetico è evidente in tutte e tre la consistenza dell’epidermide<br />
e la pasta tendente al farinoso.<br />
Il dato più rilevante è la differenza con i risultati dell’assaggio 2004 riportati nel<br />
grafico della pagina precedente come Fagiola garfagnina 2004 (Vittorio Rocchiccioli):<br />
fra tutti i descrittori emergono questi elementi profondamente diversi:<br />
il tono di dolce particolarmente accentuato e l’amaro quasi assente nella<br />
Fagiola garfagnina 2004 (Rocchiccioli), la delicatezza di epidermide (valore 3<br />
della Fagiola garfagnina 2004 rispetto a valori che vanno dal 6 al 7,5 negli altri<br />
campioni in assaggio) e la morbidezza della pasta (quasi 8 la Fagiola garfagnina<br />
2004, contro valori fra 5 e 6 degli altri). Questo risultato ci ha indotto a recuperare<br />
un campione di Fagiola garfagnina del 2005 dal produttore Vittorio Rocchiccioli<br />
e di verificarne le caratteristiche con un assaggio ulteriore. Il risultato,<br />
evidente nel grafico, è di un prodotto molto simile a quello assaggiato nel 2004<br />
e caratterizzato in modo netto da ottimi valori di intensità e persistenza, sia all’esame<br />
olfattivo che gustativo, da buoni valori di sapidità e succulenza ma, soprattutto,<br />
dalla netta prevalenza delle note di dolce su quelle di amaro e dalla notevole<br />
delicatezza di buccia e morbidezza di pasta: in sostanza un fagiolo di notevoli<br />
qualità e veramente molto particolare.<br />
Da quanto esposto emerge con chiarezza:<br />
• la presenza precaria della varietà locale sul territorio dove molti ormai l’hanno<br />
probabilmente sostituita con il fagiolo Bianco di Spagna;<br />
• la difficoltà di conservazione del seme, soprattutto se non si presta attenzione<br />
all’impollinazione incrociata evitando la semina contemporanea di Fagiola<br />
garfagnina e fagiolo Bianco di Spagna;<br />
• l’assoluta eccellenza di questa varietà locale.<br />
Considerazioni generali<br />
Ammollo e cottura: è stato tenuto in ammollo per circa 15 ore e cotto per 1 ora<br />
e 15 minuti.<br />
Aspetto esteriore: forma rotondeggiante, leggermente schiacciata, dimensioni<br />
molto grandi, colore bianco.
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Fagiola garfagnina<br />
Profumi e sapori: i profumi esprimono valori più che discreti per l’intensità, la<br />
persistenza e l’aroma. All’assaggio i valori di intensità e persistenza sono ancora<br />
migliori: stupiscono soprattutto quelli di sapidità e succulenza in rapporto alla<br />
delicatezza del fagiolo; la tendenza all’amaro si può considerare assente.<br />
Profilo cinestetico: l’epidermide ha una scarsissima consistenza e la pasta è molto<br />
morbida.<br />
Caratteristiche di sintesi<br />
La Fagiola garfagnina è un fagiolo di dimensioni molto grandi che stupisce favorevolmente<br />
all’assaggio. La pasta morbida e l’epidermide quasi assente le conferiscono<br />
una notevole delicatezza che, unita ai profumi e ai sapori di notevole<br />
intensità e persistenza, alla presenza di aromi spiccati e di una sapidità e succulenza<br />
non indifferenti, la rendono molto interessante.<br />
È risultata eccellente e utilizzabile in cucina in diversi modi, sia semplici che<br />
complessi, oltre all’abbinamento classico con carne di maiale.<br />
Il valore dell’armonicità, molto elevato, conferma l’ottimo equilibrio delle caratteristiche<br />
di questo fagiolo.<br />
Uso in cucina<br />
È ottima come contorno a preparazioni bollite; infatti, avendo sapore dolciastro,<br />
può assecondare il tenue sapore di carni e pesci lessati, bilanciando le salse di<br />
accompagnamento, in genere acidule. Per il gusto molto dolce è interessante<br />
proporla lessata con scaglie di bottarga per contrasto o, per similitudine (lanciando<br />
una provocazione), lessarla e immergerla nel cioccolato fondente, o proporla<br />
in un piatto dolce/salato come, per esempio, il Baccalà alla griglia con<br />
Fagiola garfagnina al cacao e pinoli.<br />
Consumato lesso, la maniera migliore per apprezzare questo fagiolo è quella di<br />
abbinarlo a un olio con fruttato intenso, alte sfumare di verde, amaro e piccante.<br />
In questo modo si viene a creare un interessante contrasto dal quale la sua<br />
delicatezza e soavità viene esaltata con un risultato ottimo.<br />
Sui piatti consigliati si potrebbe utilizzare un vino dai toni delicati, quale un<br />
Rosato.<br />
Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />
La produzione attuale è limitata e si può stimare intorno ai 4-5 q.li. Al riguardo<br />
non si possono che ribadire le difficoltà di riconoscere la varietà locale, data la<br />
somiglianza morfologica col fagiolo Bianco di Spagna.<br />
Riuscendo a moltiplicare il poco seme oggi disponibile e promuovendo a dovere<br />
il prodotto, siamo certi che la Fagiola garfagnina abbia ottime potenzialità,<br />
proprio in virtù delle sue caratteristiche organolettiche veramente uniche e particolarmente<br />
apprezzabili.<br />
153
Fagiolo Fico di Gallicano<br />
Denominazione: fagiolo Fico di Gallicano, Lupinaro screziato, Lupinaro scritto.<br />
Localizzazione: coltivato in pochissimi orti familiari nel comune di Gallicano in<br />
Garfagnana.<br />
Cenni storici<br />
Il fagiolo Fico pare sia stato introdotto a Gallicano ai primi del Novecento da un<br />
emigrante di ritorno dagli Stati Uniti d’America; questi, riuscì a portare cinque<br />
semi nascosti, per sfuggire ai controlli, all’interno della falda del cappello.<br />
Da allora il fagiolo è sempre stato coltivato a Gallicano da pochissime persone<br />
che, però, ne hanno conservato gelosamente il seme, dato che è un fagiolo di<br />
notevoli qualità organolettiche.<br />
In altre zone della provincia di Lucca era conosciuto col nome di Lupinaro screziato<br />
o Lupinaro scritto, data la similitudine del baccello con quello del fagiolo<br />
Aquila o Lupinaro. In effetti questi due legumi, benché il seme sia completamente<br />
diverso, hanno notevoli affinità sia dal punto di vista organolettico (grande<br />
delicatezza e sapore ben caratterizzato), sia per quanto concerne l’uso:<br />
entrambi, infatti, sono utilizzabili sia “sgranati”, sia a baccello intero fresco,<br />
quando il grano si è già differenziato. Come ‘mangiatutto’ presentano notevoli<br />
caratteristiche organolettiche e assoluta assenza di filamenti coriacei, poco<br />
comune in uno stato avanzato di maturazione. È sempre stato coltivato in consociazione<br />
col mais ed è molto produttivo e vigoroso.<br />
Descrizione della varietà locale<br />
Pianta rampicante a crescita indeterminata, molto vigorosa e a maturazione scalare.<br />
Ha foglie di colore verde tendenzialmente chiaro; il baccello, inizialmente<br />
verde, a maturazione si presenta di un colore che va dal bianco crema al giallo<br />
chiaro e raggiunge mediamente lunghezza di 11-12 cm e larghezza di 1 cm. Il<br />
seme ha forma ellittica tendente al tondeggiante e colorazione bruna con striature<br />
longitudinali allungate color vinaccia.<br />
Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente. Ha caratteristiche morfologiche uniche.
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Fico di Gallicano<br />
Tecnica produttiva<br />
Il seme viene riprodotto direttamente in azienda dal produttore. Viene effettuata<br />
una leggera aratura (25-30 cm) seguita da erpicatura per effettuare la somministrazione<br />
del fertilizzante, generalmente organico. La semina avviene nel<br />
mese di maggio con sesti di impianto che variano da 40-50 cm sulla fila e 1-1,5<br />
m fra le file; essendo molto vigoroso deve essere seminato non troppo fitto per<br />
evitare che ‘fili’ troppo e produca troppa vegetazione a discapito del frutto. Vengono<br />
effettuate irrigazioni in modo costante ma non eccessivo. La raccolta viene<br />
compiuta a mano dall’inizio di luglio fino a settembre, via via che matura.<br />
Il prodotto per il consumo secco viene fatto seccare sulla pianta e, quindi, raccolto<br />
e selezionato. Il Fico di Gallicano è molto produttivo e si possono raccogliere<br />
anche oltre 40-50 q.li/ha di prodotto fresco.<br />
Caratteristiche del fagiolo Fico di Gallicano<br />
Carattere Classi<br />
Pianta tipo di accrescimento rampicante<br />
Fiore epoca di fioritura tardiva<br />
colore (stendardo e ali) rosa<br />
Baccello lunghezza (stilo incluso) medio-corta (circa 11-12 cm)<br />
sezione trasversale ellittica, tendenzialmente appiattita<br />
spessore medio<br />
grado di curvatura medio<br />
colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />
filo assente<br />
n. degli ovuli mediamente 3<br />
Stilo lunghezza media<br />
grado di curvatura lieve<br />
Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />
forma in sezione longitudinale<br />
medio-grande (54 g circa)<br />
mediana (maturo e secco) ovale stretta<br />
forma in sezione trasversale ellittica, tendente al tondeggiante<br />
colore principale giallo ‘camoscio’ con striature<br />
color vinaccia più lunghe e continue<br />
di altri fagioli simili<br />
venature lievi<br />
colore contorno ilo differente dal colore del seme<br />
155
156 ARSIA<br />
Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />
Nel 2005 l’assaggio del prodotto secco ha confermato i buoni risultati del 2004:<br />
valori leggermente meno elevati rispetto al 2004 per tutti i percettori sia nell’esame<br />
olfattivo, sia in quello gustativo e tendenza all’amaro meno accentuata<br />
rispetto al dolce. Per quanto concerne l’esame cinestetico, si confermano le<br />
buone caratteristiche di epidermide, non troppo presente, e pasta discretamente<br />
morbida; i risultati del 2005, al riguardo, sono leggermente inferiori, forse a<br />
causa delle condizioni climatiche dell’annata, condizioni peraltro anomale<br />
soprattutto in Garfagnana. Come ricordato, le alte temperature hanno una<br />
ripercussione diretta soprattutto sugli elementi del profilo cinestetico; nonostante<br />
questo handicap, la varietà ha mostrato comunque un risultato più che<br />
buono, tanto che la valutazione d’insieme, rappresentata dall’armonicità, è risultata<br />
ottima.<br />
Per quanto riguarda l’assaggio del prodotto come ‘mangiatutto’, il Fico di Gallicano<br />
ha presentato, all’esame olfattivo, una buona intensità di profumi e una<br />
persistenza leggermente inferiore alle aspettative; ottimi risultano gli aromi e<br />
ben caratterizzati. All’esame gustativo buoni valori per intensità e persistenza; la<br />
succulenza non è troppo accentuata mentre la sapidità è piuttosto alta e riesce a<br />
connotarlo in modo particolare, facendolo emergere, come l’Aquila, fra i ‘mangiatutto’.<br />
La tendenza al dolce, infine, prevale rispetto all’amaro in modo piuttosto<br />
netto.<br />
Sotto il profilo cinestetico risalta positivamente la scarsa percezione dei filamenti<br />
coriacei, cosa importantissima per un ‘mangiatutto’ in generale, e particolarmente<br />
importante in un “biuso”, nel quale lo stato avanzato di maturazione<br />
(seme formato) farebbe supporre il contrario. La pasta è particolarmente morbida<br />
e sufficientemente omogenea.<br />
Ottima, quindi, la valutazione d’insieme evidenziata dal valore dell’armonicità.<br />
Considerazioni generali assaggi prodotto secco<br />
Ammollo e cottura: il fagiolo è stato tenuto in ammollo per circa 12 ore ed è<br />
stato cotto per 1 ora e mezzo.<br />
Aspetto esteriore: forma globosa, ovale, dimensione abbastanza grande, colore<br />
marrone chiaro.<br />
Profumi e sapori: i profumi hanno<br />
un’ottima intensità e persistenza;<br />
l’aroma è altrettanto ottimo; all’assaggio<br />
si confermano i valori di<br />
intensità e persistenza registrati nell’esame<br />
olfattivo; la sapidità e la succulenza<br />
sono molto elevate; la tendenza<br />
all’amaro è meno accentuata<br />
rispetto alla dolcezza e risultano<br />
nell’insieme molto equilibrate.<br />
Profilo cinestetico: l’epidermide è<br />
risultata quasi assente e la pasta<br />
molto morbida.<br />
Considerazioni generali assaggi<br />
prodotto fresco<br />
Aspetto esteriore: forma un po’<br />
tozza, piuttosto schiacciato, grani<br />
ben formati e appariscenti che a<br />
volte fuoriescono dal baccello.
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Fico di Gallicano<br />
Profumi e sapori: i profumi hanno una buona intensità e una persistenza leggermente<br />
inferiore; ottimo l’aroma; all’assaggio l’intensità è leggermente inferiore<br />
alla persistenza, ottima; la sapidità è elevata e la succulenza non troppo<br />
accentuata; la tendenza al dolce prevale nettamente sulla tendenza all’amaro.<br />
Profilo cinestetico: poco percepibili i filamenti coriacei (fibrosità scarsa), la pasta<br />
risulta discretamente morbida e omogenea.<br />
Caratteristiche di sintesi<br />
Il Fico di Gallicano è risultato un ottimo fagiolo con un grande equilibrio e con<br />
tutte le caratteristiche ai massimi livelli, sia utilizzato secco, sia consumato fresco<br />
a baccello intero come ‘mangiatutto’.<br />
Per queste caratteristiche offre diverse soluzioni in cucina; sono consigliabili preparazioni<br />
semplici in cui possano risaltare al meglio le sue peculiarità: epidermide<br />
pressoché assente e pasta morbida unite all’intensità, sapidità e persistenza di<br />
sapori con un equilibrato rapporto di note dolci e amare sono già sufficienti per<br />
la preparazione di ottimi piatti.<br />
Molto caratteristico, per non dire unico, risulta l’utilizzo come ‘mangiatutto’,<br />
per sue le peculiarità che consentono di impiegarlo in piatti complessi come la<br />
tipica preparazione “in umido”, ma di essere apprezzato anche semplicemente<br />
lessato e condito con olio extravergine di oliva.<br />
Il risultato d’insieme (armonicità) non può che servire da conferma a quanto<br />
affermato per entrambe le tipologie di utilizzo.<br />
Uso in cucina<br />
Si suggerisce di consumarlo condito con olio extravergine d’oliva in purezza,<br />
oppure in abbinamento a ingredienti sia di carne che di pesce, ma dal sapore<br />
delicato, cotti anche al forno, come per esempio, nella Trota del Serchio al forno<br />
con contorno di fagiolo Fico di Gallicano.<br />
Il fagiolo lessato si sposa perfettamente con taluni oli che presentano un fruttato<br />
medio con sentori di verdura fresca, con note lievissime di amaro e piccante,<br />
quali gli oli siciliani di Biancolilla (varietà pregiata di olivo).<br />
A questi piatti si potrebbe abbinare un vino brillante e vivace, come un Soave.<br />
Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />
La produzione è alquanto limitata e si può stimare che non superi i 40-50 kg.<br />
Si ritiene che, data l’eccellenza del prodotto e le sue capacità produttive, potrebbe<br />
essere considerevolmente incrementata.<br />
157
Fagiolo Giallorino della Garfagnana<br />
Denominazione: fagiolo Giallorino della Garfagnana.<br />
Localizzazione: in varie zone della Garfagnana e nella Media Valle del Serchio.<br />
Cenni storici<br />
Il fagiolo Giallorino è sempre stato molto diffuso in tutta la Garfagnana e nella<br />
Media Valle del Serchio dove veniva coltivato prevalentemente sui terreni adiacenti<br />
al fiume; terreni demaniali che venivano divisi in piccole porzioni dai produttori<br />
e dove questo fagiolo ha trovato l’habitat più congeniale alle sue caratteristiche.<br />
Veniva coltivato in consociazione col mais, allo scopo di utilizzare al meglio lo<br />
scarso terreno a disposizione e, nel contempo, per fornire al fagiolo un ambiente<br />
fresco e riparato. Allo stesso scopo veniva spesso seminato fra i filari delle viti.<br />
Fagiolo particolarmente rustico, si è adattato a tutte le condizioni pedologiche.<br />
È sempre stato destinato prevalentemente all’autoconsumo e talvolta utilizzato<br />
come merce di scambio; era particolarmente importante come base alimentare<br />
per le popolazioni della valle del Serchio che lo impiegavano in tutte le preparazioni<br />
della cucina povera: come base per il minestrone, nella minestra di farro,<br />
cucinato con il cotechino oppure lessato e condito insieme al baccalà.<br />
Descrizione della varietà locale<br />
Pianta a crescita determinata (35-40 cm), a maturazione abbastanza contemporanea.<br />
Si è ben adattato in Garfagnana in quanto predilige ambienti freschi e<br />
riparati; per questo veniva coltivato in consociazione col mais (alcuni produttori<br />
lo fanno ancora) e seminato tra i filari delle viti. Presenta foglie di un colore<br />
verde tendenzialmente chiaro; il baccello, inizialmente verde, a maturazione<br />
diventa giallo paglierino, raggiungendo mediamente lunghezza di 10-12 cm e<br />
larghezza di 1 cm. Il seme è di 1-1,5 x 0,5-0,8 cm, ha forma ellittica leggermente<br />
reniforme e colorazione giallo paglierino tendente al verdastro con<br />
aureola di colore rosso granato.
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Giallorino della Garfagnana<br />
Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente.<br />
Una sostanziale differenza con la varietà Malato con la quale è stato messo a<br />
confronto si è notata al momento della “chiusura” della pianta (cioè quando la<br />
pianta ha grosso modo terminato il proprio sviluppo vegetativo e inizia la fase di<br />
maturazione dei baccelli e della granella); nel Giallorino si è notato un anticipo<br />
nella maturazione di circa 7 giorni e in generale un maggior stato di sofferenza<br />
alle alte temperature rispetto al Malato.<br />
Altre differenze significative si sono riscontrate nella dimensioni dei semi (38 g<br />
per il Malato e 35 g per il Giallorino) e nella lunghezza dei baccelli (11 cm per<br />
il Malato e 10 per il Giallorino).<br />
Per quanto riguarda epoca di fioritura (circa 37 giorni dalla semina per entrambe<br />
le varietà), altezza delle piante (30,08 per il Giallorino e 29,83 per il Malato),<br />
produzione per pianta e numero di semi per baccello, non si sono riscontrate<br />
differenze evidenti.<br />
Con buona probabilità si tratta di due varietà locali originatesi da un “antenato”<br />
comune, dal quale nei diversi ambienti di coltivazione si sono creati appunto due<br />
genotipi diversi.<br />
Tecnica produttiva<br />
Il seme viene riprodotto direttamente dai coltivatori; attualmente la produzione<br />
avviene quasi esclusivamente negli orti familiari. Viene effettuata una leggera<br />
aratura (25-30 cm), seguita da un’erpicatura attraverso la quale si somministra il<br />
fertilizzante.<br />
La fertilizzazione viene generalmente effettuata con prodotti organici o, raramente,<br />
con l’ausilio di concimi chimici a basso titolo di azoto.<br />
La semina avviene nei mesi di aprile-maggio con sesti di impianto che variano da<br />
5 cm sulla fila e 75 cm tra le file. Ancora oggi alcuni produttori lo seminano in<br />
abbinamento con il mais. Raramente si effettuano interventi di difesa. Vengono<br />
effettuate solo irrigazioni di soccorso, in quanto la pianta resiste bene alla siccità.<br />
Caratteristiche del fagiolo Giallorino della Garfagnana<br />
Carattere Classi<br />
Pianta tipo di accrescimento nano<br />
Fiore epoca di fioritura medio-precoce<br />
colore (stendardo e ali) rosa<br />
Baccello lunghezza (stilo incluso) medio-corta (circa 10-11 cm)<br />
sezione trasversale tendente a ellittica<br />
spessore medio<br />
grado di curvatura assente o molto lieve<br />
colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />
filo presente<br />
n. degli ovuli mediamente 4<br />
Stilo lunghezza media<br />
grado di curvatura assente o molto lieve<br />
Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />
forma in sezione longitudinale<br />
da medio-piccola (34 g circa)<br />
a medio-grande (47 g circa)<br />
mediana (maturo e secco) ellittica, tendenzialmente stretta<br />
forma in sezione trasversale ellittica<br />
colore principale giallo verdastro<br />
venature medio-forti<br />
colore contorno ilo differente dal colore del seme<br />
(marroncino)<br />
159
160 ARSIA<br />
La raccolta viene compiuta a mano raccogliendo l’intera pianta e va dalla fine di<br />
luglio alla metà di agosto. Il prodotto raccolto viene selezionato in azienda.<br />
La produzione dipende molto dall’andamento stagionale e mediamente è di<br />
circa 15-20 q.li/ha di prodotto fresco.<br />
Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />
Gli assaggi effettuati nel 2004 e nel 2005 hanno mostrato risultati sensibilmente<br />
diversi per alcuni descrittori; all’esame olfattivo i valori di intensità e persistenza<br />
ci mostrano un legume dall’ottimo carattere e dotato di un aroma ben<br />
marcato, con valori più alti nel 2005 rispetto al 2004. All’esame gustativo i valori<br />
vengono confermati (intensità e persistenza) con sapidità e succulenza discretamente<br />
elevate, pur trattandosi di un fagiolo da noi collocato nel gruppo dei<br />
“bianchi”, che sono senza dubbio più delicati. Tendenza al dolce nettamente più<br />
marcata rispetto all’amaro, tanto da connotare il Giallorino come legume delicato<br />
ma dotato di un ottimo carattere. L’esame cinestetico ha messo in evidenza<br />
una scarsissima consistenza dell’epidermide, decisamente inferiore a quella<br />
emersa nel 2004, e una pasta estremamente morbida. Il tutto dà luogo a un<br />
fagiolo molto armonico.<br />
Considerazioni generali<br />
Ammollo e cottura: è stato tenuto<br />
in ammollo per circa 15 ore e<br />
cotto per 1 ora.<br />
Aspetto esteriore: forma allungata,<br />
leggermente globosa, dimensione<br />
medio piccola, colore avanabeige.<br />
Profumi e sapori: nei due anni<br />
considerati, i profumi esprimono<br />
valori tutto sommato discreti,<br />
anche se difformi fra le due annate<br />
per l’intensità, la persistenza e<br />
l’aroma. All’assaggio intensità e<br />
persistenza sono buone; la sapidità<br />
e la succulenza sono discrete,<br />
anch’esse con differenze assai marcate<br />
fra i due anni, e ci mostrano
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Giallorino della Garfagnana<br />
un fagiolo delicato ma con buon carattere; la tendenza all’amaro e la dolcezza<br />
non prevalevano l’una sull’altra nel 2004, mentre nel 2005 il legume si è mostrato<br />
tendente al dolce.<br />
Profilo cinestetico: l’epidermide non è troppo accentuata e la pasta abbastanza<br />
morbida a conferma del fatto che si tratta di un fagiolo delicato.<br />
Caratteristiche di sintesi<br />
Il Giallorino si è mostrato un ottimo fagiolo, dotato di un buon carattere e allo<br />
stesso tempo delicato. L’assaggio aveva anche lo scopo di verificare eventuali affinità<br />
col Malato, esteriormente molto simile al Giallorino. Come già nell’assaggio<br />
del 2004, anche in quello del 2005 sono emerse alcune differenze, benché meno<br />
accentuate. Dati i caratteri mostrati, il Giallorino pare un fagiolo abbastanza delicato,<br />
ma anche dotato di profumi e sapori interessanti e pertanto adatto a essere<br />
utilizzato sia semplicemente lessato e condito con olio extravergine di oliva e sale,<br />
sia in piatti più elaborati; può inoltre essere utilizzato con successo per passati<br />
delicati; risulta ottimo, per esempio, nella minestra di farro. Il valore dell’armonicità<br />
mostra un discreto equilibrio delle caratteristiche di questo fagiolo.<br />
Uso in cucina<br />
Si consiglia di usarlo come purea da abbinare con pesce dal sapore intenso come<br />
crostacei (scampi, granchi ecc.). Può essere impiegato come ingrediente primario<br />
in flan o sformati, da proporre sia come antipasto, sia come contorno, con<br />
erbe aromatiche e salse di spessore come, per esempio, nel Flan di fagiolo Giallorino<br />
aromatizzato al timo con salsa di formaggio pecorino.<br />
Si consiglia di accompagnarlo, una volta lessato, con dell’olio tendenzialmente<br />
dolce con un fruttato medio.<br />
Con i piatti consigliati si potrebbe abbinare un vino rosso fresco, ma di buon<br />
carattere quale un Morellino di Scansano o un Chianti Classico giovane.<br />
Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />
I quantitativi prodotti sono veramente modesti tanto che, se non fosse per l’ottima<br />
qualità e per il fatto che è custodito gelosamente negli orti di famiglia, si<br />
sarebbe certamente già perso; la produzione attuale è intorno ai 15-20 q.li, ma<br />
del resto, essendo così polverizzata, è difficile stabilirne con certezza l’entità.<br />
Riuscendo a valorizzarlo in modo da ripagare i notevoli costi di produzione<br />
(onerosa soprattutto la manodopera) e la limitata produttività, probabilmente si<br />
potrebbe incrementarne la produzione ed evitare il rischio estinzione.<br />
161
Fagiolo Malato o di San Giuseppe<br />
Denominazione e sinonimi: fagiolo Malato o Malatino, fagiolo Verdone, fagiolo<br />
Giallino, fagiolo di San Giuseppe.<br />
Localizzazione: quasi scomparso, se ne conservano modeste quantità in alcuni<br />
orti di famiglia nella Piana di Lucca e, in particolare, nei comuni di Lucca e<br />
Capannori.<br />
Cenni storici<br />
Il fagiolo Malato ha origini incerte; fino agli anni sessanta veniva coltivato in<br />
modo abbastanza diffuso in tutta la Lucchesia, data la discreta produttività, in<br />
terreni di medio impasto tendenti al sabbioso.<br />
Veniva coltivato in consociazione col mais allo scopo di utilizzare al meglio lo<br />
scarso terreno a disposizione e per fornirgli, al contempo, un ambiente fresco e<br />
riparato. In passato era molto utilizzato in quanto si presenta piuttosto precoce<br />
e resistente ai ritorni di freddo e alla siccità; veniva, quindi, messo in coltura precocemente<br />
ed era il primo a essere disponibile per la mensa.<br />
È sempre stato destinato prevalentemente all’autoconsumo e utilizzato in tutte<br />
le preparazioni della cucina povera, in particolare, data la consistenza della pasta<br />
e l’intenso sapore, come base per le minestre di verdura (passati).<br />
In passato veniva consumato anche come fagiolino verde ‘mangiatutto’.<br />
Il Malato è molto simile al Giallorino della Garfagnana tanto che, secondo alcuni,<br />
si tratterebbe della stessa varietà; in realtà il nostro lavoro ha evidenziato differenze<br />
sensibili sia nel comportamento agronomico, sia dal punto di vista organolettico.<br />
Descrizione della varietà locale<br />
Pianta a crescita determinata (40-45 cm), a maturazione scalare. Le foglie sono<br />
di colore verde tendenzialmente chiaro; il baccello, inizialmente verde, a maturazione<br />
si presenta giallognolo e raggiunge mediamente lunghezza di 10-12 cm e
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Malato o di San Giuseppe<br />
larghezza di 1 cm. Il seme è di 1,5-2 x 0,5-1 cm, ha forma ellittica leggermente<br />
reniforme e colorazione crema verdastro con aureola di colore rosso granato.<br />
Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente.<br />
Una sostanziale differenza con la varietà Giallorino si è notata al momento della<br />
“chiusura” della pianta (cioè quando la pianta ha grosso modo terminato il proprio<br />
sviluppo vegetativo e inizia la fase di maturazione dei baccelli e della granella);<br />
in particolare si è notato un ritardo nella maturazione di circa 7 giorni e in<br />
generale un minor stato di sofferenza alle alte temperature rispetto al Giallorino.<br />
Altre differenze significative sono state riscontrate nella dimensione dei semi (38<br />
g per il malato e 35 g per il Giallorino) e nella lunghezza dei baccelli (11 cm per<br />
il Malato e 10 per il Giallorino).<br />
Per i caratteri epoca di fioritura (circa 37 giorni dalla semina per entrambe le<br />
varietà), altezza delle piante (30,08 per il Giallorino e 29,83 per il Malato), produzione<br />
per pianta e numero di semi per baccello non si sono rilevate evidenti<br />
differenze. Con buona probabilità si tratta di due varietà locali originatesi da un<br />
“antenato” comune, dal quale nei diversi ambienti di coltivazione si sono creati<br />
appunto due genotipi diversi.<br />
Tecnica produttiva<br />
Il seme viene riprodotto direttamente dai coltivatori; attualmente la produzione<br />
avviene quasi esclusivamente per autoconsumo negli orti familiari.<br />
Viene effettuata una leggera aratura (25-30 cm), seguita da un’erpicatura per<br />
effettuare la somministrazione del fertilizzante, generalmente con prodotti<br />
organici o, raramente, con l’ausilio di concimi chimici a basso titolo di azoto.<br />
La semina avviene da maggio ad agosto. Generalmente il seme viene disposto in<br />
postarelle (2-3 semi) ogni 20-30 cm. Raramente si effettuano interventi di difesa.<br />
Generalmente viene irrigato per scorrimento, dopo aver effettuato una leg-<br />
Caratteristiche del fagiolo Malato<br />
Carattere Classi<br />
Pianta tipo di accrescimento nano<br />
Fiore epoca di fioritura medio-precoce<br />
colore (stendardo e ali) bianco con riflessi rosa in particolare<br />
nello stendardo<br />
Baccello lunghezza (stilo incluso) medio-lungo (circa 15-16 cm)<br />
sezione trasversale tendente a ellittica<br />
spessore medio<br />
grado di curvatura assente o molto lieve<br />
colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />
filo presente<br />
n. degli ovuli mediamente da 4 a 6<br />
Stilo lunghezza media, medio-lunga<br />
grado di curvatura assente o molto lieve, lieve<br />
Seme taglia (peso 100 semi secchi) da medio-piccola (35 g circa)<br />
a media (45 g circa)<br />
forma in sezione longitudinale ellittica, tendenzialmente stretto<br />
mediana (maturo e secco) e reniforme<br />
forma in sezione trasversale ellittica<br />
colore principale giallo-verdastro<br />
venature medie, lievi<br />
colore contorno ilo differente dal colore del seme<br />
(marroncino)<br />
163
164 ARSIA<br />
gera sarchiatura e rincalzatura. La raccolta viene compiuta a mano, cogliendo<br />
l’intera pianta, e va dalla fine di luglio (prodotto fresco) fino a settembre inoltrato<br />
per la granella. Il prodotto raccolto viene selezionato in azienda. La produzione<br />
dipende molto dall’andamento stagionale e mediamente è di circa 30-<br />
40 q.li/ha di prodotto fresco.<br />
Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />
L’assaggio del 2005 ha dato risultati sostanzialmente allineati a quelli del 2004.<br />
I valori più alti di intensità, persistenza e aroma all’esame olfattivo possono essere<br />
dovuti semplicemente a una temperatura diversa di servizio, tuttavia vi è concordanza<br />
di andamento fra le due annate. Ne risulta un legume con buon carattere<br />
(intensità e persistenza più che buone all’esame olfattivo e gustativo e ottime<br />
sapidità e succulenza), equilibrato fra toni amari e dolci e delicato sotto il<br />
profilo cinestetico (scarsa consistenza dell’epidermide e pasta morbida). Il valore<br />
dell’armonicità sintetizza l’ottimo<br />
equilibrio del legume che, come<br />
il Giallorino, si mostra delicato ma<br />
dal carattere forte.<br />
Considerazioni generali<br />
Ammollo e cottura: il fagiolo è stato<br />
tenuto in ammollo per circa 15 ore<br />
e cotto per 55 minuti.<br />
Aspetto esteriore: forma allungata,<br />
leggermente globosa, dimensione<br />
medio piccola, colore avana beige.<br />
Profumi e sapori: i profumi esprimono<br />
valori discreti per l’intensità,<br />
la persistenza e l’aroma. All’assaggio<br />
si confermano i risultati elevati<br />
di intensità e persistenza; la sapidità<br />
e la succulenza presentano valori<br />
che mostrano un fagiolo dotato di<br />
un certo carattere; la tendenza all’amaro<br />
è molto bassa rispetto alla dolcezza.
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Malato o di San Giuseppe<br />
Profilo cinestetico: l’epidermide è praticamente assente e la pasta è abbastanza<br />
morbida, tanto che può essere definito un fagiolo delicato.<br />
Caratteristiche di sintesi<br />
All’assaggio il fagiolo Malato ha dato, in entrambe le annate, ottimi risultati in<br />
quanto a intensità e persistenza (sia all’esame olfattivo che al gustativo) e per<br />
altri valori quali aroma, sapidità e succulenza; ha mostrato, inoltre il prevalere<br />
netto delle note del dolce rispetto all’amaro; epidermide molto sottile e pasta<br />
morbida completano il quadro di un ottimo fagiolo.<br />
Il Malato è risultato un fagiolo eccellente, adatto a essere consumato sia semplicemente<br />
lessato e condito con olio extravergine di oliva e sale, sia in piatti più<br />
elaborati, sia per preparare passati più delicati rispetto a quelli che si ottengono<br />
coi fagioli rossi: infatti le note marcate di intensità, sapidità e succulenza lo rendono<br />
ottimo anche per questo utilizzo.<br />
Il risultato d’insieme espresso con l’armonicità conferma un buon equilibrio.<br />
Uso in cucina<br />
Può essere proposto come contorno, semplicemente lessato, o come antipasto,<br />
abbinandolo a pesce delicato (gamberetti, totani, seppioline ecc.) aromatizzato<br />
con erbette fresche e associato a pomodoro fresco saltato come, per esempio,<br />
nell’Insalata di fagiolo Malato con trilogia di mare saltato con pomodoro fresco in<br />
concassé.<br />
Data l’elevata intensità e persistenza aromatica e l’armonicità di questo fagiolo,<br />
si consiglia, per goderne appieno il gusto, l’uso lessato, abbinandolo con un olio<br />
dolce e con fruttato non troppo intenso, come alcuni oli tipici lucchesi.<br />
A questi piatti si potrebbe abbinare un vino bianco ricco di profumi, per esempio<br />
un Vermentino di Luni.<br />
Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />
I quantitativi prodotti sono veramente modesti tanto che, se non fosse per l’ottima<br />
qualità e per il fatto che è custodito gelosamente negli orti di famiglia,<br />
sarebbe certamente già andato perduto; la produzione attuale, difficilmente stimabile,<br />
dovrebbe essere di poche decine di chili.<br />
Riuscendo a valorizzarlo in modo da ripagare i notevoli costi di produzione,<br />
questa potrebbe essere incrementata per evitare il rischio estinzione.<br />
165
Fagiolo Mascherino<br />
Denominazione: fagiolo Mascherino.<br />
Localizzazione: coltivato in tutta la Garfagnana.<br />
Cenni storici<br />
Il Mascherino, di cui si parla anche nella Monografia agraria sul circondario di<br />
Castelnuovo Garfagnana del 1883 di Carlo De Stefani, è sempre stato uno dei<br />
prodotti più caratteristici della Garfagnana. Forse proveniente dalla zona di<br />
Casciana e Gramolazzo, è stato sempre coltivato in tutta la vallata, per affermarsi<br />
attualmente nei paesi vicini al capoluogo. Era coltivato, come tutti i fagioli della<br />
Garfagnana, nelle ghiare dei torrenti e dei fiumi e, in particolare, in quelle del<br />
Serchio, di proprietà comune. Chi intendeva lavorare questi terreni era solito<br />
segnarli con una croce sul suolo e mettere dei termini di pietra per indicarne il<br />
possesso; quindi li ripuliva per renderli lavorabili poi, dopo averli circondati con<br />
muretti di sassi, vi lasciava entrare l’acqua delle piene per rialzare il piano del terreno.<br />
Si trattava di appezzamenti di pochi metri quadrati chiamati “fagiolaie”;<br />
venivano coltivati per anni fino a quando una piena non li rendeva inutilizzabili.<br />
Il fagiolo Mascherino ha corso seri rischi di estinzione perché è poco produttivo;<br />
è stato recuperato alla produzione da circa cinque anni da un gruppo di<br />
appassionati legati ad associazioni di consumatori quali lo Slow Food.<br />
Descrizione della varietà locale<br />
Pianta rampicante a crescita indeterminata, molto vigorosa e a maturazione scalare.<br />
Le foglie sono di colore verde tendenzialmente chiaro; il baccello, piuttosto<br />
ricurvo, a maturazione si presenta di un colore che va dal bianco crema al<br />
giallo chiaro e raggiunge mediamente una lunghezza di 11-12 cm. Il seme è di<br />
piccole dimensioni (circa 1 x 0,8 cm), ha una forma che oscilla tra ovale e circolare<br />
e una tipica colorazione per metà bianca e per metà vinaccia scuro. Il<br />
Mascherino viene consumato sgranato secco.
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Mascherino<br />
Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente. È unico, in questo studio, per le<br />
sue caratteristiche morfologiche.<br />
Tecnica produttiva<br />
Il seme viene riprodotto direttamente in azienda dal produttore. Viene effettuata<br />
una leggera aratura (25-30 cm) seguita da una erpicatura per la somministrazione<br />
del fertilizzante, generalmente organico. La semina avviene nel mese<br />
di maggio, con sesti di impianto che variano da 20-30 cm sulla fila e 1-1,5 m fra<br />
le file. Le irrigazioni vengono effettuate in modo costante, ma non eccessivo. La<br />
raccolta viene compiuta a mano dall’inizio di luglio fino a settembre; il prodotto<br />
viene raccolto via via che matura, poi viene fatto seccare sull’aia al sole e quindi<br />
selezionato. Il Mascherino è discretamente produttivo: si possono raccogliere<br />
circa 20 q.li/ha di prodotto fresco.<br />
Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />
L’assaggio del 2005 del prodotto secco ha confermato i buoni risultati del 2004,<br />
con valori più elevati per tutti i descrittori, sia all’esame olfattivo, sia a quello<br />
gustativo. In particolare nel 2005 si hanno valori nettamente più alti per quanto<br />
riguarda l’aroma, all’esame olfattivo, e l’intensità e la persistenza nell’esame<br />
gustativo; ottimo il valore della succulenza, dato dalla piacevole consistenza<br />
della pasta; da rilevare inoltre la netta tendenza al dolce rispetto all’amaro. Per<br />
quanto concerne l’esame cinestetico, si confermano le ottime caratteristiche<br />
della pasta, particolarmente morbida, mentre l’epidermide risulta un po’ consistente,<br />
anche se non tanto da disturbare nell’assaggio, cosicché la valutazione<br />
d’insieme, rappresentata dall’armonicità, risulta più che ottima.<br />
Per quanto riguarda l’assaggio del prodotto come ‘mangiatutto’, il Mascherino<br />
ha manifestato, all’esame olfattivo, una buona intensità di profumi non assecondata<br />
dalla persistenza; accettabili risultano pure gli aromi. All’esame gustativo,<br />
medi sono risultati i valori di intensità e sapidità, mentre alta è la persistenza; la<br />
Caratteristiche del fagiolo Mascherino<br />
Carattere Classi<br />
Pianta tipo di accrescimento rampicante<br />
Fiore epoca di fioritura medio-tardiva<br />
colore (stendardo e ali) bianco<br />
Baccello lunghezza (stilo incluso) medio-corta (circa 11-12 cm)<br />
sezione trasversale tendente a ellittica<br />
spessore medio<br />
grado di curvatura medio, medio-forte<br />
colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />
filo presente<br />
n. degli ovuli mediamente 4 o 5<br />
Stilo lunghezza media<br />
Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />
forma in sezione longitudinale<br />
medio-grande (60 g circa)<br />
mediana (maturo e secco) ovale larga, circolare<br />
forma in sezione trasversale tondeggiante<br />
colore principale è un bicolore: presenta una parte bianca<br />
e un’altra di color violaceo scuro con<br />
diffuse screziature del medesimo colore<br />
venature medie<br />
colore contorno ilo* simile al colore del seme (*l’ilo è sempre<br />
nella parte a colorazione violacea)<br />
167
168 ARSIA<br />
tendenza al dolce prevale rispetto alla tendenza all’amaro in modo piuttosto<br />
netto; infine la succulenza elevata conferisce a questo legume caratteristiche particolari<br />
fra i ‘mangiatutto’, simili a quelle del fagiolo Aquila e del Fico di Gallicano.<br />
In realtà per il Mascherino, anch’esso consumato quando il grano è già ben<br />
marcato all’interno del baccello, l’uso come ‘mangiatutto’ risulta un po’ atipico<br />
e bisogna prestare particolare attenzione al momento della raccolta per ottenere<br />
il risultato sperato. A conferma di quanto affermato, nel profilo cinestetico, emerge<br />
una certa fibrosità (filamenti coriacei), soprattutto nei legumi raccolti in fase<br />
avanzata. La pasta risulta sufficientemente morbida e omogenea.<br />
Un po’ basso il valore dell’armonicità a causa dei limiti sopra esposti.<br />
In realtà l’uso come ‘mangiatutto’ risulta un po’ forzato e senza dubbio meno<br />
interessante rispetto al consumo come fagiolo secco, dove il Mascherino raggiunge<br />
valori elevati per aromi e gusto molto particolari.<br />
Considerazioni generali assaggi prodotto secco<br />
Ammollo e cottura: il Mascherino è stato tenuto in ammollo per circa 15 ore e<br />
cotto per 50 minuti.<br />
Aspetto esteriore: forma globosa,<br />
rotondeggiante, quasi sferica, dimensioni<br />
medio-grandi, colore bianco e<br />
scuro; piuttosto gradevole alla vista.<br />
Profumi e sapori: i profumi esprimono<br />
valori più che discreti per l’intensità,<br />
la persistenza e l’aroma. All’assaggio<br />
si riconfermano i valori di<br />
intensità e persistenza; la sapidità e la<br />
succulenza abbastanza accentuate<br />
fanno del Mascherino un fagiolo<br />
dotato di un certo carattere; la tendenza<br />
all’amaro è molto bassa e prevale<br />
nettamente la dolcezza.<br />
Profilo cinestetico: l’epidermide ha<br />
una consistenza abbastanza bassa e la<br />
pasta è piuttosto morbida; questi<br />
valori confermano che si tratta di un<br />
fagiolo delicato, benché dotato di un<br />
certo carattere.
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Mascherino<br />
Considerazioni generali prodotto fresco<br />
Aspetto esteriore: forma un po’ tozza, piuttosto schiacciata, grani ben formati e<br />
appariscenti che talvolta fuoriescono dal baccello; qualche volta presenta evidenti<br />
i filamenti coriacei.<br />
Profumi e sapori: i profumi hanno una buona intensità e una persistenza leggermente<br />
inferiore; discreto l’aroma; all’assaggio l’intensità è inferiore alla persistenza,<br />
che risulta ottima; la sapidità è media e la succulenza molto accentuata;<br />
la tendenza al dolce prevale nettamente su quella all’amaro.<br />
Profilo cinestetico: a volte sono percepibili i filamenti coriacei (fibrosità medioalta),<br />
la pasta risulta sufficientemente morbida e omogenea.<br />
Caratteristiche di sintesi<br />
Il Mascherino, utilizzato secco, è un fagiolo di grandi dimensioni, dall’aspetto<br />
gradevole e dal carattere piuttosto interessante, come dimostrato dagli ottimi<br />
valori di intensità, persistenza, aroma, sapidità e succulenza. La pasta morbida e<br />
l’epidermide delicata gli conferiscono una certa gradevolezza.<br />
L’uso come ‘mangiatutto’ lo penalizza, benché risulti comunque interessante.<br />
Importante la tempestività nella raccolta in quanto, aspettando di avere il grano<br />
ben marcato, si rischia l’accentuazione dei filamenti coriacei che limitano il piacere<br />
di gustare l’eccellente sapore di questo fagiolo. Rimane, comunque, un<br />
ottimo uso alternativo, in cui peraltro il legume presenta aspetti unici.<br />
Il Mascherino si presta a essere consumato sia semplicemente lessato e condito<br />
con olio extravergine di oliva e sale, sia in preparazioni più elaborate quali per<br />
esempio i <strong>Fagioli</strong> al forno con pancetta. Interessante anche la tipica preparazione<br />
“in umido” per il consumo come ‘mangiatutto’.<br />
Il valore dell’armonicità conferma l’eccellente equilibrio delle caratteristiche di<br />
questo fagiolo.<br />
Uso in cucina<br />
Ottimo stufato, per la capacità di sposarsi con altri ingredienti, quali ortaggi<br />
(porro, cipolla) o affettati (prosciutto cotto, lardo). Per il sapore completo e l’aspetto<br />
piacevole si presta anche a essere consumato lessato o come condimento<br />
169
170 ARSIA<br />
per primi piatti in abbinamento con purea di ortaggi come cavolfiore o broccoli<br />
lasciandolo intero, come nei Tacconi di farina integrale su purea di cavolfiore<br />
e fagiolo Mascherino aromatizzato con bacon.<br />
Un olio delicato con tendenza al dolce è particolarmente indicato per accompagnare<br />
questo fagiolo in modo da esaltarne la personalità e le notevoli qualità aromatiche.<br />
A queste preparazioni si potrebbe abbinare un vino bianco brillante e profumato<br />
quale un Verduzzo.<br />
Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />
La produzione attuale è limitata e può essere stimata intorno ai 4-5 q.li, prodotti<br />
in prevalenza in alcuni orti familiari. Potrebbe essere incrementata, dato che il<br />
Mascherino possiede ottime caratteristiche organolettiche.
Fagiolo Padulino o Marmino<br />
Denominazione: fagiolo Padulino, fagiolo Marmino.<br />
Localizzazione: Piana di Lucca, in particolare nei terreni del padule ex lago di<br />
Bientina.<br />
Cenni storici<br />
Il fagiolo Padulino veniva coltivato nelle zone “basse” della Piana di Lucca dove<br />
storicamente si produceva la saggina da scope con la quale veniva consociato;<br />
prediligeva terreni pesanti limo-argillosi.<br />
Le piante di saggina e fagioli venivano seminate insieme e il fagiolo trovava nello<br />
stocco del cereale un idoneo sostegno per la sua parte aerea, anche se poi fruttificava<br />
solo in basso.<br />
Il fagiolo veniva fatto seccare sulla pianta che veniva raccolta integralmente per<br />
essere portata in azienda dove veniva fatto seccare in zone ben arieggiate (per<br />
esempio nei solai); una volta seccato si separavano i baccelli dai semi sulle aie<br />
battendo la massa con il correggiato. Quindi si separava il seme dagli altri residui<br />
attraverso l’utilizzo di stacci e dell’arbolo.<br />
I fagioli venivano poi conservati in contenitori di vetro (tipo damigiane) con<br />
l’aggiunta di pepe e poi consumati come prodotto secco. La cessazione della<br />
produzione del sorgo da scope ha provocato, già da diversi anni, anche la scomparsa<br />
di questo fagiolo.<br />
Del resto la scarsa produttività e il notevole fabbisogno di manodopera hanno<br />
contribuito a determinare l’abbandono della coltura e a desistere dal ricercare<br />
soluzioni alternative all’uso della saggina come tutore.<br />
Descrizione della varietà locale<br />
Pianta a crescita semideterminata, a maturazione quasi contemporanea. Presenta<br />
foglie di colore verde tendenzialmente chiaro; il baccello, inizialmente verde,<br />
a maturazione è color crema e raggiunge mediamente lunghezza di 10-12 cm e
172 ARSIA<br />
Caratteristiche del Fagiolo Padulino o Marmino<br />
Carattere Classi<br />
Pianta tipo di accrescimento indeterminato parzialmente rampicante<br />
Fiore epoca di fioritura media<br />
colore (stendardo e ali) bianco<br />
Baccello lunghezza (stilo incluso) corta (circa 10-11 cm)<br />
sezione trasversale tendente a ellittica<br />
spessore medio<br />
grado di curvatura lieve<br />
colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />
filo presente<br />
n. degli ovuli mediamente da 5 a 7<br />
Stilo lunghezza medio-corta<br />
grado di curvatura lieve<br />
Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />
forma in sezione longitudinale<br />
piccola (26 g circa)<br />
mediana (maturo e secco) ellittica larga, ovale stretta<br />
forma in sezione trasversale ellittica, tendente all’appiattita<br />
colore principale bianco<br />
venature lievi<br />
colore contorno ilo stesso colore del seme<br />
larghezza di 0,8-1 cm. Il seme è di 0,8-1 x 0,5-0,8 cm, ha forma ovale e colorazione<br />
bianca.<br />
Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente.<br />
Nel confronto con il Coco bianco è emersa una significativa similitudine; il Padulino,<br />
tuttavia, è più tardivo, ha baccello leggermente più sottile e più arcuato,<br />
maggior numero medio di semi per baccello, ma di taglia minore e con forma<br />
diversa. Le caratteristiche del Padulino corrispondono esattamente a quelle pervenuteci<br />
dalla tradizione locale, attraverso interviste e testimonianze e attribuite<br />
al Marmino, perciò possiamo asserire che con molta probabilità si tratta della<br />
stessa “varietà”.<br />
Tecnica produttiva<br />
Ci risulta coltivato solo in un paio di orti familiari e la tecnica è quella tradizionale<br />
dei fagioli a crescita determinata.<br />
Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />
Uno degli obiettivi che ci ponevamo riguardo al Padulino, reperito in un orto<br />
di famiglia, era capire se le sue caratteristiche organolettiche corrispondevano a<br />
quelle del Marmino che avevamo censito, ma che ritenevamo scomparso. La<br />
verifica fatta in due anni conferma l’ipotesi che in effetti si tratti dello stesso<br />
legume, come in seguito illustreremo.<br />
Per quanto riguarda l’assaggio vero e proprio, i risultati del 2005 sono stati leggermente<br />
difformi rispetto a quelli del 2004: all’esame olfattivo è da rilevare una<br />
maggiore intensità di profumi e un aroma più pronunciato rispetto all’assaggio<br />
del 2004. Nell’esame gustativo non sono state altresì registrate differenze significative<br />
fra le due annate, fatta eccezione per le note di amaro più pronunciate<br />
nell’assaggio del 2005 che si presentano in equilibrio con quelle del dolce. Differenze<br />
notevoli si evidenziano invece nell’esame cinestetico con epidermide<br />
piuttosto accentuata e pasta piuttosto farinosa; senza dubbio su questi aspetti
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Padulino o Marmino<br />
hanno influito negativamente le condizioni climatiche dell’annata che hanno<br />
determinato una precoce chiusura del ciclo e un indurimento dei tessuti esterni.<br />
Il risultato è stato un prodotto non troppo armonico.<br />
Considerazioni generali<br />
Ammollo e cottura: il fagiolo è stato tenuto in ammollo per circa 15 ore e cotto<br />
per 50 minuti.<br />
Aspetto esteriore: forma rotondeggiante, piuttosto globosa, dimensione piccola,<br />
colore bianco.<br />
Profumi e sapori: i profumi esprimono valori medi per l’intensità, la persistenza<br />
e l’aroma. All’assaggio i valori di intensità e persistenza risultano leggermente<br />
inferiori rispetto ai profumi; la sapidità e la succulenza non sono accentuate e ci<br />
mostrano un fagiolo delicato; la tendenza all’amaro si è presentata quasi opposta<br />
nelle due annate, probabilmente a causa dell’influenza dell’andamento climatico.<br />
173
174 ARSIA<br />
Profilo cinestetico: l’epidermide ha una consistenza medio-alta e la pasta è piuttosto<br />
farinosa, benché i valori delle due annate non siano concordanti, sempre a<br />
causa del diverso andamento climatico. In sostanza si tratta di un fagiolo delicato,<br />
anche se la consistenza dell’epidermide ne penalizza il giudizio.<br />
Caratteristiche di sintesi<br />
Il Padulino è un fagiolo di piccole dimensioni, dall’aspetto gradevole, ma un po’<br />
deludente all’assaggio: a dispetto di una delicatezza esteriore dovuta alle dimensioni<br />
e al colore, la consistenza dell’epidermide ne penalizza il giudizio complessivo.<br />
La pasta morbida, che però tende a disfarsi in cottura, conferisce comunque<br />
al fagiolo una certa gradevolezza se usato nelle minestre miste di cereali<br />
e legumi.<br />
Le sensazioni registrate, unite alle descrizioni raccolte durante le interviste, ci<br />
inducono a pensare che il Padulino non sia altro che il Marmino. Coincidono le<br />
caratteristiche organolettiche, le dimensioni e la forma del legume nonché la<br />
zona di produzione, i terreni del padule ex lago di Bientina. In effetti è possibile<br />
che lo stesso fagiolo abbia assunto denominazioni diverse a seconda della zona<br />
in cui veniva coltivato (per esempio, sponde diverse del lago). In effetti anche il<br />
comportamento in campo conferma le corrispondenze fra il Marmino e il Padulino<br />
tanto da farci affermare che le due denominazioni indicano uno stesso ecotipo.<br />
Dati i caratteri mostrati, il Padulino appare abbastanza delicato e adatto a essere<br />
consumato semplicemente lessato e condito con olio extravergine di oliva e sale.<br />
Un uso forse ancor più appropriato è nelle minestre miste di cereali e legumi.<br />
Il valore dell’armonicità mostra un equilibrio non eccelso delle caratteristiche di<br />
questo legume.
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Padulino o Marmino<br />
Uso in cucina<br />
Può essere impiegato nei passati per la sua poca resistenza in fase di cottura. Proprio<br />
per le sue caratteristiche è interessante utilizzarlo in preparazioni chiuse<br />
(cocotte, fagottini di pasta sfoglia ecc.) con l’abbinamento di pesce dal sapore<br />
delicato (gamberetti, dadolata di filetto di trota, orata ecc.) o verdure fresche<br />
(piselli, carote ecc.). Con questo accorgimento è possibile servirsene mantenendo<br />
integro il suo sapore. Un esempio può essere la Cocotte di filetto d’orata con<br />
fagiolo Padulino.<br />
Lessato si consiglia di abbinarlo con oli dalla forte personalità: intensamente<br />
fruttati e con note spiccate di amaro e piccante quali per esempio l’olio Toscano<br />
IGP delle colline fiorentine. Per condire i passati invece risultano più adatti<br />
oli mediamente fruttati e con prevalenti note di dolce.<br />
Con le preparazioni suggerite si può accompagnare un vino bianco quale un<br />
Verdicchio dei Castelli di Jesi.<br />
Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />
Se ne producono pochi chilogrammi in orti familiari. Le possibilità di sviluppo<br />
per questo fagiolo sono veramente scarse, anche per le sue modeste caratteristiche<br />
organolettiche.<br />
175
Fagiolo Pievarino<br />
Denominazione: fagiolo Pievarino.<br />
Localizzazione: coltivato in Garfagnana, in particolare a Pieve Fosciana e nei<br />
comuni limitrofi.<br />
Cenni storici<br />
Il Pievarino è coltivato da sempre a Pieve Fosciana nelle aree più fertili, generalmente<br />
vicine ai corsi d’acqua, in terreni di medio impasto tendenti al sabbioso.<br />
Veniva solitamente consociato col mais che serviva alla pianta come tutore e per<br />
mantenere l’ambiente più fresco. Essendo un fagiolo poco caratterizzato, il Pievarino<br />
non ha avuto grande diffusione. All’apparenza sembrerebbe imparentato<br />
con il fagiolo Scritto, dal quale si differenzia per il colore delle macchie sul seme:<br />
rosso vivo, diverso dal rosso granato dello Scritto.<br />
Descrizione della varietà locale<br />
Pianta semirampicante a crescita indeterminata, raggiunge altezze di circa 1,5 m<br />
e presenta una maturazione quasi contemporanea. Le foglie sono di colore<br />
verde; il baccello, tendenzialmente privo di curvatura, a maturazione si presenta<br />
di colore biancastro con striature rosso vivo e raggiunge mediamente una lunghezza<br />
di 10-11 cm. Il seme è di dimensioni medie (circa 1-1,3 x 0,8 cm), ha<br />
una forma oscillante tra ovale ed ellittico e una colorazione ‘camoscio’ con striature<br />
vinaccia.<br />
Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente. Nel confronto con il Borlotto<br />
Lingua di fuoco rampicante e con un campione di Selezione Tonelli ha mostrato<br />
maggior precocità, baccello più corto e più dritto, stilo più lungo, numero medio<br />
di semi per baccello e taglia più piccoli rispetto al Tonelli e ancor di più rispetto<br />
al Borlotto. La forma dei semi si avvicina a quella del Selezione Tonelli, mentre<br />
la colorazione dei semi dei tre campioni è abbastanza simile.
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Pievarino<br />
Tecnica produttiva<br />
Il seme viene riprodotto direttamente in azienda dal produttore.<br />
Si effettua una leggera aratura (25-30 cm) seguita da una erpicatura per la somministrazione<br />
del fertilizzante, generalmente organico. La semina avviene nel<br />
mese di maggio con sesti di impianto che variano da 20-30 cm sulla fila e 150 cm<br />
tra le file. Generalmente si semina a postarelle (2-3 semi messi intorno al tutore<br />
che ha sostituito il mais). Vengono effettuate irrigazioni di soccorso. La raccolta<br />
si compie a mano raccogliendo i baccelli maturi. Il prodotto raccolto viene essiccato<br />
sull’aia e, quindi, selezionato. La produzione può superare i 50 q.li/ha.<br />
Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />
Nei due anni di assaggi sono emersi valori sensibilmente diversi. Indubbiamente<br />
sull’assaggio del 2005 hanno pesato in maniera determinante, per il Pievarino,<br />
le condizioni climatiche e, in particolare il caldo anomalo dei mesi di giugno<br />
e luglio che hanno avuto un’influenza negativa soprattutto sul profilo cinestetico.<br />
All’esame gustativo risultano interessanti e migliori rispetto al 2004 i valori<br />
relativi a intensità, persistenza e aroma; all’esame gustativo migliorano ancora<br />
l’intensità e la persistenza, mentre rimangono pressoché invariati i valori di sapidità<br />
e succulenza; invertiti i risultati relativi alle note di dolce e di amaro: nel<br />
2004 prevaleva l’amaro e nel 2005 il dolce. Difficile interpretare questo dato, se<br />
non attribuendone la responsabilità all’andamento climatico benché, considerando<br />
i risultati ottenuti nel profilo cinestetico, forse ci saremmo aspettati il contrario:<br />
generalmente le alte temperature tendono a indurire i tessuti (da cui la<br />
maggior consistenza dell’epidermide e la pasta più farinosa), ma anche ad accentuare<br />
il sapore amaro.<br />
Il risultato d’insieme è più che soddisfacente e ci mostra un fagiolo caratterizzato<br />
da profumi e sapori interessanti e discretamente delicato, benché il giudizio complessivo<br />
sia penalizzato dal profilo cinestetico registrato nell’assaggio del 2005.<br />
Caratteristiche del fagiolo Pievarino<br />
Carattere Classi<br />
Pianta tipo di accrescimento semirampicante<br />
Fiore epoca di fioritura media<br />
colore (stendardo e ali) rosa<br />
Baccello lunghezza (stilo incluso) corto (circa 10-11 cm)<br />
sezione trasversale tendente a ellittica<br />
spessore medio<br />
grado di curvatura assente o molto lieve<br />
colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />
con screziature violacee che divengono<br />
rosse a pieno sviluppo del seme<br />
filo presente<br />
n. degli ovuli mediamente 5<br />
Stilo lunghezza media<br />
grado di curvatura assente o molto lieve<br />
Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />
forma in sezione longitudinale<br />
medio-grande (54 g circa)<br />
mediana (maturo e secco) ellittica larga, ovale<br />
forma in sezione trasversale tondeggiante<br />
colore principale ‘camoscio’ con striature color vinaccia<br />
venature lievi<br />
colore contorno ilo differente dal colore del seme<br />
(bianco e giallo-marroncino)<br />
177
178 ARSIA<br />
Considerazioni generali<br />
Ammollo e cottura: il Pievarino è stato tenuto in ammollo per circa 12 ore e<br />
cotto per 1 ora e 45 minuti.<br />
Aspetto esteriore: forma globosa, ovale; dimensione media; colore marrone non<br />
troppo scuro.<br />
Profumi e sapori: i profumi hanno una media intensità e persistenza; l’aroma è<br />
buono; all’assaggio si confermano intensità e persistenza di sapori medie e sapidità<br />
e succulenza non troppo accentuate; la tendenza all’amaro e quella al dolce<br />
hanno mostrato valori diversi nelle due annate, tanto da rendere impossibile stabilire<br />
quale sia la nota prevalente.<br />
Profilo cinestetico: l’epidermide è risultata di consistenza media (alta all’assaggio<br />
2005) e la pasta piuttosto morbida nel 2004, più farinosa nel 2005.<br />
Caratteristiche di sintesi<br />
Il fagiolo Pievarino si è rivelato<br />
abbastanza delicato per la<br />
tipologia dei fagioli Rossi e<br />
Scritti cui appartiene; i valori<br />
contrastanti dell’epidermide<br />
(poco pronunciata nel 2004 e<br />
media nel 2005) e della pasta<br />
(morbida nel 2004 e farinosa<br />
nel 2005) rendono difficile<br />
definire questo legume che<br />
nel 2004 aveva mostrato<br />
caratteri molto più vicini ai<br />
fagioli bianchi che non ai<br />
rossi.<br />
Il fagiolo ha manifestato, pertanto,<br />
caratteristiche che lo<br />
rendono adatto sia a essere<br />
consumato semplicemente lessato<br />
e condito, sia per la preparazione<br />
di passati, sia come<br />
ingrediente di piatti che per-
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Pievarino<br />
mettano di apprezzarne la delicatezza e il sapore. L’esame gustativo ha confermato<br />
le sensazioni avute durante quello olfattivo e il discreto equilibrio fra le varie<br />
componenti quali la sapidità, la dolcezza, la succulenza e la tendenza all’amaro;<br />
complessivamente il risultato d’insieme (armonicità) può considerarsi comunque<br />
positivo in entrambe le annate.<br />
Uso in cucina<br />
Ottimo nelle preparazioni dove sono presenti ingredienti dal sapore marcato,<br />
come cipolla, aglio, pancetta oppure passato in crema e servito in preparazioni<br />
quali il Passato di fagiolo Pievarino su pane di patate aromatizzato con olio extravergine<br />
d’oliva e rosmarino.<br />
Per la sua tipologia questo fagiolo rosso scritto si consiglia di consumarlo lessato<br />
e si suggerisce di accompagnarlo a un olio mediamente fruttato, con toni prevalenti<br />
di oliva verde, scarsamente amaro e piccante.<br />
Con questi piatti è indicato l’abbinamento con un vino rosso come il Merlot.<br />
Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />
La produzione attuale è di circa 40-50 kg. Benché il Pievarino sia penalizzato<br />
dalla somiglianza con varietà più conosciute come i borlotti o gli scritti, la produzione<br />
potrebbe essere sensibilmente incrementata dato che presenta ottime<br />
caratteristiche organolettiche.<br />
179
Fagiolo Rosso di Lucca<br />
Denominazione: fagiolo Rosso di Lucca o Rosso Lucchese.<br />
Localizzazione: Piana di Lucca, in particolare nei comuni di Lucca e Capannori.<br />
Cenni storici<br />
Il fagiolo Rosso di Lucca veniva prodotto nelle aree più fertili della Piana in terreni<br />
di medio impasto, tendente al sabbioso e, in particolare, a Lucca e Capannori<br />
nei terreni vicini ai corsi d’acqua, dove veniva coltivato in consociazione<br />
con il mais.<br />
Non si sa come sia stato introdotto in Lucchesia, ma le prime notizie della sua<br />
coltivazione risalgono all’Ottocento; può considerarsi unico, in quanto non esistono<br />
fagioli simili in altre zone d’Italia.<br />
Il crescente interesse dei consumatori verso le tipiche minestre lucchesi ha determinato<br />
la riscoperta del fagiolo Rosso di Lucca la cui produzione era rimasta<br />
relegata a pochi hobbisti e destinata quasi esclusivamente all’autoconsumo. Gli<br />
alti costi dei metodi di coltivazione tradizionali, caratterizzati da scarsi apporti<br />
di meccanizzazione, ne avevano disincentivato la produzione; in questi ultimi<br />
anni è stata ripresa grazie a un attento lavoro di cernita e selezione che ha consentito<br />
di riportare il seme relativamente in purezza e di valorizzare il lavoro di<br />
un numero imprecisato di hobbisti, perlopiù pensionati, che hanno consentito il<br />
mantenimento dell’ecotipo.<br />
La tecnica colturale non ha subito grosse variazioni negli anni tanto da far assumere<br />
alla produzione un carattere altamente artigianale.<br />
Descrizione della varietà locale<br />
Pianta a crescita determinata (50-60 cm) e a maturazione leggermente scalare<br />
(un po’ meno rispetto allo Scritto di Lucca). Presenta foglie di colore verde tendenzialmente<br />
scuro; il baccello inizialmente è verde variamente screziato di<br />
rosso e, a maturazione, assume una colorazione crema non uniforme con scre-
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Rosso di Lucca<br />
ziature rosse; raggiunge lunghezza di 13-14 cm e larghezza di 1 cm. Il seme è<br />
di 1-1,5 x 0,7-0,9 cm, ha forma ellittica tendenzialmente stretta e colore rosso<br />
con striature dal granata scuro al nero.<br />
Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente. Il seme di questo fagiolo, che<br />
non è un borlotto, si presenta molto simile come aspetto a quello del Diecimino.<br />
Tecnica produttiva<br />
Il seme viene riprodotto direttamente in azienda dal produttore e, attualmente,<br />
si presenta con un minimo grado di inquinamento; generalmente viene selezionata<br />
la porzione di appezzamento da cui si ricaverà il seme. Per la produzione<br />
viene effettuata una leggera aratura (25-30 cm) seguita da una erpicatura per<br />
effettuare la somministrazione del fertilizzante. La fertilizzazione viene generalmente<br />
effettuata con prodotti organici o organo-minerali utilizzando concimi a<br />
più alto titolo di fosforo e potassio integrati con modeste quantità di concimi<br />
azotati (circa 50 unità di azoto, 70 di fosforo e 70 di potassio). La semina avviene<br />
nei mesi di maggio-giugno con sesti di impianto di circa 5 cm sulla fila e 50<br />
cm tra le file. Raramente si effettuano interventi di difesa. L’irrigazione si effettua<br />
solo in caso di necessità.<br />
La raccolta si fa a mano o con mezzi meccanici a partire dal mese di agosto fino<br />
ai primi di settembre; il prodotto viene commercializzato quasi esclusivamente<br />
secco. Nella raccolta meccanica le piante vengono sfalciate e poste a seccare in<br />
andane, poi si effettua la battitura con una trebbia opportunamente modificata<br />
che è in grado di separare il seme dai baccelli. Il prodotto viene quindi portato<br />
in azienda dove avviene la selezione: in un primo tempo viene vagliato tramite<br />
un vaglio meccanico a vibrazione; poi viene posto in sacchi di plastica tipo rafia<br />
e portato a effettuare la refrigerazione per la conservazione. Il prodotto refrigerato<br />
viene vagliato una seconda volta tramite vaglio meccanico a vibrazione e<br />
selezionato a mano su banco dotato di nastro alimentare meccanico.<br />
Caratteristiche del fagiolo Rosso di Lucca<br />
Carattere Classi<br />
Pianta tipo di accrescimento nano<br />
Fiore epoca di fioritura media<br />
colore (stendardo e ali) rosa<br />
Baccello lunghezza (stilo incluso) medio (circa 13-14 cm)<br />
sezione trasversale tendente a ellittica<br />
spessore medio<br />
grado di curvatura lieve, assente o molto lieve<br />
colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />
filo presente<br />
n. degli ovuli mediamente 5<br />
Stilo lunghezza medio, lungo<br />
grado di curvatura assente o molto lieve<br />
Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />
forma in sezione longitudinale<br />
medio (43 g circa)<br />
mediana (maturo e secco) ellittica, tendenzialmente stretta<br />
forma in sezione trasversale ellittica<br />
colore principale rosso con striature<br />
dal granata scuro al nero<br />
venature lievi<br />
colore contorno ilo differente dal colore del seme<br />
181
182 ARSIA<br />
La produzione del prodotto secco dipende molto dall’andamento stagionale e<br />
mediamente è di circa 8-10 q.li/ha; solo in condizioni ottimali si può arrivare a<br />
15 q.li/ha.<br />
Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />
L’assaggio effettuato nel 2005 ha mostrato valori in linea con quelli registrati nel<br />
2004, a esclusione di quelli relativi alla tendenza al dolce e all’amaro che si presentano<br />
addirittura invertiti: nel 2004 erano più evidenti i toni di amaro, mentre<br />
nel 2005 prevalgono nettamente i toni di dolce. Senza dubbio si tratta di un<br />
riflesso dell’andamento stagionale, dato che tale risultato è stato registrato anche<br />
per altre varietà.<br />
Per quanto riguarda l’esame olfattivo si confermano i buoni valori di intensità,<br />
persistenza e aromi che risultano piuttosto accentuati. L’esame gustativo ribadisce<br />
tali risultati per intensità e persistenza e rivela buoni valori di sapidità e, in<br />
misura minore di succulenza; in effetti in entrambi gli anni è emersa una piace-
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Rosso di Lucca<br />
vole morbidezza della pasta, nonostante il Rosso di Lucca sia un fagiolo tipico<br />
da passati; ovviamente una pasta morbida presenta una minore succulenza.<br />
L’esame cinestetico conferma la presenza di un’epidermide un po’ accentuata,<br />
benché meno di quanto ci si potesse aspettare, e una pasta piuttosto morbida.<br />
Il risultato d’insieme è più che soddisfacente e ci mostra un legume che, data la<br />
complessità di caratteristiche, si presta a vari utilizzi.<br />
Considerazioni generali<br />
Ammollo e cottura: il fagiolo è stato tenuto in ammollo per circa 14 ore e cotto<br />
per 1 ora.<br />
Aspetto esteriore: forma allungata e non troppo rotondeggiante, dimensione<br />
piccola, colore marrone scuro.<br />
Profumi e sapori: i profumi hanno una buona intensità e sono caratterizzati da<br />
una discreta persistenza; l’aroma è molto elevato; all’assaggio si confermano i<br />
valori di intensità e persistenza registrati nell’esame olfattivo e una sapidità e succulenza<br />
piuttosto intense; la tendenza all’amaro e quella al dolce hanno mostrato<br />
valori opposti nelle due annate.<br />
Profilo cinestetico: l’epidermide è risultata piuttosto consistente e la pasta abbastanza<br />
morbida, forse più morbida di quanto si potesse immaginare, considerando<br />
la consistenza dell’epidermide.<br />
Caratteristiche di sintesi<br />
Il Rosso di Lucca è risultato un tipico fagiolo da passati, data la consistenza dell’epidermide,<br />
benché la morbidezza della pasta lo renda adatto anche per altre<br />
preparazioni dove si riesca, attraverso la cottura, ad attenuare il difetto della consistenza<br />
come, per esempio nella preparazione “all’uccelletto” o nella cottura al<br />
“fiasco”. Comunque i profumi e i sapori intensi, uniti al colore altrettanto intenso,<br />
conferiscono a questo legume caratteri altamente positivi per impiegarlo nei<br />
passati. Proprio in questi tipi di piatto si esaltano le caratteristiche del fagiolo<br />
Rosso di Lucca: sapore e colore molto intensi associati alla consistenza della<br />
pasta sono in grado di conferire ai passati la giusta densità e colorazione nonché<br />
un gusto deciso e particolarmente gradevole.<br />
183
184 ARSIA<br />
L’esame olfattivo e gustativo hanno messo in evidenza un fagiolo dal forte carattere<br />
con ottima intensità e persistenza dei sapori oltre a buona sapidità. Il risultato<br />
d’insieme (armonicità) ha dato valori ben superiori alla media, segno di un<br />
rapporto ottimale fra i vari fattori.<br />
Uso in cucina<br />
Particolarmente adatto, data la consistenza dell’epidermide, per la preparazione<br />
di zuppe vegetali, dove si deve sentire in bocca ogni ingrediente. Ottimo come<br />
accompagnamento a piatti dai sapori robusti come per esempio, lo Spezzatino di<br />
Cervo con fagiolo Rosso di Lucca accompagnato a polenta di Granturco otto file.<br />
A condimento delle zuppe si suggerisce di usare un filo d’olio molto fruttato,<br />
amaro e piccante.<br />
Ai piatti suggeriti si potrebbe abbinare un vino rosso di buona struttura quale<br />
un Rosso di Montalcino o un Chianti Classico.<br />
Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />
Da 50 a 60 q.li all’anno, la parte maggior parte dei quali è prodotta attualmente<br />
da tre aziende che effettuano la raccolta meccanica del prodotto e lo commercializzano<br />
secco. Si ritiene che la produzione potrebbe essere sensibilmente<br />
incrementata arrivando a superare i 100 q.li, in particolare nel caso del prodotto<br />
secco per il quale si possono meccanizzare alcune operazioni colturali.
Fagiolo Schiaccione di Pietrasanta<br />
Denominazione: fagiolo Schiaccione di Pietrasanta.<br />
Localizzazione: si produce in Versilia a Pietrasanta e Camaiore e, in misura<br />
minore, nella Piana di Lucca.<br />
Cenni storici<br />
Lo Schiaccione è un fagiolo coltivato sin dall’antichità. Secondo gli intervistati<br />
proverrebbe dal Veneto e sarebbe conosciuto come Piattella veneta; in particolare,<br />
uno dei nostri intervistati ricorda che già il nonno lo coltivava almeno dalla<br />
fine dell’Ottocento. Veniva e tuttora viene prodotto nelle aree più fertili della<br />
Piana di Lucca in terreni freschi, di medio impasto tendente al sabbioso.<br />
Come buona parte dei fagioli lucchesi, anche questo veniva coltivato in consociazione<br />
col mais: veniva seminato fra una pianta e l’altra di mais e in breve<br />
tempo i fusti volubili si arrampicavano agli stocchi del mais fino a raggiungerne<br />
le infiorescenze maschili. Veniva commercializzato anche fuori provincia e, in<br />
particolare, a Firenze dove è sempre stato particolarmente apprezzato. Nelle<br />
aziende della Versilia passavano i cosiddetti “fagiolai” ad acquistare il prodotto<br />
che poi distribuivano nelle province limitrofe: Firenze, Pistoia, Pisa e Livorno.<br />
Descrizione della varietà locale<br />
Pianta a crescita indeterminata e maturazione scalare; è un rampicante non troppo<br />
vigoroso, molto versatile nei confronti del terreno e dell’esposizione. Le<br />
foglie sono verdi; il baccello a maturazione si presenta di colore verde (giallo a<br />
pieno sviluppo del seme) con, talvolta, screziature violacee che divengono rosse<br />
a pieno sviluppo del seme; raggiunge mediamente una lunghezza di 14-16 cm<br />
e una larghezza di 1-1,5 cm. Il seme è appiattito, ha dimensioni di 2-2,5 x 1-<br />
1,5 cm, forma ellittica tendenzialmente reniforme e colore bianco.<br />
Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente. Ricorda per morfologia e per<br />
modalità di consumo la Piattella pisana, dalla quale si distingue per l’aspetto<br />
maggiormente compresso del seme.
186 ARSIA<br />
Caratteristiche del fagiolo Schiaccione di Pietrasanta<br />
Carattere Classi<br />
Pianta tipo di accrescimento rampicante<br />
Fiore epoca di fioritura medio-tardiva<br />
colore (stendardo e ali) bianco<br />
Baccello lunghezza (stilo incluso) media (circa 15 cm)<br />
sezione trasversale ellittica<br />
spessore medio<br />
grado di curvatura medio<br />
colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />
filo presente<br />
n. degli ovuli mediamente 4 o 5<br />
Stilo lunghezza media<br />
grado di curvatura assente o molto lieve<br />
Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />
forma in sezione longitudinale<br />
medio-grande (50 g circa)<br />
mediana (maturo e secco) ellittico largo con tendenza al reniforme<br />
forma in sezione trasversale appiattita<br />
colore principale bianco<br />
venature medie<br />
colore contorno ilo stesso colore del seme<br />
Tecnica produttiva<br />
Il seme viene spesso riprodotto direttamente in azienda dal produttore. Si può<br />
ricorrere sia alla semina che al trapianto; si effettua un’aratura leggera (25-30<br />
cm) seguita da un’erpicatura con la quale si effettua l’interramento del fertilizzante<br />
(generalmente prodotti organici o organo-minerali) utilizzando concimi a<br />
più alto titolo di fosforo e potassio integrati con modeste quantità di concimi<br />
azotati. In coltura protetta si<br />
effettua il trapianto precocemente<br />
(fra la metà di febbraio e la<br />
metà di marzo), mentre in piena<br />
aria la semina avviene nei mesi di<br />
maggio-giugno. Sesti di impianto<br />
sono: nel caso di fila binata, le<br />
distanze sulla fila sono di circa 40<br />
cm, di 1 metro fra una bina e l’altra<br />
e di 50-60 cm fra le file della<br />
bina; nel caso di fila singola, sono<br />
di 40 cm sulla fila e 1 metro fra le<br />
file. I semi o le piantine per il trapianto<br />
si collocano in piccole<br />
buche, disponendo 2-3 piante<br />
per ogni buca. Raramente si<br />
effettuano interventi di difesa. Le<br />
irrigazioni vengono effettuate<br />
regolarmente senza eccedere<br />
nelle quantità di acqua. La raccolta<br />
viene effettata a mano e<br />
sono necessari da 6 a 8 passaggi<br />
per completarla. Il fagiolo Schiac-
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Schiaccione di Pietrasanta<br />
cione è molto produttivo, anche se soggetto a produzioni incostanti; nelle<br />
migliori condizioni ambientali si possono ottenere anche 90-100 q.li/ha di prodotto<br />
fresco.<br />
Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />
L’assaggio effettuato nel 2005 ha messo in evidenza valori un po’ difformi<br />
rispetto a quelli registrati nel 2004; tuttavia possiamo dire che sono sostanzialmente<br />
confermate le caratteristiche peculiari del legume: delicatezza e armonia.<br />
L’esame olfattivo ha rilevato valori più alti rispetto a quelli del 2004 per tutti i<br />
descrittori; l’esame gustativo non ha confermato i valori alti dell’esame olfattivo<br />
ma, del resto, trattandosi di un legume delicato, era lecito aspettarsi i toni tenui<br />
emersi all’esame gustativo. Anche nel 2005 i toni di dolce sono risultati prevalenti<br />
rispetto a quelli di amaro. Il profilo cinestetico ha confermato la scarsa consistenza<br />
dell’epidermide e la pasta morbida. Il giudizio complessivo è risultato<br />
ottimo in entrambe le annate.<br />
Considerazioni generali<br />
Ammollo e cottura: il fagiolo è stato tenuto in ammollo per circa 15 ore ed è<br />
stato cotto per 50 minuti.<br />
Aspetto esteriore: forma allungata, piuttosto piatta, dimensione grande, colore<br />
bianco.<br />
Profumi e sapori: i profumi hanno valori nella media per intensità, persistenza e<br />
aroma; valori più che buoni, considerando che si tratta di un fagiolo bianco, per<br />
natura molto più delicato rispetto ai rossi. All’assaggio si confermano i valori di<br />
intensità e persistenza registrati nell’esame olfattivo; la sapidità non è accentuata<br />
e la succulenza è abbastanza elevata; la tendenza all’amaro è molto bassa,<br />
mentre risalta la dolcezza confermando che si tratta di un fagiolo dai sapori<br />
molto delicati.<br />
Profilo cinestetico: l’epidermide è quasi assente e la pasta molto morbida.<br />
Caratteristiche di sintesi<br />
Lo Schiaccione di Pietrasanta è risultato un ottimo fagiolo con un discreto equilibrio<br />
e ha registrato valori più che buoni per tutti i descrittori. Date le sue caratteristiche,<br />
fra le quali spiccano la scarsa consistenza dell’epidermide e la morbidezza<br />
della pasta, lo Schiaccione si presta a essere impiegato sia in preparazioni<br />
semplici, in cui possano risaltare al meglio le doti appena esposte, sia in piatti più<br />
187
188 ARSIA<br />
complessi e in abbinamenti più innovativi. In complesso si tratta di un fagiolo<br />
eccellente e il risultato d’insieme (armonicità) mette in evidenza l’equilibrio dei<br />
suoi caratteri.<br />
Uso in cucina<br />
Si suggerisce di servirlo semplicemente lessato e condito con olio extravergine<br />
d’oliva, preparazione in cui ci si può sbizzarrire negli abbinamenti con oli dotati<br />
di caratteristiche diverse. Oppure si consiglia di utilizzarlo in sughi stufati in<br />
accompagnamento a carni saporite (insaccati da cottura).<br />
È interessante proporlo nelle zuppe di pesce, per esempio, la Zuppa di pesce povero<br />
con fagiolo Schiaccione di Pietrasanta.<br />
Particolarmente buono se lessato e accompagnato da oli con fruttati medio-bassi<br />
con moderate caratteristiche di amaro e piccante, atti a far esprimere al massimo<br />
la fragranza e gli aromi di questo fagiolo bianco.<br />
Ai piatti suggeriti si potrebbe abbinare un vino bianco barriccato.<br />
Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />
Da 600 a 700 q.li all’anno di prodotto fresco. Lo Schiaccione viene commercializzato<br />
esclusivamente come prodotto fresco e consumato durante la stagione<br />
di raccolta che, con le semine scalari e la coltivazione in serra, va da aprile fino<br />
a tutto novembre; pertanto, data l’attuale richiesta del mercato, si ritiene possibile<br />
un aumento della produzione fino a superare i 1.000 q.li dato che questo<br />
fagiolo, essendo un buon produttore, può garantire un reddito significativo.
Fagiolo Scritto della Garfagnana<br />
Denominazione: fagiolo Scritto della Garfagnana.<br />
Localizzazione: coltivato in tutta la Garfagnana, in particolare a Pieve Fosciana<br />
e nei comuni dell’Alta Garfagnana.<br />
Cenni storici<br />
Lo Scritto è uno dei fagioli più importanti della Garfagnana benché spesso, data<br />
la sua scarsa caratterizzazione, sia stato confuso con i comuni borlotti dai quali,<br />
comunque, deriva. Prodotto nelle aree più fertili della vallata, generalmente<br />
nelle zone vicine al Serchio, in terreni di medio impasto tendenti al sabbioso<br />
anche grazie alle esondazioni. Queste aree adiacenti al fiume, terreni demaniali<br />
“colonizzati” dai produttori agricoli, venivano chiamate “fagiolaie” e si prestavano<br />
particolarmente alla coltivazione dei fagioli che rappresentavano l’alimento<br />
principe di tutta la Garfagnana (usati per preparare pasta e fagioli, minestra di<br />
farro ecc.). Come quasi tutte le varietà di fagioli della Lucchesia anche lo Scritto<br />
della Garfagnana veniva consociato al mais e, essendo semirampicante, si legava<br />
al cereale fino alla pannocchia.<br />
Data la scarsa disponibilità di terreni coltivabili la produzione di fagioli era quasi<br />
esclusivamente destinata all’autoconsumo e le “fagiolaie” avevano il ruolo importante<br />
di produrre l’alimento proteico base, per tutto l’anno, per la famiglia.<br />
Osservazioni: l’omogeneità è sufficiente.<br />
Nel confronto con il Borlotto nano Lingua di fuoco e il Borlotto rampicante<br />
Lingua di fuoco è emerso che lo Scritto è più tardivo del Borlotto nano ma più<br />
precoce del Borlotto rampicante; ha baccello più corto e più diritto di entrambi;<br />
stilo più corto e seme più piccolo di entrambi. La forma e la colorazione dei<br />
semi dei tre campioni è abbastanza simile. Nette le differenze rispetto al fagiolo<br />
Scritto di Lucca.
190 ARSIA<br />
Caratteristiche del fagiolo Scritto della Garfagnana<br />
Carattere Classi<br />
Pianta tipo di accrescimento rampicante<br />
Fiore epoca di fioritura medio-tardiva, tardiva<br />
colore (stendardo e ali) rosa<br />
Baccello lunghezza (stilo incluso) corta (circa 9-11 cm)<br />
sezione trasversale ellittica, circolare<br />
spessore medio<br />
grado di curvatura lieve, assente o molto lieve<br />
colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />
con screziature violacee che divengono<br />
rosse a pieno sviluppo del seme<br />
filo assente<br />
n. degli ovuli mediamente 4<br />
Stilo lunghezza media, medio-lunga<br />
grado di curvatura assente o molto lieve<br />
Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />
forma in sezione longitudinale<br />
media, medio-grande (43-53 g circa)<br />
mediana (maturo e secco) ovale, ovale larga<br />
forma in sezione trasversale tondeggiante<br />
colore principale ‘camoscio’ con striature color vinaccia<br />
venature medie, medio-forti<br />
colore contorno ilo differente dal colore del seme<br />
(marrone più scuro)<br />
Tecnica produttiva<br />
Il seme viene riprodotto direttamente in azienda dal produttore e, attualmente,<br />
si presenta con un minimo grado di inquinamento. Viene effettuata una leggera<br />
aratura (25-30 cm) seguita da una erpicatura per la somministrazione del fertilizzante,<br />
generalmente organico. La semina avviene nel mese di maggio con<br />
sesti di impianto che variano da 20-30 cm sulla fila e 75 cm tra le file.<br />
Le irrigazioni vengono effettuate solo in caso di necessità. La raccolta viene<br />
compiuta a mano fra la fine di luglio<br />
e quella di agosto via via che i<br />
baccelli raggiungono il giusto<br />
grado di maturazione. Il prodotto<br />
raccolto viene essiccato sull’aia e,<br />
quindi, selezionato. La produzione<br />
dipende molto dall’andamento<br />
stagionale; mediamente è di circa<br />
15-20 q.li/ha.<br />
Caratterizzazione organolettica<br />
e uso in cucina<br />
Il confronto fra le due annate di<br />
degustazione ha messo in evidenza<br />
differenze abbastanza sensibili<br />
all’esame olfattivo, dove i due<br />
campioni esaminati nel 2005<br />
hanno ottenuto valori molto più<br />
elevati rispetto al campione del<br />
2004 sia per intensità e persistenza,<br />
sia per aroma. L’esame gustati-
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Scritto della Garfagnana<br />
vo ha mostrato valori abbastanza concordanti per quanto riguarda intensità, persistenza,<br />
sapidità e succulenza; differenze marcate si notano invece sulle note del<br />
dolce e dell’amaro dove, a una maggiore tendenza all’amaro nell’assaggio del<br />
2004, ha fatto riscontro una situazione più equilibrata per i due campioni del<br />
2005. Riguardo a questo carattere, comunque, possiamo considerare lo Scritto<br />
della Garfagnana un fagiolo abbastanza equilibrato fra dolce e amaro e piuttosto<br />
tendente all’amaro.<br />
Per quanto riguarda l’esame cinestetico, c’è una discreta concordanza fra i risultati<br />
delle due annate e pertanto si individuano questi caratteri: epidermide un<br />
po’ consistente e pasta tendente al farinoso, caratteristiche che lo accostano al<br />
borlotto e lo rendono particolarmente adatto per i passati. Il giudizio di sintesi<br />
espresso dall’armonicità mostra un prodotto indubbiamente interessante.<br />
Considerazioni generali<br />
Ammolllo e cottura: il fagiolo è stato tenuto in ammollo per circa 12 ore e cotto<br />
per 1 ora e 45 minuti.<br />
Aspetto esteriore: forma globosa, rotondeggiante, dimensione media, colore<br />
marrone.<br />
Profumi e sapori: i profumi hanno una media intensità, sono caratterizzati da scarsa<br />
persistenza e da un aroma non troppo accentuato; all’assaggio si conferma una<br />
media intensità di sapori, una discreta sapidità e succulenza e toni di amaro equilibrati<br />
con quelli di dolce. Presenta una discreta persistenza dei sapori.<br />
Profilo cinestetico: l’epidermide è risultata piuttosto consistente e la pasta farinosa.<br />
Caratteristiche di sintesi<br />
L’assaggio del 2005 ha confermato i valori emersi nel 2004; pertanto si può<br />
affermare che vi sono reali discrepanze con i dati raccolti in fase di censimento.<br />
È da evidenziare, comunque, la differenza fra questa varietà locale e i comuni<br />
borlotti, pur essendo possibile che l’origine sia la medesima; in effetti la coltivazione<br />
ripetuta per decine di anni di una varietà in un determinato ambiente<br />
porta a farle assumere caratteri propri.<br />
Lo Scritto della Garfagnana ha mostrato caratteristiche tipiche dei fagioli da passati<br />
con epidermide un po’ consistente e pasta tendente al farinoso e valori<br />
discreti in termini di sapore.<br />
191
192 ARSIA<br />
Uso in cucina<br />
Ottimo come fagiolo da zuppa, oppure come contorno in preparazioni “in<br />
umido” dai sapori forti, con soffritto di pancetta affumicata per esaltarne il sapore,<br />
come per esempio, il Fagiolo Scritto della Garfagnana in umido con filetto di<br />
maiale in crosta.<br />
La particolarità di questo fagiolo è quella di presentare decise note di amaro.<br />
Una volta lessato si presta dunque a essere accompagnato con un olio che abbia<br />
un giusto equilibrio fra dolce e amaro e un fruttato medio con leggere sfumature<br />
di verde erbaceo.<br />
Alle ricette suggerite si potrebbe abbinare un vino rosso quale un Rosso di Montecarlo.<br />
Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />
Si ritiene che la produzione attuale si aggiri intorno ai 20 q.li, anche se la stima<br />
è difficile, data l’ampiezza del territorio interessato alla produzione e la diffusione<br />
del prodotto in moltissimi orti familiari. Potrebbe essere relativamente<br />
incrementata, dato che lo Scritto della Grafagnana presenta una limitata caratterizzazione<br />
e tende a confondersi con varietà simili.
Fagiolo Scritto di Lucca<br />
Denominazione: fagiolo Scritto di Lucca o Scrittino di Lucca.<br />
Localizzazione: Piana di Lucca, nei comuni di Lucca, Capannori, Porcari, Altopascio<br />
e Montecarlo.<br />
Cenni storici<br />
Lo Scritto di Lucca, così come altre varietà locali più conosciute come il Rosso<br />
di Lucca e, soprattutto, il Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio, veniva coltivato<br />
nelle aree più fertili della Piana di Lucca in terreni di medio impasto tendente<br />
al sabbioso, in consociazione con il mais.<br />
Il crescente interesse dei consumatori verso le tipiche minestre lucchesi (a base<br />
di passati di fagioli) ha determinato la riscoperta di questo fagiolo la cui produzione<br />
era praticamente rimasta relegata a pochi hobbisti e destinata quasi esclusivamente<br />
all’autoconsumo. Infatti gli alti costi di questa coltura, ancora effettuata<br />
secondo i metodi tradizionali e con scarsi apporti di meccanizzazione, ne<br />
avevano disincentivato la produzione.<br />
In questi ultimi anni un attento lavoro di cernita e selezione, operato in particolare<br />
da due aziende, ha consentito di riportare relativamente in purezza il<br />
seme e di valorizzare il lavoro di un numero imprecisato di hobbisti, perlopiù<br />
pensionati, che hanno consentito il mantenimento dell’ecotipo.<br />
La storia dello Scritto di Lucca è collegata a quella del Cannellino di San Ginese<br />
e Sant’Alessio e del Rosso di Lucca, dei quali lo Scritto sembra aver fatto proprie<br />
le doti (tegumento delicato come il Cannellino, consistenza e sapore deciso<br />
come il Rosso). La tecnica colturale non ha subito grosse variazioni negli anni<br />
tanto da far assumere alla coltura un carattere altamente artigianale.<br />
Descrizione della varietà locale<br />
Pianta a crescita determinata (50-60 cm) e a maturazione scalare. Le foglie sono<br />
di colore verde medio; il baccello, inizialmente di colore verde, a maturazione si
194 ARSIA<br />
presenta di colore biancastro con striature rossastre e raggiunge mediamente<br />
una lunghezza di 12-13 cm e larghezza di 1 cm. Il seme è di 1,5 x 0,6-0,8 cm<br />
circa, ha forma ellittica sia in sezione longitudinale che trasversale e colorazione<br />
principale ‘camoscio’ con striature di color vinaccia.<br />
Osservazioni: presenta omogeneità<br />
sufficiente. Questo fagiolo,<br />
che non è del tipo borlotto,<br />
appare abbastanza caratterizzato<br />
nelle sue caratteristiche<br />
morfologiche.<br />
Tecnica produttiva<br />
Il seme è riprodotto direttamente<br />
in azienda dal produttore<br />
e, attualmente, si presenta<br />
con un minimo grado di<br />
inquinamento; generalmente<br />
viene selezionata la porzione<br />
di appezzamento da cui si ricaverà<br />
il seme. Viene effettuata<br />
una leggera aratura (25-30<br />
cm) seguita da una erpicatura<br />
con la quale si somministra il<br />
fertilizzante. La fertilizzazione<br />
viene generalmente effettuata<br />
con prodotti organici o organo-minerali<br />
utilizzando conci-<br />
Caratteristiche del fagiolo Scritto di Lucca<br />
Carattere Classi<br />
Pianta tipo di accrescimento nano<br />
Fiore epoca di fioritura media<br />
colore (stendardo e ali) rosa<br />
Baccello lunghezza (stilo incluso) media (circa 13,5-14 cm)<br />
sezione trasversale ellittica<br />
spessore medio<br />
grado di curvatura lieve, molto lieve<br />
colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />
con leggere screziature violacee<br />
filo presente<br />
n. degli ovuli mediamente 4 o 6<br />
Stilo lunghezza medio-lunga<br />
grado di curvatura assente o molto lieve<br />
Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />
forma in sezione longitudinale<br />
da medio-piccola (35 g circa)<br />
a medio-grande (53 g circa)<br />
mediana (maturo e secco) ellittica<br />
forma in sezione trasversale ellittica<br />
colore principale ‘camoscio’ con striature color vinaccia<br />
venature medie<br />
colore contorno ilo differente dal colore del seme<br />
(bianco e giallo-marroncino)
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Scritto di Lucca<br />
mi a più alto titolo di fosforo e potassio integrati con modeste quantità di concimi<br />
azotati (circa 50 unità di azoto, 70 di fosforo e 70 di potassio).<br />
La semina avviene nei mesi di maggio-giugno con sesti di impianto che variano<br />
da 5 cm sulla fila e 75 cm tra le file (prodotto fresco) a 5 cm per 50 cm (prodotto<br />
secco). Raramente si effettuano interventi di difesa. Vengono effettuate<br />
solo irrigazioni di soccorso. La raccolta viene compiuta a mano per il prodotto<br />
fresco, mentre è meccanizzata per il prodotto secco e va dal mese di luglio fino<br />
a settembre inoltrato, a seconda di quando è stata effettuata la semina. Il prodotto<br />
raccolto viene selezionato in azienda e, quello secco, viene vagliato su<br />
banco con l’ausilio di un nastro alimentare meccanico.<br />
La produzione dipende molto dall’andamento stagionale e mediamente è di<br />
circa 40-50 q.li/ha per il prodotto fresco, mentre nel caso di quello secco è sempre<br />
inferiore ai 10 q.li/ha.<br />
Prodotto fresco: viene colta manualmente l’intera pianta e per la raccolta completa<br />
di un appezzamento sono necessari 2-3 passaggi; in seguito, nei locali dell’azienda,<br />
i baccelli vengono separati dai residui vegetali e poi collocati in casse<br />
di plastica forate.<br />
Prodotto secco: le piante vengono sfalciate e poste a seccare in andane; successivamente<br />
si effettua la battitura con una trebbia opportunamente modificata<br />
che è in grado di separare il seme dai baccelli. Il prodotto viene quindi portato<br />
in azienda dove avviene la selezione: in un primo tempo viene vagliato tramite<br />
un vaglio meccanico a vibrazione; poi viene posto in sacchi di plastica tipo rafia<br />
e refrigerato per la conservazione. I fagioli refrigerati vengono vagliati una<br />
seconda volta con il vaglio meccanico e selezionati a mano su banco dotato di<br />
nastro alimentare meccanico.<br />
Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />
Benché per alcuni valori i dati non siano perfettamente concordanti, negli assaggi<br />
di entrambe le annate si individua un legume in grado di coniugare un buon<br />
carattere di aromi e sapori con una discreta delicatezza di epidermide e pasta.<br />
L’esame olfattivo ha rilevato valori discreti di intensità e persistenza, quest’ultima<br />
più elevata nel 2005, e un buon aroma, con valori inferiori nel 2005. L’esame<br />
gustativo ha messo in risalto una maggiore intensità nel 2005 rispetto al<br />
2004, mentre la persistenza è risultata inferiore, benché con valori più che<br />
buoni; sapidità e succulenza presentano valori medi, mentre i toni di dolce e<br />
amaro appaiono piuttosto equilibrati, anche se con risultati discordanti nelle due<br />
annate (nel 2004 prevale leggermente l’amaro e nel 2005 il dolce). All’esame<br />
195
196 ARSIA<br />
cinestetico l’epidermide risulta di media consistenza e la pasta farinosa, ma tendente<br />
al morbido. Il risultato d’insieme, l’armonicità, è soddisfacente.<br />
Considerazioni generali<br />
Ammollo e cottura: il fagiolo è stato tenuto in ammollo per circa 13 ore ed è<br />
stato cotto per 1 ora.<br />
Aspetto esteriore: è di forma allungata e non molto rotondeggiante, dimensione<br />
piccola, colore marrone tendente al chiaro.<br />
Profumi e sapori: i profumi hanno una buona intensità e sono caratterizzati da<br />
discreta persistenza; l’aroma è abbastanza elevato; all’assaggio si nota una buona<br />
intensità di sapori, una sapidità media e una succulenza non accentuata; la tendenza<br />
all’amaro è ben bilanciata dalla dolcezza; la persistenza dei sapori discreta.<br />
Profilo cinestetico: l’epidermide di consistenza media e la pasta fra il farinoso e<br />
il morbido.<br />
Caratteristiche di sintesi<br />
Lo Scritto di Lucca è risultato piuttosto delicato rispetto agli altri fagioli rossi e<br />
scritti: epidermide non troppo pronunciata e pasta sufficientemente morbida,<br />
così come delicatezza dei sapori, gli conferiscono caratteri molto più vicini ai<br />
fagioli bianchi.<br />
Ha mostrato proprietà che lo rendono adatto sia per la preparazione di passati,<br />
sia per essere consumato semplicemente lessato e condito, per apprezzarne la<br />
delicatezza e il sapore; ottima la tipica cottura ‘al fiasco’. L’esame gustativo,<br />
rispetto a quello olfattivo, ha leggermente deluso le aspettative per quanto concerne<br />
l’intensità dei sapori; sapori che però sono risultati più persistenti nell’assaggio<br />
dove lo Scritto di Lucca spicca per equilibrio fra sapidità, dolcezza, succulenza<br />
e tendenza all’amaro, tanto che il risultato d’insieme (armonicità) è più<br />
che positivo.<br />
Uso in cucina<br />
Si suggerisce di proporlo come contorno semplicemente lessato, accompagnato<br />
da aromi robusti (aglio crudo, salvia fresca) o passato insaporito con erbe aromatiche<br />
e altri ortaggi, come nella Crema di fagiolo Scritto di Lucca aromatizzato<br />
con lardo e salvia.
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Scritto di Lucca<br />
Per consumare questo fagiolo lessato, ma senza l’aggiunta di aromi, si consiglia<br />
l’abbinamento con un olio mediamente fruttato con sfumature di erbaceo, toni<br />
di amaro e piccante non troppo intensi. Ottimo l’abbinamento con un vino<br />
rosso quale il Merlot.<br />
Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />
Attualmente si producono da 20 a 30 q.li all’anno, principalmente in tre aziende<br />
che effettuano la raccolta meccanica e lo commercializzano secco. Altre piccole<br />
aziende lo coltivano per il consumo fresco per il mercato locale e l’autoconsumo.<br />
Si ritiene che la produzione potrebbe essere incrementata sensibilmente,<br />
soprattutto quella di prodotto secco, per il quale si possono meccanizzare<br />
alcune operazioni colturali. Il prodotto fresco, trattandosi di un fagiolo<br />
ancora poco conosciuto, incontra, per il momento, una richiesta di mercato<br />
piuttosto limitata, a causa dell’aspetto del baccello (piccolo e poco colorito), che<br />
non lo rende molto apprezzato. L’incremento della vendita del prodotto secco<br />
potrebbe favorire la conoscenza anche del fagiolo fresco, consentendogli di trovare<br />
uno spazio di mercato consono alle sue caratteristiche organolettiche.<br />
197
Fagiolo Stortino di Lucca<br />
Denominazione: fagiolo Stortino di Lucca o Anellino giallo di Lucca.<br />
Localizzazione: si produce nella Piana di Lucca e, in misura minore, in Versilia.<br />
Cenni storici<br />
Introdotto in Lucchesia da lungo tempo, probabilmente importato dalle zone<br />
litoranee (Massa-Sarzana), si è ampiamente diffuso, per le sue qualità organolettiche<br />
e l’ottima produttività, in particolare nella Piana di Lucca e in Versilia in<br />
terreni freschi, di medio impasto tendente al sabbioso.<br />
Lo Stortino è sempre stato consumato a livello locale e molto apprezzato per le<br />
notevoli caratteristiche organolettiche.<br />
Descrizione della varietà locale<br />
Pianta a crescita indeterminata e maturazione scalare. Presenta foglie di colore<br />
verde; il baccello, nel momento più idoneo alla raccolta, è giallo crema e molto<br />
ricurvo, fino ad assumere una forma semicircolare; raggiunge mediamente una<br />
lunghezza di 13-14 cm e una larghezza di 1-1,3 cm. Il seme è di medie dimensioni,<br />
ha forma da ovale a ellittica e una caratteristica colorazione nera.<br />
Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente. Nel confronto con le varietà Primel<br />
e Sunray è risultata una maggior precocità di questi due fagioli rispetto allo<br />
Stortino; il baccello del Primel è mediamente più lungo degli altri due. A maturazione<br />
commerciale (tutti e tre i campioni sono fagioli ‘mangiatutto’) il baccello<br />
dello Stortino assume una colorazione gialla e un grado di curvatura molto<br />
forte, mentre i baccelli delle altre due varietà rimangono verdi e con minor curvatura.<br />
I semi dello Stortino sono mediamente più grandi, con forma e colorazione<br />
diverse da quelli delle altre due varietà.<br />
È importante ricordare che la varietà Stortino di Lucca era iscritta fin dal 1977<br />
nel Registro nazionale italiano delle Varietà di Specie ortive con i seguenti tre<br />
sinonimi: Anellino giallo a grano marmorizzato grigio, Gancetto giallo, Anellino
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Stortino di Lucca<br />
burro. Tale iscrizione è perdurata fino all’aggiornamento del Registro del luglio<br />
1999, mentre in quello immediatamente successivo, risalente al giugno del<br />
2002, la varietà non compariva più perché era stata cancellata.<br />
Tecnica produttiva<br />
Il seme viene spesso riprodotto direttamente in azienda dal produttore. La semina<br />
viene compiuta dopo le normali operazioni di preparazione del terreno, aratura<br />
leggera (25-30 cm) seguita da una erpicatura con la quale si effettua l’interramento<br />
del fertilizzante, utilizzando concimi a più alto titolo di fosforo e<br />
potassio integrati con modeste quantità di concimi azotati; in particolare la pianta<br />
risulta particolarmente sensibile all’eccesso di azoto che produce a sua volta<br />
un eccesso di vigoria e conseguente scarsa fioritura e allegagione. Generalmente<br />
si semina molto fitto per poi compiere un diradamento manuale per ottenere<br />
un sesto d’impianto di circa 40 cm sulla fila e di 1,5 m fra le file. Raramente si<br />
effettuano interventi di difesa. Le irrigazioni vengono compiute regolarmente<br />
senza eccedere nelle quantità somministrate (circa 1 volta la settimana). Il fagiolo<br />
Stortino entra in produzione più precocemente e la raccolta dura più a lungo<br />
rispetto agli altri fagioli. In piena aria la semina si effettua ai primi di aprile per<br />
iniziare la raccolta dopo circa 60-70 giorni. La raccolta viene compiuta a mano<br />
e sono necessari da 6 a 8 passaggi per completarla. È importante cogliere i baccelli<br />
quando assumono la caratteristica colorazione giallo crema perché un ritardo<br />
favorirebbe la formazione del cosiddetto “filo”, tanto da far perdere al prodotto<br />
le sue ottime caratteristiche organolettiche. La produzione è di circa 50<br />
q.li di prodotto fresco per ettaro.<br />
Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />
Lo Stortino di Lucca è risultato un tipico ‘mangiatutto’. Rispetto ai comuni<br />
fagiolini verdi questo legume possiede caratteristiche poco comuni di sapori e<br />
aromi e una particolare delicatezza evidenziata dall’uniformità e morbidezza<br />
della pasta e dall’assenza di fibrosità.<br />
Caratteristiche del fagiolo Stortino di Lucca<br />
Carattere Classi<br />
Pianta tipo di accrescimento rampicante<br />
Fiore epoca di fioritura media<br />
colore (stendardo e ali) violetti<br />
Baccello lunghezza (stilo incluso) media (circa 13-13,5 cm)<br />
sezione trasversale tendente a ellittica<br />
spessore medio<br />
grado di curvatura molto forte<br />
colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />
filo assente<br />
n. degli ovuli mediamente 4 o 5<br />
Stilo lunghezza medio-corta<br />
grado di curvatura assente o molto lieve<br />
Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />
forma in sezione longitudinale<br />
media (45 g circa)<br />
mediana (maturo e secco) ovale, tendente a ovale larga<br />
forma in sezione trasversale ellittica<br />
colore principale nero<br />
venature lievi<br />
colore contorno ilo differente dal colore del seme<br />
199
200 ARSIA<br />
All’esame olfattivo ha mostrato un’intensità e persistenza quasi al pari di quelle<br />
dei fagioli “biuso” che, data la loro complessità, sono senza dubbio avvantaggiati<br />
sotto questo aspetto; molto buono il valore dell’aroma, considerando la<br />
tipologia di fagiolo.<br />
L’esame gustativo ha confermato gli ottimi valori di intensità e persistenza; la<br />
sapidità è pure risultata elevata e al livello dei “biuso”, mentre la succulenza non<br />
è troppo accentuata, dato che rispecchia la tipologia di fagiolo. Infatti l’assenza<br />
del grano all’interno del baccello sottrae la succulenza e aumenta la delicatezza<br />
del legume. I toni di dolce prevalgono nettamente su quelli di amaro a conferma<br />
della delicatezza. Nel profilo cinestetico emerge positivamente la scarsa percezione<br />
dei filamenti coriacei, cosa importantissima per un ‘mangiatutto’, e la<br />
morbidezza e omogeneità della pasta. Ottima, quindi, la valutazione d’insieme<br />
evidenziata dal valore dell’armonicità.<br />
Il grafico in alto mette in comparazione le due varietà tipiche da consumo fresco:<br />
Stortino di Lucca e Stringa di Lucca.<br />
Considerazioni generali<br />
Aspetto esteriore: forma ricurva,<br />
di dimensioni medio piccole, piuttosto<br />
schiacciata; baccello lungo<br />
pochi cm e largo circa 1 cm.<br />
Profumi e sapori: i profumi hanno<br />
una buona intensità e persistenza;<br />
buono anche l’aroma, ottimo se<br />
consideriamo la tipologia di fagiolo;<br />
all’assaggio si confermano i<br />
dati di intensità e persistenza, ottima<br />
la sapidità; la succulenza è<br />
poco accentuata e in linea con la<br />
tipologia di fagiolo; la tendenza al<br />
dolce prevale nettamente su quella<br />
all’amaro.<br />
Profilo cinestetico: poco percepibili<br />
i filamenti coriacei (fibrosità<br />
scarsa), la pasta risulta ottimamente<br />
morbida e omogenea.
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Stortino di Lucca<br />
Caratteristiche di sintesi<br />
Lo Stortino di Lucca emerge come fagiolo ‘mangiatutto’ per il notevole carattere<br />
mostrato dai valori elevati di intensità e persistenza, ma soprattutto per l’ottimo<br />
valore della sapidità. Al riguardo dobbiamo fare alcune considerazioni: i fagioli<br />
‘mangiatutto’, generalmente, sono considerati delicati e vengono utilizzati in piatti<br />
con sapori decisi (per esempio “in umido” con pomodoro) dove si coniuga la<br />
loro delicatezza con il sapore del condimento; il fagiolo Stortino, invece, emerge<br />
per il suo carattere deciso che lo rende particolarmente apprezzabile.<br />
I toni del dolce nettamente più elevati rispetto a quelli dell’amaro e i valori relativi<br />
al profilo cinestetico sono quelli tipici del ‘mangiatutto’ e denotano una notevole<br />
delicatezza (assenza di filamenti coriacei e pasta omogenea e morbida). Il<br />
risultato d’insieme (armonicità) ha mostrato un fagiolo ottimamente equilibrato.<br />
Uso in cucina<br />
Si può consumare, come tutti fagioli ‘mangiatutto’, semplicemente lessato e<br />
condito con sale e olio extravergine di oliva; ma la delicatezza della pasta e l’assenza<br />
di fibrosità si esaltano nella preparazione “in umido” dove ben si coniugano<br />
con la sapidità e il gusto specifico di questo fagiolo. Si consiglia di condirlo<br />
con olio mediamente fruttato con toni di amaro non troppo accentuati.<br />
Nella tipica preparazione “in umido” può essere abbinato a un vino rosso giovane<br />
o comunque, non troppo invecchiato quale un Rosso delle Colline Lucchesi.<br />
Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />
Attualmente la produzione si aggira intorno ai 100 q.li, ma la stima potrebbe<br />
essere in difetto in quanto la produzione di questo fagiolo è molto diffusa negli<br />
orti familiari per l’autonconsumo. Probabilmente si potrebbe incrementarne la<br />
produzione ampliando il mercato e riuscendo a spuntare prezzi adeguati per un<br />
prodotto che risente degli elevati costi di produzione dovuti alla tecnica di coltivazione<br />
completamente manuale.<br />
201
Fagiolo Stringa di Lucca<br />
Denominazione: fagiolo Stringa di Lucca o fagiolo Serpente.<br />
Localizzazione: si produce nella Piana di Lucca e, in misura minore, in Versilia.<br />
Cenni storici<br />
Introdotto in Lucchesia da molto tempo, tuttavia non se ne conosce la provenienza.<br />
Del resto una sua variante con baccello più scuro e sottile e seme scuro<br />
è presente un po’ in tutta la Toscana interna e, soprattutto, nelle province di<br />
Firenze e Arezzo. Molto diffuso in tutta la Lucchesia per le sue qualità organolettiche<br />
e l’ottima produttività, era coltivato in terreni freschi, di medio impasto<br />
tendente al sabbioso.<br />
Questa varietà non ha conosciuto particolari momenti di crisi e, benché la sua<br />
coltivazione richieda notevoli apporti di manodopera, la produzione dello Stringa<br />
di Lucca è sempre riuscita a remunerare in modo significativo i produttori.<br />
Mentre il consumo del fagiolo Serpente toscano è piuttosto diffuso su tutto il territorio<br />
regionale, quello dello Stringa è rimasto relegato alla Lucchesia: il baccello<br />
meno sottile e la sua colorazione verde argentata sono meno apprezzati sul mercato,<br />
benché in realtà lo Stringa di Lucca denoti una maggior delicatezza di pasta<br />
(pasta più tenera) e di sapore (erbaceo meno accentuato).<br />
Descrizione della varietà locale<br />
Pianta a crescita indeterminata e maturazione scalare, è un rampicante da consumarsi<br />
fresco a baccello intero prima della differenziazione dei semi. Presenta<br />
foglie di colore verde scuro; il baccello, nel momento più idoneo alla raccolta, è<br />
molto lungo (35-40 cm), dello spessore di circa 0,5 cm e di colore verde (è leggermente<br />
più grosso e più chiaro del Serpente toscano). Il seme è di piccole<br />
dimensioni, reniforme e appiattito e presenta una colorazione ‘camoscio’-rossastra<br />
(più chiara di quello del Serpente toscano) molto caratteristica.<br />
Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente.<br />
Nel confronto con la varietà Metro si rileva una significativa similitudine; lo<br />
Stringa, però, ha baccello più scuro e seme più chiaro.
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Stringa di Lucca<br />
Tecnica produttiva<br />
Il fagiolo Stringa viene coltivato sia in serra che in campo aperto. Il seme è spesso<br />
riprodotto direttamente in azienda dal produttore. La semina viene effettuata<br />
dopo le normali operazioni di preparazione del terreno, aratura leggera (25-<br />
30 cm) seguita da un’erpicatura per interrare il fertilizzante, utilizzando concimi<br />
a più alto titolo di fosforo e potassio integrati con modeste quantità di concimi<br />
azotati. Generalmente si seminano 2-3 semi ravvicinati e leggermente ricoperti<br />
di terreno con un sesto d’impianto di circa 40 cm sulla fila, e di 1-1,5 m<br />
fra le file. Alcuni preferiscono la disposizione in file binate con distanze di 40 cm<br />
sulla fila, 50-60 fra le file della bina e 1 m fra le bine. La semina viene compiuta<br />
verso la metà febbraio in serra e, da maggio-giugno in pieno campo; le semine<br />
tardive in serra vengono effettuate a metà agosto. Raramente si effettuano<br />
interventi di difesa. Viene irrigato regolarmente circa 1 volta la settimana. La<br />
raccolta è manuale e sono necessari da 6 a 8 passaggi per completarla. Per la<br />
commercializzazione in genere si confezionano i fagioli in mazzette di baccelli<br />
dello stesso calibro legate ai due estremi con filo di paglia.<br />
La produzione non è costante e, nelle condizioni migliori, si possono superare i<br />
70-80 q.li per ettaro.<br />
Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />
Il fagiolo Stringa di Lucca è un tipico ‘mangiatutto’; viene, cioè, consumato a<br />
baccello intero prima che si sia formato il seme all’interno. La conformazione<br />
allungata e molto sottile del legume lo rendono unico nell’aspetto.<br />
Rispetto al fagiolo Stortino di Lucca ha evidenziato una maggiore delicatezza di<br />
profumi e sapori e, tutto sommato, un carattere minore rimanendo, però, poco<br />
paragonabile ai comuni ‘mangiatutto’.<br />
All’esame olfattivo ha mostrato intensità e persistenza non troppo elevate; non<br />
molto alti nemmeno i valori dell’aroma, che è comunque risultato discreto per<br />
questo tipo di fagiolo.<br />
Caratteristiche del fagiolo Stringa di Lucca<br />
Carattere Classi<br />
Pianta tipo di accrescimento rampicante<br />
Fiore epoca di fioritura medio-tardiva<br />
colore (stendardo e ali) violetto<br />
Baccello lunghezza (stilo incluso) molta lunga (circa 35-40 cm)<br />
sezione trasversale circolare<br />
spessore sottile<br />
grado di curvatura assente o molto lieve<br />
colore di fondo verde<br />
filo assente<br />
n. degli ovuli molti (circa 20)<br />
Stilo: lunghezza dello stilo corta<br />
grado di curvatura assente o molto lieve<br />
Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />
forma in sezione longitudinale<br />
molto piccola (16 g circa)<br />
mediana (maturo e secco) reniforme<br />
forma in sezione trasversale appiattita, tendente a ellittica<br />
colore principale tra ‘camoscio’ e rosso<br />
venature lievi<br />
colore contorno ilo differente dal colore del seme<br />
(bianco e marrone)<br />
203
204 ARSIA<br />
L’esame gustativo ha confermato valori di intensità e persistenza così come di<br />
sapidità e succulenza non troppo accentuati. I toni di dolce prevalgono nettamente<br />
su quelli di amaro a conferma della delicatezza.<br />
Nel profilo cinestetico emerge positivamente la percezione dei filamenti coriacei<br />
pressoché nulla, cosa importantissima per un ‘mangiatutto’, e la morbidezza e<br />
omogeneità della pasta.<br />
Discreta, quindi, la valutazione d’insieme evidenziata dal valore dell’armonicità.<br />
Il grafico a p. 200 mette in comparazione le due varietà tipiche da consumo fresco:<br />
Stortino di Lucca e Stringa di Lucca.<br />
Considerazioni generali<br />
Aspetto esteriore: di forma molto allungata (raggiunge anche i 30 cm di lunghezza),<br />
di spessore particolarmente sottile, piuttosto arrotondata.<br />
Profumi e sapori: i profumi hanno una media intensità e persistenza così come<br />
l’aroma, valori non troppo elevati ma più che soddisfacenti se consideriamo la<br />
tipologia di legume; all’assaggio si confermano i dati di intensità e persistenza,<br />
media pure la sapidità e la succulenza; la tendenza al dolce prevale nettamente<br />
su quella all’amaro.<br />
Profilo cinestetico: praticamente assenti i filamenti coriacei (fibrosità nulla), la<br />
pasta risulta ottimamente morbida e omogenea.<br />
Caratteristiche di sintesi<br />
Il fagiolo Stringa di Lucca è risultato un ottimo fagiolo ‘mangiatutto’ per la delicatezza<br />
dei toni: intensità e persistenza di profumi e sapori poco accentuate, buona<br />
sapidità e succulenza e netta prevalenza dei toni del dolce sull’amaro. Delicatezza<br />
che si conferma all’esame cinestetico; infatti sono inesistenti i filamenti coriacei e<br />
la pasta si mostra particolarmente morbida e omogenea. Con queste caratteristiche<br />
il fagiolo Stringa di Lucca è particolarmente adatto per essere cucinato “in<br />
umido” con pomodoro, dove la gradevolezza della pasta e i toni tenui si fondono<br />
in modo particolarmente gradevole<br />
con il condimento. Il<br />
risultato d’insieme (armonicità)<br />
ha mostrato un fagiolo<br />
ottimamente equilibrato.<br />
Uso in cucina<br />
L’uso principale è la tipica preparazione<br />
“in umido”, dove<br />
emergono la delicatezza della<br />
pasta e l’assenza di fibrosità, la<br />
giusta sapidità e un moderato<br />
tono di erbaceo. È ottimo<br />
abbinato a spezzatini di carne.<br />
Si consiglia di condirlo con<br />
olio fruttato con toni di amaro<br />
non troppo accentuati.<br />
Alla preparazione “in umido”<br />
si suggerisce di abbinare un<br />
vino rosso con toni di erbaceo<br />
quale un Cabernet.
I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Stringa di Lucca<br />
Stringa di Lucca a sinistra (verde chiaro), a destra il fagiolo Serpente (verde scuro)<br />
Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />
Ci risulta difficile distinguere la produzione dello Stringa di Lucca da quella del<br />
fagiolo Serpente toscano; si ritiene che la produzione totale si aggiri intorno ai<br />
700-800 q.li; più difficile è determinare la quota relativa allo Stringa di Lucca.<br />
Attualmente il mercato pare apprezzare maggiormente il fagiolo Serpente toscano<br />
solo per le sue caratteristiche estetiche: baccello più sottile e di colore verde<br />
più intenso. In realtà il baccello più grosso conferisce allo Stringa una maggiore<br />
tenerezza, mentre il legume più chiaro è sintomo di una minore aggressività<br />
del gusto erbaceo e di una maggiore delicatezza di gusto. Rendendo note le<br />
caratteristiche distintive del fagiolo Stringa di Lucca si potrebbe invertire l’attuale<br />
tendenza ad abbandonarne la coltivazione in favore del Serpente toscano.<br />
205
ARSIA, la comunicazione istituzionale<br />
al servizio dell’agricoltura<br />
L’attività editoriale<br />
L’ARSIA svolge la propria attività editoriale attraverso una<br />
specifica linea, articolata in varie collane (monografie, quaderni<br />
tecnici, atti di convegni e seminari, manuali tecnici) e<br />
provvede direttamente alla loro diffusione. L’Agenzia<br />
regionale, infatti, pubblica i risultati di studi, ricerche e sperimentazioni,<br />
realizzati dai propri tecnici o commissionati<br />
Collana Manuali ARSIA<br />
Costruire in legno. Progetti tipo di fabbricati e annessi agricoli.<br />
Autori vari. 1998 (I edizione).<br />
Schede di tecnica irrigua per l’agricoltura toscana (+ CD-rom)<br />
A. Giannini, V. Baglioni. 2000.<br />
Il paesaggio agroforestale toscano. Strumenti per l’analisi, la gestione e la conservazione<br />
A cura di M. Agnoletti. 2002.<br />
Costi di produzione e redditività delle principali colture agricole toscane (+ CD-rom)<br />
G. Franchini, A. Giannini. 2002.<br />
Progettazione e realizzazione di impianti di arboricoltura da legno<br />
A cura di E. Buresti Lattes e P. Mori. 2003.<br />
Costruire in legno. Progetti tipo di fabbricati e annessi agricoli<br />
(+ Tavole planimetriche in scala + CD-rom)<br />
Autori vari. 2003 (II edizione).<br />
La bonifica fitosanitaria a tutela del cipresso<br />
Autori vari. 2003.<br />
Conduzione e valutazione degli impianti di arboricoltura da legno<br />
A cura di E. Buresti Lattes e P. Mori. 2004.<br />
Guida per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tipici. Concetti, metodi, strumenti<br />
Autori vari. 2006.<br />
L’allevamento della Valdarnese bianca<br />
A cura di M. Gualtieri. 2006.<br />
I fagioli della Lucchesia<br />
Autori vari. 2008.<br />
IN PREPARAZIONE:<br />
Linee guida per la produzione primaria dei vegetali<br />
Autori vari. 2008.<br />
all’esterno, con l’intento di fornire attraverso la stampa (o<br />
utilizzando gli strumenti telematici) il materiale tecnico per<br />
la divulgazione e l’aggiornamento.<br />
L’elenco aggiornato di tutte le pubblicazioni edite dall’ARSIA<br />
è consultabile in internet all’indirizzo:<br />
www.arsia.toscana.it/vstore
Finito di stampare<br />
nel febbraio 2008<br />
da Press Service srl<br />
a Sesto Fiorentino (FI)<br />
per conto di<br />
ARSIA • Regione Toscana