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Fagioli_lucchesia

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ARSIA - Agenzia Regionale per lo Sviluppo<br />

e l’Innovazione nel Settore Agricolo-Forestale<br />

via Pietrapiana, 30 - 50121 Firenze<br />

tel. 055 27551 - fax 055 2755216/2755231<br />

www.arsia.toscana.it<br />

email: posta@arsia.toscana.it<br />

La pubblicazione è a cura di<br />

Matteo Bartoli, Rita Turchi - ARSIA<br />

Coordinamento: Natale Bazzanti, Matteo Bartoli - ARSIA<br />

Foto: Marco Del Pistoia, Mauro Quarta<br />

Cura redazionale, grafica e impaginazione:<br />

LCD srl, Firenze<br />

Stampa: Press Service srl, Sesto Fiorentino (FI)<br />

Fuori commercio, vietata la vendita<br />

ISBN 978-88-8295-094-1<br />

© Copyright 2008 ARSIA Regione Toscana


I fagioli della Lucchesia<br />

ARSIA • Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione<br />

nel settore Agricolo-forestale, Firenze


Presentazione<br />

La tutela della biodiversità in campo agrario e<br />

forestale è l’obiettivo che la Regione Toscana si è<br />

data da tempo, emanando nel 1997 la Legge regionale<br />

n. 50 - Tutela delle risorse genetiche autoctone<br />

e successivamente, nel 2004, la Legge regionale<br />

n. 64 - Tutela e valorizzazione del patrimonio<br />

di razze e varietà locali di interesse agrario, zootecnico<br />

e forestale.<br />

L’attività ha avuto inizio nel 1998 e ha permesso<br />

di individuare, caratterizzare e inventariare le<br />

principali varietà locali, in particolare quelle a rischio<br />

di estinzione, e di identificare le principali<br />

istituzioni scientifiche, enti locali, fondazioni e<br />

associazioni private che le conservano.<br />

Fra le numerose varietà considerate, un posto<br />

di riguardo è sicuramente occupato dai fagioli che,<br />

con le 15 accessioni iscritte al Repertorio regionale<br />

delle Specie erbacee (di cui 13 a rischio di erosione<br />

genetica), costituiscono la specie maggiormente<br />

rappresentata all’interno del repertorio.<br />

La presente pubblicazione offre un resoconto<br />

dei risultati di un progetto triennale di ricerca e sviluppo<br />

locale condotto dall’ARSIA negli anni 2003-<br />

2005 nel territorio della Lucchesia e promosso dall’Associazione<br />

Agricoltori Custodi, sezione di Lucca,<br />

avvalendosi dell’esperienza scientifica del Dipartimento<br />

di Agronomia e Gestione dell’Agroecosistema<br />

dell’Università di Pisa.<br />

Questo volume, pur mantenendo una rigorosità<br />

scientifica, si presta a una lettura accessibile<br />

anche ai non addetti ai lavori, risultando uno strumento<br />

utile per coloro che si confrontano ogni<br />

giorno con le problematiche legate alla salvaguardia<br />

e valorizzazione delle varietà locali.<br />

La coltivazione dei fagioli, così come quella di<br />

altre produzioni autoctone, può essere infatti considerata<br />

un esempio del cambiamento in atto nell’agricoltura<br />

toscana: la maggiore attenzione del<br />

consumatore verso i prodotti tipici e locali ha<br />

determinato una riscoperta e, in alcuni casi, un<br />

recupero di varietà quasi completamente abbandonate<br />

o relegate alla coltivazione in orti familiari,<br />

ma molto apprezzate per specifiche caratteristiche<br />

organolettiche e per il forte legame con il territorio.<br />

Inoltre, l’introduzione di accorgimenti tecnici<br />

in grado di ridurre i costi di produzione e migliorare<br />

la qualità del prodotto finale ha permesso di<br />

avviare, su basi tecniche più concrete, progetti di<br />

recupero di quelle varietà che hanno le potenzialità<br />

per essere apprezzate da un consumatore sempre<br />

più interessato ai prodotti del territorio.<br />

Gli obiettivi del progetto sono risultati di particolare<br />

interesse anche per l’ARSIA, che ha colto<br />

l’occasione dell’esperienza degli agricoltori di<br />

Lucca e dell’Associazione Agricoltori Custodi per<br />

mettere a punto un metodo per la caratterizzazione<br />

morfologica delle varietà locali di fagiolo, un<br />

protocollo di gestione per la conservazione in situ<br />

della specie di fagiolo da utilizzarsi anche per l’attivazione<br />

degli Agricoltori Custodi, prevista dalla<br />

L.R. 64/2004, e un metodo per la caratterizzazione<br />

organolettica dei fagioli.<br />

L’impegno dell’ARSIA, in relazione sia agli<br />

scopi istituzionali sia alle politiche di sviluppo rurale<br />

della Regione Toscana, è rivolto fortemente al<br />

recupero e alla qualificazione delle produzioni<br />

agricole locali e, anche attraverso di esse, alla valorizzazione<br />

del territorio rurale, nella consapevolezza<br />

che lo scenario che consegneremo alle generazioni<br />

future è conseguenza sia della capacità di<br />

coniugare innovazione e tipicità sia dell’impegno<br />

che oggi mettiamo nel salvaguardare e valorizzare<br />

il patrimonio di biodiversità giunto fino a noi.<br />

Maria Grazia Mammuccini<br />

Amministratore ARSIA


Gli Autori<br />

Marco Baldanzi funzionario tecnico presso il Dipartimento di Agronomia e Gestione<br />

dell’Agroecosistema, Facoltà di Agraria, Università di Pisa<br />

Lucia Ceccarini funzionario tecnico presso il Dipartimento di Agronomia e Gestione<br />

dell’Agroecosistema, Facoltà di Agraria, Università di Pisa<br />

Marco Del Pistoia tecnico presso la Cooperativa ‘L’Unitaria’ di Porcari (LU)<br />

referente della Sezione di Lucca dell’Associazione Agricoltori Custodi<br />

Mario Macchia docente ordinario di Agronomia e Coltivazioni Erbacee<br />

Dipartimento di Agronomia e Gestione dell’Agroecosistema,<br />

Facoltà di Agraria, Università di Pisa<br />

Sebastiano Micheli presidente Associazione culturale “Ponte”, Capannori (LU)<br />

Leonardo Pacini tecnico presso la Cooperativa ‘L’Unitaria’ di Porcari (LU)<br />

Mauro Quarta agronomo, libero professionista.


Sommario<br />

Premessa<br />

L’ARSIA e il progetto “Recupero e valorizzazione dei fagioli della Lucchesia” 9<br />

L’importanza della ricerca storica per la tutela delle varietà locali 10<br />

Rita Turchi, Carla Lazzarotto, Matteo Bartoli - ARSIA<br />

PARTE I - LA COLTIVAZIONE DEI FAGIOLI NELLA TRADIZIONE LUCCHESE<br />

La Lucchesia e la coltivazione dei fagioli 13<br />

Marco Del Pistoia<br />

La ricerca storica: le testimonianze orali<br />

Marco Del Pistoia, Leonardo Pacini 15<br />

Metodologia 15<br />

I risultati delle interviste 15<br />

La tecnica colturale tradizionale e la sua evoluzione nel tempo 16<br />

Consumo e commercializzazione dei fagioli della Lucchesia dall’Ottocento a oggi 18<br />

I fagioli nella cucina lucchese 20<br />

Le peculiarità dei fagioli della Lucchesia 22<br />

La ricerca storica: indagine bibliografica e documentale<br />

Sebastiano Micheli 25<br />

La letteratura tecnica d’epoca 27<br />

Gli Statuti delle Comunità 31<br />

I Sindacati delle Feste e delle Compagnie 33<br />

Altri documenti 36<br />

La letteratura della tradizione 38<br />

Le statistiche produttive 39<br />

Le varietà dei fagioli citate nei documenti consultati 40<br />

Piccolo glossario dei termini locali 41<br />

Unità di misura lucchesi riscontrate nei documenti citati 41<br />

Elenco delle zone citate nei documenti consultati 42<br />

Bibliografia 42<br />

L’opera di recupero e conservazione delle varietà locali<br />

della Lucchesia e gli sviluppi futuri 45<br />

Marco Del Pistoia


8 ARSIA<br />

PARTE II - LE CARATTERISTICHE DEI FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

Caratterizzazione morfologica, agronomica e prove di campo<br />

Mario Macchia, Marco Baldanzi, Lucia Ceccarini, Mauro Quarta 49<br />

Premessa 49<br />

Materiali e metodi 50<br />

Campagna agraria 2003-2004 50<br />

Campagna agraria 2004-2005 67<br />

Risultati e discussioni 73<br />

Le caratteristiche organolettiche dei fagioli della Lucchesia: la degustazione<br />

Marco Del Pistoia 75<br />

La degustazione 76<br />

Degustazioni 2004 81<br />

Degustazioni 2005 108<br />

Conclusioni 127<br />

SCHEDE DI PRESENTAZIONE DELLE VARIETÀ LOCALI DI FAGIOLI<br />

Marco Del Pistoia, Mario Macchia, Mauro Quarta,<br />

Marco Baldanzi, Lucia Ceccarini<br />

• Fagiolo Aquila o Lupinaro 131<br />

• Fagiolo Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio 136<br />

• Fagiolo Cappone 141<br />

• Fagiolo Diecimino 145<br />

• Fagiola Garfagnina 147<br />

• Fagiolo Fico di Gallicano 154<br />

• Fagiolo Giallorino della Garfagnana 158<br />

• Fagiolo Malato o di San Giuseppe 162<br />

• Fagiolo Mascherino 166<br />

• Fagiolo Padulino o Marmino 171<br />

• Fagiolo Pievarino 176<br />

• Fagiolo Rosso di Lucca 180<br />

• Fagiolo Schiaccione di Pietrasanta 185<br />

• Fagiolo Scritto della Garfagnana 189<br />

• Fagiolo Scritto di Lucca 193<br />

• Fagiolo Stortino di Lucca 198<br />

• Fagiolo Stringa di Lucca 202


Premessa<br />

Rita Turchi, Carla Lazzarotto, Matteo Bartoli<br />

L’ARSIA e il progetto<br />

“Recupero e valorizzazione<br />

dei fagioli della Lucchesia”<br />

Il progetto triennale “Recupero e valorizzazione<br />

dei fagioli della Lucchesia” è stato presentato<br />

all’ARSIA nel 2003 dall’Associazione Agricoltori<br />

Custodi che da anni opera in Toscana per il recupero<br />

e la valorizzazione delle varietà a rischio di<br />

estinzione.<br />

La sezione di Lucca dell’Associazione è riuscita<br />

a individuare ben 17 varietà di fagioli tipici dell’area<br />

lucchese. Si tratta di fagioli non più presenti sul<br />

mercato, se non in piccole quantità, e che suscitano<br />

grande interesse perché molto apprezzati dal punto<br />

di vista organolettico. Questa ricerca ha permesso<br />

di documentare che l’importanza dei fagioli nella<br />

cultura locale ha origini molto antiche: i ricordi dei<br />

testimoni risalgono all’inizio del secolo scorso; la<br />

provincia di Lucca, infatti, era famosa per la produzione<br />

di legumi e particolarmente per la produzione<br />

di fagioli. Alcuni anziani produttori ricordano<br />

ancora i tempi in cui i loro prodotti venivano commercializzati<br />

sui mercati delle province limitrofe, in<br />

particolare Livorno, Pisa e Firenze.<br />

Il progetto, articolato negli anni 2003, 2004 e<br />

2005, si prefiggeva di raggiungere i seguenti obiettivi:<br />

la ricerca dei collegamenti storici fra i fagioli<br />

lucchesi, l’agricoltura locale e la cucina lucchese; la<br />

ricerca documentale, bibliografica e la raccolta di<br />

interviste; il censimento delle varietà presenti sul<br />

territorio (Piana di Lucca, Media Valle del Serchio,<br />

Garfagnana e Versilia); la caratterizzazione morfologica<br />

delle varietà locali individuate tramite prove<br />

comparate in campi di confronto presso gli Agricoltori<br />

Custodi interessati; l’iscrizione delle varietà<br />

locali individuate al Repertorio regionale delle Risorse<br />

genetiche autoctone della Toscana; la defini-<br />

zione, infine, delle caratteristiche organolettiche<br />

tramite degustazioni, da parte di un gruppo di<br />

esperti del settore, di tutte le varietà in prova.<br />

Nel 2003 e nel 2004 sono state realizzate tutte<br />

le attività previste e gli obiettivi prefissati sono stati<br />

raggiunti; nel terzo anno di attuazione (il 2005) si<br />

è resa necessaria l’attivazione di una fase di caratterizzazione<br />

morfologica di 6 tipi di fagiolo, che tuttavia<br />

necessita ancora di approfondimenti. Successivamente<br />

all’individuazione e caratterizzazione di<br />

queste varietà locali si sta attuando sul territorio<br />

una forma di conservazione delle stesse, così come<br />

prevista dalla L.R. 64/04, che prevede il riconoscimento<br />

istituzionale dei coltivatoti custodi (conservazione<br />

in situ) e l’individuazione di un soggetto<br />

scientifico preposto alla conservazione ex situ<br />

(Banca del Germoplasma). Questo meccanismo di<br />

conservazione basato sulla stretta relazione tra<br />

Agricoltori Custodi e Banca regionale del Germoplasma,<br />

tenta di raggiungere due importanti obiettivi:<br />

la conservazione della biodiversità presente<br />

nelle varietà locali di Phaseolus vulgaris L. coltivate<br />

in Lucchesia, garantendo così la “conservazione<br />

durevole della risorsa” (prevista anche dal Trattato<br />

FAO sulle “Risorse fitogenetiche per l’alimentazione<br />

l’agricoltura”) e la riproduzione in “purezza”<br />

delle varietà locali, che garantisca agli agricoltori<br />

della zona la disponibilità di seme puro per la riproduzione.<br />

I risultati di questo progetto hanno messo in<br />

risalto l’eccellenza di tutte le varietà locali e la presenza<br />

di legumi con caratteristiche diverse e perciò<br />

adatti a usi differenti.<br />

Senza dubbio questa conclusione conferma<br />

un’ipotesi già emersa durante lo svolgimento del<br />

lavoro: l’importanza che storicamente hanno<br />

avuto i fagioli prodotti su tutto il territorio della<br />

provincia di Lucca deriva da elementi oggettivi che


10 ARSIA<br />

sono determinati dalle particolari condizioni pedoclimatiche<br />

del territorio, fra le quali, non ultima, la<br />

presenza copiosa di corsi d’acqua. Un clima temperato<br />

con estati non troppo calde e terreni tendenzialmente<br />

sciolti, ma anche freschi e spesso<br />

ciottolosi come quelli adiacenti ai corsi d’acqua,<br />

permettono alla coltivazione del fagiolo di offrire<br />

risultati di eccellenza. È grazie a questa situazione<br />

che le attuali varietà locali si sono conservate e caratterizzate,<br />

acquisendo nel tempo caratteri propri<br />

indotti da questo particolare territorio.<br />

In sostanza la selezione effettuata nel tempo<br />

dai produttori locali, ha determinato la sopravvivenza<br />

di una notevole ricchezza in termini di biodiversità<br />

nell’ambito della specie “fagiolo”, tradizionalmente<br />

coltivata in Lucchesia.<br />

In questo territorio, per quanto vasto e non<br />

perfettamente omogeneo, si trovano condizioni<br />

pedoclimatiche che hanno consentito la coltivazione<br />

e la conservazione di una notevole quantità<br />

di varietà locali (ben diciassette, ad esempio, di<br />

Phaseolus vulgaris), oggi ancora tutte interessanti.<br />

Fondamentale è la ricchezza dei corsi d’acqua<br />

presenti in tutta la provincia, dalla Garfagnana alla<br />

Media Valle del Serchio, dall’Alta Versilia fino ai<br />

Comuni di Pietrasanta e Camaiore e infine nella<br />

Piana di Lucca dove le opere di canalizzazione<br />

delle acque provenienti dalla Garfagnana, dall’altopiano<br />

delle Pizzorne e dai Monti Pisani vanno a<br />

formare un autentico reticolo.<br />

Tali tratti, che accomunano vallate a volte<br />

molto differenti, hanno determinato analoghe<br />

condizioni di adattamento dei fagioli, dando<br />

luogo a un alto numero di varietà locali in grado<br />

di distinguersi per le notevoli e differenti caratteristiche<br />

organolettiche.<br />

L’importanza della ricerca storica<br />

per la tutela delle varietà locali<br />

Aquila o Lupinaro, Cannellino di San Ginese e<br />

Sant’Alessio, Cappone, Diecimino, Fico di Gallicano,<br />

Giallorino della Garfagnana, Marmino, Mala-<br />

to, Mascherino, Pievarino e molti altri. Presenze<br />

storiche di un territorio e, al contempo, discrete.<br />

Sono solo alcuni dei nomi dei fagioli della Lucchesia<br />

che in passato le famiglie contadine coltivavano,<br />

soprattutto per l’autoconsumo, ma anche come<br />

merce di scambio con altri prodotti agricoli. Una<br />

coltura che ha radici antiche e che ha sempre avuto<br />

un ruolo fondamentale nella vita delle popolazioni<br />

locali, salendo agli onori di alcuni Statuti delle<br />

Comunità locali e di monografie di scrittori lucchesi<br />

come Le pratiche della campagna lucchese<br />

(1846) del marchese Antonio Mazzarosa, che fa<br />

riferimento alla coltura dei fagioli ed elenca anche<br />

un discreto numero di varietà, con notizie sulle<br />

tecniche colturali, sulle rese e sui risultati economici<br />

attesi da questa attività agricola.<br />

Nello Statuto di Fiattone del 1752 si trova un<br />

antico riscontro sulla coltivazione dei fagioli nella<br />

Media Valle del Serchio. Anche dallo Statuto di<br />

Compito del 1781 si evince chiaramente che i fagioli<br />

venivano coltivati già allora in quella zona,<br />

ovvero nelle prime propaggini collinari della piana<br />

di Lucca.<br />

Altre informazioni storiche provengono dai documenti<br />

delle Compagnie religiose e dei Sindacati<br />

delle Feste su cui venivano annotate le offerte in<br />

natura, tra le quali non mancavano i fagioli, raccolte<br />

dai cosiddetti “cercatori” e poi vendute per costituire<br />

i fondi per la realizzazione di feste religiose e<br />

per il sostentamento delle Compagnie.<br />

Dalla documentazione analizzata emerge quindi<br />

l’importanza, ai fini del recupero e della valorizzazione<br />

delle varietà locali, dell’attività di ricerca storica<br />

sul territorio.<br />

Tale attività è stata sviluppata in due direzioni:<br />

da un lato la realizzazione di interviste per raccogliere<br />

le testimonianze orali sulla coltivazione dei<br />

fagioli nella Piana di Lucca; dall’altro la consultazione<br />

della bibliografia e dei documenti conservati<br />

presso le biblioteche e gli archivi parrocchiali del<br />

territorio lucchese per ricercare tutte quelle notizie<br />

che dimostrano che in Lucchesia la coltivazione<br />

del fagiolo viene praticata da lungo tempo e i che<br />

fagioli costutuiscono un elemento basilare della<br />

cucina locale.


PARTE I<br />

La coltivazione dei fagioli nella tradizione lucchese


La Lucchesia e la coltivazione dei fagioli<br />

Marco Del Pistoia<br />

La Provincia di Lucca può essere suddivisa in tre<br />

aree con caratteristiche omogenee: Piana di Lucca,<br />

Versilia e Media Valle del Serchio-Garfagnana; per<br />

l’analisi dei legami storici fra fagioli, agricoltura,<br />

cucina locale e, più in generale, cultura del territorio<br />

è necessario partire da questa distinzione.<br />

La Piana di Lucca nel tempo ha visto la riduzione<br />

delle aree destinate all’agricoltura a causa di<br />

una crescente industrializzazione (soprattutto nei<br />

comparti cartario e calzaturiero) e di un conseguente<br />

sviluppo dei servizi; i terreni agricoli sono<br />

rimasti confinati in alcune aree ben definite e separate<br />

fisicamente, anche se distanti soltanto pochi<br />

chilometri dalle aree industrializzate, che hanno<br />

conservato le caratteristiche di ruralità.<br />

Il nuovo assetto economico e occupazionale ha<br />

obbligato gli imprenditori agricoli a orientarsi<br />

verso produzioni da reddito o, comunque, in<br />

grado di consentire utili di pari livello a quelli conseguibili<br />

in altri settori. Ecco allora lo svilupparsi<br />

del settore floricolo, di un’orticoltura professionale<br />

e altamente intensiva e, più in generale, di aziende<br />

che puntano a massimizzare il reddito diversificando<br />

le produzioni in aree alquanto eterogenee.<br />

La cosiddetta Piana di Lucca presenta infatti<br />

una vasta zona pianeggiante circondata da due<br />

fasce collinari – una alle pendici dei Monti Pisani<br />

nel versante sud-ovest, e l’altra ai piedi della Media<br />

Valle del Serchio, nel versante nord-est; qui le<br />

aziende agricole hanno generalmente piccole<br />

dimensioni e presentano ordinamenti colturali che<br />

prevedono produzioni miste anche poco affini fra<br />

loro: cereali nei terreni pianeggianti e non irrigabili,<br />

ortaggi e fiori nei terreni più fertili e irrigui, vite<br />

e olivo nelle zone collinari.<br />

Questo territorio presenta anche notevole<br />

variabilità nelle caratteristiche pedologiche: terreni<br />

pesanti di natura limo-argillosa, in particolare<br />

nella zona di bonifica dell’ex lago di Bientina, ter-<br />

reni di medio impasto e terreni sciolti tendenti al<br />

sabbioso nelle zone adiacenti i numerosi corsi<br />

d’acqua che solcano il territorio; in generale terreni<br />

molto fertili e freschi e, quindi, adatti alle colture<br />

da reddito.<br />

La coltivazione dei fagioli, così come quella di<br />

altre varietà autoctone, rappresenta un esempio<br />

dell’evoluzione del settore agricolo compiutasi<br />

nella Piana di Lucca, dove le aziende si sono orientate<br />

verso prodotti apprezzati, anche solo localmente,<br />

caratterizzati da una notevole intensività di<br />

coltivazione, ma ben remunerati.<br />

Queste produzioni richiedono un notevole<br />

apporto di manodopera; di conseguenza si sono<br />

conservate soltanto le varietà che spuntano prezzi<br />

più elevati sui mercati, quelle meno apprezzate, o<br />

più impegnative nella coltivazione, sono state quasi<br />

completamente abbandonate (come il Marmino e<br />

il Cappone); altre vengono coltivate solo per uso<br />

domestico (come l’Aquila o Lupinaro, il Malato, il<br />

Rosso di Lucca e lo Scritto di Lucca); altre ancora<br />

si sono conservate perché particolarmente gradite<br />

e valorizzate sul mercato locale (come lo Schiaccione,<br />

lo Stortino e lo Stringa).<br />

Diverso il destino del Cannellino di San Ginese<br />

e Sant’Alessio che, benché apprezzato anche sui<br />

mercati delle province limitrofe, ha visto col tempo<br />

ridurre i propri margini; pertanto la produzione è<br />

rimasta appannaggio di piccole aziende rimaste<br />

affezionate a questa coltura.<br />

La maggiore attenzione del consumatore verso<br />

i prodotti tipici e locali ha determinato una riscoperta<br />

e, in alcuni casi, un recupero di questi; inoltre<br />

l’introduzione di accorgimenti tecnici in grado<br />

di ridurre i costi di produzione, di migliorare la<br />

qualità e di prolungare i periodi di raccolta hanno<br />

permesso di fondare questa opera di recupero su<br />

basi più concrete. Un’adeguata promozione, abbinata<br />

a iniziative commerciali mirate, gestite diret-


14 ARSIA<br />

tamente dai produttori, può consentire la sopravvivenza,<br />

il recupero e lo sviluppo di quelle varietà<br />

che possono essere stimate da un consumatore<br />

sempre più interessato ai prodotti del territorio.<br />

La Versilia, come la Piana di Lucca, ha avuto nel<br />

tempo uno sviluppo di attività non agricole, in particolare<br />

del turismo, che hanno confinato l’agricoltura<br />

in alcune zone ben definite: fiori e ortaggi<br />

(molto spesso in coltura protetta) si coltivano nelle<br />

aree litoranee comprese fra Torre del Lago e Pietrasanta;<br />

cereali, frutta e ortaggi nelle zone interne pianeggianti,<br />

prevalentemente nei Comuni di Massarosa,<br />

Camaiore e Pietrasanta. L’Alta Versilia (Comuni<br />

di Seravezza, Stazzema e, in parte, di Pietrasanta)<br />

presenta invece caratteristiche più simili a quelle<br />

della Media Valle del Serchio e della Garfagnana.<br />

Per quanto riguarda gli aspetti economici,<br />

comunque, valgono le considerazioni fatte per la<br />

Piana di Lucca; mentre, per quanto concerne la<br />

tipologia dei terreni, la Versilia presenta essenzialmente<br />

terreni sciolti, freschi e prevalentemente<br />

irrigui, ovvero terreni particolarmente fertili e dotati<br />

per le produzioni di qualità.<br />

La vocazione turistica della zona ha offerto<br />

maggiori opportunità di sviluppo anche agli<br />

imprenditori agricoli che hanno orientato le loro<br />

produzioni verso un mercato non soltanto locale.<br />

I fagioli coltivati in questa zona (in prevalenza<br />

lo Schiaccione di Pietrasanta) hanno avuto sempre<br />

una discreta risposta dal mercato e hanno subito<br />

meno di altri la flessione dovuta al mutare delle<br />

abitudini alimentari e al ridimensionamento complessivo<br />

dell’agricoltura locale. In un momento in<br />

cui si ritornano ad apprezzare i prodotti tipici,<br />

senz’altro c’è da aspettarsi per il fagiolo Schiaccione<br />

un ulteriore consolidamento della sua già interessante<br />

posizione.<br />

La Media Valle del Serchio e la Garfagnana<br />

vivono invece una realtà tutta particolare: qui lo<br />

sviluppo economico ha determinato, al contrario,<br />

l’esodo verso le città e le attività agricole rimaste<br />

hanno spesso rappresentato solamente un’economia<br />

di sopravvivenza.<br />

Le aziende agricole per anni sono sopravvissute<br />

fra produzioni boschive (particolarmente apprezzate<br />

le castagne e la loro farina), sporadici allevamenti<br />

di bovini e ovini, produzione di miele e colture<br />

effettuate nei fazzoletti di terra recuperati nei<br />

fondovalle e negli altopiani e caratterizzate da scarse<br />

produzioni, ma di elevato pregio e interesse<br />

commerciale (per esempio il famoso farro della<br />

Garfagnana).<br />

La valorizzazione, relativamente recente, di<br />

questo territorio, ricco di bellezze naturali e praticamente<br />

incontaminato, determinata dalle<br />

nuove opportunità offerte dallo sviluppo del turismo<br />

– tanto di quello tradizionale, quanto dell’agriturismo<br />

– ha consentito un’inversione di tendenza<br />

dando nuova linfa anche alle produzioni<br />

agricole.<br />

Permane tuttavia un rischio: che queste produzioni,<br />

per quanto di qualità, rappresentino solo<br />

una componente marginale che va ad arricchire la<br />

bellezza del territorio, ovvero che non riescano a<br />

raggiungere una propria autonomia economica,<br />

ma esistano solo in funzione del territorio e della<br />

sua valorizzazione.<br />

Riteniamo invece importante che le produzioni<br />

agricole tradizionali di questa zona siano valorizzate,<br />

anche utilizzando l’importante vettore pubblicitario<br />

rappresentato dal turismo, ma in modo tale<br />

che se ne possa recuperare appieno la potenzialità<br />

economica, garanzia essenziale per perpetuarne<br />

l’esistenza e quindi tenere in vita elementi importanti<br />

della nostra tradizione e cultura.<br />

La coltivazione delle diverse varietà di fagioli<br />

della Media Valle del Serchio e della Garfagnana<br />

risente pertanto di questa situazione e, benché<br />

molto diffusa, è destinata quasi esclusivamente a<br />

produrre per autoconsumo. Raramente questi prodotti<br />

si trovano sul mercato, se non in quantità trascurabili:<br />

è molto importante, perciò, individuare<br />

quali di queste varietà siano ancora presenti, quali<br />

si differenzino da quelle coltivate in altre zone<br />

della provincia e quali possano essere valorizzate<br />

per incentivarne la produzione e la diffusione.


La ricerca storica: le testimonianze orali<br />

Marco Del Pistoia, Leonardo Pacini<br />

Metodologia<br />

L’attività di ricerca storica è stata sviluppata<br />

seguendo due direzioni: la realizzazione di interviste<br />

per raccogliere le testimonianze orali sulla coltivazione<br />

dei fagioli nella Piana di Lucca e la ricerca<br />

bibliografica e documentaria.<br />

Le testimonianze orali sono state raccolte fra<br />

persone che, a diverso titolo e per vari motivi,<br />

hanno conoscenze specifiche relative alla produzione<br />

dei fagioli. Gli intervistati possono essere<br />

suddivisi in tre categorie.<br />

La prima è rappresentata da soggetti appartenenti<br />

a enti pubblici o ad aziende private (testimoni<br />

privilegiati): Angelo Lippi (ex curatore dell’Orto<br />

Botanico di Lucca e referente della Banca del<br />

Germoplasma della Regione Toscana presso l’Orto<br />

Botanico di Lucca); il dott. Giulio Godi e Alessandro<br />

Gargini della Gargini Sementi (titolari della<br />

ditta sementiera locale fondata ai primi del Novecento<br />

dal nonno di Alessandro che ha da sempre<br />

profuso notevoli energie nella riscoperta, riproduzione<br />

e diffusione di ortaggi autoctoni); il dott.<br />

Sandro Pieroni (responsabile del settore Agricoltura<br />

della Comunità Montana, Zona D-Garfagnana,<br />

e responsabile del Centro Vivaistico La Piana che<br />

sta operando per lo studio e la diffusione di varietà<br />

locali di alcune specie orticole fra cui i fagioli);<br />

Francesco Marcucci titolare dello storico negozio<br />

di prodotti tipici (in particolare legumi e cereali)<br />

nel centro di Lucca e commerciante di legumi secchi;<br />

Giuliano Pacini titolare del ristorante ‘La Buca<br />

di Sant’Antonio’ locale storico di Lucca; Andrea<br />

Bertucci titolare del locale ‘Vecchio Molino’ di Castelnuovo<br />

Garfagnana, delegato per la Comunità<br />

Montana della Garfagnana per i prodotti tipici e<br />

attivo nella locale Condotta Slow Food, che ha<br />

svolto un ruolo importante per il recente recupero<br />

e diffusione di alcuni prodotti tipici della Garfa-<br />

gnana; Massimo Gragnani (tecnico CIPA-AT Lucca<br />

- Versilia); Giuseppe Bimbi (tecnico CIPA-AT Lucca<br />

- Piana di Lucca).<br />

La seconda categoria comprende gli agricoltori<br />

impegnati nel recupero e nello sviluppo della produzione<br />

dei fagioli con il preciso scopo di razionalizzare<br />

la tecnica di coltivazione mediante l’adozione<br />

di innovazioni tecnologiche per ridurre i<br />

costi di produzione (per esempio la meccanizzazione<br />

della raccolta e dell’essiccazione) e il miglioramento<br />

della qualità delle produzioni (frigoconservazione)<br />

nel rispetto delle tecniche tradizionali:<br />

Renzo Del Prete (San Ginese di Compito - Piana<br />

di Lucca); Giovanni Giovannoni (San Ginese di<br />

Compito - Piana di Lucca); Osman Gherardi (Pietrasanta<br />

- Versilia).<br />

Infine, sono stati intervistati i produttori “storici”<br />

di fagioli le cui memorie ci hanno consentito<br />

di acquisire conoscenze approfondite sulle varietà<br />

di fagiolo, sulla loro storia, sulla tecnica di coltivazione,<br />

sull’uso in cucina: Aldo Giannini (San Ginese<br />

di Compito - Piana di Lucca); Duilio Lombardi<br />

(San Ginese di Compito - Piana di Lucca); Silvano<br />

Giovannoni (San Ginese di Compito - Piana di<br />

Lucca); Endro Mori (Sant’Andrea di Compito -<br />

Piana di Lucca); Alberto Biagi (Pietrasanta - Versilia);<br />

Alvaro Ferrari (Gallicano - Garfagnana); Giovanbattista<br />

Terni (Poggio - Garfagnana); Vittorio<br />

Rocchiccioli (Castelnuovo Garfagnana - Garfagnana);<br />

Carlo Incrocci (Sant’Alessio - Piana di Lucca);<br />

Mario Borselli (Carignano - Piana di Lucca); Giancarlo<br />

Simonetti (Carignano - Piana di Lucca).<br />

I risultati delle interviste<br />

Le testimonianze orali raccolte fanno riferimento<br />

a un periodo compreso fra la fine dell’Ottocento<br />

e l’inizio del Novecento e generalmente descri-


16 ARSIA<br />

vono una situazione che è rimasta simile, per non<br />

dire immutata, fino alla fine degli anni cinquanta<br />

quando iniziava la ripresa post bellica e l’agricoltura<br />

perdeva sempre più importanza a favore dell’industria<br />

che si stava sviluppando in maniera determinante.<br />

In questo periodo i fagioli rappresentavano,<br />

per tutto il territorio, l’elemento cardine per l’alimentazione<br />

della famiglia e non solo di quella contadina;<br />

anche gli artigiani non facevano mancare il<br />

prezioso legume nell’orto di famiglia.<br />

I fagioli, quindi, si coltivavano in buona parte<br />

per autoconsumo e rappresentavano l’importante<br />

base proteica della dieta alimentare dell’epoca; la<br />

carne, è noto, si consumava solo nei giorni di festa<br />

e i piatti poveri in grado di soddisfare le esigenze<br />

nutrizionali combinavano i prodotti che, in modo<br />

autarchico, ogni famiglia era in grado di produrre:<br />

cereali, sotto forma di pane e pasta, e fagioli.<br />

Per soddisfare le esigenze della famiglia la produzione<br />

dei fagioli doveva essere in grado di coprire<br />

tutto l’arco dell’anno: infatti i più utilizzati e di<br />

cui si conserva ancora memoria sono prevalentemente<br />

quelli “da sgranare” che si prestavano a<br />

essere essiccati: Rosso di Lucca, Cannellino di San<br />

Ginese e Sant’Alessio, Malato, Scritto di Lucca,<br />

Marmino e Cappone (nella Piana di Lucca); Giallorino,<br />

Scritto della Garfagnana, Mascherino,<br />

Fagiola garfagnina, Pievarino e Diecimino (nella<br />

Media Valle del Serchio e in Garfagnana). Il fagiolo<br />

secco poteva essere conservato a lungo e utilizzato<br />

anche molto tempo dopo la raccolta; i fagioli<br />

freschi consumati a baccello intero erano invece<br />

utilizzati esclusivamente nel periodo estivo e, trattandosi<br />

di fagioli rampicanti a crescita indeterminata,<br />

se ne sfruttava la scalarità di maturazione per<br />

averne disponibilità da luglio a tutto settembre.<br />

Rientrano in questo gruppo lo Stringa di Lucca e<br />

lo Stortino di Lucca (Piana di Lucca) e lo Schiaccione<br />

di Pietrasanta (Versilia) che, benché “sgranato”,<br />

viene consumato fresco. I fagioli Aquila o<br />

Lupinaro (Piana di Lucca) e Fico di Gallicano<br />

(Garfagnana), invece, essendo biuso, venivano<br />

consumati freschi a baccello intero nel periodo<br />

della raccolta e, quelli in eccesso, essiccati per il<br />

consumo invernale e primaverile.<br />

Praticamente tutti gli intervistati sono concordi<br />

nell’indicare, quindi, i fagioli secchi come i più coltivati;<br />

fa eccezione la zona della Versilia nella quale<br />

siamo riusciti a rintracciare testimonianze relative<br />

al solo fagiolo Schiaccione di Pietrasanta, consumato<br />

prevalentemente fresco.<br />

Elenco delle varietà coltivate<br />

nelle diverse zone della Lucchesia<br />

<strong>Fagioli</strong> da sgranare<br />

a) Piana di Lucca:<br />

Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio<br />

Rosso di Lucca<br />

Scritto di Lucca<br />

Malato o di San Giuseppe<br />

Marmino o Padulino<br />

Cappone<br />

Schiaccione di Pietrasanta, consumato<br />

prevalentemente fresco<br />

Aquila o Lupinaro, fagiolo biuso<br />

b) Media Valle del Serchio e Garfagnana:<br />

Scritto della Garfagnana<br />

Giallorino<br />

Mascherino<br />

Pievarino<br />

Diecimino<br />

Fagiola garfagnina, consumata<br />

prevalentemente fresca<br />

Fico di Gallicano, fagiolo biuso<br />

c) Versilia:<br />

Schiaccione di Pietrasanta, consumato<br />

prevalentemente fresco<br />

<strong>Fagioli</strong> “mangiatutto” da consumo fresco<br />

d) Piana di Lucca:<br />

Stringa di Lucca<br />

Stortino di Lucca<br />

Aquila o Lupinaro, fagiolo biuso<br />

e) Garfagnana:<br />

Fico di Gallicano, fagiolo biuso<br />

f) Versilia:<br />

Stringa di Lucca<br />

Stortino di Lucca.<br />

La tecnica colturale tradizionale<br />

e la sua evoluzione nel tempo<br />

Negli anni la tecnica colturale dei fagioli non ha<br />

subito notevoli cambiamenti anche se di recente i produttori<br />

stanno cercando di razionalizzarne le operazioni<br />

e, conseguentemente, ridurre i costi di produzione<br />

e aumentare il periodo di raccolta dei prodotti.<br />

Agli inizi del Novecento buona parte dei prodotti<br />

agricoli erano destinati all’autoconsumo e la<br />

loro coltivazione era caratterizzata da una notevole<br />

intensività e dall’uso di tecniche prevalentemente<br />

manuali. Successivamente, nella seconda metà<br />

del secolo, si è assistito a una graduale meccanizzazione<br />

delle operazioni colturali, all’introduzione


della coltura estensiva e alla destinazione al mercato<br />

dei prodotti. In questo quadro semplificato di<br />

evoluzione della realtà agricola i fagioli della Lucchesia<br />

hanno perduto la loro importanza e sono<br />

rimasti relegati negli orti di famiglia: mentre gli<br />

altri prodotti agricoli si collocavano sul mercato, i<br />

fagioli continuavano a essere prodotti quasi esclusivamente<br />

per autoconsumo.<br />

La coltivazione continuava a essere compiuta<br />

completamente a mano; di conseguenza gli alti<br />

costi di produzione rendevano impossibile la competizione<br />

dei fagioli con altri prodotti più redditizi<br />

e la loro destinazione al mercato, fatta eccezione<br />

per alcune varietà, quali lo Schiaccione di Pietrasanta,<br />

il Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio, lo<br />

Stortino di Lucca e lo Stringa di Lucca.<br />

Solo recentemente le tecniche colturali hanno<br />

subito un’importante evoluzione. Per descriverla<br />

dobbiamo ancora una volta distinguere fra fagioli<br />

da sgranare a prevalente consumo secco e fagioli da<br />

consumo fresco “mangiatutto”.<br />

<strong>Fagioli</strong> “da sgranare”<br />

Questo gruppo è composto generalmente da<br />

fagioli a crescita determinata e maturazione contemporanea<br />

o leggermente scalare; queste caratteristiche<br />

consentivano, e tuttora consentono, di raccogliere<br />

la pianta intera a maturazione senza dover<br />

effettuare passaggi ripetuti in campo. Per questo<br />

motivo alcuni di essi sono andati perduti nonostante<br />

le notevoli caratteristiche organolettiche.<br />

Per quanto concerne le fasi di preparazione del<br />

terreno e di semina, le operazioni sono state quasi<br />

completamente meccanizzate benché ancora oggi,<br />

soprattutto in Garfagnana, la semina sia talvolta<br />

effettuata manualmente. La fertilizzazione tutt’oggi<br />

viene effettuata prevalentemente con concimi<br />

organici, più di rado con fertilizzanti chimici o<br />

organo-minerali; del resto i fagioli richiedono bassi<br />

apporti di fertilizzanti, soprattutto per quanto concerne<br />

la componente azotata. Quasi assenti i trattamenti<br />

diserbanti e antiparassitari. La pratica della<br />

consociazione, ancora effettuata in alcuni casi in<br />

Garfagnana, è stata abbandonata da quando la coltivazione<br />

dei cereali è stata completamente meccanizzata<br />

con il passaggio dalla coltivazione intensiva<br />

a quella estensiva. La consociazione è stata praticata<br />

più a lungo nel caso del fagiolo Diecimino, data<br />

la particolarità della zona dove veniva coltivato.<br />

Le fasi che assumono massima importanza per la<br />

determinazione dei costi di produzione dei fagioli<br />

da sgranare sono rappresentate dalla raccolta e dalle<br />

operazioni postraccolta. In questi ultimi anni si è<br />

cercato di razionalizzarle per ottimizzare i costi.<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

La raccolta in passato veniva effettuata a mano,<br />

cogliendo le piante intere quando il fagiolo aveva<br />

raggiunto il giusto grado di maturazione; nel caso<br />

delle varietà a maturazione scalare i baccelli venivano<br />

raccolti via via che maturavano.<br />

L’essiccazione dei baccelli veniva effettuata sull’aia<br />

al sole oppure sulle “trische”, pali appesi sotto<br />

le grondaie delle case coloniche sulle pareti esposte<br />

a sud. Una volta essiccati, si separavano i fagioli dai<br />

baccelli mediante battitura effettuata con il correggiato,<br />

attrezzo formato da due bastoni di legno<br />

uniti da una fascia di cuoio, la correggia; altre volte<br />

la battitura veniva compiuta semplicemente passeggiando<br />

sui baccelli stesi sull’aia fino a quando, in<br />

tempi più moderni, si cominciò a passare sui baccelli<br />

stesi con un piccolo trattore.<br />

Dopo la battitura i fagioli dovevano essere<br />

mondati dalle impurità ancora presenti (pagliuzze<br />

e residui di baccello); tale operazione veniva effettuata<br />

con l’arbolo o vassoia, attrezzo di legno a<br />

forma di vassoio che serviva per ventilare i fagioli<br />

lanciandoli in aria e raccogliendoli quando cadevano<br />

ripuliti dalle particelle più leggere. Per completare<br />

le operazioni di pulitura si usavano anche<br />

setacci con maglie più o meno larghe per vagliare i<br />

fagioli separandoli dalle impurità. L’ultima operazione<br />

prevedeva di “ripassare a mano” i fagioli<br />

come ci è stato descritto da un nostro intervistato:<br />

“nelle lunghe serate invernali la famiglia si<br />

riuniva ‘a veglia’, magari venivano anche i<br />

vicini di casa e, raccontando storie o recitando<br />

il Rosario, tutti intorno al tavolo, effettuavano<br />

la definitiva separazione dei fagioli<br />

dalle impurità”.<br />

La conservazione avveniva generalmente dentro<br />

contenitori di vetro, tipo damigiane, con l’aggiunta<br />

di pepe in grani come conservante.<br />

Ancora oggi per la maggior parte delle varietà<br />

di fagioli della Lucchesia la raccolta e la pulitura<br />

continuano a essere compiute nei modi descritti; a<br />

causa dei costi ovviamente elevati di queste operazioni<br />

la coltivazione di questi fagioli è rimasta per<br />

lungo tempo destinata al solo autoconsumo. Le<br />

varietà più richieste dal mercato da circa trent’anni<br />

erano e sono commercializzate solo come prodotto<br />

fresco (Cannellino, Scritto e Diecimino) e la<br />

raccolta viene ancora oggi effettuata cogliendo<br />

l’intera pianta e poi separando i baccelli maturi dal<br />

resto della pianta e dai baccelli ancora verdi.<br />

Appare difficile meccanizzare la fase di raccolta<br />

senza penalizzare la qualità del prodotto: la scelta<br />

di raccogliere solo le piante i cui baccelli sono<br />

maturi e di effettuare più passaggi in ogni appez-<br />

17


18 ARSIA<br />

zamento e la selezione operata in azienda non possono<br />

che avvenire manualmente, a garanzia dell’alta<br />

qualità di questi prodotti.<br />

Per quanto riguarda i fagioli consumati secchi,<br />

recentemente alcune aziende della Piana di Lucca<br />

hanno messo a punto una tecnica che, senza compromettere<br />

la qualità del prodotto, punta a razionalizzare<br />

le operazioni di raccolta riducendone i costi.<br />

Le piante mature vengono falciate a macchina e<br />

messe a seccare in andane; una volta che i fagioli<br />

sono seccati in campo si procede alla separazione<br />

dei fagioli dai baccelli usando una trebbia modificata;<br />

il prodotto raccolto viene portato in azienda<br />

e passato attraverso un pulitore che ha il compito<br />

di ventilarlo e di eliminare le impurità grosse e piccole<br />

attraverso un sistema di vagli. Per la conservazione,<br />

i fagioli subiscono un trattamento di refrigerazione<br />

per 15 giorni a -25°C; infine vengono<br />

“ripassati a mano” su nastro alimentare scorrevole<br />

e possono così essere confezionati.<br />

<strong>Fagioli</strong> “mangiatutto” da consumo fresco<br />

Per questo gruppo di fagioli la tecnica di coltivazione<br />

è praticamente rimasta immutata. I mangiatutto,<br />

infatti, sono fagioli rampicanti che richiederanno<br />

sempre un notevole apporto di lavoro<br />

manuale, in particolare per la sistemazione dei<br />

tutori o delle reti e per la raccolta che, essendo scalare,<br />

richiede più passaggi (anche 7-8).<br />

La semina viene effettuata mettendo a dimora i<br />

fagioli nei solchi singolarmente oppure in “postarelle”<br />

dove ne vengono collocati anche tre o quattro.<br />

Le piante vengono fatte salire su tutori o su una<br />

rete; la disposizione può essere effettuata a file singole<br />

oppure a file binate; la distanza varia a secon-<br />

Il correggiato per<br />

la “battitura” dei fagioli<br />

da della vigoria delle diverse varietà. Per le altre<br />

operazioni colturali vale quanto già specificato per<br />

i fagioli secchi, mentre la raccolta è scalare: si effettuano<br />

più passaggi nell’appezzamento al fine di<br />

raccogliere i fagioli via via che maturano.<br />

Le innovazioni recentemente introdotte nella<br />

coltivazione dei fagioli mangiatutto, in particolare<br />

nella Piana di Lucca e in Versilia, riguardano essenzialmente<br />

l’utilizzo di tecniche atte a ottenere un<br />

periodo di raccolta più ampio: la coltivazione viene<br />

infatti effettuata anche in serra e si compie la pacciamatura<br />

con tessuto non tessuto, al fine di ottenere<br />

un maggior riscaldamento del terreno e quindi<br />

un anticipo di produzione. La coltivazione in<br />

serra, poi, consente una semina ritardata, con conseguente<br />

ritardo nella produzione; la produzione<br />

della Stringa, dello Stortino e dello Schiaccione può<br />

così avvenire da inizio giugno fino all’autunno inoltrato,<br />

mentre nel caso della coltura tradizionale in<br />

piena aria inizia dopo la metà di luglio e termina a<br />

fine settembre. Un’altra innovazione introdotta è<br />

rappresentata dall’utilizzo di manichette per l’irrigazione<br />

e, soprattutto, la fertirrigazione.<br />

Consumo e commercializzazione<br />

dei fagioli della Lucchesia<br />

dall’Ottocento a oggi<br />

L’Ottocento: un ipotetico mercato<br />

In Lucchesia agli inizi del Novecento e fino agli<br />

anni cinquanta, secondo le testimonianze delle persone<br />

intervistate, i fagioli erano destinati quasi<br />

esclusivamente all’autoconsumo. Dalla ricerca<br />

bibliografica e d’archivio emerge però la presenza


di un fiorente mercato già nell’Ottocento e nei<br />

primi anni del secolo successivo; probabilmente,<br />

quindi, i ricordi degli intervistati risalgono a un’epoca<br />

in cui la produzione iniziava a diminuire, così<br />

come l’importanza commerciale di questi prodotti.<br />

Senza dubbio nella Piana di Lucca, che poteva<br />

contare sulle produzioni maggiori, la quota di prodotto<br />

commercializzato era più alta che in Garfagnana<br />

e nella Media Valle del Serchio, dove invece<br />

prevaleva nettamente l’autoconsumo; si ritiene<br />

inoltre che fra queste due zone vi fossero degli<br />

scambi di prodotto (per esempio, fagioli e cereali<br />

in cambio di farina di castagne) che consentivano<br />

di far fronte ai fabbisogni familiari degli abitanti di<br />

entrambe. Diversa la situazione della Versilia dove,<br />

nel caso del fagiolo Schiaccione, una discreta quota<br />

di prodotto è sempre stata destinata alla commercializzazione.<br />

Già si è detto dell’importanza di questi legumi<br />

nella dieta della famiglia e dell’uso frequente che se<br />

ne faceva in cucina; se a questo si aggiunge la<br />

quantità di lavoro che la coltivazione dei fagioli<br />

richiedeva, è impensabile che potessero rimanere<br />

quote di prodotto da destinare a un ipotetico mercato.<br />

Ipotetico perché, di fatto, chi più chi meno,<br />

tutti avevano un orto dove coltivare i fagioli, essendo<br />

l’agricoltura ancora l’attività prevalente nel territorio.<br />

Emblematico il fatto che in Garfagnana,<br />

dove appezzamenti di terra utilizzabili per tali produzioni<br />

non abbondavano, fosse stata letteralmente<br />

“colonizzata” la fascia adiacente al corso del<br />

fiume Serchio, rappresentata da terreni limacciosi<br />

tendenti al sabbioso, particolarmente vocati per la<br />

coltivazione dei fagioli.<br />

Nell testo di Carlo De Stefani Monografia<br />

agraria sul circondario di Castelnuovo Garfagnana<br />

del 1883, negli Atti della Giunta Jacini per<br />

l’Inchiesta agraria si legge:<br />

“Le coltivazioni maggiori di fagioli sono fatte<br />

nei piani irrigui di Gallicano e della Pieve<br />

nelle ghiare dei torrenti e dei fiumi, dove questi<br />

si allargano, ed anche nel Serchio, specialmente<br />

da Castelnuovo in su. Sogliono coltivar<br />

nelle ghiare i poveri ed altri del comune<br />

nel cui territorio esse si trovano, giacché queste<br />

per tradizione immemorabile sono state<br />

considerate di proprietà comune. Chi vuol<br />

lavorare fa una croce od altri segni sul suolo,<br />

e mette dei termini di pietra che indicano la<br />

presa di possesso: comincia a levare i sassi ed a<br />

pulire il terreno occupato che può essere largo<br />

da 5 a 20 metri quadrati o più, e lo circonda<br />

con un muricciolo di sassi; vi manda poi l’acqua<br />

delle piene acciocché alzi alquanto la<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

terra. [...] I terreni così disposti li chiamano<br />

fagiolaie e seguitano a coltivarli per anni ed<br />

anni finché una piena non li distrugga.”.<br />

19<br />

Le quantità eccedenti il fabbisogno familiare<br />

venivano barattate con altri prodotti agricoli, ma<br />

sappiamo che già nei primi decenni dell’Ottocento<br />

alcuni commercianti acquistavano i fagioli direttamente<br />

nelle aziende dei produttori per commercializzarli<br />

nelle province limitrofe. Per lo più si<br />

trattava di produzioni eccedenti l’autoconsumo, in<br />

quantità limitate a pochi chilogrammi. A Lucca,<br />

per esempio, esisteva un mercato specifico per i<br />

legumi secchi, in piazza San Michele, mentre gli<br />

ortaggi freschi venivano venduti in piazza del Carmine,<br />

nel mercato coperto.<br />

Si è già accennato al fatto che questa analisi,<br />

effettuata sulla base di quanto ci è stato raccontato<br />

dagli intervistati, fotografi, probabilmente, la situazione<br />

dei primi decenni del XX secolo. Fra i dati<br />

più antichi emersi dalla ricerca d’archivio, infatti,<br />

due in particolare devono fare riflettere: quello<br />

relativo alla superficie coltivata e quello relativo<br />

alla produzione, riportati dal Ministero dell’Agricoltura<br />

alla fine dell’Ottocento. Si parla di quasi<br />

5.000 ettari, nella provincia di Lucca, investiti a<br />

fagioli; una superficie che al giorno d’oggi non<br />

viene destinata nemmeno al mais, la coltura estensiva<br />

attualmente più diffusa; la produzione, che<br />

superava abbondantemente i 24.000 q.li, sembra<br />

effettivamente esagerata. Con tali numeri è fuori<br />

discussione che esistesse anche un mercato e che,<br />

probabilmente, i fagioli venissero commercializzati<br />

anche fuori dalla provincia. È verosimile, quindi,<br />

che soltanto a partire dalla fine del secolo XIX sia<br />

iniziata una progressiva riduzione delle superfici<br />

coltivate e, conseguentemente, una riduzione delle<br />

quantità commercializzate.<br />

Il Novecento: autoconsumo, mercati locali<br />

e mercati regionali<br />

Dagli anni cinquanta del Novecento, mentre<br />

nella Garfagnana la produzione ha continuato a<br />

essere destinata all’autoconsumo, nella Piana di<br />

Lucca e in Versilia si iniziava a indirizzarla verso i<br />

mercati, selezionando le varietà di fagioli in base<br />

alle esigenze di questi e alla necessità di aumentare<br />

i quantitativi prodotti a parità di costi di manodopera.<br />

Sono scomparsi alcuni fagioli come il Cappone,<br />

a maturazione scalare, che è stato completamente<br />

sostituito dal Cannellino, a maturazione<br />

contemporanea, proprio perché quest’ultimo rispondeva<br />

meglio alle nuove esigenze.<br />

Per quanto riguarda i fagioli da consumo fresco,<br />

i mercati di destinazione sono rimasti preva-


20 ARSIA<br />

lentemente quelli locali. L’interesse dei consumatori<br />

di altre zone verso questi prodotti sembra<br />

essere recente. Fa eccezione il fagiolo Schiaccione<br />

di Pietrasanta particolarmente apprezzato nelle<br />

province dell’entroterra quali Firenze e Pistoia e<br />

dai turisti che d’estate frequentano la Versilia, che<br />

non trascurano di farne la scorta quando rientrano<br />

dalle vacanze al mare. Il prodotto viene congelato<br />

per essere utilizzato in inverno. Vi sono anche<br />

commercianti chiamati “fagiolai” che passano dalle<br />

aziende della Versilia per portare lo Schiaccione sui<br />

mercati di Firenze, Pistoia, Pisa e Livorno.<br />

I fagioli “da sgranare”, invece, sono sempre<br />

stati apprezzati nelle province di Livorno e Firenze<br />

(in particolare il Cannellino di San Ginese e<br />

Sant’Alessio e il Rosso di Lucca) ed è ancora oggi<br />

usuale per le aziende produttrici la vendita diretta<br />

dei baccelli freschi ai commercianti. Entrando nel<br />

dettaglio, il fagiolo Cannellino di San Ginese e<br />

Sant’Alessio ha sempre avuto un’ottima risposta<br />

sul mercato di Firenze mentre il Rosso di Lucca è<br />

stato particolarmente apprezzato sul mercato di<br />

Livorno.<br />

Fiorente era comunque anche la commercializzazione<br />

sui mercati locali. In particolare, negli anni<br />

cinquanta, ha assunto un ruolo molto importante<br />

il mercato aperto di Marlia, una frazione del<br />

Comune di Capannori, collocato nel cuore della<br />

produzione orticola della Lucchesia, che rappresentava<br />

una sorta di collettore dove confluivano<br />

tutti i prodotti dell’agricoltura locale per essere poi<br />

distribuiti su altri mercati e, fra questi, i fagioli<br />

della Piana di Lucca e il Diecimino della vicina<br />

Borgo a Mozzano.<br />

Il culmine della produzione probabilmente è<br />

stato raggiunto negli anni settanta; in seguito la<br />

produzione ha subito una progressiva diminuzione<br />

della quale ha risentito in misura minore il solo<br />

fagiolo Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio.<br />

Per quanto riguarda gli altri fagioli “da sgranare”,<br />

si sono persi o, al massimo, fino a pochi anni fa<br />

sono rimasti relegati negli orti familiari. Il fagiolo<br />

Rosso di Lucca e lo Scritto di Lucca sono stati<br />

recuperati alla produzione e al mercato solo negli<br />

ultimi cinque anni per iniziativa di un esiguo numero<br />

di aziende che hanno recuperato e riportato<br />

in purezza il seme delle due varietà prima che<br />

andassero definitivamente perdute. Il fagiolo Cannellino,<br />

invece, non ha corso rischi di estinzione,<br />

pur subendo una netta contrazione delle superfici<br />

coltivate; inoltre non è avvenuto, per la coltura, un<br />

ricambio generazionale tale da garantire la continuità<br />

e la permanenza di questa produzione nelle<br />

aree della Lucchesia.<br />

Fino a circa 15-20 anni fa, la presenza sui mercati<br />

di ingenti quantità di fagioli importati da Paesi<br />

esteri ha determinato uno scarso interesse verso le<br />

varietà locali. Recentemente la riscoperta dei prodotti<br />

tipici e locali da una parte e della dieta mediterranea<br />

dall’altra, hanno prodotto un’inversione<br />

di tendenza indirizzando le aziende produttrici<br />

verso un recupero di queste varietà che rischiavano<br />

di andare perdute.<br />

I fagioli nella cucina lucchese<br />

L’importanza che i fagioli hanno sempre avuto<br />

nella cucina lucchese è notevole. Non è azzardato<br />

affermare che questi legumi rappresentassero il<br />

prodotto base più utilizzato nella cucina locale per<br />

preparare passati e zuppe miste di legumi e cereali.<br />

Questi piatti appartenevano a una tradizione di cucina<br />

povera che, utilizzando i prodotti coltivati in<br />

proprio, sapeva combinarli in modo impeccabile<br />

dal punto di vista dietetico: i cereali (farro, grano e<br />

granoturco) garantivano il giusto apporto energetico<br />

e i fagioli l’apporto proteico.<br />

La carne veniva consumata con molta parsimonia,<br />

quasi esclusivamente nei giorni di festa; più<br />

frequente era l’uso di carne di maiale, ed è proprio<br />

con la carne di maiale che si abbinano bene i fagioli<br />

della Lucchesia in alcuni piatti tipici.<br />

In sostanza, nella cucina tradizionale questi legumi<br />

erano sempre presenti; il consumo poteva considerarsi<br />

quotidiano e non vi erano periodi dell’anno<br />

in cui venissero a mancare dalla mensa. Lo sviluppo<br />

particolare della produzione di fagioli da consumo<br />

secco testimonia la necessità di avere a disposizione<br />

questo alimento anche nel periodo invernale.<br />

Alcuni intervistati hanno rimarcato questo<br />

aspetto ricordando che all’epoca si diceva che,<br />

nonostante tutto, “sempre di fagioli si trattava”;<br />

benché venissero proposte varietà diverse e si utilizzassero<br />

per preparazioni diverse, erano pur sempre<br />

fagioli. Sembrerebbe paradossale che proprio<br />

coloro che hanno vissuto questa esperienza rimangano<br />

tuttora i più accaniti estimatori di questi<br />

legumi e che, continuando a coltivarli nei loro orti,<br />

ne abbiano consentito la sopravvivenza: ora possono<br />

consumarli per scelta e non hanno difficoltà ad<br />

apprezzare le eccellenti qualità delle varietà autoctone<br />

che, inconsapevolmente, hanno contribuito a<br />

conservare.<br />

L’importanza dei fagioli nella cucina locale è<br />

diminuita inevitabilmente a partire dagli anni sessanta<br />

quando l’esodo dalle campagne, da una<br />

parte, e il boom economico, dall’altra, hanno mo-


La selezione a mano<br />

dei fagioli su nastro<br />

alimentare: ultimo<br />

passaggio prima<br />

del confezionamento<br />

dificato in modo drastico le abitudini e non solo<br />

quelle alimentari. Si è determinato l’abbandono di<br />

quei cibi ritenuti “poveri”, come a voler dimostrare<br />

con uno stile di vita diverso di non appartenere<br />

alle classi meno abbienti; in questo contesto anche<br />

gli alimenti sono diventati simbolo di elevazione<br />

sociale e la carne, in particolare quella di manzo, è<br />

diventata l’emblema della nuova condizione raggiunta.<br />

L’elevazione delle condizioni sociali avvenuta<br />

anche nelle campagne ha portato alla comparsa<br />

di aziende agricole professionali che producono<br />

per il mercato.<br />

I consumi di prodotti vegetali sono notevolmente<br />

diminuiti e, con essi, anche il numero di specie<br />

e varietà di vegetali coltivate. I produttori agricoli<br />

si sono orientati verso coltivazioni che permettessero<br />

loro di massimizzare il reddito. La specializzazione<br />

e la meccanizzazione delle tecniche colturali<br />

hanno permesso alle aziende di aumentare la<br />

produzione riducendo nel contempo gli apporti di<br />

manodopera e, di conseguenza, i costi colturali.<br />

In questo contesto i primi prodotti a essere<br />

abbandonati o, comunque ridotti in modo drastico,<br />

sono stati quelli che richiedevano notevoli<br />

apporti di manodopera ed erano meno richiesti sui<br />

mercati; così anche i fagioli della Lucchesia sono<br />

rimasti relegati ai margini dei consumi.<br />

Solamente a partire dalla fine degli anni settanta,<br />

e in misura maggiore nell’ultimo decennio, la<br />

riscoperta della cucina regionale e dei piatti legati<br />

al territorio hanno consentito di recuperare prodotti<br />

rimasti relegati negli orti familiari; è stata<br />

veramente importante, durante questa parentesi,<br />

l’opera di quanti per pura passione non hanno<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

21<br />

saputo rinunciare ai sapori della loro infanzia e<br />

hanno continuato a coltivare questi fagioli che<br />

altrimenti sarebbero completamente scomparsi.<br />

Quando abbiamo chiesto agli agricoltori il motivo<br />

che li ha spinti a coltivarli anche quando non<br />

li producevano per il mercato, la risposta è stata<br />

praticamente unanime: “per non rinunciare al consumo<br />

di questi fagioli che continuavano ad essere<br />

preferiti e ritenuti superiori per caratteristiche<br />

organolettiche a quanto altro disponibile in commercio”.<br />

In sostanza, anche se era diventato antieconomico<br />

produrli per la vendita, rimaneva indispensabile<br />

produrne una piccola quantità da consumare<br />

in famiglia.<br />

La tendenza alla riscoperta della cucina regionale<br />

e dei sapori del territorio si è particolarmente<br />

rafforzata nell’ultimo decennio grazie anche alla<br />

nascita di associazioni di consumatori, come Slow<br />

Food, attente a questi valori e il rapporto fra il territorio<br />

e i suoi prodotti ha assunto un ruolo centrale<br />

nell’identificazione della cultura e delle tradizioni<br />

di un’area geografica. Ciò ha permesso ai<br />

prodotti autoctoni di tornare sui mercati e sulle<br />

tavole. La Lucchesia, ricca di prodotti tipici, ha<br />

forse nel fagiolo uno dei prodotti che meglio la<br />

rappresenta, come testimonia anche un tipico<br />

locale di Roma, intitolato proprio ai preziosi legumi,<br />

e che viene ad approvvigionarsi di fagioli proprio<br />

a Lucca.<br />

Nell’evoluzione dei mercati e dei consumi,<br />

quindi, si sta assistendo a un ritorno alle origini, alla<br />

ricerca di sapori tipici e caratterizzati e al rifiuto dell’omologazione<br />

e standardizzazione di prodotti<br />

che si presentano sempre uguali in luoghi lontani


22 ARSIA<br />

geograficamente e culturalmente. È un ritorno alle<br />

origini che, però, fa i conti con le mutate condizioni<br />

sociali e con ritmi di vita che non possono essere<br />

paragonati a quelli di 40-50 anni fa. La cucina è<br />

diventata un hobby e ci dedichiamo a essa quando<br />

il tempo ce lo concede; il tempo richiesto da molte<br />

preparazioni (pensiamo alla zuppa alla frantoiana)<br />

ci costringe a consumare raramente i fagioli.<br />

Tutto ciò implica che, benché si possa prevedere<br />

uno sviluppo nei consumi dei fagioli tipici e<br />

un’apertura di spazi interessanti sul mercato, certamente<br />

si tratterà sempre di consumi ‘di nicchia’.<br />

I costi di produzione rimangono piuttosto elevati<br />

in quanto, per la maggior parte dei fagioli, la tecnica<br />

colturale non ha subito importanti evoluzioni;<br />

del resto è impensabile che possano essere apportate<br />

innovazioni in grado di abbatterli sensibilmente:<br />

la qualità del prodotto è spesso legata alla tradizionalità<br />

di lavorazione.<br />

Piatti tipici della tradizione gastronomica<br />

Per quanto riguarda l’uso in cucina dei fagioli<br />

censiti ricordiamo qui alcuni piatti che permettono<br />

di apprezzarne appieno le qualità.<br />

Innanzitutto vale la pena di menzionare la zuppa<br />

alla frantoiana, dove i fagioli compaiono sotto<br />

forma di passato e di legume in grano; la minestra<br />

di farro, in cui il farro viene cotto nel passato di<br />

fagioli; la farinata, dove i fagioli passati sono combinati<br />

con farina di granoturco e cavolo nero. Questi<br />

piatti esaltano le qualità del fagiolo Rosso di<br />

Lucca e del fagiolo Diecimino, dal quale si ricavano<br />

passati particolarmente densi e saporiti e dotati<br />

di una colorazione molto intensa; ottimi sono pure<br />

i passati ottenuti coi fagioli Scritti, col Pievarino e<br />

col Giallorino della Garfagnana, fagioli più delicati<br />

che si prestano bene anche per gustosi contorni.<br />

Nella zuppa mista di legumi e cereali era molto<br />

utilizzato il Marmino, ora scomparso; attualmente<br />

per preparare questo piatto, mai uguale a se stesso,<br />

si impiegano più varietà: Cannellino, Giallorino,<br />

Mascherino, Scritto ecc.<br />

Come contorni vengono utilizzati un po’ tutti<br />

i fagioli: il Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio<br />

e lo Schiaccione di Pietrasanta, per la loro delicatezza<br />

di buccia, pasta e gusto, sono probabilmente<br />

i più adatti per essere lessati e conditi con olio<br />

extravergine di oliva. Ottimi sono pure, in questa<br />

semplice preparazione, gli Scritti; altrettanto delicati<br />

e, più saporiti, il Malato, il Giallorino della<br />

Garfagnana e il Mascherino.<br />

I fagioli Scritti e il Rosso di Lucca si prestano<br />

particolarmente bene a essere preparati “all’uccelletto”<br />

con pomodoro, eventualmente abbinati a carne<br />

di maiale (salsiccia o rosticciana).<br />

C’è da dire che, specialmente in Garfagnana,<br />

l’uso dei fagioli freschi si è diffuso più tardi rispetto<br />

a quello dei fagioli secchi che potevano essere conservati<br />

per tutto l’anno.<br />

I fagioli “mangiatutto” da consumo fresco e i<br />

biuso si prestano per le preparazioni in “umido” e<br />

ogni varietà è in grado di mostrare le proprie peculiarità:<br />

il caratteristico sapore del Fico di Gallicano<br />

e dell’Aquila, nei quali si uniscono la nota erbacea<br />

del fagiolo in erba con quella più tipica del fagiolo<br />

in grano; le notevoli doti dello Stringa e dello Stortino<br />

di Lucca, unici fra i fagioli in erba.<br />

Tutte queste preparazioni sono rimaste pressoché<br />

invariate nel tempo. Nella cucina tradizionale,<br />

però, si faceva un notevole uso di grassi animali che<br />

oggi si tende a sostituire con olio extravergine di<br />

oliva; del resto i costumi di vita attuali meglio si conciliano<br />

con preparazioni più leggere e digeribili. La<br />

qualità di questi piatti non risente comunque di tale<br />

sostituzione che, anzi, in alcuni casi esalta la delicatezza<br />

dei fagioli lucchesi, delicatezza che è forse la<br />

principale caratteristica per la quale sono famosi.<br />

Le peculiarità dei fagioli<br />

della Lucchesia<br />

I fagioli della Lucchesia generalmente si differenziano<br />

dai fagioli coltivati in altre località per la<br />

delicatezza: questa è l’opinione più diffusa fra i<br />

loro estimatori. Tale differenza emerge soprattutto<br />

quando si confrontano varietà che hanno prodotti<br />

omologhi in altre zone: il Cannellino di San Ginese<br />

e Sant’Alessio, rispetto alla sterminata serie di<br />

Cannellini, si presenta particolarmente fine di buccia<br />

e di pasta più morbida, come del resto lo Scritto<br />

di Lucca, che risulta molto più delicato rispetto<br />

ai borlotti e agli altri fagioli come il Saluggia, al<br />

quale si avvicina maggiormente. Anche lo Schiaccione<br />

di Pietrasanta presenta le stesse caratteristiche<br />

di delicatezza differenziandosi notevolmente<br />

dalle altre piattelle proprio per questo aspetto.<br />

Nella determinazione della qualità gioca senza<br />

dubbio un ruolo essenziale la componente ambientale;<br />

in effetti la Lucchesia presenta caratteristiche<br />

pedoclimatiche ottimali per la coltura dei fagioli.<br />

Il clima, che si mantiene sempre abbastanza fresco,<br />

e i terreni freschi, di medio impasto tendenti<br />

allo sciolto, sono gli elementi che consentono di<br />

ottenere fagioli dotati di particolare delicatezza.<br />

I fattori oggettivi di determinazione della qualità<br />

di questi legumi sono: la morbidezza della pasta, la<br />

presenza minima di buccia e, per i fagioli da consumo<br />

fresco, l’assenza di filamenti coriacei nella zona<br />

di sutura del baccello e il sapore di erbaceo non


aggressivo. Tutte queste proprietà sono presenti nei<br />

fagioli di Lucca oltre, ovviamente, alle note caratteristiche<br />

di gusto peculiari per le singole varietà.<br />

Il particolare apprezzamento dei fagioli della<br />

Lucchesia sembra, in sostanza, dovuto alla presenza<br />

di indubbie qualità che vengono esaltate nell’ambiente<br />

lucchese; da non trascurare, inoltre, la<br />

tecnica di coltivazione che, essendo rimasta praticamente<br />

immutata, ha conservato tutte quelle pratiche<br />

che influiscono positivamente sulla qualità.<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

Del resto la tipologia delle aziende lucchesi, caratterizzate<br />

da superfici ridotte e diffuse sul territorio,<br />

si presta particolarmente a produzioni di questo<br />

tipo. La coltura viene seguita costantemente e il<br />

prodotto viene raccolto solo e sempre quando ha<br />

raggiunto il giusto grado di maturazione.<br />

In sostanza la combinazione fra ambiente, attributi<br />

varietali e tecniche di coltivazione riesce a dar<br />

luogo a prodotti di qualità apprezzati ormai anche<br />

al di fuori dei mercati locali.<br />

23


La ricerca storica: indagine bibliografica e documentale<br />

Sebastiano Micheli<br />

I costumi e le attività economiche cambiano<br />

molto in fretta, così sembra quasi paradossale<br />

dover dimostrare che in Lucchesia la pratica agricola<br />

della coltivazione del fagiolo sia prosperata e<br />

abbia rappresentato un elemento basilare nella<br />

cucina locale. Quando fino a circa cinquant’anni fa<br />

la carne giungeva sulla tavola al massimo la domenica<br />

o rappresentava un raro e prezioso sostegno<br />

per i giorni di malattia, intere generazioni sono<br />

cresciute e si sono mantenute attive e sane per<br />

merito delle proteine vegetali dei fagioli consumati<br />

in abbondanza. <strong>Fagioli</strong> che non venivano certo<br />

importati, ma che anzi costituivano per la popolazione<br />

agricola della Piana anche una preziosa fonte<br />

di ricavi economici.<br />

Non è passato molto tempo da quando i gesti<br />

rituali della sbaccellatura, della battitura col correggiato,<br />

della ripulitura col crivello o con la vassoia e<br />

della nettatura a mano sul tavolo di cucina dopo<br />

cena nelle lunghe serate dell’inverno, si proponevano<br />

continuamente ai nostri occhi. Allora quelle<br />

immagini erano estremamente abituali (oggi sopravvivono<br />

solo in alcune ristrettissime realtà), così<br />

come era abituale vedere trasportare i fagioli in città<br />

e condurre le trattative intorno ai lindi e composti<br />

sacchi sulla piazza di San Michele a Lucca. Come<br />

era abituale l’altro rito della preparazione della<br />

zuppa o della base per la farinata, utilizzando soprattutto<br />

i fagioli di scarto, avendo destinati gli<br />

altri, quelli “buoni” della prima scelta, alla vendita.<br />

Ed era altresì abituale provare orgoglio quando si<br />

sentiva dire che i fagioli della Lucchesia erano dei<br />

migliori, molto ricercati sul mercato, soprattutto<br />

per avviarli nelle città di mare, in primis a Livorno,<br />

perché – così si diceva – insuperabili nella conservazione<br />

durante la navigazione.<br />

Eppure oggi i fagioli si comprano nei sacchetti<br />

del supermercato, magari prodotti in America del<br />

Sud, e si sono perdute le sementi, i nomi e la conoscenza<br />

del loro gusto e perfino le tecniche di coltivazione<br />

per ottenere una migliore resa sia in quantità<br />

che in qualità.<br />

E poiché siamo arrivati comunque a questo<br />

punto, occorre dimostrare l’enunciato – un tempo<br />

sarebbe stato lapalissiano – che la Lucchesia è stata<br />

(sempre) una terra di fagioli.<br />

Numerose sono le testimonianze di agricoltori<br />

locali che rappresentano la memoria storica di questa<br />

realtà lucchese, ma altrettanto importante è la<br />

letteratura d’epoca, locale e non: i documenti d’archivio,<br />

molti dei quali assolutamente inediti, la letteratura<br />

riguardante la tradizione lucchese e le statistiche<br />

produttive. Su questo materiale è stata<br />

condotta la ricerca storica nell’ottica non solo di<br />

documentare la coltivazione del fagiolo in Lucchesia,<br />

ma anche, se possibile, la tecnica utilizzata e i<br />

rapporti con l’alimentazione e la cucina.<br />

La nostra ricerca fa riferimento con maggior<br />

costanza a documentazione relativa ai secoli XVIII,<br />

XIX, XX, considerando questo lasso di tempo abbastanza<br />

probante per definire che una pratica è<br />

caratteristica del territorio. La si potrebbe comunque<br />

estendere a epoche assai più lontane, come già<br />

hanno mostrato recentemente alcuni autori.<br />

La ricerca fin qui condotta non è esaustiva.<br />

Rimane da compiere il passo successivo necessario<br />

per completare veramente l’indagine storica, ovvero<br />

ricollegare in maniera univoca le specie coltivate<br />

un tempo con quanto resta alla nostra conoscenza<br />

attuale. In questo senso credo occorra<br />

ancora un paziente lavoro di approfondimento,<br />

anche se alcuni risultati possono esere immediatamente<br />

ricavati dalla documentazione finora rinvenuta<br />

e riportata nelle pagine che seguono.


26 ARSIA<br />

Mappa della zona di produzione, evidenziate in giallo le aree di coltivazione delle varietà di fagioli esaminate


La letteratura tecnica d’epoca<br />

Le pratiche della campagna lucchese (1846)<br />

di Antonio Mazzarosa<br />

Nel 1841, il marchese Antonio Mazzarosa, valente<br />

amministratore dello Stato e acuto scrittore di<br />

cose locali, compilò una pubblicazione sull’agricoltura<br />

del territorio dal titolo Le pratiche della campagna<br />

lucchese, poi ristampata in una nuova edizione<br />

più completa nel 1846. Essa risulta di particolare<br />

interesse in quanto riporta minuziosamente e<br />

scientificamente le pratiche agricole dell’epoca così<br />

da tramandarne una precisa memoria nel tempo<br />

avvenire.<br />

Il primo importante riferimento lo troviamo<br />

nell’elenco Piante generalmente coltivate nel Ducato<br />

Lucchese dove ne compare una discreta varietà;<br />

pur essendo la loro classificazione piuttosto ermetica:<br />

“Fagiuoli (Phaseolus vulgaris):<br />

- Neri.<br />

- Gialli.<br />

- Grigi.<br />

- Turchi.<br />

- Bianchi.<br />

- Rampiconi<br />

- Dall’occhio”.<br />

Non pochi e di non poca importanza sono i<br />

riferimenti alle modalità della coltivazione. Li citiamo<br />

per esteso. Il primo riguarda la pratica della<br />

coltura mista con il granturco sessantino:<br />

“Sgombrato appena il campo dal grano si<br />

lavora coll’aratro, facendolo prima passare<br />

pei solchi, poi per lo mezzo delle porche, indi<br />

s’impiega l’erpice a rompere le zolle e appianare,<br />

e finalmente di nuovo l’aratro col farlo<br />

passare dai due lati della porca perché tutto il<br />

terreno sia rimosso: quattro operazioni chiamate:<br />

ricavare, sporcare, erpicare, rompere.<br />

S’ingrassa con buon concio e ben macero, cui<br />

si aggiugne lupini cotti in proporzione di uno<br />

stajo a coltre; e vi si semina il granturco sessantino<br />

a solchi, insieme con fagiuoli e rape,<br />

nella quantità il granturco di uno stajo a<br />

coltre, di un mezzo stajo i fagiuoli”.<br />

Il secondo si riferisce alla pratica della coltura<br />

mista con il granturco maggese:<br />

“La medesima coltivazione per la doppia<br />

ricolta dura tre anni; ma nel quarto, sti-<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

mandosi pur necessario di riposare talvolta la<br />

terra, dopo mietuto il grano non si lavora<br />

altrimenti il campo, e solo alla metà di agosto<br />

vi si getta su erba lupina e vena... donde<br />

si ha una copiosa ed eccellente pastura per le<br />

bestie nella vernata. All’aprile vegnente poi<br />

si vanga per seminarvi granturco maggese e<br />

fagiuoli bianchi, uno stajo del primo a coltre,<br />

e un mezzo dei secondi; coltivando nel modo<br />

stesso come il granturco sessantino”.<br />

Queste modalità di coltivazione venivano praticate<br />

nel territorio irrigabile della Piana di Lucca.<br />

Il terzo riferimento, invece, riporta le pratiche<br />

adottate nel territorio della Marina (vedi mappa):<br />

“Il metodo di coltura nelle terre da irrigare è<br />

questo. Un anno si fa grano, e poi granturco<br />

sessantino, con fagiuoli d’ogni specie, compresi<br />

quei dall’occhio che vi provano molto bene;<br />

nell’altro si coltiva granturco maggese insieme<br />

con fagiuoli: e così sempre. I lavori sono<br />

gli stessi già descritti per le sei miglia”.<br />

Il Mazzarosa dà anche indicazioni in termini<br />

economici, con rendicontazione di rese e spese<br />

necessarie per il lavoro e per il concime.<br />

Riportiamo di seguito, nel rispettivo ordine, i<br />

dati relativi alle due zone già prese in esame:<br />

“Preso un termine mezzano, il grano e la<br />

mestura sogliono rendere tra il dieci e il dodici<br />

per uno, il granturco maggese trentasei, e<br />

trenta il sessantino. I fagiuoli posti con le due<br />

specie di granturco danno il sei, e tre la vena<br />

nei solchi del grano. […]<br />

Il granturco maggese dà un ricco fruttato,<br />

che giugne ordinariamente al quarantacinque<br />

per uno, ed è talvolta del sessanta. Non è<br />

così del granturco sessantino; pure può contarsi<br />

sul ventiquattro. Il medesimo fruttano i<br />

fagiuoli col granturco maggese, ma meno<br />

assai col sessantino”.<br />

Monografia agraria sul circondario<br />

di Castelnuovo di Garfagnana (1883)<br />

di Carlo De Stefani<br />

Per quanto riguarda la Garfagnana, Carlo De<br />

Stefani, appassionato cultore del territorio,<br />

riprendendo in parte l’impostazione del Mazzarosa,<br />

nell’anno 1883 fornisce una dettagliata<br />

descrizione della situazione nella Monografia<br />

27


28 ARSIA<br />

agraria sul circondario di Castelnuovo di Garfagnana<br />

contenuta negli Atti della Giunta Jacini<br />

per l’Inchiesta agraria.<br />

In un paragrafo dedicato alle leguminose riserva<br />

un discreto spazio alla coltura del fagiolo, dando<br />

informazioni interessanti, ma anche in questo caso<br />

non molto precise riguardo all’identità botanica di<br />

alcune varietà.<br />

§ 3 Leguminose<br />

Fagiuoli - La coltivazione delle varie qualità<br />

di questa leguminosa di cui si fa grande consumo<br />

è molto estesa nel basso lungo le vallate.<br />

Ho già accennato come i fagioli rampichini<br />

(Phaseolus lunatus L.) e striscianti (Phaseolus<br />

vulgaris L.) e le loro varietà siano spesso seminati,<br />

coltivati e raccolti insieme al granturco.<br />

Vengono anche coltivati, ma in piccole quantità,<br />

negli orti vicino casa, ed un poco di più<br />

nei campi in pendio verso fiumi o torrenti.<br />

Ma le coltivazioni maggiori di fagioli (Phaseolus<br />

vulgaris L.) sono fatte nei piani irrigui<br />

di Gallicano e della Pieve nelle ghiare dei<br />

torrenti e dei fiumi, dove questi si allargano,<br />

ed anche nel Serchio, specialmente da Castelnuovo<br />

in su. Sogliono coltivar nelle ghiare i<br />

poveri ed altri del comune nel cui territorio<br />

esse si trovano, giacché queste per tradizione<br />

immemorabile sono state considerate di proprietà<br />

comune. Chi vuol lavorare fa una<br />

croce od altri segni sul suolo, e mette dei termini<br />

di pietra che indicano la presa di possesso:<br />

comincia a levare i sassi ed a pulire il terreno<br />

occupato che può essere largo da 5 a 20<br />

metri quadrati 1 o più, e lo circonda con un<br />

muricciolo di sassi; vi manda poi l’acqua<br />

delle piene acciocché alzi alquanto la terra.<br />

Per tal guisa l’alveo dei torrenti è frastagliato<br />

come da un reticolato geometrico. A maggio<br />

colla vanga fanno nel terreno dei solchi<br />

longitudinali poco profondi nei quali spargono<br />

del letame e mettono i fagiuoli ad una<br />

certa distanza gli uni dagli altri coprendoli<br />

poi colla terra, ciò che in Toscana direbbero<br />

seminare a postarelle. Quando le piante sono<br />

un poco sviluppate le sarchiano, le rincalza-<br />

no, e vi mettono dei piccoli pali o brocche di<br />

castagno che poi legano due a due acciocché<br />

quelle vi si possano avviticchiare 2 .<br />

Nell’agosto e nel settembre colgono i fagiolini o<br />

fagiuoli in erba che sono eccellenti e li vendono<br />

o li mangiano per sé. Quando ve n’è bisogno<br />

hanno cura di annacquare la coltivazione, ciò<br />

che per la posizione sua riesce molto facile, e<br />

dentro l’autunno raccolgono i fagiuoli ed<br />

estirpano la pianta lasciando il terreno in<br />

riposo. I fagiuoli secchi li mangiano poi in<br />

minestra. I terreni così disposti li chiamano<br />

fagiolaie e seguitano a coltivarli per anni e<br />

anni fin che una piena non li distrugga.<br />

Questa coltivazione è di non piccola ripresa pei<br />

poveri del comune; ma pur troppo essa va<br />

diminuendo in qualche luogo perché i proprietari<br />

frontisti, valendosi dei diritti a loro concessi<br />

dal codice civile e trascurando diritti<br />

acquisiti più antichi, reclamano le coltivazioni<br />

fatte nei fiumi avanti ai loro terreni.<br />

I fagiuoli che seminano nelle ghiaie sono<br />

tutti bianchi 3 , o bianchi coll’occhietto nero 4 ,<br />

o mascherini, cioè metà bianchi e metà<br />

rossi 5 ; quelli che seminano col granturco sono<br />

più piccoli, di buccia più dura e di colore<br />

brizzolato 6 ”.<br />

Poiché nell’elenco delle esportazioni la voce<br />

non compare, si presuppone che tutto il prodotto<br />

fosse consumato localmente.<br />

Per quanto riguarda l’alimentazione, il De Stefani<br />

fornisce notizie molto precise e dettagliate,<br />

dalle quali si desume che i fagioli fossero basilari<br />

nella dieta della popolazione locale.<br />

Da una descrizione dei pasti consumati nell’arco<br />

della giornata estraiamo il seguente brano:<br />

“All’Avemaria finalmente, cioè d’inverno<br />

alle 5, d’estate alle 6, cenano con minestra,<br />

per lo più con taglierini e fagiuoli, o brillo o<br />

farro, e companatico”.<br />

Per quanto riguarda i quantitativi consumati in<br />

seguito specifica:<br />

1 Non si capisce bene se le cifre indichino proprio la superficie, che sarebbe veramente esigua, o piuttosto le dimensioni dei lati.<br />

2 Si potrebbe dedurre che si tratti ancora di fagioli rampicanti.<br />

3 Sembrerebbe trattarsi della Fagiola garfagnina.<br />

4 Potrebbe trattarsi della qualità Lupinaro.<br />

5 La qualità è ancora coltivata in Garfagnana e conosciuta comunemente con tale nome.<br />

6 Non sembra possa trattarsi né del Diecimino, né del Pievarino vista la specifica indicazione di una “buccia più dura”. È forse individuabile<br />

nel fagiolo Scritto della Garfagnana, ma anche in questo caso avremmo una contraddizione con l’indicazione anzidetta.


“Si può dire che in media ciascuno mangia<br />

una libbra e mezzo di polenta con due once di<br />

cacio la mattina, e mezza libbra avvantaggiata<br />

di minestra con fagiuoli la sera.<br />

[...] Dal prof. Pietro Pieroni ho avuto la<br />

seguente statistica degli alimenti consumati in<br />

un anno da alcune famiglie di contadini o<br />

braccianti nelle regioni inferiori della vallata.<br />

1 a Famiglia composta di nove individui, cioè<br />

genitori, con sette figli, di cui il più grande<br />

ha nove anni:<br />

Granturco Ettol. 16 -<br />

Castagne Chilog. 140 -<br />

Frumento Ettol. 6 -<br />

Riso Chilog. 58 -<br />

Segale Ettol. 4 -<br />

Fagiuoli ” 1 -<br />

Miglio Chilog. 66,66<br />

Olio d’oliva ” 30 -<br />

Carne di maiale ” 101 -<br />

2 a Famiglia di quattro adulti e quattro<br />

ragazzi:<br />

Granturco Ettol. 12 -<br />

Castagne Chilog. 333,33<br />

Frumento Ettol. 8 -<br />

Segale Ettol. 6 -<br />

Fagiuoli ” 1 -<br />

Miglio Chilog. 83 -<br />

Olio d’oliva ” 6 -<br />

Carne di maiale ” 50 -<br />

Formaggio ” 42 -<br />

Burro ” 4 -<br />

Vino Ettol. 1 -<br />

3 a Famiglia di cinque adulti e cinque<br />

ragazzi:<br />

Granturco Ettol. 28 -<br />

Castagne Chilog. 500 -<br />

Frumento Ettol. 8 -<br />

Segale Ettol. 8 -<br />

Fagiuoli ” 3,20<br />

Miglio Chilog. 160 -<br />

Patate Ettol. 1,60<br />

Olio d’oliva Chilog. 12 -<br />

Carne di maiale ” 100 -<br />

Formaggio ” 125 -<br />

Burro ” 10 -<br />

Vino Ettol. 20 - .<br />

7 Riunione annuale degli scienziati italiani che nel 1843 si tenne a Lucca.<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

Da tale statistica possiamo quindi dedurre che<br />

il consumo dei fagioli per l’alimentazione familiare<br />

era molto elevato, corrispondente, sulla base dei<br />

dati riportati, a 4-13 staia e, in chilogrammi, a un<br />

minimo di 60-70 fino a 220-240 per anno, a seconda<br />

dei casi e della pezzatura del chicco.<br />

Non possiamo essere sicuri che l’approvvigionamento<br />

per tali consumi derivasse completamente<br />

della produzione locale, anzi ne saremmo piuttosto<br />

sorpresi, ma siamo comunque certi dell’abbondante<br />

uso di fagioli che veniva fatto in cucina.<br />

L’apporto eccedente si può ipotizzare provenisse<br />

dalla produzione così esuberante della Piana<br />

di Lucca: dalla tradizione orale sappiamo dell’ordinarietà<br />

del baratto in natura di granturco e fagioli<br />

con castagne o derivati effettuata tra la popolazione<br />

della Piana e quella delle zone montane.<br />

Catalogo delle piante<br />

dell’Orto Botanico di Lucca (1843)<br />

di Benedetto Puccinelli<br />

Per una ricerca sulle varietà di fagioli coltivati in<br />

Lucchesia non bisogna trascurare di determinare<br />

quali di esse venissero conservate nell’Orto Botanico<br />

di Lucca nel periodo storico che stiamo esaminando.<br />

Negli orti botanici è uso infatti tenere<br />

non solo le piante esotiche, ma anche quelle coltivate<br />

localmente e addirittura le spontanee. Ciò<br />

avveniva anche all’epoca di Benedetto Puccinelli<br />

che ci ha lasciato una preziosa opera dal titolo<br />

Catalogo delle piante dell’Orto Botanico di Lucca<br />

pubblicata nel 1843 in occasione della Quinta Riunione<br />

Italiana tenutasi a Lucca 7 , nella quale riportava,<br />

fra l’altro, l’elenco di tutte le specie allora esistenti<br />

nell’orto stesso. Sotto la voce “Phaseolus”<br />

troviamo le seguenti varietà:<br />

“[Phaseolus] caracalla Lin.<br />

” citrinus Sav.<br />

” eriospermus Sav.<br />

” hemathocarpus Sav.<br />

” hernandesii Sav.<br />

” cinamomeus Sav.<br />

” lathyroides Sav.<br />

” mungo Lin.<br />

” oblungus-flavescens Sav.<br />

” perennis Valth.<br />

” ricciardianus Ten.<br />

” rufus Hort. Pis.<br />

” saponaceus Sav.<br />

29


30 ARSIA<br />

” sphaericus Sav.<br />

” tumidus Sav.<br />

” lunatus Lin.”.<br />

Non sappiamo a quali varietà si possano riferire<br />

i suddetti nomi e stimiamo che molti di essi siano<br />

da consumare freschi come “fagiolini in erba”.<br />

Elementi di agricoltura offerti ai giovani<br />

alunni dei Licei primari della Toscana (1850)<br />

di Benedetto Puccinelli<br />

Pochi anni dopo il Puccinelli pubblica un<br />

manuale, Elementi di agricoltura offerti ai giovani<br />

alunni dei licei primari della Toscana (1850), dove<br />

affronta il tema dell’agricoltura più in generale.<br />

Pur trattandosi di un’opera rivolta a una platea più<br />

ampia di quella lucchese, stimiamo che la conoscenza<br />

del Puccinelli dell’agricoltura locale non sia<br />

stata ininfluente sui suoi contenuti.<br />

Il tenore dei brani dedicati alla coltura dei<br />

fagioli rimane comunque generico:<br />

“Dei Fagiuoli e dei Peselli<br />

§ 274. Specie e varietà coltivate.<br />

Infinite direi sono le varietà dei fagiuoli che<br />

si coltivano, ma tutte provengono da due specie,<br />

o dal fagiuolo comune (Phaseolus vulgaris<br />

Lin.) o dal fagiuolo dall’occhio (Dolichos<br />

cathiang Lin.). [...]<br />

§ 275. Coltivazione dei Fagiuoli.<br />

Amano queste piante una terra soffice ma<br />

fresca, e non ricusano di vivere e di fruttificare<br />

nemmeno nelle terre arenose. Mescolati<br />

al frumentone si coltivano come quello. A solo<br />

si seminano a solchi, si diradano a certo<br />

tempo e si rincalzano, si adacquano e si concimano,<br />

come appunto si fa col granturco. Ve<br />

ne sono peraltro alcune varietà, che innalzano<br />

molto il loro fusto, ed abbisognano di essere<br />

sostenute essendo incapaci di reggersi dritte.<br />

A queste si pongono di buon’ora delle frasche<br />

accosto al piede, e si ha cura di seminarle<br />

più rade, in terre migliori e più grasse.<br />

Tutte quelle piante poi che si coltivano per<br />

aver frutti da mangiarsi freschi, si concimino<br />

largamente e si adacquino”.<br />

Lezioni di Economia Rurale - Agricoltura<br />

(1854) di Pietro Cuppari<br />

Anche un autore “straniero”, Pietro Cuppari,<br />

riconosce la specificità della coltura del fagiolo, in<br />

connubio con il mais sessantino sul territorio lucchese,<br />

in un’opera fondamentale pubblicata a metà<br />

Ottocento dal titolo Lezioni di Economia Rurale -<br />

Agricoltura (1854).<br />

L’autore delle lezioni, tenute per la Cattedra<br />

Toscana di Agraria, pur trattando dell’agricoltura<br />

in generale, ovviamente con maggiori riferimenti a<br />

quella toscana, ha una particolare attenzione per<br />

quella praticata sul territorio lucchese, prendendola<br />

spesso come esempio di un’agricoltura estremamente<br />

razionale e produttiva.<br />

Egli infatti conosceva molto bene la realtà lucchese:<br />

diverse lezioni furono tenute infatti nei centri<br />

della Lucchesia, come documentato nelle pubblicazioni<br />

del Comizio Agrario Lucchese e ciò gli<br />

premetteva di fare anche alcune osservazioni di<br />

tipo sociologico.<br />

“... la Toscana può intendersi divisa in quattro<br />

zone contraddistinte da caratteri economico-rurali<br />

speciali. Chiamo queste zone, 1.a<br />

lucchese, 2.a valdarnese, 3.a volterrano-senese,<br />

4.a maremmana. La prima comprende la<br />

parte irrigata del territorio lucchese ed anche<br />

del pietrasantino; […]<br />

[…] Nella prima zona si fan due ricolti<br />

all’anno incessantemente; […]<br />

[…] La prima zona esce quasi dalle comuni<br />

condizioni agricole; sicché non saprei davvero<br />

suggerire utili miglioramenti. Il contadino<br />

lucchese della pianura delle sei miglia avrà<br />

potuto vivere alla meglio col suo sistema presente<br />

nelle annate in cui i cereali si mantenevano<br />

a basso prezzo; ma non mi so dire se ciò<br />

avvenga in quelle che corrono. Il contadino<br />

predetto conta di pagare il canone di livello<br />

al proprietario col raccolto del grano; e per la<br />

sussistenza gli rimangono le seconde raccolte<br />

(granturco e fagioli) ed il ritratto del poco<br />

bestiame, che alleva, e delle minute colture<br />

ortive. Allorché i cereali sono a prezzo discreto,<br />

intendo che colle piccole riprese possa provvedere<br />

al complemento dei mezzi di sussistenza<br />

che gli sono necessarj; ma coi prezzi presenti<br />

nò”.


Tableau de l’agriculture toscane (1801)<br />

di Jean Charles L. Simonde de Sismondi<br />

La zona del Pesciatino, sebbene si trovi al margine<br />

dell’area prettamente lucchese, ha con questa<br />

molte affinità nel campo delle pratiche agricole.<br />

Per questo motivo conviene citare anche quanto<br />

riportato riguardo ad essa da Simonde de Sismondi<br />

nel Tableau de l’agriculture toscane (1801),<br />

un’opera basilare per quanto concerne le informazioni<br />

e soprattutto l’impostazione, che difatti viene<br />

presa a modello da diversi autori posteriori. Egli<br />

afferma che nel Pesciatino è praticata la coltivazione<br />

dei fagioli, ma solo di quattro specie.<br />

Alla coltura dei fagioli Simonde de Sismondi<br />

dedica un paragrafo specifico:<br />

“XV <strong>Fagioli</strong>.<br />

Talvolta al posto dei lupini che arricchiscono<br />

il terreno, i contadini che hanno una grande<br />

abbondanza di letame, seminano subito dopo<br />

la mietitura del primo anno, dei fagioli che lo<br />

impoveriscono. Essi li mescolano con qualche<br />

chicco di granturco per sostenerli e far la funzione<br />

delle frasche. La varietà di fagioli che<br />

resiste meglio alla siccità, e che è la sola adatta<br />

ad essere seminata dopo la mietitura, è<br />

contrassegnata da un occhio attorno al germe<br />

da cui il nome ‘fagioli dall’occhio’…”.<br />

Una conferma che ciò avvenisse parimenti nella<br />

Lucchesia ci viene dalla tradizione orale: essa testimonia<br />

come sul territorio della Piana con la semina<br />

del mais sessantino si consociasse la qualità<br />

“lupinaro” nei solchi delle capitagne.<br />

Sull’argomento ritorna anche in altro luogo,<br />

affermando che possono essere seminati nel corso<br />

dell’anno come secondo raccolto dopo la mietitura<br />

del grano e che sono annoverati tra le piante che<br />

possono invertire l’ordine degli avvicendamenti.<br />

Per le pratiche esercitate in collina, conferma<br />

che, se crescono bene come in piano, il granturco<br />

e i fagioli vengono coltivati nell’avvicendamento<br />

biennale, anche in consociazione.<br />

Per quanto riguarda l’aspetto economico della<br />

coltura, in una tabella dei prodotti di un podere<br />

con estensione di cinque coltre e 1 / 4 , posto nella<br />

zona bassa della collina, su cui un contadino è vissuto<br />

per trent’anni con la sua famiglia allevando<br />

sette figli, egli riporta anche la voce fagioli, alla<br />

quale assegna una percentuale di circa il 5-6% sull’intero<br />

valore dei cereali e legumi prodotti.<br />

Infine a proposito dell’alimentazione dei contadini<br />

nei giorni lavorativi scrive:<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

“… dei tre pasti che essi consumano gli altri<br />

giorni, uno è quasi sempre costituito da<br />

polenta di granturco, di cui parlo più avanti,<br />

e da una insalata; un altro da pane e da<br />

fagioli o da qualche altro legume bollito e<br />

condito con olio; e il terzo da zuppa”.<br />

Gli Almanacchi stampati localmente<br />

31<br />

Un utilissimo settore d’indagine è senz’altro<br />

rappresentato dagli almanacchi locali editi specificamente<br />

per gli agricoltori, nei quali si danno indicazioni<br />

per le varie colture da porre in opera in ciascun<br />

periodo dell’anno. Il materiale di consultazione<br />

è praticamente infinito: qui noi riportiamo<br />

solo una pubblicazione della fine dell’Ottocento,<br />

Il buon contadino, Almanacco del periodico L’Agricoltore.<br />

Pubblicazione del Comizio Agrario di Lucca<br />

per l’anno bisestile 1884 (Anonimo, 1883), che può<br />

servire come esempio per tutte le innumerevoli<br />

piccole pubblicazioni del genere.<br />

“Aprile / Faccende del Contadino<br />

[…] del resto poi si lavorano le terre per le<br />

sementi maggesi e verso la fine del mese si<br />

semina granturco, fagiuoli, canapa, ceci,<br />

saggina…<br />

Luglio / Faccende del Contadino<br />

[…] Si sarchiano poi i secondi…<br />

Agosto / Faccende del Contadino<br />

[…] si raccolgono fagiuoli e granturchi<br />

maggesi…”.<br />

Gli Statuti delle Comunità<br />

Una documentazione particolarmente probante<br />

di quale fosse la pratica agricola diffusa sul territorio<br />

lucchese è rappresentata senz’altro dagli Statuti<br />

delle Comunità. Gli Statuti raccoglievano le<br />

regole che erano alla base del convivere delle varie<br />

Comunità paesane. Venivano stabilite dall’assemblea<br />

dei capifamiglia e ratificate dagli organi cittadini,<br />

a meno che non fossero in contraddizione<br />

con le norme statuali.<br />

Gli Statuti comprendono sempre alcuni articoli<br />

riguardanti i cosiddetti “danni”, cioè le pene stabilite<br />

per coloro che arrecassero danni alle colture<br />

esistenti sul territorio di competenza o di proprietà<br />

degli appartenenti alla comunità.<br />

Chiaramente non abbiamo potuto prendere in


32 ARSIA<br />

esame tutti gli statuti delle Comunità della Lucchesia,<br />

né in tutti gli statuti redatti sono specificate<br />

in maniera completa ed esauriente le colture<br />

praticate, che spesso compaiono riunite sotto nomi<br />

più generici. Tuttavia alcuni esempi relativi a zone<br />

molto diverse come struttura morfologica e lontane<br />

tra loro come il centro pianeggiante della Piana<br />

(Paganico), le prime propaggini collinari di questa<br />

(Compito), la Media Valle (Fiattone) e la Marina<br />

(Montignoso), possono far ritenere valida l’astrazione<br />

che la coltivazione del fagiolo fosse ben in<br />

uso su tutto il territorio della Repubblica di Lucca.<br />

Quanto riscontrato nei casi sottoscritti ci fa<br />

senz’altro concludere che la coltura di cui abbiamo<br />

rintracciato testimonianze documentarie nelle<br />

opere degli autori di metà Ottocento era fortemente<br />

insediata su tutto il territorio lucchese già<br />

nel secolo precedente.<br />

Nella Piana di Lucca<br />

Paganico 1752<br />

“Delle pene stabilite contro qualsisia Persona<br />

che abbia ardire di fare Danni di qualsivoglia<br />

sorte sopra Beni altrui<br />

[…] S’intenda che i Denunziati a suddetti<br />

Custodi de Beni per Danni sopra l’infrascritte<br />

cose, incorrano le pene descritte in appresso<br />

cioè<br />

Danni nel<br />

Uve Lire 1.10<br />

Erbe seminate Lire 0.12<br />

Granturco Lire 3.–<br />

<strong>Fagioli</strong> Lire 3.–<br />

Rape Lire 1.10<br />

Forcati, e Legna Lire 2.–<br />

Ghiande Lire 1.10<br />

Fronde sopra Alberi Lire 1.–<br />

Fieni e paglie Lire 3.10<br />

Baccelli Lire 1.– ”.<br />

Coloro che procurano danni alle coltivazioni di<br />

fagioli sono condannati al massimo della pena. Si<br />

può dedurre quindi che questa coltura fosse tenuta<br />

ad un livello di considerazione assai elevato.<br />

Compito 1781<br />

La coltivazione del fagiolo, all’epoca, era praticata<br />

senz’altro anche nella parte collinare della<br />

Piana, come possiamo desumere dalla letture degli<br />

Statuti della Comunità di Compito del 1781.<br />

Nel Capitolo XXII dal titolo “Chi sarà trovato<br />

a rubbare grano, minuti o altra roba” essi prevedono<br />

una pena di sei lire per “segare roba come<br />

grano, veccia, segale” o “coglier granturco, saggina,<br />

ed altri minuti, fagiuoli, ceci etc. come ancora sfogliare<br />

e cimare granturchi e saggine”.<br />

In Media Valle del Serchio<br />

Fiattone 1752<br />

È stato rintracciato un preciso riscontro della<br />

coltivazione dei fagioli in tempi antichi anche nella<br />

Media Valle del Serchio.<br />

Nel 1752 la Comunità di Fiattone pone mano<br />

a un sostanziale rinnovo dei propri Statuti.<br />

Nella precedente stesura del 1694 e nelle varie<br />

piccole aggiunte effettuate prima di tale riforma,<br />

non compaiono capitoli relativi a comminazioni di<br />

pene per furti o danneggiamento di frutta e men<br />

che meno di fagioli. A parte le norme relative al<br />

funzionamento istituzionale della Comunità, tutte<br />

le altre riguardano essenzialmente le pene previste<br />

per infrazioni nel pascolo degli animali, danni inerenti<br />

le recinzioni, la legna, i castagni e le selve,<br />

“rompere” la vendemmia o altri raccolti, la macellazione<br />

e la vendita di carni senza notificazione.<br />

Nella nuova versione abbiamo invece un chiaro<br />

riscontro di tale coltura:<br />

“… Pena a chi danneggierà le frutta d’altri,<br />

mela, susine, noci, nocelle, cerase, pesche, uva,<br />

fichi, castagne, ghiande, olivi, grani, panichi,<br />

migli, formentoni, fagioli, ceci, peselli, fave e<br />

qualunque frutto, o legume per ciascheduna<br />

volta, che sarà accusato, se di giorno £. 2.10,<br />

se di notte £. 7.10”.<br />

Ed è probabile che alcune statuizioni contenute<br />

nella pagina successiva riguardino la coltivazione<br />

dei fagioli pur senza una espressa citazione:<br />

“Dichiarando in oltre, che riguardo a quelli,<br />

che saranno veduti o trovati, o in qualunque<br />

altro modo scoperti a fare attentati, o commettere<br />

furti intorno a case, capanne, metati,<br />

galline, mète di grano, veccie, o altro, alli<br />

mucchi di castagne, a dilapidare campi di<br />

formentone, alberi di frutti, di qualunque<br />

sorte uve, o cavare dalle piante sia gli altrui<br />

terreni, siano campij, ortatici, o selvati, cadano<br />

ipso fatto in pena la prima volta di £. 7.10<br />

e per la seconda di £. 25 e per la terza debba<br />

procedersi contro di essi, come fossero publici<br />

dannatori, oltre la pena di £. 25.”.<br />

È interessante notare, come fenomeno di<br />

costume, l’adozione di alcuni interventi legislativi


mirati espressamente ad obbligare gli appartenenti<br />

alla Comunità a dedicarsi ad alcune colture, tipo<br />

quelle ortive, fatto riscontrato ripetutamente<br />

anche negli Statuti di altre Comunità, fin da tempi<br />

assai più remoti.<br />

“Per ovviare per quanto sia possibile a i<br />

danni, e per il buon regolamento della Comunità<br />

li medesimi uomini adunati ordinarono,<br />

che qualunque persona abitante in detto<br />

Comune di Fiattone, che possiede o conduce<br />

terreni sia tenuto, e obbligato a fare il suo orto<br />

nel mese d’ottobre, maggio e giugno piantando<br />

ne’ medesimi cavoli, fortuni, e altri erbaggi<br />

secondo l’uso del paese, sotto pena alli mancanti,<br />

e negligenti di £. 3.15 per ciascheduna<br />

volta da dividersi le pene come sopra.<br />

Item che ciascheduna persona, che abita,<br />

come sopra, sia tenuta a seminare a proporzione<br />

del terreno, che possiede di proprio, o<br />

conduce d’altri una porzione di fave, e peselli,<br />

e fagioli con pena alli mancanti, e negligenti<br />

di £. 3.15 per ciascheduna volta che<br />

mancherà da dividersi le pene come sopra.<br />

La pena per quelli che faranno danni negl’orti<br />

d’altri, se di giorno di £. 2.10, se di notte £.<br />

7.10 e questo per ciascheduna volta”.<br />

Alla Marina<br />

Montignoso 1783<br />

Troviamo altre notizie molto interessanti relativamente<br />

a Montignoso, un’enclave lucchese in<br />

pieno territorio “estero”, situata tra il territorio fiorentino<br />

di Pietrasanta e quello estense di Massa.<br />

Il 13 marzo 1763 negli Statuti della Comunità<br />

si prescrive:<br />

“Capitolo XXIV: Pena a chi tagliasse alberi,<br />

o viti, ruspasse in alcun luogo, o rubbasse<br />

tralci, o pampini di viti, foglie di gelso sì per<br />

quelli di Montignoso, come per i forestieri.<br />

... e similmente che nessuna persona possa<br />

andare a ruspare olive, castagne, fagioli, e<br />

granturco fin tanto che il Consiglio non ne<br />

avrà data licenza, e fatta pubblicare per il<br />

messo, sotto la pena di Lire quattro...”.<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

I Sindacati delle Feste<br />

e delle Compagnie<br />

33<br />

Per arricchire la documentazione relativa alla<br />

coltivazione dei fagioli sul territorio lucchese l’indagine<br />

è stata condotta in un’ulteriore direzione, sempre<br />

nell’ambito delle Comunità paesane, consultando<br />

anche in questo caso fondi archivistici che fotografassero<br />

senza alcun dubbio la realtà produttiva<br />

locale, cioè che potessero fornire notizie certe sulla<br />

provenienza del legume. L’analisi riguarda i Sindacati<br />

delle Feste e delle Compagnie, registri in cui si<br />

annotavano le entrate e le uscite e, fra queste, le<br />

offerte che i paesani facevano al tempo dei raccolti<br />

ai cosiddetti “cercatori”, persone appositamente<br />

incaricate di raccogliere prodotti in natura: i ricavi<br />

ottenuti dalla vendita di questi prodotti costituivano<br />

i fondi per le Feste religiose e per le Compagnie.<br />

Naturalmente l’analisi prende in esame realtà<br />

diverse da quelle già considerate nei precedenti<br />

paragrafi per ampliare maggiormente l’orizzonte<br />

geografico della ricerca, anche se ormai appare<br />

chiaro che quest’ultimo si estende a tutto il territorio<br />

dello Stato lucchese.<br />

Va tenuto presente che normalmente le “cerche”<br />

erano indirizzate per lo più verso cereali e<br />

quindi la menzione dei fagioli in questi documenti<br />

è un fatto del tutto eccezionale.<br />

Nella Piana di Lucca<br />

Guamo: Festa di Maria Santissima<br />

della Salute, festa del Santissimo Rosario<br />

e Anime del Purgatorio<br />

Il risultato della ricerca in questa parrocchia è<br />

inficiato da una mancata consultazione personale<br />

del materiale presente in archivio. Infatti sono stati<br />

esaminati solo i manoscritti scelti e forniti dal parroco,<br />

risultati tutti appartenenti a un periodo piuttosto<br />

tardo; secondo il parroco non ve ne sono di<br />

più antichi. La documentazione rinvenuta in questa<br />

parrocchia risulta tuttavia tra le più valide poiché<br />

è molto dettagliata. I Sindacati delle Feste di<br />

Maria Santissima della Salute sono tra i più “chiari”<br />

per la ricerca: infatti i dati sono espressi anche<br />

in quantità (staia). Ne riportiamo alcuni.<br />

Guamo: Sindacati della Festa di Maria Santissima della Salute<br />

1883 1884 1885 1886 1887 1888 1889 1890 (£.) 1891 (£.)<br />

grano 2,5 5,5 5,75 3 – – 4,5 6,25 29,79 7,375 36,65<br />

segalato 3,5 2,5 1 3,75 6,5 4,25 2 – – – –<br />

granturco 11,75 13 13,5 12,5 12 10 9,75 12,25 31,83 10,5 29,22<br />

fagioli – – – 4,5 4,25 3,25 4, 4,75 25,33 4,5 22,50


34 ARSIA<br />

Guamo: Sindacati del Santissimo Rosario e Anime del Purgatorio<br />

1884 (£.) 1885 1886 1893 1894 1895 1933 1950<br />

grano – – – – ?1 ?1 32,90 91,10 1.280<br />

segalato 7 29,47 44,44 44,13 40,871 47,241 – – –<br />

granturco 15 35,25 47,64 48,75 44,96 31,89 33,66 70,00 2.570<br />

fagioli – – – 30,57 28,11 39,11 23,67 67,25 1.613<br />

bozzoli ? 15,17 26,00 20,53 23,38 30,90 22,50 58,20 –<br />

In questo caso particolare si può notare anche<br />

la forte incidenza percentuale dell’apporto della<br />

raccolta dei fagioli sul totale delle entrate. Le registrazioni<br />

delle raccolte terminano nel 1950:<br />

“Elemosine raccolte in chiesa il giorno della<br />

festa £. 2.378; questua del grano £. 2.130;<br />

questua dei fagioli £. 1.572; questua del<br />

granturco £. 2.000; totale £. 8.080”.<br />

Nei Sindacati del Santissimo Rosario e Anime del<br />

Purgatorio nella Chiesa di Guamo, si ripetono le<br />

notizie attinte dai sindacati precedenti: riportiamo i<br />

dati di alcuni anni (vedi tabella in alto). Dal sindacato<br />

del 1884-85 questi sono espressi solo in Lire.<br />

Anche in questo caso si nota l’altissima incidenza<br />

dell’apporto dei fagioli fin dalla prima raccolta.<br />

Occorre pure mettere in evidenza che con<br />

tutta probabilità questi derivavano in buona parte<br />

da una consociazione con la coltura del granturco.<br />

Capannori: Festa del Santissimo Crocifisso<br />

In questo paese della zona centrale della Piana<br />

di Lucca normalmente non veniva effettuata la raccolta<br />

di fagioli; tuttavia abbiamo rintracciato un<br />

documento per una festa particolare, tenuta nell’anno<br />

1855 in occasione della fine del contagio<br />

del colera che aveva mietuto centinaia di vittime<br />

(dal Libro dei Sindacati delle feste 1835-1859).<br />

“1855. Sindacato di una Festa straordinaria<br />

fatta al SS. Crocifisso in ringraziamento<br />

per la cessazione del Cholera.<br />

1 Granturco staia 38.2<br />

a £. 5.10.8 lo staio £. 209.10.4<br />

2 Saggina staia 13.1<br />

a £. 3 39.15. -<br />

3 Fagiuoli st. 2.3.3<br />

a £. 5.6.8 15.13.4<br />

4 Segalato staia 1<br />

7.17. -<br />

5 Cassetta per chiesa 57.10. -<br />

6 Per elemosina in denari nel Paese 310.15.8<br />

totale £. 701.01.4”.<br />

Seppur relativo a un evento straordinario, il<br />

documento testimonia una forte produzione locale.<br />

San Cassiano di Moriano:<br />

Congregazione e Festa dei Sette Dolori<br />

della Beata Vergine Maria<br />

Nell’unico registro specifico rintracciato le<br />

annotazioni delle entrate annuali non riportano<br />

accatti in natura, tuttavia possiamo considerare<br />

utile alla nostra indagine quanto indicato all’inizio:<br />

la festa è infatti istituita su un lascito dei beni del<br />

parrocchiano Lorenzo di Pasquale Nannizzi. L’elenco<br />

di tali beni venduti risulta un interessante<br />

documento per ricostruire l’ambiente contadino<br />

dell’epoca su tale territorio. Tra i beni in natura<br />

troviamo:<br />

“... per granturco staia 8 £. 15,10; per granturco<br />

quintali 1 £. 27,49; per grano £. 16,<br />

per uno staio di grano £. 05,03; per due sacca<br />

di grano da seme £. 34,00; uno staio di fagioli<br />

£. 06,00; per fagioli quare 3 £. 4,50; per<br />

segale staia 1 e quare 1 £. 6,23; per lupini<br />

quare 2 £. 1,90; per vino £. 68,93; per un<br />

maiale £. 85,55”.<br />

San Concordio: Congregazione del Rosario<br />

e San Luigi; Sacro Cuore di Gesù<br />

Nell’Archivio parrocchiale troviamo alcuni riferimenti<br />

ottocenteschi che interessano la nostra ricerca<br />

in due sindacati diversi: Congregazione del<br />

Rosario e San Luigi; Sacro Cuore di Gesù.<br />

Nel primo (Archivio parrocchiale di San Concordio,<br />

Sezione XVIII, n. 3, Congregazione del<br />

Rosario e di San Luigi, dall’anno 1840 al 1905)<br />

vediamo che in natura si raccolgono grano e orzo,<br />

roba, granturco, fagioli, canapa, fave (distinguendo<br />

i generi raccolti per le due singole feste, gli ultimi<br />

due dell’elenco sopra riportato si riferiscono essenzialmente<br />

alla raccolta per il Rosario).<br />

Nel secondo (Archivio parrocchiale di San Concordio,<br />

Sezione XVIII, n. 9, Amministrazione del<br />

Sacro Cuore di Gesù, dal 1872 al 1876) sono<br />

annotate le raccolte di grano, a volte insieme a fave


e granturco e, cosa assai interessante perché fatta in<br />

maniera abbastanza sistematica (sono sostituiti a<br />

volte dalla canapa), anche di fagioli.<br />

Sant’Anna: Compagnia di Santa Maria<br />

e di Sant’Anna<br />

La zona di Sant’Anna è molto adatta per la produzione<br />

di fagioli; in particolare vi vengono tuttora<br />

coltivate alcune delle varietà tipiche lucchesi, fra<br />

le quali i “rossi”, senz’altro i più caratteristici.<br />

Il vivo interesse nella ricerca di note d’archivio<br />

che confermassero l’antichità della coltura sul territorio<br />

è stato premiato solo in parte, in quanto non<br />

facendosi ivi una raccolta sistematica annuale di<br />

fagioli abbiamo trovato solo alcuni riferimenti sparsi.<br />

Abbiamo due registrazioni piuttosto eccezionali,<br />

una dell’anno 1734 e l’altra del 1755:<br />

“... s. 0,5 fagioli fatti per benentrata e s. 6<br />

fagioli rossi per quarre<br />

... Luca di Giuseppe Martinelli, e sua madre,<br />

per saldo staia 1 fagioli”.<br />

Verciano: Compagnia del Purgatorio<br />

in Santo Stefano<br />

In questo archivio abbiamo trovato un solo<br />

documento (Sindacati del Purgatorio in Santo Stefano,<br />

1833-1916) contenente indicazioni relative<br />

alla coltura del fagiolo. Sin dall’inizio troviamo registrato<br />

solo granturco e grano, oltre ai generi normalmente<br />

accattati, saggina e segalato.<br />

Dal 1844 è più difficile seguire l’evolversi delle<br />

quantità perché le registrazioni riguardano solo la<br />

valuta: i fagioli vi compaiono espressamente dall’anno<br />

1875. Da questa data le annotazioni di raccolte<br />

di questo legume risultano ininterrotte fino<br />

al termine delle registrazioni; negli ultimi tempi si<br />

ritrovano quindi in maniera stabile legna, canapa,<br />

fagioli, grano e granturco.<br />

Santa Margherita:<br />

Festa del Santissimo Cuor di Gesù<br />

Anche in questa parrocchia sono stati trovati<br />

dati interessanti, anche se riferiti a periodi più<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

35<br />

recenti. Nei sindacati della festa del Santissimo<br />

Cuor di Gesù compaiono registrazioni che iniziano<br />

nel 1836 e finiscono allorché terminano gli accatti<br />

in natura. A dimostrazione dell’importanza della<br />

coltivazione nella zona, si rinviene che le somme<br />

introitate dai festaioli per questo legume sono dell’ordine<br />

di quelle del grano e del granturco.<br />

Pieve San Paolo: Compagnia<br />

del Santissimo Rosario<br />

La conferma di una pratica diffusa sul territorio<br />

viene data anche da quanto abbiamo trovato negli<br />

archivi di Pieve San Paolo, paese contiguo a Santa<br />

Margherita. Il fatto che i dati rintracciati siano sfalsati<br />

nel tempo rispetto ai precedenti non fa altro<br />

che ampliare l’orizzonte storico della nostra ricerca.<br />

Nei sindacati della Compagnia del Santissimo<br />

Rosario, attorno al 1850, si raccolgono solo grano,<br />

canapa e lino, a volte fagioli, già trovati anche in<br />

precedenza, come nel 1838; alla fine del secolo si<br />

ha invece una raccolta costante di fagioli; le annotazioni<br />

relative scompaiono a partire dal 1897.<br />

Per dare un quadro dell’incidenza della raccolta<br />

di fagioli sul totale dell’accatto, riportiamo i<br />

valori raccolti in alcuni anni di questo periodo<br />

(vedi tabella in basso).<br />

Alla Marina<br />

Viareggio: Compagnia<br />

della Santissima Annunziata<br />

Analizzando i Sindacati di questa Compagnia<br />

possiamo constatare come alla Marina la coltura<br />

dei fagioli fosse senz’altro diffusa in modo assai<br />

vigoroso già in un periodo “alto”. Attorno al<br />

1790, infatti, i quantitativi offerti sono assai consistenti.<br />

È probabile inoltre che venisse ampiamente<br />

praticata la consociazione con il granturco.<br />

I dati rintracciati sono interessanti perché ci<br />

permettono di rilevare notizie relative alle due specie<br />

coltivate, rossi e dall’occhio, già molto conosciute,<br />

a conferma di una loro radicatissima presenza<br />

sul territorio lucchese. Bisogna ricordare che<br />

Pieve San Paolo: Sindacati della Compagnia del Santissimo Rosario<br />

anno granturco mestura grano miglio saggina fagioli<br />

1892 29,5 – 20,25 – – 11<br />

1893 32 – 28,375 – – 15<br />

1894 35,5 – 25 – – 12<br />

1895 34,75 – 22,75 – – 10,5<br />

1896 13,5 – 28 – – 10


36 ARSIA<br />

Viareggio: Sindacati della Compagnia della Santissima Annunziata<br />

anno granturco segalato fagioli grano<br />

1787 23,5 70 5,25 16<br />

1788 12,5 22 3 7,2<br />

1789 12 31 2,75 14,5<br />

1790 12,5 30 – 14-16 (£. 90)<br />

1791 14 44,5 4,5 23<br />

1792 15 37,5 2,54 14<br />

1793 14,56 34,5 3 25<br />

1794 22,5 39,57 3,75 20,5<br />

1795 19 34,75 6 19,75<br />

1796 16,5 48 3,3 21<br />

1797 21,5 42 5 29<br />

1798 24 70,56 3,125 31,56<br />

1799 10,5 47 2 27<br />

1800 10 24 3,5 19,5<br />

1801 12 24,25 1,25 25+1r<br />

1802 18 25,5 2 30,5<br />

1803 27 40+1,5r 2,5 34,5<br />

1804 15,25 44,8 1,625 32,4<br />

1805 13,25 43,5+2r 2 39+4r<br />

1806 21 42 5 39<br />

1807 23 44,5 2,5 36,5<br />

i quantitativi dei cereali e dei legumi sono espressi in<br />

volume: l’unità di misura è lo staio lucchese, corrispondente<br />

a circa 25 litri.<br />

Torre del Lago: Compagnia<br />

sotto il titolo di Gesù, Giuseppe e Maria<br />

Nei pochi anni in cui si svolgono le registrazioni<br />

di questi sindacati, si nota un altro aspetto interessante:<br />

i fagioli erano usati per pagare le quote<br />

della Compagnia. Vi si ritrova infatti anche la riscossione<br />

della quota annuale eseguita in fagioli:<br />

“... per tanti fagioli da Franco Menichetti<br />

(1795);<br />

... per staja una fagioli riscossi da Angelo<br />

Ghilarducci (1796)...”.<br />

Montignoso: Compagnia<br />

di Santa Maria della Rosa<br />

Per quanto riguarda la Comunità di Montignoso,<br />

della quale abbiamo riportato notizie nel capitolo<br />

degli Statuti, abbiamo rintracciato anche una<br />

“bacchetta”, risalente al medesimo periodo (1793-<br />

1807), dove risulta che le offerte in natura sono<br />

costituite sempre da grano, castagne, olio (talora<br />

alla grossa), “entrate (o frutti) di prata”; gli<br />

importi della prima voce (più di 60 staja) e dell’ultima<br />

sono rilevanti. Eccezionalmente troviamo due<br />

annotazioni di nostro interesse:<br />

“... e più granturco, fagioli, ed uva della<br />

mezzadria<br />

... grano e segale quarre 2, granturco staja 2,<br />

fagioli cristiani staja 1, uva some 3”.<br />

Quest’ultima ci lascia traccia di un’ulteriore<br />

varietà di fagioli, i “cristiani” rispetto a quelle trovate<br />

finora nei documenti analizzati, a meno che<br />

non si tratti solo di una classificazione generale in<br />

contrapposizione con quelli “turchi”.<br />

Altri documenti<br />

Porcari 1828<br />

Tra il materiale d’epoca raccolto sulla presenza<br />

del fagiolo in Lucchesia, spiccano per la loro particolarità<br />

due note di rendita per affitto, relative a un<br />

terreno situato sul territorio di Porcari. I documenti,<br />

di proprietà degli eredi della famiglia Di<br />

Poggio, sono stati forniti dal prof. Giancarlo Lazzari<br />

di Porcari, che da tempo sta studiando con<br />

“accanita” pazienza la storia di tale famiglia.<br />

Tali documenti, tra l’altro, compensano la mancanza<br />

di dati relativi alla coltura del fagiolo nei Sindacati<br />

di quella parrocchia e ci danno indicazioni<br />

precise anche rispetto alle varietà coltivate al momento<br />

sul territorio (fagioli rossi, fagioli dall’occhio).


“Rendita di Porcari<br />

a dì 29 M 1828. Da Domenico<br />

di Jacopo Fornaciari<br />

per 290 calocchie £. 29.–.–<br />

a dì 6 giugno il suddetto<br />

per legna £. 7.10.–<br />

a dì 7 detto Francesco Fornaciari<br />

per legna £. 7.10.–<br />

a dì 17 detto Domenico Fornaciari<br />

per sacca 4 segale a £. 10.15 £. 43.–.–<br />

a dì 1° luglio da Lorenzo Del Prete<br />

per calocchie £. 22.10.–<br />

a dì detto da Domenico Fornaciari<br />

sacca 4 e 3/4 grano –.–<br />

a dì 5 detto Francesco Fornaciari<br />

sacca 10 detto meno 1/2 quara £. 242.13.–<br />

a dì 14 detto il medesimo<br />

per legna £. 7.10<br />

a dì 9 agosto il medesimo<br />

sacca 4 granturco £. 60.–.–<br />

e Domenico Fornaciari un sacco<br />

meno una quarra fagioli rossi £. 12.10.–<br />

a dì 3 settembre Francesco Fornaciari<br />

granturco sacca 8.1/2 £. 108. 7.–<br />

fagioli dall’occhio uno staio £. 4.10.–<br />

detti rossi uno staio £. 4.10.–<br />

a dì 13 detto Domenico Fornaciari<br />

granturco sacca 2 £. 25.10.–<br />

fagioli dall’occhio staio uno £. 4.10.–<br />

a dì 23 detto Domenico Fornaciari<br />

vino some15 1/2<br />

Francesco Fornaciari detto dette 17<br />

detratte le spese £. 191.15.–<br />

–––––––––––––<br />

£. 791. 5.–”.<br />

Curiosamente esiste una nota analoga, fatta per<br />

il solito anno, dove le cifre risultano leggermente<br />

cambiate:<br />

“29 maggio del 1828 Domenico Fornaciari<br />

per 290 calocchie £. 29.–.–<br />

6 giugno il suddetto per legna £. 7.10.–<br />

7 detto Francesco Fornaciari detta £. 7.10.–<br />

17 detto Domenico Fornaciari<br />

per sacca 4 segale a £. 10.15 £. 43.–.–<br />

1° luglio da Lorenzo Del Prete<br />

per calocchie £. 22.10.–<br />

a dì detto da Domenico Fornaciari<br />

sacca 4 e 3/4 grano a £. 16 £. 76.–.–<br />

a dì 5 detto da Francesco Fornaciari<br />

sacca 9 2 3/4 grano a £. 16 £. 156.–.–<br />

a dì 14 detto Francesco<br />

di calocchie £. 7.10.–<br />

–––––––––––––<br />

£. 349.–.–<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

a dì 9 agosto Francesco Fornaciari<br />

sacca 4 granturco 12.10 £. 50.–.–<br />

a dì detto Domenico Fornaciari<br />

staia 2.3/4 fagioli rossi £. 12.7.6<br />

a dì 3 settembre Francesco Fornaciari<br />

sacca 8.1/2 granturco a £. 12.10 £. 106.5.–<br />

detto detto uno staio fagioli rossi £. 4.10.–<br />

detto detto uno detti dall’occhio £. 4.10.–<br />

a dì 13 detto Domenico Fornaciari<br />

sacca 2 granturco a £. 12.10 £. 25.–.–<br />

detto detto staio uno<br />

fagioli dall’occhio £. 4.10.–<br />

a dì 23 detto il suddetto some<br />

5 1/2 vino a £. 5.16 al netto £. 89.18.–<br />

detto Francesco Fornaciari<br />

some 17 vino detto £. 101.10.–<br />

–––––––––––––<br />

£. 747.10.–”.<br />

Capannori - Lucca, 1873-1883<br />

Riteniamo altrettanto interessante, per le informazioni<br />

che fornisce rispetto alla nostra ricerca, un<br />

documento proveniente dalla collezione privata di<br />

Sebastiano Micheli relativo a una società di commercio<br />

costituita tra Pasquale di Giovanni Domenico<br />

Cerri e Carlo di Giovanni Giuseppe Matteoni<br />

di Capannori.<br />

Fin dalle prime pagine si annotano diversi atti<br />

di acquisto, vendita e deposito di fagioli, che risultano<br />

o senza specificazione o, nella maggior parte<br />

dei casi, con la specifica “rossi”.<br />

Tuttavia vorremmo concentrare la nostra attenzione<br />

su alcune note particolari:<br />

“Libro Giornale 9 agosto 1874<br />

Fondo sociale costituito da Diversi £. 2100<br />

settembre 20<br />

Comprato grano ....<br />

novembre 9<br />

Comprati fagiuoli da Diversi di qui<br />

come segue cioè:<br />

St. 32 a Lire 6.66 lo staro £. 213,12<br />

” 2 a “” 6.73 £. 13,46<br />

–––––––––––––<br />

£. 226,58<br />

detto<br />

Comprati fagiuoli da Diversi in piazza<br />

come segue:<br />

St. 6 a Lire 6.90 lo staro £. 41,40<br />

” 6 a ” 6.93 ” £. 41,58<br />

–––––––––––––<br />

£. 82,98”.<br />

Questo appunto dimostra come la provenienza<br />

della raccolta sia essenzialmente locale: sebbene<br />

37


38 ARSIA<br />

l’espressione in “Piazza” (ovvero al mercato) possa<br />

lasciar pensare che il prodotto potesse provenire<br />

anche da fuori, il termine “di qui” non lascia dubbi<br />

sulla zona di produzione effettiva. Anche nel proseguo,<br />

quando se ne specifica la varietà, si parla<br />

sempre di fagioli “rossi”. In due soli casi si specifica<br />

che si tratta di fagioli “bianchi”:<br />

“1° Novembre 1878<br />

...<br />

Fagiuoli sacca 2<br />

pari a stara 6 a 4.33 £. 26,00<br />

Fagiuoli bianchi stara 2 a £. 6 £. 12,00<br />

...<br />

1878 Novembre 2<br />

Fagiuoli rossi sr. 9 £. 42,00<br />

Fagiuoli bianchi sr. 3 £. 23,80”.<br />

Ma tanto basta per verificare all’epoca la maggior<br />

ricercatezza e richiesta del bianco rispetto al<br />

rosso, il che permetteva di spuntare un prezzo percentualmente<br />

molto superiore; inoltre ci fa supporre<br />

che, laddove non si dia specifica del tipo, si<br />

tratti sempre di fagioli “rossi”.<br />

Le partite trattate sono talvolta anche considerevoli:<br />

si va infatti dalle poche unità fino a raggiungere<br />

diverse centinaia di staia (64, 74 ecc.),<br />

ovvero anche superiori ai 1000 kg per volta.<br />

Possiamo altresì rilevare che i ricavi ottenuti<br />

dalla vendita del genere fagiolo costituiscono una<br />

voce di tutto rispetto all’interno di un’attività<br />

commerciale riguardante anche molti altri prodotti<br />

agricoli dell’epoca (grano, granturco, saggina,<br />

panico, “vena” ecc.).<br />

La letteratura della tradizione<br />

In alcune opere dedicate alla descrizione di<br />

consuetudini e costumi in uso nella Lucchesia nel<br />

secolo scorso possiamo rintracciare altri validi riferimenti<br />

alla coltivazione del fagiolo.<br />

Ne I bei tempi andati, tradizioni e usanze della<br />

Piana di Lucca (1981), Gino Dell’Aringa scrive:<br />

“- I fagioli servivano ai poveri da companatico<br />

e ai ricchi da contorno. Tutti insomma<br />

ne facevano uso, gli uni per necessità, gli altri<br />

per convenienza. ...<br />

La raccolta dei fagioli avveniva in due tempi<br />

secondo che fossero seminati col granturco<br />

maggese o con quello sessantino. I primi maturavano<br />

d’agosto, perciò seccavano sull’aia e<br />

venivano battuti in breve tempo. I secondi,<br />

che maturavano d’ottobre, venivano legati a<br />

mazzi, privati delle foglie e messi a seccare<br />

attaccati alle prode o ai muri della casa.<br />

Appena seccati si stendevano sull’aia dove<br />

venivano battuti a colpi di correggiato ...<br />

- Granturco, saggina e fagioli si seminavano<br />

nei solchi durante la primavera o nell’estate.<br />

Scavati i solchi con l’aratro, trainati dalle<br />

mucche, i chicchi venivano gettati a dito,<br />

quasi si contassero... I nostri vecchi usavano<br />

gettare il seme dei fagioli insieme al granturco<br />

e alla saggina. Questi ultimi si spandevano<br />

in basso, mentre le piante dei fagioli<br />

restavano a fior di terra, ed essendo precoci,<br />

davano raccolti molto prima degli altri prodotti:<br />

un modo come si suol dire, ‘per prendere<br />

due piccioni con una fava’. …<br />

- Nemmeno per lo svezzamento dei bambini<br />

c’erano trattamenti speciali. [...] Sul carrettino<br />

di legno con le ruote e il cerchio col fermabraccia,<br />

dove li mettevano in piedi per<br />

fare i primi passi, vi era una cassettina che<br />

riempivano di fagioli cotti, che chiamavano<br />

pippi, dei quali i bambini erano ghiottissimi<br />

e servivano loro per cibo e per passatempo ...<br />

- Una cena molto comune era la zuppa.<br />

Durante l’estate non usavano i fagioli, [...]<br />

- Durante l’inverno usavano i fagioli rossi o<br />

rigati, cotti con aglio e salvia, aggiungendo<br />

poi cavolo nero, cipolla, sedano, zucca invernale,<br />

altre erbe selvatiche a piacimento (nell’inverno<br />

manca altra verdura) e un pesto di<br />

lardo di maiale e aglio per condito. Il tutto lo<br />

versavano in una zuppiera piena di fette di<br />

pane di granturco e lo lasciavano riposare<br />

un’ora prima di mangiarlo. Valeva per la<br />

cena e per la colazione della mattina ed era<br />

molto gustosa riscaldata nel tegame, sul fornello<br />

alla brace.<br />

Con gli stessi ingredienti e l’aggiunta di un<br />

osso di maiale, invece della zuppa rumavano<br />

la farinata fatta con farina di granturco,<br />

cotta bene, versata in tante scodelle, e valeva<br />

per la cena se consumata calda, e per la colazione,<br />

arrostita sulla brace. [...]<br />

Una leccornia da tutti apprezzata era il<br />

brodo di fagioli bianchi, che chiamavano<br />

‘capponi’. Infatti questi erano i capponi che<br />

mangiavano i contadini; i capponi veri,<br />

quelli ruspanti, come è detto altrove, se li pappavano<br />

i padroni. Dunque bollivano i fagioli<br />

con aglio, salvia e pomodori insieme alle<br />

cotenne di maiale. Cotto il tutto, toglievano<br />

le cotenne e metà fagioli che servivano per


secondo conditi con olio, sale e pepe. Quindi<br />

passavano il resto col colino e nel brodo così<br />

denso, condito col solito sfritto di olio e aromi,<br />

cuocevano la minestra, oppure il riso o granbianchetto<br />

o tagliatelle”.<br />

In un volume di recentissima pubblicazione,<br />

Quando i polli si spennavano a mano, Memorie di<br />

gente e cibi del passato edito dall’Istituto Professionale<br />

‘Guglielmo Marconi’ di Viareggio (2001),<br />

dedicato alla vita di un tempo sul territorio della<br />

Marina, e soprattutto agli usi della cucina, si legge:<br />

“- Zuppe, minestroni e minestre in brodo<br />

Come abbiamo già detto il pane era alla base<br />

della preparazione delle zuppe.<br />

La più importante, anche perché diffusa in<br />

tutta la Toscana era la zuppa di verdure.<br />

Gli ingredienti variano da zona a zona e da<br />

stagione a stagione, ma alla base ci son sempre<br />

i fagioli e il cavolo.<br />

- Un discorso a parte merita la farinata con<br />

il cavolo nero, detta anche incavolata o intruglia,<br />

con i fagioli dall’occhio, cavolo nero e<br />

farina di granturco.<br />

- Storia della verdura<br />

Le verdure erano un alimento consueto, perché<br />

facile da coltivare anche in pochi metri di<br />

orto. Il terreno però a Viareggio era renoso e<br />

perciò certe verdure, che avevano bisogno di<br />

molta acqua, venivano scarsamente coltivate.<br />

Le cose che maggiormente usavano erano le<br />

rape (i gallonzori) e i fagioli, che tutti hanno<br />

ricordato nelle nostre interviste, talvolta con<br />

una punta di nostalgia.<br />

Le rape, dette ‘gallonzori’ erano un cibo<br />

molto amato. Soffritte con aglio, e se possibile<br />

con una salciccia, in certi paesi in umido con<br />

la rosticciana, talvolta mescolate con fagioli,<br />

erano un piatto molto diffuso.<br />

Così pure diffusi erano i fagioli soprattutto<br />

quelli scritti, cioè non i cannellini bianchi e<br />

nemmeno i borlotti, ma proprio un fagiolo<br />

che nasceva nelle nostre zone. Nella cucina<br />

viareggina sono poco presenti i fagioli dall’occhio<br />

anche se sappiamo che erano forse tra i<br />

più antichi fagioli coltivati in Lucchesia,<br />

dove erano molto diffusi, specie in una zuppa<br />

insieme al farro”.<br />

Da queste ultime consultazioni vediamo come<br />

l’uso dei fagioli nella cucina fosse molto comune e<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

39<br />

come fossero simili tra loro le preparazioni in zone<br />

diverse.<br />

Su questa base e su quanto riportato nella letteratura<br />

“tecnica” possiamo concludere senz’altro<br />

che non solo per l’aspetto produttivo, ma anche per<br />

quello del consumo, tutta l’area lucchese è stata<br />

influenzata fortemente dalla coltura dei fagioli.<br />

Le statistiche produttive<br />

Un ulteriore e validissimo apporto alla nostra<br />

ricerca può essere lo studio dei dati statistici relativi<br />

alla produzione dei fagioli.<br />

I documenti a disposizione permetterebbero di<br />

spaziare dai valori raccolti da enti nazionali a quelli<br />

raccolti da enti locali, passando per quelli regionali<br />

e provinciali o di imprese operanti nei rami<br />

commerciali o produttivi.<br />

Citeremo solo i dati relativi alla provincia di<br />

Lucca pubblicati nell’Annuario Statistico Italiano<br />

1887-1888, curato dal Ministero dell’Agricoltura,<br />

in una tabellazione delle Coltivazioni e Produzioni<br />

agrarie delle varie provincie dello Stato.<br />

“Fagiuoli, piselli e lenticchie<br />

Superficie media coltivata/<br />

Anni 1879 a 1883<br />

ettari 4.724<br />

Produzione (in ettolitri)/Media<br />

Anni 1879 a 1883 35.307<br />

Nell’anno 1887 (dati definitivi) 29.965”.<br />

Sappiamo già dalla letteratura tecnica e dalla<br />

tradizione orale che gli apporti di piselli e lenticchie<br />

sono praticamente trascurabili: i primi erano<br />

coltivati solo per un consumo fresco e le seconde<br />

rappresentavano una coltura quasi inesistente sul<br />

nostro territorio.<br />

Ne deduciamo che i succitati valori si riferiscono<br />

quasi totalmente ai fagioli prodotti nella provincia<br />

di Lucca. Tradotti in termini più facilmente<br />

leggibili, da misure di volume a misure in peso, gli<br />

ultimi due dati della tabella corrispondono rispettivamente<br />

a 2.400 e 2.000 tonnellate all’anno, corrispondenti<br />

a circa 140.000 e 120.000 staia ossia<br />

circa 47.000 e 40.000 sacchi.<br />

Da queste cifre si può facilmente concludere<br />

che la Lucchesia è una terra vocata tradizionalmente<br />

e storicamente alla coltura del fagiolo.


40 ARSIA<br />

Le varietà di fagioli citate nei documenti consultati<br />

Le pratiche della campagna lucchese (1846)<br />

di Antonio Mazzarosa<br />

Neri<br />

Gialli<br />

Grigi<br />

Turchi 8<br />

Bianchi<br />

Rampiconi (Phaseolus lunatus L.)<br />

Dall’occhio (Phaseolus catiang)<br />

Monografia agraria sul circondario<br />

di Castelnuovo di Garfagnana (1883)<br />

di Carlo De Stefani<br />

Rampichini (Phaseolus lunatus L.)<br />

Striscianti (Phaseolus vulgaris L.)<br />

Tutti bianchi<br />

Bianchi coll’occhietto nero<br />

Mascherini, cioè metà bianchi e metà rossi<br />

Più piccoli, di buccia più dura e di colore<br />

brizzolato<br />

Catalogo delle piante<br />

dell’Orto Botanico di Lucca (1843)<br />

di Benedetto Puccinelli<br />

[Phaseolus] caracalla Lin.<br />

” citrinus Sav.<br />

” eriospermus Sav.<br />

” hemathocarpus Sav.<br />

” hernandesii Sav.<br />

” cinamomeus Sav.<br />

” lathyroides Sav.<br />

” mungo Lin.<br />

” oblungus-flavescens Sav.<br />

” perennis Valth.<br />

” ricciardianus Ten.<br />

” rufus Hort. Pis.<br />

” saponaceus Sav.<br />

” sphaericus Sav.<br />

” tumidus Sav.<br />

” lunatus Lin.<br />

Elementi di agricoltura offerti ai giovani<br />

alunni dei Licei primari della Toscana (1850)<br />

di Benedetto Puccinelli<br />

Comune<br />

Dall’occhio<br />

Tableau de l’agriculture toscane (1801)<br />

di Jean Charles L. Simonde de Sismondi<br />

Dall’occhio Pesciatino<br />

Sindacati delle questue (cerche) parrocchiali<br />

Rossi Sant’Anna (Piana)<br />

Rossi Viareggio (Marina)<br />

Dall’occhio Viareggio (Marina)<br />

Cristiani Montignoso (Marina)<br />

Altri documenti<br />

Rossi Porcari (Piana)<br />

Dall’occhio Porcari (Piana)<br />

Rossi Capannori (Piana)<br />

Bianchi Capannori (Piana)<br />

Letteratura della tradizione<br />

Rossi Porcari (Piana)<br />

Rigati (o scritti) Porcari (Piana)<br />

Bianchi (capponi) Porcari (Piana)<br />

Dall’occhio Viareggio (Marina)<br />

Scritto Viareggio (Marina)<br />

Testimonianze orali<br />

Rosso Piana<br />

Scritto Piana<br />

Bianco Piana<br />

Lupinaro Piana<br />

Malato Brancoleria, Compitese<br />

Scritto (montatore) Media Valle<br />

Diecimino Diecimo (Media Valle)<br />

Stringa Piana<br />

Stortino Piana<br />

Schiaccione Piana<br />

8 Non sappiamo se la corrispondenza sia giusta, ma una varietà con tale appellativo viene ancora coltivata nelle province di Arezzo e<br />

Firenze (cfr. I prodotti tradizionali della Toscana, ARSIA-Regione Toscana, Firenze, 2003, vol. I, alla voce Fagiolo turco di Castello).<br />

Si tratta di “un fagiolo bianco, di forma simile al cannellino, ma di maggiori dimensioni e con buccia più sottile, consumato prevalentemente<br />

fresco per la maturazione scalare”.


Piccolo glossario dei termini locali<br />

Arbólo: vedi Vassoia.<br />

Bacchetta (anche vacchetta): registro, in genere<br />

stretto e lungo.<br />

Bassoia: vedi Vassoia.<br />

Brillo: voce dubbia, ma probabile sinonimo di gran<br />

bianchetto.<br />

Brocche: butti, polloni (cfr. G. Pascoli “le brocche<br />

dei biancospini”).<br />

Cerca: questua, soprattutto di prodotti in natura.<br />

Colatoio: crivello a maglie adatte per vagliare semi<br />

di media grandezza: granturco, fagioli ecc.<br />

Compagnia: confraternita.<br />

Correggiato: strumento adatto alla battitura (trebbiatura)<br />

di cereali e legumi. È costituito da due<br />

bastoni collegati a una delle due estremità da una<br />

correggia o da altro elemento che ne permetta lo<br />

snodo. Si impugna un bastone per un estremo e<br />

con un movimento di veloce rotazione si colpisce<br />

con l’estremo dell’altro il prodotto da trattare.<br />

Crivello: voce italiana; nella zona di riferimento utilizzata<br />

solo per attrezzi adatti alla vagliatura del<br />

grano o di altri prodotti di pezzatura simile.<br />

Fagiolari: ciò che resta delle piante dei fagioli dopo<br />

l’essiccazione e la battitura.<br />

Farinata: piatto tipico della Piana di Lucca ricavato<br />

dalla cottura di farina di granturco nel brodo<br />

preparato come per la zuppa.<br />

Gran bianchetto: grano brillato da utilizzare come<br />

il farro o il riso nella cucina.<br />

Nettatura: azione di ripulitura dei semi dalle impurità<br />

rimaste nell’operazione di battitura (trebbiatura)<br />

e anche dagli elementi spezzati o non<br />

troppo sani o “belli” (piccoli, macchiati ecc.).<br />

Unità di misura lucchesi riscontrate nei documenti citati<br />

Braccio: unità di misura di lunghezza, corrispondente<br />

a 0,5905 metri.<br />

Coltra o coltre: unità di misura di superficie, corrispondente<br />

a 11.500 braccia quadrate e a<br />

4.009,938 metri quadri. Molto utilizzato<br />

anche il sottomultiplo quartiere che, come dice<br />

la parola, ne è la quarta parte, quindi corrispondente<br />

approssimatavamente a mille metri<br />

quadri.<br />

Libbra: unità di misura di peso, corrispondente a<br />

334,5 grammi.<br />

Staio: unità di misura di volume, fondamentale nel<br />

sistema lucchese, da utilizzare per prodotti<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

41<br />

Porca: parte di terreno coltivato delimitata da solchi.<br />

In Lucchesia la misura di una porca per il<br />

grano era di circa un braccio e mezzo, corrispondente<br />

a due file (solchi) di granturco nella<br />

successiva lavorazione per il secondo raccolto.<br />

Piazza: mercato; per antonomasia quella di San<br />

Michele a Lucca, dove si svolgeva il commercio<br />

dei cereali e dei legumi.<br />

Postarelle: “nel terreno dei solchi longitudinali poco<br />

profondi nei quali spargono del letame e mettono<br />

i fagiuoli ad una certa distanza gli uni dagli<br />

altri coprendoli poi colla terra” cfr. Monografia<br />

agraria sul circondario di Castelnuovo di Garfagnana<br />

di Carlo De Stefani.<br />

Roba: termine per ora non ben identificato. Si tratta<br />

di prodotto agricolo, senz’altro della categoria<br />

cereali, forse una miscela.<br />

Sbaccellatura: nella Piana di Lucca non s’intende,<br />

come nella lingua italiana, l’azione di sgranare<br />

il baccello o di togliervi i semi, bensì l’azione<br />

precedente di staccare i baccelli dalla pianta.<br />

Sessantino: granturco di secondo raccolto, seminato<br />

dopo la mietitura del grano, aveva un ciclo<br />

breve che dava una pianta adulta in 60 giorni.<br />

Sporcare: rompere le zolle di una porca, in genere<br />

tracciandovi un solco con l’aratro.<br />

Taglierini: pasta fatta in casa con farina e acqua; a<br />

volte arricchita anche con uovo.<br />

Vassoia (anche bassoia, arbólo): attrezzo adatto<br />

alla ventilazione di cereali, legumi, olive, castagne…<br />

per ripulirli dalle impurità.<br />

cosiddetti “aridi”, cioè non liquidi, della produzione<br />

agricola: cereali, legumi, olive, castagne<br />

ecc., corrispondente a 24,654 litri.<br />

Quarra (localmente anche guara): unità di misura di<br />

volume corrispondente alla quarta parte dello<br />

staio; in senso lato poteva indicare anche la<br />

tassa annua d’iscrizione alle Compagnie,<br />

espressa in una precisa quantità di prodotti in<br />

natura, in genere grano.<br />

Sacco: unità di misura di volume corrispondente a<br />

3 staia; quindi la dizione un sacco di fagioli non<br />

è l’indicazione generica del contenuto di un<br />

sacco, ma una quantità precisa.


42 ARSIA<br />

Elenco delle zone citate nei documenti consultati<br />

Piana di Lucca<br />

• Capannori<br />

• Compito<br />

• Guamo<br />

• Lucca<br />

• Paganico<br />

• Pieve San Paolo<br />

• Porcari<br />

• Sant’Anna<br />

• San Cassiano di Moriano<br />

• San Concordio<br />

• Santa Margherita<br />

• Verciano<br />

Bibliografia*<br />

Media Valle del Serchio<br />

• Fiattone<br />

• Piana di Gallicano<br />

Garfagnana<br />

• Piana di Pieve Fosciana<br />

• Zone contigue a fiumi<br />

e torrenti situate sopra<br />

Castelnuovo Garfagnana<br />

AA.VV. (1984) - La Garfagnana 1883-1993. Aspetti economici,<br />

agricoli, urbanistici e socio-culturali. Ciapetti,<br />

Castelnuovo Garfagnana (LU).<br />

ANONIMO (1871) - Il buon contadino. Almanacco del<br />

periodico ‘L’Agricoltore’ per l’anno bisestile 1872.<br />

Comizio Agrario di Lucca, Canovetti, Lucca.<br />

ANONIMO (1883) - Il buon contadino. Almanacco del<br />

periodico ‘L’Agricoltore’ per l’anno bisestile 1884.<br />

Comizio Agrario di Lucca, Canovetti, Lucca.<br />

ANDREOLLI B. (1984-85) - Considerazioni sulle campagne<br />

lucchesi nella prima metà del sec. XIV: paesaggio,<br />

economia, contratti agrari. Actum Luce, 1-2.<br />

BONGI S. (1863) - Bandi lucchesi del secolo decimoquarto.<br />

Commissione per i testi di lingua, Tipografia del<br />

Progresso, Bologna, Bando n. 143.<br />

BONGI S. (1882) - Inventario del Regio Archivio di<br />

Stato. vol. 1, Tipografia Giusti, Lucca.<br />

BROGI M. (a cura di) (1995) - Tra abbondanza e carestia,<br />

per una storia dell’alimentazione lucchese dal<br />

Medioevo al XIX secolo. Istituto Storico Lucchese,<br />

Lucca.<br />

CONCIONI G. (1986) - Il libro degli Statuti della Comunità<br />

di Compito. Rivista di Archeologia, Storia,<br />

Costume dell’Istituto Storico Lucchese, anno XIV,<br />

2: 49-58.<br />

CUPPARI P. (1854) - Lezioni di Economia rurale - Agricoltura.<br />

Tipografia Nistri, Pisa.<br />

Marina<br />

• Montignoso<br />

• Piana di Pietrasanta<br />

• Torre del Lago<br />

• Viareggio<br />

Pesciatino<br />

DELL’ARINGA G. (1981) - I bei tempi andati, tradizioni<br />

e usanze della Piana di Lucca. M.P.F., Lucca.<br />

DE STEFANI C. (1883) - Monografia agraria sul circondario<br />

di Castelnuovo di Garfagnana. In Atti della<br />

Giunta Jacini per l’Inchiesta agraria, Forzani & C.,<br />

Roma.<br />

ISTITUTO PROFESSIONALE “G. MARCONI” DI VIAREGGIO<br />

(2001) - Quando i polli si spennavano a mano,<br />

Memorie di gente e cibi del passato. Pezzini Editore,<br />

Viareggio (LU).<br />

LAGANÀ N. (1993) - L’agricoltura lucchese nel secolo<br />

XIV. Ponte, Lucca.<br />

LAGANÀ N. (1993) - La Comunità di Paganico, aspetti<br />

della vita settecentesca ricostruiti attraverso lo Statuto<br />

del 1752. Ponte, Lucca.<br />

LAGANÀ N. (1998) - Storia religiosa e civile della Comunità<br />

di San Bartolomeo Apostolo dell’Arancio. Ponte,<br />

Lucca.<br />

MAZZAROSA A. (1833) - Storia di Lucca dalla sua origine<br />

fino al MDCCCXIV. Tipografia Giusti, Lucca.<br />

MAZZAROSA A. (1841-1886) - Opere. voll. I-V, Tipografia<br />

Giusti, Lucca.<br />

MAZZAROSA A. (1841) - Sopra l’Annona lucchese, Osservazioni<br />

lette nella R. Accademia Lucchese il 1822. In<br />

Opere del Marchese Antonio Mazzarosa, II, Tipografia<br />

Giusti, Lucca.<br />

* Si riportano in Bibliografia le opere richiamate direttamente nel testo della ricerca. Le opere consultate – anche solo per una preparazione<br />

specifica sull’argomento – sono in realtà in numero molto maggiore: gli Autori non hanno tuttavia ritenuto opportuno citare<br />

i lavori “complementari” consultati per un lavoro svolto effettivamente su un campo di azione assai più vasto e generalizzato.


MAZZAROSA A. (1846) - Le pratiche della campagna lucchese.<br />

Tipografia Giusti, Lucca, (ristampa Forni,<br />

Bologna, 1977).<br />

MICHELI S. (1991) - La Comunità di Capannori, l’organizzazione<br />

civile nei secoli XVI-XVIII. Ponte,<br />

Lucca.<br />

MINISTERO DI AGRICOLTURA, INDUSTRIA E COMMERCIO,<br />

DIREZIONE GENERALE DELLA STATISTICA (1888) -<br />

Annuario Statistico Italiano 1887-1888. Tipografia<br />

Eredi Botta, Roma.<br />

PUCCINELLI B. (1843) - Catalogo delle piante dell’Orto<br />

Botanico di Lucca. Bertini, Lucca.<br />

PUCCINELLI B. (1850) - Elementi di agricoltura offerti<br />

ai giovani alunni dei licei primari della Toscana.<br />

Guidotti, Lucca.<br />

ROMITI A. (1989) - L’Archivio del Comune di Gallicano.<br />

f. LXXVI, Istituto Storico Lucchese, Lucca.<br />

SIMONDE DE SISMONDI J.C.L. (1801) - Tableau de l’agriculture<br />

toscane. Geneva.<br />

Documenti<br />

ARCHIVIO ARCIVESCOVILE DI LUCCA, Enti Religiosi Soppressi,<br />

n. 999: Torre del Lago, Compagnia sotto il titolo<br />

di Gesù, Giuseppe e Maria, Sindacati 1793-1807.<br />

ARCHIVIO ARCIVESCOVILE DI LUCCA, Enti Religiosi Soppressi,<br />

n. 1040: Viareggio, Compagnia della SS. Annunziata,<br />

Entrate 1787-1808.<br />

ARCHIVIO ARCIVESCOVILE DI LUCCA, Enti Religiosi Soppressi,<br />

n. 1895: Montignoso, Compagnia del Carmine,<br />

Sindacati 1789-1808.<br />

ARCHIVIO ARCIVESCOVILE DI LUCCA, Enti Religiosi Soppressi,<br />

n. 1898: Montignoso, Compagnia dei Santi<br />

Rocco e Sebastiano, Sindacati 1698-1808.<br />

ARCHIVIO ARCIVESCOVILE DI LUCCA, Enti Religiosi Soppressi,<br />

n. 1900: Montignoso, Libro de’ Sindacati di<br />

Santa Maria della Rosa di Montignoso (1794-1808).<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

ARCHIVIO PARROCCHIALE DI CAPANNORI, Libro dei Sindacati<br />

delle Feste 1835-1859.<br />

ARCHIVIO PARROCCHIALE DI GUAMO, Sindacati delle<br />

feste di Maria SS. della Salute.<br />

ARCHIVIO PARROCCHIALE DI GUAMO, Sindacati (feste)<br />

del SS. Rosario e Anime del Purgatorio nella Chiesa<br />

di Guamo.<br />

ARCHIVIO PARROCCHIALE DI PIEVE SAN PAOLO, Sindacati<br />

della Compagnia del SS. Rosario, 1774-1950 (coll.<br />

C101774).<br />

ARCHIVIO PARROCCHIALE DI SAN CASSIANO DI MORIANO,<br />

Sindacato della Congregazione e Festa dei 7 Dolori<br />

della B.V. Maria dall’anno del Signore 1870 al 1937.<br />

ARCHIVIO PARROCCHIALE DI SAN CONCORDIO, Sez.<br />

XVIII, n. 3, Congregazione del Rosario e di S. Luigi,<br />

dall’anno 1840 al 1905.<br />

ARCHIVIO PARROCCHIALE DI SAN CONCORDIO, Sez.<br />

XVIII, n. 9, Amministrazione del Sacro Cuore di<br />

Gesù, dal 1872 al 1876.<br />

ARCHIVIO PARROCCHIALE DI SANT’ANNA, Sindacati della<br />

Compagnia di Sant’Anna, 1716-1738.<br />

ARCHIVIO PARROCCHIALE DI SANT’ANNA, Sindacati della<br />

Compagnia di Sant’Anna, 1738-1779.<br />

ARCHIVIO PARROCCHIALE DI SANTA MARGHERITA, Sez.<br />

IV, Reparto III: Sindacati del SS. Cuor di Gesù; libro<br />

n. 3: Sindacato dal 1918 al ... (1969).<br />

ARCHIVIO PARROCCHIALE DI VERCIANO, Sindacati del<br />

Purgatorio in Santo Stefano, 1833-1916.<br />

ARCHIVIO DI STATO DI LUCCA, Statuti delle Comunità<br />

Soggette, Decreti Comunitativi, n. 24, (1752-1801).<br />

ARCHIVIO DI STATO DI LUCCA, Statuti delle Comunità<br />

Soggette, nn. 42-43-47.<br />

ARCHIVIO PRIVATO (SEBASTIANO MICHELI), Manoscritto<br />

relativo alla Società di Commercio costituita tra Pasquale<br />

di Giovanni Domenico Cerri e Carlo di Giovanni<br />

Giuseppe Matteoni di Capannori (seconda metà dell’Ottocento).<br />

43


L’opera di recupero e conservazione delle varietà locali<br />

della Lucchesia e gli sviluppi futuri<br />

Marco Del Pistoia<br />

Tutte le varietà di fagioli censiti nel corso del<br />

progetto “Recupero e valorizzazione dei fagioli<br />

della Lucchesia”, esclusi il Marmino, il Cappone, il<br />

Diecimino e la Fagiola garfagnina, ormai sporadicamente<br />

presenti solo negli orti di famiglia, sono tuttora<br />

coltivate, anche se alcune in modo marginale<br />

malgrado le notevoli caratteristiche organolettiche.<br />

Alcuni fagioli hanno una diffusione più ampia,<br />

mentre altri sono confinati in zone ristrette; per<br />

esempio in Garfagnana il fagiolo Scritto della Garfagnana<br />

viene coltivato in modo più diffuso e pertanto<br />

presenta una discreta variabilità e una scarsa<br />

identità, mentre il Giallorino e il Mascherino,<br />

molto più localizzati, sono stati selezionati con<br />

relativa facilità. I motivi di questa differenza sono<br />

facilmente intuibili: lo Scritto rientrava nell’alimentazione<br />

di tutti i giorni sotto forma di passato<br />

mentre il Giallorino e il Mascherino, utilizzati con<br />

minor frequenza, si sono conservati solo in alcune<br />

zone ristrette e le loro sementi sono state trasmesse<br />

di padre in figlio.<br />

Le qualità eccellenti di tutti i fagioli della Lucchesia<br />

ne hanno consentito il mantenimento anche<br />

in situazioni difficili; abbiamo già ampiamente analizzato<br />

l’evoluzione del contesto sociale nel quale è<br />

inserita la produzione dei fagioli e non possiamo<br />

far altro che ribadire il ruolo essenziale svolto dai<br />

produttori nella conservazione di questi legumi.<br />

Continuare a produrre questi fagioli per il fabbisogno<br />

familiare è stato possibile solo per l’apprezzamento<br />

delle loro indubbie caratteristiche organolettiche;<br />

era impensabile acquistare per il consumo<br />

personale fagioli di altra provenienza quando si<br />

avevano a disposizione prodotti di tale qualità.<br />

Un altro elemento importante per la sopravvivenza<br />

dei fagioli della Lucchesia è rappresentato<br />

dall’Orto Botanico di Lucca al cui interno è conservata<br />

la Banca regionale del Germoplasma.<br />

Diversi anni fa l’Orto Botanico iniziò una serie di<br />

ricerche sul germoplasma di entità locali create dall’uomo,<br />

la cosiddetta “biodiversità ricostruita”.<br />

Da sempre gli Orti Botanici si occupano di specie<br />

vegetali che stanno scomparendo a livello locale<br />

e mondiale, in quanto fra i loro compiti rientra<br />

la conservazione della biodiversità. In questo<br />

ambito si sono dedicati non solo alla conservazione<br />

delle specie spontanee ma anche di quelle coltivate<br />

che l’uomo nei secoli ha migliorato e che<br />

hanno acquisito grande interesse alimentare; piante<br />

che stavano rischiando di scomparire a causa<br />

della standardizzazione e omogeneizzazione delle<br />

specie e varietà coltivate da parte dell’agricoltura<br />

sempre più industriale.<br />

In questo ambito la Regione Toscana ha iniziato<br />

a partire dagli anni novanta una ricerca su tutto<br />

il territorio regionale volta a recuperare quelle<br />

varietà che stavano scomparendo perché le ditte<br />

sementiere non avevano interesse a riprodurre e<br />

che molto spesso erano rimaste relegate negli orti<br />

di famiglia dove produttori appassionati e in grado<br />

di apprezzarle, continuavano a coltivarle e riprodurle<br />

in proprio. Lo scopo della costituzione della<br />

Banca regionale del Germoplasma era proprio la<br />

conservazione di queste varietà; il risultato è il<br />

recupero di circa 600-700 entità orticole fra cui<br />

circa 150-200 tipi di fagioli su tutto il territorio<br />

regionale. In questi ultimi anni alcune di queste<br />

varietà sono state reimmesse sul mercato anche<br />

con un certo successo, grazie all’apprezzamento di<br />

un nuovo tipo di consumatore che si è “ribellato”<br />

all’impoverimento del gusto causato dall’uniformità<br />

di sapori proposti da prodotti standardizzati.<br />

L’opera di recupero anche a scopi commerciali<br />

non si è certamente esaurita, ma sta continuando e<br />

ci possiamo aspettare in futuro la diffusione di<br />

varietà per ora marginali, ma che iniziano già a<br />

essere conosciute e apprezzate.<br />

Un ruolo importante hanno avuto quelle ditte


46 ARSIA<br />

sementiere che hanno saputo cogliere l’importanza<br />

dell’opera dell’Orto Botanico di Lucca e hanno<br />

impostato la loro attività sullo sviluppo delle specie<br />

autoctone.<br />

La Lucchesia ha potuto contare sulla presenza<br />

di una ditta sementiera, la Gargini Sementi, che ha<br />

investito sul recupero e lo sviluppo di entità autoctone;<br />

in effetti in altre zone dove è mancata la presenza<br />

di una ditta sementiera locale molte specie e<br />

varietà sono andate perdute più facilmente.<br />

I risultati ottenuti e ottenibili grazie al circolo<br />

virtuoso creatosi fra produttori accorti, Orto Botanico<br />

e ditta sementiera locale, sono rappresentati<br />

dal recupero del fagiolo Aquila: rintracciato in<br />

alcuni orti di famiglia dalla Banca del Germoplasma,<br />

la ditta Gargini ha provveduto a riprodurlo e<br />

a reimetterlo sul mercato. Se oggi riteniamo che il<br />

fagiolo Aquila rappresenti una varietà potenzialmente<br />

molto interessante per le qualità organolettiche<br />

uniche e la sua forte caratterizzazione, dobbiamo<br />

riconoscere che solo la presenza contemporanea<br />

di queste tre entità, produttori appassionati<br />

che hanno conservato il seme, Orto Botanico di<br />

Lucca e Gargini Sementi, ha consentito il suo<br />

pieno recupero e la possibile ulteriore diffusione.<br />

La Garfagnana, al riguardo, ha potuto e può<br />

invece contare sulla presenza importante del Centro<br />

Vivaistico “La Piana” dove, oltre a svolgersi<br />

un’importante attività di ricerca e selezione, si<br />

potrà sviluppare un’altrettanto importante attività<br />

di riproduzione di specie e varietà autoctone.<br />

È opinione comune che praticamente tutte le<br />

varietà censite possano avere un futuro produttivo<br />

non solo legato all’autoconsumo, ma anche indirizzato<br />

verso il mercato. Senza dubbio la curiosità<br />

crescente verso queste produzioni può fare intuire<br />

sviluppi interessanti, anche se ci vuole tempo per<br />

verificare l’evoluzione del gusto e per ricreare una<br />

cultura dei cibi che anni di omologazione hanno,<br />

comunque, minato.<br />

Un’altra considerazione da fare è che la cosiddetta<br />

cucina regionale viene prevalentemente<br />

apprezzata in trattoria o al ristorante perché i tempi<br />

di preparazione dei piatti e la laboriosità degli stessi<br />

non consentono di consumarli quotidianamente.<br />

Tutte queste premesse dovrebbero portare a<br />

uno sviluppo dei consumi e a una maggiore disponibilità<br />

del consumatore a sostenere i maggiori<br />

costi di questi prodotti quando essi lo meritino.<br />

Le innovazioni volte a una riduzione dei costi<br />

di produzione, come abbiamo visto, sono senza<br />

dubbio di aiuto per lo sviluppo di queste produzioni,<br />

ma un po’ tutti gli intervistati sono concordi<br />

nell’affermare che tali interventi non possono<br />

incidere in modo determinante senza intaccare la<br />

qualità dei prodotti.<br />

In sostanza riteniamo che tutte le varietà possano<br />

avere un futuro in virtù delle loro caratteristiche<br />

organolettiche. Ciò che le contraddistingue è<br />

proprio la notevole caratterizzazione: non è possibile<br />

definire quali siano le più interessanti in assoluto<br />

in quanto ognuna, per le proprie peculiarità,<br />

si differenzia dalle altre non per l’ essere migliore o<br />

peggiore, ma semplicemente diversa. I fagioli preferiti<br />

dai nostri intervistati sono proprio quelli più<br />

caratterizzati anche se, purtroppo, poco diffusi:<br />

l’Aquila o Lupinaro e il Rosso di Lucca nella Piana<br />

di Lucca, il Fico di Gallicano e il Mascherino in<br />

Garfagnana. Ma occorre precisare che tutti i produttori<br />

intervistati hanno ribadito le qualità di tutti<br />

i fagioli censiti senza dimenticare di sottolinearne e<br />

apprezzarne le qualità peculiari.<br />

Un discorso a parte va fatto per dire che in<br />

Garfagnana non sempre è facile reperire terreni<br />

per la coltivazione e , pertanto, vi sono limiti alle<br />

potenzialità produttive piuttosto che a quelle<br />

commerciali. Riteniamo tuttavia che anche in<br />

questa zona sia possibile uno sviluppo della produzione<br />

di fagioli, in particolare di quelle varietà<br />

che riescono a distinguersi in modo deciso dalle<br />

altre, quali il Mascherino e il Fico di Gallicano<br />

oltre, naturalmente, al Giallorino.<br />

Crediamo in sostanza che questi prodotti possano<br />

comunque offrire un’importante occasione<br />

di crescita per le aziende agricole di questo territorio,<br />

benché tali aziende rimangano caratterizzate<br />

dalla compresenza di diversi indirizzi produttivi<br />

anche molto distanti tra loro: allevamento,<br />

forestazione da legno, castanicoltura, apicoltura,<br />

cerealicoltura, orticoltura e agriturismo.


PARTE II<br />

Le caratteristiche dei fagioli della Lucchesia


Caratterizzazione morfologica, agronomica<br />

e prove di campo<br />

Mario Macchia, Marco Baldanzi, Lucia Ceccarini, Mauro Quarta<br />

Premessa<br />

La ricerca di collegamenti storici fra i fagioli<br />

della Lucchesia, l’agricoltura, la cucina, l’economia<br />

locale e, sostanzialmente, la cultura della Lucchesia,<br />

ci ha fornito conferme sull’importante ruolo<br />

svolto da questo legume nell’intero territorio provinciale,<br />

conferme suggellate dal censimento di 17<br />

varietà locali riscontrate con un lavoro che non<br />

può ancora considerarsi definitivo.<br />

Infatti, durante il censimento ci siamo trovati di<br />

fronte a continue sorprese: andando a raccogliere<br />

testimonianze intorno a una varietà di fagiolo si<br />

finiva per scoprire l’esistenza di altre varietà. Ciò in<br />

particolare si è verificato nella Media Valle del Serchio<br />

e in Garfagnana, dove la tipologia del territorio,<br />

che presenta zone separate fra loro da barriere<br />

geografiche, ha fatto emergere la presenza di varietà<br />

diverse in aree molto circoscritte. Alcune di<br />

queste varietà sono state esaminate, altre momentaneamente<br />

non le abbiamo prese in considerazione,<br />

riservandoci di effettuare in seguito le opportune<br />

verifiche sulla loro tipicità e sulla loro origine.<br />

Il censimento ha reso il lavoro intrapreso ancora<br />

più interessante di quanto potessimo immaginare<br />

allorché lo abbiamo affrontato e, come spesso<br />

accade in queste circostanze, ci ha presentato<br />

anche una serie di dubbi e domande alle quali<br />

potremo iniziare a rispondere attuando le successive<br />

fasi del progetto.<br />

Abbiamo iniziato dalla semina in campo delle<br />

varietà censite, con le modalità che in seguito illustreremo<br />

nel dettaglio.<br />

La messa a coltura delle varietà censite ha lo<br />

scopo di analizzare il loro comportamento nell’ambiente<br />

in cui abitualmente vengono coltivate e<br />

con la tecnica solitamente adottata dai produttori<br />

prescelti. In sostanza abbiamo inteso rispettare l’aspetto<br />

tradizionale legato alla coltivazione di que-<br />

ste varietà che è senza dubbio meglio definire<br />

“varietà locali”, secondo la L.R. 64/2004, e pertanto<br />

caratterizzate da una certa variabilità interna.<br />

Gli obiettivi che ci siamo posti in sostanza<br />

sono:<br />

• seguire le piante in tutte le fasi fenologiche,<br />

analizzandone precocità e caratteristiche morfologiche;<br />

• analizzare la tecnica colturale adottata attualmente<br />

e valutare eventuali modifiche da apportarvi<br />

nel rispetto della qualità del prodotto.<br />

Infatti approfondire le caratteristiche agronomiche<br />

e il comportamento delle singole varietà,<br />

nonché le loro esigenze ambientali e colturali,<br />

può consentirci di elaborare una tecnica idonea<br />

a rispettare le pratiche tradizionali aggiornandole,<br />

dove possibile, attraverso l’introduzione<br />

di innovazioni volte a ridurre i costi di produzione<br />

mantenendo intatte le caratteristiche<br />

qualitative e di tradizionalità del prodotto;<br />

• verificare le similitudini fra varietà chiamate con<br />

nomi diversi nelle diverse zone, ma che potrebbero<br />

in realtà essere la stessa varietà (Scritto<br />

della Garfagnana e Scritto di Lucca; Malato e<br />

Giallorino);<br />

• confrontare le varietà locali con alcune iscritte<br />

al Registro nazionale delle varietà di Specie ortive<br />

e indicateci dall’ENSE al fine di escludere l’eventualità<br />

che quelle locali censite siano già<br />

presenti nel Registro stesso.<br />

La conclusione di questa fase del progetto ci ha<br />

consentito di avere una migliore conoscenza dei<br />

fagioli della Lucchesia da un punto di vista agronomico,<br />

di dissipare dubbi sull’esistenza di prodotti<br />

simili e di inquadrare la tecnica di coltivazione<br />

attuata.<br />

Per quanto concerne questo ultimo aspetto, la<br />

sintesi di questo lavoro potrà essere utilizzata per<br />

l’elaborazione dei Disciplinari di produzione.


50 ARSIA<br />

Nella descrizione della tecnica colturale tradizionale<br />

ci siamo limitati a riportare fedelmente quanto<br />

ci veniva raccontato dai testimoni intervistati, riducendo<br />

al minimo il filtro rappresentato dalla nostra<br />

esperienza. Con questa fase entriamo nel merito e<br />

possiamo iniziare una rielaborazione dei dati relativi<br />

al comportamento della pianta e alla tecnica di coltivazione<br />

che ci consentirà di dare una forma sufficientemente<br />

definitiva alle informazioni di seguito<br />

riportate in modo sistematico nelle schede varietali.<br />

Probabilmente il lavoro potrà considerarsi in<br />

continuo aggiornamento perché, trattandosi di<br />

produzioni tipiche o autoctone, esisterà sempre una<br />

certa variabilità; infatti, come già affermato, benché<br />

si continui a usare il termine varietà, siamo in presenza<br />

di “varietà locali”, all’interno delle quali sussistono<br />

sensibili differenze fra le varie specie.<br />

Del resto l’importanza delle produzioni tipiche<br />

sta nella sintesi fra caratteristiche varietali, componente<br />

ambientale ed elementi derivanti dalla tradizione<br />

e dalla cultura del luogo di produzione; solo<br />

quando si verifica la presenza contemporanea dei<br />

tre elementi si può parlare di produzioni tipiche.<br />

Materiali e metodi<br />

Il lavoro di caratterizzazione varietale si è svolto<br />

nel corso di due annate agrarie, 2003-2004 e 2004-<br />

2005. Nel corso della prima annata si è seguito un<br />

protocollo messo a punto dall’ARSIA in collaborazione<br />

con l’Associazione Agricoltori Custodi (sezione<br />

di Lucca) che nella successiva annata è stato perfezionato<br />

grazie alla collaborazione con il Dipartimento<br />

di Agronomia e Gestione dell’Agroecosistema<br />

dell’Università di Pisa. Anche se le linee fondamentali<br />

di tale protocollo sono rimaste sostanzialmente<br />

invariate, le correzioni e gli affinamenti apportati alle<br />

tecniche sperimentali ci hanno permesso, allevando<br />

le piante singolarmente e sufficientemente distanziate,<br />

di evidenziare in maniera più nitida e netta le varie<br />

caratteristiche, somiglianze, diversità e comportamenti<br />

vegetativi delle varietà.<br />

Tutto ciò ci ha permesso di “standardizzare” le<br />

procedure che serviranno come linee guida per la<br />

conservazione del germoplasma di queste varietà<br />

locali presso la Banca regionale del Germoplasma<br />

dell’Orto Botanico di Lucca.<br />

Nel corso del primo anno sono state testate le<br />

17 varietà locali censite confrontandole con 8<br />

varietà commerciali e con altre 3 provenienti dalla<br />

Banca regionale del Germoplasma di Lucca (Malato<br />

San Giuseppe n. 22, l’accessione n. 159 R e il<br />

fagiolo Selezione Tonelli, così chiamato dal nome<br />

del produttore donatore dell’accessione).<br />

Nel corso del secondo anno di sperimentazione,<br />

invece, sono state testate 4 varietà locali, quelle che<br />

non ci avevano fornito una soddisfacente chiarezza<br />

di giudizio nell’annata precedente, mettendole a<br />

confronto fra di loro e con due varietà commerciali.<br />

Le metodologie adottate in entrambe le campagne<br />

verranno di seguito esaminate in maniera<br />

dettagliata.<br />

Campagna agraria 2003-2004<br />

Nel corso del 2004, per la realizzazione delle<br />

prove di campo sono state scelte cinque aziende, di<br />

cui tre situate nella Piana di Lucca e due in Garfagnana;<br />

ogni azienda ha coltivato le varietà che abitualmente<br />

coltiva sui propri terreni e, in un appezzamento<br />

specifico, ha messo a confronto le stesse<br />

con varietà indicateci dall’ENSE. Per quanto concerne<br />

le varietà presenti nei due areali della Lucchesia<br />

e chiamate con nomi diversi pur essendo<br />

apparentemente molto simili (come per esempio il<br />

Malato e il Giallorino), abbiamo deciso di confrontarle<br />

mettendole a coltura entrambe nei due<br />

diversi ambienti.<br />

Abbiamo inoltre aggiunto le seguenti varietà:<br />

• Padulino, che abbiamo scoperto dopo aver terminato<br />

il censimento e che ci incuriosiva per le<br />

apparenti similitudini con il fagiolo Marmino<br />

che ritenevamo scomparso;<br />

• Selezione Tonelli, di cui non eravamo a conoscenza;<br />

• fagiolo 159 R e Malato San Giuseppe n. 22 provenienti<br />

dalla Banca del Germoplasma della<br />

Regione Toscana presso l’Orto Botanico di<br />

Lucca. In particolare il Malato San Giuseppe n.<br />

22 ci è servito per confronto con il Malato già<br />

presente in prova.<br />

Le aziende interessate e le varietà coltivate in ciascuna<br />

di esse sono riportate nelle tabelle successive.<br />

Le aziende hanno effettuato le operazioni colturali<br />

così come le effettuano abitualmente e come<br />

di seguito descritte.<br />

Semina<br />

L’epoca di semina è stata condizionata dall’andamento<br />

stagionale che ha visto una primavera particolarmente<br />

piovosa e caratterizzata dalla presenza<br />

di basse temperature. Come evidenziato dai dati di<br />

seguito riportati (fonte Servizio Agrometeorologico<br />

dell’ARSIA) l’elemento che ha influito maggiormente<br />

sul ritardo delle semine è stata la piovosità.<br />

Generalmente la semina dei fagioli, che viene<br />

effettuata intorno alla metà di aprile nella piana di<br />

Lucca e intorno alla metà di maggio in Garfagna-


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

Azienda agricola ‘Il Vigneron’ di Alvaro Ferrari - Gallicano (LU)<br />

Varietà locale Confronto ENSE Varietà locale di altre zone<br />

Fico di Gallicano<br />

Mascherino<br />

Scritto della Garfagnana *Borlotto L.F. rampicante Scritto di Lucca<br />

Fagiolo Selezione Tonelli *Borlotto L.F. rampicante<br />

Azienda agricola Renzo Del Prete - loc. San Ginese di Compito, Capannori (LU)<br />

Varietà locale Confronto ENSE Varietà locale di altre zone<br />

Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio *Cannellino<br />

*Montalbano<br />

Padulino *Coco bianco<br />

Diecimino *Borlotto L.F. rampicante<br />

Scritto di Lucca *Borlotto nano L.F. Scritto della Garfagnana<br />

Fagiolo 159 R (Banca del Germoplasma)<br />

Azienda agricola Carlo Incrocci - Sant’Alessio, Lucca (LU)<br />

Varietà locale Confronto ENSE Varietà locale di altre zone<br />

Stringa di Lucca *Metro<br />

Stortino di Lucca *Primel<br />

*Sunray<br />

Schiaccione di Pietrsanta *Piattella pisana<br />

Aquila o Lupinaro<br />

Mascherino<br />

Azienda agricola Vittorio Rocchiccioli - loc. Novicchia, Castelnuovo Garfagnana (LU)<br />

Varietà locale Confronto ENSE Varietà locale di altre zone<br />

Fagiola garfagnina *Piattella pisana<br />

Giallorino *Coco bianco Malato o di San Giuseppe<br />

Pievarino *Borlotto L.F. rampicante<br />

Fagiolo Selezione Tonelli *Borlotto L.F. rampicante<br />

Azienda agricola Giovanni Giovannoni - loc. San Ginese di Compito, Capannori (LU)<br />

Varietà locale Confronto ENSE Varietà locale di altre zone<br />

Cappone *Cannellino<br />

*Montalbano<br />

Malato o di San Giuseppe *Coco bianco Giallorino<br />

Rosso di Lucca *Borlotto nano L.F.<br />

51<br />

*Malato San Giuseppe n. 22<br />

N.B. – Nelle tabelle l’asterisco * che precede il nome delle varietà indica le ‘varietà testimone’, usate per il confronto.


52 ARSIA<br />

Tab. 1 - Dati relativi alle condizioni delle prove di campo, raggruppati per azienda<br />

Azienda R. Del Prete Azienda G. Giovannoni Azienda C. Incrocci Azienda A. Ferrari Azienda V. Rocchiccioli<br />

Capannori Capannori Lucca Gallicano Castelnuovo Garfagnana<br />

n. campioni 10 8 9 6 8<br />

Cannell. S. Ginese e S. Alessio Cappone Aquila Fico di Gallicano Fagiola garf.na<br />

*Cannellino *Cannellino Mascherino Mascherino *Piattella pisana<br />

*Montalbano *Montalbano Schiaccione di Pietrasanta Scritto della Garfagnana Giallorino<br />

Campioni Diecimino Giallorino *Piattella pisana Scritto di Lucca Malato<br />

e *testimoni *Borlotto L.F. ramp. Malato Stortino di Lucca Selezione Tonelli *Coco bianco<br />

Scritto della Garfagnana *Coco bianco *Primel *Borlotto L.F. ramp. Pievarino<br />

Scritto di Lucca Rosso di Lucca *Sunray *Borlotto L.F. ramp.<br />

*Borlotto nano L.F. *Borlotto nano L.F. Stringa di Lucca Selezione Tonelli<br />

Padulino *Metro<br />

*Coco bianco<br />

Numero parcelle 18 16 18 12 8<br />

Distanza tra le piante su file 15-20 cm 15-20 cm 15-20 cm 15-20 cm 15-20 cm<br />

Distanza tra le file 50-60 cm 50-60 cm 150 cm 150 cm 50-60 cm<br />

Numero piante per parcella 25 25 25 25 25<br />

Lavorazioni Aratura 30 cm Aratura 30 cm Aratura 30 cm Aratura 30 cm Aratura 30 cm<br />

ed erpicatura ed erpicatura ed erpicatura ed erpicatura ed erpicatura<br />

Data di semina 8 giugno 8 giugno Schiaccione: 21 maggio 20-22 maggio 20 maggio<br />

Aquila: 1 giugno<br />

Data emergenza 13 giugno 13 giugno Schiaccione: 26 maggio Mascherino: 30-31 maggio Fagiola: 31 maggio<br />

Aquila: 10 giugno Fico: 4-5 giugno Tutti gli altri:<br />

28 giugno<br />

Precessione colturale Mais Mais Grano Mais Pascolo<br />

Concimazioni Miscela 12.25.25 Miscela 12.25.25 Concime organo-minerale Letame 200 q.li/ha Letame 300 q.li/ha<br />

(4 q.li/ha) (4 q.li/ha) 12.24,5 (2 q.li/ha) Stallatico<br />

presemina e nitrato in post-emergenza<br />

di potassio (2 q.li/ha)<br />

Trattamenti anticrittogamici — — Ossicloruro di rame — —<br />

Trattamenti insetticidi — — — — —


na, ha subito uno slittamento particolarmente evidente<br />

nelle aziende collocate nella Piana di Lucca;<br />

addirittura l’azienda Incrocci, che aveva proceduto<br />

alla semina intorno alla metà di aprile, ha dovuto<br />

poi ripeterla a fine maggio in quanto le piogge intense<br />

di fine aprile-inizio maggio avevano compromesso<br />

la prima semina in modo irreparabile.<br />

Dati meteorologici relativi<br />

alla provincia di Lucca, aprile 2004<br />

Precipitazioni - Il valore medio della pioggia totale<br />

cumulata è stato 109,5 mm, superiore rispetto<br />

al 2003 (98,8 mm) e superiore al valore<br />

medio storico (107,8 mm). Il giorno più piovoso<br />

è stato il 19 aprile in cui sono caduti 36<br />

mm nella stazione di Bagni di Lucca.<br />

Temperatura - La temperatura media si è attestata<br />

attorno ai 10,8°C, circa uguale a quella del<br />

2003 (10,2°C) e al valore medio storico<br />

(10,4°C). La temperatura massima ha raggiunto<br />

i 15,1°C, circa uguale allo scorso anno<br />

(15°C) e circa uguale al valore medio storico<br />

(15,3°C). La temperatura minima è stata di<br />

6,5°C, circa uguale a quella dell’anno precedente<br />

(5,6°C) e al valore medio storico (6°C).<br />

In particolare, la temperatura più alta è stata di<br />

25,6°C il giorno 9, mentre quella più bassa è<br />

stata -5,6°C il giorno 11. Infine, si è avuta<br />

un’escursione termica media di 8,5°C, con un<br />

massimo di 12,3°C nella stazione di Padule.<br />

Umidità media - L’umidità relativa media è stata<br />

del 77,2%, superiore rispetto al 2003 (69,0%) e<br />

al valore medio storico (75,4%).<br />

Dati meteorologici relativi<br />

alla provincia di Lucca, maggio 2004<br />

Precipitazioni - Il valore medio della pioggia totale<br />

cumulata è stato 132,0 mm, superiore rispetto a<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

53<br />

quello del 2003 (20,3 mm) e al valore medio<br />

storico (67,3 mm). Il giorno più piovoso è stato<br />

il 4, in cui sono caduti 75,0 mm nella stazione di<br />

Passo delle Radici.<br />

Temperatura - La temperatura media si è attestata<br />

attorno ai 13,7°C, inferiore a quella del 2003<br />

(17,6°C) e al valore medio storico (15,9°C).<br />

La temperatura massima ha raggiunto i 18,5°C,<br />

inferiore a quella dell’anno precedente (23,5°C)<br />

e al valore medio storico (21,5°C). La temperatura<br />

minima è stata di 9°C, inferiore a quella del<br />

2003 (12,3°C) e al valore medio storico (11°C).<br />

In particolare, la temperatura più alta è stata di<br />

26,9°C il giorno 9, mentre quella più bassa è<br />

stata -2,6°C il giorno 8. Infine, si è avuta un’escursione<br />

termica media di 9,5°C, con un massimo<br />

di 13,3°C nella stazione di Barga.<br />

Umidità media - L’umidità relativa media è stata del<br />

70,5%, superiore rispetto a quella di 65,8% del<br />

2003 e inferiore al valore medio storico (73,8%).<br />

Fasi successive alla semina<br />

Per quanto riguarda le fasi successive alla semina,<br />

la crescita delle piante è stata accompagnata da un<br />

andamento stagionale abbastanza vicino all’optimum;<br />

infatti non si sono avuti eccessi di temperature<br />

durante la fioritura e l’allegagione, mentre le temperature<br />

calde verificatesi nelle fasi successive hanno<br />

favorito una crescita equilibrata delle piante e una<br />

lenta e graduale essiccazione dei semi (particolarmente<br />

importante per le varietà da prodotto secco).<br />

Soprattutto le varietà rampicanti hanno sensibilmente<br />

prolungato la loro fase di produzione<br />

grazie appunto alle temperature più elevate, rispetto<br />

alle medie storiche, che si sono protratte fino ai<br />

primi giorni di novembre. I dati relativi alle condizioni<br />

delle prove, raggruppati per azienda, sono<br />

esposti nella tab. 1.<br />

Legenda delle tabelle delle prove di campo (tabb. 2-6) e riassuntive (tabb. 8-9)<br />

Pianta, tipo di accrescimento: N = nana IPR = indeterminata parzialm. rampicante SR = semirampicante R = rampicante<br />

Fiore, epoca di fioritura: 1 = molto precoce 3 = precoce 5 = media 7 = tardiva 9 = molto tardiva<br />

Baccello, sezione trasversale: 1 = ellittica 2 = cordiforme 3 = circolare 4 = a otto<br />

Baccello, grado di curvatura: 1 = assente o molto lieve 3 = lieve 5 = medio 7 = forte 9 = molto forte<br />

Baccello, colore di fondo: 1 = giallo 2 = verde 3 = violetto<br />

Stilo, grado di curvatura: 1 = assente o molto lieve 3 = lieve 5 = medio 7 = forte 9 = molto forte<br />

Seme, forma in sezione longitudinale mediana (maturo e secco): 1 = ellittico stretto 2 = ellittico 3 = ellittico largo<br />

4 = ovale stretto 5 = ovale 6 = ovale largo 7 = circolare 8 = reniforme stretto 9 = reniforme<br />

Seme, forma in sezione trasversale: 1 = appiattita 2 = ellittica 3 = tondeggiante<br />

Seme, venature: 3 = lievi 5 = medie 7 = forti<br />

Seme: colore contorno ilo: 1 = stesso colore del seme 2 = differente dal colore del seme<br />

Seme, taglia: peso 100 semi secchi (media di tre pesate).


54 ARSIA<br />

Tab. 2 - Rilievi effettuati nell’Azienda agricola Vittorio Rocchiccioli - Castelnuovo Garfagnana (2004)<br />

Pianta Epoca di Fiore Baccello Stilo Peso N. Seme<br />

tipo di fioritura colore Lungh. Sezione Spess. Grado Colore Filo Lungh. Curv. 100 semi semi per Sez. Sez. Ven. Col.<br />

accrescim. (cm) trasv. (cm) curv. princ. (cm) (g) baccello long. trasv. c. ilo<br />

Media R 6 bianco 13,40 1,0 1,40 4,2 2-1 presente 1,80 2,80 215,70 3,20 3 1 5 1<br />

Dev. st. – – – 1,49 – 0,17 – – – 0,43 – 4,04 0,70 – – – –<br />

CV% – – – 11,11 – 12,26 – – – 24,02 – 1,87 21,75 – – – –<br />

Devianza – – – 42,16 – 0,56 – – – 3,47 – 32,67 9,20 – – – –<br />

Varianza – – – 2,22 – 0,03 – – – 0,18 – 16,33 0,48 – – – –<br />

E.s. – – – 0,33 – 0,04 – – – 0,10 – 0,90 0,16 – – – –<br />

Media N 3 rosa 11,50 1,0 0,91 1,00 2-1 presente 1,70 1,40 47,80 4,10 2-1 2 5-7 2<br />

Dev. st. – – – 0,91 – 0,07 – – – 2,44 – 2,02 0,51 – – – –<br />

CV% – – – 7,85 – 7,89 – – – 140,93 – 4,22 12,60 – – – –<br />

Devianza – – – 16,39 – 0,10 – – – 112,94 – 8,17 4,95 – – – –<br />

Varianza – – – 0,86 – 0,01 – – – 5,94 – 4,08 0,26 – – – –<br />

E.s. – – – 0,20 – 0,02 – – – 0,55 – 0,45 0,11 – – – –<br />

Media N 4 bianco-rosa 15,70 1,0 0,91 2,10 2-1 presente 1,30 1,70 44,30 5,50 2-1 2 5 2<br />

Dev. st. – – – 1,31 – 0,07 – – – 0,31 – 1,15 1,05 – – – –<br />

CV% – – – 8,35 – 7,89 – – – 23,03 – 2,60 19,27 – – – –<br />

Devianza – – – 34,24 – 0,10 – – – 1,78 – 2,67 20,95 – – – –<br />

Varianza – – – 1,80 – 0,01 – – – 0,09 – 1,33 1,10 – – – –<br />

E.s. – – – 0,29 – 0,02 – – – 0,07 – 0,26 0,23 – – – –<br />

Media SR 5 rosa 10,90 1,0 1,09 1,10 2-1 presente 1,90 1,00 54,20 4,70 3-5 3 3 2<br />

Dev. st. – – – 0,81 – 0,06 – – – 0,30 – 1,04 0,88 – – – –<br />

CV% – – – 7,44 – 5,07 – – – 15,83 – 1,92 18,82 – – – –<br />

Devianza – – – 13,19 – 0,06 – – – 1,71 – 2,17 14,55 – – – –<br />

Varianza – – – 0,69 – 0,00 – – – 0,09 – 1,08 0,77 – – – –<br />

E.s. – – – 0,18 – 0,01 – – – 0,07 – 0,23 0,20 – – – –<br />

Media R 6 violetto 15,57 1-3 1,10 1,10 2-1 presente 1,60 2,60 57,33 5,35 3-5 3 3 2<br />

Dev. st. – – – 1,64 – 0,09 – – – 0,32 – 2,08 1,27 – – – –<br />

CV% – – – 13,02 – 8,34 – – – 20,19 – 3,63 23,70 – – – –<br />

Devianza – – – 53,53 – 0,16 – – – 1,97 – 8,67 30,55 – – – –<br />

Varianza – – – 2,82 – 0,01 – – – 0,10 – 4,33 1,61 – – – –<br />

E.s. – – – 0,37 – 0,02 – – – 0,07 – 0,47 0,28 – – – –<br />

Selezione Tonelli Pievarino Malato Giallorino Fagiola garf.na


Rilievi effettuati e risultati<br />

I rilievi sui caratteri descrittivi delle “varietà”<br />

sono stati effettuati utilizzando le schede descrittive<br />

messe a punto dall’ENSE. Tali rilievi sono stati<br />

fatti nelle varie fasi fenologiche esaminando 20<br />

esemplari per ciascuna varietà scelti a caso e i relativi<br />

dati sono stati elaborati estrapolando la media<br />

e la deviazione standard per valutarne l’attendibilità.<br />

Solo nel caso del carattere “taglia del seme” si<br />

è proceduto alla rilevazione del peso dei semi effettuando<br />

tre pesate di 100 semi per ciascun campione.<br />

Per quanto riguarda invece i rilievi effettuati sui<br />

baccelli, va sottolineato che gli stessi sono stati prelevati<br />

rispettivamente dal terzo e dall’ottavo nodo<br />

nelle “varietà” nane e rampicanti.<br />

Bisogna ricordare che tra i caratteri osservati<br />

quelli che più di tutti contraddistinguono le singole<br />

“varietà” sono i seguenti:<br />

• tipo di accrescimento;<br />

• epoca di fioritura e colore dei fiori;<br />

• lunghezza, grado di curvatura e colore di<br />

fondo del baccello;<br />

• forma, colore e venature del seme.<br />

I dati riportati nelle tabb. 2-6 sono raggruppati<br />

in base alle prove realizzate nelle singole aziende.<br />

Azienda agricola Vittorio Rocchiccioli<br />

La tab. 2 riporta i rilievi effettuati nell’Azienda<br />

agricola Vittorio Rocchiccioli in località Novicchia<br />

a Castelnuovo Garfagnana (LU) dove sono stati<br />

messi in coltura:<br />

• la Fagiola garfagnina in confronto con la Piattella<br />

pisana;<br />

• il Giallorino messo a confronto con il Coco<br />

bianco;<br />

• il Malato messo in prova per verificarne le affinità<br />

col Giallorino;<br />

• il Pievarino messo a confronto con il fagiolo<br />

Selezione Tonelli e con il Borlotto Lingua di<br />

fuoco.<br />

Confronto Giallorino - Malato - Coco bianco<br />

Possiamo escludere in modo netto ed evidente<br />

affinità fra le due varietà autoctone, Giallorino e<br />

Malato, e il Coco bianco, in particolar modo per<br />

quanto riguarda il colore del fiore, la presenza di<br />

filo e soprattutto la taglia e la forma del seme (tendente<br />

all’ellittico in Giallorino e Malato e quasi circolare<br />

nel Coco bianco) e il colore del seme (bianco<br />

il Coco bianco e giallo-verdastro gli altri due).<br />

Per quanto riguarda invece le affinità fra le due<br />

varietà autoctone, ma tradizionalmente coltivate in<br />

due areali distinti con nomi diversi, nonostante si<br />

siano evidenziate alcune differenze sensibili, non ce<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

55


56 ARSIA<br />

Tab. 3 - Rilievi effettuati nell’Azienda agricola Alvaro Ferrari - Gallicano (LU)<br />

Pianta Epoca di Fiore Baccello Stilo Peso N. Seme<br />

tipo di fioritura colore Lungh. Sezione Spess. Grado Colore Filo Lungh. Curv. 100 semi semi per Sez. Sez. Ven. Col.<br />

accrescim. (cm) trasv. (cm) curv. princ. (cm) (g) baccello long. trasv. c. ilo<br />

Media R 7 rosa 11,26 1-2 1,01 4,9 2-1 assente 1,26 2,3 54,00 3,20 4 2-3 3 2<br />

Dev. st. – – – 1,60 – 0,09 – – – 0,27 – 1,00 0,70 – – – –<br />

CV% – – – 14,19 – 9,40 – – – 21,70 – 1,85 21,75 – – – –<br />

Devianza – – – 48,47 0,17 – – – 1,41 – 2,00 9,20 – – – –<br />

Varianza – – – 2,55 – 0,01 – – – 0,07 – 1,00 0,48 – – – –<br />

E.s. – – – 0,36 – 0,02 – – – 0,06 – 0,22 0,16 – – – –<br />

Media N 5 rosa 13,92 1 1,02 2,4 2-1 presente 1,73 1,7 53,33 4,85 2 2 5 2<br />

Dev. st. – – – 1,41 – 0,10 – – – 0,48 – 3,06 1,18 – – – –<br />

CV% – – – 10,14 – 10,25 – – – 28,01 – 5,73 24,37 – – – –<br />

Devianza – – – 37,83 – 0,21 – – – 4,46 – 18,67 26,55 – – – –<br />

Varianza – – – 1,99 – 0,01 – – – 0,23 – 9,33 1,40 – – – –<br />

E.s. – – – 0,32 – 0,02 – – – 0,11 – 0,68 0,26 – – – –<br />

Media R 6 rosa 10,78 1-3 1,14 1,7 2-1 assente 1,30 1,2 51,67 3,85 5-6 3 5-7 2<br />

Dev. st. – – – 0,53 – 0,08 – – – 0,37 – 1,53 0,88 – – – –<br />

CV% – – – 4,93 – 7,20 – – – 28,78 – 2,96 22,73 – – – –<br />

Devianza – – – 5,37 – 0,13 – – – 2,66 – 4,67 14,55 – – – –<br />

Varianza – – – 0,28 – 0,01 – – – 0,14 – 2,33 0,77 – – – –<br />

E.s. – – – 0,12 – 0,02 – – – 0,08 – 0,34 0,20 – – – –<br />

Media R 6 bianco 11,65 1 0,89 6,3 2-1 presente 1,21 1,9 58,00 4,10 6-7 3 5 1*<br />

Dev. st. – – – 1,47 – 0,12 – – – 0,24 – 1,73 1,07 – – – –<br />

CV% – – – 12,62 – 13,85 – – – 19,50 – 2,99 26,13 – – – –<br />

Devianza – – – 41,07 – 0,29 – – – 1,06 – 6,00 21,80 – – – –<br />

Varianza – – – 2,16 – 0,02 – – – 0,06 – 3,00 1,15 – – – –<br />

E.s. – – – 0,33 – 0,03 – – – 0,05 – 0,39 0,24 – – – –<br />

Mascherino Scritto Garf.na Scritto di Lucca Fico di Gallicano<br />

* Bianco ed è sempre sulla parte violacea.


la sentiamo di escludere che possano rientrare nella<br />

variabilità interna all’ecotipo. Vale comunque la pena<br />

di evidenziare le differenze riguardo a epoca di<br />

fioritura (Giallorino più precoce del Malato), colore<br />

del fiore, lunghezza del baccello, grado di curvatura<br />

del baccello, forma della sezione trasversale del seme<br />

(lieve differenza) e presenza di venature.<br />

Confronto Pievarino - Selezione Tonelli<br />

- Borlotto Lingua di fuoco<br />

Le differenze emerse, in particolare fra le due<br />

varietà locali, ci appaiono significative: il tipo di<br />

accrescimento della pianta (semirampicante nel Pievarino,<br />

rampicante nel Selezione Tonelli), l’epoca<br />

di fioritura (media per il Pievarino, intermedia quella<br />

del Selezione Tonelli e tardiva quella del Borlotto<br />

Lingua di fuoco); il colore del fiore, violetto<br />

quello del Selezione Tonelli e rosa quello degli altri<br />

due; la lunghezza del baccello, quasi doppia quella<br />

del Borlotto Lingua di fuoco; la sezione trasversale<br />

del baccello diversa nelle tre varietà; il grado di curvatura<br />

del baccello, nettamente più accentuata<br />

quella del Borlotto Lingua di fuoco; il numero<br />

degli ovuli per baccello, sensibilmente più basso<br />

quello del Pievarino rispetto a quello del Selezione<br />

Tonelli, a sua volta più basso di quello del Borlotto<br />

Lingua di fuoco; la taglia del seme, dove quella del<br />

Borlotto Lingua di fuoco è quasi doppia di quella<br />

degli altri due e la forma, nettamente diversa fra le<br />

tre varietà.<br />

Azienda agricola Alvaro Ferrari<br />

La tab. 3 riporta i rilievi effettuati nell’Azienda<br />

agricola di Alvaro Ferrari a Gallicano, dove sono<br />

stati messi in coltura:<br />

• il Fico di Gallicano e il Mascherino senza varietà<br />

di confronto;<br />

• lo Scritto della Garfagnana confrontato col Borlotto<br />

Lingua di fuoco e col Selezione Tonelli;<br />

• lo Scritto di Lucca messo in prova per verificarne<br />

le affinità con lo Scritto della Garfagnana.<br />

Coltivazione Fico di Gallicano - Mascherino<br />

Per quanto riguarda queste due varietà la coltivazione<br />

ha confermato la loro particolarità e, di<br />

conseguenza, l’impossibilità di catalogarle in un<br />

gruppo di varietà simili. In realtà il fagiolo Fico era<br />

stato inserito nel confronto con i fagioli scritti e col<br />

Borlotto Lingua di fuoco, ma le differenze sono<br />

risultate talmente evidenti a partire dal colore del<br />

seme, alla tipologia delle macchie (linee longitudinali),<br />

al numero di ovuli per baccello e all’assenza<br />

di filo (infatti è un biuso e viene consumato anche<br />

a baccello intero con grano marcato), che ritenia-<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

57


58 ARSIA<br />

mo non siano necessari ulteriori approfondimenti<br />

per essere certi della sua unicità.<br />

Confronto Scritto della Garfagnana<br />

- Selezione Tonelli - Borlotto Lingua di fuoco<br />

Il fagiolo Scritto della Garfagnana messo a coltura<br />

ha destato notevoli perplessità poiché è risultato<br />

piuttosto diverso da come ci era stato descritto,<br />

sia per quanto riguarda il portamento, che invece<br />

di semirampicante è risultato nettamente rampicante,<br />

sia per la forma del seme che è apparsa piuttosto<br />

rotondeggiante in sezione trasversale e più<br />

simile a quella di un borlotto.<br />

Le tre varietà hanno mostrato differenze così<br />

sintetizzabili:<br />

• per quanto riguarda la fioritura, lo Scritto della<br />

Garfagnana e il Selezione Tonelli sono apparsi<br />

più precoci del Borlotto Lingua di fuoco;<br />

• rispetto al colore del fiore, il Selezione Tonelli<br />

(violetto) ha mostrato differenze sostanziali dagli<br />

altri due;<br />

• la lunghezza del baccello dello Scritto della<br />

Garfagnana e del Selezione Tonelli è risultata<br />

inferiore rispettivamente del 31 e del 20% rispetto<br />

a quella del Borlotto Lingua di fuoco;<br />

• il grado di curvatura del baccello dello Scritto<br />

della Garfagnana e del Selezione Tonelli è risultato<br />

minore di quello del Borlotto;<br />

• la taglia del seme delle due varietà locali è nettamente<br />

inferiore rispetto a quella del Borlotto;<br />

• infine la forma del seme è diversa per tutti e tre<br />

i soggetti.<br />

Si può concludere che le tre varietà hanno mostrato<br />

differenze significative; in particolare appare<br />

evidente la diversità tra le due varietà locali benché<br />

condividano lo stesso areale di coltivazione.<br />

Confronto Scritto della Garfagnana<br />

- Scritto di Lucca<br />

Questo confronto è stato compiuto per verificare<br />

se lo Scritto della Garfagnana e lo Scritto di<br />

Lucca fossero, in realtà, la stessa varietà coltivata in<br />

due areali diversi. La descrizione fatta dagli intervistati<br />

faceva supporre che le due denominazioni<br />

coincidessero con un’unica varietà. La prova, al<br />

contrario, ha messo in evidenza differenze sostanziali<br />

e indiscutibili, a iniziare dal portamento della<br />

pianta (nano nello Scritto di Lucca e decisamente<br />

rampicante nello Scritto della Garfagnana), per<br />

passare al colore del fiore, alla forma e al colore del<br />

seme. Possiamo quindi affermare con assoluta certezza<br />

che le due varietà sono completamente diverse,<br />

a meno che ulteriori indagini sullo Scritto della<br />

Garfagnana non portino alla luce un nuovo soggetto<br />

e questo possa rimettere tutto in discussione.<br />

Azienda agricola Renzo Del Prete<br />

La tab. 4 riporta i rilievi effettuati nell’Azienda<br />

Renzo Del Prete di San Ginese di Compito - Capannori<br />

(LU) dove sono stati messi in coltura:<br />

• il Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio messo<br />

a confronto con il Cannellino (precoce) e con il<br />

Montalbano;<br />

• il Padulino, inserito in prova perché sospettato<br />

di corrispondere al Marmino (censito ma non<br />

ritrovato), date le affinità fra la descrizione fornita<br />

dai testimoni intervistati e questa varietà<br />

reperita in un orto di famiglia nella stessa zona<br />

dove veniva coltivato il Marmino. Il Padulino è<br />

stato confrontato con il Coco bianco;<br />

• il Diecimino, messo a confronto con il Borlotto<br />

Lingua di fuoco;<br />

• lo Scritto di Lucca, confrontato col Borlotto<br />

Lingua di fuoco;<br />

• lo Scritto della Garfagnana, messo in prova per<br />

verificarne le affinità con lo Scritto di Lucca;<br />

• il Fagiolo 159/R fornito dalla Banca regionale<br />

del Germoplasma che, però, non essendo germinato<br />

non ha dato esiti.<br />

Confronto Cannellino di San Ginese<br />

e Sant’Alessio - Cannellino precoce - Montalbano<br />

Il Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio ha dato<br />

risultati nettamente diversi dai testimoni, soprattutto<br />

per quanto concerne la precocità, essendo nettamente<br />

più precoce in fioritura. Inoltre è caratterizzato<br />

da baccello più corto rispetto al Montalbano<br />

e più curvato rispetto a entrambi i testimoni. Il<br />

seme, infine, è risultato di dimensioni nettamente<br />

inferiori rispetto agli altri due Cannellini, più grossi<br />

di circa il 50%. Si possono pertanto escludere parentele<br />

prossime con questi due testimoni.<br />

Confronto Padulino - Coco bianco<br />

Anche queste due varietà sono risultate nettamente<br />

diverse l’una dall’altra e, nel dettaglio, gli<br />

aspetti più evidenti sono rappresentati da: precocità<br />

di fioritura (il Padulino è meno precoce); curvatura<br />

del baccello (quella del Padulino è doppia);<br />

filo, presente nel Padulino e assente nel Coco bianco);<br />

numero di ovuli (40-50% in più nel Padulino);<br />

taglia degli ovuli (circa 50% maggiore quella del<br />

Coco bianco). Sono inoltre risultati diversi forma e<br />

venature del seme.<br />

Confronto Diecimino - Borlotto Lingua di fuoco<br />

Nel confronto fra queste due varietà gli aspetti<br />

essenziali che mostrano inequivocabilmente che si<br />

tratta di varietà diverse sono rappresentati da: l’epoca<br />

di fioritura (Diecimino più tardivo); il diverso<br />

colore del fiore; il baccello, molto più lungo nel


Diecimino, meno curvo e con numero di ovuli<br />

decisamente superiore; la taglia del seme, più grossa<br />

del 5o% circa nel Borlotto Lingua di fuoco e, infine<br />

la forma e il colore del seme, nettamente diversi.<br />

Del resto il Diecimino assomiglia piuttosto al<br />

Rosso di Lucca, dal quale però si differenzia soprattutto<br />

per il portamento (nano nel Rosso di<br />

Lucca e rampicante nel Diecimino) e per la lunghezza<br />

del baccello (maggiore quella del Diecimino):<br />

entrambi però sono caratterizzati da una colorazione<br />

del seme molto particolare (rosso intenso<br />

con screziature rosso granata) che li accomuna.<br />

Confronto Scritto di Lucca<br />

- Borlotto Lingua di fuoco<br />

Anche in questo caso ci sembra che sussistano<br />

riscontri certi della differenza fra queste due varietà,<br />

a iniziare dalla fioritura (più precoce il Borlotto Lingua<br />

di fuoco), al colore dei fiori, nettamente diverso<br />

tra le due varietà. Il baccello, di lunghezza simile, è<br />

però diverso per quanto riguarda la sezione trasversale<br />

e la curvatura, più accentuata nel Borlotto Lingua<br />

di fuoco. Le differenze maggiori si riscontrano<br />

nel seme sia per la taglia (il Borlotto Lingua di fuoco<br />

è del 50% più grande), sia per la forma (ellittica<br />

quella dello Scritto di Lucca, ovale-tondeggiante<br />

quella del Borlotto Lingua di fuoco), sia per lo<br />

spessore delle venature, molto più marcate nello<br />

Scritto di Lucca.<br />

Confronto Scritto di Lucca<br />

- Scritto della Garfagnana<br />

Le differenze fra le due varietà confermano quanto<br />

rilevato durante le prove condotte nell’Azienda<br />

agricola Alvaro Ferrari. Le due varietà hanno mostrato<br />

caratteristiche significativamente diverse a iniziare<br />

dal portamento (nano nello Scritto di Lucca, rampicante<br />

nell’altro), per proseguire con la precocità di<br />

fioritura, il colore del fiore, la lunghezza del baccello<br />

per arrivare, infine, alla forma del seme. Si può pertanto<br />

escludere che si tratti di denominazioni diverse<br />

della stessa varietà coltivata in areali distinti.<br />

Azienda agricola Giovanni Giovannoni<br />

La tab. 5 riporta i rilievi effettuati nell’Azienda<br />

agricola Giovanni Giovannoni di San Ginese di<br />

Compito dove sono stati messi in coltura:<br />

• il Cappone, messo a confronto con il Cannellino<br />

(precoce) e con il Montalbano;<br />

• il Malato, confrontato col Coco bianco;<br />

• il Malato, messo in prova per verificarne le affinità<br />

col Giallorino e col Malato San Giuseppe<br />

n. 22 (messo a disposizione dalla Banca regionale<br />

del Germoplasma);<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

59


60 ARSIA<br />

Tab. 4 - Rilievi effettuati nell’Azienda agricola Renzo Del Prete - Capannori (LU)<br />

Pianta Epoca di Fiore Baccello Stilo Peso N. Seme<br />

tipo di fioritura colore Lungh. Sezione Spess. Grado Colore Filo Lungh. Curv. 100 semi semi per Sez. Sez. Ven. Col.<br />

accrescim. (cm) trasv. (cm) curv. princ. (cm) (g) baccello long. trasv. c. ilo<br />

Media N 2 bianco 13,01 1 0,90 4,3 2-1 presente 1,77 1,3 33,00 4,95 2 2 5-7 1<br />

Dev. st. – – – 1,25 – 0,04 – – – 0,21 – 2,65 1,10 – – – –<br />

CV% – – – 9,60 – 4,40 – – – 11,81 – 8,02 22,20 – – – –<br />

Devianza – – – 29,66 0,03 – – – 0,83 – 14,00 22,95 – – – –<br />

Varianza – – – 1,56 – 0,00 – – – 0,04 – 7,00 1,21 – – – –<br />

E.s. – – – 0,28 – 0,01 – – – 0,05 – 0,59 0,25 – – – –<br />

Media R 7 rosa 16,58 1-2 0,99 1,5 2-1 presente 1,83 1,8 30,67 5,85 2-9 2 3 2<br />

Dev. st. – – – 1,95 – 0,06 – – – 0,35 – 1,15 1,46 – – – –<br />

CV% – – – 11,78 – 6,47 – – – 19,35 – 3,77 24,97 – – – –<br />

Devianza – – – 72,51 – 0,08 – – – 2,38 – 2,67 40,55 – – – –<br />

Varianza – – – 3,82 – 0,00 – – – 0,13 – 1,33 2,13 – – – –<br />

E.s. – – – 0,44 – 0,01 – – – 0,08 – 0,26 0,33 – – – –<br />

Media N 5 rosa 13,76 1 0,96 2,5 2-1 presente 1,94 1,1 35,33 4,70 2 2 5 2<br />

Dev. st. – – – 0,91 – 0,06 – – – 0,39 – 1,53 0,66 – – – –<br />

CV% – – – 6,62 – 6,33 – – – 19,96 – 4,32 13,98 – – – –<br />

Devianza – – – 15,75 – 0,07 – – – 2,85 – 4,67 8,20 – – – –<br />

Varianza – – – 0,83 – 0,00 – – – 0,15 – 2,33 0,43 – – – –<br />

E.s. – – – 0,20 – 0,01 – – – 0,09 – 0,34 0,15 – – – –<br />

Media R 6 rosa 9,33 1-3 1,03 3,0 2-1 assente 1,20 1,4 42,83 3,85 5 3 3 2<br />

Dev. st. – – – 0,42 – 0,06 – – – 0,24 – 1,04 0,88 – – – –<br />

CV% – – – 4,49 – 5,55 – – – 19,68 – 2,43 22,73 – – – –<br />

Devianza – – – 3,34 – 0,06 – – – 1,06 – 2,17 14,55 – – – –<br />

Varianza – – – 0,18 – 0,00 – – – 0,06 – 1,08 0,77 – – – –<br />

E.s. – – – 0,09 – 0,01 – – – 0,05 – 0,23 0,20 – – – –<br />

Media IPR 5 bianco 10,77 1 0,85 3,2 2-1 presente 1,08 3,0 26,33 5,75 3-4 2–1 3 1<br />

Dev. st. – – – 0,88 – 0,08 – – – 0,21 – 1,15 1,07 – – – –<br />

CV% – – – 8,16 – 8,98 – – – 19,14 – 4,38 18,61 – – – –<br />

Devianza – – – 14,68 – 0,11 – – – 0,81 – 2,67 21,75 – – – –<br />

Varianza – – – 0,77 – 0,01 – – – 0,04 – 1,33 1,14 – – – –<br />

E.s. – – – 0,20 – 0,02 – – – 0,05 – 0,26 0,24 – – – –<br />

Padulino Scritto Garf.na Scritto di Lucca Diecimino Cann. S.Gin.-S.Alessio


Tab. 5 - Rilievi effettuati nell’Azienda agricola Giovanni Giovannoni - Capannori (LU)<br />

Pianta Epoca di Fiore Baccello Stilo Peso N. Seme<br />

tipo di fioritura colore Lungh. Sezione Spess. Grado Colore Filo Lungh. Curv. 100 semi semi per Sez. Sez. Ven. Col.<br />

accrescim. (cm) trasv. (cm) curv. princ. (cm) (g) baccello long. trasv. c. ilo<br />

Media N 5 bianco 13,77 1 0,99 3,0 2-1 presente 1,66 1,3 33,67 5,05 9 1 5-7 1<br />

Dev. st. – – – 1,72 – 0,07 – – – 0,27 – 3,51 1,10 – – – –<br />

CV% – – – 12,52 – 6,81 – – – 16,28 – 10,43 21,76 – – – –<br />

Devianza – – – 56,44 0,09 – – – 1,39 – 24,67 22,95 – – – –<br />

Varianza – – – 2,97 – 0,00 – – – 0,07 – 12,33 1,21 – – – –<br />

E.s. – – – 0,39 – 0,02 – – – 0,06 – 0,79 0,25 – – – –<br />

Media N 3 rosa 11,24 1 0,98 1,1 2-1 presente 1,78 2,2 34,67 4,00 2-1 2 5 2<br />

Dev. st. – – – 0,62 – 0,06 – – – 0,28 – 1,53 0,79 – – – –<br />

CV% – – – 5,53 – 6,55 – – – 15,71 – 4,41 19,87 – – – –<br />

Devianza – – – 7,33 – 0,08 – – – 1,48 – 4,67 12,00 – – – –<br />

Varianza – – – 0,39 – 0,00 – – – 0,08 – 2,33 0,63 – – – –<br />

E.s. – – – 0,14 – 0,01 – – – 0,06 – 0,34 0,18 – – – –<br />

Media N 4 rosa 15,25 1 0,97 1,7 2-1 presente 1,80 1,9 35,33 4,75 2-1 2 3 2<br />

Dev. st. – – – 1,51 – 0,09 – – – 0,42 – 2,31 0,79 – – – –<br />

CV% – – – 9,90 – 9,07 – – – 23,22 – 6,54 16,56 – – – –<br />

Devianza – – – 43,25 – 0,15 – – – 3,32 – 10,67 11,75 – – – –<br />

Varianza – – – 2,28 – 0,01 – – – 0,17 – 5,33 0,62 – – – –<br />

E.s. – – – 0,34 – 0,02 – – – 0,09 – 0,52 0,18 – – – –<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

Media N 4 rosa 15,85 1-2 0,96 2,6 2-1 presente 1,77 1,9 34,00 4,40 2-1 2 3-5 2<br />

Dev. st. – – – 1,65 – 0,07 – – – 0,38 – 1,00 1,05 – – – –<br />

CV% – – – 10,39 – 7,09 – – – 21,38 – 2,94 23,78 – – – –<br />

Devianza – – – 51,57 – 0,09 – – – 2,72 – 2,00 20,80 – – – –<br />

Varianza – – – 2,71 – 0,00 – – – 0,14 – 1,00 1,09 – – – –<br />

E.s. – – – 0,37 – 0,02 – – – 0,08 – 0,22 0,23 – – – –<br />

Media N 5 rosa 13,11 1 0,98 2,4 2-1 presente 1,63 1,5 43,00 4,90 2-1 2 3 2<br />

Dev. st. – – – 1,00 – 0,10 – – – 0,28 – 1,00 0,85 – – – –<br />

CV% – – – 7,62 – 10,46 – – – 17,48 – 2,33 17,39 – – – –<br />

Devianza – – – 18,93 – 0,20 – – – 1,54 – 2,00 13,80 – – – –<br />

Varianza – – – 1,00 – 0,01 – – – 0,08 – 1,00 0,73 – – – –<br />

E.s. – – – 0,22 – 0,02 – – – 0,06 – 0,22 0,19 – – – –<br />

Rosso di Lucca Malato S.Giuseppe Malato Giallorino Cappone<br />

61


62 ARSIA<br />

• il Rosso di Lucca, messo a confronto con il Borlotto<br />

Lingua di fuoco.<br />

Confronto Cappone - Cannellino - Montalbano<br />

Le differenze fra il Cappone e i due testimoni si<br />

manifestano in modo evidente nei semi, di taglia<br />

decisamente più piccola quelli del Cappone (i semi<br />

del Cannellino e del Montalbano sono circa il 40-<br />

50% più grandi), nella forma, significativamente<br />

diversa (reniforme il Cappone, ellittici gli altri) e<br />

nella sezione trasversale, appiattita nel Cappone ed<br />

ellittica negli altri. Il Cappone è una varietà a forte<br />

rischio di estinzione; siamo riusciti a reperire pochissimi<br />

semi che hanno avuto notevoli problemi di germinazione,<br />

tanto che è giunto a fine ciclo soltanto<br />

circa il 30% delle piante. La varietà, molto simile al<br />

Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio, si differenzia<br />

da questo per la scalarità di maturazione e per il<br />

fatto di essere più tardivo, motivi che hanno determinato<br />

il quasi totale abbandono della coltivazione<br />

in favore di quella del Cannellino di San Ginese.<br />

Confronto Malato - Coco bianco<br />

Sono emerse differenze piuttosto evidenti e<br />

così sintetizzabili: il colore del fiore è diverso, nel<br />

Malato il baccello è più lungo di circa il 50%, la<br />

sezione trasversale è nettamente diversa ed è presente<br />

il filo, assente nel Coco bianco; il seme del<br />

Malato in sezione longitudinale è reniforme-ellittico,<br />

quello del Coco bianco è ovale, mentre le sezioni<br />

trasversali si presentano rispettivamente ellittica<br />

e tondeggiante; infine il colore del seme, ovviamente<br />

bianco quello del Coco bianco e gialloverdastro<br />

quello del Malato.<br />

Non ci sembra pertanto che possano sussistere<br />

dubbi sulla diversità delle due varietà.<br />

Confronto Malato - Giallorino<br />

- Malato San Giuseppe n. 22<br />

Il confronto ha mostrato, come era prevedibile,<br />

l’assenza di differenze significative fra il Malato e il<br />

Malato San Giuseppe n. 22 conservato presso la<br />

Banca del Germoplasma in quanto si tratta della<br />

stessa varietà. Rispetto al Giallorino, invece, sono<br />

emerse alcune differenze che tuttavia non riescono<br />

a fugare il dubbio che si tratti di un’unica varietà.<br />

Le più rimarchevoli sono le seguenti: epoca di fioritura<br />

più precoce nel Giallorino, baccello del<br />

Malato più lungo, sezione trasversale del seme leggermente<br />

più schiacciata nel Malato e venature più<br />

marcate nel Giallorino. I risultati coincidono con<br />

quanto emerso nell’altra azienda. Tali differenze,<br />

però, non sono sufficientemente nette, tanto che<br />

potremmo considerarle come normali difformità


esistenti all’interno dello stesso ecotipo. Sarebbero<br />

pertanto opportune ulteriori verifiche.<br />

Confronto Rosso di Lucca<br />

- Borlotto Lingua di fuoco<br />

Le differenze fra queste due varietà non lasciano<br />

dubbi sulla loro diversità: l’epoca di fioritura è<br />

più precoce nel Borlotto Lingua di fuoco; il baccello<br />

mostra differenze riguardo alla curvatura<br />

(maggiore nel Borlotto Lingua di fuoco) e alla presenza<br />

del filo (assente nel Borlotto Lingua di<br />

fuoco). Le differenze maggiori e più significative<br />

sono nel seme, dalla taglia (il Borlotto Lingua di<br />

fuoco è nettamente più grosso), alla forma (ellittico<br />

il Rosso di Lucca e ovale il Borlotto Lingua di<br />

fuoco), alla sezione trasversale (ellittica quella del<br />

Rosso di Lucca e tondeggiante quella del Borlotto<br />

Lingua di fuoco), per finire al colore (rosso intenso<br />

con striature granata nel Rosso di Lucca, camoscio<br />

con striature vinaccia nel Borlotto Lingua di<br />

fuoco). Come già detto riguardo al Decimino,<br />

anche la colorazione del seme del Rosso di Lucca<br />

sembra particolarmente caratterizzata e non<br />

riscontrabile in altre varietà. Il Diecimino e il<br />

Rosso di Lucca, peraltro, sono nettamente diversi<br />

tra di loro a iniziare dal portamento della pianta<br />

(nano nel Rosso di Lucca e rampicante nel Diecimino)<br />

per finire alla dimensione del baccello<br />

(molto più lungo quello del Diecimino) tanto da<br />

escludere a priori la parentela fra le due varietà<br />

autoctone.<br />

Azienda agricola Carlo Incrocci<br />

La tab. 6 riporta i rilievi effettuati nell’Azienda<br />

agricola Incrocci situata a Sant’Alessio nel Comune<br />

di Lucca (LU) dove sono stati messi in coltura:<br />

• lo Stringa di Lucca messo a confronto con il<br />

fagiolo Metro;<br />

• lo Stortino di Lucca confrontato col Sunray e<br />

col Primel;<br />

• lo Schiaccione di Pietrasanta messo a confronto<br />

con la Piattella pisana;<br />

• l’Aquila o Lupinaro e il Mascherino messi in<br />

coltura senza confronti per la mancanza di<br />

varietà confrontabili.<br />

Confronto Stringa di Lucca - fagiolo Metro<br />

Il confronto ha messo in evidenza differenze<br />

nulle riguardo al fiore, minime riguardo al baccello<br />

(curvatura leggermente più accentuata nello Stringa<br />

e colore leggermente più scuro della Stringa) e<br />

un po’ più evidenti riguardo al seme. Lo Stringa ha<br />

taglia più ridotta, ma l’aspetto determinante per<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

63


64 ARSIA<br />

Tab. 6 - Rilievi effettuati nell’Azienda agricola Carlo Incrocci - Lucca<br />

Pianta Epoca di Fiore Baccello Stilo Peso N. Seme<br />

tipo di fioritura colore Lungh. Sezione Spess. Grado Colore Filo Lungh. Curv. 100 semi semi per Sez. Sez. Ven. Col.<br />

accrescim. (cm) trasv. (cm) curv. princ. (cm) (g) baccello long. trasv. c. ilo<br />

Media R 6 violetto 35,74 3 0,40 3,0 2 assente n.d. n.d. 16,67 20 9 1-2 3 2<br />

Dev. st. – – – 2,67 – – – – – – – 1,15 – – – – –<br />

CV% – – – 7,48 – – – – – – – 6,93 – – – – –<br />

Devianza – – – 135,61 – – – – – – – 2,67 – – – – –<br />

Varianza – – – 7,14 – – – – – – – 1,33 – – – – –<br />

E.s. – – – 0,60 – – – – – – – 0,26 – – – – –<br />

Media R 5 violetto 13,19 1 0,82 9 1 assente 1,14 1,5 44,67 4,65 5-6 2 3 2<br />

Dev. st. – – – 1,67 – 0,07 – – – 0,28 – 3,06 1,09 – – – –<br />

CV% – – – 12,68 – 8,49 – – – 24,67 – 6,84 23,43 – – – –<br />

Devianza – – – 53,16 – 0,09 – – – 1,49 – 18,67 22,55 – – – –<br />

Varianza – – – 2,80 – 0,00 – – – 0,08 – 9,33 1,19 – – – –<br />

E.s. – – – 0,37 – 0,02 – – – 0,06 – 0,68 0,24 – – – –<br />

Media R 6 bianco 15,12 1 1,00 4,8 2-1 presente 1,49 1,5 49,67 4,30 3 1 5 1<br />

Dev. st. – – – 1,70 – 0,09 – – – 0,42 – 2,08 0,98 – – – –<br />

CV% – – – 11,22 – 9,18 – – – 28,52 – 4,19 22,76 – – – –<br />

Devianza – – – 54,65 – 0,16 – – – 3,26 – 8,67 18,20 – – – –<br />

Varianza – – – 2,88 – 0,01 – – – 0,17 – 4,33 0,96 – – – –<br />

E.s. – – – 0,38 – 0,02 – – – 0,10 – 0,47 0,22 – – – –<br />

Media R 6 bianco 10,40 1 0,93 1,4 2 assente 0,84 1,3 42,67 5,30 6-7 3 5-3 1<br />

Dev. st. – – – 0,95 – 0,06 – – – 0,15 – 2,31 0,98 – – – –<br />

CV% – – – 9,12 – 6,90 – – – 18,32 – 5,41 18,47 – – – –<br />

Devianza – – – 17,09 – 0,08 – – – 0,43 – 10,67 18,20 – – – –<br />

Varianza – – – 0,90 – 0,00 – – – 0,02 – 5,33 0,96 – – – –<br />

E.s. – – – 0,21 – 0,01 – – – 0,03 – 0,52 0,22 – – – –<br />

Media R 6 bianco 11,6 1 0,98 6,2 2 presente 1,09 1,9 42,67 4,30 6 3 5-3 1<br />

Dev. st. – – – 1,25 – 0,25 – – – 0,30 – 3,06 0,98 – – – –<br />

CV% – – – 10,83 – 25,92 – – – 28,01 – 7,16 22,76 – – – –<br />

Devianza – – – 29,92 – 1,21 – – – 1,85 – 18,67 18,20 – – – –<br />

Varianza – – – 1,57 – 0,06 – – – 0,10 – 9,33 0,96 – – – –<br />

E.s. – – – 0,28 – 0,06 – – – 0,07 – 0,68 0,22 – – – –<br />

Mascherino Aquila Schiaccione Stortino Stringa


definire la differenza fra le due varietà sembra il<br />

colore: lo Stringa ha un caratteristico colore tendente<br />

al rosa e che definiremmo “camoscio-rosso”<br />

con venature più lievi, mentre il Metro è più scuro<br />

(colore camoscio-marrone) con venature più marcate.<br />

Del resto già dai dati reperiti durante il censimento<br />

delle varietà autoctone avevamo messo in<br />

evidenza la particolarità della colorazione rosata del<br />

seme dello Stringa di Lucca rispetto agli altri fagioli<br />

serpenti con seme molto più scuro.<br />

Confronto Stortino di Lucca- Sunray - Primel<br />

Questo confronto in realtà è parso subito superfluo<br />

quando abbiamo visto la differenza tra il<br />

seme dello Stortino e le foto dei fagioli sulle confezioni<br />

dei testimoni. La prova ha infatti messo in evidenza<br />

che le differenze sono tutte particolarmente<br />

significative: il portamento della piante è diverso<br />

(rampicante nello Stortino, nano negli altri due);<br />

l’epoca di fioritura è più tardiva nello Stortino; il<br />

colore dei fiori è violetto nello Stortino, bianco in<br />

Primel e Sunray; il baccello è differente sia per<br />

quanto riguarda la sezione trasversale (ellittica<br />

quella dello Stortino e circolare quella degli altri),<br />

sia per la curvatura, più accentuata nello Stortino,<br />

sia per il colore (giallo lo Stortino, verdi gli altri<br />

due); il seme, di forma ovale quello dello Stortino,<br />

tendente all’ellittico quello degli altri due; e soprattutto<br />

il colore, tipicamente nero quello dello Stortino,<br />

tendente al marrone quello degli altri due.<br />

Pur non essendo quest’ultimo carattere risultato<br />

determinante, ci sembra importante ricordare<br />

che avevamo già evidenziato come il colore nero<br />

sia una peculiarità tipica dello Stortino di Lucca. A<br />

questo proposito è importante ricordare che la<br />

varietà Stortino di Lucca era iscritta fin dal 1977<br />

nel Registro nazionale italiano delle varietà di Specie<br />

ortive con i seguenti tre sinonimi: Anellino<br />

giallo a grano marmorizzato grigio, Gancetto giallo,<br />

Anellino burro. Tale iscrizione è perdurata fino<br />

all’aggiornamento del Registro nel 1999, mentre<br />

nell’aggiornamento immediatamente successivo risalente<br />

al 2002 la varietà non compariva più perché<br />

era stata cancellata.<br />

Confronto Schiaccione di Pietrasanta<br />

- Piattella pisana<br />

In questo caso si confrontano due varietà autoctone<br />

localizzate in territori diversi (Versilia e Pian di<br />

Pisa), ma che condividono una comune area commerciale.<br />

Dobbiamo peraltro osservare come nel<br />

lavoro effettuato dall’Università degli Studi di Pisa<br />

sulla selezione e caratterizzazione della Piattella<br />

pisana, le due varietà (i piattelli pisani in realtà non<br />

sono una varietà, ma un coacervo di genotipi diver-<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

65<br />

si) sono già state messe a confronto e hanno mostrato<br />

alcune differenze. Lo Schiaccione di Pietrasanta<br />

risulta un forte rampicante, mentre la Piattella pisana<br />

è un debole rampicante, e ciò può dipendere dall’adattamento<br />

genetico al diverso modo di allevamento,<br />

con sostegni e irriguo in Versilia, a terra e in<br />

asciutta nel Pian di Pisa. Possiamo dire di aver raggiunto<br />

lo stesso risultato e le differenze, non troppo<br />

marcate, sono soprattutto a carico di lunghezza e<br />

forma del baccello (più lungo e più dritto quello<br />

dello Schiaccione) e del seme, reniforme quello<br />

della Piattella, con sezione trasversale più compressa<br />

quello dello Schiaccione di Pietrasanta e dimensioni<br />

mediamente minori quello della Piattella pisana.<br />

Confronto Aquila o Lupinaro - Mascherino<br />

Sono due varietà molto caratterizzate, discretamente<br />

produttive. L’Aquila ha mostrato più similitudini<br />

col Fico di Gallicano (che però ha un seme<br />

nettamente diverso) come portamento della pianta,<br />

forma del baccello e per il fatto di avere i baccelli<br />

raggruppati quasi a grappolo come i lupini (da<br />

qui il nome Lupinaro). Lo stesso uso in cucina<br />

(entrambi sono biuso) li rende simili. Per concludere<br />

è interessante osservare che l’Aquila è una<br />

varietà molto sensibile alle alte temperature e ad<br />

alcuni parassiti quale, in particolare, il ragnetto<br />

rosso: questa caratteristica lo ha reso ad alto rischio<br />

di estinzione.<br />

Conclusioni<br />

Le prove effettuate hanno costituito un importante<br />

passo avanti nella conoscenza delle varietà<br />

autoctone dei fagioli della Lucchesia. Non possono<br />

considerarsi conclusive, nel senso che non sono riuscite<br />

a sciogliere tutti i dubbi maturati durante la<br />

fase di censimento; anzi, in alcuni casi, hanno accresciuto<br />

dubbi e interesse per spingerci ad approfondire<br />

l’indagine. Del resto, quando si parla di prodotti<br />

autoctoni come i fagioli che hanno una enorme<br />

variabilità, è particolarmente difficile arrivare ad<br />

avere certezze soprattutto quando le differenze somatiche<br />

fra alcune varietà sono solo sfumature;<br />

senza dubbio, in questi casi dovremmo approfondire<br />

la ricerca indagando sulla genetica delle varietà.<br />

Non possiamo escludere l’esistenza in altre<br />

zone anche di varietà fortemente caratterizzate<br />

senza che vengano meno i presupposti perché possano<br />

comunque essere considerate varietà locali<br />

tradizionali; l’unicità, giova ripeterlo, sta non solo<br />

nelle caratteristiche varietali, ma è altresì legata al<br />

territorio, inteso come insieme di caratteristiche<br />

ambientali (pedologiche e climatiche) e culturali.<br />

Il lavoro sin qui svolto ha permesso di distingue-


66 ARSIA<br />

re almeno due gruppi fra i fagioli della Lucchesia:<br />

• varietà fortemente caratterizzate, quali Aquila o<br />

Lupinaro, Fico di Gallicano, Mascherino,<br />

Rosso di Lucca, Schiaccione di Pietrasanta,<br />

Diecimino e Stortino di Lucca;<br />

• varietà scarsamente caratterizzate quali Cannellino<br />

di San Ginese e Sant’Alessio, Cappone,<br />

Malato, Giallorino, Padulino, Scritto di Lucca,<br />

Scritto della Garfagnana, Pievarino, Selezione<br />

Tonelli, Fagiola garfagnina, Stringa di Lucca.<br />

Per quanto riguarda il primo gruppo, non ci<br />

sono dubbi sulla tipicità, data la loro forte caratterizzazione,<br />

fatte salve le considerazioni precedenti;<br />

per quanto riguarda il secondo gruppo, riteniamo di<br />

dover effettuare ulteriori distinzioni in quanto, per<br />

alcune varietà, le prove di campo hanno messo in<br />

evidenza peculiarità tali da poterle comunque annoverare<br />

fra le produzioni locali, mentre in alcuni casi<br />

sporadici, riteniamo necessario effettuare ulteriori<br />

ricerche. Ci pare importante soffermarci brevemente<br />

sui casi che hanno bisogno di ulteriori verifiche:<br />

• Fagiola garfagnina: nella prova di campo è stata<br />

messa a confronto con la Piattella pisana con la<br />

quale non ha mostrato di alcuna affinità. Sarebbe<br />

opportuno verificare le similitudini con il<br />

fagiolo Bianco di Spagna. In effetti questa varietà<br />

si sta perdendo e alcuni produttori della<br />

Garfagnana la confondono proprio con il Bianco<br />

di Spagna: a testimonianza di ciò, la difficoltà<br />

che abbiamo incontrato a trovare un campione<br />

di semi per la prova. Poiché il dubbio sull’esistenza<br />

della varietà autoctona è rimasto, ci parrebbe<br />

opportuno effettuare ulteriori verifiche<br />

anche in considerazione del fatto che la degustazione<br />

ci ha mostrato caratteristiche che non<br />

sembrano correlabili al Bianco di Spagna. In<br />

sostanza riteniamo importante riuscire a capire<br />

se in Garfagnana si stanno coltivando, confondendole,<br />

le due varietà ed eventualmente tenerle<br />

accuratamente distinte;<br />

• Scritto della Garfagnana: questa varietà ci pone<br />

di fronte a un dubbio analogo. Lo Scritto della<br />

Garfagnana, dalle caratteristiche morfologiche<br />

molto simili ai borlotti, ha risposto in modo inaspettato<br />

alla prova di campo in quanto il suo<br />

comportamento non corrispondeva alle descrizioni<br />

che avevamo raccolto. Può darsi che anche<br />

per questa varietà, col tempo, si sia confuso il<br />

materiale di partenza e che sul territorio, col<br />

nome generico di Scritto, si coltivino indifferentemente<br />

la vecchia varietà autoctona e i normali<br />

borlotti. Può essere plausibile che la varietà<br />

seminata non fosse altro che un borlotto rampi-<br />

cante, nonostante le differenze emerse col Borlotto<br />

messo a confronto; non a caso ha manifestato<br />

un portamento decisamente rampicante<br />

mentre ci era stato descritto come semirampicante.<br />

Sarebbe importante approfondire l’indagine<br />

per riportare ordine e verificare se esiste<br />

ancora la varietà autoctona per poterla tenere<br />

distinta dai più comuni borlotti;<br />

• Malato e Giallorino: le due varietà hanno mostrato<br />

un discreto grado di caratterizzazione e<br />

sono risultate assolutamente diverse dalla<br />

varietà messa a confronto. Rimane comunque<br />

qualche dubbio circa le differenze che intercorrono<br />

tra loro. In sostanza bisogna chiarire<br />

se si tratta di differenze all’interno di un unico<br />

ecotipo, e allora sarebbe confermato il caso di<br />

una stessa varietà coltivata in due ambienti<br />

distinti, oppure se si tratta proprio di due<br />

varietà diverse. Un’indagine più approfondita<br />

ci potrebbe aiutare a dare una risposta definitiva<br />

al quesito;<br />

• Padulino: la storia di questo fagiolo rimane<br />

ancora completamente da indagare e, a parte il<br />

sospetto che si tratti del Marmino, da noi ritenuto<br />

scomparso, sarebbe interessante riuscire a<br />

ricostruirla.<br />

Per tutte le altre varietà non sembrano necessarie<br />

ulteriori verifiche, ma riteniamo importante fare<br />

queste brevi considerazioni:<br />

• il Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio e il<br />

Cappone, pur non essendo molto caratterizzati,<br />

hanno mostrato notevoli peculiarità e differenze<br />

sostanziali sia con le varietà di confronto sia<br />

fra di loro. Riteniamo pertanto che vi siano<br />

pochi dubbi sulla loro tipicità;<br />

• lo Schiaccione di Pietrasanta è dotato di una<br />

discreta caratterizzazione tanto è vero che si possono<br />

riscontrare similitudini solo con la Piattella<br />

pisana, tuttavia non dovrebbero esserci dubbi sul<br />

fatto che si tratti di due varietà distinte;<br />

• lo Scritto di Lucca, il Selezione Tonelli e il Pievarino<br />

sono apparsi sufficientemente differenti dal<br />

testimone e fra di loro. In particolare lo Scritto<br />

di Lucca mostra differenze più accentuate,<br />

soprattutto riguardo alla morfologia del seme;<br />

• lo Stringa di Lucca rischia l’estinzione in quanto<br />

meno diffuso rispetto alle varietà con baccello<br />

scuro. Nella prova si è mostrato abbastanza<br />

simile nella forma del baccello al testimone dal<br />

quale, però si distingue nettamente per il colore<br />

del seme (rosa rispetto a quello più scuro delle<br />

varietà simili). È questa peculiarità che ci consente<br />

di distinguerla ed evitarne l’estinzione.


Campagna agraria 2004-2005<br />

Nel 2005 per la realizzazione delle prove di<br />

campo sono state scelte due aziende in cui si erano<br />

già svolte le prove nel corso del 2004, una situata<br />

nella Piana di Lucca (a Capannori) e l’altra in Garfagnana<br />

(a Gallicano); ogni azienda ha coltivato le<br />

varietà tipiche dell’ambiente messe a confronto<br />

con varietà locali simili provenienti da areali diversi<br />

e con varietà commerciali. Il quadro generale<br />

delle varietà coltivate e delle condizioni di coltivazione<br />

è riportato nella tab. 7.<br />

Semina<br />

L’epoca di semina è stata condizionata, in particolare<br />

nell’azienda di Capannori, dalla quasi totale<br />

assenza di piogge nel periodo aprile-maggio,<br />

come indicativamente si può evincere dai dati meteo<br />

di seguito riportati (fonte Servizio Agrometeorologico<br />

ARSIA); per questo motivo la semina è<br />

stata effettuata alcuni giorni dopo la caduta di<br />

piogge di una certa rilevanza, verificatasi il 17 e il<br />

18 maggio.<br />

Per quanto riguarda i sesti di impianto, si è proceduto<br />

a una semina a postarelle distanziando le<br />

singole piante di 1 m sulla fila e tra le file in modo<br />

da poterne meglio esaminare i relativi caratteri ed<br />

evitare influenze reciproche.<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

67<br />

Dati meteorologici relativi<br />

alla provincia di Lucca, aprile 2005<br />

Precipitazioni - Il valore medio della pioggia totale<br />

cumulata è stato 91,65 mm, inferiore rispetto a<br />

quello del 2004 (109,5 mm) e al valore medio<br />

storico (107,8 mm). Il giorno più piovoso è stato<br />

il 19 aprile (come l’anno precedente!) in cui sono<br />

caduti 65,0 mm nella stazione di Careggine, contro<br />

i 36 mm del 2004 a Bagni di Lucca.<br />

Temperatura - La temperatura media si è attestata<br />

attorno ai 9,4°C, che risulta inferiore a quella<br />

dell’anno precedente (10,8°C) e al valore medio<br />

storico (10,4°C).<br />

La temperatura massima ha raggiunto i 14,1°C,<br />

inferiore al valore del 2004 (15°C) e al valore<br />

medio storico (15,3°C). La temperatura minima<br />

è stata di 5,2°C, circa uguale a quella dell’anno<br />

precedente (5,6°C) e di poco inferiore al<br />

valore medio storico (6°C). In particolare, la<br />

temperatura più alta è stata di 27,6°C il giorno<br />

30, mentre quella più bassa è stata -4,4°C il<br />

giorno 2. Infine, si è avuta un’escursione termica<br />

media di 9,6°C, con un massimo di<br />

13,7°C nella stazione di Padule.<br />

Umidità media - L’umidità relativa media è stata<br />

del 72,9%, che risulta inferiore rispetto allo<br />

scorso anno (77,2%) e al valore medio storico<br />

(75,4%).<br />

Tab. 7 - Ubicazione del campo e condizioni delle prove (2004-2005)<br />

Centro che ha Associazione Agricoltori Custodi Associazione Agricoltori Custodi<br />

effettuato la prova (Sezione di Lucca) (Sezione di Lucca)<br />

Ubicazione Azienda Del Prete-Giovannoni Azienda agricola ‘Il Vigneron’, A. Ferrari<br />

San Ginese di Compito, Capannori (LU) Gallicano (LU)<br />

Numero campioni 4 4<br />

Padulino Fagiola garfagnina<br />

*Coco bianco *fagiolo Bianco di Spagna<br />

Campioni e *testimoni Giallorino<br />

(varietà locale di altre zone)<br />

Scritto della Garfagnana 1<br />

Malato Scritto della Garfagnana 2<br />

Numero parcelle 16 16<br />

Distanza tra le piante su file 100 cm 100 cm<br />

Distanza tra le file 100 cm 100 cm<br />

Numero piante per parcella 10 10<br />

Data di semina 25 maggio 10 maggio<br />

Precessione colturale mais grano<br />

Concimazioni Miscela 12.25.25 Azocor (concime organico azotato 6%)<br />

(4 q.li/ha) (5 q.li/ha)<br />

Trattamenti anticrittogamici — Trattamento biodinamico<br />

(ottobre 2004, aprile 2005)<br />

Trattamenti insetticidi — —


68 ARSIA<br />

Dati meteorologici relativi<br />

alla provincia di Lucca, maggio 2005<br />

Precipitazioni - Il valore medio della pioggia totale<br />

cumulata è stato 57,8 mm, inferiore rispetto a<br />

quello del 2004 (132,0 mm) e al valore medio<br />

storico (67,3 mm). Il giorno più piovoso è stato<br />

il 17 in cui sono caduti 75,4 mm (75) nella stazione<br />

di Lido di Camaiore.<br />

Temperatura - La temperatura media si è attestata<br />

attorno ai 16,2°C, superiore a quella del 2004<br />

(13,7°C) e molto vicina al valore medio storico<br />

(15,9°C). La temperatura massima ha raggiunto<br />

i 22,0°C, superiore al valore dell’anno precedente<br />

(15,1°C) e vicina al valore medio storico<br />

(21,5°C). La temperatura minima è stata<br />

di 11,0°C, superiore al valore del 2004 (9,0°C)<br />

e uguale al valore medio storico (11,0°C). In<br />

particolare, la temperatura più alta è stata di<br />

32,7°C il giorno 29 (26,6), mentre quella più<br />

bassa è stata di 1,1°C il 12. Infine, si è avuta<br />

un’escursione termica media di 11,0°C, con un<br />

massimo di 15,5°C nella stazione di Padule.<br />

Umidità media - L’umidità relativa media è stata<br />

del 68,2%, di poco inferiore rispetto a quella<br />

dell’anno precedente (70,5%) e inferiore al valore<br />

medio storico (73,8%).<br />

Fasi successive alla semina<br />

La crescita delle piante è stata accompagnata da<br />

un andamento stagionale generalmente regolare;<br />

l’evento climatico di maggior rilievo verificatosi in<br />

questa campagna è stato il forte innalzamento<br />

delle temperature tra la terza decade di giugno e i<br />

primi giorni del mese di luglio. Tale circostanza ha<br />

portato uno stato di sofferenza generale alle piante<br />

con rallentamento dell’attività e, per alcune varietà,<br />

anche una significativa colatura dei fiori.<br />

Le varietà coltivate, le aziende e i dati relativi<br />

alle condizioni delle prove sono riportati in dettaglio<br />

nella tab. 7 dove si indicano:<br />

• lavorazioni effettuate;<br />

• precessione colturale;<br />

• epoca di semina;<br />

• epoca di emergenza (cfr. tabelle relative alle singole<br />

prove);<br />

• sesto d’impianto;<br />

• fertilizzazioni e trattamenti antiparassitari.<br />

Materiali e metodi<br />

Come era nostra intenzione iniziale, durante la<br />

campagna 2005 sono state esaminate alcune varietà<br />

che nella sperimentazione condotta durante la campagna<br />

agraria precedente non avevano fornito risul-<br />

tati soddisfacenti, ovvero sufficientemente convincenti<br />

e tali da confermare tutte le informazioni pervenuteci<br />

dalla tradizione orale locale.<br />

In ciascuna delle due aziende i quattro genotipi<br />

in prova erano disposti in blocco non randomizzato<br />

con 4 repliche e con 10 piante per replica,<br />

per un totale di 160 piante.<br />

Le prove sono state approntate seguendo un<br />

“protocollo” predisposto dal Dipartimento di<br />

Agronomia e Gestione dell’Agroecosistema dell’Università<br />

di Pisa che dovrà servire come linea<br />

guida per la conservazione del germoplasma di<br />

alcune varietà locali di fagiolo tipiche della Toscana<br />

presso la Banca regionale del Germoplasma che<br />

ha sede presso l’Orto Botanico di Lucca.<br />

All’inizio della stagione, dopo aver provveduto<br />

alla preparazione del terreno, si è effettuata una<br />

semina a postarelle, distanziate 1 m sia lungo la fila<br />

che tra le file, predisponendo tre semi in ognuna di<br />

esse. Dopo l’emergenza sono state eliminate due<br />

piantine da ciascuna postarella e, nel caso delle varietà<br />

rampicanti o semirampicanti, si è provveduto<br />

a fissare dei tutori. Sono stati usati tutori singoli<br />

per ogni pianta al fine di evitare l’aggrovigliamento<br />

della vegetazione.<br />

In ambedue le aziende non sono stati effettuati<br />

trattamenti antiparassitari durante il ciclo<br />

vitale delle piante, limitandosi esclusivamente alle<br />

concimazioni.<br />

Era stato previsto sin dall’inizio, in accordo con<br />

il Dipartimento di Agronomia e Gestione dell’Agroecosistema<br />

dell’Università di Pisa, di raccogliere<br />

separatamente il seme di tutte le piante di ciascuna<br />

varietà.<br />

Inoltre, per le varietà rampicanti testate in Garfagnana,<br />

si è effettuata una raccolta differenziata<br />

separando i legumi colti entro i primi 50 cm di<br />

pianta da quelli raccolti nella parte restante della<br />

pianta, fino a un’altezza di 1,5 m. Tutto ciò al fine<br />

di valutare il potenziale produttivo di ciascuna<br />

varietà.<br />

Sui dati biometrici si è proceduto all’analisi di<br />

media, deviazione standard, coefficiente di variabilità<br />

espresso in percentuale, devianza, varianza ed<br />

errore standard.<br />

I caratteri morfologici rilevati per ciascun genotipo<br />

erano quelli riportati nella scheda descrittiva<br />

del fagiolo per l’iscrizione al Registro nazionale<br />

delle varietà di Specie ortive.<br />

Rilievi sulle piante prima della raccolta<br />

• Data della fioritura (giorni dalla semina);<br />

• altezza (in cm) raggiunta da ciascuna pianta sul<br />

tutore a 40 giorni dalla semina e portamento


Tab. 8 - Rilievi** effettuati nell’Azienda Del Prete-Giovannoni - Capannori (LU)<br />

Pianta Fioritura Altezza Prodotto Peso Fiore Baccello Stilo N. Sint. Seme<br />

tipo (gg) (cm) secco 100 semi Colore Lungh. Curv. Striature Lungh. Curv. semi per virus Sez. Sez. Ven. Col.<br />

accres. (g/pianta) (g) baccello long. trasv. c. ilo<br />

Media N 37,19 30,08 24,00 35,63 rosa 10,24 3,40 assenti lungo – 3,99 sì 1-2 2 3 2<br />

Dev. st. – 0,91 8,12 28,25 18,26 – 1,17 1,15 – – – 0,69 – – – – –<br />

CV% – 2,44 26,99 117,69 51,25 11,46 33,96 – – – 17,21 – – – – –<br />

Devianza – 29,68 2.568,78 31.114,00 10.333,50 – 33,06 32,00 – – – 14,15 – – – – –<br />

Varianza – 0,82 65,87 797,79 333,34 – ,38 1,33 – – – 0,47 – – – – –<br />

E.s. – 0,14 1,28 4,47 2,89 – 0,19 0,18 – – – 0,11 – – – – –<br />

Media N 37,21 29,83 23,19 38,54 rosa 11,18 3,71 assenti lungo – 3,88 sì 1-2 2 3 2<br />

Dev. st. – 0,92 6,89 26,86 13,11 – 1,35 1,40 – – – 0,67 – – – – –<br />

CV% – 2,46 23,09 115,82 34,02 – 12,04 37,88 – – – 17,37 – – – – –<br />

Devianza – 22,71 1.328,14 18.038,04 3.953,96 – 28,97 31,53 – – – 11,35 – – – – –<br />

Varianza – 0,84 47,43 721,52 171,91 – 1,81 1,97 – – – 0,45 – – – – –<br />

E.s. – 0,17 1,26 4,90 2,39 – 0,25 0,26 – – – 0,12 – – – – –<br />

Media N 36,18 31,13 2,78 42,50 bianco 8,90 2,40 assenti (1) – 3,38 sì 6-7 3 3 1<br />

Dev. st. – 0,59 8,70 9,52 11,73 – 0,99 0,97 – – – 0,64 – – – – –<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

CV% – 1,63 27,94 342,89 27,59 – 11,17 40,25 – – – 19,01 – – – – –<br />

Devianza – 7,27 1.664,61 3.530,98 687,50 – 8,90 8,40 – – – 3,31 – – – – –<br />

Varianza – 0,35 75,66 90,54 137,50 – 0,99 0,93 – – – 0,41 – – – – –<br />

E.s. – 0,09 1,38 1,50 1,85 – 0,16 0,15 – – – 0,10 – – – – –<br />

Media IPR 39,43 40,68 27,86 21,24 bianco 11,55 3,95 assenti medio – 4,51 sì 3-4 2-1 3 1<br />

Dev. st. – 1,53 14,73 49,76 10,53 – 0,64 1,54 – – – 0,56 – – – – –<br />

CV% – 3,89 36,22 178,63 49,58 – 5,57 39,13 – – – 12,30 – – – – –<br />

Devianza – 51,65 9.333,55 118.854,00 2.217,81 – 7,45 42,95 – – – 5,55 – – – – –<br />

Varianza – 2,35 217,06 2.476,13 110,89 – 0,41 2,39 – – – 0,31 – – – – –<br />

E.s. – 0,22 2,08 7,04 1,49 – 0,09 0,22 – – – 0,08 – – – – –<br />

Padulino *Coco bianco Malato Giallorino<br />

** I caratteri relativi alle foglie non sono stati rilevati a causa della diffusa presenza di attacchi virali che li rendevano difficoltosi.<br />

Cfr. i dati della tabella con i grafici a-f alla pagina seguente.<br />

69


70 ARSIA<br />

a b<br />

c d<br />

e f


Tab. 9 - Rilievi effettuati nell’Azienda ‘Il Vigneron’ di A. Ferrari - Gallicano (LU)<br />

Pianta Fioritura Altezza Prodotto Peso Foglie* Fiore Baccello Stilo N. Sint. Seme<br />

tipo (gg) (cm) secco 100 semi Colore Colore Lungh. Curv. Striature Lungh. semi per virus Sez. Sez. Ven. Col.<br />

accres. (g/pianta) (g) baccello long. trasv. c. ilo<br />

Media R 37,18 143,63 43,73 214,97 medio bianco 14,00 2,84 assenti M 2,49 no 3 1 5 1<br />

Dev. st. – 0,58 53,29 30,99 7,99 – – 1,22 1,36 – – 0,40 – – – – –<br />

CV% – 1,55 37,10 70,88 3,72 – – 8,75 48,08 – – 16,11 – – – – –<br />

Devianza – 10,94 110.741,38 37.455,98 2.236,97 – – 54,00 67,03 – – 5,80 – – – – –<br />

Varianza – 0,33 2.839,52 960,41 63,91 – – 1,50 1,86 – – 0,16 – – – – –<br />

E.s. – 0,09 1,33 0,77 0,20 – – 0,03 0,03 – – 0,01 – – – – –<br />

Media R 38,54 120,85 10,93 221,76 medio bianco 13,56 3,23 assenti M 2,51 no 3 1 5 1<br />

Dev. st. – 0,90 54,46 17,63 8,01 – – 1,73 1,18 – – 0,55 – – – – –<br />

CV% – 2,34 45,07 161,37 3,61 – – 12,75 36,42 – – 22,08 – – – – –<br />

Devianza – 29,19 115.687,10 12.120,78 1.540,56 – – 74,66 34,62 – – 8,30 – – – – –<br />

Varianza – 0,81 2.966,34 310,79 64,19 – – 2,99 1,38 – – 0,31 – – – – –<br />

E.s. – 0,14 8,61 2,79 1,27 – – 0,27 0,19 – – 0,09 – – – – –<br />

Media R 48,22 51,95 – 46,23 n.r. rosa 10,21 2,79 presenti M–L 3,92 sì 5-6 3 5-7 2<br />

Dev. st. – 0,63 14,59 – 5,68 – – 1,19 0,98 – – 0,61 – – – – –<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

CV% – 1,31 28,08 – 12,29 – – 11,67 35,00 – – 15,67 – – – – –<br />

Devianza – 14,27 7.871,89 – 806,62 – – 39,76 26,76 – – 10,54 – – – – –<br />

Varianza – 0,40 212,75 – 32,26 – – 1,42 0,96 – – 0,38 – – – – –<br />

E.s. – 0,10 2,31 – 0,90 – – 0,19 0,15 – – 0,10 – – – – –<br />

Media R 48,40 39,58 – 45,07 n.r. rosa 10,14 2,60 presenti M–L 3,81 sì 5-6 3 5 2<br />

Dev. st. – 0,82 17,58 – 4,79 – – 1,58 1,35 – – 0,57 – – – – –<br />

CV% – 1,69 44,41 – 10,64 – – 15,63 51,76 – – 14,93 – – – – –<br />

Devianza – 1.482,19 409,19 – 947,43 – – 100,20 1.653,27 – – 113,57 – – – – –<br />

Varianza – 537.214,60 35.354,82 – 215.270,53 – – 2.107,41 668.616,88 – – 2.907,07 – – – – –<br />

E.s. – 0,13 2,78 – 0,76 – – 0,25 0,21 – – 0,09 – – – – –<br />

Scritto Garf. 2 Scritto Garf. 1 *Bianco di Spagna Fagiola garf.na<br />

N.B. – I caratteri “grandezza” e “lamina” relativi alle foglie non sono stati rilevati a causa della diffusa presenza di attacchi virali che li rendevano difficoltosi.<br />

Cfr. i dati della tabella con i grafici g-m alle pagine seguenti.<br />

71


72 ARSIA<br />

della stessa. L’altezza della pianta a 50 giorni<br />

dalla semina era abbastanza indicativa del tipo<br />

di accrescimento;<br />

• caratteri di fusto, foglie e fiori come da scheda<br />

descrittiva. Per le foglie di alcune varietà (scritti<br />

e varietà nane) non è stato possibile effettuare<br />

rilievi significativi a causa della presenza di<br />

attacchi virali che non permettevano una visione<br />

chiara dei caratteri.<br />

Rilievi effettuati sul prodotto fresco<br />

• Lunghezza del baccello (prelevando 10 legumi<br />

a caso per ogni pianta);<br />

• grado di curvatura del baccello (dei legumi prelevati<br />

per misurare la lunghezza);<br />

• striature: assenti o presenti (sui legumi prelevati<br />

per misurare la lunghezza);<br />

g h<br />

i j<br />

• colore delle striature (sui legumi prelevati per<br />

misurare la lunghezza);<br />

• lunghezza dello stilo (dei legumi prelevati per<br />

misurare la lunghezza);<br />

• tessitura superficie (dei legumi prelevati per misurare<br />

la lunghezza).<br />

Rilievi sul prodotto secco (sgusciato)<br />

• Peso (g) dei semi prodotti su tutte le piante.<br />

Per i fagioli nani e per i due campioni di Scritto<br />

della Garfagnana si è rilevata la produzione<br />

totale per pianta, mentre per i rampicanti si è<br />

rilevata la produzione totale dei primi 50 cm di<br />

vegetazione e la produzione totale del tratto di<br />

vegetazione compreso tra i 50 e i 150 cm;<br />

• taglia: peso (g) di 100 semi per ogni pianta<br />

(con tre repliche per pianta);


• numero semi a legume (prelevando 10 baccelli<br />

per pianta).<br />

Caratteri del seme come da scheda descrittiva<br />

• Forma sezione longitudinale (analizzata sui semi<br />

di 10 baccelli per pianta);<br />

• forma sezione trasversale (analizzata sui semi di<br />

10 baccelli per pianta);<br />

• colore principale (analizzato sui semi di 10 baccelli<br />

per pianta);<br />

• colore secondario (analizzato sui semi di 10<br />

baccelli per pianta);<br />

• venature (analizzate sui semi di 10 baccelli per<br />

pianta);<br />

• colore contorno ilo (analizzato sui semi di 10<br />

baccelli per pianta).<br />

Nelle tabb. 8 e 9 sono riportati i dati relativi ai<br />

rilievi effettuati rispettivamente nell’Azienda agricola<br />

Del Prete-Giovannoni e nell’Azienda Agricola<br />

‘Il Vigneron’ di Alvaro Ferrari.<br />

Nei grafici a-m vengono messi a confronto i<br />

dati rilevati per le diverse varietà in prova, relativi ai<br />

parametri considerati maggiormente significativi.<br />

Risultati e discussioni<br />

In linea generale, le osservazioni effettuate durante<br />

questa campagna agraria ci hanno fornito<br />

risultati senza dubbio soddisfacenti, chiarendoci i<br />

dubbi che la campagna precedente ci aveva lasciato<br />

grazie, soprattutto, alle diverse tecniche sperimentali<br />

adottate che ci hanno permesso, allevando<br />

le piante singolarmente e sufficientemente distanziate,<br />

di evidenziare in maniera più nitida e netta le<br />

varie caratteristiche, somiglianze, diversità e comportamenti<br />

vegetativi delle varietà.<br />

Purtroppo, nel caso delle varietà nane sperimentate<br />

nella Piana di Lucca e dei due campioni di<br />

fagiolo Scritto della Garfagnana in prova in Garfagnana,<br />

si sono avuti attacchi virali diffusi e più o<br />

meno intensi che hanno impedito il rilevamento di<br />

alcuni caratteri.<br />

Confronti tra Malato e Giallorino<br />

Tra queste due varietà si è osservata una sostanziale<br />

differenza per quanto riguarda il momento<br />

della “chiusura” della pianta (con questo termine<br />

si intende la fase in cui la pianta ha grosso modo<br />

terminato il proprio sviluppo vegetativo e iniziato<br />

la maturazione dei baccelli e della relativa granella);<br />

in particolare per il Giallorino si è notato un<br />

anticipo nella maturazione di circa 7 giorni e in<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

73<br />

k<br />

l<br />

m


74 ARSIA<br />

generale un maggior stato di sofferenza alle alte<br />

temperature rispetto al Malato. Tutto ciò è facilmente<br />

giustificabile, vista la provenienza delle due<br />

varietà (la Garfagnana per il Giallorino e la Piana di<br />

Lucca per il Malato) e tenendo conto del fatto che<br />

la prova di campo è stata effettuata nella Piana di<br />

Lucca, ambiente tipico del Malato.<br />

Per quanto riguarda gli altri caratteri analizzati,<br />

dai risultati ottenuti possiamo osservare che non si<br />

hanno differenze sostanziali per quanto riguarda<br />

l’epoca di fioritura (circa 37 giorni dalla semina per<br />

entrambe le varietà), l’altezza delle piante (30,08<br />

per il Giallorino e 29,83 per il Malato), la produzione<br />

per pianta e il numero di semi per baccello,<br />

mentre si hanno differenze nelle dimensioni dei<br />

semi (38 g per il Malato e 35 g per il Giallorino) e<br />

nella lunghezza dei baccelli (11 cm per il Malato e<br />

10 per il Giallorino).<br />

Con buona probabilità si tratta di due “varietà<br />

locali” originatesi da un “antenato” comune, dal<br />

quale nei diversi ambienti di coltivazione si sono<br />

differenziati per adattamento due genotipi diversi.<br />

Confronti tra Fagiola garfagnina<br />

e Bianco di Spagna<br />

Un’interessante opportunità di confronto nei<br />

“comportamenti” delle due varietà si è avuta in<br />

conseguenza delle alte temperature verificatesi in<br />

Garfagnana nell’ultima settimana di giugno (con<br />

punte di 35-36°C). A seguito di tale evento, nel<br />

fagiolo Bianco di Spagna si è avuta una colatura di<br />

oltre il 95% mentre nella Fagiola garfagnina si è<br />

conservato circa il 35% dei fiori; ciò rappresenta<br />

molto probabilmente una resistenza caratteristica<br />

acquisita dalla varietà autoctona nel corso degli<br />

anni a seguito della ripetuta coltivazione.<br />

Inoltre c’è stata una maggior percentuale di<br />

moria delle piante di fagiolo Bianco di Spagna.<br />

Rispetto agli altri caratteri analizzati, sono state<br />

rilevate lievi differenze per quanto riguarda l’epoca<br />

di fioritura (circa 37 giorni dalla semina per la<br />

Fagiola e 38 per lo Spagna), mentre differenze<br />

sostanziali si hanno nell’altezza delle piante (143<br />

cm per la Fagiola contro i 120 dello Spagna), nella<br />

produzione per pianta (184 g per la Fagiola contro<br />

48 g dello Spagna), nel numero di piante con presenza<br />

di baccelli al 23 luglio (37 per la Fagiola contro<br />

28 per lo Spagna). I caratteri “lunghezza dei<br />

baccelli” e “numero di semi per baccello” si sono<br />

rivelati sostanzialmente equivalenti.<br />

Confronti tra i due campioni<br />

di fagiolo Scritto della Garfagnana<br />

Il confronto tra questi due campioni non ci<br />

permette di identificare in nemmeno uno di essi la<br />

varietà locale Scritto della Garfagnana e questo per<br />

un motivo fondamentale: ci si aspettava, grazie alle<br />

testimonianze raccolte nelle interviste, di aver a<br />

che fare con una varietà a portamento semirampicante,<br />

mentre dalle prove di campo è risultato evidente<br />

il carattere rampicante.<br />

Inoltre, fra i caratteri analizzati in campo sulle<br />

piante appartenenti ai due campioni, non si sono<br />

riscontrate differenze degne di nota, se non per<br />

quanto riguarda l’altezza delle piante (52 cm per lo<br />

Scritto 1 e 39 per lo Scritto 2) e la produzione per<br />

pianta (51 g per lo Scritto 1 e 39 g per lo Scritto 2).<br />

Fagiolo Padulino<br />

L’esigenza di ripetere la semina del Padulino<br />

era motivata dall’intenzione di chiarire se questa<br />

varietà locale, che era stata recuperata quando il<br />

lavoro di censimento si era concluso, in realtà non<br />

fosse altro che la varietà Marmino che ritenevamo<br />

scomparsa.<br />

La semina comparativa effettuata nel 2004 ha<br />

messo in evidenza le notevoli similitudini fra le<br />

descrizioni che avevamo raccolto sul fagiolo Marmino<br />

e i caratteri manifestati dal Padulino; inoltre<br />

l’areale di produzione (padule, ex lago di Bientina)<br />

in cui è stato reperito il campione veniva a coincidere<br />

con quello del Marmino.<br />

La semina è stata ripetuta anche per approfondire<br />

la conoscenza di un legume che, peraltro, ci<br />

risulta attualmente coltivato esclusivamente in un<br />

orto di famiglia.<br />

La semina del 2005 ha confermato i sospetti<br />

sorti nel 2004 tanto che, oggi, siamo portati a ritenere<br />

che Padulino e Marmino non siano altro che<br />

sinonimi per indicare la stessa varietà locale.<br />

In particolare, le caratteristiche principali che ci<br />

hanno portato a ritenere valida questa tesi sono:<br />

• dimensione, forma e colore del seme;<br />

• dimensione, forma e colore del baccello;<br />

• portamento della pianta, peraltro particolare, in<br />

quanto si tratta di una pianta parzilmente rampicante<br />

che fruttifica nella parte bassa.<br />

Questi risultati, rafforzati dai dati coincidenti<br />

emersi durante la degustazione, ci portano a sostenere<br />

che effettivamente Padulino e Marmino rappresentino<br />

un’unica varietà locale.


Le caratteristiche organolettiche dei fagioli della Lucchesia:<br />

la degustazione<br />

Marco Del Pistoia<br />

Un aspetto essenziale per la caratterizzazione<br />

dei prodotti agroalimentari è rappresentato dalle<br />

conoscenza delle loro proprietà organolettiche che<br />

derivano essenzialmente da tre componenti: varietale,<br />

ambientale e tradizionale. Da questa miscela<br />

scaturisce un prodotto unico non necessariamente<br />

eccellente, ma comunque dotato di una propria<br />

individualità. L’obiettivo di questo lavoro non è di<br />

provare che i fagioli della Lucchesia sono tutti<br />

dotati di qualità superiori, quanto piuttosto di<br />

indagarne la natura, di metterne a fuoco le peculiarità<br />

e descriverne le caratteristiche, da quelle<br />

varietali, a quelle agronomiche fino a quelle organolettiche.<br />

Dopo aver osservato le varietà locali in campo,<br />

nelle aziende e quindi nell’ambiente dove abitualmente<br />

vengono prodotte, abbiamo effettuato una<br />

serie di degustazioni che ci consentissero di definire<br />

le caratteristiche organolettiche peculiari dei<br />

fagioli della Lucchesia.<br />

L’aspetto essenziale che ci premeva di sviluppare<br />

era la messa a punto di un metodo per la caratterizzazione<br />

organolettica, iniziando a porre le<br />

prime basi, suscettibili di ulteriori approfondimenti<br />

e verifiche, da sviluppare nel tempo attraverso la<br />

ripetizione di assaggi.<br />

Con la collaborazione delle Condotte Slow<br />

Food di Lucca Serchio e della Garfagnana, abbiamo<br />

stabilito un percorso per raggiungere i seguenti<br />

obiettivi:<br />

• redigere una scheda di degustazione del fagiolo<br />

che ci consentisse di definire e descrivere le<br />

caratteristiche organolettiche delle singole<br />

varietà, sulla base di valori oggettivi;<br />

• definire e descrivere le caratteristiche organolettiche<br />

delle varietà locali, in base alla scheda<br />

elaborata, anche nell’ottica di procedere alla<br />

stesura dei Disciplinari di produzione;<br />

• definire per ogni varietà i possibili usi in cucina,<br />

indicando i piatti che possano esaltarne le caratteristiche<br />

organolettiche riscontrate;<br />

• acquisire gli strumenti per organizzare iniziative<br />

quali laboratori del gusto, degustazioni guidate<br />

ecc. per diffondere la conoscenza delle<br />

caratteristiche organolettiche dei fagioli della<br />

Lucchesia.<br />

Per far ciò è stata nominata una commissione di<br />

degustazione formata da soggetti la cui preparazione<br />

e formazione fosse legata alle tecniche di degustazione<br />

e di assaggio, benché non specifica per il<br />

tipo di prodotto trattato.<br />

Grazie alla disponibilità delle associazioni contattate<br />

abbiamo riunito un gruppo di lavoro formato<br />

da: Giordano Andreucci per l’Associazione<br />

Italiana Sommelier (AIS), Piero Morelli e Andrea<br />

Bertucci per l’Associazione Slow Food, Roberto<br />

Andreoni e Antonio Pierini per l’Associazione<br />

Cuochi Lucchesi, Veronica Giusti e Paolo Scialla,<br />

rispettivamente capo Panel e membro del Panel<br />

Test dell’olio extravergine di oliva presso la Camera<br />

di Commercio di Lucca, Riccardo Gennaro per<br />

la Federazione Italiana Sommelier Albergatori<br />

Ristoratori (FISAR).<br />

La commissione di assaggio ha inizialmente lavorato<br />

all’elaborazione della Scheda di degustazione,<br />

poi si è dedicata alla degustazione dei fagioli e,<br />

infine, sulla base dell’elaborazione dei dati emersi<br />

durante le degustazioni, è arrivata a definire, per le<br />

varietà locali, i seguenti parametri:<br />

• caratteristiche emerse all’esame visivo: forma,<br />

dimensione e colore;<br />

• caratteristiche emerse all’esame olfattivo: intensità,<br />

persistenza e aroma;<br />

• caratteristiche emerse all’esame gustativo: intensità,<br />

persistenza, succulenza, sapidità, dolcezza<br />

e tendenza all’amaro;


76 ARSIA<br />

• profilo cinestetico: consistenza dell’epidermide e<br />

consistenza della pasta per i fagioli da sgranare<br />

e fibrosità e consistenza della pasta per i fagioli<br />

freschi, i cosiddetti “mangiatutto”;<br />

• durata e comportamento durante le fasi di<br />

ammollo e cottura;<br />

• valutazione d’insieme mediante la determinazione<br />

del “grado di armonicità”;<br />

• uso in cucina e piatti consigliati;<br />

• abbinamenti fra fagioli semplicemente lessati e<br />

vari oli extravergini di oliva e con i piatti più<br />

importanti della tradizione a base di fagioli;<br />

• abbinamenti con i vari vini dei piatti a base di<br />

fagioli.<br />

Dopo l’elaborazione della scheda di degustazione,<br />

la commissione ha operato una prima seduta<br />

di degustazione che è servita principalmente a<br />

due scopi:<br />

• verificare la rispondenza della scheda di degustazione<br />

con gli scopi prefissi ed eventualmente<br />

operare le modifiche necessarie per arrivare a<br />

una sua stesura definitiva;<br />

• portare in assaggio tutte le varietà in prova<br />

comprese quelle utilizzate come testimone.<br />

Questa seduta preliminare ha risentito dell’elevato<br />

numero di fagioli in assaggio, ma è stata<br />

molto importante perché ha consentito di verificare<br />

le similitudini fra le varietà locali e quelle utilizzate<br />

come testimoni. In realtà ha anche permesso<br />

alla commissione di rapportarsi in modo corretto e<br />

univoco alla scheda di degustazione, testandola in<br />

un contesto concreto e attraverso una degustazione<br />

libera in cui i membri della commissione si sono<br />

confrontati e hanno discusso sugli elementi caratterizzanti<br />

il prodotto in questione.<br />

L’elaborazione della scheda di degustazione ha<br />

visto impegnati i membri della commissione nell’analisi<br />

degli elementi caratteristici dei fagioli della<br />

Lucchesia, nella determinazione dei parametri più<br />

importanti da mettere in evidenza e nella rappresentazione<br />

schematica dei giudizi.<br />

Gli elementi, comuni a tutti i cibi, presi in considerazione<br />

sono stati: l’esame visivo, quello olfattivo<br />

e quello gustativo. Gli elementi specifici considerati,<br />

molto importanti per il nostro alimento,<br />

sono quelli legati al profilo cinestetico e, in particolare,<br />

la consistenza dell’epidermide e della pasta.<br />

Per quanto riguarda l’esame visivo, la commissione<br />

ha deciso di non includerlo nella scheda di<br />

degustazione, in quanto rappresenta un dato<br />

oggettivo, ma soltanto nella descrizione discorsiva<br />

del fagiolo. Inoltre, poiché le maggiori cause di<br />

errore nella valutazione sensoriale sono di natura<br />

psicologica, la commissione ha ritenuto di non includere<br />

nella scheda questa determinazione. Nella<br />

descrizione discorsiva il fagiolo lessato è stato<br />

descritto in termini di forma (allungata, rotondeggiante,<br />

globosa, piatta ecc.), dimensione (grande,<br />

medio, piccolo) e colore.<br />

Per l’esame olfattivo sono stati presi in considerazione<br />

i parametri riguardanti: intensità dei profumi,<br />

la loro persistenza, cioè la durata all’olfatto, e<br />

l’aroma.<br />

Per l’esame gustativo, invece, oltre all’intensità<br />

e alla persistenza, sono stati considerati i parametri<br />

della sapidità (tendenza al salato), della succulenza<br />

(capacità di stimolare o rilasciare succhi all’assaggio),<br />

della dolcezza (prevalenza note dolci) e della<br />

tendenza all’amaro.<br />

Per quanto concerne il profilo cinestetico, sono<br />

stati presi in considerazione i parametri della consistenza<br />

dell’epidermide e della pasta (morbidezza o<br />

farinosità).<br />

Infine le varietà di fagioli sono state valutate in<br />

base all’equilibrio dei diversi fattori e al modo in cui<br />

si combinano fra loro, determinando come effetto<br />

conclusivo la presenza o meno di armonicità.<br />

La Commissione ha deciso di elaborare una<br />

scheda leggermente diversa per l’assaggio dei prodotti<br />

da consumo fresco che tenesse conto delle<br />

differenze fra queste due tipologie di fagioli. In<br />

sostanza l’unica modifica ha riguardato il profilo<br />

cinestetico con l’inserimento della fibrosità in luogo<br />

della consistenza dell’epidermide. Quindi per i<br />

fagioli da consumo fresco si sono presi in considerazione<br />

i parametri di fibrosità e di consistenza<br />

della pasta.<br />

Gli assaggiatori, per dare un valore ai descrittori<br />

dei vari parametri, avevano a disposizione una riga di<br />

10 cm all’interno della quale ciascuno poteva spostarsi<br />

segnando il punto che riteneva più rispondente<br />

a quanto assaggiato. Questo metodo ha consentito<br />

poi una elaborazione statistica dei risultati.<br />

Ogni descrittore aveva così valori di intensità<br />

crescente da 0 (per esempio, per il parametro “tendenza<br />

all’amaro”, equivale all’assenza di amaro)<br />

fino 10 (uguale a molto amaro).<br />

Come già detto, la scheda di degustazione è<br />

servita poi come base per una descrizione discorsiva<br />

delle varietà, descrizione integrata da altri valori<br />

quali l’esame visivo e il comportamento all’ammollo<br />

e alla cottura.<br />

La degustazione<br />

La degustazione si è svolta in negli anni 2004 e<br />

2005 e ci ha consentito di effettuare più ripetizioni<br />

di assaggi per tutte le varietà autoctone, al fine di<br />

compararne i risultati, e una volta per le varietà uti-


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

77


78 ARSIA


La prima riunione<br />

del gruppo di assaggio<br />

al ristorante “Il Pozzo”<br />

di Pieve Fosciana (LU):<br />

Alvaro Ferrari, Veronica<br />

Giusti, Giovanni Giovannoni,<br />

Piero Morelli, Riccardo<br />

Gennaro, Roberto Andreoni<br />

e Antonio Pierini<br />

lizzate come testimone. Riteniamo che questo lavoro<br />

rappresenti l’inizio di un percorso verso la definizione<br />

delle caratteristiche organolettiche dei fagioli<br />

della Lucchesia; infatti, come vedremo, l’influenza<br />

di fattori quali ammollo, cottura e temperatura di<br />

servizio possono alterare il risultato di una degustazione<br />

e penalizzare o esaltare le caratteristiche di<br />

una varietà. La ripetizione degli assaggi diventa pertanto<br />

basilare per giungere a una valutazione il più<br />

oggettiva possibile di ogni carattere. È stato comunque<br />

importante mettere a punto un metodo che<br />

potesse consentirci di raggiungere i risultati sperati.<br />

La tecnica di degustazione<br />

La tecnica adottata mirava innanzitutto a standardizzare<br />

le operazioni di ammollo e cottura e le<br />

varie fasi di degustazione stessa.<br />

Le diverse varietà di fagiolo sono state tutte lessate<br />

con la stessa quantità e lo stesso tipo di acqua,<br />

senza sale né aromi di alcun tipo e senza l’accompagnamento<br />

di condimenti al momento dell’assaggio.<br />

I tempi di ammollo e cottura, invece, sono stati<br />

diversi per ciascun tipo di varietà, al fine di ottenere<br />

un prodotto edibile al massimo livello di gradimento,<br />

tenendo conto delle caratteristiche conosciute<br />

dei fagioli. La cuoca ha annotato e descritto<br />

il comportamento delle diverse varietà in queste<br />

importanti fasi.<br />

In effetti l’influenza dell’ammollo e della cottura<br />

può risultare determinante e sarà importante in<br />

futuro procedere a ulteriori sperimentazioni al fine<br />

di fornire indicazioni precise per un uso ottimale<br />

delle singole varietà. In particolare, le caratteristiche<br />

della pasta, consistenza, farinosità e morbidezza,<br />

possono risultare anche sensibilmente diverse a<br />

seconda di come vengono effettuate queste due<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

79<br />

operazioni. La stessa consistenza dell’epidermide,<br />

pur essendo un attributo intrinseco della varietà,<br />

influenzato dalle caratteristiche ambientali del territorio<br />

dove questa viene coltivata, può risentire di<br />

una gestione errata di ammollo e cottura. È evidente<br />

che varietà caratterizzate da epidermide<br />

molto accentuata hanno bisogno di un tempo di<br />

cottura maggiore che può causare la rottura del<br />

fagiolo che così tende a disfarsi. C’è da osservare,<br />

però, che alcune varietà prese in esame, pur avendo<br />

mostrato durante la cottura alcune caratteristiche<br />

che potevano sembrare negative, quali epidermide<br />

consistente e pasta farinosa, poi in fase di assaggio<br />

hanno smentito le aspettative e si sono dimostrate<br />

delicate; questo fatto ci induce a pensare che forse<br />

un ammollo di durata inferiore avrebbe potuto evitare<br />

i problemi sorti in fase di cottura.<br />

I fagioli sono stati presentati agli assaggiatori in<br />

piccole zuppiere trasparenti concave, accompagnati<br />

da un poco di acqua di cottura, al fine di mantenere<br />

più a lungo possibile la temperatura di presentazione<br />

(consigliata fra i 40-45°C).<br />

Gli assaggiatori hanno proceduto in primo<br />

luogo alla valutazione dei parametri olfattivi, annusando<br />

profondamente il prodotto due-tre volte di<br />

seguito e annotando sulla scheda le intensità relative<br />

a ogni attributo. In secondo luogo sono passati<br />

alla valutazione gustativa e dei relativi parametri,<br />

avendo cura di porre particolare attenzione a<br />

quelli cinestetici, masticando una quantità sufficiente<br />

di fagioli fino a ottenere una pasta omogenea<br />

nella cavità orale e valutando la risposta fisica<br />

per ogni stimolo considerato.<br />

Fra un assaggio e l’altro è stato stabilito di<br />

lasciar trascorrere un intervallo di 5 minuti e di<br />

pulirsi la bocca con acqua minerale gassata.


80 ARSIA<br />

Considerazioni preliminari<br />

Bisogna mettere in risalto due aspetti, diversi fra<br />

loro, ma altrettanto importanti perché determinanti<br />

per le caratteristiche organolettiche dei fagioli.<br />

L’influenza della temperatura del prodotto nel<br />

momento dell’assaggio assume particolare importanza<br />

per i seguenti parametri:<br />

• intensità e persistenza sia dei profumi che dei<br />

sapori. Il prodotto raffreddato perde quasi<br />

completamente i profumi e, quando ne rimangono<br />

tracce, scompaiono immediatamente: il<br />

fagiolo assaggiato caldo appena tolto dalla sua<br />

acqua tiepida restituisce al meglio tutte le sensazioni<br />

ed è in queste condizioni che emergono<br />

le differenze fra le varietà;<br />

• succulenza: le basse temperature riducono la<br />

possibilità di valutazione anche di questo parametro;<br />

• la consistenza della pasta, strettamente legata<br />

alla succulenza, all’abbassarsi della temperatura<br />

tende a risultare meno morbida e più farinosa;<br />

• la consistenza dell’epidermide risulta più accentuata<br />

mano a mano che il prodotto si raffredda.<br />

Il decorso del clima profondamente diverso fra<br />

l’estate del 2004 e del 2005 ha messo in evidenza<br />

l’influenza dell’andamento climatico in particolare<br />

sul profilo cinestetico. Infatti le varietà che nel 2005<br />

avevano sofferto maggiormente per la siccità di inizio<br />

estate hanno presentato un aspetto esteriore<br />

diverso (dimensioni ridotte) e all’assaggio hanno<br />

mostrato una maggior consistenza dell’epidermide e<br />

minor gradevolezza di pasta. Del resto le caratteristiche<br />

organolettiche eccellenti dei fagioli della provincia<br />

di Lucca hanno dimostrato di risiedere non<br />

solo nelle peculiarità varietali, ma anche di derivare<br />

dall’apporto essenziale dell’ambiente: il territorio<br />

della Lucchesia e, in particolare quello interessato<br />

dalla coltivazione dei fagioli, è caratterizzato da un<br />

Le varietà di fagioli in<br />

assaggio nella degustazione<br />

del novembre 2004:<br />

gli ecotipi locali<br />

e le varietà di confronto<br />

clima estivo con temperature non troppo elevate e<br />

discretamente piovoso; gli stessi terreni, piuttosto<br />

freschi e dalla tessitura tendenzialmente fine, si sono<br />

dimostrati particolarmente adatti per esaltarne le già<br />

ottime qualità varietali.<br />

Queste considerazioni ci portano ad affermare<br />

che definire caratteristiche organolettiche oggettive<br />

per ogni varietà è praticamente impossibile, se<br />

non considerando questi elementi che ne determinano<br />

le inevitabili differenze. Esistono, però, caratteristiche<br />

oggettive che possono venire più meno<br />

accentuate da queste variabili e il nostro sforzo è<br />

quello di stabilirle e di evidenziare gli aspetti che<br />

ne determinano la variabilità.<br />

Risultati<br />

I risultati delle varie degustazioni sono stati elaborati<br />

statisticamente individuando per ciascun<br />

parametro i seguenti valori:<br />

• la mediana, che possiamo definire come<br />

“media robusta”.<br />

La formula della mediana è:<br />

ME = [P (X < X M )


espresso dalla mediana. La formula del Coefficiente<br />

di Variazione percentuale Robusto è:<br />

CVR = S* /ME x 100<br />

e rappresenta un numero puro, cioè senza<br />

dimensione, che indica la percentuale di variabilità<br />

della serie di numeri analizzata. In definitiva<br />

determina l’attendibilità della prova. In<br />

pratica possiamo dire che valori del CVR sotto il<br />

10 siano molto attendibili e fra il 10 e il 30 sufficientemente<br />

attendibili;<br />

• la Deviazione Standard Robusta è un altro valore<br />

di controllo dell’attendibilità della madiana<br />

ed è espressa dalla seguente formula:<br />

S* = O 1,25 IQR / 1,35 V N<br />

e indica la deviazione standard asintotica dove N<br />

= numero dei casi, IQR = intervallo interquartile.<br />

IQR rappresenta la stima robusta della variabilità<br />

dei dati considerati e racchiude il 50% dei<br />

casi di una qualsiasi distribuzione probabilistica.<br />

In definitiva la DSR ci offre una stima attendibile<br />

della variabilità intorno alla mediana.<br />

Degustazioni 2004<br />

Le prima degustazione effettuata ha visto impegnati<br />

6 assaggiatori che si sono espressi su 21<br />

fagioli rappresentati dalle 16 varietà autoctone e<br />

dalle 5 utilizzate come testimoni. Questa degustazione,<br />

come già osservato, è stata considerata “di<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

I prodotti portati in degustazione il 3 novembre 2004<br />

81<br />

rodaggio”, ma è servita soprattutto per confrontare<br />

le varietà locali con i testimoni, in particolare per<br />

quanto concerne il profilo cinestetico.<br />

In questa occasione è stata perfezionata la scheda<br />

di degustazione e sono stati meglio definiti e<br />

concordati i termini con cui rapportarsi con i parametri<br />

scelti per definire i fagioli.<br />

I risultati sono stati in parte condizionati dal<br />

numero elevato di varietà assaggiate e dall’esigenza<br />

condivisa da tutti gli assaggiatori di mettere alla<br />

prova la scheda di degustazione.<br />

Nelle tabb. 1-23 sono riportate nel dettaglio le<br />

valutazioni relative alle singole varietà da parte<br />

degli assaggiatori e le elaborazioni statistiche:<br />

• le tabb. 1-21 presentano i valori assegnati a ciascun<br />

fagiolo da ogni assaggiatore durante la<br />

prima seduta di assaggi del 3 novembre 2004;<br />

• la tab. 22 mostra l’elaborazione dei dati dove si<br />

può osservare una più che discreta significatività<br />

dei risultati: a parte casi sporadici i giudizi<br />

dei vari assaggiatori non appaiono particolarmente<br />

difformi. Ci possiamo ritenere più che<br />

soddisfatti degli esiti se consideriamo i già menzionati<br />

limiti oggettivi di questa degustazione;<br />

• la tab. 23 riporta i risultati per gruppi più o<br />

meno omogenei e ci consente di effettuare<br />

alcune considerazioni riguardo al confronto fra<br />

varietà autoctone e testimoni. Gli stessi risultati<br />

sono schematizzati nei grafici 1-5.<br />

Considerazioni sulla prima degustazione<br />

Sinteticamente la prima degustazione ha rilevato<br />

che le varietà locali presentano generalmente caratteristiche<br />

diverse dalle varietà testimone.<br />

Varietà locale Tipologia *Testimone<br />

Schiaccione di Pietrasanta Bianco *Piattella pisana<br />

Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio Bianco *Cannellino Sgaravatti - *Montalbano<br />

Cappone Bianco *Cannellino Sgaravatti - *Montalbano<br />

Giallorino Bianco *Coco bianco<br />

Malato o di San Giuseppe Bianco *Coco bianco<br />

Padulino o Marmino Bianco *Coco bianco<br />

Rosso di Lucca Rosso/Scritto *Borlotto Lingua di fuoco<br />

Diecimino Rosso/Scritto *Borlotto Lingua di fuoco<br />

Selezione Tonelli Rosso/Scritto *Borlotto Lingua di fuoco<br />

Pievarino Rosso/Scritto *Borlotto Lingua di fuoco<br />

Scritto di Lucca Rosso/Scritto *Borlotto Lingua di fuoco<br />

Scritto della Garfagnana Rosso/Scritto *Borlotto Lingua di fuoco<br />

Fico di Gallicano Vari *Borlotto Lingua di fuoco<br />

Mascherino Vari<br />

Aquila o Lupinaro Vari<br />

Fagiola garfagnina Vari *Piattella pisana


82 ARSIA<br />

Fagiolo Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio<br />

Fagiolo Schiaccione di Pietrasanta<br />

Fagiolo Giallorino<br />

Il Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio e il<br />

Cappone, rispetto ai testimoni (Montalbano e Cannellino<br />

Sgaravatti), hanno mostrato una maggior<br />

delicatezza che si manifesta soprattutto nella scarsa<br />

consistenza dell’epidermide e nella morbidezza della<br />

pasta. Differenze che possono essere considerate<br />

significative.<br />

Lo Schiaccione di Pietrasanta è risultato molto<br />

simile alla Piattella pisana, ma leggermente più delicato,<br />

per la minore consistenza dell’epidermide e la maggiore<br />

morbidezza della pasta, e caratterizzato da note di<br />

Fagiolo Cappone<br />

Fagiola garfagnina<br />

Fagiolo Malato o di San Giuseppe<br />

dolce più accentuate. Le differenze non sono marcate,<br />

a testimonianza di una parentela molto stretta.<br />

Il confronto fra Fagiola garfagnina e Piattella<br />

pisana è parso alquanto improbabile: la Fagiola garfagnina<br />

mostra infatti una maggior delicatezza (epidermide<br />

meno consistente e pasta più morbida),<br />

una tendenza più spiccata al dolce rispetto all’amaro<br />

e una maggior intensità e persistenza di profumi e<br />

sapori. Inoltre le dimensioni e la forma sono nettamente<br />

diverse.<br />

Il Giallorino e il Malato, rispetto al Coco bian-


Fagiolo Padulino o Marmino<br />

Fagiolo Rosso di Lucca<br />

co, hanno manifestato anch’essi una maggior delicatezza,<br />

ma minor carattere per quanto riguarda<br />

l’intensità dei profumi e dei sapori, la persistenza e<br />

la sapidità. In conclusione ci sentiamo di escludere<br />

una parentela fra le due varietà autoctone e il testimone;<br />

qualche dubbio persiste sulle affinità presenti<br />

fra le due varietà autoctone.<br />

Anche fra Padulino e Coco bianco il confronto<br />

appare improbabile poiché non esistono affinità<br />

riguardo a nessun parametro. Le stesse dimensioni<br />

del legume sono decisamente diverse (il Padulino è<br />

molto più piccolo), benché entrambi presentino<br />

forma rotondeggiante e globosa.<br />

Rosso di Lucca e Diecimino hanno mostrato<br />

notevoli differenze rispetto al Borlotto Lingua di<br />

fuoco: hanno caratteri di intensità e persistenza<br />

(all’esame olfattivo e gustativo) nettamente superiori<br />

così come aroma, sapidità e succulenza. La tendenza<br />

all’amaro rispetto al dolce è più accentuata<br />

nel Borlotto. Sotto il profilo cinestetico, il Rosso di<br />

Lucca presenta maggior consistenza dell’epidermide,<br />

ma pasta più morbida rispetto agli altri due.<br />

Nessun dubbio, comunque, sull’assenza di parentela<br />

fra le varietà autoctone e il Borlotto: anche la<br />

forma del legume e l’intensità di colorazione sono<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

Fagiolo Pievarino<br />

Fagiolo Diecimino<br />

assolutamente diverse. Maggiori affinità le due<br />

varietà locali presentano fra di loro, pur manifestando<br />

differenze significative, benché meno marcate.<br />

Il Pievarino e il Borlotto Lingua di fuoco risultano<br />

abbastanza affini all’esame olfattivo e gustativo<br />

benché il Pievarino si differenzi decisamente<br />

sotto il profilo cinestetico, mostrando caratteri di<br />

maggior delicatezza, confermati da un maggior<br />

equilibrio fra tendenza al dolce e all’amaro.<br />

Lo Scritto di Lucca e lo Scritto della Garfagnana,<br />

messi a confronto con il Borlotto Lingua di<br />

fuoco, hanno dato esiti diversi. Lo Scritto di Lucca<br />

ha rivelato notevoli differenze sotto il profilo gustativo:<br />

maggior intensità e persistenza, sapidità e succulenza<br />

più accentuate, maggiore anche la tendenza<br />

al dolce. All’esame cinestetico lo Scritto di Lucca<br />

ha mostrato una consistenza dell’epidermide nettamente<br />

minore e una maggiore morbidezza della<br />

pasta. Più sfumate le differenze fra lo Scritto della<br />

Garfagnana e il Borlotto; uguale il profilo cinestetico,<br />

i profili olfattivi e gustativi danno risultati differenti<br />

e contrapposti. Mentre il Borlotto, all’esame<br />

olfattivo, presenta maggiore intensità, persistenza e<br />

aroma, all’esame gustativo i valori si ribaltano e lo<br />

Scritto della Garfagnana manifesta una sapidità più<br />

83


84 ARSIA<br />

Fagiolo Scritto di Lucca<br />

Fagiolo Aquila o Lupinaro<br />

Fagiolo Fico di Gallicano<br />

accentuata e una maggiore tendenza al dolce che si<br />

contrappone al retrogusto amaro, anch’esso più<br />

marcato rispetto a quello del Borlotto. In conclusione<br />

si possono fugare tutti i dubbi sull’esistenza<br />

di una parentela fra Scritto di Lucca e Scritto della<br />

Garfagnana e anche fra il primo e il Borlotto Lingua<br />

di fuoco. Maggiori incertezze rimangono su<br />

un’eventuale parentela fra lo Scritto della Garfagnana<br />

e il Borlotto che comunque mostrano differenze<br />

significative.<br />

Fagiolo Scritto della Garfagnana<br />

Fagiolo Mascherino<br />

Il Selezione Tonelli, rispetto al Borlotto Lingua<br />

di fuoco, è risultato notevolmente diverso, soprattutto<br />

agli esami olfattivo e gustativo, dove ha ottenuto<br />

valori molto più alti praticamente per tutti i<br />

parametri. Simile, invece, il rapporto dolce/amaro;<br />

né sono emerse differenze sostanziali all’esame cinestetico.<br />

In sostanza, come per molte delle varietà<br />

di fagioli “scritti”, i dubbi sulla loro caratterizzazione<br />

permangono, benché le prove di campo<br />

abbiano messo in evidenza differenze significative.<br />

Il confronto fra il Fico di Gallicano e il Borlotto<br />

Lingua di fuoco è parso piuttosto improbabile.<br />

Fra le due varietà sono emerse differenze piuttosto<br />

evidenti per tutti parametri, a dimostrazione del<br />

fatto che si tratta di fagioli completamente diversi.<br />

Aquila o Lupinaro e Mascherino non erano stati<br />

messi a confronto con nessun testimone, date le<br />

caratteristiche peculiari non assimilabili a nessuna<br />

varietà iscritta al Registro nazionale delle varietà di<br />

Specie ortive. L’assaggio è dunque servito per metterne<br />

a fuoco le caratteristiche.<br />

Al termine dell’attività di degustazione è stata<br />

definitivamente aggiornata la scheda di degustazione<br />

per poter essere utilizzata in futuro.


Tab. 1 - Schiaccione di Pietrasanta (degustazione del 3 novembre 2004)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 5 7 7 5 5 5 5 5 7 3 7<br />

2 3 3 5 5,5 5 4,5 5 4 3 3 7<br />

3 5 6 4 4,5 5 5 4,5 3 3 5 5<br />

4 5 5 5 4,5 4,5 5 5 5 3 5 6<br />

5 5 5 7 5 4 4 5 5 2 3 3<br />

6 4 4 4 4 4 5,5 4,5 5 4 5 5<br />

Tab. 2 - *Piattella pisana (degustazione del 3 novembre 2004)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 7 3 3 5 5 3 5 3 5 4,5 5<br />

2 5 5 5 3 3 5 3 3 3 4,5 3<br />

3 5 5 5 5 5 3 5 5 5 5 3<br />

4 5 4 6 6 4 6 5 5 2 4 5<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

5 7 6 5 6 5 3 4 5 3 5 4<br />

6 4 5 4 5 5 2 5 5 3 4 6<br />

Tab. 3 - Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio (degustazione del 3 novembre 2004)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 5 5 5 7 5 3,5 5 4 5 5 6<br />

2 4,5 4 4 5 5 5 5 5 3 3,5 5,5<br />

3 5 5 5 4 5 4 4 4 3 4 7<br />

4 5 5 5 4 3 3,5 4 5 4 3,5 7<br />

5 5 5 4 4 4 4 4,5 4 2,0 3,5 6<br />

6 5 5 5 5 5 4 4,5 5 3 4 6<br />

85


86 ARSIA<br />

Tab. 4 - Cappone (degustazione del 3 novembre 2004)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 7 7 7 7 7 5 7 7 5 3 6<br />

2 5 5 5,5 7 7 7 7 6 2 4 5<br />

3 6 6 6 5 5 4,5 5 5 3 3 6<br />

4 5,5 5,5 5 5 4 4,5 5 6 3 3,5 7<br />

5 7 6 7 7 6 5 6 6 2 5 5<br />

6 5 6 6 6 5 6 6 6 2 3 6<br />

Tab. 5 - *Cannellino Sgaravatti (degustazione del 3 novembre 2004)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 6 3 5 3 5 5 5 5 3 7 5<br />

2 7 3 7 5 5 7 7 3 3 6 5<br />

3 5 5 6 4 3 3 3 2 3 7 4<br />

4 5 3 5 4 4 4 5 4 2 4 6<br />

5 5 3 5 4 3 2 4 5 2 7 3<br />

6 6 7 6 6 4 5 6 4 2 3 4<br />

Tab. 6 - *Montalbano (degustazione del 3 novembre 2004)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 5 7 5 7 3 7 5 5 3 3 5<br />

2 5 5 5 5 5 5 5 5 3 5 5<br />

3 5 7 5 5 5 5 5 5 2 5 5<br />

4 5 5 4 5 4 5 6 5 2 3 7<br />

5 6 6 5 6 5 5 5 7 2 5 7<br />

6 6 6 6 6 5 2 5 6 2 5 6


Tab. 7 - Giallorino (degustazione del 3 novembre 2004)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 4 3,5 3 3 3 5 5 3,5 4,5 4,5 4,5<br />

2 4,5 4 4 4 4 5 5 4 3,5 5 5<br />

3 5 5 5 4 4 4 5 3,5 3 4 5<br />

4 4 4,5 5 5 4 5 5 6 4 4,3 6<br />

5 4 5 5 5 4 2 4 4 2 4,3 4<br />

6 4 4,5 3 5 5 5 5 5 2 3,5 4,5<br />

Tab. 8 - Malato o di San Giuseppe (degustazione del 3 novembre 2004)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 4 3,5 3 3 3 5 5 3,5 4,5 4,5 4<br />

2 4,5 4 4 4 4 5 5 4 3,5 5 4<br />

3 5 5 5 4 4 4 5 3,5 3 4 5<br />

4 4 4,5 5 5 4 5 5 6 4 4,5 6<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

5 4 5 5 5 4 2 4 4 2 4,5 3,5<br />

6 4 4,5 3 5 5 5 5 5 2 3,5 4,5<br />

Tab. 9 - *Coco bianco (degustazione del 3 novembre 2004)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 7 3 3 5 7 3 5 3 5 5 3<br />

2 6 5 5 6 6 6 6 5 4 4 8<br />

3 5 6 5 6 7 5 6 6 3 5 7<br />

4 5 5 7 7 7 4 5 7 5 5 7<br />

5 7 7 7 7 7 4 5 5 2 5 6<br />

6 6 6 6 6 7 2 5 8 2 6 6<br />

87


88 ARSIA<br />

Tab. 10 - Padulino (degustazione del 3 novembre 2004)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 4 4 3,5 5 7 4 5 7 5 7 3<br />

2 5 5 5 5 3 5 3 3 3 6,5 2,5<br />

3 4,5 5 4 4 5 3 4 4 3 6 3<br />

4 4 4 4 5 5 3 4 5 3 5 5<br />

5 6 6 6 6 4 3 5 4 2 6 3<br />

6 4,5 3,5 3,5 3 6 3 3 3 2 5 3<br />

Tab. 11 - Rosso di Lucca (degustazione del 3 novembre 2004)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 7 7 7 6 7 4 6,5 6,5 3 5,5 4<br />

2 5 5 5,5 5,5 4,5 4 5,5 6 5 7 5<br />

3 5,5 5,5 5 5 5 3 5 6,5 4 6 6<br />

4 6 5 6 5,5 5 4 5 5,5 5 6 4<br />

5 5 5,5 5,5 5 4,5 2 4,5 6,5 2 6 3,5<br />

6 6 5 5 5,5 5 3 5 6 4 6 4<br />

Tab. 12 - Diecimino (degustazione del 3 novembre 2004)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 5 7 5,5 7 7 5,5 5 7 6 5 3<br />

2 5 5 6 5 4,5 5 4,5 5 3 7 4<br />

3 5 6 5 4,5 5 4,5 5 4,5 4 5 5<br />

4 3 5 5,5 4,5 4,5 4 4,5 5 3 6 5<br />

5 4 5,5 5,5 5 4,5 4,5 4,5 5,5 3 5 3<br />

6 5 5 5 4,5 4 4 5 5 4 6 2


Tab. 13 - Selezione Tonelli (degustazione del 3 novembre 2004)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 7 6 4 7 5 3 3 5 5 5 4<br />

2 6 6 6 6 6 4 6 5 4,5 6 4,5<br />

3 5,5 4 4 4 5 3 4 4 5 5 3,5<br />

4 6 5 5 6 5 3 6 6 5 5 4<br />

5 7 7 7 7 5 4 5 6 4 7 4<br />

6 5 6 6 5 5 2 5 5 4 7 4,5<br />

Tab. 14 - Pievarino (degustazione del 3 novembre 2004)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 7 7 7 7 7 5 3 5 5 3 7<br />

2 3 3 3 5 5 5 5 5 4 4 4<br />

3 5 5 5 6 5 3 3 5 4 5 5<br />

4 6 5 5 6 5 4 4 4 3 5 5<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

5 5 7 5 5 6 3 3 5 2 6 4<br />

6 5 5 4 5 5 4 4 4 4 5 4<br />

Tab. 15 - Scritto di Lucca (degustazione del 3 novembre 2004)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 5 5 6,5 4,5 4 3 4 5 5 5 4,5<br />

2 5,5 5,5 5,5 5 4,5 5 5 5 4 4 5<br />

3 5 5 4 4 4,5 4 5 4,5 5 4 5<br />

4 5 4,5 4,5 4,5 5 3 4,5 5,5 3 4 5<br />

5 6 5 5,5 5 4 3,5 3,5 5 5 5 4<br />

6 5 5,5 5 5,5 4,5 4 4 5 4 4 5<br />

89


90 ARSIA<br />

Tab. 16 - Scritto della Garfagnana (degustazione del 3 novembre 2004)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 4,5 3 5 5 5 3 4 5,5 5,5 5 3<br />

2 5,5 4 4,5 4,5 4,5 5 3,5 5 5 6 4<br />

3 4,5 3 5 5 4 4 4,5 4,5 6 5,5 3<br />

4 6 3 4 5,5 5,5 3,5 4 6 5,5 5,5 4<br />

5 4 4 4,5 4 5 4 4,5 4,5 5 5 3<br />

6 4 4 5 3,5 4,5 4,5 3,5 5 5,5 6 4<br />

Tab. 17 - *Borlotto Lingua di fuoco (degustazione del 3 novembre 2004)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 5 5 7 7 5 5 5 4 4,5 5,5 3<br />

2 3 3 3 4 4 3 4 4 4,5 6 3<br />

3 4 4 5 4 4 3 4 3 4 5 3<br />

4 5 5 5 6 5 4 6 6 5 5,5 5<br />

5 6 5 6 3 3 2 4 4 4,5 6 4<br />

6 5 5 5 3 2 1 4 5 4 5 4,5<br />

Tab. 18 - Mascherino (degustazione del 3 novembre 2004)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 6 4 4,5 4,5 5 5 5 7 3 3 5<br />

2 4,5 4 4,5 4,5 4,5 4,5 5 4,5 3 5 7<br />

3 5 5 5 4 4 4,5 5 5 3 3 4<br />

4 4 4 4 5 4,5 4 5 6 5 5 4<br />

5 5 5 5 5 6 4,5 4 5 2 3 4,5<br />

6 5 5 5 4 4 4 5 4 2 6 5


Tab. 19 - Fico di Gallicano (degustazione del 3 novembre 2004)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 7 7 7 7 5 5 5 6,5 5 3,5 6,5<br />

2 7 7 7 7 7 4 7 6,5 6 4,5 6<br />

3 4,5 4,5 4,5 5 5,5 3 4 4,5 3 4 5,5<br />

4 6 6 6 6 6 5 5 6 3 3,5 6<br />

5 5 5 7 7 7 4 6 7 2 4,5 6<br />

6 6 6 6 6 6 5 5 6 3 5 5<br />

Tab. 20 - Aquila o Lupinaro (degustazione del 3 novembre 2004)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 5 5,5 5 5,5 5 3 5 7 4,5 3 4,5<br />

2 6 5 7 5,5 7 4 5,5 5 5 6 5<br />

3 6 6 5 5 6 5 5,5 2 4 4 5<br />

4 5 6 7 7 6 4 6 7 5 4 5<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

5 6 5,5 5,5 5,5 5 5 5 5 2 5 4<br />

6 7 7 7 7 6 7 7 6 4 5 4<br />

Tab. 21 - Fagiola garfagnina (degustazione del 3 novembre 2004)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 7 5 5 4,5 3 5 4,5 6 4 5 3<br />

2 5 5 5,5 7 5 6,5 7 5 3 4 7<br />

3 5,5 5,5 6 5 5 6 4,5 5,5 4 5,5 3<br />

4 5 6 5 4 2 5,5 5 5 2 4 6<br />

5 7 7 7 5 5 5 4,5 5,5 2 3 5<br />

6 5,5 5,5 6 5 5 5 5 5,5 2 4 6<br />

91


92 ARSIA<br />

Tab. 22a - Elaborazioni statistiche dei valori attribuiti alle singole varietà da parte degli assaggiatori (degustazione del 3 novembre 2004)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

Schiaccione di Pietr.<br />

Mediana 5,00 5,00 5,00 4,75 4,75 5,00 5,00 5,00 3,00 4,00 5,50<br />

Dev. st. robusta 0,28 0,57 0,85 0,19 0,33 0,14 0,14 0,28 0,28 0,76 0,66<br />

C.V. % robusto 5,67 11,34 17,01 3,98 6,96 2,84 2,84 5,67 9,45 18,90 12,03<br />

Fagiola garfagnina<br />

Mediana 5,50 5,50 5,75 5,00 5,00 5,25 4,75 5,50 2,50 4,00 5,50<br />

Dev. st. robusta 0,57 0,28 0,33 0,14 0,57 0,33 0,19 0,14 0,66 0,28 0,95<br />

C.V. % robusto 10,31 5,15 5,75 2,84 11,34 6,30 3,98 2,58 26,46 7,09 17,18<br />

Rosso di Lucca<br />

Mediana 5,75 5,25 5,50 5,50 5,00 3,50 5,00 6,25 4,00 6,00 4,00<br />

Dev. st. robusta 0,33 0,19 0,28 0,14 0,14 0,38 0,14 0,19 0,57 0,00 0,28<br />

C.V. % robusto 5,75 3,60 5,15 2,58 2,84 10,80 2,84 3,02 14,18 0,00 7,09<br />

Diecimino<br />

Mediana 5,00 5,25 5,50 4,75 4,50 4,50 4,75 5,00 3,50 5,50 3,50<br />

Dev. st. robusta 0,28 0,33 0,14 0,19 0,14 0,28 0,19 0,14 0,38 0,38 0,66<br />

C.V. % robusto 5,67 6,30 2,58 3,98 3,15 6,30 3,98 2,84 10,80 6,87 18,90<br />

Pievarino<br />

Mediana 5,00 5,00 5,00 5,50 5,00 4,00 3,50 5,00 4,00 5,00 4,50<br />

Dev. st. robusta 0,28 0,57 0,28 0,38 0,28 0,57 0,38 0,28 0,28 0,28 0,38<br />

C.V. % robusto 5,67 11,34 5,67 6,87 5,67 14,18 10,80 5,67 7,09 5,67 8,40<br />

*Borlotto L.F.<br />

Mediana 5,00 5,00 5,00 4,00 4,00 3,00 4,00 4,00 4,50 5,50 3,50<br />

Dev. st. robusta 0,28 0,28 0,28 0,85 0,57 0,57 0,28 0,28 0,14 0,28 0,52<br />

C.V. % robusto 5,67 5,67 5,67 21,26 14,18 18,90 7,09 7,09 3,15 5,15 14,85<br />

Scritto di Lucca<br />

Mediana 5,00 5,00 5,25 4,75 4,50 3,75 4,25 5,00 4,50 4,00 5,00<br />

Dev. st. robusta 0,14 0,14 0,33 0,19 0,14 0,33 0,33 0,00 0,38 0,28 0,14<br />

C.V. % robusto 2,84 2,84 6,30 3,98 3,15 8,82 7,78 0,00 8,40 7,09 2,84


Tab. 22b - Elaborazioni statistiche dei valori attribuiti alle singole varietà da parte degli assaggiatori (degustazione del 3 novembre 2004)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

Aquila<br />

Mediana 6,00 5,75 6,25 5,50 6,00 4,50 5,50 5,50 4,25 4,50 4,75<br />

Dev. st. robusta 0,28 0,19 0,71 0,43 0,28 0,38 0,28 0,66 0,33 0,38 0,33<br />

C.V. % robusto 4,73 3,29 11,34 7,73 4,73 8,40 5,15 12,03 7,78 8,40 6,96<br />

Malato<br />

Mediana 4,00 4,50 4,50 4,50 4,00 5,00 5,00 4,00 3,25 4,50 4,25<br />

Dev. st. robusta 0,14 0,28 0,66 0,38 0,00 0,28 0,00 0,43 0,61 0,14 0,33<br />

C.V. % robusto 3,54 6,30 14,70 8,40 0,00 5,67 0,00 10,63 18,90 3,15 7,78<br />

*Coco bianco<br />

Mediana 6,00 5,50 5,50 6,00 7,00 4,00 5,00 5,50 3,50 5,00 6,50<br />

Dev. st. robusta 0,57 0,38 0,66 0,28 0,00 0,57 0,28 0,66 0,95 0,00 0,38<br />

C.V. % robusto 9,45 6,87 12,03 4,73 0,00 14,18 5,67 12,03 27,00 0,00 5,82<br />

*Cann. Sgaravatti<br />

Mediana 5,50 3,00 5,50 4,00 4,00 4,50 5,00 4,00 2,50 6,50 4,50<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

Dev. st. robusta 0,38 0,57 0,38 0,28 0,57 0,66 0,57 0,57 0,38 0,95 0,38<br />

C.V. % robusto 6,87 18,90 6,87 7,09 14,18 14,70 11,34 14,18 15,12 14,54 8,40<br />

Giallorino<br />

Mediana 4,00 4,50 4,50 4,50 4,00 5,00 5,00 4,00 3,25 4,25 4,75<br />

Dev. st. robusta 0,14 0,28 0,66 0,38 0,00 0,28 0,00 0,43 0,61 0,14 0,19<br />

C.V. % robusto 3,54 6,30 14,70 8,40 0,00 5,67 0,00 10,63 18,90 3,34 3,98<br />

*Piattella pisana<br />

Mediana 5,00 5,00 5,00 5,00 5,00 3,00 5,00 5,00 3,00 4,50 4,50<br />

Dev. st. robusta 0,57 0,28 0,28 0,28 0,28 0,57 0,28 0,57 0,57 0,28 0,66<br />

C.V. % robusto 11,34 5,67 5,67 5,67 5,67 18,90 5,67 11,34 18,90 6,30 14,70<br />

*Montalbano<br />

Mediana 5,00 6,00 5,00 5,50 5,00 5,00 5,00 5,00 2,00 5,00 5,50<br />

Dev. st. robusta 0,28 0,57 0,00 0,38 0,28 0,00 0,00 0,28 0,28 0,57 0,66<br />

C.V. % robusto 5,67 9,45 0,00 6,87 5,67 0,00 0,00 5,67 14,18 11,34 12,03 93


94 ARSIA<br />

Tab. 22c - Elaborazioni statistiche dei valori attribuiti alle singole varietà da parte degli assaggiatori (degustazione del 3 novembre 2004)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

Cappone<br />

Mediana 5,75 6,00 6,00 6,50 5,50 5,00 6,00 6,00 2,50 3,25 6,00<br />

Dev. st. robusta 0,61 0,14 0,43 0,66 0,66 0,43 0,57 0,00 0,38 0,33 0,28<br />

C.V. % robusto 10,68 2,36 7,09 10,18 12,03 8,51 9,45 0,00 15,12 10,18 4,73<br />

Padulino<br />

Mediana 4,50 4,50 4,00 5,00 5,00 3,00 4,00 4,00 3,00 6,00 3,00<br />

Dev. st. robusta 0,28 0,38 0,43 0,28 0,57 0,28 0,57 0,57 0,28 0,43 0,00<br />

C.V. % robusto 6,30 8,40 10,63 5,67 11,34 9,45 14,18 14,18 9,45 7,09 0,00<br />

Cannell. S.Gin.-S.Aless.<br />

Mediana 5,00 5,00 5,00 4,50 5,00 4,00 4,50 4,50 3,00 3,75 6,00<br />

Dev. st. robusta 0,00 0,00 0,28 0,38 0,28 0,14 0,28 0,38 0,28 0,19 0,28<br />

C.V. % robusto 0,00 0,00 5,67 8,40 5,67 3,54 6,30 8,40 9,45 5,04 4,73<br />

Fico di Gallicano<br />

Mediana 6,00 6,00 6,50 6,50 6,00 4,50 5,00 6,25 3,00 4,25 6,00<br />

Dev. st. robusta 0,57 0,57 0,38 0,38 0,43 0,38 0,28 0,19 0,57 0,33 0,14<br />

C.V. % robusto 9,45 9,45 5,82 5,82 7,09 8,40 5,67 3,02 18,90 7,78 2,36<br />

Selezione Tonelli<br />

Mediana 6,00 6,00 5,50 6,00 5,00 3,00 5,00 5,00 4,75 5,50 4,00<br />

Dev. st. robusta 0,43 0,28 0,66 0,57 0,00 0,28 0,57 0,28 0,33 0,66 0,14<br />

C.V. % robusto 7,09 4,73 12,03 9,45 0,00 9,45 11,34 5,67 6,96 12,03 3,54<br />

Mascherino<br />

Mediana 5,00 4,50 4,75 4,50 4,50 4,50 5,00 5,00 3,00 4,00 4,75<br />

Dev. st. robusta 0,14 0,38 0,19 0,28 0,28 0,14 0,00 0,43 0,28 0,76 0,33<br />

C.V. % robusto 2,84 8,40 3,98 6,30 6,30 3,15 0,00 8,51 9,45 18,90 6,96<br />

Scritto della Garfagnana<br />

Mediana 4,50 3,50 4,75 4,75 4,75 4,00 4,00 5,00 5,50 5,50 3,50<br />

Dev. st. robusta 0,43 0,38 0,19 0,33 0,19 0,28 0,28 0,28 0,14 0,28 0,38<br />

C.V. % robusto 9,45 10,80 3,98 6,96 3,98 7,09 7,09 5,67 2,58 5,15 10,80


Tab. 23 - Dati riepilogativi della degustazione del 3 novembre 2004<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Varietà locali e *testimoni Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

Schiaccione di Pietrasanta 5,00 5,00 5,00 4,75 4,75 5,00 5,00 5,00 3,00 4,00 5,50<br />

Fagiola garfagnina 5,50 5,50 5,75 5,00 5,00 5,25 4,75 5,50 2,50 4,00 5,50<br />

*Piattella pisana 5,00 5,00 5,00 5,00 5,00 3,00 5,00 5,00 3,00 4,50 4,50<br />

Rosso di Lucca 5,75 5,25 5,50 5,50 5,00 3,50 5,00 6,25 4,00 6,00 4,00<br />

Diecimino 5,00 5,25 5,50 4,75 4,50 4,50 4,75 5,00 3,50 5,50 3,50<br />

Pievarino 5,00 5,00 5,00 5,50 5,00 4,00 3,50 5,00 4,00 5,00 4,50<br />

*Borlotto Lingua di fuoco 5,00 5,00 5,00 4,00 4,00 3,00 4,00 4,00 4,50 5,50 3,50<br />

Scritto di Lucca 5,00 5,00 5,25 4,75 4,50 3,75 4,25 5,00 4,50 4,00 5,00<br />

Scritto della Garfagnana 4,50 3,50 4,75 4,75 4,75 4,00 4,00 5,00 5,50 5,50 3,50<br />

Fico di Gallicano 6,00 6,00 6,50 6,50 6,00 4,50 5,00 6,25 3,00 4,25 6,00<br />

Selezione Tonelli 6,00 6,00 5,50 6,00 5,00 3,00 5,00 5,00 4,75 5,50 4,00<br />

Malato 4,00 4,50 4,50 4,50 4,00 5,00 5,00 4,00 3,25 4,50 4,25<br />

*Coco bianco 6,00 5,50 5,50 6,00 7,00 4,00 5,00 5,50 3,50 5,00 6,50<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

Giallorino 4,00 4,50 4,50 4,50 4,00 5,00 5,00 4,00 3,25 4,25 4,75<br />

Padulino 4,50 4,50 4,00 5,00 5,00 3,00 4,00 4,00 3,00 6,00 3,00<br />

*Cannellino Sgaravatti 5,50 3,00 5,50 4,00 4,00 4,50 5,00 4,00 2,50 6,50 4,50<br />

*Montalbano 5,00 6,00 5,00 5,50 5,00 5,00 5,00 5,00 2,00 5,00 5,50<br />

Cappone 5,75 6,00 6,00 6,50 5,50 5,00 6,00 6,00 2,50 3,25 6,00<br />

Cannell. S.Ginese-S.Alessio 5,00 5,00 5,00 4,50 5,00 4,00 4,50 4,50 3,00 3,75 6,00<br />

Aquila o Lupinaro 6,00 5,75 6,25 5,50 6,00 4,50 5,50 5,50 4,25 4,50 4,75<br />

Mascherino 5,00 4,50 4,75 4,50 4,50 4,50 5,00 5,00 3,00 4,00 4,75<br />

95


96 ARSIA<br />

graf.1<br />

graf. 2<br />

graf. 3


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

97<br />

graf. 4<br />

graf. 5


98 ARSIA<br />

La seconda degustazione<br />

La seconda degustazione è stata suddivisa in<br />

due sessioni nelle quali sono state portate in assaggio<br />

solo le varietà locali (otto per ogni sessione),<br />

premettendo di definire in modo più corretto i<br />

caratteri oggettivi delle varietà autoctone.<br />

Rispetto alla prima degustazione, si è notata<br />

una maggiore familiarità nella compilazione della<br />

scheda da parte dei degustatori; inoltre il numero<br />

limitato di assaggi ha consentito una maggior precisione<br />

e definizione delle sensazioni.<br />

È stato anche possibile mettere meglio a fuoco<br />

gli elementi in grado di alterare le valutazioni, in<br />

modo da poterne ridurre l’importanza o eliminarne<br />

gli effetti.<br />

Le ripartizione delle varietà assaggiate nelle due<br />

sessioni è descritta nella tab. 24.<br />

Nelle tabelle che seguono si possono evidenziare<br />

nel dettaglio le valutazioni relative alle singole<br />

varietà da parte degli assaggiatori e le elaborazioni<br />

statistiche relative.<br />

Le tabb. 25-39 riportano i dettagli dei valori<br />

assegnati da ogni assaggiatore durante la due sessioni<br />

di assaggi del 1 e 9 dicembre 2004.<br />

Nella tab. 40 è riportata l’elaborazione dei dati<br />

dove si può osservare una più che discreta significatività<br />

dei risultati: a parte casi sporadici, i giudizi<br />

dei vari assaggiatori non appaiono particolarmente<br />

difformi.<br />

La tab. 41 riporta un confronto dei risultati per<br />

gruppi omogenei. I risultati sono riportati anche<br />

nei grafici 6-8.<br />

Tab. 24 - I prodotti portati in degustazione nelle sessioni di dicembre 2004<br />

Sessione del 1 dicembre 2004 Sessione del 9 dicembre 2004<br />

Varietà locale Tipologia Varietà locale Tipologia<br />

Scritto di Lucca Rosso/Scritto Schiaccione di Pietrasanta Bianco<br />

Scritto della Garfagnana Rosso/Scritto Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio Bianco<br />

Pievarino Rosso/Scritto Cappone Bianco<br />

Rosso di Lucca Rosso/Scritto Malato o di San Giuseppe Bianco<br />

Diecimino Rosso/Scritto Giallorino Bianco<br />

Selezione Tonelli Rosso/Scritto Padulino o Marmino Bianco<br />

Fico di Gallicano Vari Mascherino Vari<br />

Aquila o Lupinaro Vari Fagiola garfagnina Vari<br />

La riunione<br />

del gruppo di assaggio<br />

al ristorante “Il Pozzo”<br />

di Pieve Fosciana (LU):<br />

Veronica Giusti, Giovanni<br />

Giovannoni, Piero Morelli,<br />

Riccardo Gennaro,<br />

Roberto Andreoni (poco<br />

visibile) e Antonio Pierini


Tab. 25 - Scritto di Lucca - Dati della degustazione del 1 dicembre 2004 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 6,0 4,0 7,0 4,0 5,0 4,0 4,0 6,0 5,2 5,0 6,0 6,0<br />

2 6,0 3,0 7,0 4,5 5,6 4,0 5,2 6,8 5,3 5,0 6,0 6,0<br />

3 0,3 4,2 7,0 3,0 5,0 4,6 3,5 6,8 5,6 5,0 7,0 5,8<br />

4 6,0 3,0 7,0 4,5 5,3 4,0 5,0 5,5 5,4 5,0 7,0 6,0<br />

5 5,8 3,9 6,2 4,0 4,8 4,2 4,0 6,8 5,0 5,0 6,0 6,0<br />

Tab. 26 - Scritto della Garfagnana - Dati della degustazione del 1 dicembre 2004 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 5,2 3,5 5,2 5,2 6,0 3,0 6,0 5,5 6,0 6,0 5,0 4,7<br />

2 5,3 2,5 5,5 6,8 6,0 2,1 6,3 7,2 6,8 6,0 4,7 5,0<br />

3 5,0 3,0 5,3 4,8 6,2 2,8 4,8 6,3 8,0 6,0 5,0 4,6<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

4 5,0 3,0 5,9 5,9 5,8 3,0 6,2 6,0 6,3 6,0 5,0 4,8<br />

5 5,0 3,2 5,6 5,0 6,0 3,0 6,0 7,0 6,6 6,0 4,0 4,8<br />

Tab. 27 - Pievarino - Dati della degustazione del 1 dicembre 2004 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 4,0 5,0 6,0 4,0 4,8 3,2 4,8 3,8 5,3 5,3 6,0 5,2<br />

2 5,5 4,4 5,8 5,2 4,8 3,0 4,4 5,1 4,0 5,0 7,2 5,3<br />

3 4,8 5,3 5,6 4,3 5,6 4,3 4,8 5,6 5,6 5,0 6,0 5,2<br />

4 5,5 4,8 5,8 5,7 5,6 3,2 5,8 5,3 4,8 5,3 6,3 5,2<br />

5 5,0 5,0 6,2 5,0 5,8 3,8 4,8 5,5 4,8 5,0 6,7 5,5<br />

99


100 ARSIA<br />

Tab. 28 - Rosso di Lucca - Dati della degustazione del 1 dicembre 2004 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 6,3 5,5 7,3 6,0 6,4 4,2 6,8 6,8 5,6 6,0 7,0 6,2<br />

2 6,3 6,3 7,5 6,0 6,0 1,7 6,2 6,4 4,8 6,3 6,0 6,3<br />

3 6,0 6,0 8,0 5,0 6,0 3,0 5,5 6,8 7,0 6,6 6,0 5,0<br />

4 6,3 5,6 7,3 6,0 6,3 3,0 6,3 7,0 4,5 6,0 6,0 6,5<br />

5 6,2 5,0 7,2 5,3 6,0 2,8 6,0 6,7 6,7 6,0 6,0 5,8<br />

Tab. 29 - Diecimino - Dati della degustazione del 1 dicembre 2004 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 6,0 6,0 7,2 4,8 6,0 6,0 5,3 5,3 2,8 5,2 5,5 5,4<br />

2 5,0 6,5 6,5 5,5 6,0 5,0 5,5 5,7 2,0 6,0 5,3 5,8<br />

3 5,2 6,5 5,8 4,5 5,5 4,8 5,5 5,5 3,4 6,0 5,3 5,5<br />

4 5,5 6,8 6,8 5,4 6,3 5,0 6,0 6,0 1,5 6,0 5,3 5,5<br />

5 5,6 6,8 6,0 5,2 6,0 5,0 4,8 5,0 1,8 6,0 5,4 6,2<br />

Tab. 30 - Selezione Tonelli - Dati della degustazione del 1 dicembre 2004 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 7,2 6,0 5,2 7,2 6,0 2,2 6,1 5,1 7,0 5,0 6,0 6,2<br />

2 7,0 6,7 6,4 6,5 4,8 2,0 4,0 5,5 5,5 4,5 6,5 5,0<br />

3 7,2 7,2 6,3 6,3 5,0 2,8 5,5 5,0 6,8 5,5 6,8 4,8<br />

4 7,0 5,8 5,7 6,3 4,2 2,0 3,8 5,6 5,8 5,5 6,5 6,0<br />

5 6,3 5,5 5,4 6,0 4,3 2,3 4,1 5,8 5,9 5,0 7,0 6,0


Tab. 31 - Fico di Gallicano - Dati della degustazione del 1 dicembre 2004 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 8,0 7,2 6,7 7,2 7,2 5,0 7,2 8,0 2,5 4,0 7,0 7,0<br />

2 7,8 8,0 8,0 7,5 7,5 4,2 7,6 7,8 5,8 4,0 6,5 7,8<br />

3 7,6 7,6 7,3 7,6 7,0 6,8 7,2 7,5 4,0 4,0 6,0 7,3<br />

4 8,0 8,0 7,5 7,2 7,7 6,1 7,8 6,9 3,0 3,5 7,0 7,5<br />

5 7,0 7,0 5,8 6,8 6,3 5,8 6,5 7,0 3,7 4,0 7,0 7,6<br />

Tab. 32 - Aquila o Lupinaro - Dati della degustazione del 1 dicembre 2004 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 6,0 6,1 6,8 6,0 6,2 4,0 6,1 5,8 1,7 5,0 6,7 6,4<br />

2 6,2 6,0 6,2 7,3 6,3 5,0 4,9 6,2 1,7 5,0 7,0 5,5<br />

3 6,0 6,8 6,4 5,5 6,2 4,8 5,8 5,6 5,4 5,0 7,0 4,8<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

4 6,0 5,9 6,0 6,3 6,7 5,6 6,3 6,3 2,8 4,8 7,0 6,4<br />

5 6,3 6,3 7,3 6,2 5,7 5,8 5,8 6,0 3,0 4,5 7,0 6,7<br />

Tab. 33 - Schiaccione di Pietrasanta - Dati della degustazione del 9 dicembre 2004 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 5 7 7 5 5 5 5 5 7 3 7<br />

2 3 3 5 5,5 5 4,5 5 4 3 3 7<br />

3 5 6 4 4,5 5 5 4,5 3 3 5 5<br />

4 5 5 5 4,5 4,5 5 5 5 3 5 6<br />

5 5 5 7 5 4 4 5 5 2 3 3<br />

6 4 4 4 4 4 5,5 4,5 5 4 5 5<br />

101


102 ARSIA<br />

Tab. 34 - Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio - Dati della degustazione del 9 dicembre 2004 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 5 5 5 7 5 3,5 5 4 5 5 6<br />

2 4,5 4 4 5 5 5 5 5 3 3,5 5,5<br />

3 5 5 5 4 5 4 4 4 3 4 7<br />

4 5 5 5 4 3 3,5 4 5 4 3,5 7<br />

5 5 5 4 4 4 4 4,5 4 2 3,5 6<br />

6 5 5 5 5 5 4 4,5 5 3 4 6<br />

Tab. 35 - Cappone - Dati della degustazione del 9 dicembre 2004 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 5 7 7 5 5 5 5 5 7 3 7<br />

2 3 3 5 5,5 5 4,5 5 4 3 3 7<br />

3 5 6 4 4,5 5 5 4,5 3 3 5 5<br />

4 5 5 5 4,5 4,5 5 5 5 3 5 6<br />

5 5 5 7 5 4 4 5 5 2 3 3<br />

6 4 4 4 4 4 5,5 4,5 5 4 5 5<br />

Tab. 36 - Malato o di San Giuseppe - Dati della degustazione del 9 dicembre 2004 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 5,7 6,2 6,4 6,0 5,4 5,8 6,5 5,8 3,3 2,0 7,0 7,0<br />

2 6,5 6,5 6,5 6,5 6,2 7,2 6,8 6,3 2,5 1,8 5,5 5,8<br />

3 5,6 5,6 4,8 5,0 4,7 4,7 4,6 5,0 2,0 4,0 5,0 6,5<br />

4 5,1 4,8 5,4 6,0 5,3 5,1 5,8 5,6 5,1 3,8 5,7 5,9<br />

5 2,8 3,0 3,8 3,0 3,5 2,8 3,0 3,2 2,3 3,8 6,3 4,2


Tab. 37 - Giallorino - Dati della degustazione del 9 dicembre 2004 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 4,7 4,5 4,8 5,0 4,3 4,4 5,6 6,0 4,5 5,5 6,0 5,5<br />

2 4,8 4,8 4,5 5,7 5,4 3,5 3,5 5,0 3,6 6,0 5,5 6,0<br />

3 4,6 4,4 4,8 5,4 3,8 3,6 4,0 5,6 3,5 6,0 5,0 6,0<br />

4 5,3 5,1 5,1 5,6 3,8 3,2 4,0 5,0 3,1 5,8 5,8 5,0<br />

5 5,0 3,4 4,2 4,2 4,1 3,7 4,0 3,9 3,7 5,5 6,0 5,2<br />

Tab. 30 - Padulino - Dati della degustazione del 9 dicembre 2004 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 4,4 4,8 4,7 4,7 4,5 3,4 5,0 4,8 3,2 3,6 5,3 4,2<br />

2 5,0 5,2 5,6 5,3 5,4 5,9 5,4 5,5 2,3 5,5 6,8 5,6<br />

3 5,4 5,2 5,0 4,6 3,5 4,3 3,3 4,2 0,8 5,0 6,8 5,5<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

4 5,2 5,5 4,5 5,6 5,1 4,0 4,5 4,6 1,8 5,0 6,0 5,3<br />

5 2,3 2,3 2,3 2,5 2,5 2,6 3,3 3,2 0,4 5,8 7,5 4,2<br />

Tab. 39 - Fagiola garfagnina - Dati della degustazione del 9 dicembre 2004 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 6,0 5,6 6,3 6,5 6,9 8,6 7,3 6,2 0,2 3,0 9,0 6,8<br />

2 5,5 5,5 5,7 6,6 7,0 6,8 6,7 6,2 0,8 2,0 8,3 6,8<br />

3 6,5 6,2 6,2 6,8 6,2 8,0 6,3 6,4 0,2 5,0 7,0 6,8<br />

4 7,0 6,8 7,2 7,0 7,3 5,5 6,1 6,3 1,5 0,8 7,8 7,5<br />

5 4,8 4,8 5,6 4,7 2,6 5,2 5,1 5,5 1,7 3,8 6,8 5,0<br />

103


104 ARSIA<br />

Tab. 40a - Elaborazioni statistiche dei valori attribuiti alle singole varietà da parte degli assaggiatori (degustazioni 1 e 9 dicembre 2004)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

Schiaccione di Pietrasanta<br />

Mediana 5,00 5,50 5,40 5,00 4,80 5,50 5,60 5,20 2,60 4,00 6,80 5,90<br />

Dev. st. robusta 0,62 0,46 0,25 0,50 0,25 0,54 0,41 0,29 0,41 0,99 0,33 0,12<br />

C.V. % robusto 12,42 8,28 4,60 9,94 5,18 9,79 7,39 5,57 15,93 24,85 4,87 2,11<br />

Fagiola garfagnina<br />

Mediana 6,00 5,60 6,20 6,60 6,90 6,80 6,30 6,20 0,80 3,00 7,80 6,80<br />

Dev. st. robusta 0,41 0,29 0,25 0,12 0,33 1,04 0,25 0,04 0,54 0,75 0,54 0,00<br />

C.V. % robusto 6,90 5,18 4,01 1,88 4,80 15,22 3,94 0,67 67,29 24,85 6,90 0,00<br />

Rosso di Lucca<br />

Mediana 6,30 5,60 7,30 6,00 6,00 3,00 6,20 6,80 5,60 6,00 6,00 6,20<br />

Dev. st. robusta 0,04 0,21 0,08 0,29 0,12 0,08 0,12 0,04 0,79 0,12 0,00 0,21<br />

C.V. % robusto 0,66 3,70 1,13 4,83 2,07 2,76 2,00 0,61 14,05 2,07 0,00 3,34<br />

Diecimino<br />

Mediana 5,50 6,50 6,50 5,20 6,00 5,00 5,50 5,50 2,00 6,00 5,30 5,50<br />

Dev. st. robusta 0,17 0,12 0,33 0,25 0,00 0,00 0,08 0,17 0,41 0,00 0,04 0,12<br />

C.V. % robusto 3,01 1,91 5,10 4,78 0,00 0,00 1,51 3,01 20,70 0,00 0,78 2,26<br />

Pievarino<br />

Mediana 5,00 5,00 5,80 5,00 5,60 3,20 4,80 5,10 4,80 5,00 6,30 5,20<br />

Dev. st. robusta 0,29 0,08 0,08 0,37 0,33 0,25 0,00 0,12 0,21 0,12 0,29 0,04<br />

C.V. % robusto 5,80 1,66 1,43 7,45 5,92 7,76 0,00 2,44 4,31 2,48 4,60 0,80<br />

Scritto della Garfagnana<br />

Mediana 5,00 3,00 5,50 5,20 6,00 3,00 6,00 6,30 6,60 6,00 5,00 4,80<br />

Dev. st. robusta 0,08 0,08 0,12 0,37 0,00 0,08 0,08 0,41 0,21 0,00 0,12 0,04<br />

C.V. % robusto 1,66 2,76 2,26 7,17 0,00 2,76 1,38 6,57 3,14 0,00 2,48 0,86<br />

Scritto di Lucca<br />

Mediana 6,00 3,90 7,00 4,00 5,00 4,00 4,00 6,80 5,30 5,00 6,00 6,00<br />

Dev. st. robusta 0,08 0,41 0,00 0,21 0,12 0,08 0,41 0,33 0,08 0,00 0,41 0,00<br />

C.V. % robusto 1,38 10,62 0,00 5,18 2,48 2,07 10,35 4,87 1,56 0,00 6,90 0,00<br />

Aquila o Lupinaro<br />

Mediana 6,00 6,10 6,40 6,20 6,20 5,00 5,80 6,00 2,80 5,00 7,00 6,40<br />

Dev. st. robusta 0,08 0,12 0,25 0,12 0,04 0,33 0,12 0,17 0,54 0,08 0,00 0,37<br />

C.V. % robusto 1,38 2,04 3,88 2,00 0,67 6,63 2,14 2,76 19,23 1,66 0,00 5,82


Tab. 40b - Elaborazioni statistiche dei valori attribuiti alle singole varietà da parte degli assaggiatori (degustazioni 1 e 9 dicembre 2004)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

Malato<br />

Mediana 5,60 5,60 5,40 6,00 5,30 5,10 5,80 5,60 2,50 3,80 5,70 5,90<br />

Dev. st. robusta 0,25 0,58 0,66 0,41 0,29 0,46 0,79 0,33 0,41 0,75 0,33 0,29<br />

C.V. % robusto 4,44 10,35 12,27 6,90 5,47 8,93 13,56 5,92 16,56 19,61 5,81 4,91<br />

Giallorino<br />

Mediana 4,80 4,50 4,80 5,40 4,10 3,60 4,00 5,00 3,60 5,80 5,80 5,50<br />

Dev. st. robusta 0,12 0,17 0,12 0,25 0,21 0,08 0,00 0,25 0,08 0,21 0,21 0,33<br />

C.V. % robusto 2,59 3,68 2,59 4,60 5,05 2,30 0,00 4,97 2,30 3,57 3,57 6,02<br />

Cappone<br />

Mediana 5,70 5,80 6,30 6,00 4,80 6,40 5,00 5,50 2,50 3,50 6,00 7,00<br />

Dev. st. robusta 0,21 0,12 0,25 0,29 0,50 0,17 0,25 0,29 0,21 0,21 0,08 0,08<br />

C.V. % robusto 3,63 2,14 3,94 4,83 10,35 2,59 4,97 5,27 8,28 5,92 1,38 1,18<br />

Padulino<br />

Mediana 5,00 5,20 4,70 4,70 4,50 4,00 4,50 4,60 1,80 5,00 6,80 5,50<br />

Dev. st. robusta 0,33 0,17 0,21 0,29 0,66 0,37 0,70 0,25 0,62 0,21 0,33 0,25<br />

C.V. % robusto 6,63 3,19 4,41 6,17 14,72 9,32 15,64 5,40 34,51 4,14 4,87 4,52<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

Cann. S.Ginese-S.Alessio<br />

Mediana 5,80 4,80 5,00 4,80 4,00 5,00 5,30 5,20 3,50 4,10 6,30 7,50<br />

Dev. st. robusta 0,29 0,21 0,21 0,21 0,12 0,08 0,54 0,41 0,58 0,50 0,33 0,12<br />

C.V. % robusto 5,00 4,31 4,14 4,31 3,11 1,66 10,16 7,96 16,56 12,12 5,26 1,66<br />

Fico di Gallicano<br />

Mediana 7,80 7,60 7,30 7,20 7,20 5,80 7,20 7,50 3,70 4,00 7,00 6,00<br />

Dev. st. robusta 0,17 0,33 0,33 0,12 0,21 0,46 0,17 0,33 0,41 0,00 0,21 0,41<br />

C.V. % robusto 2,12 4,36 4,54 1,73 2,88 7,85 2,30 4,42 11,19 0,00 2,96 6,90<br />

Selezione Tonelli<br />

Mediana 7,00 6,00 5,70 6,30 4,80 2,20 4,10 5,50 5,90 5,00 6,50 6,00<br />

Dev. st. robusta 0,08 0,37 0,37 0,08 0,29 0,12 0,62 0,21 0,41 0,21 0,12 0,00<br />

C.V. % robusto 1,18 6,21 6,54 1,31 6,04 5,65 15,15 3,76 7,02 4,14 1,91 0,00<br />

Mascherino<br />

Mediana 5,80 5,40 5,40 5,80 6,60 4,90 5,50 5,60 2,80 4,20 6,00 5,90<br />

Dev. st. robusta 0,37 0,41 0,62 0,17 0,12 0,17 0,46 0,25 0,41 0,33 0,12 0,29<br />

C.V. % robusto 6,43 7,67 11,50 2,86 2,22 3,38 8,28 4,44 14,79 7,89 2,07 4,91<br />

105


106 ARSIA<br />

Tab. 41 - Dati riepilogativi delle degustazioni del 1 e 9 dicembre 2004<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

FAGIOLI BIANCHI Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

Schiaccione di Pietrasanta 5,00 5,50 5,40 5,00 4,80 5,50 5,60 5,20 2,60 4,00 6,80 5,90<br />

Malato 5,60 5,60 5,40 6,00 5,30 5,10 5,80 5,60 2,50 3,80 5,70 5,90<br />

Giallorino 4,80 4,50 4,80 5,40 4,10 3,60 4,00 5,00 3,60 5,80 5,80 5,50<br />

Padulino 5,00 5,20 4,70 4,70 4,50 4,00 4,50 4,60 1,80 5,00 6,80 5,50<br />

Cappone 5,70 5,80 6,30 6,00 4,80 6,40 5,00 5,50 2,50 3,50 6,00 7,00<br />

Cannell. S.Ginese-S.Alessio 5,80 4,80 5,00 4,80 4,00 5,00 5,30 5,20 3,50 4,10 6,30 7,50<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

FAGIOLI ROSSI Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

Rosso di Lucca 6,30 5,60 7,30 6,00 6,00 3,00 6,20 6,80 5,60 6,00 6,00 6,20<br />

Diecimino 5,50 6,50 6,50 5,20 6,00 5,00 5,50 5,50 2,00 6,00 5,30 5,50<br />

Pievarino 5,00 5,00 5,80 5,00 5,60 3,20 4,80 5,10 4,80 5,00 6,30 5,20<br />

Scritto della Garfagnana 5,00 3,00 5,50 5,20 6,00 3,00 6,00 6,30 6,60 6,00 5,00 4,80<br />

Scritto di Lucca 6,00 3,90 7,00 4,00 5,00 4,00 4,00 6,80 5,30 5,00 6,00 6,00<br />

Selezione Tonelli 7,00 6,00 5,70 6,30 4,80 2,20 4,10 5,50 5,90 5,00 6,50 6,00<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

FAGIOLI VARI Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

Aquila o Lupinaro 6,00 6,10 6,40 6,20 6,20 5,00 5,80 6,00 2,80 5,00 7,00 6,40<br />

Fico di Gallicano 7,80 7,60 7,30 7,20 7,20 5,80 7,20 7,50 3,70 4,00 7,00 6,00<br />

Mascherino 5,80 5,40 5,40 5,80 6,60 4,90 5,50 5,60 2,80 4,20 6,00 5,90<br />

Fagiola garfagnina 6,00 5,60 6,20 6,60 6,90 6,80 6,30 6,20 0,80 3,00 7,80 6,80


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

107<br />

graf. 6<br />

graf. 7<br />

graf. 8


108 ARSIA<br />

Degustazioni 2005<br />

Nel 2005 abbiamo proseguito il lavoro iniziato<br />

nel 2004 integrandolo con nuovi assaggi e<br />

approfondimenti.<br />

Sono state portate in degustazione anche le<br />

varietà da consumo fresco, quali Stortino di Lucca<br />

e Stringa di Lucca, e i fagioli biuso, quali Aquila o<br />

Lupinaro, Fico di Gallicano e Mascherino.<br />

È stato ripetuto l’assaggio dello Scritto della<br />

Garfagnana che aveva lasciato alcuni dubbi nel<br />

lavoro svolto nel 2004, sia nel comportamento in<br />

campo sia nella degustazione; in particolare avevamo<br />

rilevato alcune incongruenze rispetto a quanto<br />

ci era stato riferito nelle interviste che hanno portato<br />

al censimento del 2003 delle varietà autoctone.<br />

Nel 2005 siamo andati a confrontare due campioni<br />

di questo ecotipo procurati da due produttori<br />

diversi, in modo da ampliare il quadro e stabilire<br />

se verosimilmente la varietà autoctona esiste ancora<br />

così come ci è stata descritta.<br />

Si è proceduto a ripetere la semina, lo studio<br />

dei caratteri nelle varie fasi fenologiche e l’assaggio<br />

del Padulino: questo ecotipo che era stato rinvenuto<br />

quando avevamo già ultimato il censimento,<br />

ci ha colpito immediatamente per la somiglianza<br />

con il Marmino, considerato ormai scomparso.<br />

Nel 2004 abbiamo ritenuto importante inserirlo<br />

nel lavoro per verificare in campo e all’assaggio la<br />

sua somiglianza con questa varietà della quale<br />

abbiamo a disposizione solo le testimonianze di chi<br />

lo ha conosciuto. In effetti l’indagine del 2004 ha<br />

confermato le affinità fra il Padulino e il Marmino,<br />

tanto da farci pensare che si trattasse di nomi diversi<br />

usati in due zone diverse, benché vicine, per la<br />

stessa varietà.<br />

È stato ripetuta la degustazione della Fagiola<br />

garfagnina: questo fagiolo nel 2004 si era rivelato<br />

molto interessante, ma non eravamo soddisfatti<br />

della varietà di confronto utilizzata sia in campo<br />

che nell’assaggio. Pertanto abbiamo ritenuto importante<br />

confrontarla con il fagiolo Bianco di Spagna<br />

o Corona che ci sembrava più affine alla varietà<br />

autoctona.<br />

Una grossa difficoltà a realizzare quanto ci eravamo<br />

proposti, era dovuta al fatto che non eravamo<br />

nemmeno certi di riuscire a trovare ancora<br />

semi appartenenti alla varietà autoctona: nelle<br />

interviste effettuate nel 2003, molti ci confidavano<br />

di seminare quello che riuscivano a trovare dai<br />

rivenditori senza essere sicuri che si trattasse di<br />

Fagiola garfagnina. Non eravamo molto convinti<br />

di aver reperito alcuni esemplari della varietà autoctona<br />

nemmeno quando abbiamo effettuato le<br />

semine comparative; perciò siamo arrivati all’assaggio<br />

con un certo scetticismo, aspettandoci di trovarci<br />

di fronte tutt’altra cosa. Infatti, a dispetto dell’aspetto<br />

estetico, sotto il quale Bianco di Spagna e<br />

Fagiola garfagnina presentano similitudini molto<br />

accentuate, l’assaggio effettuato nel 2004 ci aveva<br />

rivelato caratteristiche molto peculiari del legume<br />

locale del tutto diverse da quelle del Bianco di Spagna.<br />

Effettuare un confronto di campo e successivamente<br />

l’assaggio comparato è stato il passaggio<br />

logico per verificare se avevamo trovato o meno la<br />

vecchia varietà che ritenevamo scomparsa.<br />

Si è deciso di ripetere l’assaggio del Giallorino<br />

della Garfagnana e del Malato; le due varietà locali,<br />

esteriormente molto simili, avevano avuto nel<br />

2004 comportamenti significativamente diversi sia<br />

in campo che all’assaggio. La ripetizione del confronto<br />

sia in campo che all’assaggio ha intesoapprofondire<br />

l’argomento e cercare ulteriore conferma<br />

di quanto emerso in precedenza.<br />

La degustazione si è svolta in quattro sessioni<br />

precedute da una riunione della commissione degli<br />

assaggiatori in cui si è definito il programma degli<br />

assaggi che poi si è sviluppato nel modo seguente:<br />

• degustazione dedicata ai fagioli da consumo fresco<br />

e biuso (Stringa di Lucca, Stortino di Lucca,<br />

Fico di Gallicano, Aquila o Lupinaro e Mascherino);<br />

• assaggio di quei fagioli per i quali si erano resi<br />

necessari alcuni approfondimenti (Scritto della<br />

Garfagnana, due campioni, Padulino e Fagiola<br />

garfagnina, quest’ultima a confronto con il Bianco<br />

di Spagna);<br />

• degustazione di fagioli da consumo secco bianchi<br />

o gialli (Aquila o Lupinaro, Cannellino di<br />

San Ginese e Sant’Alessio, Cappone, Giallorino,<br />

Malato, Schiaccione di Pietrasanta);<br />

• assaggio di fagioli da consumo secco rossi o<br />

scritti (Mascherino, Fico di Gallicano, Diecimino,<br />

Padulino, Scritto di Lucca e Rosso di<br />

Lucca).<br />

La prima degustazione<br />

La prima degustazione effettuata il 21 settembre<br />

2005 ha riguardato le varietà da consumo fresco<br />

a baccello intero (mangiatutto) e i biuso assaggiati<br />

a baccello intero (tab. 42). Sono stati impegnati<br />

6 assaggiatori che hanno anche provveduto<br />

ad adattare la scheda di degustazione alle diverse<br />

caratteristiche di utilizzo di queste varietà.<br />

Nelle tabb. 43-49 si riportano nel dettaglio le<br />

valutazioni relative alle singole varietà da parte degli<br />

assaggiatori e le elaborazioni statistiche relative: si<br />

tratta dei valori assegnati da ogni assaggiatore du-


ante la prima seduta di assaggi del 21 settembre<br />

2005. L’elaborazione dei dati mostra una più che<br />

discreta significatività dei risultati: a parte casi sporadici,<br />

i giudizi degli assaggiatori non appaiono<br />

particolarmente difformi. Al riguardo dobbiamo<br />

tener presente che era la prima volta che gli assaggiatori<br />

si cimentavano con i fagioli freschi a baccello<br />

intero e, pertanto, alcune valutazioni possono<br />

apparire più difformi semplicemente per una diversa<br />

applicazione dei punteggi da parte dell’assaggiatore.<br />

In effetti la ripetizione degli assaggi ha lo<br />

scopo di far affiatare la commissione ma, soprattutto,<br />

di riuscire, anche tramite la discussione che<br />

si svolge durante l’assaggio, a spersonalizzare il<br />

dato e creare riferimenti e parametri che possono<br />

essere considerati oggettivi.<br />

Le tabb. 48-49 riportano un riepilogo dei risultati<br />

dell’assaggio, riassunti nel grafico 9.<br />

Considerazioni sulla prima degustazione<br />

La Commissione di assaggio ha preso confidenza<br />

anche con il legume a baccello intero e ha<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

Tab. 42 - I prodotti portati in degustazione il 21 settembre 2005<br />

Varietà Locale Tipologia<br />

Stortino di Lucca Consumo fresco a baccello intero<br />

Stringa di Lucca Consumo fresco a baccello intero<br />

Aquila o Lupinaro Biuso<br />

Fico di Gallicano Biuso<br />

Mascherino Biuso<br />

109<br />

graf. 9<br />

cercato di adattare la scheda di degustazione alle<br />

diverse esigenze emerse per il prodotto. Le modifiche<br />

apportate alla scheda hanno consentito di<br />

procedere a una prima definizione dei caratteri<br />

organolettici essenziali per questi fagioli.<br />

Le varietà “mangiatutto”, lo Stortino di Lucca<br />

e lo Stringa di Lucca, hanno manifestato caratteri<br />

tipici quali la delicatezza della pasta e l’assoluta<br />

assenza di filamenti coriacei; inoltre hanno mostrato<br />

delicatezza di profumi e sapori e assoluta omogeneità<br />

dalla pasta.<br />

Le varietà dette “biuso” (Fico di Gallicano,<br />

Aquila o Lupinaro e Mascherino) in quanto utilizzabili<br />

sia come “mangiatutto” a baccello intero sia<br />

“da sgranare”, hanno rivelato caratteristiche molto<br />

particolari: la presenza del grano già marcato<br />

all’interno del baccello conferisce loro un sapore di<br />

erbaceo meno marcato, facendo prevalere il sapore<br />

tipico della varietà. Inoltre si ha la sensazione di un<br />

alimento composito rispetto all’omogeneità della<br />

pasta (sia tattile che di gusto) riscontrata nei fagioli<br />

tipici “mangiatutto”.


110 ARSIA<br />

Tab. 43 - Stortino di Lucca - Dati della degustazione del 21 settembre 2005 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Fibrosità Consistenza Armonicità<br />

amaro pasta<br />

1 6,5 5,0 7,0 7,0 6,0 4,5 5,0 6,0 2,5 4,0 5,5 7,5<br />

2 6,0 4,5 6,0 6,5 6,0 6,5 3,5 6,5 2,0 5,2 5,2 7,3<br />

3 5,0 4,0 7,0 5,5 5,3 6,2 7,0 6,2 3,5 7,5 4,0 6,5<br />

4 5,2 4,5 5,0 4,5 4,5 5,0 5,0 4,5 2,5 5,5 6,0 5,5<br />

5 5,5 4,0 3,5 3,5 3,5 3,5 4,5 3,5 3,5 5,5 6,3 5,0<br />

6 5,5 9,0 8,0 7,0 6,0 7,0 8,0 8,0 4,0 5,0 7,0 8,0<br />

Tab. 44 - Stringa di Lucca - Dati della degustazione del 21 settembre 2005 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Fibrosità Consistenza Armonicità<br />

amaro pasta<br />

1 3,5 3,2 6,5 4,0 4,5 5,5 4,0 3,,8 2,5 3,5 7,2 6,0<br />

2 3,5 2,5 3,0 3,5 3,5 6,3 4,5 3,0 6,5 1,0 7,0 4,0<br />

3 4,0 3,0 4,0 4,0 4,0 7,0 3,8 4,0 3,0 0,0 7,0 6,0<br />

4 6,8 5,0 4,5 5,5 5,0 5,5 3,5 3,5 1,0 2,8 6,5 7,5<br />

5 4,8 4,0 4,8 4,0 3,3 4,0 2,0 2,5 2,8 1,5 8,0 7,0<br />

6 5,5 4,0 4,0 3,5 3,3 5,8 3,0 3,5 0,8 3,0 7,0 6,0<br />

Tab. 45 - Aquila o Lupinaro - Dati della degustazione del 21 settembre 2005 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Fibrosità Consistenza Armonicità<br />

amaro pasta<br />

1 5,5 4,8 5,5 5,5 6,5 4,5 6,5 6,5 2,2 1,0 7,0 7,3<br />

2 8,0 6,0 5,5 8,0 6,5 5,0 6,8 6,0 4,0 5,0 7,0 7,0<br />

3 8,0 4,0 5,5 8,0 6,0 5,0 8,0 7,0 4,0 1,0 7,0 8,0<br />

4 7,0 4,5 7,0 5,5 6,0 7,5 6,0 6,5 1,0 1,0 6,0 7,0<br />

5 7,0 6,8 6,7 6,7 5,0 3,0 7,3 7,0 0,0 0,5 8,0 7,5<br />

6 6,0 5,2 6,0 6,2 6,3 5,2 7,0 7,0 1,5 1,2 7,0 7,0


Tab. 46 - Fico di Gallicano - Dati della degustazione del 21 settembre 2005 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Fibrosità Consistenza Armonicità<br />

amaro pasta<br />

1 5,0 4,5 7,3 5,0 6,5 5,8 4,5 7,2 1,8 5,5 6,0 6,2<br />

2 8,0 7,0 7,5 6,0 8,0 6,0 4,5 6,0 1,0 3,0 5,0 7,0<br />

3 7,0 5,0 6,5 5,0 7,0 6,0 5,0 6,0 2,0 4,0 5,0 6,7<br />

4 5,3 5,5 5,0 5,3 4,0 5,3 4,3 5,5 2,3 4,5 4,3 5,5<br />

5 7,0 5,5 7,0 5,3 7,0 5,5 4,3 5,5 4,5 5,0 6,0 5,8<br />

6 5,2 4,8 4,8 5,5 8,0 5,5 4,0 6,0 0,8 4,0 5,5 5,0<br />

Tab. 47 - Mascherino - Dati della degustazione del 21 settembre 2005 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Fibrosità Consistenza Armonicità<br />

amaro pasta<br />

1 4,5 3,5 4,2 4,5 5,0 6,8 7,2 7,2 3,5 7,0 5,0 4,6<br />

2 5,2 4,0 4,5 4,0 4,5 6,0 7,0 6,0 2,5 7,0 5,0 4,5<br />

3 6,0 5,0 5,0 5,0 5,0 6,0 8,0 7,8 2,0 7,0 5,0 8,0<br />

4 4,5 4,0 4,5 5,0 5,2 6,0 6,0 6,5 2,0 5,0 5,0 5,0<br />

5 6,0 5,8 5,5 5,0 5,0 6,0 7,5 6,5 3,0 7,0 5,0 5,3<br />

6 5,2 4,5 4,8 5,0 4,2 6,0 7,0 6,5 2,0 7,0 5,0 4,5<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

111


112 ARSIA<br />

Tab. 48 - Dati riepilogativi dei valori attribuiti alle singole varietà da parte degli assaggiatori (degustazione del 21 settembre 2005)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Fibrosità Consistenza Armonicità<br />

amaro pasta<br />

Stortino di Lucca<br />

Mediana 5,50 4,40 5,00 5,50 5,50 6,60 4,15 5,50 1,00 3,00 7,00 7,00<br />

Dev. st. robusta 0,23 0,16 0,14 0,28 0,03 0,44 0,66 0,38 0,11 0,51 0,00 0,09<br />

C.V. % robusto 4,12 3,65 2,84 5,15 0,52 6,73 15,94 6,87 11,34 17,01 0,00 1,22<br />

Stringa di Lucca<br />

Mediana 4,40 3,60 4,25 4,00 3,75 5,65 3,65 3,50 2,65 2,15 7,00 6,00<br />

Dev. st. robusta 0,64 0,36 0,27 0,14 0,39 0,26 0,31 0,23 0,60 0,69 0,06 0,28<br />

C.V. % robusto 14,60 9,98 6,45 3,54 10,33 4,52 8,54 6,48 22,47 32,09 0,81 4,73<br />

Aquila o Lupinaro<br />

Mediana 7,00 5,00 5,75 6,45 6,15 5,00 6,90 6,75 1,85 1,00 7,00 7,15<br />

Dev. st. robusta 0,57 0,46 0,39 0,76 0,17 0,20 0,25 0,19 0,92 0,06 0,00 0,17<br />

C.V. % robusto 8,10 9,26 6,74 11,72 2,77 3,97 3,56 2,80 49,55 5,67 0,00 2,38<br />

Fico di Gallicano<br />

Mediana 6,15 5,25 6,75 5,30 7,00 5,65 4,40 6,00 1,90 4,25 5,25 6,00<br />

Dev. st. robusta 0,67 0,25 0,70 0,14 0,43 0,17 0,08 0,14 0,39 0,33 0,33 0,38<br />

C.V. % robusto 10,91 4,68 10,36 2,67 6,08 3,01 1,72 2,36 20,39 7,78 6,30 6,30<br />

Mascherino<br />

Mediana 5,20 4,25 4,65 5,00 5,00 6,00 7,10 6,50 2,25 7,00 5,00 4,80<br />

Dev. st. robusta 0,43 0,33 0,17 0,14 0,14 0,00 0,16 0,20 0,33 0,00 0,00 0,26<br />

C.V. % robusto 8,18 7,78 3,66 2,84 2,84 0,00 2,26 3,05 14,70 0,00 0,00 5,51<br />

Tab. 49 - Dati riepilogativi dei valori attribuiti alle singole varietà (degustazione del 21 settembre 2005)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Fibrosità Consistenza Armonicità<br />

amaro pasta<br />

FAGIOLI DA CONSUMO<br />

FRESCO E BIUSO<br />

Stortino di Lucca 5,50 4,40 5,00 5,50 5,50 6,60 4,15 5,50 1,00 3,00 7,00 7,00<br />

Stringa di Lucca 4,40 3,60 4,25 4,00 3,75 5,65 3,65 3,50 2,65 2,15 7,00 6,00<br />

Aquila o Lupinaro 7,00 5,00 5,75 6,45 6,15 5,00 6,90 6,75 1,85 1,00 7,00 7,15<br />

Fico di Gallicano 6,15 5,25 6,75 5,30 7,00 5,65 4,40 6,00 1,90 4,25 5,25 6,00<br />

Mascherino 5,20 4,25 4,65 5,00 5,00 6,00 7,10 6,50 2,25 7,00 5,00 4,80


La seconda degustazione<br />

La seconda degustazione effettuata il 12 ottobre<br />

2005 ha riguardato le varietà per le quali ritenevamo<br />

necessario fare ulteriori approfondimenti,<br />

quali la Fagiola garfagnina a confronto con il<br />

Bianco di Spagna o Corona, lo Scritto della Garfagnana,<br />

del quale abbiamo assaggiato due campioni<br />

provenienti da produttori diversi, e il Padulino.<br />

Anche in questa degustazione sono stati impegnati<br />

6 assaggiatori.<br />

Nelle tabb. 51-58 si possono leggere nel dettaglio<br />

le valutazioni relative alle singole varietà da<br />

parte degli assaggiatori e le elaborazioni statistiche.<br />

Le tabb. 51-56 riportano il dettaglio dei valori<br />

assegnati da ogni assaggiatore.<br />

Nella tab. 57 l’elaborazione dei dati permette di<br />

osservare una più che discreta significatività dei<br />

risultati: a parte casi sporadici, i giudizi dei vari<br />

assaggiatori non appaiono particolarmente difformi.<br />

I descrittori che hanno creato maggiori problemi<br />

sono quelli che determinano la tendenza al<br />

dolce e all’amaro, anche per l’influenza dell’epidermide<br />

che spesso conferisce retrogusti contrastanti.<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

113<br />

La tab. 58 riporta un riepilogo dei risultati. I<br />

risultati dell’assaggio sono poi riportati nel graf. 10.<br />

Considerazioni sulla seconda degustazione<br />

La commissione di assaggio aveva ormai raggiunto<br />

un discreto grado di coesione e il percorso<br />

verso la spersonalizzazione del giudizio è stato<br />

abbastanza soddisfacente.<br />

L’assaggio in cui mettevamo in confronto la<br />

Fagiola garfagnina con il Bianco di Spagna ci ha<br />

lasciato ancora qualche dubbio. Già durante le<br />

prove di campo, infatti, ci era stata segnalata una<br />

probabile impollinazione incrociata fra le due<br />

varietà, fatto che ci ha indotto a portare in assaggio<br />

anche un altro campione di prodotto, reperito<br />

in un’azienda diversa (raccolto 2004).<br />

I dubbi sulla confusione che esiste fra i produttori<br />

stessi riguardo alla Fagiola garfagnina sembrerebbero,<br />

però, confermati proprio da questo assaggio.<br />

Infatti il raffronto fra la Fagiola garfagnina e il<br />

Bianco di Spagna prelevati dal campo di confronto<br />

non ha dato differenze apprezzabili, benché in coltura<br />

le due varietà si fossero abbondantemente<br />

Tab. 50 - I prodotti portati in degustazione il 12 ottobre 2005<br />

Varietà locale Tipologia Varietà di confronto (*tsstimone)<br />

Fagiola garfagnina 2005 Bianco *Bianco di Spagna o Corona<br />

Fagiola garfagnina 2004<br />

(Andrea Bertucci)<br />

Bianco *Bianco di Spagna o Corona<br />

Scritto della Garfagnana 1<br />

(Alvaro Ferrari)<br />

Rosso/Scritto<br />

Scritto della Garfagnana 2<br />

(Pieve Fosciana)<br />

Rosso/Scritto<br />

Padulino o Marmino Bianco<br />

graf. 10


114 ARSIA<br />

distinte. Si può pertanto ipotizzare un discreto<br />

grado di impollinazione incrociata che ha influito<br />

sulle caratteristiche del prodotto raccolto tanto da<br />

rendere poco apprezzabili le differenze all’assaggio.<br />

Anche il campione di Fagiola garfagnina reperito<br />

nell’altra azienda non si è distinto dalle altre due<br />

varietà e ciò confermerebbe l’ipotesi che alcuni produttori,<br />

sprovvisti di seme locale, coltivino il fagiolo<br />

Bianco di Spagna pensando si tratti della Fagiola<br />

garfagnina e che anche questo campione fosse, presumibilmente,<br />

di fagiolo Bianco di Spagna.<br />

L’esito di questo assaggio non ci ha soddisfatto<br />

perché nel 2004 la Fagiola aveva mostrato caratteristiche<br />

del tutto diverse da quelle emerse in questa<br />

seduta. Abbiamo ritenuto importante, perciò,<br />

recuperare un campione di Fagiola garfagnina dal<br />

produttore Vittorio Rocchiccioli che lo aveva prodotto<br />

nel 2004 e riportarlo in assaggio nella successiva<br />

seduta. L’esito di questo ulteriore assaggio<br />

sarà analizzato in seguito quando verranno comparati<br />

i risultati degli assaggi delle due annate.<br />

L’assaggio dei due campioni di Scritto della<br />

Garfagnana non ha mostrato differenze particolarmente<br />

significative. Anche qui si ha una conferma<br />

di quanto verificato in campo, tanto da consentirci<br />

di azzardare che in effetti la varietà locale<br />

sia diversa da come ci era stata descritta nelle testimonianze<br />

orali dei produttori. Lo Scritto della<br />

Garfagnana, comunque ha dimostrato di distinguersi<br />

in modo significativo anche dai comuni borlotti<br />

da cui probabilmente deriva, ma ha ormai<br />

assunto caratteristiche proprie in virtù dell’ambiente<br />

in cui è stato coltivato e riprodotto ormai da<br />

tempo immemorabile.<br />

Una sessione di assaggio<br />

al ristorante “Villa Volpi”<br />

a Mastiano (LU): col<br />

maglione scuro Riccardo<br />

Gennaro, poi Veronica<br />

Giusti, Paolo Scialla,<br />

Roberto Andreoni,<br />

Antonio Pierini, Piero<br />

Morelli, Andrea Bertucci<br />

La degustazione del Padulino ci ha ulteriormente<br />

confermato la similitudine con il Marmino,<br />

che ritenevamo scomparso, tanto da indurci a credere<br />

si tratti della stessa varietà locale. Epidermide<br />

piuttosto consistente, pasta assai farinosa che tende<br />

a disfarsi in cottura sono caratteristiche che coincidono<br />

con quanto ci era stato raccontato a proposito<br />

del Marmino; allo stesso modo il portamento<br />

della pianta (semirampicante con fruttificazione in<br />

basso) e il luogo di produzione (padule ex lago di<br />

Bientina) confermerebbero la coincidenza di quelle<br />

che ritenevamo due diverse varietà.<br />

Terza e quarta degustazione<br />

Le degustazioni effettuate il 26 ottobre e 16<br />

novembre 2005 sono state una ripetizione degli<br />

assaggi eseguiti nel 2004 a esclusione delle varietà<br />

già assaggiate nella seduta precedente. Anche in<br />

questo caso sono stati impegnati 6 assaggiatori.<br />

I prodotti portati in degustazione sono riportati<br />

nella tab. 59. Nelle tabb. 60-76 si possono vedere<br />

nel dettaglio le valutazioni relative alle singole<br />

varietà da parte degli assaggiatori e le elaborazioni<br />

statistiche relative.<br />

Le tabb. 60-66 e 69-74 riportano il dettaglio dei<br />

valori assegnati da ogni assaggiatore nelle 2 sedute.<br />

Nelle tabb. 68 e 75 è riportata l’elaborazione statistica<br />

dei dati dove si può osservare una più che discreta<br />

significatività dei risultati: a parte casi sporadici<br />

(tendenza al dolce e all’amaro come già descritto<br />

nella precedente degustazione) i giudizi dei vari<br />

assaggiatori non appaiono particolarmente difformi.<br />

Le tabb. 67 e 76 riepilogano i risultati, riportati<br />

graficamente nei grafici 11-12-13.


Tab. 51 - *Bianco di Spagna o Corona - Dati della degustazione del 12 ottobre 2005 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 5,5 4,3 5,0 4,1 4,4 4,0 5,3 6,0 2,2 6,5 6,3 7,5<br />

2 7,0 6,0 8,0 6,0 6,2 7,7 6,3 6,2 1,0 8,0 5,3 7,5<br />

3 6,0 5,0 6,3 5,5 5,0 3,5 6,0 6,0 6,0 6,5 5,0 5,5<br />

4 7,0 5,0 8,0 7,0 7,0 6,0 7,0 6,0 2,0 7,5 5,5 6,8<br />

5 7,0 6,0 6,5 6,6 6,6 1,8 7,2 5,2 3,5 6,0 5,0 6,8<br />

6 6,5 6,0 5,5 6,5 7,5 6,0 7,0 6,0 5,0 7,0 5,0 7,0<br />

Tab. 52 - Fagiola garfagnina 2005 - Dati della degustazione del 12 ottobre 2005 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 6,0 4,8 5,5 5,0 4,0 5,0 4,0 5,5 6,0 7,5 4,5 5,5<br />

2 6,5 6,0 5,5 7,0 6,5 6,5 6,0 6,5 1,8 8,5 5,0 6,5<br />

3 6,8 7,0 7,0 5,0 5,0 3,5 4,8 5,2 6,0 7,5 5,0 5,0<br />

4 8,5 4,0 8,5 7,0 7,0 6,0 7,5 7,5 2,5 9,0 7,5 7,0<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

5 8,0 6,5 7,5 8,0 7,5 3,5 7,5 7,5 2,3 7,0 5,0 7,0<br />

6 6,5 6,0 5,5 6,5 7,5 6,0 7,0 6,0 5,0 7,0 5,0 7,0<br />

Tab. 53 - Fagiola garfagnina 2004 (Andrea Bertucci) - Dati della degustazione del 12 ottobre 2005 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 3,5 3,5 5,0 4,0 5,5 5,0 4,8 4,0 4,5 5,8 4,8 6,0<br />

2 7,2 7,8 6,8 6,8 7,5 7,5 6,5 7,0 1,0 7,5 6,0 7,0<br />

3 5,5 5,5 6,3 7,5 7,0 7,0 5,3 6,0 3,0 6,0 5,8 6,0<br />

4 8,5 7,0 8,0 7,0 5,8 7,0 7,3 6,0 2,5 7,5 5,8 7,2<br />

5 7,0 7,8 7,8 7,8 7,5 3,0 7,5 8,2 1,5 5,8 6,0 7,5<br />

6 6,5 6,5 6,0 7,0 7,0 5,0 7,0 6,5 4,0 6,0 6,0 7,0<br />

115


116 ARSIA<br />

Tab. 54 - Padulino o Marmino - Dati della degustazione del 12 ottobre 2005 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 4,0 3,8 5,5 3,5 3,5 3,3 3,3 3,5 5,8 6,5 3,8 2,5<br />

2 7,3 6,5 6,0 6,0 5,5 6,0 4,5 4,5 1,8 6,5 3,8 4,5<br />

3 6,5 7,0 6,0 5,0 4,5 4,5 4,0 5,0 5,5 6,0 3,8 4,5<br />

4 7,0 4,0 7,0 5,0 4,0 5,0 5,0 4,0 3,0 9,5 3,8 5,0<br />

5 6,8 6,3 6,5 5,5 3,8 1,8 3,0 3,5 1,9 6,0 4,0 5,0<br />

6 6,0 4,0 5,0 4,0 4,5 3,0 5,0 3,5 5,0 5,0 4,0 4,5<br />

Tab. 55 - Scritto della Garfagnana 1 (Alvaro Ferrari) - Dati della degustazione del 12 ottobre 2005 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 6,0 4,0 5,5 5,0 6,0 4,0 5,0 6,0 5,5 5,0 5,3 5,5<br />

2 7,5 7,0 7,5 7,5 6,5 7,0 7,5 7,0 2,5 6,0 4,0 7,0<br />

3 5,2 5,5 5,8 6,5 6,0 3,5 4,5 6,5 6,0 5,0 6,2 6,0<br />

4 7,0 4,0 8,0 5,0 4,5 3,0 5,0 5,5 7,0 6,0 3,8 5,5<br />

5 6,6 5,9 6,3 6,8 7,0 2,5 6,5 6,5 2,5 4,0 4,0 8,0<br />

6 5,5 5,0 5,0 5,5 5,0 4,0 5,0 6,0 4,0 5,0 5,0 6,0<br />

Tab. 56 - Scritto della Garfagnana 2 (Pieve Fosciana) - Dati della degustazione del 12 ottobre 2005 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 5,5 5,5 4,5 5,8 6,0 4,2 5,5 5,5 7,0 4,5 4,5 6,5<br />

2 8,0 7,5 7,0 7,2 7,2 6,5 7,0 7,0 2,5 7,0 4,0 7,5<br />

3 5,7 5,8 5,5 6,5 7,0 5,5 6,0 7,0 3,5 6,0 6,0 7,0<br />

4 6,5 5,5 6,5 6,5 5,5 6,5 6,5 7,0 2,5 6,0 4,0 7,0<br />

5 7,5 7,0 7,0 6,5 4,8 2,5 5,0 5,0 3,5 4,0 6,0 8,0<br />

6 5,5 5,0 5,0 6,0 7,0 4,0 6,5 6,5 3,0 3,0 6,0 7,0


Tab. 57 - Dati riepilogativi dei valori attribuiti alle singole varietà da parte degli assaggiatori (12 ottobre 2005)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

*Bianco Spagna o Corona<br />

Mediana 6,75 5,50 6,40 6,25 6,40 5,00 6,65 6,00 2,85 6,75 5,15 6,90<br />

Dev. st. robusta 0,33 0,38 0,73 0,36 0,60 0,90 0,35 0,00 0,97 0,33 0,17 0,22<br />

C.V. % robusto 4,90 6,87 11,37 5,75 9,45 17,96 5,26 0,00 34,15 4,90 3,30 3,15<br />

Fagiola garfagnina 2005<br />

Mediana 6,65 6,00 6,25 6,75 6,75 5,50 6,50 6,25 3,75 7,50 5,00 6,75<br />

Dev. st. robusta 0,45 0,48 0,71 0,61 0,76 0,80 0,86 0,61 1,29 0,43 0,00 0,47<br />

C.V. % robusto 6,82 8,03 11,34 9,10 11,20 14,60 13,23 9,83 34,27 5,67 0,00 7,00<br />

Fagiola garfagnina 2004<br />

Mediana 6,75 6,75 6,55 7,00 7,00 6,00 6,75 6,25 2,75 6,00 5,90 7,00<br />

Dev. st. robusta 0,53 0,70 0,56 0,20 0,48 0,76 0,61 0,33 0,76 0,48 0,08 0,34<br />

C.V. % robusto 7,84 10,36 8,51 2,84 6,89 12,60 9,10 5,29 27,49 8,03 1,28 4,86<br />

Scritto Garfagnana 1 (A.F.)<br />

Mediana 6,30 5,25 6,05 6,00 6,00 3,75 5,00 6,25 4,75 5,00 4,50 6,00<br />

Dev. st. robusta 0,48 0,59 0,61 0,60 0,43 0,33 0,43 0,19 1,13 0,28 0,46 0,43<br />

C.V. % robusto 7,65 11,16 10,15 10,08 7,09 8,82 8,51 3,02 23,87 5,67 10,29 7,09<br />

Scritto Garfagnana 2 (P.F.)<br />

Mediana 6,10 5,65 6,00 6,50 6,50 4,85 6,25 6,75 3,25 5,25 5,25 7,00<br />

Dev. st. robusta 0,64 0,45 0,66 0,14 0,52 0,83 0,33 0,47 0,33 0,71 0,71 0,14<br />

C.V. % robusto 10,53 8,03 11,03 2,18 8,00 17,15 5,29 7,00 10,18 13,50 13,50 2,03<br />

Padulino<br />

Mediana 6,65 5,15 6,00 5,00 4,25 3,90 4,25 3,75 4,00 6,25 3,80 4,50<br />

Dev. st. robusta 0,31 0,93 0,28 0,43 0,25 0,68 0,53 0,33 1,21 0,19 0,06 0,14<br />

C.V. % robusto 4,69 17,98 4,73 8,51 5,78 17,45 12,45 8,82 30,24 3,02 1,49 3,15<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

Tab. 58 - Dati riepilogativi dei valori attribuiti alle singole varietà (12 ottobre 2005)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

FAGIOLI BIANCHI amaro epidermide pasta<br />

*Bianco Spagna o Corona 6,75 5,50 6,40 6,25 6,40 5,00 6,65 6,00 2,85 6,75 5,15 6,90<br />

Fagiola garfagnina 2005 6,65 6,00 6,25 6,75 6,75 5,50 6,50 6,25 3,75 7,50 5,00 6,75<br />

Fagiola garfagnina 2004 6,75 6,75 6,55 7,00 7,00 6,00 6,75 6,25 2,75 6,00 5,90 7,00<br />

Scritto Garfagnana 1 (A.F.) 6,30 5,25 6,05 6,00 6,00 3,75 5,00 6,25 4,75 5,00 4,50 6,00<br />

Scritto Garfagnana 2 (P.F.) 6,10 5,65 6,00 6,50 6,50 4,85 6,25 6,75 3,25 5,25 5,25 7,00<br />

Padulino 6,65 5,15 6,00 5,00 4,25 3,90 4,25 3,75 4,00 6,25 3,80 4,50<br />

117


118 ARSIA<br />

Considerazioni sulla terza<br />

e la quarta degustazione<br />

Il confronto fra il Giallorino della Garfagnana<br />

e il Malato, uno degli approfondimenti che andavamo<br />

ad effettuare nel 2005, ha fatto emergere fra<br />

i due legumi differenze meno accentuate rispetto<br />

all’anno precedente: l’assaggio del Giallorino ha<br />

dato valori significativamente diversi rispetto a<br />

quelli del 2004; il graf. 13 mostra le differenze,<br />

che comunque risultano poco marcate. In effetti,<br />

però, possiamo dire che ogni dubbio sul fatto che<br />

si tratti di due ecotipi diversi è emerso in modo<br />

inequivocabile solo nella semina comparativa e<br />

pertanto siamo portati a concludere che le due<br />

varietà locali derivino da un’unica varietà che si è<br />

adattata nel tempo a due ambienti diversi.<br />

Tab. 59 - I prodotti portati in degustazione nella terza e quarta degustazione<br />

Sessione del 26 ottobre 2005 Sessione del 16 novembre 2005<br />

Varietà locale Tipologia Varietà locale Tipologia<br />

Aquila o Lupinaro Vari Diecimino Rosso/Scritto<br />

Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio Bianco Mascherino Vari<br />

Cappone Bianco Pievarino Rosso/Scritto<br />

Fagiola garfagnina (V. Rocchiccioli) Bianco Rosso di Lucca Rosso/Scritto<br />

Giallorino Bianco Scritto di Lucca Rosso/Scritto<br />

Malato o di San Giuseppe Bianco Fico di Gallicano Vari<br />

Schiaccione di Pietrasanta Bianco<br />

Una sessione di assaggio<br />

al Ristorante “Villa Volpi”<br />

a Mastiano (LU):<br />

Andrea Bertucci, Riccardo<br />

Gennaro, Veronica Giusti,<br />

Paolo Scialla, Roberto<br />

Andreoni, Antonio Pierini<br />

Questi due assaggi sono serviti anch’essi per il<br />

consolidamento della tecnica da parte della commissione<br />

di assaggio, anche se si è ulteriormente<br />

evidenziata la necessità di mantenere attivo il<br />

gruppo ed estendere il metodo.<br />

Gli assaggi effettuati ci hanno dato l’opportunità<br />

di un confronto fra i risultati del 2004 e quelli<br />

del 2005 quale prima verifica di una variabilità<br />

esistente all’interno della stessa varietà, dovuta<br />

anche alle diverse condizioni climatiche dell’annata.<br />

La definizione delle caratteristiche organolettiche<br />

deve anche indicare entro quali limiti è lecito<br />

attendersi la presenza di certe caratteristiche.


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

119<br />

graf. 11<br />

graf. 12<br />

graf. 13


120 ARSIA<br />

Tab. 60 - Aquila o Lupinaro - Dati della degustazione del 26 ottobre 2005 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 7,8 7,5 7,5 7,5 7,5 6,0 7,8 7,0 2,5 3,0 8,5 7,8<br />

2 7,5 7,0 7,0 6,5 7,0 6,0 7,5 7,5 1,0 3,0 7,5 7,5<br />

3 7,5 5,5 7,5 8,5 7,5 8,5 8,5 8,0 0,5 3,5 8,5 9,0<br />

4 7,0 6,8 6,0 6,5 3,5 5,0 4,0 5,5 1,5 3,0 8,0 7,8<br />

5 8,5 9,0 9,0 7,5 7,0 6,0 7,5 7,5 1,0 4,0 6,5 7,8<br />

6 8,0 7,0 9,0 9,0 7,0 5,5 7,0 8,2 3,5 2,0 9,0 9,0<br />

Tab. 61 - Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio - Dati della degustazione del 26 ottobre 2005 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 5,5 5,5 6,0 4,5 5,0 5,5 5,0 5,5 0,5 5,0 6,0 6,5<br />

2 5,5 4,5 4,5 4,0 3,8 4,5 5,5 6,0 2,0 3,0 7,0 4,0<br />

3 7,5 5,0 7,5 5,0 6,5 4,5 7,5 5,0 3,0 6,0 7,0 6,0<br />

4 7,0 5,0 4,5 5,5 3,8 6,5 3,0 5,0 2,0 3,0 6,0 7,0<br />

5 7,5 7,5 7,5 7,0 5,0 4,0 3,0 7,0 2,0 3,0 6,0 7,0<br />

6 9,0 6,0 7,0 7,0 6,0 6,0 6,0 6,0 3,0 3,0 8,0 8,0<br />

Tab. 62 - Cappone - Dati della degustazione del 26 ottobre 2005 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 6,5 6,0 6,5 7,0 7,0 5,0 6,0 6,0 2,0 2,5 8,0 6,0<br />

2 6,5 6,0 6,0 5,0 5,8 6,0 5,0 5,5 3,5 2,0 8,5 5,5<br />

3 6,0 5,0 6,0 7,0 7,5 7,5 7,0 5,5 2,0 4,0 4,0 7,0<br />

4 6,5 5,3 5,0 4,8 3,5 5,0 4,5 4,5 3,0 3,0 8,0 6,0<br />

5 6,0 5,0 5,0 5,0 4,8 3,0 5,0 5,0 3,5 3,0 6,5 6,0<br />

6 8,0 6,0 7,0 6,0 5,0 6,5 5,0 5,0 4,0 2,0 9,0 8,0


Tab. 63 - Fagiola garfagnina 2005 (V. Rocchiccioli) - Dati della degustazione del 26 ottobre 2005 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 7,5 7,0 7,0 7,5 7,5 7,5 7,0 7,5 0,8 4,0 7,5 8,0<br />

2 7,5 6,5 7,0 7,0 7,0 8,0 7,5 8,5 0,5 3,5 8,5 8,0<br />

3 7,0 6,5 7,5 7,0 7,5 9,5 9,0 8,0 0,0 3,5 9,0 8,5<br />

4 6,5 5,8 5,0 7,0 3,5 8,5 7,0 6,5 0,8 5,0 7,0 7,5<br />

5 7,5 5,5 7,0 6,5 5,5 7,5 5,0 6,8 0,5 5,5 7,0 6,0<br />

6 7,0 6,0 8,0 4,0 8,0 8,0 8,0 7,0 1,0 4,0 9,0 8,0<br />

Tab. 64 - Giallorino - Dati della degustazione del 26 ottobre 2005 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 7,0 6,0 6,2 7,0 6,8 5,0 6,0 6,0 2,0 4,0 6,5 6,0<br />

2 5,5 4,0 4,5 5,5 6,0 5,0 6,0 6,0 2,0 4,0 6,0 5,5<br />

3 7,5 5,0 8,0 5,8 7,0 5,5 7,0 6,5 2,5 6,5 6,5 6,5<br />

4 6,5 5,0 5,0 5,5 4,0 5,0 6,0 5,0 2,0 6,0 5,0 5,0<br />

5 8,0 6,0 7,5 7,3 5,0 3,8 5,0 6,5 2,0 3,8 5,5 7,5<br />

6 7,5 6,0 7,0 6,5 6,0 4,0 6,0 5,5 3,0 4,0 6,0 7,0<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

Tab. 65 - Malato - Dati della degustazione del 26 ottobre 2005 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 7,5 7,3 8,0 7,2 7,0 4,5 5,5 5,8 2,5 4,3 5,0 6,5<br />

2 6,0 5,0 5,5 6,0 6,5 4,0 6,8 6,0 1,5 4,0 7,0 6,5<br />

3 6,5 6,5 7,5 6,0 6,0 6,5 7,5 5,5 3,0 6,5 7,5 7,0<br />

4 7,2 5,5 5,5 4,8 2,8 5,0 4,5 4,5 2,8 5,0 5,0 5,5<br />

5 8,0 7,5 7,5 7,0 6,0 4,8 5,3 6,0 0,8 4,0 5,5 7,5<br />

6 8,0 7,0 7,0 7,0 7,0 3,5 6,0 7,0 4,0 4,0 7,0 7,5<br />

121


122 ARSIA<br />

Tab. 66 - Schiaccione di Pietrasanta - Dati della degustazione del 26 ottobre 2005 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 7,0 7,0 7,0 5,5 5,5 4,5 4,5 4,0 2,5 4,0 6,0 5,5<br />

2 6,0 6,5 5,5 4,5 3,0 4,0 3,5 3,5 1,0 4,0 8,0 4,0<br />

3 7,0 5,0 7,5 6,5 6,0 5,0 7,0 6,0 2,5 7,5 5,5 6,5<br />

4 7,0 6,2 6,0 6,5 5,0 5,0 5,5 6,0 1,5 5,0 4,0 5,0<br />

5 7,0 6,5 7,0 5,5 6,0 4,0 4,5 5,5 0,5 3,0 7,5 6,0<br />

6 7,0 6,0 7,0 5,0 4,0 4,0 5,0 4,0 4,0 4,0 6,0 7,0<br />

Tab. 67 - Dati riepilogativi della degustazione del 26 ottobre 2005<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

FAGIOLI BIANCHI Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Fibrosità Consistenza Armonicità<br />

amaro pasta<br />

Schiaccione di Pietr. 7,00 6,35 7,00 5,50 5,25 4,25 4,75 4,75 2,00 4,00 6,00 5,75<br />

Malato 7,35 6,75 7,25 6,50 6,25 4,65 5,75 5,90 2,65 4,15 6,25 6,75<br />

Giallorino 7,25 5,50 6,60 6,15 6,00 5,00 6,00 6,00 2,00 4,00 6,00 6,25<br />

Aquila o Lupinaro 7,65 7,00 7,50 7,50 7,00 6,00 7,50 7,50 1,25 3,00 8,25 7,80<br />

Cappone 6,50 5,65 6,00 5,50 5,40 5,50 5,00 5,25 3,25 2,75 8,00 6,00<br />

Fagiola garfagnina<br />

(V. Rocchiccioli) 7,25 6,25 7,00 7,00 7,25 8,00 7,25 7,25 0,65 4,00 8,00 8,00<br />

Cannellino San Ginese 7,25 5,25 6,50 5,25 5,00 5,00 5,25 5,75 2,00 3,00 6,50 6,75


Tab. 68 - Dati riepilogativi dei valori attribuiti alle singole varietà da parte degli assaggiatori (26 ottobre 2005)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

Schiaccione di Pietrasanta<br />

Mediana 7,00 6,35 7,00 5,50 5,25 4,25 4,75 4,75 2,00 4,00 6,00 5,75<br />

Dev. st. robusta 0,00 0,17 0,28 0,43 0,61 0,33 0,33 0,71 0,52 0,28 0,57 0,47<br />

C.V. % robusto 0,00 2,68 4,05 7,73 11,70 7,78 6,96 14,92 25,99 7,09 9,45 8,22<br />

Fagiola garfagnina<br />

(V. Rocchiccioli)<br />

Mediana 7,25 6,25 7,00 7,00 7,25 8,00 7,25 7,25 0,65 4,00 8,00 8,00<br />

Dev. st. robusta 0,19 0,25 0,14 0,14 0,61 0,28 0,33 0,39 0,11 0,43 0,66 0,14<br />

C.V. % robusto 2,61 3,93 2,03 2,03 8,47 3,54 4,56 5,34 17,45 10,63 8,27 1,77<br />

Aquila o Lupinaro<br />

Mediana 7,65 7,00 7,50 7,50 7,00 6,00 7,50 7,50 1,25 3,00 8,25 7,80<br />

Dev. st. robusta 0,17 0,20 0,57 0,57 0,14 0,14 0,23 0,28 0,47 0,14 0,33 0,34<br />

C.V. % robusto 2,22 2,84 7,56 7,56 2,03 2,36 3,02 3,78 37,80 4,73 4,01 4,36<br />

Malato<br />

Mediana 7,35 6,75 7,25 6,50 6,25 4,65 5,75 5,90 2,65 4,15 6,25 6,75<br />

Dev. st. robusta 0,45 0,56 0,61 0,38 0,33 0,31 0,47 0,16 0,45 0,31 0,71 0,33<br />

C.V. % robusto 6,17 8,26 8,47 5,82 5,29 6,71 8,22 2,72 17,12 7,51 11,34 4,90<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

Giallorino<br />

Mediana 7,25 5,50 6,60 6,15 6,00 5,00 6,00 6,00 2,00 4,00 6,00 6,25<br />

Dev. st. robusta 0,33 0,38 0,78 0,49 0,51 0,28 0,00 0,28 0,14 0,57 0,28 0,47<br />

C.V. % robusto 4,56 6,87 11,88 7,99 8,51 5,67 0,00 4,73 7,09 14,18 4,73 7,56<br />

Cappone<br />

Mediana 6,50 5,65 6,00 5,50 5,40 5,50 5,00 5,25 3,25 2,75 8,00 6,00<br />

Dev. st. robusta 0,14 0,35 0,43 0,66 0,70 0,52 0,28 0,19 0,47 0,33 0,57 0,28<br />

C.V. % robusto 2,18 6,19 7,09 12,03 12,95 9,45 5,67 3,60 14,54 12,03 7,09 4,73<br />

Cannellino di San Ginese<br />

Mediana 7,25 5,25 6,50 5,25 5,00 5,00 5,25 5,75 2,00 3,00 6,50 6,75<br />

Dev. st. robusta 0,61 0,33 0,95 0,76 0,62 0,52 0,90 0,33 0,28 0,57 0,38 0,33<br />

C.V. % robusto 8,47 6,30 14,54 14,40 12,47 10,40 17,10 5,75 14,18 18,90 5,82 4,90<br />

123


124 ARSIA<br />

Tab. 69 - Diecimino - Dati della degustazione del 16 novembre 2005 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 5,2 4,8 5,0 6,0 5,5 5,0 5,5 5,0 1,8 4,0 4,0 6,5<br />

2 6,3 6,0 6,3 6,3 6,0 5,8 5,0 5,5 1,5 5,0 6,0 6,5<br />

3 6,3 5,3 5,7 6,5 7,0 6,5 5,8 6,5 3,5 5,5 5,5 6,8<br />

4 4,0 4,0 4,8 4,8 3,5 3,5 2,5 5,0 4,8 5,0 5,0 4,0<br />

5 3,0 3,0 3,0 4,0 4,0 3,5 4,0 4,0 4,0 5,5 5,5 5,0<br />

6 4,0 5,0 4,0 7,0 6,0 5,0 5,0 8,0 4,0 5,0 7,0 7,0<br />

Tab. 70 - Fico di Gallicano - Dati della degustazione del 16 novembre 2005 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 7,0 3,5 6,0 7,0 3,0 4,5 5,0 5,0 2,5 6,0 4,0 6,0<br />

2 7,0 6,5 6,5 7,0 7,0 7,0 7,0 7,2 1,5 4,0 4,0 7,5<br />

3 7,0 5,5 7,5 5,5 6,5 6,5 6,5 6,0 1,8 5,5 5,5 5,8<br />

4 7,3 7,3 7,0 6,0 6,5 5,0 6,0 6,5 3,0 5,0 6,0 7,0<br />

5 5,8 5,5 5,5 3,0 3,0 4,2 3,8 4,0 6,0 5,5 7,5 6,3<br />

6 6,0 8,0 8,0 8,0 6,0 8,0 10,0 10,0 2,0 3,0 5,0 8,0<br />

Tab. 71 - Mascherino - Dati della degustazione del 6 novembre 2005 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 7,0 6,0 7,0 6,8 5,8 5,8 6,3 6,3 0,5 5,8 6,0 7,5<br />

2 7,5 6,0 6,5 8,0 5,0 7,5 6,3 7,5 0,5 4,8 6,0 8,0<br />

3 6,0 5,5 6,0 6,5 5,5 6,0 6,5 5,5 3,5 7,5 6,3 6,5<br />

4 6,0 5,5 5,5 4,5 4,5 5,0 4,5 5,0 1,0 5,2 4,5 5,0<br />

5 6,0 6,3 7,5 6,0 6,3 4,0 7,0 7,5 4,0 5,5 5,0 7,5<br />

6 6,0 6,0 8,0 8,0 6,0 8,0 8,0 8,0 2,0 3,0 7,0 8,0


Tab. 72 - Pievarino - Dati della degustazione del 16 novembre 2005 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 7,0 6,0 7,0 6,5 5,5 5,5 5,0 6,0 0,8 4,3 4,2 6,0<br />

2 6,5 6,0 5,5 6,8 5,0 6,5 3,0 6,0 1,0 6,0 4,0 5,8<br />

3 5,3 5,3 7,0 7,0 7,2 5,3 7,0 7,0 4,3 7,5 3,5 7,0<br />

4 5,5 5,0 6,0 5,5 5,0 3,5 5,0 5,5 2,0 7,0 3,8 5,0<br />

5 4,0 4,0 4,5 3,5 3,5 3,0 3,0 4,0 4,0 6,3 3,8 4,0<br />

6 7,0 7,0 6,0 5,0 6,0 4,0 5,0 6,0 2,0 7,0 3,0 5,0<br />

Tab. 73 - Rosso di Lucca - Dati della degustazione del 16 novembre 2005 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 7,0 6,5 7,0 7,0 6,0 4,5 5,0 6,0 2,5 4,0 5,5 7,5<br />

2 7,0 6,0 6,0 6,5 6,0 6,5 3,5 6,5 2,0 5,2 5,2 7,3<br />

3 6,5 5,5 7,0 5,5 5,3 6,2 7,0 6,2 3,5 7,5 4,0 6,5<br />

4 5,0 5,0 5,0 4,5 4,5 5,0 5,0 4,5 2,5 5,5 6,0 5,5<br />

5 3,0 3,5 3,5 3,5 3,5 3,5 4,5 3,5 3,5 5,5 6,3 5,0<br />

6 8,0 9,0 8,0 7,0 6,0 7,0 8,0 8,0 4,0 5,0 7,0 8,0<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

Tab. 74 - Scritto di Lucca - Dati della degustazione del 16 novembre 2005 per assaggiatore<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Assaggiatore Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

1 7,0 6,5 7,0 7,0 5,5 3,5 5,5 6,3 1,8 6,0 4,5 7,0<br />

2 6,0 5,0 5,0 6,0 5,0 5,0 3,0 5,0 3,5 4,0 4,0 6,0<br />

3 6,8 7,0 7,0 6,3 5,5 5,0 7,0 6,0 5,5 5,5 6,5 7,0<br />

4 5,0 4,0 4,0 4,0 5,0 5,0 4,5 4,5 2,5 6,0 4,0 4,0<br />

5 4,0 4,0 4,5 4,0 5,0 4,0 4,0 4,5 5,0 5,3 4,5 4,0<br />

6 5,0 6,0 4,0 5,0 6,0 4,0 5,0 5,0 4,0 1,0 7,0 5,0<br />

125


126 ARSIA<br />

Tab. 75 - Dati riepilogativi dei valori attribuiti alle singole varietà da parte degli assaggiatori (16 novembre 2005)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

amaro epidermide pasta<br />

Rosso di Lucca<br />

Mediana 7,00 6,00 7,00 6,50 6,00 5,00 5,00 6,20 3,00 5,50 6,00 6,50<br />

Dev. st. robusta 0,52 0,52 0,52 0,70 0,38 0,56 0,70 0,44 0,35 0,23 0,37 0,75<br />

C.V. % robusto 7,50 8,75 7,50 10,77 6,42 11,20 14,00 7,06 11,67 4,14 6,12 11,58<br />

Diecimino<br />

Mediana 5,20 5,00 5,00 6,30 6,00 5,00 5,00 5,50 3,50 5,00 5,50 6,50<br />

Dev. st. robusta 0,80 0,44 0,56 0,47 0,61 0,66 0,40 0,66 0,73 0,17 0,17 0,40<br />

C.V. % robusto 15,48 8,75 11,20 7,50 10,21 13,30 8,05 12,09 21,00 3,50 3,18 6,19<br />

Pievarino<br />

Mediana 6,50 6,00 6,00 6,50 5,50 5,00 5,00 6,00 2,00 6,50 3,80 5,80<br />

Dev. st. robusta 0,52 0,47 0,44 0,58 0,44 0,58 0,40 0,21 0,66 0,30 0,09 0,31<br />

C.V. % robusto 8,08 7,87 7,29 8,88 7,95 11,55 8,05 3,50 33,25 4,58 2,30 5,43<br />

Scritto di Lucca<br />

Mediana 6,00 6,00 5,00 6,00 5,50 5,00 5,00 5,00 3,50 5,50 4,50 6,00<br />

Dev. st. robusta 0,66 0,79 0,96 0,66 0,26 0,35 0,61 0,44 0,79 0,38 0,61 0,70<br />

C.V. % robusto 11,08 13,12 19,25 11,08 4,77 7,00 12,25 8,75 22,50 7,00 13,61 11,67<br />

Fico di Gallicano<br />

Mediana 7,00 6,50 7,00 7,00 6,50 6,50 6,50 6,50 2,00 5,00 5,50 7,00<br />

Dev. st. robusta 0,26 0,58 0,44 0,47 0,79 0,96 0,61 0,65 0,38 0,47 0,44 0,38<br />

C.V. % robusto 3,75 8,88 6,25 6,75 12,11 14,81 9,42 9,96 19,25 9,45 7,95 5,50<br />

Mascherino<br />

Mediana 6,00 6,00 7,00 6,80 5,80 6,00 6,50 7,00 1,80 5,20 6,00 7,50<br />

Dev. st. robusta 0,44 0,14 0,44 0,44 0,31 0,65 0,33 0,56 0,70 0,26 0,31 0,35<br />

C.V. % robusto 7,29 2,33 6,25 6,43 5,43 10,79 5,11 8,00 38,89 5,05 5,25 4,67<br />

Tab. 76 - Dati riepilogativi dei valori attribuiti alle singole varietà (16 novembre 2005)<br />

Profilo olfattivo Profilo gustativo Profilo cinestetico<br />

Intensità Persistenza Aroma Intensità Sapidità Dolcezza Succulenza Persistenza Tendenza Consistenza Consistenza Armonicità<br />

FAGIOLI ROSSI E SCRITTI amaro epidermide pasta<br />

Fico di Gallicano 7,00 6,50 7,00 7,00 6,50 6,50 6,50 6,50 2,00 5,00 5,50 7,00<br />

Mascherino 6,00 6,00 7,00 6,80 5,80 6,00 6,50 7,00 1,80 5,20 6,00 7,5<br />

Scritto di Lucca 6,00 6,00 5,00 6,00 5,50 5,00 5,00 5,00 3,50 5,50 4,50 6,00<br />

Pievarino 6,50 6,00 6,00 6,50 5,50 5,00 5,00 6,00 2,00 6,50 3,80 5,80<br />

Diecimino 5,20 5,00 5,00 6,30 6,00 5,00 5,00 5,50 3,50 5,00 5,50 6,50<br />

Rosso di Lucca 7,00 6,00 7,00 6,50 6,00 5,00 5,00 6,20 3,00 5,50 6,00 6,50


Conclusioni<br />

Il lavoro di caratterizzazione organolettica dei<br />

fagioli della Lucchesia ci ha mostrato, come accade<br />

spesso, che pur essendoci posti obiettivi precisi e<br />

avendo individuato le tappe per raggiungerli, nello<br />

sviluppo del programma ci troviamo ad affrontare<br />

e risolvere, in una sorta di “laboratorio dinamico”,<br />

questioni nuove e inaspettate via via che si presentano.<br />

Del resto nella ricerca, a qualsiasi livello<br />

venga eseguita, il presupposto necessario per scoprire<br />

qualcosa di nuovo è di rimanere aperti all’inaspettato<br />

ed è affrontando queste nuove problematiche<br />

che si progredisce e si ottengono risultati<br />

interessanti.<br />

È in questa ottica che va inquadrato il risultato<br />

del nostro lavoro: se da un lato siamo riusciti a<br />

definire alcuni caratteri essenziali per le diverse<br />

varietà di fagioli della Lucchesia e un metodo per<br />

affrontare il problema della loro caratterizzazione<br />

organolettica, dall’altro abbiamo individuato altri<br />

aspetti importanti su cui continuare a studiare per<br />

approfondire la nostra conoscenza sulla questione.<br />

Il nostro principale obiettivo, però, era essenzialmente<br />

quello di creare un metodo e iniziare a<br />

definire quei caratteri varietali che, con maggiore o<br />

minore evidenza, si presentano costantemente<br />

negli assaggi. In sostanza indicare una strada e dare<br />

un volto e una prima definizione dei caratteri organolettici<br />

di ogni varietà.<br />

Uno degli obiettivi che riteniamo di avere raggiunto,<br />

è la messa a punto della scheda di degustazione<br />

e, soprattutto, di un metodo di assaggio. Il<br />

gruppo di assaggiatori da noi scelto ha lavorato,<br />

attraverso assaggi aperti in cui si esprimevano agli<br />

altri le proprie sensazioni, con lo scopo di mettere<br />

insieme una tecnica esportabile per la definizione<br />

delle caratteristiche organolettiche dei fagioli. È<br />

impensabile affermare che il sistema, dopo queste<br />

esperienze, sia già giunto al massimo grado di affidabilità;<br />

però possiamo dire di aver individuato<br />

una strada sulla quale è possibile procedere per<br />

migliorare questo aspetto.<br />

Abbiamo inoltre cominciato a definire le caratteristiche<br />

organolettiche essenziali di ogni varietà.<br />

Le comparazioni degli assaggi hanno evidenziato<br />

una buona coincidenza dei risultati delle due annate<br />

in alcuni casi e valori differenti in altri; siamo<br />

riusciti, però, a individuare anche alcuni elementi<br />

caratteristici delle varietà e indipendenti da fattori<br />

esterni. L’esperienza dei due anni ci ha mostrato<br />

che ci sono diverse variabili a determinare il differente<br />

manifestarsi dei caratteri:<br />

• le fasi di ammollo e cottura possono essere<br />

determinanti sul risultato dell’assaggio. Una<br />

I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA<br />

127<br />

buona conoscenza del legume consente una<br />

perfetta gestione di queste fasi;<br />

• la presentazione del prodotto e, in particolare la<br />

temperatura di servizio, influenza in modo netto<br />

sia l’esame olfattivo (intensità e persistenza di<br />

profumi), sia quello gustativo (intensità e persistenza<br />

ma anche succulenza), sia quello cinestetico<br />

(in particolare la morbidezza della pasta);<br />

• l’andamento climatico: periodi siccitosi e caratterizzati<br />

da alte temperature agiscono in modo<br />

diretto e negativo sul profilo cinestetico provocando<br />

un maggiore indurimento dei tessuti e<br />

un minore riempimento del seme (minore morbidezza<br />

della pasta e maggiore consistenza dell’epidermide).<br />

Esistono però alcuni aspetti che hanno mostrato<br />

una costanza di risultati:<br />

• l’andamento dei valori di alcuni descrittori ha<br />

comunque rispettato la diversa tendenza delle<br />

varietà locali: per esempio, varietà con epidermide<br />

tendenzialmente più consistente (come i<br />

fagioli rossi e scritti), pur nelle differenze<br />

mostrate nelle due annate hanno comunque<br />

mantenuto queste caratteristiche. I descrittori<br />

dove si è riscontrata questa costanza sono principalmente<br />

quelli legati al profilo cinestetico e,<br />

per quanto riguarda il profilo gustativo, alla<br />

sapidità e succulenza;<br />

• l’armonicità è un altro parametro che, pur con<br />

variazioni dovute ai fattori esterni, non presenta<br />

valori sensibilmente differenti fra un assaggio<br />

e l’altro. Questo è un fatto importante perché<br />

rappresenta il grado di equilibrio del legume, il<br />

giudizio d’insieme che rimane pressoché invariato<br />

anche al mutare delle condizioni;<br />

• l’uso in cucina delle diverse varietà può essere<br />

definito in modo sufficientemente univoco e<br />

indipendente dai fattori esterni.<br />

In conclusione ci preme mettere in risalto l’eccellenza<br />

di tutte le varietà locali e la presenza sul<br />

territorio della Lucchesia di fagioli con caratteristiche<br />

differenti e adatti a usi diversi; senza dubbio<br />

questa conclusione arriva a confermare un’idea che<br />

ci andavamo facendo già durante lo svolgimento<br />

dell’indagine: l’importanza che storicamente<br />

hanno avuto i fagioli prodotti su tutto il territorio<br />

della provincia di Lucca deriva da elementi oggettivi<br />

determinati dalle particolari condizioni pedoclimatiche<br />

del territorio, caratterizzato anche dalla<br />

presenza copiosa di corsi d’acqua. È in un clima<br />

temperato con estati non troppo calde e in terreni<br />

tendenzialmente sciolti e spesso ciottolosi come<br />

quelli adiacenti ai corsi d’acqua, sciolti ma anche


128 ARSIA<br />

freschi, che la coltivazione del fagiolo offre risultati<br />

di eccellenza. È in questa situazione che le attuali<br />

varietà, ma meglio sarebbe definirle ecotipi, si<br />

sono conservate. Non solo si sono conservate,<br />

bensì hanno acquisito caratteri propri tanto da farci<br />

affermare, oggi, che questi ecotipi sono particolari<br />

e specifici di questo territorio; in sostanza si è trattato<br />

di una selezione inconsapevole effettuata da<br />

quei produttori che non hanno mai smesso di apprezzare<br />

le caratteristiche di questi legumi che oggi<br />

possiamo definire tradizionali e legati a questo<br />

territorio all’interno del quale, per decenni, sono<br />

stati coltivati.<br />

È in sostanza in questo territorio, per quanto<br />

vasto e non perfettamente omogeneo, che si trovano<br />

situazioni pedoclimatiche comuni che hanno<br />

consentito la coltivazione e conservazione di una<br />

notevole quantità di varietà (diciassette) tutte interessanti<br />

benché ognuna con attitudini diverse.<br />

Parlavamo di caratteristiche comuni che possiamo<br />

andare a individuare nelle zone ricche di corsi<br />

d’acqua che sono presenti in tutta la provincia,<br />

dalla Garfagnana alla Media Valle del Serchio, col<br />

fiume Serchio stesso e tutti i suoi affluenti che solcano<br />

queste belle vallate; fino alla stessa Versilia,<br />

soprattutto nel territorio dell’Alta Versilia nei<br />

Comuni di Pietrasanta e Camaiore; e infine la<br />

Piana di Lucca dove le opere di canalizzazione<br />

delle acque provenienti dalla Garfagnana, dall’altopiano<br />

delle Pizzorne e dai Monti Pisani, vanno a<br />

formare un autentico reticolo diffuso su tutta la<br />

piana.<br />

Territorio, quindi, caratterizzato da una discreta<br />

complessità ma in cui alcuni tratti comuni hanno<br />

determinato analoghe condizioni di adattamento<br />

dei fagioli che a loro volta hanno dato luogo a un<br />

alto numero di varietà in grado di distinguersi per<br />

le notevoli caratteristiche organolettiche.


SCHEDE DI PRESENTAZIONE DELLE VARIETÀ LOCALI DI FAGIOLI<br />

Marco Del Pistoia, Mario Macchia, Mauro Quarta, Marco Baldanzi, Lucia Ceccarini


Fagiolo Aquila o Lupinaro<br />

Denominazione: fagiolo Aquila o fagiolo Lupinaro.<br />

Localizzazione: si produce nella Piana di Lucca.<br />

Cenni storici<br />

Non è stata trovata alcuna indicazione circa l’origine del fagiolo Aquila anche se<br />

pare che sia coltivato nella Piana di Lucca da tempo e, senza dubbio, almeno fin<br />

dall’inizio del Novecento, in terreni freschi, di medio impasto, tendenti al sabbioso.<br />

Il fagiolo Aquila è sempre stato consumato soltanto nella zona di produzione<br />

dove è apprezzato per le sue notevoli caratteristiche organolettiche.<br />

La coltivazione è stata praticamente abbandonata a causa delle basse rese e dell’incostanza<br />

della produzione, tanto che in alcuni anni non è stato possibile ottenere<br />

alcun raccolto e conservare una quota significativa di seme.<br />

Negli ultimi anni il seme, ormai perduto, è stato recuperato grazie all’opera dell’Orto<br />

Botanico di Lucca, che ne deteneva piccole quantità nella Banca del Germoplasma,<br />

e della ditta sementiera Gargini di Lucca che ha provveduto a reinserirlo<br />

nel circuito produttivo proponendolo ad alcuni agricoltori locali che<br />

recentemente hanno iniziato a produrlo autonomamente, pur in quantitativi<br />

alquanto modesti.<br />

Descrizione della varietà locale<br />

È una pianta a crescita indeterminata, molto vigorosa e a maturazione scalare.<br />

Presenta foglie verdi tendenzialmente scure; il baccello è di colore verde e a<br />

superficie rugosa (simile al lupino, da cui il nome Lupinaro); la dimensione è di<br />

10-11 cm di lunghezza e di 1-1,5 cm di larghezza. Il seme è circa 1-1,5 x 0,8-<br />

1 cm, ha forma ovale leggermente schiacciata con colorazione bianca con una<br />

macchia nerastra intorno all’ilo.


132 ARSIA<br />

Caratteristiche del fagiolo Aquila o Lupinaro<br />

Carattere Classi<br />

Pianta tipo di accrescimento rampicante<br />

Fiore epoca di fioritura medio-tardiva<br />

colore (stendardo e ali) bianco (con riflessi rosa nello stendardo)<br />

Baccello lunghezza (stilo incluso) medio-corta (circa 10,5-11 cm)<br />

sezione trasversale ellittica<br />

spessore medio<br />

grado di curvatura assente o molto lieve<br />

colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />

filo assente<br />

n. degli ovuli mediamente 4-6<br />

Stilo lunghezza medio-corta<br />

grado di curvatura assente o molto lieve<br />

Seme taglia (peso di 100 semi secchi) media (43 gr circa)<br />

forma in sezione longitudinale<br />

mediana (maturo e secco)<br />

ovale largo, circolare<br />

forma in sezione trasversale tendente al tondeggiante<br />

colore principale con una macchia nerastra a forma<br />

di “aquila appollaiata” intorno all’ilo<br />

venature medie<br />

colore contorno ilo simile al colore della macchia scura<br />

Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente. È unico, fra i fagioli della Lucchesia,<br />

per caratteristiche morfologiche e utilizzo.<br />

Tecnica produttiva<br />

Il seme viene spesso riprodotto direttamente in azienda dal produttore. La semina<br />

viene effettuata dopo le normali<br />

operazioni di preparazione del<br />

terreno, aratura leggera (25-30<br />

cm) seguita da erpicatura per interrare<br />

il fertilizzante utilizzando<br />

concimi a più alto titolo di fosforo<br />

e potassio, integrati con modeste<br />

quantità di concimi azotati; la<br />

pianta, infatti, è particolarmente<br />

sensibile all’eccesso di azoto che<br />

produce a sua volta vigoria esagerata<br />

e conseguente scarsa fioritura<br />

e allegagione. Generalmente si<br />

seminano le piante molto fitte per<br />

poi effettuare un diradamento<br />

manuale allo scopo di ottenere un<br />

sesto d’impianto di circa 40 cm<br />

sulla fila e di 1,5 m fra le file. La<br />

pianta necessita di sostegni.<br />

Raramente si effettuano interventi<br />

di difesa. Viene irrigato regolarmente<br />

senza eccedere nelle quantità<br />

somministrate (circa una volta<br />

la settimana). Essendo una pianta


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Aquila o Lupinaro<br />

molto vigorosa, spesso viene cimata per ridurne la vigoria e favorire la produzione<br />

di baccelli.<br />

La raccolta viene effettuata a mano e sono necessari da 6 a 8 passaggi per completarla.<br />

Un primo passaggio per l’utilizzo come fagiolo ‘mangiatutto’ viene<br />

fatto quando i semi cominciano a ingrossare all’interno del legume, successivamente<br />

ne vengono fatti altri fino a che i fagioli non sono troppo grossi e il legume<br />

viene sgranato, fresco o secco, e utilizzato come tale.<br />

La produzione è di circa 25-30 q.li di prodotto fresco per ettaro.<br />

Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />

Negli assaggi del prodotto secco il fagiolo Aquila ha dato buoni risultati con<br />

valori più elevati nel 2005 rispetto al 2004 per tutti i percettori, sia all’esame<br />

olfattivo sia a quello gustativo.<br />

Nel secondo assaggio prevale nettamente la tendenza al dolce rispetto all’amaro.<br />

Sotto il profilo cinestetico si confermano le ottime caratteristiche di epidermide,<br />

pressoché assente, e pasta particolarmente morbida. In conclusione ha<br />

ricevuto un’ottima valutazione d’insieme rappresentata dall’armonicità.<br />

Per quanto riguarda l’assaggio del prodotto come ‘mangiatutto’, il fagiolo Aquila<br />

ha mostrato, all’esame olfattivo, un’ottima intensità di profumi non assecondata<br />

dalla persistenza; ottimi risultano pure gli aromi. All’esame gustativo buoni<br />

i valori per intensità, sapidità e persistenza; la succulenza è piuttosto accentuata<br />

e gli conferisce una peculiarità che lo fa emergere fra i ‘mangiatutto’: infatti questo<br />

fagiolo viene utilizzato con il seme già ben marcato all’interno del baccello<br />

e ciò determina una maggiore complessità di sapori e una maggiore succulenza.<br />

La sensazione è quella di un alimento completo con la parte erbacea (baccello)<br />

e la parte più farinosa (seme) che si uniscono in un connubio molto equilibrato<br />

e armonioso. La tendenza al dolce prevale sulla tendenza all’amaro in modo<br />

piuttosto netto.<br />

Sotto il profilo cinestetico emerge positivamente l’assenza di filamenti coriacei,<br />

cosa importantissima per un ‘mangiatutto’ in generale e in particolare per un<br />

“biuso”, nel quale lo stato avanzato di maturazione (seme formato) farebbe supporre<br />

il contrario. La pasta risulta particolarmente morbida e sufficientemente<br />

omogenea, ferme restando le considerazioni precedenti.<br />

Ottima, quindi, la valutazione d’insieme evidenziata dal valore molto alto dell’armonicità.<br />

Il grafico in alto mostra il confronto fra gli assaggi del 2004 e quelli del 2005.<br />

133


134 ARSIA<br />

Considerazioni generali assaggi prodotto secco<br />

Ammollo e cottura: il fagiolo è stato tenuto in ammollo per 12-13 ore ed è stato<br />

cotto per poco più di 1 ora.<br />

Aspetto esteriore: forma globosa, ovale, dimensione medio-piccola, colore bianco<br />

sporco con la classica macchia scura a forma di aquila in corrispondenza dell’ilo,<br />

ancora evidente dopo la cottura e tale da conferire al fagiolo un aspetto<br />

decisamente gradevole alla vista.<br />

Profumi e sapori: i profumi hanno una discreta intensità e persistenza e un<br />

aroma altrettanto buono; all’assaggio si confermano i valori di intensità e persistenza<br />

registrati nell’esame olfattivo; la sapidità e la succulenza sono intense; la<br />

tendenza all’amaro è meno accentuata rispetto alla dolcezza e risultano nell’insieme<br />

molto equilibrate.<br />

Profilo cinestetico: l’epidermide è risultata poco consistente, quasi assente, e la<br />

pasta particolarmente morbida.<br />

Considerazioni generali assaggi prodotto fresco<br />

Aspetto esteriore: forma un po’ tozza, piuttosto schiacciata; grani ben formati e<br />

appariscenti che alle volte fuoriescono dal baccello.<br />

Profumi e sapori: i profumi hanno un’ottima intensità e una minore persistenza;<br />

buono l’aroma; all’assaggio si confermano i valori di intensità e persistenza registrati<br />

nell’esame olfattivo; la sapidità e la succulenza sono elevate; la tendenza al<br />

dolce prevale nettamente su quella all’amaro.<br />

Profilo cinestetico: praticamente assenti i filamenti coriacei (fibrosità scarsa), la<br />

pasta risulta particolarmente morbida e omogenea.<br />

Caratteristiche di sintesi<br />

Il fagiolo Aquila o Lupinaro è risultato ottimo, con un buon equilibrio e con<br />

valori altissimi per tutti i parametri, sia utilizzato secco, sia come ‘mangiatutto’.<br />

In complesso un fagiolo eccellente e pertanto il risultato d’insieme (armonicità)<br />

mette in evidenza un notevole equilibrio.<br />

Uso in cucina<br />

Per le sue caratteristiche offre diverse possibilità in cucina e se ne consiglia l’uso<br />

nelle preparazioni semplici in cui possano risaltare al meglio le sue peculiarità:


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Aquila o Lupinaro<br />

pasta morbida, ottima intensità, sapidità e persistenza di sapori con un equilibrato<br />

rapporto di note dolci e amare sono già sufficienti per la preparazione di<br />

piatti sopraffini.<br />

Perfetto l’abbinamento con piatti dalla cottura non troppo lunga, come gli spezzatini<br />

bianchi; per esempio, Bocconcini di vitella al vino bianco con fagiolo Lupinaro.<br />

Veramente unico e particolare l’utilizzo come ‘mangiatutto’: le sue peculiarità<br />

consentono di impiegarlo in piatti unici completi con risultati notevoli. In particolare<br />

ricordiamo, oltre alla classica preparazione “in umido”, i Topi affogati,<br />

una zuppa in cui ai fagioli lessi si aggiungono un soffritto di pomodoro e lardo,<br />

del pane messo in ammollo nell’acqua di cottura dei fagioli e servita con un filo<br />

d’olio extravergine d’oliva a crudo.<br />

Per gustare al meglio questo fagiolo si suggerisce di gustarlo lessato e condito<br />

con un olio dolce e leggermente piccante e con un fruttato non eccessivo.<br />

Si consiglia l’abbinamento con un vino bianco quale il Bianco delle Colline Lucchesi.<br />

Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />

Il fagiolo Aquila può essere considerato a rischio di estinzione: infatti si stimano<br />

produzioni annue di solo 3-4 q.li, compresi gli orti familiari.<br />

Per quanto riguarda le potenzialità produttive, data l’eccellenza e l’unicità del<br />

prodotto sarebbe auspicabile un aumento della produzione, a condizione che<br />

venga valorizzato come merita.<br />

135


Fagiolo Cannellino<br />

di San Ginese e Sant’Alessio<br />

Denominazione: fagiolo Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio, fagiolo Bianco<br />

precoce.<br />

Localizzazione: Piana di Lucca, principalmente nei comuni di Lucca e Capannori.<br />

Cenni storici<br />

Il Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio pare sia una cultivar importata dalla<br />

Francia ai primi del Novecento; veniva prodotto nelle aree più fertili della Piana<br />

di Lucca in terreni di medio impasto, tendente al sabbioso.<br />

La sua perfetta adattabilità agli ambienti fertili della Piana ha fatto sì che fosse il<br />

fagiolo più utilizzato e apprezzato nella zona: da una parte la discreta produttività,<br />

la brevità del ciclo e la maturazione contemporanea, dall’altra le inconfondibili<br />

caratteristiche organolettiche – sapore delicato e assenza di “buccia” –<br />

hanno consentito ai produttori di continuarne la coltivazione anche a fronte di<br />

un aumento consistente dei costi di produzione sui quali incide in modo sempre<br />

più determinante la manodopera.<br />

Il Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio ha avuto grande importanza nell’alimentazione<br />

locale in quanto si presta a tutti gli usi, sia per preparare minestre,<br />

sia consumato semplicemente lessato e condito con olio. Per la sua morbidezza<br />

e delicatezza al palato, è stato apprezzato anche nelle province limitrofe. Mentre<br />

in passato era destinato prevalentemente all’autoconsumo, durante la seconda<br />

guerra mondiale veniva usato come merce di scambio con i prodotti dei paesi<br />

vicini (come l’olio extravergine di oliva) e, a partire dagli anni sessanta, ha iniziato<br />

anche a essere commercializzato e distribuito fuori provincia. L’apertura di<br />

un mercato ortofrutticolo locale a Marlia, nel comune di Capannori, ha rappresentato<br />

il momento di massima commercializzazione di questo come di altri<br />

prodotti tradizionali o locali; il mercato di Marlia fungeva inoltre da centro di<br />

raccolta da dove venivano “esportati” i prodotti della zona nei mercati limitrofi<br />

e, in particolare, in quelli di Firenze e Livorno. Dalla chiusura di questo merca-


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio<br />

to all’inizio degli anni novanta, la produzione ha subìto un calo deciso, mentre<br />

aumentava l’età media dei produttori: i costi di produzione e, in particolare,<br />

quello della manodopera, hanno lasciato la coltura in mano a pensionati o amatori.<br />

L’operazione colturale più onerosa è la separazione dei baccelli dalla pianta,<br />

operazione manuale che richiede molto tempo cosicché, per ovviare a tale<br />

problema, alcune aziende si stanno orientando verso la produzione di prodotto<br />

secco che è parzialmente meccanizzabile.<br />

Descrizione della varietà locale<br />

Pianta a crescita determinata (50-60 cm) e maturazione contemporanea. Ha foglie<br />

di colore verde tendenzialmente chiaro e fusti poco robusti che permettono alla<br />

pianta di adagiarsi sul terreno; il baccello, inizialmente di colore verde, a maturazione<br />

si presenta di un colore che va dal bianco crema al giallo chiaro e raggiunge<br />

mediamente lunghezza di 12-13 cm e larghezza di 1 cm. Il seme è di 1-1,5 x 0,6-<br />

0,8 cm, ha forma ellittica leggermente reniforme e colorazione bianco opaco.<br />

Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente. Nel confronto con il Cannellino<br />

nano (precoce) e con il Montalbano mostra maggiore precocità, curvatura del<br />

baccello più evidente e seme mediamente più piccolo. Rispetto al Montalbano<br />

ha anche baccello e stilo più corti.<br />

Tecnica produttiva<br />

Il seme viene riprodotto direttamente in azienda dal produttore; generalmente<br />

viene selezionata la porzione di appezzamento da cui si ricaverà il seme. Viene<br />

effettuata una leggera aratura (25-30 cm), seguita da un’erpicatura per la somministrazione<br />

del fertilizzante; la fertilizzazione viene generalmente effettuata<br />

con prodotti organici o organo-minerali, utilizzando concimi a più alto titolo di<br />

fosforo e potassio integrati con modeste quantità di concimi azotati (circa 50<br />

unità di azoto, 70 di fosforo e 70 di potassio).<br />

Caratteristiche del Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio<br />

Carattere Classi<br />

Pianta tipo di accrescimento nano<br />

Fiore epoca di fioritura precoce, molto precoce<br />

colore (stendardo e ali) bianco<br />

Baccello lunghezza (stilo incluso) media (circa 13 cm)<br />

sezione trasversale ellittica<br />

spessore medio<br />

grado di curvatura medio-lieve<br />

colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />

filo presente<br />

n. degli ovuli mediamente 5<br />

Stilo lunghezza medio-lungo<br />

grado di curvatura assente o molto lieve<br />

Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />

forma in sezione longitudinale<br />

medio-piccola (33 g circa)<br />

mediana (maturo e secco) ellittica<br />

forma in sezione trasversale ellittica<br />

colore principale bianco<br />

venature medie-forti<br />

colore contorno ilo stesso colore del seme<br />

137


138 ARSIA<br />

La semina avviene nei mesi di maggio-giugno con sesti di impianto che variano<br />

da 5 cm sulla fila e 75 tra le file (prodotto fresco) a 5 per 50 cm (prodotto<br />

secco). Raramente si effettuano interventi di difesa. Vengono effettuate solo irrigazioni<br />

di soccorso.<br />

La raccolta viene compiuta a mano per il prodotto fresco, mentre è meccanizzata<br />

per il prodotto secco e va dal mese di luglio fino a settembre inoltrato, a<br />

seconda di quando è stata effettuata la semina.<br />

Il raccolto viene selezionato in azienda; il prodotto secco viene vagliato con l’ausilio<br />

di un nastro alimentare meccanico.<br />

La produzione dipende molto dall’andamento stagionale e mediamente è di<br />

circa 40-50 q.li/ha per il prodotto fresco, mentre per quello secco è sempre<br />

inferiore ai 10 q.li/ha.<br />

Prodotto fresco: viene raccolta manualmente l’intera pianta, una volta che i baccelli<br />

hanno raggiunto un buon grado di imbianchimento (dal verde al bianco<br />

crema); per la raccolta completa di un appezzamento sono necessari 2-3 passaggi;<br />

in seguito, nei locali dell’azienda, i baccelli vengono separati dai residui vegetali<br />

e collocati in cassette di plastica forate.<br />

Prodotto secco: le piante vengono sfalciate e poste a seccare in andane, poi si<br />

effettua la raccolta con una trebbia opportunamente modificata che è in grado<br />

di separare il seme dai baccelli.<br />

Il prodotto viene quindi portato in azienda dove avviene la selezione: in un<br />

primo tempo viene vagliato tramite un vaglio meccanico a vibrazione; poi viene<br />

posto in sacchi di plastica tipo rafia e refrigerato per la conservazione. Il prodotto<br />

refrigerato viene selezionato una seconda volta con il vaglio meccanico e<br />

una terza volta a mano su banco dotato di nastro alimentare meccanico.<br />

Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />

Gli assaggi ripetuti negli anni 2004 e 2005 hanno mostrato risultati leggermente<br />

diversi: nel 2005, a valori generalmente superiori di intensità e persistenza sia<br />

all’esame olfattivo che gustativo, hanno fatto riscontro valori altrettanto maggiori<br />

di aroma e sapidità. Minore la tendenza all’amaro rispetto al dolce; meno<br />

consistente l’epidermide e più morbida la pasta. Il giudizio d’insieme ha pertanto<br />

registrato caratteristiche di maggior armonicità rispetto al 2004.<br />

Le differenze emerse possono essere spiegate con il diverso andamento stagionale;<br />

nel 2005 si è avuta una sensibile attenuazione delle temperature durante il


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio<br />

mese di agosto, dopo un periodo particolarmente caldo e siccitoso nei mesi di<br />

giugno e luglio. Il Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio, fagiolo piuttosto<br />

precoce, ha passato il periodo di ingrossamento del seme nel periodo più fresco<br />

avvantaggiandosene: alte temperature e tendenza a chiudere il ciclo anticipatamente,<br />

infatti, influenzano negativamente le caratteristiche organolettiche, provocando<br />

un minore ingrossamento del legume e un maggiore indurimento dei<br />

tessuti esterni. Nonostante queste considerazioni, comunque, in entrambe le<br />

annate ci siamo trovati di fronte a un prodotto di qualità eccellente, con epidermide<br />

sottile e pasta morbida e un profilo olfattivo e gustativo tali da caratterizzarlo<br />

come particolarmente delicato. Evidentemente, nonostante le differenze<br />

dovute all’andamento climatico stagionale, i caratteri essenziali (delicatezza<br />

di aromi e sapori, pasta morbida e buccia poco percepibile) sono comunque<br />

emersi in modo netto in entrambe le annate.<br />

Considerazioni generali assaggi prodotto secco<br />

Ammollo e cottura: il Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio è stato tenuto in<br />

ammollo per circa 14-15 ore ed è stato cotto per 1 ora.<br />

Aspetto esteriore: forma allungata, leggermente globosa, dimensione medio piccola,<br />

colore bianco.<br />

Profumi e sapori: i profumi esprimono valori buoni per l’intensità; la persistenza<br />

è nella media così come l’aroma: valori soddisfacenti e anche superiori alle<br />

aspettative, trattandosi di un fagiolo bianco. All’assaggio si perdono un po’ le<br />

sensazioni emerse nell’esame olfattivo; di conseguenza i valori di intensità e persistenza<br />

non sono molto alti: la sapidità non è troppo accentuata e la succulenza<br />

è poco sopra la media; la tendenza all’amaro è bassa rispetto alla dolcezza. Il<br />

fagiolo dimostra un buon carattere per essere un bianco, ma soprattutto risulta<br />

molto delicato.<br />

Profilo cinestetico: l’epidermide è quasi assente e la pasta è molto morbida, a<br />

conferma del fatto che si tratta di un fagiolo molto delicato e soprattutto molto<br />

più delicato degli altri cannellini che si trovano in commercio.<br />

Caratteristiche di sintesi<br />

Il fagiolo Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio è risultato un ottimo fagiolo<br />

con un buon equilibrio. La delicatezza nei profumi e nei sapori, la tendenza alle<br />

note dolci piuttosto che alle amare, la morbidezza della pasta associata a scarsa<br />

139


140 ARSIA<br />

consistenza dell’epidermide fanno di questo cannellino un fagiolo molto delicato.<br />

Il risultato d’insieme espresso con l’armonicità conferma l’equilibrio delle<br />

sue caratteristiche.<br />

Uso in cucina<br />

Si consiglia di accompagnarlo con erbe aromatiche (timo, pepolino, erba cipollina<br />

ecc.) o carni bianche (animali da cortile, pesce ecc.). Può essere degustato<br />

in purezza (bollito in acqua), come contorno, associandolo a ortaggi freschi,<br />

spaziando dal pomodoro alla cipolla lucchese. Ottimo come purea da abbinare<br />

a verdure in salse per condire la pasta fresca, per esempio, Purea di cannellini e<br />

broccoli saltati con tagliatella di farro.<br />

Lessato può essere condito con oli dal fruttato molto intenso, con varie sfumature<br />

di verde e con toni di amaro e piccante abbastanza decisi.<br />

A questi piatti si potrebbe accompagnare un vino brillante e vivace come il<br />

Soave.<br />

Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />

Da 500 a 600 q.li all’anno di prodotto fresco e da 50 a 60 q.li all’anno di prodotto<br />

secco.<br />

Per quanto riguarda il prodotto fresco si ritiene di poterne incrementare la produzione<br />

soprattutto se sarà possibile spuntare prezzi adeguati e corrispondenti<br />

ai costi (soprattutto di manodopera). Per quanto riguarda il prodotto secco,<br />

devono essere verificati appieno gli effetti derivanti dalla parziale meccanizzazione<br />

delle operazioni colturali, ma si ritiene che ci siano margini di crescita<br />

accettabili per arrivare a superare i 100 q.li.


Fagiolo Cappone<br />

Denominazione: fagiolo Cappone.<br />

Localizzazione: Piana di Lucca, in particolare nella zona del Compitese.<br />

Cenni storici<br />

Abbiamo ottenuto sue notizie da alcuni produttori della zona del Compitese a<br />

ridosso dei Monti Pisani dove si coltivava prevalentemente in terreni di medio<br />

impasto tendenti al sabbioso.<br />

Si seminava in mezzo al mais: le due piante venivano seminate insieme e in questo<br />

modo si massimizzava l’utilizzo del terreno; inoltre, il fagiolo sotto il mais<br />

trovava un ambiente fresco, ideale per il suo sviluppo. Non venivano effettuate<br />

irrigazioni, anche perché veniva coltivato in terreni freschi e con falda relativamente<br />

superficiale.<br />

La raccolta, manuale, veniva compiuta cogliendo l’intera pianta in fase di essiccazione.<br />

Le piante venivano portate sull’aia e defogliate manualmente; con questa operazione<br />

si eliminavano anche i baccelli non perfettamente maturi. Poi si facevano<br />

dei mazzetti che venivano fatti essiccare appesi alle trische, pali agganciati sotto<br />

le grondaie delle abitazioni coloniche sulle facciate esposte a sud. Una volta<br />

essiccati, si separavano i baccelli dai semi sulle aie battendoli con il correggiato,<br />

attrezzo formato da due bastoni uniti da un pezzo di cuoio (la correggia). Quindi<br />

si separava il seme dagli altri residui utilizzando stacci e l’arbolo, un vaglio in<br />

legno con il quale si facevano volare in aria i fagioli per eliminare le impurità più<br />

leggere. Il prodotto veniva poi conservato in recipienti di vetro (tipo damigiane)<br />

con l’aggiunta di pepe come conservante. Il fagiolo veniva inseguito consumato<br />

come prodotto secco.<br />

La produzione non si è perpetuata a causa della scarsa produttività e delle difficoltà<br />

determinate dalla maturazione scalare dei fagioli; inoltre, essendo molto<br />

simile al Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio, è stato soppiantato da que-


142 ARSIA<br />

Caratteristiche del fagiolo Cappone<br />

Carattere Classi<br />

Pianta tipo di accrescimento nano<br />

Fiore epoca di fioritura media<br />

colore (stendardo e ali) bianco<br />

Baccello lunghezza (stilo incluso) media (circa 13-14 cm)<br />

sezione trasversale ellittica<br />

spessore medio<br />

grado di curvatura lieve<br />

colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />

filo presente<br />

n. degli ovuli mediamente 5<br />

Stilo lunghezza medio-lungo<br />

grado di curvatura lieve<br />

Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />

forma in sezione longitudinale<br />

medio-piccola (34 g circa)<br />

mediana (maturo e secco) reniforme<br />

forma in sezione trasversale appiattita, tendente a ellittica<br />

colore principale bianco<br />

venature medie-forti<br />

colore contorno ilo stesso colore del seme<br />

st’ultimo che aveva il vantaggio di consentire una raccolta, seppur manuale, più<br />

agevole in virtù della maturazione contemporanea che richiede un numero inferiore<br />

di passaggi in campo.<br />

Descrizione della varietà locale<br />

Pianta a crescita determinata (50-60 cm) e maturazione scalare. Ha caratteristiche<br />

simili a quella del Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio: colore verde tendenzialmente<br />

chiaro e fusti poco robusti che permettono alla pianta di adagiarsi sul<br />

terreno; il baccello, inizialmente di colore verde, a maturazione si presenta di un<br />

colore che va dal bianco crema al giallo chiaro e raggiunge mediamente lunghezza<br />

di 12-13 cm e larghezza di 1 cm. Il seme è di 1,3-1,5 x 0,8-1 cm, ha forma<br />

ellittica leggermente reniforme e colorazione bianco opaco come il Cannellino.<br />

Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente. Si evidenzia una significativa<br />

similitudine con il Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio e, rispetto al quale è<br />

più tardivo, presenta una maturazione scalare e un baccello più lungo e meno<br />

arcuato.<br />

Tecnica produttiva<br />

Ci risulta coltivato solo in un paio di orti familiari. La tecnica produttiva è quella<br />

tradizionale sopra descritta.<br />

Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />

La comparazione degli assaggi compiuti nei due anni ha mostrato caratteri piuttosto<br />

allineati. Le divergenze non appaiono significative; casomai, sorprende la<br />

differenza (in meno) di un punto sull’armonicità riscontrata nel 2005. Le difformità<br />

maggiori si riscontrano nel profilo cinestetico dove nell’assaggio del 2005<br />

si registra una maggiore inconsistenza dell’epidermide e morbidezza della pasta.<br />

In sostanza si conferma il giudizio più che positivo.


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Cappone<br />

Considerazioni generali assaggio prodotto secco<br />

Ammollo e cottura: il fagiolo Cappone è stato tenuto in ammollo per circa 15<br />

ore e cotto per 55 minuti.<br />

Aspetto esteriore: forma allungata, leggermente globosa, dimensione mediopiccola,<br />

colore bianco.<br />

Profumi e sapori: i profumi esprimono valori ottimi per l’intensità e la persistenza;<br />

l’aroma ha dato un risultato ancora più elevato. All’assaggio si confermano<br />

gli ottimi valori di intensità e persistenza; la sapidità e la succulenza presentano<br />

valori medi e la tendenza all’amaro è molto bassa rispetto alla dolcezza<br />

che è invece elevata. Il fagiolo Cappone dimostra un gran carattere per essere un<br />

bianco, con valori di intensità e persistenza al livello dei fagioli rossi.<br />

Profilo cinestetico: l’epidermide, praticamente assente, e la pasta molto morbida,<br />

ne fanno un fagiolo particolarmente delicato.<br />

Caratteristiche di sintesi<br />

Il Cappone, pur essendo molto simile al Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio,<br />

si è dimostrato superiore a quest’ultimo, che pure è risultato di ottima qualità.<br />

143


144 ARSIA<br />

Intensità e persistenza di profumi e sapori, tendenza netta alle note dolci piuttosto<br />

che alle amare, morbidezza della pasta associata a scarsa consistenza dell’epidermide,<br />

sono le principali caratteristiche di questo fagiolo che, pur essendo<br />

molto delicato, lascia sensazioni forti e intense.<br />

Anche il fagiolo Cappone è adatto a essere servito semplicemente lessato e condito<br />

con olio e sale, così come si presta ad altri abbinamenti e a piatti più elaborati.<br />

Il risultato d’insieme espresso con l’armonicità ci conferma l’equilibrio delle<br />

caratteristiche di questo ottimo fagiolo.<br />

Uso in cucina<br />

Si consiglia in abbinamenti nobili, dove si esalta il fagiolo lessato e condito con<br />

un olio mediamente fruttato e con lievi note di amaro e piccante, o associandolo<br />

a preparazioni poco elaborate. Interessante può essere l’abbinamento con il<br />

sapore delicato dei funghi porcini, come per esempio, nella Zuppa di fagiolo<br />

Cappone con funghi porcini.<br />

Si suggerisce di accompagnare questi piatti con un vino bianco secco di grande<br />

carattere, come una Ribolla gialla.<br />

Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />

Se ne producono pochi chili esclusivamente negli orti familiari.<br />

È difficile valutarne le potenzialità produttive, in quanto, nonostante le indubbie<br />

qualità, è penalizzato dalla somiglianza con il Cannellino di San Ginese e<br />

Sant’Alessio che è più facilmente coltivabile.


Fagiolo Diecimino<br />

Denominazione: fagiolo Diecimino o Rosso rampicante.<br />

Localizzazione: coltivato quasi esclusivamente nella Media Valle del Serchio,<br />

nella frazione Diecimo del comune di Borgo a Mozzano.<br />

Cenni storici<br />

Il Diecimino veniva prodotto nelle aree pianeggianti della Media Valle del Serchio<br />

in terreni di medio impasto, tendente al sabbioso, in particolare nelle aree<br />

del comune di Borgo a Mozzano vicine al fiume Serchio e, soprattutto, a Diecimo,<br />

località da cui prende il nome. Si coltivava in terreni fertili dove si producevano<br />

cereali (grano e orzo) e mais: effettuata la raccolta precoce del cereale<br />

autunno-vernino (primi di giugno) si procedeva alla semina del mais con il quale<br />

si consociava il fagiolo. Si seminava il mais e, nello stesso solco, i semi di fagiolo;<br />

la pianta, poi, utilizzava il mais come tutore.<br />

Fagiolo molto produttivo, è stato diffuso fino a circa quindici anni fa, quando ancora<br />

ne venivano prodotte discrete quantità commercializzate nel vicino mercato ortofrutticolo<br />

di Marlia. Si vendeva soprattutto come prodotto fresco in baccelli.<br />

Il progressivo abbandono della coltivazione dei cereali, in seguito allo sviluppo<br />

industriale della zona di produzione, ha fatto praticamente scomparire questo<br />

fagiolo, il cui seme oggi è reperibile presso la ditta Gargini Sementi e in alcuni<br />

orti di famiglia.<br />

Descrizione della varietà locale<br />

Pianta a crescita indeterminata e maturazione scalare. Presenta foglie di colore<br />

verde, tendenzialmente scuro; il baccello è verde con striature rossastre e a maturazione<br />

raggiunge mediamente lunghezza di 14-15 cm e larghezza di 1 cm con<br />

circa 5-7 semi. Il seme è di 1,5-2 x 0,7-1 cm, ha forma ellittica leggermente<br />

reniforme e colorazione dal marrone chiaro al beige, con striature rosso granato.<br />

145


146 ARSIA<br />

Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente. Nel confronto con le varietà Borlotto<br />

nano Lingua di fuoco e Borlotto rampicante Lingua di fuoco sono emerse<br />

forti similitudini. Rispetto alle due varietà di borlotto presenta baccello e stilo<br />

più lunghi e dritti, numero maggiore di semi per baccello ma di minori dimensioni<br />

e colorazione dei semi differente. Inoltre è più tardivo del nano.<br />

Tecnica produttiva<br />

Il seme veniva riprodotto<br />

direttamente in azienda dal<br />

produttore. Il fagiolo era<br />

seminato insieme al mais e si<br />

avvaleva delle operazioni colturali<br />

(lavorazioni e fertilizzazione)<br />

effettuate per tale coltura.<br />

La semina avveniva nel<br />

mese di giugno. Venivano<br />

effettuate solo irrigazioni di<br />

soccorso. Prodotto a maturazione<br />

scalare, veniva raccolto<br />

via via che maturava. La raccolta<br />

veniva effettuata a mano<br />

e il raccolto selezionato in<br />

azienda.<br />

La produzione dipendeva<br />

molto dall’andamento stagionale<br />

e mediamente era di circa<br />

60-70 q.li/ha.<br />

Caratteristiche del fagiolo Diecimino<br />

Carattere Classi<br />

Pianta tipo di accrescimento rampicante<br />

Fiore epoca di fioritura tardiva<br />

colore (stendardo e ali) rosa<br />

Baccello lunghezza (stilo incluso) medio-lungo (circa 16-17 cm)<br />

sezione trasversale ellittica, appiattita<br />

spessore medio<br />

grado di curvatura assente o molto lieve<br />

colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />

con presenza di screziature violacee<br />

filo presente<br />

n. degli ovuli mediamente 5-7<br />

Stilo lunghezza medio-lungo<br />

grado di curvatura assente o molto lieve<br />

Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />

forma in sezione longitudinale<br />

medio-piccola (31 g circa)<br />

mediana (maturo e secco) ellittica tendente al reniforme<br />

forma in sezione trasversale ellittica<br />

colore principale rosso, con striature color vinaccia<br />

venature lievi<br />

colore contorno ilo differente dal colore del seme


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Diecimino<br />

Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />

La comparazione degli assaggi ha mostrato che nel 2005, sotto il profilo olfattivo,<br />

sono emerse note inferiori a quelle del 2004. L’esame gustativo ha riequilibrato<br />

le cose, tanto da non far emergere differenze particolarmente importanti,<br />

se si eccettua una maggiore consistenza delle note di amaro nell’assaggio del<br />

2005, elemento che risulta però positivo in un fagiolo caratterizzato dai toni<br />

piuttosto forti e ben determinati. L’armonicità è più che buona e i valori di consistenza<br />

dell’epidermide e della pasta non penalizzano questo legume particolarmente<br />

apprezzato nei passati e in piatti che richiedono una cottura lunga,<br />

come i fagioli all’uccelletto.<br />

Considerazioni generali<br />

Ammollo e cottura: il fagiolo è stato tenuto in ammollo per circa 14 ore ed è<br />

stato cotto per 1 ora e mezzo.<br />

Aspetto esteriore: ha forma allungata e abbastanza rotondeggiante, dimensione<br />

piccola, colore marrone scuro intenso.<br />

Profumi e sapori: i profumi hanno un’intensità discreta e sono caratterizzati da<br />

un’ottima persistenza; l’aroma è discreto; all’assaggio si confermano i valori di<br />

buona intensità e persistenza, ma leggermente inferiori rispetto a quelli registrati<br />

nell’esame olfattivo; la sapidità e la succulenza sono abbastanza intense; la tendenza<br />

all’amaro è meno accentuata rispetto alla dolcezza.<br />

Profilo cinestetico: l’epidermide è risultata piuttosto consistente e la pasta abbastanza<br />

farinosa.<br />

Caratteristiche di sintesi<br />

Il Diecimino, data la consistenza dell’epidermide e la pasta farinosa, è risultato un<br />

tipico fagiolo da passati; infatti i profumi e i sapori discretamente intensi, uniti al<br />

colore altrettanto intenso lo rendono particolarmente adeguato a tale uso.<br />

L’esame olfattivo e gustativo hanno messo in evidenza un fagiolo dal carattere<br />

discreto, con un’ottima intensità e persistenza dei sapori, oltre a una buona sapidità.<br />

Il risultato d’insieme (armonicità) ha mostrato un fagiolo discretamente<br />

equilibrato.<br />

Uso in cucina<br />

Adatto per la preparazione di flan con l’aiuto di erbe aromatiche robuste (timo<br />

secco, pepolino secco ecc.) e salse saporite ottenute dai fondi di cottura delle<br />

carni, oppure come passato da accompagnare con cereali e pasta fresca, per<br />

147


148 ARSIA<br />

esempio, il Passato di fagiolo Diecimino con tacconi di farro condito con un filo<br />

di olio molto profumato, ma non troppo amaro né piccante.<br />

A questi piatti si potrebbe abbinare un vino brillante e vivace, come un Soave.<br />

Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />

Attualmente è prodotto soltanto in quantità ridotte negli orti familiari.<br />

È difficile valutarne le potenzialità in quanto, pur essendo abbastanza produttivo,<br />

il Diecimino è un fagiolo a crescita indeterminata, quindi la sua coltivazione<br />

è difficoltosa e ha costi ancora elevati.


Fagiola garfagnina<br />

Denominazione: Fagiola garfagnina.<br />

Localizzazione: coltivata prevalentemente nell’Alta Garfagnana.<br />

Cenni storici<br />

La Fagiola garfagnina è conosciuta fin dall’antichità ed è uno dei pochi fagioli<br />

della zona da consumare freschi, abbinato con cotechino e altri piatti a base di<br />

maiale, altro alimento essenziale per l’alimentazione delle popolazioni della vallata.<br />

Questo legume ha una notevole affinità, da un punto di vista morfologico,<br />

con il fagiolo Bianco di Spagna o Corona, benché se ne differenzi in modo sensibile<br />

dal punto di vista organolettico. Questa somiglianza ha fatto sorgere, nel<br />

tempo, una certa confusione fra i produttori, confusione accentuata dalla notevole<br />

allogamia del legume che lo porta a incrociarsi con gli altri fagioli. È stato<br />

molto difficile riuscire a reperire la varietà locale non inquinata e, per il momento,<br />

siamo riusciti a isolarla in una sola azienda; infatti chi intendeva continuare a<br />

coltivarla, nelle annate difficili in cui non riusciva a riprodurre il seme, andava ad<br />

acquistarlo nelle ditte specializzate e, verosimilmente, acquistava in realtà<br />

sementi di Bianco di Spagna. Ciò ha fatto sì che alcuni nostri intervistati hanno<br />

finito per confondere le caratteristiche distintive della Fagiola garfagnina con<br />

quelle del Bianco di Spagna e attualmente si sta rischiando di perdere questo<br />

importante ecotipo. La delicatezza di epidermide e pasta della Fagiola garfagnina<br />

è assolutamente inconfondibile a confronto con la buccia spessa e la pasta<br />

farinosa del Bianco di Spagna, così come le note intense di dolce della Fagiola<br />

non sono paragonabili al sapore del Bianco di Spagna, tendente all’amaro.<br />

Descrizione della varietà locale<br />

Pianta a crescita indeterminata, rampicante, abbastanza vigorosa, a maturazione<br />

scalare. Si è ben adattata in Garfagnana in quanto predilige microclimi freschi<br />

(comunque nelle prove effettuate si è dimostrata più resistente del suo testimo-


150 ARSIA<br />

ne alle alte temperature!). Presenta foglie verdi, tendenzialmente scure; il baccello<br />

è di colore verde mentre la dimensione è di 14-15 cm di lunghezza e di 2-<br />

2,5 cm di larghezza. Il seme è di grandi dimensioni (2-2,5 x 1,5 cm) e ha forma<br />

ovale, leggermente reniforme e schiacciata; la colorazione è bianca.<br />

Osservazioni: presenta omogeneità<br />

sufficiente.<br />

Dal confronto effettuato nel<br />

2005 con il Bianco di Spagna si<br />

evidenziano differenze sostanziali<br />

per quanto riguarda l’altezza<br />

della pianta (143 cm per<br />

la Fagiola contro i 120 dello<br />

Spagna), la produzione per<br />

pianta (184 g per la Fagiola<br />

contro 48 g dello Spagna), il<br />

numero di piante con presenza<br />

di baccelli al 75° giorno (37<br />

per la Fagiola contro 28 per lo<br />

Spagna). Su questi due ultimi<br />

caratteri hanno avuto una notevole<br />

influenza le elevate temperature<br />

verificatesi nell’ultima<br />

settimana di giugno che hanno<br />

provocato la colatura dei fiori<br />

(circa il 95% nello Spagna contro<br />

il 65% nella Fagiola). Inoltre,<br />

per la Fagiola, si è avuta<br />

una minor percentuale di moria<br />

delle piante (7,5% contro il<br />

Caratteristiche della Fagiola garfagnina<br />

Carattere Classi<br />

Pianta tipo di accrescimento rampicante<br />

Fiore epoca di fioritura medio-tardiva<br />

colore (stendardo e ali) bianco<br />

Baccello lunghezza (stilo incluso) media (circa 12-14 cm)<br />

sezione trasversale tendente a ellittica<br />

spessore medio<br />

grado di curvatura medio, lieve<br />

colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />

filo presente<br />

n. degli ovuli mediamente 3<br />

Stilo lunghezza medio-lungo<br />

grado di curvatura lieve<br />

Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />

forma in sezione longitudinale<br />

molto grande (215 g circa)<br />

mediana (maturo e secco) ellittica larga<br />

forma in sezione trasversale appiattita<br />

colore principale bianco<br />

venature medie<br />

colore contorno ilo stesso colore del seme


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Fagiola garfagnina<br />

35% dello Spagna). La lunghezza dei baccelli e il numero di semi per baccello si<br />

sono rivelati sostanzialmente equivalenti. Per quanto riguarda l’aspetto esteriore<br />

dei baccelli, risulta molto difficile distinguere le due varietà attraverso un<br />

esame visivo.<br />

Tecnica produttiva<br />

Il seme viene riprodotto direttamente in azienda dal produttore.<br />

Per la produzione viene effettuata una leggera aratura (25-30 cm) seguita da una<br />

erpicatura per la somministrazione del fertilizzante, generalmente organico.<br />

La semina avviene nel mese di maggio con sesti di impianto che variano da 20-<br />

30 cm sulla fila e 1-1,5 m fra le file. Vengono effettuate irrigazioni in modo<br />

costante, ma non eccessivo.<br />

La raccolta viene effettuata a mano dalla fine di luglio fino a settembre; il prodotto<br />

viene raccolto via via che matura. Il raccolto viene fatto seccare sull’aia al<br />

sole e, quindi, selezionato. La Fagiola garfagnina è discretamente produttiva e<br />

si possono raccogliere circa 40-50 q.li/ha di prodotto fresco.<br />

Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />

Per la Fagiola garfagnina abbiamo avuto bisogno di chiarire alcuni dubbi e, in<br />

particolare, se fosse ancora coltivato quel prodotto locale da molti ricordato, ma<br />

che finiva per essere confuso con il fagiolo Bianco di Spagna o Corona. Nel<br />

2004 le due varietà non erano state confrontate e, pertanto, abbiamo provveduto,<br />

nel 2005 a metterle a confronto prima in campo e poi all’assaggio. La<br />

seconda cosa da verificare era se venissero confermati i risultati dell’assaggio<br />

effettuato nel 2004 che ci aveva restituito un legume particolarmente delicato e<br />

interessante, contrariamente a quanto era lecito attendersi in base alle descrizioni<br />

raccolte.<br />

L’assaggio comparativo, nel caso della Fagiola garfagnina, è stato più complesso<br />

che nelle altre varietà, come appare evidente dal grafico in alto.<br />

Infatti, inizialmente, i campioni utilizzati per l’assaggio dovevano essere esclusivamente<br />

di fagiolo Bianco di Spagna e di Fagiola garfagnina provenienti dalle<br />

semine comparative; poiché le due varietà nelle prove erano adiacenti e vi era un<br />

notevole rischio di impollinazione incrociata, abbiamo portato in assaggio anche<br />

un campione proveniente da un’altra azienda che lo aveva prodotto durante le<br />

prove del 2004 al fine di avere un ulteriore elemento di confronto.<br />

Il risultato dell’assaggio ha messo in mostra differenze poco significative fra la<br />

Fagiola garfagnina e il Bianco di Spagna e anche fra questi e il campione di<br />

151


152 ARSIA<br />

Fagiola garfagnina prodotto nel 2004. Sono emersi caratteri interessanti come<br />

intensità e persistenza di aromi e sapori e sapidità e succulenza e tutte le varietà<br />

presentano una tendenza all’amaro meno importante rispetto al dolce. Per<br />

quanto concerne il profilo cinestetico è evidente in tutte e tre la consistenza dell’epidermide<br />

e la pasta tendente al farinoso.<br />

Il dato più rilevante è la differenza con i risultati dell’assaggio 2004 riportati nel<br />

grafico della pagina precedente come Fagiola garfagnina 2004 (Vittorio Rocchiccioli):<br />

fra tutti i descrittori emergono questi elementi profondamente diversi:<br />

il tono di dolce particolarmente accentuato e l’amaro quasi assente nella<br />

Fagiola garfagnina 2004 (Rocchiccioli), la delicatezza di epidermide (valore 3<br />

della Fagiola garfagnina 2004 rispetto a valori che vanno dal 6 al 7,5 negli altri<br />

campioni in assaggio) e la morbidezza della pasta (quasi 8 la Fagiola garfagnina<br />

2004, contro valori fra 5 e 6 degli altri). Questo risultato ci ha indotto a recuperare<br />

un campione di Fagiola garfagnina del 2005 dal produttore Vittorio Rocchiccioli<br />

e di verificarne le caratteristiche con un assaggio ulteriore. Il risultato,<br />

evidente nel grafico, è di un prodotto molto simile a quello assaggiato nel 2004<br />

e caratterizzato in modo netto da ottimi valori di intensità e persistenza, sia all’esame<br />

olfattivo che gustativo, da buoni valori di sapidità e succulenza ma, soprattutto,<br />

dalla netta prevalenza delle note di dolce su quelle di amaro e dalla notevole<br />

delicatezza di buccia e morbidezza di pasta: in sostanza un fagiolo di notevoli<br />

qualità e veramente molto particolare.<br />

Da quanto esposto emerge con chiarezza:<br />

• la presenza precaria della varietà locale sul territorio dove molti ormai l’hanno<br />

probabilmente sostituita con il fagiolo Bianco di Spagna;<br />

• la difficoltà di conservazione del seme, soprattutto se non si presta attenzione<br />

all’impollinazione incrociata evitando la semina contemporanea di Fagiola<br />

garfagnina e fagiolo Bianco di Spagna;<br />

• l’assoluta eccellenza di questa varietà locale.<br />

Considerazioni generali<br />

Ammollo e cottura: è stato tenuto in ammollo per circa 15 ore e cotto per 1 ora<br />

e 15 minuti.<br />

Aspetto esteriore: forma rotondeggiante, leggermente schiacciata, dimensioni<br />

molto grandi, colore bianco.


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Fagiola garfagnina<br />

Profumi e sapori: i profumi esprimono valori più che discreti per l’intensità, la<br />

persistenza e l’aroma. All’assaggio i valori di intensità e persistenza sono ancora<br />

migliori: stupiscono soprattutto quelli di sapidità e succulenza in rapporto alla<br />

delicatezza del fagiolo; la tendenza all’amaro si può considerare assente.<br />

Profilo cinestetico: l’epidermide ha una scarsissima consistenza e la pasta è molto<br />

morbida.<br />

Caratteristiche di sintesi<br />

La Fagiola garfagnina è un fagiolo di dimensioni molto grandi che stupisce favorevolmente<br />

all’assaggio. La pasta morbida e l’epidermide quasi assente le conferiscono<br />

una notevole delicatezza che, unita ai profumi e ai sapori di notevole<br />

intensità e persistenza, alla presenza di aromi spiccati e di una sapidità e succulenza<br />

non indifferenti, la rendono molto interessante.<br />

È risultata eccellente e utilizzabile in cucina in diversi modi, sia semplici che<br />

complessi, oltre all’abbinamento classico con carne di maiale.<br />

Il valore dell’armonicità, molto elevato, conferma l’ottimo equilibrio delle caratteristiche<br />

di questo fagiolo.<br />

Uso in cucina<br />

È ottima come contorno a preparazioni bollite; infatti, avendo sapore dolciastro,<br />

può assecondare il tenue sapore di carni e pesci lessati, bilanciando le salse di<br />

accompagnamento, in genere acidule. Per il gusto molto dolce è interessante<br />

proporla lessata con scaglie di bottarga per contrasto o, per similitudine (lanciando<br />

una provocazione), lessarla e immergerla nel cioccolato fondente, o proporla<br />

in un piatto dolce/salato come, per esempio, il Baccalà alla griglia con<br />

Fagiola garfagnina al cacao e pinoli.<br />

Consumato lesso, la maniera migliore per apprezzare questo fagiolo è quella di<br />

abbinarlo a un olio con fruttato intenso, alte sfumare di verde, amaro e piccante.<br />

In questo modo si viene a creare un interessante contrasto dal quale la sua<br />

delicatezza e soavità viene esaltata con un risultato ottimo.<br />

Sui piatti consigliati si potrebbe utilizzare un vino dai toni delicati, quale un<br />

Rosato.<br />

Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />

La produzione attuale è limitata e si può stimare intorno ai 4-5 q.li. Al riguardo<br />

non si possono che ribadire le difficoltà di riconoscere la varietà locale, data la<br />

somiglianza morfologica col fagiolo Bianco di Spagna.<br />

Riuscendo a moltiplicare il poco seme oggi disponibile e promuovendo a dovere<br />

il prodotto, siamo certi che la Fagiola garfagnina abbia ottime potenzialità,<br />

proprio in virtù delle sue caratteristiche organolettiche veramente uniche e particolarmente<br />

apprezzabili.<br />

153


Fagiolo Fico di Gallicano<br />

Denominazione: fagiolo Fico di Gallicano, Lupinaro screziato, Lupinaro scritto.<br />

Localizzazione: coltivato in pochissimi orti familiari nel comune di Gallicano in<br />

Garfagnana.<br />

Cenni storici<br />

Il fagiolo Fico pare sia stato introdotto a Gallicano ai primi del Novecento da un<br />

emigrante di ritorno dagli Stati Uniti d’America; questi, riuscì a portare cinque<br />

semi nascosti, per sfuggire ai controlli, all’interno della falda del cappello.<br />

Da allora il fagiolo è sempre stato coltivato a Gallicano da pochissime persone<br />

che, però, ne hanno conservato gelosamente il seme, dato che è un fagiolo di<br />

notevoli qualità organolettiche.<br />

In altre zone della provincia di Lucca era conosciuto col nome di Lupinaro screziato<br />

o Lupinaro scritto, data la similitudine del baccello con quello del fagiolo<br />

Aquila o Lupinaro. In effetti questi due legumi, benché il seme sia completamente<br />

diverso, hanno notevoli affinità sia dal punto di vista organolettico (grande<br />

delicatezza e sapore ben caratterizzato), sia per quanto concerne l’uso:<br />

entrambi, infatti, sono utilizzabili sia “sgranati”, sia a baccello intero fresco,<br />

quando il grano si è già differenziato. Come ‘mangiatutto’ presentano notevoli<br />

caratteristiche organolettiche e assoluta assenza di filamenti coriacei, poco<br />

comune in uno stato avanzato di maturazione. È sempre stato coltivato in consociazione<br />

col mais ed è molto produttivo e vigoroso.<br />

Descrizione della varietà locale<br />

Pianta rampicante a crescita indeterminata, molto vigorosa e a maturazione scalare.<br />

Ha foglie di colore verde tendenzialmente chiaro; il baccello, inizialmente<br />

verde, a maturazione si presenta di un colore che va dal bianco crema al giallo<br />

chiaro e raggiunge mediamente lunghezza di 11-12 cm e larghezza di 1 cm. Il<br />

seme ha forma ellittica tendente al tondeggiante e colorazione bruna con striature<br />

longitudinali allungate color vinaccia.<br />

Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente. Ha caratteristiche morfologiche uniche.


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Fico di Gallicano<br />

Tecnica produttiva<br />

Il seme viene riprodotto direttamente in azienda dal produttore. Viene effettuata<br />

una leggera aratura (25-30 cm) seguita da erpicatura per effettuare la somministrazione<br />

del fertilizzante, generalmente organico. La semina avviene nel<br />

mese di maggio con sesti di impianto che variano da 40-50 cm sulla fila e 1-1,5<br />

m fra le file; essendo molto vigoroso deve essere seminato non troppo fitto per<br />

evitare che ‘fili’ troppo e produca troppa vegetazione a discapito del frutto. Vengono<br />

effettuate irrigazioni in modo costante ma non eccessivo. La raccolta viene<br />

compiuta a mano dall’inizio di luglio fino a settembre, via via che matura.<br />

Il prodotto per il consumo secco viene fatto seccare sulla pianta e, quindi, raccolto<br />

e selezionato. Il Fico di Gallicano è molto produttivo e si possono raccogliere<br />

anche oltre 40-50 q.li/ha di prodotto fresco.<br />

Caratteristiche del fagiolo Fico di Gallicano<br />

Carattere Classi<br />

Pianta tipo di accrescimento rampicante<br />

Fiore epoca di fioritura tardiva<br />

colore (stendardo e ali) rosa<br />

Baccello lunghezza (stilo incluso) medio-corta (circa 11-12 cm)<br />

sezione trasversale ellittica, tendenzialmente appiattita<br />

spessore medio<br />

grado di curvatura medio<br />

colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />

filo assente<br />

n. degli ovuli mediamente 3<br />

Stilo lunghezza media<br />

grado di curvatura lieve<br />

Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />

forma in sezione longitudinale<br />

medio-grande (54 g circa)<br />

mediana (maturo e secco) ovale stretta<br />

forma in sezione trasversale ellittica, tendente al tondeggiante<br />

colore principale giallo ‘camoscio’ con striature<br />

color vinaccia più lunghe e continue<br />

di altri fagioli simili<br />

venature lievi<br />

colore contorno ilo differente dal colore del seme<br />

155


156 ARSIA<br />

Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />

Nel 2005 l’assaggio del prodotto secco ha confermato i buoni risultati del 2004:<br />

valori leggermente meno elevati rispetto al 2004 per tutti i percettori sia nell’esame<br />

olfattivo, sia in quello gustativo e tendenza all’amaro meno accentuata<br />

rispetto al dolce. Per quanto concerne l’esame cinestetico, si confermano le<br />

buone caratteristiche di epidermide, non troppo presente, e pasta discretamente<br />

morbida; i risultati del 2005, al riguardo, sono leggermente inferiori, forse a<br />

causa delle condizioni climatiche dell’annata, condizioni peraltro anomale<br />

soprattutto in Garfagnana. Come ricordato, le alte temperature hanno una<br />

ripercussione diretta soprattutto sugli elementi del profilo cinestetico; nonostante<br />

questo handicap, la varietà ha mostrato comunque un risultato più che<br />

buono, tanto che la valutazione d’insieme, rappresentata dall’armonicità, è risultata<br />

ottima.<br />

Per quanto riguarda l’assaggio del prodotto come ‘mangiatutto’, il Fico di Gallicano<br />

ha presentato, all’esame olfattivo, una buona intensità di profumi e una<br />

persistenza leggermente inferiore alle aspettative; ottimi risultano gli aromi e<br />

ben caratterizzati. All’esame gustativo buoni valori per intensità e persistenza; la<br />

succulenza non è troppo accentuata mentre la sapidità è piuttosto alta e riesce a<br />

connotarlo in modo particolare, facendolo emergere, come l’Aquila, fra i ‘mangiatutto’.<br />

La tendenza al dolce, infine, prevale rispetto all’amaro in modo piuttosto<br />

netto.<br />

Sotto il profilo cinestetico risalta positivamente la scarsa percezione dei filamenti<br />

coriacei, cosa importantissima per un ‘mangiatutto’ in generale, e particolarmente<br />

importante in un “biuso”, nel quale lo stato avanzato di maturazione<br />

(seme formato) farebbe supporre il contrario. La pasta è particolarmente morbida<br />

e sufficientemente omogenea.<br />

Ottima, quindi, la valutazione d’insieme evidenziata dal valore dell’armonicità.<br />

Considerazioni generali assaggi prodotto secco<br />

Ammollo e cottura: il fagiolo è stato tenuto in ammollo per circa 12 ore ed è<br />

stato cotto per 1 ora e mezzo.<br />

Aspetto esteriore: forma globosa, ovale, dimensione abbastanza grande, colore<br />

marrone chiaro.<br />

Profumi e sapori: i profumi hanno<br />

un’ottima intensità e persistenza;<br />

l’aroma è altrettanto ottimo; all’assaggio<br />

si confermano i valori di<br />

intensità e persistenza registrati nell’esame<br />

olfattivo; la sapidità e la succulenza<br />

sono molto elevate; la tendenza<br />

all’amaro è meno accentuata<br />

rispetto alla dolcezza e risultano<br />

nell’insieme molto equilibrate.<br />

Profilo cinestetico: l’epidermide è<br />

risultata quasi assente e la pasta<br />

molto morbida.<br />

Considerazioni generali assaggi<br />

prodotto fresco<br />

Aspetto esteriore: forma un po’<br />

tozza, piuttosto schiacciato, grani<br />

ben formati e appariscenti che a<br />

volte fuoriescono dal baccello.


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Fico di Gallicano<br />

Profumi e sapori: i profumi hanno una buona intensità e una persistenza leggermente<br />

inferiore; ottimo l’aroma; all’assaggio l’intensità è leggermente inferiore<br />

alla persistenza, ottima; la sapidità è elevata e la succulenza non troppo<br />

accentuata; la tendenza al dolce prevale nettamente sulla tendenza all’amaro.<br />

Profilo cinestetico: poco percepibili i filamenti coriacei (fibrosità scarsa), la pasta<br />

risulta discretamente morbida e omogenea.<br />

Caratteristiche di sintesi<br />

Il Fico di Gallicano è risultato un ottimo fagiolo con un grande equilibrio e con<br />

tutte le caratteristiche ai massimi livelli, sia utilizzato secco, sia consumato fresco<br />

a baccello intero come ‘mangiatutto’.<br />

Per queste caratteristiche offre diverse soluzioni in cucina; sono consigliabili preparazioni<br />

semplici in cui possano risaltare al meglio le sue peculiarità: epidermide<br />

pressoché assente e pasta morbida unite all’intensità, sapidità e persistenza di<br />

sapori con un equilibrato rapporto di note dolci e amare sono già sufficienti per<br />

la preparazione di ottimi piatti.<br />

Molto caratteristico, per non dire unico, risulta l’utilizzo come ‘mangiatutto’,<br />

per sue le peculiarità che consentono di impiegarlo in piatti complessi come la<br />

tipica preparazione “in umido”, ma di essere apprezzato anche semplicemente<br />

lessato e condito con olio extravergine di oliva.<br />

Il risultato d’insieme (armonicità) non può che servire da conferma a quanto<br />

affermato per entrambe le tipologie di utilizzo.<br />

Uso in cucina<br />

Si suggerisce di consumarlo condito con olio extravergine d’oliva in purezza,<br />

oppure in abbinamento a ingredienti sia di carne che di pesce, ma dal sapore<br />

delicato, cotti anche al forno, come per esempio, nella Trota del Serchio al forno<br />

con contorno di fagiolo Fico di Gallicano.<br />

Il fagiolo lessato si sposa perfettamente con taluni oli che presentano un fruttato<br />

medio con sentori di verdura fresca, con note lievissime di amaro e piccante,<br />

quali gli oli siciliani di Biancolilla (varietà pregiata di olivo).<br />

A questi piatti si potrebbe abbinare un vino brillante e vivace, come un Soave.<br />

Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />

La produzione è alquanto limitata e si può stimare che non superi i 40-50 kg.<br />

Si ritiene che, data l’eccellenza del prodotto e le sue capacità produttive, potrebbe<br />

essere considerevolmente incrementata.<br />

157


Fagiolo Giallorino della Garfagnana<br />

Denominazione: fagiolo Giallorino della Garfagnana.<br />

Localizzazione: in varie zone della Garfagnana e nella Media Valle del Serchio.<br />

Cenni storici<br />

Il fagiolo Giallorino è sempre stato molto diffuso in tutta la Garfagnana e nella<br />

Media Valle del Serchio dove veniva coltivato prevalentemente sui terreni adiacenti<br />

al fiume; terreni demaniali che venivano divisi in piccole porzioni dai produttori<br />

e dove questo fagiolo ha trovato l’habitat più congeniale alle sue caratteristiche.<br />

Veniva coltivato in consociazione col mais, allo scopo di utilizzare al meglio lo<br />

scarso terreno a disposizione e, nel contempo, per fornire al fagiolo un ambiente<br />

fresco e riparato. Allo stesso scopo veniva spesso seminato fra i filari delle viti.<br />

Fagiolo particolarmente rustico, si è adattato a tutte le condizioni pedologiche.<br />

È sempre stato destinato prevalentemente all’autoconsumo e talvolta utilizzato<br />

come merce di scambio; era particolarmente importante come base alimentare<br />

per le popolazioni della valle del Serchio che lo impiegavano in tutte le preparazioni<br />

della cucina povera: come base per il minestrone, nella minestra di farro,<br />

cucinato con il cotechino oppure lessato e condito insieme al baccalà.<br />

Descrizione della varietà locale<br />

Pianta a crescita determinata (35-40 cm), a maturazione abbastanza contemporanea.<br />

Si è ben adattato in Garfagnana in quanto predilige ambienti freschi e<br />

riparati; per questo veniva coltivato in consociazione col mais (alcuni produttori<br />

lo fanno ancora) e seminato tra i filari delle viti. Presenta foglie di un colore<br />

verde tendenzialmente chiaro; il baccello, inizialmente verde, a maturazione<br />

diventa giallo paglierino, raggiungendo mediamente lunghezza di 10-12 cm e<br />

larghezza di 1 cm. Il seme è di 1-1,5 x 0,5-0,8 cm, ha forma ellittica leggermente<br />

reniforme e colorazione giallo paglierino tendente al verdastro con<br />

aureola di colore rosso granato.


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Giallorino della Garfagnana<br />

Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente.<br />

Una sostanziale differenza con la varietà Malato con la quale è stato messo a<br />

confronto si è notata al momento della “chiusura” della pianta (cioè quando la<br />

pianta ha grosso modo terminato il proprio sviluppo vegetativo e inizia la fase di<br />

maturazione dei baccelli e della granella); nel Giallorino si è notato un anticipo<br />

nella maturazione di circa 7 giorni e in generale un maggior stato di sofferenza<br />

alle alte temperature rispetto al Malato.<br />

Altre differenze significative si sono riscontrate nella dimensioni dei semi (38 g<br />

per il Malato e 35 g per il Giallorino) e nella lunghezza dei baccelli (11 cm per<br />

il Malato e 10 per il Giallorino).<br />

Per quanto riguarda epoca di fioritura (circa 37 giorni dalla semina per entrambe<br />

le varietà), altezza delle piante (30,08 per il Giallorino e 29,83 per il Malato),<br />

produzione per pianta e numero di semi per baccello, non si sono riscontrate<br />

differenze evidenti.<br />

Con buona probabilità si tratta di due varietà locali originatesi da un “antenato”<br />

comune, dal quale nei diversi ambienti di coltivazione si sono creati appunto due<br />

genotipi diversi.<br />

Tecnica produttiva<br />

Il seme viene riprodotto direttamente dai coltivatori; attualmente la produzione<br />

avviene quasi esclusivamente negli orti familiari. Viene effettuata una leggera<br />

aratura (25-30 cm), seguita da un’erpicatura attraverso la quale si somministra il<br />

fertilizzante.<br />

La fertilizzazione viene generalmente effettuata con prodotti organici o, raramente,<br />

con l’ausilio di concimi chimici a basso titolo di azoto.<br />

La semina avviene nei mesi di aprile-maggio con sesti di impianto che variano da<br />

5 cm sulla fila e 75 cm tra le file. Ancora oggi alcuni produttori lo seminano in<br />

abbinamento con il mais. Raramente si effettuano interventi di difesa. Vengono<br />

effettuate solo irrigazioni di soccorso, in quanto la pianta resiste bene alla siccità.<br />

Caratteristiche del fagiolo Giallorino della Garfagnana<br />

Carattere Classi<br />

Pianta tipo di accrescimento nano<br />

Fiore epoca di fioritura medio-precoce<br />

colore (stendardo e ali) rosa<br />

Baccello lunghezza (stilo incluso) medio-corta (circa 10-11 cm)<br />

sezione trasversale tendente a ellittica<br />

spessore medio<br />

grado di curvatura assente o molto lieve<br />

colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />

filo presente<br />

n. degli ovuli mediamente 4<br />

Stilo lunghezza media<br />

grado di curvatura assente o molto lieve<br />

Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />

forma in sezione longitudinale<br />

da medio-piccola (34 g circa)<br />

a medio-grande (47 g circa)<br />

mediana (maturo e secco) ellittica, tendenzialmente stretta<br />

forma in sezione trasversale ellittica<br />

colore principale giallo verdastro<br />

venature medio-forti<br />

colore contorno ilo differente dal colore del seme<br />

(marroncino)<br />

159


160 ARSIA<br />

La raccolta viene compiuta a mano raccogliendo l’intera pianta e va dalla fine di<br />

luglio alla metà di agosto. Il prodotto raccolto viene selezionato in azienda.<br />

La produzione dipende molto dall’andamento stagionale e mediamente è di<br />

circa 15-20 q.li/ha di prodotto fresco.<br />

Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />

Gli assaggi effettuati nel 2004 e nel 2005 hanno mostrato risultati sensibilmente<br />

diversi per alcuni descrittori; all’esame olfattivo i valori di intensità e persistenza<br />

ci mostrano un legume dall’ottimo carattere e dotato di un aroma ben<br />

marcato, con valori più alti nel 2005 rispetto al 2004. All’esame gustativo i valori<br />

vengono confermati (intensità e persistenza) con sapidità e succulenza discretamente<br />

elevate, pur trattandosi di un fagiolo da noi collocato nel gruppo dei<br />

“bianchi”, che sono senza dubbio più delicati. Tendenza al dolce nettamente più<br />

marcata rispetto all’amaro, tanto da connotare il Giallorino come legume delicato<br />

ma dotato di un ottimo carattere. L’esame cinestetico ha messo in evidenza<br />

una scarsissima consistenza dell’epidermide, decisamente inferiore a quella<br />

emersa nel 2004, e una pasta estremamente morbida. Il tutto dà luogo a un<br />

fagiolo molto armonico.<br />

Considerazioni generali<br />

Ammollo e cottura: è stato tenuto<br />

in ammollo per circa 15 ore e<br />

cotto per 1 ora.<br />

Aspetto esteriore: forma allungata,<br />

leggermente globosa, dimensione<br />

medio piccola, colore avanabeige.<br />

Profumi e sapori: nei due anni<br />

considerati, i profumi esprimono<br />

valori tutto sommato discreti,<br />

anche se difformi fra le due annate<br />

per l’intensità, la persistenza e<br />

l’aroma. All’assaggio intensità e<br />

persistenza sono buone; la sapidità<br />

e la succulenza sono discrete,<br />

anch’esse con differenze assai marcate<br />

fra i due anni, e ci mostrano


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Giallorino della Garfagnana<br />

un fagiolo delicato ma con buon carattere; la tendenza all’amaro e la dolcezza<br />

non prevalevano l’una sull’altra nel 2004, mentre nel 2005 il legume si è mostrato<br />

tendente al dolce.<br />

Profilo cinestetico: l’epidermide non è troppo accentuata e la pasta abbastanza<br />

morbida a conferma del fatto che si tratta di un fagiolo delicato.<br />

Caratteristiche di sintesi<br />

Il Giallorino si è mostrato un ottimo fagiolo, dotato di un buon carattere e allo<br />

stesso tempo delicato. L’assaggio aveva anche lo scopo di verificare eventuali affinità<br />

col Malato, esteriormente molto simile al Giallorino. Come già nell’assaggio<br />

del 2004, anche in quello del 2005 sono emerse alcune differenze, benché meno<br />

accentuate. Dati i caratteri mostrati, il Giallorino pare un fagiolo abbastanza delicato,<br />

ma anche dotato di profumi e sapori interessanti e pertanto adatto a essere<br />

utilizzato sia semplicemente lessato e condito con olio extravergine di oliva e sale,<br />

sia in piatti più elaborati; può inoltre essere utilizzato con successo per passati<br />

delicati; risulta ottimo, per esempio, nella minestra di farro. Il valore dell’armonicità<br />

mostra un discreto equilibrio delle caratteristiche di questo fagiolo.<br />

Uso in cucina<br />

Si consiglia di usarlo come purea da abbinare con pesce dal sapore intenso come<br />

crostacei (scampi, granchi ecc.). Può essere impiegato come ingrediente primario<br />

in flan o sformati, da proporre sia come antipasto, sia come contorno, con<br />

erbe aromatiche e salse di spessore come, per esempio, nel Flan di fagiolo Giallorino<br />

aromatizzato al timo con salsa di formaggio pecorino.<br />

Si consiglia di accompagnarlo, una volta lessato, con dell’olio tendenzialmente<br />

dolce con un fruttato medio.<br />

Con i piatti consigliati si potrebbe abbinare un vino rosso fresco, ma di buon<br />

carattere quale un Morellino di Scansano o un Chianti Classico giovane.<br />

Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />

I quantitativi prodotti sono veramente modesti tanto che, se non fosse per l’ottima<br />

qualità e per il fatto che è custodito gelosamente negli orti di famiglia, si<br />

sarebbe certamente già perso; la produzione attuale è intorno ai 15-20 q.li, ma<br />

del resto, essendo così polverizzata, è difficile stabilirne con certezza l’entità.<br />

Riuscendo a valorizzarlo in modo da ripagare i notevoli costi di produzione<br />

(onerosa soprattutto la manodopera) e la limitata produttività, probabilmente si<br />

potrebbe incrementarne la produzione ed evitare il rischio estinzione.<br />

161


Fagiolo Malato o di San Giuseppe<br />

Denominazione e sinonimi: fagiolo Malato o Malatino, fagiolo Verdone, fagiolo<br />

Giallino, fagiolo di San Giuseppe.<br />

Localizzazione: quasi scomparso, se ne conservano modeste quantità in alcuni<br />

orti di famiglia nella Piana di Lucca e, in particolare, nei comuni di Lucca e<br />

Capannori.<br />

Cenni storici<br />

Il fagiolo Malato ha origini incerte; fino agli anni sessanta veniva coltivato in<br />

modo abbastanza diffuso in tutta la Lucchesia, data la discreta produttività, in<br />

terreni di medio impasto tendenti al sabbioso.<br />

Veniva coltivato in consociazione col mais allo scopo di utilizzare al meglio lo<br />

scarso terreno a disposizione e per fornirgli, al contempo, un ambiente fresco e<br />

riparato. In passato era molto utilizzato in quanto si presenta piuttosto precoce<br />

e resistente ai ritorni di freddo e alla siccità; veniva, quindi, messo in coltura precocemente<br />

ed era il primo a essere disponibile per la mensa.<br />

È sempre stato destinato prevalentemente all’autoconsumo e utilizzato in tutte<br />

le preparazioni della cucina povera, in particolare, data la consistenza della pasta<br />

e l’intenso sapore, come base per le minestre di verdura (passati).<br />

In passato veniva consumato anche come fagiolino verde ‘mangiatutto’.<br />

Il Malato è molto simile al Giallorino della Garfagnana tanto che, secondo alcuni,<br />

si tratterebbe della stessa varietà; in realtà il nostro lavoro ha evidenziato differenze<br />

sensibili sia nel comportamento agronomico, sia dal punto di vista organolettico.<br />

Descrizione della varietà locale<br />

Pianta a crescita determinata (40-45 cm), a maturazione scalare. Le foglie sono<br />

di colore verde tendenzialmente chiaro; il baccello, inizialmente verde, a maturazione<br />

si presenta giallognolo e raggiunge mediamente lunghezza di 10-12 cm e


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Malato o di San Giuseppe<br />

larghezza di 1 cm. Il seme è di 1,5-2 x 0,5-1 cm, ha forma ellittica leggermente<br />

reniforme e colorazione crema verdastro con aureola di colore rosso granato.<br />

Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente.<br />

Una sostanziale differenza con la varietà Giallorino si è notata al momento della<br />

“chiusura” della pianta (cioè quando la pianta ha grosso modo terminato il proprio<br />

sviluppo vegetativo e inizia la fase di maturazione dei baccelli e della granella);<br />

in particolare si è notato un ritardo nella maturazione di circa 7 giorni e in<br />

generale un minor stato di sofferenza alle alte temperature rispetto al Giallorino.<br />

Altre differenze significative sono state riscontrate nella dimensione dei semi (38<br />

g per il malato e 35 g per il Giallorino) e nella lunghezza dei baccelli (11 cm per<br />

il Malato e 10 per il Giallorino).<br />

Per i caratteri epoca di fioritura (circa 37 giorni dalla semina per entrambe le<br />

varietà), altezza delle piante (30,08 per il Giallorino e 29,83 per il Malato), produzione<br />

per pianta e numero di semi per baccello non si sono rilevate evidenti<br />

differenze. Con buona probabilità si tratta di due varietà locali originatesi da un<br />

“antenato” comune, dal quale nei diversi ambienti di coltivazione si sono creati<br />

appunto due genotipi diversi.<br />

Tecnica produttiva<br />

Il seme viene riprodotto direttamente dai coltivatori; attualmente la produzione<br />

avviene quasi esclusivamente per autoconsumo negli orti familiari.<br />

Viene effettuata una leggera aratura (25-30 cm), seguita da un’erpicatura per<br />

effettuare la somministrazione del fertilizzante, generalmente con prodotti<br />

organici o, raramente, con l’ausilio di concimi chimici a basso titolo di azoto.<br />

La semina avviene da maggio ad agosto. Generalmente il seme viene disposto in<br />

postarelle (2-3 semi) ogni 20-30 cm. Raramente si effettuano interventi di difesa.<br />

Generalmente viene irrigato per scorrimento, dopo aver effettuato una leg-<br />

Caratteristiche del fagiolo Malato<br />

Carattere Classi<br />

Pianta tipo di accrescimento nano<br />

Fiore epoca di fioritura medio-precoce<br />

colore (stendardo e ali) bianco con riflessi rosa in particolare<br />

nello stendardo<br />

Baccello lunghezza (stilo incluso) medio-lungo (circa 15-16 cm)<br />

sezione trasversale tendente a ellittica<br />

spessore medio<br />

grado di curvatura assente o molto lieve<br />

colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />

filo presente<br />

n. degli ovuli mediamente da 4 a 6<br />

Stilo lunghezza media, medio-lunga<br />

grado di curvatura assente o molto lieve, lieve<br />

Seme taglia (peso 100 semi secchi) da medio-piccola (35 g circa)<br />

a media (45 g circa)<br />

forma in sezione longitudinale ellittica, tendenzialmente stretto<br />

mediana (maturo e secco) e reniforme<br />

forma in sezione trasversale ellittica<br />

colore principale giallo-verdastro<br />

venature medie, lievi<br />

colore contorno ilo differente dal colore del seme<br />

(marroncino)<br />

163


164 ARSIA<br />

gera sarchiatura e rincalzatura. La raccolta viene compiuta a mano, cogliendo<br />

l’intera pianta, e va dalla fine di luglio (prodotto fresco) fino a settembre inoltrato<br />

per la granella. Il prodotto raccolto viene selezionato in azienda. La produzione<br />

dipende molto dall’andamento stagionale e mediamente è di circa 30-<br />

40 q.li/ha di prodotto fresco.<br />

Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />

L’assaggio del 2005 ha dato risultati sostanzialmente allineati a quelli del 2004.<br />

I valori più alti di intensità, persistenza e aroma all’esame olfattivo possono essere<br />

dovuti semplicemente a una temperatura diversa di servizio, tuttavia vi è concordanza<br />

di andamento fra le due annate. Ne risulta un legume con buon carattere<br />

(intensità e persistenza più che buone all’esame olfattivo e gustativo e ottime<br />

sapidità e succulenza), equilibrato fra toni amari e dolci e delicato sotto il<br />

profilo cinestetico (scarsa consistenza dell’epidermide e pasta morbida). Il valore<br />

dell’armonicità sintetizza l’ottimo<br />

equilibrio del legume che, come<br />

il Giallorino, si mostra delicato ma<br />

dal carattere forte.<br />

Considerazioni generali<br />

Ammollo e cottura: il fagiolo è stato<br />

tenuto in ammollo per circa 15 ore<br />

e cotto per 55 minuti.<br />

Aspetto esteriore: forma allungata,<br />

leggermente globosa, dimensione<br />

medio piccola, colore avana beige.<br />

Profumi e sapori: i profumi esprimono<br />

valori discreti per l’intensità,<br />

la persistenza e l’aroma. All’assaggio<br />

si confermano i risultati elevati<br />

di intensità e persistenza; la sapidità<br />

e la succulenza presentano valori<br />

che mostrano un fagiolo dotato di<br />

un certo carattere; la tendenza all’amaro<br />

è molto bassa rispetto alla dolcezza.


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Malato o di San Giuseppe<br />

Profilo cinestetico: l’epidermide è praticamente assente e la pasta è abbastanza<br />

morbida, tanto che può essere definito un fagiolo delicato.<br />

Caratteristiche di sintesi<br />

All’assaggio il fagiolo Malato ha dato, in entrambe le annate, ottimi risultati in<br />

quanto a intensità e persistenza (sia all’esame olfattivo che al gustativo) e per<br />

altri valori quali aroma, sapidità e succulenza; ha mostrato, inoltre il prevalere<br />

netto delle note del dolce rispetto all’amaro; epidermide molto sottile e pasta<br />

morbida completano il quadro di un ottimo fagiolo.<br />

Il Malato è risultato un fagiolo eccellente, adatto a essere consumato sia semplicemente<br />

lessato e condito con olio extravergine di oliva e sale, sia in piatti più<br />

elaborati, sia per preparare passati più delicati rispetto a quelli che si ottengono<br />

coi fagioli rossi: infatti le note marcate di intensità, sapidità e succulenza lo rendono<br />

ottimo anche per questo utilizzo.<br />

Il risultato d’insieme espresso con l’armonicità conferma un buon equilibrio.<br />

Uso in cucina<br />

Può essere proposto come contorno, semplicemente lessato, o come antipasto,<br />

abbinandolo a pesce delicato (gamberetti, totani, seppioline ecc.) aromatizzato<br />

con erbette fresche e associato a pomodoro fresco saltato come, per esempio,<br />

nell’Insalata di fagiolo Malato con trilogia di mare saltato con pomodoro fresco in<br />

concassé.<br />

Data l’elevata intensità e persistenza aromatica e l’armonicità di questo fagiolo,<br />

si consiglia, per goderne appieno il gusto, l’uso lessato, abbinandolo con un olio<br />

dolce e con fruttato non troppo intenso, come alcuni oli tipici lucchesi.<br />

A questi piatti si potrebbe abbinare un vino bianco ricco di profumi, per esempio<br />

un Vermentino di Luni.<br />

Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />

I quantitativi prodotti sono veramente modesti tanto che, se non fosse per l’ottima<br />

qualità e per il fatto che è custodito gelosamente negli orti di famiglia,<br />

sarebbe certamente già andato perduto; la produzione attuale, difficilmente stimabile,<br />

dovrebbe essere di poche decine di chili.<br />

Riuscendo a valorizzarlo in modo da ripagare i notevoli costi di produzione,<br />

questa potrebbe essere incrementata per evitare il rischio estinzione.<br />

165


Fagiolo Mascherino<br />

Denominazione: fagiolo Mascherino.<br />

Localizzazione: coltivato in tutta la Garfagnana.<br />

Cenni storici<br />

Il Mascherino, di cui si parla anche nella Monografia agraria sul circondario di<br />

Castelnuovo Garfagnana del 1883 di Carlo De Stefani, è sempre stato uno dei<br />

prodotti più caratteristici della Garfagnana. Forse proveniente dalla zona di<br />

Casciana e Gramolazzo, è stato sempre coltivato in tutta la vallata, per affermarsi<br />

attualmente nei paesi vicini al capoluogo. Era coltivato, come tutti i fagioli della<br />

Garfagnana, nelle ghiare dei torrenti e dei fiumi e, in particolare, in quelle del<br />

Serchio, di proprietà comune. Chi intendeva lavorare questi terreni era solito<br />

segnarli con una croce sul suolo e mettere dei termini di pietra per indicarne il<br />

possesso; quindi li ripuliva per renderli lavorabili poi, dopo averli circondati con<br />

muretti di sassi, vi lasciava entrare l’acqua delle piene per rialzare il piano del terreno.<br />

Si trattava di appezzamenti di pochi metri quadrati chiamati “fagiolaie”;<br />

venivano coltivati per anni fino a quando una piena non li rendeva inutilizzabili.<br />

Il fagiolo Mascherino ha corso seri rischi di estinzione perché è poco produttivo;<br />

è stato recuperato alla produzione da circa cinque anni da un gruppo di<br />

appassionati legati ad associazioni di consumatori quali lo Slow Food.<br />

Descrizione della varietà locale<br />

Pianta rampicante a crescita indeterminata, molto vigorosa e a maturazione scalare.<br />

Le foglie sono di colore verde tendenzialmente chiaro; il baccello, piuttosto<br />

ricurvo, a maturazione si presenta di un colore che va dal bianco crema al<br />

giallo chiaro e raggiunge mediamente una lunghezza di 11-12 cm. Il seme è di<br />

piccole dimensioni (circa 1 x 0,8 cm), ha una forma che oscilla tra ovale e circolare<br />

e una tipica colorazione per metà bianca e per metà vinaccia scuro. Il<br />

Mascherino viene consumato sgranato secco.


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Mascherino<br />

Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente. È unico, in questo studio, per le<br />

sue caratteristiche morfologiche.<br />

Tecnica produttiva<br />

Il seme viene riprodotto direttamente in azienda dal produttore. Viene effettuata<br />

una leggera aratura (25-30 cm) seguita da una erpicatura per la somministrazione<br />

del fertilizzante, generalmente organico. La semina avviene nel mese<br />

di maggio, con sesti di impianto che variano da 20-30 cm sulla fila e 1-1,5 m fra<br />

le file. Le irrigazioni vengono effettuate in modo costante, ma non eccessivo. La<br />

raccolta viene compiuta a mano dall’inizio di luglio fino a settembre; il prodotto<br />

viene raccolto via via che matura, poi viene fatto seccare sull’aia al sole e quindi<br />

selezionato. Il Mascherino è discretamente produttivo: si possono raccogliere<br />

circa 20 q.li/ha di prodotto fresco.<br />

Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />

L’assaggio del 2005 del prodotto secco ha confermato i buoni risultati del 2004,<br />

con valori più elevati per tutti i descrittori, sia all’esame olfattivo, sia a quello<br />

gustativo. In particolare nel 2005 si hanno valori nettamente più alti per quanto<br />

riguarda l’aroma, all’esame olfattivo, e l’intensità e la persistenza nell’esame<br />

gustativo; ottimo il valore della succulenza, dato dalla piacevole consistenza<br />

della pasta; da rilevare inoltre la netta tendenza al dolce rispetto all’amaro. Per<br />

quanto concerne l’esame cinestetico, si confermano le ottime caratteristiche<br />

della pasta, particolarmente morbida, mentre l’epidermide risulta un po’ consistente,<br />

anche se non tanto da disturbare nell’assaggio, cosicché la valutazione<br />

d’insieme, rappresentata dall’armonicità, risulta più che ottima.<br />

Per quanto riguarda l’assaggio del prodotto come ‘mangiatutto’, il Mascherino<br />

ha manifestato, all’esame olfattivo, una buona intensità di profumi non assecondata<br />

dalla persistenza; accettabili risultano pure gli aromi. All’esame gustativo,<br />

medi sono risultati i valori di intensità e sapidità, mentre alta è la persistenza; la<br />

Caratteristiche del fagiolo Mascherino<br />

Carattere Classi<br />

Pianta tipo di accrescimento rampicante<br />

Fiore epoca di fioritura medio-tardiva<br />

colore (stendardo e ali) bianco<br />

Baccello lunghezza (stilo incluso) medio-corta (circa 11-12 cm)<br />

sezione trasversale tendente a ellittica<br />

spessore medio<br />

grado di curvatura medio, medio-forte<br />

colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />

filo presente<br />

n. degli ovuli mediamente 4 o 5<br />

Stilo lunghezza media<br />

Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />

forma in sezione longitudinale<br />

medio-grande (60 g circa)<br />

mediana (maturo e secco) ovale larga, circolare<br />

forma in sezione trasversale tondeggiante<br />

colore principale è un bicolore: presenta una parte bianca<br />

e un’altra di color violaceo scuro con<br />

diffuse screziature del medesimo colore<br />

venature medie<br />

colore contorno ilo* simile al colore del seme (*l’ilo è sempre<br />

nella parte a colorazione violacea)<br />

167


168 ARSIA<br />

tendenza al dolce prevale rispetto alla tendenza all’amaro in modo piuttosto<br />

netto; infine la succulenza elevata conferisce a questo legume caratteristiche particolari<br />

fra i ‘mangiatutto’, simili a quelle del fagiolo Aquila e del Fico di Gallicano.<br />

In realtà per il Mascherino, anch’esso consumato quando il grano è già ben<br />

marcato all’interno del baccello, l’uso come ‘mangiatutto’ risulta un po’ atipico<br />

e bisogna prestare particolare attenzione al momento della raccolta per ottenere<br />

il risultato sperato. A conferma di quanto affermato, nel profilo cinestetico, emerge<br />

una certa fibrosità (filamenti coriacei), soprattutto nei legumi raccolti in fase<br />

avanzata. La pasta risulta sufficientemente morbida e omogenea.<br />

Un po’ basso il valore dell’armonicità a causa dei limiti sopra esposti.<br />

In realtà l’uso come ‘mangiatutto’ risulta un po’ forzato e senza dubbio meno<br />

interessante rispetto al consumo come fagiolo secco, dove il Mascherino raggiunge<br />

valori elevati per aromi e gusto molto particolari.<br />

Considerazioni generali assaggi prodotto secco<br />

Ammollo e cottura: il Mascherino è stato tenuto in ammollo per circa 15 ore e<br />

cotto per 50 minuti.<br />

Aspetto esteriore: forma globosa,<br />

rotondeggiante, quasi sferica, dimensioni<br />

medio-grandi, colore bianco e<br />

scuro; piuttosto gradevole alla vista.<br />

Profumi e sapori: i profumi esprimono<br />

valori più che discreti per l’intensità,<br />

la persistenza e l’aroma. All’assaggio<br />

si riconfermano i valori di<br />

intensità e persistenza; la sapidità e la<br />

succulenza abbastanza accentuate<br />

fanno del Mascherino un fagiolo<br />

dotato di un certo carattere; la tendenza<br />

all’amaro è molto bassa e prevale<br />

nettamente la dolcezza.<br />

Profilo cinestetico: l’epidermide ha<br />

una consistenza abbastanza bassa e la<br />

pasta è piuttosto morbida; questi<br />

valori confermano che si tratta di un<br />

fagiolo delicato, benché dotato di un<br />

certo carattere.


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Mascherino<br />

Considerazioni generali prodotto fresco<br />

Aspetto esteriore: forma un po’ tozza, piuttosto schiacciata, grani ben formati e<br />

appariscenti che talvolta fuoriescono dal baccello; qualche volta presenta evidenti<br />

i filamenti coriacei.<br />

Profumi e sapori: i profumi hanno una buona intensità e una persistenza leggermente<br />

inferiore; discreto l’aroma; all’assaggio l’intensità è inferiore alla persistenza,<br />

che risulta ottima; la sapidità è media e la succulenza molto accentuata;<br />

la tendenza al dolce prevale nettamente su quella all’amaro.<br />

Profilo cinestetico: a volte sono percepibili i filamenti coriacei (fibrosità medioalta),<br />

la pasta risulta sufficientemente morbida e omogenea.<br />

Caratteristiche di sintesi<br />

Il Mascherino, utilizzato secco, è un fagiolo di grandi dimensioni, dall’aspetto<br />

gradevole e dal carattere piuttosto interessante, come dimostrato dagli ottimi<br />

valori di intensità, persistenza, aroma, sapidità e succulenza. La pasta morbida e<br />

l’epidermide delicata gli conferiscono una certa gradevolezza.<br />

L’uso come ‘mangiatutto’ lo penalizza, benché risulti comunque interessante.<br />

Importante la tempestività nella raccolta in quanto, aspettando di avere il grano<br />

ben marcato, si rischia l’accentuazione dei filamenti coriacei che limitano il piacere<br />

di gustare l’eccellente sapore di questo fagiolo. Rimane, comunque, un<br />

ottimo uso alternativo, in cui peraltro il legume presenta aspetti unici.<br />

Il Mascherino si presta a essere consumato sia semplicemente lessato e condito<br />

con olio extravergine di oliva e sale, sia in preparazioni più elaborate quali per<br />

esempio i <strong>Fagioli</strong> al forno con pancetta. Interessante anche la tipica preparazione<br />

“in umido” per il consumo come ‘mangiatutto’.<br />

Il valore dell’armonicità conferma l’eccellente equilibrio delle caratteristiche di<br />

questo fagiolo.<br />

Uso in cucina<br />

Ottimo stufato, per la capacità di sposarsi con altri ingredienti, quali ortaggi<br />

(porro, cipolla) o affettati (prosciutto cotto, lardo). Per il sapore completo e l’aspetto<br />

piacevole si presta anche a essere consumato lessato o come condimento<br />

169


170 ARSIA<br />

per primi piatti in abbinamento con purea di ortaggi come cavolfiore o broccoli<br />

lasciandolo intero, come nei Tacconi di farina integrale su purea di cavolfiore<br />

e fagiolo Mascherino aromatizzato con bacon.<br />

Un olio delicato con tendenza al dolce è particolarmente indicato per accompagnare<br />

questo fagiolo in modo da esaltarne la personalità e le notevoli qualità aromatiche.<br />

A queste preparazioni si potrebbe abbinare un vino bianco brillante e profumato<br />

quale un Verduzzo.<br />

Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />

La produzione attuale è limitata e può essere stimata intorno ai 4-5 q.li, prodotti<br />

in prevalenza in alcuni orti familiari. Potrebbe essere incrementata, dato che il<br />

Mascherino possiede ottime caratteristiche organolettiche.


Fagiolo Padulino o Marmino<br />

Denominazione: fagiolo Padulino, fagiolo Marmino.<br />

Localizzazione: Piana di Lucca, in particolare nei terreni del padule ex lago di<br />

Bientina.<br />

Cenni storici<br />

Il fagiolo Padulino veniva coltivato nelle zone “basse” della Piana di Lucca dove<br />

storicamente si produceva la saggina da scope con la quale veniva consociato;<br />

prediligeva terreni pesanti limo-argillosi.<br />

Le piante di saggina e fagioli venivano seminate insieme e il fagiolo trovava nello<br />

stocco del cereale un idoneo sostegno per la sua parte aerea, anche se poi fruttificava<br />

solo in basso.<br />

Il fagiolo veniva fatto seccare sulla pianta che veniva raccolta integralmente per<br />

essere portata in azienda dove veniva fatto seccare in zone ben arieggiate (per<br />

esempio nei solai); una volta seccato si separavano i baccelli dai semi sulle aie<br />

battendo la massa con il correggiato. Quindi si separava il seme dagli altri residui<br />

attraverso l’utilizzo di stacci e dell’arbolo.<br />

I fagioli venivano poi conservati in contenitori di vetro (tipo damigiane) con<br />

l’aggiunta di pepe e poi consumati come prodotto secco. La cessazione della<br />

produzione del sorgo da scope ha provocato, già da diversi anni, anche la scomparsa<br />

di questo fagiolo.<br />

Del resto la scarsa produttività e il notevole fabbisogno di manodopera hanno<br />

contribuito a determinare l’abbandono della coltura e a desistere dal ricercare<br />

soluzioni alternative all’uso della saggina come tutore.<br />

Descrizione della varietà locale<br />

Pianta a crescita semideterminata, a maturazione quasi contemporanea. Presenta<br />

foglie di colore verde tendenzialmente chiaro; il baccello, inizialmente verde,<br />

a maturazione è color crema e raggiunge mediamente lunghezza di 10-12 cm e


172 ARSIA<br />

Caratteristiche del Fagiolo Padulino o Marmino<br />

Carattere Classi<br />

Pianta tipo di accrescimento indeterminato parzialmente rampicante<br />

Fiore epoca di fioritura media<br />

colore (stendardo e ali) bianco<br />

Baccello lunghezza (stilo incluso) corta (circa 10-11 cm)<br />

sezione trasversale tendente a ellittica<br />

spessore medio<br />

grado di curvatura lieve<br />

colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />

filo presente<br />

n. degli ovuli mediamente da 5 a 7<br />

Stilo lunghezza medio-corta<br />

grado di curvatura lieve<br />

Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />

forma in sezione longitudinale<br />

piccola (26 g circa)<br />

mediana (maturo e secco) ellittica larga, ovale stretta<br />

forma in sezione trasversale ellittica, tendente all’appiattita<br />

colore principale bianco<br />

venature lievi<br />

colore contorno ilo stesso colore del seme<br />

larghezza di 0,8-1 cm. Il seme è di 0,8-1 x 0,5-0,8 cm, ha forma ovale e colorazione<br />

bianca.<br />

Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente.<br />

Nel confronto con il Coco bianco è emersa una significativa similitudine; il Padulino,<br />

tuttavia, è più tardivo, ha baccello leggermente più sottile e più arcuato,<br />

maggior numero medio di semi per baccello, ma di taglia minore e con forma<br />

diversa. Le caratteristiche del Padulino corrispondono esattamente a quelle pervenuteci<br />

dalla tradizione locale, attraverso interviste e testimonianze e attribuite<br />

al Marmino, perciò possiamo asserire che con molta probabilità si tratta della<br />

stessa “varietà”.<br />

Tecnica produttiva<br />

Ci risulta coltivato solo in un paio di orti familiari e la tecnica è quella tradizionale<br />

dei fagioli a crescita determinata.<br />

Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />

Uno degli obiettivi che ci ponevamo riguardo al Padulino, reperito in un orto<br />

di famiglia, era capire se le sue caratteristiche organolettiche corrispondevano a<br />

quelle del Marmino che avevamo censito, ma che ritenevamo scomparso. La<br />

verifica fatta in due anni conferma l’ipotesi che in effetti si tratti dello stesso<br />

legume, come in seguito illustreremo.<br />

Per quanto riguarda l’assaggio vero e proprio, i risultati del 2005 sono stati leggermente<br />

difformi rispetto a quelli del 2004: all’esame olfattivo è da rilevare una<br />

maggiore intensità di profumi e un aroma più pronunciato rispetto all’assaggio<br />

del 2004. Nell’esame gustativo non sono state altresì registrate differenze significative<br />

fra le due annate, fatta eccezione per le note di amaro più pronunciate<br />

nell’assaggio del 2005 che si presentano in equilibrio con quelle del dolce. Differenze<br />

notevoli si evidenziano invece nell’esame cinestetico con epidermide<br />

piuttosto accentuata e pasta piuttosto farinosa; senza dubbio su questi aspetti


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Padulino o Marmino<br />

hanno influito negativamente le condizioni climatiche dell’annata che hanno<br />

determinato una precoce chiusura del ciclo e un indurimento dei tessuti esterni.<br />

Il risultato è stato un prodotto non troppo armonico.<br />

Considerazioni generali<br />

Ammollo e cottura: il fagiolo è stato tenuto in ammollo per circa 15 ore e cotto<br />

per 50 minuti.<br />

Aspetto esteriore: forma rotondeggiante, piuttosto globosa, dimensione piccola,<br />

colore bianco.<br />

Profumi e sapori: i profumi esprimono valori medi per l’intensità, la persistenza<br />

e l’aroma. All’assaggio i valori di intensità e persistenza risultano leggermente<br />

inferiori rispetto ai profumi; la sapidità e la succulenza non sono accentuate e ci<br />

mostrano un fagiolo delicato; la tendenza all’amaro si è presentata quasi opposta<br />

nelle due annate, probabilmente a causa dell’influenza dell’andamento climatico.<br />

173


174 ARSIA<br />

Profilo cinestetico: l’epidermide ha una consistenza medio-alta e la pasta è piuttosto<br />

farinosa, benché i valori delle due annate non siano concordanti, sempre a<br />

causa del diverso andamento climatico. In sostanza si tratta di un fagiolo delicato,<br />

anche se la consistenza dell’epidermide ne penalizza il giudizio.<br />

Caratteristiche di sintesi<br />

Il Padulino è un fagiolo di piccole dimensioni, dall’aspetto gradevole, ma un po’<br />

deludente all’assaggio: a dispetto di una delicatezza esteriore dovuta alle dimensioni<br />

e al colore, la consistenza dell’epidermide ne penalizza il giudizio complessivo.<br />

La pasta morbida, che però tende a disfarsi in cottura, conferisce comunque<br />

al fagiolo una certa gradevolezza se usato nelle minestre miste di cereali<br />

e legumi.<br />

Le sensazioni registrate, unite alle descrizioni raccolte durante le interviste, ci<br />

inducono a pensare che il Padulino non sia altro che il Marmino. Coincidono le<br />

caratteristiche organolettiche, le dimensioni e la forma del legume nonché la<br />

zona di produzione, i terreni del padule ex lago di Bientina. In effetti è possibile<br />

che lo stesso fagiolo abbia assunto denominazioni diverse a seconda della zona<br />

in cui veniva coltivato (per esempio, sponde diverse del lago). In effetti anche il<br />

comportamento in campo conferma le corrispondenze fra il Marmino e il Padulino<br />

tanto da farci affermare che le due denominazioni indicano uno stesso ecotipo.<br />

Dati i caratteri mostrati, il Padulino appare abbastanza delicato e adatto a essere<br />

consumato semplicemente lessato e condito con olio extravergine di oliva e sale.<br />

Un uso forse ancor più appropriato è nelle minestre miste di cereali e legumi.<br />

Il valore dell’armonicità mostra un equilibrio non eccelso delle caratteristiche di<br />

questo legume.


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Padulino o Marmino<br />

Uso in cucina<br />

Può essere impiegato nei passati per la sua poca resistenza in fase di cottura. Proprio<br />

per le sue caratteristiche è interessante utilizzarlo in preparazioni chiuse<br />

(cocotte, fagottini di pasta sfoglia ecc.) con l’abbinamento di pesce dal sapore<br />

delicato (gamberetti, dadolata di filetto di trota, orata ecc.) o verdure fresche<br />

(piselli, carote ecc.). Con questo accorgimento è possibile servirsene mantenendo<br />

integro il suo sapore. Un esempio può essere la Cocotte di filetto d’orata con<br />

fagiolo Padulino.<br />

Lessato si consiglia di abbinarlo con oli dalla forte personalità: intensamente<br />

fruttati e con note spiccate di amaro e piccante quali per esempio l’olio Toscano<br />

IGP delle colline fiorentine. Per condire i passati invece risultano più adatti<br />

oli mediamente fruttati e con prevalenti note di dolce.<br />

Con le preparazioni suggerite si può accompagnare un vino bianco quale un<br />

Verdicchio dei Castelli di Jesi.<br />

Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />

Se ne producono pochi chilogrammi in orti familiari. Le possibilità di sviluppo<br />

per questo fagiolo sono veramente scarse, anche per le sue modeste caratteristiche<br />

organolettiche.<br />

175


Fagiolo Pievarino<br />

Denominazione: fagiolo Pievarino.<br />

Localizzazione: coltivato in Garfagnana, in particolare a Pieve Fosciana e nei<br />

comuni limitrofi.<br />

Cenni storici<br />

Il Pievarino è coltivato da sempre a Pieve Fosciana nelle aree più fertili, generalmente<br />

vicine ai corsi d’acqua, in terreni di medio impasto tendenti al sabbioso.<br />

Veniva solitamente consociato col mais che serviva alla pianta come tutore e per<br />

mantenere l’ambiente più fresco. Essendo un fagiolo poco caratterizzato, il Pievarino<br />

non ha avuto grande diffusione. All’apparenza sembrerebbe imparentato<br />

con il fagiolo Scritto, dal quale si differenzia per il colore delle macchie sul seme:<br />

rosso vivo, diverso dal rosso granato dello Scritto.<br />

Descrizione della varietà locale<br />

Pianta semirampicante a crescita indeterminata, raggiunge altezze di circa 1,5 m<br />

e presenta una maturazione quasi contemporanea. Le foglie sono di colore<br />

verde; il baccello, tendenzialmente privo di curvatura, a maturazione si presenta<br />

di colore biancastro con striature rosso vivo e raggiunge mediamente una lunghezza<br />

di 10-11 cm. Il seme è di dimensioni medie (circa 1-1,3 x 0,8 cm), ha<br />

una forma oscillante tra ovale ed ellittico e una colorazione ‘camoscio’ con striature<br />

vinaccia.<br />

Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente. Nel confronto con il Borlotto<br />

Lingua di fuoco rampicante e con un campione di Selezione Tonelli ha mostrato<br />

maggior precocità, baccello più corto e più dritto, stilo più lungo, numero medio<br />

di semi per baccello e taglia più piccoli rispetto al Tonelli e ancor di più rispetto<br />

al Borlotto. La forma dei semi si avvicina a quella del Selezione Tonelli, mentre<br />

la colorazione dei semi dei tre campioni è abbastanza simile.


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Pievarino<br />

Tecnica produttiva<br />

Il seme viene riprodotto direttamente in azienda dal produttore.<br />

Si effettua una leggera aratura (25-30 cm) seguita da una erpicatura per la somministrazione<br />

del fertilizzante, generalmente organico. La semina avviene nel<br />

mese di maggio con sesti di impianto che variano da 20-30 cm sulla fila e 150 cm<br />

tra le file. Generalmente si semina a postarelle (2-3 semi messi intorno al tutore<br />

che ha sostituito il mais). Vengono effettuate irrigazioni di soccorso. La raccolta<br />

si compie a mano raccogliendo i baccelli maturi. Il prodotto raccolto viene essiccato<br />

sull’aia e, quindi, selezionato. La produzione può superare i 50 q.li/ha.<br />

Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />

Nei due anni di assaggi sono emersi valori sensibilmente diversi. Indubbiamente<br />

sull’assaggio del 2005 hanno pesato in maniera determinante, per il Pievarino,<br />

le condizioni climatiche e, in particolare il caldo anomalo dei mesi di giugno<br />

e luglio che hanno avuto un’influenza negativa soprattutto sul profilo cinestetico.<br />

All’esame gustativo risultano interessanti e migliori rispetto al 2004 i valori<br />

relativi a intensità, persistenza e aroma; all’esame gustativo migliorano ancora<br />

l’intensità e la persistenza, mentre rimangono pressoché invariati i valori di sapidità<br />

e succulenza; invertiti i risultati relativi alle note di dolce e di amaro: nel<br />

2004 prevaleva l’amaro e nel 2005 il dolce. Difficile interpretare questo dato, se<br />

non attribuendone la responsabilità all’andamento climatico benché, considerando<br />

i risultati ottenuti nel profilo cinestetico, forse ci saremmo aspettati il contrario:<br />

generalmente le alte temperature tendono a indurire i tessuti (da cui la<br />

maggior consistenza dell’epidermide e la pasta più farinosa), ma anche ad accentuare<br />

il sapore amaro.<br />

Il risultato d’insieme è più che soddisfacente e ci mostra un fagiolo caratterizzato<br />

da profumi e sapori interessanti e discretamente delicato, benché il giudizio complessivo<br />

sia penalizzato dal profilo cinestetico registrato nell’assaggio del 2005.<br />

Caratteristiche del fagiolo Pievarino<br />

Carattere Classi<br />

Pianta tipo di accrescimento semirampicante<br />

Fiore epoca di fioritura media<br />

colore (stendardo e ali) rosa<br />

Baccello lunghezza (stilo incluso) corto (circa 10-11 cm)<br />

sezione trasversale tendente a ellittica<br />

spessore medio<br />

grado di curvatura assente o molto lieve<br />

colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />

con screziature violacee che divengono<br />

rosse a pieno sviluppo del seme<br />

filo presente<br />

n. degli ovuli mediamente 5<br />

Stilo lunghezza media<br />

grado di curvatura assente o molto lieve<br />

Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />

forma in sezione longitudinale<br />

medio-grande (54 g circa)<br />

mediana (maturo e secco) ellittica larga, ovale<br />

forma in sezione trasversale tondeggiante<br />

colore principale ‘camoscio’ con striature color vinaccia<br />

venature lievi<br />

colore contorno ilo differente dal colore del seme<br />

(bianco e giallo-marroncino)<br />

177


178 ARSIA<br />

Considerazioni generali<br />

Ammollo e cottura: il Pievarino è stato tenuto in ammollo per circa 12 ore e<br />

cotto per 1 ora e 45 minuti.<br />

Aspetto esteriore: forma globosa, ovale; dimensione media; colore marrone non<br />

troppo scuro.<br />

Profumi e sapori: i profumi hanno una media intensità e persistenza; l’aroma è<br />

buono; all’assaggio si confermano intensità e persistenza di sapori medie e sapidità<br />

e succulenza non troppo accentuate; la tendenza all’amaro e quella al dolce<br />

hanno mostrato valori diversi nelle due annate, tanto da rendere impossibile stabilire<br />

quale sia la nota prevalente.<br />

Profilo cinestetico: l’epidermide è risultata di consistenza media (alta all’assaggio<br />

2005) e la pasta piuttosto morbida nel 2004, più farinosa nel 2005.<br />

Caratteristiche di sintesi<br />

Il fagiolo Pievarino si è rivelato<br />

abbastanza delicato per la<br />

tipologia dei fagioli Rossi e<br />

Scritti cui appartiene; i valori<br />

contrastanti dell’epidermide<br />

(poco pronunciata nel 2004 e<br />

media nel 2005) e della pasta<br />

(morbida nel 2004 e farinosa<br />

nel 2005) rendono difficile<br />

definire questo legume che<br />

nel 2004 aveva mostrato<br />

caratteri molto più vicini ai<br />

fagioli bianchi che non ai<br />

rossi.<br />

Il fagiolo ha manifestato, pertanto,<br />

caratteristiche che lo<br />

rendono adatto sia a essere<br />

consumato semplicemente lessato<br />

e condito, sia per la preparazione<br />

di passati, sia come<br />

ingrediente di piatti che per-


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Pievarino<br />

mettano di apprezzarne la delicatezza e il sapore. L’esame gustativo ha confermato<br />

le sensazioni avute durante quello olfattivo e il discreto equilibrio fra le varie<br />

componenti quali la sapidità, la dolcezza, la succulenza e la tendenza all’amaro;<br />

complessivamente il risultato d’insieme (armonicità) può considerarsi comunque<br />

positivo in entrambe le annate.<br />

Uso in cucina<br />

Ottimo nelle preparazioni dove sono presenti ingredienti dal sapore marcato,<br />

come cipolla, aglio, pancetta oppure passato in crema e servito in preparazioni<br />

quali il Passato di fagiolo Pievarino su pane di patate aromatizzato con olio extravergine<br />

d’oliva e rosmarino.<br />

Per la sua tipologia questo fagiolo rosso scritto si consiglia di consumarlo lessato<br />

e si suggerisce di accompagnarlo a un olio mediamente fruttato, con toni prevalenti<br />

di oliva verde, scarsamente amaro e piccante.<br />

Con questi piatti è indicato l’abbinamento con un vino rosso come il Merlot.<br />

Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />

La produzione attuale è di circa 40-50 kg. Benché il Pievarino sia penalizzato<br />

dalla somiglianza con varietà più conosciute come i borlotti o gli scritti, la produzione<br />

potrebbe essere sensibilmente incrementata dato che presenta ottime<br />

caratteristiche organolettiche.<br />

179


Fagiolo Rosso di Lucca<br />

Denominazione: fagiolo Rosso di Lucca o Rosso Lucchese.<br />

Localizzazione: Piana di Lucca, in particolare nei comuni di Lucca e Capannori.<br />

Cenni storici<br />

Il fagiolo Rosso di Lucca veniva prodotto nelle aree più fertili della Piana in terreni<br />

di medio impasto, tendente al sabbioso e, in particolare, a Lucca e Capannori<br />

nei terreni vicini ai corsi d’acqua, dove veniva coltivato in consociazione<br />

con il mais.<br />

Non si sa come sia stato introdotto in Lucchesia, ma le prime notizie della sua<br />

coltivazione risalgono all’Ottocento; può considerarsi unico, in quanto non esistono<br />

fagioli simili in altre zone d’Italia.<br />

Il crescente interesse dei consumatori verso le tipiche minestre lucchesi ha determinato<br />

la riscoperta del fagiolo Rosso di Lucca la cui produzione era rimasta<br />

relegata a pochi hobbisti e destinata quasi esclusivamente all’autoconsumo. Gli<br />

alti costi dei metodi di coltivazione tradizionali, caratterizzati da scarsi apporti<br />

di meccanizzazione, ne avevano disincentivato la produzione; in questi ultimi<br />

anni è stata ripresa grazie a un attento lavoro di cernita e selezione che ha consentito<br />

di riportare il seme relativamente in purezza e di valorizzare il lavoro di<br />

un numero imprecisato di hobbisti, perlopiù pensionati, che hanno consentito il<br />

mantenimento dell’ecotipo.<br />

La tecnica colturale non ha subito grosse variazioni negli anni tanto da far assumere<br />

alla produzione un carattere altamente artigianale.<br />

Descrizione della varietà locale<br />

Pianta a crescita determinata (50-60 cm) e a maturazione leggermente scalare<br />

(un po’ meno rispetto allo Scritto di Lucca). Presenta foglie di colore verde tendenzialmente<br />

scuro; il baccello inizialmente è verde variamente screziato di<br />

rosso e, a maturazione, assume una colorazione crema non uniforme con scre-


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Rosso di Lucca<br />

ziature rosse; raggiunge lunghezza di 13-14 cm e larghezza di 1 cm. Il seme è<br />

di 1-1,5 x 0,7-0,9 cm, ha forma ellittica tendenzialmente stretta e colore rosso<br />

con striature dal granata scuro al nero.<br />

Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente. Il seme di questo fagiolo, che<br />

non è un borlotto, si presenta molto simile come aspetto a quello del Diecimino.<br />

Tecnica produttiva<br />

Il seme viene riprodotto direttamente in azienda dal produttore e, attualmente,<br />

si presenta con un minimo grado di inquinamento; generalmente viene selezionata<br />

la porzione di appezzamento da cui si ricaverà il seme. Per la produzione<br />

viene effettuata una leggera aratura (25-30 cm) seguita da una erpicatura per<br />

effettuare la somministrazione del fertilizzante. La fertilizzazione viene generalmente<br />

effettuata con prodotti organici o organo-minerali utilizzando concimi a<br />

più alto titolo di fosforo e potassio integrati con modeste quantità di concimi<br />

azotati (circa 50 unità di azoto, 70 di fosforo e 70 di potassio). La semina avviene<br />

nei mesi di maggio-giugno con sesti di impianto di circa 5 cm sulla fila e 50<br />

cm tra le file. Raramente si effettuano interventi di difesa. L’irrigazione si effettua<br />

solo in caso di necessità.<br />

La raccolta si fa a mano o con mezzi meccanici a partire dal mese di agosto fino<br />

ai primi di settembre; il prodotto viene commercializzato quasi esclusivamente<br />

secco. Nella raccolta meccanica le piante vengono sfalciate e poste a seccare in<br />

andane, poi si effettua la battitura con una trebbia opportunamente modificata<br />

che è in grado di separare il seme dai baccelli. Il prodotto viene quindi portato<br />

in azienda dove avviene la selezione: in un primo tempo viene vagliato tramite<br />

un vaglio meccanico a vibrazione; poi viene posto in sacchi di plastica tipo rafia<br />

e portato a effettuare la refrigerazione per la conservazione. Il prodotto refrigerato<br />

viene vagliato una seconda volta tramite vaglio meccanico a vibrazione e<br />

selezionato a mano su banco dotato di nastro alimentare meccanico.<br />

Caratteristiche del fagiolo Rosso di Lucca<br />

Carattere Classi<br />

Pianta tipo di accrescimento nano<br />

Fiore epoca di fioritura media<br />

colore (stendardo e ali) rosa<br />

Baccello lunghezza (stilo incluso) medio (circa 13-14 cm)<br />

sezione trasversale tendente a ellittica<br />

spessore medio<br />

grado di curvatura lieve, assente o molto lieve<br />

colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />

filo presente<br />

n. degli ovuli mediamente 5<br />

Stilo lunghezza medio, lungo<br />

grado di curvatura assente o molto lieve<br />

Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />

forma in sezione longitudinale<br />

medio (43 g circa)<br />

mediana (maturo e secco) ellittica, tendenzialmente stretta<br />

forma in sezione trasversale ellittica<br />

colore principale rosso con striature<br />

dal granata scuro al nero<br />

venature lievi<br />

colore contorno ilo differente dal colore del seme<br />

181


182 ARSIA<br />

La produzione del prodotto secco dipende molto dall’andamento stagionale e<br />

mediamente è di circa 8-10 q.li/ha; solo in condizioni ottimali si può arrivare a<br />

15 q.li/ha.<br />

Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />

L’assaggio effettuato nel 2005 ha mostrato valori in linea con quelli registrati nel<br />

2004, a esclusione di quelli relativi alla tendenza al dolce e all’amaro che si presentano<br />

addirittura invertiti: nel 2004 erano più evidenti i toni di amaro, mentre<br />

nel 2005 prevalgono nettamente i toni di dolce. Senza dubbio si tratta di un<br />

riflesso dell’andamento stagionale, dato che tale risultato è stato registrato anche<br />

per altre varietà.<br />

Per quanto riguarda l’esame olfattivo si confermano i buoni valori di intensità,<br />

persistenza e aromi che risultano piuttosto accentuati. L’esame gustativo ribadisce<br />

tali risultati per intensità e persistenza e rivela buoni valori di sapidità e, in<br />

misura minore di succulenza; in effetti in entrambi gli anni è emersa una piace-


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Rosso di Lucca<br />

vole morbidezza della pasta, nonostante il Rosso di Lucca sia un fagiolo tipico<br />

da passati; ovviamente una pasta morbida presenta una minore succulenza.<br />

L’esame cinestetico conferma la presenza di un’epidermide un po’ accentuata,<br />

benché meno di quanto ci si potesse aspettare, e una pasta piuttosto morbida.<br />

Il risultato d’insieme è più che soddisfacente e ci mostra un legume che, data la<br />

complessità di caratteristiche, si presta a vari utilizzi.<br />

Considerazioni generali<br />

Ammollo e cottura: il fagiolo è stato tenuto in ammollo per circa 14 ore e cotto<br />

per 1 ora.<br />

Aspetto esteriore: forma allungata e non troppo rotondeggiante, dimensione<br />

piccola, colore marrone scuro.<br />

Profumi e sapori: i profumi hanno una buona intensità e sono caratterizzati da<br />

una discreta persistenza; l’aroma è molto elevato; all’assaggio si confermano i<br />

valori di intensità e persistenza registrati nell’esame olfattivo e una sapidità e succulenza<br />

piuttosto intense; la tendenza all’amaro e quella al dolce hanno mostrato<br />

valori opposti nelle due annate.<br />

Profilo cinestetico: l’epidermide è risultata piuttosto consistente e la pasta abbastanza<br />

morbida, forse più morbida di quanto si potesse immaginare, considerando<br />

la consistenza dell’epidermide.<br />

Caratteristiche di sintesi<br />

Il Rosso di Lucca è risultato un tipico fagiolo da passati, data la consistenza dell’epidermide,<br />

benché la morbidezza della pasta lo renda adatto anche per altre<br />

preparazioni dove si riesca, attraverso la cottura, ad attenuare il difetto della consistenza<br />

come, per esempio nella preparazione “all’uccelletto” o nella cottura al<br />

“fiasco”. Comunque i profumi e i sapori intensi, uniti al colore altrettanto intenso,<br />

conferiscono a questo legume caratteri altamente positivi per impiegarlo nei<br />

passati. Proprio in questi tipi di piatto si esaltano le caratteristiche del fagiolo<br />

Rosso di Lucca: sapore e colore molto intensi associati alla consistenza della<br />

pasta sono in grado di conferire ai passati la giusta densità e colorazione nonché<br />

un gusto deciso e particolarmente gradevole.<br />

183


184 ARSIA<br />

L’esame olfattivo e gustativo hanno messo in evidenza un fagiolo dal forte carattere<br />

con ottima intensità e persistenza dei sapori oltre a buona sapidità. Il risultato<br />

d’insieme (armonicità) ha dato valori ben superiori alla media, segno di un<br />

rapporto ottimale fra i vari fattori.<br />

Uso in cucina<br />

Particolarmente adatto, data la consistenza dell’epidermide, per la preparazione<br />

di zuppe vegetali, dove si deve sentire in bocca ogni ingrediente. Ottimo come<br />

accompagnamento a piatti dai sapori robusti come per esempio, lo Spezzatino di<br />

Cervo con fagiolo Rosso di Lucca accompagnato a polenta di Granturco otto file.<br />

A condimento delle zuppe si suggerisce di usare un filo d’olio molto fruttato,<br />

amaro e piccante.<br />

Ai piatti suggeriti si potrebbe abbinare un vino rosso di buona struttura quale<br />

un Rosso di Montalcino o un Chianti Classico.<br />

Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />

Da 50 a 60 q.li all’anno, la parte maggior parte dei quali è prodotta attualmente<br />

da tre aziende che effettuano la raccolta meccanica del prodotto e lo commercializzano<br />

secco. Si ritiene che la produzione potrebbe essere sensibilmente<br />

incrementata arrivando a superare i 100 q.li, in particolare nel caso del prodotto<br />

secco per il quale si possono meccanizzare alcune operazioni colturali.


Fagiolo Schiaccione di Pietrasanta<br />

Denominazione: fagiolo Schiaccione di Pietrasanta.<br />

Localizzazione: si produce in Versilia a Pietrasanta e Camaiore e, in misura<br />

minore, nella Piana di Lucca.<br />

Cenni storici<br />

Lo Schiaccione è un fagiolo coltivato sin dall’antichità. Secondo gli intervistati<br />

proverrebbe dal Veneto e sarebbe conosciuto come Piattella veneta; in particolare,<br />

uno dei nostri intervistati ricorda che già il nonno lo coltivava almeno dalla<br />

fine dell’Ottocento. Veniva e tuttora viene prodotto nelle aree più fertili della<br />

Piana di Lucca in terreni freschi, di medio impasto tendente al sabbioso.<br />

Come buona parte dei fagioli lucchesi, anche questo veniva coltivato in consociazione<br />

col mais: veniva seminato fra una pianta e l’altra di mais e in breve<br />

tempo i fusti volubili si arrampicavano agli stocchi del mais fino a raggiungerne<br />

le infiorescenze maschili. Veniva commercializzato anche fuori provincia e, in<br />

particolare, a Firenze dove è sempre stato particolarmente apprezzato. Nelle<br />

aziende della Versilia passavano i cosiddetti “fagiolai” ad acquistare il prodotto<br />

che poi distribuivano nelle province limitrofe: Firenze, Pistoia, Pisa e Livorno.<br />

Descrizione della varietà locale<br />

Pianta a crescita indeterminata e maturazione scalare; è un rampicante non troppo<br />

vigoroso, molto versatile nei confronti del terreno e dell’esposizione. Le<br />

foglie sono verdi; il baccello a maturazione si presenta di colore verde (giallo a<br />

pieno sviluppo del seme) con, talvolta, screziature violacee che divengono rosse<br />

a pieno sviluppo del seme; raggiunge mediamente una lunghezza di 14-16 cm<br />

e una larghezza di 1-1,5 cm. Il seme è appiattito, ha dimensioni di 2-2,5 x 1-<br />

1,5 cm, forma ellittica tendenzialmente reniforme e colore bianco.<br />

Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente. Ricorda per morfologia e per<br />

modalità di consumo la Piattella pisana, dalla quale si distingue per l’aspetto<br />

maggiormente compresso del seme.


186 ARSIA<br />

Caratteristiche del fagiolo Schiaccione di Pietrasanta<br />

Carattere Classi<br />

Pianta tipo di accrescimento rampicante<br />

Fiore epoca di fioritura medio-tardiva<br />

colore (stendardo e ali) bianco<br />

Baccello lunghezza (stilo incluso) media (circa 15 cm)<br />

sezione trasversale ellittica<br />

spessore medio<br />

grado di curvatura medio<br />

colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />

filo presente<br />

n. degli ovuli mediamente 4 o 5<br />

Stilo lunghezza media<br />

grado di curvatura assente o molto lieve<br />

Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />

forma in sezione longitudinale<br />

medio-grande (50 g circa)<br />

mediana (maturo e secco) ellittico largo con tendenza al reniforme<br />

forma in sezione trasversale appiattita<br />

colore principale bianco<br />

venature medie<br />

colore contorno ilo stesso colore del seme<br />

Tecnica produttiva<br />

Il seme viene spesso riprodotto direttamente in azienda dal produttore. Si può<br />

ricorrere sia alla semina che al trapianto; si effettua un’aratura leggera (25-30<br />

cm) seguita da un’erpicatura con la quale si effettua l’interramento del fertilizzante<br />

(generalmente prodotti organici o organo-minerali) utilizzando concimi a<br />

più alto titolo di fosforo e potassio integrati con modeste quantità di concimi<br />

azotati. In coltura protetta si<br />

effettua il trapianto precocemente<br />

(fra la metà di febbraio e la<br />

metà di marzo), mentre in piena<br />

aria la semina avviene nei mesi di<br />

maggio-giugno. Sesti di impianto<br />

sono: nel caso di fila binata, le<br />

distanze sulla fila sono di circa 40<br />

cm, di 1 metro fra una bina e l’altra<br />

e di 50-60 cm fra le file della<br />

bina; nel caso di fila singola, sono<br />

di 40 cm sulla fila e 1 metro fra le<br />

file. I semi o le piantine per il trapianto<br />

si collocano in piccole<br />

buche, disponendo 2-3 piante<br />

per ogni buca. Raramente si<br />

effettuano interventi di difesa. Le<br />

irrigazioni vengono effettuate<br />

regolarmente senza eccedere<br />

nelle quantità di acqua. La raccolta<br />

viene effettata a mano e<br />

sono necessari da 6 a 8 passaggi<br />

per completarla. Il fagiolo Schiac-


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Schiaccione di Pietrasanta<br />

cione è molto produttivo, anche se soggetto a produzioni incostanti; nelle<br />

migliori condizioni ambientali si possono ottenere anche 90-100 q.li/ha di prodotto<br />

fresco.<br />

Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />

L’assaggio effettuato nel 2005 ha messo in evidenza valori un po’ difformi<br />

rispetto a quelli registrati nel 2004; tuttavia possiamo dire che sono sostanzialmente<br />

confermate le caratteristiche peculiari del legume: delicatezza e armonia.<br />

L’esame olfattivo ha rilevato valori più alti rispetto a quelli del 2004 per tutti i<br />

descrittori; l’esame gustativo non ha confermato i valori alti dell’esame olfattivo<br />

ma, del resto, trattandosi di un legume delicato, era lecito aspettarsi i toni tenui<br />

emersi all’esame gustativo. Anche nel 2005 i toni di dolce sono risultati prevalenti<br />

rispetto a quelli di amaro. Il profilo cinestetico ha confermato la scarsa consistenza<br />

dell’epidermide e la pasta morbida. Il giudizio complessivo è risultato<br />

ottimo in entrambe le annate.<br />

Considerazioni generali<br />

Ammollo e cottura: il fagiolo è stato tenuto in ammollo per circa 15 ore ed è<br />

stato cotto per 50 minuti.<br />

Aspetto esteriore: forma allungata, piuttosto piatta, dimensione grande, colore<br />

bianco.<br />

Profumi e sapori: i profumi hanno valori nella media per intensità, persistenza e<br />

aroma; valori più che buoni, considerando che si tratta di un fagiolo bianco, per<br />

natura molto più delicato rispetto ai rossi. All’assaggio si confermano i valori di<br />

intensità e persistenza registrati nell’esame olfattivo; la sapidità non è accentuata<br />

e la succulenza è abbastanza elevata; la tendenza all’amaro è molto bassa,<br />

mentre risalta la dolcezza confermando che si tratta di un fagiolo dai sapori<br />

molto delicati.<br />

Profilo cinestetico: l’epidermide è quasi assente e la pasta molto morbida.<br />

Caratteristiche di sintesi<br />

Lo Schiaccione di Pietrasanta è risultato un ottimo fagiolo con un discreto equilibrio<br />

e ha registrato valori più che buoni per tutti i descrittori. Date le sue caratteristiche,<br />

fra le quali spiccano la scarsa consistenza dell’epidermide e la morbidezza<br />

della pasta, lo Schiaccione si presta a essere impiegato sia in preparazioni<br />

semplici, in cui possano risaltare al meglio le doti appena esposte, sia in piatti più<br />

187


188 ARSIA<br />

complessi e in abbinamenti più innovativi. In complesso si tratta di un fagiolo<br />

eccellente e il risultato d’insieme (armonicità) mette in evidenza l’equilibrio dei<br />

suoi caratteri.<br />

Uso in cucina<br />

Si suggerisce di servirlo semplicemente lessato e condito con olio extravergine<br />

d’oliva, preparazione in cui ci si può sbizzarrire negli abbinamenti con oli dotati<br />

di caratteristiche diverse. Oppure si consiglia di utilizzarlo in sughi stufati in<br />

accompagnamento a carni saporite (insaccati da cottura).<br />

È interessante proporlo nelle zuppe di pesce, per esempio, la Zuppa di pesce povero<br />

con fagiolo Schiaccione di Pietrasanta.<br />

Particolarmente buono se lessato e accompagnato da oli con fruttati medio-bassi<br />

con moderate caratteristiche di amaro e piccante, atti a far esprimere al massimo<br />

la fragranza e gli aromi di questo fagiolo bianco.<br />

Ai piatti suggeriti si potrebbe abbinare un vino bianco barriccato.<br />

Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />

Da 600 a 700 q.li all’anno di prodotto fresco. Lo Schiaccione viene commercializzato<br />

esclusivamente come prodotto fresco e consumato durante la stagione<br />

di raccolta che, con le semine scalari e la coltivazione in serra, va da aprile fino<br />

a tutto novembre; pertanto, data l’attuale richiesta del mercato, si ritiene possibile<br />

un aumento della produzione fino a superare i 1.000 q.li dato che questo<br />

fagiolo, essendo un buon produttore, può garantire un reddito significativo.


Fagiolo Scritto della Garfagnana<br />

Denominazione: fagiolo Scritto della Garfagnana.<br />

Localizzazione: coltivato in tutta la Garfagnana, in particolare a Pieve Fosciana<br />

e nei comuni dell’Alta Garfagnana.<br />

Cenni storici<br />

Lo Scritto è uno dei fagioli più importanti della Garfagnana benché spesso, data<br />

la sua scarsa caratterizzazione, sia stato confuso con i comuni borlotti dai quali,<br />

comunque, deriva. Prodotto nelle aree più fertili della vallata, generalmente<br />

nelle zone vicine al Serchio, in terreni di medio impasto tendenti al sabbioso<br />

anche grazie alle esondazioni. Queste aree adiacenti al fiume, terreni demaniali<br />

“colonizzati” dai produttori agricoli, venivano chiamate “fagiolaie” e si prestavano<br />

particolarmente alla coltivazione dei fagioli che rappresentavano l’alimento<br />

principe di tutta la Garfagnana (usati per preparare pasta e fagioli, minestra di<br />

farro ecc.). Come quasi tutte le varietà di fagioli della Lucchesia anche lo Scritto<br />

della Garfagnana veniva consociato al mais e, essendo semirampicante, si legava<br />

al cereale fino alla pannocchia.<br />

Data la scarsa disponibilità di terreni coltivabili la produzione di fagioli era quasi<br />

esclusivamente destinata all’autoconsumo e le “fagiolaie” avevano il ruolo importante<br />

di produrre l’alimento proteico base, per tutto l’anno, per la famiglia.<br />

Osservazioni: l’omogeneità è sufficiente.<br />

Nel confronto con il Borlotto nano Lingua di fuoco e il Borlotto rampicante<br />

Lingua di fuoco è emerso che lo Scritto è più tardivo del Borlotto nano ma più<br />

precoce del Borlotto rampicante; ha baccello più corto e più diritto di entrambi;<br />

stilo più corto e seme più piccolo di entrambi. La forma e la colorazione dei<br />

semi dei tre campioni è abbastanza simile. Nette le differenze rispetto al fagiolo<br />

Scritto di Lucca.


190 ARSIA<br />

Caratteristiche del fagiolo Scritto della Garfagnana<br />

Carattere Classi<br />

Pianta tipo di accrescimento rampicante<br />

Fiore epoca di fioritura medio-tardiva, tardiva<br />

colore (stendardo e ali) rosa<br />

Baccello lunghezza (stilo incluso) corta (circa 9-11 cm)<br />

sezione trasversale ellittica, circolare<br />

spessore medio<br />

grado di curvatura lieve, assente o molto lieve<br />

colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />

con screziature violacee che divengono<br />

rosse a pieno sviluppo del seme<br />

filo assente<br />

n. degli ovuli mediamente 4<br />

Stilo lunghezza media, medio-lunga<br />

grado di curvatura assente o molto lieve<br />

Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />

forma in sezione longitudinale<br />

media, medio-grande (43-53 g circa)<br />

mediana (maturo e secco) ovale, ovale larga<br />

forma in sezione trasversale tondeggiante<br />

colore principale ‘camoscio’ con striature color vinaccia<br />

venature medie, medio-forti<br />

colore contorno ilo differente dal colore del seme<br />

(marrone più scuro)<br />

Tecnica produttiva<br />

Il seme viene riprodotto direttamente in azienda dal produttore e, attualmente,<br />

si presenta con un minimo grado di inquinamento. Viene effettuata una leggera<br />

aratura (25-30 cm) seguita da una erpicatura per la somministrazione del fertilizzante,<br />

generalmente organico. La semina avviene nel mese di maggio con<br />

sesti di impianto che variano da 20-30 cm sulla fila e 75 cm tra le file.<br />

Le irrigazioni vengono effettuate solo in caso di necessità. La raccolta viene<br />

compiuta a mano fra la fine di luglio<br />

e quella di agosto via via che i<br />

baccelli raggiungono il giusto<br />

grado di maturazione. Il prodotto<br />

raccolto viene essiccato sull’aia e,<br />

quindi, selezionato. La produzione<br />

dipende molto dall’andamento<br />

stagionale; mediamente è di circa<br />

15-20 q.li/ha.<br />

Caratterizzazione organolettica<br />

e uso in cucina<br />

Il confronto fra le due annate di<br />

degustazione ha messo in evidenza<br />

differenze abbastanza sensibili<br />

all’esame olfattivo, dove i due<br />

campioni esaminati nel 2005<br />

hanno ottenuto valori molto più<br />

elevati rispetto al campione del<br />

2004 sia per intensità e persistenza,<br />

sia per aroma. L’esame gustati-


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Scritto della Garfagnana<br />

vo ha mostrato valori abbastanza concordanti per quanto riguarda intensità, persistenza,<br />

sapidità e succulenza; differenze marcate si notano invece sulle note del<br />

dolce e dell’amaro dove, a una maggiore tendenza all’amaro nell’assaggio del<br />

2004, ha fatto riscontro una situazione più equilibrata per i due campioni del<br />

2005. Riguardo a questo carattere, comunque, possiamo considerare lo Scritto<br />

della Garfagnana un fagiolo abbastanza equilibrato fra dolce e amaro e piuttosto<br />

tendente all’amaro.<br />

Per quanto riguarda l’esame cinestetico, c’è una discreta concordanza fra i risultati<br />

delle due annate e pertanto si individuano questi caratteri: epidermide un<br />

po’ consistente e pasta tendente al farinoso, caratteristiche che lo accostano al<br />

borlotto e lo rendono particolarmente adatto per i passati. Il giudizio di sintesi<br />

espresso dall’armonicità mostra un prodotto indubbiamente interessante.<br />

Considerazioni generali<br />

Ammolllo e cottura: il fagiolo è stato tenuto in ammollo per circa 12 ore e cotto<br />

per 1 ora e 45 minuti.<br />

Aspetto esteriore: forma globosa, rotondeggiante, dimensione media, colore<br />

marrone.<br />

Profumi e sapori: i profumi hanno una media intensità, sono caratterizzati da scarsa<br />

persistenza e da un aroma non troppo accentuato; all’assaggio si conferma una<br />

media intensità di sapori, una discreta sapidità e succulenza e toni di amaro equilibrati<br />

con quelli di dolce. Presenta una discreta persistenza dei sapori.<br />

Profilo cinestetico: l’epidermide è risultata piuttosto consistente e la pasta farinosa.<br />

Caratteristiche di sintesi<br />

L’assaggio del 2005 ha confermato i valori emersi nel 2004; pertanto si può<br />

affermare che vi sono reali discrepanze con i dati raccolti in fase di censimento.<br />

È da evidenziare, comunque, la differenza fra questa varietà locale e i comuni<br />

borlotti, pur essendo possibile che l’origine sia la medesima; in effetti la coltivazione<br />

ripetuta per decine di anni di una varietà in un determinato ambiente<br />

porta a farle assumere caratteri propri.<br />

Lo Scritto della Garfagnana ha mostrato caratteristiche tipiche dei fagioli da passati<br />

con epidermide un po’ consistente e pasta tendente al farinoso e valori<br />

discreti in termini di sapore.<br />

191


192 ARSIA<br />

Uso in cucina<br />

Ottimo come fagiolo da zuppa, oppure come contorno in preparazioni “in<br />

umido” dai sapori forti, con soffritto di pancetta affumicata per esaltarne il sapore,<br />

come per esempio, il Fagiolo Scritto della Garfagnana in umido con filetto di<br />

maiale in crosta.<br />

La particolarità di questo fagiolo è quella di presentare decise note di amaro.<br />

Una volta lessato si presta dunque a essere accompagnato con un olio che abbia<br />

un giusto equilibrio fra dolce e amaro e un fruttato medio con leggere sfumature<br />

di verde erbaceo.<br />

Alle ricette suggerite si potrebbe abbinare un vino rosso quale un Rosso di Montecarlo.<br />

Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />

Si ritiene che la produzione attuale si aggiri intorno ai 20 q.li, anche se la stima<br />

è difficile, data l’ampiezza del territorio interessato alla produzione e la diffusione<br />

del prodotto in moltissimi orti familiari. Potrebbe essere relativamente<br />

incrementata, dato che lo Scritto della Grafagnana presenta una limitata caratterizzazione<br />

e tende a confondersi con varietà simili.


Fagiolo Scritto di Lucca<br />

Denominazione: fagiolo Scritto di Lucca o Scrittino di Lucca.<br />

Localizzazione: Piana di Lucca, nei comuni di Lucca, Capannori, Porcari, Altopascio<br />

e Montecarlo.<br />

Cenni storici<br />

Lo Scritto di Lucca, così come altre varietà locali più conosciute come il Rosso<br />

di Lucca e, soprattutto, il Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio, veniva coltivato<br />

nelle aree più fertili della Piana di Lucca in terreni di medio impasto tendente<br />

al sabbioso, in consociazione con il mais.<br />

Il crescente interesse dei consumatori verso le tipiche minestre lucchesi (a base<br />

di passati di fagioli) ha determinato la riscoperta di questo fagiolo la cui produzione<br />

era praticamente rimasta relegata a pochi hobbisti e destinata quasi esclusivamente<br />

all’autoconsumo. Infatti gli alti costi di questa coltura, ancora effettuata<br />

secondo i metodi tradizionali e con scarsi apporti di meccanizzazione, ne<br />

avevano disincentivato la produzione.<br />

In questi ultimi anni un attento lavoro di cernita e selezione, operato in particolare<br />

da due aziende, ha consentito di riportare relativamente in purezza il<br />

seme e di valorizzare il lavoro di un numero imprecisato di hobbisti, perlopiù<br />

pensionati, che hanno consentito il mantenimento dell’ecotipo.<br />

La storia dello Scritto di Lucca è collegata a quella del Cannellino di San Ginese<br />

e Sant’Alessio e del Rosso di Lucca, dei quali lo Scritto sembra aver fatto proprie<br />

le doti (tegumento delicato come il Cannellino, consistenza e sapore deciso<br />

come il Rosso). La tecnica colturale non ha subito grosse variazioni negli anni<br />

tanto da far assumere alla coltura un carattere altamente artigianale.<br />

Descrizione della varietà locale<br />

Pianta a crescita determinata (50-60 cm) e a maturazione scalare. Le foglie sono<br />

di colore verde medio; il baccello, inizialmente di colore verde, a maturazione si


194 ARSIA<br />

presenta di colore biancastro con striature rossastre e raggiunge mediamente<br />

una lunghezza di 12-13 cm e larghezza di 1 cm. Il seme è di 1,5 x 0,6-0,8 cm<br />

circa, ha forma ellittica sia in sezione longitudinale che trasversale e colorazione<br />

principale ‘camoscio’ con striature di color vinaccia.<br />

Osservazioni: presenta omogeneità<br />

sufficiente. Questo fagiolo,<br />

che non è del tipo borlotto,<br />

appare abbastanza caratterizzato<br />

nelle sue caratteristiche<br />

morfologiche.<br />

Tecnica produttiva<br />

Il seme è riprodotto direttamente<br />

in azienda dal produttore<br />

e, attualmente, si presenta<br />

con un minimo grado di<br />

inquinamento; generalmente<br />

viene selezionata la porzione<br />

di appezzamento da cui si ricaverà<br />

il seme. Viene effettuata<br />

una leggera aratura (25-30<br />

cm) seguita da una erpicatura<br />

con la quale si somministra il<br />

fertilizzante. La fertilizzazione<br />

viene generalmente effettuata<br />

con prodotti organici o organo-minerali<br />

utilizzando conci-<br />

Caratteristiche del fagiolo Scritto di Lucca<br />

Carattere Classi<br />

Pianta tipo di accrescimento nano<br />

Fiore epoca di fioritura media<br />

colore (stendardo e ali) rosa<br />

Baccello lunghezza (stilo incluso) media (circa 13,5-14 cm)<br />

sezione trasversale ellittica<br />

spessore medio<br />

grado di curvatura lieve, molto lieve<br />

colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />

con leggere screziature violacee<br />

filo presente<br />

n. degli ovuli mediamente 4 o 6<br />

Stilo lunghezza medio-lunga<br />

grado di curvatura assente o molto lieve<br />

Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />

forma in sezione longitudinale<br />

da medio-piccola (35 g circa)<br />

a medio-grande (53 g circa)<br />

mediana (maturo e secco) ellittica<br />

forma in sezione trasversale ellittica<br />

colore principale ‘camoscio’ con striature color vinaccia<br />

venature medie<br />

colore contorno ilo differente dal colore del seme<br />

(bianco e giallo-marroncino)


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Scritto di Lucca<br />

mi a più alto titolo di fosforo e potassio integrati con modeste quantità di concimi<br />

azotati (circa 50 unità di azoto, 70 di fosforo e 70 di potassio).<br />

La semina avviene nei mesi di maggio-giugno con sesti di impianto che variano<br />

da 5 cm sulla fila e 75 cm tra le file (prodotto fresco) a 5 cm per 50 cm (prodotto<br />

secco). Raramente si effettuano interventi di difesa. Vengono effettuate<br />

solo irrigazioni di soccorso. La raccolta viene compiuta a mano per il prodotto<br />

fresco, mentre è meccanizzata per il prodotto secco e va dal mese di luglio fino<br />

a settembre inoltrato, a seconda di quando è stata effettuata la semina. Il prodotto<br />

raccolto viene selezionato in azienda e, quello secco, viene vagliato su<br />

banco con l’ausilio di un nastro alimentare meccanico.<br />

La produzione dipende molto dall’andamento stagionale e mediamente è di<br />

circa 40-50 q.li/ha per il prodotto fresco, mentre nel caso di quello secco è sempre<br />

inferiore ai 10 q.li/ha.<br />

Prodotto fresco: viene colta manualmente l’intera pianta e per la raccolta completa<br />

di un appezzamento sono necessari 2-3 passaggi; in seguito, nei locali dell’azienda,<br />

i baccelli vengono separati dai residui vegetali e poi collocati in casse<br />

di plastica forate.<br />

Prodotto secco: le piante vengono sfalciate e poste a seccare in andane; successivamente<br />

si effettua la battitura con una trebbia opportunamente modificata<br />

che è in grado di separare il seme dai baccelli. Il prodotto viene quindi portato<br />

in azienda dove avviene la selezione: in un primo tempo viene vagliato tramite<br />

un vaglio meccanico a vibrazione; poi viene posto in sacchi di plastica tipo rafia<br />

e refrigerato per la conservazione. I fagioli refrigerati vengono vagliati una<br />

seconda volta con il vaglio meccanico e selezionati a mano su banco dotato di<br />

nastro alimentare meccanico.<br />

Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />

Benché per alcuni valori i dati non siano perfettamente concordanti, negli assaggi<br />

di entrambe le annate si individua un legume in grado di coniugare un buon<br />

carattere di aromi e sapori con una discreta delicatezza di epidermide e pasta.<br />

L’esame olfattivo ha rilevato valori discreti di intensità e persistenza, quest’ultima<br />

più elevata nel 2005, e un buon aroma, con valori inferiori nel 2005. L’esame<br />

gustativo ha messo in risalto una maggiore intensità nel 2005 rispetto al<br />

2004, mentre la persistenza è risultata inferiore, benché con valori più che<br />

buoni; sapidità e succulenza presentano valori medi, mentre i toni di dolce e<br />

amaro appaiono piuttosto equilibrati, anche se con risultati discordanti nelle due<br />

annate (nel 2004 prevale leggermente l’amaro e nel 2005 il dolce). All’esame<br />

195


196 ARSIA<br />

cinestetico l’epidermide risulta di media consistenza e la pasta farinosa, ma tendente<br />

al morbido. Il risultato d’insieme, l’armonicità, è soddisfacente.<br />

Considerazioni generali<br />

Ammollo e cottura: il fagiolo è stato tenuto in ammollo per circa 13 ore ed è<br />

stato cotto per 1 ora.<br />

Aspetto esteriore: è di forma allungata e non molto rotondeggiante, dimensione<br />

piccola, colore marrone tendente al chiaro.<br />

Profumi e sapori: i profumi hanno una buona intensità e sono caratterizzati da<br />

discreta persistenza; l’aroma è abbastanza elevato; all’assaggio si nota una buona<br />

intensità di sapori, una sapidità media e una succulenza non accentuata; la tendenza<br />

all’amaro è ben bilanciata dalla dolcezza; la persistenza dei sapori discreta.<br />

Profilo cinestetico: l’epidermide di consistenza media e la pasta fra il farinoso e<br />

il morbido.<br />

Caratteristiche di sintesi<br />

Lo Scritto di Lucca è risultato piuttosto delicato rispetto agli altri fagioli rossi e<br />

scritti: epidermide non troppo pronunciata e pasta sufficientemente morbida,<br />

così come delicatezza dei sapori, gli conferiscono caratteri molto più vicini ai<br />

fagioli bianchi.<br />

Ha mostrato proprietà che lo rendono adatto sia per la preparazione di passati,<br />

sia per essere consumato semplicemente lessato e condito, per apprezzarne la<br />

delicatezza e il sapore; ottima la tipica cottura ‘al fiasco’. L’esame gustativo,<br />

rispetto a quello olfattivo, ha leggermente deluso le aspettative per quanto concerne<br />

l’intensità dei sapori; sapori che però sono risultati più persistenti nell’assaggio<br />

dove lo Scritto di Lucca spicca per equilibrio fra sapidità, dolcezza, succulenza<br />

e tendenza all’amaro, tanto che il risultato d’insieme (armonicità) è più<br />

che positivo.<br />

Uso in cucina<br />

Si suggerisce di proporlo come contorno semplicemente lessato, accompagnato<br />

da aromi robusti (aglio crudo, salvia fresca) o passato insaporito con erbe aromatiche<br />

e altri ortaggi, come nella Crema di fagiolo Scritto di Lucca aromatizzato<br />

con lardo e salvia.


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Scritto di Lucca<br />

Per consumare questo fagiolo lessato, ma senza l’aggiunta di aromi, si consiglia<br />

l’abbinamento con un olio mediamente fruttato con sfumature di erbaceo, toni<br />

di amaro e piccante non troppo intensi. Ottimo l’abbinamento con un vino<br />

rosso quale il Merlot.<br />

Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />

Attualmente si producono da 20 a 30 q.li all’anno, principalmente in tre aziende<br />

che effettuano la raccolta meccanica e lo commercializzano secco. Altre piccole<br />

aziende lo coltivano per il consumo fresco per il mercato locale e l’autoconsumo.<br />

Si ritiene che la produzione potrebbe essere incrementata sensibilmente,<br />

soprattutto quella di prodotto secco, per il quale si possono meccanizzare<br />

alcune operazioni colturali. Il prodotto fresco, trattandosi di un fagiolo<br />

ancora poco conosciuto, incontra, per il momento, una richiesta di mercato<br />

piuttosto limitata, a causa dell’aspetto del baccello (piccolo e poco colorito), che<br />

non lo rende molto apprezzato. L’incremento della vendita del prodotto secco<br />

potrebbe favorire la conoscenza anche del fagiolo fresco, consentendogli di trovare<br />

uno spazio di mercato consono alle sue caratteristiche organolettiche.<br />

197


Fagiolo Stortino di Lucca<br />

Denominazione: fagiolo Stortino di Lucca o Anellino giallo di Lucca.<br />

Localizzazione: si produce nella Piana di Lucca e, in misura minore, in Versilia.<br />

Cenni storici<br />

Introdotto in Lucchesia da lungo tempo, probabilmente importato dalle zone<br />

litoranee (Massa-Sarzana), si è ampiamente diffuso, per le sue qualità organolettiche<br />

e l’ottima produttività, in particolare nella Piana di Lucca e in Versilia in<br />

terreni freschi, di medio impasto tendente al sabbioso.<br />

Lo Stortino è sempre stato consumato a livello locale e molto apprezzato per le<br />

notevoli caratteristiche organolettiche.<br />

Descrizione della varietà locale<br />

Pianta a crescita indeterminata e maturazione scalare. Presenta foglie di colore<br />

verde; il baccello, nel momento più idoneo alla raccolta, è giallo crema e molto<br />

ricurvo, fino ad assumere una forma semicircolare; raggiunge mediamente una<br />

lunghezza di 13-14 cm e una larghezza di 1-1,3 cm. Il seme è di medie dimensioni,<br />

ha forma da ovale a ellittica e una caratteristica colorazione nera.<br />

Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente. Nel confronto con le varietà Primel<br />

e Sunray è risultata una maggior precocità di questi due fagioli rispetto allo<br />

Stortino; il baccello del Primel è mediamente più lungo degli altri due. A maturazione<br />

commerciale (tutti e tre i campioni sono fagioli ‘mangiatutto’) il baccello<br />

dello Stortino assume una colorazione gialla e un grado di curvatura molto<br />

forte, mentre i baccelli delle altre due varietà rimangono verdi e con minor curvatura.<br />

I semi dello Stortino sono mediamente più grandi, con forma e colorazione<br />

diverse da quelli delle altre due varietà.<br />

È importante ricordare che la varietà Stortino di Lucca era iscritta fin dal 1977<br />

nel Registro nazionale italiano delle Varietà di Specie ortive con i seguenti tre<br />

sinonimi: Anellino giallo a grano marmorizzato grigio, Gancetto giallo, Anellino


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Stortino di Lucca<br />

burro. Tale iscrizione è perdurata fino all’aggiornamento del Registro del luglio<br />

1999, mentre in quello immediatamente successivo, risalente al giugno del<br />

2002, la varietà non compariva più perché era stata cancellata.<br />

Tecnica produttiva<br />

Il seme viene spesso riprodotto direttamente in azienda dal produttore. La semina<br />

viene compiuta dopo le normali operazioni di preparazione del terreno, aratura<br />

leggera (25-30 cm) seguita da una erpicatura con la quale si effettua l’interramento<br />

del fertilizzante, utilizzando concimi a più alto titolo di fosforo e<br />

potassio integrati con modeste quantità di concimi azotati; in particolare la pianta<br />

risulta particolarmente sensibile all’eccesso di azoto che produce a sua volta<br />

un eccesso di vigoria e conseguente scarsa fioritura e allegagione. Generalmente<br />

si semina molto fitto per poi compiere un diradamento manuale per ottenere<br />

un sesto d’impianto di circa 40 cm sulla fila e di 1,5 m fra le file. Raramente si<br />

effettuano interventi di difesa. Le irrigazioni vengono compiute regolarmente<br />

senza eccedere nelle quantità somministrate (circa 1 volta la settimana). Il fagiolo<br />

Stortino entra in produzione più precocemente e la raccolta dura più a lungo<br />

rispetto agli altri fagioli. In piena aria la semina si effettua ai primi di aprile per<br />

iniziare la raccolta dopo circa 60-70 giorni. La raccolta viene compiuta a mano<br />

e sono necessari da 6 a 8 passaggi per completarla. È importante cogliere i baccelli<br />

quando assumono la caratteristica colorazione giallo crema perché un ritardo<br />

favorirebbe la formazione del cosiddetto “filo”, tanto da far perdere al prodotto<br />

le sue ottime caratteristiche organolettiche. La produzione è di circa 50<br />

q.li di prodotto fresco per ettaro.<br />

Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />

Lo Stortino di Lucca è risultato un tipico ‘mangiatutto’. Rispetto ai comuni<br />

fagiolini verdi questo legume possiede caratteristiche poco comuni di sapori e<br />

aromi e una particolare delicatezza evidenziata dall’uniformità e morbidezza<br />

della pasta e dall’assenza di fibrosità.<br />

Caratteristiche del fagiolo Stortino di Lucca<br />

Carattere Classi<br />

Pianta tipo di accrescimento rampicante<br />

Fiore epoca di fioritura media<br />

colore (stendardo e ali) violetti<br />

Baccello lunghezza (stilo incluso) media (circa 13-13,5 cm)<br />

sezione trasversale tendente a ellittica<br />

spessore medio<br />

grado di curvatura molto forte<br />

colore di fondo verde (giallo a pieno sviluppo del seme)<br />

filo assente<br />

n. degli ovuli mediamente 4 o 5<br />

Stilo lunghezza medio-corta<br />

grado di curvatura assente o molto lieve<br />

Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />

forma in sezione longitudinale<br />

media (45 g circa)<br />

mediana (maturo e secco) ovale, tendente a ovale larga<br />

forma in sezione trasversale ellittica<br />

colore principale nero<br />

venature lievi<br />

colore contorno ilo differente dal colore del seme<br />

199


200 ARSIA<br />

All’esame olfattivo ha mostrato un’intensità e persistenza quasi al pari di quelle<br />

dei fagioli “biuso” che, data la loro complessità, sono senza dubbio avvantaggiati<br />

sotto questo aspetto; molto buono il valore dell’aroma, considerando la<br />

tipologia di fagiolo.<br />

L’esame gustativo ha confermato gli ottimi valori di intensità e persistenza; la<br />

sapidità è pure risultata elevata e al livello dei “biuso”, mentre la succulenza non<br />

è troppo accentuata, dato che rispecchia la tipologia di fagiolo. Infatti l’assenza<br />

del grano all’interno del baccello sottrae la succulenza e aumenta la delicatezza<br />

del legume. I toni di dolce prevalgono nettamente su quelli di amaro a conferma<br />

della delicatezza. Nel profilo cinestetico emerge positivamente la scarsa percezione<br />

dei filamenti coriacei, cosa importantissima per un ‘mangiatutto’, e la<br />

morbidezza e omogeneità della pasta. Ottima, quindi, la valutazione d’insieme<br />

evidenziata dal valore dell’armonicità.<br />

Il grafico in alto mette in comparazione le due varietà tipiche da consumo fresco:<br />

Stortino di Lucca e Stringa di Lucca.<br />

Considerazioni generali<br />

Aspetto esteriore: forma ricurva,<br />

di dimensioni medio piccole, piuttosto<br />

schiacciata; baccello lungo<br />

pochi cm e largo circa 1 cm.<br />

Profumi e sapori: i profumi hanno<br />

una buona intensità e persistenza;<br />

buono anche l’aroma, ottimo se<br />

consideriamo la tipologia di fagiolo;<br />

all’assaggio si confermano i<br />

dati di intensità e persistenza, ottima<br />

la sapidità; la succulenza è<br />

poco accentuata e in linea con la<br />

tipologia di fagiolo; la tendenza al<br />

dolce prevale nettamente su quella<br />

all’amaro.<br />

Profilo cinestetico: poco percepibili<br />

i filamenti coriacei (fibrosità<br />

scarsa), la pasta risulta ottimamente<br />

morbida e omogenea.


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Stortino di Lucca<br />

Caratteristiche di sintesi<br />

Lo Stortino di Lucca emerge come fagiolo ‘mangiatutto’ per il notevole carattere<br />

mostrato dai valori elevati di intensità e persistenza, ma soprattutto per l’ottimo<br />

valore della sapidità. Al riguardo dobbiamo fare alcune considerazioni: i fagioli<br />

‘mangiatutto’, generalmente, sono considerati delicati e vengono utilizzati in piatti<br />

con sapori decisi (per esempio “in umido” con pomodoro) dove si coniuga la<br />

loro delicatezza con il sapore del condimento; il fagiolo Stortino, invece, emerge<br />

per il suo carattere deciso che lo rende particolarmente apprezzabile.<br />

I toni del dolce nettamente più elevati rispetto a quelli dell’amaro e i valori relativi<br />

al profilo cinestetico sono quelli tipici del ‘mangiatutto’ e denotano una notevole<br />

delicatezza (assenza di filamenti coriacei e pasta omogenea e morbida). Il<br />

risultato d’insieme (armonicità) ha mostrato un fagiolo ottimamente equilibrato.<br />

Uso in cucina<br />

Si può consumare, come tutti fagioli ‘mangiatutto’, semplicemente lessato e<br />

condito con sale e olio extravergine di oliva; ma la delicatezza della pasta e l’assenza<br />

di fibrosità si esaltano nella preparazione “in umido” dove ben si coniugano<br />

con la sapidità e il gusto specifico di questo fagiolo. Si consiglia di condirlo<br />

con olio mediamente fruttato con toni di amaro non troppo accentuati.<br />

Nella tipica preparazione “in umido” può essere abbinato a un vino rosso giovane<br />

o comunque, non troppo invecchiato quale un Rosso delle Colline Lucchesi.<br />

Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />

Attualmente la produzione si aggira intorno ai 100 q.li, ma la stima potrebbe<br />

essere in difetto in quanto la produzione di questo fagiolo è molto diffusa negli<br />

orti familiari per l’autonconsumo. Probabilmente si potrebbe incrementarne la<br />

produzione ampliando il mercato e riuscendo a spuntare prezzi adeguati per un<br />

prodotto che risente degli elevati costi di produzione dovuti alla tecnica di coltivazione<br />

completamente manuale.<br />

201


Fagiolo Stringa di Lucca<br />

Denominazione: fagiolo Stringa di Lucca o fagiolo Serpente.<br />

Localizzazione: si produce nella Piana di Lucca e, in misura minore, in Versilia.<br />

Cenni storici<br />

Introdotto in Lucchesia da molto tempo, tuttavia non se ne conosce la provenienza.<br />

Del resto una sua variante con baccello più scuro e sottile e seme scuro<br />

è presente un po’ in tutta la Toscana interna e, soprattutto, nelle province di<br />

Firenze e Arezzo. Molto diffuso in tutta la Lucchesia per le sue qualità organolettiche<br />

e l’ottima produttività, era coltivato in terreni freschi, di medio impasto<br />

tendente al sabbioso.<br />

Questa varietà non ha conosciuto particolari momenti di crisi e, benché la sua<br />

coltivazione richieda notevoli apporti di manodopera, la produzione dello Stringa<br />

di Lucca è sempre riuscita a remunerare in modo significativo i produttori.<br />

Mentre il consumo del fagiolo Serpente toscano è piuttosto diffuso su tutto il territorio<br />

regionale, quello dello Stringa è rimasto relegato alla Lucchesia: il baccello<br />

meno sottile e la sua colorazione verde argentata sono meno apprezzati sul mercato,<br />

benché in realtà lo Stringa di Lucca denoti una maggior delicatezza di pasta<br />

(pasta più tenera) e di sapore (erbaceo meno accentuato).<br />

Descrizione della varietà locale<br />

Pianta a crescita indeterminata e maturazione scalare, è un rampicante da consumarsi<br />

fresco a baccello intero prima della differenziazione dei semi. Presenta<br />

foglie di colore verde scuro; il baccello, nel momento più idoneo alla raccolta, è<br />

molto lungo (35-40 cm), dello spessore di circa 0,5 cm e di colore verde (è leggermente<br />

più grosso e più chiaro del Serpente toscano). Il seme è di piccole<br />

dimensioni, reniforme e appiattito e presenta una colorazione ‘camoscio’-rossastra<br />

(più chiara di quello del Serpente toscano) molto caratteristica.<br />

Osservazioni: presenta omogeneità sufficiente.<br />

Nel confronto con la varietà Metro si rileva una significativa similitudine; lo<br />

Stringa, però, ha baccello più scuro e seme più chiaro.


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Stringa di Lucca<br />

Tecnica produttiva<br />

Il fagiolo Stringa viene coltivato sia in serra che in campo aperto. Il seme è spesso<br />

riprodotto direttamente in azienda dal produttore. La semina viene effettuata<br />

dopo le normali operazioni di preparazione del terreno, aratura leggera (25-<br />

30 cm) seguita da un’erpicatura per interrare il fertilizzante, utilizzando concimi<br />

a più alto titolo di fosforo e potassio integrati con modeste quantità di concimi<br />

azotati. Generalmente si seminano 2-3 semi ravvicinati e leggermente ricoperti<br />

di terreno con un sesto d’impianto di circa 40 cm sulla fila, e di 1-1,5 m<br />

fra le file. Alcuni preferiscono la disposizione in file binate con distanze di 40 cm<br />

sulla fila, 50-60 fra le file della bina e 1 m fra le bine. La semina viene compiuta<br />

verso la metà febbraio in serra e, da maggio-giugno in pieno campo; le semine<br />

tardive in serra vengono effettuate a metà agosto. Raramente si effettuano<br />

interventi di difesa. Viene irrigato regolarmente circa 1 volta la settimana. La<br />

raccolta è manuale e sono necessari da 6 a 8 passaggi per completarla. Per la<br />

commercializzazione in genere si confezionano i fagioli in mazzette di baccelli<br />

dello stesso calibro legate ai due estremi con filo di paglia.<br />

La produzione non è costante e, nelle condizioni migliori, si possono superare i<br />

70-80 q.li per ettaro.<br />

Caratterizzazione organolettica e uso in cucina<br />

Il fagiolo Stringa di Lucca è un tipico ‘mangiatutto’; viene, cioè, consumato a<br />

baccello intero prima che si sia formato il seme all’interno. La conformazione<br />

allungata e molto sottile del legume lo rendono unico nell’aspetto.<br />

Rispetto al fagiolo Stortino di Lucca ha evidenziato una maggiore delicatezza di<br />

profumi e sapori e, tutto sommato, un carattere minore rimanendo, però, poco<br />

paragonabile ai comuni ‘mangiatutto’.<br />

All’esame olfattivo ha mostrato intensità e persistenza non troppo elevate; non<br />

molto alti nemmeno i valori dell’aroma, che è comunque risultato discreto per<br />

questo tipo di fagiolo.<br />

Caratteristiche del fagiolo Stringa di Lucca<br />

Carattere Classi<br />

Pianta tipo di accrescimento rampicante<br />

Fiore epoca di fioritura medio-tardiva<br />

colore (stendardo e ali) violetto<br />

Baccello lunghezza (stilo incluso) molta lunga (circa 35-40 cm)<br />

sezione trasversale circolare<br />

spessore sottile<br />

grado di curvatura assente o molto lieve<br />

colore di fondo verde<br />

filo assente<br />

n. degli ovuli molti (circa 20)<br />

Stilo: lunghezza dello stilo corta<br />

grado di curvatura assente o molto lieve<br />

Seme taglia (peso 100 semi secchi)<br />

forma in sezione longitudinale<br />

molto piccola (16 g circa)<br />

mediana (maturo e secco) reniforme<br />

forma in sezione trasversale appiattita, tendente a ellittica<br />

colore principale tra ‘camoscio’ e rosso<br />

venature lievi<br />

colore contorno ilo differente dal colore del seme<br />

(bianco e marrone)<br />

203


204 ARSIA<br />

L’esame gustativo ha confermato valori di intensità e persistenza così come di<br />

sapidità e succulenza non troppo accentuati. I toni di dolce prevalgono nettamente<br />

su quelli di amaro a conferma della delicatezza.<br />

Nel profilo cinestetico emerge positivamente la percezione dei filamenti coriacei<br />

pressoché nulla, cosa importantissima per un ‘mangiatutto’, e la morbidezza e<br />

omogeneità della pasta.<br />

Discreta, quindi, la valutazione d’insieme evidenziata dal valore dell’armonicità.<br />

Il grafico a p. 200 mette in comparazione le due varietà tipiche da consumo fresco:<br />

Stortino di Lucca e Stringa di Lucca.<br />

Considerazioni generali<br />

Aspetto esteriore: di forma molto allungata (raggiunge anche i 30 cm di lunghezza),<br />

di spessore particolarmente sottile, piuttosto arrotondata.<br />

Profumi e sapori: i profumi hanno una media intensità e persistenza così come<br />

l’aroma, valori non troppo elevati ma più che soddisfacenti se consideriamo la<br />

tipologia di legume; all’assaggio si confermano i dati di intensità e persistenza,<br />

media pure la sapidità e la succulenza; la tendenza al dolce prevale nettamente<br />

su quella all’amaro.<br />

Profilo cinestetico: praticamente assenti i filamenti coriacei (fibrosità nulla), la<br />

pasta risulta ottimamente morbida e omogenea.<br />

Caratteristiche di sintesi<br />

Il fagiolo Stringa di Lucca è risultato un ottimo fagiolo ‘mangiatutto’ per la delicatezza<br />

dei toni: intensità e persistenza di profumi e sapori poco accentuate, buona<br />

sapidità e succulenza e netta prevalenza dei toni del dolce sull’amaro. Delicatezza<br />

che si conferma all’esame cinestetico; infatti sono inesistenti i filamenti coriacei e<br />

la pasta si mostra particolarmente morbida e omogenea. Con queste caratteristiche<br />

il fagiolo Stringa di Lucca è particolarmente adatto per essere cucinato “in<br />

umido” con pomodoro, dove la gradevolezza della pasta e i toni tenui si fondono<br />

in modo particolarmente gradevole<br />

con il condimento. Il<br />

risultato d’insieme (armonicità)<br />

ha mostrato un fagiolo<br />

ottimamente equilibrato.<br />

Uso in cucina<br />

L’uso principale è la tipica preparazione<br />

“in umido”, dove<br />

emergono la delicatezza della<br />

pasta e l’assenza di fibrosità, la<br />

giusta sapidità e un moderato<br />

tono di erbaceo. È ottimo<br />

abbinato a spezzatini di carne.<br />

Si consiglia di condirlo con<br />

olio fruttato con toni di amaro<br />

non troppo accentuati.<br />

Alla preparazione “in umido”<br />

si suggerisce di abbinare un<br />

vino rosso con toni di erbaceo<br />

quale un Cabernet.


I FAGIOLI DELLA LUCCHESIA • Stringa di Lucca<br />

Stringa di Lucca a sinistra (verde chiaro), a destra il fagiolo Serpente (verde scuro)<br />

Quantità prodotte e potenzialità produttive<br />

Ci risulta difficile distinguere la produzione dello Stringa di Lucca da quella del<br />

fagiolo Serpente toscano; si ritiene che la produzione totale si aggiri intorno ai<br />

700-800 q.li; più difficile è determinare la quota relativa allo Stringa di Lucca.<br />

Attualmente il mercato pare apprezzare maggiormente il fagiolo Serpente toscano<br />

solo per le sue caratteristiche estetiche: baccello più sottile e di colore verde<br />

più intenso. In realtà il baccello più grosso conferisce allo Stringa una maggiore<br />

tenerezza, mentre il legume più chiaro è sintomo di una minore aggressività<br />

del gusto erbaceo e di una maggiore delicatezza di gusto. Rendendo note le<br />

caratteristiche distintive del fagiolo Stringa di Lucca si potrebbe invertire l’attuale<br />

tendenza ad abbandonarne la coltivazione in favore del Serpente toscano.<br />

205


ARSIA, la comunicazione istituzionale<br />

al servizio dell’agricoltura<br />

L’attività editoriale<br />

L’ARSIA svolge la propria attività editoriale attraverso una<br />

specifica linea, articolata in varie collane (monografie, quaderni<br />

tecnici, atti di convegni e seminari, manuali tecnici) e<br />

provvede direttamente alla loro diffusione. L’Agenzia<br />

regionale, infatti, pubblica i risultati di studi, ricerche e sperimentazioni,<br />

realizzati dai propri tecnici o commissionati<br />

Collana Manuali ARSIA<br />

Costruire in legno. Progetti tipo di fabbricati e annessi agricoli.<br />

Autori vari. 1998 (I edizione).<br />

Schede di tecnica irrigua per l’agricoltura toscana (+ CD-rom)<br />

A. Giannini, V. Baglioni. 2000.<br />

Il paesaggio agroforestale toscano. Strumenti per l’analisi, la gestione e la conservazione<br />

A cura di M. Agnoletti. 2002.<br />

Costi di produzione e redditività delle principali colture agricole toscane (+ CD-rom)<br />

G. Franchini, A. Giannini. 2002.<br />

Progettazione e realizzazione di impianti di arboricoltura da legno<br />

A cura di E. Buresti Lattes e P. Mori. 2003.<br />

Costruire in legno. Progetti tipo di fabbricati e annessi agricoli<br />

(+ Tavole planimetriche in scala + CD-rom)<br />

Autori vari. 2003 (II edizione).<br />

La bonifica fitosanitaria a tutela del cipresso<br />

Autori vari. 2003.<br />

Conduzione e valutazione degli impianti di arboricoltura da legno<br />

A cura di E. Buresti Lattes e P. Mori. 2004.<br />

Guida per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tipici. Concetti, metodi, strumenti<br />

Autori vari. 2006.<br />

L’allevamento della Valdarnese bianca<br />

A cura di M. Gualtieri. 2006.<br />

I fagioli della Lucchesia<br />

Autori vari. 2008.<br />

IN PREPARAZIONE:<br />

Linee guida per la produzione primaria dei vegetali<br />

Autori vari. 2008.<br />

all’esterno, con l’intento di fornire attraverso la stampa (o<br />

utilizzando gli strumenti telematici) il materiale tecnico per<br />

la divulgazione e l’aggiornamento.<br />

L’elenco aggiornato di tutte le pubblicazioni edite dall’ARSIA<br />

è consultabile in internet all’indirizzo:<br />

www.arsia.toscana.it/vstore


Finito di stampare<br />

nel febbraio 2008<br />

da Press Service srl<br />

a Sesto Fiorentino (FI)<br />

per conto di<br />

ARSIA • Regione Toscana

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