Fagioli_lucchesia
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20 ARSIA<br />
lentemente quelli locali. L’interesse dei consumatori<br />
di altre zone verso questi prodotti sembra<br />
essere recente. Fa eccezione il fagiolo Schiaccione<br />
di Pietrasanta particolarmente apprezzato nelle<br />
province dell’entroterra quali Firenze e Pistoia e<br />
dai turisti che d’estate frequentano la Versilia, che<br />
non trascurano di farne la scorta quando rientrano<br />
dalle vacanze al mare. Il prodotto viene congelato<br />
per essere utilizzato in inverno. Vi sono anche<br />
commercianti chiamati “fagiolai” che passano dalle<br />
aziende della Versilia per portare lo Schiaccione sui<br />
mercati di Firenze, Pistoia, Pisa e Livorno.<br />
I fagioli “da sgranare”, invece, sono sempre<br />
stati apprezzati nelle province di Livorno e Firenze<br />
(in particolare il Cannellino di San Ginese e<br />
Sant’Alessio e il Rosso di Lucca) ed è ancora oggi<br />
usuale per le aziende produttrici la vendita diretta<br />
dei baccelli freschi ai commercianti. Entrando nel<br />
dettaglio, il fagiolo Cannellino di San Ginese e<br />
Sant’Alessio ha sempre avuto un’ottima risposta<br />
sul mercato di Firenze mentre il Rosso di Lucca è<br />
stato particolarmente apprezzato sul mercato di<br />
Livorno.<br />
Fiorente era comunque anche la commercializzazione<br />
sui mercati locali. In particolare, negli anni<br />
cinquanta, ha assunto un ruolo molto importante<br />
il mercato aperto di Marlia, una frazione del<br />
Comune di Capannori, collocato nel cuore della<br />
produzione orticola della Lucchesia, che rappresentava<br />
una sorta di collettore dove confluivano<br />
tutti i prodotti dell’agricoltura locale per essere poi<br />
distribuiti su altri mercati e, fra questi, i fagioli<br />
della Piana di Lucca e il Diecimino della vicina<br />
Borgo a Mozzano.<br />
Il culmine della produzione probabilmente è<br />
stato raggiunto negli anni settanta; in seguito la<br />
produzione ha subito una progressiva diminuzione<br />
della quale ha risentito in misura minore il solo<br />
fagiolo Cannellino di San Ginese e Sant’Alessio.<br />
Per quanto riguarda gli altri fagioli “da sgranare”,<br />
si sono persi o, al massimo, fino a pochi anni fa<br />
sono rimasti relegati negli orti familiari. Il fagiolo<br />
Rosso di Lucca e lo Scritto di Lucca sono stati<br />
recuperati alla produzione e al mercato solo negli<br />
ultimi cinque anni per iniziativa di un esiguo numero<br />
di aziende che hanno recuperato e riportato<br />
in purezza il seme delle due varietà prima che<br />
andassero definitivamente perdute. Il fagiolo Cannellino,<br />
invece, non ha corso rischi di estinzione,<br />
pur subendo una netta contrazione delle superfici<br />
coltivate; inoltre non è avvenuto, per la coltura, un<br />
ricambio generazionale tale da garantire la continuità<br />
e la permanenza di questa produzione nelle<br />
aree della Lucchesia.<br />
Fino a circa 15-20 anni fa, la presenza sui mercati<br />
di ingenti quantità di fagioli importati da Paesi<br />
esteri ha determinato uno scarso interesse verso le<br />
varietà locali. Recentemente la riscoperta dei prodotti<br />
tipici e locali da una parte e della dieta mediterranea<br />
dall’altra, hanno prodotto un’inversione<br />
di tendenza indirizzando le aziende produttrici<br />
verso un recupero di queste varietà che rischiavano<br />
di andare perdute.<br />
I fagioli nella cucina lucchese<br />
L’importanza che i fagioli hanno sempre avuto<br />
nella cucina lucchese è notevole. Non è azzardato<br />
affermare che questi legumi rappresentassero il<br />
prodotto base più utilizzato nella cucina locale per<br />
preparare passati e zuppe miste di legumi e cereali.<br />
Questi piatti appartenevano a una tradizione di cucina<br />
povera che, utilizzando i prodotti coltivati in<br />
proprio, sapeva combinarli in modo impeccabile<br />
dal punto di vista dietetico: i cereali (farro, grano e<br />
granoturco) garantivano il giusto apporto energetico<br />
e i fagioli l’apporto proteico.<br />
La carne veniva consumata con molta parsimonia,<br />
quasi esclusivamente nei giorni di festa; più<br />
frequente era l’uso di carne di maiale, ed è proprio<br />
con la carne di maiale che si abbinano bene i fagioli<br />
della Lucchesia in alcuni piatti tipici.<br />
In sostanza, nella cucina tradizionale questi legumi<br />
erano sempre presenti; il consumo poteva considerarsi<br />
quotidiano e non vi erano periodi dell’anno<br />
in cui venissero a mancare dalla mensa. Lo sviluppo<br />
particolare della produzione di fagioli da consumo<br />
secco testimonia la necessità di avere a disposizione<br />
questo alimento anche nel periodo invernale.<br />
Alcuni intervistati hanno rimarcato questo<br />
aspetto ricordando che all’epoca si diceva che,<br />
nonostante tutto, “sempre di fagioli si trattava”;<br />
benché venissero proposte varietà diverse e si utilizzassero<br />
per preparazioni diverse, erano pur sempre<br />
fagioli. Sembrerebbe paradossale che proprio<br />
coloro che hanno vissuto questa esperienza rimangano<br />
tuttora i più accaniti estimatori di questi<br />
legumi e che, continuando a coltivarli nei loro orti,<br />
ne abbiano consentito la sopravvivenza: ora possono<br />
consumarli per scelta e non hanno difficoltà ad<br />
apprezzare le eccellenti qualità delle varietà autoctone<br />
che, inconsapevolmente, hanno contribuito a<br />
conservare.<br />
L’importanza dei fagioli nella cucina locale è<br />
diminuita inevitabilmente a partire dagli anni sessanta<br />
quando l’esodo dalle campagne, da una<br />
parte, e il boom economico, dall’altra, hanno mo-