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L'ora del riscatto - Valori

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SHOBHA / CONTRASTO<br />

6 numero 39.<br />

Maggio 2006.<br />

€ 3,50<br />

aloriAnno<br />

Mensile di economia sociale e finanza etica<br />

Fotoreportage > Mafia<br />

osservatorio<br />

nuove<br />

povertà<br />

La risposta <strong>del</strong>la città d’arte<br />

e cultura alla scarsità di alloggi<br />

e ai bassi redditi: Pisa<br />

apre le porte <strong>del</strong>le istituzioni<br />

ai migranti e alla solidarietà<br />

Dossier > Oltre le intimidazioni la lotta contro la ‘ndrangheta è continua<br />

L’ora <strong>del</strong> <strong>riscatto</strong><br />

Fair Trade > Raddoppiano le vendite di prodotti equo solidali in Europa<br />

Messico > Il muro statunitense di mattoni e norme contro tutti i migranti<br />

Pedavena > La storica birra batte la globalizzazione e torna in attività<br />

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P.


BANCA ETICA<br />

La solidarietà è più forte<br />

<strong>del</strong>la ‘ndrangheta<br />

di Tonino Perna<br />

L’AUTORE<br />

Tonino Perna<br />

Economista e sociologo,<br />

insegna Sociologia<br />

economica presso<br />

il Dipartimento di Scienze<br />

Politiche <strong>del</strong>l’Università<br />

degli Studi di Messina<br />

e Istituzioni di economia<br />

presso la Facoltà<br />

di Architettura (corso<br />

di laurea in Urbanistica)<br />

di Reggio Calabria.<br />

Ha scritto diversi saggi<br />

sulla dipendenza<br />

e il sottosviluppo fra cui<br />

“Mercanti imprenditori<br />

consumatori” (Angeli,<br />

1984), “Lo sviluppo<br />

insostenibile” (Liguori,<br />

1994) e “Fair Trade.<br />

La sfida etica al mercato<br />

mondiale” (Bollati<br />

Boringhieri, 1998).<br />

È presidente <strong>del</strong> Parco<br />

nazionale <strong>del</strong>l’Aspromonte<br />

e <strong>del</strong> Comitato Etico<br />

<strong>del</strong>la Banca popolare Etica.<br />

I<br />

| editoriale |<br />

VIGLIACCHI ATTENTATI CONTRO LA COOPERATIVA VALLE DEL BONAMICO, voluta fortemente dal Vescovo<br />

Bregantini, ci devono fare riflettere. Ci si domanda in tanti perché la ‘ndrangheta vada a colpire<br />

una piccola attività economica che non da fastidio a nessuno, sapendo di suscitare una grande<br />

reazione, visto il valore simbolico <strong>del</strong>l’iniziativa. È la stessa domanda che ci siamo posti quando<br />

è stato ucciso, il 16 ottobre <strong>del</strong> 2005, l’on. Fortugno di fronte al seggio elettorale convocato<br />

per le Primarie per Prodi. Che succede in questa Calabria Ultra, estremo lembo <strong>del</strong>la penisola,<br />

dove si registra il più alto tasso d’omicidi per abitante ed, allo stesso tempo, il più elevato livello<br />

di disoccupazione/inoccupazione giovanile? Per tentare di dare una risposta dobbiamo fare qualche<br />

passo indietro. In questa terra che si affaccia sullo Jonio blu, attraversata da calanchi e punteggiata<br />

dai resti <strong>del</strong>la grande civiltà <strong>del</strong>la Magna Grecia, nella seconda metà <strong>del</strong> ‘900 si è registrato<br />

un profondo cambiamento nelle strutture sociali, economiche e politiche. Molte imprese artigianali<br />

e piccole imprese industriali non hanno retto all’apertura dei mercati, mentre l’intervento <strong>del</strong>lo<br />

Stato, e quindi <strong>del</strong>la politica locale, si è risolto nella creazione di posti di lavoro parassitari, privi<br />

spesso di ogni controllo sul piano <strong>del</strong>la efficacia e <strong>del</strong>l’utilità. In questo vuoto che si è determinato,<br />

tanto nella sfera economica quanto in quella sociale ed istituzionale, è cresciuto e si è diffuso<br />

un fenomeno criminale noto come “la ‘ndrangheta”, la cui nascita risale alla seconda metà <strong>del</strong> ‘800,<br />

ma il cui sviluppo è relativamente recente. La ‘ndrangheta, che rappresenta la risposta perversa<br />

ai processi di modernizzazione e di mercificazione in un’area periferica <strong>del</strong>l’economia-mondo,<br />

è progressivamente entrata in tutti i gangli <strong>del</strong>la realtà economica ed istituzionale, compiendo<br />

negli ultimi anni un vero e proprio salto di qualità. A partire dagli anni ’90 <strong>del</strong> secolo scorso,<br />

la ‘ndrangheta <strong>del</strong>la zona jonica reggina ha abbandonato l’odiosa industria dei sequestri di persona<br />

per dedicarsi al più redditizio traffico di droga ed armi, senza perdere quel radicamento sociale<br />

e territoriale che la caratterizza. La sua peculiarità, infatti, è quella di essere, allo stesso tempo, locale<br />

e globale, di controllare capillarmente il proprio territorio d’appartenenza e di investire grandi<br />

capitali nel circuito <strong>del</strong>la finanza o nelle grandi speculazioni immobiliari (per es. a Bruxelles<br />

la ‘ndrangheta ha costruito intieri quartieri). Controllando e reprimendo tutte le attività che<br />

rientrano nel suo territorio, la ‘ndrangheta è diventata il principale soggetto economico e politico<br />

<strong>del</strong>l’area <strong>del</strong>la Locride, creando con le sue attività posti di lavoro nel settore turistico e commerciale<br />

(ipermercati) ed allo stesso tempo controllando la sfera politica attraverso la gestione di cospicui<br />

pacchetti di voti. In breve, la ‘ndrangheta si è fatta classe dirigente. Ed è per questo che ha ucciso<br />

l’on. Fortugno, per dare una segnale forte alla classe politica locale e regionale, su chi veramente<br />

comanda e su come si rispettano i patti. Ed è per questo che ha colpito la cooperativa <strong>del</strong>la Valle<br />

<strong>del</strong> Bonamico, simbolo <strong>del</strong>la battaglia di Monsignor Bregantini per il <strong>riscatto</strong> di questa terra.<br />

Una cooperativa che funzioni veramente, che offra un canale legale di crescita sociale e civile,<br />

è insopportabile per la ‘ndrangheta perché è un processo che non controlla e che mette<br />

in discussione la sua egemonia culturale. Ma, forse non ha fatti veramente i conti fino in fondo.<br />

Non ha capito che dietro questa esperienza c’è un mondo di solidarietà che non solo farà rinascere<br />

questa cooperativa, ma porterà alla moltiplicazione di questa esperienza. Tutti siamo chiamati a<br />

offrire concretamente il nostro contributo per dimostrare che la solidarietà è più forte <strong>del</strong>la violenza<br />

e <strong>del</strong>la sopraffazione. Per questo vorrei concludere con un appello a sostenere la cooperativa <strong>del</strong>la<br />

Valle <strong>del</strong> Bonamico che fa parte <strong>del</strong> Consorzio Sociale “Goel” (c\c 513330 presso Banca Etica). .<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 3 |


CISL<br />

5 X MILLE<br />

valori<br />

maggio 2006<br />

mensile<br />

www.valori.it<br />

anno 6 numero 39<br />

Registro Stampa <strong>del</strong> Tribunale di Milano<br />

n. 304 <strong>del</strong> 15.04.2005<br />

editore<br />

Società Cooperativa Editoriale Etica<br />

Via Copernico, 1 - 20125 Milano<br />

promossa da Banca Etica<br />

soci<br />

Fondazione Culturale Responsabilità Etica,<br />

Arci, TransFair Italia, Mag 2, Editrice Monti,<br />

Fiba Cisl Nazionale, Cooperativa Sermis, Ecor,<br />

Cnca, Fiba Cisl Brianza, Agemi, Publistampa,<br />

Federazione Trentina <strong>del</strong>le Cooperative,<br />

Rodrigo Vergara, Fondazione Fontana<br />

consiglio di amministrazione<br />

Sabina Siniscalchi, Sergio Slavazza,<br />

Stefano Biondi, Pino Di Francesco<br />

Fabio Silva (presidente@valori.it)<br />

collegio dei sindaci<br />

Giuseppe Chiacchio (presidente),<br />

Danilo Guberti, Mario Caizzone<br />

direttore editoriale<br />

Sabina Siniscalchi (siniscalchi@valori.it)<br />

direttore responsabile<br />

Andrea Di Stefano (distefano@valori.it)<br />

redazione (redazione@valori.it)<br />

Via Copernico, 1 - 20125 Milano<br />

Cristina Artoni, Paola Baiocchi, Francesco Carcano,<br />

Paola Fiorio, Michele Mancino, Sarah Pozzoli,<br />

Francesca Paola Rampinelli, Elisabetta Tramonto<br />

revisione testi<br />

Silvia Calvi<br />

progetto grafico e impaginazione<br />

Francesco Camagna (francesco@camagna.it)<br />

Simona Corvaia (simona.corvaia@fastwebnet.it)<br />

Adriana Collura (infografica)<br />

fotografie<br />

Fabio Cuttica, Stefano De Luigi,<br />

Susan Meiselas, Shobha, Stefano Snaidero<br />

(Contrasto/Magnum Photos)<br />

stampa<br />

Publistampa Arti grafiche<br />

Via Dolomiti 12, Pergine Valsugana (Trento)<br />

distributore nazionale<br />

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10 numeri 30,00 euro ˜ sostenitore 60,00 euro<br />

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È consentita la riproduzione totale o parziale<br />

dei soli articoli purché venga citata la fonte.<br />

Per le fotografie di cui, nonostante le ricerche<br />

eseguite, non è stato possibile rintracciare<br />

gli aventi diritto, l’Editore si dichiara pienamente<br />

disponibile ad adempiere ai propri doveri.<br />

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Iso 9706 - Elemental Chlorine Free<br />

SHOBHA / CONTRASTO<br />

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E CONTRIBUTI A<br />

Società Cooperativa<br />

Editoriale Etica<br />

Via Copernico 1, 20125 Milano<br />

tel. 02.67199099<br />

fax 02.67491691<br />

e-mail<br />

distefano@valori.it<br />

redazione@valori.it<br />

direzione@valori.it<br />

Bambini giocano a uccidersi<br />

tra di loro con pistole giocattolo:<br />

uno di loro è sdraiato a terra<br />

e fa finta di essere morto.<br />

Palermo, 1991<br />

| sommario |<br />

bandabassotti 7<br />

fotoreportage. Mafia 8<br />

dossier. Mafia 16<br />

I lamponi <strong>del</strong> vescovo come segnale di cambiamento 18<br />

I tanti legami tra cosche e politica nelle inchieste <strong>del</strong>la magistratura 23<br />

Promosse le cooperative, ma manca la capacità imprenditoriale 25<br />

finanzaetica 28<br />

Finanza, mercato e lavoro possono essere solo etici intervista a Pier Paolo Baretta 30<br />

La nuova censura dei bit dalla Cina può arrivare a tutta la Rete 33<br />

Raddoppia il Fair Trade in Europa 35<br />

lavanderia 36<br />

osservatorionuovepovertà 35<br />

Gli invisibili vivono anche nella città d’arte 36<br />

Crescono i servizi, stenta l’industria 44<br />

macroscopio 49<br />

internazionale 48<br />

Un muro per fermare i migranti di Tijuana 50<br />

«La migrazione ribaltata». Clandestini e poco integrati 53<br />

Una scuola d’arte per far superare i traumi <strong>del</strong>la guerra 54<br />

economiasolidale 58<br />

Molto rumore per abbattare un muro a mani nude 60<br />

Le molte strategie per competere nel mercato globale <strong>del</strong>la birra 62<br />

utopieconcrete 64<br />

altrevoci 66<br />

stilidivita 72<br />

numeridivalori 77<br />

padri<strong>del</strong>l’economia 82<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 5 |


ETICA SGR<br />

BANCA<br />

POPOLARE<br />

MILANO<br />

Oltre Fiorani<br />

Altro che furbetti<br />

di Andrea Di Stefano<br />

| bandabassotti |<br />

LUIGI GRILLO. MARCELLO DELL’UTRI. STEFANO PREVITI. SILVIO BERLUSCONI. Non manca nessuno all’appello stilato<br />

dall’ex amministratore <strong>del</strong>egato <strong>del</strong>la Banca Popolare Italiana, Giampiero Fiorani nei numerosi<br />

interrogatori con i procuratori <strong>del</strong>la Repubblica di Milano. Nel 2004 Fiorani ha affermato di aver<br />

consegnato in contanti 200 mila euro al senatore di Forza Italia Luigi Grillo per ringraziarlo <strong>del</strong>l’attività<br />

di lobby a favore di Fazio e per le sue esigenze politiche ed elettorali. Di quei soldi 100 mila euro secondo<br />

Fiorani finirono al senatore Marcello Dell’Utri sempre nell’ambito <strong>del</strong> lavoro di costruzione di una lobby<br />

per Fazio. Grillo oggi è indagato dalla procura di Milano ma non in relazione ai soldi di Fiorani, fatto<br />

per il quale fino a questo momento i magistrati non hanno ritenuto di procedere. Il senatore di Forza<br />

Italia risponde di concorso in aggiotaggio e l’iscrizione, di cui si è saputo solo dopo la chiusura <strong>del</strong>le urne,<br />

risalirebbe a diversi mesi fa. Grillo fu tra le prime persone ad essere messo al corrente <strong>del</strong>l’autorizzazione<br />

concessa da Antonio Fazio, all'epoca governatore <strong>del</strong>la Banca d'Italia, in relazione all’offerta pubblica<br />

di acquisto sulla banca Antonveneta e di cui Fazio parò con Fiorani nella famosa telefonata <strong>del</strong>la notte<br />

tra l’11 e il 12 luglio 2005 con “il bacio in fronte”. I pm non hanno ancora valutato la rilevanza penale<br />

o meno di una serie di dazioni di denaro avvenute nell'attività di lobby. Nello stesso quadro ci sono altre<br />

affermazioni di Fiorani che riguardano Cesare Previti, il quale «avrebbe avuto piacere di veder inserito<br />

il figlio nello staff legale di Banca Popolare di Lodi». E ancora,<br />

sempre secondo Fiorani, «Previti attraverso il figlio Stefano<br />

voleva accreditarsi come legale <strong>del</strong>la banca». Al centro <strong>del</strong>le<br />

dichiarazioni di Fiorani anche tre incontri con il presidente<br />

<strong>del</strong> Consiglio Silvio Berlusconi. Il primo incontro fu ad agosto<br />

<strong>del</strong> 2004 a villa Certosa in Sardegna dove erano presenti<br />

il senatore Grillo e Previti con le rispettive mogli. Fiorani parlò<br />

<strong>del</strong> suo progetto su Antonveneta e stando a quanto da lui riferito a verbale il premier disse di essere<br />

d’accordo solo se ci fosse stato il benestare <strong>del</strong> governatore Fazio. Il secondo incontro si verificò<br />

al salone nautico di Genova nell’autunno <strong>del</strong> 2004. Secondo Fiorani Berlusconi avrebbe chiesto di essere<br />

rassicurato in ordine all’inchiesta sul fallimento <strong>del</strong>la società di sondaggi Hdc di cui era titolare Luigi<br />

Crespi, il sondaggista che nel 2001 aveva ideato il contratto con gli italiani presentato nella trasmissione<br />

“Porta a porta”. Fiorani disse a Berlusconi di non preoccuparsi. Un bel quadretto, nel quale non<br />

mancano il vicepresidente di Unicredit Fabrizio Palenzona: «ho effettuato tre operazioni per finanziare<br />

Palenzona. Devo premettere che Fiorani mi aveva chiesto di effettuare tali operazioni perchè dovevamo<br />

essere riconoscenti a Palenzona per le attività che lui conduceva in quanto amico di Tremonti». Boni<br />

si sofferma quindi su due pagamenti a Palenzona. «Il primo - racconta - venne da me effettuato a Lodi<br />

e consegnai una busta a Palenzona contenente 250mila euro in contanti: in questa occasione<br />

era presente anche Fiorani. Il secondo, nel 2004, lo feci a Milano in via Brolettto, per strada, e consegnai<br />

a Palenzona un plico contenente 600 mila euro in contanti». Un terzo finanziamento, ricorda<br />

poi l’ex vice-Fiorani, avvenne «su un conto presso BG-Monaco, con denominazione di un musicista<br />

e che trova causa nelle agevolazioni rispetto alla vendita <strong>del</strong>l’Iccri, (che era controllata da Unicredit)». .<br />

Grillo, Dell’Utri, Previti,<br />

Palenzona, Berlusconi.<br />

L’appello che viene fuori dagli<br />

interrogatori è inquietante:<br />

soldi per una lobby che<br />

inquinava la politica e gli affari<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 7 |


| fotoreportage |<br />

> Mafia<br />

foto di Shobha / Contrasto<br />

Bernardo Provenzano, ovvero l’ultimo capo di Cosa nostra. Era dal 1963 che un uomo<br />

<strong>del</strong>le forze <strong>del</strong>l’ordine non lo vedeva in volto. Lo stesso anno in cui venne istituita<br />

la commissione parlamentare antimafia. Dopo 43 anni di latitanza “binnu u tratturi”<br />

è stato arrestato a pochi passi da casa, tradito da un bigliettino <strong>del</strong>l’amata moglie.<br />

Chissà cosa direbbe oggi il grande Antonino Caponnetto, padre <strong>del</strong> pool antimafia<br />

di Palermo. All’indomani <strong>del</strong>la strage di via D’Amelio, il fondatore <strong>del</strong> pool antimafia affermò:<br />

«Tutto è finito». La mafia siciliana gli aveva ammazzato due magistrati che considerava<br />

come figli: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Era il 1992 e tutto sembrava<br />

veramente finito. Eppure la violenta offensiva scatenata da Cosa nostra altro<br />

non era che l’inizio <strong>del</strong> tramonto <strong>del</strong> clan dei corleonesi, il più feroce e sanguinario<br />

nella storia <strong>del</strong>la mafia siciliana.<br />

Si iniziò con la cattura di Toto’ Riina, il capo dei capi, nel gennaio <strong>del</strong> ‘93. Le cosche,<br />

decimate dagli arresti, erano rese più fragili dalle collaborazioni dei pentiti, impoverite<br />

dai sequestri di armi e di denaro. Rimaneva però in libertà Bernardo Provenzano detto<br />

“binnu u tratturi”. Una latitanza che durava da quasi mezzo secolo. L’ultimo contatto<br />

tra le forze <strong>del</strong>l’ordine e il boss risaliva al 9 maggio <strong>del</strong> 1963, quando venne convocato<br />

nella caserma dei carabinieri di Corleone per accertamenti. Fu l’ultima volta<br />

che qualcuno lo vide in volto. Di lui si perdono definitivamente le tracce il 18 settembre<br />

<strong>del</strong> ‘63. Lo stesso anno in cui venne istituita la prima commissione antimafia.<br />

Nell’ordinanza di rinvio a giudizio <strong>del</strong> maxiprocesso, i giudici di Palermo<br />

lo descrivevano così: «Provenzano si è rivelato uno dei personaggi più sfuggenti<br />

ed inafferrabili, oltre che uno dei piu’ feroci e sanguinari, di Cosa nostra».<br />

A nulla erano servite le descrizioni fin troppo minuziose dei pentiti per scoprire<br />

i luoghi dove si nascondeva il boss. Provenzano era capace di sopportare l’insopportabile,<br />

perché era “firrignu” cioè forte: poteva vivere in condizioni dure ed era molto attento<br />

a non usare telefoni. Per dirigere i suoi affari usava i “pizzini”, cioè fogliettini di carta<br />

mandati ai destinatari da uomini fidati. Si sentiva così sicuro <strong>del</strong>la propria impunità che<br />

nel 2003 affrontava un viaggio in auto dalla Sicilia fino in Francia, a Marsiglia. Si doveva<br />

sottoporre ad un <strong>del</strong>icato intervento chirurgico alla prostata. Un’operazione riuscita<br />

e che paradossalmente potrebbe essere persino stata rimborsata dall’Asl di Palermo.<br />

Una circostanza su cui stanno indagando i magistrati per scoprire se effettivamente<br />

Provenzano, che si fece ricoverare sotto il falso nome di Gaspare Troia, avesse fatto<br />

domanda alla Regione per ottenere il rimborso <strong>del</strong>l’intervento.<br />

Oggi il boss incontrastato di Cosa nostra ha finalmente un volto. L’11 aprile scorso<br />

i reparti speciali <strong>del</strong>la polizia hanno messo fine alla fuga infinita di questo acrobata<br />

<strong>del</strong>la clandestinità. Lo hanno scovato all’interno di una masseria vicino alla sua<br />

Corleone, dove il padrino trascorreva la propria latitanza godendo degli appoggi di alcuni<br />

luogotenenti e dei parenti più stretti. Gli è stato fatale l’amore per la moglie e alcuni<br />

“pizzini” scritti dalla amata e a lui indirizzati.<br />

| 8 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

L’AUTORE<br />

Shobha è una fotografa poliedrica,<br />

il cui nome è conosciuto in tutto<br />

il mondo. Nata a Palermo nel 1954,<br />

studia musica al Conservatorio<br />

di Milano e successivamente<br />

si stabilisce in India e negli Stati Uniti.<br />

Nel 1980 inizia a fotografare<br />

per il quotidiano L’Ora, di Palermo.<br />

Le sue immagini ritraggono il mondo<br />

politico e sociale durante gli anni<br />

caldi <strong>del</strong>le guerre di mafia.<br />

Nel 1985, a Palermo, dà vita<br />

al Laboratorio d’IF, un centro<br />

di cultura e fotografia che organizza<br />

corsi, mostre e rassegne con i più<br />

importanti fotografi internazionali.<br />

Dal 1987 inizia ad occuparsi<br />

di temi sociali ed internazionali;<br />

per un periodo si trasferisce a Cuba,<br />

lavorando sui vari aspetti <strong>del</strong>l’isola.<br />

Ha pubblicato sulle più importanti<br />

testate italiane e straniere,<br />

tra le quali Stern, Zeit Magazine,<br />

Cosmopolitan, New York Times,<br />

Sunday Times, Glamour, Der Spiegel,<br />

Il Venerdì, Panorama, L’Espresso,<br />

Vanity Fair, Max e Amica. Ha inoltre<br />

realizzato, insieme alla giornalista<br />

Petra Reski, un libro su Rita Atria<br />

e le pentite <strong>del</strong>la mafia, edito<br />

in Germania da Hoffmann Und Campe;<br />

un libro di Marcelle Padovani<br />

su Giovanni Falcone, in Spagna;<br />

a Palermo“Auguri Comandante!<br />

È nata una femmina” per le Edizioni<br />

<strong>del</strong>la Battaglia mentre in Francia<br />

con Desmart. Il suo impegno<br />

fotografico ha coinciso con un grande<br />

interesse per la situazione siciliana<br />

e al fenomeno mafioso ha segnato<br />

tutto il corso <strong>del</strong>la sua opera.<br />

Due nipoti di Girolamo<br />

Liggio, cugino <strong>del</strong> boss<br />

mafioso Luciano Liggio.<br />

Le donne hanno un ruolo<br />

fondamentale nella<br />

sottocultura mafiosa.<br />

Le prime imputate<br />

risalgono al 1928,<br />

anno <strong>del</strong> processo<br />

alla mafia <strong>del</strong>le Madonie.<br />

Corleone, 2000<br />

> Mafia<br />

SHOBHA / CONTRASTO<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 9 |


| 10 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

Sopra, una <strong>del</strong>le figlie di Totò Riina.<br />

A sinistra, la casa di Giacinto<br />

di Salvo a Bagheria in cui Bernardo<br />

Provenzano è stato ospitato<br />

e, qui a fianco, il palazzo<br />

in cui vivono la moglie e il figlio<br />

<strong>del</strong> boss a Corleone.<br />

Pagina di destra, in alto, la cognata<br />

di Totò Riina mentre cammina<br />

per le vie di Corleone.<br />

Sotto, Mormino, l’avvocato<br />

dei mafiosi, al teatro Massimo<br />

di Palermo con la moglie.<br />

Sicilia, 1998/2002<br />

SHOBHA / CONTRASTO<br />

| fotoreportage |<br />

> Mafia<br />

| valori | 11 |


| fotoreportage |<br />

| 12 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

In alto, da sinistra a destra: il magistrato<br />

Marisa Sabella; Antonio Ingroia, sostituto<br />

procuratore di Palermo; l’avvocato Rosalba<br />

Di Gregorio nel suo studio; il magistrato<br />

Antonio Caponnetto, morto nel 2002;<br />

Teresa Principato, sostituto procuratore<br />

presso la direzione distrettuale antimafia<br />

di Palermo; Piero Grasso, capo <strong>del</strong>la procura<br />

nazionale antimafia.<br />

Sicilia 1994/2005<br />

Fila centrale: a sinistra, la statua di Padre Pio<br />

fatta costruire da Giacinto di Salvo<br />

(uomo di Provenzano) a Bagheria;<br />

a destra, la spiaggia di Mon<strong>del</strong>lo a Palermo,<br />

dove lo stesso Provenzano andava a passeggiare.<br />

Sicilia, 2002<br />

Fila in basso, da sinistra a destra: Capaci,<br />

monumento sull’autostrada in memoria<br />

di Giovanni Falcone; i funerali <strong>del</strong> giudice<br />

Paolo Borsellino a Palermo, ucciso nel 1992;<br />

via Carlo Alberto Dalla Chiesa;<br />

Ciaculli, periferia di Palermo, il corpo<br />

di Benedetto Grato assassinato per strada<br />

nel 1984; bambini davanti al monumento<br />

dedicato alle vittime <strong>del</strong>la lotta contro la mafia;<br />

Brancaccio, Palermo, il funerale di Padre<br />

Puglisi, ucciso dalla mafia nel 1993.<br />

Sicilia 1984/2004<br />

| fotoreportage |<br />

> Mafia<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 13 |<br />

SHOBHA / CONTRASTO


| 14 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

Sopra, Santina Rizzo Barafranca:<br />

suo figlio di 11 anni è stato ucciso<br />

per essere stato testimone<br />

di un omicidio mafioso.<br />

A sinistra, Chiara Azzolini, figlia<br />

<strong>del</strong> gioielliere ucciso dalla mafia<br />

assieme al fratello, la madre<br />

si è suicidata dopo alcuni giorni;<br />

qui a fianco, Rita Atria, una <strong>del</strong>le<br />

prime e più giovani pentite, si è<br />

suicidata dopo l’assassinio <strong>del</strong> giudice<br />

Borsellino col quale collaborava.<br />

Pagina di destra, in alto,<br />

commemorazione di Giovanni Falcone<br />

e Paolo Borsellino, un anno dopo<br />

la strage. Sotto, Felicia Bartolotta<br />

Impastato mostra una fotografia<br />

<strong>del</strong> figlio Peppino, ucciso dalla mafia<br />

nel maggio <strong>del</strong> 1978.<br />

Sicilia, 1998/2002<br />

| fotoreportage |<br />

> Mafia<br />

| valori | 15 |


a cura di Paola Fiorio, Francesca Paola Rampinelli e Giovanni Vignali<br />

dossier<br />

Il cartello che segnala l’ingresso alla città<br />

simbolo <strong>del</strong>lo strapotere <strong>del</strong>le cosche<br />

calabresi che secondo le più recenti analisi<br />

realizzano un fatturato annuo di 36 miliardi<br />

di euro, pari al 3,6 <strong>del</strong> Pil nazionale. Un impero<br />

economico fatto di traffico di armi e droga,<br />

ma anche di appalti pubblici e estorsione<br />

e che produce un enorme liquidità.<br />

Locri, 2006,<br />

Mafia<br />

| 16 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

I lamponi <strong>del</strong> vescovo come segnale >18<br />

L’incredibile storia <strong>del</strong>la Madonna di Polsi >20<br />

I tanti legami tra cosche e politica >22<br />

Promosse le coop ma mancano gli imprenditori >25<br />

Le ferre contro il ricatto<br />

Per combattere il potere criminale non bastano investigatori e poliziotti<br />

L’esperienza calabrese fa paura perchè dimostra che si può vivere senza la mafia<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 17 |<br />

STEFANO SNAIDERO / CONTRASTO


| dossier | mafia |<br />

I lamponi<br />

<strong>del</strong> vescovo<br />

come segnale<br />

di cambiamento<br />

di Francesca Paola Rampinelli<br />

«N<br />

ho scomunicato la ‘ndrangheta; ho scomunicato chi ha compiuto atti violenti<br />

contro la vita». Lo afferma deciso il vescovo di Locri, Monsignor Giancarlo<br />

Maria Bregantini in risposta a chi gli chiede <strong>del</strong> gesto con cui ha risposto all’ennesimo<br />

attentato contro la cooperativa che grazie al suo imput da quasi dieci anni dà<br />

lavoro ai figli dei boss in Aspromonte. L’iniziativa <strong>del</strong> vescovo deve dare veramente fastidio<br />

da queste parti visto che, a meno di un mese dalla scomunica, l’azienda non profit<br />

è stata nuovamente colpita da un atto di vandalismo che ha causato danni meno<br />

gravi dal punto di vista economico ma ha ripetuto l’avvertimento che era appena stato<br />

lanciato. «Occorre coscientizzare chi viola la vita e la scomunica vale in questo caso<br />

come nel caso in cui si sanziona chi pratica l’aborto», spiega monsignor Bregantini<br />

mentre corre da un appuntamento all’altro.<br />

L’attacco <strong>del</strong>la ‘ndrangheta<br />

contro le serre<br />

è un avvertimento<br />

contro un messaggio<br />

forte di <strong>riscatto</strong><br />

DISOCCUPAZIONE [2004]<br />

14,3%<br />

CALABRIA<br />

10,8%<br />

COSENZA<br />

13,1%<br />

CATANZARO<br />

19,2%<br />

REGGIO<br />

CALABRIA<br />

16,4%<br />

CROTONE<br />

| 18 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

Fonte: Diset<br />

12,5%<br />

VIBO<br />

VALENTIA<br />

VALORE AGGIUNTO [TOT AL NETTO SIFIM, DATI 2003 IN MLN EURO]<br />

21.584<br />

CALABRIA<br />

8.849<br />

COSENZA<br />

4.942<br />

CATANZARO<br />

7.852<br />

Fonte: Istituto Tagliacarne<br />

2.196<br />

REGGIO<br />

CALABRIA<br />

1.992<br />

CROTONE<br />

VIBO<br />

VALENTIA<br />

«È chiaro che indirettamente si scomunica la mafia ma io non ho<br />

nemmeno nominato la ‘ndrangheta» spiega Bregantini. «La Chiesa<br />

non può restare a guardare mentre si fanno sempre più feroci gli attacchi<br />

alla vita; nelle ultime settimane sul nostro territorio gli episodi<br />

sanguinosi si sono succeduti al ritmo di uno al giorno. Bisogna<br />

sanzionare anche chi viola una fonte di vita come il lavoro e la terra,<br />

d’altra parte fin da tempi remotissimi la Chiesa ha scomunicato<br />

chi, per esempio, violava le viti».<br />

Naturalmente il gesto <strong>del</strong> vescovo ha destato scalpore in tutta Italia<br />

e ancora maggior effetto fa in una realtà dove la religione e la religiosità<br />

assumono valenze sociali sconosciute al resto <strong>del</strong> paese.<br />

«Qui le reazioni tra la gente sono state principalmente di due tipi»<br />

spiega ancora il vescovo «da una parte si è vista la scomunica come<br />

momento provvidenziale per educare le coscienze, altri invece<br />

hanno sostenuto che forse era meglio usare la misericordia ma io rispondo<br />

che per la misericordia c’è sempre ancora spazio. Infatti la<br />

Chiesa ha sempre usato la scomunica come momento penitenziale<br />

temporaneo che deve stimolare la consapevolezza <strong>del</strong> male per poi<br />

riaccogliere dopo il pentimento».<br />

Insomma un uomo deciso questo vescovo trentino da una dozzina<br />

di anni trapiantato a Locri che, nonostante le ripetute minacce, non<br />

ha mai voluto sentir parlare ne di scorta ne di protezione perché “non<br />

LE COOPERATIVE<br />

FUNZIONANO SE HANNO<br />

UNA FORTE SPINTA ETICA<br />

LE COOPERATIVE SOCIALI QUI FUNZIONANO perché hanno un’anima, dei valori<br />

che le sostengono, dove invece le cooperative devono creare valore non funzionano:<br />

non c’è cultura imprenditoriale. È la sintesi di un mondo che in Calabria, e in<br />

Locride particolarmente, assume un peso ben più rilevante che nel resto d’Italia.<br />

Nella regione infatti si contano più di 20 mila cooperative di cui la metà di matrice<br />

religiosa contro le circa 25 mila imprese profit con almeno un dipendente.<br />

Il nodo <strong>del</strong>la mancanza di spirito imprenditoriale è decisamente arduo<br />

da superare se si aggiunge alle difficoltà proprie <strong>del</strong> territorio date dalla massiccia<br />

presenza di ‘ndrangheta e massoneria. L’impressione è proprio che dove non c’è<br />

una forte spinta etica in realtà anche le cosiddette cooperative sociali ricadano<br />

nel vizio <strong>del</strong>l’assistenzialismo. Uno dei soci di una storica cooperativa di Locri<br />

fa notare che rispetto al denaro piovuto sul paese con i patti territoriali dal 1999<br />

al 2000 ben poche sono le realtà “sociali” finanziate che sono sopravvissute.<br />

Diverso è il discorso per l’ampio progetto messo in piedi dal vescovo di Locri<br />

Monsignor Brigantini. In circa un decennio di attività un fenomeno che era partito<br />

in sordina si è trasformato in una valanga: tra cooperative sociali, cooperative<br />

non sociali e altre imprese, legate al Consorzio Goel, che fa riferimento<br />

al vescovo appunto, sono 152, con 726 soci e 1315 occupati con un ammontare<br />

<strong>del</strong> fatturato aggregato pari 16.260 mila euro.<br />

Nel “manifesto programmatico” presentato da Goel a novembre <strong>del</strong> 2005,<br />

subito dopo l’omicidio Fortugno, tra le azioni necessarie per cominciare<br />

ad emergere da questa realtà è particolarmente forte la richiesta di valorizzare<br />

le cooperative sociali di tipo B (quelle cioè che fanno inserimento lavorativo<br />

<strong>del</strong>le persone svantaggiate). Intanto “una cooperativa sociale è espressione<br />

<strong>del</strong>la comunità locale e dunque palestra di partecipazione e cittadinanza attiva”<br />

inoltre è una scuola di alta imprenditorialità, in quanto rendere sostenibile<br />

una cooperativa sociale di tipo B è molto più difficile che far quadrare i conti<br />

di una qualsiasi impresa” e per finire “la cooperazione sociale è una spazio<br />

di integrazione e solidarietà capace di includere persone che altrimenti<br />

verrebbero inevitabilmente escluse dal mercato <strong>del</strong> lavoro alimentando<br />

il disagio da cui attinge la ‘ndrangheta”.<br />

sarebbe un bel segnale per la popolazione” e che al problema <strong>del</strong> lavoro<br />

ha fin da subito risposto che dove non c’è lavoro bisogna inventarlo.<br />

L’invenzione <strong>del</strong> vescovo si è concretizzata nell’intuizione che anche<br />

sulle montagne <strong>del</strong>l’Aspromonte si potevano coltivare i piccoli<br />

frutti che si coltivano in Trentino ma, vista la differenza <strong>del</strong> clima, d’inverno<br />

invece che d’estate (“perché la sinergia dia i massimi risultati<br />

dobbiamo produrre a stagioni alterne spiegano i tecnici <strong>del</strong>le serre”).<br />

La Cooperativa Valle <strong>del</strong> Bonamico produce piccoli frutti e, grazie<br />

alla collaborazione con i tecnici trentini specializzati in questo<br />

campo, è arrivata a produrre circa 200 quintali di piccoli frutti all’anno<br />

pari al 10% <strong>del</strong>la produzione nazionale e per dimostrare “disaccordo”<br />

nei confronti <strong>del</strong>l’iniziativa è bastato <strong>del</strong> diserbante nella<br />

botte <strong>del</strong> concime. Con questo semplicissimo sistema infatti alla fine<br />

di marzo sono state letteralmente bruciate più di diecimila piantine<br />

di lampone rifiorente per almeno 120 quintali di frutti con dan-<br />

ni stimati approssimante per duecentomila<br />

euro. «Non si tratta di un gesto contro una<br />

realtà economica che da fastidio» spiega il<br />

vescovo «il gesto è contro l’idea, contro la<br />

mentalità di <strong>riscatto</strong>». Quello che la mafia<br />

non può tollerare insomma è il concetto che<br />

si possa fare qualcosa, qualsiasi cosa senza<br />

sottostare alle sue regole, oltre al fatto che,<br />

come sottolinea ancora monsignor Bregantini<br />

rispondendo alle polemiche che lo accusano<br />

di dare lavoro ai parenti degli affiliati<br />

alle cosche «il vero certificato antimafia qui<br />

è il lavoro onesto; se rifiutiamo di far lavorare<br />

il figlio di un mafioso lo condanniamo a<br />

fare la stessa fine di tutti i membri <strong>del</strong>la sua<br />

famiglia. Se vogliamo veramente togliere alla<br />

mafia chi rischia di essere risucchiato dobbiamo<br />

fornire un’alternativa valida».<br />

È lo stesso concetto che con parole anco-<br />

| dossier | mafia |<br />

IMPRESE ATTIVE EXTRA AGRICOLE [TOT. 2004 E VAR. MEDIA ULTIMI 5 ANNI]<br />

COSENZA [–1,2%] 44.428<br />

CATANZARO [+3,4%] 23.437<br />

REGGIO CALABRIA [+4,3%] 35.569<br />

CROTONE [+2,7%] 10.207<br />

VIBO VALENTIA [+3,2%] 10.029<br />

Fonte: Diset<br />

IL TERRITORIO<br />

Calabria<br />

Superficie: 15080 kmq<br />

Popolazione: 2.009.268<br />

Reggio Calabria<br />

Superficie: 3.183 kmq<br />

Popolazione:565.866<br />

Cosenza<br />

Superficie: 6.650 kmq<br />

Popolazione: 732.615<br />

Catanzaro<br />

Superficie: 2.391 kmq<br />

Popolazione: 368.923<br />

Crotone<br />

Superficie: 1.717 kmq<br />

Popolazione: 172.970<br />

Vibo Valentia<br />

Superficie: 1.139 kmq<br />

Popolazione: 168.894<br />

Fonte: Istat<br />

ra più dirette sostiene Vincenzo Linarello presidente <strong>del</strong> consorzio sociale<br />

Goel che raccoglie tutte le cooperative che fanno capo alle iniziative<br />

<strong>del</strong> vescovo. «Valle <strong>del</strong> Bonamico» afferma infatti Linarello<br />

«coinvolge volontariamente i figli dei mafiosi, non l’abbiamo mica fatta<br />

per i figli di papà! D’altra parte uno che esce dal carcere ed è interdetto<br />

dai pubblici uffici non avrà mai il certificato antimafia per poter<br />

avviare un qualsiasi tipo di impresa e solo un lavoro “rispettabile” potrà<br />

evitare che torni da mamma mafia. Quello che bisogna proporre infatti<br />

è qualcosa che possa competere con ciò che offre la mafia al di là<br />

dei valori: un lavoro competitivo anche dal punto di vista economico.<br />

Da un lato facciamo antimafia e dall’altro diamo lavoro ai figli dei mafiosi».<br />

«Non siamo oggetto di disturbo perché abbiamo guadagnato<br />

troppo» sottolinea il presidente di Goel «ma perché abbiamo sconfinato<br />

in logiche di potere. Infatti il consorzio è nato dall’idea di costruire<br />

una rete di operatori per guadagnare forza e autorevolezza. Vuole essere,<br />

non solo una struttura d’impresa, ma anche una struttura politica<br />

al punto che puntiamo a portarla a livello regionale con il progetto<br />

WelfareCalabria anche se siamo coscienti <strong>del</strong> rischi che ciò comporta».<br />

«Vogliamo assumere cioè non solo un carattere difensivo ma anche<br />

alzare il tiro». Spiega Linarello: «ci rendiamo conto che se oggi il<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 19 |


NON SI FERMANO I RAGAZZI<br />

DI “AMMAZZATECI TUTTI”<br />

IL LORO STRISCIONE (E adesso ammazzateci tutti)<br />

ha fatto il giro <strong>del</strong> mondo. Sono i ragazzi di Locri che all’indomani <strong>del</strong>l’omicidio<br />

di Francesco Fortugno davanti al seggio elettorale per le primarie <strong>del</strong>l’Unione,<br />

il 16 ottobre <strong>del</strong>lo scorso anno, sono scesi in piazza per urlare tutto il loro<br />

sdegno e dire basta. Basta con la criminalità organizzata, con gli attentati<br />

mafiosi, con gli omicidi.<br />

A distanza di sei mesi la loro voce non si è spenta e in aprile il Consiglio<br />

regionale ha presentato un libro su di loro, “I ragazzi di Locri”, per l’appunto.<br />

Ma da quella manifestazione di ottobre sono nate anche altre importanti<br />

iniziative. Come il Forum per la resistenza e la verità (Fo.re.ver) istituito<br />

presso palazzo Nieddu, a Locri, lo stesso dove Fortugno fu ucciso. «Abbiamo<br />

voluto dare a questi ragazzi un luogo di interlocuzione e di incontro», spiega<br />

il sindaco Carmelo Barbaro. Per comunicare con gli altri ragazzi d’Italia, poi,<br />

INDICE DI PERMEABILITÀ MAFIOSA [2005]<br />

52,7 PUNTI<br />

REGGIO CALABRIA<br />

L<br />

| 20 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

O SPIRITO DEI CALABRESI e, in modo particolare degli abitanti<br />

<strong>del</strong>la Locride, è splendidamente sintetizzato da un brano<br />

tratto dalla “Storia <strong>del</strong>la Calabria, dall’antichità ai giorni<br />

nostri” di Augusto Placanica che, riferendosi al<br />

profondo malgoverno che “ha pervaso la cultura<br />

di Calabria” determinando per la regione un “malinconico<br />

destino”, definisce l’identità calabrese<br />

come quell’insieme di “valori e comportamenti, e<br />

dunque l’orgoglio e l’originalità, il culto <strong>del</strong>l’intelligenza<br />

e <strong>del</strong> sapere, le capacità contestative, il<br />

rifiuto <strong>del</strong>le imposture <strong>del</strong> potere”.<br />

Eppure questi valori positivi, che ancora oggi<br />

si leggono chiaramente nelle azioni concrete<br />

<strong>del</strong>le persone che cercano di risollevare la regione<br />

dalla pesante oppressione <strong>del</strong>l’ndrangheta e<br />

<strong>del</strong>la massoneria, sono stati nel corso <strong>del</strong>la storia<br />

schiacciati da comportamenti commissivi ed omissivi<br />

che determinato la situazione attuale.<br />

Un esempio <strong>del</strong>le contraddizioni profonde legate al<br />

i giovani di Locri hanno anche fatto un sito internet. Insomma non si è fermata<br />

la meglio gioventù calabrese e in occasione <strong>del</strong>le elezioni ha mandato<br />

il suo segnale ai politici invitandoli a sottoscrivere un Patto etico per la legalità<br />

con cui si impegnano a rifiutare qualsiasi apporto elettorale da parte<br />

di persone sottoposte a misure di sorveglianza speciale.<br />

Qualcuno ha pensato che fossero strumentalizzati, ma Valeria Buccisano,<br />

segretario Ds di Locri taglia corto: «è un movimento spontaneo. Se ha una<br />

direzione politica questo è dato dal fatto che ognuno di loro ha una propria<br />

appartenenza politica». Paola Fiorio<br />

carattere di questa terra è quello <strong>del</strong>la festa <strong>del</strong>la Madonna<br />

di Polsi o Madonna <strong>del</strong>la Montagna che si festeggia<br />

l’1 e 2 settembre presso il Santuario di Maria <strong>del</strong>la<br />

Montagna, nella Vallata <strong>del</strong> Bonamico presso il paese<br />

di San Luca, nel cuore <strong>del</strong>l’Aspromonte.<br />

Il suggestivo santuario incastonato nella montagna,<br />

in occasione <strong>del</strong>la festa <strong>del</strong>la Madonna, è da sempre meta<br />

di un fervente pellegrinaggio e, contemporaneamente,<br />

sede <strong>del</strong>le riunioni plenarie <strong>del</strong>la ‘ndrangheta, come<br />

spesso ripetuto nei dossier <strong>del</strong>la Commissione parlamentare<br />

antimafia che segnalano come le decisioni importanti<br />

e gli accordi tra le diverse ‘ndrine vengano prese<br />

spessissimo in occasione <strong>del</strong>la festa di settembre.<br />

Già le modalità <strong>del</strong>la festa con la folla che si accalca<br />

cantando al ritmo <strong>del</strong>le zampogne e dei tamburelli e i sacrifici<br />

di capre che, fino a poco tempo fa venivano sgozzate<br />

sul sagrato <strong>del</strong>la Chiesa, ricorda più un rito pagano<br />

che una festività cristiana. Recentemente però il vescovo<br />

di Locri ha risposto alle richieste indignate di chi tro-<br />

movimento viene tollerato per la presenza di un<br />

vescovo così benvoluto sul territorio, il tentativo<br />

di espansione farà cambiare le cose sia a livello di<br />

mafia che di massoneria deviata».<br />

Il problema locale infatti non si chiama solo<br />

mafia ma anche massoneria deviata ed è tra le maglie<br />

e gli intrecci <strong>del</strong>le due organizzazioni che bisogna destreggiarsi. «La<br />

mafia attacca chi dà fastidio o direttamente con gli attentati o con la<br />

diffamazione grossolana per cui, per esempio tutti i morti ammazzati<br />

hanno torto e comunque sono stati uccisi per questioni sentimentali,<br />

la massoneria deviata invece è molto più sottile e ricorre all’insinuazione<br />

più indiretta mettendo in giro voci e sospetti».<br />

Il vescovo si è preoccupato anche <strong>del</strong> dato pratico e ha chiesto un<br />

aiuto economico a tutte le diocesi Italiane per sanare il danno. «Per evitare<br />

qualunque insinuazione circa l’uso che si farà <strong>del</strong> denaro in arrivo»<br />

precisa Linarello «abbiamo aperto un conto corrente i cui movimenti<br />

verranno resi noti quotidianamente su Internet e, se verrà<br />

raccolta una cifra superiore a quanto necessario per riparare il danno<br />

alla serra, verrà istituito un fondo per la legalità». .<br />

In occasione <strong>del</strong> tradizionale pellegrinaggio estivo al Santuario nascosto tra le montagne <strong>del</strong>l’Aspromonte presso San Luca si svolgono i raduni plenari <strong>del</strong>la ‘ndrangheta<br />

La processione<br />

<strong>del</strong>la Madonna<br />

di Polsi o Madonna<br />

<strong>del</strong>la Montagna<br />

che si festeggia<br />

nel cuore<br />

<strong>del</strong>l’Aspromonte<br />

l’1 e 2 settembre.<br />

32,2 PUNTI<br />

CROTONE<br />

30,9 PUNTI<br />

CATANZARO<br />

28,1 PUNTI<br />

VIBO VALENTIA<br />

24.5 PUNTI<br />

COSENZA<br />

La Madonna di Polsi, mafia e devozione<br />

di F. P. Rampinelli<br />

Fonte: Eurispes<br />

INTIMIDAZIONI MAFIOSE ALLE AMMINISTRAZIONI LOCALI [2000-2004]<br />

121<br />

REGGIO CALABRIA<br />

32<br />

CROTONE<br />

46<br />

CATANZARO<br />

68<br />

VIBO VALENTIA<br />

Fonte: Eurispes<br />

56<br />

COSENZA<br />

CONSIGLI COMUNALI SCIOLTI [1991-2005]<br />

19<br />

REGGIO CALABRIA<br />

7<br />

3 2<br />

CROTONE CATANZARO<br />

vava barbaro il sacrificio degli animali rispondendo che<br />

si tratta di una tradizione millenaria e chi quindi, in<br />

quanto tale, va conservata.<br />

Anche la Madonna oggetto di tanta devozione rappresenta<br />

una sintesi <strong>del</strong> carattere dei suoi devoti. Infatti,<br />

scrive Corrado Alvaro, uno dei maggiori scrittori calabresi<br />

nato proprio a San Luca: «La madonna é opera<br />

siciliana <strong>del</strong> secolo XVI, scolpita nel tufo e colorata, due<br />

occhi bianchi e neri, fissi che guardano da tutte le parti<br />

... Questa madonna non ha nulla di dolce, bensì d’imperioso,<br />

nessuno può muoverla dalla sua nicchia senza<br />

che avvenga il terremoto, e per poterla portare in processione<br />

... se n’è fatta una copia, ma più leggera ...».<br />

D’altra parte anche le grida di rito che lanciano le donne<br />

rivolte alla statua al termine <strong>del</strong>la processione nulla<br />

hanno di mite e misericordioso ma esprimono anzi una<br />

fede testarda e determinata: «… eu non mi movu di cca<br />

si la grazia Maria non mi fa …» (io non mi sposto da qua<br />

se la Maria non mi concede la grazia)..<br />

Fonte: Eurispes<br />

VIBO VALENTIA COSENZA<br />

1<br />

Niki Vendola<br />

ha presentato<br />

qualche anno fa<br />

un’interrogazione<br />

parlamentare<br />

sulla comunità<br />

Rom di Lamezia.<br />

| dossier | mafia |<br />

A LAMEZIA I ROM<br />

NON SONO PIÙ NOMADI<br />

LA COMUNITÀ DELLA CITTADINA CALABRESE è stanziale<br />

da secoli ma non integrata con il territorio. «Non è grandissima,<br />

sono circa 600 persone, ma è qui stanziale da moltissimo<br />

tempo e non è ancora integrata con il territorio» afferma<br />

Marina Galati, psicologa, membro <strong>del</strong>la Comunità Progetto Sud<br />

di Lamezia e presidente <strong>del</strong>la cooperativa sociale Ciarapanì,<br />

parlando <strong>del</strong>la comunità rom di Lamezia Terme. Gli zingari<br />

<strong>del</strong> gruppo Rom, oggi più o meno seimila, sono presenti<br />

in Calabria sin dal XIV secolo, vivono in modo stabile<br />

in quattro comunità, a Lamezia Terme, Catanzaro, Cosenza<br />

e Reggio Calabria.<br />

Galati ha fondato la cooperativa Ciarapanì, in lingua rom<br />

“tenda che protegge dalla bufera”, per favorire l’integrazione<br />

con la popolazione locale a partire da quella dei giovani.<br />

Qualche anno fa l’attuale presidente <strong>del</strong>la regione Puglia,<br />

Nichi Vendola, presentò un interrogazione parlamentare<br />

spiegando che «in contrada Scordovillo di Lamezia Terme sorge<br />

una baraccopoli costruita sotto il muro <strong>del</strong>la ferrovia<br />

e circondata da una discarica di rifiuti urbani che ne <strong>del</strong>imitano<br />

i contorni; le baracche di tavole e pezzi di lamiera ondulata<br />

che formano il campo dove vivono circa 700 Rom calabresi<br />

sono <strong>del</strong> tutto prive di servizi igienici, acqua corrente e spesso<br />

di energia elettrica; a Scordovillo i bambini giocano con i rifiuti<br />

e i topi scorazzano per le baracche che d’inverno quando piove<br />

sia allagano in continuazione. Nel campo sono di casa<br />

le malattie dei poveri come il tifo, il rachitismo, la meningite<br />

e l’epatite virale - quest’ultima praticamente endemica».<br />

Vendola aggiungeva che «alla risoluzione <strong>del</strong> problema<br />

abitativo va affiancato un programma straordinario<br />

di inserimento lavorativo al fine di dare dignità<br />

e sussistenza ai Rom di Lamezia Terme;<br />

in passato la sperimentazione di alcune borse<br />

lavoro ha dato risultati eccezionali.<br />

Là dove le opportunità sono state offerte<br />

a donne e giovani Rom, esse sono state<br />

ampliamente colte producendo un <strong>riscatto</strong><br />

<strong>del</strong>le persone nonché un’ottima qualità<br />

<strong>del</strong>le prestazioni”. Anche Galati fa<br />

insistentemente riferimento alla necessità,<br />

prima di tutto, di lavoro “come luogo<br />

di sicurezza sociale» e «come ruolo di<br />

ed espressione di cittadinanza per tutti».<br />

Il santuario è da sempre meta<br />

di un fervente pellegrinaggio<br />

e nello stesso tempo sede <strong>del</strong>le<br />

riunioni plenarie <strong>del</strong>le cosche<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 21 |


FATTURATO DA MULTINAZIONALE<br />

PER LE ’NDRINE<br />

UN GIRO D’AFFARI DA CAPOGIRO quello <strong>del</strong>la ‘ndrangheta.<br />

Secondo una stima di Eurispes, che si è messa a fare i conti in tasca<br />

alla criminalità organizzata calabra, il bilancio <strong>del</strong> 2004 ammontava<br />

a quasi 36 miliardi di euro, pari al 3,4 <strong>del</strong> Pil nazionale.<br />

«La criminalità limita la crescita socio-culturale <strong>del</strong>la Calabria»,<br />

spiega Raffele Rio, presidente <strong>del</strong>la sede regionale <strong>del</strong>l’Eurispes.<br />

«Abbiamo voluto dare un contributo per fronteggiare il crimine organizzato».<br />

E la prevenzione, Rio ne è convinto, passa anche attraverso la diffusione<br />

<strong>del</strong>la conoscenza <strong>del</strong> fenomeno e <strong>del</strong>la sua pericolosità. «La ‘ndrangheta<br />

è ormai una holding finanziaria. Si muove con gli stessi criteri, distrugge<br />

i competitors e impoverisce quotidianamente cultura ed economica calabra».<br />

Nel dettaglio, il traffico di droga si conferma il settore più remunerativo<br />

per le’ndrine che dal settore intascano 22,3 miliardi. Proventi da far invidia<br />

a una multinazionale anche dagli appalti pubblici truccati con una stima<br />

di 4,7 miliardi di euro, ben il 18,6% <strong>del</strong>la ricchezza complessiva prodotta<br />

in Calabria. Seguono a ruota traffico d’armi e prostituzione<br />

che complessivamente rappresentano 4,6 miliardi di euro tra le voci attive<br />

<strong>del</strong> bilancio <strong>del</strong>la criminalità organizzata. 4,1 miliardi di euro vengono invece<br />

dal mercato <strong>del</strong>l’usura che, spiega l’Eurispes, non è gestito direttamente<br />

“E<br />

ADESSO AMMAZZATECI TUTTI”. Pochi giorni dopo l’uccisione di<br />

Francesco Fortugno, una consistente fetta di società civile<br />

calabrese manifestò in piazza. L’omicidio <strong>del</strong> vicepresidente<br />

<strong>del</strong> Consiglio regionale, medico <strong>del</strong>-<br />

di Giovanni Vignali l’ospedale di Locri, ha rappresentato uno<br />

dei punti più alti di sfida <strong>del</strong>la ‘ndrangheta<br />

alla politica e allo Stato. Una sfida che i magistrati di Catanzaro e Reggio<br />

Calabria hanno saputo cogliere rispondendo con gli arresti di nove<br />

persone - di cui quattro accusate di essere i componenti <strong>del</strong> commando<br />

che freddò Fortugno - ma ancor di più con una serie di inchieste che<br />

sono andate in profondità, a scandagliare gli intrecci fra malavita organizzata,<br />

pezzi di amministrazione, professionisti prestati al malaffare,<br />

fiancheggiatori vari, nonché ovviamente la manovalanza <strong>del</strong> crimine.<br />

I settori coinvolti sono i più disparati. La sanità innanzi tutto, con il rapporto<br />

<strong>del</strong>la Commissione guidata dal prefetto Paola Basitone, per far luce<br />

su quanto accaduto a Locri. Il quadro che inizia ad emergere - e che<br />

dovrà ora essere verificato con ulteriori approfondimenti - tratteggia<br />

scenari che potrebbero fornire spunti importanti, mente si tenta di dipanare<br />

la nebbia attorno ai mandanti <strong>del</strong>l’assassinio <strong>del</strong> politico. L’Asl<br />

di Locri viene descritta come un centro d’affari e di potere, con un bi-<br />

dalle cosche, ma si avvale di personaggi ad esse contigui che rappresentano<br />

il legame tra la società civile e quella mafiosa. Per monitorare le infiltrazioni<br />

criminali nel territorio, l’Eurispes ha anche realizzato un Indice di permeabilità<br />

mafiosa (Ipm) valutando le variabili socio-economiche <strong>del</strong>le cinque province<br />

calabresi. La classifica 2005 assegna per il secondo anno consecutivo il primato<br />

negativo a Reggio Calabria, cui fa capo la fascia territoriale <strong>del</strong>la locride.<br />

A far conquistare i vertici <strong>del</strong>la graduatoria al capoluogo regionale sono stati<br />

i 19 comuni sciolti per infiltrazioni mafioso dal 1991 al 2005, gli atti intimidatori<br />

contro gli amministratori locali (ben 121 tra il 2000 e il 2004) e il tasso<br />

di disoccupazione (19,2% nel 2004). Paola Fiorio<br />

IL FATTURATO DELLA ’NDRANGHETA<br />

DROGA 22.340<br />

APPALTI 4.703<br />

PROSTITUZIONE 2.352<br />

USURA ED ESTORSIONE 4.116<br />

ARMI 2.352<br />

TOTALE 35.863<br />

Fonte: Eurispes / Sole 24 Ore<br />

I tanti legami tra cosche<br />

e mondo politico<br />

Nel silenzio <strong>del</strong>la grande stampa le indagini <strong>del</strong>la magistratura possono scoperchiare molti intrecci<br />

lancio di 172 milioni di euro l’anno, due ospedali, 1700 dipendenti. Secondo<br />

quanto stabilito dalla Commissione, voluta dal ministero <strong>del</strong>l’Interno,<br />

almeno 75 sarebbero stati gli episodi <strong>del</strong>ittuosi ascrivibili agli<br />

interventi mirati a convincere quanti osavano denunciare le irregolarità<br />

interne. In una <strong>del</strong>le schede redatte dal gruppo di lavoro compare lo<br />

schema di potere <strong>del</strong>le cosche all’interno <strong>del</strong>l’ospedale, con 124 dipendenti<br />

indicati in rapporti di polizia come collegati alle principali<br />

‘ndrine che operano sul territorio, e 36 dipendenti rimasti uccisi in agguati<br />

di mafia. Gli ambiti sui quali si è andati a puntare l’indice sono<br />

quello degli appalti, per lo più affidati a trattativa privata e quindi aggirando<br />

la legge che impone bandi pubblici di gara. Ma anche i contratti<br />

firmati con aziende che si ripetono, o i cui referenti ritornano sempre<br />

uguali, quando non spalleggiati da prestanome, le convenzioni con cliniche<br />

private, i lavori di ristrutturazione, le forniture di presidi medici,<br />

hanno portato il prefetto e i suoi collaboratori a compilare un rapporto<br />

severissimo. Pagine che ora potrebbero costituire almeno in parte lo<br />

spunto per nuove inchieste, affidate stavolta alla magistratura. In contemporanea<br />

i pm di Reggio risalivano velocemente la catena di comando<br />

che ha eseguito il <strong>del</strong>itto: non abbastanza però per salvare la vita<br />

a un giovane calciatore di soli 28 anni, Vincenzo Cotroneo, che<br />

doveva comparire davanti ai pm per rendere la sua testimonianza ma<br />

che è stato ucciso la notte prima dai killer. Qualcuno li aveva avvertiti,<br />

a lui è rimasto solo il tempo per raccontare alla fidanzata, in diretta via<br />

cellulare, quanto stava accadendo: “Mi stanno ammazzando”. Sono<br />

pressapoco suoi coetanei i quattro indagati con l’accusa di aver sparato<br />

“come a un cane” contro Fortugno, alle 17 e 20 <strong>del</strong> 16 ottobre, a palazzo<br />

Nieddu: Salvatore Ritorto, considerato l’esecutore, Domenico Audino,<br />

l’autista, Carmelo Dessì e Domenico Novella, ritenuti i complici. Sarebbero<br />

tutti e quattro affiliati al clan dei Cordì; adesso gli inquirenti<br />

vogliono capire chi diede loro l’ordine di uccidere il politico calabrese.<br />

Molte armi e droga<br />

Negli stessi giorni, mentre lo Stato muoveva la sua controffensiva alla<br />

‘ndrangheta e tornava d’attualità anche un blitz piuttosto recente <strong>del</strong>le<br />

forze di polizia, “Operazione Intreccio”, che aveva consentito di sgominare<br />

un traffico d’armi e droga nella regione, la malavita organizzata<br />

non è rimasta inoperosa. Ha continuato ad inviare i suoi messaggi intimidatori<br />

a chi lavora concretamente, con coraggio, per dimostrare che<br />

un’alternativa esiste. Come giudicare altrimenti le dodicimila piantine<br />

di ribes, lamponi e mirtilli avvelenati da ignoti nella cooperativa “Valle<br />

<strong>del</strong> Bonamico”, azienda che si regge sull’opera di giovani<br />

tolti alla manovalanza mafiosa, nata grazie anche al sostegno<br />

<strong>del</strong> vescovo di Locri monsignor Giancarlo Bregantini?<br />

Il presidente, Pietro Schirripa, ha raccontato che questo<br />

danno – calcolato in diverse centinaia di migliaia di euro –<br />

è solo il più clamoroso e sfrontato di molti che si stanno<br />

susseguendo da tempo: sabotaggi di varia natura, forme di<br />

pressione per far desistere chi si impegna quotidianamente<br />

nella riuscita <strong>del</strong>l’impresa, tentativi di impaurire i responsabili<br />

e gli operai <strong>del</strong>la coop., facendo trovare loro gatti<br />

impiccati la mattina, alle porte <strong>del</strong>l’azienda.<br />

Lo striscione dei ragazzi di Locri non è un’iperbole: Cotroneo<br />

nè una testimonianza, i 37 dipendenti <strong>del</strong>l’Asl di<br />

Locri morti ammazzati, pure.<br />

Se la sanità è uno di quei settori sui quali si sta alzando<br />

il velo, a Catanzaro invece, nel mare magnum <strong>del</strong>le<br />

opere pubbliche finanziate dalla Comunità europea, i magistrati<br />

hanno rinvenuto le tracce per scoperchiare uno degli<br />

scandali ambientali più clamorosi degli ultimi decenni.<br />

Instradati dalla Corte dei conti, che segnalava il disastro<br />

<strong>del</strong>l’inquinamento <strong>del</strong>le spiagge calabresi nell’estate 2005,<br />

i pm hanno iniziato a seguire le strade invero alquanto<br />

contorte di decine di milioni di euro spariti, per depuratori<br />

che non depuravano e collettori fognari mai collaudati.<br />

Aziende che avrebbero dovuto smaltire rifiuti sulla cui<br />

condotta sono in atto riscontri minuziosi e un Commissariato,<br />

quello appunto dedicato all’emergenza ambientale,<br />

che dal 2000 al 2005 avrebbe operato in deroga alle norme<br />

nazionali e comunitarie in materia di appalti e di<br />

trasparenza, stando a ciò che hanno scritto i pm. Che l’estate<br />

2005 sia stata un disastro in Calabria l’hanno detto<br />

tutti: organi di stampa e privati cittadini, forze di polizia e<br />

magistratura. Il numero di turisti si è quasi dimezzato, la<br />

quantità di pattume che galleggiava fra le onde respingeva ogni giorno<br />

i bagnanti. Nelle carte <strong>del</strong>l’inchiesta “Poseidone” - così è stata ribattezzata<br />

- sono finiti in qualità d’indagati anche alcuni personaggi<br />

che contano, nella politica nazionale: Giovanbattista Papello, uomo di<br />

An molto vicino a Gasparri, Fabio Schettini, ex collaboratore di Frattini,<br />

nonché vero e proprio leader dei club di Forza Italia a Roma, Lorenzo<br />

Cesa, segretario nazionale <strong>del</strong>l’Udc. Tutti e tre soci<br />

<strong>del</strong>l’Spb Optikal Disc: una ditta che ha ricevuto i fondi nell’ambito<br />

<strong>del</strong> Programma regionale finanziato dall’Ue per<br />

creare posti di lavoro dalle parti di Cosenza, ma la cui vicenda<br />

ha lasciato a bocca aperta chi ha avuto modo di seguire<br />

le sue peripezie. Ricevuti i 5 miliardi che servivano<br />

per far partire l’impresa e passati i collaudi, è stata rilevata<br />

da un colosso <strong>del</strong>le intercettazioni telefoniche e ambientali,<br />

la Data General Security di Salvatore Di Gangi. Chi ha<br />

preso possesso successivamente di quel capannone non<br />

credeva ai propri occhi: mancavano ancora i collegamenti<br />

alla rete fognaria e parte <strong>del</strong> tetto, i macchinari contenuti<br />

all’interno erano imballati. In compenso a casa di<br />

uno degli indagati – Papello – sono state trovate trascrizioni<br />

di intercettazioni telefoniche illegali fra rappresentanti<br />

<strong>del</strong>la sinistra (Fassino e Folena, ndr) e il numero uno<br />

<strong>del</strong>l’Anas, Pozzi. Negli stessi giorni a Roma e a Milano<br />

esplodeva lo scandalo Laziogate e i titolari <strong>del</strong>l’inchiesta<br />

calabrese si rapportavano con i colleghi <strong>del</strong> resto d’Italia,<br />

per capire se questa <strong>del</strong>le spiate ai danni di politici non sia<br />

qualcosa di più di una mera coincidenza.<br />

Le perquisizioni ordinate a Catanzaro hanno fatto<br />

emergere una serie di ditte intrecciate fra loro come nel<br />

più classico mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>le scatole cinesi, capaci di accentrare<br />

su di sé gran parte dei finanziamenti pubblici e i cui<br />

fondatori erano sempre le stesse persone, o loro parenti.<br />

Appurato che i denari provenienti da Bruxelles non servivano<br />

per curare il mare calabrese, ora il punto è stabilire<br />

a cosa siano serviti, e dove siano finiti. Un’idea i pm<br />

se la sono iniziata a fare se è vero che hanno ordinato una<br />

serie di rogatorie internazionali per poter andare a verificare<br />

conti correnti lussemburghesi, svizzeri e francesi nei<br />

quali - sospettano - potrebbero essere finiti 500 milioni<br />

| 22 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 23 |<br />

LIBRI<br />

Corrado Alvaro<br />

Gente in Aspromonte.<br />

1930<br />

Garzanti Libri,<br />

Gli elefanti, Narrativa<br />

Stajano Corrado<br />

Africo. Una cronaca<br />

italiana di governanti<br />

e governati, di mafia,<br />

di potere e di lotta<br />

1979<br />

Einaudi, Gli struzzi<br />

Placanica Augusto<br />

Storia <strong>del</strong>la Calabria<br />

dall’antichità<br />

ai giorni nostri<br />

1993<br />

Donzelli, Saggi, storia<br />

e scienze sociali<br />

Campanella Tommaso<br />

La città <strong>del</strong> sole.<br />

1602<br />

Laterza, Economica<br />

Barillaro Giuseppe<br />

Calabria.<br />

Terra d’altri tempi.<br />

1950<br />

L’Autore Libri Firenze,<br />

Biblioteca 80, Narratori<br />

La Cava Mario<br />

I misteri <strong>del</strong>la Calabria.<br />

1952<br />

Jaca Book, Qualecultura<br />

Addante Pietro<br />

San Francesco di Paola<br />

1988<br />

San Paolo Edizioni,<br />

Santi e sante di Dio<br />

FIDUCIA NELLE ISTITUZIONI [INDICE 2004 E VARIAZIONE 2003]<br />

ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO [–5,1%] 70,5%<br />

FORZE DELL’ORDINE [–0,9%] 70,0%<br />

ISTITUZIONI RELIGIOSE [+1,3%] 69,7%<br />

MAGISTRATURA [+5,4%] 58,6%<br />

SINDACATI [–1,1%] 42,1%<br />

PARTITI POLITICI [–8%] 24,4%<br />

Fonte: Eurispes


“<br />

di euro, mille miliardi di lire.<br />

Politica, sanità, lavori pubblici, finanziamenti statali ed europei, il<br />

grande business <strong>del</strong>l’ambiente inteso nella sua accezione più ampia:<br />

dalla depurazione <strong>del</strong>le acque marine sino allo smaltimento dei rifiuti,<br />

come testimonia anche un’altra indagine partita a Reggio Calabria sulla<br />

gestione <strong>del</strong>le discariche, vera nota dolente di un bel pezzo di sud Italia.<br />

Scavando nelle pieghe <strong>del</strong>la cronaca degli ultimi mesi molto è emerso<br />

dall’omicidio Fortugno in poi. L’appoggio incondizionato che tutta<br />

Italia era pronta a promettere alla magistratura che opera in sede loca-<br />

| 24 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

N ATTENTATO NON SI NEGA A NESSUNO», scherza il sindaco di Locri,<br />

Carmelo Barbaro, ricordando quando qualche anno fa<br />

gli hanno bruciato l’automobile. Certo che l’avvelenamento<br />

<strong>del</strong>le serre di lamponi <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> Bonamico ha<br />

suscitato scalpore, scavalcando i confini <strong>del</strong>la locride.<br />

«Che qualcuno immagini di fare un attentato alle cosiddette<br />

serre <strong>del</strong> vescovo si commenta da solo dal punto di<br />

vista <strong>del</strong>la negatività», spiega il primo cittadino.<br />

Si è fatto un’idea <strong>del</strong> motivo?<br />

No, è stato un fatto inatteso. E tra l’altro non è qui vicino,<br />

ma nel territorio di Platì.<br />

Qualcuno polemizza con il vescovo sostenendo<br />

che nelle cooperative lavorano anche personaggi<br />

dal passato non cristallino o con legami familiari<br />

di stampo mafioso...<br />

Parliamo di un movimento cooperativo e le cooperative,<br />

quelle sociali, sono anche istituzionalmente e legislativamente<br />

orientate al recupero di<br />

fasce svantaggiate di popolazione,<br />

un termine molto ampio,<br />

rispetto al quale non va<br />

escluso l’ex detenuto. In que-<br />

” sto senso allora può anche<br />

darsi che nelle cooperative ci siano <strong>del</strong>le persone appartenute<br />

o che appartengono a famiglie all’interno <strong>del</strong>le quali<br />

c’è stato qualche problema.<br />

Ma la sua opinione qual è?<br />

Io ritengo che se un ex detenuto vuole lavorare e attraverso<br />

l’occasione di lavoro non commette più reati è un<br />

fatto positivo.<br />

Come agisce l’attività <strong>del</strong>le cooperative nella comunità<br />

di Locri?<br />

le, proprio dopo l’assassinio politico che pareva aver sconvolto il Paese,<br />

inizia peraltro a vacillare: i titolari di ricerche scomode si sono ritrovati<br />

gli ispettori ministeriali in ufficio più e più volte, inviati da Castelli in<br />

persona per verificare la correttezza <strong>del</strong> loro operato. Pochi ne hanno<br />

parlato, d’altronde come si dice in questi casi si tratta di un atto dovuto.<br />

Ma - a pochi mesi dai partecipati dibattiti televisivi sul “non lasciare<br />

mai più solo” chi opera in Calabria affinché la legge venga rispettata –<br />

questo è forse il peggior segno che qualcosa sta di nuovo cambiando<br />

perché tutto resti uguale a prima. .<br />

Il sindaco di Locri: “contro la ’ndrangheta<br />

non si è fatto abbastanza”<br />

Il primo cittadino <strong>del</strong>la “capitale” <strong>del</strong>le cosche reclama più impegno da parte <strong>del</strong>le istituzioni sia sul fronte <strong>del</strong>le indagini e <strong>del</strong>la repressione sia dal punto di vista sociale<br />

«U<br />

di Paola Fiorio<br />

Il timore a collaborare<br />

va compreso perché<br />

non è tempo né<br />

di eroi né di martiri<br />

Il sindaco di Locri,<br />

Carmelo Barbaro,<br />

ha ricevuto decine<br />

di minacce.<br />

A me sembra che le persone occupate in queste serre lavorino<br />

e quindi sia un risultato positivo. È chiaro che se ci sono<br />

altri problemi bisogna correggerli, a me però non risultano.<br />

Ma è una realtà economica così incidente da<br />

meritare un attentato?<br />

L’attentato può essere legato anche a fatti di poco conto.<br />

Ma qualunque siano la motivazione e il risultato, resta<br />

un fatto gravissimo.<br />

Secondo una relazione <strong>del</strong>la Commissione parlamentare<br />

antimafia le amministrazioni locali sono<br />

il primo terreno su cui le ‘ndrine cercano di infiltrarsi.<br />

Cosa ne pensa?<br />

La ‘ndrangheta nel mio comune non c’è. Naturalmente<br />

gli amministratori locali subiscono attentati innumerevoli<br />

ogni anno. Può essere perché l’amministratore dà fastidio<br />

all’attività criminale. Oppure perché l’amministratore<br />

ha qualche rapporto con l’attività criminale e quindi<br />

l’attentato può essere determinato dal non aver dato<br />

qualche riscontro. Tendo a ritenere che gli amministratori<br />

diano fastidio ai criminali, ma ovviamente vanno<br />

letti gli attentati caso per caso. Purtroppo, non ci sono<br />

evidenze investigative che ci aiutino a capire. Non mi risulta<br />

che si siano scoperti i responsabili <strong>del</strong>le centinaia di<br />

attentati che abbiamo ricevuto.<br />

Su cosa si basa l’economia <strong>del</strong>la locride?<br />

Locri è un paese di uffici. È sede di tribunale, azienda sanitaria<br />

locale, Inps, Inail, agenzia <strong>del</strong>le entrate. Ci sono<br />

decine di uffici sovracomunali con competenza su tutto<br />

il territorio, cioè 42 comuni. Siderno, invece, che il paese<br />

più grande <strong>del</strong>la locride, ha una connotazione più<br />

commerciale.<br />

Le attività commerciali fanno subito pensare al fe-<br />

ECONOMIA SOMMERSA<br />

Ricchezza prodotta 8.416 milioni di euro<br />

Contributi evasi: 23 milioni di euro<br />

Fonte: Eurispes<br />

Lavoro prima ancora<br />

che sicurezza: è quello<br />

che chiedono i calabresi<br />

nomeno <strong>del</strong> pizzo.....<br />

Non penso ci possano essere dubbi che si paga, un po’<br />

dappertutto in Meridione. È una manifestazione legata<br />

in modo inscindibile alla sicurezza dei territori. Qui siamo<br />

in un territorio non sicuro perché il contrasto alla<br />

criminalità ad oggi non è stato all’altezza <strong>del</strong>la situazione.<br />

Questo non produce una collaborazione adeguata<br />

e quindi quel timore a collaborare, che non va<br />

giustificato, va però compreso perché non è tempo né<br />

di eroi né di martiri.<br />

I cittadini che collaborano sembrano però lamentarsi<br />

proprio <strong>del</strong>la mancanza <strong>del</strong>le istituzioni…<br />

Le istituzione avrebbero dovuto e devono fare di più.<br />

Non voglio con questo giocare a rimpiattino tra Stato e<br />

periferia, tra magistrati e carabinieri. Siamo nel sud e c’è<br />

un tasso di illegalità abbastanza diffuso. Un po’ è una<br />

sorta di irregolarità fatto di tante piccole cose, dal divieto<br />

di sosta all’abuso edilizio. Quello è colpa nostra dagli<br />

amministratori locali al singolo cittadino perché ognuno<br />

di noi può alzare il proprio tasso di rispetto <strong>del</strong>le regole.<br />

La criminalità organizzata invece è un’altra cosa e<br />

rispetto a questa non si è fatto abbastanza. Francesco<br />

Fortugno è stato il 23esimo morto <strong>del</strong> 2005 nel comprensorio<br />

<strong>del</strong>la locride. Sono troppi, ci vogliono più risorse,<br />

più uomini, più qualità. Un momento repressivo<br />

più efficace è indefettibile.<br />

E lei, nei suoi cinque anni come primo cittadino,<br />

che cosa ha fatto per contrastare la criminalità<br />

organizzata?<br />

Noi amministriamo la cosa pubblica. Io devo fare scuole,<br />

strade, non sono addetto a prevenire i reati.<br />

Ma la legalità si sviluppa in vari ambiti…<br />

Io cerco di esercitarla, non la proclamo. .<br />

PROMOSSE LE COOPERATIVE<br />

MA MANCA LA CAPACITÀ<br />

IMPRENDITORIALE<br />

| dossier | mafia |<br />

LAVORO, ANCORA PRIMA CHE SICUREZZA. È quanto chiedono i calabresi, secondo un<br />

sondaggio Eurispes, a fronte di una disoccupazione <strong>del</strong> 14,3 per cento e che nella provincia<br />

di Reggio Calabria sfiora il 20 per cento. E anche chi un lavoro ce l’ha spesso viene pagato<br />

in nero. Per il 31 per cento degli occupati, infatti, non vengono versati i contributi.<br />

Ma lavoro e legalità in realtà sono concetti tutt’altro che separati. Perché creare posti<br />

di lavoro significa anche ridurre il bacino di utenza da cui può attingere la criminalità<br />

organizzata. Alzare i livelli di occupazione però non basta. «Dobbiamo mostrare ai giovani<br />

dei percorsi alternativi alle attività illecite», spiega Nicola Ritorto <strong>del</strong>la cooperativa Last,<br />

«ma dobbiamo anche dimostrare loro che è conveniente socialmente ed economicamente.<br />

Perché dall’altra parte la ‘ndrangheta gli mette davanti agli occhi subvalori molto allettanti».<br />

L’impegno <strong>del</strong>le cooperative in questo senso è chiaro e univoco, ma ovviamente dirlo<br />

non è come farlo. Oltre alle intimidazioni, chi cerca di far emergere una Calabria pulita<br />

e che lavora deve fare i conti soprattutto con la mancanza di una cultura imprenditoriale.<br />

«Nelle cooperative sono tutti autodidatti. Non c’è mai stata formazione di quadri, dirigenti<br />

e cooperanti» lamenta Piero Multari, amministratore di Afacounsulting, un’agenzia di sviluppo<br />

nel settore privato. “La formula <strong>del</strong>le cooperative ha finito così per essere assistenziale<br />

e non avere una cultura di impresa”. Si tratta insomma, secondo Multari, di belle iniziative,<br />

ma che senza formazione, informazione e divulgazione non portano sviluppo.<br />

«La cultura imprenditoriale», gli fa eco Francesco Macrì, presidente di Confagricoltura<br />

Calabria, «si costruisce quando si riesce a vivere <strong>del</strong>l’impresa e qui questo c’è ancora poco».<br />

Ma a proposito <strong>del</strong>le serre <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> Bonamico, Macrì ne rileva il forte impatto sociale<br />

«perché sono lavori che hanno un grande utilizzo di manodopera, non solo stagionale.<br />

Alla fine si fanno 150 giornate che in Calabria equivalgono a uno stipendio praticamente<br />

fisso». Questa effettivamente non è cosa da poco dato che il Pil pro capite regionale<br />

è di 12.855 euro, il più basso <strong>del</strong>la Penisola, contro una media italiana di 20.232 euro,<br />

e che 81.514 famiglie sono a rischio povertà.<br />

L’incidenza sull’economia <strong>del</strong>l’iniziativa <strong>del</strong>le serre ha invece, secondo Macrì, una zona<br />

d’ombra. Se infatti l’idea di produrre piccoli frutti viene promossa perché il mercato non è<br />

saturo e il prezzo di vendita è molto alto, diverso è il discorso <strong>del</strong>la commercializzazione che<br />

è stata affidata alla Sant’Orsola di Trento: «mi sembra una sciocchezza, anche perché così<br />

nessuno mi toglie dalla testa che il valore aggiunto rimanga in Trentino. Forse si potevano<br />

fare degli accordi diversi». Nel suo insieme, però, il valore <strong>del</strong>l’esperienza <strong>del</strong>le cooperative<br />

resta positivo «quantomeno per dare una cultura di impresa. Se uno impara a fare <strong>del</strong>le cose<br />

da solo e a ricavarci un profitto senza aspettare il sussidio di disoccupazione è un buon inizio».<br />

Qualcosa in realtà si sta muovendo. Nel 2005 infatti l’Eurispes Calabria ha rilevato<br />

una crescita <strong>del</strong>le imprese attive <strong>del</strong> 2,3 per cento a fronte <strong>del</strong>l’1,3 per cento <strong>del</strong>la media<br />

italiana. Si tratta però soprattutto di società individuali (82,1%). La maggior parte <strong>del</strong>le<br />

aziende agricole, per esempio, hanno solo uno o due ettari e producono per il consumo<br />

familiare. Insomma, i veri imprenditori, che rischiano denaro per fare investimenti sono<br />

pochissimi. «In provincia di Reggio», spiega Macrì, «le imprese si contano sulla punta<br />

<strong>del</strong>le dita. Non hanno profitti e a fine anno non riescono a chiudere il bilancio in attivo.<br />

È assurdo, ma la Calabria che è la seconda produttrice di olio e di agrumi in Italia,<br />

non ha un prodotto di qualità per fare un discorso vero di commercializzazione.<br />

Dell’olio calabrese si imbottiglia oggi ufficialmente solo l’1 per cento».<br />

Le risorse ci sono. «Siamo in una terra con grandissime potenzialità, di cultura<br />

e di prodotti che potrebbero essere di eccellenza», conclude il presidente di Confagricoltura<br />

che però avverte, «ci deve essere una dimensione di impresa grande e professionalità».<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 25 |


AIAB<br />

Offshore<br />

Riciclaggio<br />

facile<br />

V<br />

di Paolo Fusi<br />

| lavanderia |<br />

I RICORDATE? TEMPO FA, IN QUESTA PAGINA, PARLAVAMO DI SOCIETÀ BUCALETTERA CON VISTA MARE… un lettore mi fece<br />

osservare che con ciò che guadagnava una cosa simile non poteva permettersela. Mmh. Giusto in tempo<br />

per l’estate ho trovato la soluzione: una bucalettere in multiproprietà alle Isole Marshall. Guardate su<br />

www.register-iri.com e rifatevi gli occhi. Questa società privata, fondata nel 1948 dall’allora segretario di Stato<br />

di Truman, Edward R. Stettinius jr., offre società già costituite, vista mare, annessi e connessi, da dividere<br />

con amici, ma anche col sistema “blind date” – sconosciuti, in cui magari poi ci si innamora, e dal riciclaggio<br />

nasce qualcosa di ben più duraturo…Stettinius aveva avuto un’altra idea. Nel cortile di casa sua, in Virginia,<br />

aveva aperto un ufficio che costituiva società bucalettere in Liberia. Grazie ai suoi ottimi rapporti coi potenti<br />

(il suo primo grosso cliente fu l’armatore greco Niarchos) nel giro di 15 anni aveva aperto una <strong>del</strong>le prime<br />

banche offshore <strong>del</strong> mondo, la International Trust Company of Liberia. Sede ufficiale a Monrovia, sede reale<br />

tra il gabinetto per gli ospiti e la sala da pranzo <strong>del</strong>la sua villa. I suoi successori però non hanno avuto vita<br />

facile, in Liberia oramai lavorano cani e porci. Persino i liberiani hanno capito come fare soldi dal commercio<br />

di scatole vuote. Nel 1990 la società di Stettinius, la IRI (International Registries Incorporated), lascia<br />

Monrovia e si trasferisce a Majuro, nel più grande dei 29 paradisiaci atolli <strong>del</strong>le Isole Marshall. Laggiù,<br />

per combattere la concorrenza spietata <strong>del</strong>le piazze offshore più affermate, gli scappa l’idea <strong>del</strong>la multiproprietà.<br />

Un’idea grandiosa. Tu compri la tua societuccia per due<br />

settimane l’anno. In quelle due settimane fai sparire i soldi<br />

che ti serve di far sparire, poi pulisci, fai cambiare l’aria,<br />

cambi le lenzuola, e te ne vai prima che arrivi il nuovo<br />

comproprietario. Se la polizia ti cerca non ti troverà mai.<br />

In una rogatoria dovrà non solo specificare il nome<br />

<strong>del</strong>la società, ma per conoscerne il proprietario<br />

dovrà conoscere l’ora esatta di ogni transazione.<br />

Dici che potrebbero saperla? Non c’è problema. La banca <strong>del</strong>l’IRI regola per conto terzi anche transazioni<br />

bancarie a scoppio ritardato – quando in realtà la società non è più la tua. Magari scoprono il nome<br />

di un faccendiere bulgaro che compra diamanti illegali da una società <strong>del</strong> Malati… e la cosa finisce<br />

a tarallucci e vino. Per accedere alla tua fetta di paradiso non hai nemmeno bisogno di andare fin laggiù.<br />

La tua bucalettere la puoi comprare a Washington, a New York, a Fort Lauderdale, ad Hong Kong, a Shanghai,<br />

a Singapore, a Tokyo, a Dalian, ma anche al Pireo o a Zurigo. L’indirizzo in Svizzera è Schifflände 22<br />

(sul lungofiume, molto chic), il telefono è lo 0041-44-2682211, l’email zurich@register-iri.com . Oggi<br />

nel menù ci sono (tra l’altro) nomi dal sapore omeopatico: Gaia Holdings Corporation, Bonsai Republic SA,<br />

Liquido Finance Inc., Viento Ltd., e persino Yerba Buena SA e Sentido Latin SA (o anche Deseo Investment<br />

SA). Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Perché mi interessa così tanto sta faccenda? Perché Vito Roberto<br />

Palazzolo, mafioso a piede libero in Sudafrica con licenza di riciclo grazie alle sue relazioni con gli stallieri<br />

<strong>del</strong>la Brianza, si è messo a fare affarucci con sorcini <strong>del</strong> calibro di Yeslam Bin Laden, <strong>del</strong> presidente<br />

<strong>del</strong>la Nigeria Obasanjo, <strong>del</strong>la famiglia <strong>del</strong> presidente di uno Stato leggermente a sud <strong>del</strong> Canada, e via<br />

discorrendo. Tra le altre cose vendono le concessioni petrolifere, diamantifere e <strong>del</strong> legno dei loro paesi.<br />

Ed io sono troppo vecchio e scemo per trovare un sistema per arrivare a rintracciare le loro mosse. .<br />

Vito Roberto Palazzolo,<br />

mafioso a piede libero<br />

in Sudafrica con licenza<br />

di riciclo, si è messo a fare<br />

affarucci con Yeslam Bin Laden,<br />

il presidente <strong>del</strong>la Nigeria<br />

Obasanjo e via discorrendo<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 27 |


| inbreve |<br />

inanzaetica<br />

MPS ASSET MANAGEMENT<br />

LANCIA UN BANDO<br />

PER LA SELEZIONE<br />

DI TRE PROGETTI INNOVATIVI<br />

I fondi etici di Mps Asset Management Sgr (meglio<br />

conosciuti come Ducato Etico Fix e Ducato Etico Geo)<br />

lanciano un bando per il finanziamento di progetti<br />

innovativi denominato “Dialogos - voci di solidarietà”.<br />

La selezione sarà effettuata su tre progetti che, superando<br />

una logica emergenziale o assistenziale, offrano una<br />

ricaduta positiva, significativa e duratura, evidenziando<br />

caratteristiche di originalità, eccellenza e innovazione,<br />

in tre settori: sostegno allo sviluppo socio-economico,<br />

tutela <strong>del</strong>la persona e ambientale. I tre progetti vincitori<br />

potranno accedere ad un contributo max di 75.000 euro.<br />

Per sostegno allo sviluppo socio-economico si intende<br />

l’applicazione <strong>del</strong> principio di solidarietà nella duplice<br />

accezione economica e sociale che riguarda<br />

principalmente i paesi in via di sviluppo (Africa, India,<br />

America Latina, ecc…). Il sostegno finanziario è rivolto<br />

a progetti che, in linea generale, siano inquadrabili<br />

nella creazione <strong>del</strong>le infrastrutture necessarie al sostegno<br />

<strong>del</strong>l'imprenditoria locale, alla formazione dei lavoratori,<br />

al sostegno per la creazione di nuove imprese, allo sviluppo<br />

di forme di ricorso al credito adeguate alle capacità<br />

finanziarie <strong>del</strong>la popolazione, all'attivazione o al supporto<br />

di scambi commerciali per il sostegno di particolari settori<br />

economici (artigianato, agricoltura, ecc), oppure che<br />

abbiano obiettivi di creazione, mantenimento e sviluppo<br />

di strutture sanitarie, scolastiche e di assistenza sociale.<br />

La tutela <strong>del</strong>la persona, sempre in applicazione<br />

<strong>del</strong> principio di solidarietà, è intesa come sostegno<br />

alle categorie socialmente deboli nel territorio italiano.<br />

A questo riguardo sono selezionati progetti volti<br />

a sviluppare le infrastrutture necessarie per consentire<br />

sia l’affermazione di condizioni di vita autonoma a chi<br />

è portatore di handicap, sia l’integrazione e l’inserimento<br />

lavorativo <strong>del</strong>le categorie socialmente deboli.<br />

Per tutela ambientale si intendono azioni o interventi<br />

volti a salvaguardare o migliorare la gestione <strong>del</strong> territorio<br />

nazionale. Per info: www.mpsam.it<br />

| 28 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

OBBLIGAZIONI<br />

DI BANCA<br />

ETICA CONTRO<br />

L’INFLAZIONE<br />

Fino al 9 maggio sarà possibile<br />

sottoscrivere le obbligazioni<br />

di Banca Etica. Avranno durata<br />

quinquennale, una scelta<br />

per tutelare i risparmiatori con<br />

un meccanismo contro l'inflazione.<br />

Il rendimento, fisso al 2,30%<br />

lordo per il primo anno, per gli anni<br />

successivi sarà pari alla variazione<br />

in aumento <strong>del</strong>l'indice annuo<br />

di inflazione in area euro<br />

(rilevato da Eurostat), maggiorato<br />

di 0,65 punti percentuali.<br />

Accanto a questa obbligazione,<br />

ne viene emessa anche una<br />

tradizionale di durata triennale<br />

a tasso fisso crescente (2,30%<br />

lordo per il primo anno, 2,50%<br />

per il secondo, 2,70% per il terzo).<br />

Le emissioni obbligazionarie<br />

di Banca Etica conciliano<br />

la necessità di investimenti sicuri<br />

e socialmente responsabili da parte<br />

dei risparmiatori con l’esigenza<br />

<strong>del</strong>la banca di disporre di risparmio<br />

a medio-lungo termine per<br />

finanziare linee di credito di lungo<br />

periodo: sono quei prestiti rivolti<br />

al mondo <strong>del</strong>l’associazionismo,<br />

<strong>del</strong>la cooperazione sociale<br />

e internazionale, <strong>del</strong>la salvaguardia<br />

ambientale, che contraddistinguono<br />

da sempre l’attività di credito<br />

di Banca Etica nel panorama<br />

bancario italiano.<br />

Inoltre sono stati ritoccati libretti<br />

e conti di risparmio (che passano<br />

allo 0,75%) mentre le giacenze<br />

su conto corrente vengono<br />

remunerate tutte allo 0,20% .<br />

CNCA LANCIA<br />

UNA PROPOSTA<br />

DI WELFARE<br />

LOCALE<br />

“Resistenza e cittadinanza”<br />

è la proposta di welfare locale<br />

presentata dal Cnca (Coordinamento<br />

Nazionale Comunità di Accoglienza).<br />

La proposta denuncia la scarsità<br />

dei finanziamenti per le misure<br />

definite livelli essenziali<br />

di assistenza, dalla legge quadro<br />

328/00. Gli ultimi cinque anni<br />

di governo hanno portato modifiche<br />

legislative orientate al controllo<br />

sociale e non alla prevenzione,<br />

soprattutto sul carcere,<br />

le dipendenze e l'immigrazione.<br />

É stata abbandonata ogni misura<br />

nazionale di contasto alla povertà,<br />

con la cancellazione <strong>del</strong> reddito<br />

minimo di inserimento.<br />

Sono diminuiti i fondi assegnati<br />

alle Regioni per la spesa sociale<br />

e sono aumentate <strong>del</strong> 5% le spese<br />

per la Difesa: la quota capitaria<br />

(quanto lo Stato versa alle Regioni<br />

per ogni cittadino) è di 18,44 euro<br />

per il sociale. Per la guerra si<br />

spendono 484,70 euro procapite.<br />

Trovare la copertura finanziaria<br />

è possibile riformulando i capitoli<br />

di spesa e alla tassazione generale.<br />

L’attuale assetto costituzionale<br />

che assegna alle Regioni la potestà<br />

legislativa in materia di politiche sociali,<br />

fa sì che esistano buone pratiche locali<br />

a fianco di vuoti e richiede, quindi,<br />

una piattaforma globale sul welfare.<br />

“Resistenza e cittadinanza” propone<br />

l’individuazione di un’Unità territoriale<br />

di base per la programmazione<br />

omogenea di politiche sociali, sanitarie<br />

e <strong>del</strong> lavoro. Per info: www.cnca.it<br />

Finanza, mercato e lavoro possono essere solo etici >30<br />

La censura dei bit può invadere tutta la Rete >33<br />

Equo e solidale: raddoppia il fair trade in Europa >35<br />

FAIR - WATCH<br />

UNO SGAURDO<br />

SULL’ECONOMIA<br />

SOLIDALE<br />

È nato “Fair-watch”<br />

(www.faircoop.it/fairwatch.htm),<br />

un nuovo progetto di comunicazione,<br />

informazione, approfondimento<br />

sui temi <strong>del</strong>la responsabilità sociale,<br />

economia solidale, finanza etica,<br />

ambiente e diritti. Uno sguardo<br />

sulle altre economie, sul mondo<br />

<strong>del</strong>le imprese, sulla finanza.<br />

Si tratta di un blog indipendente<br />

a cui collaborano professionisti<br />

ed esperti di diversi settori.<br />

Con “Fairwatch”collaborano:<br />

Monica Di Sisto (coordinatrice),<br />

Deborah Lucchetti, Alberto<br />

Castagnola, Paolo Chiavaroli,<br />

Roberto Cuda, Vincenzo Puggioni,<br />

Andrea Baranes, Antonio Onorati,<br />

Carlo Testini.<br />

Un progetto in continuità ed<br />

in collegamento con il più famoso<br />

“Tradewatch”, che si occuperà di<br />

temi controversi legati <strong>del</strong>l’economia<br />

e <strong>del</strong>lo sviluppo, dando notizia<br />

di progetti, esperienze, denunce.<br />

Ogni settimana un editoriale<br />

affronterà un tema controverso.<br />

Una redazione di professionisti<br />

<strong>del</strong>la comunicazione ed esperti<br />

di economia sociale e solidale<br />

per costruire la sostenibilità.<br />

Un nuovo strumento utile<br />

per le campagne <strong>del</strong>la società civile,<br />

per le organizzazioni, per i media<br />

e per i semplici cittadini,<br />

dove trovare ed approfondire temi<br />

e contenuti che difficilmente<br />

possono trovare spazio<br />

nell’informazione mainstream,<br />

ma che sono il meglio <strong>del</strong>la rete<br />

e <strong>del</strong>l'attività dei movimenti.<br />

CITIGROUP INDAGATA<br />

DALLA COMMISSIONE<br />

AUSTRALIANA<br />

PER INSIDER TRADING<br />

L’autorità di mercato di Sydney accusa l’americana<br />

Citigroup Inc. di insider trading relativamente a un’offerta<br />

da 4,6 miliardi di dollari australiani, pari a circa 2,7 miliardi<br />

di euro, <strong>del</strong>la Toll società leader <strong>del</strong>la logistica australiana,<br />

sulla concorrente Patrick Corp. Ltd, azienda australiana<br />

specializzata in import-export. La società sotto inchiesta<br />

avrebbe condotto un'intermediazione sulla base<br />

di informazioni di insider e direttamente contro l’interesse<br />

<strong>del</strong> suo cliente. Citigroup, che ha negato di aver<br />

commesso illeciti, era infatti adviser di Toll nell’offerta.<br />

La Australian securities and Investment commission<br />

(Asic) sostiene di aver verificato l’esistenza di scambi<br />

importanti con Patrick su conti <strong>del</strong>la stessa Citigroup<br />

risalenti al 19 agosto <strong>del</strong>lo scorso anno, ultimo giorno<br />

operativo prima che venisse lanciata l’opa Toll.<br />

In verità alcune indiscrezioni stampa sul caso<br />

erano apparse il giorno prima.<br />

La questione è complessa, come confermano<br />

le argomentazioni a difesa portate dagli amministratori<br />

di Citigroup, che contestano l’azione <strong>del</strong>la commissione<br />

perché non terrebbe conto <strong>del</strong> sofisticato mercato<br />

dei capitali australiano, per cui se una investment bank<br />

dovesse bloccare tutte le sue attività ogni volta<br />

che ottiene un mandato di advisory l’attività di mercato si<br />

bloccherebbe. La Commissione intende imporre a Citigroup<br />

il rafforzamento <strong>del</strong>le procedure per evitare i conflitti<br />

di interesse e bloccare il trading in conto proprio sulle<br />

azioni di società per cui la stessa Citi opera da adviser.<br />

Se fosse giudicata colpevole Citigroup potrebbe subire<br />

una multa fino a 1 milione di dollari australiani, ma Toll<br />

ha comunicato che terrà comunque la banca come<br />

consulente. Nel frattempo Citigroup ha già rivolto il suo<br />

sguardo verso la Cina, sulla Guangdong development bank.<br />

CRISI<br />

FINANZIARIA<br />

ISLANDESE, UN<br />

BRUTTO SEGNO<br />

La recente crisi finanziaria<br />

che ha colpito l’Islanda, secondo<br />

Jeppe Christiansen, direttore di<br />

un grande fondo pensioni pubblico<br />

danese, è uno dei punti cruciali<br />

di ciò che sta accadendo al sistema<br />

finanziario globale.<br />

Christiansen sostiene<br />

che occorre cambiare le modalità<br />

di investimento e prendere<br />

in considerazione altri strumenti<br />

per deciderli, oltre ai dati storici uniti<br />

a mo<strong>del</strong>li statistici che non tengono<br />

conto di eventi improvvisi.<br />

Insomma la realtà spesso<br />

e meno lineare <strong>del</strong>le statistiche.<br />

Per l’esperto danese i mercati<br />

sono altamente inflazionati a causa<br />

<strong>del</strong> continuo pompaggio di liquidità<br />

nel sistema da parte <strong>del</strong>le banche<br />

centrali, aspetto che nel prossimo<br />

futuro porterà “aggiustamenti”<br />

anche drastici nei “valori”<br />

degli assets di mercato, provocando<br />

grandi fluttuazioni. È ciò che<br />

è acccaduto prima <strong>del</strong>la crisi<br />

islandese: alcuni rubinetti globali<br />

che negli ultimi anni hanno<br />

inondato di liquidità i mercati<br />

finanziari internazionali,<br />

si sono di colpo prosciugati.<br />

Quindi nel prossimo futuro,<br />

per Christiansen, occorre<br />

considerare i problemi di equilibrio<br />

globale come estremamente gravi.<br />

Gravi al punto che il rischio<br />

di un crac finanziario globale,<br />

normalmente attestato sul 2%<br />

di probabilità, è da considerarsi<br />

di gran lunga più grande.<br />

| inbreve |<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 29 |


| finanzaetica | democrazia economica |<br />

Finanza, mercato<br />

e lavoro<br />

possono essere<br />

solo etici<br />

Pier Paolo Baretta, segretario confederale <strong>del</strong>la Cisl, va ben oltre i confini <strong>del</strong>l’investimento etico.<br />

E propone un’opzione di cambiamento basata su nuovi principi. Alla finanza etica non si puo’ contrapporre<br />

una finanza non etica. C’è una scelta da compiere circa la democrazia <strong>del</strong>le regole.<br />

CON PIER PAOLO BARETTA, SEGRETARIO GENERALE AGGIUNTO DEL-<br />

LA CISL, parliamo di investimento etico e <strong>del</strong> rapporto tra<br />

etica e fondi pensione. Partiamo dall’ultimo vertice internazionale<br />

di Davos, dove un<br />

di Paolo Andruccioli gruppo di personaggi famosi, come<br />

Bono e Armani, hanno lanciato il<br />

“logo etico”. Siamo solo a operazioni di immagine, di marketing, oppure<br />

l’etica può influire sull’economia? Anche l’analisi effettuata di recente<br />

dal Sole 24Ore (vedi pagina 32) ha evidenziato, salvo eccezioni,<br />

che solo l’1% dei patrimoni gestiti dai fondi integrativi sono destinati<br />

ad attività improntati alla responsabilità sociale e ai temi etici.<br />

«Il rischio è di un concetto fasullo: non possiamo parlare di finanza<br />

etica presupponendo che possa esistere una finanza non etica. Noi<br />

dobbiamo invece sostenere che la finanza, come<br />

il mercato, come il lavoro non possono<br />

non essere etici. C’è quindi una scelta di fondo<br />

da compiere, perché se non affermiamo<br />

questo, si potrebbe anche pensare che noi tolleriamo<br />

anche una finanza non etica, che ovviamente<br />

esiste e dire questo significa assol-<br />

versi. Ora, ovviamente esiste una finanza non<br />

etica, ma dobbiamo perseguire l’eticità complessiva<br />

<strong>del</strong> sistema economico e finanziario.<br />

Vanno poi sfatati degli equivoci: “eticità”,<br />

per esempio, non significa rispetto <strong>del</strong>le leggi.<br />

Il rispetto <strong>del</strong>le leggi è un assunto di partenza<br />

dal quale non si prescinde. “Etico” non è rispettare<br />

le leggi, come se si potesse consentire<br />

di non rispettarle. Etico è ben altro e “ben oltre” e uno dei problemi è<br />

appunto l’individuazione dei parametri di quello che si può definire un<br />

approccio etico».<br />

Come distinguere, quindi, l’etica in un mondo come quello <strong>del</strong>la<br />

finanza e <strong>del</strong> mercato?<br />

«Questi parametri devono necessariamente essere non assoluti, visto<br />

che stiamo parlando di mercato in una determinata condizione sto-<br />

| 30 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

“<br />

Più che di etica<br />

vorrei discutere<br />

di democrazia<br />

economica,<br />

completamento<br />

<strong>del</strong>la democrazia<br />

politica<br />

”<br />

rica, altrimenti rischiamo di mettere le asticelle a <strong>del</strong>le altezze tali che<br />

la stragrande maggioranza non è in grado di passarle e di fare quindi<br />

un’operazione inutile. Il dato fondamentale deve essere la condivisione<br />

collettiva e riconosciuta <strong>del</strong> parametro che si sceglie, e questo<br />

ci riporta all’elemento <strong>del</strong>icatissimo <strong>del</strong>la storicizzazione <strong>del</strong>l’eticità<br />

che varia nel tempo. Oggi, in questa situazione, io ritengo che il principio<br />

di base debba essere la democrazia economica. Ovvero costruire<br />

un sistema di trasparenza, di regole e controlli che consenta di avere<br />

un approccio di cautela».<br />

Un sistema di regole “etiche” riconosciute dalla collettività?<br />

«A me non interessa che uno si dichiari etico e che lo sia. A me interessa<br />

che ci sia un sistema di eticità collettiva riconosciuta. Gli scandali<br />

finanziari di questi mesi rendono evidente<br />

Per Paolo Baretta,<br />

segretario confederale<br />

<strong>del</strong>la Cisl.<br />

In alto, manifestazione<br />

dei sindacati contro<br />

la riforma <strong>del</strong>la legge<br />

sulle pensioni.<br />

Roma, 2004<br />

che il problema <strong>del</strong>la democrazia e <strong>del</strong>le regole<br />

<strong>del</strong> gioco sono il presupposto per poter parlare<br />

di eticità. E allora bisogna domandarsi: c’è<br />

davvero un’idea di democrazia economica?<br />

Perché è evidente che la democrazia politica e<br />

i diritti da soli non risolvono più la democrazia<br />

perché nella complessa società moderna di<br />

tipo globale, la democrazia politica risulta<br />

compiuta solo se è anche democrazia economica.<br />

Siamo di fronte a un doppio canale, come<br />

quando le donne non votavano e quindi<br />

c’erano due democrazie. Oggi noi votiamo,<br />

ma non abbiamo un controllo sistematico<br />

<strong>del</strong>l’economia. La democrazia economica è<br />

quindi il completamento <strong>del</strong>la democrazia politica e al tempo stesso la<br />

chiave interpretativa di un approccio etico, non si tratta di autoreferenzialità,<br />

o solidarismo, tutte cose buone. Va benissimo che a vendere<br />

un prodotto sia un’azienda etica, o che ci si metta il marchio, ma il<br />

nostro problema vero è che ci sia un sistema generale che faccia evolvere<br />

il capitalismo verso un sistema di regole e di eticità».<br />

Se questa è la definizione più generale che ci proponi, come<br />

FABIO CUTTICA / CONTRASTO<br />

si lega l’etica ai fondi pensione. E come mai, qui da noi, l’investimento<br />

etico è così poco sviluppato? Pensi che si possa<br />

spiegare con il fatto che i fondi pensione italiani sono ancora<br />

troppo giovani?<br />

«Credo che le ragioni siano tre. È vero che i fondi pensione sono giovani,<br />

ma c’è da dire soprattutto che essi sono nati con un obiettivo etico<br />

primario: garantire la pensione. I fondi pensione italiani non si sono<br />

posti quindi il problema sofisticato <strong>del</strong>l’investimento etico. I fondi<br />

pensione puntavano ai migliori investimenti possibili ed è ovvio che i<br />

migliori investimenti per un fondo pensione non sono quelli a breve,<br />

ma a lunga durata. C’è quindi una prima differenza fondamentale tra<br />

gli investimenti <strong>del</strong> fondo pensione e quelli di un qualsiasi fondo. Il risparmio<br />

previdenziale non è un risparmio finanziario: si investe per<br />

avere una pensione tra 15, 20, 30 anni. Essendo nati con questo obiettivo,<br />

è chiaro che i fondi pensione non si sono posti il problema <strong>del</strong>l’investimento<br />

etico».<br />

Però c’è anche una forte resistenza culturale...<br />

«Sicuramente dobbiamo ammettere che c’è una resistenza culturale. Il<br />

tema dei parametri etici è in via di maturazione, ma non è ancora maturato.<br />

C’è però anche un terzo problema: non esiste l’offerta. La coscienza<br />

si sviluppa anche sulla base di un’interazione e se è vero che<br />

non c’è molta domanda di fondi etici, va detto che non c’è neppure<br />

molta offerta. È difficile, quindi, immaginare un circuito virtuoso. Solo<br />

adesso c’è chi comincia, ma siamo alle operazione di marketing.<br />

C’è poi anche un altro problema molto <strong>del</strong>icato: l’investimento etico<br />

è molto soggettivo. Io non voglio una fabbrica di armi e tu non vuoi<br />

una fabbrica di preservativi. Si deve trovare quindi il modo di una di-<br />

versificazione, che nel mondo dei fondi pensione è un’oggettiva complicazione.<br />

Vedo però due aspetti interessanti. Il primo: il tema è ormai<br />

all’ordine <strong>del</strong> giorno. Il secondo: si comincia a fare qualche piccolo passettino,<br />

perché il sistema finanziario sta cominciando a proporre dei<br />

prodotti. Non dico quindi di essere ottimista, ma almeno fiducioso».<br />

Rispetto alle esperienze che sono state fatte, puoi indicarci<br />

qualcosa? Si può fare un primo bilancio o è ancora troppo presto?<br />

E quali sono i confronti con gli altri paesi?<br />

«È troppo presto, perché nei fondi pensione contrattuali si è appena introdotto<br />

il multicomparto. Siamo quindi ancora a episodi specifici.<br />

Penso comunque che la cosa più importante sia “alzare” la coscienza,<br />

ovvero creare una domanda molto forte. Lavorare per innescare quel<br />

circuito virtuoso tra offerta e coscienza, che poi muove la domanda. Rispetto<br />

agli altri paesi, il nodo è che i fondi pensione hanno una storia<br />

lunga, ormai consolidata e svolgono un ruolo strutturato finanziario<br />

molto forte, sono parte <strong>del</strong>l’economia. Questo comporta che anche le<br />

questioni di merito siano state più affrontate più a fondo, pensiamo solo<br />

agli Usa, che hanno dovuto superare lo scandalo Enron. Le esperienze<br />

estere sono più avanti, ma non penso che ci sia alla fine un gap<br />

così clamoroso. E’ in generale che l’offerta di fondi etici è al di sotto <strong>del</strong>l’esigenza<br />

che già esiste. Si deve considerare poi anche la dimensione<br />

dei fondi. Da noi il governo ha rinviato di due anni la riforma, è stata<br />

una bufala, che serve a tenere un mercato inesploso. Il Tfr vale circa 13<br />

miliardi di euro l’anno. Nel giro di dieci anni, anche se solo la metà dei<br />

lavoratori aderiranno, si arriverà a una capitalizzazione che supera la<br />

Borsa di Milano e in quella dimensione il problema <strong>del</strong>l’eticità sarà centrale,<br />

dovrà essere affrontato a tutti i costi».<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 31 |


| finanzaetica | | web e libertà | finanzaetica |<br />

LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE IN ITALIA. CHE GUARDA ALLA SOSTENIBILITÀ<br />

NOME FONDO CATEGORIA PATRIM. NUMERO BENCHMARK ADVISOR GESTORI DELEGATI PERF. %<br />

IN MLN € ISCRITTI COMP. ETICA ETICO 2005<br />

Previambiente negoziale 127,790 21.516 E.C.P.I Ethical Index euro ECPI Dexia, S. Paolo, M. Stanley, Arca 8,26<br />

Eurofer negoziale 162,860 30.640 E.C.P. Ethical Index global ECPI S. Paolo, Ras, Generali V., Unipol 6,43<br />

Fon.te negoziale 131,430 22.528 DJSustainability Sam-Dj Cr. Suisse, Ras, S. Paolo, Unipol 6,3<br />

Fondo Famiglia negoziale 2,300 5.756 E.C.P.I Ethical Index euro ECPI San Paolo Imi 7,7<br />

Prevaer negoziale 32,390 5.873 DJSustainability Sam-Dj Unipol, Dws, Ras 7,71<br />

Fp dip. San Paolo preesistente n.d. n.d. E.C.P. Ethical Index ECPI n.d. n.d.<br />

Fp dip. B. Lombarda Linea 4 preesistente 3,400 2.837 di mercato Avanzi Dexia 7,36**<br />

Fondo dirigenti Fip Rai preesistente 50,000 280 non previsto – utilizza fondi etici Dexia n.d.<br />

Unipol insieme (linea etica) aperto 1,200 170 di mercato Axia Unipol e fondi azionari etici 12,82**<br />

*<strong>Valori</strong> complessivi per i fondi multicomparto e relativo alle linee etiche per i fondi multicomparto **Performance lorda linea etica Fonte: Elab. Plus24 su dati forniti dalle società<br />

Ma si può distinguere il denaro “buono” da quello “cattivo”?<br />

«È difficile distinguere, gli intrecci sono tanti, i percorsi dei flussi di denaro<br />

sempre più “<strong>del</strong>ocalizzati” e complessi e questo ci riporta al tema<br />

<strong>del</strong>la governance e al deficit di democrazia internazionale. Lo sforzo<br />

deve essere quello di far diventare tutto pulito, lavorare affinché il sistema<br />

sia progressivamente bonificato. La premessa è la visione rispetto<br />

al capitalismo e il suo sviluppo: c’è chi ritiene che il capitalismo non<br />

sia modificabile e quindi pensa che l’unica strada sia quella di costruire<br />

dei fiumi paralleli puliti, sani, etici. Personalmente sono più appassionato<br />

a quello che dicono A.Sen e J.Stiglitz, due grandi economisti<br />

che cercano un sistema di regole per cambiare: penso che il capitalismo<br />

evolve, quindi il vero tema politico non è come mi salvo la coscienza<br />

con strade alternative, ma come cambio il capitalismo. Questo dovrebbe<br />

essere il vero terreno di una battaglia politica. Invece rischiamo<br />

di rimanere imbalsamati in questa contrapposizione: lo scontro tra una<br />

cultura iperliberista e una ipercritica rispetto al capitalismo. Non accetto<br />

chi rinuncia al cambiamento e lo ritiene impossibile perché gli<br />

scandali sono parte <strong>del</strong> sistema. Il primo punto per chi crede che bonificare<br />

il capitalismo sia possibile è la globalizzazione: il problema è<br />

che finanza e criminalità lavorano su mercati globali , mentre le istituzioni<br />

sono indietro e con esse i sistemi di governance internazionali.<br />

Va meglio per le “istituzioni sociali”: il movimento “no global” che nasce<br />

globale, così come gli strumenti di “controllo” e denuncia avevano<br />

già quella dimensione e quella portata. Lo stesso sindacato, che si è dovuto<br />

confrontare con la logica <strong>del</strong>le multinazionali, sta lavorando per<br />

dotarsi di strutture più efficaci. Allo stesso modo bisogna accelerare la<br />

crescita di istituzioni politiche e di strumenti di controllo globali, per<br />

poter cominciare a dipanare la matassa <strong>del</strong> buono e <strong>del</strong> cattivo». .<br />

La nuova<br />

censura dei bit<br />

dalla Cina<br />

può invadere<br />

la Rete<br />

Oltre 100 milioni di persone collegate al Web e una cyber comunità che cresce giorno dopo giorno. L’effetto libertà generato<br />

da Internet però dà fastidio al regime. Sono soprattutto giornali e giornalisti a pagare il prezzo più alto, come nei casi<br />

di Shi Tao e Li Datong . Sono aumentati reati e condanne per le opinioni eterodosse, segno <strong>del</strong>la politica repressiva<br />

<strong>del</strong> presidente Hu Jintao, ma anche <strong>del</strong>la difficoltà <strong>del</strong> governo cinese di arginare il fiume di parole e pensieri che scorre sulla rete.<br />

A<br />

di Roberto Festa<br />

Shi Tao, il giornalista<br />

condannato lo scorso<br />

giugno a 10 anni<br />

di prigione.<br />

GOSTO 2005. I REDATTORI DEL Quotidiano <strong>del</strong>la Gioventù sono<br />

raccolti nella sala riunioni <strong>del</strong> giornale. Parla, nel silenzio<br />

generale, il direttore. Improvvisamente i cellulari di molti<br />

cominciano a trillare, avvertendo <strong>del</strong>l’arrivo<br />

di messaggi di testo. In realtà il messaggio è<br />

identico e informa che uno dei redattori presenti<br />

in sala, Li Datong, ha appena pubblicato in Rete una<br />

lettera che critica la censura e la scelta <strong>del</strong> direttore di dimezzare<br />

gli stipendi ai giornalisti sgraditi al governo. In<br />

poche ore la lettera fa il giro <strong>del</strong>la Cina, moltiplicata da migliaia<br />

di mail, forum, siti. Il regime cerca di bloccarne la diffusione,<br />

ma due giorni dopo è costretto a capitolare. Di dimezzamento<br />

degli stipendi non si parla più. Il<br />

supplemento settimanale diretto da Li Datong per il Quotidiano<br />

<strong>del</strong>la Gioventù viene comunque sospeso e il giornalista<br />

licenziato.<br />

A Li Datong è andata meglio che a Shi Tao, altro giornalista<br />

condannato lo scorso giugno a 10 anni di prigione.<br />

In un sito in lingua cinese di New York, Shi Tao aveva<br />

pubblicato le direttive <strong>del</strong>le autorità ai giornali per il quindicesimo<br />

anniversario <strong>del</strong> massacro di Tienanmen. Il messaggio<br />

era stato postato anonimo, ma si è qui rivelato provvidenziale<br />

l’intervento di Yahoo, che ha consegnato alle<br />

autorità cinesi la prova che Shi aveva usato il computer <strong>del</strong><br />

posto di lavoro, Contemporary Business News, per accedere<br />

alla sua mail e spedire il messaggio. Di fronte allo sdegno<br />

internazionale e alle denunce dei gruppi in difesa dei<br />

diritti umani, Yahoo ha spiegato di essersi limitata a rispettare<br />

le leggi cinesi, e che «è importante avere buone relazioni<br />

e partnership con i governi di tutto il mondo». Shi<br />

Tao è oggi in prigione, non gli è stata garantita la possibilità<br />

di un appello. Le due storie illustrano bene l’impatto<br />

che la Rete ha oggi sulla politica cinese, e le nuove sfide<br />

che essa pone alla capacità <strong>del</strong> regime di controllare l’opi-<br />

nione pubblica. Con più di 111 milioni di persone collegate<br />

al Web, la Cina è seconda soltanto agli Stati Uniti per<br />

numero di utenti. Si tratta ovviamente di una minoranza,<br />

rispetto ai numeri complessivi <strong>del</strong>la popolazione cinese,<br />

ma il fenomeno ha già trasformato mezzi e modi <strong>del</strong>la comunicazione.<br />

Gli utenti di Internet passano più tempo<br />

Online di quanto essi dedichino a televisione e giornali.<br />

Sono in aumento reati e condanne connessi a opinioni<br />

eterodosse, segno di una stretta repressiva imposta dal presidente<br />

Hu Jintao ma anche <strong>del</strong>la difficoltà <strong>del</strong> regime ad<br />

arginare il fiume di parole e pensieri che i nuovi media<br />

stimolano. La Rete amplifica le voci e accelera gli eventi. Il<br />

governo reagisce moltiplicando strumenti e uomini <strong>del</strong>la<br />

repressione, ma qualcosa spesso gli sfugge.<br />

Organi di pubblica sicurezza e provider impiegano oggi<br />

migliaia di funzionari il cui compito primario è controllare<br />

quello che i cinesi leggono e mettono online. La<br />

censura di regime si dimostra particolarmente meticolosa<br />

nel predisporre regole e comportamenti. Ogni venerdì<br />

mattina i responsabili dei principali siti di informazione<br />

sono convocati nell’Ufficio <strong>del</strong>l’Informazione di Pechino,<br />

organo che risponde direttamente al Dipartimento alla<br />

Propaganda nazionale. A gestire gli incontri è Chen Hua,<br />

responsabile <strong>del</strong>l’informazione in Rete, che ragguaglia sulle<br />

notizie cui dare spazio (o non dare spazio) la settimana<br />

successiva. Tra i presenti Sina, Sohu, Yahoo, società a capitale<br />

privato, quotate sul mercato americano o destinatarie<br />

di investimenti americani. Tutte, per agire sul mercato cinese,<br />

hanno avuto bisogno di una speciale concessione<br />

governativa. Tutte, per ottenere la concessione, hanno dovuto<br />

offrire garanzie politiche e la promessa di non farsi<br />

strumenti di diffusione <strong>del</strong> dissenso.<br />

Degli incontri <strong>del</strong> venerdì non ci sarebbe comunque<br />

nemmeno bisogno, perchè la censura - o autocensura - av-<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 33 |


| finanzaetica |<br />

Hu Jintao, presidente<br />

cinese, ha moltiplicato<br />

strumenti e uomini<br />

per reprimere<br />

il dissenso nella Rete,<br />

ma qualcosa spesso<br />

gli sfugge.<br />

Nonostante la censura<br />

e le pesanti condanne<br />

la denuncia sul web<br />

continua.<br />

Ogni società<br />

di servizi Internet<br />

si assoggetta<br />

a modo proprio<br />

alle direttive<br />

<strong>del</strong> governo cinese<br />

| 34 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

viene comunque a monte. L’utente che naviga in uno dei<br />

694 mila siti cinesi ha infatti accesso a molte cose: offerte<br />

di lavoro e di viaggio, affari, ricerca <strong>del</strong>l’anima gemella e<br />

persino sesso. Se però prova a digitare su un motore di ricerca<br />

qualsiasi parole come “Tibet” o “Tienanmen”, la risposta<br />

è invariabilmente una: il nulla. All’inizio <strong>del</strong>l’anno<br />

un giovane di Pechino è finito nei guai per aver cercato di<br />

creare un blog ospitato da Microsoft il cui tema di discussione<br />

doveva essere “Libertà e diritti umani”. Ma ogni volta<br />

che il malcapitato provava a digitare una tra queste parole,<br />

una finestra lo avvertiva che «il titolo non può<br />

contenere parole proibite o profane. Prego digitare un titolo<br />

differente». Ogni società di servizi Internet si assoggetta<br />

a modo proprio alle direttive <strong>del</strong> potere centrale.<br />

Yahoo offre una gamma completa di servizi - mail, forum,<br />

motore di ricerca - senza però avvertire che il contenuto<br />

<strong>del</strong> sito è pesantemente censurato. Nel 2002 la compagnia<br />

californiana ha firmato un “Public Pledge on Self-discipline<br />

for the Chinese Internet Industry”, documento che fissa<br />

i termini <strong>del</strong>l’accordo con il governo cinese e che ha<br />

condotto alla rovina di Shi Tao. Google sceglie un approccio<br />

significativamente diverso. L’utente cinese che cerca di<br />

collegarsi a www.google.com viene automaticamente rediretto<br />

su www.google.cn, che presenta rispetto alle versioni<br />

occidentali una gamma molto più ridotta di servizi:<br />

niente mail, forum, video, blog. Ogni inserimento di una<br />

parola-chiave viene poi accompagnato dalla dizione: «la<br />

ricerca è limitata in accordo con leggi, regolamentazioni e<br />

politiche locali». Dice Rebecca MacKinnon, ex-corrispondente<br />

da Pechino <strong>del</strong>la CNN ed esperta di censura in Internet:<br />

«Google cerca di far affari in Cina senza trascinare<br />

nessuno in galera»<br />

Le autorità cinesi hanno più volte spiegato che la censura<br />

interessa principalmente la pornografia. In realtà un<br />

recente studio di Open Net Initiative e Harvard University<br />

rivela che il sistema censorio riguarda soprattutto testi e siti<br />

di contenuto politico (www.opennetinitiative.net/studies/china).<br />

In questo modo il regime mette i cinesi in grado<br />

di comunicare e di commerciare con il mondo,<br />

offrendo però <strong>del</strong> mondo una visio-<br />

ne <strong>del</strong> tutto parziale. È una strategia<br />

che finisce per nutrire xenofobia e<br />

nazionalismo. I cinesi possono trovare<br />

in Rete la testimonianza dei propri<br />

successi nel mondo o indignarsi per<br />

le atrocità compiute dai soldati giapponesi<br />

negli anni Trenta o per gli<br />

abusi americani ad Abu Ghraib. Nemmeno una parola viene<br />

però lasciata filtrare sui propri abusi. Piegare la censura<br />

è d’altra parte difficile e pericoloso. Quelli che tentano, attraverso<br />

un software, di aggirare i divieti rischiano una<br />

condanna sino a dieci anni di prigione per sovversione e<br />

propaganda contraria agli interessi <strong>del</strong>lo Stato.<br />

«Si tratta <strong>del</strong> più sofisticato sistema di filtri in Internet»,<br />

racconta John Palfrey <strong>del</strong>la Harvard Law Schhol. Per creare<br />

un così avanzato sistema di censura, il regime di Pechino<br />

gode <strong>del</strong>l’appoggio <strong>del</strong>le più famose compagnie fornitrici<br />

di servizi Internet, che quindi oltre a prestarsi all’opera di<br />

repressione <strong>del</strong>le libertà vi collaborano anche attivamente.<br />

Tecnologia al servizio <strong>del</strong> potere<br />

Nello sviluppo dei sistemi di controllo si distingue Cisco System<br />

che vende alla Cina routers in grado di bloccare non<br />

soltanto i siti sgraditi, ma anche singole pagine proibite. Un<br />

utente cinese può per esempio tranquillamente navigare<br />

nel sito di Stanford University (www.stanford.edu), ma non<br />

accedere a una sotto-sezione, www.stanford/edu/group/falun,<br />

il cui soggetto è il gruppo religioso inviso alle autorità<br />

di Pechino. Il governo cinese sta nel frattempo sviluppando<br />

una potente opera di modernizzazione <strong>del</strong>le proprie infrastrutture<br />

Internet. Un progetto chiamato China Net<br />

Next Carrying Network, o CN2, prevede un investimento<br />

di 100 milioni di dollari americani in contratti con Cisco<br />

Systems, Juniper Networks, Alcatel, Huawei Technologies.<br />

Nei prossimi mesi nuovi routers saranno installati in circa<br />

200 città cinesi. E più i routers sono tecnologicamente<br />

avanzati, più è facile controllare cosa ci passa attraverso. Il<br />

Global Internet Freedom Act, votato recentemente dal<br />

Congresso americano, dichiara che «il successo <strong>del</strong>le politiche<br />

statunitensi nel sostenere la libertà di parola, stampa<br />

e associazione richiede nuove iniziative per sconfiggere<br />

controlli autoritari <strong>del</strong>le notizie e informazioni in Internet».<br />

Nemmeno una parola viene però spesa sul ruolo <strong>del</strong>le<br />

compagnie americane nel fornire strumenti tecnologici<br />

necessari alla repressione. Se interpellati sull’argomento,<br />

tutti dicono di doversi, per necessità, assoggettare alla legge<br />

cinese. Per Cisco «è l’utente, e non Cisco, a determinare<br />

la funzionalità e gli usi <strong>del</strong>le tecnologie». Secondo Microsoft<br />

sfidare il governo sarebbe controproducente, ed «è<br />

meglio essere lì con i nostri prodotti piuttosto che non esserci».<br />

E il motto di Google sembra essere: «Meno informazione,<br />

ma informazione comunque». Connettere i cinesi<br />

al mondo attraverso Internet, sia pure al prezzo di<br />

pesanti restrizioni, costituirebbe quindi un significativo<br />

passo avanti sulla strada <strong>del</strong>la libertà e <strong>del</strong>la democratizzazione<br />

<strong>del</strong> regime. Non tutti sembrano però credere che la<br />

riforma politica sia l’inevitabile conseguenza di quella economica.<br />

Anzi, secondo alcuni le pratiche di controllo autoritario<br />

rischiano di allargarsi ad altre zone <strong>del</strong> mondo.<br />

Dice John Palfrey di Harvard University: «il paesaggio globale<br />

di Internet sta significativamente mutando per i modi<br />

in cui il governo cinese limita le relazioni dei suoi cittadini<br />

in Rete». E per Rebecca MacKinnon, «le compagnie<br />

americane hanno avuto così scarsi scrupoli nell’aderire alla<br />

richiesta di consegnare i dati di un utente cinese. Come<br />

possiamo essere sicuri che non faranno altrettanto in risposta<br />

a una superzelante agenzia governativa nei nostri<br />

paesi?». Le aspettative di una nuova era di libertà d’espressione<br />

in Cina, attraverso la Rete, sono quindi meno rosee<br />

che in passato. E il problema non è soltanto cinese. .<br />

Raddoppia<br />

il Fair Trade<br />

in Europa<br />

IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE CRESCE, anche se rimane un “nano”<br />

rispetto al volume d’affari <strong>del</strong>la distribuzione, organizzata<br />

e non. Certo in Europa il panorama è molto diverso, ma<br />

i punti vendita si sono moltiplicati e i consumi<br />

di A.D.S. incrementati. Oggi il giro d’affari dei prodotti<br />

<strong>del</strong> commercio equo e solidale nei 25 paesi <strong>del</strong><br />

Vecchio Continente sarebbe arrivato<br />

a quota 660 milioni di<br />

euro, il doppio di cinque anni fa<br />

quando era stimato in 260 milioni.<br />

L’incremento evidenziato<br />

nella ricerca sul Fair Trade appena<br />

pubblicata da FLO (Fairtrade<br />

Labelling Organisations), IFAT<br />

(International Fair Trade Associations),<br />

NEWS! (Network of<br />

European World Shops) e EFTA<br />

(European Fair Trade Association)<br />

è incoraggiante (+154% in<br />

cinque anni con una media <strong>del</strong><br />

20% per anno). Oltre 120 milioni<br />

di euro è prodotto dalle Botteghe<br />

<strong>del</strong> Mondo che hanno<br />

raggiunto quota 2800 punti<br />

vendita: complessivamente secondo<br />

le stime effettuate per il<br />

voluminoso studio sul Fair Trade<br />

in Europa sono oltre 100.000<br />

i volontari che hanno contribuito<br />

al successo <strong>del</strong> commercio<br />

equo solidale a livello continentale.<br />

Nei 25 paesi presi in esame<br />

operano oltre 200 strutture di<br />

importazione e i risultati migliori<br />

sono stati quelli conseguiti<br />

dagli operatori che aderiscono<br />

alle iniziative certificate. Il volu-<br />

PRO CAPITE IN EURO VOLUME VENDITE IN 000 EURO<br />

ITALIA 0,35<br />

20.000<br />

FRANCIA 1,15<br />

69.000<br />

GERMANIA 0,70<br />

58.000<br />

AUSTRIA 1,94 15,781<br />

SVIZZERA 18,47<br />

136.028<br />

BELGIO 1,92<br />

20.000<br />

LUSSEMBURGO 4,43 2.000<br />

OLANDA 2,15 35.000<br />

DANIMARCA 2,22 12.000<br />

REGNO UNITO 3,46<br />

206.289<br />

IRLANDA 1,24 5.000<br />

SVEZIA 0,61 5.480<br />

NORVEGIA 0,99 4.540<br />

FINLANDIA 1,48 7.700<br />

TOTALE 1,51<br />

596.818<br />

Fonte: Fair Trade in Europe 2005<br />

| equo e solidale | finanzaetica |<br />

Il giro di affari dei prodotti <strong>del</strong> commercio equo e solidale in Europa è raddoppiato in cinque anni. Sono oltre 200 le strutture di<br />

importazione e 55 mila i prodotti presenti nei supermercati. È la Svizzera il paese con la più alta percentuale di commercio<br />

equo . L’Italia si distingue per la frammentazione distributiva e la spesa pro capite più bassa, mentre il mercato più ricettivo è<br />

quello inglese. Ma c’è ancora molto da fare per rispondere alla domanda crescente.<br />

LE BOTTEGHE DEL MONDO [OTTOBRE 2005]<br />

ITALIA 500<br />

SPAGNA 95<br />

PORTOGALLO 9<br />

FRANCIA 165<br />

GERMANIA 800<br />

AUSTRIA 100<br />

SVIZZERA 300<br />

BELGIO<br />

LUSSEMBURGO 6<br />

295<br />

OLANDA 412<br />

DANIMARCA 6<br />

REGNO UNITO<br />

100<br />

IRLANDA 6<br />

SVEZIA<br />

NORVEGIA 0<br />

35<br />

FINLANDIA 25<br />

LA SPESA IN COMMERCIO PRO CAPITE E IL VOLUME DELLE VENDITE<br />

me dei prodotti di Fair Trade certificati ha raggiunto quota 597 milioni<br />

di euro e un contributo rilevante alla crescita di questo mercato<br />

è arrivato sicuramente dall’inserimento di questi generi di consumo<br />

nei supermercati che oggi sono oltre 55000. Il paese con le più<br />

alte percentuali di commercio equo solidale è la Svizzera dove il 47%<br />

di tutte le banane, il 28% dei fiori e il 9% <strong>del</strong>lo zucchero appartiene<br />

al segmento certificato Fair Tra-<br />

de. Tra i grandi paesi europei il<br />

mercato più ricettivo risulta essere<br />

quello <strong>del</strong>la Gran Bretagna<br />

(otto volte la Svizzera per popolazione)<br />

dove il commercio<br />

equo e solidale raggiunge il 5%<br />

nel mercato <strong>del</strong> tea, il 5,5% nelle<br />

banane e il 20% nel caffé.<br />

Le distanze nell’orientamento<br />

al consumo sono enormi tra i<br />

25 paesi europei esaminati: la<br />

spesa pro capite varia dalla più<br />

bassa, che purtroppo è quella<br />

italiana e si posiziona a 0,35 euro,<br />

a quella più alta registrata in<br />

Svizzera dove raggiunge i 18,47<br />

euro. Al secondo posto in Europa<br />

figura il Lussemburgo con<br />

4,45 euro, seguito dalla Gran<br />

Bretagna (3,46 euro), la Danimarca<br />

(2,22) e l’Olanda (2,15).<br />

Molto interessante l’analisi<br />

sul mercato italiano che nell’analisi<br />

risulta caratterizzato da un<br />

elevata frammentazione distributiva,<br />

con oltre 500 botteghe<br />

<strong>del</strong> mondo e 4000 punti vendita<br />

<strong>del</strong>la Grande distribuzione organizzata<br />

che dichiarano di offrire<br />

prodotti equo e solidali. .<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 35 |


Nuova<br />

Ecologia<br />

STEFANO DE LUIGI / CONTRASTO<br />

a cura di Paola Baiocchi e Micol Carmignani<br />

nuove<br />

povertà<br />

pisa<br />

Una città d’arte<br />

e di studio che deve<br />

fare i conti con redditi<br />

bassi e scarsità<br />

di alloggi. L’antica<br />

Repubblica marinara<br />

reagisce senza<br />

chiudersi: potenzia<br />

i servizi, unendo<br />

le forze, e apre le porte<br />

<strong>del</strong>le istituzioni<br />

ai nuovi arrivati.<br />

osservatorio<br />

La fabbrica<br />

di ceramiche<br />

Ideal Standard.<br />

Brescia, 2002<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 37 |


pisa<br />

nuove<br />

povertà<br />

di Paola Baiocchi<br />

osservatorio<br />

Gli “invisibili”<br />

vivono anche<br />

nella città d’arte<br />

A<br />

RTE. CULTURA. UNIVERSITÀ. GLI INGREDIENTI CI SONO TUTTI. Ma questi punti di forza<br />

possono nascondere enormi contraddizioni. Diversamente da altri territori, dove<br />

ci si adatta alle sperequazioni, si nascondono le cause e si usa il patrimonio storico per<br />

“verniciare” ogni dove Pisa è una città che reagisce, grazie ad un sistema basato sul confronto<br />

e sulla concertazione tra le componenti sociali, che le vede riunite attorno al tavolo<br />

<strong>del</strong>la Società <strong>del</strong>la Salute (vedi articolo). Istituzioni, volontari, associazioni cercano di costruire<br />

e mantenere un tessuto solidale capace di rispondere ai bisogni più immediati, ma<br />

anche attento a ricordare che si può fare di più per estirpare il disagio. Cominciamo a comporre<br />

questo mosaico chiedendo a Don Emanuele Morelli di parlarci <strong>del</strong>le esigenze raccolte<br />

nei Centri d’ascolto <strong>del</strong>la Caritas diocesana, di cui è direttore: «Le linee di tendenza <strong>del</strong>la<br />

povertà sono quelle <strong>del</strong>l’insufficienza <strong>del</strong> reddito: anziani in affitto con la pensione,<br />

Città d’arte, sede<br />

di tre Università<br />

e <strong>del</strong> Cnr, sembra<br />

impossibile<br />

che nella placida Pisa<br />

che si affaccia<br />

con i suoi eleganti<br />

palazzetti sull’Arno<br />

esista la povertà<br />

| 38 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

famiglie con figli; tocchiamo con mano che si fa sempre più fatica ad<br />

arrivare a fine mese con lo stipendio che si ha. I dati che abbiamo in<br />

nostro possesso sono stati rilevati tra chi si rivolge ai Centri di ascolto<br />

<strong>del</strong>la Caritas; ci sono persone in difficoltà che a noi non si rivolgono».<br />

Chi sono?<br />

«Chi dispone ancora di una rete di solidarietà, la famiglia o gli amici,<br />

per questo sono di più gli immigrati, rispetto agli italiani».<br />

Marco Arzilli, responsabile <strong>del</strong> progetto “Homeless”, che comprende<br />

un dormitorio gestito dalla Caritas per il Comune di Pisa, aggiunge<br />

altre figure: «Un numero non consistente di psichiatrici gravi,<br />

da ex ospedale psichiatrico per capirci, che non si rivolgono ai<br />

centri d’ascolto e non accedono al dormitorio. Sono soli, si sottraggono<br />

alle cure e non hanno casa. Poi alcuni irregolari, cioè stranieri<br />

senza permesso di soggiorno».<br />

Come viene accolto in un quartiere, un dormitorio per senza<br />

fissa dimora?<br />

«Malissimo», risponde Marzia Tanini, responsabile <strong>del</strong>l’Ufficio di coor-<br />

FONTE: CARITAS<br />

IL CENTRO DI ASCOLTO CARITAS<br />

UTENTI DEI CENTRI D’ASCOLTO DA GENNAIO A DICEMBRE 2005<br />

DONNE UOMINI TOTALE<br />

Italiani 27,2% 64 35,5% 89 31,5% 153<br />

Stranieri 72,8% 171 64,5% 162 68,% 333<br />

TOTALE 235 251 486<br />

CONDIZIONE FAMILIARE<br />

DONNE ITALIANE<br />

33,9%<br />

TUNISIA 9<br />

FEDERAZIONE RUSSA 10<br />

DONNE<br />

TOTALE<br />

171<br />

10,7%<br />

3,6<br />

%<br />

NO<br />

56,7%<br />

97<br />

21,5%<br />

30,4%<br />

SÌ<br />

43,3%<br />

74<br />

UOMINI ITALIANI DONNE STRANIERE UOMINI STRANIERI<br />

31,7%<br />

4,9%<br />

17,1%<br />

46,3%<br />

ALTRE NAZIONI<br />

92<br />

ROMANIA<br />

67<br />

1,3<br />

10,2%<br />

5,3 2,6<br />

0,7%<br />

9,6% 22,3%<br />

40,4%<br />

51,0%<br />

UCRAINA<br />

43<br />

MACEDONIA<br />

30<br />

MAROCCO 16<br />

POLONIA 16<br />

ALBANIA<br />

25<br />

BULGARIA 21<br />

dinamento <strong>del</strong> settore alta marginalità <strong>del</strong> Comune, «questo tipo di<br />

strutture sono come i cassonetti: nessuno li vorrebbe vicino casa. E allora<br />

facciamo un lavoro di mediazione culturale nel quartiere, avvicinando<br />

le scuole alle strutture, coinvolgendo le associazioni. Con l’informazione<br />

riusciamo a far capire che si tratta di persone e non di pericoli».<br />

La marginalità è vista spesso con diffidenza; i mass media che<br />

tipo di informazione danno?<br />

«L’informazione sugli immigrati non risponde alla realtà. I flussi migratori»,<br />

dice Don Morelli, «sono cambiati già da qualche anno. Le<br />

presunte invasioni dal Sud <strong>del</strong> mondo sono diminuite, sia a livello<br />

nazionale che qui a Pisa».<br />

Federico Russo sta preparando per la Caritas il rapporto 2006 sulle<br />

povertà.<br />

Può specificarci da quali Paesi provengono gli immigrati?<br />

«Al primo posto ci sono i rumeni, poi ci sono gli ucraini, seguono i macedoni<br />

e infine gli albanesi. Il 50% degli stranieri che si rivolgono a noi<br />

appartengono a queste 4 nazioni». «Il dato nuovo», aggiunge don Mo-<br />

56,7%<br />

LIBERO CONIUGATO/A VEDOVO/A DIVORZIATO/A SEPARATO/A NON SPECIFICATO<br />

NAZIONALITÀ DEGLI UTENTI<br />

TOTALE 329<br />

POSSESSO DI PERMESSO DI SOGGIORNO<br />

UOMINI<br />

TOTALE<br />

162<br />

NO<br />

59,3%<br />

96<br />

SÌ<br />

40,7%<br />

66<br />

TOTALE<br />

TOTALE<br />

333<br />

NO<br />

58,0%<br />

193<br />

SÌ<br />

42,0%<br />

140<br />

I flussi migratori<br />

sono cambiati.<br />

La maggior parte<br />

degli immigrati<br />

provengono dall’Est<br />

Europa. Rumeni,<br />

ucraini, macedoni<br />

e albanesi.<br />

Alla caritas<br />

si rivolgono molte<br />

donne che fanno<br />

le assistenti familiari.<br />

Non sono nemmeno<br />

giovanissime e in<br />

qualche caso hanno<br />

superato da tempo<br />

la sessantina.<br />

| osservatorio nuove povertà | pisa |<br />

ELENA MONTELLA<br />

relli «è che incontriamo molte donne non più giovanissime (una addirittura<br />

di 64 anni) che fanno le assistenti familiari, le cosiddette badanti<br />

per gli anziani. Vengono a mangiare alle nostre mense nel giorno di<br />

libertà, perché non hanno nessuno a Pisa. Hanno progetti migratori di<br />

corta durata: vogliono tornare a casa dopo massimo sei mesi, scadendo<br />

un po’ nell’irregolarità e lavorando molto sulle rimesse (vedi box)».<br />

Don Morelli, come arrivano queste donne se non hanno parenti<br />

in Italia che le chiamano?<br />

«Supponiamo che ci sia una sorta di rete, di traffico di braccia a scopo<br />

di sfruttamento per lavoro. Ci sono vere e proprie esperienze di “caporali”<br />

che prendono percentuali sui guadagni e gestiscono anche dei<br />

“dormitori” per connazionali, dove si paga un tanto a notte e di giorno<br />

bisogna lasciare libero il posto. Quando trovano lavoro in casa di<br />

un assistito, risolvono il problema abitativo».<br />

La casa è un problema trasversale a Pisa: gli affitti sono carissimi perchè<br />

il mercato è gonfiato a causa dei fuori sede <strong>del</strong>le Università, <strong>del</strong> Cnr<br />

e dagli americani di Camp Darby (vedi box “Un’isola a stelle e strisce”<br />

a pagina 45). Così per una coppia di reddito medio-basso che si separa<br />

comincia un percorso che porta alla formazione di due nuove povertà.<br />

Massima Baldocchi conosce molto bene questo disagio, perché è<br />

avvocato per la Casa <strong>del</strong>la donna di Pisa. Un’associazione nata negli<br />

anni Settanta dai collettivi femministi, ospitata in una sede <strong>del</strong>la Provincia,<br />

che fornisce consulenza legale alle donne e segue molte altre<br />

iniziative come il centralino antiviolenza “Telefono donna” e organizza<br />

corsi di formazione per operatori a contatto con le violenze su<br />

donne e minori: «Chi si separa è a rischio povertà: è difficile sia per gli<br />

uomini che per le donne, perché gli affitti sono troppo cari. Molti devono<br />

chiedere l’integrazione all’affitto, ma i fondi erogati sono molto<br />

diminuiti, i bandi per le case popolari escono ogni due anni e soddisfano<br />

solo il 10% <strong>del</strong>le domande. Una problematica nata negli<br />

ultimi cinque/sei anni», continua l’avvocato Balocchi, «è l’aumento<br />

<strong>del</strong>le coppie miste italiani ed extracomunitarie. Tantissime cubane,<br />

donne che vengono dalla Russia, dalla Romania, dalla Polonia e dall’Ucraina,<br />

ma anche sudamericane, brasiliane, che si sono legate ad<br />

uomini che facevano, magari, il turismo sessuale. Vengono in Italia,<br />

raramente si sposano, ma hanno figli e le problematiche sono le più<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 39 |


“<br />

pisa<br />

nuove<br />

povertà<br />

osservatorio<br />

diverse: dalla separazione, al divorzio in senso stretto, ai problemi di<br />

abbandono, di violazione degli obblighi di assistenza famigliare. Ci sono<br />

stati dei casi in cui l’uomo è alla terza relazione con una donna<br />

straniera, tutte da cui ha avuto figli».<br />

La società <strong>del</strong>la salute<br />

Un esempio per l’Oms<br />

Conferenza dei sindaci e Asl 5 hanno costituito un consorzio per gestire le politiche socio-sanitarie <strong>del</strong> territorio.<br />

LE PRATICHE CHE GOVERNANO LA GESTIONE DEL SOCIALE e <strong>del</strong>la sanità<br />

nella Zona pisana sono state dichiarate molto interessanti<br />

dall’Oms che le sta studiando. Si tratta <strong>del</strong>la Società<br />

<strong>del</strong>la Salute, un consorzio pubblico di<br />

di Paola Baiocchi cogestione <strong>del</strong>le politiche socio sanitarie, di<br />

cui fanno parte la Conferenza dei sindaci e<br />

l’Asl 5. Un lavoro certosino di conoscenza <strong>del</strong> territorio, razionalizzazione<br />

<strong>del</strong>le risorse attraverso l’innovazione tecnologica<br />

e un confronto continuo le associazioni, gli enti<br />

religiosi, le fondazioni, i volontari.<br />

Ne parliamo con il presidente <strong>del</strong>la Società <strong>del</strong>la Salute,<br />

Carlo Macaluso e con il direttore Giuseppe Cecchi. Carlo<br />

Macaluso è medico, assessore<br />

Ds alle politiche Sociali <strong>del</strong> Comune<br />

di Pisa, giunto ormai al suo<br />

terzo mandato, “memoria storica”<br />

<strong>del</strong>la sperimentazione cominciata<br />

nel 1995: «Il percorso ha pre-<br />

”<br />

so il via da un atto di indirizzo<br />

<strong>del</strong>la Regione Toscana, che ha attribuito alle Conferenze dei<br />

sindaci poteri nel sociale e, attraverso la legge 72, aveva dato<br />

il potere alle conferenze dei sindaci di approvare i Piani<br />

Attuativi Locali (Pal) <strong>del</strong>le Asl di appartenenza».<br />

L’asl aveva un buco<br />

di 64 miliardi di lire.<br />

Oggi con questo<br />

sistema il bilancio<br />

è in pareggio<br />

| 40 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

É un’esperienza solo Toscana?<br />

«Consorzi pubblici costituiti dalle singole zone e dalla Asl<br />

non esistono, con questi specifici obblighi. In Toscana ci<br />

sono 19 zone sociosanitarie, molte sono solo sulla carta.<br />

Noi siamo partiti un po’ prima».<br />

Che situazione ha trovato nel 1995?<br />

«Disastrosa: la nostra Asl aveva 64 miliardi di lire di buco.<br />

Nel giro di 6/7 anni abbiamo portato il bilancio in<br />

pareggio».<br />

Di che tipo?<br />

«Nel ‘95 c’erano 14 distretti sociosanitari: dopo 6 anni uno<br />

solo. Poi abbiamo cominciato a spostare risposte dall’ospedale<br />

al territorio. Per esempio: per gli anziani avevamo una<br />

sola struttura che ospitava circa 320 persone, con indici di<br />

Parlando di politiche sociali quali leggi provocano l’aumento<br />

<strong>del</strong>la povertà?<br />

«Come Caritas sia diocesana che nazionale», risponde Don Morelli,<br />

«abbiamo fatto le pulci alla legge Turco-Napolitano, per i Cpt perché<br />

poco coraggiosa. Ma il giro di vite <strong>del</strong>la Bossi-Fini ha prodotto una maggiore<br />

precarietà e preoccupazione. Un immigrato che prima aveva un<br />

anno per trovare un nuovo lavoro, ora ha solo sei mesi».<br />

qualità pessimi. Oggi abbiamo 20 strutture, con 20 o 40 posti<br />

letto. In 10 anni abbiamo aumentato di più <strong>del</strong> 16% l’assorbimento<br />

di risorse da parte <strong>del</strong> territorio».<br />

A Giuseppe Cecchi direttore <strong>del</strong>la Società <strong>del</strong>la Salute,<br />

chiediamo se viene fatta un’acquisizione centralizzata dei<br />

farmaci: «L’acquisizione di bene e servizi in Toscana avviene<br />

attraverso l’Estav (Enti per i servizi tecnico amministrativi<br />

di area vasta) che con la legge regionale 40 <strong>del</strong> 2005<br />

ha acquistato configurazione giuridica pubblica; ci saranno<br />

tre aree vaste, ognuna contenente un’azienda ospedaliera<br />

universitaria (Siena, Pisa, Firenze ndr)».<br />

I tre assessori regionali all’Istruzione, alle Attività<br />

produttive e alla Sanità Stanno elaborando il Programma<br />

regionale di sviluppo, in cui la ricerca farmaceutica<br />

e l’offerta di servizi sanitari d’eccellenza,<br />

occupano molta importanza.<br />

«Noi riteniamo che siamo in grado di sostenere un sistema<br />

basato sui principi <strong>del</strong>l’universalità, <strong>del</strong>l’eguaglianza e<br />

<strong>del</strong>la solidarietà. Riteniamo che questo sistema funzioni e<br />

che possa anche funzionare meglio».<br />

Dottor Macaluso, c’è una ricaduta <strong>del</strong>la ricerca<br />

scientifica universitaria sul territorio?<br />

«Abbiamo fatto accordi con il Sant’Anna, con il Cnr e<br />

con l’Università. Con il Cnr abbiamo messo a punto un<br />

software per lo studio epidemiologico: incrociando i dati<br />

demografici e i ricoveri possiamo vedere i bisogni scoperti».<br />

Quali politiche provocano la nascita di nuove povertà?<br />

«L’aumento dei costi <strong>del</strong>la sopravvivenza, degli affitti,<br />

le leggi sugli immigrati. Un esempio: noi stiamo<br />

smantellando i campi Rom, che vuol dire trovare una<br />

strada di inserimento, quindi lavoro, casa, scuola. Per<br />

renderli autosufficienti in 4 anni. Invece di buttar via<br />

300/350 euro al giorno per tenerli in carcere, ne spendiamo<br />

meno per costruirgli un domani. Da altre parti<br />

si preferisce il carcere». .<br />

Il centro di Pisa si sta spopolando e le telecamere che<br />

controllano gli accessi <strong>del</strong>le macchine non lo rendono accogliente...<br />

«La città di Pisa non è ospitale: ha una grande tradizione di tolleranza,<br />

ma se vai a vedere il costo degli affitti, i servizi... L’Ospedale<br />

ora spenderà 300 milioni di euro (vedi box “Santa Chiara in periferia”<br />

a pagina 45) con un investimento equivalente, molto<br />

S<br />

| osservatorio nuove povertà | pisa |<br />

Il caleidoscopio <strong>del</strong>le case<br />

Poche e affollate<br />

Una piccola città che vive un’emergenza abitativa tipica di un luogo d’arte e di studio. Molti servizi e alloggi scarsi.<br />

ECONDO IL RAPPORTO CARITAS 2005 sulle povertà un caso di<br />

disagio su cinque è riconducibile al problema casa. Tra gli<br />

italiani che si rivolgono ai centri d’ascolto Caritas, il 55%<br />

risiede in case popolari o in affitto, ma<br />

evidentemente le politiche abitative non<br />

sono bastate ad evitargli l’indigenza.<br />

Mancanza di una strategia organica e continuativa di lotta<br />

alla povertà? Un preoccupante 12,2% di italiani che<br />

chiede aiuto alla Caritas non ha alcun alloggio.<br />

Per gli stranieri la situazione è diversa: il 37% vive in<br />

affitto, quasi il 20% con parenti o conoscenti in situazioni<br />

al limite <strong>del</strong> disagio sanitario a causa <strong>del</strong>l’ affollamento.<br />

L’8,5%, infine, nelle case d’accoglienza<br />

che rappresentano una<br />

di Micol Carmignani<br />

degli stranieri vive<br />

con parenti o<br />

conoscenti al limite<br />

<strong>del</strong> disagio sanitario<br />

ELENA MONTELLA Il 20 per cento<br />

Nel settembre<br />

<strong>del</strong> 2005 viene<br />

occupata l’ex sede<br />

<strong>del</strong>l’Enel oggetto<br />

di scambio tra<br />

immobiliaristi,<br />

tra cui Fiorani<br />

e Coppola, indagati<br />

mesi dopo.<br />

soluzione temporanea.<br />

La dimensione di Pisa è anomala<br />

per le sue esigenze di città<br />

d’arte ed universitaria: da un lato<br />

i servizi - tanti - dall’altro gli alloggi,<br />

pochi. La situazione abitativa<br />

è vicina al corto circuito: la<br />

popolazione dei residenti è di<br />

88mila unità, mentre gli studenti<br />

sono circa 50mila. Gli alloggi in<br />

affitto sono solo 17mila: 5000 per<br />

gli studenti, 3000 case popolari,<br />

9000 per le famiglie. Il resto, 43-<br />

44mila appartamenti, sono abitati<br />

dai proprietari. Insomma una<br />

lotta per la conquista <strong>del</strong>lo spazio vitale che produce ogni<br />

anno 60 milioni di euro in affitti, il 60% in nero.<br />

È chiaro che le lotte per la casa hanno avuto un ruolo<br />

importante, nell’ex repubblica marinara; ne parliamo con<br />

Mike uno dei ragazzi che segue il problema alloggi a Pisa<br />

per Università Antagonista.<br />

«Le prime rivendicazioni risalgono alla fine degli anni<br />

’70, con l’occupazione <strong>del</strong> Villaggio Centofiori, destinato<br />

alla base di Camp Darby e <strong>del</strong> Villaggio Aurora, che restano<br />

ancora oggi case popolari. Le lotte sono state discontinue,<br />

ma hanno riunito associazioni di immigrati, sinda-<br />

interessante, sul centro storico: pensare che di tutto questo grosso<br />

investimento le categorie più deboli ne risentano solo ed esclusivamente<br />

per ricaduta, è riduttivo. Noi auspichiamo che si strutturino<br />

sempre di più politiche sociali, anche per la società civile<br />

pisana, che passino attraverso un’opzione decisa di inclusione degli<br />

ultimi, che riguardi dalla riqualificazione dei quartieri ad uno<br />

sguardo complessivo sulla vivibilità dei territori». .<br />

cati degli inquilini, centri sociali e partiti di sinistra».<br />

Uno dei colori di Pisa è la cultura: l’Università e il turismo,<br />

portano attività nel terziario. In 25 anni il centro storico<br />

si è svuotato per lasciare spazio a uffici e negozi e più<br />

<strong>del</strong> 33% dei residenti si è spostato verso i Comuni limitrofi,<br />

attratto anche da minori costi al metro quadrato.<br />

Daniele Cosci, segretario Sicet (Sindacato Inquilini Casa<br />

e Territorio Cisl) segue da anni l’andamento abitativo a<br />

Pisa: «La speculazione sugli affitti li ha resi pari a uno stipendio:<br />

famiglie a medio reddito, fino ad ora autosufficienti,<br />

non lo sono più. Con la Legge 431 <strong>del</strong> ’98 e l’abolizione<br />

<strong>del</strong>l’equo canone si può chiedere l’integrazione<br />

all’affitto: approfittandosi di questa, i proprietari hanno<br />

alzato i prezzi. Dal 2003 il fondo destinato alle integrazioni<br />

si è ridotto passando da 430 a 220 milioni di euro, che<br />

non bastano. I canoni sono aumentati, e gli sfratti per morosità,<br />

a Pisa come in Italia, sono tra il 66% e il 70% <strong>del</strong> totale,<br />

anche tra le famiglie medie».<br />

Così, a fine anni ’90, torna con forza il problema abitativo:<br />

studenti, immigrati, precari, cittadini poveri o impoveriti<br />

chiedono un’abitazione.<br />

Salvatore Montano, uno degli esponenti <strong>del</strong>le prime<br />

lotte per la casa, diventa assessore per le politiche abitative,<br />

portando una sostanziale pacificazione sul problema.<br />

L’apporto fondamentale <strong>del</strong>l’assessore è lo sblocco <strong>del</strong>le liste<br />

di assegnazione per le case popolari. Aumentano di numero,<br />

ospitando sempre più famiglie.<br />

Dal Macchia Nera<br />

al Progetto Finestre<br />

Ma non basta per spegnere le tensioni: il pretesto è la chiusura<br />

<strong>del</strong> “Macchia Nera” primo centro sociale di Pisa, episodio<br />

che sfocia in una serie di occupazioni simboliche nel<br />

centro <strong>del</strong>la città, che vengono periodicamente sgomberate,<br />

ma rioccupano altri stabili.<br />

Il libero mercato degli affitti fa da molla all’aumento<br />

dei prezzi e all’evasione fiscale, così nel 2003 il gruppo<br />

Università Antagonista dà vita al “Progetto Finestre” che<br />

chiede case per gli studenti. É ancora Mike a parlare: «A<br />

fronte <strong>del</strong> miglioramento per le famiglie, agevolate dall’e-<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 41 |


ELENA MONTELLA<br />

pisa<br />

nuove<br />

povertà<br />

LIBRI<br />

Cristina Cecchini<br />

Luca Gorreri<br />

Antichi mestieri<br />

rurali nel territorio<br />

<strong>del</strong> parco<br />

Ente Parco Regionale<br />

Migliarino San Rossore<br />

Massaciuccoli<br />

Valeria Barboni<br />

Cristina Cagianelli<br />

disegni<br />

di Silvia Sarperi<br />

Pisa la fabbrica<br />

dei miracoli<br />

Felici Editore Junior<br />

osservatorio<br />

Pisa apre ai migranti con il Consiglio degli Stranieri<br />

Per la prima volta il meccanismo <strong>del</strong>la rappresentanza degli stranieri è stata democratico. Hanno potuto scegliere i loro rappresentanti su liste di candidati formate da stranieri. Un modo per far incontrare le richieste dal basso e le proposte dall’alto.<br />

di Micol Carmignani<br />

Scritta riguardante i clandestini<br />

sul muro <strong>del</strong>l’università<br />

| 42 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

dilizia popolare, le condizioni degli studenti, specie i fuori<br />

sede, rimangono tali e quali. Gli affitti sono sempre più cari,<br />

le case cadono nel degrado e ci sono 4360 appartamenti<br />

sfitti. L’Università ed il Comune non cercano soluzioni<br />

per le richieste degli studenti e solo 1200 su 35.000 richiedenti,<br />

ricevono un alloggio <strong>del</strong>l’Ardsu (Azienda Regionale<br />

per il Diritto allo Studio Universitario)».<br />

Così, nell’Ottobre 2004, viene occupato uno stabile<br />

destinato all’Istituto Superiore S.Anna di Pisa, Università<br />

d’eccellenza largamente finanziata dalla riforma Moratti.<br />

Gli studenti chiedono 50 alloggi per gli esclusi dalle liste<br />

Ardsu. Nessun ente pisano prende la parola contro l’iniziativa<br />

e per la prima volta le richieste studentesche assumono<br />

contorni che si adattano positivamente alle<br />

lacune lasciate da Università e Comune<br />

L’iniziativa non sarà approvata, ma questa occupazione<br />

resterà un simbolo nella memoria pisana, che ha portato<br />

a conoscenza le rivendicazioni di un uso sociale e collettivo<br />

di beni pubblici.<br />

Per protesta contro le speculazioni, a metà settembre<br />

2005 viene occupata l’ex Enel, sul Lungarno, oggetto di<br />

scambi tra immobiliaristi, ultimi Fiorani e Coppola, inquisiti<br />

mesi dopo per questo ed altri scandali.<br />

Dopo lo sgombero, Università Antagonista attacca<br />

un altro simbolo <strong>del</strong>le politiche Comunali sbiadite, l’e-<br />

«L<br />

Il riconoscimento <strong>del</strong> titolo<br />

di studio è uno dei problemi<br />

degli stranieri per il lavoro<br />

dificio “Mattonaia” nel centro storico: destinato dall’83<br />

ad alloggi popolari finanziati dai fondi GESCAL (trattenute<br />

salariali Gestione Case Lavoratori) contrariamente<br />

ai patti, viene venduto nel 2003 a privati come immobile<br />

di lusso, con la promessa di destinare i maggiori introiti<br />

all’edilizia popolare.<br />

Nel 2005 le associazioni intervengono e occupano la<br />

“Mattonaia”, amplificando lo scandalo <strong>del</strong>le case e l’hanno<br />

vinta.<br />

«Una svolta - dice Mike - si è avuta proprio negli ultimi<br />

mesi, grazie al cambio di presidenza nell’ARDSU, che<br />

ha svincolato le scelte dal Comune. L’ARDSU ha comprato<br />

la Mattonaia ricavandone 60 alloggi per studenti e dando<br />

i negozi alle associazioni».<br />

Cosci ha una sua visione <strong>del</strong> fenomeno: «Le politiche<br />

italiane sono da sempre volte alla casa di proprietà:<br />

la defiscalizzazione, l’incentivazione per giovani coppie,<br />

da 50 anni a questa parte, ne sono esempio. Negli altri<br />

paesi europei il più degli alloggi è di proprietà pubblica<br />

o parapubblica: circa la metà è destinata all’affitto. Da<br />

noi solo il 17-18%, e questo toglie la possibilità di contrattazione.<br />

Ogni aumento <strong>del</strong>la fiscalità sugli alloggi<br />

viene scaricato dai proprietari sugli inquilini. Il problema<br />

ha una radice sociale e culturale, dove la casa non è<br />

concepita come una necessità primaria per l’uomo, ma<br />

come proprietà privata, col solo obiettivo economico e<br />

non di relazione tra le persone». .<br />

http://sicet.cislpisa.it<br />

E ASSOCIAZIONI E LE ISTITUZIONI DEI MIGRANTI sono un prodotto <strong>del</strong>le città<br />

progressiste e aperte», afferma Natalia Belova, neoeletta nel Consiglio<br />

degli Stranieri.<br />

Nella provincia di Pisa sono presenti 9700 uomini e 8340 donne<br />

stranieri, esito di un flusso migratorio crescente da oltre 10 anni, e l’incidenza<br />

sul totale <strong>del</strong>la popolazione ha raggiunto la media di 4,05%,<br />

con un picco di 8,26% in Val di Cornia. A Pisa le comunità forti sono<br />

quella albanese, senegalese e marocchina: tuttavia, secondo i dati Caritas,<br />

si consolida la tendenza degli scorsi anni che ha visto aumentare<br />

le persone <strong>del</strong>l’Est Europa, contrariamente all’afflusso da Africa e Cina.<br />

Gli stranieri sono l’apporto demografico che rende positivo l’andamento<br />

<strong>del</strong>la popolazione pisana, altrimenti in decremento, secondo<br />

il saldo naturale <strong>del</strong>la popolazione. Questi nuovi abitanti, forze lavoro<br />

e inquilini <strong>del</strong>la città, percepiscono sempre più coscienza <strong>del</strong>la loro posizione<br />

sociale, minata da norme contraddittorie o trattamenti iniqui.<br />

Come si esprimono gli immigrati a Pisa? Lo scorso 5 marzo è nato<br />

il Consiglio degli Stranieri. L’afflusso alle urne è stato <strong>del</strong> 23,5%,<br />

portando forma alla volontà di organizzarsi in enti assembleari: 15<br />

rappresentanti, con potere solo consultivo, in linea con la legge italiana.<br />

«Il passaggio dalla Consulta al Consiglio è importante», spiega<br />

Natalia, «perché per la prima volta l’organizzazione degli stranie-<br />

PISA CITTÀ DELLA PACE<br />

L’AGGREGAZIONE IN ASSOCIAZIONI,<br />

laiche o cattoliche, fa parte <strong>del</strong>la storia<br />

<strong>del</strong> territorio pisano.<br />

La Misericordia di Pisa opera da sette<br />

secoli, esistono moltissime società operaie<br />

di mutuo soccorso nate dall’attività<br />

estrattiva <strong>del</strong>le cave di marmo o nella zona <strong>del</strong> legno; le cooperative<br />

sono una realtà produttiva e sono decine le associazioni<br />

che si occupano di pace, operano per la costruzione <strong>del</strong>la cultura<br />

<strong>del</strong>la pace o per la riconversione di Camp Darby.<br />

Forte di queste presenze, per prima a livello nazionale,<br />

l’Università di Pisa dal 2001 ha attivato il corso di laurea triennale<br />

in Scienze <strong>del</strong>la Pace.<br />

Gli studenti sono una sessantina per anno, circa la metà sono<br />

adulti, lavorano e in genere sono persone impegnate nella solidarietà,<br />

nella cooperazione, nelle organizzazioni non governative.<br />

Un’altra presenza che caratterizza la volontà di Pisa di voler<br />

costruire la pace, è la Biennale <strong>del</strong> Cinema per la Pace, rassegna<br />

<strong>del</strong>la produzione internazionale e concorso, giunto ormai<br />

alla vigilia <strong>del</strong>la sua nona edizione.<br />

http://pace.unipi.it<br />

http://www.cinemaperlapace.it<br />

ri è stata democratica, e la rappresentanza non si è basata su criteri<br />

volontari e soggettivi, bensì su liste di candidati formate da stranieri,<br />

con propri elettori».<br />

Anche secondo Manola Guazzini, assessore alle Politiche Sociali<br />

<strong>del</strong>la Provincia, il Consiglio è un traguardo che consente di avere un<br />

referente diretto per la Provincia. «Fino dal 2002 era emersa la volontà,<br />

da parte degli immigrati <strong>del</strong>la Consulta, di avviare il percorso verso forme<br />

più mature di rappresentazione. Lavorando insieme, abbiamo ora<br />

una conoscenza più vera e strutturata <strong>del</strong>le esigenze degli immigrati a<br />

Pisa». Sperare in una capacità decisionale maggiore è difficile con l’assetto<br />

giuridico attuale. Il problema di non possedere la cittadinanza italiana<br />

rende impossibile legalmente ogni diritto di rappresentare i propri<br />

interessi attraverso il voto o produzione di norme.<br />

Per il momento, ad occuparsi dei diritti degli stranieri, sono solo le<br />

associazioni, enti con potere consultivo o provinciali. Un caso è il Centro<br />

Nord-Sud, nato come associazione nel 1999 e trasformato poi in ente<br />

provinciale con <strong>del</strong>ibera <strong>del</strong> Consiglio <strong>del</strong>la Provincia. Esso è un riferimento<br />

reale, e nasce dall’idea di far cooperare le richieste dal basso<br />

e le proposte dall’alto: un’interfaccia tra territorio e Consiglio Provinciale,<br />

che coordina e fa da raccordo agli sportelli per quello che concerne<br />

le informazioni e l’approccio all’utenza.<br />

SAN PRECARIO ALL’UNIVERSITÀ<br />

LE TRE UNIVERSITÀ PISANE (Statale, Scuola Superiore Sant’Anna e<br />

Normale) assieme all’Ospedale, rappresentano le realtà occupazionali<br />

più consistenti <strong>del</strong>la zona, sulle quali si sta anche investendo molto.<br />

Ma la vita è dura per quanti decidono di restare nell’ateneo dopo<br />

laureati per svolgere attività di ricerca o insegnare: il Comitato dei<br />

ricercatori precari pisani, il 29 e 30 marzo, ha indetto un referendum,<br />

il primo in Italia di questo genere, per portare allo scoperto la reale<br />

consistenza <strong>del</strong> fenomeno: in 1082 hanno risposto ai quesiti referendari.<br />

Il rettorato non ha riconosciuto la consultazione e ha fornito questi dati:<br />

non sono precari i dottorandi, gli specializzandi, i ricercatori in<br />

formazione e neppure gli assegnisti; sarebbero quindi in tutto 735,<br />

tra co.co.co e lavoratori occasionali, le figure non strutturate.<br />

Il Comitato chiede che cambino radicalmente i criteri di<br />

reclutamento, che si istituisca un’anagrafe dei non strutturati e vengano<br />

riconosciuti diritti come la malattia, la maternità, le ferie e i congedi<br />

parentali. Grazie al referendum è stata scoperta addirittura una nuova<br />

categoria di precari: gli “specializzoidi”, medici già laureati e abilitati,<br />

che operano nei reparti prima di diventare specializzandi.<br />

Al conto si dovrebbero aggiungere circa 900 impiegati tecnici<br />

e amministrativi con contratti a tempo determinato.<br />

www.precariunipi.unmondodi.it<br />

www.rebeldia.net<br />

Guazzini precisa che Pisa si è mostrata lungimirante: si è deciso, con<br />

una variazione allo statuto, che il Consiglio Provinciale, primo in Toscana,<br />

aprirà le porte ai membri <strong>del</strong> Consiglio degli Stranieri, che avranno<br />

possibilità di intervenire seppure senza voto. Una situazione di disparità<br />

evidente, ma un simbolico passo verso il diritto d’espressione<br />

politica. «Il nostro obiettivo è dare il diritto di voto attivo e passivo agli<br />

immigrati, ed è per questo che ci siamo mossi, in febbraio, con la richiesta<br />

ufficiale a Roma di una modifica allo statuto provinciale che<br />

consenta il diritto di voto agli immigrati in provincia di Pisa. Se il nuovo<br />

governo approverà la proposta, dal 2009 i nostri stranieri potranno<br />

votare», aggiunge Guazzini.<br />

C’è una serie di documenti e contratti difficoltosi per queste 18.000<br />

persone provenienti dall’estero. Richiedere la cittadinanza implica portare<br />

la dovuta documentazione in Questura, con tempi d’attesa da uno<br />

a tre anni. Il permesso di soggiorno varia per durata e bisogna dimostrare<br />

di avere un alloggio, che naturalmente non viene locato alle persone<br />

senza regolare permesso di soggiorno.<br />

Il contratto di lavoro, dove esiste, è spesso misurato sullo stato di<br />

necessità: paghe basse, orari prolungati. «A volte i contratti giocano sul<br />

fatto che gli immigrati non conoscono l’italiano», sostiene Vitalina<br />

Moroz ucraina <strong>del</strong>la Consulta degli Stranieri di Volterra. «Un grosso<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 43 |


“<br />

pisa<br />

nuove<br />

povertà<br />

di Paola Baiocchi<br />

osservatorio<br />

problema nel lavoro è dato dal titolo di studio che, se equivalente alla<br />

media superiore o alla laurea, non è riconosciuto dalle autorità italiane.<br />

Questo fa sì che il livello d’istruzione conseguito nei Paesi d’origine<br />

non offra le dovute possibilità di lavoro, una volta giunti in Italia».<br />

Anche l’assistenza sanitaria ha <strong>del</strong>le lacune. Serena Fon<strong>del</strong>li ascolta<br />

quotidianamente le richieste di informazioni sull’assistenza sanitaria:<br />

è medico, volontario, partecipante al progetto sanitario Mezclar<br />

<strong>del</strong>l’associazione Rebeldia, che prevede l’uso notturno degli ambulatori<br />

Asl per gli immigrati: «Per legge tutti hanno diritto alle cure di pron-<br />

UNIVERSITÀ DI PISA<br />

studenti 49.394<br />

matricole anno 2004/2005 9571<br />

docenti 1902<br />

personale tecnico amministrativo 1700<br />

facoltà 11<br />

dipartimenti 56<br />

corsi di laurea di primo livello 81<br />

corsi di laurea di secondo livello 79<br />

corsi di laurea a ciclo unico 6<br />

biblioteche 16<br />

musei e collezioni 13<br />

sale studio 5<br />

Crescono i servizi. Stenta l’industria<br />

Intervista a Carlo Casarosa docente di economia politica all’Università di Pisa. Sanità e scuola sono i servizi di esportazione che attirano persone da tutta Italia. Cresce il turismo.<br />

«I<br />

Gli imprenditori<br />

non mettono<br />

i capitali nelle<br />

loro imprese<br />

| 44 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

Il 76% degli studenti proviene dalla provincia<br />

di Pisa e dalle province limitrofe di Livorno,<br />

Lucca e Massa, si sposta in treno<br />

o in autobus quasi ogni giorno<br />

per andare a lezione nei mesi che vanno<br />

da Novembre a Giugno.<br />

Quasi 14.000 hanno invece residenza fuori<br />

dalla regione Toscana, prevalentemente<br />

Liguria, Calabria, Sardegna.<br />

Sono domiciliati nel Comune di Pisa,<br />

San Giuliano e Cascina, solitamente<br />

con stanze prese in subaffitto.<br />

Poco più di 200 gli studenti stranieri.<br />

L SISTEMA ECONOMICO LOCALE DI PISA È NEI SERVIZI», dice Carlo<br />

Casarosa, docente di economia politica all’Università<br />

di Pisa, «grandi servizi attorno al turismo, l’università, la<br />

ricerca e l’ospedale. L’industria a Pisa ha un ruolo modesto.<br />

L’università e l’ospedale sono servizi di esportazione,<br />

per utenti che arrivano da tutta Italia, attratti dalla qualità<br />

<strong>del</strong> servizio. Oltre l’Università ci sono centinaia di ricercatori:<br />

ci sono la Normale, il Sant’Anna, il Cnr, perfino<br />

l’Enel, che sull’Aurelia ha un grosso centro studi».<br />

Le zone industriali <strong>del</strong>la provincia, la zona<br />

<strong>del</strong> cuoio <strong>del</strong> Valdarno, la Valdera<br />

hanno subito la crisi <strong>del</strong> Made in Italy?<br />

«La nostra area riflette quello che c’è stato<br />

” in Italia. Da cinque anni va male l’abbigliamento,<br />

che subisce la concorrenza <strong>del</strong>la Cina; pelle e<br />

cuoio stanno riprendendo, ma sono state in crisi per 4 anni.<br />

Ciò che ha dato sostegno all’occupazione, non è stata<br />

l’industria in senso stretto, ma l’edilizia, che è andata bene.<br />

to soccorso e alle visite mediche <strong>del</strong>l’ASL. Tuttavia, per le seconde, serve<br />

un codice provvisorio, simile al nostro codice sanitario, che viene rilasciato<br />

su richiesta dietro indicazione <strong>del</strong>le generalità. Ora, per i clandestini,<br />

mostrare un documento diventa un possibile rischio di<br />

rimpatrio, perché gli enti sanitari sono obbligati a fornire dati alla Questura.<br />

Alcuni si rivolgono ai medici specialisti fuori dal circuito ASL, con<br />

prezzi alti per chi vive nella precarietà».<br />

Anche per gli extracomunitari la casa è un’emergenza: al bando per<br />

l’edilizia popolare appena indetto a Pisa, gli extracomunitari hanno potuto<br />

finalmente partecipare, in seguito alle regolarizzazioni <strong>del</strong> 2002-<br />

2003 e i recenti permessi di soggiorno biennali concessi dalla Questura.<br />

Le loro condizioni abitative sono preoccupanti. Asiatici e Africani<br />

UN DISTILLATO DI NUOVE IDEE<br />

NEI 15MILA MQ DI UNA EX DISTILLERIA, nel 2000, è nato<br />

il Polo scientifico e tecnologico di Navacchio, un’iniziativa<br />

cofinanziata <strong>del</strong> Comune di Cascina, dalla Provincia di Pisa<br />

e con i fondi comunitari per il recupero di aree dismesse.<br />

Nel Polo si sono impiantate 60 imprese high tech, che<br />

operano nei settori ITC, microelettronica, biomedicale,<br />

robotica, energia e ambiente, per un totale di 350 addetti<br />

e un fatturato di 14 milioni di euro. Già diversi brevetti sono<br />

usciti da questo consorzio che ospita al suo interno un<br />

incubatore per nuove imprese - alcune spin off <strong>del</strong>l’Università<br />

di Pisa - che vengono seguite per due anni: dal business plan<br />

fino all’ingresso nel mondo <strong>del</strong>le imprese.<br />

www.polotecnologico.it<br />

L’occupazione industriale è diminuita, ed è aumentata<br />

quella nell’edilizia. Il turismo è andato bene, sono cresciuti<br />

i visitatori italiani».<br />

Perché le aziende non crescono oltre la piccola-media<br />

dimensione?<br />

«Uno dei problemi <strong>del</strong>le imprese toscane, più che in altre<br />

regioni, è che sono sottocapitalizzate, nel senso che gli<br />

imprenditori più che metterci i capitali, vanno a debito e<br />

i soldi se li prendono in patrimonio personale, per limitare<br />

il rischio».<br />

Qualche problema c’è.<br />

«Sì, perchè il reddito procapite è rimasto costante: in questi<br />

anni, in tutto il mondo occidentale, c’è stata una redistribuzione<br />

<strong>del</strong> reddito a danno dei ceti meno abbienti.<br />

Quindi i redditi bassi, sono leggermente più bassi. La sofferenza<br />

è raddoppiata dal fatto che in passato la gente era abituata,<br />

sia pure poco, a migliorare sempre. Ora si è ridotto il<br />

vivono letteralmente ammassati in alloggi, solitamente magazzini o<br />

negozi, per i quali pagano canoni da truffa. Solitamente il contratto di<br />

affitto regolare è dato ad una persona che subaffitta ad altre. La soluzione<br />

che i sindacati propongono alle speculazioni sugli alloggi agli<br />

stranieri è il subentro, per cui chi va via lascia la firma ad un altro, ma<br />

questo deve essere previsto nel contratto.<br />

I problemi degli immigrati a Pisa sono riconducibili all’informazione<br />

disgregata, ai diritti che, seppure agevolati dalla Provincia,<br />

sono vincolati alle leggi nazionali, ma anche alla chiusura di chi<br />

stipula contratti lavorativi o abitativi, poiché non si è ancora usciti<br />

dall’idea di sfruttamento e speculazione su questa massa crescente<br />

di persone straniere. .<br />

SANTA CHIARA IN PERIFERIA<br />

LA MAGGIOR PARTE DEL PATRIMONIO IMMOBILIARE <strong>del</strong>l’Università di Pisa<br />

presenta interesse culturale per storicità, ubicazione, architettura. L’Università<br />

per il 2005/08 ha in programma investimenti per 180 milioni di euro destinati<br />

a ristrutturazioni, costruzione di edifici e nuovi servizi (anche un impianto in erba<br />

sintetica per il calcio a 7).<br />

Ma la parte più consistente <strong>del</strong> patrimonio si trova all’interno <strong>del</strong>l’area<br />

<strong>del</strong>l’ospedale Santa Chiara: circa 10 ettari all’ombra <strong>del</strong>la Torre, 340mila mc<br />

edificati e 25.250 mq di giardini in cui verranno realizzate strutture ricettive,<br />

residenziali, commerciali, servizi, scuole private e pubbliche, banche, un ufficio<br />

postale. L’Azienda ospedaliera universitaria <strong>del</strong> Santa Chiara vende in centro<br />

e si sposta in periferia, a Cisanello, una manovra complessa che frutterà 300 milioni<br />

di euro da investire per completare la costruzione <strong>del</strong>l’ospedale che già esiste.<br />

Tutti gli immobiliaristi, italiani e stranieri, già scalpitano.<br />

reddito corrente, ma anche quello atteso: ci si aspetta meno<br />

dal futuro e in più aumenta l’incertezza, perchè i giovani<br />

non hanno il lavoro di lungo periodo. Sono tre elementi<br />

che indicano che un deterioramento che c’è stato».<br />

Ci sono in programma interventi di sviluppo?<br />

«Ci sono molti progetti, uno su<br />

cui il Comune ha investito molto<br />

ed è l’insediamento sul Canale<br />

dei Navicelli, che è un’area per la<br />

cantieristica nautica, ma ospiterà<br />

anche un consorzio formato da<br />

un centinaio di imprese tecnologiche.<br />

Poi ci sarà il rigassificatore,<br />

una nave gasiera in mare tra Livorno<br />

e Pisa. Poi ci sarà lo spostamento<br />

<strong>del</strong> Santa Chiara dal centro<br />

a Cisanello (vedi box) e tutta<br />

l’area diventerà un posto meravi-<br />

IL TURISMO PER PROVINCIA<br />

AREZZO 3%<br />

PRATO 1%<br />

FIRENZE<br />

26%<br />

LIVORNO<br />

19%<br />

14%<br />

GROSSETO<br />

MASSA 4%<br />

PISTOIA 7%<br />

PISA 7%<br />

9%<br />

LUCCA<br />

10%<br />

SIENA<br />

Nel 2004 il settore turistico di Pisa ha rappresentato<br />

il 7,0% <strong>del</strong> turismo toscano<br />

ed ha incrementato le presenze: +1,6%<br />

di italiani, +1,3% stranieri (in tutto<br />

2.570.374). La vocazione turistica <strong>del</strong>la<br />

provincia è quella <strong>del</strong>le città d’arte, settore<br />

che ha retto alla crisi.<br />

UN’ISOLA A STELLE E STRISCE<br />

585 DIPENDENTI CIVILI ITALIANI, 250/300 lavoratori di ditte appaltatrici esterne,<br />

circa 100 aziende fornitrici, 170 carabinieri nella caserma interna, circa 350 militari<br />

Usa, 750 uomini <strong>del</strong>la Guardia nazionale americana, due logge massoniche al suo<br />

interno e un numero non determinato di appartamenti affittati a militari con prezzi<br />

“extraterritoriali” (forse 300) che gonfiano ulteriormente il mercato <strong>del</strong>le locazioni<br />

a Pisa: questi sono alcuni dei numeri che fanno di Camp Darby e <strong>del</strong> suo indotto<br />

una presenza occupazionale tanto rilevante, quanto ingombrante e pericolosa.<br />

2000 ettari <strong>del</strong>la pineta sul litorale tra Pisa e Livorno sono stati concessi<br />

nel 1951 agli Stati Uniti, con una durata temporale rinnovata di volta in volta<br />

segretamente, come segrete sono molte altre cose che succedono all’interno<br />

<strong>del</strong>la vasta area, che comprende anche una spiaggia riservata, molto rinomata<br />

sulle brochures <strong>del</strong> Pentagono.<br />

Camp Darby è una base americana in territorio italiano, non una base Nato,<br />

il più grande arsenale al di fuori dei confini Usa, più volte oggetto di indagini<br />

giudiziarie: nel 1990 il giudice Casson scoprì che Camp Darby, durante gli anni<br />

Sessanta, era il nodo strategico <strong>del</strong>la rete Gladio/Stay Behind, che al suo interno<br />

cellule di Gladio vi venivano addestrate e che vi si svolgevano anche seminari<br />

con la presenza di neofascisti di Ordine Nuovo (Gianni Bandoli) o di Amos Spiazzi<br />

(Rosa dei venti). Nel 1997 le indagini <strong>del</strong>la magistratura veneziana sul disastro<br />

<strong>del</strong>l'elicottero ARGO 16, condotte da Mastelloni, confermarono la presenza<br />

a Camp Darby di missili tattici a testata nucleare.<br />

Prima di essere assunti i civili italiani devono prestare solenne giuramento<br />

di non favorire "alcun partito politico che comporta la sovversione degli Stati<br />

Uniti d'America o che sostiene il diritto di sciopero contro il governo italiano<br />

o contro il governo USA" e il limite comprende anche la Cgil che, contrariamente<br />

a Cisl e Uil, non ha diritto di accesso all’interno <strong>del</strong>la base; neanche ora che<br />

sono stati annunciati cento licenziamenti di italiani, addetti alla manutenzione<br />

dei mezzi militari.<br />

Camp Darby, collegato con il porto di Livorno da un canale navigabile<br />

(in corso di allargamento), è vicino all’aeroporto militare, all’autostrada,<br />

ha una rete ferroviaria che arriva al suo interno, è posizionato al centro<br />

<strong>del</strong> Mediterraneo; insomma, ha ribadito anche il nuovo ambasciatore Ronald<br />

P. Spogli, è in una posizione irrinunciabile, di cui gli Stati Uniti si servono ogni<br />

volta che devono muovere guerra in questa area <strong>del</strong> mondo. È stato così durante<br />

il primo attacco all’Iraq nel 1991, da qui sono partite le bombe scaricate sulla<br />

Serbia nel 1999 e ora partono i rifornimenti per l’Iraq. Una santabarbara<br />

contenente ventimila tonnellate di munizioni per artiglieria, missili, razzi, bombe<br />

cluster, 8100 tonnellate di esplosivo stipate in 127 bunker e poi ancora 2600<br />

tra tank, blindati, jeep, carri armati, veicoli da combattimento e chissà che<br />

altro, visto che la società civile non può entrare all’interno <strong>del</strong>l’area e anche per<br />

i dipendenti italiani ci sono zone off limits.<br />

Per il movimento pacifista pisano e per la Regione Toscana Camp Darby<br />

è un pugno nello stomaco: inquieta la presenza di un arsenale così ingente a stretto<br />

contatto con la popolazione, in una zona a forte vocazione turistica.<br />

Il presidente Martini da sempre dichiara di voler riconvertire la zona ad usi civili,<br />

ma oltre alle dichiarazioni e le proteste dei pacifisti, che tutte le estati organizzano<br />

un campeggio antimilitarista alle porte di Camp Darby, o le manifestazioni di<br />

Trainstopping effettuate dalla rete dei disobbedienti per bloccare i treni che<br />

trasportano le armi, servono una serie di azioni politiche che portino<br />

alla chiusura <strong>del</strong>la base, così come è avvenuto per la Maddalena, in Sardegna.<br />

info@viacampdarby.org<br />

www.globalsecurity.org<br />

www.articolo11.or<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 45 |


pisa<br />

nuove<br />

povertà<br />

CHIÈCHI<br />

ANTONIO TABUCCHI, 1943<br />

Scrittore e traduttore di Fernando Pessoa,<br />

nasce a Pisa il 24 settembre. Attualmente<br />

docente di Lingua e Letteratura portoghese<br />

all’Università di Siena,ha pubblicato nel<br />

1975 il suo primo romanzo “Piazza d’Italia”<br />

a cui fanno seguito altri lavori come:<br />

Il gioco <strong>del</strong> rovescio (1981); Donna di Porto<br />

Pim (1983); Notturno indiano (1984);<br />

Piccoli equivoci senza importanza (1985);<br />

Sostiene Pereira (1994); La testa perduta<br />

di Damasceno Monteiro (1997).<br />

PAOLO BENVENUTI, 1946<br />

Regista, sceneggiatore, produttore, è nato<br />

a Pisa. Nel 1982 fonda a Pisa il cineclub<br />

Arsenale, una istituzione multimediale<br />

che associa oggi più di diecimila soci.<br />

Oltre a numerosi corti e mediometraggi,<br />

ha realizzato cinque lungometraggi<br />

tra cui ricordiamo Segreti di stato (2003),<br />

prodotto dalla Fandango, presentato<br />

in concorso ai Festival <strong>del</strong> cinema<br />

di Venezia e Toronto.<br />

ALESSANDRO PLOTTI, 1932<br />

Nato a Bologna l’8 agosto, è l’arcivescovo<br />

metropolita di Pisa dal 7 giugno 1986.<br />

È stato ordinato vescovo<br />

il 6 gennaio 1981 come ausiliare.<br />

Presidente <strong>del</strong>la Conferenza episcopale<br />

toscana e vicepresidente <strong>del</strong>la Cei,<br />

non esita a schierarsi a favore<br />

degli operai <strong>del</strong>la Piaggio quando<br />

le vertenze si fanno più dure.<br />

FRANCO GESUALDI, 1949<br />

Nato a Foggia, allievo di don Milani<br />

è fondatore e coordinatore <strong>del</strong> Centro<br />

Nuovo Mo<strong>del</strong>lo di Sviluppo di Vecchiano,<br />

dove si prepara la “Guida al consumo<br />

critico” (Emi editrice). Il Centro si propone<br />

di analizzare le cause <strong>del</strong>l’emarginazione<br />

e di definire strategie a difesa dei diritti<br />

degli ultimi; Gesualdi collabora<br />

con Altraeconomia ed è tra i fondatori,<br />

con Zanotelli, <strong>del</strong>la rete Lilliput.<br />

GINO NUNES, 1941<br />

Nato a Livorno, laureato in Medicina<br />

e chirurgia presso l’Università di Pisa<br />

nel 1966; dal 1968 al 1978 assistente<br />

di ruolo presso il Centro ustioni nella<br />

Clinica dermatologica <strong>del</strong>l’Università<br />

di Pisa. Dal 1979 al 1980 è segretario<br />

<strong>del</strong> sindacato enti locali Cgil; dal 1980<br />

al 1983 segretario <strong>del</strong>la camera <strong>del</strong> lavoro<br />

di Pontedera. Durante la legislatura<br />

1985-1990 è vicesindaco <strong>del</strong> comune<br />

di Pisa; presidente <strong>del</strong>la Provincia di Pisa<br />

dal 1990 al 2004. Attualmente<br />

è nel Consiglio <strong>del</strong>la regione Toscana.<br />

FABRIZIO FELICI<br />

È il giovane rappresentante <strong>del</strong>la terza<br />

generazione di editori, che hanno<br />

cominciato l’attività nel 1930.<br />

La casa editrice Felici è specializzata<br />

in pubblicazioni sul territorio ed ha appena<br />

dato vita alla rivista trimestrale di cultura<br />

<strong>del</strong> territorio Locus, diretta da Cristiana<br />

Torti, docente di Archeologia industriale.<br />

osservatorio<br />

LIBRI<br />

Locus<br />

rivista di cultura<br />

<strong>del</strong> territorio<br />

n.1 Tramvie<br />

Felici Editore<br />

| 46 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

ANDAMENTO DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE PER SETTORI [VARIAZIONI % RISPETTO ALL’ANNO PRECEDENTE]<br />

I NUMERI DI PISA<br />

LIBRI<br />

L’industria<br />

<strong>del</strong>la memoria<br />

Archeologie industriali<br />

in Provincia di Pisa<br />

TAGETE<br />

SETTORI DI ATTIVITÀ PISA TOSCANA<br />

2003 2004 2003 2004<br />

Alimentari, bevande e tabacco -0,5 0,7 3,5 1,9<br />

Tessile e abbigliamento -8,9 -11,9 -6,1 -1,3<br />

Pelli, cuoio e calzature 15,4 -8,2 -10,5 -3,8<br />

Legno e mobilio -5,0 -0,9 -0,8 1,0<br />

Chimica, farmaceutica, gomma e plastica 0,6 0,4 0,1 1,5<br />

Prodotti non metalliferi -0,4 -3,6 -4,0 -0,5<br />

Produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo -2,2 1,7 -1,4 2,2<br />

Meccanica -3,4 -3,5 -3,5 -0,7<br />

Elettronica e mezzi di trasporto 6,9 2,2 6,0 2,2<br />

Varie 0,4 -4,3 -5,0 -1,7<br />

TOTALE -5,8 -3,3 -3,7 -0,3<br />

La produzione <strong>del</strong>la provincia di Pisa non riesce a tornare sul terreno positivo, anzi registra una contrazione (-3,3%) più pronunciata rispetto alla contrazione produttiva regionale<br />

(-0,3%). Negativa la produzione nel settore tessile-abbigliamento e anche la performances <strong>del</strong> settore cuoio, che però han dato risultati migliori nel primo trimestre <strong>del</strong><br />

2005. Si è dimostrata competitività manifatturiera nei settori caratterizzati da una grande dimensione aziendale: +2,2% nella produzione di mezzi di trasporto ed elettronica.<br />

Fonte: elaborazioni su dati Unioncamere Toscana - Istituto Tagliacarne<br />

Popolazione residente 85.379 (dati Istat 2001)<br />

Numero famiglie 36.385<br />

Numero abitazioni 43.447<br />

Comuni <strong>del</strong>la provincia pisana 39<br />

Superficie territoriale 2.444,38 Kmq<br />

Densità abitativa 157,32 ab/Km2<br />

Popolazione presente 394.967<br />

Maschi 191.776<br />

Femmine 203.191<br />

Occupazione uomini 74,0%<br />

Occupazione donne 49,4%<br />

Disoccupazione uomini 3,0%<br />

Disoccupazione donne 7,0%<br />

Il tasso di occupazione femminile è inferiore a quello regionale (52,9%). La differenza<br />

con il tasso di occupazione maschile è alto, segno di una domanda di lavoro ancora<br />

non molto incline ad assorbire rilevanti segmenti <strong>del</strong>l’offerta di lavoro femminile.<br />

glioso per il turismo. Anche il traffico migliorerà. Poi c’è il<br />

progetto sulle caserme che non è ancora decollato, ma dovrebbe<br />

essere costruita una nuova caserma nella zona di<br />

Ospedaletto e la città acquisirebbe tre caserme».<br />

Come vede la classe politica locale?<br />

«Sono stato consulente <strong>del</strong> sindaco Fontanelli che, durante<br />

la prima legislatura, aveva un gruppo di dieci saggi, che<br />

ha consultato sistematicamente; ora ha un gruppo più ampio<br />

di cinquanta persone, di cui faccio parte, ma è più<br />

un’interazione con la città, che con gli esperti. Il partito comunista<br />

in passato non capiva la realtà imprenditoriale,<br />

era abbastanza ostile ed antagonista; ora non è così. Favorisce<br />

lo sviluppo economico, anche l’impegno sul porto<br />

turistico non era popolare anni fa. Fontanelli invece ha<br />

puntato moltissimo sullo sviluppo turistico di Pisa, sono<br />

nati molti alberghi che prima mancavano. Ora c’è dinamismo;<br />

c’è un mutamento nella classe dirigente. Fino agli<br />

inizi degli anni Ottanta gran parte <strong>del</strong>l’apparato <strong>del</strong> partito<br />

era ancora per la reindustrializzazione, mentre si deve<br />

prendere atto che si va verso i servizi. L’industria deve avere<br />

uno spazio, ma l’occupazione verrà dai servizi»..<br />

PIL PRO CAPITE<br />

<strong>Valori</strong> a prezzi correnti e variazioni % a prezzi costanti<br />

PIL PRO CAPITE VAR % 2001/2004<br />

Valdarno inferiore 28.842 -5,4<br />

Val d’Era 22.319 3,0<br />

Area pisana 22.880 2,6<br />

Val di Cecina interno 20.921 3,1<br />

PISA 23.679 0,8<br />

TOSCANA 24.501 0,6<br />

Fonte: IRPET<br />

Il benessere economico, rappresentato dal Pil pro capite, non appare<br />

molto distante dalla media regionale. Tuttavia dal 1995 al<br />

2004 la provincia di Pisa ha visto crescere il proprio Pil a prezzi<br />

costanti a velocità dimezzata rispetto alla media regionale, realizzando<br />

il peggior tasso di crescita tra le province toscane: +6,8%<br />

contro l’11,7% messo a segno a livello regionale.<br />

PISA E I NONNI CON LA BALIA LA PIAGGIO DI COLANINNO<br />

IL SALDO TRA NATI E MORTI NELLA PROVINCIA DI PISA<br />

sarebbe negativo (-1.295dati 2003) se non fosse incrementato<br />

dalle iscrizioni all’anagrafe degli immigrati. L’incidenza <strong>del</strong>la<br />

popolazione anziana è molto alta: il 21,86% nella provincia pisana<br />

e il 23,62% nel capoluogo; dal 3 al 5% in più rispetto alla media<br />

nazionale che vede la Toscana al secondo posto, dopo la Liguria,<br />

per presenza di anziani.<br />

Una popolazione con un indice di dipendenza elevato,<br />

che richiama dall’Est Europa “badanti” e baby-sitter, specialmente<br />

da Romania e Ucraina. Le badanti, al momento un numero<br />

imprecisato, rappresentano un nodo da sciogliere per diritti<br />

sindacali e d’immigrazione.<br />

Consulta degli stranieri, Consiglio degli immigrati, sindacati<br />

e enti provinciali, ammettono la difficoltà a trovare linee d’azione<br />

efficaci e anche il modo di raggiungere e informare le badanti:<br />

progetti di formazione, corsi di italiano, di informatica, sui diritti<br />

<strong>del</strong>le donne, hanno avuto poche adesioni, sia per la mancata<br />

collaborazione da parte <strong>del</strong>le famiglie, sia per la volontà<br />

<strong>del</strong>le badanti di gestire altrimenti lo scarso tempo libero.<br />

Le opinioni sul contratto sono controverse: Acli e Anolf<br />

(Associazione per gli immigrati <strong>del</strong>la Cisl) ne propongono uno studiato<br />

appositamente in termini di paga adeguata all’orario, turni di lavoro,<br />

vitto e alloggio; la Cgil propone, invece, l’equiparazione dei contratti<br />

a quelli dei cittadini italiani per ore lavorative, diritto al tempo libero<br />

e cura <strong>del</strong>la persona.<br />

La maggioranza di queste donne arrivate dall’Est ha un’età tra<br />

i 30 e i 50 anni (dati Caritas), con alcune coraggiose sessantenni<br />

che si sottopongono al viaggio verso l’Italia per lavorare qualche<br />

mese e spedire denaro ai parenti.<br />

Resta per loro il duplice problema <strong>del</strong> permesso di soggiorno<br />

e <strong>del</strong> lavoro in nero, dove la mancanza <strong>del</strong>l’uno genera l’altro.<br />

Con il visto turistico di tre mesi queste donne sforano spesso il limite<br />

di permanenza, sfidando il rischio di un brusco rimpatrio, restando<br />

nel buio <strong>del</strong>la clandestinità. M.C.<br />

VOGLIA DI PORTO<br />

L’ACQUA È UNA COMPONENTE IMPORTANTE DI PISA: la sua abbondanza<br />

ha reso necessarie bonifiche e canalizzazioni utilizzate fino al dopoguerra -<br />

come il Canale dei Navicelli - per il trasporto tra Pisa e Livorno o il Fosso<br />

Macinante che da San Giuliano Terme, su barconi chiamati gondole, portava<br />

in città i marmi dalle cave di San Giuliano e Filettole. La scoperta nel 1998<br />

di sedici navi romane (ora visitabili) sepolte vicino agli Arsenali Medicei<br />

nella zona ovest <strong>del</strong>la città, ha rilanciato una serie di progetti per valorizzare<br />

questa componente <strong>del</strong> territorio. È in progetto la realizzazione <strong>del</strong> Museo<br />

<strong>del</strong>la Navigazione, si sogna (per ora) la navigabilità <strong>del</strong>l’Arno tra San Rossore,<br />

Pisa e Firenze; si sono messe le basi per localizzare un polo tecnologico<br />

e di cantieristica nautica sul Canale dei Navicelli. Ma soprattutto i pisani<br />

rivogliono il porto che hanno visto insabbiarsi: non hanno mai dimenticato<br />

di essere stati una potente repubblica e di aver subito la beffa <strong>del</strong>la creazione,<br />

da parte dei Medici, <strong>del</strong>la città di Livorno e <strong>del</strong> suo porto (da cui la storica<br />

DAL 1924 LA PIAGGIO È A PONTEDERA, con la produzione di motori<br />

avio: nel 1946 riconverte le produzioni per produrre la Vespa.<br />

Nel 1965 quando muore Enrico Piaggio, figlio <strong>del</strong> fondatore,<br />

la fabbrica ha superato i diecimila addetti ed è l’azienda più grande<br />

<strong>del</strong> Centro Italia. É una fabbrica dura e sono dure le relazioni<br />

industriali: è documentato che alle donne, negli anni ’50, al momento<br />

<strong>del</strong>l’assunzione veniva fatta firmare una lettera di dimissioni<br />

con la data in bianco, da riempire nel caso di una gravidanza.<br />

Umberto Agnelli subentrerà alla presidenza dal ‘64 all’87;<br />

con lui comincia una nuova fase, segnata dall'acquisto <strong>del</strong>la Gilera<br />

nel '69; i dipendenti a Pontedera toccano quota 12.800.<br />

Gli anni Ottanta portano il declino.<br />

Nel 1993, con l'arrivo di Giovanni Alberto Agnelli, c’è la speranza<br />

di una ripresa che si spegne sia per i conti <strong>del</strong>l'azienda, sia per<br />

la morte, nel dicembre ’97, <strong>del</strong>l'erede <strong>del</strong>le famiglie Piaggio e Fiat.<br />

È il dicembre <strong>del</strong> '99 quando Morgan Grenfell la spunta<br />

e acquisisce tutto il Gruppo per una cifra di 1.350 miliardi di vecchie<br />

lire, ma provvede anche - attraverso il meccanismo <strong>del</strong> “leverage” -<br />

ad appesantire Piaggio di un debito che giungerà a fine 2003<br />

a 600 milioni di euro. Nell’ottobre 2003, la Piaggio passa sotto<br />

il controllo di Roberto Colaninno.<br />

L’azienda conta ormai 2700 occupati, molti con contratto<br />

stagionale; la produzione viene spostata Asia e tagliate <strong>del</strong> 65%<br />

le commesse alle fabbriche <strong>del</strong>l’indotto: 30 imprese di fornitura diretta,<br />

150 di altri fornitori per un totale stimato di circa 2500 addetti ai<br />

quali si aggiungono circa 500 a tempo. Risultato: circa 100 licenziati,<br />

350 operai in cassa integrazione o in mobilità. La Regione interviene<br />

con finanziamenti per 15 milioni di euro<br />

alla filiera, per il sostegno all’innovazione<br />

tecnologica. A Pontedera infatti da tempo<br />

si è scommesso sugli incubatori d’impresa<br />

di Pont-tech e sugli avanzati laboratori<br />

<strong>del</strong> Sant’Anna per la sperimentazione<br />

<strong>del</strong>la macchina ad idrogeno.<br />

avversione tra le due città).. A distanza di 600 anni Pisa ci riprova, progettando<br />

un porto turistico da 500 posti a Marina alla foce <strong>del</strong>l’Arno. Alla fine di marzo<br />

il Consiglio comunale ha votato il piano di recupero <strong>del</strong>l’ex area industriale<br />

Motofides e la variante urbanistica; il cammino però è ancora lungo perchè<br />

il porto è all’interno <strong>del</strong> Parco naturalistico di Migliarino-San Rossore,<br />

il progetto prevede anche la costruzione di un villaggio turistico da 150mila<br />

metri cubi (un quarto <strong>del</strong>l’attuale Marina) e serve la valutazione di impatto<br />

ambientale. La zona è <strong>del</strong>icatissima dal punto di vista idrogeologico<br />

e la bizzarria <strong>del</strong>l’Arno non rende accessibile la foce per almeno due mesi<br />

l’anno. L’ex Fiat-Motofides verrà completamente “espiantata” e al suo posto<br />

verrà creato un bacino per i natanti. Le critiche sono molte e accese:<br />

si chiede, tra l’altro, perchè non è stata imposta alla proprietà la bonifica<br />

<strong>del</strong>l’area industriale dismessa che la legge ed il piano regionale prevedono<br />

e se non era possibile conservare parte <strong>del</strong>la storia operaia <strong>del</strong>la fabbrica.<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 47 |


GENERAL<br />

BEVERAGE<br />

Spoil system<br />

Schiene dritte<br />

per la sostenibilità<br />

di Walter Ganapini<br />

| macroscopio |<br />

TROPPO SPESSO CI SI DIMENTICA CHE L’ITALIA È QUEL PAESE in cui, all’atto <strong>del</strong>la approvazione <strong>del</strong>le famigerate leggi<br />

razziali, solo una decina di Accademici si dimise dall’Amministrazione Pubblica: persone cui si dovrebbe<br />

tributare un quotidiano omaggio, e che invece da tempo sono relegate nel dimenticatoio. Il problema<br />

si è riproposto con l’appello rivolto agli operatori <strong>del</strong>la comunicazione dal Presidente Ciampi, con la nota<br />

esortazione a mostrare “schiena dritta”. A molti altri settori <strong>del</strong>la vita istituzionale dovrebbe estendersi<br />

quella esortazione! In queste settimane si sono moltiplicati i rumors circa i picchi esponenziali raggiunti<br />

dalla “Borsa <strong>del</strong> Ri-Collocamento” di alti funzionari <strong>del</strong>lo Stato, sottesi, come ben sa chi abbia<br />

minimamente praticato il “rito tiberino”, da una fittissima rete di telefonate impudenti, di altrettanto<br />

impudenti frequentazioni di luoghi pubblici “di tendenza” (ulivista, s’intende), dai ristoranti alle librerie<br />

(per non parlare dei salotto di intermediazione). In tema d’ambiente spiccano, al riguardo, le voci circa<br />

le profferte negoziali di ravvedimento operoso rivolte ad altissimi dirigenti dei Partiti <strong>del</strong>l’Unione da parte<br />

di altissimi boiardi, sin qui di adamantina fede per lo più postfascista, che hanno fatto (e soprattutto<br />

disfatto) ciò che hanno voluto in tema di politica ambientale di questo quinquennio, sfasciando territorio<br />

e risorse, portando l’Italia a vedersi irrogare, nell’Europa a 25, il 14% <strong>del</strong>le procedure d’infrazione<br />

di normative di settore e, comunque, spingendoci fuori da ogni moderna cultura <strong>del</strong>la qualità ambientale<br />

come fattore competitivo. Il mazzo dei riciclandi include dirigenti<br />

generali che nello scorcio finale <strong>del</strong>la precedente legislatura omisero<br />

sfacciatamente atti dovuti, anche a livello internazionale, di loro<br />

competenza, “tecnici” portati da Berlusconi a fungere da Assessori<br />

in governi regionali <strong>del</strong> Polo con competenza su temi caldissimi<br />

(non ultimo il Ponte sullo Stretto), accademici proni<br />

che da responsabili di Autorità cruciali (e dunque per definizione<br />

“terze”) operavano contestualmente, e formalmente, presso il Gabinetto <strong>del</strong> Ministro, ecc.<br />

Questi signori, cui si deve la versione italiota <strong>del</strong> più strumentale, spietato ed inefficiente spoil-system,<br />

sono alla ricerca di ogni nicchia che li tuteli dalla applicazione più corretta di quel metodo, coerente<br />

con una anglosassone concezione <strong>del</strong> bipolarismo. Ciò che è più grave è che con questi comportamenti<br />

si allontana sempre più dallo scenario italiano la figura <strong>del</strong> pubblico funzionario inteso come colui cui<br />

compete di perseguire lealmente l’interesse generale come statuito dal legislatore e non di (sper)-“giurare<br />

fe<strong>del</strong>tà” al potente di turno , con ciò rendendo ancor più remota l’idea-forza di un’Amministrazione che<br />

si ponga come attore proattivo <strong>del</strong>la soluzione dei problemi <strong>del</strong> Paese. La gravità di questa pratica ri-allocatoria<br />

assai poco europea si enfatizza a fronte <strong>del</strong> bisogno drammatico di efficienza ed orientamento<br />

e responsabilizzazione al risultato che dovrebbe caratterizzare il tentativo di “rimettere in carreggiata”<br />

il Paese sul versante <strong>del</strong>la sostenibilità <strong>del</strong>lo sviluppo, <strong>del</strong> contenimento degli effetti ormai irreversibili<br />

<strong>del</strong> cambiamento climatico e <strong>del</strong>la crisi che caratterizza ogni matrice ambientale, a partire dall’ambito padano.<br />

Si possono avere le migliori analisi <strong>del</strong>la realtà ed i più allettanti progetti ed obiettivi, ma se non si ha<br />

una macchina amministrativa adeguata scarsissime sono le probabilità che si concretizzi il percorso che<br />

dalle analisi porta al conseguimento degli obiettivi. Schiene dritte, dunque, con l’augurio che il ceto politico<br />

sappia resistere al meglio alle adulazioni dei riciclandi. .<br />

L’incredibile borsa<br />

<strong>del</strong> Ri-collocamento di alti<br />

funzionari <strong>del</strong>lo Stato<br />

pronti a rimanere in sella<br />

con qualsiasi<br />

maggioranza politica<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 49 |


| inbreve |<br />

Un muro per fermare i migranti di Tijuana >52<br />

nternazionale<br />

Una scuola d’arte per far dimenticare la guerra >56<br />

QUATTROMILA<br />

MIGRANTI MORTI<br />

NELVIAGGIO<br />

DELLA SPERANZA<br />

Per molti migranti, provenienti dal Sud <strong>del</strong> mondo,<br />

il viaggio verso l’Europa si è rivelato una trappola<br />

mortale. Tanti giacciono ancora in fondo al mare,<br />

altri invece sono morti in un container, sotto i treni<br />

o congelati nel vano carrello di un aereo. Dal 1988<br />

al 2005 le vittime <strong>del</strong>la speranza sarebbero state<br />

3998. Il dato proviene da fortresseurope.blogspot.com<br />

la più completa raccolta di documentazione sul tema.<br />

Si tratta di una cifra spuria, cioè inferiore al dato<br />

reale, perché ricavata dalle tragedie che si conoscono<br />

attraverso gli articoli pubblicati da testate<br />

giornalistiche di diversi Paesi, disponibili in italiano,<br />

inglese e francese.<br />

La prima causa di morte<br />

è l’annegamento nelle acque<br />

<strong>del</strong> Mediterraneo. Il viaggio sulle<br />

carrette <strong>del</strong>la speranza è costato<br />

la vita a 3.342 persone (86%<br />

<strong>del</strong> totale), di cui 2.080 (il 62%)<br />

decedute negli ultimi 4 anni. Circa<br />

1.100 cadaveri, uno su tre, non sono<br />

mai stati recuperati e giacciono<br />

in fondo al mare. I punti critici sono:<br />

il Canale di Sicilia, dove dal 1996<br />

al 2005 sono morte 1.641 persone, di cui 677<br />

mai recuperate. Si tratta di imbarcazioni provenienti<br />

dalla Libia e dalla Tunisia e dirette verso Malta,<br />

Lampedusa e la costa italiana.<br />

Un’altra rotta a rischio è quella tra Albania<br />

e Montenegro da una parte e Italia dall’altra,<br />

dove hanno perso la vita 451 persone. Dall’Africa<br />

occidentale si viaggia verso la Spagna, attraversando<br />

lo stretto di Gibilterra. Dal 1988 al 2005 sono<br />

annegate nelle acque marocchine e spagnole 859<br />

persone, di 197 non è mai stato recuperato il cadavere.<br />

Ma non si muore soltanto per mare. Dal 1995 sono<br />

decedute asfissiate, schiacciate dal peso <strong>del</strong>le merci<br />

o a causa di incidenti stradali, 213 persone che<br />

viaggiavano nascoste nei camion o dentro i containers<br />

caricati sulle navi cargo dirette nei porti europei.<br />

| 50 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

LA NORVEGIA<br />

RISPARMIA<br />

E SCEGLIE<br />

L’OPEN SOURCE<br />

La pubblica amministrazione<br />

norvegese abbandonerà il vecchio<br />

software proprietario, perché troppo<br />

caro e vincolante, e passerà<br />

all’open-source. È l’opinione<br />

<strong>del</strong> governo norvegese che ha deciso<br />

di rinnovare completamente<br />

i sistemi informatici utilizzati<br />

nel settore pubblico.<br />

A traghettare la Norvegia verso<br />

il codice aperto sarà un un comitato<br />

governativo. Ne faranno parte:<br />

programmatori, ingegneri ed esperti<br />

impegnati nella ricerca di soluzioni<br />

ad alta interoperabilità<br />

per implementare un piano<br />

nazionale di potenziamento<br />

<strong>del</strong>le infrastrutture di e-government.<br />

Il piano sarà articolato in tre<br />

punti fondamentali: conversione<br />

dei documenti testuali in formato<br />

aperto; aumento <strong>del</strong>l’accessibilità<br />

dei siti web istituzionali, grazie<br />

alla garanzia di compatibilità<br />

con i browser open-source; sviluppo<br />

di alternative aperte per la gestione<br />

degli archivi e dei sistemi informatici<br />

<strong>del</strong>la PA. Tutto questo per garantire<br />

che ogni cittadino abbia pari diritti<br />

e non debba legarsi a sistemi<br />

proprietari esercitando un suo diritto<br />

“trasversale”.<br />

Con questa decisione la Norvegia<br />

si affianca al gruppo di paesi<br />

che hanno abbracciato l’open<br />

source, (Cina, Giappone, Corea<br />

<strong>del</strong> Sud, Francia, Germania<br />

e Brasile) come soluzione a basso<br />

costo per l’informatizzazione<br />

<strong>del</strong>le strutture e dei servizi pubblici.<br />

AUSTRALIA E CINA<br />

FIRMANO<br />

ACCORDO<br />

PER L’URANIO<br />

Mentre gli Usa lanciano gli strali<br />

sul nucleare iraniano, l’Australia sigla<br />

un accordo con la Cina e Taiwan<br />

per la fornitura di uranio.<br />

La firma <strong>del</strong>l’intesa è stata<br />

possibile grazie al fatto che la Cina<br />

ha accettato il Trattato di non<br />

proliferazione nucleare e dunque si<br />

è impegnata a non utilizzare l’uranio<br />

per programmi riguardanti armi atomiche.<br />

L’accordo prevede la fornitura<br />

di 20 mila tonnellate l’anno di uranio<br />

a partire dal 2010, perché prima<br />

l’Australia dovrà soddisfare i contratti<br />

in corso. Si tratta di un grosso sforzo<br />

per l’Australia, che oggi produce<br />

10 mila tonnellate di uranio<br />

estraendolo dalle sue tre miniere.<br />

La Cina nei prossimi 20 anni<br />

ha deciso di costruire circa 50 nuove<br />

centrali nucleari e perciò ha bisogno<br />

di rifornimenti stabili. Inoltre si<br />

è impegnata a usare l’uranio importato<br />

a soli fini pacifici, e ha dichiarato<br />

di considerare in modo molto serio<br />

le sue obbligazioni anche in qualità<br />

di membro <strong>del</strong>l’Aiea (Agenzia <strong>del</strong>l’Onu<br />

per l’energia atomica) e firmatario<br />

<strong>del</strong> Trattato di non proliferazione<br />

nucleare. L’accordo è stato contestato<br />

dagli ambientalisti australiani, secondo<br />

i quali l’uranio, una volta esportato,<br />

va fuori controllo circa il suo utilizzo.<br />

Attualmente l’Australia ha 19 accordi<br />

bilaterali che coprono 36 paesi,<br />

tra cui Usa, Gb, Francia, Messico,<br />

Giappone, Finlandia e Corea <strong>del</strong> Sud.<br />

Anche l’India vorrebbe acquistare<br />

uranio dall’Australia, ma non ha siglato<br />

il Trattato di non proliferazione.<br />

MENO<br />

ANTIBIOTICI,<br />

MA PIÙ<br />

EFFICIENTI<br />

La prescrizione eccessiva<br />

di antibiotici in Europa contro<br />

malattie come bronchiti e polmoniti<br />

sta contribuendo sempre più<br />

pesantemente allo sviluppo di ceppi<br />

di batteri resistenti. Così l’Unione<br />

Europea ha stanziato undici miliardi<br />

e mezzo di euro per affrontare<br />

il problema, dando vita al progetto<br />

“Grace” (Genomics to combat<br />

Resistance against Antibiotics<br />

in Community-acquired Lrti<br />

in Europe) una <strong>del</strong>le più grandi sfide<br />

sanitarie dei prossimi anni.<br />

Il progetto prevede la costruzione<br />

di un network di eccellenza, composto<br />

da 17 gruppi di ricerca in 9 paesi<br />

europei, con lo scopo di migliorare<br />

la conoscenza epidemiologica sulle<br />

infezioni respiratorie, sviluppare<br />

nuove metodologie diagnostiche,<br />

perfezionare i protocolli d’uso<br />

<strong>del</strong>le terapie antibiotiche e formare<br />

i medici sul territorio in modo che<br />

le nuove conoscenze scientifiche<br />

vengano rapidamente tradotte in<br />

applicazioni cliniche. Seppure negli<br />

ultimi anni i maggiori stanziamenti<br />

siano andati alla scoperta di nuovi<br />

farmaci, i risultati non sono stati<br />

esaltanti. Perciò è stata cambiata<br />

radicalmente la strategia: spostare<br />

le risorse dallo sviluppo di nuovi<br />

farmaci alle procedure per usare<br />

più selettivamente quelli esistenti.<br />

Per l’Italia partecipa un gruppo<br />

di ricerca coordinato da Francesco<br />

Blasi, professore di malattie<br />

respiratorie all’Università di Milano,<br />

che si occuperà di educazione<br />

e formazione.<br />

ITALIA QUARTA<br />

NEL BIOTECH,<br />

MA ANCORA<br />

POCHI BREVETTI<br />

L’Italia, con 163 società,<br />

è al quarto posto in Europa per<br />

presenza di industrie biotecnologiche.<br />

Davanti al Bel Paese ci sono:<br />

Germania, Inghilterra e Francia.<br />

Circa 73 sono di recente<br />

costituzione (5 anni) a partire<br />

dal 2000. Il dato è stato reso noto<br />

da “Biotecnologie in Italia 2006.<br />

Analisi strategica e finanziaria”,<br />

il rapporto redatto da Blossom<br />

Associati e Assobiotec.<br />

La particolarità <strong>del</strong>le aziende<br />

italiane sta tutta nella loro origine:<br />

69 appartengono alla categoria<br />

start-up e spin-off, 9 sono spin-off<br />

di origine universitaria, 6 sono<br />

quelle nate dalle costole di aziende<br />

private. Si tratta di piccole imprese<br />

con fatturati modesti e un basso<br />

numero di dipendenti.<br />

Le classifiche stilate dall’Unione<br />

Europea sugli indicatori di sviluppo<br />

svelano inoltre che se l’Italia<br />

è quarta, per quanto riguarda<br />

le pubblicazioni scientifiche<br />

di carattere biotecnologico<br />

con 34021 studi pubblicati<br />

tra il 1994 e il 1999, scende<br />

al settimo posto quando<br />

si calcolano i brevetti domandati<br />

all’ufficio brevetti europeo.<br />

Queste piccole imprese biotech<br />

sono spesso finanziate<br />

dalle università che partecipano<br />

con percentuali variabili dal 5 al 20<br />

per cento. Gli altri investitori sono<br />

aziende private nazionali, regioni<br />

e amministrazioni locali e in parte<br />

anche gli stessi ricercatori.<br />

EPIDEMIA DI COLERA<br />

IN ANGOLA,<br />

MSF LANCIA<br />

L’ALLARME<br />

| inbreve |<br />

Il numero di casi di colera cresce rapidamente fuori<br />

e dentro la capitale <strong>del</strong>l’Angola, Luanda. Per questo<br />

l’organizzazione internazionale “Medici senza frontiere”<br />

(Msf) ha lanciato un appello alle autorità angolane,<br />

affinché mettano velocemente a disposizione maggiori<br />

risorse per contenere la crescente epidemia.<br />

Nella bidonville di Boa Vista, a Luanda, Msf<br />

ha aperto un centro per curare i malati di colera,<br />

altri due centri sono stati aperti nelle aree di Cazenga<br />

e Kilamba Kaxi. Un terzo centro sarà aperto nella<br />

bidonville di Smabizanfa con altri 200 posti letto.<br />

Qui lavorano oggi 17 volontari internazionali<br />

e oltre 80 angolani, tra cui 28 medici e 16 infermieri.<br />

Nei centri sono state curate oltre 2500 persone.<br />

Nella provincia di Curanza Norte, sono stati riportati<br />

circa 500 casi con 49 morti;<br />

nella provincia di Benguela<br />

676 casi e 63 morti;<br />

nella provincia di Bengo<br />

790 casi e 33 morti. Dall’inizio<br />

<strong>del</strong>l’epidemia almeno 4500<br />

persone sono state contagiate,<br />

di queste 205 sono morte.<br />

Da quando il colera<br />

ha iniziato a diffondersi nelle aree fuori Luanda<br />

contenere l’epidemia è diventato ancora più difficile.<br />

Al momento mancano sia beni di prima necessità,<br />

operatori sanitari angolani, ambulanze per il trasporto<br />

dei contagiati nei centri di cura ed un sistema<br />

di autotrasporto adeguato per portare acqua potabile<br />

alla popolazione.<br />

“Medici senza frontiere” deve affrontare anche<br />

i ritardi doganali che rallentano la consegna<br />

dei medicinali e <strong>del</strong> materiale per allestire i centri.<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 51 |


SUSAN MEISELAS / MAGNUM PHOTOS<br />

| internazionale | Messico |<br />

Un muro per fermare<br />

i migranti di Tijuana<br />

La nuova politica<br />

di contrasto all’immigrazione<br />

vista al di là <strong>del</strong> confine,<br />

nel Messico alla vigilia<br />

<strong>del</strong>le elezioni presidenziali.<br />

Un muro di 1.150 chilometri<br />

lungo tutta la frontiera e oltre<br />

12 mila agenti a sorvegliare<br />

| 52 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

“E<br />

L ABUSO GLOBAL” SI LEGGE SU TUTTI I MATTONI DI CARTONE AMARANTO che<br />

corrono lungo la staccionata <strong>del</strong>l’ambasciata statunitense di Città<br />

<strong>del</strong> Messico. A costruire questo muro, cartone dopo cartone, è stato<br />

un gruppo di studenti universitari mobilitati condi<br />

Cristina Artoni tro la riforma sull’immigrazione in discussione a Washington<br />

che prevede, tra le novità, di rafforzare ulteriormente<br />

la frontiera con il Messico.<br />

L’obiettivo è respingere le migliaia di persone che da tutta l’America<br />

Latina cercano, coscienti <strong>del</strong> rischio di perderci la vita, di<br />

saltare verso la terra promessa <strong>del</strong> sogno americano.<br />

Ogni anno sono circa 485 mila i migranti che entrano illegalmente<br />

negli Usa, ma altrettante migliaia tentano inutilmente il passaggio.<br />

Molte migliaia vi perdono la vita mentre almeno 200 mila,<br />

150 mila dei quali messicani, vengono arrestati dalle autorità che li<br />

intercettano. Ora Washington ha previsto la costruzione di un muro<br />

di 1.150 chilometri lungo tutta la frontiera e di incrementare il<br />

pattugliamento con altri 12 mila agenti per bloccare i migranti.<br />

Le nuove ricette di Washington sono piombate nel mezzo <strong>del</strong>la<br />

campagna elettorale messicana. Ma le presidenziali <strong>del</strong> prossi-<br />

mo luglio potrebbero scardinare l’asse Fox-Bush, e vedere insediarsi<br />

alla residenza <strong>del</strong> Zòcalo il candidato <strong>del</strong>la sinistra, Andrés<br />

Manuel Lòpez Obrador, segretario <strong>del</strong> Partito <strong>del</strong>la rivoluzione democratica<br />

(PRD).<br />

Oltre alle manifestazioni di massa negli Stati Uniti contro la<br />

nuova legislazione sull’immigrazione, anche in Messico le possibili<br />

restrizioni hanno creato un vero movimento di opinione. La<br />

politica di asservimento <strong>del</strong> presidente Vincente Fox a Washington<br />

potrebbe diventare un boomerang in vista <strong>del</strong>la consultazione,<br />

secondo uno degli editorialisti <strong>del</strong> quotidiano messicano La<br />

Jornada, Pedro Miguel: «Gli Stati Uniti hanno ottenuto che le autorità<br />

messicane funzionino come la polizia degli uffici immigrazione<br />

americani. Così gli agenti messicani stanno in questi anni<br />

perseguitando i guatemaltechi, i salvadoregni, gli ecuadoregni, gli<br />

argentini che arrivano in Messico. Il primo stop di controllo ai migranti<br />

non è al fiume Rio Bravo, ma a Suchiate, alla frontiera tra<br />

Messico e Guatemala. La frontiera è quindi già al sud. D’altra parte<br />

la frontiera <strong>del</strong> nord è virtuale. Si parla di rafforzarla nuovamente,<br />

ma di sicuro da qui passano migliaia di tonnellate di co-<br />

| internazionale |<br />

SCHEDA<br />

MESSICO<br />

Superficie: 1,972,550 km quadrati<br />

Popolazione: 106 milioni di abitanti<br />

Speranza di vita alla nascita: 75 anni<br />

Gruppi etnici: 60% meticci<br />

(amerindi-spagnoli), amerindi 30%,<br />

bianchi 9%, altri 1%.<br />

Capitale: Messico (Distrito Federal)<br />

oltre ai 31 stati <strong>del</strong> paese.<br />

Tasso di disoccupazione: 25% circa<br />

Popolazione sotto<br />

la soglia <strong>del</strong>la povertà: 40%<br />

PIL: $173.2 miliardi<br />

Debito estero: $174.3 miliardi<br />

Ogni anno sono circa<br />

485 mila i migranti<br />

che entrano illegalmente<br />

negli Usa, e altrettanti<br />

ci provano inutilmente.<br />

Tijuana, 1989<br />

caina e milioni di persone senza nessun controllo. È un gran paradosso<br />

che la potenza militare, tecnologica e economica più<br />

grande <strong>del</strong> mondo non riesca a intercettare droga, persone e armi<br />

(queste arrivano dal nord, dagli Stati Uniti, verso il sud). Ora tutti<br />

questi propositi di imporre nuovi controlli sembrano un nuovo<br />

modo per modulare questi traffici, mettere una sorta di valvola<br />

di controllo per gestirli meglio più che bloccarli. Si tratta di una<br />

grande ipocrisia». Uno degli ultimi censimenti federali negli Usa<br />

ha rilevato che sono 41 milioni i residenti di origine latina, pari<br />

al 14% <strong>del</strong>la popolazione. La metà è nata al di fuori <strong>del</strong>la frontiera<br />

statunitense, e il 65% è di origine messicana. Nel 2045, secondo<br />

il Pew Hispanic Center il numero dei latinos si aggirerà intorno<br />

ai 103 milioni. Lo spagnolo è già la seconda lingua nel paese e<br />

gli Stati Uniti sono il secondo paese di lingua castigliana al mondo,<br />

dopo il Messico, ma davanti a Spagna e Colombia.<br />

Washington ha affrontato la riforma <strong>del</strong>l’immigrazione con<br />

un doppio binario pericoloso: da una parte cercare di regolarizzare<br />

la figura <strong>del</strong> lavoratore ospite che consenta di avviare la regolarizzazione<br />

di 12 milioni di immigrati “clandestini”, ma dall’al-<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 53 |


| internazionale |<br />

tra introdurre per la prima volta nella storia <strong>del</strong> paese il concetto<br />

che essere senza documenti rappresenta un <strong>del</strong>itto criminale.<br />

«Manca solo questo passaggio», dice il giornalista <strong>del</strong>la Jornada,<br />

«perchè gli immigrati sono già trattati come <strong>del</strong>inquenti, terroristi<br />

o narcotrafficanti. La polizia li perseguita: alla frontiera vivono<br />

braccati come gli animali e sbattuti in carcere e maltrattati.<br />

Sono oggetto di persecuzione come avvenne per i gitani in Spagna<br />

nei secoli XV e XVI. Non siamo di fronte a uno sterminio, ma<br />

sicuramente a una persecuzione sì. Vengono deportati, dopo retate<br />

di massa scattate nei posti di lavoro o nei quartieri ad alta immigrazione<br />

per cercare chi è senza documenti in regola».<br />

Eppure, per stessa ammissione <strong>del</strong> presidente Bush, gli immigrati<br />

sono una <strong>del</strong>le ricchezze per l’economia <strong>del</strong> paese: svolgono<br />

i lavori più umili (negli Usa esistono 100 mila immigrati irregola-<br />

Quanto ha influito la globalizzazione nella<br />

libera circolazione <strong>del</strong>le persone?<br />

«L’organizzazione mondiale <strong>del</strong> commercio<br />

(WTO) aveva stabilito nel 1995 di fatto una libera<br />

circolazione <strong>del</strong>le persone per quello che riguarda<br />

il settore dei servizi e quindi per coloro che avevano<br />

un’alta qualificazione. Fin dall’inizio il WTO non aveva<br />

previsto i liberi sposamenti di persone, poi su questo<br />

tessuto si sono innestate ovviamente altre diffi-<br />

ri che fanno i jornaleros, lavorano come precari per imprese di pulizie<br />

o servizi di manutenzione), e rappresentano manodopera a<br />

basso costo, tanto che secondo il United Auto Workers (UAW),<br />

una <strong>del</strong>le organizzazioni sindacali <strong>del</strong> settore automobilistico, il<br />

40% dei latinos vive sotto la soglia di povertà.<br />

«L’economia degli Usa», precisa il giornalista Pedro Miguel,<br />

«ha bisogno di almeno 15 o 20 milioni di lavoratori immigrati. Li<br />

vogliono a costi bassi e li possono avere solo tra gli illegali, così<br />

gli imprenditori possono pagarli meno. Accade l’esatto contrario<br />

di quello che succede con la droga, che quando ha difficoltà di<br />

commercio il suo prezzo lievita. Si fa in modo che la manovalanza<br />

immigrata resti a basso costo in modo che mantenga competitive<br />

le industrie degli Stati Uniti nel confronto con quelle europee<br />

o cinesi». .<br />

«La migrazione ribaltata». Clandestini e poco integrati<br />

Intervista a Alessandro Volpi, docente di Storia contemporanea presso la Facoltà di Scienze Politiche <strong>del</strong>l’Università di Pisa e autore di “La fine <strong>del</strong>la globalizzazione? Regionalismi, conflitti, popolazione e consumi”, BFS edizioni.<br />

di Cristina Artoni<br />

coltà, tra cui la mancata piena realizzazione <strong>del</strong> trattato<br />

di Schengen in Europa. Il trattato diventa realtà nel<br />

1995, ma poi nella sostanza con l’allargamento ad Est<br />

questo processo di libera circolazione viene immediatamente<br />

bloccato e la possibilità <strong>del</strong>la libera circolazione<br />

<strong>del</strong>la mandopera viene rimandata fino al 2012.<br />

Questo rappresenta indubbiamente un fortissimo freno<br />

e viene introdotto inoltre il principio, comune ormai<br />

in molti ordinamenti, di subordinare l’ingresso in<br />

SUSAN MEISELAS / MAGNUM PHOTOS<br />

un paese al contratto di lavoro. Su questo punto ora si<br />

trova a fare i conti anche una terra di elezione <strong>del</strong>l’immigrazione<br />

come lo sono stati gli Usa, che in qualche<br />

modo dopo l’adozione <strong>del</strong> Patriot Act nel 2001, il complesso<br />

di normative che restringono la possibilità di accesso<br />

nel paese, si trova oggi davanti ad una situazione<br />

contraddittoria con 12 milioni di immigrati in condizione<br />

di clandestinità, proprio perchè le maglie si sono<br />

ristrette nel giro degli ultimi 3 o 4 anni rispetto al<br />

passato. Questo pone dei grossi problemi perchè quello<br />

che è importante avere chiaro è che l’immigrazione<br />

storicamente è stata un fenomeno di riequilibrio <strong>del</strong>la<br />

ricchezza su scala planetaria. Le popolazioni che si spostavano<br />

da zone povere verso zone ricche contribuivano<br />

a un riequilibrio <strong>del</strong>la ricchezza con il meccanismo<br />

<strong>del</strong>le rimesse degli emigranti. Ora questo con la globalizzazione<br />

di fatto non avviene più perchè in parte sono<br />

le imprese che si trasferiscono nei paesi che prima<br />

erano terra di partenza degli immigrati».<br />

Un flusso inverso al passato...<br />

«Si cerca la manodopera che costa molto poco e questo<br />

non favorisce quel miglioramento <strong>del</strong>le condizioni<br />

di vita che invece l’emigrazione <strong>del</strong>la fine <strong>del</strong>l’800<br />

e gli inizi <strong>del</strong> 1900 consentiva con l’integrazione <strong>del</strong>le<br />

popolazioni nei tessuti degli stati più avanzati economicamente.<br />

Poi l’altro fattore che si sta profilando<br />

è la chiusura sempre più ferrea <strong>del</strong>le porte agli emigranti.<br />

I dati sono chiari: gli Usa dal 1870 al 1914 hanno<br />

accolto qualcosa come una trentina di milioni di<br />

persone provenienti dal resto <strong>del</strong> mondo. Oggi ne arrivano<br />

almeno 500 mila ogni anno, ma sono tutti<br />

clandestini e sono difficilmente integrabili al tessuto<br />

sociale rispetto al passato. Questo è uno dei grandi<br />

problemi <strong>del</strong>la globalizzazione: se i capitali, che hanno<br />

una libera circolazione si possono dislocare dove è<br />

più conveniente ma le persone non possono seguire<br />

questi processi, la polarizzazione <strong>del</strong>la richiesta tenderà<br />

a diventare ancora sempre più marcata».<br />

È però un dato di fatto che la più potente nazione<br />

<strong>del</strong> mondo sta chiudendo l’accesso a<br />

tutta l’America Latina?<br />

«Dobbiamo tenere presente che l’immigrazione verso<br />

gli Stati Uniti tende a provenire sempre di più solo dal<br />

Messico. Secondo i dati statistici, sui 12 milioni di<br />

clandestini una grandissima parte, pari al 70% viene<br />

dal Messico e dall’America Latica, cioè entrano dalla<br />

frontiera <strong>del</strong> sud degli Usa. Questo pone anche <strong>del</strong>le<br />

questioni sulla capacità di accordi regionali come nel<br />

caso <strong>del</strong> NAFTA (l’accordo di libero scambio fra Usa,<br />

Messico e Canada). Se tale accordo avesse favorito una<br />

crescita economica effettiva la massa migratoria sarebbe<br />

ridotta. Oltre all’applicazione <strong>del</strong> Patriot act, c’è<br />

da tenere presente che gli americani in questo momento<br />

hanno un deficit<br />

commerciale gigantesco. Significa<br />

che gli Usa importa- “<br />

no di più di quello che riescono<br />

ad esportare, vedono<br />

chiudersi imprese e ridurre i latina<br />

posti di lavoro, vedono cre- ”<br />

scere un fenomeno che per il paese era fino a qui abbastanza<br />

limitato che è quello <strong>del</strong>la disoccupazione.<br />

La classe politica deve rispondere all’opinione pubblica<br />

che vede comunque nell’immigrato, anche se non<br />

viene a ricoprire un ruolo di lavoro qualificante, una<br />

possibile minaccia»..<br />

Molti di quelli<br />

che tentano<br />

il passaggio<br />

clandestino<br />

in Usa muoiono.<br />

Ogni anno almeno<br />

150 mila messicani<br />

vengono arrestati<br />

dalle autorità<br />

che li intercettano<br />

sul confine.<br />

Tijuana, 1989<br />

LIBRI<br />

Alessandro Volpi<br />

La fine <strong>del</strong>la<br />

globalizzazione?<br />

Regionalismi, conflitti,<br />

popolazione e consumi<br />

BFS Edizioni<br />

Il 70 per cento<br />

dei clandestini<br />

viene dal Messico<br />

e dall’America<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 55 |


| internazionale | Israele |<br />

Una scuola d’arte<br />

per far superare<br />

i traumi di guerra<br />

ai bambini<br />

Il Museo d’Arte di Tel Aviv, fin dalle sue origini ha scelto di proporsi come punto di incontro neutro, in nome<br />

<strong>del</strong>l’universalità <strong>del</strong>l’arte, in una terra devastata dai conflitti. Ha anticipato di 16 anni la nascita <strong>del</strong>lo Stato d’Israele<br />

e anche nei momenti più duri <strong>del</strong>l’Intifada ha costituito un angolo di sicurezza, perché il museo non ha mai subito attentati.<br />

UNA SCUOLA D’ARTE per far superare i traumi derivati dalla<br />

guerra ai bambini di talento <strong>del</strong>la città quale che sia<br />

la loro provenienza. Anche questo propone il Museo<br />

d’Arte di Tel Aviv, che fin dalle sue origi-<br />

di F.P.R.<br />

ni ha scelto di essere un punto di incontro<br />

neutro, in nome <strong>del</strong>l’universalità <strong>del</strong>l’arte,<br />

in una terra devastata dai conflitti.<br />

Il museo è nato nel 1932, anticipando di 16 anni la creazione<br />

<strong>del</strong>lo Stato di Israele; è il più grande Museo di Belle Arti israeliano<br />

e l’unico al mondo, tra i pubblici, ad<br />

avere al suo interno una Scuola d’Arte Superiore.<br />

La sua vera eccezionalità però consiste<br />

nella missione che porta avanti fin<br />

dalla sua fondazione e cioè quella di sostenere<br />

un progetto di pace, aperto a tutte le<br />

espressioni artistiche ed a tutti gli artisti<br />

<strong>del</strong> mondo, per primi i Palestinesi, grazie<br />

al linguaggio universale proprio di qualsiasi<br />

espressione artistica. Da sempre atti-<br />

vo nel promuovere la comprensione tra<br />

Israeliani e Palestinesi il museo ora costituisce<br />

anche una sorta di ponte tra medio<br />

oriente e Europa, un’isola che, anche nei<br />

momenti più duri <strong>del</strong>l’Intifada, ha costituito un angolo di sicurezza;<br />

mentre infatti cinema, teatri e bar si svuotavano la gente si<br />

riversava al Museo che non è mai stato obiettivo di violenza.<br />

Diretto da Modrechai Omer, il centro riesce a sostenere le sue<br />

molteplici attività autofinanziandosi grazie all’attività <strong>del</strong>le Associazioni<br />

degli Amici <strong>del</strong> Museo (site a New York, Madrid, Parigi,<br />

Milano) per consentire a tutte le attività didattiche che porta<br />

avanti di sopravvivere, prima fra tutte la Scuola d’Arte dove assieme<br />

agli studenti sono ospitati bambini vittime di traumi deri-<br />

| 56 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

In Italia dal 2001 esiste l’associazione<br />

“Amici <strong>del</strong> Museo d’arte di Tel Aviv”, ne fanno<br />

parte <strong>del</strong> Comitato d’onore: Umberto Eco,<br />

Elie Wiesel, Edoardo Sanguineti e Tullia Zevi<br />

vati dalla guerra che apprendono attraverso l’arte a recuperare le<br />

migliori condizioni psicofisiche.<br />

In Italia, dal 2001 esiste L’A.M.A.T.A, l’associazione culturale<br />

“Amici <strong>del</strong> Museo d’Arte di Tel Aviv” presieduta da Ermanno Tedeschi<br />

e con un comitato d’onore che vede tra i suoi membri personaggi<br />

<strong>del</strong> calibro di Umberto Eco, Edoardo Sanguineti, Elie Wiesel<br />

e Tullia Zevi.L’Associazione A.M.A.T.A., è stata fondata dallo<br />

storico <strong>del</strong>l’arte e saggista Arturo Schwarz e da Anna Sikos, docente<br />

di Letteratura all’Università Statale di Milano, dopo che<br />

Schwarz, avendo deciso di donare 700 quadri<br />

ad Israele (500 sono invece andati al<br />

Museo di arte Moderna di Roma), è andato<br />

personalmente a verificare dove sarebbero<br />

andati a finire. È stato amore a prima vista.<br />

«È commuovente» afferma Anna Sikos,<br />

vicepresidente <strong>del</strong>l’associazione insieme a Gino<br />

Di Maggio. «Da fuori l’edificio cade a pezzi<br />

ma dentro è una meraviglia. Tutti gli artisti<br />

e i docenti che collaborano sia con il Museo<br />

che con la scuola d’Arte lavorano gratis, tutte<br />

le opere sono state donate, non è stato comprato<br />

un solo quadro e, per finire, non esistono<br />

come da noi le cantine; tutto ciò che arriva<br />

viene esposto». «Anche per questo - spiega Sikos - c’è una commissione<br />

di esperti che decide se accettare o meno i quadri e non sono<br />

ammessi compromessi di tipo economico, il museo ha rifiutato ingenti<br />

donazioni pur di non doversi appiccicare nomi o etichette».<br />

«Il direttore inoltre - sottolinea ancora la vicepresidente - è un<br />

burocrate ma un vero appassionato d’arte e ciò aiuta decisamente l’istituzione<br />

a garantire l’alto livello <strong>del</strong>le opere esposte senza dover<br />

sottostare alla volontà altrui e riuscendo sempre a mantenere, anche<br />

con la scuola d’Arte, il suo carattere super partes». .<br />

Futuro verde<br />

La canapa<br />

vince<br />

U<br />

di Massimiliano Pontillo<br />

| utopieconcrete |<br />

N MANUALE SUI PRODOTTI TESSILI DI FINE ‘800 così recitava: “ La canapa italiana dà una fibra biancastra, fina,<br />

lucida, morbida, fresca al tatto e ben pettinata … I centri produttivi italiani più importanti e rinomati sono<br />

in Piemonte, nell’Emilia e nel Napoletano …..”. Si dava atto, così, <strong>del</strong> primato italiano in materia di qualità<br />

<strong>del</strong>la canapa. La stessa con cui è stata stampata la Bibbia di Gutenberg, è stata scritta la dichiarazione<br />

d’indipendenza degli Stati Uniti, sono state tessute le vele <strong>del</strong>le navi dei Fenici e <strong>del</strong>le caravelle di Cristoforo<br />

Colombo. Furono gli Sciiti a introdurre la canapa in Europa, pare attorno al 1500 a.c.; e l’Italia, nella sua<br />

produzione e lavorazione, ha recitato sempre un ruolo da regina fino alla metà <strong>del</strong> secolo scorso, quando<br />

il petrolio prese il sopravvento seminando raffinerie e nylon, fumi e plastica, ciminiere e prodotti dal prezzo<br />

imbattibile. Per poi arrivare alla legge Cossiga <strong>del</strong> 1977 che ne proclamò il bando totale vietandone<br />

le piantagioni, lasciando il monopolio <strong>del</strong> settore alla Cina e ai Paesi <strong>del</strong>l’Est. Solo nel 1998 una “timida”<br />

circolare <strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong>le Politiche Agricole autorizzò una <strong>del</strong>ega per la coltivazione sperimentale<br />

<strong>del</strong>la canapa sativa su 1000 ettari, successivamente ampliata. Da allora è stato un crescendo continuo<br />

<strong>del</strong>la produzione, con un aumento <strong>del</strong> 100% all’anno.<br />

Nel 1999 nasce il Consorzio Canapa Italia, dando un ulteriore spinta al settore. Molteplici sono diventati<br />

i suoi usi: quelli alimentari, dall’olio, ai semi perfino alla birra; al settore<br />

Industria tessile,<br />

alimentare, farmaceutica:<br />

sono moltissimi e crescenti<br />

i settori dove si fa ampio<br />

utilizzo di questa<br />

coltivazione<br />

farmaceutico, in gran ripresa, contro l’asma e il glaucoma. Ma comincia<br />

ad essere apprezzata anche nei settori produttivi pesanti: dall’industria<br />

automobilistica, che la impiega per gli interni <strong>del</strong>le macchine;<br />

all’edilizia, per farne pannelli di truciolato e mattoni. Gli utilizzi più<br />

promettenti, però, rimangono la carta e il tessile. Due motori che<br />

vengono alimentati soprattutto da Armani, con una linea jeans creata<br />

appositamente e da una piccola realtà industriale emiliana, la Raggio<br />

Verde di A. Malagoli, che trasforma la canapa in quaderni, depliant, calendari, cataloghi, orologi e altri vari<br />

gadget; usando inchiostri vegetali e un sistema di stampa senza acqua. Nel dicembre 2003, a Comacchio,<br />

viene inaugurato Ecocanapa, il primo stabilimento europeo per la lavorazione di fibra tessile di qualità dalla<br />

canapa, che arriva a trattare circa 500 tonnellate l’anno.<br />

È stata la prima pianta fibrosa a essere coltivata, agli albori <strong>del</strong>l’agricoltura, 10 mila anni fa, anche perché<br />

cresce rapidamente: in condizioni ideali può raggiungere i 5 mt di altezza in meno di 6 mesi, arrivando<br />

a guadagnare fino a 10 cm al giorno! Una volta tagliata, poi, è come un supermercato, offre di tutto: si usa<br />

per fare stoffe, olio, farina, carta, incenso, cosmetici, medicinali. Negli Stati Uniti, fino agli anni Trenta,<br />

la canapa era parte integrante <strong>del</strong> pacchetto di fibre vegetali con cui si produceva il metanolo per alimentare<br />

le Ford che, nel periodo tra le due guerre mondiali, sperimentarono questo combustibile come alternativa<br />

al petrolio. Tra i vantaggi ambientali c’è, infine, una resa molto alta in termini di cellulosa: un terzo in più<br />

rispetto a una superficie equivalente tenuta a bosco; è quindi particolarmente adatta per produrre energia<br />

da biomasse, che utilizza i vegetali come combustibile in modo da arrivare a un impatto serra pari a zero.<br />

Una strategia di cui l’Italia ha particolarmente bisogno per rimettere in pari i propri conti ecologici<br />

e che potrebbe risultare molto interessante anche a livello europeo, vista la necessità di riconvertire quote<br />

di agricoltura per far fronte alla crescente concorrenza dei mercati asiatici. .<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 57 |


| inbreve |<br />

conomiasolidale<br />

NASCE IN<br />

BRIANZA<br />

IL DISTRETTO<br />

EQUO E SOLIDALE<br />

L’economia solidale cresce in Brianza.<br />

Un insieme di soggetti tra cui:<br />

cooperative sociali, botteghe <strong>del</strong><br />

commercio equo, gruppi di acquisto<br />

solidale, produttori locali biologici,<br />

ma anche Comuni, hanno deciso di<br />

costituire tra loro una rete economica.<br />

L’associazione Mondolfiera e il nodo<br />

Lilliput, partendo da questa presenza,<br />

stanno promuovendo per Monza<br />

e dintorni la nascita di un distretto<br />

economico solidale.<br />

Sono in fase di avvio i primi progetti<br />

concreti per mettere in pratica<br />

l’economia solidale, partendo da una<br />

domanda qualificata e consapevole,<br />

come già avviene nei progetti presenti<br />

in America latina. I responsabili<br />

<strong>del</strong>l’iniziativa puntano allo sviluppo<br />

<strong>del</strong>la filiera <strong>del</strong> pane, una produzione<br />

fatta con frumento biologico e con<br />

la commercializzazione attraverso<br />

i gas (gruppi di acquisto solidale)<br />

<strong>del</strong> territorio. Il coordinamento <strong>del</strong>la<br />

“Retina” ha individuato dei terreni<br />

nel parco <strong>del</strong>la Cavallera che possono<br />

essere acquistati e dati in affitto<br />

a una cooperativa sociale per la<br />

coltivazione <strong>del</strong> frumento biologico<br />

e la costruzione <strong>del</strong> forno per produrre<br />

il pane. Si lavorerebbe, dunque,<br />

dal chicco di grano alla michetta<br />

biologica nel giro di pochi chilometri.<br />

Per avviare il progetto, si è cercato<br />

di aumentare e potenziare i gas<br />

che fanno parte <strong>del</strong> coordinamento<br />

e presenti a Brugherio, Arcore,<br />

Desio, Monza, Muggiò, Vimercate<br />

e Concorezzo, Villasanta, Oreno,<br />

Vedano al Lambro.<br />

| 58 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

DISCARICHE E SMOG.<br />

LA COMMISSIONE<br />

EUROPEA<br />

BOCCIA L’ITALIA<br />

Sono cinque i provvedimenti di infrazione in tema<br />

di ambiente che Bruxelles sta portando avanti<br />

nei confronti <strong>del</strong>l’Italia e che rientrano nel pacchetto<br />

di procedure d’infrazione decise dalla Commissione<br />

europea. Richiami che si aggiungono a quelli<br />

sullo scarso sostegno <strong>del</strong>l’Italia all’energia verde<br />

e sui mancati controlli <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>le acque<br />

di balneazione.<br />

La Commissione si appresta così ad inviare all’Italia<br />

due pareri motivati per esortarla a rispettare alcune<br />

sentenze già pronunciate dalla Corte di Giustizia<br />

sull’inadeguata gestione di alcune discariche.<br />

Una risposta insufficiente a questi pareri potrebbe<br />

indurre la Commissione a chiedere alla corte di imporre<br />

sanzioni pecuniarie all’Italia.<br />

Le violazioni riguardano<br />

la direttiva quadro sui rifiuti<br />

in riferimento alle discariche<br />

di Castelliri, nel Lazio,<br />

e di Campolungo, vicino<br />

ad Ascoli Piceno, nelle Marche.<br />

Le notizie di infrazioni contro l’Italia sono ormai<br />

molto frequenti, al punto da non fare più notizia,<br />

come hanno sottolineato i parlamentari verdi<br />

a Bruxelles, ma abbastanza allarmanti<br />

da preoccupare gli ambientalisti.<br />

Le altre infrazioni riguardano la mancata adozione<br />

di misure per il rispetto dei limiti previsti per alcuni<br />

inquinanti atmosferici in numerose regioni italiane<br />

e due per la violazione <strong>del</strong>le regole sulla caccia.<br />

Nel primo caso la Commissione si riferisce<br />

all’assenza di misure per ridurre l’inquinamento<br />

atmosferico, con riferimento ai livelli di Pm10<br />

(particolato), cioè polveri sottili, solide o liquide,<br />

che fluttuano nell’aria e molto pericolose per la salute.<br />

I SONAR DELLE<br />

NAVI MILITARI<br />

UCCIDONO<br />

LE BALENE<br />

Dall’inizio <strong>del</strong>l’anno sono almeno<br />

quindici le balene che si sono<br />

arenate sulle coste <strong>del</strong>le Isole<br />

Canarie. Altre cinque sono state<br />

trovate morte al largo <strong>del</strong>le stesse<br />

isole. Gli ecologisti spagnoli ormai<br />

non esitano a parlare di strage.<br />

Tra i principali imputati, i sonar<br />

<strong>del</strong>le navi militari americane<br />

che navigano in zona per<br />

esercitazioni, le cui onde acustiche<br />

provocherebbero effetti mortali<br />

sulle balene. I sonar usati dalla<br />

marina militare, infatti, sono molto<br />

più potenti di quelli usati in ambito<br />

civile. Tutti i cetacei morti non sono<br />

risultati malati, circostanza che<br />

avallerebbe l’ipotesi. Inoltre arrivano<br />

in fin di vita sulla costa dopo essere<br />

entrati in contatto con le frequenze<br />

dei sonar o di apparecchiature per<br />

le ricerche petrolifere sottomarine.<br />

Il problema è presente già<br />

da tempo, tanto che esiste<br />

una moratoria Ue sull’uso dei sonar<br />

nelle acque europee. Casi<br />

di spiaggiamenti di balene<br />

si erano verificati nella stessa zona<br />

anche negli scorsi anni sempre<br />

in coincidenza con manovre di navi<br />

militari. Le Canarie sono state infatti<br />

dichiarate “zona particolarmente<br />

sensibile” dall’Organizzazione<br />

marittima internazionale. Le acque<br />

che circondano l’arcipelago<br />

sono uno dei punti più importanti<br />

al mondo per il passaggio <strong>del</strong>le<br />

balene. Gli ambientalisti hanno<br />

chiesto al ministro degli esteri<br />

spagnolo di accertare eventuali<br />

responsabilità di paesi terzi.<br />

Molto rumore per abbattere un muro a mani nude >60<br />

Paesi emergenti, taglio dei costi e birre leggere >62<br />

CERTIFICAZIONE<br />

OBBLIGATORIA<br />

PER CHI<br />

PRODUCE OGM<br />

Il gruppo Ifoam (International<br />

federation of organic agriculture<br />

movements), che è tra i firmatari<br />

<strong>del</strong>la dichiarazione di Vienna<br />

per “Un’Europa libera da ogm”,<br />

ha invitato la Commissione Europea<br />

a proteggere l’agricoltura biologica<br />

da qualsiasi contaminazione.<br />

Di conseguenza il gruppo ha chiesto<br />

che tutti i produttori di ogm siano<br />

assoggettati ad un rigoroso regime<br />

di certificazione, che assicuri<br />

che altri non vengano contaminati<br />

con materiale transgenico.<br />

«È semplicemente inaccettabile<br />

che ad altri venga permesso<br />

di contaminare i nostri prodotti<br />

come conseguenza <strong>del</strong> loro<br />

business» hanno dichiarato<br />

i responsabili <strong>del</strong> gruppo.<br />

Una scelta di reciprocità è ciò<br />

che viene rivendicato. Secondo<br />

i richiedenti, infatti, occorre<br />

che L’Unione Europea chieda<br />

standard seri e affidabili, sottoposti<br />

al controllo di enti di certificazione<br />

terzi ed indipendenti. Come fa<br />

con i coltivatori di prodotti biologici.<br />

Ciò che viene contestato<br />

alla Commissione è l’imposizione<br />

<strong>del</strong>la coesistenza, forzando<br />

i produttori non-ogm ad accettare<br />

la contaminazione sistematica<br />

fino ad un massimo di 0.9 per cento.<br />

Secondo Ifoam, la Commissione<br />

dovrebbe ora mettersi al lavoro<br />

per elaborare una legge che renda<br />

i produttori di ogm responsabili<br />

per i danni che causano.<br />

LA CALIFORNIA<br />

PUNTA SULLE<br />

ENERGIE<br />

RINNOVABILI<br />

Il Governo Bush, che si è sempre rifiutato<br />

di condividere, con gli stati che hanno sottoscritto<br />

il protocollo di Kyoto, impegni stringenti e puntuali<br />

di riduzione <strong>del</strong>le emissioni che stanno cambiando<br />

in modo sempre più evidente il clima <strong>del</strong> pianeta,<br />

questa volta si deve arrendere al presidente<br />

<strong>del</strong> parlamento <strong>del</strong>la California.<br />

Il democratico Fabian Nunez ha infatti presentato<br />

un progetto di legge che punta a ridurre <strong>del</strong> 25<br />

per cento, entro il 2020, il livello <strong>del</strong>le emissioni<br />

di anidride carbonica e di altri gas serra rispetto<br />

a quanto emesso nel 1990. La legge dovrebbe passare<br />

senza troppi problemi e soprattutto potrebbe servire<br />

come esempio ad altri Stati, come è spesso successo<br />

con provvedimenti presi<br />

in California, come quello<br />

anti-fumo. La proposta non pare<br />

poi essere in contraddizione<br />

con le posizioni <strong>del</strong> Governatore<br />

Arnold Schwarzenegger,<br />

un repubblicano, che l’anno<br />

scorso aveva fissato una serie di limiti ambientali,<br />

anche se meno severi, in un suo provvedimento<br />

esecutivo. Contrari alla legge, naturalmente,<br />

sono invece i produttori di energia locali, i raffinatori<br />

di petrolio, i produttori di cemento e i costruttori di<br />

auto, che preferiscono programmi volontari di riduzione<br />

<strong>del</strong>l’inquinamento da parte <strong>del</strong>l’industria stessa.<br />

Non è la prima volta che la California cerca di fare<br />

da apripista a più severe normative ambientali.<br />

Nel 2002 è infatti stato approvato un provvedimento<br />

che introduce obblighi di riduzione di quasi il 30<br />

per cento <strong>del</strong>le emissioni di auto e autocarri entro<br />

il 2016. Una decina di stati in seguito avevano<br />

adottato provvedimenti simili, scontrandosi<br />

anche con l’amministrazione federale.<br />

La nuova proposta di legge punta su programmi<br />

per le energie alternative come quella solare ed eolica.<br />

| inbreve |<br />

IL BIOLOGICO<br />

DELLE AZIENDE<br />

“STORICHE”<br />

APRE LE PORTE<br />

I campi dove crescono i “grani<br />

antichi”, salvati dall’estinzione;<br />

ma anche il pastificio, fondato da<br />

Gino Girolomoni e dai suoi compagni<br />

negli anni ‘80, per recuperare<br />

i metodi tradizionali di lavorazione<br />

<strong>del</strong>la pasta. Sarà possibile vedere<br />

e visitare tutto questo, addentrandosi<br />

nella splendida campagna<br />

marchigiana, domenica 28 maggio<br />

nel corso <strong>del</strong>l’ottava giornata “Porte<br />

Aperte” organizzata da Ecor. Scopo<br />

<strong>del</strong>l’iniziativa: coinvolgere clienti,<br />

produttori e soprattutto consumatori<br />

in un itinerario di contatto “diretto”<br />

con le modalità di produzione,<br />

il contesto, l’esperienza <strong>del</strong> biologico.<br />

Come Alce Nero, storica cooperativa<br />

fondata nel 1977 da Gino<br />

Girolomoni e da un gruppo<br />

di persone che condividevano lo stesso<br />

sogno: praticare un’agricoltura<br />

naturale che rispettasse l’uomo<br />

e l’ambiente. Nel convento di Isola<br />

<strong>del</strong> Piano, dove ha sede la cooperativa,<br />

si ritrovano, allora come oggi, alcuni<br />

dei protagonisti <strong>del</strong> mondo <strong>del</strong>la<br />

cultura, si continua a sensibilizzare<br />

verso il biologico, sposando teoria<br />

e prassi. Alce Nero è una <strong>del</strong>le otto<br />

realtà che finora hanno ospitato<br />

l’iniziativa Porte aperte che si<br />

è svolta alla cooperativa Osiris<br />

di Termeno (BZ); ai Bernardi<br />

di Castel D’Aiano (BO); al Poggio<br />

di Camporbiano (San Gimignano - SI);<br />

all’Agrilatina di Sabaudia (Latina);<br />

presso Cascine Orsine (Bereguardo -<br />

PV); Perlage di Soligo (TV)<br />

e San Michele di Conegliano (TV).<br />

Per info: www.ecor.it<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 59 |


| economiasolidale | birra |<br />

Molto rumore per...<br />

abbattere<br />

un muro<br />

a mani nude<br />

Un altro gioiello <strong>del</strong>l’industria italiana ha rischiato di chiudere i battenti. Invece nella battaglia contro Heineken,<br />

Davide ha sconfitto Golia. La storica birra Pedavena tornerà presto al suo posto, in un boccale, per brindare.<br />

Merito di una volontà instancabile e di averci creduto fino in fondo.<br />

di Elisabetta Tramonto<br />

LIBRI<br />

Lelio Bottero<br />

La Birra artigianale<br />

Gribaudo - Il Gusto<br />

giugno 2005<br />

La fabbrica <strong>del</strong>la birra di Pedavena. Un parco, un<br />

ristorante e un’enorme vetrata che dà sulla verde vallata.<br />

| 60 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

QUESTA STORIA INIZIA CON UN TRISTE ANNUNCIO e termina con il rintocco di tre campane. È la<br />

storia di una battaglia combattuta a denti stretti, con molta, molta determinazione e un<br />

pizzico di creatività. Ma alla fine, una volta tanto, a vincere non è stato il più forte. Ma<br />

andiamo con ordine. Siamo a Pedavena, un paesino di quattro mila anime in una verde vallata <strong>del</strong>la<br />

provincia di Belluno, per molti amanti <strong>del</strong>la birra solo un nome scritto sull’etichetta di una bottiglia.<br />

Pedavena, infatti, è anche lo storico marchio <strong>del</strong>la birra prodotta nella fabbrica che dal 1896 rappresenta<br />

l’orgoglio <strong>del</strong> paese. Una fabbrica di birra, ma non solo. C’è il parco e il locale ristorazione, un grande<br />

pub-ristorante, che ogni anno spilla 3.600 ettolitri di birra. Un’enorme vetrata separa dall’esterno, in<br />

modo che, seduti al tavolo a sorseggiare una bionda, si è immersi nel verde <strong>del</strong>la vallata. Un luogo dove<br />

bere, mangiare, incontrarsi. Pedavena è un vero punto di riferimento nella vita <strong>del</strong> paese e <strong>del</strong>la vallata.<br />

Continua ad esserlo anche dopo il 1974, quando finisce nelle mani <strong>del</strong> gigante olandese Heineken.<br />

La bionda continua a uscire a fiumi dallo stabilimento, soprattutto con il marchio Heineken o Moretti,<br />

ma, in piccola parte, anche targata Pedavena. E la gente <strong>del</strong>la vallata continua a lavorare nella fabbrica,<br />

a incontrarsi e bere birra nel pub, a passeggiare nel parco.<br />

Poi improvvisamente qualcosa si spezza. Il 22 settembre di due<br />

anni fa, come ogni giorno all’ora di pranzo, gli ottanta dipendenti<br />

<strong>del</strong>la fabbrica sono tutti in mensa. «Il 31 dicembre ci chiudono!», una<br />

furia è entrata nella sala, una collega con la voce spezzata e il terrore<br />

dipinto sul volto. Silenzio. È uno scherzo, pensano tutti. Presto si accorgono<br />

che non è così, è tutto vero, Heineken lo ha appena annunciato<br />

ai rappresentanti sindacali: tre mesi ed è tutto finito. Niente<br />

più lavoro, pub, parco. Niente più Pedavena. Heineken intende<br />

chiudere cinque stabilimenti di birra in Italia. Razionalizzazione, scelte<br />

strategiche, taglio dei costi. Queste le motivazioni. Non l’inefficienza<br />

<strong>del</strong>la fabbrica, 660 mila ettolitri di birra, di cui 15 mila di Pedavena,<br />

prodotti ogni anno, con un fatturato attribuibile allo stabilimento<br />

di 68 milioni di euro. È una scelta strategica, solo pedine da<br />

spostare sul tavolo da gioco degli affari. La decisione è categorica: non<br />

si vende, si chiude. Di cedere a un concorrente uno stabilimento ben<br />

avviato e di successo, neanche a parlarne. Il colosso olandese non<br />

sente ragioni, ma ancora non sa in quale vespaio si sta cacciando. Ben<br />

presto infatti la disperazione e lo sconforto dei dipendenti <strong>del</strong>la fab-<br />

brica si trasformano in qualcosa di diverso: grinta, energia, lucidità.<br />

E la battaglia ha inizio, in piazza, sui giornali, via posta, su internet e<br />

ai piani alti <strong>del</strong> ministero. Una vera strategia di guerra, senza lasciare<br />

scoperto alcun fianco. Il bersaglio da colpire con tutta la forza possibile<br />

è uno solo, quello che Heineken ha di più caro: l’immagine.<br />

Tiro incrociato<br />

Nella battaglia <strong>del</strong>la piccola Pedavena contro il gigante Heineken,<br />

scendono in campo i lavoratori <strong>del</strong>la fabbrica, i sindacalisti, il sindaco,<br />

il parroco, il vescovo ma, soprattutto, la gente comune, gli abitanti<br />

<strong>del</strong> paese. Obiettivo: alzare un polverone tale da infastidire il<br />

più possibile i padroni olandesi. Si combatte contemporaneamente<br />

su più fronti. Nasce il Comitato Birreria Pedavena, che riunisce rappresentanti<br />

dei lavoratori <strong>del</strong>lo stabilimento, <strong>del</strong>le parrocchie <strong>del</strong><br />

paese, <strong>del</strong>le associazioni locali e <strong>del</strong> Comune. Per oltre un anno organizzano<br />

manifestazioni e fiaccolate, partecipano alle fiere in tutta<br />

Italia, inventano eventi e usano i pretesti più creativi per attirare l’attenzione<br />

sul caso Pedavena. Come le magliette con la scritta “don’t<br />

touch my beer”, vendute alle fiere o indossate ai raduni dei motociclisti,<br />

i volantini distribuiti al Giro d’Italia, o come “Teli d’autore”,<br />

un’iniziativa che coinvolge artisti, pittori e disegnatori da tutta Italia,<br />

invitati a dipingere una tela di 2 metri per 75 centimetri sul tema<br />

<strong>del</strong>la birra, perché la tradizione continui. La risposta stupisce gli<br />

stessi organizzatori: arrivano 226 tele. Esposte tutte insieme formano<br />

un muro lungo 460 metri, un monumento significativo di questa<br />

battaglia <strong>del</strong>la fantasia e <strong>del</strong> colore.<br />

Tra le armi più affilate <strong>del</strong> comitato il sito internet creato ad hoc,<br />

www.comitatobirreriapedavena.it. Sul sito arrivano lettere da tutta<br />

Italia, anche da chi fino a pochi mesi prima non aveva mai sentito<br />

parlare <strong>del</strong> marchio Pedavena. E sul sito arrivano 17 mila firme alla<br />

petizione per fermare la chiusura di Pedavena, che, insieme a quelle<br />

raccolte a mano, raggiungono quota 44 mila firme.<br />

CHE COS’È LA BIRRA?<br />

| economiasolidale |<br />

LA BIRRA È UNA BEVANDA ALCOLICA AROMATIZZATA CON LUPPOLO<br />

ottenuta dalla fermentazione (generalmente indotta), per mezzo di un lievito,<br />

degli zuccheri estratti dal malto d’orzo o di altri cereali in grani o fiocchi<br />

maltati. Dai quattro elementi base (acqua, malto, luppolo, lievito)<br />

per mezzo di cinque fasi standard (ammostamento, filtrazione, bollitura,<br />

fermentazione, maturazione) si può ottenere una gamma particolarmente<br />

ampia (per caratteristiche organolettiche, tasso alcolico e tipologia<br />

di consumo) di birre: Abbey, Ale, Alt, Weisse, Bock, Dunkel, Gueuze, Kriek,<br />

Lambic, Pils, Stout, Trappista, ecc..<br />

LA LEGGE SULLA PUREZZA<br />

IL REINHEITSGEBOT (LETTERALMENTE “REQUISITO DI PUREZZA”) è una<br />

norma che ebbe origine nella città di Ingolstadt nel ducato di Bavieranel<br />

1516. Regolamenta la vendita e la produzione <strong>del</strong>la birra. È la più antica<br />

regolamentazione nel settore igienico -alimentare ancora in uso.<br />

Nel testo originale, i soli ingredienti che possono essere usati nella<br />

produzione <strong>del</strong>la birra sono tre: acqua, orzo, e luppolo. Il Reinheitsgebot<br />

non è più incluso tra le leggi tedesche; al suo posto c’è la “Legge<br />

provvisoria sulla birra tedesca” che permette alcuni ingredienti proibiti<br />

nel Reinheitsgebot, come il malto di frumento e lo zucchero di canna,<br />

ma che non permette più l’utilizzo di orzo non maltato. La maggior parte<br />

dei birrifici tedeschi si conformano volontariamente al Reinheitsgebot,<br />

usandolo come un potente strumento di marketing. Fonte: wikipedia.org<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 61 |


IN ITALIA FIORISCONO I MICROBIRRIFICI<br />

I COLOSSI DELLA BIRRA CHIUDONO I PICCOLI IMPIANTI<br />

e concentrano la produzione? Non c’è problema. Per gustare la buona<br />

birra di una volta basta far tappa in un microbirrificio oppure prodursi<br />

direttamente la birra in casa. Secondo l’annuario “Birre Italia”<br />

nel nostro Paese i microbirrifici sarebbero ormai più di 130, con una<br />

produzione annua che puo’ essere stimata intorno ai 60.000 ettolitri.<br />

Non sono da meno i “birrai casalinghi”, una comunità di ben 10.000<br />

persone. Alla base di queste iniziative c’è il desiderio di riscoprire<br />

le radici locali <strong>del</strong>la birra e di gustare il sapore <strong>del</strong>la birra naturale<br />

di produzione artigianale troppo spesso “vittima di imprenditori<br />

impreparati o poco scrupolosi”, come si legge sul sito di Unionbirrai<br />

(www.unionbirrai.com), associazione culturale che promuove in tutta<br />

Italia la produzione e il consumo di “birra cruda, integra e senza<br />

aggiunta di conservanti, ma con un alto contenuto di entusiasmo<br />

e creatività”. Come trovare i micro-birrifici? Dall’anno scorso<br />

è a disposizione degli appassionati “La birra artigianale.<br />

Guida ai microbirrifici italiani” (riferimenti bibliografici in basso).<br />

Per ogni piccolo birrificio o “brew-pub” c’è una scheda<br />

con la descrizione <strong>del</strong>le birre prodotte, gli abbinamenti,<br />

le tecniche di produzione e le curiosità legate al territorio.<br />

I PRINCIPALI PRODUTTORI DI BIRRA DEL MONDO<br />

IMPRESA SEDE MARCHI RICAVI NETTI RENDIMENTO<br />

2005* AZIONI 2005**<br />

Sab Miller Sudafrica Miller, Peroni, Pilsner Urquell, 12,00 26,03%<br />

Nastro Azzurro, Raffo, Wührer<br />

InBev Belgio Stella Artois, Beck’s, Leffe, 11,66 27,90%<br />

Hoegaarden, Labatt,<br />

Staropramen, Tennent’s<br />

Heineken Olanda Heineken, Gösser, Amstel, 10,80 11,65%<br />

A<strong>del</strong>scott, Paulaner, Moretti,<br />

von Wünster, Ichnusa, Sans Souci<br />

Carlsberg Danimarca Carlsberg, Tuborg, 5,10 21,64%<br />

Poretti, Splügen<br />

Anheuser Usa Budweiser 12,41 -15,54%<br />

Busch<br />

*in miliardi di euro **in valuta locale Fonte: Bloomberg e bilanci <strong>del</strong>le società<br />

IL CONSUMATORE OCCIDENTALE BEVE MENO BIRRA. Preferisce<br />

vino, cognac, whisky. Sorseggia, degusta, abbina. È<br />

una tendenza che si osserva da alcuni anni, anche nei<br />

Paesi <strong>del</strong> nord Europa. In termini econo-<br />

di M.M. mici si dice che il “mercato è maturo”. Cresce<br />

impercettibilmente o cala di poco ma<br />

in sostanza rimane stabile. La torta ormai è quella, può<br />

cambiare solo la dimensione <strong>del</strong>le fette. La risposta dei<br />

grandi produttori non si è fatta attendere. Uno dopo<br />

| 62 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

Intanto il sindaco, Franco Zetta, e l’amministrazione comunale<br />

si muovono tra le maglie istituzionali, coinvolgendo direttamente<br />

i governi, italiano e tedesco, fino al parlamento europeo.<br />

Tra i più interessati al caso Pedavena, il sottosegretario Maurizio<br />

Sacconi. «È originario di Treviso e da giovane frequentava queste<br />

zone – spiega il sindaco – riusciva quindi a capire l’importanza di<br />

Pedavena per il territorio».<br />

Intanto centinaia di lettere, elettroniche e non solo, vengono<br />

spedite a chiunque possa essere utile alla causa. Una lettera aperta<br />

sul Corriere <strong>del</strong>la sera al presidente <strong>del</strong>la Repubblica, al presidente<br />

<strong>del</strong> Consiglio e al presidente di Confindustria. Comunicati stampa<br />

ai giornali italiani ma anche a 25 testate olandesi per far conoscere<br />

oltre confine quello che sta accadendo in Italia. All’amministratore<br />

<strong>del</strong>egato di Heineken, alla regina d’Olanda e agli altri stabilimenti<br />

appena acquisiti da Heineken in Europa, per metterli in<br />

allarme su quello che sarebbe potuto capitare anche a loro. Un colpo<br />

dopo l’altro, l’immagine di Heineken iniziava a vacillare e, con<br />

essa, i vertici <strong>del</strong>l’azienda.<br />

Il muro inizia a sgretolarsi<br />

I primi risultati iniziano ad arrivare, uno alla volta, uno dopo l’altro,<br />

finché il muro non va in frantumi. La chiusura <strong>del</strong>lo stabilimento,<br />

fissata per dicembre 2004, viene rinviata prima a luglio e<br />

poi a settembre 2005. Arrivano gli accordi con i lavoratori. Un generoso<br />

pacchetto di ammortizzatori sociali per gli ex dipendenti<br />

con cui Heineken spera di calmare le acque, ma si sbaglia. Arriva<br />

anche la prima dichiarazione di disponibilità a vendere. Ben presto<br />

però si rivela un’apertura solo di facciata. Heineken non ha nessuna<br />

intenzione di vendere. Un funzionario interno all’azienda<br />

raccoglie e vaglia le eventuali offerte e, guarda caso, nessuna va in<br />

porto. «Appena i produttori di birra prendevano contatti con Heineken,<br />

il discorso si esauriva», racconta Vittore de Bortoli, assessore<br />

comunale e membro <strong>del</strong> Comitato Birreria Pedavena. «Il primo<br />

vero segnale positivo è arrivato quando la vendita <strong>del</strong>l’ stabilimento<br />

è stata affidata a un soggetto esterno: Ubm, la società finanziaria<br />

<strong>del</strong> gruppo Unicredit», continua De Bortoli.<br />

Ed ecco le prime concrete proposte d’acquisto, tre quelle in lizza:<br />

il gruppo svedese produttore di birra Kopparbergs, rappresenta-<br />

to in Italia dalla J&D Royal, la potentina Tarricone Spa, produttore<br />

<strong>del</strong>la Birra Morena, e Birra Castello Spa, produttore e distributore di<br />

birra con sede a Udine. J&D viene subito esclusa, troppo grande forse,<br />

ma nel frattempo compare un piano B da mettere in pratica nel<br />

caso le altre offerte fossero tutte bocciate. Un gruppo di ex dipendenti,<br />

35 per la precisione, costituiscono l’Associazione Pedavena<br />

Progetto Birra e entrano in contatto con Banca etica con l’intenzione<br />

di creare una cooperativa per acquistare lo stabilimento. Ma<br />

il progetto non si realizza perché<br />

Heineken, ormai con le<br />

spalle al muro, non può fare altro<br />

che gettare la spugna. Il 10<br />

gennaio è la giornata storica, i<br />

vertici olandesi firmano la vendita<br />

di Pedavena a Birra Castello,<br />

solo lo stabilimento però,<br />

perché Heineken ha voluto giocare<br />

la sua ultima carta: vendere<br />

separatamente lo stabilimento<br />

e la ristorazione, per scoraggiare<br />

gli acquirenti. Non è riuscita<br />

nel suo intento.<br />

Una favola a lieto fine<br />

Il 10 gennaio le campane <strong>del</strong>le tre parrocchie <strong>del</strong> paese hanno suonato<br />

a lungo insieme per festeggiare. La prima bottiglia <strong>del</strong>la nuova<br />

Pedavena potrebbe uscire dallo stabilimento entro la fine di<br />

maggio. Per ora sono in corso i test per riattivare la fabbrica e i contatti<br />

con i fornitori. Per quest’anno si produrranno solo cento mila<br />

ettolitri di birra, di cui circa 20 mila ettolitri a marchio Pedavena.<br />

Ma la produzione crescerà di anno in anno, già nel 2007 dovrebbero<br />

uscire dallo stabilimento 250 ettolitri di bionda. Queste<br />

le promesse di Birra Castello. Venti lavoratori dovrebbero essere<br />

riassunti subito, altri venti entro la fine <strong>del</strong>l’anno. Intanto alla Castello<br />

stanno già organizzando i festeggiamenti per la riapertura<br />

<strong>del</strong>la fabbrica. Per chi volesse brindare con un boccale di Pedavena<br />

non resta che consultare il sito www.birreriapedavena.info per<br />

conoscere la data <strong>del</strong>la festa. .<br />

Il mercato <strong>del</strong> nord Europa è maturo. Asia, Africa e America Latina sono il futuro <strong>del</strong> settore. I cinque fra i più grandi produttori controllano il 40 per cento <strong>del</strong> mercato mondiale.<br />

l’altro hanno cominciato a rilevare marchi e stabilimenti<br />

di produzione in America Latina, Asia, Africa:<br />

mercati tutti da esplorare e con un grande potenziale<br />

di crescita. La compagnia belga Interbrew (Stella,<br />

Beck’s) nel 2004 ha rilevato per 11,2 miliardi di dollari<br />

la brasiliana AmBev e si è trasformata in InBev, primo<br />

produttore di birra al mondo. L’anno scorso la sudafricana<br />

SABMiller, dal 2003 proprietaria <strong>del</strong>la nostra<br />

Peroni, ha acquisito il Gruppo colombiano Bavaria,<br />

secondo produttore <strong>del</strong> Sud-America, ed è salita al secondo<br />

posto <strong>del</strong>la classifica mondiale superando l’americana<br />

Anheuser Busch (Budweiser). Anche la Cina<br />

e l’est Europa sono territori di conquista. Due anni fa<br />

Anheuser ha comprato Harbin, quarto produttore cinese,<br />

riuscendo a battere l’offerta di SABMiller, e recentemente<br />

ha aumentato al 27% la sua partecipazione<br />

in Tsingtao - la birra più diffusa nei ristoranti cinesi<br />

in Europa. Heineken, che ha perso la corsa per l’ac-<br />

La minuscola<br />

Pedavena alla fine<br />

vince contro<br />

il gigante Heineken.<br />

Tutti si mobilitano:<br />

i lavoratori, il sindaco,<br />

il parroco, il vescovo,<br />

i sindacati,<br />

ma soprattutto<br />

la gente comune.<br />

Paesi emergenti, taglio dei costi e birre leggere<br />

le ricette per stare sul mercato<br />

DAGLI ALBORI<br />

DI PEDAVENA...<br />

1897. Nasce la birra<br />

Pedavena.<br />

Lo stabilimento<br />

è fondato dai i fratelli<br />

Luigi, Sante<br />

e Giovanni Lucani,<br />

arrivati da Canale<br />

d’Agordo (Belluno).<br />

1917. Durante<br />

l’occupazione<br />

<strong>del</strong>le truppe austroungariche<br />

la fabbrica<br />

viene saccheggiata<br />

e semidistrutta<br />

da un incendio.<br />

1928. I fratelli<br />

Luciani acquistano<br />

la fabbrica di birra<br />

Dreher di Trieste,<br />

costruita dal viennese<br />

Anton Dreher<br />

nel 1869. Gli acquisti<br />

continuano fino<br />

al 1964: la Cervisa<br />

di Genova, la Metzger<br />

di Torino, l’Avqua<br />

San Bernardo<br />

di Cuneo, metà<br />

<strong>del</strong>la Itala Pilsen di<br />

Padova, la Ibi-thor di<br />

Macomer nel nuorese.<br />

1929. Nasce la<br />

centrale idroelettrica<br />

di Pedavena,<br />

che sfrutta l’acqua<br />

<strong>del</strong> torrente Colmeda<br />

e produce 7 milioni di<br />

chilowattora all’anno.<br />

Nel gennaio 2004<br />

è venduta all’azienda<br />

municipalizzata<br />

trentina Acsm.<br />

1940. Viene creato<br />

il giardino botanico<br />

di Pedavena e,<br />

nel 1952, il parco zoo.<br />

1974. Dissapori tra<br />

i soci, eredi dei fratelli<br />

Lucani, e difficoltà<br />

finanziarie mandano<br />

in crisi la società.<br />

Per evitare il fallimento<br />

i Lucani vendono<br />

Pedavena alla<br />

multinazionale<br />

olandese Heineken.<br />

Nello stabilimento sarà<br />

prodotta soprattutto<br />

birra Heineken e<br />

Moretti, solo in minima<br />

parte Pedavena.<br />

quisto di Bavaria, si è rifatta comprando due produttori<br />

russi.<br />

Il processo di concentrazione sembra destinato a<br />

continuare. Se fino a 15 anni fa i cinque più grandi<br />

produttori controllavano il 17% <strong>del</strong> mercato ora sono<br />

saliti al 40% e, secondo l’Economist, potrebbero toccare<br />

il 50% nel 2010. Le acquisizioni e le ristrutturazioni<br />

hanno ridato ossigeno al settore. Dopo un periodo<br />

di relativa stagnazione, negli ultimi due anni i<br />

| economiasolidale |<br />

...AGLI ULTIMI<br />

DIFFICILI MESI<br />

22 settembre 2004<br />

Heineken Italia<br />

annuncia l’intenzione<br />

di chiudere<br />

lo stabilimento<br />

di Pedavena alla fine<br />

<strong>del</strong>l’anno. Inizia subito<br />

la mobilitazione<br />

dei lavoratori e di tutto<br />

il paese di Pedavena.<br />

11 ottobre 2004<br />

Heineken per la prima<br />

volta si dice<br />

disponibile a vendere<br />

lo stabilimento.<br />

3 dicembre 2004<br />

Siglato un accordo<br />

tra le Organizzazioni<br />

Sindacali e Heineken<br />

Italia, nel quale è<br />

posticipata la chiusura<br />

al 30 settembre 2005<br />

e vengono concessi<br />

ammortizzatori sociali<br />

per i lavoratori.<br />

11 febbraio 2005<br />

Heineken affida<br />

a UBM, gruppo<br />

Unicredit, la vendita<br />

<strong>del</strong>lo stabilimento.<br />

23 marzo 2005<br />

Si presenta<br />

pubblicamente la<br />

prima ditta interessata<br />

all’acquisto <strong>del</strong>la<br />

birreria: la svedese<br />

Kopparbergs,<br />

rappresentata in Italia<br />

dalla J&D Royal.<br />

29 luglio 2005<br />

Dallo stabilimento di<br />

Pedavena esce l’ultima<br />

bottiglia di birra.<br />

Settembre 2005<br />

Spuntano nuovi<br />

acquirenti: la Birra<br />

Castello di Udine e la<br />

Tarricone di Potenza.<br />

La svedese Kopparbergs<br />

viene esclusa.<br />

30 settembre 2005<br />

La sirena <strong>del</strong>la fabbrica<br />

suona per l’ultima<br />

volta. Pedavena<br />

chiude i battenti.<br />

10 gennaio 2006<br />

Heineken cede<br />

la Birreria Pedavena<br />

a Birra Castello Spa.<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 63 |


L’ALCOLICO PIÙ CONSUMATO AL MONDO<br />

EUROPA E USA IN TESTA AI CONSUMI<br />

La birra è la bevanda alcolica più consumata al mondo (circa 1.500 milioni di ettolitri<br />

all’anno). Europa e USA, pur rappresentando solo un quarto <strong>del</strong>la popolazione terrestre,<br />

assorbono oltre due terzi <strong>del</strong>la produzione mondiale di birra, con consumi pro-capite<br />

rispettivamente di 64 e 55 litri annui.<br />

L’ASIA È IL MERCATO PIÙ PROMETTENTE<br />

Il continente più promettente in termini di sviluppo dei consumi è l’Asia che, pur<br />

disponendo di un consumo pro-capite di solo 11 litri annui, assorbe già oltre un quarto<br />

dei consumi globali, con tassi di crescita molto interessanti. La Cina recentemente<br />

è diventato il mercato nazionale birrario più importante al mondo, superando gli USA.<br />

I CECHI BEVONO PIÙ DI TUTTI<br />

La Germania è il mercato più importante <strong>del</strong>l’Europa Occidentale (circa un terzo<br />

dei totale consumi), seguito da Gran Bretagna e Spagna, mentre l’Olanda continua<br />

a mantenere il primato <strong>del</strong>le esportazioni. Nell’Europa <strong>del</strong>l’Est sta emergendo<br />

il mercato russo, ma spiccano per le dimensioni raggiunte anche la Polonia<br />

e la Repubblica Ceca (quest’ultima vanta il primato mondiale dei consumi pro capite<br />

con oltre 160 litri annui).<br />

ITALIANI E FRANCESI PREFERISCONO IL VINO<br />

L’Italia e la Francia, Paesi di antica tradizione vinicola, mostrano i più bassi consumi<br />

pro-capite <strong>del</strong>l’Europa Occidentale (rispettivamente 30 e 35 litri annui). L’Italia<br />

ha il primato <strong>del</strong>le importazioni di birra che hanno ormai raggiunto il 27% <strong>del</strong> totale<br />

consumi; le birre tedesche rappresentano il 51% <strong>del</strong>le importazioni.<br />

PERONI, ICHNUSA, MORETTI IN MANO AGLI STRANIERI<br />

In Italia operano circa 250 produttori provenienti da tutto il mondo. I primi quattro<br />

operatori (Heineken Italia, SABMiller, Carlsberg Italia e Interbrew Italia), controllano<br />

(tra marchi di propria produzione e marchi importati) oltre il 70% <strong>del</strong>le vendite<br />

a quantità. Quasi tutti i maggiori marchi italiani sono di proprietà di compagnie<br />

straniere. Fanno ancora eccezione Forst (Bolzano), Menabrea (Biella, Gruppo Forst)<br />

e Hausbrandt Trieste 1892 (Treviso, birra Theresianer).<br />

Fonte: associazione culturale Unionbirrai<br />

BIRRA SOCIALMENTE RESPONSABILE<br />

SABMILLER, HEINEKEN, ANHEUSER-BUSCH non sono solo tra i più grandi<br />

produttori di birra <strong>del</strong> mondo. Secondo l’advisor etico Ethibel sono anche<br />

le migliori imprese <strong>del</strong> settore nel rispetto di criteri sociali e ambientali.<br />

Di conseguenza i loro titoli sono presenti nei portafogli di numerosi fondi comuni<br />

di investimento etici. Vediamo perché. Heineken, per esempio, investe nella salute<br />

dei lavoratori nei Paesi in via di sviluppo, dove ha creato centri di prevenzione<br />

<strong>del</strong>l’HIV/AIDS aperti anche alle famiglie dei dipendenti. In Africa più di 90.000<br />

persone hanno fatto uso di questi servizi. SABMiller si distingue per l’ottima<br />

politica di gestione <strong>del</strong>le risorse umane e per la tutela <strong>del</strong>l’ambiente: recentemente<br />

ha lanciato una campagna per la riduzione degli imballaggi e l’utilizzo di vetro<br />

a rendere. La multinazionale sudafricana è anche un pioniere nella valutazione<br />

degli impatti <strong>del</strong>le proprie attività sulle comunità locali. InBev, invece, è stata<br />

recentemente esclusa dal paniere di Ethibel. Secondo l’advisor la compagnia<br />

belga non avrebbe elaborato linee guide chiare sui diritti umani. M.M.<br />

| 64 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

I mercati emergenti<br />

sono il motore<br />

per l’aumento <strong>del</strong>le<br />

vendite nel futuro<br />

PRINCIPALI PRODUTTORI: VENDITE 2005 IN MLN ETTOLITRI<br />

INBEV<br />

ANHEUSER BUSCH<br />

SAB MILLER<br />

HEINEKEN<br />

CARLSBERG<br />

118,6<br />

101,6<br />

176,83<br />

175*<br />

223,5<br />

*inclusa Bavaria Fonte: bilanci <strong>del</strong>le società<br />

risultati finanziari <strong>del</strong>le multinazionali <strong>del</strong>la birra sono<br />

stati incoraggianti. Le azioni di InBev nel 2005 sono<br />

salite <strong>del</strong> 27,9%, SABMiller ha chiuso l’anno a<br />

+26,03%, Carlsberg a + 21,64%. “I produttori hanno<br />

cavalcato la crescita di alcuni mercati emergenti che saranno<br />

il motore per l’aumento <strong>del</strong>le vendite nel futuro”,<br />

si legge nell’ultimo rapporto <strong>del</strong>la banca di investimenti<br />

Morgan Stanley (marzo 2006). Che mette<br />

però in guardia le compagnie: “più <strong>del</strong>la metà dei profitti<br />

arrivano ancora dall’Europa occidentale e dal nord<br />

America. I produttori devono cercare di rendere più<br />

redditizi i loro investimenti nei mercati tradizionali. I<br />

benefici sui bilanci <strong>del</strong>le acquisizioni si vedranno solo<br />

nel lungo periodo”. Tornare ad investire in casa. Ma come?<br />

La parola che piace alle grandi banche d’affari è<br />

soprattutto una: ristrutturazione. Taglio dei costi, chiusura<br />

degli stabilimenti più piccoli, ampliamento di<br />

quelli più grandi. InBev ha 125 stabilimenti ma ha dichiarato<br />

che in un “mondo ideale” gliene servirebbero<br />

solo 70. Calsberg sta progettando di chiuderne 14, Heineken<br />

conta di risparmiare 200 milioni di euro nei<br />

prossimi due anni solo con la razionalizzazione degli<br />

impianti di produzione. “Il processo di ristrutturazione”<br />

- continua Morgan Stanley, “è lento, a causa <strong>del</strong>le<br />

lunghe consultazioni con i sindacati e <strong>del</strong>le questioni<br />

politiche locali che possono sorgere. Difficilmente i risparmi<br />

si vedranno nel breve periodo”. Per fare cassa<br />

nei mercati maturi alle compagnie non resta che puntare<br />

sempre di più sulle birre pregiate (premium), che<br />

soffrono meno la concorrenza <strong>del</strong>la grande distribuzione<br />

e dei discount, e su un nuovo tipo di prodotti fatti<br />

su misura per il consumatore moderno: le birre light.<br />

Heineken ha cominciato a sperimentarne una l’anno<br />

scorso nel mercato USA. La Heineken Premium Light<br />

Lager “viene prodotta con la stessa cura <strong>del</strong>l’originale<br />

ma ha un gusto più leggero e contiene meno calorie e<br />

carboidrati”, si legge nella pubblicità. .<br />

guerra<br />

e<br />

pace


| economiaefinanza |<br />

ltrevoci<br />

ILGIOCO<br />

CHE<br />

PRECEDE<br />

LA REGOLA<br />

Per parlare <strong>del</strong> rapporto tra mercato e diritto,<br />

Guido Rossi nel suo ultimo libro “Il gioco<br />

<strong>del</strong>le regole” ricorre al paradosso di Achille<br />

e la tartaruga. Il diritto, secondo l’autore,<br />

sarà costretto a inseguire il mercato,<br />

con l’amara consapevolezza di non riuscire<br />

mai a raggiungerlo. I termini si sono invertiti,<br />

dunque, perché il gioco precede le regole.<br />

Nonostante il nostro tempo sia caratterizzato<br />

da un iperattivismo legislativo, le norme sono<br />

incapaci di incidere sulla realtà perché sempre<br />

più autoreferenziali e ininfluenti sulle questioni<br />

importanti <strong>del</strong>la vita. Il proliferare di leggi<br />

non riesce a rappresentare i diritti di tutti,<br />

l’interesse superiore.<br />

Il rimedio potrebbe essere la ricerca<br />

di una Grundnorm (una norma fondamentale,<br />

come la chiama il sociologo <strong>del</strong> diritto<br />

Hans Kelsen), ovvero una legge superiore.<br />

E cosa potrebbe essere se non una norma<br />

costituzionale? Una norma di tal fatta<br />

non basta, secondo Rossi, che invece afferma<br />

la necessità di un costituzionalismo aperto,<br />

capace cioè di affermare i princìpi generali,<br />

dei quali la maggioranza non è legittimata<br />

a disporre, come ad esempio la democrazia,<br />

e al tempo stesso essere il baluardo contro<br />

ogni abuso esterno.<br />

Ognuno gioca secondo le proprie regole<br />

ed è per questo che l’affannosa rincorsa tra<br />

la tartaruga e Achille rischia di non terminare<br />

mai. Una possibilità esiste ed è rappresentata<br />

dall’ultima regola conosciuta: i diritti umani,<br />

il cui portato etico e morale potrebbe<br />

rappresentare il minimo comun denominatore<br />

(morale) per i giocatori <strong>del</strong>la terra.<br />

GUIDO ROSSI<br />

IL GIOCO DELLE REGOLE<br />

A<strong>del</strong>phi, 2006<br />

| 66 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

SOFTWARE<br />

OPEN SOURCE<br />

LA NUOVA<br />

SFIDA<br />

La crescita di internet,<br />

il successo dei sistemi operativi<br />

(Linux) e degli applicativi<br />

open source, frutto<br />

<strong>del</strong>la collaborazione spontanea<br />

e disinteressata di migliaia<br />

di programmatori di tutto<br />

il mondo, danno una prospettiva<br />

concreta a quanti chiedono<br />

maggiore equità e una crescita<br />

sostenibile. Mariella Berra,<br />

sociologa <strong>del</strong>le reti telematiche<br />

e docente alla facoltà di Scienze<br />

politiche <strong>del</strong>l’Università<br />

di Torino, in questo libro <strong>del</strong>inea<br />

il mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>l’informatica<br />

solidale, capace di veicolare<br />

una conoscenza aperta e libera.<br />

Il mercato <strong>del</strong>l’Itc è quanto mai<br />

strategico nell’assetto <strong>del</strong> nuovo<br />

equilibrio mondiale, ed per<br />

questo che accanto a chi cerca<br />

di controllarlo nascono anche<br />

movimenti che affermano<br />

il principio <strong>del</strong>la libertà d’accesso<br />

alle informazioni. L’autrice<br />

analizza anche il sistema<br />

su cui si basa il software<br />

proprietario, le prospettive<br />

e l’impatto economico <strong>del</strong>le<br />

nuove e diverse modalità<br />

introdotte dall’informatica<br />

solidale, l’atteggiamento<br />

dei governi nazionali e locali<br />

nei confronti <strong>del</strong> software<br />

libero e open source.<br />

MARIELLA BERRA<br />

LIBERTÀ DI SOFTWARE,<br />

HARDWARE E CONOSCENZA<br />

Bollati Boringhieri, 2006<br />

INTELLIGENZA<br />

DEL MALE<br />

LA REALTÀ<br />

NASCOSTA<br />

«La violenza che si esercita<br />

è sempre speculare a quella<br />

che si infligge a se stessi.<br />

La violenza che si infligge<br />

è sempre speculare a quella<br />

che si esercita. È questa<br />

l’intelligenza <strong>del</strong> male.<br />

Se il terrorismo è il male<br />

allora è questa intelligenza<br />

<strong>del</strong> male che dobbiamo capire».<br />

Per il filosofo Jean Baudrillard<br />

se vogliamo capire il male<br />

(di cui il terrorismo è sicuramente<br />

espressione) dobbiamo essere<br />

consapevoli che esiste<br />

un patto di lucidità: la realtà<br />

che viviamo, con i suoi cloni<br />

e i suoi surrogati, capace<br />

di annullare ogni dualità,<br />

diventa totalizzante. L’unica<br />

vera forma di integralismo<br />

che segna il nostro tempo.<br />

L’informazione gioca un ruolo<br />

fondamentale perché svuota<br />

la storia di ogni senso reale, crea<br />

non-eventi, come l’economia<br />

crea valori, cioè segni <strong>del</strong>la<br />

ricchezza, non la ricchezza<br />

in sé. L’umanità si trova così<br />

di fronte ad un complotto<br />

di realtà e scoperchiarlo significa<br />

soprattutto capire il male<br />

e le complicità che nasconde.<br />

Allo stesso modo, tutto ciò<br />

che sta in equilibrio a sua volta<br />

nasconde antagonismo.<br />

JEAN BAUDRILLARD<br />

IL PATTO DI LUCIDITÀ<br />

O L’INTELLIGENZA DEL MALE<br />

Raffello Cortina Editore, 2006<br />

ACQUISTI<br />

TRASPARENTI,<br />

UNA SCELTA<br />

QUOTIDIANA<br />

Francesco Gesualdi,<br />

coordinatore <strong>del</strong> Nuovo centro<br />

mo<strong>del</strong>lo di sviluppo, aveva<br />

già pubblicato una “Guida<br />

al consumo critico”, libro<br />

che aveva avuto un grande<br />

successo. “Acquisti trasparenti”<br />

è un libro che rilancia il diritto<br />

di ogni cittadino alla<br />

trasparenza sui propri acquisti,<br />

attraverso l’istituzione di un<br />

marchio di qualità <strong>del</strong> lavoro<br />

che certifichi le aziende che<br />

rispettano i diritti dei lavoratori<br />

e <strong>del</strong>l’ambiente. Questo è<br />

il passaggio necessario per non<br />

disperdere la consapevolezza<br />

dei cittadini-consumatori,<br />

sempre più critici e informati<br />

sulle sperequazioni che<br />

si celano dietro produzioni<br />

e prodotti imposti dal mercato.<br />

Elevare il livello dei diritti dei<br />

lavoratori nel sud <strong>del</strong> mondo,<br />

tutelare l’ambiente, rispettare<br />

i diritti dei bambini, permettere<br />

l’accesso all’informazione sono<br />

temi strettamente connessi<br />

tra loro e pertanto vanno<br />

affrontati tutti. Il primo passo<br />

per un pianeta più giusto<br />

e sostenibile è fare <strong>del</strong>le scelte<br />

nella quotidianità, correggendo<br />

la rotta <strong>del</strong> proprio stile di vita,<br />

a partire dai prodotti che<br />

inseriamo nella borsa <strong>del</strong>la spesa.<br />

FRANCESCO GESUALDI<br />

ACQUISTI TRASPARENTI<br />

Emi, 2005<br />

BREVI<br />

DISTANZE,<br />

LA MAPPA DEI<br />

SENTIMENTI<br />

È difficile parlare<br />

di responsabilità, senso<br />

di colpa e lutto con <strong>del</strong>icatezza<br />

e allo stesso tempo con sintesi<br />

narrativa efficace. Rachel<br />

Seiffert ci riesce bene. In “Brevi<br />

Distanze”, libro di racconti,<br />

la giovane autrice conduce<br />

il lettore nella mappa dei<br />

sentimenti che popolano la vita<br />

di personaggi che vivono<br />

in epoche e luoghi diversi:<br />

dall’Europa <strong>del</strong>la seconda<br />

guerra mondiale alla<br />

ex Germania Est post comunista,<br />

fino alle periferie suburbane<br />

dei giorni nostri. Nonostante<br />

questa discontinuità temporale,<br />

sono tutti accomunati dalla<br />

necessità di ricostruire<br />

una geografia dei sentimenti.<br />

Sono storie che riaffermano<br />

il bisogno di accettazione<br />

<strong>del</strong>l’uomo verso se stesso<br />

e gli altri, o il bisogno<br />

di condividere qualcosa<br />

cercando di stabilire relazioni<br />

vere e sincere. Con “Il guado”<br />

(ottavo racconto), la storia<br />

di una madre che cerca<br />

di portare in salvo i suoi<br />

tre figli attraversando un fiume,<br />

in un’Europa devastata dalla<br />

guerra, la Seiffert ha vinto<br />

nel 2001 il premio<br />

“International Pen/T.K. Wong”<br />

per il miglior racconto.<br />

RACHEL SEIFFERT<br />

BREVI DISTANZE<br />

FRASSINELLI, 2006<br />

I QUATTRO<br />

CANI<br />

DI<br />

PAVLOV<br />

Paolo Nori il padre di “Learco<br />

Ferrari”, personaggio che<br />

popola i suoi romanzi, questa<br />

volta non si limita a mettere<br />

il lettore di fronte al suo doppio,<br />

ma ci infila anche un triplo.<br />

Tre personalità che si alternano<br />

in un gioco grottesco e surreale<br />

di incastri, di monologhi interiori.<br />

Tre piani temporali diversi.<br />

C’è uno scrittore in crisi, che<br />

cerca di dimagrire e di smettere<br />

di fumare mentre attende<br />

la nascita <strong>del</strong> figlio (il presente).<br />

C’è uno sceneggiatore<br />

anarchico che si accompagna<br />

a una donna soprannominata<br />

“Togliatti” (il passato).<br />

C’è un agente segreto<br />

che lavora per una potenza<br />

straniera (il futuro). Insomma,<br />

c’è un sovraffollamento nell’io<br />

<strong>del</strong> protagonista, un espediente<br />

un po’ caotico ma efficace<br />

per dare risposte ai propri<br />

conflitti e alle proprie paure,<br />

ma soprattutto alle proprie<br />

speranze. Nori trova il modo<br />

per spiazzare il lettore e se<br />

stesso, perché la domanda che<br />

incalza è la seguente: il Triplo<br />

non è altro che il nuovo doppio<br />

che si appresta ad occupare<br />

la sua penna? E Learco Ferrari<br />

che fine farà? Non è detto<br />

che la risposta sia nel prossimo<br />

libro <strong>del</strong>l’autore bolognese.<br />

PAOLO NORI<br />

I QUATTRO CANI DI PAVLOV<br />

Bompiani, 2006<br />

EDUART E ILSOGNO<br />

MEDITERRANEO<br />

DI UN GIOVANE<br />

POETA ALBANESE<br />

Mario Luzi ha scritto: «Conosco Artur Spanjolli<br />

da tempo e l’ho seguito nella sua trasformazione:<br />

la sua opera per certi versi è anche la mia».<br />

Non si fatica a comprendere leggendo “Eduart”<br />

che la comune matrice a cui fa riferimento il celebre<br />

poeta è quella di una sensibilità mediterranea,<br />

di una espressività più vicina al dolore che<br />

al piacere. Spanjolli è albanese (classe 1970)<br />

ed è arrivato in Italia nel 1992. Rimane folgorato<br />

dal Bel Paese e si stabilisce a Firenze. In “Eduart”<br />

racconta se stesso. Il viaggio in Europa di un<br />

giovane che rimane legato al ricordo di un amore<br />

albanese, la giovane Eugenia, a cui non è mai<br />

riuscito a confessare il proprio amore. Nella sua<br />

memoria è rimasta impressa una giornata al mare<br />

con lei e alcuni amici. Una giornata speciale<br />

a cui seguirà il distacco, perché Eduart dovrà<br />

ritirare un premio di poesia in Italia. È l’occasione<br />

per lasciarsi alle spalle la miseria <strong>del</strong> suo Paese,<br />

appena uscito dal comunismo e scaraventato<br />

di botto nella bolgia consumistica. Il suo arrivo<br />

nell’Europa che “conta” coincide con una ricerca<br />

culturale, dai classici francesi, alla letteratura<br />

italiana passando per le tracce illuminate <strong>del</strong>la<br />

pittura impressionista. Eduart cresce, è ormai<br />

un uomo, ma per abbandonare la sua età <strong>del</strong>l’oro<br />

dovrà tornare in patria e fare i conti con quell’amore<br />

mai dimenticato. La realtà che lo aspetta<br />

non è solo il matrimonio di Eugenia, ma anche<br />

tutta la fatica per quegli ex ragazzi costretti<br />

a scegliere tra quello che è rimasto <strong>del</strong> vecchio<br />

regime e il sogno infranto <strong>del</strong> capitalismo.<br />

ARTHUR SPANJOLLI<br />

EDUART<br />

Besa, 2005<br />

| narrativa |<br />

PREGHIERA<br />

PER<br />

UN BAMBINO<br />

MAI NATO<br />

Il Kaddish è la preghiera sentita<br />

con maggior trasporto<br />

e commozione dagli ebrei.<br />

È uno dei pilastri <strong>del</strong>la sensibilità<br />

ebraica, come scrive Elena<br />

Loewenthal. La parola deriva<br />

da Qadash che significa essere<br />

santi. La preghiera, recitata<br />

in aramaico, è diventata con<br />

il tempo la preghiera per i defunti.<br />

La prima parola di questo<br />

Kaddish per un bambino<br />

non nato è “No!”. È così che<br />

il narratore, uno scrittore ebreo<br />

ungherese di mezz’età, György<br />

Köves, già presente nei due<br />

precedenti romanzi <strong>del</strong>la trilogia<br />

di Imre Kertész, risponde<br />

a un conoscente che gli chiede<br />

se ha un figlio. È la stessa<br />

risposta data alla moglie (ora<br />

ex moglie) quando, anni prima,<br />

aveva espresso un desiderio<br />

di maternità. La perdita,<br />

l’anelito, il rimpianto<br />

che tormenta gli anni tra i due<br />

“no” dà luogo a una <strong>del</strong>le<br />

meditazioni più eloquenti mai<br />

scritte sulla shoah. Mentre<br />

il narratore si rivolge al bambino<br />

che non si è sentito di mettere<br />

al mondo, introduce<br />

il lettore nei labirinti <strong>del</strong>la<br />

sua coscienza, drammatizzando<br />

i paradossi che accompagnano<br />

la sopravvivenza<br />

alla catastrofe di Auschwitz.<br />

IMRE KERTÉSZ<br />

KADDISH<br />

Feltrinelli, 2006<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 67 |


contrasto<br />

NON LUOGHI<br />

E LA<br />

SOLITUDINE<br />

DEL PRESENTE<br />

La definizione “non luogo” è stata<br />

coniata dall’antropologo francese<br />

Marc Augé. Il “non luogo”<br />

è un punto di passaggio<br />

di circolazione, ed ha come<br />

sfondo il consumo. Un autogrill,<br />

ad esempio, un aeroporto,<br />

le catene alberghiere, le autostrade.<br />

Spazi che non creano identità<br />

individuali e neanche relazioni<br />

simboliche. C’è una solitudine<br />

anche nella moltitudine perché<br />

non c’è vera condivisione.<br />

Gli individui, secondo Augé,<br />

si mettono in gioco come spettatori<br />

senza essere interessati allo<br />

spettacolo che li circonda. Però<br />

nei non luoghi c’è una familiarità<br />

legata al consumo. Si tratta,<br />

infatti, di spazi che ci ricordano<br />

qualcosa che abbiamo già visto<br />

su un depliant, una brochure<br />

o in qualche pubblicità televisiva<br />

e perciò appartenenti alla nostra<br />

esperienza. Le fotografie<br />

di Francesco Nencini (classe 1965)<br />

documentano questa dimensione<br />

non declinabile né al presente,<br />

né al passato e nemmeno al<br />

futuro nelle metropoli occidentali.<br />

I protagonisti <strong>del</strong>le sue fotografie<br />

sono ritratti nei momenti<br />

di transito. Stazioni, metropolitane,<br />

fabbriche dismesse, scorci<br />

di periferie abbandonate sono<br />

i campi dove si gioca la partita<br />

<strong>del</strong>la solitudine contemporanea.<br />

FRANCESCO NENCINI<br />

I NON LUOGHI<br />

Silvana Editoriale, 2006<br />

MURALES,<br />

LA VOCE<br />

DEGLI UMILI<br />

NELMONDO<br />

«Ho fotografato i murales perché mi aiutano<br />

a capire gente e paesi. Un pensiero o un disegno<br />

che viene dal cuore abbellisce sempre un muro!<br />

I murales ci guardano dall’alto dei muri<br />

<strong>del</strong> mondo: solleva gli occhi, passante, ai muri<br />

<strong>del</strong>la tua città!» Il fotografo Vittorio Canetta<br />

ha girato il mondo, dall’Asia all’Europa, dalle<br />

grandi città americane fino agli sperduti paesini<br />

<strong>del</strong>la Barbagia sarda, alla ricerca dei murales,<br />

li ha fotografati e alla fine ne è nato un libro:<br />

“I muri raccontano. Murales <strong>del</strong> mondo”. Le foto<br />

sono accompagnate dalle parole di Margherita<br />

Magillo che, fin dall’inizio, chiarisce la natura<br />

dei murales: né graffiti né affreschi, perché sono<br />

meno curati come aspetto, forma e collocazione<br />

e soprattutto non vanno confusi con i graffiti.<br />

Anzi sono l’uno l’opposto <strong>del</strong>l’altro.<br />

Canetta inizia questo viaggio nel 1978<br />

nel sud <strong>del</strong>l’Egitto. Per una pura combinazione<br />

passa davanti ad una casa, il cui proprietario<br />

aveva voluto raccontare al mondo con una<br />

pittura gialla il suo viaggio alla Mecca<br />

con ben tre mezzi di trasporto: un cammello,<br />

una nave e un aereo. Il murales è dunque<br />

il megafono colorato di chi il megafono non<br />

ha, per far conoscere al resto <strong>del</strong> mondo<br />

la propria condizione. Ha nell’immediatezza<br />

la sua principale caratteristica perché lancia<br />

messaggi semplici, diretti e comprensibili<br />

a tutti. È il volantino e il giornale di chi non<br />

ha i mezzi per stampare. A differenza dei graffiti,<br />

il cui messaggio è quasi sempre e solo estetico.<br />

VITTORIO A. CANETTA, MARGHERITA MAGILLO<br />

I MURI RACCONTANO<br />

SLH Edizioni, 2004<br />

JODICE<br />

E LA<br />

RICERCA<br />

SENZA FINE<br />

Mimmo Jodice (Napoli 1934)<br />

è considerato uno dei grandi<br />

fotografi <strong>del</strong> bianco e nero <strong>del</strong><br />

Dopoguerra. In questo volume<br />

sono raccolte oltre cento<br />

fotografie dai più svariati soggetti:<br />

paesaggi, elementi naturali,<br />

reperti archeologici ed oggetti<br />

comuni. Un grande archivio,<br />

costruito dal fotografo in quasi<br />

mezzo secolo di attività. Uno<br />

sguardo inedito sulla sua poetica,<br />

una riflessione sulla classicità<br />

e lo spirito <strong>del</strong>l’antica cultura<br />

mediterranea passando<br />

per l’indagine sulla realtà sociale<br />

napoletana e meridionale.<br />

Un tema che Jodice sente molto,<br />

anche perché le sue origini<br />

sono nel rione Sanità, uno<br />

dei più popolari <strong>del</strong> capoluogo<br />

partenopeo. Un legame<br />

che lui ripaga con alcuni lavori<br />

importanti di documentazione<br />

sociale. Risale al 1980 “Vedute<br />

di Napoli”, che costituisce una<br />

svolta nel suo lavoro e l’inizio di<br />

un lungo periodo di ricerca sulla<br />

rappresentazione dei luoghi.<br />

Jodice insieme ad altri fotografi<br />

è il protagonista di un profondo<br />

rinnovamento che permetterà<br />

alla fotografia italiana<br />

di affermarsi sulla scena<br />

internazionale. Farà parte<br />

di un progetto sulla città di Boston,<br />

su incarico <strong>del</strong>la Mass Art <strong>del</strong> Mit.<br />

MIMMO JODICE<br />

LIGHT<br />

Damiani, 2006<br />

| fotografia |<br />

LE MAGIE<br />

DADAISTE<br />

DI MAN<br />

RAY<br />

“Magie”, tali erano le fotografie<br />

Man Ray (Emmanuel Radnitzky),<br />

il genio ribelle. Il fotografo che<br />

più di tutti sperimentò la<br />

contaminazione tra le arti,<br />

cercando tecniche non solo<br />

capaci di stupire, ma di aprire<br />

nuove strade. Un artista che si<br />

è misurato con più forme d’arte<br />

come la scultura e la pittura<br />

e che ha contribuito in maniera<br />

determinante ad elevare<br />

la fotografia al rango <strong>del</strong>le altre<br />

arti. Ha partecipato alle<br />

avanguardie <strong>del</strong> Dadaismo<br />

e <strong>del</strong> Surrealismo e i suoi<br />

compagni di strada sono stati<br />

Marcel Duchamp e André<br />

Breton. Le sue immagini<br />

documentano l’avanguardia:<br />

atmosfere di Parigi e New York<br />

dagli anni ’20 agli anni ’40,<br />

quando l’arte contemporanea<br />

si stava espandendo in tutto<br />

il mondo. Man Ray si chiedeva<br />

sempre il perché <strong>del</strong>le cose,<br />

particolare che lo aiutò<br />

ad elaborare tecniche innovative:<br />

come la solarizzazione,<br />

i rayogrammi (l’appoggio<br />

diretto degli oggetti sulla carta<br />

sensibilizzata) o i cliché verre<br />

(un vetro annerito sul quale<br />

veniva eseguito un disegno<br />

ed esposto su carta fotografica),<br />

ed ha ampliato così le possibilità<br />

espressive <strong>del</strong>la fotografia.<br />

MAN RAY<br />

MAGIE<br />

Damiani, 2006<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 69 |


| multimedia |<br />

AFFINITÀ<br />

MUSICALI<br />

GRAZIE<br />

A INTERNET<br />

Dimmi cosa ascolti e ti dirò che<br />

cosa ti piacerebbe ascoltare.<br />

La capacità di intercettare<br />

il gusto “futuro” dei consumatori<br />

oggi viene svolto da software<br />

e algoritmi che partendo<br />

da una minima indicazione<br />

sono capaci di tracciare l’intera<br />

mappa <strong>del</strong>le preferenze.<br />

In campo musicale esiste il sito<br />

music-map.com. Nella scarna<br />

home page compare un campo<br />

in cui inserire il nome<br />

<strong>del</strong>l’artista preferito. Una volta<br />

schiacciato enter, “esplode”<br />

una galassia di nomi che si<br />

muovono dapprima con velocità<br />

e poi sempre più lentamente<br />

fino a trovare la giusta<br />

collocazione intorno al nome<br />

selezionato. I più vicini<br />

al centro sono anche quelli<br />

più affini al vostro gusto<br />

musicale. Se digitate Dylan,<br />

ad esempio, troverete vicini<br />

i Doors e i Beatles. Distanti<br />

invece Sting e i Rem. Sulla<br />

stessa lunghezza d’onda anche<br />

il sito pandora.com, il suo fine<br />

è quello di creare una stazione<br />

radio basata sui propri gusti<br />

musicali. Il meccanismo<br />

è sempre lo stesso: si inserisce<br />

il nome di un gruppo o cantante<br />

<strong>del</strong> quale ci verrà fatto<br />

ascoltare una canzone<br />

che se non è di nostro<br />

gradimento verrà sostituita<br />

da un altro brano.<br />

WWW.MUSIC-MAP.COM<br />

UN SITO<br />

DENUNCIA<br />

LE VIOLENZE<br />

CINESI<br />

| 70 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

Grazie ad alcuni siti internet cinesi, un nuovo<br />

caso di repressione violenta <strong>del</strong>le proteste<br />

popolari è stato denunciato agli occhi di mondo.<br />

La storia riguarda Li Gang, un giovane che<br />

si era assunto il ruolo di portavoce di un gruppo<br />

di contadini <strong>del</strong> villaggio di Huananxincheng,<br />

nella provincia meridionale <strong>del</strong> Guangdong,<br />

che protestava per gli indennizzi da pagare<br />

per la requisizione <strong>del</strong>le terre. L’uomo è stato<br />

pestato da un gruppo di teppisti che si sono<br />

rivelati poi essere agenti <strong>del</strong>la pubblica<br />

sicurezza <strong>del</strong> paese. Dopo il pestaggio Li Gang<br />

avrebbe subito l’asportazione <strong>del</strong>la milza.<br />

Fatto strano e che potrebbe dare speranza<br />

è la conferma <strong>del</strong>l’accaduto da parte <strong>del</strong>le<br />

autorità cinesi e dalla televisione di stato Cctv.<br />

La vicenda è stata taciuta dai giornali<br />

<strong>del</strong> Guangdong, probabilmente perché funzionari<br />

locali potrebbero essere coinvolti. I siti<br />

coraggiosi che invece hanno diffuso la notizia<br />

sono Sohu.com e Sina.com. Una piccola goccia<br />

nell’oceano <strong>del</strong>le libertà mancate <strong>del</strong>la Cina<br />

che potrebbe però riaprire la strada verso<br />

una libera informazione e verso una<br />

liberalizzazione <strong>del</strong>la rete. Hanno fatto scalpore,<br />

infatti, i casi di limitazioni imposti, nei mesi<br />

scorsi, all’enciclopedia on-line Wikipedia<br />

oltre che ai motori di ricerca Yahoo e Google.<br />

Secondo alcuni esperti di comunicazione questa<br />

vicenda dimostra che la combinazione di un<br />

crescente spazio di libertà di discussione fornito<br />

dai blog e di un sistema efficace di censura<br />

e filtro sta creando una evoluzione graduale,<br />

anche se molto lenta.<br />

WWW.SINA.COM<br />

UNA STORIA<br />

AMERICANA,<br />

LO SCANDALO<br />

SENZA VERITÀ<br />

La storia raccontata in questo<br />

dvd ha scosso profondamente<br />

l’America negli anni Ottanta.<br />

La vita dei Friedman, un’anonima<br />

famiglia <strong>del</strong>la media borghesia<br />

newyorkese, è sconvolta<br />

quando Arnold, il capofamiglia,<br />

e Jesse, il figlio minore,<br />

vengono arrestati e accusati<br />

di aver sessualmente abusato<br />

di numerosi bambini. La bufera<br />

si scatena intorno a questa<br />

famiglia insospettabile.<br />

Arnold, il padre, insegna musica<br />

e informatica ai bambini<br />

<strong>del</strong> vicinato, con l’ausilio <strong>del</strong><br />

figlio minore Jesse. La polizia,<br />

seguendo le tracce di una rivista<br />

per pedofili, scopre che Arnold<br />

e Jesse abusavano<br />

continuamente dei bambini.<br />

Il resto lo fanno i media la cui<br />

pressione diventa devastante<br />

e per la comunità e per<br />

la famiglia stessa. La formula<br />

scelta dal regista Andrew<br />

Jarecki è stata quella<br />

<strong>del</strong> reportage televisivo,<br />

ma allo stesso tempo<br />

ha inserito ampi stralci di filmini<br />

amatoriali girati dagli stessi<br />

Friedman nel corso degli anni.<br />

Un film che non condanna<br />

ma che invita ad una riflessione<br />

profonda su una tragedia in cui<br />

l’incertezza sulla verità genera<br />

continua tensione.<br />

ANDREW JARECKI<br />

UNA STORIA AMERICANA<br />

Feltrinelli, 2006<br />

CHI SONO<br />

I NUOVI<br />

PADRONI<br />

DELMONDO?<br />

John Pilger, giornalista<br />

australiano, è stato sempre<br />

un tipo scomodo fin dai tempi<br />

<strong>del</strong>la guerra <strong>del</strong> Vietnam.<br />

Questo cronista serio<br />

e appassionato non<br />

ha mai smesso di denunciare<br />

le pressioni <strong>del</strong> potere,<br />

lo sfruttamento e le sperequazioni<br />

ai danni <strong>del</strong> Sud <strong>del</strong> mondo.<br />

Nel suo incessante peregrinare<br />

nel pianeta, si è sempre posto<br />

una domanda: chi sono i nuovi<br />

padroni <strong>del</strong> mondo? E come<br />

esercitano il loro potere? Pilger<br />

ha dato una risposta andando<br />

a indagare dentro le logiche<br />

<strong>del</strong>le multinazionali, scavando<br />

nei meccanismi economici<br />

e nei rapporti con le banche,<br />

entrando con la cinepresa nelle<br />

fabbriche dove vengono cuciti<br />

i vestiti per le sfilate di moda<br />

di Milano. Questo video<br />

denuncia lo sfruttamento<br />

a cui sono sottoposti i lavoratori<br />

asiatici, analizza i processi<br />

di <strong>del</strong>ocalizzazione<br />

che arricchiscono a dismisura<br />

gli imprenditori occidentali<br />

e spremono senza scrupoli<br />

la povera gente che abbandona<br />

le campagne per incatenarsi<br />

in fabbriche malsane e invivibili.<br />

Un video che può aiutare<br />

i consumatori a orientare<br />

le loro scelte di consumo.<br />

JOHN PILGER<br />

I NUOVI PADRONI DEL MONDO<br />

Emivideo, 2005<br />

novamont


tilidivita<br />

STOP ALLE<br />

DISTRAZIONI,<br />

ILCHIP<br />

FA LA SPIA<br />

Per chi ha sempre la testa<br />

fra le nuvole, o pensa sempre<br />

ai fatti propri o a poca capacità<br />

di concentrarsi sulle parole<br />

degli interlocutori la vita<br />

diventerà difficile. I ricercatori<br />

<strong>del</strong> Massachussetts Institute<br />

of Technology di Cambridge (Usa)<br />

hanno inventato un sensore<br />

per scoprire il grado di interesse<br />

di chi ascolta una conversazione.<br />

Se l’attenzione scende sotto<br />

un certo livello il sensore inizia<br />

a suonare inesorabilmente.<br />

Le applicazioni sono tra le più<br />

svariate. Le più interessanti<br />

riguardano alcune patologie<br />

psichiatriche come l’autismo,<br />

disturbo che impedisce una<br />

normale relazione con gli altri.<br />

Il dispositivo funziona come una<br />

macchina fotografica. Il sensore<br />

è collegato a un calcolatore<br />

e riesce a leggere le reazioni<br />

emotive <strong>del</strong>l’ascoltatore<br />

attraverso alcuni movimenti<br />

fisici. Basta un sopracciglio<br />

alzato, le labbra serrate,<br />

impercettibili cenni <strong>del</strong> capo<br />

di agitazione o inclinazione,<br />

che possono tradire interesse<br />

o noia. Un software<br />

di riconoscimento di immagini,<br />

montato sul computer a cui<br />

è collegato il sensore,<br />

fa vibrare l’apparecchio<br />

quando l’ascoltatore si distrae.<br />

Il sensore sarà sperimentato<br />

su volontari artistici.<br />

| 72 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

MONGO,<br />

LA SPAZZATURA<br />

DALLA DOPPIA<br />

VITA<br />

Mongo è uno slang che indica materiali di<br />

scarto raccolti, recuperati e riutilizzati. In una<br />

parola, significa: immondizia. Le ragioni per<br />

raccogliere mongo sono le più diverse. Alcuni<br />

lo fanno per divertimento, altri per arredare la<br />

casa, alcuni come atto politico, altri per<br />

dipendenza. La casa editrice Isbn<br />

sull’argomento ha pubblicato un libro (scritto<br />

dal giornalista Ted Botha). “Mongo” è<br />

un’indagine, un’inchiesta, un viaggio per le<br />

strade di New York alla ricerca di quanti, per<br />

scelta o necessità, frugano tra i rifiuti. Un<br />

campionario umano inaspettato: dalla<br />

casalinga all’homeless, dal ragioniere al<br />

consulente informatico, dall’impiegato di<br />

banca al collezionista a tempo pieno. Ci sono<br />

ragazzi che si procurano la cena nei cassonetti<br />

dei ristoranti, c’è chi trova gioielli nelle fogne e<br />

chi ha creato una <strong>del</strong>le più grandi collezioni di<br />

libri rari <strong>del</strong>la città. C’è chi raccoglie nei<br />

cassonetti solo materiale cartaceo come libri<br />

e cataloghi che poi rivende su eBay, mentre<br />

il gruppo denominato “Gli anarchici”<br />

ha smesso di fare la spesa da anni, visto<br />

che coloro che ne fanno parte sono<br />

specializzati proprio nel trovare cibo scartato<br />

da ristoranti e negozi. Più diffusa e anche<br />

più datata l’abitudine di andare alla ricerca<br />

di oggetti d’arredamento particolari.<br />

E qualcuno è riuscito ad avviare una attività<br />

di modernariato.<br />

“Mongo” apre nuove prospettive<br />

nell’analisi di un fenomeno mondiale,<br />

restituisce l’immagine di un’epoca in cui,<br />

indiscutibilmente, il capitalismo è sempre<br />

più sommerso dai rifiuti che produce.<br />

Tanto da non poterne fare a meno.<br />

NASCE<br />

PHPEACE<br />

ILSOFTWARE<br />

NO PROFIT<br />

Nasce “PhPeace”, un software<br />

di gestione di contenuti web<br />

costruito per le associazioni<br />

e organizzazioni no-profit,<br />

sviluppato sulla base<br />

di tecnologia open source<br />

e completamente gratuito.<br />

Il nuovo software è stato<br />

sviluppato in php su sistema<br />

operativo open source<br />

Gnu/Linux e la sua creazione<br />

risponde alle esigenze di tutte<br />

le organizzazioni che lo hanno<br />

utilizzato in Italia e all’estero,<br />

tra cui “Pax Christi Italia”,<br />

la “Coalizione internazionale<br />

contro la povertà”, il gruppo<br />

editoriale “Terre di mezzo”.<br />

Realizzato a partire dal 2001<br />

da Francesco Iannuzzelli,<br />

portavoce <strong>del</strong>l’associazione<br />

PeaceLink, si tratta di<br />

un software estremamente<br />

funzionale alla partecipazione<br />

democratica in rete e quindi<br />

molto diverso rispetto<br />

ai programmi per siti web<br />

commerciali e<br />

di intrattenimento.<br />

PhPeace è completamente<br />

gratuito e può essere<br />

personalizzato e gestito<br />

collegialmente, mediante<br />

redazioni collettive,<br />

dalle organizzazioni che hanno<br />

un proprio dominio internet.<br />

Il software è progettato<br />

per generare pagine conformi<br />

agli standard di accessibilità<br />

definiti dal World Wide Web<br />

consortium.<br />

ILCORPO<br />

UMANO<br />

MEGLIO DEL<br />

BLUETOOTH<br />

La pelle ha una capacità<br />

di condurre segnali elettrici<br />

sufficiente per fare<br />

da collegamento tra<br />

il generatore di segnali e la cuffia<br />

di riproduzione. La scoperta<br />

è di alcuni ricercatori coreani<br />

<strong>del</strong> dipartimento di ingegneria<br />

elettrica <strong>del</strong> Korea Advanced<br />

Institute of Science and<br />

Technology. Il corpo umano,<br />

dunque, può essere utilizzato<br />

come parte integrante di un<br />

sistema di trasmissione di dati<br />

e segnali. La tecnologia messa<br />

a punto riguarda segnali emessi<br />

da un riproduttore Mp3,<br />

un telefono cellulare o<br />

una qualsiasi apparecchiatura.<br />

Rispetto all’aria, il corpo umano<br />

presenta una minore resistenza<br />

elettrica qualità che<br />

faciliterebbe la conduzione<br />

dei segnali elettrici. I vantaggi<br />

rispetto al noto sistema<br />

Bluetooth usato con i telefoni<br />

cellulari sarebbero il minore<br />

consumo energetico,<br />

l’economicità, i minori disturbi<br />

e la migliore resistenza<br />

alle intercettazioni dei segnali.<br />

Il generatore di segnali deve<br />

essere a contatto con la pelle e,<br />

secondo i ricercatori le correnti<br />

trasmesse e raccolte dalla cuffia<br />

generano bassissimi campi<br />

elettromagnetici. I costi rispetto<br />

al Bluetooth risulterebbero<br />

abbattuti notevolmente: 5 euro<br />

contro gli attuali 90 -100.<br />

BIODIESEL<br />

DAGLI<br />

SCARTI<br />

DEI PESCI<br />

Anche il pesce, dopo il girasole,<br />

lo zucchero e il vino, potrebbe<br />

dare il suo prezioso contributo<br />

alle bioenergie. In Norvegia,<br />

dove abbondano salmoni,<br />

saraghi, merluzzi, aringhe<br />

e sgombri, si usa il loro olio per<br />

produrre biodiesel. Una società<br />

norvegese ha infatti sviluppato<br />

una tecnologia che ricava olio<br />

dagli scarti ittici, che poi<br />

viene miscelato con il diesel<br />

tradizionale. Ogni anno vengono<br />

lavorate circa 110.000<br />

tonnellate di scarti da cui<br />

si ricavano, oltre all’olio per<br />

i motori, anche concentrati<br />

di proteine, mangimi per<br />

acquacoltura e ingredienti base<br />

per lubrificanti, detersivi,<br />

sgrassanti, solventi e vernici<br />

eco-compatibili. Il pesce<br />

che rende di più per i motori<br />

norvegesi è il salmone con<br />

i suoi 8 milioni di litri di olio,<br />

trasformati in biodiesel, pari<br />

allo 0,5% <strong>del</strong> consumo di diesel<br />

di un Paese che non tocca<br />

i 5 milioni di abitanti.<br />

Il pesce con i suoi Omega3,<br />

oltre ad abbassare il livello<br />

di colesterolo nel sangue,<br />

ridurre il rischio di infarto<br />

e ridimensionare le affezioni<br />

cardiovascolari in genere,<br />

è dunque un valido alleato<br />

per combattere lo smog.<br />

In Italia l’estrazione di olio<br />

di pesce ad usi energetici<br />

è ancora molto limitata.<br />

AL POLO SUD<br />

ARIA E GHIACCIO<br />

SONO<br />

BOLLENTI<br />

Gli strati più alti <strong>del</strong>l’atmosfera sopra il Polo Sud<br />

sono tre volte più caldi di quello che dovrebbero<br />

essere. Secondo la rivista “Science” l’ultimo<br />

rilevamento effettuato avrebbe rivelato<br />

un riscaldamento di 0.7 gradi centigradi<br />

per decennio, il triplo di quanto accade<br />

nell’alta atmosfera <strong>del</strong> resto <strong>del</strong> mondo (circa<br />

0.2 °C per decennio), 10 volte superiore a quello<br />

medio globale a livello <strong>del</strong> suolo (circa 0.7 °C<br />

per secolo). I numeri, dunque, continuano<br />

a confermare i segnali di un surriscaldamento<br />

<strong>del</strong> clima globale, probabilmente legato<br />

all’aumento di emissioni di gas serra nell’atmosfera.<br />

La scoperta è stata fatta dai ricercatori<br />

<strong>del</strong>l’ente nazionale britannico per le ricerche<br />

in Antartide e si basa su misure eseguite<br />

negli ultimi 30 anni mediante radiosondaggi<br />

nella media troposfera. Il motivo di questo<br />

riscaldamento <strong>del</strong>l’atmosfera antartica<br />

non ha ragionevoli spiegazioni scientifiche,<br />

anche perché il più rapido dei cambiamenti<br />

climatici riguarda di solito tutti gli strati<br />

<strong>del</strong>l’atmosfera. Tra le cause più probabili:<br />

un cambiamento <strong>del</strong>la circolazione atmosferica<br />

sull’Antartide, una maggiore concentrazione<br />

di gas serra (compresa l’umidità) negli strati<br />

più alti <strong>del</strong>l’atmosfera antartica.<br />

Un altro dato preoccupante riguarda la calotta<br />

di ghiaccio <strong>del</strong>l’Antartide, la più vasta riserva<br />

di acqua dolce <strong>del</strong>la terra, che negli ultimi quattro<br />

anni è diminuita di circa 152 km cubi l’anno.<br />

Una perdita di massa che avviene al doppio<br />

<strong>del</strong>la velocità prevista dieci anni fa. La notizia<br />

è di un gruppo di scienziati <strong>del</strong>l’università<br />

di Boulder in Colorado, sulla base dei dati rilevati<br />

tra il 2002 e il 2005 dai satelliti Grace <strong>del</strong>la Nasa.<br />

IRIDE<br />

E IMPRONTE,<br />

LA NUOVA<br />

ANAGRAFE<br />

Nonostante i dubbi sollevati<br />

dal Garante europeo<br />

per la protezione dei dati<br />

sull’affidabilità dei sistemi<br />

d’identificazione con sistemi<br />

biometrici, la Gran Bretagna<br />

ha dato vita all’era biometrica.<br />

Entro il 2010 tutti i sudditi<br />

<strong>del</strong>la corona dovranno registrare<br />

impronte digitali e foto.<br />

La decisione è stata presa<br />

dal Parlamento con un’ampia<br />

maggioranza.<br />

I dati biometrici saranno<br />

registrati e archiviati in un unico<br />

database nazionale.<br />

La decisione ha innescato<br />

immediatamente la polemica<br />

da parte di un comitato<br />

sorto contro questo tipo<br />

di identificazione. Le autorità<br />

hanno garantito sull’integrità<br />

totale e la sicurezza<br />

<strong>del</strong> database biometrico<br />

nazionale. Il problema secondo<br />

i contestatori non è il documento<br />

in sé, quanto piuttosto<br />

il database nazionale che, nelle<br />

mani <strong>del</strong>l’esecutivo, esporrebbe<br />

il cittadino ai pericoli legati<br />

alla sicurezza dei dati sensibili.<br />

Le stesse obbiezioni sollevate<br />

dal garante europeo che parla<br />

di eccesso di interoperabilità<br />

tra i database e i sistemi<br />

biometrici. Ma le applicazioni<br />

sono molteplici: l’impronta<br />

digitale, ad esempio, potrebbe<br />

diventare moneta, chiave<br />

d’accesso informatico e parte<br />

integrante di un passaporto.<br />

ROBOT,<br />

LE BADANTI<br />

DEL<br />

FUTURO<br />

Hirochika Inoue da molti anni<br />

è protagonista <strong>del</strong>le ricerche<br />

di frontiera sui robot umanoidi:<br />

professore emerito <strong>del</strong>l’università<br />

di Tokyo, lavora per la maggiore<br />

agenzia governativa giapponese<br />

nel settore <strong>del</strong>la ricerca,<br />

l’Istituto di scienza e tecnologia<br />

avanzate. Secondo lo studioso<br />

giapponese fra vent’anni i robot<br />

che entreranno nelle nostre<br />

case saranno intelligenti,<br />

avranno un aspetto umano<br />

e potranno essere usati<br />

nell’assistenza <strong>del</strong>le persone<br />

anziane. La nostra vita<br />

quotidiana sarà destinata<br />

a procedere a fianco di queste<br />

macchine intelligenti. La forma<br />

umanoide per Inoue è molto<br />

importante per garantire<br />

l’adattabilità e l’accessibilità<br />

all’ambiente. Avranno occhi,<br />

orecchie, braccia e mani<br />

indispensabili per svolgere<br />

lavori domestici e compiere<br />

gesti ripetitivi nella quotidianità.<br />

In Giappone, come<br />

in molte società occidentali,<br />

l’invecchiamento <strong>del</strong>la<br />

popolazione sta diventando<br />

un problema serio. Nel paese<br />

<strong>del</strong> Sol levante si calcola<br />

che nel 2025 la popolazione<br />

si sarà ridotta di 10 milioni<br />

e che gli anziani di oltre<br />

65 anni saranno 10 milioni<br />

in più, passando dagli attuali<br />

20 milioni a 30 milioni.<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 73 |


| future |<br />

LA SAGA DI<br />

THE MEATRIX<br />

PER UN<br />

CIBO SANO<br />

La multimedialità come<br />

strumento educativo<br />

per raggiungere un pubblico<br />

sempre più vasto. Una tendenza<br />

diffusa, complice la diffusione<br />

di tecnologie avanzate a costi<br />

accessibili. “The Meatrix”<br />

si muove in questo filone<br />

ed è una parodia online <strong>del</strong><br />

celebre film “The Matrix”<br />

dei fratelli Wachowski.<br />

Seguendo lo sviluppo <strong>del</strong>la serie<br />

originale, è giunta ora al secondo<br />

episodio. Abbandonato il latex<br />

di Trinity e lo spolverino di pelle<br />

di Morpheus che caratterizzavano<br />

i protagonisti <strong>del</strong>la parabola<br />

di Neo, l’eletto che avrebbe<br />

svelato il dominio<br />

<strong>del</strong>le macchine sull’uomo,<br />

in The Meatrix i protagonisti<br />

sono la mucca Morpheus<br />

e il maiale Neo, che invitano<br />

alla riflessione su problemi<br />

ambientali e alimentari legati<br />

all’allevamento su scala<br />

industriale. The Meatrix II<br />

Revolting è la nuova puntata<br />

disponibile sul sito<br />

www.themeatrix.com.<br />

Il filmato è concepito in ottica<br />

educational e sul sito sono attivi<br />

un forum e campagne<br />

informative sull’uso di additivi.<br />

Sono inoltre segnalate azioni<br />

di pressione su catene come<br />

Starbucks che utilizzerebbero<br />

alimenti derivanti da bovini<br />

alimentati con ormoni<br />

ricombinanti (rBGH).<br />

UN FORMAT<br />

LIBERO PER<br />

SEGNALIBRO<br />

VIRTUALI<br />

Il “social bookmarking”<br />

è una <strong>del</strong>le più recenti tendenze<br />

che si stanno sviluppando,<br />

dopo gli Stati Uniti, anche<br />

nel panorama <strong>del</strong>la Rete in Italia.<br />

Il social bookmarking è un’attività<br />

eseguita su una rete di computer<br />

che permette agli utenti<br />

di registrare e catalogare<br />

una raccolta personale<br />

di segnalibri (bookmarks)<br />

e di condividerli con altri.<br />

Gli utenti possono prendere<br />

anche i segnalibri registrati<br />

da altri e aggiungerli alla propria<br />

raccolta, oppure abbonarsi alle<br />

liste di altri utenti creando in<br />

pratica un accesso non casuale<br />

ma maggiormente indirizzato<br />

alla Rete e quindi una gestione<br />

personale <strong>del</strong>la conoscenza.<br />

Malgrado le perplessità<br />

sulla possibile violazione<br />

<strong>del</strong>la privacy nella condivisione<br />

<strong>del</strong>la propria rete di interessi,<br />

la pratica <strong>del</strong> social bookmarking<br />

è divenuta piuttosto popolare<br />

ed è stato lanciato recentemente<br />

un progetto open source<br />

per creare il primo “Bookmarks<br />

Interchange Format”.<br />

L’idea è quella di avviare<br />

una collaborazione fra<br />

gli sviluppatori per creare<br />

un formato che consenta<br />

di importare ed esportare i dati.<br />

La crescente complessità <strong>del</strong>la<br />

navigazione su Internet è infatti<br />

uno degli ostacoli principali<br />

al suo effettivo uso, anche<br />

in ambito sociale e di ricerca.<br />

| 74 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

NON SARÀ PRODOTTA<br />

EOLO, LA PRIMA<br />

AUTOMOBILE<br />

AD ARIA COMPRESSA<br />

Aveva fatto grande scalpore la presentazione<br />

ufficiale al Motorshow di Bologna nel 2001<br />

da parte di Guy Negre, ingegnere e progettista<br />

di motori per Formula 1 che ne annunciava<br />

la produzione per la primavera <strong>del</strong> 2002. Eolo,<br />

la prima monovolume “aircar” alimentata con<br />

una espansione di aria compressa non sarà<br />

per il momento prodotta. Il solo consumo previsto<br />

era quello di energia elettrica mentre l’unica<br />

emissione doveva essere aria di scarico a -30°<br />

da sfruttare per il sistema di condizionamento.<br />

L’aria compressa dove essere ricaricata ogni<br />

quattro ore tramite un compressore elettrico<br />

presente a bordo <strong>del</strong> veicolo oppure presso<br />

normali stazioni di servizio. La vettura,<br />

prodotta dalla casa francese MDI di Nizza<br />

doveva essere realizzata in Italia presso uno<br />

stabilimento sito nella provincia di Rieti. Sono<br />

trascorsi quattro anni, ogni anno un nuovo sito<br />

dedicato alla rivoluzionaria auto è apparso<br />

nel web, sempre più invogliante e sofisticato.<br />

Ma <strong>del</strong>l’auto sulle strade nemmeno<br />

l’ombra.Secondo gli ultimi aggiornamenti<br />

apparsi su Giornaletecnologico, lo stabilimento<br />

italiano “Eolo Auto Italia” ha deciso<br />

definitivamente di chiudere e di fare causa<br />

alla MDI perchè questa non è stata in grado<br />

di fornire i macchinari necessari alla produzione<br />

determinando una perdita di circa 6 milioni<br />

di euro agli investitori e il licenziamento<br />

dei 74 operai <strong>del</strong>la fabbrica al termine<br />

di un lungo periodo di cassa integrazione.<br />

L’amministratore dimissionario di Eolo Auto<br />

Italia ha dichiarato che «i tecnici francesi<br />

non hanno ancora trovato il modo<br />

di trasformare e conservare la potenza».<br />

LA STORIA<br />

CLINICA<br />

PERSONALE<br />

IN BITS<br />

La registrazione e l’archiviazione<br />

dei ricordi in una memoria<br />

digitale con lo scopo<br />

di supportare la nostra memoria<br />

umana, anche a scopo clinico.<br />

Jim Gemmel è un ingegnere<br />

<strong>del</strong> centro di ricerca Microsoft<br />

di Redmond, inventore insieme<br />

a Gordon Bell di Mylife bits<br />

(un software che permette<br />

di costruire una banca dati<br />

<strong>del</strong>la nostra esistenza, composta<br />

da gigabytes di fotografie,<br />

conversazioni, articoli e libri<br />

letti, film visti, cd ascoltati,<br />

e-mail, ma anche lettere,<br />

bollette e resoconti di esami<br />

clinici, il tutto ridotto in bits<br />

tramite salvataggi in formato<br />

testo, scansioni e masterizzazioni<br />

e in seguito rievocabile tramite<br />

una parola chiave come<br />

in una normale ricerca online).<br />

Il software è risultato utile<br />

a pazienti in difficoltà<br />

nel gestire i propri dati clinici,<br />

in particolare i dettagli<br />

di sintomatologie e i vari<br />

passaggi che spesso<br />

caratterizzano la costruzione<br />

di una diagnosi medica.<br />

Presso l’università di Pittsburg<br />

è stato istituito un fondo<br />

speciale da destinare<br />

a “MyHealthBits”, progetto<br />

parallelo a MyLIfeBits ma rivolto<br />

espressamente allo studio<br />

<strong>del</strong>la gestione <strong>del</strong>le informazioni<br />

sullo stato di salute.<br />

diario


adio<br />

popolare<br />

Coreani 28.095<br />

Britannici 28.007<br />

Svizzeri 26.322<br />

Giapponesi 25.764<br />

Lussemburghesi 24.897<br />

Olandesi 23.298<br />

23.139 Australiani<br />

22.579 Norvegesi<br />

21.235 Tedeschi<br />

21.111 Irlandesi<br />

numeri<br />

FONTE: OCSE<br />

I SALARI NEI PAESI OCSE Lavoratori single senza figli dati in euro a parità di potere d’acquisto, 2005<br />

123<br />

Stipendi sempre più poveri<br />

per i lavoratori italiani<br />

CROLLA IL POTERE D’ACQUISTO DEGLI STIPENDI DEGLI ITALIANI:<br />

nella classifica Ocse, il livello <strong>del</strong>le nostre buste-paga<br />

scivola quasi in coda alla classifica. Siamo al 23esimo<br />

posto tra i 30 paesi industrializzati, dietro non solo a Germania,<br />

Francia, Giappone, Usa ma anche Spagna e Grecia. L’organizzazione<br />

di Parigi ha calcolato “la media annuale <strong>del</strong>le retribuzioni per<br />

una persona single senza figli”. I salari, calcolati sia al lordo che al<br />

netto, sono espressi dall'Ocse in dollari e valutando la parità <strong>del</strong> potere<br />

di acquisto. Traducendo i salari in euro, un italiano guadagna<br />

al netto mediamente 16.242 euro l’anno, circa 1.350 euro al mese<br />

compreso il rateo di tredicesima. Ovvero il 42,1% meno dei corea-<br />

ni, che spiccano in vetta alla classifica<br />

insieme agli inglesi. la differenza<br />

con la busta-paga di un tedesco è <strong>del</strong><br />

23,5%, con quella di un francese <strong>del</strong><br />

17,6%. Ma davanti agli italiani in<br />

questa classifica troviamo anche spagnoli,<br />

greci, irlandesi. Per non parlare<br />

poi <strong>del</strong>l'area scandinava, di Usa e<br />

Canada, o di Paesi in cui da sempre<br />

gli stipendi sono più sostanziosi, come<br />

in Svizzera e in Giappone. I soli<br />

20.713 Austriaci<br />

19.999 Statunitensi<br />

19.932 Islandesi<br />

19.890 Finlandesi<br />

19.770 Canadesi<br />

19.731 Francesi<br />

19.729 Belgi<br />

18.891 Svedesi<br />

18.735 Danesi<br />

18.549 Media Ocse<br />

17.919 Neozelandesi<br />

16.720 Spagnoli<br />

16.242 Italiani<br />

13.136 Portoghesi<br />

10.693 Turchi<br />

9.548 Ceki<br />

9.116 Polacchi<br />

8.134 Messicani<br />

8.028 Slovacchi<br />

7.587 Ungheresi<br />

TAGLIO DI 5 PUNTI DEL CUNEO FISCALE RIPARTITO AL 50% [in euro]<br />

QUANTO CI GUADAGNA IL LAVORATORE<br />

Contribuente single impatto<br />

Stipendio annuo lordo sulla busta<br />

€ 20.000 paga mensile<br />

Stipendio lordo mensile 1.538,46<br />

Imponibile previdenziale 1.538,00<br />

Contrib. prev. dipendenti 98,28<br />

Imponibile fiscale lordo 1.440,18<br />

No tax area 355,19<br />

Imponibile fiscale netto 1.084,99<br />

Imposta lorda 249,55<br />

Imposta netta 249,55<br />

Stipendio netto mensile 1.190,63<br />

Aumento <strong>del</strong> netto 26,84<br />

sette Paesi dove, a parità di potere d'acquisto, i salari risultano inferiori<br />

a quelli <strong>del</strong> nostro Paese sono: Portogallo, Turchia, Repubblica<br />

Ceca, Polonia, Messico, Slovacchia, Ungheria. Nella media dei<br />

Paesi Ocse lo stipendio è maggiore <strong>del</strong> 12,4% rispetto a quello di un<br />

italiano; la differenza sale se si considera l'Europa a 15. In questo caso<br />

le nostre buste-paga sono mediamente più basse <strong>del</strong> 18,7%.<br />

L’Ocse fornisce anche la stessa classifica nelle valute in corso nei vari<br />

Paesi, non tenendo conto dunque <strong>del</strong>la parità <strong>del</strong> potere di acquisto.<br />

Mentre per gli altri Paesi si registrano cambiamenti di rilevo<br />

(in testa alla classifica salgono la Svizzera e la Norvegia, mentre<br />

la Corea scende al sesto posto), l’Italia resta comunque ad un ven-<br />

QUANTO CI GUADAGNA L’AZIENDA<br />

Stipendio Impatto<br />

annuo lordo sui contributi<br />

€ 20.000 <strong>del</strong>l’azienda<br />

Stipendio lordo mensile 20.000,00<br />

Contrib. previd. c/azienda 5.232,00<br />

Risparmio contributi c/azienda 500,00<br />

Ires su risparmio contributi 165,00<br />

Irap su risparmio contributi 21,25<br />

Risparmio netto complessivo 356,25<br />

FONTE: ?????????<br />

tiduesimo posto, davanti sempre ai<br />

soliti sette Paesi, riuscendo a sorpassare<br />

in più, ma di misura, solo la Grecia.<br />

In alto la classifica <strong>del</strong>le retribuzioni<br />

nette nel 2005 nei Paesi Ocse<br />

(la media riguarda un single senza figli).<br />

L’Ocse ha fornito i dati in dollari<br />

utilizzando il 'PPP' (purchasing<br />

power parity, sistema che tiene conto<br />

dei cambi a parità di potere di acquisto).<br />

.<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 77 |


| numeri<strong>del</strong>l’economia |<br />

Pil mondiale rivisto in rialzo<br />

grazie all’economia nipponica<br />

IL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE<br />

rivede le stime per quest’anno sul<br />

Pil mondiale a causa soprattutto di<br />

un’espansione più veloce <strong>del</strong> previsto <strong>del</strong><br />

Giappone e <strong>del</strong>l’Asia in generale. L’istituto<br />

di Washington porterà così il tasso di<br />

crescita per il 2006 dal 4,3% al 4,9% con<br />

LE NAZIONI EMERGENTI<br />

| 78 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

un progresso stimato per il Pil nipponico<br />

<strong>del</strong> 2,8% (+2,% nelle previsioni precedenti).<br />

Il rafforzamento <strong>del</strong>l’economia <strong>del</strong> Sol<br />

Levante ha consentito la riduzione <strong>del</strong>la<br />

disoccupazione ai valori più bassi degli ultimi<br />

sette anni, nonostante ciò l’abbandono<br />

<strong>del</strong>la politica monetaria dei tassi pa-<br />

ri a zero da parte <strong>del</strong>la Banca Centrale<br />

Giapponese sembra non imminente. Prima<br />

di una stretta monetaria la BOJ vorrà<br />

assicurarsi che la deflazione sia definitivamente<br />

scomparsa in modo da non ripetere<br />

l’errore <strong>del</strong> 2000 quando un rialzo dei<br />

tassi fermò la ripresa economica. .<br />

PAESE PIL PRODUZIONE INDUSTRIALE PREZZI AL CONSUMO BILANCIA COMMERCIALE TASSI INTERESSE<br />

Cina +9,9 IV Trimestre +16,2 Febb. +0,9 Feb. +102,6 Febbraio 2,40<br />

India +7,6 IV Trimestre +8,3 Gen. +4,4 Gen. -38,0 Febbraio 6,09<br />

Indonesia +4,9 IV Trimestre -15,4 Gen. +15,7 Mar. +29,8 Febbraio 13,65<br />

Malesia +5,2 IV Trimestre +2,6 Gen. +3,2 Feb. +26,8 Febbraio 3,51<br />

Filippine +6,1 IV Trimestre -2,8 Gen. +7,6 Mar. -3,8 Gennaio 7,50<br />

Singapore +8,7 IV Trimestre +37,2 Feb. +1,2 Feb. +30,6 Febbraio 3,44<br />

Corea <strong>del</strong> Sud +5,2 IV Trimestre +20,0 Feb. +2,0 Mar. +19,3 Febbraio 4,29<br />

Taiwan +6,4 IV Trimestre +14,1 Feb. +1,0 Feb. +7,6 Febbraio 1,70<br />

Tailandia +4,7 IV Trimestre +12,8 Feb. +5,7 Mar. -7,0 Febbraio 5,10<br />

Argentina +9,2 III Trimestre +8,6 Feb. +11,1 Mar. +11,3 Febbraio 9,69<br />

Brasile +1,4 IV Trimestre +5,4 Feb. +5,5 Feb. +45,8 Marzo 16,54<br />

Cile +5,2 III Trimestre +5,0 Feb. +4,0 Mar. +9,7 Febbraio 4,68<br />

Colombia +5,8 III Trimestre +5,9 Gen. +4,2 Feb. +1,4 Gennaio 5,99<br />

Messico +2,7 IV Trimestre +6,0 Gen. +3,7 Feb. -4,8 Febbraio 7,22<br />

Perù +7,4 Dicembre +4,1 Gen. +2,5 Mar. +5,2 Gennaio 4,77<br />

Venezuela +10,2 IV Trimestre +13,5 Dic. +12,1 Mar. +31,5 IV Trim. 10,19<br />

Egitto +5,2 I Trimestre +4,0 2005 +3,4 Gen. -11,1 IV Trim. 8,61<br />

Israele +4,8 IV Trimestre +8,4 Gen. +3,1 Feb. -8,7 Febbraio 5,28<br />

Sud Africa +4,5 IV Trimestre +5,6 Gen. +3,9 Feb. -4,7 Febbraio 7,20<br />

Turchia +7,0 III Trimestre -4,5 Gen. +8,2 Mar. -45,3 Febbraio 14,23<br />

Repubblica Ceca +6,4 IV Trimestre +15,1 Gen +2,8 Feb. +1,7 Febbraio 2,09<br />

Ungheria +4,3 IV Trimestre +11,6 Feb. +2,5 Feb. - 3,3 Gennaio 6,27<br />

Polonia +4,2 IV Trimestre +10,2 Dic. +0,7 Feb. -2,9 Gennaio 4,17<br />

Russia +7,0 IV Trimestre +1,0 Feb. +10,6 Mar. +124,3 Gennaio 12,00<br />

IL PESO DEL CUNEO lmposte e contributi in % <strong>del</strong> costo <strong>del</strong> lavoro<br />

51,8 50,1<br />

45,4<br />

43,8<br />

41,7<br />

35,7<br />

35,2<br />

Single senza figli<br />

Coppia sposata con 1 stipendio e 2 figli<br />

39,0<br />

37,3<br />

33,4 33,5<br />

27,1<br />

27,7<br />

29,1<br />

27,1<br />

27,7<br />

24,9 25,7<br />

Germania<br />

Francia<br />

Italia [non è calcolata l’Irap]<br />

Repubblica Ceca<br />

Spagna<br />

Ocse<br />

Regno Unito<br />

Stati Uniti<br />

11,9<br />

Giappone<br />

Irlanda<br />

8,1<br />

FONTE: OCSE<br />

47<br />

45<br />

43<br />

41<br />

39<br />

37<br />

35<br />

LA SCELTA DELLA FRANCIA<br />

Imponibile e contributi in % <strong>del</strong> costo <strong>del</strong> lavoro per persone single senza figli<br />

con un guadagno <strong>del</strong> 67% <strong>del</strong>la media<br />

Francia<br />

Italia<br />

UE a 15<br />

Ocse<br />

33<br />

2000 2001 2002 2003 2004 2005<br />

CIELO CALDO SOPRA L’ANTARTIDE Tre gradi in più, record nel mondo<br />

freddo caldo<br />

ANNUALE<br />

0<br />

AUTUNNO<br />

0,2<br />

INVERNO<br />

PRIMAVERA<br />

ESTATE<br />

0,7 0 ,4 0,7<br />

0,2 0,2 0,1 0,2<br />

0,4<br />

0,2<br />

0 0<br />

0,5 0,4<br />

0,2<br />

0,3<br />

0,3<br />

0,6<br />

- 0,1<br />

LE PREVISIONI SUI PAESI RICCHI<br />

Bellingshausen<br />

rilevazione effettuata<br />

con palloni-sonda<br />

L’atmosfera sopra I'Antartide negli ultimi 30 anni si è<br />

surriscaldata tre volte in più rispetto alla media <strong>del</strong>le altre zone<br />

terrestri. Si tratta <strong>del</strong> surriscaldamento globale più signiticativo.<br />

Novolazarevskaya<br />

Mc Murdo<br />

| numeri<strong>del</strong>l’economia |<br />

PAESE PIL INFLAZIONE BILANCIO STATALE (IN % DEL PIL)<br />

MIN/MAX 2006 MIN/MAX 2007 MEDIA 2006 MEDIA 2007 2006 2007 2006 2007<br />

Australia 2,8/3,7 2,7/3,8 3,1 3,4 2,8 2,7 -5,5 -5,0<br />

Austria 2,0/2,4 1,5/2,2 2,2 1,9 1,9 1,8 0,1 0,1<br />

Belgio 2,0/2,5 1,6/2,2 2,2 1,8 2,1 1,8 +2,0 2,1<br />

Gran Bretagna 1,9/2,6 1,9/2,8 2,3 2,4 2,0 1,9 -2,5 -2,5<br />

Canada 2,7/3,5 2,6/3,1 3,1 2,8 2,1 2,1 2,2 1,6<br />

Danimarca 2,5/3,3 1,7/3,1 2,8 2,2 1,9 2,0 2,7 2,5<br />

Francia 1,5/2,2 1,6/2,4 2,0 2,0 1,7 1,5 -1,6 -1,3<br />

Germania 1,5/2,2 0,3/1,9 1,8 1,2 1,6 2,3 3,9 4,1<br />

Italia 0,9/1,5 0,6/1,6 1,2 1,1 2,1 1,9 -1,5 -1,4<br />

Giappone 2,5/3,7 1,5/3,9 3,0 2,4 0,4 0,6 3,7 3,6<br />

Olanda 1,7/3,1 1,4/2,7 2,5 1,9 1,6 1,5 5,7 5,6<br />

Spagna 2,8/3,5 2,4/3,1 3,1 2,7 3,5 2,8 -7,3 -7,4<br />

Svezia 2,9/4,1 2,5/3,1 3,3 2,8 1,2 1,8 6,5 6,1<br />

Svizzera 2,0/2,8 1,1/2,5 2,3 1,7 1,2 1,2 13,0 12,3<br />

Stati Uniti 2,8/3,7 2,4/3,5 3,3 2,8 3,0 2,3 -6,8 -6,7<br />

Area Euro 1,8/2,4 1,3/2,4 2,1 1,7 2,0 2,0 -0,3 -0,1<br />

IL LIVELLO DEI MARI La media globale <strong>del</strong>l'innalzamento <strong>del</strong> livello <strong>del</strong> mare, in metri. Le proiezioni sono state fatte sulla base di numerosi mo<strong>del</strong>li<br />

Secondo gil esperti <strong>del</strong> British Antartic Survey gli inverni stanno diventando sempre meno freddi in Antartide e la temperatura nel continente bianco<br />

sta salendo progressivamente. Qui, per gil studiosi, come pure per ii Polo Nord, i gas responsabili <strong>del</strong>l’effetto serra potrebbero avere un’impatto<br />

ancora più grave che nel resto <strong>del</strong> mondo. II motivo però non si comprende e la causa non è totalmente imputabile all’uomo.<br />

Halley<br />

Amundsen-Scott<br />

2000 2050 2100<br />

Syowa<br />

Davis<br />

Casey<br />

Mirny<br />

ANNUALE<br />

AUTUNNO<br />

0,3 0,2<br />

0,1 0,2<br />

0,2<br />

0,4<br />

INVERNO<br />

0,6<br />

0,2 0,3 0,4<br />

0,3<br />

- 0,1 - 0,2<br />

0,5<br />

PRIMAVERA<br />

0,1<br />

ESTATE<br />

0,4<br />

- 0,2<br />

0,1 - 0,1<br />

1 - 0,2<br />

0,4<br />

- 0,1 - 0,1<br />

0<br />

0,8<br />

0,7<br />

0,6<br />

0,5<br />

0,4<br />

0,3<br />

0,2<br />

0,1<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 79 |<br />

FONTE: CORRIERE DELLA SERA


| indiceetico | numeridivalori |<br />

NORDISKT HÅLLBARHET INDEX<br />

NOME TITOLO ATTIVITÀ BORSA CORSO DELL’AZIONE RENDIMENTO<br />

AL 31.03.2006 DAL 31.12.2004 AL 31.03.2006<br />

Electrolux elettrodomestici Stoccolma, Svezia<br />

13.244,43 SEK<br />

40,45%<br />

H&M abbigliamento Stoccolma, Svezia<br />

11.050,11 SEK<br />

17,18%<br />

Trelleborg componenti meccaniche Stoccolma, Svezia<br />

14.467,64 SEK<br />

53,42%<br />

Orkla alimentari/media Oslo, Norvegia<br />

14.710,58 NOK<br />

85,02%<br />

Kesko distribuzione Helsinki, Finlandia<br />

1.435 €<br />

43,45%<br />

Statoil petrolio Oslo, Norvegia<br />

16.402,41 NOK<br />

106,30%<br />

Svenska Han<strong>del</strong>sbanken servizi bancari Stoccolma, Svezia<br />

11.272,27 SEK<br />

19,54%<br />

Storebrand assicurazioni Oslo, Norvegia<br />

10.323,37 NOK<br />

29,84%<br />

Gambro tecnologia medica Stoccolma, Svezia<br />

8.841,04 SEK<br />

-6,24%<br />

Coloplast tecnologia medica Copenaghen, Danimarca 11.472,89 DKK<br />

53,70%<br />

Novozymes farmaceutici Copenaghen, Danimarca 11.203,78 DKK<br />

50,10%<br />

Metso macchine industriali Helsinki, Finlandia<br />

2.731,56 €<br />

173,16%<br />

Skanska edilizia Stoccolma, Svezia<br />

14.400,55 SEK<br />

52,71%<br />

Tomra macchine industriali Oslo, Norvegia<br />

12.998,24 NOK<br />

63,48%<br />

Tietoenator software Helsinki, Finlandia<br />

1.377,78 €<br />

37,78%<br />

Nokia telefoni Helsinki, Finlandia<br />

1.470 €<br />

46,99%<br />

Holmen carta Stoccolma, Svezia<br />

12.884,50 SEK<br />

36,64%<br />

UPM-Kymmene carta Helsinki, Finlandia<br />

1.192 €<br />

19,19%<br />

Telenor telecomunicazioni Oslo, Norvegia<br />

10.568,08 NOK<br />

32,92%<br />

Volvo automobili Stoccolma, Svezia<br />

14.847,29 SEK<br />

6,64%<br />

Rendimento <strong>del</strong> portafoglio dal 31.12.2004 al 31.03.2006 +47,15%<br />

*Il rendimento di Volvo è calcolato dall’entrata <strong>del</strong> titolo nell’indice (2 settembre 2005) € = euro, SEK = corone svedesi, DKK = corone danesi, NOK = corone norvegesi<br />

Portafogli etici,<br />

rendimenti elevati<br />

L’<br />

ETICA RENDE BENE. Lo dicono i nostri portafogli azionari<br />

etici. Il Nordiskt, un indice che abbiamo creato<br />

per gioco scegliendo venti imprese scandinave ri-<br />

spettose <strong>del</strong>l’ambiente e dei diritti dei lavoratori, ha reso il 47,15%<br />

negli ultimi 15 mesi. Sedici punti in più rispetto al DJ Eurostoxx 50,<br />

che rappresenta l’andamento medio dei mercati europei. Il portafoglio<br />

internazionale di <strong>Valori</strong> (che trovate a destra)<br />

ha chiuso marzo con un +40,79% da inizio<br />

gioco. Dodici punti in più <strong>del</strong> MSCI DM, l’indice<br />

con cui lo confrontiamo ogni mese. Cosa<br />

spiega questi rendimenti? Sicuramente la fortuna<br />

di aver puntato, a caso, sui cavalli giusti:<br />

Metso (+173,16%), Statoil (+106,30%), Fls Industries<br />

(138,95%), Vestas Wind Systems<br />

(+124,93%), Bg Group (102,17%). Ma forse c’è<br />

una ragione in più, che alcuni studi recenti<br />

sembrano confermare. Le imprese più attente<br />

agli impatti sociali e ambientali <strong>del</strong>le loro attività<br />

sarebbero anche più solide dal punto di vista<br />

finanziario e il mercato, nel lungo periodo,<br />

finirebbe per premiarle. Ci piace pensare che sia<br />

così. Intanto incassiamo il risultato e continuiamo<br />

a navigare a vista. .<br />

| 80 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

UN’IMPRESA AL MESE<br />

Nordiskt Index [in Euro]<br />

Eurostoxx 50 price Index [in Euro]<br />

Skanska<br />

Sede Stoccolma, Svezia Borsa SSE – Stoccolma Rendimento 31.12.2004 – 31.03.2006 +52,71%<br />

Attività Skanska è il più grande gruppo di costruzioni <strong>del</strong>la Scandinavia e una <strong>del</strong>le maggiori compagnie<br />

immobiliari <strong>del</strong>la Svezia. Opera in più di 60 Paesi. Impiega oltre 80.000 persone.<br />

Responsabilità sociale<br />

30,58%<br />

Rendimenti dal 31.12.2004 al 31.03.2006<br />

47,15%<br />

Giudizio complessivo Buone le relazioni con i sindacati. Pioniere in campo ambientale. Linee guida chiare<br />

per la costruzione di dighe.<br />

Politica sociale interna Skanska si è impegnata a rispettare le convenzioni OIL (Organizzazione Internazionale<br />

<strong>del</strong> Lavoro) in tutti i suoi impianti produttivi. In Europa il tasso di incidenti sul lavoro<br />

è più basso <strong>del</strong>la media <strong>del</strong> settore.<br />

Politica ambientale Tutti gli impianti sono certificati ISO14001. Sul sito internet <strong>del</strong>l’impresa sono presentati<br />

nel dettaglio gli studi ambientali sulle maggiori opere di costruzione.<br />

Politica sociale esterna Skanska è stata tra le prime imprese ad adottare le linee guida <strong>del</strong>la Commissione Mondiale<br />

sulle Dighe. Nel 2000 si è ritirata da un progetto a Ilisu (Turchia), che era stato fortemente<br />

criticato.<br />

UN’IMPRESA AL MESE<br />

IL PORTAFOGLIO DI VALORI<br />

pagine a cura di Mauro Meggiolaro<br />

| numeridivalori | portafoglioetico |<br />

NOME TITOLO ATTIVITÀ BORSA CORSO DELL’AZIONE RENDIMENTO<br />

AL 31.03.2006 DAL 31.12.2004 AL 31.03.2006<br />

Sabaf pezzi per forni a gas Milano, Italia<br />

23,59 €<br />

23,98%<br />

Hei<strong>del</strong>berger Druck. macchine per la stampa Francoforte, Germania<br />

36,40 €<br />

45,60%<br />

CSX trasporti New York, USA<br />

59,80 USD<br />

67,89%<br />

Body Shop International cosmetici Londra, Gran Bretagna<br />

296,50 £<br />

87,06%<br />

Henkel detergenti, cosmetici Francoforte, Germania<br />

96,47 €<br />

50,73%<br />

Aviva assicurazioni Londra, Gran Bretagna<br />

799,55 £<br />

28,94%<br />

Svenska Han<strong>del</strong>sbanken servizi bancari Stoccolma, Svezia<br />

216,50 SEK<br />

19,66%<br />

Novo Nordisk farmaceutici Copenaghen, Danimarca 383,00 DKK<br />

27,64%<br />

Merck Kgaa farmaceutici/chimica Darmstadt, Germania<br />

78,42 €<br />

55,90%<br />

3M Company grafica, edilizia New York, USA<br />

75,69 USD<br />

3,78%<br />

FLS Industries edilizia Copenaghen, Danimarca 247,00 DKK<br />

138,95%<br />

Mayr – Melnhof Karton cartone Vienna, Austria<br />

147,50 €<br />

17,72%<br />

Verizon telecomunicazioni New York, USA<br />

34,06 USD<br />

-5,39%<br />

Intel tecnologia Informatica Santa Clara, USA<br />

19,46 USD<br />

-24,11%<br />

Canon tecnologia digitale Tokyo, Giappone<br />

7.790,00 JPY<br />

38,60%<br />

Stmicroelectronics semiconduttori Milano, Italia<br />

15,30 €<br />

7,66%<br />

BG Group gas Londra, Gran Bretagna<br />

719,50 £<br />

102,17%<br />

Severn Trent ciclo acqua Londra, Gran Bretagna<br />

1.128,13 £<br />

18,13%<br />

Vestas Wind Systems pale eoliche Copenaghen, Danimarca 153,50 DKK<br />

124,93%<br />

Boiron medicina omeopatica Parigi, Francia<br />

17,30 €<br />

-29,39%<br />

Rendimento <strong>del</strong> portafoglio dal 31.12.2004 al 31.03.2006 + 40,79%<br />

Portafoglio di <strong>Valori</strong> [in Euro]<br />

MSCI DM World price Index [in Euro]<br />

Verizon<br />

in collaborazione con www.eticasgr.it<br />

Rendimenti dal 31.12.2004 al 31.03.2006<br />

40,79%<br />

28,52%<br />

Sede New York (USA) Borsa NYSE – New York Rendimento 31.12.2004 – 31.03.2006 -5,39%<br />

Attività Verizon è uno dei leader mondiali nella fornitura di servizi di comunicazione.<br />

È presente in 45 Paesi di tutto il mondo. Ha circa 250.000 dipendenti.<br />

Responsabilità sociale<br />

Giudizio complessivo Leader <strong>del</strong> settore nella tutela <strong>del</strong>l’ambiente e <strong>del</strong>le pari opportunità.<br />

Politica sociale interna Buona la politica di salute e sicurezza sul lavoro. Ottimi i piani di carriera e sviluppo.<br />

Negli ultimi anni le relazioni con i sindacati sono sensibilmente migliorate.<br />

Politica ambientale Gli obiettivi principali <strong>del</strong>la politica ambientale sono una forte riduzione <strong>del</strong> consumo di energia<br />

e il riciclaggio dei cavi e degli altri materiali utilizzati per i servizi di telecomunicazione.<br />

Politica economica Verizon applica le stesse linee guida sui diritti umani in tutti i Paesi in cui opera.<br />

In Negli USA è considerata una <strong>del</strong>le migliori imprese di telecomunicazioni per quanto riguarda<br />

la soddisfazione dei clienti.<br />

€ = euro, £ = sterline inglesi, USD = dollari USA, SEK = corone svedesi, DKK = corone danesi, JPY = yen giapponesi<br />

Body Shop.<br />

La fine di una favola?<br />

PARLIAMO DI BODY SHOP. Un’impresa inglese che produce<br />

cosmetici naturali rigorosamente non testati<br />

sugli animali. È nel nostro portafoglio etico dall’inizio<br />

<strong>del</strong> gioco (gennaio 2005). In un mese i suoi titoli sono saliti <strong>del</strong><br />

18%. Il motivo è semplice: L’Oréal, leader mondiale <strong>del</strong>le creme e<br />

dei profumi, ha deciso di comprarsi il gioiellino eticamente corretto<br />

sborsando quasi un miliardo di euro. Nata<br />

30 anni fa in una piccola strada di Brighton,<br />

Body Shop ha ormai più di 2.000 punti vendi-<br />

ta nelle maggiori città <strong>del</strong> mondo. La sua fondatrice,<br />

l’appassionata animalista Anita Roddick,<br />

detiene il 18% <strong>del</strong>le azioni assieme al<br />

marito Gordon. Dalla vendita incasseranno<br />

173 milioni di euro che, stando alle dichiarazioni<br />

<strong>del</strong>la Roddick, dovrebbero essere destinati<br />

in buona parte al sostegno di cause ambientaliste.<br />

È la fine di una favola? Staremo a<br />

vedere. L’Oréal, che vuole mettere le mani su<br />

una nicchia di mercato prestigiosa e in rapida<br />

crescita, ha assicurato che non chiuderà punti<br />

vendita e non cambierà i manager. E che, dal<br />

1989, ha completamente rinunciato ai test sugli<br />

animali per tutti i suoi prodotti. .<br />

| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 81 |


Piero Sraffa<br />

Redistribuzione frutto<br />

<strong>del</strong> conflitto sociale<br />

A<br />

di Francesca Paola Rampinelli<br />

| 82 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />

| padri<strong>del</strong>l’economia |<br />

SSUMENDO, PER IPOTESI, UN MERCATO DI CONCORRENZA PERFETTA, il sistema risulta perfettamente vitale ed efficiente,<br />

quale che sia la distribuzione <strong>del</strong> reddito fra salariati e capitalisti-imprenditori e quindi il problema<br />

<strong>del</strong>la distribuzione <strong>del</strong> reddito è un problema che la teoria economica pura non è in grado di risolvere,<br />

ma appartiene invece alla sfera <strong>del</strong> conflitto sociale. Lo afferma Piero Sraffa nel 1960 nel volume “Produzione<br />

di merci a mezzo di merci” che viene subito preso come mo<strong>del</strong>lo teorico dal movimento sindacale italiano.<br />

Sraffa peraltro aveva già attaccato, nel 1925, in un saggio giovanile, la teoria tradizionale, soprattutto<br />

di Marshall, basata sull’ipotesi <strong>del</strong>la concorrenza perfetta sostenendo che fosse viziata da gravi errori analitici.<br />

«L’insegnamento più grande di Sraffa è che per comprendere la diseguale distribuzione <strong>del</strong> reddito nelle nostre<br />

società l’economia deve andare oltre se stessa: non deve far riferimento solo alle leggi <strong>del</strong>la concorrenza,<br />

cioè <strong>del</strong>la domanda e <strong>del</strong>l’offerta, ma deve considerare quelle dinamiche politiche e sociali, spesso conflittuali,<br />

che determinano effettivamente la vita degli uomini e che, in ultima istanza, assegnano a loro un posto<br />

determinato nella società». Ha affermato infatti l´economista napoletano Augusto Graziani nel corso<br />

<strong>del</strong> Convegno Internazionale organizzato nel 2003 dall’Accademia dei Lincei, in occasione <strong>del</strong> ventennale<br />

<strong>del</strong>la morte di Sraffa. «Nel vasto campo degli studi economici», afferma ancora Graziani, «Sraffa ammetteva<br />

una distinzione precisa, tra studi di economia applicata, necessariamente sintetici e approssimativi, e analisi<br />

teoriche per le quali egli esigeva invece il più grande rigore logico. Per molti<br />

La diseguale ripartizione<br />

<strong>del</strong>la ricchezza costituisce<br />

un problema che la teoria<br />

economica pura<br />

non è in grado di risolvere<br />

aspetti, non si va lontani dal vero affermando che l’intera sua opera fu<br />

un grandioso lavoro di ricerca <strong>del</strong> ragionamento rigoroso e una instancabile<br />

battaglia contro le incongruenze <strong>del</strong>le teorie dominanti». Piero Sraffa nasce<br />

a Torino nel 1895 da Angelo, famoso professore di Diritto Commerciale,<br />

studia a Parma, Milano e Torino dove si laurea nel 1920 in giurisprudenza<br />

con una tesi sull’inflazione in Italia nel periodo <strong>del</strong>la prima guerra mondiale<br />

con Luigi Einaudi, futuro Presidente <strong>del</strong>la Repubblica. Tra il 1921 e il 1922 studia alla London School<br />

of Economics per poi tornare in Italia come direttore <strong>del</strong>l’ufficio provinciale <strong>del</strong> lavoro di Milano, quindi<br />

professore di Economia politica a Perugia e successivamente a Cagliari. In questo periodo Sraffa si professa<br />

marxista radicale e diventa grande amico di Antonio Gramsci. Intanto svolge anche una intensa attività<br />

di pubblicista scrivendo sia per testate italiane che inglesi tanto che la pubblicazione di uno dei suoi articoli,<br />

dedicato alle problematiche <strong>del</strong> sistema bancario italiano, sul Manchester Guardian, provoca le ire di Mussolini.<br />

L’articolo nasce dai suggerimenti di John Maynard Keynes che Sraffa aveva conosciuto nel 1921 e che lo stima<br />

e incoraggia. Nel 1927 infatti, preoccupato per i pessimi rapporti con il regime fascista, Keynes invita<br />

l’economista italiano all’Università di Cambridge dove gli fa ottenere un incarico di docente e successivamente<br />

un posto di bibliotecario. A Cambridge, dove tra mille incertezze e qualche puntata italiana resterà fino alla<br />

morte nel 1983, Sraffa frequenta Ludwig Wittgenstein e Frank Ramsey con i quali discute le teorie economiche<br />

di Keynes e di Friedrich von Hayek per poi dedicarsi allo studio <strong>del</strong>la vita e <strong>del</strong>le opere di David Ricardo, dei cui<br />

lavori cura una edizione critica imponente che gli vale la medaglia d’oro <strong>del</strong>l’Accademia Reale <strong>del</strong>le Scienze<br />

Svedese comparabile con l’attuale Premio Nobel. Sraffa viene descritto come persona di grande intelligenza,<br />

dotato di proverbiale riservatezza e timidezza e mosso da una vera passione per lo studio e i libri; la sua<br />

biblioteca conteneva più di 8000 volumi ed ora è in parte confluita nella Wren Library <strong>del</strong> Trinity College. .<br />

6 numero 39.<br />

Maggio 2006.<br />

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Fotoreportage > Mafia<br />

Dossier > Oltre le intimidazioni la lotta contro la ‘ndrangheta è continua<br />

L’ora <strong>del</strong> <strong>riscatto</strong><br />

Fair Trade > Raddoppiano le vendite di prodotti equo solidali in Europa<br />

Messico > Il muro statunitense di mattoni e norme contro tutti i migranti<br />

Pedavena > La storica birra batte la globalizzazione e torna in attività<br />

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P.<br />

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