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SHOBHA / CONTRASTO<br />
6 numero 39.<br />
Maggio 2006.<br />
€ 3,50<br />
aloriAnno<br />
Mensile di economia sociale e finanza etica<br />
Fotoreportage > Mafia<br />
osservatorio<br />
nuove<br />
povertà<br />
La risposta <strong>del</strong>la città d’arte<br />
e cultura alla scarsità di alloggi<br />
e ai bassi redditi: Pisa<br />
apre le porte <strong>del</strong>le istituzioni<br />
ai migranti e alla solidarietà<br />
Dossier > Oltre le intimidazioni la lotta contro la ‘ndrangheta è continua<br />
L’ora <strong>del</strong> <strong>riscatto</strong><br />
Fair Trade > Raddoppiano le vendite di prodotti equo solidali in Europa<br />
Messico > Il muro statunitense di mattoni e norme contro tutti i migranti<br />
Pedavena > La storica birra batte la globalizzazione e torna in attività<br />
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P.
BANCA ETICA<br />
La solidarietà è più forte<br />
<strong>del</strong>la ‘ndrangheta<br />
di Tonino Perna<br />
L’AUTORE<br />
Tonino Perna<br />
Economista e sociologo,<br />
insegna Sociologia<br />
economica presso<br />
il Dipartimento di Scienze<br />
Politiche <strong>del</strong>l’Università<br />
degli Studi di Messina<br />
e Istituzioni di economia<br />
presso la Facoltà<br />
di Architettura (corso<br />
di laurea in Urbanistica)<br />
di Reggio Calabria.<br />
Ha scritto diversi saggi<br />
sulla dipendenza<br />
e il sottosviluppo fra cui<br />
“Mercanti imprenditori<br />
consumatori” (Angeli,<br />
1984), “Lo sviluppo<br />
insostenibile” (Liguori,<br />
1994) e “Fair Trade.<br />
La sfida etica al mercato<br />
mondiale” (Bollati<br />
Boringhieri, 1998).<br />
È presidente <strong>del</strong> Parco<br />
nazionale <strong>del</strong>l’Aspromonte<br />
e <strong>del</strong> Comitato Etico<br />
<strong>del</strong>la Banca popolare Etica.<br />
I<br />
| editoriale |<br />
VIGLIACCHI ATTENTATI CONTRO LA COOPERATIVA VALLE DEL BONAMICO, voluta fortemente dal Vescovo<br />
Bregantini, ci devono fare riflettere. Ci si domanda in tanti perché la ‘ndrangheta vada a colpire<br />
una piccola attività economica che non da fastidio a nessuno, sapendo di suscitare una grande<br />
reazione, visto il valore simbolico <strong>del</strong>l’iniziativa. È la stessa domanda che ci siamo posti quando<br />
è stato ucciso, il 16 ottobre <strong>del</strong> 2005, l’on. Fortugno di fronte al seggio elettorale convocato<br />
per le Primarie per Prodi. Che succede in questa Calabria Ultra, estremo lembo <strong>del</strong>la penisola,<br />
dove si registra il più alto tasso d’omicidi per abitante ed, allo stesso tempo, il più elevato livello<br />
di disoccupazione/inoccupazione giovanile? Per tentare di dare una risposta dobbiamo fare qualche<br />
passo indietro. In questa terra che si affaccia sullo Jonio blu, attraversata da calanchi e punteggiata<br />
dai resti <strong>del</strong>la grande civiltà <strong>del</strong>la Magna Grecia, nella seconda metà <strong>del</strong> ‘900 si è registrato<br />
un profondo cambiamento nelle strutture sociali, economiche e politiche. Molte imprese artigianali<br />
e piccole imprese industriali non hanno retto all’apertura dei mercati, mentre l’intervento <strong>del</strong>lo<br />
Stato, e quindi <strong>del</strong>la politica locale, si è risolto nella creazione di posti di lavoro parassitari, privi<br />
spesso di ogni controllo sul piano <strong>del</strong>la efficacia e <strong>del</strong>l’utilità. In questo vuoto che si è determinato,<br />
tanto nella sfera economica quanto in quella sociale ed istituzionale, è cresciuto e si è diffuso<br />
un fenomeno criminale noto come “la ‘ndrangheta”, la cui nascita risale alla seconda metà <strong>del</strong> ‘800,<br />
ma il cui sviluppo è relativamente recente. La ‘ndrangheta, che rappresenta la risposta perversa<br />
ai processi di modernizzazione e di mercificazione in un’area periferica <strong>del</strong>l’economia-mondo,<br />
è progressivamente entrata in tutti i gangli <strong>del</strong>la realtà economica ed istituzionale, compiendo<br />
negli ultimi anni un vero e proprio salto di qualità. A partire dagli anni ’90 <strong>del</strong> secolo scorso,<br />
la ‘ndrangheta <strong>del</strong>la zona jonica reggina ha abbandonato l’odiosa industria dei sequestri di persona<br />
per dedicarsi al più redditizio traffico di droga ed armi, senza perdere quel radicamento sociale<br />
e territoriale che la caratterizza. La sua peculiarità, infatti, è quella di essere, allo stesso tempo, locale<br />
e globale, di controllare capillarmente il proprio territorio d’appartenenza e di investire grandi<br />
capitali nel circuito <strong>del</strong>la finanza o nelle grandi speculazioni immobiliari (per es. a Bruxelles<br />
la ‘ndrangheta ha costruito intieri quartieri). Controllando e reprimendo tutte le attività che<br />
rientrano nel suo territorio, la ‘ndrangheta è diventata il principale soggetto economico e politico<br />
<strong>del</strong>l’area <strong>del</strong>la Locride, creando con le sue attività posti di lavoro nel settore turistico e commerciale<br />
(ipermercati) ed allo stesso tempo controllando la sfera politica attraverso la gestione di cospicui<br />
pacchetti di voti. In breve, la ‘ndrangheta si è fatta classe dirigente. Ed è per questo che ha ucciso<br />
l’on. Fortugno, per dare una segnale forte alla classe politica locale e regionale, su chi veramente<br />
comanda e su come si rispettano i patti. Ed è per questo che ha colpito la cooperativa <strong>del</strong>la Valle<br />
<strong>del</strong> Bonamico, simbolo <strong>del</strong>la battaglia di Monsignor Bregantini per il <strong>riscatto</strong> di questa terra.<br />
Una cooperativa che funzioni veramente, che offra un canale legale di crescita sociale e civile,<br />
è insopportabile per la ‘ndrangheta perché è un processo che non controlla e che mette<br />
in discussione la sua egemonia culturale. Ma, forse non ha fatti veramente i conti fino in fondo.<br />
Non ha capito che dietro questa esperienza c’è un mondo di solidarietà che non solo farà rinascere<br />
questa cooperativa, ma porterà alla moltiplicazione di questa esperienza. Tutti siamo chiamati a<br />
offrire concretamente il nostro contributo per dimostrare che la solidarietà è più forte <strong>del</strong>la violenza<br />
e <strong>del</strong>la sopraffazione. Per questo vorrei concludere con un appello a sostenere la cooperativa <strong>del</strong>la<br />
Valle <strong>del</strong> Bonamico che fa parte <strong>del</strong> Consorzio Sociale “Goel” (c\c 513330 presso Banca Etica). .<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 3 |
CISL<br />
5 X MILLE<br />
valori<br />
maggio 2006<br />
mensile<br />
www.valori.it<br />
anno 6 numero 39<br />
Registro Stampa <strong>del</strong> Tribunale di Milano<br />
n. 304 <strong>del</strong> 15.04.2005<br />
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promossa da Banca Etica<br />
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Cnca, Fiba Cisl Brianza, Agemi, Publistampa,<br />
Federazione Trentina <strong>del</strong>le Cooperative,<br />
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(Contrasto/Magnum Photos)<br />
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SHOBHA / CONTRASTO<br />
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Bambini giocano a uccidersi<br />
tra di loro con pistole giocattolo:<br />
uno di loro è sdraiato a terra<br />
e fa finta di essere morto.<br />
Palermo, 1991<br />
| sommario |<br />
bandabassotti 7<br />
fotoreportage. Mafia 8<br />
dossier. Mafia 16<br />
I lamponi <strong>del</strong> vescovo come segnale di cambiamento 18<br />
I tanti legami tra cosche e politica nelle inchieste <strong>del</strong>la magistratura 23<br />
Promosse le cooperative, ma manca la capacità imprenditoriale 25<br />
finanzaetica 28<br />
Finanza, mercato e lavoro possono essere solo etici intervista a Pier Paolo Baretta 30<br />
La nuova censura dei bit dalla Cina può arrivare a tutta la Rete 33<br />
Raddoppia il Fair Trade in Europa 35<br />
lavanderia 36<br />
osservatorionuovepovertà 35<br />
Gli invisibili vivono anche nella città d’arte 36<br />
Crescono i servizi, stenta l’industria 44<br />
macroscopio 49<br />
internazionale 48<br />
Un muro per fermare i migranti di Tijuana 50<br />
«La migrazione ribaltata». Clandestini e poco integrati 53<br />
Una scuola d’arte per far superare i traumi <strong>del</strong>la guerra 54<br />
economiasolidale 58<br />
Molto rumore per abbattare un muro a mani nude 60<br />
Le molte strategie per competere nel mercato globale <strong>del</strong>la birra 62<br />
utopieconcrete 64<br />
altrevoci 66<br />
stilidivita 72<br />
numeridivalori 77<br />
padri<strong>del</strong>l’economia 82<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 5 |
ETICA SGR<br />
BANCA<br />
POPOLARE<br />
MILANO<br />
Oltre Fiorani<br />
Altro che furbetti<br />
di Andrea Di Stefano<br />
| bandabassotti |<br />
LUIGI GRILLO. MARCELLO DELL’UTRI. STEFANO PREVITI. SILVIO BERLUSCONI. Non manca nessuno all’appello stilato<br />
dall’ex amministratore <strong>del</strong>egato <strong>del</strong>la Banca Popolare Italiana, Giampiero Fiorani nei numerosi<br />
interrogatori con i procuratori <strong>del</strong>la Repubblica di Milano. Nel 2004 Fiorani ha affermato di aver<br />
consegnato in contanti 200 mila euro al senatore di Forza Italia Luigi Grillo per ringraziarlo <strong>del</strong>l’attività<br />
di lobby a favore di Fazio e per le sue esigenze politiche ed elettorali. Di quei soldi 100 mila euro secondo<br />
Fiorani finirono al senatore Marcello Dell’Utri sempre nell’ambito <strong>del</strong> lavoro di costruzione di una lobby<br />
per Fazio. Grillo oggi è indagato dalla procura di Milano ma non in relazione ai soldi di Fiorani, fatto<br />
per il quale fino a questo momento i magistrati non hanno ritenuto di procedere. Il senatore di Forza<br />
Italia risponde di concorso in aggiotaggio e l’iscrizione, di cui si è saputo solo dopo la chiusura <strong>del</strong>le urne,<br />
risalirebbe a diversi mesi fa. Grillo fu tra le prime persone ad essere messo al corrente <strong>del</strong>l’autorizzazione<br />
concessa da Antonio Fazio, all'epoca governatore <strong>del</strong>la Banca d'Italia, in relazione all’offerta pubblica<br />
di acquisto sulla banca Antonveneta e di cui Fazio parò con Fiorani nella famosa telefonata <strong>del</strong>la notte<br />
tra l’11 e il 12 luglio 2005 con “il bacio in fronte”. I pm non hanno ancora valutato la rilevanza penale<br />
o meno di una serie di dazioni di denaro avvenute nell'attività di lobby. Nello stesso quadro ci sono altre<br />
affermazioni di Fiorani che riguardano Cesare Previti, il quale «avrebbe avuto piacere di veder inserito<br />
il figlio nello staff legale di Banca Popolare di Lodi». E ancora,<br />
sempre secondo Fiorani, «Previti attraverso il figlio Stefano<br />
voleva accreditarsi come legale <strong>del</strong>la banca». Al centro <strong>del</strong>le<br />
dichiarazioni di Fiorani anche tre incontri con il presidente<br />
<strong>del</strong> Consiglio Silvio Berlusconi. Il primo incontro fu ad agosto<br />
<strong>del</strong> 2004 a villa Certosa in Sardegna dove erano presenti<br />
il senatore Grillo e Previti con le rispettive mogli. Fiorani parlò<br />
<strong>del</strong> suo progetto su Antonveneta e stando a quanto da lui riferito a verbale il premier disse di essere<br />
d’accordo solo se ci fosse stato il benestare <strong>del</strong> governatore Fazio. Il secondo incontro si verificò<br />
al salone nautico di Genova nell’autunno <strong>del</strong> 2004. Secondo Fiorani Berlusconi avrebbe chiesto di essere<br />
rassicurato in ordine all’inchiesta sul fallimento <strong>del</strong>la società di sondaggi Hdc di cui era titolare Luigi<br />
Crespi, il sondaggista che nel 2001 aveva ideato il contratto con gli italiani presentato nella trasmissione<br />
“Porta a porta”. Fiorani disse a Berlusconi di non preoccuparsi. Un bel quadretto, nel quale non<br />
mancano il vicepresidente di Unicredit Fabrizio Palenzona: «ho effettuato tre operazioni per finanziare<br />
Palenzona. Devo premettere che Fiorani mi aveva chiesto di effettuare tali operazioni perchè dovevamo<br />
essere riconoscenti a Palenzona per le attività che lui conduceva in quanto amico di Tremonti». Boni<br />
si sofferma quindi su due pagamenti a Palenzona. «Il primo - racconta - venne da me effettuato a Lodi<br />
e consegnai una busta a Palenzona contenente 250mila euro in contanti: in questa occasione<br />
era presente anche Fiorani. Il secondo, nel 2004, lo feci a Milano in via Brolettto, per strada, e consegnai<br />
a Palenzona un plico contenente 600 mila euro in contanti». Un terzo finanziamento, ricorda<br />
poi l’ex vice-Fiorani, avvenne «su un conto presso BG-Monaco, con denominazione di un musicista<br />
e che trova causa nelle agevolazioni rispetto alla vendita <strong>del</strong>l’Iccri, (che era controllata da Unicredit)». .<br />
Grillo, Dell’Utri, Previti,<br />
Palenzona, Berlusconi.<br />
L’appello che viene fuori dagli<br />
interrogatori è inquietante:<br />
soldi per una lobby che<br />
inquinava la politica e gli affari<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 7 |
| fotoreportage |<br />
> Mafia<br />
foto di Shobha / Contrasto<br />
Bernardo Provenzano, ovvero l’ultimo capo di Cosa nostra. Era dal 1963 che un uomo<br />
<strong>del</strong>le forze <strong>del</strong>l’ordine non lo vedeva in volto. Lo stesso anno in cui venne istituita<br />
la commissione parlamentare antimafia. Dopo 43 anni di latitanza “binnu u tratturi”<br />
è stato arrestato a pochi passi da casa, tradito da un bigliettino <strong>del</strong>l’amata moglie.<br />
Chissà cosa direbbe oggi il grande Antonino Caponnetto, padre <strong>del</strong> pool antimafia<br />
di Palermo. All’indomani <strong>del</strong>la strage di via D’Amelio, il fondatore <strong>del</strong> pool antimafia affermò:<br />
«Tutto è finito». La mafia siciliana gli aveva ammazzato due magistrati che considerava<br />
come figli: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Era il 1992 e tutto sembrava<br />
veramente finito. Eppure la violenta offensiva scatenata da Cosa nostra altro<br />
non era che l’inizio <strong>del</strong> tramonto <strong>del</strong> clan dei corleonesi, il più feroce e sanguinario<br />
nella storia <strong>del</strong>la mafia siciliana.<br />
Si iniziò con la cattura di Toto’ Riina, il capo dei capi, nel gennaio <strong>del</strong> ‘93. Le cosche,<br />
decimate dagli arresti, erano rese più fragili dalle collaborazioni dei pentiti, impoverite<br />
dai sequestri di armi e di denaro. Rimaneva però in libertà Bernardo Provenzano detto<br />
“binnu u tratturi”. Una latitanza che durava da quasi mezzo secolo. L’ultimo contatto<br />
tra le forze <strong>del</strong>l’ordine e il boss risaliva al 9 maggio <strong>del</strong> 1963, quando venne convocato<br />
nella caserma dei carabinieri di Corleone per accertamenti. Fu l’ultima volta<br />
che qualcuno lo vide in volto. Di lui si perdono definitivamente le tracce il 18 settembre<br />
<strong>del</strong> ‘63. Lo stesso anno in cui venne istituita la prima commissione antimafia.<br />
Nell’ordinanza di rinvio a giudizio <strong>del</strong> maxiprocesso, i giudici di Palermo<br />
lo descrivevano così: «Provenzano si è rivelato uno dei personaggi più sfuggenti<br />
ed inafferrabili, oltre che uno dei piu’ feroci e sanguinari, di Cosa nostra».<br />
A nulla erano servite le descrizioni fin troppo minuziose dei pentiti per scoprire<br />
i luoghi dove si nascondeva il boss. Provenzano era capace di sopportare l’insopportabile,<br />
perché era “firrignu” cioè forte: poteva vivere in condizioni dure ed era molto attento<br />
a non usare telefoni. Per dirigere i suoi affari usava i “pizzini”, cioè fogliettini di carta<br />
mandati ai destinatari da uomini fidati. Si sentiva così sicuro <strong>del</strong>la propria impunità che<br />
nel 2003 affrontava un viaggio in auto dalla Sicilia fino in Francia, a Marsiglia. Si doveva<br />
sottoporre ad un <strong>del</strong>icato intervento chirurgico alla prostata. Un’operazione riuscita<br />
e che paradossalmente potrebbe essere persino stata rimborsata dall’Asl di Palermo.<br />
Una circostanza su cui stanno indagando i magistrati per scoprire se effettivamente<br />
Provenzano, che si fece ricoverare sotto il falso nome di Gaspare Troia, avesse fatto<br />
domanda alla Regione per ottenere il rimborso <strong>del</strong>l’intervento.<br />
Oggi il boss incontrastato di Cosa nostra ha finalmente un volto. L’11 aprile scorso<br />
i reparti speciali <strong>del</strong>la polizia hanno messo fine alla fuga infinita di questo acrobata<br />
<strong>del</strong>la clandestinità. Lo hanno scovato all’interno di una masseria vicino alla sua<br />
Corleone, dove il padrino trascorreva la propria latitanza godendo degli appoggi di alcuni<br />
luogotenenti e dei parenti più stretti. Gli è stato fatale l’amore per la moglie e alcuni<br />
“pizzini” scritti dalla amata e a lui indirizzati.<br />
| 8 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
L’AUTORE<br />
Shobha è una fotografa poliedrica,<br />
il cui nome è conosciuto in tutto<br />
il mondo. Nata a Palermo nel 1954,<br />
studia musica al Conservatorio<br />
di Milano e successivamente<br />
si stabilisce in India e negli Stati Uniti.<br />
Nel 1980 inizia a fotografare<br />
per il quotidiano L’Ora, di Palermo.<br />
Le sue immagini ritraggono il mondo<br />
politico e sociale durante gli anni<br />
caldi <strong>del</strong>le guerre di mafia.<br />
Nel 1985, a Palermo, dà vita<br />
al Laboratorio d’IF, un centro<br />
di cultura e fotografia che organizza<br />
corsi, mostre e rassegne con i più<br />
importanti fotografi internazionali.<br />
Dal 1987 inizia ad occuparsi<br />
di temi sociali ed internazionali;<br />
per un periodo si trasferisce a Cuba,<br />
lavorando sui vari aspetti <strong>del</strong>l’isola.<br />
Ha pubblicato sulle più importanti<br />
testate italiane e straniere,<br />
tra le quali Stern, Zeit Magazine,<br />
Cosmopolitan, New York Times,<br />
Sunday Times, Glamour, Der Spiegel,<br />
Il Venerdì, Panorama, L’Espresso,<br />
Vanity Fair, Max e Amica. Ha inoltre<br />
realizzato, insieme alla giornalista<br />
Petra Reski, un libro su Rita Atria<br />
e le pentite <strong>del</strong>la mafia, edito<br />
in Germania da Hoffmann Und Campe;<br />
un libro di Marcelle Padovani<br />
su Giovanni Falcone, in Spagna;<br />
a Palermo“Auguri Comandante!<br />
È nata una femmina” per le Edizioni<br />
<strong>del</strong>la Battaglia mentre in Francia<br />
con Desmart. Il suo impegno<br />
fotografico ha coinciso con un grande<br />
interesse per la situazione siciliana<br />
e al fenomeno mafioso ha segnato<br />
tutto il corso <strong>del</strong>la sua opera.<br />
Due nipoti di Girolamo<br />
Liggio, cugino <strong>del</strong> boss<br />
mafioso Luciano Liggio.<br />
Le donne hanno un ruolo<br />
fondamentale nella<br />
sottocultura mafiosa.<br />
Le prime imputate<br />
risalgono al 1928,<br />
anno <strong>del</strong> processo<br />
alla mafia <strong>del</strong>le Madonie.<br />
Corleone, 2000<br />
> Mafia<br />
SHOBHA / CONTRASTO<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 9 |
| 10 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
Sopra, una <strong>del</strong>le figlie di Totò Riina.<br />
A sinistra, la casa di Giacinto<br />
di Salvo a Bagheria in cui Bernardo<br />
Provenzano è stato ospitato<br />
e, qui a fianco, il palazzo<br />
in cui vivono la moglie e il figlio<br />
<strong>del</strong> boss a Corleone.<br />
Pagina di destra, in alto, la cognata<br />
di Totò Riina mentre cammina<br />
per le vie di Corleone.<br />
Sotto, Mormino, l’avvocato<br />
dei mafiosi, al teatro Massimo<br />
di Palermo con la moglie.<br />
Sicilia, 1998/2002<br />
SHOBHA / CONTRASTO<br />
| fotoreportage |<br />
> Mafia<br />
| valori | 11 |
| fotoreportage |<br />
| 12 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
In alto, da sinistra a destra: il magistrato<br />
Marisa Sabella; Antonio Ingroia, sostituto<br />
procuratore di Palermo; l’avvocato Rosalba<br />
Di Gregorio nel suo studio; il magistrato<br />
Antonio Caponnetto, morto nel 2002;<br />
Teresa Principato, sostituto procuratore<br />
presso la direzione distrettuale antimafia<br />
di Palermo; Piero Grasso, capo <strong>del</strong>la procura<br />
nazionale antimafia.<br />
Sicilia 1994/2005<br />
Fila centrale: a sinistra, la statua di Padre Pio<br />
fatta costruire da Giacinto di Salvo<br />
(uomo di Provenzano) a Bagheria;<br />
a destra, la spiaggia di Mon<strong>del</strong>lo a Palermo,<br />
dove lo stesso Provenzano andava a passeggiare.<br />
Sicilia, 2002<br />
Fila in basso, da sinistra a destra: Capaci,<br />
monumento sull’autostrada in memoria<br />
di Giovanni Falcone; i funerali <strong>del</strong> giudice<br />
Paolo Borsellino a Palermo, ucciso nel 1992;<br />
via Carlo Alberto Dalla Chiesa;<br />
Ciaculli, periferia di Palermo, il corpo<br />
di Benedetto Grato assassinato per strada<br />
nel 1984; bambini davanti al monumento<br />
dedicato alle vittime <strong>del</strong>la lotta contro la mafia;<br />
Brancaccio, Palermo, il funerale di Padre<br />
Puglisi, ucciso dalla mafia nel 1993.<br />
Sicilia 1984/2004<br />
| fotoreportage |<br />
> Mafia<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 13 |<br />
SHOBHA / CONTRASTO
| 14 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
Sopra, Santina Rizzo Barafranca:<br />
suo figlio di 11 anni è stato ucciso<br />
per essere stato testimone<br />
di un omicidio mafioso.<br />
A sinistra, Chiara Azzolini, figlia<br />
<strong>del</strong> gioielliere ucciso dalla mafia<br />
assieme al fratello, la madre<br />
si è suicidata dopo alcuni giorni;<br />
qui a fianco, Rita Atria, una <strong>del</strong>le<br />
prime e più giovani pentite, si è<br />
suicidata dopo l’assassinio <strong>del</strong> giudice<br />
Borsellino col quale collaborava.<br />
Pagina di destra, in alto,<br />
commemorazione di Giovanni Falcone<br />
e Paolo Borsellino, un anno dopo<br />
la strage. Sotto, Felicia Bartolotta<br />
Impastato mostra una fotografia<br />
<strong>del</strong> figlio Peppino, ucciso dalla mafia<br />
nel maggio <strong>del</strong> 1978.<br />
Sicilia, 1998/2002<br />
| fotoreportage |<br />
> Mafia<br />
| valori | 15 |
a cura di Paola Fiorio, Francesca Paola Rampinelli e Giovanni Vignali<br />
dossier<br />
Il cartello che segnala l’ingresso alla città<br />
simbolo <strong>del</strong>lo strapotere <strong>del</strong>le cosche<br />
calabresi che secondo le più recenti analisi<br />
realizzano un fatturato annuo di 36 miliardi<br />
di euro, pari al 3,6 <strong>del</strong> Pil nazionale. Un impero<br />
economico fatto di traffico di armi e droga,<br />
ma anche di appalti pubblici e estorsione<br />
e che produce un enorme liquidità.<br />
Locri, 2006,<br />
Mafia<br />
| 16 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
I lamponi <strong>del</strong> vescovo come segnale >18<br />
L’incredibile storia <strong>del</strong>la Madonna di Polsi >20<br />
I tanti legami tra cosche e politica >22<br />
Promosse le coop ma mancano gli imprenditori >25<br />
Le ferre contro il ricatto<br />
Per combattere il potere criminale non bastano investigatori e poliziotti<br />
L’esperienza calabrese fa paura perchè dimostra che si può vivere senza la mafia<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 17 |<br />
STEFANO SNAIDERO / CONTRASTO
| dossier | mafia |<br />
I lamponi<br />
<strong>del</strong> vescovo<br />
come segnale<br />
di cambiamento<br />
di Francesca Paola Rampinelli<br />
«N<br />
ho scomunicato la ‘ndrangheta; ho scomunicato chi ha compiuto atti violenti<br />
contro la vita». Lo afferma deciso il vescovo di Locri, Monsignor Giancarlo<br />
Maria Bregantini in risposta a chi gli chiede <strong>del</strong> gesto con cui ha risposto all’ennesimo<br />
attentato contro la cooperativa che grazie al suo imput da quasi dieci anni dà<br />
lavoro ai figli dei boss in Aspromonte. L’iniziativa <strong>del</strong> vescovo deve dare veramente fastidio<br />
da queste parti visto che, a meno di un mese dalla scomunica, l’azienda non profit<br />
è stata nuovamente colpita da un atto di vandalismo che ha causato danni meno<br />
gravi dal punto di vista economico ma ha ripetuto l’avvertimento che era appena stato<br />
lanciato. «Occorre coscientizzare chi viola la vita e la scomunica vale in questo caso<br />
come nel caso in cui si sanziona chi pratica l’aborto», spiega monsignor Bregantini<br />
mentre corre da un appuntamento all’altro.<br />
L’attacco <strong>del</strong>la ‘ndrangheta<br />
contro le serre<br />
è un avvertimento<br />
contro un messaggio<br />
forte di <strong>riscatto</strong><br />
DISOCCUPAZIONE [2004]<br />
14,3%<br />
CALABRIA<br />
10,8%<br />
COSENZA<br />
13,1%<br />
CATANZARO<br />
19,2%<br />
REGGIO<br />
CALABRIA<br />
16,4%<br />
CROTONE<br />
| 18 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
Fonte: Diset<br />
12,5%<br />
VIBO<br />
VALENTIA<br />
VALORE AGGIUNTO [TOT AL NETTO SIFIM, DATI 2003 IN MLN EURO]<br />
21.584<br />
CALABRIA<br />
8.849<br />
COSENZA<br />
4.942<br />
CATANZARO<br />
7.852<br />
Fonte: Istituto Tagliacarne<br />
2.196<br />
REGGIO<br />
CALABRIA<br />
1.992<br />
CROTONE<br />
VIBO<br />
VALENTIA<br />
«È chiaro che indirettamente si scomunica la mafia ma io non ho<br />
nemmeno nominato la ‘ndrangheta» spiega Bregantini. «La Chiesa<br />
non può restare a guardare mentre si fanno sempre più feroci gli attacchi<br />
alla vita; nelle ultime settimane sul nostro territorio gli episodi<br />
sanguinosi si sono succeduti al ritmo di uno al giorno. Bisogna<br />
sanzionare anche chi viola una fonte di vita come il lavoro e la terra,<br />
d’altra parte fin da tempi remotissimi la Chiesa ha scomunicato<br />
chi, per esempio, violava le viti».<br />
Naturalmente il gesto <strong>del</strong> vescovo ha destato scalpore in tutta Italia<br />
e ancora maggior effetto fa in una realtà dove la religione e la religiosità<br />
assumono valenze sociali sconosciute al resto <strong>del</strong> paese.<br />
«Qui le reazioni tra la gente sono state principalmente di due tipi»<br />
spiega ancora il vescovo «da una parte si è vista la scomunica come<br />
momento provvidenziale per educare le coscienze, altri invece<br />
hanno sostenuto che forse era meglio usare la misericordia ma io rispondo<br />
che per la misericordia c’è sempre ancora spazio. Infatti la<br />
Chiesa ha sempre usato la scomunica come momento penitenziale<br />
temporaneo che deve stimolare la consapevolezza <strong>del</strong> male per poi<br />
riaccogliere dopo il pentimento».<br />
Insomma un uomo deciso questo vescovo trentino da una dozzina<br />
di anni trapiantato a Locri che, nonostante le ripetute minacce, non<br />
ha mai voluto sentir parlare ne di scorta ne di protezione perché “non<br />
LE COOPERATIVE<br />
FUNZIONANO SE HANNO<br />
UNA FORTE SPINTA ETICA<br />
LE COOPERATIVE SOCIALI QUI FUNZIONANO perché hanno un’anima, dei valori<br />
che le sostengono, dove invece le cooperative devono creare valore non funzionano:<br />
non c’è cultura imprenditoriale. È la sintesi di un mondo che in Calabria, e in<br />
Locride particolarmente, assume un peso ben più rilevante che nel resto d’Italia.<br />
Nella regione infatti si contano più di 20 mila cooperative di cui la metà di matrice<br />
religiosa contro le circa 25 mila imprese profit con almeno un dipendente.<br />
Il nodo <strong>del</strong>la mancanza di spirito imprenditoriale è decisamente arduo<br />
da superare se si aggiunge alle difficoltà proprie <strong>del</strong> territorio date dalla massiccia<br />
presenza di ‘ndrangheta e massoneria. L’impressione è proprio che dove non c’è<br />
una forte spinta etica in realtà anche le cosiddette cooperative sociali ricadano<br />
nel vizio <strong>del</strong>l’assistenzialismo. Uno dei soci di una storica cooperativa di Locri<br />
fa notare che rispetto al denaro piovuto sul paese con i patti territoriali dal 1999<br />
al 2000 ben poche sono le realtà “sociali” finanziate che sono sopravvissute.<br />
Diverso è il discorso per l’ampio progetto messo in piedi dal vescovo di Locri<br />
Monsignor Brigantini. In circa un decennio di attività un fenomeno che era partito<br />
in sordina si è trasformato in una valanga: tra cooperative sociali, cooperative<br />
non sociali e altre imprese, legate al Consorzio Goel, che fa riferimento<br />
al vescovo appunto, sono 152, con 726 soci e 1315 occupati con un ammontare<br />
<strong>del</strong> fatturato aggregato pari 16.260 mila euro.<br />
Nel “manifesto programmatico” presentato da Goel a novembre <strong>del</strong> 2005,<br />
subito dopo l’omicidio Fortugno, tra le azioni necessarie per cominciare<br />
ad emergere da questa realtà è particolarmente forte la richiesta di valorizzare<br />
le cooperative sociali di tipo B (quelle cioè che fanno inserimento lavorativo<br />
<strong>del</strong>le persone svantaggiate). Intanto “una cooperativa sociale è espressione<br />
<strong>del</strong>la comunità locale e dunque palestra di partecipazione e cittadinanza attiva”<br />
inoltre è una scuola di alta imprenditorialità, in quanto rendere sostenibile<br />
una cooperativa sociale di tipo B è molto più difficile che far quadrare i conti<br />
di una qualsiasi impresa” e per finire “la cooperazione sociale è una spazio<br />
di integrazione e solidarietà capace di includere persone che altrimenti<br />
verrebbero inevitabilmente escluse dal mercato <strong>del</strong> lavoro alimentando<br />
il disagio da cui attinge la ‘ndrangheta”.<br />
sarebbe un bel segnale per la popolazione” e che al problema <strong>del</strong> lavoro<br />
ha fin da subito risposto che dove non c’è lavoro bisogna inventarlo.<br />
L’invenzione <strong>del</strong> vescovo si è concretizzata nell’intuizione che anche<br />
sulle montagne <strong>del</strong>l’Aspromonte si potevano coltivare i piccoli<br />
frutti che si coltivano in Trentino ma, vista la differenza <strong>del</strong> clima, d’inverno<br />
invece che d’estate (“perché la sinergia dia i massimi risultati<br />
dobbiamo produrre a stagioni alterne spiegano i tecnici <strong>del</strong>le serre”).<br />
La Cooperativa Valle <strong>del</strong> Bonamico produce piccoli frutti e, grazie<br />
alla collaborazione con i tecnici trentini specializzati in questo<br />
campo, è arrivata a produrre circa 200 quintali di piccoli frutti all’anno<br />
pari al 10% <strong>del</strong>la produzione nazionale e per dimostrare “disaccordo”<br />
nei confronti <strong>del</strong>l’iniziativa è bastato <strong>del</strong> diserbante nella<br />
botte <strong>del</strong> concime. Con questo semplicissimo sistema infatti alla fine<br />
di marzo sono state letteralmente bruciate più di diecimila piantine<br />
di lampone rifiorente per almeno 120 quintali di frutti con dan-<br />
ni stimati approssimante per duecentomila<br />
euro. «Non si tratta di un gesto contro una<br />
realtà economica che da fastidio» spiega il<br />
vescovo «il gesto è contro l’idea, contro la<br />
mentalità di <strong>riscatto</strong>». Quello che la mafia<br />
non può tollerare insomma è il concetto che<br />
si possa fare qualcosa, qualsiasi cosa senza<br />
sottostare alle sue regole, oltre al fatto che,<br />
come sottolinea ancora monsignor Bregantini<br />
rispondendo alle polemiche che lo accusano<br />
di dare lavoro ai parenti degli affiliati<br />
alle cosche «il vero certificato antimafia qui<br />
è il lavoro onesto; se rifiutiamo di far lavorare<br />
il figlio di un mafioso lo condanniamo a<br />
fare la stessa fine di tutti i membri <strong>del</strong>la sua<br />
famiglia. Se vogliamo veramente togliere alla<br />
mafia chi rischia di essere risucchiato dobbiamo<br />
fornire un’alternativa valida».<br />
È lo stesso concetto che con parole anco-<br />
| dossier | mafia |<br />
IMPRESE ATTIVE EXTRA AGRICOLE [TOT. 2004 E VAR. MEDIA ULTIMI 5 ANNI]<br />
COSENZA [–1,2%] 44.428<br />
CATANZARO [+3,4%] 23.437<br />
REGGIO CALABRIA [+4,3%] 35.569<br />
CROTONE [+2,7%] 10.207<br />
VIBO VALENTIA [+3,2%] 10.029<br />
Fonte: Diset<br />
IL TERRITORIO<br />
Calabria<br />
Superficie: 15080 kmq<br />
Popolazione: 2.009.268<br />
Reggio Calabria<br />
Superficie: 3.183 kmq<br />
Popolazione:565.866<br />
Cosenza<br />
Superficie: 6.650 kmq<br />
Popolazione: 732.615<br />
Catanzaro<br />
Superficie: 2.391 kmq<br />
Popolazione: 368.923<br />
Crotone<br />
Superficie: 1.717 kmq<br />
Popolazione: 172.970<br />
Vibo Valentia<br />
Superficie: 1.139 kmq<br />
Popolazione: 168.894<br />
Fonte: Istat<br />
ra più dirette sostiene Vincenzo Linarello presidente <strong>del</strong> consorzio sociale<br />
Goel che raccoglie tutte le cooperative che fanno capo alle iniziative<br />
<strong>del</strong> vescovo. «Valle <strong>del</strong> Bonamico» afferma infatti Linarello<br />
«coinvolge volontariamente i figli dei mafiosi, non l’abbiamo mica fatta<br />
per i figli di papà! D’altra parte uno che esce dal carcere ed è interdetto<br />
dai pubblici uffici non avrà mai il certificato antimafia per poter<br />
avviare un qualsiasi tipo di impresa e solo un lavoro “rispettabile” potrà<br />
evitare che torni da mamma mafia. Quello che bisogna proporre infatti<br />
è qualcosa che possa competere con ciò che offre la mafia al di là<br />
dei valori: un lavoro competitivo anche dal punto di vista economico.<br />
Da un lato facciamo antimafia e dall’altro diamo lavoro ai figli dei mafiosi».<br />
«Non siamo oggetto di disturbo perché abbiamo guadagnato<br />
troppo» sottolinea il presidente di Goel «ma perché abbiamo sconfinato<br />
in logiche di potere. Infatti il consorzio è nato dall’idea di costruire<br />
una rete di operatori per guadagnare forza e autorevolezza. Vuole essere,<br />
non solo una struttura d’impresa, ma anche una struttura politica<br />
al punto che puntiamo a portarla a livello regionale con il progetto<br />
WelfareCalabria anche se siamo coscienti <strong>del</strong> rischi che ciò comporta».<br />
«Vogliamo assumere cioè non solo un carattere difensivo ma anche<br />
alzare il tiro». Spiega Linarello: «ci rendiamo conto che se oggi il<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 19 |
NON SI FERMANO I RAGAZZI<br />
DI “AMMAZZATECI TUTTI”<br />
IL LORO STRISCIONE (E adesso ammazzateci tutti)<br />
ha fatto il giro <strong>del</strong> mondo. Sono i ragazzi di Locri che all’indomani <strong>del</strong>l’omicidio<br />
di Francesco Fortugno davanti al seggio elettorale per le primarie <strong>del</strong>l’Unione,<br />
il 16 ottobre <strong>del</strong>lo scorso anno, sono scesi in piazza per urlare tutto il loro<br />
sdegno e dire basta. Basta con la criminalità organizzata, con gli attentati<br />
mafiosi, con gli omicidi.<br />
A distanza di sei mesi la loro voce non si è spenta e in aprile il Consiglio<br />
regionale ha presentato un libro su di loro, “I ragazzi di Locri”, per l’appunto.<br />
Ma da quella manifestazione di ottobre sono nate anche altre importanti<br />
iniziative. Come il Forum per la resistenza e la verità (Fo.re.ver) istituito<br />
presso palazzo Nieddu, a Locri, lo stesso dove Fortugno fu ucciso. «Abbiamo<br />
voluto dare a questi ragazzi un luogo di interlocuzione e di incontro», spiega<br />
il sindaco Carmelo Barbaro. Per comunicare con gli altri ragazzi d’Italia, poi,<br />
INDICE DI PERMEABILITÀ MAFIOSA [2005]<br />
52,7 PUNTI<br />
REGGIO CALABRIA<br />
L<br />
| 20 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
O SPIRITO DEI CALABRESI e, in modo particolare degli abitanti<br />
<strong>del</strong>la Locride, è splendidamente sintetizzato da un brano<br />
tratto dalla “Storia <strong>del</strong>la Calabria, dall’antichità ai giorni<br />
nostri” di Augusto Placanica che, riferendosi al<br />
profondo malgoverno che “ha pervaso la cultura<br />
di Calabria” determinando per la regione un “malinconico<br />
destino”, definisce l’identità calabrese<br />
come quell’insieme di “valori e comportamenti, e<br />
dunque l’orgoglio e l’originalità, il culto <strong>del</strong>l’intelligenza<br />
e <strong>del</strong> sapere, le capacità contestative, il<br />
rifiuto <strong>del</strong>le imposture <strong>del</strong> potere”.<br />
Eppure questi valori positivi, che ancora oggi<br />
si leggono chiaramente nelle azioni concrete<br />
<strong>del</strong>le persone che cercano di risollevare la regione<br />
dalla pesante oppressione <strong>del</strong>l’ndrangheta e<br />
<strong>del</strong>la massoneria, sono stati nel corso <strong>del</strong>la storia<br />
schiacciati da comportamenti commissivi ed omissivi<br />
che determinato la situazione attuale.<br />
Un esempio <strong>del</strong>le contraddizioni profonde legate al<br />
i giovani di Locri hanno anche fatto un sito internet. Insomma non si è fermata<br />
la meglio gioventù calabrese e in occasione <strong>del</strong>le elezioni ha mandato<br />
il suo segnale ai politici invitandoli a sottoscrivere un Patto etico per la legalità<br />
con cui si impegnano a rifiutare qualsiasi apporto elettorale da parte<br />
di persone sottoposte a misure di sorveglianza speciale.<br />
Qualcuno ha pensato che fossero strumentalizzati, ma Valeria Buccisano,<br />
segretario Ds di Locri taglia corto: «è un movimento spontaneo. Se ha una<br />
direzione politica questo è dato dal fatto che ognuno di loro ha una propria<br />
appartenenza politica». Paola Fiorio<br />
carattere di questa terra è quello <strong>del</strong>la festa <strong>del</strong>la Madonna<br />
di Polsi o Madonna <strong>del</strong>la Montagna che si festeggia<br />
l’1 e 2 settembre presso il Santuario di Maria <strong>del</strong>la<br />
Montagna, nella Vallata <strong>del</strong> Bonamico presso il paese<br />
di San Luca, nel cuore <strong>del</strong>l’Aspromonte.<br />
Il suggestivo santuario incastonato nella montagna,<br />
in occasione <strong>del</strong>la festa <strong>del</strong>la Madonna, è da sempre meta<br />
di un fervente pellegrinaggio e, contemporaneamente,<br />
sede <strong>del</strong>le riunioni plenarie <strong>del</strong>la ‘ndrangheta, come<br />
spesso ripetuto nei dossier <strong>del</strong>la Commissione parlamentare<br />
antimafia che segnalano come le decisioni importanti<br />
e gli accordi tra le diverse ‘ndrine vengano prese<br />
spessissimo in occasione <strong>del</strong>la festa di settembre.<br />
Già le modalità <strong>del</strong>la festa con la folla che si accalca<br />
cantando al ritmo <strong>del</strong>le zampogne e dei tamburelli e i sacrifici<br />
di capre che, fino a poco tempo fa venivano sgozzate<br />
sul sagrato <strong>del</strong>la Chiesa, ricorda più un rito pagano<br />
che una festività cristiana. Recentemente però il vescovo<br />
di Locri ha risposto alle richieste indignate di chi tro-<br />
movimento viene tollerato per la presenza di un<br />
vescovo così benvoluto sul territorio, il tentativo<br />
di espansione farà cambiare le cose sia a livello di<br />
mafia che di massoneria deviata».<br />
Il problema locale infatti non si chiama solo<br />
mafia ma anche massoneria deviata ed è tra le maglie<br />
e gli intrecci <strong>del</strong>le due organizzazioni che bisogna destreggiarsi. «La<br />
mafia attacca chi dà fastidio o direttamente con gli attentati o con la<br />
diffamazione grossolana per cui, per esempio tutti i morti ammazzati<br />
hanno torto e comunque sono stati uccisi per questioni sentimentali,<br />
la massoneria deviata invece è molto più sottile e ricorre all’insinuazione<br />
più indiretta mettendo in giro voci e sospetti».<br />
Il vescovo si è preoccupato anche <strong>del</strong> dato pratico e ha chiesto un<br />
aiuto economico a tutte le diocesi Italiane per sanare il danno. «Per evitare<br />
qualunque insinuazione circa l’uso che si farà <strong>del</strong> denaro in arrivo»<br />
precisa Linarello «abbiamo aperto un conto corrente i cui movimenti<br />
verranno resi noti quotidianamente su Internet e, se verrà<br />
raccolta una cifra superiore a quanto necessario per riparare il danno<br />
alla serra, verrà istituito un fondo per la legalità». .<br />
In occasione <strong>del</strong> tradizionale pellegrinaggio estivo al Santuario nascosto tra le montagne <strong>del</strong>l’Aspromonte presso San Luca si svolgono i raduni plenari <strong>del</strong>la ‘ndrangheta<br />
La processione<br />
<strong>del</strong>la Madonna<br />
di Polsi o Madonna<br />
<strong>del</strong>la Montagna<br />
che si festeggia<br />
nel cuore<br />
<strong>del</strong>l’Aspromonte<br />
l’1 e 2 settembre.<br />
32,2 PUNTI<br />
CROTONE<br />
30,9 PUNTI<br />
CATANZARO<br />
28,1 PUNTI<br />
VIBO VALENTIA<br />
24.5 PUNTI<br />
COSENZA<br />
La Madonna di Polsi, mafia e devozione<br />
di F. P. Rampinelli<br />
Fonte: Eurispes<br />
INTIMIDAZIONI MAFIOSE ALLE AMMINISTRAZIONI LOCALI [2000-2004]<br />
121<br />
REGGIO CALABRIA<br />
32<br />
CROTONE<br />
46<br />
CATANZARO<br />
68<br />
VIBO VALENTIA<br />
Fonte: Eurispes<br />
56<br />
COSENZA<br />
CONSIGLI COMUNALI SCIOLTI [1991-2005]<br />
19<br />
REGGIO CALABRIA<br />
7<br />
3 2<br />
CROTONE CATANZARO<br />
vava barbaro il sacrificio degli animali rispondendo che<br />
si tratta di una tradizione millenaria e chi quindi, in<br />
quanto tale, va conservata.<br />
Anche la Madonna oggetto di tanta devozione rappresenta<br />
una sintesi <strong>del</strong> carattere dei suoi devoti. Infatti,<br />
scrive Corrado Alvaro, uno dei maggiori scrittori calabresi<br />
nato proprio a San Luca: «La madonna é opera<br />
siciliana <strong>del</strong> secolo XVI, scolpita nel tufo e colorata, due<br />
occhi bianchi e neri, fissi che guardano da tutte le parti<br />
... Questa madonna non ha nulla di dolce, bensì d’imperioso,<br />
nessuno può muoverla dalla sua nicchia senza<br />
che avvenga il terremoto, e per poterla portare in processione<br />
... se n’è fatta una copia, ma più leggera ...».<br />
D’altra parte anche le grida di rito che lanciano le donne<br />
rivolte alla statua al termine <strong>del</strong>la processione nulla<br />
hanno di mite e misericordioso ma esprimono anzi una<br />
fede testarda e determinata: «… eu non mi movu di cca<br />
si la grazia Maria non mi fa …» (io non mi sposto da qua<br />
se la Maria non mi concede la grazia)..<br />
Fonte: Eurispes<br />
VIBO VALENTIA COSENZA<br />
1<br />
Niki Vendola<br />
ha presentato<br />
qualche anno fa<br />
un’interrogazione<br />
parlamentare<br />
sulla comunità<br />
Rom di Lamezia.<br />
| dossier | mafia |<br />
A LAMEZIA I ROM<br />
NON SONO PIÙ NOMADI<br />
LA COMUNITÀ DELLA CITTADINA CALABRESE è stanziale<br />
da secoli ma non integrata con il territorio. «Non è grandissima,<br />
sono circa 600 persone, ma è qui stanziale da moltissimo<br />
tempo e non è ancora integrata con il territorio» afferma<br />
Marina Galati, psicologa, membro <strong>del</strong>la Comunità Progetto Sud<br />
di Lamezia e presidente <strong>del</strong>la cooperativa sociale Ciarapanì,<br />
parlando <strong>del</strong>la comunità rom di Lamezia Terme. Gli zingari<br />
<strong>del</strong> gruppo Rom, oggi più o meno seimila, sono presenti<br />
in Calabria sin dal XIV secolo, vivono in modo stabile<br />
in quattro comunità, a Lamezia Terme, Catanzaro, Cosenza<br />
e Reggio Calabria.<br />
Galati ha fondato la cooperativa Ciarapanì, in lingua rom<br />
“tenda che protegge dalla bufera”, per favorire l’integrazione<br />
con la popolazione locale a partire da quella dei giovani.<br />
Qualche anno fa l’attuale presidente <strong>del</strong>la regione Puglia,<br />
Nichi Vendola, presentò un interrogazione parlamentare<br />
spiegando che «in contrada Scordovillo di Lamezia Terme sorge<br />
una baraccopoli costruita sotto il muro <strong>del</strong>la ferrovia<br />
e circondata da una discarica di rifiuti urbani che ne <strong>del</strong>imitano<br />
i contorni; le baracche di tavole e pezzi di lamiera ondulata<br />
che formano il campo dove vivono circa 700 Rom calabresi<br />
sono <strong>del</strong> tutto prive di servizi igienici, acqua corrente e spesso<br />
di energia elettrica; a Scordovillo i bambini giocano con i rifiuti<br />
e i topi scorazzano per le baracche che d’inverno quando piove<br />
sia allagano in continuazione. Nel campo sono di casa<br />
le malattie dei poveri come il tifo, il rachitismo, la meningite<br />
e l’epatite virale - quest’ultima praticamente endemica».<br />
Vendola aggiungeva che «alla risoluzione <strong>del</strong> problema<br />
abitativo va affiancato un programma straordinario<br />
di inserimento lavorativo al fine di dare dignità<br />
e sussistenza ai Rom di Lamezia Terme;<br />
in passato la sperimentazione di alcune borse<br />
lavoro ha dato risultati eccezionali.<br />
Là dove le opportunità sono state offerte<br />
a donne e giovani Rom, esse sono state<br />
ampliamente colte producendo un <strong>riscatto</strong><br />
<strong>del</strong>le persone nonché un’ottima qualità<br />
<strong>del</strong>le prestazioni”. Anche Galati fa<br />
insistentemente riferimento alla necessità,<br />
prima di tutto, di lavoro “come luogo<br />
di sicurezza sociale» e «come ruolo di<br />
ed espressione di cittadinanza per tutti».<br />
Il santuario è da sempre meta<br />
di un fervente pellegrinaggio<br />
e nello stesso tempo sede <strong>del</strong>le<br />
riunioni plenarie <strong>del</strong>le cosche<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 21 |
FATTURATO DA MULTINAZIONALE<br />
PER LE ’NDRINE<br />
UN GIRO D’AFFARI DA CAPOGIRO quello <strong>del</strong>la ‘ndrangheta.<br />
Secondo una stima di Eurispes, che si è messa a fare i conti in tasca<br />
alla criminalità organizzata calabra, il bilancio <strong>del</strong> 2004 ammontava<br />
a quasi 36 miliardi di euro, pari al 3,4 <strong>del</strong> Pil nazionale.<br />
«La criminalità limita la crescita socio-culturale <strong>del</strong>la Calabria»,<br />
spiega Raffele Rio, presidente <strong>del</strong>la sede regionale <strong>del</strong>l’Eurispes.<br />
«Abbiamo voluto dare un contributo per fronteggiare il crimine organizzato».<br />
E la prevenzione, Rio ne è convinto, passa anche attraverso la diffusione<br />
<strong>del</strong>la conoscenza <strong>del</strong> fenomeno e <strong>del</strong>la sua pericolosità. «La ‘ndrangheta<br />
è ormai una holding finanziaria. Si muove con gli stessi criteri, distrugge<br />
i competitors e impoverisce quotidianamente cultura ed economica calabra».<br />
Nel dettaglio, il traffico di droga si conferma il settore più remunerativo<br />
per le’ndrine che dal settore intascano 22,3 miliardi. Proventi da far invidia<br />
a una multinazionale anche dagli appalti pubblici truccati con una stima<br />
di 4,7 miliardi di euro, ben il 18,6% <strong>del</strong>la ricchezza complessiva prodotta<br />
in Calabria. Seguono a ruota traffico d’armi e prostituzione<br />
che complessivamente rappresentano 4,6 miliardi di euro tra le voci attive<br />
<strong>del</strong> bilancio <strong>del</strong>la criminalità organizzata. 4,1 miliardi di euro vengono invece<br />
dal mercato <strong>del</strong>l’usura che, spiega l’Eurispes, non è gestito direttamente<br />
“E<br />
ADESSO AMMAZZATECI TUTTI”. Pochi giorni dopo l’uccisione di<br />
Francesco Fortugno, una consistente fetta di società civile<br />
calabrese manifestò in piazza. L’omicidio <strong>del</strong> vicepresidente<br />
<strong>del</strong> Consiglio regionale, medico <strong>del</strong>-<br />
di Giovanni Vignali l’ospedale di Locri, ha rappresentato uno<br />
dei punti più alti di sfida <strong>del</strong>la ‘ndrangheta<br />
alla politica e allo Stato. Una sfida che i magistrati di Catanzaro e Reggio<br />
Calabria hanno saputo cogliere rispondendo con gli arresti di nove<br />
persone - di cui quattro accusate di essere i componenti <strong>del</strong> commando<br />
che freddò Fortugno - ma ancor di più con una serie di inchieste che<br />
sono andate in profondità, a scandagliare gli intrecci fra malavita organizzata,<br />
pezzi di amministrazione, professionisti prestati al malaffare,<br />
fiancheggiatori vari, nonché ovviamente la manovalanza <strong>del</strong> crimine.<br />
I settori coinvolti sono i più disparati. La sanità innanzi tutto, con il rapporto<br />
<strong>del</strong>la Commissione guidata dal prefetto Paola Basitone, per far luce<br />
su quanto accaduto a Locri. Il quadro che inizia ad emergere - e che<br />
dovrà ora essere verificato con ulteriori approfondimenti - tratteggia<br />
scenari che potrebbero fornire spunti importanti, mente si tenta di dipanare<br />
la nebbia attorno ai mandanti <strong>del</strong>l’assassinio <strong>del</strong> politico. L’Asl<br />
di Locri viene descritta come un centro d’affari e di potere, con un bi-<br />
dalle cosche, ma si avvale di personaggi ad esse contigui che rappresentano<br />
il legame tra la società civile e quella mafiosa. Per monitorare le infiltrazioni<br />
criminali nel territorio, l’Eurispes ha anche realizzato un Indice di permeabilità<br />
mafiosa (Ipm) valutando le variabili socio-economiche <strong>del</strong>le cinque province<br />
calabresi. La classifica 2005 assegna per il secondo anno consecutivo il primato<br />
negativo a Reggio Calabria, cui fa capo la fascia territoriale <strong>del</strong>la locride.<br />
A far conquistare i vertici <strong>del</strong>la graduatoria al capoluogo regionale sono stati<br />
i 19 comuni sciolti per infiltrazioni mafioso dal 1991 al 2005, gli atti intimidatori<br />
contro gli amministratori locali (ben 121 tra il 2000 e il 2004) e il tasso<br />
di disoccupazione (19,2% nel 2004). Paola Fiorio<br />
IL FATTURATO DELLA ’NDRANGHETA<br />
DROGA 22.340<br />
APPALTI 4.703<br />
PROSTITUZIONE 2.352<br />
USURA ED ESTORSIONE 4.116<br />
ARMI 2.352<br />
TOTALE 35.863<br />
Fonte: Eurispes / Sole 24 Ore<br />
I tanti legami tra cosche<br />
e mondo politico<br />
Nel silenzio <strong>del</strong>la grande stampa le indagini <strong>del</strong>la magistratura possono scoperchiare molti intrecci<br />
lancio di 172 milioni di euro l’anno, due ospedali, 1700 dipendenti. Secondo<br />
quanto stabilito dalla Commissione, voluta dal ministero <strong>del</strong>l’Interno,<br />
almeno 75 sarebbero stati gli episodi <strong>del</strong>ittuosi ascrivibili agli<br />
interventi mirati a convincere quanti osavano denunciare le irregolarità<br />
interne. In una <strong>del</strong>le schede redatte dal gruppo di lavoro compare lo<br />
schema di potere <strong>del</strong>le cosche all’interno <strong>del</strong>l’ospedale, con 124 dipendenti<br />
indicati in rapporti di polizia come collegati alle principali<br />
‘ndrine che operano sul territorio, e 36 dipendenti rimasti uccisi in agguati<br />
di mafia. Gli ambiti sui quali si è andati a puntare l’indice sono<br />
quello degli appalti, per lo più affidati a trattativa privata e quindi aggirando<br />
la legge che impone bandi pubblici di gara. Ma anche i contratti<br />
firmati con aziende che si ripetono, o i cui referenti ritornano sempre<br />
uguali, quando non spalleggiati da prestanome, le convenzioni con cliniche<br />
private, i lavori di ristrutturazione, le forniture di presidi medici,<br />
hanno portato il prefetto e i suoi collaboratori a compilare un rapporto<br />
severissimo. Pagine che ora potrebbero costituire almeno in parte lo<br />
spunto per nuove inchieste, affidate stavolta alla magistratura. In contemporanea<br />
i pm di Reggio risalivano velocemente la catena di comando<br />
che ha eseguito il <strong>del</strong>itto: non abbastanza però per salvare la vita<br />
a un giovane calciatore di soli 28 anni, Vincenzo Cotroneo, che<br />
doveva comparire davanti ai pm per rendere la sua testimonianza ma<br />
che è stato ucciso la notte prima dai killer. Qualcuno li aveva avvertiti,<br />
a lui è rimasto solo il tempo per raccontare alla fidanzata, in diretta via<br />
cellulare, quanto stava accadendo: “Mi stanno ammazzando”. Sono<br />
pressapoco suoi coetanei i quattro indagati con l’accusa di aver sparato<br />
“come a un cane” contro Fortugno, alle 17 e 20 <strong>del</strong> 16 ottobre, a palazzo<br />
Nieddu: Salvatore Ritorto, considerato l’esecutore, Domenico Audino,<br />
l’autista, Carmelo Dessì e Domenico Novella, ritenuti i complici. Sarebbero<br />
tutti e quattro affiliati al clan dei Cordì; adesso gli inquirenti<br />
vogliono capire chi diede loro l’ordine di uccidere il politico calabrese.<br />
Molte armi e droga<br />
Negli stessi giorni, mentre lo Stato muoveva la sua controffensiva alla<br />
‘ndrangheta e tornava d’attualità anche un blitz piuttosto recente <strong>del</strong>le<br />
forze di polizia, “Operazione Intreccio”, che aveva consentito di sgominare<br />
un traffico d’armi e droga nella regione, la malavita organizzata<br />
non è rimasta inoperosa. Ha continuato ad inviare i suoi messaggi intimidatori<br />
a chi lavora concretamente, con coraggio, per dimostrare che<br />
un’alternativa esiste. Come giudicare altrimenti le dodicimila piantine<br />
di ribes, lamponi e mirtilli avvelenati da ignoti nella cooperativa “Valle<br />
<strong>del</strong> Bonamico”, azienda che si regge sull’opera di giovani<br />
tolti alla manovalanza mafiosa, nata grazie anche al sostegno<br />
<strong>del</strong> vescovo di Locri monsignor Giancarlo Bregantini?<br />
Il presidente, Pietro Schirripa, ha raccontato che questo<br />
danno – calcolato in diverse centinaia di migliaia di euro –<br />
è solo il più clamoroso e sfrontato di molti che si stanno<br />
susseguendo da tempo: sabotaggi di varia natura, forme di<br />
pressione per far desistere chi si impegna quotidianamente<br />
nella riuscita <strong>del</strong>l’impresa, tentativi di impaurire i responsabili<br />
e gli operai <strong>del</strong>la coop., facendo trovare loro gatti<br />
impiccati la mattina, alle porte <strong>del</strong>l’azienda.<br />
Lo striscione dei ragazzi di Locri non è un’iperbole: Cotroneo<br />
nè una testimonianza, i 37 dipendenti <strong>del</strong>l’Asl di<br />
Locri morti ammazzati, pure.<br />
Se la sanità è uno di quei settori sui quali si sta alzando<br />
il velo, a Catanzaro invece, nel mare magnum <strong>del</strong>le<br />
opere pubbliche finanziate dalla Comunità europea, i magistrati<br />
hanno rinvenuto le tracce per scoperchiare uno degli<br />
scandali ambientali più clamorosi degli ultimi decenni.<br />
Instradati dalla Corte dei conti, che segnalava il disastro<br />
<strong>del</strong>l’inquinamento <strong>del</strong>le spiagge calabresi nell’estate 2005,<br />
i pm hanno iniziato a seguire le strade invero alquanto<br />
contorte di decine di milioni di euro spariti, per depuratori<br />
che non depuravano e collettori fognari mai collaudati.<br />
Aziende che avrebbero dovuto smaltire rifiuti sulla cui<br />
condotta sono in atto riscontri minuziosi e un Commissariato,<br />
quello appunto dedicato all’emergenza ambientale,<br />
che dal 2000 al 2005 avrebbe operato in deroga alle norme<br />
nazionali e comunitarie in materia di appalti e di<br />
trasparenza, stando a ciò che hanno scritto i pm. Che l’estate<br />
2005 sia stata un disastro in Calabria l’hanno detto<br />
tutti: organi di stampa e privati cittadini, forze di polizia e<br />
magistratura. Il numero di turisti si è quasi dimezzato, la<br />
quantità di pattume che galleggiava fra le onde respingeva ogni giorno<br />
i bagnanti. Nelle carte <strong>del</strong>l’inchiesta “Poseidone” - così è stata ribattezzata<br />
- sono finiti in qualità d’indagati anche alcuni personaggi<br />
che contano, nella politica nazionale: Giovanbattista Papello, uomo di<br />
An molto vicino a Gasparri, Fabio Schettini, ex collaboratore di Frattini,<br />
nonché vero e proprio leader dei club di Forza Italia a Roma, Lorenzo<br />
Cesa, segretario nazionale <strong>del</strong>l’Udc. Tutti e tre soci<br />
<strong>del</strong>l’Spb Optikal Disc: una ditta che ha ricevuto i fondi nell’ambito<br />
<strong>del</strong> Programma regionale finanziato dall’Ue per<br />
creare posti di lavoro dalle parti di Cosenza, ma la cui vicenda<br />
ha lasciato a bocca aperta chi ha avuto modo di seguire<br />
le sue peripezie. Ricevuti i 5 miliardi che servivano<br />
per far partire l’impresa e passati i collaudi, è stata rilevata<br />
da un colosso <strong>del</strong>le intercettazioni telefoniche e ambientali,<br />
la Data General Security di Salvatore Di Gangi. Chi ha<br />
preso possesso successivamente di quel capannone non<br />
credeva ai propri occhi: mancavano ancora i collegamenti<br />
alla rete fognaria e parte <strong>del</strong> tetto, i macchinari contenuti<br />
all’interno erano imballati. In compenso a casa di<br />
uno degli indagati – Papello – sono state trovate trascrizioni<br />
di intercettazioni telefoniche illegali fra rappresentanti<br />
<strong>del</strong>la sinistra (Fassino e Folena, ndr) e il numero uno<br />
<strong>del</strong>l’Anas, Pozzi. Negli stessi giorni a Roma e a Milano<br />
esplodeva lo scandalo Laziogate e i titolari <strong>del</strong>l’inchiesta<br />
calabrese si rapportavano con i colleghi <strong>del</strong> resto d’Italia,<br />
per capire se questa <strong>del</strong>le spiate ai danni di politici non sia<br />
qualcosa di più di una mera coincidenza.<br />
Le perquisizioni ordinate a Catanzaro hanno fatto<br />
emergere una serie di ditte intrecciate fra loro come nel<br />
più classico mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>le scatole cinesi, capaci di accentrare<br />
su di sé gran parte dei finanziamenti pubblici e i cui<br />
fondatori erano sempre le stesse persone, o loro parenti.<br />
Appurato che i denari provenienti da Bruxelles non servivano<br />
per curare il mare calabrese, ora il punto è stabilire<br />
a cosa siano serviti, e dove siano finiti. Un’idea i pm<br />
se la sono iniziata a fare se è vero che hanno ordinato una<br />
serie di rogatorie internazionali per poter andare a verificare<br />
conti correnti lussemburghesi, svizzeri e francesi nei<br />
quali - sospettano - potrebbero essere finiti 500 milioni<br />
| 22 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 23 |<br />
LIBRI<br />
Corrado Alvaro<br />
Gente in Aspromonte.<br />
1930<br />
Garzanti Libri,<br />
Gli elefanti, Narrativa<br />
Stajano Corrado<br />
Africo. Una cronaca<br />
italiana di governanti<br />
e governati, di mafia,<br />
di potere e di lotta<br />
1979<br />
Einaudi, Gli struzzi<br />
Placanica Augusto<br />
Storia <strong>del</strong>la Calabria<br />
dall’antichità<br />
ai giorni nostri<br />
1993<br />
Donzelli, Saggi, storia<br />
e scienze sociali<br />
Campanella Tommaso<br />
La città <strong>del</strong> sole.<br />
1602<br />
Laterza, Economica<br />
Barillaro Giuseppe<br />
Calabria.<br />
Terra d’altri tempi.<br />
1950<br />
L’Autore Libri Firenze,<br />
Biblioteca 80, Narratori<br />
La Cava Mario<br />
I misteri <strong>del</strong>la Calabria.<br />
1952<br />
Jaca Book, Qualecultura<br />
Addante Pietro<br />
San Francesco di Paola<br />
1988<br />
San Paolo Edizioni,<br />
Santi e sante di Dio<br />
FIDUCIA NELLE ISTITUZIONI [INDICE 2004 E VARIAZIONE 2003]<br />
ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO [–5,1%] 70,5%<br />
FORZE DELL’ORDINE [–0,9%] 70,0%<br />
ISTITUZIONI RELIGIOSE [+1,3%] 69,7%<br />
MAGISTRATURA [+5,4%] 58,6%<br />
SINDACATI [–1,1%] 42,1%<br />
PARTITI POLITICI [–8%] 24,4%<br />
Fonte: Eurispes
“<br />
di euro, mille miliardi di lire.<br />
Politica, sanità, lavori pubblici, finanziamenti statali ed europei, il<br />
grande business <strong>del</strong>l’ambiente inteso nella sua accezione più ampia:<br />
dalla depurazione <strong>del</strong>le acque marine sino allo smaltimento dei rifiuti,<br />
come testimonia anche un’altra indagine partita a Reggio Calabria sulla<br />
gestione <strong>del</strong>le discariche, vera nota dolente di un bel pezzo di sud Italia.<br />
Scavando nelle pieghe <strong>del</strong>la cronaca degli ultimi mesi molto è emerso<br />
dall’omicidio Fortugno in poi. L’appoggio incondizionato che tutta<br />
Italia era pronta a promettere alla magistratura che opera in sede loca-<br />
| 24 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
N ATTENTATO NON SI NEGA A NESSUNO», scherza il sindaco di Locri,<br />
Carmelo Barbaro, ricordando quando qualche anno fa<br />
gli hanno bruciato l’automobile. Certo che l’avvelenamento<br />
<strong>del</strong>le serre di lamponi <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> Bonamico ha<br />
suscitato scalpore, scavalcando i confini <strong>del</strong>la locride.<br />
«Che qualcuno immagini di fare un attentato alle cosiddette<br />
serre <strong>del</strong> vescovo si commenta da solo dal punto di<br />
vista <strong>del</strong>la negatività», spiega il primo cittadino.<br />
Si è fatto un’idea <strong>del</strong> motivo?<br />
No, è stato un fatto inatteso. E tra l’altro non è qui vicino,<br />
ma nel territorio di Platì.<br />
Qualcuno polemizza con il vescovo sostenendo<br />
che nelle cooperative lavorano anche personaggi<br />
dal passato non cristallino o con legami familiari<br />
di stampo mafioso...<br />
Parliamo di un movimento cooperativo e le cooperative,<br />
quelle sociali, sono anche istituzionalmente e legislativamente<br />
orientate al recupero di<br />
fasce svantaggiate di popolazione,<br />
un termine molto ampio,<br />
rispetto al quale non va<br />
escluso l’ex detenuto. In que-<br />
” sto senso allora può anche<br />
darsi che nelle cooperative ci siano <strong>del</strong>le persone appartenute<br />
o che appartengono a famiglie all’interno <strong>del</strong>le quali<br />
c’è stato qualche problema.<br />
Ma la sua opinione qual è?<br />
Io ritengo che se un ex detenuto vuole lavorare e attraverso<br />
l’occasione di lavoro non commette più reati è un<br />
fatto positivo.<br />
Come agisce l’attività <strong>del</strong>le cooperative nella comunità<br />
di Locri?<br />
le, proprio dopo l’assassinio politico che pareva aver sconvolto il Paese,<br />
inizia peraltro a vacillare: i titolari di ricerche scomode si sono ritrovati<br />
gli ispettori ministeriali in ufficio più e più volte, inviati da Castelli in<br />
persona per verificare la correttezza <strong>del</strong> loro operato. Pochi ne hanno<br />
parlato, d’altronde come si dice in questi casi si tratta di un atto dovuto.<br />
Ma - a pochi mesi dai partecipati dibattiti televisivi sul “non lasciare<br />
mai più solo” chi opera in Calabria affinché la legge venga rispettata –<br />
questo è forse il peggior segno che qualcosa sta di nuovo cambiando<br />
perché tutto resti uguale a prima. .<br />
Il sindaco di Locri: “contro la ’ndrangheta<br />
non si è fatto abbastanza”<br />
Il primo cittadino <strong>del</strong>la “capitale” <strong>del</strong>le cosche reclama più impegno da parte <strong>del</strong>le istituzioni sia sul fronte <strong>del</strong>le indagini e <strong>del</strong>la repressione sia dal punto di vista sociale<br />
«U<br />
di Paola Fiorio<br />
Il timore a collaborare<br />
va compreso perché<br />
non è tempo né<br />
di eroi né di martiri<br />
Il sindaco di Locri,<br />
Carmelo Barbaro,<br />
ha ricevuto decine<br />
di minacce.<br />
A me sembra che le persone occupate in queste serre lavorino<br />
e quindi sia un risultato positivo. È chiaro che se ci sono<br />
altri problemi bisogna correggerli, a me però non risultano.<br />
Ma è una realtà economica così incidente da<br />
meritare un attentato?<br />
L’attentato può essere legato anche a fatti di poco conto.<br />
Ma qualunque siano la motivazione e il risultato, resta<br />
un fatto gravissimo.<br />
Secondo una relazione <strong>del</strong>la Commissione parlamentare<br />
antimafia le amministrazioni locali sono<br />
il primo terreno su cui le ‘ndrine cercano di infiltrarsi.<br />
Cosa ne pensa?<br />
La ‘ndrangheta nel mio comune non c’è. Naturalmente<br />
gli amministratori locali subiscono attentati innumerevoli<br />
ogni anno. Può essere perché l’amministratore dà fastidio<br />
all’attività criminale. Oppure perché l’amministratore<br />
ha qualche rapporto con l’attività criminale e quindi<br />
l’attentato può essere determinato dal non aver dato<br />
qualche riscontro. Tendo a ritenere che gli amministratori<br />
diano fastidio ai criminali, ma ovviamente vanno<br />
letti gli attentati caso per caso. Purtroppo, non ci sono<br />
evidenze investigative che ci aiutino a capire. Non mi risulta<br />
che si siano scoperti i responsabili <strong>del</strong>le centinaia di<br />
attentati che abbiamo ricevuto.<br />
Su cosa si basa l’economia <strong>del</strong>la locride?<br />
Locri è un paese di uffici. È sede di tribunale, azienda sanitaria<br />
locale, Inps, Inail, agenzia <strong>del</strong>le entrate. Ci sono<br />
decine di uffici sovracomunali con competenza su tutto<br />
il territorio, cioè 42 comuni. Siderno, invece, che il paese<br />
più grande <strong>del</strong>la locride, ha una connotazione più<br />
commerciale.<br />
Le attività commerciali fanno subito pensare al fe-<br />
ECONOMIA SOMMERSA<br />
Ricchezza prodotta 8.416 milioni di euro<br />
Contributi evasi: 23 milioni di euro<br />
Fonte: Eurispes<br />
Lavoro prima ancora<br />
che sicurezza: è quello<br />
che chiedono i calabresi<br />
nomeno <strong>del</strong> pizzo.....<br />
Non penso ci possano essere dubbi che si paga, un po’<br />
dappertutto in Meridione. È una manifestazione legata<br />
in modo inscindibile alla sicurezza dei territori. Qui siamo<br />
in un territorio non sicuro perché il contrasto alla<br />
criminalità ad oggi non è stato all’altezza <strong>del</strong>la situazione.<br />
Questo non produce una collaborazione adeguata<br />
e quindi quel timore a collaborare, che non va<br />
giustificato, va però compreso perché non è tempo né<br />
di eroi né di martiri.<br />
I cittadini che collaborano sembrano però lamentarsi<br />
proprio <strong>del</strong>la mancanza <strong>del</strong>le istituzioni…<br />
Le istituzione avrebbero dovuto e devono fare di più.<br />
Non voglio con questo giocare a rimpiattino tra Stato e<br />
periferia, tra magistrati e carabinieri. Siamo nel sud e c’è<br />
un tasso di illegalità abbastanza diffuso. Un po’ è una<br />
sorta di irregolarità fatto di tante piccole cose, dal divieto<br />
di sosta all’abuso edilizio. Quello è colpa nostra dagli<br />
amministratori locali al singolo cittadino perché ognuno<br />
di noi può alzare il proprio tasso di rispetto <strong>del</strong>le regole.<br />
La criminalità organizzata invece è un’altra cosa e<br />
rispetto a questa non si è fatto abbastanza. Francesco<br />
Fortugno è stato il 23esimo morto <strong>del</strong> 2005 nel comprensorio<br />
<strong>del</strong>la locride. Sono troppi, ci vogliono più risorse,<br />
più uomini, più qualità. Un momento repressivo<br />
più efficace è indefettibile.<br />
E lei, nei suoi cinque anni come primo cittadino,<br />
che cosa ha fatto per contrastare la criminalità<br />
organizzata?<br />
Noi amministriamo la cosa pubblica. Io devo fare scuole,<br />
strade, non sono addetto a prevenire i reati.<br />
Ma la legalità si sviluppa in vari ambiti…<br />
Io cerco di esercitarla, non la proclamo. .<br />
PROMOSSE LE COOPERATIVE<br />
MA MANCA LA CAPACITÀ<br />
IMPRENDITORIALE<br />
| dossier | mafia |<br />
LAVORO, ANCORA PRIMA CHE SICUREZZA. È quanto chiedono i calabresi, secondo un<br />
sondaggio Eurispes, a fronte di una disoccupazione <strong>del</strong> 14,3 per cento e che nella provincia<br />
di Reggio Calabria sfiora il 20 per cento. E anche chi un lavoro ce l’ha spesso viene pagato<br />
in nero. Per il 31 per cento degli occupati, infatti, non vengono versati i contributi.<br />
Ma lavoro e legalità in realtà sono concetti tutt’altro che separati. Perché creare posti<br />
di lavoro significa anche ridurre il bacino di utenza da cui può attingere la criminalità<br />
organizzata. Alzare i livelli di occupazione però non basta. «Dobbiamo mostrare ai giovani<br />
dei percorsi alternativi alle attività illecite», spiega Nicola Ritorto <strong>del</strong>la cooperativa Last,<br />
«ma dobbiamo anche dimostrare loro che è conveniente socialmente ed economicamente.<br />
Perché dall’altra parte la ‘ndrangheta gli mette davanti agli occhi subvalori molto allettanti».<br />
L’impegno <strong>del</strong>le cooperative in questo senso è chiaro e univoco, ma ovviamente dirlo<br />
non è come farlo. Oltre alle intimidazioni, chi cerca di far emergere una Calabria pulita<br />
e che lavora deve fare i conti soprattutto con la mancanza di una cultura imprenditoriale.<br />
«Nelle cooperative sono tutti autodidatti. Non c’è mai stata formazione di quadri, dirigenti<br />
e cooperanti» lamenta Piero Multari, amministratore di Afacounsulting, un’agenzia di sviluppo<br />
nel settore privato. “La formula <strong>del</strong>le cooperative ha finito così per essere assistenziale<br />
e non avere una cultura di impresa”. Si tratta insomma, secondo Multari, di belle iniziative,<br />
ma che senza formazione, informazione e divulgazione non portano sviluppo.<br />
«La cultura imprenditoriale», gli fa eco Francesco Macrì, presidente di Confagricoltura<br />
Calabria, «si costruisce quando si riesce a vivere <strong>del</strong>l’impresa e qui questo c’è ancora poco».<br />
Ma a proposito <strong>del</strong>le serre <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> Bonamico, Macrì ne rileva il forte impatto sociale<br />
«perché sono lavori che hanno un grande utilizzo di manodopera, non solo stagionale.<br />
Alla fine si fanno 150 giornate che in Calabria equivalgono a uno stipendio praticamente<br />
fisso». Questa effettivamente non è cosa da poco dato che il Pil pro capite regionale<br />
è di 12.855 euro, il più basso <strong>del</strong>la Penisola, contro una media italiana di 20.232 euro,<br />
e che 81.514 famiglie sono a rischio povertà.<br />
L’incidenza sull’economia <strong>del</strong>l’iniziativa <strong>del</strong>le serre ha invece, secondo Macrì, una zona<br />
d’ombra. Se infatti l’idea di produrre piccoli frutti viene promossa perché il mercato non è<br />
saturo e il prezzo di vendita è molto alto, diverso è il discorso <strong>del</strong>la commercializzazione che<br />
è stata affidata alla Sant’Orsola di Trento: «mi sembra una sciocchezza, anche perché così<br />
nessuno mi toglie dalla testa che il valore aggiunto rimanga in Trentino. Forse si potevano<br />
fare degli accordi diversi». Nel suo insieme, però, il valore <strong>del</strong>l’esperienza <strong>del</strong>le cooperative<br />
resta positivo «quantomeno per dare una cultura di impresa. Se uno impara a fare <strong>del</strong>le cose<br />
da solo e a ricavarci un profitto senza aspettare il sussidio di disoccupazione è un buon inizio».<br />
Qualcosa in realtà si sta muovendo. Nel 2005 infatti l’Eurispes Calabria ha rilevato<br />
una crescita <strong>del</strong>le imprese attive <strong>del</strong> 2,3 per cento a fronte <strong>del</strong>l’1,3 per cento <strong>del</strong>la media<br />
italiana. Si tratta però soprattutto di società individuali (82,1%). La maggior parte <strong>del</strong>le<br />
aziende agricole, per esempio, hanno solo uno o due ettari e producono per il consumo<br />
familiare. Insomma, i veri imprenditori, che rischiano denaro per fare investimenti sono<br />
pochissimi. «In provincia di Reggio», spiega Macrì, «le imprese si contano sulla punta<br />
<strong>del</strong>le dita. Non hanno profitti e a fine anno non riescono a chiudere il bilancio in attivo.<br />
È assurdo, ma la Calabria che è la seconda produttrice di olio e di agrumi in Italia,<br />
non ha un prodotto di qualità per fare un discorso vero di commercializzazione.<br />
Dell’olio calabrese si imbottiglia oggi ufficialmente solo l’1 per cento».<br />
Le risorse ci sono. «Siamo in una terra con grandissime potenzialità, di cultura<br />
e di prodotti che potrebbero essere di eccellenza», conclude il presidente di Confagricoltura<br />
che però avverte, «ci deve essere una dimensione di impresa grande e professionalità».<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 25 |
AIAB<br />
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di Paolo Fusi<br />
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I RICORDATE? TEMPO FA, IN QUESTA PAGINA, PARLAVAMO DI SOCIETÀ BUCALETTERA CON VISTA MARE… un lettore mi fece<br />
osservare che con ciò che guadagnava una cosa simile non poteva permettersela. Mmh. Giusto in tempo<br />
per l’estate ho trovato la soluzione: una bucalettere in multiproprietà alle Isole Marshall. Guardate su<br />
www.register-iri.com e rifatevi gli occhi. Questa società privata, fondata nel 1948 dall’allora segretario di Stato<br />
di Truman, Edward R. Stettinius jr., offre società già costituite, vista mare, annessi e connessi, da dividere<br />
con amici, ma anche col sistema “blind date” – sconosciuti, in cui magari poi ci si innamora, e dal riciclaggio<br />
nasce qualcosa di ben più duraturo…Stettinius aveva avuto un’altra idea. Nel cortile di casa sua, in Virginia,<br />
aveva aperto un ufficio che costituiva società bucalettere in Liberia. Grazie ai suoi ottimi rapporti coi potenti<br />
(il suo primo grosso cliente fu l’armatore greco Niarchos) nel giro di 15 anni aveva aperto una <strong>del</strong>le prime<br />
banche offshore <strong>del</strong> mondo, la International Trust Company of Liberia. Sede ufficiale a Monrovia, sede reale<br />
tra il gabinetto per gli ospiti e la sala da pranzo <strong>del</strong>la sua villa. I suoi successori però non hanno avuto vita<br />
facile, in Liberia oramai lavorano cani e porci. Persino i liberiani hanno capito come fare soldi dal commercio<br />
di scatole vuote. Nel 1990 la società di Stettinius, la IRI (International Registries Incorporated), lascia<br />
Monrovia e si trasferisce a Majuro, nel più grande dei 29 paradisiaci atolli <strong>del</strong>le Isole Marshall. Laggiù,<br />
per combattere la concorrenza spietata <strong>del</strong>le piazze offshore più affermate, gli scappa l’idea <strong>del</strong>la multiproprietà.<br />
Un’idea grandiosa. Tu compri la tua societuccia per due<br />
settimane l’anno. In quelle due settimane fai sparire i soldi<br />
che ti serve di far sparire, poi pulisci, fai cambiare l’aria,<br />
cambi le lenzuola, e te ne vai prima che arrivi il nuovo<br />
comproprietario. Se la polizia ti cerca non ti troverà mai.<br />
In una rogatoria dovrà non solo specificare il nome<br />
<strong>del</strong>la società, ma per conoscerne il proprietario<br />
dovrà conoscere l’ora esatta di ogni transazione.<br />
Dici che potrebbero saperla? Non c’è problema. La banca <strong>del</strong>l’IRI regola per conto terzi anche transazioni<br />
bancarie a scoppio ritardato – quando in realtà la società non è più la tua. Magari scoprono il nome<br />
di un faccendiere bulgaro che compra diamanti illegali da una società <strong>del</strong> Malati… e la cosa finisce<br />
a tarallucci e vino. Per accedere alla tua fetta di paradiso non hai nemmeno bisogno di andare fin laggiù.<br />
La tua bucalettere la puoi comprare a Washington, a New York, a Fort Lauderdale, ad Hong Kong, a Shanghai,<br />
a Singapore, a Tokyo, a Dalian, ma anche al Pireo o a Zurigo. L’indirizzo in Svizzera è Schifflände 22<br />
(sul lungofiume, molto chic), il telefono è lo 0041-44-2682211, l’email zurich@register-iri.com . Oggi<br />
nel menù ci sono (tra l’altro) nomi dal sapore omeopatico: Gaia Holdings Corporation, Bonsai Republic SA,<br />
Liquido Finance Inc., Viento Ltd., e persino Yerba Buena SA e Sentido Latin SA (o anche Deseo Investment<br />
SA). Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Perché mi interessa così tanto sta faccenda? Perché Vito Roberto<br />
Palazzolo, mafioso a piede libero in Sudafrica con licenza di riciclo grazie alle sue relazioni con gli stallieri<br />
<strong>del</strong>la Brianza, si è messo a fare affarucci con sorcini <strong>del</strong> calibro di Yeslam Bin Laden, <strong>del</strong> presidente<br />
<strong>del</strong>la Nigeria Obasanjo, <strong>del</strong>la famiglia <strong>del</strong> presidente di uno Stato leggermente a sud <strong>del</strong> Canada, e via<br />
discorrendo. Tra le altre cose vendono le concessioni petrolifere, diamantifere e <strong>del</strong> legno dei loro paesi.<br />
Ed io sono troppo vecchio e scemo per trovare un sistema per arrivare a rintracciare le loro mosse. .<br />
Vito Roberto Palazzolo,<br />
mafioso a piede libero<br />
in Sudafrica con licenza<br />
di riciclo, si è messo a fare<br />
affarucci con Yeslam Bin Laden,<br />
il presidente <strong>del</strong>la Nigeria<br />
Obasanjo e via discorrendo<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 27 |
| inbreve |<br />
inanzaetica<br />
MPS ASSET MANAGEMENT<br />
LANCIA UN BANDO<br />
PER LA SELEZIONE<br />
DI TRE PROGETTI INNOVATIVI<br />
I fondi etici di Mps Asset Management Sgr (meglio<br />
conosciuti come Ducato Etico Fix e Ducato Etico Geo)<br />
lanciano un bando per il finanziamento di progetti<br />
innovativi denominato “Dialogos - voci di solidarietà”.<br />
La selezione sarà effettuata su tre progetti che, superando<br />
una logica emergenziale o assistenziale, offrano una<br />
ricaduta positiva, significativa e duratura, evidenziando<br />
caratteristiche di originalità, eccellenza e innovazione,<br />
in tre settori: sostegno allo sviluppo socio-economico,<br />
tutela <strong>del</strong>la persona e ambientale. I tre progetti vincitori<br />
potranno accedere ad un contributo max di 75.000 euro.<br />
Per sostegno allo sviluppo socio-economico si intende<br />
l’applicazione <strong>del</strong> principio di solidarietà nella duplice<br />
accezione economica e sociale che riguarda<br />
principalmente i paesi in via di sviluppo (Africa, India,<br />
America Latina, ecc…). Il sostegno finanziario è rivolto<br />
a progetti che, in linea generale, siano inquadrabili<br />
nella creazione <strong>del</strong>le infrastrutture necessarie al sostegno<br />
<strong>del</strong>l'imprenditoria locale, alla formazione dei lavoratori,<br />
al sostegno per la creazione di nuove imprese, allo sviluppo<br />
di forme di ricorso al credito adeguate alle capacità<br />
finanziarie <strong>del</strong>la popolazione, all'attivazione o al supporto<br />
di scambi commerciali per il sostegno di particolari settori<br />
economici (artigianato, agricoltura, ecc), oppure che<br />
abbiano obiettivi di creazione, mantenimento e sviluppo<br />
di strutture sanitarie, scolastiche e di assistenza sociale.<br />
La tutela <strong>del</strong>la persona, sempre in applicazione<br />
<strong>del</strong> principio di solidarietà, è intesa come sostegno<br />
alle categorie socialmente deboli nel territorio italiano.<br />
A questo riguardo sono selezionati progetti volti<br />
a sviluppare le infrastrutture necessarie per consentire<br />
sia l’affermazione di condizioni di vita autonoma a chi<br />
è portatore di handicap, sia l’integrazione e l’inserimento<br />
lavorativo <strong>del</strong>le categorie socialmente deboli.<br />
Per tutela ambientale si intendono azioni o interventi<br />
volti a salvaguardare o migliorare la gestione <strong>del</strong> territorio<br />
nazionale. Per info: www.mpsam.it<br />
| 28 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
OBBLIGAZIONI<br />
DI BANCA<br />
ETICA CONTRO<br />
L’INFLAZIONE<br />
Fino al 9 maggio sarà possibile<br />
sottoscrivere le obbligazioni<br />
di Banca Etica. Avranno durata<br />
quinquennale, una scelta<br />
per tutelare i risparmiatori con<br />
un meccanismo contro l'inflazione.<br />
Il rendimento, fisso al 2,30%<br />
lordo per il primo anno, per gli anni<br />
successivi sarà pari alla variazione<br />
in aumento <strong>del</strong>l'indice annuo<br />
di inflazione in area euro<br />
(rilevato da Eurostat), maggiorato<br />
di 0,65 punti percentuali.<br />
Accanto a questa obbligazione,<br />
ne viene emessa anche una<br />
tradizionale di durata triennale<br />
a tasso fisso crescente (2,30%<br />
lordo per il primo anno, 2,50%<br />
per il secondo, 2,70% per il terzo).<br />
Le emissioni obbligazionarie<br />
di Banca Etica conciliano<br />
la necessità di investimenti sicuri<br />
e socialmente responsabili da parte<br />
dei risparmiatori con l’esigenza<br />
<strong>del</strong>la banca di disporre di risparmio<br />
a medio-lungo termine per<br />
finanziare linee di credito di lungo<br />
periodo: sono quei prestiti rivolti<br />
al mondo <strong>del</strong>l’associazionismo,<br />
<strong>del</strong>la cooperazione sociale<br />
e internazionale, <strong>del</strong>la salvaguardia<br />
ambientale, che contraddistinguono<br />
da sempre l’attività di credito<br />
di Banca Etica nel panorama<br />
bancario italiano.<br />
Inoltre sono stati ritoccati libretti<br />
e conti di risparmio (che passano<br />
allo 0,75%) mentre le giacenze<br />
su conto corrente vengono<br />
remunerate tutte allo 0,20% .<br />
CNCA LANCIA<br />
UNA PROPOSTA<br />
DI WELFARE<br />
LOCALE<br />
“Resistenza e cittadinanza”<br />
è la proposta di welfare locale<br />
presentata dal Cnca (Coordinamento<br />
Nazionale Comunità di Accoglienza).<br />
La proposta denuncia la scarsità<br />
dei finanziamenti per le misure<br />
definite livelli essenziali<br />
di assistenza, dalla legge quadro<br />
328/00. Gli ultimi cinque anni<br />
di governo hanno portato modifiche<br />
legislative orientate al controllo<br />
sociale e non alla prevenzione,<br />
soprattutto sul carcere,<br />
le dipendenze e l'immigrazione.<br />
É stata abbandonata ogni misura<br />
nazionale di contasto alla povertà,<br />
con la cancellazione <strong>del</strong> reddito<br />
minimo di inserimento.<br />
Sono diminuiti i fondi assegnati<br />
alle Regioni per la spesa sociale<br />
e sono aumentate <strong>del</strong> 5% le spese<br />
per la Difesa: la quota capitaria<br />
(quanto lo Stato versa alle Regioni<br />
per ogni cittadino) è di 18,44 euro<br />
per il sociale. Per la guerra si<br />
spendono 484,70 euro procapite.<br />
Trovare la copertura finanziaria<br />
è possibile riformulando i capitoli<br />
di spesa e alla tassazione generale.<br />
L’attuale assetto costituzionale<br />
che assegna alle Regioni la potestà<br />
legislativa in materia di politiche sociali,<br />
fa sì che esistano buone pratiche locali<br />
a fianco di vuoti e richiede, quindi,<br />
una piattaforma globale sul welfare.<br />
“Resistenza e cittadinanza” propone<br />
l’individuazione di un’Unità territoriale<br />
di base per la programmazione<br />
omogenea di politiche sociali, sanitarie<br />
e <strong>del</strong> lavoro. Per info: www.cnca.it<br />
Finanza, mercato e lavoro possono essere solo etici >30<br />
La censura dei bit può invadere tutta la Rete >33<br />
Equo e solidale: raddoppia il fair trade in Europa >35<br />
FAIR - WATCH<br />
UNO SGAURDO<br />
SULL’ECONOMIA<br />
SOLIDALE<br />
È nato “Fair-watch”<br />
(www.faircoop.it/fairwatch.htm),<br />
un nuovo progetto di comunicazione,<br />
informazione, approfondimento<br />
sui temi <strong>del</strong>la responsabilità sociale,<br />
economia solidale, finanza etica,<br />
ambiente e diritti. Uno sguardo<br />
sulle altre economie, sul mondo<br />
<strong>del</strong>le imprese, sulla finanza.<br />
Si tratta di un blog indipendente<br />
a cui collaborano professionisti<br />
ed esperti di diversi settori.<br />
Con “Fairwatch”collaborano:<br />
Monica Di Sisto (coordinatrice),<br />
Deborah Lucchetti, Alberto<br />
Castagnola, Paolo Chiavaroli,<br />
Roberto Cuda, Vincenzo Puggioni,<br />
Andrea Baranes, Antonio Onorati,<br />
Carlo Testini.<br />
Un progetto in continuità ed<br />
in collegamento con il più famoso<br />
“Tradewatch”, che si occuperà di<br />
temi controversi legati <strong>del</strong>l’economia<br />
e <strong>del</strong>lo sviluppo, dando notizia<br />
di progetti, esperienze, denunce.<br />
Ogni settimana un editoriale<br />
affronterà un tema controverso.<br />
Una redazione di professionisti<br />
<strong>del</strong>la comunicazione ed esperti<br />
di economia sociale e solidale<br />
per costruire la sostenibilità.<br />
Un nuovo strumento utile<br />
per le campagne <strong>del</strong>la società civile,<br />
per le organizzazioni, per i media<br />
e per i semplici cittadini,<br />
dove trovare ed approfondire temi<br />
e contenuti che difficilmente<br />
possono trovare spazio<br />
nell’informazione mainstream,<br />
ma che sono il meglio <strong>del</strong>la rete<br />
e <strong>del</strong>l'attività dei movimenti.<br />
CITIGROUP INDAGATA<br />
DALLA COMMISSIONE<br />
AUSTRALIANA<br />
PER INSIDER TRADING<br />
L’autorità di mercato di Sydney accusa l’americana<br />
Citigroup Inc. di insider trading relativamente a un’offerta<br />
da 4,6 miliardi di dollari australiani, pari a circa 2,7 miliardi<br />
di euro, <strong>del</strong>la Toll società leader <strong>del</strong>la logistica australiana,<br />
sulla concorrente Patrick Corp. Ltd, azienda australiana<br />
specializzata in import-export. La società sotto inchiesta<br />
avrebbe condotto un'intermediazione sulla base<br />
di informazioni di insider e direttamente contro l’interesse<br />
<strong>del</strong> suo cliente. Citigroup, che ha negato di aver<br />
commesso illeciti, era infatti adviser di Toll nell’offerta.<br />
La Australian securities and Investment commission<br />
(Asic) sostiene di aver verificato l’esistenza di scambi<br />
importanti con Patrick su conti <strong>del</strong>la stessa Citigroup<br />
risalenti al 19 agosto <strong>del</strong>lo scorso anno, ultimo giorno<br />
operativo prima che venisse lanciata l’opa Toll.<br />
In verità alcune indiscrezioni stampa sul caso<br />
erano apparse il giorno prima.<br />
La questione è complessa, come confermano<br />
le argomentazioni a difesa portate dagli amministratori<br />
di Citigroup, che contestano l’azione <strong>del</strong>la commissione<br />
perché non terrebbe conto <strong>del</strong> sofisticato mercato<br />
dei capitali australiano, per cui se una investment bank<br />
dovesse bloccare tutte le sue attività ogni volta<br />
che ottiene un mandato di advisory l’attività di mercato si<br />
bloccherebbe. La Commissione intende imporre a Citigroup<br />
il rafforzamento <strong>del</strong>le procedure per evitare i conflitti<br />
di interesse e bloccare il trading in conto proprio sulle<br />
azioni di società per cui la stessa Citi opera da adviser.<br />
Se fosse giudicata colpevole Citigroup potrebbe subire<br />
una multa fino a 1 milione di dollari australiani, ma Toll<br />
ha comunicato che terrà comunque la banca come<br />
consulente. Nel frattempo Citigroup ha già rivolto il suo<br />
sguardo verso la Cina, sulla Guangdong development bank.<br />
CRISI<br />
FINANZIARIA<br />
ISLANDESE, UN<br />
BRUTTO SEGNO<br />
La recente crisi finanziaria<br />
che ha colpito l’Islanda, secondo<br />
Jeppe Christiansen, direttore di<br />
un grande fondo pensioni pubblico<br />
danese, è uno dei punti cruciali<br />
di ciò che sta accadendo al sistema<br />
finanziario globale.<br />
Christiansen sostiene<br />
che occorre cambiare le modalità<br />
di investimento e prendere<br />
in considerazione altri strumenti<br />
per deciderli, oltre ai dati storici uniti<br />
a mo<strong>del</strong>li statistici che non tengono<br />
conto di eventi improvvisi.<br />
Insomma la realtà spesso<br />
e meno lineare <strong>del</strong>le statistiche.<br />
Per l’esperto danese i mercati<br />
sono altamente inflazionati a causa<br />
<strong>del</strong> continuo pompaggio di liquidità<br />
nel sistema da parte <strong>del</strong>le banche<br />
centrali, aspetto che nel prossimo<br />
futuro porterà “aggiustamenti”<br />
anche drastici nei “valori”<br />
degli assets di mercato, provocando<br />
grandi fluttuazioni. È ciò che<br />
è acccaduto prima <strong>del</strong>la crisi<br />
islandese: alcuni rubinetti globali<br />
che negli ultimi anni hanno<br />
inondato di liquidità i mercati<br />
finanziari internazionali,<br />
si sono di colpo prosciugati.<br />
Quindi nel prossimo futuro,<br />
per Christiansen, occorre<br />
considerare i problemi di equilibrio<br />
globale come estremamente gravi.<br />
Gravi al punto che il rischio<br />
di un crac finanziario globale,<br />
normalmente attestato sul 2%<br />
di probabilità, è da considerarsi<br />
di gran lunga più grande.<br />
| inbreve |<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 29 |
| finanzaetica | democrazia economica |<br />
Finanza, mercato<br />
e lavoro<br />
possono essere<br />
solo etici<br />
Pier Paolo Baretta, segretario confederale <strong>del</strong>la Cisl, va ben oltre i confini <strong>del</strong>l’investimento etico.<br />
E propone un’opzione di cambiamento basata su nuovi principi. Alla finanza etica non si puo’ contrapporre<br />
una finanza non etica. C’è una scelta da compiere circa la democrazia <strong>del</strong>le regole.<br />
CON PIER PAOLO BARETTA, SEGRETARIO GENERALE AGGIUNTO DEL-<br />
LA CISL, parliamo di investimento etico e <strong>del</strong> rapporto tra<br />
etica e fondi pensione. Partiamo dall’ultimo vertice internazionale<br />
di Davos, dove un<br />
di Paolo Andruccioli gruppo di personaggi famosi, come<br />
Bono e Armani, hanno lanciato il<br />
“logo etico”. Siamo solo a operazioni di immagine, di marketing, oppure<br />
l’etica può influire sull’economia? Anche l’analisi effettuata di recente<br />
dal Sole 24Ore (vedi pagina 32) ha evidenziato, salvo eccezioni,<br />
che solo l’1% dei patrimoni gestiti dai fondi integrativi sono destinati<br />
ad attività improntati alla responsabilità sociale e ai temi etici.<br />
«Il rischio è di un concetto fasullo: non possiamo parlare di finanza<br />
etica presupponendo che possa esistere una finanza non etica. Noi<br />
dobbiamo invece sostenere che la finanza, come<br />
il mercato, come il lavoro non possono<br />
non essere etici. C’è quindi una scelta di fondo<br />
da compiere, perché se non affermiamo<br />
questo, si potrebbe anche pensare che noi tolleriamo<br />
anche una finanza non etica, che ovviamente<br />
esiste e dire questo significa assol-<br />
versi. Ora, ovviamente esiste una finanza non<br />
etica, ma dobbiamo perseguire l’eticità complessiva<br />
<strong>del</strong> sistema economico e finanziario.<br />
Vanno poi sfatati degli equivoci: “eticità”,<br />
per esempio, non significa rispetto <strong>del</strong>le leggi.<br />
Il rispetto <strong>del</strong>le leggi è un assunto di partenza<br />
dal quale non si prescinde. “Etico” non è rispettare<br />
le leggi, come se si potesse consentire<br />
di non rispettarle. Etico è ben altro e “ben oltre” e uno dei problemi è<br />
appunto l’individuazione dei parametri di quello che si può definire un<br />
approccio etico».<br />
Come distinguere, quindi, l’etica in un mondo come quello <strong>del</strong>la<br />
finanza e <strong>del</strong> mercato?<br />
«Questi parametri devono necessariamente essere non assoluti, visto<br />
che stiamo parlando di mercato in una determinata condizione sto-<br />
| 30 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
“<br />
Più che di etica<br />
vorrei discutere<br />
di democrazia<br />
economica,<br />
completamento<br />
<strong>del</strong>la democrazia<br />
politica<br />
”<br />
rica, altrimenti rischiamo di mettere le asticelle a <strong>del</strong>le altezze tali che<br />
la stragrande maggioranza non è in grado di passarle e di fare quindi<br />
un’operazione inutile. Il dato fondamentale deve essere la condivisione<br />
collettiva e riconosciuta <strong>del</strong> parametro che si sceglie, e questo<br />
ci riporta all’elemento <strong>del</strong>icatissimo <strong>del</strong>la storicizzazione <strong>del</strong>l’eticità<br />
che varia nel tempo. Oggi, in questa situazione, io ritengo che il principio<br />
di base debba essere la democrazia economica. Ovvero costruire<br />
un sistema di trasparenza, di regole e controlli che consenta di avere<br />
un approccio di cautela».<br />
Un sistema di regole “etiche” riconosciute dalla collettività?<br />
«A me non interessa che uno si dichiari etico e che lo sia. A me interessa<br />
che ci sia un sistema di eticità collettiva riconosciuta. Gli scandali<br />
finanziari di questi mesi rendono evidente<br />
Per Paolo Baretta,<br />
segretario confederale<br />
<strong>del</strong>la Cisl.<br />
In alto, manifestazione<br />
dei sindacati contro<br />
la riforma <strong>del</strong>la legge<br />
sulle pensioni.<br />
Roma, 2004<br />
che il problema <strong>del</strong>la democrazia e <strong>del</strong>le regole<br />
<strong>del</strong> gioco sono il presupposto per poter parlare<br />
di eticità. E allora bisogna domandarsi: c’è<br />
davvero un’idea di democrazia economica?<br />
Perché è evidente che la democrazia politica e<br />
i diritti da soli non risolvono più la democrazia<br />
perché nella complessa società moderna di<br />
tipo globale, la democrazia politica risulta<br />
compiuta solo se è anche democrazia economica.<br />
Siamo di fronte a un doppio canale, come<br />
quando le donne non votavano e quindi<br />
c’erano due democrazie. Oggi noi votiamo,<br />
ma non abbiamo un controllo sistematico<br />
<strong>del</strong>l’economia. La democrazia economica è<br />
quindi il completamento <strong>del</strong>la democrazia politica e al tempo stesso la<br />
chiave interpretativa di un approccio etico, non si tratta di autoreferenzialità,<br />
o solidarismo, tutte cose buone. Va benissimo che a vendere<br />
un prodotto sia un’azienda etica, o che ci si metta il marchio, ma il<br />
nostro problema vero è che ci sia un sistema generale che faccia evolvere<br />
il capitalismo verso un sistema di regole e di eticità».<br />
Se questa è la definizione più generale che ci proponi, come<br />
FABIO CUTTICA / CONTRASTO<br />
si lega l’etica ai fondi pensione. E come mai, qui da noi, l’investimento<br />
etico è così poco sviluppato? Pensi che si possa<br />
spiegare con il fatto che i fondi pensione italiani sono ancora<br />
troppo giovani?<br />
«Credo che le ragioni siano tre. È vero che i fondi pensione sono giovani,<br />
ma c’è da dire soprattutto che essi sono nati con un obiettivo etico<br />
primario: garantire la pensione. I fondi pensione italiani non si sono<br />
posti quindi il problema sofisticato <strong>del</strong>l’investimento etico. I fondi<br />
pensione puntavano ai migliori investimenti possibili ed è ovvio che i<br />
migliori investimenti per un fondo pensione non sono quelli a breve,<br />
ma a lunga durata. C’è quindi una prima differenza fondamentale tra<br />
gli investimenti <strong>del</strong> fondo pensione e quelli di un qualsiasi fondo. Il risparmio<br />
previdenziale non è un risparmio finanziario: si investe per<br />
avere una pensione tra 15, 20, 30 anni. Essendo nati con questo obiettivo,<br />
è chiaro che i fondi pensione non si sono posti il problema <strong>del</strong>l’investimento<br />
etico».<br />
Però c’è anche una forte resistenza culturale...<br />
«Sicuramente dobbiamo ammettere che c’è una resistenza culturale. Il<br />
tema dei parametri etici è in via di maturazione, ma non è ancora maturato.<br />
C’è però anche un terzo problema: non esiste l’offerta. La coscienza<br />
si sviluppa anche sulla base di un’interazione e se è vero che<br />
non c’è molta domanda di fondi etici, va detto che non c’è neppure<br />
molta offerta. È difficile, quindi, immaginare un circuito virtuoso. Solo<br />
adesso c’è chi comincia, ma siamo alle operazione di marketing.<br />
C’è poi anche un altro problema molto <strong>del</strong>icato: l’investimento etico<br />
è molto soggettivo. Io non voglio una fabbrica di armi e tu non vuoi<br />
una fabbrica di preservativi. Si deve trovare quindi il modo di una di-<br />
versificazione, che nel mondo dei fondi pensione è un’oggettiva complicazione.<br />
Vedo però due aspetti interessanti. Il primo: il tema è ormai<br />
all’ordine <strong>del</strong> giorno. Il secondo: si comincia a fare qualche piccolo passettino,<br />
perché il sistema finanziario sta cominciando a proporre dei<br />
prodotti. Non dico quindi di essere ottimista, ma almeno fiducioso».<br />
Rispetto alle esperienze che sono state fatte, puoi indicarci<br />
qualcosa? Si può fare un primo bilancio o è ancora troppo presto?<br />
E quali sono i confronti con gli altri paesi?<br />
«È troppo presto, perché nei fondi pensione contrattuali si è appena introdotto<br />
il multicomparto. Siamo quindi ancora a episodi specifici.<br />
Penso comunque che la cosa più importante sia “alzare” la coscienza,<br />
ovvero creare una domanda molto forte. Lavorare per innescare quel<br />
circuito virtuoso tra offerta e coscienza, che poi muove la domanda. Rispetto<br />
agli altri paesi, il nodo è che i fondi pensione hanno una storia<br />
lunga, ormai consolidata e svolgono un ruolo strutturato finanziario<br />
molto forte, sono parte <strong>del</strong>l’economia. Questo comporta che anche le<br />
questioni di merito siano state più affrontate più a fondo, pensiamo solo<br />
agli Usa, che hanno dovuto superare lo scandalo Enron. Le esperienze<br />
estere sono più avanti, ma non penso che ci sia alla fine un gap<br />
così clamoroso. E’ in generale che l’offerta di fondi etici è al di sotto <strong>del</strong>l’esigenza<br />
che già esiste. Si deve considerare poi anche la dimensione<br />
dei fondi. Da noi il governo ha rinviato di due anni la riforma, è stata<br />
una bufala, che serve a tenere un mercato inesploso. Il Tfr vale circa 13<br />
miliardi di euro l’anno. Nel giro di dieci anni, anche se solo la metà dei<br />
lavoratori aderiranno, si arriverà a una capitalizzazione che supera la<br />
Borsa di Milano e in quella dimensione il problema <strong>del</strong>l’eticità sarà centrale,<br />
dovrà essere affrontato a tutti i costi».<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 31 |
| finanzaetica | | web e libertà | finanzaetica |<br />
LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE IN ITALIA. CHE GUARDA ALLA SOSTENIBILITÀ<br />
NOME FONDO CATEGORIA PATRIM. NUMERO BENCHMARK ADVISOR GESTORI DELEGATI PERF. %<br />
IN MLN € ISCRITTI COMP. ETICA ETICO 2005<br />
Previambiente negoziale 127,790 21.516 E.C.P.I Ethical Index euro ECPI Dexia, S. Paolo, M. Stanley, Arca 8,26<br />
Eurofer negoziale 162,860 30.640 E.C.P. Ethical Index global ECPI S. Paolo, Ras, Generali V., Unipol 6,43<br />
Fon.te negoziale 131,430 22.528 DJSustainability Sam-Dj Cr. Suisse, Ras, S. Paolo, Unipol 6,3<br />
Fondo Famiglia negoziale 2,300 5.756 E.C.P.I Ethical Index euro ECPI San Paolo Imi 7,7<br />
Prevaer negoziale 32,390 5.873 DJSustainability Sam-Dj Unipol, Dws, Ras 7,71<br />
Fp dip. San Paolo preesistente n.d. n.d. E.C.P. Ethical Index ECPI n.d. n.d.<br />
Fp dip. B. Lombarda Linea 4 preesistente 3,400 2.837 di mercato Avanzi Dexia 7,36**<br />
Fondo dirigenti Fip Rai preesistente 50,000 280 non previsto – utilizza fondi etici Dexia n.d.<br />
Unipol insieme (linea etica) aperto 1,200 170 di mercato Axia Unipol e fondi azionari etici 12,82**<br />
*<strong>Valori</strong> complessivi per i fondi multicomparto e relativo alle linee etiche per i fondi multicomparto **Performance lorda linea etica Fonte: Elab. Plus24 su dati forniti dalle società<br />
Ma si può distinguere il denaro “buono” da quello “cattivo”?<br />
«È difficile distinguere, gli intrecci sono tanti, i percorsi dei flussi di denaro<br />
sempre più “<strong>del</strong>ocalizzati” e complessi e questo ci riporta al tema<br />
<strong>del</strong>la governance e al deficit di democrazia internazionale. Lo sforzo<br />
deve essere quello di far diventare tutto pulito, lavorare affinché il sistema<br />
sia progressivamente bonificato. La premessa è la visione rispetto<br />
al capitalismo e il suo sviluppo: c’è chi ritiene che il capitalismo non<br />
sia modificabile e quindi pensa che l’unica strada sia quella di costruire<br />
dei fiumi paralleli puliti, sani, etici. Personalmente sono più appassionato<br />
a quello che dicono A.Sen e J.Stiglitz, due grandi economisti<br />
che cercano un sistema di regole per cambiare: penso che il capitalismo<br />
evolve, quindi il vero tema politico non è come mi salvo la coscienza<br />
con strade alternative, ma come cambio il capitalismo. Questo dovrebbe<br />
essere il vero terreno di una battaglia politica. Invece rischiamo<br />
di rimanere imbalsamati in questa contrapposizione: lo scontro tra una<br />
cultura iperliberista e una ipercritica rispetto al capitalismo. Non accetto<br />
chi rinuncia al cambiamento e lo ritiene impossibile perché gli<br />
scandali sono parte <strong>del</strong> sistema. Il primo punto per chi crede che bonificare<br />
il capitalismo sia possibile è la globalizzazione: il problema è<br />
che finanza e criminalità lavorano su mercati globali , mentre le istituzioni<br />
sono indietro e con esse i sistemi di governance internazionali.<br />
Va meglio per le “istituzioni sociali”: il movimento “no global” che nasce<br />
globale, così come gli strumenti di “controllo” e denuncia avevano<br />
già quella dimensione e quella portata. Lo stesso sindacato, che si è dovuto<br />
confrontare con la logica <strong>del</strong>le multinazionali, sta lavorando per<br />
dotarsi di strutture più efficaci. Allo stesso modo bisogna accelerare la<br />
crescita di istituzioni politiche e di strumenti di controllo globali, per<br />
poter cominciare a dipanare la matassa <strong>del</strong> buono e <strong>del</strong> cattivo». .<br />
La nuova<br />
censura dei bit<br />
dalla Cina<br />
può invadere<br />
la Rete<br />
Oltre 100 milioni di persone collegate al Web e una cyber comunità che cresce giorno dopo giorno. L’effetto libertà generato<br />
da Internet però dà fastidio al regime. Sono soprattutto giornali e giornalisti a pagare il prezzo più alto, come nei casi<br />
di Shi Tao e Li Datong . Sono aumentati reati e condanne per le opinioni eterodosse, segno <strong>del</strong>la politica repressiva<br />
<strong>del</strong> presidente Hu Jintao, ma anche <strong>del</strong>la difficoltà <strong>del</strong> governo cinese di arginare il fiume di parole e pensieri che scorre sulla rete.<br />
A<br />
di Roberto Festa<br />
Shi Tao, il giornalista<br />
condannato lo scorso<br />
giugno a 10 anni<br />
di prigione.<br />
GOSTO 2005. I REDATTORI DEL Quotidiano <strong>del</strong>la Gioventù sono<br />
raccolti nella sala riunioni <strong>del</strong> giornale. Parla, nel silenzio<br />
generale, il direttore. Improvvisamente i cellulari di molti<br />
cominciano a trillare, avvertendo <strong>del</strong>l’arrivo<br />
di messaggi di testo. In realtà il messaggio è<br />
identico e informa che uno dei redattori presenti<br />
in sala, Li Datong, ha appena pubblicato in Rete una<br />
lettera che critica la censura e la scelta <strong>del</strong> direttore di dimezzare<br />
gli stipendi ai giornalisti sgraditi al governo. In<br />
poche ore la lettera fa il giro <strong>del</strong>la Cina, moltiplicata da migliaia<br />
di mail, forum, siti. Il regime cerca di bloccarne la diffusione,<br />
ma due giorni dopo è costretto a capitolare. Di dimezzamento<br />
degli stipendi non si parla più. Il<br />
supplemento settimanale diretto da Li Datong per il Quotidiano<br />
<strong>del</strong>la Gioventù viene comunque sospeso e il giornalista<br />
licenziato.<br />
A Li Datong è andata meglio che a Shi Tao, altro giornalista<br />
condannato lo scorso giugno a 10 anni di prigione.<br />
In un sito in lingua cinese di New York, Shi Tao aveva<br />
pubblicato le direttive <strong>del</strong>le autorità ai giornali per il quindicesimo<br />
anniversario <strong>del</strong> massacro di Tienanmen. Il messaggio<br />
era stato postato anonimo, ma si è qui rivelato provvidenziale<br />
l’intervento di Yahoo, che ha consegnato alle<br />
autorità cinesi la prova che Shi aveva usato il computer <strong>del</strong><br />
posto di lavoro, Contemporary Business News, per accedere<br />
alla sua mail e spedire il messaggio. Di fronte allo sdegno<br />
internazionale e alle denunce dei gruppi in difesa dei<br />
diritti umani, Yahoo ha spiegato di essersi limitata a rispettare<br />
le leggi cinesi, e che «è importante avere buone relazioni<br />
e partnership con i governi di tutto il mondo». Shi<br />
Tao è oggi in prigione, non gli è stata garantita la possibilità<br />
di un appello. Le due storie illustrano bene l’impatto<br />
che la Rete ha oggi sulla politica cinese, e le nuove sfide<br />
che essa pone alla capacità <strong>del</strong> regime di controllare l’opi-<br />
nione pubblica. Con più di 111 milioni di persone collegate<br />
al Web, la Cina è seconda soltanto agli Stati Uniti per<br />
numero di utenti. Si tratta ovviamente di una minoranza,<br />
rispetto ai numeri complessivi <strong>del</strong>la popolazione cinese,<br />
ma il fenomeno ha già trasformato mezzi e modi <strong>del</strong>la comunicazione.<br />
Gli utenti di Internet passano più tempo<br />
Online di quanto essi dedichino a televisione e giornali.<br />
Sono in aumento reati e condanne connessi a opinioni<br />
eterodosse, segno di una stretta repressiva imposta dal presidente<br />
Hu Jintao ma anche <strong>del</strong>la difficoltà <strong>del</strong> regime ad<br />
arginare il fiume di parole e pensieri che i nuovi media<br />
stimolano. La Rete amplifica le voci e accelera gli eventi. Il<br />
governo reagisce moltiplicando strumenti e uomini <strong>del</strong>la<br />
repressione, ma qualcosa spesso gli sfugge.<br />
Organi di pubblica sicurezza e provider impiegano oggi<br />
migliaia di funzionari il cui compito primario è controllare<br />
quello che i cinesi leggono e mettono online. La<br />
censura di regime si dimostra particolarmente meticolosa<br />
nel predisporre regole e comportamenti. Ogni venerdì<br />
mattina i responsabili dei principali siti di informazione<br />
sono convocati nell’Ufficio <strong>del</strong>l’Informazione di Pechino,<br />
organo che risponde direttamente al Dipartimento alla<br />
Propaganda nazionale. A gestire gli incontri è Chen Hua,<br />
responsabile <strong>del</strong>l’informazione in Rete, che ragguaglia sulle<br />
notizie cui dare spazio (o non dare spazio) la settimana<br />
successiva. Tra i presenti Sina, Sohu, Yahoo, società a capitale<br />
privato, quotate sul mercato americano o destinatarie<br />
di investimenti americani. Tutte, per agire sul mercato cinese,<br />
hanno avuto bisogno di una speciale concessione<br />
governativa. Tutte, per ottenere la concessione, hanno dovuto<br />
offrire garanzie politiche e la promessa di non farsi<br />
strumenti di diffusione <strong>del</strong> dissenso.<br />
Degli incontri <strong>del</strong> venerdì non ci sarebbe comunque<br />
nemmeno bisogno, perchè la censura - o autocensura - av-<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 33 |
| finanzaetica |<br />
Hu Jintao, presidente<br />
cinese, ha moltiplicato<br />
strumenti e uomini<br />
per reprimere<br />
il dissenso nella Rete,<br />
ma qualcosa spesso<br />
gli sfugge.<br />
Nonostante la censura<br />
e le pesanti condanne<br />
la denuncia sul web<br />
continua.<br />
Ogni società<br />
di servizi Internet<br />
si assoggetta<br />
a modo proprio<br />
alle direttive<br />
<strong>del</strong> governo cinese<br />
| 34 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
viene comunque a monte. L’utente che naviga in uno dei<br />
694 mila siti cinesi ha infatti accesso a molte cose: offerte<br />
di lavoro e di viaggio, affari, ricerca <strong>del</strong>l’anima gemella e<br />
persino sesso. Se però prova a digitare su un motore di ricerca<br />
qualsiasi parole come “Tibet” o “Tienanmen”, la risposta<br />
è invariabilmente una: il nulla. All’inizio <strong>del</strong>l’anno<br />
un giovane di Pechino è finito nei guai per aver cercato di<br />
creare un blog ospitato da Microsoft il cui tema di discussione<br />
doveva essere “Libertà e diritti umani”. Ma ogni volta<br />
che il malcapitato provava a digitare una tra queste parole,<br />
una finestra lo avvertiva che «il titolo non può<br />
contenere parole proibite o profane. Prego digitare un titolo<br />
differente». Ogni società di servizi Internet si assoggetta<br />
a modo proprio alle direttive <strong>del</strong> potere centrale.<br />
Yahoo offre una gamma completa di servizi - mail, forum,<br />
motore di ricerca - senza però avvertire che il contenuto<br />
<strong>del</strong> sito è pesantemente censurato. Nel 2002 la compagnia<br />
californiana ha firmato un “Public Pledge on Self-discipline<br />
for the Chinese Internet Industry”, documento che fissa<br />
i termini <strong>del</strong>l’accordo con il governo cinese e che ha<br />
condotto alla rovina di Shi Tao. Google sceglie un approccio<br />
significativamente diverso. L’utente cinese che cerca di<br />
collegarsi a www.google.com viene automaticamente rediretto<br />
su www.google.cn, che presenta rispetto alle versioni<br />
occidentali una gamma molto più ridotta di servizi:<br />
niente mail, forum, video, blog. Ogni inserimento di una<br />
parola-chiave viene poi accompagnato dalla dizione: «la<br />
ricerca è limitata in accordo con leggi, regolamentazioni e<br />
politiche locali». Dice Rebecca MacKinnon, ex-corrispondente<br />
da Pechino <strong>del</strong>la CNN ed esperta di censura in Internet:<br />
«Google cerca di far affari in Cina senza trascinare<br />
nessuno in galera»<br />
Le autorità cinesi hanno più volte spiegato che la censura<br />
interessa principalmente la pornografia. In realtà un<br />
recente studio di Open Net Initiative e Harvard University<br />
rivela che il sistema censorio riguarda soprattutto testi e siti<br />
di contenuto politico (www.opennetinitiative.net/studies/china).<br />
In questo modo il regime mette i cinesi in grado<br />
di comunicare e di commerciare con il mondo,<br />
offrendo però <strong>del</strong> mondo una visio-<br />
ne <strong>del</strong> tutto parziale. È una strategia<br />
che finisce per nutrire xenofobia e<br />
nazionalismo. I cinesi possono trovare<br />
in Rete la testimonianza dei propri<br />
successi nel mondo o indignarsi per<br />
le atrocità compiute dai soldati giapponesi<br />
negli anni Trenta o per gli<br />
abusi americani ad Abu Ghraib. Nemmeno una parola viene<br />
però lasciata filtrare sui propri abusi. Piegare la censura<br />
è d’altra parte difficile e pericoloso. Quelli che tentano, attraverso<br />
un software, di aggirare i divieti rischiano una<br />
condanna sino a dieci anni di prigione per sovversione e<br />
propaganda contraria agli interessi <strong>del</strong>lo Stato.<br />
«Si tratta <strong>del</strong> più sofisticato sistema di filtri in Internet»,<br />
racconta John Palfrey <strong>del</strong>la Harvard Law Schhol. Per creare<br />
un così avanzato sistema di censura, il regime di Pechino<br />
gode <strong>del</strong>l’appoggio <strong>del</strong>le più famose compagnie fornitrici<br />
di servizi Internet, che quindi oltre a prestarsi all’opera di<br />
repressione <strong>del</strong>le libertà vi collaborano anche attivamente.<br />
Tecnologia al servizio <strong>del</strong> potere<br />
Nello sviluppo dei sistemi di controllo si distingue Cisco System<br />
che vende alla Cina routers in grado di bloccare non<br />
soltanto i siti sgraditi, ma anche singole pagine proibite. Un<br />
utente cinese può per esempio tranquillamente navigare<br />
nel sito di Stanford University (www.stanford.edu), ma non<br />
accedere a una sotto-sezione, www.stanford/edu/group/falun,<br />
il cui soggetto è il gruppo religioso inviso alle autorità<br />
di Pechino. Il governo cinese sta nel frattempo sviluppando<br />
una potente opera di modernizzazione <strong>del</strong>le proprie infrastrutture<br />
Internet. Un progetto chiamato China Net<br />
Next Carrying Network, o CN2, prevede un investimento<br />
di 100 milioni di dollari americani in contratti con Cisco<br />
Systems, Juniper Networks, Alcatel, Huawei Technologies.<br />
Nei prossimi mesi nuovi routers saranno installati in circa<br />
200 città cinesi. E più i routers sono tecnologicamente<br />
avanzati, più è facile controllare cosa ci passa attraverso. Il<br />
Global Internet Freedom Act, votato recentemente dal<br />
Congresso americano, dichiara che «il successo <strong>del</strong>le politiche<br />
statunitensi nel sostenere la libertà di parola, stampa<br />
e associazione richiede nuove iniziative per sconfiggere<br />
controlli autoritari <strong>del</strong>le notizie e informazioni in Internet».<br />
Nemmeno una parola viene però spesa sul ruolo <strong>del</strong>le<br />
compagnie americane nel fornire strumenti tecnologici<br />
necessari alla repressione. Se interpellati sull’argomento,<br />
tutti dicono di doversi, per necessità, assoggettare alla legge<br />
cinese. Per Cisco «è l’utente, e non Cisco, a determinare<br />
la funzionalità e gli usi <strong>del</strong>le tecnologie». Secondo Microsoft<br />
sfidare il governo sarebbe controproducente, ed «è<br />
meglio essere lì con i nostri prodotti piuttosto che non esserci».<br />
E il motto di Google sembra essere: «Meno informazione,<br />
ma informazione comunque». Connettere i cinesi<br />
al mondo attraverso Internet, sia pure al prezzo di<br />
pesanti restrizioni, costituirebbe quindi un significativo<br />
passo avanti sulla strada <strong>del</strong>la libertà e <strong>del</strong>la democratizzazione<br />
<strong>del</strong> regime. Non tutti sembrano però credere che la<br />
riforma politica sia l’inevitabile conseguenza di quella economica.<br />
Anzi, secondo alcuni le pratiche di controllo autoritario<br />
rischiano di allargarsi ad altre zone <strong>del</strong> mondo.<br />
Dice John Palfrey di Harvard University: «il paesaggio globale<br />
di Internet sta significativamente mutando per i modi<br />
in cui il governo cinese limita le relazioni dei suoi cittadini<br />
in Rete». E per Rebecca MacKinnon, «le compagnie<br />
americane hanno avuto così scarsi scrupoli nell’aderire alla<br />
richiesta di consegnare i dati di un utente cinese. Come<br />
possiamo essere sicuri che non faranno altrettanto in risposta<br />
a una superzelante agenzia governativa nei nostri<br />
paesi?». Le aspettative di una nuova era di libertà d’espressione<br />
in Cina, attraverso la Rete, sono quindi meno rosee<br />
che in passato. E il problema non è soltanto cinese. .<br />
Raddoppia<br />
il Fair Trade<br />
in Europa<br />
IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE CRESCE, anche se rimane un “nano”<br />
rispetto al volume d’affari <strong>del</strong>la distribuzione, organizzata<br />
e non. Certo in Europa il panorama è molto diverso, ma<br />
i punti vendita si sono moltiplicati e i consumi<br />
di A.D.S. incrementati. Oggi il giro d’affari dei prodotti<br />
<strong>del</strong> commercio equo e solidale nei 25 paesi <strong>del</strong><br />
Vecchio Continente sarebbe arrivato<br />
a quota 660 milioni di<br />
euro, il doppio di cinque anni fa<br />
quando era stimato in 260 milioni.<br />
L’incremento evidenziato<br />
nella ricerca sul Fair Trade appena<br />
pubblicata da FLO (Fairtrade<br />
Labelling Organisations), IFAT<br />
(International Fair Trade Associations),<br />
NEWS! (Network of<br />
European World Shops) e EFTA<br />
(European Fair Trade Association)<br />
è incoraggiante (+154% in<br />
cinque anni con una media <strong>del</strong><br />
20% per anno). Oltre 120 milioni<br />
di euro è prodotto dalle Botteghe<br />
<strong>del</strong> Mondo che hanno<br />
raggiunto quota 2800 punti<br />
vendita: complessivamente secondo<br />
le stime effettuate per il<br />
voluminoso studio sul Fair Trade<br />
in Europa sono oltre 100.000<br />
i volontari che hanno contribuito<br />
al successo <strong>del</strong> commercio<br />
equo solidale a livello continentale.<br />
Nei 25 paesi presi in esame<br />
operano oltre 200 strutture di<br />
importazione e i risultati migliori<br />
sono stati quelli conseguiti<br />
dagli operatori che aderiscono<br />
alle iniziative certificate. Il volu-<br />
PRO CAPITE IN EURO VOLUME VENDITE IN 000 EURO<br />
ITALIA 0,35<br />
20.000<br />
FRANCIA 1,15<br />
69.000<br />
GERMANIA 0,70<br />
58.000<br />
AUSTRIA 1,94 15,781<br />
SVIZZERA 18,47<br />
136.028<br />
BELGIO 1,92<br />
20.000<br />
LUSSEMBURGO 4,43 2.000<br />
OLANDA 2,15 35.000<br />
DANIMARCA 2,22 12.000<br />
REGNO UNITO 3,46<br />
206.289<br />
IRLANDA 1,24 5.000<br />
SVEZIA 0,61 5.480<br />
NORVEGIA 0,99 4.540<br />
FINLANDIA 1,48 7.700<br />
TOTALE 1,51<br />
596.818<br />
Fonte: Fair Trade in Europe 2005<br />
| equo e solidale | finanzaetica |<br />
Il giro di affari dei prodotti <strong>del</strong> commercio equo e solidale in Europa è raddoppiato in cinque anni. Sono oltre 200 le strutture di<br />
importazione e 55 mila i prodotti presenti nei supermercati. È la Svizzera il paese con la più alta percentuale di commercio<br />
equo . L’Italia si distingue per la frammentazione distributiva e la spesa pro capite più bassa, mentre il mercato più ricettivo è<br />
quello inglese. Ma c’è ancora molto da fare per rispondere alla domanda crescente.<br />
LE BOTTEGHE DEL MONDO [OTTOBRE 2005]<br />
ITALIA 500<br />
SPAGNA 95<br />
PORTOGALLO 9<br />
FRANCIA 165<br />
GERMANIA 800<br />
AUSTRIA 100<br />
SVIZZERA 300<br />
BELGIO<br />
LUSSEMBURGO 6<br />
295<br />
OLANDA 412<br />
DANIMARCA 6<br />
REGNO UNITO<br />
100<br />
IRLANDA 6<br />
SVEZIA<br />
NORVEGIA 0<br />
35<br />
FINLANDIA 25<br />
LA SPESA IN COMMERCIO PRO CAPITE E IL VOLUME DELLE VENDITE<br />
me dei prodotti di Fair Trade certificati ha raggiunto quota 597 milioni<br />
di euro e un contributo rilevante alla crescita di questo mercato<br />
è arrivato sicuramente dall’inserimento di questi generi di consumo<br />
nei supermercati che oggi sono oltre 55000. Il paese con le più<br />
alte percentuali di commercio equo solidale è la Svizzera dove il 47%<br />
di tutte le banane, il 28% dei fiori e il 9% <strong>del</strong>lo zucchero appartiene<br />
al segmento certificato Fair Tra-<br />
de. Tra i grandi paesi europei il<br />
mercato più ricettivo risulta essere<br />
quello <strong>del</strong>la Gran Bretagna<br />
(otto volte la Svizzera per popolazione)<br />
dove il commercio<br />
equo e solidale raggiunge il 5%<br />
nel mercato <strong>del</strong> tea, il 5,5% nelle<br />
banane e il 20% nel caffé.<br />
Le distanze nell’orientamento<br />
al consumo sono enormi tra i<br />
25 paesi europei esaminati: la<br />
spesa pro capite varia dalla più<br />
bassa, che purtroppo è quella<br />
italiana e si posiziona a 0,35 euro,<br />
a quella più alta registrata in<br />
Svizzera dove raggiunge i 18,47<br />
euro. Al secondo posto in Europa<br />
figura il Lussemburgo con<br />
4,45 euro, seguito dalla Gran<br />
Bretagna (3,46 euro), la Danimarca<br />
(2,22) e l’Olanda (2,15).<br />
Molto interessante l’analisi<br />
sul mercato italiano che nell’analisi<br />
risulta caratterizzato da un<br />
elevata frammentazione distributiva,<br />
con oltre 500 botteghe<br />
<strong>del</strong> mondo e 4000 punti vendita<br />
<strong>del</strong>la Grande distribuzione organizzata<br />
che dichiarano di offrire<br />
prodotti equo e solidali. .<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 35 |
Nuova<br />
Ecologia<br />
STEFANO DE LUIGI / CONTRASTO<br />
a cura di Paola Baiocchi e Micol Carmignani<br />
nuove<br />
povertà<br />
pisa<br />
Una città d’arte<br />
e di studio che deve<br />
fare i conti con redditi<br />
bassi e scarsità<br />
di alloggi. L’antica<br />
Repubblica marinara<br />
reagisce senza<br />
chiudersi: potenzia<br />
i servizi, unendo<br />
le forze, e apre le porte<br />
<strong>del</strong>le istituzioni<br />
ai nuovi arrivati.<br />
osservatorio<br />
La fabbrica<br />
di ceramiche<br />
Ideal Standard.<br />
Brescia, 2002<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 37 |
pisa<br />
nuove<br />
povertà<br />
di Paola Baiocchi<br />
osservatorio<br />
Gli “invisibili”<br />
vivono anche<br />
nella città d’arte<br />
A<br />
RTE. CULTURA. UNIVERSITÀ. GLI INGREDIENTI CI SONO TUTTI. Ma questi punti di forza<br />
possono nascondere enormi contraddizioni. Diversamente da altri territori, dove<br />
ci si adatta alle sperequazioni, si nascondono le cause e si usa il patrimonio storico per<br />
“verniciare” ogni dove Pisa è una città che reagisce, grazie ad un sistema basato sul confronto<br />
e sulla concertazione tra le componenti sociali, che le vede riunite attorno al tavolo<br />
<strong>del</strong>la Società <strong>del</strong>la Salute (vedi articolo). Istituzioni, volontari, associazioni cercano di costruire<br />
e mantenere un tessuto solidale capace di rispondere ai bisogni più immediati, ma<br />
anche attento a ricordare che si può fare di più per estirpare il disagio. Cominciamo a comporre<br />
questo mosaico chiedendo a Don Emanuele Morelli di parlarci <strong>del</strong>le esigenze raccolte<br />
nei Centri d’ascolto <strong>del</strong>la Caritas diocesana, di cui è direttore: «Le linee di tendenza <strong>del</strong>la<br />
povertà sono quelle <strong>del</strong>l’insufficienza <strong>del</strong> reddito: anziani in affitto con la pensione,<br />
Città d’arte, sede<br />
di tre Università<br />
e <strong>del</strong> Cnr, sembra<br />
impossibile<br />
che nella placida Pisa<br />
che si affaccia<br />
con i suoi eleganti<br />
palazzetti sull’Arno<br />
esista la povertà<br />
| 38 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
famiglie con figli; tocchiamo con mano che si fa sempre più fatica ad<br />
arrivare a fine mese con lo stipendio che si ha. I dati che abbiamo in<br />
nostro possesso sono stati rilevati tra chi si rivolge ai Centri di ascolto<br />
<strong>del</strong>la Caritas; ci sono persone in difficoltà che a noi non si rivolgono».<br />
Chi sono?<br />
«Chi dispone ancora di una rete di solidarietà, la famiglia o gli amici,<br />
per questo sono di più gli immigrati, rispetto agli italiani».<br />
Marco Arzilli, responsabile <strong>del</strong> progetto “Homeless”, che comprende<br />
un dormitorio gestito dalla Caritas per il Comune di Pisa, aggiunge<br />
altre figure: «Un numero non consistente di psichiatrici gravi,<br />
da ex ospedale psichiatrico per capirci, che non si rivolgono ai<br />
centri d’ascolto e non accedono al dormitorio. Sono soli, si sottraggono<br />
alle cure e non hanno casa. Poi alcuni irregolari, cioè stranieri<br />
senza permesso di soggiorno».<br />
Come viene accolto in un quartiere, un dormitorio per senza<br />
fissa dimora?<br />
«Malissimo», risponde Marzia Tanini, responsabile <strong>del</strong>l’Ufficio di coor-<br />
FONTE: CARITAS<br />
IL CENTRO DI ASCOLTO CARITAS<br />
UTENTI DEI CENTRI D’ASCOLTO DA GENNAIO A DICEMBRE 2005<br />
DONNE UOMINI TOTALE<br />
Italiani 27,2% 64 35,5% 89 31,5% 153<br />
Stranieri 72,8% 171 64,5% 162 68,% 333<br />
TOTALE 235 251 486<br />
CONDIZIONE FAMILIARE<br />
DONNE ITALIANE<br />
33,9%<br />
TUNISIA 9<br />
FEDERAZIONE RUSSA 10<br />
DONNE<br />
TOTALE<br />
171<br />
10,7%<br />
3,6<br />
%<br />
NO<br />
56,7%<br />
97<br />
21,5%<br />
30,4%<br />
SÌ<br />
43,3%<br />
74<br />
UOMINI ITALIANI DONNE STRANIERE UOMINI STRANIERI<br />
31,7%<br />
4,9%<br />
17,1%<br />
46,3%<br />
ALTRE NAZIONI<br />
92<br />
ROMANIA<br />
67<br />
1,3<br />
10,2%<br />
5,3 2,6<br />
0,7%<br />
9,6% 22,3%<br />
40,4%<br />
51,0%<br />
UCRAINA<br />
43<br />
MACEDONIA<br />
30<br />
MAROCCO 16<br />
POLONIA 16<br />
ALBANIA<br />
25<br />
BULGARIA 21<br />
dinamento <strong>del</strong> settore alta marginalità <strong>del</strong> Comune, «questo tipo di<br />
strutture sono come i cassonetti: nessuno li vorrebbe vicino casa. E allora<br />
facciamo un lavoro di mediazione culturale nel quartiere, avvicinando<br />
le scuole alle strutture, coinvolgendo le associazioni. Con l’informazione<br />
riusciamo a far capire che si tratta di persone e non di pericoli».<br />
La marginalità è vista spesso con diffidenza; i mass media che<br />
tipo di informazione danno?<br />
«L’informazione sugli immigrati non risponde alla realtà. I flussi migratori»,<br />
dice Don Morelli, «sono cambiati già da qualche anno. Le<br />
presunte invasioni dal Sud <strong>del</strong> mondo sono diminuite, sia a livello<br />
nazionale che qui a Pisa».<br />
Federico Russo sta preparando per la Caritas il rapporto 2006 sulle<br />
povertà.<br />
Può specificarci da quali Paesi provengono gli immigrati?<br />
«Al primo posto ci sono i rumeni, poi ci sono gli ucraini, seguono i macedoni<br />
e infine gli albanesi. Il 50% degli stranieri che si rivolgono a noi<br />
appartengono a queste 4 nazioni». «Il dato nuovo», aggiunge don Mo-<br />
56,7%<br />
LIBERO CONIUGATO/A VEDOVO/A DIVORZIATO/A SEPARATO/A NON SPECIFICATO<br />
NAZIONALITÀ DEGLI UTENTI<br />
TOTALE 329<br />
POSSESSO DI PERMESSO DI SOGGIORNO<br />
UOMINI<br />
TOTALE<br />
162<br />
NO<br />
59,3%<br />
96<br />
SÌ<br />
40,7%<br />
66<br />
TOTALE<br />
TOTALE<br />
333<br />
NO<br />
58,0%<br />
193<br />
SÌ<br />
42,0%<br />
140<br />
I flussi migratori<br />
sono cambiati.<br />
La maggior parte<br />
degli immigrati<br />
provengono dall’Est<br />
Europa. Rumeni,<br />
ucraini, macedoni<br />
e albanesi.<br />
Alla caritas<br />
si rivolgono molte<br />
donne che fanno<br />
le assistenti familiari.<br />
Non sono nemmeno<br />
giovanissime e in<br />
qualche caso hanno<br />
superato da tempo<br />
la sessantina.<br />
| osservatorio nuove povertà | pisa |<br />
ELENA MONTELLA<br />
relli «è che incontriamo molte donne non più giovanissime (una addirittura<br />
di 64 anni) che fanno le assistenti familiari, le cosiddette badanti<br />
per gli anziani. Vengono a mangiare alle nostre mense nel giorno di<br />
libertà, perché non hanno nessuno a Pisa. Hanno progetti migratori di<br />
corta durata: vogliono tornare a casa dopo massimo sei mesi, scadendo<br />
un po’ nell’irregolarità e lavorando molto sulle rimesse (vedi box)».<br />
Don Morelli, come arrivano queste donne se non hanno parenti<br />
in Italia che le chiamano?<br />
«Supponiamo che ci sia una sorta di rete, di traffico di braccia a scopo<br />
di sfruttamento per lavoro. Ci sono vere e proprie esperienze di “caporali”<br />
che prendono percentuali sui guadagni e gestiscono anche dei<br />
“dormitori” per connazionali, dove si paga un tanto a notte e di giorno<br />
bisogna lasciare libero il posto. Quando trovano lavoro in casa di<br />
un assistito, risolvono il problema abitativo».<br />
La casa è un problema trasversale a Pisa: gli affitti sono carissimi perchè<br />
il mercato è gonfiato a causa dei fuori sede <strong>del</strong>le Università, <strong>del</strong> Cnr<br />
e dagli americani di Camp Darby (vedi box “Un’isola a stelle e strisce”<br />
a pagina 45). Così per una coppia di reddito medio-basso che si separa<br />
comincia un percorso che porta alla formazione di due nuove povertà.<br />
Massima Baldocchi conosce molto bene questo disagio, perché è<br />
avvocato per la Casa <strong>del</strong>la donna di Pisa. Un’associazione nata negli<br />
anni Settanta dai collettivi femministi, ospitata in una sede <strong>del</strong>la Provincia,<br />
che fornisce consulenza legale alle donne e segue molte altre<br />
iniziative come il centralino antiviolenza “Telefono donna” e organizza<br />
corsi di formazione per operatori a contatto con le violenze su<br />
donne e minori: «Chi si separa è a rischio povertà: è difficile sia per gli<br />
uomini che per le donne, perché gli affitti sono troppo cari. Molti devono<br />
chiedere l’integrazione all’affitto, ma i fondi erogati sono molto<br />
diminuiti, i bandi per le case popolari escono ogni due anni e soddisfano<br />
solo il 10% <strong>del</strong>le domande. Una problematica nata negli<br />
ultimi cinque/sei anni», continua l’avvocato Balocchi, «è l’aumento<br />
<strong>del</strong>le coppie miste italiani ed extracomunitarie. Tantissime cubane,<br />
donne che vengono dalla Russia, dalla Romania, dalla Polonia e dall’Ucraina,<br />
ma anche sudamericane, brasiliane, che si sono legate ad<br />
uomini che facevano, magari, il turismo sessuale. Vengono in Italia,<br />
raramente si sposano, ma hanno figli e le problematiche sono le più<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 39 |
“<br />
pisa<br />
nuove<br />
povertà<br />
osservatorio<br />
diverse: dalla separazione, al divorzio in senso stretto, ai problemi di<br />
abbandono, di violazione degli obblighi di assistenza famigliare. Ci sono<br />
stati dei casi in cui l’uomo è alla terza relazione con una donna<br />
straniera, tutte da cui ha avuto figli».<br />
La società <strong>del</strong>la salute<br />
Un esempio per l’Oms<br />
Conferenza dei sindaci e Asl 5 hanno costituito un consorzio per gestire le politiche socio-sanitarie <strong>del</strong> territorio.<br />
LE PRATICHE CHE GOVERNANO LA GESTIONE DEL SOCIALE e <strong>del</strong>la sanità<br />
nella Zona pisana sono state dichiarate molto interessanti<br />
dall’Oms che le sta studiando. Si tratta <strong>del</strong>la Società<br />
<strong>del</strong>la Salute, un consorzio pubblico di<br />
di Paola Baiocchi cogestione <strong>del</strong>le politiche socio sanitarie, di<br />
cui fanno parte la Conferenza dei sindaci e<br />
l’Asl 5. Un lavoro certosino di conoscenza <strong>del</strong> territorio, razionalizzazione<br />
<strong>del</strong>le risorse attraverso l’innovazione tecnologica<br />
e un confronto continuo le associazioni, gli enti<br />
religiosi, le fondazioni, i volontari.<br />
Ne parliamo con il presidente <strong>del</strong>la Società <strong>del</strong>la Salute,<br />
Carlo Macaluso e con il direttore Giuseppe Cecchi. Carlo<br />
Macaluso è medico, assessore<br />
Ds alle politiche Sociali <strong>del</strong> Comune<br />
di Pisa, giunto ormai al suo<br />
terzo mandato, “memoria storica”<br />
<strong>del</strong>la sperimentazione cominciata<br />
nel 1995: «Il percorso ha pre-<br />
”<br />
so il via da un atto di indirizzo<br />
<strong>del</strong>la Regione Toscana, che ha attribuito alle Conferenze dei<br />
sindaci poteri nel sociale e, attraverso la legge 72, aveva dato<br />
il potere alle conferenze dei sindaci di approvare i Piani<br />
Attuativi Locali (Pal) <strong>del</strong>le Asl di appartenenza».<br />
L’asl aveva un buco<br />
di 64 miliardi di lire.<br />
Oggi con questo<br />
sistema il bilancio<br />
è in pareggio<br />
| 40 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
É un’esperienza solo Toscana?<br />
«Consorzi pubblici costituiti dalle singole zone e dalla Asl<br />
non esistono, con questi specifici obblighi. In Toscana ci<br />
sono 19 zone sociosanitarie, molte sono solo sulla carta.<br />
Noi siamo partiti un po’ prima».<br />
Che situazione ha trovato nel 1995?<br />
«Disastrosa: la nostra Asl aveva 64 miliardi di lire di buco.<br />
Nel giro di 6/7 anni abbiamo portato il bilancio in<br />
pareggio».<br />
Di che tipo?<br />
«Nel ‘95 c’erano 14 distretti sociosanitari: dopo 6 anni uno<br />
solo. Poi abbiamo cominciato a spostare risposte dall’ospedale<br />
al territorio. Per esempio: per gli anziani avevamo una<br />
sola struttura che ospitava circa 320 persone, con indici di<br />
Parlando di politiche sociali quali leggi provocano l’aumento<br />
<strong>del</strong>la povertà?<br />
«Come Caritas sia diocesana che nazionale», risponde Don Morelli,<br />
«abbiamo fatto le pulci alla legge Turco-Napolitano, per i Cpt perché<br />
poco coraggiosa. Ma il giro di vite <strong>del</strong>la Bossi-Fini ha prodotto una maggiore<br />
precarietà e preoccupazione. Un immigrato che prima aveva un<br />
anno per trovare un nuovo lavoro, ora ha solo sei mesi».<br />
qualità pessimi. Oggi abbiamo 20 strutture, con 20 o 40 posti<br />
letto. In 10 anni abbiamo aumentato di più <strong>del</strong> 16% l’assorbimento<br />
di risorse da parte <strong>del</strong> territorio».<br />
A Giuseppe Cecchi direttore <strong>del</strong>la Società <strong>del</strong>la Salute,<br />
chiediamo se viene fatta un’acquisizione centralizzata dei<br />
farmaci: «L’acquisizione di bene e servizi in Toscana avviene<br />
attraverso l’Estav (Enti per i servizi tecnico amministrativi<br />
di area vasta) che con la legge regionale 40 <strong>del</strong> 2005<br />
ha acquistato configurazione giuridica pubblica; ci saranno<br />
tre aree vaste, ognuna contenente un’azienda ospedaliera<br />
universitaria (Siena, Pisa, Firenze ndr)».<br />
I tre assessori regionali all’Istruzione, alle Attività<br />
produttive e alla Sanità Stanno elaborando il Programma<br />
regionale di sviluppo, in cui la ricerca farmaceutica<br />
e l’offerta di servizi sanitari d’eccellenza,<br />
occupano molta importanza.<br />
«Noi riteniamo che siamo in grado di sostenere un sistema<br />
basato sui principi <strong>del</strong>l’universalità, <strong>del</strong>l’eguaglianza e<br />
<strong>del</strong>la solidarietà. Riteniamo che questo sistema funzioni e<br />
che possa anche funzionare meglio».<br />
Dottor Macaluso, c’è una ricaduta <strong>del</strong>la ricerca<br />
scientifica universitaria sul territorio?<br />
«Abbiamo fatto accordi con il Sant’Anna, con il Cnr e<br />
con l’Università. Con il Cnr abbiamo messo a punto un<br />
software per lo studio epidemiologico: incrociando i dati<br />
demografici e i ricoveri possiamo vedere i bisogni scoperti».<br />
Quali politiche provocano la nascita di nuove povertà?<br />
«L’aumento dei costi <strong>del</strong>la sopravvivenza, degli affitti,<br />
le leggi sugli immigrati. Un esempio: noi stiamo<br />
smantellando i campi Rom, che vuol dire trovare una<br />
strada di inserimento, quindi lavoro, casa, scuola. Per<br />
renderli autosufficienti in 4 anni. Invece di buttar via<br />
300/350 euro al giorno per tenerli in carcere, ne spendiamo<br />
meno per costruirgli un domani. Da altre parti<br />
si preferisce il carcere». .<br />
Il centro di Pisa si sta spopolando e le telecamere che<br />
controllano gli accessi <strong>del</strong>le macchine non lo rendono accogliente...<br />
«La città di Pisa non è ospitale: ha una grande tradizione di tolleranza,<br />
ma se vai a vedere il costo degli affitti, i servizi... L’Ospedale<br />
ora spenderà 300 milioni di euro (vedi box “Santa Chiara in periferia”<br />
a pagina 45) con un investimento equivalente, molto<br />
S<br />
| osservatorio nuove povertà | pisa |<br />
Il caleidoscopio <strong>del</strong>le case<br />
Poche e affollate<br />
Una piccola città che vive un’emergenza abitativa tipica di un luogo d’arte e di studio. Molti servizi e alloggi scarsi.<br />
ECONDO IL RAPPORTO CARITAS 2005 sulle povertà un caso di<br />
disagio su cinque è riconducibile al problema casa. Tra gli<br />
italiani che si rivolgono ai centri d’ascolto Caritas, il 55%<br />
risiede in case popolari o in affitto, ma<br />
evidentemente le politiche abitative non<br />
sono bastate ad evitargli l’indigenza.<br />
Mancanza di una strategia organica e continuativa di lotta<br />
alla povertà? Un preoccupante 12,2% di italiani che<br />
chiede aiuto alla Caritas non ha alcun alloggio.<br />
Per gli stranieri la situazione è diversa: il 37% vive in<br />
affitto, quasi il 20% con parenti o conoscenti in situazioni<br />
al limite <strong>del</strong> disagio sanitario a causa <strong>del</strong>l’ affollamento.<br />
L’8,5%, infine, nelle case d’accoglienza<br />
che rappresentano una<br />
di Micol Carmignani<br />
degli stranieri vive<br />
con parenti o<br />
conoscenti al limite<br />
<strong>del</strong> disagio sanitario<br />
ELENA MONTELLA Il 20 per cento<br />
Nel settembre<br />
<strong>del</strong> 2005 viene<br />
occupata l’ex sede<br />
<strong>del</strong>l’Enel oggetto<br />
di scambio tra<br />
immobiliaristi,<br />
tra cui Fiorani<br />
e Coppola, indagati<br />
mesi dopo.<br />
soluzione temporanea.<br />
La dimensione di Pisa è anomala<br />
per le sue esigenze di città<br />
d’arte ed universitaria: da un lato<br />
i servizi - tanti - dall’altro gli alloggi,<br />
pochi. La situazione abitativa<br />
è vicina al corto circuito: la<br />
popolazione dei residenti è di<br />
88mila unità, mentre gli studenti<br />
sono circa 50mila. Gli alloggi in<br />
affitto sono solo 17mila: 5000 per<br />
gli studenti, 3000 case popolari,<br />
9000 per le famiglie. Il resto, 43-<br />
44mila appartamenti, sono abitati<br />
dai proprietari. Insomma una<br />
lotta per la conquista <strong>del</strong>lo spazio vitale che produce ogni<br />
anno 60 milioni di euro in affitti, il 60% in nero.<br />
È chiaro che le lotte per la casa hanno avuto un ruolo<br />
importante, nell’ex repubblica marinara; ne parliamo con<br />
Mike uno dei ragazzi che segue il problema alloggi a Pisa<br />
per Università Antagonista.<br />
«Le prime rivendicazioni risalgono alla fine degli anni<br />
’70, con l’occupazione <strong>del</strong> Villaggio Centofiori, destinato<br />
alla base di Camp Darby e <strong>del</strong> Villaggio Aurora, che restano<br />
ancora oggi case popolari. Le lotte sono state discontinue,<br />
ma hanno riunito associazioni di immigrati, sinda-<br />
interessante, sul centro storico: pensare che di tutto questo grosso<br />
investimento le categorie più deboli ne risentano solo ed esclusivamente<br />
per ricaduta, è riduttivo. Noi auspichiamo che si strutturino<br />
sempre di più politiche sociali, anche per la società civile<br />
pisana, che passino attraverso un’opzione decisa di inclusione degli<br />
ultimi, che riguardi dalla riqualificazione dei quartieri ad uno<br />
sguardo complessivo sulla vivibilità dei territori». .<br />
cati degli inquilini, centri sociali e partiti di sinistra».<br />
Uno dei colori di Pisa è la cultura: l’Università e il turismo,<br />
portano attività nel terziario. In 25 anni il centro storico<br />
si è svuotato per lasciare spazio a uffici e negozi e più<br />
<strong>del</strong> 33% dei residenti si è spostato verso i Comuni limitrofi,<br />
attratto anche da minori costi al metro quadrato.<br />
Daniele Cosci, segretario Sicet (Sindacato Inquilini Casa<br />
e Territorio Cisl) segue da anni l’andamento abitativo a<br />
Pisa: «La speculazione sugli affitti li ha resi pari a uno stipendio:<br />
famiglie a medio reddito, fino ad ora autosufficienti,<br />
non lo sono più. Con la Legge 431 <strong>del</strong> ’98 e l’abolizione<br />
<strong>del</strong>l’equo canone si può chiedere l’integrazione<br />
all’affitto: approfittandosi di questa, i proprietari hanno<br />
alzato i prezzi. Dal 2003 il fondo destinato alle integrazioni<br />
si è ridotto passando da 430 a 220 milioni di euro, che<br />
non bastano. I canoni sono aumentati, e gli sfratti per morosità,<br />
a Pisa come in Italia, sono tra il 66% e il 70% <strong>del</strong> totale,<br />
anche tra le famiglie medie».<br />
Così, a fine anni ’90, torna con forza il problema abitativo:<br />
studenti, immigrati, precari, cittadini poveri o impoveriti<br />
chiedono un’abitazione.<br />
Salvatore Montano, uno degli esponenti <strong>del</strong>le prime<br />
lotte per la casa, diventa assessore per le politiche abitative,<br />
portando una sostanziale pacificazione sul problema.<br />
L’apporto fondamentale <strong>del</strong>l’assessore è lo sblocco <strong>del</strong>le liste<br />
di assegnazione per le case popolari. Aumentano di numero,<br />
ospitando sempre più famiglie.<br />
Dal Macchia Nera<br />
al Progetto Finestre<br />
Ma non basta per spegnere le tensioni: il pretesto è la chiusura<br />
<strong>del</strong> “Macchia Nera” primo centro sociale di Pisa, episodio<br />
che sfocia in una serie di occupazioni simboliche nel<br />
centro <strong>del</strong>la città, che vengono periodicamente sgomberate,<br />
ma rioccupano altri stabili.<br />
Il libero mercato degli affitti fa da molla all’aumento<br />
dei prezzi e all’evasione fiscale, così nel 2003 il gruppo<br />
Università Antagonista dà vita al “Progetto Finestre” che<br />
chiede case per gli studenti. É ancora Mike a parlare: «A<br />
fronte <strong>del</strong> miglioramento per le famiglie, agevolate dall’e-<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 41 |
ELENA MONTELLA<br />
pisa<br />
nuove<br />
povertà<br />
LIBRI<br />
Cristina Cecchini<br />
Luca Gorreri<br />
Antichi mestieri<br />
rurali nel territorio<br />
<strong>del</strong> parco<br />
Ente Parco Regionale<br />
Migliarino San Rossore<br />
Massaciuccoli<br />
Valeria Barboni<br />
Cristina Cagianelli<br />
disegni<br />
di Silvia Sarperi<br />
Pisa la fabbrica<br />
dei miracoli<br />
Felici Editore Junior<br />
osservatorio<br />
Pisa apre ai migranti con il Consiglio degli Stranieri<br />
Per la prima volta il meccanismo <strong>del</strong>la rappresentanza degli stranieri è stata democratico. Hanno potuto scegliere i loro rappresentanti su liste di candidati formate da stranieri. Un modo per far incontrare le richieste dal basso e le proposte dall’alto.<br />
di Micol Carmignani<br />
Scritta riguardante i clandestini<br />
sul muro <strong>del</strong>l’università<br />
| 42 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
dilizia popolare, le condizioni degli studenti, specie i fuori<br />
sede, rimangono tali e quali. Gli affitti sono sempre più cari,<br />
le case cadono nel degrado e ci sono 4360 appartamenti<br />
sfitti. L’Università ed il Comune non cercano soluzioni<br />
per le richieste degli studenti e solo 1200 su 35.000 richiedenti,<br />
ricevono un alloggio <strong>del</strong>l’Ardsu (Azienda Regionale<br />
per il Diritto allo Studio Universitario)».<br />
Così, nell’Ottobre 2004, viene occupato uno stabile<br />
destinato all’Istituto Superiore S.Anna di Pisa, Università<br />
d’eccellenza largamente finanziata dalla riforma Moratti.<br />
Gli studenti chiedono 50 alloggi per gli esclusi dalle liste<br />
Ardsu. Nessun ente pisano prende la parola contro l’iniziativa<br />
e per la prima volta le richieste studentesche assumono<br />
contorni che si adattano positivamente alle<br />
lacune lasciate da Università e Comune<br />
L’iniziativa non sarà approvata, ma questa occupazione<br />
resterà un simbolo nella memoria pisana, che ha portato<br />
a conoscenza le rivendicazioni di un uso sociale e collettivo<br />
di beni pubblici.<br />
Per protesta contro le speculazioni, a metà settembre<br />
2005 viene occupata l’ex Enel, sul Lungarno, oggetto di<br />
scambi tra immobiliaristi, ultimi Fiorani e Coppola, inquisiti<br />
mesi dopo per questo ed altri scandali.<br />
Dopo lo sgombero, Università Antagonista attacca<br />
un altro simbolo <strong>del</strong>le politiche Comunali sbiadite, l’e-<br />
«L<br />
Il riconoscimento <strong>del</strong> titolo<br />
di studio è uno dei problemi<br />
degli stranieri per il lavoro<br />
dificio “Mattonaia” nel centro storico: destinato dall’83<br />
ad alloggi popolari finanziati dai fondi GESCAL (trattenute<br />
salariali Gestione Case Lavoratori) contrariamente<br />
ai patti, viene venduto nel 2003 a privati come immobile<br />
di lusso, con la promessa di destinare i maggiori introiti<br />
all’edilizia popolare.<br />
Nel 2005 le associazioni intervengono e occupano la<br />
“Mattonaia”, amplificando lo scandalo <strong>del</strong>le case e l’hanno<br />
vinta.<br />
«Una svolta - dice Mike - si è avuta proprio negli ultimi<br />
mesi, grazie al cambio di presidenza nell’ARDSU, che<br />
ha svincolato le scelte dal Comune. L’ARDSU ha comprato<br />
la Mattonaia ricavandone 60 alloggi per studenti e dando<br />
i negozi alle associazioni».<br />
Cosci ha una sua visione <strong>del</strong> fenomeno: «Le politiche<br />
italiane sono da sempre volte alla casa di proprietà:<br />
la defiscalizzazione, l’incentivazione per giovani coppie,<br />
da 50 anni a questa parte, ne sono esempio. Negli altri<br />
paesi europei il più degli alloggi è di proprietà pubblica<br />
o parapubblica: circa la metà è destinata all’affitto. Da<br />
noi solo il 17-18%, e questo toglie la possibilità di contrattazione.<br />
Ogni aumento <strong>del</strong>la fiscalità sugli alloggi<br />
viene scaricato dai proprietari sugli inquilini. Il problema<br />
ha una radice sociale e culturale, dove la casa non è<br />
concepita come una necessità primaria per l’uomo, ma<br />
come proprietà privata, col solo obiettivo economico e<br />
non di relazione tra le persone». .<br />
http://sicet.cislpisa.it<br />
E ASSOCIAZIONI E LE ISTITUZIONI DEI MIGRANTI sono un prodotto <strong>del</strong>le città<br />
progressiste e aperte», afferma Natalia Belova, neoeletta nel Consiglio<br />
degli Stranieri.<br />
Nella provincia di Pisa sono presenti 9700 uomini e 8340 donne<br />
stranieri, esito di un flusso migratorio crescente da oltre 10 anni, e l’incidenza<br />
sul totale <strong>del</strong>la popolazione ha raggiunto la media di 4,05%,<br />
con un picco di 8,26% in Val di Cornia. A Pisa le comunità forti sono<br />
quella albanese, senegalese e marocchina: tuttavia, secondo i dati Caritas,<br />
si consolida la tendenza degli scorsi anni che ha visto aumentare<br />
le persone <strong>del</strong>l’Est Europa, contrariamente all’afflusso da Africa e Cina.<br />
Gli stranieri sono l’apporto demografico che rende positivo l’andamento<br />
<strong>del</strong>la popolazione pisana, altrimenti in decremento, secondo<br />
il saldo naturale <strong>del</strong>la popolazione. Questi nuovi abitanti, forze lavoro<br />
e inquilini <strong>del</strong>la città, percepiscono sempre più coscienza <strong>del</strong>la loro posizione<br />
sociale, minata da norme contraddittorie o trattamenti iniqui.<br />
Come si esprimono gli immigrati a Pisa? Lo scorso 5 marzo è nato<br />
il Consiglio degli Stranieri. L’afflusso alle urne è stato <strong>del</strong> 23,5%,<br />
portando forma alla volontà di organizzarsi in enti assembleari: 15<br />
rappresentanti, con potere solo consultivo, in linea con la legge italiana.<br />
«Il passaggio dalla Consulta al Consiglio è importante», spiega<br />
Natalia, «perché per la prima volta l’organizzazione degli stranie-<br />
PISA CITTÀ DELLA PACE<br />
L’AGGREGAZIONE IN ASSOCIAZIONI,<br />
laiche o cattoliche, fa parte <strong>del</strong>la storia<br />
<strong>del</strong> territorio pisano.<br />
La Misericordia di Pisa opera da sette<br />
secoli, esistono moltissime società operaie<br />
di mutuo soccorso nate dall’attività<br />
estrattiva <strong>del</strong>le cave di marmo o nella zona <strong>del</strong> legno; le cooperative<br />
sono una realtà produttiva e sono decine le associazioni<br />
che si occupano di pace, operano per la costruzione <strong>del</strong>la cultura<br />
<strong>del</strong>la pace o per la riconversione di Camp Darby.<br />
Forte di queste presenze, per prima a livello nazionale,<br />
l’Università di Pisa dal 2001 ha attivato il corso di laurea triennale<br />
in Scienze <strong>del</strong>la Pace.<br />
Gli studenti sono una sessantina per anno, circa la metà sono<br />
adulti, lavorano e in genere sono persone impegnate nella solidarietà,<br />
nella cooperazione, nelle organizzazioni non governative.<br />
Un’altra presenza che caratterizza la volontà di Pisa di voler<br />
costruire la pace, è la Biennale <strong>del</strong> Cinema per la Pace, rassegna<br />
<strong>del</strong>la produzione internazionale e concorso, giunto ormai<br />
alla vigilia <strong>del</strong>la sua nona edizione.<br />
http://pace.unipi.it<br />
http://www.cinemaperlapace.it<br />
ri è stata democratica, e la rappresentanza non si è basata su criteri<br />
volontari e soggettivi, bensì su liste di candidati formate da stranieri,<br />
con propri elettori».<br />
Anche secondo Manola Guazzini, assessore alle Politiche Sociali<br />
<strong>del</strong>la Provincia, il Consiglio è un traguardo che consente di avere un<br />
referente diretto per la Provincia. «Fino dal 2002 era emersa la volontà,<br />
da parte degli immigrati <strong>del</strong>la Consulta, di avviare il percorso verso forme<br />
più mature di rappresentazione. Lavorando insieme, abbiamo ora<br />
una conoscenza più vera e strutturata <strong>del</strong>le esigenze degli immigrati a<br />
Pisa». Sperare in una capacità decisionale maggiore è difficile con l’assetto<br />
giuridico attuale. Il problema di non possedere la cittadinanza italiana<br />
rende impossibile legalmente ogni diritto di rappresentare i propri<br />
interessi attraverso il voto o produzione di norme.<br />
Per il momento, ad occuparsi dei diritti degli stranieri, sono solo le<br />
associazioni, enti con potere consultivo o provinciali. Un caso è il Centro<br />
Nord-Sud, nato come associazione nel 1999 e trasformato poi in ente<br />
provinciale con <strong>del</strong>ibera <strong>del</strong> Consiglio <strong>del</strong>la Provincia. Esso è un riferimento<br />
reale, e nasce dall’idea di far cooperare le richieste dal basso<br />
e le proposte dall’alto: un’interfaccia tra territorio e Consiglio Provinciale,<br />
che coordina e fa da raccordo agli sportelli per quello che concerne<br />
le informazioni e l’approccio all’utenza.<br />
SAN PRECARIO ALL’UNIVERSITÀ<br />
LE TRE UNIVERSITÀ PISANE (Statale, Scuola Superiore Sant’Anna e<br />
Normale) assieme all’Ospedale, rappresentano le realtà occupazionali<br />
più consistenti <strong>del</strong>la zona, sulle quali si sta anche investendo molto.<br />
Ma la vita è dura per quanti decidono di restare nell’ateneo dopo<br />
laureati per svolgere attività di ricerca o insegnare: il Comitato dei<br />
ricercatori precari pisani, il 29 e 30 marzo, ha indetto un referendum,<br />
il primo in Italia di questo genere, per portare allo scoperto la reale<br />
consistenza <strong>del</strong> fenomeno: in 1082 hanno risposto ai quesiti referendari.<br />
Il rettorato non ha riconosciuto la consultazione e ha fornito questi dati:<br />
non sono precari i dottorandi, gli specializzandi, i ricercatori in<br />
formazione e neppure gli assegnisti; sarebbero quindi in tutto 735,<br />
tra co.co.co e lavoratori occasionali, le figure non strutturate.<br />
Il Comitato chiede che cambino radicalmente i criteri di<br />
reclutamento, che si istituisca un’anagrafe dei non strutturati e vengano<br />
riconosciuti diritti come la malattia, la maternità, le ferie e i congedi<br />
parentali. Grazie al referendum è stata scoperta addirittura una nuova<br />
categoria di precari: gli “specializzoidi”, medici già laureati e abilitati,<br />
che operano nei reparti prima di diventare specializzandi.<br />
Al conto si dovrebbero aggiungere circa 900 impiegati tecnici<br />
e amministrativi con contratti a tempo determinato.<br />
www.precariunipi.unmondodi.it<br />
www.rebeldia.net<br />
Guazzini precisa che Pisa si è mostrata lungimirante: si è deciso, con<br />
una variazione allo statuto, che il Consiglio Provinciale, primo in Toscana,<br />
aprirà le porte ai membri <strong>del</strong> Consiglio degli Stranieri, che avranno<br />
possibilità di intervenire seppure senza voto. Una situazione di disparità<br />
evidente, ma un simbolico passo verso il diritto d’espressione<br />
politica. «Il nostro obiettivo è dare il diritto di voto attivo e passivo agli<br />
immigrati, ed è per questo che ci siamo mossi, in febbraio, con la richiesta<br />
ufficiale a Roma di una modifica allo statuto provinciale che<br />
consenta il diritto di voto agli immigrati in provincia di Pisa. Se il nuovo<br />
governo approverà la proposta, dal 2009 i nostri stranieri potranno<br />
votare», aggiunge Guazzini.<br />
C’è una serie di documenti e contratti difficoltosi per queste 18.000<br />
persone provenienti dall’estero. Richiedere la cittadinanza implica portare<br />
la dovuta documentazione in Questura, con tempi d’attesa da uno<br />
a tre anni. Il permesso di soggiorno varia per durata e bisogna dimostrare<br />
di avere un alloggio, che naturalmente non viene locato alle persone<br />
senza regolare permesso di soggiorno.<br />
Il contratto di lavoro, dove esiste, è spesso misurato sullo stato di<br />
necessità: paghe basse, orari prolungati. «A volte i contratti giocano sul<br />
fatto che gli immigrati non conoscono l’italiano», sostiene Vitalina<br />
Moroz ucraina <strong>del</strong>la Consulta degli Stranieri di Volterra. «Un grosso<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 43 |
“<br />
pisa<br />
nuove<br />
povertà<br />
di Paola Baiocchi<br />
osservatorio<br />
problema nel lavoro è dato dal titolo di studio che, se equivalente alla<br />
media superiore o alla laurea, non è riconosciuto dalle autorità italiane.<br />
Questo fa sì che il livello d’istruzione conseguito nei Paesi d’origine<br />
non offra le dovute possibilità di lavoro, una volta giunti in Italia».<br />
Anche l’assistenza sanitaria ha <strong>del</strong>le lacune. Serena Fon<strong>del</strong>li ascolta<br />
quotidianamente le richieste di informazioni sull’assistenza sanitaria:<br />
è medico, volontario, partecipante al progetto sanitario Mezclar<br />
<strong>del</strong>l’associazione Rebeldia, che prevede l’uso notturno degli ambulatori<br />
Asl per gli immigrati: «Per legge tutti hanno diritto alle cure di pron-<br />
UNIVERSITÀ DI PISA<br />
studenti 49.394<br />
matricole anno 2004/2005 9571<br />
docenti 1902<br />
personale tecnico amministrativo 1700<br />
facoltà 11<br />
dipartimenti 56<br />
corsi di laurea di primo livello 81<br />
corsi di laurea di secondo livello 79<br />
corsi di laurea a ciclo unico 6<br />
biblioteche 16<br />
musei e collezioni 13<br />
sale studio 5<br />
Crescono i servizi. Stenta l’industria<br />
Intervista a Carlo Casarosa docente di economia politica all’Università di Pisa. Sanità e scuola sono i servizi di esportazione che attirano persone da tutta Italia. Cresce il turismo.<br />
«I<br />
Gli imprenditori<br />
non mettono<br />
i capitali nelle<br />
loro imprese<br />
| 44 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
Il 76% degli studenti proviene dalla provincia<br />
di Pisa e dalle province limitrofe di Livorno,<br />
Lucca e Massa, si sposta in treno<br />
o in autobus quasi ogni giorno<br />
per andare a lezione nei mesi che vanno<br />
da Novembre a Giugno.<br />
Quasi 14.000 hanno invece residenza fuori<br />
dalla regione Toscana, prevalentemente<br />
Liguria, Calabria, Sardegna.<br />
Sono domiciliati nel Comune di Pisa,<br />
San Giuliano e Cascina, solitamente<br />
con stanze prese in subaffitto.<br />
Poco più di 200 gli studenti stranieri.<br />
L SISTEMA ECONOMICO LOCALE DI PISA È NEI SERVIZI», dice Carlo<br />
Casarosa, docente di economia politica all’Università<br />
di Pisa, «grandi servizi attorno al turismo, l’università, la<br />
ricerca e l’ospedale. L’industria a Pisa ha un ruolo modesto.<br />
L’università e l’ospedale sono servizi di esportazione,<br />
per utenti che arrivano da tutta Italia, attratti dalla qualità<br />
<strong>del</strong> servizio. Oltre l’Università ci sono centinaia di ricercatori:<br />
ci sono la Normale, il Sant’Anna, il Cnr, perfino<br />
l’Enel, che sull’Aurelia ha un grosso centro studi».<br />
Le zone industriali <strong>del</strong>la provincia, la zona<br />
<strong>del</strong> cuoio <strong>del</strong> Valdarno, la Valdera<br />
hanno subito la crisi <strong>del</strong> Made in Italy?<br />
«La nostra area riflette quello che c’è stato<br />
” in Italia. Da cinque anni va male l’abbigliamento,<br />
che subisce la concorrenza <strong>del</strong>la Cina; pelle e<br />
cuoio stanno riprendendo, ma sono state in crisi per 4 anni.<br />
Ciò che ha dato sostegno all’occupazione, non è stata<br />
l’industria in senso stretto, ma l’edilizia, che è andata bene.<br />
to soccorso e alle visite mediche <strong>del</strong>l’ASL. Tuttavia, per le seconde, serve<br />
un codice provvisorio, simile al nostro codice sanitario, che viene rilasciato<br />
su richiesta dietro indicazione <strong>del</strong>le generalità. Ora, per i clandestini,<br />
mostrare un documento diventa un possibile rischio di<br />
rimpatrio, perché gli enti sanitari sono obbligati a fornire dati alla Questura.<br />
Alcuni si rivolgono ai medici specialisti fuori dal circuito ASL, con<br />
prezzi alti per chi vive nella precarietà».<br />
Anche per gli extracomunitari la casa è un’emergenza: al bando per<br />
l’edilizia popolare appena indetto a Pisa, gli extracomunitari hanno potuto<br />
finalmente partecipare, in seguito alle regolarizzazioni <strong>del</strong> 2002-<br />
2003 e i recenti permessi di soggiorno biennali concessi dalla Questura.<br />
Le loro condizioni abitative sono preoccupanti. Asiatici e Africani<br />
UN DISTILLATO DI NUOVE IDEE<br />
NEI 15MILA MQ DI UNA EX DISTILLERIA, nel 2000, è nato<br />
il Polo scientifico e tecnologico di Navacchio, un’iniziativa<br />
cofinanziata <strong>del</strong> Comune di Cascina, dalla Provincia di Pisa<br />
e con i fondi comunitari per il recupero di aree dismesse.<br />
Nel Polo si sono impiantate 60 imprese high tech, che<br />
operano nei settori ITC, microelettronica, biomedicale,<br />
robotica, energia e ambiente, per un totale di 350 addetti<br />
e un fatturato di 14 milioni di euro. Già diversi brevetti sono<br />
usciti da questo consorzio che ospita al suo interno un<br />
incubatore per nuove imprese - alcune spin off <strong>del</strong>l’Università<br />
di Pisa - che vengono seguite per due anni: dal business plan<br />
fino all’ingresso nel mondo <strong>del</strong>le imprese.<br />
www.polotecnologico.it<br />
L’occupazione industriale è diminuita, ed è aumentata<br />
quella nell’edilizia. Il turismo è andato bene, sono cresciuti<br />
i visitatori italiani».<br />
Perché le aziende non crescono oltre la piccola-media<br />
dimensione?<br />
«Uno dei problemi <strong>del</strong>le imprese toscane, più che in altre<br />
regioni, è che sono sottocapitalizzate, nel senso che gli<br />
imprenditori più che metterci i capitali, vanno a debito e<br />
i soldi se li prendono in patrimonio personale, per limitare<br />
il rischio».<br />
Qualche problema c’è.<br />
«Sì, perchè il reddito procapite è rimasto costante: in questi<br />
anni, in tutto il mondo occidentale, c’è stata una redistribuzione<br />
<strong>del</strong> reddito a danno dei ceti meno abbienti.<br />
Quindi i redditi bassi, sono leggermente più bassi. La sofferenza<br />
è raddoppiata dal fatto che in passato la gente era abituata,<br />
sia pure poco, a migliorare sempre. Ora si è ridotto il<br />
vivono letteralmente ammassati in alloggi, solitamente magazzini o<br />
negozi, per i quali pagano canoni da truffa. Solitamente il contratto di<br />
affitto regolare è dato ad una persona che subaffitta ad altre. La soluzione<br />
che i sindacati propongono alle speculazioni sugli alloggi agli<br />
stranieri è il subentro, per cui chi va via lascia la firma ad un altro, ma<br />
questo deve essere previsto nel contratto.<br />
I problemi degli immigrati a Pisa sono riconducibili all’informazione<br />
disgregata, ai diritti che, seppure agevolati dalla Provincia,<br />
sono vincolati alle leggi nazionali, ma anche alla chiusura di chi<br />
stipula contratti lavorativi o abitativi, poiché non si è ancora usciti<br />
dall’idea di sfruttamento e speculazione su questa massa crescente<br />
di persone straniere. .<br />
SANTA CHIARA IN PERIFERIA<br />
LA MAGGIOR PARTE DEL PATRIMONIO IMMOBILIARE <strong>del</strong>l’Università di Pisa<br />
presenta interesse culturale per storicità, ubicazione, architettura. L’Università<br />
per il 2005/08 ha in programma investimenti per 180 milioni di euro destinati<br />
a ristrutturazioni, costruzione di edifici e nuovi servizi (anche un impianto in erba<br />
sintetica per il calcio a 7).<br />
Ma la parte più consistente <strong>del</strong> patrimonio si trova all’interno <strong>del</strong>l’area<br />
<strong>del</strong>l’ospedale Santa Chiara: circa 10 ettari all’ombra <strong>del</strong>la Torre, 340mila mc<br />
edificati e 25.250 mq di giardini in cui verranno realizzate strutture ricettive,<br />
residenziali, commerciali, servizi, scuole private e pubbliche, banche, un ufficio<br />
postale. L’Azienda ospedaliera universitaria <strong>del</strong> Santa Chiara vende in centro<br />
e si sposta in periferia, a Cisanello, una manovra complessa che frutterà 300 milioni<br />
di euro da investire per completare la costruzione <strong>del</strong>l’ospedale che già esiste.<br />
Tutti gli immobiliaristi, italiani e stranieri, già scalpitano.<br />
reddito corrente, ma anche quello atteso: ci si aspetta meno<br />
dal futuro e in più aumenta l’incertezza, perchè i giovani<br />
non hanno il lavoro di lungo periodo. Sono tre elementi<br />
che indicano che un deterioramento che c’è stato».<br />
Ci sono in programma interventi di sviluppo?<br />
«Ci sono molti progetti, uno su<br />
cui il Comune ha investito molto<br />
ed è l’insediamento sul Canale<br />
dei Navicelli, che è un’area per la<br />
cantieristica nautica, ma ospiterà<br />
anche un consorzio formato da<br />
un centinaio di imprese tecnologiche.<br />
Poi ci sarà il rigassificatore,<br />
una nave gasiera in mare tra Livorno<br />
e Pisa. Poi ci sarà lo spostamento<br />
<strong>del</strong> Santa Chiara dal centro<br />
a Cisanello (vedi box) e tutta<br />
l’area diventerà un posto meravi-<br />
IL TURISMO PER PROVINCIA<br />
AREZZO 3%<br />
PRATO 1%<br />
FIRENZE<br />
26%<br />
LIVORNO<br />
19%<br />
14%<br />
GROSSETO<br />
MASSA 4%<br />
PISTOIA 7%<br />
PISA 7%<br />
9%<br />
LUCCA<br />
10%<br />
SIENA<br />
Nel 2004 il settore turistico di Pisa ha rappresentato<br />
il 7,0% <strong>del</strong> turismo toscano<br />
ed ha incrementato le presenze: +1,6%<br />
di italiani, +1,3% stranieri (in tutto<br />
2.570.374). La vocazione turistica <strong>del</strong>la<br />
provincia è quella <strong>del</strong>le città d’arte, settore<br />
che ha retto alla crisi.<br />
UN’ISOLA A STELLE E STRISCE<br />
585 DIPENDENTI CIVILI ITALIANI, 250/300 lavoratori di ditte appaltatrici esterne,<br />
circa 100 aziende fornitrici, 170 carabinieri nella caserma interna, circa 350 militari<br />
Usa, 750 uomini <strong>del</strong>la Guardia nazionale americana, due logge massoniche al suo<br />
interno e un numero non determinato di appartamenti affittati a militari con prezzi<br />
“extraterritoriali” (forse 300) che gonfiano ulteriormente il mercato <strong>del</strong>le locazioni<br />
a Pisa: questi sono alcuni dei numeri che fanno di Camp Darby e <strong>del</strong> suo indotto<br />
una presenza occupazionale tanto rilevante, quanto ingombrante e pericolosa.<br />
2000 ettari <strong>del</strong>la pineta sul litorale tra Pisa e Livorno sono stati concessi<br />
nel 1951 agli Stati Uniti, con una durata temporale rinnovata di volta in volta<br />
segretamente, come segrete sono molte altre cose che succedono all’interno<br />
<strong>del</strong>la vasta area, che comprende anche una spiaggia riservata, molto rinomata<br />
sulle brochures <strong>del</strong> Pentagono.<br />
Camp Darby è una base americana in territorio italiano, non una base Nato,<br />
il più grande arsenale al di fuori dei confini Usa, più volte oggetto di indagini<br />
giudiziarie: nel 1990 il giudice Casson scoprì che Camp Darby, durante gli anni<br />
Sessanta, era il nodo strategico <strong>del</strong>la rete Gladio/Stay Behind, che al suo interno<br />
cellule di Gladio vi venivano addestrate e che vi si svolgevano anche seminari<br />
con la presenza di neofascisti di Ordine Nuovo (Gianni Bandoli) o di Amos Spiazzi<br />
(Rosa dei venti). Nel 1997 le indagini <strong>del</strong>la magistratura veneziana sul disastro<br />
<strong>del</strong>l'elicottero ARGO 16, condotte da Mastelloni, confermarono la presenza<br />
a Camp Darby di missili tattici a testata nucleare.<br />
Prima di essere assunti i civili italiani devono prestare solenne giuramento<br />
di non favorire "alcun partito politico che comporta la sovversione degli Stati<br />
Uniti d'America o che sostiene il diritto di sciopero contro il governo italiano<br />
o contro il governo USA" e il limite comprende anche la Cgil che, contrariamente<br />
a Cisl e Uil, non ha diritto di accesso all’interno <strong>del</strong>la base; neanche ora che<br />
sono stati annunciati cento licenziamenti di italiani, addetti alla manutenzione<br />
dei mezzi militari.<br />
Camp Darby, collegato con il porto di Livorno da un canale navigabile<br />
(in corso di allargamento), è vicino all’aeroporto militare, all’autostrada,<br />
ha una rete ferroviaria che arriva al suo interno, è posizionato al centro<br />
<strong>del</strong> Mediterraneo; insomma, ha ribadito anche il nuovo ambasciatore Ronald<br />
P. Spogli, è in una posizione irrinunciabile, di cui gli Stati Uniti si servono ogni<br />
volta che devono muovere guerra in questa area <strong>del</strong> mondo. È stato così durante<br />
il primo attacco all’Iraq nel 1991, da qui sono partite le bombe scaricate sulla<br />
Serbia nel 1999 e ora partono i rifornimenti per l’Iraq. Una santabarbara<br />
contenente ventimila tonnellate di munizioni per artiglieria, missili, razzi, bombe<br />
cluster, 8100 tonnellate di esplosivo stipate in 127 bunker e poi ancora 2600<br />
tra tank, blindati, jeep, carri armati, veicoli da combattimento e chissà che<br />
altro, visto che la società civile non può entrare all’interno <strong>del</strong>l’area e anche per<br />
i dipendenti italiani ci sono zone off limits.<br />
Per il movimento pacifista pisano e per la Regione Toscana Camp Darby<br />
è un pugno nello stomaco: inquieta la presenza di un arsenale così ingente a stretto<br />
contatto con la popolazione, in una zona a forte vocazione turistica.<br />
Il presidente Martini da sempre dichiara di voler riconvertire la zona ad usi civili,<br />
ma oltre alle dichiarazioni e le proteste dei pacifisti, che tutte le estati organizzano<br />
un campeggio antimilitarista alle porte di Camp Darby, o le manifestazioni di<br />
Trainstopping effettuate dalla rete dei disobbedienti per bloccare i treni che<br />
trasportano le armi, servono una serie di azioni politiche che portino<br />
alla chiusura <strong>del</strong>la base, così come è avvenuto per la Maddalena, in Sardegna.<br />
info@viacampdarby.org<br />
www.globalsecurity.org<br />
www.articolo11.or<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 45 |
pisa<br />
nuove<br />
povertà<br />
CHIÈCHI<br />
ANTONIO TABUCCHI, 1943<br />
Scrittore e traduttore di Fernando Pessoa,<br />
nasce a Pisa il 24 settembre. Attualmente<br />
docente di Lingua e Letteratura portoghese<br />
all’Università di Siena,ha pubblicato nel<br />
1975 il suo primo romanzo “Piazza d’Italia”<br />
a cui fanno seguito altri lavori come:<br />
Il gioco <strong>del</strong> rovescio (1981); Donna di Porto<br />
Pim (1983); Notturno indiano (1984);<br />
Piccoli equivoci senza importanza (1985);<br />
Sostiene Pereira (1994); La testa perduta<br />
di Damasceno Monteiro (1997).<br />
PAOLO BENVENUTI, 1946<br />
Regista, sceneggiatore, produttore, è nato<br />
a Pisa. Nel 1982 fonda a Pisa il cineclub<br />
Arsenale, una istituzione multimediale<br />
che associa oggi più di diecimila soci.<br />
Oltre a numerosi corti e mediometraggi,<br />
ha realizzato cinque lungometraggi<br />
tra cui ricordiamo Segreti di stato (2003),<br />
prodotto dalla Fandango, presentato<br />
in concorso ai Festival <strong>del</strong> cinema<br />
di Venezia e Toronto.<br />
ALESSANDRO PLOTTI, 1932<br />
Nato a Bologna l’8 agosto, è l’arcivescovo<br />
metropolita di Pisa dal 7 giugno 1986.<br />
È stato ordinato vescovo<br />
il 6 gennaio 1981 come ausiliare.<br />
Presidente <strong>del</strong>la Conferenza episcopale<br />
toscana e vicepresidente <strong>del</strong>la Cei,<br />
non esita a schierarsi a favore<br />
degli operai <strong>del</strong>la Piaggio quando<br />
le vertenze si fanno più dure.<br />
FRANCO GESUALDI, 1949<br />
Nato a Foggia, allievo di don Milani<br />
è fondatore e coordinatore <strong>del</strong> Centro<br />
Nuovo Mo<strong>del</strong>lo di Sviluppo di Vecchiano,<br />
dove si prepara la “Guida al consumo<br />
critico” (Emi editrice). Il Centro si propone<br />
di analizzare le cause <strong>del</strong>l’emarginazione<br />
e di definire strategie a difesa dei diritti<br />
degli ultimi; Gesualdi collabora<br />
con Altraeconomia ed è tra i fondatori,<br />
con Zanotelli, <strong>del</strong>la rete Lilliput.<br />
GINO NUNES, 1941<br />
Nato a Livorno, laureato in Medicina<br />
e chirurgia presso l’Università di Pisa<br />
nel 1966; dal 1968 al 1978 assistente<br />
di ruolo presso il Centro ustioni nella<br />
Clinica dermatologica <strong>del</strong>l’Università<br />
di Pisa. Dal 1979 al 1980 è segretario<br />
<strong>del</strong> sindacato enti locali Cgil; dal 1980<br />
al 1983 segretario <strong>del</strong>la camera <strong>del</strong> lavoro<br />
di Pontedera. Durante la legislatura<br />
1985-1990 è vicesindaco <strong>del</strong> comune<br />
di Pisa; presidente <strong>del</strong>la Provincia di Pisa<br />
dal 1990 al 2004. Attualmente<br />
è nel Consiglio <strong>del</strong>la regione Toscana.<br />
FABRIZIO FELICI<br />
È il giovane rappresentante <strong>del</strong>la terza<br />
generazione di editori, che hanno<br />
cominciato l’attività nel 1930.<br />
La casa editrice Felici è specializzata<br />
in pubblicazioni sul territorio ed ha appena<br />
dato vita alla rivista trimestrale di cultura<br />
<strong>del</strong> territorio Locus, diretta da Cristiana<br />
Torti, docente di Archeologia industriale.<br />
osservatorio<br />
LIBRI<br />
Locus<br />
rivista di cultura<br />
<strong>del</strong> territorio<br />
n.1 Tramvie<br />
Felici Editore<br />
| 46 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
ANDAMENTO DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE PER SETTORI [VARIAZIONI % RISPETTO ALL’ANNO PRECEDENTE]<br />
I NUMERI DI PISA<br />
LIBRI<br />
L’industria<br />
<strong>del</strong>la memoria<br />
Archeologie industriali<br />
in Provincia di Pisa<br />
TAGETE<br />
SETTORI DI ATTIVITÀ PISA TOSCANA<br />
2003 2004 2003 2004<br />
Alimentari, bevande e tabacco -0,5 0,7 3,5 1,9<br />
Tessile e abbigliamento -8,9 -11,9 -6,1 -1,3<br />
Pelli, cuoio e calzature 15,4 -8,2 -10,5 -3,8<br />
Legno e mobilio -5,0 -0,9 -0,8 1,0<br />
Chimica, farmaceutica, gomma e plastica 0,6 0,4 0,1 1,5<br />
Prodotti non metalliferi -0,4 -3,6 -4,0 -0,5<br />
Produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo -2,2 1,7 -1,4 2,2<br />
Meccanica -3,4 -3,5 -3,5 -0,7<br />
Elettronica e mezzi di trasporto 6,9 2,2 6,0 2,2<br />
Varie 0,4 -4,3 -5,0 -1,7<br />
TOTALE -5,8 -3,3 -3,7 -0,3<br />
La produzione <strong>del</strong>la provincia di Pisa non riesce a tornare sul terreno positivo, anzi registra una contrazione (-3,3%) più pronunciata rispetto alla contrazione produttiva regionale<br />
(-0,3%). Negativa la produzione nel settore tessile-abbigliamento e anche la performances <strong>del</strong> settore cuoio, che però han dato risultati migliori nel primo trimestre <strong>del</strong><br />
2005. Si è dimostrata competitività manifatturiera nei settori caratterizzati da una grande dimensione aziendale: +2,2% nella produzione di mezzi di trasporto ed elettronica.<br />
Fonte: elaborazioni su dati Unioncamere Toscana - Istituto Tagliacarne<br />
Popolazione residente 85.379 (dati Istat 2001)<br />
Numero famiglie 36.385<br />
Numero abitazioni 43.447<br />
Comuni <strong>del</strong>la provincia pisana 39<br />
Superficie territoriale 2.444,38 Kmq<br />
Densità abitativa 157,32 ab/Km2<br />
Popolazione presente 394.967<br />
Maschi 191.776<br />
Femmine 203.191<br />
Occupazione uomini 74,0%<br />
Occupazione donne 49,4%<br />
Disoccupazione uomini 3,0%<br />
Disoccupazione donne 7,0%<br />
Il tasso di occupazione femminile è inferiore a quello regionale (52,9%). La differenza<br />
con il tasso di occupazione maschile è alto, segno di una domanda di lavoro ancora<br />
non molto incline ad assorbire rilevanti segmenti <strong>del</strong>l’offerta di lavoro femminile.<br />
glioso per il turismo. Anche il traffico migliorerà. Poi c’è il<br />
progetto sulle caserme che non è ancora decollato, ma dovrebbe<br />
essere costruita una nuova caserma nella zona di<br />
Ospedaletto e la città acquisirebbe tre caserme».<br />
Come vede la classe politica locale?<br />
«Sono stato consulente <strong>del</strong> sindaco Fontanelli che, durante<br />
la prima legislatura, aveva un gruppo di dieci saggi, che<br />
ha consultato sistematicamente; ora ha un gruppo più ampio<br />
di cinquanta persone, di cui faccio parte, ma è più<br />
un’interazione con la città, che con gli esperti. Il partito comunista<br />
in passato non capiva la realtà imprenditoriale,<br />
era abbastanza ostile ed antagonista; ora non è così. Favorisce<br />
lo sviluppo economico, anche l’impegno sul porto<br />
turistico non era popolare anni fa. Fontanelli invece ha<br />
puntato moltissimo sullo sviluppo turistico di Pisa, sono<br />
nati molti alberghi che prima mancavano. Ora c’è dinamismo;<br />
c’è un mutamento nella classe dirigente. Fino agli<br />
inizi degli anni Ottanta gran parte <strong>del</strong>l’apparato <strong>del</strong> partito<br />
era ancora per la reindustrializzazione, mentre si deve<br />
prendere atto che si va verso i servizi. L’industria deve avere<br />
uno spazio, ma l’occupazione verrà dai servizi»..<br />
PIL PRO CAPITE<br />
<strong>Valori</strong> a prezzi correnti e variazioni % a prezzi costanti<br />
PIL PRO CAPITE VAR % 2001/2004<br />
Valdarno inferiore 28.842 -5,4<br />
Val d’Era 22.319 3,0<br />
Area pisana 22.880 2,6<br />
Val di Cecina interno 20.921 3,1<br />
PISA 23.679 0,8<br />
TOSCANA 24.501 0,6<br />
Fonte: IRPET<br />
Il benessere economico, rappresentato dal Pil pro capite, non appare<br />
molto distante dalla media regionale. Tuttavia dal 1995 al<br />
2004 la provincia di Pisa ha visto crescere il proprio Pil a prezzi<br />
costanti a velocità dimezzata rispetto alla media regionale, realizzando<br />
il peggior tasso di crescita tra le province toscane: +6,8%<br />
contro l’11,7% messo a segno a livello regionale.<br />
PISA E I NONNI CON LA BALIA LA PIAGGIO DI COLANINNO<br />
IL SALDO TRA NATI E MORTI NELLA PROVINCIA DI PISA<br />
sarebbe negativo (-1.295dati 2003) se non fosse incrementato<br />
dalle iscrizioni all’anagrafe degli immigrati. L’incidenza <strong>del</strong>la<br />
popolazione anziana è molto alta: il 21,86% nella provincia pisana<br />
e il 23,62% nel capoluogo; dal 3 al 5% in più rispetto alla media<br />
nazionale che vede la Toscana al secondo posto, dopo la Liguria,<br />
per presenza di anziani.<br />
Una popolazione con un indice di dipendenza elevato,<br />
che richiama dall’Est Europa “badanti” e baby-sitter, specialmente<br />
da Romania e Ucraina. Le badanti, al momento un numero<br />
imprecisato, rappresentano un nodo da sciogliere per diritti<br />
sindacali e d’immigrazione.<br />
Consulta degli stranieri, Consiglio degli immigrati, sindacati<br />
e enti provinciali, ammettono la difficoltà a trovare linee d’azione<br />
efficaci e anche il modo di raggiungere e informare le badanti:<br />
progetti di formazione, corsi di italiano, di informatica, sui diritti<br />
<strong>del</strong>le donne, hanno avuto poche adesioni, sia per la mancata<br />
collaborazione da parte <strong>del</strong>le famiglie, sia per la volontà<br />
<strong>del</strong>le badanti di gestire altrimenti lo scarso tempo libero.<br />
Le opinioni sul contratto sono controverse: Acli e Anolf<br />
(Associazione per gli immigrati <strong>del</strong>la Cisl) ne propongono uno studiato<br />
appositamente in termini di paga adeguata all’orario, turni di lavoro,<br />
vitto e alloggio; la Cgil propone, invece, l’equiparazione dei contratti<br />
a quelli dei cittadini italiani per ore lavorative, diritto al tempo libero<br />
e cura <strong>del</strong>la persona.<br />
La maggioranza di queste donne arrivate dall’Est ha un’età tra<br />
i 30 e i 50 anni (dati Caritas), con alcune coraggiose sessantenni<br />
che si sottopongono al viaggio verso l’Italia per lavorare qualche<br />
mese e spedire denaro ai parenti.<br />
Resta per loro il duplice problema <strong>del</strong> permesso di soggiorno<br />
e <strong>del</strong> lavoro in nero, dove la mancanza <strong>del</strong>l’uno genera l’altro.<br />
Con il visto turistico di tre mesi queste donne sforano spesso il limite<br />
di permanenza, sfidando il rischio di un brusco rimpatrio, restando<br />
nel buio <strong>del</strong>la clandestinità. M.C.<br />
VOGLIA DI PORTO<br />
L’ACQUA È UNA COMPONENTE IMPORTANTE DI PISA: la sua abbondanza<br />
ha reso necessarie bonifiche e canalizzazioni utilizzate fino al dopoguerra -<br />
come il Canale dei Navicelli - per il trasporto tra Pisa e Livorno o il Fosso<br />
Macinante che da San Giuliano Terme, su barconi chiamati gondole, portava<br />
in città i marmi dalle cave di San Giuliano e Filettole. La scoperta nel 1998<br />
di sedici navi romane (ora visitabili) sepolte vicino agli Arsenali Medicei<br />
nella zona ovest <strong>del</strong>la città, ha rilanciato una serie di progetti per valorizzare<br />
questa componente <strong>del</strong> territorio. È in progetto la realizzazione <strong>del</strong> Museo<br />
<strong>del</strong>la Navigazione, si sogna (per ora) la navigabilità <strong>del</strong>l’Arno tra San Rossore,<br />
Pisa e Firenze; si sono messe le basi per localizzare un polo tecnologico<br />
e di cantieristica nautica sul Canale dei Navicelli. Ma soprattutto i pisani<br />
rivogliono il porto che hanno visto insabbiarsi: non hanno mai dimenticato<br />
di essere stati una potente repubblica e di aver subito la beffa <strong>del</strong>la creazione,<br />
da parte dei Medici, <strong>del</strong>la città di Livorno e <strong>del</strong> suo porto (da cui la storica<br />
DAL 1924 LA PIAGGIO È A PONTEDERA, con la produzione di motori<br />
avio: nel 1946 riconverte le produzioni per produrre la Vespa.<br />
Nel 1965 quando muore Enrico Piaggio, figlio <strong>del</strong> fondatore,<br />
la fabbrica ha superato i diecimila addetti ed è l’azienda più grande<br />
<strong>del</strong> Centro Italia. É una fabbrica dura e sono dure le relazioni<br />
industriali: è documentato che alle donne, negli anni ’50, al momento<br />
<strong>del</strong>l’assunzione veniva fatta firmare una lettera di dimissioni<br />
con la data in bianco, da riempire nel caso di una gravidanza.<br />
Umberto Agnelli subentrerà alla presidenza dal ‘64 all’87;<br />
con lui comincia una nuova fase, segnata dall'acquisto <strong>del</strong>la Gilera<br />
nel '69; i dipendenti a Pontedera toccano quota 12.800.<br />
Gli anni Ottanta portano il declino.<br />
Nel 1993, con l'arrivo di Giovanni Alberto Agnelli, c’è la speranza<br />
di una ripresa che si spegne sia per i conti <strong>del</strong>l'azienda, sia per<br />
la morte, nel dicembre ’97, <strong>del</strong>l'erede <strong>del</strong>le famiglie Piaggio e Fiat.<br />
È il dicembre <strong>del</strong> '99 quando Morgan Grenfell la spunta<br />
e acquisisce tutto il Gruppo per una cifra di 1.350 miliardi di vecchie<br />
lire, ma provvede anche - attraverso il meccanismo <strong>del</strong> “leverage” -<br />
ad appesantire Piaggio di un debito che giungerà a fine 2003<br />
a 600 milioni di euro. Nell’ottobre 2003, la Piaggio passa sotto<br />
il controllo di Roberto Colaninno.<br />
L’azienda conta ormai 2700 occupati, molti con contratto<br />
stagionale; la produzione viene spostata Asia e tagliate <strong>del</strong> 65%<br />
le commesse alle fabbriche <strong>del</strong>l’indotto: 30 imprese di fornitura diretta,<br />
150 di altri fornitori per un totale stimato di circa 2500 addetti ai<br />
quali si aggiungono circa 500 a tempo. Risultato: circa 100 licenziati,<br />
350 operai in cassa integrazione o in mobilità. La Regione interviene<br />
con finanziamenti per 15 milioni di euro<br />
alla filiera, per il sostegno all’innovazione<br />
tecnologica. A Pontedera infatti da tempo<br />
si è scommesso sugli incubatori d’impresa<br />
di Pont-tech e sugli avanzati laboratori<br />
<strong>del</strong> Sant’Anna per la sperimentazione<br />
<strong>del</strong>la macchina ad idrogeno.<br />
avversione tra le due città).. A distanza di 600 anni Pisa ci riprova, progettando<br />
un porto turistico da 500 posti a Marina alla foce <strong>del</strong>l’Arno. Alla fine di marzo<br />
il Consiglio comunale ha votato il piano di recupero <strong>del</strong>l’ex area industriale<br />
Motofides e la variante urbanistica; il cammino però è ancora lungo perchè<br />
il porto è all’interno <strong>del</strong> Parco naturalistico di Migliarino-San Rossore,<br />
il progetto prevede anche la costruzione di un villaggio turistico da 150mila<br />
metri cubi (un quarto <strong>del</strong>l’attuale Marina) e serve la valutazione di impatto<br />
ambientale. La zona è <strong>del</strong>icatissima dal punto di vista idrogeologico<br />
e la bizzarria <strong>del</strong>l’Arno non rende accessibile la foce per almeno due mesi<br />
l’anno. L’ex Fiat-Motofides verrà completamente “espiantata” e al suo posto<br />
verrà creato un bacino per i natanti. Le critiche sono molte e accese:<br />
si chiede, tra l’altro, perchè non è stata imposta alla proprietà la bonifica<br />
<strong>del</strong>l’area industriale dismessa che la legge ed il piano regionale prevedono<br />
e se non era possibile conservare parte <strong>del</strong>la storia operaia <strong>del</strong>la fabbrica.<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 47 |
GENERAL<br />
BEVERAGE<br />
Spoil system<br />
Schiene dritte<br />
per la sostenibilità<br />
di Walter Ganapini<br />
| macroscopio |<br />
TROPPO SPESSO CI SI DIMENTICA CHE L’ITALIA È QUEL PAESE in cui, all’atto <strong>del</strong>la approvazione <strong>del</strong>le famigerate leggi<br />
razziali, solo una decina di Accademici si dimise dall’Amministrazione Pubblica: persone cui si dovrebbe<br />
tributare un quotidiano omaggio, e che invece da tempo sono relegate nel dimenticatoio. Il problema<br />
si è riproposto con l’appello rivolto agli operatori <strong>del</strong>la comunicazione dal Presidente Ciampi, con la nota<br />
esortazione a mostrare “schiena dritta”. A molti altri settori <strong>del</strong>la vita istituzionale dovrebbe estendersi<br />
quella esortazione! In queste settimane si sono moltiplicati i rumors circa i picchi esponenziali raggiunti<br />
dalla “Borsa <strong>del</strong> Ri-Collocamento” di alti funzionari <strong>del</strong>lo Stato, sottesi, come ben sa chi abbia<br />
minimamente praticato il “rito tiberino”, da una fittissima rete di telefonate impudenti, di altrettanto<br />
impudenti frequentazioni di luoghi pubblici “di tendenza” (ulivista, s’intende), dai ristoranti alle librerie<br />
(per non parlare dei salotto di intermediazione). In tema d’ambiente spiccano, al riguardo, le voci circa<br />
le profferte negoziali di ravvedimento operoso rivolte ad altissimi dirigenti dei Partiti <strong>del</strong>l’Unione da parte<br />
di altissimi boiardi, sin qui di adamantina fede per lo più postfascista, che hanno fatto (e soprattutto<br />
disfatto) ciò che hanno voluto in tema di politica ambientale di questo quinquennio, sfasciando territorio<br />
e risorse, portando l’Italia a vedersi irrogare, nell’Europa a 25, il 14% <strong>del</strong>le procedure d’infrazione<br />
di normative di settore e, comunque, spingendoci fuori da ogni moderna cultura <strong>del</strong>la qualità ambientale<br />
come fattore competitivo. Il mazzo dei riciclandi include dirigenti<br />
generali che nello scorcio finale <strong>del</strong>la precedente legislatura omisero<br />
sfacciatamente atti dovuti, anche a livello internazionale, di loro<br />
competenza, “tecnici” portati da Berlusconi a fungere da Assessori<br />
in governi regionali <strong>del</strong> Polo con competenza su temi caldissimi<br />
(non ultimo il Ponte sullo Stretto), accademici proni<br />
che da responsabili di Autorità cruciali (e dunque per definizione<br />
“terze”) operavano contestualmente, e formalmente, presso il Gabinetto <strong>del</strong> Ministro, ecc.<br />
Questi signori, cui si deve la versione italiota <strong>del</strong> più strumentale, spietato ed inefficiente spoil-system,<br />
sono alla ricerca di ogni nicchia che li tuteli dalla applicazione più corretta di quel metodo, coerente<br />
con una anglosassone concezione <strong>del</strong> bipolarismo. Ciò che è più grave è che con questi comportamenti<br />
si allontana sempre più dallo scenario italiano la figura <strong>del</strong> pubblico funzionario inteso come colui cui<br />
compete di perseguire lealmente l’interesse generale come statuito dal legislatore e non di (sper)-“giurare<br />
fe<strong>del</strong>tà” al potente di turno , con ciò rendendo ancor più remota l’idea-forza di un’Amministrazione che<br />
si ponga come attore proattivo <strong>del</strong>la soluzione dei problemi <strong>del</strong> Paese. La gravità di questa pratica ri-allocatoria<br />
assai poco europea si enfatizza a fronte <strong>del</strong> bisogno drammatico di efficienza ed orientamento<br />
e responsabilizzazione al risultato che dovrebbe caratterizzare il tentativo di “rimettere in carreggiata”<br />
il Paese sul versante <strong>del</strong>la sostenibilità <strong>del</strong>lo sviluppo, <strong>del</strong> contenimento degli effetti ormai irreversibili<br />
<strong>del</strong> cambiamento climatico e <strong>del</strong>la crisi che caratterizza ogni matrice ambientale, a partire dall’ambito padano.<br />
Si possono avere le migliori analisi <strong>del</strong>la realtà ed i più allettanti progetti ed obiettivi, ma se non si ha<br />
una macchina amministrativa adeguata scarsissime sono le probabilità che si concretizzi il percorso che<br />
dalle analisi porta al conseguimento degli obiettivi. Schiene dritte, dunque, con l’augurio che il ceto politico<br />
sappia resistere al meglio alle adulazioni dei riciclandi. .<br />
L’incredibile borsa<br />
<strong>del</strong> Ri-collocamento di alti<br />
funzionari <strong>del</strong>lo Stato<br />
pronti a rimanere in sella<br />
con qualsiasi<br />
maggioranza politica<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 49 |
| inbreve |<br />
Un muro per fermare i migranti di Tijuana >52<br />
nternazionale<br />
Una scuola d’arte per far dimenticare la guerra >56<br />
QUATTROMILA<br />
MIGRANTI MORTI<br />
NELVIAGGIO<br />
DELLA SPERANZA<br />
Per molti migranti, provenienti dal Sud <strong>del</strong> mondo,<br />
il viaggio verso l’Europa si è rivelato una trappola<br />
mortale. Tanti giacciono ancora in fondo al mare,<br />
altri invece sono morti in un container, sotto i treni<br />
o congelati nel vano carrello di un aereo. Dal 1988<br />
al 2005 le vittime <strong>del</strong>la speranza sarebbero state<br />
3998. Il dato proviene da fortresseurope.blogspot.com<br />
la più completa raccolta di documentazione sul tema.<br />
Si tratta di una cifra spuria, cioè inferiore al dato<br />
reale, perché ricavata dalle tragedie che si conoscono<br />
attraverso gli articoli pubblicati da testate<br />
giornalistiche di diversi Paesi, disponibili in italiano,<br />
inglese e francese.<br />
La prima causa di morte<br />
è l’annegamento nelle acque<br />
<strong>del</strong> Mediterraneo. Il viaggio sulle<br />
carrette <strong>del</strong>la speranza è costato<br />
la vita a 3.342 persone (86%<br />
<strong>del</strong> totale), di cui 2.080 (il 62%)<br />
decedute negli ultimi 4 anni. Circa<br />
1.100 cadaveri, uno su tre, non sono<br />
mai stati recuperati e giacciono<br />
in fondo al mare. I punti critici sono:<br />
il Canale di Sicilia, dove dal 1996<br />
al 2005 sono morte 1.641 persone, di cui 677<br />
mai recuperate. Si tratta di imbarcazioni provenienti<br />
dalla Libia e dalla Tunisia e dirette verso Malta,<br />
Lampedusa e la costa italiana.<br />
Un’altra rotta a rischio è quella tra Albania<br />
e Montenegro da una parte e Italia dall’altra,<br />
dove hanno perso la vita 451 persone. Dall’Africa<br />
occidentale si viaggia verso la Spagna, attraversando<br />
lo stretto di Gibilterra. Dal 1988 al 2005 sono<br />
annegate nelle acque marocchine e spagnole 859<br />
persone, di 197 non è mai stato recuperato il cadavere.<br />
Ma non si muore soltanto per mare. Dal 1995 sono<br />
decedute asfissiate, schiacciate dal peso <strong>del</strong>le merci<br />
o a causa di incidenti stradali, 213 persone che<br />
viaggiavano nascoste nei camion o dentro i containers<br />
caricati sulle navi cargo dirette nei porti europei.<br />
| 50 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
LA NORVEGIA<br />
RISPARMIA<br />
E SCEGLIE<br />
L’OPEN SOURCE<br />
La pubblica amministrazione<br />
norvegese abbandonerà il vecchio<br />
software proprietario, perché troppo<br />
caro e vincolante, e passerà<br />
all’open-source. È l’opinione<br />
<strong>del</strong> governo norvegese che ha deciso<br />
di rinnovare completamente<br />
i sistemi informatici utilizzati<br />
nel settore pubblico.<br />
A traghettare la Norvegia verso<br />
il codice aperto sarà un un comitato<br />
governativo. Ne faranno parte:<br />
programmatori, ingegneri ed esperti<br />
impegnati nella ricerca di soluzioni<br />
ad alta interoperabilità<br />
per implementare un piano<br />
nazionale di potenziamento<br />
<strong>del</strong>le infrastrutture di e-government.<br />
Il piano sarà articolato in tre<br />
punti fondamentali: conversione<br />
dei documenti testuali in formato<br />
aperto; aumento <strong>del</strong>l’accessibilità<br />
dei siti web istituzionali, grazie<br />
alla garanzia di compatibilità<br />
con i browser open-source; sviluppo<br />
di alternative aperte per la gestione<br />
degli archivi e dei sistemi informatici<br />
<strong>del</strong>la PA. Tutto questo per garantire<br />
che ogni cittadino abbia pari diritti<br />
e non debba legarsi a sistemi<br />
proprietari esercitando un suo diritto<br />
“trasversale”.<br />
Con questa decisione la Norvegia<br />
si affianca al gruppo di paesi<br />
che hanno abbracciato l’open<br />
source, (Cina, Giappone, Corea<br />
<strong>del</strong> Sud, Francia, Germania<br />
e Brasile) come soluzione a basso<br />
costo per l’informatizzazione<br />
<strong>del</strong>le strutture e dei servizi pubblici.<br />
AUSTRALIA E CINA<br />
FIRMANO<br />
ACCORDO<br />
PER L’URANIO<br />
Mentre gli Usa lanciano gli strali<br />
sul nucleare iraniano, l’Australia sigla<br />
un accordo con la Cina e Taiwan<br />
per la fornitura di uranio.<br />
La firma <strong>del</strong>l’intesa è stata<br />
possibile grazie al fatto che la Cina<br />
ha accettato il Trattato di non<br />
proliferazione nucleare e dunque si<br />
è impegnata a non utilizzare l’uranio<br />
per programmi riguardanti armi atomiche.<br />
L’accordo prevede la fornitura<br />
di 20 mila tonnellate l’anno di uranio<br />
a partire dal 2010, perché prima<br />
l’Australia dovrà soddisfare i contratti<br />
in corso. Si tratta di un grosso sforzo<br />
per l’Australia, che oggi produce<br />
10 mila tonnellate di uranio<br />
estraendolo dalle sue tre miniere.<br />
La Cina nei prossimi 20 anni<br />
ha deciso di costruire circa 50 nuove<br />
centrali nucleari e perciò ha bisogno<br />
di rifornimenti stabili. Inoltre si<br />
è impegnata a usare l’uranio importato<br />
a soli fini pacifici, e ha dichiarato<br />
di considerare in modo molto serio<br />
le sue obbligazioni anche in qualità<br />
di membro <strong>del</strong>l’Aiea (Agenzia <strong>del</strong>l’Onu<br />
per l’energia atomica) e firmatario<br />
<strong>del</strong> Trattato di non proliferazione<br />
nucleare. L’accordo è stato contestato<br />
dagli ambientalisti australiani, secondo<br />
i quali l’uranio, una volta esportato,<br />
va fuori controllo circa il suo utilizzo.<br />
Attualmente l’Australia ha 19 accordi<br />
bilaterali che coprono 36 paesi,<br />
tra cui Usa, Gb, Francia, Messico,<br />
Giappone, Finlandia e Corea <strong>del</strong> Sud.<br />
Anche l’India vorrebbe acquistare<br />
uranio dall’Australia, ma non ha siglato<br />
il Trattato di non proliferazione.<br />
MENO<br />
ANTIBIOTICI,<br />
MA PIÙ<br />
EFFICIENTI<br />
La prescrizione eccessiva<br />
di antibiotici in Europa contro<br />
malattie come bronchiti e polmoniti<br />
sta contribuendo sempre più<br />
pesantemente allo sviluppo di ceppi<br />
di batteri resistenti. Così l’Unione<br />
Europea ha stanziato undici miliardi<br />
e mezzo di euro per affrontare<br />
il problema, dando vita al progetto<br />
“Grace” (Genomics to combat<br />
Resistance against Antibiotics<br />
in Community-acquired Lrti<br />
in Europe) una <strong>del</strong>le più grandi sfide<br />
sanitarie dei prossimi anni.<br />
Il progetto prevede la costruzione<br />
di un network di eccellenza, composto<br />
da 17 gruppi di ricerca in 9 paesi<br />
europei, con lo scopo di migliorare<br />
la conoscenza epidemiologica sulle<br />
infezioni respiratorie, sviluppare<br />
nuove metodologie diagnostiche,<br />
perfezionare i protocolli d’uso<br />
<strong>del</strong>le terapie antibiotiche e formare<br />
i medici sul territorio in modo che<br />
le nuove conoscenze scientifiche<br />
vengano rapidamente tradotte in<br />
applicazioni cliniche. Seppure negli<br />
ultimi anni i maggiori stanziamenti<br />
siano andati alla scoperta di nuovi<br />
farmaci, i risultati non sono stati<br />
esaltanti. Perciò è stata cambiata<br />
radicalmente la strategia: spostare<br />
le risorse dallo sviluppo di nuovi<br />
farmaci alle procedure per usare<br />
più selettivamente quelli esistenti.<br />
Per l’Italia partecipa un gruppo<br />
di ricerca coordinato da Francesco<br />
Blasi, professore di malattie<br />
respiratorie all’Università di Milano,<br />
che si occuperà di educazione<br />
e formazione.<br />
ITALIA QUARTA<br />
NEL BIOTECH,<br />
MA ANCORA<br />
POCHI BREVETTI<br />
L’Italia, con 163 società,<br />
è al quarto posto in Europa per<br />
presenza di industrie biotecnologiche.<br />
Davanti al Bel Paese ci sono:<br />
Germania, Inghilterra e Francia.<br />
Circa 73 sono di recente<br />
costituzione (5 anni) a partire<br />
dal 2000. Il dato è stato reso noto<br />
da “Biotecnologie in Italia 2006.<br />
Analisi strategica e finanziaria”,<br />
il rapporto redatto da Blossom<br />
Associati e Assobiotec.<br />
La particolarità <strong>del</strong>le aziende<br />
italiane sta tutta nella loro origine:<br />
69 appartengono alla categoria<br />
start-up e spin-off, 9 sono spin-off<br />
di origine universitaria, 6 sono<br />
quelle nate dalle costole di aziende<br />
private. Si tratta di piccole imprese<br />
con fatturati modesti e un basso<br />
numero di dipendenti.<br />
Le classifiche stilate dall’Unione<br />
Europea sugli indicatori di sviluppo<br />
svelano inoltre che se l’Italia<br />
è quarta, per quanto riguarda<br />
le pubblicazioni scientifiche<br />
di carattere biotecnologico<br />
con 34021 studi pubblicati<br />
tra il 1994 e il 1999, scende<br />
al settimo posto quando<br />
si calcolano i brevetti domandati<br />
all’ufficio brevetti europeo.<br />
Queste piccole imprese biotech<br />
sono spesso finanziate<br />
dalle università che partecipano<br />
con percentuali variabili dal 5 al 20<br />
per cento. Gli altri investitori sono<br />
aziende private nazionali, regioni<br />
e amministrazioni locali e in parte<br />
anche gli stessi ricercatori.<br />
EPIDEMIA DI COLERA<br />
IN ANGOLA,<br />
MSF LANCIA<br />
L’ALLARME<br />
| inbreve |<br />
Il numero di casi di colera cresce rapidamente fuori<br />
e dentro la capitale <strong>del</strong>l’Angola, Luanda. Per questo<br />
l’organizzazione internazionale “Medici senza frontiere”<br />
(Msf) ha lanciato un appello alle autorità angolane,<br />
affinché mettano velocemente a disposizione maggiori<br />
risorse per contenere la crescente epidemia.<br />
Nella bidonville di Boa Vista, a Luanda, Msf<br />
ha aperto un centro per curare i malati di colera,<br />
altri due centri sono stati aperti nelle aree di Cazenga<br />
e Kilamba Kaxi. Un terzo centro sarà aperto nella<br />
bidonville di Smabizanfa con altri 200 posti letto.<br />
Qui lavorano oggi 17 volontari internazionali<br />
e oltre 80 angolani, tra cui 28 medici e 16 infermieri.<br />
Nei centri sono state curate oltre 2500 persone.<br />
Nella provincia di Curanza Norte, sono stati riportati<br />
circa 500 casi con 49 morti;<br />
nella provincia di Benguela<br />
676 casi e 63 morti;<br />
nella provincia di Bengo<br />
790 casi e 33 morti. Dall’inizio<br />
<strong>del</strong>l’epidemia almeno 4500<br />
persone sono state contagiate,<br />
di queste 205 sono morte.<br />
Da quando il colera<br />
ha iniziato a diffondersi nelle aree fuori Luanda<br />
contenere l’epidemia è diventato ancora più difficile.<br />
Al momento mancano sia beni di prima necessità,<br />
operatori sanitari angolani, ambulanze per il trasporto<br />
dei contagiati nei centri di cura ed un sistema<br />
di autotrasporto adeguato per portare acqua potabile<br />
alla popolazione.<br />
“Medici senza frontiere” deve affrontare anche<br />
i ritardi doganali che rallentano la consegna<br />
dei medicinali e <strong>del</strong> materiale per allestire i centri.<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 51 |
SUSAN MEISELAS / MAGNUM PHOTOS<br />
| internazionale | Messico |<br />
Un muro per fermare<br />
i migranti di Tijuana<br />
La nuova politica<br />
di contrasto all’immigrazione<br />
vista al di là <strong>del</strong> confine,<br />
nel Messico alla vigilia<br />
<strong>del</strong>le elezioni presidenziali.<br />
Un muro di 1.150 chilometri<br />
lungo tutta la frontiera e oltre<br />
12 mila agenti a sorvegliare<br />
| 52 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
“E<br />
L ABUSO GLOBAL” SI LEGGE SU TUTTI I MATTONI DI CARTONE AMARANTO che<br />
corrono lungo la staccionata <strong>del</strong>l’ambasciata statunitense di Città<br />
<strong>del</strong> Messico. A costruire questo muro, cartone dopo cartone, è stato<br />
un gruppo di studenti universitari mobilitati condi<br />
Cristina Artoni tro la riforma sull’immigrazione in discussione a Washington<br />
che prevede, tra le novità, di rafforzare ulteriormente<br />
la frontiera con il Messico.<br />
L’obiettivo è respingere le migliaia di persone che da tutta l’America<br />
Latina cercano, coscienti <strong>del</strong> rischio di perderci la vita, di<br />
saltare verso la terra promessa <strong>del</strong> sogno americano.<br />
Ogni anno sono circa 485 mila i migranti che entrano illegalmente<br />
negli Usa, ma altrettante migliaia tentano inutilmente il passaggio.<br />
Molte migliaia vi perdono la vita mentre almeno 200 mila,<br />
150 mila dei quali messicani, vengono arrestati dalle autorità che li<br />
intercettano. Ora Washington ha previsto la costruzione di un muro<br />
di 1.150 chilometri lungo tutta la frontiera e di incrementare il<br />
pattugliamento con altri 12 mila agenti per bloccare i migranti.<br />
Le nuove ricette di Washington sono piombate nel mezzo <strong>del</strong>la<br />
campagna elettorale messicana. Ma le presidenziali <strong>del</strong> prossi-<br />
mo luglio potrebbero scardinare l’asse Fox-Bush, e vedere insediarsi<br />
alla residenza <strong>del</strong> Zòcalo il candidato <strong>del</strong>la sinistra, Andrés<br />
Manuel Lòpez Obrador, segretario <strong>del</strong> Partito <strong>del</strong>la rivoluzione democratica<br />
(PRD).<br />
Oltre alle manifestazioni di massa negli Stati Uniti contro la<br />
nuova legislazione sull’immigrazione, anche in Messico le possibili<br />
restrizioni hanno creato un vero movimento di opinione. La<br />
politica di asservimento <strong>del</strong> presidente Vincente Fox a Washington<br />
potrebbe diventare un boomerang in vista <strong>del</strong>la consultazione,<br />
secondo uno degli editorialisti <strong>del</strong> quotidiano messicano La<br />
Jornada, Pedro Miguel: «Gli Stati Uniti hanno ottenuto che le autorità<br />
messicane funzionino come la polizia degli uffici immigrazione<br />
americani. Così gli agenti messicani stanno in questi anni<br />
perseguitando i guatemaltechi, i salvadoregni, gli ecuadoregni, gli<br />
argentini che arrivano in Messico. Il primo stop di controllo ai migranti<br />
non è al fiume Rio Bravo, ma a Suchiate, alla frontiera tra<br />
Messico e Guatemala. La frontiera è quindi già al sud. D’altra parte<br />
la frontiera <strong>del</strong> nord è virtuale. Si parla di rafforzarla nuovamente,<br />
ma di sicuro da qui passano migliaia di tonnellate di co-<br />
| internazionale |<br />
SCHEDA<br />
MESSICO<br />
Superficie: 1,972,550 km quadrati<br />
Popolazione: 106 milioni di abitanti<br />
Speranza di vita alla nascita: 75 anni<br />
Gruppi etnici: 60% meticci<br />
(amerindi-spagnoli), amerindi 30%,<br />
bianchi 9%, altri 1%.<br />
Capitale: Messico (Distrito Federal)<br />
oltre ai 31 stati <strong>del</strong> paese.<br />
Tasso di disoccupazione: 25% circa<br />
Popolazione sotto<br />
la soglia <strong>del</strong>la povertà: 40%<br />
PIL: $173.2 miliardi<br />
Debito estero: $174.3 miliardi<br />
Ogni anno sono circa<br />
485 mila i migranti<br />
che entrano illegalmente<br />
negli Usa, e altrettanti<br />
ci provano inutilmente.<br />
Tijuana, 1989<br />
caina e milioni di persone senza nessun controllo. È un gran paradosso<br />
che la potenza militare, tecnologica e economica più<br />
grande <strong>del</strong> mondo non riesca a intercettare droga, persone e armi<br />
(queste arrivano dal nord, dagli Stati Uniti, verso il sud). Ora tutti<br />
questi propositi di imporre nuovi controlli sembrano un nuovo<br />
modo per modulare questi traffici, mettere una sorta di valvola<br />
di controllo per gestirli meglio più che bloccarli. Si tratta di una<br />
grande ipocrisia». Uno degli ultimi censimenti federali negli Usa<br />
ha rilevato che sono 41 milioni i residenti di origine latina, pari<br />
al 14% <strong>del</strong>la popolazione. La metà è nata al di fuori <strong>del</strong>la frontiera<br />
statunitense, e il 65% è di origine messicana. Nel 2045, secondo<br />
il Pew Hispanic Center il numero dei latinos si aggirerà intorno<br />
ai 103 milioni. Lo spagnolo è già la seconda lingua nel paese e<br />
gli Stati Uniti sono il secondo paese di lingua castigliana al mondo,<br />
dopo il Messico, ma davanti a Spagna e Colombia.<br />
Washington ha affrontato la riforma <strong>del</strong>l’immigrazione con<br />
un doppio binario pericoloso: da una parte cercare di regolarizzare<br />
la figura <strong>del</strong> lavoratore ospite che consenta di avviare la regolarizzazione<br />
di 12 milioni di immigrati “clandestini”, ma dall’al-<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 53 |
| internazionale |<br />
tra introdurre per la prima volta nella storia <strong>del</strong> paese il concetto<br />
che essere senza documenti rappresenta un <strong>del</strong>itto criminale.<br />
«Manca solo questo passaggio», dice il giornalista <strong>del</strong>la Jornada,<br />
«perchè gli immigrati sono già trattati come <strong>del</strong>inquenti, terroristi<br />
o narcotrafficanti. La polizia li perseguita: alla frontiera vivono<br />
braccati come gli animali e sbattuti in carcere e maltrattati.<br />
Sono oggetto di persecuzione come avvenne per i gitani in Spagna<br />
nei secoli XV e XVI. Non siamo di fronte a uno sterminio, ma<br />
sicuramente a una persecuzione sì. Vengono deportati, dopo retate<br />
di massa scattate nei posti di lavoro o nei quartieri ad alta immigrazione<br />
per cercare chi è senza documenti in regola».<br />
Eppure, per stessa ammissione <strong>del</strong> presidente Bush, gli immigrati<br />
sono una <strong>del</strong>le ricchezze per l’economia <strong>del</strong> paese: svolgono<br />
i lavori più umili (negli Usa esistono 100 mila immigrati irregola-<br />
Quanto ha influito la globalizzazione nella<br />
libera circolazione <strong>del</strong>le persone?<br />
«L’organizzazione mondiale <strong>del</strong> commercio<br />
(WTO) aveva stabilito nel 1995 di fatto una libera<br />
circolazione <strong>del</strong>le persone per quello che riguarda<br />
il settore dei servizi e quindi per coloro che avevano<br />
un’alta qualificazione. Fin dall’inizio il WTO non aveva<br />
previsto i liberi sposamenti di persone, poi su questo<br />
tessuto si sono innestate ovviamente altre diffi-<br />
ri che fanno i jornaleros, lavorano come precari per imprese di pulizie<br />
o servizi di manutenzione), e rappresentano manodopera a<br />
basso costo, tanto che secondo il United Auto Workers (UAW),<br />
una <strong>del</strong>le organizzazioni sindacali <strong>del</strong> settore automobilistico, il<br />
40% dei latinos vive sotto la soglia di povertà.<br />
«L’economia degli Usa», precisa il giornalista Pedro Miguel,<br />
«ha bisogno di almeno 15 o 20 milioni di lavoratori immigrati. Li<br />
vogliono a costi bassi e li possono avere solo tra gli illegali, così<br />
gli imprenditori possono pagarli meno. Accade l’esatto contrario<br />
di quello che succede con la droga, che quando ha difficoltà di<br />
commercio il suo prezzo lievita. Si fa in modo che la manovalanza<br />
immigrata resti a basso costo in modo che mantenga competitive<br />
le industrie degli Stati Uniti nel confronto con quelle europee<br />
o cinesi». .<br />
«La migrazione ribaltata». Clandestini e poco integrati<br />
Intervista a Alessandro Volpi, docente di Storia contemporanea presso la Facoltà di Scienze Politiche <strong>del</strong>l’Università di Pisa e autore di “La fine <strong>del</strong>la globalizzazione? Regionalismi, conflitti, popolazione e consumi”, BFS edizioni.<br />
di Cristina Artoni<br />
coltà, tra cui la mancata piena realizzazione <strong>del</strong> trattato<br />
di Schengen in Europa. Il trattato diventa realtà nel<br />
1995, ma poi nella sostanza con l’allargamento ad Est<br />
questo processo di libera circolazione viene immediatamente<br />
bloccato e la possibilità <strong>del</strong>la libera circolazione<br />
<strong>del</strong>la mandopera viene rimandata fino al 2012.<br />
Questo rappresenta indubbiamente un fortissimo freno<br />
e viene introdotto inoltre il principio, comune ormai<br />
in molti ordinamenti, di subordinare l’ingresso in<br />
SUSAN MEISELAS / MAGNUM PHOTOS<br />
un paese al contratto di lavoro. Su questo punto ora si<br />
trova a fare i conti anche una terra di elezione <strong>del</strong>l’immigrazione<br />
come lo sono stati gli Usa, che in qualche<br />
modo dopo l’adozione <strong>del</strong> Patriot Act nel 2001, il complesso<br />
di normative che restringono la possibilità di accesso<br />
nel paese, si trova oggi davanti ad una situazione<br />
contraddittoria con 12 milioni di immigrati in condizione<br />
di clandestinità, proprio perchè le maglie si sono<br />
ristrette nel giro degli ultimi 3 o 4 anni rispetto al<br />
passato. Questo pone dei grossi problemi perchè quello<br />
che è importante avere chiaro è che l’immigrazione<br />
storicamente è stata un fenomeno di riequilibrio <strong>del</strong>la<br />
ricchezza su scala planetaria. Le popolazioni che si spostavano<br />
da zone povere verso zone ricche contribuivano<br />
a un riequilibrio <strong>del</strong>la ricchezza con il meccanismo<br />
<strong>del</strong>le rimesse degli emigranti. Ora questo con la globalizzazione<br />
di fatto non avviene più perchè in parte sono<br />
le imprese che si trasferiscono nei paesi che prima<br />
erano terra di partenza degli immigrati».<br />
Un flusso inverso al passato...<br />
«Si cerca la manodopera che costa molto poco e questo<br />
non favorisce quel miglioramento <strong>del</strong>le condizioni<br />
di vita che invece l’emigrazione <strong>del</strong>la fine <strong>del</strong>l’800<br />
e gli inizi <strong>del</strong> 1900 consentiva con l’integrazione <strong>del</strong>le<br />
popolazioni nei tessuti degli stati più avanzati economicamente.<br />
Poi l’altro fattore che si sta profilando<br />
è la chiusura sempre più ferrea <strong>del</strong>le porte agli emigranti.<br />
I dati sono chiari: gli Usa dal 1870 al 1914 hanno<br />
accolto qualcosa come una trentina di milioni di<br />
persone provenienti dal resto <strong>del</strong> mondo. Oggi ne arrivano<br />
almeno 500 mila ogni anno, ma sono tutti<br />
clandestini e sono difficilmente integrabili al tessuto<br />
sociale rispetto al passato. Questo è uno dei grandi<br />
problemi <strong>del</strong>la globalizzazione: se i capitali, che hanno<br />
una libera circolazione si possono dislocare dove è<br />
più conveniente ma le persone non possono seguire<br />
questi processi, la polarizzazione <strong>del</strong>la richiesta tenderà<br />
a diventare ancora sempre più marcata».<br />
È però un dato di fatto che la più potente nazione<br />
<strong>del</strong> mondo sta chiudendo l’accesso a<br />
tutta l’America Latina?<br />
«Dobbiamo tenere presente che l’immigrazione verso<br />
gli Stati Uniti tende a provenire sempre di più solo dal<br />
Messico. Secondo i dati statistici, sui 12 milioni di<br />
clandestini una grandissima parte, pari al 70% viene<br />
dal Messico e dall’America Latica, cioè entrano dalla<br />
frontiera <strong>del</strong> sud degli Usa. Questo pone anche <strong>del</strong>le<br />
questioni sulla capacità di accordi regionali come nel<br />
caso <strong>del</strong> NAFTA (l’accordo di libero scambio fra Usa,<br />
Messico e Canada). Se tale accordo avesse favorito una<br />
crescita economica effettiva la massa migratoria sarebbe<br />
ridotta. Oltre all’applicazione <strong>del</strong> Patriot act, c’è<br />
da tenere presente che gli americani in questo momento<br />
hanno un deficit<br />
commerciale gigantesco. Significa<br />
che gli Usa importa- “<br />
no di più di quello che riescono<br />
ad esportare, vedono<br />
chiudersi imprese e ridurre i latina<br />
posti di lavoro, vedono cre- ”<br />
scere un fenomeno che per il paese era fino a qui abbastanza<br />
limitato che è quello <strong>del</strong>la disoccupazione.<br />
La classe politica deve rispondere all’opinione pubblica<br />
che vede comunque nell’immigrato, anche se non<br />
viene a ricoprire un ruolo di lavoro qualificante, una<br />
possibile minaccia»..<br />
Molti di quelli<br />
che tentano<br />
il passaggio<br />
clandestino<br />
in Usa muoiono.<br />
Ogni anno almeno<br />
150 mila messicani<br />
vengono arrestati<br />
dalle autorità<br />
che li intercettano<br />
sul confine.<br />
Tijuana, 1989<br />
LIBRI<br />
Alessandro Volpi<br />
La fine <strong>del</strong>la<br />
globalizzazione?<br />
Regionalismi, conflitti,<br />
popolazione e consumi<br />
BFS Edizioni<br />
Il 70 per cento<br />
dei clandestini<br />
viene dal Messico<br />
e dall’America<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 55 |
| internazionale | Israele |<br />
Una scuola d’arte<br />
per far superare<br />
i traumi di guerra<br />
ai bambini<br />
Il Museo d’Arte di Tel Aviv, fin dalle sue origini ha scelto di proporsi come punto di incontro neutro, in nome<br />
<strong>del</strong>l’universalità <strong>del</strong>l’arte, in una terra devastata dai conflitti. Ha anticipato di 16 anni la nascita <strong>del</strong>lo Stato d’Israele<br />
e anche nei momenti più duri <strong>del</strong>l’Intifada ha costituito un angolo di sicurezza, perché il museo non ha mai subito attentati.<br />
UNA SCUOLA D’ARTE per far superare i traumi derivati dalla<br />
guerra ai bambini di talento <strong>del</strong>la città quale che sia<br />
la loro provenienza. Anche questo propone il Museo<br />
d’Arte di Tel Aviv, che fin dalle sue origi-<br />
di F.P.R.<br />
ni ha scelto di essere un punto di incontro<br />
neutro, in nome <strong>del</strong>l’universalità <strong>del</strong>l’arte,<br />
in una terra devastata dai conflitti.<br />
Il museo è nato nel 1932, anticipando di 16 anni la creazione<br />
<strong>del</strong>lo Stato di Israele; è il più grande Museo di Belle Arti israeliano<br />
e l’unico al mondo, tra i pubblici, ad<br />
avere al suo interno una Scuola d’Arte Superiore.<br />
La sua vera eccezionalità però consiste<br />
nella missione che porta avanti fin<br />
dalla sua fondazione e cioè quella di sostenere<br />
un progetto di pace, aperto a tutte le<br />
espressioni artistiche ed a tutti gli artisti<br />
<strong>del</strong> mondo, per primi i Palestinesi, grazie<br />
al linguaggio universale proprio di qualsiasi<br />
espressione artistica. Da sempre atti-<br />
vo nel promuovere la comprensione tra<br />
Israeliani e Palestinesi il museo ora costituisce<br />
anche una sorta di ponte tra medio<br />
oriente e Europa, un’isola che, anche nei<br />
momenti più duri <strong>del</strong>l’Intifada, ha costituito un angolo di sicurezza;<br />
mentre infatti cinema, teatri e bar si svuotavano la gente si<br />
riversava al Museo che non è mai stato obiettivo di violenza.<br />
Diretto da Modrechai Omer, il centro riesce a sostenere le sue<br />
molteplici attività autofinanziandosi grazie all’attività <strong>del</strong>le Associazioni<br />
degli Amici <strong>del</strong> Museo (site a New York, Madrid, Parigi,<br />
Milano) per consentire a tutte le attività didattiche che porta<br />
avanti di sopravvivere, prima fra tutte la Scuola d’Arte dove assieme<br />
agli studenti sono ospitati bambini vittime di traumi deri-<br />
| 56 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
In Italia dal 2001 esiste l’associazione<br />
“Amici <strong>del</strong> Museo d’arte di Tel Aviv”, ne fanno<br />
parte <strong>del</strong> Comitato d’onore: Umberto Eco,<br />
Elie Wiesel, Edoardo Sanguineti e Tullia Zevi<br />
vati dalla guerra che apprendono attraverso l’arte a recuperare le<br />
migliori condizioni psicofisiche.<br />
In Italia, dal 2001 esiste L’A.M.A.T.A, l’associazione culturale<br />
“Amici <strong>del</strong> Museo d’Arte di Tel Aviv” presieduta da Ermanno Tedeschi<br />
e con un comitato d’onore che vede tra i suoi membri personaggi<br />
<strong>del</strong> calibro di Umberto Eco, Edoardo Sanguineti, Elie Wiesel<br />
e Tullia Zevi.L’Associazione A.M.A.T.A., è stata fondata dallo<br />
storico <strong>del</strong>l’arte e saggista Arturo Schwarz e da Anna Sikos, docente<br />
di Letteratura all’Università Statale di Milano, dopo che<br />
Schwarz, avendo deciso di donare 700 quadri<br />
ad Israele (500 sono invece andati al<br />
Museo di arte Moderna di Roma), è andato<br />
personalmente a verificare dove sarebbero<br />
andati a finire. È stato amore a prima vista.<br />
«È commuovente» afferma Anna Sikos,<br />
vicepresidente <strong>del</strong>l’associazione insieme a Gino<br />
Di Maggio. «Da fuori l’edificio cade a pezzi<br />
ma dentro è una meraviglia. Tutti gli artisti<br />
e i docenti che collaborano sia con il Museo<br />
che con la scuola d’Arte lavorano gratis, tutte<br />
le opere sono state donate, non è stato comprato<br />
un solo quadro e, per finire, non esistono<br />
come da noi le cantine; tutto ciò che arriva<br />
viene esposto». «Anche per questo - spiega Sikos - c’è una commissione<br />
di esperti che decide se accettare o meno i quadri e non sono<br />
ammessi compromessi di tipo economico, il museo ha rifiutato ingenti<br />
donazioni pur di non doversi appiccicare nomi o etichette».<br />
«Il direttore inoltre - sottolinea ancora la vicepresidente - è un<br />
burocrate ma un vero appassionato d’arte e ciò aiuta decisamente l’istituzione<br />
a garantire l’alto livello <strong>del</strong>le opere esposte senza dover<br />
sottostare alla volontà altrui e riuscendo sempre a mantenere, anche<br />
con la scuola d’Arte, il suo carattere super partes». .<br />
Futuro verde<br />
La canapa<br />
vince<br />
U<br />
di Massimiliano Pontillo<br />
| utopieconcrete |<br />
N MANUALE SUI PRODOTTI TESSILI DI FINE ‘800 così recitava: “ La canapa italiana dà una fibra biancastra, fina,<br />
lucida, morbida, fresca al tatto e ben pettinata … I centri produttivi italiani più importanti e rinomati sono<br />
in Piemonte, nell’Emilia e nel Napoletano …..”. Si dava atto, così, <strong>del</strong> primato italiano in materia di qualità<br />
<strong>del</strong>la canapa. La stessa con cui è stata stampata la Bibbia di Gutenberg, è stata scritta la dichiarazione<br />
d’indipendenza degli Stati Uniti, sono state tessute le vele <strong>del</strong>le navi dei Fenici e <strong>del</strong>le caravelle di Cristoforo<br />
Colombo. Furono gli Sciiti a introdurre la canapa in Europa, pare attorno al 1500 a.c.; e l’Italia, nella sua<br />
produzione e lavorazione, ha recitato sempre un ruolo da regina fino alla metà <strong>del</strong> secolo scorso, quando<br />
il petrolio prese il sopravvento seminando raffinerie e nylon, fumi e plastica, ciminiere e prodotti dal prezzo<br />
imbattibile. Per poi arrivare alla legge Cossiga <strong>del</strong> 1977 che ne proclamò il bando totale vietandone<br />
le piantagioni, lasciando il monopolio <strong>del</strong> settore alla Cina e ai Paesi <strong>del</strong>l’Est. Solo nel 1998 una “timida”<br />
circolare <strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong>le Politiche Agricole autorizzò una <strong>del</strong>ega per la coltivazione sperimentale<br />
<strong>del</strong>la canapa sativa su 1000 ettari, successivamente ampliata. Da allora è stato un crescendo continuo<br />
<strong>del</strong>la produzione, con un aumento <strong>del</strong> 100% all’anno.<br />
Nel 1999 nasce il Consorzio Canapa Italia, dando un ulteriore spinta al settore. Molteplici sono diventati<br />
i suoi usi: quelli alimentari, dall’olio, ai semi perfino alla birra; al settore<br />
Industria tessile,<br />
alimentare, farmaceutica:<br />
sono moltissimi e crescenti<br />
i settori dove si fa ampio<br />
utilizzo di questa<br />
coltivazione<br />
farmaceutico, in gran ripresa, contro l’asma e il glaucoma. Ma comincia<br />
ad essere apprezzata anche nei settori produttivi pesanti: dall’industria<br />
automobilistica, che la impiega per gli interni <strong>del</strong>le macchine;<br />
all’edilizia, per farne pannelli di truciolato e mattoni. Gli utilizzi più<br />
promettenti, però, rimangono la carta e il tessile. Due motori che<br />
vengono alimentati soprattutto da Armani, con una linea jeans creata<br />
appositamente e da una piccola realtà industriale emiliana, la Raggio<br />
Verde di A. Malagoli, che trasforma la canapa in quaderni, depliant, calendari, cataloghi, orologi e altri vari<br />
gadget; usando inchiostri vegetali e un sistema di stampa senza acqua. Nel dicembre 2003, a Comacchio,<br />
viene inaugurato Ecocanapa, il primo stabilimento europeo per la lavorazione di fibra tessile di qualità dalla<br />
canapa, che arriva a trattare circa 500 tonnellate l’anno.<br />
È stata la prima pianta fibrosa a essere coltivata, agli albori <strong>del</strong>l’agricoltura, 10 mila anni fa, anche perché<br />
cresce rapidamente: in condizioni ideali può raggiungere i 5 mt di altezza in meno di 6 mesi, arrivando<br />
a guadagnare fino a 10 cm al giorno! Una volta tagliata, poi, è come un supermercato, offre di tutto: si usa<br />
per fare stoffe, olio, farina, carta, incenso, cosmetici, medicinali. Negli Stati Uniti, fino agli anni Trenta,<br />
la canapa era parte integrante <strong>del</strong> pacchetto di fibre vegetali con cui si produceva il metanolo per alimentare<br />
le Ford che, nel periodo tra le due guerre mondiali, sperimentarono questo combustibile come alternativa<br />
al petrolio. Tra i vantaggi ambientali c’è, infine, una resa molto alta in termini di cellulosa: un terzo in più<br />
rispetto a una superficie equivalente tenuta a bosco; è quindi particolarmente adatta per produrre energia<br />
da biomasse, che utilizza i vegetali come combustibile in modo da arrivare a un impatto serra pari a zero.<br />
Una strategia di cui l’Italia ha particolarmente bisogno per rimettere in pari i propri conti ecologici<br />
e che potrebbe risultare molto interessante anche a livello europeo, vista la necessità di riconvertire quote<br />
di agricoltura per far fronte alla crescente concorrenza dei mercati asiatici. .<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 57 |
| inbreve |<br />
conomiasolidale<br />
NASCE IN<br />
BRIANZA<br />
IL DISTRETTO<br />
EQUO E SOLIDALE<br />
L’economia solidale cresce in Brianza.<br />
Un insieme di soggetti tra cui:<br />
cooperative sociali, botteghe <strong>del</strong><br />
commercio equo, gruppi di acquisto<br />
solidale, produttori locali biologici,<br />
ma anche Comuni, hanno deciso di<br />
costituire tra loro una rete economica.<br />
L’associazione Mondolfiera e il nodo<br />
Lilliput, partendo da questa presenza,<br />
stanno promuovendo per Monza<br />
e dintorni la nascita di un distretto<br />
economico solidale.<br />
Sono in fase di avvio i primi progetti<br />
concreti per mettere in pratica<br />
l’economia solidale, partendo da una<br />
domanda qualificata e consapevole,<br />
come già avviene nei progetti presenti<br />
in America latina. I responsabili<br />
<strong>del</strong>l’iniziativa puntano allo sviluppo<br />
<strong>del</strong>la filiera <strong>del</strong> pane, una produzione<br />
fatta con frumento biologico e con<br />
la commercializzazione attraverso<br />
i gas (gruppi di acquisto solidale)<br />
<strong>del</strong> territorio. Il coordinamento <strong>del</strong>la<br />
“Retina” ha individuato dei terreni<br />
nel parco <strong>del</strong>la Cavallera che possono<br />
essere acquistati e dati in affitto<br />
a una cooperativa sociale per la<br />
coltivazione <strong>del</strong> frumento biologico<br />
e la costruzione <strong>del</strong> forno per produrre<br />
il pane. Si lavorerebbe, dunque,<br />
dal chicco di grano alla michetta<br />
biologica nel giro di pochi chilometri.<br />
Per avviare il progetto, si è cercato<br />
di aumentare e potenziare i gas<br />
che fanno parte <strong>del</strong> coordinamento<br />
e presenti a Brugherio, Arcore,<br />
Desio, Monza, Muggiò, Vimercate<br />
e Concorezzo, Villasanta, Oreno,<br />
Vedano al Lambro.<br />
| 58 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
DISCARICHE E SMOG.<br />
LA COMMISSIONE<br />
EUROPEA<br />
BOCCIA L’ITALIA<br />
Sono cinque i provvedimenti di infrazione in tema<br />
di ambiente che Bruxelles sta portando avanti<br />
nei confronti <strong>del</strong>l’Italia e che rientrano nel pacchetto<br />
di procedure d’infrazione decise dalla Commissione<br />
europea. Richiami che si aggiungono a quelli<br />
sullo scarso sostegno <strong>del</strong>l’Italia all’energia verde<br />
e sui mancati controlli <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>le acque<br />
di balneazione.<br />
La Commissione si appresta così ad inviare all’Italia<br />
due pareri motivati per esortarla a rispettare alcune<br />
sentenze già pronunciate dalla Corte di Giustizia<br />
sull’inadeguata gestione di alcune discariche.<br />
Una risposta insufficiente a questi pareri potrebbe<br />
indurre la Commissione a chiedere alla corte di imporre<br />
sanzioni pecuniarie all’Italia.<br />
Le violazioni riguardano<br />
la direttiva quadro sui rifiuti<br />
in riferimento alle discariche<br />
di Castelliri, nel Lazio,<br />
e di Campolungo, vicino<br />
ad Ascoli Piceno, nelle Marche.<br />
Le notizie di infrazioni contro l’Italia sono ormai<br />
molto frequenti, al punto da non fare più notizia,<br />
come hanno sottolineato i parlamentari verdi<br />
a Bruxelles, ma abbastanza allarmanti<br />
da preoccupare gli ambientalisti.<br />
Le altre infrazioni riguardano la mancata adozione<br />
di misure per il rispetto dei limiti previsti per alcuni<br />
inquinanti atmosferici in numerose regioni italiane<br />
e due per la violazione <strong>del</strong>le regole sulla caccia.<br />
Nel primo caso la Commissione si riferisce<br />
all’assenza di misure per ridurre l’inquinamento<br />
atmosferico, con riferimento ai livelli di Pm10<br />
(particolato), cioè polveri sottili, solide o liquide,<br />
che fluttuano nell’aria e molto pericolose per la salute.<br />
I SONAR DELLE<br />
NAVI MILITARI<br />
UCCIDONO<br />
LE BALENE<br />
Dall’inizio <strong>del</strong>l’anno sono almeno<br />
quindici le balene che si sono<br />
arenate sulle coste <strong>del</strong>le Isole<br />
Canarie. Altre cinque sono state<br />
trovate morte al largo <strong>del</strong>le stesse<br />
isole. Gli ecologisti spagnoli ormai<br />
non esitano a parlare di strage.<br />
Tra i principali imputati, i sonar<br />
<strong>del</strong>le navi militari americane<br />
che navigano in zona per<br />
esercitazioni, le cui onde acustiche<br />
provocherebbero effetti mortali<br />
sulle balene. I sonar usati dalla<br />
marina militare, infatti, sono molto<br />
più potenti di quelli usati in ambito<br />
civile. Tutti i cetacei morti non sono<br />
risultati malati, circostanza che<br />
avallerebbe l’ipotesi. Inoltre arrivano<br />
in fin di vita sulla costa dopo essere<br />
entrati in contatto con le frequenze<br />
dei sonar o di apparecchiature per<br />
le ricerche petrolifere sottomarine.<br />
Il problema è presente già<br />
da tempo, tanto che esiste<br />
una moratoria Ue sull’uso dei sonar<br />
nelle acque europee. Casi<br />
di spiaggiamenti di balene<br />
si erano verificati nella stessa zona<br />
anche negli scorsi anni sempre<br />
in coincidenza con manovre di navi<br />
militari. Le Canarie sono state infatti<br />
dichiarate “zona particolarmente<br />
sensibile” dall’Organizzazione<br />
marittima internazionale. Le acque<br />
che circondano l’arcipelago<br />
sono uno dei punti più importanti<br />
al mondo per il passaggio <strong>del</strong>le<br />
balene. Gli ambientalisti hanno<br />
chiesto al ministro degli esteri<br />
spagnolo di accertare eventuali<br />
responsabilità di paesi terzi.<br />
Molto rumore per abbattere un muro a mani nude >60<br />
Paesi emergenti, taglio dei costi e birre leggere >62<br />
CERTIFICAZIONE<br />
OBBLIGATORIA<br />
PER CHI<br />
PRODUCE OGM<br />
Il gruppo Ifoam (International<br />
federation of organic agriculture<br />
movements), che è tra i firmatari<br />
<strong>del</strong>la dichiarazione di Vienna<br />
per “Un’Europa libera da ogm”,<br />
ha invitato la Commissione Europea<br />
a proteggere l’agricoltura biologica<br />
da qualsiasi contaminazione.<br />
Di conseguenza il gruppo ha chiesto<br />
che tutti i produttori di ogm siano<br />
assoggettati ad un rigoroso regime<br />
di certificazione, che assicuri<br />
che altri non vengano contaminati<br />
con materiale transgenico.<br />
«È semplicemente inaccettabile<br />
che ad altri venga permesso<br />
di contaminare i nostri prodotti<br />
come conseguenza <strong>del</strong> loro<br />
business» hanno dichiarato<br />
i responsabili <strong>del</strong> gruppo.<br />
Una scelta di reciprocità è ciò<br />
che viene rivendicato. Secondo<br />
i richiedenti, infatti, occorre<br />
che L’Unione Europea chieda<br />
standard seri e affidabili, sottoposti<br />
al controllo di enti di certificazione<br />
terzi ed indipendenti. Come fa<br />
con i coltivatori di prodotti biologici.<br />
Ciò che viene contestato<br />
alla Commissione è l’imposizione<br />
<strong>del</strong>la coesistenza, forzando<br />
i produttori non-ogm ad accettare<br />
la contaminazione sistematica<br />
fino ad un massimo di 0.9 per cento.<br />
Secondo Ifoam, la Commissione<br />
dovrebbe ora mettersi al lavoro<br />
per elaborare una legge che renda<br />
i produttori di ogm responsabili<br />
per i danni che causano.<br />
LA CALIFORNIA<br />
PUNTA SULLE<br />
ENERGIE<br />
RINNOVABILI<br />
Il Governo Bush, che si è sempre rifiutato<br />
di condividere, con gli stati che hanno sottoscritto<br />
il protocollo di Kyoto, impegni stringenti e puntuali<br />
di riduzione <strong>del</strong>le emissioni che stanno cambiando<br />
in modo sempre più evidente il clima <strong>del</strong> pianeta,<br />
questa volta si deve arrendere al presidente<br />
<strong>del</strong> parlamento <strong>del</strong>la California.<br />
Il democratico Fabian Nunez ha infatti presentato<br />
un progetto di legge che punta a ridurre <strong>del</strong> 25<br />
per cento, entro il 2020, il livello <strong>del</strong>le emissioni<br />
di anidride carbonica e di altri gas serra rispetto<br />
a quanto emesso nel 1990. La legge dovrebbe passare<br />
senza troppi problemi e soprattutto potrebbe servire<br />
come esempio ad altri Stati, come è spesso successo<br />
con provvedimenti presi<br />
in California, come quello<br />
anti-fumo. La proposta non pare<br />
poi essere in contraddizione<br />
con le posizioni <strong>del</strong> Governatore<br />
Arnold Schwarzenegger,<br />
un repubblicano, che l’anno<br />
scorso aveva fissato una serie di limiti ambientali,<br />
anche se meno severi, in un suo provvedimento<br />
esecutivo. Contrari alla legge, naturalmente,<br />
sono invece i produttori di energia locali, i raffinatori<br />
di petrolio, i produttori di cemento e i costruttori di<br />
auto, che preferiscono programmi volontari di riduzione<br />
<strong>del</strong>l’inquinamento da parte <strong>del</strong>l’industria stessa.<br />
Non è la prima volta che la California cerca di fare<br />
da apripista a più severe normative ambientali.<br />
Nel 2002 è infatti stato approvato un provvedimento<br />
che introduce obblighi di riduzione di quasi il 30<br />
per cento <strong>del</strong>le emissioni di auto e autocarri entro<br />
il 2016. Una decina di stati in seguito avevano<br />
adottato provvedimenti simili, scontrandosi<br />
anche con l’amministrazione federale.<br />
La nuova proposta di legge punta su programmi<br />
per le energie alternative come quella solare ed eolica.<br />
| inbreve |<br />
IL BIOLOGICO<br />
DELLE AZIENDE<br />
“STORICHE”<br />
APRE LE PORTE<br />
I campi dove crescono i “grani<br />
antichi”, salvati dall’estinzione;<br />
ma anche il pastificio, fondato da<br />
Gino Girolomoni e dai suoi compagni<br />
negli anni ‘80, per recuperare<br />
i metodi tradizionali di lavorazione<br />
<strong>del</strong>la pasta. Sarà possibile vedere<br />
e visitare tutto questo, addentrandosi<br />
nella splendida campagna<br />
marchigiana, domenica 28 maggio<br />
nel corso <strong>del</strong>l’ottava giornata “Porte<br />
Aperte” organizzata da Ecor. Scopo<br />
<strong>del</strong>l’iniziativa: coinvolgere clienti,<br />
produttori e soprattutto consumatori<br />
in un itinerario di contatto “diretto”<br />
con le modalità di produzione,<br />
il contesto, l’esperienza <strong>del</strong> biologico.<br />
Come Alce Nero, storica cooperativa<br />
fondata nel 1977 da Gino<br />
Girolomoni e da un gruppo<br />
di persone che condividevano lo stesso<br />
sogno: praticare un’agricoltura<br />
naturale che rispettasse l’uomo<br />
e l’ambiente. Nel convento di Isola<br />
<strong>del</strong> Piano, dove ha sede la cooperativa,<br />
si ritrovano, allora come oggi, alcuni<br />
dei protagonisti <strong>del</strong> mondo <strong>del</strong>la<br />
cultura, si continua a sensibilizzare<br />
verso il biologico, sposando teoria<br />
e prassi. Alce Nero è una <strong>del</strong>le otto<br />
realtà che finora hanno ospitato<br />
l’iniziativa Porte aperte che si<br />
è svolta alla cooperativa Osiris<br />
di Termeno (BZ); ai Bernardi<br />
di Castel D’Aiano (BO); al Poggio<br />
di Camporbiano (San Gimignano - SI);<br />
all’Agrilatina di Sabaudia (Latina);<br />
presso Cascine Orsine (Bereguardo -<br />
PV); Perlage di Soligo (TV)<br />
e San Michele di Conegliano (TV).<br />
Per info: www.ecor.it<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 59 |
| economiasolidale | birra |<br />
Molto rumore per...<br />
abbattere<br />
un muro<br />
a mani nude<br />
Un altro gioiello <strong>del</strong>l’industria italiana ha rischiato di chiudere i battenti. Invece nella battaglia contro Heineken,<br />
Davide ha sconfitto Golia. La storica birra Pedavena tornerà presto al suo posto, in un boccale, per brindare.<br />
Merito di una volontà instancabile e di averci creduto fino in fondo.<br />
di Elisabetta Tramonto<br />
LIBRI<br />
Lelio Bottero<br />
La Birra artigianale<br />
Gribaudo - Il Gusto<br />
giugno 2005<br />
La fabbrica <strong>del</strong>la birra di Pedavena. Un parco, un<br />
ristorante e un’enorme vetrata che dà sulla verde vallata.<br />
| 60 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
QUESTA STORIA INIZIA CON UN TRISTE ANNUNCIO e termina con il rintocco di tre campane. È la<br />
storia di una battaglia combattuta a denti stretti, con molta, molta determinazione e un<br />
pizzico di creatività. Ma alla fine, una volta tanto, a vincere non è stato il più forte. Ma<br />
andiamo con ordine. Siamo a Pedavena, un paesino di quattro mila anime in una verde vallata <strong>del</strong>la<br />
provincia di Belluno, per molti amanti <strong>del</strong>la birra solo un nome scritto sull’etichetta di una bottiglia.<br />
Pedavena, infatti, è anche lo storico marchio <strong>del</strong>la birra prodotta nella fabbrica che dal 1896 rappresenta<br />
l’orgoglio <strong>del</strong> paese. Una fabbrica di birra, ma non solo. C’è il parco e il locale ristorazione, un grande<br />
pub-ristorante, che ogni anno spilla 3.600 ettolitri di birra. Un’enorme vetrata separa dall’esterno, in<br />
modo che, seduti al tavolo a sorseggiare una bionda, si è immersi nel verde <strong>del</strong>la vallata. Un luogo dove<br />
bere, mangiare, incontrarsi. Pedavena è un vero punto di riferimento nella vita <strong>del</strong> paese e <strong>del</strong>la vallata.<br />
Continua ad esserlo anche dopo il 1974, quando finisce nelle mani <strong>del</strong> gigante olandese Heineken.<br />
La bionda continua a uscire a fiumi dallo stabilimento, soprattutto con il marchio Heineken o Moretti,<br />
ma, in piccola parte, anche targata Pedavena. E la gente <strong>del</strong>la vallata continua a lavorare nella fabbrica,<br />
a incontrarsi e bere birra nel pub, a passeggiare nel parco.<br />
Poi improvvisamente qualcosa si spezza. Il 22 settembre di due<br />
anni fa, come ogni giorno all’ora di pranzo, gli ottanta dipendenti<br />
<strong>del</strong>la fabbrica sono tutti in mensa. «Il 31 dicembre ci chiudono!», una<br />
furia è entrata nella sala, una collega con la voce spezzata e il terrore<br />
dipinto sul volto. Silenzio. È uno scherzo, pensano tutti. Presto si accorgono<br />
che non è così, è tutto vero, Heineken lo ha appena annunciato<br />
ai rappresentanti sindacali: tre mesi ed è tutto finito. Niente<br />
più lavoro, pub, parco. Niente più Pedavena. Heineken intende<br />
chiudere cinque stabilimenti di birra in Italia. Razionalizzazione, scelte<br />
strategiche, taglio dei costi. Queste le motivazioni. Non l’inefficienza<br />
<strong>del</strong>la fabbrica, 660 mila ettolitri di birra, di cui 15 mila di Pedavena,<br />
prodotti ogni anno, con un fatturato attribuibile allo stabilimento<br />
di 68 milioni di euro. È una scelta strategica, solo pedine da<br />
spostare sul tavolo da gioco degli affari. La decisione è categorica: non<br />
si vende, si chiude. Di cedere a un concorrente uno stabilimento ben<br />
avviato e di successo, neanche a parlarne. Il colosso olandese non<br />
sente ragioni, ma ancora non sa in quale vespaio si sta cacciando. Ben<br />
presto infatti la disperazione e lo sconforto dei dipendenti <strong>del</strong>la fab-<br />
brica si trasformano in qualcosa di diverso: grinta, energia, lucidità.<br />
E la battaglia ha inizio, in piazza, sui giornali, via posta, su internet e<br />
ai piani alti <strong>del</strong> ministero. Una vera strategia di guerra, senza lasciare<br />
scoperto alcun fianco. Il bersaglio da colpire con tutta la forza possibile<br />
è uno solo, quello che Heineken ha di più caro: l’immagine.<br />
Tiro incrociato<br />
Nella battaglia <strong>del</strong>la piccola Pedavena contro il gigante Heineken,<br />
scendono in campo i lavoratori <strong>del</strong>la fabbrica, i sindacalisti, il sindaco,<br />
il parroco, il vescovo ma, soprattutto, la gente comune, gli abitanti<br />
<strong>del</strong> paese. Obiettivo: alzare un polverone tale da infastidire il<br />
più possibile i padroni olandesi. Si combatte contemporaneamente<br />
su più fronti. Nasce il Comitato Birreria Pedavena, che riunisce rappresentanti<br />
dei lavoratori <strong>del</strong>lo stabilimento, <strong>del</strong>le parrocchie <strong>del</strong><br />
paese, <strong>del</strong>le associazioni locali e <strong>del</strong> Comune. Per oltre un anno organizzano<br />
manifestazioni e fiaccolate, partecipano alle fiere in tutta<br />
Italia, inventano eventi e usano i pretesti più creativi per attirare l’attenzione<br />
sul caso Pedavena. Come le magliette con la scritta “don’t<br />
touch my beer”, vendute alle fiere o indossate ai raduni dei motociclisti,<br />
i volantini distribuiti al Giro d’Italia, o come “Teli d’autore”,<br />
un’iniziativa che coinvolge artisti, pittori e disegnatori da tutta Italia,<br />
invitati a dipingere una tela di 2 metri per 75 centimetri sul tema<br />
<strong>del</strong>la birra, perché la tradizione continui. La risposta stupisce gli<br />
stessi organizzatori: arrivano 226 tele. Esposte tutte insieme formano<br />
un muro lungo 460 metri, un monumento significativo di questa<br />
battaglia <strong>del</strong>la fantasia e <strong>del</strong> colore.<br />
Tra le armi più affilate <strong>del</strong> comitato il sito internet creato ad hoc,<br />
www.comitatobirreriapedavena.it. Sul sito arrivano lettere da tutta<br />
Italia, anche da chi fino a pochi mesi prima non aveva mai sentito<br />
parlare <strong>del</strong> marchio Pedavena. E sul sito arrivano 17 mila firme alla<br />
petizione per fermare la chiusura di Pedavena, che, insieme a quelle<br />
raccolte a mano, raggiungono quota 44 mila firme.<br />
CHE COS’È LA BIRRA?<br />
| economiasolidale |<br />
LA BIRRA È UNA BEVANDA ALCOLICA AROMATIZZATA CON LUPPOLO<br />
ottenuta dalla fermentazione (generalmente indotta), per mezzo di un lievito,<br />
degli zuccheri estratti dal malto d’orzo o di altri cereali in grani o fiocchi<br />
maltati. Dai quattro elementi base (acqua, malto, luppolo, lievito)<br />
per mezzo di cinque fasi standard (ammostamento, filtrazione, bollitura,<br />
fermentazione, maturazione) si può ottenere una gamma particolarmente<br />
ampia (per caratteristiche organolettiche, tasso alcolico e tipologia<br />
di consumo) di birre: Abbey, Ale, Alt, Weisse, Bock, Dunkel, Gueuze, Kriek,<br />
Lambic, Pils, Stout, Trappista, ecc..<br />
LA LEGGE SULLA PUREZZA<br />
IL REINHEITSGEBOT (LETTERALMENTE “REQUISITO DI PUREZZA”) è una<br />
norma che ebbe origine nella città di Ingolstadt nel ducato di Bavieranel<br />
1516. Regolamenta la vendita e la produzione <strong>del</strong>la birra. È la più antica<br />
regolamentazione nel settore igienico -alimentare ancora in uso.<br />
Nel testo originale, i soli ingredienti che possono essere usati nella<br />
produzione <strong>del</strong>la birra sono tre: acqua, orzo, e luppolo. Il Reinheitsgebot<br />
non è più incluso tra le leggi tedesche; al suo posto c’è la “Legge<br />
provvisoria sulla birra tedesca” che permette alcuni ingredienti proibiti<br />
nel Reinheitsgebot, come il malto di frumento e lo zucchero di canna,<br />
ma che non permette più l’utilizzo di orzo non maltato. La maggior parte<br />
dei birrifici tedeschi si conformano volontariamente al Reinheitsgebot,<br />
usandolo come un potente strumento di marketing. Fonte: wikipedia.org<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 61 |
IN ITALIA FIORISCONO I MICROBIRRIFICI<br />
I COLOSSI DELLA BIRRA CHIUDONO I PICCOLI IMPIANTI<br />
e concentrano la produzione? Non c’è problema. Per gustare la buona<br />
birra di una volta basta far tappa in un microbirrificio oppure prodursi<br />
direttamente la birra in casa. Secondo l’annuario “Birre Italia”<br />
nel nostro Paese i microbirrifici sarebbero ormai più di 130, con una<br />
produzione annua che puo’ essere stimata intorno ai 60.000 ettolitri.<br />
Non sono da meno i “birrai casalinghi”, una comunità di ben 10.000<br />
persone. Alla base di queste iniziative c’è il desiderio di riscoprire<br />
le radici locali <strong>del</strong>la birra e di gustare il sapore <strong>del</strong>la birra naturale<br />
di produzione artigianale troppo spesso “vittima di imprenditori<br />
impreparati o poco scrupolosi”, come si legge sul sito di Unionbirrai<br />
(www.unionbirrai.com), associazione culturale che promuove in tutta<br />
Italia la produzione e il consumo di “birra cruda, integra e senza<br />
aggiunta di conservanti, ma con un alto contenuto di entusiasmo<br />
e creatività”. Come trovare i micro-birrifici? Dall’anno scorso<br />
è a disposizione degli appassionati “La birra artigianale.<br />
Guida ai microbirrifici italiani” (riferimenti bibliografici in basso).<br />
Per ogni piccolo birrificio o “brew-pub” c’è una scheda<br />
con la descrizione <strong>del</strong>le birre prodotte, gli abbinamenti,<br />
le tecniche di produzione e le curiosità legate al territorio.<br />
I PRINCIPALI PRODUTTORI DI BIRRA DEL MONDO<br />
IMPRESA SEDE MARCHI RICAVI NETTI RENDIMENTO<br />
2005* AZIONI 2005**<br />
Sab Miller Sudafrica Miller, Peroni, Pilsner Urquell, 12,00 26,03%<br />
Nastro Azzurro, Raffo, Wührer<br />
InBev Belgio Stella Artois, Beck’s, Leffe, 11,66 27,90%<br />
Hoegaarden, Labatt,<br />
Staropramen, Tennent’s<br />
Heineken Olanda Heineken, Gösser, Amstel, 10,80 11,65%<br />
A<strong>del</strong>scott, Paulaner, Moretti,<br />
von Wünster, Ichnusa, Sans Souci<br />
Carlsberg Danimarca Carlsberg, Tuborg, 5,10 21,64%<br />
Poretti, Splügen<br />
Anheuser Usa Budweiser 12,41 -15,54%<br />
Busch<br />
*in miliardi di euro **in valuta locale Fonte: Bloomberg e bilanci <strong>del</strong>le società<br />
IL CONSUMATORE OCCIDENTALE BEVE MENO BIRRA. Preferisce<br />
vino, cognac, whisky. Sorseggia, degusta, abbina. È<br />
una tendenza che si osserva da alcuni anni, anche nei<br />
Paesi <strong>del</strong> nord Europa. In termini econo-<br />
di M.M. mici si dice che il “mercato è maturo”. Cresce<br />
impercettibilmente o cala di poco ma<br />
in sostanza rimane stabile. La torta ormai è quella, può<br />
cambiare solo la dimensione <strong>del</strong>le fette. La risposta dei<br />
grandi produttori non si è fatta attendere. Uno dopo<br />
| 62 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
Intanto il sindaco, Franco Zetta, e l’amministrazione comunale<br />
si muovono tra le maglie istituzionali, coinvolgendo direttamente<br />
i governi, italiano e tedesco, fino al parlamento europeo.<br />
Tra i più interessati al caso Pedavena, il sottosegretario Maurizio<br />
Sacconi. «È originario di Treviso e da giovane frequentava queste<br />
zone – spiega il sindaco – riusciva quindi a capire l’importanza di<br />
Pedavena per il territorio».<br />
Intanto centinaia di lettere, elettroniche e non solo, vengono<br />
spedite a chiunque possa essere utile alla causa. Una lettera aperta<br />
sul Corriere <strong>del</strong>la sera al presidente <strong>del</strong>la Repubblica, al presidente<br />
<strong>del</strong> Consiglio e al presidente di Confindustria. Comunicati stampa<br />
ai giornali italiani ma anche a 25 testate olandesi per far conoscere<br />
oltre confine quello che sta accadendo in Italia. All’amministratore<br />
<strong>del</strong>egato di Heineken, alla regina d’Olanda e agli altri stabilimenti<br />
appena acquisiti da Heineken in Europa, per metterli in<br />
allarme su quello che sarebbe potuto capitare anche a loro. Un colpo<br />
dopo l’altro, l’immagine di Heineken iniziava a vacillare e, con<br />
essa, i vertici <strong>del</strong>l’azienda.<br />
Il muro inizia a sgretolarsi<br />
I primi risultati iniziano ad arrivare, uno alla volta, uno dopo l’altro,<br />
finché il muro non va in frantumi. La chiusura <strong>del</strong>lo stabilimento,<br />
fissata per dicembre 2004, viene rinviata prima a luglio e<br />
poi a settembre 2005. Arrivano gli accordi con i lavoratori. Un generoso<br />
pacchetto di ammortizzatori sociali per gli ex dipendenti<br />
con cui Heineken spera di calmare le acque, ma si sbaglia. Arriva<br />
anche la prima dichiarazione di disponibilità a vendere. Ben presto<br />
però si rivela un’apertura solo di facciata. Heineken non ha nessuna<br />
intenzione di vendere. Un funzionario interno all’azienda<br />
raccoglie e vaglia le eventuali offerte e, guarda caso, nessuna va in<br />
porto. «Appena i produttori di birra prendevano contatti con Heineken,<br />
il discorso si esauriva», racconta Vittore de Bortoli, assessore<br />
comunale e membro <strong>del</strong> Comitato Birreria Pedavena. «Il primo<br />
vero segnale positivo è arrivato quando la vendita <strong>del</strong>l’ stabilimento<br />
è stata affidata a un soggetto esterno: Ubm, la società finanziaria<br />
<strong>del</strong> gruppo Unicredit», continua De Bortoli.<br />
Ed ecco le prime concrete proposte d’acquisto, tre quelle in lizza:<br />
il gruppo svedese produttore di birra Kopparbergs, rappresenta-<br />
to in Italia dalla J&D Royal, la potentina Tarricone Spa, produttore<br />
<strong>del</strong>la Birra Morena, e Birra Castello Spa, produttore e distributore di<br />
birra con sede a Udine. J&D viene subito esclusa, troppo grande forse,<br />
ma nel frattempo compare un piano B da mettere in pratica nel<br />
caso le altre offerte fossero tutte bocciate. Un gruppo di ex dipendenti,<br />
35 per la precisione, costituiscono l’Associazione Pedavena<br />
Progetto Birra e entrano in contatto con Banca etica con l’intenzione<br />
di creare una cooperativa per acquistare lo stabilimento. Ma<br />
il progetto non si realizza perché<br />
Heineken, ormai con le<br />
spalle al muro, non può fare altro<br />
che gettare la spugna. Il 10<br />
gennaio è la giornata storica, i<br />
vertici olandesi firmano la vendita<br />
di Pedavena a Birra Castello,<br />
solo lo stabilimento però,<br />
perché Heineken ha voluto giocare<br />
la sua ultima carta: vendere<br />
separatamente lo stabilimento<br />
e la ristorazione, per scoraggiare<br />
gli acquirenti. Non è riuscita<br />
nel suo intento.<br />
Una favola a lieto fine<br />
Il 10 gennaio le campane <strong>del</strong>le tre parrocchie <strong>del</strong> paese hanno suonato<br />
a lungo insieme per festeggiare. La prima bottiglia <strong>del</strong>la nuova<br />
Pedavena potrebbe uscire dallo stabilimento entro la fine di<br />
maggio. Per ora sono in corso i test per riattivare la fabbrica e i contatti<br />
con i fornitori. Per quest’anno si produrranno solo cento mila<br />
ettolitri di birra, di cui circa 20 mila ettolitri a marchio Pedavena.<br />
Ma la produzione crescerà di anno in anno, già nel 2007 dovrebbero<br />
uscire dallo stabilimento 250 ettolitri di bionda. Queste<br />
le promesse di Birra Castello. Venti lavoratori dovrebbero essere<br />
riassunti subito, altri venti entro la fine <strong>del</strong>l’anno. Intanto alla Castello<br />
stanno già organizzando i festeggiamenti per la riapertura<br />
<strong>del</strong>la fabbrica. Per chi volesse brindare con un boccale di Pedavena<br />
non resta che consultare il sito www.birreriapedavena.info per<br />
conoscere la data <strong>del</strong>la festa. .<br />
Il mercato <strong>del</strong> nord Europa è maturo. Asia, Africa e America Latina sono il futuro <strong>del</strong> settore. I cinque fra i più grandi produttori controllano il 40 per cento <strong>del</strong> mercato mondiale.<br />
l’altro hanno cominciato a rilevare marchi e stabilimenti<br />
di produzione in America Latina, Asia, Africa:<br />
mercati tutti da esplorare e con un grande potenziale<br />
di crescita. La compagnia belga Interbrew (Stella,<br />
Beck’s) nel 2004 ha rilevato per 11,2 miliardi di dollari<br />
la brasiliana AmBev e si è trasformata in InBev, primo<br />
produttore di birra al mondo. L’anno scorso la sudafricana<br />
SABMiller, dal 2003 proprietaria <strong>del</strong>la nostra<br />
Peroni, ha acquisito il Gruppo colombiano Bavaria,<br />
secondo produttore <strong>del</strong> Sud-America, ed è salita al secondo<br />
posto <strong>del</strong>la classifica mondiale superando l’americana<br />
Anheuser Busch (Budweiser). Anche la Cina<br />
e l’est Europa sono territori di conquista. Due anni fa<br />
Anheuser ha comprato Harbin, quarto produttore cinese,<br />
riuscendo a battere l’offerta di SABMiller, e recentemente<br />
ha aumentato al 27% la sua partecipazione<br />
in Tsingtao - la birra più diffusa nei ristoranti cinesi<br />
in Europa. Heineken, che ha perso la corsa per l’ac-<br />
La minuscola<br />
Pedavena alla fine<br />
vince contro<br />
il gigante Heineken.<br />
Tutti si mobilitano:<br />
i lavoratori, il sindaco,<br />
il parroco, il vescovo,<br />
i sindacati,<br />
ma soprattutto<br />
la gente comune.<br />
Paesi emergenti, taglio dei costi e birre leggere<br />
le ricette per stare sul mercato<br />
DAGLI ALBORI<br />
DI PEDAVENA...<br />
1897. Nasce la birra<br />
Pedavena.<br />
Lo stabilimento<br />
è fondato dai i fratelli<br />
Luigi, Sante<br />
e Giovanni Lucani,<br />
arrivati da Canale<br />
d’Agordo (Belluno).<br />
1917. Durante<br />
l’occupazione<br />
<strong>del</strong>le truppe austroungariche<br />
la fabbrica<br />
viene saccheggiata<br />
e semidistrutta<br />
da un incendio.<br />
1928. I fratelli<br />
Luciani acquistano<br />
la fabbrica di birra<br />
Dreher di Trieste,<br />
costruita dal viennese<br />
Anton Dreher<br />
nel 1869. Gli acquisti<br />
continuano fino<br />
al 1964: la Cervisa<br />
di Genova, la Metzger<br />
di Torino, l’Avqua<br />
San Bernardo<br />
di Cuneo, metà<br />
<strong>del</strong>la Itala Pilsen di<br />
Padova, la Ibi-thor di<br />
Macomer nel nuorese.<br />
1929. Nasce la<br />
centrale idroelettrica<br />
di Pedavena,<br />
che sfrutta l’acqua<br />
<strong>del</strong> torrente Colmeda<br />
e produce 7 milioni di<br />
chilowattora all’anno.<br />
Nel gennaio 2004<br />
è venduta all’azienda<br />
municipalizzata<br />
trentina Acsm.<br />
1940. Viene creato<br />
il giardino botanico<br />
di Pedavena e,<br />
nel 1952, il parco zoo.<br />
1974. Dissapori tra<br />
i soci, eredi dei fratelli<br />
Lucani, e difficoltà<br />
finanziarie mandano<br />
in crisi la società.<br />
Per evitare il fallimento<br />
i Lucani vendono<br />
Pedavena alla<br />
multinazionale<br />
olandese Heineken.<br />
Nello stabilimento sarà<br />
prodotta soprattutto<br />
birra Heineken e<br />
Moretti, solo in minima<br />
parte Pedavena.<br />
quisto di Bavaria, si è rifatta comprando due produttori<br />
russi.<br />
Il processo di concentrazione sembra destinato a<br />
continuare. Se fino a 15 anni fa i cinque più grandi<br />
produttori controllavano il 17% <strong>del</strong> mercato ora sono<br />
saliti al 40% e, secondo l’Economist, potrebbero toccare<br />
il 50% nel 2010. Le acquisizioni e le ristrutturazioni<br />
hanno ridato ossigeno al settore. Dopo un periodo<br />
di relativa stagnazione, negli ultimi due anni i<br />
| economiasolidale |<br />
...AGLI ULTIMI<br />
DIFFICILI MESI<br />
22 settembre 2004<br />
Heineken Italia<br />
annuncia l’intenzione<br />
di chiudere<br />
lo stabilimento<br />
di Pedavena alla fine<br />
<strong>del</strong>l’anno. Inizia subito<br />
la mobilitazione<br />
dei lavoratori e di tutto<br />
il paese di Pedavena.<br />
11 ottobre 2004<br />
Heineken per la prima<br />
volta si dice<br />
disponibile a vendere<br />
lo stabilimento.<br />
3 dicembre 2004<br />
Siglato un accordo<br />
tra le Organizzazioni<br />
Sindacali e Heineken<br />
Italia, nel quale è<br />
posticipata la chiusura<br />
al 30 settembre 2005<br />
e vengono concessi<br />
ammortizzatori sociali<br />
per i lavoratori.<br />
11 febbraio 2005<br />
Heineken affida<br />
a UBM, gruppo<br />
Unicredit, la vendita<br />
<strong>del</strong>lo stabilimento.<br />
23 marzo 2005<br />
Si presenta<br />
pubblicamente la<br />
prima ditta interessata<br />
all’acquisto <strong>del</strong>la<br />
birreria: la svedese<br />
Kopparbergs,<br />
rappresentata in Italia<br />
dalla J&D Royal.<br />
29 luglio 2005<br />
Dallo stabilimento di<br />
Pedavena esce l’ultima<br />
bottiglia di birra.<br />
Settembre 2005<br />
Spuntano nuovi<br />
acquirenti: la Birra<br />
Castello di Udine e la<br />
Tarricone di Potenza.<br />
La svedese Kopparbergs<br />
viene esclusa.<br />
30 settembre 2005<br />
La sirena <strong>del</strong>la fabbrica<br />
suona per l’ultima<br />
volta. Pedavena<br />
chiude i battenti.<br />
10 gennaio 2006<br />
Heineken cede<br />
la Birreria Pedavena<br />
a Birra Castello Spa.<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 63 |
L’ALCOLICO PIÙ CONSUMATO AL MONDO<br />
EUROPA E USA IN TESTA AI CONSUMI<br />
La birra è la bevanda alcolica più consumata al mondo (circa 1.500 milioni di ettolitri<br />
all’anno). Europa e USA, pur rappresentando solo un quarto <strong>del</strong>la popolazione terrestre,<br />
assorbono oltre due terzi <strong>del</strong>la produzione mondiale di birra, con consumi pro-capite<br />
rispettivamente di 64 e 55 litri annui.<br />
L’ASIA È IL MERCATO PIÙ PROMETTENTE<br />
Il continente più promettente in termini di sviluppo dei consumi è l’Asia che, pur<br />
disponendo di un consumo pro-capite di solo 11 litri annui, assorbe già oltre un quarto<br />
dei consumi globali, con tassi di crescita molto interessanti. La Cina recentemente<br />
è diventato il mercato nazionale birrario più importante al mondo, superando gli USA.<br />
I CECHI BEVONO PIÙ DI TUTTI<br />
La Germania è il mercato più importante <strong>del</strong>l’Europa Occidentale (circa un terzo<br />
dei totale consumi), seguito da Gran Bretagna e Spagna, mentre l’Olanda continua<br />
a mantenere il primato <strong>del</strong>le esportazioni. Nell’Europa <strong>del</strong>l’Est sta emergendo<br />
il mercato russo, ma spiccano per le dimensioni raggiunte anche la Polonia<br />
e la Repubblica Ceca (quest’ultima vanta il primato mondiale dei consumi pro capite<br />
con oltre 160 litri annui).<br />
ITALIANI E FRANCESI PREFERISCONO IL VINO<br />
L’Italia e la Francia, Paesi di antica tradizione vinicola, mostrano i più bassi consumi<br />
pro-capite <strong>del</strong>l’Europa Occidentale (rispettivamente 30 e 35 litri annui). L’Italia<br />
ha il primato <strong>del</strong>le importazioni di birra che hanno ormai raggiunto il 27% <strong>del</strong> totale<br />
consumi; le birre tedesche rappresentano il 51% <strong>del</strong>le importazioni.<br />
PERONI, ICHNUSA, MORETTI IN MANO AGLI STRANIERI<br />
In Italia operano circa 250 produttori provenienti da tutto il mondo. I primi quattro<br />
operatori (Heineken Italia, SABMiller, Carlsberg Italia e Interbrew Italia), controllano<br />
(tra marchi di propria produzione e marchi importati) oltre il 70% <strong>del</strong>le vendite<br />
a quantità. Quasi tutti i maggiori marchi italiani sono di proprietà di compagnie<br />
straniere. Fanno ancora eccezione Forst (Bolzano), Menabrea (Biella, Gruppo Forst)<br />
e Hausbrandt Trieste 1892 (Treviso, birra Theresianer).<br />
Fonte: associazione culturale Unionbirrai<br />
BIRRA SOCIALMENTE RESPONSABILE<br />
SABMILLER, HEINEKEN, ANHEUSER-BUSCH non sono solo tra i più grandi<br />
produttori di birra <strong>del</strong> mondo. Secondo l’advisor etico Ethibel sono anche<br />
le migliori imprese <strong>del</strong> settore nel rispetto di criteri sociali e ambientali.<br />
Di conseguenza i loro titoli sono presenti nei portafogli di numerosi fondi comuni<br />
di investimento etici. Vediamo perché. Heineken, per esempio, investe nella salute<br />
dei lavoratori nei Paesi in via di sviluppo, dove ha creato centri di prevenzione<br />
<strong>del</strong>l’HIV/AIDS aperti anche alle famiglie dei dipendenti. In Africa più di 90.000<br />
persone hanno fatto uso di questi servizi. SABMiller si distingue per l’ottima<br />
politica di gestione <strong>del</strong>le risorse umane e per la tutela <strong>del</strong>l’ambiente: recentemente<br />
ha lanciato una campagna per la riduzione degli imballaggi e l’utilizzo di vetro<br />
a rendere. La multinazionale sudafricana è anche un pioniere nella valutazione<br />
degli impatti <strong>del</strong>le proprie attività sulle comunità locali. InBev, invece, è stata<br />
recentemente esclusa dal paniere di Ethibel. Secondo l’advisor la compagnia<br />
belga non avrebbe elaborato linee guide chiare sui diritti umani. M.M.<br />
| 64 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
I mercati emergenti<br />
sono il motore<br />
per l’aumento <strong>del</strong>le<br />
vendite nel futuro<br />
PRINCIPALI PRODUTTORI: VENDITE 2005 IN MLN ETTOLITRI<br />
INBEV<br />
ANHEUSER BUSCH<br />
SAB MILLER<br />
HEINEKEN<br />
CARLSBERG<br />
118,6<br />
101,6<br />
176,83<br />
175*<br />
223,5<br />
*inclusa Bavaria Fonte: bilanci <strong>del</strong>le società<br />
risultati finanziari <strong>del</strong>le multinazionali <strong>del</strong>la birra sono<br />
stati incoraggianti. Le azioni di InBev nel 2005 sono<br />
salite <strong>del</strong> 27,9%, SABMiller ha chiuso l’anno a<br />
+26,03%, Carlsberg a + 21,64%. “I produttori hanno<br />
cavalcato la crescita di alcuni mercati emergenti che saranno<br />
il motore per l’aumento <strong>del</strong>le vendite nel futuro”,<br />
si legge nell’ultimo rapporto <strong>del</strong>la banca di investimenti<br />
Morgan Stanley (marzo 2006). Che mette<br />
però in guardia le compagnie: “più <strong>del</strong>la metà dei profitti<br />
arrivano ancora dall’Europa occidentale e dal nord<br />
America. I produttori devono cercare di rendere più<br />
redditizi i loro investimenti nei mercati tradizionali. I<br />
benefici sui bilanci <strong>del</strong>le acquisizioni si vedranno solo<br />
nel lungo periodo”. Tornare ad investire in casa. Ma come?<br />
La parola che piace alle grandi banche d’affari è<br />
soprattutto una: ristrutturazione. Taglio dei costi, chiusura<br />
degli stabilimenti più piccoli, ampliamento di<br />
quelli più grandi. InBev ha 125 stabilimenti ma ha dichiarato<br />
che in un “mondo ideale” gliene servirebbero<br />
solo 70. Calsberg sta progettando di chiuderne 14, Heineken<br />
conta di risparmiare 200 milioni di euro nei<br />
prossimi due anni solo con la razionalizzazione degli<br />
impianti di produzione. “Il processo di ristrutturazione”<br />
- continua Morgan Stanley, “è lento, a causa <strong>del</strong>le<br />
lunghe consultazioni con i sindacati e <strong>del</strong>le questioni<br />
politiche locali che possono sorgere. Difficilmente i risparmi<br />
si vedranno nel breve periodo”. Per fare cassa<br />
nei mercati maturi alle compagnie non resta che puntare<br />
sempre di più sulle birre pregiate (premium), che<br />
soffrono meno la concorrenza <strong>del</strong>la grande distribuzione<br />
e dei discount, e su un nuovo tipo di prodotti fatti<br />
su misura per il consumatore moderno: le birre light.<br />
Heineken ha cominciato a sperimentarne una l’anno<br />
scorso nel mercato USA. La Heineken Premium Light<br />
Lager “viene prodotta con la stessa cura <strong>del</strong>l’originale<br />
ma ha un gusto più leggero e contiene meno calorie e<br />
carboidrati”, si legge nella pubblicità. .<br />
guerra<br />
e<br />
pace
| economiaefinanza |<br />
ltrevoci<br />
ILGIOCO<br />
CHE<br />
PRECEDE<br />
LA REGOLA<br />
Per parlare <strong>del</strong> rapporto tra mercato e diritto,<br />
Guido Rossi nel suo ultimo libro “Il gioco<br />
<strong>del</strong>le regole” ricorre al paradosso di Achille<br />
e la tartaruga. Il diritto, secondo l’autore,<br />
sarà costretto a inseguire il mercato,<br />
con l’amara consapevolezza di non riuscire<br />
mai a raggiungerlo. I termini si sono invertiti,<br />
dunque, perché il gioco precede le regole.<br />
Nonostante il nostro tempo sia caratterizzato<br />
da un iperattivismo legislativo, le norme sono<br />
incapaci di incidere sulla realtà perché sempre<br />
più autoreferenziali e ininfluenti sulle questioni<br />
importanti <strong>del</strong>la vita. Il proliferare di leggi<br />
non riesce a rappresentare i diritti di tutti,<br />
l’interesse superiore.<br />
Il rimedio potrebbe essere la ricerca<br />
di una Grundnorm (una norma fondamentale,<br />
come la chiama il sociologo <strong>del</strong> diritto<br />
Hans Kelsen), ovvero una legge superiore.<br />
E cosa potrebbe essere se non una norma<br />
costituzionale? Una norma di tal fatta<br />
non basta, secondo Rossi, che invece afferma<br />
la necessità di un costituzionalismo aperto,<br />
capace cioè di affermare i princìpi generali,<br />
dei quali la maggioranza non è legittimata<br />
a disporre, come ad esempio la democrazia,<br />
e al tempo stesso essere il baluardo contro<br />
ogni abuso esterno.<br />
Ognuno gioca secondo le proprie regole<br />
ed è per questo che l’affannosa rincorsa tra<br />
la tartaruga e Achille rischia di non terminare<br />
mai. Una possibilità esiste ed è rappresentata<br />
dall’ultima regola conosciuta: i diritti umani,<br />
il cui portato etico e morale potrebbe<br />
rappresentare il minimo comun denominatore<br />
(morale) per i giocatori <strong>del</strong>la terra.<br />
GUIDO ROSSI<br />
IL GIOCO DELLE REGOLE<br />
A<strong>del</strong>phi, 2006<br />
| 66 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
SOFTWARE<br />
OPEN SOURCE<br />
LA NUOVA<br />
SFIDA<br />
La crescita di internet,<br />
il successo dei sistemi operativi<br />
(Linux) e degli applicativi<br />
open source, frutto<br />
<strong>del</strong>la collaborazione spontanea<br />
e disinteressata di migliaia<br />
di programmatori di tutto<br />
il mondo, danno una prospettiva<br />
concreta a quanti chiedono<br />
maggiore equità e una crescita<br />
sostenibile. Mariella Berra,<br />
sociologa <strong>del</strong>le reti telematiche<br />
e docente alla facoltà di Scienze<br />
politiche <strong>del</strong>l’Università<br />
di Torino, in questo libro <strong>del</strong>inea<br />
il mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>l’informatica<br />
solidale, capace di veicolare<br />
una conoscenza aperta e libera.<br />
Il mercato <strong>del</strong>l’Itc è quanto mai<br />
strategico nell’assetto <strong>del</strong> nuovo<br />
equilibrio mondiale, ed per<br />
questo che accanto a chi cerca<br />
di controllarlo nascono anche<br />
movimenti che affermano<br />
il principio <strong>del</strong>la libertà d’accesso<br />
alle informazioni. L’autrice<br />
analizza anche il sistema<br />
su cui si basa il software<br />
proprietario, le prospettive<br />
e l’impatto economico <strong>del</strong>le<br />
nuove e diverse modalità<br />
introdotte dall’informatica<br />
solidale, l’atteggiamento<br />
dei governi nazionali e locali<br />
nei confronti <strong>del</strong> software<br />
libero e open source.<br />
MARIELLA BERRA<br />
LIBERTÀ DI SOFTWARE,<br />
HARDWARE E CONOSCENZA<br />
Bollati Boringhieri, 2006<br />
INTELLIGENZA<br />
DEL MALE<br />
LA REALTÀ<br />
NASCOSTA<br />
«La violenza che si esercita<br />
è sempre speculare a quella<br />
che si infligge a se stessi.<br />
La violenza che si infligge<br />
è sempre speculare a quella<br />
che si esercita. È questa<br />
l’intelligenza <strong>del</strong> male.<br />
Se il terrorismo è il male<br />
allora è questa intelligenza<br />
<strong>del</strong> male che dobbiamo capire».<br />
Per il filosofo Jean Baudrillard<br />
se vogliamo capire il male<br />
(di cui il terrorismo è sicuramente<br />
espressione) dobbiamo essere<br />
consapevoli che esiste<br />
un patto di lucidità: la realtà<br />
che viviamo, con i suoi cloni<br />
e i suoi surrogati, capace<br />
di annullare ogni dualità,<br />
diventa totalizzante. L’unica<br />
vera forma di integralismo<br />
che segna il nostro tempo.<br />
L’informazione gioca un ruolo<br />
fondamentale perché svuota<br />
la storia di ogni senso reale, crea<br />
non-eventi, come l’economia<br />
crea valori, cioè segni <strong>del</strong>la<br />
ricchezza, non la ricchezza<br />
in sé. L’umanità si trova così<br />
di fronte ad un complotto<br />
di realtà e scoperchiarlo significa<br />
soprattutto capire il male<br />
e le complicità che nasconde.<br />
Allo stesso modo, tutto ciò<br />
che sta in equilibrio a sua volta<br />
nasconde antagonismo.<br />
JEAN BAUDRILLARD<br />
IL PATTO DI LUCIDITÀ<br />
O L’INTELLIGENZA DEL MALE<br />
Raffello Cortina Editore, 2006<br />
ACQUISTI<br />
TRASPARENTI,<br />
UNA SCELTA<br />
QUOTIDIANA<br />
Francesco Gesualdi,<br />
coordinatore <strong>del</strong> Nuovo centro<br />
mo<strong>del</strong>lo di sviluppo, aveva<br />
già pubblicato una “Guida<br />
al consumo critico”, libro<br />
che aveva avuto un grande<br />
successo. “Acquisti trasparenti”<br />
è un libro che rilancia il diritto<br />
di ogni cittadino alla<br />
trasparenza sui propri acquisti,<br />
attraverso l’istituzione di un<br />
marchio di qualità <strong>del</strong> lavoro<br />
che certifichi le aziende che<br />
rispettano i diritti dei lavoratori<br />
e <strong>del</strong>l’ambiente. Questo è<br />
il passaggio necessario per non<br />
disperdere la consapevolezza<br />
dei cittadini-consumatori,<br />
sempre più critici e informati<br />
sulle sperequazioni che<br />
si celano dietro produzioni<br />
e prodotti imposti dal mercato.<br />
Elevare il livello dei diritti dei<br />
lavoratori nel sud <strong>del</strong> mondo,<br />
tutelare l’ambiente, rispettare<br />
i diritti dei bambini, permettere<br />
l’accesso all’informazione sono<br />
temi strettamente connessi<br />
tra loro e pertanto vanno<br />
affrontati tutti. Il primo passo<br />
per un pianeta più giusto<br />
e sostenibile è fare <strong>del</strong>le scelte<br />
nella quotidianità, correggendo<br />
la rotta <strong>del</strong> proprio stile di vita,<br />
a partire dai prodotti che<br />
inseriamo nella borsa <strong>del</strong>la spesa.<br />
FRANCESCO GESUALDI<br />
ACQUISTI TRASPARENTI<br />
Emi, 2005<br />
BREVI<br />
DISTANZE,<br />
LA MAPPA DEI<br />
SENTIMENTI<br />
È difficile parlare<br />
di responsabilità, senso<br />
di colpa e lutto con <strong>del</strong>icatezza<br />
e allo stesso tempo con sintesi<br />
narrativa efficace. Rachel<br />
Seiffert ci riesce bene. In “Brevi<br />
Distanze”, libro di racconti,<br />
la giovane autrice conduce<br />
il lettore nella mappa dei<br />
sentimenti che popolano la vita<br />
di personaggi che vivono<br />
in epoche e luoghi diversi:<br />
dall’Europa <strong>del</strong>la seconda<br />
guerra mondiale alla<br />
ex Germania Est post comunista,<br />
fino alle periferie suburbane<br />
dei giorni nostri. Nonostante<br />
questa discontinuità temporale,<br />
sono tutti accomunati dalla<br />
necessità di ricostruire<br />
una geografia dei sentimenti.<br />
Sono storie che riaffermano<br />
il bisogno di accettazione<br />
<strong>del</strong>l’uomo verso se stesso<br />
e gli altri, o il bisogno<br />
di condividere qualcosa<br />
cercando di stabilire relazioni<br />
vere e sincere. Con “Il guado”<br />
(ottavo racconto), la storia<br />
di una madre che cerca<br />
di portare in salvo i suoi<br />
tre figli attraversando un fiume,<br />
in un’Europa devastata dalla<br />
guerra, la Seiffert ha vinto<br />
nel 2001 il premio<br />
“International Pen/T.K. Wong”<br />
per il miglior racconto.<br />
RACHEL SEIFFERT<br />
BREVI DISTANZE<br />
FRASSINELLI, 2006<br />
I QUATTRO<br />
CANI<br />
DI<br />
PAVLOV<br />
Paolo Nori il padre di “Learco<br />
Ferrari”, personaggio che<br />
popola i suoi romanzi, questa<br />
volta non si limita a mettere<br />
il lettore di fronte al suo doppio,<br />
ma ci infila anche un triplo.<br />
Tre personalità che si alternano<br />
in un gioco grottesco e surreale<br />
di incastri, di monologhi interiori.<br />
Tre piani temporali diversi.<br />
C’è uno scrittore in crisi, che<br />
cerca di dimagrire e di smettere<br />
di fumare mentre attende<br />
la nascita <strong>del</strong> figlio (il presente).<br />
C’è uno sceneggiatore<br />
anarchico che si accompagna<br />
a una donna soprannominata<br />
“Togliatti” (il passato).<br />
C’è un agente segreto<br />
che lavora per una potenza<br />
straniera (il futuro). Insomma,<br />
c’è un sovraffollamento nell’io<br />
<strong>del</strong> protagonista, un espediente<br />
un po’ caotico ma efficace<br />
per dare risposte ai propri<br />
conflitti e alle proprie paure,<br />
ma soprattutto alle proprie<br />
speranze. Nori trova il modo<br />
per spiazzare il lettore e se<br />
stesso, perché la domanda che<br />
incalza è la seguente: il Triplo<br />
non è altro che il nuovo doppio<br />
che si appresta ad occupare<br />
la sua penna? E Learco Ferrari<br />
che fine farà? Non è detto<br />
che la risposta sia nel prossimo<br />
libro <strong>del</strong>l’autore bolognese.<br />
PAOLO NORI<br />
I QUATTRO CANI DI PAVLOV<br />
Bompiani, 2006<br />
EDUART E ILSOGNO<br />
MEDITERRANEO<br />
DI UN GIOVANE<br />
POETA ALBANESE<br />
Mario Luzi ha scritto: «Conosco Artur Spanjolli<br />
da tempo e l’ho seguito nella sua trasformazione:<br />
la sua opera per certi versi è anche la mia».<br />
Non si fatica a comprendere leggendo “Eduart”<br />
che la comune matrice a cui fa riferimento il celebre<br />
poeta è quella di una sensibilità mediterranea,<br />
di una espressività più vicina al dolore che<br />
al piacere. Spanjolli è albanese (classe 1970)<br />
ed è arrivato in Italia nel 1992. Rimane folgorato<br />
dal Bel Paese e si stabilisce a Firenze. In “Eduart”<br />
racconta se stesso. Il viaggio in Europa di un<br />
giovane che rimane legato al ricordo di un amore<br />
albanese, la giovane Eugenia, a cui non è mai<br />
riuscito a confessare il proprio amore. Nella sua<br />
memoria è rimasta impressa una giornata al mare<br />
con lei e alcuni amici. Una giornata speciale<br />
a cui seguirà il distacco, perché Eduart dovrà<br />
ritirare un premio di poesia in Italia. È l’occasione<br />
per lasciarsi alle spalle la miseria <strong>del</strong> suo Paese,<br />
appena uscito dal comunismo e scaraventato<br />
di botto nella bolgia consumistica. Il suo arrivo<br />
nell’Europa che “conta” coincide con una ricerca<br />
culturale, dai classici francesi, alla letteratura<br />
italiana passando per le tracce illuminate <strong>del</strong>la<br />
pittura impressionista. Eduart cresce, è ormai<br />
un uomo, ma per abbandonare la sua età <strong>del</strong>l’oro<br />
dovrà tornare in patria e fare i conti con quell’amore<br />
mai dimenticato. La realtà che lo aspetta<br />
non è solo il matrimonio di Eugenia, ma anche<br />
tutta la fatica per quegli ex ragazzi costretti<br />
a scegliere tra quello che è rimasto <strong>del</strong> vecchio<br />
regime e il sogno infranto <strong>del</strong> capitalismo.<br />
ARTHUR SPANJOLLI<br />
EDUART<br />
Besa, 2005<br />
| narrativa |<br />
PREGHIERA<br />
PER<br />
UN BAMBINO<br />
MAI NATO<br />
Il Kaddish è la preghiera sentita<br />
con maggior trasporto<br />
e commozione dagli ebrei.<br />
È uno dei pilastri <strong>del</strong>la sensibilità<br />
ebraica, come scrive Elena<br />
Loewenthal. La parola deriva<br />
da Qadash che significa essere<br />
santi. La preghiera, recitata<br />
in aramaico, è diventata con<br />
il tempo la preghiera per i defunti.<br />
La prima parola di questo<br />
Kaddish per un bambino<br />
non nato è “No!”. È così che<br />
il narratore, uno scrittore ebreo<br />
ungherese di mezz’età, György<br />
Köves, già presente nei due<br />
precedenti romanzi <strong>del</strong>la trilogia<br />
di Imre Kertész, risponde<br />
a un conoscente che gli chiede<br />
se ha un figlio. È la stessa<br />
risposta data alla moglie (ora<br />
ex moglie) quando, anni prima,<br />
aveva espresso un desiderio<br />
di maternità. La perdita,<br />
l’anelito, il rimpianto<br />
che tormenta gli anni tra i due<br />
“no” dà luogo a una <strong>del</strong>le<br />
meditazioni più eloquenti mai<br />
scritte sulla shoah. Mentre<br />
il narratore si rivolge al bambino<br />
che non si è sentito di mettere<br />
al mondo, introduce<br />
il lettore nei labirinti <strong>del</strong>la<br />
sua coscienza, drammatizzando<br />
i paradossi che accompagnano<br />
la sopravvivenza<br />
alla catastrofe di Auschwitz.<br />
IMRE KERTÉSZ<br />
KADDISH<br />
Feltrinelli, 2006<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 67 |
contrasto<br />
NON LUOGHI<br />
E LA<br />
SOLITUDINE<br />
DEL PRESENTE<br />
La definizione “non luogo” è stata<br />
coniata dall’antropologo francese<br />
Marc Augé. Il “non luogo”<br />
è un punto di passaggio<br />
di circolazione, ed ha come<br />
sfondo il consumo. Un autogrill,<br />
ad esempio, un aeroporto,<br />
le catene alberghiere, le autostrade.<br />
Spazi che non creano identità<br />
individuali e neanche relazioni<br />
simboliche. C’è una solitudine<br />
anche nella moltitudine perché<br />
non c’è vera condivisione.<br />
Gli individui, secondo Augé,<br />
si mettono in gioco come spettatori<br />
senza essere interessati allo<br />
spettacolo che li circonda. Però<br />
nei non luoghi c’è una familiarità<br />
legata al consumo. Si tratta,<br />
infatti, di spazi che ci ricordano<br />
qualcosa che abbiamo già visto<br />
su un depliant, una brochure<br />
o in qualche pubblicità televisiva<br />
e perciò appartenenti alla nostra<br />
esperienza. Le fotografie<br />
di Francesco Nencini (classe 1965)<br />
documentano questa dimensione<br />
non declinabile né al presente,<br />
né al passato e nemmeno al<br />
futuro nelle metropoli occidentali.<br />
I protagonisti <strong>del</strong>le sue fotografie<br />
sono ritratti nei momenti<br />
di transito. Stazioni, metropolitane,<br />
fabbriche dismesse, scorci<br />
di periferie abbandonate sono<br />
i campi dove si gioca la partita<br />
<strong>del</strong>la solitudine contemporanea.<br />
FRANCESCO NENCINI<br />
I NON LUOGHI<br />
Silvana Editoriale, 2006<br />
MURALES,<br />
LA VOCE<br />
DEGLI UMILI<br />
NELMONDO<br />
«Ho fotografato i murales perché mi aiutano<br />
a capire gente e paesi. Un pensiero o un disegno<br />
che viene dal cuore abbellisce sempre un muro!<br />
I murales ci guardano dall’alto dei muri<br />
<strong>del</strong> mondo: solleva gli occhi, passante, ai muri<br />
<strong>del</strong>la tua città!» Il fotografo Vittorio Canetta<br />
ha girato il mondo, dall’Asia all’Europa, dalle<br />
grandi città americane fino agli sperduti paesini<br />
<strong>del</strong>la Barbagia sarda, alla ricerca dei murales,<br />
li ha fotografati e alla fine ne è nato un libro:<br />
“I muri raccontano. Murales <strong>del</strong> mondo”. Le foto<br />
sono accompagnate dalle parole di Margherita<br />
Magillo che, fin dall’inizio, chiarisce la natura<br />
dei murales: né graffiti né affreschi, perché sono<br />
meno curati come aspetto, forma e collocazione<br />
e soprattutto non vanno confusi con i graffiti.<br />
Anzi sono l’uno l’opposto <strong>del</strong>l’altro.<br />
Canetta inizia questo viaggio nel 1978<br />
nel sud <strong>del</strong>l’Egitto. Per una pura combinazione<br />
passa davanti ad una casa, il cui proprietario<br />
aveva voluto raccontare al mondo con una<br />
pittura gialla il suo viaggio alla Mecca<br />
con ben tre mezzi di trasporto: un cammello,<br />
una nave e un aereo. Il murales è dunque<br />
il megafono colorato di chi il megafono non<br />
ha, per far conoscere al resto <strong>del</strong> mondo<br />
la propria condizione. Ha nell’immediatezza<br />
la sua principale caratteristica perché lancia<br />
messaggi semplici, diretti e comprensibili<br />
a tutti. È il volantino e il giornale di chi non<br />
ha i mezzi per stampare. A differenza dei graffiti,<br />
il cui messaggio è quasi sempre e solo estetico.<br />
VITTORIO A. CANETTA, MARGHERITA MAGILLO<br />
I MURI RACCONTANO<br />
SLH Edizioni, 2004<br />
JODICE<br />
E LA<br />
RICERCA<br />
SENZA FINE<br />
Mimmo Jodice (Napoli 1934)<br />
è considerato uno dei grandi<br />
fotografi <strong>del</strong> bianco e nero <strong>del</strong><br />
Dopoguerra. In questo volume<br />
sono raccolte oltre cento<br />
fotografie dai più svariati soggetti:<br />
paesaggi, elementi naturali,<br />
reperti archeologici ed oggetti<br />
comuni. Un grande archivio,<br />
costruito dal fotografo in quasi<br />
mezzo secolo di attività. Uno<br />
sguardo inedito sulla sua poetica,<br />
una riflessione sulla classicità<br />
e lo spirito <strong>del</strong>l’antica cultura<br />
mediterranea passando<br />
per l’indagine sulla realtà sociale<br />
napoletana e meridionale.<br />
Un tema che Jodice sente molto,<br />
anche perché le sue origini<br />
sono nel rione Sanità, uno<br />
dei più popolari <strong>del</strong> capoluogo<br />
partenopeo. Un legame<br />
che lui ripaga con alcuni lavori<br />
importanti di documentazione<br />
sociale. Risale al 1980 “Vedute<br />
di Napoli”, che costituisce una<br />
svolta nel suo lavoro e l’inizio di<br />
un lungo periodo di ricerca sulla<br />
rappresentazione dei luoghi.<br />
Jodice insieme ad altri fotografi<br />
è il protagonista di un profondo<br />
rinnovamento che permetterà<br />
alla fotografia italiana<br />
di affermarsi sulla scena<br />
internazionale. Farà parte<br />
di un progetto sulla città di Boston,<br />
su incarico <strong>del</strong>la Mass Art <strong>del</strong> Mit.<br />
MIMMO JODICE<br />
LIGHT<br />
Damiani, 2006<br />
| fotografia |<br />
LE MAGIE<br />
DADAISTE<br />
DI MAN<br />
RAY<br />
“Magie”, tali erano le fotografie<br />
Man Ray (Emmanuel Radnitzky),<br />
il genio ribelle. Il fotografo che<br />
più di tutti sperimentò la<br />
contaminazione tra le arti,<br />
cercando tecniche non solo<br />
capaci di stupire, ma di aprire<br />
nuove strade. Un artista che si<br />
è misurato con più forme d’arte<br />
come la scultura e la pittura<br />
e che ha contribuito in maniera<br />
determinante ad elevare<br />
la fotografia al rango <strong>del</strong>le altre<br />
arti. Ha partecipato alle<br />
avanguardie <strong>del</strong> Dadaismo<br />
e <strong>del</strong> Surrealismo e i suoi<br />
compagni di strada sono stati<br />
Marcel Duchamp e André<br />
Breton. Le sue immagini<br />
documentano l’avanguardia:<br />
atmosfere di Parigi e New York<br />
dagli anni ’20 agli anni ’40,<br />
quando l’arte contemporanea<br />
si stava espandendo in tutto<br />
il mondo. Man Ray si chiedeva<br />
sempre il perché <strong>del</strong>le cose,<br />
particolare che lo aiutò<br />
ad elaborare tecniche innovative:<br />
come la solarizzazione,<br />
i rayogrammi (l’appoggio<br />
diretto degli oggetti sulla carta<br />
sensibilizzata) o i cliché verre<br />
(un vetro annerito sul quale<br />
veniva eseguito un disegno<br />
ed esposto su carta fotografica),<br />
ed ha ampliato così le possibilità<br />
espressive <strong>del</strong>la fotografia.<br />
MAN RAY<br />
MAGIE<br />
Damiani, 2006<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 69 |
| multimedia |<br />
AFFINITÀ<br />
MUSICALI<br />
GRAZIE<br />
A INTERNET<br />
Dimmi cosa ascolti e ti dirò che<br />
cosa ti piacerebbe ascoltare.<br />
La capacità di intercettare<br />
il gusto “futuro” dei consumatori<br />
oggi viene svolto da software<br />
e algoritmi che partendo<br />
da una minima indicazione<br />
sono capaci di tracciare l’intera<br />
mappa <strong>del</strong>le preferenze.<br />
In campo musicale esiste il sito<br />
music-map.com. Nella scarna<br />
home page compare un campo<br />
in cui inserire il nome<br />
<strong>del</strong>l’artista preferito. Una volta<br />
schiacciato enter, “esplode”<br />
una galassia di nomi che si<br />
muovono dapprima con velocità<br />
e poi sempre più lentamente<br />
fino a trovare la giusta<br />
collocazione intorno al nome<br />
selezionato. I più vicini<br />
al centro sono anche quelli<br />
più affini al vostro gusto<br />
musicale. Se digitate Dylan,<br />
ad esempio, troverete vicini<br />
i Doors e i Beatles. Distanti<br />
invece Sting e i Rem. Sulla<br />
stessa lunghezza d’onda anche<br />
il sito pandora.com, il suo fine<br />
è quello di creare una stazione<br />
radio basata sui propri gusti<br />
musicali. Il meccanismo<br />
è sempre lo stesso: si inserisce<br />
il nome di un gruppo o cantante<br />
<strong>del</strong> quale ci verrà fatto<br />
ascoltare una canzone<br />
che se non è di nostro<br />
gradimento verrà sostituita<br />
da un altro brano.<br />
WWW.MUSIC-MAP.COM<br />
UN SITO<br />
DENUNCIA<br />
LE VIOLENZE<br />
CINESI<br />
| 70 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
Grazie ad alcuni siti internet cinesi, un nuovo<br />
caso di repressione violenta <strong>del</strong>le proteste<br />
popolari è stato denunciato agli occhi di mondo.<br />
La storia riguarda Li Gang, un giovane che<br />
si era assunto il ruolo di portavoce di un gruppo<br />
di contadini <strong>del</strong> villaggio di Huananxincheng,<br />
nella provincia meridionale <strong>del</strong> Guangdong,<br />
che protestava per gli indennizzi da pagare<br />
per la requisizione <strong>del</strong>le terre. L’uomo è stato<br />
pestato da un gruppo di teppisti che si sono<br />
rivelati poi essere agenti <strong>del</strong>la pubblica<br />
sicurezza <strong>del</strong> paese. Dopo il pestaggio Li Gang<br />
avrebbe subito l’asportazione <strong>del</strong>la milza.<br />
Fatto strano e che potrebbe dare speranza<br />
è la conferma <strong>del</strong>l’accaduto da parte <strong>del</strong>le<br />
autorità cinesi e dalla televisione di stato Cctv.<br />
La vicenda è stata taciuta dai giornali<br />
<strong>del</strong> Guangdong, probabilmente perché funzionari<br />
locali potrebbero essere coinvolti. I siti<br />
coraggiosi che invece hanno diffuso la notizia<br />
sono Sohu.com e Sina.com. Una piccola goccia<br />
nell’oceano <strong>del</strong>le libertà mancate <strong>del</strong>la Cina<br />
che potrebbe però riaprire la strada verso<br />
una libera informazione e verso una<br />
liberalizzazione <strong>del</strong>la rete. Hanno fatto scalpore,<br />
infatti, i casi di limitazioni imposti, nei mesi<br />
scorsi, all’enciclopedia on-line Wikipedia<br />
oltre che ai motori di ricerca Yahoo e Google.<br />
Secondo alcuni esperti di comunicazione questa<br />
vicenda dimostra che la combinazione di un<br />
crescente spazio di libertà di discussione fornito<br />
dai blog e di un sistema efficace di censura<br />
e filtro sta creando una evoluzione graduale,<br />
anche se molto lenta.<br />
WWW.SINA.COM<br />
UNA STORIA<br />
AMERICANA,<br />
LO SCANDALO<br />
SENZA VERITÀ<br />
La storia raccontata in questo<br />
dvd ha scosso profondamente<br />
l’America negli anni Ottanta.<br />
La vita dei Friedman, un’anonima<br />
famiglia <strong>del</strong>la media borghesia<br />
newyorkese, è sconvolta<br />
quando Arnold, il capofamiglia,<br />
e Jesse, il figlio minore,<br />
vengono arrestati e accusati<br />
di aver sessualmente abusato<br />
di numerosi bambini. La bufera<br />
si scatena intorno a questa<br />
famiglia insospettabile.<br />
Arnold, il padre, insegna musica<br />
e informatica ai bambini<br />
<strong>del</strong> vicinato, con l’ausilio <strong>del</strong><br />
figlio minore Jesse. La polizia,<br />
seguendo le tracce di una rivista<br />
per pedofili, scopre che Arnold<br />
e Jesse abusavano<br />
continuamente dei bambini.<br />
Il resto lo fanno i media la cui<br />
pressione diventa devastante<br />
e per la comunità e per<br />
la famiglia stessa. La formula<br />
scelta dal regista Andrew<br />
Jarecki è stata quella<br />
<strong>del</strong> reportage televisivo,<br />
ma allo stesso tempo<br />
ha inserito ampi stralci di filmini<br />
amatoriali girati dagli stessi<br />
Friedman nel corso degli anni.<br />
Un film che non condanna<br />
ma che invita ad una riflessione<br />
profonda su una tragedia in cui<br />
l’incertezza sulla verità genera<br />
continua tensione.<br />
ANDREW JARECKI<br />
UNA STORIA AMERICANA<br />
Feltrinelli, 2006<br />
CHI SONO<br />
I NUOVI<br />
PADRONI<br />
DELMONDO?<br />
John Pilger, giornalista<br />
australiano, è stato sempre<br />
un tipo scomodo fin dai tempi<br />
<strong>del</strong>la guerra <strong>del</strong> Vietnam.<br />
Questo cronista serio<br />
e appassionato non<br />
ha mai smesso di denunciare<br />
le pressioni <strong>del</strong> potere,<br />
lo sfruttamento e le sperequazioni<br />
ai danni <strong>del</strong> Sud <strong>del</strong> mondo.<br />
Nel suo incessante peregrinare<br />
nel pianeta, si è sempre posto<br />
una domanda: chi sono i nuovi<br />
padroni <strong>del</strong> mondo? E come<br />
esercitano il loro potere? Pilger<br />
ha dato una risposta andando<br />
a indagare dentro le logiche<br />
<strong>del</strong>le multinazionali, scavando<br />
nei meccanismi economici<br />
e nei rapporti con le banche,<br />
entrando con la cinepresa nelle<br />
fabbriche dove vengono cuciti<br />
i vestiti per le sfilate di moda<br />
di Milano. Questo video<br />
denuncia lo sfruttamento<br />
a cui sono sottoposti i lavoratori<br />
asiatici, analizza i processi<br />
di <strong>del</strong>ocalizzazione<br />
che arricchiscono a dismisura<br />
gli imprenditori occidentali<br />
e spremono senza scrupoli<br />
la povera gente che abbandona<br />
le campagne per incatenarsi<br />
in fabbriche malsane e invivibili.<br />
Un video che può aiutare<br />
i consumatori a orientare<br />
le loro scelte di consumo.<br />
JOHN PILGER<br />
I NUOVI PADRONI DEL MONDO<br />
Emivideo, 2005<br />
novamont
tilidivita<br />
STOP ALLE<br />
DISTRAZIONI,<br />
ILCHIP<br />
FA LA SPIA<br />
Per chi ha sempre la testa<br />
fra le nuvole, o pensa sempre<br />
ai fatti propri o a poca capacità<br />
di concentrarsi sulle parole<br />
degli interlocutori la vita<br />
diventerà difficile. I ricercatori<br />
<strong>del</strong> Massachussetts Institute<br />
of Technology di Cambridge (Usa)<br />
hanno inventato un sensore<br />
per scoprire il grado di interesse<br />
di chi ascolta una conversazione.<br />
Se l’attenzione scende sotto<br />
un certo livello il sensore inizia<br />
a suonare inesorabilmente.<br />
Le applicazioni sono tra le più<br />
svariate. Le più interessanti<br />
riguardano alcune patologie<br />
psichiatriche come l’autismo,<br />
disturbo che impedisce una<br />
normale relazione con gli altri.<br />
Il dispositivo funziona come una<br />
macchina fotografica. Il sensore<br />
è collegato a un calcolatore<br />
e riesce a leggere le reazioni<br />
emotive <strong>del</strong>l’ascoltatore<br />
attraverso alcuni movimenti<br />
fisici. Basta un sopracciglio<br />
alzato, le labbra serrate,<br />
impercettibili cenni <strong>del</strong> capo<br />
di agitazione o inclinazione,<br />
che possono tradire interesse<br />
o noia. Un software<br />
di riconoscimento di immagini,<br />
montato sul computer a cui<br />
è collegato il sensore,<br />
fa vibrare l’apparecchio<br />
quando l’ascoltatore si distrae.<br />
Il sensore sarà sperimentato<br />
su volontari artistici.<br />
| 72 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
MONGO,<br />
LA SPAZZATURA<br />
DALLA DOPPIA<br />
VITA<br />
Mongo è uno slang che indica materiali di<br />
scarto raccolti, recuperati e riutilizzati. In una<br />
parola, significa: immondizia. Le ragioni per<br />
raccogliere mongo sono le più diverse. Alcuni<br />
lo fanno per divertimento, altri per arredare la<br />
casa, alcuni come atto politico, altri per<br />
dipendenza. La casa editrice Isbn<br />
sull’argomento ha pubblicato un libro (scritto<br />
dal giornalista Ted Botha). “Mongo” è<br />
un’indagine, un’inchiesta, un viaggio per le<br />
strade di New York alla ricerca di quanti, per<br />
scelta o necessità, frugano tra i rifiuti. Un<br />
campionario umano inaspettato: dalla<br />
casalinga all’homeless, dal ragioniere al<br />
consulente informatico, dall’impiegato di<br />
banca al collezionista a tempo pieno. Ci sono<br />
ragazzi che si procurano la cena nei cassonetti<br />
dei ristoranti, c’è chi trova gioielli nelle fogne e<br />
chi ha creato una <strong>del</strong>le più grandi collezioni di<br />
libri rari <strong>del</strong>la città. C’è chi raccoglie nei<br />
cassonetti solo materiale cartaceo come libri<br />
e cataloghi che poi rivende su eBay, mentre<br />
il gruppo denominato “Gli anarchici”<br />
ha smesso di fare la spesa da anni, visto<br />
che coloro che ne fanno parte sono<br />
specializzati proprio nel trovare cibo scartato<br />
da ristoranti e negozi. Più diffusa e anche<br />
più datata l’abitudine di andare alla ricerca<br />
di oggetti d’arredamento particolari.<br />
E qualcuno è riuscito ad avviare una attività<br />
di modernariato.<br />
“Mongo” apre nuove prospettive<br />
nell’analisi di un fenomeno mondiale,<br />
restituisce l’immagine di un’epoca in cui,<br />
indiscutibilmente, il capitalismo è sempre<br />
più sommerso dai rifiuti che produce.<br />
Tanto da non poterne fare a meno.<br />
NASCE<br />
PHPEACE<br />
ILSOFTWARE<br />
NO PROFIT<br />
Nasce “PhPeace”, un software<br />
di gestione di contenuti web<br />
costruito per le associazioni<br />
e organizzazioni no-profit,<br />
sviluppato sulla base<br />
di tecnologia open source<br />
e completamente gratuito.<br />
Il nuovo software è stato<br />
sviluppato in php su sistema<br />
operativo open source<br />
Gnu/Linux e la sua creazione<br />
risponde alle esigenze di tutte<br />
le organizzazioni che lo hanno<br />
utilizzato in Italia e all’estero,<br />
tra cui “Pax Christi Italia”,<br />
la “Coalizione internazionale<br />
contro la povertà”, il gruppo<br />
editoriale “Terre di mezzo”.<br />
Realizzato a partire dal 2001<br />
da Francesco Iannuzzelli,<br />
portavoce <strong>del</strong>l’associazione<br />
PeaceLink, si tratta di<br />
un software estremamente<br />
funzionale alla partecipazione<br />
democratica in rete e quindi<br />
molto diverso rispetto<br />
ai programmi per siti web<br />
commerciali e<br />
di intrattenimento.<br />
PhPeace è completamente<br />
gratuito e può essere<br />
personalizzato e gestito<br />
collegialmente, mediante<br />
redazioni collettive,<br />
dalle organizzazioni che hanno<br />
un proprio dominio internet.<br />
Il software è progettato<br />
per generare pagine conformi<br />
agli standard di accessibilità<br />
definiti dal World Wide Web<br />
consortium.<br />
ILCORPO<br />
UMANO<br />
MEGLIO DEL<br />
BLUETOOTH<br />
La pelle ha una capacità<br />
di condurre segnali elettrici<br />
sufficiente per fare<br />
da collegamento tra<br />
il generatore di segnali e la cuffia<br />
di riproduzione. La scoperta<br />
è di alcuni ricercatori coreani<br />
<strong>del</strong> dipartimento di ingegneria<br />
elettrica <strong>del</strong> Korea Advanced<br />
Institute of Science and<br />
Technology. Il corpo umano,<br />
dunque, può essere utilizzato<br />
come parte integrante di un<br />
sistema di trasmissione di dati<br />
e segnali. La tecnologia messa<br />
a punto riguarda segnali emessi<br />
da un riproduttore Mp3,<br />
un telefono cellulare o<br />
una qualsiasi apparecchiatura.<br />
Rispetto all’aria, il corpo umano<br />
presenta una minore resistenza<br />
elettrica qualità che<br />
faciliterebbe la conduzione<br />
dei segnali elettrici. I vantaggi<br />
rispetto al noto sistema<br />
Bluetooth usato con i telefoni<br />
cellulari sarebbero il minore<br />
consumo energetico,<br />
l’economicità, i minori disturbi<br />
e la migliore resistenza<br />
alle intercettazioni dei segnali.<br />
Il generatore di segnali deve<br />
essere a contatto con la pelle e,<br />
secondo i ricercatori le correnti<br />
trasmesse e raccolte dalla cuffia<br />
generano bassissimi campi<br />
elettromagnetici. I costi rispetto<br />
al Bluetooth risulterebbero<br />
abbattuti notevolmente: 5 euro<br />
contro gli attuali 90 -100.<br />
BIODIESEL<br />
DAGLI<br />
SCARTI<br />
DEI PESCI<br />
Anche il pesce, dopo il girasole,<br />
lo zucchero e il vino, potrebbe<br />
dare il suo prezioso contributo<br />
alle bioenergie. In Norvegia,<br />
dove abbondano salmoni,<br />
saraghi, merluzzi, aringhe<br />
e sgombri, si usa il loro olio per<br />
produrre biodiesel. Una società<br />
norvegese ha infatti sviluppato<br />
una tecnologia che ricava olio<br />
dagli scarti ittici, che poi<br />
viene miscelato con il diesel<br />
tradizionale. Ogni anno vengono<br />
lavorate circa 110.000<br />
tonnellate di scarti da cui<br />
si ricavano, oltre all’olio per<br />
i motori, anche concentrati<br />
di proteine, mangimi per<br />
acquacoltura e ingredienti base<br />
per lubrificanti, detersivi,<br />
sgrassanti, solventi e vernici<br />
eco-compatibili. Il pesce<br />
che rende di più per i motori<br />
norvegesi è il salmone con<br />
i suoi 8 milioni di litri di olio,<br />
trasformati in biodiesel, pari<br />
allo 0,5% <strong>del</strong> consumo di diesel<br />
di un Paese che non tocca<br />
i 5 milioni di abitanti.<br />
Il pesce con i suoi Omega3,<br />
oltre ad abbassare il livello<br />
di colesterolo nel sangue,<br />
ridurre il rischio di infarto<br />
e ridimensionare le affezioni<br />
cardiovascolari in genere,<br />
è dunque un valido alleato<br />
per combattere lo smog.<br />
In Italia l’estrazione di olio<br />
di pesce ad usi energetici<br />
è ancora molto limitata.<br />
AL POLO SUD<br />
ARIA E GHIACCIO<br />
SONO<br />
BOLLENTI<br />
Gli strati più alti <strong>del</strong>l’atmosfera sopra il Polo Sud<br />
sono tre volte più caldi di quello che dovrebbero<br />
essere. Secondo la rivista “Science” l’ultimo<br />
rilevamento effettuato avrebbe rivelato<br />
un riscaldamento di 0.7 gradi centigradi<br />
per decennio, il triplo di quanto accade<br />
nell’alta atmosfera <strong>del</strong> resto <strong>del</strong> mondo (circa<br />
0.2 °C per decennio), 10 volte superiore a quello<br />
medio globale a livello <strong>del</strong> suolo (circa 0.7 °C<br />
per secolo). I numeri, dunque, continuano<br />
a confermare i segnali di un surriscaldamento<br />
<strong>del</strong> clima globale, probabilmente legato<br />
all’aumento di emissioni di gas serra nell’atmosfera.<br />
La scoperta è stata fatta dai ricercatori<br />
<strong>del</strong>l’ente nazionale britannico per le ricerche<br />
in Antartide e si basa su misure eseguite<br />
negli ultimi 30 anni mediante radiosondaggi<br />
nella media troposfera. Il motivo di questo<br />
riscaldamento <strong>del</strong>l’atmosfera antartica<br />
non ha ragionevoli spiegazioni scientifiche,<br />
anche perché il più rapido dei cambiamenti<br />
climatici riguarda di solito tutti gli strati<br />
<strong>del</strong>l’atmosfera. Tra le cause più probabili:<br />
un cambiamento <strong>del</strong>la circolazione atmosferica<br />
sull’Antartide, una maggiore concentrazione<br />
di gas serra (compresa l’umidità) negli strati<br />
più alti <strong>del</strong>l’atmosfera antartica.<br />
Un altro dato preoccupante riguarda la calotta<br />
di ghiaccio <strong>del</strong>l’Antartide, la più vasta riserva<br />
di acqua dolce <strong>del</strong>la terra, che negli ultimi quattro<br />
anni è diminuita di circa 152 km cubi l’anno.<br />
Una perdita di massa che avviene al doppio<br />
<strong>del</strong>la velocità prevista dieci anni fa. La notizia<br />
è di un gruppo di scienziati <strong>del</strong>l’università<br />
di Boulder in Colorado, sulla base dei dati rilevati<br />
tra il 2002 e il 2005 dai satelliti Grace <strong>del</strong>la Nasa.<br />
IRIDE<br />
E IMPRONTE,<br />
LA NUOVA<br />
ANAGRAFE<br />
Nonostante i dubbi sollevati<br />
dal Garante europeo<br />
per la protezione dei dati<br />
sull’affidabilità dei sistemi<br />
d’identificazione con sistemi<br />
biometrici, la Gran Bretagna<br />
ha dato vita all’era biometrica.<br />
Entro il 2010 tutti i sudditi<br />
<strong>del</strong>la corona dovranno registrare<br />
impronte digitali e foto.<br />
La decisione è stata presa<br />
dal Parlamento con un’ampia<br />
maggioranza.<br />
I dati biometrici saranno<br />
registrati e archiviati in un unico<br />
database nazionale.<br />
La decisione ha innescato<br />
immediatamente la polemica<br />
da parte di un comitato<br />
sorto contro questo tipo<br />
di identificazione. Le autorità<br />
hanno garantito sull’integrità<br />
totale e la sicurezza<br />
<strong>del</strong> database biometrico<br />
nazionale. Il problema secondo<br />
i contestatori non è il documento<br />
in sé, quanto piuttosto<br />
il database nazionale che, nelle<br />
mani <strong>del</strong>l’esecutivo, esporrebbe<br />
il cittadino ai pericoli legati<br />
alla sicurezza dei dati sensibili.<br />
Le stesse obbiezioni sollevate<br />
dal garante europeo che parla<br />
di eccesso di interoperabilità<br />
tra i database e i sistemi<br />
biometrici. Ma le applicazioni<br />
sono molteplici: l’impronta<br />
digitale, ad esempio, potrebbe<br />
diventare moneta, chiave<br />
d’accesso informatico e parte<br />
integrante di un passaporto.<br />
ROBOT,<br />
LE BADANTI<br />
DEL<br />
FUTURO<br />
Hirochika Inoue da molti anni<br />
è protagonista <strong>del</strong>le ricerche<br />
di frontiera sui robot umanoidi:<br />
professore emerito <strong>del</strong>l’università<br />
di Tokyo, lavora per la maggiore<br />
agenzia governativa giapponese<br />
nel settore <strong>del</strong>la ricerca,<br />
l’Istituto di scienza e tecnologia<br />
avanzate. Secondo lo studioso<br />
giapponese fra vent’anni i robot<br />
che entreranno nelle nostre<br />
case saranno intelligenti,<br />
avranno un aspetto umano<br />
e potranno essere usati<br />
nell’assistenza <strong>del</strong>le persone<br />
anziane. La nostra vita<br />
quotidiana sarà destinata<br />
a procedere a fianco di queste<br />
macchine intelligenti. La forma<br />
umanoide per Inoue è molto<br />
importante per garantire<br />
l’adattabilità e l’accessibilità<br />
all’ambiente. Avranno occhi,<br />
orecchie, braccia e mani<br />
indispensabili per svolgere<br />
lavori domestici e compiere<br />
gesti ripetitivi nella quotidianità.<br />
In Giappone, come<br />
in molte società occidentali,<br />
l’invecchiamento <strong>del</strong>la<br />
popolazione sta diventando<br />
un problema serio. Nel paese<br />
<strong>del</strong> Sol levante si calcola<br />
che nel 2025 la popolazione<br />
si sarà ridotta di 10 milioni<br />
e che gli anziani di oltre<br />
65 anni saranno 10 milioni<br />
in più, passando dagli attuali<br />
20 milioni a 30 milioni.<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 73 |
| future |<br />
LA SAGA DI<br />
THE MEATRIX<br />
PER UN<br />
CIBO SANO<br />
La multimedialità come<br />
strumento educativo<br />
per raggiungere un pubblico<br />
sempre più vasto. Una tendenza<br />
diffusa, complice la diffusione<br />
di tecnologie avanzate a costi<br />
accessibili. “The Meatrix”<br />
si muove in questo filone<br />
ed è una parodia online <strong>del</strong><br />
celebre film “The Matrix”<br />
dei fratelli Wachowski.<br />
Seguendo lo sviluppo <strong>del</strong>la serie<br />
originale, è giunta ora al secondo<br />
episodio. Abbandonato il latex<br />
di Trinity e lo spolverino di pelle<br />
di Morpheus che caratterizzavano<br />
i protagonisti <strong>del</strong>la parabola<br />
di Neo, l’eletto che avrebbe<br />
svelato il dominio<br />
<strong>del</strong>le macchine sull’uomo,<br />
in The Meatrix i protagonisti<br />
sono la mucca Morpheus<br />
e il maiale Neo, che invitano<br />
alla riflessione su problemi<br />
ambientali e alimentari legati<br />
all’allevamento su scala<br />
industriale. The Meatrix II<br />
Revolting è la nuova puntata<br />
disponibile sul sito<br />
www.themeatrix.com.<br />
Il filmato è concepito in ottica<br />
educational e sul sito sono attivi<br />
un forum e campagne<br />
informative sull’uso di additivi.<br />
Sono inoltre segnalate azioni<br />
di pressione su catene come<br />
Starbucks che utilizzerebbero<br />
alimenti derivanti da bovini<br />
alimentati con ormoni<br />
ricombinanti (rBGH).<br />
UN FORMAT<br />
LIBERO PER<br />
SEGNALIBRO<br />
VIRTUALI<br />
Il “social bookmarking”<br />
è una <strong>del</strong>le più recenti tendenze<br />
che si stanno sviluppando,<br />
dopo gli Stati Uniti, anche<br />
nel panorama <strong>del</strong>la Rete in Italia.<br />
Il social bookmarking è un’attività<br />
eseguita su una rete di computer<br />
che permette agli utenti<br />
di registrare e catalogare<br />
una raccolta personale<br />
di segnalibri (bookmarks)<br />
e di condividerli con altri.<br />
Gli utenti possono prendere<br />
anche i segnalibri registrati<br />
da altri e aggiungerli alla propria<br />
raccolta, oppure abbonarsi alle<br />
liste di altri utenti creando in<br />
pratica un accesso non casuale<br />
ma maggiormente indirizzato<br />
alla Rete e quindi una gestione<br />
personale <strong>del</strong>la conoscenza.<br />
Malgrado le perplessità<br />
sulla possibile violazione<br />
<strong>del</strong>la privacy nella condivisione<br />
<strong>del</strong>la propria rete di interessi,<br />
la pratica <strong>del</strong> social bookmarking<br />
è divenuta piuttosto popolare<br />
ed è stato lanciato recentemente<br />
un progetto open source<br />
per creare il primo “Bookmarks<br />
Interchange Format”.<br />
L’idea è quella di avviare<br />
una collaborazione fra<br />
gli sviluppatori per creare<br />
un formato che consenta<br />
di importare ed esportare i dati.<br />
La crescente complessità <strong>del</strong>la<br />
navigazione su Internet è infatti<br />
uno degli ostacoli principali<br />
al suo effettivo uso, anche<br />
in ambito sociale e di ricerca.<br />
| 74 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
NON SARÀ PRODOTTA<br />
EOLO, LA PRIMA<br />
AUTOMOBILE<br />
AD ARIA COMPRESSA<br />
Aveva fatto grande scalpore la presentazione<br />
ufficiale al Motorshow di Bologna nel 2001<br />
da parte di Guy Negre, ingegnere e progettista<br />
di motori per Formula 1 che ne annunciava<br />
la produzione per la primavera <strong>del</strong> 2002. Eolo,<br />
la prima monovolume “aircar” alimentata con<br />
una espansione di aria compressa non sarà<br />
per il momento prodotta. Il solo consumo previsto<br />
era quello di energia elettrica mentre l’unica<br />
emissione doveva essere aria di scarico a -30°<br />
da sfruttare per il sistema di condizionamento.<br />
L’aria compressa dove essere ricaricata ogni<br />
quattro ore tramite un compressore elettrico<br />
presente a bordo <strong>del</strong> veicolo oppure presso<br />
normali stazioni di servizio. La vettura,<br />
prodotta dalla casa francese MDI di Nizza<br />
doveva essere realizzata in Italia presso uno<br />
stabilimento sito nella provincia di Rieti. Sono<br />
trascorsi quattro anni, ogni anno un nuovo sito<br />
dedicato alla rivoluzionaria auto è apparso<br />
nel web, sempre più invogliante e sofisticato.<br />
Ma <strong>del</strong>l’auto sulle strade nemmeno<br />
l’ombra.Secondo gli ultimi aggiornamenti<br />
apparsi su Giornaletecnologico, lo stabilimento<br />
italiano “Eolo Auto Italia” ha deciso<br />
definitivamente di chiudere e di fare causa<br />
alla MDI perchè questa non è stata in grado<br />
di fornire i macchinari necessari alla produzione<br />
determinando una perdita di circa 6 milioni<br />
di euro agli investitori e il licenziamento<br />
dei 74 operai <strong>del</strong>la fabbrica al termine<br />
di un lungo periodo di cassa integrazione.<br />
L’amministratore dimissionario di Eolo Auto<br />
Italia ha dichiarato che «i tecnici francesi<br />
non hanno ancora trovato il modo<br />
di trasformare e conservare la potenza».<br />
LA STORIA<br />
CLINICA<br />
PERSONALE<br />
IN BITS<br />
La registrazione e l’archiviazione<br />
dei ricordi in una memoria<br />
digitale con lo scopo<br />
di supportare la nostra memoria<br />
umana, anche a scopo clinico.<br />
Jim Gemmel è un ingegnere<br />
<strong>del</strong> centro di ricerca Microsoft<br />
di Redmond, inventore insieme<br />
a Gordon Bell di Mylife bits<br />
(un software che permette<br />
di costruire una banca dati<br />
<strong>del</strong>la nostra esistenza, composta<br />
da gigabytes di fotografie,<br />
conversazioni, articoli e libri<br />
letti, film visti, cd ascoltati,<br />
e-mail, ma anche lettere,<br />
bollette e resoconti di esami<br />
clinici, il tutto ridotto in bits<br />
tramite salvataggi in formato<br />
testo, scansioni e masterizzazioni<br />
e in seguito rievocabile tramite<br />
una parola chiave come<br />
in una normale ricerca online).<br />
Il software è risultato utile<br />
a pazienti in difficoltà<br />
nel gestire i propri dati clinici,<br />
in particolare i dettagli<br />
di sintomatologie e i vari<br />
passaggi che spesso<br />
caratterizzano la costruzione<br />
di una diagnosi medica.<br />
Presso l’università di Pittsburg<br />
è stato istituito un fondo<br />
speciale da destinare<br />
a “MyHealthBits”, progetto<br />
parallelo a MyLIfeBits ma rivolto<br />
espressamente allo studio<br />
<strong>del</strong>la gestione <strong>del</strong>le informazioni<br />
sullo stato di salute.<br />
diario
adio<br />
popolare<br />
Coreani 28.095<br />
Britannici 28.007<br />
Svizzeri 26.322<br />
Giapponesi 25.764<br />
Lussemburghesi 24.897<br />
Olandesi 23.298<br />
23.139 Australiani<br />
22.579 Norvegesi<br />
21.235 Tedeschi<br />
21.111 Irlandesi<br />
numeri<br />
FONTE: OCSE<br />
I SALARI NEI PAESI OCSE Lavoratori single senza figli dati in euro a parità di potere d’acquisto, 2005<br />
123<br />
Stipendi sempre più poveri<br />
per i lavoratori italiani<br />
CROLLA IL POTERE D’ACQUISTO DEGLI STIPENDI DEGLI ITALIANI:<br />
nella classifica Ocse, il livello <strong>del</strong>le nostre buste-paga<br />
scivola quasi in coda alla classifica. Siamo al 23esimo<br />
posto tra i 30 paesi industrializzati, dietro non solo a Germania,<br />
Francia, Giappone, Usa ma anche Spagna e Grecia. L’organizzazione<br />
di Parigi ha calcolato “la media annuale <strong>del</strong>le retribuzioni per<br />
una persona single senza figli”. I salari, calcolati sia al lordo che al<br />
netto, sono espressi dall'Ocse in dollari e valutando la parità <strong>del</strong> potere<br />
di acquisto. Traducendo i salari in euro, un italiano guadagna<br />
al netto mediamente 16.242 euro l’anno, circa 1.350 euro al mese<br />
compreso il rateo di tredicesima. Ovvero il 42,1% meno dei corea-<br />
ni, che spiccano in vetta alla classifica<br />
insieme agli inglesi. la differenza<br />
con la busta-paga di un tedesco è <strong>del</strong><br />
23,5%, con quella di un francese <strong>del</strong><br />
17,6%. Ma davanti agli italiani in<br />
questa classifica troviamo anche spagnoli,<br />
greci, irlandesi. Per non parlare<br />
poi <strong>del</strong>l'area scandinava, di Usa e<br />
Canada, o di Paesi in cui da sempre<br />
gli stipendi sono più sostanziosi, come<br />
in Svizzera e in Giappone. I soli<br />
20.713 Austriaci<br />
19.999 Statunitensi<br />
19.932 Islandesi<br />
19.890 Finlandesi<br />
19.770 Canadesi<br />
19.731 Francesi<br />
19.729 Belgi<br />
18.891 Svedesi<br />
18.735 Danesi<br />
18.549 Media Ocse<br />
17.919 Neozelandesi<br />
16.720 Spagnoli<br />
16.242 Italiani<br />
13.136 Portoghesi<br />
10.693 Turchi<br />
9.548 Ceki<br />
9.116 Polacchi<br />
8.134 Messicani<br />
8.028 Slovacchi<br />
7.587 Ungheresi<br />
TAGLIO DI 5 PUNTI DEL CUNEO FISCALE RIPARTITO AL 50% [in euro]<br />
QUANTO CI GUADAGNA IL LAVORATORE<br />
Contribuente single impatto<br />
Stipendio annuo lordo sulla busta<br />
€ 20.000 paga mensile<br />
Stipendio lordo mensile 1.538,46<br />
Imponibile previdenziale 1.538,00<br />
Contrib. prev. dipendenti 98,28<br />
Imponibile fiscale lordo 1.440,18<br />
No tax area 355,19<br />
Imponibile fiscale netto 1.084,99<br />
Imposta lorda 249,55<br />
Imposta netta 249,55<br />
Stipendio netto mensile 1.190,63<br />
Aumento <strong>del</strong> netto 26,84<br />
sette Paesi dove, a parità di potere d'acquisto, i salari risultano inferiori<br />
a quelli <strong>del</strong> nostro Paese sono: Portogallo, Turchia, Repubblica<br />
Ceca, Polonia, Messico, Slovacchia, Ungheria. Nella media dei<br />
Paesi Ocse lo stipendio è maggiore <strong>del</strong> 12,4% rispetto a quello di un<br />
italiano; la differenza sale se si considera l'Europa a 15. In questo caso<br />
le nostre buste-paga sono mediamente più basse <strong>del</strong> 18,7%.<br />
L’Ocse fornisce anche la stessa classifica nelle valute in corso nei vari<br />
Paesi, non tenendo conto dunque <strong>del</strong>la parità <strong>del</strong> potere di acquisto.<br />
Mentre per gli altri Paesi si registrano cambiamenti di rilevo<br />
(in testa alla classifica salgono la Svizzera e la Norvegia, mentre<br />
la Corea scende al sesto posto), l’Italia resta comunque ad un ven-<br />
QUANTO CI GUADAGNA L’AZIENDA<br />
Stipendio Impatto<br />
annuo lordo sui contributi<br />
€ 20.000 <strong>del</strong>l’azienda<br />
Stipendio lordo mensile 20.000,00<br />
Contrib. previd. c/azienda 5.232,00<br />
Risparmio contributi c/azienda 500,00<br />
Ires su risparmio contributi 165,00<br />
Irap su risparmio contributi 21,25<br />
Risparmio netto complessivo 356,25<br />
FONTE: ?????????<br />
tiduesimo posto, davanti sempre ai<br />
soliti sette Paesi, riuscendo a sorpassare<br />
in più, ma di misura, solo la Grecia.<br />
In alto la classifica <strong>del</strong>le retribuzioni<br />
nette nel 2005 nei Paesi Ocse<br />
(la media riguarda un single senza figli).<br />
L’Ocse ha fornito i dati in dollari<br />
utilizzando il 'PPP' (purchasing<br />
power parity, sistema che tiene conto<br />
dei cambi a parità di potere di acquisto).<br />
.<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 77 |
| numeri<strong>del</strong>l’economia |<br />
Pil mondiale rivisto in rialzo<br />
grazie all’economia nipponica<br />
IL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE<br />
rivede le stime per quest’anno sul<br />
Pil mondiale a causa soprattutto di<br />
un’espansione più veloce <strong>del</strong> previsto <strong>del</strong><br />
Giappone e <strong>del</strong>l’Asia in generale. L’istituto<br />
di Washington porterà così il tasso di<br />
crescita per il 2006 dal 4,3% al 4,9% con<br />
LE NAZIONI EMERGENTI<br />
| 78 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
un progresso stimato per il Pil nipponico<br />
<strong>del</strong> 2,8% (+2,% nelle previsioni precedenti).<br />
Il rafforzamento <strong>del</strong>l’economia <strong>del</strong> Sol<br />
Levante ha consentito la riduzione <strong>del</strong>la<br />
disoccupazione ai valori più bassi degli ultimi<br />
sette anni, nonostante ciò l’abbandono<br />
<strong>del</strong>la politica monetaria dei tassi pa-<br />
ri a zero da parte <strong>del</strong>la Banca Centrale<br />
Giapponese sembra non imminente. Prima<br />
di una stretta monetaria la BOJ vorrà<br />
assicurarsi che la deflazione sia definitivamente<br />
scomparsa in modo da non ripetere<br />
l’errore <strong>del</strong> 2000 quando un rialzo dei<br />
tassi fermò la ripresa economica. .<br />
PAESE PIL PRODUZIONE INDUSTRIALE PREZZI AL CONSUMO BILANCIA COMMERCIALE TASSI INTERESSE<br />
Cina +9,9 IV Trimestre +16,2 Febb. +0,9 Feb. +102,6 Febbraio 2,40<br />
India +7,6 IV Trimestre +8,3 Gen. +4,4 Gen. -38,0 Febbraio 6,09<br />
Indonesia +4,9 IV Trimestre -15,4 Gen. +15,7 Mar. +29,8 Febbraio 13,65<br />
Malesia +5,2 IV Trimestre +2,6 Gen. +3,2 Feb. +26,8 Febbraio 3,51<br />
Filippine +6,1 IV Trimestre -2,8 Gen. +7,6 Mar. -3,8 Gennaio 7,50<br />
Singapore +8,7 IV Trimestre +37,2 Feb. +1,2 Feb. +30,6 Febbraio 3,44<br />
Corea <strong>del</strong> Sud +5,2 IV Trimestre +20,0 Feb. +2,0 Mar. +19,3 Febbraio 4,29<br />
Taiwan +6,4 IV Trimestre +14,1 Feb. +1,0 Feb. +7,6 Febbraio 1,70<br />
Tailandia +4,7 IV Trimestre +12,8 Feb. +5,7 Mar. -7,0 Febbraio 5,10<br />
Argentina +9,2 III Trimestre +8,6 Feb. +11,1 Mar. +11,3 Febbraio 9,69<br />
Brasile +1,4 IV Trimestre +5,4 Feb. +5,5 Feb. +45,8 Marzo 16,54<br />
Cile +5,2 III Trimestre +5,0 Feb. +4,0 Mar. +9,7 Febbraio 4,68<br />
Colombia +5,8 III Trimestre +5,9 Gen. +4,2 Feb. +1,4 Gennaio 5,99<br />
Messico +2,7 IV Trimestre +6,0 Gen. +3,7 Feb. -4,8 Febbraio 7,22<br />
Perù +7,4 Dicembre +4,1 Gen. +2,5 Mar. +5,2 Gennaio 4,77<br />
Venezuela +10,2 IV Trimestre +13,5 Dic. +12,1 Mar. +31,5 IV Trim. 10,19<br />
Egitto +5,2 I Trimestre +4,0 2005 +3,4 Gen. -11,1 IV Trim. 8,61<br />
Israele +4,8 IV Trimestre +8,4 Gen. +3,1 Feb. -8,7 Febbraio 5,28<br />
Sud Africa +4,5 IV Trimestre +5,6 Gen. +3,9 Feb. -4,7 Febbraio 7,20<br />
Turchia +7,0 III Trimestre -4,5 Gen. +8,2 Mar. -45,3 Febbraio 14,23<br />
Repubblica Ceca +6,4 IV Trimestre +15,1 Gen +2,8 Feb. +1,7 Febbraio 2,09<br />
Ungheria +4,3 IV Trimestre +11,6 Feb. +2,5 Feb. - 3,3 Gennaio 6,27<br />
Polonia +4,2 IV Trimestre +10,2 Dic. +0,7 Feb. -2,9 Gennaio 4,17<br />
Russia +7,0 IV Trimestre +1,0 Feb. +10,6 Mar. +124,3 Gennaio 12,00<br />
IL PESO DEL CUNEO lmposte e contributi in % <strong>del</strong> costo <strong>del</strong> lavoro<br />
51,8 50,1<br />
45,4<br />
43,8<br />
41,7<br />
35,7<br />
35,2<br />
Single senza figli<br />
Coppia sposata con 1 stipendio e 2 figli<br />
39,0<br />
37,3<br />
33,4 33,5<br />
27,1<br />
27,7<br />
29,1<br />
27,1<br />
27,7<br />
24,9 25,7<br />
Germania<br />
Francia<br />
Italia [non è calcolata l’Irap]<br />
Repubblica Ceca<br />
Spagna<br />
Ocse<br />
Regno Unito<br />
Stati Uniti<br />
11,9<br />
Giappone<br />
Irlanda<br />
8,1<br />
FONTE: OCSE<br />
47<br />
45<br />
43<br />
41<br />
39<br />
37<br />
35<br />
LA SCELTA DELLA FRANCIA<br />
Imponibile e contributi in % <strong>del</strong> costo <strong>del</strong> lavoro per persone single senza figli<br />
con un guadagno <strong>del</strong> 67% <strong>del</strong>la media<br />
Francia<br />
Italia<br />
UE a 15<br />
Ocse<br />
33<br />
2000 2001 2002 2003 2004 2005<br />
CIELO CALDO SOPRA L’ANTARTIDE Tre gradi in più, record nel mondo<br />
freddo caldo<br />
ANNUALE<br />
0<br />
AUTUNNO<br />
0,2<br />
INVERNO<br />
PRIMAVERA<br />
ESTATE<br />
0,7 0 ,4 0,7<br />
0,2 0,2 0,1 0,2<br />
0,4<br />
0,2<br />
0 0<br />
0,5 0,4<br />
0,2<br />
0,3<br />
0,3<br />
0,6<br />
- 0,1<br />
LE PREVISIONI SUI PAESI RICCHI<br />
Bellingshausen<br />
rilevazione effettuata<br />
con palloni-sonda<br />
L’atmosfera sopra I'Antartide negli ultimi 30 anni si è<br />
surriscaldata tre volte in più rispetto alla media <strong>del</strong>le altre zone<br />
terrestri. Si tratta <strong>del</strong> surriscaldamento globale più signiticativo.<br />
Novolazarevskaya<br />
Mc Murdo<br />
| numeri<strong>del</strong>l’economia |<br />
PAESE PIL INFLAZIONE BILANCIO STATALE (IN % DEL PIL)<br />
MIN/MAX 2006 MIN/MAX 2007 MEDIA 2006 MEDIA 2007 2006 2007 2006 2007<br />
Australia 2,8/3,7 2,7/3,8 3,1 3,4 2,8 2,7 -5,5 -5,0<br />
Austria 2,0/2,4 1,5/2,2 2,2 1,9 1,9 1,8 0,1 0,1<br />
Belgio 2,0/2,5 1,6/2,2 2,2 1,8 2,1 1,8 +2,0 2,1<br />
Gran Bretagna 1,9/2,6 1,9/2,8 2,3 2,4 2,0 1,9 -2,5 -2,5<br />
Canada 2,7/3,5 2,6/3,1 3,1 2,8 2,1 2,1 2,2 1,6<br />
Danimarca 2,5/3,3 1,7/3,1 2,8 2,2 1,9 2,0 2,7 2,5<br />
Francia 1,5/2,2 1,6/2,4 2,0 2,0 1,7 1,5 -1,6 -1,3<br />
Germania 1,5/2,2 0,3/1,9 1,8 1,2 1,6 2,3 3,9 4,1<br />
Italia 0,9/1,5 0,6/1,6 1,2 1,1 2,1 1,9 -1,5 -1,4<br />
Giappone 2,5/3,7 1,5/3,9 3,0 2,4 0,4 0,6 3,7 3,6<br />
Olanda 1,7/3,1 1,4/2,7 2,5 1,9 1,6 1,5 5,7 5,6<br />
Spagna 2,8/3,5 2,4/3,1 3,1 2,7 3,5 2,8 -7,3 -7,4<br />
Svezia 2,9/4,1 2,5/3,1 3,3 2,8 1,2 1,8 6,5 6,1<br />
Svizzera 2,0/2,8 1,1/2,5 2,3 1,7 1,2 1,2 13,0 12,3<br />
Stati Uniti 2,8/3,7 2,4/3,5 3,3 2,8 3,0 2,3 -6,8 -6,7<br />
Area Euro 1,8/2,4 1,3/2,4 2,1 1,7 2,0 2,0 -0,3 -0,1<br />
IL LIVELLO DEI MARI La media globale <strong>del</strong>l'innalzamento <strong>del</strong> livello <strong>del</strong> mare, in metri. Le proiezioni sono state fatte sulla base di numerosi mo<strong>del</strong>li<br />
Secondo gil esperti <strong>del</strong> British Antartic Survey gli inverni stanno diventando sempre meno freddi in Antartide e la temperatura nel continente bianco<br />
sta salendo progressivamente. Qui, per gil studiosi, come pure per ii Polo Nord, i gas responsabili <strong>del</strong>l’effetto serra potrebbero avere un’impatto<br />
ancora più grave che nel resto <strong>del</strong> mondo. II motivo però non si comprende e la causa non è totalmente imputabile all’uomo.<br />
Halley<br />
Amundsen-Scott<br />
2000 2050 2100<br />
Syowa<br />
Davis<br />
Casey<br />
Mirny<br />
ANNUALE<br />
AUTUNNO<br />
0,3 0,2<br />
0,1 0,2<br />
0,2<br />
0,4<br />
INVERNO<br />
0,6<br />
0,2 0,3 0,4<br />
0,3<br />
- 0,1 - 0,2<br />
0,5<br />
PRIMAVERA<br />
0,1<br />
ESTATE<br />
0,4<br />
- 0,2<br />
0,1 - 0,1<br />
1 - 0,2<br />
0,4<br />
- 0,1 - 0,1<br />
0<br />
0,8<br />
0,7<br />
0,6<br />
0,5<br />
0,4<br />
0,3<br />
0,2<br />
0,1<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 79 |<br />
FONTE: CORRIERE DELLA SERA
| indiceetico | numeridivalori |<br />
NORDISKT HÅLLBARHET INDEX<br />
NOME TITOLO ATTIVITÀ BORSA CORSO DELL’AZIONE RENDIMENTO<br />
AL 31.03.2006 DAL 31.12.2004 AL 31.03.2006<br />
Electrolux elettrodomestici Stoccolma, Svezia<br />
13.244,43 SEK<br />
40,45%<br />
H&M abbigliamento Stoccolma, Svezia<br />
11.050,11 SEK<br />
17,18%<br />
Trelleborg componenti meccaniche Stoccolma, Svezia<br />
14.467,64 SEK<br />
53,42%<br />
Orkla alimentari/media Oslo, Norvegia<br />
14.710,58 NOK<br />
85,02%<br />
Kesko distribuzione Helsinki, Finlandia<br />
1.435 €<br />
43,45%<br />
Statoil petrolio Oslo, Norvegia<br />
16.402,41 NOK<br />
106,30%<br />
Svenska Han<strong>del</strong>sbanken servizi bancari Stoccolma, Svezia<br />
11.272,27 SEK<br />
19,54%<br />
Storebrand assicurazioni Oslo, Norvegia<br />
10.323,37 NOK<br />
29,84%<br />
Gambro tecnologia medica Stoccolma, Svezia<br />
8.841,04 SEK<br />
-6,24%<br />
Coloplast tecnologia medica Copenaghen, Danimarca 11.472,89 DKK<br />
53,70%<br />
Novozymes farmaceutici Copenaghen, Danimarca 11.203,78 DKK<br />
50,10%<br />
Metso macchine industriali Helsinki, Finlandia<br />
2.731,56 €<br />
173,16%<br />
Skanska edilizia Stoccolma, Svezia<br />
14.400,55 SEK<br />
52,71%<br />
Tomra macchine industriali Oslo, Norvegia<br />
12.998,24 NOK<br />
63,48%<br />
Tietoenator software Helsinki, Finlandia<br />
1.377,78 €<br />
37,78%<br />
Nokia telefoni Helsinki, Finlandia<br />
1.470 €<br />
46,99%<br />
Holmen carta Stoccolma, Svezia<br />
12.884,50 SEK<br />
36,64%<br />
UPM-Kymmene carta Helsinki, Finlandia<br />
1.192 €<br />
19,19%<br />
Telenor telecomunicazioni Oslo, Norvegia<br />
10.568,08 NOK<br />
32,92%<br />
Volvo automobili Stoccolma, Svezia<br />
14.847,29 SEK<br />
6,64%<br />
Rendimento <strong>del</strong> portafoglio dal 31.12.2004 al 31.03.2006 +47,15%<br />
*Il rendimento di Volvo è calcolato dall’entrata <strong>del</strong> titolo nell’indice (2 settembre 2005) € = euro, SEK = corone svedesi, DKK = corone danesi, NOK = corone norvegesi<br />
Portafogli etici,<br />
rendimenti elevati<br />
L’<br />
ETICA RENDE BENE. Lo dicono i nostri portafogli azionari<br />
etici. Il Nordiskt, un indice che abbiamo creato<br />
per gioco scegliendo venti imprese scandinave ri-<br />
spettose <strong>del</strong>l’ambiente e dei diritti dei lavoratori, ha reso il 47,15%<br />
negli ultimi 15 mesi. Sedici punti in più rispetto al DJ Eurostoxx 50,<br />
che rappresenta l’andamento medio dei mercati europei. Il portafoglio<br />
internazionale di <strong>Valori</strong> (che trovate a destra)<br />
ha chiuso marzo con un +40,79% da inizio<br />
gioco. Dodici punti in più <strong>del</strong> MSCI DM, l’indice<br />
con cui lo confrontiamo ogni mese. Cosa<br />
spiega questi rendimenti? Sicuramente la fortuna<br />
di aver puntato, a caso, sui cavalli giusti:<br />
Metso (+173,16%), Statoil (+106,30%), Fls Industries<br />
(138,95%), Vestas Wind Systems<br />
(+124,93%), Bg Group (102,17%). Ma forse c’è<br />
una ragione in più, che alcuni studi recenti<br />
sembrano confermare. Le imprese più attente<br />
agli impatti sociali e ambientali <strong>del</strong>le loro attività<br />
sarebbero anche più solide dal punto di vista<br />
finanziario e il mercato, nel lungo periodo,<br />
finirebbe per premiarle. Ci piace pensare che sia<br />
così. Intanto incassiamo il risultato e continuiamo<br />
a navigare a vista. .<br />
| 80 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
UN’IMPRESA AL MESE<br />
Nordiskt Index [in Euro]<br />
Eurostoxx 50 price Index [in Euro]<br />
Skanska<br />
Sede Stoccolma, Svezia Borsa SSE – Stoccolma Rendimento 31.12.2004 – 31.03.2006 +52,71%<br />
Attività Skanska è il più grande gruppo di costruzioni <strong>del</strong>la Scandinavia e una <strong>del</strong>le maggiori compagnie<br />
immobiliari <strong>del</strong>la Svezia. Opera in più di 60 Paesi. Impiega oltre 80.000 persone.<br />
Responsabilità sociale<br />
30,58%<br />
Rendimenti dal 31.12.2004 al 31.03.2006<br />
47,15%<br />
Giudizio complessivo Buone le relazioni con i sindacati. Pioniere in campo ambientale. Linee guida chiare<br />
per la costruzione di dighe.<br />
Politica sociale interna Skanska si è impegnata a rispettare le convenzioni OIL (Organizzazione Internazionale<br />
<strong>del</strong> Lavoro) in tutti i suoi impianti produttivi. In Europa il tasso di incidenti sul lavoro<br />
è più basso <strong>del</strong>la media <strong>del</strong> settore.<br />
Politica ambientale Tutti gli impianti sono certificati ISO14001. Sul sito internet <strong>del</strong>l’impresa sono presentati<br />
nel dettaglio gli studi ambientali sulle maggiori opere di costruzione.<br />
Politica sociale esterna Skanska è stata tra le prime imprese ad adottare le linee guida <strong>del</strong>la Commissione Mondiale<br />
sulle Dighe. Nel 2000 si è ritirata da un progetto a Ilisu (Turchia), che era stato fortemente<br />
criticato.<br />
UN’IMPRESA AL MESE<br />
IL PORTAFOGLIO DI VALORI<br />
pagine a cura di Mauro Meggiolaro<br />
| numeridivalori | portafoglioetico |<br />
NOME TITOLO ATTIVITÀ BORSA CORSO DELL’AZIONE RENDIMENTO<br />
AL 31.03.2006 DAL 31.12.2004 AL 31.03.2006<br />
Sabaf pezzi per forni a gas Milano, Italia<br />
23,59 €<br />
23,98%<br />
Hei<strong>del</strong>berger Druck. macchine per la stampa Francoforte, Germania<br />
36,40 €<br />
45,60%<br />
CSX trasporti New York, USA<br />
59,80 USD<br />
67,89%<br />
Body Shop International cosmetici Londra, Gran Bretagna<br />
296,50 £<br />
87,06%<br />
Henkel detergenti, cosmetici Francoforte, Germania<br />
96,47 €<br />
50,73%<br />
Aviva assicurazioni Londra, Gran Bretagna<br />
799,55 £<br />
28,94%<br />
Svenska Han<strong>del</strong>sbanken servizi bancari Stoccolma, Svezia<br />
216,50 SEK<br />
19,66%<br />
Novo Nordisk farmaceutici Copenaghen, Danimarca 383,00 DKK<br />
27,64%<br />
Merck Kgaa farmaceutici/chimica Darmstadt, Germania<br />
78,42 €<br />
55,90%<br />
3M Company grafica, edilizia New York, USA<br />
75,69 USD<br />
3,78%<br />
FLS Industries edilizia Copenaghen, Danimarca 247,00 DKK<br />
138,95%<br />
Mayr – Melnhof Karton cartone Vienna, Austria<br />
147,50 €<br />
17,72%<br />
Verizon telecomunicazioni New York, USA<br />
34,06 USD<br />
-5,39%<br />
Intel tecnologia Informatica Santa Clara, USA<br />
19,46 USD<br />
-24,11%<br />
Canon tecnologia digitale Tokyo, Giappone<br />
7.790,00 JPY<br />
38,60%<br />
Stmicroelectronics semiconduttori Milano, Italia<br />
15,30 €<br />
7,66%<br />
BG Group gas Londra, Gran Bretagna<br />
719,50 £<br />
102,17%<br />
Severn Trent ciclo acqua Londra, Gran Bretagna<br />
1.128,13 £<br />
18,13%<br />
Vestas Wind Systems pale eoliche Copenaghen, Danimarca 153,50 DKK<br />
124,93%<br />
Boiron medicina omeopatica Parigi, Francia<br />
17,30 €<br />
-29,39%<br />
Rendimento <strong>del</strong> portafoglio dal 31.12.2004 al 31.03.2006 + 40,79%<br />
Portafoglio di <strong>Valori</strong> [in Euro]<br />
MSCI DM World price Index [in Euro]<br />
Verizon<br />
in collaborazione con www.eticasgr.it<br />
Rendimenti dal 31.12.2004 al 31.03.2006<br />
40,79%<br />
28,52%<br />
Sede New York (USA) Borsa NYSE – New York Rendimento 31.12.2004 – 31.03.2006 -5,39%<br />
Attività Verizon è uno dei leader mondiali nella fornitura di servizi di comunicazione.<br />
È presente in 45 Paesi di tutto il mondo. Ha circa 250.000 dipendenti.<br />
Responsabilità sociale<br />
Giudizio complessivo Leader <strong>del</strong> settore nella tutela <strong>del</strong>l’ambiente e <strong>del</strong>le pari opportunità.<br />
Politica sociale interna Buona la politica di salute e sicurezza sul lavoro. Ottimi i piani di carriera e sviluppo.<br />
Negli ultimi anni le relazioni con i sindacati sono sensibilmente migliorate.<br />
Politica ambientale Gli obiettivi principali <strong>del</strong>la politica ambientale sono una forte riduzione <strong>del</strong> consumo di energia<br />
e il riciclaggio dei cavi e degli altri materiali utilizzati per i servizi di telecomunicazione.<br />
Politica economica Verizon applica le stesse linee guida sui diritti umani in tutti i Paesi in cui opera.<br />
In Negli USA è considerata una <strong>del</strong>le migliori imprese di telecomunicazioni per quanto riguarda<br />
la soddisfazione dei clienti.<br />
€ = euro, £ = sterline inglesi, USD = dollari USA, SEK = corone svedesi, DKK = corone danesi, JPY = yen giapponesi<br />
Body Shop.<br />
La fine di una favola?<br />
PARLIAMO DI BODY SHOP. Un’impresa inglese che produce<br />
cosmetici naturali rigorosamente non testati<br />
sugli animali. È nel nostro portafoglio etico dall’inizio<br />
<strong>del</strong> gioco (gennaio 2005). In un mese i suoi titoli sono saliti <strong>del</strong><br />
18%. Il motivo è semplice: L’Oréal, leader mondiale <strong>del</strong>le creme e<br />
dei profumi, ha deciso di comprarsi il gioiellino eticamente corretto<br />
sborsando quasi un miliardo di euro. Nata<br />
30 anni fa in una piccola strada di Brighton,<br />
Body Shop ha ormai più di 2.000 punti vendi-<br />
ta nelle maggiori città <strong>del</strong> mondo. La sua fondatrice,<br />
l’appassionata animalista Anita Roddick,<br />
detiene il 18% <strong>del</strong>le azioni assieme al<br />
marito Gordon. Dalla vendita incasseranno<br />
173 milioni di euro che, stando alle dichiarazioni<br />
<strong>del</strong>la Roddick, dovrebbero essere destinati<br />
in buona parte al sostegno di cause ambientaliste.<br />
È la fine di una favola? Staremo a<br />
vedere. L’Oréal, che vuole mettere le mani su<br />
una nicchia di mercato prestigiosa e in rapida<br />
crescita, ha assicurato che non chiuderà punti<br />
vendita e non cambierà i manager. E che, dal<br />
1989, ha completamente rinunciato ai test sugli<br />
animali per tutti i suoi prodotti. .<br />
| ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 | valori | 81 |
Piero Sraffa<br />
Redistribuzione frutto<br />
<strong>del</strong> conflitto sociale<br />
A<br />
di Francesca Paola Rampinelli<br />
| 82 | valori | ANNO 6 N.39 | MAGGIO 2006 |<br />
| padri<strong>del</strong>l’economia |<br />
SSUMENDO, PER IPOTESI, UN MERCATO DI CONCORRENZA PERFETTA, il sistema risulta perfettamente vitale ed efficiente,<br />
quale che sia la distribuzione <strong>del</strong> reddito fra salariati e capitalisti-imprenditori e quindi il problema<br />
<strong>del</strong>la distribuzione <strong>del</strong> reddito è un problema che la teoria economica pura non è in grado di risolvere,<br />
ma appartiene invece alla sfera <strong>del</strong> conflitto sociale. Lo afferma Piero Sraffa nel 1960 nel volume “Produzione<br />
di merci a mezzo di merci” che viene subito preso come mo<strong>del</strong>lo teorico dal movimento sindacale italiano.<br />
Sraffa peraltro aveva già attaccato, nel 1925, in un saggio giovanile, la teoria tradizionale, soprattutto<br />
di Marshall, basata sull’ipotesi <strong>del</strong>la concorrenza perfetta sostenendo che fosse viziata da gravi errori analitici.<br />
«L’insegnamento più grande di Sraffa è che per comprendere la diseguale distribuzione <strong>del</strong> reddito nelle nostre<br />
società l’economia deve andare oltre se stessa: non deve far riferimento solo alle leggi <strong>del</strong>la concorrenza,<br />
cioè <strong>del</strong>la domanda e <strong>del</strong>l’offerta, ma deve considerare quelle dinamiche politiche e sociali, spesso conflittuali,<br />
che determinano effettivamente la vita degli uomini e che, in ultima istanza, assegnano a loro un posto<br />
determinato nella società». Ha affermato infatti l´economista napoletano Augusto Graziani nel corso<br />
<strong>del</strong> Convegno Internazionale organizzato nel 2003 dall’Accademia dei Lincei, in occasione <strong>del</strong> ventennale<br />
<strong>del</strong>la morte di Sraffa. «Nel vasto campo degli studi economici», afferma ancora Graziani, «Sraffa ammetteva<br />
una distinzione precisa, tra studi di economia applicata, necessariamente sintetici e approssimativi, e analisi<br />
teoriche per le quali egli esigeva invece il più grande rigore logico. Per molti<br />
La diseguale ripartizione<br />
<strong>del</strong>la ricchezza costituisce<br />
un problema che la teoria<br />
economica pura<br />
non è in grado di risolvere<br />
aspetti, non si va lontani dal vero affermando che l’intera sua opera fu<br />
un grandioso lavoro di ricerca <strong>del</strong> ragionamento rigoroso e una instancabile<br />
battaglia contro le incongruenze <strong>del</strong>le teorie dominanti». Piero Sraffa nasce<br />
a Torino nel 1895 da Angelo, famoso professore di Diritto Commerciale,<br />
studia a Parma, Milano e Torino dove si laurea nel 1920 in giurisprudenza<br />
con una tesi sull’inflazione in Italia nel periodo <strong>del</strong>la prima guerra mondiale<br />
con Luigi Einaudi, futuro Presidente <strong>del</strong>la Repubblica. Tra il 1921 e il 1922 studia alla London School<br />
of Economics per poi tornare in Italia come direttore <strong>del</strong>l’ufficio provinciale <strong>del</strong> lavoro di Milano, quindi<br />
professore di Economia politica a Perugia e successivamente a Cagliari. In questo periodo Sraffa si professa<br />
marxista radicale e diventa grande amico di Antonio Gramsci. Intanto svolge anche una intensa attività<br />
di pubblicista scrivendo sia per testate italiane che inglesi tanto che la pubblicazione di uno dei suoi articoli,<br />
dedicato alle problematiche <strong>del</strong> sistema bancario italiano, sul Manchester Guardian, provoca le ire di Mussolini.<br />
L’articolo nasce dai suggerimenti di John Maynard Keynes che Sraffa aveva conosciuto nel 1921 e che lo stima<br />
e incoraggia. Nel 1927 infatti, preoccupato per i pessimi rapporti con il regime fascista, Keynes invita<br />
l’economista italiano all’Università di Cambridge dove gli fa ottenere un incarico di docente e successivamente<br />
un posto di bibliotecario. A Cambridge, dove tra mille incertezze e qualche puntata italiana resterà fino alla<br />
morte nel 1983, Sraffa frequenta Ludwig Wittgenstein e Frank Ramsey con i quali discute le teorie economiche<br />
di Keynes e di Friedrich von Hayek per poi dedicarsi allo studio <strong>del</strong>la vita e <strong>del</strong>le opere di David Ricardo, dei cui<br />
lavori cura una edizione critica imponente che gli vale la medaglia d’oro <strong>del</strong>l’Accademia Reale <strong>del</strong>le Scienze<br />
Svedese comparabile con l’attuale Premio Nobel. Sraffa viene descritto come persona di grande intelligenza,<br />
dotato di proverbiale riservatezza e timidezza e mosso da una vera passione per lo studio e i libri; la sua<br />
biblioteca conteneva più di 8000 volumi ed ora è in parte confluita nella Wren Library <strong>del</strong> Trinity College. .<br />
6 numero 39.<br />
Maggio 2006.<br />
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SHOBHA / CONTRASTO<br />
Mensile di economia sociale e finanza etica<br />
Fotoreportage > Mafia<br />
Dossier > Oltre le intimidazioni la lotta contro la ‘ndrangheta è continua<br />
L’ora <strong>del</strong> <strong>riscatto</strong><br />
Fair Trade > Raddoppiano le vendite di prodotti equo solidali in Europa<br />
Messico > Il muro statunitense di mattoni e norme contro tutti i migranti<br />
Pedavena > La storica birra batte la globalizzazione e torna in attività<br />
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osservatorio<br />
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La risposta <strong>del</strong>la città d’arte<br />
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