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PERSONAGGI Il pittore e lo scrittore - Bellavite

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18 Vivere<br />

<strong>PERSONAGGI</strong> <strong>Il</strong> <strong>pittore</strong> e <strong>lo</strong> <strong>scrittore</strong><br />

La versione di<br />

GIANCARLO<br />

e ANDREA<br />

ovvero<br />

i VITALI


“C’<br />

è un pacco per lei”. Dentro, i primi tre volumi<br />

de iVitali, la collana curata da Sara Vitali<br />

e pubblicata da Cinque Sensi. Perché questo<br />

nome? Vitali è il cognome più diffuso di un<br />

paese del Lago di Como, Bellano. Varenna ha la Riva<br />

Grande, Bellagio le ville, Bellano ha i Vitali. Terribilmente<br />

talentuosi. Cenobiti del proprio lavoro. Due in particolare,<br />

il <strong>pittore</strong> Giancar<strong>lo</strong> e <strong>lo</strong> <strong>scrittore</strong> Andrea, non hanno<br />

ceduto alle lusinghe del mondo, e continuano strenuamente<br />

a coltivare la <strong>lo</strong>ro attività<br />

in paese. Li accomuna l’amore (altri<br />

avrebbe detto la nostalgia o il<br />

rimpianto) per la Bellano che non<br />

c’è più. Al punto di non uscire di<br />

casa, per non doversi imbattere nei<br />

cambiamenti violenti che ha subito<br />

il borgo. O di ambientare le proprie<br />

storie in una sorta di sospensione<br />

temporale, un’epoca in cui c’era ancora<br />

spazio per la commedia umana.<br />

Nella vita di città, dove tutti da subito<br />

sono arrendevolmente amici di<br />

tutti, non esiste più quel sentimento<br />

di allargamento graduale della fiducia<br />

L’uno paziente, l’altro medico.<br />

Ma soprattutto l’uno <strong>pittore</strong> e<br />

l’altro <strong>scrittore</strong>. Dalla <strong>lo</strong>ro<br />

rispettosa amicizia è nata una<br />

collana di libri, iVitali (edita da<br />

Cinquesensi), dove co<strong>lo</strong>ri e<br />

parole si fondono in nuove<br />

storie<br />

di Andrea Dusio<br />

e della confidenza. Circostanze diverse mi hanno portato<br />

in questi anni a incontrare e iniziare a conoscere<br />

i Vitali, non so<strong>lo</strong> Giancar<strong>lo</strong> e Andrea, ma anche i figli di<br />

Giancar<strong>lo</strong>, Velasco e Sara. Dopo ogni incontro passa del<br />

tempo, e più ne passa e più mi piace, per poter ricominciare<br />

la scoperta quasi da capo, senza che si sia insinuato<br />

il baco della consuetudine. Anche se, a dire il<br />

vero, questo è più un problema mio: <strong>lo</strong>ro sanno sempre<br />

come stupirmi.<br />

Così, mi sono limitato ad appoggiare quel<br />

pacco sul tavo<strong>lo</strong> della mia stanza, e sono<br />

uscito, per il solito giro di vernissage,<br />

aperitivi, cene, feste, la rutilante vita milanese<br />

delle lancette che corrono senza<br />

che nulla di autentico accada. A tarda<br />

sera sono tornato a casa e mi sono<br />

infilato a letto, sicuro che il sonno sarebbe<br />

arrivato immediatamente. Ma<br />

non c’era verso. Troppo caldo, troppe<br />

corse, troppo vino. Ho aperto al<strong>lo</strong>ra<br />

uno dei tre libri, intitolato “Silhouette”.<br />

Un uomo senza volto, che ti<br />

guarda dritto in faccia con gli occhi<br />

che non ha.<br />

Vivere 19


<strong>PERSONAGGI</strong> <strong>Il</strong> <strong>pittore</strong> e <strong>lo</strong> <strong>scrittore</strong><br />

20 Vivere<br />

Casa Vitali<br />

È qui che i volumi de iVitali hanno preso forma. È qui che Andrea<br />

Vitali, tra la ripubblicazione di un romanzo ormai irreperibile e una<br />

nuova storia, viene a trovare il “maestro”, l’appellativo con cui si<br />

rivolge al <strong>pittore</strong> amato da Testori e Tabucchi, l’artista delle carni e<br />

dei girasoli. Difficile immaginare due compagni di gioco che non si<br />

danno del tu. Giancar<strong>lo</strong> Vitali non nasconde la sua sorpresa: “In<br />

molti anni di lavoro, ho trascorso periodi d’impegno anche<br />

durissimo, in cui mi sembrava di non ottenere alcun riscontro alla<br />

mia fatica. Poi uno fa una zufolata così, e piovono gli articoli e le<br />

interviste”. In realtà le pagine di giornale, quando c’era ancora la<br />

terza pagina ed esisteva un’idea di critica, hanno inseguito a lungo<br />

l’opera del “maestro”, carezzando la possibilità di un’ultima epifania<br />

della pittura, rifugiatasi in un luogo dove le mode e il mercato<br />

hanno faticato a snidarla. Ora ci sono i libri inventati da Sara: “E<br />

non mi posso dire stupito, oltre che lusingato, nell’apprendere che<br />

si vendono, al di là delle parole che hanno sollevato”.<br />

Come nasce questa collana? Stavolta è Andrea a rispondere: “Lui<br />

ha molte cartelle di lavori pronti. È nata così l’idea di metterci<br />

mano assieme, per vedere cosa poteva uscirne. Abbiamo<br />

cominciato con “Silhouette”, e concordo con il maestro quando<br />

dice che poteva forse uscirne qualcosa di più organico. Ma si<br />

trattava più che altro di un biglietto da visita, una maniera di<br />

illustrare qual era il progetto”. Chissà cosa penserebbero se<br />

rivelassi che quelle teste nere, l’uso così spartano e asciutto della<br />

tecnica del monotipo, mi ha tolto il sonno… “Già con “Tutti Santi”<br />

e “33 Re” abbiamo lavorato in maniera diversa. Provando a<br />

mettere assieme nel primo un racconto coerente, e nel secondo<br />

utilizzando le sue titolazioni come spunto per le mie narrazioni”,<br />

continua <strong>lo</strong> <strong>scrittore</strong>. E i due hanno so<strong>lo</strong> cominciato: il maestro mi<br />

fa avvicinare al suo iPad, sul quale mi mostra quel<strong>lo</strong> che sarà a tutti<br />

gli effetti il prossimo volume: la storia di un appassionato d’arte<br />

che cerca in tutti i modi di conoscere Giancar<strong>lo</strong> Vitali, e finisce per<br />

chiedere informazioni sull’ubicazione della casa del <strong>pittore</strong> persino<br />

alla statua di piazza che sta di fronte all’imbarcadero di Bellano. Poi è la volta di una serie di invenzioni grafiche ricavate dalla<br />

corrispondenza che Giancar<strong>lo</strong> Vitali ha accumulato in questi anni, cartoline e buste di lettere che diventano spunto per<br />

deformazioni divertite. “Ma il materiale formidabile è tantissimo, come la cartella dei parenti di campagna, o le dame. <strong>Il</strong> problema<br />

è individuare di volta in volta il taglio giusto per la scrittura”.<br />

“L’intenzione non è di misurarsi con la categoria anche un po’ abusata del libro d’artista – spiega Giancar<strong>lo</strong> Vitali. – Credo che sia<br />

uscito qualcosa di diverso, di cui il merito è al 70% di Andrea e al 30 mio”. E i due come si sono conosciuti? “Beh, tra di noi il rapporto<br />

di collaborazione è nato dopo una lunga frequentazione amicale, che convive serenamente con il fatto che io sia, tra le altre cose,<br />

il suo medico – spiega Andrea. – Al suo lavoro mi sono avvicinato per la prima volta all’inizio degli anni Ottanta. Sino ad al<strong>lo</strong>ra avevo<br />

vissuto in maniera un po’ appartata la dimensione del<br />

mio paese, anche perché avevo studiato a Milano. Fu<br />

proprio una mostra fotografica sulle vicende di<br />

Bellano, curata da Giancar<strong>lo</strong> Vitali insieme ad Anna<br />

Maria Monti Bertarini, che mi avvicinò al mondo in cui<br />

poi ho col<strong>lo</strong>cato i miei romanzi. Da al<strong>lo</strong>ra la sua opera<br />

di <strong>pittore</strong>, che a partire da quell’occasione ho avuto<br />

modo di avvicinare, è una fonte d’ispirazione<br />

importante per la mia scrittura. È proprio lì, dalle sue<br />

tele, che nascono certe vecchine dei gatti o certi<br />

sindaci…”. “Da quella mostra venne poi ricavato un<br />

libro, pubblicato da Mazzotta, che ha fatto non poca<br />

fatica a ripagarsi”, <strong>lo</strong> incalza il <strong>pittore</strong>. Con iVitali le<br />

cose sembrano destinate ad andare in tutt’altro<br />

modo, le “zufolate” piacciono da morire, per favore<br />

non dite<strong>lo</strong> al maestro, però.


I PROTAGONISTI<br />

Giancar<strong>lo</strong> Vitali è nato a Bellano. Inizia a dipingere a<br />

quindici anni, espone la sua prima opera<br />

all’Angelicum di Milano nel 1947 in occasione della<br />

Biennale d’Arte Sacra. Nel 1949 partecipa alla stessa<br />

Biennale con due opere, Visitazione e Cena in<br />

Emmaus, e riceve ca<strong>lo</strong>rosi apprezzamenti da Car<strong>lo</strong><br />

Carrà. Poi un lungo silenzio finché nel 1984 Giovanni<br />

Testori, dalla terza pagina de <strong>Il</strong> Corriere della Sera,<br />

presenta al mondo il maestro. Da quel momento<br />

espone in molte sedi pubbliche e private, pubblica<br />

numerosi cata<strong>lo</strong>ghi e cartelle di incisione.<br />

Andrea Vitali è nato e cresciuto a Bellano, dove<br />

tuttora vive ed esercita la professione di medico.<br />

L’esordio in campo letterario risale al 1990 con il<br />

romanzo breve “<strong>Il</strong> procuratore” (Premio Montblanc<br />

per il romanzo giovane). Nel 1996 vince il Premio<br />

letterario Piero Chiara con “L’ombra di Martinetti”, ma<br />

il vero successo giunge nel 2003 con “Una finestra<br />

vistalago” (Premio Grinzane Cavour 2004). Da al<strong>lo</strong>ra<br />

inanella incessantemente successi e premi. I suoi libri<br />

sono stati tradotti in numerosi paesi europei.<br />

“Guardatemi in viso e datemi un nome<br />

e un cognome. Perché quella notte, quando<br />

il mondo cambiò, di me restarono sulla riva<br />

del fiume il farfallino, il cappel<strong>lo</strong> e stracci del frac<br />

che indossavo. <strong>Il</strong> resto fu cibo per i pesci del lago.”<br />

Comincia così quella che può assomigliare a una storia<br />

e forse non <strong>lo</strong> è, è so<strong>lo</strong> una galleria di monotipi, silhouette<br />

di personaggi di cui non conosciamo altro che i contorni<br />

della figura e una sorta di epigramma. A quell’ora<br />

tarda, le cose prendono però un aspetto allucinato. Come<br />

se qualcuno avesse introdotto nella mia stanza un debordante<br />

carnevale nero, di presenze che non volevano<br />

restare al <strong>lo</strong>ro posto, sulla pagina. Ho riposto immediatamente<br />

“Silhouette” e, per calmarmi, dopo cardinali<br />

che esclamavano “Un funerale. <strong>Il</strong> Mio! Non mi ero<br />

accorto, così <strong>lo</strong> celebrai anche se morto” e cuochi che,<br />

di tutta risposta, esortavano “Acqua, acqua nella minestra.<br />

Che arriva gente!”, ho cercato un tito<strong>lo</strong> più rassicurante.<br />

“Tutti Santi”, il secondo del mazzo. Cambia<br />

il tema, cambiano le tecniche, cambia il ritmo del racconto.<br />

Da un lato, i fogli di un’agenda, sui quali Vitali,<br />

Vivere 21


“ Varenna ha la<br />

Riva Grande, Bellagio<br />

le ville, Bellano ha i<br />

Vitali. Terribilmente<br />

talentuosi. Cenobiti<br />

del proprio lavoro<br />

”<br />

il <strong>pittore</strong>, ha segnato con un cerchio il nome del patrono<br />

del giorno, giocando a imitare l’iconografia manierista<br />

di Vasari e quella gongorista di Ribera. <strong>Il</strong> racconto invece<br />

è una specie di excursus tra la santità a misura di<br />

paese, una sorta di divertita rassegna di un politeismo<br />

prosaico e approssimativo, in cui la storpiatura e la deformazione<br />

dell’aneddoto popolare prevalgono sulle leggende<br />

auree. Ma la vena grottesca torna a screziarsi di<br />

nero, nelle processioni e dedicazioni, negli ossari e nei<br />

ritratti dei papi, a ricordarci quanto morte e vita si assomiglino.<br />

<strong>Il</strong> sonno si al<strong>lo</strong>ntana di nuovo, dannazione ai<br />

Vitali, <strong>lo</strong> so che vanno presi con le molle, proviamo col<br />

terzo volume. “Trentatatrè Re”. <strong>Il</strong> tito<strong>lo</strong> è promettente,<br />

enumerazioni ed elencazioni da che mondo e mondo<br />

sono fatte per prendere sonno. Re-Tàngol, ovvero re<br />

dell’edilizia, Re-Capit, ovvero re delle Poste e delle Telecomunicazioni,<br />

Re-Clàm, ovvero re delle lamentele e<br />

22 Vivere<br />

<strong>PERSONAGGI</strong> <strong>Il</strong> <strong>pittore</strong> e <strong>lo</strong> <strong>scrittore</strong><br />

dei ricorsi. Ma anche Re-fetòri, Re-seghin, Re-coaro. Qui<br />

<strong>lo</strong> spirito barocco della gente di lago, quel<strong>lo</strong> che quando<br />

nasci con un mare chiuso davanti ti spinge a inventare<br />

mille traiettorie del pensiero pur di eludere i limiti<br />

che la natura ti ha imposto, esp<strong>lo</strong>de in una cronaca<br />

dinastica altamente improbabile, uscita anche lei da qualche<br />

recesso della notte. L’invenzione linguistica tiene<br />

botta all’extravaganza della grafica, che passeggia tra<br />

i protagonisti di una parata paradossale. Umana, troppo<br />

umana, per aver qualcosa a che fare con l’araldica.<br />

E quando arriva il turno di Re-gàl, detto anche chicchirichì,<br />

è ormai – come potrebbe essere diversamente<br />

– l’alba. Le palpebre si abbassano, ma è so<strong>lo</strong> un attimo.<br />

In strada mugghia il traffico, come un mare che<br />

risale di già. “Agli artisti non si può chiedere il perché<br />

di ciò che fanno”, scrive nella prefazione l’editore. E nemmeno<br />

farsi risarcire una notte in bianco. Uomo avvisato<br />

mezzo salvato: se volete frequentare iVitali, fate<strong>lo</strong> alla<br />

luce del sole. Serbando le ore piccole per il sonno. Quanto<br />

a me, per non passare per Re-mbabì, la prossima busta<br />

l’aprirò dopo che Re-gàl ha cantato… ■

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