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Ddl Mastella Inchiesta Ordine Personaggio - Ordine dei Giornalisti

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New<br />

<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong><br />

della Lombardia<br />

N.1<br />

Gennaio-Febbraio 2008<br />

Direzione e redazione<br />

Via A. da Recanate 1<br />

20124 Milano<br />

tel. 026771371<br />

fax 0266716194<br />

http:/www.odg.mi.it<br />

e-mail: odgmi@odg.mi.it<br />

Poste Italiane Spa Sped.<br />

abb. post. DIn: 353/2003<br />

(conv.in L27/2/2004 n.46) art.1<br />

(comma 2). Filiale di Milano<br />

XXXVIII<br />

TabloidAnno<br />

Associazione “Walter Tobagi”- Istituto per la formazione al Giornalismo “Carlo De Martino”<br />

<strong>Ddl</strong> <strong>Mastella</strong><br />

IntercettazIonI<br />

I cronIstI<br />

raccontano<br />

<strong>Inchiesta</strong><br />

Le tv LocaLI<br />

audIence e news<br />

PrIMa deL dIGItaLe<br />

<strong>Ordine</strong><br />

IL rePortaGe<br />

daLL’afrIca<br />

deI nostrI BorsIstI<br />

<strong>Personaggio</strong><br />

MarzIo Breda<br />

rIcorda<br />

nascIMBenI<br />

Pronto...<br />

chi ascolta


3 editoriale<br />

Il futuro è già qui<br />

di Letizia Gonzales<br />

4 inchiesta<br />

Le televisioni locali nell’era del digitale<br />

di Paolo Pozzi<br />

12 iniziative dell’ordine<br />

Nairobi, il reportage <strong>dei</strong> tre vincitori<br />

della nostra Borsa di studio<br />

di Tiziana Cauli, Guido Romeo,<br />

e Giulio Maria Piantadosi<br />

La mia Africa<br />

di Massimo Alberizzi<br />

20 Sulle orme di Sherlock Holmes:<br />

un master di giornalismo investigativo<br />

21 Nasce l’Osservatorio sul precariato<br />

di Giuseppe Spatola<br />

23 gli altri enti della categoria<br />

Una Casagit 2 per i free lance<br />

di Andrea Leone<br />

24 la posta <strong>dei</strong> lettori<br />

Quando la “nera” fa audience<br />

26 la voce delle redazioni<br />

Quei due proiettili reciclati e spuntati<br />

di Roberto Galullo<br />

28 Rcs Periodici, la vita <strong>dei</strong> collaboratori<br />

in una ricerca del Cdr<br />

30 “Vera” non rende? Via le giornaliste<br />

di Paola Manzoni<br />

new tabloid - Periodico ufficiale<br />

Consiglio <strong>Ordine</strong> giornalisti Lombardia<br />

Poste Italiane Spa. Sped. Abb. Post.<br />

Dl n. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004<br />

n. 46) art. 1 (comma 2).<br />

Filiale di Milano - Anno XXXVII<br />

N. 1/gennaio-febbraio 2008<br />

Direttore responsabile:<br />

Letizia Gonzales<br />

Redazione:<br />

Paolo Pozzi (coordinamento)<br />

Antonio Andreini<br />

Progetto grafico e realizzazione:<br />

Maria Luisa Celotti<br />

Studio Grafica & Immagine<br />

Crediti fotografici:<br />

Photos, NewPress<br />

Sommario Primo piano<br />

New Tabloid n. 1 gennaio-febbraio 2008<br />

Direzione, redazione e amministrazione:<br />

Via Antonio da Recanate 1<br />

20124 Milano<br />

Tel: 02/67.71.371 - Fax 02/66.71.61.94<br />

Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti<br />

della Lombardia:<br />

Letizia Gonzales: presidente<br />

Stefano Gallizzi: vicepresidente<br />

Mario Molinari: consigliere segretario<br />

Alberto Comuzzi: consigliere tesoriere<br />

Consiglieri: Franco Abruzzo,<br />

Mario Consani, Laura Hoesch,<br />

Laura Mulassano, Paolo Pirovano<br />

Collegio <strong>dei</strong> revisori <strong>dei</strong> conti:<br />

Ezio Chiodini (presidente)<br />

Marco Ventimiglia, Angela Battaglia<br />

Direttore OgL: Elisabetta Graziani<br />

31 la voce <strong>dei</strong> pubblicisti<br />

I primi passi verso la professione<br />

di Stefano Gallizzi<br />

32 multimedialita’<br />

<strong>Giornalisti</strong> ai tempi del Blog<br />

di Luciano Paccagnella<br />

34 l’oSServatorio sull’estero<br />

Usa, un’editoria da flop<br />

a cura di Pino Rea (Lsdi)<br />

36 l’angolo della legge<br />

Tutti a lezione da <strong>Mastella</strong><br />

di Alessandro Galimberti<br />

38 Se solo fossimo stati zitti<br />

di Peter Gomez<br />

39 Io, cronista in manette<br />

di Paolo Colonnello<br />

40 C’era una volta Mani Pulite<br />

di Mario Consani<br />

41 Per un’ecologia delle notizie<br />

di Luigi Ferrarella<br />

42 i colleghi in libreria<br />

Che fine faranno le notizie<br />

La TV (ri)vista da ...Norma<br />

a cura di Antonio Andreini<br />

45 testmonianze e ricordi<br />

L’addio a Nascimbeni<br />

signore della Terza pagina<br />

di Marzio Breda<br />

46 i numeri del mercato<br />

Registrazione n. 213 del 26-05-1970<br />

presso il Tribunale di Milano.<br />

Testata iscritta al n. 6197 del Registro degli<br />

Operatori di Comunicazione (ROC)<br />

La tiratura di questo numero<br />

è di 26.500 copie<br />

Chiuso in redazione l’8 febbraio 2008<br />

Stampa: Seregni Grafiche<br />

Via Puecher 1<br />

Paderno Dugnano (MI)<br />

Concessionaria di pubblicità:<br />

imagina di Gabriella Cantù<br />

Corso di Porta Romana 128 - 20122 Milano<br />

E.mail: imagiuno@tin.it<br />

Tel: 02/58320509 - Fax: 02/58319824<br />

2 Tabloid 1 / 2008


Tabloid 1 / 2008<br />

Editoriale<br />

Il futuro è già qui<br />

Grazie! A tutti quelli che hanno scritto e apprezzato il nostro nuovo<br />

New Tabloid. Mi incoraggiano a fare sempre meglio. Nonostante le poste,<br />

che purtroppo hanno tempi di distribuzione biblici, in particolare a<br />

Milano dove il giornale è arrivato dopo due mesi! Ma parliamo di questo<br />

numero che spero arrivi almeno prima della fine di marzo, prima cioè<br />

dell’assemblea generale che, con il Consiglio, abbiamo deciso di tenere<br />

il 27 marzo, al Circolo della Stampa di Milano alle ore 15 (arriverà la<br />

convocazione nei tempi tecnici previsti).<br />

Una bella inchiesta sulle televisioni locali apre il nostro magazine, inchiesta<br />

che cerca di radiografare la vivace realtà della Lombardia. È un<br />

impegno che ho anticipato nello scorso numero, un modo per dare voce al<br />

prezioso lavoro di tanti colleghi in Lombardia autori dell’informazione sul<br />

territorio, specchio della creatività, fantasia, impegno di tante realtà<br />

altrimenti sconosciute. A seguire, il racconto dell’esperienza a Nairobi<br />

<strong>dei</strong> tre giovani freelance che hanno partecipato, grazie alla nostre borse<br />

di studio, ai lavori ed alle commissioni della conferenza sui conflitti<br />

africani, ai primi di dicembre, poco prima delle elezioni in Kenia. Accanto<br />

alle testimonianze <strong>dei</strong> nostri giovani inviati, quella di Massimo Alberizzi<br />

storico corrispondente del Corriere della Sera in Africa, che spiega come si<br />

vive in un Paese tormentato dai conflitti politici e tribali. Luciano Paccagnella,<br />

professore di Sociologia della comunicazione e delle reti telematiche<br />

a Torino, ci rassicura invece sul futuro del giornalista, nonostante<br />

le nuove tecnologie, mentre Pino Rea fa il punto “critico” sull’industria<br />

<strong>dei</strong> giornali negli Stati Uniti. Nella seconda parte del magazine dedichiamo<br />

spazio alla testimonianza di un giornalista del Sole 24Ore minacciato dalla<br />

‘ndrangheta, Roberto Galullo, che con passione e sacrificio, come altri<br />

colleghi, scrive di malavita, cosche, cupole e affari malavitosi. Quello<br />

di Galullo di Amadore e Abbate, soltanto per citarne alcuni è il coraggioso<br />

esempio di un rinato giornalismo d’inchiesta, un po’ trascurato in questi<br />

ultimi anni. Al disegno di legge <strong>Mastella</strong> dedichiamo, infine, sei pagine<br />

con Alessandro Galimberti, consigliere nazionale dell’Unione cronisti che<br />

fa il punto sulla questione (rinviata alla prossima legislatura) e spiega<br />

i riflessi che potrebbe avere sulla completezza dell’informazione. Quattro<br />

importanti cronisti di giudiziaria, Peter Gomez, Paolo Colonnello, Mario<br />

Consani e Luigi Ferrarella provano a immaginare come sarebbero le notizie<br />

se la legge fosse già entrata in vigore.<br />

Il presidente<br />

Letizia Gonzales<br />

3


L’inchiesta<br />

l’InformazIone e Il mercato dell’emIttenza, alla vIgIlIa dell’era dIgItale<br />

Le televisioni locali<br />

nonostante il satellite<br />

Poco più di 400 milioni<br />

gli investimenti pubblicitari<br />

su 580 emittenti in<br />

tutt’Italia, mentre 4,7<br />

miliardi vanno ai network<br />

nazionali. Sono 85 milioni<br />

le sovvenzioni dallo Stato,<br />

di cui quasi 12 alle 40 tv<br />

della nostra regione<br />

di Paolo Pozzi<br />

Una palestra per tutti, per chi la fa e<br />

per chi la vede. così è fin dall’inizio.<br />

ma in epoca di forte esplosione della<br />

tv satellitare, le televisioni locali<br />

stanno vivendo, oggi, una seconda,<br />

terza giovinezza.<br />

anzi, una rinascita, dopo una parabola<br />

che sembrava ormai in discesa<br />

intorno all’anno 2000, quando i<br />

grandi network facevano razzia di<br />

frequenze, gli introiti pubblicitari<br />

erano in calo e i costi di gestione<br />

sempre più alti. e con una qualità<br />

<strong>dei</strong> programmi che, spesso, è stata<br />

la più varia, con alti e bassi, trasmissioni<br />

e palinsesti a volte un po’ artigianali,<br />

altre volte, invece, con vette<br />

d’indiscussa professionalità.<br />

Una nave-scuola, in ogni caso,<br />

quella delle televisioni locali, che<br />

ha consacrato innumerevoli per-<br />

sonaggi ex esordienti e oggi ormai<br />

vip. molti attori, registi, presentatori,<br />

giornalisti si sono fatti le ossa nelle<br />

emittenti locali, e sono passati anche<br />

da tante tv della lombardia. Il<br />

giornalismo nelle tv locali, in ogni<br />

caso, soprattutto dagli anni novanta<br />

in poi, è davvero paragonabile,<br />

per scuola e palestra, al ruolo che<br />

ha avuto, per gli attori, l’avanspettacolo<br />

tra le due guerre.<br />

Telebiella e Telealtomilanese<br />

lontani i tempi in cui telebiella (nata<br />

il 20 aprile 1971) di Peppo Sacchi sfidava<br />

la legge del vecchio codice postale<br />

del 1936 trasmettendo via cavo<br />

(dal 15 dicembre 1972), in barba a un<br />

codicillo che oggi farebbe sorridere<br />

i più sgamati azzeccagarbugli che<br />

devono dipanare il bandolo della ma-<br />

tassa di una ben più articolata legge<br />

gasparri. la legge del ’36 proibiva<br />

l’utilizzo di cavi per un elenco dettagliatissimo<br />

di trasmissioni (telefonia,<br />

etc.) senza contemplare la televisione,<br />

all’epoca ancora sconosciuta.<br />

ergo l’utilizzo del cavo per la trasmissione<br />

tv era ammesso. lapalissiano<br />

a dirsi. ma solo il pretore di Biella,<br />

giuliano grizi, arrivò a sentenziare.<br />

e fu così che il monopolio televisivo<br />

della rai cominciò a sgretolarsi sotto<br />

il peso di quella valanga azzurra che,<br />

prima ancora che sulle piste di neve,<br />

viaggiava nell’etere di mezz’Italia.<br />

correva l’anno 1970 e ’71. Un vero<br />

e proprio far West dell’etere, da telebiella<br />

in poi. e un centinaio le leggi,<br />

decreti e regolamenti di rifereimento<br />

(vedi box a fianco). le prime a segui-<br />

(continua a pag. 6)<br />

Nel triangolo di terra tra Biella, Legnano e Busto Arsizio sono<br />

nate le prime emittenti televisive che hanno rotto il monopolio Rai<br />

4 Tabloid 1 / 2008


NELLA GIUNGLA DELLE LEGGI<br />

e’ del 6 agosto 1990, ed è siglata con il<br />

numero 223, la legge che regolamenta il<br />

sistema radiotelevisivo pubblico e privato<br />

che va sotto il nome di legge mammì (dal<br />

nome del ministro delle Poste all’epoca in<br />

carica, oscar mammì). ed è questa la legge<br />

che istituisce i telegiornali nelle televisioni.<br />

l’articolo 20 delle legge 223/1990 recita<br />

infatti: “I soggetti titolari di concessione<br />

per la radiodiffusione in ambito nazionale<br />

sono tenuti a trasmettere quotidianamente<br />

telegiornali o giornali radio”. tre anni dopo<br />

è il primo comma dell’articolo 5 della<br />

legge 27 ottobre 1993 n. 422 (già decreto<br />

legge 27 agosto 1993, n. 232) a stabilire<br />

l’obbligo di istituire il telegiornale anche per<br />

le emittenti in ambito locale, a decorrere<br />

dal 30 novembre 1993 (ma telebiella<br />

trasmetteva un tg, dalle 19 alle 19,30, già<br />

nel 1973). e al telegiornale – dice sempre<br />

l’art. 5 della stessa legge – si applicano<br />

Tabloid 6 / 2007<br />

L’inchiesta<br />

Quei primi Tiggì di provincia, con i pionieri dell’etere<br />

le norme sulla registrazione <strong>dei</strong> giornali<br />

periodici contenute negli articoli 5 e 6 della<br />

legge n.47 dell’8 febbraio 1948, cioè la<br />

legge sulla stampa. non solo. In riferimento<br />

ai commi 5 e 7 dell’articolo 1 della legge<br />

del 27 ottobre 1993 si stabilisce anche<br />

che tra i requisiti essenziali per ottenere (e<br />

mantenere) la concessioni a trasmettere da<br />

parte del ministero delle Poste c’è anche<br />

l’esistenza di un rapporto continuativo di<br />

lavoro subordinato in regola per almeno<br />

tre dipendenti o tre soci lavoratori, senza il<br />

quale viene ritirata la concessione.<br />

ma a dare il via libera alle televisioni locali,<br />

si sa, è stata una sentenza della corte<br />

costituzionale, la n.202 del 28 luglio<br />

1976, che ha “superato” una legge storica<br />

promulgata un anno prima, la n.103 del<br />

14 aprile 1975, nota come riforma della<br />

rai. altra basilare legge per il sistema<br />

radiotelevisivo è la n.172 del 6 giugno<br />

1975, nota come legge sull’editoria, poi<br />

aggiornata (n. 416 del 5 agosto 1981<br />

e n.67 del 25 febbraio 1987) fino alla legge<br />

n.66 del 30 giugno 2001. completano<br />

il quadro di riferimento le disposizioni<br />

urgenti del 23 dicembre 1996, n.650, la<br />

n. 488 del 1998 sulle misure di sostegno<br />

all’emittenza locale (vedi tabella a pag. 10 e<br />

11), l’istituzione dell’autorità per le garanzie<br />

nelle comunicazioni del 31 luglio 1997,<br />

n.249 (nota come legge maccanico), i<br />

diritti di trasmissione televisiva delle società<br />

di calcio con la n.78 del 29 marzo 1999,<br />

il regolamento in mat aeria di pubblicità<br />

radiotelevisiva e televendite con la delibera<br />

agcom n.538 del 26 luglio 2001, le norme<br />

per le trasmissioni analogiche e digitali<br />

del 20 marzo 2001, n.66. fino alla legge<br />

gasparri, la n.112 del 3 maggio 2004, oggi<br />

ancora in vigore. In attesa di una nuova<br />

legge gentiloni. che non c’è più.<br />

5


(segue da pag. 4)<br />

re le orme <strong>dei</strong> pionieri, telealtomilanese<br />

di Busto arsizio, canale 21 di<br />

napoli e gbr di roma, nel 1974. e poi<br />

ancora, nel 1976, telemilanocavo di<br />

giacomo Properzj e alceo moretti, la<br />

tv che due anni dopo sarà comprata<br />

da un Silvio Berlusconi poco più che<br />

esordiente. e che dire del 1977, anno<br />

d’inizio trasmissioni, a legnano, di<br />

antenna 3, emittente di proprietà di<br />

renzo villa ed enzo tortora, proprio<br />

mentre la rai è tutta presa a lanciare<br />

il colore. roba quasi da preistoria, a<br />

ben vedere.<br />

ma se la programmazione ha fatto<br />

passi da gigante rispetto all’era <strong>dei</strong><br />

pionieri anni Settanta e l’audience<br />

ha conquistato una valenza di tutto<br />

rispetto sui singoli bacini di utenza,<br />

sul territorio locale, gli investimenti<br />

pubblicitari su queste tv non hanno<br />

ancora sfondato il muro di Berlino. Il<br />

90% sul totale <strong>dei</strong> 4,7 miliardi di in-<br />

L’inchiesta<br />

Le donne in TV<br />

L’onda rosa nei Tg e i luoghi comuni dell’advertising<br />

È saldamente nelle mani delle donne il timone<br />

dell’informazione locale lombarda, anche se protagonisti<br />

delle notizie continuano a essere gli uomini. mentre le<br />

televendite, e in generale la pubblicità, alimentano gli<br />

stereotipi e “remano contro” l’eguaglianza <strong>dei</strong> sessi. È<br />

quanto rivela una ricerca dell’osservatorio di Pavia, svolta<br />

su un campione di 14 emittenti regionali e provinciali, per<br />

indagare l’immagine femminile nelle tv lombarde. dove<br />

le giornaliste rappresentano il 57% <strong>dei</strong> conduttori e il<br />

50% <strong>dei</strong> corrispondenti. c’è poi una positiva presenza<br />

delle donne (in misura superiore agli uomini) su tematiche<br />

economico-politiche, tradizionalmente appannaggio <strong>dei</strong><br />

maschi, ma anche una loro maggiore concentrazione<br />

sulla cronaca locale, piuttosto che sugli eventi nazionali o<br />

internazionali, dove, al contrario, primeggia il sesso forte.<br />

cattive notizie arrivano, invece, dal fronte <strong>dei</strong> soggetti<br />

dell’informazione: solo nel 18% <strong>dei</strong> casi presi in esame<br />

le news parlano di donne, che sono protagoniste ancora<br />

più raramente (7%). e, nel 21%, non è stato possibile<br />

determinare la loro posizione sociale o lavorativa, anche<br />

per la tendenza <strong>dei</strong> giornalisti a intervistare il gentil sesso<br />

su tematiche di opinione popolare o di vissuto personale,<br />

piuttosto che di competenza professionale, e a preferire<br />

gli uomini come interlocutori “esperti”. riguardo alle<br />

televendite c’è un po’ più equilibrio, essendo per il 46%<br />

troiti pubblicitari sulla televisione registrati<br />

da nielsen nel 2006 è andato,<br />

infatti, ai network nazionali e solo una<br />

cifra ancora inferiore ai 500 milioni<br />

(fonte agcom) è stata spartita dalle<br />

televisioni locali, in tutt’Italia.<br />

a 11 milioni e 692mila euro per il<br />

2006 (decreto ministeriale del 31 luglio<br />

2007, vedi tabella di pag. 10-11)<br />

ammontano le sovvenzioni annue<br />

che arrivano dallo Stato alle televisioni<br />

locali della lombardia che fanno<br />

informazione, su un totale nazionale<br />

di 85 milioni e 814mila euro da riparti-<br />

declinate al femminile. la presenza delle donne è perlopiù<br />

correlata alla messa in scena della dimensione privata.<br />

non a caso, prevale su quella maschile nei servizi di lotto<br />

e cartomanzia e nella vendita di prodotti per il fitness e<br />

dimagranti, ambiti nei quali è essenziale instaurare un<br />

rapporto di complicità con lo spettatore. Più di un terzo<br />

del campione analizzato (35,3%) è risultato portatore<br />

di stereotipi di genere, quali la “casalinga di voghera”<br />

(tratteggiata dalle televendite di elettrodomestici per<br />

la casa, ma anche di piccoli oggetti d’arredo e di vini<br />

da tavola) e “la casalinga di manhattan” (prodotti per il<br />

fitness ed elettrodomestici). le televendite mostrano, nel<br />

complesso, un’ampia apertura nei confronti delle donne,<br />

che rappresentano il 54% <strong>dei</strong> soggetti protagonisti, ma<br />

compaiono soprattutto nel ruolo di modelle o testimoni,<br />

a conferma della tendenza della tv a privilegiare, per<br />

la donna, la dimensione dell’esperienza, contro quella<br />

della competenza, che è prevalentemente maschile.<br />

Infine, ricopre le diverse funzioni della conduzione solo<br />

il 36% delle donne protagoniste di televendite, contro il<br />

52% degli uomini. e alle donne è assegnato il ruolo più<br />

personalizzato del presentatore (conduttore che mostra<br />

l’uso del prodotto), piuttosto che quelli più impersonali del<br />

conduttore “puro” o della voce fuori campo, a prevalenza<br />

maschile. Elena Rembado<br />

6 Tabloid tabloid 1 6 / 2008 2007


e fra le 580 televisioni locali esistenti<br />

sul territorio nazionale. tante, infatti,<br />

sono le emittenti che, alla scadenza<br />

del 25 luglio 2005, avevano chiesto<br />

al ministero la proroga della concessione<br />

per il passaggio al digitale.<br />

Quaranta di queste hanno sede<br />

e trasmettono in lombardia, dando<br />

occupazione a un migliaio di dipendenti,<br />

di cui circa 150 giornalisti.<br />

I contributi arrivano in base a una<br />

graduatoria stilata dal corecom (comitato<br />

regionale per le comunicazioni,<br />

vedi box a pag. 9) con un criterio<br />

di ripartizione che tiene conto del<br />

fatturato, del numero di dipendenti e<br />

di professionalità giornalistiche, che<br />

dovrebbe garantire, sotto la supervisione<br />

dell’authority, un minimo d’incentivo<br />

alle emittenti locali che hanno<br />

notiziari e fanno informazione.<br />

Passi da giganti, comunque, si diceva,<br />

nel campo del giornalismo televisivo<br />

locale, almeno rispetto a trent’anni<br />

fa. con redazioni sufficientemente<br />

strutturate, anche se piccole, in molti<br />

casi. la tv locale che in lombardia fa<br />

più ascolti e che, sul piano nazionale,<br />

contende il primato a telenorba di<br />

Bari, è telelombardia, con 1 milione e<br />

200mila telespettatori.<br />

I Tg e le redazioni<br />

a bucare lo schermo sull’emittente<br />

televisiva più seguita in lombardia<br />

(direttore raffaele Besso, che può<br />

sfoggiare tre prime serate di news e<br />

va in onda tutte le sere in diretta) c’è<br />

una nutrita redazione (coordinatore<br />

giuseppe ciulla) formata, tra gli altri,<br />

da Stefano golfari, laura costa, leandro<br />

diana, giliola Santin, Stefania<br />

Sirtori, cristina zanetto. e da personaggi<br />

come roberto Poletti che, dal<br />

lunedì al venerdì, conduce “Buongiorno<br />

lombardia”, o, per “Prima<br />

serata” Stefania cioce e david Parenzo<br />

(che conduce anche “Iceberg”)<br />

sempre su telelombardia e antenna<br />

3, ora tutt’e due televisioni di proprietà<br />

di Sandro Parenzo, uno <strong>dei</strong> pochi<br />

che fa vita autonoma e indipendente,<br />

slegata cioè sia da frt sia da aeranticorallo.<br />

legata al gruppo editoriale San<br />

Paolo (Famiglia Cristiana, Jesus, Il<br />

Giornalino, etc.) è invece telenova,<br />

Tabloid 1 / 2008<br />

L’inchiesta<br />

I ragazzi in TV<br />

La fascia protetta? Una chimera!<br />

la fascia protetta delle emittenti<br />

lombarde non è uno spazio per<br />

bambini. da un’indagine realizzata<br />

dall’osservatorio di Pavia per<br />

il corecom lombardia, non<br />

emergono segnali confortanti: la<br />

programmazione specifica per<br />

minori occupa soltanto il 3,7% (a<br />

fronte del 9,4% nelle reti nazionali)<br />

<strong>dei</strong> palinsesti pomeridiani (dalle<br />

16 alle 19) e, nel 74% <strong>dei</strong> casi, si<br />

trova all’interno di un programmacontenitore,<br />

che consente di aggirare<br />

il divieto di interruzioni pubblicitarie<br />

nei prodotti per minori di durata<br />

inferiore ai 30 minuti. Una sola, tra<br />

le reti analizzate, dedica oltre un<br />

terzo della fascia protetta (38,5%)<br />

all’infanzia. Si tratta di antenna 3,<br />

con il suo quotidiano collegamento<br />

a K-2, ampia “striscia” di cartoni e<br />

telefilm, a target 2-14 anni, a cura<br />

di Jetix (mondo Sky) e in onda in<br />

contemporanea su 16 emittenti<br />

locali. Un’altra rete, Bergamo tv,<br />

mostra una discreta attenzione<br />

per gli spettatori più piccoli (9,4%),<br />

proponendo quotidianamente,<br />

escluso il weekend, Terraluna,<br />

programma del canale Sat2000,<br />

che alterna il bricolage e il racconto<br />

di fiabe a momenti musicali e alla<br />

trattazione di tematiche culturali,<br />

educational e ambientali. teletutto<br />

e telenova, che evidenziano<br />

un’attenzione per il pubblico<br />

infantile sporadica e assai ridotta in<br />

termini quantitativi (pari o inferiore<br />

al 2,5% del loro palinsesto),<br />

trasmettono Creartù. ma il format,<br />

acquistato dalla manticx, ha una<br />

forte componente promozionale,<br />

poiché guida i telespettatori nella<br />

realizzazione di vari oggetti, con<br />

strumenti in vendita presso i negozi<br />

dello sponsor cartolaio amico.<br />

Infine, un gruppo maggioritario di reti<br />

evidenzia una totale disattenzione<br />

per i minori in fascia protetta. e in<br />

nessun caso si riscontra un impegno<br />

autonomo di produzione della rete.<br />

Poco interessata ai bambini,<br />

la fascia protetta è diventata il<br />

“regno” dell’advertising. nella<br />

settimana analizzata, le 14 reti<br />

hanno trasmesso circa 174 ore di<br />

televendite, corrispondenti al 60,4%<br />

dell’intera programmazione, e 51<br />

ore di spot tradizionali (17,6%), per<br />

225 ore complessive di promozione<br />

commerciale rivolta agli adulti.<br />

Soprattutto nelle televendite,<br />

l’osservatorio ha riscontrato la<br />

presenza di messaggi ingannevoli<br />

e il ricorso a stereotipi diseducativi.<br />

Il tempo dedicato, da tutte le reti, ai<br />

notiziari e all’informazione ammonta<br />

a quasi 8 ore, corrispondenti al 2,7%<br />

della programmazione settimanale.<br />

tali spazi giornalistici non sono<br />

specificamente dedicati ai minori,<br />

ma non violano neppure la normativa<br />

a loro tutela. l’intrattenimento<br />

occupa il 14,5% della fascia<br />

protetta (circa 42 ore), di cui solo<br />

il 6,4% è rivolto ai bambini e agli<br />

adolescenti. anche in questo caso,<br />

tuttavia, prevale un sostanziale<br />

rispetto della loro sensibilità. la<br />

fiction, che occupa una quota di<br />

palinsesto assai ridotta, pari al 2,8%,<br />

è invece il genere più interessato<br />

dalla presenza di contenuti violenti,<br />

anche se il fenomeno non assume<br />

dimensioni preoccupanti. I cartoni<br />

animati, infine, programmazione a<br />

target kids per eccellenza, occupano<br />

soltanto il 2,1% <strong>dei</strong> palinsesti<br />

sottoposti ad analisi. la parte più<br />

consistente è rappresentata dalla<br />

fantascienza, seguita dai generi<br />

comico/brillante, supereroi e sport.<br />

In linea generale, i cartoon di tipo<br />

aggressivo-competitivo sono<br />

prevalenti rispetto a quelli umoristici<br />

e affettivi. mancano completamente,<br />

nel campione, cartoni di produzione<br />

italiana; la produzione europea copre<br />

il 22,7%, mentre il resto del tempo è<br />

occupato da creazioni statunitensi e<br />

giapponesi.<br />

Elena Rembado<br />

7


L’inchiesta<br />

Auditel AUdITeL gennAIo-oTTobre 2007. gLI AscoLTI medI<br />

Share e audience:<br />

ecco come e per chi<br />

auditel è una s.r.l.<br />

nel cui cda siedono<br />

rappresentanti di<br />

rai, mediaset e delle<br />

loro concessionarie<br />

di pubblicità, di<br />

la7, delle aziende che investono in<br />

pubblicità, delle agenzie di pubblicità<br />

e <strong>dei</strong> centri media. e c’è anche la<br />

fieg (con l’1%), che non siede in<br />

consiglio ma nel comitato tecnico.<br />

la misurazione del consumo di<br />

televisione, effettuata dalla agbnielsen<br />

per conto di auditel, si basa<br />

su un panel di famiglie campione.<br />

le 5.103 famiglie rappresentano<br />

le venti milioni di famiglie italiane<br />

e le quattordici mila persone che<br />

vivono nelle famiglie campione<br />

rappresentano i 55,6 milioni di<br />

italiani/e con età superore ai<br />

quattro anni. auditel distribuisce<br />

dunque i dati di audience, share<br />

ed altro, basandosi sulle scelte<br />

del proprio panel. Si prende in<br />

esame il consumo televisivo di<br />

ogni singolo individuo e se ne<br />

calcola il “fattore di espansione”,<br />

il moltiplicatore assegnato a<br />

quella persona. Il campione è<br />

distribuito in 103 province italiane<br />

e consente di coprire circa 2.090<br />

degli 8.100 comuni italiani. le<br />

indagini campionarie tanto più<br />

sono valide quanto più alto è il<br />

numero <strong>dei</strong> partecipanti al panel e<br />

ampio il valore di ciò che si misura.<br />

e’ molto probabile che auditel<br />

riesca a monitorare con sufficiente<br />

approssimazione i valori d’ascolto<br />

delle reti generaliste nazionali; più<br />

problematico è considerare affidabili<br />

i dati auditel riferiti a realtà locali.<br />

tanto più piccola è l’area geografica<br />

cui i valori si riferiscono, o nella quale<br />

un’emittente locale opera, tanto<br />

più alta è “la forchetta” di errore<br />

possibile.<br />

Francesco Siliato<br />

(Politecnico di Milano)<br />

emittenti gennaio febbraio marzo aprile<br />

telelomBardIa 1.243.248 1.350.877 1.234.404 1.263.585<br />

7 gold telecItY (lombardia) 1.139.525 1.177.029 1.162.736 1.170.781<br />

antennatre 1.149.353 1.162.521 1.051.694 1.051.419<br />

telenova 721.692 789.863 724.056 711.113<br />

telerePorter 549.743 530.953 502.109 483.541<br />

mIlano + 324.320 fino a gennaio da aprile 298.388<br />

Bergamo tv 248.403 251.926 266.894 241.413<br />

PrIma rete 162.879 181.532 187.369 190.450<br />

PIU’ BlU lomBardIa 196.043 183.530 180.830 187.536<br />

teletUtto 182.471 200.392 180.678 168.803<br />

canale 6 193.635 167.715 151.635 153.955<br />

rete 55 119.375 115.357 125.054 130.207<br />

telecamPIone 152.590 187.255 172.117 158.204<br />

StUdIo tv 1 211.606 195.391 164.650 157.813<br />

teleUnIca 104.117 107.349 106.649 96.602<br />

teleBoarIo 102.426 100.087 99.555 95.223<br />

telecamPIone 2 107.675 91.460 86.774 85.584<br />

PIU’ vallI tv 87.828 88.935 88.392 70.623<br />

eSPanSIone tv 87.609 76.983 64.301 62.797<br />

vIdeoStar 37.500 34.733 38.961 41.363<br />

BreScIa telenord 32.666 30.118 36.451 35.034<br />

il cui tg (diretto da gianni visnadi)<br />

è condotto da Paolo Pirovano, Paola<br />

Blandi, alberto carreras e Paolo<br />

giarrusso. Su telenova vanno poi in<br />

onda programmi di approfondimento<br />

ormai noti come “linea d’ombra”<br />

condotto da adriana Santacroce e<br />

Pinuccio delmenico, ma anche “novamattina”,<br />

con una rassegna stampa<br />

e ospiti nello spazio di daniela<br />

Sirtori e fabio Pizzul.<br />

ma se telenova è l’esempio più datato<br />

e storico (la sua nascita, per volere<br />

del gruppo San Paolo Periodici,<br />

è datata 1978) di abbinamento tra<br />

emittenza e giornali, esiste, in realtà,<br />

una consistente schiera di emittenti<br />

locali che sono legate a gruppi editoriali<br />

della carta stampata.<br />

a cominciare da teletutto (nata nel<br />

1977), il cui principale azionista, dal<br />

1994, è l’editoriale Bresciana, proprietaria<br />

del quotidiano Il Giornale di<br />

Brescia. e direttore di teletutto è giacomo<br />

Scanzi, lo stesso del Giornale<br />

di Brescia. Una dozzina i giornalisti<br />

in organico, con corrispondenti dalla<br />

valle camonica, valle trompia e valle<br />

Sabbia. Stesso discorso vale per<br />

Bergamo tv, emittente legata al quotidiano<br />

L’Eco di Bergamo, il più diffuso<br />

quotidiano di provincia d’Italia.<br />

legata al Corriere di Como (dorso<br />

locale del Corriere della Sera) è invece<br />

espansione tv di como di proprietà<br />

di maurizio giunco, presidente<br />

dell’associazione tv locali della frt.<br />

espansione tv (direttore mario rapisarda)<br />

condivide la redazione con il<br />

quotidiano, ma ha volti noti (giorgio<br />

Bardaglio) e rubriche di approfondimento<br />

giornalistico seguite e conosciute<br />

sul territorio.<br />

In un un’emittente televisiva locale<br />

di varese, rete 55, ha mosso i suoi<br />

primi passi, invece, antonio marano,<br />

ex sottosegretario per le comunicazioni<br />

(uomo fidato di Umberto Bossi),<br />

oggi direttore di rete di raidue. Una<br />

copertura capillare sulle informazioni<br />

e le news che accadono tra varese,<br />

gallarate, Busto arsizio, tradate e<br />

dintorni è assicurata da un’agguerrita<br />

redazione di un pugno di giornali-<br />

8 Tabloid 1/ 2008


Tabloid 1 / 2008<br />

L’inchiesta<br />

deLLe emITTenTI censITe In LombArdIA<br />

maggio giugno luglio agosto Settembre ottobre<br />

1.183.335 1.078.122 1.107.388 1.046.226 1.293.269 1.298.744<br />

1.088.514 978.595 889.456 820.147 975.529 1.026.942<br />

1.017.777 982.131 884.362 876.958 980.099 994.624<br />

708.006 672.606 660.931 590.091 741.460 765.629<br />

486.679 493.861 468.086 441.806 483.363 474.725<br />

299.902 307.229 302.610 303.706 323.389 276.504<br />

271.086 249.477 253.394 202.214 225.880 230.981<br />

183.215 188.171 191.654 180.258 188.758 178.669<br />

196.955 219.914 190.069 183.363 169.419 178.038<br />

187.644 174.508 176.557 162.619 176.753 174.330<br />

167.305 150.655 156.536 134.333 148.312 161.613<br />

139.676 163.239 153.091 148.956 141.240 143.747<br />

147.133 139.055 149.696 125.338 141.787 124.702<br />

175.824 162.191 149.298 149.893 137.336 121.478<br />

95.468 93.348 94.537 82.718 93.922 98.740<br />

101.422 91.859 85.984 75.407 70.932 87.553<br />

83.214 89.928 102.489 83.558 98.836 86.329<br />

86.018 72.255 74.072 64.537 63.919 77.938<br />

74.558 81.636 62.034 76.933 70.234 75.468<br />

45.005 35.002 30.921 33.390 33.791 41.184<br />

37.002 46.111 40.164 39.369 41.947 37.772<br />

sti guidati da matteo Inzaghi e chiara<br />

milani. competitor locale è telesettelaghi<br />

(direttore monica terzaghi),<br />

che sfoggia una rubrica settimanale<br />

d’opinione condotta da robertino<br />

ghiringhelli, ordinario di Storia delle<br />

dottrine politiche all’Università cattolica<br />

di milano.<br />

firme soprattutto sportive, della carta<br />

stampata, sono poi contemporaneamente<br />

volti noti nelle televisioni locali.<br />

fra tutti Xavier Jacobelli (ex direttore<br />

di Tuttosport e Corriere dello Sport e<br />

poi del Quotidiano sportivo del gruppo<br />

riffeser) che va in onda con fuori<br />

gioco e telekomando, dagli studi<br />

di assago di telecity sul circuito di<br />

Italia 7 gold. numerosi, insomma,<br />

i giornalisti sportivi che prestano la<br />

loro opera sulle televisioni locali. Una<br />

consistente fetta della torta pubblicitaria<br />

appannaggio delle tv locali è<br />

infatti attirata dai programmi sportivi.<br />

Particolarmente seguiti i servizi sportivi<br />

su telelombardia dove il coordinatore<br />

della redazione sportiva, fabio<br />

ravezzani può contare su firme<br />

e volti noti come evaristo Beccalossi<br />

o gino Bacci. Una rampa di lancio<br />

inaspettata, invece, le televisioni locali,<br />

sono anche per chi, sconosciuto<br />

fino a prima di comparire in video, è<br />

poi diventato, in men che non si dica,<br />

personaggio noto in ambito locale.<br />

È il caso di camelia liana Jumatate,<br />

romena di Bucarest, oggi conduttrice<br />

del tg a tele clusone, balzata<br />

agli onori della cronaca e della noto-<br />

Dei 4,7 miliardi d’investimenti pubblicitari<br />

sulle televisioni, in Italia, solo poco più<br />

di 400 milioni vanno alle emittenti locali<br />

Corecom<br />

Da qui passano<br />

le sovvenzioni<br />

Il Il corecom<br />

(comitato<br />

regionale per le<br />

comunicazioni )<br />

è un organo di<br />

governo, garanzia e<br />

controllo sul sistema<br />

delle comunicazioni in ambito<br />

regionale. È organo funzionale<br />

dell’autorità per le garanzie nelle<br />

comunicazioni ed è organismo<br />

di consulenza della giunta e del<br />

consiglio regionale.<br />

Svolge la sua attività in rapporto<br />

con il pubblico, gli editori,<br />

i gestori di tutti i mezzi di<br />

comunicazione e le Istituzioni ed<br />

è stato costituito in lombardia<br />

con la legge regionale 28 ottobre<br />

2003, n.20, in attuazione della<br />

legge 31 luglio 1997, n.249,<br />

istitutiva dell’autorità per le<br />

garanzie nelle comunicazioni.<br />

Il corecom della lombardia si<br />

è insediato ufficialmente il 16<br />

settembre 2004. di norma si<br />

riunisce due volte al mese, ma<br />

può essere convocato ogni volta<br />

che lo si ritenga necessario. tra<br />

le sue funzioni figura quella di<br />

sostenere lo sviluppo del settore<br />

radiotelevisivo attraverso la<br />

predisposizione di graduatorie<br />

delle emittenti televisive locali<br />

alle quali attribuire i contributi<br />

previsti dalla legge 448/1998 e<br />

realizza uno studio annuale sul<br />

sistema delle comunicazioni<br />

in ambito regionale finalizzato<br />

a presentare una relazione al<br />

consiglio iregionale e all’authority.<br />

vigila in materia di tutela <strong>dei</strong><br />

minori nelle tv, diritto di rettifca e<br />

nella pubblicazione <strong>dei</strong> sondaggi<br />

e interviene nelle controversie<br />

tra gestori del servizio in ambito<br />

locale. Presidente è maria luisa<br />

Sangiorgio (nella foto sopra),<br />

i vice presidenti sono maurizio<br />

gussoni e Piero Scaramucci.<br />

9


Aeranti-Corallo<br />

Una bandiera<br />

per 313 locali<br />

È l’associazione<br />

di categoria che ha<br />

il maggior numero<br />

di televisioni locali<br />

associate. Sono<br />

infatti 313 le tv<br />

locali iscritte ad aeranticorallo,<br />

che associa un totale di 1.048<br />

imprese, tra cui 668 emittenti<br />

radiofoniche locali, 6 agenzie<br />

di informazione radiotelevisiva,<br />

36 imprese radiotelevisive<br />

via satellite, 10 imprese<br />

radiotelevisive via Internet,<br />

9 concessionarie di pubblicità<br />

del settore radiotelevisivo e 6<br />

syndication di emittenti locali<br />

che effettuano trasmissioni in<br />

contemporanea sul territorio<br />

nazionale. Pur rappresentando<br />

la gran parte delle televisioni<br />

locali, però, solo 51 delle<br />

associate aeranticorallo<br />

sono rilevate da auditel con<br />

7 milioni e 251.0566 ascolti<br />

complessivi relativi al dato<br />

netto giornaliero (dati 2005).<br />

aeranticorallo rappresenta,<br />

invece, 81 delle 168 imprese<br />

televisive locali (pari al 48,2%)<br />

complessivamente ammesse<br />

alle graduatorie regionali per le<br />

misure di sostegno alle tv locali<br />

previste dal d.m. 378/99 per<br />

l’anno 2005.<br />

nata nel 1998, aeranticorallo è<br />

coordinata dall’avvocato marco<br />

rossignoli (nella foto) e ha<br />

sede nazionale ad ancona. le<br />

imprese aeranticorallo danno<br />

complessivamente lavoro a oltre<br />

6mila lavoratori dipendenti<br />

e a oltre 10mila collaboratori.<br />

Il 3 ottobre 2000 aeranticorallo<br />

ha stipulato con la fnsi il primo<br />

contratto collettivo nazionale<br />

di lavoro per i giornalisti che<br />

lavorano nelle tv locali. Il ccnl<br />

è poi stato prorogato, con<br />

modifiche, il 19 dicembre 2005.<br />

L’inchiesta<br />

fATTUrATI e occUpAzIone<br />

emIttentI media fatturato giornalisti<br />

’04/’06 in euro Profess. Pubb.Pratic. tempo det.<br />

telelomBardIa 12.609.071 13,47 4,77 5,84<br />

antennatre 8.359.690 15,16 1,58 2,24<br />

telenova 8.144.666 7 0 0<br />

telerePorter 5.514.230 13,16 4,14 1,03<br />

teleradIo cItY 6.328.623 2,99 9,32 0<br />

telecamPIone 6.856.193 4 0 0<br />

Bergamo tv 2.692.854 10 0 1<br />

teletUtto 3.655.287 5,3 4,24 1,64<br />

telecolor 1.614.224 4 3,58 1<br />

rete 55 1.965.734 3,63 2,22 0,58<br />

teleUnIca 1.476.379 7,8 0,5 0<br />

eSPanSIone tv 1.409.587 3,7 0,93 0<br />

reteBreScIa 1.444.758 2,09 0 3,3<br />

StUdIo tv1 1.328.090 2,2 0,91 0,08<br />

teleBoarIo 886.449 0 2,39 0<br />

teleSettelaghI 794.657 1 3,65 0<br />

BreScIa PUnto tv 567.668 2,17 2 3<br />

PIù vallI tv 478.588 0 0 0<br />

telemantova 283.996 2,82 0 0<br />

BreScIa telenord 357.333 0 0 0<br />

vIdeoBergamo 569.582 0 1 0<br />

vIdeoStar 385.734 1,45 0,54 0<br />

tBne 136.960 0 0 0<br />

antenna 2 175.973 0 1,56 0<br />

PrImarete lomBardIa 1.058.355 0 1 0<br />

vIdeoStar 2 643.827 1 0 0<br />

SUPertv 382.104 0 0 0<br />

la 6 681.959 0 0,29 0<br />

trS tv 467.573 0 0 0<br />

canale 11 54.731 0 0 0<br />

ItalIa 8 642.701 0 0 0<br />

teleSolregIna 64.483 0 0 0<br />

telelIBertà 124.983 0,63 0,21 0<br />

teleStar 765.162 0 0 0<br />

televalaSSIna 149.081 0 0 0<br />

canale ItalIa 174.133 0 0 0<br />

vIdeoBlU 28.860 0 0 0<br />

PIù BlU lomBardIa 394.740 0 0 0<br />

tele nBc (tv comunitaria) 0 0 0 0<br />

tele Stella (tv comunitaria) 0 0 0 0<br />

rietà, lei di origine extracomunicaria,<br />

in quel delle valli bergamasche, terra<br />

leghista, per antonomasia. Un telegionale<br />

multietnico va in onda, dal<br />

lunedì a domenica, anche su rete-<br />

Brescia, dove carlos leonel e ligeon<br />

ciola (marito e moglie) hanno a<br />

disposizione un pool di collaboratori<br />

che descrivono, con servizi e inchieste,<br />

la vita <strong>dei</strong> numerosi immigrati nel<br />

Bresciano e nel mondo.<br />

non sono affatto rari, comunque,<br />

casi di giornalismo d’inchiesta nelle<br />

piccole televisioni locali. ne è buon<br />

esempio telecolor di cremona (direttore<br />

Pierluigi Baronio)v, che ha dovu-<br />

10 Tabloid 1 / 2008


Tabloid 1 / 2008<br />

L’inchiesta<br />

grAdUATorIA per Le sovvenzIonI sTATALI<br />

Personale non giornalistico Punti<br />

tepo indet.. tempo det. totali<br />

47 0,49 2753,75<br />

47,35 0 2614,5<br />

38,62 2,08 1780,42<br />

21,97 0,24 1763,68<br />

28,01 1,12 1607,03<br />

39,29 2,86 1604,81<br />

23,82 1,76 1406,93<br />

20,68 3,81 1255,41<br />

9,48 39,96 960,35<br />

19,26 1 938,56<br />

13,91 0,56 934,88<br />

16 0 767,22<br />

10,56 3,74 517,84<br />

7,83 7,09 472,97<br />

11,15 0 456,71<br />

3,89 11,1 420,46<br />

3,71 1 376,89<br />

10,48 0,91 327,71<br />

2,24 2,84 258,48<br />

6,45 0 199,17<br />

3,25 4,93 181,27<br />

1,49 0 162,82<br />

5,11 0 155,63<br />

2,7 0 153,99<br />

3 0,2 153,04<br />

2,59 0,5 150,95<br />

4 0 126,06<br />

2,27 4,38 118,41<br />

3,62 0 116,24<br />

3,27 0 99,25<br />

2,36 0,83 86,24<br />

2,47 0 75,19<br />

0,84 0,05 74,74<br />

1,5 1,41 65,62<br />

1,2 0 38,36<br />

1 0 32,76<br />

1,05 0 32,24<br />

0,57 0 23,48<br />

0 0 0<br />

0 0 0<br />

to far fronte a non poche difficoltà a<br />

seguire le partite del cremona calcio<br />

per aver mandato in onda servizi e<br />

inchieste sull’inquinamento ambientale<br />

da parte dell’azienda titolare della<br />

squadra di calcio locale.ora, per<br />

tutti, si apre un nuovo capitolo. la<br />

tecnologia, infatti, consente, ormai<br />

ecco come<br />

si calcolano<br />

i contributi<br />

Le misure di sostegno<br />

alle emittenti locali<br />

(legge n.448 del 1998)<br />

prevedono un fondo<br />

statale che viene<br />

ripartito attraverso<br />

una graduatoria<br />

redatta dal Corecom<br />

sulla base della<br />

media <strong>dei</strong> fatturati e<br />

dell’occupazione, con<br />

un premio particolare<br />

alla quota di giornalisti<br />

occupati. poco più di<br />

11 milioni di euro in<br />

Lombardia.<br />

In percentuale i 4/5<br />

del contributo sulla<br />

base del 37% delle<br />

emittenti in graduatoria<br />

arrotondato all’unità<br />

superiuore e 1/5 del<br />

contributo diviso<br />

fra tutte le emittenti<br />

indistintamente.<br />

In pratica le prime 15<br />

tv locali si dividono<br />

l’80% del contributo,<br />

le altre le quote fisse<br />

rimanenti. La forbice<br />

del contributo varia<br />

quindi, di fatto, da<br />

circa 50mila euro per<br />

chi prende di meno<br />

a un paio di milioni<br />

di euro ciascuna per<br />

le prime in graduatoria.<br />

anche alle emittenti locali di offrire<br />

contenuti a pagamento. l’utilizzo del<br />

pay per view, insomma, non è più<br />

solo appannaggio <strong>dei</strong> network come<br />

mediaset o la7.<br />

la sfida, oggi, anche per le tv locali, è<br />

quella del 2012 sul digitale.<br />

paolo.pozzi@odg.mi.it<br />

FRT<br />

Ascolti e fatturati:<br />

Non solo Mediaset<br />

È l’associazione<br />

che rappresenta<br />

tutte le televisioni<br />

nazionali e i<br />

grandi network,<br />

ma ha anche<br />

una divisione dedicata alle<br />

televisioni locali. alla frt<br />

aderiscono infatti le tre reti<br />

del gruppo mediaset (canale<br />

5, Italia 1, rete 4), quelle<br />

del gruppo telecom Italia<br />

media (la7 e mtv Italia) e Sky<br />

Italia, oltre ad alcuni content<br />

provider di canali satellitari<br />

(tra cui fox channel). ma in<br />

frt c’è anche un’articolazione<br />

dell’associazione che raggruppa<br />

135 emittenti televisive locali<br />

(quasi tutte le più iomportanti<br />

in termini di ascolti, fatturati<br />

e di occupazione), 5 radio<br />

nazionali (rtl 102.5, rms<br />

radio monte carlo, radio<br />

105 network, radio Kiss<br />

Kiss networke e radio Italia<br />

Solo musica Italiana) e 180<br />

radio locali. le associate<br />

frt (contando i tre canali<br />

mediaset) rappresentano il 95%<br />

dell’intero settore televisivo<br />

privato (e il 60% del settore<br />

radiofonico privato) e danno<br />

lavoro (compreso l’indotto) a<br />

cerca 20mila persone. la frt (al<br />

contrario di aeranticorallo che,<br />

per i giornalisti, ha firmato un<br />

contrato di lavoro con la fnsi)<br />

è firmataria di un contratto con<br />

i sindacati confederali cgil,<br />

cisl e Uil. costituita nel 1984,<br />

la frt è presieduta da filippo<br />

rebecchini (nella foto),<br />

ma l’articolazione delle<br />

televisioni locali è presieduta da<br />

maurizio giunco di espansione<br />

tv di como (vice presidenti<br />

Piero manera di rete 7<br />

Piemonte e giorgio tacchinoi<br />

di telecity Piemonte).<br />

11


Le iniziative<br />

dell’<strong>Ordine</strong><br />

I nosTrI Tre “InvIaTI specIalI” racconTano la conferenza dI naIrobI<br />

Africa al bivio tra guerre<br />

e nostalgia del futuro<br />

I vincitori della Borsa di studio dell’<strong>Ordine</strong> della Lombardia hanno seguito i lavori sui<br />

conflitti nel Continente nero. E descrivono la sfida più grande della sua storia:<br />

far uscire dall’indigenza milioni di persone che vivono negli slums, nella povertà totale<br />

Joseph Iwannia è uno fra i personaggi<br />

più significativi che si possano incontrare,<br />

qui, alla Conferenza sui conflitti<br />

africani. Delegato keniano di una missione<br />

cattolica, è arrivato a Nairobi per<br />

assistere ai lavori, ma la preoccupazione<br />

per le sorti <strong>dei</strong> suoi connazionali lo<br />

costringe a tornare a casa in anticipo.<br />

La chiesa dove lavora, vicino al confine<br />

con l’Uganda, ospita decine di rifugiati<br />

etnici, bersaglio di una nuova ondata<br />

di odio.<br />

In Kenia, il processo di unificazione<br />

nazionale ha prodotto risultati apprezzabili<br />

dopo l’indipendenza del 1963,<br />

ma non ha abolito le recriminazioni dal<br />

sapore etnico. Dice Maina Kiai, presidente<br />

della Kenya National Commission<br />

on Human Rights; “Lo stato ha<br />

faticato per darci una storia comune<br />

in modo da renderci più forti contro il<br />

colonialismo. Come anche i sudafricani,<br />

i keniani vogliono essere fieri della<br />

loro nazione, ma c’è ancora un grosso<br />

sforzo di coscienza da compiere”.<br />

Tiziana Cauli, a pag 16<br />

C’è un’aria di fatalismo a Nairobi. Tutto<br />

surreale. Mondi paralleli che viaggiano<br />

senza incontrarsi mai. Da una parte gli<br />

slums, le baraccopoli, con le loro contraddizioni,<br />

la fame e la disperazione<br />

degli ultimi che sopravvivono a fatica.<br />

Dall’altra il city center occidentale, con<br />

i suoi grattacieli, il filo spinato e i guardiani<br />

a mantenere l’ordine. Immutabile,<br />

radicato nel tempo e nelle gerarchie tra<br />

le diverse etnie.<br />

Ma, visti da vicino, anche tra gli slums<br />

ci sono molte differenze. Kabiria o Satellite<br />

sono considerati “residenziali” rispetto<br />

all’inferno di posti come Kibera<br />

o Korogocho.<br />

Una schizofrenia che a volte colpisce<br />

anche i ricchi, che ormai si considerano<br />

solamente “classe media”. Ed è<br />

come se mancasse sempre qualche<br />

tassello per capire fino in fondo le ragioni<br />

di queste contraddizioni. A meno<br />

di non cercarle in quel mondo popolato<br />

di spiriti che noi occidentali bianchi<br />

non riusciamo a vedere.<br />

Giulio Maria Piantadosi, a pag 17<br />

Terra di contrasti. Nella percezione comune<br />

l’Africa è terra di catastrofi umanitarie,<br />

emigrazione incontrollata e guerre<br />

etniche, oppure è una paradisiaca destinazione<br />

turistica. Con la globalizzazione,<br />

l’Africa nei prossimi decenni potrebbe far<br />

emergere milioni di persone dall’indigenza.<br />

Ma il suo export dipende ancora molto<br />

da minerali e petrolio e, nonostante<br />

gli aiuti internazionali, milioni di persone<br />

ancora non hanno accesso a risorse primarie<br />

come l’acqua potabile. Ora in virtù<br />

di quelle forze che spingono il boom di<br />

Cina e India, anche Kenia, Marocco e<br />

Uganda cominciano a raccogliere i frutti<br />

della diversificazione dell’economia, il<br />

Botswana ha tassi di corruzione di gran<br />

lunga inferiori all’Italia, la Tanzania garantisce<br />

assistenza sanitaria di base al 90%<br />

<strong>dei</strong> cittadini e Mauritius e Sudafrica sono<br />

ormai esempi di successo. Raccontare<br />

questi cambiamenti, le storie e le persone,<br />

significa raccontare la speranza<br />

dell’Africa.<br />

Per me, significa fare il giornalista.<br />

Guido Romeo, a pag 18<br />

12 Tabloid 1 / 2008


Tabloid 1 / 2008<br />

Le iniziative<br />

dell’<strong>Ordine</strong><br />

COmE E dOvE LavOranO I GIOrnaLIstI afrICanI<br />

Media di frontiera<br />

Zimbabwe, Guinea e Eritrea all’ultimo posto nella classifica<br />

<strong>dei</strong> Paesi non liberi. I giornali keniani in “libertà vigilata”<br />

di Tiziana Cauli e Guido Romeo<br />

isolati, privi di qualsiasi protezione contro<br />

i soprusi violenti di cui sono quotidianamente<br />

vittime e spesso costretti<br />

all’esilio. La condizione <strong>dei</strong> giornalisti<br />

in alcune zone dell’Africa è una conseguenza<br />

diretta del clima di conflitto e<br />

violazione <strong>dei</strong> diritti umani in cui versano<br />

molti paesi del continente. Secondo<br />

i dati dell’Ong Reporters sans Frontières,<br />

la Somalia è seconda nella classifica<br />

mondiale <strong>dei</strong> paesi più pericolosi per<br />

i giornalisti, preceduta soltanto dall’Irak.<br />

“Più di 50 fra i giornalisti più promettenti<br />

del paese sono fuggiti all’estero”,<br />

spiega Omar Faruk Osman, segretario<br />

generale del sindacato <strong>dei</strong> giornalisti<br />

somali Nusoj. Osman ha presentato a<br />

Nairobi un programma di formazione<br />

per reporter somali in Kenia. Fino alla<br />

crisi scatenata dalle ultime elezioni,<br />

questo paese era considerato il faro<br />

della democrazia in Africa orientale, oltre<br />

che il fulcro economico della regione.<br />

“Oggi uno <strong>dei</strong> temi più caldi è l’andamento<br />

della Borsa di Nairobi che è<br />

diventato un punto di riferimento per le<br />

economie della regione”, spiega Karinki<br />

Waihenya, caporedattore del Business<br />

Daily, gemello finanziario del principale<br />

quotidiano keniano, il Daily Nation. Per<br />

LE TESTATE in kEniA<br />

Quotidiani:<br />

Daily Nation, East African<br />

Standard, People’s Daily, Star<br />

Daily, Business Daily, Kenianews,<br />

Periodici:<br />

Coast Week, Karen’gata<br />

Chronicle, Weekly Review,<br />

Talking Africa.<br />

Stazioni televisive:<br />

Kbc Kenia Broadcasting<br />

Corporation, Ktn Kenya Television<br />

•francis owino e victor shamwata,<br />

due reporter free lance cresciuti<br />

negli slums di nairobi, oggi dell’équipe<br />

di ndugu Undogo, tra i pochi in grado<br />

di filmare nelle baraccopoli.<br />

questo, un periodo di formazione nel<br />

paese avrebbe potuto rappresentare<br />

un’occasione unica, per 40 reporter<br />

somali. Secondo Antony Wafula, un<br />

giovane radio-giornalista keniano che<br />

ha partecipato come insegnante a un<br />

programma di formazione per colleghi<br />

somali nella regione del Puntland, “Le<br />

differenze fra gli standard del giornalismo<br />

somalo e quelli keniani sono enormi.<br />

Non esistono paragoni”.<br />

Network, Metro Tv, Family Tv, East<br />

African Television.<br />

Stazioni radiofoniche:<br />

Kiss Fm, Capital Fm. Nation Radio,<br />

Metro Fm, East Fm<br />

pEr SApErnE di più<br />

www.nusoj.org<br />

www.nationmedia.com<br />

www.chinaview.cn/world/africa.htm<br />

www.freedomhouse.org<br />

www.rsf.org<br />

Come nelle banlieues francesi<br />

Secondo un’analisi applicata anche a<br />

crisi politico-sociali occidentali, come<br />

quella delle banlieues frances, i media<br />

keniani e internazionali, sono stati accusati<br />

di aver fomentato la violenza,<br />

assicurando uno spazio di tutto rilievo<br />

a vandali e facinorosi. L’Ong Freedom<br />

House assegna ai media keniani un<br />

livello di libertà “parziale”, mentre Zimbabwe,<br />

Guinea Equatoriale ed Eritrea si<br />

contendono l’ultimo posto nella classifica<br />

<strong>dei</strong> paesi non liberi. “La libertà di<br />

stampa è un tema delicato nei paesi<br />

africani”, spiega Muangi Chege, vice direttore<br />

del quotidiano keniano People’s<br />

Daily, “ma è migliorata negli ultimi anni,<br />

soprattutto avendo accesso a informazioni<br />

e documenti governativi”.<br />

Cinesi imparziali<br />

Il superamento dell’odio legato alle<br />

divisioni etniche e il passaggio dalla<br />

censura alla libertà sono fra le<br />

sfide principali che i media africani<br />

si trovano ad affrontare nel processo<br />

di stabilizzazione democratica<br />

<strong>dei</strong> loro paesi. Il Sudafrica, traino<br />

dell’economia del continente, che<br />

precede l’Italia nella classifica di Freedom<br />

House e può vantare una fra le<br />

carte costituzionali più illuminate al<br />

mondo, ha superato la segregazione<br />

razziale senza guerre. I suoi media,<br />

però, combattono ancora contro la<br />

concentrazione bianca del capitale.<br />

Le dinamiche di simili processi<br />

possono sfuggire alla comprensione<br />

degli osservatori occidentali, abituati<br />

a definire “libertà” e “censura” secondo<br />

i criteri delle democrazie europee,<br />

ma vanno seguite da vicino<br />

perché in rapida evoluzione e hanno<br />

visto recentemente l’arrivo di nuovi<br />

attori. Un’agenzia con crescente<br />

peso mediatico nel continente è, ad<br />

esempio, la cinese Xinhua che, oltre<br />

a una radio in lingua inglese, propone<br />

servizi da sedi in tutta l’Africa e<br />

guadagna seguito tra i professionisti<br />

locali. “Xinhua è percepita come<br />

molto meno di parte rispetto ai media<br />

occidentali, forse perché non dà<br />

giudizi politici sul paese - osserva<br />

Chege. - Anche se negli anni ’90, le<br />

pressioni europee hanno giocato un<br />

ruolo fondamentale nella transizione<br />

verso il sistema multipartitico”.<br />

13


Le iniziative<br />

primo dell’<strong>Ordine</strong> piano<br />

La COmUnIta’ IntErnaZIOnaLE è PIU’ Un PrOBLEma CHE Una rIsOrsa<br />

Conflitti e compromessi<br />

fino a ieri mediatore del dialogo, un Kenia nel caos paralizzerebbe, oggi,<br />

i commerci nell’intera area africana. nell’ex Congo la più vasta e dispendiosa missione<br />

di pace dell’Onu. ma anche la guerra tra etnie fa strage di civili inermi<br />

di Tiziana Cauli<br />

Genocidio non<br />

è più tabù?<br />

Drammatico a<br />

dirsi. Quando,<br />

all’apice delle<br />

violenze che<br />

hanno seguito<br />

la controversa<br />

ri-elezione del presidente keniano<br />

Mwai Kibaki, i sostenitori del rivale<br />

Raila Odinga sono stati accusati<br />

dal governo di aver messo in atto<br />

un vero e proprio “genocidio” contro<br />

i kikuyu, l’impiego di un termine<br />

così palesemente inappropriato<br />

non ha stupito più di tanto gran<br />

parte del pubblico internazionale.<br />

Il paese è infatti circondato da stati<br />

la cui autorità centrale è imposta<br />

a stento alle popolazioni che convivono<br />

all’interno degli stessi confini<br />

e la guerriglia <strong>dei</strong> movimenti<br />

ribelli uccide quotidianamente un<br />

numero imprecisato di civili inermi.<br />

Il Sudan e la Somalia, con la quale<br />

il Kenia condivide mille chilometri<br />

del suo confine settentrionale,<br />

sono gli esempi più significativi e<br />

noti in questo senso. Più a ovest,<br />

nella regione <strong>dei</strong> Grandi laghi, la<br />

Repubblica democratica del Congo<br />

è sede della più vasta e dispendiosa<br />

missione di pace dell’Onu,<br />

che non riesce a sedare la guerriglia<br />

a est del paese, mentre in<br />

Burundi il fallimento <strong>dei</strong> negoziati<br />

di pace con i ribelli ha dato inizio<br />

a una nuova stagione di violenze.<br />

La combinazione di “avidità” da<br />

parte di gruppi, governi e attori<br />

internazionali nello sfruttamento<br />

delle risorse e le “recriminazioni”<br />

delle popolazioni, etnie e persone<br />

che restano escluse dallo sviluppo<br />

economico è individuata dagli<br />

studiosi come causa <strong>dei</strong> conflitti<br />

nell’intero continente. In questo<br />

panorama di esplosiva instabilità, il<br />

Kenia ha conquistato una meritata<br />

reputazione di stabilità politica ed<br />

economica nell’Africa Orientale e<br />

ha rivestito un ruolo fondamentale<br />

come base di mediazione e dialogo<br />

con le aree di crisi adiacenti. Unione<br />

Africana, Onu, Usa e altri paesi<br />

e organismi internazionali si sono<br />

affrettati a inviare i loro mediatori<br />

in loco per il raggiungimento di un<br />

compromesso politico che ristabilisse<br />

la normalità. Un Kenia nel<br />

caos paralizzerebbe, com’è accaduto<br />

nei primi giorni <strong>dei</strong> disordini,<br />

il commercio internazionale con i<br />

paesi vicini, in particolare l’Uganda,<br />

il Ruanda e il Burundi. Un quarto<br />

del Pil <strong>dei</strong> primi due e un terzo<br />

di quello burundiano transitano<br />

per il porto keniano di Mombasa<br />

e, quando le violenze di alcune<br />

• Sopra, la distribuzione del cibo tra<br />

gli abitanti degli slums. A destra,<br />

il quartiere-baraccopoli di Kibera, a nairobi.<br />

settimane fa ne hanno bloccato<br />

le attività, le loro economie hanno<br />

subìto pesanti disagi. L’Uganda,<br />

in particolare, ha dovuto sospendere<br />

i voli domestici a causa della<br />

mancanza di carburante. In questo<br />

contesto, anche il Fondo monetario<br />

internazionale ha espresso da<br />

subito la propria preoccupazione<br />

e volontà di sostenere il Kenia nel<br />

suo sforzo per uscire dalla crisi.<br />

L’attenzione dedicata al paese<br />

contrasta con l’indifferenza riservata<br />

a crisi politiche e umanitarie<br />

ben più gravi in luoghi<br />

meno strategici del continente.<br />

Secondo Adekunle Amuwo, segretario<br />

esecutivo dell’African<br />

Association of Political Science<br />

“l’atteggiamento delle potenze e<br />

delle organizzazioni internazionali<br />

nell’Africa post-coloniale è stato<br />

finora in gran parte ambivalente”,<br />

al punto che “la comunità internazionale<br />

è più un problema che una<br />

soluzione”.<br />

14 Tabloid Tabloid 1 / 2008


Tabloid Tabloid 1 / 2008<br />

Le iniziative<br />

primo dell’<strong>Ordine</strong> piano<br />

tra I raGaZZI dI PadrE KIZItO CHE CErCanO IL rIsCattO dELLE BaraCCOPOLI<br />

All’inferno con il cellulare<br />

Quasi un milione di persone, nelle periferie di nairobi, paga l’affitto ai landlords<br />

per vivere in scatole di lamiera sporche, senza luce elettrica e senza cibo. Un ambulatorio<br />

e una piccola attività commerciale per dare un futuro a migliaia di bambini orfani<br />

di Giulio Maria Piantadosi<br />

Sono più di 200<br />

gli slums che circondano<br />

Nairobi.<br />

Ogni anno queste<br />

baraccopoli<br />

diventano sempre<br />

più estese,<br />

ingrossate da un<br />

flusso inarrestabile di persone che<br />

arrivano dalle aree rurali in cerca di<br />

fortuna. Qui la gente paga un affitto<br />

ai landlords, i signori feudali che<br />

controllano il territorio, per abitare<br />

in scatole di lamiera sporche e senza<br />

luce elettrica. Disoccupazione,<br />

droga, Aids sono l’unica scuola per<br />

migliaia di ragazzini.<br />

Eppure è proprio in questa miseria<br />

che sta nascendo la speranza di un<br />

Kenya diverso. Un bisogno di futuro<br />

che le violenze <strong>dei</strong> mesi scorsi<br />

hanno messo a rischio, riaprendo<br />

l’antica ostilità tra i kikuyu (la tribù<br />

del presidente Kibaki, da sempre al<br />

potere) e i luo (sostenitori dell’opposizione<br />

di Odinga).<br />

Kibera è lo slum più grande dell’Africa<br />

Orientale. Si arrampica su una<br />

collinetta da cui si vede un campo<br />

da golf che sembra un miraggio.<br />

La baraccopoli è tagliata a metà<br />

dalla ferrovia e per le strade si trova<br />

di tutto: immondizia, cibo, cellulari.<br />

Qui vivono quasi un milione di<br />

persone che nonostante tutto non<br />

si sentono sconfitte e che sono riuscite<br />

a tra sformare drammi privati<br />

in questioni collettive. Come Judith<br />

Omuinij, direttrice del Kibera Community<br />

Program.<br />

«Siamo tutti sieropositivi in cura –<br />

spiega – e per prendere le medicine<br />

dobbiamo mangiare, ma alcuni<br />

di noi non hanno i soldi necessari<br />

per fare un pasto tutti i giorni. Così,<br />

con i finanziamenti del microcredito,<br />

abbiamo iniziato una piccola attività<br />

commerciale per sostenerci e dare<br />

un futuro ai bambini rimasti orfani».<br />

Il 10 dicembre scorso l’associazione<br />

di Judith ha festeggiato un anno di<br />

attività. Un giorno speciale, perché<br />

• A sinistra, padre Kizito e, sopra,<br />

un angolo dello slum di Kibera,<br />

uno <strong>dei</strong> quartieri poveri di nairobi.<br />

coincide con l’anniversario della<br />

Carta <strong>dei</strong> Diritti dell’Uomo.<br />

«I diritti vanno praticati, non possiamo<br />

aspettare che qualcuno ce li<br />

conceda», spiega Padre Kizito, missionario<br />

comboniano da trent’anni<br />

in Kenya.<br />

A Kibera ha appena inaugurato un<br />

altro centro della sua comunità,<br />

Koinonia, che non si occupa solo<br />

di dare un letto, un pasto e un po’<br />

di istruzione ai bambini di strada.<br />

«L’ambulatorio di fisioterapia – dice<br />

Kizito davanti a una folla di persone<br />

– aprirà il mese prossimo. Ditelo<br />

anche ai vostri vicini: chiunque ha in<br />

casa una persona disabile può venire<br />

al centro gratuitamente». Assieme<br />

a lui c’è Dan Omulo, 24 anni. Sarà<br />

lui a occuparsi dell’organizzazione.<br />

«Abbiamo bisogno di educazione e<br />

informazione per vincere le discriminazioni,<br />

ma siamo sempre in fondo<br />

alle priorità del governo. Lo sportello<br />

handicap è al quarto piano di un palazzo<br />

in centro, come ci arrivamo?».<br />

E sorridendo mostra le stampelle.<br />

Su queste esperienze gli scontri<br />

degli ultimi mesi hanno messo una<br />

seria ipoteca. A Kibera la maggioranza<br />

di etnia ha votato in massa<br />

per l’opposizione di Odinga, ma qui<br />

vivono anche migliaia di kikuyu fedeli<br />

a Kabaki. Eppure non c’è stata la<br />

caccia ll’uomo come nella Rift Valley.<br />

La rete di comunità e associazioni<br />

ha tenuto e le violenze, più che interetniche,<br />

sono state negli scontri di<br />

polizia. Per ora la polveriera delle baraccopoli<br />

non è esplosa, ma ci vorrà<br />

tempo prima che cessino i rancori e<br />

la gente, divisa tra Odinga e Kibaki,<br />

torni a lavorare insieme.<br />

15


Le iniziative<br />

dell’<strong>Ordine</strong><br />

L’ECOnOmIa CrEsCE dEL 6%. sUd afrICa, KEnIa, sEnEGaL E maGHrEB da traInO<br />

Piccoli imprenditori crescono<br />

Telecomunicazioni e beni di consumo come l’alimentare stanno creando<br />

nuove opportunità per l’economia. Grande attesa per la cablatura sulla costa vicina<br />

a Mombasa. Piccole storie di successo per una nuova classe media emergente<br />

di Guido Romeo<br />

“E se invece<br />

dell’Africa la<br />

Francia avesse<br />

colonizzato<br />

il Giappone?”,<br />

chiedeva l’economista<br />

Jean-<br />

Louis Gombeaud<br />

per mostrare come il Giappone,<br />

privo di risorse naturali e in ginocchio<br />

dopo la Seconda Guerra,<br />

è oggi una delle economie più<br />

avanzate del Pianeta. L’Africa invece,<br />

ricchissima di risorse, liberata<br />

dal colonialismo da più di<br />

40 anni e sostenuta dagli aiuti<br />

internazionali, solo oggi sembra<br />

cominciare a trovare la strada di<br />

uno sviluppo autonomo. L’Ocse<br />

mostra una crescita del 5,5% per<br />

l’economia africana nel 2006 e<br />

stime superiori al 6% per il 2007 e<br />

2008. Uno slancio non comparabile<br />

al 9-11% annuo di India e Cina,<br />

ma che si stacca nettamente dalla<br />

media del 3,4% al livello globale.<br />

Non è solo merito delle risorse<br />

naturali – che pure hanno fatto la<br />

fortuna del Botswana, – ma anche<br />

della crescita interna <strong>dei</strong> Paesi più<br />

avanzati come Sud Africa, Kenya,<br />

Senegal e la fascia del Maghreb.<br />

“Telecomunicazioni, ma anche beni<br />

di consumo come l’alimentare<br />

stanno crescendo rapidamente<br />

e credo che paesi come il Kenia<br />

oggi siano veramente una nuova<br />

terra di opportunità” – spiega Raju<br />

Bid, 33 anni e manager della Jetlak<br />

Foods Limited di Nairobi con un<br />

fatturato di 2,6 milioni di dollari nel<br />

2006 e un più 30% previsto per il<br />

2007 e 2008.<br />

poliglotti e manageriali<br />

Bid, indiano-keniota nato a Nairobi<br />

ma che non ha mai visitato il subcontinente,<br />

parla correntemente<br />

gujarati e swahili ed è diplomato in<br />

management presso le Università di<br />

Manchester e Westminster. È il perfetto<br />

rappresentante di una nuova<br />

generazione di imprenditori africani<br />

fiduciosi nello sviluppo dell’economia<br />

locale. I problemi tuttavia non<br />

mancano. In Darfur e Somalia le<br />

cirsi restano ancora irrisolte, Nigeria<br />

e Congo sono instabili e molti<br />

Paesi dovrebbero aumentare di 35<br />

milioni l’anno il numero di persone<br />

con accesso all’acqua potabile per<br />

rispettare i “Millennium development<br />

goals” fissati per il 2015. “Anche in<br />

Kenia il terreno di gioco non è uguale<br />

per tutte le imprese, a causa di<br />

corruzione e lobby locali – osserva<br />

Hansol P. Shah, direttore di Soko-<br />

Sweety, uno <strong>dei</strong> maggiori distributori<br />

di dolciumi con 1,2 milioni di dollari di<br />

fatturato nel 2006 .– Ma una classe<br />

media sta emergendo”. Il Kenia, fino<br />

a prima delle elezioni considerato<br />

un esempio di buon governo, gode<br />

di un hub commerciale e<br />

libero scambio con l’Egitto.<br />

Molti guardano con grande<br />

attesa alla cablatura sulla<br />

costa vicino a Mombasa,<br />

al suo sistema educativo<br />

il lingua inglese, alle Tlc e<br />

ai call center sull’esempio<br />

della crescita indiana. Non<br />

mancano storie di successo<br />

• Una scuola negli slums.<br />

Ma tanti vanno a studiare<br />

a Manchester.<br />

come quella di Safari.com, il primo<br />

gestore mobile keniota controllato<br />

da Vodafone e destinato a quotarsi<br />

quest’anno. “Oggi l’Africa è fatta<br />

– osservava alla vigilia delle elezioni<br />

Maina Kiai, presidente delle<br />

commissione keniota per i diritti<br />

umani - ma bisogna fare gli africani,<br />

dandogli identità, valori moderni<br />

e leader all’altezza delle riforme<br />

che devono affrontare”. I mesi di<br />

violenze che hanno infiammato il<br />

Paese in seguito alla contestata<br />

rielezione di Kibaki, sono costate<br />

centinaia di vite, ma per alcuni, non<br />

sono solo l’effetto dell’odio etnico<br />

che ha provocato tragedie come<br />

quelle del Ruanda. “Venti anni fa<br />

la rielezione del presidente uscente<br />

con l’85% <strong>dei</strong> voti era considerata<br />

di rigore – ha sottolineato sul Wall<br />

Street Journal Andrea Bohnstedt –<br />

oggi le regole sono più stringenti,<br />

più kenioti conoscono i loro diritt,<br />

i media digitali e la telefonia cellulare<br />

hanno accelerato la diffusione<br />

delle notizie. Il Paese è cambiato e<br />

rubare un’elezione non è più così<br />

facile”.<br />

16 Tabloid 1 / 2008


Tabloid 1 / 2008<br />

Le iniziative<br />

dell’<strong>Ordine</strong><br />

La tEstImOnIanZa dELL’InvIatO dEL “COrrIErE dELLa sEra”<br />

La mia Africa<br />

Vent’anni fa si lavorava con il telefax e mezzi di fortuna,<br />

oggi ci sono i satellitari. Dall’albergo si può controllare tutto,<br />

ma le notizie si trovano in strada e con una buona agenda<br />

di Massimo A. Alberizzi*<br />

Quando ho cominciato a viaggiare per<br />

l’Africa, alla fine degli anni ‘80, portavo<br />

una piccola valigetta e la mitica<br />

Olivetti Lettera 22. Per mandare gli<br />

articoli la fatica era grande: dovevo<br />

andare alla posta centrale delle varie<br />

capitali o delle città più importanti,<br />

consegnare il mio pezzo all’impiegato<br />

che si occupava <strong>dei</strong> telex il quale,<br />

senza capire una parola, copiava ciò<br />

che c’era scritto e lo inviava in via Solferino.<br />

Altro mezzo, più veloce, dettare<br />

al telefono l’articolo. Già, ma allora le<br />

linee erano pessime, e si rischiava di<br />

aspettare ore.<br />

In quegli anni mi aiutò in modo eccezionale<br />

la signora Turco e tutto lo<br />

staff di Italcable, che gestiva i collegamenti<br />

tra Italia e resto del mondo.<br />

Ero venuto in contatto con questa<br />

deliziosa centralinista durante un<br />

viaggio a Khartoum, in Sudan, dove<br />

ero passato per entrare clandestino<br />

in Etiopia con i guerriglieri di allora.<br />

La signora Turco - era il 1987 - mi<br />

agevolò alla grande durante la guerra<br />

Libia-Ciad. L’esercito ciadiano portò<br />

una trentina di giornalisti in visita nei<br />

campi di battaglia nel nord del Paese.<br />

Alla partenza non ci dissero né<br />

qual era la destinazione, né quanto<br />

tempo sarebbe durato il viaggio.<br />

Lasciammo tutti N’Djamena, senza<br />

cibo, senza acqua e senza neppure<br />

una camicia di ricambio. La sera prima<br />

di abbandonare l’albergo chiesi alla<br />

signora Turco: “Per favore mi telefoni<br />

ogni sera alle 6 e alle 8”. Visitammo<br />

le zone dove erano infuriati i combattimenti<br />

e tornammo nella capitale del<br />

Ciad una domenica sera. Avevo scritto<br />

il mio articolo la notte precedente, sulle<br />

dune candide attorno a Faya Largeau,<br />

un’oasi spettacolare del Sahara. Ero<br />

arrivato in albergo da qualche minuto<br />

e, puntuale come un orologio,<br />

squilla il telefono. Dall’altra parte la<br />

signora Turco. “Mi passi i dimafonisti<br />

prima che cada la linea”, le dissi.<br />

Dettai concitato e fui l’unico. Gli altri<br />

colleghi non riuscirono a mettersi in<br />

contatto con i loro uffici. I loro pezzi<br />

furono pubblicati solo martedì. In<br />

quel viaggio ero il solo italiano, ma i<br />

miei concorrenti erano i colleghi delle<br />

grandi agenzie internazionali, che<br />

l’Ansa avrebbe tradotto per l’Italia.<br />

dai dimafoni ai cellulari<br />

Oggi tutto è cambiato. Al posto della<br />

Lettera 22 c’è un piccolo computer,<br />

un apparato satellitare per collegarsi<br />

a Internet, un telefono satellitare che<br />

negli anni è diventato sempre più piccolo<br />

e portatile, un mucchio di fili,<br />

caricatori, antennine, due telefoni cellulari.<br />

Tutto può stare in una valigetta<br />

abbastanza compatta.<br />

La signora Turco (che non ho mai incontrato<br />

personalmente ma che ricordo<br />

sempre) e i suoi colleghi sono andati<br />

in pensione e io posso controllare se<br />

Chi È<br />

Massimo Alberizzi, professionista<br />

dal 1978. Primo giornalista<br />

occidentale a entrare nelle zone<br />

della Cambogia controllate<br />

dai Khmer rossi, ha seguito i<br />

maggiori eventi bellici africani<br />

(Ciad e Libia, Etiopia-Eritrea). Ha<br />

raccontato i sanguinosi disordini<br />

prima dal Kenia, quindi dal Ciad,<br />

dove si trova attualmente.<br />

c’è stato un colpo di stato a un paio<br />

di chilometri dal mio albergo. Ma tutto<br />

questo è sufficiente per scrivere in<br />

buon articolo o un reportage aderante<br />

alle realtà? Credo di no. Purtroppo in<br />

Italia i grandi media non si preoccupano<br />

della formazione degli inviati. Molti<br />

addirittura non parlano inglese o la<br />

loro padronanza è misera. Eppure<br />

vengono impiegati in lungo e in<br />

largo in giro per il mondo. Ricordo<br />

Howard French, corrispondente del<br />

New York Times da Abidjan, in Costa<br />

d’Avorio. Fu trasferito a Tokyo, ma<br />

prima il suo giornale lo spedì sei mesi<br />

alla Hawaii per un corso intensivo<br />

di giapponese! Stupefacente se si<br />

pensa che in Italia si passa dall’Iraq<br />

alla Germania o dall’omicidio di Cogne<br />

all’Afghanistan. Troppo pochi<br />

gli inviati che restano! Colleghi del<br />

Corriere della Sera, Repubblica, Rai,<br />

Panorama, Avvenire, La Stampa....<br />

Avrò scordato certamente qualcuno.<br />

Ma dove sono finiti i reporter del<br />

Giornale, Resto del Carlino, Giorno,<br />

Mattino di Napoli, Gazzettino di Venezia,<br />

Messaggero, TG5 ...? Con<br />

grande dispiacere non li incontro<br />

più. I loro giornali si sono sbarazzati<br />

del difficile compito di informare i<br />

lettori e hanno assunto sempre più<br />

la fisionomia di organi il cui unico<br />

interesse è partecipare alla lotta<br />

politica. Un contesto desolante.<br />

Occorre reagire con professionalità,<br />

competenze e specializzazioni.<br />

Bisogna tornare a ricordare ai colleghi<br />

che il patrimonio più importante<br />

di un giornalista è l’agenda<br />

telefonica. E va rimpolpata ogni<br />

giorno.<br />

*Inviato del Corriere della sera<br />

17


Le iniziative<br />

dell’<strong>Ordine</strong><br />

Ecco un breve Portfolio<br />

<strong>dei</strong> tre borsisti dell’<strong>Ordine</strong><br />

della Lombardia in Africa.<br />

In centro pagina la sede<br />

Rai nel cuore finanziario<br />

di Nairobi. Nelle altre<br />

immagini la vita quotidiana<br />

nelle baraccopoli.<br />

Il servizio fotografico<br />

è di Guido Romeo e di<br />

Giulio Maria Piantadosi<br />

Foto da Nairobi<br />

La nuova sede rai<br />

Il continente nero da Nairobi al Tg<br />

La Tv pubblica italiana è tornata con le sue telecamere nel continente nero,<br />

aprendo una sede a Nairobi. E’ dal 1995, quando vennero uccisi Ilaria<br />

Alpi, Marcello Palmisano e Miran Hrovatin, che i cronisti della nostra tv non<br />

mettevano piede nel Paese. A raccontare l’Africa c’è Enzo Nucci (foto a<br />

sinistra, l’operatore Antony Wafula, a destra), una vita nella cronaca nera<br />

prima di Nairobi. Rai Africa è nata un anno fa grazie alla sua cocciutaggine.<br />

Ha convinto viale Mazzini ad aprire una sede di corrispondenza a Nairobi<br />

e poi ha superato gli ostacoli tecnici e la burocrazia africana. «Nairobi è un<br />

18 Tabloid 1 / 2008


osservatorio privilegiato sul continente», spiega Nucci. «Da qui seguo le<br />

vicende di 49 paesi: questo vuol dire dare più spazio ai reportage che alla<br />

notizia di un minuto per il tiggì». A accompagnarlo nel suo lavoro c’è solo<br />

Edwin. «L’occhio di un cameraman locale è un modo diverso di entrare in<br />

questo mondo», aggiunge Nucci, che l’anno scorso - quando nessun giornalista<br />

riusciva a entrare a Mogadiscio - ha girato un documentario sulla<br />

Somalia delle Corti Islamiche. Ora, nella sede Rai di Nairobi, c’è una targa<br />

che ricorda Marcello Palmisano, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Hanno pagato<br />

con la vita il coraggio di raccontare l’Africa. Bisogna non dimenticare.<br />

Tabloid 1 / 2008<br />

19


Le iniziative<br />

dell’<strong>Ordine</strong><br />

L’ORDINE DEI GIORNALISTI DELLA LOMBARDIA ISTITUISCE SEI BORSE DI STUDIO<br />

Seguendo le orme<br />

di Sherlock Holmes<br />

Una nuova opportunità per i free lance che vogliono<br />

partecipare a un Master in analisi investigativa. Perché<br />

giornalisti d’inchiesta si diventa, con coraggio e intelligenza,<br />

ma anche con un’adeguata preparazione professionale<br />

L’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti della Lombardia<br />

ha istituito 6 Borse di studio<br />

di 1.200 euro ciascuna per un Master<br />

di analisi delle fonti documentarie<br />

e giornalismo investigativo.<br />

Possono partecipare alla selezione i<br />

free lance che sono in possesso <strong>dei</strong><br />

seguenti requisiti:<br />

1) iscrizione a uno degli Albi della<br />

Lombardia<br />

2) età compresa tra i 25 e i 40 anni<br />

3) laureati o non laureati in possesso<br />

di ottimo curriculum professionale<br />

4) conoscenza di almeno una lingua<br />

dell’Unione Europea, preferibilmente<br />

l’inglese.<br />

L’assegnazione delle Borse di studio<br />

è a insindacabile giudizio del<br />

Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> della Lombardia,<br />

al quale vanno presentate,<br />

entro il 23 marzo 2008, le domande<br />

di ammissione tramite posta<br />

elettronica a tabloid@odg.mi.it o a<br />

presidenza@odg.mi.it oppure tramite<br />

raccomandata con ricevuta di<br />

ritorno in via Antonio da Recanate<br />

1, 20124 Milano, all’attenzione<br />

della presidenza dell’<strong>Ordine</strong> della<br />

Lombardia. La Borsa di studio si<br />

riferisce al corso di “Analisi investigativa”<br />

della durata di 90 ore (vedi<br />

box con il dettaglio delle materie).<br />

Da lungo tempo negli Stati Uniti e<br />

negli altri Paesi in cui il giornalismo<br />

investigativo si è sviluppato, è noto<br />

che la qualità del lavoro giornalistico<br />

d’inchiesta non è solamente il<br />

frutto del coraggio, del valore intellettuale<br />

e della capacità di analisi<br />

del singolo giornalista, ma è direttamente<br />

correlato alla presenza<br />

di una ben definita “cassetta<br />

degli attrezzi” e di una adeguata<br />

competenza nell’individuazione,<br />

nell’analisi e nella verifica delle fonti<br />

documentarie. Preziosi strumenti<br />

che l’<strong>Ordine</strong>, con questa iniziati-<br />

anaLisi investigativa: iL prOgraMMa deL cOrsO<br />

Docente Insegnamento Ore<br />

Roberta Bruzzone Teoria e tecnica dell’investigazione 12<br />

Massimiliano Boccardi Teoria e tecnica dell’investigazione informatica 12<br />

Fabio Mini Sistemi criminali 1 (mafia-CO ) Scenari esteri 6<br />

Enzo Ciconte Sistemi criminali 1 (mafia-CO ) 6<br />

Leonida Reitano Analisi delle fonti aperte su internet 6<br />

Guido Salvini Sistemi criminali 2<br />

Lorenzo Striul (terrorismo nazionale e internazionale ) 18<br />

Mauro Falesiedi Economia <strong>dei</strong> sistemi criminali 22<br />

Francesco Truglia Workshop di Analisi georeferenziata<br />

per il giornalismo di inchiesta 18<br />

va, vuole mettere a disposizione<br />

di chi ha da poco avuto accesso<br />

alla professione, in risposta alla ritrovata<br />

passione per il giornalismo<br />

d’inchiesta.<br />

Il Master, che si terrà a Milano presso<br />

l’Istituto Don Bosco (via Tonale<br />

19, zona Stazione Centrale), è patrocinato<br />

dall’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti<br />

della Lombardia, Istituto per i beni<br />

archivistici e librari dell’Università<br />

di Urbino, Diario della settimana,<br />

Internazionale, Affari Italiani, Quaderni<br />

Radicali e McLuhan Program<br />

University of Toronto.<br />

Le altre lezioni del Master<br />

Oltre a quello di “Analisi investigativa”,<br />

il Master prevede ulteriori<br />

corsi di “Insegnamenti propedeutici”,<br />

“Metodi e strumenti per la<br />

ricerca e l’analisi delle fonti documentarie”,<br />

“Giornalismo scritto e<br />

online”, “Giornalismo televisivo”,<br />

per la durata totale di 291 ore.<br />

Chi, invece, è interessato alla frequenza<br />

totale del Master (coordinato<br />

e diretto da Nicoletta Napoleoni),<br />

che avrà inizio il prossimo 28<br />

marzo, indipendentemente dalla<br />

selezione e dall’avvenuta assegnazione<br />

di una delle Borse di studio,<br />

potrà partecipare versando una<br />

quota di iscrizione di 4.500 euro,<br />

contattando il coordinatore Leonida<br />

Reitano, cell. 348.9155506,<br />

oppure scrivendo una mail a info@<br />

giornalismoinvestigativo.org o, ancora,<br />

consultando il sito www.giornalismoinvestigativo.org<br />

20 Tabloid 1 / 2008


Tabloid 1 / 2008<br />

Gli enti<br />

della categoria<br />

PRECARIATO / ISTITUITO UN OSSERVATORIO NAZIONALE CON SEDE A MILANO<br />

Quando la notizia<br />

vale 1 kg d’insalata<br />

Con Barzini e Montanelli abbiamo in comune la passione<br />

per il nostro “mestiere”, ma il lavoro del giornalista<br />

è sempre più insicuro, pagato quando capita e sommerso<br />

di Giuseppe Spatola*<br />

“Il mestiere del giornalista è difficile,<br />

carico di responsabilità, con orari<br />

lunghi, anche notturni e festivi, ma<br />

è sempre meglio che lavorare…”.<br />

Chissà se oggi il pensiero di Luigi<br />

Barzini, firma storica del giornalismo<br />

italiano, sarebbe lo stesso. Sì, perché<br />

di questi tempi si fa presto a dire<br />

giornalista, ma si fa prima a pensare<br />

al precariato. Oggi fare il giornalista<br />

non è certo meglio che lavorare, ma è<br />

forse il modo più difficile per “lavorare<br />

e guadagnare”.<br />

Così, dimenticando l’idea dello storico<br />

inviato del Corriere, nelle redazioni del<br />

xxI secolo una notizia vale poco meno<br />

di un chilo di insalata fresca comperata<br />

al mercato: 2 euro lordi... Insomma,<br />

altro che “call center” e neolaureati<br />

che fanno i camerieri – simbolo della<br />

precarietà del nuovo millennio. I nuovi<br />

giornalisti, che nulla hanno in comune<br />

con i Barzini o i Montanelli se non la<br />

passione per un mestiere diventato<br />

per antonomasia “sempre più insicuro,<br />

incostante e capriccioso” (citazione<br />

da una delle ultime interviste a Enzo<br />

Biagi), si riconoscono in quelli “pagati<br />

quando (e se) capita da padroni che<br />

non assumono mai”.<br />

Per essere brutale, perché la schiettezza<br />

paga ancora anche in questo<br />

mestiere, siamo diventati un esercito<br />

di lavoratori in nero che ha superato il<br />

punto del non ritorno. Basta leggere<br />

con attenzione il libro bianco sul lavoro<br />

nero, pubblicato due anni fa dalla<br />

Fnsi, per scoprire (se mai ce ne fosse<br />

bisogno) storie di violazioni, soprusi<br />

nel mondo dell’informazione, e la dittatura<br />

<strong>dei</strong> pezzi pagati sempre meno o<br />

<strong>dei</strong> contratti a tempo determinato che<br />

diventano prassi in tutte le redazioni.<br />

Purtroppo i numeri non mentono: sono<br />

soltanto 12.500 i lavoratori dipendenti<br />

delle redazioni italiane(dalla stampa a<br />

Internet, dalla tv alla radio), a fronte di<br />

circa 30 mila lavoratori precari. I primi<br />

sono i dati ufficiali dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti,<br />

i secondi vengono da una stima<br />

sugli iscritti alla cosiddetta «gestione<br />

separata» dell’Inpgi (Inpgi 2), l’istituto<br />

di previdenza dove versano i contributi<br />

tutti i redattori parasubordinati e<br />

collaboratori in diverse forme.<br />

Gli iscitti alla cosiddetta «Inpgi 2» alla<br />

fine del 2005 sono risultati 21.171, ma<br />

tra questi la vera «fascia a rischio» è<br />

composta da 10 mila lavoratori che<br />

non raggiungono i 700 euro lordi di<br />

compenso al mese. Inoltre, i soli dati<br />

Inpgi non sono sufficienti a inquadrare<br />

il fenomeno: ci sarebbero infatti altre<br />

diverse migliaia di giornalisti che lavorano<br />

senza versare contributi di<br />

A chI rIvolGersI<br />

Il gruppo di lavoro dell’<strong>Ordine</strong><br />

nazionale è formato da<br />

Massimiliano Saggese<br />

(coordinatore, massimiliano@<br />

saggese.it, cell 339/71.75.304),<br />

Nicoletta Morabito (segretario),<br />

Pasquale Barranca, Filippo Poletti,<br />

Giuseppe Spatola, Fabrizio Di<br />

Benedetto.<br />

alcun tipo perché inquadrati come<br />

“collaboratori occasionali a regime di<br />

ritenuta d’acconto”. Per non parlare<br />

poi di quel mondo del lavoro nero e<br />

del pagamento a pezzo, ancora più<br />

sfruttato (se possibile) rispetto a chi<br />

ha almeno un contratto da cococo o<br />

cocopro. Bisogna infine aggiungere<br />

2500 disoccupati che aspettano in<br />

grazia una sostituzione o un contratto<br />

a termine per poter riscoprire di essere<br />

veri giornalisti professionisti.<br />

Come poter condividere, quindi, Barzini<br />

e il suo pensiero in un’epoca storica in<br />

cui il lavoro è diventato una chimera, in<br />

un mondo in cui i pubblicisti sono usati<br />

come professionisti e i disoccupati valgono<br />

quanto la frutta venduta sui banchi<br />

del mercato? Per questa ragione l’<strong>Ordine</strong><br />

Nazionale <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> ha dato vita a un<br />

gruppo di lavoro sui precari. Uno studio<br />

che dovrà dare un volto, una forma e<br />

soprattutto una vera identità al “precario<br />

giornalista” per trovare soluzioni in grado<br />

di risolvere, o quanto meno attenuare, i<br />

malanni della professione. Il gruppo di<br />

lavoro, che ha scelto Milano (capitale<br />

indiscussa dell’editoria nazionale) e il<br />

suo ordine come sede, è composto da<br />

pubblicisti e professionisti. L’obiettivo?<br />

Fare luce sul sommerso e capire<br />

come si è costretti a lavorare da giornalisti<br />

(pubblicisti o professionisti non<br />

c’è differenza) non avendo garanzie né<br />

contratti regolari. Come dire che fare il<br />

giornalista è sempre meglio che lavorare…<br />

a cottimo e in nero.<br />

*Consigliere nazionale<br />

dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti<br />

21


Il Consiglio di amministrazione della<br />

Casagit ha dato il via libera a due importanti<br />

provvedimenti, volti ad allargare<br />

la base degli iscritti: la Casagit 2<br />

e l’estensione di alcuni servizi ai figli<br />

di giornalisti. Il contenuto dettagliato<br />

delle novità è stato recentemente<br />

illustrato all’assemblea <strong>dei</strong> delegati<br />

della Cassa.<br />

La prima misura è la riforma della Casagit<br />

2, la linea di assistenza riservata<br />

a coloro che non possono permettersi<br />

di pagare il contributo pieno, che oggi<br />

è di 2.544 euro l’anno.<br />

I soci della nuova Casagit 2 potranno<br />

scegliere se versare il 30% o il 60%<br />

del contributo annuale, e in cambio<br />

avranno il rimborso del 30% o del<br />

60% di quanto previsto per i soci a<br />

titolo pieno. In compenso potranno<br />

accedere alle condizioni di maggior<br />

favore previste dalle convenzioni che<br />

Casagit ha stipulato con medici e<br />

strutture sanitarie. Quando questi<br />

soci avranno una capacità contributiva<br />

maggiore potranno decidere di<br />

passare a Casagit 1. Con questa misura<br />

pensiamo di aver offerto a tutti<br />

coloro che iniziano la professione<br />

una corsia d’ingresso all’assistenza<br />

sanitaria a costi ragionevoli, salvaguardando<br />

il loro diritto a passare<br />

all’assistenza piena. Sinora, infatti,<br />

il regolamento prevedeva che, trascorso<br />

un anno dalla propria iscrizione<br />

all’<strong>Ordine</strong>, il giornalista perdesse<br />

la facoltà di associarsi.<br />

La nuova Casagit 2, riservata a tutti<br />

coloro che sono iscritti alla gestione<br />

Tabloid 1 / 2008<br />

Gli enti<br />

della categoria<br />

DA MAGGIO NUOVE NORME PER GLI ISCRITTI ALL’INPGI 2<br />

Una Casagit 2<br />

per i free lance<br />

Novità anche per i figli, fino a 35 anni, con reddito proprio:<br />

versando un contributo diretto godranno<br />

di assistenza sanitaria completa come “soci aggregati”<br />

di Andrea Leone*<br />

separata dell’Inpgi, verrà illustrata in<br />

una serie di assemblee regionali che<br />

si terranno nei primi mesi del 2008, ed<br />

entrerà in vigore all’inizio del secondo<br />

quadrimestre. I soci della vecchia<br />

Casagit 2, poco più di 140 giornalisti,<br />

avranno la possibilità di scegliere se<br />

iscriversi alla nuova assistenza ridotta<br />

o passare a Casagit 1.<br />

La seconda decisione, sempre volta<br />

ad allargare la platea degli iscritti,<br />

riguarda i figli <strong>dei</strong> giornalisti. Oggi<br />

la Cassa assiste i figli <strong>dei</strong> soci, se<br />

a carico <strong>dei</strong> genitori, sino al compimento<br />

del ventiseiesimo anno di<br />

età a titolo gratuito.<br />

Fino a 35 anni, poi, se permane la<br />

condizione di mancanza di reddito<br />

proprio, i figli possono essere assistiti<br />

con il pagamento di un contributo. In<br />

futuro, invece, i figli di giornalisti che<br />

cesseranno di essere a carico <strong>dei</strong><br />

genitori potranno iscriversi a titolo<br />

proprio come soci aggregati, quindi<br />

senza diritto di voto ma con diritto<br />

all’assistenza completa in cambio<br />

del pagamento della quota prevista<br />

per i soci non contrattualizzati, con<br />

le stesse regole. Si rimedia in questo<br />

modo ad una ingiustizia, che prevedeva<br />

tale possibilità per i figli di soci<br />

deceduti. Quali titolari di una pensio-<br />

ne di reversibilità Inpgi infatti costoro<br />

possono al termine del trattamento<br />

di pensione scegliere di mantenere<br />

l’assistenza con la formula del socio<br />

aggregato. Perché non dare dunque<br />

questa possibilità anche ai figli di<br />

giornalisti viventi? Due misure volte<br />

a salvaguardare i conti della Cassa<br />

aumentando il numero <strong>dei</strong> soci ma<br />

mantenendo quella caratteristica di<br />

cassa di categoria che, attraverso<br />

l’applicazione del principio di solidarietà<br />

mutualistica, ha consentito<br />

sinora di tutelare efficacemente la<br />

salute <strong>dei</strong> giornalisti.<br />

Con il 2008 partirà anche il nuovo programma<br />

di prevenzione. Gli obiettivi<br />

sono per il momento contenuti per<br />

mancanza di risorse, ma c’è comunque<br />

una novità importante. Riguarderà<br />

la prevenzione oncologica femminile e<br />

maschile (utero, mammella e prostata)<br />

secondo lo schema già sperimentato,<br />

e in aggiunta cominceremo ad affrontare<br />

il tema delle malattie professionali<br />

con la prevenzione oculistica, riservata<br />

ai giornalisti in attività, quindi solo<br />

ai soci e non ai familiari. Sul sito www.<br />

casagit.it trovate tutte le caratteristiche<br />

e le modalità del programma di<br />

prevenzione.<br />

* presidente Casagit<br />

Anziché il contributo pieno, i collaboratori<br />

potranno pagare il 30% o il 60%<br />

e ricevere poi rimborsi equivalenti<br />

23


La posta<br />

<strong>dei</strong> lettori<br />

Se la “nera” fa audience<br />

Il martello del delitto di Cogne o la bicicletta dell’omicidio di Garlasco sono i veri<br />

protagonisti di programmi televisivi come “Porta a porta” e “Matrix”<br />

Emanuele Rossi<br />

C’è un Albo <strong>dei</strong> giornalisti<br />

anche per Vespa e Mentana?<br />

Sono stufo di vedere colleghi che gettano discredito<br />

su tutta la categoria con programmi televisivi<br />

che inseguono solamente l’audience, senza<br />

alcun rispetto per l’informazione e, quel che è<br />

peggio, senza nessun rispetto per la dignità delle<br />

persone. Grazie a Dio guardo la televisione solo<br />

occasionalmente, ma quel poco tempo che passo<br />

davanti allo schermo basta a farmi inorridire. Mi<br />

riferiscono (non ho visto con i miei occhi, per fortuna)<br />

che Bruno Vespa in una puntata di Porta a Porta sul<br />

delitto di Cogne ha esibito un corpo contundente<br />

(credo un martello) ponendo la terrificante domanda:<br />

sarà stato un oggetto come questo ad ammazzare il<br />

povero bambino? Non pago di questa performance,<br />

il geniale Vespa in una puntata sul delitto di Garlasco<br />

ha portato in studio una bicicletta nera “come quella<br />

dell’assassino”. Una sera mi è bastato dare uno<br />

sguardo all’anteprima di Matrix per provare un vago<br />

(ma neppure tanto vago) senso di nausea. Enrico<br />

Mentana ha annunciato trionfalmente una puntata<br />

sulla tragedia di Torino presentando la vedova di uno<br />

degli operai scomparsi e un collega di lavoro con<br />

tanto di ustioni in primo piano. Insomma, tutti pronti<br />

a buttrasi sugli operai morti pur di alzare l’audience.<br />

Insomma, vogliamo darci una mossa e dire una<br />

volta per tutte che questi signori e i loro colleghi non<br />

sono giornalisti, ma conduttori televisivi, e che se<br />

continuano a fare programnmi che sono solo salotti<br />

di vip o sedicenti tali, che non hanno nulla a che<br />

vedere con l’informazione, non abbiamo motivo per<br />

tenerli in un albo che non li rappresenta.<br />

Riccardo Perrone<br />

Dal ‘vaffa’ di Grillo<br />

al ‘va a fare’ di Lena<br />

Caro presidente, propongo a Grillo un va, impegnativo<br />

e positivo. Va a fare qualcosa di buono, va a<br />

lavorare per il bene comune, va a impegnarti per<br />

i più deboli, va a prenderti qualche responsabilità<br />

per migliorare questa società. Va dentro la nostra<br />

società: nelle associazioni di volontariato, dove si<br />

può fare qualcosa di utile per gli ammalati, per gli<br />

anziani non autosufficienti, handicappati, disabili, per<br />

aiutarli nel soddisfare i loro bisogni, e per alleviare<br />

le loro sofferenze. Va nelle comunità di ricupero <strong>dei</strong><br />

tossicodipendenti per essere di aiuto a tanti giovani e<br />

meno giovani.<br />

Va a dare un contributo per salvaguardare l’ambiente<br />

e il territorio italiano. Va e partecipa al movimento<br />

sindacale, <strong>dei</strong> lavoratori e <strong>dei</strong> pensionati, là dove ci si<br />

può impegnare per avere più sicurezza per la salute<br />

per la vita, più stabilità, più diritti per tutti i lavoratori<br />

e per i pensionati. Va a impegnarti per risolvere i<br />

problemi della povertà, della fame, e per combattere<br />

le malattie e per la pace nel mondo. Va a dare il tuo<br />

contributo a chi si impegna con grandi rischi, per<br />

battere la malavita organizzata, la mafia, il mal affare.<br />

Va nelle istituzioni da protagonista concreto, da quelle<br />

locali, a quelle nazionali.<br />

Va nei partiti per portare il tuo contributo d’idee,<br />

di proposte, d’impegno. Va a prenderti qualche<br />

responsabilità per costruire progetti che aiutino a<br />

risolvere i tanti problemi della società, per contribuire a<br />

migliorare le condizioni di vita di tutti i cittadini italiani,<br />

e in particolare <strong>dei</strong> più deboli, <strong>dei</strong> più bisognosi.<br />

Va nell’informazione e formazione, per fare crescere<br />

la cultura dell’onestà, del rispetto delle leggi, della<br />

trasparenza, della solidarietà, del rispetto della<br />

persona. Va in ogni parte dell’Italia o del mondo per<br />

prenderti carico <strong>dei</strong> problemi reali della gente, per far<br />

si che la società diventi più giusta, migliore per tutti<br />

i cittadini. Va a fare tutto questo perché la storia la<br />

costruiamo noi. La storia siamo noi. La buona e bella<br />

politica si fa con impegno concreto, con passione, con<br />

intelligenza, con umiltà, con meno parolacce, con più<br />

rispetto dell’altro. Chiedo rispetto anche per tantissime<br />

persone che fanno politica con grande serietà, con<br />

grande impegno, con grande onestà, con grande<br />

trasparenza e che hanno a cuore il bene comune <strong>dei</strong><br />

cittadini. Anche del tuo.<br />

Francesco Lena<br />

24 Tabloid 1 / 2008


Non dimenticate<br />

i free lance<br />

La newletter “Orgoglio”, inviata a tutti<br />

gli iscritti sottintende una autentica<br />

voglia di cambiare. L’orgoglio di<br />

avere sostenuto una buona causa,<br />

inorgoglisce. Di buone cause<br />

da sostenere però ce ne sono<br />

davvero moltissime. Si potrebbe<br />

vivere quasi di solo orgoglio. La<br />

prima riguarda la nostra dignità di<br />

giornalisti. Ma bisogna aprire gli<br />

occhi sulla situazione disperata della<br />

categoria, senza nascondersi dietro<br />

la parola ‘giornalista’. Da dove cominciare allora?<br />

Certamente interrogandosi sulle condizioni di lavoro<br />

<strong>dei</strong> moltissimi free lance che scrivono ogni mese<br />

per numerose testate, senza alcuna garanzia, ma<br />

soprattutto senza che l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> si sia<br />

mai interessato alla loro condizione. Non mi sembra<br />

più sostenibile immaginare una categoria così<br />

frammentata e fragile. Facendo appello al nostro<br />

orgoglio sarebbe bene pensare cosa fare. Sono<br />

certa che una svolta all’interno della nostra rispettata<br />

categoria, diventerebbe un monito per altri orgogliosi<br />

cambiamenti. Di cui sentiamo fortemente il bisogno.<br />

Riccarda Mandrini<br />

Su questo numero parliamo diffusamente <strong>dei</strong><br />

freelance, che stanno a cuore non soltanto all’<strong>Ordine</strong><br />

ma a tutta la categoria <strong>dei</strong> giornalisti, tanto è vero che<br />

gli scioperi di questi due anni per il mancato rinnovo<br />

del contratto di lavoro sono stati indetti anche per<br />

tutelare la dignità <strong>dei</strong> tanti collaboratori <strong>dei</strong> mezzi di<br />

comunicazione. L’<strong>Ordine</strong>, per quello che è di sua<br />

competenza (la difesa del contratto appartiene al<br />

sindacato) ha cercato di sanare le posizioni illegittime<br />

all’interno delle redazioni, riconoscendo il praticantato<br />

d’ufficio a tutti quei colleghi con postazioni di lavoro,<br />

incarichi redazionali, responsabilità di servizio. In questi<br />

ultimi anni anche molti freelance con collaborazioni<br />

continuative ed un tetto di guadagno annuo minimo<br />

di 15.000 euro hanno potuto accedere all’esame di<br />

stato e diventare professionisti. Ma essere giornalisti<br />

professionisti non garantisce ahimé il posto fisso<br />

di lavoro! Che fare dunque a favore <strong>dei</strong> tanti giovani<br />

che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese, che<br />

vivono in famiglia perché non si possono permettere<br />

un’autonomia di vita o costruire una famiglia e<br />

navigano a vista fra contratti e contrattini? Soltanto<br />

il rinnovo del contratto che prevede di valorizzare<br />

l’attività <strong>dei</strong> collaboratori rispettando retribuzioni<br />

decorose e tempi non eterni di pagamento può<br />

incominciare a dare rilievo al contributo del libero<br />

professionista. Per intanto, nel nostro piccolo, con i<br />

colleghi consiglieri abbiamo messo a disposizione <strong>dei</strong><br />

freelance sei borse di studio, per frequentare un corso<br />

Tabloid 1 / 2008<br />

La posta<br />

<strong>dei</strong> lettori<br />

di 90 ore di giornalismo investigativo<br />

ed abbiamo inviato tre freelance alla<br />

conferenza internazionale di Nairobi<br />

( i servizi <strong>dei</strong> nostri inviati su questo<br />

numero). Non è molto, direte voi.<br />

E’ vero. Ma è un modo per<br />

incoraggiare e sostenere giovani di<br />

talento attraverso iniziative “culturali”<br />

che possono arricchire la loro<br />

esperienza e dare modo di allargare<br />

le loro relazioni. L’<strong>Ordine</strong> è già un<br />

punto di riferimento in Lombardia<br />

per tutti coloro che accedono alla<br />

professione. Vogliamo diventare anche<br />

un laboratorio di riflessione sui tanti problemi che<br />

investono la nostra categoria. (L.G.)<br />

Periodici free press<br />

Ho letto con interesse l’articolo “La free press sveglia<br />

l’editoria” e concordo con il suo contenuto. Mi<br />

permetto di aggiungere che a Milano esistono anche<br />

numerosi altri periodici di informazione gratuiti, a<br />

diversa cadenza, mensile o quindicinale, dalle 5.000<br />

alle 30.000 copie, e più orientati alla vita <strong>dei</strong> diversi<br />

quartieri con attenzione alle situazioni del territorio, alle<br />

attività <strong>dei</strong> Consigli di zona. Hanno la capacità di dare<br />

voce ai disagi e alle esigenze reali <strong>dei</strong> cittadini, e fare<br />

da amplificatore ai comitati spontanei che sorgono a<br />

fronte di problemi di igiene, viabilità, ordine pubblico,<br />

verde, ecc. Anche queste pubblicazioni esistono<br />

grazie alla pubblicità e al contributo, poco più che<br />

volontario, <strong>dei</strong> diversi collaboratori che vi partecipano.<br />

Tra le numerose testate, mi piace citare quelle<br />

pluridecennali, pubblicate da Bine editore e dirette<br />

da Enzo de Bernardis, “La Zona Milano” che esce in<br />

sette edizioni diverse, il quindicinale “la Piazza” e il<br />

recentissimo “Il Mirino”, mensile di informazione della<br />

zona 8 di Milano, nato lo scorso mese di dicembre.<br />

Ugo Perugini<br />

Non solo Milano<br />

Sono contento dell’azione dell’<strong>Ordine</strong>.<br />

Mi piacerebbe che l’attenzione venisse rivolta<br />

non solo ai grandi Comuni, ma anche alle piccole<br />

realtà, i piccoli Comuni, in cui la Legge 150 è<br />

totalmente disapplicata e il lavoro del “giornalista”<br />

non viene riconosciuto o viene svolto da chiunque,<br />

a prescindere dal possesso <strong>dei</strong> requisiti previsti<br />

dalla normativa. Io rientro in questa casistica, e<br />

spero che prima o poi si affrontino anche le nostre<br />

situazioni. Magari prima di andare il pensione (fra<br />

20 anni). Un cordiale augurio per un anno carico di<br />

ogni soddisfazione, personale e professionale.<br />

Massimo Cornacchiari<br />

Comune di Bagnolo Mella (Bs)<br />

25


La voce<br />

delle redazioni<br />

L’inTiMidaziOne a un cOLLega e aL SuO giOrnaLe<br />

Quei due proiettili<br />

riciclati e spuntati<br />

La testimonianza dell’inviato speciale del “Sole 24 Ore”<br />

che ha denunciato le attività “legali” della ‘ndrangheta nelle<br />

società quotate sulle piazze finanziarie di Milano e Tokio<br />

di Roberto Gallullo<br />

Una busta, due proiettili, decine di<br />

inchieste contro le mafie: questione<br />

di numeri che si sposano con un<br />

grande giornale, come il Sole-24<br />

Ore, che tutti i giorni cerca di spiegare<br />

cifre e dati (visibili e invisibili)<br />

della finanza e dell’economia. Un<br />

giornale che, da alcuni anni, spiega,<br />

con inchieste di validi colleghi,<br />

dati e cifre della criminalità organizzata<br />

che – dalla Sicilia al Piemonte<br />

– fa correre sui binari legali e illegali<br />

dell’economia e della finanza risorse<br />

da capogiro accumulate alla luce<br />

del sole o con la copertura di società<br />

e professionisti prestanome.<br />

Questo velo ipocrita, ho contribuito<br />

negli anni – come caporedattore<br />

prima e come inviato poi – a rompere<br />

con le inchieste in particolare<br />

sulla ‘ndrangheta, la più potente organizzazione<br />

criminale in Europa e<br />

tra le più forti al mondo anche grazie<br />

all’asse con il cartello <strong>dei</strong> narcos<br />

colombiani. Ogni anno le ‘ndrine<br />

calabresi – sono 155 solo nella provincia<br />

di Reggio Calabria – hanno<br />

la possibilità di investire circa 40<br />

miliardi di euro. Il loro problema<br />

non è investire, ma come investire.<br />

Riciclaggio sì, ma anche migliaia di<br />

attività legali in tutta Italia e migliaia<br />

di azioni nelle società quotate nelle<br />

piazze finanziarie di tutto il mondo:<br />

da Milano a Tokio.<br />

Due proiettili al direttore Ferruccio<br />

de Bortoli – un grande giornalista al<br />

quale va il mio ringraziamento per<br />

il pieno sostegno che ha dato fin<br />

dal 2005 alle mie inchieste – non<br />

sono sufficienti a far arretrare lui e<br />

il giornale. Due proiettili non bastano<br />

per fermare i servizi di un giornalista<br />

sgradito alle cosche. Due<br />

proiettili, dieci o mille non fermano<br />

la coscienza, il rigore morale e la<br />

deontologia di un giornale e di un<br />

cronista.<br />

Per questo motivo – con il sostegno<br />

della direzione e della redazione -<br />

continuerò a trattare di economia<br />

criminale e di criminalità economica<br />

che sta divorando parti sane di<br />

questo Paese. Senza paure, anche<br />

perché le peggiori intimidazioni non<br />

sono contenute in una busta anonima<br />

ma nei silenzi o nelle parole<br />

<strong>dei</strong> politici, degli imprenditori, della<br />

classe dirigente o degli uomini della<br />

strada.<br />

Tante volte negli ultimi anni – non<br />

solo in Calabria, ma anche in Sicilia,<br />

Campania e Puglia dove ho<br />

svolto decine di inchieste sui traffici<br />

sporchi della criminalità – è bastata<br />

un’occhiata, un silenzio o un invito<br />

diretto a lasciare perdere quei nomi<br />

o quei dati, per farmi capire che le<br />

mie domande non erano gradite. E<br />

che, a maggior ragione, non lo sarebbero<br />

state le mie inchieste.<br />

Figuriamoci se politici collusi, imprenditori<br />

sporchi, dirigenti o funzionari<br />

pubblici corrotti e liberi professionisti<br />

prestanome <strong>dei</strong> criminali<br />

potranno gradire il fatto che da un<br />

anno una voce libera va in onda anche<br />

su Radio 24 con due programmi<br />

– “Un abuso al giorno”, trasmissione<br />

quotidiana alle 6.45 e “Guardie<br />

o ladri”, il sabato alle 19.30, fortemente<br />

voluti da un giornalista libero<br />

come Giancarlo Santalmassi – che<br />

mettono a nudo il cancro della criminalità.<br />

Ma niente paure - e mi rivolgo ai<br />

giovani che stanno iniziando ora il<br />

cammino in questa professione o<br />

lo hanno iniziato da poco - perché,<br />

senza accorgercene, noi giornalisti<br />

indossiamo una divisa che è più<br />

forte di una corazza o di un giubbotto<br />

antiproiettile, che neppure<br />

una granata può scalfire: la fiducia<br />

<strong>dei</strong> lettori. Senza quella, sì che siamo<br />

condannati a morte. La morte<br />

dell’anima: la peggiore per la dignità<br />

di un uomo.<br />

E di un Giornalista.<br />

Chi è<br />

Roberto Galullo, nato a Roma<br />

il 10 aprile 1963, è laureato in<br />

Giurisprudenza alla Sapienza e<br />

inviato speciale del Sole-24 Ore<br />

(dal 2001 al 2005 coordinatore<br />

<strong>dei</strong> dorsi regionali e dal 2005<br />

caporedattore). Ideatore e<br />

conduttore a Radio 24 di<br />

“Un abuso al giorno” e “Guardie<br />

o ladri”. E’ utore di libri<br />

per il Sole-24 Ore e Il Mulino.<br />

26 Tabloid 1 / 2008


C’erano una volta Mauro De Mauro,<br />

Mario Francese, Giancarlo Siani. Tre<br />

giornalisti, tre vittime (tra tanti) della<br />

mafia tra gli anni Settanta e Ottanta.<br />

Se è vero che oggi il giornalismo<br />

d’inchiesta ha ritrovato la necessaria<br />

grinta, è altrettanto vero che, agguerriti,<br />

lo sono anche i padrini <strong>dei</strong> clan,<br />

che non esitano a mostrare segni di<br />

fastidio (per usare un eufemismo) nei<br />

confronti di giornalisti “impiccioni”.<br />

Segni che arrivano, chiari e forti, sotto<br />

varie forme ai cronisti “chiacchieroni”:<br />

c’è chi è destinatario di lettere<br />

dai messaggi (e spesso dai contenuti)<br />

inequivocabili, chi le minacce<br />

le riceve via telefono, chi, ancora, è<br />

vittima di atti intimidatori veri e propri.<br />

Sentirsi minacciare telefonicamente<br />

da voci ignote oppure veder<br />

saltare in aria la propria automobile,<br />

per alcuni colleghi è diventata quasi<br />

una sgradevolissima routine. Tant’è.<br />

Loro resistono. Seduti al computer o<br />

fermi davanti a una telecamera, a seconda<br />

<strong>dei</strong> casi, continuano il lavoro<br />

d’inchiesta. Il prezzo? Paura? Forse.<br />

Di certo una gran rabbia e una forte<br />

voglia di ribellarsi ai poteri occulti,<br />

con il sostegno <strong>dei</strong> lettori e la forza<br />

della democrazia. La realtà è quella<br />

di vivere una vita sotto scorta. Dalla<br />

Campania alla Sicilia, dalla Lombardia<br />

alla Calabria per i giornalisti d’inchiesta<br />

poco cambia. Al massimo,<br />

a cambiare, sono i rituali con i quali<br />

mafia, camorra e ‘ndrangheta cercano<br />

di fermarli.<br />

Tabloid 1 / 2008<br />

La voce<br />

delle redazioni<br />

La nOSTra caTegOria è SeMPre Più in PriMa Linea<br />

<strong>Giornalisti</strong><br />

coraggiosi<br />

con i casi di roberto galullo e nino amadore del “Sole<br />

24 Ore”, si allunga l’elenco <strong>dei</strong> colleghi presi di mira dalle<br />

organizzazioni criminali. da graziella Proto a Lirio<br />

abbate: a tutti la solidarietà dell’<strong>Ordine</strong> della Lombardia<br />

Oltre ai recenti casi di Roberto Galullo<br />

(vedi pagina a fianco) e Nino Amadore<br />

del Sole 24 Ore, ecco, di seguito,<br />

chi sono i nuovi protagonisti di un<br />

giornalismo… scomodo, per i quali<br />

l’<strong>Ordine</strong> della Lombardia esprime la<br />

propria solidarietà.<br />

Salvatore Minieri: lavora alla Gazzetta<br />

di Caserta ed è l’ultimo, in ordine di<br />

tempo, finito nel mirino della camorra.<br />

Lo scorso 21 gennaio, ignoti hanno<br />

esploso colpi di fucile contro la sua<br />

abitazione a Pignataro Maggiore.<br />

Lirio Abbate: cronista della sede<br />

dell’Ansa a Palermo e corrispondente<br />

de La Stampa, 36 anni, vive sotto<br />

scorta da diversi mesi, dopo le lettere<br />

minatorie arrivate in seguito alla pubblicazione<br />

del suo libro I complici -Tutti<br />

gli uomini di Bernardo Provenzano da<br />

Corleone al Parlamento. Ad Abbate,<br />

autore dello scoop sull’arresto del boss<br />

Provenzano, nello scorso settembre<br />

ignoti hanno cercato di far saltare in<br />

aria l’automobile.<br />

Carlo Pascarella: responsabile della<br />

cronaca nera del Giornale di Caserta,<br />

33 anni, vive sotto scorta dall’estate<br />

2007 a causa di minacce e atti intimidatori<br />

rivolti a tutta la sua famiglia.<br />

Enzo Palmesano: sempre del Giornale<br />

di Caserta, ha 49 anni e per i suoi<br />

articoli poco graditi è destinatario da<br />

anni di minacce.<br />

Luigi Guido: giornalista di Calabria<br />

Ora, a Cosenza. Ha 38 anni e nell’agosto<br />

scorso è stato destinatario di telefonate<br />

minatorie da parte di parenti di<br />

mafiosi arrestati. Oltre a una anonima,<br />

la più esplicita.<br />

Federico Orlando: direttore della<br />

Tv7 di Partitico (PA), 43 anni. Il 26 luglio<br />

2007, a finire nel mirino, la sua<br />

auto: devastata.<br />

Vincenzo Brunelli: 37 anni, della<br />

Gazzetta del Sud a Cosenza. Da<br />

quando gli hanno incendiato l’auto,<br />

la scorsa primavera, la sua casa è<br />

sotto vigilanza.<br />

Riccardo Orioles e Graziella Proto:<br />

ex cronisti de I Siciliani, ora direttori del<br />

mensile Casablanca di Catania. Vittime,<br />

a marzo 2007, di un misterioso furto di<br />

materiale editoriale in redazione.<br />

Dino Paternostro: corrispondente<br />

del quotidiano La Sicilia, ha 55 anni.<br />

Nel gennaio 2006, poco dopo<br />

l’uscita del suo libro I corleonesi, gli<br />

incendiarono l’auto.<br />

Cosmo Di Carlo: corrispondente del<br />

Giornale di Sicilia, ha 53 anni. Nel settembre<br />

2002 gli hanno bruciato il portone<br />

di casa.<br />

Ruggero Cristallo: giornalista della<br />

Gazzetta del Mezzogiorno a Bari, ha 34<br />

anni. A casa gli è stata recapitata una<br />

testa di coniglio.<br />

Arnaldo Capezzuto: ex giornalista<br />

di Napolipiù, ora a Il Napoli, ha 36<br />

anni ed è stato destinatario di una<br />

lettera “illustrata”: un messaggio<br />

scritto e due teste mozzate.<br />

Pino Maniaci: giornalista di Telejato, a<br />

Partitico (PA), ha collezionato 257 querele<br />

e un pestaggio per le sue inchieste<br />

sull’ambiente.<br />

27


La voce<br />

delle redazioni<br />

RCS PeRIoDICI / I RISULTATI DI UN STUDIo DeL CDR di questa si nota un prevalere della categoria<br />

free lance (36,5%). C’è, invece,<br />

un 11,1% che si piazza nell’area “pa-<br />

Vita da free lance<br />

tra luci e ombre<br />

Si guadagna meno, ma si è più liberi. Si lavora di più,<br />

ma con meno sicurezze. Pur con qualche pregio,<br />

la condizione (precaria) <strong>dei</strong> collaboratori è davvero<br />

una strada obbligata, nell’era selvaggia della flessibilità?<br />

Flessibilità. Precarietà. Termini ormai<br />

sempre più in uso nelle redazioni. Con<br />

un fiorire di contratti atipici. Partendo<br />

dal presupposto che la Lombardia è la<br />

regione con il più elevato livello di questi<br />

contratti di parasubordinazione, tra<br />

co.co.pro e collaborazioni coordinate<br />

e continuative, il Comitato di Redazione<br />

della Rcs Periodici ha realizzato, tra<br />

luglio e dicembre 2006, una ricerca<br />

su collaboratori, free lance, lavoratori<br />

autonomi per cercare di fotografare<br />

la realtà nelle testate del gruppo. Una<br />

ricerca che dà la misura del lavoro <strong>dei</strong><br />

free lance.<br />

Al momento della ricerca, i collaboratori<br />

in Rcs Periodici erano circa 600,<br />

su 250 colleghi regolarmente assunti.<br />

Il questionario è stato indirizzato al<br />

50% <strong>dei</strong> collaboratori, ovvero ai 300<br />

che avevano da almeno un anno un<br />

rapporto di collaborazione strutturato<br />

con una redazione. Si è arrivati a raccogliere<br />

80 questionari non completi e<br />

50 completi, che significa che il 16,6%<br />

<strong>dei</strong> collaboratori ha… collaborato alla<br />

ricerca. All’interno di questo, le donne<br />

rappresentano il 58%, in linea con<br />

quanto avviene a livello generale soprattutto<br />

nel terziario. Il 31% ha un’età<br />

compresa tra i 25 e i 35 anni, mentre i<br />

maschi nella stessa fascia d’età sono<br />

il 38%. Un altro 31% è tra i 35 e 45<br />

anni (sempre il 38% per i maschi). Non<br />

è una sorpresa: la fascia d’età che si<br />

confronta più da vicino con il fenomeno<br />

della precarizzazione è quella <strong>dei</strong><br />

trenta/quarantenni (si scende al 20,6%<br />

tra i 45-55 anni e al 10,3% dopo i 55<br />

anni). Quanto al livello di istruzione,<br />

il 62% delle donne ha una laurea e il<br />

20,6% un titolo post laurea. Le percentuali<br />

si riducono drasticamente per<br />

gli uomini, rispettivamente al 47% e al<br />

14%, confermando il dato nazionale<br />

di un più alto livello di istruzione delle<br />

donne rispetto agli uomini.<br />

L’86,5% del campione che presta la<br />

sua opera più o meno occasionalmente<br />

per le testate Rcs ha mansioni di<br />

scrivente, mentre gli stylist raggiungono<br />

un 7,6%, i grafici l’1,9%, stessa<br />

percentuale <strong>dei</strong> fotografi. Dalla ricerca<br />

emerge che l’80,9% <strong>dei</strong> colleghi free<br />

lance della Periodici a luglio 2006 (momento<br />

in cui è fissata la raccolta <strong>dei</strong><br />

dati) è concentrato nell’area “autonomi”,<br />

ovvero coloro che lavorano con<br />

partita Iva, chi offre collaborazioni spot,<br />

chi è soggetto al diritto d’autore e i free<br />

lance a borderò. Non solo: all’interno<br />

retribuzione<br />

media mensiLe<br />

20%<br />

12%<br />

■ meno di 600 euro ■ 600/1200 euro<br />

■ 1200/1800 euro ■ 1800/2500 euro<br />

■ 2500/3000 euro ■ oltre 3000 euro<br />

grafico 4<br />

10%<br />

18%<br />

rasubordinati” (co.co.co; co.co.pro) e<br />

un 7,9% di cosiddetti “subordina-ti”,<br />

ovvero i contratti a termine e gli interinali.<br />

Perfettamente in linea con la tendenza<br />

generale: il lavoro atipi-co, lungi<br />

dal rappresentare una congiuntura, un<br />

episodio, un passaggio all’interno della<br />

vita lavorativa dell’individuo, si fa<br />

strutturale. e si allarga, si approfondisce:<br />

la progressiva amplificazione del<br />

numero delle figure flessibili ammesse<br />

dalla legge consente oggi al datore di<br />

lavoro una discrezionalità ancora più<br />

ampia di quella presente anche solo<br />

cinque anni fa.<br />

Per quanto concerne il livello salariale,<br />

il 22% del campione dichiarava di guadagnare<br />

tra i 600 e i 1.200 euro lordi al<br />

mese. Al di sotto di questo dato, che<br />

rappresenta la maggioran-za relativa<br />

delle risposte, c’è una co-spicua fetta<br />

di colleghi free lance che incassa meno<br />

di 600 euro lordi al mese (18%), e appena<br />

al di sopra altrettanti (18%) arrivano<br />

a uno stipendio mensile tra 1.200 e i<br />

1.800 euro lordi. In fascia media il 12%<br />

(1.800-2.500 euro lordi) e poi un 20% in<br />

fascia più alta (2.500-3.000). Con un rapido<br />

calcolo si nota che tra meno di 600<br />

e 1.800 euro lordi si concentra il 58%<br />

delle risposte, confermando, anche tra<br />

i colleghi che lavorano nei periodici e<br />

all’interno di una grande casa editrice,<br />

stipendi ben al di sotto del decoro. Vale<br />

la pena, al riguardo, ricordare che in<br />

Italia la soglia di povertà è stabilita dal<br />

rapporto Istat 2005 in 542 euro netti al<br />

mese per individuo.<br />

eppure le sorprese non mancano. e<br />

la scomposizione <strong>dei</strong> dati sui salari<br />

per genere lo conferma. Il 10,3% delle<br />

donne del campione guadagna meno<br />

di 600 euro lordi al mese, il 24,1% tra<br />

600 e 1.200, il 20,6% tra 1.200 e 1.800.<br />

Se osserviamo il campione maschile,<br />

notiamo che la quota di uomini che<br />

guadagnano meno di 600 euro sale al<br />

28%. È probabile che il maggior guadagno<br />

relativo delle donne sia soprattutto<br />

imputabile al processo di degenerizzazione<br />

dell’attività giornalistica<br />

nei periodici, in seguito alla maggior<br />

presenza femminile. Se è vero, come<br />

è vero, che contano i flussi di relazione<br />

28 Tabloid 1 / 2008<br />

18%<br />

22%


7,1%<br />

14,8%<br />

3,7%<br />

14%<br />

e i canali di fidelizzazione, possiamo<br />

dedurre che, forse, le giornaliste sono<br />

più abili nel “tessere reti” rispetto agli<br />

uomini. Questo dato dimostra come<br />

il settore della carta stampata venga<br />

oggi maggiormente percorso dalle<br />

donne, ma potrebbe essere valutato,<br />

al contrario, anche come un minor interesse<br />

degli uomini a presidiare aree<br />

ritenute meno appetibili per retribuzione<br />

e/o considerazione sociale.<br />

Il 37% degli intervistati individua nell’autonomia<br />

l’aspetto più positivo del<br />

proprio status, il 16% sottolinea con<br />

piacere la mancanza di monotonia, il<br />

14% la possibilità di gestire i propri<br />

orari, il 14,8% la dinamicità. Viceversa,<br />

preoccupa la labilità del rapporto<br />

di lavoro (18,4%) e un 41% si dice<br />

insoddisfatto <strong>dei</strong> guadagni, <strong>dei</strong> tempi<br />

di pagamento e della scarsa conside-<br />

2006<br />

7,9%<br />

11,1%<br />

81%<br />

■ Subordinati ■ Autonomi<br />

■ Parasubordinati ■ Altro<br />

Tabloid 1 / 2008<br />

■ autonomia<br />

La voce<br />

delle redazioni<br />

distribuzione <strong>dei</strong> Free-Lance a seconda <strong>dei</strong> motivi di ...<br />

So d d iS fa z i o n e<br />

37%<br />

16%<br />

7,4%<br />

■ relazioni<br />

■ mancanza<br />

di monotonia<br />

■ orari<br />

■ assenza di<br />

rapporti gerarchici<br />

■ dinamicità<br />

■ altro<br />

razione di cui si gode nei giornali. Chi<br />

vive una condizione di precarietà da<br />

almeno cinque-sette anni sottolinea<br />

come siano progressivamente peggiorati<br />

gli stipendi (18,4%), il tempo<br />

di lavoro aumentato (15,7%), la qualità<br />

scaduta (13,1%), la competizione<br />

esplosa (10,5%). Il 38,7% di coloro<br />

che vivono da meno tempo una condizione<br />

di lavoro atipica (1-3 anni)<br />

mantiene salda la speranza di potersi<br />

inserire in una redazione, il 22,5% ritiene<br />

che guadagnerà meglio, il 12,9%<br />

che gli sarà consentito, se non altro,<br />

di governare meglio il proprio tempo.<br />

La ricerca svolta tra le lavoratrici free<br />

lance della Rcs Periodici conferma un<br />

percorso a cui hanno assistito anche<br />

altri settori in precedenza: i media si<br />

aprono vistosamente alle donne, ma<br />

questa maggiore occupabilità non è<br />

■ Subordinati ■ Autonomi<br />

■ Parasubordinati ■ Altro<br />

75,5%<br />

6,7%<br />

10,9%<br />

11,8%<br />

2,1%<br />

11,8%<br />

10,1%<br />

tipoLogia contrattuaLe<br />

2005 2003<br />

14%<br />

10,5%<br />

66%<br />

19,1%<br />

■ Subordinati ■ Autonomi<br />

■ Parasubordinati ■ Altro<br />

in S o d d iS fa z i o n e<br />

12,6%<br />

18,5%<br />

17,6%<br />

■ precarietà<br />

■ guadagni inadeguati<br />

■ tempi <strong>dei</strong> pagamenti<br />

■ poca considerazione<br />

■ autonomia e superiori<br />

■ orari e altro<br />

■ mancanza<br />

di fidelizzazione<br />

■ ricattabilità<br />

garanzia di una contemporanea maggior<br />

qualità, anzi. Il 42,8% delle intervistate<br />

ha già figli, mentre il 57,1% non<br />

ne ha e, di queste, il 43,7% ritiene che<br />

una condizione di lavoro non stabile<br />

influisca tra abbastanza e molto in tale<br />

“mancanza”. Da sottolineare come<br />

questo limite sembra essere ancora<br />

più avvertito dagli uomini del campione,<br />

secondo i quali l’essere precari influisce<br />

“molto” sulle scelte riproduttive<br />

nel 23% <strong>dei</strong> casi e “abbastanza” nel<br />

53,8%. e se il 14,8% <strong>dei</strong> maschi si<br />

trasformerebbe in un lavoratore dipendente,<br />

perché spinto dall’idea di più<br />

ampi introiti economici, un 6,3% non<br />

ci ha mai pensato.<br />

È possibile che in futuro l’assenza di<br />

fidelizzazione portata con sé dalla assenza<br />

di stabilità si trasformi in un vistoso<br />

limite per l’impresa stessa.<br />

12,8%<br />

■ Subordinati ■ Autonomi<br />

■ Parasubordinati ■ Altro<br />

55,8%<br />

2001<br />

23,3%<br />

20,9%<br />

29


La voce<br />

delle redazioni<br />

Quadratum chiude lo storico femminile, a due anni e mezzo dall’acQuisto<br />

“Vera” non rende?<br />

Via le giornaliste<br />

Scarsa pubblicità e discutibili operazioni di marketing<br />

per il mensile nato in Gruner und Jahr-Mondadori nel<br />

1990. E per i dipendenti scatta la cassa integrazione<br />

di Paola Manzoni*<br />

12 settembre 2007, ore 11: ci ritroviamo<br />

tutte nell’ufficio del direttore<br />

per una riunione di redazione. Oggetto:<br />

programmazione <strong>dei</strong> primi numeri<br />

del 2008.<br />

12 settembre 2007, ore 16: di nuovo<br />

tutte insieme, di nuovo nell’ufficio del<br />

direttore. Oggetto: comunicazione<br />

della chiusura del giornale. Vera Magazine,<br />

il nostro giornale, finisce qui.<br />

Così, nel giro di poche ore, è cambiata<br />

la nostra vita (professionale,<br />

ma non solo…). Improvvisamente e<br />

inaspettatamente (almeno per noi)<br />

l’editore aveva deciso, a soli due<br />

anni e mezzo dalla sua acquisizione<br />

(l’editrice Quadratum acquistò Vera<br />

Magazine, mensile nato nel 1990,<br />

dalla Gruner und Jahr-Mondadori<br />

nel marzo 2005, ndr), di chiudere un<br />

femminile storico, a causa, ufficialmente,<br />

di scarsi introiti pubblicitari<br />

e di altrettanto scarsi introiti nella<br />

vendita con collaterali (i gadget, per<br />

intenderci). Salta all’occhio,<br />

dalla tabella a fianco,<br />

il calo di diffusione<br />

rispetto alla media mobile<br />

dell’anno precedente,<br />

quando Vera<br />

era in edicola in abbinamento<br />

ad altre testate.<br />

Nulla poi è stato fatto.<br />

Neppure per cambiare.<br />

L’editore, al contrario,<br />

nulla aveva da ridire sui<br />

contenuti del giornale,<br />

sul nostro lavoro, sulla<br />

nostra professionali-<br />

tà… Tant’era: immediata partiva la<br />

richiesta di cassa integrazione per<br />

l’intera redazione: 13 persone, di<br />

cui due segretarie, un direttore e tre<br />

professionalità grafiche reintegrate<br />

(non senza problemi) nelle altre testate<br />

della Quadratum. Il sindacato (dal<br />

nostro Cdr alla Lombarda, alla FNSI)<br />

da quel 12 settembre ci sostiene e ci<br />

appoggia, anche legalmente, senza<br />

tregua, con tanto di ordine del giorno<br />

all’ultimo Congresso della FNSI e<br />

interpellanza parlamentare dell’onorevole<br />

De Biasi. Ma, nonostante due<br />

mesi infuocati di trattativa sindacale,<br />

con la quale chiedevamo, sopra a<br />

ogni altra cosa, garanzie scritte di<br />

reintegro per tutte, dal 26 novembre<br />

scorso la Quadratum ha messo noi<br />

giornaliste di Vera Magazine in cassa<br />

integrazione, senza accordo sindacale,<br />

unilateralmente, a zero ore, per<br />

24 mesi. Siamo sette e siamo donne.<br />

Donne cariche di professionalità e<br />

MENSILI FEMMINILI AdS<br />

Testata Diffusione Variazione<br />

Silhouette Donna 329.264 1,1<br />

Glamour 289.190 -1,9<br />

Cosmopolitan 230.029 -6,3<br />

Elle 174.475 7,7<br />

Amica 171.929 -9,1<br />

Marie Claire 168.764 2,3<br />

Flair 166.267 0,1<br />

Vera Magazine 57.937 -48,8<br />

Fonte: Ads media mobile novembre 2006 - ottobre 2007 (*)<br />

• L’ultimo numero di Vera Magazine<br />

che è andato in edicola a fine 2007<br />

ricche di umanità. Donne che credevano<br />

nel loro giornale, attraverso<br />

il quale parlavano ad altre donne che<br />

avevano voglia (e forse anche bisogno)<br />

di ascoltare. Donne che sapevano<br />

lavorare bene e in armonia con<br />

altre donne. Donne che, dopo pianti e<br />

urla (non sapete quanti!), si sono leccate<br />

le ferite, hanno rialzato la testa<br />

e si sono rimesse in gioco. Donne,<br />

però, che troppo spesso ai colloqui<br />

di lavoro vedono messa in dubbio la<br />

loro professionalità (e questa forse<br />

è una prassi che non ha sesso) e,<br />

in più, si sentono porre domande<br />

sulla loro vita privata. Perché essere<br />

donne piene di vita, nel pieno della<br />

vita (come noi) viene vissuto come<br />

un limite da chi può offrirti un lavoro.<br />

Altro che pari opportunità.<br />

Negli Stati Uniti, mi raccontava<br />

un’amica che là ha lavorato, una<br />

trentenne o over che a un colloquio<br />

si dichiari single pare sia svantaggiata<br />

rispetto a una divorziata: come<br />

dire che, se a una certa età nessuno<br />

ancora ti si è pigliato, forse è perché<br />

celi qualche problemino caratteriale.<br />

Tutto il mondo è paese. Ma questo,<br />

intendiamoci, non ci conforta affatto.<br />

Perché noi ex di Vera Magazine<br />

siamo donne forti e vogliamo andare<br />

avanti, senza però smettere di lottare<br />

contro quella che sappiamo essere<br />

stata un’ingiustizia.<br />

vice direttore di Vera Magazine<br />

30 Tabloid 1 / 2008


Tabloid 1 / 2008<br />

La voce<br />

<strong>dei</strong> pubblicisti<br />

ECCO L’ELENCO DEI REQUISITI RICHIESTI PER L’ISCRIZIONE ALL’ALBO<br />

Un primo passo<br />

verso la professione<br />

Ma l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti non può riconoscere il lavoro nelle redazioni<br />

di editoria libraria e nelle riviste a carattere tecnico, professionale<br />

o scientifico il cui direttore responsabile è iscritto all’elenco speciale<br />

di Stefano Gallizzi<br />

Quali sono i requisiti per diventare<br />

pubblicista? È questa la domanda<br />

che sempre più spesso viene rivolta<br />

all’<strong>Ordine</strong> dalle tantissime persone<br />

che aspirano a compiere questo primo<br />

passo ufficiale nel giornalismo.<br />

Le regole sono pochissime.<br />

Ecco, in sintesi, i requisiti richiesti:<br />

1 Gli ultimi due anni di attività giornalistica<br />

continuativa, non occasionale,<br />

e retribuita regolarmente.<br />

La Finanziaria 2007 (legge 296/2006)<br />

ha stabilito nuove tempistiche per<br />

l’entrata in vigore <strong>dei</strong> limiti al di sotto<br />

<strong>dei</strong> quali i compensi potranno ancora<br />

essere incassati in contanti.<br />

In particolare:<br />

• Fino al 30.06.2008 il limite degli<br />

incassi in contanti è fissato in 1.000<br />

(mille) euro;<br />

• Dal 01.07.2008 al 30.06.2009 viene<br />

stabilito in 500 (cinquecento) euro;<br />

• Dall’01.07.2009, non si potranno<br />

incassare contanti per importi superiori<br />

a 100 euro.<br />

2 La dichiarazione <strong>dei</strong> direttori responsabili<br />

(delle pubblicazioni) devono<br />

comprovare l’attività pubblicistica,<br />

regolarmente retribuita da<br />

almeno due anni.<br />

Per gli articoli non firmati, o firmati<br />

con pseudonimo, il direttore responsabile<br />

della testata deve porre<br />

la controfirma.<br />

3 La domanda deve essere corredata<br />

dai giornali e dai periodici che<br />

riportano i servizi, gli articoli e le corrispondenze.<br />

Per numero, devono<br />

essere almeno 65 nel biennio per i<br />

quotidiani e 40/50 per i periodici.<br />

Le notizie brevi non possono essere<br />

conteggiate.<br />

Gli aspiranti pubblicisti, qualora guadagnino<br />

più di 5mila euro all’anno,<br />

devono essere assicurati con la gestione<br />

separata dell’Inps. Non sono<br />

assicurati con l’Inps coloro che<br />

hanno accordi scritti di data certa (e<br />

con anticipo rispetto all’inizio delle<br />

collaborazioni) con gli editori, accordi<br />

scritti che prevedono la cessione<br />

<strong>dei</strong> diritti d’autore.<br />

Va anche ribadito che il Consiglio<br />

non accetta pagamenti unici al<br />

termine del biennio di attività giornalistica.<br />

4 Retribuzione adeguata: è giudicata<br />

tale, per ognuna delle previste<br />

prestazioni giornalistiche, quando<br />

almeno non sia inferiore al 25%<br />

della somma prevista dal Tariffario<br />

stabilito ogni anno per le prestazioni<br />

professionali autonome <strong>dei</strong> giorna-<br />

listi (così il Consiglio nazionale con<br />

delibera 30 ottobre 1995).<br />

Purtroppo, però, il proliferare di tante<br />

piccole testate e la crisi <strong>dei</strong> giornali<br />

fa sì che, sempre più spesso, i guadagni<br />

presentati dagli aspiranti pubblicisti<br />

siano davvero irrisori.<br />

Quello <strong>dei</strong> compensi bassi è, comunque,<br />

un problema che può interessare<br />

anche le testate nazionali.<br />

In questo senso l’<strong>Ordine</strong>, di fronte<br />

a compensi indiscutibilmente bassissimi,<br />

cerca di andare incontro<br />

alle attese degli aspiranti colleghi<br />

che altrimenti, dopo essere sfruttati<br />

dagli editori, subirebbero anche la<br />

beffa di non vedersi riconosciuto il<br />

lavoro svolto.<br />

Infine una precisazione. Dal lavoro<br />

giornalistico sono esclusi i libri e le<br />

collaborazioni svolte presso pubblicazioni<br />

a carattere tecnico, professionale<br />

o scientifico (dirette da iscritti<br />

all’Elenco Speciale).<br />

31


Multimedialità<br />

nuovi attori e metodi della ComuniCazione<br />

Il giornalista<br />

ai tempi del blog<br />

Con l’avvento delle nuove tecnologie la nostra professione<br />

non perde, ma acquista importanza. Per verificare le fonti,<br />

selezionare le notizie e raccontare la verità “non virtuale” <strong>dei</strong> fatti<br />

di Luciano Paccagnella*<br />

L’amore (per il giornalismo) ai tempi del colera (del blog). Per continuare<br />

ad esercitare con l’indispensabile dedizione questa professione, ci vuole<br />

oggi tutto l’amore, paziente e infinito, cantato da Gabriel Garcia Marquez<br />

nel suo straordinario romanzo. Un amore incrollabile che, di fronte alle<br />

continue, crescenti difficoltà non può arrendersi. Anzi, deve rinvigorire di<br />

fronte agli attacchi sconsiderati, come quelli di chi ha definito i giornalisti<br />

“vera casta” di pennivendoli. Sarà per il senso di onnipotenza che può<br />

aver colto il comico Grillo dopo i V-Day; sarà che Internet in America,<br />

dove nascono 175mila blog al giorno, è diventato, per certi versi, terra<br />

di reclutamento <strong>dei</strong> crociati che pretenderebbero di combattere, loro,<br />

contro i santuari della stampa e le commistioni tra notizie e pubblicità,<br />

ma ora più che mai per il giornalismo è necessario non disarmare.<br />

Viviamo in una società dell’informazione in cui, come afferma il professor<br />

Luciano Paccagnella (foto sopra) nell’articolo qui di seguito, “i blog<br />

offrono filtri più o meno personali e autorevoli ai fatti che accadono nel<br />

mondo”. Oltre ai blog, “altri intermediari si affiancano al giornalismo<br />

tradizionale nella selezione e nella presentazione delle notizie al grande<br />

pubblico. Ma questo non significa affatto che la figura del giornalista è<br />

destinata a scomparire”, continua il professor Paccagnella. Che, anzi, nel<br />

resto dell’articolo sottolinea come il ruolo del giornalista possa acquistare,<br />

proprio grazie ai new media, una rinnovata importanza. (A. A.)<br />

La nuova professione<br />

“Società dell’informazione”: significa<br />

che l’informazione diventa la<br />

principale risorsa attorno alla quale<br />

si accentrano interessi economici,<br />

politici e culturali. Contrariamente<br />

ad alcuni slogan molto diffusi in<br />

anni recenti, il possesso di molte<br />

informazioni non rappresenta di<br />

per sé una nuova forma di potere.<br />

Basti pensare a come oggi ogni<br />

cittadino (almeno nei paesi industrializzati)<br />

abbia accesso a una<br />

quantità enorme di informazioni, di<br />

cui difficilmente può fare un utilizzo<br />

reale: trasmissioni televisive digitali<br />

e via satellite, telefoni cellulari e<br />

altri dispositivi di comunicazione<br />

personale mobile, banche dati su<br />

supporti fisici (CD-ROM, DVD) e on<br />

line, stampa periodica tradizionale,<br />

free press e molto altro, compresi<br />

naturalmente i cosiddetti “nuovi<br />

media”, Internet in primo luogo.<br />

In uno scenario come questo, non è<br />

tanto il reperimento o lo stoccaggio<br />

delle informazioni ad assumere particolare<br />

rilevanza, quanto piuttosto<br />

le competenze individuali necessarie<br />

per gestire ed elaborare in modo<br />

critico questo oceano di dati e di<br />

notizie.<br />

Filtri necessari<br />

È proprio la sovrabbondanza informativa<br />

ad aver fatto emergere in<br />

questi ultimi anni nuove particolari<br />

figure che potremmo definire di “intermediazione<br />

e filtraggio”, come<br />

ad esempio i motori di ricerca sul<br />

web, strumenti indispensabili per<br />

districarsi su una ragnatela ormai<br />

infinitamente complessa.<br />

Oppure i blog, che nel loro complesso<br />

(in quella particolare dimensione<br />

della rete chiamata “blogosfera”) offrono<br />

commenti, recensioni, filtri più<br />

o meno personali e autorevoli ai fatti<br />

che accadono nel mondo.<br />

O ancora fenomeni come Wikipedia,<br />

l’enciclopedia libera online a cui tutti<br />

possono partecipare scrivendo o<br />

modificando le varie voci, in un gigantesco<br />

esperimento di gestione<br />

collettiva della conoscenza.<br />

Questi nuovi intermediari si affiancano<br />

al giornalismo tradizionale,<br />

A volte, sui giornali, si spaccia per fresca<br />

una notizia che è in rete da settimane.<br />

Ma non sempre le news sul web sono vere<br />

32 Tabloid 1 / 2008


che per molti anni ha<br />

goduto di una sorta<br />

di monopolio nell’accesso,<br />

nella selezione<br />

e nella presentazione<br />

delle notizie al grande<br />

pubblico. Questo non<br />

significa affatto che la<br />

figura del giornalista è<br />

destinata a scomparire.<br />

Al contrario, essa<br />

acquista una rinnovata<br />

importanza, a patto di<br />

non lasciarsi coinvolgere<br />

in fuorvianti “competizioni”<br />

con i nuovi intermediari<br />

cui si è accennato sopra e a patto<br />

di avere il coraggio di intraprendere<br />

una poderosa opera di rinnovamento<br />

professionale.<br />

Questo significa in primo luogo formazione:<br />

non è pensabile che un<br />

professionista non sappia usare gli<br />

strumenti del web 2.0 almeno altrettanto<br />

bene di quanto li sappiano<br />

usare i suoi lettori. Il rischio è quello<br />

di spacciare per fresca una notizia<br />

già in circolo da settimane nei blog<br />

specializzati.<br />

Aggiornamento continuo<br />

In secondo luogo, il giornalismo nel<br />

suo complesso deve sapersi aprire<br />

all’esterno accettando le sfide<br />

<strong>dei</strong> nuovi media con serenità. Non<br />

è semplice, come ben sa chi, fino<br />

a ieri, ha dovuto rovistare la cantina<br />

alla ricerca di una macchina per<br />

scrivere con cui sostenere l’esame<br />

di stato. Ma questo comporta anche,<br />

più in generale, sapersi fare<br />

parte attiva nel dibattito pubblico e<br />

nelle azioni legislative a proposito<br />

di Internet e nuovi media, accantonando<br />

i corporativismi che talvolta<br />

affiorano in alcune proposte (ha<br />

senso chiedere, come periodicamente<br />

accade, l’obbligo di registrazioni<br />

varie per blog e siti web?).<br />

Infine, il nuovo giornalista deve saper<br />

fare tesoro di ciò che la gente si<br />

aspetta da lui: non tanto e non solo<br />

la diffusione di notizie inedite, quanto<br />

piuttosto l’offerta di chiavi di lettura<br />

autorevoli, di sintesi critiche, di riflessioni<br />

non scontate. Non è un compito<br />

facile, ma è proprio questo ciò che è<br />

Tabloid 1 / 2008<br />

Multimedialità<br />

raro trovare sui blog o sul web, perché<br />

richiede professionalità specifiche.<br />

Oggi qualunque professionista deve<br />

fare i conti con lo studio, l’aggiornamento<br />

e la formazione continui.<br />

Il giornalista, per il fatto di lavorare<br />

con l’informazione all’interno di una<br />

•<br />

Alcuni siti di grande consultazione.<br />

Spesso gli utenti possono intervenire<br />

a modificare i contenuti. Ma le fonti<br />

e le news vanno verificate. Da giornalisti.<br />

società che fa dell’informazione la<br />

sua risorsa più importante, deve<br />

rassegnarsi a studiare un po’ più<br />

degli altri.<br />

(*) professore di Sociologia<br />

della comunicazione e delle reti<br />

telematiche all’università di Torino.<br />

Per saperne di più<br />

La guida fondamentale ai new media<br />

Capire i new media: culture, comunicazione, innovazione<br />

tecnologica e istituzioni sociali è il titolo dell’edizione<br />

italiana dell’approfondito ed esauriente volume Handbook<br />

of New Media, della Sage Publications di Londra. In esso,<br />

a cura delle due ricercatrici Leah A. Lievrouw e Sonia<br />

Livingstone, sono raccolti i saggi di una quindicina <strong>dei</strong> più<br />

noti studiosi mondiali di new media.<br />

Per affrontare appropriatamente la complessità e la specificità della<br />

materia trattata, l’editore Hoepli ha, a sua volta, affidato la cura delle<br />

parti in cui è suddivisa l’edizione italiana a tre specialisti nostrani: “New<br />

media, comunicazione e cultura” alla professoressa Francesca Pasquali,<br />

dell’università di Bergamo; “New media e innovazione tecnologica” al<br />

professor Giovanni Boccia Artieri, dell’Università di Urbino; “New media<br />

e istituzioni sociali” al professor Luciano Paccagnella, dell’università<br />

di Torino. Nella sua presentazione della terza parte, quest’ultimo<br />

scrive significativamente: “Sul piano delle loro relazioni con il sistema<br />

istituzionale, i new media (e Internet in particolare) si presentano come<br />

fortemente ambivalenti, sostenendo al tempo stesso libertà e controllo,<br />

democrazia e fondamentalismi, dialoghi e monologhi. I contenuti digitali,<br />

che da un lato si prestano a esperienze di costruzione dal basso e<br />

di condivisione orizzontale (per esempio, attraverso gli strumenti del<br />

cosiddetto web2.0: wiki, blog, reti peer to peer e così via), dall’altro lato<br />

richiedono l’intervento di nuove figure di mediazione“.<br />

Leah A. Lievrouw-Sonia Livingstone (a cura di): Capire i new<br />

media: culture, comunicazione, innovazione tecnologica e istituzioni<br />

sociali, edizione italiana a cura di Giovanni Boccia Artieri, Luciano<br />

Paccagnella, Francesca Pasquali, Ulrico Hoepli Editore, Milano,<br />

2007, pagg. 415, 28,50 e<br />

33


In tre anni l’industria editoriale americana<br />

ha perso 11 miliardi di dollari<br />

di capitalizzazione (uniche eccezioni<br />

Washington Post e Dow Jones). La<br />

pubblicità cala dell’1% sui quotidiani<br />

cartacei, mentre sale del 14,2%<br />

sull’online.<br />

Il valore dell’industria <strong>dei</strong> giornali negli<br />

Usa è calato del 42% dal 2004 a<br />

oggi, per un ammontare di perdite<br />

per complessivi di 11 miliardi di dollari.<br />

Rispetto all’anno scorso il calo<br />

è stato del 26%.<br />

Le stime sono di Alan Mutter, un<br />

analista <strong>dei</strong> media e creatore di un<br />

interessante blog, “Reflections of a<br />

Newsosaur” (riflessioni di un newsosauro,<br />

ndr). Qualcuno parla di una<br />

sorta di “debolezza ciclica” del settore,<br />

come rileva Henry Blodget su<br />

Sylicon Valley Insider, ma la notizia<br />

ha fatto parecchio rumore in questi<br />

giorni negli Stati Uniti, dove si è<br />

sviluppata una fortissima sensibilità<br />

per l’ andamento della stampa e in<br />

particolare <strong>dei</strong> quotidiani.<br />

Come mostra la tabella qui a fianco,<br />

alcune aziende hanno perso in percentuali<br />

allarmanti.<br />

La Journal Register Co., ad esempio,<br />

ha perso il 91% con un ammontare<br />

di 68.9 milioni di dollari. Il Sun-Times<br />

Media Group ha registrato un calo<br />

dell’86% (176.7 milioni di dollari) e<br />

McClatchy è al -82% (1.03 miliardi di<br />

dollari). Il declino va poi inquadrato,<br />

secondo Henry Blodget, nell’ incremento<br />

generale della capitalizzazione<br />

di borsa negli ultimi 3 anni, pari<br />

rispettivamente al 17% e al 15.6%<br />

degli indici di Standard and Poor’s<br />

e Dow Jones.<br />

L’osservatorio<br />

sull’estero<br />

datI, anaLIsI, antIcIpazIonI e frammentI daL futuro<br />

Usa, un’editoria da flop<br />

In un anno l’industria <strong>dei</strong> giornali americani è calata del 26%, in tre anni (dal 2004 a<br />

oggi) del 42%. La spesa pubblicitaria, nel suo complesso, crescerà del 4,2% nel 2008,<br />

soprattutto grazie ai Giochi olimpici e al diluvio di dollari elettorali, ma non toccherà<br />

i giornali: scende, infatti, dell’1% sui quotidiani e sale del 14,2% solo sulle testate online<br />

a cura di Pino Rea per Lsdi*<br />

Internet conquista share<br />

La spesa pubblicitaria negli Stati Uniti<br />

crescerà del 4,2% nel 2008, grazie ai<br />

Giochi Olimpici e al diluvio di dollari<br />

elettorali, ma la crescita non toccherà<br />

i giornali, che anzi perderanno quasi<br />

un punto in percentuale in termini<br />

di ricavi pubblicitari. Lo prevedono<br />

le nuove proiezioni della TNS Media<br />

Intelligence. Jon Swallen, senior<br />

vice presidente del settore ricerche<br />

alla TNS, spiega che la crescita sarà<br />

mitigata dalla debolezza dell’economia<br />

che avrà degli effetti anche sul<br />

settore pubblicitario. Gli investimenti,<br />

secondo le anticipazioni, dovrebbero<br />

WaLL Street Weak<br />

Percentuale del valore <strong>dei</strong> giornali dal 2004<br />

crescere del 3,6% nel primo semestre<br />

del 2008 e del 4,7% nella seconda<br />

metà. Fra tutti i media analizzati da<br />

TNS, i giornali dovrebbero registrare<br />

un anno ruvido, con una diminuzione<br />

<strong>dei</strong> ricavi pubblicitari di circa lo<br />

0,9% rispetto al 2007. La pubblicità<br />

online invece dovrebbe crescere del<br />

14.4%. “Internet continuerà a conquistare<br />

share, soprattutto a spese<br />

<strong>dei</strong> giornali”, spiega Swallen. Nel<br />

biennio 2007-2008 i giornali dovrebbero<br />

perdere una percentuale dello<br />

share pubblicitario di circa il 18.2%<br />

per il primo anno e di circa il 17.2%<br />

per il secondo anno.<br />

•In 3 anni l’industria editoriale americana ha perso il 42% della capitalizzazione.<br />

Uniche eccezioni Washington Post (+3%) e Dow Jones (+65%).<br />

34 Tabloid 1 / 2008


Uk, -19% di lettori in 15 anni<br />

Il numero di adulti che in Gran Bretgna<br />

leggono quotidiani è crollato del<br />

19% dal 1992 a oggi. È uno <strong>dei</strong> dati<br />

di una ricerca - il National Readership<br />

Survey - commissionata dalla Camera<br />

<strong>dei</strong> Lord. I dati, secondo Jessica<br />

Hodgson, del Dow Jones Newswires,<br />

sottolineano un lungo trend di declino<br />

graduale, che continuerà a crescere se<br />

si considera il numero <strong>dei</strong> più giovani<br />

che hanno abbandonato i giornali. La<br />

ricerca suggerisce anche, comunque,<br />

che i giornali tabloid, tradizionalmente<br />

associati con le fasce di lettori della<br />

classe lavoratrice, stanno inaspettatamente<br />

riscuotendo l’interesse di<br />

nuovi lettori, forse in base alla crescita<br />

del numero di britannici che entrano<br />

nelle classi professionali. Le categoria<br />

utilizzate dalla NRS sono basate<br />

sulla professione, non sul reddito. Il<br />

numero presunto di adulti che leggono<br />

uno o più giornali in una giornata<br />

“media” (da lunedì a sabato) è calato<br />

a 21,7 milioni, rispetto ai 27,7 milioni<br />

del 1992, rileva la ricerca.<br />

La proporzione sul totale della popolazione<br />

scende quindi al 45%, rispetto<br />

al 59% del 1992. Due quotidiani<br />

nazionali, il Times - pubblicato da<br />

News International, una sezione di<br />

News Corporation (NWS) - e il Daily<br />

Mail - edito dal Daily Mail & General<br />

Trust PLC (DMGT.LN) vanno in<br />

controtendenza, registrando un aumento<br />

<strong>dei</strong> lettori.<br />

La readership generale del Times è<br />

aumentata del 69.4% in questo stesso<br />

periodo, mentre quella del Daily<br />

Mail è cresciuta del 18.4%. Tutti gli<br />

altri giornali hanno invece visto la loro<br />

readership declinare.<br />

Tre giornali della domenica - Sunday<br />

Times, Sunday Telegraph e Mail<br />

on Sunday - hanno visto crescere I<br />

lettori in questo periodo, mentre per<br />

gli altri sono diminuiti. I dati del NRS<br />

mostrano poi che il lettorato <strong>dei</strong> gior-<br />

In Gran Bretagna solo due quotidiani<br />

guadagnano lettori: il Times aumenta del<br />

69,4%, il Daily Mail cresce del 18,4%<br />

Tabloid 1 / 2008<br />

L’osservatorio<br />

sull’estero<br />

nali è diminuito in tutte le fasce di età<br />

tranne in quella fra i 55 e i 64 anni. I<br />

lettori nella fascia 25-34 anni hanno<br />

registrato il calo più sensibile, intorno<br />

al 40%, più intenso che fra i giovani<br />

fra i 15 e i 24 anni.<br />

Il declino di lungo periodo del numero<br />

<strong>dei</strong> lettori è stato accompagnato negli<br />

anni recenti da un declino ancora più<br />

acuto nei ricavi pubblicitari. Comunque,<br />

rispetto al calo a due cifre per<br />

alcuni giornali nel 2006, il 2007 ha<br />

visto una tendenza al miglioramento<br />

nei ricavi dalla pubblicità. Molti analisti<br />

ritengono che questa tendenza cambierà<br />

nel 2008 in relazione al peggioramento<br />

delle condizioni economiche.<br />

Il totale <strong>dei</strong> quotidiani venduti in UK<br />

è calato del 2,7% nel 2007, contro il<br />

3% di calo del 2006 (secondo stime<br />

di Citigroup).<br />

Come catturare giovani lettori<br />

Secondo un recente rapporto della<br />

World Association of Newspapers<br />

dal titolo “Engaging young readers’’,<br />

editori e direttori di giornali sarebbero<br />

ottimisti sulle possibilità di attirare<br />

e trattenere una nuova generazione<br />

di lettori. Un sondaggio che riguarda<br />

227 aziende editoriali. Gli editori<br />

di giornali sono ottimisti sulla loro<br />

capacità di catturare il tempo e gli<br />

interessi di una nuova generazione<br />

di lettori, secondo una ricerca della<br />

World Association of Newspapers. Il<br />

Report realizzato dal progetto SFN<br />

(“Shaping the Future of the Newspaper”)<br />

esamina le abitudini mediatiche<br />

delle giovani generazioni e offre una<br />

serie di esempi di come i quotidiani<br />

stiano usando strategie editoriali,<br />

campagne di costruzione <strong>dei</strong> marchi<br />

e uso <strong>dei</strong> giornali nei programmi<br />

educativi per attrarre e mantenere i<br />

lettori giovani.<br />

Il Rapporto, basato sull’analisi delle<br />

politiche di 227 aziende editoriali di<br />

tutto il mondo, rileva che gran parte<br />

<strong>dei</strong> giornali sono ottimisti sulle possibilità<br />

di attrazione nei confronti<br />

<strong>dei</strong> giovani lettori. Più di sei su dieci<br />

esperti interpellati dicono che i bambini<br />

delle scuole primarie possono<br />

essere attratti congiuntamente attraverso<br />

la piattaforma online e quella<br />

a stampa. Metà degli interpellati<br />

ritengono che gli adolescenti usino<br />

i cellulari come fonte primaria di informazione,<br />

offrendo nuove opportunità<br />

di distribuzione <strong>dei</strong> contenuti<br />

<strong>dei</strong> giornali.<br />

*libertà di stampa<br />

diritto all’informazione<br />

35


L’angolo<br />

della legge<br />

CHE COSA SI NASCONDE DIETRO AL DDL CHE METTE TUTTI A TACERE<br />

<strong>Mastella</strong> detta legge<br />

come ai tempi delle veline<br />

Ci provano da tempo. Mettere un bavaglio alla stampa, facendo credere che è per<br />

il bene degli italiani. Per tutelarne la privacy. In realtà, secretando le indagini si va<br />

a inceppare un delicato ingranaggio della democrazia: la trasparenza del processo<br />

di Alessandro Galimberti *<br />

Abbiamo provato a immaginare come<br />

sarebbero i giornali se il disegno<br />

di legge <strong>Mastella</strong> (qui spiegato<br />

da Galimberti) fosse già in vigore.<br />

Abbiamo chiesto, allora, ad alcuni<br />

colleghi che hanno seguito importanti<br />

cronache giudiziarie, come sarebbero<br />

le notizie se la “legge bavaglio alla<br />

stampa” fosse stata già in vigore,<br />

vietando la pubblicazione delle<br />

intercettazioni telefoniche. Così Peter<br />

Gomez (a pag. 38) racconta quale<br />

sarebbe, oggi, la mappa del potere<br />

senza gli scoop su Ricucci-Corsera,<br />

Consorte-Bnl, Fazio-Bankitalia.<br />

Paolo Colonnello (pag. 39) ci scrive<br />

una lettera (di fantasia, s’intende!)<br />

dal carcere, per aver pubblicatoo<br />

un articolo “vero”, Mario Consani<br />

(pag. 40) “rilegge” Mani Pulite e<br />

Luigi Ferrarella (pag. 41) fa alcune<br />

proposte. Di buon senso.<br />

Se tre governi in successione alternata<br />

lo pongono tra le priorità assolute,<br />

e se il Parlamento nell’unica<br />

votazione espressa (alla Camera,<br />

nella primavera del 2007) approva<br />

con una maggioranza altro che<br />

bulgara (98%), sorge il dubbio di<br />

trovarsi di fronte davvero a qualcosa<br />

di ineluttabilmente grande per le<br />

sorti del Paese. Invece la revisione<br />

del codice di procedura penale nascosta<br />

nel ddl <strong>Mastella</strong> - presentato<br />

come limitativo delle intercettazioni<br />

- è qualcosa di più e di peggio: è la<br />

destrutturazione dell’indagine preliminare<br />

nella sua prerogativa costituzionale:<br />

la trasparenza.<br />

Tutto, come si sa, inizia nel 2005 con<br />

la pubblicazione <strong>dei</strong> primi verbali su<br />

Bancopoli - i baci telefonici ricevuti<br />

dall’ex governatore della cassaforte<br />

d’Italia, - continua l’anno dopo con<br />

la Vallettopoli di Potenza – tra re<br />

mancati, politici viveur e ballerine,<br />

- cui segue Calciopoli con i telefoni<br />

di Moggi. E ogni volta la solita reazione<br />

della classe dirigente: basta<br />

con l’intrusione nella privacy, stop<br />

al voyeurismo nell’esistenza di stimate<br />

persone e di (qualche) estraneo<br />

all’indagine. Il tutto culmina<br />

nell’iniziativa del ministro Clemente<br />

<strong>Mastella</strong>, che a fine 2006 presenta<br />

al Parlamento quel disegno di legge<br />

promesso l’estate precedente, per<br />

la verità come decreto urgentissimo,<br />

dall’ex premier Berlusconi.<br />

Per inquadrare la gravità della partita<br />

in atto, bisogna rimettere in ordine<br />

alcuni valori che il dibattito politico/<br />

giornalistico degli ultimi anni ha ribaltato,<br />

spesso in malafede. L’indagine<br />

preliminare, o istruttoria che dir<br />

si voglia, è dal 1989<br />

36 Tabloid 1 / 2008


(riforma del codice di procedura ) per<br />

un semplice motivo: garantire i diritti<br />

dell’indagato, e permettere al nel cui nome la (Costituzione)<br />

di esercitare il controllo sull’attività<br />

della magistratura (proprio così!),<br />

attraverso la mediazione dell’attività<br />

giornalistica. Tutto il codice è articolato<br />

su questo perno, stabilendo che<br />

gli atti depositati (art. 114 cpp) non<br />

sono più segreti e sono nella piena<br />

disponibilità delle parti, che possono<br />

farne ciò che vogliono, compreso<br />

fornirli ai giornalisti come è prassi<br />

consolidata. Di più: se il pubblico<br />

ministero volesse prolungare il periodo<br />

del segreto, deve <br />

all’indagato e trovarvi adeguata motivazione<br />

(art 329). Chiara l’equazione?<br />

Processo segreto = pericolo per<br />

l’indagato, altro che privacy e finto<br />

garantismo alla rovescia. La Storia<br />

ha insegnato che l’inquisizione è la<br />

deriva più terribile del terzo potere,<br />

quindi il Legislatore contemporaneo<br />

ha agito di conseguenza, sgombrando<br />

il processo dall’ombra e dal<br />

rischio delle zone buie.<br />

Eppure il dibattito di questi anni vuole<br />

far credere all’opinione pubblica che<br />

il è un valore inviolabile<br />

Tabloid 1/ 2008<br />

L’angolo<br />

della legge<br />

•La revisione del<br />

codice di procedura<br />

penale nascosta nel<br />

<strong>Ddl</strong> dell’ex ministro<br />

Clemente <strong>Mastella</strong><br />

(in foto) “censura”<br />

la pubblicazione<br />

delle intercettazioni<br />

telefoniche.<br />

dell’istruttoria e che la pubblicazione,<br />

pur legittima, di atti è una lesione<br />

della privacy dell’indagato; quindi il<br />

Governo ha fatto calare il sipario su<br />

tutta l’attività del pm: divieto assoluto<br />

di pubblicare qualsiasi intercettazione,<br />

divieto di pubblicazione del<br />

contenuto degli atti di indagine preliminare<br />

fino al II grado di processo<br />

(quindi fino a 5/7 anni dopo i fatti!).<br />

Piccolo inciso: tutto ciò che abbiamo<br />

letto e sentito in questi anni sulle<br />

grandi inchieste non è mai stata una<br />

né tantomeno una<br />

: i giornalisti<br />

hanno solo divulgato il contenuto di<br />

atti depositati, non più segreti, nella<br />

piena disponibilità degli indagati e<br />

<strong>dei</strong> loro difensori. Anzi, quasi sempre<br />

atti emessi da un Giudice preliminare<br />

al termine di un’indagine.<br />

Il peccato originale del ddl <strong>Mastella</strong><br />

è tutto qui: secretare l’indagine facendo<br />

credere che lo si fa per il bene<br />

degli italiani. Invece è per nascondere<br />

le vergogne di qualche pezzo<br />

grosso. Ma così si rischia davvero di<br />

stravolgere l’ingranaggio più importante<br />

della democrazia: la trasparenza<br />

del processo.<br />

*consigliere nazionale Unci con<br />

delega all’informazione giudiziaria<br />

Il Governo ha fatto calare il sipario<br />

sull’attività del pm. Stabilendo divieti che,<br />

sotto sotto, ledono la libertà di tutti<br />

in pillole<br />

Cosa dice il ddl<br />

e cosa si rischia<br />

• È vietata la pubblicazione,<br />

anche parziale, degli atti di<br />

indagine contenuti nel fascicolo<br />

del pubblico minisgtero o delle<br />

investigazioni difensive, anche<br />

se non coperti dal segreto, fino<br />

alla conclusione delle indagini<br />

preliminari.<br />

• È vietata la pubblicazione di<br />

conversazioni telefoniche o flussi<br />

di informazioni informatiche o<br />

telematiche e dati riguardanti<br />

il traffico telefonico, anche se<br />

non coperti da segreto, fino<br />

alla conclusione delle indagini<br />

preliminari o fino al termine<br />

dell’udienza preliminare.<br />

• I documenti d’indagine<br />

devono essere chiusi in<br />

cassaforte e la carte e/o tracce<br />

di conversazioni telefoniche o<br />

telematiche acquisiti in modo<br />

illecito non possono essere<br />

utilizzati in nesun modo, tranne<br />

che come corpo del reato.<br />

• Il giudice dispone che<br />

i nominativi o i riferimenti<br />

indicativi <strong>dei</strong> soggetti estranei<br />

alle indagini siano espunti dalle<br />

trascrizioni delle registrazioni.<br />

• Chiunque rivela notizie sugli<br />

atti del procedimento coperti<br />

da segreto o ne agevola la<br />

conoscenza è punito con la<br />

reclusione da 6 mesi a 3 anni.<br />

Se il fatto è commesso per colpa<br />

o per agevolazione colposa, la<br />

pena è della reclusione fino a<br />

un anno. Reclusione da 1 a 3<br />

anni, invece, per chi in modo<br />

illecito viene a conoscenza del<br />

procedimento penale coperti da<br />

segreto.<br />

• Per i giornalisti che<br />

pubblicano atti del<br />

procedimento o intercettazioni<br />

telefoniche coperte da segreto<br />

scatta l’ammenda da 10mila a<br />

100mila euro, in alternativa alla<br />

reclusione fino a 30 giorni.<br />

37


L’angolo<br />

della legge<br />

ddl mastella 1 / Come SAReBBe oGGI LA mAppA deL poteRe poLItICo-eCoNomICo<br />

Se solo fossimo stati zitti<br />

Stefano Ricucci sarebbe il padrone del “Corriere della Sera”, Giovanni Consorte della<br />

Banca Nazionale del Lavoro, Giampiero Fiorani della Banca Antonveneta<br />

e Antonio Fazio sarebbe ancora, tranquillamente, il governatore della Banca d’Italia<br />

di Peter Gomez*<br />

Stefano Ricucci e i suoi mandanti di<br />

centrodestra padroni del Corriere della<br />

Sera. Il manager rosso Giovanni Consorte<br />

alla testa della Banca Nazionale<br />

del Lavoro per la gioia di Massimo<br />

D’Alema e Piero Fassino, liberi di ripetere<br />

che in quella scalata loro avevano<br />

fatto solo da spettatori. La Banca Antoveneta<br />

saldamente in mano a Giampiero<br />

Fiorani. Antonio Fazio tranquillo e<br />

immarcescibile governatore di Bankitalia.<br />

E poi ancora: gli arbitri e i dirigenti<br />

del calcio tutti al loro posto nonostante<br />

che falsassero il campionato per volere<br />

di Luciano Moggi.<br />

Quel che sarebbe accaduto se la<br />

“legge bavaglio alla stampa” fosse<br />

già entrata in vigore qualche anno<br />

fa spiega meglio di ogni altro esempio<br />

perché alla Camera, il 17 aprile del<br />

2007, tutti i partiti, con 447 sì e solo<br />

9 astenuti, abbiano approvato le norme<br />

proposte dall’ex Guardasigilli, Clemente<br />

<strong>Mastella</strong>. Dopo essere riusciti a<br />

azzoppare le inchieste penali, con la<br />

promulgazione di una serie di norme<br />

che nei fatti rendono quasi impossibile<br />

le condanne per i colletti bianchi, buona<br />

parte del ceto politico è passato<br />

alla fase due dell’operazione impunità<br />

duratura: ora vuole semplicemente<br />

bloccare le inchieste giornalistiche. Il<br />

ragionamento è semplice: visto che la<br />

Casta, come la chiamano Stella e Rizzo,<br />

è malata e non pare intenzionata a<br />

curarsi, si interviene sul termometro (la<br />

stampa) che segnala la febbre. Come?<br />

Eliminando il termometro. Da qui la<br />

scelta di punire in nome di una privacy<br />

- che in qualche caso può forse<br />

essere invocata dai semplici cittadini,<br />

ma non certo da chi si sottopone al<br />

giudizio degli elettori - la pubblicazione<br />

non solo delle intercettazioni telefoniche<br />

non più coperte da segreto, ma<br />

anche di tutta un’altra lunga serie di<br />

atti processuali finora assolutamente<br />

pubblici. La nuova legge, che il<br />

candidato premier in pectore Silvio<br />

Berlusconi ha già annunciato di voler<br />

promulgare subito dopo le eventuali<br />

elezioni peggiorandola ulteriormente,<br />

prevede per il cronista che la infrange<br />

multe pesantissime: da 10mila a<br />

100mila euro (e oblazione a 50mila) o,<br />

in alternativa, la reclusione fino a 30<br />

giorni. E va letta in parallelo a quanto<br />

sta accadendo nelle tv e nei giornali.<br />

Non a caso un servizio delle Iene<br />

sul clan <strong>Mastella</strong>, che non conteneva<br />

nulla di giudiziario, ma solo un gran<br />

lavoro giornalistico, è stato censu-<br />

• La sede del Corriere<br />

della Sera e, a destra, il gran-patron<br />

delle partite di calcio, Luciano Moggi.<br />

rato dai vertici di Mediaset e il suo<br />

autore, il bravo collega Alessandro<br />

Sortino, per protesta si è deciso a<br />

dare le dimissioni. Il problema, come<br />

diceva Enzo Biagi, è la realtà, non lo<br />

specchio che la riflette.<br />

*chi è<br />

Peter Gomez, cronista<br />

giudiziario de L’Espresso e<br />

collaboratore di Micromega.<br />

Ha denunciato i rapporti tra<br />

politica, alta finanza, corruzione<br />

e mafia. Ha scritto: L’Intoccabile.<br />

Berlusconi e Cosa Nostra (con<br />

Leo Sisti), Mani Pulite e Mani<br />

sporche (con Barbacetto e<br />

Travaglio), La Repubblica<br />

delle banane e Lo chiamavano<br />

Impunità (con Travaglio).<br />

38 Tabloid 1 / 2008


Tabloid 1 / 2008<br />

L’angolo<br />

della legge<br />

ddl mastella 2 / CoSA SuCCedeReBBe A uN GIoRNALIStA Che RIveLASSe I NomI<br />

Io, cronista in manette<br />

Finta lettera di un collega finito dietro le sbarre per aver<br />

scritto, sul suo giornale, un articolo “vero”. omissis<br />

dopo omissis, dalla sua cella scriverebbe una bella fiaba<br />

di Paolo Colonnello* (dal carcere)<br />

cari colleghi,<br />

vi ringrazio per aver ospitato questa mia<br />

lettera. Una ventata di libertà, visto che<br />

ormai da alcuni mesi mi trovo rinchiuso<br />

qui. Purtroppo, quando la legge <strong>Mastella</strong><br />

è stata approvata a maggioranza assoluta,<br />

un mio pezzo era già in pagina e non<br />

ho potuto bloccarlo.<br />

Provo a riportarvelo anche se ho dovuto<br />

necessariamente riscriverlo dopo<br />

una lunga trattativa con il maresciallo di<br />

sezione. In sostanza spiegavo che, con il<br />

famoso “bacio in fronte” di Giampiero …<br />

omissis… all’ex governatore della Banca<br />

d’Italia …omissis.., i magistrati avevano<br />

scoperchiato una spartizione del potere<br />

bancario in Italia, che avrebbe premiato<br />

i soliti noti lasciando i cittadini nell’idea<br />

che si sarebbe così salvata “l’italianità<br />

delle banche” e non invece l’onorevole<br />

della Lega (omissis…) e l’onorevole di<br />

Forza Italia (omissis…) che nella banca<br />

di …omissis…avevano ricevuto lauti fidi<br />

senza presentare il becco di una garanzia<br />

oppure minacciando di boicottare i progetti<br />

di illecite scalate bancarie. Avevo<br />

poi proseguito illustrando la scalata Bnl<br />

da parte dell’ex presidente di (omissis…)<br />

ingegner (omissis…) che, secondo le accuse,<br />

aveva proceduto senza informare il<br />

mercato ma telefonicamente gli onorevoli<br />

diessini (omissis…) e (omissis) nonché il<br />

senatore e braccio destro di (omissis…)<br />

onorevole (omissis…).<br />

In fondo, si trattava di carte che il gip<br />

(anzi, l’ex gip) Clementina Forleo aveva<br />

trasmesso alle Camere e che almeno un<br />

centinaio di parlamentari nonché due o<br />

trecento avvocati avevano potuto già<br />

leggere. Inoltre, sapendo che una mia<br />

vecchia zia stava acquistando con i risparmi<br />

di una vita una cospicua dose<br />

di “bond spazzatura”, e non potendo<br />

quindi aspettare che alcuni processi di<br />

cui mi stavo occupando terminassero<br />

anche in Appello, ho spiegato come il<br />

cav…omissis…ex titolare della Parmalat,<br />

avesse perfino truccato delle carte bancarie<br />

con uno scanner per far risultare<br />

fondi che non esistevano coprendo fino<br />

all’ultimo quello che è stato definito il più<br />

grosso crac della storia finanziaria italiana<br />

e soprattutto dando tempo alle banche<br />

di rientrare dalle loro gigantesche esposizioni.<br />

Una truffa degna di Totò e Peppino.<br />

Quindi mi sono gettato a capofitto<br />

su alcuni verbali. Ho preso l’elenco delle<br />

persone spiate dalla Security Telecom e<br />

ho raccontato come migliaia di lavoratori,<br />

di manager, di giornalisti, di imprenditori e<br />

perfino di calciatori e soubrette, venissero<br />

spiati in banca e sui terminali delle Finanze<br />

(caspita, c’era anche …omississ…)<br />

nonché “dossierati” da gente <strong>dei</strong> servizi<br />

di mezzo mondo per mai chiarite guerre<br />

commerciali e di potere. Poi mi sono<br />

ricordato degli archivi segreti del…omississ…dove<br />

un certo…omissis…raccoglieva<br />

informazioni riservate e illegali su<br />

magistrati, giornalisti e politici (dell’opposizione<br />

soprattutto) per “disarticolarli”<br />

insieme a un ex collega…omissis... che<br />

veniva pagato per spiare <strong>dei</strong> giudici e<br />

raccontare fandonie su governi sgraditi<br />

e lotta al terrorismo. Infine ho dato uno<br />

sguardo alla vicenda <strong>dei</strong> fondi neri …<br />

omissis…per la compravendita <strong>dei</strong> diritti<br />

televisivi e alla presunta corruzione di …<br />

omissis…da parte del Cav….omissis…<br />

Quando il mattino dopo <strong>Mastella</strong> lo ha<br />

letto, ha avuto una crisi di pianto. Con<br />

questa nuova legge i nuovi omissis,<br />

omissis, omissis e …omissis…omissis…<br />

omissis, continueranno a rimanere<br />

indisturbati ai loro posti, a rifilare bond<br />

spazzatura o derivati farlocchi, ad ingras-<br />

sare conti all’estero, a nominare direttori<br />

sanitari, delle municipalità e <strong>dei</strong> ministeri<br />

come e quando gli farà comodo. E con<br />

la memoria corta di questo Paese, se<br />

mai un giorno lo potrete scrivere, sarà<br />

sempre troppo tardi. Per conto mio, qui<br />

in carcere ho trovato grande umanità,<br />

coltivo con passione alcune pianticelle e<br />

Luigi Ferrarella, che sta nella cella accanto,<br />

si occupa d’innaffiare l’orto. Ho scritto<br />

una lettera a una rivista di giardinaggio<br />

chiedendo se quando uscirò tra 3 anni<br />

e 4 mesi mi faranno un contratto di collaborazione.<br />

Ferrarella vorrebbe andare in<br />

una rivista concorrente per darmi “buchi”<br />

sulla vita segreta delle piante. Potete mica<br />

farci una raccomandazione?<br />

Cordiali saluti<br />

*chi è<br />

Paolo Colonnello, nato a<br />

Milano, 47 anni, è sposato con<br />

Chiara e ha due figli. Ha iniziato<br />

nelle radio private, poi a Il<br />

Giorno si è occupato per 10 anni<br />

di cronaca giudiziaria.<br />

Oggi inviato de La Stampa,<br />

si occupa sempre di problemi<br />

di cronaca giudiziaria. E’ un<br />

appassionato sassofonista e<br />

cultore del tango argentino.<br />

39


L’angolo<br />

della legge<br />

ddl mastella 3 / quANdo IL SeGReto IStRuttoRIo eRA quASI SCoNoSCIuto<br />

C’era una volta Mani Pulite<br />

Domani non ci sarebbe più<br />

per la “madre” di tutte le indagini sulla corruzione e delle inchieste giornalistiche non<br />

c’erano ancora le intercettazioni telefoniche. e non c’erano neppure i cellulari (o almeno<br />

erano rarissimi). ma, pur d’informare i cittadini, valeva (quasi) tutto. Forse troppo?<br />

di mario Consani*<br />

In principio fu Mario Chiesa, l’ingegnere<br />

socialista che dominava al Pio Albergo<br />

Trivulzio, il “mariuolo” (parola di Craxi)<br />

preso con le mani nel sacco dallo sconosciuto<br />

pm Antonio Di Pietro.<br />

Era il 17 febbraio 1992 e cominciava<br />

l’inchiesta Mani pulite, destinata a<br />

scoperchiare Tangentopoli e a determinare<br />

nel bene e nel male le sorti della<br />

Prima Repubblica. La “madre” di tutte<br />

le indagini sulla corruzione non si fondò<br />

sulle intercettazioni, anche perché<br />

i cellulari ce li avevano in pochissimi<br />

allora e non c’era il rischio che imbarazzanti<br />

dialoghi telefonici potessero<br />

finire sulle pagine <strong>dei</strong> giornali.<br />

Eppure, a guardarla oggi che è passato<br />

un secolo, certo per quell’inchiesta il<br />

segreto investigativo fu quasi uno sconosciuto.<br />

Le parole degli indagati, le<br />

confessioni degli arrestati, i racconti<br />

<strong>dei</strong> testimoni, finivano in cronaca quasi<br />

in tempo reale, al massimo entro un<br />

giorno o due, in barba ai termini già<br />

previsti dal Codice penale.<br />

Volendo, ogni giornalista che si occupava<br />

di Mani pulite avrebbe potuto<br />

collezionare una denuncia al giorno,<br />

oblazionabile sì, però, con l’abbonamento…<br />

Ma tutto era diverso, allora, nel clima di<br />

Palazzo di giustizia e soprattutto fuori.<br />

• Una foto passata ormai alla storia:<br />

l’ex pm Antonio Di Pietro mentre<br />

si toglie la toga, in aula, alla fine<br />

del processo di Tangentopoli.<br />

Direttori di giornali (oggi molto molto<br />

garantisti) che, un giorno sì e l’altro<br />

pure, invocavano punizioni esemplari<br />

per i politici solo indagati; manager<br />

arrestati da Di Pietro che in preda alla<br />

sindrome di Stoccolma riapparivano<br />

in tribunale con T-shirt inneggianti a<br />

Mani pulite; l’attesa quasi messianica<br />

da parte dell’opinione pubblica per le<br />

gesta <strong>dei</strong> magistrati.<br />

Tutto è cambiato oggi, per certi aspetti<br />

fortunatamente, diremmo. Ma sarebbe<br />

stata possibile, Mani pulite, senza<br />

quella forzatura mediatica <strong>dei</strong> tempi,<br />

che garantì comunque all’inchiesta<br />

l’unica chance di proseguire? Con il<br />

silenzio <strong>dei</strong> giornali fino al termine delle<br />

indagini preliminari - come si vorrebbe<br />

ora – si sarebbe potuto impedire il<br />

“silenziamento” di quelle indagini tanto<br />

scomode?<br />

La rinuncia di fatto al formale rispetto<br />

della norma che tutela le indagini<br />

preliminari garantì il diritto di cronaca:<br />

fu un prezzo giusto da pagare? Una<br />

cosa si può dire: anche le tivu’ di chi<br />

oggi si erge a paladino tout court del<br />

diritto alla privacy (e annuncia pene<br />

detentive per chi lo violerà) allora non<br />

si fecero particolari scrupoli. Resta alla<br />

storia come il caso forse più clamoroso<br />

di violazione del segreto di indagine,<br />

quello di un collega del TG5 che, in<br />

diretta, annunciò i nomi di alcuni manager<br />

Fininvest nei confronti <strong>dei</strong> quali<br />

il giudice stava per firmare un ordine di<br />

custodia cautelare.<br />

Gli indagati (tra i quali Marcello Dell’Utri)<br />

si precipitarono dal gip ed evitarono<br />

l’arresto. Il collega, tra mille polemiche<br />

indagato per favoreggiamento, venne<br />

infine assolto: in fondo aveva fatto il<br />

suo mestiere dando una notizia. Aveva<br />

violato il segreto di indagine, è vero:<br />

certo non da solo, però, visto che da<br />

qualcuno doveva pur aver saputo quei<br />

nomi. Se la cavò pagando – solo lui -<br />

un’oblazione da 250 mila lire.<br />

*chi è<br />

Mario Consani è nato<br />

ad Asolo, nel trevigiano, e<br />

vive a Milano. Laureato in<br />

giurisprudenza, lavora a Il<br />

Giorno, dove si occupa di<br />

cronaca giudiziaria.<br />

Ha seguito i processi delle<br />

stragi milanesi a cavallo degli<br />

anni Settanta e ha scritto il<br />

libro Foto di gruppo da Piazza<br />

Fontana, per Melampo editore.<br />

40 Tabloid Tabloid 1 6 / 2008 2007


Tabloid 1 / 2008<br />

L’angolo<br />

della legge<br />

ddl mastella 4 / tRA dIRItto dI CRoNACA e dIRItto ALLA pRIvACy<br />

Ecologia delle notizie<br />

o Far West nei Tribunali<br />

La trasparenza non si risolve con leggi sempre più proibizioniste. un accesso diretto e<br />

regolato agli atti giudiziari può evitare che vinca, sempre e comunque, il più scorretto:<br />

il magistrato più ambizioso, l’avvocato più disinvolto o il giornalista più spregiudicato<br />

di luigi Ferrarella*<br />

Ai nuovi giri di vite che, per legge,<br />

intendono somministrare sempre<br />

maggiori dosi di segreto (ai cittadini)<br />

e di sanzioni (ai giornalisti), non si può<br />

rispondere con la difesa del Far West<br />

della notizia; e neppure solo con il<br />

pomposo proclama del “giornalistasacerdote”<br />

che, a prescindere da<br />

qualunque altra valutazione dell’impatto<br />

su persone e procedimenti,<br />

scrive tutto quello che viene a sapere<br />

perché è suo diritto-dovere e basta!<br />

Non si può per decenza, perché simili<br />

proclami sono talvolta la maschera di<br />

un’ipocrisia, un sipario strappato da<br />

ben altre spinte (spietata concorrenza,<br />

strategie commerciali, collocazione<br />

politica e proprietà <strong>dei</strong> media).<br />

E non si può anche per convenienza,<br />

giacché la questione di una ecologia<br />

giornalistica ormai non è un lusso,<br />

ma una questione di sopravvivenza<br />

rispetto a falsificatori, inventori e agli<br />

Attila della notizia.<br />

Ma il paradosso di leggi sempre più<br />

proibizioniste è proprio il porre le<br />

basi perché nel “processo mediatico”<br />

continui a vincere comunque e<br />

sempre il più scorretto: il magistrato<br />

più ambizioso, ma anche l’avvocato<br />

più aggressivo e disinvolto; l’imputato<br />

(se mi si passa l’errore) più<br />

“eccellente”, e il politico più in mala<br />

fede; l’inquirente meglio introdotto<br />

nel circuito mediatico ai fini della sua<br />

progressione in carriera o della sua<br />

logica di cordata interna; e il giornalista<br />

più spregiudicato.<br />

L’unica vera soluzione sarebbe una<br />

• Il dibattimento in un’aula giudiziaria:<br />

momento delicato per i giornalisti.<br />

legge che, al contrario, in occasione<br />

delle scadenze temporali e procedurali<br />

che già oggi mettono a disposizione<br />

di tutte le parti processuali gli<br />

atti delle varie tappe di una inchiesta,<br />

ammetta i giornalisti a essere equiparati<br />

alle parti nell’accesso diretto,<br />

trasparente e regolato agli atti.<br />

“Sbiancando”, così, quella circolazione<br />

che già oggi avviene, ma in<br />

maniera semiclandestina e quindi in<br />

maniera pericolosamente incompleta<br />

e imprecisa, attraverso le insidie<br />

del rapporto personale tra il giornalista<br />

“nobile accattone” e la moltitudine<br />

di fonti tutte per definizione non<br />

disinteressate.<br />

Così si spezzerebbero i tanto temuti<br />

“rapporti incestuosi” fonte-giornalista;<br />

si prosciugherebbe l’acqua nella quale<br />

nuotano gli inventori, punendoli “in<br />

diretta” con la peggior sanzione per<br />

un giornalista, cioè la lesione della<br />

propria reputazione.<br />

E si stroncherebbero anche le strumentali<br />

“campagne” pro o contro che<br />

oggi si nutrono proprio della non conoscenza<br />

<strong>dei</strong> veri dati di fatto; e si ridurrebbero,<br />

nelle redazioni più deboli,<br />

i margini di invadenza delle proprietà.<br />

Questo sistema non getterebbe affatto<br />

nuova benzina sul fuoco della<br />

cronaca giudiziaria, ma userebbe la<br />

stessa benzina di oggi in una caldaia<br />

però di sicurezza, trasparente, “garantita”<br />

(per così dire) anche nella<br />

manutenzione delle regole.<br />

Oggi, invece, il medesimo magma<br />

ribolle in una stufa sprovvista di<br />

qualunque valvola di sicurezza che<br />

non sia la coscienza personale e lo<br />

scrupolo professionale del singolo<br />

giornalista.<br />

*chi è<br />

Luigi Ferrarella è inviato del<br />

Corriere della Sera. Ex Ifg,<br />

professionista dal 1987, si<br />

occupa di cronaca giudiziaria dal<br />

1991fino al 1999 per Il Giorno,<br />

poi per il Corriere. Sulla storia di<br />

Tangentopoli e Antonio Di Pietro<br />

ha pubblicato L’intruso (Limina,<br />

1997); con Pino Corrias e Renato<br />

Pezzini ha realizzato l’inchiesta tv<br />

“Mani pulite” in onda su RaiDue.<br />

41


Colleghi<br />

in libreria<br />

AmARA RIFLESSIONE DI FURIO COLOmBO SUL GIORNALISmO ITALIANO<br />

Che fine faranno le notizie<br />

Il noto giornalista-scrittore disserta sulllo stato del “post giornalismo” nazionale,<br />

troppo condizionato dalle interferenze politiche e dalle imprese editoriali,<br />

sempre più coinvolte o spinte in progetti e interessi estranei all’informazione<br />

a cura di Antonio Andreini<br />

Che fine fanno le notizie? Quelle<br />

vere, che contano. Se lo chiede Furio<br />

Colombo nel suo Post giornalismo.<br />

È un puntuale, amaro saggio,<br />

in cui il noto giornalista ci dà “Notizie<br />

sulla fine delle notizie”, come<br />

recita il sottotitolo. Scrive l’autore:<br />

“Teconologie efficienti e straordinarie<br />

rendono il flusso [delle notizie]<br />

più vasto ma non più sicuro, mescolano<br />

scorie e prodotto autentico…<br />

Ci confrontano con l’immensa<br />

difficoltà della verifica e ci confortano<br />

con un senso di onniscienza,<br />

di informazione totale”. Ma come<br />

orientarsi in tanta confusione? Se<br />

manca la possibilità della verifica,<br />

anche il giornalista perde un suo<br />

ruolo specifico, fondamentale: essere<br />

testimone diretto <strong>dei</strong> fatti e verificare<br />

l’attendibilità di quelli di cui<br />

altri riferiscono. Nel mare magnum<br />

delle notizie si potrebbe anche sostenere<br />

che <strong>dei</strong> giornalisti non c’è<br />

più bisogno. E così si passa, si è<br />

passati, al post giornalismo.<br />

Sulla fine del buon giornalismo<br />

Colombo non si limita a scrivere<br />

un allarmante pamphlet, ma evidenzia<br />

una serie di problemi: 1) la<br />

L’AUTORE<br />

Furio Colombo, ex direttore<br />

dell’Unità, già inviato della Rai e di<br />

Espresso, La Stampa, Panorama,<br />

la Repubblica, e professore di<br />

giornalismo alla Columbia University<br />

di New York e alla Luiss di Roma, ha<br />

scritto Ultime notizie sul giornalismo<br />

e il Manuale di giornalismo<br />

cattiva informazione è il risultato di<br />

una cattiva politica e di condizionamenti<br />

economico-finanziari, o<br />

viceversa; 2) la notizia trattata come<br />

“prodotto” -risultato dell’organizzazione<br />

dell’informazione come<br />

“magazine”, che tutto appiattisce<br />

anche all’interno <strong>dei</strong> grandi quotidiani-<br />

è mistificatoria. Come può il<br />

giornalista salvaguardare la propria<br />

libertà di giudizio, il non coinvolgimento<br />

negli interessi dell’editore e<br />

<strong>dei</strong> gruppi di potere economici e<br />

politici, se oggi, “… le notizie non<br />

nascono nei fatti. Nascono in zone<br />

di potere, a volte definibili, a volte<br />

del tutto sommerse…. Muoiono e<br />

scompaiono o rimangono congelate<br />

per ragioni il più delle volte ignote,<br />

che coincidono con interessi<br />

forti, potenti e non dichiarati” ?<br />

Molto opportunamente la Costituzione<br />

italiana (Articolo 21) statuisce<br />

il diritto della libertà di stampa. Non<br />

per conferire ai giornalisti un potere<br />

speciale, ma per difendere il diritto<br />

<strong>dei</strong> cittadini di essere informati.<br />

Rivendicare tale libertà è allora un<br />

impegno sacrosanto e un dovere<br />

professionale per i giornalisti. E<br />

quando essi difendono il proprio<br />

lavoro non stanno rivendicando<br />

l’autonomia di una corporazione,<br />

ma difendono diritti che non devono<br />

essere violati.<br />

Ma questa libertà di stampa che i<br />

giornalisti devono difendere, ritenuta<br />

il cuore della democrazia, come<br />

si mantiene in Italia? I talk show<br />

e i telegiornali, con un’overdose di<br />

parole, di annunci, di falsi problemi,<br />

di mistificazioni che oscurano<br />

i fatti, sono una delle grandi cause<br />

del distacco <strong>dei</strong> cittadini dalla<br />

politica e hanno distolto la politica<br />

stessa dalla responsabilità di interpretare<br />

e rappresentare e analizzare<br />

i veri problemi della società.<br />

Il più arrogante <strong>dei</strong> privilegi, quello<br />

<strong>dei</strong> politici di occupare quasi tutti<br />

gli spazi dell’informazione, va dunque<br />

ridimensionato, rinegoziato,<br />

e restituito all’opinione pubblica e<br />

agli interpreti professionali dell’informazione.<br />

Nel caos attuale non ci resta che<br />

auspicare un nuovo impegno, “alcune<br />

grandi iniziative nel mondo<br />

dell’informazione giornalistica che<br />

si assumano …il compito di mettere<br />

ordine nelle sequenze, senza<br />

toccare i fatti e la loro natura”.<br />

Per impedire il dominio degli interessi<br />

politici ed economici.<br />

Furio Colombo: Post giornalismo,<br />

Rizzoli, Milano, 2007, pagg.142<br />

42 Tabloid 1 / 2008


Tabloid 1 / 2008<br />

Norma Rangeri:<br />

Chi l’ha vista? –<br />

Tutto il peggio della<br />

TV da Berlusconi a<br />

Prodi (o viceversa),<br />

Rizzoli Editore,<br />

Milano, 2007,<br />

pagg. 315, 17€<br />

La TV (ri)vista<br />

dalla ...Norma<br />

Norma Rangeri, critica televisiva,<br />

per lavoro passa ore e ore, dalle<br />

20 all’una tutte le sere, davanti<br />

alla televisione. E poi anche di<br />

più, perché vuole vedere che cosa<br />

offrono di bello le trasmissioni<br />

del mattino, quanti ammazzati<br />

e squartati ci sono il pomeriggio,<br />

quanti “amori” in diretta vanno<br />

in onda quando c’è la De Filippi.<br />

Rangeri è nota per la severità<br />

con cui, dal 1992, tratta <strong>dei</strong><br />

programmi della televisione italiana<br />

nella rubrica “Vespri”, scritta<br />

quotidianamente per i lettori del<br />

manifesto. Per tutti i telespettatori,<br />

poi, Rangeri ha scritto un libro, Chi<br />

l’ha vista? - Tutto il peggio della TV<br />

da Berlusconi a Prodi (o viceversa).<br />

È un racconto critico degli ultimi<br />

15 anni di televisione, frutto<br />

di un lungo viaggio nell’anomalia<br />

tutta italiana con cui viene gestita.<br />

Non il solito saggio di critica<br />

televisiva, pieno di tabelle<br />

e tabelline per specialisti, ma<br />

una puntuale e pungente storia<br />

dell’informazione televisiva, che<br />

descrive come i governi, sia<br />

di destra sia di sinistra, dal ’92 a<br />

oggi, hanno perpetuato gli stessi<br />

meccanismi di lottizzazione<br />

e manipolazione. Un libro agile,<br />

che incuriosisce, coinvolge e<br />

trascina. Ma nello stesso tempo<br />

contiene una critica inflessibile a<br />

personaggi di tutti i livelli della<br />

televisione. Nella terza parte,<br />

tutta dedicata all’informazione,<br />

racconta in particolarle le<br />

diverse stagioni <strong>dei</strong> TG -da<br />

Vespa a Riotta-, e ripercorre<br />

la tumultuosa vicenda<br />

politica che, da tangentopoli<br />

Colleghi<br />

in libreria<br />

al berlusconismo, ai governi di<br />

centrosinistra, ha segnato il Paese.<br />

Si “sente” che Chi l’ha vista?<br />

è scritto da una giornalista che<br />

tratta di informazione televisiva<br />

mettendosi nei panni dello<br />

spettatore. E che, di suo, non<br />

risparmia giudizi, spesso feroci,<br />

a tanti personaggi, anche famosi.<br />

Senza mai subire una querela,<br />

perché Norma Rangeri scrive ciò<br />

che vede e le sue valutazioni sono<br />

sotto tutela della libertà di critica.<br />

Testimonianze<br />

di 34 cronisti<br />

Trentaquattro cronisti, con diversi<br />

anni di bagaglio giornalistico sulle<br />

spalle, hanno raccolto l’invito<br />

del Sindacato cronisti romani<br />

di raccontare le loro esperienze<br />

di cronaca vissuta, viste da dietro<br />

le quinte e riviste con un occhio<br />

al retrobottega del gran circo<br />

mediatico. Con l’entusiasmo<br />

e la passione di sempre per il<br />

mestiere, essi hanno scavato negli<br />

ultimi decenni: 1) ricostruendo<br />

fatti e misfatti che hanno “fatto<br />

epoca”; 2) narrando le tante<br />

avventure della loro professione;<br />

3) rievocando scoop e gesta<br />

di protagonisti e comprimari<br />

della ribalta di giornali e radiotv;<br />

4) ridisegnando gli scenari<br />

giornalistici <strong>dei</strong> tempi andati.<br />

Ricordando piccole e grandi<br />

storie, i 34 offrono un contributo/<br />

testimonianza della cronaca<br />

com’era e si faceva una volta<br />

e com’è cambiata sotto gli effetti<br />

della rivoluzione tecnologica.<br />

(di Romano Bartoloni, presidente<br />

del Sindacato Cronisti Romani)<br />

I cronisti<br />

raccontano<br />

la cronaca… -<br />

I segreti del mestiere,<br />

Sindacato cronisti<br />

romani Editore, Roma,<br />

2007, pagg. 186, 15€<br />

La nuova maffia<br />

Tutti i soci<br />

del boss<br />

I I complici - Tutti gli<br />

uomini di Bernardo<br />

Provenzano<br />

da Corleone<br />

al Parlamento,<br />

è un reportage<br />

di Lirio Abbate e Peter Gomez<br />

su Provenzano, la nuova mafia<br />

e i suoi rapporti con la politica<br />

(Fazi Editore, Roma, 2007,<br />

pagg. 356, 15€). Abbate,<br />

giornalista dell’ANSA di Palermo,<br />

è stato il primo a dare, quasi in<br />

diretta, la notizia dell’arresto di<br />

Provenzano. Gomez è uno <strong>dei</strong><br />

maggiori giornalisti d’inchiesta<br />

italiani. In un saggio che si<br />

legge, strabiliati e increduli, tutto<br />

d’un fiato, essi ricostruiscono<br />

la vita dell’ultimo “capo <strong>dei</strong><br />

capi”, rivelandone le tragiche<br />

imprese e le impressionanti<br />

alleanze, non solo politiche<br />

ed economiche, che gli hanno<br />

permesso di rendersi “latitante”,<br />

quindi introvabile per la giustizia,<br />

vivendo per oltre quarant’anni<br />

a pochi chilometri dalla moglie<br />

e dai due figli. Insieme con<br />

quelli <strong>dei</strong> malavitosi, Abbate<br />

e Gomez svelano tutti i nomi<br />

degli esponenti della vita<br />

sociale -economica, politica<br />

e culturale; locale, regionale e<br />

nazionale- più o meno complici<br />

dell’organizzazione criminale.<br />

Leggere per credere.<br />

Dopo la pubblicazione del libro,<br />

Lirio Abbate ha iniziato a subire<br />

pesanti intimidazioni dalla mafia.<br />

Dai colleghi giornalisti e da<br />

una parte del mondo politico si<br />

è levato un coro di voci solidali,<br />

tra cui quella del presidente della<br />

Repubblica Giorgio Napolitano:<br />

Il Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> della<br />

Lombardia, su proposta della<br />

presidente Letizia Gonzales, ha<br />

promosso una raccolta di firme<br />

di solidarietà a Lirio Abbate.<br />

43


Mariuccia<br />

Teroni: Manuale<br />

di redazione,<br />

Apogeo Editore,<br />

Milano, 2007,<br />

pagg. 392+16, 35€<br />

Visto si stampi<br />

in digitale<br />

L’avvento dell’informatica<br />

nell’editoria non solo ha reso<br />

obsolete le tecniche tradizionali<br />

di preparazione e di stampa,<br />

ma ha anche “costretto” tutti<br />

gli operatori, a ogni livello -dai<br />

responsabili della grafica a quelli<br />

<strong>dei</strong> contenuti, dai grafici ai redattori<br />

ordinari-, a un adeguamento alle<br />

esigenze di un nuovo, sofisticato<br />

strumento, il computer. Così,<br />

redattori, o aspiranti tali, giornalisti,<br />

scrittori, blogger, ricercatori,<br />

docenti e studenti, per svolgere<br />

al meglio ogni processo legato<br />

all’attività redazionale, devono oggi<br />

conoscere ogni aspetto del lavoro<br />

di “redattore digitale”.<br />

Chi ha la possibilità di frequentare<br />

una scuola di giornalismo può<br />

imparare qui tutto ciò che<br />

gli servirà per operare nel mondo<br />

dell’editoria, avendo comunque<br />

bisogno di “testi” su cui studiare.<br />

Chi già lavora, avrà comunque<br />

bisogno di un “manuale”<br />

per aggiornare le conoscenze<br />

obsolete e impadronirsi di tutte<br />

le novità operative. Per gli uni<br />

e per gli altri, ecco uno strumento<br />

prezioso, il Manuale di redazione<br />

di Mariuccia Teroni, docente<br />

di Laboratorio di editoria<br />

multimediale presso l’Università<br />

degli Studi di Milano.<br />

Realizzato con una veste<br />

tipografica gradevole e<br />

invitante, ricco di schemi,<br />

tabelle, disegni e illustrzioni, il<br />

saggio offre, infatti,<br />

una rassegna completa<br />

e metodica di ogni aspetto<br />

del lavoro di redazione,<br />

trattato con chiarezza e<br />

sistematicità. In un compendio<br />

Colleghi<br />

in libreria<br />

estremamente vario, esso offre<br />

tutte le norme, le codifiche,<br />

le procedure, le consuetudini<br />

ormai standardizzate e<br />

consolidate nel tempo e quelle<br />

che appartengono al mestiere di<br />

oggi, fortemente condizionato<br />

dall’introduzione e diffusione delle<br />

tecnologie digitali, per molti aspetti<br />

ancora fluttuanti e mutevoli.<br />

Da Gutenberg<br />

a Internet<br />

Considerando le infinite potenzialità<br />

<strong>dei</strong> nuovi media, come Internet,<br />

si può pensare a un continuo<br />

miglioramento. O, al contrario, che<br />

tutto è peggiorato. In particolare,<br />

per Internet e le sue potenzialità<br />

di “democratizzazione”, non<br />

si può sostenere con certezza<br />

che questa inesauribile fonte di<br />

informazioni saprà effettivamente<br />

svolgere tale ruolo grazie<br />

all’ampliamento dell’accesso<br />

e alla sua trasformazione “dal<br />

basso”. E, comunque sia, non<br />

sarà proprio Internet a decretare<br />

la fine <strong>dei</strong> mezzi di comunicazione<br />

tradizionale, cartacei e non? Con<br />

la loro scomparsa, potrebbe dirsi<br />

esaurito anche il ruolo informativo del<br />

giornalismo. Non c’è già<br />

chi sostiene che …in Internet<br />

c’è tutto? Per capire come andrà<br />

dipanandosi la matassa della<br />

comunicazione, non c’è che<br />

da seguire il metodo classico<br />

della conoscenza del passato, per<br />

interpretare il presente e intravvedere<br />

il futuro. Così hanno fatto due<br />

eminenti studiosi inglesi, Asa Briggs<br />

e Peter Burke. Con la loro Storia<br />

sociale <strong>dei</strong> media – Da Gutemberg<br />

a Internet, essi ci offrono esaurienti<br />

risposte a questi nostri interrogativi.<br />

Asa Briggs-Peter<br />

Burke: Storia sociale<br />

<strong>dei</strong> media - Da<br />

Gutenberg a Internet,<br />

Il Mulino Editore,<br />

Bologna, 2007,<br />

pagg. 450, 25€<br />

Arrivati in redazione<br />

Andrea Accorsi-<br />

Daniela Ferro:<br />

Milano criminale,<br />

Newton Compton<br />

Editori, Roma, 2007,<br />

pagg. 341, 14,90€<br />

Misteri e pallottole all’ombra<br />

della Madonnina, dal caso<br />

classico di Alberto Olivo nel<br />

1903 al delitto Ambrosioli, a ...<br />

Armando Torno:<br />

Il gioco di Dio,<br />

Mondadori Editore,<br />

Milano, 2007, pagg.<br />

108, 15€<br />

Dodici storie della<br />

Bibbia, per dimostrare che il<br />

gioco di Dio è un atto d’amore<br />

che si perde nella storia,<br />

ma che continua ogni giorno.<br />

Camilla Ghedini:<br />

Io cattiva? No, io<br />

precaria, Edimond<br />

Editore, Città<br />

di Castello, 2007,<br />

pagg. 46, 8€<br />

Il viaggio di una lavoratrice<br />

“flessibile” da una scrivania<br />

all’altra per affrancarsi dalla<br />

sua condizione di precarietà.<br />

Franco<br />

Tettamanti:<br />

L’ultima nuvola a<br />

sinistra, Macchione<br />

Edit, Varese, 2007,<br />

pagg. 146, 16€<br />

Storie di uomini e donne,<br />

protagonisti e comparse<br />

in scena per sconfiggere<br />

le intemperanze del destino.<br />

Camillo<br />

Albanese:<br />

Le curiosità di Napoli,<br />

Newton Compton<br />

Editori, Roma,<br />

2007, pagg. 328, 20€<br />

Una Napoli riservata,<br />

misteriosa, dischiude i suoi<br />

segreti, come una donna<br />

dalla seducente bellezza.<br />

44 Tabloid 1 / 2008


Tabloid 1 / 2008<br />

Testimonianze<br />

Primo e ricordi piano<br />

la sua casa era il “corriere della sera”<br />

L’addio a Nascimbeni<br />

parón della Terza Pagina<br />

da Buzzati a Piovene, da Montale a Pasolini, gran parte della letteratura italiana<br />

è passata dalle sue mani. amava ripetere: “il giornalista? È un intermediario”<br />

Quando parlava della propria stagione al Corriere,<br />

Giulio Nascimbeni evocava spesso l’amato Montale:<br />

“Lì dentro ho vissuto anni corti come giorni”. Era<br />

così che spiegava quanto fosse stata intensa<br />

e carica di cambiamenti la sua lunga (e insieme,<br />

appunto, cortissima, date le rivoluzioni professionali<br />

attraversate) esperienza in via Solferino. Esperienza<br />

durata quasi cinquant’anni. La metà <strong>dei</strong> quali spesi<br />

a guidare la Terza Pagina, istituzione leggendaria di<br />

quello che è, per antonomasia, il giornale istituzione.<br />

Nascimbeni non era uno di quei colleghi malati di<br />

ipertrofia dell’ego che citano di continuo la propria<br />

storia, magari enfatizzandone certi passaggi o<br />

rimpiangendo con frustrazione “i bei tempi andati”.<br />

A trattenerlo c’era una sorta di disincanto applicato<br />

a se stesso, oltre a una salda educazione alla<br />

sobrietà. Ma se lo si interrogava senza riverenze,<br />

semplicemente, allora superava ogni ritrosia e<br />

consegnava all’interlocutore un prezioso spaccato<br />

di mezzo secolo di giornalismo culturale. Infatti,<br />

da Buzzati a Piovene, Moravia, Pasolini, Soldati,<br />

Macchia, Calvino, Citati, Fortini, Sciascia,<br />

Manganelli, Zanzotto, larga parte della letteratura<br />

italiana (e non solo italiana, basti pensare a Burgess)<br />

è “passata” – letteralmente – nelle sue mani.<br />

Con una discontinuità non troppo traumatica,<br />

e dunque tale da non sconcertare i lettori, innovò<br />

una sezione che appariva tra le più immutabili<br />

e polverose del giornale. Reclutò sociologi, filosofi,<br />

storici, scienziati, osservatori di costume, critici<br />

più o meno borderline, e in questo lavoro da talent<br />

scout ha cercato sempre una fusione tra cultura<br />

e società. Impegnò le firme di cui disponeva su<br />

fronti diversi dall’”ozioso elzevirismo” nel quale si<br />

erano rifugiate fino ad allora. Il “Danubio” di Magris<br />

nacque da un’inchiesta sul campo coordinata<br />

da Giulio. Ma anche il “Sillabario” di Parise crebbe,<br />

una riga dopo l’altra, dalle sue incitazioni.<br />

Agli inviati e ai corrispondenti chiedeva rigore nel<br />

raccogliere le notizie. E soprattutto un linguaggio<br />

chiaro e non banale al momento di stendere<br />

il reportage o l’intervista o l’analisi. Mettendo<br />

al bando qualsiasi stucchevole neoconformismo<br />

o cenno autoreferenziale perché – ripeteva, con<br />

chi era Nato a Sanguinetto,<br />

in provincia di Verona, il 27 ottobre<br />

1923. Su un tema delle elementari<br />

scrisse come e perché, da grande,<br />

avrebbe fatto il giornalista<br />

del Corriere. Il suo primo elzeviro a 16 anni fu<br />

per l’Arena di Verona. Professionista dal 1° ottobre<br />

1959, iscritto prima all’Albo di Venezia, quindi<br />

a quello di Milano quando, alla fine del 1960,<br />

viene chiamato al Corriere d’Informazione guidato<br />

da Gaetano Afeltra. È stato direttore di Storia<br />

Illustrata nel 1967, direttore della Domenica<br />

del Corriere nei primi anni Settanta, non ha mai<br />

abbandonato il “suo” Corriere della Sera.<br />

L’amore di Nascimbeni per i libri gli regalò,<br />

ci regalò, anche un primato: dal 1967 al 1975<br />

fu lui a condurre sulle reti Rai “Tuttilibri”, la prima<br />

trasmissione televisiva dedicata alla letteratura.<br />

l’aria di dare un consiglio da amico e mai salendo<br />

in cattedra – “il giornalista non è un protagonista<br />

ma un intermediario”.<br />

Le stesse regole che imponeva a se stesso<br />

quando si metteva davanti alla “Lettera 22”<br />

e, con il conforto di una sigaretta, cominciava<br />

a costruire i suoi pezzi, ancora oggi esemplari per<br />

solidità d’impianto, densità di riferimenti, precisione<br />

filologica e leggerezza di scrittura. Testi raccolti<br />

in un volume, “Il calcolo <strong>dei</strong> dadi”, che resta un<br />

manuale del buon giornalismo. Amava i classici di<br />

ogni tempo, Giulio Nascimbeni. Quelli le cui opere<br />

aveva insegnato negli anni in cui fu insegnante di<br />

liceo e quelli novecenteschi, consacrati tali proprio<br />

da lui, sulla Terza Pagina. Negli ultimi tempi si era<br />

ritirato nella casa di famiglia, a Sanguinetto, nella<br />

Bassa Veronese. Da dove continuava a seguire<br />

con fresca curiosità il lavoro <strong>dei</strong> colleghi, ormai ex<br />

giovani, che aveva “allevato” e che continuavano<br />

a chiamarlo affettuosamente “paròn”. Là è morto,<br />

a 84 anni, il 28 gennaio, carezzando con lo sguardo<br />

i suoi libri d’infanzia.<br />

Marzio Breda<br />

45


in quest’ultima pagina<br />

la nostra realtà<br />

“fotografata” in cifre<br />

tIrature e vendIte quotIdIanI<br />

medIe gIornalIere 1980-2007<br />

Anno Tiratura m. %* Vendita m. %*<br />

1980 7.427.213 5.341.970<br />

1981 7.475.266 0,6 5.368.815 0,5<br />

1982 7.571.807 1,3 5.409.975 0,8<br />

1983 7.708.165 1,8 5.580.394 3,2<br />

1984 8.135.157 5,5 5.860.691 5<br />

1985 8.378.753 3 6.068.407 3,5<br />

1986 8.992.407 7,3 6.365.661 4,9<br />

1987 9.337.653 3,8 6.618.481 4<br />

1988 9.562.563 2,4 6.721.098 1,5<br />

1989 9.651.225 0,9 6.765.715 0,7<br />

1990 9.763.197 1,1 6.808.501 0,6<br />

1991 9.492.087 -2,8 6.505.426 -4,5<br />

1992 9.429.250 -0,7 6.525.529 0,3<br />

1993 9.245.797 -1,9 6.358.997 -2,6<br />

1994 9.030.007 -2,3 6.208.188 -2,4<br />

1995 8.599.394 -4,8 5.976.847 -3,7<br />

1996 8.503.177 -1,1 5.881.350 -1,6<br />

1997 8.143.897 -4,2 5.869.602 -0,2<br />

1998 8.156.405 0,2 5.881.421 0,2<br />

1999 8.204.477 0,6 5.913.514 0,5<br />

2000 8.469.856 3,2 6.073.158 2,7<br />

2001 8.310.582 -1,9 6.017.564 -0,9<br />

2002 8.144.451 -2 5.830.523 -3,1<br />

2003 8.062.838 -1 5.710.860 -2,1<br />

2004 7.921.414 -1,8 5.617.620 -1,6<br />

2005 7.831.730 -1,1 5.466.271 -2,7<br />

2006 7.978.967 1,9 5.569.037 1,9<br />

2007** 7.979.355 0,1 5.570.867 0,1<br />

Fonte: Fieg su dati forniti dalle testate associate. * Percentuale di<br />

variazione rispetto all’anno precedente. **Stima previsionale<br />

I numeri<br />

181<br />

professionisti 182<br />

praticanti<br />

617<br />

pubblicisti<br />

8 miliardi<br />

50 milioni<br />

Sono le nuove iscrizioni<br />

all’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti<br />

della Lombardia<br />

dal 1/1/2007<br />

al 31/12/2007<br />

quotIdIanI dI provIncIa<br />

della lombardIa certIfIcatI ads<br />

Testata Diffusione *Variazione<br />

L’Eco di Bergamo 55.795 -1,1<br />

Il Giornale di Brescia 49.796 -0,3<br />

La Provincia di Como (Lc-So-Va) 45.079 2,6<br />

Gazzetta di Mantova 34.275 -1,9<br />

La Provincia di Cremona 23.157 0,5<br />

La Provincia Pavese 22.656 1<br />

Fonte: Ads (Accertamento diffusione stampa) media mobile novembre<br />

2006-ottobre 2007. *Variazione percentuale rispetto alla media mobile<br />

<strong>dei</strong> 12 mesi dell’anno precedente<br />

È il totale degli investimeni pubblicitari netti<br />

nel periodo gennaio-novembre 2007 (+5,7%<br />

rispetto al periodo omogeneo dell’anno<br />

precedente) suddivisi tra:<br />

televisione: 4,2 miliardi (+0,7%)<br />

stampa: 2,8 miliardi (+3,1%) di cui 1,6 mld (+3,5%)<br />

sui quotidiani e 1,2 mld (+2,7%) sui periodici<br />

radio: 436,4 milioni (+7,8%)<br />

Internet: 248,9 milioni (+43,4)<br />

affissioni: 183,9 (+2%)<br />

cinema 53,3 milioni (-9,3%)<br />

Fonte: Nielsen Media Research<br />

46 Tabloid 1 / 2008

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