Ddl Mastella Inchiesta Ordine Personaggio - Ordine dei Giornalisti
Ddl Mastella Inchiesta Ordine Personaggio - Ordine dei Giornalisti
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New<br />
<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong><br />
della Lombardia<br />
N.1<br />
Gennaio-Febbraio 2008<br />
Direzione e redazione<br />
Via A. da Recanate 1<br />
20124 Milano<br />
tel. 026771371<br />
fax 0266716194<br />
http:/www.odg.mi.it<br />
e-mail: odgmi@odg.mi.it<br />
Poste Italiane Spa Sped.<br />
abb. post. DIn: 353/2003<br />
(conv.in L27/2/2004 n.46) art.1<br />
(comma 2). Filiale di Milano<br />
XXXVIII<br />
TabloidAnno<br />
Associazione “Walter Tobagi”- Istituto per la formazione al Giornalismo “Carlo De Martino”<br />
<strong>Ddl</strong> <strong>Mastella</strong><br />
IntercettazIonI<br />
I cronIstI<br />
raccontano<br />
<strong>Inchiesta</strong><br />
Le tv LocaLI<br />
audIence e news<br />
PrIMa deL dIGItaLe<br />
<strong>Ordine</strong><br />
IL rePortaGe<br />
daLL’afrIca<br />
deI nostrI BorsIstI<br />
<strong>Personaggio</strong><br />
MarzIo Breda<br />
rIcorda<br />
nascIMBenI<br />
Pronto...<br />
chi ascolta
3 editoriale<br />
Il futuro è già qui<br />
di Letizia Gonzales<br />
4 inchiesta<br />
Le televisioni locali nell’era del digitale<br />
di Paolo Pozzi<br />
12 iniziative dell’ordine<br />
Nairobi, il reportage <strong>dei</strong> tre vincitori<br />
della nostra Borsa di studio<br />
di Tiziana Cauli, Guido Romeo,<br />
e Giulio Maria Piantadosi<br />
La mia Africa<br />
di Massimo Alberizzi<br />
20 Sulle orme di Sherlock Holmes:<br />
un master di giornalismo investigativo<br />
21 Nasce l’Osservatorio sul precariato<br />
di Giuseppe Spatola<br />
23 gli altri enti della categoria<br />
Una Casagit 2 per i free lance<br />
di Andrea Leone<br />
24 la posta <strong>dei</strong> lettori<br />
Quando la “nera” fa audience<br />
26 la voce delle redazioni<br />
Quei due proiettili reciclati e spuntati<br />
di Roberto Galullo<br />
28 Rcs Periodici, la vita <strong>dei</strong> collaboratori<br />
in una ricerca del Cdr<br />
30 “Vera” non rende? Via le giornaliste<br />
di Paola Manzoni<br />
new tabloid - Periodico ufficiale<br />
Consiglio <strong>Ordine</strong> giornalisti Lombardia<br />
Poste Italiane Spa. Sped. Abb. Post.<br />
Dl n. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004<br />
n. 46) art. 1 (comma 2).<br />
Filiale di Milano - Anno XXXVII<br />
N. 1/gennaio-febbraio 2008<br />
Direttore responsabile:<br />
Letizia Gonzales<br />
Redazione:<br />
Paolo Pozzi (coordinamento)<br />
Antonio Andreini<br />
Progetto grafico e realizzazione:<br />
Maria Luisa Celotti<br />
Studio Grafica & Immagine<br />
Crediti fotografici:<br />
Photos, NewPress<br />
Sommario Primo piano<br />
New Tabloid n. 1 gennaio-febbraio 2008<br />
Direzione, redazione e amministrazione:<br />
Via Antonio da Recanate 1<br />
20124 Milano<br />
Tel: 02/67.71.371 - Fax 02/66.71.61.94<br />
Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti<br />
della Lombardia:<br />
Letizia Gonzales: presidente<br />
Stefano Gallizzi: vicepresidente<br />
Mario Molinari: consigliere segretario<br />
Alberto Comuzzi: consigliere tesoriere<br />
Consiglieri: Franco Abruzzo,<br />
Mario Consani, Laura Hoesch,<br />
Laura Mulassano, Paolo Pirovano<br />
Collegio <strong>dei</strong> revisori <strong>dei</strong> conti:<br />
Ezio Chiodini (presidente)<br />
Marco Ventimiglia, Angela Battaglia<br />
Direttore OgL: Elisabetta Graziani<br />
31 la voce <strong>dei</strong> pubblicisti<br />
I primi passi verso la professione<br />
di Stefano Gallizzi<br />
32 multimedialita’<br />
<strong>Giornalisti</strong> ai tempi del Blog<br />
di Luciano Paccagnella<br />
34 l’oSServatorio sull’estero<br />
Usa, un’editoria da flop<br />
a cura di Pino Rea (Lsdi)<br />
36 l’angolo della legge<br />
Tutti a lezione da <strong>Mastella</strong><br />
di Alessandro Galimberti<br />
38 Se solo fossimo stati zitti<br />
di Peter Gomez<br />
39 Io, cronista in manette<br />
di Paolo Colonnello<br />
40 C’era una volta Mani Pulite<br />
di Mario Consani<br />
41 Per un’ecologia delle notizie<br />
di Luigi Ferrarella<br />
42 i colleghi in libreria<br />
Che fine faranno le notizie<br />
La TV (ri)vista da ...Norma<br />
a cura di Antonio Andreini<br />
45 testmonianze e ricordi<br />
L’addio a Nascimbeni<br />
signore della Terza pagina<br />
di Marzio Breda<br />
46 i numeri del mercato<br />
Registrazione n. 213 del 26-05-1970<br />
presso il Tribunale di Milano.<br />
Testata iscritta al n. 6197 del Registro degli<br />
Operatori di Comunicazione (ROC)<br />
La tiratura di questo numero<br />
è di 26.500 copie<br />
Chiuso in redazione l’8 febbraio 2008<br />
Stampa: Seregni Grafiche<br />
Via Puecher 1<br />
Paderno Dugnano (MI)<br />
Concessionaria di pubblicità:<br />
imagina di Gabriella Cantù<br />
Corso di Porta Romana 128 - 20122 Milano<br />
E.mail: imagiuno@tin.it<br />
Tel: 02/58320509 - Fax: 02/58319824<br />
2 Tabloid 1 / 2008
Tabloid 1 / 2008<br />
Editoriale<br />
Il futuro è già qui<br />
Grazie! A tutti quelli che hanno scritto e apprezzato il nostro nuovo<br />
New Tabloid. Mi incoraggiano a fare sempre meglio. Nonostante le poste,<br />
che purtroppo hanno tempi di distribuzione biblici, in particolare a<br />
Milano dove il giornale è arrivato dopo due mesi! Ma parliamo di questo<br />
numero che spero arrivi almeno prima della fine di marzo, prima cioè<br />
dell’assemblea generale che, con il Consiglio, abbiamo deciso di tenere<br />
il 27 marzo, al Circolo della Stampa di Milano alle ore 15 (arriverà la<br />
convocazione nei tempi tecnici previsti).<br />
Una bella inchiesta sulle televisioni locali apre il nostro magazine, inchiesta<br />
che cerca di radiografare la vivace realtà della Lombardia. È un<br />
impegno che ho anticipato nello scorso numero, un modo per dare voce al<br />
prezioso lavoro di tanti colleghi in Lombardia autori dell’informazione sul<br />
territorio, specchio della creatività, fantasia, impegno di tante realtà<br />
altrimenti sconosciute. A seguire, il racconto dell’esperienza a Nairobi<br />
<strong>dei</strong> tre giovani freelance che hanno partecipato, grazie alla nostre borse<br />
di studio, ai lavori ed alle commissioni della conferenza sui conflitti<br />
africani, ai primi di dicembre, poco prima delle elezioni in Kenia. Accanto<br />
alle testimonianze <strong>dei</strong> nostri giovani inviati, quella di Massimo Alberizzi<br />
storico corrispondente del Corriere della Sera in Africa, che spiega come si<br />
vive in un Paese tormentato dai conflitti politici e tribali. Luciano Paccagnella,<br />
professore di Sociologia della comunicazione e delle reti telematiche<br />
a Torino, ci rassicura invece sul futuro del giornalista, nonostante<br />
le nuove tecnologie, mentre Pino Rea fa il punto “critico” sull’industria<br />
<strong>dei</strong> giornali negli Stati Uniti. Nella seconda parte del magazine dedichiamo<br />
spazio alla testimonianza di un giornalista del Sole 24Ore minacciato dalla<br />
‘ndrangheta, Roberto Galullo, che con passione e sacrificio, come altri<br />
colleghi, scrive di malavita, cosche, cupole e affari malavitosi. Quello<br />
di Galullo di Amadore e Abbate, soltanto per citarne alcuni è il coraggioso<br />
esempio di un rinato giornalismo d’inchiesta, un po’ trascurato in questi<br />
ultimi anni. Al disegno di legge <strong>Mastella</strong> dedichiamo, infine, sei pagine<br />
con Alessandro Galimberti, consigliere nazionale dell’Unione cronisti che<br />
fa il punto sulla questione (rinviata alla prossima legislatura) e spiega<br />
i riflessi che potrebbe avere sulla completezza dell’informazione. Quattro<br />
importanti cronisti di giudiziaria, Peter Gomez, Paolo Colonnello, Mario<br />
Consani e Luigi Ferrarella provano a immaginare come sarebbero le notizie<br />
se la legge fosse già entrata in vigore.<br />
Il presidente<br />
Letizia Gonzales<br />
3
L’inchiesta<br />
l’InformazIone e Il mercato dell’emIttenza, alla vIgIlIa dell’era dIgItale<br />
Le televisioni locali<br />
nonostante il satellite<br />
Poco più di 400 milioni<br />
gli investimenti pubblicitari<br />
su 580 emittenti in<br />
tutt’Italia, mentre 4,7<br />
miliardi vanno ai network<br />
nazionali. Sono 85 milioni<br />
le sovvenzioni dallo Stato,<br />
di cui quasi 12 alle 40 tv<br />
della nostra regione<br />
di Paolo Pozzi<br />
Una palestra per tutti, per chi la fa e<br />
per chi la vede. così è fin dall’inizio.<br />
ma in epoca di forte esplosione della<br />
tv satellitare, le televisioni locali<br />
stanno vivendo, oggi, una seconda,<br />
terza giovinezza.<br />
anzi, una rinascita, dopo una parabola<br />
che sembrava ormai in discesa<br />
intorno all’anno 2000, quando i<br />
grandi network facevano razzia di<br />
frequenze, gli introiti pubblicitari<br />
erano in calo e i costi di gestione<br />
sempre più alti. e con una qualità<br />
<strong>dei</strong> programmi che, spesso, è stata<br />
la più varia, con alti e bassi, trasmissioni<br />
e palinsesti a volte un po’ artigianali,<br />
altre volte, invece, con vette<br />
d’indiscussa professionalità.<br />
Una nave-scuola, in ogni caso,<br />
quella delle televisioni locali, che<br />
ha consacrato innumerevoli per-<br />
sonaggi ex esordienti e oggi ormai<br />
vip. molti attori, registi, presentatori,<br />
giornalisti si sono fatti le ossa nelle<br />
emittenti locali, e sono passati anche<br />
da tante tv della lombardia. Il<br />
giornalismo nelle tv locali, in ogni<br />
caso, soprattutto dagli anni novanta<br />
in poi, è davvero paragonabile,<br />
per scuola e palestra, al ruolo che<br />
ha avuto, per gli attori, l’avanspettacolo<br />
tra le due guerre.<br />
Telebiella e Telealtomilanese<br />
lontani i tempi in cui telebiella (nata<br />
il 20 aprile 1971) di Peppo Sacchi sfidava<br />
la legge del vecchio codice postale<br />
del 1936 trasmettendo via cavo<br />
(dal 15 dicembre 1972), in barba a un<br />
codicillo che oggi farebbe sorridere<br />
i più sgamati azzeccagarbugli che<br />
devono dipanare il bandolo della ma-<br />
tassa di una ben più articolata legge<br />
gasparri. la legge del ’36 proibiva<br />
l’utilizzo di cavi per un elenco dettagliatissimo<br />
di trasmissioni (telefonia,<br />
etc.) senza contemplare la televisione,<br />
all’epoca ancora sconosciuta.<br />
ergo l’utilizzo del cavo per la trasmissione<br />
tv era ammesso. lapalissiano<br />
a dirsi. ma solo il pretore di Biella,<br />
giuliano grizi, arrivò a sentenziare.<br />
e fu così che il monopolio televisivo<br />
della rai cominciò a sgretolarsi sotto<br />
il peso di quella valanga azzurra che,<br />
prima ancora che sulle piste di neve,<br />
viaggiava nell’etere di mezz’Italia.<br />
correva l’anno 1970 e ’71. Un vero<br />
e proprio far West dell’etere, da telebiella<br />
in poi. e un centinaio le leggi,<br />
decreti e regolamenti di rifereimento<br />
(vedi box a fianco). le prime a segui-<br />
(continua a pag. 6)<br />
Nel triangolo di terra tra Biella, Legnano e Busto Arsizio sono<br />
nate le prime emittenti televisive che hanno rotto il monopolio Rai<br />
4 Tabloid 1 / 2008
NELLA GIUNGLA DELLE LEGGI<br />
e’ del 6 agosto 1990, ed è siglata con il<br />
numero 223, la legge che regolamenta il<br />
sistema radiotelevisivo pubblico e privato<br />
che va sotto il nome di legge mammì (dal<br />
nome del ministro delle Poste all’epoca in<br />
carica, oscar mammì). ed è questa la legge<br />
che istituisce i telegiornali nelle televisioni.<br />
l’articolo 20 delle legge 223/1990 recita<br />
infatti: “I soggetti titolari di concessione<br />
per la radiodiffusione in ambito nazionale<br />
sono tenuti a trasmettere quotidianamente<br />
telegiornali o giornali radio”. tre anni dopo<br />
è il primo comma dell’articolo 5 della<br />
legge 27 ottobre 1993 n. 422 (già decreto<br />
legge 27 agosto 1993, n. 232) a stabilire<br />
l’obbligo di istituire il telegiornale anche per<br />
le emittenti in ambito locale, a decorrere<br />
dal 30 novembre 1993 (ma telebiella<br />
trasmetteva un tg, dalle 19 alle 19,30, già<br />
nel 1973). e al telegiornale – dice sempre<br />
l’art. 5 della stessa legge – si applicano<br />
Tabloid 6 / 2007<br />
L’inchiesta<br />
Quei primi Tiggì di provincia, con i pionieri dell’etere<br />
le norme sulla registrazione <strong>dei</strong> giornali<br />
periodici contenute negli articoli 5 e 6 della<br />
legge n.47 dell’8 febbraio 1948, cioè la<br />
legge sulla stampa. non solo. In riferimento<br />
ai commi 5 e 7 dell’articolo 1 della legge<br />
del 27 ottobre 1993 si stabilisce anche<br />
che tra i requisiti essenziali per ottenere (e<br />
mantenere) la concessioni a trasmettere da<br />
parte del ministero delle Poste c’è anche<br />
l’esistenza di un rapporto continuativo di<br />
lavoro subordinato in regola per almeno<br />
tre dipendenti o tre soci lavoratori, senza il<br />
quale viene ritirata la concessione.<br />
ma a dare il via libera alle televisioni locali,<br />
si sa, è stata una sentenza della corte<br />
costituzionale, la n.202 del 28 luglio<br />
1976, che ha “superato” una legge storica<br />
promulgata un anno prima, la n.103 del<br />
14 aprile 1975, nota come riforma della<br />
rai. altra basilare legge per il sistema<br />
radiotelevisivo è la n.172 del 6 giugno<br />
1975, nota come legge sull’editoria, poi<br />
aggiornata (n. 416 del 5 agosto 1981<br />
e n.67 del 25 febbraio 1987) fino alla legge<br />
n.66 del 30 giugno 2001. completano<br />
il quadro di riferimento le disposizioni<br />
urgenti del 23 dicembre 1996, n.650, la<br />
n. 488 del 1998 sulle misure di sostegno<br />
all’emittenza locale (vedi tabella a pag. 10 e<br />
11), l’istituzione dell’autorità per le garanzie<br />
nelle comunicazioni del 31 luglio 1997,<br />
n.249 (nota come legge maccanico), i<br />
diritti di trasmissione televisiva delle società<br />
di calcio con la n.78 del 29 marzo 1999,<br />
il regolamento in mat aeria di pubblicità<br />
radiotelevisiva e televendite con la delibera<br />
agcom n.538 del 26 luglio 2001, le norme<br />
per le trasmissioni analogiche e digitali<br />
del 20 marzo 2001, n.66. fino alla legge<br />
gasparri, la n.112 del 3 maggio 2004, oggi<br />
ancora in vigore. In attesa di una nuova<br />
legge gentiloni. che non c’è più.<br />
5
(segue da pag. 4)<br />
re le orme <strong>dei</strong> pionieri, telealtomilanese<br />
di Busto arsizio, canale 21 di<br />
napoli e gbr di roma, nel 1974. e poi<br />
ancora, nel 1976, telemilanocavo di<br />
giacomo Properzj e alceo moretti, la<br />
tv che due anni dopo sarà comprata<br />
da un Silvio Berlusconi poco più che<br />
esordiente. e che dire del 1977, anno<br />
d’inizio trasmissioni, a legnano, di<br />
antenna 3, emittente di proprietà di<br />
renzo villa ed enzo tortora, proprio<br />
mentre la rai è tutta presa a lanciare<br />
il colore. roba quasi da preistoria, a<br />
ben vedere.<br />
ma se la programmazione ha fatto<br />
passi da gigante rispetto all’era <strong>dei</strong><br />
pionieri anni Settanta e l’audience<br />
ha conquistato una valenza di tutto<br />
rispetto sui singoli bacini di utenza,<br />
sul territorio locale, gli investimenti<br />
pubblicitari su queste tv non hanno<br />
ancora sfondato il muro di Berlino. Il<br />
90% sul totale <strong>dei</strong> 4,7 miliardi di in-<br />
L’inchiesta<br />
Le donne in TV<br />
L’onda rosa nei Tg e i luoghi comuni dell’advertising<br />
È saldamente nelle mani delle donne il timone<br />
dell’informazione locale lombarda, anche se protagonisti<br />
delle notizie continuano a essere gli uomini. mentre le<br />
televendite, e in generale la pubblicità, alimentano gli<br />
stereotipi e “remano contro” l’eguaglianza <strong>dei</strong> sessi. È<br />
quanto rivela una ricerca dell’osservatorio di Pavia, svolta<br />
su un campione di 14 emittenti regionali e provinciali, per<br />
indagare l’immagine femminile nelle tv lombarde. dove<br />
le giornaliste rappresentano il 57% <strong>dei</strong> conduttori e il<br />
50% <strong>dei</strong> corrispondenti. c’è poi una positiva presenza<br />
delle donne (in misura superiore agli uomini) su tematiche<br />
economico-politiche, tradizionalmente appannaggio <strong>dei</strong><br />
maschi, ma anche una loro maggiore concentrazione<br />
sulla cronaca locale, piuttosto che sugli eventi nazionali o<br />
internazionali, dove, al contrario, primeggia il sesso forte.<br />
cattive notizie arrivano, invece, dal fronte <strong>dei</strong> soggetti<br />
dell’informazione: solo nel 18% <strong>dei</strong> casi presi in esame<br />
le news parlano di donne, che sono protagoniste ancora<br />
più raramente (7%). e, nel 21%, non è stato possibile<br />
determinare la loro posizione sociale o lavorativa, anche<br />
per la tendenza <strong>dei</strong> giornalisti a intervistare il gentil sesso<br />
su tematiche di opinione popolare o di vissuto personale,<br />
piuttosto che di competenza professionale, e a preferire<br />
gli uomini come interlocutori “esperti”. riguardo alle<br />
televendite c’è un po’ più equilibrio, essendo per il 46%<br />
troiti pubblicitari sulla televisione registrati<br />
da nielsen nel 2006 è andato,<br />
infatti, ai network nazionali e solo una<br />
cifra ancora inferiore ai 500 milioni<br />
(fonte agcom) è stata spartita dalle<br />
televisioni locali, in tutt’Italia.<br />
a 11 milioni e 692mila euro per il<br />
2006 (decreto ministeriale del 31 luglio<br />
2007, vedi tabella di pag. 10-11)<br />
ammontano le sovvenzioni annue<br />
che arrivano dallo Stato alle televisioni<br />
locali della lombardia che fanno<br />
informazione, su un totale nazionale<br />
di 85 milioni e 814mila euro da riparti-<br />
declinate al femminile. la presenza delle donne è perlopiù<br />
correlata alla messa in scena della dimensione privata.<br />
non a caso, prevale su quella maschile nei servizi di lotto<br />
e cartomanzia e nella vendita di prodotti per il fitness e<br />
dimagranti, ambiti nei quali è essenziale instaurare un<br />
rapporto di complicità con lo spettatore. Più di un terzo<br />
del campione analizzato (35,3%) è risultato portatore<br />
di stereotipi di genere, quali la “casalinga di voghera”<br />
(tratteggiata dalle televendite di elettrodomestici per<br />
la casa, ma anche di piccoli oggetti d’arredo e di vini<br />
da tavola) e “la casalinga di manhattan” (prodotti per il<br />
fitness ed elettrodomestici). le televendite mostrano, nel<br />
complesso, un’ampia apertura nei confronti delle donne,<br />
che rappresentano il 54% <strong>dei</strong> soggetti protagonisti, ma<br />
compaiono soprattutto nel ruolo di modelle o testimoni,<br />
a conferma della tendenza della tv a privilegiare, per<br />
la donna, la dimensione dell’esperienza, contro quella<br />
della competenza, che è prevalentemente maschile.<br />
Infine, ricopre le diverse funzioni della conduzione solo<br />
il 36% delle donne protagoniste di televendite, contro il<br />
52% degli uomini. e alle donne è assegnato il ruolo più<br />
personalizzato del presentatore (conduttore che mostra<br />
l’uso del prodotto), piuttosto che quelli più impersonali del<br />
conduttore “puro” o della voce fuori campo, a prevalenza<br />
maschile. Elena Rembado<br />
6 Tabloid tabloid 1 6 / 2008 2007
e fra le 580 televisioni locali esistenti<br />
sul territorio nazionale. tante, infatti,<br />
sono le emittenti che, alla scadenza<br />
del 25 luglio 2005, avevano chiesto<br />
al ministero la proroga della concessione<br />
per il passaggio al digitale.<br />
Quaranta di queste hanno sede<br />
e trasmettono in lombardia, dando<br />
occupazione a un migliaio di dipendenti,<br />
di cui circa 150 giornalisti.<br />
I contributi arrivano in base a una<br />
graduatoria stilata dal corecom (comitato<br />
regionale per le comunicazioni,<br />
vedi box a pag. 9) con un criterio<br />
di ripartizione che tiene conto del<br />
fatturato, del numero di dipendenti e<br />
di professionalità giornalistiche, che<br />
dovrebbe garantire, sotto la supervisione<br />
dell’authority, un minimo d’incentivo<br />
alle emittenti locali che hanno<br />
notiziari e fanno informazione.<br />
Passi da giganti, comunque, si diceva,<br />
nel campo del giornalismo televisivo<br />
locale, almeno rispetto a trent’anni<br />
fa. con redazioni sufficientemente<br />
strutturate, anche se piccole, in molti<br />
casi. la tv locale che in lombardia fa<br />
più ascolti e che, sul piano nazionale,<br />
contende il primato a telenorba di<br />
Bari, è telelombardia, con 1 milione e<br />
200mila telespettatori.<br />
I Tg e le redazioni<br />
a bucare lo schermo sull’emittente<br />
televisiva più seguita in lombardia<br />
(direttore raffaele Besso, che può<br />
sfoggiare tre prime serate di news e<br />
va in onda tutte le sere in diretta) c’è<br />
una nutrita redazione (coordinatore<br />
giuseppe ciulla) formata, tra gli altri,<br />
da Stefano golfari, laura costa, leandro<br />
diana, giliola Santin, Stefania<br />
Sirtori, cristina zanetto. e da personaggi<br />
come roberto Poletti che, dal<br />
lunedì al venerdì, conduce “Buongiorno<br />
lombardia”, o, per “Prima<br />
serata” Stefania cioce e david Parenzo<br />
(che conduce anche “Iceberg”)<br />
sempre su telelombardia e antenna<br />
3, ora tutt’e due televisioni di proprietà<br />
di Sandro Parenzo, uno <strong>dei</strong> pochi<br />
che fa vita autonoma e indipendente,<br />
slegata cioè sia da frt sia da aeranticorallo.<br />
legata al gruppo editoriale San<br />
Paolo (Famiglia Cristiana, Jesus, Il<br />
Giornalino, etc.) è invece telenova,<br />
Tabloid 1 / 2008<br />
L’inchiesta<br />
I ragazzi in TV<br />
La fascia protetta? Una chimera!<br />
la fascia protetta delle emittenti<br />
lombarde non è uno spazio per<br />
bambini. da un’indagine realizzata<br />
dall’osservatorio di Pavia per<br />
il corecom lombardia, non<br />
emergono segnali confortanti: la<br />
programmazione specifica per<br />
minori occupa soltanto il 3,7% (a<br />
fronte del 9,4% nelle reti nazionali)<br />
<strong>dei</strong> palinsesti pomeridiani (dalle<br />
16 alle 19) e, nel 74% <strong>dei</strong> casi, si<br />
trova all’interno di un programmacontenitore,<br />
che consente di aggirare<br />
il divieto di interruzioni pubblicitarie<br />
nei prodotti per minori di durata<br />
inferiore ai 30 minuti. Una sola, tra<br />
le reti analizzate, dedica oltre un<br />
terzo della fascia protetta (38,5%)<br />
all’infanzia. Si tratta di antenna 3,<br />
con il suo quotidiano collegamento<br />
a K-2, ampia “striscia” di cartoni e<br />
telefilm, a target 2-14 anni, a cura<br />
di Jetix (mondo Sky) e in onda in<br />
contemporanea su 16 emittenti<br />
locali. Un’altra rete, Bergamo tv,<br />
mostra una discreta attenzione<br />
per gli spettatori più piccoli (9,4%),<br />
proponendo quotidianamente,<br />
escluso il weekend, Terraluna,<br />
programma del canale Sat2000,<br />
che alterna il bricolage e il racconto<br />
di fiabe a momenti musicali e alla<br />
trattazione di tematiche culturali,<br />
educational e ambientali. teletutto<br />
e telenova, che evidenziano<br />
un’attenzione per il pubblico<br />
infantile sporadica e assai ridotta in<br />
termini quantitativi (pari o inferiore<br />
al 2,5% del loro palinsesto),<br />
trasmettono Creartù. ma il format,<br />
acquistato dalla manticx, ha una<br />
forte componente promozionale,<br />
poiché guida i telespettatori nella<br />
realizzazione di vari oggetti, con<br />
strumenti in vendita presso i negozi<br />
dello sponsor cartolaio amico.<br />
Infine, un gruppo maggioritario di reti<br />
evidenzia una totale disattenzione<br />
per i minori in fascia protetta. e in<br />
nessun caso si riscontra un impegno<br />
autonomo di produzione della rete.<br />
Poco interessata ai bambini,<br />
la fascia protetta è diventata il<br />
“regno” dell’advertising. nella<br />
settimana analizzata, le 14 reti<br />
hanno trasmesso circa 174 ore di<br />
televendite, corrispondenti al 60,4%<br />
dell’intera programmazione, e 51<br />
ore di spot tradizionali (17,6%), per<br />
225 ore complessive di promozione<br />
commerciale rivolta agli adulti.<br />
Soprattutto nelle televendite,<br />
l’osservatorio ha riscontrato la<br />
presenza di messaggi ingannevoli<br />
e il ricorso a stereotipi diseducativi.<br />
Il tempo dedicato, da tutte le reti, ai<br />
notiziari e all’informazione ammonta<br />
a quasi 8 ore, corrispondenti al 2,7%<br />
della programmazione settimanale.<br />
tali spazi giornalistici non sono<br />
specificamente dedicati ai minori,<br />
ma non violano neppure la normativa<br />
a loro tutela. l’intrattenimento<br />
occupa il 14,5% della fascia<br />
protetta (circa 42 ore), di cui solo<br />
il 6,4% è rivolto ai bambini e agli<br />
adolescenti. anche in questo caso,<br />
tuttavia, prevale un sostanziale<br />
rispetto della loro sensibilità. la<br />
fiction, che occupa una quota di<br />
palinsesto assai ridotta, pari al 2,8%,<br />
è invece il genere più interessato<br />
dalla presenza di contenuti violenti,<br />
anche se il fenomeno non assume<br />
dimensioni preoccupanti. I cartoni<br />
animati, infine, programmazione a<br />
target kids per eccellenza, occupano<br />
soltanto il 2,1% <strong>dei</strong> palinsesti<br />
sottoposti ad analisi. la parte più<br />
consistente è rappresentata dalla<br />
fantascienza, seguita dai generi<br />
comico/brillante, supereroi e sport.<br />
In linea generale, i cartoon di tipo<br />
aggressivo-competitivo sono<br />
prevalenti rispetto a quelli umoristici<br />
e affettivi. mancano completamente,<br />
nel campione, cartoni di produzione<br />
italiana; la produzione europea copre<br />
il 22,7%, mentre il resto del tempo è<br />
occupato da creazioni statunitensi e<br />
giapponesi.<br />
Elena Rembado<br />
7
L’inchiesta<br />
Auditel AUdITeL gennAIo-oTTobre 2007. gLI AscoLTI medI<br />
Share e audience:<br />
ecco come e per chi<br />
auditel è una s.r.l.<br />
nel cui cda siedono<br />
rappresentanti di<br />
rai, mediaset e delle<br />
loro concessionarie<br />
di pubblicità, di<br />
la7, delle aziende che investono in<br />
pubblicità, delle agenzie di pubblicità<br />
e <strong>dei</strong> centri media. e c’è anche la<br />
fieg (con l’1%), che non siede in<br />
consiglio ma nel comitato tecnico.<br />
la misurazione del consumo di<br />
televisione, effettuata dalla agbnielsen<br />
per conto di auditel, si basa<br />
su un panel di famiglie campione.<br />
le 5.103 famiglie rappresentano<br />
le venti milioni di famiglie italiane<br />
e le quattordici mila persone che<br />
vivono nelle famiglie campione<br />
rappresentano i 55,6 milioni di<br />
italiani/e con età superore ai<br />
quattro anni. auditel distribuisce<br />
dunque i dati di audience, share<br />
ed altro, basandosi sulle scelte<br />
del proprio panel. Si prende in<br />
esame il consumo televisivo di<br />
ogni singolo individuo e se ne<br />
calcola il “fattore di espansione”,<br />
il moltiplicatore assegnato a<br />
quella persona. Il campione è<br />
distribuito in 103 province italiane<br />
e consente di coprire circa 2.090<br />
degli 8.100 comuni italiani. le<br />
indagini campionarie tanto più<br />
sono valide quanto più alto è il<br />
numero <strong>dei</strong> partecipanti al panel e<br />
ampio il valore di ciò che si misura.<br />
e’ molto probabile che auditel<br />
riesca a monitorare con sufficiente<br />
approssimazione i valori d’ascolto<br />
delle reti generaliste nazionali; più<br />
problematico è considerare affidabili<br />
i dati auditel riferiti a realtà locali.<br />
tanto più piccola è l’area geografica<br />
cui i valori si riferiscono, o nella quale<br />
un’emittente locale opera, tanto<br />
più alta è “la forchetta” di errore<br />
possibile.<br />
Francesco Siliato<br />
(Politecnico di Milano)<br />
emittenti gennaio febbraio marzo aprile<br />
telelomBardIa 1.243.248 1.350.877 1.234.404 1.263.585<br />
7 gold telecItY (lombardia) 1.139.525 1.177.029 1.162.736 1.170.781<br />
antennatre 1.149.353 1.162.521 1.051.694 1.051.419<br />
telenova 721.692 789.863 724.056 711.113<br />
telerePorter 549.743 530.953 502.109 483.541<br />
mIlano + 324.320 fino a gennaio da aprile 298.388<br />
Bergamo tv 248.403 251.926 266.894 241.413<br />
PrIma rete 162.879 181.532 187.369 190.450<br />
PIU’ BlU lomBardIa 196.043 183.530 180.830 187.536<br />
teletUtto 182.471 200.392 180.678 168.803<br />
canale 6 193.635 167.715 151.635 153.955<br />
rete 55 119.375 115.357 125.054 130.207<br />
telecamPIone 152.590 187.255 172.117 158.204<br />
StUdIo tv 1 211.606 195.391 164.650 157.813<br />
teleUnIca 104.117 107.349 106.649 96.602<br />
teleBoarIo 102.426 100.087 99.555 95.223<br />
telecamPIone 2 107.675 91.460 86.774 85.584<br />
PIU’ vallI tv 87.828 88.935 88.392 70.623<br />
eSPanSIone tv 87.609 76.983 64.301 62.797<br />
vIdeoStar 37.500 34.733 38.961 41.363<br />
BreScIa telenord 32.666 30.118 36.451 35.034<br />
il cui tg (diretto da gianni visnadi)<br />
è condotto da Paolo Pirovano, Paola<br />
Blandi, alberto carreras e Paolo<br />
giarrusso. Su telenova vanno poi in<br />
onda programmi di approfondimento<br />
ormai noti come “linea d’ombra”<br />
condotto da adriana Santacroce e<br />
Pinuccio delmenico, ma anche “novamattina”,<br />
con una rassegna stampa<br />
e ospiti nello spazio di daniela<br />
Sirtori e fabio Pizzul.<br />
ma se telenova è l’esempio più datato<br />
e storico (la sua nascita, per volere<br />
del gruppo San Paolo Periodici,<br />
è datata 1978) di abbinamento tra<br />
emittenza e giornali, esiste, in realtà,<br />
una consistente schiera di emittenti<br />
locali che sono legate a gruppi editoriali<br />
della carta stampata.<br />
a cominciare da teletutto (nata nel<br />
1977), il cui principale azionista, dal<br />
1994, è l’editoriale Bresciana, proprietaria<br />
del quotidiano Il Giornale di<br />
Brescia. e direttore di teletutto è giacomo<br />
Scanzi, lo stesso del Giornale<br />
di Brescia. Una dozzina i giornalisti<br />
in organico, con corrispondenti dalla<br />
valle camonica, valle trompia e valle<br />
Sabbia. Stesso discorso vale per<br />
Bergamo tv, emittente legata al quotidiano<br />
L’Eco di Bergamo, il più diffuso<br />
quotidiano di provincia d’Italia.<br />
legata al Corriere di Como (dorso<br />
locale del Corriere della Sera) è invece<br />
espansione tv di como di proprietà<br />
di maurizio giunco, presidente<br />
dell’associazione tv locali della frt.<br />
espansione tv (direttore mario rapisarda)<br />
condivide la redazione con il<br />
quotidiano, ma ha volti noti (giorgio<br />
Bardaglio) e rubriche di approfondimento<br />
giornalistico seguite e conosciute<br />
sul territorio.<br />
In un un’emittente televisiva locale<br />
di varese, rete 55, ha mosso i suoi<br />
primi passi, invece, antonio marano,<br />
ex sottosegretario per le comunicazioni<br />
(uomo fidato di Umberto Bossi),<br />
oggi direttore di rete di raidue. Una<br />
copertura capillare sulle informazioni<br />
e le news che accadono tra varese,<br />
gallarate, Busto arsizio, tradate e<br />
dintorni è assicurata da un’agguerrita<br />
redazione di un pugno di giornali-<br />
8 Tabloid 1/ 2008
Tabloid 1 / 2008<br />
L’inchiesta<br />
deLLe emITTenTI censITe In LombArdIA<br />
maggio giugno luglio agosto Settembre ottobre<br />
1.183.335 1.078.122 1.107.388 1.046.226 1.293.269 1.298.744<br />
1.088.514 978.595 889.456 820.147 975.529 1.026.942<br />
1.017.777 982.131 884.362 876.958 980.099 994.624<br />
708.006 672.606 660.931 590.091 741.460 765.629<br />
486.679 493.861 468.086 441.806 483.363 474.725<br />
299.902 307.229 302.610 303.706 323.389 276.504<br />
271.086 249.477 253.394 202.214 225.880 230.981<br />
183.215 188.171 191.654 180.258 188.758 178.669<br />
196.955 219.914 190.069 183.363 169.419 178.038<br />
187.644 174.508 176.557 162.619 176.753 174.330<br />
167.305 150.655 156.536 134.333 148.312 161.613<br />
139.676 163.239 153.091 148.956 141.240 143.747<br />
147.133 139.055 149.696 125.338 141.787 124.702<br />
175.824 162.191 149.298 149.893 137.336 121.478<br />
95.468 93.348 94.537 82.718 93.922 98.740<br />
101.422 91.859 85.984 75.407 70.932 87.553<br />
83.214 89.928 102.489 83.558 98.836 86.329<br />
86.018 72.255 74.072 64.537 63.919 77.938<br />
74.558 81.636 62.034 76.933 70.234 75.468<br />
45.005 35.002 30.921 33.390 33.791 41.184<br />
37.002 46.111 40.164 39.369 41.947 37.772<br />
sti guidati da matteo Inzaghi e chiara<br />
milani. competitor locale è telesettelaghi<br />
(direttore monica terzaghi),<br />
che sfoggia una rubrica settimanale<br />
d’opinione condotta da robertino<br />
ghiringhelli, ordinario di Storia delle<br />
dottrine politiche all’Università cattolica<br />
di milano.<br />
firme soprattutto sportive, della carta<br />
stampata, sono poi contemporaneamente<br />
volti noti nelle televisioni locali.<br />
fra tutti Xavier Jacobelli (ex direttore<br />
di Tuttosport e Corriere dello Sport e<br />
poi del Quotidiano sportivo del gruppo<br />
riffeser) che va in onda con fuori<br />
gioco e telekomando, dagli studi<br />
di assago di telecity sul circuito di<br />
Italia 7 gold. numerosi, insomma,<br />
i giornalisti sportivi che prestano la<br />
loro opera sulle televisioni locali. Una<br />
consistente fetta della torta pubblicitaria<br />
appannaggio delle tv locali è<br />
infatti attirata dai programmi sportivi.<br />
Particolarmente seguiti i servizi sportivi<br />
su telelombardia dove il coordinatore<br />
della redazione sportiva, fabio<br />
ravezzani può contare su firme<br />
e volti noti come evaristo Beccalossi<br />
o gino Bacci. Una rampa di lancio<br />
inaspettata, invece, le televisioni locali,<br />
sono anche per chi, sconosciuto<br />
fino a prima di comparire in video, è<br />
poi diventato, in men che non si dica,<br />
personaggio noto in ambito locale.<br />
È il caso di camelia liana Jumatate,<br />
romena di Bucarest, oggi conduttrice<br />
del tg a tele clusone, balzata<br />
agli onori della cronaca e della noto-<br />
Dei 4,7 miliardi d’investimenti pubblicitari<br />
sulle televisioni, in Italia, solo poco più<br />
di 400 milioni vanno alle emittenti locali<br />
Corecom<br />
Da qui passano<br />
le sovvenzioni<br />
Il Il corecom<br />
(comitato<br />
regionale per le<br />
comunicazioni )<br />
è un organo di<br />
governo, garanzia e<br />
controllo sul sistema<br />
delle comunicazioni in ambito<br />
regionale. È organo funzionale<br />
dell’autorità per le garanzie nelle<br />
comunicazioni ed è organismo<br />
di consulenza della giunta e del<br />
consiglio regionale.<br />
Svolge la sua attività in rapporto<br />
con il pubblico, gli editori,<br />
i gestori di tutti i mezzi di<br />
comunicazione e le Istituzioni ed<br />
è stato costituito in lombardia<br />
con la legge regionale 28 ottobre<br />
2003, n.20, in attuazione della<br />
legge 31 luglio 1997, n.249,<br />
istitutiva dell’autorità per le<br />
garanzie nelle comunicazioni.<br />
Il corecom della lombardia si<br />
è insediato ufficialmente il 16<br />
settembre 2004. di norma si<br />
riunisce due volte al mese, ma<br />
può essere convocato ogni volta<br />
che lo si ritenga necessario. tra<br />
le sue funzioni figura quella di<br />
sostenere lo sviluppo del settore<br />
radiotelevisivo attraverso la<br />
predisposizione di graduatorie<br />
delle emittenti televisive locali<br />
alle quali attribuire i contributi<br />
previsti dalla legge 448/1998 e<br />
realizza uno studio annuale sul<br />
sistema delle comunicazioni<br />
in ambito regionale finalizzato<br />
a presentare una relazione al<br />
consiglio iregionale e all’authority.<br />
vigila in materia di tutela <strong>dei</strong><br />
minori nelle tv, diritto di rettifca e<br />
nella pubblicazione <strong>dei</strong> sondaggi<br />
e interviene nelle controversie<br />
tra gestori del servizio in ambito<br />
locale. Presidente è maria luisa<br />
Sangiorgio (nella foto sopra),<br />
i vice presidenti sono maurizio<br />
gussoni e Piero Scaramucci.<br />
9
Aeranti-Corallo<br />
Una bandiera<br />
per 313 locali<br />
È l’associazione<br />
di categoria che ha<br />
il maggior numero<br />
di televisioni locali<br />
associate. Sono<br />
infatti 313 le tv<br />
locali iscritte ad aeranticorallo,<br />
che associa un totale di 1.048<br />
imprese, tra cui 668 emittenti<br />
radiofoniche locali, 6 agenzie<br />
di informazione radiotelevisiva,<br />
36 imprese radiotelevisive<br />
via satellite, 10 imprese<br />
radiotelevisive via Internet,<br />
9 concessionarie di pubblicità<br />
del settore radiotelevisivo e 6<br />
syndication di emittenti locali<br />
che effettuano trasmissioni in<br />
contemporanea sul territorio<br />
nazionale. Pur rappresentando<br />
la gran parte delle televisioni<br />
locali, però, solo 51 delle<br />
associate aeranticorallo<br />
sono rilevate da auditel con<br />
7 milioni e 251.0566 ascolti<br />
complessivi relativi al dato<br />
netto giornaliero (dati 2005).<br />
aeranticorallo rappresenta,<br />
invece, 81 delle 168 imprese<br />
televisive locali (pari al 48,2%)<br />
complessivamente ammesse<br />
alle graduatorie regionali per le<br />
misure di sostegno alle tv locali<br />
previste dal d.m. 378/99 per<br />
l’anno 2005.<br />
nata nel 1998, aeranticorallo è<br />
coordinata dall’avvocato marco<br />
rossignoli (nella foto) e ha<br />
sede nazionale ad ancona. le<br />
imprese aeranticorallo danno<br />
complessivamente lavoro a oltre<br />
6mila lavoratori dipendenti<br />
e a oltre 10mila collaboratori.<br />
Il 3 ottobre 2000 aeranticorallo<br />
ha stipulato con la fnsi il primo<br />
contratto collettivo nazionale<br />
di lavoro per i giornalisti che<br />
lavorano nelle tv locali. Il ccnl<br />
è poi stato prorogato, con<br />
modifiche, il 19 dicembre 2005.<br />
L’inchiesta<br />
fATTUrATI e occUpAzIone<br />
emIttentI media fatturato giornalisti<br />
’04/’06 in euro Profess. Pubb.Pratic. tempo det.<br />
telelomBardIa 12.609.071 13,47 4,77 5,84<br />
antennatre 8.359.690 15,16 1,58 2,24<br />
telenova 8.144.666 7 0 0<br />
telerePorter 5.514.230 13,16 4,14 1,03<br />
teleradIo cItY 6.328.623 2,99 9,32 0<br />
telecamPIone 6.856.193 4 0 0<br />
Bergamo tv 2.692.854 10 0 1<br />
teletUtto 3.655.287 5,3 4,24 1,64<br />
telecolor 1.614.224 4 3,58 1<br />
rete 55 1.965.734 3,63 2,22 0,58<br />
teleUnIca 1.476.379 7,8 0,5 0<br />
eSPanSIone tv 1.409.587 3,7 0,93 0<br />
reteBreScIa 1.444.758 2,09 0 3,3<br />
StUdIo tv1 1.328.090 2,2 0,91 0,08<br />
teleBoarIo 886.449 0 2,39 0<br />
teleSettelaghI 794.657 1 3,65 0<br />
BreScIa PUnto tv 567.668 2,17 2 3<br />
PIù vallI tv 478.588 0 0 0<br />
telemantova 283.996 2,82 0 0<br />
BreScIa telenord 357.333 0 0 0<br />
vIdeoBergamo 569.582 0 1 0<br />
vIdeoStar 385.734 1,45 0,54 0<br />
tBne 136.960 0 0 0<br />
antenna 2 175.973 0 1,56 0<br />
PrImarete lomBardIa 1.058.355 0 1 0<br />
vIdeoStar 2 643.827 1 0 0<br />
SUPertv 382.104 0 0 0<br />
la 6 681.959 0 0,29 0<br />
trS tv 467.573 0 0 0<br />
canale 11 54.731 0 0 0<br />
ItalIa 8 642.701 0 0 0<br />
teleSolregIna 64.483 0 0 0<br />
telelIBertà 124.983 0,63 0,21 0<br />
teleStar 765.162 0 0 0<br />
televalaSSIna 149.081 0 0 0<br />
canale ItalIa 174.133 0 0 0<br />
vIdeoBlU 28.860 0 0 0<br />
PIù BlU lomBardIa 394.740 0 0 0<br />
tele nBc (tv comunitaria) 0 0 0 0<br />
tele Stella (tv comunitaria) 0 0 0 0<br />
rietà, lei di origine extracomunicaria,<br />
in quel delle valli bergamasche, terra<br />
leghista, per antonomasia. Un telegionale<br />
multietnico va in onda, dal<br />
lunedì a domenica, anche su rete-<br />
Brescia, dove carlos leonel e ligeon<br />
ciola (marito e moglie) hanno a<br />
disposizione un pool di collaboratori<br />
che descrivono, con servizi e inchieste,<br />
la vita <strong>dei</strong> numerosi immigrati nel<br />
Bresciano e nel mondo.<br />
non sono affatto rari, comunque,<br />
casi di giornalismo d’inchiesta nelle<br />
piccole televisioni locali. ne è buon<br />
esempio telecolor di cremona (direttore<br />
Pierluigi Baronio)v, che ha dovu-<br />
10 Tabloid 1 / 2008
Tabloid 1 / 2008<br />
L’inchiesta<br />
grAdUATorIA per Le sovvenzIonI sTATALI<br />
Personale non giornalistico Punti<br />
tepo indet.. tempo det. totali<br />
47 0,49 2753,75<br />
47,35 0 2614,5<br />
38,62 2,08 1780,42<br />
21,97 0,24 1763,68<br />
28,01 1,12 1607,03<br />
39,29 2,86 1604,81<br />
23,82 1,76 1406,93<br />
20,68 3,81 1255,41<br />
9,48 39,96 960,35<br />
19,26 1 938,56<br />
13,91 0,56 934,88<br />
16 0 767,22<br />
10,56 3,74 517,84<br />
7,83 7,09 472,97<br />
11,15 0 456,71<br />
3,89 11,1 420,46<br />
3,71 1 376,89<br />
10,48 0,91 327,71<br />
2,24 2,84 258,48<br />
6,45 0 199,17<br />
3,25 4,93 181,27<br />
1,49 0 162,82<br />
5,11 0 155,63<br />
2,7 0 153,99<br />
3 0,2 153,04<br />
2,59 0,5 150,95<br />
4 0 126,06<br />
2,27 4,38 118,41<br />
3,62 0 116,24<br />
3,27 0 99,25<br />
2,36 0,83 86,24<br />
2,47 0 75,19<br />
0,84 0,05 74,74<br />
1,5 1,41 65,62<br />
1,2 0 38,36<br />
1 0 32,76<br />
1,05 0 32,24<br />
0,57 0 23,48<br />
0 0 0<br />
0 0 0<br />
to far fronte a non poche difficoltà a<br />
seguire le partite del cremona calcio<br />
per aver mandato in onda servizi e<br />
inchieste sull’inquinamento ambientale<br />
da parte dell’azienda titolare della<br />
squadra di calcio locale.ora, per<br />
tutti, si apre un nuovo capitolo. la<br />
tecnologia, infatti, consente, ormai<br />
ecco come<br />
si calcolano<br />
i contributi<br />
Le misure di sostegno<br />
alle emittenti locali<br />
(legge n.448 del 1998)<br />
prevedono un fondo<br />
statale che viene<br />
ripartito attraverso<br />
una graduatoria<br />
redatta dal Corecom<br />
sulla base della<br />
media <strong>dei</strong> fatturati e<br />
dell’occupazione, con<br />
un premio particolare<br />
alla quota di giornalisti<br />
occupati. poco più di<br />
11 milioni di euro in<br />
Lombardia.<br />
In percentuale i 4/5<br />
del contributo sulla<br />
base del 37% delle<br />
emittenti in graduatoria<br />
arrotondato all’unità<br />
superiuore e 1/5 del<br />
contributo diviso<br />
fra tutte le emittenti<br />
indistintamente.<br />
In pratica le prime 15<br />
tv locali si dividono<br />
l’80% del contributo,<br />
le altre le quote fisse<br />
rimanenti. La forbice<br />
del contributo varia<br />
quindi, di fatto, da<br />
circa 50mila euro per<br />
chi prende di meno<br />
a un paio di milioni<br />
di euro ciascuna per<br />
le prime in graduatoria.<br />
anche alle emittenti locali di offrire<br />
contenuti a pagamento. l’utilizzo del<br />
pay per view, insomma, non è più<br />
solo appannaggio <strong>dei</strong> network come<br />
mediaset o la7.<br />
la sfida, oggi, anche per le tv locali, è<br />
quella del 2012 sul digitale.<br />
paolo.pozzi@odg.mi.it<br />
FRT<br />
Ascolti e fatturati:<br />
Non solo Mediaset<br />
È l’associazione<br />
che rappresenta<br />
tutte le televisioni<br />
nazionali e i<br />
grandi network,<br />
ma ha anche<br />
una divisione dedicata alle<br />
televisioni locali. alla frt<br />
aderiscono infatti le tre reti<br />
del gruppo mediaset (canale<br />
5, Italia 1, rete 4), quelle<br />
del gruppo telecom Italia<br />
media (la7 e mtv Italia) e Sky<br />
Italia, oltre ad alcuni content<br />
provider di canali satellitari<br />
(tra cui fox channel). ma in<br />
frt c’è anche un’articolazione<br />
dell’associazione che raggruppa<br />
135 emittenti televisive locali<br />
(quasi tutte le più iomportanti<br />
in termini di ascolti, fatturati<br />
e di occupazione), 5 radio<br />
nazionali (rtl 102.5, rms<br />
radio monte carlo, radio<br />
105 network, radio Kiss<br />
Kiss networke e radio Italia<br />
Solo musica Italiana) e 180<br />
radio locali. le associate<br />
frt (contando i tre canali<br />
mediaset) rappresentano il 95%<br />
dell’intero settore televisivo<br />
privato (e il 60% del settore<br />
radiofonico privato) e danno<br />
lavoro (compreso l’indotto) a<br />
cerca 20mila persone. la frt (al<br />
contrario di aeranticorallo che,<br />
per i giornalisti, ha firmato un<br />
contrato di lavoro con la fnsi)<br />
è firmataria di un contratto con<br />
i sindacati confederali cgil,<br />
cisl e Uil. costituita nel 1984,<br />
la frt è presieduta da filippo<br />
rebecchini (nella foto),<br />
ma l’articolazione delle<br />
televisioni locali è presieduta da<br />
maurizio giunco di espansione<br />
tv di como (vice presidenti<br />
Piero manera di rete 7<br />
Piemonte e giorgio tacchinoi<br />
di telecity Piemonte).<br />
11
Le iniziative<br />
dell’<strong>Ordine</strong><br />
I nosTrI Tre “InvIaTI specIalI” racconTano la conferenza dI naIrobI<br />
Africa al bivio tra guerre<br />
e nostalgia del futuro<br />
I vincitori della Borsa di studio dell’<strong>Ordine</strong> della Lombardia hanno seguito i lavori sui<br />
conflitti nel Continente nero. E descrivono la sfida più grande della sua storia:<br />
far uscire dall’indigenza milioni di persone che vivono negli slums, nella povertà totale<br />
Joseph Iwannia è uno fra i personaggi<br />
più significativi che si possano incontrare,<br />
qui, alla Conferenza sui conflitti<br />
africani. Delegato keniano di una missione<br />
cattolica, è arrivato a Nairobi per<br />
assistere ai lavori, ma la preoccupazione<br />
per le sorti <strong>dei</strong> suoi connazionali lo<br />
costringe a tornare a casa in anticipo.<br />
La chiesa dove lavora, vicino al confine<br />
con l’Uganda, ospita decine di rifugiati<br />
etnici, bersaglio di una nuova ondata<br />
di odio.<br />
In Kenia, il processo di unificazione<br />
nazionale ha prodotto risultati apprezzabili<br />
dopo l’indipendenza del 1963,<br />
ma non ha abolito le recriminazioni dal<br />
sapore etnico. Dice Maina Kiai, presidente<br />
della Kenya National Commission<br />
on Human Rights; “Lo stato ha<br />
faticato per darci una storia comune<br />
in modo da renderci più forti contro il<br />
colonialismo. Come anche i sudafricani,<br />
i keniani vogliono essere fieri della<br />
loro nazione, ma c’è ancora un grosso<br />
sforzo di coscienza da compiere”.<br />
Tiziana Cauli, a pag 16<br />
C’è un’aria di fatalismo a Nairobi. Tutto<br />
surreale. Mondi paralleli che viaggiano<br />
senza incontrarsi mai. Da una parte gli<br />
slums, le baraccopoli, con le loro contraddizioni,<br />
la fame e la disperazione<br />
degli ultimi che sopravvivono a fatica.<br />
Dall’altra il city center occidentale, con<br />
i suoi grattacieli, il filo spinato e i guardiani<br />
a mantenere l’ordine. Immutabile,<br />
radicato nel tempo e nelle gerarchie tra<br />
le diverse etnie.<br />
Ma, visti da vicino, anche tra gli slums<br />
ci sono molte differenze. Kabiria o Satellite<br />
sono considerati “residenziali” rispetto<br />
all’inferno di posti come Kibera<br />
o Korogocho.<br />
Una schizofrenia che a volte colpisce<br />
anche i ricchi, che ormai si considerano<br />
solamente “classe media”. Ed è<br />
come se mancasse sempre qualche<br />
tassello per capire fino in fondo le ragioni<br />
di queste contraddizioni. A meno<br />
di non cercarle in quel mondo popolato<br />
di spiriti che noi occidentali bianchi<br />
non riusciamo a vedere.<br />
Giulio Maria Piantadosi, a pag 17<br />
Terra di contrasti. Nella percezione comune<br />
l’Africa è terra di catastrofi umanitarie,<br />
emigrazione incontrollata e guerre<br />
etniche, oppure è una paradisiaca destinazione<br />
turistica. Con la globalizzazione,<br />
l’Africa nei prossimi decenni potrebbe far<br />
emergere milioni di persone dall’indigenza.<br />
Ma il suo export dipende ancora molto<br />
da minerali e petrolio e, nonostante<br />
gli aiuti internazionali, milioni di persone<br />
ancora non hanno accesso a risorse primarie<br />
come l’acqua potabile. Ora in virtù<br />
di quelle forze che spingono il boom di<br />
Cina e India, anche Kenia, Marocco e<br />
Uganda cominciano a raccogliere i frutti<br />
della diversificazione dell’economia, il<br />
Botswana ha tassi di corruzione di gran<br />
lunga inferiori all’Italia, la Tanzania garantisce<br />
assistenza sanitaria di base al 90%<br />
<strong>dei</strong> cittadini e Mauritius e Sudafrica sono<br />
ormai esempi di successo. Raccontare<br />
questi cambiamenti, le storie e le persone,<br />
significa raccontare la speranza<br />
dell’Africa.<br />
Per me, significa fare il giornalista.<br />
Guido Romeo, a pag 18<br />
12 Tabloid 1 / 2008
Tabloid 1 / 2008<br />
Le iniziative<br />
dell’<strong>Ordine</strong><br />
COmE E dOvE LavOranO I GIOrnaLIstI afrICanI<br />
Media di frontiera<br />
Zimbabwe, Guinea e Eritrea all’ultimo posto nella classifica<br />
<strong>dei</strong> Paesi non liberi. I giornali keniani in “libertà vigilata”<br />
di Tiziana Cauli e Guido Romeo<br />
isolati, privi di qualsiasi protezione contro<br />
i soprusi violenti di cui sono quotidianamente<br />
vittime e spesso costretti<br />
all’esilio. La condizione <strong>dei</strong> giornalisti<br />
in alcune zone dell’Africa è una conseguenza<br />
diretta del clima di conflitto e<br />
violazione <strong>dei</strong> diritti umani in cui versano<br />
molti paesi del continente. Secondo<br />
i dati dell’Ong Reporters sans Frontières,<br />
la Somalia è seconda nella classifica<br />
mondiale <strong>dei</strong> paesi più pericolosi per<br />
i giornalisti, preceduta soltanto dall’Irak.<br />
“Più di 50 fra i giornalisti più promettenti<br />
del paese sono fuggiti all’estero”,<br />
spiega Omar Faruk Osman, segretario<br />
generale del sindacato <strong>dei</strong> giornalisti<br />
somali Nusoj. Osman ha presentato a<br />
Nairobi un programma di formazione<br />
per reporter somali in Kenia. Fino alla<br />
crisi scatenata dalle ultime elezioni,<br />
questo paese era considerato il faro<br />
della democrazia in Africa orientale, oltre<br />
che il fulcro economico della regione.<br />
“Oggi uno <strong>dei</strong> temi più caldi è l’andamento<br />
della Borsa di Nairobi che è<br />
diventato un punto di riferimento per le<br />
economie della regione”, spiega Karinki<br />
Waihenya, caporedattore del Business<br />
Daily, gemello finanziario del principale<br />
quotidiano keniano, il Daily Nation. Per<br />
LE TESTATE in kEniA<br />
Quotidiani:<br />
Daily Nation, East African<br />
Standard, People’s Daily, Star<br />
Daily, Business Daily, Kenianews,<br />
Periodici:<br />
Coast Week, Karen’gata<br />
Chronicle, Weekly Review,<br />
Talking Africa.<br />
Stazioni televisive:<br />
Kbc Kenia Broadcasting<br />
Corporation, Ktn Kenya Television<br />
•francis owino e victor shamwata,<br />
due reporter free lance cresciuti<br />
negli slums di nairobi, oggi dell’équipe<br />
di ndugu Undogo, tra i pochi in grado<br />
di filmare nelle baraccopoli.<br />
questo, un periodo di formazione nel<br />
paese avrebbe potuto rappresentare<br />
un’occasione unica, per 40 reporter<br />
somali. Secondo Antony Wafula, un<br />
giovane radio-giornalista keniano che<br />
ha partecipato come insegnante a un<br />
programma di formazione per colleghi<br />
somali nella regione del Puntland, “Le<br />
differenze fra gli standard del giornalismo<br />
somalo e quelli keniani sono enormi.<br />
Non esistono paragoni”.<br />
Network, Metro Tv, Family Tv, East<br />
African Television.<br />
Stazioni radiofoniche:<br />
Kiss Fm, Capital Fm. Nation Radio,<br />
Metro Fm, East Fm<br />
pEr SApErnE di più<br />
www.nusoj.org<br />
www.nationmedia.com<br />
www.chinaview.cn/world/africa.htm<br />
www.freedomhouse.org<br />
www.rsf.org<br />
Come nelle banlieues francesi<br />
Secondo un’analisi applicata anche a<br />
crisi politico-sociali occidentali, come<br />
quella delle banlieues frances, i media<br />
keniani e internazionali, sono stati accusati<br />
di aver fomentato la violenza,<br />
assicurando uno spazio di tutto rilievo<br />
a vandali e facinorosi. L’Ong Freedom<br />
House assegna ai media keniani un<br />
livello di libertà “parziale”, mentre Zimbabwe,<br />
Guinea Equatoriale ed Eritrea si<br />
contendono l’ultimo posto nella classifica<br />
<strong>dei</strong> paesi non liberi. “La libertà di<br />
stampa è un tema delicato nei paesi<br />
africani”, spiega Muangi Chege, vice direttore<br />
del quotidiano keniano People’s<br />
Daily, “ma è migliorata negli ultimi anni,<br />
soprattutto avendo accesso a informazioni<br />
e documenti governativi”.<br />
Cinesi imparziali<br />
Il superamento dell’odio legato alle<br />
divisioni etniche e il passaggio dalla<br />
censura alla libertà sono fra le<br />
sfide principali che i media africani<br />
si trovano ad affrontare nel processo<br />
di stabilizzazione democratica<br />
<strong>dei</strong> loro paesi. Il Sudafrica, traino<br />
dell’economia del continente, che<br />
precede l’Italia nella classifica di Freedom<br />
House e può vantare una fra le<br />
carte costituzionali più illuminate al<br />
mondo, ha superato la segregazione<br />
razziale senza guerre. I suoi media,<br />
però, combattono ancora contro la<br />
concentrazione bianca del capitale.<br />
Le dinamiche di simili processi<br />
possono sfuggire alla comprensione<br />
degli osservatori occidentali, abituati<br />
a definire “libertà” e “censura” secondo<br />
i criteri delle democrazie europee,<br />
ma vanno seguite da vicino<br />
perché in rapida evoluzione e hanno<br />
visto recentemente l’arrivo di nuovi<br />
attori. Un’agenzia con crescente<br />
peso mediatico nel continente è, ad<br />
esempio, la cinese Xinhua che, oltre<br />
a una radio in lingua inglese, propone<br />
servizi da sedi in tutta l’Africa e<br />
guadagna seguito tra i professionisti<br />
locali. “Xinhua è percepita come<br />
molto meno di parte rispetto ai media<br />
occidentali, forse perché non dà<br />
giudizi politici sul paese - osserva<br />
Chege. - Anche se negli anni ’90, le<br />
pressioni europee hanno giocato un<br />
ruolo fondamentale nella transizione<br />
verso il sistema multipartitico”.<br />
13
Le iniziative<br />
primo dell’<strong>Ordine</strong> piano<br />
La COmUnIta’ IntErnaZIOnaLE è PIU’ Un PrOBLEma CHE Una rIsOrsa<br />
Conflitti e compromessi<br />
fino a ieri mediatore del dialogo, un Kenia nel caos paralizzerebbe, oggi,<br />
i commerci nell’intera area africana. nell’ex Congo la più vasta e dispendiosa missione<br />
di pace dell’Onu. ma anche la guerra tra etnie fa strage di civili inermi<br />
di Tiziana Cauli<br />
Genocidio non<br />
è più tabù?<br />
Drammatico a<br />
dirsi. Quando,<br />
all’apice delle<br />
violenze che<br />
hanno seguito<br />
la controversa<br />
ri-elezione del presidente keniano<br />
Mwai Kibaki, i sostenitori del rivale<br />
Raila Odinga sono stati accusati<br />
dal governo di aver messo in atto<br />
un vero e proprio “genocidio” contro<br />
i kikuyu, l’impiego di un termine<br />
così palesemente inappropriato<br />
non ha stupito più di tanto gran<br />
parte del pubblico internazionale.<br />
Il paese è infatti circondato da stati<br />
la cui autorità centrale è imposta<br />
a stento alle popolazioni che convivono<br />
all’interno degli stessi confini<br />
e la guerriglia <strong>dei</strong> movimenti<br />
ribelli uccide quotidianamente un<br />
numero imprecisato di civili inermi.<br />
Il Sudan e la Somalia, con la quale<br />
il Kenia condivide mille chilometri<br />
del suo confine settentrionale,<br />
sono gli esempi più significativi e<br />
noti in questo senso. Più a ovest,<br />
nella regione <strong>dei</strong> Grandi laghi, la<br />
Repubblica democratica del Congo<br />
è sede della più vasta e dispendiosa<br />
missione di pace dell’Onu,<br />
che non riesce a sedare la guerriglia<br />
a est del paese, mentre in<br />
Burundi il fallimento <strong>dei</strong> negoziati<br />
di pace con i ribelli ha dato inizio<br />
a una nuova stagione di violenze.<br />
La combinazione di “avidità” da<br />
parte di gruppi, governi e attori<br />
internazionali nello sfruttamento<br />
delle risorse e le “recriminazioni”<br />
delle popolazioni, etnie e persone<br />
che restano escluse dallo sviluppo<br />
economico è individuata dagli<br />
studiosi come causa <strong>dei</strong> conflitti<br />
nell’intero continente. In questo<br />
panorama di esplosiva instabilità, il<br />
Kenia ha conquistato una meritata<br />
reputazione di stabilità politica ed<br />
economica nell’Africa Orientale e<br />
ha rivestito un ruolo fondamentale<br />
come base di mediazione e dialogo<br />
con le aree di crisi adiacenti. Unione<br />
Africana, Onu, Usa e altri paesi<br />
e organismi internazionali si sono<br />
affrettati a inviare i loro mediatori<br />
in loco per il raggiungimento di un<br />
compromesso politico che ristabilisse<br />
la normalità. Un Kenia nel<br />
caos paralizzerebbe, com’è accaduto<br />
nei primi giorni <strong>dei</strong> disordini,<br />
il commercio internazionale con i<br />
paesi vicini, in particolare l’Uganda,<br />
il Ruanda e il Burundi. Un quarto<br />
del Pil <strong>dei</strong> primi due e un terzo<br />
di quello burundiano transitano<br />
per il porto keniano di Mombasa<br />
e, quando le violenze di alcune<br />
• Sopra, la distribuzione del cibo tra<br />
gli abitanti degli slums. A destra,<br />
il quartiere-baraccopoli di Kibera, a nairobi.<br />
settimane fa ne hanno bloccato<br />
le attività, le loro economie hanno<br />
subìto pesanti disagi. L’Uganda,<br />
in particolare, ha dovuto sospendere<br />
i voli domestici a causa della<br />
mancanza di carburante. In questo<br />
contesto, anche il Fondo monetario<br />
internazionale ha espresso da<br />
subito la propria preoccupazione<br />
e volontà di sostenere il Kenia nel<br />
suo sforzo per uscire dalla crisi.<br />
L’attenzione dedicata al paese<br />
contrasta con l’indifferenza riservata<br />
a crisi politiche e umanitarie<br />
ben più gravi in luoghi<br />
meno strategici del continente.<br />
Secondo Adekunle Amuwo, segretario<br />
esecutivo dell’African<br />
Association of Political Science<br />
“l’atteggiamento delle potenze e<br />
delle organizzazioni internazionali<br />
nell’Africa post-coloniale è stato<br />
finora in gran parte ambivalente”,<br />
al punto che “la comunità internazionale<br />
è più un problema che una<br />
soluzione”.<br />
14 Tabloid Tabloid 1 / 2008
Tabloid Tabloid 1 / 2008<br />
Le iniziative<br />
primo dell’<strong>Ordine</strong> piano<br />
tra I raGaZZI dI PadrE KIZItO CHE CErCanO IL rIsCattO dELLE BaraCCOPOLI<br />
All’inferno con il cellulare<br />
Quasi un milione di persone, nelle periferie di nairobi, paga l’affitto ai landlords<br />
per vivere in scatole di lamiera sporche, senza luce elettrica e senza cibo. Un ambulatorio<br />
e una piccola attività commerciale per dare un futuro a migliaia di bambini orfani<br />
di Giulio Maria Piantadosi<br />
Sono più di 200<br />
gli slums che circondano<br />
Nairobi.<br />
Ogni anno queste<br />
baraccopoli<br />
diventano sempre<br />
più estese,<br />
ingrossate da un<br />
flusso inarrestabile di persone che<br />
arrivano dalle aree rurali in cerca di<br />
fortuna. Qui la gente paga un affitto<br />
ai landlords, i signori feudali che<br />
controllano il territorio, per abitare<br />
in scatole di lamiera sporche e senza<br />
luce elettrica. Disoccupazione,<br />
droga, Aids sono l’unica scuola per<br />
migliaia di ragazzini.<br />
Eppure è proprio in questa miseria<br />
che sta nascendo la speranza di un<br />
Kenya diverso. Un bisogno di futuro<br />
che le violenze <strong>dei</strong> mesi scorsi<br />
hanno messo a rischio, riaprendo<br />
l’antica ostilità tra i kikuyu (la tribù<br />
del presidente Kibaki, da sempre al<br />
potere) e i luo (sostenitori dell’opposizione<br />
di Odinga).<br />
Kibera è lo slum più grande dell’Africa<br />
Orientale. Si arrampica su una<br />
collinetta da cui si vede un campo<br />
da golf che sembra un miraggio.<br />
La baraccopoli è tagliata a metà<br />
dalla ferrovia e per le strade si trova<br />
di tutto: immondizia, cibo, cellulari.<br />
Qui vivono quasi un milione di<br />
persone che nonostante tutto non<br />
si sentono sconfitte e che sono riuscite<br />
a tra sformare drammi privati<br />
in questioni collettive. Come Judith<br />
Omuinij, direttrice del Kibera Community<br />
Program.<br />
«Siamo tutti sieropositivi in cura –<br />
spiega – e per prendere le medicine<br />
dobbiamo mangiare, ma alcuni<br />
di noi non hanno i soldi necessari<br />
per fare un pasto tutti i giorni. Così,<br />
con i finanziamenti del microcredito,<br />
abbiamo iniziato una piccola attività<br />
commerciale per sostenerci e dare<br />
un futuro ai bambini rimasti orfani».<br />
Il 10 dicembre scorso l’associazione<br />
di Judith ha festeggiato un anno di<br />
attività. Un giorno speciale, perché<br />
• A sinistra, padre Kizito e, sopra,<br />
un angolo dello slum di Kibera,<br />
uno <strong>dei</strong> quartieri poveri di nairobi.<br />
coincide con l’anniversario della<br />
Carta <strong>dei</strong> Diritti dell’Uomo.<br />
«I diritti vanno praticati, non possiamo<br />
aspettare che qualcuno ce li<br />
conceda», spiega Padre Kizito, missionario<br />
comboniano da trent’anni<br />
in Kenya.<br />
A Kibera ha appena inaugurato un<br />
altro centro della sua comunità,<br />
Koinonia, che non si occupa solo<br />
di dare un letto, un pasto e un po’<br />
di istruzione ai bambini di strada.<br />
«L’ambulatorio di fisioterapia – dice<br />
Kizito davanti a una folla di persone<br />
– aprirà il mese prossimo. Ditelo<br />
anche ai vostri vicini: chiunque ha in<br />
casa una persona disabile può venire<br />
al centro gratuitamente». Assieme<br />
a lui c’è Dan Omulo, 24 anni. Sarà<br />
lui a occuparsi dell’organizzazione.<br />
«Abbiamo bisogno di educazione e<br />
informazione per vincere le discriminazioni,<br />
ma siamo sempre in fondo<br />
alle priorità del governo. Lo sportello<br />
handicap è al quarto piano di un palazzo<br />
in centro, come ci arrivamo?».<br />
E sorridendo mostra le stampelle.<br />
Su queste esperienze gli scontri<br />
degli ultimi mesi hanno messo una<br />
seria ipoteca. A Kibera la maggioranza<br />
di etnia ha votato in massa<br />
per l’opposizione di Odinga, ma qui<br />
vivono anche migliaia di kikuyu fedeli<br />
a Kabaki. Eppure non c’è stata la<br />
caccia ll’uomo come nella Rift Valley.<br />
La rete di comunità e associazioni<br />
ha tenuto e le violenze, più che interetniche,<br />
sono state negli scontri di<br />
polizia. Per ora la polveriera delle baraccopoli<br />
non è esplosa, ma ci vorrà<br />
tempo prima che cessino i rancori e<br />
la gente, divisa tra Odinga e Kibaki,<br />
torni a lavorare insieme.<br />
15
Le iniziative<br />
dell’<strong>Ordine</strong><br />
L’ECOnOmIa CrEsCE dEL 6%. sUd afrICa, KEnIa, sEnEGaL E maGHrEB da traInO<br />
Piccoli imprenditori crescono<br />
Telecomunicazioni e beni di consumo come l’alimentare stanno creando<br />
nuove opportunità per l’economia. Grande attesa per la cablatura sulla costa vicina<br />
a Mombasa. Piccole storie di successo per una nuova classe media emergente<br />
di Guido Romeo<br />
“E se invece<br />
dell’Africa la<br />
Francia avesse<br />
colonizzato<br />
il Giappone?”,<br />
chiedeva l’economista<br />
Jean-<br />
Louis Gombeaud<br />
per mostrare come il Giappone,<br />
privo di risorse naturali e in ginocchio<br />
dopo la Seconda Guerra,<br />
è oggi una delle economie più<br />
avanzate del Pianeta. L’Africa invece,<br />
ricchissima di risorse, liberata<br />
dal colonialismo da più di<br />
40 anni e sostenuta dagli aiuti<br />
internazionali, solo oggi sembra<br />
cominciare a trovare la strada di<br />
uno sviluppo autonomo. L’Ocse<br />
mostra una crescita del 5,5% per<br />
l’economia africana nel 2006 e<br />
stime superiori al 6% per il 2007 e<br />
2008. Uno slancio non comparabile<br />
al 9-11% annuo di India e Cina,<br />
ma che si stacca nettamente dalla<br />
media del 3,4% al livello globale.<br />
Non è solo merito delle risorse<br />
naturali – che pure hanno fatto la<br />
fortuna del Botswana, – ma anche<br />
della crescita interna <strong>dei</strong> Paesi più<br />
avanzati come Sud Africa, Kenya,<br />
Senegal e la fascia del Maghreb.<br />
“Telecomunicazioni, ma anche beni<br />
di consumo come l’alimentare<br />
stanno crescendo rapidamente<br />
e credo che paesi come il Kenia<br />
oggi siano veramente una nuova<br />
terra di opportunità” – spiega Raju<br />
Bid, 33 anni e manager della Jetlak<br />
Foods Limited di Nairobi con un<br />
fatturato di 2,6 milioni di dollari nel<br />
2006 e un più 30% previsto per il<br />
2007 e 2008.<br />
poliglotti e manageriali<br />
Bid, indiano-keniota nato a Nairobi<br />
ma che non ha mai visitato il subcontinente,<br />
parla correntemente<br />
gujarati e swahili ed è diplomato in<br />
management presso le Università di<br />
Manchester e Westminster. È il perfetto<br />
rappresentante di una nuova<br />
generazione di imprenditori africani<br />
fiduciosi nello sviluppo dell’economia<br />
locale. I problemi tuttavia non<br />
mancano. In Darfur e Somalia le<br />
cirsi restano ancora irrisolte, Nigeria<br />
e Congo sono instabili e molti<br />
Paesi dovrebbero aumentare di 35<br />
milioni l’anno il numero di persone<br />
con accesso all’acqua potabile per<br />
rispettare i “Millennium development<br />
goals” fissati per il 2015. “Anche in<br />
Kenia il terreno di gioco non è uguale<br />
per tutte le imprese, a causa di<br />
corruzione e lobby locali – osserva<br />
Hansol P. Shah, direttore di Soko-<br />
Sweety, uno <strong>dei</strong> maggiori distributori<br />
di dolciumi con 1,2 milioni di dollari di<br />
fatturato nel 2006 .– Ma una classe<br />
media sta emergendo”. Il Kenia, fino<br />
a prima delle elezioni considerato<br />
un esempio di buon governo, gode<br />
di un hub commerciale e<br />
libero scambio con l’Egitto.<br />
Molti guardano con grande<br />
attesa alla cablatura sulla<br />
costa vicino a Mombasa,<br />
al suo sistema educativo<br />
il lingua inglese, alle Tlc e<br />
ai call center sull’esempio<br />
della crescita indiana. Non<br />
mancano storie di successo<br />
• Una scuola negli slums.<br />
Ma tanti vanno a studiare<br />
a Manchester.<br />
come quella di Safari.com, il primo<br />
gestore mobile keniota controllato<br />
da Vodafone e destinato a quotarsi<br />
quest’anno. “Oggi l’Africa è fatta<br />
– osservava alla vigilia delle elezioni<br />
Maina Kiai, presidente delle<br />
commissione keniota per i diritti<br />
umani - ma bisogna fare gli africani,<br />
dandogli identità, valori moderni<br />
e leader all’altezza delle riforme<br />
che devono affrontare”. I mesi di<br />
violenze che hanno infiammato il<br />
Paese in seguito alla contestata<br />
rielezione di Kibaki, sono costate<br />
centinaia di vite, ma per alcuni, non<br />
sono solo l’effetto dell’odio etnico<br />
che ha provocato tragedie come<br />
quelle del Ruanda. “Venti anni fa<br />
la rielezione del presidente uscente<br />
con l’85% <strong>dei</strong> voti era considerata<br />
di rigore – ha sottolineato sul Wall<br />
Street Journal Andrea Bohnstedt –<br />
oggi le regole sono più stringenti,<br />
più kenioti conoscono i loro diritt,<br />
i media digitali e la telefonia cellulare<br />
hanno accelerato la diffusione<br />
delle notizie. Il Paese è cambiato e<br />
rubare un’elezione non è più così<br />
facile”.<br />
16 Tabloid 1 / 2008
Tabloid 1 / 2008<br />
Le iniziative<br />
dell’<strong>Ordine</strong><br />
La tEstImOnIanZa dELL’InvIatO dEL “COrrIErE dELLa sEra”<br />
La mia Africa<br />
Vent’anni fa si lavorava con il telefax e mezzi di fortuna,<br />
oggi ci sono i satellitari. Dall’albergo si può controllare tutto,<br />
ma le notizie si trovano in strada e con una buona agenda<br />
di Massimo A. Alberizzi*<br />
Quando ho cominciato a viaggiare per<br />
l’Africa, alla fine degli anni ‘80, portavo<br />
una piccola valigetta e la mitica<br />
Olivetti Lettera 22. Per mandare gli<br />
articoli la fatica era grande: dovevo<br />
andare alla posta centrale delle varie<br />
capitali o delle città più importanti,<br />
consegnare il mio pezzo all’impiegato<br />
che si occupava <strong>dei</strong> telex il quale,<br />
senza capire una parola, copiava ciò<br />
che c’era scritto e lo inviava in via Solferino.<br />
Altro mezzo, più veloce, dettare<br />
al telefono l’articolo. Già, ma allora le<br />
linee erano pessime, e si rischiava di<br />
aspettare ore.<br />
In quegli anni mi aiutò in modo eccezionale<br />
la signora Turco e tutto lo<br />
staff di Italcable, che gestiva i collegamenti<br />
tra Italia e resto del mondo.<br />
Ero venuto in contatto con questa<br />
deliziosa centralinista durante un<br />
viaggio a Khartoum, in Sudan, dove<br />
ero passato per entrare clandestino<br />
in Etiopia con i guerriglieri di allora.<br />
La signora Turco - era il 1987 - mi<br />
agevolò alla grande durante la guerra<br />
Libia-Ciad. L’esercito ciadiano portò<br />
una trentina di giornalisti in visita nei<br />
campi di battaglia nel nord del Paese.<br />
Alla partenza non ci dissero né<br />
qual era la destinazione, né quanto<br />
tempo sarebbe durato il viaggio.<br />
Lasciammo tutti N’Djamena, senza<br />
cibo, senza acqua e senza neppure<br />
una camicia di ricambio. La sera prima<br />
di abbandonare l’albergo chiesi alla<br />
signora Turco: “Per favore mi telefoni<br />
ogni sera alle 6 e alle 8”. Visitammo<br />
le zone dove erano infuriati i combattimenti<br />
e tornammo nella capitale del<br />
Ciad una domenica sera. Avevo scritto<br />
il mio articolo la notte precedente, sulle<br />
dune candide attorno a Faya Largeau,<br />
un’oasi spettacolare del Sahara. Ero<br />
arrivato in albergo da qualche minuto<br />
e, puntuale come un orologio,<br />
squilla il telefono. Dall’altra parte la<br />
signora Turco. “Mi passi i dimafonisti<br />
prima che cada la linea”, le dissi.<br />
Dettai concitato e fui l’unico. Gli altri<br />
colleghi non riuscirono a mettersi in<br />
contatto con i loro uffici. I loro pezzi<br />
furono pubblicati solo martedì. In<br />
quel viaggio ero il solo italiano, ma i<br />
miei concorrenti erano i colleghi delle<br />
grandi agenzie internazionali, che<br />
l’Ansa avrebbe tradotto per l’Italia.<br />
dai dimafoni ai cellulari<br />
Oggi tutto è cambiato. Al posto della<br />
Lettera 22 c’è un piccolo computer,<br />
un apparato satellitare per collegarsi<br />
a Internet, un telefono satellitare che<br />
negli anni è diventato sempre più piccolo<br />
e portatile, un mucchio di fili,<br />
caricatori, antennine, due telefoni cellulari.<br />
Tutto può stare in una valigetta<br />
abbastanza compatta.<br />
La signora Turco (che non ho mai incontrato<br />
personalmente ma che ricordo<br />
sempre) e i suoi colleghi sono andati<br />
in pensione e io posso controllare se<br />
Chi È<br />
Massimo Alberizzi, professionista<br />
dal 1978. Primo giornalista<br />
occidentale a entrare nelle zone<br />
della Cambogia controllate<br />
dai Khmer rossi, ha seguito i<br />
maggiori eventi bellici africani<br />
(Ciad e Libia, Etiopia-Eritrea). Ha<br />
raccontato i sanguinosi disordini<br />
prima dal Kenia, quindi dal Ciad,<br />
dove si trova attualmente.<br />
c’è stato un colpo di stato a un paio<br />
di chilometri dal mio albergo. Ma tutto<br />
questo è sufficiente per scrivere in<br />
buon articolo o un reportage aderante<br />
alle realtà? Credo di no. Purtroppo in<br />
Italia i grandi media non si preoccupano<br />
della formazione degli inviati. Molti<br />
addirittura non parlano inglese o la<br />
loro padronanza è misera. Eppure<br />
vengono impiegati in lungo e in<br />
largo in giro per il mondo. Ricordo<br />
Howard French, corrispondente del<br />
New York Times da Abidjan, in Costa<br />
d’Avorio. Fu trasferito a Tokyo, ma<br />
prima il suo giornale lo spedì sei mesi<br />
alla Hawaii per un corso intensivo<br />
di giapponese! Stupefacente se si<br />
pensa che in Italia si passa dall’Iraq<br />
alla Germania o dall’omicidio di Cogne<br />
all’Afghanistan. Troppo pochi<br />
gli inviati che restano! Colleghi del<br />
Corriere della Sera, Repubblica, Rai,<br />
Panorama, Avvenire, La Stampa....<br />
Avrò scordato certamente qualcuno.<br />
Ma dove sono finiti i reporter del<br />
Giornale, Resto del Carlino, Giorno,<br />
Mattino di Napoli, Gazzettino di Venezia,<br />
Messaggero, TG5 ...? Con<br />
grande dispiacere non li incontro<br />
più. I loro giornali si sono sbarazzati<br />
del difficile compito di informare i<br />
lettori e hanno assunto sempre più<br />
la fisionomia di organi il cui unico<br />
interesse è partecipare alla lotta<br />
politica. Un contesto desolante.<br />
Occorre reagire con professionalità,<br />
competenze e specializzazioni.<br />
Bisogna tornare a ricordare ai colleghi<br />
che il patrimonio più importante<br />
di un giornalista è l’agenda<br />
telefonica. E va rimpolpata ogni<br />
giorno.<br />
*Inviato del Corriere della sera<br />
17
Le iniziative<br />
dell’<strong>Ordine</strong><br />
Ecco un breve Portfolio<br />
<strong>dei</strong> tre borsisti dell’<strong>Ordine</strong><br />
della Lombardia in Africa.<br />
In centro pagina la sede<br />
Rai nel cuore finanziario<br />
di Nairobi. Nelle altre<br />
immagini la vita quotidiana<br />
nelle baraccopoli.<br />
Il servizio fotografico<br />
è di Guido Romeo e di<br />
Giulio Maria Piantadosi<br />
Foto da Nairobi<br />
La nuova sede rai<br />
Il continente nero da Nairobi al Tg<br />
La Tv pubblica italiana è tornata con le sue telecamere nel continente nero,<br />
aprendo una sede a Nairobi. E’ dal 1995, quando vennero uccisi Ilaria<br />
Alpi, Marcello Palmisano e Miran Hrovatin, che i cronisti della nostra tv non<br />
mettevano piede nel Paese. A raccontare l’Africa c’è Enzo Nucci (foto a<br />
sinistra, l’operatore Antony Wafula, a destra), una vita nella cronaca nera<br />
prima di Nairobi. Rai Africa è nata un anno fa grazie alla sua cocciutaggine.<br />
Ha convinto viale Mazzini ad aprire una sede di corrispondenza a Nairobi<br />
e poi ha superato gli ostacoli tecnici e la burocrazia africana. «Nairobi è un<br />
18 Tabloid 1 / 2008
osservatorio privilegiato sul continente», spiega Nucci. «Da qui seguo le<br />
vicende di 49 paesi: questo vuol dire dare più spazio ai reportage che alla<br />
notizia di un minuto per il tiggì». A accompagnarlo nel suo lavoro c’è solo<br />
Edwin. «L’occhio di un cameraman locale è un modo diverso di entrare in<br />
questo mondo», aggiunge Nucci, che l’anno scorso - quando nessun giornalista<br />
riusciva a entrare a Mogadiscio - ha girato un documentario sulla<br />
Somalia delle Corti Islamiche. Ora, nella sede Rai di Nairobi, c’è una targa<br />
che ricorda Marcello Palmisano, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Hanno pagato<br />
con la vita il coraggio di raccontare l’Africa. Bisogna non dimenticare.<br />
Tabloid 1 / 2008<br />
19
Le iniziative<br />
dell’<strong>Ordine</strong><br />
L’ORDINE DEI GIORNALISTI DELLA LOMBARDIA ISTITUISCE SEI BORSE DI STUDIO<br />
Seguendo le orme<br />
di Sherlock Holmes<br />
Una nuova opportunità per i free lance che vogliono<br />
partecipare a un Master in analisi investigativa. Perché<br />
giornalisti d’inchiesta si diventa, con coraggio e intelligenza,<br />
ma anche con un’adeguata preparazione professionale<br />
L’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti della Lombardia<br />
ha istituito 6 Borse di studio<br />
di 1.200 euro ciascuna per un Master<br />
di analisi delle fonti documentarie<br />
e giornalismo investigativo.<br />
Possono partecipare alla selezione i<br />
free lance che sono in possesso <strong>dei</strong><br />
seguenti requisiti:<br />
1) iscrizione a uno degli Albi della<br />
Lombardia<br />
2) età compresa tra i 25 e i 40 anni<br />
3) laureati o non laureati in possesso<br />
di ottimo curriculum professionale<br />
4) conoscenza di almeno una lingua<br />
dell’Unione Europea, preferibilmente<br />
l’inglese.<br />
L’assegnazione delle Borse di studio<br />
è a insindacabile giudizio del<br />
Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> della Lombardia,<br />
al quale vanno presentate,<br />
entro il 23 marzo 2008, le domande<br />
di ammissione tramite posta<br />
elettronica a tabloid@odg.mi.it o a<br />
presidenza@odg.mi.it oppure tramite<br />
raccomandata con ricevuta di<br />
ritorno in via Antonio da Recanate<br />
1, 20124 Milano, all’attenzione<br />
della presidenza dell’<strong>Ordine</strong> della<br />
Lombardia. La Borsa di studio si<br />
riferisce al corso di “Analisi investigativa”<br />
della durata di 90 ore (vedi<br />
box con il dettaglio delle materie).<br />
Da lungo tempo negli Stati Uniti e<br />
negli altri Paesi in cui il giornalismo<br />
investigativo si è sviluppato, è noto<br />
che la qualità del lavoro giornalistico<br />
d’inchiesta non è solamente il<br />
frutto del coraggio, del valore intellettuale<br />
e della capacità di analisi<br />
del singolo giornalista, ma è direttamente<br />
correlato alla presenza<br />
di una ben definita “cassetta<br />
degli attrezzi” e di una adeguata<br />
competenza nell’individuazione,<br />
nell’analisi e nella verifica delle fonti<br />
documentarie. Preziosi strumenti<br />
che l’<strong>Ordine</strong>, con questa iniziati-<br />
anaLisi investigativa: iL prOgraMMa deL cOrsO<br />
Docente Insegnamento Ore<br />
Roberta Bruzzone Teoria e tecnica dell’investigazione 12<br />
Massimiliano Boccardi Teoria e tecnica dell’investigazione informatica 12<br />
Fabio Mini Sistemi criminali 1 (mafia-CO ) Scenari esteri 6<br />
Enzo Ciconte Sistemi criminali 1 (mafia-CO ) 6<br />
Leonida Reitano Analisi delle fonti aperte su internet 6<br />
Guido Salvini Sistemi criminali 2<br />
Lorenzo Striul (terrorismo nazionale e internazionale ) 18<br />
Mauro Falesiedi Economia <strong>dei</strong> sistemi criminali 22<br />
Francesco Truglia Workshop di Analisi georeferenziata<br />
per il giornalismo di inchiesta 18<br />
va, vuole mettere a disposizione<br />
di chi ha da poco avuto accesso<br />
alla professione, in risposta alla ritrovata<br />
passione per il giornalismo<br />
d’inchiesta.<br />
Il Master, che si terrà a Milano presso<br />
l’Istituto Don Bosco (via Tonale<br />
19, zona Stazione Centrale), è patrocinato<br />
dall’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti<br />
della Lombardia, Istituto per i beni<br />
archivistici e librari dell’Università<br />
di Urbino, Diario della settimana,<br />
Internazionale, Affari Italiani, Quaderni<br />
Radicali e McLuhan Program<br />
University of Toronto.<br />
Le altre lezioni del Master<br />
Oltre a quello di “Analisi investigativa”,<br />
il Master prevede ulteriori<br />
corsi di “Insegnamenti propedeutici”,<br />
“Metodi e strumenti per la<br />
ricerca e l’analisi delle fonti documentarie”,<br />
“Giornalismo scritto e<br />
online”, “Giornalismo televisivo”,<br />
per la durata totale di 291 ore.<br />
Chi, invece, è interessato alla frequenza<br />
totale del Master (coordinato<br />
e diretto da Nicoletta Napoleoni),<br />
che avrà inizio il prossimo 28<br />
marzo, indipendentemente dalla<br />
selezione e dall’avvenuta assegnazione<br />
di una delle Borse di studio,<br />
potrà partecipare versando una<br />
quota di iscrizione di 4.500 euro,<br />
contattando il coordinatore Leonida<br />
Reitano, cell. 348.9155506,<br />
oppure scrivendo una mail a info@<br />
giornalismoinvestigativo.org o, ancora,<br />
consultando il sito www.giornalismoinvestigativo.org<br />
20 Tabloid 1 / 2008
Tabloid 1 / 2008<br />
Gli enti<br />
della categoria<br />
PRECARIATO / ISTITUITO UN OSSERVATORIO NAZIONALE CON SEDE A MILANO<br />
Quando la notizia<br />
vale 1 kg d’insalata<br />
Con Barzini e Montanelli abbiamo in comune la passione<br />
per il nostro “mestiere”, ma il lavoro del giornalista<br />
è sempre più insicuro, pagato quando capita e sommerso<br />
di Giuseppe Spatola*<br />
“Il mestiere del giornalista è difficile,<br />
carico di responsabilità, con orari<br />
lunghi, anche notturni e festivi, ma<br />
è sempre meglio che lavorare…”.<br />
Chissà se oggi il pensiero di Luigi<br />
Barzini, firma storica del giornalismo<br />
italiano, sarebbe lo stesso. Sì, perché<br />
di questi tempi si fa presto a dire<br />
giornalista, ma si fa prima a pensare<br />
al precariato. Oggi fare il giornalista<br />
non è certo meglio che lavorare, ma è<br />
forse il modo più difficile per “lavorare<br />
e guadagnare”.<br />
Così, dimenticando l’idea dello storico<br />
inviato del Corriere, nelle redazioni del<br />
xxI secolo una notizia vale poco meno<br />
di un chilo di insalata fresca comperata<br />
al mercato: 2 euro lordi... Insomma,<br />
altro che “call center” e neolaureati<br />
che fanno i camerieri – simbolo della<br />
precarietà del nuovo millennio. I nuovi<br />
giornalisti, che nulla hanno in comune<br />
con i Barzini o i Montanelli se non la<br />
passione per un mestiere diventato<br />
per antonomasia “sempre più insicuro,<br />
incostante e capriccioso” (citazione<br />
da una delle ultime interviste a Enzo<br />
Biagi), si riconoscono in quelli “pagati<br />
quando (e se) capita da padroni che<br />
non assumono mai”.<br />
Per essere brutale, perché la schiettezza<br />
paga ancora anche in questo<br />
mestiere, siamo diventati un esercito<br />
di lavoratori in nero che ha superato il<br />
punto del non ritorno. Basta leggere<br />
con attenzione il libro bianco sul lavoro<br />
nero, pubblicato due anni fa dalla<br />
Fnsi, per scoprire (se mai ce ne fosse<br />
bisogno) storie di violazioni, soprusi<br />
nel mondo dell’informazione, e la dittatura<br />
<strong>dei</strong> pezzi pagati sempre meno o<br />
<strong>dei</strong> contratti a tempo determinato che<br />
diventano prassi in tutte le redazioni.<br />
Purtroppo i numeri non mentono: sono<br />
soltanto 12.500 i lavoratori dipendenti<br />
delle redazioni italiane(dalla stampa a<br />
Internet, dalla tv alla radio), a fronte di<br />
circa 30 mila lavoratori precari. I primi<br />
sono i dati ufficiali dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti,<br />
i secondi vengono da una stima<br />
sugli iscritti alla cosiddetta «gestione<br />
separata» dell’Inpgi (Inpgi 2), l’istituto<br />
di previdenza dove versano i contributi<br />
tutti i redattori parasubordinati e<br />
collaboratori in diverse forme.<br />
Gli iscitti alla cosiddetta «Inpgi 2» alla<br />
fine del 2005 sono risultati 21.171, ma<br />
tra questi la vera «fascia a rischio» è<br />
composta da 10 mila lavoratori che<br />
non raggiungono i 700 euro lordi di<br />
compenso al mese. Inoltre, i soli dati<br />
Inpgi non sono sufficienti a inquadrare<br />
il fenomeno: ci sarebbero infatti altre<br />
diverse migliaia di giornalisti che lavorano<br />
senza versare contributi di<br />
A chI rIvolGersI<br />
Il gruppo di lavoro dell’<strong>Ordine</strong><br />
nazionale è formato da<br />
Massimiliano Saggese<br />
(coordinatore, massimiliano@<br />
saggese.it, cell 339/71.75.304),<br />
Nicoletta Morabito (segretario),<br />
Pasquale Barranca, Filippo Poletti,<br />
Giuseppe Spatola, Fabrizio Di<br />
Benedetto.<br />
alcun tipo perché inquadrati come<br />
“collaboratori occasionali a regime di<br />
ritenuta d’acconto”. Per non parlare<br />
poi di quel mondo del lavoro nero e<br />
del pagamento a pezzo, ancora più<br />
sfruttato (se possibile) rispetto a chi<br />
ha almeno un contratto da cococo o<br />
cocopro. Bisogna infine aggiungere<br />
2500 disoccupati che aspettano in<br />
grazia una sostituzione o un contratto<br />
a termine per poter riscoprire di essere<br />
veri giornalisti professionisti.<br />
Come poter condividere, quindi, Barzini<br />
e il suo pensiero in un’epoca storica in<br />
cui il lavoro è diventato una chimera, in<br />
un mondo in cui i pubblicisti sono usati<br />
come professionisti e i disoccupati valgono<br />
quanto la frutta venduta sui banchi<br />
del mercato? Per questa ragione l’<strong>Ordine</strong><br />
Nazionale <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> ha dato vita a un<br />
gruppo di lavoro sui precari. Uno studio<br />
che dovrà dare un volto, una forma e<br />
soprattutto una vera identità al “precario<br />
giornalista” per trovare soluzioni in grado<br />
di risolvere, o quanto meno attenuare, i<br />
malanni della professione. Il gruppo di<br />
lavoro, che ha scelto Milano (capitale<br />
indiscussa dell’editoria nazionale) e il<br />
suo ordine come sede, è composto da<br />
pubblicisti e professionisti. L’obiettivo?<br />
Fare luce sul sommerso e capire<br />
come si è costretti a lavorare da giornalisti<br />
(pubblicisti o professionisti non<br />
c’è differenza) non avendo garanzie né<br />
contratti regolari. Come dire che fare il<br />
giornalista è sempre meglio che lavorare…<br />
a cottimo e in nero.<br />
*Consigliere nazionale<br />
dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti<br />
21
Il Consiglio di amministrazione della<br />
Casagit ha dato il via libera a due importanti<br />
provvedimenti, volti ad allargare<br />
la base degli iscritti: la Casagit 2<br />
e l’estensione di alcuni servizi ai figli<br />
di giornalisti. Il contenuto dettagliato<br />
delle novità è stato recentemente<br />
illustrato all’assemblea <strong>dei</strong> delegati<br />
della Cassa.<br />
La prima misura è la riforma della Casagit<br />
2, la linea di assistenza riservata<br />
a coloro che non possono permettersi<br />
di pagare il contributo pieno, che oggi<br />
è di 2.544 euro l’anno.<br />
I soci della nuova Casagit 2 potranno<br />
scegliere se versare il 30% o il 60%<br />
del contributo annuale, e in cambio<br />
avranno il rimborso del 30% o del<br />
60% di quanto previsto per i soci a<br />
titolo pieno. In compenso potranno<br />
accedere alle condizioni di maggior<br />
favore previste dalle convenzioni che<br />
Casagit ha stipulato con medici e<br />
strutture sanitarie. Quando questi<br />
soci avranno una capacità contributiva<br />
maggiore potranno decidere di<br />
passare a Casagit 1. Con questa misura<br />
pensiamo di aver offerto a tutti<br />
coloro che iniziano la professione<br />
una corsia d’ingresso all’assistenza<br />
sanitaria a costi ragionevoli, salvaguardando<br />
il loro diritto a passare<br />
all’assistenza piena. Sinora, infatti,<br />
il regolamento prevedeva che, trascorso<br />
un anno dalla propria iscrizione<br />
all’<strong>Ordine</strong>, il giornalista perdesse<br />
la facoltà di associarsi.<br />
La nuova Casagit 2, riservata a tutti<br />
coloro che sono iscritti alla gestione<br />
Tabloid 1 / 2008<br />
Gli enti<br />
della categoria<br />
DA MAGGIO NUOVE NORME PER GLI ISCRITTI ALL’INPGI 2<br />
Una Casagit 2<br />
per i free lance<br />
Novità anche per i figli, fino a 35 anni, con reddito proprio:<br />
versando un contributo diretto godranno<br />
di assistenza sanitaria completa come “soci aggregati”<br />
di Andrea Leone*<br />
separata dell’Inpgi, verrà illustrata in<br />
una serie di assemblee regionali che<br />
si terranno nei primi mesi del 2008, ed<br />
entrerà in vigore all’inizio del secondo<br />
quadrimestre. I soci della vecchia<br />
Casagit 2, poco più di 140 giornalisti,<br />
avranno la possibilità di scegliere se<br />
iscriversi alla nuova assistenza ridotta<br />
o passare a Casagit 1.<br />
La seconda decisione, sempre volta<br />
ad allargare la platea degli iscritti,<br />
riguarda i figli <strong>dei</strong> giornalisti. Oggi<br />
la Cassa assiste i figli <strong>dei</strong> soci, se<br />
a carico <strong>dei</strong> genitori, sino al compimento<br />
del ventiseiesimo anno di<br />
età a titolo gratuito.<br />
Fino a 35 anni, poi, se permane la<br />
condizione di mancanza di reddito<br />
proprio, i figli possono essere assistiti<br />
con il pagamento di un contributo. In<br />
futuro, invece, i figli di giornalisti che<br />
cesseranno di essere a carico <strong>dei</strong><br />
genitori potranno iscriversi a titolo<br />
proprio come soci aggregati, quindi<br />
senza diritto di voto ma con diritto<br />
all’assistenza completa in cambio<br />
del pagamento della quota prevista<br />
per i soci non contrattualizzati, con<br />
le stesse regole. Si rimedia in questo<br />
modo ad una ingiustizia, che prevedeva<br />
tale possibilità per i figli di soci<br />
deceduti. Quali titolari di una pensio-<br />
ne di reversibilità Inpgi infatti costoro<br />
possono al termine del trattamento<br />
di pensione scegliere di mantenere<br />
l’assistenza con la formula del socio<br />
aggregato. Perché non dare dunque<br />
questa possibilità anche ai figli di<br />
giornalisti viventi? Due misure volte<br />
a salvaguardare i conti della Cassa<br />
aumentando il numero <strong>dei</strong> soci ma<br />
mantenendo quella caratteristica di<br />
cassa di categoria che, attraverso<br />
l’applicazione del principio di solidarietà<br />
mutualistica, ha consentito<br />
sinora di tutelare efficacemente la<br />
salute <strong>dei</strong> giornalisti.<br />
Con il 2008 partirà anche il nuovo programma<br />
di prevenzione. Gli obiettivi<br />
sono per il momento contenuti per<br />
mancanza di risorse, ma c’è comunque<br />
una novità importante. Riguarderà<br />
la prevenzione oncologica femminile e<br />
maschile (utero, mammella e prostata)<br />
secondo lo schema già sperimentato,<br />
e in aggiunta cominceremo ad affrontare<br />
il tema delle malattie professionali<br />
con la prevenzione oculistica, riservata<br />
ai giornalisti in attività, quindi solo<br />
ai soci e non ai familiari. Sul sito www.<br />
casagit.it trovate tutte le caratteristiche<br />
e le modalità del programma di<br />
prevenzione.<br />
* presidente Casagit<br />
Anziché il contributo pieno, i collaboratori<br />
potranno pagare il 30% o il 60%<br />
e ricevere poi rimborsi equivalenti<br />
23
La posta<br />
<strong>dei</strong> lettori<br />
Se la “nera” fa audience<br />
Il martello del delitto di Cogne o la bicicletta dell’omicidio di Garlasco sono i veri<br />
protagonisti di programmi televisivi come “Porta a porta” e “Matrix”<br />
Emanuele Rossi<br />
C’è un Albo <strong>dei</strong> giornalisti<br />
anche per Vespa e Mentana?<br />
Sono stufo di vedere colleghi che gettano discredito<br />
su tutta la categoria con programmi televisivi<br />
che inseguono solamente l’audience, senza<br />
alcun rispetto per l’informazione e, quel che è<br />
peggio, senza nessun rispetto per la dignità delle<br />
persone. Grazie a Dio guardo la televisione solo<br />
occasionalmente, ma quel poco tempo che passo<br />
davanti allo schermo basta a farmi inorridire. Mi<br />
riferiscono (non ho visto con i miei occhi, per fortuna)<br />
che Bruno Vespa in una puntata di Porta a Porta sul<br />
delitto di Cogne ha esibito un corpo contundente<br />
(credo un martello) ponendo la terrificante domanda:<br />
sarà stato un oggetto come questo ad ammazzare il<br />
povero bambino? Non pago di questa performance,<br />
il geniale Vespa in una puntata sul delitto di Garlasco<br />
ha portato in studio una bicicletta nera “come quella<br />
dell’assassino”. Una sera mi è bastato dare uno<br />
sguardo all’anteprima di Matrix per provare un vago<br />
(ma neppure tanto vago) senso di nausea. Enrico<br />
Mentana ha annunciato trionfalmente una puntata<br />
sulla tragedia di Torino presentando la vedova di uno<br />
degli operai scomparsi e un collega di lavoro con<br />
tanto di ustioni in primo piano. Insomma, tutti pronti<br />
a buttrasi sugli operai morti pur di alzare l’audience.<br />
Insomma, vogliamo darci una mossa e dire una<br />
volta per tutte che questi signori e i loro colleghi non<br />
sono giornalisti, ma conduttori televisivi, e che se<br />
continuano a fare programnmi che sono solo salotti<br />
di vip o sedicenti tali, che non hanno nulla a che<br />
vedere con l’informazione, non abbiamo motivo per<br />
tenerli in un albo che non li rappresenta.<br />
Riccardo Perrone<br />
Dal ‘vaffa’ di Grillo<br />
al ‘va a fare’ di Lena<br />
Caro presidente, propongo a Grillo un va, impegnativo<br />
e positivo. Va a fare qualcosa di buono, va a<br />
lavorare per il bene comune, va a impegnarti per<br />
i più deboli, va a prenderti qualche responsabilità<br />
per migliorare questa società. Va dentro la nostra<br />
società: nelle associazioni di volontariato, dove si<br />
può fare qualcosa di utile per gli ammalati, per gli<br />
anziani non autosufficienti, handicappati, disabili, per<br />
aiutarli nel soddisfare i loro bisogni, e per alleviare<br />
le loro sofferenze. Va nelle comunità di ricupero <strong>dei</strong><br />
tossicodipendenti per essere di aiuto a tanti giovani e<br />
meno giovani.<br />
Va a dare un contributo per salvaguardare l’ambiente<br />
e il territorio italiano. Va e partecipa al movimento<br />
sindacale, <strong>dei</strong> lavoratori e <strong>dei</strong> pensionati, là dove ci si<br />
può impegnare per avere più sicurezza per la salute<br />
per la vita, più stabilità, più diritti per tutti i lavoratori<br />
e per i pensionati. Va a impegnarti per risolvere i<br />
problemi della povertà, della fame, e per combattere<br />
le malattie e per la pace nel mondo. Va a dare il tuo<br />
contributo a chi si impegna con grandi rischi, per<br />
battere la malavita organizzata, la mafia, il mal affare.<br />
Va nelle istituzioni da protagonista concreto, da quelle<br />
locali, a quelle nazionali.<br />
Va nei partiti per portare il tuo contributo d’idee,<br />
di proposte, d’impegno. Va a prenderti qualche<br />
responsabilità per costruire progetti che aiutino a<br />
risolvere i tanti problemi della società, per contribuire a<br />
migliorare le condizioni di vita di tutti i cittadini italiani,<br />
e in particolare <strong>dei</strong> più deboli, <strong>dei</strong> più bisognosi.<br />
Va nell’informazione e formazione, per fare crescere<br />
la cultura dell’onestà, del rispetto delle leggi, della<br />
trasparenza, della solidarietà, del rispetto della<br />
persona. Va in ogni parte dell’Italia o del mondo per<br />
prenderti carico <strong>dei</strong> problemi reali della gente, per far<br />
si che la società diventi più giusta, migliore per tutti<br />
i cittadini. Va a fare tutto questo perché la storia la<br />
costruiamo noi. La storia siamo noi. La buona e bella<br />
politica si fa con impegno concreto, con passione, con<br />
intelligenza, con umiltà, con meno parolacce, con più<br />
rispetto dell’altro. Chiedo rispetto anche per tantissime<br />
persone che fanno politica con grande serietà, con<br />
grande impegno, con grande onestà, con grande<br />
trasparenza e che hanno a cuore il bene comune <strong>dei</strong><br />
cittadini. Anche del tuo.<br />
Francesco Lena<br />
24 Tabloid 1 / 2008
Non dimenticate<br />
i free lance<br />
La newletter “Orgoglio”, inviata a tutti<br />
gli iscritti sottintende una autentica<br />
voglia di cambiare. L’orgoglio di<br />
avere sostenuto una buona causa,<br />
inorgoglisce. Di buone cause<br />
da sostenere però ce ne sono<br />
davvero moltissime. Si potrebbe<br />
vivere quasi di solo orgoglio. La<br />
prima riguarda la nostra dignità di<br />
giornalisti. Ma bisogna aprire gli<br />
occhi sulla situazione disperata della<br />
categoria, senza nascondersi dietro<br />
la parola ‘giornalista’. Da dove cominciare allora?<br />
Certamente interrogandosi sulle condizioni di lavoro<br />
<strong>dei</strong> moltissimi free lance che scrivono ogni mese<br />
per numerose testate, senza alcuna garanzia, ma<br />
soprattutto senza che l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> si sia<br />
mai interessato alla loro condizione. Non mi sembra<br />
più sostenibile immaginare una categoria così<br />
frammentata e fragile. Facendo appello al nostro<br />
orgoglio sarebbe bene pensare cosa fare. Sono<br />
certa che una svolta all’interno della nostra rispettata<br />
categoria, diventerebbe un monito per altri orgogliosi<br />
cambiamenti. Di cui sentiamo fortemente il bisogno.<br />
Riccarda Mandrini<br />
Su questo numero parliamo diffusamente <strong>dei</strong><br />
freelance, che stanno a cuore non soltanto all’<strong>Ordine</strong><br />
ma a tutta la categoria <strong>dei</strong> giornalisti, tanto è vero che<br />
gli scioperi di questi due anni per il mancato rinnovo<br />
del contratto di lavoro sono stati indetti anche per<br />
tutelare la dignità <strong>dei</strong> tanti collaboratori <strong>dei</strong> mezzi di<br />
comunicazione. L’<strong>Ordine</strong>, per quello che è di sua<br />
competenza (la difesa del contratto appartiene al<br />
sindacato) ha cercato di sanare le posizioni illegittime<br />
all’interno delle redazioni, riconoscendo il praticantato<br />
d’ufficio a tutti quei colleghi con postazioni di lavoro,<br />
incarichi redazionali, responsabilità di servizio. In questi<br />
ultimi anni anche molti freelance con collaborazioni<br />
continuative ed un tetto di guadagno annuo minimo<br />
di 15.000 euro hanno potuto accedere all’esame di<br />
stato e diventare professionisti. Ma essere giornalisti<br />
professionisti non garantisce ahimé il posto fisso<br />
di lavoro! Che fare dunque a favore <strong>dei</strong> tanti giovani<br />
che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese, che<br />
vivono in famiglia perché non si possono permettere<br />
un’autonomia di vita o costruire una famiglia e<br />
navigano a vista fra contratti e contrattini? Soltanto<br />
il rinnovo del contratto che prevede di valorizzare<br />
l’attività <strong>dei</strong> collaboratori rispettando retribuzioni<br />
decorose e tempi non eterni di pagamento può<br />
incominciare a dare rilievo al contributo del libero<br />
professionista. Per intanto, nel nostro piccolo, con i<br />
colleghi consiglieri abbiamo messo a disposizione <strong>dei</strong><br />
freelance sei borse di studio, per frequentare un corso<br />
Tabloid 1 / 2008<br />
La posta<br />
<strong>dei</strong> lettori<br />
di 90 ore di giornalismo investigativo<br />
ed abbiamo inviato tre freelance alla<br />
conferenza internazionale di Nairobi<br />
( i servizi <strong>dei</strong> nostri inviati su questo<br />
numero). Non è molto, direte voi.<br />
E’ vero. Ma è un modo per<br />
incoraggiare e sostenere giovani di<br />
talento attraverso iniziative “culturali”<br />
che possono arricchire la loro<br />
esperienza e dare modo di allargare<br />
le loro relazioni. L’<strong>Ordine</strong> è già un<br />
punto di riferimento in Lombardia<br />
per tutti coloro che accedono alla<br />
professione. Vogliamo diventare anche<br />
un laboratorio di riflessione sui tanti problemi che<br />
investono la nostra categoria. (L.G.)<br />
Periodici free press<br />
Ho letto con interesse l’articolo “La free press sveglia<br />
l’editoria” e concordo con il suo contenuto. Mi<br />
permetto di aggiungere che a Milano esistono anche<br />
numerosi altri periodici di informazione gratuiti, a<br />
diversa cadenza, mensile o quindicinale, dalle 5.000<br />
alle 30.000 copie, e più orientati alla vita <strong>dei</strong> diversi<br />
quartieri con attenzione alle situazioni del territorio, alle<br />
attività <strong>dei</strong> Consigli di zona. Hanno la capacità di dare<br />
voce ai disagi e alle esigenze reali <strong>dei</strong> cittadini, e fare<br />
da amplificatore ai comitati spontanei che sorgono a<br />
fronte di problemi di igiene, viabilità, ordine pubblico,<br />
verde, ecc. Anche queste pubblicazioni esistono<br />
grazie alla pubblicità e al contributo, poco più che<br />
volontario, <strong>dei</strong> diversi collaboratori che vi partecipano.<br />
Tra le numerose testate, mi piace citare quelle<br />
pluridecennali, pubblicate da Bine editore e dirette<br />
da Enzo de Bernardis, “La Zona Milano” che esce in<br />
sette edizioni diverse, il quindicinale “la Piazza” e il<br />
recentissimo “Il Mirino”, mensile di informazione della<br />
zona 8 di Milano, nato lo scorso mese di dicembre.<br />
Ugo Perugini<br />
Non solo Milano<br />
Sono contento dell’azione dell’<strong>Ordine</strong>.<br />
Mi piacerebbe che l’attenzione venisse rivolta<br />
non solo ai grandi Comuni, ma anche alle piccole<br />
realtà, i piccoli Comuni, in cui la Legge 150 è<br />
totalmente disapplicata e il lavoro del “giornalista”<br />
non viene riconosciuto o viene svolto da chiunque,<br />
a prescindere dal possesso <strong>dei</strong> requisiti previsti<br />
dalla normativa. Io rientro in questa casistica, e<br />
spero che prima o poi si affrontino anche le nostre<br />
situazioni. Magari prima di andare il pensione (fra<br />
20 anni). Un cordiale augurio per un anno carico di<br />
ogni soddisfazione, personale e professionale.<br />
Massimo Cornacchiari<br />
Comune di Bagnolo Mella (Bs)<br />
25
La voce<br />
delle redazioni<br />
L’inTiMidaziOne a un cOLLega e aL SuO giOrnaLe<br />
Quei due proiettili<br />
riciclati e spuntati<br />
La testimonianza dell’inviato speciale del “Sole 24 Ore”<br />
che ha denunciato le attività “legali” della ‘ndrangheta nelle<br />
società quotate sulle piazze finanziarie di Milano e Tokio<br />
di Roberto Gallullo<br />
Una busta, due proiettili, decine di<br />
inchieste contro le mafie: questione<br />
di numeri che si sposano con un<br />
grande giornale, come il Sole-24<br />
Ore, che tutti i giorni cerca di spiegare<br />
cifre e dati (visibili e invisibili)<br />
della finanza e dell’economia. Un<br />
giornale che, da alcuni anni, spiega,<br />
con inchieste di validi colleghi,<br />
dati e cifre della criminalità organizzata<br />
che – dalla Sicilia al Piemonte<br />
– fa correre sui binari legali e illegali<br />
dell’economia e della finanza risorse<br />
da capogiro accumulate alla luce<br />
del sole o con la copertura di società<br />
e professionisti prestanome.<br />
Questo velo ipocrita, ho contribuito<br />
negli anni – come caporedattore<br />
prima e come inviato poi – a rompere<br />
con le inchieste in particolare<br />
sulla ‘ndrangheta, la più potente organizzazione<br />
criminale in Europa e<br />
tra le più forti al mondo anche grazie<br />
all’asse con il cartello <strong>dei</strong> narcos<br />
colombiani. Ogni anno le ‘ndrine<br />
calabresi – sono 155 solo nella provincia<br />
di Reggio Calabria – hanno<br />
la possibilità di investire circa 40<br />
miliardi di euro. Il loro problema<br />
non è investire, ma come investire.<br />
Riciclaggio sì, ma anche migliaia di<br />
attività legali in tutta Italia e migliaia<br />
di azioni nelle società quotate nelle<br />
piazze finanziarie di tutto il mondo:<br />
da Milano a Tokio.<br />
Due proiettili al direttore Ferruccio<br />
de Bortoli – un grande giornalista al<br />
quale va il mio ringraziamento per<br />
il pieno sostegno che ha dato fin<br />
dal 2005 alle mie inchieste – non<br />
sono sufficienti a far arretrare lui e<br />
il giornale. Due proiettili non bastano<br />
per fermare i servizi di un giornalista<br />
sgradito alle cosche. Due<br />
proiettili, dieci o mille non fermano<br />
la coscienza, il rigore morale e la<br />
deontologia di un giornale e di un<br />
cronista.<br />
Per questo motivo – con il sostegno<br />
della direzione e della redazione -<br />
continuerò a trattare di economia<br />
criminale e di criminalità economica<br />
che sta divorando parti sane di<br />
questo Paese. Senza paure, anche<br />
perché le peggiori intimidazioni non<br />
sono contenute in una busta anonima<br />
ma nei silenzi o nelle parole<br />
<strong>dei</strong> politici, degli imprenditori, della<br />
classe dirigente o degli uomini della<br />
strada.<br />
Tante volte negli ultimi anni – non<br />
solo in Calabria, ma anche in Sicilia,<br />
Campania e Puglia dove ho<br />
svolto decine di inchieste sui traffici<br />
sporchi della criminalità – è bastata<br />
un’occhiata, un silenzio o un invito<br />
diretto a lasciare perdere quei nomi<br />
o quei dati, per farmi capire che le<br />
mie domande non erano gradite. E<br />
che, a maggior ragione, non lo sarebbero<br />
state le mie inchieste.<br />
Figuriamoci se politici collusi, imprenditori<br />
sporchi, dirigenti o funzionari<br />
pubblici corrotti e liberi professionisti<br />
prestanome <strong>dei</strong> criminali<br />
potranno gradire il fatto che da un<br />
anno una voce libera va in onda anche<br />
su Radio 24 con due programmi<br />
– “Un abuso al giorno”, trasmissione<br />
quotidiana alle 6.45 e “Guardie<br />
o ladri”, il sabato alle 19.30, fortemente<br />
voluti da un giornalista libero<br />
come Giancarlo Santalmassi – che<br />
mettono a nudo il cancro della criminalità.<br />
Ma niente paure - e mi rivolgo ai<br />
giovani che stanno iniziando ora il<br />
cammino in questa professione o<br />
lo hanno iniziato da poco - perché,<br />
senza accorgercene, noi giornalisti<br />
indossiamo una divisa che è più<br />
forte di una corazza o di un giubbotto<br />
antiproiettile, che neppure<br />
una granata può scalfire: la fiducia<br />
<strong>dei</strong> lettori. Senza quella, sì che siamo<br />
condannati a morte. La morte<br />
dell’anima: la peggiore per la dignità<br />
di un uomo.<br />
E di un Giornalista.<br />
Chi è<br />
Roberto Galullo, nato a Roma<br />
il 10 aprile 1963, è laureato in<br />
Giurisprudenza alla Sapienza e<br />
inviato speciale del Sole-24 Ore<br />
(dal 2001 al 2005 coordinatore<br />
<strong>dei</strong> dorsi regionali e dal 2005<br />
caporedattore). Ideatore e<br />
conduttore a Radio 24 di<br />
“Un abuso al giorno” e “Guardie<br />
o ladri”. E’ utore di libri<br />
per il Sole-24 Ore e Il Mulino.<br />
26 Tabloid 1 / 2008
C’erano una volta Mauro De Mauro,<br />
Mario Francese, Giancarlo Siani. Tre<br />
giornalisti, tre vittime (tra tanti) della<br />
mafia tra gli anni Settanta e Ottanta.<br />
Se è vero che oggi il giornalismo<br />
d’inchiesta ha ritrovato la necessaria<br />
grinta, è altrettanto vero che, agguerriti,<br />
lo sono anche i padrini <strong>dei</strong> clan,<br />
che non esitano a mostrare segni di<br />
fastidio (per usare un eufemismo) nei<br />
confronti di giornalisti “impiccioni”.<br />
Segni che arrivano, chiari e forti, sotto<br />
varie forme ai cronisti “chiacchieroni”:<br />
c’è chi è destinatario di lettere<br />
dai messaggi (e spesso dai contenuti)<br />
inequivocabili, chi le minacce<br />
le riceve via telefono, chi, ancora, è<br />
vittima di atti intimidatori veri e propri.<br />
Sentirsi minacciare telefonicamente<br />
da voci ignote oppure veder<br />
saltare in aria la propria automobile,<br />
per alcuni colleghi è diventata quasi<br />
una sgradevolissima routine. Tant’è.<br />
Loro resistono. Seduti al computer o<br />
fermi davanti a una telecamera, a seconda<br />
<strong>dei</strong> casi, continuano il lavoro<br />
d’inchiesta. Il prezzo? Paura? Forse.<br />
Di certo una gran rabbia e una forte<br />
voglia di ribellarsi ai poteri occulti,<br />
con il sostegno <strong>dei</strong> lettori e la forza<br />
della democrazia. La realtà è quella<br />
di vivere una vita sotto scorta. Dalla<br />
Campania alla Sicilia, dalla Lombardia<br />
alla Calabria per i giornalisti d’inchiesta<br />
poco cambia. Al massimo,<br />
a cambiare, sono i rituali con i quali<br />
mafia, camorra e ‘ndrangheta cercano<br />
di fermarli.<br />
Tabloid 1 / 2008<br />
La voce<br />
delle redazioni<br />
La nOSTra caTegOria è SeMPre Più in PriMa Linea<br />
<strong>Giornalisti</strong><br />
coraggiosi<br />
con i casi di roberto galullo e nino amadore del “Sole<br />
24 Ore”, si allunga l’elenco <strong>dei</strong> colleghi presi di mira dalle<br />
organizzazioni criminali. da graziella Proto a Lirio<br />
abbate: a tutti la solidarietà dell’<strong>Ordine</strong> della Lombardia<br />
Oltre ai recenti casi di Roberto Galullo<br />
(vedi pagina a fianco) e Nino Amadore<br />
del Sole 24 Ore, ecco, di seguito,<br />
chi sono i nuovi protagonisti di un<br />
giornalismo… scomodo, per i quali<br />
l’<strong>Ordine</strong> della Lombardia esprime la<br />
propria solidarietà.<br />
Salvatore Minieri: lavora alla Gazzetta<br />
di Caserta ed è l’ultimo, in ordine di<br />
tempo, finito nel mirino della camorra.<br />
Lo scorso 21 gennaio, ignoti hanno<br />
esploso colpi di fucile contro la sua<br />
abitazione a Pignataro Maggiore.<br />
Lirio Abbate: cronista della sede<br />
dell’Ansa a Palermo e corrispondente<br />
de La Stampa, 36 anni, vive sotto<br />
scorta da diversi mesi, dopo le lettere<br />
minatorie arrivate in seguito alla pubblicazione<br />
del suo libro I complici -Tutti<br />
gli uomini di Bernardo Provenzano da<br />
Corleone al Parlamento. Ad Abbate,<br />
autore dello scoop sull’arresto del boss<br />
Provenzano, nello scorso settembre<br />
ignoti hanno cercato di far saltare in<br />
aria l’automobile.<br />
Carlo Pascarella: responsabile della<br />
cronaca nera del Giornale di Caserta,<br />
33 anni, vive sotto scorta dall’estate<br />
2007 a causa di minacce e atti intimidatori<br />
rivolti a tutta la sua famiglia.<br />
Enzo Palmesano: sempre del Giornale<br />
di Caserta, ha 49 anni e per i suoi<br />
articoli poco graditi è destinatario da<br />
anni di minacce.<br />
Luigi Guido: giornalista di Calabria<br />
Ora, a Cosenza. Ha 38 anni e nell’agosto<br />
scorso è stato destinatario di telefonate<br />
minatorie da parte di parenti di<br />
mafiosi arrestati. Oltre a una anonima,<br />
la più esplicita.<br />
Federico Orlando: direttore della<br />
Tv7 di Partitico (PA), 43 anni. Il 26 luglio<br />
2007, a finire nel mirino, la sua<br />
auto: devastata.<br />
Vincenzo Brunelli: 37 anni, della<br />
Gazzetta del Sud a Cosenza. Da<br />
quando gli hanno incendiato l’auto,<br />
la scorsa primavera, la sua casa è<br />
sotto vigilanza.<br />
Riccardo Orioles e Graziella Proto:<br />
ex cronisti de I Siciliani, ora direttori del<br />
mensile Casablanca di Catania. Vittime,<br />
a marzo 2007, di un misterioso furto di<br />
materiale editoriale in redazione.<br />
Dino Paternostro: corrispondente<br />
del quotidiano La Sicilia, ha 55 anni.<br />
Nel gennaio 2006, poco dopo<br />
l’uscita del suo libro I corleonesi, gli<br />
incendiarono l’auto.<br />
Cosmo Di Carlo: corrispondente del<br />
Giornale di Sicilia, ha 53 anni. Nel settembre<br />
2002 gli hanno bruciato il portone<br />
di casa.<br />
Ruggero Cristallo: giornalista della<br />
Gazzetta del Mezzogiorno a Bari, ha 34<br />
anni. A casa gli è stata recapitata una<br />
testa di coniglio.<br />
Arnaldo Capezzuto: ex giornalista<br />
di Napolipiù, ora a Il Napoli, ha 36<br />
anni ed è stato destinatario di una<br />
lettera “illustrata”: un messaggio<br />
scritto e due teste mozzate.<br />
Pino Maniaci: giornalista di Telejato, a<br />
Partitico (PA), ha collezionato 257 querele<br />
e un pestaggio per le sue inchieste<br />
sull’ambiente.<br />
27
La voce<br />
delle redazioni<br />
RCS PeRIoDICI / I RISULTATI DI UN STUDIo DeL CDR di questa si nota un prevalere della categoria<br />
free lance (36,5%). C’è, invece,<br />
un 11,1% che si piazza nell’area “pa-<br />
Vita da free lance<br />
tra luci e ombre<br />
Si guadagna meno, ma si è più liberi. Si lavora di più,<br />
ma con meno sicurezze. Pur con qualche pregio,<br />
la condizione (precaria) <strong>dei</strong> collaboratori è davvero<br />
una strada obbligata, nell’era selvaggia della flessibilità?<br />
Flessibilità. Precarietà. Termini ormai<br />
sempre più in uso nelle redazioni. Con<br />
un fiorire di contratti atipici. Partendo<br />
dal presupposto che la Lombardia è la<br />
regione con il più elevato livello di questi<br />
contratti di parasubordinazione, tra<br />
co.co.pro e collaborazioni coordinate<br />
e continuative, il Comitato di Redazione<br />
della Rcs Periodici ha realizzato, tra<br />
luglio e dicembre 2006, una ricerca<br />
su collaboratori, free lance, lavoratori<br />
autonomi per cercare di fotografare<br />
la realtà nelle testate del gruppo. Una<br />
ricerca che dà la misura del lavoro <strong>dei</strong><br />
free lance.<br />
Al momento della ricerca, i collaboratori<br />
in Rcs Periodici erano circa 600,<br />
su 250 colleghi regolarmente assunti.<br />
Il questionario è stato indirizzato al<br />
50% <strong>dei</strong> collaboratori, ovvero ai 300<br />
che avevano da almeno un anno un<br />
rapporto di collaborazione strutturato<br />
con una redazione. Si è arrivati a raccogliere<br />
80 questionari non completi e<br />
50 completi, che significa che il 16,6%<br />
<strong>dei</strong> collaboratori ha… collaborato alla<br />
ricerca. All’interno di questo, le donne<br />
rappresentano il 58%, in linea con<br />
quanto avviene a livello generale soprattutto<br />
nel terziario. Il 31% ha un’età<br />
compresa tra i 25 e i 35 anni, mentre i<br />
maschi nella stessa fascia d’età sono<br />
il 38%. Un altro 31% è tra i 35 e 45<br />
anni (sempre il 38% per i maschi). Non<br />
è una sorpresa: la fascia d’età che si<br />
confronta più da vicino con il fenomeno<br />
della precarizzazione è quella <strong>dei</strong><br />
trenta/quarantenni (si scende al 20,6%<br />
tra i 45-55 anni e al 10,3% dopo i 55<br />
anni). Quanto al livello di istruzione,<br />
il 62% delle donne ha una laurea e il<br />
20,6% un titolo post laurea. Le percentuali<br />
si riducono drasticamente per<br />
gli uomini, rispettivamente al 47% e al<br />
14%, confermando il dato nazionale<br />
di un più alto livello di istruzione delle<br />
donne rispetto agli uomini.<br />
L’86,5% del campione che presta la<br />
sua opera più o meno occasionalmente<br />
per le testate Rcs ha mansioni di<br />
scrivente, mentre gli stylist raggiungono<br />
un 7,6%, i grafici l’1,9%, stessa<br />
percentuale <strong>dei</strong> fotografi. Dalla ricerca<br />
emerge che l’80,9% <strong>dei</strong> colleghi free<br />
lance della Periodici a luglio 2006 (momento<br />
in cui è fissata la raccolta <strong>dei</strong><br />
dati) è concentrato nell’area “autonomi”,<br />
ovvero coloro che lavorano con<br />
partita Iva, chi offre collaborazioni spot,<br />
chi è soggetto al diritto d’autore e i free<br />
lance a borderò. Non solo: all’interno<br />
retribuzione<br />
media mensiLe<br />
20%<br />
12%<br />
■ meno di 600 euro ■ 600/1200 euro<br />
■ 1200/1800 euro ■ 1800/2500 euro<br />
■ 2500/3000 euro ■ oltre 3000 euro<br />
grafico 4<br />
10%<br />
18%<br />
rasubordinati” (co.co.co; co.co.pro) e<br />
un 7,9% di cosiddetti “subordina-ti”,<br />
ovvero i contratti a termine e gli interinali.<br />
Perfettamente in linea con la tendenza<br />
generale: il lavoro atipi-co, lungi<br />
dal rappresentare una congiuntura, un<br />
episodio, un passaggio all’interno della<br />
vita lavorativa dell’individuo, si fa<br />
strutturale. e si allarga, si approfondisce:<br />
la progressiva amplificazione del<br />
numero delle figure flessibili ammesse<br />
dalla legge consente oggi al datore di<br />
lavoro una discrezionalità ancora più<br />
ampia di quella presente anche solo<br />
cinque anni fa.<br />
Per quanto concerne il livello salariale,<br />
il 22% del campione dichiarava di guadagnare<br />
tra i 600 e i 1.200 euro lordi al<br />
mese. Al di sotto di questo dato, che<br />
rappresenta la maggioran-za relativa<br />
delle risposte, c’è una co-spicua fetta<br />
di colleghi free lance che incassa meno<br />
di 600 euro lordi al mese (18%), e appena<br />
al di sopra altrettanti (18%) arrivano<br />
a uno stipendio mensile tra 1.200 e i<br />
1.800 euro lordi. In fascia media il 12%<br />
(1.800-2.500 euro lordi) e poi un 20% in<br />
fascia più alta (2.500-3.000). Con un rapido<br />
calcolo si nota che tra meno di 600<br />
e 1.800 euro lordi si concentra il 58%<br />
delle risposte, confermando, anche tra<br />
i colleghi che lavorano nei periodici e<br />
all’interno di una grande casa editrice,<br />
stipendi ben al di sotto del decoro. Vale<br />
la pena, al riguardo, ricordare che in<br />
Italia la soglia di povertà è stabilita dal<br />
rapporto Istat 2005 in 542 euro netti al<br />
mese per individuo.<br />
eppure le sorprese non mancano. e<br />
la scomposizione <strong>dei</strong> dati sui salari<br />
per genere lo conferma. Il 10,3% delle<br />
donne del campione guadagna meno<br />
di 600 euro lordi al mese, il 24,1% tra<br />
600 e 1.200, il 20,6% tra 1.200 e 1.800.<br />
Se osserviamo il campione maschile,<br />
notiamo che la quota di uomini che<br />
guadagnano meno di 600 euro sale al<br />
28%. È probabile che il maggior guadagno<br />
relativo delle donne sia soprattutto<br />
imputabile al processo di degenerizzazione<br />
dell’attività giornalistica<br />
nei periodici, in seguito alla maggior<br />
presenza femminile. Se è vero, come<br />
è vero, che contano i flussi di relazione<br />
28 Tabloid 1 / 2008<br />
18%<br />
22%
7,1%<br />
14,8%<br />
3,7%<br />
14%<br />
e i canali di fidelizzazione, possiamo<br />
dedurre che, forse, le giornaliste sono<br />
più abili nel “tessere reti” rispetto agli<br />
uomini. Questo dato dimostra come<br />
il settore della carta stampata venga<br />
oggi maggiormente percorso dalle<br />
donne, ma potrebbe essere valutato,<br />
al contrario, anche come un minor interesse<br />
degli uomini a presidiare aree<br />
ritenute meno appetibili per retribuzione<br />
e/o considerazione sociale.<br />
Il 37% degli intervistati individua nell’autonomia<br />
l’aspetto più positivo del<br />
proprio status, il 16% sottolinea con<br />
piacere la mancanza di monotonia, il<br />
14% la possibilità di gestire i propri<br />
orari, il 14,8% la dinamicità. Viceversa,<br />
preoccupa la labilità del rapporto<br />
di lavoro (18,4%) e un 41% si dice<br />
insoddisfatto <strong>dei</strong> guadagni, <strong>dei</strong> tempi<br />
di pagamento e della scarsa conside-<br />
2006<br />
7,9%<br />
11,1%<br />
81%<br />
■ Subordinati ■ Autonomi<br />
■ Parasubordinati ■ Altro<br />
Tabloid 1 / 2008<br />
■ autonomia<br />
La voce<br />
delle redazioni<br />
distribuzione <strong>dei</strong> Free-Lance a seconda <strong>dei</strong> motivi di ...<br />
So d d iS fa z i o n e<br />
37%<br />
16%<br />
7,4%<br />
■ relazioni<br />
■ mancanza<br />
di monotonia<br />
■ orari<br />
■ assenza di<br />
rapporti gerarchici<br />
■ dinamicità<br />
■ altro<br />
razione di cui si gode nei giornali. Chi<br />
vive una condizione di precarietà da<br />
almeno cinque-sette anni sottolinea<br />
come siano progressivamente peggiorati<br />
gli stipendi (18,4%), il tempo<br />
di lavoro aumentato (15,7%), la qualità<br />
scaduta (13,1%), la competizione<br />
esplosa (10,5%). Il 38,7% di coloro<br />
che vivono da meno tempo una condizione<br />
di lavoro atipica (1-3 anni)<br />
mantiene salda la speranza di potersi<br />
inserire in una redazione, il 22,5% ritiene<br />
che guadagnerà meglio, il 12,9%<br />
che gli sarà consentito, se non altro,<br />
di governare meglio il proprio tempo.<br />
La ricerca svolta tra le lavoratrici free<br />
lance della Rcs Periodici conferma un<br />
percorso a cui hanno assistito anche<br />
altri settori in precedenza: i media si<br />
aprono vistosamente alle donne, ma<br />
questa maggiore occupabilità non è<br />
■ Subordinati ■ Autonomi<br />
■ Parasubordinati ■ Altro<br />
75,5%<br />
6,7%<br />
10,9%<br />
11,8%<br />
2,1%<br />
11,8%<br />
10,1%<br />
tipoLogia contrattuaLe<br />
2005 2003<br />
14%<br />
10,5%<br />
66%<br />
19,1%<br />
■ Subordinati ■ Autonomi<br />
■ Parasubordinati ■ Altro<br />
in S o d d iS fa z i o n e<br />
12,6%<br />
18,5%<br />
17,6%<br />
■ precarietà<br />
■ guadagni inadeguati<br />
■ tempi <strong>dei</strong> pagamenti<br />
■ poca considerazione<br />
■ autonomia e superiori<br />
■ orari e altro<br />
■ mancanza<br />
di fidelizzazione<br />
■ ricattabilità<br />
garanzia di una contemporanea maggior<br />
qualità, anzi. Il 42,8% delle intervistate<br />
ha già figli, mentre il 57,1% non<br />
ne ha e, di queste, il 43,7% ritiene che<br />
una condizione di lavoro non stabile<br />
influisca tra abbastanza e molto in tale<br />
“mancanza”. Da sottolineare come<br />
questo limite sembra essere ancora<br />
più avvertito dagli uomini del campione,<br />
secondo i quali l’essere precari influisce<br />
“molto” sulle scelte riproduttive<br />
nel 23% <strong>dei</strong> casi e “abbastanza” nel<br />
53,8%. e se il 14,8% <strong>dei</strong> maschi si<br />
trasformerebbe in un lavoratore dipendente,<br />
perché spinto dall’idea di più<br />
ampi introiti economici, un 6,3% non<br />
ci ha mai pensato.<br />
È possibile che in futuro l’assenza di<br />
fidelizzazione portata con sé dalla assenza<br />
di stabilità si trasformi in un vistoso<br />
limite per l’impresa stessa.<br />
12,8%<br />
■ Subordinati ■ Autonomi<br />
■ Parasubordinati ■ Altro<br />
55,8%<br />
2001<br />
23,3%<br />
20,9%<br />
29
La voce<br />
delle redazioni<br />
Quadratum chiude lo storico femminile, a due anni e mezzo dall’acQuisto<br />
“Vera” non rende?<br />
Via le giornaliste<br />
Scarsa pubblicità e discutibili operazioni di marketing<br />
per il mensile nato in Gruner und Jahr-Mondadori nel<br />
1990. E per i dipendenti scatta la cassa integrazione<br />
di Paola Manzoni*<br />
12 settembre 2007, ore 11: ci ritroviamo<br />
tutte nell’ufficio del direttore<br />
per una riunione di redazione. Oggetto:<br />
programmazione <strong>dei</strong> primi numeri<br />
del 2008.<br />
12 settembre 2007, ore 16: di nuovo<br />
tutte insieme, di nuovo nell’ufficio del<br />
direttore. Oggetto: comunicazione<br />
della chiusura del giornale. Vera Magazine,<br />
il nostro giornale, finisce qui.<br />
Così, nel giro di poche ore, è cambiata<br />
la nostra vita (professionale,<br />
ma non solo…). Improvvisamente e<br />
inaspettatamente (almeno per noi)<br />
l’editore aveva deciso, a soli due<br />
anni e mezzo dalla sua acquisizione<br />
(l’editrice Quadratum acquistò Vera<br />
Magazine, mensile nato nel 1990,<br />
dalla Gruner und Jahr-Mondadori<br />
nel marzo 2005, ndr), di chiudere un<br />
femminile storico, a causa, ufficialmente,<br />
di scarsi introiti pubblicitari<br />
e di altrettanto scarsi introiti nella<br />
vendita con collaterali (i gadget, per<br />
intenderci). Salta all’occhio,<br />
dalla tabella a fianco,<br />
il calo di diffusione<br />
rispetto alla media mobile<br />
dell’anno precedente,<br />
quando Vera<br />
era in edicola in abbinamento<br />
ad altre testate.<br />
Nulla poi è stato fatto.<br />
Neppure per cambiare.<br />
L’editore, al contrario,<br />
nulla aveva da ridire sui<br />
contenuti del giornale,<br />
sul nostro lavoro, sulla<br />
nostra professionali-<br />
tà… Tant’era: immediata partiva la<br />
richiesta di cassa integrazione per<br />
l’intera redazione: 13 persone, di<br />
cui due segretarie, un direttore e tre<br />
professionalità grafiche reintegrate<br />
(non senza problemi) nelle altre testate<br />
della Quadratum. Il sindacato (dal<br />
nostro Cdr alla Lombarda, alla FNSI)<br />
da quel 12 settembre ci sostiene e ci<br />
appoggia, anche legalmente, senza<br />
tregua, con tanto di ordine del giorno<br />
all’ultimo Congresso della FNSI e<br />
interpellanza parlamentare dell’onorevole<br />
De Biasi. Ma, nonostante due<br />
mesi infuocati di trattativa sindacale,<br />
con la quale chiedevamo, sopra a<br />
ogni altra cosa, garanzie scritte di<br />
reintegro per tutte, dal 26 novembre<br />
scorso la Quadratum ha messo noi<br />
giornaliste di Vera Magazine in cassa<br />
integrazione, senza accordo sindacale,<br />
unilateralmente, a zero ore, per<br />
24 mesi. Siamo sette e siamo donne.<br />
Donne cariche di professionalità e<br />
MENSILI FEMMINILI AdS<br />
Testata Diffusione Variazione<br />
Silhouette Donna 329.264 1,1<br />
Glamour 289.190 -1,9<br />
Cosmopolitan 230.029 -6,3<br />
Elle 174.475 7,7<br />
Amica 171.929 -9,1<br />
Marie Claire 168.764 2,3<br />
Flair 166.267 0,1<br />
Vera Magazine 57.937 -48,8<br />
Fonte: Ads media mobile novembre 2006 - ottobre 2007 (*)<br />
• L’ultimo numero di Vera Magazine<br />
che è andato in edicola a fine 2007<br />
ricche di umanità. Donne che credevano<br />
nel loro giornale, attraverso<br />
il quale parlavano ad altre donne che<br />
avevano voglia (e forse anche bisogno)<br />
di ascoltare. Donne che sapevano<br />
lavorare bene e in armonia con<br />
altre donne. Donne che, dopo pianti e<br />
urla (non sapete quanti!), si sono leccate<br />
le ferite, hanno rialzato la testa<br />
e si sono rimesse in gioco. Donne,<br />
però, che troppo spesso ai colloqui<br />
di lavoro vedono messa in dubbio la<br />
loro professionalità (e questa forse<br />
è una prassi che non ha sesso) e,<br />
in più, si sentono porre domande<br />
sulla loro vita privata. Perché essere<br />
donne piene di vita, nel pieno della<br />
vita (come noi) viene vissuto come<br />
un limite da chi può offrirti un lavoro.<br />
Altro che pari opportunità.<br />
Negli Stati Uniti, mi raccontava<br />
un’amica che là ha lavorato, una<br />
trentenne o over che a un colloquio<br />
si dichiari single pare sia svantaggiata<br />
rispetto a una divorziata: come<br />
dire che, se a una certa età nessuno<br />
ancora ti si è pigliato, forse è perché<br />
celi qualche problemino caratteriale.<br />
Tutto il mondo è paese. Ma questo,<br />
intendiamoci, non ci conforta affatto.<br />
Perché noi ex di Vera Magazine<br />
siamo donne forti e vogliamo andare<br />
avanti, senza però smettere di lottare<br />
contro quella che sappiamo essere<br />
stata un’ingiustizia.<br />
vice direttore di Vera Magazine<br />
30 Tabloid 1 / 2008
Tabloid 1 / 2008<br />
La voce<br />
<strong>dei</strong> pubblicisti<br />
ECCO L’ELENCO DEI REQUISITI RICHIESTI PER L’ISCRIZIONE ALL’ALBO<br />
Un primo passo<br />
verso la professione<br />
Ma l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti non può riconoscere il lavoro nelle redazioni<br />
di editoria libraria e nelle riviste a carattere tecnico, professionale<br />
o scientifico il cui direttore responsabile è iscritto all’elenco speciale<br />
di Stefano Gallizzi<br />
Quali sono i requisiti per diventare<br />
pubblicista? È questa la domanda<br />
che sempre più spesso viene rivolta<br />
all’<strong>Ordine</strong> dalle tantissime persone<br />
che aspirano a compiere questo primo<br />
passo ufficiale nel giornalismo.<br />
Le regole sono pochissime.<br />
Ecco, in sintesi, i requisiti richiesti:<br />
1 Gli ultimi due anni di attività giornalistica<br />
continuativa, non occasionale,<br />
e retribuita regolarmente.<br />
La Finanziaria 2007 (legge 296/2006)<br />
ha stabilito nuove tempistiche per<br />
l’entrata in vigore <strong>dei</strong> limiti al di sotto<br />
<strong>dei</strong> quali i compensi potranno ancora<br />
essere incassati in contanti.<br />
In particolare:<br />
• Fino al 30.06.2008 il limite degli<br />
incassi in contanti è fissato in 1.000<br />
(mille) euro;<br />
• Dal 01.07.2008 al 30.06.2009 viene<br />
stabilito in 500 (cinquecento) euro;<br />
• Dall’01.07.2009, non si potranno<br />
incassare contanti per importi superiori<br />
a 100 euro.<br />
2 La dichiarazione <strong>dei</strong> direttori responsabili<br />
(delle pubblicazioni) devono<br />
comprovare l’attività pubblicistica,<br />
regolarmente retribuita da<br />
almeno due anni.<br />
Per gli articoli non firmati, o firmati<br />
con pseudonimo, il direttore responsabile<br />
della testata deve porre<br />
la controfirma.<br />
3 La domanda deve essere corredata<br />
dai giornali e dai periodici che<br />
riportano i servizi, gli articoli e le corrispondenze.<br />
Per numero, devono<br />
essere almeno 65 nel biennio per i<br />
quotidiani e 40/50 per i periodici.<br />
Le notizie brevi non possono essere<br />
conteggiate.<br />
Gli aspiranti pubblicisti, qualora guadagnino<br />
più di 5mila euro all’anno,<br />
devono essere assicurati con la gestione<br />
separata dell’Inps. Non sono<br />
assicurati con l’Inps coloro che<br />
hanno accordi scritti di data certa (e<br />
con anticipo rispetto all’inizio delle<br />
collaborazioni) con gli editori, accordi<br />
scritti che prevedono la cessione<br />
<strong>dei</strong> diritti d’autore.<br />
Va anche ribadito che il Consiglio<br />
non accetta pagamenti unici al<br />
termine del biennio di attività giornalistica.<br />
4 Retribuzione adeguata: è giudicata<br />
tale, per ognuna delle previste<br />
prestazioni giornalistiche, quando<br />
almeno non sia inferiore al 25%<br />
della somma prevista dal Tariffario<br />
stabilito ogni anno per le prestazioni<br />
professionali autonome <strong>dei</strong> giorna-<br />
listi (così il Consiglio nazionale con<br />
delibera 30 ottobre 1995).<br />
Purtroppo, però, il proliferare di tante<br />
piccole testate e la crisi <strong>dei</strong> giornali<br />
fa sì che, sempre più spesso, i guadagni<br />
presentati dagli aspiranti pubblicisti<br />
siano davvero irrisori.<br />
Quello <strong>dei</strong> compensi bassi è, comunque,<br />
un problema che può interessare<br />
anche le testate nazionali.<br />
In questo senso l’<strong>Ordine</strong>, di fronte<br />
a compensi indiscutibilmente bassissimi,<br />
cerca di andare incontro<br />
alle attese degli aspiranti colleghi<br />
che altrimenti, dopo essere sfruttati<br />
dagli editori, subirebbero anche la<br />
beffa di non vedersi riconosciuto il<br />
lavoro svolto.<br />
Infine una precisazione. Dal lavoro<br />
giornalistico sono esclusi i libri e le<br />
collaborazioni svolte presso pubblicazioni<br />
a carattere tecnico, professionale<br />
o scientifico (dirette da iscritti<br />
all’Elenco Speciale).<br />
31
Multimedialità<br />
nuovi attori e metodi della ComuniCazione<br />
Il giornalista<br />
ai tempi del blog<br />
Con l’avvento delle nuove tecnologie la nostra professione<br />
non perde, ma acquista importanza. Per verificare le fonti,<br />
selezionare le notizie e raccontare la verità “non virtuale” <strong>dei</strong> fatti<br />
di Luciano Paccagnella*<br />
L’amore (per il giornalismo) ai tempi del colera (del blog). Per continuare<br />
ad esercitare con l’indispensabile dedizione questa professione, ci vuole<br />
oggi tutto l’amore, paziente e infinito, cantato da Gabriel Garcia Marquez<br />
nel suo straordinario romanzo. Un amore incrollabile che, di fronte alle<br />
continue, crescenti difficoltà non può arrendersi. Anzi, deve rinvigorire di<br />
fronte agli attacchi sconsiderati, come quelli di chi ha definito i giornalisti<br />
“vera casta” di pennivendoli. Sarà per il senso di onnipotenza che può<br />
aver colto il comico Grillo dopo i V-Day; sarà che Internet in America,<br />
dove nascono 175mila blog al giorno, è diventato, per certi versi, terra<br />
di reclutamento <strong>dei</strong> crociati che pretenderebbero di combattere, loro,<br />
contro i santuari della stampa e le commistioni tra notizie e pubblicità,<br />
ma ora più che mai per il giornalismo è necessario non disarmare.<br />
Viviamo in una società dell’informazione in cui, come afferma il professor<br />
Luciano Paccagnella (foto sopra) nell’articolo qui di seguito, “i blog<br />
offrono filtri più o meno personali e autorevoli ai fatti che accadono nel<br />
mondo”. Oltre ai blog, “altri intermediari si affiancano al giornalismo<br />
tradizionale nella selezione e nella presentazione delle notizie al grande<br />
pubblico. Ma questo non significa affatto che la figura del giornalista è<br />
destinata a scomparire”, continua il professor Paccagnella. Che, anzi, nel<br />
resto dell’articolo sottolinea come il ruolo del giornalista possa acquistare,<br />
proprio grazie ai new media, una rinnovata importanza. (A. A.)<br />
La nuova professione<br />
“Società dell’informazione”: significa<br />
che l’informazione diventa la<br />
principale risorsa attorno alla quale<br />
si accentrano interessi economici,<br />
politici e culturali. Contrariamente<br />
ad alcuni slogan molto diffusi in<br />
anni recenti, il possesso di molte<br />
informazioni non rappresenta di<br />
per sé una nuova forma di potere.<br />
Basti pensare a come oggi ogni<br />
cittadino (almeno nei paesi industrializzati)<br />
abbia accesso a una<br />
quantità enorme di informazioni, di<br />
cui difficilmente può fare un utilizzo<br />
reale: trasmissioni televisive digitali<br />
e via satellite, telefoni cellulari e<br />
altri dispositivi di comunicazione<br />
personale mobile, banche dati su<br />
supporti fisici (CD-ROM, DVD) e on<br />
line, stampa periodica tradizionale,<br />
free press e molto altro, compresi<br />
naturalmente i cosiddetti “nuovi<br />
media”, Internet in primo luogo.<br />
In uno scenario come questo, non è<br />
tanto il reperimento o lo stoccaggio<br />
delle informazioni ad assumere particolare<br />
rilevanza, quanto piuttosto<br />
le competenze individuali necessarie<br />
per gestire ed elaborare in modo<br />
critico questo oceano di dati e di<br />
notizie.<br />
Filtri necessari<br />
È proprio la sovrabbondanza informativa<br />
ad aver fatto emergere in<br />
questi ultimi anni nuove particolari<br />
figure che potremmo definire di “intermediazione<br />
e filtraggio”, come<br />
ad esempio i motori di ricerca sul<br />
web, strumenti indispensabili per<br />
districarsi su una ragnatela ormai<br />
infinitamente complessa.<br />
Oppure i blog, che nel loro complesso<br />
(in quella particolare dimensione<br />
della rete chiamata “blogosfera”) offrono<br />
commenti, recensioni, filtri più<br />
o meno personali e autorevoli ai fatti<br />
che accadono nel mondo.<br />
O ancora fenomeni come Wikipedia,<br />
l’enciclopedia libera online a cui tutti<br />
possono partecipare scrivendo o<br />
modificando le varie voci, in un gigantesco<br />
esperimento di gestione<br />
collettiva della conoscenza.<br />
Questi nuovi intermediari si affiancano<br />
al giornalismo tradizionale,<br />
A volte, sui giornali, si spaccia per fresca<br />
una notizia che è in rete da settimane.<br />
Ma non sempre le news sul web sono vere<br />
32 Tabloid 1 / 2008
che per molti anni ha<br />
goduto di una sorta<br />
di monopolio nell’accesso,<br />
nella selezione<br />
e nella presentazione<br />
delle notizie al grande<br />
pubblico. Questo non<br />
significa affatto che la<br />
figura del giornalista è<br />
destinata a scomparire.<br />
Al contrario, essa<br />
acquista una rinnovata<br />
importanza, a patto di<br />
non lasciarsi coinvolgere<br />
in fuorvianti “competizioni”<br />
con i nuovi intermediari<br />
cui si è accennato sopra e a patto<br />
di avere il coraggio di intraprendere<br />
una poderosa opera di rinnovamento<br />
professionale.<br />
Questo significa in primo luogo formazione:<br />
non è pensabile che un<br />
professionista non sappia usare gli<br />
strumenti del web 2.0 almeno altrettanto<br />
bene di quanto li sappiano<br />
usare i suoi lettori. Il rischio è quello<br />
di spacciare per fresca una notizia<br />
già in circolo da settimane nei blog<br />
specializzati.<br />
Aggiornamento continuo<br />
In secondo luogo, il giornalismo nel<br />
suo complesso deve sapersi aprire<br />
all’esterno accettando le sfide<br />
<strong>dei</strong> nuovi media con serenità. Non<br />
è semplice, come ben sa chi, fino<br />
a ieri, ha dovuto rovistare la cantina<br />
alla ricerca di una macchina per<br />
scrivere con cui sostenere l’esame<br />
di stato. Ma questo comporta anche,<br />
più in generale, sapersi fare<br />
parte attiva nel dibattito pubblico e<br />
nelle azioni legislative a proposito<br />
di Internet e nuovi media, accantonando<br />
i corporativismi che talvolta<br />
affiorano in alcune proposte (ha<br />
senso chiedere, come periodicamente<br />
accade, l’obbligo di registrazioni<br />
varie per blog e siti web?).<br />
Infine, il nuovo giornalista deve saper<br />
fare tesoro di ciò che la gente si<br />
aspetta da lui: non tanto e non solo<br />
la diffusione di notizie inedite, quanto<br />
piuttosto l’offerta di chiavi di lettura<br />
autorevoli, di sintesi critiche, di riflessioni<br />
non scontate. Non è un compito<br />
facile, ma è proprio questo ciò che è<br />
Tabloid 1 / 2008<br />
Multimedialità<br />
raro trovare sui blog o sul web, perché<br />
richiede professionalità specifiche.<br />
Oggi qualunque professionista deve<br />
fare i conti con lo studio, l’aggiornamento<br />
e la formazione continui.<br />
Il giornalista, per il fatto di lavorare<br />
con l’informazione all’interno di una<br />
•<br />
Alcuni siti di grande consultazione.<br />
Spesso gli utenti possono intervenire<br />
a modificare i contenuti. Ma le fonti<br />
e le news vanno verificate. Da giornalisti.<br />
società che fa dell’informazione la<br />
sua risorsa più importante, deve<br />
rassegnarsi a studiare un po’ più<br />
degli altri.<br />
(*) professore di Sociologia<br />
della comunicazione e delle reti<br />
telematiche all’università di Torino.<br />
Per saperne di più<br />
La guida fondamentale ai new media<br />
Capire i new media: culture, comunicazione, innovazione<br />
tecnologica e istituzioni sociali è il titolo dell’edizione<br />
italiana dell’approfondito ed esauriente volume Handbook<br />
of New Media, della Sage Publications di Londra. In esso,<br />
a cura delle due ricercatrici Leah A. Lievrouw e Sonia<br />
Livingstone, sono raccolti i saggi di una quindicina <strong>dei</strong> più<br />
noti studiosi mondiali di new media.<br />
Per affrontare appropriatamente la complessità e la specificità della<br />
materia trattata, l’editore Hoepli ha, a sua volta, affidato la cura delle<br />
parti in cui è suddivisa l’edizione italiana a tre specialisti nostrani: “New<br />
media, comunicazione e cultura” alla professoressa Francesca Pasquali,<br />
dell’università di Bergamo; “New media e innovazione tecnologica” al<br />
professor Giovanni Boccia Artieri, dell’Università di Urbino; “New media<br />
e istituzioni sociali” al professor Luciano Paccagnella, dell’università<br />
di Torino. Nella sua presentazione della terza parte, quest’ultimo<br />
scrive significativamente: “Sul piano delle loro relazioni con il sistema<br />
istituzionale, i new media (e Internet in particolare) si presentano come<br />
fortemente ambivalenti, sostenendo al tempo stesso libertà e controllo,<br />
democrazia e fondamentalismi, dialoghi e monologhi. I contenuti digitali,<br />
che da un lato si prestano a esperienze di costruzione dal basso e<br />
di condivisione orizzontale (per esempio, attraverso gli strumenti del<br />
cosiddetto web2.0: wiki, blog, reti peer to peer e così via), dall’altro lato<br />
richiedono l’intervento di nuove figure di mediazione“.<br />
Leah A. Lievrouw-Sonia Livingstone (a cura di): Capire i new<br />
media: culture, comunicazione, innovazione tecnologica e istituzioni<br />
sociali, edizione italiana a cura di Giovanni Boccia Artieri, Luciano<br />
Paccagnella, Francesca Pasquali, Ulrico Hoepli Editore, Milano,<br />
2007, pagg. 415, 28,50 e<br />
33
In tre anni l’industria editoriale americana<br />
ha perso 11 miliardi di dollari<br />
di capitalizzazione (uniche eccezioni<br />
Washington Post e Dow Jones). La<br />
pubblicità cala dell’1% sui quotidiani<br />
cartacei, mentre sale del 14,2%<br />
sull’online.<br />
Il valore dell’industria <strong>dei</strong> giornali negli<br />
Usa è calato del 42% dal 2004 a<br />
oggi, per un ammontare di perdite<br />
per complessivi di 11 miliardi di dollari.<br />
Rispetto all’anno scorso il calo<br />
è stato del 26%.<br />
Le stime sono di Alan Mutter, un<br />
analista <strong>dei</strong> media e creatore di un<br />
interessante blog, “Reflections of a<br />
Newsosaur” (riflessioni di un newsosauro,<br />
ndr). Qualcuno parla di una<br />
sorta di “debolezza ciclica” del settore,<br />
come rileva Henry Blodget su<br />
Sylicon Valley Insider, ma la notizia<br />
ha fatto parecchio rumore in questi<br />
giorni negli Stati Uniti, dove si è<br />
sviluppata una fortissima sensibilità<br />
per l’ andamento della stampa e in<br />
particolare <strong>dei</strong> quotidiani.<br />
Come mostra la tabella qui a fianco,<br />
alcune aziende hanno perso in percentuali<br />
allarmanti.<br />
La Journal Register Co., ad esempio,<br />
ha perso il 91% con un ammontare<br />
di 68.9 milioni di dollari. Il Sun-Times<br />
Media Group ha registrato un calo<br />
dell’86% (176.7 milioni di dollari) e<br />
McClatchy è al -82% (1.03 miliardi di<br />
dollari). Il declino va poi inquadrato,<br />
secondo Henry Blodget, nell’ incremento<br />
generale della capitalizzazione<br />
di borsa negli ultimi 3 anni, pari<br />
rispettivamente al 17% e al 15.6%<br />
degli indici di Standard and Poor’s<br />
e Dow Jones.<br />
L’osservatorio<br />
sull’estero<br />
datI, anaLIsI, antIcIpazIonI e frammentI daL futuro<br />
Usa, un’editoria da flop<br />
In un anno l’industria <strong>dei</strong> giornali americani è calata del 26%, in tre anni (dal 2004 a<br />
oggi) del 42%. La spesa pubblicitaria, nel suo complesso, crescerà del 4,2% nel 2008,<br />
soprattutto grazie ai Giochi olimpici e al diluvio di dollari elettorali, ma non toccherà<br />
i giornali: scende, infatti, dell’1% sui quotidiani e sale del 14,2% solo sulle testate online<br />
a cura di Pino Rea per Lsdi*<br />
Internet conquista share<br />
La spesa pubblicitaria negli Stati Uniti<br />
crescerà del 4,2% nel 2008, grazie ai<br />
Giochi Olimpici e al diluvio di dollari<br />
elettorali, ma la crescita non toccherà<br />
i giornali, che anzi perderanno quasi<br />
un punto in percentuale in termini<br />
di ricavi pubblicitari. Lo prevedono<br />
le nuove proiezioni della TNS Media<br />
Intelligence. Jon Swallen, senior<br />
vice presidente del settore ricerche<br />
alla TNS, spiega che la crescita sarà<br />
mitigata dalla debolezza dell’economia<br />
che avrà degli effetti anche sul<br />
settore pubblicitario. Gli investimenti,<br />
secondo le anticipazioni, dovrebbero<br />
WaLL Street Weak<br />
Percentuale del valore <strong>dei</strong> giornali dal 2004<br />
crescere del 3,6% nel primo semestre<br />
del 2008 e del 4,7% nella seconda<br />
metà. Fra tutti i media analizzati da<br />
TNS, i giornali dovrebbero registrare<br />
un anno ruvido, con una diminuzione<br />
<strong>dei</strong> ricavi pubblicitari di circa lo<br />
0,9% rispetto al 2007. La pubblicità<br />
online invece dovrebbe crescere del<br />
14.4%. “Internet continuerà a conquistare<br />
share, soprattutto a spese<br />
<strong>dei</strong> giornali”, spiega Swallen. Nel<br />
biennio 2007-2008 i giornali dovrebbero<br />
perdere una percentuale dello<br />
share pubblicitario di circa il 18.2%<br />
per il primo anno e di circa il 17.2%<br />
per il secondo anno.<br />
•In 3 anni l’industria editoriale americana ha perso il 42% della capitalizzazione.<br />
Uniche eccezioni Washington Post (+3%) e Dow Jones (+65%).<br />
34 Tabloid 1 / 2008
Uk, -19% di lettori in 15 anni<br />
Il numero di adulti che in Gran Bretgna<br />
leggono quotidiani è crollato del<br />
19% dal 1992 a oggi. È uno <strong>dei</strong> dati<br />
di una ricerca - il National Readership<br />
Survey - commissionata dalla Camera<br />
<strong>dei</strong> Lord. I dati, secondo Jessica<br />
Hodgson, del Dow Jones Newswires,<br />
sottolineano un lungo trend di declino<br />
graduale, che continuerà a crescere se<br />
si considera il numero <strong>dei</strong> più giovani<br />
che hanno abbandonato i giornali. La<br />
ricerca suggerisce anche, comunque,<br />
che i giornali tabloid, tradizionalmente<br />
associati con le fasce di lettori della<br />
classe lavoratrice, stanno inaspettatamente<br />
riscuotendo l’interesse di<br />
nuovi lettori, forse in base alla crescita<br />
del numero di britannici che entrano<br />
nelle classi professionali. Le categoria<br />
utilizzate dalla NRS sono basate<br />
sulla professione, non sul reddito. Il<br />
numero presunto di adulti che leggono<br />
uno o più giornali in una giornata<br />
“media” (da lunedì a sabato) è calato<br />
a 21,7 milioni, rispetto ai 27,7 milioni<br />
del 1992, rileva la ricerca.<br />
La proporzione sul totale della popolazione<br />
scende quindi al 45%, rispetto<br />
al 59% del 1992. Due quotidiani<br />
nazionali, il Times - pubblicato da<br />
News International, una sezione di<br />
News Corporation (NWS) - e il Daily<br />
Mail - edito dal Daily Mail & General<br />
Trust PLC (DMGT.LN) vanno in<br />
controtendenza, registrando un aumento<br />
<strong>dei</strong> lettori.<br />
La readership generale del Times è<br />
aumentata del 69.4% in questo stesso<br />
periodo, mentre quella del Daily<br />
Mail è cresciuta del 18.4%. Tutti gli<br />
altri giornali hanno invece visto la loro<br />
readership declinare.<br />
Tre giornali della domenica - Sunday<br />
Times, Sunday Telegraph e Mail<br />
on Sunday - hanno visto crescere I<br />
lettori in questo periodo, mentre per<br />
gli altri sono diminuiti. I dati del NRS<br />
mostrano poi che il lettorato <strong>dei</strong> gior-<br />
In Gran Bretagna solo due quotidiani<br />
guadagnano lettori: il Times aumenta del<br />
69,4%, il Daily Mail cresce del 18,4%<br />
Tabloid 1 / 2008<br />
L’osservatorio<br />
sull’estero<br />
nali è diminuito in tutte le fasce di età<br />
tranne in quella fra i 55 e i 64 anni. I<br />
lettori nella fascia 25-34 anni hanno<br />
registrato il calo più sensibile, intorno<br />
al 40%, più intenso che fra i giovani<br />
fra i 15 e i 24 anni.<br />
Il declino di lungo periodo del numero<br />
<strong>dei</strong> lettori è stato accompagnato negli<br />
anni recenti da un declino ancora più<br />
acuto nei ricavi pubblicitari. Comunque,<br />
rispetto al calo a due cifre per<br />
alcuni giornali nel 2006, il 2007 ha<br />
visto una tendenza al miglioramento<br />
nei ricavi dalla pubblicità. Molti analisti<br />
ritengono che questa tendenza cambierà<br />
nel 2008 in relazione al peggioramento<br />
delle condizioni economiche.<br />
Il totale <strong>dei</strong> quotidiani venduti in UK<br />
è calato del 2,7% nel 2007, contro il<br />
3% di calo del 2006 (secondo stime<br />
di Citigroup).<br />
Come catturare giovani lettori<br />
Secondo un recente rapporto della<br />
World Association of Newspapers<br />
dal titolo “Engaging young readers’’,<br />
editori e direttori di giornali sarebbero<br />
ottimisti sulle possibilità di attirare<br />
e trattenere una nuova generazione<br />
di lettori. Un sondaggio che riguarda<br />
227 aziende editoriali. Gli editori<br />
di giornali sono ottimisti sulla loro<br />
capacità di catturare il tempo e gli<br />
interessi di una nuova generazione<br />
di lettori, secondo una ricerca della<br />
World Association of Newspapers. Il<br />
Report realizzato dal progetto SFN<br />
(“Shaping the Future of the Newspaper”)<br />
esamina le abitudini mediatiche<br />
delle giovani generazioni e offre una<br />
serie di esempi di come i quotidiani<br />
stiano usando strategie editoriali,<br />
campagne di costruzione <strong>dei</strong> marchi<br />
e uso <strong>dei</strong> giornali nei programmi<br />
educativi per attrarre e mantenere i<br />
lettori giovani.<br />
Il Rapporto, basato sull’analisi delle<br />
politiche di 227 aziende editoriali di<br />
tutto il mondo, rileva che gran parte<br />
<strong>dei</strong> giornali sono ottimisti sulle possibilità<br />
di attrazione nei confronti<br />
<strong>dei</strong> giovani lettori. Più di sei su dieci<br />
esperti interpellati dicono che i bambini<br />
delle scuole primarie possono<br />
essere attratti congiuntamente attraverso<br />
la piattaforma online e quella<br />
a stampa. Metà degli interpellati<br />
ritengono che gli adolescenti usino<br />
i cellulari come fonte primaria di informazione,<br />
offrendo nuove opportunità<br />
di distribuzione <strong>dei</strong> contenuti<br />
<strong>dei</strong> giornali.<br />
*libertà di stampa<br />
diritto all’informazione<br />
35
L’angolo<br />
della legge<br />
CHE COSA SI NASCONDE DIETRO AL DDL CHE METTE TUTTI A TACERE<br />
<strong>Mastella</strong> detta legge<br />
come ai tempi delle veline<br />
Ci provano da tempo. Mettere un bavaglio alla stampa, facendo credere che è per<br />
il bene degli italiani. Per tutelarne la privacy. In realtà, secretando le indagini si va<br />
a inceppare un delicato ingranaggio della democrazia: la trasparenza del processo<br />
di Alessandro Galimberti *<br />
Abbiamo provato a immaginare come<br />
sarebbero i giornali se il disegno<br />
di legge <strong>Mastella</strong> (qui spiegato<br />
da Galimberti) fosse già in vigore.<br />
Abbiamo chiesto, allora, ad alcuni<br />
colleghi che hanno seguito importanti<br />
cronache giudiziarie, come sarebbero<br />
le notizie se la “legge bavaglio alla<br />
stampa” fosse stata già in vigore,<br />
vietando la pubblicazione delle<br />
intercettazioni telefoniche. Così Peter<br />
Gomez (a pag. 38) racconta quale<br />
sarebbe, oggi, la mappa del potere<br />
senza gli scoop su Ricucci-Corsera,<br />
Consorte-Bnl, Fazio-Bankitalia.<br />
Paolo Colonnello (pag. 39) ci scrive<br />
una lettera (di fantasia, s’intende!)<br />
dal carcere, per aver pubblicatoo<br />
un articolo “vero”, Mario Consani<br />
(pag. 40) “rilegge” Mani Pulite e<br />
Luigi Ferrarella (pag. 41) fa alcune<br />
proposte. Di buon senso.<br />
Se tre governi in successione alternata<br />
lo pongono tra le priorità assolute,<br />
e se il Parlamento nell’unica<br />
votazione espressa (alla Camera,<br />
nella primavera del 2007) approva<br />
con una maggioranza altro che<br />
bulgara (98%), sorge il dubbio di<br />
trovarsi di fronte davvero a qualcosa<br />
di ineluttabilmente grande per le<br />
sorti del Paese. Invece la revisione<br />
del codice di procedura penale nascosta<br />
nel ddl <strong>Mastella</strong> - presentato<br />
come limitativo delle intercettazioni<br />
- è qualcosa di più e di peggio: è la<br />
destrutturazione dell’indagine preliminare<br />
nella sua prerogativa costituzionale:<br />
la trasparenza.<br />
Tutto, come si sa, inizia nel 2005 con<br />
la pubblicazione <strong>dei</strong> primi verbali su<br />
Bancopoli - i baci telefonici ricevuti<br />
dall’ex governatore della cassaforte<br />
d’Italia, - continua l’anno dopo con<br />
la Vallettopoli di Potenza – tra re<br />
mancati, politici viveur e ballerine,<br />
- cui segue Calciopoli con i telefoni<br />
di Moggi. E ogni volta la solita reazione<br />
della classe dirigente: basta<br />
con l’intrusione nella privacy, stop<br />
al voyeurismo nell’esistenza di stimate<br />
persone e di (qualche) estraneo<br />
all’indagine. Il tutto culmina<br />
nell’iniziativa del ministro Clemente<br />
<strong>Mastella</strong>, che a fine 2006 presenta<br />
al Parlamento quel disegno di legge<br />
promesso l’estate precedente, per<br />
la verità come decreto urgentissimo,<br />
dall’ex premier Berlusconi.<br />
Per inquadrare la gravità della partita<br />
in atto, bisogna rimettere in ordine<br />
alcuni valori che il dibattito politico/<br />
giornalistico degli ultimi anni ha ribaltato,<br />
spesso in malafede. L’indagine<br />
preliminare, o istruttoria che dir<br />
si voglia, è dal 1989<br />
36 Tabloid 1 / 2008
(riforma del codice di procedura ) per<br />
un semplice motivo: garantire i diritti<br />
dell’indagato, e permettere al nel cui nome la (Costituzione)<br />
di esercitare il controllo sull’attività<br />
della magistratura (proprio così!),<br />
attraverso la mediazione dell’attività<br />
giornalistica. Tutto il codice è articolato<br />
su questo perno, stabilendo che<br />
gli atti depositati (art. 114 cpp) non<br />
sono più segreti e sono nella piena<br />
disponibilità delle parti, che possono<br />
farne ciò che vogliono, compreso<br />
fornirli ai giornalisti come è prassi<br />
consolidata. Di più: se il pubblico<br />
ministero volesse prolungare il periodo<br />
del segreto, deve <br />
all’indagato e trovarvi adeguata motivazione<br />
(art 329). Chiara l’equazione?<br />
Processo segreto = pericolo per<br />
l’indagato, altro che privacy e finto<br />
garantismo alla rovescia. La Storia<br />
ha insegnato che l’inquisizione è la<br />
deriva più terribile del terzo potere,<br />
quindi il Legislatore contemporaneo<br />
ha agito di conseguenza, sgombrando<br />
il processo dall’ombra e dal<br />
rischio delle zone buie.<br />
Eppure il dibattito di questi anni vuole<br />
far credere all’opinione pubblica che<br />
il è un valore inviolabile<br />
Tabloid 1/ 2008<br />
L’angolo<br />
della legge<br />
•La revisione del<br />
codice di procedura<br />
penale nascosta nel<br />
<strong>Ddl</strong> dell’ex ministro<br />
Clemente <strong>Mastella</strong><br />
(in foto) “censura”<br />
la pubblicazione<br />
delle intercettazioni<br />
telefoniche.<br />
dell’istruttoria e che la pubblicazione,<br />
pur legittima, di atti è una lesione<br />
della privacy dell’indagato; quindi il<br />
Governo ha fatto calare il sipario su<br />
tutta l’attività del pm: divieto assoluto<br />
di pubblicare qualsiasi intercettazione,<br />
divieto di pubblicazione del<br />
contenuto degli atti di indagine preliminare<br />
fino al II grado di processo<br />
(quindi fino a 5/7 anni dopo i fatti!).<br />
Piccolo inciso: tutto ciò che abbiamo<br />
letto e sentito in questi anni sulle<br />
grandi inchieste non è mai stata una<br />
né tantomeno una<br />
: i giornalisti<br />
hanno solo divulgato il contenuto di<br />
atti depositati, non più segreti, nella<br />
piena disponibilità degli indagati e<br />
<strong>dei</strong> loro difensori. Anzi, quasi sempre<br />
atti emessi da un Giudice preliminare<br />
al termine di un’indagine.<br />
Il peccato originale del ddl <strong>Mastella</strong><br />
è tutto qui: secretare l’indagine facendo<br />
credere che lo si fa per il bene<br />
degli italiani. Invece è per nascondere<br />
le vergogne di qualche pezzo<br />
grosso. Ma così si rischia davvero di<br />
stravolgere l’ingranaggio più importante<br />
della democrazia: la trasparenza<br />
del processo.<br />
*consigliere nazionale Unci con<br />
delega all’informazione giudiziaria<br />
Il Governo ha fatto calare il sipario<br />
sull’attività del pm. Stabilendo divieti che,<br />
sotto sotto, ledono la libertà di tutti<br />
in pillole<br />
Cosa dice il ddl<br />
e cosa si rischia<br />
• È vietata la pubblicazione,<br />
anche parziale, degli atti di<br />
indagine contenuti nel fascicolo<br />
del pubblico minisgtero o delle<br />
investigazioni difensive, anche<br />
se non coperti dal segreto, fino<br />
alla conclusione delle indagini<br />
preliminari.<br />
• È vietata la pubblicazione di<br />
conversazioni telefoniche o flussi<br />
di informazioni informatiche o<br />
telematiche e dati riguardanti<br />
il traffico telefonico, anche se<br />
non coperti da segreto, fino<br />
alla conclusione delle indagini<br />
preliminari o fino al termine<br />
dell’udienza preliminare.<br />
• I documenti d’indagine<br />
devono essere chiusi in<br />
cassaforte e la carte e/o tracce<br />
di conversazioni telefoniche o<br />
telematiche acquisiti in modo<br />
illecito non possono essere<br />
utilizzati in nesun modo, tranne<br />
che come corpo del reato.<br />
• Il giudice dispone che<br />
i nominativi o i riferimenti<br />
indicativi <strong>dei</strong> soggetti estranei<br />
alle indagini siano espunti dalle<br />
trascrizioni delle registrazioni.<br />
• Chiunque rivela notizie sugli<br />
atti del procedimento coperti<br />
da segreto o ne agevola la<br />
conoscenza è punito con la<br />
reclusione da 6 mesi a 3 anni.<br />
Se il fatto è commesso per colpa<br />
o per agevolazione colposa, la<br />
pena è della reclusione fino a<br />
un anno. Reclusione da 1 a 3<br />
anni, invece, per chi in modo<br />
illecito viene a conoscenza del<br />
procedimento penale coperti da<br />
segreto.<br />
• Per i giornalisti che<br />
pubblicano atti del<br />
procedimento o intercettazioni<br />
telefoniche coperte da segreto<br />
scatta l’ammenda da 10mila a<br />
100mila euro, in alternativa alla<br />
reclusione fino a 30 giorni.<br />
37
L’angolo<br />
della legge<br />
ddl mastella 1 / Come SAReBBe oGGI LA mAppA deL poteRe poLItICo-eCoNomICo<br />
Se solo fossimo stati zitti<br />
Stefano Ricucci sarebbe il padrone del “Corriere della Sera”, Giovanni Consorte della<br />
Banca Nazionale del Lavoro, Giampiero Fiorani della Banca Antonveneta<br />
e Antonio Fazio sarebbe ancora, tranquillamente, il governatore della Banca d’Italia<br />
di Peter Gomez*<br />
Stefano Ricucci e i suoi mandanti di<br />
centrodestra padroni del Corriere della<br />
Sera. Il manager rosso Giovanni Consorte<br />
alla testa della Banca Nazionale<br />
del Lavoro per la gioia di Massimo<br />
D’Alema e Piero Fassino, liberi di ripetere<br />
che in quella scalata loro avevano<br />
fatto solo da spettatori. La Banca Antoveneta<br />
saldamente in mano a Giampiero<br />
Fiorani. Antonio Fazio tranquillo e<br />
immarcescibile governatore di Bankitalia.<br />
E poi ancora: gli arbitri e i dirigenti<br />
del calcio tutti al loro posto nonostante<br />
che falsassero il campionato per volere<br />
di Luciano Moggi.<br />
Quel che sarebbe accaduto se la<br />
“legge bavaglio alla stampa” fosse<br />
già entrata in vigore qualche anno<br />
fa spiega meglio di ogni altro esempio<br />
perché alla Camera, il 17 aprile del<br />
2007, tutti i partiti, con 447 sì e solo<br />
9 astenuti, abbiano approvato le norme<br />
proposte dall’ex Guardasigilli, Clemente<br />
<strong>Mastella</strong>. Dopo essere riusciti a<br />
azzoppare le inchieste penali, con la<br />
promulgazione di una serie di norme<br />
che nei fatti rendono quasi impossibile<br />
le condanne per i colletti bianchi, buona<br />
parte del ceto politico è passato<br />
alla fase due dell’operazione impunità<br />
duratura: ora vuole semplicemente<br />
bloccare le inchieste giornalistiche. Il<br />
ragionamento è semplice: visto che la<br />
Casta, come la chiamano Stella e Rizzo,<br />
è malata e non pare intenzionata a<br />
curarsi, si interviene sul termometro (la<br />
stampa) che segnala la febbre. Come?<br />
Eliminando il termometro. Da qui la<br />
scelta di punire in nome di una privacy<br />
- che in qualche caso può forse<br />
essere invocata dai semplici cittadini,<br />
ma non certo da chi si sottopone al<br />
giudizio degli elettori - la pubblicazione<br />
non solo delle intercettazioni telefoniche<br />
non più coperte da segreto, ma<br />
anche di tutta un’altra lunga serie di<br />
atti processuali finora assolutamente<br />
pubblici. La nuova legge, che il<br />
candidato premier in pectore Silvio<br />
Berlusconi ha già annunciato di voler<br />
promulgare subito dopo le eventuali<br />
elezioni peggiorandola ulteriormente,<br />
prevede per il cronista che la infrange<br />
multe pesantissime: da 10mila a<br />
100mila euro (e oblazione a 50mila) o,<br />
in alternativa, la reclusione fino a 30<br />
giorni. E va letta in parallelo a quanto<br />
sta accadendo nelle tv e nei giornali.<br />
Non a caso un servizio delle Iene<br />
sul clan <strong>Mastella</strong>, che non conteneva<br />
nulla di giudiziario, ma solo un gran<br />
lavoro giornalistico, è stato censu-<br />
• La sede del Corriere<br />
della Sera e, a destra, il gran-patron<br />
delle partite di calcio, Luciano Moggi.<br />
rato dai vertici di Mediaset e il suo<br />
autore, il bravo collega Alessandro<br />
Sortino, per protesta si è deciso a<br />
dare le dimissioni. Il problema, come<br />
diceva Enzo Biagi, è la realtà, non lo<br />
specchio che la riflette.<br />
*chi è<br />
Peter Gomez, cronista<br />
giudiziario de L’Espresso e<br />
collaboratore di Micromega.<br />
Ha denunciato i rapporti tra<br />
politica, alta finanza, corruzione<br />
e mafia. Ha scritto: L’Intoccabile.<br />
Berlusconi e Cosa Nostra (con<br />
Leo Sisti), Mani Pulite e Mani<br />
sporche (con Barbacetto e<br />
Travaglio), La Repubblica<br />
delle banane e Lo chiamavano<br />
Impunità (con Travaglio).<br />
38 Tabloid 1 / 2008
Tabloid 1 / 2008<br />
L’angolo<br />
della legge<br />
ddl mastella 2 / CoSA SuCCedeReBBe A uN GIoRNALIStA Che RIveLASSe I NomI<br />
Io, cronista in manette<br />
Finta lettera di un collega finito dietro le sbarre per aver<br />
scritto, sul suo giornale, un articolo “vero”. omissis<br />
dopo omissis, dalla sua cella scriverebbe una bella fiaba<br />
di Paolo Colonnello* (dal carcere)<br />
cari colleghi,<br />
vi ringrazio per aver ospitato questa mia<br />
lettera. Una ventata di libertà, visto che<br />
ormai da alcuni mesi mi trovo rinchiuso<br />
qui. Purtroppo, quando la legge <strong>Mastella</strong><br />
è stata approvata a maggioranza assoluta,<br />
un mio pezzo era già in pagina e non<br />
ho potuto bloccarlo.<br />
Provo a riportarvelo anche se ho dovuto<br />
necessariamente riscriverlo dopo<br />
una lunga trattativa con il maresciallo di<br />
sezione. In sostanza spiegavo che, con il<br />
famoso “bacio in fronte” di Giampiero …<br />
omissis… all’ex governatore della Banca<br />
d’Italia …omissis.., i magistrati avevano<br />
scoperchiato una spartizione del potere<br />
bancario in Italia, che avrebbe premiato<br />
i soliti noti lasciando i cittadini nell’idea<br />
che si sarebbe così salvata “l’italianità<br />
delle banche” e non invece l’onorevole<br />
della Lega (omissis…) e l’onorevole di<br />
Forza Italia (omissis…) che nella banca<br />
di …omissis…avevano ricevuto lauti fidi<br />
senza presentare il becco di una garanzia<br />
oppure minacciando di boicottare i progetti<br />
di illecite scalate bancarie. Avevo<br />
poi proseguito illustrando la scalata Bnl<br />
da parte dell’ex presidente di (omissis…)<br />
ingegner (omissis…) che, secondo le accuse,<br />
aveva proceduto senza informare il<br />
mercato ma telefonicamente gli onorevoli<br />
diessini (omissis…) e (omissis) nonché il<br />
senatore e braccio destro di (omissis…)<br />
onorevole (omissis…).<br />
In fondo, si trattava di carte che il gip<br />
(anzi, l’ex gip) Clementina Forleo aveva<br />
trasmesso alle Camere e che almeno un<br />
centinaio di parlamentari nonché due o<br />
trecento avvocati avevano potuto già<br />
leggere. Inoltre, sapendo che una mia<br />
vecchia zia stava acquistando con i risparmi<br />
di una vita una cospicua dose<br />
di “bond spazzatura”, e non potendo<br />
quindi aspettare che alcuni processi di<br />
cui mi stavo occupando terminassero<br />
anche in Appello, ho spiegato come il<br />
cav…omissis…ex titolare della Parmalat,<br />
avesse perfino truccato delle carte bancarie<br />
con uno scanner per far risultare<br />
fondi che non esistevano coprendo fino<br />
all’ultimo quello che è stato definito il più<br />
grosso crac della storia finanziaria italiana<br />
e soprattutto dando tempo alle banche<br />
di rientrare dalle loro gigantesche esposizioni.<br />
Una truffa degna di Totò e Peppino.<br />
Quindi mi sono gettato a capofitto<br />
su alcuni verbali. Ho preso l’elenco delle<br />
persone spiate dalla Security Telecom e<br />
ho raccontato come migliaia di lavoratori,<br />
di manager, di giornalisti, di imprenditori e<br />
perfino di calciatori e soubrette, venissero<br />
spiati in banca e sui terminali delle Finanze<br />
(caspita, c’era anche …omississ…)<br />
nonché “dossierati” da gente <strong>dei</strong> servizi<br />
di mezzo mondo per mai chiarite guerre<br />
commerciali e di potere. Poi mi sono<br />
ricordato degli archivi segreti del…omississ…dove<br />
un certo…omissis…raccoglieva<br />
informazioni riservate e illegali su<br />
magistrati, giornalisti e politici (dell’opposizione<br />
soprattutto) per “disarticolarli”<br />
insieme a un ex collega…omissis... che<br />
veniva pagato per spiare <strong>dei</strong> giudici e<br />
raccontare fandonie su governi sgraditi<br />
e lotta al terrorismo. Infine ho dato uno<br />
sguardo alla vicenda <strong>dei</strong> fondi neri …<br />
omissis…per la compravendita <strong>dei</strong> diritti<br />
televisivi e alla presunta corruzione di …<br />
omissis…da parte del Cav….omissis…<br />
Quando il mattino dopo <strong>Mastella</strong> lo ha<br />
letto, ha avuto una crisi di pianto. Con<br />
questa nuova legge i nuovi omissis,<br />
omissis, omissis e …omissis…omissis…<br />
omissis, continueranno a rimanere<br />
indisturbati ai loro posti, a rifilare bond<br />
spazzatura o derivati farlocchi, ad ingras-<br />
sare conti all’estero, a nominare direttori<br />
sanitari, delle municipalità e <strong>dei</strong> ministeri<br />
come e quando gli farà comodo. E con<br />
la memoria corta di questo Paese, se<br />
mai un giorno lo potrete scrivere, sarà<br />
sempre troppo tardi. Per conto mio, qui<br />
in carcere ho trovato grande umanità,<br />
coltivo con passione alcune pianticelle e<br />
Luigi Ferrarella, che sta nella cella accanto,<br />
si occupa d’innaffiare l’orto. Ho scritto<br />
una lettera a una rivista di giardinaggio<br />
chiedendo se quando uscirò tra 3 anni<br />
e 4 mesi mi faranno un contratto di collaborazione.<br />
Ferrarella vorrebbe andare in<br />
una rivista concorrente per darmi “buchi”<br />
sulla vita segreta delle piante. Potete mica<br />
farci una raccomandazione?<br />
Cordiali saluti<br />
*chi è<br />
Paolo Colonnello, nato a<br />
Milano, 47 anni, è sposato con<br />
Chiara e ha due figli. Ha iniziato<br />
nelle radio private, poi a Il<br />
Giorno si è occupato per 10 anni<br />
di cronaca giudiziaria.<br />
Oggi inviato de La Stampa,<br />
si occupa sempre di problemi<br />
di cronaca giudiziaria. E’ un<br />
appassionato sassofonista e<br />
cultore del tango argentino.<br />
39
L’angolo<br />
della legge<br />
ddl mastella 3 / quANdo IL SeGReto IStRuttoRIo eRA quASI SCoNoSCIuto<br />
C’era una volta Mani Pulite<br />
Domani non ci sarebbe più<br />
per la “madre” di tutte le indagini sulla corruzione e delle inchieste giornalistiche non<br />
c’erano ancora le intercettazioni telefoniche. e non c’erano neppure i cellulari (o almeno<br />
erano rarissimi). ma, pur d’informare i cittadini, valeva (quasi) tutto. Forse troppo?<br />
di mario Consani*<br />
In principio fu Mario Chiesa, l’ingegnere<br />
socialista che dominava al Pio Albergo<br />
Trivulzio, il “mariuolo” (parola di Craxi)<br />
preso con le mani nel sacco dallo sconosciuto<br />
pm Antonio Di Pietro.<br />
Era il 17 febbraio 1992 e cominciava<br />
l’inchiesta Mani pulite, destinata a<br />
scoperchiare Tangentopoli e a determinare<br />
nel bene e nel male le sorti della<br />
Prima Repubblica. La “madre” di tutte<br />
le indagini sulla corruzione non si fondò<br />
sulle intercettazioni, anche perché<br />
i cellulari ce li avevano in pochissimi<br />
allora e non c’era il rischio che imbarazzanti<br />
dialoghi telefonici potessero<br />
finire sulle pagine <strong>dei</strong> giornali.<br />
Eppure, a guardarla oggi che è passato<br />
un secolo, certo per quell’inchiesta il<br />
segreto investigativo fu quasi uno sconosciuto.<br />
Le parole degli indagati, le<br />
confessioni degli arrestati, i racconti<br />
<strong>dei</strong> testimoni, finivano in cronaca quasi<br />
in tempo reale, al massimo entro un<br />
giorno o due, in barba ai termini già<br />
previsti dal Codice penale.<br />
Volendo, ogni giornalista che si occupava<br />
di Mani pulite avrebbe potuto<br />
collezionare una denuncia al giorno,<br />
oblazionabile sì, però, con l’abbonamento…<br />
Ma tutto era diverso, allora, nel clima di<br />
Palazzo di giustizia e soprattutto fuori.<br />
• Una foto passata ormai alla storia:<br />
l’ex pm Antonio Di Pietro mentre<br />
si toglie la toga, in aula, alla fine<br />
del processo di Tangentopoli.<br />
Direttori di giornali (oggi molto molto<br />
garantisti) che, un giorno sì e l’altro<br />
pure, invocavano punizioni esemplari<br />
per i politici solo indagati; manager<br />
arrestati da Di Pietro che in preda alla<br />
sindrome di Stoccolma riapparivano<br />
in tribunale con T-shirt inneggianti a<br />
Mani pulite; l’attesa quasi messianica<br />
da parte dell’opinione pubblica per le<br />
gesta <strong>dei</strong> magistrati.<br />
Tutto è cambiato oggi, per certi aspetti<br />
fortunatamente, diremmo. Ma sarebbe<br />
stata possibile, Mani pulite, senza<br />
quella forzatura mediatica <strong>dei</strong> tempi,<br />
che garantì comunque all’inchiesta<br />
l’unica chance di proseguire? Con il<br />
silenzio <strong>dei</strong> giornali fino al termine delle<br />
indagini preliminari - come si vorrebbe<br />
ora – si sarebbe potuto impedire il<br />
“silenziamento” di quelle indagini tanto<br />
scomode?<br />
La rinuncia di fatto al formale rispetto<br />
della norma che tutela le indagini<br />
preliminari garantì il diritto di cronaca:<br />
fu un prezzo giusto da pagare? Una<br />
cosa si può dire: anche le tivu’ di chi<br />
oggi si erge a paladino tout court del<br />
diritto alla privacy (e annuncia pene<br />
detentive per chi lo violerà) allora non<br />
si fecero particolari scrupoli. Resta alla<br />
storia come il caso forse più clamoroso<br />
di violazione del segreto di indagine,<br />
quello di un collega del TG5 che, in<br />
diretta, annunciò i nomi di alcuni manager<br />
Fininvest nei confronti <strong>dei</strong> quali<br />
il giudice stava per firmare un ordine di<br />
custodia cautelare.<br />
Gli indagati (tra i quali Marcello Dell’Utri)<br />
si precipitarono dal gip ed evitarono<br />
l’arresto. Il collega, tra mille polemiche<br />
indagato per favoreggiamento, venne<br />
infine assolto: in fondo aveva fatto il<br />
suo mestiere dando una notizia. Aveva<br />
violato il segreto di indagine, è vero:<br />
certo non da solo, però, visto che da<br />
qualcuno doveva pur aver saputo quei<br />
nomi. Se la cavò pagando – solo lui -<br />
un’oblazione da 250 mila lire.<br />
*chi è<br />
Mario Consani è nato<br />
ad Asolo, nel trevigiano, e<br />
vive a Milano. Laureato in<br />
giurisprudenza, lavora a Il<br />
Giorno, dove si occupa di<br />
cronaca giudiziaria.<br />
Ha seguito i processi delle<br />
stragi milanesi a cavallo degli<br />
anni Settanta e ha scritto il<br />
libro Foto di gruppo da Piazza<br />
Fontana, per Melampo editore.<br />
40 Tabloid Tabloid 1 6 / 2008 2007
Tabloid 1 / 2008<br />
L’angolo<br />
della legge<br />
ddl mastella 4 / tRA dIRItto dI CRoNACA e dIRItto ALLA pRIvACy<br />
Ecologia delle notizie<br />
o Far West nei Tribunali<br />
La trasparenza non si risolve con leggi sempre più proibizioniste. un accesso diretto e<br />
regolato agli atti giudiziari può evitare che vinca, sempre e comunque, il più scorretto:<br />
il magistrato più ambizioso, l’avvocato più disinvolto o il giornalista più spregiudicato<br />
di luigi Ferrarella*<br />
Ai nuovi giri di vite che, per legge,<br />
intendono somministrare sempre<br />
maggiori dosi di segreto (ai cittadini)<br />
e di sanzioni (ai giornalisti), non si può<br />
rispondere con la difesa del Far West<br />
della notizia; e neppure solo con il<br />
pomposo proclama del “giornalistasacerdote”<br />
che, a prescindere da<br />
qualunque altra valutazione dell’impatto<br />
su persone e procedimenti,<br />
scrive tutto quello che viene a sapere<br />
perché è suo diritto-dovere e basta!<br />
Non si può per decenza, perché simili<br />
proclami sono talvolta la maschera di<br />
un’ipocrisia, un sipario strappato da<br />
ben altre spinte (spietata concorrenza,<br />
strategie commerciali, collocazione<br />
politica e proprietà <strong>dei</strong> media).<br />
E non si può anche per convenienza,<br />
giacché la questione di una ecologia<br />
giornalistica ormai non è un lusso,<br />
ma una questione di sopravvivenza<br />
rispetto a falsificatori, inventori e agli<br />
Attila della notizia.<br />
Ma il paradosso di leggi sempre più<br />
proibizioniste è proprio il porre le<br />
basi perché nel “processo mediatico”<br />
continui a vincere comunque e<br />
sempre il più scorretto: il magistrato<br />
più ambizioso, ma anche l’avvocato<br />
più aggressivo e disinvolto; l’imputato<br />
(se mi si passa l’errore) più<br />
“eccellente”, e il politico più in mala<br />
fede; l’inquirente meglio introdotto<br />
nel circuito mediatico ai fini della sua<br />
progressione in carriera o della sua<br />
logica di cordata interna; e il giornalista<br />
più spregiudicato.<br />
L’unica vera soluzione sarebbe una<br />
• Il dibattimento in un’aula giudiziaria:<br />
momento delicato per i giornalisti.<br />
legge che, al contrario, in occasione<br />
delle scadenze temporali e procedurali<br />
che già oggi mettono a disposizione<br />
di tutte le parti processuali gli<br />
atti delle varie tappe di una inchiesta,<br />
ammetta i giornalisti a essere equiparati<br />
alle parti nell’accesso diretto,<br />
trasparente e regolato agli atti.<br />
“Sbiancando”, così, quella circolazione<br />
che già oggi avviene, ma in<br />
maniera semiclandestina e quindi in<br />
maniera pericolosamente incompleta<br />
e imprecisa, attraverso le insidie<br />
del rapporto personale tra il giornalista<br />
“nobile accattone” e la moltitudine<br />
di fonti tutte per definizione non<br />
disinteressate.<br />
Così si spezzerebbero i tanto temuti<br />
“rapporti incestuosi” fonte-giornalista;<br />
si prosciugherebbe l’acqua nella quale<br />
nuotano gli inventori, punendoli “in<br />
diretta” con la peggior sanzione per<br />
un giornalista, cioè la lesione della<br />
propria reputazione.<br />
E si stroncherebbero anche le strumentali<br />
“campagne” pro o contro che<br />
oggi si nutrono proprio della non conoscenza<br />
<strong>dei</strong> veri dati di fatto; e si ridurrebbero,<br />
nelle redazioni più deboli,<br />
i margini di invadenza delle proprietà.<br />
Questo sistema non getterebbe affatto<br />
nuova benzina sul fuoco della<br />
cronaca giudiziaria, ma userebbe la<br />
stessa benzina di oggi in una caldaia<br />
però di sicurezza, trasparente, “garantita”<br />
(per così dire) anche nella<br />
manutenzione delle regole.<br />
Oggi, invece, il medesimo magma<br />
ribolle in una stufa sprovvista di<br />
qualunque valvola di sicurezza che<br />
non sia la coscienza personale e lo<br />
scrupolo professionale del singolo<br />
giornalista.<br />
*chi è<br />
Luigi Ferrarella è inviato del<br />
Corriere della Sera. Ex Ifg,<br />
professionista dal 1987, si<br />
occupa di cronaca giudiziaria dal<br />
1991fino al 1999 per Il Giorno,<br />
poi per il Corriere. Sulla storia di<br />
Tangentopoli e Antonio Di Pietro<br />
ha pubblicato L’intruso (Limina,<br />
1997); con Pino Corrias e Renato<br />
Pezzini ha realizzato l’inchiesta tv<br />
“Mani pulite” in onda su RaiDue.<br />
41
Colleghi<br />
in libreria<br />
AmARA RIFLESSIONE DI FURIO COLOmBO SUL GIORNALISmO ITALIANO<br />
Che fine faranno le notizie<br />
Il noto giornalista-scrittore disserta sulllo stato del “post giornalismo” nazionale,<br />
troppo condizionato dalle interferenze politiche e dalle imprese editoriali,<br />
sempre più coinvolte o spinte in progetti e interessi estranei all’informazione<br />
a cura di Antonio Andreini<br />
Che fine fanno le notizie? Quelle<br />
vere, che contano. Se lo chiede Furio<br />
Colombo nel suo Post giornalismo.<br />
È un puntuale, amaro saggio,<br />
in cui il noto giornalista ci dà “Notizie<br />
sulla fine delle notizie”, come<br />
recita il sottotitolo. Scrive l’autore:<br />
“Teconologie efficienti e straordinarie<br />
rendono il flusso [delle notizie]<br />
più vasto ma non più sicuro, mescolano<br />
scorie e prodotto autentico…<br />
Ci confrontano con l’immensa<br />
difficoltà della verifica e ci confortano<br />
con un senso di onniscienza,<br />
di informazione totale”. Ma come<br />
orientarsi in tanta confusione? Se<br />
manca la possibilità della verifica,<br />
anche il giornalista perde un suo<br />
ruolo specifico, fondamentale: essere<br />
testimone diretto <strong>dei</strong> fatti e verificare<br />
l’attendibilità di quelli di cui<br />
altri riferiscono. Nel mare magnum<br />
delle notizie si potrebbe anche sostenere<br />
che <strong>dei</strong> giornalisti non c’è<br />
più bisogno. E così si passa, si è<br />
passati, al post giornalismo.<br />
Sulla fine del buon giornalismo<br />
Colombo non si limita a scrivere<br />
un allarmante pamphlet, ma evidenzia<br />
una serie di problemi: 1) la<br />
L’AUTORE<br />
Furio Colombo, ex direttore<br />
dell’Unità, già inviato della Rai e di<br />
Espresso, La Stampa, Panorama,<br />
la Repubblica, e professore di<br />
giornalismo alla Columbia University<br />
di New York e alla Luiss di Roma, ha<br />
scritto Ultime notizie sul giornalismo<br />
e il Manuale di giornalismo<br />
cattiva informazione è il risultato di<br />
una cattiva politica e di condizionamenti<br />
economico-finanziari, o<br />
viceversa; 2) la notizia trattata come<br />
“prodotto” -risultato dell’organizzazione<br />
dell’informazione come<br />
“magazine”, che tutto appiattisce<br />
anche all’interno <strong>dei</strong> grandi quotidiani-<br />
è mistificatoria. Come può il<br />
giornalista salvaguardare la propria<br />
libertà di giudizio, il non coinvolgimento<br />
negli interessi dell’editore e<br />
<strong>dei</strong> gruppi di potere economici e<br />
politici, se oggi, “… le notizie non<br />
nascono nei fatti. Nascono in zone<br />
di potere, a volte definibili, a volte<br />
del tutto sommerse…. Muoiono e<br />
scompaiono o rimangono congelate<br />
per ragioni il più delle volte ignote,<br />
che coincidono con interessi<br />
forti, potenti e non dichiarati” ?<br />
Molto opportunamente la Costituzione<br />
italiana (Articolo 21) statuisce<br />
il diritto della libertà di stampa. Non<br />
per conferire ai giornalisti un potere<br />
speciale, ma per difendere il diritto<br />
<strong>dei</strong> cittadini di essere informati.<br />
Rivendicare tale libertà è allora un<br />
impegno sacrosanto e un dovere<br />
professionale per i giornalisti. E<br />
quando essi difendono il proprio<br />
lavoro non stanno rivendicando<br />
l’autonomia di una corporazione,<br />
ma difendono diritti che non devono<br />
essere violati.<br />
Ma questa libertà di stampa che i<br />
giornalisti devono difendere, ritenuta<br />
il cuore della democrazia, come<br />
si mantiene in Italia? I talk show<br />
e i telegiornali, con un’overdose di<br />
parole, di annunci, di falsi problemi,<br />
di mistificazioni che oscurano<br />
i fatti, sono una delle grandi cause<br />
del distacco <strong>dei</strong> cittadini dalla<br />
politica e hanno distolto la politica<br />
stessa dalla responsabilità di interpretare<br />
e rappresentare e analizzare<br />
i veri problemi della società.<br />
Il più arrogante <strong>dei</strong> privilegi, quello<br />
<strong>dei</strong> politici di occupare quasi tutti<br />
gli spazi dell’informazione, va dunque<br />
ridimensionato, rinegoziato,<br />
e restituito all’opinione pubblica e<br />
agli interpreti professionali dell’informazione.<br />
Nel caos attuale non ci resta che<br />
auspicare un nuovo impegno, “alcune<br />
grandi iniziative nel mondo<br />
dell’informazione giornalistica che<br />
si assumano …il compito di mettere<br />
ordine nelle sequenze, senza<br />
toccare i fatti e la loro natura”.<br />
Per impedire il dominio degli interessi<br />
politici ed economici.<br />
Furio Colombo: Post giornalismo,<br />
Rizzoli, Milano, 2007, pagg.142<br />
42 Tabloid 1 / 2008
Tabloid 1 / 2008<br />
Norma Rangeri:<br />
Chi l’ha vista? –<br />
Tutto il peggio della<br />
TV da Berlusconi a<br />
Prodi (o viceversa),<br />
Rizzoli Editore,<br />
Milano, 2007,<br />
pagg. 315, 17€<br />
La TV (ri)vista<br />
dalla ...Norma<br />
Norma Rangeri, critica televisiva,<br />
per lavoro passa ore e ore, dalle<br />
20 all’una tutte le sere, davanti<br />
alla televisione. E poi anche di<br />
più, perché vuole vedere che cosa<br />
offrono di bello le trasmissioni<br />
del mattino, quanti ammazzati<br />
e squartati ci sono il pomeriggio,<br />
quanti “amori” in diretta vanno<br />
in onda quando c’è la De Filippi.<br />
Rangeri è nota per la severità<br />
con cui, dal 1992, tratta <strong>dei</strong><br />
programmi della televisione italiana<br />
nella rubrica “Vespri”, scritta<br />
quotidianamente per i lettori del<br />
manifesto. Per tutti i telespettatori,<br />
poi, Rangeri ha scritto un libro, Chi<br />
l’ha vista? - Tutto il peggio della TV<br />
da Berlusconi a Prodi (o viceversa).<br />
È un racconto critico degli ultimi<br />
15 anni di televisione, frutto<br />
di un lungo viaggio nell’anomalia<br />
tutta italiana con cui viene gestita.<br />
Non il solito saggio di critica<br />
televisiva, pieno di tabelle<br />
e tabelline per specialisti, ma<br />
una puntuale e pungente storia<br />
dell’informazione televisiva, che<br />
descrive come i governi, sia<br />
di destra sia di sinistra, dal ’92 a<br />
oggi, hanno perpetuato gli stessi<br />
meccanismi di lottizzazione<br />
e manipolazione. Un libro agile,<br />
che incuriosisce, coinvolge e<br />
trascina. Ma nello stesso tempo<br />
contiene una critica inflessibile a<br />
personaggi di tutti i livelli della<br />
televisione. Nella terza parte,<br />
tutta dedicata all’informazione,<br />
racconta in particolarle le<br />
diverse stagioni <strong>dei</strong> TG -da<br />
Vespa a Riotta-, e ripercorre<br />
la tumultuosa vicenda<br />
politica che, da tangentopoli<br />
Colleghi<br />
in libreria<br />
al berlusconismo, ai governi di<br />
centrosinistra, ha segnato il Paese.<br />
Si “sente” che Chi l’ha vista?<br />
è scritto da una giornalista che<br />
tratta di informazione televisiva<br />
mettendosi nei panni dello<br />
spettatore. E che, di suo, non<br />
risparmia giudizi, spesso feroci,<br />
a tanti personaggi, anche famosi.<br />
Senza mai subire una querela,<br />
perché Norma Rangeri scrive ciò<br />
che vede e le sue valutazioni sono<br />
sotto tutela della libertà di critica.<br />
Testimonianze<br />
di 34 cronisti<br />
Trentaquattro cronisti, con diversi<br />
anni di bagaglio giornalistico sulle<br />
spalle, hanno raccolto l’invito<br />
del Sindacato cronisti romani<br />
di raccontare le loro esperienze<br />
di cronaca vissuta, viste da dietro<br />
le quinte e riviste con un occhio<br />
al retrobottega del gran circo<br />
mediatico. Con l’entusiasmo<br />
e la passione di sempre per il<br />
mestiere, essi hanno scavato negli<br />
ultimi decenni: 1) ricostruendo<br />
fatti e misfatti che hanno “fatto<br />
epoca”; 2) narrando le tante<br />
avventure della loro professione;<br />
3) rievocando scoop e gesta<br />
di protagonisti e comprimari<br />
della ribalta di giornali e radiotv;<br />
4) ridisegnando gli scenari<br />
giornalistici <strong>dei</strong> tempi andati.<br />
Ricordando piccole e grandi<br />
storie, i 34 offrono un contributo/<br />
testimonianza della cronaca<br />
com’era e si faceva una volta<br />
e com’è cambiata sotto gli effetti<br />
della rivoluzione tecnologica.<br />
(di Romano Bartoloni, presidente<br />
del Sindacato Cronisti Romani)<br />
I cronisti<br />
raccontano<br />
la cronaca… -<br />
I segreti del mestiere,<br />
Sindacato cronisti<br />
romani Editore, Roma,<br />
2007, pagg. 186, 15€<br />
La nuova maffia<br />
Tutti i soci<br />
del boss<br />
I I complici - Tutti gli<br />
uomini di Bernardo<br />
Provenzano<br />
da Corleone<br />
al Parlamento,<br />
è un reportage<br />
di Lirio Abbate e Peter Gomez<br />
su Provenzano, la nuova mafia<br />
e i suoi rapporti con la politica<br />
(Fazi Editore, Roma, 2007,<br />
pagg. 356, 15€). Abbate,<br />
giornalista dell’ANSA di Palermo,<br />
è stato il primo a dare, quasi in<br />
diretta, la notizia dell’arresto di<br />
Provenzano. Gomez è uno <strong>dei</strong><br />
maggiori giornalisti d’inchiesta<br />
italiani. In un saggio che si<br />
legge, strabiliati e increduli, tutto<br />
d’un fiato, essi ricostruiscono<br />
la vita dell’ultimo “capo <strong>dei</strong><br />
capi”, rivelandone le tragiche<br />
imprese e le impressionanti<br />
alleanze, non solo politiche<br />
ed economiche, che gli hanno<br />
permesso di rendersi “latitante”,<br />
quindi introvabile per la giustizia,<br />
vivendo per oltre quarant’anni<br />
a pochi chilometri dalla moglie<br />
e dai due figli. Insieme con<br />
quelli <strong>dei</strong> malavitosi, Abbate<br />
e Gomez svelano tutti i nomi<br />
degli esponenti della vita<br />
sociale -economica, politica<br />
e culturale; locale, regionale e<br />
nazionale- più o meno complici<br />
dell’organizzazione criminale.<br />
Leggere per credere.<br />
Dopo la pubblicazione del libro,<br />
Lirio Abbate ha iniziato a subire<br />
pesanti intimidazioni dalla mafia.<br />
Dai colleghi giornalisti e da<br />
una parte del mondo politico si<br />
è levato un coro di voci solidali,<br />
tra cui quella del presidente della<br />
Repubblica Giorgio Napolitano:<br />
Il Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> della<br />
Lombardia, su proposta della<br />
presidente Letizia Gonzales, ha<br />
promosso una raccolta di firme<br />
di solidarietà a Lirio Abbate.<br />
43
Mariuccia<br />
Teroni: Manuale<br />
di redazione,<br />
Apogeo Editore,<br />
Milano, 2007,<br />
pagg. 392+16, 35€<br />
Visto si stampi<br />
in digitale<br />
L’avvento dell’informatica<br />
nell’editoria non solo ha reso<br />
obsolete le tecniche tradizionali<br />
di preparazione e di stampa,<br />
ma ha anche “costretto” tutti<br />
gli operatori, a ogni livello -dai<br />
responsabili della grafica a quelli<br />
<strong>dei</strong> contenuti, dai grafici ai redattori<br />
ordinari-, a un adeguamento alle<br />
esigenze di un nuovo, sofisticato<br />
strumento, il computer. Così,<br />
redattori, o aspiranti tali, giornalisti,<br />
scrittori, blogger, ricercatori,<br />
docenti e studenti, per svolgere<br />
al meglio ogni processo legato<br />
all’attività redazionale, devono oggi<br />
conoscere ogni aspetto del lavoro<br />
di “redattore digitale”.<br />
Chi ha la possibilità di frequentare<br />
una scuola di giornalismo può<br />
imparare qui tutto ciò che<br />
gli servirà per operare nel mondo<br />
dell’editoria, avendo comunque<br />
bisogno di “testi” su cui studiare.<br />
Chi già lavora, avrà comunque<br />
bisogno di un “manuale”<br />
per aggiornare le conoscenze<br />
obsolete e impadronirsi di tutte<br />
le novità operative. Per gli uni<br />
e per gli altri, ecco uno strumento<br />
prezioso, il Manuale di redazione<br />
di Mariuccia Teroni, docente<br />
di Laboratorio di editoria<br />
multimediale presso l’Università<br />
degli Studi di Milano.<br />
Realizzato con una veste<br />
tipografica gradevole e<br />
invitante, ricco di schemi,<br />
tabelle, disegni e illustrzioni, il<br />
saggio offre, infatti,<br />
una rassegna completa<br />
e metodica di ogni aspetto<br />
del lavoro di redazione,<br />
trattato con chiarezza e<br />
sistematicità. In un compendio<br />
Colleghi<br />
in libreria<br />
estremamente vario, esso offre<br />
tutte le norme, le codifiche,<br />
le procedure, le consuetudini<br />
ormai standardizzate e<br />
consolidate nel tempo e quelle<br />
che appartengono al mestiere di<br />
oggi, fortemente condizionato<br />
dall’introduzione e diffusione delle<br />
tecnologie digitali, per molti aspetti<br />
ancora fluttuanti e mutevoli.<br />
Da Gutenberg<br />
a Internet<br />
Considerando le infinite potenzialità<br />
<strong>dei</strong> nuovi media, come Internet,<br />
si può pensare a un continuo<br />
miglioramento. O, al contrario, che<br />
tutto è peggiorato. In particolare,<br />
per Internet e le sue potenzialità<br />
di “democratizzazione”, non<br />
si può sostenere con certezza<br />
che questa inesauribile fonte di<br />
informazioni saprà effettivamente<br />
svolgere tale ruolo grazie<br />
all’ampliamento dell’accesso<br />
e alla sua trasformazione “dal<br />
basso”. E, comunque sia, non<br />
sarà proprio Internet a decretare<br />
la fine <strong>dei</strong> mezzi di comunicazione<br />
tradizionale, cartacei e non? Con<br />
la loro scomparsa, potrebbe dirsi<br />
esaurito anche il ruolo informativo del<br />
giornalismo. Non c’è già<br />
chi sostiene che …in Internet<br />
c’è tutto? Per capire come andrà<br />
dipanandosi la matassa della<br />
comunicazione, non c’è che<br />
da seguire il metodo classico<br />
della conoscenza del passato, per<br />
interpretare il presente e intravvedere<br />
il futuro. Così hanno fatto due<br />
eminenti studiosi inglesi, Asa Briggs<br />
e Peter Burke. Con la loro Storia<br />
sociale <strong>dei</strong> media – Da Gutemberg<br />
a Internet, essi ci offrono esaurienti<br />
risposte a questi nostri interrogativi.<br />
Asa Briggs-Peter<br />
Burke: Storia sociale<br />
<strong>dei</strong> media - Da<br />
Gutenberg a Internet,<br />
Il Mulino Editore,<br />
Bologna, 2007,<br />
pagg. 450, 25€<br />
Arrivati in redazione<br />
Andrea Accorsi-<br />
Daniela Ferro:<br />
Milano criminale,<br />
Newton Compton<br />
Editori, Roma, 2007,<br />
pagg. 341, 14,90€<br />
Misteri e pallottole all’ombra<br />
della Madonnina, dal caso<br />
classico di Alberto Olivo nel<br />
1903 al delitto Ambrosioli, a ...<br />
Armando Torno:<br />
Il gioco di Dio,<br />
Mondadori Editore,<br />
Milano, 2007, pagg.<br />
108, 15€<br />
Dodici storie della<br />
Bibbia, per dimostrare che il<br />
gioco di Dio è un atto d’amore<br />
che si perde nella storia,<br />
ma che continua ogni giorno.<br />
Camilla Ghedini:<br />
Io cattiva? No, io<br />
precaria, Edimond<br />
Editore, Città<br />
di Castello, 2007,<br />
pagg. 46, 8€<br />
Il viaggio di una lavoratrice<br />
“flessibile” da una scrivania<br />
all’altra per affrancarsi dalla<br />
sua condizione di precarietà.<br />
Franco<br />
Tettamanti:<br />
L’ultima nuvola a<br />
sinistra, Macchione<br />
Edit, Varese, 2007,<br />
pagg. 146, 16€<br />
Storie di uomini e donne,<br />
protagonisti e comparse<br />
in scena per sconfiggere<br />
le intemperanze del destino.<br />
Camillo<br />
Albanese:<br />
Le curiosità di Napoli,<br />
Newton Compton<br />
Editori, Roma,<br />
2007, pagg. 328, 20€<br />
Una Napoli riservata,<br />
misteriosa, dischiude i suoi<br />
segreti, come una donna<br />
dalla seducente bellezza.<br />
44 Tabloid 1 / 2008
Tabloid 1 / 2008<br />
Testimonianze<br />
Primo e ricordi piano<br />
la sua casa era il “corriere della sera”<br />
L’addio a Nascimbeni<br />
parón della Terza Pagina<br />
da Buzzati a Piovene, da Montale a Pasolini, gran parte della letteratura italiana<br />
è passata dalle sue mani. amava ripetere: “il giornalista? È un intermediario”<br />
Quando parlava della propria stagione al Corriere,<br />
Giulio Nascimbeni evocava spesso l’amato Montale:<br />
“Lì dentro ho vissuto anni corti come giorni”. Era<br />
così che spiegava quanto fosse stata intensa<br />
e carica di cambiamenti la sua lunga (e insieme,<br />
appunto, cortissima, date le rivoluzioni professionali<br />
attraversate) esperienza in via Solferino. Esperienza<br />
durata quasi cinquant’anni. La metà <strong>dei</strong> quali spesi<br />
a guidare la Terza Pagina, istituzione leggendaria di<br />
quello che è, per antonomasia, il giornale istituzione.<br />
Nascimbeni non era uno di quei colleghi malati di<br />
ipertrofia dell’ego che citano di continuo la propria<br />
storia, magari enfatizzandone certi passaggi o<br />
rimpiangendo con frustrazione “i bei tempi andati”.<br />
A trattenerlo c’era una sorta di disincanto applicato<br />
a se stesso, oltre a una salda educazione alla<br />
sobrietà. Ma se lo si interrogava senza riverenze,<br />
semplicemente, allora superava ogni ritrosia e<br />
consegnava all’interlocutore un prezioso spaccato<br />
di mezzo secolo di giornalismo culturale. Infatti,<br />
da Buzzati a Piovene, Moravia, Pasolini, Soldati,<br />
Macchia, Calvino, Citati, Fortini, Sciascia,<br />
Manganelli, Zanzotto, larga parte della letteratura<br />
italiana (e non solo italiana, basti pensare a Burgess)<br />
è “passata” – letteralmente – nelle sue mani.<br />
Con una discontinuità non troppo traumatica,<br />
e dunque tale da non sconcertare i lettori, innovò<br />
una sezione che appariva tra le più immutabili<br />
e polverose del giornale. Reclutò sociologi, filosofi,<br />
storici, scienziati, osservatori di costume, critici<br />
più o meno borderline, e in questo lavoro da talent<br />
scout ha cercato sempre una fusione tra cultura<br />
e società. Impegnò le firme di cui disponeva su<br />
fronti diversi dall’”ozioso elzevirismo” nel quale si<br />
erano rifugiate fino ad allora. Il “Danubio” di Magris<br />
nacque da un’inchiesta sul campo coordinata<br />
da Giulio. Ma anche il “Sillabario” di Parise crebbe,<br />
una riga dopo l’altra, dalle sue incitazioni.<br />
Agli inviati e ai corrispondenti chiedeva rigore nel<br />
raccogliere le notizie. E soprattutto un linguaggio<br />
chiaro e non banale al momento di stendere<br />
il reportage o l’intervista o l’analisi. Mettendo<br />
al bando qualsiasi stucchevole neoconformismo<br />
o cenno autoreferenziale perché – ripeteva, con<br />
chi era Nato a Sanguinetto,<br />
in provincia di Verona, il 27 ottobre<br />
1923. Su un tema delle elementari<br />
scrisse come e perché, da grande,<br />
avrebbe fatto il giornalista<br />
del Corriere. Il suo primo elzeviro a 16 anni fu<br />
per l’Arena di Verona. Professionista dal 1° ottobre<br />
1959, iscritto prima all’Albo di Venezia, quindi<br />
a quello di Milano quando, alla fine del 1960,<br />
viene chiamato al Corriere d’Informazione guidato<br />
da Gaetano Afeltra. È stato direttore di Storia<br />
Illustrata nel 1967, direttore della Domenica<br />
del Corriere nei primi anni Settanta, non ha mai<br />
abbandonato il “suo” Corriere della Sera.<br />
L’amore di Nascimbeni per i libri gli regalò,<br />
ci regalò, anche un primato: dal 1967 al 1975<br />
fu lui a condurre sulle reti Rai “Tuttilibri”, la prima<br />
trasmissione televisiva dedicata alla letteratura.<br />
l’aria di dare un consiglio da amico e mai salendo<br />
in cattedra – “il giornalista non è un protagonista<br />
ma un intermediario”.<br />
Le stesse regole che imponeva a se stesso<br />
quando si metteva davanti alla “Lettera 22”<br />
e, con il conforto di una sigaretta, cominciava<br />
a costruire i suoi pezzi, ancora oggi esemplari per<br />
solidità d’impianto, densità di riferimenti, precisione<br />
filologica e leggerezza di scrittura. Testi raccolti<br />
in un volume, “Il calcolo <strong>dei</strong> dadi”, che resta un<br />
manuale del buon giornalismo. Amava i classici di<br />
ogni tempo, Giulio Nascimbeni. Quelli le cui opere<br />
aveva insegnato negli anni in cui fu insegnante di<br />
liceo e quelli novecenteschi, consacrati tali proprio<br />
da lui, sulla Terza Pagina. Negli ultimi tempi si era<br />
ritirato nella casa di famiglia, a Sanguinetto, nella<br />
Bassa Veronese. Da dove continuava a seguire<br />
con fresca curiosità il lavoro <strong>dei</strong> colleghi, ormai ex<br />
giovani, che aveva “allevato” e che continuavano<br />
a chiamarlo affettuosamente “paròn”. Là è morto,<br />
a 84 anni, il 28 gennaio, carezzando con lo sguardo<br />
i suoi libri d’infanzia.<br />
Marzio Breda<br />
45
in quest’ultima pagina<br />
la nostra realtà<br />
“fotografata” in cifre<br />
tIrature e vendIte quotIdIanI<br />
medIe gIornalIere 1980-2007<br />
Anno Tiratura m. %* Vendita m. %*<br />
1980 7.427.213 5.341.970<br />
1981 7.475.266 0,6 5.368.815 0,5<br />
1982 7.571.807 1,3 5.409.975 0,8<br />
1983 7.708.165 1,8 5.580.394 3,2<br />
1984 8.135.157 5,5 5.860.691 5<br />
1985 8.378.753 3 6.068.407 3,5<br />
1986 8.992.407 7,3 6.365.661 4,9<br />
1987 9.337.653 3,8 6.618.481 4<br />
1988 9.562.563 2,4 6.721.098 1,5<br />
1989 9.651.225 0,9 6.765.715 0,7<br />
1990 9.763.197 1,1 6.808.501 0,6<br />
1991 9.492.087 -2,8 6.505.426 -4,5<br />
1992 9.429.250 -0,7 6.525.529 0,3<br />
1993 9.245.797 -1,9 6.358.997 -2,6<br />
1994 9.030.007 -2,3 6.208.188 -2,4<br />
1995 8.599.394 -4,8 5.976.847 -3,7<br />
1996 8.503.177 -1,1 5.881.350 -1,6<br />
1997 8.143.897 -4,2 5.869.602 -0,2<br />
1998 8.156.405 0,2 5.881.421 0,2<br />
1999 8.204.477 0,6 5.913.514 0,5<br />
2000 8.469.856 3,2 6.073.158 2,7<br />
2001 8.310.582 -1,9 6.017.564 -0,9<br />
2002 8.144.451 -2 5.830.523 -3,1<br />
2003 8.062.838 -1 5.710.860 -2,1<br />
2004 7.921.414 -1,8 5.617.620 -1,6<br />
2005 7.831.730 -1,1 5.466.271 -2,7<br />
2006 7.978.967 1,9 5.569.037 1,9<br />
2007** 7.979.355 0,1 5.570.867 0,1<br />
Fonte: Fieg su dati forniti dalle testate associate. * Percentuale di<br />
variazione rispetto all’anno precedente. **Stima previsionale<br />
I numeri<br />
181<br />
professionisti 182<br />
praticanti<br />
617<br />
pubblicisti<br />
8 miliardi<br />
50 milioni<br />
Sono le nuove iscrizioni<br />
all’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti<br />
della Lombardia<br />
dal 1/1/2007<br />
al 31/12/2007<br />
quotIdIanI dI provIncIa<br />
della lombardIa certIfIcatI ads<br />
Testata Diffusione *Variazione<br />
L’Eco di Bergamo 55.795 -1,1<br />
Il Giornale di Brescia 49.796 -0,3<br />
La Provincia di Como (Lc-So-Va) 45.079 2,6<br />
Gazzetta di Mantova 34.275 -1,9<br />
La Provincia di Cremona 23.157 0,5<br />
La Provincia Pavese 22.656 1<br />
Fonte: Ads (Accertamento diffusione stampa) media mobile novembre<br />
2006-ottobre 2007. *Variazione percentuale rispetto alla media mobile<br />
<strong>dei</strong> 12 mesi dell’anno precedente<br />
È il totale degli investimeni pubblicitari netti<br />
nel periodo gennaio-novembre 2007 (+5,7%<br />
rispetto al periodo omogeneo dell’anno<br />
precedente) suddivisi tra:<br />
televisione: 4,2 miliardi (+0,7%)<br />
stampa: 2,8 miliardi (+3,1%) di cui 1,6 mld (+3,5%)<br />
sui quotidiani e 1,2 mld (+2,7%) sui periodici<br />
radio: 436,4 milioni (+7,8%)<br />
Internet: 248,9 milioni (+43,4)<br />
affissioni: 183,9 (+2%)<br />
cinema 53,3 milioni (-9,3%)<br />
Fonte: Nielsen Media Research<br />
46 Tabloid 1 / 2008