12.07.2015 Views

New Tabloid n°3 - Ordine dei Giornalisti

New Tabloid n°3 - Ordine dei Giornalisti

New Tabloid n°3 - Ordine dei Giornalisti

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

<strong>New</strong><strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong>della Lombardia<strong>Tabloid</strong>Anno XLIIN.3Maggio-Giugno 2012Direzione e redazioneVia A. da Recanate 120124 Milanotel. 026771371fax 0266716194http:/www.odg.mi.ite-mail: odgmi@odg.mi.itPoste Italiane Spa Sped.abb. post. DIn: 353/2003(conv.in L27/2/2004 n.46) art.1(comma 1). Filiale di MilanoScienza e climaScienza e climaeffetto serra in redazioneInchiestaclima globaleerrori e leggen<strong>dei</strong>l difficile dialogocon gli scienziati<strong>Ordine</strong>mondo twikiconvegnol’11 ottobrecon finziL’iniziativafreedomof information actanche in italiail f.o.i.a. si presentaPrimo pianofacebook e tvle sinergiecorronosul computer


Il presidenteLetizia GonzalesInformazionee privacybilanciamentodelicatoLa necessità di una informazionecompleta, libera e deontologicamentecorretta rimane il presuppostofondamentale per pensare, in unmomento di grandi cambiamenti, al ruoloe ai compiti della figura professionaledel giornalistaIn questo universo in movimento che è lanostra professione, all’<strong>Ordine</strong> competein modo particolare la tutela delle regoledeontologiche. C’è un aspetto che inuovi media hanno completamenterivoluzionato ed è quello del rapporto fradiritto di cronaca e tutela della privacy.Ce ne parla in un interessante intervento,Giancarlo Ghirra, segretario dell’<strong>Ordine</strong>nazionale <strong>dei</strong> giornalisti, che ci offreimportanti spunti di riflessione su comesia tutt’altro che semplice stabilire ilconfine tra l’esigenza di informare concompletezza e quella di non calpestareil diritto alla tutela di dati sensibili, in unmomento in cui social network, blog,web tv stanno ampliando a dismisurala possibilità di rendere accessibili datipersonali. Un tema, detto per inciso,molto discusso anche sulla rete e chespesso ci chiama in causa come <strong>Ordine</strong>.Al di là del tono polemico di qualchepresa di posizione, va positivamenteregistrato come la tutela della deontologiagiornalistica sia un argomento più chemai d’attualità, così come il dirittoall’informazione. E su questo vale lapena di segnalare, tra le altre, l’iniziativa,che presentiamo a pagina 14, di ungruppo di giornalisti giuristi e funzionaridella Pubblica amministrazione per ilvaro, anche in Italia, di un Freedom ofInformation Act, ossia di una norma, giàin vigore nei paesi anglosassoni, perl’accesso libero alle informazioni cheriguardano l’amministrazione pubblica.A proposito di cambiamenti epocalice n’è un altro, che riguarda molto4<strong>Tabloid</strong> 3 / 2012


Editorialeda vicino la nostra professione e chequindi continua ad essere uno <strong>dei</strong> temicardine di <strong>New</strong> <strong>Tabloid</strong>. Stiamo parlandodell’avvento <strong>dei</strong> nuovi media (blog, socialnetwork, web tv) e del rapporto di questonuovo mondo della comunicazione conil giornalismo. Nella sezione Primo Pianoabbiamo messo in sequenza alcunericerche che ci aiutano a capire meglioquesta realtà in continua trasformazione.Si parte dal rapporto tra Facebook e latelevisione, una ricerca che testimoniacome la migrazione tra vecchi e nuovimedia sia un processo complesso, in cuispesso le due realtà convivono. Un altrostudio riguarda la presenza su Facebookdi quotidiani e periodici, un monitoraggioche mostra come sia ancora pocoutilizzata dalla stampa italiana lapotenzialità comunicativa <strong>dei</strong> socialnetwork, cosa che invece sembra riusciremeglio ai singoli professionisti, come cifanno vedere le classifiche <strong>dei</strong> colleghipiù seguiti su Facebook e Twitter.Tante tessere di un mosaico cheracconta del grande cambiamentoin atto nel mondo dell’informazione,un tema che sarà al centro del nostroprossimo convegno sul futuro delgiornalismo, in programma, anchequest’anno, in ottobre all’UniversitàStatale di Milano.Su questo numero trovate soloun’anticipazione di questo importanteappuntamento, che sarà poi ampiamentepresentato sul prossimo <strong>Tabloid</strong>. Comeper le edizioni precedenti è una ricercadi Enrico Finzi di AstraRicerche a fare daintroduzione: Finzi indagherà sul flussodi notizie e informazioni che fluttuano tracarta stampata e nuovi media on line,cercando anche di capire quali sianole richieste e le aspettative <strong>dei</strong> lettori.Argomenti che saranno poi discussi daautorevoli esponenti del giornalismoitaliano, con una novità tecnologica,l’utilizzo di Twitter per permettere aun pubblico più ampio di seguire ildibattito ed eventualmente intervenirein diretta nel corso del convegno.Al delicato rapporto fra giornalistie scienziati e cioè alla necessità dicoltivare dubbi e non trasmetteresoltanto certezze come vorrebberoi giornalisti ma non gli scienziati,dedichiamo la copertina e la nostrainchiesta di apertura che prendespunto da un convegno che abbiamoorganizzato a ridosso dell’ultimogrande summit mondiale sull’ambiente,la conferenza Rio +20. Un incontro incollaborazione con la “costola“ italianadell’americana Climate Network alcircolo della Stampa di Milano, peroffrire ai colleghi strumenti pratici diorientamento su una materia il cuiinteresse va ben oltre il grande meetinginternazionale sul clima.Il meteo non è il clima, ci hannospiegato gli esperti. Ed è un concettotutt’altro che scontato, che spessogenera un’informazione fuorviantesu un tema importante come quellodel riscaldamento del pianeta. Nonè dunque l’estate torrida che stiamovivendo a doverci preoccupare,ma le temperature medie degli ultimidecenni e i possibili effetti negli annia venire. Nell’inchiesta che parteda pag. 6 trovate lo sviluppo <strong>dei</strong>concetti fondamentali espressi durantequell’incontro e le indicazionipratiche per un corretto approccioa questo tema.Per concludere raccontiamo unainteressante esperienza di vita nomadedi una collega globetrotter per amoree per lavoro che ci racconta in un bellibro come trasformare una necessitàin una grande opportunità.<strong>Tabloid</strong> 3 / 20125


L’inchiestacome la divulgazione scientifica sui giornali può sposarsi con il rigore della scienzaC’è uno strano climatra scienziati e giornalistidi Marco Ferrari*Il clima non è il tempo e non si deve confondere con la meteorologia. Effettoserra e buco dell’ozono non hanno rapporto fra loro. E uno scienziatocontrocorrente non è, per forza, più bravo <strong>dei</strong> suoi colleghi. L’approcciogiornalistico alla notizia spesso è in contrasto con quello scientifico. Nelcaso dell’informazione sui cambiamenti climatici la confusione è aggravatada prese di posizione, a volte clamorose, non sempre disinteressate6 <strong>Tabloid</strong> 3 / 2012


L’inchiestaAssaliti da un flusso di notizie continuoe costante, non è facile districarsie decidere quali siano le informazionipiù rilevanti. E se queste hanno unintrinseco livello di difficoltà, comele notizie economiche o scientifiche,spesso l’attenzione si affievolisce nelgiro di pochi minuti. Potrebbe esserequesta (insieme alla stagionalità) unadelle ragioni per cui quasi nessunmezzo di comunicazione su carta odecisamente nessuna trasmissionetelevisiva parla più di riscaldamentoglobale, un fenomeno complessoe a lunghissima scala, difficile daafferrare giorno dopo giorno, e conalle spalle una scienza non ancoradel tutto chiarita, anche se solo neiparticolari più minuti.Serve un canaledi comunicazioneMa forse le difficoltà di comunicazionesono ben altre e non stanno tantonel lettori o negli ascoltatori, quantonelle due “parti” che dovrebbero insiemecontribuire al messaggio, glistudiosi del clima e i giornalisti; lacomplessità e la scala decennale delfenomeno sembrano fatti appostaper allontanare i comunicatori, e lapresenza di diatribe (come vedremo,in gran parte fittizie e artificiose) èun ostacolo per un giornalista generalistamandato dal direttore adaffrontare una conferenza stampao peggio un articolo scientifico, efarne una notizia che possa averela dignità di prima pagina. Il dialogofra mondo scientifico e giornalismo,su questo come su altri temi,si sta dimostrando proficuo ma nonsempre privo di asprezze e incomprensioni.Per cercare di chiarire il quadro einstaurare un dialogo tra giornalistie climatologi o fisici dell’atmosferal’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti della Lombardiaha organizzato, con ItalianClimate Network, un incontro sulcambiamento climatico rivolto agiornalisti, blogger e free lance.Dall’incontro è stato possibile chiarire,almeno in parte, quali possanoessere gli ostacoli che impedisconouna corretta comprensione ecomunicazione del clima, e qualedovrebbe essere l’approccio giustoper giornalisti, comunicatori edivulgatori.Stefano Caserini, dell’Università deglistudi di Milano, autore di alcunilibri sul clima e il difficile rapportocon la comunicazione (vedi riquadroa pag.13), ha elencato una serie dierrori che si incontrano nella stampaquando si parla di clima.Alcuni di questi sono di facile comprensionee correzione, come laconfusione tra clima e tempo atmosferico:anche se trattano lostesso fenomeno (il cambiamentodi variabili atmosferiche, dalla pressionealla temperatura all’umidità),sono due descrizioni a diversa scalatemporale.L’economia• Alcuni esempi di titoli di giornali in cui il meteo viene confuso con il climaLa Conferenza Rio+20verdesalverà la TerraSono passati vent’anni daquando a Rio de Janeiro sisvolse la prima Conferenzasull’Ambiente e lo Sviluppo delleNazioni Unite (UNCED). L’evento,a cui parteciparono 172 governi e108 capi di Stato o di Governo èrimasto nella storia come il primosummit sullo stato di salute delpianeta. Dalla conferenza ebbeorigine anche la Convenzionesui cambiamenti climatici cheportò poi al famoso protocollo diKyoto del 1997 per la riduzionedelle emissioni di gas serranell’atmosfera. Rio +20, che siè svolta nella città brasilianadal 20 al 22 giugno, aveval’obiettivo di rinnovare l’impegnoper lo sviluppo sostenibile,coinvolgendo governi e societàcivili di tutto il mondo. Unprogetto ambizioso perseguitoin questi vent’anni in diversi altrisummit, con l’approvazionedi dichiarazioni e documentiprogrammatici. I lavori di Rio+20 si sono svolti con due temiprincipali: la transizione versoun’economia verde nel contestodello sviluppo sostenibile edella riduzione della povertàe la definizione di un quadroistituzionale per lo svilupposostenibile sotto il profilo sociale,ambientale ed economico.La lunga dichiarazione finale(“Il futuro che vogliamo”)approvata al termine dellaConferenza è stata duramentecriticata da molte associazioniambientaliste per l’assenzadi impegni vincolanti, mentrenumerosi esponenti <strong>dei</strong> governipartecipanti, tra cui anche ilministro dell’Ambiente italiano,Corrado Clini, consideranoun successo l’accordointernazionale sui principi dellosviluppo sostenibile.<strong>Tabloid</strong> 3 / 20127


L’inchiestaIl convegno organizzato dall’<strong>Ordine</strong> della LombardiaErrori e leggende sul buco dell’ozonoNon sempre la colpa è <strong>dei</strong> giornalistiOltre a un approccio corretto a questacomunicazione (e in generale della scienza,perché le regole valgono quasi per ogni altradisciplina scientifica) l’incontro organizzatodall’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti della Lombardiail 10 maggio dal titolo “Comunicare il climache cambia” ha evidenziato come le “colpe”non siano sempre e solo dalla parte <strong>dei</strong>comunicatori. A parte alcune figure comeCaserini, che considerano loro compitodedicarsi alla divulgazione, infatti, non sonorari i casi di ricercatori che la affrontanocon estrema riluttanza. Le motivazioni sono molteplici, e vanno dallamancanza di tempo a quella di fondi, fino alla difficoltà per i ricercatoristessi di giustificare presso i responsabili dell’istituto di ricerca il tempodedicato a rispondere alle domande <strong>dei</strong> giornalisti o alla stesura dilibri e articoli divulgativi. È per questa ragione che da entrambe le partisembra necessario instaurare un rapporto più stretto tra comunicatoriin senso lato e ricercatori. Poiché come abbiamo visto questi ultimispesso non hanno tempo, interesse, ritorno o stimoli a comunicare, conlinguaggio comprensibile, sia ai giornalisti sia soprattutto al pubblico lecomplessità ma anche le certezze della loro disciplina, sono necessariespinte rilevanti da parte di tutti i portatori di interesse (dai giornalistiai parlamentari alle associazioni) che devono costringere i ricercatoria comunicare il più possibile. Superando prima di tutto le differenzefondamentali che esistono tra il linguaggio e l’attitudine del mondoscientifico e quello giornalistico: sono discrepanze che rischiano a voltedi impedire del tutto una comunicazione tra scienziati e giornalisti, equindi tra giornalisti e pubblico. In questa situazione la colpa non puòessere ascritta all’una o all’altra parte; solo una consonanza di obiettivipotrebbe superare il problema. Una collaborazione sempre auspicatama mai realizzata è necessaria anche per chiarire in pieno la notevoleconfusione che, nel pubblico ma anche tra i giornalisti, esiste ancorasul fenomeno del riscaldamento globale in generale. I ricercatori dannospesso per scontati alcuni dati che il pubblico non ha ancora chiaro:per esempio il fatto che l’effetto serra abbia molto poco a che farecon il cosiddetto “buco dell’ozono” (in realtà, un assottigliamentodell’ozono stratosferico, che un protocollo internazionale stalentamente cercando di correggere). I due fenomeni hanno cause etempi completamente diversi e, se la riduzione dell’ozono può esserecombattuta con politiche industriali piuttosto limitate e già in atto, nonsi può dire lo stesso del riscaldamento globale. Che necessita invecedi accordi almeno a livello <strong>dei</strong> Paesi industrializzati, ma che sarebbetotalmente risolto se il problema fosse ritenuto preoccupante da tutte lenazioni della Terra. Nonostante alcune dichiarazioni anche di ricercatori,le grandi catastrofi naturali non possono essere collegate con certezzascientifica al riscaldamento globale: persino per gli uragani (comeKatrina, che colpì gli Stati Uniti nel 2005) sono necessari decenni distatistiche per determinare che il loro andamento sia influenzato dalriscaldamento del pianeta.Previsioni del tempoo previsioni del clima?Il tempo, di cui si occupano i meteorologi,studia e fa previsioni a breveo brevissimo termine. Nessun meteorologoserio dirà mai quale saràil tempo nella prossima estate (aldi là di una temperatura più elevatadi quella invernale...) ma si limiteràa tre-quattro giorni. Il clima invecesegue variabili su scala decennale,a volte trentennale e oltre.Per questo i climatologi possonotranquillamente ignorare le variazionimolto rapide del tempo peraffidarsi alle tendenze di lungo elunghissimo periodo.Per la scienza del clima solo questeultime sono importanti, mentre levariazioni del tempo (sia localmentesia temporalmente limitate) fannoparte del rumore di fondo che puòessere ignorato. Così, chiedersi“Che fine ha fatto il riscaldamento?”dopo un inverno rigido o un’estatefresca significa non capire (volutamenteo meno) il fenomeno.A questo riguardo, cioè la brevissimascala temporale e la variazioniquasi istantanee, i climatologi rimproveranoai giornalisti di alternarevisioni allarmistiche ad altre tranquillizzantiproprio in concomitanzadi nevicate eccezionali, ondate dicaldo fuori dalla media o pioggetorrenziali.Questo tipo di notizie non fa cheinstaurare nei lettori un’incertezzache non gioca a favore dell’autorevolezzadel giornalista, né dellachiarezza del messaggio.Come per la differenza tra climae tempo meteorologico, probabilmenteil problema sta nelle diverseprospettive di scienza e comunicazione(in senso lato). Il giornalismo– secondo i mezzi di comunicazione– deve “inseguire” la notizia e quindicercare di comunicare discontinuitàanche minime in (quella che il giornalistaritiene sia) la realtà.Purtroppo la ricerca scientifica ten<strong>dei</strong>nvece a procedere con cautelae a smussare i picchi e le valli dellesituazioni climatiche in modo daavere un quadro più a lungo termine,basato più sulla visione della8 <strong>Tabloid</strong> 3 / 2012


L’inchiesta0.60.40.20-0.2.-0.41880 1900 1920 1940 1960 1980 2000• Il grafico mostra l’andamento delle temperature globali nel periodo 1880-2009(variazioni rispetto alla media 1951-1980). Il riscaldamento risulta evidente.Fonte dati: Goddard Institute for Space Studies (GISS), 2007linea ricavata da una statistica seriache su quella <strong>dei</strong> singoli punti dellalinea stessa.Il primo, un approccio scientificamentescorretto (ma forse giornalisticamenteonesto) è uno <strong>dei</strong> tantimotivi di contrasto tra la comunitàscientifica e quella giornalistica,contrasti evidenziati in altre occasioni,anche recenti, riguardo ad argomentitotalmente diversi dal clima,come la prevedibilità <strong>dei</strong> terremoti,i danni da deboli campi magnetici ola possibilità di ricavare energia (infinitae a poco prezzo...) da processifisicamente inspiegabili.scienziati. Nel caso, per esempio,del riscaldamento globale, il dissidentepotrebbe essere l’esploratoreche ha visto i ghiacci del Polo riformarsirapidamente, il meteorologoche ha studiato il problema con unapproccio “diverso”, il chimico cheaccusa tutti di malafede o l’inventoredi una piramide contro le nubi.Il problema non si pone solo per ilriscaldamento climatico, ma è ungrave ostacolo all’obiettività dell’informazionein qualsiasi campo che sibasa sulla ricerca scientifica.Se si parla di riscaldamento globale,della teoria dell’evoluzione, di nuovee rivoluzionarie cure mediche cisono sempre individui che più o menoin buona fede presentano la loroipotesi (non teoria, ipotesi – anchequesta distinzione è importante) comela scoperta più sconvolgente delsecolo, che pretende di distruggerein un solo colpo decine d’anni di ricercae scardina certezze scientificheche vanno al di là della visionedel mondo che l’ipotesi stessa cercadi contrastare.Per tornare al clima, i personaggipresentati come scienziati controcorrentesono nella maggioranza <strong>dei</strong>casi ricercatori fuori dal mainstream,spessissimo senza nessuna credenziale,individui avventurosi che costruisconouniversi su pochissime onessuna base scientifica.O, in alcuni casi, professori universitariche non si sono mai occupatidel clima, ma che, forse per desideriodi apparire, non si fanno pregaree discettano un po’ a ruota liberasull’argomento.Il fascino delle vocifuori dal coroA questo proposito Caserini fa notarecome su questi fenomeni spessol’approccio del giornalista sial’ascolto del cosiddetto “maverick”(termine che indica un animale nonmarchiato, fuori dal branco NdR),dell’eroe solitario che nel buio dellasua cantina o del garage è riuscitoa ricavare - con pochi e semplicipassaggi matematici - una delle piùimportanti leggi della natura e spiegarequindi un fenomeno fino a quelmomento misterioso, su cui si eranorotti la testa centinaia o migliaia di• L’immagine qui sopra visualizza graficamente come il 97% <strong>dei</strong> ricercatori siaconvinto che il riscaldamento globale sia dovuto soprattutto alle attività umane.<strong>Tabloid</strong> 3 / 20129


L’inchiesta• Rilevazioni dal satellite che mostrano la progressiva riduzione della calotta polare. Anche questo dato è statocontestato dai “negazionisti” del riscaldamento globale.La scienza è democratica,ma a modo suoAlla ricerca da parte del comunicatoredi personaggi interessantie curiosi, che si scagliano contro ipoteri della scienza forti solo dellaloro integrità e brillantezza mentale,si collega l’errore forse più gravenella comunicazione del clima,cioè l’applicazione anche a questoargomento del cosiddetto balancetreatement, l’ascolto delle due campanesulla materia in oggetto. Anchein questo caso l’errore è presentenel giornalismo e nella comunicazionedi altre discipline scientifiche,dall’evoluzione alla medicina allaricerca tout court, come la sperimentazioneanimale o gli interventiecologici.Nel caso della scienza del clima,è stato stabilito con una messe didati che risalgono all’Ottocento chel’attuale innalzamento della temperaturaatmosferica e in generale delpianeta è dovuto all’intervento umano(vedi la figura a pag.9).La probabilità che tutto ciò sia veronon è mai 100% (altro oggetto dicontrasto tra scienza da una parte,e giornalismo e politica dall’altra,che chiedono e a volte pretendonola certezza assoluta) ma vi è moltovicina. Per questo è inutile ascoltaree fare da cassa di risonanzaa personaggi che non hanno maipubblicato sulle rivista scientificheniente sull’argomento.Se il contrasto delle opinioni e ilmotto latino “audiatur et alterapars” sono il sale del giornalismo,è un grave errore trasportarli anchenel giornalismo scientifico. A questastregua dovremmo dare spazioanche a chi dichiara che la Terra èpiatta e il sole le gira attorno, chel’evoluzione non esiste, che i vaccinicausano l’autismo e che il motoperpetuo è possibile (“basta solofinanziare con qualche milione didollari la sua ricerca”, può sempresostenere qualcuno).Il giornalista, dichiarano i ricercatori,deve anche imparare che il valoredi una ricerca scientifica (e dellasusseguente notizia) non si basasu proclami o dichiarazioni più omeno forti del ricercatore stesso,ma sui giudizi dell’intera comunità,che prende in esame l’esperimentoo l’osservazione o la speculazioneteorica pubblicati su riviste scientifichee ne giudicare la novità rispettoal resto della disciplina, la congruità,la correttezza e la presenza o menodi errori evidenti.Da questo punto di vista la scienzaè un processo che potrebbe esseredefinito democratico, anche sesolo per alcuni aspetti: se anche lamaggioranza <strong>dei</strong> ricercatori sostieneun’ipotesi, non basta questo per affermarescientificamente che questanon sia fallace.Ancora sull’argomento del dibattito,è o sarebbe compito del giornalistaapprofondire a che livello si svolgeil dibattito stesso. Nel campo delriscaldamento globale, infatti, tuttigli argomenti portati avanti da coloroche possono essere definiti “scettici”(poco convinti cioè delle responsabilitàumane nel riscaldamento,ma non per questo contrari a priorialla teoria) sono sono stati più volteconfutati sulle riviste scientifiche, enon hanno ormai più nessun dirittodi cittadinanza nel dibattito scientificoalto (vedi il riquadro nella paginaaccanto).Per chi suonal’altra campana?Molte delle affermazioni presentinella tabella della pagina a fiancorisalgono inoltre a pamphlet prodottida gruppi di pressione e associazionifittizie, finanziate direttamentee indirettamente negli Stati Uniti10 <strong>Tabloid</strong> 3 / 2012


L’inchiestadall’industria del petrolio, del carbonee delle automobili.Un approccio giornalistico corretto,accusano gli studiosi del clima,dovrebbe anche tener conto degliinteressi occulti e/o ideologici dicoloro che comunicano queste affermazioni.Come dimostra il libro“The merchants of doubts” (I mercantidel dubbio) l’intero processodi propaganda e diffamazione deglistudiosi ricorda molto da vicinoquanto avvenne negli anni ‘50-’60con il tabacco.L’industria del tabacco assunsesedicenti scienziati per mettere indubbio le affermazioni dell’establishmentmedico sulla nocività del tabacco;le tattiche di comunicazionesono le stesse anche nel caso delclima, a volte anche con le stessepersone coinvolte. Il controllo dellefonti (questa volta economiche)che finanziano queste campagnedi disinformazione aprirebbe la viaa una più corretta comunicazionedel clima.La presenza delle argomentazionidegli scettici è inoltre (altro indiziodi poca serietà) limitata solo ai mezzidi comunicazione, ai libri, che nonsono sottoposti alla revisione paritaria,e ai congressi.Premesso quindi che la teoria dibase vede concordi la stragrandemaggioranza <strong>dei</strong> ricercatori delclima, i dibattiti sull’argomento sisvolgono su altri e più complessilivelli. Se un giornalista vuole fareun “servizio” alla comunità, deve riportarequesti dibattiti, che si svolgonosulle tavole più accreditate enon certo su proclami o addiritturainsulti da parte degli oppositori. Sevogliamo parlare di compiti, infatti,al giornalista nella comunicazionescientifica non è demandato quellodi giudicare la correttezza scientificadi una determinata teoria, ma di farericerche sulle possibili conseguenzedel cambiamento climatico, sullericadute che lo stesso può avereper l’assetto economico, sociale edecologico del pianeta, e infine sullespinte che hanno indotto e induconoalcuni ricercatori a apporsi allastessa teoria.Affermazioni infondate spesso riprese dai giornaliTrucchi e bufale di successoNon è difficile che, a parte le esternazioni <strong>dei</strong> cosiddetti maverick,si trovino ripetute sui giornali vere e proprie bufale. Secondo iclimatologi, hanno spazio anche perché vanno contro la scienzamainstream e possono quindi attirare l’attenzione del lettore. Diseguito alcuni esempi e,sotto, l’affermazione corretta:Il Medio Evo era più caldo di oggi (e quindi l’industria e leattività umane non c’entrano)Il cosiddetto periodo caldo medioevale fu un momento di relativoriscaldamento solo dell’emisfero Nord, circa dal 900 al 1300 d.C.La Groenlandia significa Terra Verde (e quindi allora erasenz’altro più calda di adesso)Il ghiaccio della Groenlandia è sull’isola da almeno 40.000 anni.Probabilmente è stata un’operazione di marketing di Erik il Rosso,lo scopritore dell’isola, per indurre i suoi connazionali a spostarsi.Nell’Inghilterra meridionale si coltivava la vite (e quindi il climaera più caldo di quello odierno)Semplicemente non ci sono prove di quest’affermazioneGli scienziati hanno truccato i dati (che quindi non sonoaffidabili)In alcuni scambi di e-mail private, trafugate da un serverdell’Università di East Anglia, i protagonisti usano la parola trick(trucco) per designare un aggiustamento assolutamente legale <strong>dei</strong>dati eliminando misure spurie e poco affidabiliSe c’è stato un riscaldamento, è colpa del Sole (e quindi l’uomoè innocente)Il Sole negli ultimi anni è stato particolarmente tranquillo, anche sela temperatura del pianeta ha continuato ad aumentare.Anche se aumentano la CO2 e la temperatura, le piante stannomeglioÈ vero che i vegetali assorbono la CO2, ma l’eccesso di questo gase l’aumento di temperatura sconvolgono anche il regime idrico equello <strong>dei</strong> nutrienti. In conseguenza l’agricoltura (specie quella diPaesi poveri e del Mediterraneo) subirà grosse perdite.Non c’è consenso tra gli scienziatiIl 97% di esperti climatologi è d’accordo sul riscaldamento globaledi origine umana (vedi la figura a pag.9).Non c’è più stato riscaldamento dal 1998Il 2010 è stato l’anno più caldo da quando ci sono le misurazioni, eprecede di poco il 2005.Negli anni ‘70 gli scienziati avevano predetto un’era glacialeLa stragrande maggioranza <strong>dei</strong> lavori scientifici parlava diriscaldamento già da allora.<strong>Tabloid</strong> 3 / 201211


L’inchiestaColtivare il dubbio,apprezzare l’incertezzaIl parere degli scienziati e di alcunicolleghi è che esistano però ancheostacoli alla comprensione tra le duecategorie molto difficili da scardinare.Questi discendono in primo luogodal diverso approccio, si potrebbedire, alla costruzione di una narrazione.Quella scientifica si nutre didubbi, di incertezze e di conoscenzadiffusa e controllata dai cosiddettipari. Il giornalismo invece tende acomunicare certezze e messaggisemplici e relativamente poco articolati.Uno <strong>dei</strong> comandamenti della comunicazionepoi, il controllo delle fonti,ha un approccio molto più strettonella scienza che nel giornalismo:questo perché prima di diffonderenel resto della comunità scientificala notizia di una scoperta possonopassare mesi; gli articoli originali infattidevono sottostare al controllodel resto degli scienziati. Solo dopoil processo di revisione paritaria lascoperta o l’esperimento sono diffusi.Sembra invece che nel giornalismoscientifico (o comunquedel giornalismo che si occupa discienza) questo controllo non vengaesercitato con la dovuta sistematicità,tanto che, come abbiamo visto,proclami e dichiarazioni non controllatehanno spesso cittadinanzasulle pagine <strong>dei</strong> quotidiani.* Coordinatore del gruppo“Ambiente e media”dell’associazioneScience Writers in Italy• Science Media Centre èun’istituzione indipendente ingleseche mette in contatto i giornalisti conscienziati ed espertilo scandalo della presunta falsificazione <strong>dei</strong> datiClimategateil caso è chiusoIn alcune mail trafugate dai server della Climatic ResearchUnit dell’Università East Anglia, si era parlato di “trucchi”poi rivelatisi legali. Il Science Media Center ha messo aconfronto scienziati e giornalisti, per recuperare credibilitàdi Fabio Turone*Quando nel novembre del 2009, allavigilia di un importante meeting internazionalesul clima a Copenhagen,cominciarono a circolare su un bloganonimo e da lì sui media di tutto ilmondo <strong>dei</strong> brani estratti dalle e-mailtrafugate dai server della ClimaticResearch Unit dell’Università di EastAnglia, in Gran Bretagna, la definizionedi “Climategate” fu quasi inevitabile:leggendo ciò che gli scienziatistessi avevano scritto, apparivachiaro che avevano deciso di barare,selezionando i dati per far apparireun riscaldamento globale che altri-Tutto il clima in Retementi in quei dati non c’era. I titoli<strong>dei</strong> giornali, in Gran Bretagna e intutto il mondo, sancirono “il peggiorscandalo della nostra generazione”,“La grande frode del cambiamentoclimatico”, giacché le spiegazionisommarie fornite dai ricercatori risultavanoben poco convincenti.Nel novembre dell’anno scorso, pochigiorni prima dell’inizio in Sudafricadel Summit delle Nazioni Unite, ilbis, ma l’effetto della seconda ondatadi e-mail trafugate è stato totalmentediverso, grazie all’interventotempestivo del Science Media Cen-I promotori dell’incontro al Circolo della StampaItalian Climate Network è un’associazionesenza scopo di lucro nata tra Milano eRoma nel 2011 come “costola italiana”del movimento 350.org fondato negli StatiUniti da Bill McKibben. Obiettivo è farecultura e divulgazione scientifica sul tema<strong>dei</strong> cambiamenti climatici indirizzata al grande pubblico. L’associazioneè presente sui social network e organizza eventi pubblici. Nel comitatoscientifico ci sono Sergio Castellari del Centro euromediterraneo per icambiamenti climatici e focal point per l’IPCC in Italia, Stefano Caserini,docente di Mitigazione <strong>dei</strong> cambiamenti climatici al Politecnico di Milano,Carlo Cacciamani, direttore del Servizio meteo climatico di ARPA EmiliaRomagna. Può inoltre avvalersi della partnership di Edizioni Ambiente. Ilsito di riferimento è www.italiaclima.org12 <strong>Tabloid</strong> 3 / 2012


L’inchiesta• “Climategate:gli scienziaticontrattaccano”questo il titolodell’articolo delTelegraph cheriporta le efficacirisposte delmondo scientificoalle accuse difalsificazione <strong>dei</strong> datisul riscaldamentoglobalePer saperne di piùLibri, siti e blogdi discussioneDi seguito alcunepubblicazioni e siti citati inquesto articolo.Stefano Caserini, “Aqualcuno piace caldo, Errorie leggende sul clima checambia”, Edizioni Ambiente.pag 349, euro 20tre: un’istituzione indipendente chedal 2001 aiuta i giornalisti a orientarsimeglio nelle controversie checoinvolgono la scienza, mettendolia confronto con i migliori scienziatiin un clima di dialogo e collaborazione.Al briefing di emergenza convocatoa Londra all’indomani della pubblicazioneonline del nuovo dossier, hannopartecipato una ventina di giornalistiscientifici delle più importantitestate internazionali, dalla Reutersal Financial Times, dalla BBC al Times,al Guardian, fino a Nature eScience.Tra gli speaker, il direttore dell’Unitàdi ricerca climatica dell’Università diEast Anglia, Phil Jones: lo scienziatoal centro delle polemiche, finalmentedisponibile a discutere tutti gli aspettidella vicenda e a sottoporsi al fuocodi fila delle domande <strong>dei</strong> giornalisti.Il confronto è intenso, ma alla finesono tutti convinti che quando Jonesscriveva di aver usato un “trucco” siriferiva a un aspetto molto più formaleche sostanziale.“L’altra volta gli scienziati erano corsia mettersi al riparo, e si erano rifiutatidi commentare, cementando cosìun’impressione di colpevolezza” hascritto il Telegraph in un articolo significativamenteintitolato “ClimategateII: gli scienziati contrattaccano”.“Questa volta il professor Jones hasubito indetto una conferenza stam-pa: era una faccenda per molti versispinosa, ma è riuscito a sottolineareche alcuni degli estratti su cui si eratanto discusso erano stati decontestualizzatiin modo ingannevole”.In sostanza, quella che intendevaessere una discussione franca eaperta tra scienziati – che mischiavagergo e linguaggio colloquiale enon risparmiava critiche sulla significativitàdi certe ricerche – era statadrammaticamente fraintesa per effettodell’intervento di una “maliziosamanina” che sapeva come ingannarei giornalisti. Fino a quando il ScienceMedia Centre ha messo nella stessastanza scienziati e giornalisti, perun lungo faccia a faccia intenso eproduttivo.Di questo e degli altri successi su temiscientifici controversi collezionatiin dieci anni dal Science Media Centrebritannico si è parlato di recentein una sessione del XII congressosulla Comunicazione della Scienza aFirenze (PCST 2012), con la direttricedel centro inglese Fiona Fox e lanuova Chief Scientific Adviser dellaCommissione Europea, la microbiologascozzese Anne Glover.Il modello inglese è già stato adottatocon adattamenti in molti paesi –Australia, Nuova Zelanda, Giappone,Canada e da poco la Danimarca – edè in corso di sviluppo preliminare negliStati Uniti e in Italia.*Presidente di Science Writers in ItalyStefano Caserini, “Guidaalle leggende sul clima checambia. Come la scienzadiventa opinione”, EdizioniAmbiente. pagg.187, euro 12Naomi Oreskes, Erik M.Conway, “Merchants ofDoubt: How a Handful ofScientists Obscured theTruth on Issues from TobaccoSmoke to Global Warming”,Bloomsbury PressWww.climalteranti.it.Un blog di discussione ( avolte di alto livello scientifico)sul cambiamento climatico ela comunicazione. Ha istituitoil premio “A qualcuno piacecaldo” per i personaggi o gliorgani di stampa che si sonodistinti per negazionismonell’ultimo anno.http://bit.ly/tV5pw8. Thedebunking handbook.Un vademecum in inglese(da scaricare in pdf) perla corretta comunicazionedella scienza e la distruzionedelle “bufale”, anche e forsesoprattutto per gli scienziati.Allo stesso sito, un’app periOS e Android con la rispostaa tutte le domande sul clima.È in atto la traduzione initaliano da parte di “Italianclimate network” (http://www.italiaclima.org/)<strong>Tabloid</strong> 3 / 201213


Le iniziativedegli altril’iniziativa freedom of information act (f.o.i.a.) alla camera <strong>dei</strong> deputatiAccesso ai documentiDiritto Ue, Italia sorda?Un gruppo di giornalisti, giuristi e docenti universitari chiede di applicare nel Belpaese,una legge in vigore in America e Inghilterra sulla trasparenza nella P.A. e sulla richiestadi atti pubblici da parte <strong>dei</strong> comuni cittadini. Già un migliaio le adesioni raccolteL’“Iniziativa per un Freedom of InformationAct in Italia” è stata presentataufficialmente il 29 maggio con unaconferenza presso la Sala Stampadella Camera <strong>dei</strong> Deputati.Il Freedom of Information Act (FO-IA) è una legge - già operativa negliStati Uniti e in Inghilterra - checonsente a chiunque l’accesso alleinformazioni della pubblica amministrazione.Una legge sulla trasparenza,se vogliamo, una legge sullalibertà di informazione. Nel corsodella conferenza, ma già nei materialidi presentazione e sul sito www.foia.it, si fa chiaramente riferimentoal fatto che si tratta di un’iniziativadi cittadini per i cittadini, dal bassoe orizzontale, che raccoglie al suoCosa dice la legge ingleseEcco di seguito il passaggio chiave della legge inglese sul F.o.i.a.: “Lalegge sulla libertà d’informazione (FOIA) assicura un’ampia libertàper poter visionare tutti i tipi d’informazione e i dati in possessodel governo e degli enti pubblici. La legge consente di esaminaredocumenti per risolvere problemi, verificare l’operato di un ente inmerito a singoli problemi, verificare quanto sia effettivamente efficaceun’amministrazione, visionare la spesa di un ente pubblico, controllareche l’operato di un’amministrazione sia conforme a quanto affermato,e poter indagare sulle reali motivazioni di determinate decisioni. Leautorità possono non divulgare le informazioni, soltanto nel caso in cuiuna legge lo permetta. Ma, sempre nell’interesse pubblico, anche leinformazioni riservate possono essere divulgate: se si ha il sospetto chedelle informazioni siano state indebitamente celate, è possibile presentaredenuncia al Commissario per l’Informazione Indipendente, che ne puòordinare la divulgazione”.interno un ricco e variegato catalogodi sigle, persone e personalità delpanorama nazionale.L’iniziativa raggruppa 75 tra associazioni,giornalisti della carta stampatae del Web, giuristi e tecnici dellapubblica amministrazione, politici,professori universitari e singoli cittadini,più “in dettaglio 58 persone e17 sigle. E vuole presentare, in se<strong>dei</strong>stituzionale, la domanda di trasparenza”che si manifesta fortementein varie forme nell’opinione pubblicain tutto il Paese. Un migliaio le adesionigià arrivate a sostegno dellaproposta. Insomma una misura agaranzia del diritto di accesso alleinformazioni della pubblica amministrazioneda parte di chiunque, indipendentementedai vincoli di uninteresse legittimo giuridicamentetutelato imposti dalla legge attuale.Vincoli, tra l’altro, contrastanti conla Convenzione europea sull’accessoai documenti ufficiali, risalenteal 2009 ma non ancora recepitadall’Italia.L’Iniziativa per un Freedom of InformationAct in Italia ha chiesto, tral’altro, anche un incontro urgentecon il Presidente del Consiglio MarioMonti.Pubblica trasparenzaLibero accesso ai datiL’iniziativa parte dal presuppostofondamentale che sarebbe necessaria,anche in Italia, l’introduzionedella Convenzione del Consigliod’Europa del 18 giugno 2009 suldiritto di accesso ai documenti ufficiali,così da garantire «il diritto diognuno, senza discriminazioni dialcun tipo, all’accesso, su semplicerichiesta, <strong>dei</strong> documenti detenutidalle pubbliche autorità».In Inghilterra è leggegià da dodici anniNonostante i giudizi negativi di TonyBlair, che pure lo aveva introdottonel 2000, è uno strumento che gliinglesi sembrano gradire sempre dipiù: 47.141 richieste di accesso nel2011, + 7% rispetto all’anno precedente,secondo i dati resi noti dalMinistero della Giustizia inglese. IlGuardian, ad esempio, ha raccoltoin un database interattivo tutte le14 <strong>Tabloid</strong> 3 / 2012


Le iniziativedegli altririchieste di accesso (Freedom ofInformation Request) inoltrate daicittadini inglesi nel 2011.Negli Stati Unitiboom di richieste nel 2011Negli Stati Uniti, invece, le richiestedi accesso nel 2011 sono state644.165. Anche in questo caso letematiche sono le più disparate, eper la richiesta più utile e significativac’è anche un premio (il LocalHeroes Award, assegnato per il 2012a Joe Chandler, che ha denunciatol’inadempienza di decine di agenziegovernative rispetto ai vincoli di trasparenzaimposti dal Foia). In pochigiorni sono stati registrati centinaiadi contatti tra social network e e-mail, molti <strong>dei</strong> quali, oltre alla pienaadesione ai principi e agli obiettividell’iniziativa, hanno manifestatosostegno e disponibilità operativaal fine di capillarizzarne la diffusionesul territorio digitale enon.Numeri e dinamicheche testimoniano comeFoia.it intercettiun’esigenza condivisae diffusa attraversofasce importantie trasversalidella società civileche vanno dall’associazionismoall’informazione,dall’università• La conferenza stampa del Freedomof information act alla Camera <strong>dei</strong>Deputati. Nella foto da sinistra AndreaFama, Marco Contini, Roberto Natale(presidente Fnsi), Raffaele Fiengo,‘anima’ dell’iniziativa ed Elena AgaRossi. Sotto il sito del Foia e la primapagina della legge americana.alla pubblica amministrazione, allapolitica, passando da numerosicittadini che individualmente hannomanifestato interesse concreto neiconfronti del progetto. Il F.o.i.a è statopresentata anche in occasione delmeeting annuale tenutosi a Bergamoil 15-17 giugno del sindacato europeo<strong>dei</strong> giornalisti che ha approvato,all’unanimità, la mozione di sostegnoall’iniziativa.Sul sito www.foia.it tutta la documentazionerelativa all’iniziativa e lapossibilità di firmare l’appello.I promotori del F.o.i.a.Sono giornalisti, giuristi, docentiuniversitari, tecnici dellapubblica amministrazione esingoli cittadini i promotori delF.o.i.a. in Italia. Ecco i loro nomi:Elena Aga Rossi, Vittorio Alvino,Gregorio Arena, Giulia Barrera,Romano Bartoloni, ErnestoBelisario, Amelia Beltramini,Giovanni Boccia Artieri,Sandra Bonsanti, Ennio Caretto,Paola Carucci, Roberto Casalini,Gegia Celotti, Enzo Cheli,Guido Columba, Marco Contini,Paolo Costa, Emilia De Biasi,Francesco De Vito, ArturoDi Corinto, Andrea Fama,Giuseppe Fiengo, RaffaeleFiengo, Giancarlo Ghirra,Angelo Giacobelli, GiuseppeGiulietti, Linda Giuva, MariellaGuercio, Pietro Ichino, ClaudiaLopedote, Enzo Marzo, ElioMatarazzo, Andrea Menapace,Roberto Natale, ErnestoNavazio, Valerio Onida, PieroPantucci, Stefano Passigli,Mario Pianta, Francesca Piazza,Tommaso Piffer, Alberto Pinna,Guido Possa, Pino Rea, AndreaRiscassi, Vittorio Roidi, GuidoRomeo, Renzo Santelli, GuidoScorza, Roberto Seghetti,Paolo Serventi Longhi, AlbertoSpampinato, Corrado Stajano,Giancarlo Tartaglia, MarioTedeschini Lalli, GiovanniValentini, Giovanni Vetritto,Vincenzo Vita.Condividono l’Iniziativa: AlessioAltichieri, Giulio Anselmi,Edoardo De Biasi, Nando DallaChiesa, Ennio Di Nolfo, GianniRiotta, Aldo Sandulli, GiovanniSartori<strong>Tabloid</strong> 3 / 201215


Iniziativedell’<strong>Ordine</strong>l’appuntamento annuale con il convegno sul futuro del giornalismoOnline e carta stampataMondo twiki, flussi di newsLa ricerca commissionata dall’<strong>Ordine</strong> della Lombardia al sociologo Enrico Finzi,quest’anno, indagherà sui cambiamenti degli ultimi tre anni nel flusso di notizie off e online e sugli scenari prossimi venturi: quali saranno i nuovi target e su cosa vogliono essereinformati i lettori, in un ping pong di accessi e rimbalzi tra giornali cartacei e internetOnline e offline: il ping pong dellenews, il web zapping <strong>dei</strong> lettori e igiornalisti multitasking. Cambia agran velocità il mondo <strong>dei</strong> media dentroil web e fuori dal web, nella cartastampata e nelle radiotelevisioni. Findal 2008, l’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti dellaLombardia, primo in Italia, ha iniziatoa indagare sul futuro del giornalismoe sui cambiamenti della nostra professionein relazione alla prepotenteinvasione di Internet nel mercato <strong>dei</strong>media. In pochi anni molto, moltissimoè cambiato. Una nostra ricercaeffettuata solo tre anni fa e focalizzatainteramente sul web sembra ormaiinvecchiata. E’ per questo che abbiamodeciso di aggiornare lo studio emettere sotto indagine i cambiamentiavvenuti in questo periodo affidandoad AstraRicerche di Enrico Finzi(che per noi effettua un monitoraggiopressoché costante sul tema)la nuova ricerca che presenteremol’11 ottobre 2012 nell’aula magnadell’Università Statale di Milano, comeè ormai tradizione consolidata.In quella sede, insomma, verrannopresentati i nuovi risultati della ricercache riprende il tema già affrontatonel 2009, del giornalismo online,considerato in sé e a confronto conquello tradizionale (radio-televisionie carta stampata). Tre saranno i filoniprincipali al centro della nuovaricerca di Finzi: come sono cambiati itarget, la formazione permanente <strong>dei</strong>giornalisti, l’<strong>Ordine</strong> come garanzia diaffidabilità professionale. In buona• Il primo convegno sul futuro del giornalismo organizzatodall’<strong>Ordine</strong> della Lombardia nel 2008 e, a destra, Enrico Finzi.sostanza AstraRicerche indagheràquali sono i nuovi lettori, i gruppisociali, i nuovi target che ricorronoormai costantemente all’informazioneonline. Non solo, cercheremo disapere anche su cosa vorrebberoessere informati i lettori e quali sonole nuove fonti, con quale frequenza econ quali aspettative i lettori passanoormai indifferentemente dal weballa carta stampata agli altri mezzi diinformazione. E’ chiaro poi che questanuova modalità di usufruire dellenews costringe, di fatto, i giornalistia una formazione permanente a unaggiornamento continuo sull’utilizzodelle tecnologie e sulla loro funzionesia che stiano lavorando in modalitàoffline sia online. A fronte dell’utilizzoormai indifferentemente off e on lineda parte <strong>dei</strong> target di lettori, deve crescerequindi anche l’abilità tecnologica<strong>dei</strong> giornalisti. In questo ambitosi cercherà di affrontare anche alcunitemi inediti: se e come le giornalistesiano o no più multitasking <strong>dei</strong> colleghimaschi, quale funzione ha lostreet journalism e la partecipazione<strong>dei</strong> lettori alle testate degli editori.Sarà poi sintomatico studiare qualeruolo potrà e dovrà avere lo stesso<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti nell’assicurareuna garanzia di affidabilità allaprofessionalità <strong>dei</strong> giornalisti, quellasorta di bollino blu, insomma, chesempre più viene richiesto dagli stessinuovi target di lettori e che solo iprofessionisti del ‘mestiere’ possonoassicurare. Verrà infine costruita, contecniche specializzate, un’inedita tipologiadegli italiani in relazione algiornalismo off line e on line.16 <strong>Tabloid</strong> 3 / 2012


Iniziativedell’<strong>Ordine</strong>L’incontro tra i rapresentanti dell’ansi e la presidente letizia gonzales<strong>Giornalisti</strong> stranieriPassione italianaNuova collaborazione tra l’<strong>Ordine</strong> e l’Associazione stampa interculturale. L’accessoalla professione, i problemi, le difficoltà e il riconoscimento del lavoro di chi non hacittadinanza italiana. Il ministro Severino assicura che, dopo l’entrata in vigore del nuovoDpr, cadrà il divieto di fare i direttori di testata, norma incompatibile con lo stesso decretoUn incontro denso di significato e contenutie foriero di buoni auspici quellosvolto in aprile tra un gruppo di rappresentanti<strong>dei</strong> giornalisti stranieri inItalia aderenti all’Ansi (Associazionenazionale stampa interculturale) e lapresidente dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalistidella Lombardia, Letizia Gonzales. Siè discusso <strong>dei</strong> problemi <strong>dei</strong> giornalististranieri che lavorano in Italia, dell’accessoalla professione e del riconoscimentodel loro lavoro anche da partedi chi, pur non avendo passaportoitaliano (la cittadinanza italiana non èvincolante), collabora da anni a testateitaliane e straniere. Si è discusso dicome avviare una collaborazione permigliorare la rappresentazione dell’immigrazionenei mainstream media e diun eventuale monitoraggio di articoli acarattere fortemente razzista. Si è poidiscusso della possibilità o meno diessere direttore responsabile di testataanche da parte di chi non è cittadinoitaliano.Proprio a questo proposito è recentementeintervenuto anche il presidentenazionale dell’<strong>Ordine</strong>, Enzo Iacopino:“Ieri (18 giugno, ndr) abbiamo incontratoil ministro Severino per discuterecon lei di alcuni problemi legatial recente DPR. mi sono permessodi porre il problema del divieto per igiornalisti non comunitari di assumerela direzione responsabile delle testate( legge n.47 del 08.02.1948 modificatadall’articolo 9 della legge 06.02.1996n.52). Il ministro e il suo staff hannochiarito che tale richiamata previsione• Il gruppo di giornalisti stranieri ricevuti dalla presidente dell’<strong>Ordine</strong> dellaLombardia, Letizia Gonzales nella sede di via Antonio da Recanate 1, a Milano.è incompatibile con il decreto e chepertanto decadrà una volta che il DPRentrerà in vigore (circa 60 giorni). Porremoun quesito formale e avremo unarisposta formale che notificheremoagli Ordini regionali e agli interessati”.Una risposta che l’Ansi attendeva eche ha accolto con favore. L’Ansi è ungruppo di specializzazione della Federazionenazionale della stampa italianapromosso da giornalisti stranieri chelavorano in testate a larga diffusionee multiculturali di varie regioni italianeper rispondere alle esigenze di tutelasindacale, messa in rete e auto-organizzazione<strong>dei</strong> giornalisti o aspirantitali di origine straniera.Una realtà in crescita che vede lavorarenel nostro Paese circa 500 persone.Erano presenti all’incontro milanese:Viorica Nechifor (presidente Ansi),Paula Baudet Vivanco (segretarioAnsi), Sanja Lucic (Radio Popolare),Sumaya Abdel Qader (autrice del libro‘Porto il velo, adoro i Queen’), RaniaSaid Ahmed Ibrahim (Yalla Italia), EvaRizzin (Associazione Articolo 3), NormaPitman (direttrice della Rivista Mujerlatina), Michelle Torres (freelance),Pap Khouma (giornalista e scrittoresenegalese), Tanja Dordevic (freelanceserba). Milano è stata solo una tappadi una lunga serie di incontri nazionaliche Ansi ha promosso nell’ultimo anno,grazie a un finanziamento messoa disposizione da Osi Italia proprio perrafforzare la struttura e per farci conosceredai colleghi. Altri incontri si sonosvolti a Firenze, a Napoli, a Genovae a Roma . Il 3 e 4 aprile, tra l’altro,si è tenuto a Roma il convegno internazionaleMEDIAMente Diversi organizzatodall’Ansi su incarico dell’Unar(Ufficio nazionale antidiscriminazionirazziali).La sede nazionale dell’Ansi è a Torinopresso l’Associazione StampaSubalpina, la prima a riconoscereil gruppo, ma la sede operativa è aRoma presso la Fnsi.<strong>Tabloid</strong> 3 / 201217


Iniziativedell’<strong>Ordine</strong>un settore ancora in fase di rodaggio, dopo l’abbandono dell’analogicoTv, lo tsunami digitalefa i conti con nuove regoleI giornalisti assunti con vari contratti e regolare contribuzione Inpgi nel settoredell’emittenza locale sono circa 2.600, più di quelli che lavorano in Rai e Mediaset messiinsieme. Tra nuovi canali tematici, pubblicità (meno cara) e gli investimenti legati alloswitch off, il modello di business deve salvaguardare la professionalità dell’informazioneLe emittenti locali non godono dibuona salute. Il passaggio al digitaleterrestre nonostante l’opportunitàofferta dalle nuove frequenze ha comportatoinvestimenti non compensatida un aumento <strong>dei</strong> ricavi, soprattuttoa causa del crollo degli investimentipubblicitari.La complessa situazione del settorea ridosso del cosiddetto switchoff, ossia dello spegnimento definitivodel segnale analogico, è statadiscussa a Milano, al Circolo dellaStampa in una giornata promossadall’Associazione Lombarda <strong>dei</strong><strong>Giornalisti</strong> e dalla Fnsi e organizzatadagli Uffici Stampa Brianza.Le imprese televisive locali, in Italia,sono 550 con circa 5mila dipendenti,<strong>dei</strong> quali 2600 hanno un contrattogiornalistico. In totale, tra indotto ecollaboratori, si stimano circa 15.000addetti.Un settore quindi tutt’altro che trascurabiledal punto di vista occupazionale.Un settore oggi con molteimprese in crisi, se non a rischio dichiusura. Le motivazioni di questadifficoltà sono in un insieme di fattoridiversi, che nella giornata milanesesono stati ben descritti.Letizia Gonzales, presidente dell’<strong>Ordine</strong><strong>dei</strong> <strong>Giornalisti</strong> della Lombardiaaprendo i lavori ha introdotto l’argomentoricordando che già due anni fail giornale della nostra categoria, <strong>New</strong><strong>Tabloid</strong>, si era occupato dell’argomentomettendo in risalto luci e ombre dellatransazione al digitale.Il passaggio tecnologicoA fronte di un notevole investimentoeconomico per passare alle tecnologiedigitali, ha spiegato MaurizioGiunco, Presidente AssociazioneTv locali FRT, le emittenti locali sonostate penalizzate da una non correttadistribuzione delle frequenze, conregole che hanno permesso alle retinazionali e ai soggetti più forti economicamentedi acquisire più frequenze,di fatto aumentando ulteriormentela loro capacità di trasmettere. Le retilocali, quindi, si sono trovate a competerein un mercato più ampio, in cuiil telespettatore può scegliere tra unnumero maggiore di canali. Questoha portato per alcune emittenti allaperdita di ascolti, per la dispersionedel nucleo storico di affezionati telespettatori.In altri casi, invece, gliascolti sono aumentati anche per illancio di nuovi canali tematici, ma lamaggiore concorrenza ha causatouna discesa <strong>dei</strong> prezzi degli spazipubblicitari. Questo passaggio hacoinciso con una caduta verticaledegli investimenti pubblicitari, cheha portato al paradosso della diminuzione<strong>dei</strong> ricavi nonostante un significativoaumento degli ascolti. Lapenalizzazione delle emittenti locali,come ha ricordato Fabrizio Berrini,direttore di Aereanti Corallo, continuacon la recente assegnazione dialcune frequenze a gestori telefonici.Operazione anche questa avvenutaa scapito delle televisioni locali. Sul18 <strong>Tabloid</strong> 3 / 2012


Iniziativedell’<strong>Ordine</strong>Con l’Unione cronistiPremio Verganistampa, tv e webbanco degli imputati, dunque, nonc’è la nuova tecnologia digitale, ma lagestione delle risorse, che ancora unavolta sembra premiare le aziende piùforti e politicamente influenti.Il legame con il territorioe la qualità <strong>dei</strong> contenutiLe testimonianze dirette <strong>dei</strong> rappresentantidelle Tv locali permettono diverificare “sul campo” queste affermazioni.Significativo l’intervento di FabioRavezzani, Direttore Telelombardia,che al momento è l’emittente localelombarda più seguita, grazie anchea nuovi canali nati proprio con il passaggioal digitale terrestre. Un’esperienzapositiva che però non è statapremiata economicamente a causadella crisi del mercato pubblicitario.La tv si trova quindi ad affrontare unasituazione difficile nonostante i successidi ascolto. In ogni caso, comeconfermato dall’intervento di GiorgioBardaglio, direttore Monza Brianza TV,la strada non può essere che mantenerela missione fondamentale delle tvlocali, che è quella di un’informazionecon un forte legame con il territorio,seguendo l’evoluzione tecnologicache oggi porta anche ai nuovi mediaon line. Una microesperienza positivaè raccontata da Vladimir Lazzarini, Direttoredi Antenna 2, emittente dell’Altopianodi Clusone che è sul territoriodal 1988, copre un bacino di 110milaabitanti, ha vissuto il passaggio al digitale,è presente sia con un’emittentetelevisiva che con un canale radiofonicoe oggi sta lavorando per sviluppareuna piattaforma multimediale. Al di làdelle dimensioni diverse delle impreseemerge con chiarezza come la sfidasi giochi soprattutto sulla capacitàdi fornire contenuti di qualità, in cuil’informazione ha un ruolo di primopiano. Diventa quindi centrale il temadel contributo professionale <strong>dei</strong>giornalisti.La regolazione del settoreGuido Besana, responsabile settore“Emittenza nazionale e locale” dellaFnsi, ha ricordato che i giornalisti contrattualizzatinel settore delle tv localisono un numero maggiore di quelli diRai e Mediaset. Molti di questi colleghivedono oggi il posto di lavoro messo arischio da una situazione di crisi.Secondo Besana il passaggio al digitaleterrestre avviene in un sistema pococoerente, dove non tutte le emittentisono in grado o hanno la finalità di produrrecontenuti con valore culturale e diinformazione. I canali che trasmettonosolo aste televisive o promozioni commercialivanno distinti da chi producecontenuti reali. Anche per avere criteripiù sensati e rigorosi di accesso ai finanziamentipubblici, di cui è previstauna riduzione. In questo senso Besanainvita le associazioni delle imprese delsettore a individuare modelli aziendali,che salvaguardino l’apporto professionale<strong>dei</strong> giornalisti come parte fondamentaledi un patrimonio di legame conil territorio che molte emittenti hannosaputo costruire negli anni.Il Gruppo CronistiLombardi, conil patrociniodell’<strong>Ordine</strong><strong>dei</strong> giornalistidella Lombardia, ha banditoil Premio Guido Vergani -Cronista dell’Anno 2012. IlPremio è suddiviso in duesezioni istituzionali (una perla carta stampata, una perl’emittenza radiotelevisiva) euna terza, sperimentale, per ilweb ed è riservato a giornalistiprofessionisti, praticanti epubblicisti a tempo pieno chelavorano nelle redazioni dicronaca della Lombardia. Ilvincitore di ciascuna delle duesezioni istituzionali verrà premiatocon la somma di 2.000 euro e unatarga ricordo. I secondi classificatidi ciascuna sezione verrannopremiati con la somma di 1.000euro e targa, i terzi classificati conla somma di 500 euro e targa. Perla terza sezione, web, è istituitoun unico premio speciale di 1.500euro. Un riconoscimento speciale,denominato “Premio FamigliaMariella Alberini”, dell’importodi 1.000 euro, verrà assegnato,tra tutti i concorrenti delle tresezioni, a un giovane cronista dietà fino a 30 anni. Sarà presa inconsiderazione l’attività svolta nelperiodo compreso tra il 1 luglio2011 e il 31 agosto 2012.Le candidature possonoessere presentate da: Direttori,Capicronisti, Comitati diRedazione, Organismi sindacali eprofessionali <strong>dei</strong> giornalisti, singoligiornalisti, lettori.Il materiale dovrà essereinviato inderogabilmente entroil 20 settembre 2012. Il bandoè disponibile sui siti www.cronistilombardi.it e www.piazzettavergani.org<strong>Tabloid</strong> 3 / 201219


Primo pianouno studio di Nextplora mette in evidenza l’intreccio con i social networkFacebook e televisioneTutte le sinergie sul pcInternet non “ruba” tempo al piccolo schermo, ma cambia il modo d’uso del mezzo:il 52% del campione quando guarda la tv usa anche il pc e il 31% naviga sui socialnetwork. Tra questi il 96% è iscritto a Facebook. Il 35% guarda su Internet i video delletrasmissioni televisive preferite e il 28% commenta attraverso chat e social networkInternet e televisione convivono ocompetono? Chi guarda tanto la tvutilizza molto o poco i social network?Perché si utilizzano davvero isocial network e con quali modalità?Realizzata da Nextplora e commissionatada Facebook (che oggi conta21 milioni di utenti) la ricerca “Fugadalla Tv? La pubblicità ha scopertoFacebook” è rivolta agli investitoripubblicitari e ai produttori di contenuti,ma fornisce interessanti spuntidi riflessione per i giornalisti, per ilmondo della comunicazione e pergli utenti in genere. Lo studio è statocondotto nel periodo settembre/ottobre2011 su un campione di 2.004intervistati rappresentativi della popolazioneInternet oltre i 16 anni, appartenential panel Nextplora, conmetodologia C.a.w.i.Internet e televisioneconvivono e si sovrappongonoInternet supera la televisione in terminidi tempo speso: nei giorni ferialila popolazione Internet guarda la TVin media per circa 1 ora e 43 minuti,mentre la navigazione su Internet dapc - mediamente ogni giorno - è dicirca 2 ore e 39 minuti (3 ore e 34minuti prendendo in considerazionecoloro che accedono ad Internetanche dal cellulare). Non solo: adeccezione della sola fascia orariadel prime time dove la TV ha ancoraun ruolo da protagonista indiscusso,durante il resto della giornata Internetraggiunge la maggiore audience.Su questi dati, dichiarati dagli utenti,pesa sicuramente la possibilità di accessodal lavoro e in mobilità, cosaimpossibile per un mezzo come la TVche è per sua natura confinata entrole mura domestiche, ma riflette soprattuttoil maggiore interesse rivoltoad Internet rispetto allo schermotelevisivo, il cui setting di fruizione èspesso dispersivo e caratterizzato daun basso livello di attenzione.Ma la competizione tra la televisionee Internet non si esaurisce nella semplicemisurazione del tempo spesosui due media o nella rilevazione dellaNel prime time (h. 21-23) la tv e’ ancora protagonistaGuardare la televisioneNavigazione su Internet (incluso accesso dal cellulare)75%6450%424349444225%0%9143218 1656.00 9.00 12.00 14.00 16.00 19.00 21.00 Dopo le9.00 12.00 14.00 16.00 19.00 21.00 23.00 23.00837242020 <strong>Tabloid</strong> 3 / 2012


Primo pianotempo medioin giorno feriale1:43Guardare latelevisione2:39Navigaresu Internetdal PCcontenuti televisivicopertura lungo l’arco della giornatamedia: Internet non “ruba” tempo allatelevisione, ma sta cambiando inmodo sensibile la modalità di fruizionedel mezzo televisivo, ponendosicome minaccia per l’attenzione deltelespettatore.Dall’indagine emerge che ben il 52%del campione, quando guarda la televisione,usa anche il pc: se poco potrebbedistogliere l’attenzione dalloschermo televisivo la consultazionedelle email (43%), ben più “distraenti”appaiono le altre attività su Internet- contemporanee alla fruizione televisiva- e cioè la navigazione sui SocialNetwork (31%), la lettura <strong>dei</strong> quotidianionline (21%) e le chat (20%). I16-24enni e i 25-34enni sono i piùmultitasking: il 46% di essi mentreguarda la televisione contemporaneamentecomunica anche con gliamici su Internet attraverso i socialnetwork e le chat.Allo stesso tempo il rapporto Internet– TV evidenzia forme di elevatasinergia. In quanto espressioni entrambe<strong>dei</strong> gusti e degli interessidella stessa persona, molte sono leattività Internet legate ai contenutitelevisivi abitualmente fruiti: il 35%degli intervistati vede video delletrasmissioni TV (spezzoni o puntateintere), il 28% commenta sui socialnetwork o sulle chat cosa sta vedendo(i 16-24enni in particolare, il 39%afferma di fare questa attività), il sitoufficiale è visitato dal 24% mentre il22% legge news su siti non ufficiali(per esempio anticipazioni su puntatee personaggi).Quattro profili di utentisocial network, rinforzo della tv?A partire dalla riflessione sull’elevatasovrapposizione del pubblico televisivoe di quello Internet, l’indagineha voluto quindi approfondire la relazione<strong>dei</strong> social network con la televisioneandando a misurare la loroVisto Video delle trasmissioni Tv(clip/puntate) 35%Commentate sui SocialNetwork / ChatVisitato il sito ufficiale delprogramma / canale3:34Letto news su siti non ufficiali(puntate/personaggi ecc.)Navigaresu Internetdal PC e/odal cellulare**Chi usa il cellulare per navigare su Internet(32%)Cerco informazioni su quanto stovedendo in TvCerco informazioni su prodotti di cuiho appena visto la pubblicità in TVScritto commenti su Blog / Forum14%13%13%28%24%22%39% <strong>dei</strong>16-24 annidifferente rilevanza su quattro specificisegmenti di pubblico, definiti infunzione della loro esposizione allaTV e a Internet. In particolare sonostati evidenziati 4 profili:Bassa TV – Basso Internet (34%):appartengono a questo profilo lepersone che, mediamente al giorno,guardano la TV meno di un’ora enavigano su Internet per circa un’ orae mezza. In questo profilo rientranoi giovani studenti dai 16 ai 24 anni ele donne con più di 35 o più anni chesono mamme lavoratrici.Alta TV – Basso Internet (22%): sonocoloro che, mediamente al giorno,guardano la TV per circa due ore emezza e navigano su Internet perun’ora e mezza. Parliamo di donneche superano i 45 anni, con un bassolivello di istruzione, di professionecommercianti, commesse, pensionatie casalinghe.Bassa TV – Alto Internet (18%): sonole persone che passano meno di 1ora al giorno a guardare la Televisionee quasi 4 ore a navigare su Internet.Appartengono a questo profilogli uomini dai 16 ai 34 anni con unalto livello di istruzione, studenti e incerca di occupazione.Alta TV – Alto Internet (27%): rientrain questo segmento chi passa algiorno mediamente circa 3 ore davantialla TV e oltre 4 ore a navigaresu Internet. Dal punto di vista sociodemograficoè caratterizzato da individuidi 35 anni in su, del Sud, inprevalenza impiegati e casalinghe.Internauti televisiviin pool positionLa ricerca evidenzia che i social networknon caratterizzano solo i comportamenti<strong>dei</strong> profili meno televisivie di coloro che a fronte di una bassaesposizione in TV oppongono un’altapresenza su Internet ma, al contrario,dimostra proprio quanto essi sianoestremamente sovrapposti anche suun pubblico fortemente televisivo.Se, infatti, i Bassa TV – Alto Internetsono iscritti ad almeno un social networknella misura del 68%, e gli utentiche vi accedono quotidianamentesono il 60%, gli iscritti ai social networkche al contrario evidenziano un<strong>Tabloid</strong> 3 / 201221


Primo pianoprofilo estremamente televisivo (oltre3 ore al giorno) sono il 67% e ben il55% vi accede quotidianamente.Stesse riflessioni per quanto riguardal’accesso dal cellulare: il 32% delsegmento Bassa TV – Alto Internetaccede abitualmente ai social networkdal cellulare, valore non distantedal 25% di chi invece la Tvla guarda molto (molto più staccatigli altri due profili rispettivamente al15% i Bassa TV – Basso Internet esolo l’8% gli Alta TV - Basso Internet);così come per quanto riguardail numero di amici, che vede gli Internautinon televisivi con circa 325amici a testa e gli ipermediali (Altaesposizione TV e Internet) fermi a270 amici a testa (anche in questocaso gli altri due segmenti seguonoa distanza rispettivamente con 236e 182 amici).Televisivi poco internautiopposti e complementariI dati di accesso, anche quotidiano,e il numero di amici sui socialnetwork non mostrano in manieracosì evidente la sovrapposizione traInternet e Televisione quanto l’analisidelle attività compiute ogni giornosui social network: se infatti era lecitoaspettarsi un utilizzo massivo dellefunzionalità offerte dai SN da partedel segmento non televisivo, degnodi nota è vedere quanto queste stesseattività caratterizzino in manieranon dissimile anche chi la televisionela guarda per molte ore al giorno. Inparticolare: se il 27% <strong>dei</strong> Bassa TV– Alto Internet chatta ogni giorno /più volte al giorno con gli amici onlinetale percentuale rimane invariataanche da parte di chi guarda la televisionemolte ore al giorno, lo stessoper quanto riguarda l’abitudinedi commentare quotidianamente ciòche postano i propri amici è similenei due profili Alto Internet – BassaTV (25%) / Alto Internet – Alta TV(22%), condividere news, video, linkinteressanti [Bassa TV (16%) mentreAlta TV (15%)] e anche attività cherichiedono molta attenzione da partedell’utente come il giocare online cheè addirittura superiore tra chi guardamolto la TV (16%) rispetto a chi laguarda poco (12%).Tutti questi elementi confermanoquindi la tesi di come i social networksiano oggi strumento fondamentalee alternativo alla TV per raggiungerecoloro che la guardano poco, madimostrano quanto sia ancora piùimportante il loro utilizzo per unastrategia comune su quegli stessiprofili altamente televisivi ma fortementecontesi nei termini di attenzioneda Internet.I tre motivi che spingonoa usare i social networkLe motivazioni d’uso <strong>dei</strong> social networkriflettono la profonda trasversalità deglistessi rispetto all’esposizione televisivae ne giustificano l’elevato ricorso el’importanza nella vita quotidiana dellepersone. Esistono infatti 3 motivazionifondamentali che spingono le personead utilizzare i social network:Partecipare. E’ un modo per recuperarevecchi contatti, tenersi aggiornatie poter esprimere le proprieopinioni.Osservare la vita degli altri. E’ unmodo per occupare i tempi morti leggendodella vita <strong>dei</strong> propri contatti (ilgossip sulle persone che si conosconoe non sui personaggi famosi)Relazionarsi con gli altri. E’ un modoper sentirsi parte di un gruppo,comunicare i propri contatti e farenuove amicizie.Dalla ricerca si evidenzia come chiutilizza molto Internet, a prescinderedall’uso assiduo o meno della TV,i quattro profili facebook-tvALTA TV - BASSO INTERNETALTA TV - ALTO INTERNETCirca 3 ore di Tv al giornoOltre 4 ore su InternetOltre 2 1 / 2ore di Tv al giornocirca 1 1 / 2su Internet• Donne, 45+ anni• Basso livello di istruzione• Commercianti, commesse, pensionatie casalinghe22%27%• 35 + anni• sud e isole• Impiegati e casalinghe18%34%BASSA TV - ALTO INTERNETQuasi 4 ore su InternetBASSA TV - BASSO INTERNETMeno di 1 ora di Tv al giornocirca 1 1 / 2su Internet• Maschi, 16-34 anni• Alto livello di istruzione• Studenti in cerca di occupazione• 16-24 anni studenti• donne 35+, mamme-lavoratrici22 <strong>Tabloid</strong> 3 / 2012


Primo pianotenda oggi a proiettare completamentela propria rete sociale sui socialnetwork che rappresenta quindiil più naturale modo di relazionarsicon gli altri. Per il pubblico altamentetelevisivo in misura anche maggioredegli altri: il 42% di chi rientra nelprofilo Alta TV – Alto Internet accedeai Social Network perché questi rappresentanoper lui la propria “Piazzavirtuale”, il luogo dove sentirsi partedel proprio gruppo di amici e dovecomunicare con loro, così come ilsegmento Bassa TV – Alto Internetconsidera il social network latrasposizione virtuale della propriavita reale e della propria cerchia diamicizie: usa i social network perpoter parlare, per raccontare di se,per condividere passioni e interessi,per far sapere agli altri cosa piace ecosa non piace.Così la pubblicitàha scoperto facebookAll’opposto i profili per cui Internet èmeno importante – anche in questocaso trasversalmente ai fruitori più omeno assidui della televisione – percui i social network sono principalmenteun modo per “esserci, partecipare”,ma in una logica alternativaalla propria dimensione quotidiana,più ristretta, rappresentando inveceun modo per recuperare vecchi contattinon più frequentati di persona,per conoscere persone diverse dasé e che non si sarebbero incontratealtrimenti e/o per far sentire la propriavoce e le proprie opinioni oltre lapropria rete sociale più prossima.Ultimo elemento a conferma dellasovrapposizione tra i social networke la televisione riguarda il tipo difruizione televisiva che ne fanno gliiscritti rispetto ai non iscritti: pur passandomediamente lo stesso tempodavanti alla TV, chi è iscritto ai socialnetwork guarda più generi televisivi.Gli iscritti ai social network, infatti,guardano le commedie per il 57% (+10 punti percentuali rispetto ai noniscritti), le serie TV crime per il 42%(+ 10 punti rispetto ai non iscritti), idocumentari scientifici per il 41% (+10 punti percentuali rispetto ai noniscritti), le sit-com (+ 17).Iscritti ad almeno1 Social NetworkAccedonoquotidianamenteai Social NetworkNumero di amiciAccedono ai SocialNetwork dal cellulareBassa TVBasso InternetMa chi vuole essere informatosull’attualità sceglie TwitterSi è parlato, fino ad ora, di chi èiscritto ai social network in generale:il 96% di chi ha dichiarato di essereiscritto a un Social Network è iscrittoa Facebook, che viene utilizzato inparticolar modo per passare il tempoe per comunicare in maniera direttacon i propri amici; il 18% è iscritto aTwitter, che è usato soprattutto peressere sempre aggiornati sulle notiziedi attualità e il 12% è iscritto a Linkedin,che come prevedibile è usatosoprattutto per ragioni di lavoro.Facebook e televisione pari sono... per numero di contattiLa dimensione di Facebook ormaiassimilabile al media televisivo pernumero di contatti in grado di raggiungereè ulteriormente evidenteanalizzando la frequenza di accesso:il 77% di chi è iscritto ad un socialnetwork è ogni giorno su Facebook,mentre solo il 7% su Twitter, il 4%su MySpace, in parte per il numeroinferiore di iscritti e soprattutto peruna minore frequenza di accesso.Iprincipali motivi per cui si utilizzanoi social network - si è detto - sonoil recupero di contatti persi di vista,vecchie amicizie o colleghi che non sivedono da tempo: il 73% degli intervistatisi dichiara molto o abbastanzad’accordo con questa affermazione.A seguire la voglia di scoprire coseinternauti televisivi56%45%23615%Alta TVBasso Internet54%39%1828%Bassa TVAlto Internet68%60%32532%Alta TVAlto Internet67%55%27025%lontane dalla solita routine attraversola conoscenza di persone diverse(67%) e occupare i tempi morti 59% eosservare a distanza la vita degli altri.L’immagine che si dà di sé sui socialnetwork è fondamentale anche percostruire la propria immagine nella vitareale. Ciò che emerge dalla ricerca èche le persone traspongono sui socialnetwork esattamente quello che sononella propria vita reale mostrando pregie difetti (63%), il 29% invece scegliedi mostrare solo gli aspetti più positivi/belli di se stesso. Quest’ultimo aspettorisulta essere più spiccato tra i piùgiovani: il 38% <strong>dei</strong> 16-24enni, infatti,ha come priorità sui social networkquella di mostrarsi brillante, mentresolo il 9% decide di dire tutto di séutilizzando il social network come unasorta di diario personale “pubblico”.In ultimo un dato sui contenuti postatisui Social Network: principalmentecontenuti legati alla sfera delle proprieopinioni e interessi (54%, il 61% <strong>dei</strong>45-54 anni) o all’attualità e alla politica(35%, 40% degli uomini), mentrela sfera della vita privata è condivisain misura minore (il 30% condivide ilproprio stato d’animo, il 26% eventiaccaduti e foto e solo il 12% sceglie direndere nota agli altri la propria posizionein quel momento), in particolaredai più giovani (32% <strong>dei</strong> 16-24 annie il 34% <strong>dei</strong> 25-34 anni racconta disé e di quanto loro accaduto nellaquotidianità).<strong>Tabloid</strong> 3 / 201223


Primo pianola classifica delle testate italiane nELL’ANALISI DEGLI ESPERTI DI BLOGMETERGiornali su Facebooktanti fan, poco dialogoLa Repubblica, Il Fatto Quotidiano e il Corriere della sera sono i quotidiani che hannopiù seguito, ma tra quelli che hanno più interazioni con i lettori c’è anche Leggo. Tra isettimanali spicca Internazionale, nella categoria <strong>dei</strong> mensili Vogue Italia distanzia tuttiper numero di fan, ma è Repubblica XL quello che coinvolge, più di tutti, i lettoriIl consumo di notizie passa sempre più, anche nelnostro paese, per gli ambienti sociali della rete,in primis Facebook. Ma i giornali di carta quantohanno compreso i meccanismi di funzionamentodel più grande social network?Per scoprirlo ho condotto la prima ricerca sulleperformance <strong>dei</strong> giornali cartacei su Facebook(quotidiani, settimanali, mensili) servendomi diFacebook Social Analytics di BlogMeter, societàspecializzata nell’analisi delle conversazioni in retee delle interazioni sui social network. Si tratta diun potente strumento che mi ha permesso di analizzare tutte le interazioni(oltre 2 milioni) accadute in 30 giorni (dal 20 marzo al 18 aprile 2012) trale pagine ufficiali delle testate italiane e i lettori su Facebook. Sono statipresi in considerazione 56 quotidiani, 33 settimanali e 72 mensili.Il primo dato riguarda la presenza delle testate sul social network. Sonosoprattutto i quotidiani, ben l’88% delle testate considerate ad avereuna pagina Facebook. La percentuale scende sensibilmente nel caso <strong>dei</strong>settimanali (48%) e <strong>dei</strong> mensili (51%). Complessivamente il 63% delle161 testate considerate ha una pagina su Facebook. L’analisi parte dalnumero <strong>dei</strong> fan, ossia delle persone che cliccando su “mi piace” si sonoiscritte tra i sostenitori delle pagine <strong>dei</strong> giornali. Il semplice numero <strong>dei</strong>fan, tuttavia, è un parametro che non permette di cogliere la capacitàdi coinvolgimento delle testate su FB, ossia l’interazione con i lettori. Èdunque fondamentale analizzare il volume di interazioni, come somma di“like”, commenti, condivisione di articoli, post spontanei, in una parolaquello che viene definito “engagment”. Questa analisi ci ha permesso diidentificare varie tipologie (visualizzate nei grafici) che mostrano i diversiapprocci al social network. Il quadro generale che emerge è quello di unuso strumentale del social network, che i giornali considerano solo unluogo per catturare lettori da portare verso il sito principale. Le testate,nel complesso, non dialogano con gli utenti, preferendo semplicementecondividere link agli articoli contenuti sui siti ufficiali. Solo la Gazzettadello Sport punta anche sulla pubblicazione di foto attraverso Facebook.Dunque al momento non sfruttano le enormi potenzialità del mezzo,come, ad esempio, la nuova timeline che permetterebbe un racconto perimmagini complementare a quello testuale.Vincenzo Cosenzaresponsabile sede romana BlogmeterCominciamo l’analisi della presenza<strong>dei</strong> giornali italiani su Facebookpartendo dai quotidiani e prendiamoin considerazione il numero <strong>dei</strong> fan.In testa alla classifica troviamo LaRepubblica con oltre 900.000 sostenitori,seguita da Il Fatto Quotidianocon oltre 750.000, ci sonopoi il Corriere della Sera con più di670.000 fan e la Gazzetta dello Sportcon oltre 450.000. Nella fascia tra i100 e i 200.000 fan si trovano L’Unità,Leggo, Il Sole 24 Ore, il Corrieredello Sport. Tra i 100 e i 50.000 TuttoSport,Il Mattino, Il Giornale.Se consideriamo il livello di “engagment”ossia di coinvolgimento degliutenti di Facebook attraverso “like”,commenti, condivisione di articoli,post spontanei <strong>dei</strong> fan, in testaalla classifica troviamo sempre LaRepubblica con 364.000 interazioni,pur non permettendo ai lettori di postare,seguita a ruota da Il Fatto con348.000. In terza posizione spuntaLeggo con 313.905 interazioni sviluppate.Segue il Corriere della Seracon 122.754.Incrociando tutti questi dati sonoarrivato all’identificazione di 4 tipologiedi quotidiani, nonché di 4stadi della loro presenza sul socialnetwork, rappresentata nel graficodella pagina accanto.La prima categoria è quella <strong>dei</strong> “leaders”,ossia coloro che hanno bencompreso sia come aumentare i fansia come utilizzare la pagina comespazio di conversazione e rilancio24 <strong>Tabloid</strong> 3 / 2012


Primo pianoENGAGERS PAGE ENGAGEMENT LEADERSLAGGARDS320.000240.000PAGE FANS160.00050.000 100.000 250.000 400.000 550.000 700.000 850.000 1.000.00080.0009.000FAN COLLECTORLegenda Leggo La Repubblica Il Fatto Quotidiano Il Giornale TuttosportIl Mattino L’unità Il sole 24 Ore Corriere dello Sport Corriere dellaSera Gazzetta dello sport• QUOTIDIANI. Nel grafico ilposizionamento <strong>dei</strong> quotidiani suFacebook, ricavato dall’incrocio delnumero <strong>dei</strong> fan, delle interazioni totali(ossia la somma di like, commenti,share e post non sollecitati <strong>dei</strong> fansulla pagina) e della numerositàdelle notizie pubblicate sullapagina Facebook (proporzionali allagrandezza delle sfere). Tra i leader,ossia i più bravi a utilizzareFacebook troviamo La Repubblicae Il Fatto quotidiano.Corriere della Sera e Gazzettadello sport sono invece i più bravia collezionare fan. Leggo infine èclassificato “engagers”: non hatantissimi fan, ma riesce a stimolarlibene. Le altre testate sono tra i“ritardatari” quelli che hanno menofan, ma anche minore engagement.delle notizie. In questa categoriarientrano La Repubblica e Il FattoQuotidiano. Entrambi hanno valorimolto alti sia in termini di engagementper post (per ogni post LaRepubblica riesce a stimolare in media657 reazioni <strong>dei</strong> lettori, mentreIl Fatto 499) che di engagement perfan (per ogni 100 fan la Repubblicastimola 34 interazioni e Il Fatto 39).Ci sono poi i “fan collectors” ossiacoloro che hanno pensato soprattut-to a collezionare fan, ma che non sonoriusciti a coinvolgerli pienamentesu Facebook. Rientrano in questacategoria Il Corriere della Sera e laGazzetta dello Sport. Il primo riescead ottenere in media 441 reazioniper ogni post scritto, ma solo 15 perogni 100 fan, quindi ha una base difan poco reattiva.La Gazzetta sviluppa 126 interazioniper post e solo 5 per ogni 100 fan.Seguono i “laggards” ovvero “ritardatari”coloro i quali hanno menofan, ma anche minore engagementtotale. La maggior parte <strong>dei</strong> quotidianianalizzati rientra in questacategoria, che mostra alcune potenzialitàinteressanti come quelledi TuttoSport, il Giornale, l’Unità, ilCorriere dello Sport con un elevatoengagement per post. Infine ci sonogli “engagers” che non hanno tantissimifan, ma riescono a stimolarlibene.Quotidiani: REPUBBLICA E IL FATTO leaders, MA LEGGO DIALOGA DI PIùTestata Brand engagment/post Likes/post Comments/post Share/post Page engagment/fanLa Repubblica (1°) 656,9 (1°) 309,1 (1°) 117,3 (1°) 230,5 39,73%Il Fatto Quotidiano (2°) 498,8 (2°) 252,8 (3°) 79,3 (2°) 166,7 (3°) 46,33%Corriere della sera (3°) 441 (3°) 196,4 (2°) 81,6 (3°) 163 18,26%Gazzetta dello sport 126 71,2 18,8 36 6,04%l’Unità 90,4 46,3 18 26,1 28,02%Leggo 306,2 121,9 41,8 142,5 (1°) 197,88%Il Sole 24 Ore 19,5 12,4 6,1 1 7,66%Corriere dello sport 60,2 24,9 34,5 0,8 8,99%Tuttosport 173,3 101,1 72 0,2 25,53%Il Mattino 9,3 5,8 3,3 0,2 27,35Il Giornale 160,4 63,7 52,5 44,2 (2°) 68,10%<strong>Tabloid</strong> 3 / 201225


Primo pianoENGAGERS PAGE ENGAGEMENT LEADERS10.000 22.000 55.000 87.500 120.000 152.500 185.000 217.500 250.000LAGGARDS13.00011.0009.0005.0003.0001.000PAGE FANSFAN COLLECTORLegenda L’espresso Vanity Fair Sorrisi e canzoni Tv InternazionaleFamiglia cristiana TuStyle Panorama Oggi Cioè Grazia Donna moderna• SETTIMANALI. Il vero leader è Internazionale perché ha il maggior numero difan unito ad un alto engagement per post. Donna Moderna spicca per numero difan. Molto attive le lettrici di Confidenze.È Leggo l’unico quotidiano cherientra in questo quadrante, graziealla sua capacità di generare ilmassimo delle interazioni per fanossia in media 167 per ogni centofan e 306 interazioni per ogni notiziapostata.Settimanali: più attive le lettriciSe applichiamo lo stesso metododi indagine ai settimanali, troviamoche la rivista con più fan su Facebookè Internazionale (oltre 235.000)seguito da Donna Moderna (oltre136.000). Sotto i centomila si trovanoVanity Fair (oltre 84.000), Grazia(oltre 65.000), L’Espresso (oltre55.000), Tu Style (oltre 35.000), Panorama(oltre 28.000), Cioè (oltre27.000).Se si guarda alle interazioni totali(like, commenti, condivisioni, postspontanei <strong>dei</strong> fan) la classificacambia: al primo posto svetta Confidenzecon oltre 14.000 interazioni,seguito da L’Espresso con oltre11.200, poi Vanity Fair (9.899), TVSorrisi e Canzoni (8.697) e Internazionale(8.604).I più bravi a sollecitare una reazioneper singola notizia pubblicata sonoInternazionale (152 interazioni perpost), Cioè (94), TV Sorrisi e Canzoni(83), L’Espresso (78). Quelli con labase di fan più attiva sono Confidenze(per ogni 100 fan genera 101interazioni) e TV Sorrisi e Canzoni(66 interazioni ogni 100 fan).La mappa di posizionamento, mostrail quadro seguente: l’unico leaderè Internazionale perché ha ilmaggior numero di fan unito ad unalto engagement per post (circa 152interazioni tra like, commenti, share).Donna moderna si posiziona tra i“fan collector” con oltre 136.000 fan,ma con un livello di interazione perpost e per fan sicuramente migliorabile(26 interazioni per post). Trai “laggards” per basso numero difan e interazione troviamo Famigliasettimanali: internazionale uber ales, panorama poco interattivoTestata Brand engagment/post Likes/post Comments/post Share/post Page engagment/fanInternazionale (1°) 151,8 (1°) 85,7 5,4 (1°) 60,7 3,66%Donna Moderna 26,2 21,6 4,6 0 3,63%Vanity Fair 26,2 19,2 3,7 3,3 11,78%Grazia 14,1 12,5 1,1 0,5 4,76%l’Espresso 77,6 37,5 9,7 (2°) 30,4 20,22%Tu Style 47,2 30,6 (3°) 14,9 1,7 11,59%Panorama.it 17,7 11,1 2,3 4,3 7,99%Cioè (2°) 94,1 (3°) 57,5 (1°) 29,3 7,3 6,06%Famiglia Cristiana 20,9 15 2,8 3,1 (3°) 37,13%Confidenze 39 31 8 0 (1°) 100,67%Tv Sorrisi e Canzoni (3°) 83 (2°) 59,6 (2°) 15,7 (3°) 7,7 (2°) 65,60%Oggi 4,4 3,1 0,9 0,4 7,60%26 <strong>Tabloid</strong> 3 / 2012


Primo pianoENGAGERS PAGE ENGAGEMENT LEADERSLAGGARDS31.37525.75020.12514.5008.8503.2001.000• MENSILI. Nella mappa di posizionamento Vogue Italia distanzia tutti comenumero di fan, mentre Repubblica XL è sicuramente la testata più interattiva,cioè quella che coinvolge di più i suoi fan su FacebookPAGE FANS20.000 60.000 120.000 180.000 240.000 300.000 360.000 420.000FAN COLLECTORLegenda Repubblica XL Focus National Geographic Vogue ItaliaQuattroruote Wired La cucina italiana Altroconsumo CosmopolitanStyle.itCristiana, Tu Style, Grazia, Panorama,Cioè e Oggi. Tra questi grandipotenzialità inespresse ha FamigliaCristiana, che per ogni 100 fan genera37 interazioni.Il quadrante degli “engagers” è occupatoda Confidenze, L’Espresso,Vanity Fair e TV Sorrisi e Canzoni.Interessante il piazzamento di Confidenzeche deve il suo successo adun alto numero di lettrici che scrivonosulla bacheca confrontandosionline e trasformando la pagina inuna sorta di forum.Mensili: Vogue il più seguitoInfine, uno sguardo conclusivo aimensili italiani.Quello con più fan èVogue Italia che ne ha oltre 408.000e che distanzia di gran lunga tutti glialtri. Nella fascia tra i 50 e i 100.000troviamo nell’ordine: Style/Glamour(oltre 86.000), National Geographic(oltre 78.000), La Repubblica XL(oltre 75.300), Focus (oltre 75.000),Altroconsumo (oltre 51.000). Dai 20ai 50.000 Cosmopolitan (45.000),La Cucina Italiana e Wired Italia(oltre 37.000), Quattroruote (oltre23.000).In termini di interazioni totali s’imponeLa Repubblica XL (oltre 36.000)seguita da Vogue e Focus (che si attestanointorno a 14.000 ognuno).Ipiù bravi a sollecitare le reazioni persingola news pubblicata sono quellidi AltroConsumo (118 interazioni perogni post), seguiti da Vogue (71) eLa Repubblica XL (52).La mappa di posizionamento, ci facollocare sulla linea di confine tra“leaders” e “fan collectors” Vogueche per ogni post pubblicato riescea determinare 63 like. Interessante ilcaso di AltroConsumo che riesce asviluppare la più alta interazione perpost: ogni post genera 118 interazioni(like, commenti, share).Quattroruote invece ha una “fan base”abbastanza attiva (per ogni 100fan si creano 24 interazion) seguitoda Focus (18 interazioni ogni 100fan). L’unico “engager” è RepubblicaXL che ha una insolita, per il mercatoitaliano, strategia di presidioe risposta.mensili: vogue italia ha più fan, ma Repubblica xl e’ più stimolanteTestata Brand engagment/post Likes/post Comments/post Share/post Page engagment/fanVogue Italia 71 (1°) 62,7 2,2 6,1 3,60%Style.it 10,1 8,7 1,2 0,2 2,00%National Geographic (3°) 44,6 42 1 1,6 13,60%La Repubblica XL 52 (3°) 33,6 (2°) 8,6 (2°) 9,8 (1°) 41,1%Focus 27,7 18,7 1,7 7,3 (3°) 18,2%Altroconsumo (1°) 118 (2°) 47,4 (1°) 9,5 (1°) 61,1 6,80%Cosmopolitan 21,4 17,3 2,3 1,8 3,90%La Cucina Italiana (2°) 45,2 32,8 3° 6 (3°) 6,4 7,40%Wired Italia 7,3 5,8 0,9 0,6 6,70%Quattroruote 25,3 17 4 4,3 (2°) 23,7%<strong>Tabloid</strong> 3 / 201227


Primo pianola classifica <strong>dei</strong> colleghi e <strong>dei</strong> canali d’informazione rilevata da <strong>New</strong> tabloid<strong>Giornalisti</strong> su facebooklo star system che piaceRoberto Saviano è il re del gradimento sul web e vale una volta e mezzo quello delquotidiano Repubblica. Alfonso Signorini il più amato su Twitter. Michele Santoro scegliedi dirottare i fan sulla trasmissione ‘Servizio Pubblico’. Tra i miti di ieri tanti fan per OrianaFallaci e Tiziano Terzani. Si fanno strada i siti d’informazione “indipendente”.di Andrea TortelliLa classifica del gradimento su Facebooknon coincide con quelle <strong>dei</strong>dati “reali” di vendita o dell’auditel.Perché nello star system <strong>dei</strong> medianostrani non tutti hanno saputo coglierela rivoluzione orizzontale <strong>dei</strong>social. E il risultato è che i veri protagonisti- salvo Repubblica e pocoaltro - non sono tanto le corazzateistituzionali o i loro timonieri, quantole navi corsare e i pirati. Fuor di metafora:a trionfare sul più popolare tra isocial network sono soprattutto coloroche hanno saputo valorizzare ilproprio “brand” (non a caso ai primiposti ci sono volti della tv e testate“d’opinione”), motivando gli utenti acompiere il gesto banale - e complicatissimo- di cliccare “Mi piace”sulle loro pagine.Le pagine rappresentano lo strumento- democratico - con cui il popolodel social “pesa” nomi, testate e contenuti.Così è stata fatta una fotografiadella presenza di alcuni principaliattori del mondo dell’informazione(in particolare carta stampata e televisione)su Facebook. Un lavorobasato su una ricerca empirica, che siscontra anche con la scarsa efficaciadel motore di ricerca del sito.Per ciascuna realtà - la premessametodologica è doverosa - sonostate presi in considerazione le singolepagine (“mi piace”) e i gruppi(adesioni) più numerosi al 17 giugno2012 (dati confrontati con quelli al17 gennaio 2012), tralasciando volutamentegli account (teoricamenteriservati alle persone fisiche per laloro socializzazione “privata”) e la recenteintroduzione del sistema degliaggiornamenti pubblici sugli stessi.Dai dati emergono non poche curiosità.GIORNALISTI. E’ Roberto Saviano ilre <strong>dei</strong> giornalisti italiani su Facebook.Con 1 milione e 577mila fan, infatti,la pagina dell’autore di Gomorra valeuna volta e mezzo quella del principalequotidiano italiano (Repubblica).E stacca di quasi 400mila lunghezze• Dall’alto in basso e in senso orario:Roberto Saviano, Marco Travaglio,Milena Gabanelli, Massimo Gramellini,Michele Santoro con Sandro Ruotolo.28 <strong>Tabloid</strong> 3 / 2012


Primo pianoMarco Travaglio. Gli altri, poi, sonoben più distanti. Milena Gabanelli diReport arriva a quota 348.859 e MassimoGramelli si ferma a 122.072 puravendo raddoppiato il numero <strong>dei</strong>sostenitori rispetto a gennaio.Il quinto posto è di Alfonso Signorini(75.966), il più amato su Twitter. MentreSandro Ruotolo - nonostante unaleggera crescita numerica - scen<strong>dei</strong>n sesta posizione (60.977).A seguire Enrico Mentana e soprattuttola “iena” bresciana Nadia Toffa,che - pochi mesi dopo essersi dotatadi una pagina - ha raggiunto i 46.869fan, diventando l’ottava giornalistapiù popolare d’Italia su Facebook.Completano la top ten Gad Lerner42.315 e un Corrado Augias in forteascesa (34.174).Ma una delle crescite più significativeè quella di Luca Telese, passatodalla 50esima alle 25esima posizionedi una classifica che da gennaio havisto pochi scossoni. Tra gli esclusicolpisce invece il magro risultato diMichele Santoro, che però si spiegacon la scelta di dirottare gli utentidalla pagina personale a quella dellatrasmissione Servizio pubblico.Interessante anche la distribuzionedelle prime 30 posizioni, occupateper oltre due terzi da volti noti dellatelevisione e solo in minima parte dafirme della carta stampata: esattamentel’opposto di Twitter.<strong>Giornalisti</strong>, talk show e canali d’informazione<strong>Giornalisti</strong>1) Roberto Saviano: 1.577.1332) Marco Travaglio: 1.187.5293) Milena Gabanelli: 348.8594) Massimo Gramellini: 122.0725) Alfonso Signorini: 75.9666 Sandro Ruotolo: 60.9777) Enrico Mentana: 55.1778) Nadia Toffa: 46.8699) Gad Lerner: 42.31510) Corrado Augias: 34.17411) Bruno Pizzul: 32.48912) Peter Gomez: 31.30413) Salvo Sottile: 29.34614) Daria Bignardi: 28.13415) Enrico Lucci: 23.52016) Toni Capuozzo: 19.69017) Vittorio Feltri: 18.54418) Beppe Severgnini: 18.20019) Riccardo Iacona: 17.28620) Luisella Costamagna: 16.51421) Giovanni Floris: 16.09922) Oscar Giannino: 13.20523) Gianluca Nicoletti: 12.40124) Mario Tozzi: 12.01225) Luca Telese: 11.63526) Concita De Gregorio: 10.85927) Magdi Allam: 10.40528) Bianca Berlinguer: 10.18729) Massimo Fini: 10.17530) Michele Santoro: 8.387Informazione Televisiva(Talk show e canali all news)1) Annozero: 577.9772) Report: 545.2923) Servizio Pubblico: 286.5894) Ballarò: 257.7855) Matrix: 89.0316) Porta a porta: 57.7637) Quarto grado: 31.5308) Presadiretta: 23.5249) Piazzapulita: 18.89010) Otto e mezzo: 10.82711) L’ultima parola: 6.958Informazione televisiva(Telegiornali)1) Tg3: 77.4912) Tg La7: 38.0413) Studio aperto: 31.3784) Tg5: 21.2355) Tg4: 13.4586) Tg1: 11.5967) Tg2: 4.505Canali all news1) Rainews24: 36.3562) Sky Tg24: 23.596• La rilevazione è stataeffettuata domenica14 giugno 2012I MITI DEL GIORNALISMO. Tra i mitidel giornalismo scomparsi stupisceche Indro Montanelli occupi solo ilquinto posto, con 26.767 “Mi piace”(e chissà come avrebbe commentatolui la “notizia”). I primi due posti sonosaldamente occupati da Oriana Fallaci(65.031) e Tiziano Terzani (61.378).Mentre al terzo Enzo Biagi (35.199)è stato scalzato da Pier Paolo Pasolini(passato da 26.188 a 45.937fan in cinque mesi). Giorgio Boccae Giuseppe D’Avanzo, recentementescomparsi, si devono accontentare• Da sinistra a destra e dall’alto:Bruno Pizzul, Enrico Mentana, GadLerner, Nadia Toffa, Corrado Augias ePeter Gomez.<strong>Tabloid</strong> 3 / 201229


Primo pianoI miti del giornalismo1) Oriana Fallaci: 65.0312) Tiziano Terzani: 61.3783) Pier Paolo Pasolini: 45.9374) Enzo Biagi: 35.2005) Indro Montanelli: 26.7676) Gianni Mura: 1.7777) Curzio Malaparte(pagina): 1.4518) Giorgio Bocca (pagina): 1.4199) Gianni Brera: 1.29610) Walter Tobagi: 1.147del ricordo di pochi (1.419 il primo,507 il secondo). A quota 1.147, ancora,troviamo Walter Tobagi, uccisodalle Br il 28 maggio 1980.Mentre Camilla Cederna, che portòalle dimissioni del presidente dellaRepubblica Giovanni Leone, si deveaccontentare di 252 “apaches”.QUOTIDIANI ON LINE. Nel mondo<strong>dei</strong> quotidiani lo scettro spetta senzadubbio a Repubblica (secondo unarecente ricerca è il giornale più sociald’Europa, superato nel mondo soloda <strong>New</strong> York Times e Times of India),l’unica ad aver superato il milione difan. Secondo e terzo posto per Fattoquotidiano e Corriere.Ma nella top ten (il dettaglio <strong>dei</strong> quotidianicartacei sui social viene fornitonella ricerca pubblicata a pagina xxdi <strong>Tabloid</strong>) ci sono anche diversi quotidianiche non hanno una versionecartacea.Quello con più fan è Giornalettismo(86.239), seguito alla distanza daLettera43 (39.940). Ma subito dietronon ci sono Il Post (26.691) e Linkiesta(26.181). Bensì la singolare esperienzadi Varese <strong>New</strong>s (30.301 fan),on line del 1997 e da allora leaderdell’informazione on line - non sololocale - in Italia.Quotidiani solo on line1) Giornalettismo: 86.2392) Lettera43: 39.9403) Varesenews: 30.3014) Linkiesta: 26.1815) Il Post: 26.691TELEVISIONE. In tv sono soprattuttoi talk a mobilitare il popolo <strong>dei</strong> socialmedia, con numeri pari a quelli<strong>dei</strong> maggiori quotidiani italiani. E ilprotagonista indiscusso è MicheleSantoro, che colleziona 577.977 “Mipiace” con Annozero (valore in continuacrescita, nonostante sia passatoormai un anno dall’ultima puntata) e286.589 con Servizio Pubblico. Matra le trasmissioni ancora in onda ilprimo posto spetta a Report (passatodai 488.055 fan di gennaio ai545.292 di giugno), seguito da Ballarò(257.785).Molto più piccoli i numeri di tutti glialtri (per inciso: Matrix batte Portaa porta per 89.031 contro 57.763).I telegiornali, invece, non sembranosuscitare particolare interesse nelpopolo di Facebook, con la sola eccezionedel Tg3 di Bianca Berlinguerche svetta con 77.491 sostenitori. Aseguire il Tg La7 di Mentana (38.041),che ha recentemente superato la paginadegli speciali di Studio aperto(31.378, unico dato in calo).Mentre il Tg1 (11.596) viene battutonon solo dal Tg5 (21.235), ma anchedal Tg4 a lungo diretto da EmilioFede (13.458). Per quanto riguarda,invece, i canali all news Rainews24supera nettamente Sky Tg24 (36.356fan contro 23.596).• Nelle foto in sensoorario: Indro Montanelli,Oriana Fallaci, TizianoTerzani, Giorgio Bocca,Enzo Biagi e WalterTobagi.COMUNITA’ E CURIOSITA’. Su Facebookesistono anche diverse comunitàdi giornalisti. Alcune sono organizzatedalle correnti sindacali (comeStampa democratica, Movimento informazionee Nuova informazione),che però - anche sommando paginee gruppi - faticano a superare i 500seguaci. Ben più alti sono i numeridelle comunità sorte in forma spontanea.Basti pensare a Valigia blu(“La dignità <strong>dei</strong> giornalisti e il rispetto<strong>dei</strong> cittadini”), nata per chiedere unarettifica al Tg1 (che in un servizio sulcaso Mills aveva parlato di “assoluzione”invece di “prescrizione”) arrivataa 200mila adesioni. Tra i gruppi legatialla professione uno <strong>dei</strong> più animatiè “<strong>Giornalisti</strong> italiani su Facebook”(9.197 utenti più 769 sulla pagina).Tra le curiosità è da segnalare la pagina“Roba da giornalisti” (4.962 “Mipiace”). A dominare, però, nel mareperiglioso di internet sono soprattuttole pagine che prendono in giroi colleghi. Una delle più gettonate èquella che mette simpaticamente indubbio la laurea <strong>dei</strong> giornalisti di Studioaperto (30.812), mentre decinedi migliaia di iscritti li raccolgono lepagine che hanno per oggetto (convarie declinazioni) la faccia imbarazzata<strong>dei</strong> giornalisti televisivi quandonon parte il servizio.30 <strong>Tabloid</strong> 3 / 2012


Primo pianoil rapporto e’ dieci a uno a favore di facebookMa su twitter la stampascalza la televisioneNelle prime trenta posizioni tanti giornalisti senza il trainodella tv. Il più bravo a ‘cinguettare’ è Beppe Severgninianche se, ora, Alfonso Signorini ha fatto il sorpassoIl rapporto, sul fronte degli iscritti, èalmeno di dieci a uno in favore di Facebook.Ma la “comunità” <strong>dei</strong> giornalistisu Twitter è particolarmente attiva eriscuote un discreto successo di pubblico.Su Facebook è possibile arrivarea grandi numeri con il solo brand edominano i personaggi televisivi. Mentresul social dell’uccellino la carta haun ruolo importante, tanto che circa idue terzi delle prime 30 posizioni sonooccupati da chi lavora nei quotidiani.Inoltre l’aggiornamento costante (i“cinguettii”) e la capacità di stare sulla“notizia” sono parametri quasi indispensabiliper aver successo su Twitter.Che può essere definito genericamenteun social media o una piattaforma dimicro-blogging, ma non a caso si autodefinisceun “information network”.Il giornalista più bravo a cinguettareè, da sempre, Beppe Severgnini, checon i suoi 238.455 follower (dato 14giugno 2012) è anche tra quelli con• Alfonso Signorini,Beppe Severgnini(sotto) e Ilaria D’Amico(oltre a Saviano) trai più amati da Twitter.lo scarto proporzionale più significativorispetto alla pagina di Facebook(18.200). Ma di recente è avvenuto unsorpasso “storico”. Dopo un lunghissimodominio, infatti, Severgnini è statoscalzato al primo posto della classifica<strong>dei</strong> più amati di Twitter da Alfonso Signorini.In cinque mesi il direttore diChi ha colmato il distacco (circa 40milafollower in meno del collega del Corrierea gennaio) triplicando il numero<strong>dei</strong> seguaci (125.863 a 310.412). Terzoposto per Roberto Saviano, che peròconta “solo” 219.694 follower (105.009a gennaio): circa un settimo di quellidi Facebook. Giù dal podio dunqueMarco Travaglio (113.855) che pure dagennaio ha fatto lo scatto numericamentepiù significativo su Twitter (più70mila). Ma davanti a lui c’è ancoraIlaria D’Amico (157.535 follower). Sopraquota 100mila anche la direttricedi Vogue Italia Franca Sozzani. Mentreil primo volto - solo - televisivo inclassifica è quello del conduttore diQuarto Grado Salvo Sottile. Davantia lui “il Disinformatico” Paolo Attivissimo(80.414). In crescita significativaanche i due direttori delle principalitestate italiane: Ferruccio De Bortoli(da 43.176 follower a 74.817) ed EzioMauro (da 16.980 a 39.856). Guadagnafan, ma perde posizioni GianniRiotta (73.452). Quanto ai balzi in avantimaggiori sono da segnalare i casi diMario Adinolfi (42.959 contro 9.231) edel conduttore della Zanzara GiuseppeCruciani (27.505 contro 5.644). Ma anchedi Giuliano Ferrara, che a pochesettimane dal debutto su Facebookè riuscito a conquistare ben 20.422<strong>Giornalisti</strong> su twitter1) Alfonso Signorini: 310.4122) Beppe Severgnini: 238.4553) Roberto Saviano: 219.6944) Ilaria D’Amico: 157.5355) Marco Travaglio: 113.8556) Franca Sozzani 103.2337) Paolo Attivissimo: 80.4148) Salvo Sottile: 78.8989) Ferruccio De Bortoli: 74.81710) Gianni Riotta: 73.45211) Riccardo Luna: 60.20912) Concita De Gregorio: 58.05213) Mario Adinolfi: 42.95914) Mario Calabresi: 42.55015) Luca Telese: 41.93516) Ezio Mauro: 39.85617) Luca Sofri: 37,98018) Luca De Biase: 34.78819) Giuseppe Cruciani: 27.50520) Gianluca Neri: 26.31821) Peter Gomez: 26.10322) Federico Rampini: 26.05423) Giuliano Ferrara: 20.42224) Vittorio Feltri: 20.35225) Fabrizio Goria: 19.98826) Gad Lerner: 18.89227) Maria Latella: 18.00428) Antonello Piroso: 17.17429) Franco Bechis: 16.07530) Dario di Vico: 14.571(Dati rilevati il 14 giugno 2012)follower. Una situazione opposta aquella di Sandro Ruotolo. A gennaioil giornalista napoletano occupava la16esima piazza della classifica con21.122 follower, ma a giugno - in concomitanzacon il caso della bomba diBrindisi e le relative polemiche - il suoaccount è sparito. Ruotolo, però, nonse ne è andato da Facebook, dove èancora il sesto giornalista più amatodagli italiani. Andrea Tortelli<strong>Tabloid</strong> 3 / 201231


L’angolodella leggespunti e riflessioni sugli errori <strong>dei</strong> giornalisti e sul diritto di cronacaPrivacy, le buone regoleper evitare il ‘bavaglio’Ieri con il ‘giro di nera’ negli ospedali e nelle Questure si pubblicavano dati che oggi sonoinvece copertissimi. Eppure blog, social network, web tv e citizen journalism stannoampliando a dismisura la possibilità di mettere in Rete immagini, audio e dati sensibili.Non è il caso di fare censure, ma di estendere, almeno a tutti i giornalisti, regole comunidi Giancarlo Ghirra*Viviamo una fase storica affascinantee insieme drammatica per il giornalismoitaliano. L’esigenza di garantireai cittadini un’informazione completae corretta, si scontra quotidianamentecon l’esigenza di tutelare la dignità dellepersone. Tutto ciò a maggior ragioneoggi, quando blog, social network,web tv, citizen journalism, amplianoa dismisura le possibilità di metterein rete notizie, immagini, audio, datisensibili. E siamo soltanto all’inizio diun bombardamento mediatico chepresto potrebbe portare in rete i datidella pubblica amministrazione, seavrà successo la campagna volta arealizzare anche in Italia quel Freedomof information act che garantisca latrasparenza più assoluta delle attivitàpubbliche. Un atto di democrazia chepotrebbe portare a disposizione di tuttiun’incredibile mole di dati e notizie.In pochi decenni il mondo <strong>dei</strong> massmedia ha vissuto straordinari scon-La legge sulla privacyvolgimenti. Sembra un’era remota, masono passati pochi anni da quando,grazie al giro di nera negli ospedali, siottenevano e pubblicavano dati oggicopertissimi. Le questure fornivanoserenamente foto segnaletiche diarrestati e ricercati, si pubblicavanonomi, cognomi, indirizzi degli indiziati,senza alcun rispetto per la privacy.Tanti erano gli errori <strong>dei</strong> giornalisti, maoggi il pericolo di sbagliare violando lasfera privata delle persone, persino <strong>dei</strong>bambini, si è enormemente amplificato.Soprattutto in alcune trasmissionitelevisive, anche delle reti pubbliche,dove si fruga senza vergogna dentrole tragedie della cronaca nera: percapirci è sufficiente citare il nome diSarah Scazzi e la località di Avetrana.Ma è assai vasta la casistica di quellapornografia del dolore diventata unvero e proprio genere televisivo.La multimedialità e il fiorire <strong>dei</strong> socialnetwork accentuano questi fenomeni,Le norme che regolamentano la privacy sono contenute nel Decretolegislativo n. 196 del 30 giugno 2003 (che sostituisce la precedentelegge n. 675 del 1996) e ha per titolo ‘Codice in materia diprotezione <strong>dei</strong> dati personali’ noto come ‘Testo unico sulla privacy’.Sull’applicazione della normativa vigila l’Autorità Garante per laprotezione <strong>dei</strong> dati personali, istituita dalla stessa legge 675/96.Anche il Codice penale contiene norme sulla riservatezza al CapoIII-Sezione IV.anche perché sottraggono ai giornalistiformati da un <strong>Ordine</strong> che vuole edeve essere sempre più rigoroso, latitolarità dell’informazione. Nell’informazione-spettacoloagiscono showgirle attrici in video, mentre blog, facebook e twitter consentono a chiunquedi lanciare messaggi.Proprio nelle scorse settimane abbiamomisurato sul campo pregi e difettidella contemporaneità: la tentata stragedi Brindisi ha fatto venire alla lucecomportamenti sui quali numerosiConsigli regionali dell’<strong>Ordine</strong> stanno“indagando” per verificare i comportamentidi giornalisti tentati dallaspettacolarizzazione del dolore in unavicenda che per di più riguarda minori.Foto raccapriccianti, particolari riservatisono finiti sulle pagine <strong>dei</strong> giornalie nelle immagini televisive insieme alrischio di sbattere il mostro in primapagina senza attendere i necessari riscontriper quanto riguarda i presunticolpevoli.Ci interroga anche, e ancora una voltadrammaticamente, il terremoto inEmilia, dove Twitter, Facebook, bloghanno consentito di dare immediatee dettagliate notizie sul tragico eventoconsentendo ai soccorsi di muoversicon immediatezza. Ma, ancora unavolta, sono partiti anche messaggiallarmistici e infondati, a confermache la mancata professionalità di chiinforma da cittadino non è paragona-32 <strong>Tabloid</strong> 3 / 2012


L’angolodella leggebile al ruolo di un giornalista formatoa esercitare il suo mestiere attraversostudi e tirocini severi.Tanti sono i dubbi laceranti che ognigiorno ci assillano: che dire delle sequenzedella morte in diretta del calciatoredel Livorno Morosini, rilanciatasenza alcuna pietas su tivù, siti on lineanche <strong>dei</strong> grandi giornali? C’era unevidente interesse pubblico a saperese i defibrillatori e le ambulanze eranopronti per un intervento immediato ese i test ai quali era stato sottopostoil calciatore erano stati adeguati, marilanciare le immagini del suo crollocome fosse stato uno spettacolo èstato corretto?Il vero problema (ma anche la grandeopportunità) è che abbiamo formulevalide per tutto e tutti, ogni giorno,su ogni notizia, dobbiamo misurarnerilevanza sociale e informativa senzadimenticare tuttavia i principi rigorosidell’essenzialità della notizia e delrispetto della sfera privata delle persone.Anche i giuristi concordano sulfatto che, essendo la libertà dell’informazionee il rispetto della dignitàdella persona diritti costituzionalmenterilevanti si debba procedere in base acriteri di ragionevolezza e valutandocaso per caso. Persino il Regolamentoche Parlamento e Consiglio europeostanno elaborando (dovrebbe esserepronto per il 2016) non sciolgono ilnodo in modo definitivo. E ciò chiamaancora più in causa la sensibilità <strong>dei</strong>giornalisti e l’obbligo di un approcciorigoroso alla questione della privacy.Un tema che tormenta è sicuramentequello <strong>dei</strong> suicidi. Oggi vengonopubblicate con grande evidenza lestorie di imprenditori che si tolgonola vita perché sconvolti dalla crisi delleloro aziende. Il divieto di dare notizia<strong>dei</strong> suicidi non è mai stato impostodall’esterno, né ha mai riguardatovicende di evidente interesse pubblico(penso a Raul Gardini e GabrieleCagliari, industriali e manager travoltidalla vicenda di Tangentopoli neiprimi anni Novanta). La cautela nellanciare questo tipo di notizia nascedalla certezza che fra le componenti diun suicida ci sia l’effetto emulazione.Raccontare i dettagli di un suicidio,spettacolarizzarlo, non è scorrettoin sé: rischia di spingere altri a farlafinita.Le notizie si pubblicano, ma con dellelimitazioni che noi stessi ci siamodati e ci dobbiamo dare anche perevitare la ricorrente (e ora riemergente)tentazione <strong>dei</strong> bavagli legislativi.Il diritto dovere di cronaca garantitodalla nostra Costituzione va insommacontemperato con il diritto anch’essocostituzionale della tutela della personalità<strong>dei</strong> cittadini, soprattutto di quellipiù deboli. Nessuno può autorizzare ocensurare la libera manifestazione delpensiero, ma non possiamo violare ladignità delle persone.Per quanto riguarda i minori lo abbiamodeciso ben 22 anni fa varando laCarta di Treviso. E con il Codice deontologicodel 1998 varato insieme alGarante della privacy abbiamo estesola nostra attenzione a temi quali le violenzesessuali, i dati sanitari, il dirittoall’oblio, così complicato da esercitarenell’era di Internet e <strong>dei</strong> motoridi ricerca. Grazie anche alla Cartaeuropea <strong>dei</strong> diritti e al decreto legislativodel 2003 si chiariscono giornodopo giorno i contorni e i confini diun’attività paragonabile a un work inprogress. Ogni giornale, ogni notizia,va valutata senza schemi precostituiti,contemperando i diritti in campo. Oggisi cestinano tante notizie, si evita di nominarei colpevoli di sevizie e violenzeper tutelare la crescita del minore odonne vittime di violenze sessuali.Non esiste una regola che valga universalmente.Talvolta la vittima esceallo scoperto con nome e cognomeper difendere la sua dignità, che noigiornalisti dobbiamo tutelare anchecon l’essenzialità della notizia, senzaindulgere in particolari scabrosi.Il voyeurismo non è giornalismo. Maspesso ce ne dimentichiamoCerto, ogni scelta costa fatica, ognigiorno nei giornali, nelle tivù, nelle radio,si discute. E i tempi sono strettis-• A fianco la riproduzione della Carta<strong>dei</strong> doveri del giornalista, della Carta diTreviso e della Legge sulla privacy.<strong>Tabloid</strong> 3 / 201233


L’angolodella leggesimi. Ma soltanto la nostra capacità diautogoverno, di rispettare i dati sensibilidelle persone (razza, religione,filosofia, opinioni politiche, adesioniai partiti e sindacati) possono consentircidi andare avanti con relativaserenità, evitando interventi autoritaridel potere politico. L’esistenza stessadi un <strong>Ordine</strong> si giustifica con questacapacità di autogoverno, di darsi erispettare regole severe di comportamento.L’aggressione ai diritti è infattisempre dietro l’angolo. Ancora oggi siriaffaccia lo spettro di limitazioni legislativealla pubblicazione di intercettazionitelefoniche e ambientali.Si fece, a buon diritto, uno scandalosulla pubblicazione di un sms in cuiuna showgirl, Anna Falchi, inviavaun casto messaggio d’amore al suofidanzato, Stefano Ricucci, impegnatoa scalare il Corriere della Sera percontestare la pubblicazione di altre piùpregnanti intercettazioni. Voglio ricordareche l’intreccio fra politica, Bancad’Italia e imprenditori emerso in alcuneintercettazioni portò alle dimissioni delGovernatore Antonio Fazio e alla fine<strong>dei</strong> famosi “furbetti del quartierino”. Eche a fare scalpore non fu tanto il messaggioamoroso della Falchi ma quelbacio inviato dal banchiere Fiorani aFazio, un bacio poco erotico ma assaipiù compromettente per gli equilibridel potere. Né va dimenticato il casodella clinica privata milanese SantaRita, dove in nome del guadagno siperpetravano veri e propri crimini sumalati e sani. Sarebbero stati ignotiancora a lungo se fosse passata la leggeche imponeva la non pubblicabilitàdelle intercettazioni sino all’udienzapreliminare. In realtà non si capisceperché mai le intercettazioni, una voltadepositate nella segreteria del pm, nonpossano essere pubblicabili. Una voltaa disposizione delle parti, e dunquenon più segrete, il giornalista può, anzideve, pubblicarle, ovviamente assicurandosidi non ledere diritti e privacy dipersone estranee alle indagini.Anche qui, però, intendiamoci. Il giornalistaha il diritto dovere di pubblicarele notizie che ottiene. Sempre e comunque.Anche quando si tratti di fugadi notizie, non si deve censurare chipubblica, semmai chi le fa uscire. La34Dal Consiglio dell’<strong>Ordine</strong> della LombardiaI procedimentidisciplinarinotizia dell’entusiasmo di Piero Fassino,allora leader <strong>dei</strong> Ds, davanti allapossibilità che Unipol, assicurazionedella Lega delle cooperative, potesseconquistare la banca Antonveneta,era stata acquisita illegalmente. Manon si può negare un interesse pubblicoal giornale che la pubblicò, certofavorendo decisamente la sua partepolitica e colpendo duramente il centrosinistraalla vigilia delle elezioni.Neppure Calciopoli sarebbe mai venutofuori, e neppure una vicenda cheha coinvolto il direttore di un giornaleche parla con un costruttore delle suevacanze in Sardegna (“ ..come l’annoscorso..”) con un dialogo nel qualel’<strong>Ordine</strong> regionale e quello nazionalehanno ravvisato uno scambio fraun’informazione disponibile a progettiimmobiliari di un importante gruppoimmobiliare e benefici personali. E‘evidente che qualsiasi tentativo dimettere il bavaglio alla stampa è darespingere. Ne andrebbe della democraziaitaliana e della libertà di informazione,già duramente messa alla provanel nostro Paese da poderosi conflittidi interesse e dall’assenza quasi totaledi editori puri. Dobbiamo saperrispettare le regole, questo è il punto.Ed è quanto ci distingue dal citizenjournalism, fenomeno entusiasmantee importante come la diffusione <strong>dei</strong>blog, di notizie su facebook e twitter. Siallarga il mondo delle informazioni.Che fare, dunque? Lo sforzo deveessere quello di applicare a tutti leggie codici che oggi riguardano i giornalistiprofessionisti. Non è il caso diridurre la libertà della rete e nelle retecon provvedimenti specifici. Meglioallargare a tutti le norme che regolanola vita <strong>dei</strong> giornalisti italiani. Nonsarà semplice come non lo è garantireil diritto all’oblio, soprattutto conmotori di ricerca che abbiano la testa(e il portafoglio) in altri Paesi e in altriContinenti, ma questo deve essere losforzo da compiere.* Segretario <strong>Ordine</strong>nazionale giornalistiQui di seguito diamo conto, comesempre, del lavoro del Consiglioper quanto riguarda i procedimentidisciplinari esaminati negli ultimi mesi.esposti esaminati: 26archiviazioni: 9procedimentidisciplinari aperti: 9procedimentidisciplinari sospesi: 2Sanzionati: 6Censura: Francesco Cramer, per violazionedell’ art. 2 della legge professionalen. 69 del 1963.Censura: Massimo Alberizzi, per violazionedegli artt. 2 e 48 della legge professionalen. 69 del 1963.Avvertimento: Giuseppe Maffeis, perviolazione degli artt. 5, 6 e 7 Codice deontologicotrattamento dati personali,della Carta di Treviso e dell’ art. 2 dellalegge professionale n. 69 del 1963.Avvertimento: Fulvia Borroni, per violazionedegli artt. 5, 6 e 7 Codice deontologicotrattamento dati personali, dellaCarta di Treviso e dell’ art. 2 della leggeprofessionale n. 69 del 1963.Avvertimento: Francesco Amo<strong>dei</strong>, perviolazione degli artt. 5, 6 e 7 Codice deontologicotrattamento dati personali,della Carta di Treviso e dell’ art. 2 dellalegge professionale n. 69 del 1963.Avvertimento: Alessandro Sallusti, perviolazione dell’ art. 2 della legge professionalen. 69 del 1963.


L’angolodella leggeUna sentenza dell’alta corte salutata con favore dal mondo della reteBlog senza registrazioneper la Cassazione si puòRibaltato il concetto espresso, in precedenza, dalla Corte d’Appello di Catania sul casodi un blogger siciliano che era stato denunciato per il reato di stampa clandestina. Orail blog può non essere più considerato prodotto editoriale la cui testata è sottopostaall’obbligo di registrazione in Tribunale, in base alla legge n. 62 del 2001Sei anni di processo e tre gradi digiudizio per dire che per un blog nonc’è obbligo di registrazione della testataal Tribunale. E che un qualsiasicittadino può esprimere le sue opinionisu un blog non registrato senzaincorrere nel reato di stampa clandestina,così come era invece previstodalla vecchia legge sulla stampa.Una sentenza quella della Corte diCassazione che è stata salutata congrande favore dal mondo della Retee, in particolare, dai blogger. La storicasentenza della Cassazione che hacancellato le due precedenti di primoe secondo grado,rispettivamente <strong>dei</strong>giudici del Tribunale di Modica e dellaCorte d’Appello di Catania, è statapronunciata il 10 maggio ma non siconoscono ancora le motivazioni.Al centro del caso un giornalista enoto blogger siciliano, Carlo Ruta,che curava notizie e commenti suifenomeni mafiosi attraverso il suoblog www.acca<strong>dei</strong>nsicilia.net senzaessersi preventivamente preoccupatodi registrare la relativa testata inTribunale. Ruta era stato condannatonel 2008 dal tribunale di Modicaper il reato di stampa clandestina(pronuncia confermata poi nel 2011dalla Corte di appello di Catania).Proprio per un post pubblicato suAccade in Sicilia un magistrato si erasentito offeso e aveva querelato perdiffamazione Carlo Ruta. Il tribunaledi Modica, considerando il blog unavera e proprio testata giornalistica (ecioè un “prodotto editoriale” in basealla legge n. 62/2001, e in quanto“stampa periodica”, avrebbe dovutoessere registrato presso il Tribunalecompetente) lo aveva condannato.Ora la Cassazione ha stabilito cheun blog non è di per sé un prodottoeditoriale e la figura del blogger nonè sovrapponibile con quella del giornalista.Nella pratica significa che iblog, e i loro animatori (giornalisti eno), potranno continuare l’attività,senza obbligo di registrare la testata.Nel caso specifico del processoa Ruta, la Corte di Cassazione haemesso provvedimento di assoluzioneperché “il fatto non sussiste” cassandole due sentenze precedenti“senza rinvio”. Processo finito, quindi.E parola fine, sembrerebbe. Dopoanni di dubbi interpretativi e dopoche sembrava ormai deciso l’obbligodi registrazione anche <strong>dei</strong> blog cometestate giornalistiche dotate quindi diun direttore responsabile. La Corte diCassazione, nel prendere in esamelo specifico caso del blogger siciliano,è stata chiamata così a decideresu una delle questioni più delicate daquando esiste il web 2.0: se, cioè,tutti quei blog, caratterizzati da periodicitàdegli aggiornamenti e dallacomunicazione al pubblico, debbanoessere equiparati a una normale testatagiornalistica e, quindi, soggettialla legge sull’editoria (Legge n. 47del 1948). E ha, di fatto, sentenziatoche stampa tradizionale e telematicanon sono la stessa cosa.Ciò detto, rimane inalterato però tuttoil dibattito sul diritto all’identitàpersonale, sull’accesso agli archivi,sul diritto alla privacy.<strong>Tabloid</strong> 3 / 201235


L’osservatoriosull’estero"pay the writer!", la campagna lanciata da un sindacato americano"Pagate i collaboratori"I blogger alzano la voceIl National Writrer's Union lancia una campagna per assicurare un"equo compenso" anche a chi non è giornalista professionale e scriveper siti d'informazione. Fanno discutere i casi di Aol e di Huffington Posta cura di Pino Rea per Lsdi*Si chiama ”Pay the Writer!” (Pagare icollaboratori!) la campagna lanciatadalla National Writer’s Union (NWU),il sindacato degli autori che collaboranocon le testate di informazione,per assicurare a blogger indipendenti,giornalisti e scrittori il compensoper il loro lavoro. Il presidente delsindacato, Larry Goldbetter, ha spiegatoa Ijnet (il sito web a cui fa capouna rete internazionale di giornalisti)che la campagna sta andando bene,anche se si tratta di una battagliacomplessa. Il sindacato offre un serviziodi consulenza e sta reclutandonuovi soci. E l’azione di boicottaggiodell’Huffington Post ha aiutato a tenerealta l’attenzione sulla questione.Un problema è che, diversamentedalle tradizionali campagne dell’organizzazione,non esistono in questocaso <strong>dei</strong> luoghi specifici dove farere le esperienze, le conoscenze e isaperi di migliaia di scrittori.Le nuove tecnologie editoriali hannoreso molto più facile scrivere edessere pubblicati, ma nello stessotempo rendono sempre più difficileguadagnarsi la vita. Ma questo nonsignifica che lì non ci siano soldi.Pensate ad Arianna Huffington, adesempio, che guadagna 4 milioni didollari l’anno ad Aol. Proprio Aol haregistrato un forte aumento <strong>dei</strong> ricavipubblicitari nel primo trimestre diquest’anno, ma continua a tagliare icompensi <strong>dei</strong> collaboratori".E il problema di chi scrive volontariamente,nel tempo libero - si è chiestoIjnet - rappresenta un pericolo per lafissazione di criteri standard nel settore?"Sì e no. Lo è se si comincia apensare che, siccome alcuni voglionoscrivere nel tempo libero, gratuipropagandao incontrare i lavoratoriinteressati. “Il giornalismo – spiegaGoldbetter nell’intervista – sta vivendoquesto mutamento radicaledalla stampa al digitale e gli editorihanno il coltello dalla parte del manico.Siamo un piccolo sindacato macon un forza lavoro sterminata chesta assistendo al collasso della suacapacità di guadagnarsi da vivere colsuo lavoro’’. Ma che programma ha ilNational Writer's Union per garantireun salario degno per i lavoratori indipendentionline? "In estrema sintesi:l’organizzazione - spiega Larry Goldbetter- L’unico modo che i giornalistie gli scrittori indipendenti hanno perfar sentire la propria voce è dar vita aun sindacato forte, molto più grandedi quello che siamo ora. E l’unicomodo per mettere a punto un pianopiù articolato è quello di condivide-YouKioske scaricava i giornali di mezzo mondo senza il consenso degli editoriChiusa l'edicola virtuale, tre arresti in SpagnaI responsabili del sito spagnoloYouKioske, che forniva gratuitamentele versioni pdf <strong>dei</strong> giornali cartacei ditutto il mondo, sono stati arrestati con l’accusa diviolazione della proprietà intellettuale e “costituzioneo adesione a una organizzazione criminale”. Gliarrestati sono i fratelli David e Oscar GonzalezRuz e il loro socio, Raùl Antonio Luque. I fratelliGonzalez e socio lavoravano nello scantinato di unavilletta, dalla quale scaricavano legalmente i giornalidi tutto il mondo, che poi venivano ripubblicatigratuitamente in Rete. Secondo i dati in possessodal fisco spagnolo, YouKioske avrebbe raggiuntoun fatturato di un milione di euro all’anno. Secondol’ordinanza del giudice, Youkioske era basato suun server canadese e il dominio era registrato allasocietà MilporMil Limited, con sede nel Belize. Loscopo, scrivono i magistrati, era quello di «facilitarel’accesso» a varie pubblicazioni senza alcunaautorizzazione da parte degli editori36 <strong>Tabloid</strong> 63 / 2007 2012


L’osservatoriosull’esterotamente, come hobby, tuttigli altri possono non esserepagati. Ma è per questo checi concentriamo sui giornalistiprofessionali e su chiaspira a diventarlo - spiegaGoldbetter - E’ il giornalismodigitale al centro dellanostra battaglia. E il nostroobbiettivo è ottenere dellenorme che salvaguardino ilgiornalismo professionalenei siti a fini di lucro, comel’Huffington Post".La <strong>New</strong>spaper Guild (26.000associati fra giornalisti e uominidella comunicazione)infatti aveva recentementeaccusato la testata appena acquisitada AOL di indebolire il giornalismo edi sfruttare i blogger non pagandoli.Si tratta della seconda iniziativa delgenere dopo la protesta lanciata daBill Lasarow, direttore di Visual ArtsSource, una testata che collaboravacon l’HuffPo, chiedendo “ungiusto sistema retributivo per tutti icollaboratori e gli autori di blog chehanno contribuito col loro lavoroal successo del portale’’. L’HuffPoaveva replicato sostenendo di avere160 redattori e cronisti a tempopieno regolarmente pagati, mentrela gran parte <strong>dei</strong> blogger non sarebbero“giornalisti professionali’’.“Siamo perfettamente d’accordocon la missione della <strong>New</strong>spaperGuild di assicurare ai professionisti<strong>dei</strong> media un corretto compenso - hadetto il portavoce di HuffPo MarioRuiz, rispondendo al documento delsindacato - Tuttavia, facciamo unadistinzione fra gli addetti della nostraredazione (regolarmente pagati) e inostri blogger – gran parte <strong>dei</strong> qualinon sono degli articolisti-giornalistiprofessionali (professional writers)ma provengono da vari altri settoridella società, trattandosi di impiegati,studenti, professori, attivisti,dirigenti di associazioni non profit’’.Un giornalista di Forbes ha esaminatole biografie di un centinaio dicollaboratori non pagati del sito,scoprendo che in effetti molti di loronon vivono di giornalismo. Ma,aggiunge Forbes, usare come fail sito la scusa che non sono degliarticolisti per professione per nonpagarli e quindi contribuire a renderloro la vita difficile “è proprio unabella ipocrisia’’. E’ vero che menodi 25 <strong>dei</strong> 100 blogger analizzati siriconoscono come <strong>dei</strong> giornalistiprofessionali. Ma quel numero calanotevolmente se si contano glisceneggiatori, gli autori di canzoni,i produttori di documentari e gli autorisatirici. Per lo meno la metà <strong>dei</strong>blogger hanno scritto e pubblicato<strong>dei</strong> libri. Molti <strong>dei</strong> professori scrivonoregolarmente per testate come TheNation e The <strong>New</strong> Republic. HuffPosostiene che aiuta queste personea raggiungere i loro obbiettivi dandoloro una piattaforma di grandissimavisibilità in cui direttori o editori potrannoaccorgersi di loro.* Libertà di stampadiritto all’informazioneMiliardario americano fa shopping di giornaliBuffett acquista 63 quotidiani localiLa notizia che Warren Buffett, miliardario statunitense, haacquistato 63 quotidiani locali del gruppo Media Generalper 142 milioni di dollari, apportando 445 milioni di dollari dinuovi finanziamenti, ha avuto discreta eco mediatica. C’è chilo ha indicato come un fenomeno parte di un trend, ma inmomenti di crisi strutturale dell’editoria come quelli che stiamovivendo, potrebbe apparire comunque un segnale positivo oincoraggiante. Le intenzioni di Buffett peraltro sembrerebbero contrastarecon i risultati delle sue aziende. Secondo quanto riporta il Wall StreetJournal il titolo della società di Buffett ha fatto peggio del mercato.Audi&AudienceContenuti onlinecome misurarliUmbel, un’azienda Usaspecializzata in analisi <strong>dei</strong>pubblici, sta mettendo apunto <strong>dei</strong> nuovi sistemi dimisurazione <strong>dei</strong> contenutionline per consentire aglieditori di monetizzarli meglio.E il progetto viene sostenutoanche dalla Knjght Foundationche ha annunciato l’intenzionedi entrare come sociostrategico nella startup conun investimento iniziale di 3,7milioni di dollari.Umbel – spiega Techcrunch –punta in particolare a sfruttarele grandi quantità di datiprovenienti dal mondo dellereti sociali per fornire aglieditori delle stime in temporeale sulle audience.Umbel attualmente possiededati provenienti da 2,5 milionidi utenti che può incrociarecon quelli che fanno capo a 30fonti diverse per ottenere delleinformazioni complesse.Si tratta di dati di caratterespecifico sull’identità di chiin determinati momenti staguardando i loro contenuti.Elementi molto più raffinati <strong>dei</strong>tradizionali dati demograficie geografici prodotti da altricentri di misurazione <strong>dei</strong>pubblici. Cosa che consentiràagli editori di ottenere dellevalutazioni sugli utentiutilissime per i rapporti coni grossi inserzionisti e leagenzie pubblicitarie.<strong>Tabloid</strong> 3 / 201237


Colleghisul webun quotidiano online gratuito e (molto) indipendenteDiritto di critica.comnotizie senza censureNessuna linea editoriale, l’importante è che le notizie siano fondate e argomentate:motori del progetto Emilio Fabio Torsello (direttore e collaboratore di Narcomafiee Il Fatto Quotidiano) e i tre giornalisti trentenni suoi soci nella cooperativa 4MediaCoopdi Maria Comotti«Diritto di critica.com è un posto libero,dove condividere un’informazionedi qualità, indipendente e totalmentegratuita. Uno spazio, come spiegala testata, in cui poter ancora esercitareun diritto ormai poco diffusoin Italia, dove vige quasi per tutti laprassi della censura preventiva». Araccontarci la filosofia e il progetto diquesto quotidiano online di politicae attualità è il direttore Emilio FabioTorsello, classe 1980, professionistache collabora con il mensile Narcomafie,con alcune testate del GruppoSole 24 Ore, con Il Fatto quotidianoe con Roma Sette (Avvenire).Il sito nasce nel 2009 su iniziativa delblogger bergamasco Diego Tomasoni,che ne fa un prodotto editoriale moltoconnotato politicamente: quandol’anno successivo chiede a Torselloe ad altri professionisti un aiuto perportare avanti il progetto, il patto chesi stabilisce è di cambiare “stile”. «Trail 2010 e il 2011 – prosegue il direttore– abbiamo rifondato da zero il giornale.Non abbiamo una linea editoriale, chiscrive può essere di destra, sinistrao centro, l’importante è che porti no-• Sito: www.dirittodicritica.comSede: RomaNella foto a sinistra ildirettore Emilio FabioTorsello, di fianco altitolo la home page.tizie fondate e argomentate. Morale:cerchiamo sempre di fare chiarezza eoffrire un punto di vista diverso, prendendosberle (ma non querele) da destra,sinistra e centro. Il cambiamentodi Diritto di critica.com è culminato conl’iscrizione al Tribunale di Roma cometestata». La redazione e i collaboratorigravitano quasi tutti su Roma «anchese la nostra è una redazione diffusa»precisa il direttore.Politica, Società, Mondo, Economia,Ambiente, Cultura e Sport: anche inDiritto di critica.com si parte dalle categorie“classiche” di suddivisione diun giornale, il bello è che, a curiosarcidentro, di “classico” c’è ben poco: èinutile, ad esempio, che nelle paginesportive cerchiate la polemica sul rigoredato o non dato, ma se volete informarvisulla tratta <strong>dei</strong> giovani calciatoriafricani o sull’apertura della Fifa alledonne in hijab, allora siete i benvenuti.Non mancano una videogallery, unasezione sulla satira e alcune rubricheinteressanti, come “Vite precarie” e“Vite migranti”. La testata si appoggiasu due concessionarie per la raccoltapubblicitaria, una locale e unanazionale, ma per ora i ricavi servonosostanzialmente alla copertura dellespese. «I numeri stanno arrivando –dice Torsello -, siamo sui 200.000 visitatoriunici al mese e abbiamo un buonseguito nella nostra versione social suFacebook (quasi 40.000 “fan”) e suTwitter (2.400 contatti). Speriamo di riuscirea conquistare anche un numerocrescente di investitori». Intanto, comunque,l’esperimento non è passatoinosservato, tanto che Torsello è statoinvitato al Festival del Giornalismo diPerugia per discutere di “Immigrazionee media: il caso Italia” e per portare lasua esperienza all’interno del dibattito“Piccoli media crescono: la terza via traprecariato e articolo 1”.In Italia stanno sempre più nascendoagenzie, service, cooperative fondateda giornalisti che escono dal miraggiodell’articolo 1 e si inventano un mestiere,spingendo sulla leva dell’innovazionee della creatività. Torsello e gli altritre componenti della redazione (PaoloRibichini, Sirio Valent e AlessandroProietti, tutti professionisti trentenni)hanno fondato 4 anni fa 4MediaCoop,società che realizza e fornisce servizieditoriali per testate della carta stampata,magazine on line, emittenti radioe tv, uffici stampa e aziende.«Ci siamo trovati davanti al precariatoappena usciti dal master – raccontaTorsello – e abbiamo deciso di darcida fare, cercando di fare anche altrorispetto a quello per cui ci siamopreparati». Instant ebook, progetti suimigranti in collaborazione con CaritasItalia e Caritas Europa, il Rapporto“Disabilità e Media” per la FondazioneMatteotti, un corso di giornalismo peri ragazzi di Onna (Aq). «Abbiamo peròvoluto fondare anche Diritto di critica.com – conclude Torsello – perché vogliamoportare avanti il sogno per cuici siamo formati».38 <strong>Tabloid</strong> 3 / 2012


Colleghisul webSegnalati dalla redazioneStampacadabra.it, quando l’editoria E’ una passioneCuriosi di scoprire come sarà quel periodico tanto atteso? Avidi di seguire neiloro spostamenti di poltrona direttori o grandi firme del giornalismo? Desiderosi disapere cosa si è detto a quel convegno a cui avreste voluto partecipare? Tranquilli,c’è un blog che racconta, analizza, anticipa tutto quanto è “editoria & dintorni”: sichiama Stampacadabra.it, ha tanti contenuti interessanti, una grafica piacevolee una navigazione sensata, grazie all’elenco delle categorie. Analisi accurate in “Stampato e giudicato”, maanche attenzione a come vengono riportate e classificate le notizie in “Visto e stampato”, considerazione (concitazione doverosa delle fonti) di quello che scrivono gli altri di editoria in “Dicono di loro”, una competentecuriosità verso tutto quanto è new media e nuove piattaforme in “Web & Tech”. Dietro a tutto questo lavoroc’è Thomas Ciaffoni, 26 anni, responsabile comunicazione di un’azienda di Rimini dopo aver studiato Scienzedella Comunicazione all’Università di Urbino e aver frequentato un master in Web communication. «Il blog –racconta – nasce nel settembre 2010. La passione per i giornali e per il giornalismo mi accompagna fin dapiccolo: ho curato un giornalino sportivo e ho lavorato per 6 anni in una edicola-cartolibreria. La mia missione èquella di dare e fornire uno sguardo quotidiano al meraviglioso, intricato, ma affascinante mondo dell’editoria,osservando tutto ciò che si può sfogliare da molteplici angolazioni, soprattutto quella grafica, senza trascurarele mutazioni imposte dall’avanzare della tecnologia. Sono riuscito a creare una serie di contatti con fonti interneai gruppi editoriali e con addetti ai lavori. I numeri del sito non sono certo stratosferici, ma ho un buon seguitosu Facebook e su Twitter, con 800 follower».www.stampacadabra.itwww.youllike.itDir.: Giacomo FusinaSede: MilanoYoullike.it: se piace, piaceràIl valore della condivisioneUn magazine di attualità realizzato aggregando fotoe articoli ripresi dalle home page <strong>dei</strong> principali siti diinformazione, sulla base delle condivisioni degli utentisui social networks (Facebook Likes, Twitter e Google +).Si tratta di Youllike.it, ovvero “Se piace, piacerà”, comerecita la testata, un modo per misurare e mostrare ilvalore di diffusione sociale di una notizia. Gli articoli checompongono le pagine di Youllike sono ricavati dai datidi Uac Meter, software prodotto da HumanHighway, società di ricerche sui mediadigitali fondata e diretta da Giacomo Fusina.«Youllike è nato l’autunno scorso – spiegaFusina – quando abbiamo cominciato avedere che tutti gli editori associavano a ogniarticolo la possibilità di linkarlo e condividerlo,consapevoli che questo può produrre uncircolo virtuoso nella vita della notizia, facendoaumentare reach, copertura sul target e lapossibilità che i lettori del link arrivino al sito».Ogni pagina di Youllike contiene i 24 articoli più condivisisui social networks nelle due ore precedenti l’ultimoaggiornamento. «In questo modo – prosegue Fusina –ogni due ore capiamo quali sono le notizie che fanno trende le testate più popolari». Evidenze? Nei momenti in cui c’èpiù attenzione all’attualità (così è stato ad esempio per lacrisi di Governo, il caso della Costa Concordia, la nevicatao il terremoto) sale il numero delle condivisioni,ma nell’universo social fanno breccia anche le notiziecuriose e un po’ trash.www.youllike.it<strong>Tabloid</strong> 3 / 2012100news.it, una bussolaper l’informazione«E’ solo una rassegna stampa», ripete GiancarloDosi, inventore e coordinatore, insieme a un paio dicollaboratori, del progetto 100news.it.«Con tutta la massa di informazioni oggi disponibile,può essere utile uno strumento che consenta dimettere a confronto più idee e prospettive». Dosiparla per esperienza vissuta, avendo lavorato peranni nell’ufficio stampa dell’Iri per poi occuparsi dicomunicazione in diversi enti pubblici. Il sito è suddivisoin macrosettori (politica, economia, società, cultura,internazionale, Roma, video, dibattiti) «per ognuno<strong>dei</strong> quali selezioniamo le notizie principali per offrirela possibilità di leggere la realtà non in modo mordi efuggi, ma approfondendo alcuni temi. La tentazione dicommentare, non lo nascondo, è forte, ma abbiamo fattouna scelta e ci teniamo strettamente ancorati all’ideadi riportare semplicemente notizie». Interessanti anchele sezioni tematiche sui “numeri”, “ricerca” e “diritto”.100news.it è nato otto mesi fa e nel giro di poco si sonoaggiunti al sito anche 100newslibri.it e 100newsstrade.it, a creare un network. «Offriamo segnalazioni librariee un angolo della cultura e letteratura. 100newsstrade.it affronta invece le tematiche della sicurezza stradale,ambito in cui sono esperto,avendo lavorato per 10 annisull’argomento nella taskforce dell’Istituto Superiore diwww.100news.itDir.: Giancarlo DosiSede: RomaSanità».www.100news.it39


Colleghialla ribaltaDa Sassari a Milano per spalancare le porte al mondoGiornalista globetrotterper lavoro e per amoreL’avventurosa storia di Luisella Zappetto, che ha lasciato la redazione di Focus D&Rper seguire, da freelance, il marito geologo: in Angola, Egitto, Olanda, Mosca e Indonesiadi Grazia FallucchiA Giacarta la giornata inizia alle 4.30con il muezin che invita alla preghiera.Alle 7 del mattino, Federico è già allascuola americana: è nato al Cairo diecianni fa, ha vissuto all’Aja, a Mosca eora in Indonesia, parla perfettamentel’inglese ma capisce anche il russo esta imparando il Bahasa. I suoi miglioriamici sono coreani. Segue privatamenteil programma ministeriale dellascuola italiana, “perché deve saperedov’è e chi è, solo coltivando le sueradici può mantenere l’equilibrio chegli permette di essere cittadino delmondo”, sottolinea sua madre. Suamadre è Luisella Zappetto, ha appenascritto ‘Vivere felici all’estero. Cometrasformare una necessità in unagrande opportunità. Tutto quello cheoccorre sapere per diventare cittadiniglobali’. Un libro che unisce esperienzadi giornalista e vita privata, ed èfrutto della scelta di seguire all’esteroil marito, geologo di una società petrolifera.Si ama parlare molto di cervelliin fuga dall’Italia, poco invece <strong>dei</strong> tantidestinati all’estero per lavoro, 45.000all’anno, tra funzionari di ministeri, managerdi multinazionali, insegnanti.“L’esperienza dell’espatrio è una sceltadi vita che alla fine è abbastanzadefinitiva: se vivi all’estero fette importantidella tua esistenza devi sapereche cosa ne sarà di te e a che cosaandrai incontro nel privato. Il mio è iltentativo di fotografare la situazionein modo realistico, che ritragga tutti iprotagonisti dell’espatrio, di chi partema anche di chi resta o di chi invecesceglie di seguire l’altro”.Capire che cosa succede <strong>dei</strong> legamifamiliari e sentimentali, le ripercussionisui figli, esplorare le reazioni a catenanel privato, analizzare per quanto possibileobiettivamente se stessi e il propriostile di vita. “Se fai fatica a muoverti,se non ti appassioni al mondo, acerte sonorità, a certi sapori che sonoalla base del nomadismo è meglio restarea casa”. Questo lavoro edito daGruppo24Ore ha come destinatari tutticoloro i quali sono attratti da una esistenzain movimento, i capitoli affrontanoproblemi che vanno dallo shockdell’impatto con culture anche moltodiverse alla comunicazione non soloverbale, dalla vita all’estero -da singleo accompagnati dal partner o magaridall’animale domestico - ai problemipratici del trasferimento, dalla vitasociale all’ assistenza sanitaria, dallasicurezza personale alla sicurezza alimentare.Luisella Zappetto ha vissutoe vive ciò di cui scrive, facendone sìun manuale di facile lettura e dallafolta bibliografia – a dimostrare chenon si tratta soltanto di vita vissuta maanche di una accurata ricerca - riccodi indirizzi utili, di consigli pratici e disuggerimenti ma anche una piccolaguida psicologica, un salvagente perchi deve o vuole tuffarsi nel grandemare di quella che viene chiamataGlobal Mobility.Un libro in cui l’esperienza, il privato diLuisella Zappetto – le sue emozioni e lesue passioni, le difficoltà e i problemidi una scelta di vita che ogni volta sirinnova insieme al gusto della scoperta- vengono tenuti sotto controlloper essere un supporto spassionatoma certo interessante per ciò che siintravvede dell’autrice.Bella donna dalla importante personalità,nata a Sassari 45 anni fa, LuisellaZappetto ha spalancato la portadell’isola - sono parole sue - per iscriversialla Cattolica di Milano dove, diceridendo, ha avuto il suo primo shockculturale. Giornalista professionista,dopo varie collaborazioni (Bella, Gulliver,Anna, Cosmopolitan, Glamour, lepagine economiche de Il Giorno) nel2000 entra come redattore nel gruppoGruner und Jahr/Mondadori, prima a• A sinistra Luisella Zappetto aGiacarta, a destra un sobborgo diLuanda, in Angola.40 <strong>Tabloid</strong> 3 / 2012


Colleghialla ribaltaVera Magazine, dove si occupa di diritti<strong>dei</strong> consumatori e poi a Focus D&R.Nel 2007 sceglie definitivamente diseguire il marito nelle sue destinazioniall’estero. Torna così a fare la free lance.”Avevo un mondo intero da scoprire,la prospettiva era lasciare mio figlioad una baby sitter e fare la pendolaretra la redazione e la casa fuori Milano”.Il viaggio, la contaminazione culturalevissuta e cercata come arricchimentoLuisella Zappetto se li porta dietro dasempre, da quando accompagnavaall’aereoporto di Porto Torres o ai traghettiil padre che lavorava a Milano- “ i luoghi delle partenze e degliarrivi mi affascinavano” - o addiritturaquando scriveva, nel tema d’esame diquinta elementare, di avere sognato(una premonizione di ciò che sarebbepoi accaduto, verrebbe da commentare)le piramidi egizie e il Cremlino.Le piramidi, Zappetto le vedrà dopol’Angola, dove nel 1997 raggiunge ilmarito, stanca di essere una Internationalcommuter e dopo due annidi estenuanti ponti radio per poterlosentire: Internet c’è ma skype è ancorada venire. Resterà un anno a Luanda,riuscendo a lavorare con il Ministerodegli Esteri per la Cooperazione italianaallo Sviluppo. “L’Angola di queglianni portava i segni della guerra civile,non ero preparata a ciò che vedevo, aicorpi mutilati dalle mine antiuomo, atrovarmi faccia a faccia con i bambinidi strada, ai cumuli di immondizie dovesi aggiravano le donne per trovare cibo.E’ stata dura tornata in Italia - racconta- Mi sono ritrovata a scoppiarein un pianto disperato ripensando aquel mare infinito di bisogni.”E se l’Angola nel libro è anche l’adattamentoal clima non solo politico, lapossibilità di lavorare nei paesi africaniper organizzazioni umanitarie o perla cooperazione, nel ricordo olfattivoè l’odore dolciastro <strong>dei</strong> rifiuti. Il Cairoè invece “una zaffata di tabaccoprofumato alla mela”: dopo Luanda,Luisella, che si divide tra il lavoro diredazione a Milano e l’Egitto doveintanto è stato trasferito suo marito,sceglie di vivere accanto a lui gli ultimimesi di gravidanza. E’ qui che nasceFederico (nel capitolo sulla sanitàall’estero, racconta del suo parto inun modernissimo ospedale del Cairo),prima di tornare a Milano e di decideredi essere stanziale. Per 4 anni.Poi è l’Olanda, dalla qualità altissimadella vita, “una pianura padana chehanno fatto diventare un gioiello, unasocietà che ti agevola in ogni momento,dove la vita e l’ equilibrio privatosono al primo posto, gli olandesi ruvidamentediretti.”. Un anno all’Aja,un anno di aspettativa dalla redazionedi Focus D&R e poi la decisione dilicenziarsi. C’è la complessità di Moscadietro l’angolo, altri sapori e altricolori, questa volta in bianco grigio enero: il paesaggio cechoviano dellacasa in Serebryany Bor, la foresta dibetulle con le grandi dacie costruiteun tempo per l’apparato del partito eil sanatorio che nel ’22 ospitò AntonioGramsci e dove il filosofo comunistaconobbe la moglie Julca Schucht.Inquinamento e vita culturale, trafficoe impegni sociali, amici di ogni angolodel mondo. Di Mosca e <strong>dei</strong> problemi• Luisella Zappetto con figlio e maritosull’isola di Giava. Nel riquadro lacover del libro che racconta la suaesperienza all’estero.di adattamento in una società comequella russa, nel libro ci sono brevitestimonianze; dice Luisella che occorronotre anni per abituarsi a vivercie arrivare ad amarla: il primo anno èquello dello shock, il secondo quellodella sopravvivenza, il terzo dellapossibilità di rimanervi a tempo indefinito.A Mosca ci resta appunto treanni, prima di partire ancora una volta,destinazione Indonesia: se il ritmo dellavita in Russia veniva dettato dallacittà stessa, questo vale ancora di piùper una megalopoli come Giacarta -dicono gli studi demografici che nel2020 sprofonderà sotto il peso <strong>dei</strong> suiabitanti, arrivati a 35 milioni – doveda un anno la famiglia si è trasferita,dopo 10 mesi di transito in Italia e loshock del rientro in patria: “Quandoci si contamina persino con i sapori,non hai più gli stessi occhi, cambialo sguardo anche sulle piccole cosedel quotidiano”. Giacarta, altra scuola,altri amici, altre storie. Forse un altrolibro. “Soffro per avere rinunciato almestiere in redazione, alla autonomiaeconomica, alla prospettiva di una miapensione ma in cambio ho una vitamolto ricca. Siamo di passaggio sullaterra e bisogna mangiare voracementequesto frutto succoso”.<strong>Tabloid</strong> 3 / 201241


Colleghiin libreriaUNA PUBBLICAZIONE che e’ gia’ un cult per CHI OPErA NELL’INFORMAZIONEDiritti del giornalismoe diritto alla privacyL’Autorità Garante ha pubblicato la terza edizione, completamente rinnovata,del libro su “Libertà di informazione e dignità della persona”, curato da Mauro Paissandi Antonio AndreiniLa grande importanza del Garantecome guardiano della privacy di ognicittadino nei confronti del giornalismo-in particolare del diritto di cronacadi cui si avvale chi diffonde notizie“private”-, è sottolineata dall’attenzioneche il Garante stesso presta nelconciliare l’interesse generale all’informazionecon quello particolaredella privacy. Un’attenzione che siè concretizzata nella pubblicazionedi un libro, “Privacy e giornalismo:libertà di informazione e dignità dellapersona”, strumento utile non soloper coloro che esercitano la professionegiornalistica, ma anche per legaliche operano in questa materia eper studiosi della comunicazione. Neè stata da poco pubblicata la terzaedizione, che contiene una raccoltadi pronunce del Garante in materia.E’ curata da Mauro Paissan -giornalistaper professione, parlamentareper vocazione e membro autorevoledella stessa Autorità garante-, chel’ha corredata di un’approfondita,interessante nota introduttiva.l’autoreMauro Paissan, giornalistaprofessionista dal 1973 e deputato dal1993 al 2001, quando si è dimessoperché eletto dalla Camera comecomponente del Garante.Ha scritto per quotidiani e settimanalie per molti anni ha lavorato al“Manifesto”, di cui è stato direttore.Come si evidenzia dai temi trattatinell’introduzione e dai contenuti dellepronunce dell’Autorità in materiadi giornalismo, il Garante si richiamaa “regole che devono presiedere aun attento bilanciamento della riservatezzae del diritto-dovere di cronaca”.Prendiamo, per esempio, untema “caldo”, spinoso, come quellodella pubblicazione delle intercettazionitelefoniche. Chi le pubblicasi appella al diritto di cronaca. Chisi sente danneggiato invoca il dirittodi privacy. E il libro dedica alleintercettazioni sia un interessanteapprofondimento nell’Introduzionesia un intero capitolo nella raccoltadelle Pronunce del Garante.Nell’articolata prefazione, significativamenteintitolata “Informazione edignità: Diritti <strong>dei</strong> cittadini e responsabilità<strong>dei</strong> giornalisti”, Paissan giungeanche a trattare temi nuovi, come“Internet e libertà di manifestazionedel pensiero”.La seconda parte del libro, tuttadedicata alle Pronunce del Garante,presenta una nutrita raccoltaselettiva delle principali pronuncein materia di giornalismo: non soloprovvedimenti in risposta a ricorsi ereclami o segnalazioni, ma anche comunicatistampa e lettere dell’Ufficioin risposta a richieste di cittadini.I giornalisti sono i primi ad essere tenutial massimo rispetto di un fondamentalediritto della persona comequello alla privacy. E il Garante, peressere loro d’aiuto nel fare scelte nonfacili, mette gratuitamente a disposizionedi chi si appresta ad accedereo già esercita la professione giornalisticauno strumento fondamentalecome questo libro. La versione integraledella sua ultima edizione è consultabilesul sito del Garante all’indirizzohttp://www.garanteprivacy.it/garante/document?ID=1858277. Chivolesse tenerlo a portata di mano,può chiederne una copia a: urp@garanteprivacy.it.Infine, chi lo volesseconsultare, può trovarlo presso laBiblioteca dell’<strong>Ordine</strong> lombardo.Mauro Paissan (a cura di) Privacy egiornalismo, Garante per la protezione<strong>dei</strong> dati personali, Roma, 2012,pagg. 330, S.i.p.42 <strong>Tabloid</strong> 3 / 2012


Colleghiin libreriaArrivati in redazioneSara CasassaAntonella Fiori:Assuefatti, San Paolo,Milano, 2012,pagg. 271, € 14Un libro inchiesta,provocatorio sin daltitolo, perché nonesistono droghe leggeree droghe pesanti: fannotutte male. Anche lacannabis.Giampiero Rossi:Amianto, Melampo,Milano, 2012, pagg.161, € 15Tutte le prove d’accusacontro la fabbrica dellamorte: migliaia di morti edecine di nuovi ammalati,perché l’amianto uccideancora, non solo a CasaleMonferrato, ma in tutto ilmondo.Michele Polo:L’informazione che nonc’è, il Mulino , Bologna,2012, pagg. 98, € 10Informazione epluralismo: il casoitaliano e le sueanomalie, dal duopolioRai-Mediaset alla“tempesta perfetta” suigiornali, analizzate dauno specialista.Massimo Pisa:Milano: Cold Cases, BaldiniCastoldi Dalai, Milano,2012, pagg. 208, € 16I casi irrisolti, sono chiamati“casi freddi”, meglio conosciuticome i Cold Casesdella televisione. MassimoPisa, cronista di “nera” dellepagine milanesi di “la Repubblica”,ci illustra diciottocold cases meneghini.RiccardoIacona: Ilpopolo tradito,Chiarelettere,Milano, 2012,€ 2,99Le inchieste di Iacona e Dragoniinaugurano la collana di e-bookPrima segnalazione di e-book su “<strong>New</strong> <strong>Tabloid</strong>” e primarecensione di coppia per i due libri “gemelli” in formatodigitale che inaugurano la nuova collana “Originale-book” di Chiarelettere: “Il popolo tradito”, di RiccardoIacona, e “Alta rapacità”, di Gianni Dragoni.Due grandi specialisti del giornalismod’inchiesta -noti al grande pubblico televisivoper il loro contributo a trasmissioni televisivedi grande impatto, come “Presadiretta”,di cui Icona è autore e conduttore, mentreDragoni lavora al “Sole-24Ore” ed è ospitefisso della trasmissione Servizio Pubblicocondotta da Michele Santoro- per libri chesi possono scaricare direttamente sui propridevice pagando cifre molto contenute: € 2,99il primo e 1,99 il secondo.Il libro di Iacona è l’inizio di un lavorocomplesso che condurrà uno <strong>dei</strong> voltipiù credibili del giornalismo televisivo inun mondo “a parte”, l’Italia <strong>dei</strong> quartieriabbandonati dalla politica. Lì c’è il popolo“tradito” e succube delle organizzazioni criminali.Termine antico, quello di “popolo”, che Iacona rispolveraper portarlo all’attenzione della politica in un periodo dicrisi totale <strong>dei</strong> partiti, del loro rapporto con “la gente”,i cittadini. Iacona parla di e con queste persone eracconta le loro testimonianze, le loro “storie” in primapersona, restituendo un ritratto reale dell’Italia negletta.Dragoni, sempre informatissimo, tagliente, coraggioso<strong>Tabloid</strong> 3 / 2012e amante della verità, ci regala invece una gustosapuntata sul potere politico-economico e fa un po’ diconti in tasca ai Tre Moschettieri –Montezemolo, DellaValle e Punzo- che hanno da poco inaugurato il trenoItalo, quasi tutto francese, che collega Milano conNapoli ad alta velocità.Un giornalismo a misura d’uomoper l’informazione del xxi secoloNel giornalismo c’è un “prima” e un “dopo”. Prima edopo Internet. Schiacciato tra l’oligopolio televisivo eil fatto che i maggiori giornali sono “partecipati” daigrandi gruppi industriali e finanziari, il giornalismodel “dopo”, cioè il nostro, per non correre il rischio diperdere la propria genuinità, la propria libertà, corre ilpericolo di rifugiarsi in una Rete fatta di individui o dipiccoli gruppi. Ma, così, rischia una precarizzazionedel mestiere e la perdita <strong>dei</strong> suoi valori più “autentici”.Fausto Pellegrini, giornalistascrittore,analizza la storiadell’informazione e considerai pro e i contro del nuovo e diciò che ci lasciamo alle spalle,concludendo che l’informazionedel XXI° secolo ha biosognodella bisaccia del giornalista,cioè di rispolverare l’etica e diriscoprire l’umanità, a favore diFaustoPellegriniLa bisacciadel giornalista,Dissensi, Viareggio,2012, pagg. 144,€ 12,50un giornalismo pulito e a “misurad’uomo” e non più strumento delpotere o di chi mistifica la realtà.43


Primo I numeri pianoin queste due pagine la nostra realtà“fotografata” in cifreI dati riportati nelletabelle sono riferitiall’ultima rilevazionedisponibile, cioèal mese di aprile.Nello stesso meseha preso il via ilnuovo sistema dirilevazione della Adsche non si basa piùsulla media <strong>dei</strong> 12mesi precedenti marileva la diffusione<strong>dei</strong> singoli mesi.L’adozione diquesta nuovametodologia rendequindi impossibileil confronto traquesti dati e quelliprecedenti.Testataquotidiani su cartavendite in caloDiffusione AdsCorriere della Sera 451.877La Repubblica 392.663Gazzetta dello Sport 257.825Il Sole 24 Ore 266.749La Stampa 254.511Il Messaggero 175.467Corriere Sport 150.764Resto del Carlino 136.313Il Giornale 136.111Avvenire 119.478La Nazione 108.310Libero 101.651Tuttosport 89.026Il Gazzettino 76.678Italia Oggi 73.033Il Mattino 72.421Il Tirreno 67.951Il Fatto Quotidiano 57.081Il Secolo XIX 66.286Il Mattino 65.725L’Unione Sarda 56.711Testataquotidiani onlineavanti tuttaUtenti uniciLa Repubblica 1.397.372Corriere della Sera 1.176.763Gazzetta dello Sport 612.716Quotidiano.net 376.612Il Sole 24 Ore 363.388La Stampa 349.080Il Fatto Quotidiano 239.377Corriere Sport 229.817Tuttosport 214.772Il Giornale 179.492Il Messaggero 156.956Resto del Carlino 142.349La Nazione 112.954Leggo 109.324Avvenire 107.230Libero 103.100Il Gazzettino 46.602Giornale di Sicilia 28.908L’Arena di Verona 27.141Gazzetta del Mezzog. 23.044Il Giornale di Vicenza 21.309Wall Street Journal 20.747Il Foglio 15.437Fonte: Audiweb aprile 2012TestataI quotidiani di provinciadella LombardiaDiffusione AdsL’Eco di Bergamo 48.416Il Giornale di Brescia 39.936La Provincia di Como 37.526La Gazzetta di Mantova 27.331La Provincia di Cremona 20.317La Provincia Pavese 18.087TestataI siti d’informazionenel giorno medioUtenti uniciDagospia 60.873Varese<strong>New</strong>s 44.332Lettera 43 41.397Il Post 40.012L’inkiesta.it 25.630Prima Comunicazione 2.231123 professionisti277pubblicisti56 elencospeciale84praticantiSono le nuove iscrizioniall’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalistidella Lombardiadal 1/1/2012al 30/06/2012.44 <strong>Tabloid</strong> 3 / 2012


*I numeriaudiweb, i magnifici 40 della reteUtenti unici quotidianiUtenti unici mensiliBrand Aprile 2012 Aprile 2011 Var % Aprile 2012 Aprile 2011 Var %Msn/WindowsLive/Bing 4.004. 4.369 -8,3 16.183 16.869 -4Virgilio 3.130. 2.919 +7,2 15.535 14.570 +6,6Libero 3.082 3.095 -0,4 13.155 12.991 +1,2Yahoo! 2.276 2.429 -6,3 14.233 13.691 +3,9Skype 2.262 // // 8.720 // //La Repubblica 1.397 1.446 -3,3 8.744 7.725 +13,1Corriere della Sera 1.177 1.187 -0,8 8.263 7.298 +13,2ilmeteo.it 1.019 768 +32,6 7.159 5.529 +29,4Leonardo.it 970 857 +13,1 10.132 9.028 +12,2Altervista 693 590 +17,4 7.858 7.099 +10,6TgCom24 638 695 -8,2 5.137 5.589 -8La Gazzetta dello Sport 613 597 +2,6 4.070 3.949 +3Tiscali 605 633 -4,4 3.921 4.429 -11,4Subito.it 582 473 +23 4.801 3.945 +21,7SeatPg Directories 475 495 -4 6.836 6.542 +4,4Ansa 439 393 +11,7 3.699 3.863 -4,2Vevo 426 // // 4.495 // //Blogo.it 402 // // 5.680 // //Quotidiano.net 337 71 +430,9 5.365 974 +450Il Sole 24 Ore 363 320 +13,4 4.112 3.481 +18,1La Stampa.it 349 352 -0,8 3.764 3.523 +6,8Rai 349 414 -15,7 4.238 4.527 -6,3Video Mediaset 340 299 +13,7 3.770 3.254 +15,8Alfemminile.com 328 // // 4.697 // //Pianetadonna.it 319 188 +69,6 4.944 3.379 +46,3Sport Mediaset 295 330 -10,6 1.460 1.308 +11,6Sky.it 283 189 +49,7 3.661 2.570 +42,4Spil Game Network 282 259 +8,8 2.437 2.192 ++11,1Blurum 269 // // 782 // //Donna Moderna 269 176 +52,8 3.533 2.375 +48,7Il Fatto Quotidiano 239 257 -7 1.700 1.662 +2,2Liquida 236 261 -9,5 3.483 4.270 -18,4Corriere dello Sport 230 271 -15,1 1.821 1.602 +13,6Mediaset.it 228 264 -13,6 3.081 2.729 +12,9Nanopress 224 255 -12,1 4.007 4.510 -11,1Citynews 218 // // 3.075 // //Tuttosport 215 173 +24,2 1.310 1.119 +17Giallozafferano.it 212 121 +75,2 3.096 1.884 +64,3<strong>Tabloid</strong> 3 / 201245


Il mercatodella pubblicitài dati nielsen e dell’osservatorio stAMPA delle concessionarie di pubblicitàRallenta la crescita del webIl calo degli investimenti nel primo trimestre 2012 è tornato a livelli preoccupanti: -7,5%(Nielsen) la media su tutti i mezzi. Tonfo della Tv (-8,3%). In Internet +20% nella tipologiadisplay e -8,1 nelle classified e directories. E gennaio-aprile (Fcp solo su stampa) è a -11,1Continua la flessione del mercatopubblicitario italiano: con lachiusura del primo trimestre 2012,le aziende hanno diminuito i propriinvestimenti in advertising del -7,5%rispetto allo stesso periodo dell’annoprecedente.Nessun miglioramento a livello dimezzi di comunicazione: segnonegativo sulla quasi totalità delpanorama mediatico italiano. Pesanoi risultati non entusiasmantidi televisione (-8,3%) e stampa, inc 1 miliardo994,1 milioniÈ il totale degli investimenti pubblicitarinetti nel periodo gennaio-marzo 2012(-7,5%), suddivisi tra:Televisione: 1.112,1 milioni (-8,3%rispetto al periodo omogeneo dell’annoprecedente);Stampa: 468,3 milioni (-9,5% esclusafree press) di cui 305,9 milioni (-8,3%) suiquotidiani a pagamento e 162,3 milioni(-10,8%) sui periodici;Internet: 152,4 milioni (+8,5%);Radio: 95,4 milioni (-4%);Direct mail: 118,1 milioni (-8,9%)Affissioni: 20,5 milioni (-18,1%);Transit*: 17,7 milioni (-15,9%).Cinema: 6,9 milioni (-29,7%).Out of Home Tv** 2,2 milioni(+11,6%).Fonte: Nielsen Media Research. La Tv comprendeanche le rilevazioni relative ai marchi Sky, Foxe Tv digitali. * Transit è la pubblicità mobile sumetropolitane, aeroporti, bus e tram. ** Out ofhome tv è la pubblicità televisiva in aeroporti emetropolitane.particolare periodica (-10,8%). Rallentaanche la crescita di internet:nel primo trimestre 2012 il webè cresciuto del +8,5% rispettoallo stesso periodo del 2011, valoredeterminato da un +20,1% dellatipologia display e da un -8,1% dellatipologia classified/directories. Nelsingolo mese di marzo la crescitadel web è stata molto contenuta.Si riduce ulteriormente la spesadelle aziende alimentari, le qualiperò a fronte di una diminuizionedegli investimenti pubblicitari(-7,7%) hanno aumentato i propribudget sul mezzo internet (+175%rispetto al primo trimestre 2011).Stabili gli investimenti del settorebevande/alcoolici (+0,2%), mentrein crescita farmaceutici/sanitari e finanza/assicurazioni,rispettivamentedel +4,4% e del +19,5%.Da sottolineare che ogni mezzo dicomunicazione ha comunque ottenutonel primo trimestre 2012 <strong>dei</strong>risultati positivi su almeno un settoremerceologico.Fcp: free pfress a -45,8%nel primo quadrimestreIl fatturato pubblicitario del mezzostampa in generale registra un calodel -11,1%.In particolare i quotidiani a pagamentonel loro complesso registrano un-10% a fatturato e un -2,5% a spazio.L’andamento è confermato dai dati relativialle singole tipologie. La tipologiaCommerciale nazionale ha evidenziato-8,9% a fatturato e -3,9% a spazio. Latipologia Di Servizio ha segnato –7%a fatturato e -4,4% a spazio. La tipologiaRubricata ha segnato un calo afatturato -10,5% e a spazio -17,8%.i settori merceologiciAlimentariAutomobiliTelecomunicazioniMedia/EditoriaAbbigliamentoFarmaceutici/SanitariDistribuzioneFinanza/AssicurazioniCura PersonaToiletries-7,7%-5,6%-7,7%-8,8%-24,0%-19,2%-6,3%-0,6%Fonte: Nielsen, dati riferiti alla stampa aprile 2012La pubblicità Commerciale locale haottenuto -12,9 % a fatturato e -1,1%a spazio.I quotidiani Free Press nel totale hannosegnato -45,8% a fatturato e -43,9% aspazio. Qui di seguito trovate i dati relativialle singole tipologie della stampaquotidiana Free Press. La CommercialeNazionale registra un andamentonegativo sia a fatturato -53,6% che aspazio -44,8%. La tipologia Di Servizioregistra +3,5% a fatturato e -55,4% aspazio. La Commerciale Locale segnaun calo sia a fatturato -36,9% che aspazio -43,5%.I periodici segnano un calo a fatturato-10,8% e a spazio -9,4%.I Settimanali registrano un andamentonegativo sia a fatturato -15,1%che a spazio -9,9%.I Mensili hanno indici negativi sia afatturato -5,6% che a spazio -8,9%.Le Altre Periodicità registrano un caloa fatturato -5,6% e a spazio -7,8%.+4,4%+19,5%46<strong>Tabloid</strong> 3 / 2012

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!