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Paola Caruana Timbrica e Prossemica.pdf - Personal Branding Day

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come tale, possiamo riconoscere anche alla<br />

fenomenologia il merito di aver indagato, con il suo<br />

proprio metodo, il problema dello spazio umano e della<br />

distanza in modo totalmente rilevante. Anzitutto si deve<br />

alla ricerca fenomenologica la scoperta che il corpo<br />

umano è fondamentalmente trascendenza, apertura<br />

originaria rispetto a cui soltanto può dischiudersi un<br />

'mondo', il quale non è la semplice somma degli enti,<br />

bensì la modalità del loro darsi rispetto alla nostra<br />

possibilità di essere orientati nella direzione del<br />

'progetto' esistenziale. Il corpo, pertanto, nel suo essere<br />

perennemente 'fuori di sé' dispiega uno spazio in un<br />

modo suo proprio; uno spazio però non geometrico, non<br />

neutro e quindi non qualitativamente indifferente, ma,<br />

al contrario, uno spazio vissuto, rispetto a cui le cose<br />

non solo vi restano semplicemente collocate, ma<br />

ricevono la loro posizione e il loro senso a partire dal<br />

'qui' di un corpo concepito come 'punto zero'<br />

dell'orientazione (Husserl 1983). La spazialità umana<br />

non può essere indagata al di fuori del rapporto<br />

costitutivo con il mondo; la vicinanza o la lontananza<br />

sono decise dal modo di prendersi cura di ciò che è<br />

anzitutto utilizzabile, vale a dire alla nostra portata: così,<br />

per es., si può dire che per quanto la strada che posso<br />

calpestare camminandoci sopra sia spazialmente più<br />

vicina dell'amico che mi viene incontro in lontananza, in<br />

realtà essa risulta al contrario assai più lontana di<br />

quello, verso cui io sono orientato dall'intenzionalità<br />

disallontanante della 'cura', rispetto alla quale la<br />

vicinanza spaziale resta così secondaria (Heidegger<br />

1927). È infatti il prendersi cura e non il corpo-cosa ciò<br />

che in questo caso decide della vicinanza. In altre<br />

parole, l'esserci non è spaziale perché è corporeo,<br />

semmai la corporeità è possibile solo in quanto l'esserci<br />

è originariamente un ente 'concedente-spazio'. All'uomo<br />

appartiene così una 'gittata' (Reichweite), la quale fa sì<br />

che il confine del corpo inanimato (Körper) non<br />

coincida con il confine del corpo vivente (Leib): infatti,<br />

se il confine del corpo inanimato è la pelle, quello del<br />

corpo vivente invece muta costantemente con la gittata<br />

(Heidegger 1987), di cui non si dà alcuna misura

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