uso e manutenzione pisello - Dr. Giorgio Cavallini
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immagine maschile dell’ Italia prebellica ha subito una modificazione. Se prima della II guerra<br />
mondiale uno dei maggiori indici di virilità era il numero di figli, ora è il numero di orgasmi che si<br />
procurano alla partner, ovvio l’ ulteriore investimento emotivo sul pene. A complicare la vita dell’<br />
adorato organello sta di fatto che oramai i genitali sono diventati gli ultimi mezzi di<br />
differenziazione nei ruoli di maschio e di femmina. La parità dei diritti ha aperto alle donne carriere<br />
e ruoli fino a pochi anni fa tipici e distintivi del maschio: imprenditoria, carriera militare, carriera di<br />
magistratura, di avvocatura, di medicina, di polizia; al contrario i parchi ed i supermercati si<br />
affollano sempre più di maschi che vicariano nella educazione dei figli e nella conduzione del<br />
quotidiano la femmina, magari intrippatta in qualche briefing od in qualche master da cui esce<br />
naturalmente stressatissima. E rompi… . La moda e l’ imperare dell’ “unisex” hanno fatto il resto.<br />
“Eh caro dottore se noi donne pensassimo più a certe cose e meno a certe altre lei lavorerebbe di<br />
meno” ha sentenziato una procace gelataia romagnola. Saggezza popolare. A complicare<br />
ulteriormente la vita del pene (poveretto) sta di fatto che fino alla metà di questo secolo la<br />
popolazione maschile veniva falcidiata da guerre ed epidemie, per cui era già sufficiente essere vivi.<br />
Le armi di distruzioni di massa della II guerra mondiale ed i successivi potenziamenti hanno creato<br />
paura della guerra e sancito la fine dello “sport dei re” a tal punto che alcuni ministeri hanno<br />
cambiato nome: da ministeri della guerra si sono trasformati in ministeri della difesa. Fino a qualche<br />
decennio fa i maschi si accontentavano di essere vivi, ora grazie ai progressi della medicina ed alla<br />
assenza di guerre sul nostro territorio vivi ci siamo già per definizione, per cui da bravi nevrotici<br />
incontentabili vogliamo anche essere potenti.<br />
Fin qui abbiamo parlato di filosofia sociale. Immanuel Kant sosteneva che la filosofia è la civetta di<br />
Minerva: uccello che si leva in volo al vespro, quando il giorno è compiuto; la filosofia, secondo il<br />
suo dire (e c’ è da crederci), razionalizza un pensiero emotivamente già presente nel tessuto sociale,<br />
per cui arriva in ritardo rispetto al pensiero comune. Blaise Pascal filosofo francese immanentista<br />
del 1600 ebbe a scrivere dopo la divulgazione della teoria cosmologica eliocentrica di Copernico,<br />
Keplero e Galilei: “La mia testa rimbomba del rumore freddo del cosmo vuoto in cui sono<br />
immerso”: fu la scienza a creare il barocco. Proporre la terra quale comune pianeta del sole e non<br />
più come centro dell’ universo significa catapultare l’ uomo da una posizione centrale di previlegio<br />
ad una periferica: piccolo grano di sabbia immerso nel vuoto. Ed allora si tentò di riempire quel<br />
vuoto con frizzi, arzigogoli ed orpelli: ecco il barocco, creatura della scienza. Altra creatura della<br />
scienza è quella filosofia sociale esposta più sopra che chiarisce le origini della credenza popolare<br />
di fragilità del pene. In tal modo, però, si avvalla indirettamente l’ assunto scientifico di robustezza<br />
dell’ organo.<br />
Il pene è costituito da due cilindri di tessuto spugnoso appaiati e da un terzo cilindro pure spugnoso<br />
mediano ed inferiore, tutti e tre avvolti da una tunica comune. Grossolanamente il pene è una<br />
spugna, quando è pieno di sangue è eretto, quando e vuoto di sangue è floscio. Fu Ambroise Parè<br />
chirurgo militare del 1500 al servizio di un qualche Enrico di Francia a capire per primo il<br />
significato di quella struttura: basta immergere la spugna nell’ acqua che essa subito se ne intride<br />
automaticamente, per svuotarla bisogna strizzarla. L’ imbibizione di acqua (erezione) è un<br />
fenomeno passivo che non richiede dispendio di energia, la strizzatura (afflosciamento), al<br />
contrario, la richiede. Fino ad allora si era parlato di “divino afflato vitale erettile”: e quando mai<br />
bisogna scomodare Gesù Cristo per una erezione? Non è banale intendere l’ erezione come<br />
fenomeno che non richiede dispendio energetico (fenomeno passivo): i fenomeni che non<br />
richiedono energia non conoscono la fatica, per cui l’ erezione non è faticosa. A conferma delle<br />
brillanti intuizioni di quel chirurgo francese la moderna fisiologia ha indicato che l’ erezione è<br />
determinata da un rilassamento del tessuto spugnoso e delle arterie del pene, al contrario l’<br />
afflosciamento è determinato da una contrazione delle stesse: si provi a contrarre un muscolo di un<br />
braccio e poi a rilassarlo: quando si prova fatica? L’ assenza di fatica nel mantenimento dell’<br />
erezione determina la possibilità di mantenerla a lungo: l’ erezione non è faticosa quindi non è<br />
fragile. In più l’ erezione è determinata da quella parte del sistema nervoso vegetativo<br />
(parasimpatico) che presiede a tutte le attività per così dire di rilassamento e di accumulo di