16_UDIENZA 19 APRILE 1996.pdf - Moby Prince
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<strong>UDIENZA</strong> <strong>19</strong> <strong>APRILE</strong> <strong>19</strong>96 ORE 9.30<br />
Testimonianza dell’equipe medico-legale composta da Marino Bargagna, Giusiani Mario,<br />
Alessandro Bassi Luciani.<br />
PM: Prof. Bargagna, mi rivolgo a Lei come coordinatore. Ci vuole dire in sintesi le modalità del<br />
lavoro da voi effettuato, come vi siete organizzati e come avete proceduto negli accertamenti?<br />
BARGAGNA: Noi abbiamo dato avvio agli accertamenti subito dopo il mezzogiorno dell’11 Aprile<br />
in quanto avevamo prestato giuramento di rito e comunque abbiamo avuto l’incarico di effettuare le<br />
indagini nella mattinata. Ci siamo premurati in primo luogo di predisporre il necessario per<br />
procedere all’identificazione dei corpi e quindi abbiamo concorso ad attrezzare i capannoni nei<br />
quali poi l’identificazione ebbe luogo. Chiedemmo anche di prendere parte alle operazioni di<br />
recupero dei corpi sulla nave e ci dichiarammo disponibili ma emersero subito rilevanti difficoltà<br />
espresse mi sembra soprattutto dai Vigili del Fuoco per il fatto che la nave era ancora un vaste parti<br />
surriscaldata, addirittura con ambienti nei quali probabilmente non era possibile accedere.<br />
Cercammo di esaminare sollecitamente i corpi appena questi venivano trasferiti dalla nave ai nostri<br />
capannoni di cui prima dicevo e qui appunto cercavamo di fare presto per la identificazione anche,<br />
direi giustamente, pressati in proposito dai familiari delle vittime. Naturalmente cercammo di<br />
ricavare non solo le informazioni atte all’identificazione, ma anche tutti gli altri possibili dati che<br />
potessero risultare di interesse per chiarire la vicenda. D’altra parte avevamo avuto un quesito, direi<br />
specifico, in ordine alla sopravvivenza delle salme, degli occupanti la nave, quesito appunto che<br />
tenemmo presente nel corso delle operazioni peritali. Le operazioni peritali si svolsero naturalmente<br />
in più giorni, perché inizialmente furono portate alla nostra attenzione, direi di ricordare, 9 corpi più<br />
o meno gravemente ustionati che erano stati mossi da due dei ponti della poppa della nave. Nei<br />
giorni successivi cominciarono a giungere altre salme. Mi pare che il grosso per altro non lo si ebbe<br />
né il secondo né il terzo giorno, ma successivamente ancora. Si trattò di un lavoro assai difficoltoso<br />
dato il numero rilevante di corpi da esaminare, date le circostanze nelle quali dovevamo operare:<br />
sostanzialmente dovevamo improvvisare una sorta di mini sala settoria, con anche ciò che era<br />
necessario per fare i prelievi che dovevano essere fatti; cercammo di poter essere associati ad un<br />
radiologo, ricorremmo quando era possibile alla competenza degli odontoiatri, sempre a fine<br />
indicativo. Il lavoro durò parecchi giorni e, dal punto di vista almeno della identificazione, portò a<br />
risultati soddisfacenti, tenuto conto del fatto che buona parte dei corpi erano fortemente bruciati,<br />
alcuni addirittura – pochi, la minoranza – erano inceneriti, o calcinati, qualcosa di simile a quello<br />
che si tira fuori da un forno crematorio. Vi era un diverso grado di compromissione di questi corpi<br />
per quanto riguarda gli effetti del calore da, appunto, corpi cremati a corpi ancora discretamente<br />
conservati.<br />
PM: Con riferimento ai corpi meglio conservati è stata fatta proprio autopsia?<br />
BARGAGNA: Sì, direi che nella maggior parte dei casi è stata fatta l’autopsia, ora non ricordo se in<br />
tuttii casi, bisognerebbe rivedere il materiale per focalizzare meglio la risposta.<br />
PM: Prelievi ematici ne sono stati fatti?<br />
BARGAGNA: Prelievi ematici ne sono stati fatti per un centinaio di corpi, d’altra parte una parte di<br />
questi corpi erano cremati, altri non consentivano di prelevare sangue perché erano gravemente<br />
carbonizzati. E quindi mi pare che sono stati fatti prelievi su 96 salme rispetto al totale dei resti<br />
umani che erano stati recuperati dal <strong>Moby</strong>.
PM: Senta professore, Lei ha detto che nella giornatra dell’11 Aprile veniste inibiti all’accesso sul<br />
traghetto dai Vigili del Fuoco per ragioni di sicurezza. Successivamente Lei o altri membri<br />
dell’equipe siete saliti a bordo del traghetto?<br />
BARGAGNA: Sì. Ricordo che il giorno dopo, il 12 al mattino, salimmo sul traghetto per renderci<br />
conto delle caratteristiche degli ambienti e anche per renderci conto del possibile stato dei corpi che<br />
ancora si trovavano sul <strong>Moby</strong>. Facemmo una sorta di sopralluogo limitato e difficoltoso<br />
particolarmente per me perché la nave era nelle condizioni che risultano evidenti da rilievi<br />
fotografici che penso tutti conosciate. Quindi fu fatto questo... e fu fatta anche una certa insistenza<br />
per poter procedere al recupero dei corpi di volta in volta. Però, appunto, le difficoltà finirono per<br />
impedirci questa attività che tuttavia fu svolta, nel senso che i più giovani colleghi del gruppo, o per<br />
lo meno quelli che potevano impegnarsi di più nella ricerca, fecero numerosi sopralluoghi a bordo<br />
della nave alla ricerca degli ultimi possibili resti. Anzi, così, grazie a questa ulteriore revisione,<br />
furono trovati anche alcuni resti ed anche due corpi di due vittime che si trovavano chiuse in una<br />
toilette. Questo succedeva qualche giorno dopo da quando erano iniziate le operazioni di rimozione.<br />
Certamente le operazioni di rimozione delle salme furono operazioni molto complesse e difficili,<br />
anche perché, come è noto, molte salme erano ammassate, erano per così dire ammucchiate per cui<br />
non era nemmeno facile riuscire a separare i resti da un corpo rispetto a un altro. Qualche volta nei<br />
“body-bags” abbiamo trovato anche i resti di una parte di vitello che si trovava nella cucina e che<br />
evidentemente serviva per il ristorante di bordo. C’era quindi una certa eterogeneità dei contenuti.<br />
Nella linea di massima i contenuti erano quelli propri di ciascuna delle salme.<br />
PM: Le vostre conclusioni in punto di cause della morte dei passeggeri del <strong>Moby</strong> <strong>Prince</strong>?<br />
BARGAGNA: Le conclusioni sono appunto quelle riportate nella relazione. La causa della morte è<br />
stata identificata nel sommarsi degli effetti lesivi delle plurime nox lesive a cui i corpi furono<br />
sottoposti, tutte riconducibili all’incendio della nave. Vale a dire, a seguito di questo incendio si<br />
ebbero ovviamente un aumento rilevante della temperatura che coinvolse le varie strutture della<br />
nave e un grande numero plausibilmente di persone che si trovavano sulla nave medesima.<br />
Probabilmente fu un’elevazione rapida della temperatura in varie parti della nave. Vi fu poi una<br />
rapida e massiccia produzione di fumo il quale conteneva gas tossici. Questo fumo, peraltro, dette<br />
luogo ad effetti lesivi, poiché il fumo medesimo era plausibilmente articolato e queste varie<br />
particelle ebbero effetti dannosi sulle prime vie respiratorie; ebbero plausibilmente effetti rilevanti<br />
anche sulle congiuntive, per cui molto probabilmente le persone immerse nel fumo non furono in<br />
grado in brevissimo tempo di potersi muovere perché non vedevano dove potevano andare o come<br />
potevano muoversi. Questo certamente per un gran numero di persone. La nave era una nave grande<br />
e quindi questo ovviamente può valere in maniera diversa a seconda di dove si trovavano gli<br />
occupanti della nave medesima. Nell’ambito di questi fumi, plausibilmente, si trovarono sostanze<br />
tossiche significative derivanti in buona parte da parti della nave che erano rivestiti da moquette, dai<br />
cavi elettrici, per l’abbruciamento di un certo numero di sostanze, di cui poliuretani ed altro, per cui<br />
si ebbe la produzione di un gran numero di sostanze tossiche, ben al di là del solo ossido di carbonio<br />
e dell’acido cianidrico. Quindi, naturalmente, quante siano state queste sostanze, come sono state<br />
rappresentate, praticamente è impossibile rilevarlo, proprio per il fatto che si tratta di sostanze<br />
sempre diverse per ogni incendio, con caratteristiche proprie di volatilità, per cui è difficile poi<br />
pensare di poterne fare ricerche. Nell’ambito di questo insieme di nox certamente un ruolo rilevante<br />
ha avuto l’ossido di carbonio e anche la liberazione di acido cianidrico. L’assunzione di questi gas<br />
da parte delle persone presenti a bordo è stata assai diversa da ambienti a ambienti, ma anche nello<br />
stesso ambiente da persona a persona. Questo può trovare spiegazione in una serie di motivi che<br />
penso potranno essere discussi successivamente. Un’ulteriore nox che deve essere tenuta presente è<br />
che, plausibilmente, a seguito del rapido incendio – il presupposto è che l’incendio è stato rapido e
questo l’abbiamo scritto chiaramente – cioè, la rapidità dell’incendio produsse anche un calo<br />
apprezzabile del contenuto in ossigeno dell’aria, per cui la percentuale di ossigeno nell’aria si<br />
ridusse rapidamente e che concorse a determinare le condizioni di ipossia nelle persone che<br />
ovviamente si trovavano a respirare in quelle circostanze. Queste direi sono le nox principali che<br />
con diverso effetto sui diversi corpi produssero però il disastroso e tragico risultato finale. Credo di<br />
non averne dimenticato alcuna tra le maggiori.<br />
PM: Sono stati riscontrati sui cadaveri lesioni da esplosione?<br />
BARGAGNA: No. Noi sui cadaveri abbiamo pensato a questo, anche per altre esperienze fatte in<br />
passato, non abbiamo trovato lesioni da esplosione su quei corpi che consentivano il rilievo,<br />
evidentemente, non certo su quelli che erano andati cremati o su quelli che erano divenuti poveretti<br />
un mucchietto di ossa calcinate o di parti molli carbonizzate.<br />
PM: Erano visibili esiti fratturativi e trauma sui cadaveri?<br />
BARGAGNA: No. Non abbiamo rilevato sui cadaveri meglio conservati fratture che si fossero<br />
prodotte in vita. Molte ossa erano fratturate ma come fenomeno conseguente all’abbruciamento.<br />
L’abbruciamento produce ovviamente fratture spontanee di varie entità e caratteristiche.<br />
PM: Prima faceva cenno Professore al fatto della constatazione di diversi valori di sostanze<br />
benefiche sui cadaveri presenti anche negli stessi locali. Come è possibile questo. Ce lo può<br />
spiegare?<br />
BARGAGNA: Questo è possibile per il fatto che le nox lesive erano diverse tra loro e alcuni corpi<br />
sono stati esposti più a taluna di queste nox e meno ad altre. Inoltre vi è una variabilità individuale<br />
molto marcata alla reattività a queste situazioni di emergenze che è in funzione dell’età del<br />
soggetto, delle condizioni dell’apparato respiratorio, delle condizioni dell’apparato cardiocircolatorio,<br />
della stessa eventuale ipersensibilità a talune di queste sostanze. E’ ben noto che il<br />
fumo intenso di quel tipo con quelle caratteristiche può produrre rapidamente un laringo-spasmo,<br />
cioè uno spasmo della laringe che determina insufficienza respiratoria anche in tempi abbastanza<br />
brevi. E’possibile che si sia verificata un’azione di edema polmonare. Non solo, ma anche la<br />
vicinanza con certe parti dell’arredamento della nave può avere giocato un ruolo tale da<br />
differenziare poi le conseguenze tra un corpo e l’altro anche in uno stesso ambiente anche se<br />
eventualmente relativamente ristretto o vasto.<br />
PM: Accennava prima che uno tra i quesiti positivi era quello del tempo di sopravvivenza. Ci vuol<br />
dire quali sono le conclusioni che avete raggiunto e come sono motivate?<br />
BARGAGNA: Le conclusioni a cui collegialmente siamo giunti si fondano prevalentemente sui dati<br />
circostanziali e si fondano sulle conoscenze che la letteratura relativa ad incendi, medico-legale,<br />
mette a disposizione. Non hanno trovato smentite, ma hanno trovato compatibilità, le indagini di<br />
laboratorio per quanto queste siano state possibili e vale a dire limitate alle conseguenze<br />
dell’inalazione di ossido di carbonio e alle conseguenze dell’inalazione di acido cianidrico. La<br />
convergenza degli elementi raccolti ci ha portato a ritenere che l’incendio sia stato di un’estrema<br />
violenza, che abbia interessato gran parte o tutta la nave rapidamente, in tempi brevi, in tempi assai<br />
brevi, e che la possibilità di una sopravvivenza protratta per questo insieme di condizioni, per la<br />
generalità dei presenti a bordo era inammissibile. Dobbiamo dire – devo dire e i colleghi<br />
ovviamente sono sulla mia stessa posizione in proposito, queste cose sono state discusse<br />
collegialmente e ripetutamente perché ci rendiamo conto dell’importanza di quello che andiamo<br />
dicendo – dobbiamo dire che abbiamo tenuto conto di ciò che ci era stato detto circa la modalità
della collisione fra le due navi e della brutalità, intensità dell’incendio verificatosi a carico di<br />
entrambe, ma in particolare a carico del <strong>Moby</strong>. Dobbiamo dire che abbiamo tenuto conto della<br />
testimonianza del teste superstite Beltrand. Anzi, per poter valutare meglio la plausibilità di questa<br />
testimonianza, chiedemmo all’ufficio di poter sentire direttamente il teste medesimo qualche mese<br />
dopo, mi pare nel settembre, tenendo ben presenti le dichiarazioni che quel teste aveva reso al<br />
mattino successivo al disastro all’ufficio del Pubblico Ministero. Sentimmo a lungo con la PG<br />
presente nell’ufficio il teste Beltrand, il quale confermò quello che aveva detto inizialmente.<br />
Cercammo di porre anche dei quesiti di ordine, chiamiamolo tecnico, che non erano stati in<br />
precedenza posti dall’ufficio per ovvi motivi: perché il primo interrogatorio ebbe luogo subito al<br />
mattino e non aveva finalità del tipo che noi andavamo ricercando e quindi ascoltammo a lungo il<br />
Beltrand il quale ci riferì l’accaduto in maniera che a noi apparve del tutto plausibile e collimante<br />
con l’insieme dei dati circostanziali che avevamo dedotto e come dati circostanziali dei quali<br />
eravamo stati informati. Mettendo insieme tutti questi elementi giungemmo alla conclusione che,<br />
verosimilmente, assai plausibilmente, la sopravvivenza globale, globalmente considerata delle<br />
persone a bordo, salvo l’eccezione che noi abbiamo ritenuto vera eccezione, singolare eccezione,<br />
quella del Beltrand, non sia andata oltre alcune decine di minuti e quindi che abbiamo poi nel testo<br />
scritto, indicato con una mezz’ora. Anzi, devo dire in coscienza che, inizialmente, nei primi<br />
momenti del sinistro, io pensavo a tempi anche qualche minuto in meno rispetto alla mezz’ora,<br />
piuttosto che a dei minuti in più. Questi dati che ho richiamato, come avevo accennato prima,<br />
furono valutati alla lice delle conoscenze di alcuni disastrosi incendi consegnati nella letteratura e<br />
naturalmente non perdendo di vista anche le risultanze dell’indagine tossicologica. Dalla ricerca che<br />
facemmo emerse che in un certo numero di incendi, tra quelli più disastrosi, si erano avuti effetti<br />
estremamente dannosi, sino ad essere letali, con tempi analoghi a quelli che noi abbiamo ritenuto<br />
essere validi per la vicenda <strong>Moby</strong> <strong>Prince</strong>. Quindi abbiamo esaminato quello che è consegnato in<br />
letteratura a proposito del disastro che si ebbe in uno stadio inglese a Befford qualche anno fa, ora<br />
non ricordo bene l’anno, nel quale stadio morirono più di 50 persone, all’aperto, durante una partita,<br />
al pomeriggio, per un subitaneo incendio che ebbe a svilupparsi al di sotto del... malgrado i tentativi<br />
che evidentemente furono posti in atto di salvezza. Perché di fronte a incendi disastrosi non c’è che<br />
una via: la fuga. Se si riesce a fuggire ci si salva, se non si riesce a fuggire rapidissimamente si<br />
muore. Questa è l’idea generale per quando succedono accadimenti del genere. Vedemmo così la<br />
vicenda di un albergo di Portorico che si incendiò e l’incendio si innescò rapidamente, si estese<br />
rapidamente, cosicché morirono un bel po’ di persone in tempi molto brevi, malgrado i soccorsi che<br />
furono assai rapidi, da quello che risulta dalla documentazione che noi abbiamo acquisito. Così poi<br />
avevamo avuto notizia e poi abbiamo riesaminato la vicenda successa nel <strong>19</strong>42. Presenti 1000<br />
persone nel night-club, per un incendio che rapidamente si sviluppò, ne morirono 480, circa la metà.<br />
Ovviamente anche per certe carenze che allora furono dimostrate, del non rispetto delle norme<br />
antincendio: porte che non si aprivano per il verso giusto e così via. Comunque si trattò certamente<br />
di tragedie che si svolsero nel volgere di pochi minuti e nel volgere di pochi minuti determinarono<br />
un gran numero di morti. Questi sono gli elementi convergenti.<br />
La nota divergente rispetto alle nostre convinzioni, al nostro parere, è rappresentata dalla<br />
sopravvivenza del Beltrand. La sopravvivenza del Beltrand ci apparve subito come evento<br />
straordinario e continuiamo a considerarlo un evento straordinario. La sola spiegazione ragionevole<br />
che troviamo per una sopravvivenza come quella che poteva avere, tanto da poter poi essere salvato,<br />
il Beltrand, sta nel fatto che lui, come ha dichiarato, si era tolta la maglietta, o la maglia o la<br />
camicia, non ricordo bene, un indumento, che poi lo bagnava da una sorgente da dove usciva<br />
dell’acqua e poi si immetteva, teneva questo indumento bagnato alla bocca. Questo in effetti può<br />
consentire – può darsi che sia una misura che abbiano messo in atto anche altri a bordo, però non<br />
abbiamo elementi in proposito perché poi è bruciato tutto successivamente, comunque questo è un<br />
provvedimento che ovviamente riduce di molto la penetrazione di fumo, il che attenua le<br />
conseguenze sfavorevoli ambientali. Del resto, in quella disgrazia di cui dicevo prima, di questo<br />
night-club americano di Boston, risultò che tra le persone che si salvarono, che giunsero
apidamente in ospedale con gravi difficoltà respiratorie ma che poi si salvarono, si salvarono<br />
proprio perché ebbero questo accorgimento. Invece di pensare immediatamente alla fuga per cui si<br />
ammassarono verso le porte ecc., precedettero a questa misura che sembrava intuitiva ed<br />
elementare, ma che in situazioni drammatiche probabilmente non viene apprezzata e avvertiva, un<br />
certo numero di queste persone, si dice in un articolo che sembrerebbe storicamente valido, che<br />
appunto si salvarono per questo tentativo di difesa. La spiegazione che si può trovare per il Beltrand<br />
è questa. Il Beltrand, come risulta dagli atti, quando fu recuperato dalle acque e si trovò quindi<br />
sull’imbarcazione che l’aveva salvato, che lo aveva soccorso, presentava alcuni disturbi che sono<br />
propri delle intossicazioni da ossido di carbonio, perché aveva mal di testa, conati di vomito...<br />
queste sono alcune cose che già risultavano inizialmente ma che noi chiarimmo successivamente,<br />
per cui evidentemente aveva inalato una certa quantità di ossido di carbonio e anche altri gas, ma<br />
non in misura tale da essere incapacitato, cioè da non rendersi più conto di cosa poteva fare o era in<br />
grado di fare per salvarsi, per muoversi. Mentre probabilmente molti altri rapidamente sono finiti in<br />
questa condizione di incapacità con insufficiente coordinamento motorio, con scarsa<br />
consapevolezza, tenendo conto poi che il fumo accecava, rendeva più difficile vedere quello che<br />
eventualmente era necessario vedere per tentare di salvarsi. Questi sono alcuni elementi, ora<br />
probabilmente ho dimenticati degli altri di significativi.<br />
PM: Questa indicazione temporale che prima ci ricordava vale anche con riferimento ai due corpi<br />
poi ritrovati nella sala macchine che sono integri?<br />
BARGAGNA: Noi Abbiamo ritenuto di sì, pensando anzi, direi sulla scorta del fatto che a quanto ci<br />
era stato detto, ripetutamente, dopo richieste fatte più volte, che l’impianto di aerazione della nave<br />
era rimasto funzionante. L’impianto di aerazione funzionante ha significato probabilmente o quasi<br />
certamente la diffusione dei fumi, in diversa misura ovviamente, ma soprattutto la diffusione dei gas<br />
e dei gas più diffusi quale l’ossido di carbonio. L’ossido di carbonio è estremamente diffusibile. Qui<br />
a Livorno qualche anno fa mi pare che morì un’anziana donna per una perdita di gas che si era<br />
avuta nella strada e la donna abitava nell’appartamento al piano terra in Corso Mazzini, quindi a<br />
distanza di 10 metri. La perdita di gas, infiltrandosi dentro attraverso un tubo era risalita. Ci sono<br />
persone che intossicate dall’ossido di carbonio in maniera letale all’aperto, in ambienti del tutto<br />
all’aperto, vicino a un fuocherello per scaldarsi, appisolandosi, si può andare incontro a morte per<br />
ossido di carbonio. Quindi è un gas molto insidioso e molto diffusibile. Noi riteniamo che l’ossido<br />
di carbonio si sia diffuso rapidamente nella nave con un tasso molto elevato, proprio per le modalità<br />
e il tipo di incendio. Io ovviamente non sono un esperto di incendi e forse una ricostruzione<br />
dell’incendio da parte di esperti di incendi potrebbe puntualizzare qualche ulteriore successione di<br />
eventi, ma, plausibilmente, queste persone sono state tra le ultime a decedere per il fatto che sono<br />
state esposte a una nox, mentre le altre sono state esposte in vario modo a diverse nox, sempre che<br />
queste persone siano sempre state in sala macchine dove poi furono trovati i corpi al momento del<br />
reperimento. Analoga considerazione per le persone che si trovavano a poppa, che si trovavano sul<br />
ponte di poppa all’aperto. Io ritengo che, rapidamente, queste persone sono state incapacitate,<br />
quindi nell’impossibilità di prendere misure a difesa e questo ha significato di lì a breve la loro<br />
morte.<br />
PM: Con riferimento ai due corpi poi rinvenuti nella sala macchine probabilmente su questi è stato<br />
possibile fare autopsia perché erano meglio conservati.<br />
BARGAGNA: E’stato fatto di uno dei due. Per l’altro non ricordo per quali motivi non fu fatto.<br />
PM: I dati evidenziabili al tavolo settorio sono compatibili con le conclusioni che si traggono dalla<br />
estrapolazione dei dati circostanziali.
BARGAGNA: Aveva 61 e 69, quindi è una quantità rilevante di carbossiemoglobina. La 131 aveva<br />
54e 95 di carbossiemoglobina, invece erano bassi i valori di acido cianidrico, per cui probabilmente<br />
sono stati meno esposti ai fumi che contenevano i materiali che incendiandosi liberano acido<br />
cianidrico. Questi due tassi sono tassi letali: sopra 50%. Naturalmente se poi si è in condizioni di<br />
ipossia, cioè l’ossigeno diminuisce nell’aria per i motivi che abbiamo detto, anche con tassi più<br />
bassi si può andare a morte.<br />
PM: Io naturalmente mi riferivo ai tempi, nel senso, i dati che ora ci ha ricordato sono compatibili<br />
con un’indicazione temporale quale prima ci ricordava che era complessivamente ricavabile dai<br />
dati...<br />
BARGAGNA: Sono compatibili sul presupposto che l’incendio nella sua brutalità abbia<br />
determinato una concentrazione di ossido di carbonio nell’ambiente assai elevata. Direi,<br />
sostanzialmente, assai più elevata di quanto si verifica negli incendi ordinari. Noi riteniamo che,<br />
Proprio per il fatto che del petrolio leggero facilmente infiammabile abbia investito la nave, si sia<br />
avuta una presenza di ossido di carbonio nell’ambiente nave molto elevata, per cui anche in tempi<br />
relativamente brevi si raggiungono valori elevati di carbossiemoglobina.<br />
PM: Accennava prima alla situazione delle persone i cui cadaveri sono stati poi ritrovati all’aperto<br />
sul ponte di poppa. Si può dare qualche indicazione di dettaglio, se possibile, sulla posizione del<br />
D’Anonio, che è la persona che il Beltrand ha riferito essere morta vicino a lui, per ultima per<br />
quanto li consta.<br />
BARGAGNA: Sì. D’Antonio, che io ricordi, era vicino alla posizione che il Beltrand ha dichiarato<br />
di tenere. Gli esami tossicologici del D’Antonio non li ricordo, però c’è da dire che, il Beltrand, nel<br />
riferire i suoi tempi, inizialmente, ne riferì in maniera plausibilmente scorretta, perché il lungo<br />
periodo di tempo per lui, per quanto avesse l’orologio al polso, vissuto in quella situazione di<br />
emergenza, fece sì che ebbe una percezione dei tempi alterata, dilatata, nel senso che sosteneva che<br />
erano due ore... invece è risultato che ha sopravvissuto per 74 minuti fintanto che poi... quindi per<br />
75 minuti e non per due ore, e più, che lui diceva. Per cui, quando riferisce che a un certo momento<br />
il D’Antonio si è accasciato, ha cercato lui di fargli la respirazione bocca a bocca probabilmente<br />
non è trascorso un tempo superiore alla mezz’ora che noi indichiamo. Potrebbe anche darsi che lo<br />
fosse stato, ma certamente non era un tempo sensibilmente più protratto da quello da noi indicato.<br />
Questa è la spiegazione che noi si dà per la vicenda D’Antonio. Ovviamente con il beneficio dei<br />
presupposti su cui noi fondiamo le nostre deduzioni.<br />
PM: Senta Professore, esiste poi un cadavere, quello di Esposito e mi pare di nome si chiami<br />
Francesco, ripescato in mare. Quali sono le cause della morte di questo signore?<br />
BARGAGNA:Le cause della morte sono certamente l’annegamento. Il cadavere era abbastanza ben<br />
conservato. Fu la prima autopsia che si fece nel pomeriggio. Invece di farla nei capannoni la<br />
facemmo all’obitorio perché la salma fu recuperata verso le nove del mattino dell’11 Aprile da una<br />
motovedetta della Guardia di Finanza. Anzi, noi volevamo sapere se c’erano altri corpi all’intorno o<br />
in prossimità della nave e si ebbe solo il reperimento di questo solo corpo. L’esame autoptico fornì<br />
risultati apprezzabili perché il cadavere era ben conservato e gli elementi raccolti depongono<br />
indubbiamente per una morte da asfissia da annegamento. Naturalmente un annegamento un<br />
po’particolare perché probabilmente ebbe a risentire del fatto che l’acqua nella quale per un po’di<br />
tempo l’Esposito ebbe a trovarsi dopo che finì in mare era un’acqua che conteneva petrolio, nafta<br />
probabilmente, anche in uno strato non trascurabile. Poi in quest’acqua inquinata rimase per un po’.
PM: Di questa particolarità dell’acqua, la presenza del petrolio ecc., voi avete un riscontro in sede<br />
di autopsia o di osservazione del cadavere?<br />
BARGAGNA: Sì, di osservazione del cadavere: gli indumenti erano intrisi sostanzialmente da<br />
quello che noi avremmo detto nafta o comunque olio oligominerale o qualcosa del genere; vi erano<br />
effetti macerativi sul volto e sulle parti scoperte che erano effetti macerativi dovuti quasi<br />
sicuramente al petrolio. Tant’è vero che siamo rimasti perplessi su alcune minori lesioni che<br />
potevano essere attribuite agli effetti del calore, a ustione, ma, probabilmente, la maggior parte di<br />
queste,... anche perché la causticazione e l’ustione poi producono effetti analoghi sostanzialmente<br />
ad un esame. Per cui riteniamo assai più probabile che le alterazioni cutanee rilevate siano<br />
alterazioni prodotte dall’aver galleggiato, dall’aver nuotato, e certamente ha nuotato perché<br />
l’asfissia di annegamento è completa, quindi non è una persona che è finita in mare morta, o che è<br />
finita in mare mezza morta. E’quella persona che ha potuto muoversi, ha potuto compiere<br />
movimenti, atti respiratori, tanto che nell’albero respiratorio effettivamente è stato trovato del<br />
materiale nerastro che probabilmente è sempre riconducibile al petrolio che galleggiava ed è assai<br />
meno probabile che sia invece quella fuliggine o quel fumo carico di particelle che invece poi ha<br />
annerito la trachea di un certo numero di cadaveri di quelli sottoposti ad autopsia.<br />
PM: Si può determinare il tempo di sopravvivenza in mare di questo signore?<br />
BARGAGNA: No, non vedo in base a... di sopravvivenza in mare non vedo quale sia la possibilità.<br />
Certamente non dovrebbe aver vissuto a lungo perché, suppongo che sia finito in mare, si sia gettato<br />
o sia stato spinto in qualche modo in mare verso le 22.30. Il corpo è stato recuperato alle 9.30 del<br />
mattino, dopo un certo numero di ore. Dagli effetti macerativi prodotti dal petrolio probabilmente è<br />
da ritenere che non sia sopravvissuto a lungo una volta finito in mare, perché se fosse vissuto a<br />
lungo probabilmente questi fenomeni sarebbero stati meno rappresentati. Però questo è un aspetto<br />
che non è stato dettagliatamente affrontato nella nostra relazione.<br />
PM: Ancora sull’Esposito. Lei, giustamente, prima faceva un cenno al fatto che è possibile, avendo<br />
compiuto atti respiratori succedutisi per un certo periodo di tempo, il Sig. Esposito abbia anche<br />
nuotato. Su questo punto voi avete fatto accertamenti, avete acquisito informazioni? Sappiamo se il<br />
Sig. Esposito sapeva nuotare?<br />
BARGAGNA: Non abbiamo informazioni di questo. Noi sappiamo che è andato incontro ad<br />
un’asfissia da annegamento e che quindi si deve essere dibattuto nell’acqua. Essendo un marittimo<br />
in qualche maniera forse abbiamo presunto senza approfondimenti che sapesse anche nuotare, però<br />
non lo sappiamo. Quello che invece sappiamo è che finora, non l’ho detto perché me lo stavo<br />
dimenticando, è che anche l’Esposito aveva della carbossiemoglobina, aveva 18,5 di<br />
carbossiemoglobina, il che vuol dire che anche lui aveva respirato prima, o sulla nave o subito dopo<br />
per un po’di tempo dell’aria nella quale si trovava dell’ossido di carbonio.<br />
PM: Quali sono gli effetti sull’organismo di questa percentuale?<br />
BARGAGNA: Sono effetti molto modesti. Sono effetti che possono dare cefalea, sensazione di<br />
instabilità, lieve lubilamento del sensorio, ma non sono effetti tali da incapacitare usualmente, salvo<br />
al solito che non vi fosse quella condizione di ridotto contenuto di ossigeno nell’aria, allora può<br />
darsi che anche un valore come questo possa determinare uno stordimento rilevante.<br />
PM: Comunque quel valore preso di per sé è compatibile con un’attività natatoria?
BARGAGNA: Sì, senz’altro. Penso sia stato senz’altro compatibile con questo valore di 18,51.<br />
Penso che un soggetto con un tasso di questo genere sia ancora in grado di muoversi.<br />
PM: Sul cadavere dell’Esposito sono stati rilevati esiti che possono essere messi in correlazione con<br />
un’attività di pressione da parte del Sig. Esposito di qualche oggetto che possa essere ricollegato<br />
magari induttivamente con un galleggiante, un qualche oggetto del genere a mare?<br />
BARGAGNA: Non mi pare... non ricordo i dettagli, ma mi sembra che non ci fossero elementi per<br />
ipotizzare un accadimento del genere.<br />
PM: Voi avete naturalmente preso visione anche dei contributi dei consulenti tecnici di parte<br />
medico-legali.<br />
BARGAGNA: Sì, medici legali e tossicologi forensi.<br />
PM: ...qualcuno dei quali sposta più avanti i tempi di sopravvivenza e avete poi acquisito nel corso<br />
delle indagini preliminari notizia dell’esistenza del cosiddetto secondo May Dey delle 22.44 di<br />
quella sera, una ventina di minuti dopo il lancio del primo May Dey. Ciò nonostante confermate le<br />
indicazioni che ora ci ha rappresentato Lei Professore?<br />
BARGAGNA: Sì, confermo e confermiamo – penso di parlare anche a nome dei Colleghi – quanto<br />
detto in precedenza così motivandolo. Per quanto attiene questo secondo May Dey, supponendo che<br />
ci sia stato, questo non contrasta con la nostra ipotesi perché si fa presto a passare ancora da una<br />
condizione ancora di poter svolgere ruoli tipo marconista e quello di perdere... di venire incapacitati<br />
e di venire incontro alla morte. Può essere un elemento che possa far pensare che la nostra<br />
valutazione sia restrittiva. Questo non è... assolutamente non è basato su dati scientificamente<br />
rigorosi. Per quanto riguarda quello che descrivono i Colleghi medici legali – forse per i tossicologi<br />
la risposta più pertinente può venire dal Prof. Giusiani. Rilevò che il consulente di parte Dr. Cafini,<br />
per quello che io ricordo della sua consulenza, sembra mirare soprattutto ad affermare un antefatto<br />
significativo rispetto al fatto incendio del <strong>Moby</strong> e quindi questo determina una impostazione che è<br />
diversa. D’altra parte se questo dato storico non trova conferma noi non abbiamo elementi per dare<br />
credito o valutare ecc... Mi pare che il Dr. Cafini giunge a dire che probabilmente fino a un’ora vi è<br />
stata sopravvivenza sulla nave, mi pare nella parte conclusiva della sua relazione. La relazione del<br />
Dr. Cafini però, sotto questo profilo, si fonda sulla relazione del Dr. Tagliaro di Padova, che è un<br />
tossicologo forense qualificato. Entrambe le relazioni ci sono state messe a disposizione. Nella<br />
relazione del Dr. Tagliaro si sostiene che il nostro margine di 30 minuti è un margine stretto, però<br />
non si adducono motivazioni adeguate per margini più ampi. Si valutano e si criticano in parte gli<br />
accertamenti di ordine chimico-tossicologico, si dubita della possibilità di fare delle deduzioni<br />
puntuali e, soprattutto poi basandosi sul fatto della diversa quantità di carbossiemoglobina trovata<br />
nei diversi cadaveri per ritenere che plausibilmente non vi è stata una morte simultanea, coeva a<br />
tappeto di tutti quanti, ma che vi sono stati momenti successivi al di là della mezz’ora. Però più di<br />
tanto mi sembra che il Collega non vada. Per quanto attiene all’altra consulenza, quella del collega<br />
Prof. Fiori, svolta in collaborazione col Prof. Chiaretti, tossicologo forense, mi sembra che vi sia in<br />
primo luogo un elemento di distorsione nelle loro valutazioni che deriva dal fato che, per quello che<br />
loro ne sapevano evidentemente, i soccorsi avrebbero raggiunto la nave dopo <strong>16</strong> ore. Nella<br />
consulenza nelle prime pagine e poi successivamente si ripete, come se questo fosse un presupposto<br />
di rilievo. Questo ovviamente non corrisponde agli accadimenti così come si sono svolti. Questa<br />
questione dei soccorsi riguarda altri. Mi sembra che i due colleghi, il Prof. Fiori in particolare, non<br />
abbia apprezzato adeguatamente la straordinarietà di questo accadimento. Le ricerche di cui vi ho<br />
detto prima sono state poi anche ulteriormente integrate, per vedere se era capitato in qualche parte<br />
del mondo qualcosa del genere negli ultimi decenni. Queste tragedie non hanno avuto riscontro.
L’unica, una tragedia di più grave portata è quella che si verificò al largo di una delle Isole Filippine<br />
– per cui abbiamo fatto richieste ufficiali per avere documentazione ma non siamo riusciti ad<br />
ottenerla – dove morirono, stando a notizie giornalistiche, 4.300 persone. Si trattò di una collisione<br />
in mare aperto tra un traghetto stracarico, come penso che capiti da quelle parti, e una petroliera.<br />
Questo era un accadimento che ricordava un po’quello nostro, ma non abbiamo trovato altro. Può<br />
darsi in vicende belliche si trovi qualcosa del genere. Questo effetto di straordinarietà del disastro,<br />
sempre che l’incendio sia avvenuto subito, con brutalità, con violenza, che praticamente i fumi<br />
avessero invaso la nave, che l’impianto di aerazione funzionasse, tutto questo non viene<br />
considerato. Invece viene ipervalutato il significato delle indagini chimico-tossicologiche, che noi<br />
abbiamo ritenuto meramente complementari, più a conferma che non... Invece nella consulenza del<br />
Prof. Fiori e del Prof. Chiarotti si tende invece a spulciare i valori di carbossiemoglobina e di acido<br />
cianidrico per poter dire che in realtà questi valori sono così dispersi e così diversi per cui anche<br />
nelle sopravvivenze di singoli possono risultare ampie. E mentre nella prima parte della relazione si<br />
dice che forse alcuni hanno vissuto al di là del tempo indicato dai consulenti del PM, poi nelle<br />
conclusioni si fa riferimento addirittura ad alcune ore e poi nella parte conclusiva anche al di là di<br />
alcune ore. Io non credo assolutamente possibile un’evenienza del genere, tuttavia nessuno può<br />
escludere nulla e qualsiasi eventualità anche remota poi, con gran sorpresa degli uomini può trovare<br />
riscontro.<br />
PM: Prof. Giusiani, il Prof. Bargagna l’ha chiamata in causa sull’esito dei suoi accertamenti e sul<br />
rilievo che a questo tipo di accertamenti, che Lei ha effettuato, va dato, nell’ambito della risposta ai<br />
quesiti positivi e alla comparazione delle conclusioni a cui perviene l’equipe del Prof. Bargagna con<br />
riferimento a quelle che invece sono le indicazioni dei consulenti di parte. Vorrei sapere qualcosa in<br />
proposito.<br />
GIUSIANI: Per quanto riguarda il quesito della sopravvivenza, che da quanto ho capito è quello che<br />
più interessa in questo momento, noi abbiamo fatto dal punto di vista tossicologico – faccio un<br />
po’di premessa per chiarire un po’quali sono state le nostre intenzioni e i nostri obbiettivi –<br />
praticamente abbiamo indagato sul sangue che era stato repertato da un’equipe del Prof. Bargagna,<br />
la presenza di ossido di carbonio, cioè di carbossiemoglobina, e di acido cianidrico. Questa<br />
indicazione è stata portata avanti perché dalla letteratura comune, che ormai è diventata una<br />
letteratura abbastanza specifica tale che viene indicata “fire-psichlolgy” cioè, c’è proprio una<br />
letteratura specifica sugli incendi perché effettivamente gli incendi portano effetti tossici e quindi<br />
una serie di cause, oltre a quelle naturalmente prodotte dalle fiamme, direttamente sulla vittima. Per<br />
quanto riguarda gli effetti tossici noi ci siamo limitati, come del resto fanno principalmente anche<br />
altri autori, alla determinazione di ossido di carbonio e di acido cianidrico, anche se devo ricordare,<br />
anche se a questo aveva già accennato il Prof. Bargagna, durante un incendio non sono i soli due<br />
gas che si sviluppano. Io nella mia relazione preliminare avevo riportato alcuni studi sperimentali<br />
che potevano un po’inquadrare quelle che sono le risultanze da un incendio e cosa può succedere.<br />
Durante un incendio ci possono essere principalmente prodotti derivati dalla pirolisi o prodotti di<br />
decomposizione ossidativa, che dipendono molto dal tipo di materiale che va sottoposto a<br />
combustione. Qui praticamente se ne sono riportati in uno studio sperimentale combustioni del<br />
legno e poi del propilene e sono parecchie decine di composti che sono stati trovati e identificati nei<br />
fumi di incendi, oltre naturalmente gas tossici come acido cianidrico e ossido di carbonio. Senza<br />
dimenticare che, durante lo sviluppo di incendi, uno dei problemi principali è il fumo e quindi con<br />
una aggressività prodotta anche dal fumo stesso. Poi, sempre per ritornare a quello che può prodursi<br />
durante un incendio, abbiamo sempre nella parte preliminare riportato, sempre da studi<br />
sperimentali, come evolve la percentuale dei gas presenti normalmente nell’aria e si può vedere che<br />
l’ossigeno presente, per esempio, in un incendio è... praticamente l’ossigeno nel giro di 7-8 minuti<br />
passa dal normale 21% al 4-5%. L’anidride carbonica, che anche questa ha un effetto a livello<br />
incapacitativo ecc., passa da quantità minimali fino al 12/15% sempre nel giro di una decina di
minuti. L’ossido di carbonio, anche questo, può arrivare a concentrazioni nel giro di 7-8 minuti del<br />
4-5% . Per avere una rapporto magari anche con le consulenze di parte, sono 40.000, 50.000,<br />
70.000, 4 – 5 – 7%, si arriva a 70.000 e sono riportate anche fino a 100.000 ppm. Questo per dirvi<br />
che naturalmente sono cose estreme, ci possono essere gradualità diverse a seconda del tipo di<br />
incendio, a seconda del materiale, e a seconda anche di come si propaga nell’ambiente. Cioè qui,<br />
effettivamente, una valutazione del polso, diciamo, sarebbe molto più fatto da una perizia tecnica<br />
che potesse in qualche maniera, non so se è stato fatto o se è possibile risalire alla dinamica<br />
dell’incendio, e quindi avere una valutazione anche se probabilistica a priori di quelle che potevano<br />
essere le concentrazioni.<br />
PM: Questi dati sperimentali ricostruiti che ci ha indicato, questi valori che si raggiungono dopo<br />
circa 10 minuti sono incompatibili con la vita?<br />
GIUSIANI: Certo che sono incompatibili con la vita. Cioè, se Lei considera, tanto per fare un<br />
esempio, una concentrazione di – qui abbiamo anche il lavoro che si può verificare con più<br />
precisione – ma una concentrazione da 1000 a 5000 ppm, quindi saremmo circa 10 volte al di sotto<br />
di quelli che possono essere i valori massimi di incendi di queste portate, può portare l’individuo a<br />
concentrazioni del 60 – 70% nel giro di pochi minuti. Cioè, è evidente che ci possono essere<br />
senz’altro, una volta raggiunte queste concentrazioni, incompatibilità con la vita. Sulla base di<br />
questi dati, quindi puramente sperimentali, perché sono naturalmente di indirizzo verso quelle che<br />
potevano essere certe indicazioni di incendio, abbiamo poi vagliato quelle che erano i gas più tossici<br />
e la letteratura riporta che, senz’altro, quelli che sono più tossici sono l’ossido di carbonio e l’acido<br />
cianidrico e quindi su questi due gas noi abbiamo puntato la nostra attenzione e abbiamo indirizzato<br />
le nostre indagini. . Abbiamo esaminato tutti quanti i campioni che ci sono stati repertati,<br />
singolarmente, quindi per ogni individuo, sia per determinare la concentrazione di<br />
carbossiemoglobina sia per quello di acido cianidrico. I risultati sono riportati qui nella consulenza<br />
e una prima valutazione è stata quella che sono stati riportati anche dei grafici , degli istogrammi<br />
per una maggiore comprensione visiva del problema, specialmente il grafico della figura 12 della<br />
consulenza mostra, per punti, l’eterogeneità di questi valori in cui io ho proprio diviso in zone, in<br />
una zona dove abbiamo un certo numero di persone in cui la concentrazione di acido cianidrico o di<br />
carbossiemoglobina erano sufficienti da sole per determinare la morte dell’individuo e poi altre<br />
zone in cui la morte poteva avvenire per una combinazione di questi due gas; ed altri individui<br />
ancora in cui la combinazione non era sufficiente a determinare la morte e quindi ecco che a questo<br />
punto noi abbiamo cercato di valutare qualsiasi cosa potesse dare un quadro, se possibile più chiaro,<br />
naturalmente sempre dal punto di vista dell’intossicazione, esclusivamente dagli effetti tossici. Da<br />
allora ci siamo preoccupati di vedere, in base a questi due gas, dei lavori riportati, specialmente dal<br />
lavoro fatto da Barbara Levin in un incendio nell’hotel Portorico e di valutare la differenza che ci<br />
poteva essere dalla presenza di questi gas tra morte e incapacitazione. La Levin propone una<br />
formula di tipo additivo valutando appunto questa formula a secondo del risultato si può indicare<br />
dalla combinazione di questi due gas che c’è stata sufficienza tossica per dare la morte all’individuo<br />
anche se singolarmente l’ossido di carbonio e singolarmente l’acido cianidrico non sarebbero<br />
riusciti, ma insieme possono dare la morte proprio per un effetto sinergico oppure addirittura<br />
portare incapacitazione. Su questo noi ci siamo basati, abbiamo avuto dei risultati e fra l’altro vi è<br />
stata apportata anche una modifica alla formula basandoci su un presupposto, presupposto di studio<br />
perché diciamo che la Levin, giustamente, introduce in questa formula una concentrazione letale di<br />
carbossiemoglobina di 50 che è una concentrazione a partire dalla quale si può avere la morte.<br />
Perché la morte può avvenire anche per 60 – 70 – 80%, fino a 90%, però noi abbiamo una<br />
concentrazione tate da cui si può cominciare a parlare di morte e così lo stesso per l’acido<br />
cianidrico. Noi abbiamo introdotto un valore da cui, secondo altri lavori, per esempio dello Steven e<br />
altri, si può parlare di morte per acido cianidrico. Con questa modifica noi abbiamo quindi dato due<br />
interpretazioni. Con questa modifica non si ottiene che la stragrande maggioranza degli occupanti la
nave era in grado di poter morire per intossicazione di ossido di carbonio e acido cianidrico da soli<br />
o in combinazione, oppure arrivare a un’incapacitazione. Questo è solo un tentativo di cercare di<br />
spiegare il più possibile a livello tossico quello che è successo. Però quello che succede in un<br />
incendio non può relegarsi al solo effetto tossico. Quindi mi richiamo a quello che diceva il Prof.<br />
Bargagna, giustamente, che è solo un corollario. Cioè, il discorso tossico e queste interpretazioni<br />
che sono state fatte proprio per cercare di capire meglio possibile quella che poteva essere<br />
l’eziologia, quella che poteva essere la dinamica, sono solo delle illazioni dal punto di vista sulle<br />
quantità tossicologiche. Cosa invece importante da determinare è il discorso dell’entità<br />
dell’incendio, della violenza con cui si è sviluppato l’incendio e del materiale che bruciava nella<br />
nave. Una cosa di cui penso non si è mai parlato, e non hanno parlato nemmeno i consulenti di<br />
parte, è che nella nave c’era petrolio, la nave aveva imbarcato petrolio e il petrolio bruciava e<br />
avvolgeva tutta la nave. Questo petrolio, a differenza di tutti gli altri studi che ci sono in letteratura<br />
in cui si parla di ambienti chiusi, si parla di aerei ecc., in cui l’incendio avviene e si sviluppa sulla<br />
tappezzeria, sul materiale combustibile. Questo è l’unico che noi abbiamo ritrovato – il Prof.<br />
Bargagna dice che non se ne trova in nessuna parte del mondo – in cui avevamo una nave, quindi<br />
combustibile perché con tutto il materiale invaso da petrolio che brucia e quindi brucia sul metallo,<br />
brucia da tutte le parti. Questo a noi ci ha convinto, che l’incendio dev’essere stato di una violenza<br />
estremamente elevate quindi avrà portato senz’altro, oltre naturalmente a temperature elevate.<br />
Quindi molti individui sono morti per effetto neurogeno, da fiamme, quindi da temperature elevate.<br />
Si può ipotizzare – di questo parleranno meglio magari i colleghi medici – morte nella folla. Nel<br />
salone De Lux per esempio i cadaveri sono ritrovati ammucchiati, quindi questa è un’altra ipotesi di<br />
morte; morte rapida. Nella consulenza infatti ho indicato che c’è senz’altro stata una differenza tra<br />
gli individui proprio per eziologie diverse, per nox diverse di mortalità: quindi morte nella folla,<br />
morte per fiamme, ecc., morti rapide, quindi individui che non hanno respirato grandi quantità di<br />
fumi tossici e infatti si trovavano con valori più bassi. Altri individui che hanno avuto il tempo<br />
magari, perché si sono riparati in qualche maniera, di respirare per più tempo e quindi sono arrivati<br />
a morte più lentamente. Però abbiamo ritenuto che questo lentamente sia sempre rientrato in quello<br />
che noi abbiamo indicato, anche se la cosa è indicativa, nel giro di mezz’ora, proprio sulla base del<br />
fatto che l’incendio a nostro avviso si è sviluppato rapidamente, ha investito rapidamente tutta la<br />
nave. Quindi praticamente noi siamo convinti sempre che la violenza dell’incendio abbia portato a<br />
determinare concentrazioni estremamente elevate, specie per quanto riguarda l’ossido di carbonio<br />
che deriva da qualsiasi materiale in combustione. Differenze ci possono essere da ambiente ad<br />
ambiente per l’acido cianidrico che invece deriva principalmente dalla porolisi, da materiali<br />
organici, tipo per esempio poliatiramide quindi moquette ed altri materiali del genere. Questo<br />
quindi ci ha convinto che anche in queste differenze il tempo per cui può essere avvenuto nelle<br />
varie fattispecie abbia portato a questo. Per ribadire il discorso della consulenza, principalmente<br />
Fiori-Chiarotti, in cui fanno presente che, valutando appunto queste concentrazioni di<br />
ossidoemoglobina e ossido di carbonio si ritrovano nello stesso ambiente concentrazioni piuttosto<br />
disparse, eterogenee, e nella loro consulenza vengono a concludere che praticamente queste<br />
differenze siano dovute a una bassa concentrazione nell’ambiente di ossido di carbonio e che abbia<br />
portato quindi gli individui a morire lentamente, quindi cioè a respirare quantità di ossido di<br />
carbonio ma in un tempo molto lento quindi, che poi dopo indicano per... reazione. A nostro avviso<br />
questo non è possibile ed è spiegabile questa differenza eterogenea intanto per le modalità diverse<br />
di morte, e questo è riferito anche in altri lavori. Parlo proprio del lavoro della Levin in cui si parla<br />
appunto di un ambiente chiuso in un hotel, in cui, nello stesso ambiente, ci sono concentrazioni<br />
estremamente diverse, sia di ossido di carbonio sia di acido cianidrico, tant’è che proprio la Levin è<br />
stata la prima a cercare, per interpretare il fenomeno tossico, di introdurre queste formule additive<br />
fra acido cianidrico e ossido di carbonio per verificare che su morti che non si presentavano<br />
carbonizzati, ma che erano ancora in uno stato non del tutto bruciato, di interpretare questa morte<br />
dovuta a questo effetto combinato.
PM: Dr. Bassi, prima il Prof. BArgagna si è implicitamente riferito anche a Lei quando ha fatto<br />
cenno ai suoi colleghi più giovani che hanno effettuato vari sopralluoghi sulla nave. Lei quando è<br />
andato per la prima volta a bordo della <strong>Moby</strong> <strong>Prince</strong>. Si ricorda?<br />
BASSI: Io sono salito a bordo della <strong>Moby</strong> <strong>Prince</strong> la prima volta assieme al Prof. Bargagna e a<br />
diversi altri di noi la mattina successiva, quindi il 12, dopo che la nave fu portata alla darsena. Poi<br />
sono salito a bordo mi sembra il sabato successivo, comunque è dichiarato nel verbale dello<br />
svolgimento delle operazioni, assieme al Dr. Pierotti e con lui abbiamo passato alcune giornate a<br />
bordo della nave per parecchio tempo alla ricerca di tutto ciò che poteva essere utile sia ai fini<br />
dell’identificazione e comunque per quanto riguardava gli accertamenti medico-legali di<br />
competenza.<br />
PM: E’ stato anche in sua presenza che a distanza di giorni si è riscontrata la presenza a bordo della<br />
nave quei due cadaveri a cui prima faceva riferimento il Prof. Bargagna all’interno dei locali... dei<br />
bagni mi pare?<br />
BASSI: Sì, quei due cadaveri li trovammo proprio il Dr. Pierotti ed io mentre facevamo questo<br />
sopralluogo che erano racchiusi, erano all’interno di una toilette donne vicino al salone De Lux, nel<br />
vestibolo mi sembra che da al salone De Lux; mi sembra che furono trovati, se ricordo bene, verso<br />
il 22 – la data la possiamo controllare qua sopra – per una particolare circostanza. Comunque erano<br />
di fatto non identificabili queste salme perché erano all’interno dei bagni, completamente ricoperte<br />
da materiale incenerito ed essi stessi erano carbonizzati. Per cui occorreva un occhio<br />
particolarmente attento per poter distinguere in quelle masse informi i due corpi.<br />
PM: Questi cadaveri di chi erano, se lo ricorda?<br />
BASSI: Se non erro sono i cadaveri di Rosetti Sergio e Campus Gianfranco, cioè gli ultimi due<br />
trovati.<br />
PM: Campus era un carabiniere, è vero?<br />
BASSI: Campus aveva la pistola. Mi ricordo bene che aveva la pistola in tasca.<br />
AVV. BASSANO: Il numero per favore?<br />
BASSI: 133 è Rosetti e 134 è Campus.<br />
PM: Dr. Bassi, il fatto che questi due cadaveri siano stati rinvenuti a distanza di più di 10 giorni dal<br />
primo sopralluogo a bordo del traghetto può o potrebbe far pensare al fatto che queste persone<br />
trovarono in un primo tempo rifugio in un locale particolarmente protetto? Secondo la sua<br />
valutazione, anche queste due persone sono andate a morte con gli stessi tempi che abbiamo detto<br />
per le altre, oppure no?<br />
BASSI: Queste due salme erano nella toilette accanto al vestibolo, cioè a livello di 2 metri, forse<br />
nemmeno, da un mucchio di cadaveri. A pochi altri metri, 5 – 6 – 7 metri, c’era il grosso dei<br />
cadaveri, quelli all’interno del salone De Lux, quindi erano praticamente gli stessi locali.<br />
PM: Nelle stesse condizioni?<br />
BASSI: Direi analoghe condizioni. D’altra parte anche le condizioni di abbruciamento di questi<br />
cadaveri erano simili a quelli trovati poco distante. All’interno della toilette si era accumulata molta
acqua per cui, in parte, almeno alcune parti dei corpi erano meno carbonizzate, ma le parti più<br />
esposte erano ugualmente carbonizzate.<br />
AVV. CERRAI: Prof. Bargagna, ho visto dalla perizia e dalle conclusioni che Lei ha appena<br />
affermato, che tutti i passeggeri del <strong>Moby</strong> <strong>Prince</strong> sarebbero morti entro 30 minuti e una causa di<br />
questa morte Lei ritiene che sia, ovviamente, l’incendio e il fumo che si sia propagato molto<br />
rapidamente, se ho capito bene. Su quali presupposti ha fondato questa affermazione della<br />
propagazione veloce dell’incendio e del fumo?<br />
BARGAGNA: I presupposti sono quelli delle informazioni che mi sono state date. Io non ero<br />
presente all’incendio, sono le informazioni del collegio tecnico che aveva compiti specifici a<br />
riguardo e con il quale ovviamente siamo rimasti in contatto per chiarirci meglio le cose. Comunque<br />
nella consulenza vede che questo è scritto, sia nella parte introduttiva sia nella parte conclusiva ed è<br />
ripetuto nelle consulenze suppletive successive.<br />
AVV. CERRAI: Sì, però io volevo sapere che tipo di...<br />
PRESIDENTE: Mi scusi Avv. Cerrai, permettetemi una domanda rivolta a Lei e agli altri. Siamo<br />
leggermente perplessi sui motivi per i quali, vista la presenza del collegio dei periti del PM i<br />
consulenti di parte sono ben lungi dal presenziare a questa udienza. Sarebbe stato molto utile,<br />
perché ora voi fate domande, per carità, come le potremmo fare noi, come chiunque di noi,<br />
abbastanza approssimate. Non c’è la pertinenza e la puntualità per un contraddittorio tra tecnici...<br />
Faccia le domande.<br />
AVV. CERRAI: Lei Professore diceva che nella perizia c’erano questi presupposti su cui fondava<br />
tale affermazione della velocità della propagazione ecc. Ma i consulenti tecnici hanno depositato<br />
solo nel ’94 la loro perizia definitiva. Come era possibile che nell’imminenza sapessero già quali<br />
erano i tempi di propagazione e tutto? Mi sembra difficile poter stabilire un presupposto di questo<br />
genere su cui poi si fonda tutta la perizia.<br />
BARGAGNA: Direi che è un presupposto che aveva tutte le caratteristiche del fatto storico, però<br />
poi questa è una valutazione che io non posso fare. Io ho chiesto all’ufficio di essere informato,<br />
sistematicamente, degli accertamenti tecnici senza i quali non sarebbe stato possibile pronunciarci.<br />
Ci è stato detto che quelle informazioni potevano rappresentare una base ragionevole per la<br />
pronuncia, e la consulenza è stata fatta.<br />
AVV. CERRAI: Per cui Lei ritiene che cambiando questi presupposti anche degli elementi...<br />
BARGAGNA: Naturale! Se un collegio di esperti in incendi dicesse che l’incendio è cominciato a<br />
prua alle 10.30 e poi è finito a poppa alle 9 del mattino cambierebbe completamente. Allora<br />
sarebbero tutti in mare, o buona parte dell’equipaggio sarebbe in mare. C’è la testimonianza del<br />
Beltrand, che conosciamo tutti, vi sono le testimonianze di tutti quelli che arrivarono per primi<br />
intorno al <strong>Moby</strong>, ecco, mettendo insieme questi elementi sembrava ragionevole quello che ci veniva<br />
detto. Se poi non è confermato, dobbiamo rivedere i nostri punti di vista.<br />
AVV. CERRAI: Infatti Lei diceva prima che il nostro medico legale, appunto il Dr. Caffini, parte<br />
da un antefatto che non era ancora stato portato agli atti ovviamente.<br />
BARGAGNA: Infatti.
AVV. CERRAI: Però nemmeno gli antefatti che Le sono stati riportati sono stati ancora provati. Per<br />
cui, dicevo...<br />
BARGAGNA: L’antefatto era un’esplosione a bordo della nave che non aveva rilevanza sotto il<br />
profilo dell’incendio. Invece il fatto di cui mi sono occupato è quello che concerne l’incendio.<br />
Quindi l’antefatto per me era antefatto in questo senso.<br />
AVV. CERRAI: Non era solo quello dell’esplosione. Per esempio, anche riguardo alla riunione dei<br />
passeggeri nel salone De Lux, dove noi sappiamo che l’82% dei passeggeri sono stati trovati e nelle<br />
immediate vicinanze. Lei stesso mi sembra che abbia detto che non vi erano lesioni traumatiche.<br />
E’vero?<br />
BARGAGNA: Sì.<br />
AVV. CERRAI: In questo contesto voi avete anche reperito oggetti personali accanto ai cadaveri,<br />
oppure nei sacchi dove sono stati trasportati i cadaveri, come borse, valige, salvagenti...?<br />
BARGAGNA: Sì, io ricordo bene – come poi ho trascritto – che in alcuni sacchi si trovavano anche<br />
effetti personali diversi dagli indumenti per ciascuno. Qualche volta addirittura erano di altri che<br />
erano vicini. Evidentemente i Vigili del Fuoco o coloro che avevano provveduto alla rimozione<br />
delle salme avevano fatto del loro meglio, ma non sempre erano riusciti a distinguere quello che era<br />
di appartenenza di una salma e dell’altra.<br />
AVV. CERRAI: Questo, come sua opinione, non le farebbe ritenere possibile un allertamento<br />
precedente, non dovuto a qualsiasi causa particolare, un allertamento precedente alla collisione?<br />
BARGAGNA: D’altra parte alcuni degli occupanti del traghetto indossavano, non mi ricordo bene<br />
quanti, ma indossavano addirittura una salvagente. Quindi mezz’ora, 20 minuti, sono sufficienti per<br />
spostarsi da una parte all’altra della nave portando dietro gli effetti personali o applicandosi il<br />
salvagente nella speranza che... non è un tempo, è vero che può apparire pochissimo, soprattutto<br />
appare poco per i congiunti poveretti defunti, però è un tempo sempre in cui ci si muove, ci si può<br />
spostare. Quindi non vedo la necessità di un precedente allertamento. Se noi avessimo potuto<br />
rimuovere le salme direttamente una per una... ma non era possibile perché ovviamente tutti quanti i<br />
parenti volevano al più presto la loro salma, a parte le altre considerazioni se avessimo fatto questo<br />
probabilmente, saremmo in grado di dare una risposta più puntuale. Però con gli elementi che<br />
abbiamo non possiamo né escludere né ammettere un precedente allertamento, sempre per i tempi<br />
brevi.<br />
AVV. CERRAI: Lei poi ha fa riferimento, sempre nella sua perizia, che l’impianto di aerazione era<br />
funzionante.<br />
BARGAGNA: A noi era stato detto che era funzionante.<br />
AVV. CERRAI: Questo le era sempre stato detto dai consulenti del PM?<br />
BARGAGNA: O dallo stesso ufficio del PM.<br />
AVV. CERRAI: Lei sapeva, era a conoscenza al momento della redazione della perizia che nel<br />
salone De Lux l’impianto si poteva chiudere manualmente?
BARGAGNA: No, e nemmeno mi interessava molto per la verità, perché non era un problema. A<br />
me interessava sapere se l’impianto di aerazione era funzionante o non funzionante. Gli altri aspetti<br />
poi evidentemente erano aspetti che interessavano il collegio tecnico. A me fu detto che era<br />
funzionante.<br />
AVV. CERRAI: Lei capisce però che se l’impianto poteva essere chiuso manualmente...<br />
PRESIDENTE: Avvocato, ma non si fanno queste domande a un medico legale! Non è questa una<br />
valutazione da chiedere a un medico legale! Non le ammetto questa domanda. Vada avanti per<br />
favore.<br />
AVV. CERRAI: Perché sui corpi che sono stati trovati in sala macchine solo su uno di essi è stata<br />
fatta l’autopsia?<br />
BARGAGNA: Non mi ricordo questo. E’ stata fatta solo su uno dei due probabilmente per motivi<br />
di sollecitazione o di difficoltà contingenti. Lei doveva essere presente lì in quei giorni Avvocato!<br />
Se fosse stata lì con me qualche ora capirebbe perché a qualcuno non è stata fatta l’autopsia. Non è<br />
stata fatta l’autopsia, quindi le ho risposto.<br />
AVV. CERRAI: Il numero 26, il Baldauf, era, se non sbaglio, la persona a cui non è stata fatta la<br />
perizia.<br />
BARGAGNA: Non sempre era indispensabile. Era a nostra discrezione procedere ad autopsia o non<br />
procedervi. Sono stati eseguiti prelievi di sangue dai vasi femorali per indagini di laboratorio, che<br />
era il dato che appariva più significativo. Quello fu fatto. L’autopsia fu ritenuta non necessaria,<br />
anche per la necessità di dover consegnare al più presto le salme per motivi di pressione psicologica<br />
che vi erano in quei giorni.<br />
AVV. CERRAI: Certo, io mi rendo perfettamente conto di questa esigenza. Siccome questo, dai<br />
rilievi fotografici, risultava essere il meglio conservato, come è stato...<br />
BARGAGNA: Essendo meglio conservato non ci diceva molto di più penso. Questo aveva soltanto<br />
le conseguenze dell’inalazione di gas.<br />
AVV. CERRAI: Senta Professore, è stato fatto l’esame tossicologico sul cadavere n.9, D’Antonio?<br />
BARGAGNA: No. Su D’Antonio non è stato fatto nemmeno l’esame tossicologico, mi sembra.<br />
AVV. CERRAI: Siccome questo era quello che era sopravvissuto – si ritiene, parrebbe – più a<br />
lungo essendo stato trovato assieme al Beltrand...<br />
BARGAGNA: Non sapevamo questo in quel momento. In quel momento, l’accertamento, per<br />
quanto il quesito facesse riferimento alla sopravvivenza, il complesso delle indagini si svolgeva<br />
soprattutto nel senso di identificare e far presto a consegnare le salme.<br />
AVV. CERRAI: Siete certi del numero dei cadaveri presenti a bordo rispetto ai passeggeri?<br />
BARGAGNA: Lo abbiamo scritto, lo veda Lei, semmai mi dica cos’è che non le tornano i conti.<br />
AVV. CERRAI: Basta che mi risponda a questa domanda.
BARGAGNA: Sì. C’era uno di cui fu trovato solo un anello ed è stato presunto dall’ufficio che<br />
quell’anello testimoniasse la presenza a bordo di questa persona della quale se ricordo bene non si è<br />
trovato nulla.<br />
AVV. CERRAI: Nelle autopsie che avete eseguito, che tipo di rilievi sono stati fatti? In particolare<br />
sono stati eseguiti dei rilievi istologici sull’apparato respiratorio?<br />
BARGAGNA: Non Ricordo. Penso di no. In linea di massima non sono stati fatti. Soltanto su<br />
qualche cadavere, Forse su qualche cadavere sono stati fatti, certamente non è stata una ricerca<br />
sistematica.<br />
AVV. DE ROSA: E’ stato detto da Lei, Prof. Bargagna, che l’analisi dei cadaveri, quanto meno<br />
della maggior parte di essi, è avvenuta sicuramente, probabilmente, anche in maniera necessitata<br />
dalle circostanze, dopo il terzo giorno di collisione. Me lo conferma questo?<br />
BARGAGNA: Il pomeriggio del giorno 11 furono rimossi dal <strong>Moby</strong>, che io ricordi, 9 corpi, dall’1<br />
al 9, come scritto nella relazione. Questi corpi credo che siano stati esaminati il giorno dopo, se non<br />
il giorno stesso, quindi non tre giorni dopo. Il giorno dopo fu fatta l’autopsia a quello che è stato<br />
trovato in mare e poi gli altri, i primi sette furono visti... Queste nove salme non erano tutte quante<br />
conservate nello stesso modo, perché anche se vicine se ne trovava qualcuno carbonizzato e qualche<br />
altro meglio conservato e anche questo non sempre è apparso spiegabile. Ora, nella relazione di<br />
perizia, che dovrebbe essere a sua disposizione, è detto che il primo identificato, il primo dei corpi,<br />
Luigi Peres Deveira, è stato identificato molto dopo, per cui per esempio l’accertamento su questo<br />
corpo è stato fatto dopo che si è avuta l’identificazione e in più tempi. All’Averta Rocco – “ponte<br />
imbarcazione, non indossa alcun indumento” – gli furono fatti degli accertamenti che cominciarono<br />
praticamente, che io ricordi, il giorno dopo che erano strati messi a nostra disposizione, la mattina<br />
dopo. Perché per esempio anche su questo Averta dovevamo procedere ad esame radiografico del<br />
cranio. Quindi la domanda che Lei pone non consente una risposta sì o no, nel senso che i corpi<br />
cominciarono ad essere esaminati subito, ma le prime difficoltà in cui ci imbattemmo furono quelle<br />
dell’identificazione, perché anche questi corpi che erano sul ponte erano purtroppo ben abbruciati.<br />
C’era qualcuno un po’meglio conservato, ma altri... Quindi noi cominciammo a vedere quali erano i<br />
resti che rimanevano e poi dovevamo acquisire documentazione, una scheda che predisponeva la<br />
Polizia, avendo informazioni dai congiunti circa... quelli che potevano... elementi utili per<br />
l’identificazione, e poi acquisire anche noi elementi utili mediante accertamenti da noi promossi.<br />
Quindi ci sono state sfasature frequenti tra quando il cadavere è stato portato da noi e quando i resti<br />
del cadavere sono stati consegnati.<br />
AVV. DE ROSA: Io facevo riferimento al fatto che non era stata possibile un’analisi dei cadaveri in<br />
una situazione temporale univoca, per tutte le salme, ma alcune sono state verificate<br />
necessariamente prima, altre necessariamente dopo, addirittura a distanza di un paio di giorni.<br />
BARGAGNA: Evidentemente per fini identificativi.<br />
AVV. DE ROSA: Certo, questo ovviamente per cause di forza maggiore. In riferimento a questa<br />
circostanza è possibile che l’analisi necessitata posticipata di questi cadaveri abbia determinato<br />
delle variazioni in relazione agli esiti delle perizie, riguardo soprattutto alle concentrazioni<br />
tossicologiche riscontrate sui cadaveri stessi?<br />
BARGAGNA: No, semmai è da rilevare, ma su questo forse potrà essere più preciso il Prof.<br />
Giusiani, che si sostiene da taluno che l’acido cianidrico possa permeare i corpi anche post mortem,<br />
ma questo dove è, dove l’acido cianidrico si trova. Nei capannoni della Karin B dove noi
lavorammo per fortuna l’acido cianidrico non c’era e quindi probabilmente i tassi sono rimasti gli<br />
stessi.<br />
AVV. DE ROSA: Alcuni riferimenti, che riguardano sicuramente l’antefatto e la situazione<br />
ambientale che è stato teatro della morte delle vittime, fanno presupporre che la morte sia<br />
intervenuta in momenti sicuramente successivi. Ora, in base agli elementi a vostra disposizione ed<br />
in base alle circostanze che riguardano situazioni ambientali divergenti, caratteristiche personali dei<br />
singoli soggetti, è possibile determinare con precisione qual’è il lasso di tempo che potrebbe essere<br />
identificato come renge temporale entro il quale la morte è sopravvenuta per tutte le persone?<br />
BARGAGNA: Il renge per tutte le persone lo abbiamo già indicato ed è oggetto di contestazione,<br />
ma l’abbiamo indicato. Per quanto riguarda le singole persone in effetti il quesito ci era stato posto,<br />
però ci siamo trovati in una difficoltà rilevantissima e per di più non ci era apparso veramente<br />
importante cercare di attribuire a ciascuno, se era nei limiti delle possibilità, il momento nel quale...<br />
Questo è un accertamento che eventualmente con gli elementi raccolti potrebbe anche risultare<br />
possibile come integrazione.<br />
AVV. DE ROSA: Questo lo chiedevo soprattutto con riferimento al fatto che sono state<br />
sostanzialmente trovate due persone, uno il Beltrand e l’altro l’Esposito, che sono riuscite<br />
comunque a fuggire dall’ambiente infernale in cui si trovavano nel momento della collisione e<br />
pertanto mi pareva che potesse essere rilevante al fine di stabilire se anche altre persone avessero<br />
mantenuto le capacità intellettive e fisiche tali da poter trovare una via di uscita, una via di fuga.<br />
BARGAGNA: Ma io penso senz’altro che coloro che hanno seguito il Beltrand, se la testimonianza<br />
del Beltrand è accoglibile, come a me sembra, quelle persone sono state in grado di muoversi. Sono<br />
scese prima nel garage, poi sono tornate su, hanno percorso i corridoi, si sono fermati nel locale<br />
cabine di seconda classe, hanno atteso lì per vedere come la situazione poteva evolvere. E’chiaro<br />
che il tempo a noi appare molto breve. Peraltro è un tempo sufficiente per un certo numero di<br />
movimenti all’interno della nave. Purtroppo la difficoltà, credo, in cui si siano trovati tutti gli<br />
occupanti della nave è che la nave era effettivamente e rapidamente avvolta nelle fiamme, altrimenti<br />
avremmo trovato più persone in mare anziché una sola. L’ipotesi era quella, la fuga, l’incendio<br />
condiziona assolutamente la fuga. E non c’è stata la possibilità di fuga, questo è il punto.<br />
AVV. DE ROSA: C’è la circostanza che, insomma, gran parte delle persone sono state trovate<br />
all’interno di un salone, quasi, diciamo in attesa di metodi di prevenzione.<br />
BARGAGNA: Ma la maggior parte dell’equipaggio no. L’equipaggio che era fatto di persone<br />
giovani, allenate e idonee anche al nuoto e così via, questi sono stati trovati, per lo meno quel primo<br />
gruppo per cui si diceva prima, sono stati trovati a poppa, all’aperto, quindi nella condizione<br />
eventualmente di volere e potere...<br />
AVV. DE ROSA: Se mi permette una precisazione, un certo numero anche nel salone De Lux<br />
insieme a quella grande percentuale.<br />
BARGAGNA: E’possibile anche quello. Nel salone De Lux c’è il sospetto di un ammassarsi contro<br />
quella sorta di serranda nel tentativo di uscire. C’è questo sospetto ma non è un elemento adeguato<br />
perché la nave ha subito troppe e diverse sollecitazioni perché questo possa trovare conferma.<br />
AVV. DE ROSA: Lei ritiene che da un punto di vista fisiologico metabolico, in presenza di<br />
situazioni ambientali particolarmente complessi, difficili, ostili, come quella che è stata teatro nel<br />
nostro caso, l’organismo umano riesce ad innescare dei meccanismi di sopravvivenza tali da rendere
possibile la sopravvivenza medesima oltre le soglie normalmente assunte a parametro della<br />
medicina legale?<br />
BARGAGNA: Evidentemente la risposta non può essere che altrettanto vaga della domanda, nel<br />
senso che bisognerebbe conoscere di volta in volta quali sono queste straordinarie condizioni.<br />
Quando le condizioni sono del tutto straordinarie le caratteristiche individuali non servono a niente.<br />
AVV. DE ROSA: Volevo essere un po’più preciso su questo. Dalle mie ovviamente scarse<br />
esperienze mi risulta che soggetti in situazioni di anossia sviluppano una capacità di trasporto<br />
dell’ossigeno molto maggiore rispetto a quella normale e quindi in una situazione di anossia , come<br />
quella che si è determinata all’interno del <strong>Moby</strong> Pince, è possibile in linea generale, lasciando da<br />
parte i casi specifici relativi alle caratteristiche personali dei singoli, che si sia prolungata la vita<br />
oltre i termini normalmente assunti come canonici in virtù di questi meccanismi?<br />
BARGAGNA: Codesta affermazione è presa dalla consulenza del Dott. Tagliaro. A me<br />
sorprendono molto quelle affermazioni, ma non ho una competenza specifica in proposito. Forse<br />
una risposta più adeguata gliela può dare il tossicologo Prof: Giusiani.<br />
AVV. DE ROSA: Io proseguo con Lei Professore con le ultime domande, poi proporrei la domanda<br />
al prof. Giusiani. Ora abbiamo fatto riferimento al fatto che non sono stati riscontrati esiti traumatici<br />
sulle vittime, o quanto meno non esiti traumatici di una certa rilevanza. Ora, da un punto di vista<br />
della casualità, ovviamente dal punto di vista medico legale, secondo Lei è possibile che una<br />
collisione che ha visto come protagoniste due imbarcazioni di notevole stazza, soprattutto il <strong>Moby</strong><br />
<strong>Prince</strong> che procedendo a una velocità relativa, abbia potuto determinare l’assenza di questo<br />
riscontro su tutte le persone?<br />
BARGAGNA: Direi questo. Dal punto di vista dei riscontri obbiettivi sulle salme noi non<br />
potremmo dare una risposta esaustiva, proprio perché di alcune salme abbiamo le ossa calcinate. Di<br />
una non abbiamo nulla – si è detto prima -, altre erano fortemente abbruciate e quindi, ovviamente,<br />
mi devo riferire alle salme meglio conservate. Le salme meglio conservate non presentavano lesioni<br />
di questo genere, quindi di tipo fratturativo. Come dati circostanziali di rilievo vi sono invece altri<br />
dati che Lei conosce meglio di me, penso, e cioè che i membri dell’equipaggio che si trovano nel<br />
locale mensa dell’equipaggio, così afferma il Beltrand, al solito furono portati in avanti e finirono al<br />
suolo, ma nessuno si fece un gran male, tant’è vero che tutti, così lui dice, scesero verso il garage e<br />
poi risalirono. Mi pare che agli atti vi è anche una ripresa video attuata, realizzata da uno dei<br />
defunti, da un passeggero, dove appunto si vede che questa videoripresa si interrompe bruscamente,<br />
non brutalmente, sembra che la telecamera finisca da qualche parte e si interrompa. Peraltro mi pare<br />
che le stesse persone che si trovavano in quella cabina poi furono ritrovate nel salone De Lux, se<br />
ben ricordo, con la telecamera con ancora dentro la videocassetta ecc. Questi sono elementi di<br />
rilievo modesto, ma che comunque avvalorano la tesi di una scarsa lesività traumatica precedente<br />
l’incendio degli occupanti del <strong>Moby</strong>.<br />
AVV. DE ROSA: Passerei a chiederle alcune precisazioni riguardo ad un elaborato peritale<br />
riguardante l’esame fotografico di alcuni reperti che ritraggono la salma di un certo Rodi Antonio, il<br />
quale risulta visibilmente integro inizialmente, quindi circa alle 7 del mattino... probabilmente<br />
anche prima...<br />
BARGAGNA: Alle 7 del mattino dicono le carte. Abbiamo fatto una perizia suppletiva su quello, se<br />
Lei la conosce le posso rispondere subito.
AVV. DE ROSA: Più tardi si evidenzia un corpo completamente carbonizzato. Io le volevo<br />
chiedere riguardo a questo specifico lavoro, suplemento di perizia, come è spiegabile la circostanza<br />
che nelle vicinanze del corpo ancora integro del Rodi sia presente un altro cadavere già<br />
carbonizzato?<br />
BARGAGNA: Beh, non è che si spieghi molto bene per la verità, però molte altre cose non sono<br />
spiegabili circa quello che l’incendio ha provocato sulla nave. E’da dire che la salma del Froglio, a<br />
cui Lei si riferisce, mi pare fosse il n. 8 o il n. 6, che è quella che era più vicina alla salma meglio<br />
conservata alle7 del mattino, si trovava un pochino più sul versante sinistro della nave che era<br />
quello ove l’incendio aveva, da quel che risulterebbe, fatto più danni. Questo potrebbe essere una<br />
spiegazione. Ma anche altri cadaveri trovati in coppia, vicini tra loro, presentavano rilevanti,<br />
significative diversità. Se esaminiamo il materiale fotografico probabilmente lo constatiamo. Per cui<br />
questo non è un elemento significativo di rilievo. L’ipotesi che questo povero Rodi fosse da un’altra<br />
parte della nave e poi alle 7 fosse arrivato, o più tardi rispetto agli altri, in coperta è un’ipotesi che<br />
non è suffragata da nessun elemento tecnico apprezzabile. Il dato che viene evidenziato nella<br />
consulenza da parte del Dr. Caffini è solo un elemento di riflessione al quale per altro noi abbiamo<br />
dato una risposta nel supplemento di consulenza, quindi non vediamo un notevole significato<br />
probativo in favore dell’ammissione di una sopravvivenza tratta da parte del Rodi.<br />
AVV. DE ROSA: Nella relazione ad hoc commissionata dal PM la posizione del cadavere è<br />
raffigurata centrale rispetto al ponte, mentre la posizione del Frullio è ovviamente ed evidentemente<br />
più verso la paratia sinistra dell’imbarcazione medesima. Voi arrivate alla conclusione dicendo che<br />
le divergenze di status di condizione dei due corpi possono essere avvenute alla posizione più<br />
favorevole del cadavere del Frullio rispetto agli effetti distruttivi del fuoco. Io ora volevo una<br />
precisazione su questo punto, anche riguardo alla circostanza, peraltro evidente, osservando la<br />
documentazione fotografica, che la porzione di ponte sottostante il cadavere risulta assolutamente<br />
bruciata come il resto dell’area circostante ed in maniera assolutamente omogenea.<br />
BARGAGNA: Sì, ma risulta bruciata già nella foto del mattino alle 7, quella fatta dai Carabinieri<br />
dell’Aldo?<br />
AVV. DE ROSA: Sì.<br />
BARGAGNA: Questo non vuol dire che la temperatura fosse uniforme su tutta la lamiera della<br />
poppa. Non solo, ma mi pare che il Rodi Giacesse supino, mi pare era supino con gli arti allargati,<br />
abdotti, che poi invece, successivamente, era rimasto supino, ma invece con gli arti in posizione da<br />
nuotatore. Io non so dare una spiegazione valida circa... scientificamente efficace su questo<br />
accadimento. Penso che rientri nell’ambito di altri accadimenti analoghi nei quali abbiamo trovato<br />
due corpi vicini fra loro e diversamente combusti.<br />
AVV. DE ROSA: Potrebbe riferire le circostanze attraverso le quali siete entrati in possesso della<br />
videocassetta, a cui abbiamo già fatto riferimento, reperita unitamente ai resti mortali del sig. Canu?<br />
BARGAGNA: Noi non ne siamo in possesso.<br />
AVV. DE ROSA: Questo al fine di stabilire, possibilmente, se l’estrazione del nastro<br />
dall’apparecchio era stata fatta a vostra cura, o se invece voi avete soltanto notato all’interno del<br />
sacco contenente il reperto complessivo l’apparecchio con dentro la cassetta...<br />
Si ricorda bene i dettagli il Dr. Bassi Luciano.
BASSI: Io assistetti al rinvenimento della telecamera. Allorché procedevamo all’esame dei<br />
contenuti dei sacchi, trovammo in uno di questi, il numero può essere controllato sulla relazione,<br />
trovammo assieme alla Polizia scientifica un borsone nel quale era contenuta la telecamera. Fu<br />
esaminata questa telecamera, rilevandola in parte bagnata, se ricordo bene, e a tutti venne il sospetto<br />
che potesse essere ancora utilizzabile il nastro perché la telecamera medesima non presentava<br />
rilevanti tracce di abbruciamento. L’oggetto fu quindi preso direttamente in consegna dalla Polizia<br />
Scientifica e, successivamente, abbiamo saputo che erano state viste le immagini che tutti<br />
conoscono perché sono state proiettate anche in quest’aula.<br />
AVV. DE ROSA: Un’ultima cosa riguardante il reperto 67.<br />
BASSI: Prola Mauro.<br />
AVV. DE ROSA: Sì. Volevo sapere se sul reperto è stato trovato un biglietto con un appunto<br />
telefonico. Se vi risulta.<br />
BASSI: Quello che abbiamo trovato è scritto nella relazione: “Giacca da ufficiale di Marina. In una<br />
tasca si rinvengono alcune banconote, un biglietto prelevamento Cambusa con scritto: casa. C’è il<br />
numero, il forno, il prefisso, oppure quest’altro prefisso; due biglietti da visita, uno con nome<br />
Gianfranco Bellotti, un altro con nome illeggibile, un paio di boxer a disegni colorati.”<br />
AVV. DE ROSA: Mi perdono sig. Bassi Luciano. Ritornando un attimo indietro sul Canu vorrei<br />
un’ulteriore specificazione. Mi potrebbe dire se l’estrazione materialmente della cassetta<br />
dall’apparecchio è stata effettuata a vostra cura, o a cura della Polizia Scientifica? Se la cassetta<br />
contenuta nell’apparecchio è stata da voi estratta.<br />
BASSI: Non mi sembra che sia stata tolta al momento del rinvenimento della telecamera. Questo<br />
perché è un ricordo a mente, se ricordo bene forse perché la telecamera non funzionava o...,<br />
comunque mi pare proprio che sia stata tolta da altri successivamente al nostro rinvenimento.<br />
AVV. DE ROSA: Se mi permette Presidente tornerei a riformulare la domanda fatta in precedenza<br />
al Prof. Giusiani, se il contenuto era chiaro, sennò gliela riformulo.<br />
GIUSIANI: Ho letto anche quello che è riportato in definitiva sulla relazione della consulenza<br />
Tagliaro. In questo caso Tagliaro fa presente che, in alcuni casi un’esposizione a tassi di ossido di<br />
carbonio può sopportare livelli più elevati di quelli che sono normalmente mortali. Secondo le sue<br />
conclusioni dice che ci sono dei casi che hanno concentrazioni elevate, può darsi che ci sia stato<br />
questo tempo di sopportamento e quindi in definitiva un tempo che si potrebbe svolgere in un<br />
tempo maggiore di 30 minuti. Però il Dr. Tagliaro non considera quello che era il presupposto, che<br />
noi abbiamo ritenuto veritiero: il fatto dell’incendio con elevati tassi di ossido di carbonio. Sono<br />
riportati dei valori che io ho qui in bibliografia, ,a comunque sono anche allegati, in cui si parla che<br />
a concentrazioni superiori ai 3005 ppm, quindi noi riteniamo che senz’altro, se fosse in queste<br />
condizioni si possono raggiungere tassi di carbossiemoglobina del 70% nel giro da 30 secondi a un<br />
minuto addirittura. Poi naturalmente sopravviene, dopo, la morte, però questi tassi si raggiungono<br />
rapidamente, non c’è necessità di un abituamento organico all’anossia per poter sviluppare tassi più<br />
elevati. Il tasso viene raggiunto immediatamente grazie alla concentrazione elevata che si ha<br />
nell’ambiente.<br />
AVV. DE ROSA: Riguardo alla formula Levin che Lei ha adottato ovviamente per sperimentazioni<br />
di laboratorio ci potrebbe dire – e con questo faccio riferimento ovviamente alla consulenza del
nostro perito di parte – quali sono state le motivazioni che l’hanno indotta a variare uno dei<br />
parametri fondamentali?<br />
GIUSIANI: Sì, l’avevo accennato, comunque la ripeto rapidamente. Nella formula di Levin si fa<br />
riferimento a concentrazioni di carbossiemoglobina che è del 50% che è un livello iniziale per la<br />
letalità, mentre Levin considera 500 milligrammi per 100, che è una concentrazione sicuramente<br />
mortale. Altri lavori, come specialmente ho indicato il lavoro di Stevin, che porta, come livello da<br />
cui si può parlare di letalità, 100 milligrammi per 100 mr. Quindi, per omogeneità con la parte<br />
relativa alla carbossiemoglobina, visto che è una formula meramente additiva, ho ritenuto di<br />
modificare questa formula considerando il valore più basso, cioè quello che da ulteriori lavori è<br />
indicato come valore da cui si può far partire la letalità. Comunque, come avevo già precisato, sono<br />
solo dei valori indicativi che servono per avere un orientamento. Cioè, non si può giudicare un<br />
incidente con una formula.<br />
AVV. BASSANO: Presidente, devo premettere che alcune delle parti civili che rappresento<br />
avevano indicato come consulenti tecnici di parte i Professori Chiarotti e Fiori, consulenti che,<br />
come è noto, hanno assistito nelle fasi delle indagini una delle associazioni rappresentative<br />
d’interesse diffuso, la CGIL: I Professori Chiarotti e Fiori, autorevoli cattedratici, hanno<br />
comunicato però attraverso la CGIL, quindi attraverso coloro che avevano contatti con loro, che non<br />
saranno in Italia, quindi non è una disponibilità contingente, è una disponibilità... come dire, locale,<br />
fino ai primi giorni di giugno. E quindi noi oggi non siamo in condizione di promuovere quel<br />
confronto che il Tribunale aveva auspicato e che sicuramente sarebbe stato sotto ogni aspetto<br />
interessante. Quindi faccio riserva eventualmente di risentire in confronto anche i consulenti del<br />
Pubblico Ministero. Poi il Tribunale valuterà.<br />
Io quindi intanto, sulla base degli elementi di cui dispongo e senza infingimenti, facendo<br />
riferimento non a mie cognizioni personali che non vi sono, ma a quanto emerge dalle relazioni già<br />
note, cercherò di sviluppare alcuni aspetti che credo possono essere di interesse per la comune<br />
comprensione, quindi mi scuso fin da ora delle imprecisioni delle domande che verrò a porle. Io<br />
avrei bisogno prima di tutto di mettere a fuoco un aspetto. La scienza medico-legale quali<br />
metodologie e quali criteri appronta per stabilire la durata, le cause della morte, e la durata della<br />
sopravvivenza rispetto alle nox che sono state prospettate? Faccio un esempio per chiarire la portata<br />
della domanda. Io ho sentito parlare di dati tossicologici, quindi criteri tossicologici; ho sentito<br />
parlare di criteri circostanziali. Ho letto che esiste un’altra metodica che è la cronotanadiagnostica.<br />
Vi sono altri metodi? La domanda la rivolgo al Prof. Bargagna.<br />
BARGAGNA: No. Non mi sembra che vi siano altri metodi diversi da quelli che Lei ha richiamato.<br />
L’ultimo dei tre è quello riassuntivo sostanzialmente. Soltanto che quel metodo... Con la diagnosi<br />
tanatocronologica si tratta di stabilire la cronologia della morte sulla scorta della modificazione a<br />
cui va incontro il nostro corpo dopo che la vita si è spenta. Nella medicina legale ordinaria, non in<br />
eventi straordinari e speriamo mai ripetibili come questo, noi utilizziamo le ipostasi, la rigidità<br />
cadaverica, il raffreddamento del corpo, per poter dare indicazioni, non sempre valide, al magistrato<br />
circa il momento in cui si è avuto il decesso. Quando i corpi sono in decomposizione le difficoltà si<br />
accrescono grandemente, tuttavia cerchiamo, in base a quello che risulta raccolto nelle opere<br />
specializzate, in base all’esperienza personale, di fornire indicazioni che diventeranno sempre meno<br />
puntuali e sempre più larghe Nella fattispecie l’utilizzazione di dati del genere non è stata possibile,<br />
proprio per il fatto che l’incendio comunque ha cancellato ogni possibilità di poter fare rilievi del<br />
genere. Sarebbe stato difficile, probabilmente, con questa ultima metodologia, giungere a risultati<br />
apprezzabili anche su corpi che fossero rimasti non danneggiati, esenti da lesioni da calore. In<br />
questa tragedia invece i corpi erano tutti quanti più o meno interessati. Un po’ meno, comunque,<br />
erano i corpi che sono stati trovati tardivamente, per cui non è possibile, quando è trascorso un po’
di tempo dal momento della morte, essere precisi, come sarebbe stato necessario in questo caso, sul<br />
momento stesso. Mi pare che questo viene anche chiarito nella relazione Fiori Chiarotti.<br />
AVV. BASSANO: E’ un chiarimento che mi pareva opportuno. Quindi le possibilità che la scienza<br />
medico legale appronta per dare risposte ai quesiti che sono stati posti sono le due residuali: il<br />
metodo tossicologico e il metodo circostanziale.<br />
BARGAGNA: Sostanzialmente sono questi due i metodi: In realtà il secondo può anche essere un<br />
metodo, sono constatazioni di fatto, variabili da caso a caso, per cui nell’ambito delle questioni di<br />
sopravvivenza per incendi, non c’è nulla, o ben poco, di definito. Mentre per altri accadimenti<br />
ordinari, sui sacri testi, sulle pubblicazioni troviamo delle indicazioni, nel caso di disastri dobbiamo<br />
rimetterci solo a quello che ci fornisce la lettura relativa ai disastri medesimi, i quali per altro sono<br />
tutti diversi.<br />
AVV. BASSANO: Quindi Lei ci sta dicendo che anche il metodo circostanziale più che un metodo<br />
è una strategia di ricerca.<br />
BARGAGNA: E’ una strategia di ricerca.<br />
AVV. BASSANO: Lei ci ha premesso, mi pare, che sia stato esposto con chiarezza, ma d’altra parte<br />
l’ho trovato anche nella vostra ultima relazione ed è forse opportuno richiamare il concetto che i<br />
dati, le risultanze tossicologiche, sono state da voi valutate come risultanze secondarie, tant’è che<br />
scrivevate: “Ci apparivano, all’epoca, i risultati degli accertamenti chimico-tossicologici, in ogni<br />
caso non più che complementari.” Questo l’ha confermato, no?<br />
BARGAGNA: Sì.<br />
AVV. BASSANO: E l’ausilio dell’indagine chimico-tossicologica fu quindi ritenuto subordinato a<br />
una migliore conoscenza dell’insorgere e dell’evolvere dell’incendio. Questo mi pare un concetto<br />
che possiamo ritenere acquisito. Allora io le chiedo – e qui comincia una serie di domande<br />
specifiche – quali dati circostanziali avete assunto per poter arrivare a formulare una valutazione<br />
scientifica medico-legale? Faccio un esempio, così analizziamo partitamente. Voi scrivevate che la<br />
produzione di CN, di cianuri, deriva presumibilmente, questo per vostra valutazione chimicoscientifica,<br />
dall’abbruciamento di parti di arredo. Me lo conferma?<br />
BARGAGNA: Penso di sì, non so se solo di parti di arredo, certamente anche di parti di arredo.<br />
AVV. BASSANO: Vi risulta che la combustione di gas, di idrocarburi, liberi cianuri?<br />
BARGAGNA: Facciamo rispondere il tossicologo.<br />
GIUSIANI: Io questo non l’ho... però, dalle determinazioni che noi avevamo fatto nella parte<br />
preliminare, si può vedere, se Lei ha sotto gli occhi la mia relazione, a pagina 4 c’è un allegato in<br />
cui si riporta praticamente la composizione di alcuni materiali combustibili e i prodotti che possono<br />
derivarne, sia per un fenomeno che è quello della pirolisi e per decomposizione ossidativa. Qui per<br />
CH si intende praticamente materiale composto da carbonidrogeno, quindi compreso anche gli<br />
idrocarburi, o compreso praticamente più che altro materiali plastici, come polietilene,<br />
prolipropilene, legno; la pirolisi da idrocarburi in questo caso, quindi materiali plastici, ossido di<br />
carbonio, prodotti ossigenati. Per avere acido cianidrico è necessario che ci sia azoto, perché la<br />
formula dell’acido cianidrico è HCN. Quindi, se noi abbiamo dei composti azotati è possibile che si<br />
produca acido cianidrico. Gli idrocarburi non sono azotati e quindi come tali non possono produrre
acido cianidrico, almeno nelle componenti essenziali. Se poi insieme agli idrocarburi ci sono<br />
impurezze, ecc., azotate, queste potrebbero portare... Però qui vedete che i poliacridonitrili, per<br />
esempio polieuretani, che sono spesso fibre tesili, la moquette ecc., possono dare infatti ossido di<br />
carbonio, idrocarburi, amine, cianuri. Per esempio, se ci sono prodotti clorurati, cose che noi non<br />
abbiamo visto, però ci può essere acido cloridrico. Questo gas noi non l’abbiamo esaminato, ma<br />
anche questo è possibile. Se c’erano per esempio delle parti in PVC, in materiali plastici, clorurati,<br />
senz’altro ci poteva essere una produzione di acido cloridrico, e così altri elementi. Quindi questo è<br />
un po’il quadro dei vari materiali quali sono i prodotti che possono essere determinati.<br />
AVV. BASSANO: Quindi mi pare che una prima conclusione possa trarsi. Secondo le vostre<br />
valutazioni i cianuri sarebbero stati liberati dalla combustione prevalentemente o essenzialmente da<br />
elementi di arredi interni della nave?<br />
BARGAGNA: Prevalentemente penso di sì.<br />
AVV. BASSANO: Questo è un primo dato. Allora chiedo. Su quale valutazione circostanziale,<br />
visto che sono stati rinvenuti tutti i corpi – a parte in Baldauf forse, ma di questo parleremo: uno dei<br />
cadaveri rinvenuti in sala macchine – livelli rilevanti di cianuri. I passeggeri del <strong>Moby</strong> <strong>Prince</strong> hanno<br />
inalato cianuri quasi tutti. Su quali elementi voi avete stabilito cronologicamente che l’incendio<br />
interno si era immediatamente scatenato? Quali elementi circostanziali giustificano questa<br />
conclusione?<br />
GIUSIANI: Non sulla determinazione dei cianuri! Cioè, non è che la determinazione dei cianuri<br />
abbia portato a una cronologia dell’incidente.<br />
AVV. BASSANO: Professore, la mia deduzione è questa. I cadaveri hanno tutti inalato cianuri.<br />
GIUSIANI: A parte non tutti, qualcuno...<br />
AVV. BASSANO: Pochissimi... Baldauf, che ho citati, mi pare l’unico che ha cianuri zero. Pochi<br />
altri.<br />
GIUSIANI: Quello non è stato determinato. Però c’è un problema di soglie. Praticamente la<br />
positività di cianuri va intesa quando naturalmente si hanno dei livelli almeno di sopra del 10%<br />
AVV. BASSANO: Le conclusioni le trarremo in altra sede. La mia domanda è questa. Avete potuto<br />
datare, nel basarvi su una ricostruzione circostanziale, dopo quanto l’incendio si è propagato<br />
all’interno della nave? Dopo quanto gli arredi hanno preso fuoco?<br />
GIUSIANI: Praticamente, da quanto abbiamo avuto indicazione dai tecnici di come si è svolto<br />
l’incendio, dalla propagazione del petrolio che senz’altro ha invaso la nave, la valutazione<br />
circostanziale ci può aver portato a definire che c’è stata una rapidità in questo fenomeno. Non è<br />
che abbiamo fatto una valutazione né temporale di minuti e né basata sul fatto del rilievo di acido<br />
cianidrico, il quale naturalmente, poi si è diffuso, sempre considerando il discorso della<br />
ventilazione, del condizionamento che era funzionante nelle varie parti della nave.<br />
AVV. BASSANO: Quindi, se ho capito bene, voi non avete avuto dai consulenti tecnici ipotesi<br />
cronologiche, per esempio: nei primi 10 minuti l’incendio era all’esterno, nei successivi 20 o 30 o<br />
40 si è propagato agli arredi interni. Voi avete considerato che globalmente l’incendio abbia<br />
investito interni ed esterni della nave?
GIUSIANI: Noi nella nostra consulenza abbiamo sempre richiesto questo. Noi abbiamo dato le<br />
nostre indicazioni suscettibili, se naturalmente le condizioni delle consulenze tecniche avessero<br />
portato ad altre deduzioni, di essere anche variabili.<br />
AVV. BASSANO: Non è critica, cerchiamo di arrivare a ricostruire come certi giudizi sono stati<br />
espressi, su quali presupposti.<br />
Mi aggancio a un’altra domanda. Lei ci ha parlato dell’impianto di ventilazione perché l’ipotesi che<br />
mi pare che voi fate è che l’impianto di ventilazione abbia concorso a far circolare rapidamente<br />
questi gas benefici tossici all’interno della nave. Voi avete visto come funziona l’impianto di<br />
ventilazione, se aspira aria di fuori e la porta dentro o se fa circolare aria fra gli ambienti interni<br />
della nave? L’avete studiato, vi sono state date indicazioni in questo senso?<br />
GIUSIANI: No. Io non ho avuto dati. Non so gli altri colleghi.<br />
BASSI e BARGAGNA: No.<br />
AVV. BASSANO: Perché a me non risulta ad esempio che l’impianto di ventilazione faccia<br />
circolare aria fra fra gli ambienti interni della nave, e se i cianuri si sono sviluppati negli ambienti<br />
interni... Era un mio dubbio, ma di questo parleremo perché poi il Tribunale deve rendersi conto<br />
anche, eventualmente, se possono rilevare ulteriori indagini. Faccio un’altra domanda. Voi avete<br />
espresso la convinzione che l’impianto di circolazione forzata dell’aria servisse tutti i locali della<br />
nave. Vi risulterebbe confermato da chi questo?<br />
GIUSIANI: Io non ho avuto nessuna conferma di questo. Sono deduzioni che ho fatto sull’ipotesi<br />
che l’impianto di ventilazione era in funzione. Cioè, si ritorna al discorso di prima. Cioè, noi non<br />
abbiamo avuto a disposizione, almeno io personalmente no, i Colleghi possono confermare, una<br />
perizia tecnica su tutte le circostanze e quindi sull’impiantistica della nave.<br />
AVV. BASSANO: A questo proposito, ad esempio, noi avremmo appreso nel dibattimento, ma non<br />
voglio suggestionare risposte, che la sala macchine per esempio non è servita dall’impianto di<br />
condizionamento e per esempio in sala macchine è stato trovato un cadavere, che è quello di<br />
Baldauf, che fra i pochi, ha un tasso assai elevato di carbossiemoglobina e tasso nullo di cianuri. Vi<br />
siete posti il problema di come questo fosse avvenuto? Baldauf è n.26.<br />
GIUSIANI: Questo zero non è determinato, cioè non c’era sufficiente campione ematico, se non<br />
erro. Ho fatto solo il carbossiemoglobina.<br />
AVV. BASSANO: Come mai?<br />
GIUSIANI: Non c’era sufficiente campione ematico.<br />
AVV. BASSANO: Ma Baldauf, se non erro, è uno dei tre cadaveri integri. Come faceva a mancare<br />
campione ematico, mi chiedo?<br />
GIUSIANI: Si vede che il prelievo era molto probabilmente insufficiente. Non ho idea. Io ho<br />
esaminato quello che mi è stato recapitato e dovevo scegliere tra fare un’analisi o l’altra.<br />
PRESIDENTE: Ma scusi, in una salma integra all’apparenza ci può essere una sorta di – parlo in<br />
termini impropri – arrostimento del sangue all’interno senza...<br />
GIUSIANI: No, direi di no.
PRESIDENTE: Quindi se è integra il campione ematico ci deve essere...<br />
BARGAGNA: Sì, il campione ematico è stato prelevato, soltanto che il Prof. Giusiani non ha<br />
trovato che fosse in quantità sufficiente per fare un’altra cosa. Le ragioni a questo momento mi<br />
sfuggono, forse il Dr. Bassi può sapere qualcosa di più preciso a riguardo.<br />
BASSI: Il cadavere del Baldauf fu uno di quelli trovati precocemente ed era uno dei meglio<br />
conservati, assieme all’... non mi ricordo ora il nome dell’altro; fu il cadavere che fu subito<br />
esaminato, fu visto che era appunto integro, ci fu detto da chi l’aveva trovato - cioè la Scientifica e<br />
il Dr. Franchini, che era uno dei membri del collegio che andò per parecchi giorni, fin dall’inizio, a<br />
bordo della nave – che fu trovato immerso in una sorta di vasca. In realtà era acqua che<br />
probabilmente si era raccolta con... Il cadavere del BAldauf fu trovato nella sala macchine, mi<br />
sembra il secondo o il terzo giorno. Questo cadavere era immerso in quella che all’inizio fu definita<br />
una sorta di vasca. In realtà era una sorta di pozzetto nella sala macchine nella quale si era raccolta<br />
dell’acqua verosimilmente proveniente da tutti i getti d’acqua lanciati per raffreddare la nave<br />
medesima e per spengere gli incendi ancora presenti. Questo cadavere, come dicevo poc’anzi, non<br />
so se questo l’ha sentito, era appunto ben conservato. Fu esaminato inizialmente, non ci furono<br />
problemi relativi alla identificazione poiché aveva addosso un borsello o un qualche cosa del genere<br />
– possiamo controllare agli atti che consentì poi l’identificazione di visu anche con una fotografia –<br />
e poi non è stato più esaminato, anche perché nessun famigliare venne a chiedere quella salma,<br />
mentre gli altri 139 avevano tutti familiari che chiedevano, giustamente con insistenza, che venisse<br />
proceduto all’identificazione proprio per poter consegnare la salma. Questa salma qui è rimasta –<br />
diciamo così, da parte – per un po’di tempo. Quando poi è stato posto in atto il... quando poi è stato<br />
portato nel capannone, in una grossa cella frigorifera, il cadavere Baldauf assieme ad altri è stato<br />
posto in questa cella. Ecco che è accaduto che questa salma del Baldauf è rimasta 3 o 4 giorni<br />
praticamente all’interno del suo sacco dentro il capannone. In questi tre o quattro giorni la salma è<br />
andata incontro a quelle consuete modificazioni che si hanno mantenendo le salme in un ambiente a<br />
temperatura relativamente modesta, quali 10 – 12 – 15 gradi a cui poteva essere il capannone. Dopo<br />
alcuni giorni è venuta la fidanzata del Baldauf, ha proceduto effettivamente all’identificazione, noi<br />
abbiamo fatto a quell’epoca, mi sembra, vado a mente, ma non sono particolarmente certo, il<br />
prelievo di sangue senza procedere all’autopsia del quale ci aveva chiesto prima il Pubblico<br />
Ministero. Ecco quindi qual’è la vicenda della salma Baldauf. Quando la fidanzata l’ha<br />
effettivamente identificata, la salma a questo punto è stata consegnata e non è più stata oggetto di<br />
altri esami. Il campione di sangue fu modesto forse proprio perché le condizioni della salma nel giro<br />
di qualche giorno... chi è medico legale sa che dopo alcuni giorni è più difficile trovare del<br />
campione di sangue a meno che non si debba procedere per forza alla necroscopia, però d’altra<br />
parte il problema maggiore al momento in cui eravamo lì, nei primi giorni del capannone, era come<br />
tutti sanno legato a quello della identificazione. Premetto un’altra cosa, che le altre salme, cioè<br />
quelle carbonizzate o bruciate, senz’altro si sono conservate meglio proprio perché erano in parte<br />
già bruciate. Per converso il Baldauf è quello che si è conservato un po’meno bene.<br />
AVV. BASSANO: Si è proceduto ad effettuare prelievi di sangue ad Alessio Beltrand, il superstite?<br />
BARGAGNA: Sono stati effettuati numerosi prelievi di sangue in ospedale quando il Beltrand è<br />
arrivato in ospedale. Ho qui la cartella clinica, ho cercato di vedere se il Beltrand era stato<br />
sottoposto ad accertamenti in ordine soprattutto alla carbossiemoglobina, ma questi accertamenti<br />
non furono disposti.<br />
AVV. BASSANO: Comunque Lei ha valutato per i sintomi obbiettivi di Beltrand, disapnea, nausea,<br />
che avesse un modesto tasso di intossicazione da carbo...
BARGAGNA: Se aveva alcuni segni clinici che Lui presentava, erano riconducibili ad una<br />
moderata inalazione di ossido di carbonio perché da come lui ha riferito i disturbi medesimi è cosa<br />
che per altro trova conferma in linea di massima nella documentazione agli atti che possiamo<br />
controllare.<br />
AVV. BASSANO: Lei ha detto Professore che dà una sola giustificazione plausibile al fatto che<br />
Beltrand non abbia subito la sorte dei suoi compagni, cioè il fatto che Beltrand ha dichiarato di<br />
essersi coperto il volto con una maglietta bagnata. Lei ha sentito Beltrand e dovrebbe ricordare che<br />
Beltrand ha raccontato di essere stato con gli altri per circa mezz’ora, da lui stimata, all’interno<br />
della mave, di essersi (spostato) poi sul primo ponte assieme a D’Antonio, di essersi insieme a<br />
D’Antonio bGNto con una maglietta, ma D’Antonio subito dopo o poco dopo sarebbe morto e lui<br />
invece no. Lei ha tenuto conto quindi che Beltrand per un tempo praticamente pari a quello di<br />
D’Antonio è rimasto all’interno della nave e si è bagnato dopo, quando è venuto all’esterno. Come<br />
giustifica Lei che D’Antonio è deceduto subito e Beltrand, pur avendo inalato con il filtro di una<br />
maglietta bagnata per altra mezz’ora, 40 minuti, dei gas tossici, aveva solo modesti sintomi di<br />
intossicazione?<br />
BARGAGNA: Si spiega soltanto con il fatto della collocazione più fortunata che lui può aver avuto<br />
in relazione con i movimenti della nave, alla ventilazione, ecc., e si spiega soltanto forse con una<br />
maggiore reattività vitale. Di fronte a stimoli, come quelli nocivi di cui ho prima detto, la reattività<br />
individuale è molto diversa, non ho altre spiegazioni.<br />
AVV. BASSANO: Lei però mi pare che ammetta che all’interno della nave potevano esservi<br />
condizioni diverse, quello che mi ha dato come prima concausa.<br />
BARGAGNA: Lui dice di essere stato all’interno per mezz’ora o 20 minuti. Comunque un po’di<br />
tempo all’interno della nave è stato, sì lo dice, l’ha dichiarato Beltrand che è stato all’interno della<br />
nave insieme a numerosi altri. Poi sono usciti per andare a poppa e lui mi pare che dica ad un certo<br />
punto che è uscito con certo Massa e con il D’Antonio. Poi del Massa si perdono le tracce e resta il<br />
D’Antonio. Sul D’Antonio è stato abbastanza preciso da riferire.<br />
AVV. BASSANO: Torno un attimo al Prof Giusiani perché ho saltato una domanda della sequenza<br />
logica su un punto che... il Prof. Giusiani ha richiamato la propria relazione e ha fatto menzione<br />
delle tabelle che erano state premesse in sede di considerazioni generali e aveva richiamato anche in<br />
una precedente risposta data a colleghi di parte civile la tabella 3 in cui si valutano i tempi stimati in<br />
10, 15 minuti di abbattimento dei livelli di ossigeno e di innalzamento dei livelli di anidride<br />
carbonica in caso di combustione all’interno di un locale. Ma ci chiarisca, se io non ho letto male,<br />
questa tabella è relativa ad una ipotesi di, leggo: combustione di 40 Kg. Di legno in una camera con<br />
bassa ventilazione. Quindi Lei ha presupposto per applicare o trasporre la situazione del <strong>Moby</strong><br />
<strong>Prince</strong> che vi fosse una combustione interna, perché altrimenti i dati non sono comparabili mi pare,<br />
no?<br />
GIUSIANI: Non è che questa figura che io ho dimostrato si è presupposto di trasporre alla <strong>Moby</strong><br />
<strong>Prince</strong>, tutt’altro, questo è solo un esempio che fa vedere a livello sperimentale come possono<br />
prodursi concentrazioni elevate di ossido di carbonio nel giro di pochi minuti, come può innalzarsi<br />
l’anidride carbonica. La trasposizione alla <strong>Moby</strong> <strong>Prince</strong> non è che sia una trasposizione di questo<br />
studio che è del tutto solo sperimentale, però questo valutando la casistica di altri incidenti dove per<br />
altro in alcuni abbiamo delle relazioni tecniche, qual’è quella ultima in cui c’è anche la relazione<br />
tecnica dell’incendio, quello dello stadio mi pare... Dalla relazione tecnica effettivamente<br />
compaiono vari parametri sull’andamento della temperatura, per esempio alla distanza in cui la
temperatura raggiunge livelli che nel caso di questo incendio dello stadio era praticamente<br />
insopportabile, cioè livelli di 400, 500 gradi nel giro di 50 metri. Quindi queste sono tutte notizie<br />
che possono essere prese da delle condizioni tecniche. Questo è solo stato un punto, per esempio<br />
solo per far capire come potrebbe essere andata la cosa.<br />
AVV. BASSANO: Quindi quei tempi non sono trasponibili, ci sta dicendo!<br />
GIUSIANI: Non sono trasponibili certo direttamente.<br />
AVV. BASSANO: Io ho sentito fino ad ora esporre mi pare all’esito di una ricerca analitica che<br />
quello di un incendio su una nave passeggeri finita contro una petroliera è caso non studiato in<br />
letteratura perché l’unico precedente, mi dite, non è documentato; però nello stesso tempo io sento<br />
dire che anche sulle circostanze di questo incendio vi sono scarsi elementi circostanziali. Allora mi<br />
chiedo: con che metodologia questi dati sull’incendio di uno stadio per esempio o un incendio in un<br />
unico vano di un albergo vengono trasposti per concludere che in una nave che è su 4 piani con<br />
piccoli locali spesso con ridotti collegamenti si verificano circostanza riscontrabili a quelle di un<br />
incendio di uno stadio o di un incendio in un grande albergo?<br />
PRESIDENTE: Non mi pare che abbiano trasposto.<br />
AVV. BASSANO: No, paragonato.<br />
GIUSIANI: Sono tentativi, non è che...<br />
BARGAGNA: Se posso completare la risposta, per procedere in maniera congrua a risolvere i<br />
dubbi che Lei manifesta bisognerebbe tenere conto che ogni volta che c’è un incendio ci dovrebbe<br />
essere una commissione di esperti la quale valuta le modalità dell’incendio stabilendo anche i<br />
secondi, di secondo in secondo quale per esempio questa che fu fatta dal “bureau de commerce” del<br />
Dipartimento di Commercio degli USA a proposito dell’incendio dell’Hotel Plaza di Porto Rico.<br />
Qui questi ingengeri hanno valutato tutte le fasi successive e hanno indicato anche ragionevoli<br />
periodi di tempo di progressione delle fiamme nella bool-room, negli altri locali dove poi l’incendio<br />
si è sviluppato ecc. Però un accertamento del genere è probabilmente e tecnicamente eseguibile se<br />
l’incendio viene eseguito in tempi rapidi. E allora a questo punto è possibile un tentativo<br />
ricostruttivo, diciamo a posteriori. Se l’incendio invece si protrae addirittura per numerose altre ore,<br />
per lo meno non ha continuato a bruciare la nave anche successivamente, stava in parti della nae<br />
l’incendio l’abbiamo osservato anche noi, abbiamo osservato le conseguenze, i fumi che venivano<br />
fuori dalla nave nei giorni successivi, per lo meno per un altro giorno. In questo caso evidentemente<br />
un certo numero di dati che possono essere valorizzati per un’indagine del genere vengono a<br />
mancare perché il proseguimento delle fiamme..., ecco un’altra caratterizzazione particolare di<br />
questa sciagurata vicenda, è singolare anche sotto questo profilo. In un battello danese, norvegese,<br />
che è lo “Scandinavian Star” nel ’90 scoppiò un incendio a bordo, un incendiario incendiò una parte<br />
della nave. Delle 494 persone 158 morirono. Malgrado la prontezza dei soccorsi, delle porte taglia<br />
fuoco e così via. Anche in questo caso, da che io so però di questo non sono certo, l’inchiesta,<br />
l’accertamento di carattere rigorosamente tecnico non è stato potuto espletare perché prima che il<br />
traghetto giungesse a terra in un porto danese, potesse essere spento l’incendio trascorsero mi pare<br />
36 ore per spegnere l’incendio in una parte... perché è più grande del <strong>Moby</strong>; quindi questo dimostra<br />
la difficoltà s non l’impossibilità, e allora bisogna fare con quello che si ha. Voi dite: “Ma se si fa<br />
così può darsi che si faccia male”. Valutate voi se abbiamo fatto male. Noi abbiamo cercato di fare<br />
al meglio.
AVV. BASSANO: Ho capito. Vorrei fare alcune domande sui singoli cadaveri rinvenuti. Una<br />
domanda prima però generale. Faccio riferimento in modo aperto alla relazione, alle valutazioni di<br />
Fiori e Chiarotti che su un dato effettivamente sarebbero suggestive, cioè dicono: se in un ambiente,<br />
in una nave ci sono dei valori omogenei di carbossiemoglobina o se per singoli comparti della nave<br />
ci sono delle situazioni omogenee di saturazione dell’aria, almeno dovrebbe riscontrarsi omogeneità<br />
fra i livelli di intossicazione delle salme. E’stata fatta una verifica sulle salme che sono stati trovati<br />
in comparti analoghi? Cioè quelle stesse zone, per esempio quelle che sono state trovate nel salone<br />
De Lux, quelle che sono state trovate nel vestibolo, quelle che sono state trovate in sala macchine...<br />
GIUSIANI: Noi abbiamo fatto queste comparazioni, anche se poi non l’abbiamo descritto nella<br />
relazione perché siamo rivenuti a una deduzione che è quella che poi abbiamo riportato in<br />
conclusione. Ho letto la relazione del Prof. Chiarotti e Fiori, i quali riportano delle tabelle<br />
specificando appunto nelle varie parti della nave, riprendendo i dati tossicologici e valutando quello<br />
che può da ambiente a ambiente. Ed effettivamente, cioè quello che viene fuori, cosa che avevamo<br />
visto anche noi, che i dati sono piuttosto eterogenei anche nello stesso ambiente. Questo però non<br />
comporta assolutamente che il discorso diciamo, sia dovuto a concentrazione... cioè il discorso è<br />
dovuto a concentrazioni basse, cioè in anticipo delle conclusioni del Prof. Chiarotti dice questo<br />
potrebbe essere spiegabile, secondo lui e Fiori, con concentrazioni relativamente basse e quindi<br />
individui hanno sviluppato carbossiemoglobina a livelli anche elevati per un tempo lungo, cioè se<br />
non altro superiore a quello da noi indicato. Però c’è anche un’altra ipotesi che è quella che noi<br />
abbiamo formulato cioè che effettivamente la concentrazione invece fosse elevata nell’ambiente e le<br />
modalità di diversificazione che possono essere intanto individuali, perché guardi io le posso<br />
riportare casi che ho esaminato proprio ultimamente, non molto tempo fa, l’anno scorso, di 3<br />
individui che sono, diciamo, per via di una stufa che non tirava sufficientemente c’era stata una<br />
perdita di ossido di carbonio. Si è avuto che la persona che aveva inalato per più tempo perché era<br />
la prima a soggiornare nel luogo è sopravvissuta. Poi la persona che è venuta dopo è morta e un<br />
altro è stato ricoverato che era in coma ed è stato salvato. Quindi voglio dire che l’ambiente era<br />
praticamente molto simile, quindi la concentrazione si poteva ritenere abbastanza omogenea, qui ci<br />
fu anche una perizia dei Vigili del Fuoco i quali collaborarono insieme con me, era difficile poter<br />
stabilire diversità, sì, si poteva naturalmente dare una preferenza proprio di produzione perché...,<br />
però questi studenti erano nelle singole camere quindi si aveva una diversità ben poca di<br />
concentrazione, eppure diversità individuali notevolissime. Questa è una ragione per trovare valori<br />
diversi, poi valori diversi sono da imputare anche a cause diverse di decesso. Noi bisogna ricordarsi<br />
semplicemente nel salone De Lux dove si trovano queste eterogeneità, molti individui sono morti<br />
per shock neurologico da fiamme.<br />
AVV. BASSANO: Questo com’è stato determinato?<br />
GIUSIANI: Negli incidenti è la causa che..., diciamo se le fiamme raggiungono un individuo...<br />
AVV. BASSANO: Sapete che le fiamme hanno raggiunto il salone De Lux prima della...<br />
GIUSIANI: Con ogni probabilità, ed è presumibile che ci sia stato un incendio, perché il fatto di<br />
ritrovare tutti questi cadaveri ammucchiati verso un’uscita fa presupporre che ci sia stato un<br />
tentativo di fuggire tutti insieme ammassandosi e poi c’è anche un’altra questione. Non bisogna<br />
dimenticare il panico che ci sono in questi ambienti, e quindi individui che vengono magari<br />
schiacciati e morti dalla folla. Quindi le cause non sono solo quelle tossiche, ecco perché si insiste<br />
molto su questo fatto, che è solo un complementare l’esame tossicologico.
AVV. BASSANO: Quindi Lei ci sta dicendo in estrema sintesi, Lei che è un professore di<br />
tossicologia e forense, che in questo caso le risultanze tossicologiche comunque classificate non ci<br />
danno un ausilio per determinare i tempi di sopravvivenza?<br />
PRESIDENTE: Come può affermare questo? Poi in ogni caso abbia pazienza Avvocato Bassano,<br />
Lei no ha preso la parola per trarre delle conclusioni, Lei ha preso la parola per fare domande.<br />
Riceva la risposta, la valuti insieme a tutti noi e passi alla domanda successiva. Non è la prima volta<br />
che Lei riceve la risposta e trae la conclusione.<br />
AVV. BASSANO: Mi perdoni, si tratta di tre medici legali, io di medicina legale non so nulla,<br />
quindi se mi faccio delle sensazioni possono essere errate, quindi chiedo rispetto alla mia<br />
sensazione, alla mia conclusione di uomo...<br />
Apresidente: Di questo ha ragione, l’ultima sensazione è errata perché, è palesemente errata,<br />
grammaticalmente errata, lessicalmente errata, perché se le dice che è un complemento non può<br />
essere irrilevante. Un complemento serve sempre.<br />
AVV. BASSANO: Ne discuteremo.<br />
PRESIDENTE: Lei è veramente in sintonia con me, ne discuteremo.<br />
AVV. BASSANO: Andiamo avanti. Senta, il cadavere n.7, di Rodi, quello di cui si è discusso, mi<br />
pare, glielo domando, che sulla base della tabella Levin da Lei corretta avesse un coefficiente una X<br />
pari a 0,63, quindi non la tabella Levin, la tabella Levin con il valore dei cianuri abbattuto di 5 volte<br />
a 100. Da 500 milligrammi a 100 milligrammi.<br />
GIUSIANI: L’unità milligrammi è imprecisa.<br />
AVV. BASSANO: Io leggo un valore 0,63, quindi un valore che anche questo suo adeguamento<br />
non sarebbe letale. Lei presume che Rodi sia deceduto, come diceva prima, per cause diverse<br />
dall’intossicazione?<br />
GIUSIANI: Questi valori di X che sono venuti fuori danno un’idea della concentrazione additiva<br />
quando superano 0,8, cioè io ho specificato qui, e incapacitazione da 0,6 a 0,8 e al di sotto di 0,6<br />
non si può parlare di incapacitazione. Quindi ci sono non solo questo, questo è 0,63, quindi siamo al<br />
limite. E’ chiaro, non si può andare a pesare la virgola in queste cose però ci sono anche altri<br />
individui che hanno dei valori di Levin al di sotto dello 0,6 e quindi che non presentano<br />
incapacitazione. Quindi la causa della morte può essere dovuta benissimo per questi altri fenomeni<br />
che si dicevano prima.<br />
AVV. BASSANO: Sulla base delle valutazioni circostanziali quale ritiene che sia la causa più<br />
probabile della morte di Rodi? Circostanziali più tossicologiche combinate. I tempi, la causa.<br />
GIUSIANI: Faccio una piccola premessa. Queste indicazioni sono solo indicazioni su quello che<br />
possono dare degli effetti tossici. Allora se io trovo una percentuale di carbossiemoglobina da sola<br />
al di sopra del 50% posso dire, con una buona probabilità, che quell’individuo è morto per<br />
intossicazione. Così come se trovo un valore molto elevato al di sopra di 100 milligrammi di acido<br />
cianidrico, anhe da solo. Concentrazioni al di sotto di carbossiemoglobina e al di sotto di acido<br />
cianidrico possono essere combinati, secondo quello che ha fatto Levin, per spiegare una causa di<br />
morte ancora tossica. Poi, oltre a concentrazioni che non spiegano una causa della morte nemmeno<br />
in maniera sdditiva, possono essere però valutate secondo questa formula per dire senz’altro in
queste concentrazioni, con queste concentrazioni ematiche, si aveva una incapacitazione. Valori al<br />
di sotto di questi mi dicono che questi individui non avevano incapacitazione. Quindi quale sia la<br />
ragione della morte io non glielo posso dire perché gliel’ho ddetto quali possono essere in via<br />
ipotetica, causa shock neurologico, morte nella folla, crisi cardiaca, ci possono essere crisi<br />
cardiache da spavento, ci possono essere tanti altri fattori ma io questo non glielo posso<br />
assolutamente dire. Passo la parola al mio collega.<br />
BARGAGNA: Io vorrei fare un’integrazione. Mi pare che nella premessa, sia pure sintetica e forse<br />
non ordinata, ho fatto presente che le nox che hanno aggredito i passeggeri e l’equipaggio della<br />
<strong>Moby</strong> <strong>Prince</strong> sono stati molteplici e hanno operato in simultanea. Ciascuna di queste nox non ha<br />
operato nella stessa misura su ciascuna delle persone, ma in diversa misura, per cui bisogna<br />
coordinare effetti di diverse nox in diversa misura sulle diverse persone, in relazione ad un numero<br />
elevato di fattori, il tutto svoltosi in tempi molto brevi. Ho fatto presente che tra le nox di rilievo vi<br />
è anche quella che attiene al fumo di per sé, indipendentemente dalla presenza di gas tossici.<br />
E’ammesso ormai che il fumo negli incendi di questo genere abbia un ruolo rilevante al di fuori<br />
dell’ossido di carbonio, della presenza di acido cianidrico. Quindi non bisogna dimenticare queste<br />
altre possibili nox e la visione di insieme per ogni singolo caso va ricondotta al complesso dei<br />
fattori nocivi che si sono intrinsecati sui corpi. Quello che Lei osserva ora per il Rodi si può rilevare<br />
anche in un certo numero di altri casi dove in quell’indice ricavato dal Prof. Giuliani (?) e gli stessi<br />
valori di carbossiemoglobina e di acido cianidrico sono relativamente modesti. E il numero di<br />
fattori e il tempo in cui questi hanno operato è naturalmente difficilmente determinabile. Mentre il<br />
Prof. Fiori e il Prof. Chiarotti intendono avvalorizzare dando il minor peso a quelle che sono le<br />
circostanze a noi note dell’incendio. Noi siamo esattamente nella posizione opposta e quindi è qui il<br />
divario nei punti di vista tecnici.<br />
AVV. BASSANO: Torno al Professor Giusiani, una nuova domanda di natura tossicologica, poi ho<br />
quasi finito. Senta, secondo la tabella Levin 0,60 come limite di incapacitazione, sotto lo 0,60 non si<br />
è incapacitati e 0,80 come soglia letale, quindi un Levin 0,28 dovrebbe ritenersi, se può<br />
confermarmelo, un livello né letale né incapacitante.<br />
GIUSIANI: Sì.<br />
AVV. BASSANO: Ecco, Campus il Marconista del <strong>Moby</strong> <strong>Prince</strong>, se non erro... numero 35.<br />
GIUSIANI: Dunque, il numero 35 aveva un livello di carbossiemoglobina 10% e cianuri di 38,04%<br />
ml. Quindi al di sotto di 0,6, a parte questo 0,58...<br />
AVV. BASSANO: Lei quindi dovrebbe ritenere che il Sig. Campus non sia deceduto per<br />
intossicazione?<br />
GIUSIANI: Sì.<br />
AVV. BASSANO: Le chiedo una valutazione: se emergesse, ne abbiamo già parlato in<br />
dibattimento, il Presidente valuti se ammettere o meno la mia domanda. Dalle emergenze<br />
dibattimentali sarebbe stata riconosciuta la voce di Campus nel corso del secondo May Dey<br />
avvenuto quindi 20 minuti dopo la collisione. Quindi 20 minuti dopo la collisione Campus sarebbe<br />
stato ancora in vita e capace di parlare per lanciare un secondo May Dey. Lei come valuta questa<br />
emergenza circostanziale rispetto a questi dati tossicologici? Cioè, come considera compatibili dei<br />
livelli così bassi di assunzione di cianuri e di carbossiemoglobina? Come lo giustifica questa<br />
combinazione di questi livelli così bassi inalati da una persona che 20 minuti dopo era ancora in<br />
vita?
GIUSIANI: La giustificazione può essere che era in un ambiente particolarmente riparato che non<br />
ha assorbito questi gas in maniera elevata, poi naturalmente la morte sarà avvenuta per qualche altra<br />
circostanza. Poi un’altra cosa che volevo sottolineare, ricordiamoci sempre che si parla di due<br />
tossici che sono stati cercati, ma ce ne possono essere anhe molti altri che possono avere effetti<br />
mortali (?)<br />
AVV. BASSANO: Penultima domanda. Mi pare di avere trovato traccia nella vostra relazione di un<br />
rinvenimento di Esposito, del cadavere di Esposito sotto un battello gonfiabile. Mi pare di averne<br />
trovato traccia, ora ho letto... vi risulta? Non vorrei che invece fosse in una relazione dei consulenti<br />
tecnici, volevo solo sapere se vi risulta questa...<br />
BARGAGNA: No, mi pare che su questo punto già prima ci è stata posta la domanda e noi abbiamo<br />
detto che non sappiamo niente di ciò.<br />
AVV. BASSANO: Mi è sfuggita.<br />
BARGAGNA: Però può darsi, è voluminosa la relazione, io ho cercato in questi giorni di rileggerla<br />
ma non mi pare che noi si sia trascritto qualcosa. Era magari in atti...<br />
AVV. BASSANO: Era una notizia emersa in corso di dibattimento. Cercavamo ausilio. Senta, Lei<br />
Prof. Bargagna ci ha detto di estimare che Esposito si sia gettato in acqua alle 22.30, sulla base di<br />
quali elementi ritiene che si sia... circostanziale, penso, o medico legali?<br />
BARGAGNA: Chi lo ha detto questo?<br />
AVV. BASSANO: Mi pare che Lei prima, parlando di Esposito ad un certo punto, valutando il<br />
tempo di permanenza, abbia detto: Esposito si è buttato in acqua si presume...<br />
BARGAGNA: No, io volevo dire che si è buttato in acqua verso quell’ora, ma non so quando...<br />
AVV. BASSANO: Però non ha elementi per...<br />
BARGAGNA: Non ho alcun elemento per dire quando è finito in acqua il povero Esposito!<br />
AVV. GRAMAGLIA: Lei ha detto Prof. Giusiani che in presenza di incendi di particolare virulenza<br />
vi è un decadimento diciamo della qualità dell’aria. In circa 7 o 8 minuti si passa dal 21% di<br />
percentuale dell’ossigeno al 4%, 5%. E questo vale invece inversamente proporzionale per<br />
l’anidride carbonica, CO2, che aumenta proporzionalmente e si passa da quantitativi minimi si va<br />
ad arrivare al 12%, 15%. Ora, voglio dire, una volta raggiunta questa particolare nocività dell’aria a<br />
seguito dell’incendio e durante l’incendio, quanto impiega l’aria per ritornare ad una qualità di<br />
respirabilità? Quindi quanto permangono questi gas a livelli letali o comunque pregiudizievoli della<br />
cinestesi del soggetto nell’ariafino poi a ritornare a riscendere e quindi consentire che l’aria sia poi<br />
successivamente respirabile.<br />
PRESIDENTE: Ma in quali condizioni avvocato? Qualsiasi risposta sarebbe un’ipotesi. A meno<br />
che... Lei è in grado, posta così, di dare una risposta di qualche utilizzabilità?<br />
BARGAGNA: Solo un’ipotesi.<br />
PRESIDENTE: Se vuole indagare su altri versanti, sempre in materia...
AVV. GRAMAGLIA: Dal punto di vista clinico quali sono gli interventi terapeutici che possono<br />
essere fatti nell’immediatezza nel momento in cui vengono riscontrate caratteristiche, patologie de<br />
intossicazione, e quali sono appunto gli interventi di urgenza che possono riportare il soggetto a<br />
caratteri di vitalità?<br />
BARGAGNA: Nella maggior parte dei casi si tratta di una terapia rianimatoria, quindi occorre che<br />
ci sia del personale ben qualificato in proposito che sappia mettere in atto le procedure di tipo<br />
rianimatorio. Quindi procedure rianimatorie vuol dire usare farmaci che sono particolarmente<br />
energici in dosi opportune, ovviamente ossigeno, aspirazione di secreti se vi è un’irritazione<br />
tracheale, mantenimento dell’attività circolatoria, farmaci antispastici... Se poi si tratta di persone<br />
ustionate allora si pone anche questo problema del trattamento delle ustioni.<br />
AVV. GRAMAGLIA: La ringrazio Professore. Ho finito Presidente.<br />
AVV. SELLAROLI: Io rivolgo una sola domanda al Prof. Bargagna, poi vedrà Lei se si può<br />
rispondere direttamente o da altri. Lei ha parlato di una sopravvivenza più o meno enucleabile entro<br />
la mezz’ora con riferimento al sopraggiungere della morte, e ha specificato poi il Prof. Giusiani che<br />
la morte è sopraggiunta con differenze individuali anche notevoli, da una morte rapida a una morte<br />
anche più lenta. Dal punto di vista giuridico mi interessa anche un altro evento e che è un evento il<br />
quale le riuscirà chiaro dalla domanda che io le pongo. Prima del verificarsi della morte dei<br />
passeggeri della <strong>Moby</strong> <strong>Prince</strong> si instaurò o meno uno stato di incoscienza soprattutto ricollegato ad<br />
una impossibilità di movimento e così via, e se questo stato di incoscienza effettivamente si instaurò<br />
prima del decesso, quando sopraggiunse rispetto al verificarsi dell’incendio?<br />
BARGAGNA: Io credo che, salvo una minoranza di casi in cui..., che potrebbe essere esigua, in cui<br />
la morte fu pressoché istantanea o estremamente rapida, quelli investiti da una fiammata, negli altri<br />
casi si è verificata quasi sempre quella condizione cui avevo fatto cenno inizialmente, che tradotta<br />
da un termine inglese diventa incapacitazione, ma in realtà significa incoordinamento o<br />
annullamento del sensorio, incapacità di movimento, ecc. Io credo che una condizione del genere si<br />
sia verificata quasi in tutti e probabilmente è la causa antecedente al decesso che ha impedito di<br />
mettere in atto un minimo di misure atte ad evitare la morte. Quindi questa fase plausibilmente c’è<br />
stata. Negli incendi chiamiamoli, se così si può dire, ordinari, può trascorrere un periodo di tempo<br />
anche relativamente lungo tra l’incapacitazione e la morte perché le attività vitali sono depresse ma<br />
persistono. IN una successione di eventi così concentrata come noi riteniamo che si sia verificata<br />
nel caso del <strong>Moby</strong> certamente è trascorso assai poco tempo tra la condizione di incapacitazione e lo<br />
spegnimento delle funzioni vitali, cioè dalla condizione di debilità delle fondamentali funzioni vitali<br />
e la condizione di cessazione delle medesime.<br />
AVV. SELLAROLI: Non ho altre domande da porre.<br />
PRESIDENTE: Senta Prof. Bargagna, i cadaveri che non sono stati sottoposti ad autopsia sono stati<br />
tutti sottoposti ad accurata ricognizione esterna?<br />
BARGAGNA: Sono stati tutti sottoposti, quelli che consentivano di farlo, ad ispezione esterna. Non<br />
saprei se accurata.<br />
PRESIDENTE: Quali parametri avete osservato nel fare o non fare autopsie, esami autoptici?<br />
BARGAGNA: I parametri sono stato il primo grado di distruzione corporea, in certi casi la sezione<br />
del cadavere appariva sostanzialmente non praticabile perché vari segmenti corporei erano andati
distrutti, i visceri erano certamente cotti oppure si intravedevano come cotti dalle aperture che si<br />
potevano constatare in corrispondenza per esempio della parete toracica. Quelli che apparivano<br />
meglio conservati ovviamente presentavano il maggiore interesse, il criterio discriminante mi pare<br />
di ricordare che sia questo: degrado maggiore o minore di conservazione. Certi accertamenti<br />
autoptici, anche ripetuti e insistenti, sono stati resi necessari dalla identificazione, dalla necessità di<br />
identificare. Qualcuno degli occupanti la nave per esempio era stato sottoposto ad interventi<br />
chirurgici, ma per la identificazione è stato opportuno procedere alla sezione per ricavare altri dati<br />
utili alla identificazione. Direi che in prevalenza le autopsie hanno mirato a questi due fini, rilievi di<br />
carattere generale per i corpi meglio conservati, rilievi mirati alla identificazione per i corpi o ben<br />
conservati o mal conservati per i quali comunque si rendeva necessaria. Naturalmente l’autopsia si è<br />
svolta con modalità più tranquille e consuete per quanto riguarda il primo dei cadaveri sottoposti ad<br />
accertamenti che è quello dell’Esposito.<br />
PRESIDENTE: Senta, vorrei tornare un attimo ad Esposito, probabilmente oltre a cose abbastanza<br />
incongrue le chiederò cose in parte già toccate, ma ho proprio almeno personalmente bisogno di<br />
farmi un quadro a questo passeggero del <strong>Moby</strong>. Lei ha detto che avete accertato che la sua morte è<br />
da ascriversi da annegamento.<br />
PM: Asfissia da annegamento.<br />
PRESIDENTE: Da annegamento quindi. Annegamento diciamo rituale, come annegamento, quindi<br />
avete trovato tracce di qualche cosa nei polmoni?<br />
BARGAGNA: Abbiamo trovato soprattutto i polmoni fortemente espansi e che è un dato sul<br />
cadavere fresco che consente di porre questa diagnosi.<br />
PRESIDENTE: Poi avete riferito, mi pare che il Professor Giusiani, che pressoché inesistenti tracce,<br />
residui di quegli agenti tossici che abbiamo fino ad ora menzionato?<br />
GIUSIANI: 18 e 51 di carbossiemoglobina e 49 e 09 di acido cianidrico. Quindi ha respirato<br />
naturalmente però non sono dati né mortali né incapacitanti.<br />
PRESIDENTE: Nella via tracheale, se non sbaglio, è stato menzionato che aveva residui tossici o di<br />
fumo.<br />
BARGAGNA: Di materiale nerastro che noi abbiamo interpretato come nafta piuttosto che come<br />
petrolio, come...<br />
PRESIDENTE: Puntualizziamo una cosa, quindi che voi avete interpretato, non riscontrato.<br />
BARGAGNA: Che noi abbiamo interpretato, perché non è facile la distinzione in quanto le<br />
caratteristiche potevano divenire simili. In quel momento non sembrava molto rilevante questa<br />
distinzione.<br />
PRESIDENTE: Sì, mi rendo conto, è molto evidente questo.<br />
BARGAGNA: Materiale nerastro untuoso, il fatto che fosse untuoso ci ha orientati verso<br />
l’inalazione, nell’inalare acqua è stato inalato anche del petrolio.<br />
PRESIDENTE: L’Esposito aveva il salvagente, se non sbaglio, indossato?
BARGAGNA: Mi pare dalle fotografie che noi abbiamo e anche dalla descrizione non aveva...<br />
quando a noi è stato consegnato per l’esame autoptico non aveva il salvagente.<br />
PRESIDENTE: Mettendo insieme questi elementi l’Esposito è tragicamente, ma semplicemente<br />
annegato?<br />
BARGAGNA: Sì, sostanzialmente è annegato.<br />
PRESIDENTE: In riferimento a quello che voi fate all’essere questo poveretto incapacitato in una<br />
macchia oleosa, lo fate per non solo giustificare le tracce nella via tracheale, ma anche per attribuire<br />
a questa massa oleosa la causa della morte?<br />
BARGAGNA: La massa oleosa ha reso molto più difficile il galleggiamento e quindi aveva una<br />
massa abbastanza..., lui si è trovato in acqua contenente petrolio abbastanza a lungo, nei tempi pur<br />
stretti che abbiamo detto, tanto è vero che vi erano dei fenomeni macerativi che sono consistenti.<br />
PRESIDENTE: Però i fenomeni macerativi voi li avete valutati a posteriori cioè fino a<br />
ritrovamento, al momento del ritrovamento.<br />
BARGAGNA: Sì, al momento del ritrovamento che è avvenuto alle 9.00 del mattino, l’Esposito fu<br />
trovato alle 9.30...<br />
PRESIDENTE: Traumi non ne aveva, salvo mi diceva...<br />
BARGAGNA: Aveva solo piccole lesioni. Alla regione laterale della coscia e del gluteo destro<br />
soffusioni ecchimotiche circoscritte sovrastate da escoriazioni. La cute dei ginocchi niente, quelle<br />
sono lesioni traumatiche, erano queste ecchimosi, queste lividure alla faccia laterale della coscia e<br />
del gluteo di destra, come se avesse urtato contro qualche cosa con una certa violenza, ma non con<br />
particolare violenza perché non aveva fratture ossee.<br />
PRESIDENTE: E per sua esperienza di medico legale questo trovarsi in mare in chiazza oleosa<br />
rende così difficile il galleggiamento da fare annegare un marittimo o comunque un...?<br />
BARGAGNA: Io penso che vi erano più condizioni. Tra l’altro era vestito, completamente vestito,<br />
il che naturalmente già rappresenta una difficoltà.<br />
PRESIDENTE: Aveva ancora le scarpe?<br />
BARGAGNA: Sì, tutte e due le scarpe, era del tutto vestito e quindi già questo rendeva difficile, il<br />
mezzo in cui si è trovato non era l’acqua di mare ma era qualche cosa, può darsi che nel raggiungere<br />
l’acqua, non so da quale altezza, può essere venuto giù, abbia riportato una sollecitazione<br />
traumatica sia pure modesta che può avere concorso con il resto a rendere difficile poi i tentativi di<br />
stare a galla.<br />
PRESIDENTE: Le ripeto una domanda, qui mi reprimo dall’autocensurarmi. Con tutta la<br />
valutazione induttiva e deduttiva del caso, ma i tempi di sopravvivenza in mare di questo Esposito<br />
possono ragionevolmente ipotizzarsi superiori a quelli sul traghetto? Una volta individuata wuesta<br />
causa dovuta non ad aspirazione di esalazione di idrocarburi in mare ma proprio da, che in teoria<br />
potrebbe avere un’incidenza più rapida, ma da difficoltà di galleggiamento per la sola presenza di<br />
idrocarburi sparsi; considerando i tempi più o meno ricostruibili di arrivo in mare di questo<br />
poveretto, la sua permanenza poi prima di affogare può ragionevolmente, se lo può, essere
considerata o meno superiore a quelle decine di minuti, cioè a quei trenta minuti che Lei ha indicato<br />
che la gente...?<br />
BARGAGNA: Non si può esprimere alcun giudizio di certezza ma soltanto un giudizio di<br />
probabilità e di probabilità diciamo istantanea contingente, non oggetto di riflessione. Sulla scorta<br />
di questa considerazione ritengo che possa essere rimasto in acqua anche un tempo superiore alla<br />
mezz’ora, quaranta minuti, che possa essere annegato successivamente, non molto vicino al<br />
momento del recupero per la caratteristica dei fenomeni macerativi.<br />
PRESIDENTE: Nel darmi questa risposta Lei, è una domanda, ha tenuto presente che assai<br />
difficilmente l’Esposito si è buttato in zona d’acqua già con questi idrocarburi galleggianti perché in<br />
quella situazione l’idrocarburo sarebbe stato incendiato. Ragionevolmente ricostruendo, e quindi è<br />
verosimile o può ipotizzarsi, poi Lei mi dia un suo discorso ricostruttivo e tecnico insieme se lo<br />
ritiene, può ipotizzarsi con questa macchia di idrocarburi, chiamiamola così, sia sopraggiunta su<br />
questo poveretto in un momento successivo?<br />
BARGAGNA: Ecco, sì, senz’altro è possibile.<br />
PRESIDENTE: Perché dilata i tempi o potrebbe dilatare, o potrebbe ragionevolmente indurre a<br />
ritenere dilatati i tempi di sopravvivenza.<br />
BARGAGNA: Sì, senz’altro, potrebbe senz’altro averli protratti nel caso in cui si fosse imbattuto in<br />
questa chiazza e successivamente e che per un po’di tempo fosse rimasto in sane acque di mare. Mi<br />
incombe il dovere di precisare, come mi faceva rilevare il Dr. Bassi, che l’Esposito non aveva la<br />
giacca, era completamente vestito, con le scarpe ma non aveva la giacca, non ricordavo che non<br />
avesse la giacca. Probabilmente è ragionevole ritenere, ma non è certo, che se la sia tolta prima.<br />
PM: O non la avesse.<br />
BARGAGNA: O che non la avesse, però lui faceva il pianista o qualche cosa del genere quindi è<br />
probabile che la avesse.<br />
PRESIDENTE: Le ha fatto cenno il Beltrand a colloqui da lui avuti in quel suo ansioso tentativo di<br />
ricerca di una via di scampo, di avere incontrato qualcun altro dell’equipaggio?<br />
BARGAGNA: Sì, lui, mi ricordo che mi ha parlato..., si riferisce al mio colloquio diretto? Direi che<br />
lui mi ha parlato sicuramente del D’Antonio, non sono sicuro se mi ha parlato anche del Massa,<br />
perché del Massa ne aveva parlato in precedenza, non vorrei confondere, e poi lui direi che dice<br />
che, per lo meno nei primi dieci minuti di questi movimenti, lui era in un gruppo di altri, credo tutti<br />
o quasi tutti membri dell’equipaggio. Però che abbia fatto colloqui od altro no, lui dice di aver<br />
incontrato, di essersi imbattuto in corpi apparentemente inanimati, in fumo denso che vedeva poco,<br />
queste le cose che penso siano già ben note a tutti.<br />
PRESIDENTE: Senta Professore, ha accennato prima quanto da Lei sostenuto e cioè che nella<br />
memoria del Beltrand c’è stata una percezione, comprensibile, del passaggio del tempo incongrua,<br />
insomma vivendo momenti così terribili gli stessi, come si dice, non passavano mai. Quindi 75<br />
minuti effettivi sono diventati nei suoi ricordi due ore, due ore e mezzo anche di più. Pur in una<br />
impossibile tara di questi suoi riferimenti, il decesso del D’Antonio, per come riferito dal Beltrand,<br />
si colloca sempre, secondo Lei, entro quella mezz’ora che ha indicato? Visto che il tempo notevole<br />
descritto dal Beltrand come successivo alla morte del D’Antonio è sicuramente inciso e inficiato da<br />
questa sensazione dello stesso Beltrand di duplicare nella propria memoria i momenti passati.
BARGAGNA: Io penso che, e mi pare anche di ricordare, che il Beltrand faceva, riteneva che fosse<br />
trascorso più tempo dal momento della morte del D’Antonio al momento in cui erano giunti i<br />
soccorritori che non per quanto riguarda la fase precedente. Da quello che lui diceva, ricondotto a<br />
quella che era l’opinione che ci eravamo fatti, abbiamo ritenuto che anche il D’Antonio poteva<br />
rientrare nei morti come gli altri nella mezz’ora. Non sono certo, può darsi che ci siano differenze di<br />
minuti, che si sia invece che 30, 35 o 40, io di questo non credo, nemmeno i colleghi, e nessuno<br />
possa avere sicurezza, anche perché quello che riferiva il Beltrand lo riferiva come vicenda<br />
altamente di turbamento, era uno stress terribile credo dal punto di vista psichico.<br />
PRESIDENTE: Può aiutarci sul momento, io francamente non ho... perché è venuto Grosselle, ci ha<br />
presentato una planimetria... il D’Antonio dove fu trovato esattamente, se lo ricorda?<br />
BARGAGNA: Il D’Antonio fu trovato assai vicino a dove il Beltrand dice di essere rimasto fuori,<br />
agguantandosi a parte della nave e cioè fu trovato esattamente, ecco mi pare che c’è la posizione...<br />
PRESIDENTE: Ma all’interno o all’esterno della nave?<br />
BARGAGNA: No, all’esterno, in prossimità di una scaletta. Sarebbe sostanzialmente sul ponte,<br />
questo è il ponte di coperta, no? Sul ponte di coperta, a poppa, all’esterno in prossimità di una<br />
scaletta sulla destra della nave guardando la prua.<br />
PRESIDENTE: Lei professore ritiene che le condizioni, non già personali, ma oggettive, spaziali<br />
più favorevoli per il Beltrand, quelle stesse che hanno concorso a consentirgli di salvarsi possano<br />
avere, queste stesse condizioni, a pochi metri di distanza dal Beltrand, avere influito nel consentire<br />
un protrarsi della vita in D’Antonio rispetto a tutti gli altri presenti a bordo, o l’eccezione è<br />
Beltrand?<br />
BARGAGNA: Io ritengo che la posizione fortunata del Beltrand sia stata quella di sporgersi al di<br />
fuori della nave per quanto possibile, poi per il resto mi devo rimettere soltanto alla variabilità<br />
individuale con la quale si resiste o non si resiste in condizioni anomale.<br />
PRESIDENTE: E lo sporgersi come mai lo valorizza?<br />
BARGAGNA: Probabilmente lo valorizzo perché lo sporgersi consentiva una migliore ventilazione,<br />
una diluizione o una minore densità del fumo e giovarsi di più dei movimenti della nave, che la<br />
nave da quanto risulterebbe stava muovendosi, credo che questo possa avere avuto una qualche<br />
rilevanza. Si era pensato che avesse trovato una maschera unti gas, che si fosse collocato in<br />
qualche... ma sono tutte queste ipotesi naufragate...<br />
PRESIDENTE: Ma se lo sporgersi consentiva di fluire di questa corrente o colonna di aria, lo stare<br />
pochi metri dalla sporgenza non può rendere possibile un favorevole beneficio non risolutivo<br />
purtroppo, ma insomma dal nostro punto di vista, ricostruttivo rilevante, un favorevole beneficio<br />
anche nel protrarsi della vita in D’Antonio?<br />
BARGAGNA: Sì, senz’altro, in astratto senz’altro, forse anche in concreto, in concreto non lo<br />
possiamo sapere, in astratto la risposta è sì. Diceva il Dr. Bassi voleva fare una precisazione.<br />
BASSI: A quanto ci risulta il D’Antonio era sì vicino a dove si era appeso il Beltrand, però in una<br />
zona non esposta ad un ricambio d’aria, in quanto vi era vicino una parte della nave, vi era una parte<br />
della coperta sovrastante sopra, quindi pure la vicinanza di pochi metri faceva sì che potessero
essere, suppongo, notevolmente diverse le condizioni di ventilazione fra i due punti dove atavano le<br />
persone, cioè dove era il D’Antonio e dove era il Beltrand. Se il Beltrand era dove ha detto di essere<br />
e se effettivamente il D’Antonio è stato trovato dove ci è stato riferito.<br />
PRESIDENTE: C’era l’incendio lì o no?<br />
BASSI: Evidentemente in quel punto lì ancora infatti l’incendio era... per lo meno le vernici esterne<br />
della...<br />
PRESIDENTE: Con una colonna d’aria dovuta o ai motori o all’assenza di incendio, ed incendio<br />
che brucia ossigeno dall’altra parte, correnti di compensazione...<br />
BASSI: Per fare un esempio è come stare in una macchina, chi sta dietro a finestrini aperti, sta con<br />
la testa fuori dal finestrino, se vogliamo fare un esempio forse un po’ grossolano...<br />
PRESIDENTE: Tra chi?<br />
BASSI: All’interno di una automobile, immaginiamo una macchina con i finestrini aperti, chi sta<br />
dentro con la testa dentro e chi sta con la testa fuori dal finestrino. La differenza è di 20 cm. Ma la<br />
ventilazione è completamente diversa.<br />
PRESIDENTE: Sì, però se Lei mi tiene chiuso con il riscaldamento acceso, e poi mi apre il<br />
finestrino sento immediatamente la corrente fredda.<br />
BASSI: Sì, questo senz’altro, però c’è un ricambio d’aria diverso.<br />
PRESIDENTE: Però siamo in una forse impossibile ricostruzione esatta.<br />
BASSI: Esatto, sono concorde con Lei.<br />
PRESIDENTE: Sono condizioni di plausibilità. Voglio dire, anche per il D’Antonio di poco, in<br />
termini onestamente deduttivi, sia pure plausibilmente deduttivi, stiamo sfiorando i trenta minuti e<br />
giungendo ai 40, 45.<br />
BARGAGNA: Questo non so, io penso che si stia affiorando i trenta da quello che emerge...<br />
PRESIDENTE: Mi riattaccavo alle sue aperture, diciamo.<br />
BARGAGNA: Sì, quello che avevo detto prima. Che poi si vada a 40 o 45 questo io non lo so<br />
proprio, sembrerebbe di no dalle dichiarazioni che ha reso il Beltrand, però sono dichiarazioni che<br />
hanno quei limiti che abbiamo detto.<br />
PRESIDENTE: Però Lei scusi Professore, Lei all’inizio, di fronte a certe mie richieste d’aiuto, ha<br />
parlato che il D’Antonio poteva plausibilmente ragionevolmente, nei termini che abbiamo sino qui<br />
focalizzato essere vissuto anche 40 minuti, non è che me lo... era una nuova proposta, era...<br />
BARGAGNA: Mi sembrava di avere detto al di là della mezz’ora, mi sembrava di avere detto, ora<br />
però non ricordo di aver pronunciato il numero 40.<br />
PRESIDENTE: Non stiamo a vedere l’ho detto o non l’ho detto, visto che mi interessa faccia la<br />
somma ora Lei...
BARGAGNA: Non sono in grado di farlo perché mi mancano gli elementi di valutazione, questo<br />
dice che gli ha fatto la respirazione bocca a bocca, non si sa se gliel’ha fatta o no. Si porta un’altra<br />
apposizione, da quello che narra sembra che sia maggiore il tempo che è trascorso prima. Se sono<br />
75 minuti, se li dividiamo, allora sembrerebbe ragionevole la soglia di 30 minuti non di più. Ci ho<br />
pensato più volte alla storia del D’Antonio, ma non abbiamo trovato soluzioni.<br />
PRESIDENTE: Allora nemmeno, e qui proprio concludiamo con questo poveretto, nemmeno poter<br />
affermare che, salvo il Beltrand, rispetto a tutti gli altri sfortunati presenti su quel traghetto il<br />
D’Antonio ha avuto un’apprezzabile condizione di maggior beneficio.<br />
BARGAGNA: Sì. Penso che si possa dire, ma noi lo possiamo dire limitatamente all’ambito della<br />
nave dove si trovavano gli altri... tra l’altro non c’era nessuno molto vicino, perché le altre salme<br />
che erano a poppa all’aperto, erano sul ponte superiore a questo. Quindi su quella posizione di<br />
poppa c’erano soltanto il Beltrand, che stava nella posizione che abbiamo detto, e il D’Antonio, poi<br />
furono stati trovati 2 o 3 cadaveri in una scaletta che portava al ponte sottostante che però erano già<br />
assai più all’interno del... Poi non ve ne erano altri nei dintorni immediati da quello che possiamo<br />
ricavare dalle piantine.<br />
PRESIDENTE: Il Massa dove è stato trovato? Lo avete annotato?<br />
BARGAGNA: Il Mass era stato trovato quasi nulla del Massa, pochi resti in quella che era la<br />
cucina, nei dintorni, in prossimità del vestibolo, lo possiamo cercare... Ecco, sostanzialmente il<br />
Massa per quello che possiamo ricostruire si trovava in un locale che era antistante rispetto al<br />
vestibolo del salone De Lux, locale appunto dove, che poi è stato così per brevità ossario, perché in<br />
quell’ambito i corpi erano andati incontro, almeno una certa parte, a cremazione vera e propria.<br />
PRESIDENTE: Ci ricordi un attimo, sul ponte superiore di coperta quante persone?<br />
BARGAGNA: Sul ponte, dunque quello su cui è stato trovato il..., sul ponte imbarcazioni, è questo<br />
il ponte imbarcazioni, sul ponte superiore a quello di coperta che si chiama ponte imbarcazioni, al di<br />
sopra, su quelle che erano a poppa presenti, 8 corpi, dall’1 all’8. I primi 8 corpi che furono portati a<br />
terra nel pomeriggio subito dopo il disastro.<br />
PRESIDENTE: Tra i corpi del ponte imbarcazione, quindi 8 quasi cremati Lei diceva...<br />
BARGAGNA: No, quelli cremati sono in quel locale che abbiamo definito come ossario che è<br />
all’interno...<br />
PRESIDENTE: In che condizioni erano questi 8 corpi?<br />
BARGAGNA: Si può vedere anche dall’album fotografico, erano quasi tutti assai provati, tant’è<br />
vero che provammo assai difficoltà nell’identificazione.<br />
PRESIDENTE: Ma più della salma del D’Antonio?<br />
BARGAGNA: D’Antonio aveva un pochino più di resti di vestiti, poi per il resto era carbonizzato<br />
in larga parte.<br />
PM: Io avevo una domanda per il Prof. Bargagna e si riaggancia a un chiarimento che Le ha chiesto<br />
prima un difensore di Parte Civile, occasione nella quale Lei ha fatto riferimento al fatto che in
questa occasione secondo quello che è emerso per quanto a vostra conoscenza nessuno della <strong>Moby</strong><br />
<strong>Prince</strong>, salvo se si eccettua il D’Antonio risulta avere effettuato tentativi di fuga. A questo proposito<br />
le volevo chiedere se con riferimento all’esame che voi avete fatto della letteratura in materia ci può<br />
dire qualche cosa,episodi di eventualmente fuga da luogo di incendi, che può essere in questa sede<br />
utile richiamare. Cioè, è frequente constatare episodi di tentativo e fuga dai luoghi dove...?<br />
BARGAGNA: Direi di sì, senz’altro, è frequente, soltanto che buona parte di quelli che tentano di<br />
fuggire non ce la fanno, restano giù e muoiono carbonizzati. Nello stadio inglese di cui si è detto, vi<br />
fu un fenomeno analogo, cercarono di fuggire tutti quanti, a parte quelli che morirono subito per il<br />
fuoco che si sviluppò rapidissimamente, poi gli altri, essendo uno stadio poteva essere relativamente<br />
facile. Per esempio nel caso del night club furono trovati molti cadaveri ammassati alle porte<br />
revolver che erano ancora in uso perché cercavano di uscire fuori. Quindi ci sono questi tentativi di<br />
fuga. Qualcuno di quelli che sopravvissero, ovviamente, alcuni ebbero successo. L’unica salvezza è<br />
la fuga rapida prima che sopraggiunga l’impossibilità di fuggire. E’ banale ma tutti dicono questo.<br />
PM: Nell’esperienza del traghetto danese?<br />
BARGAGNA: Il lavoro scientifico che è stato pubblicato riguarda soprattutto problemi di<br />
identificazione. Però è descritto nell’introduzione sostanzialmente questo, che alle 20.05 della notte<br />
del 7 aprile del <strong>19</strong>90 un incendiario dette fuoco ad uno degli ambienti di questo traghetto. Il fuoco si<br />
espanse in maniera estremamente rapida e dei 494 passeggeri e della folla 158 persero la vita. Lo<br />
spegnimento e altre cose sono fatti successivi.<br />
AVV. DE CHIRICO: Proprio in relazione alla posizione del Beltrand, sotto il profilo generale, voi<br />
pensate che se dei soccorsi fossero arrivati a prescindere dal problema della sopravvivenza di 30<br />
minuti... perché questo qui è un discorso semmai da approfondire perché ho visto che sotto il profilo<br />
strettamente tecnico legale senza il discorso delle circostanze non arrivate al discorso della<br />
sopravvivenza, allora, se, ad un certo punto, solamente chi si fosse presentato come soccorritore<br />
all’esterno poteva avere in mano la situazione. Cioé se fossero stati fatti dei getti d’acqua molto<br />
potenti nella zona di poppa e, nello stesso tempo, fossero stati invitati con il megafono le persone a<br />
affluire in una zona, perché siccome, in sostanza, nessuno all’interno conosceva la situazione, solo<br />
chi poteva essere all’esterno, voi pensate sotto il profilo generale che la situazione poteva avere<br />
degli effetti, sotto il profilo teorico, migliori riguardo al salvataggio di vite umane?<br />
BARGAGNA: Io non posso rispondere sulla base del presupposto, che mi pare non è condiviso<br />
dalle Parti Civili, che il traghetto era completamente incendiato in quella fase. E quindi era<br />
praticamente ben difficile, non vedo come si potesse provvedere a ridurre il numero delle vittime,<br />
anche nell’ipotesi che qualcuna delle tante persone a bordo fosse soltanto in stato di<br />
incapacitazione, non fosse morta, o anche nell’ipotesi che qualcuna di queste fosse ancora viva,<br />
ipotesi per la quale non vi è prova a mio avviso in nessun modo.<br />
AVV. DE CHIRICO: Però in certe zone, in sostanza nella zona del Beltrand per esempio non vi<br />
era...<br />
BARGAGNA: Escluso il Beltrand.<br />
AVV. DE CHIRICO: Ma io stavo parlando di quella zona. A un certo punto solamente chi era al di<br />
fuori poteva capacitarsi della situazione?<br />
BARGAGNA: Sì.
AVV. DE CHIRICO: Solamente chi era al di fuori poteva notare la situazione generale?<br />
BARGAGNA: Sì. Se fosse stato fatto sarebbe stato un tentativo ragionevole. Io non so se è stato<br />
fatto o se non è stato fatto. Questo sarebbe stato un tentativo ragionevole, in ipotesi, perché<br />
evidentemente nessuno credo che potesse sapere al momento come stavano le cose. Io mi ricordo<br />
che quando sono arrivato al mattino alla darsena la prima cosa che mi sono chiesto era: “Quante<br />
persone sono in mare? Ci sarà ancora qualche persona per caso ancora viva sulla nave?” Poi<br />
conoscendo che cosa era successo...<br />
AVV. DE CHIRICO: Siccome la teoria del salvataggio è proprio questa: creare la zona di<br />
protezione e far affluire nella zona di protezione – era una domanda tecnica la mia – poi voi<br />
chiaramente siete medici legali... Siccome c’era una zona che abbiamo detto in sostanza protetta<br />
limitatamente. Chi era all’esterno poteva vedere qual’era in sostanza lo scenario. Solamente che uno<br />
dall’interno uno non poteva capacitarsi dello scenario all’esterno, ma all’esterno sì.<br />
BARGAGNA: Sì.<br />
AVV. DE CHIRICO: E all’esterno si poteva notare la zona protetta. Il discorso del salvataggio è<br />
puntate sulla... ecco, volevo dire in sostanza solo questo. Voi avete conosciuto meglio di noi una<br />
certa dinamica. Lei ha detto che tutta la nave era avvolta dalle fiamme, però questo è sempre un<br />
discorso della dinamica dell’avvenimento che non è stata chiarita ed è a monte del vostro discorso.<br />
C’è una zona in sostanza almeno relativamente protetta, è la zona del Beltrand, per cui in sostanza<br />
anche secondo voi c’era una zona che poteva essere relativamente protetta.<br />
BARGAGNA: No. Questo penso di non averlo detto e non sono in grado di dirlo, non mi pare che<br />
ci sia una questione di carattere medico-legale perché sarebbe come aggiungere un’ipotesi<br />
all’ipotesi, insomma, non vedo onestamente... ora può darsi che anche le 14.30... con<br />
politipoglicemia??, ma non mi pare che sia una cosa su cui onestamente non si possa dare una<br />
risposta che il Tribunale possa ritenere utile per il suo giudizio. Però se il Presidente me la precisa<br />
meglio. Io non ho inteso bene... non vedo onestamente cosa possiamo dire noi. Lei cosa mi vuol far<br />
dire, che se qualcuno fosse arrivato sotto e avesse immediatamente provveduto a getti d’acqua ecc.,<br />
se qualcuno si poteva salvare? E’questo che Lei vuol sapere?<br />
AVV. DE CHIRICO: Io volevo soltanto, tenuto conto del discorso che abbiamo fatto prima, che<br />
c’era una zona che ha permesso la vita del Beltrand...<br />
BARGAGNA: Una zona limitata, molto limitata.<br />
PRESIDENTE: Al di fuori della sagoma della nave, quindi non era una zona, era spazio aperto<br />
Avvocato, perché Beltrand stava appeso. E’quello che ho cercato di indagare con il consulente che<br />
mi è stato chiarito non essere una zona nemmeno di due o tre metri, era solo il fatto che lui stava al<br />
di fuori della nave. E’vero Prof. Bargagna, ho capito bene?<br />
BARGAGNA: Lui aveva sostenuto che stava appeso al di fuori. Comunque continuo a non capire la<br />
domanda sotto il profilo tecnico.<br />
AVV. DE CHIRICO: La mia domanda era sotto questo profilo. Lei giustifica in sostanza il fatto che<br />
il Beltrand sia sopravvissuto in quanto lui in un evento eccezionale si trovava in un punto<br />
particolare del... secondo Lei si trovava in un punto particolare del..., oppure poteva esserci una<br />
zona particolare?
BARGAGNA: Da tutti gli elementi emersi sembra essere stato non proprio un punto in senso<br />
geometrico, ma evidentemente un ambito molto ristretto, visto che chi li stava vicino è morto, che<br />
era il D’Antonio, visto che quei poveretti che stavano nella scaletta poco oltre erano morti mentre si<br />
trovavano lì, quindi io non penso che fosse un’area di particolare salubrità rispetto a tutto il resto.<br />
Tutt’al più una zona molto circoscritta. Questa è la mia opinione. Poi può darsi che uno studio<br />
approfondito...<br />
AVV. DE ROSA: Una precisazione Professore riguardante un’affermazione che Lei ha fatto in<br />
relazione a una domanda del Presidente. Parlando del corpo del povero D’Antonio Lei sosteneva<br />
poco fa che le condizioni del cadavere risultavano essere tali da far presumere la carbonizzazione<br />
del medesimo, quanto meno un suo stato di degrado molto compromesso.<br />
BARGAGNA: Sì. Ci sono le fotografie. Le può vedere.<br />
AVV. DE ROSA: Peraltro, volevo una precisazione, dato che nella relazione peritale in riferimento<br />
proprio alle condizioni del cadavere medesimo si dice testualmente, se mi permette leggo due righe:<br />
“trattasi di cadavere di sesso maschile ancora abbastanza ben conservato, atteggiato a lottatore. La<br />
cute del volto è annerita ma le formazioni pilifere non sono bruciate e i lineamenti sono ancora ben<br />
discernibili.”<br />
BARGAGNA: Guardi, mi scusi, ci sono le fotografie, mi pare che basta vederle. E’meglio<br />
conservato degli altri, ma se Lei... quindi è tutto relativo evidentemente.<br />
AVV. DE ROSA: Certo. Mi sembra giusto precisare che le affermazioni erano in contrasto, ecco, e<br />
soprattutto...<br />
BARGAGNA: Non sono in contrasto. E’ meglio conservato di qualcun’altro di quelli che erano<br />
sopra, ma è sufficientemente abbruciato.<br />
AVV. DE ROSA: Un’altra cosa. Soprattutto questo in riferimento alle condizioni in cui sono stati<br />
trovati i cadaveri che erano nella zona circostante.<br />
PRESIDENTE: Che sono tutti fotografati, Avvocato! Quando l’oggetto del decidere è già ostentato<br />
alla valutazione di tutti, cosa Le deve dire un perito? Lo prende in contraddizione un perito che le<br />
dà la fotografia?!<br />
AVV. DE ROSA: No, però la domanda presidente mi sembrava rilevante al fine di capire<br />
eventualmente le motivazioni per cui le divergenze fra queste condizioni poteva far presumere<br />
circostanze e modalità del decesso diverse e/o sicuramente anche in relazione ai tempi.<br />
AVV. ANDERINI: Prof. Bargagna, torno un momento sul cadavere del Sig. Francesco Esposito. Il<br />
fatto che si sia trovato in mare senza la cintura di salvataggio, il fatto che avesse le scarpe, il fatto<br />
che gli sia stata trovata un’ecchimosi ed escoriazione al gluteo e alla coscia, il fatto che avesse gli<br />
indumenti bagnati di petrolio, questi elementi sono compatibili con l’ipotesi di un getto<br />
potentissimo di petrolio che lo abbia colto sul ponte della nave facendolo scivolare e poi precipitare<br />
in mare? E’compatibile questo?<br />
BARGAGNA: Direi che tutto è possibile, però la macerazione cutanea che lui presentava al volto e<br />
in altre parti corporee è una macerazione da permanenza nella nafta, non è qualcosa che può venire<br />
a schizzo, per cui non mi sembra probabile.
AVV. ANDREINI: Se l’Esposito fosse stato preso da un getto di petrolio, fosse stato colto da un<br />
getto di petrolio e così trascinato in mare, si sarebbe trovato in quali condizioni, con tutto il mare<br />
cosparso di...<br />
PRESIDENTE: L’ha inquinato lui il mare!<br />
AVV. ANDREINI: No Presidente!<br />
PRESIDENTE: Con un getto di petrolio che arriva su una nave in fiamme e che rimane non<br />
combusto perché va a colpire l’Esposito.<br />
AVV. ANDREINI: Presidente, io ho fatto un’ipotesi e il Prof. Bargagna ha detto che è possibile<br />
questa ipotesi, salvo il discorso della macerazione. Faccio un’altra domanda. Se questo può essere<br />
accaduto, l’Espsito si è trovato in un liquido composto da grande quantità di petrolio, ovviamente,<br />
che brucia. Le domando. Le fiamme dove si trovavano in quel momento, a livello del mare o un<br />
pochino sopra il livello del mare?<br />
BARGAGNA: Mi sembra che le domande si fanno sempre più difficili, questa poi non riesco a<br />
capirla, ancora meno della precedente. Come posso io capire se le fiamme erano alte o erano basse?<br />
Non vedo come!<br />
AVV. ANDREINI: Queste cose io le ho anche già scritte in una mia memoria di due anni fa.<br />
BARGAGNA: Io non l’ho letta e non l’ho vista.<br />
AVV. ANDREINI: No, non si tratta di leggerla. Io ho fatto un’ipotesi. Che questo povero signore<br />
sia stato trascinato in mare e che si sia trovato con la testa tra il livello del mare e le fiamme che<br />
sovrastavano e quindi in un ambiente poverissimo di ossigeno e quindi sia morto per soffocamento.<br />
Questa immagine è possibile? Anche in considerazione del fatto che, dai rilievi sul cadavere, non è<br />
stata trovata acqua nei polmoni. E’compatibile? E’possibile questo? E che quindi l’abbruciamento,<br />
l’arrossamento delle parti esposte sia conseguenza dell’irraggiamento delle fiamme che erano sopra<br />
di lui. E’compatibile tutto questo? Domando al medico legale.<br />
BARGAGNA: Abbiamo ritenuto che l’effetto sia di tipo macerativo da petrolio e che non sia un<br />
effetto dovuto ad energia termica in eccesso. Abbiamo ritenuto che la morte sia avvenuta per<br />
un’asfissia da annegamento. Più di questo io non credo, né io e né i miei colleghi, che possiamo<br />
dire.<br />
AVV. ANDREINI: Non voglio trarre conclusioni perché se no poi Lei Presidente mi dice le stesse<br />
cose che ha detto all’Avvocato Bassano e io non voglio sentirmele dire, perché sono state già dette.<br />
Però, l’ipotesi che uno si getti in mare, pur avendo le scarpe e senza la cintura di salvataggio...<br />
PRESIDENTE: Ce lo può aver mandato solo un getto di petrolio non incendiato, dice Lei?!<br />
AVV. ANDREINI: Può esserci anche caduto, comunque è un’ipotesi...<br />
PRESIDENTE: Avvocato Andreini, ma su quel traghetto ce lo vede Lei un getto di petrolio che<br />
arriva a Esposito non incendiato? Era una palla di fuoco, ce lo hanno detto da mesi! Era una palla di<br />
fuoco e deve essere arrivato un getto di petrolio non incendiato sull’Esposito, che va in mare, lo<br />
inquina e si trova la macchia galleggiante intorno e le fiamme in alto che gli aspirano l’ossigeno. Le
facciamo tutte le ipotesi, perché tutto va ipotizzato quando niente è certo, scegliendo linee di<br />
ragionevolezza, di plausibilità, di utilizzabilità...<br />
AVV. ANDREINI: Presidente, qui chiudo. Il getto c’è stato e potentissimo, quando il traghetto si è<br />
infilato nella petroliera c’è stata una forte compressione e una forte espansione, quindi sono usciti<br />
una quantità immensa di iranian light che ha inondato il traghetto e quindi l’ha corso tutto quanto.<br />
Se c’era una persona sul ponte in fondo al traghetto, io dico, niente è più facile che sia stato travolto<br />
e trascinato in mare, ecco l’ipotesi che ho fatto e l’ho scritta qui, e mi cheto.<br />
Testimonianza di Mattheus Jon Albert, ricercatore universitario in materia di scienze<br />
marittime. (Teste tradotto in simultanea da interprete nominato dal Tribunale)<br />
PM: Che tipo di accertamento ha svolto per conto del Pubblico Ministero nel corso delle indagini<br />
preliminari?<br />
MATTHEUS: Ho ricevuto i nastri da parte del Giudice durante queste indagini, le ho portate con<br />
me in Inghilterra e chiesi all’Aviazione Civile di leggere e di interpretare questi nastri<br />
PM: Di che nastri si trattava?<br />
MATTHEUS: Si trattava di nastri di una certa grandezza relativi alle registrazioni radar effettuate<br />
dal CRAV di Roma. L’Aviazione Civile non fu in grado di leggere questi nastri. L’Istituto nel quale<br />
io insegno, il Sautamthon (Southampton?) Insitute, produsse una registrazione da questi nastri che<br />
ci consentì scrivere un pma software e di visualizzare le informazioni contenute su questi nastri su<br />
un computer PC IMB. Quindi fui in grado di leggere i nastri che includevano due ore di<br />
registrazione.<br />
PM: Quindi se ho capito bene non sono stati ricavati dati utili dall’analisi di questo nastro?<br />
MATTHEUS: Io sono stato in grado di trovare delle registrazioni riguardanti dei bersagli di<br />
superficie dei traghetti nella regione in cui è avvenuta la collisione. Nessun obbiettivo di superficie<br />
è apparso essere presente a meno di 8,3 miglia nautiche dal punto di osservazione del radar della<br />
Valle Benedetta.<br />
PM: Conferma quindi la relazione scritta e a suo tempo depositata al Pubblico Ministero?<br />
MATTHEUS: Sì, confermo ciò che è scritto come mia veritiera constatazione dei fatti, di tutto ciò<br />
che da me è stato dedotto e scoperto su entrambi i nastri che mi erano stati assegnati.<br />
PM: Non ho altre domande.<br />
AVV. DE ROSA: Sig. Mattheus, nella perizia Lei fa riferimento con una certa precisione alla<br />
posizione dell’Agip Abruzzo, o, più precisamente indica una sorta di bersaglio quasi ad indicare il<br />
punto della collisione. Riguardo all’individuazione di questo punto preciso, Lei può dirci chi è che<br />
Le ha fornito i dati geografici relativi appunto a questa posizione?<br />
MATTHEUS: Penso di averli ricevuti dal Tribunale, dal Giudice incaricato delle investigazioni.<br />
Noi appunto avevamo chiesto informazioni relative all’ubicazione delle imbarcazioni. La “X”, che
si può appunto vedere dal diagramma, corrisponde con probabilità alla posizione appunto nella<br />
quale è avvenuto l’incidente, è avvenuta la collisione.<br />
AVV. DE ROSA: In relazione all’individuazione di questa posizione precisa, Lei può dirci se nelle<br />
vicinanze del sito della collisione è stato individuato il transito di navi, e se sì, quanti e con quali<br />
frequenze negli orari appena precedenti e susseguenti l’orario presunto della collisione?<br />
MATTHEUS: Sì, soltanto per alcune. Ad esempio per l’imbarcazione “G” è possibile affermare che<br />
alle 21.52 si avvicinava alla velocità di 12 nodi, scomparendo poi quando raggiungeva la distanza di<br />
10,5 miglia nautiche dal punto di osservazione, sempre della Valle Benedetta. Un’altra<br />
imbarcazione osservata è quella indicata con la lettera “I”, che è visibile a partire dalle 22.08 e<br />
questa immagine si può riscontrare nel nastro numero 1, ma poi questa imbarcazione si allontana.<br />
Abbiamo poi un altro bersaglio, il bersaglio indicato con la lettera “O” alle 22.<strong>19</strong> che gira intorno.<br />
Questo è tutto quanto riguarda le imbarcazioni.<br />
AVV. DE ROSA: Mi potrebbe precisare, con l’approssimazione del caso, qual’era la distanza<br />
minima presumibile delle imbarcazioni che Lei stava indicando dal sito della collisione?<br />
MATTHEUS: La distanza minima è di 1 miglio e mezzo.<br />
AVV. CERRAI: Nel fare la sua perizia ha esaminato i nastri, e nell’estrarre i dati da questi nastri<br />
può essere andato perso qualche bersaglio?<br />
MATTHEUS: E’ improbabile. In alcuni casi ho analizzato, alcuni punti come il “Q” e il target<br />
indicato con la lettera “L”, che poi non sono stati successivamente rilevati e forse, nonostante questi<br />
siano due punti, potrebbe darsi in realtà che si tratti di un solo bersaglio, o cioè di un solo record di<br />
linguaggio tecnico, che poi potrebbe essere successivamente registrato durante il successivo giro di<br />
radar, la successiva scansione del radar. Quindi è possibile che in un giro, cioè in una volta, possa<br />
non essere visto un obbiettivo, ma durante i successivi giri comunque prima o poi viene visto, cioè è<br />
possibile che venga saltato un obiettivo, un target, durante un giro del radar.<br />
AVV. DE ROSA: Nella sua perizia fa riferimento ad un bersaglio in avvicinamento rispetto al<br />
punto della collisione, alle ore 22.10. Può confermarlo?<br />
MATTHEUS: Non mi risulta in realtà a quest’ora, alle 22.10!<br />
AVV. CERRAI: Dovrebbe essere il bersaglio “G” che alle 22.10 si arresta.<br />
PRESIDENTE: Avvocato Cerrai, ma si arresta o entra il suo bersaglio?<br />
MATTHEUS: Probabilmente sì, probabilmente è possibile che a quest’ora il bersaglio “B” si<br />
arresti.<br />
AVV. CERRAI: Da quello che ho capito io è un bersaglio in avvicinamento che alle 22.10 si<br />
arresta. Questo dovrebbe essere. Lo conferma?<br />
MATTHEUS: Forse si è fermato, ma forse è anche... o si è fermato, oppure si è avvicinato<br />
ulteriormente al radar. Se posso aggiungere una nota dell’interprete è che al di sotto di una certa<br />
distanza, avevamo accennato prima, i bersagli non sono rilevabili da parte del radar. Quindi il<br />
motivo per cui – questa è sempre una nota dell’interprete – non compare più sul tracciato radar può
essere dovuto, uno, ad un arresto della nave, due, al fatto che questa imbarcazione, questo bersaglio<br />
possa essersi avvicinato, quindi al di sotto della soglia minima.<br />
PRESIDENTE: Questa soglia minima del radar di 8,3 è un limite dell’apparecchio, un criterio<br />
selettivo?<br />
MATTHEUS: Dipende dalla forma dell’antenna e anche in funzione di alcuni fattori atmosferici. La<br />
temeratura, la pressione... ma dovrebbe incidere considerevolmente comunque.<br />
PRESIDENTE: Cioè il rilevamento del bersaglio influenzala temperatura...?<br />
MATTHEUS: In un certo senso, ma non in modo eccessivo.<br />
PRESIDENTE: Quindi un bersaglio che si muove sotto 8,3 miglia non viene rilevato dal radar?<br />
MATTHEUS: Se si muove sulla superficie non viene rilevato.<br />
PRESIDENTE: A maggior ragione se sta alla fonda allora! Se è alla fonda non viene rilevato.<br />
INTERPRETE: Credo che il Sig. Mattheus stia facendo una differenza tra target, cioè bersaglio di<br />
superficie e bersaglio non di superficie, cioè un aereo che verrebbe...<br />
PRESIDENTE: Le faccia spiegare allora.<br />
MATTHEUS: Ad esempio il bersaglio “K” è un aereo e viene visto sul tracciato, nonostante questo<br />
bersaglio scenda al di sotto di questa soglia minima, perché si trova ad una maggiore altezza<br />
rispetto a un bersaglio di superficie, cioè rispetto a una nave.<br />
PRESIDENTE: Cerchiamo di chiarire. I bersagli di cui abbiamo parlato ora sono mezzi aerei o<br />
mezzi navali, salvo quello che Lei ora ci ha menzionato, cioè il “K”?<br />
MATTHEUS:: Ricapitolo. Il bersaglio “I”, “G” e “O” sono bersagli di superficie.<br />
PRESIDENTE: E che sono rilevati in quanto andavano oltre le 8 miglia?<br />
MATTHEUS: Sì, erano distanti da questa soglia minima.<br />
PRESIDENTE: Insisto. Mezzi navali alla fonda fermi all’ancora non sono per definizione,<br />
sembrerebbe, rilevabili dal radar, da quel radar di cui parliamo?<br />
MATTHEUS: E’ necessario fare una precisazione, che non c’è una registrazione continua dei<br />
bersagli stazionari, cioè fermi.<br />
PRESIDENTE: In altri termini, della situazione in rada all’epoca non è possibile estrarre nulla dai<br />
tracciati?<br />
MATTHEUS: Un’altra precisazione. Tutti i bersagli stazionari vengono eliminati durante<br />
l’elaborazione dei dati presso la sede del CRAV di Roma.<br />
PRESIDENTE: Mi sta dicendo il Signor Mattheus che, se è necessario, può spiegare perché<br />
vengono eliminati questi bersagli, se è rilevante.
PRESIDENTE: A noi interessa il dato di fatto finale.