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16_UDIENZA 19 APRILE 1996.pdf - Moby Prince

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<strong>UDIENZA</strong> <strong>19</strong> <strong>APRILE</strong> <strong>19</strong>96 ORE 9.30<br />

Testimonianza dell’equipe medico-legale composta da Marino Bargagna, Giusiani Mario,<br />

Alessandro Bassi Luciani.<br />

PM: Prof. Bargagna, mi rivolgo a Lei come coordinatore. Ci vuole dire in sintesi le modalità del<br />

lavoro da voi effettuato, come vi siete organizzati e come avete proceduto negli accertamenti?<br />

BARGAGNA: Noi abbiamo dato avvio agli accertamenti subito dopo il mezzogiorno dell’11 Aprile<br />

in quanto avevamo prestato giuramento di rito e comunque abbiamo avuto l’incarico di effettuare le<br />

indagini nella mattinata. Ci siamo premurati in primo luogo di predisporre il necessario per<br />

procedere all’identificazione dei corpi e quindi abbiamo concorso ad attrezzare i capannoni nei<br />

quali poi l’identificazione ebbe luogo. Chiedemmo anche di prendere parte alle operazioni di<br />

recupero dei corpi sulla nave e ci dichiarammo disponibili ma emersero subito rilevanti difficoltà<br />

espresse mi sembra soprattutto dai Vigili del Fuoco per il fatto che la nave era ancora un vaste parti<br />

surriscaldata, addirittura con ambienti nei quali probabilmente non era possibile accedere.<br />

Cercammo di esaminare sollecitamente i corpi appena questi venivano trasferiti dalla nave ai nostri<br />

capannoni di cui prima dicevo e qui appunto cercavamo di fare presto per la identificazione anche,<br />

direi giustamente, pressati in proposito dai familiari delle vittime. Naturalmente cercammo di<br />

ricavare non solo le informazioni atte all’identificazione, ma anche tutti gli altri possibili dati che<br />

potessero risultare di interesse per chiarire la vicenda. D’altra parte avevamo avuto un quesito, direi<br />

specifico, in ordine alla sopravvivenza delle salme, degli occupanti la nave, quesito appunto che<br />

tenemmo presente nel corso delle operazioni peritali. Le operazioni peritali si svolsero naturalmente<br />

in più giorni, perché inizialmente furono portate alla nostra attenzione, direi di ricordare, 9 corpi più<br />

o meno gravemente ustionati che erano stati mossi da due dei ponti della poppa della nave. Nei<br />

giorni successivi cominciarono a giungere altre salme. Mi pare che il grosso per altro non lo si ebbe<br />

né il secondo né il terzo giorno, ma successivamente ancora. Si trattò di un lavoro assai difficoltoso<br />

dato il numero rilevante di corpi da esaminare, date le circostanze nelle quali dovevamo operare:<br />

sostanzialmente dovevamo improvvisare una sorta di mini sala settoria, con anche ciò che era<br />

necessario per fare i prelievi che dovevano essere fatti; cercammo di poter essere associati ad un<br />

radiologo, ricorremmo quando era possibile alla competenza degli odontoiatri, sempre a fine<br />

indicativo. Il lavoro durò parecchi giorni e, dal punto di vista almeno della identificazione, portò a<br />

risultati soddisfacenti, tenuto conto del fatto che buona parte dei corpi erano fortemente bruciati,<br />

alcuni addirittura – pochi, la minoranza – erano inceneriti, o calcinati, qualcosa di simile a quello<br />

che si tira fuori da un forno crematorio. Vi era un diverso grado di compromissione di questi corpi<br />

per quanto riguarda gli effetti del calore da, appunto, corpi cremati a corpi ancora discretamente<br />

conservati.<br />

PM: Con riferimento ai corpi meglio conservati è stata fatta proprio autopsia?<br />

BARGAGNA: Sì, direi che nella maggior parte dei casi è stata fatta l’autopsia, ora non ricordo se in<br />

tuttii casi, bisognerebbe rivedere il materiale per focalizzare meglio la risposta.<br />

PM: Prelievi ematici ne sono stati fatti?<br />

BARGAGNA: Prelievi ematici ne sono stati fatti per un centinaio di corpi, d’altra parte una parte di<br />

questi corpi erano cremati, altri non consentivano di prelevare sangue perché erano gravemente<br />

carbonizzati. E quindi mi pare che sono stati fatti prelievi su 96 salme rispetto al totale dei resti<br />

umani che erano stati recuperati dal <strong>Moby</strong>.


PM: Senta professore, Lei ha detto che nella giornatra dell’11 Aprile veniste inibiti all’accesso sul<br />

traghetto dai Vigili del Fuoco per ragioni di sicurezza. Successivamente Lei o altri membri<br />

dell’equipe siete saliti a bordo del traghetto?<br />

BARGAGNA: Sì. Ricordo che il giorno dopo, il 12 al mattino, salimmo sul traghetto per renderci<br />

conto delle caratteristiche degli ambienti e anche per renderci conto del possibile stato dei corpi che<br />

ancora si trovavano sul <strong>Moby</strong>. Facemmo una sorta di sopralluogo limitato e difficoltoso<br />

particolarmente per me perché la nave era nelle condizioni che risultano evidenti da rilievi<br />

fotografici che penso tutti conosciate. Quindi fu fatto questo... e fu fatta anche una certa insistenza<br />

per poter procedere al recupero dei corpi di volta in volta. Però, appunto, le difficoltà finirono per<br />

impedirci questa attività che tuttavia fu svolta, nel senso che i più giovani colleghi del gruppo, o per<br />

lo meno quelli che potevano impegnarsi di più nella ricerca, fecero numerosi sopralluoghi a bordo<br />

della nave alla ricerca degli ultimi possibili resti. Anzi, così, grazie a questa ulteriore revisione,<br />

furono trovati anche alcuni resti ed anche due corpi di due vittime che si trovavano chiuse in una<br />

toilette. Questo succedeva qualche giorno dopo da quando erano iniziate le operazioni di rimozione.<br />

Certamente le operazioni di rimozione delle salme furono operazioni molto complesse e difficili,<br />

anche perché, come è noto, molte salme erano ammassate, erano per così dire ammucchiate per cui<br />

non era nemmeno facile riuscire a separare i resti da un corpo rispetto a un altro. Qualche volta nei<br />

“body-bags” abbiamo trovato anche i resti di una parte di vitello che si trovava nella cucina e che<br />

evidentemente serviva per il ristorante di bordo. C’era quindi una certa eterogeneità dei contenuti.<br />

Nella linea di massima i contenuti erano quelli propri di ciascuna delle salme.<br />

PM: Le vostre conclusioni in punto di cause della morte dei passeggeri del <strong>Moby</strong> <strong>Prince</strong>?<br />

BARGAGNA: Le conclusioni sono appunto quelle riportate nella relazione. La causa della morte è<br />

stata identificata nel sommarsi degli effetti lesivi delle plurime nox lesive a cui i corpi furono<br />

sottoposti, tutte riconducibili all’incendio della nave. Vale a dire, a seguito di questo incendio si<br />

ebbero ovviamente un aumento rilevante della temperatura che coinvolse le varie strutture della<br />

nave e un grande numero plausibilmente di persone che si trovavano sulla nave medesima.<br />

Probabilmente fu un’elevazione rapida della temperatura in varie parti della nave. Vi fu poi una<br />

rapida e massiccia produzione di fumo il quale conteneva gas tossici. Questo fumo, peraltro, dette<br />

luogo ad effetti lesivi, poiché il fumo medesimo era plausibilmente articolato e queste varie<br />

particelle ebbero effetti dannosi sulle prime vie respiratorie; ebbero plausibilmente effetti rilevanti<br />

anche sulle congiuntive, per cui molto probabilmente le persone immerse nel fumo non furono in<br />

grado in brevissimo tempo di potersi muovere perché non vedevano dove potevano andare o come<br />

potevano muoversi. Questo certamente per un gran numero di persone. La nave era una nave grande<br />

e quindi questo ovviamente può valere in maniera diversa a seconda di dove si trovavano gli<br />

occupanti della nave medesima. Nell’ambito di questi fumi, plausibilmente, si trovarono sostanze<br />

tossiche significative derivanti in buona parte da parti della nave che erano rivestiti da moquette, dai<br />

cavi elettrici, per l’abbruciamento di un certo numero di sostanze, di cui poliuretani ed altro, per cui<br />

si ebbe la produzione di un gran numero di sostanze tossiche, ben al di là del solo ossido di carbonio<br />

e dell’acido cianidrico. Quindi, naturalmente, quante siano state queste sostanze, come sono state<br />

rappresentate, praticamente è impossibile rilevarlo, proprio per il fatto che si tratta di sostanze<br />

sempre diverse per ogni incendio, con caratteristiche proprie di volatilità, per cui è difficile poi<br />

pensare di poterne fare ricerche. Nell’ambito di questo insieme di nox certamente un ruolo rilevante<br />

ha avuto l’ossido di carbonio e anche la liberazione di acido cianidrico. L’assunzione di questi gas<br />

da parte delle persone presenti a bordo è stata assai diversa da ambienti a ambienti, ma anche nello<br />

stesso ambiente da persona a persona. Questo può trovare spiegazione in una serie di motivi che<br />

penso potranno essere discussi successivamente. Un’ulteriore nox che deve essere tenuta presente è<br />

che, plausibilmente, a seguito del rapido incendio – il presupposto è che l’incendio è stato rapido e


questo l’abbiamo scritto chiaramente – cioè, la rapidità dell’incendio produsse anche un calo<br />

apprezzabile del contenuto in ossigeno dell’aria, per cui la percentuale di ossigeno nell’aria si<br />

ridusse rapidamente e che concorse a determinare le condizioni di ipossia nelle persone che<br />

ovviamente si trovavano a respirare in quelle circostanze. Queste direi sono le nox principali che<br />

con diverso effetto sui diversi corpi produssero però il disastroso e tragico risultato finale. Credo di<br />

non averne dimenticato alcuna tra le maggiori.<br />

PM: Sono stati riscontrati sui cadaveri lesioni da esplosione?<br />

BARGAGNA: No. Noi sui cadaveri abbiamo pensato a questo, anche per altre esperienze fatte in<br />

passato, non abbiamo trovato lesioni da esplosione su quei corpi che consentivano il rilievo,<br />

evidentemente, non certo su quelli che erano andati cremati o su quelli che erano divenuti poveretti<br />

un mucchietto di ossa calcinate o di parti molli carbonizzate.<br />

PM: Erano visibili esiti fratturativi e trauma sui cadaveri?<br />

BARGAGNA: No. Non abbiamo rilevato sui cadaveri meglio conservati fratture che si fossero<br />

prodotte in vita. Molte ossa erano fratturate ma come fenomeno conseguente all’abbruciamento.<br />

L’abbruciamento produce ovviamente fratture spontanee di varie entità e caratteristiche.<br />

PM: Prima faceva cenno Professore al fatto della constatazione di diversi valori di sostanze<br />

benefiche sui cadaveri presenti anche negli stessi locali. Come è possibile questo. Ce lo può<br />

spiegare?<br />

BARGAGNA: Questo è possibile per il fatto che le nox lesive erano diverse tra loro e alcuni corpi<br />

sono stati esposti più a taluna di queste nox e meno ad altre. Inoltre vi è una variabilità individuale<br />

molto marcata alla reattività a queste situazioni di emergenze che è in funzione dell’età del<br />

soggetto, delle condizioni dell’apparato respiratorio, delle condizioni dell’apparato cardiocircolatorio,<br />

della stessa eventuale ipersensibilità a talune di queste sostanze. E’ ben noto che il<br />

fumo intenso di quel tipo con quelle caratteristiche può produrre rapidamente un laringo-spasmo,<br />

cioè uno spasmo della laringe che determina insufficienza respiratoria anche in tempi abbastanza<br />

brevi. E’possibile che si sia verificata un’azione di edema polmonare. Non solo, ma anche la<br />

vicinanza con certe parti dell’arredamento della nave può avere giocato un ruolo tale da<br />

differenziare poi le conseguenze tra un corpo e l’altro anche in uno stesso ambiente anche se<br />

eventualmente relativamente ristretto o vasto.<br />

PM: Accennava prima che uno tra i quesiti positivi era quello del tempo di sopravvivenza. Ci vuol<br />

dire quali sono le conclusioni che avete raggiunto e come sono motivate?<br />

BARGAGNA: Le conclusioni a cui collegialmente siamo giunti si fondano prevalentemente sui dati<br />

circostanziali e si fondano sulle conoscenze che la letteratura relativa ad incendi, medico-legale,<br />

mette a disposizione. Non hanno trovato smentite, ma hanno trovato compatibilità, le indagini di<br />

laboratorio per quanto queste siano state possibili e vale a dire limitate alle conseguenze<br />

dell’inalazione di ossido di carbonio e alle conseguenze dell’inalazione di acido cianidrico. La<br />

convergenza degli elementi raccolti ci ha portato a ritenere che l’incendio sia stato di un’estrema<br />

violenza, che abbia interessato gran parte o tutta la nave rapidamente, in tempi brevi, in tempi assai<br />

brevi, e che la possibilità di una sopravvivenza protratta per questo insieme di condizioni, per la<br />

generalità dei presenti a bordo era inammissibile. Dobbiamo dire – devo dire e i colleghi<br />

ovviamente sono sulla mia stessa posizione in proposito, queste cose sono state discusse<br />

collegialmente e ripetutamente perché ci rendiamo conto dell’importanza di quello che andiamo<br />

dicendo – dobbiamo dire che abbiamo tenuto conto di ciò che ci era stato detto circa la modalità


della collisione fra le due navi e della brutalità, intensità dell’incendio verificatosi a carico di<br />

entrambe, ma in particolare a carico del <strong>Moby</strong>. Dobbiamo dire che abbiamo tenuto conto della<br />

testimonianza del teste superstite Beltrand. Anzi, per poter valutare meglio la plausibilità di questa<br />

testimonianza, chiedemmo all’ufficio di poter sentire direttamente il teste medesimo qualche mese<br />

dopo, mi pare nel settembre, tenendo ben presenti le dichiarazioni che quel teste aveva reso al<br />

mattino successivo al disastro all’ufficio del Pubblico Ministero. Sentimmo a lungo con la PG<br />

presente nell’ufficio il teste Beltrand, il quale confermò quello che aveva detto inizialmente.<br />

Cercammo di porre anche dei quesiti di ordine, chiamiamolo tecnico, che non erano stati in<br />

precedenza posti dall’ufficio per ovvi motivi: perché il primo interrogatorio ebbe luogo subito al<br />

mattino e non aveva finalità del tipo che noi andavamo ricercando e quindi ascoltammo a lungo il<br />

Beltrand il quale ci riferì l’accaduto in maniera che a noi apparve del tutto plausibile e collimante<br />

con l’insieme dei dati circostanziali che avevamo dedotto e come dati circostanziali dei quali<br />

eravamo stati informati. Mettendo insieme tutti questi elementi giungemmo alla conclusione che,<br />

verosimilmente, assai plausibilmente, la sopravvivenza globale, globalmente considerata delle<br />

persone a bordo, salvo l’eccezione che noi abbiamo ritenuto vera eccezione, singolare eccezione,<br />

quella del Beltrand, non sia andata oltre alcune decine di minuti e quindi che abbiamo poi nel testo<br />

scritto, indicato con una mezz’ora. Anzi, devo dire in coscienza che, inizialmente, nei primi<br />

momenti del sinistro, io pensavo a tempi anche qualche minuto in meno rispetto alla mezz’ora,<br />

piuttosto che a dei minuti in più. Questi dati che ho richiamato, come avevo accennato prima,<br />

furono valutati alla lice delle conoscenze di alcuni disastrosi incendi consegnati nella letteratura e<br />

naturalmente non perdendo di vista anche le risultanze dell’indagine tossicologica. Dalla ricerca che<br />

facemmo emerse che in un certo numero di incendi, tra quelli più disastrosi, si erano avuti effetti<br />

estremamente dannosi, sino ad essere letali, con tempi analoghi a quelli che noi abbiamo ritenuto<br />

essere validi per la vicenda <strong>Moby</strong> <strong>Prince</strong>. Quindi abbiamo esaminato quello che è consegnato in<br />

letteratura a proposito del disastro che si ebbe in uno stadio inglese a Befford qualche anno fa, ora<br />

non ricordo bene l’anno, nel quale stadio morirono più di 50 persone, all’aperto, durante una partita,<br />

al pomeriggio, per un subitaneo incendio che ebbe a svilupparsi al di sotto del... malgrado i tentativi<br />

che evidentemente furono posti in atto di salvezza. Perché di fronte a incendi disastrosi non c’è che<br />

una via: la fuga. Se si riesce a fuggire ci si salva, se non si riesce a fuggire rapidissimamente si<br />

muore. Questa è l’idea generale per quando succedono accadimenti del genere. Vedemmo così la<br />

vicenda di un albergo di Portorico che si incendiò e l’incendio si innescò rapidamente, si estese<br />

rapidamente, cosicché morirono un bel po’ di persone in tempi molto brevi, malgrado i soccorsi che<br />

furono assai rapidi, da quello che risulta dalla documentazione che noi abbiamo acquisito. Così poi<br />

avevamo avuto notizia e poi abbiamo riesaminato la vicenda successa nel <strong>19</strong>42. Presenti 1000<br />

persone nel night-club, per un incendio che rapidamente si sviluppò, ne morirono 480, circa la metà.<br />

Ovviamente anche per certe carenze che allora furono dimostrate, del non rispetto delle norme<br />

antincendio: porte che non si aprivano per il verso giusto e così via. Comunque si trattò certamente<br />

di tragedie che si svolsero nel volgere di pochi minuti e nel volgere di pochi minuti determinarono<br />

un gran numero di morti. Questi sono gli elementi convergenti.<br />

La nota divergente rispetto alle nostre convinzioni, al nostro parere, è rappresentata dalla<br />

sopravvivenza del Beltrand. La sopravvivenza del Beltrand ci apparve subito come evento<br />

straordinario e continuiamo a considerarlo un evento straordinario. La sola spiegazione ragionevole<br />

che troviamo per una sopravvivenza come quella che poteva avere, tanto da poter poi essere salvato,<br />

il Beltrand, sta nel fatto che lui, come ha dichiarato, si era tolta la maglietta, o la maglia o la<br />

camicia, non ricordo bene, un indumento, che poi lo bagnava da una sorgente da dove usciva<br />

dell’acqua e poi si immetteva, teneva questo indumento bagnato alla bocca. Questo in effetti può<br />

consentire – può darsi che sia una misura che abbiano messo in atto anche altri a bordo, però non<br />

abbiamo elementi in proposito perché poi è bruciato tutto successivamente, comunque questo è un<br />

provvedimento che ovviamente riduce di molto la penetrazione di fumo, il che attenua le<br />

conseguenze sfavorevoli ambientali. Del resto, in quella disgrazia di cui dicevo prima, di questo<br />

night-club americano di Boston, risultò che tra le persone che si salvarono, che giunsero


apidamente in ospedale con gravi difficoltà respiratorie ma che poi si salvarono, si salvarono<br />

proprio perché ebbero questo accorgimento. Invece di pensare immediatamente alla fuga per cui si<br />

ammassarono verso le porte ecc., precedettero a questa misura che sembrava intuitiva ed<br />

elementare, ma che in situazioni drammatiche probabilmente non viene apprezzata e avvertiva, un<br />

certo numero di queste persone, si dice in un articolo che sembrerebbe storicamente valido, che<br />

appunto si salvarono per questo tentativo di difesa. La spiegazione che si può trovare per il Beltrand<br />

è questa. Il Beltrand, come risulta dagli atti, quando fu recuperato dalle acque e si trovò quindi<br />

sull’imbarcazione che l’aveva salvato, che lo aveva soccorso, presentava alcuni disturbi che sono<br />

propri delle intossicazioni da ossido di carbonio, perché aveva mal di testa, conati di vomito...<br />

queste sono alcune cose che già risultavano inizialmente ma che noi chiarimmo successivamente,<br />

per cui evidentemente aveva inalato una certa quantità di ossido di carbonio e anche altri gas, ma<br />

non in misura tale da essere incapacitato, cioè da non rendersi più conto di cosa poteva fare o era in<br />

grado di fare per salvarsi, per muoversi. Mentre probabilmente molti altri rapidamente sono finiti in<br />

questa condizione di incapacità con insufficiente coordinamento motorio, con scarsa<br />

consapevolezza, tenendo conto poi che il fumo accecava, rendeva più difficile vedere quello che<br />

eventualmente era necessario vedere per tentare di salvarsi. Questi sono alcuni elementi, ora<br />

probabilmente ho dimenticati degli altri di significativi.<br />

PM: Questa indicazione temporale che prima ci ricordava vale anche con riferimento ai due corpi<br />

poi ritrovati nella sala macchine che sono integri?<br />

BARGAGNA: Noi Abbiamo ritenuto di sì, pensando anzi, direi sulla scorta del fatto che a quanto ci<br />

era stato detto, ripetutamente, dopo richieste fatte più volte, che l’impianto di aerazione della nave<br />

era rimasto funzionante. L’impianto di aerazione funzionante ha significato probabilmente o quasi<br />

certamente la diffusione dei fumi, in diversa misura ovviamente, ma soprattutto la diffusione dei gas<br />

e dei gas più diffusi quale l’ossido di carbonio. L’ossido di carbonio è estremamente diffusibile. Qui<br />

a Livorno qualche anno fa mi pare che morì un’anziana donna per una perdita di gas che si era<br />

avuta nella strada e la donna abitava nell’appartamento al piano terra in Corso Mazzini, quindi a<br />

distanza di 10 metri. La perdita di gas, infiltrandosi dentro attraverso un tubo era risalita. Ci sono<br />

persone che intossicate dall’ossido di carbonio in maniera letale all’aperto, in ambienti del tutto<br />

all’aperto, vicino a un fuocherello per scaldarsi, appisolandosi, si può andare incontro a morte per<br />

ossido di carbonio. Quindi è un gas molto insidioso e molto diffusibile. Noi riteniamo che l’ossido<br />

di carbonio si sia diffuso rapidamente nella nave con un tasso molto elevato, proprio per le modalità<br />

e il tipo di incendio. Io ovviamente non sono un esperto di incendi e forse una ricostruzione<br />

dell’incendio da parte di esperti di incendi potrebbe puntualizzare qualche ulteriore successione di<br />

eventi, ma, plausibilmente, queste persone sono state tra le ultime a decedere per il fatto che sono<br />

state esposte a una nox, mentre le altre sono state esposte in vario modo a diverse nox, sempre che<br />

queste persone siano sempre state in sala macchine dove poi furono trovati i corpi al momento del<br />

reperimento. Analoga considerazione per le persone che si trovavano a poppa, che si trovavano sul<br />

ponte di poppa all’aperto. Io ritengo che, rapidamente, queste persone sono state incapacitate,<br />

quindi nell’impossibilità di prendere misure a difesa e questo ha significato di lì a breve la loro<br />

morte.<br />

PM: Con riferimento ai due corpi poi rinvenuti nella sala macchine probabilmente su questi è stato<br />

possibile fare autopsia perché erano meglio conservati.<br />

BARGAGNA: E’stato fatto di uno dei due. Per l’altro non ricordo per quali motivi non fu fatto.<br />

PM: I dati evidenziabili al tavolo settorio sono compatibili con le conclusioni che si traggono dalla<br />

estrapolazione dei dati circostanziali.


BARGAGNA: Aveva 61 e 69, quindi è una quantità rilevante di carbossiemoglobina. La 131 aveva<br />

54e 95 di carbossiemoglobina, invece erano bassi i valori di acido cianidrico, per cui probabilmente<br />

sono stati meno esposti ai fumi che contenevano i materiali che incendiandosi liberano acido<br />

cianidrico. Questi due tassi sono tassi letali: sopra 50%. Naturalmente se poi si è in condizioni di<br />

ipossia, cioè l’ossigeno diminuisce nell’aria per i motivi che abbiamo detto, anche con tassi più<br />

bassi si può andare a morte.<br />

PM: Io naturalmente mi riferivo ai tempi, nel senso, i dati che ora ci ha ricordato sono compatibili<br />

con un’indicazione temporale quale prima ci ricordava che era complessivamente ricavabile dai<br />

dati...<br />

BARGAGNA: Sono compatibili sul presupposto che l’incendio nella sua brutalità abbia<br />

determinato una concentrazione di ossido di carbonio nell’ambiente assai elevata. Direi,<br />

sostanzialmente, assai più elevata di quanto si verifica negli incendi ordinari. Noi riteniamo che,<br />

Proprio per il fatto che del petrolio leggero facilmente infiammabile abbia investito la nave, si sia<br />

avuta una presenza di ossido di carbonio nell’ambiente nave molto elevata, per cui anche in tempi<br />

relativamente brevi si raggiungono valori elevati di carbossiemoglobina.<br />

PM: Accennava prima alla situazione delle persone i cui cadaveri sono stati poi ritrovati all’aperto<br />

sul ponte di poppa. Si può dare qualche indicazione di dettaglio, se possibile, sulla posizione del<br />

D’Anonio, che è la persona che il Beltrand ha riferito essere morta vicino a lui, per ultima per<br />

quanto li consta.<br />

BARGAGNA: Sì. D’Antonio, che io ricordi, era vicino alla posizione che il Beltrand ha dichiarato<br />

di tenere. Gli esami tossicologici del D’Antonio non li ricordo, però c’è da dire che, il Beltrand, nel<br />

riferire i suoi tempi, inizialmente, ne riferì in maniera plausibilmente scorretta, perché il lungo<br />

periodo di tempo per lui, per quanto avesse l’orologio al polso, vissuto in quella situazione di<br />

emergenza, fece sì che ebbe una percezione dei tempi alterata, dilatata, nel senso che sosteneva che<br />

erano due ore... invece è risultato che ha sopravvissuto per 74 minuti fintanto che poi... quindi per<br />

75 minuti e non per due ore, e più, che lui diceva. Per cui, quando riferisce che a un certo momento<br />

il D’Antonio si è accasciato, ha cercato lui di fargli la respirazione bocca a bocca probabilmente<br />

non è trascorso un tempo superiore alla mezz’ora che noi indichiamo. Potrebbe anche darsi che lo<br />

fosse stato, ma certamente non era un tempo sensibilmente più protratto da quello da noi indicato.<br />

Questa è la spiegazione che noi si dà per la vicenda D’Antonio. Ovviamente con il beneficio dei<br />

presupposti su cui noi fondiamo le nostre deduzioni.<br />

PM: Senta Professore, esiste poi un cadavere, quello di Esposito e mi pare di nome si chiami<br />

Francesco, ripescato in mare. Quali sono le cause della morte di questo signore?<br />

BARGAGNA:Le cause della morte sono certamente l’annegamento. Il cadavere era abbastanza ben<br />

conservato. Fu la prima autopsia che si fece nel pomeriggio. Invece di farla nei capannoni la<br />

facemmo all’obitorio perché la salma fu recuperata verso le nove del mattino dell’11 Aprile da una<br />

motovedetta della Guardia di Finanza. Anzi, noi volevamo sapere se c’erano altri corpi all’intorno o<br />

in prossimità della nave e si ebbe solo il reperimento di questo solo corpo. L’esame autoptico fornì<br />

risultati apprezzabili perché il cadavere era ben conservato e gli elementi raccolti depongono<br />

indubbiamente per una morte da asfissia da annegamento. Naturalmente un annegamento un<br />

po’particolare perché probabilmente ebbe a risentire del fatto che l’acqua nella quale per un po’di<br />

tempo l’Esposito ebbe a trovarsi dopo che finì in mare era un’acqua che conteneva petrolio, nafta<br />

probabilmente, anche in uno strato non trascurabile. Poi in quest’acqua inquinata rimase per un po’.


PM: Di questa particolarità dell’acqua, la presenza del petrolio ecc., voi avete un riscontro in sede<br />

di autopsia o di osservazione del cadavere?<br />

BARGAGNA: Sì, di osservazione del cadavere: gli indumenti erano intrisi sostanzialmente da<br />

quello che noi avremmo detto nafta o comunque olio oligominerale o qualcosa del genere; vi erano<br />

effetti macerativi sul volto e sulle parti scoperte che erano effetti macerativi dovuti quasi<br />

sicuramente al petrolio. Tant’è vero che siamo rimasti perplessi su alcune minori lesioni che<br />

potevano essere attribuite agli effetti del calore, a ustione, ma, probabilmente, la maggior parte di<br />

queste,... anche perché la causticazione e l’ustione poi producono effetti analoghi sostanzialmente<br />

ad un esame. Per cui riteniamo assai più probabile che le alterazioni cutanee rilevate siano<br />

alterazioni prodotte dall’aver galleggiato, dall’aver nuotato, e certamente ha nuotato perché<br />

l’asfissia di annegamento è completa, quindi non è una persona che è finita in mare morta, o che è<br />

finita in mare mezza morta. E’quella persona che ha potuto muoversi, ha potuto compiere<br />

movimenti, atti respiratori, tanto che nell’albero respiratorio effettivamente è stato trovato del<br />

materiale nerastro che probabilmente è sempre riconducibile al petrolio che galleggiava ed è assai<br />

meno probabile che sia invece quella fuliggine o quel fumo carico di particelle che invece poi ha<br />

annerito la trachea di un certo numero di cadaveri di quelli sottoposti ad autopsia.<br />

PM: Si può determinare il tempo di sopravvivenza in mare di questo signore?<br />

BARGAGNA: No, non vedo in base a... di sopravvivenza in mare non vedo quale sia la possibilità.<br />

Certamente non dovrebbe aver vissuto a lungo perché, suppongo che sia finito in mare, si sia gettato<br />

o sia stato spinto in qualche modo in mare verso le 22.30. Il corpo è stato recuperato alle 9.30 del<br />

mattino, dopo un certo numero di ore. Dagli effetti macerativi prodotti dal petrolio probabilmente è<br />

da ritenere che non sia sopravvissuto a lungo una volta finito in mare, perché se fosse vissuto a<br />

lungo probabilmente questi fenomeni sarebbero stati meno rappresentati. Però questo è un aspetto<br />

che non è stato dettagliatamente affrontato nella nostra relazione.<br />

PM: Ancora sull’Esposito. Lei, giustamente, prima faceva un cenno al fatto che è possibile, avendo<br />

compiuto atti respiratori succedutisi per un certo periodo di tempo, il Sig. Esposito abbia anche<br />

nuotato. Su questo punto voi avete fatto accertamenti, avete acquisito informazioni? Sappiamo se il<br />

Sig. Esposito sapeva nuotare?<br />

BARGAGNA: Non abbiamo informazioni di questo. Noi sappiamo che è andato incontro ad<br />

un’asfissia da annegamento e che quindi si deve essere dibattuto nell’acqua. Essendo un marittimo<br />

in qualche maniera forse abbiamo presunto senza approfondimenti che sapesse anche nuotare, però<br />

non lo sappiamo. Quello che invece sappiamo è che finora, non l’ho detto perché me lo stavo<br />

dimenticando, è che anche l’Esposito aveva della carbossiemoglobina, aveva 18,5 di<br />

carbossiemoglobina, il che vuol dire che anche lui aveva respirato prima, o sulla nave o subito dopo<br />

per un po’di tempo dell’aria nella quale si trovava dell’ossido di carbonio.<br />

PM: Quali sono gli effetti sull’organismo di questa percentuale?<br />

BARGAGNA: Sono effetti molto modesti. Sono effetti che possono dare cefalea, sensazione di<br />

instabilità, lieve lubilamento del sensorio, ma non sono effetti tali da incapacitare usualmente, salvo<br />

al solito che non vi fosse quella condizione di ridotto contenuto di ossigeno nell’aria, allora può<br />

darsi che anche un valore come questo possa determinare uno stordimento rilevante.<br />

PM: Comunque quel valore preso di per sé è compatibile con un’attività natatoria?


BARGAGNA: Sì, senz’altro. Penso sia stato senz’altro compatibile con questo valore di 18,51.<br />

Penso che un soggetto con un tasso di questo genere sia ancora in grado di muoversi.<br />

PM: Sul cadavere dell’Esposito sono stati rilevati esiti che possono essere messi in correlazione con<br />

un’attività di pressione da parte del Sig. Esposito di qualche oggetto che possa essere ricollegato<br />

magari induttivamente con un galleggiante, un qualche oggetto del genere a mare?<br />

BARGAGNA: Non mi pare... non ricordo i dettagli, ma mi sembra che non ci fossero elementi per<br />

ipotizzare un accadimento del genere.<br />

PM: Voi avete naturalmente preso visione anche dei contributi dei consulenti tecnici di parte<br />

medico-legali.<br />

BARGAGNA: Sì, medici legali e tossicologi forensi.<br />

PM: ...qualcuno dei quali sposta più avanti i tempi di sopravvivenza e avete poi acquisito nel corso<br />

delle indagini preliminari notizia dell’esistenza del cosiddetto secondo May Dey delle 22.44 di<br />

quella sera, una ventina di minuti dopo il lancio del primo May Dey. Ciò nonostante confermate le<br />

indicazioni che ora ci ha rappresentato Lei Professore?<br />

BARGAGNA: Sì, confermo e confermiamo – penso di parlare anche a nome dei Colleghi – quanto<br />

detto in precedenza così motivandolo. Per quanto attiene questo secondo May Dey, supponendo che<br />

ci sia stato, questo non contrasta con la nostra ipotesi perché si fa presto a passare ancora da una<br />

condizione ancora di poter svolgere ruoli tipo marconista e quello di perdere... di venire incapacitati<br />

e di venire incontro alla morte. Può essere un elemento che possa far pensare che la nostra<br />

valutazione sia restrittiva. Questo non è... assolutamente non è basato su dati scientificamente<br />

rigorosi. Per quanto riguarda quello che descrivono i Colleghi medici legali – forse per i tossicologi<br />

la risposta più pertinente può venire dal Prof. Giusiani. Rilevò che il consulente di parte Dr. Cafini,<br />

per quello che io ricordo della sua consulenza, sembra mirare soprattutto ad affermare un antefatto<br />

significativo rispetto al fatto incendio del <strong>Moby</strong> e quindi questo determina una impostazione che è<br />

diversa. D’altra parte se questo dato storico non trova conferma noi non abbiamo elementi per dare<br />

credito o valutare ecc... Mi pare che il Dr. Cafini giunge a dire che probabilmente fino a un’ora vi è<br />

stata sopravvivenza sulla nave, mi pare nella parte conclusiva della sua relazione. La relazione del<br />

Dr. Cafini però, sotto questo profilo, si fonda sulla relazione del Dr. Tagliaro di Padova, che è un<br />

tossicologo forense qualificato. Entrambe le relazioni ci sono state messe a disposizione. Nella<br />

relazione del Dr. Tagliaro si sostiene che il nostro margine di 30 minuti è un margine stretto, però<br />

non si adducono motivazioni adeguate per margini più ampi. Si valutano e si criticano in parte gli<br />

accertamenti di ordine chimico-tossicologico, si dubita della possibilità di fare delle deduzioni<br />

puntuali e, soprattutto poi basandosi sul fatto della diversa quantità di carbossiemoglobina trovata<br />

nei diversi cadaveri per ritenere che plausibilmente non vi è stata una morte simultanea, coeva a<br />

tappeto di tutti quanti, ma che vi sono stati momenti successivi al di là della mezz’ora. Però più di<br />

tanto mi sembra che il Collega non vada. Per quanto attiene all’altra consulenza, quella del collega<br />

Prof. Fiori, svolta in collaborazione col Prof. Chiaretti, tossicologo forense, mi sembra che vi sia in<br />

primo luogo un elemento di distorsione nelle loro valutazioni che deriva dal fato che, per quello che<br />

loro ne sapevano evidentemente, i soccorsi avrebbero raggiunto la nave dopo <strong>16</strong> ore. Nella<br />

consulenza nelle prime pagine e poi successivamente si ripete, come se questo fosse un presupposto<br />

di rilievo. Questo ovviamente non corrisponde agli accadimenti così come si sono svolti. Questa<br />

questione dei soccorsi riguarda altri. Mi sembra che i due colleghi, il Prof. Fiori in particolare, non<br />

abbia apprezzato adeguatamente la straordinarietà di questo accadimento. Le ricerche di cui vi ho<br />

detto prima sono state poi anche ulteriormente integrate, per vedere se era capitato in qualche parte<br />

del mondo qualcosa del genere negli ultimi decenni. Queste tragedie non hanno avuto riscontro.


L’unica, una tragedia di più grave portata è quella che si verificò al largo di una delle Isole Filippine<br />

– per cui abbiamo fatto richieste ufficiali per avere documentazione ma non siamo riusciti ad<br />

ottenerla – dove morirono, stando a notizie giornalistiche, 4.300 persone. Si trattò di una collisione<br />

in mare aperto tra un traghetto stracarico, come penso che capiti da quelle parti, e una petroliera.<br />

Questo era un accadimento che ricordava un po’quello nostro, ma non abbiamo trovato altro. Può<br />

darsi in vicende belliche si trovi qualcosa del genere. Questo effetto di straordinarietà del disastro,<br />

sempre che l’incendio sia avvenuto subito, con brutalità, con violenza, che praticamente i fumi<br />

avessero invaso la nave, che l’impianto di aerazione funzionasse, tutto questo non viene<br />

considerato. Invece viene ipervalutato il significato delle indagini chimico-tossicologiche, che noi<br />

abbiamo ritenuto meramente complementari, più a conferma che non... Invece nella consulenza del<br />

Prof. Fiori e del Prof. Chiarotti si tende invece a spulciare i valori di carbossiemoglobina e di acido<br />

cianidrico per poter dire che in realtà questi valori sono così dispersi e così diversi per cui anche<br />

nelle sopravvivenze di singoli possono risultare ampie. E mentre nella prima parte della relazione si<br />

dice che forse alcuni hanno vissuto al di là del tempo indicato dai consulenti del PM, poi nelle<br />

conclusioni si fa riferimento addirittura ad alcune ore e poi nella parte conclusiva anche al di là di<br />

alcune ore. Io non credo assolutamente possibile un’evenienza del genere, tuttavia nessuno può<br />

escludere nulla e qualsiasi eventualità anche remota poi, con gran sorpresa degli uomini può trovare<br />

riscontro.<br />

PM: Prof. Giusiani, il Prof. Bargagna l’ha chiamata in causa sull’esito dei suoi accertamenti e sul<br />

rilievo che a questo tipo di accertamenti, che Lei ha effettuato, va dato, nell’ambito della risposta ai<br />

quesiti positivi e alla comparazione delle conclusioni a cui perviene l’equipe del Prof. Bargagna con<br />

riferimento a quelle che invece sono le indicazioni dei consulenti di parte. Vorrei sapere qualcosa in<br />

proposito.<br />

GIUSIANI: Per quanto riguarda il quesito della sopravvivenza, che da quanto ho capito è quello che<br />

più interessa in questo momento, noi abbiamo fatto dal punto di vista tossicologico – faccio un<br />

po’di premessa per chiarire un po’quali sono state le nostre intenzioni e i nostri obbiettivi –<br />

praticamente abbiamo indagato sul sangue che era stato repertato da un’equipe del Prof. Bargagna,<br />

la presenza di ossido di carbonio, cioè di carbossiemoglobina, e di acido cianidrico. Questa<br />

indicazione è stata portata avanti perché dalla letteratura comune, che ormai è diventata una<br />

letteratura abbastanza specifica tale che viene indicata “fire-psichlolgy” cioè, c’è proprio una<br />

letteratura specifica sugli incendi perché effettivamente gli incendi portano effetti tossici e quindi<br />

una serie di cause, oltre a quelle naturalmente prodotte dalle fiamme, direttamente sulla vittima. Per<br />

quanto riguarda gli effetti tossici noi ci siamo limitati, come del resto fanno principalmente anche<br />

altri autori, alla determinazione di ossido di carbonio e di acido cianidrico, anche se devo ricordare,<br />

anche se a questo aveva già accennato il Prof. Bargagna, durante un incendio non sono i soli due<br />

gas che si sviluppano. Io nella mia relazione preliminare avevo riportato alcuni studi sperimentali<br />

che potevano un po’inquadrare quelle che sono le risultanze da un incendio e cosa può succedere.<br />

Durante un incendio ci possono essere principalmente prodotti derivati dalla pirolisi o prodotti di<br />

decomposizione ossidativa, che dipendono molto dal tipo di materiale che va sottoposto a<br />

combustione. Qui praticamente se ne sono riportati in uno studio sperimentale combustioni del<br />

legno e poi del propilene e sono parecchie decine di composti che sono stati trovati e identificati nei<br />

fumi di incendi, oltre naturalmente gas tossici come acido cianidrico e ossido di carbonio. Senza<br />

dimenticare che, durante lo sviluppo di incendi, uno dei problemi principali è il fumo e quindi con<br />

una aggressività prodotta anche dal fumo stesso. Poi, sempre per ritornare a quello che può prodursi<br />

durante un incendio, abbiamo sempre nella parte preliminare riportato, sempre da studi<br />

sperimentali, come evolve la percentuale dei gas presenti normalmente nell’aria e si può vedere che<br />

l’ossigeno presente, per esempio, in un incendio è... praticamente l’ossigeno nel giro di 7-8 minuti<br />

passa dal normale 21% al 4-5%. L’anidride carbonica, che anche questa ha un effetto a livello<br />

incapacitativo ecc., passa da quantità minimali fino al 12/15% sempre nel giro di una decina di


minuti. L’ossido di carbonio, anche questo, può arrivare a concentrazioni nel giro di 7-8 minuti del<br />

4-5% . Per avere una rapporto magari anche con le consulenze di parte, sono 40.000, 50.000,<br />

70.000, 4 – 5 – 7%, si arriva a 70.000 e sono riportate anche fino a 100.000 ppm. Questo per dirvi<br />

che naturalmente sono cose estreme, ci possono essere gradualità diverse a seconda del tipo di<br />

incendio, a seconda del materiale, e a seconda anche di come si propaga nell’ambiente. Cioè qui,<br />

effettivamente, una valutazione del polso, diciamo, sarebbe molto più fatto da una perizia tecnica<br />

che potesse in qualche maniera, non so se è stato fatto o se è possibile risalire alla dinamica<br />

dell’incendio, e quindi avere una valutazione anche se probabilistica a priori di quelle che potevano<br />

essere le concentrazioni.<br />

PM: Questi dati sperimentali ricostruiti che ci ha indicato, questi valori che si raggiungono dopo<br />

circa 10 minuti sono incompatibili con la vita?<br />

GIUSIANI: Certo che sono incompatibili con la vita. Cioè, se Lei considera, tanto per fare un<br />

esempio, una concentrazione di – qui abbiamo anche il lavoro che si può verificare con più<br />

precisione – ma una concentrazione da 1000 a 5000 ppm, quindi saremmo circa 10 volte al di sotto<br />

di quelli che possono essere i valori massimi di incendi di queste portate, può portare l’individuo a<br />

concentrazioni del 60 – 70% nel giro di pochi minuti. Cioè, è evidente che ci possono essere<br />

senz’altro, una volta raggiunte queste concentrazioni, incompatibilità con la vita. Sulla base di<br />

questi dati, quindi puramente sperimentali, perché sono naturalmente di indirizzo verso quelle che<br />

potevano essere certe indicazioni di incendio, abbiamo poi vagliato quelle che erano i gas più tossici<br />

e la letteratura riporta che, senz’altro, quelli che sono più tossici sono l’ossido di carbonio e l’acido<br />

cianidrico e quindi su questi due gas noi abbiamo puntato la nostra attenzione e abbiamo indirizzato<br />

le nostre indagini. . Abbiamo esaminato tutti quanti i campioni che ci sono stati repertati,<br />

singolarmente, quindi per ogni individuo, sia per determinare la concentrazione di<br />

carbossiemoglobina sia per quello di acido cianidrico. I risultati sono riportati qui nella consulenza<br />

e una prima valutazione è stata quella che sono stati riportati anche dei grafici , degli istogrammi<br />

per una maggiore comprensione visiva del problema, specialmente il grafico della figura 12 della<br />

consulenza mostra, per punti, l’eterogeneità di questi valori in cui io ho proprio diviso in zone, in<br />

una zona dove abbiamo un certo numero di persone in cui la concentrazione di acido cianidrico o di<br />

carbossiemoglobina erano sufficienti da sole per determinare la morte dell’individuo e poi altre<br />

zone in cui la morte poteva avvenire per una combinazione di questi due gas; ed altri individui<br />

ancora in cui la combinazione non era sufficiente a determinare la morte e quindi ecco che a questo<br />

punto noi abbiamo cercato di valutare qualsiasi cosa potesse dare un quadro, se possibile più chiaro,<br />

naturalmente sempre dal punto di vista dell’intossicazione, esclusivamente dagli effetti tossici. Da<br />

allora ci siamo preoccupati di vedere, in base a questi due gas, dei lavori riportati, specialmente dal<br />

lavoro fatto da Barbara Levin in un incendio nell’hotel Portorico e di valutare la differenza che ci<br />

poteva essere dalla presenza di questi gas tra morte e incapacitazione. La Levin propone una<br />

formula di tipo additivo valutando appunto questa formula a secondo del risultato si può indicare<br />

dalla combinazione di questi due gas che c’è stata sufficienza tossica per dare la morte all’individuo<br />

anche se singolarmente l’ossido di carbonio e singolarmente l’acido cianidrico non sarebbero<br />

riusciti, ma insieme possono dare la morte proprio per un effetto sinergico oppure addirittura<br />

portare incapacitazione. Su questo noi ci siamo basati, abbiamo avuto dei risultati e fra l’altro vi è<br />

stata apportata anche una modifica alla formula basandoci su un presupposto, presupposto di studio<br />

perché diciamo che la Levin, giustamente, introduce in questa formula una concentrazione letale di<br />

carbossiemoglobina di 50 che è una concentrazione a partire dalla quale si può avere la morte.<br />

Perché la morte può avvenire anche per 60 – 70 – 80%, fino a 90%, però noi abbiamo una<br />

concentrazione tate da cui si può cominciare a parlare di morte e così lo stesso per l’acido<br />

cianidrico. Noi abbiamo introdotto un valore da cui, secondo altri lavori, per esempio dello Steven e<br />

altri, si può parlare di morte per acido cianidrico. Con questa modifica noi abbiamo quindi dato due<br />

interpretazioni. Con questa modifica non si ottiene che la stragrande maggioranza degli occupanti la


nave era in grado di poter morire per intossicazione di ossido di carbonio e acido cianidrico da soli<br />

o in combinazione, oppure arrivare a un’incapacitazione. Questo è solo un tentativo di cercare di<br />

spiegare il più possibile a livello tossico quello che è successo. Però quello che succede in un<br />

incendio non può relegarsi al solo effetto tossico. Quindi mi richiamo a quello che diceva il Prof.<br />

Bargagna, giustamente, che è solo un corollario. Cioè, il discorso tossico e queste interpretazioni<br />

che sono state fatte proprio per cercare di capire meglio possibile quella che poteva essere<br />

l’eziologia, quella che poteva essere la dinamica, sono solo delle illazioni dal punto di vista sulle<br />

quantità tossicologiche. Cosa invece importante da determinare è il discorso dell’entità<br />

dell’incendio, della violenza con cui si è sviluppato l’incendio e del materiale che bruciava nella<br />

nave. Una cosa di cui penso non si è mai parlato, e non hanno parlato nemmeno i consulenti di<br />

parte, è che nella nave c’era petrolio, la nave aveva imbarcato petrolio e il petrolio bruciava e<br />

avvolgeva tutta la nave. Questo petrolio, a differenza di tutti gli altri studi che ci sono in letteratura<br />

in cui si parla di ambienti chiusi, si parla di aerei ecc., in cui l’incendio avviene e si sviluppa sulla<br />

tappezzeria, sul materiale combustibile. Questo è l’unico che noi abbiamo ritrovato – il Prof.<br />

Bargagna dice che non se ne trova in nessuna parte del mondo – in cui avevamo una nave, quindi<br />

combustibile perché con tutto il materiale invaso da petrolio che brucia e quindi brucia sul metallo,<br />

brucia da tutte le parti. Questo a noi ci ha convinto, che l’incendio dev’essere stato di una violenza<br />

estremamente elevate quindi avrà portato senz’altro, oltre naturalmente a temperature elevate.<br />

Quindi molti individui sono morti per effetto neurogeno, da fiamme, quindi da temperature elevate.<br />

Si può ipotizzare – di questo parleranno meglio magari i colleghi medici – morte nella folla. Nel<br />

salone De Lux per esempio i cadaveri sono ritrovati ammucchiati, quindi questa è un’altra ipotesi di<br />

morte; morte rapida. Nella consulenza infatti ho indicato che c’è senz’altro stata una differenza tra<br />

gli individui proprio per eziologie diverse, per nox diverse di mortalità: quindi morte nella folla,<br />

morte per fiamme, ecc., morti rapide, quindi individui che non hanno respirato grandi quantità di<br />

fumi tossici e infatti si trovavano con valori più bassi. Altri individui che hanno avuto il tempo<br />

magari, perché si sono riparati in qualche maniera, di respirare per più tempo e quindi sono arrivati<br />

a morte più lentamente. Però abbiamo ritenuto che questo lentamente sia sempre rientrato in quello<br />

che noi abbiamo indicato, anche se la cosa è indicativa, nel giro di mezz’ora, proprio sulla base del<br />

fatto che l’incendio a nostro avviso si è sviluppato rapidamente, ha investito rapidamente tutta la<br />

nave. Quindi praticamente noi siamo convinti sempre che la violenza dell’incendio abbia portato a<br />

determinare concentrazioni estremamente elevate, specie per quanto riguarda l’ossido di carbonio<br />

che deriva da qualsiasi materiale in combustione. Differenze ci possono essere da ambiente ad<br />

ambiente per l’acido cianidrico che invece deriva principalmente dalla porolisi, da materiali<br />

organici, tipo per esempio poliatiramide quindi moquette ed altri materiali del genere. Questo<br />

quindi ci ha convinto che anche in queste differenze il tempo per cui può essere avvenuto nelle<br />

varie fattispecie abbia portato a questo. Per ribadire il discorso della consulenza, principalmente<br />

Fiori-Chiarotti, in cui fanno presente che, valutando appunto queste concentrazioni di<br />

ossidoemoglobina e ossido di carbonio si ritrovano nello stesso ambiente concentrazioni piuttosto<br />

disparse, eterogenee, e nella loro consulenza vengono a concludere che praticamente queste<br />

differenze siano dovute a una bassa concentrazione nell’ambiente di ossido di carbonio e che abbia<br />

portato quindi gli individui a morire lentamente, quindi cioè a respirare quantità di ossido di<br />

carbonio ma in un tempo molto lento quindi, che poi dopo indicano per... reazione. A nostro avviso<br />

questo non è possibile ed è spiegabile questa differenza eterogenea intanto per le modalità diverse<br />

di morte, e questo è riferito anche in altri lavori. Parlo proprio del lavoro della Levin in cui si parla<br />

appunto di un ambiente chiuso in un hotel, in cui, nello stesso ambiente, ci sono concentrazioni<br />

estremamente diverse, sia di ossido di carbonio sia di acido cianidrico, tant’è che proprio la Levin è<br />

stata la prima a cercare, per interpretare il fenomeno tossico, di introdurre queste formule additive<br />

fra acido cianidrico e ossido di carbonio per verificare che su morti che non si presentavano<br />

carbonizzati, ma che erano ancora in uno stato non del tutto bruciato, di interpretare questa morte<br />

dovuta a questo effetto combinato.


PM: Dr. Bassi, prima il Prof. BArgagna si è implicitamente riferito anche a Lei quando ha fatto<br />

cenno ai suoi colleghi più giovani che hanno effettuato vari sopralluoghi sulla nave. Lei quando è<br />

andato per la prima volta a bordo della <strong>Moby</strong> <strong>Prince</strong>. Si ricorda?<br />

BASSI: Io sono salito a bordo della <strong>Moby</strong> <strong>Prince</strong> la prima volta assieme al Prof. Bargagna e a<br />

diversi altri di noi la mattina successiva, quindi il 12, dopo che la nave fu portata alla darsena. Poi<br />

sono salito a bordo mi sembra il sabato successivo, comunque è dichiarato nel verbale dello<br />

svolgimento delle operazioni, assieme al Dr. Pierotti e con lui abbiamo passato alcune giornate a<br />

bordo della nave per parecchio tempo alla ricerca di tutto ciò che poteva essere utile sia ai fini<br />

dell’identificazione e comunque per quanto riguardava gli accertamenti medico-legali di<br />

competenza.<br />

PM: E’ stato anche in sua presenza che a distanza di giorni si è riscontrata la presenza a bordo della<br />

nave quei due cadaveri a cui prima faceva riferimento il Prof. Bargagna all’interno dei locali... dei<br />

bagni mi pare?<br />

BASSI: Sì, quei due cadaveri li trovammo proprio il Dr. Pierotti ed io mentre facevamo questo<br />

sopralluogo che erano racchiusi, erano all’interno di una toilette donne vicino al salone De Lux, nel<br />

vestibolo mi sembra che da al salone De Lux; mi sembra che furono trovati, se ricordo bene, verso<br />

il 22 – la data la possiamo controllare qua sopra – per una particolare circostanza. Comunque erano<br />

di fatto non identificabili queste salme perché erano all’interno dei bagni, completamente ricoperte<br />

da materiale incenerito ed essi stessi erano carbonizzati. Per cui occorreva un occhio<br />

particolarmente attento per poter distinguere in quelle masse informi i due corpi.<br />

PM: Questi cadaveri di chi erano, se lo ricorda?<br />

BASSI: Se non erro sono i cadaveri di Rosetti Sergio e Campus Gianfranco, cioè gli ultimi due<br />

trovati.<br />

PM: Campus era un carabiniere, è vero?<br />

BASSI: Campus aveva la pistola. Mi ricordo bene che aveva la pistola in tasca.<br />

AVV. BASSANO: Il numero per favore?<br />

BASSI: 133 è Rosetti e 134 è Campus.<br />

PM: Dr. Bassi, il fatto che questi due cadaveri siano stati rinvenuti a distanza di più di 10 giorni dal<br />

primo sopralluogo a bordo del traghetto può o potrebbe far pensare al fatto che queste persone<br />

trovarono in un primo tempo rifugio in un locale particolarmente protetto? Secondo la sua<br />

valutazione, anche queste due persone sono andate a morte con gli stessi tempi che abbiamo detto<br />

per le altre, oppure no?<br />

BASSI: Queste due salme erano nella toilette accanto al vestibolo, cioè a livello di 2 metri, forse<br />

nemmeno, da un mucchio di cadaveri. A pochi altri metri, 5 – 6 – 7 metri, c’era il grosso dei<br />

cadaveri, quelli all’interno del salone De Lux, quindi erano praticamente gli stessi locali.<br />

PM: Nelle stesse condizioni?<br />

BASSI: Direi analoghe condizioni. D’altra parte anche le condizioni di abbruciamento di questi<br />

cadaveri erano simili a quelli trovati poco distante. All’interno della toilette si era accumulata molta


acqua per cui, in parte, almeno alcune parti dei corpi erano meno carbonizzate, ma le parti più<br />

esposte erano ugualmente carbonizzate.<br />

AVV. CERRAI: Prof. Bargagna, ho visto dalla perizia e dalle conclusioni che Lei ha appena<br />

affermato, che tutti i passeggeri del <strong>Moby</strong> <strong>Prince</strong> sarebbero morti entro 30 minuti e una causa di<br />

questa morte Lei ritiene che sia, ovviamente, l’incendio e il fumo che si sia propagato molto<br />

rapidamente, se ho capito bene. Su quali presupposti ha fondato questa affermazione della<br />

propagazione veloce dell’incendio e del fumo?<br />

BARGAGNA: I presupposti sono quelli delle informazioni che mi sono state date. Io non ero<br />

presente all’incendio, sono le informazioni del collegio tecnico che aveva compiti specifici a<br />

riguardo e con il quale ovviamente siamo rimasti in contatto per chiarirci meglio le cose. Comunque<br />

nella consulenza vede che questo è scritto, sia nella parte introduttiva sia nella parte conclusiva ed è<br />

ripetuto nelle consulenze suppletive successive.<br />

AVV. CERRAI: Sì, però io volevo sapere che tipo di...<br />

PRESIDENTE: Mi scusi Avv. Cerrai, permettetemi una domanda rivolta a Lei e agli altri. Siamo<br />

leggermente perplessi sui motivi per i quali, vista la presenza del collegio dei periti del PM i<br />

consulenti di parte sono ben lungi dal presenziare a questa udienza. Sarebbe stato molto utile,<br />

perché ora voi fate domande, per carità, come le potremmo fare noi, come chiunque di noi,<br />

abbastanza approssimate. Non c’è la pertinenza e la puntualità per un contraddittorio tra tecnici...<br />

Faccia le domande.<br />

AVV. CERRAI: Lei Professore diceva che nella perizia c’erano questi presupposti su cui fondava<br />

tale affermazione della velocità della propagazione ecc. Ma i consulenti tecnici hanno depositato<br />

solo nel ’94 la loro perizia definitiva. Come era possibile che nell’imminenza sapessero già quali<br />

erano i tempi di propagazione e tutto? Mi sembra difficile poter stabilire un presupposto di questo<br />

genere su cui poi si fonda tutta la perizia.<br />

BARGAGNA: Direi che è un presupposto che aveva tutte le caratteristiche del fatto storico, però<br />

poi questa è una valutazione che io non posso fare. Io ho chiesto all’ufficio di essere informato,<br />

sistematicamente, degli accertamenti tecnici senza i quali non sarebbe stato possibile pronunciarci.<br />

Ci è stato detto che quelle informazioni potevano rappresentare una base ragionevole per la<br />

pronuncia, e la consulenza è stata fatta.<br />

AVV. CERRAI: Per cui Lei ritiene che cambiando questi presupposti anche degli elementi...<br />

BARGAGNA: Naturale! Se un collegio di esperti in incendi dicesse che l’incendio è cominciato a<br />

prua alle 10.30 e poi è finito a poppa alle 9 del mattino cambierebbe completamente. Allora<br />

sarebbero tutti in mare, o buona parte dell’equipaggio sarebbe in mare. C’è la testimonianza del<br />

Beltrand, che conosciamo tutti, vi sono le testimonianze di tutti quelli che arrivarono per primi<br />

intorno al <strong>Moby</strong>, ecco, mettendo insieme questi elementi sembrava ragionevole quello che ci veniva<br />

detto. Se poi non è confermato, dobbiamo rivedere i nostri punti di vista.<br />

AVV. CERRAI: Infatti Lei diceva prima che il nostro medico legale, appunto il Dr. Caffini, parte<br />

da un antefatto che non era ancora stato portato agli atti ovviamente.<br />

BARGAGNA: Infatti.


AVV. CERRAI: Però nemmeno gli antefatti che Le sono stati riportati sono stati ancora provati. Per<br />

cui, dicevo...<br />

BARGAGNA: L’antefatto era un’esplosione a bordo della nave che non aveva rilevanza sotto il<br />

profilo dell’incendio. Invece il fatto di cui mi sono occupato è quello che concerne l’incendio.<br />

Quindi l’antefatto per me era antefatto in questo senso.<br />

AVV. CERRAI: Non era solo quello dell’esplosione. Per esempio, anche riguardo alla riunione dei<br />

passeggeri nel salone De Lux, dove noi sappiamo che l’82% dei passeggeri sono stati trovati e nelle<br />

immediate vicinanze. Lei stesso mi sembra che abbia detto che non vi erano lesioni traumatiche.<br />

E’vero?<br />

BARGAGNA: Sì.<br />

AVV. CERRAI: In questo contesto voi avete anche reperito oggetti personali accanto ai cadaveri,<br />

oppure nei sacchi dove sono stati trasportati i cadaveri, come borse, valige, salvagenti...?<br />

BARGAGNA: Sì, io ricordo bene – come poi ho trascritto – che in alcuni sacchi si trovavano anche<br />

effetti personali diversi dagli indumenti per ciascuno. Qualche volta addirittura erano di altri che<br />

erano vicini. Evidentemente i Vigili del Fuoco o coloro che avevano provveduto alla rimozione<br />

delle salme avevano fatto del loro meglio, ma non sempre erano riusciti a distinguere quello che era<br />

di appartenenza di una salma e dell’altra.<br />

AVV. CERRAI: Questo, come sua opinione, non le farebbe ritenere possibile un allertamento<br />

precedente, non dovuto a qualsiasi causa particolare, un allertamento precedente alla collisione?<br />

BARGAGNA: D’altra parte alcuni degli occupanti del traghetto indossavano, non mi ricordo bene<br />

quanti, ma indossavano addirittura una salvagente. Quindi mezz’ora, 20 minuti, sono sufficienti per<br />

spostarsi da una parte all’altra della nave portando dietro gli effetti personali o applicandosi il<br />

salvagente nella speranza che... non è un tempo, è vero che può apparire pochissimo, soprattutto<br />

appare poco per i congiunti poveretti defunti, però è un tempo sempre in cui ci si muove, ci si può<br />

spostare. Quindi non vedo la necessità di un precedente allertamento. Se noi avessimo potuto<br />

rimuovere le salme direttamente una per una... ma non era possibile perché ovviamente tutti quanti i<br />

parenti volevano al più presto la loro salma, a parte le altre considerazioni se avessimo fatto questo<br />

probabilmente, saremmo in grado di dare una risposta più puntuale. Però con gli elementi che<br />

abbiamo non possiamo né escludere né ammettere un precedente allertamento, sempre per i tempi<br />

brevi.<br />

AVV. CERRAI: Lei poi ha fa riferimento, sempre nella sua perizia, che l’impianto di aerazione era<br />

funzionante.<br />

BARGAGNA: A noi era stato detto che era funzionante.<br />

AVV. CERRAI: Questo le era sempre stato detto dai consulenti del PM?<br />

BARGAGNA: O dallo stesso ufficio del PM.<br />

AVV. CERRAI: Lei sapeva, era a conoscenza al momento della redazione della perizia che nel<br />

salone De Lux l’impianto si poteva chiudere manualmente?


BARGAGNA: No, e nemmeno mi interessava molto per la verità, perché non era un problema. A<br />

me interessava sapere se l’impianto di aerazione era funzionante o non funzionante. Gli altri aspetti<br />

poi evidentemente erano aspetti che interessavano il collegio tecnico. A me fu detto che era<br />

funzionante.<br />

AVV. CERRAI: Lei capisce però che se l’impianto poteva essere chiuso manualmente...<br />

PRESIDENTE: Avvocato, ma non si fanno queste domande a un medico legale! Non è questa una<br />

valutazione da chiedere a un medico legale! Non le ammetto questa domanda. Vada avanti per<br />

favore.<br />

AVV. CERRAI: Perché sui corpi che sono stati trovati in sala macchine solo su uno di essi è stata<br />

fatta l’autopsia?<br />

BARGAGNA: Non mi ricordo questo. E’ stata fatta solo su uno dei due probabilmente per motivi<br />

di sollecitazione o di difficoltà contingenti. Lei doveva essere presente lì in quei giorni Avvocato!<br />

Se fosse stata lì con me qualche ora capirebbe perché a qualcuno non è stata fatta l’autopsia. Non è<br />

stata fatta l’autopsia, quindi le ho risposto.<br />

AVV. CERRAI: Il numero 26, il Baldauf, era, se non sbaglio, la persona a cui non è stata fatta la<br />

perizia.<br />

BARGAGNA: Non sempre era indispensabile. Era a nostra discrezione procedere ad autopsia o non<br />

procedervi. Sono stati eseguiti prelievi di sangue dai vasi femorali per indagini di laboratorio, che<br />

era il dato che appariva più significativo. Quello fu fatto. L’autopsia fu ritenuta non necessaria,<br />

anche per la necessità di dover consegnare al più presto le salme per motivi di pressione psicologica<br />

che vi erano in quei giorni.<br />

AVV. CERRAI: Certo, io mi rendo perfettamente conto di questa esigenza. Siccome questo, dai<br />

rilievi fotografici, risultava essere il meglio conservato, come è stato...<br />

BARGAGNA: Essendo meglio conservato non ci diceva molto di più penso. Questo aveva soltanto<br />

le conseguenze dell’inalazione di gas.<br />

AVV. CERRAI: Senta Professore, è stato fatto l’esame tossicologico sul cadavere n.9, D’Antonio?<br />

BARGAGNA: No. Su D’Antonio non è stato fatto nemmeno l’esame tossicologico, mi sembra.<br />

AVV. CERRAI: Siccome questo era quello che era sopravvissuto – si ritiene, parrebbe – più a<br />

lungo essendo stato trovato assieme al Beltrand...<br />

BARGAGNA: Non sapevamo questo in quel momento. In quel momento, l’accertamento, per<br />

quanto il quesito facesse riferimento alla sopravvivenza, il complesso delle indagini si svolgeva<br />

soprattutto nel senso di identificare e far presto a consegnare le salme.<br />

AVV. CERRAI: Siete certi del numero dei cadaveri presenti a bordo rispetto ai passeggeri?<br />

BARGAGNA: Lo abbiamo scritto, lo veda Lei, semmai mi dica cos’è che non le tornano i conti.<br />

AVV. CERRAI: Basta che mi risponda a questa domanda.


BARGAGNA: Sì. C’era uno di cui fu trovato solo un anello ed è stato presunto dall’ufficio che<br />

quell’anello testimoniasse la presenza a bordo di questa persona della quale se ricordo bene non si è<br />

trovato nulla.<br />

AVV. CERRAI: Nelle autopsie che avete eseguito, che tipo di rilievi sono stati fatti? In particolare<br />

sono stati eseguiti dei rilievi istologici sull’apparato respiratorio?<br />

BARGAGNA: Non Ricordo. Penso di no. In linea di massima non sono stati fatti. Soltanto su<br />

qualche cadavere, Forse su qualche cadavere sono stati fatti, certamente non è stata una ricerca<br />

sistematica.<br />

AVV. DE ROSA: E’ stato detto da Lei, Prof. Bargagna, che l’analisi dei cadaveri, quanto meno<br />

della maggior parte di essi, è avvenuta sicuramente, probabilmente, anche in maniera necessitata<br />

dalle circostanze, dopo il terzo giorno di collisione. Me lo conferma questo?<br />

BARGAGNA: Il pomeriggio del giorno 11 furono rimossi dal <strong>Moby</strong>, che io ricordi, 9 corpi, dall’1<br />

al 9, come scritto nella relazione. Questi corpi credo che siano stati esaminati il giorno dopo, se non<br />

il giorno stesso, quindi non tre giorni dopo. Il giorno dopo fu fatta l’autopsia a quello che è stato<br />

trovato in mare e poi gli altri, i primi sette furono visti... Queste nove salme non erano tutte quante<br />

conservate nello stesso modo, perché anche se vicine se ne trovava qualcuno carbonizzato e qualche<br />

altro meglio conservato e anche questo non sempre è apparso spiegabile. Ora, nella relazione di<br />

perizia, che dovrebbe essere a sua disposizione, è detto che il primo identificato, il primo dei corpi,<br />

Luigi Peres Deveira, è stato identificato molto dopo, per cui per esempio l’accertamento su questo<br />

corpo è stato fatto dopo che si è avuta l’identificazione e in più tempi. All’Averta Rocco – “ponte<br />

imbarcazione, non indossa alcun indumento” – gli furono fatti degli accertamenti che cominciarono<br />

praticamente, che io ricordi, il giorno dopo che erano strati messi a nostra disposizione, la mattina<br />

dopo. Perché per esempio anche su questo Averta dovevamo procedere ad esame radiografico del<br />

cranio. Quindi la domanda che Lei pone non consente una risposta sì o no, nel senso che i corpi<br />

cominciarono ad essere esaminati subito, ma le prime difficoltà in cui ci imbattemmo furono quelle<br />

dell’identificazione, perché anche questi corpi che erano sul ponte erano purtroppo ben abbruciati.<br />

C’era qualcuno un po’meglio conservato, ma altri... Quindi noi cominciammo a vedere quali erano i<br />

resti che rimanevano e poi dovevamo acquisire documentazione, una scheda che predisponeva la<br />

Polizia, avendo informazioni dai congiunti circa... quelli che potevano... elementi utili per<br />

l’identificazione, e poi acquisire anche noi elementi utili mediante accertamenti da noi promossi.<br />

Quindi ci sono state sfasature frequenti tra quando il cadavere è stato portato da noi e quando i resti<br />

del cadavere sono stati consegnati.<br />

AVV. DE ROSA: Io facevo riferimento al fatto che non era stata possibile un’analisi dei cadaveri in<br />

una situazione temporale univoca, per tutte le salme, ma alcune sono state verificate<br />

necessariamente prima, altre necessariamente dopo, addirittura a distanza di un paio di giorni.<br />

BARGAGNA: Evidentemente per fini identificativi.<br />

AVV. DE ROSA: Certo, questo ovviamente per cause di forza maggiore. In riferimento a questa<br />

circostanza è possibile che l’analisi necessitata posticipata di questi cadaveri abbia determinato<br />

delle variazioni in relazione agli esiti delle perizie, riguardo soprattutto alle concentrazioni<br />

tossicologiche riscontrate sui cadaveri stessi?<br />

BARGAGNA: No, semmai è da rilevare, ma su questo forse potrà essere più preciso il Prof.<br />

Giusiani, che si sostiene da taluno che l’acido cianidrico possa permeare i corpi anche post mortem,<br />

ma questo dove è, dove l’acido cianidrico si trova. Nei capannoni della Karin B dove noi


lavorammo per fortuna l’acido cianidrico non c’era e quindi probabilmente i tassi sono rimasti gli<br />

stessi.<br />

AVV. DE ROSA: Alcuni riferimenti, che riguardano sicuramente l’antefatto e la situazione<br />

ambientale che è stato teatro della morte delle vittime, fanno presupporre che la morte sia<br />

intervenuta in momenti sicuramente successivi. Ora, in base agli elementi a vostra disposizione ed<br />

in base alle circostanze che riguardano situazioni ambientali divergenti, caratteristiche personali dei<br />

singoli soggetti, è possibile determinare con precisione qual’è il lasso di tempo che potrebbe essere<br />

identificato come renge temporale entro il quale la morte è sopravvenuta per tutte le persone?<br />

BARGAGNA: Il renge per tutte le persone lo abbiamo già indicato ed è oggetto di contestazione,<br />

ma l’abbiamo indicato. Per quanto riguarda le singole persone in effetti il quesito ci era stato posto,<br />

però ci siamo trovati in una difficoltà rilevantissima e per di più non ci era apparso veramente<br />

importante cercare di attribuire a ciascuno, se era nei limiti delle possibilità, il momento nel quale...<br />

Questo è un accertamento che eventualmente con gli elementi raccolti potrebbe anche risultare<br />

possibile come integrazione.<br />

AVV. DE ROSA: Questo lo chiedevo soprattutto con riferimento al fatto che sono state<br />

sostanzialmente trovate due persone, uno il Beltrand e l’altro l’Esposito, che sono riuscite<br />

comunque a fuggire dall’ambiente infernale in cui si trovavano nel momento della collisione e<br />

pertanto mi pareva che potesse essere rilevante al fine di stabilire se anche altre persone avessero<br />

mantenuto le capacità intellettive e fisiche tali da poter trovare una via di uscita, una via di fuga.<br />

BARGAGNA: Ma io penso senz’altro che coloro che hanno seguito il Beltrand, se la testimonianza<br />

del Beltrand è accoglibile, come a me sembra, quelle persone sono state in grado di muoversi. Sono<br />

scese prima nel garage, poi sono tornate su, hanno percorso i corridoi, si sono fermati nel locale<br />

cabine di seconda classe, hanno atteso lì per vedere come la situazione poteva evolvere. E’chiaro<br />

che il tempo a noi appare molto breve. Peraltro è un tempo sufficiente per un certo numero di<br />

movimenti all’interno della nave. Purtroppo la difficoltà, credo, in cui si siano trovati tutti gli<br />

occupanti della nave è che la nave era effettivamente e rapidamente avvolta nelle fiamme, altrimenti<br />

avremmo trovato più persone in mare anziché una sola. L’ipotesi era quella, la fuga, l’incendio<br />

condiziona assolutamente la fuga. E non c’è stata la possibilità di fuga, questo è il punto.<br />

AVV. DE ROSA: C’è la circostanza che, insomma, gran parte delle persone sono state trovate<br />

all’interno di un salone, quasi, diciamo in attesa di metodi di prevenzione.<br />

BARGAGNA: Ma la maggior parte dell’equipaggio no. L’equipaggio che era fatto di persone<br />

giovani, allenate e idonee anche al nuoto e così via, questi sono stati trovati, per lo meno quel primo<br />

gruppo per cui si diceva prima, sono stati trovati a poppa, all’aperto, quindi nella condizione<br />

eventualmente di volere e potere...<br />

AVV. DE ROSA: Se mi permette una precisazione, un certo numero anche nel salone De Lux<br />

insieme a quella grande percentuale.<br />

BARGAGNA: E’possibile anche quello. Nel salone De Lux c’è il sospetto di un ammassarsi contro<br />

quella sorta di serranda nel tentativo di uscire. C’è questo sospetto ma non è un elemento adeguato<br />

perché la nave ha subito troppe e diverse sollecitazioni perché questo possa trovare conferma.<br />

AVV. DE ROSA: Lei ritiene che da un punto di vista fisiologico metabolico, in presenza di<br />

situazioni ambientali particolarmente complessi, difficili, ostili, come quella che è stata teatro nel<br />

nostro caso, l’organismo umano riesce ad innescare dei meccanismi di sopravvivenza tali da rendere


possibile la sopravvivenza medesima oltre le soglie normalmente assunte a parametro della<br />

medicina legale?<br />

BARGAGNA: Evidentemente la risposta non può essere che altrettanto vaga della domanda, nel<br />

senso che bisognerebbe conoscere di volta in volta quali sono queste straordinarie condizioni.<br />

Quando le condizioni sono del tutto straordinarie le caratteristiche individuali non servono a niente.<br />

AVV. DE ROSA: Volevo essere un po’più preciso su questo. Dalle mie ovviamente scarse<br />

esperienze mi risulta che soggetti in situazioni di anossia sviluppano una capacità di trasporto<br />

dell’ossigeno molto maggiore rispetto a quella normale e quindi in una situazione di anossia , come<br />

quella che si è determinata all’interno del <strong>Moby</strong> Pince, è possibile in linea generale, lasciando da<br />

parte i casi specifici relativi alle caratteristiche personali dei singoli, che si sia prolungata la vita<br />

oltre i termini normalmente assunti come canonici in virtù di questi meccanismi?<br />

BARGAGNA: Codesta affermazione è presa dalla consulenza del Dott. Tagliaro. A me<br />

sorprendono molto quelle affermazioni, ma non ho una competenza specifica in proposito. Forse<br />

una risposta più adeguata gliela può dare il tossicologo Prof: Giusiani.<br />

AVV. DE ROSA: Io proseguo con Lei Professore con le ultime domande, poi proporrei la domanda<br />

al prof. Giusiani. Ora abbiamo fatto riferimento al fatto che non sono stati riscontrati esiti traumatici<br />

sulle vittime, o quanto meno non esiti traumatici di una certa rilevanza. Ora, da un punto di vista<br />

della casualità, ovviamente dal punto di vista medico legale, secondo Lei è possibile che una<br />

collisione che ha visto come protagoniste due imbarcazioni di notevole stazza, soprattutto il <strong>Moby</strong><br />

<strong>Prince</strong> che procedendo a una velocità relativa, abbia potuto determinare l’assenza di questo<br />

riscontro su tutte le persone?<br />

BARGAGNA: Direi questo. Dal punto di vista dei riscontri obbiettivi sulle salme noi non<br />

potremmo dare una risposta esaustiva, proprio perché di alcune salme abbiamo le ossa calcinate. Di<br />

una non abbiamo nulla – si è detto prima -, altre erano fortemente abbruciate e quindi, ovviamente,<br />

mi devo riferire alle salme meglio conservate. Le salme meglio conservate non presentavano lesioni<br />

di questo genere, quindi di tipo fratturativo. Come dati circostanziali di rilievo vi sono invece altri<br />

dati che Lei conosce meglio di me, penso, e cioè che i membri dell’equipaggio che si trovano nel<br />

locale mensa dell’equipaggio, così afferma il Beltrand, al solito furono portati in avanti e finirono al<br />

suolo, ma nessuno si fece un gran male, tant’è vero che tutti, così lui dice, scesero verso il garage e<br />

poi risalirono. Mi pare che agli atti vi è anche una ripresa video attuata, realizzata da uno dei<br />

defunti, da un passeggero, dove appunto si vede che questa videoripresa si interrompe bruscamente,<br />

non brutalmente, sembra che la telecamera finisca da qualche parte e si interrompa. Peraltro mi pare<br />

che le stesse persone che si trovavano in quella cabina poi furono ritrovate nel salone De Lux, se<br />

ben ricordo, con la telecamera con ancora dentro la videocassetta ecc. Questi sono elementi di<br />

rilievo modesto, ma che comunque avvalorano la tesi di una scarsa lesività traumatica precedente<br />

l’incendio degli occupanti del <strong>Moby</strong>.<br />

AVV. DE ROSA: Passerei a chiederle alcune precisazioni riguardo ad un elaborato peritale<br />

riguardante l’esame fotografico di alcuni reperti che ritraggono la salma di un certo Rodi Antonio, il<br />

quale risulta visibilmente integro inizialmente, quindi circa alle 7 del mattino... probabilmente<br />

anche prima...<br />

BARGAGNA: Alle 7 del mattino dicono le carte. Abbiamo fatto una perizia suppletiva su quello, se<br />

Lei la conosce le posso rispondere subito.


AVV. DE ROSA: Più tardi si evidenzia un corpo completamente carbonizzato. Io le volevo<br />

chiedere riguardo a questo specifico lavoro, suplemento di perizia, come è spiegabile la circostanza<br />

che nelle vicinanze del corpo ancora integro del Rodi sia presente un altro cadavere già<br />

carbonizzato?<br />

BARGAGNA: Beh, non è che si spieghi molto bene per la verità, però molte altre cose non sono<br />

spiegabili circa quello che l’incendio ha provocato sulla nave. E’da dire che la salma del Froglio, a<br />

cui Lei si riferisce, mi pare fosse il n. 8 o il n. 6, che è quella che era più vicina alla salma meglio<br />

conservata alle7 del mattino, si trovava un pochino più sul versante sinistro della nave che era<br />

quello ove l’incendio aveva, da quel che risulterebbe, fatto più danni. Questo potrebbe essere una<br />

spiegazione. Ma anche altri cadaveri trovati in coppia, vicini tra loro, presentavano rilevanti,<br />

significative diversità. Se esaminiamo il materiale fotografico probabilmente lo constatiamo. Per cui<br />

questo non è un elemento significativo di rilievo. L’ipotesi che questo povero Rodi fosse da un’altra<br />

parte della nave e poi alle 7 fosse arrivato, o più tardi rispetto agli altri, in coperta è un’ipotesi che<br />

non è suffragata da nessun elemento tecnico apprezzabile. Il dato che viene evidenziato nella<br />

consulenza da parte del Dr. Caffini è solo un elemento di riflessione al quale per altro noi abbiamo<br />

dato una risposta nel supplemento di consulenza, quindi non vediamo un notevole significato<br />

probativo in favore dell’ammissione di una sopravvivenza tratta da parte del Rodi.<br />

AVV. DE ROSA: Nella relazione ad hoc commissionata dal PM la posizione del cadavere è<br />

raffigurata centrale rispetto al ponte, mentre la posizione del Frullio è ovviamente ed evidentemente<br />

più verso la paratia sinistra dell’imbarcazione medesima. Voi arrivate alla conclusione dicendo che<br />

le divergenze di status di condizione dei due corpi possono essere avvenute alla posizione più<br />

favorevole del cadavere del Frullio rispetto agli effetti distruttivi del fuoco. Io ora volevo una<br />

precisazione su questo punto, anche riguardo alla circostanza, peraltro evidente, osservando la<br />

documentazione fotografica, che la porzione di ponte sottostante il cadavere risulta assolutamente<br />

bruciata come il resto dell’area circostante ed in maniera assolutamente omogenea.<br />

BARGAGNA: Sì, ma risulta bruciata già nella foto del mattino alle 7, quella fatta dai Carabinieri<br />

dell’Aldo?<br />

AVV. DE ROSA: Sì.<br />

BARGAGNA: Questo non vuol dire che la temperatura fosse uniforme su tutta la lamiera della<br />

poppa. Non solo, ma mi pare che il Rodi Giacesse supino, mi pare era supino con gli arti allargati,<br />

abdotti, che poi invece, successivamente, era rimasto supino, ma invece con gli arti in posizione da<br />

nuotatore. Io non so dare una spiegazione valida circa... scientificamente efficace su questo<br />

accadimento. Penso che rientri nell’ambito di altri accadimenti analoghi nei quali abbiamo trovato<br />

due corpi vicini fra loro e diversamente combusti.<br />

AVV. DE ROSA: Potrebbe riferire le circostanze attraverso le quali siete entrati in possesso della<br />

videocassetta, a cui abbiamo già fatto riferimento, reperita unitamente ai resti mortali del sig. Canu?<br />

BARGAGNA: Noi non ne siamo in possesso.<br />

AVV. DE ROSA: Questo al fine di stabilire, possibilmente, se l’estrazione del nastro<br />

dall’apparecchio era stata fatta a vostra cura, o se invece voi avete soltanto notato all’interno del<br />

sacco contenente il reperto complessivo l’apparecchio con dentro la cassetta...<br />

Si ricorda bene i dettagli il Dr. Bassi Luciano.


BASSI: Io assistetti al rinvenimento della telecamera. Allorché procedevamo all’esame dei<br />

contenuti dei sacchi, trovammo in uno di questi, il numero può essere controllato sulla relazione,<br />

trovammo assieme alla Polizia scientifica un borsone nel quale era contenuta la telecamera. Fu<br />

esaminata questa telecamera, rilevandola in parte bagnata, se ricordo bene, e a tutti venne il sospetto<br />

che potesse essere ancora utilizzabile il nastro perché la telecamera medesima non presentava<br />

rilevanti tracce di abbruciamento. L’oggetto fu quindi preso direttamente in consegna dalla Polizia<br />

Scientifica e, successivamente, abbiamo saputo che erano state viste le immagini che tutti<br />

conoscono perché sono state proiettate anche in quest’aula.<br />

AVV. DE ROSA: Un’ultima cosa riguardante il reperto 67.<br />

BASSI: Prola Mauro.<br />

AVV. DE ROSA: Sì. Volevo sapere se sul reperto è stato trovato un biglietto con un appunto<br />

telefonico. Se vi risulta.<br />

BASSI: Quello che abbiamo trovato è scritto nella relazione: “Giacca da ufficiale di Marina. In una<br />

tasca si rinvengono alcune banconote, un biglietto prelevamento Cambusa con scritto: casa. C’è il<br />

numero, il forno, il prefisso, oppure quest’altro prefisso; due biglietti da visita, uno con nome<br />

Gianfranco Bellotti, un altro con nome illeggibile, un paio di boxer a disegni colorati.”<br />

AVV. DE ROSA: Mi perdono sig. Bassi Luciano. Ritornando un attimo indietro sul Canu vorrei<br />

un’ulteriore specificazione. Mi potrebbe dire se l’estrazione materialmente della cassetta<br />

dall’apparecchio è stata effettuata a vostra cura, o a cura della Polizia Scientifica? Se la cassetta<br />

contenuta nell’apparecchio è stata da voi estratta.<br />

BASSI: Non mi sembra che sia stata tolta al momento del rinvenimento della telecamera. Questo<br />

perché è un ricordo a mente, se ricordo bene forse perché la telecamera non funzionava o...,<br />

comunque mi pare proprio che sia stata tolta da altri successivamente al nostro rinvenimento.<br />

AVV. DE ROSA: Se mi permette Presidente tornerei a riformulare la domanda fatta in precedenza<br />

al Prof. Giusiani, se il contenuto era chiaro, sennò gliela riformulo.<br />

GIUSIANI: Ho letto anche quello che è riportato in definitiva sulla relazione della consulenza<br />

Tagliaro. In questo caso Tagliaro fa presente che, in alcuni casi un’esposizione a tassi di ossido di<br />

carbonio può sopportare livelli più elevati di quelli che sono normalmente mortali. Secondo le sue<br />

conclusioni dice che ci sono dei casi che hanno concentrazioni elevate, può darsi che ci sia stato<br />

questo tempo di sopportamento e quindi in definitiva un tempo che si potrebbe svolgere in un<br />

tempo maggiore di 30 minuti. Però il Dr. Tagliaro non considera quello che era il presupposto, che<br />

noi abbiamo ritenuto veritiero: il fatto dell’incendio con elevati tassi di ossido di carbonio. Sono<br />

riportati dei valori che io ho qui in bibliografia, ,a comunque sono anche allegati, in cui si parla che<br />

a concentrazioni superiori ai 3005 ppm, quindi noi riteniamo che senz’altro, se fosse in queste<br />

condizioni si possono raggiungere tassi di carbossiemoglobina del 70% nel giro da 30 secondi a un<br />

minuto addirittura. Poi naturalmente sopravviene, dopo, la morte, però questi tassi si raggiungono<br />

rapidamente, non c’è necessità di un abituamento organico all’anossia per poter sviluppare tassi più<br />

elevati. Il tasso viene raggiunto immediatamente grazie alla concentrazione elevata che si ha<br />

nell’ambiente.<br />

AVV. DE ROSA: Riguardo alla formula Levin che Lei ha adottato ovviamente per sperimentazioni<br />

di laboratorio ci potrebbe dire – e con questo faccio riferimento ovviamente alla consulenza del


nostro perito di parte – quali sono state le motivazioni che l’hanno indotta a variare uno dei<br />

parametri fondamentali?<br />

GIUSIANI: Sì, l’avevo accennato, comunque la ripeto rapidamente. Nella formula di Levin si fa<br />

riferimento a concentrazioni di carbossiemoglobina che è del 50% che è un livello iniziale per la<br />

letalità, mentre Levin considera 500 milligrammi per 100, che è una concentrazione sicuramente<br />

mortale. Altri lavori, come specialmente ho indicato il lavoro di Stevin, che porta, come livello da<br />

cui si può parlare di letalità, 100 milligrammi per 100 mr. Quindi, per omogeneità con la parte<br />

relativa alla carbossiemoglobina, visto che è una formula meramente additiva, ho ritenuto di<br />

modificare questa formula considerando il valore più basso, cioè quello che da ulteriori lavori è<br />

indicato come valore da cui si può far partire la letalità. Comunque, come avevo già precisato, sono<br />

solo dei valori indicativi che servono per avere un orientamento. Cioè, non si può giudicare un<br />

incidente con una formula.<br />

AVV. BASSANO: Presidente, devo premettere che alcune delle parti civili che rappresento<br />

avevano indicato come consulenti tecnici di parte i Professori Chiarotti e Fiori, consulenti che,<br />

come è noto, hanno assistito nelle fasi delle indagini una delle associazioni rappresentative<br />

d’interesse diffuso, la CGIL: I Professori Chiarotti e Fiori, autorevoli cattedratici, hanno<br />

comunicato però attraverso la CGIL, quindi attraverso coloro che avevano contatti con loro, che non<br />

saranno in Italia, quindi non è una disponibilità contingente, è una disponibilità... come dire, locale,<br />

fino ai primi giorni di giugno. E quindi noi oggi non siamo in condizione di promuovere quel<br />

confronto che il Tribunale aveva auspicato e che sicuramente sarebbe stato sotto ogni aspetto<br />

interessante. Quindi faccio riserva eventualmente di risentire in confronto anche i consulenti del<br />

Pubblico Ministero. Poi il Tribunale valuterà.<br />

Io quindi intanto, sulla base degli elementi di cui dispongo e senza infingimenti, facendo<br />

riferimento non a mie cognizioni personali che non vi sono, ma a quanto emerge dalle relazioni già<br />

note, cercherò di sviluppare alcuni aspetti che credo possono essere di interesse per la comune<br />

comprensione, quindi mi scuso fin da ora delle imprecisioni delle domande che verrò a porle. Io<br />

avrei bisogno prima di tutto di mettere a fuoco un aspetto. La scienza medico-legale quali<br />

metodologie e quali criteri appronta per stabilire la durata, le cause della morte, e la durata della<br />

sopravvivenza rispetto alle nox che sono state prospettate? Faccio un esempio per chiarire la portata<br />

della domanda. Io ho sentito parlare di dati tossicologici, quindi criteri tossicologici; ho sentito<br />

parlare di criteri circostanziali. Ho letto che esiste un’altra metodica che è la cronotanadiagnostica.<br />

Vi sono altri metodi? La domanda la rivolgo al Prof. Bargagna.<br />

BARGAGNA: No. Non mi sembra che vi siano altri metodi diversi da quelli che Lei ha richiamato.<br />

L’ultimo dei tre è quello riassuntivo sostanzialmente. Soltanto che quel metodo... Con la diagnosi<br />

tanatocronologica si tratta di stabilire la cronologia della morte sulla scorta della modificazione a<br />

cui va incontro il nostro corpo dopo che la vita si è spenta. Nella medicina legale ordinaria, non in<br />

eventi straordinari e speriamo mai ripetibili come questo, noi utilizziamo le ipostasi, la rigidità<br />

cadaverica, il raffreddamento del corpo, per poter dare indicazioni, non sempre valide, al magistrato<br />

circa il momento in cui si è avuto il decesso. Quando i corpi sono in decomposizione le difficoltà si<br />

accrescono grandemente, tuttavia cerchiamo, in base a quello che risulta raccolto nelle opere<br />

specializzate, in base all’esperienza personale, di fornire indicazioni che diventeranno sempre meno<br />

puntuali e sempre più larghe Nella fattispecie l’utilizzazione di dati del genere non è stata possibile,<br />

proprio per il fatto che l’incendio comunque ha cancellato ogni possibilità di poter fare rilievi del<br />

genere. Sarebbe stato difficile, probabilmente, con questa ultima metodologia, giungere a risultati<br />

apprezzabili anche su corpi che fossero rimasti non danneggiati, esenti da lesioni da calore. In<br />

questa tragedia invece i corpi erano tutti quanti più o meno interessati. Un po’ meno, comunque,<br />

erano i corpi che sono stati trovati tardivamente, per cui non è possibile, quando è trascorso un po’


di tempo dal momento della morte, essere precisi, come sarebbe stato necessario in questo caso, sul<br />

momento stesso. Mi pare che questo viene anche chiarito nella relazione Fiori Chiarotti.<br />

AVV. BASSANO: E’ un chiarimento che mi pareva opportuno. Quindi le possibilità che la scienza<br />

medico legale appronta per dare risposte ai quesiti che sono stati posti sono le due residuali: il<br />

metodo tossicologico e il metodo circostanziale.<br />

BARGAGNA: Sostanzialmente sono questi due i metodi: In realtà il secondo può anche essere un<br />

metodo, sono constatazioni di fatto, variabili da caso a caso, per cui nell’ambito delle questioni di<br />

sopravvivenza per incendi, non c’è nulla, o ben poco, di definito. Mentre per altri accadimenti<br />

ordinari, sui sacri testi, sulle pubblicazioni troviamo delle indicazioni, nel caso di disastri dobbiamo<br />

rimetterci solo a quello che ci fornisce la lettura relativa ai disastri medesimi, i quali per altro sono<br />

tutti diversi.<br />

AVV. BASSANO: Quindi Lei ci sta dicendo che anche il metodo circostanziale più che un metodo<br />

è una strategia di ricerca.<br />

BARGAGNA: E’ una strategia di ricerca.<br />

AVV. BASSANO: Lei ci ha premesso, mi pare, che sia stato esposto con chiarezza, ma d’altra parte<br />

l’ho trovato anche nella vostra ultima relazione ed è forse opportuno richiamare il concetto che i<br />

dati, le risultanze tossicologiche, sono state da voi valutate come risultanze secondarie, tant’è che<br />

scrivevate: “Ci apparivano, all’epoca, i risultati degli accertamenti chimico-tossicologici, in ogni<br />

caso non più che complementari.” Questo l’ha confermato, no?<br />

BARGAGNA: Sì.<br />

AVV. BASSANO: E l’ausilio dell’indagine chimico-tossicologica fu quindi ritenuto subordinato a<br />

una migliore conoscenza dell’insorgere e dell’evolvere dell’incendio. Questo mi pare un concetto<br />

che possiamo ritenere acquisito. Allora io le chiedo – e qui comincia una serie di domande<br />

specifiche – quali dati circostanziali avete assunto per poter arrivare a formulare una valutazione<br />

scientifica medico-legale? Faccio un esempio, così analizziamo partitamente. Voi scrivevate che la<br />

produzione di CN, di cianuri, deriva presumibilmente, questo per vostra valutazione chimicoscientifica,<br />

dall’abbruciamento di parti di arredo. Me lo conferma?<br />

BARGAGNA: Penso di sì, non so se solo di parti di arredo, certamente anche di parti di arredo.<br />

AVV. BASSANO: Vi risulta che la combustione di gas, di idrocarburi, liberi cianuri?<br />

BARGAGNA: Facciamo rispondere il tossicologo.<br />

GIUSIANI: Io questo non l’ho... però, dalle determinazioni che noi avevamo fatto nella parte<br />

preliminare, si può vedere, se Lei ha sotto gli occhi la mia relazione, a pagina 4 c’è un allegato in<br />

cui si riporta praticamente la composizione di alcuni materiali combustibili e i prodotti che possono<br />

derivarne, sia per un fenomeno che è quello della pirolisi e per decomposizione ossidativa. Qui per<br />

CH si intende praticamente materiale composto da carbonidrogeno, quindi compreso anche gli<br />

idrocarburi, o compreso praticamente più che altro materiali plastici, come polietilene,<br />

prolipropilene, legno; la pirolisi da idrocarburi in questo caso, quindi materiali plastici, ossido di<br />

carbonio, prodotti ossigenati. Per avere acido cianidrico è necessario che ci sia azoto, perché la<br />

formula dell’acido cianidrico è HCN. Quindi, se noi abbiamo dei composti azotati è possibile che si<br />

produca acido cianidrico. Gli idrocarburi non sono azotati e quindi come tali non possono produrre


acido cianidrico, almeno nelle componenti essenziali. Se poi insieme agli idrocarburi ci sono<br />

impurezze, ecc., azotate, queste potrebbero portare... Però qui vedete che i poliacridonitrili, per<br />

esempio polieuretani, che sono spesso fibre tesili, la moquette ecc., possono dare infatti ossido di<br />

carbonio, idrocarburi, amine, cianuri. Per esempio, se ci sono prodotti clorurati, cose che noi non<br />

abbiamo visto, però ci può essere acido cloridrico. Questo gas noi non l’abbiamo esaminato, ma<br />

anche questo è possibile. Se c’erano per esempio delle parti in PVC, in materiali plastici, clorurati,<br />

senz’altro ci poteva essere una produzione di acido cloridrico, e così altri elementi. Quindi questo è<br />

un po’il quadro dei vari materiali quali sono i prodotti che possono essere determinati.<br />

AVV. BASSANO: Quindi mi pare che una prima conclusione possa trarsi. Secondo le vostre<br />

valutazioni i cianuri sarebbero stati liberati dalla combustione prevalentemente o essenzialmente da<br />

elementi di arredi interni della nave?<br />

BARGAGNA: Prevalentemente penso di sì.<br />

AVV. BASSANO: Questo è un primo dato. Allora chiedo. Su quale valutazione circostanziale,<br />

visto che sono stati rinvenuti tutti i corpi – a parte in Baldauf forse, ma di questo parleremo: uno dei<br />

cadaveri rinvenuti in sala macchine – livelli rilevanti di cianuri. I passeggeri del <strong>Moby</strong> <strong>Prince</strong> hanno<br />

inalato cianuri quasi tutti. Su quali elementi voi avete stabilito cronologicamente che l’incendio<br />

interno si era immediatamente scatenato? Quali elementi circostanziali giustificano questa<br />

conclusione?<br />

GIUSIANI: Non sulla determinazione dei cianuri! Cioè, non è che la determinazione dei cianuri<br />

abbia portato a una cronologia dell’incidente.<br />

AVV. BASSANO: Professore, la mia deduzione è questa. I cadaveri hanno tutti inalato cianuri.<br />

GIUSIANI: A parte non tutti, qualcuno...<br />

AVV. BASSANO: Pochissimi... Baldauf, che ho citati, mi pare l’unico che ha cianuri zero. Pochi<br />

altri.<br />

GIUSIANI: Quello non è stato determinato. Però c’è un problema di soglie. Praticamente la<br />

positività di cianuri va intesa quando naturalmente si hanno dei livelli almeno di sopra del 10%<br />

AVV. BASSANO: Le conclusioni le trarremo in altra sede. La mia domanda è questa. Avete potuto<br />

datare, nel basarvi su una ricostruzione circostanziale, dopo quanto l’incendio si è propagato<br />

all’interno della nave? Dopo quanto gli arredi hanno preso fuoco?<br />

GIUSIANI: Praticamente, da quanto abbiamo avuto indicazione dai tecnici di come si è svolto<br />

l’incendio, dalla propagazione del petrolio che senz’altro ha invaso la nave, la valutazione<br />

circostanziale ci può aver portato a definire che c’è stata una rapidità in questo fenomeno. Non è<br />

che abbiamo fatto una valutazione né temporale di minuti e né basata sul fatto del rilievo di acido<br />

cianidrico, il quale naturalmente, poi si è diffuso, sempre considerando il discorso della<br />

ventilazione, del condizionamento che era funzionante nelle varie parti della nave.<br />

AVV. BASSANO: Quindi, se ho capito bene, voi non avete avuto dai consulenti tecnici ipotesi<br />

cronologiche, per esempio: nei primi 10 minuti l’incendio era all’esterno, nei successivi 20 o 30 o<br />

40 si è propagato agli arredi interni. Voi avete considerato che globalmente l’incendio abbia<br />

investito interni ed esterni della nave?


GIUSIANI: Noi nella nostra consulenza abbiamo sempre richiesto questo. Noi abbiamo dato le<br />

nostre indicazioni suscettibili, se naturalmente le condizioni delle consulenze tecniche avessero<br />

portato ad altre deduzioni, di essere anche variabili.<br />

AVV. BASSANO: Non è critica, cerchiamo di arrivare a ricostruire come certi giudizi sono stati<br />

espressi, su quali presupposti.<br />

Mi aggancio a un’altra domanda. Lei ci ha parlato dell’impianto di ventilazione perché l’ipotesi che<br />

mi pare che voi fate è che l’impianto di ventilazione abbia concorso a far circolare rapidamente<br />

questi gas benefici tossici all’interno della nave. Voi avete visto come funziona l’impianto di<br />

ventilazione, se aspira aria di fuori e la porta dentro o se fa circolare aria fra gli ambienti interni<br />

della nave? L’avete studiato, vi sono state date indicazioni in questo senso?<br />

GIUSIANI: No. Io non ho avuto dati. Non so gli altri colleghi.<br />

BASSI e BARGAGNA: No.<br />

AVV. BASSANO: Perché a me non risulta ad esempio che l’impianto di ventilazione faccia<br />

circolare aria fra fra gli ambienti interni della nave, e se i cianuri si sono sviluppati negli ambienti<br />

interni... Era un mio dubbio, ma di questo parleremo perché poi il Tribunale deve rendersi conto<br />

anche, eventualmente, se possono rilevare ulteriori indagini. Faccio un’altra domanda. Voi avete<br />

espresso la convinzione che l’impianto di circolazione forzata dell’aria servisse tutti i locali della<br />

nave. Vi risulterebbe confermato da chi questo?<br />

GIUSIANI: Io non ho avuto nessuna conferma di questo. Sono deduzioni che ho fatto sull’ipotesi<br />

che l’impianto di ventilazione era in funzione. Cioè, si ritorna al discorso di prima. Cioè, noi non<br />

abbiamo avuto a disposizione, almeno io personalmente no, i Colleghi possono confermare, una<br />

perizia tecnica su tutte le circostanze e quindi sull’impiantistica della nave.<br />

AVV. BASSANO: A questo proposito, ad esempio, noi avremmo appreso nel dibattimento, ma non<br />

voglio suggestionare risposte, che la sala macchine per esempio non è servita dall’impianto di<br />

condizionamento e per esempio in sala macchine è stato trovato un cadavere, che è quello di<br />

Baldauf, che fra i pochi, ha un tasso assai elevato di carbossiemoglobina e tasso nullo di cianuri. Vi<br />

siete posti il problema di come questo fosse avvenuto? Baldauf è n.26.<br />

GIUSIANI: Questo zero non è determinato, cioè non c’era sufficiente campione ematico, se non<br />

erro. Ho fatto solo il carbossiemoglobina.<br />

AVV. BASSANO: Come mai?<br />

GIUSIANI: Non c’era sufficiente campione ematico.<br />

AVV. BASSANO: Ma Baldauf, se non erro, è uno dei tre cadaveri integri. Come faceva a mancare<br />

campione ematico, mi chiedo?<br />

GIUSIANI: Si vede che il prelievo era molto probabilmente insufficiente. Non ho idea. Io ho<br />

esaminato quello che mi è stato recapitato e dovevo scegliere tra fare un’analisi o l’altra.<br />

PRESIDENTE: Ma scusi, in una salma integra all’apparenza ci può essere una sorta di – parlo in<br />

termini impropri – arrostimento del sangue all’interno senza...<br />

GIUSIANI: No, direi di no.


PRESIDENTE: Quindi se è integra il campione ematico ci deve essere...<br />

BARGAGNA: Sì, il campione ematico è stato prelevato, soltanto che il Prof. Giusiani non ha<br />

trovato che fosse in quantità sufficiente per fare un’altra cosa. Le ragioni a questo momento mi<br />

sfuggono, forse il Dr. Bassi può sapere qualcosa di più preciso a riguardo.<br />

BASSI: Il cadavere del Baldauf fu uno di quelli trovati precocemente ed era uno dei meglio<br />

conservati, assieme all’... non mi ricordo ora il nome dell’altro; fu il cadavere che fu subito<br />

esaminato, fu visto che era appunto integro, ci fu detto da chi l’aveva trovato - cioè la Scientifica e<br />

il Dr. Franchini, che era uno dei membri del collegio che andò per parecchi giorni, fin dall’inizio, a<br />

bordo della nave – che fu trovato immerso in una sorta di vasca. In realtà era acqua che<br />

probabilmente si era raccolta con... Il cadavere del BAldauf fu trovato nella sala macchine, mi<br />

sembra il secondo o il terzo giorno. Questo cadavere era immerso in quella che all’inizio fu definita<br />

una sorta di vasca. In realtà era una sorta di pozzetto nella sala macchine nella quale si era raccolta<br />

dell’acqua verosimilmente proveniente da tutti i getti d’acqua lanciati per raffreddare la nave<br />

medesima e per spengere gli incendi ancora presenti. Questo cadavere, come dicevo poc’anzi, non<br />

so se questo l’ha sentito, era appunto ben conservato. Fu esaminato inizialmente, non ci furono<br />

problemi relativi alla identificazione poiché aveva addosso un borsello o un qualche cosa del genere<br />

– possiamo controllare agli atti che consentì poi l’identificazione di visu anche con una fotografia –<br />

e poi non è stato più esaminato, anche perché nessun famigliare venne a chiedere quella salma,<br />

mentre gli altri 139 avevano tutti familiari che chiedevano, giustamente con insistenza, che venisse<br />

proceduto all’identificazione proprio per poter consegnare la salma. Questa salma qui è rimasta –<br />

diciamo così, da parte – per un po’di tempo. Quando poi è stato posto in atto il... quando poi è stato<br />

portato nel capannone, in una grossa cella frigorifera, il cadavere Baldauf assieme ad altri è stato<br />

posto in questa cella. Ecco che è accaduto che questa salma del Baldauf è rimasta 3 o 4 giorni<br />

praticamente all’interno del suo sacco dentro il capannone. In questi tre o quattro giorni la salma è<br />

andata incontro a quelle consuete modificazioni che si hanno mantenendo le salme in un ambiente a<br />

temperatura relativamente modesta, quali 10 – 12 – 15 gradi a cui poteva essere il capannone. Dopo<br />

alcuni giorni è venuta la fidanzata del Baldauf, ha proceduto effettivamente all’identificazione, noi<br />

abbiamo fatto a quell’epoca, mi sembra, vado a mente, ma non sono particolarmente certo, il<br />

prelievo di sangue senza procedere all’autopsia del quale ci aveva chiesto prima il Pubblico<br />

Ministero. Ecco quindi qual’è la vicenda della salma Baldauf. Quando la fidanzata l’ha<br />

effettivamente identificata, la salma a questo punto è stata consegnata e non è più stata oggetto di<br />

altri esami. Il campione di sangue fu modesto forse proprio perché le condizioni della salma nel giro<br />

di qualche giorno... chi è medico legale sa che dopo alcuni giorni è più difficile trovare del<br />

campione di sangue a meno che non si debba procedere per forza alla necroscopia, però d’altra<br />

parte il problema maggiore al momento in cui eravamo lì, nei primi giorni del capannone, era come<br />

tutti sanno legato a quello della identificazione. Premetto un’altra cosa, che le altre salme, cioè<br />

quelle carbonizzate o bruciate, senz’altro si sono conservate meglio proprio perché erano in parte<br />

già bruciate. Per converso il Baldauf è quello che si è conservato un po’meno bene.<br />

AVV. BASSANO: Si è proceduto ad effettuare prelievi di sangue ad Alessio Beltrand, il superstite?<br />

BARGAGNA: Sono stati effettuati numerosi prelievi di sangue in ospedale quando il Beltrand è<br />

arrivato in ospedale. Ho qui la cartella clinica, ho cercato di vedere se il Beltrand era stato<br />

sottoposto ad accertamenti in ordine soprattutto alla carbossiemoglobina, ma questi accertamenti<br />

non furono disposti.<br />

AVV. BASSANO: Comunque Lei ha valutato per i sintomi obbiettivi di Beltrand, disapnea, nausea,<br />

che avesse un modesto tasso di intossicazione da carbo...


BARGAGNA: Se aveva alcuni segni clinici che Lui presentava, erano riconducibili ad una<br />

moderata inalazione di ossido di carbonio perché da come lui ha riferito i disturbi medesimi è cosa<br />

che per altro trova conferma in linea di massima nella documentazione agli atti che possiamo<br />

controllare.<br />

AVV. BASSANO: Lei ha detto Professore che dà una sola giustificazione plausibile al fatto che<br />

Beltrand non abbia subito la sorte dei suoi compagni, cioè il fatto che Beltrand ha dichiarato di<br />

essersi coperto il volto con una maglietta bagnata. Lei ha sentito Beltrand e dovrebbe ricordare che<br />

Beltrand ha raccontato di essere stato con gli altri per circa mezz’ora, da lui stimata, all’interno<br />

della mave, di essersi (spostato) poi sul primo ponte assieme a D’Antonio, di essersi insieme a<br />

D’Antonio bGNto con una maglietta, ma D’Antonio subito dopo o poco dopo sarebbe morto e lui<br />

invece no. Lei ha tenuto conto quindi che Beltrand per un tempo praticamente pari a quello di<br />

D’Antonio è rimasto all’interno della nave e si è bagnato dopo, quando è venuto all’esterno. Come<br />

giustifica Lei che D’Antonio è deceduto subito e Beltrand, pur avendo inalato con il filtro di una<br />

maglietta bagnata per altra mezz’ora, 40 minuti, dei gas tossici, aveva solo modesti sintomi di<br />

intossicazione?<br />

BARGAGNA: Si spiega soltanto con il fatto della collocazione più fortunata che lui può aver avuto<br />

in relazione con i movimenti della nave, alla ventilazione, ecc., e si spiega soltanto forse con una<br />

maggiore reattività vitale. Di fronte a stimoli, come quelli nocivi di cui ho prima detto, la reattività<br />

individuale è molto diversa, non ho altre spiegazioni.<br />

AVV. BASSANO: Lei però mi pare che ammetta che all’interno della nave potevano esservi<br />

condizioni diverse, quello che mi ha dato come prima concausa.<br />

BARGAGNA: Lui dice di essere stato all’interno per mezz’ora o 20 minuti. Comunque un po’di<br />

tempo all’interno della nave è stato, sì lo dice, l’ha dichiarato Beltrand che è stato all’interno della<br />

nave insieme a numerosi altri. Poi sono usciti per andare a poppa e lui mi pare che dica ad un certo<br />

punto che è uscito con certo Massa e con il D’Antonio. Poi del Massa si perdono le tracce e resta il<br />

D’Antonio. Sul D’Antonio è stato abbastanza preciso da riferire.<br />

AVV. BASSANO: Torno un attimo al Prof Giusiani perché ho saltato una domanda della sequenza<br />

logica su un punto che... il Prof. Giusiani ha richiamato la propria relazione e ha fatto menzione<br />

delle tabelle che erano state premesse in sede di considerazioni generali e aveva richiamato anche in<br />

una precedente risposta data a colleghi di parte civile la tabella 3 in cui si valutano i tempi stimati in<br />

10, 15 minuti di abbattimento dei livelli di ossigeno e di innalzamento dei livelli di anidride<br />

carbonica in caso di combustione all’interno di un locale. Ma ci chiarisca, se io non ho letto male,<br />

questa tabella è relativa ad una ipotesi di, leggo: combustione di 40 Kg. Di legno in una camera con<br />

bassa ventilazione. Quindi Lei ha presupposto per applicare o trasporre la situazione del <strong>Moby</strong><br />

<strong>Prince</strong> che vi fosse una combustione interna, perché altrimenti i dati non sono comparabili mi pare,<br />

no?<br />

GIUSIANI: Non è che questa figura che io ho dimostrato si è presupposto di trasporre alla <strong>Moby</strong><br />

<strong>Prince</strong>, tutt’altro, questo è solo un esempio che fa vedere a livello sperimentale come possono<br />

prodursi concentrazioni elevate di ossido di carbonio nel giro di pochi minuti, come può innalzarsi<br />

l’anidride carbonica. La trasposizione alla <strong>Moby</strong> <strong>Prince</strong> non è che sia una trasposizione di questo<br />

studio che è del tutto solo sperimentale, però questo valutando la casistica di altri incidenti dove per<br />

altro in alcuni abbiamo delle relazioni tecniche, qual’è quella ultima in cui c’è anche la relazione<br />

tecnica dell’incendio, quello dello stadio mi pare... Dalla relazione tecnica effettivamente<br />

compaiono vari parametri sull’andamento della temperatura, per esempio alla distanza in cui la


temperatura raggiunge livelli che nel caso di questo incendio dello stadio era praticamente<br />

insopportabile, cioè livelli di 400, 500 gradi nel giro di 50 metri. Quindi queste sono tutte notizie<br />

che possono essere prese da delle condizioni tecniche. Questo è solo stato un punto, per esempio<br />

solo per far capire come potrebbe essere andata la cosa.<br />

AVV. BASSANO: Quindi quei tempi non sono trasponibili, ci sta dicendo!<br />

GIUSIANI: Non sono trasponibili certo direttamente.<br />

AVV. BASSANO: Io ho sentito fino ad ora esporre mi pare all’esito di una ricerca analitica che<br />

quello di un incendio su una nave passeggeri finita contro una petroliera è caso non studiato in<br />

letteratura perché l’unico precedente, mi dite, non è documentato; però nello stesso tempo io sento<br />

dire che anche sulle circostanze di questo incendio vi sono scarsi elementi circostanziali. Allora mi<br />

chiedo: con che metodologia questi dati sull’incendio di uno stadio per esempio o un incendio in un<br />

unico vano di un albergo vengono trasposti per concludere che in una nave che è su 4 piani con<br />

piccoli locali spesso con ridotti collegamenti si verificano circostanza riscontrabili a quelle di un<br />

incendio di uno stadio o di un incendio in un grande albergo?<br />

PRESIDENTE: Non mi pare che abbiano trasposto.<br />

AVV. BASSANO: No, paragonato.<br />

GIUSIANI: Sono tentativi, non è che...<br />

BARGAGNA: Se posso completare la risposta, per procedere in maniera congrua a risolvere i<br />

dubbi che Lei manifesta bisognerebbe tenere conto che ogni volta che c’è un incendio ci dovrebbe<br />

essere una commissione di esperti la quale valuta le modalità dell’incendio stabilendo anche i<br />

secondi, di secondo in secondo quale per esempio questa che fu fatta dal “bureau de commerce” del<br />

Dipartimento di Commercio degli USA a proposito dell’incendio dell’Hotel Plaza di Porto Rico.<br />

Qui questi ingengeri hanno valutato tutte le fasi successive e hanno indicato anche ragionevoli<br />

periodi di tempo di progressione delle fiamme nella bool-room, negli altri locali dove poi l’incendio<br />

si è sviluppato ecc. Però un accertamento del genere è probabilmente e tecnicamente eseguibile se<br />

l’incendio viene eseguito in tempi rapidi. E allora a questo punto è possibile un tentativo<br />

ricostruttivo, diciamo a posteriori. Se l’incendio invece si protrae addirittura per numerose altre ore,<br />

per lo meno non ha continuato a bruciare la nave anche successivamente, stava in parti della nae<br />

l’incendio l’abbiamo osservato anche noi, abbiamo osservato le conseguenze, i fumi che venivano<br />

fuori dalla nave nei giorni successivi, per lo meno per un altro giorno. In questo caso evidentemente<br />

un certo numero di dati che possono essere valorizzati per un’indagine del genere vengono a<br />

mancare perché il proseguimento delle fiamme..., ecco un’altra caratterizzazione particolare di<br />

questa sciagurata vicenda, è singolare anche sotto questo profilo. In un battello danese, norvegese,<br />

che è lo “Scandinavian Star” nel ’90 scoppiò un incendio a bordo, un incendiario incendiò una parte<br />

della nave. Delle 494 persone 158 morirono. Malgrado la prontezza dei soccorsi, delle porte taglia<br />

fuoco e così via. Anche in questo caso, da che io so però di questo non sono certo, l’inchiesta,<br />

l’accertamento di carattere rigorosamente tecnico non è stato potuto espletare perché prima che il<br />

traghetto giungesse a terra in un porto danese, potesse essere spento l’incendio trascorsero mi pare<br />

36 ore per spegnere l’incendio in una parte... perché è più grande del <strong>Moby</strong>; quindi questo dimostra<br />

la difficoltà s non l’impossibilità, e allora bisogna fare con quello che si ha. Voi dite: “Ma se si fa<br />

così può darsi che si faccia male”. Valutate voi se abbiamo fatto male. Noi abbiamo cercato di fare<br />

al meglio.


AVV. BASSANO: Ho capito. Vorrei fare alcune domande sui singoli cadaveri rinvenuti. Una<br />

domanda prima però generale. Faccio riferimento in modo aperto alla relazione, alle valutazioni di<br />

Fiori e Chiarotti che su un dato effettivamente sarebbero suggestive, cioè dicono: se in un ambiente,<br />

in una nave ci sono dei valori omogenei di carbossiemoglobina o se per singoli comparti della nave<br />

ci sono delle situazioni omogenee di saturazione dell’aria, almeno dovrebbe riscontrarsi omogeneità<br />

fra i livelli di intossicazione delle salme. E’stata fatta una verifica sulle salme che sono stati trovati<br />

in comparti analoghi? Cioè quelle stesse zone, per esempio quelle che sono state trovate nel salone<br />

De Lux, quelle che sono state trovate nel vestibolo, quelle che sono state trovate in sala macchine...<br />

GIUSIANI: Noi abbiamo fatto queste comparazioni, anche se poi non l’abbiamo descritto nella<br />

relazione perché siamo rivenuti a una deduzione che è quella che poi abbiamo riportato in<br />

conclusione. Ho letto la relazione del Prof. Chiarotti e Fiori, i quali riportano delle tabelle<br />

specificando appunto nelle varie parti della nave, riprendendo i dati tossicologici e valutando quello<br />

che può da ambiente a ambiente. Ed effettivamente, cioè quello che viene fuori, cosa che avevamo<br />

visto anche noi, che i dati sono piuttosto eterogenei anche nello stesso ambiente. Questo però non<br />

comporta assolutamente che il discorso diciamo, sia dovuto a concentrazione... cioè il discorso è<br />

dovuto a concentrazioni basse, cioè in anticipo delle conclusioni del Prof. Chiarotti dice questo<br />

potrebbe essere spiegabile, secondo lui e Fiori, con concentrazioni relativamente basse e quindi<br />

individui hanno sviluppato carbossiemoglobina a livelli anche elevati per un tempo lungo, cioè se<br />

non altro superiore a quello da noi indicato. Però c’è anche un’altra ipotesi che è quella che noi<br />

abbiamo formulato cioè che effettivamente la concentrazione invece fosse elevata nell’ambiente e le<br />

modalità di diversificazione che possono essere intanto individuali, perché guardi io le posso<br />

riportare casi che ho esaminato proprio ultimamente, non molto tempo fa, l’anno scorso, di 3<br />

individui che sono, diciamo, per via di una stufa che non tirava sufficientemente c’era stata una<br />

perdita di ossido di carbonio. Si è avuto che la persona che aveva inalato per più tempo perché era<br />

la prima a soggiornare nel luogo è sopravvissuta. Poi la persona che è venuta dopo è morta e un<br />

altro è stato ricoverato che era in coma ed è stato salvato. Quindi voglio dire che l’ambiente era<br />

praticamente molto simile, quindi la concentrazione si poteva ritenere abbastanza omogenea, qui ci<br />

fu anche una perizia dei Vigili del Fuoco i quali collaborarono insieme con me, era difficile poter<br />

stabilire diversità, sì, si poteva naturalmente dare una preferenza proprio di produzione perché...,<br />

però questi studenti erano nelle singole camere quindi si aveva una diversità ben poca di<br />

concentrazione, eppure diversità individuali notevolissime. Questa è una ragione per trovare valori<br />

diversi, poi valori diversi sono da imputare anche a cause diverse di decesso. Noi bisogna ricordarsi<br />

semplicemente nel salone De Lux dove si trovano queste eterogeneità, molti individui sono morti<br />

per shock neurologico da fiamme.<br />

AVV. BASSANO: Questo com’è stato determinato?<br />

GIUSIANI: Negli incidenti è la causa che..., diciamo se le fiamme raggiungono un individuo...<br />

AVV. BASSANO: Sapete che le fiamme hanno raggiunto il salone De Lux prima della...<br />

GIUSIANI: Con ogni probabilità, ed è presumibile che ci sia stato un incendio, perché il fatto di<br />

ritrovare tutti questi cadaveri ammucchiati verso un’uscita fa presupporre che ci sia stato un<br />

tentativo di fuggire tutti insieme ammassandosi e poi c’è anche un’altra questione. Non bisogna<br />

dimenticare il panico che ci sono in questi ambienti, e quindi individui che vengono magari<br />

schiacciati e morti dalla folla. Quindi le cause non sono solo quelle tossiche, ecco perché si insiste<br />

molto su questo fatto, che è solo un complementare l’esame tossicologico.


AVV. BASSANO: Quindi Lei ci sta dicendo in estrema sintesi, Lei che è un professore di<br />

tossicologia e forense, che in questo caso le risultanze tossicologiche comunque classificate non ci<br />

danno un ausilio per determinare i tempi di sopravvivenza?<br />

PRESIDENTE: Come può affermare questo? Poi in ogni caso abbia pazienza Avvocato Bassano,<br />

Lei no ha preso la parola per trarre delle conclusioni, Lei ha preso la parola per fare domande.<br />

Riceva la risposta, la valuti insieme a tutti noi e passi alla domanda successiva. Non è la prima volta<br />

che Lei riceve la risposta e trae la conclusione.<br />

AVV. BASSANO: Mi perdoni, si tratta di tre medici legali, io di medicina legale non so nulla,<br />

quindi se mi faccio delle sensazioni possono essere errate, quindi chiedo rispetto alla mia<br />

sensazione, alla mia conclusione di uomo...<br />

Apresidente: Di questo ha ragione, l’ultima sensazione è errata perché, è palesemente errata,<br />

grammaticalmente errata, lessicalmente errata, perché se le dice che è un complemento non può<br />

essere irrilevante. Un complemento serve sempre.<br />

AVV. BASSANO: Ne discuteremo.<br />

PRESIDENTE: Lei è veramente in sintonia con me, ne discuteremo.<br />

AVV. BASSANO: Andiamo avanti. Senta, il cadavere n.7, di Rodi, quello di cui si è discusso, mi<br />

pare, glielo domando, che sulla base della tabella Levin da Lei corretta avesse un coefficiente una X<br />

pari a 0,63, quindi non la tabella Levin, la tabella Levin con il valore dei cianuri abbattuto di 5 volte<br />

a 100. Da 500 milligrammi a 100 milligrammi.<br />

GIUSIANI: L’unità milligrammi è imprecisa.<br />

AVV. BASSANO: Io leggo un valore 0,63, quindi un valore che anche questo suo adeguamento<br />

non sarebbe letale. Lei presume che Rodi sia deceduto, come diceva prima, per cause diverse<br />

dall’intossicazione?<br />

GIUSIANI: Questi valori di X che sono venuti fuori danno un’idea della concentrazione additiva<br />

quando superano 0,8, cioè io ho specificato qui, e incapacitazione da 0,6 a 0,8 e al di sotto di 0,6<br />

non si può parlare di incapacitazione. Quindi ci sono non solo questo, questo è 0,63, quindi siamo al<br />

limite. E’ chiaro, non si può andare a pesare la virgola in queste cose però ci sono anche altri<br />

individui che hanno dei valori di Levin al di sotto dello 0,6 e quindi che non presentano<br />

incapacitazione. Quindi la causa della morte può essere dovuta benissimo per questi altri fenomeni<br />

che si dicevano prima.<br />

AVV. BASSANO: Sulla base delle valutazioni circostanziali quale ritiene che sia la causa più<br />

probabile della morte di Rodi? Circostanziali più tossicologiche combinate. I tempi, la causa.<br />

GIUSIANI: Faccio una piccola premessa. Queste indicazioni sono solo indicazioni su quello che<br />

possono dare degli effetti tossici. Allora se io trovo una percentuale di carbossiemoglobina da sola<br />

al di sopra del 50% posso dire, con una buona probabilità, che quell’individuo è morto per<br />

intossicazione. Così come se trovo un valore molto elevato al di sopra di 100 milligrammi di acido<br />

cianidrico, anhe da solo. Concentrazioni al di sotto di carbossiemoglobina e al di sotto di acido<br />

cianidrico possono essere combinati, secondo quello che ha fatto Levin, per spiegare una causa di<br />

morte ancora tossica. Poi, oltre a concentrazioni che non spiegano una causa della morte nemmeno<br />

in maniera sdditiva, possono essere però valutate secondo questa formula per dire senz’altro in


queste concentrazioni, con queste concentrazioni ematiche, si aveva una incapacitazione. Valori al<br />

di sotto di questi mi dicono che questi individui non avevano incapacitazione. Quindi quale sia la<br />

ragione della morte io non glielo posso dire perché gliel’ho ddetto quali possono essere in via<br />

ipotetica, causa shock neurologico, morte nella folla, crisi cardiaca, ci possono essere crisi<br />

cardiache da spavento, ci possono essere tanti altri fattori ma io questo non glielo posso<br />

assolutamente dire. Passo la parola al mio collega.<br />

BARGAGNA: Io vorrei fare un’integrazione. Mi pare che nella premessa, sia pure sintetica e forse<br />

non ordinata, ho fatto presente che le nox che hanno aggredito i passeggeri e l’equipaggio della<br />

<strong>Moby</strong> <strong>Prince</strong> sono stati molteplici e hanno operato in simultanea. Ciascuna di queste nox non ha<br />

operato nella stessa misura su ciascuna delle persone, ma in diversa misura, per cui bisogna<br />

coordinare effetti di diverse nox in diversa misura sulle diverse persone, in relazione ad un numero<br />

elevato di fattori, il tutto svoltosi in tempi molto brevi. Ho fatto presente che tra le nox di rilievo vi<br />

è anche quella che attiene al fumo di per sé, indipendentemente dalla presenza di gas tossici.<br />

E’ammesso ormai che il fumo negli incendi di questo genere abbia un ruolo rilevante al di fuori<br />

dell’ossido di carbonio, della presenza di acido cianidrico. Quindi non bisogna dimenticare queste<br />

altre possibili nox e la visione di insieme per ogni singolo caso va ricondotta al complesso dei<br />

fattori nocivi che si sono intrinsecati sui corpi. Quello che Lei osserva ora per il Rodi si può rilevare<br />

anche in un certo numero di altri casi dove in quell’indice ricavato dal Prof. Giuliani (?) e gli stessi<br />

valori di carbossiemoglobina e di acido cianidrico sono relativamente modesti. E il numero di<br />

fattori e il tempo in cui questi hanno operato è naturalmente difficilmente determinabile. Mentre il<br />

Prof. Fiori e il Prof. Chiarotti intendono avvalorizzare dando il minor peso a quelle che sono le<br />

circostanze a noi note dell’incendio. Noi siamo esattamente nella posizione opposta e quindi è qui il<br />

divario nei punti di vista tecnici.<br />

AVV. BASSANO: Torno al Professor Giusiani, una nuova domanda di natura tossicologica, poi ho<br />

quasi finito. Senta, secondo la tabella Levin 0,60 come limite di incapacitazione, sotto lo 0,60 non si<br />

è incapacitati e 0,80 come soglia letale, quindi un Levin 0,28 dovrebbe ritenersi, se può<br />

confermarmelo, un livello né letale né incapacitante.<br />

GIUSIANI: Sì.<br />

AVV. BASSANO: Ecco, Campus il Marconista del <strong>Moby</strong> <strong>Prince</strong>, se non erro... numero 35.<br />

GIUSIANI: Dunque, il numero 35 aveva un livello di carbossiemoglobina 10% e cianuri di 38,04%<br />

ml. Quindi al di sotto di 0,6, a parte questo 0,58...<br />

AVV. BASSANO: Lei quindi dovrebbe ritenere che il Sig. Campus non sia deceduto per<br />

intossicazione?<br />

GIUSIANI: Sì.<br />

AVV. BASSANO: Le chiedo una valutazione: se emergesse, ne abbiamo già parlato in<br />

dibattimento, il Presidente valuti se ammettere o meno la mia domanda. Dalle emergenze<br />

dibattimentali sarebbe stata riconosciuta la voce di Campus nel corso del secondo May Dey<br />

avvenuto quindi 20 minuti dopo la collisione. Quindi 20 minuti dopo la collisione Campus sarebbe<br />

stato ancora in vita e capace di parlare per lanciare un secondo May Dey. Lei come valuta questa<br />

emergenza circostanziale rispetto a questi dati tossicologici? Cioè, come considera compatibili dei<br />

livelli così bassi di assunzione di cianuri e di carbossiemoglobina? Come lo giustifica questa<br />

combinazione di questi livelli così bassi inalati da una persona che 20 minuti dopo era ancora in<br />

vita?


GIUSIANI: La giustificazione può essere che era in un ambiente particolarmente riparato che non<br />

ha assorbito questi gas in maniera elevata, poi naturalmente la morte sarà avvenuta per qualche altra<br />

circostanza. Poi un’altra cosa che volevo sottolineare, ricordiamoci sempre che si parla di due<br />

tossici che sono stati cercati, ma ce ne possono essere anhe molti altri che possono avere effetti<br />

mortali (?)<br />

AVV. BASSANO: Penultima domanda. Mi pare di avere trovato traccia nella vostra relazione di un<br />

rinvenimento di Esposito, del cadavere di Esposito sotto un battello gonfiabile. Mi pare di averne<br />

trovato traccia, ora ho letto... vi risulta? Non vorrei che invece fosse in una relazione dei consulenti<br />

tecnici, volevo solo sapere se vi risulta questa...<br />

BARGAGNA: No, mi pare che su questo punto già prima ci è stata posta la domanda e noi abbiamo<br />

detto che non sappiamo niente di ciò.<br />

AVV. BASSANO: Mi è sfuggita.<br />

BARGAGNA: Però può darsi, è voluminosa la relazione, io ho cercato in questi giorni di rileggerla<br />

ma non mi pare che noi si sia trascritto qualcosa. Era magari in atti...<br />

AVV. BASSANO: Era una notizia emersa in corso di dibattimento. Cercavamo ausilio. Senta, Lei<br />

Prof. Bargagna ci ha detto di estimare che Esposito si sia gettato in acqua alle 22.30, sulla base di<br />

quali elementi ritiene che si sia... circostanziale, penso, o medico legali?<br />

BARGAGNA: Chi lo ha detto questo?<br />

AVV. BASSANO: Mi pare che Lei prima, parlando di Esposito ad un certo punto, valutando il<br />

tempo di permanenza, abbia detto: Esposito si è buttato in acqua si presume...<br />

BARGAGNA: No, io volevo dire che si è buttato in acqua verso quell’ora, ma non so quando...<br />

AVV. BASSANO: Però non ha elementi per...<br />

BARGAGNA: Non ho alcun elemento per dire quando è finito in acqua il povero Esposito!<br />

AVV. GRAMAGLIA: Lei ha detto Prof. Giusiani che in presenza di incendi di particolare virulenza<br />

vi è un decadimento diciamo della qualità dell’aria. In circa 7 o 8 minuti si passa dal 21% di<br />

percentuale dell’ossigeno al 4%, 5%. E questo vale invece inversamente proporzionale per<br />

l’anidride carbonica, CO2, che aumenta proporzionalmente e si passa da quantitativi minimi si va<br />

ad arrivare al 12%, 15%. Ora, voglio dire, una volta raggiunta questa particolare nocività dell’aria a<br />

seguito dell’incendio e durante l’incendio, quanto impiega l’aria per ritornare ad una qualità di<br />

respirabilità? Quindi quanto permangono questi gas a livelli letali o comunque pregiudizievoli della<br />

cinestesi del soggetto nell’ariafino poi a ritornare a riscendere e quindi consentire che l’aria sia poi<br />

successivamente respirabile.<br />

PRESIDENTE: Ma in quali condizioni avvocato? Qualsiasi risposta sarebbe un’ipotesi. A meno<br />

che... Lei è in grado, posta così, di dare una risposta di qualche utilizzabilità?<br />

BARGAGNA: Solo un’ipotesi.<br />

PRESIDENTE: Se vuole indagare su altri versanti, sempre in materia...


AVV. GRAMAGLIA: Dal punto di vista clinico quali sono gli interventi terapeutici che possono<br />

essere fatti nell’immediatezza nel momento in cui vengono riscontrate caratteristiche, patologie de<br />

intossicazione, e quali sono appunto gli interventi di urgenza che possono riportare il soggetto a<br />

caratteri di vitalità?<br />

BARGAGNA: Nella maggior parte dei casi si tratta di una terapia rianimatoria, quindi occorre che<br />

ci sia del personale ben qualificato in proposito che sappia mettere in atto le procedure di tipo<br />

rianimatorio. Quindi procedure rianimatorie vuol dire usare farmaci che sono particolarmente<br />

energici in dosi opportune, ovviamente ossigeno, aspirazione di secreti se vi è un’irritazione<br />

tracheale, mantenimento dell’attività circolatoria, farmaci antispastici... Se poi si tratta di persone<br />

ustionate allora si pone anche questo problema del trattamento delle ustioni.<br />

AVV. GRAMAGLIA: La ringrazio Professore. Ho finito Presidente.<br />

AVV. SELLAROLI: Io rivolgo una sola domanda al Prof. Bargagna, poi vedrà Lei se si può<br />

rispondere direttamente o da altri. Lei ha parlato di una sopravvivenza più o meno enucleabile entro<br />

la mezz’ora con riferimento al sopraggiungere della morte, e ha specificato poi il Prof. Giusiani che<br />

la morte è sopraggiunta con differenze individuali anche notevoli, da una morte rapida a una morte<br />

anche più lenta. Dal punto di vista giuridico mi interessa anche un altro evento e che è un evento il<br />

quale le riuscirà chiaro dalla domanda che io le pongo. Prima del verificarsi della morte dei<br />

passeggeri della <strong>Moby</strong> <strong>Prince</strong> si instaurò o meno uno stato di incoscienza soprattutto ricollegato ad<br />

una impossibilità di movimento e così via, e se questo stato di incoscienza effettivamente si instaurò<br />

prima del decesso, quando sopraggiunse rispetto al verificarsi dell’incendio?<br />

BARGAGNA: Io credo che, salvo una minoranza di casi in cui..., che potrebbe essere esigua, in cui<br />

la morte fu pressoché istantanea o estremamente rapida, quelli investiti da una fiammata, negli altri<br />

casi si è verificata quasi sempre quella condizione cui avevo fatto cenno inizialmente, che tradotta<br />

da un termine inglese diventa incapacitazione, ma in realtà significa incoordinamento o<br />

annullamento del sensorio, incapacità di movimento, ecc. Io credo che una condizione del genere si<br />

sia verificata quasi in tutti e probabilmente è la causa antecedente al decesso che ha impedito di<br />

mettere in atto un minimo di misure atte ad evitare la morte. Quindi questa fase plausibilmente c’è<br />

stata. Negli incendi chiamiamoli, se così si può dire, ordinari, può trascorrere un periodo di tempo<br />

anche relativamente lungo tra l’incapacitazione e la morte perché le attività vitali sono depresse ma<br />

persistono. IN una successione di eventi così concentrata come noi riteniamo che si sia verificata<br />

nel caso del <strong>Moby</strong> certamente è trascorso assai poco tempo tra la condizione di incapacitazione e lo<br />

spegnimento delle funzioni vitali, cioè dalla condizione di debilità delle fondamentali funzioni vitali<br />

e la condizione di cessazione delle medesime.<br />

AVV. SELLAROLI: Non ho altre domande da porre.<br />

PRESIDENTE: Senta Prof. Bargagna, i cadaveri che non sono stati sottoposti ad autopsia sono stati<br />

tutti sottoposti ad accurata ricognizione esterna?<br />

BARGAGNA: Sono stati tutti sottoposti, quelli che consentivano di farlo, ad ispezione esterna. Non<br />

saprei se accurata.<br />

PRESIDENTE: Quali parametri avete osservato nel fare o non fare autopsie, esami autoptici?<br />

BARGAGNA: I parametri sono stato il primo grado di distruzione corporea, in certi casi la sezione<br />

del cadavere appariva sostanzialmente non praticabile perché vari segmenti corporei erano andati


distrutti, i visceri erano certamente cotti oppure si intravedevano come cotti dalle aperture che si<br />

potevano constatare in corrispondenza per esempio della parete toracica. Quelli che apparivano<br />

meglio conservati ovviamente presentavano il maggiore interesse, il criterio discriminante mi pare<br />

di ricordare che sia questo: degrado maggiore o minore di conservazione. Certi accertamenti<br />

autoptici, anche ripetuti e insistenti, sono stati resi necessari dalla identificazione, dalla necessità di<br />

identificare. Qualcuno degli occupanti la nave per esempio era stato sottoposto ad interventi<br />

chirurgici, ma per la identificazione è stato opportuno procedere alla sezione per ricavare altri dati<br />

utili alla identificazione. Direi che in prevalenza le autopsie hanno mirato a questi due fini, rilievi di<br />

carattere generale per i corpi meglio conservati, rilievi mirati alla identificazione per i corpi o ben<br />

conservati o mal conservati per i quali comunque si rendeva necessaria. Naturalmente l’autopsia si è<br />

svolta con modalità più tranquille e consuete per quanto riguarda il primo dei cadaveri sottoposti ad<br />

accertamenti che è quello dell’Esposito.<br />

PRESIDENTE: Senta, vorrei tornare un attimo ad Esposito, probabilmente oltre a cose abbastanza<br />

incongrue le chiederò cose in parte già toccate, ma ho proprio almeno personalmente bisogno di<br />

farmi un quadro a questo passeggero del <strong>Moby</strong>. Lei ha detto che avete accertato che la sua morte è<br />

da ascriversi da annegamento.<br />

PM: Asfissia da annegamento.<br />

PRESIDENTE: Da annegamento quindi. Annegamento diciamo rituale, come annegamento, quindi<br />

avete trovato tracce di qualche cosa nei polmoni?<br />

BARGAGNA: Abbiamo trovato soprattutto i polmoni fortemente espansi e che è un dato sul<br />

cadavere fresco che consente di porre questa diagnosi.<br />

PRESIDENTE: Poi avete riferito, mi pare che il Professor Giusiani, che pressoché inesistenti tracce,<br />

residui di quegli agenti tossici che abbiamo fino ad ora menzionato?<br />

GIUSIANI: 18 e 51 di carbossiemoglobina e 49 e 09 di acido cianidrico. Quindi ha respirato<br />

naturalmente però non sono dati né mortali né incapacitanti.<br />

PRESIDENTE: Nella via tracheale, se non sbaglio, è stato menzionato che aveva residui tossici o di<br />

fumo.<br />

BARGAGNA: Di materiale nerastro che noi abbiamo interpretato come nafta piuttosto che come<br />

petrolio, come...<br />

PRESIDENTE: Puntualizziamo una cosa, quindi che voi avete interpretato, non riscontrato.<br />

BARGAGNA: Che noi abbiamo interpretato, perché non è facile la distinzione in quanto le<br />

caratteristiche potevano divenire simili. In quel momento non sembrava molto rilevante questa<br />

distinzione.<br />

PRESIDENTE: Sì, mi rendo conto, è molto evidente questo.<br />

BARGAGNA: Materiale nerastro untuoso, il fatto che fosse untuoso ci ha orientati verso<br />

l’inalazione, nell’inalare acqua è stato inalato anche del petrolio.<br />

PRESIDENTE: L’Esposito aveva il salvagente, se non sbaglio, indossato?


BARGAGNA: Mi pare dalle fotografie che noi abbiamo e anche dalla descrizione non aveva...<br />

quando a noi è stato consegnato per l’esame autoptico non aveva il salvagente.<br />

PRESIDENTE: Mettendo insieme questi elementi l’Esposito è tragicamente, ma semplicemente<br />

annegato?<br />

BARGAGNA: Sì, sostanzialmente è annegato.<br />

PRESIDENTE: In riferimento a quello che voi fate all’essere questo poveretto incapacitato in una<br />

macchia oleosa, lo fate per non solo giustificare le tracce nella via tracheale, ma anche per attribuire<br />

a questa massa oleosa la causa della morte?<br />

BARGAGNA: La massa oleosa ha reso molto più difficile il galleggiamento e quindi aveva una<br />

massa abbastanza..., lui si è trovato in acqua contenente petrolio abbastanza a lungo, nei tempi pur<br />

stretti che abbiamo detto, tanto è vero che vi erano dei fenomeni macerativi che sono consistenti.<br />

PRESIDENTE: Però i fenomeni macerativi voi li avete valutati a posteriori cioè fino a<br />

ritrovamento, al momento del ritrovamento.<br />

BARGAGNA: Sì, al momento del ritrovamento che è avvenuto alle 9.00 del mattino, l’Esposito fu<br />

trovato alle 9.30...<br />

PRESIDENTE: Traumi non ne aveva, salvo mi diceva...<br />

BARGAGNA: Aveva solo piccole lesioni. Alla regione laterale della coscia e del gluteo destro<br />

soffusioni ecchimotiche circoscritte sovrastate da escoriazioni. La cute dei ginocchi niente, quelle<br />

sono lesioni traumatiche, erano queste ecchimosi, queste lividure alla faccia laterale della coscia e<br />

del gluteo di destra, come se avesse urtato contro qualche cosa con una certa violenza, ma non con<br />

particolare violenza perché non aveva fratture ossee.<br />

PRESIDENTE: E per sua esperienza di medico legale questo trovarsi in mare in chiazza oleosa<br />

rende così difficile il galleggiamento da fare annegare un marittimo o comunque un...?<br />

BARGAGNA: Io penso che vi erano più condizioni. Tra l’altro era vestito, completamente vestito,<br />

il che naturalmente già rappresenta una difficoltà.<br />

PRESIDENTE: Aveva ancora le scarpe?<br />

BARGAGNA: Sì, tutte e due le scarpe, era del tutto vestito e quindi già questo rendeva difficile, il<br />

mezzo in cui si è trovato non era l’acqua di mare ma era qualche cosa, può darsi che nel raggiungere<br />

l’acqua, non so da quale altezza, può essere venuto giù, abbia riportato una sollecitazione<br />

traumatica sia pure modesta che può avere concorso con il resto a rendere difficile poi i tentativi di<br />

stare a galla.<br />

PRESIDENTE: Le ripeto una domanda, qui mi reprimo dall’autocensurarmi. Con tutta la<br />

valutazione induttiva e deduttiva del caso, ma i tempi di sopravvivenza in mare di questo Esposito<br />

possono ragionevolmente ipotizzarsi superiori a quelli sul traghetto? Una volta individuata wuesta<br />

causa dovuta non ad aspirazione di esalazione di idrocarburi in mare ma proprio da, che in teoria<br />

potrebbe avere un’incidenza più rapida, ma da difficoltà di galleggiamento per la sola presenza di<br />

idrocarburi sparsi; considerando i tempi più o meno ricostruibili di arrivo in mare di questo<br />

poveretto, la sua permanenza poi prima di affogare può ragionevolmente, se lo può, essere


considerata o meno superiore a quelle decine di minuti, cioè a quei trenta minuti che Lei ha indicato<br />

che la gente...?<br />

BARGAGNA: Non si può esprimere alcun giudizio di certezza ma soltanto un giudizio di<br />

probabilità e di probabilità diciamo istantanea contingente, non oggetto di riflessione. Sulla scorta<br />

di questa considerazione ritengo che possa essere rimasto in acqua anche un tempo superiore alla<br />

mezz’ora, quaranta minuti, che possa essere annegato successivamente, non molto vicino al<br />

momento del recupero per la caratteristica dei fenomeni macerativi.<br />

PRESIDENTE: Nel darmi questa risposta Lei, è una domanda, ha tenuto presente che assai<br />

difficilmente l’Esposito si è buttato in zona d’acqua già con questi idrocarburi galleggianti perché in<br />

quella situazione l’idrocarburo sarebbe stato incendiato. Ragionevolmente ricostruendo, e quindi è<br />

verosimile o può ipotizzarsi, poi Lei mi dia un suo discorso ricostruttivo e tecnico insieme se lo<br />

ritiene, può ipotizzarsi con questa macchia di idrocarburi, chiamiamola così, sia sopraggiunta su<br />

questo poveretto in un momento successivo?<br />

BARGAGNA: Ecco, sì, senz’altro è possibile.<br />

PRESIDENTE: Perché dilata i tempi o potrebbe dilatare, o potrebbe ragionevolmente indurre a<br />

ritenere dilatati i tempi di sopravvivenza.<br />

BARGAGNA: Sì, senz’altro, potrebbe senz’altro averli protratti nel caso in cui si fosse imbattuto in<br />

questa chiazza e successivamente e che per un po’di tempo fosse rimasto in sane acque di mare. Mi<br />

incombe il dovere di precisare, come mi faceva rilevare il Dr. Bassi, che l’Esposito non aveva la<br />

giacca, era completamente vestito, con le scarpe ma non aveva la giacca, non ricordavo che non<br />

avesse la giacca. Probabilmente è ragionevole ritenere, ma non è certo, che se la sia tolta prima.<br />

PM: O non la avesse.<br />

BARGAGNA: O che non la avesse, però lui faceva il pianista o qualche cosa del genere quindi è<br />

probabile che la avesse.<br />

PRESIDENTE: Le ha fatto cenno il Beltrand a colloqui da lui avuti in quel suo ansioso tentativo di<br />

ricerca di una via di scampo, di avere incontrato qualcun altro dell’equipaggio?<br />

BARGAGNA: Sì, lui, mi ricordo che mi ha parlato..., si riferisce al mio colloquio diretto? Direi che<br />

lui mi ha parlato sicuramente del D’Antonio, non sono sicuro se mi ha parlato anche del Massa,<br />

perché del Massa ne aveva parlato in precedenza, non vorrei confondere, e poi lui direi che dice<br />

che, per lo meno nei primi dieci minuti di questi movimenti, lui era in un gruppo di altri, credo tutti<br />

o quasi tutti membri dell’equipaggio. Però che abbia fatto colloqui od altro no, lui dice di aver<br />

incontrato, di essersi imbattuto in corpi apparentemente inanimati, in fumo denso che vedeva poco,<br />

queste le cose che penso siano già ben note a tutti.<br />

PRESIDENTE: Senta Professore, ha accennato prima quanto da Lei sostenuto e cioè che nella<br />

memoria del Beltrand c’è stata una percezione, comprensibile, del passaggio del tempo incongrua,<br />

insomma vivendo momenti così terribili gli stessi, come si dice, non passavano mai. Quindi 75<br />

minuti effettivi sono diventati nei suoi ricordi due ore, due ore e mezzo anche di più. Pur in una<br />

impossibile tara di questi suoi riferimenti, il decesso del D’Antonio, per come riferito dal Beltrand,<br />

si colloca sempre, secondo Lei, entro quella mezz’ora che ha indicato? Visto che il tempo notevole<br />

descritto dal Beltrand come successivo alla morte del D’Antonio è sicuramente inciso e inficiato da<br />

questa sensazione dello stesso Beltrand di duplicare nella propria memoria i momenti passati.


BARGAGNA: Io penso che, e mi pare anche di ricordare, che il Beltrand faceva, riteneva che fosse<br />

trascorso più tempo dal momento della morte del D’Antonio al momento in cui erano giunti i<br />

soccorritori che non per quanto riguarda la fase precedente. Da quello che lui diceva, ricondotto a<br />

quella che era l’opinione che ci eravamo fatti, abbiamo ritenuto che anche il D’Antonio poteva<br />

rientrare nei morti come gli altri nella mezz’ora. Non sono certo, può darsi che ci siano differenze di<br />

minuti, che si sia invece che 30, 35 o 40, io di questo non credo, nemmeno i colleghi, e nessuno<br />

possa avere sicurezza, anche perché quello che riferiva il Beltrand lo riferiva come vicenda<br />

altamente di turbamento, era uno stress terribile credo dal punto di vista psichico.<br />

PRESIDENTE: Può aiutarci sul momento, io francamente non ho... perché è venuto Grosselle, ci ha<br />

presentato una planimetria... il D’Antonio dove fu trovato esattamente, se lo ricorda?<br />

BARGAGNA: Il D’Antonio fu trovato assai vicino a dove il Beltrand dice di essere rimasto fuori,<br />

agguantandosi a parte della nave e cioè fu trovato esattamente, ecco mi pare che c’è la posizione...<br />

PRESIDENTE: Ma all’interno o all’esterno della nave?<br />

BARGAGNA: No, all’esterno, in prossimità di una scaletta. Sarebbe sostanzialmente sul ponte,<br />

questo è il ponte di coperta, no? Sul ponte di coperta, a poppa, all’esterno in prossimità di una<br />

scaletta sulla destra della nave guardando la prua.<br />

PRESIDENTE: Lei professore ritiene che le condizioni, non già personali, ma oggettive, spaziali<br />

più favorevoli per il Beltrand, quelle stesse che hanno concorso a consentirgli di salvarsi possano<br />

avere, queste stesse condizioni, a pochi metri di distanza dal Beltrand, avere influito nel consentire<br />

un protrarsi della vita in D’Antonio rispetto a tutti gli altri presenti a bordo, o l’eccezione è<br />

Beltrand?<br />

BARGAGNA: Io ritengo che la posizione fortunata del Beltrand sia stata quella di sporgersi al di<br />

fuori della nave per quanto possibile, poi per il resto mi devo rimettere soltanto alla variabilità<br />

individuale con la quale si resiste o non si resiste in condizioni anomale.<br />

PRESIDENTE: E lo sporgersi come mai lo valorizza?<br />

BARGAGNA: Probabilmente lo valorizzo perché lo sporgersi consentiva una migliore ventilazione,<br />

una diluizione o una minore densità del fumo e giovarsi di più dei movimenti della nave, che la<br />

nave da quanto risulterebbe stava muovendosi, credo che questo possa avere avuto una qualche<br />

rilevanza. Si era pensato che avesse trovato una maschera unti gas, che si fosse collocato in<br />

qualche... ma sono tutte queste ipotesi naufragate...<br />

PRESIDENTE: Ma se lo sporgersi consentiva di fluire di questa corrente o colonna di aria, lo stare<br />

pochi metri dalla sporgenza non può rendere possibile un favorevole beneficio non risolutivo<br />

purtroppo, ma insomma dal nostro punto di vista, ricostruttivo rilevante, un favorevole beneficio<br />

anche nel protrarsi della vita in D’Antonio?<br />

BARGAGNA: Sì, senz’altro, in astratto senz’altro, forse anche in concreto, in concreto non lo<br />

possiamo sapere, in astratto la risposta è sì. Diceva il Dr. Bassi voleva fare una precisazione.<br />

BASSI: A quanto ci risulta il D’Antonio era sì vicino a dove si era appeso il Beltrand, però in una<br />

zona non esposta ad un ricambio d’aria, in quanto vi era vicino una parte della nave, vi era una parte<br />

della coperta sovrastante sopra, quindi pure la vicinanza di pochi metri faceva sì che potessero


essere, suppongo, notevolmente diverse le condizioni di ventilazione fra i due punti dove atavano le<br />

persone, cioè dove era il D’Antonio e dove era il Beltrand. Se il Beltrand era dove ha detto di essere<br />

e se effettivamente il D’Antonio è stato trovato dove ci è stato riferito.<br />

PRESIDENTE: C’era l’incendio lì o no?<br />

BASSI: Evidentemente in quel punto lì ancora infatti l’incendio era... per lo meno le vernici esterne<br />

della...<br />

PRESIDENTE: Con una colonna d’aria dovuta o ai motori o all’assenza di incendio, ed incendio<br />

che brucia ossigeno dall’altra parte, correnti di compensazione...<br />

BASSI: Per fare un esempio è come stare in una macchina, chi sta dietro a finestrini aperti, sta con<br />

la testa fuori dal finestrino, se vogliamo fare un esempio forse un po’ grossolano...<br />

PRESIDENTE: Tra chi?<br />

BASSI: All’interno di una automobile, immaginiamo una macchina con i finestrini aperti, chi sta<br />

dentro con la testa dentro e chi sta con la testa fuori dal finestrino. La differenza è di 20 cm. Ma la<br />

ventilazione è completamente diversa.<br />

PRESIDENTE: Sì, però se Lei mi tiene chiuso con il riscaldamento acceso, e poi mi apre il<br />

finestrino sento immediatamente la corrente fredda.<br />

BASSI: Sì, questo senz’altro, però c’è un ricambio d’aria diverso.<br />

PRESIDENTE: Però siamo in una forse impossibile ricostruzione esatta.<br />

BASSI: Esatto, sono concorde con Lei.<br />

PRESIDENTE: Sono condizioni di plausibilità. Voglio dire, anche per il D’Antonio di poco, in<br />

termini onestamente deduttivi, sia pure plausibilmente deduttivi, stiamo sfiorando i trenta minuti e<br />

giungendo ai 40, 45.<br />

BARGAGNA: Questo non so, io penso che si stia affiorando i trenta da quello che emerge...<br />

PRESIDENTE: Mi riattaccavo alle sue aperture, diciamo.<br />

BARGAGNA: Sì, quello che avevo detto prima. Che poi si vada a 40 o 45 questo io non lo so<br />

proprio, sembrerebbe di no dalle dichiarazioni che ha reso il Beltrand, però sono dichiarazioni che<br />

hanno quei limiti che abbiamo detto.<br />

PRESIDENTE: Però Lei scusi Professore, Lei all’inizio, di fronte a certe mie richieste d’aiuto, ha<br />

parlato che il D’Antonio poteva plausibilmente ragionevolmente, nei termini che abbiamo sino qui<br />

focalizzato essere vissuto anche 40 minuti, non è che me lo... era una nuova proposta, era...<br />

BARGAGNA: Mi sembrava di avere detto al di là della mezz’ora, mi sembrava di avere detto, ora<br />

però non ricordo di aver pronunciato il numero 40.<br />

PRESIDENTE: Non stiamo a vedere l’ho detto o non l’ho detto, visto che mi interessa faccia la<br />

somma ora Lei...


BARGAGNA: Non sono in grado di farlo perché mi mancano gli elementi di valutazione, questo<br />

dice che gli ha fatto la respirazione bocca a bocca, non si sa se gliel’ha fatta o no. Si porta un’altra<br />

apposizione, da quello che narra sembra che sia maggiore il tempo che è trascorso prima. Se sono<br />

75 minuti, se li dividiamo, allora sembrerebbe ragionevole la soglia di 30 minuti non di più. Ci ho<br />

pensato più volte alla storia del D’Antonio, ma non abbiamo trovato soluzioni.<br />

PRESIDENTE: Allora nemmeno, e qui proprio concludiamo con questo poveretto, nemmeno poter<br />

affermare che, salvo il Beltrand, rispetto a tutti gli altri sfortunati presenti su quel traghetto il<br />

D’Antonio ha avuto un’apprezzabile condizione di maggior beneficio.<br />

BARGAGNA: Sì. Penso che si possa dire, ma noi lo possiamo dire limitatamente all’ambito della<br />

nave dove si trovavano gli altri... tra l’altro non c’era nessuno molto vicino, perché le altre salme<br />

che erano a poppa all’aperto, erano sul ponte superiore a questo. Quindi su quella posizione di<br />

poppa c’erano soltanto il Beltrand, che stava nella posizione che abbiamo detto, e il D’Antonio, poi<br />

furono stati trovati 2 o 3 cadaveri in una scaletta che portava al ponte sottostante che però erano già<br />

assai più all’interno del... Poi non ve ne erano altri nei dintorni immediati da quello che possiamo<br />

ricavare dalle piantine.<br />

PRESIDENTE: Il Massa dove è stato trovato? Lo avete annotato?<br />

BARGAGNA: Il Mass era stato trovato quasi nulla del Massa, pochi resti in quella che era la<br />

cucina, nei dintorni, in prossimità del vestibolo, lo possiamo cercare... Ecco, sostanzialmente il<br />

Massa per quello che possiamo ricostruire si trovava in un locale che era antistante rispetto al<br />

vestibolo del salone De Lux, locale appunto dove, che poi è stato così per brevità ossario, perché in<br />

quell’ambito i corpi erano andati incontro, almeno una certa parte, a cremazione vera e propria.<br />

PRESIDENTE: Ci ricordi un attimo, sul ponte superiore di coperta quante persone?<br />

BARGAGNA: Sul ponte, dunque quello su cui è stato trovato il..., sul ponte imbarcazioni, è questo<br />

il ponte imbarcazioni, sul ponte superiore a quello di coperta che si chiama ponte imbarcazioni, al di<br />

sopra, su quelle che erano a poppa presenti, 8 corpi, dall’1 all’8. I primi 8 corpi che furono portati a<br />

terra nel pomeriggio subito dopo il disastro.<br />

PRESIDENTE: Tra i corpi del ponte imbarcazione, quindi 8 quasi cremati Lei diceva...<br />

BARGAGNA: No, quelli cremati sono in quel locale che abbiamo definito come ossario che è<br />

all’interno...<br />

PRESIDENTE: In che condizioni erano questi 8 corpi?<br />

BARGAGNA: Si può vedere anche dall’album fotografico, erano quasi tutti assai provati, tant’è<br />

vero che provammo assai difficoltà nell’identificazione.<br />

PRESIDENTE: Ma più della salma del D’Antonio?<br />

BARGAGNA: D’Antonio aveva un pochino più di resti di vestiti, poi per il resto era carbonizzato<br />

in larga parte.<br />

PM: Io avevo una domanda per il Prof. Bargagna e si riaggancia a un chiarimento che Le ha chiesto<br />

prima un difensore di Parte Civile, occasione nella quale Lei ha fatto riferimento al fatto che in


questa occasione secondo quello che è emerso per quanto a vostra conoscenza nessuno della <strong>Moby</strong><br />

<strong>Prince</strong>, salvo se si eccettua il D’Antonio risulta avere effettuato tentativi di fuga. A questo proposito<br />

le volevo chiedere se con riferimento all’esame che voi avete fatto della letteratura in materia ci può<br />

dire qualche cosa,episodi di eventualmente fuga da luogo di incendi, che può essere in questa sede<br />

utile richiamare. Cioè, è frequente constatare episodi di tentativo e fuga dai luoghi dove...?<br />

BARGAGNA: Direi di sì, senz’altro, è frequente, soltanto che buona parte di quelli che tentano di<br />

fuggire non ce la fanno, restano giù e muoiono carbonizzati. Nello stadio inglese di cui si è detto, vi<br />

fu un fenomeno analogo, cercarono di fuggire tutti quanti, a parte quelli che morirono subito per il<br />

fuoco che si sviluppò rapidissimamente, poi gli altri, essendo uno stadio poteva essere relativamente<br />

facile. Per esempio nel caso del night club furono trovati molti cadaveri ammassati alle porte<br />

revolver che erano ancora in uso perché cercavano di uscire fuori. Quindi ci sono questi tentativi di<br />

fuga. Qualcuno di quelli che sopravvissero, ovviamente, alcuni ebbero successo. L’unica salvezza è<br />

la fuga rapida prima che sopraggiunga l’impossibilità di fuggire. E’ banale ma tutti dicono questo.<br />

PM: Nell’esperienza del traghetto danese?<br />

BARGAGNA: Il lavoro scientifico che è stato pubblicato riguarda soprattutto problemi di<br />

identificazione. Però è descritto nell’introduzione sostanzialmente questo, che alle 20.05 della notte<br />

del 7 aprile del <strong>19</strong>90 un incendiario dette fuoco ad uno degli ambienti di questo traghetto. Il fuoco si<br />

espanse in maniera estremamente rapida e dei 494 passeggeri e della folla 158 persero la vita. Lo<br />

spegnimento e altre cose sono fatti successivi.<br />

AVV. DE CHIRICO: Proprio in relazione alla posizione del Beltrand, sotto il profilo generale, voi<br />

pensate che se dei soccorsi fossero arrivati a prescindere dal problema della sopravvivenza di 30<br />

minuti... perché questo qui è un discorso semmai da approfondire perché ho visto che sotto il profilo<br />

strettamente tecnico legale senza il discorso delle circostanze non arrivate al discorso della<br />

sopravvivenza, allora, se, ad un certo punto, solamente chi si fosse presentato come soccorritore<br />

all’esterno poteva avere in mano la situazione. Cioé se fossero stati fatti dei getti d’acqua molto<br />

potenti nella zona di poppa e, nello stesso tempo, fossero stati invitati con il megafono le persone a<br />

affluire in una zona, perché siccome, in sostanza, nessuno all’interno conosceva la situazione, solo<br />

chi poteva essere all’esterno, voi pensate sotto il profilo generale che la situazione poteva avere<br />

degli effetti, sotto il profilo teorico, migliori riguardo al salvataggio di vite umane?<br />

BARGAGNA: Io non posso rispondere sulla base del presupposto, che mi pare non è condiviso<br />

dalle Parti Civili, che il traghetto era completamente incendiato in quella fase. E quindi era<br />

praticamente ben difficile, non vedo come si potesse provvedere a ridurre il numero delle vittime,<br />

anche nell’ipotesi che qualcuna delle tante persone a bordo fosse soltanto in stato di<br />

incapacitazione, non fosse morta, o anche nell’ipotesi che qualcuna di queste fosse ancora viva,<br />

ipotesi per la quale non vi è prova a mio avviso in nessun modo.<br />

AVV. DE CHIRICO: Però in certe zone, in sostanza nella zona del Beltrand per esempio non vi<br />

era...<br />

BARGAGNA: Escluso il Beltrand.<br />

AVV. DE CHIRICO: Ma io stavo parlando di quella zona. A un certo punto solamente chi era al di<br />

fuori poteva capacitarsi della situazione?<br />

BARGAGNA: Sì.


AVV. DE CHIRICO: Solamente chi era al di fuori poteva notare la situazione generale?<br />

BARGAGNA: Sì. Se fosse stato fatto sarebbe stato un tentativo ragionevole. Io non so se è stato<br />

fatto o se non è stato fatto. Questo sarebbe stato un tentativo ragionevole, in ipotesi, perché<br />

evidentemente nessuno credo che potesse sapere al momento come stavano le cose. Io mi ricordo<br />

che quando sono arrivato al mattino alla darsena la prima cosa che mi sono chiesto era: “Quante<br />

persone sono in mare? Ci sarà ancora qualche persona per caso ancora viva sulla nave?” Poi<br />

conoscendo che cosa era successo...<br />

AVV. DE CHIRICO: Siccome la teoria del salvataggio è proprio questa: creare la zona di<br />

protezione e far affluire nella zona di protezione – era una domanda tecnica la mia – poi voi<br />

chiaramente siete medici legali... Siccome c’era una zona che abbiamo detto in sostanza protetta<br />

limitatamente. Chi era all’esterno poteva vedere qual’era in sostanza lo scenario. Solamente che uno<br />

dall’interno uno non poteva capacitarsi dello scenario all’esterno, ma all’esterno sì.<br />

BARGAGNA: Sì.<br />

AVV. DE CHIRICO: E all’esterno si poteva notare la zona protetta. Il discorso del salvataggio è<br />

puntate sulla... ecco, volevo dire in sostanza solo questo. Voi avete conosciuto meglio di noi una<br />

certa dinamica. Lei ha detto che tutta la nave era avvolta dalle fiamme, però questo è sempre un<br />

discorso della dinamica dell’avvenimento che non è stata chiarita ed è a monte del vostro discorso.<br />

C’è una zona in sostanza almeno relativamente protetta, è la zona del Beltrand, per cui in sostanza<br />

anche secondo voi c’era una zona che poteva essere relativamente protetta.<br />

BARGAGNA: No. Questo penso di non averlo detto e non sono in grado di dirlo, non mi pare che<br />

ci sia una questione di carattere medico-legale perché sarebbe come aggiungere un’ipotesi<br />

all’ipotesi, insomma, non vedo onestamente... ora può darsi che anche le 14.30... con<br />

politipoglicemia??, ma non mi pare che sia una cosa su cui onestamente non si possa dare una<br />

risposta che il Tribunale possa ritenere utile per il suo giudizio. Però se il Presidente me la precisa<br />

meglio. Io non ho inteso bene... non vedo onestamente cosa possiamo dire noi. Lei cosa mi vuol far<br />

dire, che se qualcuno fosse arrivato sotto e avesse immediatamente provveduto a getti d’acqua ecc.,<br />

se qualcuno si poteva salvare? E’questo che Lei vuol sapere?<br />

AVV. DE CHIRICO: Io volevo soltanto, tenuto conto del discorso che abbiamo fatto prima, che<br />

c’era una zona che ha permesso la vita del Beltrand...<br />

BARGAGNA: Una zona limitata, molto limitata.<br />

PRESIDENTE: Al di fuori della sagoma della nave, quindi non era una zona, era spazio aperto<br />

Avvocato, perché Beltrand stava appeso. E’quello che ho cercato di indagare con il consulente che<br />

mi è stato chiarito non essere una zona nemmeno di due o tre metri, era solo il fatto che lui stava al<br />

di fuori della nave. E’vero Prof. Bargagna, ho capito bene?<br />

BARGAGNA: Lui aveva sostenuto che stava appeso al di fuori. Comunque continuo a non capire la<br />

domanda sotto il profilo tecnico.<br />

AVV. DE CHIRICO: La mia domanda era sotto questo profilo. Lei giustifica in sostanza il fatto che<br />

il Beltrand sia sopravvissuto in quanto lui in un evento eccezionale si trovava in un punto<br />

particolare del... secondo Lei si trovava in un punto particolare del..., oppure poteva esserci una<br />

zona particolare?


BARGAGNA: Da tutti gli elementi emersi sembra essere stato non proprio un punto in senso<br />

geometrico, ma evidentemente un ambito molto ristretto, visto che chi li stava vicino è morto, che<br />

era il D’Antonio, visto che quei poveretti che stavano nella scaletta poco oltre erano morti mentre si<br />

trovavano lì, quindi io non penso che fosse un’area di particolare salubrità rispetto a tutto il resto.<br />

Tutt’al più una zona molto circoscritta. Questa è la mia opinione. Poi può darsi che uno studio<br />

approfondito...<br />

AVV. DE ROSA: Una precisazione Professore riguardante un’affermazione che Lei ha fatto in<br />

relazione a una domanda del Presidente. Parlando del corpo del povero D’Antonio Lei sosteneva<br />

poco fa che le condizioni del cadavere risultavano essere tali da far presumere la carbonizzazione<br />

del medesimo, quanto meno un suo stato di degrado molto compromesso.<br />

BARGAGNA: Sì. Ci sono le fotografie. Le può vedere.<br />

AVV. DE ROSA: Peraltro, volevo una precisazione, dato che nella relazione peritale in riferimento<br />

proprio alle condizioni del cadavere medesimo si dice testualmente, se mi permette leggo due righe:<br />

“trattasi di cadavere di sesso maschile ancora abbastanza ben conservato, atteggiato a lottatore. La<br />

cute del volto è annerita ma le formazioni pilifere non sono bruciate e i lineamenti sono ancora ben<br />

discernibili.”<br />

BARGAGNA: Guardi, mi scusi, ci sono le fotografie, mi pare che basta vederle. E’meglio<br />

conservato degli altri, ma se Lei... quindi è tutto relativo evidentemente.<br />

AVV. DE ROSA: Certo. Mi sembra giusto precisare che le affermazioni erano in contrasto, ecco, e<br />

soprattutto...<br />

BARGAGNA: Non sono in contrasto. E’ meglio conservato di qualcun’altro di quelli che erano<br />

sopra, ma è sufficientemente abbruciato.<br />

AVV. DE ROSA: Un’altra cosa. Soprattutto questo in riferimento alle condizioni in cui sono stati<br />

trovati i cadaveri che erano nella zona circostante.<br />

PRESIDENTE: Che sono tutti fotografati, Avvocato! Quando l’oggetto del decidere è già ostentato<br />

alla valutazione di tutti, cosa Le deve dire un perito? Lo prende in contraddizione un perito che le<br />

dà la fotografia?!<br />

AVV. DE ROSA: No, però la domanda presidente mi sembrava rilevante al fine di capire<br />

eventualmente le motivazioni per cui le divergenze fra queste condizioni poteva far presumere<br />

circostanze e modalità del decesso diverse e/o sicuramente anche in relazione ai tempi.<br />

AVV. ANDERINI: Prof. Bargagna, torno un momento sul cadavere del Sig. Francesco Esposito. Il<br />

fatto che si sia trovato in mare senza la cintura di salvataggio, il fatto che avesse le scarpe, il fatto<br />

che gli sia stata trovata un’ecchimosi ed escoriazione al gluteo e alla coscia, il fatto che avesse gli<br />

indumenti bagnati di petrolio, questi elementi sono compatibili con l’ipotesi di un getto<br />

potentissimo di petrolio che lo abbia colto sul ponte della nave facendolo scivolare e poi precipitare<br />

in mare? E’compatibile questo?<br />

BARGAGNA: Direi che tutto è possibile, però la macerazione cutanea che lui presentava al volto e<br />

in altre parti corporee è una macerazione da permanenza nella nafta, non è qualcosa che può venire<br />

a schizzo, per cui non mi sembra probabile.


AVV. ANDREINI: Se l’Esposito fosse stato preso da un getto di petrolio, fosse stato colto da un<br />

getto di petrolio e così trascinato in mare, si sarebbe trovato in quali condizioni, con tutto il mare<br />

cosparso di...<br />

PRESIDENTE: L’ha inquinato lui il mare!<br />

AVV. ANDREINI: No Presidente!<br />

PRESIDENTE: Con un getto di petrolio che arriva su una nave in fiamme e che rimane non<br />

combusto perché va a colpire l’Esposito.<br />

AVV. ANDREINI: Presidente, io ho fatto un’ipotesi e il Prof. Bargagna ha detto che è possibile<br />

questa ipotesi, salvo il discorso della macerazione. Faccio un’altra domanda. Se questo può essere<br />

accaduto, l’Espsito si è trovato in un liquido composto da grande quantità di petrolio, ovviamente,<br />

che brucia. Le domando. Le fiamme dove si trovavano in quel momento, a livello del mare o un<br />

pochino sopra il livello del mare?<br />

BARGAGNA: Mi sembra che le domande si fanno sempre più difficili, questa poi non riesco a<br />

capirla, ancora meno della precedente. Come posso io capire se le fiamme erano alte o erano basse?<br />

Non vedo come!<br />

AVV. ANDREINI: Queste cose io le ho anche già scritte in una mia memoria di due anni fa.<br />

BARGAGNA: Io non l’ho letta e non l’ho vista.<br />

AVV. ANDREINI: No, non si tratta di leggerla. Io ho fatto un’ipotesi. Che questo povero signore<br />

sia stato trascinato in mare e che si sia trovato con la testa tra il livello del mare e le fiamme che<br />

sovrastavano e quindi in un ambiente poverissimo di ossigeno e quindi sia morto per soffocamento.<br />

Questa immagine è possibile? Anche in considerazione del fatto che, dai rilievi sul cadavere, non è<br />

stata trovata acqua nei polmoni. E’compatibile? E’possibile questo? E che quindi l’abbruciamento,<br />

l’arrossamento delle parti esposte sia conseguenza dell’irraggiamento delle fiamme che erano sopra<br />

di lui. E’compatibile tutto questo? Domando al medico legale.<br />

BARGAGNA: Abbiamo ritenuto che l’effetto sia di tipo macerativo da petrolio e che non sia un<br />

effetto dovuto ad energia termica in eccesso. Abbiamo ritenuto che la morte sia avvenuta per<br />

un’asfissia da annegamento. Più di questo io non credo, né io e né i miei colleghi, che possiamo<br />

dire.<br />

AVV. ANDREINI: Non voglio trarre conclusioni perché se no poi Lei Presidente mi dice le stesse<br />

cose che ha detto all’Avvocato Bassano e io non voglio sentirmele dire, perché sono state già dette.<br />

Però, l’ipotesi che uno si getti in mare, pur avendo le scarpe e senza la cintura di salvataggio...<br />

PRESIDENTE: Ce lo può aver mandato solo un getto di petrolio non incendiato, dice Lei?!<br />

AVV. ANDREINI: Può esserci anche caduto, comunque è un’ipotesi...<br />

PRESIDENTE: Avvocato Andreini, ma su quel traghetto ce lo vede Lei un getto di petrolio che<br />

arriva a Esposito non incendiato? Era una palla di fuoco, ce lo hanno detto da mesi! Era una palla di<br />

fuoco e deve essere arrivato un getto di petrolio non incendiato sull’Esposito, che va in mare, lo<br />

inquina e si trova la macchia galleggiante intorno e le fiamme in alto che gli aspirano l’ossigeno. Le


facciamo tutte le ipotesi, perché tutto va ipotizzato quando niente è certo, scegliendo linee di<br />

ragionevolezza, di plausibilità, di utilizzabilità...<br />

AVV. ANDREINI: Presidente, qui chiudo. Il getto c’è stato e potentissimo, quando il traghetto si è<br />

infilato nella petroliera c’è stata una forte compressione e una forte espansione, quindi sono usciti<br />

una quantità immensa di iranian light che ha inondato il traghetto e quindi l’ha corso tutto quanto.<br />

Se c’era una persona sul ponte in fondo al traghetto, io dico, niente è più facile che sia stato travolto<br />

e trascinato in mare, ecco l’ipotesi che ho fatto e l’ho scritta qui, e mi cheto.<br />

Testimonianza di Mattheus Jon Albert, ricercatore universitario in materia di scienze<br />

marittime. (Teste tradotto in simultanea da interprete nominato dal Tribunale)<br />

PM: Che tipo di accertamento ha svolto per conto del Pubblico Ministero nel corso delle indagini<br />

preliminari?<br />

MATTHEUS: Ho ricevuto i nastri da parte del Giudice durante queste indagini, le ho portate con<br />

me in Inghilterra e chiesi all’Aviazione Civile di leggere e di interpretare questi nastri<br />

PM: Di che nastri si trattava?<br />

MATTHEUS: Si trattava di nastri di una certa grandezza relativi alle registrazioni radar effettuate<br />

dal CRAV di Roma. L’Aviazione Civile non fu in grado di leggere questi nastri. L’Istituto nel quale<br />

io insegno, il Sautamthon (Southampton?) Insitute, produsse una registrazione da questi nastri che<br />

ci consentì scrivere un pma software e di visualizzare le informazioni contenute su questi nastri su<br />

un computer PC IMB. Quindi fui in grado di leggere i nastri che includevano due ore di<br />

registrazione.<br />

PM: Quindi se ho capito bene non sono stati ricavati dati utili dall’analisi di questo nastro?<br />

MATTHEUS: Io sono stato in grado di trovare delle registrazioni riguardanti dei bersagli di<br />

superficie dei traghetti nella regione in cui è avvenuta la collisione. Nessun obbiettivo di superficie<br />

è apparso essere presente a meno di 8,3 miglia nautiche dal punto di osservazione del radar della<br />

Valle Benedetta.<br />

PM: Conferma quindi la relazione scritta e a suo tempo depositata al Pubblico Ministero?<br />

MATTHEUS: Sì, confermo ciò che è scritto come mia veritiera constatazione dei fatti, di tutto ciò<br />

che da me è stato dedotto e scoperto su entrambi i nastri che mi erano stati assegnati.<br />

PM: Non ho altre domande.<br />

AVV. DE ROSA: Sig. Mattheus, nella perizia Lei fa riferimento con una certa precisione alla<br />

posizione dell’Agip Abruzzo, o, più precisamente indica una sorta di bersaglio quasi ad indicare il<br />

punto della collisione. Riguardo all’individuazione di questo punto preciso, Lei può dirci chi è che<br />

Le ha fornito i dati geografici relativi appunto a questa posizione?<br />

MATTHEUS: Penso di averli ricevuti dal Tribunale, dal Giudice incaricato delle investigazioni.<br />

Noi appunto avevamo chiesto informazioni relative all’ubicazione delle imbarcazioni. La “X”, che


si può appunto vedere dal diagramma, corrisponde con probabilità alla posizione appunto nella<br />

quale è avvenuto l’incidente, è avvenuta la collisione.<br />

AVV. DE ROSA: In relazione all’individuazione di questa posizione precisa, Lei può dirci se nelle<br />

vicinanze del sito della collisione è stato individuato il transito di navi, e se sì, quanti e con quali<br />

frequenze negli orari appena precedenti e susseguenti l’orario presunto della collisione?<br />

MATTHEUS: Sì, soltanto per alcune. Ad esempio per l’imbarcazione “G” è possibile affermare che<br />

alle 21.52 si avvicinava alla velocità di 12 nodi, scomparendo poi quando raggiungeva la distanza di<br />

10,5 miglia nautiche dal punto di osservazione, sempre della Valle Benedetta. Un’altra<br />

imbarcazione osservata è quella indicata con la lettera “I”, che è visibile a partire dalle 22.08 e<br />

questa immagine si può riscontrare nel nastro numero 1, ma poi questa imbarcazione si allontana.<br />

Abbiamo poi un altro bersaglio, il bersaglio indicato con la lettera “O” alle 22.<strong>19</strong> che gira intorno.<br />

Questo è tutto quanto riguarda le imbarcazioni.<br />

AVV. DE ROSA: Mi potrebbe precisare, con l’approssimazione del caso, qual’era la distanza<br />

minima presumibile delle imbarcazioni che Lei stava indicando dal sito della collisione?<br />

MATTHEUS: La distanza minima è di 1 miglio e mezzo.<br />

AVV. CERRAI: Nel fare la sua perizia ha esaminato i nastri, e nell’estrarre i dati da questi nastri<br />

può essere andato perso qualche bersaglio?<br />

MATTHEUS: E’ improbabile. In alcuni casi ho analizzato, alcuni punti come il “Q” e il target<br />

indicato con la lettera “L”, che poi non sono stati successivamente rilevati e forse, nonostante questi<br />

siano due punti, potrebbe darsi in realtà che si tratti di un solo bersaglio, o cioè di un solo record di<br />

linguaggio tecnico, che poi potrebbe essere successivamente registrato durante il successivo giro di<br />

radar, la successiva scansione del radar. Quindi è possibile che in un giro, cioè in una volta, possa<br />

non essere visto un obbiettivo, ma durante i successivi giri comunque prima o poi viene visto, cioè è<br />

possibile che venga saltato un obiettivo, un target, durante un giro del radar.<br />

AVV. DE ROSA: Nella sua perizia fa riferimento ad un bersaglio in avvicinamento rispetto al<br />

punto della collisione, alle ore 22.10. Può confermarlo?<br />

MATTHEUS: Non mi risulta in realtà a quest’ora, alle 22.10!<br />

AVV. CERRAI: Dovrebbe essere il bersaglio “G” che alle 22.10 si arresta.<br />

PRESIDENTE: Avvocato Cerrai, ma si arresta o entra il suo bersaglio?<br />

MATTHEUS: Probabilmente sì, probabilmente è possibile che a quest’ora il bersaglio “B” si<br />

arresti.<br />

AVV. CERRAI: Da quello che ho capito io è un bersaglio in avvicinamento che alle 22.10 si<br />

arresta. Questo dovrebbe essere. Lo conferma?<br />

MATTHEUS: Forse si è fermato, ma forse è anche... o si è fermato, oppure si è avvicinato<br />

ulteriormente al radar. Se posso aggiungere una nota dell’interprete è che al di sotto di una certa<br />

distanza, avevamo accennato prima, i bersagli non sono rilevabili da parte del radar. Quindi il<br />

motivo per cui – questa è sempre una nota dell’interprete – non compare più sul tracciato radar può


essere dovuto, uno, ad un arresto della nave, due, al fatto che questa imbarcazione, questo bersaglio<br />

possa essersi avvicinato, quindi al di sotto della soglia minima.<br />

PRESIDENTE: Questa soglia minima del radar di 8,3 è un limite dell’apparecchio, un criterio<br />

selettivo?<br />

MATTHEUS: Dipende dalla forma dell’antenna e anche in funzione di alcuni fattori atmosferici. La<br />

temeratura, la pressione... ma dovrebbe incidere considerevolmente comunque.<br />

PRESIDENTE: Cioè il rilevamento del bersaglio influenzala temperatura...?<br />

MATTHEUS: In un certo senso, ma non in modo eccessivo.<br />

PRESIDENTE: Quindi un bersaglio che si muove sotto 8,3 miglia non viene rilevato dal radar?<br />

MATTHEUS: Se si muove sulla superficie non viene rilevato.<br />

PRESIDENTE: A maggior ragione se sta alla fonda allora! Se è alla fonda non viene rilevato.<br />

INTERPRETE: Credo che il Sig. Mattheus stia facendo una differenza tra target, cioè bersaglio di<br />

superficie e bersaglio non di superficie, cioè un aereo che verrebbe...<br />

PRESIDENTE: Le faccia spiegare allora.<br />

MATTHEUS: Ad esempio il bersaglio “K” è un aereo e viene visto sul tracciato, nonostante questo<br />

bersaglio scenda al di sotto di questa soglia minima, perché si trova ad una maggiore altezza<br />

rispetto a un bersaglio di superficie, cioè rispetto a una nave.<br />

PRESIDENTE: Cerchiamo di chiarire. I bersagli di cui abbiamo parlato ora sono mezzi aerei o<br />

mezzi navali, salvo quello che Lei ora ci ha menzionato, cioè il “K”?<br />

MATTHEUS:: Ricapitolo. Il bersaglio “I”, “G” e “O” sono bersagli di superficie.<br />

PRESIDENTE: E che sono rilevati in quanto andavano oltre le 8 miglia?<br />

MATTHEUS: Sì, erano distanti da questa soglia minima.<br />

PRESIDENTE: Insisto. Mezzi navali alla fonda fermi all’ancora non sono per definizione,<br />

sembrerebbe, rilevabili dal radar, da quel radar di cui parliamo?<br />

MATTHEUS: E’ necessario fare una precisazione, che non c’è una registrazione continua dei<br />

bersagli stazionari, cioè fermi.<br />

PRESIDENTE: In altri termini, della situazione in rada all’epoca non è possibile estrarre nulla dai<br />

tracciati?<br />

MATTHEUS: Un’altra precisazione. Tutti i bersagli stazionari vengono eliminati durante<br />

l’elaborazione dei dati presso la sede del CRAV di Roma.<br />

PRESIDENTE: Mi sta dicendo il Signor Mattheus che, se è necessario, può spiegare perché<br />

vengono eliminati questi bersagli, se è rilevante.


PRESIDENTE: A noi interessa il dato di fatto finale.

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