Cronologia degli Avvenimenti - Istituto Tecnico Commerciale ...
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IL 1947<br />
Data o<br />
Periodo<br />
10-02 Trattato di Parigi<br />
01-05 Strage di Portella della Ginestra<br />
Maggio De Gasperi estromette le sinistre dal governo<br />
Giugno Viene lanciato il Piano Marshall. Inizio <strong>degli</strong> aiuti<br />
31-07 Ratifica del trattato di pace<br />
Settembre URSS: nasce il Cominform<br />
22-12 Nasce la Costituzione Italiana<br />
14. LA COSTITUZIONE ITALIANA<br />
<strong>Cronologia</strong> <strong>degli</strong> <strong>Avvenimenti</strong><br />
Il 22 dicembre 1947 l’assemblea costituente, che era stata presieduta prima dal socialista Giuseppe Saragat<br />
e poi dal comunista Umberto Terracini, approvò con 453 contro 62 il testo della nuova Costituzione<br />
repubblicana che entrò in vigore il 1° gennaio del 1948. Carattere emergente del nuovo testo, che eliminava<br />
definitivamente lo statuto albertino, fu l’antifascismo. La nuova Carta espresse una serie di compromessi tra<br />
i principi generali del liberalismo democratico (libertà politiche e civili, la sovranità popolare, la separazione<br />
dei “poteri”) e le istanze sociali avanzate dalla Sinistra e dalla Democrazia Cristiana (diritto al lavoro, tutela<br />
dei lavoratori, diritto di sciopero). Altra caratteristica fondamentale della Costituzione fu il limite imposto<br />
alla tutela della proprietà privata che, per motivi di benessere sociale, poteva essere espropriata<br />
(nazionalizzazioni) dietro indennizzo. Pertanto veniva affermato un principio rivoluzionario, ovvero che la<br />
proprietà privata era riconosciuta non inviolabile. Contemporaneamente si garantiva la tutela e la<br />
diffusione della piccola e media impresa agricola.<br />
Relativamente alle istituzioni parlamentari la Repubblica Italiana riconosceva il suffragio universale<br />
(prevedendo anche, in caso di richiesta di almeno 500.000 firmatari, la possibilità di indire i referendum<br />
abrogativi) ed il bicamerismo: la Camera dei Deputati ed il Senato. Ad entrambe le Assemblee spettava<br />
l’approvazione delle leggi e la concessione o meno della fiducia al governo. Relativamente alle leggi<br />
proposte ed approvate, l’Assemblea Costituente, creò la Corte Costituzionale, un organo che doveva<br />
affermare la conformità delle leggi alla carta. Al governo, in quanto espressione politica data dal voto<br />
popolare, spettava l’indirizzo politico dello Stato. Il governo veniva nominato dal Presidente della<br />
Repubblica ed era costituito dal presidente del Consiglio dei ministri e dai ministri. Il presidente della<br />
Repubblica era eletto dai due rami del Parlamento in seduta comune e rimaneva in carica 7 anni. Il terzo<br />
potere, il potere giudiziario, veniva riconosciuto autonomo ed indipendente da ogni altro potere.<br />
Infine i rapporti con il Vaticano furono regolati dall’art. 7 che affermava il riconoscimento dello Stato della<br />
Chiesa come ordinamento sovrano e indipendente.<br />
Nell’insieme dunque la costituzione italiana fu anzitutto l’incontro-compromesso fra principi generali di<br />
carattere liberal-democratico e principi “sociali” avanzati dalle Sinistre e dalla DC. Le Sinistre considerarono<br />
la costituzione come una costituzione “democratica” avanzata, dove l’aspetto avanzato stava soprattutto nel<br />
riconoscimento dei diritti dei lavoratori e nella limitazione per ragioni di interesse collettivo del diritto di<br />
proprietà privata e nel ricorso alle nazionalizzazioni. I cattolici dal canto loro videro nel contemperamento<br />
del principio della proprietà con il rispetto delle esigenze “sociali” l’affermazione di una delle critiche<br />
tradizionali rivolte dai loro pensatori sociali agli “eccessi” del grande capitalismo. Allo stesso modo<br />
l’affermazione del principio della diffusione della proprietà apparve loro il riconoscimento della funzione<br />
della piccola e media proprietà, sia contro il grande capitalismo sia contro il collettivismo di stampo marxista<br />
e socialista. La comune volontà di rinnovamento in senso sociale si rispecchiava anzitutto nell’art. 1, che<br />
suonava solennemente, ma anche genericamente, “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul<br />
lavoro”.<br />
Una volta varata, la costituzione rimase però, per moltissimi anni, largamente disattesa non soltanto nelle<br />
sue parti “sociali”, ma anche per quanto riguardava innovazioni fondamentali come la costituzione delle<br />
Regioni, perché ad essa si opposero tenacemente i timori delle forze moderate che l’ordinamento regionale<br />
potesse mettere in forse il potere centrale; così rispecchiandosi il sopravvivere tenace della vecchia mentalità<br />
prima liberale e poi fascista in materia di controllo da Roma. In particolare il centralismo burocratico rimase<br />
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