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Capitano GINO FANUCCHI - Sezione di Modena

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ACCADDE ALIA 52^ DELL'EDOLO<br />

TRATTO DAL TIBRO DI BEDESCHI "FRONTE RUSSO C'ERO ANCH'IO"<br />

Gli alpini S. e T. erano impalati sull'attenti davanti al capitano Fanucchi. L'avevano fatta grossa:<br />

incaricati una sera <strong>di</strong> portare dei rotoli <strong>di</strong>filo spinato al caposaldo " Lovere ", avevano abbreviato il<br />

lavoro e la fatica scaraventando una parte dei rotoli sul fondo <strong>di</strong> un pozzo.<br />

Durante l'interrogatorio, avevano abbozzato una linea <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa accennando al freddo atroce,<br />

paralizzante, alla tempesta <strong>di</strong> neve, alle continue sparatorie: ma la <strong>di</strong>fesa si era rivelata assai<br />

fragile, inconsistente, perché cose del genere erano soltanto delle sciocchezze ri<strong>di</strong>cole per un<br />

uomo come Fanùcchi, che non conosceva fatica, né stanchezza, né paura, mai.<br />

Ora, rei confessi, aspettavano la sentenza: che non doveva essere molto benevola, perché il<br />

capitano ( sia pure parlando nella solita maniera pacata, senza neppure alterare il tono <strong>di</strong> voce )<br />

aveva concluso la requisitoria con una frase agghiacciante: " Se dovessi fare il mio dovere fino in<br />

fondo, dovrei mandarvi alla fucilazione".<br />

Poi era sceso if silenzio nella baracca: un silenzio penoso e pesante.<br />

A un tratto Fanucchi riprende a parlare, seguendo il filo del <strong>di</strong>scorso prima interrotto: " Ma<br />

queste cose si devono aggiustare tra noi. Perciò, a titolo <strong>di</strong> ammenda, mi farete un lavoretto a cui<br />

sto pensando da qualche tempo. Al caposaldo "Foresto", davanti alle postazioni della 4^ squadra<br />

(quella del caporal maggiore Furloni, per intenderci) c'è una pianta <strong>di</strong> rovere, alta, che ostacola il<br />

tiro delle Breda situate alle spalle del caposaldo. Voi vi armate <strong>di</strong> un segone a due manici e,<br />

appena buio, mi abbattete il rovere segandolo a livello del terreno. Ci sarò anch'io da quelle parti.<br />

Andate pure".<br />

Scende la sera. S. e T., muniti <strong>di</strong> segone, confabulano con Furloni che in<strong>di</strong>ca la pianta, spiega il<br />

modo più sicuro per raggiungerla e raccomanda la massima attenzione perché i russi, come<br />

sentono volare una mosca, sparano senza risparmio come fossero ad un poligono <strong>di</strong> tiro.<br />

I due superano il bordo della trincea, scivolano guar<strong>di</strong>nghi verso il rovere, mettono in posizione<br />

il segone e iniziano il lavoro ".. adagissimo ... quasi accarezzando la rude corteccia della pianta.<br />

Qualche secondo ... poi, improwisamente, raffiche <strong>di</strong> parabellum, fittissime e mici<strong>di</strong>ali, trafiggono<br />

la neve, sollevando nembi <strong>di</strong> fiori bianchitutt'intorno al rovere e ai due improwisati boscaioli.<br />

lmmobilità e silenzio, quin<strong>di</strong>, per lunghi minuti.<br />

Poi S. e T. ci riprovano con ancora più grande cautela: ma come il segone si muove, arriva una<br />

gran<strong>di</strong>nata <strong>di</strong> pallottole, rabbiosa, invelenita. Così per cinque o sei volte. Alla fine i due alpini,<br />

miracolosamente illesi, rinunciano all'impresa: ritraggono il segone dal tronco appena scalfitto e<br />

con un balzo da acrobati ripiombano nella trincea.<br />

Ora c'è da affrontare Fanucchi, che li aspetta nel bunker della 4^ squadra; ma questa volta<br />

(cosa che lascia <strong>di</strong> stucco i presenti) è l'alpino S. che passa all'attacco, reso audace dagli sgomenti<br />

vissuti ai pie<strong>di</strong> del rovere: " Signor capitano, se lei ha deciso che dobbiamo morire in Russia,<br />

estragga la pistola e ci uccida lei, qui dove siamo: non ci faccia massacrare dai russi!". E<br />

continuando a parlare, stravolto com'è dalla rabbia e dalla fatica, gli scappa <strong>di</strong> <strong>di</strong>re: "Provi lei,<br />

signor capitano!".<br />

Fanucchi reagisce alla sua maniera; calmo ed imperturbabile come sempre, si mette sotto<br />

braccio il segone e: "lo sono pronto, ma bisogna essere in due: chi viene con me?".<br />

" lo, naia schifosa!" grida l'alpino S., in uguale misura impulsivo e generoso.<br />

E così ha inizio una vicenda, a <strong>di</strong>r poco incre<strong>di</strong>bile: il capitano sostituisce l'alpino T. a tirare la<br />

lama del segone nel taglio appena abbozzato e danno inizio al lavoro: con molta prudenza<br />

dapprima, poi via via con sempre maggior decisione.

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