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la professionalizzazione del volontariato nel ... - Counselling Care

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LA PROFESSIONALIZZAZIONE DEL VOLONTARIATO<br />

NEL SOCCORSO SANITARIO EXTRA-OSPEDALIERO<br />

Tesi di Tiziano Costa discussa il 26 marzo 2003 presso <strong>la</strong> Facoltà di<br />

Scienze Politiche <strong>del</strong>l’Università degli Studi di Mi<strong>la</strong>no.<br />

Corso di Laurea in Scienze Politiche<br />

Re<strong>la</strong>tore: Chiar.ma Prof.ssa Anto<strong>nel</strong><strong>la</strong> NAPPI<br />

Corre<strong>la</strong>tore: Dott. Nico<strong>la</strong> PASINI<br />

Corre<strong>la</strong>tore esterno: Dott. Fabrizio PREGLIASCO


2<br />

Questo <strong>la</strong>voro nasce da un sentimento di<br />

gratitudine verso le numerose generazioni di<br />

volontari che mi hanno preceduto.


RINGRAZIAMENTI<br />

Si ringrazia:<br />

Il Dott. Giancarlo Fontana Responsabile <strong>del</strong> S.S.U.Em. 118 di Mi<strong>la</strong>no per<br />

l’attenzione prestata.<br />

Il Personale <strong>del</strong> S.S.U.Em. 118 di Mi<strong>la</strong>no per <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione e, in<br />

partico<strong>la</strong>re: <strong>la</strong> Dott.ssa C<strong>la</strong>udia Moroni, il Dott. Fabio Garuti, gli Operatori<br />

Tecnici Marco Maffi, Alessandro Fresco, Andrea Pagliosa.<br />

I Volontari <strong>del</strong><strong>la</strong> Pubblica Assistenza Rho Soccorso per <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione e,<br />

in partico<strong>la</strong>re: il Dott. Michele Giangua<strong>la</strong>no, <strong>la</strong> Dott.ssa Monica Busa<strong>la</strong>cchi,<br />

Anto<strong>nel</strong><strong>la</strong> Colel<strong>la</strong>, Cristina Maggi, Dario Sartirana.<br />

3


INDICE<br />

INDICE<br />

Prefazione pag. 6<br />

Capitolo I<br />

Aspetti storici <strong>del</strong>le associazioni di soccorso sanitario in Italia pag. 9<br />

Capitolo II<br />

1.1 Le radici <strong>del</strong>l’associazionismo pag. 9<br />

1.2 L’unità <strong>del</strong> Paese pag. 16<br />

1.3 La nascita <strong>del</strong>le associazioni <strong>nel</strong> nord Italia pag. 20<br />

1.4 Oltre il soccorso pag. 29<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero pag. 33<br />

2.1 Il trasporto sanitario pag. 33<br />

2.2 Oltre il trasporto: il soccorso sanitario pag. 39<br />

2.3 La nascita <strong>del</strong> numero unico nazionale di soccorso pag. 49<br />

Capitolo III<br />

Analisi di un’Associazione pag. 58<br />

3.1 Cenni storici sul<strong>la</strong> Pubblica Assistenza Rho Soccorso pag. 58<br />

3.2 Indagine sui volontari pag. 73<br />

3.2.1 Il contesto nazionale pag. 74<br />

3.2.2 La Pubblica Assistenza Rho Soccorso pag. 76<br />

3.2.3 Analisi dei dati re<strong>la</strong>tivi al questionario distribuito ai volontari<br />

pag. 84<br />

Capitolo IV<br />

Solidarietà e Professionalità pag. 92<br />

4


INDICE<br />

4.1 Analisi dei dati re<strong>la</strong>tivi al questionario distribuito al personale<br />

<strong>del</strong> S.S.U.Em. 118 di Mi<strong>la</strong>no pag. 95<br />

4.2 Analisi dei dati re<strong>la</strong>tivi al sondaggio telefonico rivolto ai cittadini<br />

soccorsi dal<strong>la</strong> P.A. Rho Soccorso pag. 106<br />

Capitolo V<br />

Conclusioni pag. 111<br />

Allegati pag. 117<br />

Bibliografia pag. 122<br />

5


PREFAZIONE<br />

PREFAZIONE<br />

Proviamo ad immaginare quale percezione può avere il cittadino comune<br />

che, transitando davanti al Pronto Soccorso di un ospedale, vede alcune<br />

ambu<strong>la</strong>nze. Se non è partico<strong>la</strong>rmente informato è verosimile che sia portato<br />

a credere che quei mezzi siano <strong>del</strong>l’ospedale stesso o, tutt’al più, <strong>del</strong><strong>la</strong> Croce<br />

Rossa. Probabilmente è anche convinto che su ogni ambu<strong>la</strong>nza ci sia un<br />

medico; oppure ritiene che il servizio sia sempre svolto da quelle figure<br />

genericamente definite come “volontari” di cui, in fondo, poco o nul<strong>la</strong> si<br />

conosce.<br />

In realtà il ruolo degli ospedali <strong>nel</strong> soccorso extra-ospedaliero è sempre stato<br />

marginale, pochi presidi erano dotati di ambu<strong>la</strong>nze per svolgere questo<br />

servizio e, con l’istituzione <strong>del</strong> numero unico “118” per il soccorso sanitario<br />

anche gli ultimi ospedali, che ancora garantivano un servizio di ambu<strong>la</strong>nza, lo<br />

hanno abbandonato.<br />

Nei fatti <strong>la</strong> realtà <strong>del</strong> soccorso <strong>nel</strong><strong>la</strong> Provincia di Mi<strong>la</strong>no, dal<strong>la</strong> nascita <strong>del</strong>le<br />

prime associazioni (dal<strong>la</strong> seconda metà <strong>del</strong> XIX secolo) fino ai giorni nostri, si<br />

è sempre basata sul<strong>la</strong> libera scelta dei singoli che davano <strong>la</strong> loro disponibilità<br />

6


PREFAZIONE<br />

e il loro tempo per garantire un servizio essenziale al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione che lo<br />

Stato non poteva o voleva assicurare.<br />

Con questo <strong>la</strong>voro ho cercato di tracciare <strong>la</strong> storia e l’evoluzione fino ad oggi<br />

<strong>del</strong> soccorso extra-ospedaliero inteso come un complesso d’ideali, persone e<br />

mezzi tesi al raggiungimento di un bene collettivo.<br />

E’ una storia di solidarietà fatta di gesti più che di parole, gesti che hanno<br />

testimoniato <strong>la</strong> volontà di essere presenti sul proprio territorio. E’ una storia di<br />

impegno sociale e civile, ma è anche una storia di capacità e professionalità.<br />

Professionalità che è aumentata al punto da esigere dai volontari un bagaglio<br />

di conoscenze e un’assunzione di responsabilità sempre più forti.<br />

Conoscenze e responsabilità che forse potrebbero far alterare il panorama<br />

<strong>del</strong> soccorso extra-ospedaliero, favorendo <strong>la</strong> nascita di nuove figure<br />

professionali con una graduale diminuzione <strong>del</strong> ruolo <strong>del</strong> <strong>volontariato</strong>.<br />

Questo processo, citato durante <strong>la</strong> IV Conferenza Nazionale <strong>del</strong> Volontariato<br />

svoltasi ad Arezzo lo scorso ottobre, evidenzia come stiano diminuendo<br />

consistentemente le organizzazioni composte di soli volontari: dal 34 per<br />

cento <strong>del</strong> 1997 al 21 per cento <strong>del</strong> 2000.<br />

“Questo fenomeno si rive<strong>la</strong> soprattutto <strong>nel</strong>le organizzazioni di<br />

<strong>volontariato</strong> che operano in convenzione e che, proprio per stare<br />

negli standard di personale e nei requisiti di qualità stabiliti per <strong>la</strong><br />

gestione dei servizi, sono indotte ad avvalersi di operatori<br />

remunerati in grado di assicurare continuità e professionalità<br />

adeguata.” 1<br />

1 Fondazione Italiana per il <strong>volontariato</strong>, “Mappa e caratteristiche strutturali ed evolutive <strong>del</strong>le<br />

organizzazioni di <strong>volontariato</strong> in Italia e profili regionali”, Arezzo, ottobre 2002.<br />

7


PREFAZIONE<br />

In questo <strong>la</strong>voro ho cercato di analizzare il processo di <strong>professionalizzazione</strong><br />

dei volontari che sono <strong>la</strong> base <strong>del</strong> soccorso extra-ospedaliero in molte<br />

province italiane, tra cui quel<strong>la</strong> di Mi<strong>la</strong>no.<br />

I dati raccolti ci permetteranno di effettuare una valutazione sul<strong>la</strong><br />

“sostenibilità” <strong>del</strong> ruolo <strong>del</strong> volontario in un’associazione di soccorso<br />

(Pubblica Assistenza Rho Soccorso), di conoscere il parere di chi coordina il<br />

soccorso (Servizio Sanitario Urgenza Emergenza 118 di Mi<strong>la</strong>no) e, infine, il<br />

parere <strong>del</strong>l’utente fruitore <strong>del</strong> soccorso stesso.<br />

8


CAPITOLO I<br />

Aspetti storici <strong>del</strong>le associazioni di soccorso sanitario in Italia<br />

CAPITOLO I<br />

Aspetti storici <strong>del</strong>le associazioni di soccorso<br />

sanitario in Italia<br />

1.1 Le radici <strong>del</strong>l’associazionismo<br />

“Gli Americani di tutte le età, condizioni e tendenze si associano di<br />

continuo. Non soltanto possiedono associazioni commerciali e<br />

industriali, di cui tutti fanno parte, ne hanno anche di mille altre<br />

specie: religiose, morali, gravi e futili, generali e specifiche,<br />

vastissime e ristrette. Gli Americani si associano per fare feste,<br />

fondare seminari, costruire alberghi, innalzare chiese, diffondere<br />

libri, inviare missionari agli antipodi; creano in questo modo<br />

ospedali, prigioni, scuole. Dappertutto, ove al<strong>la</strong> testa di una nuova<br />

istituzione vedete, in Francia, il governo (...), state sicuri di vedere<br />

negli Stati Uniti un'associazione.” 1<br />

Così Alexis De Tocqueville 2 giovane magistrato francese, inviato negli Stati<br />

1 Sito Internet www.lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/020125c.htm.<br />

2 Alexis De Tocqueville nacque a Verneuil, presso Parigi, <strong>nel</strong> 1805. Eletto deputato <strong>nel</strong> 1839,<br />

dopo <strong>la</strong> rivoluzione <strong>del</strong> 1848 entrò <strong>nel</strong>l’Assemblea costituente. Nel 1856 pubblicò “L’antico<br />

regime e <strong>la</strong> Rivoluzione” che rappresentò una svolta molto importante <strong>nel</strong>lo sviluppo <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

storiografia sul<strong>la</strong> Rivoluzione francese. Morì a Cannes <strong>nel</strong> 1859.<br />

9


CAPITOLO I<br />

Aspetti storici <strong>del</strong>le associazioni di soccorso sanitario in Italia<br />

Uniti a studiare il regime penitenziario americano, descrive <strong>nel</strong> 1835 in “La<br />

democrazia in America” il funzionamento <strong>del</strong><strong>la</strong> vita sociale di quel Paese.<br />

Anche in Italia l’associazionismo ha profonde radici: il principio <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

solidarietà, unitamente a propositi umanitari e di fede religiosa, diedero vita a<br />

un fenomeno che da secoli caratterizza il nostro sistema di soccorso.<br />

La più antica fra le istituzioni di <strong>volontariato</strong> <strong>la</strong>ico è <strong>la</strong> Compagnia <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

Misericordia 3 nata <strong>nel</strong> medio evo (1244) a Firenze per opera <strong>del</strong> frate<br />

domenicano Pietro da Verona, poi divenuto Santo con il titolo di “Pietro<br />

Martire”.<br />

Una diversa tradizione popo<strong>la</strong>re vuole in un facchino <strong>del</strong>l’Arte <strong>del</strong><strong>la</strong> Lana, tal<br />

Piero di Luca Borsi, l’iniziatore <strong>del</strong><strong>la</strong> Compagnia <strong>del</strong><strong>la</strong> Misericordia. La<br />

leggenda narra di un gruppo di facchini che istituirono volontariamente, su<br />

proposta <strong>del</strong> Borsi, una sanzione per ogni offesa a Dio e il servizio verso il<br />

prossimo come ammenda.<br />

La prima traccia documentale che ne dà testimonianza è <strong>del</strong> 1321 ed è<br />

re<strong>la</strong>tiva all’atto di acquisto di una casa di proprietà di Baldinuccio Adimari sita<br />

davanti al Battistero, esistono poi alcuni atti e rogiti notarili, datati dal 1330,<br />

nei quali <strong>la</strong> Compagnia <strong>del</strong><strong>la</strong> Misericordia risulta beneficiaria di <strong>la</strong>sciti e<br />

donazioni. Risalgono invece al 1361 quattro registri in cui sono riportati i<br />

nomi degli ascritti suddivisi per quartiere 4 .<br />

3 Sito Internet www.misericordie.org.<br />

4 La data di nascita <strong>del</strong><strong>la</strong> Misericordia di Firenze che si legge in un codice scritto <strong>nel</strong> 1361 e<br />

tuttora conservato risulta essere il 1240, ossia, in cifre romane il MCCXL. Ma non è esatta: il<br />

tempo o l’acqua hanno cancel<strong>la</strong>to due altre cifre, <strong>la</strong> data giusta è MCCXLIV, cioè 1244.<br />

10


CAPITOLO I<br />

Aspetti storici <strong>del</strong>le associazioni di soccorso sanitario in Italia<br />

I primi compiti <strong>del</strong>le Compagnie furono il conforto ai moribondi,<br />

l’accompagnamento dei condannati a morte, nonché <strong>la</strong> sepoltura dei morti in<br />

povertà o abbandonati. L’opera era prestata in forma di assoluta gratuità con<br />

un cappuccio che assicurava l’anonimato e, per <strong>la</strong> prima volta, da personale<br />

<strong>la</strong>ico e volontario. Fino a quel periodo, infatti, era solo il personale religioso<br />

ad occuparsi di chi si trovava nei <strong>la</strong>zzaretti ed ospedali.<br />

Con <strong>la</strong> metà <strong>del</strong> 1300 il Comune di Firenze, inizia a porre "maggiore<br />

attenzione" alle Confraternite con lo scopo, non dichiarato, di gestirne il<br />

patrimonio e di indirizzarne <strong>la</strong> politica sociale.<br />

Le Compagnie erano frequentemente beneficiarie di eredità e <strong>la</strong>sciti da parte<br />

di cittadini facoltosi, ma l’opposizione degli eredi naturali ne rendeva<br />

difficoltosa l’acquisizione spingendo i Capitani a chiedere, a più riprese, una<br />

legis<strong>la</strong>zione speciale che favorisse i propri sodalizi.<br />

Nel 1363 <strong>la</strong> Repubblica adotterà un provvedimento che accoglie le richieste<br />

dei Capitani, ma che prevede, contemporaneamente, il diritto di pre<strong>la</strong>zione<br />

<strong>del</strong>lo Stato, a titolo di prestito, sul valore dei beni ricevuti in eredità dalle<br />

Compagnie.<br />

Poco dopo, <strong>nel</strong> 1366, <strong>la</strong> Compagnia di Orsammichele, di gran lunga <strong>la</strong> più<br />

ricca fra le Compagnie fiorentine <strong>del</strong> tempo, perde ogni autonomia essendo<br />

costretta ad accettare <strong>la</strong> nomina dei propri “Camarlinghi” (amministratori <strong>del</strong><br />

patrimonio) da parte <strong>del</strong><strong>la</strong> Repubblica. Il fenomeno è universale e <strong>nel</strong> 1374 <strong>la</strong><br />

Fraternita <strong>del</strong><strong>la</strong> Misericordia di Arezzo perde ogni autonomia e, vedendosi<br />

imporre i rettori da parte <strong>del</strong> Comune, diventa un ente pubblico.<br />

11


CAPITOLO I<br />

Aspetti storici <strong>del</strong>le associazioni di soccorso sanitario in Italia<br />

Verso <strong>la</strong> metà <strong>del</strong> XV secolo a Firenze, come <strong>nel</strong> resto <strong>del</strong><strong>la</strong> Toscana, tutte le<br />

Compagnie dedite al<strong>la</strong> beneficenza e all’intervento sociale finiscono sotto il<br />

controllo diretto o indiretto <strong>del</strong>lo Stato che le indirizza e le riorganizza<br />

secondo i propri fini di politica sociale.<br />

A Firenze <strong>la</strong> Misericordia sarà ricostituita come organizzazione autonoma <strong>nel</strong><br />

1490, con nuovi Statuti che ne modificano profondamente il corpo sociale,<br />

rendendo<strong>la</strong> sostanzialmente diversa dal vecchio sodalizio, prevedendo un<br />

numero di membri ristretto e selezionato <strong>la</strong>ddove in origine vi era <strong>la</strong> più<br />

ampia partecipazione a base popo<strong>la</strong>re.<br />

In Toscana, <strong>la</strong> politica dei Medici, inaugurata <strong>nel</strong> 1490 con <strong>la</strong> ricostituzione<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> Misericordia di Firenze, produce <strong>la</strong> progressiva trasformazione degli<br />

antichi sodalizi in "nuove" Confraternite di Misericordia. Questo processo<br />

sarà bruscamente interrotto il 21 marzo 1785 dal Decreto di soppressione<br />

<strong>del</strong>le Confraternite Laicali emanato da Pietro Leopoldo I di Lorena.<br />

Dal 1790, salito al trono granducale Ferdinando III, le Confraternite sono<br />

autorizzate a riprendere <strong>la</strong> loro attività seppure in modo condizionato; i moti<br />

<strong>del</strong> 1848 e, successivamente, <strong>la</strong> proc<strong>la</strong>mazione <strong>del</strong>l'Unità d'Italia modificano<br />

il quadro di riferimento politico e <strong>la</strong> Capitale, ormai trasferitasi a Roma, fa sì<br />

che il Governo <strong>del</strong> Regno guardi con maggiore distacco alle logiche toscane.<br />

Durante i moti di Messina <strong>del</strong> 1848 un medico chirurgo di Capua, Ferdinando<br />

Pa<strong>la</strong>sciano, giovane ufficiale <strong>del</strong>l’esercito borbonico, avvertì il dovere morale<br />

di prestare le sue cure anche ai feriti nonostante l’ordine tassativo, dato dal<br />

12


CAPITOLO I<br />

Aspetti storici <strong>del</strong>le associazioni di soccorso sanitario in Italia<br />

generale Fi<strong>la</strong>ngieri, di non curare i ribelli siciliani. Ciò gli valse <strong>la</strong> minaccia di<br />

essere passato per le armi 5 .<br />

Caduta <strong>la</strong> monarchia borbonica, Pa<strong>la</strong>sciano poté esporre liberamente le sue<br />

idee e, in occasione <strong>del</strong> Congresso Internazionale <strong>del</strong>l’Accademia<br />

Pontaniana, svoltosi a Napoli <strong>nel</strong>l’aprile <strong>del</strong> 1861, affermò:<br />

“Bisognerebbe che tutte le Potenze belligeranti, <strong>nel</strong><strong>la</strong><br />

Dichiarazione di guerra, riconoscessero reciprocamente il principio<br />

di neutralità dei combattenti feriti per tutto il tempo <strong>del</strong><strong>la</strong> loro cura e<br />

che adottassero rispettivamente quello <strong>del</strong>l’aumento illimitato <strong>del</strong><br />

personale sanitario durante tutto il tempo <strong>del</strong><strong>la</strong> guerra.” 6<br />

Con questo discorso, che ebbe vasta eco in tutta Europa, Pa<strong>la</strong>sciano<br />

proc<strong>la</strong>mò per <strong>la</strong> prima volta uno dei principi fondamentali <strong>del</strong><strong>la</strong> Croce Rossa<br />

che presero forma grazie all’opera di Henry Dunant, considerato a pieno<br />

titolo il fondatore <strong>del</strong><strong>la</strong> Croce Rossa.<br />

Dunant nasce a Ginevra l'8 maggio 1828 e <strong>nel</strong> 1858 si reca in Algeria per<br />

affari e fonda <strong>la</strong> società cerealico<strong>la</strong> “Società Anonima dei Mulini di Mons-<br />

Djemi<strong>la</strong>”, ma nonostante i presupposti favorevoli non riesce ad operare.<br />

Dopo vari tentativi decide allora di par<strong>la</strong>re personalmente con Napoleone III,<br />

essendo quel territorio colonia francese, per assicurarsi il suo appoggio<br />

presso il governo algerino. Ma l'Imperatore si trova in Lombardia, al<strong>la</strong> testa<br />

<strong>del</strong>l'esercito francese a favore <strong>del</strong>l'indipendenza italiana contro gli Austriaci.<br />

5<br />

La condanna sarà poi tramutata da Re Ferdinando di Borbone in un anno di carcere, che<br />

sconterà a Reggio Ca<strong>la</strong>bria.<br />

6 Sito Internet www.members.xoom.virgilio.it/CRILEVERANO/origini.htm<br />

13


CAPITOLO I<br />

Aspetti storici <strong>del</strong>le associazioni di soccorso sanitario in Italia<br />

Quando Dunant arriva in Lombardia, <strong>nel</strong> pieno <strong>del</strong><strong>la</strong> Seconda Guerra<br />

d'Indipendenza italiana, scoppia a Solferino il 24 giugno <strong>del</strong> 1859 una <strong>del</strong>le<br />

battaglie più sanguinose che l'Europa abbia mai vissuto. Dunant rimane<br />

sconvolto dal numero impressionante dei feriti e dei morti, ma soprattutto dal<br />

fatto che siano abbandonati a loro stessi: più di 40.000 persone giacciono sul<br />

campo di battaglia. Impotente di fronte a queste scene di disperazione,<br />

Dunant cerca invano medici, chirurghi e infermieri che possano alleviare le<br />

sofferenze di tanti uomini.<br />

Le cronache <strong>del</strong>l’epoca narrano <strong>del</strong>le donne di Castiglione <strong>del</strong>le Stiviere, che<br />

portarono soccorso ai feriti, <strong>nel</strong> tentativo di assistere quanti richiedevano il<br />

loro aiuto, a prescindere dal<strong>la</strong> bandiera o dall’uniforme.<br />

La storia <strong>del</strong><strong>la</strong> Croce Rossa si può affermare che inizi da queste esperienze<br />

di come <strong>la</strong> solidarietà umana possa vincere le suddivisioni di parte.<br />

Nonostante tutto Dunant è ben consapevole <strong>del</strong>l'insufficienza dei soccorsi in<br />

rapporto alle necessità.<br />

“Si rendono perciò necessari infermiere e infermieri volontari,<br />

diligenti, preparati, iniziati a questo compito, che, ufficialmente<br />

riconosciuti dai comandanti <strong>del</strong>le forze armate, siano agevo<strong>la</strong>ti ed<br />

appoggiati <strong>nel</strong>l'esercizio <strong>del</strong><strong>la</strong> loro missione. Infine, in un'epoca in<br />

cui si par<strong>la</strong> tanto di progresso e di civiltà, visto che purtroppo le<br />

guerre non possono essere sempre evitate, non urge insistere<br />

perché si cerchi, in uno spirito d'umanità e di vera civiltà, di<br />

prevenire o almeno mitigarne gli orrori? “ 7<br />

7 Sito Internet www.cri.it/descrgen/origini.htm<br />

14


CAPITOLO I<br />

Aspetti storici <strong>del</strong>le associazioni di soccorso sanitario in Italia<br />

Il suo fine è di sensibilizzare l'opinione pubblica per <strong>la</strong> realizzazione <strong>del</strong> suo<br />

progetto: creare una Società di soccorso volontario in ogni Stato, con il<br />

compito di organizzare ed addestrare squadre per l'assistenza dei feriti in<br />

guerra. Propone che i feriti e il personale sanitario siano ritenuti neutrali dalle<br />

parti belligeranti e protetti da un segno distintivo comune.<br />

Quattro anni più tardi a Ginevra l’idea concepita sul colle di Solferino fu<br />

attuata, il 26 ottobre 1863 al<strong>la</strong> Prima Conferenza Internazionale cui<br />

partecipano 18 rappresentanti di 14 paesi che firmano, il 29 ottobre, <strong>la</strong><br />

"Prima Carta Fondamentale".<br />

Il riconoscimento ufficiale <strong>del</strong>l'attività di queste Società avviene mediante <strong>la</strong><br />

conclusione di un trattato internazionale. Il Governo svizzero offre il proprio<br />

appoggio all'iniziativa convocando, l'8 agosto 1864, una Conferenza<br />

diplomatica al<strong>la</strong> quale partecipano i rappresentanti di 12 governi. La<br />

Conferenza si conclude il 22 agosto 1864 con l'adozione <strong>del</strong><strong>la</strong> prima<br />

"Convenzione di Ginevra per il miglioramento <strong>del</strong><strong>la</strong> sorte dei feriti in<br />

campagna", sottoscritta anche dall’Italia.<br />

Il documento, composto da dieci articoli, garantisce neutralità e protezione<br />

alle ambu<strong>la</strong>nze e agli ospedali militari, al personale <strong>del</strong>le équipes sanitarie e<br />

al materiale utilizzato. La protezione è estesa anche al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione civile<br />

che si adoperi per i soccorsi ai feriti e inoltre è stabilita <strong>la</strong> rego<strong>la</strong> secondo <strong>la</strong><br />

quale i feriti o ma<strong>la</strong>ti saranno raccolti e curati indipendentemente dal<strong>la</strong><br />

nazione di appartenenza.<br />

15


CAPITOLO I<br />

Aspetti storici <strong>del</strong>le associazioni di soccorso sanitario in Italia<br />

La croce greca di colore rosso in campo bianco, i colori invertiti <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

bandiera svizzera in omaggio al Paese fondatore, da allora saranno il rifugio<br />

non solo per i militari ma significheranno anche, in occasione di ca<strong>la</strong>mità,<br />

aiuto alle popo<strong>la</strong>zioni civili e ai profughi.<br />

L’11 dicembre <strong>del</strong>lo stesso anno si tiene a Mi<strong>la</strong>no, il Congresso in cui si<br />

approva il rego<strong>la</strong>mento <strong>del</strong> Comitato di Mi<strong>la</strong>no come Comitato Centrale per il<br />

coordinamento <strong>del</strong>le attività dei costituendi nuovi comitati.<br />

Il 20 giugno <strong>del</strong> 1866 l’Italia dichiara guerra all’Austria e le prime quattro<br />

squadre di soccorso partono al<strong>la</strong> volta di Custoza.<br />

Il 30 maggio 1882, viene emanata <strong>la</strong> Legge n°768 che autorizza il Governo<br />

<strong>del</strong> Re ad erigere in Corpo Morale l’Associazione <strong>del</strong><strong>la</strong> Croce Rossa Italiana.<br />

1.2 L’unità <strong>del</strong> Paese<br />

In Italia favorite dal<strong>la</strong> libertà di associazione, che lo Statuto Albertino <strong>del</strong><br />

1848 estese a tutto il territorio nazionale, videro <strong>la</strong> luce diverse nuove<br />

associazioni. L’articolo 32 <strong>del</strong>lo Statuto riconosceva:<br />

“Il diritto di adunarsi pacificamente e senz’armi, uniformandosi alle<br />

leggi che possano rego<strong>la</strong>rne l’esercizio <strong>nel</strong>l’interesse <strong>del</strong><strong>la</strong> cosa<br />

pubblica.”<br />

Venivano inoltre abrogati gli articoli <strong>del</strong> Codice penale che limitavano <strong>la</strong><br />

libertà di associazione.<br />

16


CAPITOLO I<br />

Aspetti storici <strong>del</strong>le associazioni di soccorso sanitario in Italia<br />

Le società di mutuo soccorso nacquero, al<strong>la</strong> fine <strong>del</strong> 1700, come associazioni<br />

volontarie con lo scopo di migliorare le condizioni materiali e morali dei ceti<br />

<strong>la</strong>voratori. Tali società si fondavano sul<strong>la</strong> mutualità, sul<strong>la</strong> solidarietà ed erano<br />

strettamente legate al territorio in cui venivano al<strong>la</strong> luce.<br />

La spinta al<strong>la</strong> loro nascita venne da una progressiva presa di coscienza da<br />

parte <strong>del</strong>le masse <strong>la</strong>voratrici <strong>del</strong><strong>la</strong> propria condizione di sfruttamento e <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

ricerca in sé stesse, prima ancora che <strong>nel</strong>le istituzioni politiche, <strong>del</strong><strong>la</strong> forza e<br />

degli strumenti necessari per fare fronte al loro stato precario.<br />

La società di mutuo soccorso si basa sull'unione <strong>del</strong>le forze per raggiungere<br />

obiettivi di promozione economica e sociale, sul<strong>la</strong> responsabilità di gruppo<br />

nei confronti <strong>del</strong> comune destino di <strong>la</strong>voro, sul senso di dignità e <strong>del</strong><br />

protagonismo civile.<br />

I punti su cui si fondavano queste società erano <strong>la</strong> mutualità, <strong>la</strong> solidarietà fra<br />

i <strong>la</strong>voratori, l'autogestione dei fondi sociali e <strong>la</strong> moralità. Non avevano, infatti,<br />

diritti i soci che si amma<strong>la</strong>vano a causa <strong>del</strong> loro dissennato stile di vita.<br />

Fra i principali obiettivi <strong>del</strong>le società di mutuo soccorso vi erano: l'istruzione, il<br />

mutualismo in caso di infermità e <strong>la</strong> previdenza. Obiettivi che <strong>nel</strong> tempo<br />

mutarono e, in seguito ad una trasformazione interna, fecero di queste realtà<br />

un’importante esperienza popo<strong>la</strong>re <strong>nel</strong><strong>la</strong> gestione <strong>del</strong>l’intervento sanitario,<br />

assistenziale e di solidarietà, sino ad allora di competenza esclusiva dei<br />

religiosi.<br />

Tipico esempio di questa trasformazione è <strong>la</strong> Fratel<strong>la</strong>nza Militare di Firenze.<br />

L'Associazione ebbe <strong>la</strong> sua costituzione <strong>nel</strong> 1872 ad opera di reduci, così<br />

17


CAPITOLO I<br />

Aspetti storici <strong>del</strong>le associazioni di soccorso sanitario in Italia<br />

come avvenne per le altre fratel<strong>la</strong>nze militari che <strong>nel</strong><strong>la</strong> provincia di Firenze<br />

erano oltre dieci.<br />

Nei primissimi anni <strong>la</strong> Fratel<strong>la</strong>nza Militare ebbe come finalità il mutuo<br />

soccorso tra gli aderenti e, solo <strong>nel</strong> 1878, costituì al suo interno <strong>la</strong><br />

"Compagnia Volontaria di Pubblica Assistenza" per portare aiuto ai diseredati<br />

e agli infortunati. Una compagnia volontaria, organizzata militarmente, dove i<br />

militi volontari eseguivano oltre che l'assistenza agli amma<strong>la</strong>ti, il soccorso ed<br />

esercitazioni periodiche. I militi volontari svolgevano il proprio servizio in<br />

divisa militare che fu abbandonata solo all'inizio degli anni ‘50. Ancora oggi<br />

non è difficile trovare associazioni in cui i soccorritori sono chiamati “militi” e il<br />

responsabile dei volontari “comandante”.<br />

Si era agli albori <strong>del</strong>l'assistenza <strong>la</strong>ica, che si potrebbe tradurre in: “Non più<br />

carità, ma solidarietà”. 8 E <strong>la</strong> solidarietà non poteva essere solo appannaggio<br />

dei reduci e così si aprì a tutti coloro, uomini e donne, che erano animati da<br />

questi ideali.<br />

Nel XVII e XVIII secolo il trasporto degli amma<strong>la</strong>ti nei luoghi di cura ed il<br />

conforto agli stessi si rifaceva ad una concezione di beneficenza e pietà<br />

cristiana. Sarà solo l’avvento <strong>del</strong>l’industrializzazione e con essa <strong>del</strong><br />

sindacato, a portare una nuova idea seco<strong>la</strong>rizzata <strong>del</strong><strong>la</strong> salute <strong>del</strong> singolo<br />

come bene da tute<strong>la</strong>re.<br />

Le Pubbliche Assistenze nascono a partire dal 1860 come <strong>la</strong>iche e libere<br />

8 Sito Internet www.associazioni.comune.firenze.it/fratel<strong>la</strong>nza/fm01f.htm.<br />

18


CAPITOLO I<br />

Aspetti storici <strong>del</strong>le associazioni di soccorso sanitario in Italia<br />

associazioni di <strong>volontariato</strong>, sotto una grande molteplicità di nomi: Croce<br />

Verde, Croce Bianca, Croce D’Oro, Società di Salvamento, Fratel<strong>la</strong>nza<br />

Militare, Fratel<strong>la</strong>nza Popo<strong>la</strong>re.<br />

Unanimi <strong>nel</strong> loro impegno le Pubbliche Assistenze non fanno distinzioni di<br />

servizio tra nobili e popolo, ricchi e poveri, servono chiunque esprima un<br />

bisogno, non pongono condizioni all’aiuto prestato e sono aperte a chiunque<br />

voglia prendervi parte.<br />

Queste associazioni si sentivano le prime realtà veramente italiane e il colore<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> “croce” diverso dal rosso ne è una testimonianza. Il colore verde poi è<br />

da riferirsi a una tendenza repubblicana e di fratel<strong>la</strong>nza militare di queste<br />

associazioni.<br />

L’organizzazione <strong>del</strong>le Pubbliche Assistenze era orientata al<strong>la</strong> partecipazione<br />

attiva e passiva di tutti gli associati basata sui principi <strong>del</strong><strong>la</strong> democrazia. Le<br />

associazioni erano, infatti, gestite dagli stessi soci e le cariche erano elettive.<br />

In un periodo storico in cui il diritto di voto era circoscritto a pochi cittadini<br />

maschi di censo elevato, le Pubbliche Assistenze erano il prototipo di una<br />

società in cui i valori di uguaglianza, democrazia e partecipazione erano già<br />

consolidati.<br />

Lo spirito associativo che pervade i singoli componenti di ogni realtà si<br />

concretizza con il desiderio di creare “associazioni” di associazioni. Unirsi per<br />

scambiare esperienze, unirsi per contare di più e raggiungere meglio i<br />

comuni obiettivi. Nel 1892 si svolge a La Spezia il primo Congresso <strong>del</strong>le<br />

Associazioni di Pubblica Assistenza che vede <strong>la</strong> partecipazione di 29<br />

19


CAPITOLO I<br />

Aspetti storici <strong>del</strong>le associazioni di soccorso sanitario in Italia<br />

associazioni di cui 12 sono toscane. E’ in questa Regione, dove il<br />

<strong>volontariato</strong> organizzato si è maggiormente sviluppato ed esteso, che <strong>nel</strong><br />

1903 nasce il primo organismo di coordinamento a livello regionale: l’Unione<br />

Regionale Toscana che raccoglie le istanze e coordina l’attività <strong>del</strong>le<br />

Pubbliche Assistenze <strong>del</strong><strong>la</strong> Toscana.<br />

Nel 1904 venne costituita <strong>la</strong> Federazione Nazionale Associazioni di Pubblica<br />

Assistenza e Soccorso eretta ad Ente Morale <strong>nel</strong> 1911. Le associazioni<br />

federate godettero sempre <strong>del</strong><strong>la</strong> loro autonomia e tramite le unioni regionali<br />

erano l’esempio, raro <strong>nel</strong> periodo storico, di istituzione non centralizzata in<br />

cui l’organo sovraordinato svolge <strong>la</strong> funzione di indirizzo e di coordinamento<br />

tra le associazioni federate, senza per altro interferire <strong>nel</strong>le scelte <strong>del</strong>le<br />

singole associazioni.<br />

A Pisa il 21 novembre 1899 viene fondata l’Unione Federativa <strong>del</strong>le<br />

Misericordie; per secoli erano mancati i contatti tra le Misericordie e ciascuna<br />

associazione aveva avuto un’evoluzione autonoma che si era misurata solo<br />

con <strong>la</strong> sua realtà locale. Grazie al<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione assicurata da alcune<br />

diocesi toscane, vennero individuate 77 misericordie che furono invitate al<br />

congresso di Pistoia (24 settembre 1899) per <strong>la</strong> stesura <strong>del</strong>lo Statuto.<br />

Congresso a cui parteciparono 36 misericordie, tra cui grandi sodalizi <strong>del</strong>le<br />

città capoluogo <strong>del</strong><strong>la</strong> Toscana e piccole associazioni <strong>del</strong>l’estrema periferia.<br />

1.3 La nascita <strong>del</strong>le associazioni <strong>nel</strong> nord Italia<br />

20


CAPITOLO I<br />

Aspetti storici <strong>del</strong>le associazioni di soccorso sanitario in Italia<br />

La Croce Bianca sorge a Mi<strong>la</strong>no ai primi <strong>del</strong> Novecento per opera di Don<br />

Giuseppe Bignami, assumendo come emblema una croce bianca in campo<br />

blu per completare con le consorelle, Croce Rossa e Croce Verde, i colori<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> bandiera nazionale.<br />

In una parrocchia di periferia Don Giuseppe Bignami, che si ispirava al motto<br />

evangelico “Ama il prossimo tuo come te stesso”, vuole che i giovani<br />

crescano in un quieto vivere e s’impegnino ad aiutare gli altri.<br />

Tutto è realizzato su un piano solidaristico con l’entusiasmo dei giovani <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

parrocchia: poche barelle che vengono spinte di corsa al suono di una<br />

campa<strong>nel</strong><strong>la</strong>. Dopo alcuni anni l’Associazione amplia le proprie iniziative<br />

comprendendo oltre al servizio di pronto intervento: l’assistenza notturna ad<br />

amma<strong>la</strong>ti poveri, l’istituzione di corsi d’igiene e di pronto soccorso e un<br />

ambu<strong>la</strong>torio per prestazioni ai poveri privi di libretto comunale di assistenza.<br />

Mantenendo come finalità ultima l’assistenza materiale e morale di ogni<br />

sofferente.<br />

Nel 1914 si costituì il gruppo femminile che aveva lo scopo di occuparsi di<br />

attività assistenziali e di organizzare corsi per le infermiere volontarie. Nel<br />

1916 nascono le prime due sezioni quel<strong>la</strong> di Caronno e di Cassano d’Adda.<br />

Sempre a Mi<strong>la</strong>no, <strong>nel</strong> 1899, sorge <strong>la</strong> prima Pubblica Assistenza <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

Lombardia <strong>la</strong> Croce Verde A.P.M. 9 seguita, <strong>nel</strong> volgere di qualche anno, da<br />

altre associazioni.<br />

9 Il nome deriva dal<strong>la</strong> fusione, <strong>nel</strong> 1916, di due Associazioni: <strong>la</strong> Società Volontaria di<br />

Soccorso Croce Verde, nata <strong>nel</strong> 1905 e l’Assistenza Pubblica Mi<strong>la</strong>nese, nata <strong>nel</strong> 1899.<br />

21


CAPITOLO I<br />

Aspetti storici <strong>del</strong>le associazioni di soccorso sanitario in Italia<br />

In Piemonte le iniziative spontanee nate all’interno <strong>del</strong>le grandi fabbriche e<br />

nei circoli operai o l’ispirazione di industriali illuminati e di operatori sanitari<br />

lungimiranti, furono determinanti per <strong>la</strong> nascita di numerose Pubbliche<br />

Assistenze: <strong>nel</strong> 1907 a Torino <strong>la</strong> Croce Verde, Asti <strong>nel</strong> 1909 e Nizza<br />

Monferrato <strong>nel</strong> 1910.<br />

Già nei primi anni <strong>del</strong> secolo queste istituzioni si diffusero sui principi <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

solidarietà sociale, <strong>del</strong><strong>la</strong> apoliticità e <strong>del</strong>l’assenza di qualsiasi fine di lucro.<br />

La cultura solidaristica si andava concretizzando attraverso l’impegno e <strong>la</strong><br />

volontà di comuni cittadini appartenenti a tutti gli ambienti sociali e culturali.<br />

Nel 1915 con l’entrata in guerra <strong>del</strong>l’Italia le associazioni presenti sul territorio<br />

nazionale diedero un’ulteriore conferma <strong>del</strong><strong>la</strong> loro importanza. A Mi<strong>la</strong>no le<br />

infermiere volontarie <strong>del</strong><strong>la</strong> Croce Bianca furono impegnate in molti ospedali<br />

cittadini: dall’Ospedale Maggiore al posto di soccorso <strong>del</strong><strong>la</strong> Sanità Militare di<br />

Via Benedetto Marcello.<br />

Le Misericordie svolsero, <strong>nel</strong>le loro singole località, un’intensa attività di<br />

assistenza e di soccorso partico<strong>la</strong>rmente dedita alle necessità di aiuto verso<br />

le popo<strong>la</strong>zioni interne e verso i profughi. In Piemonte e <strong>nel</strong> resto <strong>del</strong>l’Italia le<br />

Pubbliche Assistenze, pur sacrificate dalle necessità belliche e decimate<br />

dall’assenza dei volontari chiamati al fronte, si prodigarono per portare<br />

conforto e aiuto alle popo<strong>la</strong>zioni.<br />

La Grande Guerra evidenziò le <strong>la</strong>cune <strong>del</strong>le norme <strong>del</strong><strong>la</strong> Croce Rossa e, <strong>nel</strong><br />

1929, vennero adottate due Convenzioni: <strong>la</strong> prima per il trattamento dei<br />

prigionieri di guerra, l’altra per migliorare <strong>la</strong> protezione dei feriti e dei ma<strong>la</strong>ti.<br />

22


CAPITOLO I<br />

Aspetti storici <strong>del</strong>le associazioni di soccorso sanitario in Italia<br />

Per l’associazionismo l’avvento <strong>del</strong> regime fascista coincise con il periodo più<br />

difficile. Il regime trovava <strong>nel</strong> nord <strong>del</strong> Paese operaio associazioni che<br />

avevano avuto origine anche dal mondo sindacale e socialista, non poteva<br />

quindi vedere di buon occhio queste realtà che, per loro stessa natura,<br />

rappresentavano l’antitesi all’ordine imposto in quanto portatrici di valori<br />

quali: solidarietà, condivisione e servizio disinteressato. Il regime fascista<br />

aveva inoltre come obiettivo quello di convogliare ogni forma di attività<br />

assistenziale <strong>nel</strong>lo Stato e anche le associazioni dovettero assoggettarsi alle<br />

direttive centralistiche <strong>del</strong> governo.<br />

La Croce Verde Musocco (dal 1965 Croce Verde Sempione di Mi<strong>la</strong>no) <strong>nel</strong><br />

1923 vide sostituito il Consiglio di Amministrazione con elementi imposti dal<br />

Podestà <strong>del</strong> Comune che seguivano scrupolosamente le direttive diramate<br />

dalle gerarchie al potere.<br />

Qualche anno dopo Vittorio Emanuele III con <strong>la</strong> promulgazione <strong>del</strong> Regio<br />

Decreto 12 febbraio 1930 n°84 “Modifiche al R.D.L. 10 agosto 1928 n°2034”,<br />

contenente provvedimenti a favore <strong>del</strong><strong>la</strong> Croce Rossa Italiana, trasferirà tutte<br />

le competenze re<strong>la</strong>tive al soccorso al<strong>la</strong> stessa C.R.I. con il conseguente<br />

scioglimento di tutte le associazioni non ancora erette in Ente Morale,<br />

disponendo <strong>la</strong> confisca <strong>del</strong>le loro attrezzature e <strong>del</strong> loro patrimonio a favore<br />

<strong>del</strong>l'Istituzione di soccorso statalizzata.<br />

Il periodo fu partico<strong>la</strong>rmente difficile per <strong>la</strong> Federazione <strong>del</strong>le Pubbliche<br />

Assistenze e per tutte le associazioni affiliate perché, nonostante fosse stata<br />

eretta a Ente Morale <strong>nel</strong> 1911, venne sciolta.<br />

23


CAPITOLO I<br />

Aspetti storici <strong>del</strong>le associazioni di soccorso sanitario in Italia<br />

A Mi<strong>la</strong>no anche <strong>la</strong> Croce Bianca subì <strong>la</strong> stessa sorte e, a Torino, solo <strong>la</strong><br />

Croce Verde tra le Pubbliche Assistenze riuscì ad operare ma con il<br />

commissariamento dei suoi organi dirigenti.<br />

Le Misericordie tuttavia, beneficiando <strong>del</strong><strong>la</strong> Legge Crispi 17 luglio 1890 che<br />

sanciva le Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza (IPAB) e <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

benevolenza <strong>del</strong> Sovrano, dimostrata anche dal<strong>la</strong> partecipazione <strong>nel</strong><br />

settembre <strong>del</strong> 1926 al loro Congresso Nazionale, poterono, seppur con<br />

limitata libertà, proseguire <strong>la</strong> loro opera.<br />

Per le associazioni sciolte ci fu anche l’umiliazione <strong>del</strong><strong>la</strong> consegna dei<br />

vessilli, da effettuarsi in cerimonia pubblica, a testimonianza <strong>del</strong>l’avvenuta<br />

resa al regime.<br />

Per molti anni le associazioni furono costrette ad operare sotto mentite<br />

spoglie ma, subito dopo <strong>la</strong> Liberazione, l’ideale che aveva ispirato <strong>la</strong> nascita<br />

di queste realtà riprende a guidare coloro che le faranno rinascere.<br />

Con il Decreto <strong>del</strong> Capo Provvisorio <strong>del</strong>lo Stato 13 novembre 1947, n°1256<br />

vengono abrogate le norme contenute <strong>nel</strong>l’art.2, lettere b), c), d) <strong>del</strong> R.D. 12<br />

febbraio 1930 n°84. Inoltre sempre <strong>nel</strong>lo stesso Decreto vengono indicati i<br />

compiti <strong>del</strong><strong>la</strong> Croce Rossa Italiana e quelli effettuati da “altre associazioni<br />

locali ” che insieme avranno il non facile compito di organizzare il servizio di<br />

pronto soccorso <strong>nel</strong> Paese.<br />

Lasciato alle spalle l’orrore bellico il movimento <strong>del</strong>le Pubbliche Assistenze si<br />

ricompone spontaneamente e, <strong>nel</strong> 1946, a Mi<strong>la</strong>no si svolge il primo<br />

Congresso Nazionale. Sempre a Mi<strong>la</strong>no <strong>la</strong> Croce Bianca riprende <strong>la</strong> sua<br />

24


CAPITOLO I<br />

Aspetti storici <strong>del</strong>le associazioni di soccorso sanitario in Italia<br />

attività senza mezzi e senza sede, usando per i suoi servizi vecchie<br />

ambu<strong>la</strong>nze. Nel volgere di pochi anni riparte il servizio forzatamente<br />

interrotto. Le donne che avevano caratterizzato già dall’inizio <strong>del</strong> secolo<br />

quest’Associazione ritornano a partecipare attivamente e, dal 1947 al 1949,<br />

ben 11 corsi prepararono più di 300 infermiere.<br />

A Firenze l’8 gennaio 1947 si svolge il Congresso Nazionale <strong>del</strong>le<br />

Misericordie che pone le basi per <strong>la</strong> rinascita <strong>del</strong> movimento. La quasi totalità<br />

<strong>del</strong>le associazioni era stata depredata dei propri beni dalle truppe tedesche<br />

durante <strong>la</strong> ritirata dal suolo italiano.<br />

Il Decreto 12 febbraio 1930 n°84 faceva sentire i suoi effetti anche dopo <strong>la</strong><br />

fine <strong>del</strong><strong>la</strong> guerra, <strong>la</strong>sciando aperto un contenzioso tra <strong>la</strong> Croce Rossa Italiana<br />

e diverse associazioni locali sul<strong>la</strong> proprietà dei beni, come risulta<br />

dall’esemp<strong>la</strong>re caso <strong>del</strong><strong>la</strong> Croce Verde Quarto di Genova.<br />

L’Associazione, nata il 23 giugno 1911, grazie ad un’auto tassazione dei soci<br />

raccolse <strong>la</strong> cifra di £ 7.000 per costruire <strong>la</strong> nuova sede. Il giorno di Pasqua<br />

<strong>del</strong> 1928 ci fu <strong>la</strong> cerimonia di posa <strong>del</strong><strong>la</strong> prima pietra ma, in seguito al<br />

sopracitato Decreto, <strong>la</strong> Croce Verde venne sciolta e presso <strong>la</strong> nuova sede si<br />

installò il Pronto Soccorso <strong>del</strong><strong>la</strong> Croce Rossa. Contemporaneamente fu<br />

registrato l’atto di proprietà a favore <strong>del</strong><strong>la</strong> stessa CRI.<br />

Al termine <strong>del</strong><strong>la</strong> guerra un gruppo di vecchi soci <strong>del</strong><strong>la</strong> Croce Verde, il 1°<br />

Settembre 1945 chiese al Governo, attraverso il Comitato di Liberazione<br />

Nazionale, l’abrogazione <strong>del</strong> R.D. <strong>del</strong> 12 febbraio 1930 n ° 84, in forza <strong>del</strong><br />

quale erano stati confiscati i beni <strong>del</strong><strong>la</strong> P.A. Croce Verde di Quarto dei Mille.<br />

25


CAPITOLO I<br />

Aspetti storici <strong>del</strong>le associazioni di soccorso sanitario in Italia<br />

Ha così inizio un lungo iter che terminerà con <strong>la</strong> restituzione <strong>del</strong><strong>la</strong> proprietà<br />

all’Associazione ben 55 anni dopo <strong>la</strong> confisca. Il Tribunale di Genova, con<br />

sentenza n°2266/87 <strong>del</strong> 10 dicembre 1987, passata in giudicato il 10 gennaio<br />

1988, sanciva il riacquisto per usucapione da parte <strong>del</strong><strong>la</strong> P.A. Croce Verde di<br />

Quarto dei Mille <strong>del</strong><strong>la</strong> proprietà <strong>del</strong>l’immobile di Piazza Ippolito Nievo n°3.<br />

Il marchio pubblicistico impresso <strong>nel</strong> ventennio dal regime fascista al<strong>la</strong> Croce<br />

Rossa Italiana è rimasto fino ai giorni nostri. Questo Ente rappresenta un<br />

caso partico<strong>la</strong>re <strong>nel</strong> panorama internazionale, dove le singole organizzazioni<br />

di Croce Rossa si presentano autonome rispetto agli Stati ospitanti e non<br />

così legate alle politiche statali.<br />

Basti pensare che <strong>la</strong> Corte dei Conti, in sede di esame <strong>del</strong>l’esercizio<br />

finanziario <strong>del</strong> 1996, sottolineava che l’89 per cento <strong>del</strong>le entrate correnti era<br />

costituito da trasferimenti statali 10 .<br />

Questo marchio si può notare anche dal<strong>la</strong> Legge 23 dicembre 1978 n°833<br />

istitutiva <strong>del</strong> Servizio Sanitario Nazionale dove l’art.70 recita:<br />

“Con effetto dal 1° gennaio 1980, con decreto <strong>del</strong> Ministro <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

sanità, sentito il Consiglio sanitario nazionale, sono trasferiti ai<br />

comuni competenti per territorio per essere destinati alle unità<br />

sanitarie locali i servizi di assistenza sanitaria <strong>del</strong>l’Associazione<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> Croce Rossa Italiana (CRI), non connessi direttamente con<br />

le sue originarie finalità, nonché i beni mobili ed immobili destinati<br />

ai predetti servizi ed il personale ad essi adibito, previa<br />

individuazione <strong>del</strong> re<strong>la</strong>tivo contingente.<br />

(...)<br />

10 Quotidiano “La Padania”, 17 aprile 1998.<br />

26


CAPITOLO I<br />

Aspetti storici <strong>del</strong>le associazioni di soccorso sanitario in Italia<br />

Il Governo, entro un anno dall'entrata in vigore <strong>del</strong><strong>la</strong> presente<br />

legge, è <strong>del</strong>egato ad emanare, su proposta <strong>del</strong> Ministro <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

sanità, di concerto con il Ministro <strong>del</strong><strong>la</strong> difesa, uno o più decreti<br />

aventi valore di legge ordinaria per il riordinamento <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

Associazione <strong>del</strong><strong>la</strong> Croce rossa italiana con l'osservanza dei<br />

seguenti criteri direttivi:<br />

1) l'organizzazione <strong>del</strong>l'Associazione dovrà essere ristrutturata in<br />

conformità <strong>del</strong> principio volontaristico <strong>del</strong><strong>la</strong> Associazione stessa;<br />

2) i compiti <strong>del</strong>l'Associazione dovranno essere rideterminati in<br />

re<strong>la</strong>zione alle finalità statutarie ed agli adempimenti commessi<br />

dalle vigenti convenzioni e risoluzioni internazionali e dagli organi<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> Croce rossa internazionale alle società di Croce rossa<br />

nazionali;<br />

3) le strutture <strong>del</strong>l'Associazione, pur conservando l'unitarietà <strong>del</strong><br />

sodalizio, dovranno essere artico<strong>la</strong>te su base regionale;<br />

4) le cariche dovranno essere gratuite e dovrà essere prevista<br />

l'elettività da parte dei soci qualificati per attive prestazioni<br />

volontarie <strong>nel</strong>l'ambito <strong>del</strong>l'Associazione."<br />

Questa Ente è stato a lungo in crisi 11 , commissariato per ben 17 anni e,<br />

nonostante sia stata impressa una riforma in senso democratico anche con<br />

l’entrata in vigore <strong>del</strong> nuovo Statuto il 9 ottobre 2002 e<strong>la</strong>borato in sede<br />

governativa e non dal<strong>la</strong> base <strong>del</strong> movimento, <strong>la</strong> Croce Rossa Italiana non ha<br />

ancora raggiunto quel<strong>la</strong> indipendenza e autonomia dal Governo che<br />

dovrebbe avere.<br />

11 “Storia e realtà di una grande Istituzione di promozione e <strong>volontariato</strong>”, colloquio con l’On.<br />

Garavaglia in “Rivista <strong>del</strong> Volontariato”, 1999.<br />

27


CAPITOLO I<br />

Aspetti storici <strong>del</strong>le associazioni di soccorso sanitario in Italia<br />

Significative sono state le influenze esterne verso il Consiglio Direttivo<br />

Nazionale che recentemente si sono tradotte in una sospensione <strong>del</strong>le<br />

elezioni dei Consigli Direttivi Regionali e Provinciali, assecondando quanto<br />

richiesto dal Ministero <strong>del</strong><strong>la</strong> Salute. Sospensione <strong>del</strong>le elezioni che si è<br />

tradotta, dopo un breve periodo, in un ulteriore commissariamento come<br />

comunicato il 12 ottobre 2002 agli organi periferici 12 dal Presidente Generale<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> CRI Garavaglia:<br />

“Carissimi, mantenendo l’impegno di informare sul<strong>la</strong> situazione<br />

critica <strong>del</strong><strong>la</strong> nostra Associazione, con rammarico devo ammettere<br />

che ora è al<strong>la</strong>rmante.<br />

Infatti <strong>la</strong> maggioranza par<strong>la</strong>mentare non ha ritenuto, a tutt’oggi, di<br />

dover convertire in legge il Decreto <strong>del</strong>l’8 agosto 2002 n°187.<br />

La sua decadenza interrompe <strong>la</strong> proroga dei nostri Organi, con<br />

gravi ripercussioni sull’ordinato prosieguo <strong>del</strong>l’attuale gestione.<br />

(…)<br />

Abbiamo inoltre approvato, all’unanimità <strong>del</strong><strong>la</strong> nostra Assemblea<br />

Generale il 1° giugno scorso, il nuovo Statuto e<strong>la</strong>borato in sede<br />

governativa, nonostante fosse già stato approvato, e per tempo,<br />

uno Statuto più correttamente e<strong>la</strong>borato in autonomia e<br />

indipendenza – come è dovuto – dal<strong>la</strong> C.R.I. con l’Assemblea<br />

Generale <strong>del</strong> 20/21 febbraio 2001.<br />

Il nostro immediato futuro sarà quindi determinato dal Governo; a<br />

noi spetta di <strong>la</strong>vorare, comunque, con immutato impegno al<br />

servizio <strong>del</strong><strong>la</strong> C.R.I.”<br />

Sempre il Presidente Generale il 25 ottobre 2002 comunica l’avvenuta<br />

12 Prot. PG/1669/02, lettera inviata ai Membri <strong>del</strong> Consiglio Direttivo Nazionale, ai Presidenti<br />

dei Comitati Regionali e Provinciali, ai Responsabili dei Comitati Locali.<br />

28


CAPITOLO I<br />

Aspetti storici <strong>del</strong>le associazioni di soccorso sanitario in Italia<br />

nomina <strong>del</strong>l’Ambasciatore Staffan De Mistura, quale Commissario<br />

Straordinario <strong>del</strong>l’Associazione, che si dimetterà poco dopo a causa di “nuovi<br />

e irrinunciabili impegni di carattere internazionale” 13 .<br />

Ora il nuovo Commissario Straordinario è l’avvocato Maurizio Scelli.<br />

1.4 Oltre il soccorso<br />

Negli ultimi decenni tutte le organizzazioni impegnate <strong>nel</strong> soccorso al<strong>la</strong>rgano<br />

il loro campo operativo sensibili, come sempre, alle esigenze <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

popo<strong>la</strong>zione. La Confederazione <strong>del</strong>le Misericordie <strong>nel</strong> 1963 fonda il<br />

Movimento dei Fratres che opera <strong>nel</strong> settore <strong>del</strong><strong>la</strong> raccolta sangue e, <strong>nel</strong><br />

1989, pubblica una rivista mensile cui viene dato il nome di “Civiltà<br />

<strong>del</strong>l’amore”. Nel 1993 le Misericordie insieme ad un’organizzazione caritativa<br />

di fede is<strong>la</strong>mica 14 , organizzarono due colonne di aiuti per le popo<strong>la</strong>zioni<br />

musulmane duramente colpite dal<strong>la</strong> guerra civile in corso nei territori <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

ex-Jugos<strong>la</strong>via. Nel 1995 viene costituito l’Ufficio Gestione Emergenze di<br />

Massa a cui viene affidato il compito di riorganizzare le attività di protezione<br />

civile <strong>del</strong><strong>la</strong> Confederazione.<br />

La Croce Bianca e le sue numerose sezioni, si adoperarono in aiuto <strong>del</strong>le<br />

popo<strong>la</strong>zioni colpite da gravi ca<strong>la</strong>mità naturali. Lo testimoniano gli interventi<br />

13 Sito Internet www.cri.it/notizie/statuto02/nomina.htm.<br />

14 La “Human Appeal International”.<br />

29


CAPITOLO I<br />

Aspetti storici <strong>del</strong>le associazioni di soccorso sanitario in Italia<br />

<strong>nel</strong> Polesine <strong>del</strong> 1951, <strong>nel</strong> Vajont <strong>nel</strong> 1963, a Firenze <strong>nel</strong> 1968, <strong>nel</strong> Friuli <strong>nel</strong><br />

1976 e in Irpinia <strong>nel</strong> 1980.<br />

Le Pubbliche Assistenze <strong>nel</strong> 1987 con il Congresso Nazionale di Lerici<br />

e<strong>la</strong>borano un nuovo Statuto che modifica il nome <strong>del</strong><strong>la</strong> Federazione in<br />

ANPAS, Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze. Il cambiamento oltre<br />

che d’immagine è l’espressione di un’evoluzione che mira al rafforzamento di<br />

una concezione unitaria <strong>del</strong> Movimento assai diversificato storicamente,<br />

culturalmente e geograficamente. Al rinnovamento è associata l’estensione<br />

<strong>del</strong>l’impegno in progetti di solidarietà internazionale in Bielorussia, <strong>nel</strong><strong>la</strong> ex-<br />

Jugos<strong>la</strong>via, in Bulgaria e <strong>nel</strong> Saharawi.<br />

La Croce Rossa Italiana, facendo parte <strong>del</strong> Movimento Internazionale <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

Croce Rossa, è sempre stata in prima linea in aiuto alle popo<strong>la</strong>zioni coinvolte<br />

in eventi bellici. Migliaia di volontari hanno garantito non solo <strong>la</strong><br />

professionalità <strong>del</strong>l’intervento, ma anche <strong>la</strong> tenuta a livello psicologico e fisico<br />

<strong>del</strong>le popo<strong>la</strong>zioni. Diverse inoltre le attività svolte dalle Componenti volontarie<br />

che spaziano dall’ambito sanitario ad attività tese al<strong>la</strong> tute<strong>la</strong> e promozione dei<br />

diritti umani.<br />

Un’indagine <strong>del</strong>l’ottobre 1995 vede il sistema di soccorso in Italia composto<br />

da 2.376 sedi di ambu<strong>la</strong>nze così suddivise 15 :<br />

• 648 gestite dall’Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze;<br />

• 604 gestite dal<strong>la</strong> Croce Rossa Italiana;<br />

15 “Mensile Italiano <strong>del</strong> Soccorso”, n°4, ottobre 1995.<br />

30


CAPITOLO I<br />

Aspetti storici <strong>del</strong>le associazioni di soccorso sanitario in Italia<br />

• 566 gestite dal<strong>la</strong> Federazione <strong>del</strong>le Misericordie;<br />

• 558 gestite da USL, associazioni o società private.<br />

Le ambu<strong>la</strong>nze di tutte le entità che operavano <strong>nel</strong> soccorso erano 8.546, un<br />

numero quattro volte superiore rispetto al 1963, per una popo<strong>la</strong>zione che <strong>nel</strong><br />

frattempo era aumentata di poco più <strong>del</strong> 13 per cento.<br />

Oltre il 76 per cento dei servizi di soccorso era gestito da associazioni di<br />

<strong>volontariato</strong>.<br />

Queste istituzioni che nei secoli passati seppero rispondere spontaneamente<br />

ai bisogni <strong>del</strong><strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, affrontarono per prime situazioni <strong>del</strong>icate e<br />

importanti che nessuno era stato pronto a gestire, ottennero solo<br />

recentemente con l’istituzione <strong>del</strong> Servizio Sanitario Nazionale, un<br />

riconoscimento da parte <strong>del</strong>lo Stato.<br />

La Legge 23 dicembre 1978 n°833 che istituiva il Servizio Sanitario<br />

Nazionale così recitava all’art.1:<br />

”Le associazioni di <strong>volontariato</strong> possono concorrere ai fini<br />

istituzionali <strong>del</strong> Servizio Sanitario Nazionale nei modi e <strong>nel</strong>le forme<br />

stabilite dal<strong>la</strong> presente legge.”<br />

e all’art.45:<br />

“E’ riconosciuta <strong>la</strong> funzione <strong>del</strong>le associazioni di <strong>volontariato</strong><br />

liberamente costituite aventi <strong>la</strong> finalità di concorrere al<br />

conseguimento<br />

Nazionale.”<br />

dei fini istituzionali <strong>del</strong> Servizio Sanitario<br />

Ma è solo <strong>nel</strong> 1991 che si avrà un riconoscimento più esteso al fenomeno <strong>del</strong><br />

<strong>volontariato</strong> con <strong>la</strong> promulgazione <strong>del</strong><strong>la</strong> Legge 11 agosto 1991 n°266 “Legge<br />

31


CAPITOLO I<br />

Aspetti storici <strong>del</strong>le associazioni di soccorso sanitario in Italia<br />

quadro sul <strong>volontariato</strong>” che, seguita dalle leggi regionali, portò ad una piena<br />

e globale affermazione di un settore che aveva avuto un grande sviluppo<br />

negli ultimi decenni.<br />

In Lombardia trova piena applicazione con <strong>la</strong> Legge Regionale 24 luglio<br />

1993, n°22 “Disciplina <strong>del</strong> <strong>volontariato</strong>”, che all’art.1 enuncia:<br />

“La regione riconosce il ruolo <strong>del</strong> <strong>volontariato</strong> come strumento di<br />

solidarietà sociale e di concorso autonomo al<strong>la</strong> individuazione dei<br />

bisogni ed al conseguimento dei fini istituzionali dei servizi, ne<br />

promuove lo sviluppo salvaguardandone l’autonomia ed il<br />

pluralismo, ne riconosce <strong>la</strong> funzione di promozione culturale e di<br />

formazione ad una coscienza <strong>del</strong><strong>la</strong> partecipazione.”<br />

32


CAPITOLO II<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero<br />

CAPITOLO II<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero<br />

2.1 Il trasporto sanitario<br />

“Al numero di telefono ufficiale <strong>del</strong> Comitato <strong>del</strong><strong>la</strong> Croce Rossa, il<br />

22.275 in Via Po a Frosinone c’è un asilo infantile. Non è <strong>la</strong> prima<br />

sorpresa, attraverso un complesso giro, ci viene infine dato per<br />

buono il 20.702. Dall’altro capo <strong>del</strong> filo risponde il padre <strong>del</strong> dott.<br />

Lunghi, vice presidente <strong>del</strong> Comitato, che come presidente ha un<br />

patrizio, il marchese Bisleti. Riferiamo testualmente: <strong>la</strong> Croce<br />

Rossa dispone di un’ambu<strong>la</strong>nza vecchia di sei-sette anni; se<br />

qualcuno chiama l’asilo, gli danno il numero di mio figlio, che a sua<br />

volta telefona al segretario, il signor Alberto Bragaglia, al 20.897.<br />

E’ quest’ultimo che provvede ad avvertire, in caso di richiesta,<br />

l’autista, un pensionato che ha il telefono in casa e se esce fa<br />

sempre sapere dove è diretto. Il servizio procede così.” 1<br />

Con quest’esempio di catena telefonica di Sant’Antonio viene riportata <strong>la</strong><br />

modalità di chiamata di un’ambu<strong>la</strong>nza <strong>nel</strong> “Rapporto sul soccorso stradale<br />

sanitario” edito <strong>nel</strong> 1965.<br />

1<br />

Pino ABATE, “Rapporto sul soccorso stradale sanitario”, Quattroruote, marzo 1965<br />

pag.114.<br />

33


CAPITOLO II<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero<br />

Questo caso non è l’unico ma, neanche così raro, per riuscire ad attivare un<br />

mezzo di soccorso in Italia in pieno boom industriale.<br />

Ad Arona, <strong>nel</strong><strong>la</strong> provincia di Novara, in caso di bisogno l’utente poteva<br />

chiamare, se ne fosse stato a conoscenza, l’ospedale di terza categoria SS.<br />

Trinità, componendo i numeri: 21.76, 33.76 o 23.42. Dall’altro capo <strong>del</strong> filo il<br />

centralinista <strong>nel</strong> tardo pomeriggio <strong>del</strong> 12 febbraio <strong>del</strong> 1965 rispondeva così:<br />

“In questo momento l’autista è a casa; se occorre, lo chiamo per<br />

telefono; e così pure il medico.” 2<br />

Poco meno di trenta anni dopo con l’istituzione <strong>del</strong> numero unico “118” il<br />

sistema di soccorso italiano colma una grande <strong>la</strong>cuna organizzativa,<br />

ponendosi al passo degli altri paesi in cui il legis<strong>la</strong>tore aveva prestato<br />

maggior attenzione al soccorso extra-ospedaliero. Oggi <strong>nel</strong><strong>la</strong> provincia di<br />

Mi<strong>la</strong>no il 67 per cento <strong>del</strong>le ambu<strong>la</strong>nze viene inviato al richiedente entro 90<br />

secondi dal<strong>la</strong> ricezione <strong>del</strong><strong>la</strong> chiamata 3 .<br />

Il soccorso, <strong>nel</strong><strong>la</strong> accezione generale <strong>del</strong> termine, è un concetto che nasce e<br />

si sviluppa negli ultimi secoli. In precedenza <strong>la</strong> medicina non riconosceva al<br />

soccorso dignità sanitaria, ad eccezione <strong>del</strong>l’attività militare ove era<br />

contemp<strong>la</strong>to lo “sgombero” dal campo di battaglia indifferentemente dei feriti<br />

o dei morti rimasti sul terreno. Esempi si ritrovano negli ospedali militari<br />

<strong>del</strong>l’Impero Romano.<br />

Nel XIII secolo l'Arciconfraternita <strong>del</strong><strong>la</strong> Misericordia di Firenze, utilizzava per<br />

2 Ibidem pag.113.<br />

3 Fonte S.S.U.Em. 118 di Mi<strong>la</strong>no.<br />

34


CAPITOLO II<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero<br />

il trasporto di ma<strong>la</strong>ti <strong>la</strong> “zana”, specie di ger<strong>la</strong> dentro <strong>la</strong> quale si metteva<br />

l'infortunato che veniva poi trasportata a spal<strong>la</strong>. Negli anni successivi fu<br />

utilizzato il “cataletto” a mano che consisteva di due semplici pertiche da<br />

sollevare a braccia, l'amma<strong>la</strong>to veniva adagiato disteso dentro una sorta di<br />

cassone, oppure semiseduto su una portantina.<br />

In origine il termine ambu<strong>la</strong>nza stava ad indicare una formazione militare<br />

composta da personale sanitario, che costituiva solitamente un ospedale da<br />

campo al seguito <strong>del</strong>l'esercito di appartenenza. I feriti aspettavano sul campo<br />

<strong>la</strong> fine <strong>del</strong><strong>la</strong> battaglia e poi, magari un giorno o due dopo, venivano caricati su<br />

degli enormi "furgoni" tirati fin da 40 cavalli e portati agli ospedali, distanti a<br />

volte anche 50 o 100 Km. di strada interamente sterrata. Da molte descrizioni<br />

fatte da feriti sopravvissuti ai viaggi verso gli ospedali, ricaviamo come le<br />

maggiori sofferenze e, spesso, le cause di morte per <strong>la</strong> riapertura <strong>del</strong>le ferite,<br />

fossero proprio le scosse di un lungo viaggio in pratica senza assistenza.<br />

Il termine continuò ad avere questo utilizzo fino al<strong>la</strong> fine <strong>del</strong> 1700, specie<br />

presso le truppe francesi ove vennero istituiti gli ospedali ambu<strong>la</strong>nti che<br />

seguivano l'esercito.<br />

L'utilizzo <strong>del</strong> termine ambu<strong>la</strong>nza per indicare un mezzo finalizzato al<br />

soccorso ed al trasporto dei feriti, viene attribuito al barone Larrey 4 . Egli, con<br />

4 Dominique-Jean Larrey nacque in Francia <strong>nel</strong> 1766. Larrey notò che le modalità di<br />

soccorso ai feriti comportavano tempi molto lunghi per il loro raggiungimento. La<br />

conseguenza diretta di questo fatto era naturalmente una mortalità molto elevata. Presentò a<br />

Napoleone un progetto intito<strong>la</strong>to "Chirurgia <strong>del</strong>le battaglie" che era una riorganizzazione<br />

<strong>del</strong>l'assistenza sanitaria con il raggiungimento dei feriti già <strong>nel</strong> corso <strong>del</strong><strong>la</strong> battaglia con una<br />

immediata prestazione <strong>del</strong>le prime cure necessarie (oggi <strong>la</strong> definiremmo una "stabilizzazione<br />

sul posto" prima <strong>del</strong> trasporto).<br />

35


CAPITOLO II<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero<br />

l'introduzione <strong>del</strong><strong>la</strong> sua “ambu<strong>la</strong>nza vo<strong>la</strong>nte” <strong>nel</strong> 1797, capì per primo<br />

l'importanza di un trattamento immediato, seguito da un trasporto appropriato<br />

<strong>del</strong> ferito verso un ospedale o altro luogo attrezzato.<br />

E’ anche da sottolineare che fino al XVII secolo <strong>la</strong> presenza dei medici negli<br />

ospedali era decisamente episodica e si limitava spesso a consulti<br />

programmati, mentre l’accettazione <strong>del</strong> paziente veniva normalmente<br />

eseguita dal personale religioso.<br />

L’ambu<strong>la</strong>nza di Larrey era costruita per il trasporto di due feriti al massimo,<br />

adagiati supini a fianco a fianco, su dei lettini, precursori <strong>del</strong>le moderne<br />

barelle, che erano composti da una struttura metallica sul<strong>la</strong> quale si poggiava<br />

un materasso in crine di cavallo ricoperto in pelle. Per <strong>la</strong> comodità dei feriti i<br />

lettini, oltre ai materassi, erano dotati di cuscini in piume, anche questi<br />

rivestiti in pelle. Non mancavano le coperte.<br />

L'arredo interno era completato da un ulteriore rivestimento in pelle <strong>nel</strong><strong>la</strong><br />

parte inferiore <strong>del</strong>le pareti, ove erano ricavate numerose tasche che<br />

contenevano materiale di medicazione. Fu il primo mezzo adibito al trasporto<br />

dei feriti, con criteri di costruzione che prevedevano un sistema<br />

ammortizzante e condizioni igieniche garantite dal ricambio d'aria.<br />

La riorganizzazione con il sistema di Larrey migliorò sensibilmente le<br />

percentuali re<strong>la</strong>tive alle statistiche riguardanti <strong>la</strong> sopravvivenza dei soldati<br />

feriti. Le perdite totali dei francesi <strong>nel</strong>le 26 campagne dal 1792 fino al<strong>la</strong><br />

battaglia di Waterloo <strong>nel</strong> 1815, furono di due milioni e mezzo di uomini: di<br />

questi solo 150.000 morirono sui campi di battaglia; tutti gli altri perirono<br />

36


CAPITOLO II<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero<br />

dopo il trasporto in ospedali da campo in seguito ad infezioni, ma<strong>la</strong>ttie<br />

contagiose, stenti.<br />

Nel XIX secolo lo sviluppo dei carri ambu<strong>la</strong>nza fu dettato, come <strong>nel</strong>le epoche<br />

precedenti, dalle esigenze militari che richiedevano mezzi che consentissero<br />

il trasporto di un alto numero di feriti, <strong>del</strong> materiale necessario e dei<br />

soccorritori.<br />

Meritoria fu in tal senso l'opera di Florence Nightingale 5 , che mise in atto una<br />

vera e propria rivoluzione per quanto riguardava il trattamento dei feriti che<br />

molto spesso perivano colpiti da tifo e colera. Quello che <strong>la</strong> Nightingale colse,<br />

al di là dei grossi meriti in campo assistenziale che <strong>la</strong> fanno considerare <strong>la</strong><br />

madre <strong>del</strong><strong>la</strong> moderna professione infermieristica, si può facilmente<br />

riassumere con questa sua frase:<br />

“Un trasporto soddisfacente di amma<strong>la</strong>ti e feriti è il primo requisito<br />

per salvare loro <strong>la</strong> vita.” 6<br />

Durante <strong>la</strong> terza guerra d'Indipendenza <strong>nel</strong> 1866 si cominciarono a diffondere<br />

in Italia carri ambu<strong>la</strong>nza, grazie al<strong>la</strong> progettazione <strong>del</strong> medico Agostino<br />

Bertani 7 .<br />

La sua ambu<strong>la</strong>nza venne così definita all'epoca:<br />

5 Florence Nightingale nacque a Firenze <strong>nel</strong> 1820. Lavorò come volontaria durante <strong>la</strong> guerra<br />

di Crimea. Nel 1856 fece ritorno in Gran Bretagna, dove fondò un collegio per infermiere,<br />

segnando così l'inizio <strong>del</strong><strong>la</strong> formazione infermieristica professionale.<br />

6 Sito Internet www.volontari.org/gruppo-story.htm.<br />

7 Agostino Bertani nacque a Mi<strong>la</strong>no <strong>nel</strong> 1812, medico, patriota e uomo politico mazziniano.<br />

Nel 1848 fu con il Cattaneo tra gli organizzatori <strong>del</strong>le Cinque Giornate di Mi<strong>la</strong>no, l’anno<br />

successivo diresse i servizi sanitari durante <strong>la</strong> difesa <strong>del</strong><strong>la</strong> Repubblica Romana.<br />

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CAPITOLO II<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero<br />

“E' essa un veicolo montato su quattro ruote e sette molle. Riesce<br />

utilizzabile su qualsiasi strada e ha una notevole capienza perché<br />

può portare cinque feriti distesi su appositi lettini e altri tre seduti<br />

davanti.” 8<br />

Per quanto riguarda i carri ambu<strong>la</strong>nza si impose una certa tendenza al<strong>la</strong><br />

costruzione di carri leggeri, atti al trasporto di un unico infortunato in barel<strong>la</strong>;<br />

talvolta lo spazio interno consentiva anche ad un soccorritore di stare<br />

accanto al trasportato anche se <strong>la</strong> prassi era di correre il più velocemente<br />

possibile verso l'ospedale, in quanto le possibilità assistenziali sul posto e<br />

durante il trasporto erano alquanto limitate.<br />

In alcune città si adottarono allestimenti di barelle su biciclette o tandem per<br />

dare vita alle ciclo-lettighe, diffuse allora e rimaste in uso fin dopo <strong>la</strong> Seconda<br />

Guerra Mondiale.<br />

Intorno agli anni '20 <strong>del</strong> secolo scorso, si iniziò a privilegiare l'automobile. I<br />

nuovi autoveicoli consentivano di avere tre soccorritori a bordo e le<br />

ambu<strong>la</strong>nze, avevano all'interno una barel<strong>la</strong> principale cui spesso se ne<br />

sovrapponeva un'altra ed il vano sanitario chiuso o finestrato.<br />

Lo scoppio <strong>del</strong><strong>la</strong> Seconda Guerra Mondiale vide un rapido sviluppo degli<br />

automezzi e di conseguenza <strong>del</strong>le ambu<strong>la</strong>nze, pur conservando <strong>la</strong> vecchia<br />

logica militare di avere mezzi per il trasporto di più feriti, le parti in guerra<br />

diedero grossa importanza al trattamento precoce degli stessi.<br />

8 Sito Internet www.volontari.org/gruppo-story.htm.<br />

38


CAPITOLO II<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero<br />

Si svilupparono i sistemi di segna<strong>la</strong>zione: negli Stati Uniti erano diffuse le<br />

sirene già da un decennio, mentre in Italia le ambu<strong>la</strong>nze si notavano grazie a<br />

una croce luminosa che si accendeva sul tetto.<br />

Dal 1959 in Italia iniziò a comparire per obbligo di legge il <strong>la</strong>mpeggiante blu 9 ;<br />

le ambu<strong>la</strong>nze venivano costruite su te<strong>la</strong>i di automobili, le dimensioni esterne<br />

erano ridotte e lo spazio interno consentiva solo ad un soccorritore di sedere<br />

a fianco <strong>del</strong> trasportato: <strong>la</strong> filosofia era sempre quel<strong>la</strong> di correre verso<br />

l'ospedale. Al<strong>la</strong> fine degli anni '60 vennero privilegiati i furgoni che<br />

costituivano <strong>la</strong> base per <strong>la</strong> maggioranza <strong>del</strong>le ambu<strong>la</strong>nze. Gli interni erano<br />

semplici e spartani, <strong>la</strong> barel<strong>la</strong> era piuttosto pesante ed era necessario<br />

appoggiar<strong>la</strong> su un carrello all'arrivo in ospedale.<br />

Il soccorso è strettamente legato al progresso <strong>del</strong><strong>la</strong> medicina: i metodi di<br />

rianimazione prevedevano so<strong>la</strong>mente <strong>la</strong> venti<strong>la</strong>zione artificiale eseguita con il<br />

movimento <strong>del</strong>le braccia (metodo Silvester) e, solo <strong>nel</strong> 1958, Peter Safar<br />

introduce <strong>la</strong> tecnica <strong>del</strong> “bocca a bocca”.<br />

Nei primi anni ’60 si inizia a praticare il Massaggio Cardiaco Esterno (MCE)<br />

ed Ambu inventa il pallone a valvo<strong>la</strong> per <strong>la</strong> venti<strong>la</strong>zione artificiale, che<br />

prenderà poi il suo nome.<br />

2.2 Oltre il trasporto: il soccorso sanitario<br />

9 Decreto <strong>del</strong> Presidente <strong>del</strong><strong>la</strong> Repubblica 15 giugno 1959, n°393.<br />

39


CAPITOLO II<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero<br />

La svolta avvenne al<strong>la</strong> metà degli anni '60 negli Stati Uniti. Nel 1966, il<br />

Consiglio Nazionale di Ricerca <strong>del</strong>l'Accademia Nazionale <strong>del</strong>le Scienze<br />

statunitense pubblicò un impressionante rapporto sulle morti evitabili causate<br />

dalle carenze strutturali extra-ospedaliere e dei dipartimenti d'urgenza.<br />

Il Governo federale ne prese atto ed incaricò il Dipartimento dei Trasporti di<br />

riordinare il soccorso territoriale, contemporaneamente al<strong>la</strong> pubblicazione da<br />

parte <strong>del</strong>l’American Heart Association <strong>del</strong>le linee guida per <strong>la</strong> rianimazione<br />

cardiopolmonare ed il riconoscimento <strong>del</strong> concetto di “Golden Hour”.<br />

Secondo questo concetto tutto ciò che, in caso di trauma, avviene entro <strong>la</strong><br />

prima ora ha ripercussioni dirette sul<strong>la</strong> prognosi. Ciò fa si che si convenga<br />

che non è più possibile interpretare il soccorso semplicemente come<br />

l’ospedalizzazione <strong>del</strong> paziente il più velocemente possibile, con qualsiasi<br />

mezzo ed in qualunque ospedale. Diventa perciò fondamentale facilitare<br />

all’utente l’accesso al sistema di soccorso, fornire tempestivamente sul posto<br />

assistenza qualificata ed indirizzare il paziente al luogo di cure adeguate.<br />

Viene istituito l'Emergency Medical Service (EMS) che adotta come simbolo<br />

<strong>la</strong> “Star of Life” 10 , ora utilizzato universalmente come simbolo<br />

<strong>del</strong>l’emergenza.<br />

10 L’emblema fu utilizzato dall'American Medical Association. Una croce azzurra a sei barre,<br />

denominata Star of Life che fu fusa con il bastone di Escu<strong>la</strong>pio. Alle sei barre venne dato un<br />

significato specifico che rappresentasse i vari elementi dei servizi medici di emergenza:<br />

- ricezione <strong>del</strong><strong>la</strong> chiamata; - invio <strong>del</strong>l’ambu<strong>la</strong>nza;- arrivo sul posto; - trattamento sul<strong>la</strong> scena;<br />

- cure durante il trasporto; - trasferimento al<strong>la</strong> cura definitiva (ospedaliera).<br />

In Italia l'adozione <strong>del</strong><strong>la</strong> Star of Life, denominata "simbolo internazionale di soccorso" è stata,<br />

prevista dal Decreto Ministeriale n°553 <strong>del</strong> 1987 con il quale il Ministero dei trasporti<br />

suddivideva le ambu<strong>la</strong>nze italiane in tipo A, di soccorso, e B, di trasporto.<br />

Non è previsto il suo utilizzo sulle ambu<strong>la</strong>nze militari e su quelle <strong>del</strong><strong>la</strong> Croce Rossa Italiana.<br />

40


CAPITOLO II<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero<br />

Nel 1968 nasce il “911” come numero telefonico unico per il soccorso.<br />

Vengono creati i professionisti <strong>del</strong> soccorso, gli Emergency Medical<br />

Technicians e i Paramedics, nonché gli Emergency Medical Dispatchers.<br />

Finalmente l’emergenza extra-ospedaliera viene riconosciuta come parte<br />

integrante e fondamentale <strong>nel</strong><strong>la</strong> cura <strong>del</strong> paziente.<br />

I mezzi diventano sempre più attrezzati mentre si iniziano a praticare sul<br />

posto manovre di stabilizzazione <strong>del</strong>l’infortunato e di terapia precoce. Nel<br />

1984 Roy Kendrick, volontario californiano, ideò il “KED” uno strumento per<br />

l'estricazione atraumatica di vittime coinvolte in incidenti stradali.<br />

In Italia <strong>nel</strong> 1964, sulle strade, morirono 9.839 persone ma bisogna precisare<br />

che all’epoca le statistiche ufficiali consideravano morte per incidente<br />

stradale solo le vittime decedute sul luogo <strong>del</strong>l’evento o durante il trasporto<br />

ospedaliero. Una stima di quel periodo considera in realtà 15.000 persone<br />

decedute a causa di un incidente, alle quali si deve aggiungere<br />

l’impressionante numero di feriti che furono 230.759 11 .<br />

Secondo una re<strong>la</strong>zione presentata ad un Convegno sul<strong>la</strong> rianimazione tenuto<br />

a Losanna <strong>nel</strong> 1960, per almeno il 50 per cento degli infortunati che morivano<br />

prima <strong>del</strong> ricovero in ospedale, il decesso era causato da asfissia e si poteva<br />

evitare o ritardare con un’assistenza appropriata: in certi casi sarebbe<br />

bastata una conoscenza minima <strong>del</strong>le norme di primo soccorso.<br />

11 A partire dal 1999 viene adottata una definizione conforme alle norme internazionali:<br />

morti, le persone decedute sul colpo (entro le 24 ore) o quelle decedute dal 2° al trentesimo<br />

giorno, a partire da quello <strong>del</strong>l’incidente compreso;<br />

feriti, le persone che hanno subito lesioni al proprio corpo in seguito ad incidenti.<br />

41


CAPITOLO II<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero<br />

Inoltre, secondo un’indagine statistica svolta <strong>nel</strong>lo stesso periodo dal Prof.<br />

Giorgio Damia <strong>del</strong><strong>la</strong> Clinica chirurgica <strong>del</strong>l’Università di Mi<strong>la</strong>no con <strong>la</strong><br />

col<strong>la</strong>borazione <strong>del</strong><strong>la</strong> Vigi<strong>la</strong>nza Urbana, su 5.000 infortuni presi in esame, il 75<br />

per cento <strong>del</strong>le vittime era stato trasportato all’ospedale da un mezzo di<br />

fortuna, vale a dire con una macchina di passaggio dal luogo <strong>del</strong>l’incidente<br />

oppure, <strong>nel</strong> caso dei pedoni, direttamente dall’investitore 12 .<br />

I “soliti volenterosi”, come venivano definiti all’epoca, spesso si<br />

trasformavano da “buoni samaritani” in “assassini involontari”. Ai tempi l’idea<br />

<strong>del</strong> soccorso ai feriti coincideva con l’immagine di un’auto che si dirigeva a<br />

velocità sostenuta verso il più vicino ospedale, suonando il c<strong>la</strong>cson,<br />

attraversando i semafori rossi con un fazzoletto bianco che svento<strong>la</strong>va dal<br />

finestrino.<br />

Il problema non era solo organizzativo, <strong>nel</strong>lo stesso tempo mancava<br />

l’educazione e l’attenzione a queste problematiche. Significativo a proposito<br />

l’istituzione <strong>del</strong> numero unico per il soccorso meccanico ma non sanitario. Il<br />

numero di soccorso per guasto meccanico “116” era valido per tutta l’Italia<br />

tranne alcune province <strong>del</strong> sud che avevano addirittura un numero di due<br />

cifre lo “01” (Catanzaro, Enna, Lecce, Potenza).<br />

I numeri di soccorso stradale sanitario erano consultabili in un manualetto di<br />

istruzioni <strong>del</strong> soccorso meccanico, edito dall’ACI <strong>nel</strong> 1965, sotto il titolo<br />

“Dislocazione provinciale <strong>del</strong>le autoambu<strong>la</strong>nze”, c’era un elenco con tutti i<br />

12<br />

Pino ABATE, “Rapporto sul soccorso stradale sanitario”, Quattroruote, marzo 1965<br />

pag.106.<br />

42


CAPITOLO II<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero<br />

comuni che disponevano di ambu<strong>la</strong>nze con indirizzi, numeri di telefono e in<br />

cui vi erano diversi errori.<br />

Mi<strong>la</strong>no fu una tra le prime città in Italia che istituì il numero unico per <strong>la</strong><br />

ricezione <strong>del</strong>le chiamate di soccorso: il 77.33 attivato <strong>nel</strong> 1962 dai Vigili<br />

Urbani presso il Comando di Piazza Beccaria. La funzione era <strong>la</strong> ricezione<br />

<strong>del</strong>le chiamate di ambu<strong>la</strong>nza e lo smistamento <strong>del</strong>le stesse alle “croci”,<br />

secondo il criterio <strong>del</strong><strong>la</strong> vicinanza topografica tra il luogo <strong>del</strong>l’evento e <strong>la</strong> sede<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> “croce”.<br />

L’elevato numero di sedi di ambu<strong>la</strong>nza, decentrate <strong>nel</strong>le varie zone,<br />

caratteristica peculiare <strong>del</strong><strong>la</strong> città di Mi<strong>la</strong>no, configurava spontaneamente una<br />

dislocazione capil<strong>la</strong>re <strong>del</strong>le ambu<strong>la</strong>nze che si trovavano così <strong>nel</strong>le vicinanze<br />

dei possibili luoghi di chiamata, anche se alcune zone erano re<strong>la</strong>tivamente<br />

sguarnite.<br />

Al riguardo occorre considerare anche <strong>la</strong> creazione <strong>del</strong>le cosiddette<br />

“colonnine”, come posti di stazionamento <strong>del</strong>le ambu<strong>la</strong>nze sul<strong>la</strong> pubblica via.<br />

Le “colonnine” erano dei telefoni posizionati in contenitori metallici e collegati<br />

via cavo al<strong>la</strong> Centrale Operativa dei Vigili Urbani che poteva comunicare<br />

direttamente con l’equipaggio <strong>del</strong>l’ambu<strong>la</strong>nza. Questi punti di stazionamento<br />

<strong>del</strong>le ambu<strong>la</strong>nze vengono tuttora utilizzati al fine di dislocare strategicamente<br />

i mezzi di soccorso negli orari diurni quando gli spostamenti risultano<br />

difficoltosi a causa <strong>del</strong> traffico.<br />

43


CAPITOLO II<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero<br />

Un secondo numero, il 38.83 per le chiamate di soccorso sanitario, era quello<br />

fornito dal centralino <strong>del</strong><strong>la</strong> Croce Rossa di Via Pucci, che normalmente<br />

evadeva le richieste degli utenti con le ambu<strong>la</strong>nze a propria disposizione.<br />

Ogni associazione poi, territorialmente radicata, pubblicizzava il proprio<br />

numero di chiamata ambu<strong>la</strong>nza e, all’occorrenza, predisponeva l’invio <strong>del</strong><br />

mezzo.<br />

Questo spesso si traduceva con l’invio di due o più ambu<strong>la</strong>nze che<br />

accorrevano presso il luogo <strong>del</strong>l’evento a causa di una richiesta di soccorso<br />

effettuata, ad esempio per incidente stradale, da più persone ai diversi<br />

numeri di telefono disponibili.<br />

A Mi<strong>la</strong>no <strong>nel</strong> 1983 il cittadino aveva a disposizione tre opzioni <strong>nel</strong> caso<br />

avesse avuto bisogno di un servizio sanitario urgente 13 :<br />

1) chiamare un medico al proprio domicilio;<br />

2) chiamare un’ambu<strong>la</strong>nza facendo riferimento ad uno o più numeri<br />

telefonici a sua disposizione;<br />

3) recarsi con i propri mezzi presso un pronto soccorso ospedaliero.<br />

Veniva <strong>la</strong>sciata al cittadino <strong>la</strong> valutazione di chi chiamare. Non veniva<br />

reputata idonea una funzione di consulenza fatta da medici:<br />

“…per ragioni di costi e non da ultimo per il fatto che egli<br />

tenderebbe, per ovvie ragioni di autotute<strong>la</strong>, ad inviare sempre il<br />

soccorso più qualificato e più costoso.” 14<br />

13<br />

“La rete dei servizi di emergenza sanitaria <strong>nel</strong><strong>la</strong> Città di Mi<strong>la</strong>no”, Comune di Mi<strong>la</strong>no<br />

Assessorato Igiene e Sanità, Mi<strong>la</strong>no 1983.<br />

14 Ibidem pag.106.<br />

44


CAPITOLO II<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero<br />

Era invece presa in considerazione l’ipotesi di utilizzare personale<br />

infermieristico per <strong>la</strong> ricezione <strong>del</strong><strong>la</strong> chiamata di soccorso.<br />

Nel 1983 l’Assessorato al<strong>la</strong> Sanità <strong>del</strong> Comune Mi<strong>la</strong>no in uno studio su “La<br />

rete dei servizi di emergenza sanitaria <strong>nel</strong><strong>la</strong> Città di Mi<strong>la</strong>no”, individuava<br />

l’esigenza, a livello cittadino, di un coordinamento obbligatorio assunto<br />

dall’Ente Pubblico:<br />

“<strong>del</strong>le varie organizzazioni di trasporto infermi e si può inizialmente<br />

sostanziare in:<br />

- censimento partico<strong>la</strong>reggiato e aggiornato <strong>del</strong>le risorse di<br />

ciascuna organizzazione…;<br />

- verifica di copertura di tutte le zone <strong>del</strong><strong>la</strong> città per un intervento in<br />

tempi minimi…;<br />

- programmazione <strong>del</strong><strong>la</strong> presenza oraria <strong>del</strong> personale per evitare<br />

gli attuali vuoti di intervento…;<br />

- disciplina dei raccordi tra Croci ed Ospedali;<br />

(...)<br />

Lasciando autonomia gestionale alle singole associazioni, va<br />

comunque diffuso, come informazione ed immagine al<strong>la</strong><br />

popo<strong>la</strong>zione, il mo<strong>del</strong>lo unitario <strong>del</strong> servizio trasporto infermi.<br />

Pertanto da una parte il coordinamento centrale controllerà<br />

l’omogeneizzazione <strong>del</strong>le prestazioni erogate, dall’altra verrà<br />

pubblicizzato il centralino unico come momento di chiamata <strong>del</strong><br />

servizio.” 15<br />

Dal<strong>la</strong> stessa indagine si ricava che le ambu<strong>la</strong>nze che costituivano il parco<br />

mezzi <strong>del</strong>le 18 associazioni operanti <strong>nel</strong><strong>la</strong> Città di Mi<strong>la</strong>no erano 137, utilizzate<br />

sia per il soccorso che per altri tipi di servizi tra cui trasferimenti tra ospedali<br />

15 Ibidem pagg.114 e 115.<br />

45


CAPITOLO II<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero<br />

e dimissioni verso le abitazioni. Le ambu<strong>la</strong>nze con allestimento a centro<br />

mobile di rianimazione erano sette.<br />

Erano 183 i dipendenti assunti dalle associazioni che operavano a Mi<strong>la</strong>no e<br />

che assicuravano normalmente il servizio negli orari diurni dei giorni feriali. I<br />

volontari erano 1.975 di cui 425 (stima) appartenevano al<strong>la</strong> Croce Bianca di<br />

Mi<strong>la</strong>no 16 .<br />

Verso <strong>la</strong> fine degli anni ’60 si era diffuso in Europa l’utilizzo di elicotteri<br />

medicalizzati di soccorso a uso civile: sia per interventi “primari”, cioè l’invio<br />

<strong>del</strong> mezzo direttamente sul luogo <strong>del</strong>l’evento, che “secondari”, cioè il<br />

trasporto da ospedale a ospedale di un paziente che presenti una patologia<br />

partico<strong>la</strong>rmente grave. L’evoluzione tecnica, che ha favorito <strong>la</strong> sempre<br />

maggior sicurezza operativa e <strong>la</strong> diminuzione dei costi di gestione, ne ha<br />

permesso <strong>la</strong> rapida diffusione. Anche in questo caso il primo utilizzo<br />

<strong>del</strong>l’elicottero come mezzo di soccorso fu in ambito militare, da parte <strong>del</strong>le<br />

forze armate americane, durante il conflitto coreano <strong>nel</strong> 1950-1953.<br />

In Italia il primo utilizzo in ambito civile si registra <strong>nel</strong> 1966 durante le alluvioni<br />

in Veneto e in Toscana e poi, durante il terremoto <strong>del</strong> Belice, <strong>nel</strong> 1968.<br />

Per arrivare all’utilizzo <strong>del</strong>l’elicottero come mezzo di soccorso non legato a<br />

interventi che oggi chiameremmo di protezione civile, si dovrà attendere fino<br />

al<strong>la</strong> metà degli anni ’80 quando, in alcune regioni <strong>del</strong> Centro Nord, ha inizio<br />

in via sperimentale l’utilizzo <strong>del</strong>l’elicottero per portare direttamente sul luogo<br />

16 Ibidem da pag. n.135 a pag. n.153.<br />

46


CAPITOLO II<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero<br />

<strong>del</strong>l’evento un’équipe sanitaria specializzata in grado di prestare le prime<br />

cure e di procedere al<strong>la</strong> stabilizzazione <strong>del</strong> paziente.<br />

A Mi<strong>la</strong>no il servizio di elisoccorso viene assegnato dal<strong>la</strong> Regione Lombardia<br />

all’Ospedale Niguarda Ca’ Granda e ha inizio in via sperimentale il 1 agosto<br />

1986 con <strong>la</strong> creazione di un Polo di Elisoccorso.<br />

Durante il primo periodo di sperimentazione durato fino al 22 ottobre <strong>del</strong>lo<br />

stesso anno, l’elicottero eseguì un solo intervento primario e 32 interventi<br />

secondari 17 . Durante <strong>la</strong> seconda fase <strong>del</strong><strong>la</strong> sperimentazione durata un solo<br />

mese con inizio il 23 ottobre 1986, <strong>la</strong> Direzione Sanitaria si avvale <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

consulenza <strong>del</strong><strong>la</strong> Unione Regionale Lombarda <strong>del</strong>le Associazioni di Pubblica<br />

Assistenza per <strong>la</strong> cogestione, unitamente al personale medico e<br />

infermieristico <strong>del</strong>l’Ospedale Niguarda, <strong>del</strong><strong>la</strong> nuova “Sa<strong>la</strong> Operativa<br />

Emergenze”. I 25 volontari <strong>del</strong>le Pubbliche Assistenze a turno si occupano<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> sa<strong>la</strong> radio, dei contatti con le associazione sul territorio, <strong>del</strong><strong>la</strong> raccolta<br />

dei dati re<strong>la</strong>tivi al servizio.<br />

I risultati sono ottimi come risulta dal rapporto sul “Servizio sperimentale di<br />

ELI-SOCCORSO” redatto dall’Ospedale Niguarda Ca’ Granda al termine<br />

<strong>del</strong><strong>la</strong> sperimentazione:<br />

“L’informazione prima ed il coinvolgimento poi dei Volontari <strong>del</strong>le<br />

varie Croci di Pubblica Assistenza ha consentito:<br />

- di iniziare un rapporto completamente diverso tra i servizi di<br />

ambu<strong>la</strong>nza e l’ospedale, superando quelle barriere psicologiche<br />

17 Per primario si intende l’intervento effettuato portando direttamente medico e infermiere<br />

sul luogo <strong>del</strong>l’evento. Per secondario si intende il trasporto di un paziente generalmente da<br />

un ospedale ad un altro.<br />

47


CAPITOLO II<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero<br />

che in taluni casi li vedevano tra loro antagonisti e privi di una<br />

necessaria col<strong>la</strong>borazione.<br />

Questa crescita culturale è fondamentale per una rapida ed<br />

atraumatica costituzione di un sistema integrato per <strong>la</strong> gestione<br />

<strong>del</strong>l’emergenza territoriale.<br />

- di poter gestire <strong>la</strong> sa<strong>la</strong> emergenze ed il servizio elicottero in<br />

maniera continuativa ed efficace, a fronte di una presenza di<br />

personale infermieristico assai limitato.<br />

(…)<br />

- di riuscire ad utilizzare l’elicottero per soccorsi primari stante <strong>la</strong><br />

col<strong>la</strong>borazione dei servizi di ambu<strong>la</strong>nza, ora pienamente coinvolti<br />

<strong>nel</strong><strong>la</strong> gestione <strong>del</strong> servizio.”<br />

Nel 1992 viene attivata <strong>la</strong> Centrale Operativa <strong>del</strong>l’Elisoccorso e, tramite<br />

pubblico concorso, vengono selezionati 10 Operatori Tecnici tra i volontari<br />

che avevano maturato precedentemente esperienza <strong>nel</strong><strong>la</strong> sa<strong>la</strong> operativa 18 .<br />

Sempre <strong>nel</strong> 1992 <strong>nel</strong><strong>la</strong> stessa Centrale ha inizio il servizio di automedica<br />

intesa come mezzo di soccorso “avanzato” che porta, al di fuori <strong>del</strong>le mura<br />

ospedaliere e direttamente sul luogo <strong>del</strong>l’evento, una équipe sanitaria<br />

composta da un medico anestesista-rianimatore e da un infermiere<br />

professionale con esperienza <strong>nel</strong>l’urgenza. Anche in questo caso assistiamo<br />

18 Per accedere al ruolo di Operatore Tecnico oltre ai normali requisiti per l’assunzione in un<br />

ente pubblico, bisogna avere “almeno un anno di esperienza per <strong>la</strong> gestione dei mezzi di<br />

soccorso medicalizzato” (tratto dall’Avviso pubblico per chiamata diretta <strong>del</strong> 16/09/1999).<br />

Negli anni il numero di volontari che hanno partecipato alle prove di selezione è andato<br />

aumentando:<br />

1° concorso per 10 posti <strong>del</strong> 1992 sono pervenute 12 domande;<br />

2° concorso per 8 posti <strong>del</strong> 1993 sono pervenute circa 40 domande;<br />

3° concorso per 1 posto <strong>del</strong> 1996 sono pervenute circa 50 domande;<br />

4° concorso per 9 posti <strong>del</strong> 1999 sono pervenute circa 150 domande;<br />

5° concorso per 4 posti (tempo determinato) <strong>del</strong> 2002 sono pervenute circa 70 domande.<br />

(Fonte S.S.U.Em. 118 di Mi<strong>la</strong>no)<br />

48


CAPITOLO II<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero<br />

ad una col<strong>la</strong>borazione con le Associazioni di <strong>volontariato</strong>: l’ambu<strong>la</strong>nza,<br />

l’autista e un soccorritore vengono messi a disposizione dalle Pubbliche<br />

Assistenze e dal<strong>la</strong> Croce Bianca di Mi<strong>la</strong>no.<br />

2.3 La nascita <strong>del</strong> numero unico nazionale di soccorso<br />

In base alle esperienze maturate <strong>nel</strong><strong>la</strong> gestione <strong>del</strong> numero unico di alcune<br />

realtà locali di soccorso nasce <strong>nel</strong> 1992, il numero unico nazionale “118”. Il<br />

DPR <strong>del</strong> 27 marzo 1992 “Atto di indirizzo e coordinamento alle regioni per <strong>la</strong><br />

determinazione dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza”, stabilisce<br />

all’art.3 – comma 1, che:<br />

“Il sistema di al<strong>la</strong>rme sanitario è assicurato dal<strong>la</strong> Centrale<br />

operativa, cui fa riferimento il numero unico telefonico nazionale<br />

118. Al<strong>la</strong> Centrale operativa affluiscono tutte le richieste di<br />

intervento per emergenza sanitaria. La Centrale operativa<br />

garantisce il coordinamento di tutti gli interventi <strong>nel</strong>l’ambito<br />

territoriale di riferimento.”<br />

Il comma 3 <strong>del</strong>lo stesso articolo prevede che:<br />

“L’attivazione <strong>del</strong><strong>la</strong> Centrale operativa comporta il superamento<br />

degli altri numeri di emergenza sanitaria di enti, associazioni, e<br />

servizi <strong>del</strong>le USL <strong>nel</strong>l’ambito territoriale di riferimento, anche<br />

mediante convogliamento automatico <strong>del</strong>le chiamate sul<strong>la</strong><br />

Centrale operativa <strong>del</strong> 118.”<br />

L’istituzione di un numero telefonico unico per le chiamate d’emergenza non<br />

ha significato approntare una so<strong>la</strong> centrale per il fabbisogno nazionale, ma<br />

49


CAPITOLO II<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero<br />

piuttosto razionalizzare il territorio e suddividerlo in aree di responsabilità con<br />

più centri operativi. Ogni provincia dispone di una propria centrale operativa<br />

ad eccezione di quel<strong>la</strong> di Mi<strong>la</strong>no che, per estensione e densità di popo<strong>la</strong>zione<br />

ne conta due: quel<strong>la</strong> <strong>del</strong>le città Meneghina e quel<strong>la</strong> <strong>del</strong><strong>la</strong> città di Monza 19 .<br />

Tutte le altre, per esempio Roma, Napoli e Bologna, dispongono di una<br />

centrale operativa ciascuna.<br />

La provincia è stata scelta come zona di competenza territoriale per<br />

realizzare le centrali operative dei diversi 118 per due ragioni: <strong>la</strong> prima era <strong>la</strong><br />

necessità tecnica degli impianti di telecomunicazione di c<strong>la</strong>ssificare l’origine<br />

<strong>del</strong>le chiamate dal prefisso teleselettivo di provenienza; <strong>la</strong> seconda ragione<br />

originava dal fatto che già altri numeri d’emergenza come il 113 o il 112,<br />

avevano adottato questo tipo di sistema.<br />

Per le associazione di soccorso si chiude un’epoca, si spezza quel filo che<br />

per anni le ha legate direttamente al cittadino. Il passaggio non è indolore, si<br />

deve invitare chi ha bisogno di un’ambu<strong>la</strong>nza a chiamare un altro ente: il 118.<br />

Tutti i numeri telefonici facenti capo ai centralini <strong>del</strong>le diverse associazioni<br />

perdono il loro significato iniziale di “associazione di soccorso <strong>del</strong><strong>la</strong> zona” cui<br />

far riferimento in caso di bisogno e diventano numeri per i cittadini bisognosi<br />

di servizi non riconducibili al soccorso.<br />

Ma i vantaggi sono comunque evidenti sia per l’utente che per le<br />

associazioni. Per il cittadino il numero unico vuol dire garanzia che per tutto<br />

19<br />

Per <strong>la</strong> Provincia di Mi<strong>la</strong>no il 118 di Monza garantisce il soccorso <strong>nel</strong>l’area di Monza e<br />

Brianza (prefissi telefonici 039 e 0362).<br />

50


CAPITOLO II<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero<br />

l’anno in qualsiasi ora in situazioni di urgenza o emergenza, avvenga l’invio<br />

immediato <strong>del</strong> mezzo di soccorso sanitario più qualificato e indicato per il suo<br />

problema.<br />

Per le associazioni significa avere un punto di riferimento su cui contare per<br />

le innumerevoli situazioni che il soccorso presenta: non sono più sole.<br />

L’istituzione <strong>del</strong> numero unico per il soccorso 118, non ha quindi significato <strong>la</strong><br />

realizzazione di un nuovo sistema di soccorso, bensì <strong>la</strong> sua ristrutturazione<br />

sul<strong>la</strong> base di un impianto già funzionante e facente capo ad una realtà che in<br />

buona parte era stata per decenni garantita da diverse associazioni di<br />

<strong>volontariato</strong>.<br />

La struttura sanitaria pubblica si integra pertanto con un patrimonio<br />

solidaristico ricco di idee e di esperienze maturato <strong>nel</strong> passato, operando in<br />

termini costruttivi per il soddisfacimento dei bisogni attuali e ponendo le basi<br />

per un’ulteriore crescita.<br />

Cambia radicalmente il rapporto con il paziente: riorganizzando il sistema e<br />

istituendo un organo di coordinamento ma <strong>la</strong>sciando invariata <strong>la</strong> forza <strong>la</strong>voro,<br />

il sistema di soccorso trae dei benefici, poiché queste forze ora sono state<br />

razionalizzate.<br />

Al numero 118 vengono riconosciute le seguenti funzioni: ricezione <strong>del</strong>le<br />

richieste di soccorso; valutazione e tempestiva risposta al caso; continua<br />

verifica <strong>del</strong><strong>la</strong> disponibilità e dislocazione dei mezzi; aggiornamento <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

banca dati sul<strong>la</strong> disponibilità dei posti letto in area critica (terapia intensiva);<br />

attività di supporto e controllo dei mezzi in missione; gestione <strong>del</strong>le maxi<br />

51


CAPITOLO II<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero<br />

emergenze e coordinamento <strong>del</strong> trasferimento urgente di pazienti tra<br />

ospedali.<br />

Non cambia invece il personale che compone gli equipaggi dei mezzi di<br />

soccorso <strong>del</strong>le associazioni chiamati Mezzi di Soccorso di Base (MSB), che<br />

sono figure professionali assunte dall’associazione, oppure volontari<br />

adeguatamente addestrati, ma non sono quasi mai persone che hanno avuto<br />

una formazione sanitaria (non sono cioè né medici né infermieri).<br />

A questi mezzi gestiti dalle associazioni vengono affiancati i Mezzi di<br />

Soccorso Avanzato (MSA) che sono invece mezzi con il personale sanitario<br />

composto da un medico, un infermiere professionale e da un soccorritore<br />

preposto al<strong>la</strong> guida <strong>del</strong> mezzo.<br />

L’istituzione <strong>del</strong> 118 apporta diverse novità: <strong>la</strong> già citata revisione <strong>del</strong><br />

concetto di soccorso extra-ospedaliero; <strong>la</strong> creazione di una struttura sanitaria<br />

che si avvale dei sistemi telematici per fornire un servizio; un nuovo tipo di<br />

contatto tra il cittadino e <strong>la</strong> sanità pubblica che si traduce con <strong>la</strong> nascita di<br />

una nuova figura professionale, quel<strong>la</strong> <strong>del</strong>l’Operatore Tecnico <strong>del</strong> soccorso<br />

d’urgenza, che è in grado di comprendere sia le problematiche di carattere<br />

sanitario, che di utilizzare sistemi informatici complessi.<br />

L’idea che l’operatore debba, di routine, valutare un paziente e prendere<br />

decisioni anche importanti <strong>nel</strong>lo spazio di un minuto, utilizzando protocolli<br />

d’interrogazione telefonica, fanno sì che venga riconosciuta <strong>la</strong> vera rilevanza<br />

<strong>del</strong>l’attività. Egli diventa il “biglietto da visita” <strong>del</strong> sistema di soccorso, parte<br />

inscindibile <strong>del</strong> primo a<strong>nel</strong>lo <strong>del</strong><strong>la</strong> “catena di sopravvivenza”.<br />

52


CAPITOLO II<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero<br />

L’operatore tecnico è una persona con esperienza maturata come volontario<br />

o dipendente in un’associazione di soccorso che viene assunta dall’Azienda<br />

Ospedaliera attraverso un pubblico concorso e, in seguito, appositamente<br />

formata all’attività di centrale. È <strong>la</strong> figura numericamente preponderante <strong>nel</strong><strong>la</strong><br />

COEU (Centrale Operativa Emergenza Urgenza) di Mi<strong>la</strong>no. Svolge attività di<br />

filtro al<strong>la</strong> domanda sanitaria “interfacciandosi” direttamente con il cittadino,<br />

effettua <strong>la</strong> scrematura fra richieste di soccorso urgente e non urgente,<br />

raccoglie i dati logistici <strong>del</strong>l’intervento, applica il primo filtro sanitario<br />

utilizzando i codici colore che indicano <strong>la</strong> criticità <strong>del</strong>l’evento in base alle<br />

informazioni ottenute dall’interrogazione telefonica e procede all’invio dei<br />

mezzi di soccorso secondo le procedure.<br />

L’utilizzo dei codici colore deriva dal Decreto <strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong><strong>la</strong> Sanità <strong>del</strong> 13<br />

maggio 1992 “Criteri e requisiti per <strong>la</strong> codificazione degli interventi di<br />

emergenza” 20 <strong>la</strong> cui codificazione si può così riassumere:<br />

CODICE TIPOLOGIA DELL’EVENTO<br />

VERDE Paziente poco critico – parametri vitali <strong>nel</strong><strong>la</strong> norma, assenza<br />

di rischi evolutivi, trauma minore.<br />

GIALLO Paziente mediamente critico – alterazione di un solo<br />

parametro vitale, trauma senza fattori aggravanti<br />

ROSSO Paziente molto critico – assenza di un parametro vitale,<br />

alterazione di almeno due parametri vitali.<br />

20 Prima <strong>del</strong>l’introduzione dei codici colore già alcune associazioni utilizzavano dei codici. Le<br />

Pubbliche Assistenze utilizzavano i codici dal 1 al 4 per indicare le condizioni <strong>del</strong> paziente.<br />

53


CAPITOLO II<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero<br />

Questi codici vengono comunicati al personale <strong>del</strong>l’ambu<strong>la</strong>nza che si reca sul<br />

luogo <strong>del</strong>l’evento utilizzando i dispositivi d’emergenza (<strong>la</strong>mpeggianti e sirena)<br />

<strong>nel</strong> caso di codice giallo o rosso. Prima di partire dal luogo <strong>del</strong>l’evento<br />

l’equipaggio <strong>del</strong>l’ambu<strong>la</strong>nza comunica al<strong>la</strong> Centrale Operativa il codice con<br />

cui si dirige verso l’ospedale e, <strong>nel</strong> caso di mancato trasporto, vengono<br />

comunicati i seguenti codici:<br />

CODICE ESITO DELLA MISSIONE<br />

BIANCO Paziente che rifiuta il trasporto verso l’ospedale<br />

NERO Paziente deceduto<br />

L’operatore tecnico è una peculiarità <strong>del</strong><strong>la</strong> Centrale Operativa di Mi<strong>la</strong>no: è<br />

personale che ha accumu<strong>la</strong>to una lunga esperienza territoriale <strong>nel</strong>le<br />

associazioni di soccorso, esperienza che viene travasata all’interno <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

struttura con passione propria di chi ha svolto volontariamente questa attività.<br />

Molti operatori proseguono poi <strong>la</strong> loro opera di soccorritori volontari <strong>nel</strong>le<br />

associazioni di provenienza.<br />

In generale all’operatore tecnico, tramite procedure di centrale, compete <strong>la</strong><br />

determinazione <strong>del</strong><strong>la</strong> gravità presunta <strong>del</strong>l’evento, l’invio dei mezzi MSB o<br />

MSA, l’inoltro alle figure sanitarie <strong>del</strong>le richieste di consulenza professionale<br />

o medico legale e <strong>la</strong> gestione logistica degli interventi.<br />

L’Infermiere di Centrale, che non risponde direttamente alle richieste di<br />

soccorso, è un infermiere professionale <strong>del</strong>l’Azienda Ospedaliera con<br />

esperienza di area critica, esperienza sui mezzi di soccorso avanzato e<br />

54


CAPITOLO II<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero<br />

svolge, in col<strong>la</strong>borazione con il medico di centrale, attività di filtro sanitario<br />

approfondito per <strong>la</strong> valutazione <strong>del</strong>l’invio di un mezzo di soccorso avanzato.<br />

Al bisogno fornisce istruzioni prearrivo all’utente e consulenza sanitaria agli<br />

equipaggi <strong>del</strong> MSB, raccoglie informazioni dal MSA sulle necessità mediche<br />

o chirurgiche dei pazienti soccorsi e ne ricerca <strong>la</strong> destinazione ospedaliera<br />

adeguata.<br />

L’art.4 <strong>del</strong> già citato DPR 27 marzo 1992 - comma 1 stabilisce che:<br />

“La responsabilità medico-organizzativa <strong>del</strong><strong>la</strong> Centrale operativa è<br />

attribuita nominativamente, anche a rotazione a un medico<br />

ospedaliero con qualifica non inferiore ad aiuto corresponsabile,<br />

preferibilmente anestesista, in possesso di documentata<br />

esperienza ed operante <strong>nel</strong><strong>la</strong> medesima area <strong>del</strong>l’emergenza.”<br />

Da qui <strong>la</strong> figura <strong>del</strong> Medico che ha <strong>la</strong> responsabilità medico legale <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

Centrale Operativa. Gestisce non solo le funzioni già descritte proprie<br />

<strong>del</strong>l’infermiere, ma anche tutte le questioni mediche e legali. Si presta a<br />

consulenze sanitarie a medici ospedalieri per <strong>la</strong> ricerca di posti letto di area<br />

critica, autorizza i trasporti secondari di pazienti critici a mezzo <strong>del</strong> elicottero<br />

e ordina <strong>la</strong> chiamata <strong>del</strong> personale reperibile in caso di maxi emergenze,<br />

ossia quegli eventi di notevole gravità per il numero di vittime coinvolte.<br />

In Italia l’attivazione <strong>del</strong>le centrali 118 <strong>nel</strong>le varie regioni è stata lenta e<br />

ricondotta più volte al<strong>la</strong> definizione "a macchia di leopardo", proprio per<br />

sottolineare <strong>la</strong> disomogeneità <strong>nel</strong><strong>la</strong> diffusione dei sistemi operativi. Nel 1992<br />

il servizio era limitato ad alcune regioni <strong>del</strong>l’Italia settentrionale, in partico<strong>la</strong>re<br />

<strong>del</strong> settore centro-orientale (Friuli, Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia,<br />

55


CAPITOLO II<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero<br />

Emilia Romagna, Piemonte), anche se non in tutte le province, ad eccezione<br />

<strong>del</strong> Friuli dove era completamente operativo.<br />

Al<strong>la</strong> fine <strong>del</strong> 1996 <strong>la</strong> diffusione dei sistemi 118 evolve abbastanza nettamente<br />

ma non dappertutto: le regioni <strong>del</strong> nord e <strong>del</strong> centro Italia risultano<br />

interamente attivate, eccezion fatta per l’Umbria.<br />

Nelle regioni meridionali bisogna attendere il 1997 per avere le prime<br />

province attivate in Ca<strong>la</strong>bria e un servizio in embrione in alcune province<br />

siciliane.<br />

In Basilicata come riportava l’8 ottobre 2002 “La Gazzetta <strong>del</strong><strong>la</strong> Basilicata”, si<br />

auspicava una rapida attivazione di questo importante servizio 21 .<br />

Ritornando al<strong>la</strong> realtà di Mi<strong>la</strong>no il 118 coordina 49 ambu<strong>la</strong>nze (21 a Mi<strong>la</strong>no e<br />

28 in Provincia) con disponibilità continua di 16 o 24 ore <strong>nel</strong>l’arco <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

giornata, a queste si aggiungono circa 100 ambu<strong>la</strong>nze a disponibilità<br />

discontinua. Coordina inoltre 5 auto con medico e infermiere a bordo in<br />

Mi<strong>la</strong>no e una in Provincia che a breve diventeranno 4. Dispone infine di un<br />

elicottero in grado di raggiungere in pochi minuti tutta l’area provinciale e<br />

quel<strong>la</strong> <strong>del</strong>le province limitrofe, portando direttamente sul luogo <strong>del</strong>l’evento<br />

un’équipe sanitaria.<br />

Tutto questo non tra<strong>la</strong>sciando il coinvolgimento dei volontari <strong>del</strong>le<br />

associazioni che, negli anni, hanno potuto visitare <strong>la</strong> Centrale Operativa<br />

21 Nel<strong>la</strong> Regione Puglia all’inizio <strong>del</strong> 2002 il servizio 118 è stato avviato sperimentalmente<br />

<strong>nel</strong>l'Ausl BA/4. La “Gazzetta <strong>del</strong> Mezzogiorno”, 28 febbraio 2002.<br />

56


CAPITOLO II<br />

Evoluzione <strong>del</strong> soccorso sanitario extra-ospedaliero<br />

permettendo di rafforzare quel<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione indispensabile per una buona<br />

riuscita <strong>del</strong>l’attività di soccorso.<br />

Nel 2001 il Servizio Urgenza ed Emergenza 118 di Mi<strong>la</strong>no rispondeva a<br />

519.110 chiamate, disponendo l’invio di 228.713 mezzi di soccorso, di cui<br />

8536 con medico e infermiere a bordo (656 eseguiti dall’elicottero).<br />

All’ottantadue per cento dei richiedenti veniva data una risposta telefonica<br />

entro 30 secondi dal<strong>la</strong> richiesta di soccorso e il 57 per cento dei richiedenti,<br />

in ambito urbano, vedeva giungere un’ambu<strong>la</strong>nza in loro aiuto entro 8 minuti<br />

dal<strong>la</strong> richiesta 22 .<br />

Nel<strong>la</strong> Provincia di Mi<strong>la</strong>no <strong>la</strong> sinergia tra <strong>la</strong> tradizione <strong>del</strong>le Associazioni di<br />

<strong>volontariato</strong> e <strong>la</strong> forza <strong>del</strong>l’Ente Pubblico ha evitato che l’utente in caso di<br />

bisogno si sentisse rispondere:<br />

“In questo momento l’autista è a casa; se occorre, lo chiamo per<br />

telefono; e così pure il medico”.<br />

22 Fonte S.S.U.Em. 118 di Mi<strong>la</strong>no.<br />

57


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

3.1 Cenni storici sul<strong>la</strong> Pubblica Assistenza Rho Soccorso<br />

"Il Servizio Ambu<strong>la</strong>nza <strong>del</strong>l’Avis di Rho 1 da oltre due anni effettua<br />

un servizio validissimo ed insostituibile con uno svolgimento<br />

rego<strong>la</strong>re e quotidiano: dalle ore 18 alle 24 nei giorni <strong>la</strong>vorativi e<br />

dalle 8 alle 24 nei giorni di sabato, domenica ed ogni altro giorno<br />

festivo.<br />

Sorto con l’intento d’integrare il servizio trasporto amma<strong>la</strong>ti<br />

<strong>del</strong>l’Ente Ospedaliero di Rho, il Servizio Ambu<strong>la</strong>nza conta ora 80<br />

volontari rego<strong>la</strong>rmente diplomati dall’Associazione Italiana<br />

Soccorritori (A.I.S.) i quali mettono parte <strong>del</strong> loro tempo libero a<br />

disposizione <strong>del</strong><strong>la</strong> collettività nei momenti di bisogno per un pronto<br />

intervento sanitario.”<br />

Così riportava il supplemento <strong>del</strong> settimanale di cronaca locale “Rho<br />

settegiorni” <strong>del</strong> 13 ottobre 1979 in occasione <strong>del</strong> 35° anniversario di<br />

fondazione <strong>del</strong>l’Associazione Volontari Italiani Sangue (AVIS), Sezione di<br />

1<br />

L’Associazione cambierà poi nome il 1° gennaio 1990 in Rho Soccorso Pubblica<br />

Assistenza.<br />

58


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

Rho, nata <strong>nel</strong><strong>la</strong> primavera <strong>del</strong> 1944 con l’obiettivo di soddisfare il bisogno di<br />

sangue <strong>del</strong>l’Ospedale di Circolo <strong>nel</strong> periodo bellico.<br />

Il Servizio Ambu<strong>la</strong>nza 2 nasce <strong>nel</strong>l’ottobre <strong>del</strong> 1977, per far fronte alle carenze<br />

<strong>del</strong> Pronto Soccorso <strong>del</strong>l’Ospedale di Rho che, con i propri mezzi, assicurava<br />

il soccorso per i 150.000 abitanti che afferivano al nosocomio, ma in alcuni<br />

orari era carente come riferiva Giorgio Paramidani 3 :<br />

“Certamente se non ci fossimo stati noi questi amma<strong>la</strong>ti sarebbero<br />

ugualmente stati soccorsi. In molti casi, però, avrebbero dovuto<br />

aspettare che l’ambu<strong>la</strong>nza <strong>del</strong>l’ospedale rientrasse o che ne<br />

arrivasse una da Mi<strong>la</strong>no. A Rho infatti durante l’orario normale di<br />

<strong>la</strong>voro ci sono sufficienti mezzi e autisti per svolgere il servizio. A<br />

partire dalle ore 18-19 rimangono so<strong>la</strong>mente in servizio due autisti<br />

che sono anche al centralino. Succede a volte che durante questo<br />

orario, oppure al sabato o al<strong>la</strong> domenica, ci siano due chiamate<br />

contemporanee. In casi simili può uscire solo una lettiga…”<br />

La locale Sezione <strong>del</strong>l’AVIS da sempre sensibile a queste problematiche che<br />

coinvolgevano <strong>la</strong> “salute” <strong>del</strong> cittadino decide di istituire al proprio interno,<br />

basandosi sul<strong>la</strong> forza dei numerosi associati, un gruppo che si occupi di<br />

sopperire a questa carenza 4 .<br />

2<br />

Il Servizio Ambu<strong>la</strong>nza iniziò l’attività il 15 ottobre 1977, al<strong>la</strong> fine <strong>del</strong>lo stesso anno i servizi<br />

svolti furono 148 di cui 88 di soccorso.<br />

3 Giorgio Paramidani, fu inizialmente il Responsabile <strong>del</strong> Servizio Ambu<strong>la</strong>nza come gruppo<br />

all’interno <strong>del</strong>l’AVIS di Rho e poi primo Presidente <strong>del</strong>l’AVIS Rho Servizio Ambu<strong>la</strong>nza come<br />

Associazione indipendente.<br />

4 Nel 1978 <strong>la</strong> Sezione si fa inoltre promotrice <strong>del</strong><strong>la</strong> realizzazione di un Centro di Emodialisi<br />

che verrà inaugurato il 20 maggio 1979 presso l’Ospedale di Passirana di Rho, grazie ad<br />

una sottoscrizione cittadina che permette <strong>la</strong> raccolta di £. 43.000.000.<br />

59


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

La nascita di quel<strong>la</strong> che diventerà poi <strong>la</strong> “Pubblica Assistenza Rho Soccorso”<br />

ha alcune peculiarità su cui vale <strong>la</strong> pena di soffermarsi.<br />

L’Associazione nasce per “gemmazione”, aveva cioè alle spalle una struttura<br />

solida, radicata da oltre 30 anni <strong>nel</strong> territorio, che decideva di al<strong>la</strong>rgare il<br />

proprio campo di azione e di agire rapidamente una volta individuato un<br />

bisogno.<br />

Si agisce tanto rapidamente che vengono “ignorate” le autorizzazioni,<br />

necessarie per l’espletamento <strong>del</strong>l’attività di trasporto amma<strong>la</strong>ti. La<br />

benevolenza <strong>del</strong>l’Ente Ospedaliero di fatto permetteva ad un’Associazione<br />

conosciuta di svolgere un’attività per <strong>la</strong> quale servivano altre autorizzazioni,<br />

concedendo spazi all’interno <strong>del</strong>l’ospedale e permettendo che il proprio<br />

personale, <strong>nel</strong><strong>la</strong> fase iniziale, affiancasse e addestrasse i volontari che<br />

salivano in ambu<strong>la</strong>nza.<br />

Lo stesso dicasi per l’utilizzo degli apparati radio ricetrasmittenti il cui uso<br />

veniva autorizzato dal<strong>la</strong> Vigi<strong>la</strong>nza Urbana di Rho che “concedeva” l’uso <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

frequenza da loro utilizzata e data in concessione dal Ministero <strong>del</strong>le Poste e<br />

Telecomunicazioni.<br />

Ma in generale era sempre <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione che permetteva all’Associazione<br />

di crescere, fidandosi di questa realtà che da anni conosceva, rispondendo<br />

ad ogni richiesta di aiuto finalizzata all’acquisto di una nuova ambu<strong>la</strong>nza.<br />

Degna di nota anche l’assenza <strong>del</strong>le amministrazioni comunali che si sono<br />

succedute negli anni (di diverso schieramento politico) che probabilmente,<br />

60


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

non capivano <strong>la</strong> necessità di un servizio svolto in parallelo a quello<br />

<strong>del</strong>l’Ospedale.<br />

L’Associazione nasce pertanto dal<strong>la</strong> sensibilità di chi voleva migliorare un<br />

servizio esistente <strong>la</strong> cui carenza non veniva da tutti vista o riconosciuta. E’ <strong>la</strong><br />

qualità <strong>del</strong> servizio e non l’assenza <strong>del</strong>lo stesso su cui si interviene.<br />

Nello stesso periodo e a pochi chilometri di distanza da Rho, altre realtà<br />

locali si muovevano per avere un servizio ambu<strong>la</strong>nza <strong>nel</strong> loro comune. Erano<br />

gruppi di cittadini che facevano qualcosa che <strong>la</strong> struttura pubblica non poteva<br />

o non voleva fare.<br />

Nel novembre <strong>del</strong> 1976 nasce <strong>nel</strong> Comune di Cornaredo <strong>la</strong> Croce Verde<br />

Nord Ovest che inizierà ad operare con un’ambu<strong>la</strong>nza poco dopo. Nel<br />

Comune di Arluno l’Associazione nasceva così:<br />

“Correva l’anno 1974, quando un gruppo di giovani volonterosi,<br />

discutendo <strong>del</strong> più e <strong>del</strong> meno, arrivarono ad una conclusione<br />

molto importante: <strong>la</strong> mancanza di mezzi di soccorso istituzionali e<br />

<strong>la</strong> lunghezza dei tempi d’intervento di quelli esistenti. Decisero,<br />

pertanto, di sopperire a tale carenza istituendo un gruppo di<br />

persone che si facessero carico di colmare tale <strong>la</strong>cuna.<br />

Inizialmente i problemi da superare furono enormi: <strong>la</strong> mancanza di<br />

mezzi, l’assenza di un locale per le riunioni e <strong>la</strong> costituzione di un<br />

gruppo di volontari addestrati, <strong>la</strong> carenza di preparazione<br />

adeguata al compito da svolgere, l’assenza di personale per<br />

sostenere l’iniziativa…<br />

Si cominciò con il richiedere l’appoggio <strong>del</strong>le amministrazioni<br />

comunali che circondavano l’abitato di Arluno; <strong>la</strong> richiesta di fondi<br />

per sostenere l’iniziativa ad associazioni e privati; a ricercare<br />

61


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

attraverso amicizie o conoscenze, personale da preparare<br />

adeguatamente allo scopo; a prendere contatto con altre<br />

organizzazioni già inserite <strong>nel</strong>l’iniziativa; a richiedere permessi,<br />

atti, accordi, ecc.<br />

Trovato un gruppo su cui fare affidamento, il 23 aprile 1976, dieci<br />

signori si ritrovarono presso lo studio notarile per costituire<br />

un’associazione senza scopo di lucro denominata Comitato<br />

Volontario di Pronto Soccorso di Arluno.” 5<br />

Nel volgere di qualche anno ben tre associazioni nascevano per sopperire a<br />

carenze che ormai non venivano più tollerate. Questi gruppi erano formati da<br />

cittadini che prendevano sul serio <strong>la</strong> dimensione partecipativa <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

democrazia partendo dai bisogni <strong>del</strong><strong>la</strong> loro comunità e, come descritto <strong>nel</strong><br />

rapporto ISTAT “La situazione <strong>del</strong> Paese <strong>nel</strong> 2001”:<br />

“La partecipazione sociale si inserisce a pieno titolo, accanto al<strong>la</strong><br />

distribuzione <strong>del</strong> benessere e al<strong>la</strong> fruizione culturale, <strong>nel</strong> quadro<br />

<strong>del</strong>l’inclusione e <strong>del</strong><strong>la</strong> coesione sociale, caratterizzandosi in<br />

partico<strong>la</strong>re come elemento chiave dei processi integrativi di<br />

sviluppo e consolidamento <strong>del</strong> senso civico, di cittadinanza e di<br />

appartenenza.” 6<br />

La peculiarità <strong>del</strong>l’attività svolta poneva subito in primo piano <strong>la</strong> qualità <strong>del</strong><br />

servizio. Quel<strong>la</strong> che era un’anticipazione <strong>nel</strong><strong>la</strong> risposta di bisogni emergenti,<br />

<strong>la</strong> spontaneità, <strong>la</strong> gratuità e il servizio per gli altri, non poteva però<br />

assolutamente prescindere dal<strong>la</strong> capacità di prestare l’attività con<br />

competenza e preparazione.<br />

5 Sito Internet “Comitato Volontario Pronto Soccorso di Arluno”.<br />

6 Pag. 231.<br />

62


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

A Rho si organizzano i primi corsi di primo soccorso, aperti a tutti, in cui<br />

venivano date nozioni basi<strong>la</strong>ri di comportamento <strong>nel</strong> soccorso ai<br />

traumatizzati <strong>del</strong> traffico e alle persone colpite da malori. Ha così inizio un<br />

processo di formazione sanitaria che oltre a preparare i volontari che<br />

saliranno in ambu<strong>la</strong>nza, consentirà di diffondere <strong>nel</strong><strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione un nuovo<br />

modo di agire in caso di bisogno.<br />

I corsi denominati A.I.S. 7 (Associazione Italiana Soccorritori), di otto lezioni di<br />

due ore ciascuna, comprendevano cinque lezioni di “chirurgia” e tre di<br />

“rianimazione” con prove pratiche e proiezioni di diapositive. Al<strong>la</strong> fine <strong>del</strong><br />

corso vi era un esame teorico che non poteva essere sostenuto da chi aveva<br />

fatto più di due assenze. Le lezioni erano tenute da medici <strong>del</strong>l’Ospedale di<br />

Rho e gli esami finali si concludevano con un’altissima percentuale di idonei<br />

che sfiorava il 100 per cento.<br />

I corsi non richiedevano molto impegno ai partecipanti ed erano facilmente<br />

organizzati dall’Associazione. Si svolgevano normalmente in primavera e in<br />

autunno di ogni anno con circa 50 persone iscritte ad ogni corso. Diversi<br />

erano poi i partecipanti che diventavano volontari.<br />

L’Associazione <strong>nel</strong> 1983 aderiva al<strong>la</strong> Federazione Nazionale <strong>del</strong>le Pubbliche<br />

Assistenze, trovando in questa organizzazione, <strong>la</strong>rgamente diffusa in tutto il<br />

Paese, una collocazione pienamente rispondente agli ideali di solidarietà e di<br />

7 L’Associazione Italiana Soccorritori ha sede nazionale a Mi<strong>la</strong>no presso l'Ospedale<br />

Maggiore Policlinico. E’ un'associazione di <strong>volontariato</strong> senza fini di lucro, suddivisa in<br />

sezioni operanti in molti città italiane, che si prefigge lo scopo di organizzare corsi per <strong>la</strong><br />

preparazione al primo soccorso.<br />

63


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

servizio che <strong>la</strong> animavano (e <strong>la</strong> animano tuttora) e un indispensabile<br />

supporto tecnico/amministrativo che le permetteva di far fronte al<strong>la</strong><br />

complessità di un settore in rapido mutamento.<br />

E’ proprio in accordo a questi ideali che l’Associazione si impegna a fondo<br />

<strong>nel</strong> settore <strong>del</strong><strong>la</strong> formazione, curando partico<strong>la</strong>rmente <strong>la</strong> preparazione teorica<br />

e pratica dei suoi soccorritori.<br />

Nel 1986 l’attività <strong>del</strong> servizio ambu<strong>la</strong>nza viene estesa sulle 24 ore a tutti i<br />

giorni <strong>del</strong>l’anno e, ancora una volta, le motivazioni che spingono<br />

l’Associazione e i suoi appartenenti a farsi carico di questo servizio<br />

essenziale, sono <strong>la</strong> consapevolezza che esiste una carenza di risorse e <strong>la</strong><br />

convinzione che unendo <strong>la</strong> volontà e <strong>la</strong> disponibilità di chi accetta di essere<br />

parte attiva <strong>nel</strong><strong>la</strong> società si possa garantire al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione un diritto<br />

fondamentale, quale è quello di essere soccorsi rapidamente ma soprattutto<br />

bene.<br />

Dal 1987 cambia completamente <strong>la</strong> struttura dei corsi, si abbandona il corso<br />

A.I.S. orientato al<strong>la</strong> formazione generica <strong>del</strong><strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, per passare ad<br />

un corso che formi principalmente i soccorritori che saliranno poi in<br />

ambu<strong>la</strong>nza, pur <strong>la</strong>sciando aperta <strong>la</strong> partecipazione a tutti.<br />

Si adotta pertanto il “Corso ANPAS” così chiamato perché era stato<br />

concepito dall’Unione Regionale Lombarda <strong>del</strong>le Pubbliche Assistenze e<br />

curato dal Centro di Formazione <strong>del</strong> Volontariato <strong>del</strong><strong>la</strong> Lombardia, con<br />

l’intento di fornire le linee guide per <strong>la</strong> formazione alle associazioni<br />

consociate.<br />

64


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

Il corso si artico<strong>la</strong>va in 13 lezioni teoriche tra cui alcune espressamente<br />

dedicate a chi operava sui mezzi di soccorso: gli aspetti medico legali, il<br />

trattamento <strong>del</strong>l’amma<strong>la</strong>to psichiatrico, il trasporto dei pazienti infettivi.<br />

Per <strong>la</strong> prima volta ci sono <strong>del</strong>le lezioni pratiche (sei) finalizzate all’uso dei<br />

presidi sanitari (barel<strong>la</strong> a cucchiaio, estrattore, aspiratore endocavitario, ecc.)<br />

in dotazione all’ambu<strong>la</strong>nza che <strong>nel</strong> frattempo erano aumentati notevolmente.<br />

I docenti <strong>del</strong>le lezioni teoriche erano come sempre medici <strong>del</strong>l’ospedale ed<br />

ex volontari <strong>la</strong>ureati, mentre per le lezioni pratiche sono gli stessi soccorritori,<br />

tra i più motivati e preparati, a fare da istruttori. Nasce così una nuova figura<br />

all’interno <strong>del</strong>l’Associazione che si occupa espressamente <strong>del</strong><strong>la</strong> formazione e<br />

<strong>del</strong>l’aggiornamento dei volontari maturando una competenza specifica non<br />

reperibile altrove.<br />

Dal libretto <strong>del</strong> corso A.I.S. si passa ad un testo completo che racchiude<br />

l’esperienza maturata dal Movimento <strong>del</strong>le Pubbliche Assistenze e preparato<br />

con <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione di alcuni specialisti <strong>del</strong> settore. Finalmente viene<br />

predisposto dal Centro di Formazione <strong>del</strong> Volontariato un progetto globale<br />

rivolto al<strong>la</strong> formazione <strong>del</strong> personale che salirà in ambu<strong>la</strong>nza, progetto “che<br />

rappresenta <strong>la</strong> prima esperienza italiana <strong>del</strong> settore” 8 .<br />

Il 1988 sarà anche l’ultimo anno in cui l’Associazione riuscirà ad organizzare<br />

due corsi.<br />

8<br />

Carlo CARAVAGGI in “Primo Soccorso”, AA.VV., Centro di Formazione <strong>del</strong> Volontariato<br />

Unione Regionale Lombarda.<br />

65


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

Con l’introduzione <strong>del</strong>le lezioni pratiche l’impegno richiesto aumenta<br />

notevolmente, ogni corsista deve essere seguito personalmente e questo<br />

comporta un gran numero di formatori.<br />

Vista <strong>la</strong> complessità e <strong>la</strong> preparazione che l’attività di soccorso richiedeva,<br />

vengono diversificati, in base alle competenze, i ruoli di ogni soccorritore.<br />

Si va dal “tirocinante”, che dopo aver frequentato il corso, entra in<br />

Associazione e affianca il personale effettivo, al “caposervizio”, che ha <strong>la</strong><br />

responsabilità sanitaria <strong>del</strong>l’intervento, ed è colui che decide come agire sul<strong>la</strong><br />

scena <strong>del</strong>l’evento.<br />

A queste figure si affianca il “centralinista” che ha il compito di rispondere,<br />

direttamente al<strong>la</strong> chiamata di soccorso e <strong>la</strong> figura storica <strong>del</strong>l’”autista<br />

d’ambu<strong>la</strong>nza” che per l’esperienza maturata era sempre stato un punto di<br />

riferimento <strong>nel</strong><strong>la</strong> gestione <strong>del</strong> servizio.<br />

Per ogni ruolo veniva predisposto, dall’Associazione in assoluta autonomia,<br />

un iter formativo che si concludeva con un esame finale da sostenersi di<br />

fronte al<strong>la</strong> “Commissione Sanitaria” che ne certificava l’idoneità.<br />

Il centralinista era l’embrione di quello che poi sarebbe diventato in alcune<br />

Centrali Operative <strong>del</strong> 118 l’operatore tecnico. Riceveva le chiamate di<br />

soccorso facendosi carico di espletarle con i propri mezzi o, in carenza,<br />

contattando le associazioni più vicine, allertava in caso di necessità i Vigili<br />

<strong>del</strong> Fuoco e le Forze <strong>del</strong>l’Ordine, contattava l’ospedale di destinazione per<br />

informarlo <strong>del</strong>le condizioni <strong>del</strong> paziente sull’ambu<strong>la</strong>nza in arrivo.<br />

66


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

Nel 1990 in re<strong>la</strong>zione allo sviluppo che l’Associazione aveva avuto si rende<br />

giuridicamente necessaria un’assoluta autonomia gestionale: l’AVIS Rho<br />

Servizio Ambu<strong>la</strong>nza, in accordo con <strong>la</strong> locale Sezione dei Donatori di<br />

Sangue, cambia nome in Pubblica Assistenza Rho Soccorso ottenendo poco<br />

dopo <strong>la</strong> personalità giuridica e l’iscrizione al Registro Regionale <strong>del</strong><br />

Volontariato 9 .<br />

Non viene però meno l’attenzione con cui Rho Soccorso addestra e prepara i<br />

soccorritori secondo quanto previsto dal<strong>la</strong> nuova normativa <strong>del</strong><strong>la</strong> Regione<br />

Lombardia che andremo ad esaminare in seguito.<br />

Il soccorso come missione non preclude <strong>la</strong> soddisfazione di bisogni<br />

emergenti <strong>nel</strong><strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione e, in partico<strong>la</strong>re in quel<strong>la</strong> anziana. Nel 1993<br />

viene infatti attivato il servizio di teleassistenza domiciliare che ha permesso<br />

di monitorare costantemente fino a 110 utenti in buona parte anziani che,<br />

dalle loro abitazioni, potevano in caso di bisogno contattare direttamente 24<br />

ore su 24 il centralinista <strong>del</strong>l’Associazione.<br />

Il servizio veniva e viene tuttora offerto direttamente ai privati o ai cittadini<br />

tramite i comuni che si sono convenzionati con <strong>la</strong> P.A. Rho Soccorso. Sul<strong>la</strong><br />

scorta di questa esperienza e di quel<strong>la</strong> di altre associazioni, <strong>la</strong> Provincia di<br />

Mi<strong>la</strong>no istituirà un servizio simile a favore <strong>del</strong><strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione anziana solo <strong>nel</strong><br />

2001.<br />

9 Riconoscimento giuridico con Decreto <strong>del</strong> Presidente <strong>del</strong><strong>la</strong> Regione Lombardia n°604 <strong>del</strong> 4<br />

febbraio 1993. Iscrizione al Registro Regionale <strong>del</strong> Volontariato Sez. Sociale.<br />

67


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

L’esperienza maturata viene tradotta negli ultimi anni in attività di formazione<br />

al primo soccorso a favore <strong>del</strong> personale di aziende ed enti pubblici, in<br />

ossequio a quanto richiesto dal Decreto Legis<strong>la</strong>tivo <strong>del</strong> 19 settembre 1994<br />

n°626.<br />

Nel febbraio <strong>del</strong> 1994, in seguito all’attivazione <strong>del</strong> Servizio 118 <strong>nel</strong><strong>la</strong><br />

Provincia di Mi<strong>la</strong>no, l’Ospedale di Rho abbandona completamente l’attività di<br />

soccorso sanitario che viene svolta in toto dall’Associazione.<br />

Nel 1999 <strong>la</strong> Regione Lombardia con DGR n°45819 <strong>del</strong> 22 ottobre 1999,<br />

re<strong>la</strong>tivo ai programmi formativi regionali, impone uno standard per tutte le<br />

associazioni che operano <strong>del</strong> soccorso. Per <strong>la</strong> prima volta si ha una<br />

normativa <strong>nel</strong> settore con <strong>del</strong>le linee guida e <strong>la</strong> determinazione di un apposito<br />

corso di 120 ore per <strong>la</strong> formazione degli “Operatori non sanitari” <strong>del</strong> soccorso<br />

extra-ospedaliero. Con l’istituzione di questo percorso formativo <strong>la</strong> Regione si<br />

propone i seguenti obiettivi:<br />

• Il soccorritore al<strong>la</strong> fine <strong>del</strong> corso deve essere in grado di<br />

condividere gli obiettivi <strong>del</strong> S.S.U.Em. 118 <strong>del</strong><strong>la</strong> Regione<br />

Lombardia e <strong>del</strong><strong>la</strong> propria provincia cooperando con <strong>la</strong><br />

Centrale Operativa e gli altri soggetti deputati al soccorso <strong>nel</strong><strong>la</strong><br />

gestione dei servizi in emergenza e urgenza.<br />

• Mantenere il mezzo di soccorso in funzione e operativo usando<br />

appropriatamente gli strumenti e le attrezzature in dotazione.<br />

• Assistere per quanto gli compete le persone infortunate per<br />

traumi o malori garantendo le manovre salvavita, il sostegno<br />

<strong>del</strong>le funzioni vitali, <strong>la</strong> mobilizzazione atraumatica e il trasporto<br />

adeguato all’ospedale di competenza.<br />

68


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

• Applicare tutte le misure preventive atte ad eliminare fattori di<br />

rischio per <strong>la</strong> persona infortunata e per l’équipe durante le fasi<br />

<strong>del</strong> soccorso.<br />

• Acquisire un metodo di <strong>la</strong>voro che gli permetta di affrontare con<br />

stabilità emotiva e sicurezza situazioni stressanti e di<br />

analizzare il proprio operato in funzione di un progressivo<br />

miglioramento. 10<br />

A Rho il corso trova <strong>la</strong> sua prima applicazione <strong>nel</strong> 2001–2002, e risulta subito<br />

evidente il grosso impegno richiesto sia ai partecipanti sia all’Associazione<br />

che ha l’onere di organizzarlo completamente seguendo i dettami <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

Regione.<br />

Al termine <strong>del</strong> corso l’esame si svolge di fronte ad una Commissione esterna<br />

composta da un medico e un infermiere <strong>del</strong> Servizio 118 di Mi<strong>la</strong>no, un<br />

rappresentante <strong>del</strong>l’ANPAS e un istruttore <strong>del</strong>l’Associazione. L’esame si<br />

artico<strong>la</strong> in tre prove:<br />

• valutazione teorica mediante test a risposta multip<strong>la</strong> sul<strong>la</strong> conoscenza<br />

<strong>del</strong>le linee guida;<br />

• addestramento pratico re<strong>la</strong>tivo all’uso di presidi o tecniche;<br />

• scenario di simu<strong>la</strong>zione di una missione di soccorso.<br />

Per superare l’esame il punteggio deve risultare maggiore o uguale al 75 per<br />

cento in tutte le prove effettuate. Nel caso in cui l'esaminando non risulti<br />

idoneo può ripetere <strong>la</strong> prova di valutazione una so<strong>la</strong> volta, presentando una<br />

dichiarazione <strong>del</strong>l’Associazione, di avvenuto “riaddestramento”. La possibilità<br />

10 Regione Lombardia, Linee Guida.<br />

69


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

di ripetizione, comunque, va riferita all’insufficienza in una so<strong>la</strong> prova; se il<br />

candidato risulta insufficiente in due prove deve ripetere <strong>la</strong> sessione d’esame<br />

per intero. Il verbale compi<strong>la</strong>to dal<strong>la</strong> Commissione esaminatrice riporta i<br />

punteggi <strong>del</strong>le tre prove, ma il certificato ri<strong>la</strong>sciato riporta solo <strong>la</strong> dicitura<br />

“IDONEO”.<br />

Esiste poi un ulteriore corso che è finalizzato al<strong>la</strong> formazione degli Istruttori<br />

dei Soccorritori, il cui accesso è riservato ai candidati che hanno superato <strong>la</strong><br />

prova di certificazione per soccorritore con un punteggio maggiore o uguale<br />

al 90 per cento in ciascuna <strong>del</strong>le 3 prove di valutazione. Anche in questo<br />

caso l’esame prevede tre prove:<br />

• valutazione teorica mediante test;<br />

• esposizione di una lezione breve di argomento sanitario;<br />

• gestione di una stazione di addestramento pratico re<strong>la</strong>tivo a presidi o<br />

tecniche.<br />

La Certificazione per soccorritori è richiesta anche ai volontari già in servizio<br />

prima <strong>del</strong>l’entrata in vigore <strong>del</strong> DGR n°45819, indipendentemente dalle<br />

competenze e dall’esperienza maturata. Dovranno infatti sostenere l’esame<br />

(ma non fare il corso) per dimostrare di saper fare quello che hanno sempre<br />

fatto. Nell’Italia <strong>del</strong>le sanatorie, dei condoni e degli indulti <strong>la</strong> Regione<br />

Lombardia si preoccupa di verificare <strong>la</strong> professionalità dei volontari.<br />

Ritornando al<strong>la</strong> Pubblica Assistenza Rho Soccorso notiamo che dal 2001 è<br />

convenzionata con <strong>la</strong> Centrale Operativa 118 di Mi<strong>la</strong>no diventando di fatto<br />

70


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

referente per l’urgenza-emergenza per tutta <strong>la</strong> zona <strong>del</strong> Rhodense e dei<br />

comuni <strong>del</strong> nord-ovest di Mi<strong>la</strong>no.<br />

La “fotografia” al 31 dicembre 2002 <strong>del</strong><strong>la</strong> P.A. Rho Soccorso può essere così<br />

riassunta:<br />

214 volontari;<br />

11 dipendenti (di cui 10 erano volontari <strong>del</strong>l’Associazione);<br />

6 obiettori di coscienza;<br />

5 ambu<strong>la</strong>nze e 3 autovetture;<br />

13.515 i servizi svolti <strong>nel</strong> corso <strong>del</strong> 2002.<br />

I dipendenti, assunti con contratto a tempo indeterminato, assicurano il<br />

servizio nei giorni feriali dalle ore 07.00 alle ore 18.00, i volontari completano<br />

<strong>la</strong> copertura <strong>del</strong> servizio svolgendo i turni dalle ore 18.00 alle ore 07.00 dei<br />

giorni feriali e sulle 24 ore il sabato e nei giorni festivi. La suddivisione dei<br />

turni tra i soccorritori viene fatta periodicamente attraverso riunioni di squadra<br />

(vi sono 6 squadre) in cui ogni soccorritore comunica <strong>la</strong> propria disponibilità.<br />

Dall’aprile <strong>del</strong> 1986 questo sistema ha permesso di assicurare<br />

ininterrottamente 24 ore su 24 <strong>la</strong> rego<strong>la</strong>re copertura <strong>del</strong> servizio di soccorso.<br />

L’Associazione è governata da un Consiglio Direttivo che viene eletto ogni 4<br />

anni da tutti i volontari con almeno 6 mesi di anzianità. A questo organo si<br />

affiancano il Collegio dei Sindaci che ha il compito di controllo contabile<br />

<strong>del</strong>l’amministrazione, in base a quanto disposto dall’art. 2403 <strong>del</strong> Codice<br />

civile, e il Collegio dei Probiviri che <strong>del</strong>ibera con giudizio insindacabile, sui<br />

71


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

ricorsi presentati dai volontari contro i provvedimenti adottati dal Consiglio<br />

Direttivo.<br />

Tutte le cariche sociali sono gratuite salvo il rimborso <strong>del</strong>le spese<br />

effettivamente sostenute. I volontari svolgono <strong>la</strong> loro opera gratuitamente e<br />

ricevono, durante una festa che si svolge al<strong>la</strong> fine di ogni anno, i seguenti<br />

riconoscimenti in base all’anzianità maturata in Associazione:<br />

Dopo 5 anni di servizio: Targa<br />

Dopo 10 anni di servizio: Medaglietta d’oro<br />

Dopo 15 anni di servizio: Orologio in acciaio<br />

Dopo 20 anni di servizio: Penna stilografica<br />

Dopo 25 anni di servizio: Fine settimana a Parigi per due persone<br />

L’Associazione si sostiene economicamente grazie a convenzioni o contratti<br />

stipu<strong>la</strong>ti in base al<strong>la</strong> tipologia <strong>del</strong> servizio offerto, come risulta dal<strong>la</strong> seguente<br />

tabel<strong>la</strong>:<br />

S.S.U.Em 118 Mi<strong>la</strong>no: Servizi di soccorso sanitario<br />

Azienda Ospedaliera: Servizi secondari di trasporto degenti<br />

Comuni: Servizio di teleassistenza domiciliare<br />

Associazioni Sportive: Servizi di assistenza alle manifestazioni sportive<br />

A questi si aggiungono le offerte volontarie fatte da privati cittadini, aziende e<br />

associazioni di categoria. Vengono inoltre eseguite sporadiche raccolte di<br />

fondi ma solo in caso di effettiva necessità di cassa. Non bisogna infatti<br />

dimenticare che i servizi svolti per gli enti pubblici in generale, per le aziende<br />

72


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

ospedaliere in partico<strong>la</strong>re, vengono rimborsati con ritardi che in alcuni casi<br />

raggiungono e superano l’anno.<br />

Il cittadino che viene soccorso in seguito ad una chiamata al 118 ha diritto al<br />

soccorso e al trasporto gratuito verso l’ospedale, negli altri casi vengono<br />

applicate le tariffe stabilite dal<strong>la</strong> Regione Lombardia con <strong>la</strong> <strong>del</strong>ibera di Giunta<br />

n°393 <strong>del</strong> 1997. A titolo esemplificativo un servizio svolto per una dimissione<br />

da un reparto ospedaliero verso il domicilio, per un totale di 15 chilometri<br />

percorsi, costa al trasportato 27,50 euro.<br />

Un’ambu<strong>la</strong>nza per il soccorso mediamente attrezzata costa circa 75.000<br />

euro.<br />

La Pubblica Assistenza Rho Soccorso è iscritta all’Albo Ufficiale <strong>del</strong>le<br />

ONLUS, il cui termine sta ad indicare le Organizzazioni Non Lucrative di<br />

Utilità Sociale. Questo significa che l’Associazione non lucra sui servizi<br />

effettuati: una volta coperte le spese di stipendi, acquisto materiali,<br />

manutenzione sede, attrezzature e quant’altro, i soldi che restano vengono<br />

reinvestiti per migliorare l’attività svolta dal<strong>la</strong> Rho Soccorso a favore dei<br />

cittadini.<br />

3.2 Indagine sui volontari<br />

Passeremo ora ad analizzare i dati re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> partecipazione dei volontari<br />

partendo dal contesto nazionale fino ad arrivare al contributo <strong>del</strong><strong>la</strong> P.A. Rho<br />

Soccorso.<br />

73


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

Verranno infine analizzati i risultati re<strong>la</strong>tivi al questionario distribuito ai<br />

volontari <strong>del</strong><strong>la</strong> stessa Associazione.<br />

3.2.1 Il contesto nazionale<br />

L’associazionismo in Italia rappresenta una realtà molto variegata in cui gli<br />

individui trovano spazio per dar luogo a diverse forme di partecipazione<br />

sociale sia in termini di riunioni che di attività gratuite. Nel complesso, <strong>nel</strong><br />

corso <strong>del</strong> 2000, il 20,9 per cento <strong>del</strong>le persone di 14 anni e più (pari a 10<br />

milioni e 342 mi<strong>la</strong> persone) ha partecipato, a vari livelli, al<strong>la</strong> vita di<br />

associazioni sindacali, gruppi di <strong>volontariato</strong> e associazioni di altro tipo<br />

(ecologiste, culturali, di diritti civili).<br />

Complessivamente il panorama <strong>del</strong><strong>la</strong> partecipazione sociale offre l’immagine<br />

di una diffusione più estesa dei comportamenti associativi <strong>nel</strong> Nord in<br />

generale e <strong>nel</strong> Nord-Est in partico<strong>la</strong>re, mentre il Mezzogiorno mostra un<br />

basso livello di coinvolgimento 11 .<br />

Ai primi posti <strong>del</strong><strong>la</strong> graduatoria <strong>del</strong>le regioni che presentano i livelli più alti di<br />

attività gratuite svolte a favore di associazioni troviamo: Trentino Alto Adige,<br />

Valle d’Aosta e Veneto. Il livello minore di coinvolgimento si registra in tutto il<br />

Mezzogiorno ad eccezione <strong>del</strong><strong>la</strong> Sardegna.<br />

11 ISTAT, “Rapporto Annuale – La situazione <strong>del</strong> Paese 2001”, pag. 238, 239.<br />

74


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

In generale l’associazionismo è più diffuso nei piccoli comuni (da 2.001 a<br />

10.000 abitanti) e anche nei piccolissimi (con meno di 2.000 abitanti), mentre<br />

nei grandi centri i livelli di partecipazione risultano più bassi.<br />

La partecipazione al<strong>la</strong> vita associativa è fortemente condizionata dal<strong>la</strong> fase<br />

<strong>del</strong> ciclo <strong>del</strong><strong>la</strong> vita che gli individui stanno attraversando; così le attività di<br />

<strong>volontariato</strong> prevalgono <strong>nel</strong><strong>la</strong> fase giovanile <strong>del</strong><strong>la</strong> vita degli individui.<br />

Il mo<strong>del</strong>lo di partecipazione maschile è fortemente concentrato <strong>nel</strong>le età<br />

centrali <strong>del</strong><strong>la</strong> vita, i cui massimi livelli di partecipazione si hanno tra i 35 e i 54<br />

anni in tutti gli ambiti associativi. Nel caso femminile, in ambiti quali il<br />

<strong>volontariato</strong> e l’associazionismo culturale, i livelli massimi di partecipazione si<br />

hanno in corrispondenza <strong>del</strong>le età più giovani tra i 14 ed i 24 anni. Per le<br />

donne poi al crescere <strong>del</strong>l’età aumenta, rispetto all’uomo, il carico di <strong>la</strong>voro<br />

familiare ed extra-domestico che possono costituire un ostacolo ad un<br />

coinvolgimento <strong>nel</strong><strong>la</strong> vita associativa. Dopo i 60 anni l’associazionismo<br />

diminuisce sia per gli uomini che per le donne.<br />

Re<strong>la</strong>tivamente allo status professionale le categorie di cittadini più impegnate<br />

sono quelle degli alti e medi livelli professionali e degli studenti<br />

coerentemente, <strong>del</strong> resto, con i re<strong>la</strong>tivi dati di età. Possedere un titolo di<br />

studio più elevato significa anche interessarsi di più alle problematiche <strong>del</strong>le<br />

associazioni di <strong>volontariato</strong>.<br />

Nel 2000, rispetto a cinque anni prima, il quadro <strong>del</strong>l’associazionismo è<br />

sostanzialmente stabile, con un leggero aumento <strong>del</strong>lo svolgimento di una<br />

attività gratuita. La crescita è soprattutto evidente <strong>nel</strong> Nord-Ovest: in<br />

75


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

partico<strong>la</strong>re Valle d’Aosta e in Lombardia dove, <strong>nel</strong> 2000, su 100 persone 11,4<br />

svolgevano attività gratuita in associazioni.<br />

Più in generale si può notare che è il Trentino Alto Adige <strong>la</strong> regione in cui<br />

l’attività gratuita è più diffusa (18,7 persone su 100), seguito dal Veneto<br />

(14,8). E’ invece minore <strong>nel</strong> Sud <strong>del</strong> Paese in cui abbiamo <strong>la</strong> Sicilia con 4,9<br />

persone su 100 che effettuano attività gratuita in associazioni, seguita dal<strong>la</strong><br />

Ca<strong>la</strong>bria (4,7) e dall’Abruzzo (4,3).<br />

3.2.2 La Pubblica Assistenza Rho Soccorso<br />

Il 19 dicembre 2002 l’Associazione festeggiava il 25° anniversario di<br />

fondazione e, dal 1977, oltre 1.000 volontari hanno dato il loro contributo<br />

perché fosse raggiunto questo traguardo. Di seguito verranno analizzati<br />

alcuni dati re<strong>la</strong>tivi a 987 volontari di cui 214 tuttora in servizio.<br />

Numero totale<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

Volontari entrati in Rho Soccorso dal 1983<br />

1983<br />

1984<br />

1985<br />

1986<br />

1987<br />

1988<br />

1989<br />

1990<br />

1991<br />

Anno di ingresso<br />

76<br />

Maschi<br />

Femmine<br />

1992<br />

1993<br />

1994<br />

1995<br />

1996<br />

1997<br />

1998<br />

1999<br />

2000<br />

2001<br />

2002


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

Dal grafico sopra riportato possiamo vedere, suddivisi per genere, il numero<br />

di volontari entrati in Associazione dal 1983. La brusca diminuzione <strong>del</strong> 1989,<br />

come precedentemente riportato, è dovuta all’effettuazione di un solo corso.<br />

Una diminuzione altrettanto significativa <strong>la</strong> troviamo <strong>nel</strong> 2002 quando, al<br />

termine <strong>del</strong> nuovo corso di formazione <strong>del</strong><strong>la</strong> durata di 120 ore, abbiamo il<br />

valore più basso in assoluto degli ultimi 20 anni. Significativo l’aumento in<br />

percentuale <strong>del</strong><strong>la</strong> presenza femminile tra i nuovi volontari che, <strong>nel</strong>l’anno<br />

appena trascorso, arriva al 75 per cento.<br />

Nel grafico successivo abbiamo le età medie di entrata suddivise per genere.<br />

Età<br />

36<br />

34<br />

32<br />

30<br />

28<br />

26<br />

24<br />

22<br />

Rispetto al 1983, in cui l’età media era di 24 anni, si sono avute notevoli<br />

variazioni che <strong>nel</strong> complesso dimostrano un aumento <strong>del</strong>l’età media che ha<br />

toccato i 32 anni <strong>nel</strong> 1991, per poi discendere a 26 nei volontari entrati lo<br />

scorso anno. Nei 20 anni di osservazione le femmine avevano un’età media<br />

di tre anni inferiore ai 26 dei maschi.<br />

Età media d'ingresso in Associazione<br />

1983<br />

1984<br />

1985<br />

1986<br />

1987<br />

1988<br />

1989<br />

1990<br />

1991<br />

1992<br />

1993<br />

1994<br />

Anno d'ingresso<br />

77<br />

1995<br />

1996<br />

1997<br />

1998<br />

1999<br />

2000<br />

2001<br />

Maschi<br />

Femmine<br />

2002


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

Nel grafico che segue notiamo i comuni di residenza dei volontari in cui si<br />

evidenzia come l’Associazione sia specificamente una realtà locale, dove i<br />

volontari entrano a farvi parte principalmente per <strong>la</strong> vicinanza al<strong>la</strong> loro<br />

abitazione.<br />

Il 63,6 per cento dei volontari risiede o ha risieduto <strong>nel</strong> Comune di Rho il<br />

rimanente proviene dai comuni limitrofi.<br />

Analizziamo ora l’anzianità media dei 214 volontari in servizio al 31 dicembre<br />

2002.<br />

Percentu<strong>la</strong>e<br />

Numero<br />

35<br />

30<br />

25<br />

20<br />

15<br />

10<br />

5<br />

0<br />

700<br />

600<br />

500<br />

400<br />

300<br />

200<br />

100<br />

0<br />

Altri<br />

Settimo<br />

Comuni di residenza dei volontari<br />

Arese<br />

Cornaredo<br />

Nerviano<br />

78<br />

Pero<br />

Comune<br />

Pregnana<br />

Pogliano<br />

Vanzago<br />

Anzianità dei volontari presenti in Associazione<br />

Lainate<br />

0-3 4-6 7-9 10-12 13-15 16-18 oltre 18<br />

Anni di anzianità<br />

Rho


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

Dal grafico si può notare, come era <strong>del</strong> resto prevedibile, una diminuzione<br />

costante dei volontari in servizio con il passare degli anni. La curiosa<br />

impennata finale è dovuta al contributo di alcuni volontari che erano presenti<br />

al<strong>la</strong> fondazione <strong>del</strong>l’Associazione e che, forse, sentono questo motivo come<br />

ulteriore stimolo per proseguire l’attività. Normalmente dopo i 15 anni di<br />

anzianità troviamo una o due presenze per ogni anno d’ingresso.<br />

Il 31,7 per cento ha un’anzianità inferiore ai 3 anni e se traduciamo questo<br />

dato come anzianità dei componenti <strong>del</strong>l’equipaggio <strong>del</strong>l’ambu<strong>la</strong>nza, notiamo<br />

come, sulle 3 persone normalmente presenti, abbiamo percentualmente <strong>la</strong><br />

presenza di almeno due componenti con un’anzianità di servizio superiore ai<br />

tre anni con un evidente beneficio in termini di esperienza.<br />

Nel grafico che segue vediamo invece l’andamento di genere in funzione<br />

<strong>del</strong>l’anzianità.<br />

Percentuale<br />

100<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

Presenza per genere in funzione <strong>del</strong>l'anzianità<br />

0-3 4-6 7-9 10-12 13-15 16-20 oltre 20<br />

Anni di anzianità<br />

Fino a 14 anni di anzianità i due sessi sono rappresentati, seppur con<br />

percentuali diverse, abbastanza equamente e, dopo i 14 anni si assiste ad<br />

79<br />

Maschi<br />

Femmine


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

una tendenza che vede un’affermazione maschile <strong>nel</strong><strong>la</strong> presenza. Se poi<br />

consideriamo <strong>la</strong> bassa percentuale di volontari con un’anzianità superiore ai<br />

14 anni, possiamo affermare che <strong>la</strong> composizione degli equipaggi<br />

<strong>del</strong>l’ambu<strong>la</strong>nza normalmente assicura almeno un componente per genere.<br />

Quali sono i motivi per cui un volontario si dimette? Sono state analizzate<br />

214 lettere di dimissioni da cui emerge che i motivi di <strong>la</strong>voro/studio e quelli<br />

personali/familiari incidono per il 65 per cento. Il 7,9 per cento abbandona per<br />

motivi re<strong>la</strong>zionali legati ai rapporti con altri volontari o con il Consiglio<br />

Direttivo.<br />

Questi dati non tengono conto di chi ha abbandonato l’Associazione senza<br />

far pervenire <strong>la</strong> lettera di dimissione, o di chi ha chiesto un periodo di<br />

aspettativa che poi si è concluso con l’abbandono definitivo. Forse<br />

l’attaccamento all’Associazione o <strong>la</strong> speranza di rientrare fanno preferire<br />

questo iter. Pur essendo possibile sono rarissimi i rientri di ex volontari.<br />

Numero<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

Passiamo ora a un’analisi dei volontari presenti al 31 dicembre 2002 in Rho<br />

Soccorso.<br />

Motivo <strong>del</strong><strong>la</strong> dimissione dall'Associazione<br />

Lavoro Non Spec. Pers/Famil Re<strong>la</strong>zionali<br />

80<br />

Motivo


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

Nel primo grafico <strong>del</strong><strong>la</strong> distribuzione <strong>del</strong>le età si nota che le età più giovani 12<br />

(18-27) sono rappresentate maggiormente dal sesso femminile. Questo dato<br />

risulta in linea con il dato nazionale che vede una maggiore partecipazione<br />

femminile, che decresce <strong>nel</strong>le età centrali, per poi scomparire quasi <strong>del</strong> tutto<br />

Numero<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

dopo i 47 anni. Oltre i tre quarti (77,5 per cento) dei volontari ha meno di 38<br />

anni, evidenziando <strong>la</strong> giovane età dei componenti. Questo dato, rispetto a<br />

quello nazionale, è probabilmente accentuato dal tipo di attività svolta che<br />

richiede un costante aggiornamento e anche un discreto impegno fisico.<br />

Analizziamo ora gli incarichi di ognuno che, come precedentemente<br />

segna<strong>la</strong>to, sono diversi.<br />

Fasce di età dei volontari in servizio<br />

18-27 28-37 38-47 48-57 58-67<br />

Questo ulteriore impegno viene assunto, da chi lo desidera, per garantire una<br />

migliore efficienza organizzativa e qualitativa. Gli incarichi sono tutti preceduti<br />

da un iter formativo che solo recentemente non si conclude con un esame<br />

finale. Viene infatti privilegiato un maggior coinvolgimento dei compagni di<br />

12 L’età minima per l’ingresso in Associazione è di 18 anni.<br />

81<br />

Età<br />

Femmine Maschi


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

squadra che già ricoprono lo stesso ruolo e che affiancano il discente fino a<br />

dare un parere finale sull’idoneità. Normalmente l’affiancamento è preceduto<br />

da un corso teorico pratico e per alcuni incarichi, quali l’autista e il<br />

caposervizio, è prevista un’anzianità minima. Al<strong>la</strong> fine <strong>del</strong> percorso formativo<br />

il Consiglio Direttivo <strong>del</strong>ibera l’autorizzazione a ricoprire il ruolo, senza<br />

entrare <strong>nel</strong> merito <strong>del</strong>le competenze 13 .<br />

Numero di<br />

volontari<br />

100<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

Suddivisione dei ruoli<br />

f m totale<br />

Oltre il 60 per cento dei volontari ha un ruolo e, tra questi, il 27 per cento ne<br />

ha almeno due. Il ruolo in cui si evidenzia una maggiore differenza di genere<br />

è l’autista di ambu<strong>la</strong>nza, dove <strong>la</strong> presenza femminile è poco rappresentata (6<br />

per cento), anche tra i capiservizio si nota con il 59,3 per cento, una<br />

13<br />

Il conseguimento <strong>del</strong> ruolo si ottiene seguendo il seguente questo iter:<br />

Centralinisti<br />

Corso e affiancamento per 5 turni al centralinista tito<strong>la</strong>re.<br />

Al termine <strong>del</strong> tirocinio parere da parte dei centralinisti tito<strong>la</strong>ri.<br />

Capiservizio<br />

Corso e affiancamento per 20 servizi (di qualsiasi codice colore) ai capiservizio tito<strong>la</strong>ri.<br />

Al termine <strong>del</strong> tirocinio parere da parte dei capiservizio tito<strong>la</strong>ri.<br />

Autisti d’ambu<strong>la</strong>nza<br />

Corso teorico, scuo<strong>la</strong> guida e guida <strong>del</strong> mezzo per 40 servizi affiancato dall’autista tito<strong>la</strong>re.<br />

Al<strong>la</strong> fine di tutti gli iter formativi vi è <strong>la</strong> nomina formale da parte <strong>del</strong> Consiglio Direttivo.<br />

82<br />

certificati capi servizio<br />

centralinisti autisti


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

maggiore incidenza maschile. Sono invece più numerose, anche se di poco,<br />

le femmine tra i centralinisti (54,4 per cento) e tra i certificati (55,1 per cento).<br />

Vediamo ora il periodo che intercorre tra l’ingresso in Associazione e il<br />

conseguimento di un ruolo. Come abbiamo già accennato per diventare<br />

autista e caposervizio bisogna avere un’anzianità minima di un anno, prima<br />

di iniziare l’iter formativo che generalmente si conclude <strong>nel</strong>l’arco di sei mesi.<br />

Non è invece prevista l’anzianità minima per il centralinista, in re<strong>la</strong>zione<br />

anche alle diminuzione <strong>del</strong>le competenze richieste dopo l’attivazione <strong>del</strong><br />

servizio 118.<br />

Il 64,7 per cento diventa autista tra il terzo e il quinto anno dall’ingresso in<br />

Rho Soccorso, simile l’andamento per i capiservizio dove il 67,7 per cento<br />

consegue il ruolo con un anno in anticipo rispetto agli autisti. Per i<br />

centralinisti <strong>la</strong> “tempistica” è ancora più abbreviata: il 63 per cento dopo tre<br />

anni è già centralinista, con una percentuale significativa già dopo il primo<br />

anno (19,8 per cento). Sono invece più esperti i volontari che hanno deciso di<br />

sostenere l’esame di certificazione regionale: il 70,4 per cento ha<br />

un’anzianità inferiore a 8 anni 14 .<br />

Per tutti, con il passare degli anni, diminuisce <strong>la</strong> percentuale di chi segue un<br />

corso interno per qualificarsi. Generalmente se non si consegue un ruolo nei<br />

primi anni di vita associativa non lo si consegue più.<br />

14 Non sono stati computati i volontari con certificazione ottenuta in seguito al corso di 120<br />

ore, ma solo quelli già presenti in Associazione che hanno superato l’esame.<br />

83


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

Forte è, ed è stata, <strong>la</strong> differenza di genere <strong>nel</strong> coinvolgimento <strong>nel</strong>le cariche<br />

elettive: Consiglio Direttivo, Collegio dei Sindaci e Collegio dei Probiviri. Le<br />

femmine al 31 dicembre 2002 non sono rappresentate <strong>nel</strong> Consiglio Direttivo,<br />

mentre vi è una partecipazione in attività di coordinamento e di formazione<br />

(capisquadra, istruttori, formatori).<br />

3.2.3 Analisi dei dati re<strong>la</strong>tivi al questionario distribuito ai volontari<br />

La ricerca è finalizzata al<strong>la</strong> valutazione <strong>del</strong><strong>la</strong> “sostenibilità” <strong>del</strong> ruolo <strong>del</strong><br />

volontario che opera <strong>nel</strong> soccorso sanitario al<strong>la</strong> luce <strong>del</strong> crescente impegno<br />

formativo che questo comporta.<br />

La distribuzione e <strong>la</strong> raccolta <strong>del</strong> questionario è stata attuata con <strong>la</strong> seguente<br />

metodologia:<br />

a) informazione preliminare sulle finalità data ai volontari durante le riunioni<br />

che periodicamente vengono svolte per <strong>la</strong> suddivisione dei turni;<br />

b) distribuzione <strong>del</strong> questionario presso <strong>la</strong> sede sociale dal 13 novembre al 7<br />

dicembre 2002;<br />

c) consegna <strong>del</strong> questionario compi<strong>la</strong>to in un’urna chiusa;<br />

d) ogni volontario era invitato ad apporre <strong>la</strong> dicitura “consegnato” a fianco <strong>del</strong><br />

proprio nome sull’elenco appositamente predisposto;<br />

e) e<strong>la</strong>borazione dei dati tramite software EPI-INFO 15 .<br />

15<br />

Centers for Disease Control and Prevention, USA, Agenzia <strong>del</strong> Department of Health and<br />

Human Services.<br />

84


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

Al<strong>la</strong> data <strong>del</strong> 7 dicembre risultavano consegnati 143 questionari su 214<br />

distribuiti. Nel periodo di distribuzione 17 volontari non hanno frequentato<br />

l’Associazione perché in “aspettativa” o per altri motivi. La percentuale dei<br />

questionari ritirati risulta pertanto essere <strong>del</strong> 72,6 per cento.<br />

Da un’analisi effettuata sul restante 27,4 per cento si ha una popo<strong>la</strong>zione che<br />

non evidenzia peculiarità tali da alterare il significato dei dati raccolti.<br />

Passando al<strong>la</strong> valutazione dei risultati si nota come i soccorritori di Rho<br />

Soccorso sono <strong>nel</strong> 67,8 per cento celibi o nubili, a conferma <strong>del</strong> dato<br />

precedentemente analizzato che vede una popo<strong>la</strong>zione re<strong>la</strong>tivamente<br />

giovane.<br />

Il titolo di studio conferma il dato ISTAT che sottolinea l’elevato numero di<br />

volontari in possesso di una sco<strong>la</strong>rizzazione elevata: il 16,1 per cento<br />

possiede una <strong>la</strong>urea o un diploma universitario, il 61,5 per cento è in<br />

possesso di diploma. Tra i diplomati, il 46,5 per cento studia ed è iscritto ad<br />

un corso universitario. Oltre i tre quarti dei volontari hanno un titolo di studio<br />

superiore.<br />

Gli impiegati (32,9 per cento) con gli studenti rappresentano il 60,2 per cento<br />

<strong>del</strong>l’intera popo<strong>la</strong>zione, vengono poi i liberi professionisti/dirigenti. Una so<strong>la</strong><br />

persona è disoccupata e nessuno è in cerca di prima occupazione. Gli operai<br />

rappresentano il 4,9 per cento <strong>del</strong>l’intera popo<strong>la</strong>zione.<br />

Tra i <strong>la</strong>voratori dipendenti il contratto a tempo indeterminato è quello<br />

maggiormente applicato <strong>nel</strong> 74 per cento dei casi.<br />

85


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

L’impegno di <strong>la</strong>voro o di studio occupa <strong>nel</strong> 57,3 per cento dei casi da 26 a 50<br />

ore settimanali e, per il 32,9 per cento, si ha un impegno che supera le 50<br />

ore e, coerentemente con l’attività svolta, distribuite settimanalmente.<br />

Nessuno dei volontari ha un impegno di tipo politico, mentre il 53,8 per cento<br />

ha ulteriori impegni di tipo sociale o di altro tipo, che occupano meno di 10<br />

ore settimanali <strong>nel</strong><strong>la</strong> quasi totalità dei casi.<br />

Analizziamo ora come i volontari hanno scoperto l’esistenza di Rho<br />

Soccorso: il veicolo principale (67,1 per cento) è <strong>la</strong> conoscenza di un altro<br />

volontario presente in Associazione, <strong>la</strong> stampa locale incide per il 14,7 per<br />

cento, i corsi informativi presso le scuole superiori o aziende contribuiscono<br />

<strong>nel</strong> 7 per cento dei casi.<br />

Il corso di primo soccorso è stato seguito principalmente per “Essere<br />

preparati in caso di necessità ” dal 66,4 per cento o per seguire un amica/o<br />

dal 21 per cento dei casi 16 .<br />

Tra i motivi che spingono verso l’attività di <strong>volontariato</strong> troviamo: il voler<br />

essere utile agli altri <strong>nel</strong> 67,1 per cento dei casi, <strong>nel</strong> 50,4 per cento dei casi<br />

dal piacere per il tipo di attività svolta e, per ultimo, il desiderio di conoscere<br />

altre persone e voler impegnare il proprio tempo libero (21,7 per cento) 16 .<br />

I volontari dopo il corso decidono di entrare in Rho Soccorso perché <strong>la</strong> sede<br />

è vicina al<strong>la</strong> propria abitazione (49,7 per cento) o vi è già un amico o<br />

conoscente <strong>nel</strong> 44,8 per cento dei casi. Anche le modalità con cui viene<br />

16<br />

Siamo in presenza di una domanda con risposta multip<strong>la</strong> e <strong>la</strong> somma <strong>del</strong>le percentuali può<br />

essere superiore a 100.<br />

86


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

svolto il corso e le professionalità dei docenti possono favorire l’ingresso in<br />

Associazione (18,9 per cento) 17 . Ingresso che poi ha soddisfatto (61,5 per<br />

cento) o abbastanza soddisfatto (35,7 per cento), le aspettative dei volontari.<br />

Mediamente i volontari <strong>nel</strong>l’arco <strong>del</strong> mese effettuano dalle 21 alle 40 ore di<br />

turno (60,8 per cento) e, il 40,6 per cento preferirebbe non fare il turno<br />

notturno perché non lo ritiene conciliabile con i propri impegni di<br />

studio/<strong>la</strong>voro. Un ulteriore 21 per cento ritiene questo tipo di turno conciliabile<br />

solo se si effettuano pochi servizi, permettendo loro di riposare ed essere in<br />

grado di affrontare <strong>la</strong> successiva giornata <strong>la</strong>vorativa o di studio.<br />

Indipendentemente dal tipo di turno (notturno, festivo, serale) il 61,3 per<br />

cento dei volontari farebbe più turni se avesse maggior tempo libero a<br />

disposizione.<br />

Abbiamo precedentemente visto che buona parte dei soccorritori ha un ruolo<br />

(autista, centralinista o caposervizio), analizziamo ora il motivo per cui gli altri<br />

non ce l’hanno. Nel 65,8 per cento dei casi si tratta di volontari che sono<br />

appena entrati in Rho Soccorso e vogliono maturare un’adeguata<br />

esperienza. Non spaventano invece le maggiori responsabilità che il ruolo<br />

comporta, che sono un deterrente per il 7,3 per cento dei volontari.<br />

Il livello di sco<strong>la</strong>rità non incide significativamente sul<strong>la</strong> decisione di<br />

conseguire o meno un ruolo.<br />

17<br />

Siamo in presenza di una domanda con risposta multip<strong>la</strong> e <strong>la</strong> somma <strong>del</strong>le percentuali può<br />

essere superiore a 100.<br />

87


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

Passiamo ora ad analizzare i dati riferiti al<strong>la</strong> certificazione regionale che in<br />

futuro sarà obbligatoria per operare su un’ambu<strong>la</strong>nza di soccorso. Finora<br />

hanno affrontato l’esame, che si svolge davanti ad una Commissione<br />

esterna, 102 volontari con una percentuale di bocciati <strong>del</strong> 3 per cento contro<br />

il 10 per cento <strong>del</strong> totale degli esaminati dal personale <strong>del</strong><strong>la</strong> Centrale<br />

Operativa <strong>del</strong> 118 di Mi<strong>la</strong>no.<br />

L’impegno richiesto per sostenere l’esame non è indifferente: oltre il 36 per<br />

cento ha dedicato in Rho Soccorso più di 25 ore per esercitazioni e lezioni di<br />

aggiornamento; a questo si aggiunge il tempo dedicato per lo studio a casa<br />

che, <strong>nel</strong> 27,3 per cento dei casi, è stato superiore alle 25 ore.<br />

Al 70,9 per cento dei volontari non è pesato, o è pesato poco rimettersi in<br />

discussione, seguirebbero altri corsi <strong>nel</strong> 78,1 per cento dei casi e, il 61,8 per<br />

cento sosterrebbe ulteriori esami, ad esempio quello per <strong>la</strong> defibril<strong>la</strong>zione<br />

precoce che consente l’effettuazione di un atto medico <strong>del</strong>egato.<br />

In generale il 52 per cento si sente più preparato rispetto a prima, mentre per<br />

il 23,6 per cento non è cambiato nul<strong>la</strong>.<br />

L’80 per cento dei volontari che ancora non sono certificati è disposto a<br />

sostenere l’esame e, <strong>nel</strong> caso di esito negativo, il 78,2 per cento lo<br />

ripeterebbe.<br />

L’86 per cento dei soccorritori (certificati e no) ritiene che <strong>la</strong> preparazione sia<br />

idonea o abbastanza idonea per il ruolo che ricopre e, <strong>nel</strong> 74,6 per cento dei<br />

casi, si dice pronto a imparare l’utilizzo di nuove strumentazioni. Ritenendo<br />

88


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

poi, <strong>nel</strong> 65,7 per cento dei casi, che non servano dei professionisti per il<br />

mezzo di soccorso di base (MSB).<br />

Il piacere per questo tipo di attività è rappresentato dal fatto che il 40,6 per<br />

cento <strong>la</strong> svolgerebbe come <strong>la</strong>voro in Associazione o presso il Servizio 118.<br />

Dal<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> sotto riportata vediamo che non ci sono sostanziali differenze in<br />

merito al<strong>la</strong> domanda “Ti senti sicuro quando effettui un intervento? ” La<br />

certificazione non incide su questo aspetto psicologico.<br />

Si Abbastanza Poco No Non risponde<br />

Certificati 20,4% 67,3% 10,2% - 2,1%<br />

Non certificati 17,0% 75,0% 4,5% 1,1% 2,4%<br />

Certificati e no, concordano (66,4 per cento) che il percorso formativo è<br />

impegnativo per un volontario, in partico<strong>la</strong>re per il tempo che richiede.<br />

Se in futuro per i volontari non fosse più possibile effettuare i servizi di<br />

soccorso il 46,4 per cento di loro protesterebbe e si dimetterebbe<br />

dall’Associazione, mentre il 40,6 per cento proporrebbe lo svolgimento di<br />

altre attività 18 .<br />

La famiglia <strong>del</strong> volontario apprezza e incoraggia questa attività (59,8 per<br />

cento) anche se in parte ritiene che sia troppo impegnativa (25,9 per<br />

cento) 18 .<br />

Il 23,1 per cento dei volontari si dimetterebbe dall’Associazione <strong>nel</strong> caso non<br />

18<br />

Siamo in presenza di una domanda con risposta multip<strong>la</strong> e <strong>la</strong> somma <strong>del</strong>le percentuali può<br />

essere superiore a 100.<br />

89


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

si sentisse all’altezza <strong>del</strong> ruolo o l’attività non lo gratificasse più (29,4%).<br />

Mentre il 7,7 per cento <strong>la</strong>scerebbe se non condividesse le scelte <strong>del</strong><br />

Consiglio Direttivo.<br />

La Rho Soccorso è anche un luogo in cui si sviluppano i rapporti<br />

interpersonali: più <strong>del</strong> 75 per cento incontra gli altri volontari fuori dall’ambito<br />

associativo e, tra di loro, il 45,4 per cento con frequenza settimanale. Questo<br />

dato risulta rafforzato dalle numerose amicizie che sono nate e da alcune<br />

unioni sfociate in matrimonio tra i volontari che si sono conosciuti in<br />

Associazione.<br />

Terminando, ben l’86 per cento suggerirebbe ad un conoscente di entrare<br />

<strong>nel</strong><strong>la</strong> Pubblica Assistenza Rho Soccorso.<br />

Dall’analisi dei dati notiamo che ci troviamo di fronte ad una fetta di<br />

popo<strong>la</strong>zione, per lo più giovane, che possiede un’alta sco<strong>la</strong>rità e che si<br />

impegna a svolgere una <strong>del</strong>icata attività, dedicando ad essa parte <strong>del</strong> proprio<br />

tempo libero, con <strong>la</strong> consapevolezza che non è un passatempo. L’impegno<br />

per l’effettuazione dei turni, per l’aggiornamento e il desiderio di essere<br />

all’altezza <strong>del</strong> ruolo, evidenziano una forma di <strong>volontariato</strong> in cui <strong>la</strong><br />

<strong>professionalizzazione</strong> è ritenuta necessaria e non derogabile di fronte<br />

all’esigenza <strong>del</strong> cittadino di veder soddisfatto un suo fondamentale diritto.<br />

E’ proprio il tipo di attività e non una generica forma di <strong>volontariato</strong>, che<br />

attrae i volontari in Rho Soccorso che, come abbiamo visto, in buona parte<br />

abbandonerebbero l’Associazione se i servizi di soccorso venissero a<br />

mancare. Il piacere per questo tipo di attività, che molti di loro svolgerebbero<br />

90


CAPITOLO III<br />

Analisi di un’Associazione<br />

come professione, si fonde con lo stare bene in Associazione al punto che<br />

questa diventa <strong>la</strong> base per costruire ulteriori rapporti che si sviluppano fuori<br />

dal<strong>la</strong> normale attività associativa.<br />

Il desiderio di coinvolgere altre persone, invitandone l’ingresso, evidenzia poi<br />

come si ritenga importante questa esperienza per <strong>la</strong> propria crescita, al punto<br />

di consigliar<strong>la</strong> ad un amico.<br />

91


CAPITOLO IV<br />

Solidarietà e Professionalità<br />

CAPITOLO IV<br />

Solidarietà e Professionalità<br />

Quando si par<strong>la</strong> di <strong>volontariato</strong> è quasi d’obbligo il riferimento al<strong>la</strong> nozione di<br />

solidarietà. Va ricordato che <strong>la</strong> nozione di solidarietà assume significati<br />

diversi; in partico<strong>la</strong>re il suo uso di senso comune designa disposizione<br />

morale ed è sinonimo di altruismo. Nel<strong>la</strong> definizione scientifica, introdotta e<br />

codificata in partico<strong>la</strong>re dal<strong>la</strong> sociologia, è sinonimo di connettivo sociale.<br />

E’ stato Emile Durkheim, il sociologo francese considerato uno dei padri<br />

fondatori <strong>del</strong><strong>la</strong> sociologia, ad introdurne e considerarne il significato. La<br />

solidarietà costituisce un modo per descrivere <strong>la</strong> società in termini di legame<br />

sociale, in cui l’appartenenza <strong>del</strong> singolo contribuisce ad identificarlo e<br />

caratterizzarlo come individuo sociale. Diversi tipi di solidarietà indicano<br />

forme diverse <strong>del</strong> legame sociale e quindi società diverse. La scelta di questo<br />

termine da parte di Durkheim non è casuale: egli era impegnato a confutare<br />

le teorie liberali <strong>del</strong>l’epoca, fondate sul presupposto individualistico, e a<br />

dimostrarne che anche <strong>nel</strong><strong>la</strong> società moderna, di stampo appunto liberale e<br />

individualistico, il legame sociale trascende l’individuo.<br />

92


CAPITOLO IV<br />

Solidarietà e Professionalità<br />

La solidarietà cui fa riferimento il linguaggio corrente designa una<br />

disposizione morale verso l’altro che appartiene al<strong>la</strong> coscienza <strong>del</strong> singolo<br />

individuo e ai principi morali che egli sceglie di seguire. Con questo<br />

significato essa deriva soprattutto dal<strong>la</strong> tradizione cristiana e ha forti legami<br />

con le culture caritative. La sua espressione più emblematica è <strong>nel</strong><strong>la</strong><br />

parabo<strong>la</strong> <strong>del</strong> buon samaritano: <strong>la</strong> disponibilità a condividere le proprie risorse<br />

con l’altro in condizioni di bisogno, un estraneo, ad ascoltare e accettare in<br />

totale gratuità, senza che si costruisca su questa condivisione un legame<br />

durevole. Dopo aver prestato il proprio aiuto il buon samaritano se ne va.<br />

Il termine è quindi espressione <strong>del</strong><strong>la</strong> coscienza individuale e <strong>del</strong> suo operare<br />

in sostituzione e non in opposizione alle strutture presenti <strong>nel</strong><strong>la</strong> società. E’ un<br />

impegno che va dal<strong>la</strong> condivisione al<strong>la</strong> partecipazione, al desiderio di<br />

crescere e di progredire per far fronte all’esigenza di chi ha un bisogno.<br />

Ma se <strong>la</strong> solidarietà da so<strong>la</strong> non basta per svolgere il soccorso extra-<br />

ospedaliero, vediamo ora, per difetto se basta <strong>la</strong> professionalità senza <strong>la</strong><br />

componente solidale che è propria dei volontari.<br />

Prenderemo come riferimento uno dei pochi ospedali <strong>del</strong><strong>la</strong> Provincia di<br />

Mi<strong>la</strong>no che aveva, fino a qualche anno fa, un proprio servizio ambu<strong>la</strong>nze per<br />

cui impiegava dipendenti <strong>del</strong><strong>la</strong> struttura ospedaliera. All’ospedale in<br />

questione, quello di Rho, facevano riferimento i cittadini di nove comuni, per<br />

un totale di oltre 150.000 residenti. l’Ospedale si trovava, e si trova, in una<br />

zona altamente industrializzata, attraversata da autostrade e strade a<br />

scorrimento veloce.<br />

93


CAPITOLO IV<br />

Solidarietà e Professionalità<br />

Riassumiamo con questa breve sequenza come, <strong>nel</strong>l’aprile <strong>del</strong> 1992, i<br />

professionisti evadevano una chiamata di soccorso.<br />

1) Richiesta di soccorso ambu<strong>la</strong>nza.<br />

L’utente aveva a disposizione un solo numero di telefono di sette cifre.<br />

2) Ricezione <strong>del</strong><strong>la</strong> chiamata.<br />

Il telefono non era presidiato. La risposta al richiedente veniva erogata dal<br />

personale che casualmente transitava vicino al telefono e che poteva<br />

avere le seguenti qualifiche:<br />

a) medico;<br />

b) infermiere professionale;<br />

c) infermiere generico;<br />

d) ausiliario;<br />

e) volontario di Rho Soccorso, quando sollecitato dai precedenti.<br />

Assenza di un sistema informatico di ricezione <strong>del</strong>le chiamate e assenza<br />

di una modulistica per <strong>la</strong> registrazione cronologica di tutte le richieste<br />

pervenute.<br />

Modulistica di ricezione <strong>del</strong><strong>la</strong> singo<strong>la</strong> chiamata in copia unica, che veniva<br />

consegnata all’autista <strong>del</strong>l’ambu<strong>la</strong>nza.<br />

Apparato radio ricetrasmittente situato in un locale diverso da quello in cui<br />

pervenivano le chiamate di soccorso. Tutto il personale era autorizzato<br />

all’uso <strong>del</strong><strong>la</strong> radio per cui valgono le stesse considerazioni fatte per il<br />

telefono.<br />

3) Uscita <strong>del</strong>l’ambu<strong>la</strong>nza.<br />

94


CAPITOLO IV<br />

Solidarietà e Professionalità<br />

Era il personale <strong>del</strong> Pronto Soccorso (infermieri professionali, generici,<br />

ausiliari) che momentaneamente veniva “staccato” per effettuare il<br />

servizio, per altro senza un vestiario adeguato (camici, zoccoli).<br />

La guida <strong>del</strong>l’ambu<strong>la</strong>nza era effettuata da un autista/centralinista<br />

<strong>del</strong>l’Ospedale che <strong>la</strong>sciava momentaneamente <strong>la</strong> portineria per guidare il<br />

mezzo.<br />

4) Ambu<strong>la</strong>nze a disposizione:<br />

• Volkswagen Transporter acquistata <strong>nel</strong> 1981.<br />

• Fiat Ducato (due unità) acquistate <strong>nel</strong> 1984.<br />

Questa era <strong>la</strong> modalità <strong>del</strong> servizio erogato dai professionisti <strong>del</strong>l’Ospedale di<br />

Rho solo 10 anni fa. Certo non ci si poteva aspettare l’efficienza che il<br />

Servizio 118 ha portato ma, dal<strong>la</strong> modalità, si può notare che sarebbero<br />

bastate poche azioni per migliorare il servizio offerto al cittadino.<br />

4.1 Analisi dei dati re<strong>la</strong>tivi al questionario distribuito al<br />

personale <strong>del</strong> S.S.U.Em. 118 di Mi<strong>la</strong>no<br />

Una valutazione sul<strong>la</strong> professionalità dei soccorritori <strong>del</strong>le associazioni,<br />

anche in termini di qualità erogata, non poteva prescindere dal parere<br />

<strong>del</strong>l’attore principale che coordina l’intero sistema di soccorso. Si è pertanto<br />

richiesta <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione <strong>del</strong> personale <strong>del</strong><strong>la</strong> Centrale Operativa <strong>del</strong> 118 di<br />

95


CAPITOLO IV<br />

Solidarietà e Professionalità<br />

Mi<strong>la</strong>no in tutte le sue componenti (Operatori tecnici, Infermieri e Medici), al<br />

fine di avere <strong>la</strong> loro percezione sul<strong>la</strong> qualità che possiamo scomporre in due<br />

momenti:<br />

1) qualità espressa sul luogo <strong>del</strong>l’evento grazie al parere di medici, infermieri<br />

e operatori che <strong>la</strong>vorano sui mezzi di soccorso avanzato (MSA) e si<br />

avvalgono <strong>del</strong><strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione <strong>del</strong> mezzo di soccorso di base (MSB) che,<br />

come abbiamo visto, è sempre composto da personale <strong>del</strong>le associazioni<br />

che non ha un curriculum di studio in campo sanitario (non sono cioè né<br />

medici né infermieri);<br />

2) qualità espressa dall’associazione di soccorso dal momento in cui riceve<br />

<strong>la</strong> chiamata al momento in cui consegna il paziente in ospedale e<br />

riassumibile come:<br />

a) corretta interpretazione <strong>del</strong> centralinista <strong>del</strong>l’associazione <strong>del</strong><br />

servizio da svolgere, comunicato dal<strong>la</strong> Centrale Operativa;<br />

b) corretto arrivo <strong>del</strong>l’ambu<strong>la</strong>nza sul luogo <strong>del</strong>l’evento;<br />

c) corretta esecuzione <strong>del</strong><strong>la</strong> prestazione sanitaria;<br />

d) corretta comunicazione dal luogo <strong>del</strong>l’evento al<strong>la</strong> C.O. sulle<br />

condizioni <strong>del</strong>l’assistito e su eventuali problematiche connesse al<strong>la</strong><br />

missione;<br />

e) corretta consegna <strong>del</strong> paziente all’ospedale indicato;<br />

Va comunque specificato che ogni figura professionale che opera presso il<br />

118 svolge sia attività all’interno <strong>del</strong><strong>la</strong> Centrale Operativa, che attività di<br />

96


CAPITOLO IV<br />

Solidarietà e Professionalità<br />

soccorso extra-ospedaliero sui mezzi di soccorso avanzato (MSA), avendo<br />

pertanto una visione globale sul servizio svolto dalle associazioni.<br />

Compete inoltre al personale <strong>del</strong><strong>la</strong> Centrale Operativa il parere vinco<strong>la</strong>nte<br />

sul<strong>la</strong> valutazione dei livelli di preparazione per il ri<strong>la</strong>scio <strong>del</strong><strong>la</strong> certificazione di<br />

soccorritore e di istruttore.<br />

Il questionario è stato consegnato al personale <strong>del</strong> 118 dal 15 dicembre 2002<br />

al 17 gennaio 2003. La distribuzione è stata preceduta da una<br />

comunicazione <strong>del</strong> Responsabile <strong>del</strong><strong>la</strong> formazione <strong>del</strong><strong>la</strong> Centrale Operativa<br />

sulle finalità <strong>del</strong><strong>la</strong> ricerca. Per l’e<strong>la</strong>borazione dei dati è stato utilizzato il<br />

software EPI-INFO 1 .<br />

Sono state coinvolte le seguenti figure professionali:<br />

Personale Questionari compi<strong>la</strong>ti Percentuale<br />

Medici 12 9 75%<br />

Infermieri 15 15 100%<br />

Operatori Tecnici 54 49 90,7%<br />

Il primo dato che emerge sul personale che ha consegnato il questionario è<br />

che ben l’84,9 per cento ha esperienza di <strong>volontariato</strong> <strong>nel</strong> campo <strong>del</strong><br />

soccorso sanitario. E’ doveroso ricordare che l’assunzione degli operatori<br />

tecnici era vinco<strong>la</strong>ta al requisito di avere “almeno un anno di esperienza per<br />

<strong>la</strong> gestione dei mezzi di soccorso”; esperienza che veniva fatta, <strong>nel</strong><strong>la</strong><br />

maggioranza dei casi, in associazioni di <strong>volontariato</strong>. Anche parte dei medici<br />

1<br />

Centers for Disease Control and Prevention, USA, Agenzia <strong>del</strong> Department of Health and<br />

Human Services.<br />

97


CAPITOLO IV<br />

Solidarietà e Professionalità<br />

(44,4 per cento) e più <strong>del</strong><strong>la</strong> metà degli infermieri (60 per cento), ha avuto una<br />

precedente esperienza di volontario <strong>nel</strong> soccorso.<br />

Passiamo al<strong>la</strong> valutazione <strong>del</strong>le prime due domande che sono finalizzate a<br />

determinare se il processo di certificazione dei soccorritori produce degli<br />

effetti positivi sul<strong>la</strong> qualità erogata dalle associazioni. E’ bene precisare che<br />

tuttora sono stati certificati circa un terzo dei 5.000 soccorritori che come<br />

formazione afferiscono al 118 di Mi<strong>la</strong>no.<br />

Sono migliorate le comunicazioni verso <strong>la</strong> Centrale Operativa?<br />

Operatori Tecnici Medici/Infermieri<br />

Molto 18,4% 4,2%<br />

Abbastanza 55,1% 70,8%<br />

Poco 24,5% 25,0%<br />

Per nul<strong>la</strong> - -<br />

Non risponde 2,0% -<br />

E’ migliorata <strong>la</strong> qualità degli interventi di soccorso?<br />

Operatori Tecnici Medici/Infermieri<br />

Molto 10,2% -<br />

Abbastanza 61,3% 54,1%<br />

Poco 20,4% 37,5%<br />

Per nul<strong>la</strong> 2,0% 4,2%<br />

Non risponde 6,1% 4,2%<br />

98


CAPITOLO IV<br />

Solidarietà e Professionalità<br />

Da questi dati si può notare come il processo di certificazione stia<br />

producendo degli effetti positivi, in partico<strong>la</strong>re per quanto riguarda le<br />

comunicazioni verso <strong>la</strong> centrale operativa (comunicazioni sulle condizioni<br />

<strong>del</strong>l’assistito, richiesta di informazioni, ecc.). Bassa invece <strong>la</strong> percentuale di<br />

chi ritiene che non sia cambiato nul<strong>la</strong>.<br />

Un’altra serie di domande era riferita a valutare le differenze di qualità<br />

erogata in termini organizzativi (associazione convenzionata o meno),<br />

territoriali e temporali.<br />

Per convenzione si intende il rapporto che intercorre tra le associazioni che<br />

garantiscono con continuità <strong>la</strong> disponibilità <strong>del</strong>le loro ambu<strong>la</strong>nze, <strong>nel</strong> rispetto<br />

di standard qualitativi e ricevendo, dall’Azienda Ospedaliera Ospedale<br />

Niguarda Ca’ Granda, un compenso forfetario che è calco<strong>la</strong>to in base alle<br />

spese effettivamente sostenute. Esiste poi un secondo tipo di rapporto tra le<br />

associazioni e il 118 che si chiama a “gettone”. Il termine è utilizzato per<br />

indicare il compenso che viene misurato moltiplicando il valore <strong>del</strong> gettone<br />

per il numero di servizi svolti 2 .<br />

Il dato territoriale è legato all’ubicazione <strong>del</strong>l’associazione e serve per<br />

valutare un’eventuale differenza in termini di qualità tra le associazioni che<br />

operano a Mi<strong>la</strong>no rispetto a quelle che operano <strong>nel</strong><strong>la</strong> Provincia 3 .<br />

Il dato temporale soddisfa due condizioni: <strong>la</strong> prima è una valutazione <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

2 Le associazioni convenzionate si impegnano a garantire per 16 o 24 ore tutti i giorni<br />

<strong>del</strong>l’anno <strong>la</strong> disponibilità di una o più ambu<strong>la</strong>nze. Le associazioni che hanno il rapporto a<br />

gettone non hanno nessun obbligo di presenza continuativa.<br />

3 Sono escluse le associazioni che afferiscono al 118 di Monza.<br />

99


CAPITOLO IV<br />

Solidarietà e Professionalità<br />

qualità erogata <strong>nel</strong>l’arco <strong>del</strong><strong>la</strong> settimana; <strong>la</strong> seconda condizione è una<br />

valutazione <strong>del</strong><strong>la</strong> qualità ad oggi rispetto a quel<strong>la</strong> espressa <strong>nel</strong>l’anno 1999,<br />

data in cui non era iniziato il processo di certificazione dei soccorritori e<br />

c’erano solo 10 associazioni in rapporto di convenzione. Questo dato è<br />

interessante perché può indicare <strong>la</strong> linea di tendenza su cui si muovono le<br />

associazioni.<br />

La qualità è maggiore <strong>nel</strong>le associazioni convenzionate?<br />

Operatori Tecnici Medici/Infermieri<br />

Molto 10,2% 8,3%<br />

Abbastanza 57,2% 58,4%<br />

Poco 22,4% 25,0%<br />

Per nul<strong>la</strong> 4,1% 8,3%<br />

Non risponde 6,1% -<br />

La qualità è maggiore <strong>nel</strong>le associazioni di Mi<strong>la</strong>no?<br />

Operatori Tecnici Medici/Infermieri<br />

Molto 8,2% 8,3%<br />

Abbastanza 49,0% 45,9%<br />

Poco 22,4% 25,0%<br />

Per nul<strong>la</strong> 14,3% 20,8%<br />

Non risponde 6,1% -<br />

100


CAPITOLO IV<br />

Solidarietà e Professionalità<br />

La qualità è maggiore negli orari diurni dei giorni feriali?<br />

Operatori Tecnici Medici/Infermieri<br />

Molto 24,5% 12,5%<br />

Abbastanza 61,3% 66,6%<br />

Poco 10,2% 16,7%<br />

Per nul<strong>la</strong> 2,0% 4,2%<br />

Non risponde 2,0% -<br />

La qualità è maggiore negli orari notturni e nei giorni festivi?<br />

Operatori Tecnici Medici/Infermieri<br />

Molto - -<br />

Abbastanza 16,3% 4,2%<br />

Poco 53,1% 66,6%<br />

Per nul<strong>la</strong> 24,5% 29,2%<br />

Non risponde 6,1% -<br />

La qualità è maggiore rispetto a tre anni fa?<br />

Operatori Tecnici Medici/Infermieri<br />

Molto 32,7% 12,5%<br />

Abbastanza 46,9% 70,8%<br />

Poco 16,3% 16,7%<br />

Per nul<strong>la</strong> - -<br />

Non risponde 4,1% -<br />

101


CAPITOLO IV<br />

Solidarietà e Professionalità<br />

Dai dati ricavati si può notare che il servizio svolto dalle associazioni<br />

convenzionate viene giudicato migliore rispetto alle altre. Forse avere una<br />

convenzione sottende una struttura che rispetta alcune caratteristiche di<br />

qualità che vengono poi rafforzate dal<strong>la</strong> convenzione stessa. In base ai<br />

risultati si può notare che a Mi<strong>la</strong>no sembra vi sia una maggiore qualità<br />

rispetto al<strong>la</strong> Provincia.<br />

La composizione degli equipaggi che negli orari diurni dei giorni feriali sono<br />

formati dai dipendenti <strong>del</strong>le associazioni, permette un servizio di qualità<br />

superiore. Il dato è confermato dal<strong>la</strong> successiva domanda che era<br />

complementare al<strong>la</strong> precedente, cioè quando gli equipaggi sono composti dai<br />

volontari.<br />

Unanime è il parere <strong>del</strong> personale <strong>del</strong><strong>la</strong> Centrale Operativa che vede il<br />

servizio svolto dalle associazioni decisamente migliore rispetto a tre anni fa.<br />

Passiamo ora a due domande sul<strong>la</strong> formazione dei volontari.<br />

Ritiene che <strong>la</strong> formazione dei volontari sia idonea?<br />

Operatori Tecnici Medici/Infermieri<br />

Molto 12,2% 4,2%<br />

Abbastanza 53,0% 54,2%<br />

Poco 32,7% 29,2%<br />

Per nul<strong>la</strong> 2,0% 4,2%<br />

Non risponde - 8,3%<br />

102


CAPITOLO IV<br />

Solidarietà e Professionalità<br />

Oltre il 58 per cento <strong>del</strong> personale sanitario e quasi il 65 per cento degli<br />

operatori, ritiene che <strong>la</strong> formazione <strong>del</strong> personale che opera sui mezzi di<br />

soccorso di base (MSB) è molto o abbastanza idonea. Chi invece giudica<br />

inidonea <strong>la</strong> formazione è comunque ottimista sui margini di miglioramento.<br />

Se ritiene che <strong>la</strong> formazione non è idonea può essere migliorata?<br />

Operatori Tecnici Medici/Infermieri<br />

Si 94,4% 86,7%<br />

No 5,6% 13,3%<br />

La composizione degli equipaggi <strong>del</strong>le ambu<strong>la</strong>nze è stato un argomento che<br />

ha sempre appassionato gli addetti ai <strong>la</strong>vori e diverse sono le scuole di<br />

pensiero che si sono succedute negli anni: ambu<strong>la</strong>nze con o senza medici,<br />

con o senza infermieri, equipaggi composti so<strong>la</strong>mente da soccorritori. Preso<br />

atto che ora vi sono due tipologie di mezzi di soccorso: quello avanzato<br />

(MSA) con medico e infermiere e quello di base (MSB) composto da soli<br />

soccorritori, notiamo che sia gli operatori (in percentuale maggiore), che i<br />

medici e gli infermieri ritengono non sia opportuno avere sul mezzo di<br />

soccorso di base (MSB) esclusivamente personale sanitario. Sembra quindi<br />

che il ruolo degli equipaggi degli MSB non sia messo in discussione.<br />

Ritiene sia opportuno avere sul MSB esclusivamente personale sanitario?<br />

Operatori Tecnici Medici/Infermieri<br />

Si 12,2% 29,2%<br />

No 87,8% 66,6%<br />

103


CAPITOLO IV<br />

Solidarietà e Professionalità<br />

Non risponde - 4,2%<br />

Risulta poi una certa preferenza da parte di medici e infermieri per gli<br />

equipaggi degli MSB composti esclusivamente da dipendenti <strong>del</strong>le<br />

associazioni più che da volontari. Più equilibrate invece le risposte degli<br />

operatori.<br />

Ritiene sia opportuno avere sul MSB esclusivamente dipendenti e non<br />

volontari?<br />

Operatori Tecnici Medici/Infermieri<br />

Si 46,9% 62,5%<br />

No 51,1% 37,5%<br />

Non risponde 2,0% -<br />

Anche per quanto riguarda gli atti medici <strong>del</strong>egati, che recentemente sono<br />

stati autorizzati dal<strong>la</strong> Legge 3 aprile 2001 n°120 “Utilizzo dei defibril<strong>la</strong>tori<br />

semiautomatici in ambiente extra-ospedaliero” 4 , notiamo una certa riluttanza<br />

da parte <strong>del</strong> personale sanitario verso questa nuova frontiera che si apre al<br />

personale <strong>la</strong>ico (non sanitario) dei mezzi di soccorso.<br />

Ritiene sia opportuno far compiere atti medici <strong>del</strong>egati a personale non<br />

sanitario?<br />

Operatori Tecnici Medici/Infermieri<br />

Si 63,3% 37,5%<br />

4 Legge che all’art.1 recita “E’ consentito l’uso <strong>del</strong> defibril<strong>la</strong>tore semiautomatico in sede<br />

extra-ospedaliera anche al personale sanitario non medico, nonché al personale non<br />

sanitario che abbia ricevuto una formazione specifica <strong>nel</strong>le attività di rianimazione cardiopolmonare”.<br />

104


CAPITOLO IV<br />

Solidarietà e Professionalità<br />

No 34,7% 54,2%<br />

Non risponde 2,0% 8,3%<br />

L’ultimo gruppo di domande era riferito alle <strong>la</strong>mentele ricevute in seguito ai<br />

servizi effettuati dalle associazioni.<br />

Se analizziamo il motivo <strong>del</strong><strong>la</strong> <strong>la</strong>mente<strong>la</strong> notiamo che ben un terzo <strong>del</strong>le<br />

<strong>la</strong>mentele è dovuto al<strong>la</strong> mancanza di “cortesia” da parte degli equipaggi.<br />

Cortesia Competenza Entrambi Altro<br />

Motivo <strong>del</strong><strong>la</strong> <strong>la</strong>mentale 33,4% 16,6% 36,7% 13,3%<br />

Dal<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> sotto riportata vediamo invece a chi erano maggiormente rivolte<br />

le <strong>la</strong>mentele.<br />

Dipendenti Volontari Entrambi Non specificato<br />

Equipaggi con: 6,7% 15,0% 5,0% 73,3%<br />

La Centrale Operativa <strong>del</strong> 118 di Mi<strong>la</strong>no, re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> formazione dei<br />

soccorritori, si è posta i seguenti obiettivi che possono essere così riassunti 5 :<br />

• Omogeneità culturale;<br />

• Omogeneità d’azione;<br />

• Omogeneità di comportamento;<br />

• Standard minimo di conoscenze;<br />

• Standard minimo di abilità tecniche;<br />

• Standard minimo di capacità operativa.<br />

5 Fonte S.S.U.Em. 118 di Mi<strong>la</strong>no.<br />

105


CAPITOLO IV<br />

Solidarietà e Professionalità<br />

In base ai dati e<strong>la</strong>borati dai questionari appare come <strong>la</strong> qualità erogata dalle<br />

associazioni sia aumentata negli ultimi anni evidenziando un percorso di<br />

progressivo miglioramento. A questo si deve aggiungere il parere <strong>del</strong><br />

personale <strong>del</strong> 118 che, pur non ritenendo idonea <strong>la</strong> formazione dei volontari,<br />

crede comunque che questa possa essere migliorata.<br />

Il giudizio sembra quindi fondarsi sul fatto che <strong>la</strong> formazione trova nei<br />

soccorritori un terreno su cui attecchire e consolidarsi, permettendo il<br />

raggiungimento degli obiettivi sopracitati. Inoltre, è ragionevole pensare che<br />

se, oltre al<strong>la</strong> formazione fine a se stessa, vi sarà un coinvolgimento attivo<br />

<strong>del</strong>le associazioni finalizzato al<strong>la</strong> condivisione di obiettivi e fini, questo<br />

produca una sinergia d’intenti a tutto vantaggio <strong>del</strong><strong>la</strong> qualità erogata.<br />

4.2 Analisi dei dati re<strong>la</strong>tivi al sondaggio telefonico rivolto ai<br />

cittadini soccorsi dal<strong>la</strong> P.A. Rho Soccorso<br />

Lo scopo <strong>del</strong> sondaggio telefonico era di verificare <strong>la</strong> qualità non<br />

espressamente sanitaria degli interventi eseguiti dai soccorritori<br />

<strong>del</strong>l’Associazione. E’ stato pertanto analizzato il grado di soddisfazione<br />

<strong>del</strong>l’utente, valutando aspetti che non sono immediatamente riconducibili al<strong>la</strong><br />

prestazione sanitaria erogata, ma che comunque rientrano in un concetto di<br />

qualità totale <strong>del</strong> servizio. Esu<strong>la</strong>va ai fini di questa ricerca, analizzare per<br />

106


CAPITOLO IV<br />

Solidarietà e Professionalità<br />

ogni intervento <strong>la</strong> qualità sanitaria <strong>del</strong><strong>la</strong> missione di soccorso, che può essere<br />

intesa come:<br />

• corretta valutazione <strong>del</strong>le condizioni <strong>del</strong>l’assistito;<br />

• corretta erogazione <strong>del</strong><strong>la</strong> prestazione sanitaria.<br />

Questo perché <strong>la</strong> qualità andrebbe misurata a “caldo”, da personale sanitario<br />

e non, <strong>nel</strong> contesto in cui <strong>la</strong> missione si svolge. L’attività di soccorso, infatti,<br />

si differenzia moltissimo da una prestazione sanitaria erogata <strong>nel</strong>l’ambiente<br />

ospedaliero: ogni intervento presenta diverse variabili che possono influire<br />

sull’efficacia <strong>del</strong><strong>la</strong> prestazione stessa. Basti pensare ad un incidente stradale<br />

in cui sono coinvolti più mezzi, in autostrada, di notte e con condizioni<br />

meteorologiche avverse. Inoltre, una verifica <strong>del</strong><strong>la</strong> qualità fatta solo a<br />

posteriori, e cioè all’arrivo in pronto soccorso tramite il personale di<br />

accettazione, sarebbe stata viziata dal<strong>la</strong> loro inesperienza <strong>nel</strong>lo specifico<br />

campo <strong>del</strong> soccorso extra-ospedaliero.<br />

Ai fini <strong>del</strong> sondaggio sono state analizzate le missioni svolte <strong>nel</strong> mese di<br />

novembre e parte di dicembre <strong>del</strong>l’anno 2002 (per un totale di 400). Le<br />

domande sono state rivolte, un mese dopo l’effettuazione <strong>del</strong><strong>la</strong> missione, alle<br />

stesse persone soccorse (in quattro casi sono state rivolte ai parenti presenti<br />

al momento <strong>del</strong>l’intervento).<br />

Sono stati presi in considerazione le missioni con tutti i codici d’invio (verde,<br />

giallo e rosso) che avevano avuto come esito il codice di rientro verde. Sono<br />

stati volutamente evitati gli altri codici di rientro (giallo e rosso) perché<br />

evidenziavano uno stato critico <strong>del</strong>le condizioni <strong>del</strong> paziente. Sono stati<br />

107


CAPITOLO IV<br />

Solidarietà e Professionalità<br />

intervistati telefonicamente soggetti vittime di malori o incidenti e soccorsi da<br />

equipaggi di ambu<strong>la</strong>nza composti da volontari o dipendenti, per interventi con<br />

le seguenti caratteristiche:<br />

-23 con missione a seguito di un evento medico (malore);<br />

- 8 con missione a seguito di un evento traumatico (incidente);<br />

-18 con missione svolta dai dipendenti;<br />

-13 con missione svolta dai volontari.<br />

Alle persone contattate veniva fatta <strong>la</strong> seguente premessa:<br />

“Buongiorno è <strong>la</strong> Pubblica Assistenza Rho Soccorso, stiamo<br />

svolgendo un’indagine telefonica per migliorare il nostro servizio,<br />

possiamo porle qualche domanda? ”<br />

Analizzando le risposte notiamo che per l’80,6 per cento dei trasportati<br />

l’arrivo <strong>del</strong>l’ambu<strong>la</strong>nza è stato rapido e, per il 12,9 per cento l’arrivo è stato<br />

abbastanza rapido. Solo in due casi l’arrivo è stato giudicato poco rapido: le<br />

due chiamate avevano un codice d’invio giallo 6 : una <strong>nel</strong> Comune di Rho per<br />

un evento medico con un tempo di arrivo di 4 minuti; l’altra per un incidente<br />

stradale in una località in ambito extraurbano, distante dal punto di partenza,<br />

con un tempo di arrivo di 14 minuti 7 .<br />

Al<strong>la</strong> domanda se i soccorritori avevano un aspetto curato, risponde sì l’80,6<br />

per cento dei trasportati, mentre dice abbastanza curato il resto.<br />

6 La sirena e i <strong>la</strong>mpeggianti vengono utilizzati solo per le missioni con codici gialli e rossi.<br />

7 Il tempo che impiega l’ambu<strong>la</strong>nza per raggiungere il luogo <strong>del</strong>l’evento dipende dall’utilizzo<br />

dei sistemi di segna<strong>la</strong>zione (sirena e <strong>la</strong>mpeggianti), dal traffico e da molte altre cause;<br />

comunque in casi gravi non dovrebbe superare gli 8 minuti per le aree urbane ed i 20 minuti<br />

per quelle extraurbane.<br />

108


CAPITOLO IV<br />

Solidarietà e Professionalità<br />

Alcune domande rivolte agli utenti erano inerenti al supporto psicologico che i<br />

soccorritori gli avevano dato; supporto che si manifesta sia con <strong>la</strong> cortesia<br />

che con l’attenzione verso il problema <strong>del</strong>l’utente. Questi sono i punti di forza<br />

dei soccorritori di Rho Soccorso (indipendentemente dal fatto che siano<br />

volontari o dipendenti): ben il 96,7 per cento dichiara che l’equipaggio è stato<br />

cortese; identica <strong>la</strong> percentuale degli utenti che dicono che i soccorritori sono<br />

stati attenti al suo problema. I pazienti sono anche soddisfatti <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

competenza dei soccorritori, infatti l’83,8 per cento degli intervistati dichiara<br />

che l’equipaggio era sembrato competente.<br />

La pulizia e l’ordine <strong>del</strong>l’ambu<strong>la</strong>nza soddisfa “solo” il 77,7 per cento dei<br />

trasportati. Forse su questo dato incide anche <strong>la</strong> frequenza con cui vengono<br />

effettuati i servizi e quindi <strong>la</strong> possibilità da parte <strong>del</strong>l’equipaggio di riordinare<br />

adeguatamente il mezzo.<br />

In generale, ben il 90,3 per cento si dichiara soddisfatto <strong>del</strong> servizio ricevuto<br />

e, chi è stato soccorso da volontari <strong>nel</strong> 55,5 per cento dei casi non sapeva<br />

che lo fossero. Questo dato evidenzia come sia in parte sconosciuto<br />

dall’utenza l’attività che i volontari svolgono sui mezzi di soccorso.<br />

In base ai dati raccolti vediamo le differenze emerse tra il personale<br />

dipendente e il personale volontario di Rho Soccorso. Gli utenti rispondono sì<br />

alle seguenti domande:<br />

109<br />

Volontari Dipendenti<br />

I soccorritori avevano una aspetto curato? 83,3% 84,6%


CAPITOLO IV<br />

Solidarietà e Professionalità<br />

Sono stati cortesi nei suoi confronti? 94,4% 100%<br />

Le sono sembrati attenti al suo problema? 94,0% 100%<br />

Le sono sembrati competenti? 77,7% 92,3%<br />

L’ambu<strong>la</strong>nza era curata (pulita/ordinata)? 80,0% 66,6%<br />

Da questa tabel<strong>la</strong> notiamo come vi sia una percentuale di soddisfazione<br />

maggiore da parte degli utenti soccorsi dai dipendenti.<br />

In generale il quadro che emerge dal sondaggio telefonico non evidenzia<br />

utenti insoddisfatti, mentre <strong>la</strong> quasi totalità si dichiara soddisfatto o<br />

abbastanza soddisfatto <strong>del</strong> servizio ricevuto.<br />

110


CAPITOLO V<br />

Conclusioni<br />

CAPITOLO V<br />

Conclusioni<br />

Riflettere sull’identità <strong>del</strong> <strong>volontariato</strong> può servire per fare alcune<br />

considerazioni e precisazioni. Una prima precisazione potrebbe essere<br />

quel<strong>la</strong> di definire se <strong>la</strong> presenza di volontari è sufficiente per affermare che ci<br />

troviamo di fronte ad una organizzazione di <strong>volontariato</strong>, oppure se è <strong>la</strong><br />

rispondenza <strong>del</strong><strong>la</strong> sua struttura e <strong>del</strong> suo intervento ad alcuni elementi di<br />

fondo che potremmo definire come:<br />

• <strong>la</strong> spontaneità;<br />

• <strong>la</strong> gratuità;<br />

• il servizio per gli altri.<br />

L’identità <strong>del</strong> <strong>volontariato</strong> si definisce anche dai suoi ruoli:<br />

• di anticipazione <strong>nel</strong><strong>la</strong> risposta a bisogni emergenti;<br />

• di integrazione dei servizi pubblici e privati;<br />

• di stimolo <strong>del</strong>le istituzioni pubbliche a tute<strong>la</strong> dei diritti dei cittadini;<br />

• di formazione <strong>del</strong><strong>la</strong> cultura <strong>del</strong><strong>la</strong> solidarietà e <strong>del</strong>le reti informali;<br />

• di solidarietà di base.<br />

111


CAPITOLO V<br />

Conclusioni<br />

Il <strong>volontariato</strong> ha quindi in questo senso una valenza politica <strong>nel</strong> suo ruolo di<br />

stimolo <strong>del</strong>le pubbliche istituzioni, con un apporto di cambiamento culturale e<br />

politico al<strong>la</strong> vita sociale 1 .<br />

Il <strong>volontariato</strong> e le sue associazioni preesistono, storicamente ma soprattutto<br />

concettualmente, anche al<strong>la</strong> pubblica amministrazione: il <strong>volontariato</strong> può<br />

agire al di là di una struttura ove opera, al di là di un finanziamento o di un<br />

sostegno strutturale, al di là di un sostegno legis<strong>la</strong>tivo.<br />

Potremmo dire che al <strong>volontariato</strong> non serve una legge partico<strong>la</strong>re: <strong>nel</strong> XIX<br />

secolo fu sufficiente lo Statuto Albertino per far fiorire l’associazionismo; con<br />

<strong>la</strong> promulgazione <strong>del</strong><strong>la</strong> Costituzione il <strong>volontariato</strong> ha trovato l’essenza <strong>del</strong><br />

suo essere 2 .<br />

Oggi ci troviamo di fronte a quattro diversi tipi di <strong>volontariato</strong> 3 , che hanno tutti<br />

come origine quello “caritativo”, <strong>la</strong> cui radice fa riferimento al tradizionale<br />

impegno di matrice confessionale, in partico<strong>la</strong>re cattolica. Da questa matrice<br />

si è poi distaccato un secondo tipo, che si potrebbe definire di “<strong>volontariato</strong><br />

corporato”, per sottolineare l’inquadramento dei volontari in grandi enti<br />

privati, <strong>la</strong>ici e religiosi di dimensioni rilevanti, in cui i volontari sono impiegati<br />

a titolo gratuito per umanizzare il trattamento di ma<strong>la</strong>ti e anziani. Di natura<br />

completamente diversa è il “<strong>volontariato</strong> militante”, che ha origine più recente<br />

1 Sito Internet <strong>del</strong> “Consorzio di Bioingegneria e Informatica Medica”.<br />

2 Troviamo <strong>nel</strong><strong>la</strong> Carta Costituzionale diversi richiami agli artt. 2, 3 e 18.<br />

3 Ota de LEONARDIS, “In un diverso welfare”, Feltri<strong>nel</strong>li, Mi<strong>la</strong>no, marzo 2002 pag. 53.<br />

112


CAPITOLO V<br />

Conclusioni<br />

e nasce dai movimenti di protesta degli anni Settanta e interpreta l’azione<br />

volontaria come militanza <strong>nel</strong><strong>la</strong> lotta contro l’emarginazione, il degrado<br />

urbano e ambientale. Più <strong>del</strong> rapporto con il singolo destinatario è enfatizzata<br />

l’azione di pressione politica e sociale.<br />

In questo <strong>la</strong>voro ci siamo occupati <strong>del</strong>l’ultimo tipo di <strong>volontariato</strong> che<br />

definiamo come “<strong>volontariato</strong> professionale”, nato come caritativo e di<br />

reciproco aiuto che si trasforma in professionale. Esso si compone di<br />

organizzazioni che forniscono servizi specifici, che richiedono un grado di<br />

preparazione professionale e impiegano, a titolo gratuito, volontari che si<br />

sono specificamente formati e sono in grado di offrire un’attività qualificata.<br />

Non di rado questo tipo di <strong>volontariato</strong> costituisce una forma di training<br />

professionale per i giovani e una tappa <strong>nel</strong> percorso di entrata <strong>nel</strong> mercato<br />

<strong>del</strong> <strong>la</strong>voro, <strong>nel</strong> campo <strong>del</strong>le professioni sociali.<br />

Spesso il tipo di servizio erogato richiede che al<strong>la</strong> figura <strong>del</strong> volontario si<br />

affianchi quel<strong>la</strong> <strong>del</strong> dipendente che concorre ad assicurare <strong>la</strong> continuità <strong>del</strong><br />

servizio 4 .<br />

In alcuni casi si inventano nuove professioni che non trovano riscontro <strong>nel</strong><br />

panorama normativo/contrattuale e che poi vengono mutuate in altre<br />

contesti: come <strong>nel</strong> caso <strong>del</strong>l’Operatore Tecnico <strong>del</strong><strong>la</strong> Centrale Operativa che<br />

abbiamo visto precedentemente.<br />

4 Vi è una diminuzione costante <strong>del</strong>le organizzazioni composte da soli volontari, dal 34% <strong>del</strong><br />

1997 al 21% <strong>del</strong> 2000. “VITA NON PROFIT Magazine”, 5 luglio 2000 pag.11.<br />

113


CAPITOLO V<br />

Conclusioni<br />

La stessa figura <strong>del</strong> soccorritore potrebbe trovare, anche in Italia, un<br />

riconoscimento legis<strong>la</strong>tivo come è accaduto in altri Stati che hanno dedicato<br />

maggior attenzione al soccorso extra-ospedaliero. Negli Stati Uniti, ad<br />

esempio, non vi sono né medici né infermieri a bordo <strong>del</strong>le ambu<strong>la</strong>nze ma<br />

dei tecnici <strong>del</strong> soccorso chiamati EMT (Emergency Medical Technicians).<br />

Una volta che l'al<strong>la</strong>rme giunge al<strong>la</strong> centrale <strong>del</strong> 911, viene attivato il mezzo di<br />

soccorso che può variare dal First Responder, cioè con a bordo personale<br />

addestrato ed autorizzato a fare il BLS (Basic Life Support) fino a Paramedic<br />

che può compiere azioni di tipo "avanzato" ALS (Advanced life support), sul<strong>la</strong><br />

base di atti medico <strong>del</strong>egati.<br />

Vi sono tre livelli di formazione per i tecnici <strong>del</strong>l'emergenza e <strong>la</strong> maggior parte<br />

<strong>del</strong> personale <strong>la</strong>vora sul<strong>la</strong> base di protocolli scritti o comunque di procedure<br />

standardizzate. Grazie a ciò <strong>la</strong> valutazione iniziale <strong>del</strong> paziente può essere<br />

fatta dai tecnici <strong>del</strong> soccorso, mentre il paramedico di livello elevato e ben<br />

addestrato può fare le stesse manovre, e con <strong>la</strong> stessa efficacia, che farebbe<br />

un medico.<br />

Questa potrebbe essere una via percorribile anche <strong>nel</strong> panorama <strong>del</strong><br />

soccorso italiano.<br />

Ma riuscirà ancora il volontario a conciliare gli impegni <strong>del</strong><strong>la</strong> propria vita con<br />

un’attività che richiede un’indispensabile formazione, una richiesta di<br />

conoscenze e un’assunzione di responsabilità sempre più forti? 5<br />

5<br />

Un esempio è <strong>la</strong> Legge 3 aprile 2001 n°120 “Utilizzo dei defibril<strong>la</strong>tori semiautomatici in<br />

ambiente extra-ospedaliero”.<br />

114


CAPITOLO V<br />

Conclusioni<br />

Abbiamo precedentemente visto come l’aggiornamento e il desiderio di<br />

essere all’altezza <strong>del</strong> ruolo, evidenziano un tipo di <strong>volontariato</strong> in cui <strong>la</strong><br />

<strong>professionalizzazione</strong> è ritenuta necessaria, <strong>nel</strong><strong>la</strong> consapevolezza che<br />

questa sia fondamentale per il tipo di attività svolta. Ma abbiamo anche visto<br />

che il percorso formativo è ritenuto impegnativo per i volontari, in partico<strong>la</strong>re<br />

per il tempo che richiede e che potrebbe non conciliarsi con le nuove<br />

tipologie contrattuali, da poco presenti <strong>nel</strong> mercato <strong>del</strong> <strong>la</strong>voro, che hanno<br />

come paro<strong>la</strong> d’ordine <strong>la</strong> flessibilità. Una flessibilità che può essere un<br />

ostacolo per un’attività di <strong>volontariato</strong> impegnativa e in cui è richiesta una<br />

presenza continuativa.<br />

La gestione di un’attività così complessa non può poi prescindere da<br />

associazioni gestite da dirigenti che siano in grado di far fronte in termini di<br />

competenza, conoscenza e capacità a questa attività che abbraccia<br />

problematiche così vaste 6 .<br />

Inoltre, verrà ancora consentito alle associazioni di svolgere questa attività?<br />

La formazione potrebbe anche avere una duplice funzione e diventare<br />

l’involontario strumento politico per ridimensionare il ruolo <strong>del</strong> <strong>volontariato</strong><br />

<strong>nel</strong>l’ambito <strong>del</strong> soccorso extra-ospedaliero. Basti pensare alle conseguenze<br />

che un corso di formazione di 300 ore o più potrebbe avere.<br />

In questo <strong>la</strong>voro, sono stati analizzati anche alcuni aspetti che concorrono a<br />

definire un’ipotesi di valutazione <strong>del</strong><strong>la</strong> qualità che viene erogata dalle<br />

6 La P.A. Rho Soccorso oltre al supporto di ANPAS Lombardia, si avvale <strong>del</strong><strong>la</strong> consulenza di<br />

un legale e di un esperto contabile/amministrativo.<br />

115


CAPITOLO V<br />

Conclusioni<br />

associazioni di <strong>volontariato</strong>. Valutazione che qui si è ispirata ad un concetto<br />

di “Analisi Partecipata <strong>del</strong><strong>la</strong> Qualità” (APQ), espressione in cui l'elemento<br />

peculiare è costituito proprio dal carattere partecipativo <strong>del</strong><strong>la</strong> metodologia.<br />

Essa si contraddistingue per il coinvolgimento di operatori e utenti sotto tre<br />

diversi profili: come fonti di opinioni ed informazioni, come soggetti attivi <strong>nel</strong><strong>la</strong><br />

raccolta <strong>del</strong>le informazioni stesse, come utilizzatori dei risultati 7 .<br />

Anche in termini di qualità, come abbiamo precedentemente visto, notiamo<br />

una soddisfazione da parte di chi coordina il sistema di soccorso (S.S.U.Em.<br />

118 di Mi<strong>la</strong>no) e <strong>del</strong>l’utente, soddisfazione che è destinata a crescere e<br />

consolidarsi a processo di certificazione concluso.<br />

Qualità che le associazioni oggi presenti riescono ad assicurare, qualità che<br />

è frutto di competenza, ma anche di passione.<br />

7 Il metodo APQ, messo a punto dal CERFE - Laboratorio di scienze <strong>del</strong><strong>la</strong> cittadinanza - a<br />

partire dal 1992, si basa sul<strong>la</strong> scomposizione <strong>del</strong><strong>la</strong> qualità in nove aree tecniche, per <strong>la</strong> cui<br />

identificazione ci si è ispirati a due ordini di distinzioni operate da A. Donabedian in "La<br />

qualità <strong>del</strong>l'assistenza sanitaria”, Firenze, NIS, 1990.<br />

116


Allegati<br />

1) Questionario per i volontari <strong>del</strong><strong>la</strong> P. A. RHO SOCCORSO.<br />

2) Questionario per il personale <strong>del</strong> servizio S.S.U.Em. 118 di Mi<strong>la</strong>no.<br />

3) Sondaggio telefonico ai pazienti soccorsi dal<strong>la</strong> Rho Soccorso.<br />

117


RHO SOCCORSO Pubblica Assistenza<br />

Il questionario è rivolto ai volontari <strong>del</strong>l’Associazione ed è finalizzato al<strong>la</strong> realizzazione di una tesi di <strong>la</strong>urea.<br />

I dati verranno e<strong>la</strong>borati in modo aggregato, <strong>nel</strong> rispetto <strong>del</strong><strong>la</strong> normativa vigente, e rappresenteranno il parere dei<br />

volontari <strong>nel</strong> loro insieme. I risultati saranno divulgati e potranno inoltre essere utilizzati per il conseguimento dei<br />

fini statutari.<br />

Si ringrazia per <strong>la</strong> cortese col<strong>la</strong>borazione. N.___________<br />

1) Età anni: 2) Sesso: F M 3) Hai fratelli/sorelle: Sì No<br />

4) Coniugato: Sì No 5) Numero di figli: 6) Sei in Rho Soccorso dall’anno: <br />

7) Titolo di studio: Licenza elementare Licenza media<br />

Qualifica professionale Scuo<strong>la</strong> media superiore<br />

Diploma universitario Diploma di <strong>la</strong>urea<br />

8) Professione: In cerca di prima occupazione Disoccupata/o<br />

(Se studi e <strong>la</strong>vori segna entrambi) Studentessa/te Operaia/o<br />

Impiegata/o Operatore sanitario (medico, inferm., oper.)<br />

Casalinga Artigiano/Commerciante<br />

Libero professionista/dirigente Insegnante<br />

Pensionata/o Altro<br />

9) Se studi cosa frequenti: Istituto Università (facoltà):_____________________________________________<br />

10) Se sei un/a <strong>la</strong>voratore/trice dipendente hai un contratto a tempo: Determinato Indeterminato<br />

11) Quanto ore in una settimana ti impegna il <strong>la</strong>voro/studio: 0-25 26-50 Oltre 50<br />

(Compresi i tempi per lo spostamento e <strong>la</strong> pausa per il pranzo)<br />

12) Per quanti giorni al<strong>la</strong> settimana: 0-2 3-5 6-7<br />

13) Hai altri impegni (oltre al <strong>la</strong>voro/studio e all’associazione): Sì No<br />

14) Se sì, per quante ore sei impegnata/o settimanalmente: 1-10 Oltre 10<br />

15) Per impegno di tipo sociale: Sì No Se sì da che anno: <br />

16) Per impegno di tipo politico: Sì No Se sì da che anno: <br />

17) Per impegni di altro tipo: Sì No Se sì da che anno: <br />

18) Come hai conosciuto Rho Soccorso:<br />

Dal<strong>la</strong> stampa locale Da un amico/conoscente volontario di Rho Soccorso<br />

Da incontri informativi a scuo<strong>la</strong>/<strong>la</strong>voro Altro: _______________________________________<br />

19) Perché hai deciso di seguire il corso di Primo Soccorso (massimo due risposte):<br />

Per essere preparato in caso di necessità Perché si era iscritto/a un mio amico/a<br />

Perché mi serviva per lo studio/<strong>la</strong>voro Altro: _______________________________________<br />

20) Perché hai deciso di fare il volontario (massimo due risposte):<br />

Perché volevo essere utile agli altri Perché mi piaceva questo tipo di attività<br />

Perché volevo conoscere altre persone Perché volevo impegnare il mio tempo libero<br />

Altro: ______________________________________________________________________________<br />

21) E perché hai scelto Rho Soccorso (massimo due risposte):<br />

Perché <strong>la</strong> sede era vicina a casa Perché avevo degli amici/conoscenti<br />

Perché mi era piaciuto il corso di P.S. Altro: _______________________________________<br />

22) Pensi di aver soddisfatto le tue aspettative: Sì Abbastanza Poco No<br />

23) Quanti minuti impieghi per raggiungere l’associazione da casa: 0-15 Oltre 15<br />

24) Quante ore sei in servizio mediamente in un mese: 10-20 21-40 Oltre 40<br />

25) Quale turno preferiresti non fare: Serale Notturno Prefestivo<br />

Festivo Per me è indifferente<br />

26) Ritieni che il turno notturno sia: Conciliabile con <strong>la</strong> mia attività di studio/<strong>la</strong>voro<br />

Non conciliabile con <strong>la</strong> mia attività di studio/<strong>la</strong>voro<br />

Conciliabile solo se “esco” poche volte<br />

27) Se avessi a disposizione più tempo libero faresti più turni: Sì No segue


Rispondi solo se non sei autista/caposervizio/centralinista.<br />

28) Perché hai deciso di non ricoprire questi ruoli (max due risposte):<br />

Sono entrata/o da poco in associazione Prima voglio maturare un’adeguata esperienza<br />

Richiedono un maggiore impegno Richiedono un’assunzione di ulteriori responsabilità<br />

Altro: ______________________________________________________________________________<br />

Rispondi solo se hai <strong>la</strong> certificazione 118:<br />

29) Quante ore hai dedicato in associazione per prepararti: 0-25 Oltre 25<br />

30) Quante ore hai studiato a casa: 0-25 Oltre 25<br />

31) Ti è pesato rimetterti in discussione: Sì Abbastanza Poco No<br />

32) Ti senti più preparata/o rispetto a prima: Sì Abbastanza Poco No<br />

33) Sei disposta/o ad effettuare altri corsi (es. defibril<strong>la</strong>zione precoce): Sì No<br />

34) Sei disposta/o a sostenere altri esami: Sì No<br />

Rispondi solo se non hai <strong>la</strong> certificazione 118:<br />

35) Sei disposta/o a sostenere l’esame: Sì No<br />

36) Se no perché: Non ho tempo Non è giusto vista <strong>la</strong> mia esperienza<br />

(massimo 2 risposte) Non voglio studiare Mi preoccupa l’esame<br />

Altro: ____________________________________________________<br />

37) Se sei disposta/o a sostenere l’esame come reagiresti <strong>nel</strong> caso non lo superassi:<br />

Rifarei l’esame Lascerei perdere<br />

Altro: ____________________________________________________<br />

38) Ritieni impegnativa questa formazione (corso e aggiornamenti) per un volontario: Sì No<br />

39) Perché: ___________________________________________________________________________<br />

40) Ritieni che <strong>la</strong> formazione sia idonea al ruolo che ricopri: Sì Abbastanza Poco No<br />

41) Quando effettui un intervento ti senti sicuro: Sì Abbastanza Poco No<br />

42) Ti preoccupano le innovazioni (es. nuova strumentazione): Sì Abbastanza Poco No<br />

43) Hai anche altri incarichi non operativi (es. caposquadra, istruttore, dirigente): Sì No<br />

44) Se sì, quante ore sei mediamente impegnata/o in una settimana: 1-6 Oltre 6<br />

45) Di cui in associazione: 1-3 Oltre 3<br />

46) Di cui in altri luoghi (es. a casa per preparare materiale): 1-3 Oltre 3<br />

47) Ritieni che i servizi per il 118 debbano essere svolti solo da professionisti: Sì No<br />

48) Perché: ___________________________________________________________________________<br />

49) Ti piacerebbe fare questa attività come dipendente in associazione o al 118: Sì No<br />

50) Se non fosse più possibile per i volontari fare servizi per il 118 tu cosa faresti (massimo due risposte):<br />

Resterei in associazione per fare gli altri tipi di servizi (dimissioni – dialisi – teleassistenza)<br />

Proporrei di valutare altre esigenze <strong>del</strong><strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione ed eventualmente di farvi fronte<br />

Protesterei per far <strong>la</strong>sciare quest’attività ai volontari<br />

Mi dimetterei<br />

Altro: ______________________________________________________________________________<br />

51) Come viene vista in famiglia <strong>la</strong> tua attività di volontario in Rho Soccorso (massimo due risposte):<br />

E’ apprezzata e incoraggiata Ritengono che sia troppo impegnativa<br />

Ritengono che sia troppo rischiosa Non entrano <strong>nel</strong> merito <strong>del</strong>le mie scelte<br />

Altro: ______________________________________________________________________________<br />

52) Suggeriresti ad un conoscente di entrare in associazione: Sì No<br />

53) Perché: ___________________________________________________________________________<br />

54) Cita il motivo principale per il quale ti dimetteresti dal<strong>la</strong> Rho Soccorso:<br />

Non sentirmi utile agli altri Non sentirmi gratificato da quello che faccio<br />

Non sentirmi all’altezza <strong>del</strong> mio ruolo Le dimissioni dei miei amici <strong>del</strong>l’associazione<br />

Non condividere le scelte <strong>del</strong> Consiglio Dir. Altro :________________________________________________<br />

55) Frequenti alcuni dei volontari anche fuori dall’associazione: Sì No<br />

56) Se sì con che frequenza: Settimanale Quindicinale Mensile<br />

Se vuoi aggiungere altro: _______________________________________________________________________


Questionario n°_____<br />

Il questionario è rivolto al personale <strong>del</strong> servizio S.S.U.Em. 118 di Mi<strong>la</strong>no ed è finalizzato al<strong>la</strong><br />

realizzazione di una tesi di <strong>la</strong>urea in Scienze Politiche sul<strong>la</strong> formazione dei volontari che<br />

operano <strong>nel</strong> soccorso.<br />

I dati verranno e<strong>la</strong>borati in modo aggregato, <strong>nel</strong> rispetto <strong>del</strong><strong>la</strong> normativa vigente, e<br />

rappresenteranno il parere <strong>del</strong> personale di Centrale <strong>nel</strong> suo insieme. Un questionario simile è<br />

stato distribuito ai volontari di un’associazione convenzionata e, a breve, verrà effettuato un<br />

sondaggio telefonico rivolto agli utenti soccorsi dal<strong>la</strong> stessa associazione.<br />

Due domande su di Lei:<br />

1) Qual è il suo ruolo: Operatore Infermiere Medico<br />

2) E’ o è stato volontario in un’associazione che svolgeva soccorso sanitario: Sì No<br />

Qualche domanda sulle associazioni che svolgono i servizi per conto <strong>del</strong> 118:<br />

Da quando è in atto il processo di certificazione dei soccorritori nota le seguenti differenze:<br />

3) Sono migliorate le comunicazioni verso <strong>la</strong> centrale: Molto Abbastanza Poco Per nul<strong>la</strong><br />

4) E’ migliorata <strong>la</strong> qualità degli interventi di soccorso: Molto Abbastanza Poco Per nul<strong>la</strong><br />

In generale, nota inoltre le seguenti differenze sul<strong>la</strong> qualità?<br />

5) E’ maggiore <strong>nel</strong>le associazioni convenzionate: Molto Abbastanza Poco Per nul<strong>la</strong><br />

6) E’ maggiore <strong>nel</strong>le associazioni di Mi<strong>la</strong>no: Molto Abbastanza Poco Per nul<strong>la</strong><br />

7) E’ maggiore negli orari diurni dei giorni feriali: Molto Abbastanza Poco Per nul<strong>la</strong><br />

8) E’ maggiore negli orari notturni e nei giorni festivi: Molto Abbastanza Poco Per nul<strong>la</strong><br />

9) E’ maggiore rispetto a tre anni fa: Molto Abbastanza Poco Per nul<strong>la</strong><br />

10)Ritiene che <strong>la</strong> formazione dei volontari sia idonea: Molto Abbastanza Poco Per nul<strong>la</strong><br />

11) Se ritiene che <strong>la</strong> formazione non è idonea a suo parere può essere migliorata: Sì No<br />

12) Se no perché: _____________________________________________________________________<br />

_____________________________________________________________________________________<br />

13) Ritiene sia opportuno avere sul MSB esclusivamente personale sanitario: Sì No<br />

14) Ritiene sia opportuno avere sul MSB esclusivamente dipendenti e non volontari: Sì No<br />

15) Ritiene sia opportuno far compiere atti medici <strong>del</strong>egati a personale non sanitario: Sì No<br />

16) Ha ricevuto <strong>la</strong>mentele sull’operato dei volontari/dipendenti <strong>del</strong>le associazioni: Sì No<br />

17) Se sì in merito a: Cortesia Competenza Altro<br />

18) Erano maggiormente rivolte a: Volontari Dipendenti Non specificato<br />

Se vuole aggiungere altro:_______________________________________________________<br />

____________________________________________________________________________<br />

____________________________________________________________________________<br />

Grazie per <strong>la</strong> cortese col<strong>la</strong>borazione.


Sondaggio telefonico agli utenti trasportati<br />

Servizio n°:__________ Codice d’uscita: V G Tipo: Medico Trauma<br />

Servizio svolto da: Dip. Volontari Comune: Rho Altro<br />

1) L’arrivo <strong>del</strong>l’ambu<strong>la</strong>nza è stato rapido: Si Abbastanza Poco No<br />

2) I soccorritori avevano un aspetto curato: Si Abbastanza Poco No<br />

3) Sono stati cortesi nei suoi confronti: Si Abbastanza Poco No<br />

4) Le sono sembrati attenti al suo problema: Si Abbastanza Poco No<br />

5) Le sono sembrati competenti: Si Abbastanza Poco No<br />

6) L’ambu<strong>la</strong>nza era curata (pulita/ordinata): Si Abbastanza Poco No<br />

7) In generale è soddisfatto <strong>del</strong> servizio ricevuto: Si Abbastanza Poco No<br />

Da chiedere solo se il servizio è stato svolto da volontari:<br />

8) Sapeva che i soccorritori erano dei volontari: Si No<br />

Scheda n°______ compi<strong>la</strong>ta da ________________________________________________


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